ero Badaloni, Giorgio Pressburger, lini, Alfonso Di Leva, Andrea Filip ossamai, Michail Gorbachev, Lech Václav Havel, Axel Hartmann, Gia helis, Dimitrij Rupel, Adriano Bia ozma, Riccardo Ehrman, Lucio Ca arcello Veneziani, Gianni Bisiach, atvejevic’, Sergio Romano, Toni Ca hail Gorbachev, Lech Walesa, Vác el Hartmann, Gianni De Michelis, pel, Adriano Biasutti, Imre Kozma, man, Lucio Caracciolo, Marcello V ianni Bisiach, Predrag Matvejevic mano, Toni Capuozzo, Piero Badalo essburger, Roberto Collini, Alfonso ndrea Filippi, Paolo Possamai, Gia Rusconi, Michail Gorbachev, Lech Václav Havel, Axel Hartmann, Gia helis, Dimitrij Rupel, Adriano Bia ozma, Riccardo Ehrman, Lucio Ca arcello Veneziani, Gianni Bisiach, atvejevic’, Sergio Romano, Toni Ca ero Badaloni, Giorgio Pressburger, lini, Alfonso Di Leva, Andrea Filip
MITTELFEST, Prove d’Europa 1989 - 2009, dalla caduta del Muro alla nuova Europa A cura di Antonio Devetag, Daniela Volpe, Paola Sain Progetto grafico Punktone, Gorizia Traduzioni Business Voice Segreteria Nadia Cijan Ufficio stampa Volpe&Sain Comunicazione Distribuzione MittelFest 2009 edizioni Stampa Poligrafiche San Marco, Cormons ha collaborato l’Associazione Culturale èStoria di Gorizia
MITTELFEST 2009 CIVIDALE DEL FRIULI 18 / 26 LUGLIO 2009
Direzione Artistica Furio Bordon (Prosa) Claudio Mansutti (Musica) Walter Mramor (Danza) Associazione MittelFest Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Provincia di Udine Comune di Cividale del Friuli Ente Regionale Teatrale del Friuli-Venezia Giulia Banca di Cividale S.p.A Società Filologica Friulana Patrocinato da Ministero degli Affari Esteri CEI – Central European Initiative (Albania, Austria, Bielorussia, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Macedonia, Moldova, Montenegro, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Ucraina, Ungheria e Italia) Presidente Antonio Devetag
Associazione MittelFest Tel. +39 0432.730793 |
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www.mittelfest.org
2008 . Orchestra Sinfonica del Friuli venezia Giulia
5
6
2008 . Cantacronache
7
2003 . Kagel
INDICE
9
La Nuova Europa e l’Euroregione Renzo Tondo .................................................................................................. Le chiavi del futuro Antonio Devetag ............................................................................................ Un Saluto al MittelFest Michail Gorbachev ........................................................................................ La lezione di Solidarność Lech Walesa .................................................................................................. “Responsabilità europea, un progetto comune” Václav Havel ................................................................................................. Dalla caduta del Muro alla Riunificazione della Germania Axel Hartmann ............................................................................................. Il successo del MittelFest Gianni De Michelis ........................................................................................ Vent’anni dopo Dimitrij Rupel ................................................................................................ Da Alpe Adria alla nuova Europa Adriano Biasutti ............................................................................................ La questione ungherese Imre Kozma .............. .................................................................................... Quel primo annuncio Riccardo Ehrman ..........................................................................................
12 15 23 26 30 33 37 40 46 49 55
10
62 66 70 74 78 82 86 90 94 98 102 106 110
Quel Muro non dispiaceva agli europei Lucio Caracciolo ........................................................................................... L’ambigua lettura del Muro crollato Marcello Veneziani ........................................................................................
La svolta di Gorbachev Gianni Bisiach ..............................................................................................
Un mondo “ex” Predrag Matvejevic’ ....................................................................................... Ma il “terremoto” continua Sergio Romano .............................................................................................. 1989, ricomincia la Storia Toni Capuozzo ..............................................................................................
Nostalgia del muro? Piero Badaloni ..............................................................................................
Vent’anni di MittelFest Giorgio Pressburger ....................................................................................... I segnali goriziani Roberto Collini ..............................................................................................
Uno sguardo al futuro Andrea Filippi ............................................................................................... Nuova Europa, nuove opportunità Paolo Possamai .......................................................................................... Quando la notizia abbatte il confine Alfonso Di Leva ..........................................................................................
Che cosa c’era dietro il Muro? Gian Enrico Rusconi ...................................................................................
11
2009 . Chiara Muti, Le baccanti
12
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA
LA NUOVA EUROPA E L’EUROREGIONE Renzo Tondo Presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
i sono avvenimenti, dei quali siamo
Regione Ponte, Confini Aperti, erano parole che
stati partecipi testimoni, che hanno
hanno cominciato a significare e costruire tra la
inciso una profonda emozione nel
gente una realtà nuova e le istituzioni le hanno
nostro animo diventando parte
sapute tradurre nella concretezza di nuovi rap-
della nostra esperienza e della costruzione della
porti transfrontalieri.
nostra memoria personale e collettiva. Tra le diverse iniziative, spicca la Comunità di I cittadini del Friuli Venezia Giulia, soprattut-
lavoro Alpe Adria fondata nel 1978.
to se residenti nella parte orientale di questo territorio, hanno percepito fisicamente e cultu-
Si decise di definire “Comunità” un’area che
ralmente la realtà ed il significato della “Cortina
abbracciava territori di quelli che venivano
di ferro” abbassata ai confini dopo la seconda
allora definiti i due blocchi: il mondo libero e il
guerra mondiale. Hanno anche condiviso con
mondo comunista. In questa regione si è creduto
i loro rappresentanti politici ed istituzionali la
nella capacità dei popoli di guardare al concre-
scelta di testimoniare la volontà di superare
to, alle esigenze del vivere quotidiano e quindi
quella pesante barriera, sia concreta che psicolo-
alla necessità di rapporti senza barriere.
gica, dalla quale venivano conseguenze pesanti anche sullo sviluppo economico e sociale.
13 2008 . The best of Image
Quando cadde il Muro di Berlino, il confine
Oggi lavoriamo con nuovi strumenti al progetto
orientale italiano era già considerato tra i più
di un’Euroregione che trasformi gli ideali e la
aperti ed l’intensificarsi dei rapporti con le
cultura della pacifica convivenza nella quotidia-
Regioni mitteleuropee portò alla prima edizione
nità dell’impegno su concreti progetti comuni a
di MittelFest nel 1991, contemporaneamente
beneficio dei nostri cittadini.
frutto, speranza e volontà di una nuova stagione di convivenza e solidarietà tra popoli di questa
In questi anni abbiamo fatto davvero Prove
parte d’Europa.
d’Europa, ora, dalla cultura alla politica, siamo pronti a rendere i cittadini veri protagonisti
Un nuovo processo di unificazione politica si era avviato e, ai nostri confini, si è completato nel 2004 con l’ingresso della Slovenia nell’Unione europea.
della nuova Europa.
14
2004 . Tutyila
15
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA
LE CHIAVI DEL FUTURO Antonio Devetag Presidente di MittelFest
edizione 2009 del MittelFest si
L’Europa, ovvero il dramma della libertà e le
aprirà con Antigone, murata viva
ragioni della cultura: scegliere tra Bene e Male
per avere voluto agire secondo
significa conoscere.
coscienza. Dai tempi del Mito l’Europa frantuma il muro dell’oscurità con il
A Cividale, in straordinaria contemporaneità
martello della Ragione.
con gli eventi e per una singolare convergenza di ingegni, ragioni politiche e lungimiranza, nel
E forse è questo incessante superarsi la cifra
1991 fu creato MittelFest, che da allora dischiu-
più originale, realmente unificante della nostra
de una finestra verso Est, allargando l’orizzonte
civiltà? Soltanto vent’anni fa l’Europa pietri-
della nostra visuale a tante identità in cerca di
ficata del dopoguerra, l’Europa dei confini che
un fil rouge in cui riconoscere quella archetipi-
sembravano fissati nell’eternità, ribaltò ancora
ca, in cui tutti, da Lisbona a Mosca, vorremmo
una volta il corso della Storia.
riconoscerci.
I popoli, per una volta alleati alla grande poli-
Tutto ciò che avvenne vent’anni fa attorno al
tica, spezzarono il Muro di Berlino e Cortina di
Muro di Berlino era stato preannunciato da
Ferro.
segnali importanti: le travature dell’Impero sovietico scricchiolavano da quando Solgenitsin,
Si liberarono in un attimo tutti gli spiriti d’Occi-
la cultura del dissenso, personaggi come Papa
dente, talvolta con il volto numinoso di Apollo,
Wojtyła, Lech Walesa, Václav Havel, avevano
spesso intrecciando passato e futuro in macabre
intrapreso un’inarrestabile battaglia di verità,
Totentanz.
scuotendo coscienze assopite o rassegnate.
16
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA
Ma tutto cambiò in pochi mesi e nel 1991 ag-
Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia, Ucraina,
giornammo le carte geografiche dell’Europa se-
Ungheria.
gnando con gioia e curiosità i nomi delle nuove Nazioni. La terza grande componente culturale
E per l’edizione 2009 l’area di interesse sarà
della triade, quella slava, fino ad allora ingrigita
estesa in modo specifico alla Russia e alla Ger-
e oppressa dal regime comunista, rientrava al
mania.
posto che le spetta da sempre accanto a quelle latina e germanica. Slovenia, Croazia, Cechia,
Attorno al ricordo e alle riflessioni sparse e
Slovacchia, Ucraina... la nuova storia, la Nuova
autorevoli intorno al ventennale dalla caduta
Europa.
del Muro, MittelFest 2009 ha incardinato questa pubblicazione, raccogliendo riflessioni, memo-
Eppure anche questa Nuova Europa, uscita
rie e contributi su quello storico evento e sulle
dalle macerie del comunismo, è inedita, so-
conseguenze geopolitiche che, dal 1989 ad oggi,
vrabbondante di energia creativa in quelle sue
si sono prodotte.
propaggini orientali in cui non esiste timore di confronti - talvolta sfrontati, spavaldamente
Personalità culturali, giornalisti impegnati da
impudici, trasgressivi - con l’Altro.
tempo su questo terreno di riflessione e diversi protagonisti di quel cambiamento epocale hanno
Un’altra Europa ancora poco conosciuta ancora
concorso a realizzare questa pubblicazione.
vergine dai tabù di quel politically correct che sembra divenuta la cifra noiosa del global way
Troverete in questo libro, che ci sembra prezio-
of life.
so, il ricordo e l’onda lunga di quei giorni nelle parole di molti protagonisti, così come, nelle
I vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, e
riflessioni di editorialisti e commentatori, le con-
gli scenari europei e mondiali che da allora si
siderazioni e le analisi sul portato della caduta
sono delineati non potevano essere trascurati da
del Muro in direzione della costruzione di una
Mittelfest: il Friuli Venezia Giulia, regione che
“nuova Europa”.
ospita e promuove il festival, contribuì in modo notevole a quella svolta epocale, con iniziative
MittelFest quale occasione o tentativo di rianno-
di rilievo internazionale, come la istituzione
dare i fili sparsi delle varie culture europee, alla
della Comunità Alpe-Adria, concreto apripista
ricerca delle radici del nostro pensiero, che da
di nuove relazioni Est-Ovest, e una fitta serie di
Sofocle a oggi sempre ritornano. E si riconosco-
contatti interregionali e internazionali.
no sorprendenti nella loro inconscia familiarità nella cornice magica di Cividale.
Sul palcoscenico di Mittelfest sono passate in questi anni le più interessanti voci della musica, della prosa, della danza di diciotto nazioni: Slovenia, Albania, Austria, Bielorussia, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Macedonia, Moldova, Montenegro,
Il Muro di Berlino
17
18
2009 . Sutra
20
PROVE D’EUROPA
I PROTAGONISTI
Michail Gorbachev Lech Walesa Václav Havel Axel Hartmann Gianni De Michelis Dimitrij Rupel Adriano Biasutti Imre Kozma Riccardo Ehrman
22
2007 . Le ceneri di Gramsci
23 Michail Gorbachev
UN SALUTO AL MITTELFEST
Michail Gorbachev | «Oggi, l’unico punto fermo è che tutto si muove», amava sostenere Mikhail Gorbachev. E nessuno più di lui contribui’ a sostenere questo emblematico aforisma sin da quando, nel marzo del 1985, fu eletto Segretario Generale del Comitato Centrale del Partito Comunista Sovietico, l’incarico più alto nella gerarchia di partito e nel paese. Fu Gorbachev ad avviare il processo di cambiamento dell’Unione Sovietica che sarà definito “Perestroika”, una radicale trasformazione della società e del paese, che genera un sostanziale mutamento nello scenario internazionale: un nuovo sistema di pensiero associato al nome dello statista, che si rivelò fondamentale nel porre fine alla Guerra Fredda, arrestando la corsa agli armamenti ed eliminando il rischio di un conflitto nucleare. Il 15 marzo 1990 Michail Gorbachev fu eletto Presidente dell’Unione Sovietica. Il 15 ottobre dello stesso anno gli venne assegnato il Premio Nobel per la Pace, a riconoscimento del suo fondamentale ruolo di riformatore e leader politico mondiale. Il 25 dicembre 1991 Gorbachev rassegnò le sue dimissioni da Capo dello Stato. Dal gennaio del 1992 è Presidente della Fondazione Internazionale Non-Governativa per gli Studi Socio-Economici e Politici, the Gorbacev Foundation.
24
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / I PROTAGONISTI
Agli organizzatori e ai partecipanti del festival MittelFest 2009. Innanzitutto vorrei portare i miei saluti agli organizzatori del festival internazionale MittelFest 2009, che si terrà in Friuli Venezia Giulia. Purtroppo non posso partecipare con voi a
Il Muro che ha significato la scissione della
questo evento sempre suggestivo, emozionante
Germania, che è stato il simbolo dell’Europa e
e, cosa più importante, ricco di contenuti.
del mondo divisi. Un muro che è passato alla
storia.
È ancora più significativo che tale
manifestazione si svolga nelle attuali condizioni
Ma con grande dispiacere ancora oggi persistono
di crisi, che coinvolgono tutti i Paesi. La crisi
molti muri: della diffidenza, della sfiducia tra i
economica, però, è solo la punta di un iceberg.
ricchi e gli svantaggiati, tra l’uomo e la natura.
Le sue radici sono insite in quel modello di vita
E più ancora i muri che si frappongono tra la
che alcuni paesi hanno scelto da soli, mentre ad
mente e il cuore delle persone.
altri invece è stato imposto.
I partecipanti a MittelFest, con l’attività
creativa e con il loro impegno civile aiutano le
Il mondo necessita di cambiamenti
radicali, di nuove idee, di amministrazioni che
persone ad infrangere questi muri di diffidenza
siano adeguate alle sfide di un mondo globale.
e sfiducia.
Oggi come non mai è decisivo il ruolo della cultura e dell’arte per la risoluzione di questi
Michail Gorbachev
problemi.
Io approvo pienamente l’iniziativa
dei nostri amici italiani, che hanno fondato e realizzato il progetto MittelFest. Particolare importanza a questo progetto è data dal fatto che ricorre nel 20esimo anniversario della caduta del Muro di Berlino.
Mosca, 11 giugno 2009
25
2008 . The best of Image
26 Lech Walesa
LA LEZIONE DI SOLIDARNOŚĆ
Lech Walesa
| Sindacalista e politico polacco, Lech Walesa iniziò a lavorare nei cantieri navali Lenin nel 1967, per un contrattempo: la sua meta era infatti la città di Gdynia, e solo per un imprevisto contingente si era dovuto fermare a Danzica, dove si impose all’attenzione dei colleghi e dell’intera Polonia fondando il movimento sindacal-politico Solidarność, da allora punta di diamante della rivolta operaia. Nel 1983 gli fu conferito il Premio Nobel per la pace, ma non potè ritirarlo personalmente perchè il Governo non lo avrebbe lasciato rientrare in patria. Sua moglie Danuta lo ritirò al suo posto. Arrestato e poi liberato qualche anno dopo, Walesa continuò ad imprimere una marcia vittoriosa al sindacato, fino a giungere alle libere elezioni nel 1990 nelle quali risultò vincitore. Durante la sua presidenza, fino al 1995, la Polonia cambiò radicalmente: da Paese comunista, oppresso dallo stretto controllo sovietico e con una debole economia, divenne un Paese indipendente e democratico con un’economia di mercato in rapida crescita. Negli anni successivi Walesa si ritirò dalla politica, ma è tuttora un riferimento prezioso, a livello internazionale, con l’attività promossa dalla Fondazione internazionale a lui intitolata.
27
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / I PROTAGONISTI
Per ricordare e valutare gli ultimi 20 anni di libertà e democrazia nella nostra parte d’Europa, bisogna guardare molto indietro e individuare il vero inizio dei cambiamenti. Tutto è cominciato nel 1980 nel cantiere navale di Danzica... Per la prima volta, sotto l’unica bandiera di
dato, dopo diversi anni, i risultati desiderati.
Solidarność si incontravano operai, intellettuali, agricoltori, studenti, giovani, vecchi, credenti e
Solidarność è sempre stato dalla parte dei più
non credenti. Da quel momento camminavamo
deboli, ha combattuto per la dignità umana,
insieme.
per i diritti delle persone comuni, per il pane, per il lavoro e per la democrazia. Così abbiamo
Durante le rivoluzioni precedenti in Polonia,
superato i difficili anni 80 convivendo con lo
quella del 1956, del 1968, del 1970 e del 1976,
stato maggiore militare, che ha fatto crollare
combattevano o gli operai, o gli intellettuali o
tanti e ci ha reso più deboli. E’ arrivato
gli studenti. Non si è mai riusciti ad unire tutti
l’anno 1989, Solidarność non era più lo stesso
per camminare insieme nella stessa direzione.
movimento di massa di dieci milioni di persone
Questo processo è stato avviato da Solidarność,
come agli albori degli anni 80 e nonostante ciò,
che ha cambiato tante altre cose. Era un
ancora una volta, siamo riusciti a riscattarci
movimento che cercava di ottenere cambiamenti
e a spalancare le porte per la libertà e la
pacifici attraverso il dialogo. Credeva nel
democrazia in Polonia.
lavoro organico, paziente, e non solo nelle
Sono trascorsi 20 anni da quegli avvenimenti.
dimostrazioni di piazza. Dopo le esperienze
Il 4 giugno del 1989 abbiamo fatto un passo
dolorose, soprattutto quelle del 1970, quando,
enorme verso la democrazia e la libertà,
durante le manifestazioni, i comunisti hanno
inaspettatamente poi rafforzato attraverso la
ucciso decine di operai innocenti, ho capito che
creazione della Tavola Rotonda.
bisognava combattere diversamente, cercando tattiche e piani diversi; questo approccio ha
Spronati dalla vittoria alle elezioni si
28
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / I PROTAGONISTI
prospettavano altri cambiamenti, sfruttando
coesistenza dei Paesi e dei popoli. All’epoca
la sorpresa dei comunisti. Qualche mese dopo,
della guerra fredda, si parlava di rivalità
nel Parlamento polacco prendeva la parola il
e di confronto: una visione che derivava
primo premier non comunista ad est del fiume
dall’opposizione dei due blocchi nemici. Oggi
Laba! Quindi, scardinare la porta socchiusa
dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare.
della libertà è stata una giusta operazione.
Bisogna credere nello spirito di collaborazione
La libertà è diventata contagiosa. I dadi sono
e di solidarietà. Ogni tanto mi sembra che,
cominciati a cadere. Con la nostra vittoria si è
per realizzare tutto questo, ci vogliano nuove
creato un effetto domino che ha portato radicali
generazioni. Ascoltando i pensieri e le idee dei
cambiamenti in questa parte dell’Europa e del
nostri figli e nipoti appare chiaro che per loro è
mondo, contribuendo alla caduta del Muro di
tutto più facile. Partono da un altro porto.
Berlino. Per Solidarność non c’erano confini. Questa è stata la sua e la nostra forza.
Purtroppo, la maggior parte della nostra generazione è ferma all’epoca precedente. Si
Solidarność non dovrebbe avere confini
parla molto di globalizzazione e di integrazione
soprattutto oggi, in un periodo totalmente
europea, ma non c’è un pensiero globale né un
diverso da allora, che impone nuove grandi
programma consequenziale per tutti. Si agisce
sfide, sconosciute decine di anni prima.
sempre seguendo i vecchi metodi, che non
Solidarność, pero, deve rimanere lo stesso, con il
portano da nessuna parte. Questo approccio ci
suo motto universalmente riconosciuto. Bisogna
spinge a galleggiare e non a veleggiare. Ognuno
ricordarlo, e far sì che non venga dimenticato.
si occupa solo dei problemi nazionali, la Francia
Soltanto in questo modo possiamo sfruttare
dei suoi, l’Italia dei suoi, la Polonia allo stesso
una chance storica per l’Europa e per il mondo.
modo; così viene a mancare la solidarietà.
Una chance che raddoppia la possibilità di
Quella solidarietà che grazie all’aiuto degli
creare un nuovo mondo, dopo la guerra fredda.
amici dell’Europa democratica, ha portato
Oggi viviamo nell’epoca dei vasi comunicanti,
noi polacchi a conquistare in modo pacifico la
la fortuna di un Paese dipende dalla fortuna
libertà, insieme ad altri popoli oppressi.
del Paese vicino, così come le sue disgrazie. Solo collaborando, possiamo sfruttare questa
Credo che Solidarność potrà unire anche
possibilità completamente e a lungo termine.
le future generazioni come una memoria
Sarebbero un male per tutti l’egoismo e la
storica di valore sempre attuale. Solidarność
lotta per gli interessi particolari. Oggi notiamo
ci potrà aiutare anche a risolvere i problemi
che l’Unione Europea è spesso distratta dagli
e i dubbi, che, purtroppo, ritornano sempre
interessi personali dei suoi membri, ci si basa
sull’evoluzione dell’Europa e del mondo.
su tattiche e la burocrazia assume un ruolo
Credo che con Solidarność potremo cambiare e
importante. Questo quadro d’insieme può far
migliorare il mondo di oggi come abbiamo fatto
perdere di vista gli obiettivi di unità, oscurati
20 anni fa. Auguro a tutti noi di avere la forza
dai problemi quotidiani.
per seguire questa strada, sulla quale ci potremo sempre incontrare. Lo dobbiamo al mondo, a
Possono venirci in aiuto le idee e i valori intorno ai quali ci riunivamo contro il comunismo; i valori intorno ai quali da decine di anni si costruisce un’idea per una sicura e proficua
noi stessi e alle future generazioni.
29
2006 . Femmine
30 Václav Havel
“RESPONSABILITÀ EUROPEA, UN PROGETTO COMUNE”
Václav Havel | Scrittore, drammaturgo e politico ceco, è stato l’ultimo presidente della Cecoslovacchia ed il primo presidente della Repubblica Ceca. Sull’onda della repressione seguita alla fine della Primavera di Praga nel 1968 fu bandito dal teatro e iniziò un’intensa attività politica, culminata con la pubblicazione del manifesto Charta 77. Dopo la creazione della Repubblica Ceca, Havel si candidò alla presidenza nelle elezioni del 26 gennaio 1993, risultando eletto. Nonostante le precarie condizioni di salute e tre interventi chirurgici è stato rieletto nel 1998. La sua presidenza fu caratterizzata da un orientamento politico anti-comunista di destra moderata e liberale, favorevole ad un’economia di mercato e filo-americano. Havel fu, infatti, il principale sostenitore dell’entrata della Repubblica Ceca nella NATO, avvenuta il 12 marzo del 1999, nonché dell’intervento dell’Alleanza nella guerra del Kosovo del 1999. Havel lasciò la carica dopo il secondo mandato come presidente della Repubblica Ceca, il 2 febbraio 2003
31
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / I PROTAGONISTI
Ci sono persone a Lipsia, Dresda e Berlino che hanno pregato per me quando ero in prigione e gliene sarò per sempre grato. Sapevamo tutti, o perlomeno lo sentivamo, che se la Cortina di Ferro fosse un giorno caduta sarebbe caduto anche il Muro di Berlino e viceversa: se il Muro cadeva, cadeva anche la Cortina. Ed è proprio quanto è accaduto: non
tra i tedeschi, e le piazze grandi e piccole delle
dimenticherò mai il modo in cui la gente
città della Repubblica Democratica Tedesca si
di Praga portava il tè ai cittadini dell’ex
riempivano di gente. Gli ideali che i cittadini
Repubblica Democratica Tedesca, accampandosi
Sassoni e quelli Cechi sottoscrissero quei
a centinaia nel giardino dell’ambasciata
giorni, nelle loro piazze, erano gli stessi: libertà,
praghese della Repubblica Federale di
democrazia, legalità e coesistenza civile. Anche
Germania, ed anche il modo entusiasta in cui
l’atmosfera delle nostre piazze era simile:
salutavano quando gli autobus riportavano quei
condividevamo lo stesso tipo di speranza, la
tedeschi nella Germania dell’Ovest. Quando
stessa prontezza a farsi avanti in nome di una
vidi tutto ciò, mi fu chiaro, e lo fu anche al mio
causa comune, abbiamo condiviso la solidarietà
Paese, che non avremmo dovuto attendere molto
ed il desiderio di capirsi reciprocamente. Come
tempo per vedere altri cambiamenti.
conseguenza, le autorità della Repubblica post-
E infatti è immediatamente seguita la
novembre sono state tra le prime in Europa
rivoluzione di novembre. Arrivò all’incirca
a sostenere l’idea della riunificazione della
nello stesso momento in cui cadeva il muro
Germania.
