In copertina: Illustrazione di Max Carcione
€ 20,00
A l t r e S c r i t t u r e
ISBN 978-88-6679-077-8
Mauro Ferrari
IL LIBRO DEL MALE E DEL BENE
Mauro Ferrari (Novi Ligure 1959) è direttore editoriale di puntoacapo Editrice. Ha pubblicato le raccolte: Forme (Genesi, Torino 1989); Al fondo delle cose (Novi 1996); Nel crescere del tempo (con l’artista Marco Jaccond, I quaderni del circolo degli artisti, Faenza 2003); Il bene della vista (Novi 2006, che include la precedente plaquette). Numerose le sue partecipazioni ad antologie, tra cui la recente antologia curata da Emilio Coco, Vuela alta palabra (Caza de Libros, 2015). È inserito nell’Atlante dei Poeti di Ossigeno nascente. Come critico ha pubblicato Poesia come gesto. Appunti di poetica, Novi 1999); i saggi e le riflessioni sono ora raccolti in Civiltà della poesia (puntoacapo, Novi 2008). Ha fondato e diretto fino al 2007 la rivista letteraria La clessidra, ha collaborato all’Annuario di poesia Castelvecchi e a moltissime altre riviste e antologie con saggi, testi e traduzioni di poeti inglesi contemporanei. Attualmente dirige l’Almanacco Punto della Poesia Italiana, edito da puntoacapo. È membro della Giuria del Premio letterario “L’astrolabio” (Pisa) e del “Guido Gozzano” di Terzo (AL) ed è direttore culturale della Biennale di Poesia di Alessandria.
Mauro Ferrari
Tre sole raccolte di poesia pubblicate in oltre venticinque anni, per quanto non esilissime, possono indicare un rapporto saltuario con la poesia, oppure una estrema cautela e un certo pudore nel dare alle stampe i propri lavori. La presente antologia, che si vuole definitiva, non tiene oltretutto conto della prima raccolta (Forme, Genesi 1989): ho infatti deciso, anche se con qualche dispiacere, di non includere alcunché da quella raccolta e di operare una certa selezione e alcune variazioni ai testi delle due successive. Questo perché concepisco il lavoro di un poeta come un work in progress, continua chiarificazione dei propri intenti e forse progressiva comprensione di ciò che davvero si sta facendo.
IL LIBRO DEL MALE E DEL BENE POESIE 1990-2006
puntoacapo
AltreScritture LXXXVII
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ISBN 978-88-6679-077-8 2
Mauro Ferrari
IL LIBRO DEL MALE E DEL BENE POESIE 1990-2006
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AL FONDO DELLE COSE (1996)
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OSSERVAZIONI
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Genesi l’ottavo giorno la Meraviglia si rapprese coagulandosi contratta su se stessa le spire compresse al diapason strillanti nell’ancora caos ansiti orme dei lemming incerti sulle rupi lo sguardo stupito delle scimmie tra i riflessi d’ambra i tonfi massivi nell’oceano tiepido rivi di lava coalescenti lenti puntavano a valle glorie a venire avvenire di ruderi gloriosi lacrima su lacrima tutto splendeva in controluce filigrana del caos (persino i prati e il giardino incolto ormai dove arrossavano tra i serpi bacche e mele)
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Breve discorso apocalittico Se sai le sfumature del silenzio, la bava della lumaca che si rapprende in nulla al ciglio dell’universo, il ventre gonfio del topo nella gora e l’ansito paziente delle stelle in espansione forse, o in fuga, sciogliti nel delirio della gramigna caparbia che alligna sull’asfalto della statale: il paradiso del frumento che ammicca a pochi passi e la vampa che infiamma le radici, l’invidia per il soffione tenue e l’erba spada, padrona della rupe, in bilico sul mare.
* Sassi; un ramo secco; l’afa e il lezzo della putredine che avanza come l’ombra di un tramonto: e torna in mente il dio che costernato volse l’ottavo giorno gli occhi 10
e “Figlio”, sospirò, “figlio”, chiudendo il varco nella siepe e rintanandosi nel folto, “tu scenderai nel mondo.”
