INTERESSANTI DELLE GIORNATE FAI D’AUTUNNO 2023
(in ordine alfabetico per regione)
ABRUZZO
Anversa degli Abruzzi: natura, cultura, transumanza
Si potrà scoprire Anversa degli Abruzzi, tra i “borghi più belli d’Italia” situato all’inizio delle Gole del fiume Sagittario, a 560 metri sul livello del mare. Luogo già anticamente abitato, fu conquistato dai Normanni, che vi costruirono una fortezza, poi dagli Aragonesi e, infine, dalla famiglia Di Sangro che dominò Anversa fino all’800. Nei secoli numerosi scrittori, artisti e viaggiatori hanno trovato nella storia della città e nei paesaggi circostanti fonte di ispirazione, da Torquato Tasso a Edward Lear, fino a Cornelius Escher, che nel 1929 vi realizzò alcune famose litografie. Nel 1905 anche Gabriele Dannunzio visitò il borgo e, affascinato dai panorami e dalle vicende dei Di Sangro, vi ambientò la tragedia La fiaccola sotto il moggio. Grazie a questo legame, nel 2022 è stato istituito ad Anversa il Parco Letterario Gabriele D’Annunzio, del quale fa parte anche la Riserva Naturale delle Gole del Sagittario. Il percorso proposto nelle Giornate FAI inizia da Piazza Belprato, dove si trovano la Chiesa di Santa Maria delle Grazie in stile romanico e il bel palazzo rinascimentale della Famiglia Gatta. Attraverso viuzze tortuose si raggiungerà la zona di Santa Maria delle Fornaci, dove aprirà l’antica bottega della ceramica, produzione tipica locale fino al secondo dopo guerra. Si proseguirà, tra affacci panoramici sulle Gole del Sagittario, verso la medievale Porta Pazziana e il “Rione dei Lombardi” con le case edificate da maestranze lombarde nel XV secolo e la Chiesa di San Marcello (secolo XI), dal portale gotico. In un antico edificio si visiterà la Casa-Museo Marisa Del Rosso, con una ricca esposizione privata di ceramiche della tradizione anversana, mobili antichi, libri, sculture, costumi, corredi, abiti d’epoca e presepi. Oltre alla visita nel borgo, il FAI offrirà la possibilità di vivere l’esperienza della transumanza “in un giorno da pastore”: sabato e domenica appuntamento alle ore 10 al Bioagriturismo La Porta dei Parchi per uscire al pascolo con il gregge, in compagnia di un educatore ambientale, e fare una passeggiata “a passo di pecora”. Si potrà concludere la giornata assistendo alla mungitura (posti limitati. Prenotazione obbligatoria: sulmona@delegazionefai.fondoambiente.it). Ancora, gli amanti del trekking potranno effettuare l’escursione “Anello delle Gole” fino a Castrovalva, tra vallate, colline, borghi arroccati e picchi a strapiombo, boschi, ponti, grotte e cascate. Si potranno osservare numerose coppie di Gracchio Corallino, l’Aquila Reale e il Falco Pellegrino.
SCERNI (CH)
Istituto Tecnico Agrario “Cosimo Ridolfi”
Per le Giornate FAI d’Autunno 2023 aprirà al pubblico l’Istituto Agrario “Cosimo Ridolfi”, fondato nel 1876 come Scuola Pratica d’Agricoltura intitolata, appunto, a Cosimo Ridolfi (1794-1865), agronomo illuminato e direttore del primo istituto agrario italiano, sorto a Pisa nel 1840. Dotata di un podere di circa 30 ettari, di cui 8 a bosco, e di un edificio imponente che comprendeva il convitto e le aule, la scuola era nota già negli anni Venti perché – come si legge nella rivista “Il Risorgimento d’Abruzzo” – “oltre ad impartire l’istruzione generale agraria, è in grado di far fare esperimenti pratici utilissimi, perché ha un esteso potere sperimentale, con un deposito di macchine agrarie, una stazione zootecnica, un orto forestale, un vivaio di viti americane, una stazione di caseifici ed un laboratorio chimico”. Ancora oggi l’istituto mantiene la vocazione sperimentale: i visitatori del FAI, accompagnati anche da docenti e studenti, potranno scoprire gli ambienti adibiti alle attività produttive e laboratoriali come la cantina, il frantoio, la fattoria didattica e il laboratorio di micropropagazione, dedicato allo studio di tecniche di propagazione e moltiplicazione clonale di specie vegetali. Interessante sarà la presentazione delle attività che i ragazzi svolgono con i droni, dall’acquisizione dell’attestato di “pilota remoto” alle applicazioni nel settore agricolo e ambientale . I campi di applicazione spaziano dal monitoraggio e gestione del territorio al settore dell’agricoltura di precisione. L’obiettivo è preparare gli studenti all’uso delle nuove tecnologie per una gestione ecosostenibile ed ecocompatibile delle coltivazioni. A conclusione della visita è prevista la degustazione del vino novello.
TORRICELLA PELIGNA (CH)
Sono John Fante, vita e festival dello scrittore
Le porte del John Fante Festival a Torricella Peligna, il piccolo comune montano che ha dato i natali al padre del famoso scrittore, il muratore Nick che tanto ispirò la sua opera, si aprono eccezionalmente in autunno per le Giornate FAI. La diret trice artistica del Festival, Giovanna Di Lello, lo scrittore Alessio Romano, il musicista Christian Carano, lo studioso e professore universitario Matteo Cacco, la poetessa Serena Zitti e l’Assessore alla Cultura Loredana Piccirelli si alterneranno in una vera e propria maratona per raccontare vita e opere dell’autore di Chiedi alla polvere e Aspetta primavera, Bandini, che Bukowski definì come “il più maledetto d’America”. Ad ogni ora, nella Mediateca John Fante, ci sarà un diverso racconto alternato a musica, letture, filmati e passeggiate fantiane in direzione dell’abitazione degli avi, dove Nick nacque e visse fino all’emigrazione in Colorado nel 1901. Si narrerà il legame tra Fante e Hollywood, dato che vi lavorò per oltre 40 anni come sceneggiatore, i film realizzati dai libri fantiani, il rapporto tra Fante e Bukowski, la storia del Festival e tanto altro.
BASILICATA
POTENZA
Università della Basilicata: il fascino del sapere al servizio del territorio. L’Università degli Studi della Basilicata è un piccolo ateneo di una piccola regione. Le dimensioni, tuttavia, non condizionano la qualità della didattica e della ricerca che da quarant’anni si svolgono in questo importante presidio culturale. La sede principale del polo tecnico-scientifico è a Potenza, nel campus universitario di Macchia Romana, in un’area di recente espansione urbanistica. Il 23 novembre 1980, una scossa di magnitudo 6,9 e del decimo grado della scala Mercalli devasta i territori della Campania e della Basilicata, provocando quasi tremila vittime. In seguito a questo triste evento lo Stato interviene per una ricostruzione non soltanto fisica, ma anche culturale delle aree interessate dal sisma. L’Università degli Studi della Basilicata
nasce proprio sulle macerie del terremoto dell’Irpinia, con l’approvazione della legge 219 del 1981 che configura l’istituzione dell’Ateneo e l’avvio delle sue attività a partire dall’anno accademico 1982-1983. Il campus di Macchia Romana presenta aspetti costruttivi di grande rilevanza tecnica. Si articola in tre lotti: il primo comprende i laboratori pesanti di Ingegneria e le serre di Agraria, il secondo è dedicato alle attività di Ingegneria e di Agraria, il terzo è destinato alle Scienze matematiche fisiche e naturali. L’edificio che ospita i laboratori pesanti è caratterizzato da un piastrone che poggia su isolatori in neoprene armato per prove dinamiche su strutture in CLS acciaio, uno dei pochi presenti in Europa. L’Università di Basilicata apre le sue porte ai visitatori, in particolare quelle del Laboratorio di Tecnologia del legno e di Strutture antisismiche che, per dotazione, impiantistica e apparecchiature innovative, svolgono un ruolo di riferimento nel panorama nazionale ed internazionale della ricerca. Le visite saranno condotte dai docenti universitari e dai loro collaboratori, che illustreranno il funzionamento dei laboratori e le attività svolte. Nel pomeriggio di sabato 14 ottobre si terrà un incontro nell’aula magna del campus, in cui si ripercorreranno le tappe di fondazione dell’Ateneo, con gli interventi dei professori Lembo e Fonseca, rispettivamente ideatore dell’Ateneo e Primo Rettore, del Rettore dell’Unibas e della Presidente regionale FAI.
BERNALDA (MT)
Tempio di Hera: agorà sotto le stelle
Apertura riservata agli iscritti FAI
Il Tempio di Hera, Luogo del Cuore votato da oltre diecimila persone al censimento del FAI nel 2020, fu edificato nel VI sec. a.C. dagli Achei i quali, come riporta lo storico greco Eusebio di Cesarea, fondarono Metapontion. Eretto sui resti di un antico villaggio neolitico, l’Heraion era frequentato da Greci ed Enotri. In una cartografia del Regno di Napoli (1808), il tempio viene identificato con il toponimo “Cattedra di Pitagora”: è noto, infatti, che Pitagora, fuggiasco e provato, trovò qui riparo, dispensando i suoi insegnamenti, fino alla morte in tarda età. I resti del tempio, con al centro la cella preceduta da un pronao, sono composti da 15 colonne con capitelli di ordine dorico. Delle 15 colonne, 10 sono sul lato settentrionale e 5 sul meridio nale. In origine le colonne erano 32, poiché il tempio era composto di una peristasi di 12 colonne sui lati lunghi e 6 sui lati corti. Nel V secolo a.C. fu dotato di un tetto fittile con decorazione policroma di tradizione ionica, con protomi leonine e doccioni. Le Giornate FAI d’Autunno prevedono l’apertura speciale del tempio a partire dalle ore 19 con visite guidate straordinarie a cura del direttore del Museo Archeologico Nazionale di Metaponto dott. Vincenzo Cracolici; dopo un intermezzo musicale a cura degli studenti del Liceo Musicale dell’IIS “Pitagora” di Montalbano Jonico, si proseguirà con l’Agorà sul tema “l’Educazione e l’Istruzione: il ruolo dell’educazione per il rilancio sociale ed economico italiano”, in collaborazione con l’Associazione AD PYTHAGORAM.
CALABRIA
GIRIFALCO (CZ)
L’Ospedale psichiatrico di Girifalco e l’archivio storico
Si potrà scoprire Girifalco, situato ai piedi di Monte Covello, al centro dei golfi di Squillace e Sant’Eufemia e baricentro dell’Istmo di Catanzaro, il punto più stretto della penisola italiana. Fondato nel 836 dagli abitanti di due paesi, Toco e Caria, distrutti dai Saraceni, è ricco di monumenti storici che saranno visitabili durante le Giornate FAI d’Autunno 2023, dalla Chiesa barocca di San Rocco ai palazzi privati De Stefani-Ciriaco e Staglianò, generalmente non accessibili. Il borgo deve il suo nome al girovagare di un falco sopra il territorio – etimologia verosimile in quanto la zona costituisce, in alcuni periodi dell’anno, un passaggio obbligato per questi rapaci – ed è conosciuto come “il paese dei pazzi” perché fu sede di uno dei più grandi ospedali psichiatrici del Sud. L’edificio che lo ospitò, oggi tutelato dal Codice dei Beni culturali e del Paesaggio e Luogo del Cuore di oltre duemila persone al censimento del FAI nel 2020, fu originariamente un convento dei frati minori riformati, fondato nel 1635. Dopo l’unità d’Italia, il prefetto di Catanzaro Colucci fu promotore dell’istituzione di un manicomio in Calabria, perché nell’Ottocento l’unico ospedale psichiatrico nel Meridione era in Campania e la capacità ricettiva di quella struttura si dimostrò insufficiente. Nel 1878 venne ritenuto idoneo il convento dei frati minori riformati di Girifalco, che venne così trasformato in frenocomio. Si intrapresero così gli interventi necessari ad accogliere i primi cinquanta ospiti. Le trasformazioni lasciarono invariate le celle dei frati, provvedendo soltanto alla separazione dei comparti degli uomini e delle donne, allocati rispettivamente nell’ala est e in quella ovest, inglobando anche la chiesa a due navate. Nel 1997 il vecchio nosocomio venne interessato da un progetto di recupero e adeguamento funzionale, ancora non del tutto compiuto, per offrire servizi socio-assistenziali in un contesto che si conserva quasi inalterato dal XIX secolo. Il complesso monumentale è solitamente chiuso al pubblico e durante le Giornate FAI sarà possibile passeggiare all’interno del chiostro e visitare l’archivio storico.
CAMPANIA
NAPOLI
Real Albergo dei Poveri
Si potrà accedere eccezionalmente ad alcuni spazi del Real Albergo dei Poveri, uno dei palazzi più grandi d’Europa. La sua costruzione iniziò, su incarico di Carlo III di Borbone, nel 1751 ad opera dell’architetto Ferdinando Fuga e fu il maggiore intervento pubblico realizzato in quegli anni del Regno di Napoli: un ospizio destinato ad accogliere i poveri del regno, circa ottomila persone. Si intendeva, in tal modo, offrire alla città un segno della benevolenza del nuovo sovrano ed eliminare disordini. L’edificio, in base al progetto originario, si estendeva su una lunghezza di oltre 600 metri ed era caratterizzato da grandi cortili quadrati, dominati dal cortile centrale, che avrebbe dovuto ospitare un’immensa chiesa. Dopo la morte di Ferdinando Fuga nel 1782, si avvicendarono sul cantiere architetti del calibro di Mario Gioffredo, Carlo Vanvitelli e Francesco Maresca. Ferdinando, erede di Carlo III, mirò a convertire l’ospizio in un luogo di manifattura dove gli ospiti potessero imparare un mestiere. Con questo obiettivo nel 1826 si giunse all’attuale configurazione caratterizzata da tre corti e dalla facciata di 385 metri. Nel 1838 nell’albergo furono aperte varie scuole, tra cui una di musica. Nell’edificio poi trovarono spazio un istituto per sordomuti, un centro di rieducazione, un tribunale per minorenni, un cinema, delle officine meccaniche, una palestra, un distaccamento dei vigili del fuoco e la sezione civile dell’Archivio di Stato di Napoli. Tra il 1937 e il 1938 fu trasformato in un istituto di tutela, assistenza e protezione dei minorenni soggetti a misure di sicurezza e come tale ancora oggi è ricordato come
“il serraglio”. Il complesso fu gravemente danneggiato dal terremoto del 23 novembre 1980, che provocò il distacco di alcuni solai dai muri laterali, oltre che di parte dell’ala sinistra; nel 1981 la proprietà passò al Comune di Napoli, che nel 1999 definì un progetto di recupero e avviò lavori di restauro, mai completati. L’apertura a cura del FAI avviene proprio nell’anno in cui il Ministero della Cultura ha assegnato al Comune oltre 100 milioni di euro, con risorse del Piano Nazionale per gli Investimenti Complementari al PNRR, per riqualificare il Real Albergo con la creazione di un polo culturale e spazi espositivi di arte contemporanea e il completamento dei restauri mai conclusi.