32
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / I PROTAGONISTI
Credo che molti semplici, ma meritori
responsabile. Per questo abbiamo davanti a
esempi di cooperazione tra Cechi e Sassoni,
noi un’occasione rara, dentro e fuori dai nostri
inclusa l’intensa collaborazione delle
confini.
comunità accademiche, abbiano le loro radici parzialmente, o forse prevalentemente, nella
L’influenza dell’Europa, passata e presente, sui
reciproca comprensione che scaturisce da una
cittadini e le società di tutto il mondo è stata
condivisa esperienza storica.
profonda. Nonostante l’ambiguità di molti suoi valori, per secoli e in modi diversi, l’Europa ha
Spesso mi chiedo perché una persona
promosso valori culturali e sistemi di governo
aiuta un’altra persona, un Paese aiuta un
oltre i propri confini. Per questa ragione, se non
altro Paese, un continente aiuta un altro
per altre, deve agire con responsabilità quando
continente. La spinta emozionale, un moto
guarda al futuro; deve unificare, rafforzare e
di compassione o solidarietà non offrono una
sviluppare, in modo che la società globale ne
spiegazione compiuta. C’è molto di più. Forse
risulti arricchita.
è la responsabilità che rende davvero umano un essere umano. La coscienza, il senso di
Sono certo che l’Europa abbia una
responsabilità per ciò che è oltre me stesso, oltre
responsabilità sempre più rilevante e che
il mio mondo e non mi lascia affatto indifferente
questa responsabilità vada assunta anche dai
sono direttamente correlati all’animo umano ed
nuovi Stati membri, Paesi che hanno lottato
alla consapevolezza di sé. La moderna filosofia
a lungo per essere parte dell’Unione europea,
ha espresso questo legame molte volte ed in
partner legittimi a pieno titolo di coloro che
molti modi, tuttavia è importante ribadirlo.
godono della democrazia da tempi più remoti;
Non possiamo essere indifferenti agli
questi Paesi non devono dimenticare che con
avvenimenti che accadono ad altre latitudini del
la loro appartenenza non hanno accettato solo
pianeta e, per capirli, dobbiamo considerarne
diritti e privilegi, ma altresì una parte della
le diverse dimensioni: quella morale, spirituale,
responsabilità dell’Europa.
filosofica, nonché quella meramente pratica. Il lavoro di sviluppo che permette ai Paesi di acquisire e consolidare consapevolezza e identità nel lungo termine, è difficile, ingrato e a volte apparentemente infinito. Ma per l’UE, la Cooperazione allo Sviluppo è una competenza unica, che può avere effetti di vasta portata e attraverso la quale possiamo dimostrare di voler utilizzare la nostra influenza in maniera
Dall’intervento per Project Voice e dalla conferenza tenuta all’Università di Dresda
33 Axel Hartmann
DALLA CADUTA DEL MURO ALLA RIUNIFICAZIONE DELLA GERMANIA
Axel Hartmann | Console Generale della Repubblica Federale di Germania a Milano da luglio 2006, con ufficio di competenza per il Nord Italia, ha compiuto gli studi accademici presso la facoltà di giurisprudenza delle Università di Gottinga e Würzburg. Già assistente scientifico e docente incaricato di diritto internazionale presso l’Università di Würzburg, nel 1978 diventa relatore di politica tedesca e di sicurezza presso la centrale federale della CDU a Bonn; collaboratore di Manfred Wörner. Nel 1980 entra in servizio per il Ministero Federale degli Affari Esteri della Germania Ovest; nel 1989 è capo aggiunto presso l’Ufficio Ministeriale del Capo della Cancelleria, il Ministro Federale Rudolf Seiters; in questo ruolo, nei mesi che segnano il crollo della DDR e l’avvio dell’unità tedesca, prende attivamente parte alle questioni tecniche e di coordinamento dei dipartimenti federali e della pianificazione politica. Successivamente prosegue i suoi incarichi di rilievo diplomatico nazionale, fino alla nomina a Console Generale per il Nord Italia.
34 Il 9 novembre 1989 cadde, in maniera del tutto inattesa, il Muro di Berlino. Negli anni precedenti si era verificato un lento
improvvisamente, quasi da un giorno all’altro.
processo di declino dell’assetto stabilito dal Patto di Varsavia, che aveva preso avvio in
Una grande tensione regnava in Europa quelle
Polonia nel 1980 con il movimento Sindacalista
settimane: il vecchio sistema di coordinate
Solidarność, moralmente appoggiato da Papa
politiche si era dissolto, e nessuno sapeva
Giovanni Paolo II. In seguito, la stagione di
cosa sarebbe accaduto in seguito. Non
rinnovamento inaugurata in Ungheria ed
mancarono tentativi di infiammare il dibattito
Unione Sovietica – che Michail Gorbachev si
sulla riunificazione tedesca: da Israele, Gran
impegnò a riformare dal 1985 – sfociò nella
Bretagna, Francia, Paesi Bassi e anche Italia
DDR nelle cosiddette “Dimostrazioni del
giungevano commenti critici. Fu l’allora
lunedì”, con le quali centinaia di migliaia di
Presidente degli Stati Uniti George H. W.
cittadini, nell’autunno del 1989, reclamarono
Bush a dichiarare ufficialmente per primo
libertà, diritti umani e democrazia, riuscendo
che spettava unicamente al popolo tedesco
infine a prevalere sul regime comunista.
la decisione di un’eventuale riunificazione, non appena fosse stata chiarita la situazione
In seguito all’apertura dei confini ungheresi per
internazionale. Con sorpresa di molti, il Primo
i cittadini provenienti dalla DDR, avvenuta il
Ministro spagnolo Felipe Gonzales, all’inizio
10 settembre 1989, il Muro aveva perduto sia
del dicembre 1989, appoggiò al Consiglio
a Berlino che lungo il confine tedesco la sua
Europeo di Strasburgo il Cancelliere Kohl con le
funzione di separazione, in quanto la Cortina
medesime argomentazioni, schierandosi contro
di Ferro – definizione con la quale Churchill
gli oppositori alla riunificazione.
aveva indicato la divisione dell’Europa già nel 1946—era in fase di smantellamento. Ma anche
Nei mesi seguenti, i cittadini della DDR si resero
l’assetto stabilito negli anni del dopoguerra,
protagonisti di avvenimenti ormai irreversibili:
il sistema di Jalta e Postdam e la situazione
ottennero libere elezioni, che portarono, il 14
di conflittualità tra Est ed Ovest, che aveva
marzo 1990, all’insediamento del primo regime
contraddistinto la politica europea, svanirono
democratico nel paese, mentre il 23 agosto
35
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / I PROTAGONISTI
1990 il Parlamento votò a grande maggioranza
Più di 250 miliardi di euro sono stati convogliati
l’adesione alla Repubblica Federale Tedesca.
verso la Germania Est, che dispone oggi di
Tutto ciò avvenne senza violenza: si trattava
moderne infrastrutture, nuove autostrade
della prima rivoluzione pacifica della storia della
e numerose imprese altamente produttive;
Germania.
ciò è stato possibile grazie all’iniziativa della popolazione, ma anche in seguito agli
In pochi mesi furono stipulati diversi
investimenti effettuati da grossi gruppi
accordi finalizzati all’unificazione economica
industriali, provenienti anche dall’Italia.
e monetaria, e si procedette inoltre all’implementazione di un procedimento di
Tuttavia, in seguito all’espansione verso est
allineamento legislativo. Il sistema di economia
dell’Unione Europea e agli effetti dei processi
pianificata, finanziariamente dissestato e
di globalizzazione in atto, anche la Germania
moralmente compromesso, venne smantellato, e
orientale ha dovuto fronteggiare una situazione
la DDR, governata da una libera Costituzione,
di forte competizione, che può essere superata
fu inserita in un contesto di economia sociale di
solo grazie all’elevata qualità dei suoi prodotti.
mercato. Un processo che non ha eguali nella
Nonostante il tessuto economico di alcune
storia moderna.
aree dei nuovi Länder sia caratterizzato da problematiche come la disoccupazione e
Per stabilizzare la situazione di fluttuazione
l’emigrazione dei giovani, il bilancio della
internazionale, il Cancelliere Kohl garantì ai
riunificazione rimane comunque positivo, grazie
partner europei che la Germania non avrebbe
agli indubbi benefici apportati ai cittadini della
mai più intrapreso un percorso indipendente,
ex-DDR.
ma sarebbe rimasta integrata nel contesto dell’Unione. Tale rafforzamento dell’unità europea trovò espressione nella configurazione introdotta dal trattato di Maastricht del 1992. Anche l’avvento dell’Euro può pertanto essere considerato come una conseguenza dell’unificazione tedesca: la riunificazione delle due Germanie e l’Unione Europea sono due facce della stessa medaglia o, per meglio dire, moneta. In sedici anni di riunificazione, la parte orientale del nostro paese ha compiuto notevoli progressi.
36
2008 . Test / Danza verticale
37 Gianni De Michelis
IL SUCCESSO DEL MITTELFEST
Gianni De Michelis | Esponente di spicco del Psi ai tempi di Craxi, è stato più volte ministro: delle Partecipazioni statali (dal 1980 al 1983), del Lavoro (nel 1986), degli Affari Esteri (dal 1989 al 1992), nonché vicepresidente del Consiglio dei Ministri (1988-1989). Segretario nazionale del Nuovo PSI (2001-2007), alle elezioni europee del 2004, è stato eletto deputato del Parlamento europeo. Nel 2007 ha aderito alla Costituente del Partito Socialista. Quale Ministro degli Esteri, si trovò ad affrontare l’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq il 2 agosto 1990. Fu uno dei fondatori dell’iniziativa Pentagonale, all’origine dello stesso MittelFest. Nell’aprile 1991 Andreotti, alla guida del suo VII Governo, riconfermò De Michelis al Ministero degli Affari Esteri. E’ stato Parlamentare europeo dal 2004 al 2009.
38 Il MittelFest rappresenta il risultato migliore e più duraturo dell’iniziativa diplomatica che l’Italia svolse negli anni tumultuosi e drammatici che segnarono la fine della Guerra Fredda. Nel corso del 1989 infatti, mentre dalla Polonia
nostro medesimo linguaggio politico.
all’Ungheria si moltiplicavano i segni della
E fu così che con una tempestività che ebbe del
disgregazione dell’Impero Sovietico e dei regimi
miracoloso, fummo in grado, già nel corso del
che nel secondo dopoguerra avevano imposto
1989, e più precisamente il 10 novembre, di
la dittatura comunista nei Paesi dell’Europa
arrivare a porre la firma a Budapest sul trattato
Orientale, l’Italia, assieme all’Austria, ma con
che istituiva un accordo di cooperazione e di
un ruolo prevalente, che derivava dalla duplice
integrazione, che passò alla storia sotto il nome
appartenenza alla NATO e alla Comunità
di Quadrangolare.
Europea, moltiplicò gli sforzi volti ad offrire una sponda formale ai Paesi, che stavano
La tempestività fu tale che la firma dell’accordo
modificando la loro situazione interna, anche al
coincise con la caduta del Muro di Berlino (per
fine di cominciare a creare le premesse affinché
la precisione la cerimonia ebbe luogo il giorno
la logica dell’integrazione potesse prevalere su
dopo ed io stesso ricevetti la notizia dal mio
quella della disintegrazione.
collega tedesco Ministro Genscher subito dopo il mio arrivo a Budapest) e anticipò addirittura la
Il primo Paese dell’Europa Orientale, a
fine del comunismo in Bulgaria, Cecoslovacchia
cui ci rivolgemmo, fu l’Ungheria, ma,
e Romania.
devo ammetterlo, eravamo convinti che le soddisfazioni maggiori ci sarebbero venute dalla
Ci mettemmo subito al lavoro con il duplice
Jugoslavia, che, in quel momento, sembrava
obiettivo di allargare la partecipazione al resto
presentare il vantaggio del sistema politico
dell’Europa Orientale e di rendere possibile
sociale più vicino a quello occidentale e che con
delle attività concrete da attuare in comune,
il governo Markovic-Loncar sembrava parlare il
al fine di suturare la ferita semisecolare
39
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / I PROTAGONISTI
rappresentata dalla Cortina di Ferro.
non a caso, del Presidente della Repubblica
Ricordo che fin dall’ora ebbi a definire la
Italiana Francesco Cossiga e di quella del
Quadrangolare (che l’anno dopo si trasformò
Primo presidente espressione della ritrovata
in Pentagonale e nel 1991 in Esagonale
democrazia Ungherese Árpád Göncz, tra l’altro
con l’adesione di Cecoslovacchia e Polonia)
intellettuale ed autore di teatro.
come una struttura provvisoria (una sorta di impalcatura da smontare una volta completata
Sono passati diciotto anni e il MittelFest
la costruzione) destinata a scomparire via via
è più vivo che mai ed è diventato a buon
che i suoi membri orientali sarebbero stati
diritto un protagonista della vita culturale
annessi in quella che era destinata a diventare
europea; nel frattempo l’Unione è passata
(proprio in quegli anni con il trattato di
da 12 a 27 membri e ciò nonostante anche
Maastricht) l’Unione Europea.
la Quadrangolare continua a svolgere le sue funzioni, pur sempre provvisorie, essendosi
In un certo senso anticipammo tutti nella
trasformata in Iniziativa Centro Europea
direzione di quello che poi chiamammo
(con 18 Paesi Membri) essendosi dotata di
l’allargamento, precedendo addirittura il
una dimensione parlamentare, nonché di un
primo passo concreto in quella direzione e cioè
Segretariato Permanente significativamente
l’Unificazione Tedesca, che avvenne solo un
collocato a Trieste.
anno dopo.
Per fortuna la ricucitura delle cicatrici del XX
Certo, ci furono anche gli incidenti di percorso
secolo è cominciata dalla cultura!
e il dramma juogoslavo ne fu l’esempio più drammatico. Questo non ci distolse dall’intensifìcare gli sforzi nella direzione di azioni integrative e ciò ci spinse anche e soprattutto nella direzione del dialogo tra le culture e per questa ragione tra le iniziative che prendemmo in considerazione, grazie anche al contributo di molti intellettuali del Nord-Est, ci fu l’idea di organizzare un vero e proprio festival culturale della Mitteleuropa, cioè qualcosa che sottolineasse il recupero di una dimensione culturale (corrispondente all’area adriatico-danubiana o, se vogliamo, all’impero asburgico), che era stata distrutta dalle vicende politiche della seconda metà del 900. E fu così che, se non ricordo male, nel luglio del 1991, a Cividale venne inaugurata la prima edizione del MittelFest, alla presenza,
40 Dimitrij Rupel
VENT’ANNI DOPO
Dimitrij Rupel
| Dimitrij Rupel è nato nel 1946 a Lubiana. Nel 1976 si è laureato in sociologia alla Brandeis University di Boston (USA) nel 1980 è diventato docente, nel 1990 Professore Ordinario presso la Facoltà di sociologia all’Università di Ljubljana (FSPN). E’ cofondatore e coeditore della rivista Nova revija, uscita per la prima volta nel 1982, in cui nel 1987 uscì – nel famoso numero »57« - Prispevki za slovenski nacionalni program. L’uscita di questo numero significò un confronto con l’organizzazione politica e nazionale jugoslava. Le autorità comuniste rimossero Rupel dal suo incarico, ma non poterono arrestare il movimento democratico. All’inizio del 1989 Rupel istituì il partito Slovenska demokratična zveza che vinse le elezioni del 1990 assieme agli altri partiti non comunisti della coalizione (Demos), mentre nel 1991 raggiunse l’indipendenza della Slovenia. Dimitrij Rupel fu Ministro degli Esteri per i primi due governi democratici (1990-1993), deputato all’ Assemblea nazionale (1992-1994), sindaco di Lubiana (1994-1997), ambasciatore a Washington (1997-2000), dopodiché fino al 2008 – tranne alcune brevi interruzioni – ricoprì l’incarico di Ministro degli Esteri nei governi di J. Drnovšek, A. Rop e J. Janša. Nel 2005 Rupel fu a capo della Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), nel primo semestre del 2008 fu invece presidente del Consiglio dell’UE. Rupel ha pubblicato oltre a centinaia di articoli 36 libri, tra cui 16 opere letterarie. Ha da poco terminato il romanzo Predsednik ali Tako, kot je bilo.
41
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / I PROTAGONISTI
Lubiana, 4 giugno 2009
L’anno 1989 ha avuto inizio - se non erro - già nel 1975 con l’Atto conclusivo di Helsinki ovvero con l’inizio della Conferenza sulla sicurezza e sulla cooperazione in Europa (CSCE), evolutasi in seguito nell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). L’Atto di Helsinki, nonostante avesse limitato
forte e tenace. Quegli anni venivano chiamati
il concetto dell’autodeterminazione dei popoli,
anni di ferro e addirittura periodo della
lo attualizzò, risvegliando così l’interesse per i
restalinizzazione. Negli anni Ottanta la
diritti umani e scatenando gli sconvolgimenti
disciplina finì col cedere, mentre i comunisti
politici nell’ Europa centrale e orientale,
lentamente si scoraggiarono.
compresa la Jugoslavia e l’Unione Sovietica. Il nove novembre (09/11) 1989 è caduto il Nel 1975 è uscito, in seguito a diverse serie
Muro di Berlino, l’undici settembre (11/09)
complicazioni, anche il mio romanzo Hi
2001 invece sono crollate le Torri Gemelle
kvadrat, che trattava la polemica con il regime
del WTC. Nel 1990 si riunirono la Germania
e soprattutto con l’Armata popolare jugoslava,
dell’Est e la Germania dell’Ovest, il 1991
la quale - com’è ben noto – svolse il ruolo
è segnato dallo sfascio della Jugoslavia e
principale nell’ultimo tragico atto del dramma
dell’Unione Sovietica. In seguito a questi
jugoslavo iniziato con la caduta del Muro di
eventi rivoluzionari, denominati come la
Berlino e protrattosi per un intero decennio.
fine della guerra fredda o addirittura »la
La Jugoslavia celava molto bene i propri difetti
fine della storia«, l’inizio »del conflitto delle
negli anni settanta e - similmente agli altri Paesi
civiltà« ... il mondo è comunque diverso. Nasce
Ex-Comunisti - investì molto in un’immagine
spontanea la domanda se l’attacco terroristico
42 (2001) sia stato una risposta all’assalto degli
che si dice simile a quella del 1929.
attivisti (1989). Il significato della rivoluzione dipende dall’ampiezza della visione: per
La Slovenia, rispetto agli altri paesi dell’Europa
alcuni, in Occidente, il mondo della stabilità
centrale e orientale, aveva un compito
e della sicurezza è crollato, mentre per altri,
notevolmente più arduo. Mentre gli Ungheresi,i
in Oriente, è arrivata la liberazione. In ogni
Polacchi, i Rumeni ecc. lottavano per la
caso si tratta di un periodo di disfacimento,
democrazia, noi Sloveni dovevamo innanzitutto
di sfascio (Unione Sovietica, Jugoslavia) e di
creare una nazione nostra per così discostarci
riorganizzazione del mondo costruito dopo il
ovvero scioglierci dalla Jugoslavia. Possiamo
secondo conflitto mondiale. La NATO e l’UE
notare come per diversi popoli dell’ex Jugoslavia
si sono ampliate, ha avuto inizio il dibattito
il tempo si sia arrestato, mentre per altri scorre
sulla riforma dell’ONU. Gli eventi rivoluzionari
più lentamente rispetto al resto del mondo.
hanno favorito ovunque lo sviluppo economico e
Anche noi Sloveni abbiamo perso un po’ di
culturale, la crescita del benessere e l’affermarsi
tempo, il che è naturale. Potremmo avere un
di grandi aspettative. Questa ascesa dura quasi
vantaggio di qualche anno se a causa di ritardi
da vent’anni. La NATO ha 26 Stati membri,
storci non avessimo dovuto creare uno stato
l’UE ne ha 27, l’ OSCE invece 56. L’ONU
indipendente nonchè lottare per un’adeguata
sta affrontando le tematiche del dibattito
collocazione a livello internazionale. L’impegno
sulla riforma del Consiglio di sicurezza, che è
investito nella creazione di uno stato
ancora oggi l’espressione dell’equilibrio delle
indipendente ci ha tolto molte forze e attenzioni
forze dominanti del 1945. Quali progetti non
che altrimenti avremmo potuto destinare alla
sono ancora realizzati? I Balcani, il Caucaso,
crescita delle istituzioni democratiche. A causa
l’Ucraina?
degli »interessi nazionali« nel 1991 abbiamo raggiunto un’alleanza tra tutti i partiti politici,
Da un lato ci sono gli oppositori ultra-
il che ad alcuni fece sorgere il dubbio che le cose
conservativi della civiltà moderna, tra cui anche
sarebbero andate avanti come sempre.
i terroristi. A questi seguono i nazionalisti comunisti estremi, come lo fu Milošević. Tra
All’estero molti osservatori benintenzionati
i nemici dei cambiamenti rientrano anche
sostenevano Belgrado, soprattutto Ante
i nazionalisti »mainstream« nonchè altri
Marković, convinti che si adoperasse per
conservatori ancora, tra cui rivestono un ruolo
conservare la Jugoslavia. La sovranità
di grande influenza gli ex comunisti. Oggi il
nazionale e l’inviolabilità dei confini sono da
disfacimento/lo sfacelo sembrano arginati,
sempre stati principi di estremo rilievo nei
le crisi stanno giungendo alla fine. La crisi
rapporti internazionali, sebbene venissero
jugoslava è praticamente conclusa, in Russia si
sempre più sovente »minacciati« da un nuovo
adoperano ancora in nome della vecchia gloria.
principio democratico, il diritto dei popoli all’autodeterminazione. Alcuni videro nello
L’UE non si riesce ad adottare il trattato per
sfacelo della Jugoslavia - legittimamente - il
la costituzione. L’allargamento della NATO e
preannuncio dello sfacelo dell’Unione Sovietica.
dell’UE stanno frenando. L’Occidente è sempre
Pertanto temevano lo scoppio di guerre civili e
più indulgente verso la Russia. La crescita
di un’instabilità su larga scala. Altri tifavano
economica, legata alla conquista dei mercati
per la Serbia. Altri ancora rimpiangevano
dell’Est, è in calo. Dopo la stasi subentra la crisi,
la fine del monopartitismo e del socialismo
43
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / I PROTAGONISTI
temendo per prima cosa le sue (ma soprattutto
dell’Europa centrale e orientale.
le proprie) »conquiste«. Questi timori hanno offuscato la vista a più di qualcuno, facendo sì
Alcuni nostri cronisti non hanno fino ad oggi
che non intuisse la necessità e la fermezza degli
accettato la compagnia con cui la Slovenia
avvenimenti storici e soprattutto dei progetti
entrava a far parte dell’UE e soprattutto
criminosi del regime di Milošević. Milioni di
nella NATO. Com’è noto, in entrambi i casi si
persone sono stati vittime di una politica errata
trattava di »una grande esplosione«, di un gran
e di una vista offuscata. Conflitti storici e non
ampliamento con dieci1 ovvero sette2 nuovi Stati
si sono protratti per molti anni dagli inizi fino
membri. L’idea fondamentale dell’allargamento
ai giorni nostri e, in qualche modo, continuano
era quella di spingere i confini orientali
ancora oggi: fatto questo testimoniato da
dell’Occidente sempre più verso l’Est, così
conflitti tra popoli e gruppi etnici nei territori
come anche attribuire un riconoscimento per la
dell’ex Unione Sovietica, dalle difficoltà
sofferenza sotto il regime comunista sovietico:
della Grusia e dell’Ucraina e dall’instabilità
da qui «l’errore« che ai nostri cronisti non è
in Kosovo. Nonostante un ottimale sviluppo
sfuggito. Al momento dell’allargamento dell’UE
economico e i risultati conseguiti nella
e della NATO i media stranieri spiegavano
politica estera da parte dell’ONU, dell’OSCE,
– in base all’opinione dei nostri cronisti
dell’Unione Europea e della NATO, la Slovenia
erroneamente, in realtà però correttamente
non è uscita del tutto indenne da tali conflitti.