* Dietro alle nubi quale vagito o spasmo trascrive il sonno umano e i sogni incerti che ci predano – Sirio tremante fugge strascicando con sé solo il pulsare che la squassa dall’interno come questa nostra notte abbarbicata all’alluminio gelido delle grondaie. Ricordo sguardi spenti di madri antiche, i figli premuti al grembo...
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Tramonto Lungo i picchi dorati la Creazione annotta. L’ala che di pioggia è librata sul maestrale smorza il volo, scrosciando grondaie zincate, dissolvendo al suolo le impronte che illudono a regni assediati. Dai vicoli bui lampeggiano occhi di gatto. Il sole brucia il suo tempo eterno e si ritrae.
Apocalisse (Ma quale ombra nel deserto di serraglio, miraggio, traccia sabbiosa d’oasi miniare sulle carte dell’ultimo assalto, le linee rette implose all’infinito, i santi usciti alfine dalle vetrate? Che canto stupito e puro, cigno insicuro su fondi melmosi?)
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* Ciò che si annida al fondo delle cose sotto la carne più in basso della carpa silenzioso abitatore di tane improponibili è il rombo cupo del tuono che sovrasta la mente e non un Verbo che si dica umano: e incomprensibile discorre tra le cime estranee dove si pascono di piaceri e nostre pene Dèi superni e alteri sotto forme note visitando di tanto in tanto i nostri luoghi, meravigliati da tanto corpo in così poca mente.
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IL BENE DELLA VISTA 2006 Chi parla di vittorie? Resistere oggi è tutto. R. M. Rilke mentre il mare morto continua a morire Ray Bradbury Una grande paura riposa sulla cosa che sono, come una piuma su una mano. Ted Hughes 61
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IL BENE DELLA VISTA
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Il messaggero Certo, vedendomi arrivare da distante – perché entrerò dalla porta principale, accolto dal brusìo dei cittadini incuriositi e allarmati – vedendomi così logoro per la distanza percorsa, il plico in mano dal messaggio oscuro, le vesti stracciate, gli occhi arrossati per i vapori della battaglia e la polvere, così scorgendomi nessuno potrà dubitare l’importanza delle parole che porto: il console chiederà silenzio all’assemblea, stenderà la mano perché gli porga il messaggio e finalmente, dopo tanta strada sotto il sole, la polvere respiro stesso di chi avanza quasi immobile, un passo dopo l’altro strascicato con caparbietà – perché il messaggio deve arrivare; e vedendomi giungere da tanto lontano con l’aspetto di chi è già stato tentato dall’attraversare abissi su ponti invisibili, le vesti stracciate, che non fa caso alle chiacchiere da taverna perché ha un compito da assolvere, nel silenzio dell’assemblea il messaggio risuonerà forte e chiaro; sarà impossibile non comprendere, dire che il canto di un usignolo ci ha distratti, o che una nuvola ha assunto una forma nel blu ricordandoci qualcosa di lontano, di cui non serbiamo traccia ma che sentiamo accanto; o che un vicino ha starnutito, il vento ha allontanato le parole dall’orecchio; perché non ci sarà che da udire il messaggio. 65
E allora, vedendomi barcollare già da distante incerto sulla porta da cui entrare, con un messaggio che la strada ha consunto come le suole dei calzari, tanto il sudore della stretta ha dilavato l’inchiostro originario, tanto l’inchiostro era perfetto nella sua esilità, tanto era importante il messaggio che la mano si era avvinghiata al plico; vedendomi così povero e lacero, senza più nulla da dare se non l’offerta povera della mia presenza come messaggio, allora il console chiederà silenzio e mi additerà all’assemblea come l’uomo che ha avuto in mano il responso, e che pertanto è stato più di tutti vicino a quanto c’era da dire; si potrà schernirmi, qualcuno potrà affermare di intravedere nei miei occhi forme cangianti di nuvole e di udire attorno al mio capo canuto sussurri d’usignolo, ma io sarò lì davanti ai loro occhi come un presagio di me stesso. E infine, giungendo da termopili di parole, se infine arrivassi qui scalzo brancolando un varco fino al cuore dell’assemblea, ignudo e del tutto all’oscuro del messaggio, inconsapevole di alcun messaggio affidato alle mie mani; se in mezzo all’arena in silenzio fissassi il console negli occhi senza espressione, come chi non sa né può sapere alcunché di urla lontane, di nuvole che si addensano su terre oltre l’abisso appena varcato, di ombre che scavalcano il fuoco nella danza; se con il mio piede scimmiesco tracciassi una linea netta nella polvere a separare ciò che andava detto da 66
ciò che detto non sarà mai, allora forse il console si alzerà muto, nel silenzio della bolgia, ordinerà di sprangare le porte, tenere accesi i fuochi ed erigere torri, e lascerà gli spalti con lo sguardo chino al suolo, forse fisso alla mia linea, e mi lascerà solo rinchiuso oltre la linea nella sabbia, fra il canto degli usignoli, oltre il confine che mai oserò oltrepassare.
