La voce che guarisce

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Philippe BarraquĂŠ

LA VOCE CHE GUARISCE Tecniche di guarigione con le terapie vocali


Indice Prefazione

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Capitolo 1 - Cantare è naturale

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Creare il proprio spazio per cantare

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L’orecchio e il canto

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La musica agisce sulle cellule cerebrali

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La vita all’interno del suono

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La nota vibratoria di un luogo

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La vostra nota personale

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Aprire il proprio orecchio interiore Regressione nelle vite passate (il Bolero di Ravel) Percepire la vita interiore del suono Saper riconoscere la tonalità di un luogo Scoprire la nota individuale della personalità

Capitolo 2 - Curarsi con i suoni delle vocali Autoguarigione mediante la voce (1) Vocali pure

U: radicarsi meglio e incarnarsi E (chiusa): dinamizzare la sessualità E (aperta): controllare le emozioni e renderle positive Œ: mantenere la padronanza di sé I: aprire il cuore e aprirsi al mondo A: liberare la capacità espressiva e comunicare meglio O: dare una nuova direzione alla propria vita I (acuta): realizzarsi U-E-È-I-A-O-I: cantare le sette energie

Canto armonico e vocalizzazione

Viaggio sciamanico nelle armoniche La leggenda mongola del canto armonico

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Capitolo 3 - Curarsi con le sillabe energetiche Virtù curative delle consonanti La forza delle parole

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Autoguarigione mediante la voce (2)

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Combinazioni di sillabe

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EHM: un canto per accogliere il neonato FLI: per addolcire la voce FLU: rilassarsi con facilità MAR: per stimolare e rigenerare SU: per attivare il magnetismo Curarsi con il magnetismo e la visualizzazione TE (e chiusa): contro i pensieri negativi THA: azione del suono sull’aura THO: per la concentrazione AUM (AH-HUM): sviluppare i poteri psichici AYI: acquietare la mente Terapia vocale e accompagnamento delle persone in fin di vita Œ KHÔL: portare il lutto HAMSA: il canto del soffio KHEI (e chiusa): placare l’ansietà RA-MA: armonizzare la coppia

Capitolo 4 - Cantare i chakra Connettiamoci al reticolo Il concerto interiore Localizzazione dei chakra e principali indicazioni Autoguarigione mediante la voce (3) LAM (centro coccigeo): incarnarsi di più VAM (centro sacrale): rigenerare l’energia sessuale Canto prenatale RAM (centro solare): moderare le emozioni YAM (centro cardiaco): l’energia della compassione Canto di accoglienza del bambino HAM (centro laringeo): aprire la voce Impostazione della voce e preparazione mentale OM (centro frontale)

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Centro coronale

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Ogni parola è una fonte di voce

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Il concerto dei ventisette chakra

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Aprire il centro della visione spirituale (ghiandola pineale) Sillabe buddiste tibetane e risonanze del corpo Cantate il vostro nome e cognome Cantare i "pianeti estremi" del corpo

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Centro della milza

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Centro Alta Maggiore

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Costruire la voce

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Ricaricare la milza Risvegliare il centro Alta Maggiore LAM-VAM-RAM: riequilibrio dei chakra inferiori VAM-HAM: trasformazione dell’energia sessuale HAM-RAM: sblocco del chakra laringeo

Capitolo 5 - Stimolare le ghiandole mediante la voce Saper decifrare lo "Spartito Ormonale" per il benessere L’epifisi: una musicista ispirata L’ipofisi: il direttore d’orchestra delle ghiandole endocrine Rafforzate l’energia delle ghiandole pituitaria e pineale

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L’ipotalamo e il talamo regolano e scandiscono il tempo musicale

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La tiroide: guardiana dei vostri canti futuri

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La saliva: elisir di lunga vita Il timo: la crescita e l’evoluzione spirituale

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La linfa: il fluido energetico delle vostre cellule

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Il pancreas e la milza: le risonanze dei vostri conflitti

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Le surrenali: l’accordo finale

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Voce e sessualità Corrispondenze tra i suoni e le ghiandole Autoguarigione mediante la voce (4)