Università degli Studi di Napoli Federico II - Complesso San Giovanni
Il Complesso di San Giovanni, sede del Polo ingegneristico universitario della Federico II, nacque in base a un accordo di programma stipulato a fine anni ‘90 tra Università di Napoli, Regione Campania e Comune di Napoli. La Federico II si impegnò ad acquistare l’area dell’ex Cirio, sede storica delle attività dell’azienda prima del trasferimento nell’entroterra campano. Il progetto, in seguito a gara europea, è stato sviluppato dal gruppo Ishimoto Europe e prevede un’architettura aperta al pubblico, che può liberamente entrare e utilizzare viali e giardini. Il complesso è costituito da edifici con facciate in pietra lavica sui primi due livelli, a ricordare la natura vulcanica del territorio; al di sopra si innestano altri due piani con vetrate e logge di diverso colore. La realizzazione ha consentito di lasciare alcuni dei simboli della fabbrica Cirio, in particolare l’alta ciminiera che, rinforzata, è utilizzata come parte terminale dell’impianto di condizionamento termico e ambientale del complesso. La scelta dell’ateneo di non avere servizi interni si sta dimostrando un enorme acceleratore della riqualificazione urbanistica ed economica della zona. Il progetto viene considerato dalla Commissione Europea come una delle best practice nell’utilizzo dei fondi comunitari nel settore dell’istruzione e della riqualificazione urbana. La visita porterà alla scoperta del complesso e dei suoi modernissimi laboratori specializzati nella misurazione dell’inquinamento ambientale, della qualità delle acque e nella tecnologia del freddo; altri si occupano di realtà virtuale e ingegneria dello sport, prove su grandi strutture aeronautiche, eoliche, edili, certificazione di apparecchiature idrauliche e meccanica dei materiali compositi. Infine, si visiterà la Developer Academy Apple, inaugurata nel 2016 e prima in Europa con laboratori e spazi di formazione e programmazione di sistemi operativi ma anche marketing e design.
Dipartimento di Medicina veterinaria e Produzioni animali dell’Università Federico II
La Facoltà di Medicina Veterinaria ha sede nell’ex convento francescano di Santa Maria degli Angeli alle Croci, alle pendici della collina su cui sorge l’Osservatorio Astronomico e prossimo all’Orto Botanico, in una zona tra le più amene della città. La Scuola nacque nella seconda metà del XVIII secolo, per volere di Ferdinando IV di Borbone e a opera di Ignazio Dominelli, giovane medico veterinario delle Reali Scuderie. La Scuola, che possedeva un’infermeria per il ricovero dei quadrupedi ammalati nei Reali Reggimenti di Cavalleria, fu aperta inizialmente solo ai militari di carriera e dal 1798 anche ad allievi civili. Nel 1815 Gioacchino Murat, divenuto Re di Napoli, assegnò il monastero di Santa Maria degli Angeli alle Croci al Ministero dell’Interno perché lo destinasse a Orto Botanico e a Scuola Veterinaria. Divenuta Facoltà dell’Università degli Studi di Napoli Federico II nel 1935, dal 1992 si è dotata del Corso di Laurea quinquennale in Scienze delle Produzioni Animali, che con la riforma ministeriale del 2004 è stato declinato nei corsi triennale e magistrale. Dal 2000, inoltre, ospita il Centro Regionale Monitoraggio Parassitosi. Nella sede si trova il Museo di Anatomia Veterinaria, che fa parte del Sistema Museale dell’Ateneo Federiciano e che si potrà visitare durante le Giornate FAI, oltre ai laboratori e al meraviglioso chiostro affrescato con episodi dell’Antico e Nuovo Testamento attribuito a Belisario Corenzio.
CASTELLAMMARE DI STABIA (NA)
Stabilimento militare Produzione Cordami
L’origine della Corderia è legata alla storia del locale cantiere navale, fondato nel 1773 su ordine del Re Ferdinando IV di Borbone. Lusingato dal successo della prima nave varata, la Corvetta “Stabia”, il sovrano pensò di ampliare il cantiere, facendo costruire un’officina per la produzione delle corde, essenziali per il sistema di navigazione a vela. Nacque così, nel 1796, la Corderia di Castellammare che, pur iniziando l’attività con mezzi modesti e procedimenti antiquati, si distinse per la qualità dei suoi prodotti e per l’accuratezza manifatturiera. Il progresso tecnologico e l’entrata della corderia tra gli enti della Regi a Marina contribuirono al suo sviluppo con l’implementazione di attrezzature e macchinari tecnologicamente avanzati. Dopo il 1920 il regio Cantiere diventò Stabilimento di Lavoro e Corderia della Regia Marina. L’avvento dell’elettricità e l’impiego pratico industriale di motori cambiarono sensibilmente le condizioni di lavoro; fu inoltre progettata una macchina finalizzata a tirare legnoli e a commettere cavi. La commettitura elettromeccanica a pista fu il punto di forza dello stabilimento fino ai nostri giorni, in quanto unica nel suo genere e concepita in modo impeccabile. La corderia continuò a far parte del cantiere navale fino al 1939, quando il cantiere venne venduto alla Società Navalmeccanica – Stabilimenti Navali e Meccanici Napoletani S.p.A., mentre la corderia rimase della Marina Militare. Nel 2001 la corderia è stata affidata alla gestione dell’Agenzia Industrie Difesa con l’obiettivo di rilanciare l’attività, dapprima destinata esclusivamente all’utilizzo militare, anche sul mercato civile. La Corderia di Castellammare – che vanta accordi con la Marina francese e la Stabia Main Port per la fornitura di cavi ai mega yatch e rifornisce le navi scuola della Marina, tra cui l’Amerigo Vespucci – si occupa della produzione di cavi e attrezzature navali, oltre a offrire servizi esterni di collaudo cavi e consulenza.
CAPUA (CE)
Castello di Carlo V
Nell’area dell’impianto produttivo del Pirotecnico Militare di Capua, solitamente inaccessibile, è nascosto uno dei tesori architettonici più importanti della Campania, realizzato durante il XVI secolo: il Castello di Carlo V, un edificio ossidionale costruito per arginare qualsiasi tentativo di assedio del centro capuano, chiamato Clavis Regnii già da Federico II di Svevia. Il cantiere venne inaugurato nel 1542 e i primi interventi vennero finanziati con il denaro devoluto al governo locale da Carlo V, che aveva visitato la città nel 1536, mentre era diretto a Roma per conoscere l’appena eletto Papa Paolo III Farnese. Ben 4000 ducati vennero impiegati nella fase iniziale del progetto e per la sua esecuzione vennero coinvolti i più validi ingegneri militari del vice-regno. Per più di duecento anni il castello ha svolto il ruolo di “cittadella militare”. Con la fine della dominazione austriaca e l’avvento dei Borbone, nel 1734 da piazzaforte ossidionale divenne carcere e successivamente “polveriera”. Ancora oggi attraverso le sue strutture è possibile leggere parte della storia militare, fatta di assedi e di conquiste, che ha riguardato oltre
Capua anche l’intera nazione. Le Giornate FAI d’Autunno consentiranno di svelare la singolarità architettonica di un monumento che, al momento della sua costruzione, venne concepito come un tutt’uno con il centro cittadino, la confinante area rurale e il fiume Volturno, al fine di creare un nuovo sistema urbanistico dove andavano ad armonizzarsi paesaggio, edifici civili e religiosi e strutture militari con funzioni di difesa e di controllo del territorio.
EMILIA ROMAGNA
BOLOGNA
Palazzo Banca d’Italia, sede di Bologna
Durante le Giornate FAI d’Autunno 2023 i visitatori avranno la possibilità eccezionale di ammirare gli spazi più importanti del Palazzo della Banca d’Italia, nel centro di Bologna, progettato in stile eclettico nella seconda metà dell’Ottocento dall’arc hitetto napoletano Antonio Cipolla per ospitare questa importante istituzione finanziaria. In particolare, si potranno conoscere il grande scalone monumentale, la Sala Consiglio e lo splendido Salone del Pubblico con il soffitto vetrato e decorato. Sarà ogget to di narrazione anche l’importante apparato decorativo del portico, opera di Gaetano Lodi (1830-1886), pittore di Crevalcore (BO), autore anche dei graffiti nel cortile dell’ex Ospedale della Morte, della “saletta egizia” di palazzo Sanguinetti e della decorazione di vari teatri bolognesi. Ogni volta del portico rappresenta un fatto della storia antica e recente dell’Italia, fino all’Unità, ricordi di esplorazioni e scoperte geografiche, raffigurazioni allegoriche di città e loro stemmi.
Palazzo Malvezzi de’Medici
Attuale sede della Città metropolitana di Bologna, il palazzo fu costruito nella seconda metà del Cinquecento per volere di Paola di Antonio Maria Campeggi, vedova di Giovanni di Bartolomeo Malvezzi, su progetto di Bartolomeo Triachini. L’edificio presenta lo sviluppo tipico dei palazzi più importanti del ‘500 bolognese e si caratterizza per una ricca decorazione al suo interno. La facciata ha uno sviluppo imponente e grandioso a tre ordini sovrapposti. Nel 1725 il Marchese Giuseppe Maria Malvezzi de’ Medici fece realizzare il maestoso scalone d’onore su disegno dei Bibiena e sotto la direzione di Alfonso Torreggiani e cinque anni dopo fece restaurare il portico esterno. Verso la metà del secolo XIX gli interni, in particolare al piano nobile, furono oggetto di una trasformazione, voluta da Giovanni Malvezzi de’ Medici, ad opera di Francesco Cocchi, i cui interventi scenografici erano pensati per ospitare feste, convivi e salotti letterari che portarono qui i più importanti intellettuali d ell'epoca, tra cui Vincenzo Monti e Giacomo Leopardi.
Collegio Venturoli
Istituzione che ha permesso lo sviluppo di una grande scuola artistica bolognese, il Collegio Venturoli venne fondato dall’architetto Angelo Venturoli allo scopo di garantire il sostegno a giovani promettenti nel campo dell’arte. A partire dal 1825, per i suoi primi cento anni di attività, il collegio ha accolto giovani offrendo loro per otto anni, oltre che vitto e alloggio, un’inusuale e prestigiosa formazione scolastica. Qui si sono formati alcuni dei più importanti artisti e architetti bolognesi del XIX e XX secolo, quali Raffaele Faccioli, Giuseppe Romagnoli, Luigi Serra, Roberto Franzoni, Farpi Vignoli e Giorgio Trebbi. Di grande interesse artistico è l’edificio che ospita il collegio, un complesso le cui origini risalgono al XVI secolo, quando ospitava il Collegio Illirico-Ungarico, e che ha assunto l’attuale conformazione verso la fine del XVII ad opera di Giovanni Battista e Giuseppe Antonio Torri. Particolarmente pregevole il ciclo di affreschi settecenteschi con episodi della Storia della Croazia e dell’Ungheria di Pizzoli, che troviamo nelle grandi sale del piano terra, e un trompe d’oeil di Fantuzzi nel bel giardino interno.
FERRARA
Palazzo Bevilacqua Costabili - Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Ferrara
In occasione dei 25 anni di attività, apre al pubblico il Dipartimento di Economia e Management che ha sede a Palazzo Bevilacqua Costabili. Voluto dalla nobile famiglia Bevilacqua, alla metà del XV secolo, prende il nome dei Costabili nei primi anni Trenta dell’Ottocento con Giovan Battista. Venduto nel 1916 al conte Francesco Mazza, che lo trasforma in un convitto femminile, tornò residenza per la contessa Maria Giglioli e il marito, Gaetano Boschi, illustre neuropsichiatra e direttore dell’Ospedale psichiatrico di Ferrara, nel 1930. Nel 1961 il palazzo venne comprato da un’immobiliare con l’intento di farne un centro commerciale, residenziale e per uffici e venne abbandonato fino al 1988, quando il Comune di Ferrara lo acquistò e nel 1997 lo diede in uso all’Università per 99 anni. Palazzo Bevilacqua Costabili ha subito diverse trasformazioni nel tempo, nato su preesistenze quattrocentesche, ha la facciata secentesca intonacata e decorata, mentre di chiaro impianto cinquecentesco è il loggiato verso la corte interna. Lo scalone monumentale è settecentesco e le decorazioni pittoriche ottocentesche. Le stanze decorate sono al piano nobile: tra queste, la Sala di Amore e Psiche la quale presenta, sulla volta quadrata, quattro tondi dipinti con scene del mito circondati da una ricca decorazione con festoni, ghirlande di fiori e motivi geometrici. Autore del dipinto è Francesco Migliari, importante protagonista dell’Ottocento ferrarese. La visita durante le Giornate FAI d’Autunno, in collaborazione con il Dipartimento, prevede un percorso che svelerà le tracce e i lacerti risalenti al Quattrocento, le parti architettoniche nascoste, i soffitti ottocenteschi decorati, fino ad arrivare al racconto del recupero come sede universitaria.
ARGENTA (FE)
Argenta e don Minzoni: dopo la bufera
Una passeggiata nel centro cittadino costituirà l’occasione per approfondire la storia di Argenta e rivedere, attraverso un importante patrimonio documentale e testimonianze, com’era prima della devastazione della Seconda Guerra Mondiale. Il percorso storico si intreccerà con i luoghi di Don Minzoni il quale, durante la sua attività pastorale, lasciò qui un segno indelebile. Giovanni Minzoni nacque a Ravenna il 29 giugno 1885. Nel 1909 fu ordinato sacerdote e nel 1910 divenne cappellano nella parrocchia di San Nicolò di Argenta. Seppe distinguersi subito per le sue capacità organizzative, per la franchezza, la cordialità, l’attitudine comunicativa e per la sua vocazione per un ministero operoso. Nell’estate del 1916 fu chiamato nelle forze armate italiane. Venne insignito della medaglia d’argento al valore militare. Nel giugno 1919, nominato parroco di San Nicolò, riprese a operare per l’organizzazione educativa dei ragazzi, di cui sono testimonianza il doposcuola, la biblioteca circolante, il teatro parrocchiale, i circoli maschile e femminile, le due sezioni scout e quella sociale dei lavoratori. Divenne ispiratore e guida delle iniziative pubbliche dei cattolici argentani. Scelse di battersi “contro la vita stupida e servile che ci si vuole imporre”. La sera
del 23 agosto 1923, mentre rincasava, venne aggredito mortalmente da due squadristi, membri della MVSN. Il cordoglio popolare fu profondo e diffuso. Il percorso durante le Giornate FAI d’Autunno toccherà il Duomo di San Nicolò, ove si trova la sua sepoltura; la ex-chiesa di San Lorenzo che ospita, in occasione del centenario dalla morte, due mostre; il vicolo dove fu assassinato e dove è stato realizzato il murales commemorativo e infine il piccolo museo, in prossimità della chiesa di San Giacomo. Proprio quest’anno è stato avviato il processo di beatificazione. Alle celebrazioni dello scorso 23 agosto hanno partecipato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Cardinale Zuppi, inviato di Papa Francesco, e Monsignor Ghizzoni, vescovo dell’arcidiocesi di Ravenna, oltre alle autorità locali e ai numerosissimi scout provenienti da tutta Italia.