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Pensarsi liquidi È questo il limite, credersi forme solide e risentirsi per gli spigoli che s’urtano e non combaciano; la nostra vita balza dallo sfondo fuori fuoco, i personaggi più non riconoscono il fondale su cui si agitano, parlando senza intendersi. Si cresce senza troppo merito svolgendo la banale formula del nautilo, che prospera in silenzio e grida sogni eterni: ogni ritocco accelera lo scempio e fa l’immagine più oscura, la scena meno comprensibile. E la stocastica degli urti, le occhiate che s’incrociano attraverso un tavolo come due spade sono masse estranee che si sfiorano, tangenze che si creano e deformano; stridore di un tocco immaginato. Meglio pensarsi liquidi, legami atomici più deboli, quell’inumana miscibilità dei corpi che solo un attimo un angelo in delirio può avere immaginato chissà da dove cadendo, forse un soffitto di cielo, e lui un alito soltanto, né pietra né acqua, ariele senza superfici né liscia traslucenza, 68
ancora meno, ancora più, un altro stato ancora, aria nell’aria; vinto dalla pietà, spinto a donarci un poco, un poco farci essere di più.
* Le case altissime che oltraggiano i crinali nel tramare fra le pietre e il verde o più squillanti ancora al centro di radure a cui nessun sentiero qui dal fondo mai conduce – (ma quali passi avanzano melmosi e a che riposi giungono tremanti, a quali tavole imbandite o viste altissime specchiate sul fondo che arranchiamo?)
* ma senza troppo amore – che sfacelo i sentimenti – inafferrabili splendide e accecanti stanno le cose nella luce come deposte sulla mano 69
dall’aria accesa di aprile e calda (perché così vicini tuonano i monti ancora imprevedibilmente bianchi?) forse quel gelo che hai sentito già nell’aria casalinga, la più tua, ammoniva “Noi siamo il mondo, ospite; il tuo sguardo, l’attesa, le speranze e quanto scuote o vibra dentro è discordante al nostro rimanere tu sorridi mesto rialza il bavero non ti voltare”
* Quella volta il marmo non cedette; non solo ai primi colpi di sbozzo dati di furia, ad occhi chiusi, ma la sua fibra misera scarto di lapidi miracolosamente resse il levigare lento 70
e la mia mano che spadroneggiava impolverata e inaridita, l’occhio che scrutava ansante, quei ritocchi tante volte fatali. E poi la statua fu davvero pronta fra me e la giovane modella che si affannava a ricoprirsi nello studio gelido; e riguardai rammentando oltre il marmo; mi avvicinai a lei che di sottecchi, da sotto la coperta lacera, gettò uno sguardo di ramo spoglio al marmo, a me, al suo corpo scosso e poi tuffò quegli occhi di malata nella lana lurida, singhiozzando.
Lettera del veggente all’investigatore Fatti sono il tuo regno; per te la lotta è annusare l’aria, trovare e cernere, vagliare la parola taciuta e l’accenno obliquo: nel silenzio o nell’urlo il Male è scia di fatti – alterco o serratura rotta, qualche volta l’irrompere casuale di un vestito immobile in un campo, rosso sulla brina. 71
Ma poi, quando si chiude la possente geometria mentale, al termine del tuo frammento, la chiami Verità, Giustizia. Verbali, un caffè. La mia pantera invece vaga immobile dietro le sbarre libera e rovente: non c’è evidenza che al suo sguardo squarci in piena luce e appaia. Il corpo del reato è un atomo marmoreo e muto, i fatti uno strisciare fra le rocce o l’arruffarsi del cespuglio che non dice vento. Si raccoglie come acqua piovana il mistero: nato altrove, dalla sintassi complicata delle stelle, ed in principio, e senza fine – è questa linea che non chiude la mia gabbia.
