Premio Mascagni, l'acqua Cerelia

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BOLOGNA ECONOMIA

MARTEDÌ 25 SETTEMBRE 2012

Tra i monti di Vergato il crociato dell’acqua pura

Ernesto Rinaldi guida la Cerelia da decenni di MARCO GIRELLA

NON È PROPRIO facile come bere un bicchier d’acqua. Venderla in bottiglia, infatti, è tutta un’altra cosa. Molto più complicata. Ma su questa attività, Ernesto Rinaldi e la sua famiglia ci hanno costruito un’azienda. Che, pur nelle sue ridotte dimensioni, è sinonimo da decenni di ottima qualità e rispetto dell’ambiente. L’azienda è la Cerelia, produttrice, ma sarebbe meglio dire imbottigliatrice, dell’omonima acqua, che sgorga da una sorgente posta in quel di Vergato. Fondata nel 1947 dai fratelli Natalini, la Cerelia venne acquistata nel 1970 da Adriano Rinaldi, padre di Ernesto, che al tempo aveva quindici anni. Quattro anni di gestione e poi cominciano le operazioni di rinnovo dello stabilimento. Il giorno prima dell’inaugurazione, però, Adriano Rinaldi viene colpito da un infarto, e suo figlio Ernesto viene catapultato dentro la vita aziendale a liceo appena finito. Intanto che il padre si riprende, Ernesto si dimostra un ottimo apprendista ed entra in confidenza con tutti i meccanismi del lavoro. Poi, di nuovo affiancato da papà Adriano, continua il suo percorso nella Cerelia e si laurea in Economia e Commercio. Rinaldi, non è stato un inizio semplice.

«No, ma devo dire che papà mi ha aiutato molto. Mi ha lasciato spazio e ha discusso con me tutte le decisioni. Anche se il comandante della nave restava lui». Nessun conflitto, insomma.

«No. Del resto, si fidava molto di me. Mi aveva emancipato a 16 anni, facendomi diventare maggiorenne e concedendomi firme in diverse società». Avete lavorato vicini per molti anni.

«Gomito a gomito per diversi decenni».

Il lavoro non vi mancava, visto che Cerelia è parte di un gruppo più vasto.

«Sì, abbiamo interessi nella commercializzazione di bibite e nell’immobiliare. Fra tutte le società siamo sui 7-8 milioni di euro di fatturato». Come si fa a vendere l’acqua?

«Be’, è un prodotto strano perché la cosa più importante è mantenerlo com’è. Nel caso di Cerelia, preservarne la qualità».

L’AZIENDA

Reni e fegato, quando la cura si può mettere in bottiglia

NON SOLO ACQUA Ernesto Rinaldi è amministratore unico di Cerelia e Bam, aziende di famiglia

I NUMERI

1,6

1,5

MILIONI

PER CENTO

E’ il fatturato in euro del 2011, stabile dopo la crisi del 2009, realizzato con 13 dipendenti, di cui tre amministrativi

E’ la quota di fatturato impegnata per ricerca e investimenti, legati alle certificazioni Emas e Epd

Come si fa?

«Si usa la tecnologia esistente. Negli anni Settanta, per esempio, ho dovuto imparare molte cose sulla microbiologia. Così ho installato un laboratorio per il controllo dell’acqua». A cosa è servito?

«A stabilire sempre più chiaramente quali sono le proprietà curative e salutistiche dell’acqua Cerelia. Nel tempo, noi abbiamo insistito molto sull’aspetto ambienta-

QUALITÀ «Detesto chi spaccia l’idea che l’acqua dei bolloni è uguale a quella minerale» le e sulla qualità dell’acqua». E’ un discorso che funziona oppure i consumatori preferiscono prezzi bassi e qualità incerta?

«Se c’è una cosa che mi dà fastidio è sentire spacciare l’idea che l’acqua del boccione è uguale a quella minerale». Non lo è?

«Per niente. L’acqua cosiddetta purificata è acqua del rubinetto, senza nessuna particolarità microbiologica. L’acqua del rubinetto deve essere potabile per definizione, giusto?»

Almeno si spera.

«Ecco, l’acqua purificata non è purificata affatto. E’ acqua potabile alla quale, al massimo, viene tolto il sapore del cloro o aggiunta anidride carbonica. Ma certo non ha nessuna delle proprietà di un’acqua minerale. E non costa affatto poco». Al ristorante la fanno pagare meno.

«Meno quanto? Per un’acqua del genere, servita in caraffa, vengono chiesti 2 o 3 euro, cioè un prezzo esorbitante rispetto a quello di partenza». Però il prezzo è l’ostacolo maggiore alla diffusione dell’acqua minerale.

«Dipende da chi lo fissa. Le nostre bottiglie da mezzo litro escono dallo stabilimento a 15 centesimi di euro. Il prezzo finale lo fa la distribuzione». Secondo lei acqua minerale è sempre sinonimo di qualità maggiore?

«Nel nostro caso sì. Siamo stati i primi a ottenere nel 2003 la certificazione Emas (sistema comunitario di ecogestione, ndr) e nel 2007 quella Epd (dichiarazione ambientale di prodotto, ndr). Praticamente monitoriamo ogni passaggio dell’acqua dalla sorgente allo smaltimento della bottiglia. Poi la nostra acqua ha proprietà curative. Nello stabilimento c’è una scritta: ricorda che stai imbottigliando un’acqua pura e medicamentosa».

CERELIA si occupa della captazione e dell’imbottigliamento delle acque minerali che sgorgano dalle falde site in località Cereglio, a circa 700 metri sul livello del mare. Le particolari virtù terapeutiche della fonte erano note sin dai tempi dell’Impero Romano. Tuttavia non si hanno notizie certe del suo impiego a scopo terapeutico fino al XIX secolo. Nel 1902 l’acqua fu sottoposta ad analisi chimica, chimico-fisica e batteriologica; il risultato positivo di queste prime indagini mise in moto una catena di interventi che portò alla realizzazione di strutture per la valorizzazione delle acque di Cereglio. L’azienda nasce così nel 1947, a seguito della prima concessione mineraria a nome dei fratelli Natalini e viene poi acquisita dalla famiglia Rinaldi che, per renderla adatta ai crescenti bisogni del mercato, costruisce un nuovo stabilimento nel 1973. L’acqua Cerelia è una tipica acqua medio-minerale bicarbonato-alcalino-terrosa, i cui bassissimi valori di nitriti e nitrati la rendono una delle acque più pure esistenti. È scientificamente provato che il suo consumo abituale favorisce anche la prevenzione della formazione dei calcoli renali, mentre nei pazienti che soffrono di questa malattia è risultato essere un coadiuvante per l’espulsione. Il ciclo produttivo dell’azienda si articola in due linee di imbottigliamento. Una linea è dedicata all’imbottigliamento dell’acqua minerale sia naturale che addizionata, in bottiglie di vetro destinate al circuito vetro a rendere, mentre l’altra linea è dedicata all’imbottigliamento in bottiglie di vetro per il settore vetro a perdere ed in bottiglie di PET. Cerelia ha intessuto con le comunità locali un rapporto basato su forme di relazioni e cooperazione al fine di preservare la qualità dell’area e delle sue caratteristiche ambientali.

VAI SUL PORTALE Per vedere la videointervista a Ernesto Rinaldi e le immagini della sua azienda vai all’indirizzo: www.ilrestodelcarlino.it/bologna


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