– che si trattava dei Paesi del Patto di Varsavia, infatti l’ampliamento era destinato
La Slovenia ha proclamato la propria
principalmente a loro. I cronisti vogliono dire
indipendenza il 25 giugno 1991. L’Unione
che alla Jugoslavia ovvero alla Slovenia l’entrata
Europea - su iniziativa della Germania - l’ha di
nella NATO non era necessaria in quanto da
fatto riconosciuta già alla fine di quello stesso
noi vigeva »il socialismo umano« ed il non
anno. Gli sforzi necessari per il raggiungimento
allineamento; e da noi – di certo anche negli
del riconoscimento internazionale durarono
anni Ottanta – si stava bene!
per un periodo relativamente breve e riscossero un gran successo. Paragonando lo stato delle
Da un lato è chiaro che il 1989 e il 2009
cose e gli avvenimenti che caratterizzarono la
siano due anni diversi come il giorno e
vita degli Sloveni prima dell’indipendenza,
la notte. Dall’altro invece non posso non
il lasso di tempo tra il 1989 e il 2009 è un
stupirmi di fronte all’atteggiamento negativo,
periodo alquanto breve, che però fu denso di
a volte addirittura sprezzante, nei confronti
avvenimenti e cambiamenti notevoli. Alcuni
dei cambiamenti cruciali in Europa, della
avvenimenti e cambiamenti sono il frutto degli
proclamazione di indipendenza della Slovenia
sforzi a livello nazionale nonché dei sacrifici e
e di altre conquiste raggiunte negli ultimi
delle soluzioni immediate e ingegnose di singoli
vent’anni. Questi commenti negativi e
individui; comunque sia,abbiamo partecipato
sprezzanti si stanno moltiplicando - soprattutto
al corso della storia ottenendo così benefici
qui da noi in Slovenia - diventando sempre
e ricompense, proprio come gli altri popoli
più intolleranti. Sono convinto che col tempo
1 Nel 2004 all’UE aderiscono 10 nuovi Stati membri: Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia. “Le ritardatarie” Bulgaria e Romania dovrebbero entrare nell’ UE nel 2007 o nel 2008. 2 Nel 1999 la NATO si allarga a tre nuovi paesi: Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, nel 2004, due mesi prima dell’UE, a sette paesi: Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia.
44 questo fervore antidemocratico andrà scemando.
e addirittura dell’Unione Europea. In meno di
Eppure, quando leggo o sento tali osservazioni,
venti anni la Slovenia ha dovuto discostarsi
mi rendo conto che sorprendentemente sono
e differenziarsi dalla Jugoslavia, creare le
molto simili alle voci che furono oggetto del mio
necessarie istituzioni nazionali, come anche
turbamento nonché delle mie preoccupazioni
l’esercito e la diplomazia, raggiungere il
negli anni Ottanta.
riconoscimento internazionale, inserirsi nei rapporti internazionali cercando di ottenere una
Sono passati diversi anni, trenta o più, da
posizione degna di fiducia ovvero di uno stato
quando mi sono impegnato, venendo così
affidabile e credibile.
considerato un critico degli atteggiamenti antinato e antiamericani jugoslavi. I dibattiti
Né la Romania né la Bulgaria dovettero
relativi all’entrata della Slovenia nella NATO
cimentarsi nella creazione di uno stato nuovo.
agli inizi di questo secolo hanno causato
Nemmeno i Polacchi e gli Ungheresi dovettero
notevole agitazione di una parte della
istituire l’esercito e il corpo diplomatico.
realtà politica slovena e di gran parte dei
Addirittura l’Estonia, la Lettonia, la Lituania,
media. Pertanto i fautori della particolarità
la Slovacchia, la Serbia e la Croazia furono in
slovena (che si chiamano anche sostenitori
passato stati autonomi. Perfino il Montenegro fu
dell’interesse nazionale sloveno) sono ancora
un tempo uno stato indipendente.
oggi in stato di choc o di rifiuto. Gli oppositori della NATO erano, prima di ciò, oppositori
Alla fine del XX. secolo è emerso che la
dell’indipendenza, del sistema pluripartitico
Jugoslavia non soddisfa più le necessità dei
e dell’ economia di mercato; quando invece
propri popoli. I motivi di tale inadeguatezza
subentrarono dei cambiamenti, tentarono
sono molteplici: uno di questi è indubbiamente
di rappresentarli come degli strascichi del
il fatto che l’unione degli Slavi meridionali
precedente sistema attribuendoli alla politica
nel corso dei processi di allargamento dell’UE
slovena autogestita e non allineata che di fondo
e della comunità euro-atlantica si è rivelata
sarebbe dovuta essere democratica e che si
insufficiente. Venti milioni di persone e una
sarebbe preparata all’indipendenza ancora
Jugoslavia arretrata non potevano tenere
prima del 1990. Questa rappresentazione
il passo con i grandi processi globali di
mitologica della Slovenia si poteva mantenere
integrazione.
solamente con la negazione della propria partecipazione al sistema monopartitico
Dopo la caduta del Muro di Berlino si sono
comunista e della somiglianza di fondo con
mossi solo due dei popoli jugoslavi: quello
l’Unione Sovietica e il Patto di Varsavia. Inoltre
sloveno e quello croato. Quando l’Europa
all’occorrenza hanno ripudiato la Jugoslavia non
cominciò ad allargarsi con vigore, solamente
volendo però ammettere che il potere comunista
la Repubblica Ceca, la Lettonia, la Lituania,
fosse amorale e sorpassato.
l’Ungheria, la Polonia, la Slovacchia e la Slovenia riuscirono a reggere i ritmi repentini
Nei diciassette anni dopo l’indipendenza la
dei cambiamenti. In seguito anche la Bulgaria
Slovenia si trasformò da repubblica socialista
e la Romania. La maggior parte dei popoli
jugoslava in una nazione europea alquanto
slavi meridionali – nonostante ci fossimo spesso
moderna e rispettabile, a cui si può affidare la
lodati per il nostro progressismo e la nostra
direzione di grandi organizzazioni internazionali
vicinanza all’Occidente – è rimasta indietro.
45
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / I PROTAGONISTI
L’Armata Popolare Jugoslava rappresentava
dietro ai recinti doppi e alle mura alte delle
l’esercito di questa arretratezza.
loro residenze e – ovviamente non ammettono alcuna domanda.
Non molto tempo fa mi hanno proposto di ristampare il mio romanzo Hi kvadrat
Ad alcuni eventi e grovigli, che ho appena
uscito per la prima volta nel 1975. Il libro è
esposto per sommi capi, ho dedicato il mio
da un certo punto di vista la testimonianza
ultimo romanzo, che sto portando a termine in
di garbugli culturali e politici del passato.
questi giorni. Solo ora che il libro praticamente
Trentatré anni addietro si dovevano misurare
è praticamente finito e posso scorgere il
le parole. Pertanto si doveva descrivere i guai
susseguirsi dei singoli episodi racchiusi in
con le autorità becere,la povertà culturale,le
capitoli, mi chiedo dove e fino a che punto
umiliazioni meschine,le paure e ogni sorta di
siamo giunti in tutti questi anni. E’ vero quello
incresciosi inconvenienti con parole diverse.
che il primo presidente sloveno ha detto alla vigilia della proclamazione dell’indipendenza,
In veste di autore di queste righe, una volta,
ovvero che nulla sarà più uguale a prima? Forse
diciamo dal 1968 in poi, in Jugoslavia venivo
aveva ragione il secondo presidente sloveno,
considerato come un intellettuale problematico,
oggi defunto, quando una volta disse che oggi le
un avanguardista, un sessantottino, un
cose vanno peggio rispetto agli anni ottanta? O
rappresentante della destra borghese; dal 1989
forse, proprio come dice il titolo del mio ultimo
in poi mi sono immedesimato completamente
romanzo, le cose sono così com’erano?
con il movimento democratico sloveno e la nazione slovena, che ho servito impegnandomi con tutte le forze come deputato, sindaco, ambasciatore e Ministro degli esteri. Hi kvadrat è, come ho già detto, la storia di una tappa del percorso tortuoso che porta dal socialismo jugoslavo all’indipendenza nonché ad una Slovenia democratica. Parla inoltre dell’inflessibilità di una mentalità e di una generazione che in Slovenia, dopo il secondo conflitto mondiale, ha preso possesso di ogni cosa. Questa mentalità – nonostante diversi miglioramenti e agevolazioni avvenuti dopo il 1975, ma soprattutto dopo l’indipendenza – è viva e attiva ancora oggi. Penso che il problema fondamentale si celi nel fatto che molti cittadini sloveni hanno ancora oggi qualche difficoltà nell’identificarsi con la propria nazione e non hanno un sufficiente riflesso democratico. Solo in quest’ottica è possibile capire l’apartheid dei funzionari statali che predicano il rispetto dei diritti umani
46 Adriano Biasutti
DA ALPE ADRIA ALLA NUOVA EUROPA
Adriano Biasutti | Eletto consigliere regionale nella terza legislatura della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, dal 1973 al 1978 ha ricoperto la carica di Presidente del Gruppo della Dc. Successivamente, nella quarta legislatura dal 1978 al 1983, è stato nominato Assessore alla Ricostruzione ed ai Lavori Pubblici. E’ diventato presidente della Giunta regionale nel 1985 e ha guidato la Regione Friuli Venezia Giulia fino al 1991. La sua carriera politica è caratterizzata anche dai mandati parlamentari nelle file della Democrazia Cristiana. Adriano Biasutti ha infatti iniziato la sua attività politica nel movimento giovanile della Dc, di cui è stato delegato regionale, ricoprendo importanti incarichi nel Comitato provinciale del partito.
47
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / I PROTAGONISTI
Nel febbraio del 1985, al termine del biennio di presidenza della Comunità di lavoro AlpeAdria da parte della regione Friuli Venezia Giulia, informai il consiglio regionale sulla attività svolta e sulle prospettive future. A quel tempo la Comunità, nata a Venezia nel
con i popoli vicini.
novembre del 1978, era composta da dieci
Le regioni partecipanti si sono ritrovate su
regioni di quattro Paesi appartenenti a tre
alcune caratteristiche ricorrenti in tutte:
sistemi politico istituzionali diversi, Unione
un comune passato storico, una comune
Europea, Neutrali, Non Allineati, con quattro
civiltà, comuni problemi di emarginazione
lingue ma con un obiettivo unico: l’affermazione
nei confronti dei rispettivi centri decisionali
della pace attraverso l’approfondimento della
politico amministrativi, comune necessità di
reciproca conoscenza, lo scambio di esperienze,
integrazione delle rispettive vie di collegamento,
l’avvio di una organica collaborazione nei varie
comuni situazioni geoeconomiche, comuni
settori di interesse comune, la ricerca degli
esigenze di difesa dell’ambiente naturale e di
elementi unificanti al di là delle differenziazioni
sviluppo di quelle umano. Non veniva detto
storicopolitiche. Gli anni Settanta erano stati
apertamente, ma l’obiettivo vero era quello
caratterizzati da grosse crisi economiche,
di superare l’ormai anacronistica e dannosa
legate soprattutto alle vicende petrolifere,
barriera costituita dalla “Cortina di Ferro”.
da drammatiche crisi civili, dal dilagare del terrorismo, con uno smarrimento delle coscienze
E il cerchio si chiuse con l’adesione di altre
che si interrogavano con angoscia sul futuro.
regioni e in particolare delle “contee” ungheresi che fecero salire a quattro i sistemi politici
Era diffuso un profondo bisogno di pace, di
istituzionali. Cioè il “Blocco Sovietico” che
collaborazione operosa, di una nuova solidarietà
significava, con tutte le sue implicanze politiche,
umana, all’interno delle nazioni e nei rapporti
anche COMECON e Patto di Varsavia.
48
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / I PROTAGONISTI
Chi partecipava aveva la consapevolezza di aver
propaghi sul territorio perché la condivisione dei
contribuito a far nascere un nuovo livello di
mutamenti e delle iniziative fu comune a gran
politica estera che suscitava grande apprensione
parte della regione. Basti pensare all’invenzione
nelle vaste “cancellerie”. Comprendemmo
di far riconoscere empiricamente la Slovenia, gli
appieno di aver contribuito al processo di
consentì di non entrare nel tunnel drammatico
disintegrazione dei vecchi stati dell’Europa
del successivo disfacimento della Jugoslavia,
Orientale, con una contemporanea tendenza
con la visita del presidente della repubblica
alla riaggregazione verso l’Unione europea, nel
Cossiga a Gorizia. Formalmente fu una visita al
tormentato viaggio verso Lubiana per sostenere
comune ma passò il confine a piedi, non c’era
le ragioni della Slovenia che si era staccata
nessun rappresentante del governo italiano
dalla Federazione Jugoslava e che era attaccata
che sull’argomento aveva opinioni diverse, e
militarmente.
incontrò i nuovi presidenti della repubblica e del consiglio sloveni Milan Kucan e Lojze Peterle.
Il MittelFest fu così la prosecuzione naturale di
Per la comunità internazionale l’Italia aveva
quella politica nella convinzione che la cultura,
riconosciuto la Slovenia mettendola al riparto
in tutte le sue espressioni, avrebbe rinsaldato
da altre ritorsioni e, probabilmente, un fatto del
legami e fatto crescere nuove prospettive.
genere non sarebbe stato possibile in un luogo
Non fu casuale nemmeno la scelta di Cividale
diverso da Gorizia.
del Friuli per il suo passato storico e la sua collocazione geografica. Alla sua apertura
Le cose da fare, per concretizzare
arrivarono cinque presidenti di repubblica
definitivamente la lungimiranza dei padri di
con Francesco Cossiga che fece gli onori di
AlpeAdria, sono ancora tante e i tempi sono
casa mentre il ministro degli esteri Gianni
di nuovo difficili. Un MittelFest che riscopre
De Michelis riunì proprio a Cividale i suoi
le motivazioni iniziali può ancora essere un
colleghi della “Pentagonale”, l’organismo di
indispensabile punto di riferimento, può
cooperazione che nacque sulle ceneri del vecchio
fare da battistrada ad una nuova stagione di
blocco comunista.
cooperazione e solidarietà.
Il MittelFest, con luci e ombre, è sopravvissuto
Anche perché dalle ceneri di AlpeAdria sta
alle vicende tumultuose di questi ultimi anni
nascendo “l’Euroregione” nuovo strumento
e oggi inizia una nuova stagione che lo riporta
politico-istituzionale, e il suo messaggio
alle radici, una vera e propria ripartenza nel
culturale può alimentare scelta e programmi.
ricordo sempre attuale della caduta del Muro di Berlino. Non è una divagazione ma una urgente necessità riesaminare anche con i protagonisti di quel tempo, accanto alle manifestazioni culturali, avvenimenti che hanno lasciato un segno indelebile. Hanno cambiato il mondo o sicuramente l’Europa ma alcuni processi restano ancora aperti. Ed è importante, pur restando solidamente ancorata a Cividale, che la manifestazione si
49 Imre Kozma
LA QUESTIONE UNGHERESE
Imre Kozma |
Padre Imre Kozma è il religioso ungherese che, nell”estate del 1989, raccolse, alloggiò e sfamò oltre 50.000 profughi che, dalla Germania dell”Est, attraverso l”Ungheria fuggivano in Austria e Germania. Compiuti gli studi superiori con la maturità classica, mentre sembrava destinato ad una brillante carriera calcistica, Imre scelse la strada del sacerdozio e del servizio a Dio ed all’uomo. A lui, in qualità di presidente del Servizio Caritativo dell’Ordine di Malta, si rivolse il 13 agosto 1989 un funzionario dell’ambasciata dell’allora Germania Ovest, per chiedergli di “fornire assistenza ai profughi che arrivavano in massa dalla Germania Orientale”.”Sì, certo” rispose Imre ed in breve si trovò a dare ospitalità a quasi 50.000 tedeschi dell’Est. In occasione di un suo viaggio a Budapest, il ministro degli Esteri tedesco ha consegnato a padre Imre la Gran Croce al merito della Repubblica Federale,la più alta onorificenza che uno straniero possa ricevere dal governo tedesco: “è stato Lei a divellere il primo mattone dal Muro di Berlino” gli ha detto il ministro. Nonostante la sua Presidenza del Servizio caritativo dell’Ordine di Malta, con un esercito di 40.000 volontari e 89 dipendenti, padre Imre rimane ancora un semplice prete di quartiere, che ogni giorno celebra la messa e tiene lezioni di catechismo.
50 1989: la nazione ungherese accoglie i tedeschi dell’Est e apre le frontiere.Nel 2009 noi membri del Servizio di Carità Maltese in Ungheria commemoriamo l’accoglienza dei cittadini della Germania Est ed insieme a tutta la nazione ungherese ricordiamo l’apertura delle frontiere. Dobbiamo affermare, con dovuta umiltà, che
Il presidente Romano Prodi disse: “Nel caso
nella storia del XX secolo, dopo il 1956, il
della Germania divisa non potremmo parlare
ruolo svolto dagli ungheresi nel 1989 è stato in
di Europa unita. La caduta del Muro di Berlino
grado di influenzare la storia di tutta l’Europa e
segnò una nuova prospettiva dell’Europa.”
indirettamente quella di tutto il mondo. Hans Dietrich Genscher, ministro degli Esteri, Potrei anche apprezzare quell’atteggiamento che
nell’ottobre 1989, durante una messa solenne
suggerisce di non tener conto delle nostre azioni
tenuta nella chiesa di Zugliget a Budapest
positive e ritiene sia più nobile aspettare che
(presso la quale, il 14 agosto 1989, venne
siano le altre nazioni europee ad intraprendere
aperto il primo campo d’accoglienza ) ha
ed organizzare manifestazioni commemorative.
menzionato una verità che ci ha scaldato il
Dovremmo forse sfogliare più spesso le pagine
cuore: “Il primo mattone del Muro di Berlino è
del libro della nostra storia e soffermarci sulla
stato tolto qui, a Zugliget, da padre Kozma, dai
pagina dove viene ricordato quest’evento.
membri del Servizio di Carità Maltese, da Voi ungheresi.” A questo proposito mi permetto di
51
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / I PROTAGONISTI
ricordare il ventesimo anniversario della caduta
collaborando con la comunità parrocchiale di
del Muro.
Zugliget, di cui all’epoca ero parroco, abbiamo aperto le porte per accogliere i profughi. Sopra
Cos’è successo a Zugliget, una parrocchia alla
la nostra porta ho scritto un messaggio in latino,
periferia di Budapest, in una comunità cristiana
inciso sulla porta di un monastero medievale:
pronta a rischiare? Per alcuni mesi si poteva
“Ianua patet, cor magis!”.
osservare l’eredità di Cristo tante volte richiesta
La mia intenzione era quella di incitare tutti a
ai cristiani, l’amore verso il prossimo, che
chiedermi cosa volesse dire questa scritta per
secondo me è sempre presente nella società, ma
poter esporre la sostanza del nostro messaggio.
non in modo così tanto tangibile come in quelle
Il significato di questa frase latina è: “La nostra
circostanze. Non si poteva non notare il “ruolo”
porta è aperta, il nostro cuore lo è ancor di
della comunità cristiana della parrocchia. I
più!”. Pensavamo così ed abbiamo agito di
politici ne hanno tenuto conto, ci contavano,
conseguenza.
senza mai parlare di politica, parlando solo di cose quotidiane da fare. Abbiamo visto un
Il ruolo da noi svolto aveva dei precedenti.
miracolo: la pace è scesa sulla terra, perché la
La Comunità Parrocchiale di Zugliget era
politica non ha voluto utilizzare noi, cristiani,
preparata a questo compito. Questa comunità,
ma ha semplicemente riconosciuto ed accettato
nel decennio precedente, nell’Ungheria
l’importanza del servizio disinteressato da noi
governata dai comunisti, nel territorio
svolto.
appartenente alla parrocchia – che dal punto di vista amministrativo coincideva quasi del tutto
Quello che è accaduto nell’estate 1989 è noto
col municipio XII di Budapest – ha organizzato
in tutto il mondo. I cittadini della Germania
la prima rete sociale realizzata da persone
Est sono arrivati in Ungheria con un progetto
civili, la cui importanza è stata riconosciuta
e un obiettivo molto specifico. Negli anni
e appoggiata dal presidente del consiglio
precedenti l’Ungheria è sempre stato il punto
municipale e dal segretario del partito del
d’incontro tra i cittadini della Germania dell’Est
quartiere.
e dell’Ovest, di solito nel periodo delle vacanze
Conoscendo quei tempi è difficile trovare una
estive. Quell’anno molti di loro sono arrivati
spiegazione plausibile per questo atteggiamento,
con l’intenzione di non tornare più nel proprio
se non quella che la vita prevale sul potere
Paese, ma di ripartire per una casa nuova, verso
umano. Io sono stato spostato a Zugliget, alla
la parte libera della Germania. Quest’intenzione
periferia della città, in un posto remoto, per
è stata bene espressa nel film di Ferenc Tolvaly,
punizione da parte dell’Ufficio Ecclesiastico
che titolae: “Da casa a casa!”.
Statale, come si diceva allora. Ero sotto costante sorveglianza, anche durante gli interrogatori
A Budapest c’erano circa 30.000 cittadini della
facevano tutto il possibile per impaurirmi.
Germania Est. Con le loro tende hanno invaso i parchi pubblici, hanno occupato le strade con
Adesso abbiamo smantellato le frontiere,
i camper. Hanno occupato l’Ambasciata ed il
abbiamo eliminato le barriere che possono
Consolato della Germania Ovest di Budapest.
dividere le persone l’una dall’altra, e come per
Noi, membri del Servizio di Carità Maltese
magia, ci siamo liberati dei pregiudizi politici e
in Ungheria, su richiesta dell’ambasciata e
dalle catene dell’onnipotenza della politica.
52
2009 . Stelle della Nuova Europa
53
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / I PROTAGONISTI
L’utilità di tutto ciò si è rivelata nel nostro
foto con le forbici da tagliafilo in mano ha
rapporto con gli abitanti dei campi, i quali
fatto il giro di tutto il mondo. L’abbattimento
si sono rinchiusi in se stessi, avendo paura
del vergognoso Muro di Berlino è stata una
perfino uno dell’altro, e non riuscendo a
conseguenza necessaria dello smantellamento
spiegarsi la nostra mentalità aperta. Portavano
della Cortina di Ferro, il Muro è stato spazzato
in sé il tremendo peso della diffidenza e della
via dalla rabbia del popolo e non poteva più
paura. Hanno iniziato ad aprirsi solo quando
ostacolare l’unificazione tedesca.
hanno capito che li stavamo proteggendo e non eravamo lì per tradirli e preparare la loro
Vorrei confidare alle generazioni future tre dei
“consegna”.
numerosissimi ricordi, custoditi nel mio cuore. Alcuni giorni dopo l’apertura del primo campo
La richiesta d’aiuto è arrivata dall’Ambasciata
l’ambasciatore della Germania Ovest, Alexander
della Germania Ovest la sera del 13 agosto
Arno, mi chiese di permettere all’ambasciata di
1989. In parrocchia ho ricevuto la visita del
spostare la sua sede presso la nostra parrocchia,
console, mentre il segretario del consolato era
oppure, in mancanza di spazio, sul corridoio
all’aeroporto per accogliere la signora Csilla
della chiesa. Poiché l’idea iniziale era quella
(Csilla von Boeselager, da nubile Csilla Fényes)
di svolgere un servizio umanitario e avendo
in arrivo a Budapest.
questa richiesta un espresso significato politico,
Il primo campo è stato aperto il 14 agosto 1989.
ho cominciato a vacillare. Allo stesso tempo,
Da allora ogni anno, questa giornata viene
visto l’effetto travolgente degli eventi, era
ricordata come “il Giorno dell’Accoglienza”.
impossibile tirarsi indietro. Per tranquillizzarmi
Nel periodo dal 14 agosto al 14 novembre
ho telefonato al cancelliere Helmuth Kohl per
abbiamo accolto 48.600 persone in quattro
esprimergli la mia preoccupazione. Dopo alcune
campi. Hanno contribuito alla loro assistenza
ore il cancelliere mi ha richiamato, dicendomi
quotidiana 6-700 volontari.
di aver parlato col Segretario Gorbachev che gli aveva detto che gli ungheresi sono persone per
Nel 1989, grazie al primo ministro Miklós
bene. Helmut Kohl mi disse che questo per lui
Németh, l’Ungheria aveva un governo, erede
era sufficiente. E aggiunse: sia sufficiente anche
spirituale del 1956, stanco della chiusura e
per lei, padre Kozma.
pronto ad aprire le frontiere. La tanto attesa notizia dell’apertura delle
È successo prima dell’apertura delle frontiere.
frontiere è stata annunciata dal ministro
È venuto a trovarmi il console della Germania
degli Esteri, Gyula Horn, nell’edizione
Est. Mi ha chiesto di assicurargli un incontro
serale del telegiornale il 10 settembre. Il suo
con gli abitanti del campo. Nel frattempo
annuncio, a detta di tanti profughi tedeschi,
ha detto: “Lei perché preferisce i tedeschi
ha aperto la strada verso una nuova vita.
della Germania Ovest a quelli dell’Est?” Ho
Per noi era la conseguenza naturale dello
vivamente protestato la sua presupposizione,
smantellamento della tanto odiata Cortina di
trovandola offensiva. Naturalmente ho
Ferro. Quest’evento di importanza mondiale
promesso di soddisfare la sua richiesta,
ebbe luogo il 4 maggio 1989 alla presenza del
promessa accompagnata dall’espressione
Cancelliere austriaco Alois Mock e del Ministro
disapprovante dei tedeschi dell’Ovest presenti,
degli Esteri ungherese Gyula Horn. La loro
i quali avrebbero preferito che io rifiutassi la
54
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / I PROTAGONISTI
richiesta. Quando ci salutammo non ho resistito
un effetto distruttivo incommensurabile. Dopo
a commentare l’affermazione. Signor console,
questi avvenimenti la nostra sembianza umana
dissi, devo ammettere che preferisco i tedeschi
è come distorta, ma, per fortuna, in fondo
dell’Est perché in questo momento sono loro ad
alla nostra anima spaventata si è risvegliata la
avere maggior bisogno di accoglienza e amore.
sensibilità verso diverse forme di miseria.