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* (... e dunque è facile, come parlassi della vita e tutto fosse vivo.)
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Nota dell’Autore Tre sole raccolte di poesia pubblicate in oltre venticinque anni, per quanto non esilissime, possono indicare un rapporto saltuario con la poesia, oppure come spero cautela e pudore nel dare alle stampe i propri lavori. La presente antologia, che si vuole definitiva, non tiene oltretutto conto della prima raccolta (Forme, Genesi 1989): ho infatti deciso, pur se con qualche dispiacere, di non includere alcunché da quella raccolta e di operare una certa selezione e alcune varianti ai testi delle due successive. Il nucleo della raccolta del 1996, Al fondo delle cose, è costituito da poesie che hanno per protagonisti Francesco Stilita e Proculo, personae a metà strada fra lo storico e il simbolico, antitetiche ma emblematiche di una visione apocalittica che oggi (2015) mi sembra più che mai calzante. Francesco Stilita è l’attore da subito consapevole di una tragedia storica e cosmica, mentre Proculo (che come il primo opera su uno sfondo chiaramente fittizio) prende man mano e coscienza di ciò che lui stesso rappresenta, pur restando incapace di reagire e portando su di sé la sofferta consapevolezza del Male (almeno di alcune sue forme). Il rifiuto totale di Stilita (in fondo, una forma di escapismo) non può essere seguito da Proculo, che nasce all’interno del Potere ed è impossibilitato a fug145
gire. L’esito è tragico per entrambi: se Proculo continuerà a soffrire la presenza del male, Stilita abbraccia un ambiguo spiritualismo panico cadendo preda dei demoni interiori: la consapevolezza che “tutto è pieno di dei”, nelle parole di Talete, porta alla comprensione della sacralità del mondo, ma anche all’autodistruzione; questa consapevolezza nasce infatti da una critica profonda della civiltà, ma approda alla consapevolezza che l’uomo è “tanto corpo in così poca mente”. Dieci anni dopo (ma la raccolta era virtualmente chiusa già nel 2002), Il bene della vista, con il suo titolo quanto mai ambiguo, vorrebbe riportare la poesia a questa consapevolezza; in una formula che uso di frequente, l’obiettivo è fare dello sguardo (ciò che del mondo vediamo, sappiamo, comprendiamo) una visione (un luogo cui annettere senso e significato tramite l’immaginazione e la creatività, cioè l’intelletto), facendo dell’Io un punto di vista e non l’oggetto della poesia. Credo infatti che scrivere poesia, come e più di ogni forma artistica (in quanto direttamente riguardante i significati), sia un’operazione razionale e abbia a che fare con la nostra capacità di strutturare il mondo in cui viviamo, per dargli un senso – quanto più esso sembra sfuggire a ogni ricerca di senso.
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Nota Bio-bibliografica
Mauro Ferrari (Novi Ligure 1959) è direttore editoriale di puntoacapo Editrice. Ha pubblicato le raccolte poetiche: Forme (Genesi, Torino 1989); Al fondo delle cose (Novi 1996); Nel crescere del tempo (plaquette con l’artista valdostano Marco Jaccond, I quaderni del circolo degli artisti, Faenza 2003); Il bene della vista (Novi 2006, che include la precedente plaquette). Ha inoltre pubblicato una serie di saggi di poetica, Poesia come gesto. Appunti di poetica, Novi 1999); i saggi e riflessioni, compreso il libro precedente, sono ora raccolti in Civiltà della poesia (puntoacapo, Novi 2008). Numerose le sue partecipazioni ad antologie e sillogi, tra cui l’antologia fiamminga della poesia italiana contemporanea Het stuifmeel van de sterren (Il polline delle stelle, a cura di Gemain Droogenbroodt, Point, Ninove 2000). È incluso con testi inediti nella monografia sulla poesia italiana contemporanea (n. 110) della rivista francese Po&sie, nell’antologia della poesia ligure Voci di Liguria (Manni, Lecce 2007), in Vicino alle nubi sulla montagna crollata (a cura di L. Ariano and E. Cerquiglini, Campanotto, 2008) e in molti altri lavori antologici tra cui la recente antologia curata da Emilio Coco, Vuela alta palabra (Caza de Libros, 2015). È inserito nell’Atlante dei Poeti di Ossigeno nascente. 147