RAVENNA
Accademia di Belle Arti
L’Accademia di Belle Arti, una delle eccellenze fra le scuole d’arte per il mosaico, fu fondata nel 1829 da Ignazio Sarti che progettò l’edificio a ridosso della storica Biblioteca Classense. Diresse l’accademia per 27 anni e alla sua scuola, in pieno neoclassicismo, si formarono i migliori artisti dell’Ottocento ravennate. Altri protagonisti furono pittori, scultori e artisti di fama quali Arturo Moradei, Vittorio Guaccimanni, Orazio Toschi, Giovanni Guerrini. Da citare inoltre Renato Signorini, Luigi Varoli, Giannantonio Bucci, Giò Pomodoro, Tono Zancanaro, Umberto Folli. L’accademia si trasferì poi entro la sede del Museo d’Arte di Ravenna, nella sede attuale; gli alunni e i docenti della scuola progettarono, poi, l’ampliamento dell’edificio in chiave razionalista per ospitare al meglio le attività di formazione nei vari settori dell’artigianato artistico. Il percorso durante le Giornate FAI d’Autunno si snoderà attraverso le aule di mosaico, pittura, scultura e decorazione con materiale di recupero, laboratori di oreficeria e incisione – con uno storico tornio per litografie – la galleria dei gessi e i corridoi con le principali opere d’arte esposte. Gli studenti stessi dell’Accademia illustreranno alcuni dei più pregevoli elaborati artistici, quali il mosaico Il Pugilatore, da cartone di Cafiero Tuti, l’esposizione di gioielli, gli abiti in mosaico realizzati con materiali inconsueti, di straordinario fascino, la serie di tarocchi in mosaico, le realizzazioni in micro-mosaico e alcuni gessi della Gipsoteca
FRIULI VENEZIA GIULIA TRIESTE
Sede centrale dell’Università di Trieste e mostra su Gaetano Kanizsa Fortemente voluta dalla componente italiana di Trieste e oggetto di contestazioni studentesche sotto il dominio austroungaric o, l’Università di Trieste venne istituita nel 1924 con la sola Facoltà di Economia e Commercio. Subito si pensò di progettare una sede prestigiosa che, nelle intenzioni del governo italiano, doveva rappresentare l’italianità della cultura triestina. L’edi ficio presenta una pianta ad H e si sviluppa su quattro piani fuori terra e uno interrato, con una facciata stretta da due avancorpi e preceduta da un’ampia scalinata, che ricorda la forma dell’ellenistico Altare di Pergamo o i resti del Tempio di Giove, Giunone e Minerva scoperti negli anni Trenta sul Colle di San Giusto. Le arcate del portico sono invece un richiamo alla romanità mentre i piani superiori presentano una scansione ordinata di finestroni rettangolari, che si fanno loggiato nelle parti anteriori delle ali laterali. Al suo interno uno scalone, costituito da due rampe, parte dall’atrio per salire attorno all’anima centrale in cemento armato e rivestita di tessere musive in travertino. L’Aula Magna, posizionata al terzo piano, è di forma rettangolare con il podio per il Senato Accademico posizionato lungo il lato meridionale ed è dotata di accessi distinti per docenti, studenti e pubblico; in quest’ultima si trovano appese al soffitto numerosissime lampade a forma di favo d’api e il rosone realizzato da Marcello Mascherini. Un percorso storico artistico che arricchirà le Giornate Fai d’Autunno in occasione delle celebrazioni per il centenario della fondazione dell’istituzione, in cui rientra la mostra: “I miei pùpoli: Gaetano Kanizsa scienziato e artista”, un omaggio allo studioso e dal 1953 al 1983 docente dell’Università triestina - dove ha fondato l'Istituto di Psicologia - e al patrimonio artistico-documentale dell'ateneo e del territorio. Solo per i soci FAI la visita alla Pinacoteca dell’Università di Trieste, ospitata nelle sale del Rettorato.
Palazzo del Municipio, sede del Comune di Trieste
Il Palazzo del Municipio si trova nella centralissima Piazza dell’Unità d’Italia, piazza che ha raggiunto l’aspetto attuale grazie al sommarsi di interventi e di edifici di epoca diversa. La definizione di questo vasto spazio e i palazzi che vi si affacciano hanno avuto storie diverse ma tutte accomunate da una stessa caratteristica: l’importante ruolo che la committenza privata, e il suo peso economico, ebbero nello sviluppo urbanistico della piazza. Intorno alla seconda metà del 1800, il Comune decise di dare una degna sede alle istituzioni cittadine acquistando tutti gli edifici che fiancheggiavano la Loggia e il palazzo della Magistratura. Nel 1973 il Comune bandì un concorso per la costruzione del nuovo Municipio. Il progetto vincitore, quello dell’architetto Bruni, comprendeva il parziale riutilizzo degli edifici preesistenti e una grande attenzione al prospetto, in quanto la facciata doveva essere la scenografica conclusione della piazza stessa. L’edifico, in stile eclettico, rimanda, come il Palazzo Modello, al Cinquecento veneto e al Manierismo tedesco, quasi a voler testimoniare come Trieste fosse il punto d’incontro fra queste due culture. L’impaginazione della facciata è molto articolata e plastica; verticalmente è caratterizzata dalle tre grandi bifore lombardesche che propongono una cariatide al posto della tradizionale colonnina, e sul tetto, in asse, tre grandi timpani centinati. Al pianterreno si aprono delle arcate sovrastate, nel mezzanino, da trifore riprese anche all’ultimo piano. I due piani intermedi sono scanditi da colonne di ordine gigante. Al centro della facciata si erge la torre a padiglione dell’orologio. Eccezionalm ente aperto al pubblico in occasione delle Giornate Fai d’Autunno, la visita al Palazzo del Municipio comprende la Sala del Consiglio Comunale, dominata dallo splendido dipinto di Cesare Dall’Acqua, raffigurante la prosperità di Trieste; il Salotto Azzurro, sede istituzionale del sindaco, dove dal 1800 vengono ricevute le personalità internazionali, infine la Galleria dei Sindaci dove sono esposti i ritratti dei sindaci che si sono susseguiti alla guida della città di Trieste.
RUDA (UD)
Amideria Chiozza
Fondata dal chimico Luigi Chiozza nel 1865, l’Amideria Chiozza è situata lungo la roggia denominata La Fredda, nella località omonima a Perteole, nella campagna della bassa friulana. Grande esempio di attività che coniuga agricoltura e industria in un unico filone commerciale, grazie alle competenze del suo illuminato fondatore, formatosi a Parigi a l’École de Chimie Pratique, la fabbrica ha dato avvio al ciclo chimico-industriale dell’estrazione dell’amido, dapprima dal frumento, poi dal mais e, a partire
dal 1872, dal riso. Nel 1902, una grande ristrutturazione, compreso il nuovo assetto societario con la fondazione della Nuova Pilatura Triestina, ampliò la produzione grazie all’introduzione di nuove macchine e caldaie conquistando, oltre quelli itali ani, i mercati dell’Europa centrale e quelli di oltre Oceano. La fabbrica chiuse definitivamente i battenti nel 1986 diventando un raro esempio di archeologia industriale, sia per i metodi estrattivi utilizzati che per la sua collocazione in un’area tuttora deprivata dal punto di vista industriale. L’Amideria Chiozza proprietà del Comune di Ruda, custodisce ancora oggi macchinari di fine Ottocento di straordinaria importanza dal punto di vista della storia industriale, fino a pochi anni fa in totale abbandono: grazie alla visibilità ottenuta al censimento “I Luoghi del Cuore” 2016 e al sostegno del FAI, è stata avviata una campagna di restauro ancora in corso. In occasione delle Giornate Fai si potranno scoprire le nuove fasi di questo recupero e visitare le sale caldaie, il reparto macinazione, dove sarà possibile scoprire le fasi iniziali della lavorazione che conducono all’estrazione dell’amido, e infine il reparto sottoprodotti.
LAZIO
ROMA
Il Consiglio di Stato a Palazzo Spada e la “meraviglia” barocca di Borromini Sede del Consiglio di Stato e perciò solitamente inaccessibile al pubblico, aprirà in via eccezionale Palazzo Spada, costruito per volere del cardinale Girolamo Capodiferro tra il 1548 e i 1550: caratterizzato da decorazioni scultoree e pittoriche sulla facciata, nel cortile e nelle stanze del piano nobile, l’architetto fu Bartolomeo Baronino, mentre una squadra di lavoro coordinata da Giulio Mazzoni creò i sontuosi stucchi dell’interno e degli esterni. Il palazzo fu comprato nel 1632 dal cardinale Bernardino Spada, il quale incaricò Francesco Borromini di modificarlo in stile barocco e di renderlo una “reggia”, degna del potere che la famiglia rappresentava nelle gerarchie papaline dell’epoca. Con una altezza di tre piani e un mezzanino fra il piano nobile e l’ultimo piano, la facciata presenta finestre racchiuse entro cornici rettangolari sporgenti alle quali si alternano nicchie con timpani e statue, ricche decorazioni in stucco, festoni, amorini, maschere e figure alate. Nel cortile è presente un solo ordine di archi sorretti da massicci pilastri. Sul cortile si affaccia il capolavoro della “falsa prospettiva” che Borromini creò aiutato dal matematico Padre Giovanni Maria da Bitonto, uno dei massimi esempi di illusionismo barocco che si potrà ammirare nel percorso proposto dal FAI: una sequenza di colonne di altezza decrescente e il pavimento che si alza generano, infatti, l’illusione ottica di una galleria lunga 37 metri, mentre è di 8, in fondo alla quale è posta una scultura alta 60 centimetri che sembra a grandezza naturale. Durante le Giornate FAI d’Autunno 2023, dopo l’eccezionale salita fino al piano nobile, accoglierà i visitatori il Salone di Pompeo, con la gigantesca statua ai piedi della quale, forse, cadde Giulio Cesare nel 44 a.C. Il passaggio attraverso la Cappella, con dipinti ad affresco e a olio su muro, introdurrà nella Sala delle Quattro Stagioni con lo stile michelangiolesco di Giulio Mazzoni nelle pitture e nei nudi degli efebi. La Sala di Achille, di Callisto, di Amore e Psiche, dei Fasti Romulei portano alla Galleria degli Stucchi, gioiello della decorazione manierista. Stupefacente colpo d’occhio si ha entrando nella Galleria della Meridiana, con la meridiana catottrica: la decorazione, eseguita nel 1644 da Giovan Battista Magni su progetto del matematico francese Padre Emmanuel Maignan, contempla busti di personaggi della famiglia Spada, nonché quello di papa Urbano VIII di Gian Lorenzo Bernini.
Le collezioni del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti
Apertura riservata agli iscritti FAI
In occasione delle Giornate FAI d’Autunno 2023 sarà possibile visitare le tre collezioni di Arte Moderna e Contemporanea del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti, nella sede storica di via Goito che apre le sue porte al pubblico per la prima volta. Cassa Depositi e Prestiti, nata nel 1850 per raccogliere i depositi dei risparmiatori e finanziare le pubbliche amministrazioni, nel corso del tempo ha ampliato i propri ambiti di intervento fino a divenire uno dei principali promotori dello sviluppo sostenibile del Paese. Negli ultimi anni ha rivolto particolare attenzione alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, quale fa ttore determinante per il progresso sociale ed economico e per il miglioramento della qualità della vita collettiva. In linea con questo impegno è stato avviato un processo di recupero e valorizzazione della collezione di opere d’arte del Gruppo, che a partire dal 2020 ha portato alla creazione di un “museo” all’interno della sede di Cassa Depositi e Prestiti. Lo scenografico allestimento si snoda lungo la monumentale scala liberty del palazzo e consente di ammirare le copertine e le tavole della rivista «Civiltà delle Macchine», commissionate ad artisti quali Afro, Capogrossi, Dorazio, Severini, Vedova, Tamburi, Vespignani. La rivista, pubblicata tra il 1953 e il 1979 e nata come house organ di Finmeccanica grazie alla lungimiranza dei suoi fondatori Sinisgalli e Luraghi, rappresentò un unicum del panorama editoriale italiano, coinvolgendo i più importanti intellettuali dell’epoca in un confronto sullo sviluppo industriale e tecnologico italiano e sull'impatto delle trasformazioni sull'uomo e la società. Completano l'esposizione le sculture di Pepper, Pomodoro e Gheno che nascono da materiale di fabbrica, come il ferro, il bronzo e l’acciaio. In queste opere emerge il tentativo e il desiderio di osservare e indagare la cultura industriale e non è un caso se alcune di queste derivano dall’esperienza diretta in stabilimenti siderurgici, cantieri navali e centrali elettriche. Durante l’eccezionale apertura delle Giornate FAI d’Autunno i visitatori avranno la sensazione di trovarsi non semplicemente in un luogo di lavoro, ma in un vero e proprio museo di arte moderna e contemporanea, dove l'arte si lega all'industria.