In occasione del quinto anniversario
Oggi, forse per dono di Dio, questa nuova forma
dell’apertura delle frontiere abbiamo posto
di sensibilità è divenuta il criterio e la misura
una targa commemorativa sul muro della
delle persone mature. Oggi ogni lotta contro la
chiesa di Zugliget. L’ambasciatore tedesco di
miseria ed il bisogno è supportata dall’accordo
allora, il signor Otto Raban Heinichen, nel
pubblico, con l’intervento dei membri del
discorso tenuto durante la manifestazione, ha
servizio di carità maltese, secondo il nostro
pronunciato delle parole da tenere a mente. Il
credo.
suo discorso era composto da due sole frasi: “Vorrei sapere se è mai esistita nella storia una
In occasione del ventesimo anniversario
nazione che abbia aiutato in modo altruista una
dell’apertura delle frontiere saluto tutti con
nazione più grande e più prosperosa, assumendo
immenso affetto.
nello stesso tempo un serio rischio. L’unica spiegazione plausibile è che gli ungheresi hanno un cuore enorme.” In occasione del ventesimo anniversario dell’apertura delle frontiere e della fondazione del Servizio di Carità Maltese in Ungheria il messaggio della ventenne “Malta” è: il cuore più grande ce l’ha l’Ungheria! I nostri programmi, i nostri interventi di soccorso per aiutare le vittime di catastrofi nazionali ed internazionali, hanno incontrato l’accordo e l’appoggio degli ungheresi (persone private, imprese, enti). Abbiamo constatato che le persone sono sensibili ai messaggi sociali, sono aperte ad aiutare i bisognosi e sono disposte a collaborare per risolvere i problemi sociali. Nel ventesimo secolo l’umanità è stata colpita da eventi senza precedenti, che hanno avuto
55 Riccardo Ehrman
QUEL PRIMO ANNUNCIO
Riccardo Ehrman | Corrispondente per anni dalla sede dell’Agenzia Ansa di Berlino, il giornalista italiano Riccardo Ehrman è a buon titolo uno dei protagonisti dello sgretolamento definitivo del Muro, tanto che nell’ottobre 2008 la Repubblica Federale Tedesca lo ha insignito con la “Croce al merito” per il ruolo determinante nel processo di riunificazione tedesca: nella storica conferenza stampa del 9 novembre 1989 fu infatti Ehrman a porre la domanda che portò il mondo alla conoscenza della caduta del Muro. Un’ ora prima della conferenza stampa con il Ministro della Propaganda Günter Schabowski, il telefono squillò nell’ufficio di Riccardo Ehrman. Il giornalista riconobbe la voce all’altro capo del telefono: si trattava di Günter Pötschke, membro del Comitato Centrale della Sed. Fu proprio lui a consigliare ad Ehrman di porre a Schabowski una domanda sulla libertà di viaggio. Così, verso la fine della conferenza stampa, il giornalista italiano chiese al Ministro della Propaganda quando le restrizioni di viaggio sarebbero state tolte. «Anche subito», fu la risposta di Schabowski, che Ehrman rilanciò immediatamente via Ansa: «Un annuncio che equivale alla caduta del Muro di Berlino è stato dato questa sera dal governo». Pochi minuti dopo il Muro cominciava a sbriciolarsi ...
56 Io sono quel giornalista italiano - per la precisione fiorentino - corrispondente da Berlino dell’agenzia Ansa, che alla famosa conferenza stampa del 9 novembre 1989, che ebbe luogo nel centro stampa di Berlino Est, formulò la domanda in risposta alla quale il portavoce del politburo della RDT, Guenther Schabowski, annunciò la caduta del Muro. Sia ben chiaro che l’annuncio venne formulato
Queste “reiseregelungen” (detto in tedesco)
nel modo oscuro e complicato caro ai portavoce
equivalevano all’annuncio della caduta del
delle dittature comunista e che il romanziere
Muro. In sostanza egli aveva detto che qualsiasi
inglese George Orwell nel suo profetico “1984”
cittadino tedesco orientale poteva da quel
(scritto nel ’49) definiva “newspeak” cioè un
momento varcare i confini della RDT, compreso
linguaggio aperto a più interpretazioni.
- si noti bene - quelli di Berlino Ovest, per poter andare all’estero. Unico requisito: un
Schabowski disse più tardi che la mia
documento d’identità valido.
era stata una domanda “estremamente provocatoria, che l’aveva innervosito e spinto
Un annuncio rivoluzionario, fantastico: fino
e costretto” ad annunciare le nuove “regole
a quel momento qualsiasi espatrio, anche
di viaggio”, il cui testo aveva già in tasca.
nei paesi comunisti, era soggetto non solo al
57
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / I PROTAGONISTI
complicato rilascio di un passaporto, ma anche
orientale avrebbe dovuto essere il successore di
a quello - assai più difficile - di un visto di
Erich Honecker che da poco era stato destituito,
uscita sempre emesso con durata molto limitata.
ma alla fine aveva prevalso Egon Krenz, capo delle gioventù comunista, per il solo fatto che
Se si ricorda che il Muro di Berlino fu costruito
aveva maggiore anzianità nel politburo. Sono
nel 1961, con il preciso scopo di impedire
convinto che con Schabowski al vertice, lo
agli sfortunati tedeschi orientali di passare ad
stato tedesco orientale non si sarebbe disciolto
Ovest, era evidente che l’apertura delle frontiere
tanto pacificamente, con l’inevitabile risultato
equivaleva all’annuncio della caduta dello
di procrastinare la trionfale riunificazione della
stesso Muro. In quel momento era cambiato il
Germania. So per certo, infatti, che egli era
mondo, ma ingannati dal tono frettolosamente
del tutto contrario alla “unione monetaria”
burocratico di Schabowski quasi nessuno lo
tra il debolissimo marco tedesco orientale
comprese.
e il formidabile “Deutschemark”, sigillata poche settimane dopo la conferenza stampa
Il fatto incredibilmente sorprendente fu
e che significò la effettiva fine della seconda
che, dopo le parole di Schabowski, solo due
Germania.
persone - io e il diplomatico tedesco occidentale Eberhard Grasshoff - abbandonarono la sala
Oscar Wilde diceva che la vita è un brutto
per precipitarsi a telefonare. Questo fece sì
quarto d’ora con pochi buoni momenti. Ebbene,
che l’ANSA ebbe un incredibile vantaggio di
per quanto mi riguarda, posso dire che la
37 minuti sulle altre agenzie. Solo trascorso
conferenza stampa del 9 novembre 1989 e
quel tempo - e vedendo le notizie dell’agenzia
subito dopo la caduta del Muro, sono stati i
italiana - nelle redazioni di tutto il mondo si
migliori momenti - i più emozionanti in assoluto
cominciò seriamente a sospettare che qualcosa
- della mia vita.
di grosso stava succedendo a Berlino. Solo il cancelliere tedesco Helmut Kohl, che si trovava in visita ufficiale a Varsavia, fu informato tempestivamente e piantò tutto per tornare a casa. Schabowski, lui stesso un buon giornalista prima di trasformarsi in un arrogante e onnipotente leader tedesco orientale, certo sapeva perfettamente il significato estremo del suo annuncio e, proprio per questo, aveva tergiversato fino alla fine della conferenza stampa prima di leggerlo. C’è da chiedersi se poi l’avrebbe fatto se non ci fosse stata la mia domanda… Se non l’avesse fatto, la RDT, e il Muro, avrebbero potuto durare qualche giorno o settimana in più. Questo grande capo tedesco
58
2008 . Non essere, progetto Hamlet’s Portraits
60
PROVE D’EUROPA
LE RIFLESSIONI
Lucio Caracciolo Marcello Veneziani Gianni Bisiach Predrag Matvejevic’ Sergio Romano Toni Capuozzo Piero Badaloni Giorgio Pressburger Roberto Collini Andrea Filippi Paolo Possamai Alfonso Di Leva
62 Lucio Caracciolo
QUEL MURO NON DISPIACEVA AGLI EUROPEI
Lucio Caracciolo
| Giornalista, dirige la rivista italiana di geopolitica “Limes”. Scrive editoriali e commenti di politica estera per il Gruppo Editoriale L’Espresso ed ha pubblicato vari saggi di storia contemporanea, tra i quali ricordiamo “Terra incognita. Le radici geopolitiche della crisi italiana” (Laterza 2001); “Dialogo intorno all’Europa” (Laterza 2002); “Il resto è politologia“ (con Marco Alloni, ADV Advertising Company, 2009).
63
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
Il giorno dopo la caduta del Muro, mi trovavo a partecipare a Roma a un convegno di germanisti italiani e tedeschi. L’impressione, l’emozione erano enormi. Ma quasi tutti i convegnisti dettero di quell’evento un’interpretazione presto smentita dalla storia. Si trattava – secondo costoro – di una geniale
dei dissidenti tedesco-orientali alla fine degli
mossa del governo di Berlino Est, destinata
anni Ottanta, nell’atmosfera della perestrojka e
ad allentare la pressione popolare sul regime
della Gorbymania. Ancora pochi giorni prima
e a ristabilizzare la Repubblica Democratica
dell’apertura delle frontiere, questa tesi era
Tedesca.
risuonata in grandi manifestazioni di massa che avevano agitato le piazze della Germania
Non si trattava di un semplice per quanto
comunista.
clamoroso errore di valutazione. Molto di più, esso esprimeva l’aria del tempo, almeno
Anche in Europa occidentale l’idea che il tempo
fra gli intellettuali europei, alcuni tedeschi
della divisione della Germania fosse scaduto
inclusi. Per i quali l’impero sovietico, e quindi
appariva minoritaria. E lo restò ancora per
il suo avamposto occidentale, non era ancora
qualche mese, dopo quella fatidica notte di
al capolinea. Anzi. Disponeva di risorse tali
novembre. In diversi casi, più che di un’analisi
da consentirgli un orizzonte di speranza, di
si trattava di una speranza. Specie nel campo
riforma. Idea condivisa anche da buona parte
della socialdemocrazia e della sinistra europea
64 in genere, che interpretava la sempre più visibile
Fra gli avversari della riunificazione tedesca
disintegrazione dei regimi satelliti di Mosca
c’erano - al momento in cui la frontiera fra le
in Europa centrale e orientale come premessa
due Berlino s’apriva, in un’orgia di tedeschi
di un nuovo riformismo, non certo del trionfo
festanti - tutti i leader delle principali potenze
del capitalismo e della liberaldemocrazia
europee. François Mitterrand era più che
senza aggettivi. Persino alla vigilia delle
preoccupato, tanto da compiere in dicembre la
elezioni tedesche che l’anno successivo per la
prima e unica visita di Stato di un presidente
prima volta coinvolsero i cittadini originari
francese nella Repubblica Democratica Tedesca,
della Repubblica Federale e quelli appena
tanto per chiarire che per Parigi quello restava
integrati in quanto ex sudditi della Rdt, alcuni
uno Stato sovrano a tutti gli effetti. A Londra,
analisti scommettevano sull’affermazione della
Margaret Thatcher riscopriva la paura degli
socialdemocrazia. Tanto più, si ricordava, che
“unni” e convocava nella sua residenza di
la SPD aveva storicamente le sue roccaforti
campagna di Chequers un seminario di
nell’ex Germania orientale (o meglio centrale,
augusti storici ed esperti della Germania,
visto che quella geograficamente orientale era
cui chiese inquieta se vi fosse da temere il
stata spartita nel 1945 tra Polonia e Unione
revanscismo della nuova leadership pantedesca
Sovietica). Invece vinse Kohl, confermato alla
in gestazione. Fra parentesi, molti di quegli
cancelleria in quanto protagonista coraggioso
intellettuali non esclusero affatto tale ipotesi,
della riunificazione nazionale.
connessa a un’interpretazione stereotipata dell’immutabilità del “carattere nazionale”
Più in generale, quella rimozione iniziale del
germanico. A Roma, Giulio Andreotti aveva
significato del crollo del Muro esprimeva la
già pubblicamente comunicato, durante un
riluttanza, quando non l’avversione, degli
Festival dell’Unità del settembre 1984, che
europei occidentali alla fine della divisione
lui amava tanto la Germania da auspicare che
della Germania. L’ipotesi dell’integrazione
ce ne fossero sempre due (ciò che suscitò la
immediata dei sedici milioni di tedeschi dell’Est
dura reazione diplomatica di Bonn e l’estasi
nel corpo della Repubblica Federale era vista
dei capi della Rdt). Non diverse le sensazioni
come il prodromo della Grande Germania. Ossia
di Felipe Gonzalez, a Madrid, e di altri leader
della rinascita di una potenza visceralmente
euroccidentali.
imperialista e militarista nel centro del nostro continente. Dunque, l’annuncio di una nuova
Insomma, il braccio europeo della Nato non
guerra mondiale. Alcuni, fra i quali un ministro
voleva la riunificazione della Germania. E fece
britannico costretto alle dimissioni, parlavano di
di tutto, finché possibile, per ritardarla se non
“Quarto Reich” alle porte. Altri lo pensavano o
rinviarla alle calende greche. Opinione peraltro
lo suggerivano in privato.
condivisa da un numero non indifferente di
65
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
tedeschi, e non solo da dirigenti e funzionari
inarrestabile. Nel giro di pochi mesi quel regime
della nomenklatura comunista che aveva
si avvitava su se stesso e la Rdt era di fatto
gestito la Repubblica Democratica Tedesca per
annessa dalla Bundesrepublik.
quarant’anni. Molti socialdemocratici e alcuni democristiani tedesco-occidentali, tra cui lo
Poteva essere arrestato, o almeno ritardato, quel
stesso cancelliere Kohl, pensavano inizialmente,
processo? La questione è ovviamente oziosa. Ma
almeno nelle prime settimane successive alla
evocarla serve a ricordarci che la riunificazione
caduta del Muro, a una sorta di confederazione
tedesca, celebrata nemmeno un anno dopo
fra le due Germanie. La Rdt avrebbe conservato
il crollo del Muro, fu subìta dall’Europa
ancora per molti anni la propria sovranità,
occidentale, e dalla grande maggioranza dei
finché non fossero maturate le condizioni esterne
paesi dell’Alleanza atlantica. Per i quali,
e interne per riportare tutti i tedeschi sotto lo
evidentemente, il pareggio (lo status quo) era
stesso tetto.
meglio della vittoria (la scomparsa del Nemico).
L’unico fra i grandi leader occidentali a capire che il tempo era scaduto e che nessuno avrebbe mai potuto rivitalizzare il regime di Berlino Est fu George Bush. Il quale, contro il parere di alcuni consiglieri e del suo principale alleato – il premier britannico – volle giocare subito la carta delle riunificazione tedesca. La sua idea era che la breccia non del tutto consapevolmente aperta da Gorbaciov nel Patto di Varsavia e nella stessa Urss andava allargata e sfruttata per consentire all’Europa succube di Mosca di emanciparsi dai russi prima che questi cambiassero registro e decidessero di azzardare una controffensiva (effettivamente tentata, con esiti disastrosi, da alcuni dirigenti sovietici nell’estate 1991). Su tale linea si schierò, dal dicembre 1989, anche Kohl. E siccome Gorbaciov non aveva né i mezzi né la fantasia per reagire, e i dirigenti della Rdt erano impegnati a salvar se stessi e le proprie famiglie, il processo di disgregazione della Germania comunista divenne presto
66 Marcello Veneziani
L’AMBIGUA LETTURA DEL MURO CROLLATO
Marcello Veneziani | Marcello Veneziani è giornalista, scrittore, studioso di filosofia. Come giornalista ha iniziato nella redazione barese del quotidiano Il Tempo, per poi passare a Il Giornale d’Italia. È stato fondatore dei settimanali L’Italia settimanale e Lo Stato, direttore editoriale della rivista Il Borghese, editorialista per Il Messaggero, Il Giornale e Libero. E’ autore di numerosi saggi e pubblicazioni: fra le sue ultime opere “Sud. Un viaggio civile e sentimentale” (Mondadori, 2009) e “Rovesciare il ’68. Pensieri contromano su quarant’anni di conformismo di massa” (Mondadori, 2008).
67
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
Il Muro ha due versanti, due punti di osservazione, uno al di qua e l’altro al di là. Un Muro abbattuto dovrebbe al contrario unificare le vedute, sgombrate le macerie. La caduta del Muro di Berlino ha invece generato, al di là del senso comune, due punti di osservazione divergenti. Quando è crollato è stato possibile affermare
del Muro. Negli anni Novanta la parola globale
due cose opposte: non ci sono più barriere, si
diventò ossessiva, e si coniugava sempre alla
va verso la società globale e l’ordine mondiale
caduta del Muro e di conseguenza del regime
a una dimensione. Ma si è detto anche il suo
sovietico. Ma da allora in poi si parlò pure di
contrario: rinasce la Germania, riprendono
leadership europea della Germania, si parlò di
quota le identità nazionali e territoriali,
nuovi nazionalismi rinati all’est sulle rovine del
finiscono i blocchi ideologici e artificiali e
comunismo, risorsero le piccole patrie; perfino
risorgono gli stati nazionali, figli della storia,
da noi, il patriottismo locale trovò nella Lega il
della lingua, delle tradizioni. La caduta del
suo vettore.
Muro ha avviato o galvanizzato ambo i processi. Da allora in poi si è parlato di globalizzazione.
Su quell’ambiguità fu fondato il processo di
In quei giorni pubblicai un libro, Processo
unificazione europea che prese le mosse proprio
all’Occidente, dedicato –come scrivevo nel
dalla caduta del Muro. Infatti l’Europa unita
sottotitolo – alla società globale e i suoi nemici.
conserva alle sue origini due letture opposte:
Che prendeva le mosse proprio dalla caduta
può essere intesa come la dis-integrazione
68
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
degli stati nazionali e il gradino verso la società
aveva come imbalsamato tracce di Prussia e
globale e lo stato mondiale. E può essere intesa
persino di Terzo Reich, mentre la Germania
all’opposto come Europa delle patrie, come
Ovest si era americanizzata e modernizzata più
la concepì De Gaulle, ovvero come argine e
velocemente.
risposta alla globalizzazione e come rinascita della civiltà europea e della geopolitica.
La caduta del Muro di Berlino fu comunque
Dagli Stati Uniti giunsero due teorici a
un crollo salutare per l’umanità, a differenza
legittimare entrambi i processi. Francis
dell’altro crollo di dodici anni dopo, le due
Fukuyama parlò di fine della storia con
torri a New York. Il terzo millennio non è nato
la caduta del Muro di Berlino e Samuel
su atti di fondazione ma su due distruzioni.
Hungtinton al contrario vide rinascere sulla
Poi ci chiediamo perché prevale la tentazione
caduta dei due blocchi contrapposti, le differenti
dissolutiva…
civiltà e il loro scontro. Di quel Muro caduto conservo un’immagine riflessa: quella di Ernst Junger, il grande scrittore tedesco quasi centenario, grande soldato che aveva vissuto e descritto nei suoi diari il crollo della Germania, che riceve in diretta una telefonata dei suoi pronipoti mentre danzano sulle rovine del Muro. Il suo fiero carattere di antico prussiano non seppe trattenere in quell’occasione una pur composta emozione ed una sofferta euforia perché una tragedia finiva e la linea finalmente era attraversata, per dirla col suo linguaggio di militare e sismografo del nichilismo. Del resto, Junger aveva scritto “Al muro del tempo” (uscito in Italia pochi anni dopo l’edificazione del Muro, tradotto da Evola per le edizioni Volpe) in cui mostrava che non solo i muri spaziali ma anche i muri temporali possono essere abbattuti e varcati. In effetti unificandosi, le due Germanie abbatterono anche il muro del tempo, perché il tempo vissuto nella Germania est non ero lo stesso della sorella occidentale. La Germania Orientale era anacronistica rispetto a quella Occidentale, il comunismo
69
2008 . Three Duets
70 Gianni Bisiach
LA SVOLTA DI GORBACHEV
Gianni Bisiach | Giornalista e regista, ha vinto il premio Mondiale della Televisione (Londra 1963) con l’inchiesta sulla mafia Rapporto da Corleone. Ha ottenuto, insieme a Federico Fellini e Luchino Visconti, il premio internazionale Spoleto Cinema 1970 con il film I due Kennedy, nel quale ha indicato i nomi dei responsabili dell’assassinio di Dallas, confermati nel 1979 dalla Commissione Speciale della Camera dei Rappresentanti di Washington. Nel 1979 divenne capostruttura di Radio Uno, e ideò il fortunato programma Radio anch’io, che raggiunse 4 milioni di ascoltatori e da allora si è succeduto attraverso numerose edizioni. Da molti anni conduce per la RAI il programma Un minuto di storia, in cui racconta ogni giorno un evento accaduto proprio in quella data.
71
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
Ho un ricordo “forte” sulla caduta del Muro di Berlino, legato a Michail Gorbachev, che ho conosciuto in quegli anni, nel corso della registrazione di un mio programma televisivo sull’assedio di Leningrado. A Gorbachev dobbiamo molto per l’opera che ha svolta in favore della pace nel mondo. Segretario del PCUS dal 1985, ha avviato
Orientale che, nel 1989 porterà alla caduta
l’uscita dal lungo periodo della guerra fredda (e
del governo Honecker e, il 9 novembre, alla
dell’equilibrio del terrore) stabilendo rapporti
riapertura delle frontiere con la RFT e quindi
di personale amicizia con Margareth Thatcher
alla caduta del Muro.
in Inghilterra, ma soprattutto col presidente americano Ronald Reagan. Con Reagan,
Per questo, nel 1990, Michail Gorbachev
firmò, nel 1987 a Washington, l’accordo
ottenne il Nobel per la pace. Ma dopo il golpe
sugli euromissili, che poi portò alla riduzione
del 1991 dovette lasciare il potere. L’assedio
bilanciata degli arsenali nucleari mondiali.
di Leningrado, che io ricordai in una puntata della mia serie “Grandi battaglie”, è un
Nel 1988 Gorbachev abolì la “dottrina
episodio particolarmente drammatico della
Breznev” sulla sovranità limitata, decise
Seconda Guerra Mondiale, perché coinvolse
l’uscita dall’Afghanistan e il ritiro delle truppe
tutta la popolazione civile di quella città
sovietiche dall’Ungheria e dalla Germania
e produsse oltre settecentomila morti. Nel
72
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
ricordare quell’episodio Gorbachev si commosse
problemi perché la seconda Guerra mondiale
in modo particolare. Naturalmente, per
è ormai lontana nel nostro ricordo. E qui,
quanto riguarda l’Unione Sovietica bisogna
tornando alla caduta del Muro di Berlino e
considerare separatamente il periodo della
successivamente alla salita al potere di una
guerra, da un lato, e dall’altro quello del
nuova generazione, osservo che certamente
dopoguerra con la cosiddetta ‘Guerra fredda’.
Gorbachev avrebbe portato avanti una politica
Da questo punto di vista i due personaggi che
di amicizia con gli Stati Uniti, mentre i suoi
più contribuirono a superare lo scontro fra
successori sono progressivamente tornati
Unione Sovietica e mondo occidentale sono stati
alla precedente politica di scontro fra le due
sicuramente Krusciov e Gorbachev. Fu proprio
superpotenze che oggi sembra un po’ oscurare il
quest’ultimo, in particolare, a rendersi conto
ventesimo anniversario della caduta del Muro di
che era necessario superare la contrapposizione
Berlino.
strategica dei due emisferi che per tanti anni ha mantenuto il mondo sull’orlo della terza Guerra
Di questo Gorbachev mi ha parlato con
mondiale.
preoccupazione sino da allora.
Da questo punto di vista dobbiamo ricordare che in America e in Russia stavano governando, in quel periodo, uomini che avevano vissuto la tragica esperienza della seconda Guerra Mondiale e soprattutto il trauma di Hiroshima e Nagasaki, le due città giapponesi che furono spazzate via dalle bombe atomiche: il mondo intero comprese da quegli eventi che una terza guerra mondiale con l’uso della armi nucleari sarebbe stata l’ultima guerra, perché avrebbe portato alla distruzione dell’intera umanità. Negli anni successivi la costruzione delle bombe all’idrogeno, mille volte più potenti di quelle usate sul Giappone, e l’immagazzinamento di ventiquattromila testate nucleari in America contro le ventiquattromila sovietiche, resero potenzialmente possibile la distruzione dell’intera superficie del pianeta, e quindi la scomparsa del genere umano. Oggi la generazione che detiene il potere nel mondo non è forse altrettanto sensibile a questi
73
2001 . Marionette di Podrecca
74 Predrag Matvejevic’
UN MONDO “EX”
Predrag Matvejevic’ | Scrittore e saggista, è nato a Mostar nel 1932 da padre russo e madre croata della BosniaErzegovina. Professore all’Università di Zagabria e poi alla Sorbona a Parigi, insegna attualmente letterature slave all’Università La Sapienza di Roma. Dopo la “caduta del Muro”, si è opposto a tutti le moderne “democrature”, ossia, come egli stesso li definisce, i nuovi regimi instauratisi in alcuni paesi dell’Est. Tra le sue opere Breviario mediterraneo (Garzanti, Milano 1991); Epistolario dell’altra Europa (Garzanti, Milano 1992); Ex Jugoslavia. Diario di una guerra (Magma, Milano 1995); Il Mediterraneo e l’Europa (Garzanti, Milano 1998); I signori della guerra (Garzanti, Milano 1999); Un’Europa maledetta (Baldini e Castoldi, Milano 2005).