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La dopamina: la molecola del piacere Il gioiello centrale: l’energia di guarigione e di trasformazione Rafforzate l’energia della tiroide

Rafforzate l’energia del timo

Rafforzate l’energia della linfa e del cuore

Rafforzate l’energia del pancreas e della milza

Equilibrate l’energia delle ghiandole surrenali e sessuali

Ascolto dei ritmi interiori Rigenerazione attraverso la respirazione profonda Visualizzazione delle ghiandole e dei chakra Surrenali: le ghiandole dell’estremo Ghiandole sessuali Pancreas: l’alchimista della digestione Piramide energetica (surrenali, pancreas, epifisi) Timo: il cuore psichico Tiroide: la guardiana dell’equilibrio e della voce L’ipofisi: l’armonia tra le forze psichiche e spirituali L’epifisi: l’occhio interiore

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Capitolo 6 - I suoni taoisti di purificazione Il canto dei cinque elementi

Cantare gli elementi in relazione ai punti cardinali I bambù sonori

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Il canto dei meridiani

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La trasmissione orale dei suoni taoisti Pratica dei sei suoni taoisti

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Tecnica taoista T’una: sputare il vecchio e introdurre il nuovo Attingere il nutrimento energetico da ciascuna sillaba Fare circolare l’energia del Ch’i

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La bioenergia vocale: cantare le ore del corpo I meridiani Tou-Mö e Jen-Mö riuniscono i vostri canti energetici Metodo di guarigione globale: cantare il proprio microcosmo energetico

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Stimolazione armonica della volta del palato e della cavità orale

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Il reticolo dei meridiani

HSÜ: Fegato - Cistifellea HÊ: Cuore - Intestino tenue HU: Milza - Stomaco CH’I: Polmoni - Intestino crasso CH’UI: Reni - Vescica HSI: Maestro del Cuore - Triplice Riscaldatore

Alleviare il dolore con il Ch’i

Guarigione a distanza Meridiano Jen-Mö: risanare il terreno emotivo

Risvegliare l’energia con la punta della lingua 1) Visualizzare una cupola 2) Stabilire il contatto "elettrico" con i punti della cavità orale 3) Trattare il punto del meridiano con l’energia della lingua 4) Stimolare il Ch’i della volta del palato con le armoniche 5) Collegare il microcosmo energetico ai movimenti del cosmo

Capitolo 7 - Proiezione dei suoni sul corpo Stimolazione attraverso il suono e il tocco L’Armonicoterapia®

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Il suono giapponese Wun

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Autoguarigione mediante la voce (5)

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Autostimolazione dei punti energetici attraverso il suono Wun

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Salita delle energie mediante i suoni armonici Lavorare sulla sofferenza

Punti della piega del polso Punti della mano

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Bordoni curativi e digitopressione

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Cure con il suono per tutta la famiglia

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Ascoltare i segnali del corpo Scegliere il suono giusto Le tre tecniche di stimolazione vocale

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La pratica dei suoni nel quotidiano

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Punti e zone energetiche da stimolare

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Punti per la "la voce in panne" I blocchi della voce: intraprendere un lavoro su di sé Il coro, una terapia di gruppo

Armonizzazione Tonificazione Dispersione

La scelta del luogo Preparare al meglio la seduta A quale ritmo lavorare?

Punti dell’asse vertebrale Zona della schiena Diagnosi mediante i colori e la proiezione dei suoni Cantare schiena contro schiena Punti dietro la testa Riequilibrio dei plessi a ogni cambio di stagione Punti straordinari del volto Fare risuonare la "cassa della voce"

Capitolo 8 - Migliore respirazione, migliore canto La respirazione addominale Il meccanismo del diaframma Come respirare bene L’ombrello Fluidità del respiro e canto armonico

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Come utilizzare la pressione della glottide

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Ritrovare la vitalità mediante la respirazione pranica

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Parlare alla propria respirazione

