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Detergenza Made In Italy

La gamma di prodotti chimici per l’igiene, la detergenza e la sanificazione delle superfici offerta dalle nostre industrie è assai ampia e copre qualsiasi esigenza di pulizia: sgrassatori e disincrostanti per affrontare e risolvere al meglio le articolate e complesse problematiche di qualunque superficie, anticalcare, detergenti per i pavimenti di diverse tipologie (gres porcellanato, parquet, marmo…), detergenti per i servizi igienici, detergenti per i vetri, disinfettanti e così via. Si tratta di tutti prodotti professionali che assicurano una pulizia veloce ed efficace, contro tutti i tipi di sporco, anche quello più ostinato, ma sempre rispettando e proteggendo le superfici. Inoltre, grazie alla composizione chimica di questi prodotti, è possibile ottenere un’igiene profonda impiegando solamente una piccola parte di prodotto, risparmiando dunque sul costo com- plessivo dei materiali per la pulizia. In questi anni la produzione italiana, senz’altro tra le maggiori in ambito continentale, è cresciuta costantemente: il trend positivo è derivato da un leggero aumento dei consumi interni e da un notevole rafforzamento delle esportazioni. Le aziende italiane, sempre più votate alla sostenibilità ambientale e alla diminuzione dei consumi, hanno sviluppato prodotti concentrati e sistemi di distribuzione della detergenza sempre più evoluti e tecnologicamente avanzati. La situazione del mercato è apparsa comunque, assai frammentata ed eterogenea, presentando sempre differenze notevoli, a seconda del segmento e della tipologia di prodotto: per ammorbidenti concentrati, detersivi liquidi per lavatrice, il trend con il segno più è sembrato forte, mentre sono apparsi relativamente deboli i risultati conseguiti da polveri, detergenti per bucato e stoviglie. L’emergenza dettata dal devastante impatto sociale ed economico del virus SARS CoV-2 negli anni 2020-2021 ha sconquassato indici ed equilibri di mercato che apparivano

La Testimonianza Delle Aziende

Negli ultimi anni, dopo l’effetto “droga” della pandemia, una vera e propria valanga di difficoltà e costi si è abbattuta dunque sulle industrie del comparto: dopo un buon semestre iniziale nel 2022, con buoni utili da settembre hanno visto l’intero comparto segnare il passo con una preoccupante stagnazione. Bisogna essere davvero ottimisti, di questi tempi, per parlare nei mesi a venire di incrementi di fatturato e guardare con la necessaria fiducia al futuro sostenibile e green, che pure segna da tempo la strada obbligata della produzione, per il Made in Italy. Abbiamo raccolto le dichiarazioni di alcune aziende del comparto.

“Risulta davvero complesso, in questa situazione così incerta, dare gli input all’ufficio acquisti, già sofferente per le ben note difficoltà nel reperimento delle materie prime - spiega Luca Cocconi, AD di Arco Chimica Come ben sappiamo, la filiera è in crisi anche perché sono lievitati a dismisura i prezzi delle materie prime, del packaging e degli imballaggi, per non parlare del costo dei trasporti. Mi auguro che da qui a giugno vi sia un’effettiva ripresa, ma sono consapevole che molto dipenderà dal quadro macroeconomico e geopolitico internazionale. Per quanto ci riguarda - prosegue - non abbandoneremo certo la sfida della detergenza verde, continueremo a sperimentare e proporre soluzioni sempre ormai consolidati, determinando una sorta di stravolgimento nella filiera: in gran parte, infatti, le aziende si sono concentrate principalmente sulla produzione di disinfettanti e sanificanti. In buona sostanza, uno degli effetti prodotti dalla pandemia Covid-19, in relazione alle attività di contrasto e contenimento del virus e in particolare alle attività di disinfezione e sanificazione, è stato il notevole incremento del numero di prodotti chimici impiegati per le mani e per le superfici. Il risultato è stato un aumento “drogato” di fatturato, con un notevole impoverimento della gamma Il forte aumento della vendita di disinfettanti negli anni 2020-2021 ha fatto crescere il fatturato di chi li produce tra il 100 e il 200% rispetto al 2019. Questa cifra è stata però bilanciata dalla mancata vendita di altri prodotti altrimenti utilizzati da scuole, uffici, palestre, alberghi e ristoranti. I prodotti detergenti generici e per la manutenzione sono crollati a percentuali vicine al -30/40%. Il “brusco risveglio” del post-pandemia è stato pesantemente condizionato, lo scor- più avanzate ed ecosostenibili, puntando sul packaging monouso. Cercheremo così di rispondere sempre tempestivamente alle esigenze di una clientela che punta all’ottimale rapporto qualitàprezzo e al green”.