Come critico ha collaborato all’Annuario di poesia Castelvecchi e si è interessato con saggi, recensioni e interventi a molti poeti contemporanei, con particolare attenzione alle ultime generazioni. Con Alberto Cappi ha curato L’occhio e il cuore. Poeti degli anni 90, antologia dedicata alla poesia delle ultime generazioni (Sometti, Mantova 2000); ha collaborato alla silloge Sotto la superficie. Letture di poeti italiani contemporanei (Bocca, Milano 2004); ha curato la sezione inglese dell’antologia della poesia europea La voce che ci parla (Bottazzi, Suzzara 2005). Attualmente dirige, con Gabriela Fantato, Giancarlo Pontiggia e Salvatore Ritrovato, Luca Benassi e Manuel Cohen, l’Almanacco Punto della Poesia Italiana, edito da puntoacapo. È membro della Giuria del Premio letterario “L’astrolabio” (Pisa) e del “Guido Gozzano” di Terzo (AL ed è direttore culturale della Biennale di Poesia di Alessandria. È presidente dell’Associazione letteraria La clessidra ed è stato fino al 2007 direttore della rivista omonima, da lui fondata nel 1995, e redattore della rivista milanese di poesia e filosofia margo e de L’altra Europa (Costantino Marco editore, Cosenza). Nel settore dell’anglistica si è interessato di Conrad, Tomlinson, Hughes, Bunting, Hulse, Paulin e diversi altri poeti contemporanei. Suoi testi e interventi sono apparsi sulle maggiori riviste letterarie italiane e internazionali.
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PRINCIPALI RECENSIONI E NOTE CRITICHE Paolo Valesio, Mauro Ferrari and Michelangelo Zizzi or the poetry of Breathlessness, «YIP» II,1, Spring 1998, pp. 327. Mario Marchisio, Cinque letture su Bagneri, Squarotti, Ortesta, Ferrari, Rienzi, «Hebenon» anno IX t.s. n. 3, novembre 2004, pp. 81-92. Sebastiano Aglieco, recensione a Il bene della vista, su «Fuoricasa Poesia» e «Radici delle Isole», dicembre 2006. Ora in Radici delle isole, i libri in forma di racconto, Sguardi, La vita felice 2009. Gianmario Lucini, nota su Nel crescere del tempo, www.poiein.it. Ivano Mugnaini, nota di lettura su Il bene della vista, «Il Segnale» anno XXVI n. 76, febbraio 2007, pp. 56-57; poi in Erodiade, ottobre 2006, e Adiacenze (www.milanocosa.it). Alberto Pellegatta, Il pensiero intrecciato delle cose, «La gazzetta di Parma». Rosa Pierno, “Il bene della vista” di Mauro Ferrari, «Tellusfolio» settembre 2008. Sandro Montalto, Mauro Ferrari: dalla forma delle cose al significato nel tempo, «Hebenon» anno VIII s.s. n. 11, aprile 2003, pp. 49-59 (poi in: Compendio di eresia, Edizioni Joker, Novi Ligure 2004, pp. 111-120). 149
Gianni Caccia, nota su Nel crescere del tempo, «Hebenon» anno IV s.s. n. 4, ottobre 1999, pp. 62-63. Roberto Bertoldo, recensione a Poesia come gesto, «Hebenon» anno IV s.s. n. 3, aprile 1999, pp. 50-51. Tiziano Salari, recensione a Il bene della vista, «Lunarionuovo», n. 20, 2007. Daniele Santoro, recensione a Nel crescere del tempo, Tra cielo e terra, «Caffè Michelangiolo», anno XIII, n. 1, gennaio-aprile 2008. Sergio Spadaro, Mauro Ferrari nel gorgo del tempo, ora in Picccolo cabotaggio. Selezione di saggi e recensioni letterarie (1978-2008), s.i..l., 2009. Victoria Surliuga, recensione a Nel crescere del tempo, Mauro Ferrari. Nel crescere del tempo. Con illustrazioni di Marco Jaccond dal titolo Salpare-arenarsi. Faenza, i quaderni del circolo degli artisti, 2003. pp. 120. [rivista telematica Sinestesie, inverno 2004. Donatella Bisutti, recensione a Nel crescere del tempo, Poesia. Giorgio Luzzi, recensione a Il bene della vista, «L’Immaginazione», Manni. Fabio Pusterla, recensione a Il bene della vista, «Atelier» 44, dicembre 2006. Rinaldo Caddeo, Visioni ed emblemi della precarietà, «La Mosca di Milano» n. 20, maggio 2009, pp. 35-38. Giancarlo Pontiggia, recensione a Il bene della vista, 150
«Testo» anno XXVIII n.s. n. 54, luglio-dicembre 2007, pp. 189-190. Raffaele Piazza, recensione a Nel crescere del tempo, «Vico Acitillo 124-Poetry Wave», 8 febbraio 2004. Alfredo Rienzi, recensione a Il bene della vista, «Polimnia» anno II n. 8, ottobre-dicembre 2006, pp. 120-121. Roberta Bertozzi, recensione a Il bene della vista, «Atelier» 48, dicembre 2007. Giorgio Linguaglossa, Crisi del modello proposizionale del discorso poetico [su Valerio Magrelli, Giampiero Neri, Antonio Riccardi, Maurizio Cucchi, Nicola Vitale, Mauro Ferrari], www.lietocolle.it; ora in La nuova poesia modernista italiana, Edilet, Roma. Luca Benassi, Nota di lettura di Al fondo delle cose di Mauro Ferrari, inedita. Franco Romanò, recensione a Il bene della vista, «La Mosca di Milano» n. 15, dicembre 2006, p. 119.
