Drizza le antenne: Guida al risparmio giovane

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solitamente le fiabe iniziano così, ma quella che vi voglio raccontare non è una semplice fiaba. È una storia tutt’altro che semplice! Voglio farvi scoprire come e perchè è nato uno strumento di cui anche voi ragazzi fate uso molto spesso: il denaro. Euro, dollari, sterline… titoli azionari, crack finanziari… sono tutti termini che usiamo o sentiamo usare quotidianamente. Siamo così abituati ad usare il denaro che ci sembra sia esistito da sempre, ma non è esattamente così… Vi siete mai chiesti che cosa ha spinto l’uomo, tanti anni fa, ad inventarlo? Vi siete mai chiesti perché i vostri genitori preferiscono mettere i loro risparmi in Banca, anziché tenerli a portata di mano, magari nascondendoli sotto il materasso? Ho chiesto a Camilla la formica di raccontarvi questa storia. Come tutte le sue sorelle formiche Camilla è una gran lavoratrice e sa molto bene cosa vuole dire risparmiare. Allora, DRIZZATE LE ANTENNE... vedrete avrà molto da insegnarci!

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AVETE

IL PROBLEMA COL DENARO È CHE TUTTI NE VORREMMO AVERE IN GRANDI QUANTITÀ, PER REALIZZARE I NOSTRI SOGNI O I NOSTRI PROGETTI. DA BRAVA FORMICA POSSO DIRVI CHE, PERCHÉ QUESTO SI AVVERI, CI VUOLE MOLTO LAVORO E A VOLTE QUALCHE PICCOLA RINUNCIA: COME DIRE, MEGLIO UNA GALLINA DOMANI, PIUTTOSTO CHE UN UOVO OGGI! ALLORA SEGUITEMI, SCOPRIAMO INSIEME LA STORIA DELLA MONETA E DELLE BANCHE!

Introduzione

MAI PENSATO CHE I VOSTRI RISPARMI NON SERVONO SOLO AL VOSTRO FUTURO, MA ANCHE ALLO SVILUPPO E AL BENESSERE DELLA VOSTRA CITTÀ?

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La Storia della Moneta

Eccoci qua, Camilla sta per entrare in classe, presto comincerà a raccontare. Attenta Camilla questi ragazzi sono molto curiosi, soprattutto la piccola Alessia e il terribile Michele. Vedrai ti faranno un sacco di domande. 1.LE ECONOMIE PRIMITIVE: IL BARATTO

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“Buongiorno ragazzi! Uh, che classe numerosa! Eccoci qua! Allora, ho promesso di raccontarvi com’è nata la moneta…. Noi uomini moderni siamo abituati a pagare con il denaro qualunque cosa ci serva, a stimare il valore di un oggetto in Euro o in Dollari e può essere difficile per noi riuscire ad immaginare una società che funzioni diversamente. Eppure, nelle economie primitive il denaro non esisteva. A quei tempi, gli uomini erano autosufficienti, provvedevano da soli a procurarsi tutto ciò di cui avevano bisogno, anche perché le notevoli distanze tra una tribù e l’altra rendevano difficoltosi gli scambi. Con la nascita dell’agricoltura e con il passaggio dal nomadismo alla vita sedentaria, gli individui iniziarono a specializzarsi in attività diverse, seguendo le proprie inclinazioni personali e sfruttando le risorse del territorio in cui abitavano: alcuni si dedicarono quindi alla caccia, altri alla pesca, altri ancora all’agricoltura, alla pastorizia o all’artigianato. Comparve quindi il baratto, che altro non era che lo scambio di una cosa posseduta, con un’altra necessaria e giudicata di pari valore” 3 milioni a. C. Gli antenati dell’ uomo iniziano ad organizzarsi nelle prime forme di società

6.500 a. C. Nascono l’agricoltura e l’allevamento

4.600 a. C. L’uomo inizia ad utilizzare il baratto

“Come quando regalano un nuovo gioco al mio fratellino… gli dò un mio vecchio giocattolo e io mi prendo quello nuovo!” “No, non intendevo proprio questo. Primo, non si rubano i giochi dei fratelli; secondo, ho detto che gli oggetti, scambiati VOLONTARIAMENTE fra due persone, dovevano avere pari valore. Facciamo una cosa… oplà... vi ho portati indietro nel tempo, per assistere ad un baratto”


“Più o meno saremo nel 4.600 a.C... ma ora state zitti e ascoltate!”

CHE BELLA QUESTA LANCIA!!

SI, CI HO LAVORATO A LUNGO E QUESTA NUOVA PUNTA DI METALLO MI E’ VENUTA BEN APPUNTITA! CON QUESTA LANCIA CACCERO’ PROPRIO BENE! QUANDO L’AVRO’ FINITA, SE VUOI, NE FARO’ UNA ANCHE PER TE...

SI MAGARI GRAZIE! IN CAMBIO TI DARO’ DUE CINGHIALI

MI STA BENE!

“Visto… almeno in una prima fase, il baratto non era finalizzato al guadagno: gli uomini primitivi conoscevano sicuramente il valore della ricchezza, del possesso di beni, ma non avevano il concetto di capitale, inteso come bene da utilizzare per produrre altri beni. Al contrario, le ricchezze accumulate dovevano servire per il prestigio, le amicizie, le relazioni sociali, per fini religiosi o anche magici. Questa società aveva insomma una forte base solidaristica: la povertà individuale non esisteva, perché la sorte dell’individuo era strettamente legata a quella di tutta la tribù.” “Mi sembra facile… perché non si usa più come sistema?”

La Storia della Moneta

“Grande! Ma in che anno siamo?”

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“Non è vero che non si usa più come sistema: ti è mai capitato di avere delle figurine doppie e di cederle ad una tua amica in cambio di quelle che a te mancavano?”. “Comunque, a parte questo, il baratto comportava non poche difficoltà: 1. determinare il prezzo. Ogni qualvolta due persone dovevano effettuare uno scambio, dovevano anche stabilire il valore del primo bene rispetto al secondo. 2. la difficoltà di frazionare alcuni beni. Mettiamo il caso che un allevatore di buoi avesse bisogno di una sola anfora di terracotta… per poter effettuare uno scambio equo, avrebbe dovuto suddividere il bue in piccoli pezzi. 3. la doppia coincidenza. Se un uomo voleva scambiare 5 polli per avere un bue, doveva trovare una persona che volesse cedere un bue e che contemporaneamente avesse bisogno di 5 polli. Ascoltate ancora quelle due donne laggiù...” 8

CHE BELLA COLLANA! ME LA CEDI IN CAMBIO DI DUE PAGNOTTE CHE HO APPENA CUCINATO? NO, E POI IO CON COSA CAMMINO?

NO, IL PANE L’HO PREPARATO ANCH’IO. MI PIACCIONO PERÒ I TUOI SANDALI, DAMMI QUELLI!!

ALLORA NIENTE!

2.100 a. C.

VIII sec. a. C.

Vengono introdotte le merci moneta

Nella Lidia viene coniata la prima vera moneta


2. DAL BESTIAME AI METALLI PREZIOSI “Mmm… eppure non mi sembra molto comodo trascinarsi dietro un bue per pagare…” “Infatti! Con l’ampliarsi dei commerci verso altri villaggi o paesi lontani, anche questo sistema si rivelò inadeguato.”

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“Insomma, il baratto creava tanti problemi perché non era un’unità di misura che, per convenzione, viene accettata da tutti, ovvero riconosciuta da tutti come sistema di pagamento valido. Se ora volessi sapere quant’è alto Michele, prenderei un metro e misurerei…mmm…diciamo 140 cm. La stessa misura la otterrebbero anche Tania o Alessia, perché tutte e 3 utilizziamo la stessa unità di misura della lunghezza: il metro. Allo stesso modo, se oggi io, Alessia, o Michele comprassimo in un negozio lo stesso oggetto, lo pagheremmo la stessa cifra, perché tutti e tre utilizziamo la stessa moneta, che è l’unità di misura del valore dei beni. Per risolvere i problemi creati dal baratto, era quindi necessario introdurre un “mezzo”, un bene il cui valore fosse riconosciuto da tutta la comunità, che fosse divisibile in parti e utilizzabile in più occasioni. Così, ad esempio, se io lavoravo un mese intero, il padrone mi avrebbe pagato con un intero sacco di grano; ma se io lavoravo un giorno solo, il padrone mi avrebbe dato una paga proporzionata, quindi, ad esempio, solo una ciotola di grano. Il grano diventa quindi un modo nuovo per pagare un bene o un lavoro, un nuovo metodo di scambio: insomma, una prima forma di denaro. Queste “merci-moneta” erano ovviamente diverse da popolo a popolo e da epoca a epoca, perché non necessariamente ciò che aveva valore per una comunità, lo aveva anche per un’altra. Così, ad esempio, in Cina si utilizzavano il tè, il sale, il riso, le conchiglie, le stoffe di seta; in Siberia merci di scambio erano le renne, mentre in Alaska le pelli di tricheco. Nell’antica Grecia e a Roma invece, così come presso tutti i popoli dediti alla pastorizia, come beni di riferimento per gli scambi venivano utilizzati proprio i capi di bestiame”.

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Guida al Risparmio Giova-

“A questo punto, era insomma tempo che si introducesse uno strumento che fosse:

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CONSERVABILE DIVISIBILE E RIUNIBILE nelle quantità richieste dai singoli casi TRASPORTABILE: grande valore in poco volume, più agevole durante i viaggi; FACILMENTE MESSO AL RIPARO DAI LADRI: provate voi a nascondere una mandria di buoi!!! DI VALORE STABILE: ha lo stesso valore ovunque lo si porti. Un bene può cambiare facilmente il suo valore: ad esempio, una coperta potrà avere un grande valore in un paese dal clima freddo, ma in un paese caldo difficilmente qualcuno potrebbe volerla! Inoltre, una coperta col tempo può rovinarsi e non essere più adatta per scambi successivi. RICONOSCIBILE: un popolo che sceglie le conchiglie per moneta potrà trovare difficile usarle presso una popolazione che abita in montagna e che usa come moneta di scambio le pelli”. “I metalli si rivelarono da subito la materia più adatta a soddisfare tutte queste esigenze.”

3. LA NASCITA DELLA MONETA “La prima vera moneta di metallo venne coniata nella Lidia, una regione dell’Asia Minore (attuale Turchia), sul finire dell’VIII secolo a.C. L’istituzione della coniazione fu introdotta ancora una volta per facilitare il sistema di pagamento. Inizialmente, infatti, i metalli venivano utilizzati in pezzi grossolani, di dimensioni più o meno grandi; all’atto dell’acquisto, la quantità di metallo richiesta doveva essere accuratamente pesata con una bilancia. Imbrogliare gli acquirenti era dunque piuttosto semplice: bastava infatti alterare la precisione della bilancia! Fu proprio per evitare gli imbrogli che si iniziò ad imprimere un marchio ufficiale su una quantità determinata di metallo. Di qui, appunto, l’origine della moneta coniata, ovvero marchiata da una serie di incisioni su ambo le facce e, più tardi, anche sui lati, la cosiddetta zigrinatura. Il passaggio alla moneta fu ovviamente molto lento e distribuito nel tempo e per lungo tempo rimase affiancata dalle merci-moneta. Così, ad esempio, i


4. LA MONETA DEL FUTURO Oggi i sistemi di pagamento stanno subendo un’altra trasformazione radicale, che probabilmente porterà alla scomparsa della moneta cartacea, in favore di quella immateriale o elettronica. Questo cambiamento è reso possibile dall’uso di nuove forme di pagamento, come il bancomat e la carta di credito. Ma di questi strumenti parleremo meglio la prossima volta che ci incontriamo.

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Babilonesi (2.100 a.C.) utilizzavano un sistema misto di orzo e monete d’oro e d’argento; in Giappone (V secolo d.C.) si utilizzavano monete d’argento, di rame e…ovviamente il riso. Questo doppio sistema di pagamento durò a lungo: ancora nel XIX secolo, in Norvegia il granoturco veniva depositato in banca e dato in prestito; le colonie americane, invece, usavano ancora lo zucchero, il cotone, il rum, il riso e il tabacco oltre alle monete coniate. In Italia, ancora nel 1960, la paga dei braccianti agricoli era in parte in natura”.