Matteo Marino, AD e presidente del Gruppo Kemika, conferma: “il mercato, nel 2022, è andato molto bene fino ad agosto, poi abbiamo registrato una flessione notevole e gli ultimi mesi sono stati quasi disastrosi. Certo, se paragonato al 2021, l’anno appena trascorso ha tirato abbastanza, ma non dobbiamo dimenticare che durante il 2020 avevamo accumulato notevoli scorte di merce invenduta nei magazzini. A fronte del pessimismo maturato nell’ultima parte dell’anno appena trascorso e degli enormi problemi che ci troviamo a dover affrontare ogni giorno, sinceramente non sono in grado di fare previsioni. Purtroppo, sono costretto a ripetermi ormai da anni, perché all’orizzonte non c’è niente di nuovo, nel senso che al di là di tutti gli sforzi che noi produttori tentiamo costantemente di compiere, ci stiamo sempre orientando su un mercato che non possiamo nemmeno definire stabile. È sicuramente in contrazione, forse questa contrazione si è un pochino frenata lo scorso anno ma temo sinceramente che, per fattori congiunturali e strutturali, il rischio reale sia quello di ripercorrere gli stessi andamenti. Per poter stare so anno, da un mix micidiale di fattori negativi, tale da stendere al tappeto anche le più resistenti e robuste aziende: aumento pazzesco del costo delle materie prime, enormi difficoltà marcate e, spesso, insormontabili nel loro reperimento dai tradizionali fornitori sui mercati internazionali, aumento indiscriminato della bolletta energetica. Il tutto in parte generato anche dalla disastrosa e assurda guerra che dal febbraio dello scorso anno devasta e insanguina l’Ucraina.

Produzioni A Rischio

Le problematiche del comparto della detergenza chimica vanno inquadrate senz’altro in quelle dell’intero comparto, afflitto dal pesante problema dei costi. I prezzi esorbitanti delle materie prime, della bolletta energetica e dei carburanti rischiano di affossare l’intero settore. Il presidente di Federchimica, Paolo Lamberti, ha lanciato recentemente l’SOS al governo. “Molte imprese - ha dichiarato - si trovano a dover ridurre i livelli di produzione e, per alcuni settori, si fa sempre più con- sistente l’ipotesi di un’interruzione, con effetti nefasti sul settore manifatturiero, data la posizione preminente della chimica per quasi tutte le filiere. Abbiamo parecchi segnali, soprattut- sul mercato, continueremo a far lavorare i nostri addetti e le nostre macchine, sapendo perfettamente di macinare sempre di meno. Senza contare che saremo costretti a ridurre i costi o i prezzi perché il mercato si orienta sempre e costantemente sul risparmio. Io però sono un’azienda che vende qualità e soluzioni innovative. Se non fosse che, per fortuna c’è ancora una certa attenzione al prodotto tecnologicamente avanzato, Kemika non esisterebbe più sul mercato; invece, per fortuna, ci siamo e i nostri sforzi sono ancora molto apprezzati”. Marco Campetella, direttore generale di ITIDET è fiducioso. “Per quanto ci riguarda, nel 2021 siamo rimasti ai livelli di fatturato del 2020: piano piano tutto quello che si era trasferito nel settore Ho.Re.Ca. e nella ristorazione è tornato indietro, quindi si sono riequilibrati i to da aziende che hanno produzioni di chimica di base, quali ammoniaca, acido solforico, cloro soda, o che usano molta energia, come i gas tecnici, i fertilizzanti, abrasivi, e colorifici ceramici. Per molti operare in queste condizioni significa non arrivare nemmeno alla copertura dei costi variabili: questo vuol dire che bisogna fermare gli impianti”. Da qui la crisi, solo in mercati. Nel 2022 i fatturati sono cresciuti grazie all’aumento dei prezzi ma fondamentalmente il mercato è rimasto invariato, consolidando i livelli del 2021. Il 2022 si è concluso con un mese di dicembre abbastanza strano e insolitamente statico: eravamo abituati ad una domanda crescente, che invece non c’è stata. Le prospettive per il 2023 sono comunque buone: gennaio si è concluso positivamente, con un certo dinamismo che fa ben sperare. Nel 2023 lanceremo tutta una serie di nuovi prodotti, perciò le nostre aspettative rimangono ottimistiche”.