75
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
Fino a qualche tempo fa osservavamo in primo luogo l’EST europeo e un sistema sociale che crollava in questa parte della pianeta. Da meno di un anno fa, nel 2008 - 2009, non guardiamo solo in questa direzione. I nostri sguardi s’incrociano e si perdono in lontananza, creando una paura quasi universale. Essa sembra unirci più di una globalizzazione
ex‑dissidenze ed ex-opposizioni. Era legittimo
che cercava, a modo suo, di “avvicinarci” gli uni
domandarsi cosa significasse, in realtà, essere o
agli altri. Oggi, quasi tutto il mondo diventa più
dirsi «ex».
o meno “ex”. L’unisce la nostra inquietudine.
Essere stato cittadino di un’ex‑Europa più o meno affrancata, di una ex‑Unione
La caduta del Muro di Berlino e la fine della
Sovietica disgregata, di una ex‑Iugoslavia
guerra fredda hanno visto una parte del mondo
distrutta? Essere diventato un ex‑socialista
vivere un’esistenza in qualche modo postuma:
o ex‑comunista, ex‑tedesco dell’Est, ex-
un ex‑impero, numerosi ex‑stati ed ex‑patti
cecoslovacco - ciò è solo ceco o solo slovacco,
tra stati, tante ex‑società ed ex‑ideologie,
membro di un ex‑partito o partigiano di un
ex‑cittadinanze ed ex‑appartenenze, e anche
ex-movimento?
76 sappiamo che lo statuto di «ex» è più grave di L’Est non aveva diritto esclusivo sullo statuto
quanto non sembri a tutta prima: quell’«ex» è
di «ex». In Occidente e altrove, si conoscono
visto e vissuto come un marchio, talvolta come
bene degli ex‑stalinisti, degli ex‑colonialisti,
delle stimmate. E’ di volta in volta un legame,
degli ex-sessantottini (tanti, dappertutto), tutta
involontario, o una rottura, voluta. Può trattarsi
una ex‑sinistra diventata nuova destra, una
di un rapporto ambiguo, quanto di una qualità
vecchia destra convertita al «neo liberalismo»,
ambivalente. Essere «ex» è, da una parte,
una ex‑democrazia cristiana suddivisa tra
avere uno statuto mal determinato e, dall’altra,
destra e sinistra, che ha talvolta impoverito
provare un sentimento di disagio.
il cristianesimo senza arricchire per contro la democrazia; una ex‑socialdemocrazia
Tutto ciò concerne tanto gli individui che la
imbastardita sulla quale si sono innestati
collettività, tanto la loro identità quanto le
alcuni ex-progressisti pentiti; un ex‑socialismo
modalità della loro esistenza: una specie di
occidentale che si è tagliato via dalle sue stesse
ex‑istanza, a un tempo retroattiva e attuale.
radici, un ex-franchismo o un ex salazarismo diventati “europeisti”. Probabilmente, domani
Il fenomeno è nello stesso tempo politico (o
si parlerà di una ex Unione Europea che
geopolitico se si preferisce), sociale, spaziale,
avrebbe rinnegato un vecchio continente inerte
psicologico. Pone più di una questione morale e
ed indeciso, colpevole per molti motivi. C’è un
mette in causa una morale precedente.
odore di ancien régime attorno a noi, odore d’infezione o di avaria. La morale sembra
Non si nasce «ex», lo si diventa. Tanti
si adatti alle mille e una maniera di voltare
rinnegamenti, rimaneggiamenti del passato o
gabbana, pronta a considerare qualsiasi rigore
del presente sono in atto, auto-giustificazioni
come una sopravvivenza.
o aggiustamenti di percorso, fughe in avanti o all’indietro, modi di rifare o di disfare, se non la
Siamo anche testimoni di tante cose inattese
propria vita, almeno il nostro sguardo sulla vita.
e sorprendenti: quasi nessuno pensava che il “capitalismo finanziario” potesse fare tanto
Lo choc per quanto è accaduto e sta accadendo
male al capitalismo stesso, metterlo in questione
sembra tanto violento quanto imprevisto.
in questo modo. Si pensava - e si prevedeva una volta - che la lotta di classe facesse questo
Le transizioni, per quanto male assicurate
lavoro, radicalmente. Tanti di noi erano ingenui.
all’Est, prevalgono ancora sulle trasformazioni.
La “crisi” che stiamo vivendo non permette
L’Occidente guarda innanzi tutto affari suoi.
più ipotesi scolastiche o riferimenti partitici.
La democrazia proclamata in vari Paesi del
Dobbiamo viverla, non tutti nello stesso modo,
mondo appare più spesso con le caratteristiche
ma coinvolti spesso malgrado noi stessi.
di una democratura (ho coniato questo termine all’inizio degli anni 90 del secolo scorso per
Dalla nostra esperienza precedente (penso a noi
definire un ibrido tra democrazia e dittatura,
che abbiamo vissuto nell’ ex Europa dell’Est),
non solo nei paesi detti dell’Est). Un populismo
77
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
penoso è sempre stato pronto a sostenere quasi
di sottoporre la lunga durata, come faceva la
tutti i regimi dubbiosi. La laicità è stata poco
precedente, al vaglio degli avvenimenti. La
popolare in gran parte dell’Est e dell’Occidente,
vecchia università non è riuscita a riformarsi.
senza parlare del cosiddetto “Terzo mondo”. Il «giocattolo nazionale» non ha mai perso
L’invocazione dell’«immaginazione al potere» è
la sua attrattiva. La cultura nazionale si
già da tempo dimenticata. Tutta una ex‑cultura
converte facilmente in ideologia della nazione
non riusciva, se non con gravi difficoltà, a
e sbocca spesso su progetti nazionalisti. L’idea
impadronirsi in un modo giusto e utile di quelle
di emancipazione scompare dall’orizzonte,
innovazioni che erano offerte o richieste non
“invecchiata” o “utopica”. I nostri discorsi sono
solo dalla tecnologia.
quasi inevitabilmente sfasati, il loro centro di gravità sembra spostato.
Le alternative non sono state create ne’ dalla destra ne’ - ahimè! - dalla sinistra. Cerchiamo
Il mondo «ex» è pieno di eredi senza eredità,
almeno di superare la paura. So che questo
di svariate mitologie che si escludono
slogan sembra troppo modesto, ma non ne vedo
reciprocamente: riedizioni del passato e del
un altro più affidabile.
presente, immagini disparate e rimesse insieme alla leggera, schermi frapposti in fretta o griglie di lettura mal applicate, paradigmi messi in questione dalla loro stessa defiizione. Le utopie e i messianesimi si vedono sistemati tra gli accessori di un passato irrecuperabile. Un aggiornamento della fede e della morale non sembra essere perseguito che in ambienti limitati ed occasionalmente. Fino a poco tempo fa un post‑modernismo cercava, senza troppa fortuna, di imporsi sull’arte e sul pensiero per rimpiazzare ciò che nell’epoca precedente era stato acclamato come «moderno»: un ex‑modernismo criticabile, certamente, ma non insignificante. Le avanguardie, che hanno proclamato e svolto i loro ruoli sono ormai «classificate». Le fonti della grande letteratura, generatrice di simboli, sembrano esaurite. Forme di decostruzione tendevano a sostituirsi a sintesi poco soddisfacenti. Una nuova storia rifiutava
78 Sergio Romano
MA IL “TERREMOTO” CONTINUA
Sergio Romano
| Editorialista del Corriere della Sera, ha lavorato come giornalista a Milano, Parigi, Londra e Vienna e ha iniziato la carriera diplomatica nel 1954. È stato direttore generale degli Affari Culturali del Ministero degli Esteri (1977-1983), rappresentante alla NATO (1983-85); dal settembre 1985 è stato ambasciatore a Mosca, durante i cruciali anni della perestrojka, fino al momento in cui si è dimesso dalla carriera diplomatica, nel marzo 1989. Ha insegnato nelle università di Firenze, Sassari, Pavia, Berkeley e Harvard. Dal 1992 al 1998 è stato professore di Storia delle relazioni internazionali alla Bocconi di Milano. I suoi ultimi libri sono: “Con gli occhi dell’Islam (Longanesi 2007) e “Storia di Francia dalla Comune a Sarkozy” (Longanesi 2009).
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MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
Il Terzo dopoguerra, come fu chiamato il periodo aperto dal crollo del Muro di Berlino e dal collasso dell’Urss, può essere diviso in due fasi di lunghezza pressoché eguale. La prima fu quella che i geologi definiscono
collasso dello Stato sovietico stava provocando
la fase delle scosse di assestamento: una lunga
un fenomeno non troppo diverso, sul piano
serie di crisi statuali, guerre civili e guerre di
quantitativo, da quello che si era prodotto
secessione che agitarono sino alla fine degli anni
alla fine della Seconda guerra mondiale
Novanta tutti i paesi del comunismo europeo.
quando dodici milioni di tedeschi fuggirono o
La Cecoslovacchia si ruppe dolcemente,
furono cacciati dai territori orientali del Terzo
come se il confine tra le terre dell’impero
Reich, dalla Polonia, dal Sudenland, dalla
d’Austria e quelle del regno d’Ungheria fosse
Transilvania. Ma i “flüchtlinge”, in questo caso,
soltanto una fragile cucitura, mal imbastita
erano soprattutto russi, spinti dalle circostanze
dai sarti di Versailles. La Jugoslavia si ruppe
ad abbandonare il Baltico, il Caucaso, il Caspio
sanguinosamente, in parte lungo i confini
e l’Asia centrale.
tracciati dal maresciallo Tito alla fine della
Seconda guerra mondiale, in parte lungo quelli
Il processo d’assestamento terminò alla fine
etnico-religiosi che attraversavano la Bosnia e la
degli anni Novanta quando la terra si stancò
Serbia.
di tremare. Ma era cominciato nel frattempo
un altro terremoto: la distruzione dei pilastri
Le scosse più lunghe e i traumi maggiori
dell’economia dirigista in tutti i paesi del
sconvolsero l’Unione Sovietica. L’opinione
blocco comunista. Mentre l’Europa occidentale
pubblica occidentale ebbe qualche notizia di
avanzava verso l’integrazione economica con la
prima mano sulla guerra cecena del 1994-1996,
creazione di un mercato unico e di una moneta
ma quasi non si accorse di ciò che accadde nei
comune, l’Europa centro-orientale smantellava
territori al di là del Dnienster tra Moldavia
i gosplan, i kombinat, i kolchoz, i sovchoz e il
l’Ucraina, nel Nagorno-Karabach, nell’Ossezia
gigantesco arsenale dell’economia di comando.
del Sud, in Abkhazia e in alcune repubbliche
Malauguratamente la ricostruzione avvenne con
dell’Asia Centrale. Non capì, ad esempio, che il
le ricette altrettanto ideologiche del teologi del
80
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
liberismo e del Fondo monetario internazionale.
con un po’ di retorica, ha definito una nuova
Il risultato delle privatizzazioni a passo di carica
guerra fredda fra la Russia e l’Occidente
fu la nascita in pochi anni di una oligarchia economica che si appropriò delle risorse naturali
Mentre Bush tentava la creazione di un nuovo
del proprio paese e fece un uso banditesco della
ordine mondiale guidato da Washington, la
sua colossale ricchezza.
Federal Reserve di Alan Greenspan concepiva ed esportava nel mondo il modello finanziario
La seconda fase cominciò agli inizi del nuovo
che avrebbe permesso agli americani di
secolo. Dopo la presidenza sostanzialmente
consumare ricchezza non ancora prodotta
cauta e temporeggiatrice di Bill Clinton, la
e di scaricare i propri debiti sulle spalle di
Casa Bianca di George W. Bush decise che
risparmiatori e investitori stranieri, soprattutto
era arrivato il momento di rifare il mondo
cinesi. Come tutte le piramidi anche questa
a immagine e somiglianza degli Stati Uniti.
era visibilmente destinata a crollare. Ma dalla
L’islamismo radicale (un fenomeno che era
bolla olandese dei papaveri ai nostri giorni,
andato progressivamente crescendo negli
l’ingordigia prevale spesso sulla saggezza.
anni precedenti) offrì l’occasione che i neoconservatori avevano atteso e preparato.
Il secondo decennio dopo la caduta del Muro termina così con nuovi terremoti. L’edificio
L’assalto alle torri gemelle ebbe la funzione del
investito dalle scosse, in questo caso, è quello
colpo di pistola di Sarajevo: la miccia necessaria
dell’autorità e del prestigio degli Stati Uniti nel
al lavoro degli incendiari.
mondo. E anche in questo caso, come dopo il crollo dell’Urss, vi saranno ricadute politiche
Dopo la guerra afghana (una sorta di ouverture
incalcolabili e imprevedibili. Speriamo che
o prologo) il primo atto andò in scena in
il nuovo inquilino della Casa Bianca ne sia
Iraq perché Saddam Hussein era il più
consapevole.
congeniale dei “bad guys” offerti dal mercato internazionale. Ma la strategia di Bush aveva obiettivi più ambiziosi fra cui il rovesciamento del regime iraniano, la trasformazione politica dell’intera area medio-orientale, la riduzione all’obbedienza della Corea del Nord. La macchina s’inceppò a Baghdad, ma questo non impedì Bush di spostare l’azione in Europa dove la Nato partì alla conquista dell’Europa centro-orientale e di alcune fra le più importanti repubbliche dell’ex Unione Sovietica. Il risultato fu il conflitto georgiano e quella che qualcuno,
81
2003 . Per la dolce memoria di quel giorno
2009 . Nervi - Il corpo eroico
82 Toni Capuozzo
1989, RICOMINCIA LA STORIA
Toni Capuozzo | Vicedirettore del TG5, dal 2001 cura e conduce Terra!, il settimanale della testata. Negli anni ’80 ha scrtto per Reporter, Panorama Mese ed Epoca. E’ approdato alla tv con inchieste e approfondimenti su un tema spinoso come quello della mafia, di cui si è occupato per Mixer di Giovanni Minoli. Il suo approdo finale è stato la tv, nelle testate di Mediaset (TG4, TG5, Studio Aperto e L’istruttoria), per le quali ha lavorato come inviato di guerra. Ha scritto diversi libri, e ha vinto il Premio Ilaria Alpi come inviato di guerra, il Saint Vincent per il servizio dedicato al dramma delle foibe, l’Ernest Hemingway e il premio “Cinque stelle per il giornalismo”.
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
83
A volte la Storia, e le emozioni che solleva, è contraddetta da piccole vicende personali, che insidiano il senso di essere parte di un grande avvenimento, sia pure come testimone distante, e macchiano di meschinità le frasi di rito: “io c’ero..”, “mi ricordo bene …” A me successe con la caduta del Muro di
mesi e perfino nei giorni in cui l’Est europeo era
Berlino. Ero trattenuto in Italia da una colla-
come un domino impazzito. Scrivevo e riscrive-
borazione editoriale: mi ero assunto il compito
vo, inviavo bozze e subito dopo telefonavo di-
di “revisionare” alcuni testi di geografia per un
cendo di considerarle decadute, e di aspettarse-
editore di libri scolastici. La revisione di un testo
ne di nuove. E così assistevo a quello che stava
che manterrà i nomi degli autori è un’operazio-
succedendo con un sentimento misto di gioia - il
ne complessa, qualcosa di più di un semplice
mondo cambiava in meglio - e di disappun-
aggiornamento. Nel mio caso lo era ancora di
to, perché sapevo che avrei dovuto riscrivere
più, perché l’editore aveva assegnato il compito
qualche capitolo un’altra volta. Ma per il resto,
a me, che non sono un docente o un geografo di
fui uno spettatore normale: come non si poteva
professione, per sveltire quel testo, per renderlo
essere felici, ed essere consapevoli della portata
di più agevole e curiosa lettura per i ragaz-
di quanto stava avvenendo, davanti a un’Eu-
zi. Terminai nell’estate il volume riguardante
ropa finalmente non più spezzata, davanti al
l’Italia, e incominciai un po’ a ritroso quello
ritorno della democrazia per popoli che a lungo
riguardante l’Europa e i continenti extraeuropei,
avevano vissuto in un mondo a parte, davanti
completando Asia e Oceania, Africa e Americhe
allo sgretolarsi inesorabile del “nemico” – certo,
prima di chiudere con il mio proprio continente.
non lo era per tutti, neanche e forse soprattutto
E il destino volle che lo affrontassi proprio nei
nell’Europa libera – che aveva condizionato la
84
2009 . Sutra
85
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
nostra vita, che aveva dettato le trame di mezzo
vano banconote da gioco Monopoli, e atlete
secolo di conflitti combattuti nel terzo mondo, e
mascoline e agenti segreti temibili. Finiva la
determinato il clima di una guerra senza sangue
solitudine della vetrina dell’Occidente, soccorsa
che avevamo finito per chiamare, appunto,
da un ponte aereo, e confortata da quel discorso
guerra fredda ? Qualche osservatore più entu-
incancellabile di John Fitzgerald Kennedy: “Io
siasta di altri parlò addirittura di “fine della
sono un berlinese”. Finivano le fughe riuscite e
storia”. Se la storia era stata il duello tra due
quelle fallite, e sapeva di morte più inutilmente
blocchi, la scomparsa di uno dei due non poteva
tragica la fine, sull’asfalto, dell’ultimo fuggiti-
voler dire che l’umanità, infine, avrebbe potuto
vo, appena la primavera precedente. Avevamo
dedicarsi, come un tutt’uno, allo sviluppo, alla
ragione di gioire. Eravamo illusi nel pensare che
ricerca scientifica, al debellare miseria e malat-
il fatto di voltare pagina ci aprisse un futuro
tie, alle scoperte spaziali e a tutto ciò che era
di ottimismo e serenità. Il mondo si è fatto più
stato finora segnato da ostilità destinate a svuo-
complicato, e quegli arsenali da guerra fredda
tarsi, a comparire. Ci sbagliavamo, e abbiamo
hanno lasciato il posto a guerre asimmetriche,
impiegato qualche anno ad accorgercene. Non
e ben più sporche e imprevedibili, e ai vecchi
ci bastò il sanguinoso decennio di dissoluzione
nemici di un tempo, impegnati in un duello con
della Jugoslavia a farci capire che il conflitto tra
regole condivise, tra contendenti che si temono
due superpotenze che tutto sommato condivide-
e si rispettano, si è sostituito uno scontro che
vano una razionalità fatta di buon senso - io non
non sappiamo bene come chiamare, che non
ti attaccherò perché se lo facessi ci distrugge-
abbiamo voluto e ci ritroviamo addosso così
remmo a vicenda - lasciava il posto a guerre più
indecifrabile che termini come “guerra fredda”
disordinate, più folli, segnate dai rancori etnici
o “Cortina di Ferro” mattono quasi tenerezza,
e religiosi, alla resa dei conti più indelebili degli
adesso, come iniquità di un tempo più facile.
odi ideologici. Forse è stato solo l’11 settembre
Non c’è da averne nostalgia, ma da avere la
delle due Torri a disilluderci definitivamente, a
consapevolezza amara che, finita una Storia, ne
farci capire che il vecchio equilibrio del terrore,
cominciava un’altra, come una sfida alla nostra
che in fondo aveva assicurato al mondo quasi
festa, giusta e ingenua, ai piedi del Muro che si
cinquant’anni di pace, era sostituito da un più
sbriciolava.
tenebroso terrorismo senza bandiere ideologiche, senza leader che sbattessero le scarpe sui seggi delle Nazioni Unite, senza eserciti di professione contrapposti, senza progetti di società contrapposti. A riguardare adesso quei giorni, e le feste e i violini ai piedi del Muro, e gli amici che te ne portavano in regalo un frammento colorato, sarebbe ingiusto rimproverarci quella gioia. Finiva una vergogna, e un’epoca cupa. Finiva quella che per noi era un curiosità, un viaggio in una metropolitana che si affacciava su un mondo altro, di Trabant e marchi che sembra-
86 Piero Badaloni
NOSTALGIA DEL MURO?
Piero Badaloni | Giornalista, scrittore e politico italiano, dal dicembre 2006 è direttore di Rai International. Ha iniziato la sua carriera giornalistica nel 1971 in Rai, occupandosi di reportage e di inchieste. Per i servizi sul terremoto in Irpinia divenne nel 1980 “Cronista dell’anno” dall’Unione nazionale cronisti italiani. In seguito si è proposto come autore e conduttore di molti programmi giornalistici, come Droga che fare, Italia Sera, Unomattina. Dal 1989 al 1991 ha condotto Piacere Rai Uno, affiancato da Simona Marchini e Toto Cutugno. Nel 1991 è diventato responsabile di Linea Notte. Tornato in Rai dopo alcuni anni di impegno politico ed istituzionale, è diventato corrispondente dapprima dalla sede di Parigi, poi di Bruxelles, infine di Berlino.
87
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
Era lungo 106 chilometri quel muro eretto nell’agosto del 1961 a Berlino, per fermare l’esodo incessante di tedeschi dall’est all’ovest. Ora ne è rimasto in piedi solo uno spezzone, poco più di mille metri, davanti al fiume che traversa la città, la Sprea. Il cemento armato è coperto da decine di
tedesca, ma per molti cittadini della ex DDR fu
affreschi allegorici dipinti dai giovani arrivati da
anche l’inizio di una grande illusione: quella di
tutto il mondo, quando il 9 novembre di venti
poter diventare finalmente, anche loro, cittadini
anni fà il muro crollò sotto i colpi di piccone
di serie A.
dei berlinesi, che non ne potevano più di quella
Un obiettivo che è stato realizzato solo in parte,
barriera della vergogna.
come ha sottolineato anche Gunter Grass, il
Nel frattempo erano morte 230 persone
premio Nobel della letteratura, nonostante
nel tentativo di scavalcarlo, eludendo la
da allora siano stati versati dalle casse dello
sorveglianza dei micidiali “vopos”, le guardie di
Stato federale a quelle dei Lander orientali
frontiera della ex Germania comunista.
più di 1500 miliardi di euro per ricostruire infrastrutture cadenti e rilanciare una economia
Quella notte fu un susseguirsi di canti e balli:
in dissesto.
attraverso la televisione, il mondo intero
Il divario fra Est ed Ovest resta ancora, nella
assistette a scene che fino a qualche giorno
testa e nelle tasche dei tedeschi orientali. A
prima era impensabile solo immaginare.
est, la gente lavora di più e guadagna di meno,
Appena undici mesi dopo, i due tronconi della
mentre la disoccupazione è a un livello due volte
Germania divisa dopo la guerra, si riunirono in
superiore a quella dell’Ovest.
un nuovo Stato: la capitale ritornò a Berlino.
Anche dall’altra parte del paese i cittadini si lamentano, ma per motivi opposti, cioè per lo
Il 9 novembre del 1989 rappresenta una data
scarso spirito di iniziativa dei loro connazionali
importante per la libertà e la democrazia
orientali, per la loro mentalità giudicata troppo
88
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
piagnucolosa e per la mancanza di gratitudine.
Persino l’ometto con il cappello, che nei
Un sondaggio pubblicato qualche tempo fa
semafori della Berlino Est indica quando
ha lanciato l’allarme: il 21% dei tedeschi
passare e quando fermarsi, è preferito dai turisti
occidentali vorrebbe di nuovo il Muro. A Est
al pedone stilizzato che nella parte Ovest della
invece, cresce una nostalgia sempre più forte
capitale svolge la stessa funzione.
per il vecchio regime, che soffocava le libertà individuali, ma assicurava a tutti il minimo
Il comune vorrebbe dappertutto lo stesso
indispensabile per vivere.
segnale, naturalmente quello dell’Ovest, ma è nato un movimento spontaneo per salvare
Una nostalgia che si manifesta attraverso
l’ometto con il cappello: ne hanno fatto persino
la difesa a oltranza dei simboli della DDR,
un gadget, che nei negozi di souvenir va a ruba.
a partire dal palazzo della Repubblica, uno
Non è chiaro se si tratta di una vittoria del
sgraziato blocco di cemento armato costruito
capitalismo o di una beffa postuma del
accanto al Duomo, in fondo al viale dei tigli.
socialismo reale. Nel dubbio proclamiamo la
Era la sede del parlamento della Germania
nostra predilezione per l’ometto dell’Est: è più
orientale e dell’assemblea del Sed, il partito
simpatico e, soprattutto, originale.
socialista unificato. Ora il comune lo vuole abbattere, per
In realtà, a parte le battute, il rischio che il
rimettere al suo posto il vecchio castello degli
muro risorga davvero è molto concreto. Magari
Hohenzollern, raso al suolo dalle autorità
non più come quello di venti anni fa, di cemento
comuniste: è già pronto il progetto ma un
armato e ben visibile, ma ancora più pericoloso
comitato di cittadini si oppone.
perché radicato nel terreno viscido della grande finanza internazionale, che sta alzando una
Altro simbolo al centro di un duro scontro
barriera di veti davanti alle richieste di aiuto dei
giudiziario, il logo della vecchia bandiera
paesi della ex Unione Sovietica, appena entrati
della DDR, un martello con il compasso in
nell’orbita dell’Europa democratica, e in grande
una corona di spighe. Un imprenditore lo
affanno per la crisi economica.
ha registrato come marchio: i fabbricanti di magliette con quel disegno ora dovranno pagare
Crisi economica, lo ricordiamo a chi ha la
per venderle.
memoria corta, provocata dal comportamento
L’ideatore del logo, un anziano editore dell’est,
irresponsabile di alcune banche americane ma
ha fatto ricorso in tribunale per far valere la sua
anche e sopratutto dalla politica guerrafondaia
primogenitura artistica, ma ha perso la causa.
di Bush padre e figlio, che ora messi da parte
Le ragioni del commercio sono state più forti di
in patria, presentano il conto a chi ha cercato
quelle legali.
invano di opporsi a quella politica.