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Sapete qual è la differenza fra il nostro Euro e le antiche monete usate dai Romani? Inizialmente i Romani utilizzavano come metallo il bronzo; il valore delle loro monete dipendeva dalla quantità di metallo impiegata: tanto più metallo si utilizzava, tanto più la moneta pesava, tanto più valeva. Poiché le monete così prodotte erano pesanti e scomode, si iniziò a ridurre progressivamente il loro peso, diminuendo la quantità di metallo in esse contenuto, ma non il valore su esse indicato. Diminuì quindi il valore reale delle monete – dato dalla quantità di metallo in esse contenuto – ma non il loro valore nominale – per intenderci la cifra numerica indicata su di esse. Per capirci, le monete avevano un valore reale se, fondendole e rivendendole, il ricavo corrispondeva alla cifra incisa sul dorso della moneta. ”Quindi il valore delle monete dipendeva dal loro peso?”. ”Non solo; dipendeva dal loro peso, ma anche dal metallo di cui erano fatte. Le monete d’oro valevano ovviamente più di quelle d’argento. Oggi dipende, invece, da una scelta convenzionale e comunemente accettata, determinata da una serie di fattori quali la ricchezza dello Stato, l’andamento dell’economia interna, i rapporti con gli altri Stati…Le nostre monete dell’euro hanno solo un valore nominale, decisamente superiore al loro valore reale; quindi, se fondete il metallo di cui sono fatte, ricavate molto meno della cifra indicata sul loro dorso“. “In che senso il valore della moneta dipende dall’andamento dell’economia interna?”. “Immagina una bilancia: da un lato la situazione economica dello stato, che sta su un piatto della bilancia, la quale fa da contrappeso al valore della moneta, che sta sull’altro piatto. Nel momento in cui lo Stato stabilisce il valore nominale della moneta, i piatti della bilancia stanno in perfetto equilibrio fra loro e così dovrebbero rimanere! Se però l’economia comincia ad avere un andamento irregolare, allora anche il valore della moneta comincerà a salire e a scendere. Capisci allora perché il dollaro statunitense, la sterlina inglese, l’euro, lo yen giapponese sono considerate valute forti ed hanno un riconoscimento internazionale? Il loro valore è garantito e reso stabile dalle economie dei loro paesi, forti e stabili”.


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Com’è nato l’euro? “Senti Camilla, ma com’è che non usiamo più la Lira per pagare? Perché è stato introdotto l’Euro?” “Bè, perché l’Italia ha accettato la proposta dell’Unione Europea”. “Unione Europea? Che c’entra?” 14

“Ok, facciamo un passo indietro… L’Unione Europea è l’insieme di 25 Paesi che si sono impegnati a lavorare insieme per la pace ed il benessere, cercando quindi di raggiungere un’unità politica, economica e monetaria. L’Unione Europea nasce formalmente il 7 febbraio 1992 con il Trattato di Maastricht, nel quale sono state definite le regole per la creazione di una moneta unica e i criteri che i Paesi devono soddisfare per aderire all’Unione monetaria… A proposito, l’Unione monetaria è semplicemente un’area geografica in cui tutti usano la stessa moneta, l’Euro appunto. Al mercato europeo occorreva una moneta unica, che facilitasse gli scambi interni e, al tempo stesso, che fosse forte e stabile, per competere con le altre valute mondiali. Il 1° gennaio 1999 venne definitivamente fissato il tasso di conversione dell’Euro, cioè il suo effettivo valore rispetto a quello delle monete dei singoli stati.


Per l’Italia: 1 Euro = 1936,27 Lire. Dal 1° gennaio 2002 l’Euro è definitivamente entrato in vigore in tutti i Paesi che l’hanno accettato. Occhio infatti… non tutti gli Stati che fanno parte dell’Unione Europea hanno voluto adottare l’Euro… in realtà sono solamente 12. Vediamo se me li ricordo tutti: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia… mmmhhh… Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna”.

“Perché non tutti i Paesi hanno adottato l’Euro?”

“Ricordi che prima ti ho detto che con il Trattato di Maastricht sono state fissate delle regole per poter accedere all’unione monetaria? Bè, si tratta di regole economiche… in pratica gli Stati che usano l’Euro devono tenere sotto costante controllo l’andamento della loro economia, quindi l’inflazione, il debito pubblico, i tassi d’interesse… Se l’economia di un Paese non é abbastanza forte, l’Euro rischia di essere più dannoso che utile. Sarebbe un po’ come se il tuo papà, con la sua vecchia utilitaria, cercasse di inseguire una macchina sportiva, con un motore potente… non solo non riuscirebbe a starle dietro, ma dopo qualche migliaio di chilometri il tuo papà si ritroverebbe con il motore dell’auto fuso!”

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“Ma allora che cosa ci guadagnamo noi ad usare l’Euro?”

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“Innanzi tutto è più facile viaggiare: non dobbiamo più cambiare valuta, risparmiando quindi tempo, ma anche denaro, perché non ci sono più le spese di cambio. In effetti prima, quando in Europa c’erano le monete nazionali, ogni volta che andavamo all’estero dovevamo andare in banca e cambiare le Lire in marchi, in franchi, in sterline ecc... Ma per questa operazione dovevamo pagare alla banca una piccola somma. Così, ogni volta che cambiavamo moneta, perdevamo un po’ di denaro. C’era però uno svantaggio ancora più importante: se vi ricordate, parlando del baratto, abbiamo detto che, per effettuare uno scambio fra due prodotti, era necessario innanzitutto determinare il valore del primo rispetto al secondo. Beh, fra le monete nazionali succede pressappoco la stessa cosa. Gli stati, sulla base di molti fattori come la ricchezza interna, o l’andamento dell’economia, decidono il valore di una moneta rispetto all’altra. Così accade che il prezzo di una merce possa cambiare a seconda del momento e della moneta che dobbiamo utilizzare per acquistarla. Oggi, all’interno dell’unione economica europea, grazie alla moneta unica, abbiamo tutti lo stesso metro di misura! Infine, l’adozione dell’Euro ha reso omogenei i tassi di interesse fra tutti i Paesi appartenenti all’unione monetaria: questo ha avuto un effetto positivo soprattutto in Italia, perchè oggi per noi è molto più conveniente chiedere un mutuo in banca!” “C’è ancora una cosa che non mi è chiara… perché abbiamo fondato l’Unione Europea?”


La Storia della Moneta

“L’Unione Europea è solo l’ultima tappa di un lungo percorso iniziato più di mezzo secolo fa, ma in realtà già immaginato da personaggi come Mazzini e Cattaneo ancora prima dell’unità d’Italia. L’idea venne comunque presa seriamente in considerazione solo alla fine della seconda guerra mondiale, per porre fine alle tensioni politiche vissute dall’Europa nel corso degli ultimi secoli, ma anche per favorire la ripresa economica del nostro continente e riportarlo quindi al livello di due nuove potenze che si erano nel frattempo imposte: gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Il 18 aprile 1951 a Parigi, Francia, Italia, Germania, Belgio, Lussemburgo e Olanda firmano un trattato con lo scopo di mettere in comune le risorse a quel tempo più importanti, carbone e acciaio, poiché era ancora in corso la ricostruzione dell’Europa dopo la seconda guerra mondiale. Nasce così la CECA, la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Il 25 marzo 1957, a Roma, i 6 Paesi della CECA danno vita alla CEE, la Comunità Economica Europea, che aveva lo scopo di favorire lo sviluppo dell’economia e migliorare il tenore di vita dei Paesi membri attraverso la libera circolazione dei beni, delle persone e dei capitali. Il 5 dicembre 1978 viene poi istituito il sistema monetario europeo… il resto già lo sai.”

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La Nascita delle Banche Ieri assieme a Camilla abbiamo percorso molti secoli di storia per vedere come e perchè l’uomo ha inventato la moneta. Ma questo non basta a capire il complesso mondo della finanza. Aspettate sta arrivando... oggi le chiederemo di raccontarci la storia delle banche, e aggiungeremo un tassello importante al nostro puzzle. 1. COME SONO NATE LE BANCHE?

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L’ATTIVITÀ BANCARIA SEGUE DI PARI PASSO L’EVOLUZIONE DELLA MONETA: SONO IN REALTÀ DUE FENOMENI STRETTAMENTE CONNESSI, PER CUI MANO A MANO CHE LA MONETA SI IMPONE SULLE ALTRE MERCI E DIVENTA IL MEZZO DI SCAMBIO PREFERITO, SI SVILUPPANO ANCHE LE ATTIVITÀ BANCARIE. ECCO PERCHÉ ADESSO PARLIAMO DELLA BANCA, VEDIAMO COM’È NATA E COME FUNZIONA...


2.500 a. C. In Mesopotamia e Babilonia

“Trapezisti? Quelli del circo?” “No, il circo non c’entra niente! Ho detto trapeziti! Questi erano per lo più stranieri, giunti in Grecia come schiavi; le loro botteghe sorgevano accanto ai porti o nelle piazze del mercato, quindi nei luoghi dove il commercio era più vitale. La loro attività comprendeva il cambio e il saggio delle monete, l’accettazione dei depositi e la concessione di prestiti, o ancora pagamenti e riscossioni per conto dei clienti. I primi banchieri romani venivano, invece, chiamati argentarii o nummularii e avevano botteghe in tutti i quartieri della città, più varie succursali un po’ in tutto l’Impero. Il ruolo del cambiatore era piuttosto complesso e difficile, perché di ogni moneta in circolazione egli doveva conoscere: 1. il valore intrinseco, ovvero la quantità di metallo prezioso contenuto nella moneta, 2. il valore nominale, ovvero il valore indicato sulla moneta, dato dal valore intrinseco + le spese di coniazione + le tasse; solitamente, quindi, il valore nominale è ben maggiore rispetto al valore intrinseco della moneta. La loro attività sparì, in Occidente, a seguito della caduta dell’Impero romano: a partire dal II secolo d.C. l’economia romana si era, infatti, indebolita ed il flusso di denaro verso l’impero aveva subito un rallentamento, fino a che, nel 476 d.C., non era crollato l’intero sistema finanziario e commerciale.”

La Nascita delle Banche

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“Allora… la banca ha avuto origine nell’antichità, quando ancora la moneta non esisteva, tra le popolazioni che praticavano il commercio, quindi già in Mesopotamia e Babilonia. In queste zone, le case erano costruite con l’argilla: erano fragili e le porte non avevano le serrature; quindi, chi doveva intraprendere un lungo viaggio, doveva portare i suoi beni da un amico, oppure lasciarli in un luogo sicuro. Si iniziò, quindi, ad affidare la merce allora utilizzata come moneta, l’orzo, ai sacerdoti, perché la conservassero all’interno delle solide mura dei templi, nella speranza che lì fosse al sicuro anche in tempo di guerra. In realtà non era così: gli invasori vincitori non si facevano certo scrupoli a saccheggiare il tempio di una divinità che non era la loro! Si fece dunque sentire la necessità di affidare la custodia dei propri beni a privati cittadini. In Grecia, comparvero così i primi antenati dei banchieri, i cosiddetti “trapeziti” (da trapeza, tavolo).”

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VII sec. a. C.

II Sec a. C.

In Grecia

A Roma

“Dopo il Mille, quando, con le crociate, le società feudali entrarono in contatto con popoli e civiltà anche molto lontane, fino a quel momento sconosciute, dando quindi un nuovo impulso ai commerci, fecero la loro comparsa i campsores; questi si dedicavano all’accertamento del peso delle monete, al commercio dei metalli preziosi, all’attività creditizia, all’emanazione di ricevute per certificare i depositi. La loro attività acquisì sempre maggiore importanza, mano a mano che progredirono gli scambi e si ampliarono i commerci, tanto che giunsero ad organizzarsi in vere e proprie corporazioni, come l’Arte del cambio a Firenze.

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Un passaggio decisivo nella storia della moneta si ebbe con l’introduzione della carta moneta, quella che noi oggi chiamiamo banconota. Dal momento che le strade erano poco sicure perché frequentate dai briganti, le persone non si fidavano a portare con sé denaro per lunghi tratti; iniziarono quindi ad affidare i loro averi agli orafi”. “Gli orafi? Quelli che lavorano l’oro e fanno i gioielli? Che c’entrano loro?”. “Dovendo lavorare con metalli e pietre preziose, gli orafi possedevano casseforti ben sicure in cui custodirli. Nel momento in cui qualcuno depositava presso un orafo i propri beni, gli veniva rilasciata una ricevuta scritta, sulla quale veniva indicato il valore dei beni dati in custodia. Quando, poi, la persona che aveva effettuato il deposito desiderava fare un acquisto, non faceva altro che recarsi dall’orefice e ritirare i beni depositati. Questo fino a che non ci si rese conto che in realtà non era necessario…era infatti sufficiente cedere al venditore la ricevuta dell’orefice. Oppure si poteva inviare all’orefice una lettera in cui lo si pregava di consegnare una certa quantità di oro alla persona indicata; in questo modo la lettera diventava una promessa di pagamento. La ricevuta dell’orefice divenne quindi a tutti gli effetti una moneta, che aveva lo stesso identico valore del metallo depositato: una carta-moneta, appunto!”.