Fabio Re direttore generale di Polychim commenta: “Il 2022 per la nostra azienda è stato più dinamico rispetto all’anno precedente, perché abbiamo assistito allo sblocco dell'accesso alle materie prime rispetto all’intasamento che si era creato nell’immediato post parte mitigata dalla recente, notevole diminuzione del prezzo del gas, per un comparto che svolge un ruolo vitale per l’Italia. Il nostro Paese è infatti il terzo produttore chimico in Europa, con una quota del 10%, e il decimo nel mondo, con un valore della produzione di 56 miliardi. Il settore, molto impegnato sul tema della transizione ecologica, ha da sempre un ruolo anticipatore nelle tendenze e nelle dinamiche della manifattura perché rappresenta un’essenziale infrastruttura tecnologica. Oltre il 70% dei prodotti chimici viene infatti impiegato in tutti i settori industriali e nelle costruzioni, ma il suo utilizzo è assai rilevante nei servizi, così come nei consumi finali. La frenata della chimica, dettata dai costi insostenibili della bolletta energetica o dal razionamento dell’offerta avrebbe dunque pesanti ricadute, anche nel comparto della detergenza.

L’ANALISI DEL COMPARTO

In un momento così complesso e incerto, le aziende chimiche del professional cleaning appaiono alla finestra, pandemia. Il problema più grande da affrontare e gestire rimane quello dei costi che influenzano la domanda: mi riferisco soprattutto agli imballaggi, alla carta, al cartone e alla plastica. Ma sono specialmente i costi delle materie prime a pesare come una spada di Damocle sulle nostre teste. Paghiamo come non mai lo scotto delle enormi difficoltà economiche del Sistema Paese, perché la nostra chimica di base è stata ormai completamente smantellata. Così siamo obbligati ad importare questi fondamentali componenti non solo dalla Cina, che è il nostro maggior fornitore, ma anche dalla Germania e dalla Francia, a prezzi sempre più salati, che continuano a lievitare. A questa drammatica problematica legata alla reperibilità delle materie prime, si è aggiunta la speculazione selvaggia scaturita dalla guerra. C’è stato un periodo in cui sembrava che tutte le materie prime provenissero dall’Ucraina. Il 2023 si annuncia come un anno carico di incertezze: gennaio ha visto una frenata con relativa stabilizzazione e relativo calo nei prezzi di carta e plastica, ma viviamo alla giornata, perché nell’acquisto delle materie prime ormai si naviga a vista: nell’arco delle 24 o 48 ore tutto può cambiare. Il che ci costringe a rivedere quasi costantemente il prezzo dei listini di vendita dei nostri prodotti; mentre prima duravano almeno un anno, oggi sono validi per due mesi. Sinceramente, il mese di gennaio ha confermato questo trend e non ho visto segnali di particolare vivacità. Credo che il 2023, con l’inflazione galoppante, la guerra che non accenna a fermarsi, il problema dirompente del costo dell’energia e delle materie prime sarà un anno duro da affrontare”. in attesa di quanto potrà accadere alla filiera. Il trend appare, per certi aspetti schizofrenico: da un lato le aziende, impegnate a offrire prodotti di qualità (ovviamente ad un prezzo maggiore!), dall’altro la richiesta sempre più focalizzata sul prezzo, o – per meglio dire –sul fattore qualità/prezzo, un obiettivo non facile da raggiungere, visti i tempi che stiamo vivendo. Per quanto riguarda la produzione, i fatti dicono che tutta la problematica degli aumenti dei costi delle materie prime è comunque in frenata. In alcuni casi, i prezzi sono fermi, se non ancora in diminuzione con positive ricadute. La spinta speculativa, insomma, sembra aver perso l’effetto dirompente, se non devastante, dei mesi scorsi. La sensazione è che il trend sia destinato a portare ad un’ulteriore diminuzione: insomma, bisogna capire cosa concretamente accadrà. Di converso, invece, i produttori appaiono sempre più preoccupati dalla logistica, soprattutto dal costo dei trasporti che incide pesantemente sui prodotti, come quelli chimici per la pulizia professionale, caratterizzati da prezzi bassi. L’impatto di questo fenomeno potrebbe essere riversato sulla clientela e sull’utente finale del mercato. Gli aumenti, al riguardo, sono notevoli e preoccupanti: sia da parte degli autotrasportatori che nelle tarif-