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INDICE IL LIBRO DEL MALE E DEL BENE AL FONDO DELLE COSE (1996) OSSERVAZIONI Genesi ....................................................................................... Breve discorso apocalittico .................................................. Sassi; un ramo secco; l’afa .................................................... Dietro alle nubi ...................................................................... Tramonto .................................................................................. Apocalisse ................................................................................. Questi i tuoi cieli, settembre ................................................ Secca d’autunno ......................................................................... “Fiume Tanaro” informa ogni mattina ............................... Novembre .................................................................................. Questa assonometria di cieli e prati .................................... Epitaffio .................................................................................... Il gabbiano inebriato ............................................................. Naufraghi e dèi .......................................................................... Si è richiuso il maëlstrom della salvezza ............................. Canna ....................................................................................... Eigg .......................................................................................... Se solo notte vuoi .................................................................. Donando alla sua donna una gomma da cancellare ......................
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I LIBRI DI PROCULO Fotografia .................................................................................. Proculo, ti vidi prostrato innanzi alle lance ........................ Antonio il Censore caldeggia la nomina di Proculo ............................ Serata mondana ......................................................................... Proculo e la filosofia ................................................................... Valerio Merulo al giovane poeta Lucio ....................................... Proculo medita sulla Storia ......................................................... È assalito dalle Furie ................................................................. Medita sulla caducità del bene esulla persistenza del male ............ Medita sulla libertà .................................................................... Disserta tra sé e sé sul futuro della Poesia ................................... Recrimina sulla Storia ............................................................... La fine ...................................................................................... Palinodia ................................................................................... Asolta infine il proprio silenzio ...................................................
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I GIORNI E LE OPERE DI FRANCESCO STILITA PARTE I
Mi rannicchio attorno alle mie cose .................................... S’aggrumano le nubi: tra poco pioverà ............................... Fra vette e abissi mi specchiai .............................................. In pace, infine; immobile su questa roccia ......................... Quanto freddo quest’alba ..................................................... (... o nel silenzio dello zenit .................................................. Apparve e “Innalzati” ........................................................... La mia memoria è una clessidra ........................................... Setaccio un sangue di memoria ........................................... I mostri che mi rigurgita l’abisso ......................................... Percorrendo il mio limite ...................................................... Ma qua mi domina il silenzio ............................................... 178
41 42 42 43 44 45 45 46 47 47 48 48
Mi tuffo dentro a me ............................................................. 49 Mi tuffo dentro a me ............................................................. 50
PARTE II
Adesso ..................................................................................... Notte di pipistrelli ed angeli ................................................. Forse fu l’ansito inane della roccia ...................................... Scarsi i tuoi doni, o Dea: la roccia ....................................... Giorno su giorno ostaggio della morte ............................... Giorno su giorno ostaggio della morte ............................... Fisso in volto la mia memoria ............................................. Veglia di sogno questa notte ................................................ Da quale abisso ...................................................................... Intirizzito da quest’aria lieve ................................................ Come tornare ......................................................................... Depongo ai vostri piedi ........................................................ Ciò che si annida ...................................................................