Sul finire del 1500, il Governatore del Canada, allora colonia francese, attendeva che il re di Francia inviasse i soldi necessari per pagare lo stipendio delle truppe. I soldi, però, non arrivavano mai e i soldati erano sempre più scontenti e nervosi. Il Governatore ebbe allora un’idea: requisì tutte le carte da gioco, tagliuzzò ogni carta in quattro parti e su ogni pezzetto appose un timbro ed indicò un importo, ovvero quanto doveva ad ogni soldato. Infine, firmò ogni pezzetto di carta e li distribuì alle truppe come pagamento. Insomma, visto che le banconote non arrivavano da Parigi, il Governatore se le era fabbricate da solo!!! “Molto presto questi banchieri si resero conto che un semplice banco non era il luogo più indicato per svolgere un’attività così a rischio di rapine o falsificazione: era insomma opportuno edificare degli edifici ben protetti e difesi in cui depositare i metalli preziosi loro affidati. Inoltre, si resero conto che non occorreva tenere fermo tutto l’oro e l’argento loro affidato per poter, eventualmente, restituire i depositi, perché le domande di restituzione erano comunque rare. 1000 d. C.

XV sec. d. C.

Le società feudali

Gli Orafi

XVI sec. d. C. Nascono i primi isituti bancari

Pensarono, quindi, di utilizzare almeno una parte delle somme depositate per concedere prestiti, che avrebbero fruttato un piccolo interesse. Nel corso del XVI secolo iniziarono perciò a fiorire in tutta Italia compagnie bancarie: ad esempio, a Milano il Banco di Sant’Ambrogio, sorto nel 1593, a Napoli il Banco di Napoli, il più antico Istituto di Credito d’Europa, o ancora il Monte dei Paschi di Siena. Nel 1694 venne creata la Banca d’Inghilterra, la prima “Banca centrale”, o “Banca di Stato” “Cos’è la Banca Centrale?”

La Nascita delle Banche

Il governatore del Canada

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“La Banca Centrale è la banca di tutte banche presenti sul territorio nazionale, nonché la banca di Stato; alcune fra le sue funzioni principali sono: stampare le banconote e coniare le monete; può anche regolare la quantità di moneta circolante, controllare che, quando le banche concedono dei prestiti, si comportino correttamente; per cui, ad esempio, si accerta che vengano seguite le disposizioni di legge sull’applicazione dei tassi d’interesse, cambiare, su richiesta, la moneta nazionale con altre valute. Ah, prima che me lo chiediate, la valuta è la moneta che possiamo spendere all’estero, concedere prestiti alle banche; l’interesse che la banca centrale chiede alle banche si chiama tasso ufficiale di sconto, 22

concedere su richiesta prestiti al governo. 1694 d. C. Viene fondata la

Banca d’Inghilterra

XVIII Sec d. C. Rivoluzione industriale

1944 d. C. accordi di Bretton Woods

Andiamo ancora un po’ avanti nella storia. Alla fine del settecento in Inghilterra, e in seguito anche nel resto d’Europa, avvenne una trasformazione fondamentale: l’agricoltura smise di essere la principale attività produttiva e il suo posto fu preso dall’industria.Questa trasformazione, che è stata chiamata dagli storici rivoluzione industriale, determinò profondi cambiamenti nelle città, nelle campagne, nella società e nelle attività produttive. I cambiamenti più immediati furono quelli riguardanti la natura della produzione: le quantità e le varietà dei beni prodotti aumentarono considerevolmente grazie alle innovazioni tecniche, come i nuovi macchinari, costruiti in acciaio e mossi dall’energia prodotta dalla macchina a vapore. La rivoluzione industriale provocò poi un continuo e massiccio trasferimento


di persone, in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita, dalle campagne verso le città, dove erano sorte le industrie. Infine, importanti cambiamenti avvennero all’interno dell’organizzazione del lavoro: le piccole imprese si espansero e acquisirono nuove caratteristiche. La produzione si svolgeva ora all’interno delle fabbriche, anziché in casa o nei borghi rurali, come avveniva un tempo. Mentre il lavoro diventava sempre più meccanizzato e specializzato, la possibilità di creare imprese, a causa degli altissimi costi dei macchinari, passò nelle mani di chi aveva ampie disponibilità di soldi, determinando un crescente e continuo bisogno di capitali. Il banchiere non riuscì più a fare fronte a tali esigenze. Divenne quindi indispensabile ricorrere alla massa dei risparmiatori. Siamo così giunti all’età moderna: le banche si trasformano in società anonime e diventano lo strumento principale di sostegno al rinnovamento e alla crescita economica. Un ulteriore passo avanti nella storia della banca si ebbe nel 1944, con gli accordi di Bretton Woods: i rappresentanti di 44 Paesi allora in guerra contro la Germania, diedero vita a tre istituzioni che, una volta conclusa la guerra, avrebbero dovuto costituire le colonne portanti di un nuovo ordine economico, sovranazionale. Queste tre istituzioni erano: il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e l’Organizzazione Mondiale del Commercio.

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Guida al Risparmio Guida alGiovaRisparmio Giova24

BENE, RAGAZZI FINORA ABBIAMO SCOPERTO MOLTE COSE INTERESSANTI, MA PER RIUSCIRE A CAPIRE MANCA ANCORA QUALCOSA, NON CREDETE? A COSA SERVONO OGGI LE BANCHE? COME FUNZIONANO? PERCHÈ SONO COSÌ IMPORTANTI PER LA NOSTRA ECONOMIA?


“Allora, secondo voi perché i vostri genitori mettono una parte delle loro entrate in banca, anziché spenderli tutti, magari in giochi per voi?”.

“ Per risparmiare…”.

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2. PERCHE’ RISPARMIARE?

“Già…e se ti chiedo perché si deve risparmiare?”. “Mmm… non lo so… lo dice sempre il mio papà alla mia mamma: “Dobbiamo risparmiare...”. “La vita è lunga e non sempre posso sapere con anticipo cosa accadrà nel mio futuro. Oggi sto bene, sono forte, ho tutto quello che mi serve. Ma domani? Se oggi, che ho molto, metto da parte qualcosa, potrò affrontare con serenità anche i periodi difficili. Ma c’è anche un altro motivo per cui è importante imparare a risparmiare... Vi è mai capitato di pensare al vostro futuro? A cosa vi piacerebbe fare? Quali Paesi vorreste visitare? Quale professione vorreste praticare? Com’è la casa che vorreste costruire, o la macchina che vorreste comperare? Tutti sogni molto costosi... Per realizzare un sogno ci vuole impegno, costanza e anche qualche piccola rinuncia. Se spendete tutto il vostro denaro per soddisfare ogni piccolo sfizio, non vi resterà niente per i vostri progetti più importanti. Il risparmio, quindi, è quella parte del reddito delle persone e delle imprese che non viene consumata e che viene messa da parte come riserva per essere utilizzata in futuro.

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3. PERCHE’ METTERE I SOLDI IN BANCA? LA SICUREZZA “Allora, secondo voi perché conviene mettere i soldi in banca?”.

“Per tenere i soldi al sicuro…”.

“Esatto! Risparmiare va bene, ma se poi qualche furfante si prende tutti i miei soldi? Come abbiamo visto nella storia, uno dei primi problemi che si sono posti i nostri antenati è stato quello di trovare un luogo sicuro dove riporre i loro risparmi. Questo è stato il motivo per cui i commercianti si sono rivolti agli orefici prima e ai banchieri poi: questi, infatti, possedevano dei sistemi di sicurezza, forse un po’ artigianali, ma molto efficaci per quei tempi. Così oggi le banche sono il luogo più sicuro dove conservare il proprio denaro e i propri beni preziosi, non solo perchè posseggono dei sistemi di sicurezza molto sofisticati, ma anche perchè assicurano tutto quanto è conservato al loro interno nel caso subiscano un furto o una rapina”.

LA LIBERA CIRCOLAZIONE DELLA MONETA “Vi viene in mente altro? Noo?... Allora vi aiuterò... Anche alle persone più parsimoniose capita di dover affrontare delle spese molto consistenti, ad esempio l’acquisto di un casa o di una macchina, di non avere tutti i soldi necessari, ma di non poter comunque aspettare tutto il tempo necessario per racimolare la somma desiderata.”


Con la nascita delle banche, le persone cominciarono ad accumulare i loro denari in questi “luoghi comuni”; i banchieri iniziarono allora sia a corrispondere piccoli compensi a chi depositava il proprio denaro presso di loro, i cosiddetti interessi, sia ad utilizzare una parte più o meno elevata delle somme giacenti per concedere prestiti, ricavandone un guadagno, in quanto gli interessi richiesti erano più alti di quelli concessi ai depositanti perché incorporavano il rischio di credito (cioè il rischio che il debitore non fosse in grado di restituire il denaro). La Banca, quindi, comincia a raccogliere il denaro da chi ne ha in più e lo presta a chi ne ha bisogno, facendo circolare la moneta di mano in mano. Questo continuo scambio di denaro è importante non solo per le nostre spese domestiche, ma anche per tutte quelle persone che vogliono avviare delle attività economiche, come i commercianti, gli artigiani, gli industriali”.

La Nascita delle Banche

“Da sempre le persone hanno ovviato a questo problema chiedendo dei prestiti, chiedendo cioè a chi possedeva molto denaro la somma mancante, con la promessa di restituirla in un momento successivo.

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“Prima hai detto che i banchieri iniziarono a corrispondere piccoli compensi a chi depositava il proprio denaro presso di loro… mi sembra tu li abbia chiamati interessi… cosa sono?” “Possiamo definire interesse il prezzo pagato dal debitore per l’uso del denaro concesso. Quando noi otteniamo un prestito, in sostanza priviamo qualcuno, di solito la banca, di una certa somma di denaro, per un certo periodo di tempo.

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Attraverso l’interesse la banca ci fa “pagare” il tempo durante il quale noi abbiamo utilizzato i suoi soldi. L’interesse varia a seconda della durata del prestito - più lunga è la durata, maggiore è l’interesse complessivo - delle modalità con cui sono affidati i soldi, nonché del creditore, ovvero colui che ci ha imprestato i soldi: infatti, i tassi di interesse variano a seconda della banca. Quando noi depositiamo i nostri soldi in banca, le facciamo a tutti gli effetti un prestito e per questo veniamo ricompensati con un piccolo interesse sui nostri depositi. Anche in questo caso l’interesse varia a seconda del vincolo del tempo. Se noi vogliamo avere la possibilità di ritirare il nostro denaro in qualunque momento, l’interesse sarà inferiore; se noi ci impegniamo a non ritirare una certa quota di denaro per un dato periodo di tempo (6 mesi, 1 anno, 5 anni) attraverso dei depositi vincolati, il tasso d’interesse aumenta. Si definiscono attivi, gli interessi che la banca incassa da chi ha ricevuto i soldi in prestito; passivi, invece, quelli che la banca paga a chi deposita i soldi presso di lei”.

MEDIATRICE DEL CREDITO “Abbiamo detto che alcune esigenze delle persone, come l’acquisto di una casa o di una macchina, nonché tutte le attività economiche, possono avvenire solo grazie alla possibilità da parte delle persone e delle aziende di ottenere dei prestiti. In questo meccanismo, la banca assume un ruolo molto importante: infatti, raccogliendo i risparmi di centinaia di migliaia di persone, la banca ha sempre a disposizione una notevole quantità di denaro. Pensate a quanto


La Nascita delle Banche

sarebbe stato complicato se i vostri genitori avessero dovuto rivolgersi a tutti i loro amici e parenti per riuscire a raccogliere la somma necessaria a comprare la vostra casa! D’altra parte, abbiamo visto anche che, ogni qualvolta chiedo e ottengo un prestito, contraggo un debito e quindi mi impegno a restituire quanto mi è stato dato. Non solo: per effetto dell’interesse, la somma che restituirò sarà di poco o di molto superiore a quella ricevuta. Questo ci deve far riflettere su come, prima di chiedere un prestito, si debba valutare la nostra capacità di restituirlo. Adesso proviamo a cambiare prospettiva e a guardare le cose dal punto di vista di chi presta il denaro. Se oggi tornando a casa trovaste uno sconosciuto che vi chiede in prestito 300 Euro per comperarsi una bicicletta nuova, sareste disponibili a concederglielo?”.