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Respirare con i reni

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La cavata di voce

Accogliere ogni prâna e sorridergli Purificazione delle nâdî Idâ e Pingalâ Riequilibrio prânico dei chakra superiori Sintonizzare la propria respirazione con quella del macrocosmo Respirazione equilibrante per gli ipertesi Rafforzare l’energia dei reni e della schiena

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Respirare con i plessi

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La respirazione circolare tibetana Cure naturali per respirare meglio

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Purificazione dei microcosmi corporei 1) Liberarsi del passato (ombelico) 2) Allontanare le emozioni perturbatrici (plesso solare) 3) Eclissare l’ego (cuore) 4) Aprire il plesso laringeo (corde vocali) 5) Sviluppare la visione interiore (fronte) 6) Imporre le mani (sommità del cranio)

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Capitolo 9 - Risposte riguardanti i problemi di voce più comuni Non riesco a emettere i suoni Il respiro mi viene a mancare molto presto Qualsiasi sforzo vocale mi provoca tensioni muscolari Ho la voce perennemente rauca Non percepisco, né emetto alcun suono armonico Sono stonato La mia voce non è impostata e non regge Nasalizzo male i suoni Dopo aver cantato mi sento stanco Non riesco a visualizzare Qual è il momento ideale per cantare? Come sistemare uno spazio riservato al canto e alla meditazione? Tabella riassuntiva dei suoni curativi e delle loro corrispondenze musicali

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Glossario

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Bibliografia

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Discografia

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Nota sull’autore

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Nota sull’utilizzo del CD allegato

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1 Cantare è naturale Il canto precede il linguaggio strutturato, accompagna il ciangottio dei bambini, i borbottii del neonato. Diventa filastrocca, compagno di giochi, fratello del movimento. Canta il quotidiano. Esprime i nostri stati d’animo e libera le nostre emozioni. Vi sbarazza dal peso delle parole, trasformandole in suoni più significativi, più diretti. Calma la paura, l’ansietà. Conferisce struttura alla personalità dandole dei punti di riferimento. Si trova in perfetta unione con gli eventi importanti della vita. È il prezioso ausiliario del ricordo poiché spesso a una canzone si associa un avvenimento importante. Stabilisce il dialogo. Lo ristabilisce nell’individuo afasico, chiuso, ripiegato su se stesso. Stimola le vostre energie, radicandovi alla terra e collegandovi al cielo. È colui che vi inizia. È a tal punto lo specchio di voi stessi che vi rivela i vostri limiti, i vostri conflitti. Da parte vostra vi è dunque accettazione o rifiuto, e l’atto cantato diviene più difficile. A maggior ragione lo è quando si allontana dal campo dell’intuizione. Lo analizzate, lo paragonate agli altri. L’educazione vi è passata, con la sua sequela di valutazioni, esperienze e repressioni, di fatti pedagogicamente corretti o errati. Allora ve ne fate una ragione perché siete convinti di essere stonati, di avere una voce poco armoniosa o troppo debole. Non osate liberare la vostra voce, uscire da voi stessi. Chi vi circonda vi ha consolati da quell’opinione molto diffusa che non siete dotati per la musica, che era meglio tacere piuttosto che scalfire l’orecchio musicale, l’orecchio assoluto che regna con un certo accademismo sul vostro spazio 14


vitale. È giunto il momento di proiettare il vostro Io sonoro, di affermarvi! A tal scopo occorre cancellare tutto questo passato ingombrante fatto di ricordi dolceamari dei corsi musicali a scuola, dei dettati musicali. Il panico che vi assaliva quando, dopo il segnale del la del diapason, cercavate invano di aprirvi una strada attraverso quell’accozzaglia di suoni che si scontravano sul vostro pentagramma. Era un suono acuto, quello? Oppure più grave? Un accordo? E fino a che punto il “treno” dell’orecchio musicale aveva deragliato? Un rumore rotto e confuso copriva il dispotico diapason e, senza punti di riferimento, vi bilanciavate sul ritmo di misure ripetute che vi pervenivano come ondate anarchiche. Eravate come il novello studente di informatica che tenta di decifrare il suo programma. Poi giungeva l’ora della prova della voce davanti ai vostri chiassosi compagni. Con le gote arrossate, dalla vostra bocca non usciva che una terribile voce, quel dispettoso e zoppicante suono che faceva tanto ridere la classe.