Anche perché la “ostalgie”, la nostalgia dell’est, tira sul mercato: sono riapparse le vecchie sigarette, la zuppa di lenticchie e le salsicce al fegato, piatti tradizionali al tempo della DDR.
89
2004 . One hundred minutes
90 Giorgio Pressburger
VENT’ANNI DI MITTELFEST
Giorgio Pressburger | Regista, scrittore e drammaturgo italiano, è nato a Budapest ed è arrivato in Italia nel 1956, a seguito dell’invasione sovietica dell’Ungheria. E’ una delle figure più rappresentative del panorama culturale italiano e internazionale: attivo in molteplici campi, dal teatro alla lirica, dalla narrativa alla saggistica, ha svolto anche attività istituzionale come Assessore alla Cultura del Comune di Spoleto e direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Budapest. E’ stato direttore artistico di MittelFest dal 1991 al 2003. Fra le sue più recenti pubblicazioni “Nel regno oscuro” (Bompiani, 2008), “Sulla fede” (Einaudi, 2004) e “L’orologio di Monaco” (Einaudi, 2003).
91
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
I preparativi per dar vita a MittelFest sono cominciati vent’anni fa. Il primo festival ha avuto luogo nel luglio del 1991, a Cividale del Friuli, dove tuttora, anno dopo anno continua a svolgersi. Per tredici anni ne sono stato il Direttore
L’atmosfera festosa con la quale era stata
artistico e tra mutamenti politici, guerre nei
celebrata la nascita dell’organismo che
paesi partecipanti, bombardamenti, battaglie,
idealmente riuniva invece cinque paesi
nascite di nuovi Stati, l’ho portato avanti, nello
dell’Europa centrale (Austria, Cecoslovacchia,
stesso spirito con cui era cominciato.
Ungheria, Yugoslavia, Italia) tutt’oggi è viva nel ricordo di coloro che assistettero al primo
Lo spirito di ricomposizione di un’unità
Festival, alla prima iniziativa in assoluto della
culturale che pareva essere scomparsa nelle
Pentagonale. Con la scissione della Yugoslavia e
suddivisioni artificiali avvenute dopo la Seconda
della Cecoslovacchia, e con l’entrata successiva
Guerra Mondiale. Occorreva una nuova Europa
di nuovi Paesi nella Pentagonale, i membri
perché quell’unità ritornasse visibile. Nel 1989,
sono diventati diciassette. E quell’organismo
con l’avvenimento chiamato tutt’oggi “la caduta
continua a vivere con il nome di Iniziativa
del muro” (di Berlino) quella nuova Europa
Centrouropea.
poteva iniziare la sua vita. Quindici anni più tardi, dieci Paesi fino ad
92 allora separati entrarono a far parte dell’Unione
egemoni, crollarono, si disfecero in poche
Europea, una delle creazioni politiche più
settimane.
importanti degli ultimi due millenni della nostra civiltà.
Quel periodo si chiama ancora oggi l’epoca di “mani pulite”. Quell’organismo che abbiamo
Sono questi gli eventi ai quali appartiene un
chiamato MittelFest, nato con sacrifici ed
semplice incontro tra compositori, musicisti,
entusiasmo, pareva dover scomparire insieme ai
gente di teatro, di cinema, letterati di cinque
quarant’anni di vita politica che oggi in Italia si
Paesi. Quelle persone non avevano mai smesso
ricordano come la Prima Repubblica.
di essere in contatto tra loro, a volte correndo pericoli, non avevano mai smesso di sperare in
Seguirono mesi di inutili anticamere, telefonate,
un futuro incontro amichevole.
lettere, incontri, trattative. Tutto importava in quel momento tranne che quella fonte
Quando le strade di Cividale si riempirono di
della convivenza civile che spesso, abusando,
volti mai visti, di parole e lingue mai sentite
menzioniamo con la parola “cultura”. Allora
prima pareva che tutto dovesse aggiustarsi nel
questa era passata in secondo ordine a nome
modo migliore, per sempre. Seguirono invece
della politica da ristrutturare, oggi succede lo
giorni sanguinosi, i bombardieri sfrecciavano
stesso a nome del mercato, e, ultimamente della
sopra le nostre teste giorno e notte. A poche
crisi del mercato mondiale.
decine di chilometri dalle nostre case iniziò un nuovo spargimento di sangue. Poi è passato
Ma per volontà di un nuovo Assessore Regionale
anche quello, ma le conseguenze di quei conflitti
alla Cultura il festival inopinatamente rinacque
tra Paesi un tempo federati e ora desiderosi di
nel 1993. Quell’assessore aveva capito che
dividersi sono ancora lì, come slavine che non
per una collettività (come la Regione) era
vogliono sciogliersi.
indispensabile quella “cosa” che si chiama arte e cultura, così come lo è l’assistenza medica, il
Intanto MittelFest ha continuato la sua vita.
lavoro,la libertà.
Tranne un anno, il 1993, quando non ebbe i finanziamenti da parte della Regione Friuli-
Tuttavia per undici dei tredici anni ogni volta
Venezia Giulia, e dei Ministeri, per sopravvivere.
abbiamo dovuto ricominciare da zero. Il festival
Sembrava che l’inverno fosse ritornato per
non aveva uno statuto, un finanziamento sicuro,
sempre.
un organigramma. Lottava per la sopravvivenza anno dopo anno.
Nel nostro Paese partiti politici un tempo
Poi, nel 2001 lo statuto arrivò.
93
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
E arrivò il periodo in cui quel festival, ormai
olimpici, dopo la “prima”, magari per
noto in Italia e nel mondo, divenne terreno
cinquecento anni non venivano ripresi.
di appetiti e contese. Così, dopo averlo
Eppure sono parte irrinunciabile della nostra
traghettato attraverso calamità d’ogni tipo,
civiltà.
lasciai quel luogo di incontri, scambi, amicizie e avvenimenti con la coscienza d’aver contribuito
Faust, il famoso dramma di Goethe, finisce con
a qualche cosa di cui il mondo, ma sicuramente
sette versi, nei quali il coro dei santi eremtiti
l’Europa aveva bisogno. Alcuni avvenimenti
afferma che “l’effimero qui/ diventa eterno”.
di quei tredici anni, sono tutt’ora vivi nella
Noi certo non aspiriamo a nulla di simile, ma
memoria, nostra e in quella degli abitanti di
a compiere il nostro dovere nell’ambito di una
Cividale, ma anche nella mente di uomini di
delle civiltà più feconde della terra, questo sì.
teatro e di musica di mezza Europa. Spettacoli come “La Medea magiara” recitata in cinque lingue contemporaneamente in piazza Paolo Diacono, o La Divina Commedia il cui percorso si snodava nelle vie della città, o “Danubio” di Magris, in cui il pubblico si identificava con il fiume e i personaggi, come sulle sponde del grande corso d’acqua, apparivano nelle finestre e sui balconi, l’esecuzione di “Planctus Marie” dei Codici Cividalesi, “Brundibar” l’operina scritta per i bambini di Teresienstadt, nel lager nazista, “Praga Magica” che si svolgeva nella nella città a luci spente, “America” di Kafka e alcuni altri ancora. Gli spettacoli, i concerti, gli incontri avvengono nell’effimero eppure a volte lasciano segni che restano nella memoria collettiva. Le famose tragedie e commedie che si recitavano nell’Atene antica durante i giochi
94 Roberto Collini
I SEGNALI GORIZIANI
Roberto Collini
| Dal 1999 è il direttore della Sede Regionale della Rai del Friuli Venezia Giulia. Giornalista professionista, laurea in scienze della comunicazione, è stato responsabile della redazione goriziana del Messaggero Veneto e inviato speciale per le testate nazionali del Giornale Radio. Con le sue radiocronache ha raccontato cinque edizioni delle Olimpiadi, undici del Giro d’Italia e dieci del Tour de France. E’ stato consigliere nazionale dell’Ussi, segretario regionale della Federazione della stampa, responsabile delle sedi regionali nell’esecutivo deli giornalisti Rai, direttore della rivista La Provincia Isontina. E’ consigliere di annibistrazione della Fondazione ente lirico Teatro Verdi di Trieste e del Consiglio di Indirizzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia nonchè rappresentante Rai nella Comunità italofona e del Circom, organismo europeo che raggruppa le televisioni regionali.
95
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
Libertà! L’urlo lanciato dai giovani tedeschi dell’Est assiepati sul muro della Porta di Brandeburgo la sera del 9 novembre di vent’anni fa, sospinto dal vento della democrazia, ha contaminato anche le nostre terre. Diventando un senso, un sentimento, una
ultimi balconi delle Giulie e che si affaccia
percezione intensissima ogni qualvolta si passi
sull’Adriatico.
attraverso quei valichi che un tempo divideva-
La Grande Guerra qui ha seminato croci e
no – ed ora congiungono- le nostre terre e quelle
distruzioni; l’Ultima il dolore e la rabbia, il
della verde Slovenia.
dramma dei deportati, la disperazione degli
La storia, anche da queste parti, ha fatto il suo
esuli, e si è lasciata alle spalle una linea bianca
cammino, curando le grandi ferite, ricucendo
di calce spenta sulla quale le diplomazie hanno
gli strappi della violenza e della follia, facendo
costruito, con il filo spinato,una inaccettabile
maturare, giorno dopo giorno, il seme della
barriera.
ragione,
Le stagioni della violenza fascista e dell’odio
del dialogo, della convivenza.
titino hanno lasciato così passo al gelo della
Riportando l’orologio del tempo ai giorni in
“guerra fredda”, alla contrapposizione feroce,
cui goriziani e giuliani, sloveni e friulani, si
all’accentuazione degli steccati, ad una frattura
sentivano figli della stessa terra e agivano, pur
sempre più aspra.
nel rispetto delle orgogliose diversità, per un
Ci sono voluti più di vent’anni perché matu-
interesse comune.
rasse, nelle coscienze delle genti, prima ancora
Il “secolo breve” ha segnato profondamente le
che in quelle degli amministratori, il senso del
vicende di questo lembo orientale della Pa-
recupero di un dialogo, di un confronto civile.
tria, di questo angolo d’Italia che fa da cornice
di un nuovo sentire comune dei problemi che
all’Isonzo e alla sua campagna, che si fa acca-
il confine – o linea di demarcazione che dir si
rezzare dal dondolare del Carso, protetto dalle
voglia – avevano creato. E proprio partendo dai
96
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
minuscoli temi di interesse condiviso ( come
hanno risposto, via via, il Kosovo, la Bosnia, la
nella stessa logica che ha animato poi la politica
Croazia e la Slovenia. L’indipendenza di Lu-
dei “piccoli passi”) si sono creati i presupposti
biana, raggiunta nel 1991, ha determinato una
per la costruzione di un percorso sul terreno del
svolta nelle vicende storiche di queste terre e
confronto.
nella realizzazione del progetto di ampliamento
Gorizia, con la sua vocazione naturale ad essere
dell’Europa Comunitaria.
città del dialogo, della tolleranza, del rispetto
Il 30 aprile del 2004, al Piazzale della Transal-
delle diversità, ha saputo così con intelligenza
pina di Gorizia, un tempo simbolo del “muro”
realizzare un ponte- non soltanto ideale- attra-
che divideva l’Europa Occidentale dall’Est, una
verso il quale far passare pensieri e progetti per
grande festa di popolo ha salutato la caduta
la costruzione della nuova Europa.
dell’ultimo, anacronistico, diaframma, che divi-
Gli Incontri Culturali Mitteleuropei, il concorso
deva le nostre genti.
di canto corale Seghizzi, il Festival internazio-
Ma dovevano passare altri tre anni prima che,
nale del Folclore, sono stati, a cavallo degli anni
alla vigilia del 2008, fossero cancellati anche
Sessanta e Settanta, formidabili strumenti in
fisicamente i confini e la gente potesse tran-
grado di favorire lo sviluppo di grandi fermenti
quillamente muoversi in questi territori senza
culturali, di avvicinare nuovamente le genti del
“barriere psicologiche”.
Centro-Europa, di decodificare messaggi di pace
Lo scenario creato dalla Storia propone ora una
e convivenza da trasmettere poi ai rispettivi
nuova sfida alla nostra realtà. Si rende neces-
governanti.
saria una attenta operazione di lettura delle
Il Trattato di Osimo, pur con le sue contraddi-
opportunità che sono state aperte dalla caduta
zioni fatte di concessioni soprattutto sul terreno
degli steccati.
della speranza per migliaia e migliaia di esuli
Agli storici viene affidato il difficile compito di
cotretti ad abbandonare ogni avere in Istria e
ricercare momenti di sintesi sul terreno della
Dalmazia pur di poter riaffermare la loro or-
memoria condivisa nel tentativo di cancellare
gogliosa appartenenza all’Italia, ha segnato – a
anche gli ultimi retaggi del passato.
metà degli anni Settanta – un ulteriore momen-
Agli amministratori si chiede di applicare in
to di dialogo e ha reso un po’ più permeabile il
modo intelligente il concetto di città ponte
confine.
(estendibile, peraltro, alla regione) superando
Quello stesso confine che occhi lungimiranti
divisioni interne e contrapposizioni in modo da
hanno iniziato a guardare non più solo come
far riaffiorare tutta la ricchezza delle diversità,
una profonda ferita, ma come una opportunità,
ritenute da sempre un patrimonio inalienabile
da cogliere senza forzature, passo dopo passo,
delle nostre genti.
facendo germogliare il frutto della ragione e del
Perché solo così avrà un senso compiuto quel
vivere civile.
concetto di “libertà” che ognuno di noi sente
Il maresciallo Tito è stato per quasi quarant’an-
esplodere nell’animo ogni volta che attraversa il
ni il “collante” della ex Jugoslavia e la sua
“vecchio confine”.
scomparsa, nel 1980, ha segnato l’avvio del drammatico processo di disgregazione della Repubblica Federativa. Alle pretese egemoni
97
2008 . Lo sfarzo nella tempesta
98 Andrea Filippi
UNO SGUARDO AL FUTURO
Andrea Filippi
| Direttore del quotidiano Messaggero Veneto di Udine, Andrea Filippi diventa giornalista professionista nel 1989 alla Gazzetta di Mantova, quotidiano facente parte della Finegil che fa capo all’Editoriale l’Espresso. Inizialmente si occupa di cronaca nazionale ed estera e di sport, per poi assumere l’incarico di caposervizio del settore attualità, quindi quello di capocronista e infine di caporedattore centrale. Nell’aprile 2003 si trasferisce al Messaggero Veneto Udine con l’incarico di vicedirettore e nel maggio 2005 viene nominato direttore responsabile del quotidiano friulano.
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
99
I vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino sono una data particolarmente importante per il Friuli Venezia Giulia. Non sono solo l’anniversario della fine del regi-
stra regione, nata nel 1964 ma figlia del trattato
me comunista per l’Europa divisa per 28 anni
di Parigi, sia stata la testa d’ariete dell’Occi-
fra Est e Ovest da una barriera in cemento alta
dente per poter sfondare quel muro, quella
tre metri e mezzo, ma qualcosa di più profondo.
barriera prima che fisica culturale che ha tenuto distanti due mondi. Termini come cooperazione
Questa regione, dopo l’89, ha rappresentato
trasnfrontaliera, come Alpe Adria sono stati i
infatti lo snodo fondamentale fra due pezzi di
tentativi – quasi sempre riusciti – di anticipare
Europa rimasti lontani per decenni e di nuovo
un processo di avvicinamento che già negli anni
vicini sia culturalmente sia economicamente.
Settanta era percepito come indispensabile. La
Come territorio baricentrico rispetto all’Italia, ai
stessa nascita di Autovie venete e molti dei pro-
Paesi dell’Est entrati nell’UE e a quelli di immi-
getti che hanno visto la nostra concessionaria
nente ingresso come le repubbliche dei Balcani,
muoversi fuori dei confini regionali e nazionali
il Friuli Venezia Giulia è stato anticipatore del
indicano che la vocazione a fare da snodo fra
processo di avvicinamento, sia come piattafor-
Est e Ovest è connaturata nel nostro territorio e
ma logistica al centro di tutti i commerci della
nel nostro sistema socio-economico.
produzione tra Est e Ovest, sia come ponte culturale fra nazioni e popoli che si incontravano
A vent’anni da quella data storica, dunque, la
dopo troppo tempo. Attraverso il Friuli, infatti,
riflessione deve riguardare il futuro del Friu-
non è transitato e transita solo gran parte del
li Venezia Giulia e non il passato. La nostra
mercato che dall’Oriente è diretto in Italia, ma
autonomia e il nostro statuto, fondato su ragioni
anche gran parte del prodotto culturale diretto
storiche e culturali, devono oggi essere non sol-
al mondo intero. E di cui il MittelFest è una
tanto salvaguardati, ma se possibile addirittura
delle voci più alte.
rafforzati, perché non costituiscono un privilegio, ma la vera e propria assunzione di respon-
Possiamo affermare che la specialità della no-
sabilità di un territorio nei confronti di un Paese
2009 . Chopin - Vukan: visual notes
101
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
e dell’intera Unione Europea. Oltre che la prova
percorso di attuazione del federalismo fiscale,
di capacità di gestione diretta delle proprie
la possibilità di concedere a questa Regione una
risorse, ricavate dalla compartecipazione dei
“Fiscalità di sviluppo”. La vicinanza con altri
tributi riscossi nel territorio della regione.
Paesi, con regimi fiscali più favorevoli, può far sorgere la tentazione alle imprese, soprattutto
Questa responsabilità, che poi è la matrice
dopo l’abolizione delle barriere fisiche dei confi-
intima di qualsiasi riforma federale, fu chiara
ni con la Slovenia, di spostare le proprie attività
anche subito dopo il terremoto, quando questa
produttive in quelle terre, per ottenere vantaggi
Regione ha anticipato i principi stessi del Fede-
in termini di fisco e di costo del lavoro ed anche
ralismo di cui ancora oggi in Italia, proprio in
di costi di energia.
questi mesi, si discute in Parlamento. Più tardi, nel 1996, dopo il Muro, ottenendo che il settore
Ma la specialità non trova la sua ragione solo
della Sanità fosse gestito in piena autonomia
nei rapporti economici. Si afferma anche nel
dal Friuli Venezia Giulia e non più dallo Stato,
plurilinguismo e nella presenza delle minoranze
fu messo un ulteriore tassello nel disegno di un
con le quali la regione ha costruito da sempre
grande federalismo europeo, che vedesse macro-
ottimi rapporti di collaborazione. In questo
aree cooperare al di là del confini di stato.
senso, ciò che dà unità a questi popoli è l’idea comune che l’area di confine – così come la si
Un ulteriore passo avanti è – e sarà sempre
intende oggi – costituisca volano per accrescere
di più – l’Euroregione fra con il Veneto e la
l’importanza di questo territorio e non già per
Carinzia, oltre che la Slovenia e parte della
mortificarlo.
Croazia, che altro non è che lo sbocco finale di quell’idea dell’Alpe Adria di cui già il presidente Antonio Comelli pose le basi, in tempi non sospetti, quando cioè immaginare una Slovenia in Europa e senza più confini era poco più che un sogno. Ma oggi, proprio perchè questo disegno non perda valore, a vent’anni dalla caduta del Muro serve che la condizione geopolitica della nostra regione ottenga ulteriori strumenti specifici di intervento. Le imprese del Friuli subiscono la concorrenza dei Paesi vicini con cui un tempo lavoravano in simbiosi, dove sono in vigore più favorevoli regimi di tassazione a cui si aggiunge il più alto livello di aiuti comunitari consentito negli Stati del Centro e dell’Est Europa di recente ingresso nell’Unione Europea. Per questo è stato importante avere ottenuto nel
102 Paolo Possamai
NUOVA EUROPA, NUOVE OPPORTUNITÀ
Paolo Possamai
| Direttore del quotidiano Il Piccolo di Trieste da novembre 2008, inizia la carriera al settimanale locale Nuova Vicenza, al quale collaboravano tra gli altri Ilvo Diamanti, Paolo Madron e Gian Antonio Stella. Dal 1989 diventa cronista politico e dal 1998 inviato del Mattino di Padova, e dallo stesso anno collabora alle pagine economiche di Repubblica. Direttore della Nuova Venezia e Mestre dal giugno 2005, è collaboratore della Fondazione Nord Est guidata da Innocenzo Cipolletta. Ha pubblicato il “Rapporto sulla società e l’economia del Nordest”, nelle edizioni dal 200 ad oggi, e nel 2008 ha firmato per Marsilio “Il nordest sono io”, libro-intervista a Giancarlo Galan.
103
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
Un muro è uno strumento di difesa. Un muro implica separazione. Un muro aiuta a occultare. Un muro potrebbe raccontare tanti segreti, ascoltando chi abita da un parte e dall’altra. Ma un muro può contenere anche la propria alterità, la propria negazione: può essere forato da una porta. Ebbene, del muro che percorreva fino a ieri e
di “confine”, che contiene appunto la parola
ha per secoli attraversato il cuore dell’Europa,
“fine”, ci sovviene che il mondo occidentale
sia pure in modo discontinuo e cangiante, la
terminava dinanzi agli occhi di chi aveva casa
città di Trieste è stata porta tra le rare, tra le più
a Gorizia e a Trieste. Il triestino e il goriziano
sorprendenti per capacità di attrazione.
avevano di fronte la frontiera, l’estremo lembo della terra del loro Paese e l’inizio del territorio
A vent’anni dalla caduta del Muro per antono-
di un altro Stato.
masia, da quando Berlino è ritornata capitale e non più città simbolo sbranata dagli opposti
Ma che succede quando la fine non esiste più,
in politica, è bene interrogarsi su quel che è
quando là dove c’era il confine inizia la possibi-
avvenuto in questo tempo e su quel che sta
lità di nuove relazioni, di nuove avventure? Che
avvenendo nelle città affacciate a quel che fu un
succede quando cade il Muro e si aprono spazi
vero confine. Che sta avvenendo a Trieste o a
nuovi, chances di incontri, di scambi, di legami?
Gorizia, per esempio? Se badiamo all’etimologia
Possono essere colte, queste opportunità, o può
104
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
sopravvivere il ricordo del Muro e – per una
cui di gran parte dei paesi balcanici l’Italia – e
sorta di riflesso condizionato – chi abita quei
in particolare il Nordest – è primo o secondo
luoghi può muoversi in un ambiente mentale
partner commerciale. In queste dinamiche, Trie-
che mantiene i confini e le frontiere.
ste è chiamata a giocare un pezzo fondamentale del proprio destino, imprigionato negli ultimi 70
Il rischio esiste tutto, se Trieste in particolare
anni nella dimensione della nostalgia.
non farà memoria e coscienza del suo ruolo di storica porta con l’Est europeo, con la Balcania
Nostalgia che può essere letta con la valenza
soprattutto ma non solo. Ne è testimonianza
dei due termini presenti nel vocabolario tede-
il sorprendente impasto di etnie e razze che
sco: nostalgia di un bene perduto, nostalgia di
appaiono semplicemente scorrendo l’elenco del
un’esperienza sempre agognata e mai raggiun-
telefono, traccia evidente del ruolo di incrocio
ta. Tra una realtà passata e un desiderio mai
commerciale e di magnete culturale esercita-
tramutato in fatto.
to da Trieste. Da questo impasto va tratta la lezione più vera della storia di Trieste, che è una
Ma il muro è caduto, la “fine” della terra è stata
straordinaria capacità di integrazione e assimi-
cancellata e nuove avventure chiamano chi
lazione. L’inverso dell’azione di un muro. Ma
voglia uscire dalla propria casa.
esiste pure la possibilità di esaltare le differenze, le contrapposizioni storiche, le colorazioni politiche e di nazionalità d’origine. In questo bivio è contenuto un pezzo essenziale della sfida: aprire o chiudere la porta, rispetto all”altro” che abita in città, ma non di meno rispetto ai paesi che stanno di là dall’ex confine. A quest’ultimo proposito, occorre capire per esempio sul pratico terreno delle infrastrutture e degli scambi commerciali come Trieste intende porsi con il suo porto. Porto che fu, per decreto dell’imperatrice Maria Teresa datato 1719, il porto dell’impero. Mutatis mutandis, Trieste potrebbe profittare della caduta del muro e ambire a riscoprire il suo antico ruolo di porto al servizio della mittel-Europa, ma anche a divenire la testata portuale del “terzo mare” russo (che è la pianura liquida chiamata Adriatico). Del resto, che la caduta del muro abbia implicato formidabili chances di sviluppo lo dimostrano con inequivoca evidenza i dati statistici, secondo
105
2003 . Lindsay Kemp, Per la dolce memoria di quel giorno
106 Alfonso Di Leva
QUANDO LA NOTIZIA ABBATTE IL CONFINE Crossborder news, per costruire l’Europa e gli Europei
Alfonso Di Leva
| Giornalista, dal 1997 e’ responsabile della sede regionale dell’ Ansa per il Friuli Venezia Giulia. E’ nato a Potenza, ha 52 anni, vive e lavora a Trieste. Laureato in Sociologia, ha lavorato per la rai e per i quotidiani Il Sole 24 Ore, Il Mattino, Gazzetta del Mezzogiorno, Avvenire, Corriere del Giorno e Giornale del Sud. Ha diretto la rivista del Mediocredito del Sud; è stato vicepresidente dell’ Associazione della Stampa di Puglia e Basilicata e Segretario dell’ Ordine dei Giornalisti della Basilicata.