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IL BENE DELLA VISTA (2006) IL BENE DELLA VISTA Il messaggero .............................................................................. Pensarsi liquidi .......................................................................... Le case altissime che oltraggiano i crinali ..................................... ma senza troppo amore ........................................................ Quella volta il marmo non cedette ...................................... Lettera del veggente all’investigatore ............................................. Dante alle ombre ........................................................................ Hai mai avuto questo darsi sulla mano ............................... Moralità del pittore .................................................................... 179
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Quelle parole silenziose ........................................................ A Paraggi ................................................................................. Nell’ombra ................................................................................ Piccioni ...................................................................................... Ali: del migliore degli inferni possibili ......................................... Ci guardano le montagne con occhi scintillanti ................. Parole sconosciute ....................................................................... Confitti al cuore della vita .................................................... Avigliana .................................................................................. Orizzontale ............................................................................... La vista di Braies ......................................................................
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NEL CRESCERE DEL TEMPO Respirare l’acqua ....................................................................... Perché, se per qualcuno scrivere... ...................................... Le pagine, il fuoco ...................................................................... Riti di passaggio ......................................................................... Quella volta strappammo un pareggio ............................... L’afa di prima estate, quest’aria pazza ................................. Le giovani bagnanti in fiore ........................................................ Mercatino dell’antiquariato ........................................................ Da quale abisso giungi .......................................................... Cadute ...................................................................................... Leggenda delle spigolatrici ........................................................... A pugni chiusi ........................................................................... Non puoi saperlo – non è dato – ........................................ Fu quando accumulasti il tempo ......................................... Nel premere del tempo, nell’incessante .............................. Nel giorno ................................................................................. Ai bivi ...................................................................................... Perché l’annuncio è una parola a pena ............................... Per la cruna ............................................................................... 180
89 90 91 93 94 95 97 98 99 100 101 101 103 104 105 107 108 109 109
Frammenti di un idillio perduto .................................................. Parole dei grani di clessidra ......................................................... Sisifo ......................................................................................... Notizie da Itaca ........................................................................ Ancora Ulisse ............................................................................ Sulle proprie orme ...................................................................... Ma non attraversare il ponte, mai ........................................ Vivere di sbieco .......................................................................... Fu l’anno che l’estate precipitò in inverno .................................... La scelta .................................................................................... Spiove, e l’aria torna .............................................................. Don Chisciotte ........................................................................... Dichiarazione dell’esorcista ......................................................... Non credo, nel profondo ..................................................... Un universo complicato ....................................................... Ed è così che accade tutto .................................................... Al fondo della vita ..................................................................... Non è – t’inganni – marzo a sciogliere i legami ................ Passi, rocce .................................................................................