Creare il proprio spazio per cantare Se vi riconoscete – poco o molto – in questo ritratto, ora nulla deve restare di tutto ciò nella vostra memoria. Bandite dalla vostra mente qualsiasi traccia di questo fastidioso passato. In questo preciso istante tutto viene cancellato. Create mentalmente il vostro spazio vergine e visualizzate una luce molto delicata in fondo alla vostra gola, come una presenza che veglia sui vostri canti futuri.

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L’orecchio e il canto Il suono è uno specchio dalle molteplici sfaccettature e la percezione dell’ascoltatore è soggetta a numerosi intralci e illusioni dovuti alle limitazioni proprie dell’orecchio e alle difficoltà del cervello nell’analizzare certe frequenze o timbri musicali. L’orecchio ha bisogno di parecchi millisecondi per riconoscere i grandi intervalli e una melodia le cui note si dipanano su più ottave ci appare improvvisamente estranea. Si constata allora che per la decodificazione il cervello ha i suoi tempi di latenza e non apprezza minimamente i suoni molto distanziati gli uni dagli altri. In una frase ritmica, se accentuate alcune note, ne mettete in secondo piano altre che hanno però una durata equivalente. Allo stesso modo, non percepiamo le armoniche dei suoni, cioè le frequenze che li compongono poiché tutta la nostra attenzione si rivolge al suono dominante. L’orecchio gioca un ruolo di arbitro nel bel mezzo di un conflitto che oppone la densità alla sottigliezza. Per rimediarvi, il lavoro sui suoni in relazione ai centri energetici (i chakra) facilita l’apertura dell’orecchio interiore e la percezione va progressivamente affinandosi. Non percepiamo dunque semplicemente attraverso i nostri orecchi, ma mediante una complessa rete di cellule, nervi, plessi, ghiandole che registrano informazioni che a loro volta verranno immagazzinate nel cervello, già a partire dalla vita intrauterina. Schiudere l’orecchio interiore significa pertanto utilizzare la capacità di ascolto e di trasmissione dei recettori fisici, energetici, psichici per allargare il campo della propria acutezza uditiva e, in generale, della ricettività. Ciò consente di affrontare il suono non solo dal punto di vista della sua materia densa, ma anche nelle sue particolarità più sottili.

Aprire il proprio orecchio interiore Chiudete gli occhi e siate coscienti di ogni rumore che vi circonda, qualunque suono, anche il più impercettibile. Poi concentratevi sulla respirazione, sul leggero fremito del respiro che entra in ciascuna narice, sul suo percorso all’inter16


no del vostro corpo. Canto del respiro, canto degli organi, ritmo cardiaco, viaggiate nelle vostre musiche interiori… Sentite come ogni nuova inspirazione fluidifica le vostre cellule, le rende trasparenti, limpide. Ora lasciatevi andare. Non cercate di analizzare. Lasciatevi trasportare dalla corrente e permanete a lungo in questo stato di pace, di fiducia e di dolcezza.