Consiglio Superiore della Magistratura
La sede del Consiglio Superiore della Magistratura apre al pubblico per la prima volta in assoluto durante le Giornate FAI d’Autunno 2023. I visitatori avranno la possibilità di vedere dove opera uno degli istituti fondamentali della democrazia italiana, previsto dalla Costituzione, e di approfondirne il funzionamento. Si tratta dell’organo di amministrazione della giurisdizione e di garanzia dell’autonomia e dell’indipendenza dei magistrati ordinari. Oltre a conoscere dove il Consiglio si riunisce in plenaria, si potrà vedere lo studio del Presidente della Repubblica, che è anche il presidente del CSM, con arredi di pregio e opere d’ arte di fine ‘800 e della prima metà del XX secolo. Dal punto di vista architettonico il palazzo è il più importante fra quelli che si affacciano su Piazza Indipendenza, cuore del primo quartiere creato dopo la proclamazione di Roma capitale nel 1870. L’edificio subì una prima trasformazione negli anni Venti del Novecento e poi negli anni Trenta, quando divenne la residenza dei Marescialli d’Italia, periodo cui risale la facciata con rivestimenti in tufo e travertino e decorazioni scultoree. Dopo la guerra il palazzo divenne residenza del Ministro delle Finanze fino a quando, nel 1960, passò al Consiglio Superiore della Magistratura. L’interno, che non conserva spazi originali ma è stato modificato funzionalmente, è ricco di pregevoli arredi provenienti, ad esempio, dalla Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini. Nel cortile
che si potrà percorrere durante le Giornate
FAI dopo aver goduto del panorama su Piazza Indipendenza dalla terrazza – sono stati inglobati piccoli villini ed edifici dei primi del ‘900 che nelle forme e nelle decorazioni richiamano gli stili in voga all’epoca, dal liberty al neorinascimento fino al barocchetto romano.
Palazzo EsercitoDurante le Giornate d’Autunno 2023 si potrà accedere a Palazzo Esercito, grande complesso a pianta rettangolare con cinque cortili interni, costruito nel 1876 su progetto del capitano Bernardini e del colonnello Garaviglie, oggi sede dello Sato Maggiore dell’Esercito e dello Stato Maggiore della Difesa. Il percorso di visita partirà dal Cortile d’onore con il Sacrario dei Caduti e toccherà la cappella con le reliquie di San Giovanni XXIII papa, al secolo Angelo Giuseppe Roncalli, che durante la Prima Guerra Mondiale, prima di diventare pontefice, venne arruolato come tenente cappellano. Proseguendo, la tappa più importante sarà dedicata alla Biblioteca Militare Centrale, che custodisce un patrimonio librario il cui nucleo principale è costituito dalla Biblioteca del Corpo Reale dello Stato Maggiore e della Tipografia, istituita a Torino nel 1814 dal Re di Sardegna Vittorio Emanuele I. La biblioteca raccoglie oltre 120.000 volumi e 1000 riviste di carattere storico, militare, politico, sociologico e scientifico, con titoli italiani ed esteri, e annovera un fondo antico di circa 1200 volumi e cinquecentine. Tra le opere di maggiore pregio si trovano il De Bello Persico, unito in un’edizione a stampa del 1506 al De Bello Gothorum, che insieme al De Bello Vandilico costituiscono la più importante trilogia dello storico bizantino Procopio di Cesarea; la Divina Commedia in un’edizione del 1529 con il celebre commento di Cristoforo Landino; la celebre Encyclopédie ou dictionnaire raisonné des Sciences, des Arts et des Métiers di Diderot e d’Alembert, di cui sono presenti le prime tre edizioni complete. La visita permetterà di scoprire, inoltre, il mosaico romano della metà del II secolo d.C., appartenente in origine al complesso di edifici dei Castra Praetoria, caserma principale della Guardia Pretoriana alle dirette dipendenze dell’imperatore, fatto costruire da Tiberio tra il 23 e il 26 d.C. e la Fontana dei delfini, composta da una vasca circolare in travertino e da una scogliera di tufo sulla quale sono adagiati quattro delfini, in pietra artificiale.
Domenica 15 ottobre l’apertura di Palazzo Esercito, sede dello Stato Maggiore della Difesa e dello Stato Maggiore dell’Esercito, con il quale la Fondazione ha un accordo quadro, durante le Giornate FAI d’Autunno si svolge in concomitanza con la Giornata della Trasparenza.
TARQUINIA (VT)
La Bandita di Sebastian Matta
Durante le Giornate d’Autunno 2023 la Bandita aprirà con il FAI per far conoscere parte degli spazi privati dell’artista che ospitano alcune delle sue opere, dal giardino al cortile del convento, fino alla cappella in cui Matta per anni ha lavorato e dove ora riposa. Situato nella campagna tarquiniese, nella bassa Maremma, il Ritiro della Bandita è un ex convento dei frati passionisti fondato da San Paolo della Croce nel 1750. Il convento passò poi al Comune e quindi, grazie a Luisa Laureati, amica e gallerista di Matta, venne acquistato nel 1968 dall’artista che, avendo vissuto a Roma negli anni Cinquanta, cercava un posto nei dintorni della capitale in cui creare un rifugio per vivere e lavorare. Il Ritiro della Bandita fu la casa di Sebastian Matta fino ai suoi ultimi anni di attività; oggi sede degli Archivi Matta, il complesso conserva sculture in bronzo, ceramiche, pastelli, tele, disegni e mobili e racconta l’immaginario fantastico e inimitabile di uno dei più carismatici, brillanti e visionari artisti del Novecento.
CISTERNA DI LATINA (LT)
Monumento naturale di Torrecchia Vecchia
Apertura solo domenica
Sorta su un territorio anticamente abitato da etruschi e romani, Torrecchia Vecchia – tenuta privata di oltre 1500 acri restaurata per volere del principe Carlo Caracciolo a partire dal 1991 e visitabile solitamente solo previa autorizzazione – è stata riconosciuta Monumento Naturale nel 2007 e abbraccia oltre 625 acri di bosco, oltre a notevoli giardini in stile inglese. Il più bello, custodito tra le mura del castello ristrutturato da Gae Aulenti, è di circa due ettari: inizialmente progettato da Lauro Marchetti, curatore dei Giardini di Ninfa, fu sviluppato e mantenuto dal celebre paesaggista inglese Dan Pearson. Una totale libertà sembra essere la filosofia del luogo definito “selvaggio curato” grazie a una panoplia di verde e bianco con sfumature di blu e rosa. Le infiorescenze d’un bianco puro si delineano attraverso il glicine Wisteria Floribunda, le ortensie, i gelsomini, le rose Sally Holmes, Iceberg, Alfred Carrière, le digitali, le anemoni del Giappone, le aquilegie e i fiori annuali per le aiuole fiorite. Dei giochi di cascate con gunnera, gigaro, iris, ninfea e melograno partecipano a questa scenografia romantica.
MONTENERO SABINO (RI)
Montenero: un galeone nel verde dei boschi sabini
Montenero Sabino si trova all’estremità sud-orientale della Sabina tiberina, alle pendici del monte Tancia. Il nome potrebbe derivare dalle cave di pietra focaia, assai scura, molto numerose un tempo nei dintorni. Costruito su uno sperone di roccia a 450 metri sul livello del mare, dominato dal Castello Orsini, affiancato da due torrenti e circondato da boschi, il borgo ha un’unica strada che conduce fino alla Chiesa di San Cataldo, su cui si aprono due file di case. Per la sua forma Montenero può ricordare un galeone: sotto il castello, che rappresenta la poppa, c’è il centro abitato lungo e stretto
lo scafo
strutturato secondo la classica tipologia “a fuso d’acropoli” degli incastellamenti attorno all’anno Mille e chiuso all’altra estremità dalla Chiesa di San Cataldo, l’ideale prua del veliero. È presumibile che l’origine del borgo risalga all’XI secolo, tuttavia nella zona ci dovevano essere insediamenti e ville sin dall’epoca sabino-romana: è recente la scoperta di un santuario, presumibilmente dedicato alla dea Vacuna, oggetto da qualche anno di scavi archeologici. Medievale deve essere la fondazione del castello, che poi subirà profondi cambiamenti tra il Quattrocento e il Seicento, venendo trasformato dagli Orsini in palazzo ducale: di quest’epoca sono la doppia scala monumentale di ingresso, il portale con le due torri circolari, la corte interna e buona parte delle strutture residenziali dei piani alti. Anche la quattrocentesca Chiesa di San Cataldo subì nel tempo cambiamenti rilevanti: nel 1735 ci fu un restauro talmente radicale da rendere necessaria una nuova consacrazione. Il percorso nel borgo durante le Giornate FAI d’Autunno 2023 partirà dal Castello e proseguirà nella parte bassa del borgo e con la visita a Palazzo Bonacasata, dov’è custodita la stele di Vacuna; si concluderà nella Chiesa di San Cataldo. Arricchiranno le giornate tre conferenze che si svolgeranno all’interno del Castello. Sabato alle ore 16 Carmelo Russo, ricercatore in Discipline Demoetnoantropologiche all’Università La
Sapienza di Roma, parlerà di Streghe in Sabina fra passato e Presente. Uno sguardo antropologico. Domenica alle ore 11.30 Ileana Tozzi, ispettore onorario SABAP per Rieti e Provincia, parlerà di Una strega per un Castello, incontro dedicato alle vicende del Castello dove nacque Bellezza Orsini. Sempre domenica, alle ore 16, Aldo Borlenghi, Docente di Archeologia e Storia dell’Arte del Mondo Romano all’Università Lumière di Lione2, parlerà di Vacuna, una dea sabina. Lo scavo archeologico del Santuario romano di Montenero. Durante le Giornate FAI Miriana Perilli, Consigliere comunale, in vari momenti suonerà le campane della Chiesa di San Cataldo.
LIGURIA GENOVA
Teatro Gustavo Modena
Situato a Sampierdarena, quando il quartiere era ancora Comune autonomo, il Teatro Gustavo Modena fu edificato fra il 1856 e il 1857. La costruzione del teatro fu voluta e finanziata dalla nuova borghesia sampierdarenese, che mostrò con questa iniziativa lo spirito antagonistico nei confronti della vicina Genova per risaltare lo sviluppo raggiunto dal Comune e il livello sociale delle famiglie più prestigiose. Il nuovo teatro, in contrapposizione al “regio” Carlo Felice di Genova, fu intitolato all’attore veneziano Gustavo Modena, mazziniano, attivista e combattente nelle battaglie risorgimentali. La struttura è molto elegante: dalla facciata tipicamente neoclassica realizzata su due piani, con cinque aperture ad arco, come un finto porticato, al piano superiore che presenta un colonnato ionico sormontato dal timpano. Al suo interno presenta una sala disposta a ferro di cavallo con quattro ordini di palchi, ventiquattro al primo livello e venticinque nei superiori, un loggione e una platea. Tutta la superficie è decorata con stucchi in gesso dipinti e dorati con uno strato di finitura molto sottile; la tela del soffitto è di Nicolò Barabino. I parapetti rappresentano, in alternanza, festoni con vasi, grifoni e rilievi floreali. Più complesso è il palco centrale che sporge verso l’esterno e porta i simboli di Sampierdarena ancora Comune. In occasione delle Giornate Fai, la visita proposta dal Gruppo FAI giovani Genova permetterà di entrare nei luoghi solitamente chiusi al pubblico, riservati comunemente agli addetti ai lavori. Si entrerà nel backstage e non solo, scoprendo cosa si cela dietro le quinte di un teatro ottocentesco, aneddoti, curiosità su come la macchina scenica si muove e funziona: il Teatro Gustavo Modena è tra i pochissimi teatri ad avere ancora in uso la graticcia originale ottocentesca, la struttura a travi lignee che muove il sipario e gli oggetti scenici.
VEZZANO LIGURE (SP)
Rione storico di Vezzano superiore
La visita al borgo di Vezzano Ligure è, nella sua unicità, un percorso che unisce peculiarità storico-artistiche e, più in generale, lettura dei costumi tradizionali tipici di questo paesaggio ligure. Grazie alla sua fortunata collocazione geografica – il borgo domina un’area che include il Golfo della Spezia fino alle isole Palmaria, Tino, Tinetto e parallelamente anche la valle del fiume Magra, fino alle Alpi Apuane
Vezzano Ligure presenta un tessuto urbano sostanzialmente intatto dal Medioevo a oggi e illustra, con esemplare completezza, i caratteri dell’architettura storica ligure. L’insediamento, formatosi intorno a una fortificazione, ha forma quadrangolare e in seguito circondato da una cortina di cui rimane traccia nelle torri cilindriche, inglobate in costruzioni posteriori. Dell’antico castello, la cui fondazione è anteriore al 963, rimane il torrione e l’area circostante è in parte adibita a parco pubblico e in parte ad orti privati. Fra i due nuclei di Vezzano superiore e inferiore l’antico passaggio di collegamento è il Borgo Mitiliano, anche detto Capitolo. In occasione delle Giornate FAI d’Autunno, oltre al percorso storico artistico del borgo, sarà possibile visitare luoghi solitamente chiusi al pubblico come la cantina privata della famiglia Ferdeghini in Via della Malva, e l’adiacente punto panoramico. Il percorso lungo il Borgo Mitiliano proseguirà per Via Verdi, fino ad arrivare alla Terrazza Benettini dove, presso la sala polivalente “Giulia Civitico” saranno allestite la mostra di pittura di Luciano Viani e la mostra di scultura di Valerio Neri. Aperta al pubblico anche la sede dell’ANPI con l’esposizione di alcuni cimeli a rievocare i tragici rastrellamenti nazi fascisti che sconvolsero Vezzano Ligure il 7 dicembre 1944.
LOMBARDIA MILANO
Palazzo degli Uffici Finanziari - Agenzia delle Entrate
All’incrocio tra via Manin e via della Moscova, il Palazzo degli Uffici Finanziari – che oggi ospita l’Agenzia delle Entrate
fu costruito negli anni Trenta del Novecento allo scopo di raggruppare i numerosi uffici che si occupavano di tasse e imposte e che fino a quel momento erano situati in sedi sparse per la città. Progettato dal Genio Civile con il coordinamento dell’architetto Eugenio Marelli, si caratterizza per il monumentale ingresso in travertino bianco sormontato al centro da una torretta che intende evocare i campanili di età comunale. Sul fastigio sono collocate quattro statue che simboleggiano la Finanza, il Lavoro, lo Stato e la Legge. All’interno il pubblico visiterà la Loggia della Fortuna, la veranda affacciata sul cortile interno che fino agli anni Novanta ospitava la commissione che al sabato presiedeva all’estrazione del Lotto per la ruota di Milano, i due grandi saloni sormontati da caratteristiche cupole in vetrocemento e il grande salone dell’ex Catasto, visibile come appariva nella prima metà del secolo scorso. Le visite per le Giornate d’Autunno riservano inoltre agli iscritti FAI la possibilità di accedere al caveau mai aperto prima, dove saranno esposti alcuni cimeli della storia finanziaria milanese.
