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12 BOLOGNA ECONOMIA
MARTEDÌ 8 GENNAIO 2013
Rinascere da un fallimento? Con investimenti e ricerca si può La storia della bierrebi, rilanciata da due imprenditori
di MARCO GIRELLA
A VOLTE per far decollare un’azienda non ci vuole molto. Basta metterci un po’ di capitale, programmi seri e valorizzare le risorse che ci sono già dentro. Più facile a dirsi che a farsi, perché la realtà è piena di imprese industriali che finiscono male. E la storia della bierrebi (che ha il vezzo della iniziale minuscola) di Pontecchio Marconi sembrava una di quelle, quando, nel 2009, la gestione di un fondo d’investimento la portò al fallimento. Tuttavia, il curatore fu così abile che in soli tre mesi riuscì a indire l’asta per la vendita e di fatto a impedire che l’attività industriale si fermasse. Così, in quel di Pontecchio, arrivarono due imprenditori di terza generazione, Francesco Virlinzi, siciliano, e Mario Paoluzi, romano. Soci, e prima ancora amici, che ricoprono entrambi la carica di amministratore delegato. Virlinzi si occupa del ramo commerciale e finanziario, Paoluzi di produzione, ricerca e sviluppo. Alle domande che seguono, rispondono con una voce sola. Partiamo dall’inizio. Perché acquisire un’azienda fallita?
«Quando l’ho vista, con le macchine in ordine, il magazzino pulito, ho pensato: è meglio di un sacco di società che non sono fallite». Era davvero così?
«Sì. E allora non conoscevo ancora la qualità tecnica e umana delle persone che ci lavoravano». Ma subentrando in un fallimento, di solito, la maggior parte dei dipendenti se ne sono già andati.
«Ho ripreso quasi tutti quelli che lavoravano qui e adesso ci sono quattro persone in più rispetto al 2009, 36 invece di 32. Ho solo incrementato il settore ricerca e sviluppo». Cosa fa la Bierrebi?
«Costruisce macchinari per l’industria tessile. In particolare, macchine che si possono considerare sale da taglio complete». Qui serve più di un aiutino.
«Macchine che prendono un tessuto a forma di tubo, lo tagliano e lo impilano.
AMICI Da sinistra Francesco Virlinzi e Mario Paoluzi, della bierrebi
L’AZIENDA
Le macchine che tagliano t-shirt Un’idea lunga cinquant’ anni
I NUMERI
5,5
8
milioni
per cento
E’ il fatturato del 2012 Oltre il 97 per cento arriva dal mercato estero, dove l’azienda ha 2500 clienti
E’ l’investimento in ricerca e sviluppo rispetto al fatturato Il settore è stato rafforzato dai soci dopo l’acquisizione
Sfornano magliette senza cuciture, a cui vengono poi aggiunte le maniche». Cioè macchinari per fare t-shirt.
«O magliette per l’intimo o anche mutande. Parliamo di una nicchia di mercato, perché la maggior parte delle magliette vengono prodotte partendo da un tessuto aperto che viene successivamente cucito. Tuttavia in questa nicchia siamo leader mondiali». A soli tre anni dalla ripresa dell’attività?
I SOCI «Quando siamo subentrati è bastato fare il giro dei clienti internazionali e gli ordini sono ripartiti» «L’azienda ha rallentato la produzione nel 2009, ma non si è mai fermata. Quando sono subentrato è bastato fare il giro dei clienti, in Honduras, Santo Domingo, El Salvador, Stati Uniti e Canada perché gli ordini riprendessero. Gli ultimi due anni sono stati buoni per noi». Nell’organizzazione interna non è cambiato niente?
«Molte cose, ma una sopra le altre: ho coinvolto i dipendenti nelle strategie
aziendali, spiegato cosa volevo fare e perché. La risposta è stata ottima. Qui c’è gente veramente in gamba, che si è comportata con grande lealtà». Una fiducia nei dipendenti che le fa onore.
«È abbondantemente ripagata. Abbiamo appena concluso un percorso di formazione per creare un sistema di premi su basi oggettive. Spesso gli imprenditori, nel promuovere le carriere, si fanno condizionare dalla simpatia, dall’accondiscendenza, dal loro stesso umore. Io preferisco premiare le persone in base ai risultati». Funziona?
«Penso di sì. C’è sempre qualcosa di importante da imparare da chi lavora sulle nostre macchine. Quando ho fatto il giro dei clienti ho visto che i loro tecnici e operai, in mancanza della nostra assistenza, avevano modificato i macchinari. Ne ho parlato con loro, ho chiesto il motivo per cui avevano messo in pratica certi accorgimenti. Le modifiche migliori le abbiamo poi inserite nei progetti dei nuovi modelli». Cosa c’è nel futuro della bierrebi?
«Mi piacerebbe uscire dalla nicchia delle macchine per tessuto tubolare ed entrare nel vasto mercato del tessuto aperto. Una sfida che possiamo vincere».
SONO QUASI cinquant’anni che la bierrebi opera nella produzione di macchine per il taglio dei tessuti. Fondata nel 1965 da due soci, Mario Roda e Cesare Beccari, l’azienda ha costruito il suo successo su un’idea prima contrastata e poi adottata dai maggiori produttori di abbigliamento in Italia e all’estero: il taglio a strato singolo, che consente perfezione del taglio, riduzione degli sfridi, maggiore produttività e risparmio di spazio. Inizialmente ospitata in un locale di pochi metri quadrati, la società crebbe rapidamente: già nel 1969 era proprietaria di un fabbricato industriale di circa 2000 metri quadri e vantava un fatturato di alcuni miliardi di lire. A decretare definitivamente il suo successo fu la partecipazione, nel 1971, ad una fiera specializzata a Parigi, dove bierrebi riuscì a proporsi ai più importanti produttori di maglieria. Nel 1972 l’azienda acquistò a Zola Predosa un fabbricato industriale di 4000 metri quadri e consolidò la propria struttura. Con l’introduzione del suo sistema a strato singolo, bierrebi ha rivoluzionato la tecnica di taglio dei tessuti e non tessuti ed oggi è a tutti gli effetti un’azienda leader nell’ambito dell’industria tessile. Ha inventato, realizzato ed imposto sul mercato prodotti innovativi di indiscussa qualità ed originalità, raggiungendo nel settore del taglio della maglieria una posizione di preminenza a livello nazionale ed internazionale. I suoi prodotti: linee di taglio automatiche per tessuto continuo, per maglieria in pannelli, per pizzo. Oggi bierrebi una multinazionale con sede legale e stabilimento produttivo a Pontecchio Marconi, dove lavorano 35 persone, una filiale americana a Greenville (South Carolina) e una fitta rete di agenti e clienti in tutto il mondo.
VAI SUL PORTALE Per vedere la videointervista a Francesco Virlinzi e Mario Paoluzi e le immagini della Bierrebi vai su: www.ilrestodelcarlino.it/bologna