“Noooooooooooooo!” “Infatti… questo perché l’elemento essenziale del credito riposa sulla fiducia che il debitore, alla scadenza fissata, mantenga l’impegno di restituzione. In effetti, il termine credito deriva dal termine latino e italiano “credere”, che significa “avere fiducia”. Anche in questo caso la banca svolge un ruolo importante, perchè quando presta del denaro si preoccupa di verificare la solvibilità del richiedente…”.

“Solvibilità…cioè se si può sciogliere?”

“Ma no… si assicura che la persona o l’azienda a cui vengono concessi i prestiti siano in grado di restituirli e lo facciano nei tempi prefissarti. Possiamo dunque dire che la banca assume un ruolo di mediatrice fra colui che riceve il denaro chiedendo il prestito e colui che ha depositato il denaro presso di lei, assumendosi tutti i rischi della trattativa”.

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RISPARMIARE O INVESTIRE? Le principali forme di risparmio o investimento

“Quando si parla di banche, si sente spesso parlare di investimenti; ma che cosa significa fare un investimento?”

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“Nel linguaggio comune questo termine indica l’impiego di una somma di denaro per l’acquisto di un qualsiasi bene che nel tempo possa aumentare il proprio valore. Mi spiego... Se voi ad esempio acquistate una macchina od un motorino, questo bene col passare del tempo si usura e diminuisce il suo valore: infatti, comperare una macchina usata costa molto meno che comperarne una nuova. Ma se invece acquistate una casa o un’opera d’arte o un francobollo raro e li rivendete dopo un paio d’anni, guadagnerete molti più soldi di quanti ne avete pagati”. “Io però non ho abbastanza denaro per comperare un quadro o un francobollo raro. Come posso utilizzare i miei scarsi risparmi?” “Beh, innanzitutto bisogna dire che esistono due modi diversi di utilizzare i propri risparmi... Normalmente, noi abbiamo bisogno di avere risparmi liquidi. Questo significa che, pur affidando i nostri soldi alla banca, vogliamo che siano sempre disponibili, vogliamo poterli ritirare in qualsiasi momento. I risparmi liquidi sono custoditi in un conto corrente o in un libretto di deposito. Se, invece, decidiamo di rinunciare al loro utilizzo per un certo periodo di tempo, la banca ci paga un interesse maggiore. Quindi quando vuoi depositare i soldi in banca puoi scegliere fra diverse formule…


• Il libretto a risparmio Puoi recarti alla banca accompagnato dalla mamma o dal papà e consegnare i tuoi risparmi. Il cassiere ti darà un libretto in cui verranno annotate tutte le operazioni fatte successivamente. Ogni volta che vorrai versare o prelevare del denaro dovrai, perciò, recarti alla banca con il tuo libretto e il cassiere vi segnerà la nuova somma…

La Nascita delle Banche

Prendiamo in esame la prima ipotesi…Sei riuscito a risparmiare un po’ di denaro e quindi decidi di portarlo alla banca, così sarà più al sicuro e potrai anche guadagnarci un po’. La banca, infatti, paga un interesse ai risparmiatori che versano il proprio denaro. Vuoi avere la possibilità di ritirare i tuoi risparmi, anche dopo un breve periodo? Allora sceglierai fra le diverse forme di deposito:

• I certificati di deposito (CD) Puoi versare i tuoi soldi in banca sottoscrivendo un certificato di deposito. In questo caso, ti dovrai impegnare a non ritirare questi risparmi per un certo periodo di tempo; in cambio, la banca ti verserà un interesse maggiore… • Conto corrente. Il conto corrente è un servizio bancario che permette di fare molte operazioni utili, oltre ai versamenti e ai prelievi: ad esempio, accreditare lo stipendio, pagare le bollette senza doversi recare in banca, collegare il bancomat, gli assegni, le carte di credito, …. E’ quindi molto comodo per mamma e papà che, lavorando, non hanno molto tempo libero a disposizione. Seconda ipotesi…Hai messo da parte un po’ di denaro e pensi di non averne bisogno nel prossimo futuro? Ci sono allora molte altre possibilità per investire il tuo denaro… • I titoli Sotto il nome di titoli comprendiamo diversi strumenti dei quali, i principali, sono: azioni, obbligazioni e titoli di Stato. Avete mai sentito nominare queste parole alla televisione? Ma sapreste spiegare con precisione di cosa si tratta?”.

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“Mmmm…”

“Possiamo dire che acquistando delle obbligazioni il risparmiatore “fa un prestito” alla banca, ad un’azienda o allo Stato, per un certo periodo di tempo stabilito al momento dell’emissione del titolo. Passato questo periodo, ovviamente, al creditore verrà rimborsata la somma versata, assieme ad un buon interesse! Per poter acquistare questi titoli, i risparmiatori non possono però contattare direttamente le grandi aziende o lo Stato, ma devono usufruire dell’intermediazione di una banca. Anche le Banche di Credito Cooperativo emettono le obbligazioni”. “Quando una società desidera migliorarsi, ingrandirsi o iniziare nuovi progetti, ha bisogno di avere molti capitali liquidi, cioè spendibili immediatamente. A volte risolve questa necessità chiedendo dei prestiti alle banche, altre volte preferisce rivolgersi direttamente ai risparmiatori emettendo le obbligazioni. Come vantaggio, il risparmiatore riceve un interesse sul capitale prestato, per cui ottiene un guadagno. Normalmente questo guadagno è stabilito al momento dell’emissione e viene pagato a scadenze prefissate. Anche uno Stato, così come una società, ha delle entrate, le tasse, e delle uscite, ovvero le spese per i servizi come la scuola, gli ospedali, le strade.... Anche lo Stato ha quindi bisogno di liquidità; si rivolge allora ai cittadini, chiedendo loro dei prestiti, per un certo periodo di tempo, a fronte del pagamento degli interessi. I vari Titoli di Stato si differenziano tra loro in base alla diversa durata e al diverso rendimento; e allora abbiamo:”

- BOT (buoni ordinari del tesoro) - BTP (buoni del tesoro pluriennali) - CCT (certificati di credito del tesoro)


La Nascita delle Banche

“Le azioni sono, invece, dei titoli emessi da un particolare tipo di società e rappresentano delle quote di capitale: le Società per Azioni (SpA). Le azioni si acquistano tramite l’intermediazione della banca, in uno speciale mercato chiamato Borsa. In questo mercato si incontrano coloro che vogliono vendere e coloro che vogliono acquistare azioni. All’interno di questo mercato circolano poi anche tante informazioni sulle società che stanno vendendo. Dal confronto fra questi tre elementi, domanda, cioè chi vuole comperare, offerta, chi vuole vendere, e informazioni, si vengono a determinare i prezzi. Il valore delle azioni non rimane stabile, ma oscilla a seconda dell’andamento del mercato, in base a questi tre fattori. Se la quotazione delle azioni sale, noi guadagnamo; se scende, noi perdiamo una parte dei nostri soldi. Per capire meglio questo meccanismo, provate a pensare al mercato che settimanalmente si svolge nel vostro paese. Mettiamo il caso che la vostra mamma sia abituata a comperare le patate sempre nella stessa bancarella...bene, se ci fate caso, vi accorgerete che il costo delle patate nel tempo non rimane fisso, ma varierà nel tempo... In alcuni periodi, infatti, il campo produrrà molte patate (molta offerta) e ci saranno pochi clienti (poca domanda) interessati a comprarle: in questo caso il venditore sarà costretto ad abbassare il prezzo o a fare delle “offerte” per invogliare le persone a comprare. Al contrario, quando ad esempio all’inizio di stagione avrà poche patate (poca offerta), e molti clienti (molta domanda), allora potrà tenere il prezzo della patate più alto. Abbiamo detto, però, che c’è un altro fattore importante: le informazioni. Provate a pensare se un giorno nel mercato si diffondesse la notizia che vicino all’azienda di quell’agricoltore è stata scoperta una discarica abusiva, che ha inquinato il terreno. Nessuno vorrà più comperare quelle patate e il loro prezzo crollerà improvvisamente!”.

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4. L’EVOLUZIONE DEI SISTEMI DI PAGAMENTO “Oggi stiamo passando dalla moneta in metallo, a quella immateriale o elettronica. Questo significa che, forse, in futuro non servirà più produrre moneta metallo o moneta-carta. Questo cambiamento è reso possibile dall’uso di altre forme di pagamento, come ad esempio il bancomat e le carte di credito”.

L’assegno

“Vi ricordate quando nel medio-evo i commercianti depositavano i propri averi presso gli orafi ed in cambio ricevevano “un pezzo di carta” in cui veniva indicata la somma depositata e la preghiera di consegnare una certa quantità d’oro ad una certa persona?” 34

“Si, mi ricordo, l’avevi chiamata “una promessa di pagamento”?

“Esattamente! In effetti l’assegno è proprio questo: un documento con cui una persona (chi compila e firma l’assegno) si impegna a pagare una determinata somma (che viene scritta in numeri e cifre) ad una certa persona (il destinatario il cui nome viene scritto sull’assegno). Fai attenzione però! Si tratta di un impegno importante... Chi, infatti, emette un assegno a vuoto, commette un vero e proprio reato! “Cosa vuol dire emettere un assegno a vuoto?” “La persona che riceve il mio assegno dovrà successivamente recarsi in banca. Il cassiere, quindi, andrà a prelevare dal mio conto corrente la somma indicata sull’assegno. Se però sul mio conto non c’è abbastanza denaro, l’assegno risulta scoperto e io, quindi, non potrò “mantenere la promessa fatta”. Ebbene, questo viene considerato un imbroglio e in conseguenza un reato. Ciò vuol dire che dovrai sempre assicurarti di avere sufficiente denaro prima di staccare un assegno!”. Prova a compilare l’assegno:

Prova a compilare l’assegno: Il 12 giugno 2006, Luca Bianchi compra una bicicletta nuova nel negozio del signor Mario Rossi. La bicicletta costa 250€. Luca Bianchi decide di pagare il signor Mario Rossi con un assegno, ma non si ricorda proprio come si fa…Lo aiutiamo?


“La mia mamma usa sempre il bancomat perché le regala i soldi!”. “Il bancomat assolutamente NON regala i soldi! Li preleva direttamente dal conto dei tuoi genitori, quindi, quelli che tu vedi, non sono soldi regalati, ma quelli che i tuoi genitori guadagnano faticosamente andando tutti i giorni a lavorare! Sarà meglio che ve ne parli… Il bancomat è un sistema di distributori automatici, diffuso a livello internazionale; i distributori sono solitamente situati fuori dalle banche e permettono di prelevare denaro a qualsiasi ora del giorno e della notte (fino ad un limite massimo), tramite un tesserino magnetico, dotato di un codice segreto. La carta bancomat può anche permetterci di pagare, senza usare i contanti, nei negozi provvisti di POS. Il POS è un terminale collegato con la banca attraverso la linea telefonica: la cassiera del negozio immette la carta Bancomat al suo interno, affinché la “legga”, digita sulla tastiera l’importo da pagare e lo porge quindi alla mamma o al papà, perchè digitino il loro codice segreto. In questo caso, automaticamente l’importo dell’acquisto viene sottratto dal proprio conto corrente e la banca provvede a versarlo su quello del negoziante. Oggi la carta bancomat fornisce altri vantaggi: può essere utilizzata per pagare il pedaggio autostradale se il casello espone il logo FAST PAY, o per ricaricare il telefonino; infine, si può richiedere di consultare i movimenti del proprio conto corrente, le entrate e le uscite, e il suo saldo,

Adesso controlla l’assegno!

La Nascita delle Banche

Il bancomat

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ovvero i soldi rimasti nel conto corrente”. “Le carte di credito sono delle tessere magnetiche, fornite dalla banca al correntista, dietro esplicita richiesta di quest’ultimo. Sono emesse da società nazionali o internazionali e consentono a chi le possiede di fare acquisiti presso negozi, alberghi, ristoranti o esercizi convenzionati e di pagare poi con comodo tramite la propria banca, senza utilizzare denaro contante. A seconda del tipo di carta, varia la quantità di soldi che si possono spendere in un mese: infatti, le carte di credito hanno un limite di utilizzo. Con l’uso della carta di credito, tutte le spese del mese vengono addebitate sul conto corrente una sola volta al mese. Nel caso delle carte di credito revolving invece l’importo speso viene addebitato sul conto corrente con comode rate mensili, il cui importo viene scelto dal cliente. La carta di credito è molto utile quando si viaggia in Italia e all’estero, perché consente di muoversi liberamente senza dover avere tanto denaro contante con sé; infine permette anche di effettuare acquisti rimanendo comodamente seduti a casa e ordinando la merce da internet: in questo caso sono molto utili le carte di credito prepagate. Le principali carte di credito sono: Carta di Credito Cooperativo, Carta Sì, Bank Americard, American Express, Diners Club”.