Palazzo della Banca D’Italia. Sede di Milano
In pieno centro cittadino sorge la sede milanese della Banca d’Italia, la cui struttura imponente, la scalinata che precede il cancello monumentale in ferro, bronzo e marmi colorati più alto del portale maggiore del Duomo sono quanto normalmente i milanesi possono ammirare di questo storico palazzo. Durante le Giornate FAI si avrà l’opportunità di visitare il cuore dell’edificio e apprezzarne i capolavori contenuti. Istituita nel 1893 nell’ambito di un riordino complessivo degli organismi di emissione, la Banca d’Italia divenne nel 1926 l’unico istituto autorizzato alla diffusione di banconote e le furono affidati poteri di vigilanza sulle altre banche, successivamente ampliati e potenziati dalla legge bancaria del 1936. Quest’ultima riconobbe formalmente la Banca come istituto di diritto pubblico e avrebbe costituito la norma fondamentale del sistema bancario italiano fino al 1993, quando venne promulgato il vigente Testo Unico in materia bancaria e creditizia. Il palazzo fu eretto su progetto degli architetti milanesi Luigi Broggi e Cesare Nava, dal 1907 al 1912, su un’area di circa 5.000 mq, e si articola in cinque piani
tra cui un piano interrato e un seminterrato
occupati da uffici, depositi e archivi, il Salone del pubblico, gli ambienti di
rappresentanza, gli alloggi dei Dirigenti della Sede e di servizio. A partire dall’ingresso su via Cordusio, il percorso di visita proseguirà verso il Salone del Pubblico, lo Scalone d’onore, il velario e le vetrate liberty, il Salone delle assemblee, la Sala del “Tavolo rotondo” e la Sala del Consiglio, la Sala del “Balla” e altri ambienti di Direzione raramente aperti al pubblico. Teatro Verdi
Nato agli inizi del ‘900 come sede di una corale esterna del Teatro alla Scala, il Teatro Verdi divenne sala da ballo nel dop oguerra, quindi sala d’incisione, finché negli anni ’70 fu restituito alla vocazione teatrale e musicale dall’Arci con la fondazione nel 1975 del Teatro del Buratto, che ne fece la sede delle proprie produzioni nonché un luogo significativo del teatro a Milano. Recettore e promotore del nuovo teatro popolare d’arte, il Verdi si è configurato come importante nodo di diffusione di una nuova cultura teatrale, quella del “teatro d’innovazione”, nuova proposta artistica a metà tra il teatro di figura e il teatro di parola. Il Verdi, caratterizzato da stucchi e fregi Liberty risalenti ai primi del ’900, è ancora oggi una location di grande prestigio. Con i suoi 200 posti, il palcoscenico in legno e le poltrone in velluto, il Teatro riapre le porte al pubblico milanese in occasione delle Giornate FAI dopo circa quattro anni di chiusura per restauri. Sarà l’occasione per scoprire le origini di questa istituzione culturale, un vero e proprio viaggio nel tempo in cui ripercorrerne le molteplici anime.
Piccolo Teatro Grassi
Storica sede del Piccolo Teatro di Milano, il Grassi è situato all’interno di Palazzo Carmagnola, dal nome del comandante Francesco Bussone – detto il Carmagnola – che vi abitava nel 1415. Alla fine del ’400 il palazzo era abitato da Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro e, dopo svariati passaggi di proprietà, nel 1519 fu venduto alla Città di Milano, che vi collocò dapprima il Mercato delle farine e nel Seicento la Milizia Urbana. Destinato nel Settecento ad Archivio Civico, nel 1786 vi si trasferì l’Amministrazione comunale, che lo ribattezzò Broletto Nuovissimo. Nel 1861 il Comune scelse la più ampia sede di Palazzo Marino e l’edificio divenne sede dell’Intendenza di Finanza, subendo nel 1890-1892 un radicale intervento di restauro. Con l’adeguamento nel 1938-1939 a Dopolavoro Civico, fu dotato di una sala di spettacolo, dapprima teatrale e poi cinematografica. Una pagina molto drammatica lo vide trasformarsi nel 1944 nella sede della Legione Ettore Muti, la polizia politica della Repubblica Sociale Italiana, che ne fece, fino alla Liberazione, un luogo di detenzione e di tortura. Nel gennaio del 1947 divenne finalmente sede del primo teatro stabile italiano su idea di Paolo Grassi e Giorgio Strehler e con l’appoggio del Sindaco Antonio Greppi. Le Giornate FAI saranno l’occasione per raccontare un brano di storia emblematica della città
rievocando le figure di Carmagnola, Leonardo da Vinci e Cecilia Gallerani – di cui restano come testimonianza gli affreschi e il bellissimo soffitto a cassettoni del chiostro. Della storia più recente restano invece le tracce dei bombardamenti del 1943 nel cortile posteriore, solitamente inaccessibile al pubblico. Si visiteranno inoltre gli spazi destinati ad attori e tecnici per approdare quindi in sala, dove riecheggiano le memorie di tantissimi spettacoli che, a partire dal primo Albergo dei poveri che nel 1947 ne inaugurò la nuova vita, sono entrati a far parte della storia del teatro mondiale e della vita milanese.
Il Politecnico per Milano: le attività di studio e indagine sul Duomo Campus Leonardo oggi costituisce il fulcro di un vero e proprio quartiere universitario, comunemente denominato “Città Studi”, che si sviluppa tra le vie Bassini, Ponzio, Mancinelli e Colombo. La più antica tra le sedi del Politecnico di Milano, è stata inaugurata nel 1927 e nel corso dei decenni si è ampliata fino a comprendere nuovi campus e a dare vita al complesso attuale. L’apertura eccezionale durante le Giornate d’Autunno guiderà i visitatori in un percorso alla scoperta dei magnifici documenti originali che raffigurano il Duomo di Milano, conservati nella Biblioteca storica del Politecnico, fino alle più recenti tecniche di indagine. Si visiteranno il Rettorato, l’Aula Natta – dove un video multimediale mostrerà gli interventi in corso sul Duomo
e la Biblioteca storica, con antichi e preziosi documenti, tra i quali spicca un’edizione del 1521 del De Architectura di Vitruvio. Le visite di Giornate FAI saranno un’occasione unica per raccontare un pezzo di storia cittadina, custodita per le generazioni future anche grazie al costante lavoro dei professori del Politecnico.
BERGAMO
Sant’Agostino: 700 anni di storia - Università degli Studi di Bergamo
La Chiesa di Sant’Agostino è un unicum nella città. Dalla sua posizione lungo le Mura Veneziane, accanto alla porta alla quale dà il nome, domina sulla parte bassa di Bergamo e, al contempo, gode della vista della Città Alta che si apre, splendida, davanti a lei. Costruita con ogni probabilità a partire dal 1290, fu sconsacrata con la soppressione degli ordini religiosi da parte della Serenissima a fine ’700; divenne quindi caserma, maneggio, archivio e alloggio. Acquisita dal Comune nel 1966, oggi è stata rifunzionalizzata come aula magna dell’Università degli Studi di Bergamo, grazie ad accurati e impegnativi restauri condotti dal 2014 in accordo fra gli enti. Ad aprile 2023 si è concluso il recupero di gran parte delle cappelle, mentre il 15 settembre è stato inaugurato il chiostro piccolo, con la scoperta di rilevanti fregi affrescati in una sala del secondo piano. Il complesso religioso è composto dalla chiesa, dal convento e da due chiostri. La facciata tardo gotica con tetto a capanna è costituita da blocchi di arenaria squadrati. Elegante nella sua semplicità, l’esterno non abbonda di elementi architettonici, mentre all’interno l’unica navata di circa 1000 mq è un trionfo affrescato di cappelle e absidi, con opere di altissima qualità che testimoniano oltre tre secoli di campagne decorative. Con una chicca sensazionale: il tett o di legno completamente rivestito da tavelle dipinte a tempera nel ’400 raffiguranti figure angeliche, allegoriche e floreali. Accessibile al grande pubblico solo in occasione di conferenze, convegni e manifestazioni, in occasione delle Giornate FAI, grazie alla disponibilità dell’Università degli Studi di Bergamo, si potranno ammirare da vicino le stratificazioni di affreschi realizzati durante quattro secoli.
BRESCIA
La musica e i giovani: il Palazzo Martinengo Cesaresco dell’Aquilone Situato in pieno centro storico, il Palazzo sorge all’interno dei confini di quella che fu la Brixia romana, area in cui si i ncontrano le vestigia di una domus del I secolo a.C. e un complesso termale del III secolo d.C. Fu ristrutturato nella seconda metà del Cinquecento su progetto dell’architetto Ludovico Beretta, che già si era distinto in città per la sistemazione della facciata dei portici e dell’orologio in Piazza Loggia, e si colloca in questa fase la realizzazione del grande atrio di ingresso, il salone superiore e l’avancorpo verso il cortile d’onore; nel secolo successivo verrà costruita la Sala Rossa, la segreteria dell’Istituto Arici e, al piano superiore, le otto sale che saranno affrescate negli ultimi anni del Settecento da Giuseppe Manfredini e da Giuseppe Teosa in stile neoclassico. Nell’Ottocento l’architetto Berenzi realizzò una serie di opere che videro, fra l’altro, la realizzazione della
palazzina che chiudeva a nord il cortile d’onore, poi distrutta dai bombardamenti del 1944. Fra il 1883 e il 1885 la proprietà venne venduta dal conte Francesco alla Società di Santa Brigida, che agiva per conto dei Padri gesuiti e l’intero complesso venne trasformato a uso scolastico. La visita si snoderà lungo due percorsi, uno archeologico e uno storico/artistico. Il pubblico sarà guidato in un primo momento alla scoperta dei resti di epoca romana che emersero negli anni ‘60 del secolo scorso durante i lavori di costruzione della palestra e della cappella (già danneggiati dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale), mentre la seconda parte della visita riguarderà i locali affrescati da Manfredini e Teosa in epoca neoclassica.
LIMBIATE (MB)
Villa Crivelli, Arconati, Pusterla e Istituto Castiglioni
Villa Crivelli, Arconati, Pusterla sorge in posizione dominante all’interno di un grande complesso, originariamente completamente adibito a parco, che negli ultimi due secoli ha subito una radicale trasformazione anche per via della costruzione di alcuni padiglioni di un Ospedale Psichiatrico ormai dismesso. Costruito sul leggendario castello medievale dei Pusterla, il palazzo venne trasformato nel ’700 in una sontuosa villa di delizia progettata da Francesco Croce, con gli affreschi di Giovanni Angelo Borroni e il grande giardino, dove per la prima volta si produsse il vino Tokaji ungherese. Questa splendida residenza, allietata da visite di regnanti e della migliore nobiltà europea, venne scelta da Napoleone come sua prima residenza lombarda e luogo del matrimonio delle sorelle. Decaduta e poi adattata a manicomio, l’edificio è proprietà della Provincia di Monza e Brianza ed è sede dell’Istituto Statale Agrario “Luigi Castiglioni”, celebre botanico illuminista premiato da Napoleone stesso.
PIATEDA (SO)
Centrale idroelettrica di Venina
La centrale idroelettrica di Venina è parte dell’asta idroelettrica di Venina e sfrutta le acque provenienti dall’opera di presa di Vedello e di Armisa. Il ramo di Vedello ha origine dalla presa omonima, posta a quota 1.028 metri s.l.m., che raccoglie le acque dello scarico della centrale di Vedello e le portate residue dei torrenti Caronno e Venina. Immediatamente a valle della presa del Serio, il canale principale confluisce nella parte in galleria del serbatoio del Gaggio. Si tratta di un impianto che venne realizzato dalle S.A. Acciaierie e Ferriere Lombarde, per alimentare i propri impianti siderurgici. La centrale di Boffetto a Piateda (19171919), sorta lungo il corso del fiume Adda, sarà il primo impianto idroelettrico realizzato dalle Acciaierie e Ferriere Lombarde in questi territori. L’impianto di Venina è entrato in esercizio il 1° gennaio 1923 (si celebra quindi il centenario) e in seguito, divenuta parte di Sondel Spa, dopo l’assorbimento di quest’ultima in Edison è entrata a far parte del patrimonio industriale del Gruppo. Si tratta di un edificio imponente, un parallelepipedo massiccio, il cui eccesso decorativo stride con gli stilemi tipicamente locali, composto di due fabbricati vicini, di cui il maggiore contiene il macchinario di generazione, il quadro di manovra a 6.600 Volt e il quadro di comando. Nell’altro fabbricato sono installati i trasformatori elevatori, gli interruttori in olio, le sbarre di smistamento e gli scaricatori a getto liquido a 75.000 Volt. Il monumentalismo eclettico di questo edificio celebra le imprese delle società elettriche e si impone come un’architettura “di conquista”. Grazie alle Giornate FAI il pubblico potrà avvicinarsi ai difficili ma affascinanti meccanismi di funzionamento di una centrale elettrica antica ma allo stesso tempo all’avanguardia. Un luogo ricco di storia, strettamente legato alle tradizioni e al lavoro della Valtellina e dei suoi territori.
PREDORE (BS)
Motonave Capitanio 1926
Prossima alle celebrazioni per il centenario, la motonave Capitanio 1926, patrimonio storico della navigazione sul Sebino, era in origine un piroscafo, costruito sulla spiaggia di Genova per la Società di Navigazione a Vapore del Lago d’Iseo, dalla S.A Cantieri Cerusa di Voltri. Sostituito nel 1931 il motore a vapore con un diesel, divenne motonave. Nella Seconda guerra mondiale fu mitragliata in un’incursione aerea effettuata da una pattuglia di Spitfire alleati che avevano come obbiettivo il danneggi amento del ponte di Sarnico. La nave, incendiatasi, andò in disarmo. Nel 1950 l’Italsider la trasformò in rimorchiatore per il traino delle chiatte che trasportavano i carri ferroviari dallo stabilimento di Lovere allo scalo di Paratico. Dismessa dal servizio, fu acquistata da armatori per uso diportistico. Ora è gestita dall’Associazione La Capitanio 1926. Con scafo in lamiera chiodata lungo 24 metri e largo 4,40, un ponte di coperta, quattro paratie stagne e zavorra in cemento, il suo elemento maggiormente caratterizzante è il dritto di prua, che si erge per ben 3 metri, perfettamente verticale e caratteristico di imbarcazioni di maggior stazza. Nel vano principale che ospitava la caldaia a vapore ora si trova una zona living nello stile dell’epoca. L’interno è completato dalla cabina del capitano con servizio igienico separato e dalla cabina per il marinaio. Le dimensioni dello scafo e le dotazioni di bordo recentemente approvate con il rinnovo della licenza di navigazione fino al 2027 consentono un impiego in tutta sicurezza e la traversata dell’intero bacino del Sebino in meno di due ore. Oggi, oltre alla conservazione e valorizzazione dell’imbarcazione, è in progetto la realizzazione di un Museo Galleggiante e Itinerante sulla Marina lacustre. I visitatori delle Giornate FAI potranno salire a bordo e visitare l’intera struttura, dalla sala motori alle cabine.