110 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 124 124 125 126 127 127 129
IN MORTEM
DA OLTRE UN MURO ................................................... 133 IN MORTEM ......................................................................... 137 Nota dell’Autore .................................................................... 145 Nota Bio-bibliografica ............................................................ 147 PRINCIPALI RECENSIONI E NOTE CRITICHE ................. 149 ANTOLOGIA DELLA CRITICA ........................................... 152
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AltreScritture ULTIMI TITOLI PUBBLICATI 78. Salvatore Ritrovato, Via della Pesa, Postfazione di Marco Alloni, pp. 96, € 11,00 ISBN 978-88-6679-043-3 79. Francesco Scaramozzino, L’onere dei nidi, Nota di Marco Tabellione, pp. 116 € 12,00 ISBN 978-88-6679-050-1 80. Viviane Ciampi, Giuseppe Conte, Rodolfo di Biasio, Marco Ercolani, Mauro Ferrari, Lucetta Frisa, Marco Furia, Elio Grasso, Mauro Macario, Francesco Macciò, Giovanni Occhipinti, Claudio Pozzani, Angelo Tonelli, L’invenzione del mare, con fotografie di Lino Cannizzaro. Introduzione di Mauro Macario e Postfazione di Emanuele Spano, pp. 172, € 16,00 ISBN 978-88-6679-053-2 81. Alessandro Quattrone, L’ombra di chi passa, Postfazione di Mauro Ferrari, pp. 118, € 13,00 ISBN 978-88-6679-059-4 82. Cinzia Demi, Maria e Gabriele. L’accoglienza delle madri, Prefazione di Massimo Morasso, pp. 96, € 11,00 ISBN 978-88-6679-061-7 83. Antonio Spagnuolo, Ultimo tocco, Postfazione di Mauro Ferrari, pp. 78, € 12,00 ISBN 978-88-6679-066-2 84. Rosa Salvia, Dolore dei Sassi, Postfazione di Manuel Cohen, pp. 92, € 12,00 ISBN 978-88-6679-065-5 85. Marco Righetti, In questo breve corso senza fine, Prefazione di Ivan Fedeli, pp. 82, € 12,00 ISBN 978-88-6679-069-3 86. Franco Celenza, Di certi inverni della mente, Prefazione di Ivan Fedeli, pp. 76, € 12,00 ISBN 978-88-6679-072-3 87. Mauro Ferrari, Il libro del male e del bene, con Antologia della critica, pp. 184, € 20,00 ISBN 978-88-6679-077-8 88. Ivan Fedeli, Gli occhiali di Sartre, Prefazione di Elio Pecora, pp. 110 € 15,00 ISBN 978-88-6679-074-7 (marzo 2016) 89. Lamberto Garzia, Autoritratto con divano, pp. 100, € 15,00 ISBN 978-88-6679-075-4 (marzo 2016)
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GENNAIO 2016 STAMPATO PER CONTO DI puntoacapo Editrice PRESSO UNIVERSAL BOOK srl VIA BOTTICELLI 22, 87032 RENDE 184
In copertina: Illustrazione di Max Carcione
€ 20,00
A l t r e S c r i t t u r e
ISBN 978-88-6679-077-8
Mauro Ferrari
IL LIBRO DEL MALE E DEL BENE
Mauro Ferrari (Novi Ligure 1959) è direttore editoriale di puntoacapo Editrice. Ha pubblicato le raccolte: Forme (Genesi, Torino 1989); Al fondo delle cose (Novi 1996); Nel crescere del tempo (con l’artista Marco Jaccond, I quaderni del circolo degli artisti, Faenza 2003); Il bene della vista (Novi 2006, che include la precedente plaquette). Numerose le sue partecipazioni ad antologie, tra cui la recente antologia curata da Emilio Coco, Vuela alta palabra (Caza de Libros, 2015). È inserito nell’Atlante dei Poeti di Ossigeno nascente. Come critico ha pubblicato Poesia come gesto. Appunti di poetica, Novi 1999); i saggi e le riflessioni sono ora raccolti in Civiltà della poesia (puntoacapo, Novi 2008). Ha fondato e diretto fino al 2007 la rivista letteraria La clessidra, ha collaborato all’Annuario di poesia Castelvecchi e a moltissime altre riviste e antologie con saggi, testi e traduzioni di poeti inglesi contemporanei. Attualmente dirige l’Almanacco Punto della Poesia Italiana, edito da puntoacapo. È membro della Giuria del Premio letterario “L’astrolabio” (Pisa) e del “Guido Gozzano” di Terzo (AL) ed è direttore culturale della Biennale di Poesia di Alessandria.
Mauro Ferrari
Tre sole raccolte di poesia pubblicate in oltre venticinque anni, per quanto non esilissime, possono indicare un rapporto saltuario con la poesia, oppure una estrema cautela e un certo pudore nel dare alle stampe i propri lavori. La presente antologia, che si vuole definitiva, non tiene oltretutto conto della prima raccolta (Forme, Genesi 1989): ho infatti deciso, anche se con qualche dispiacere, di non includere alcunché da quella raccolta e di operare una certa selezione e alcune variazioni ai testi delle due successive. Questo perché concepisco il lavoro di un poeta come un work in progress, continua chiarificazione dei propri intenti e forse progressiva comprensione di ciò che davvero si sta facendo.
IL LIBRO DEL MALE E DEL BENE POESIE 1990-2006
puntoacapo