BOLOGNA ECONOMIA
MARTEDÌ 11 SETTEMBRE 2012
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Un codice per proteggere valigie, merci e pacchi postali
Giorgio Solferini e l’Alfacod, nata a San Lazzaro nell’86 di MARCO GIRELLA
TOGLIETEVI subito dalla testa l’idea che il codice a barre sia poco più di un’etichetta elettronica, altrimenti vi ritrovereste in rotta di collisione con l’argomento di questo articolo. Per addentrarvi con più agio nelle parole che seguono dovete rendervi conto che il codice a barre appiccicato sui prodotti dei supermercati, sui pacchi postali, sugli scatoloni di merci varie, sulle valigie in transito negli aeroporti, non è un semplice adesivo, ma un intero mondo. Dietro a quelle strisce verticali e a quegli spazi bianchi e neri, infatti, opera un sistema in grado di leggere le informazioni nascoste nel codice, interpretarle, e compiere una serie di azioni congrue come far arrivare le vostre valigie sul nastro trasportatore davanti al quale le aspettate invece di spedirle a Timbuctu. E’ lo stupefacente mondo dell’identificazione automatica, cioè il mondo in cui opera la Alfacod, fondata nel 1986 da Giorgio Solferini, che a 37 anni si convinse di poter fare da solo e meglio quello che prima faceva per altri. Solferini, come è iniziata l’avventura di Alfacod?
«E’ partita in un mondo facile, dove le aziende chiedevano più identificazione automatica, cioè identificazione dei prodotti senza digitazione manuale, e c’erano pochi esperti». La sua era una nicchia promettente.
«Sì, tanto è vero che ha continuato a svilupparsi fino ad oggi. Allora la grande distribuzione pretendeva, dalle aziende che le fornivano prodotti, etichette con codici a barre, soprattutto per automatizzare la lettura dei prezzi». Ma poi i codici hanno cominciato a sfruttarli in tanti.
«Perché le aziende si sono chieste come potevano usarli per i propri processi industriali oltre che per i clienti a cui fornivano le merci. Pensi solo ai nastri trasportatori che indirizzano un pacco da una parte o da un’altra in base all’identificazione automatica». Non è che mi vengono in mente decine di esempi…
«Il lavoro dei corrieri non sarebbe neanche possibile senza identificazione automatica. Un’azienda come Bartolini non
L’AZIENDA
CASA E AZIENDA Giorgio Solferini nel suo studio. In alto, uno degli apparecchi di Alfacod
Ventisei anni di indagini nel magico mondo della raccolta dati
I NUMERI
25,9
60
milioni
dipendenti
E’ il fatturato in euro del 2011 Nel 2012 è previsto un aumento col raggiungimento di quota 28 milioni di euro
Sono divisi tra la sede di San Lazzaro, la filiale di Milano e le business unit, una delle quali a Lugano
potrebbe muovere cinquanta milioni di colli se invece del codice a barre dovesse usare persone per stabilire dove indirizzare ogni pacco. Quanto tempo impiegherebbe e quanto costerebbe?» Voi cosa fornite esattamente a un cliente del genere?
«Volendo, tutto quello che gli serve. Dai generatori ai lettori di codici, fino ai programmi che li gestiscono. In pratica siamo fornitori di hardware e software, che
LE ORIGINI «Nascemmo in un mondo facile dove le aziende chiedevano più identificazione automatica» però offrono anche i servizi di cura e manutenzione dell’intero sistema». Un mestiere da specialisti.
«Infatti le aziende come la nostra sono poche». E vanno bene?
«Noi sì, a dispetto della crisi». Come fate?
«Il nostro lavoro si basa sul know how, sulla conoscenza specialistica. Quindi dobbiamo riuscire a trattenere la gente che lavora ed è cresciuta con noi».
Ci riuscite?
«Il turn over è quasi a zero». Quindi siete un’azienda attraente.
«Il motivo per cui siamo sempre cresciuti, con unica eccezione il 2009, è che siamo riusciti a tenerci le competenze che abbiamo in casa». Tecnici come i vostri sono ricercati sul mercato. Qual è il segreto per non farli scappare?
«Credo che alle persone interessi come prima cosa la sicurezza. Lavorano più volentieri per un’azienda che ha un futuro. E il modo migliore per garantirsene uno è reinvestire in Alfacod il 90 per cento degli utili, come facciamo noi». Insomma, azienda ricca imprenditore povero.
«Non sono povero. Ma l’Alfacod è praticamente casa mia e voglio starci bene come a casa mia. E quelli che ci lavorano restano più volentieri se l’ambiente è gradevole e sereno». Nella maggior parte delle aziende vige una logica più utilitaristica.
«Le imprese devono guadagnare, non c’è dubbio. Ma devono anche progettare, investire, credere nel lavoro quotidiano. In Italia ci sono troppe aziende in crisi con imprenditori ricchi. Tutto lecito, ma ai primi segni di difficoltà gli scricchiolii aumentano. Perché con questo tipo di aziende non si lavora volentieri».
ALFACOD nasce nel 1986 e da oltre 25 anni si occupa di sistemi di identificazione, raccolta e trasmissione automatica di dati nel mercato italiano. Alfacod sviluppa sistemi e soluzioni legate al miglioramento dei processi di business in tutti gli ambiti applicativi della produzione, della logistica, de retail, della sanità, della pubblica amministrazione, ecc. Il gruppo Alfacod opera sul mercato in due modi differenti: con Alfacod, tramite un canale diretto che comunica con le PMI e le grandi aziende; con AlfaDistribuzione, fondata nel 2005, che invece utilizza un canale di vendita indiretto rivolto ad aziende-reseller, ovvero che utilizzano i prodotti nell’ambito di soluzioni rivolte a terzi (integratori di sistemi, software house, distributori informatici). Grazie all’alta qualità dei prodotti utilizzati, al personale altamente qualificato, ad un’organizzazione consolidata, ad un rapporto diretto con i più importanti produttori mondiali, ad un’assistenza tecnica pre e post vendita e ad un magazzino tra i più forniti in Europa, Alfacod si presenta sul mercato come il miglior partner con cui affrontare progetti di alta complessità gestionale: tutto questo ha reso possibile al gruppo di diventare un leader del mercato italiano nel settore dei codici a barre e dei sistemi di identificazione automatica a 360 gradi e del mobile computing (tra i più di 7.000 clienti Bartolini, Coop Adriatica, Zanichelli, Ecor, Paul & Shark, Bologna Fiere… vedi fine documento). Nel 2008, presso la sede di San Lazzaro, nasce l’Accademia Italiana dell’AIDC, una struttura no profit creata per divulgare attraverso seminari e iniziative di scambio della conoscenza fra gli addetti ai lavori la cultura tecnica in materia di identificazione automatica.
VAI SUL PORTALE Per la videointervista a Giorgio Solferini e le immagini della sua azienda vai all’indirizzo: www.ilrestodelcarlino.it/bologna
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