MARCHE
URBINO
Musei dell’Università “Carlo Bo”
Tra le più antiche università d’Europa, l’Ateneo “Carlo Bo” di Urbino annovera nella sua galassia una serie di pregevoli istituzioni museali che gravitano attorno alle sue facoltà. Come l’Orto Botanico, fondato nel 1809 per volere del professor Giovanni de’ Brignoli di Brünnhoff, edificio in stile neoclassico suddiviso in tre terrazzamenti e una serra con il Giardino dei Semplici, che raccoglie in inverno le piante più delicate e che necessitano di un clima tropicale. O come le Collezioni Mineralogiche e le Raccolte Geonaturalistiche dell’area scientifico-didattica “Paolo Volponi”, che ospita tre rilevanti collezioni mineralogiche (di Enzo Franchin, Emilio Sergio Lorenzini, Sergio Pegoraro) donate all’Ateneo urbinate per un totale di oltre 4.500 campioni di varia provenienza, nonché alcune raccolte di rocce e fossili. Si potrà inoltre visitare il Museo dei Gessi di Palazzo Albani, gestito dal Dipartimento di Studi Umanistici, che comprende una collezione di quarantuno calchi ivi trasferiti dal 1974. L’attuale allestimento, concomitante alla ristrutturazione di Palazzo Albani, è stato aperto al pubblico nel
2012. I calchi, esaltati dal contrasto cromatico con le murature in laterizio degli ambienti che li ospitano, restituiscono una campionatura delle più celebri sculture del mondo greco e soprattutto romano.
FANO (PU)
Fano Marine Center
Apertura riservata agli iscritti FAI
Laboratorio congiunto di ricerca nonché hub nazionale e internazionale di eccellenza per lo studio della biodiversità, delle risorse e delle biotecnologie marine, il Fano Marine Center nasce da un accordo siglato nel 2019 tra l’Università di Bologna, l’Università degli studi “Carlo Bo” di Urbino, l’Università Politecnica delle Marche, la Stazione Zoologica Anton Dohrn, il Consiglio Nazionale Ricerche e il Comune di Fano. Vi si svolgono ricerche integrate e multidisciplinari in cooperazione sulla biodiversità, le risorse e le biotecnologie marine per uno sviluppo eco-sostenibile della Blue Growth nel Mar Adriatico. Costruito nel 1983 come sede del Laboratorio di Biologia Marina e Pesca dell’Università di Bologna, l’edificio fu realizzato su progetto degli architetti Celio Francioni e Mariano Cantarini, e si sviluppa con una galleria interna che crea una prospettiva a cannocchiale atta a rendere visivamente protagonista il mare. La sede del Fano Marine Center è situata nei primi due livelli dell’edificio, ma è previsto un ampliamento dei laboratori e l’allestimento di un acquario per riprodurre gli ambienti del Mar Adriatico. In compagnia dei ricercatori, il pubblico delle Giornate FAI potrà visitare i nuovi laboratori e soprattutto la boa oceanografica Fortunae, così chiamata in omaggio alla città che la ospita, che agisce da sentinella del mare rilevando i principali parametri ambientali e fornendo dati online in tempo reale. La boa, lunga complessivamente circa 6 m, di cui 2,5 immersi con un peso a terra di circa 1 tonnellata, rappresenta un esempio unico di laboratorio marino d’altura, completamente autonomo, che trae energia dal sole e comunica con il mondo esterno utilizzando un router cellulare.
PESARO
Villa Severi
Sede della Fondazione Meuccia Severi, la villa venne realizzata nel 1962 su disegno della proprietaria ed è immersa in un parco lussureggiante e curatissimo che si estende per circa diecimila metri quadrati. La rigogliosa vegetazione incornicia la dimora e custodisce alcune importanti sculture, parte della straordinaria collezione d’arte che dal 2008 la fondatrice ha deciso di lasciare alla collettività per la pubblica fruizione. Prima capitana d’industria della Pesaro degli anni della ricostruzione, Meuccia nel corso della sua vita ha infatti collezionato una raccolta straordinaria che guarda al moderno senza dimenticare l’antico. Importantissimi autori che rappresentano le varie modalità espressive che hanno caratterizzato il XX secolo proseguendo in quello attuale, dall’Impressionismo alle Avanguardie storiche, al Fauvismo, al Surrealismo, fino alle successive molteplicità lessicali dal secondo dopoguerra ai giorni nostri. La villa rispecchia il gusto e la personalità della sua creatrice, in cui la cura del dettaglio assume la stessa importanza dell’insieme. Un vivere con l’arte, il suo, che fu proprio dei periodi più proficui della nostra storia. Il rigoglioso giardino, la piscina a trifoglio, gli arredi, gli oggetti legati alle arti applicate, oltre naturalmente a quadri e sculture di notevole pregio, sono distribuiti tanto all’interno che all’esterno, formando un unicum da conservare e comunicare, soprattutto al territorio di appartenenza.
ANCONA
Chiesa di Santa Maria di Portonovo
Incastonata nella Baia di Portonovo, alle pendici del Monte Conero, la Chiesa di Santa Maria si insedia in una piccola radura silenziosa, quasi mistica, ombreggiata da lecci e lambita dal mare Adriatico. Una perla, costruita in pietra bianca del Coner o, a picco sul mare, vero e proprio capolavoro dell’architettura romanica. Fu costruita dai monaci benedettini tra il 1034 e il 1048 e assunse notevole importanza tra l’XI e il XIII secolo. Le continue frane legate alla precaria geologia del territorio, le incursioni costiere dei pirati e le forti mareggiate spinsero in seguito i monaci benedettini a chiedere il trasferimento presso la città di Ancona. Con il tempo, l’abbandono e l’incuria la videro degradata a stalla per gli animali domestici, fino al 1988 quando la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Ancona ne realizzò il restauro. La chiesa presenta una pianta a croce greca e absidi sui tre lati del perimetro, tipici dell’architettura bizantina, ma anche alcuni elementi romanici come la partitura delle lesene, degli archetti pensili, delle volte, dei pilastri, delle cripte. L’apertura della Chiesa di Santa Maria di Portonovo durante le Giornate FAI d’Autunno rientra in un accordo di valorizzazione sottoscritto dalla Soprintendenza, dal FAI e dalla Regione Marche.
SAN BENEDETTO DEL TRONTO (AP)
Mercato Ittico di San Benedetto del Tronto
Grazie alla sua posizione strategica nel mare Adriatico, San Benedetto del Tronto è tradizionalmente legata alla pesca e molta parte della sua economia viene da essa con il porto peschereccio più grande dell’Adriatico. Il suo mercato ittico è uno tra i più grandi in Italia. Concepito dall’ingegner Onorati in stile razionalista diventò subito un esempio all’avanguardia rispetto a tanti altri mercati in Italia, con i suoi tre corpi di fabbrica, che già a quei tempi costituirono il primo esempio in Italia di Mercato di produzione tecnicamente e razionalmente organizzato con un sistema di approvvigionamento idrico notevolmente sviluppato: tramite quattro pompe l’acqua dolce veniva mescolata all’acqua di mare e insieme venivano svuotate in un grande serbatoio di cemento armato alto 20 mt capace di contenere 42 mc di acqua dolce e 33 mc di acqua di mare. Dal serbatoio l’acqua marina veniva quindi smistata alle vasche di lavaggio del pesce, quella dolce alle vasche per il lavaggio degli utensili, mentre le acque di rifiuto venivano raccolte da una rete di fognature che scaricava in mare fuori della zona del porto. Nel 1997 il Mercato fu ulteriormente ampliato e nel 2002 venne inaugurato un nuovo sistema di asta elettronica.
LUCITO (CB)
Il borgo e la pinacoteca
Il piccolo borgo medievale di Lucito sorge lungo la valle del Biferno, a 27 km da Campobasso. La sua nascita risale all’epoca della dominazione longobarda, quando pastori e agricoltori, per sfuggire alle invasioni, si rifugiavano nelle caverne scavate nel tufo della collina denominata “Colle a grotte”. Vi si accedeva tramite la “Porta Maggiore”, adiacente al palazzo marchesale, e le case alte e serrate dei lati fungevano da bastioni. L’itinerario di Giornate FAI sarà una passeggiata di circa 45 minuti alla scoperta dell’antico borgo, del Palazzo marchesale e delle sue chiese. L’edificio di maggior pregio è per l’appunto il mediev ale Palazzo Capecelatro, con la sua torre campanaria e un passaggio collegante il palazzo a un’ex chiesa, la cappella di San Gennaro (oggi Auditorium). Nonostante le varie trasformazioni ha conservato l’apparato originario delle strutture orizzontali sia voltaree che lignee, nonché i portali in pietra, le iscrizioni e gli stemmi. La chiesa madre, intitolata a San Nicola di Bari, fu costruita prima all’anno 1000 sui ruderi di un antico convento, distrutta dal devastante terremoto del 1456, poi ricostruita e riaperta al culto nel 1566. Al suo interno sono presenti lapidi ed elementi architettonici di stile rinascimentale. Percorrendo le strette stradine del centro storico, che seguono l’andamento della collina, si raggiunge l’antica cappella di San Rocco, un tempo posta fuori dalle mure e in prossimità della “Porta da piedi”. Si visiterà inoltre Casa D’Attilio, oggi pinacoteca, che custodisce circa 50 opere del maestro Antonio Pettinicchi (Lucito,1925-Bojano, 2014)., pittore e incisore attivo nell’arte contemporanea. I suoi dipinti fanno riferimento alla realtà vera e autentica del Molise degli anni ‘60 e ‘70 del Novecento.
PIEMONTE
TORINO
Film Commission Torino Piemonte
Aprirà eccezionalmente le sue porte la sede della Film Commission Torino Piemonte e grazie alle Giornate FAI d’Autunno anche chi non è un produttore, uno sceneggiatore, un regista o un attore, potrà visitare le sale dove si ‘costruiscono’ i film. La sede della Film Commission Torino Piemonte, prima in Italia a strutturarsi come modello di successo, sorge nei pressi del centro storico dal recupero di un edificio industriale, l’ex Lanificio Colongo, edificato nel 1908 su proge tto di Giuseppe Momo. Il recupero, a cura dello studio Baietto Battiato Bianco Architetti Associati, ha restituito alla fabbrica un ruolo urbano: la sede è strutturata in 18 blocchi – su una superficie totale di 9.400 mq, di cui 6.000 coperti – ospitante gli uffici, gli spazi per le troupes e per i casting, uno spazio per le riprese, laboratori di scenografia, una sala per la visione del girato giornaliero e, naturalmente, la Sede di Film Commission Torino Piemonte.
Palazzo di Città (Municipio)
Viene aperto al pubblico in occasione delle Giornate FAI d’Autunno il Palazzo di Città, che oggi ospita la sede del municipio di Torino, era in origine un’abitazione mercantile che sorgeva in un’area già considerata di notevole importanza in epoca romana Acquisito dal Comune nel 1472, così come gli altri palazzi che si affacciano sulla piazza, trasformando in questo modo il complesso in una vera e propria sede comunale. Nel corso dei secoli molti sono stati gli ampliamenti e i restauri, ma la facciata e l’aspetto è frutto del rifacimento barocco secentesco di Francesco Lanfranchi, anche se il corpo centrale mantiene l’impianto medievale. L’edificio si sviluppa su tre piani: quello inferiore è costituito da un portico, al cui centro vi è l’ingresso del palazzo; il secondo ed il terzo piano presentano finestre e lesene. L’interno del palazzo si apre sul Cortile d’Onore, dal quale si accede al piano superiore tramite uno scalone, la cui volta è riccamente decorata con affreschi di carattere mitologico-simbolico che esaltano la grandezza e la magnificenza della Città di Torino. Proseguendo oltre il loggiato si accede alla Sala dei Marmi che conserva ancora l’originale decorazione neoclassica. Dalla sala si può accedere alla balconata, uno tra gli elementi seicenteschi distintivi della facciata del palazzo comunale. Alla Sala dei Marmi sono anche collegate la Sala del Sindaco, la Sala delle Congregazioni e la Sala del Consiglio, nota anche come Sala Rossa per via dei velluti e damaschi rossi alle pareti.
IVREA (TO)
Chiesa del Convento di San Bernardino
Parte dell’omonimo convento, la Chiesa di San Bernardino, edificata tra il 1455 e il 1465, deve la sua erezione al culto del Santo senese che, secondo la tradizione e fonti storiche, aveva fatto tappa a Ivrea, nel 1418, durante la sua predicazione itineran te volta a contenere il diffondersi di nuove eresie. Nel 1907 Camillo Olivetti, per abitare più vicino alla fabbrica di Ivrea, acquista il complesso conventuale di San Bernardino con annessa la chiesa in cui ancora oggi sono visibili gli affreschi tardo quattrocenteschi di Giovan Martino Spanzotti, una delle maggiori testimonianze rinascimentali del Piemonte. È proprio nella chiesa, usata da Camillo come fienile e studio privato, che si elaborano i progetti per il prototipo della prima macchina da scrivere dell’Olivetti. Donata al FAI dagli eredi Olivetti e da Tim per un grande progetto di recupero finanziato dal Ministero della Cultura e da Fondazione Compagnia di San Paolo per raccontare l’impresa di Adriano Olivetti nel luogo che fu la casa di famiglia.
RIVAROLO CANAVESE (TO)
Chiesa e Convento di San Francesco d’Assisi
Secondo la tradizione, il complesso conventuale di San Francesco è stato fondato nel 1215 dallo stesso Santo di Assisi su un terreno offerto in dono dalla famiglia dei Conti di San Martino. Consacrato alla fine del XIII secolo, il convento sorge nei pressi del centro storico di Rivarolo Canavese e prospetta l’omonima piazzetta. Nel corso degli anni, con l’alternanza dei vari ordini che qui operarono fino alle soppressioni napoleoniche, il complesso ha subito varie modifiche. La facciata tardo cinquecentesca, dalle linee severe e reminiscenze classiche nell’alternanza degli ordini architettonici, presenta un disegno semplice scandito in altezza in due ordini divisi da una ampia cornice e coronati da un semplice timpano di forma triangolare; due volute servono come elemento di raccordo fra la porzione di facciata centrale più alta e le parti laterali. All’interno dell’l’Adorazione del Bambino, una delle più importanti realizzazioni – insieme agli affreschi del Convento di San Bernardino a Ivrea, Bene FAI –del pittore casalese Giovanni Spanzotti.