107
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
La domanda è: fra nazionale e globale, c’è una terza dimensione nell’informazione? La risposta è: sì. E non è solo quella locale e neanche quella “glo-
del territorio e degli uomini e delle donne che
cal”, la dimensione virtuale nella quale le tec-
lo abitano, delle persone che a quel territorio
nologie fanno vivere e viaggiare le notizie locali
danno cuore e cervello e che ne costruiscono la
rendendole fruibili in tempo reale da qualunque
Storia e la Cronaca.
angolo del mondo, purché ci sia un collegamento Internet e qualcosa che somigli anche solo
Se quel Muro non fosse caduto, forse oggi non
vagamente a un computer.
sarebbe nemmeno immaginabile parlare di questi racconti, di queste notizie per le quali il
C’e’ una terza dimensione che, per una par-
sistema dell’informazione è in ritardo di de-
te dell’Europa, è nata la sera del 9 novembre
cenni, almeno un paio di decenni, quelli che ci
1989, proprio nel momento in cui e’ cominciato
separano, appunto, dall’autunno del 1989.
a cadere il Muro di Berlino: è quella, per grandissima parte ancora da esplorare, delle noti-
Per giornali, radio e televisioni, quel Muro, a
zie che non si fermano alla frontiera, che anzi
Berlino, non sembra ancora definitivamente
abbattono i confini, che non muoiono davanti ai
crollato. Sicuramente si è sgretolato in qualche
Muri, siano essi di mattoni o di qualunque altra
parte, anche importante. Sono comparse delle
cosa, Storia e Pregiudizi compresi.
crepe, si e’ aperto qualche varco, talvolta anche di grande valore: si pensi ad Arte, la televisio-
Crossborder news; informazione transfronta-
ne culturale europea che trasmette sul digitale
liera; notizie senza confini: chiamatela come
terrestre francese e tedesco, o alle pagine che
volete, purché sia un’informazione che parli
qualche quotidiano e diverse riviste dedicano
108 all’informazione d’oltre confine.
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / LE RIFLESSIONI
crescere gli Europei e costruire l’Europa dal basso. Una sfida, sicuramente; un sogno, forse;
Ma nell’insieme, le “prove d’Europa” nel si-
un progetto, sneza ombra di dubbio, già nero
stema dell’informazione non sembrano ancora
su bianco, anche su uno dei confini più tormen-
uscite dai laboratori, dalla sperimentazione, dai
tati del Continente, quello dell’estremo Nordest
tentativi di costruire ponti piuttosto che abbat-
d’Italia, dove l’ANSA e l’agenzia slovena STA,
tere Muri e confini che, invece, dopo Berlino
la Rai e Radiotelevisione Slovenia di Capodi-
sono stati progressivamente spazzati via.
stria, insieme a Informest e ad altri partner, hanno deciso di mettersi insieme dar vita a una
Ritardi? Non solo. La strada delle news senza
piattaforma multimediale e multicanale d’infor-
confini sembra lastricata delle stesse buone
mazione locale transfrontaliera.
intenzioni che hanno imbrigliato il grande sogno europeo nelle gabbie delle Politiche Centrali,
Quando mi chiedono che cos’è per me l’Europa,
della Burocrazia, delle Circolari, dei Regola-
rispondo sempre che l’Europa è quel Miracolo
menti, dei Fondi e dei Programmi.
della Storia che, dopo la caduta del Muro, dopo l’abbattimento di quei confini sui quali i miei
Mi piace, invece, pensare alle notizie che vivono
nonni hanno combattuto a mille chilometri
sui “confini che non ci sono più”; che passano
dalla loro casa (senza conoscerne il motivo), sta
da una parte all’altra delle vecchie frontiere; che
facendo della mia generazione la prima che non
aiutano a conoscere e far conoscere le comunità
ha conosciuto la guerra. Quei confini non pos-
che su quelle terre vivono; che contribuiscono,
sono tornare e non possono più esistere neanche
in questo modo, a far cadere pregiudizi e ipocri-
per le notizie.
sie; che dopo le frontiere fra gli Stati, danno una mano ad abbattere i confini fra le persone e le comunità. Notizie che non raccontano di burocrazia, trattati, leggi e regolamenti, ma di vita vissuta. Notizie che attraversano le frontiere come nei decenni scorsi hanno saputo fare strade e ferrovie; come hanno sempre fatto l’economia e la cultura; come in alcuni casi riesce a fare la sanità e la protezione civile. Notizie che parlano delle comunità e della loro vita; delle loro risorse e dei loro problemi; delle loro proposte, dei loro progetti e delle loro passioni, fino ad annullare il confine e farne un ricordo del passato, proprio come un ricordo è ormai il Muro di Berlino. Notizie che siano “prove d’Europa” per far
109 PROVE D’EUROPA
L’ANALISI
Gian Enrico Rusconi
110 Gian Enrico Rusconi
CHE COSA C’ERA DIETRO IL MURO? Il saggio che segue è un’anticipazione della pubblicazione Berlino. La reinvenzione della Germania, di prossima uscita per edizioni Laterza dai temi della Lectio Magistralis tenuta al V Festival èStoria di Gorizia
Gian Enrico Rusconi | Germanista, storico e politologo, collabora con il Dipartimento di Studi Politici dell’Università di Torino. Ha fatto frequenti soggiorni di studio negli Stati Uniti e soprattutto in Germania. Vincitore della Goethe-Medaille (1997), assegnata dai Goethe-Institute tedeschi agli studiosi stranieri che hanno contribuito all’arricchimento dei rapporti tra la cultura tedesca e le altre culture è anche editorialista de “La Stampa” di Torino e collabora regolarmente alla rivista il Mulino. Tra i suoi scritti più recenti: Non abusare di Dio (Rizzoli, 2007); L’azzardo del 1915. Come l’Italia decide la sua guerra (Il Mulino, 2005); Cefalonia. Quando gli italiani si battono (Einaudi, 2004); Germania Italia Europa. Dallo stato di potenza alla “potenza civile” (Einaudi, 2003); Come se Dio non ci fosse. I laici, i cattolici e la democrazia (Einaudi, 2000).
111
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / L’ANALISI
1.
correntemente “comunista”) non giustifica la “Caduta del Muro di Berlino” è di-
riduzione di quarant’anni di esistenza politica e
ventata espressione idiomatica nel linguag-
sociale della popolazione orientale ad una “nota
gio politico e pubblicistico. E’ luogo comune
a pie’ di pagina della storia mondiale”, di cui
definire epocale ciò che è accaduto la notte del
avrebbe parlato amaramente Stefan Heym. Le
9 novembre 1989. Un evento, cioè, che segna in
informazioni che oggi abbiamo sull’apparato
modo irreversibile un passaggio tra due epoche
di sorveglianza poliziesca della sfera privata
storiche. Così in effetti è stato - per la Germania
dei cittadini (la Stasi2), macchina di sofisticata
innanzitutto.
intelligence ma nel contempo di assoluta impotenza (dunque di non-intelligenza) politica, non
In effetti l’incredulità diffusa quella sera e quel-
lasciano spazio ad alcuna indulgenza verso chi
la notte (“wahnsinnig/pazzesco” era la parola
si è fatto volontariamente coinvolgere. Ma non
più frequentemente pronunciata) segnalava
si può e non si deve ridurre la DDR al “paese
qualcosa di più dello stupore per l’inattesa aper-
della Stasi”.
tura dei varchi di controllo del Muro (innalzato
Ma il lavoro di elaborazione (ancora una volta
nel lontano 1961), consentita da un’autorità
la Aufarbeitung che è stata praticata per il
politica ormai in stato confusionale. Era l’oscura
nazionalsocialismo) delle esperienze sociali,
intuizione che stava accadendo qualcosa di mol-
umane, culturali in essa vissute risulta assai più
to più grande. Ma l’alto funzionario che annun-
difficile del previsto.
ciava ai cittadini della Repubblica democratica tedesca (DDR1) la possibilità di attraversare da subito – senza particolari restrizioni - i posti di blocco che separavano Berlino Est da Berlino
2.
L’ apertura dei varchi di passaggio del
Muro, seguita nei giorni successivi dallo spon-
Ovest, non sospettava lontanamente che stesse
taneo suo smantellamento materiale, conserva
decretando la fine della DDR, tra un’inconteni-
nell’immaginario collettivo una forza simbolica
bile emozione collettiva e un paralizzante caos
straordinaria, icona di un “evento inaudito” per
burocratico.
i tedeschi e per gli europei e tutto il mondo che ne fu testimone attraverso una partecipazione
Accanto alla rivisitazione di alcuni momenti di
mediatica, televisiva live, senza precedenti.
quella vicenda, passata alla storia con il nome di Wende/svolta, oltre che di “rivoluzione pacifi-
Ma è sorprendente la rapidità e la naturalezza
ca”, ci preme qui ricordare il contesto geopoliti-
con cui nella narrazione oggi corrente la conse-
co internazione e globale in cui essa si colloca e
guenza politica di quel evento – la riunificazione
da cui riceve il suo pieno significato. Ci interessa
- sia considerata retrospettivamente come ovvia,
capire il lascito morale, culturale e politico
mentre non lo era affatto nelle prospettive e
dell’esperienza della ex-DDR e quindi il pro-
nelle attese internazionali di allora.
blema della ricostruzione di una storia comune
Anzi, proprio questo è stato il passaggio cru-
delle due Germanie.
ciale della vicenda che ha paralizzato e diviso il
Diciamo subito che il giudizio politico nega-
movimento di protesta di massa, il Bürgerbewe-
tivo senza reticenze nei confronti del regime
gung, che tra l’ottobre e il novembre era stato il
SED (il “Partito socialista unitario” chiamato
soggetto collettivo trainante e dirompente, con
112 conseguenze politiche decisive.
restaurazione della Grande Germania. Alla testa
Nel novembre 1989 e per alcune settimane
di questo movimento di protesta ci sono autori
successive la politica (la grande politica interna-
del calibro di Jürgen Habermas e Günter Grass.
zionale, le intenzioni politiche degli oppositori/
Il primo parla con enfasi polemica di “naziona-
riformatori che volevano una DDR riformata in
lismo del marco”, il secondo della minacciosa
senso socialista) esclude il nesso necessario tra
ricostituzione di un Großdeutschland e Quarto
la caduta del Muro e la riunificazione delle due
Reich.
Germanie. Oggi, con il senno di poi, si attribu-
Intanto però, impercettibilmente, avviene un
isce questo atteggiamento alla miopia di non
fatto curioso: a sinistra vengono messe in sordi-
aver capito che il baricentro della crisi non era
na le consuete polemiche contro la vecchia Bun-
Berlino est ma Mosca, in preda ad una implosio-
desrepublik, il suo potenziale autoritario, i suoi
ne politica senza precedenti. Il motore originario
(veri o presunti) deficit di legittimazione che
della dinamica del 1989/90 va ricercata nella
erano stati i cavalli di battaglia polemica degli
crisi irreversibile del sistema sovietico, prigionie-
anni Settanta. La democrazia di Bonn acquista
ro delle sue contraddizioni interne,aggravate dal
tacitamente - agli occhi dei suoi critici di ieri - i
fatto d’avere conseguenze dirette sugli equilibri
tratti di un buon governo liberaldemocratico
geopolitici mondiali. In quel contesto è cruciale
che potrebbe essere ora messo in pericolo dalle
il fallimento della strategia “riformatrice” di
ambizioni di una nuova Machtpolitik di una
Gorbachev che, anziché rinnovare il sistema co-
restaurata Grande Germania.
munista, lo porta al collasso manifesto del 1991. Anche qui si tratta di un equivoco. Per gran La DDR anticipa questo risultato, anche se la
parte della popolazione orientale la riunificazio-
soluzione “nazionale” mimetizza la vera sostan-
ne è semplicemente la scorciatoia per ottenere
za di quanto sta accadendo: il tracollo del siste-
democrazia e benessere, sanzionando il falli-
ma economico-sociale socialista come tale. Esso
mento definitivo del sistema economico socia-
si colloca in un orizzonte geopolitico e cronolo-
lista che aveva promesso benessere e sicurezza
gico ancora più ampio: tra la ritirata militare
socio-economica, senza adottare alcuna logica
sovietica dall’Afghanistan e la (prima) guerra
di mercato e soprattutto senza creare meccani-
contro l´Iraq di Saddam che segna il passaggio
smi democratici. L’esistenza di un buono Stato
all’età che la pubblicistica ama spesso a definire
sociale non poteva surrogare l’inesistenza di
– a torto o a ragione – di “scontro di civiltà”.
istituzioni democratiche. La proposta di una
3.
nuova DDR democratica e socialista, avanzata dai rappresentanti dell’opposizione interna al In un primo tempo la caduta del Muro,
regime, usciti allo scoperto o fattisi coraggiosi
la pressione popolare a favore della riunifica-
all’improvviso, è percepita da gran parte della
zione, la possibilità concreta di un nuovo Stato
popolazione come non credibile e fuori tempo
nazionale unitario sono uno choc per gli intel-
massimo.
lettuali di sinistra (ma non solo), che riattivano
Di fatto la riunificazione non porta a nessun
con toni ansioni i temi post-nazionali, i motivi
revival di nazionalismo, a nessuna rinascita di
del patriottismo costituzionale e della memoria
una prepotente identità nazionale tradizionale –
dell’Olocausto per mettere in guardia da una
temuta da molte parti, apparentemente confer-
113
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / L’ANALISI
mata da alcuni episodi di xenofobia dei primi
di cittadinanza. Le strategie di adattamento o
anni Novanta.
di sopravvivenza non devono essere riservate a terapie psicologiche o ad analisi di antropologi.
Con il passare del tempo si troverà tacitamen-
Rimangono un dato storico e politico da studia-
te anche un equilibrio tra i paradigmi sino ad
re.
allora polemicamente contrapposti di “identità storica nazionale” e di “patriottismo costituzionale”. Quello che mancherà in questo processo sarà un significativo contributo da parte dei rap-
4.
Facciamo un passo indietro nel tempo.
All’inizio del 1989 ( l’anno in cui si celebra il
presentanti intellettuali orientali, molti dei quali
quarantennale della Costituzione della Re-
sono tutti presi dai problemi della loro liquida-
pubblica democratica tedesca) appare come
zione/sistemazione (Abwicklung ).
l’ultimo territorio-riserva del socialismo reale in un’Europa orientale in marcia verso l’eco-
Anticipando quanto cercheremo di sviluppare in
nomia di mercato, la democratizzazione e
seguito, possiamo dire che la fine della DDR e
l’occidentalizzazione, con la ricerca di nuovi
la dissoluzione della sua entità/identità politica
punti di riferimento politico internazionale. Poi
nella Bundesrepublik è imputabile a quattro
quasi all’improvviso nell’estate dalla „riserva
fattori: la definitiva sottrazione di legittimità
socialista” DDR incomincia la fuga in massa di
al sistema socialista da parte della stragrande
cittadini – soprattutto giovani e giovani famiglie
maggioranza della popolazione; l’insuperabi-
– che cercano asilo nelle ambasciate tedesco-oc-
lità dei suoi problemi strutturali economici; la
cidentali di Praga e di Budapest. E’ importante
complessa interazione di dipendenza materiale,
sottolineare che senza questo contesto geo-poli-
mediale e culturale ( in atto da decenni) dalla
tico esterno sarebbero difficili se non impossibili
Germania federale; il venir meno del sostegno
le fughe con il loro contraccolpo delle manife-
sovietico.
stazioni di protesta di massa di Lipsia, Dresda e Berlino che si moltiplicano per settimane nel
Di fronte a questo nodo complesso, continuare a
settembre/ ottobre.
parlare di annessione (Anschluss) o di colonizzazione della DDR è superficiale e demagogico.
La questione della libertà di viaggiare è un
Centrale per noi rimane – come vedremo - il
fattore di protesta particolarmente insidioso per
tema della legittimazione, importante ancora
l’autorità della DDR perché apparentemente
oggi nella sua forma retrospettiva, per così dire,
legittimo, se non mette in discussione il sistema.
nella ricostruzione della memoria e della storia
Ma proprio l’incapacità di reazione da parte del
comune tra i due Stati tedeschi.
governo fa sì che il movimento per la libertà di viaggiare diventi l’elemento catalizzatore e
Detto questo, che milioni di uomini e di donne
scatenante del più vasto movimento per gli altri
abbiano accettato passivamente, con maggiore
diritti di cittadinanza. Inaspettatamente una
o minore rassegnazione e adattamento, oppure
grande massa i cittadini della DDR esce dalla
con convinzione più o meno intensa il sistema
sua “normale” passività. I termini per defini-
socialista non è un dettaglio che si possa bana-
re questa mobilitazione sono diversi e fluidi:
lizzare, se si vogliono costruire rapporti autentici
protesta di massa, movimento di cittadini, vero
114
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / L’ANALISI
e proprio movimento per i diritti civili e politici
l’implosione di una struttura di potere, improv-
(Bürgerrechtsbewegung ). Per qualche settima-
visamente rivelatasi fragile sovrastruttura.
na sembrano coesistere e coincidere. Le parole d’ordine stesse sono fluide ma dirompenti e
Un documento del gruppo “Demokratie Jetzt”
paralizzanti per un regime che aveva il monopo-
descrive entusiasticamente quanto è accaduto:
lio della parola.
il Palazzo della Repubblica “era traboccante di quei 500.000 che, per sempre, considereranno
La messa in crisi manifesta del sistema non è la
questo giorno di novembre come il giorno della
conseguenza di una resistenza tenace e aperta
sovranità del popolo; senza violenza infatti loro,
di un sindacato interno sostenuto dagli intel-
i cittadini e le cittadine di questo paese, hanno
lettuali come in Polonia; non è l’esito finale di
preso possesso di questa casa insieme con i loro
una lunga attività di opposizione sotterranea
bambini, hanno guardato raggianti di felici-
quale è stata praticata a Praga; non è neppure il
tà dalla terrazza verso la folla in movimento,
risultato di una scaltra politica di riforme messa
consapevoli del potere del popolo presente nella
in atto tempestivamente in Ungheria dalla
parola pacifica ‘noi siamo il popolo’ “.
segreta complicità tra partito e popolazione. Le autorità della DDR sono prese in contropiede da
In realtà questo entusiasmo durerà poco. “Nei
un inatteso movimento di protesta di massa che
‘brevi cinque giorni gloriosi’ dopo il 4 novembre
non osano contrastare con le maniere forti anche
a Berlino il movimento dei cittadini sembrò il
perché non hanno più il sostegno di Mosca. La
vincitore del rivolgimento. Successo insperato e
popolarità e le attese di molti cittadini verso la
sconfitta inattesa stavano una appresso all’altra.
strategia riformatrice di Gorbachev, che pure
In quel momento, infatti, si annunciava una
era detestata dalla nomenklatura della SED,
nuova e non meno drammatica svolta. Punto
funzionano come fattori paralizzanti del gover-
d’avvio era un episodio non programmato, che
no di Berlino-Est. Anche se verosimilmente da
alla fine sarebbe diventato il simbolo vero e pro-
tempo era in atto un sottile processo di erosione
prio dell’autunno tedesco: la caduta del Muro”
del consenso all’interno delle strutture partiticopolitiche.
Questo evento, se da un lato toglie allo Stato della SED l’ultimo strumento per discipli-
Si arriva così alla grande manifestazione del
nare i suoi cittadini, dall’altro mette in linea
4 novembre. Nella Alexanderplatz di Berlino
di collisione l’opposizione e i suoi progetti di
ha luogo una imponentissima dimostrazione di
riforma interna ( per altro, sostenuti da appel-
massa. Si rendono visibili alcuni intellettuali –
li irrealistici3) con la volontà della massa dei
oppositori “frondisti” del regime ma anche altri
cittadini che sono decisi a coniugare benessere
che sino a quel momento erano ben collocati
e democrazia attraverso la strada più breve:
nelle sue pieghe. Questi intellettuali si sentono
riunificando il loro Stato con quello occidentale.
interpreti anzi virtuali artefici di una politica
Naturalmente non si preoccupano per niente
rinnovatrice – ma sempre socialista. Sono affa-
né delle procedure dell’operazione né delle sue
scinati dall’idea di una rivoluzione senza terrore.
implicazioni internazionali. Non nascondono
In realtà commettono l’errore di esaltare come
affatto la volontà di delegare ogni responsabilità
“rivoluzione non-violenta” attiva quella che è
al governo e alla politica del governo di Bonn.
115
2009 . Giuseppe Battiston, Orson Welles’ Roast
116 Le elezioni del 18 marzo 1990 sanzioneranno
se il processo di democratizzazione dell’intera
di fatto questo atteggiamento. Dopo di che il
Europa orientale, in particolare sud-orientale, e
movimento di massa si ritirerà nella passività.
facilitasse la riforma interna dell’Unione sovie-
E’ l’ultimo atto dell’ ”evento inaudito”.
tica. Lo scoppio della guerra jugoslava, involon-
5.
tariamente accelerato dal governo tedesco, ma condiviso dagli altri governi europei, favorevole Ma tra il novembre e il dicembre nes-
alla tempestiva separazione delle repubbliche
suno sa esattamente quale direzione si possa o
slovena e croata dalla Federazione jugoslava,
si debba prendere. Neppure il cancelliere della
sarebbe stata una brutale smentita della aspet-
Bundesrepublik di Bonn Helmut Kohl, che
tativa che la riunificazione tedesca avesse dato
passerà alla storia come il “cancelliere della
inizio ad un nuovo ordine democratico nell’inte-
riunificazione”.
ra Europa orientale.
Procede con grande circospezione e tatticismo. Davanti alla caduta del Muro non pensa affatto
Alla fine il fattore tempo gioca un ruolo deter-
alla riunificazione, ma ad un avvicinamento
minante, costringendo a prendere le decisioni in
progressivo tra i due Stati in una Confedera-
poche settimane.
zione. Non disponendo in realtà di un piano strategico, Kohl si fa guidare da un intuito
Dal punto di vista giuridico-costituzionale la
spregiudicato. Dapprima cerca rapporti pari-
riunificazione si istituzuonalizza applicando
tari con la controparte statale della DDR, poi,
l’art. 23 della Legge fondamentale del 1949,
davanti alle difficoltà di procedere speditamente
che aveva previsto per l’allora ancora “prov-
sulla strada dell’intesa intergovernativa, mentre
visoria” Bundesrepublik l’accesso (Beitritt) da
cresce l’irrequietezza della popolazione punta
parte delle regioni orientali. In questo modo nel
senz’altro sull’entrata delle “regioni orientali”
1990 si è voluto evitare ogni forma di rifonda-
nello Stato federale tedesco nei termini previsti
zione costituzionale della democrazia tedesca
dalla “Legge fondamentale”.
tramite la consultazione dei cittadini o anche tramite una risoluzione paritetica tra le rappre-
Per questa operazione il suo unico forte pun-
sentanze parlamentari della DDR e della BRD
to di appoggio internazionale è il presidente
che confermasse solennemente la legittimità
degli Stati Uniti George W. Bush (senior), ma
della Germania unita. La decisione di affidarsi
può contare anche sulla remissività del leader
esclusivamente all’art 23 allora sembrò fun-
sovietico Michail Gorbachev. Kohl gode anche
zionale ad un rapido processo integrativo. In
del cauto consenso della Comunità europea,
realtà questo atteggiamento era (consciamente
nonostante alcuni rappresentanti degli Stati-
o inconsciamente) il segno della negazione o
membri più importanti non nascondano le loro
rimozione della specifica realtà storica della
perplessità e timori..
DDR e dell’esperienza vissuta dalla sua popo-
In questo contesto non è fuori luogo ricordare
lazione dalla storia tedesca complessiva. Come
che si rivelerà fallace l’illusione (e la giustifica-
se quarant’anni di storia di milioni di tedeschi
zione espressa più volte soprattutto dal ministro
potesse essere ridotta al tempo di attesa della
degli esteri Hans–Dietrich Genscher ) che la
riunificazione.
riunificazione tedesca accelerasse e perfezionas-
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / L’ANALISI
6.