Karen Fantini, Responsabile Ufficio Marketing di Werner & Mertz Italia, commenta: “Il 2022 è stato un anno positivo in cui abbiamo beneficiato anche grazie ad una stagione estiva molto positiva. Ovviamente il tema dello scorso anno sono stati gli aumenti dei costi che ci hanno costretto a rivedere i listini in maniera importante. La nostra gamma Green Care è sempre molto apprezzata e continuiamo a investire in sviluppo e qualità, anche se il mercato sembra solo voler insistere sul fattore prezzo.

Ricordo specialmente i marchi

Green Care Professional e Tana

Professional simboleggiano l’impegno dell’intera azienda per la sostenibilità. Siamo guidati dalla volontà di rendere accessibile a tutti uno stile di vita sostenibile, anche oltre i confini dei nostri prodotti”.

“Il mercato 2020, in piena pandemia per il comparto di fe applicate: si parla di un incremento, dovuto in gran parte all’impennata del costo del carburante, nell’ordine del 10%, con l’inevitabile ricaduta sui prezzi al consumo che tutti possiamo facilmente immaginare. La sensazione - o meglio l’auspicio - è che comunque, alla fine, l’impennata del costo di gasolio e benzina possa riequilibrarsi, riferimento - precisa Francesco Ramundo, sales manager della Ditta Raro - è stato caratterizzato da un'alta domanda di prodotti disinfettanti, igienizzanti e sanificanti con riferimento alla disinfezione e sanificazione delle mani, delle superfici e degli ambienti; in genere questo ci ha portato a fare fatturati interessanti a discapito dei prodotti utilizzati in Ho.Re.Ca. le cui attività erano in Lock Down. Nonostante tutto i risultati sono stati positivi. Nel 2021 e fino a metà anno del 2022 la domanda si è rallentata e abbiamo avuto notevoli difficoltà negli approvvigionamenti di svariate materie prime, sia come scarsità che come aumento di prezzo fino al loro raddoppiarsi. Siamo stati costretti anche a sostituire alcune materie prime nei formulati aumentando il lavoro di Ricerca e Sviluppo, con test di efficacia e stabilità. Nel frattempo i prezzi nel corso dell’anno da poco iniziato, con la diminuzione del costo delle materie prime. Certo, sarebbe la prima volta che, a fronte di un contesto così inedito, i costi verrebbero almeno in parte incorporati grazie ad una sorta di equilibrio. La tempesta iniziata nel 2021, che ha visto gli sproporzionati rincari del costo delle materie prime ha trovato il suo acme a cavallo dei mesi di aprile e luglio del 2022, investendo in modo pesante soprattutto la plastica, la materia prima che forse riveste il ruolo più prezioso per i produttori del settore: basti pensare ai flaconi, alle taniche, alle bottiglie destinate a contenere i prodotti detergenti, igienizzanti e sanificanti. Anche il prezzo della plastica, sembra comunque in leggera discesa, il che rappresenta un altro dato confortante. Sulle macchine, vanno senz’altro registrati ulteriori, preoccupanti aumenti di listino a inizio 2022, ma – in questo caso – i problemi sono di altro tipo, riguardando le parti e la componentistica acquistata sul mercato cinese, in quanto la mancanza di parti di ricambio, ovviamente, è desti- variavano giorno per giorno e stando nella stagione avanzata non è stato possibile comunicare tempestivamente i prezzi nuovi ai clienti, e non si è potuto fare niente, anche con clienti con cui avevamo accordi di prezzo da 3-6-12 mesi. Il risultato è che nel 2022 si è riusciti a mantenere il fatturato consolidato anche con una crescita del 10% e si sono ridotte le % di margine. La difficoltà che si avverte maggiormente è dovuta ai tempi di incasso delle fatture emesse con scadenza nei tempi stabiliti. Per il 2023 fare previsioni espansive lo vedo un po’ azzardato: c’è molta incertezza del mercato dovuto all’inflazione, costi del denaro, spesa pubblica e investimenti. Io non sono un economista, ma esprimendo la mia opinione, preferirei che i governi contenessero l’inflazione nei punti registrati, dessero ugualmente più spazio alla spesa pubblica e investimenti e contenessero il massimo costo del denaro. Facendo questo si potrebbe pensare di fare dei Budget a rialzo altrimenti dovremmo lavorare per mantenere le posizioni al massimo con una crescita di alcuni punti in percentuale. Per quanto riguarda il PNRR, si tratta di investimenti strutturali che mirano a risolvere o sbrogliare diversi nodi che hanno rallentato lo sviluppo economico, sociale e nazionale negli ultimi 20 anni, sono investimenti che si faranno nell’arco di 6 anni. Se gli investimenti vengono fatti mirati e in maniera puntuale sicuramente ci sarà una ricaduta in tutte le attività economiche e sociali del paese, che stimato non dovrebbe superare il 3,6% del PIL e un 3,2% in termini occupazionali. Pertanto nel breve termine non credo che possa dare dei benefici al nostro comparto.” nata a incidere non poco sui prezzi con aumenti intorno al 5%. E poi, guardando al presente, c’è da fare i conti con l’inflazione.