“E’ una parola inglese che significa letteralmente “lavoro bancario a domicilio”. Significa che è possibile comunicare con la banca anche da casa, a qualsiasi ora, senza dover far la fila allo sportello ed anche quando questo è chiuso. La mamma o il papà possono così vedere quanti soldi ci sono sul loro conto corrente, fare dei bonifici, pagare una bolletta o il tecnico che ha appena sistemato l’antenna della TV. Ma come è possibile tutto ciò? ... è sempre internet che ci permette di avere queste comodità!

La Nascita delle Banche

Che cosa si intende per home banking?”

“E invece, la domiciliazione delle utenze cos’è?” 37 “Si può autorizzare la propria banca ad utilizzare i soldi depositati nel conto corrente per pagare le bollette del telefono, del gas, della luce, l’affitto. Questo servizio è molto comodo, perchè permette a mamma e papà di evitare lunghe code agli sportelli o, come a volte succede, il rischio di vedersi tagliati i fili del telefono o della luce elettrica perchè ci si è dimenticati di pagare le bollette. A fine mese l’estratto conto riporta tutti i soldi usciti dal nostro conto corrente, così da poter controllare sempre la situazione”.

Il conto corrente “Per poter usufruire di queste possibilità è però necessario essere titolari di un conto corrente.


SEI UN CONSUMISTA O UN RISPARMIATORE? 1. Vai al negozio di giocattoli: £ Solo quando è il tuo compleanno, o per un’occasione speciale. O Mai! E’ un luogo di tentazioni! ∂ Sempre, anche se sai che potresti uscirne col doppio dei giochi che avevi previsto. ∆ Sempre! Per te è un luogo paradisiaco. 2. E’ appena uscito il cd del tuo cantante preferito: 38

∂ Corri a comprarlo, anche al doppio del prezzo. ∆ Se proprio i tuoi risparmi sono agli sgoccioli, cerchi di trovare qualcuno che te lo masterizzi. £ Cerchi di trovare qualcuno te lo masterizzi. O Aspetti che qualcuno lo compri, lo ascolti e poi decidi se comprarlo o no. 3. I tuoi acquisti si basano su: O Compri solo quello che ti serve veramente. ∆ Ti guardi intorno e compri quello che ti va di più. £ Compri quello che ti serve e ti concedi qualcosa in più solo se ne vale la pena. ∂ Compri qualsiasi cosa attiri la tua attenzione. 4. Sei al negozio di giocattoli, ci sono almeno tre tipologie di giochi uguali, ma di marche differenti: ∆ Compri quello della marca più famosa, anche al doppio del prezzo. O Compri quello più economico, indipendentemente dalla qualità: insomma, non guardi se è un po’ più bruttarello degli altri! ∂ Li compri tutti e tre: vuoi mai che non siano proprio identici! £ Compri quello che, secondo te, ha il miglior rapporto qualità prezzo: come dire, può costare un po’ più degli altri, ma deve essere fatto bene!


5. La tua regola per la felicità è: Assicurarmi di avere tutto. Impegnarmi per ottenere ciò che vorrei. Essere soddisfatto di quello che ho. Ottenere dagli altri ciò che voglio.

6. Ti identifichi di più in: O ∆ £ ∂

Paperon de’ Paperoni. La cicala. La formica. Filo Sganga.

GUARDA QUI IL TUO PROFILO

La Nascita delle Banche

∆ £ O ∂

Maggioranza di risposte ∂ : Mani Bucate

39 Ti vizi un po’ troppo! Attento però, non ti stai facendo un favore: un giorno avrai bisogno di soldi per realizzare i tuoi sogni – un corso di lingua all’estero, un computer, una bicicletta nuova…una macchina? – e seminare già in giro debiti non è certo il modo giusto per prepararsi al futuro! Non potrai sempre contare sulle mancette di mamma e papà!

Maggioranza di risposte ∆ : Consumista. Sei uno “shopping dipendente”: fare acquisti per te è uno stile di vita, un modo di essere. Sempre attento alle novità e alla moda, non puoi fare a meno di desiderare il desiderabile, rischiando di spendere tutte le mancette…fai attenzione a non restare al verde!

Maggioranza di risposte £ : Moderato, il giusto equilibrio. Hai un buon rapporto con i soldi e con tutto ciò che con essi si può fare. Ti prendi cura di te, ogni tanto ti concedi un acquisto extra e questo ti fa sentire allegro e felice.

Maggioranza di risposte O : Risparmiatore. I tuoi acquisti sono sempre utili e oculati. Ciò non significa che tu sia indifferente alle mode e alle tendenze, ma solo che sai rinunciare agli acquisti superflui. Un consiglio? Concediti ogni tanto qualche piccola follia!


Le Banche di Credito Cooperativo

Dunque ricapitoliamo... abbiamo visto come è nata la moneta... come e perchè sono sorti gli istituti bancari... abbiamo capito come funzionano oggi le banche... oggi chiediamo alla nostra formica di raccontarci come sono nate le Banche di Credito Cooperativo e cos’è che le rende particolari. Ascoltiamo... ben arrivata Camilla.

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“Nel capitolo precedente, abbiamo visto come la rivoluzione industriale avesse causato un crescente bisogno di capitali: l’industria e le attività ad essa collegate, come i commerci o i trasporti marittimi, assorbivano quasi interamente i capitali che gli istituti di credito potevano prestare all’economia. In tutte le nazioni europee in cui aveva preso piede la rivoluzione industriale, si era venuta a creare una situazione duplice: da un lato alcune regioni e alcuni settori dell’economia vivevano un periodo di grande espansione e ricchezza; dall’altro lato rimaneva invece la popolazione rurale, che non aveva i mezzi per sopravvivere. Ottenere un prestito da una banca tradizionale era difficile, perché sarebbe stato necessario offrire delle garanzie reali: era cioè necessario dimostrare di possedere beni in quantità sufficiente a coprire la somma ricevuta in prestito, beni di cui la banca si sarebbe impossessata in caso di mancata restituzione del prestito. Purtroppo, molto spesso i contadini erano poveri e non avevano beni da offrire in garanzia: ecco perché era negata loro la possibilità di ottenere dei prestiti. Non potendo contare sull’aiuto delle banche tradizionali, molte persone erano così costrette dalla disperazione a chiedere l’aiuto degli usurai. Forse ne hai già sentito parlare, perché, in realtà, quello dell’usura è un fenomeno che esiste ancora: si tratta di individui che hanno da parte dei capitali e li prestano applicando un tasso d’interesse esagerato e quindi ingiusto. Difficilmente chi chiede un prestito ad un usuraio è poi in grado di saldarlo perché, a causa degli interessi troppo alti, il debito, anziché diminuire, aumenta sempre di più. In queste condizioni, è ovviamente impossibile, per chi finisce in questa trappola, riuscire a risollevarsi dalla condizione di povertà.”


QUANTI QUADRI ALLE PARETI… MA CHI SONO QUESTE PERSONE?

“Quelli sono tutti i presidenti che si sono avvicendati alla guida di questa banca dalla sua fondazione. Mentre quei signori che occupano un posto di riguardo sono i fondatori del movimento; insomma, quelli che hanno inventato il sistema del credito cooperativo”. “Ti va di raccontarmi la loro storia?”. “Certo! L’ideatore del sistema si chiamava Friedrich Wilhelm Raiffeisen. Era nato in un piccolo paese della Germania settentrionale, Hamm, abitato per lo più da contadini e da piccoli artigiani. Conosceva quindi bene le difficoltà che dovevano affrontare queste persone e fu probabilmente proprio per aiutarle che scelse di diventare amministratore di alcuni di questi piccoli comuni rurali. Durante la carestia che colpì la Germania fra il 1846 e il 1847, Raiffeisen si rese conto di come la principale esigenza di questi contadini e piccoli proprietari fosse di avere accesso al credito, per non dover chiedere prestiti agli usurai. Ebbe quindi un’idea, tanto semplice, quanto difficile da realizzare e forse anche da capire, soprattutto se la giudichiamo sulla base della nostra mentalità di uomini del duemila. Raiffeisen cercò, infatti, di convincere i suoi concittadini che, solo se avessero unito le forze, sarebbero stati in grado di risolvere i loro problemi. Raiffeisen convinse quindi alcuni uomini facoltosi a depositare parte dei loro risparmi in una cassa comune, destinata a finanziare proprio i contadini e i piccoli artigiani. Per poter ottenere un prestito da questa cassa comune, organizzata secondo il modello delle cooperative, non era necessario presentare

Le Banche di Credito Cooperativo

SI, CI STO. MA DOVE ANDIAMO? E PERCHÉ DICI CHE È UNA BANCA PARTICOLARE?

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delle garanzie: il prestito, così come concepito da Raiffeisen, si basava infatti sulla fiducia. Fiducia in chi aveva ricevuto il prestito, perché si sarebbe impegnato a restituirlo non appena le sue condizioni economiche glielo avessero permesso. Fiducia nella comunità, che avrebbe sostenuto i più poveri, permettendo loro di avere accesso al credito e dando quindi loro una possibilità di riscatto. Allo stesso tempo, però, avrebbe anche esercitato una funzione di controllo nei confronti di chi aveva ottenuto un prestito (“se tu oggi non ripaghi i tuoi debiti, domani, quando io sarò in difficoltà, non potrò ottenere il prestito”). In questo modo, tutta la comunità diventava corresponsabile dei suoi membri: ogni individuo era responsabile non solo di sé, ma anche di ciò che faceva il suo vicino. Fiducia nello spirito di solidarietà che si sarebbe creato fra i soci, stabilendo un legame saldo e duraturo che avrebbe portato beneficio all’intera comunità. Per non rischiare che questa fiducia fosse mal riposta, per ottenere un prestito da questa cassa comune bisognava possedere alcune caratteristiche particolari: 42

• essere membri di quel villaggio; • essere contadini, o piccoli artigiani: bisognava cioè appartenere a quelle classi sociali che solitamente non potevano rivolgersi alle banche “normali”; • essere “persona proba”, ovvero onesta.

Raiffeisen si ispirava, quindi, al concetto di mutualismo, ovvero ad una forma di soccorso, di aiuto fra più persone. Chi riceveva un prestito ben sapeva di doverlo restituire…Raiffeisen voleva educare l’intera comunità alla responsabilità dei propri membri, incoraggiandola a cercare fra questi la forza, le idee, le risorse necessarie per riscattarsi, senza attendere da altri un aiuto che, forse, non sarebbe mai arrivato. In questa cassa comune, contadini e artigiani potevano anche depositare i loro piccoli risparmi, ricevendone in cambio un piccolo interesse. Nel giro di pochi anni le banche ideate da Raiffeisen si diffusero in tutta la Germania, ma anche in Europa, risollevando notevolmente le condizioni delle popolazioni rurali; in Italia vennero chiamate Casse Rurali ed esistono tutt’ora: noi le chiamiamo Banche di Credito Cooperativo. Quel signore è proprio il fondatore della prima cassa rurale in Italia: siamo nel 1883 a Loreggia, in provincia di Padova e lui si chiama Leone Wollemborg. Wollemborg discendeva da una ricca famiglia originaria di Francoforte e trasferitasi a Padova nella seconda metà del Settecento. Suo padre praticava il prestito ad usura nelle campagne venete e fu proprio l’avversione nei confronti dell’attività del padre a spingerlo alla ricerca di un sistema per aiutare questi contadini e ad avvicinarlo al pensiero e all’attività di Raiffeisen.