La musica agisce sulle cellule cerebrali Il riconoscimento delle note, dei timbri strumentali, delle vibrazioni si affina man mano che procede la realizzazione dell’essere. Le connessioni neuronali si effettuano con maggiore rapidità, si ordinano in funzione della disposizione dei suoni. In musicoterapia è risaputo che le opere di Mozart o di Bach esplicano un effetto particolarmente ristrutturante a livello delle cellule cerebrali, rendendo le costruzioni del pensiero più chiare e limpide. Mozart è più ludico, Bach più intellettuale. Altre opere, come il Bolero di Ravel, creano un filo circolare, una cellula mantrica che induce stati estatici che favoriscono le regressioni, i viaggi negli stati alterati di coscienza. Sempre che si amino i viaggi! Se si riesce a salire a bordo della barca “Bolero”, il tragitto è tra i più onirici e ispiranti. Se si rimane sul molo, vi è necessariamente un rifiuto dell’opera. Se la barca naufraga, se sprofonda su qualche scoglio del nostro inconscio, vi è la rivolta, la messa in discussione dell’esperienza. Il Bolero di Ravel è certamente l’opera che ha provocato fra i miei allievi il maggior numero di reazioni emotive. La sua costruzione orchestrale non è innocente poiché il suo aumento progressivo di potenza sottolinea ogni volta di più i nostri ostacoli, i nostri grandi passaggi, le nostre prove, ma anche le prospettive del nostro divenire, le possibili vie d’uscita. Perché questo crescendo è innanzitutto rivelazione, lacerazione del velo, messa in discussione, e la conclusione brusca del finale non può non rammentarci il bastone zen del maestro, il richiamo all’ordine, il ritorno brutale alla retta via, al giusto sentiero. Per questo, il Bolero di Ravel crea immagini mentali che sono sia mezzi di trasformazione, sia strumenti per la conoscenza di sé e il viaggio sonoro vale la pena di essere tentato. 17


Regressione nelle vite passate (Il Bolero di Ravel) Distendetevi, chiudete gli occhi e ascoltate i primi accordi del Bolero. Sentite come le corde e il frastuono dei tamburi inducono in voi uno stato di particolare ricettività. Essi introducono il tema principale che vi guiderà per tutta la durata dell’opera. Man mano che il pezzo musicale si dipana come in un filo circolare, la memoria del vostro corpo pare svuotarsi e sorgono in voi delle immagini che vengono dal passato. La vostra vita è come un film proiettato davanti ai vostri occhi e il carattere ripetitivo del Bolero vi conduce sempre più lontano nel vostro viaggio interiore. Ora si succedono immagini rassicuranti e ristrutturanti. Abbandonatevi completamente alla musica, accompagnandola con un suono continuo emesso a bocca chiusa. Alla fine del pezzo, rimanete per un lungo momento in silenzio.

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La vita all’interno del suono Che cos’è un suono? Armoniche, vibrazioni, materiale sonoro che per il profano sono cosa ben complessa. Tuttavia, i compositori, i musicisti, i cantanti, i fabbricanti di strumenti tentano da sempre di percepirne il mistero. Ma il suono da voi udito viene forse percepito da me in maniera differente. Allo stesso modo, il colore blu che voi vedete non è assolutamente lo stesso che vedo io. Tutto è una questione di decodificazione, di spettro uditivo e qualsiasi esperienza resta empirica e personale. Così, il riconoscimento del timbro sonoro, cioè della sua sfumatura particolare, dipende dal numero dei suoi suoni armonici, dal luogo e dall’intensità che essi occupano e dalle transitorie d’attacco e di estinzione che rendono possibile l’inizio e la fine di un suono. Recidendo queste transitorie, l’identificazione è resa difficile poiché l’essere umano è fatto in tal modo, ha costantemente bisogno di punti di riferimento. La nostra percezione deve poter restituire l’universo del suono nelle sue molteplici dimensioni. Rumori, soffi, sfregamenti sulle corde di uno strumento, tutto ciò che costituisce la “timbrica” di un cantante, tutta questa apparente libera disorganizzazione dei messaggi paralleli, delle istantanee che l’ascoltatore percepisce inconsciamente e che costituiscono la vita interna di un suono e, per estensione, di un’opera. È necessario saper preservare questo ambiente sul quale poggia l’opera. Ogni voce racchiude delle sublimi imperfezioni che, prese globalmente, sono come le macchie colorate dei quadri degli Impressionisti: trovano la loro vera dimensione se si indietreggia un po’ per percepirne la totalità.

Percepire la vita interiore del suono Cantate il suono AN facendolo risuonare nel naso. Riprendete il respiro e ricominciate. Ogni volta cercate di prolungarlo il più a lungo possibile. Come risuona il suono e come si trasforma? Riuscite a percepire una vita all’interno del suono, come delle frequenze nell’acuto, delle risonanze che si propagano nel vostro corpo? Sperimentate e poi analizzate le vostre sensazioni. 19


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