117 di ricupero delle grandi tradizioni nazionali,
A questo punto è opportuna qualche
considerazione retrospettiva sulle forme di legit-
dichiarando di incarnare la vera e migliore tradizione storica della Germania.
timazione politica dei due Stati tedeschi. Cominciamo dalle dichiarazioni ufficiali. Il fondamento
La BRD, da parte sua, ha rivendicato sin
della legittimazione della Repubblica democra-
dall’inizio la rappresentanza della nazione tede-
tica tedesca era l’antifascismo, l’anticapitalismo
sca nella sua interezza come tale. Nel Preambolo
e il connesso progetto socialista. L’antifascismo
del Grundgesetz si legge che il popolo tedesco di
forniva gli argomenti alla decisione politica (alla
tutti i Länder (di cui segue l’elenco) riafferma
“narrazione legittimante” o al “ mito fondati-
l’unità statale e nazionale. E conclude solenne-
vo” – come si dice oggi) della socializzazione
mente: „Il popolo tedesco intero si impegna a
dell’industria e dell’abolizione del latifondo
completare l’unità e la libertà della Germania in
all’est dell’Elba – dal momento che industriali e
libera autodeterminazione”. Nella Repubblica
latifondisti erano dichiarati senz’altro responsa-
di Bonn il principio dell’unità della nazione non
bili dell’ascesa di Hitler e della attuazione della
è mai stato cancellato come traguardo finale
sua politica. In questo modo la DDR traeva la
ideale - basti ricordare le irritazioni sollevate in
propria legittimazione da un rapporto diretto sia
Germania a metà degli anni Ottanta dall’allora
pure critico e punitivo (tramite espropriazioni e
ministro degli esteri italiano Giulio Andreotti,
statalizzazioni) con la storia tedesca, mentre la
che si augurava il permanere di due Germanie.
BRD doveva ricercare le sue ragioni legittimanti (o “miti fondanti”) nel presente, nelle presta-
Ma la riunificazione era di fatto tacitamente
zioni collettive della ricostruzione e del miracolo
rimandata sine die, in un futuro che la quasi
economico, rimuovendo in qualche modo il
totalità dei politici e della popolazione tede-
passato. Solo gradualmente, con il passare degli
sca considerava irraggiungibile. Di qua e di
anni tra gli elementi fondativi del nuovo Stato
là del Muro era ormai radicata la convinzione
occidentale si è menzionata anche l’opposizio-
che l’esistenza dei due Stati tedeschi fosse una
ne anti-hitleriana, identificata innanzitutto nel
soluzione storica e politica accettabile. Non era
tentato attentato del 20 luglio 1944.
soltanto l’opinione di pubblicisti e di polemisti ma di tutti gli storici e scienziati politici più
La costituzione nel 1949 di due Stati tedeschi
influenti. Ritenevano definitivamente risolta
ideologicamente e politicamente separati e ostili
la questione nazionale tedesca con la “doppia
non elimina il riferimento ad una comune “na-
statualità” BRD e DDR e ancora alla fine degli
zione tedesca”, sia pure diversamente giudicata.
anni Ottanta avrebbero vivacemente contestato
Il primo testo costituzionale della DDR parla in-
chi avesse sostenuto che era ancora aperta una
fatti di “Stato socialista della nazione tedesca”.
“questione tedesca”, intesa come vulnus del di-
Questa dizione viene cancellata anni più tardi,
ritto dei tedeschi di vivere in una unica nazione.
nel 1974 ( tredici anni dopo l’erezione del Muro di Berlino), tramite una riforma costituzionale
E’ vero che le massime autorità istituzionali
che parla di “Stato socialista degli operai e dei
della Repubblica federale avevano continuato
contadini”. Contemporaneamente tuttavia il go-
a ripetere ritualmente l’assioma dell`unità della
verno della SED inaugura una politica culturale
nazione tedesca, ma nessuno pensava seriamen-
118 te che si sarebbe realizzata – tanto meno nei
entrano in una fase di paralisi. La politiciz-
modi in cui sarebbe effettivamente accaduto tra
zazione del consumo promossa dal regime,
il novembre 1989 e l’ottobre 1990.
accompagnata dall’evidente insufficienza dei beni di consumo rispetto agli standard tedesco-
7.
occidentali, diventa un boomerang, un potente Torniamo nella Repubblica democratica
fattore di delegittimazione del sistema.
tedesca. Dopo gli anni Settanta, anche sotto la pressione mediatica dei modelli di benessere
In questo prospettiva diventa chiaro perché
occidentali, invano contrastati e diffamati con
la voglia di democratizzazione del 1989/90 è
appelli moralistici, il governo della DDR punta
associata alle aspettative di benessere di stile
sulla promessa di benessere - o quantomeno sui
“occidentale”, ed è naturale che si guardi ad
valori della sicurezza economico-sociale - come
una rapida riunificazione come soluzione a por-
nuove elemento di legittimazione. Con la parola
tata di mano – senza aver bisogno di retoriche
d’ordine dell’unità tra politica sociale e politica
nazionali/nazionaliste. L’onere di rispondere alle
economica lo Stato socialista si presenta come
attese politiche, sociali, economiche, culturali
istituzione che si prende cura dei suoi cittadini
connesse all’abbandono del modello socialista
(Versorgungs- und Betreuungsstaat), rispar-
è riposto nell’adesione ad una nazione unita
miando loro tutti i problemi esistenziali di un
garantita da un solido Stato sociale.
decoroso corso della vita, problemi cui invece sono esposti i cittadini di un sistema capitalistico. C’è anche un sottile cambiamento culturale
8.
Dopo la Wende - termine che con il
tempo si è affermato per designare “la svolta”
non privo di contraddizioni. Infatti, dall’alto, la
per antonomasia del 1989/90 - è constatazio-
generazione dei „patriarchi“ antifascisti storici
ne diffusa che la divisione statuale tra le due
tiene ferma e immobile l’ideologia e la prassi
Germanie abbia ceduto il posto ad una divisione
politica del socialismo di stampo marx-leninista,
spirituale, culturale e sociale più sottile, non mi-
mentre nei quadri intermedi direttivi avanza
surabile soltanto con indicatori economici o con
una nuova generazione pragmatica e tecno-
il mancato abbattimento dei dislivelli economici
cratica. Ma la combinazione tra una ideologia
e sociali tra le regioni occidentali e orientali. Si
socialista ormai sclerotizzata e una pratica
è denunciata l’assenza di una autentica solida-
tecnocratica alla lunga non regge.
le comunità politica nazionale. Mentre gli uni (prevalentemente occidentali) imputano i costi
Dalla metà degli anni Settanta e negli Ottanta
esorbitanti della riunificazione all’eredità pesan-
le società industriale avanzate (tra cui si può in
te del passato DDR, altri (soprattutto orientali)
qualche modo includere anche la DDR) si impo-
la imputano alcune decisioni sbagliate prese
ne drammaticamente la necessità del passaggio
dopo la Wende.
verso l’età cosiddetta post-industriale, l’era delle nuove tecnologie, della società dei servizi e
Sebbene sia praticamente unanime l’opinione
della comunicazione. La DDR si scopre priva di
che non ci fosse alcuna realistica alternativa al
capacità innovative: la produzione industriale,
trasferimento nelle regioni orientali dell’ordine
la produttività del lavoro e la politica dei redditi
sociale occidentale, oggi si deplora che in tema
119
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / L’ANALISI
di politica sanitaria, familiare e di cura infantile
economicamente e socialmente parlando, l’Est
si siano lasciate cadere norme e istituzionali che
tedesco non ha e non avrà il destino del Mezzo-
godevano di ampio consenso nella popolazione
giorno italiano – se si vuole usare un confronto
della DDR e che comunque avrebbero consentito
che spesso viene fatto.
una vita migliore. La convinzione diffusa che la sperequazione nello stato di benessere materiale
Oggi la storiografia è concorde nel riconoscere
sia un “deficit di equità” tra Occidente e Oriente
che la politica di Kohl – al di là delle buone
avvelena i rapporti e i ricordi.
intenzioni - era guidata da una mentalità e da un assunto sbagliati, legati al vecchio model-
Non c’ è dubbio che larghi strati di popolazione
lo di sviluppo che aveva portato al successo
hanno sofferto assai più di quanto loro stessi
la Bundesrepublik postbellica. Era un doppio
non sospettassero al momento della riunifica-
errore: innanzitutto la situazione della DDR
zione nell’impatto brutale con cambiamento di
dei primi anni Novanta era inconfrontabile con
sistema – nelle campagne come nelle aree urba-
quella della Germania occidentale dei primi
ne esposte alla speculazione edilizia. Accanto e
anni Cinquanta, quanto a risorse materiali, a
più efficacemente delle analisi di economisti e
strutture e infrastrutture tecniche e a fattori
sociologi, tutto questo è stato raccontato dagli
umani; in secondo luogo il Modell Deutschland
scrittori (da Günter Grass a Rolf Hochhuth, per
aveva mostrato proprio nei decenni successivi –
ricordare i più noti a livello internazionale). A
e segnatamente negli anni Ottanta - i suoi limiti
scanso di fraintendimenti, va notato per altro
insuperabili ed era stato un grave errore di Kohl
che in queste impietose narrazioni, quasi nulla
non aver introdotto tempestivamente i necessari
si salva del sistema socialista precedente con
correttivi.
i suoi ottusi uomini di partito e incompetenti burocrati.
Pensare poi che la riunificazione potesse addirittura offrire una chance di rilancio dell’economia
Naturalmente non manca chi afferma che si
nazionale, senza richiedere alcun nuovo impe-
esagera nel denunciare il trauma e quindi la
gno finanziario ad hoc è stato un altro errore
miseria materiale delle regioni orientali, anche
di valutazione. Verosimilmente, per calcolo
se rimane vero che non si è visto quello svilup-
elettorale Kohl ha assicurato i tedeschi che non
po fiorente incautamente promesso da Kohl nel
ci sarebbero stati costi e sacrifici aggiuntivi per
1990. Soprattutto, non hanno ancora conquista-
la riunificazione, mentre in realtà ci sarebbero
to autonomia economica sufficiente per reggere
state forme di finanziamento camuffate e rela-
il confronto con le regioni occidentali, salvo che
tivi aggravi tramite il credito e la politica della
in aree privilegiate (Rostock, Dresda o Erfurt).
sicurezza sociale. E’ stato un difetto di capacità e di guida politica.
Alcuni ottimisti infine asseriscono che ci si è
Di fatto la terapia d’urto dell’economia di
sbagliati nel timing della rinascita delle aree
mercato, sostenuta da massicci strumenti statali
orientali, non nel trend del loro sviluppo. E’
di sostegno e la politica attiva di sostegno del
vero che la pura trasposizione del sistema occi-
lavoro, non ha raggiunto nelle regioni orientali
dentale nelle regioni orientali ha accentuato la
l’obiettivo di una rapida e ed energia creazione
crisi dello Stato sociale in tutte le regioni, ma,
di strutture economiche capaci di autosostener-
120
2008 . Legno, diavoli e vecchiette... Storie di marionette
121
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / L’ANALISI
si. Il segnale più drammatico è stata l’altissima
DDR e quindi i giudizi sul passaggio alla nuova
disoccupazione e le sue conseguenze sociali.
realtà politica.
Tutto questo ha acuito il dilemma cui la popola-
Accanto al discorso ufficiale dominante che
zione orientale era particolarmente esposta e in-
giustifica la “rivoluzione democratica” del
difesa, per la passata esperienza – il dilemma tra
1989 con la delegittimazione senza riserve del
l’affidarsi alle misure di protezione e di assisten-
precedente regime dittatoriale della SED, si
za di Stato e l’ attivarsi per raggiungere capacità
fanno sempre più frequenti contro-narrazioni
di iniziativa e di responsabilità autonoma.
che in qualche modo rilegittimano il passato,
Limitarsi a denunciare tutto questo come ef-
denunciando nel contempo “la colonizzazione”
fetto di liberalismo selvaggio o di colonialismo
sociale, materiale e culturale delle regioni orien-
tedesco occidentale è troppo facile. Certo, ci
tali a seguito dell’Anschluß da parte del sistema
sono (stati) innumerevoli esempi di arroganza
capitalistico occidentale. Questa visione è diven-
e di insensibilità da parte di individui e gruppi
tata parte integrante della cultura politica della
(spesso neppure molto qualificati) arrivati dalla
PDS (il partito successore della SED ed ora
Germania occidentale. Ma c’erano situazioni
confluito nella Linke nazionale), a prescindere
oggettive disastrose, caratterizzate da mancan-
dalla tattica delle alleanze politiche che questa
za di competenze locali e assenza di personale
formazione mette in atto a livello nazionale e
qualificato autoctono ( magari trasferitosi nelle
regionale
regioni occidentali dopo la unificazione).
Ma c’è una terza posizione, per certi aspetti più
9.
interessante e verosimilmente più condivisa. Si basa sulla diffusione (ormai non più subcultuDi fronte a quanto è accaduto nell’au-
rale) di narrazioni biografiche e operazioni di
tunno/inverno 1989, ci si è resi conto tardiva-
memoria presuntivamente comune che pongono
mente di quanto insufficienti, se non addirittura
al centro la rivalutazione di storie di vita o bio-
fuorvianti, fossero le informazioni a disposizio-
grafie, presentate come situazioni di costrizione
ne nella Repubblica federale sulle condizioni
oggettiva, anche se sottratte ad una azione poli-
materiali e culturali reali della DDR. Oggi si
tica diretta. E’ un atteggiamento caratterizzato
riconosce che c’è stato un deficit di conoscenza
da sottili tratti impolitici.
scientifica oltre che un atteggiamento politico inadeguato, cui non è più possibile rimediare,
Per parecchio tempo la maggioranza della po-
se non con una più attenta ricostruzione ex-post.
polazione tedesco-orientale dopo la caduta del Muro non parve interessata a mettere a fuoco
Per la conoscenza della società della DDR e
il proprio passato: doveva fare i conti con un
soprattutto per capire l’atteggiamento della
presente imperscrutabile e con le illusioni e le
popolazione ancora oggi, è essenziale l’analisi
paure di un futuro incerto. La cronaca in com-
delle narrazioni retrospettive e delle connesse
penso era piena delle malefatte della Stasi.
memorie, che si sono lentamente palesate o sono
Con il passare degli anni si è rafforzata l’imma-
state finalmente messe a fuoco dagli osservatori.
gine di una esistenza condotta e vissuta in con-
Ad esse si collegano le narrazioni postume, per
dizioni oggettive di “dominio”, talora evidenti
così dire, sulla legittimazione di cui godeva la
talaltra impalpabili. In verità, questa imma-
122 gine è accolta volentieri soltanto da chi aveva
ideologicamente) di tipo egualitario. “Quella
effettivamente avuto esperienze di persecuzione.
che viene difesa è una esperienza di sicurezza
L´idea di essere stati “dominati” è bene accetta
non soltanto nell`ambito materiale e sociale,
anche da chi vuole rendere credibile la sua “col-
ma anche nell`ottica della pianificabilità della
laborazione” e quindi il suo incolpevole – perché
vita, la tenuta dei rapporti, la calcolabilità dei
coatto - coinvolgimento nell`apparato di potere.
cambiamenti. In breve, un senso di controllo
La DDR come “storia di dominio” tout court
(passivo) sul futuro, che garantisce tranquillità
incontra invece resistenza in chi ha creduto nel
e certezza”.
regime o ha cercato di conviverci, di scendere a patti con esso.
Ciò che spesso accomuna queste reazioni è un atteggiamento sostanzialmente depoliticizzato,
Ma il quadro è molto variegato, scalato anche
se non impolitico. Il sistema DDR nella sua spe-
generazionalmente. La prima generazione che,
cificità partitico-politica viene rimosso o igno-
dopo un’esperienza giovanile hitleriana, si era
rato – forse come risposta anche ad una lettura
convertita con convinzione al comunismo e vi
iper-ideologica troppo frequentemente offerta
aveva investito identità ed energie, con la fine
dagli storici e dagli analisti politici occidentali,
della DDR si ritrova con un itinerario biografico
concentrati sulle posizioni del partito e delle
devastato. Ma dappresso segue una generazione,
istituzioni ufficiali. Trascurando o sottovalutan-
che, pur essendosi integrata in qualche modo
do la rilevanza delle strategie della contratta-
nel sistema sinceramente, volontaristicamente
zione quotidiana della gente comune, le analisi
o per assenza di alternative, aveva sperato sino
storico-politiche correnti non colgono i pesanti
alla vigilia del tracollo in un suo mutamento
limiti del potere della SED, pur molto penetran-
migliorativo. In questa generazione si trova sia
te con i suoi capillari apparati di controllo, sulla
chi si riconverte rapidamente al nuovo sistema
vita normale e quotidiana. E quindi non hanno
liberal-democratico, sia chi rimane ne presto
comprensione per l’ostinazione che si è espres-
deluso secondo un ampio spettro di gradi di
sa negli spazi nascosti e difesi della società del
rassegnazione e adattamento. C’è infine chi
socialismo reale. Con il risultato che questi spazi
aveva vissuto nella nicchia della vita artistica,
permangono – a loro modo – ancora oggi dopo
delle forme subculturali giovanili creando o
due decenni di unità tedesca come luoghi di
credendo di godere di forme di vita alternative.
resistenza contro altre forme invasive, o vice-
Paradossalmente, con la scomparsa della DDR,
versa come reazione alla indifferenza sociale del
lungi dall’aprirsi finalmente spazi di libertà, per
capitalismo trionfante.
questi ultimi viene meno per essi il quadro di riferimento polemico del loro stile di vita alter-
Da qui la domanda che attende ancora una
nativo; sentendosi ora esposti senza difese alla
risposta esauriente: che cosa c’era davvero
logica della competizione e del mercato.
all’ombra del dominio/potere della SED ?
Sullo sfondo, c’è il basso continuo della no-
Com’era l’esistenza quotidiana dietro al Muro?
stalgia verso uno Stato sentito come garante
Solo paura e oppressione? Solo opportunismo
di assistenza sociale e verso una società di
e manipolazione ? Il quotidiano era il luogo
solidarietà, dove la vita non era commercializ-
che alimentava l’impotenza degli impotenti
zata e l`atteggiamento dominante era (almeno
e la potenza dei potenti – come continuano
123
MITTELFEST / PROVE D’EUROPA / L’ANALISI
ad affermare gli esponenti dei movimenti dei
DDR, passando dalla semplice de-legittimazione
diritti civili e politici, custodi intransigenti della
del sistema socialista alla sua storicizzazione.
illegittimità senza attenuanti della DDR? O ci
Questo mutamento non significa affatto una ri-
si poteva considerare “cittadini” senza far parte
abilitazione dello Stato della SED, ma un passo
della nomenklatura e senza per questo sentirsi
importante verso la riappropriazione critica del
prigionieri,“residenti coatti nello Stato” ?
passato tedesco nel suo insieme.
Nel caso della DDR, spostare lo sforzo conoscitivo sul quotidiano non significa allargare genericamente l’ambito della conoscenza - come avviene solitamente nello studio delle società
10.
Una annotazione finale. Per definire
tutto quanto è successo e sopra sinteticamente
occidentali. Quello spostamento contiene infatti
descritto è giusto parlare di „rivoluzione“ ? An-
uno specifico giudizio politico. Diventa mol-
che se il concetto più diffuso è quello di Wende/
to istruttivo anche per capire e spiegare altre
svolta? Nella letteratura e nella pubblicistica
esperienze del socialismo reale nei paesi dell’Est
ci sono altri termini ancora: Umbruch / rivol-
Europa - e più in generale le società governate
gimento, Zusammenbruch /crollo, Implosion /
da una dittatura.
implosione. Ognuno di essi ha una sua giustificazione, una sua storia; risponde soprattutto
In primo piano si pone la questione della diffe-
a sensibilità soggettive diverse o ad occasioni
renza tra privato e pubblico. Da un lato sareb-
particolari, oltre che a veri o presunti indicatori
be assurdo negare una “felicità privata” o la
oggettivi.
legittimità di una “nicchia in cui si è felici” (di
Naturalmente, il concetto più forte è quello di
cui conservare memoria positiva) separata dalla
“rivoluzione” quasi sempre accompagnata, oltre
“infelicità pubblica”. Dall’altro, però – proprio
che dall’aggettivo “democratica”, anche da “pa-
in Germania – vale il verdetto (adorniano) della
cifica”, “non violenta”. Ma non mancano quali-
impossibilità di una vita privata “vera” in una
ficativi riduttivi o negativi: rivoluzione mancata,
vita collettiva “falsa”. Ovvero, per dirla nel
fallita, tradita (secondo una vecchia tradizione
linguaggio di alcuni esponenti della “politica
tedesca). E’ chiaro che queste aggettivazioni
della memoria” ufficiale, coltivare ricordi pia-
indicano attese o speranze andare deluse.
cevoli (che non siano quelli privatissimi) della vita nella DDR mette in pericolo il “consenso
Ma se ci atteniamo ad una definizione politica
antitotalitario”contro il regime.
tecnica, per cosi dire, che indica un mutamento radicale dell’ordine socio-politico – mutamento
In contrasto con questa posizione si è obiettato
di Costituzione, sistema politico e strutture so-
(giustamente, a mio avviso) che continuare a
ciali – non c’è dubbio che quella del 1989/90 è
sostenere che la vita nella DDR fosse inautentica
stata una “rivoluzione” – che ha avuto successo
e moralmente compromessa rischia di estraniare
a confronto di quella del 1848 o, se vogliamo,
molti tedeschi orientali dalla nuova Germania
quella del 1918/19, per rimanere nella storia te-
democratica unita.
desca. Rivoluzione in senso democratico, anche
Alla luce di questa problematica vale l’invito,
se sappiamo per esperienza che la democrazia
avanzato da alcuni studiosi, ad un mutamento
non risolve affatto tutti i problemi che promette
di paradigma nella lettura del passato della
di risolvere …
124
Cividale del Friuli, città del MittelFest Il Mittelfest si svolge a Cividale del Friuli, l’anti-
e Picolit, al top dell’enologia italiana. Attorno
ca Forum Julii romana, città dalla storia remota
a Cividale si aprono a ventaglio le Valli del
e affascinante.
Natisone, estremo lembo nordorientale d’Italia,
Nell’Alto Medioevo i Longobardi vi lasciarono
disseminate di paesi caratteristici immersi in fitti
eccezionali testimonianze d’arte.
boschi di faggi, querce, castagni in un ambiente sorprendentemente intatto.
Un’ideale città-festival, con le incantevoli stradine medievali, i caffè dall’eleganza mitteleuro-
Il MittelFest e Cividale: un’occasione unica per
pea, i locali che offrono il meglio della gustosis-
vivere lo spettacolo dal vivo e lasciarsi affasci-
sima cucina friulana.
nare da una tradizione culturale e storica che affonda le sue radici nel cuore dell’Europa.
Cividale è anche il capoluogo di una zona Doc, i Colli Orientali del Friuli, dove si producono vini i qualità ineguagliabile, con tesori autoctoni come il rosso Pignolo, o i bianchi Verduzzo
126 I Presidenti di MittelFest dal 1991 ad oggi Mario Puiatti Alessandra Guerra Giovanni Pelizzo Marino Plazzotta Paolo Maurensig Demetrio Volcic Lorenzo Pelizzo Furio Honsell Antonio Devetag I Direttori Artistici di MittelFest dal 1991 ad oggi Giorgio Pressburger Tamas Ascher Jovan Cirilov Jiri Menzel George Tabori Carlo de Incontrera Cesare Tomasetig Mimma Gallina Daniele Abbado Oreste Bossini Giorgio Battistelli Moni Ovadia Furio Bordon Claudio Mansutti Walter Mramor
Mittelfest ringrazia, per l’apporto offerto alla presente pubblicazione: Vladimir Polyakov, the Gorbachev Foundation Piotr Gulczinsky, presidente Fondazione Lech Walesa Andrzej Gulczinsky, Fondazione Lech Walesa Sabina Tancevova, Václav Havel’s staff Giulia Del Fabbro, Ministero per gli Affari Esteri Ambasciate Italiane a Mosca, Varsavia, Lubiana Adriano Ossola e Dalia Vodice, Associazione Culturale èStoria - Gorizia Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia
Fotografie di: Luca d’Agostino | pagg. 4, 6, 7, 13, 14, 22, 25, 29, 36, 58, 69, 73, 81(in alto), 89, 97, 105, 120 Hugo Glendinning | pagg. 18, 84 Antonio Agostini | pag. 52 MittelFest | pag. 17 Comune di Cividale | pagg.124, 125 Ensemble Micha van Hoecke | pag. 11 Compagnia Arearea | pag. 81(in basso) Budapest Dance Theatre | pag.100 Fondazione Teatro Piemonte Europa | pag.115 © 2009 Associazione Mittelfest Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, non autorizzata. Finito di stampare nel luglio 2009.
ero Badaloni, Giorgio Pressburger, lini, Alfonso Di Leva, Andrea Filip ssamai, Michail Gorbachev, Lech Václav Havel, Axel Hartmann, Gian helis, Dimitrij Rupel, Adriano Bias zma, Riccardo Ehrman, Lucio Car arcello Veneziani, Gianni Bisiach, atvejevic’, Sergio Romano, Toni Ca hail Gorbachev, Lech Walesa, Václ el Hartmann, Gianni De Michelis, el, Adriano Biasutti, Imre Kozma, man, Lucio Caracciolo, Marcello V ianni Bisiach, Predrag Matvejevic’ ano, Toni Capuozzo, Piero Badalon ssburger, Roberto Collini, Alfonso drea Filippi, Paolo Possamai, Gian usconi, Michail Gorbachev, Lech W Václav Havel, Axel Hartmann, Gian helis, Dimitrij Rupel, Adriano Bias zma, Riccardo Ehrman, Lucio Car arcello Veneziani, Gianni Bisiach, atvejevic’, Sergio Romano, Toni Ca ero Badaloni, Giorgio Pressburger, lini, Alfonso Di Leva, Andrea Filip