“Enciclica…?” “Una lettera che il Papa indirizza ai fedeli di tutto il mondo… Comunque, continuiamo con la storia. Furono proprio i sacerdoti ad introdurre le Casse Rurali nella nostra regione… il secolo scorso esisteva, infatti, un forte legame fra la popolazione rurale e i sacerdoti, quindi questi ben conoscevano i problemi della povera gente. Ecco, sono quei due signori laggiù: mons. Luigi Faidutti, che diffuse il movimento nel Friuli orientale e don Fortunato De Santa, che operò invece soprattutto in Carnia. La storia di mons. Faidutti iniziò alla fine dell’800, quando il Friuli Venezia Giulia era ancora diviso fra Regno d’Italia e Impero Asburgico. I ceti operai e contadini vivevano anche da noi in condizioni di grande miseria a causa dell’arretratezza delle tecniche e delle tecnologie utilizzate, della scarsa produttività dei terreni, ma anche delle condizioni disumane imposte dai proprietari terrieri ai loro lavoratori. Questo è lo scenario in cui nacque, a Scrutto di San Leonardo (vicino a Cividale), Luigi Faidutti. Ordinato sacerdote nel 1884, si trasferì a Vienna, per proseguire negli studi di teologia. Proprio qui venne a conoscenza dell’opera di Raiffeisen: l’incontro con questa figura sviluppò in lui una particolare attenzione e sensibilità per la situazione delle classi sociali più povere. Per questa ragione, una volta ritornato in Friuli, propose alla sua gente l’esperienza di Raiffeisen: nel 1896 venne fondata a Capriva del Friuli la prima Cassa Rurale della nostra regione. Don Fortunato De Santa nacque, invece a Forni di Sopra; venne ordinato sacerdote nel 1888 e fu parroco proprio del suo paese natale. Così come mons. Faidutti, anche don Fortunato si preoccupò di migliorare le condizioni di vita dei suoi concittadini e li spronò quindi a dare vita a forme associative, che avrebbero portato vantaggi per tutti. Li sostenne quindi nella fondazione di una cassa rurale (1900) e di una cooperativa di consumo: due istituzioni che, grazie alla sua guida come amministratore, in breve tempo crebbero notevolmente, portando notevoli benefici alla zona”.

Le Banche di Credito Cooperativo

Raccogliendo attorno a sé 32 soci, diede quindi vita ad una prima cooperativa di credito e altre ne seguirono: nel 1887, quindi dopo solo quattro anni, le Casse Rurali in Italia erano già diventate 27 e oggi non c’è regione italiana nella quale non siano presenti le Banche di Credito Cooperativo. Questo, probabilmente, non solo perché, visti i buoni risultati, Wollemborg fece ampia propaganda della sua iniziativa, ma anche perché, soprattutto nei paesi di campagna, molti fra sacerdoti, medici, segretari comunali e maestri furono entusiasti dell’idea e quindi disposti a collaborare; e ancora di più il sistema si diffuse dopo il 15 maggio 1891, data in cui Papa Leone XIII emanò l’Enciclica “Rerum Novarum”, dando a queste iniziative a favore delle popolazioni rurali la sua approvazione e il suo sostegno”.

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CHI FU IL FONDATORE DELLA BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DEL TUO PAESE? QUANDO VAI IN GITA ALLA BANCA, PERCHÉ NON PROVI A SCOPRIRLO? ............................................................................................................................. ............................................................................................................................. ............................................................................................................................. .............................................................................................................................

“Adesso mi spieghi perché prima hai detto che sono banche un po’ particolari?”.

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“Il loro funzionamento e la loro organizzazione sono un po’ diverse da quelle degli altri gruppi bancari; probabilmente è proprio in questa differenza che risiede il segreto del loro successo e della rapida diffusione di cui abbiamo parlato. Innanzi tutto, lo abbiamo già detto: le Banche di Credito Cooperativo sono delle cooperative. Questo significa che vengono costituite da un gruppo di persone, i soci, per soddisfare uno scopo di tipo mutualistico”. “Per soddisfare cosa?”. “Uno scopo mutualistico, ovvero di reciproco aiuto. Ricordi quello che sosteneva Raiffeisen? All’interno di una comunità, soprattutto se piccola, bisogna prendersi cura gli uni degli altri, perché unendo le forze, dando ognuno il proprio contributo è più facile superare le difficoltà. Inizialmente le Casse Rurali sono nate con lo scopo di concedere prestiti ai soci, a tassi equi e senza finalità di lucro. Oggi, ovviamente, le Banche di Credito Cooperativo hanno esteso i propri servizi anche ad una clientela non socia…”. “Si, si va bene, ma prima che tu continui, mi son perso a quel “senza finalità di lucro”… Cosa vuol dire?”. “Significa che lo scopo per cui le Banche di Credito Cooperativo vengono costituite non è semplicemente il guadagno, ma di uguale importanza è la volontà di fornire un servizio ai soci. Un altro principio fondamentale delle Banche di Credito Cooperativo è che i proprietari sono i soci. I soci di una cooperativa, infatti, sono i primi clienti, ma allo stesso tempo i padroni della banca, quindi sono chiamati a


“Ma come si fa a diventare socio di una Banca di Credito Cooperativo? E’ sufficiente aprire il conto presso un loro sportello? “No, no… sono due cose diverse. Per aprire il conto presso una Banca di Credito Cooperativo è sufficiente presentarsi ad uno dei loro sportelli e dire che si vuole aprire un conto corrente; sarà poi il cassiere a spiegarti passo passo cosa bisogna fare. Se oltre ad avere il conto, si vuole anche diventare socio della Banca di Credito Cooperativo, bisogna presentare una domanda scritta al consiglio di amministrazione, che avrà il compito di valutare se le caratteristiche del richiedente corrispondono a quanto richiesto dallo Statuto Sociale.”

Le Banche di Credito Cooperativo

partecipare attivamente alla vita della loro impresa; per farlo, si ritrovano ogni anno in assemblea, dove discutono dei problemi e dei progetti della banca. In assemblea poi, i soci votano le decisioni da prendere, e ognuno ha la possibilità di esprimere la propria opinione attraverso il proprio voto (democrazia economica): ogni socio ha diritto ad un solo voto, pesando dunque nelle decisioni in quanto persona e non in base ai propri capitali ”.

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“Terzo principio base della cooperazione: le Banche di Credito Cooperativo appartengono alle comunità locali. Le Casse rurali sono nate ormai oltre cento anni fa, eppure sono tuttora vive e vitali. In parte questo è dovuto al fatto che hanno saputo seguire ed adattarsi alle nuove esigenze del mercato e quindi della popolazione: l’agricoltura e l’artigianato, infatti, non sono più le attività prevalenti della popolazione (fino al 1993 la maggior parte dei soci delle BCC doveva appartenere alla categoria degli agricoltori e degli artigiani) e visto il notevole miglioramento delle condizioni economiche e sociali, si occupano più che altro di promuovere e sostenere l’imprenditoria locale. Inalterato è però rimasto lo stretto legame esistente fra le Banche di Credito Cooperativo e la comunità locale; legame che, forse ancor più della capacità nel restare a passo coi tempi, ha determinato la loro sopravvivenza e vitalità. L’attività delle Banche di Credito Cooperativo si svolge, infatti, prevalentemente all’interno e a favore del proprio territorio di competenza.”

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“Mmm…ma così non ci perdono? Insomma, non sarebbe più conveniente per loro farsi conoscere anche al di fuori, in modo da attirare più clienti?”. “No, no, aspetta… le singole Banche di Credito Cooperativo non sono strutture isolate: esistono infatti le Federazioni regionali, ovvero delle strutture che rappresentano le Banche di Credito Cooperativo presenti sul territorio regionale. Le varie Federazioni, a loro volta, si raggruppano poi nella Federazione nazionale. Formano così un sistema a rete. Quindi: da un lato le Banche di Credito Cooperativo riescono a mantenere dimensioni ridotte, locali per non far venire meno la capacità di restare accanto alle persone, di ascoltare le loro esigenze e tentare quindi di soddisfarle, fornendo insomma quei servizi di cui veramente i clienti necessitano. Ma dall’altro lato appartengono ad una rete nazionale che include anche le Federazioni, regionali e quella nazionale, e società di servizio del gruppo, che mettono a disposizione delle banche i prodotti bancari, finanziari e assicurativi, da offrire alla clientela, e che da sole le singole Bcc non sarebbero in grado di “produrre”. Un’ultima cosa… le Banche di Credito Cooperativo sono obbligate a destinare una parte del loro guadagno, l’utile, per fini sociali, per sostenere il volontariato o la cultura locale…” “Ah, questo lo sapevo, perché sponsorizzano la mia squadra di calcio!”.


Le Banche di Credito Cooperativo 47

ALLARME ASSEGNO BANCA BARATTO CASSIERA CAVEAU COOPERATIVA DEBITO

GUADAGNO INCASSARE INTERESSE INVESTIMENTO LIBRETTO LIDIA LIRA MONETA

RISPARMI SACCO SCOSSE SICURO SOCIO SPARIRE TESSERE TIRATURA


Cos’è una Cooperativa Credo che Michele e Alessia abbiano imparato davvero molte cose nuove dalla nostra formica. Ma Alessia, cosa stai facendo? Camilla, credo ci sia ancora bisogno del tuo aiuto! ZAMPE DI RANA, UNGHIE DI GALLINA, DENTE DI SERPENTE... MA COSA STAI FACENDO?

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STO FACENDO UNA POZIONE MAGICA; VOGLIO FARE UNA COOPERATIVA CON I MIEI AMICI E VOGLIO CHE LE COSE VADANO BENE...

MA NON C’E’ BISOGNO DI MAGIA PER FAR ANDAR BENE LE COSE... LA RICETTA PER FARE UNA BUONA COOPERATIVA E’ MOLTO PIU’ SEMPLICE...

SO

1. individuare l’obiettivo che vogliamo raggiungere 2. condividere le IDEE SU COSA E SU COME FARE le cose 3. unire le risorse di ognuno (siano esse strumenti, denari, materiali...) 4. distribuire il “lavoro” fra tutti i membri del gruppo, secondo le capacità, inclinazioni e disponibilità.

“Sembra abbastanza facile...” “Adesso voglio fare una magia!”


“Ma dove siamo?”

BASTA, NON E’ POSSIBILE CONTINUARE COSI’ JOHN, OGGI HO LAVORATO PER 18 ORE CONSECUTIVE E PER COSA? UNA PAGA COSI’ MISERA CHE BASTA APPENA PER PAGARE L’AFFITTO E COMPRARE UN PEZZO DI PANE

IL VERO PROBLEMA E’ CHE QUI TUTTO APPARTIENE AL PADRONE... LE CASE, LO SPACCIO, LA FABBRICA

... E C’E’ TALMENTE TANTA GENTE CHE CERCA UN LAVORO CHE IL PADRONE NON CI PENSA DUE VOLTE A LICENZIARTI SE PROTESTI O SE TI AMMALI... QUANDO VAI ALLO SPACCIO LE MERCI IN VENDITA SONO CARISSIME E DI PESSIMA QUALITA’

HO SENTITO DIRE CHE A LONDRA GLI OPERAI SONO ORGANIZZATI IN GRUPPI E HANNO SCIOPERATO CONTRO I PADRONI DELLE FABBRICHE DAI AVANTI PARLA, MI INTERESSA...

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SONO STATI CORAGGIOSI, ERA ORA CHE QUALCUNO COMINCIASSE A PROTESTARE, MA FUNZIONA SOLO SE SIAMO IN TANTI E TUTTI UNITI... IO PERO’ HO UN’ALTRA IDEA... E’ DA UN PO’ CHE MI FRULLA NELLA TESTA... RIGUARDA LO SPACCIO

SE RIUSCISSIMO A RACCOGLIERE UN PO’ DI DENARO POTREMMO ANDARE FINO A BLACKBURN; LI’ CONOSCO DEI CONTADINI. DA LORO POTREMMO COMPERARE FARINA, FRUTTA E FORMAGGIO E POI LI RIVENDEREMMO QUI AGLI OPERAI. SAREBBERO SICURAMENTE MENO CARI E PIU’ BUONI E’ UN’IDEA! SI POTREBBE PROVARE

Cos’è una Cooperativa

“Siamo nell’Inghilterra del 1844, in un piccolo paese chiamato Rochdale. Guarda lì, stavo proprio cercando loro, sono due tessitori... Sentiamo cosa si dicono.


“Ci sono riusciti?” “Certamente! Quei due riuscirono a formare un gruppo di 28 persone, tutti operai della fabbrica tessile. Ognuno di loro versò una piccola somma, diventando così SOCIO della cooperativa. Con questa somma comperarono i primi generi alimentari e allestirono lo spaccio, dove rivendettero le merci acquistate a un prezzo ragionevole. Tutti coloro che volevano comperare allo spaccio, dovevano diventare soci della cooperativa e versare la stessa piccola quota dei primi 28 tessitori. Alla fine dell’anno una parte dei guadagni veniva divisa fra i soci sulla base di un principio detto RISTORNO (chi aveva fatto più acquisti, riceveva più sterline) e una parte veniva utilizzata per mantenere lo spaccio e continuare l’attività. Questi tessitori sono ricordati con il nome di PROBI PIONIERI DI ROCHDALE e vengono considerati i fondatori della prima cooperativa moderna.” “Ho capito!” 50 “Che cosa hai capito?” “E’ come nella storia di Raiffeisen. Tutte queste persone avevano un problema o un bisogno in comune e hanno deciso di risolverlo assieme.” “Esatto! Come ti dicevo all’inizio, per creare una cooperativa il primo passo è individuare l’obiettivo, che deve essere condiviso da tutti i soci. Nelle cooperative questo si chiama SCOPO MUTUALISTICO.” “La seconda cosa che ho imparato è che bisogna unire le forze!” “Vedo che sei un ragazzo sveglio! Nelle cooperative però, unire le forze vuol dire rispettare certe regole...” “Quali?” “Aspetta, non essere impaziente...”