In media, nel 2022 i prezzi al consumo hanno registrato una crescita pari a +8,1% (+1,9% nel 2021). Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (l'inflazione di fondo), i prezzi al consumo sono cresciuti del 3,8% (+0,8% nell'anno precedente) e al netto dei soli energetici del 4,1% (+0,8% nel 2021). A tale riguardo le previsioni econometriche di vari istituti ed enti specializzati in stime a breve e medio termine non inducono certamente all’ottimismo. Nel 2023 il pieno impatto economico degli aumenti dei prezzi – e la crisi energetica che ne è in gran parte responsabile – si farà sentire in tutta Europa. Una recessione sta arrivando, seguita da una ripresa dolorosamente lenta. Sebbene l’Europa abbia aumentato la sua capacità di importare gas naturale liquefatto (Gnl) dopo che la Russia ha tagliato le vendite, le forniture globali di Gnl non aumenteranno di molto nel 2023, nonostante il price cap definito in sede europea e che avrà comunque un effetto calmierante. Ciò significa che l’energia rimarrà costosa e manterrà alti i prezzi in tutto il resto dell’economia. I consumatori e le imprese duramente colpiti inizieranno a trattenersi, frenando sia la spesa che gli investimenti. La carenza di lavoratori in Europa peggiorerà, il che danneggerà le imprese ma manterrà bassa la disoccupazione. Ma a differenza delle crisi precedenti, l’economia globale non verrà in soccorso dell’Europa. Solo una volta che i prezzi dell’energia saranno scesi e l’inflazione in America sarà stata contenuta, la crescita globale sarà in grado di sostenere la ripresa dell’Europa. Questo arriverà, ma non accadrà - purtroppo - nel 2023. Resta il fatto che gli aumenti del costo delle materie prime - come dicevamo - sono stati incorporati dalle aziende - sia pure in ritardo - nel corso del 2022, per cui si presume che i produttori nell’anno in corso non dovrebbero registrare forti diminuzioni negli utili, e che i livelli dei volumi potrebbero restare stabili, sia pure in flessione rispetto agli anni migliori. I fatturati nel corso del 2022 hanno visto un sostanziale segno positivo, dovuto naturalmente all’incremento dei prezzi, non a quello della produzione. Un altro aspetto da evidenziare è che la domanda derivante dall’Ho.Re.Ca., legata al turismo, che costituisce un aspetto primario della nostra economia, è cresciuta, grazie ad un ottimo afflusso di turisti registrato dal nostro Paese durante la stagione estiva. Per quanto riguarda la catena della distribuzione, tutti concordano sulla circostanza che gli ultimi tre mesi del 2022 non hanno fatto registrare la consueta brillantezza nelle vendite dei prodotti. A rendere meno a tinte fosche il 2023 incidono le prospettive legate all’attuazione del PNRR, con segnali di fiducia legati specialmente al comparto pubblico: siamo convinti che buona parte del business legato al cleaning professionale nel settore pubblico - sia sanitario che civile - sarà connesso all’attuazione dei CAM, quei Criteri Ambientali Minimi che dovrebbero costituire il “sale” negli appalti erogati dalla PA.