GASSINO TORINESE (TO)
Castello di Bardassano
Eccezionalmente aperto al pubblico in occasione delle Giornate Fai d’Autunno, il Castello di Bardassano di proprietà dei Conti Giriodi Panissera, ha una struttura imponente, splendidamente conservata e curata: al primo corpo di fabbrica, si aggregarono, a partire dal XIV secolo diversi altri elementi architettonici, come il secondo poderoso corpo di fabbrica dotato di torrette angolari pensili e tonde, la chiesa e la galleria che la collega al castello. Il complesso si connota anche per la caratteristica decorazione a denti di sega e per la presenza sul lato nord di un cinquecentesco loggiato toscaneggiante. Venuta meno la funzione militare, il castello fu progressivamente trasformato, in gran parte sotto i Conti di Piossasco, in dimora gentilizia stile Luigi XIV e sui bastioni esterni e spianate sorsero gli attuali giardini. All’interno si trova il chiostro rinascimentale con loggia e pozzo al centro. Nel salone persistono gli stemmi delle famiglie che ebbero la signoria del castello e nelle stanze del piano terra e del primo piano si possono ammirare i soffitti a cassettoni tardo cinquecenteschi, affreschi alle pareti prevalentemente della fine del Seice nto e gli arredi perfettamente conservati.
PUGLIA
BARI
Palazzo del Governo
In occasione delle Giornate FAI di Autunno si potrà accedere in via straordinaria e dopo i recenti lavori di restauro al Palazzo del Governo, nato nel Settecento come Convento di San Domenico e oggi sede della Prefettura. Dopo la designazione di Bari a capoluogo di provincia e sede dell’Intendenza, nel 1809 Gioacchino Murat abolì l’Ordine dei Domenicani e concesse l’ex Convento al Comune. Il complesso era incluso tra le mura del borgo antico, che dopo il 1810 vennero abbattute e il fossato che le circondava venne colmato facendo apparire l’edificio in tutta la sua maestosità. I lavori di adeguamento e conversione della struttura furono affidati nel 1815 all’architetto Giuseppe Gimma. Durante le Giornate FAI d’Autunno si potrà salire eccezionalmente lo scalone monumentale fino al piano nobile e visitare gli uffici del Prefetto, le sale di rappresentanza, l’appartamento del Presidente e l’alloggio del Prefetto. Il cuore della visita è il grande salone delle feste e delle cerimonie ufficiali, dal pavimento pregiato e dal soffitto decorato alla fine degli anni Trenta da Mario Prayer. Nel corso dei secoli questo salone ha ospitato lo sfarzo delle feste dei Borboni e dei Savoia, i pomposi ricevimenti del regime fascista e le celebrazion i della nascita della Repubblica. Tra i ricevimenti più importanti quello del 3 febbraio 1859 quando Franceschiello, figlio del Re Ferdinando di Borbone, sposò la granduchessa Maria Sofia di Baviera, sorella della più famosa Sissi e quello del 21 ottobre 1896 per la conversione alla religione cattolica della Principessa Elena di Montenegro per sposare il futuro Re Vittorio Emanuele III.
PARABITA (LE)
Cimitero Monumentale
Percorrendo le strade dell’entroterra salentino, segnate dai muri a secco, si trova nel Comune di Parabita uno tra i cimiteri monumentali più interessanti dell’Italia meridionale. Cardine dell’architettura post-moderna, nella sua imponenza è perfettamente integrato nella natura del luogo, adagiandosi placido sul lato di un lieve pendio. Nel 1967 l’Amministrazione comunale di Parabita affidò agli architetti Alessandro Anselmi e Paola Chiatante del Gruppo GRAU (Gruppo Romano Architetti Urbanistici) di Roma l’incarico di progettare un nuovo cimitero: i lavori iniziarono nel 1972 e nel 1982 il nuovo complesso venne inaugurato. Un cimitero concepito dai progettisti soprattutto come monumento di se stesso, quasi prescindendo dalla sua funzione e del quale si interessano ancora oggi le più prestigiose riviste nazionali e internazionali di urbanistica e architettura e sul quale discutono, spesso con toni culturalmente accesi, insigni studiosi e grandi progettisti, presente in esposizioni di tutto il mondo, punto di riferimento nella discussione sul Post-moderno. Il cimitero è un agglomerato di forme geometriche e angoli nascosti, densi di mistero e carichi di significati simbolici. La prima impressione all’entrata è quella di essere in un teatro. Le quinte sono sostituite da serpentine di loculi fiorati e, al centro esatto, un tempietto permetterà di accedere alla sezione superiore: un labirinto concentrico che dall’alto evoca il capitello classico e dal basso una necropoli egiziana. I materiali sono perfettamente integrati con quelli del vecchio cimitero accanto, destinati all’assalto dei licheni.
SARDEGNA
CAGLIARI
Palazzo del Provveditorato Opere Pubbliche e Piazza del Carmine
Il Palazzo del Provveditorato alle Opere Pubbliche, oggi sede della Rappresentanza del Governo in Sardegna e del TAR, si affaccia nella centrale Piazza del Carmine, situata nel cuore del quartiere Stampace, a ridosso del porto. Affidata agli architetti Stressa e Cima l’ideazione della piazza, i primi edifici iniziarono a sorgere a partire dalla fine dell’Ottocento; nel 1927 venne costruito il Palazzo del Provveditorato alle Opere Pubbliche. Progettato dall’architetto Augusto Valente, è caratterizzato da motivi di stampo eclettico, prevalentemente rinascimentali e manieristi. Di pianta rettangolare, con cortile interno, si sviluppa su quattro piani; il piano rialzato è segnato con finestroni balaustrati e decorati con finti conci a ventaglio. Nonostante g li interventi di ristrutturazione, alcuni ambienti interni conservano finiture e componenti d’arredo originari (pavimenti a quadrette di cemento, soffitti, rivestimenti murari, infissi e alcuni arredi nello stile eclettico sviluppatosi in Sardegna negli anni Venti e Trenta con influssi dell’artigianato locale negli arredi e in alcuni elementi di design). Nella sala di rappresentanza del TAR è conservata una decorazione pittorica di Filippo Figari L’aia, la chiesa, la casa, il villaggio, ispirata a scene della tradizione sarda. La visita al Palazzo rappresenterà il culmine della visita proposta nelle Giornate FAI d’Autunno, dopo il percorso in Piazza del Carmine.
PALERMO
San Giovanni degli Eremiti
Edificato sui resti di un antico monastero benedettino, il Complesso monumentale di San Giovanni degli Eremiti fu costruito intorno al 1132 per volere del re normanno Ruggero II e venne dedicato a San Giovanni Evangelista e a Sant’Ermete. Finito il periodo di dominazione normanna, cominciò il declino; alla fine del ‘400 fu quasi abbandonato dai monaci e versava in condizioni precarie dal punto di vista strutturale. La chiesa, orientata verso est, ha una pianta a croce commissa, a forma di T. L’esterno è caratterizzato da spoglie mura realizzate in tufo, tipiche dell’arte normanna, dal campanile, dall’abside e da cinque cupole semisferiche colorate in rosso, che rappresentano ciascuna la volta celeste. La navata è composta da due campate, divisa da un grande arco ogivale e da tre elementi formanti il transetto: l’abside centrale con una finestra in alto, la Prothesis a sinistra, su cui si innalza il campanile chiuso da una cupola più piccola e, a destra, il Diaconicon o sagrestia, che immette nella Sala del Capitolo. A destra della chiesa, passando dal Diaconicon, si entra nella Sala del Capitolo del monastero normanno, poi riadattata a navata principale della chiesa dal XVI secolo. Alcuni studiosi la indicano come “sala araba”, in quanto la sua costruzione risalirebbe al X secolo, al tempo della Palermo araba, quindi precedente al complesso normanno. Sul muro di sinistra, si trova un affresco di stile bizantino. L’apertura nelle Giornate FAI d’Autunno prevede la visita al giardino del Chiostro, oggetto di recentissimi lavori di riqualificazione, finanziati con risorse della Delegazione FAI Palermo, con un progetto redatto dalla Soprintendenza dei beni Culturali e Ambientali di Palermo. Il finanziamento proviene dal ricavato del Concerto di Capodanno del 2018, tenutosi al Teatro Massimo e promosso dalla Presidenza del Consiglio Comunale di Palermo. Il percorso proseguirà con la chiesa di San Giovanni degli Eremiti e del chiostro benedettino attraverso il quale si giunge nella Casa del Priore o dell’Abate.
Sede regionale RAI
La RAI in Sicilia ha la sede principale a Palermo, in viale Strasburgo. La sua costruzione, sollecitata a più riprese anche dal presidente della Repubblica Pertini e dall’allora Presidente della Regione Piersanti Mattarella, venne decisa già negli anni ’80 dal consiglio d’amministrazione presieduto da Sergio Zavoli. La sede ha una superficie di 12 mila metri quadrati ed è composta da tre edifici: l’edificio principale, l’edificio R.E.C.E (Riprese Esterne Centrale Elettrica) – adibito a locali tecnici e in alcune occasioni addirittura a teatro/studio televisivo, come nel 2008 per gli spettacoli del maestro cuntista e puparo di fama internazionale Mimmo Cuticchio – e la portineria. La redazione è distribuita su quasi tutto il territorio regionale con una concentrazione più forte a Palermo, dove si cura l’edizione e la messa in onda di tutte le trasmissioni d’informazione, e a Catania, da dove si “copre” il lavoro redazionale in cinque province. Durante le Giornate FAI d’Autunno si potranno scoprire gli ambienti dedicati alla produzione tv, con uno studio televisivo, una regia video e sei salette di montaggio, e alla produzione radio, con tre salette radiofoniche destinate al Giornale Radio e alle trasmissioni. Inoltre, la sede di viale Strasburgo è dotata di un auditorium, con relativa regia per riprese audio di concerti ed eventi con presenza di pubblico fino a cento persone. Altro spazio prezioso della sede è la sua Teca immagini. La quantità di produzione di cronaca, ma anche l’imponente archivio dell’ex Struttura di programmazione e della redazione internazionale di Mediterraneo e Raimed, fanno della Sicilia uno degli archivi più importanti della Rai. Infine, si potrà accedere alla “stanza del maxiprocesso”, che raccoglie le circa 1300 ore di riprese di tutte le 349 giornate di udienze, filmate per intero e in esclusiva dalla Rai, dal 10 febbraio 1986 al 16 dicembre 1987.
CORLEONE (PA)
Itinerario della legalità
Il Centro Internazionale di Documentazione sulle Mafie e del Movimento Antimafia, più comunemente noto come CIDMA, fu inaugurato il 12 dicembre del 2000 dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in occasione del “Convegno Onu sulla criminalità organizzata transnazionale” e ospita un’associazione senza fini di lucro nata per promuovere lo studio del fenomeno mafioso e dei fenomeni criminali affini, nonché della storia del movimento antimafia. Tra gli obiettivi previsti nello statuto figura anche quello di promuovere la conoscenza della storia, delle tradizioni, del patrimonio artistico, culturale, naturalistico e ambientale della città di Corleone e del territorio circostante, anche attraverso l’ideazione e realizzazione di percorsi turistici sia all'interno che all'esterno della struttura museale. Nell’ambito di queste iniziative sono stati realizzati due itinerari inediti all’interno del centro abitato di Corleone che puntano a promuovere un’immagine diversa della città, e in occasione delle Giornate FAI di Autunno saranno proposti per la prima volta ai visitatori. Si scopriranno così i luoghi simbolo della lotta alla mafia e delle battaglie contadine per l’occupazione delle terre contro i gabelloti, come la Casa del Popolo, la Camera del Lavoro “Bernardino Verro”, la Camera del Lavoro “Placido Rizzotto”, Casa Triolo, la Chiesa di San Bernardo, Palazzo Bentivegna e, infine, piazza Falcone e Borsellino.
CATANIA
Istituto musicale Vincenzo Bellini
Il Conservatorio Vincenzo Bellini, solitamente chiuso al pubblico, è un grandissimo edificio in stile neogotico, ispirato alle architetture medievali. Alla sua storia è legata quella, molto particolare, dei due proprietari, Angelina Auteri e Ignazio Paternò Castello. Angelina Auteri nacque a Napoli il 22 giugno 1880; sin da bambina fu attratta dalla religione cattolica e sperava di farsi suora. Quando incontrò Ignazio Paternò, dei principi Biscari, la madre le propose il matrimonio con il rampollo della prestigiosa famiglia ma Angelina non voleva accettare questa realtà. Pur riluttante si sposò nel 1899 e seguì il marito che frequentava il bel mondo catanese. Lei, al contrario, era desiderosa di aiutare il prossimo, soprattutto le donne in difficoltà, tanto che a Mirabella Imbaccari, una delle sue proprietà, creò una scuola di tombolo che portò ricchezza al poverissimo paese. A seguito di una grave malattia del marito, superata grazie a un miracolo, gli sposi decisero di abbandonare la vita pubblica p er chiudersi in convento, lei nel monastero delle Carmelitane scalze e lui presso i Padri barnabiti. Il palazzo di Via Etnea venne donato alle suore del Sacro Cuore: nel 1984 l’Amministrazione comunale acquistò l’edificio, destinandolo a uso del Liceo musicale affinché fosse trasformato in Conservatorio statale. Durante le Giornate FAI d’Autunno, la visita - che inizierà con la spiegazione del contesto urbanistico dell’edificio che si trova nel quartiere del Borgo, nato per ospitare i profughi della t erribile eruzione del 1669 - toccherà gli spazi interni, grandi stanze e ampi corridoi oggi funzionali a ospitare il Collegio Sacro Cuore.
Si proseguirà nei giardini, molto curati e ricchi di aiuole fiorite e maestosi viali alberati. Non potrà mancare la cappella del collegio, anch’essa in stile medievaleggiante, oggi trasformata in sala concerti. Nell’abito della visita si approfondiranno le storie personali di Angelina Auteri e di Ignazio Paternò Castello.