SOCI Per usufruire dei vantaggi della cooperativa, bisogna esserne soci. Ciò significa, soprattutto, partecipare alla vita della cooperativa, preoccuparsi di ciò che succede, assumersi piccole o grandi responsabilità per il bene di tutti. I soci sono i veri padroni della cooperativa. Essi si riuniscono un paio di volte l’anno in assemblea, discutono e prendono le decisioni più importanti. Nell’assemblea, ogni socio ha diritto ad un unico voto, perché tutti devono essere uguali.

Cos’è una Cooperativa

Innanzitutto, le cooperative hanno una struttura precisa, che può essere paragonata ad una clessidra...

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE + PRESIDENTE

Ogni 3 anni i soci eleggono alcune persone a cui affidano il compito di gestire la cooperativa e quindi rappresentare i loro interessi. Queste persone vanno a formare il consiglio di amministrazione e al loro interno nominano un presidente.

DIRETTORE

Il Consiglio di amministrazione, a sua volta, nomina un direttore, cui viene affidato il compito di organizzare il lavoro dei soci e dei dipenenti in accordo con quanto deciso dai soci in assemblea.

LAVORATORI Alla base di quesa doppia piramide, ci sono i lavoratori che, con il loro quotidiano lavoro creano, producono, costruiscono, vendono...realizzano, insomma, lo scopo della cooperativa. I lavoratori possono essere essi stessi soci (soci-lavoratori) e quindi partecipare anche alle decisioni più importanti, oppure possono essere semplici, ma preziosi, dipendenti.

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“Quindi nella cooperativa i soci sono tutti uguali!”. “Dici bene! Questo principio si chiama UNA TESTA UN VOTO”. “Come si fa a diventare soci di una cooperativa?” “Devi fare una richiesta scritta al consiglio di amministrazione, che valuta se sei capace di contribuire a realizzare lo scopo per cui è sorta la cooperativa. Se la tua domanda viene accettata, allora dovrai pagare una QUOTA SOCIALE e il gioco è fatto!”

Grazie Camilla come sempre il tuo aiuto è provvidenziale! ORIZZONTALI

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2) uno dei pianeti del sistema solare; 8) piccole candele; 10) parsimonioso, agisce con cautela; 12) olio in inglese; 14) lo si usava come moneta, oggi serve per insaporire i cibi; 15) le consonanti in raro; 16) fanno parte di una cooperativa; 18) lo si chiede al negoziante prima di acquistare; 20) ne ha molti un albero; 22) nel medioevo conservava i soldi dei commercianti; 23) mezzo dado; 25) animali dalle grandi corna; 28) era grande quello romano; 31) quando si riceve un prestito bisogna pagarla mensilmente; 33) la si usava in Italia prima dell'euro; 34) hanno lo stesso padre e la stessa madre; 36) porta la corona; 37) la prima venne coniata in Lidia; 40) unità di misura corrispondente a 30 grammi; 43) con questo metallo i romani coniavano le loro monete; 45) Cagliari sulle automobili; 47) lo si può aprire in banca o chiedere al cameriere; 49) si mettono in banca!; 51) lo erano i probi pionieri di Rochdale; 52) Vigili del Fuoco; 53) lo si dice per negare; 55) galleggia nel mare ma può essere anche un animale molto pericoloso.

VERTICALI 1) pronome personale di seconda persona singolare; 2) la Graamen bank ne è un esempio (controlla l'ultimo approfondimento); 3) piccolo ruscello; 4) è uno dei sette nani; 5) rapaci notturni; 6) serve per mettere al sicuro i tuoi soldi; 7) ne ha molti zio paperone;8) si definiscono così quei risparmi che devono essere sempre disponibili! 9) lo usavano in Germania prima dell'euro; 11) l'inizio del tavolo; 13) sta in mezzo al mare; 17) si trovano nelle chiese cristiane; 19) è la bevanda delle 5; 20) Ravenna sulle automobili; 21) l'arte dei sarti!; 24) serve per pescare; 26) pronome personale femminile; 27) il posto più sicuro della banca; 29) sono pesci molto gustosi; 32) la segna l'orologio; 34) indica un dubbio; 35) aumento di prezzo; 37) il segno della sottrazione; 38) sono “... due...” quelle del signore degli anelli; 39) è buona quella di montagna; 41) molto costosi; 42) l'opposto di molto; 44) il detto dice “non fare i conti senza l'....”; 46) una star del cinema come Raul Bowa; 48) Torino sulle automobili; 50) un fiume italiano; 53) una nota musicale


Cos’è una Cooperativa 53


Uno Sguardo sul Mondo Cara Camilla, ti devo ringraziare. Ormai siamo giunti alla fine del nostro viaggio: molto abbiamo imparato e molto resta ancora da scoprire. Prima di lasciarci, vorrei però che tu concedessi ancora un po’ di tempo ai nostri giovani amici. Abbiamo visto come banche e moneta si evolvono mano a mano che gli uomini cominciano a scambiarsi le merci e a commerciare. Forse, quindi, per capire meglio quello che sentiamo alla TV, potrebbe essere d’aiuto dare uno sguardo sul mondo di oggi. 1. DAL MERCATO LOCALE A QUELLO GLOBALE 54 “Abbiamo visto come l’evoluzione della moneta vada di pari passo con l’evoluzione del mercato. La prima forma di commercio è stata il baratto, ma non sempre risultava possibile scambiarsi merci di pari valore, così, mano a mano che gli scambi commerciali fra persone sono diventati più frequenti e più distanti, l’uomo ha sentito la necessità di inventare la moneta. Oggi, però, le persone si spostano e fanno acquisiti in ogni parte del pianeta e la moneta a volte risulta essere uno strumento scomodo; per questa ragione, sono stati inventati la carta di credito o la possibilità di fare acquisti via Internet”. “Scusa, ma cosa si intende per mercato?”.

“Il mercato è il luogo dove si realizza lo scambio dei beni, dove cioè le persone vendono e comprano”.


“Mmm… il mercato di cui parlo io, non è esattamente quello che vedi nel tuo paese… in realtà non è nemmeno un luogo, ma semplicemente l’insieme di tutte le operazioni di compra-vendita che vengono eseguite. Per capirlo, prova a pensare che, contemporaneamente a te e alla tua mamma, altre madri e figlie in tutto il mondo stanno facendo la spesa; ecco, l’insieme di tutti i prodotti venduti e comprati da tutte le mamme del mondo è un po’ un mercato come lo intendo io”. “Ma cosa si può comperare in questo mercato?”. “Semplificando, possiamo dire che esistono tanti mercati quante sono le merci che vogliamo acquistare. Le industrie comperano in genere materie prime o semilavorati per confezionare i loro prodotti. Le persone comperano prodotti finiti. Poi c’è anche un mercato particolare per i beni finanziari, come i titoli o le azioni, che è la Borsa. Ancora nel Medio Evo potevamo parlare di mercato locale, perché la maggior parte degli scambi commerciali avveniva all’interno dello stesso luogo: la regione, il comune o lo stato. Con l’epoca delle esplorazioni e delle scoperte geografiche, gli uomini hanno trovato merci e materiali interessanti in altri Paesi; l’invenzione della macchina a vapore ha poi reso più facile e meno costosi i trasporti e gli spostamenti. Ci si è poi accorti che poteva essere più conveniente produrre delle merci in altre parti del mondo e poi importarle nel proprio Paese: questo perché, per lo stesso lavoro, persone in Paesi diversi ricevono salari differenti. In questo modo, gli scambi fra nazioni diverse sono diventati più stabili e frequenti: si è quindi cominciato a parlare di commercio e mercato internazionale. Oggi gli scambi commerciali avvengono contemporaneamente e quotidianamente fra tutti i Paesi in ogni angolo della Terra e si parla quindi di mercato globale.”

“Ah, la globalizzazione! Ne parlano spesso alla TV, ma non riesco a capire se è una cosa buona o cattiva…”.

Uno Sguardo sul Mondo

“Anche io vado a fare la spesa al mercato con la mamma…”

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“Innanzitutto, la globalizzazione è un fatto inevitabile, che porta con sé rischi ed opportunità; è di fatto un processo, che porta alla scomparsa dei confini e delle distanze. Ci sta conducendo verso un mondo in cui beni, pensieri e persone si spostano con facilità e velocità e si mescolano fra di loro. È per questo che quando si parla di globalizzazione, solitamente si intende quella economica. Rispondendo alla tua domanda, ha sicuramente aspetti positivi e negativi. Uno dei suoi effetti più dannosi è solitamente collegato alla diseguale distribuzione della ricchezza sul pianeta. Guardate questa tabella...

QUANTO GUADAGNA IN UN ANNO ? 56

OPERAIA

SEGRETARIA

INGEGNERE

BUDAPEST

€ 1.675,00

€ 2.307,00

€ 3.286,00

CITTA' DEL MESSICO

€ 2.835,00

€ 6.600,00

€ 10.761,00

GIACARTA

€ 451,00

€ 2.755,00

€ 3.415,00

LONDRA

€ 13.338,00

€ 21.790,00

€ 29.576,00

MILANO

€ 9.794,00

€ 10.190,00

€ 21.264,00

NAIROBI

€ 644,00

€ 2.243,00

€ 2.641,00

NEW YORK

€ 20.748,00

€ 27.490,00

€ 46.652,00

SANTIAGO DEL CILE

€ 3.415,00

€ 9.805,00

€ 18.686,00

Fonte "UBS - prezzi e salari - 2000"


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“Imprese multinazionali? Cioè?”

“Le multinazionali sono aziende grandissime, che vendono i loro prodotti in molte nazioni del mondo e hanno delle filiali, cioè delle sedi, in ogni Paese industrializzato.

EUROPA ASIA AMERICA

Uno Sguardo sul Mondo

“Il progresso ci ha consentito di vivere in maniera più confortevole persino rispetto ai re del XIX secolo, che non avevano, ad esempio, né acqua corrente, né riscaldamento, né frigorifero, per non parlare di televisione e computer. Ma dalla vita senza alcuna comodità si è passati ad avere tutto, anche molto più del necessario. Questo fenomeno si chiama consumismo: le persone sono portate ad acquistare e vendere oggetti la maggior parte delle volte inutili, o a buttare oggetti in buono stato semplicemente perché passati di moda. Utilizziamo così enormi quantità di energia per alimentare le macchine, gli elettrodomestici, le nostre industrie. Purtroppo, tutte queste comodità non sono a disposizione di tutti gli abitanti della Terra, anzi: una piccola parte della popolazione mondiale usa una grande quantità delle risorse del pianeta terra. Il 16% della popolazione mondiale consuma circa il 78% dei beni e della ricchezza disponibili. L’aspetto increscioso sta nel fatto che non sarà mai possibile arrivare a questo livello di benessere per tutti, e sapete perché? Se tutta l’umanità dovesse beneficiare del nostro stesso tenore di vita, sarebbero necessari ben 7 pianeti Terra da usare come fonti di risorse e come discariche di rifiuti. Un secondo elemento critico che viene spesso evidenziato all’interno del processo di globalizzazione è la diffusione delle imprese multinazionali”


Cercano le materie prime e la forza lavoro laddove costa meno, ovvero nei Paesi in via di sviluppo. In questi Paesi, spesso, non esistono leggi che tutelano i diritti dei lavoratori: i salari sono molti bassi, i turni di lavoro anche di 10-12 ore al giorno, non esistono ferie, né si viene pagati quando si è ammalati. Spesso poi vengono sfruttati anche i bambini, poiché ricevono un salario inferiore a quello degli adulti. Un po’ come succedeva in Europa all’inizio della rivoluzione industriale! Così la multinazionale riesce a vendere il suo prodotto ad un prezzo competitivo e allo stesso tempo con un notevole guadagno. Infine, le multinazionali vengono spesso accusate di non prestare attenzione all’ambiente, di utilizzare materiali o processi produttivi inquinanti per ridurre i costi dei loro prodotti, di non preoccuparsi se incidenti agli impianti causano danni all’ambiente. In questo modo la ricerca del profitto e della ricchezza viene messa davanti al benessere delle persone.