Sergio Antoniuzzi, presidente di ICEFOR non nasconde i problemi del momento, ai quali le aziende del comparto sono chiamate a far fronte. “Il 2022 - spiega - ha visto aumentare il nostro fatturato: non perché abbiamo aumentato il listino prezzi, ma perché vi è stato un significativo incremento nella vendita dei nostri prodotti. Infatti l’Ho.Re.Ca. ha tirato molto bene, il che ci ha consentito un incremento del 20 per cento di fatturato rispetto al 2021. Però possiamo affermare di aver subito anche un mancato guadagno perché non abbiamo trasferito sui listini proposti ai clienti gli effetti perversi dell’aumento dei costi delle materie prime e della bolletta energetica. Siamo stati costretti a subire questo fenomeno, a pagare di più i nostri fornitori, ma nessuna azienda - compresa la mia - è riuscita a trasferire in toto queste maggiorazioni sulla clientela. Si è trattato di un peso rilevante, perché - come ben sappiamo - gli aumenti dei costi sono stati enormi e del tutto spropositati. Per farle capire le nostre difficoltà, le faccio l’esempio dell’incremento del costo del gas: chi, come noi, realizza produzioni di qualità ha bisogno di far funzionare giorno e notte le camere calde, con enorme impiego di questa sostanza energetica aeriforme. Tutti i reattori della nostra azienda hanno bisogno di enormi quantità di gas. Senza contare i prezzi raggiunti sui mercati mondiali dalle materie prime, specie rare, di cui necessitiamo costantemente. Non mi riferisco soltanto alla soda, che utilizziamo in grande quantità ma anche di altre sostanze naturali reperibili sul mercato da pochi fornitori concentrati in alcuni Paesi. Anche i prezzi di questi ultimi prodotti, inutile sottolinearlo sono schizzati incredibilmente alle stelle. Antoniuzzi lamenta l’oggettiva penalizzazione, da parte di un mercato impegnato troppo spesso nella ricerca ossessiva del prezzo, di aziende come la sua, che puntano sulla certificazione di qualità delle produzioni: “Tutte le certificazioni che ICEFOR ha ottenuto in questi anni, grazie al mio personale impegno, sono a favore del mercato, a garanzia della clientela ma anche di nostri distributori. Purtroppo, a volte ho la netta sensazione che – alla fine – questo grande sforzo non sia apprezzato di questi tempi, dove imperano il prezzo e la scarsa qualità di certe produzioni. Quanto al futuro, posso solo assicurare a quanti credono in noi, che continueremo con la massima decisione sulla nostra strada, senza tradire una mission che ha fatto di ICEFOR un punto di riferimento nazionale per quanti credono nella qualità nella produzione di detergenti industriali e professionali rispettosi dell’ambiente”.

“L’andamento del mercato nel 2022 - precisa Simona Zibra, AD di Dianos - ha mostrato un trend di crescita e di ripresa rispetto allo stallo del 2021. Dianos ha registrato un incremento di fatturato tornando quasi ai livelli del 2020. Il problema maggiore, per noi produttori del settore, è sicuramente rappresentato dalla crescita esponenziale dei costi di materie prime, trasporti, imballaggi ed energia che costringono ad aumenti di listino che comunque non compensano l’incremento dei costi, con conseguente contrazione dei margini. Per quanto riguarda il futuro a breve e medio termine, direi che si naviga a vista, è infatti difficile fare previsioni attendibili. Ci auguriamo di continuare sul trend del 2022 con una maggiore stabilità dei costi”.

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