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L’aspetto invece più positivo della globalizzazione è sicuramente la circolazione delle idee e delle persone. Aumentano le opportunità di conoscere, perché il sapere diventa sempre più diffuso e alla portata di tutti ed in questo hanno sicuramente un ruolo importantissimo le nuove tecnologie come Internet, che dà la possibilità a persone anche lontanissime fra loro di comunicare e scambiarsi delle idee. La globalizzazione, inoltre, mette in comunicazione fra loro non solo singole persone, ma anche civiltà fra loro molto diverse, che portano con sé un patrimonio di storia, cultura e saggezza indescrivibile. È vero, a volte lavorare con persone molto diverse da noi può essere un po’ complicato, soprattutto quando siamo convinti che il modo giusto di fare le cose sia il nostro; ma la storia della nostra civiltà è il frutto dell’incontro fra modi di pensare differenti e dello scambio e della condivisione di tante piccole scoperte. Poi vi assicuro che viaggiare è una delle esperienze più belle che abbia fatto nella mia vita: conoscere persone, tradizioni, abitudini, imparare a guardare le cose da un’altra prospettiva... Quindi la domanda giusta da fare, non è se sia giusta o sbagliata la globalizzazione, ma che tipo di mondo globalizzato vogliamo? Un mondo in cui ci siano dei ricchi, che per restare tali sfruttano i poveri, o un mondo in cui ogni uomo, donna o bambino ha la stessa dignità?” “... d’accordo, ma in tutto questo io cosa posso fare?” “Tanto per cominciare imparare a risparmiare non vuol dire soltanto mettere da parte i soldi ma anche fare attenzione al tuo modo di acquistare e di consumare. Hai mai sentito parlare del commercio equo e solidale?”


“Parlando della globalizzazione, se ricordi abbiamo detto che alcune persone individuano come elemento critico di questo processo il peso assunto dalle multinazionali all’interno dell’economia, poiché queste aziende, per poter vendere i loro prodotti a dei prezzi concorrenziali, adottano politiche di sfruttamento nei confronti dei lavoratori e del contesto socio-ambientale in cui si inseriscono. Guarda questi grafici e fai attenzione a chi vanno i guadagni, la fetta più grande come si suole dire…” BANANA DELL'EQUADOR BRACCIANTE PROPRIETARIO PIANTAGIONE COMPAGNIA ESPORTATRICE TRASPORTATORE TASSE E LICENZE UNIONE EUROPEA IMPORTATORE ESPORTATORE SUPERMERCATO

CAFFE' BANANA EL BOSQUE DEI CARAIBI COMMERCIO EQUO COLTIVATORE PRODUTTORE IMPORTAZIONE LAVORATORI SALARATI TORREFAZIONE ESPORTATORE INTERESSI

TRASPORTATORE

TRASPORTO

TIMPORTATORE E MATURATORE

IMPORTATORE

SUPERMERCATO

SPESE DISTRIBUZIONE RIVENDITORE

“Il commercio equo vuole equilibrare i rapporti con i Paesi economicamente meno sviluppati, pagando un prezzo più giusto ai produttori. Questo obiettivo lo raggiungono limitando il numero dei passaggi che il prodotto deve fare, a partire dal produttore, per raggiungere la nostra tavola e diminuire quindi il guadagno dei passaggi intermedi a favore del produttore.” Questi sono alcuni dei criteri utilizzati dal commercio equo nel rapporto fra produttori e venditori: garantire condizioni di lavoro che rispettino i diritti dei lavoratori, non ricorrere al lavoro infantile, pagare un prezzo equo che garantisca un giusto guadagno, garantire ai lavoratori una giusta retribuzione, rispettare l’ambiente, garantire ai consumatori un prezzo trasparente, promuovere azioni informative. Se vuoi saperne di più visita questo sito: www.cnms.it (commercio equo)

Uno Sguardo Guida alsul Risparmio Mondo Giova-

“Mmm… no…”

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“Adesso mi hai dato qualche consiglio per acquistare in modo diverso, ma cosa vuol dire imparare a consumare?” “Guarda, voglio farti un esempio. Per la tua promozione i nonni ti hanno regalato un po’ di Euro. Ottimo! Era già un po’ di tempo che stavi adocchiando quel gioco esposto in vetrina. Guarda, voglio farti vedere una cosa:”

CARBURANTE

ENERGIA

TRASPORTO

INDUSTRIA

CARBURANTE

60 MATERIE PRIME

INQUINAMENTO

TRASPORTO

GIOCO

RIFIUTI

“Vedi, tutti gli oggetti che noi acquistiamo, per essere prodotti consumano molte materie prime e molta energia, ma soprattutto producono inquinamento e rifiuti. Però noi possiamo con delle piccole attenzioni ridurre gli effetti dannosi. Ad esempio possiamo imparare ad utilizzare gli oggetti che compriamo il più a lungo possibile e non gettarli via quasi nuovi. Possiamo imparare a fare la raccolta differenziata dei rifiuti. Possiamo utilizzare la bicicletta o i mezzi pubblici al posto della macchina anche se si fa più fatica. Possiamo fare attenzione a non sprecare l’acqua o l’elettricità quando siamo a casa o a scuola.”


Uno Sguardo sul Mondo

“Ti vengono in mente altre idee?� ....................................................... ....................................................... ....................................................... ....................................................... ....................................................... ....................................................... ....................................................... ....................................................... ....................................................... .......................................................

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Secondo il programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, l’80% della popolazione mondiale ottiene soltanto il 5,4% del credito concesso dal sistema bancario internazionale. Contro questa diseguale distribuzione della ricchezza, le Banche di Credito Cooperativo sono tutt’oggi attivamente impegnate nella realizzazione di programmi di microcredito, in Italia e all’estero. Il microcredito è uno strumento per lo sviluppo economico, che permette anche alle persone povere o emarginate di avere accesso ai servizi finanziari delle banche, e quindi anche al credito. I programmi di microcredito concedono piccoli prestiti a piccoli commercianti, venditori di strada, artigiani, agricoltori che, pur avendo necessità di fondi per continuare la loro attività, non riescono ad ottenere prestiti dalle banche perché non possono fornire garanzie reali. Il sistema del microcredito riprende le modalità ed i principi che avevano ispirato i fondatori delle Casse Rurali, nate proprio per dare credito a chi non riusciva ad ottenerlo, per dare anche alle persone povere una possibilità di sviluppo. Le Banche di Credito Cooperativo italiane sono così, ad esempio, impegnate in Ecuador nel progetto “Microfinanza campesina”, a sostegno delle locali Casse Rurali. Oggi in Ecuador si riscontrano le stesse condizioni di povertà, usura, emarginazione delle fasce deboli delle popolazione che si riscontravano in Italia alla fine dell’800. Come allora, le Casse Rurali iniziano a svolgere un ruolo prima di tutto sociale, concedendo piccoli prestiti alle comunità di campesinos (contadini) e rendendoli per la prima volta artefici del proprio sviluppo umano ed economico. L’ammontare medio dei prestiti è di poco superiore ai 900 dollari e finora ne hanno beneficiato 75 mila famiglie di contadini, che hanno così potuto acquistare la terra, i mezzi di produzione, ma anche avviare piccole attività industriali (caseifici, cioccolatifici, lanifici, fabbriche di insaccati…).


Il microcredito, così com’è oggi strutturato, ha acquisito notorietà grazie al lavoro pionieristico di Muhammad Yunus - recentemente insignito del premio Nobel per la pace -, che nel 1976 ha fondato in Bangladesh la Grameen Bank. Nel suo paese, Yunus si scontra con lo stesso problema che avevano dovuto affrontare i primi fondatori delle Casse Rurali come Raiffeisen, Wollemborg, Faidutti e De Santa: la povertà. Yunus è però convinto che, concedendo piccole quantità di denaro ai poveri, questi non solo sono in grado di restituire il prestito, ma anche di dare vita ad attività economiche capaci di migliorare le condizioni di vita loro e di tutto il villaggio. “Il microcredito permette ai poveri e agli scalzi di accedere ad una opportunità che di solito è esclusivo appannaggio dei ricchi. Accade così che quegli aspetti della società che sembravano rigidi, fissi e inamovibili comincino a diventare più fluidi, e attraverso lo sviluppo economico le persone si affranchino da tutto un insieme di ingiunzioni e regole”. (Muhammad Yunus, Graamen Bank)

Fattori di successo dei progetti di microfinanza sono: 1. La reciprocità: non si tratta di agire “per”, ma di interagire, di agire “con”. Non ci può essere uno sviluppo dei poveri senza il coinvolgimento dei poveri stessi. 2. La logica di coalizione: un progetto sarà vincente quanto più sarà condiviso, quanto più sarà espressione delle esigenze degli individui e beneficerà del coinvolgimento di soggetti diversi. La Microfinanza Campesina ha avuto successo proprio perché è riuscita a met-

Uno Sguardo sul Mondo

Ideatore di questo progetto è Bepi Tonello, presidente di Codesarollo, la “centrale” delle Casse Rurali dell’Ecuador. Di origine veneta, giunto in Ecuador come missionario, ha lì fondato il Fondo Ecuadoriano Populorum Progressio. E’ stato lui a venire in Italia e a bussare alla porta delle Banche di Credito Cooperativo in cerca di sostegno economico, culturale, organizzativo.

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tere insieme le competenze della finanza, delle Organizzazioni non governative (Ong), del commercio equo e, più recentemente, delle istituzioni internazionali. 3. La crescita culturale: il capitale finanziario da solo non basta; contemporaneamente deve crescere anche il capitale umano. Far crescere dal basso la cultura, puntando sulla formazione è, inoltre, la garanzia che il meccanismo, una volta innescato, si possa mantenere, auto-sostenendosi. Non basta dare, occorre aiutare ad essere. Questo processo passa proprio attraverso l’apprendimento, l’acquisizione da parte di ognuno del sapere e del saper fare. 64

4. Il primato della persona e l’economia come strumento al servizio della persona: l’economia è uno strumento al servizio dell’uomo, utilizzata per favorirne il progresso sociale, materiale e culturale, preservare e valorizzare l’identità delle comunità locali. In questo modo, la finanza può effettivamente sostenere lo sviluppo dei cosiddetti paesi poveri: va, infatti, a stimolare l’attività produttiva e la dignità delle persone, a cui viene data una possibilità di crescita, che non viene però regalata, ma prestata. Sostituisce quindi la logica del puro dono, che spesso ha recato danni, creando meccanismi di dipendenza; quella che viene riconosciuta è la fiducia nelle possibilità delle persone che, con un piccolo aiuto, possono farcela da sole. Il microimprenditore diventa a tutti gli effetti il vero protagonista della propria crescita e del proprio riscatto. I beneficiari di molti programmi di microcredito sono donne: si cerca in questo modo di migliorare la loro condizione ed il loro coinvolgimento nelle attività economiche e quindi il loro ruolo all’interno delle comunità.


Uno Sguardo sul Mondo 65


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10 20 2 50 1 Il valore della moneta

2006 2005 2004 2003 2002 La data di coniazione

Es. la torre di Pisa, la statua della LibertĂ , la muraglia cinese, il Cremlino...

Euro Sterlina Bolivero Rublo Kuna Franco Cfa Scellino Keniota Real Il nome della moneta

Immagini che ricordano il paese

Adesso costruisci la tua moneta... se te ne serve piĂš di una, puoi fotocopiare la pagina!!

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MI RACCOMANDO: TAGLIA LUNGO I BORDI, E NON SBAGLIARE! CIAOOO!


IRECOOP FVG Società Cooperativa Via Marsala, 66 | 33100 UDINE Tel. 0432 520253 - Fax 0432 526994 Testi a cura di: Anna Quaia, Annalisa Deiuri Progetto grafico: Punktone | www.punktone.it Stampa: Poligrafiche San Marco | Cormons Si ringrazia per la collaborazione nella stesura dei testi: Adriana Benedetti, Carmen Destrini, Francesca Bianco, Manolo Cabran. Si ringrazia inoltre l’Associazione Cooperative Friulane per l’assistenza fornita.

referenti dell’iniziativa:

dott.ssa Anna Quaia dott.ssa Annalisa Deiuri e-mail:

irecoop.fvg@confcooperative.it federazione@fvg.bcc.it www.confcoop-fvg.it www.bccfvg.it

Iniziativa realizzata con il contributo di Fondosviluppo SpA © 2005-2008 - IRECOOP FVG Società Cooperativa





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