Villa Cutore Recupero
Apertura riservata agli iscritti FAI
Eccezionalmente aperta nelle Giornate FAI d’Autunno perché privata, Villa Cutore Recupero venne edificata tra il 1899 e il 1904 su progetto dell’ingegner Santi Bandieramonte, in un quartiere suburbano di Catania, salubre perché ricco di giardini e di boschetti e lontano dal caotico centro cittadino. La zona attirò da subito l’interesse della nobiltà e dell’alta borghesia imprenditoriale, nata dopo il rapido sviluppo economico, politico e sociale di Catania determinato, a partire dall’Unità d’Italia, dall’esportazione di arance, olio, vino e zolfo in Europa, per mezzo della ferrovia. Si accede alla villa attraverso un arco a tutto sesto con due colonne che reggono il terrazzo con una balaustra. Quest’ultimo è decorato con fregi, timpani, mascheroni, ghirlande, grifoni e conchiglie che ornano le cornici. Il salone presenta un ampio ciclo di affreschi e stucchi ad opera di Natale Attanasio – pittore, illustratore e scenografo molto in voga all’epoca e commissionario di lavori prestigiosi come la decorazione del Teatro Massimo Bellini, dell’abside della Chiesa del Carmine di Catania, del Palazzo Montevago a Palermo e della Sala di Lettura del Senato a Roma – e Salvatore De Gregorio, pittore, decoratore e stuccatore, artefice della sala del Teatro Sangiorgi a Catania. Villa Cutore Recupero è una casa privata, pienamente vissuta dagli eredi di coloro che l’hanno voluta. Lo stratificarsi di tante memorie e la presenza di una vasta collezione di quadri antichi e moderni, nata grazie all’amore per l’arte e al mecenatismo dei proprietari, sono elementi di grande fascino; altrettanto interessanti le vicende e le turbolenze che l’edificio dovette sopportare, nel 1943, dopo lo sbarco degli Alleati, di cui quest’anno ricorre l’ottantesimo anniversario.
SOMMATINO (CL)
Complesso minerario di Trabia Tallarita
Durante le Giornate FAI d’Autunno 2023 si potrà scoprire il più ricco giacimento di zolfo d’Europa, il Complesso minerario di Trabia Tallarita, nell’altopiano gessoso-solfifero della Sicilia centro meridionale: uno straordinario esempio di archeologia industriale in un contesto naturale di grande bellezza. L’attività estrattiva ha origine nel XVII secolo. Il periodo di massimo splendore si ebbe intorno al 1920 quando si estraeva il 12% della produzione mondiale di zolfo e circa 3000 minatori lavorava no incessantemente nel sottosuolo. Negli anni ’50 la concorrenza americana mise in crisi il sistema produttivo e la miniera chiuse definitivamente nel 1975. Al suo interno si trova il “Museo della Miniera Trabia Tallarita”, che ospita un allestimento interattivo e didattico che comprende cinque nuclei: la discenderia, simulazione dell’acceso ai pozzi con fermate alle gallerie, che permette di entrare virtualmente nella miniera; il padiglione della miniera costituito da uno spazio multimediale; i motori Tosi, animati e accompagnati da racconti; gli exhibit scientifici, laboratori dedicati all’elettricità; la timeline che percorre i momenti più significati della storia dello zolfo in Sicilia. Sempre all’interno del museo sono allestite la mostra fotografica permanente “Sulfaro e sulfatari”, una mostra artistica di quadri dell’autore Croce Armonia, entrambe dedicate alla vita mineraria e una mostra geologica-mineralogica. Sarà possibile, inoltre, visitare una parte del tracciato ferroviario Canicattì-Riesi, risalente agli anni ’30 da cui è possibile ammirare la valle del Salso e il giacimento minerario. Si tratta di un’opera ingegneristica notevole, sia per i numerosi ponti che per le gallerie, una delle quali a forma elicoidale. Sui pozzi si trovano i castelletti minerari in ferro, i ruderi di un antico ponte, i pali in ferro di una vecchia funivia per il trasporto dello zolfo, gli antichi forni Gill. Di notevole bellezza il paesaggio, l’uno costituito dal fiume Salso, il più lungo della Sicilia, l’altro da colline adibite al pascolo e all’agricoltura.
GELA (CL)
I bunker e le casematte di Ponte Dirillo
Il 10 luglio 1943 Gela e la sua costa furono l’epicentro di vicende di rilevanza mondiale. Le Forze Alleate invadono la Sicilia per sconfiggere l’esercito dell’Asse e scelgono la spiaggia di Gela per approdare; qui fu combattuta una sanguinosa battaglia tra le truppe americane dell’82nd Airborne Division e le truppe italo-tedesche. Nell’anno in cui ricorre l’ottantesimo anniversario dell’impresa, la visita alle fortificazioni di Ponte Dirillo, in programma per le Giornate FAI d’Autunno, vuole essere uno stimolo per riflettere sul recente passato di cui il territorio è stato uno scenario fondamentale. Edificato a partire dal 1941 allo scopo di impedire o contrastare eventuali sbarchi nemici, il sistema difensivo del Ponte Dirillo è caratterizzato prevalentemente da pillbox a “postazione circolare monoarma” in cui si osservano: una cupola con camera di combattimento circolare e una feritoia multipla; la feritoia è dotata sempre di strombatura. Lo spessore del cemento armato di cui è costituito il bunker arriva a superare il metro. Queste postazioni, disposte singolarmente o a gruppi e spesso delle stesse dimensioni, possiedono diversi tipi di ingressi; quelli delle postazioni a gruppo spesso sono comunicanti tra di loro con tunnel sotterranei, adesso interrati. Le postazioni, inoltre, contengono anche dei piccoli ambienti sempre sotterranei per l’alloggiamento di militari o per il deposito di armi e munizioni. L’area è dotata di un rifugio antischegge, una costruzione in cemento armato che si sviluppa con un corridoio a zig-zag alla fine del quale è presente una finestrella di areazione. In prossimità del rifugio è visibile una piattaforma sulla quale era posizionata una mitragliatrice antiaerea. Il sistema di difesa costiera di Ponte Dirillo, sito poco conosciuto e visitato, costituisce un grande patrimonio culturale, come tutto ciò che è importante per la memoria collettiva della Seconda Guerra Mondiale.
GIARRE
Parco Botanico Radicepura
In occasione delle Giornate Fai d’Autunno, il Gruppo Fai di Giarre-Riposto accompagnerà i visitatori alla scoperta del “Radicepura Garden Festival”. Giunto alla sua quarta edizione, il Festival offre la possibilità di conoscere nuove idee di giardino dove l’attenzione è del tutto focalizzata sull’elemento botanico: non più corollario né semplice decorazione ma punto di partenza per una corretta progettazione dello spazio verde, nel rispetto del contesto in cui è inserito e delle urgenze ambientali a esso connaturate. Da sempre il giardino in Sicilia è stato eco e riflesso della scena culturale mediterranea, che per vocazione si concretizza come un incrocio di pensieri e vissuti. Un’opportunità per scoprire nuove visioni di “Giardino” realizzate dai più importanti paesaggisti nazionali e internazionali.
FIRENZE
Casa Capponi, Comitato C.R.I. Firenze
Da oltre un secolo la C.R.I. fiorentina ha sede Oltrarno, nel quattrocentesco Palazzo Capponi, in Borgo San Frediano. Il primo nucleo fu eretto per volontà di Bartolomeo Capponi (1408 – 1487), mentre seguirono nei secoli successivi ristrutturazioni e ampliamenti. I Capponi acquisirono anche l’edificio adiacente, oggi sede del Comando Interregionale dell’Italia Centro Settentrionale della Guardia di Finanza (anch’esso aperto per le Giornate FAI d’Autunno), e il palazzo rimase di proprietà de lla famiglia fino all’Ottocento, quando fu acquistato da Giovanni Pucci, camerlengo del Comune di Firenze, e passò, dopo la morte del di lui figlio Luigi, al genero Winckler. Nel 1919 fu venduto al principe Raffaello Torrigiani di Scilla in qualità di presidente del Comitato Regionale della Croce Rossa Italiana. Il cortile interno presenta su tre lati un elegante porticato, sostenuto da snelle colonne terminanti in capitelli compositi, su cui affaccia un aereo loggiato sovrastato da una trabeazione lignea. Gli ambienti del piano nobile rivelano un soffitto popolato da figure leggere e grottesche, tra cui il piccolo “Tesoretto”, stanza ovale degli armadi, decorato da zoccolo a soffitto e mai visto, con armadi a scomparsa, che sarà possibile visitare in occasione delle Giornate FAI. Si conserva qui anche la Raccolta Museale della C.R.I. al femminile, di stampo prevalentemente didattico e conservativo: espone materiali in uso nel secolo scorso, utili per capire il contesto e i mezzi con cui si operava nelle emergenze sanitarie, insieme gli attuali strumenti di intervento e a materiali riguardanti importanti figure femminili della storia della C.R.I. L’apertura avviene in collaborazione con la Croce Rossa Italiana, nell’ambito di un accordo quadro con il FAI.
Villa Kraft, Comitato Regionale C.R.I.
Attuale sede del Comitato Regionale Toscana e del Centro di Mobilitazione Tosco Emiliano della Croce Rossa Italiana, Villa Kraft è un mirabile esempio di architettura residenziale ottocentesca in stile neo cinquecentesco, costruita sulla collina di Careggi con un suggestivo affaccio panoramico. Luogo di soggiorno estivo di nobili famiglie e, dagli anni ’30 del Novecento, sede ideale per edificare dispensari per la cura della tubercolosi grazie alla salubrità dell’area, alla ricchezza dei boschi e alla lontananza dalla città, la residenza dopo numerosi passaggi di proprietà fu venduta nel 1920 a Gerardo Kraft, noto imprenditore alberghiero di origine svizzera, che ne fece l’abitazione di campagna. La Croce Rossa Italiana acquistò l’immobile nel 1946 per destinarlo a centro di prevenzione e recupero per le malattie polmonari, in particolare dei bambini affetti da tubercolosi ossea, e nel 1996 vi istituì la sede del Comitato Regionale della Toscana. Il pubblico delle Giornate FAI avrà accesso, tra i vari ambienti, anche alla sala operativa, una stanza a disposizione delle infermiere con alcune locandine e bozzetti storici, oltre ad alcune sale di rappresentanza al primo piano. La visita proseguirà con una passeggiata esterna che offre un’insolita visione panoramica di Firenze e si concluderà nella sezione del complesso ospedaliero riservata al Centro di Mobilitazione Tosco Emiliano, corpo militare volontario, che conserva una raccolta di uniformi, fotografie, quadri, teche con copricapi, stoviglie ospedaliere, set da viaggio (anche porcellane Ginori), uniformi, materiali relativi alla Prima guerra mondiale e manifesti divulgativi sulle pratiche mediche del quotidiano. Un focus è dedicato all’arruolamento di donne come dottoresse e farmaciste oltre che come infermiere, tra le quali figura Maria Montessori.
L’apertura avviene in collaborazione con la Croce Rossa Italiana, nell’ambito di un accordo quadro con il FAI.
PRATO
ITS “Tullio Buzzi”
Nato nel 1886 come Regia Scuola per le Industrie Tessili e Tintorie, l’ITS “Tullio Buzzi” di Prato conserva ancora oggi nei laboratori macchine dell’epoca come un telaio o la carda per stracciare le stoffe, vecchie bilance e alambicchi per i colori delle tintorie. Intitolata nel 1927 al primo direttore nonché docente della scuola Tullio Buzzi, divenne una sede all’avanguardia per quantità e qualità di spazi e impianti, tali da permettere persino l’istallazione al proprio interno di un “Museo della Filatura Cardata”. L’edificio, in cemento armato e laterizi, si sviluppa per 12.000 mq in quattro corpi principali, ripartiti in vari nuclei, razionalmente organizzati secondo le diverse destinazioni: direzione e amministrazione, biblioteca, insegnamenti teorici e pratici, educazione fisica, centro analisi, settore igienico sanitario, area espositiva museale. Gli studenti qui imparano le moderne tecniche di tessitura, meccanica, chimica, automazione, energia e informatica con lo sguardo rivolto anche ai loro aspetti storici (accanto al banco nelle aule si può trovare anche il telaio ottocentesco). L’apertura straordinaria durante le Giornate FAI permetterà non solo di visitare spazi solitamente non accessibili, ma condurrà i visitatori in un percorso atto a mettere in luce gli aspetti storici e sociali dell’Istituto, così ben calato nel contesto cittadino e le ragioni del suo forte legame con il mondo dell’industria: la scuola è infatti nota per aver formato la gran parte dei tecnici e imprenditori di Prato che hanno determinato il boom del distretto tessile e che continuano tuttora, in periodi assai meno facili, a tenere il timone di tante aziende.
Palazzo Vaj
Monash University Prato Center
Tra i palazzi più prestigiosi della città, centro della vita commerciale, culturale e professionale, Palazzo Vaj sede dal 2001 è sede dell’unica sede europea dell’università australiana conosciuta come Monash University. Dimora gentilizia della famiglia Vaj dal XVIII secolo con giardino all’inglese (divenuto in tempi recenti un parcheggio e ora ripristinato ad area verde), è circondato da muri adornati da statue in pietra, tra le quali spiccano due leoni e una riproduzione del David di Michelangelo, tuttora conservate all’interno del Palazzo. L’edificio fu poi allargato con acquisizioni successive, tra cui l’Oratorio di San Giorgio (con pitture di Luigi Catani). Il piano nobile fu locato per decenni all’antica Società dei Misoduli – il più illustre circolo di Prato – e completamente rivisitato dall’architetto Gamberini nel 1953 con arredi di design. Il riordino funzionale del secondo piano ha permesso la nascita nel 2010 del “Palazzo delle Professioni”, aggregazione di otto ordini professionali operanti nel territorio pratese. Solitamente chiuso al pubblico, in occasione delle giornate del FAI si potrà visitare il piano nobile con il salone Grollo, la Sala Veneziana, la Sala Giochi, la Sala degli Specchi, oltre alla terrazza panoramica prospiciente via Garibaldi e via Pugliesi. Sarà inoltre aperto al pubblico il giardino rinascimentale, riportato al suo antico splendore dall’architetto paesaggista Paul Bangay grazie al contributo di Monash University e della stilista italo-australiana Carla Zampatti. Degno di nota fu il ritrovamento, nel 1967, di una serie di graffiti del 1400 raffiguranti favole e scene di vita cortese tipiche del periodo giocoso rinascimentale, ora custoditi all’interno del museo di pittura murale nel complesso del Convento di San Domenico.
BORGO SAN LORENZO
Villa Pecori Giraldi - Chini Museo
Sin dal Settecento di proprietà della famiglia Giraldi, la villa fu donata nel 1978 al Comune, e dal 1999 a oggi è sede del Chini Museo, dedicato alla celebre famiglia di ceramisti e decoratori di Borgo San Lorenzo, che ai primi dell’Ottocento diedero avvio a un’importante manifattura distintasi fino al secolo successivo nell’artigianato artistico a livello internazionale. Circondata da un ampio parco di alberi secolari, la villa si sviluppa su due piani e presenta una sobria facciata di gusto rinascimentale sormontata da una robusta torre merlata, restaurata nel 1902. La decorazione interna ebbe inizio nella seconda metà dell’Ottocento e si contraddistingue per un forte recupero della cultura medievale, caratterizzato dalla presenza di importanti inserti pittorici costituiti da stemmi e imprese araldiche di uomini, ma soprattutto donne, imparentate nel corso dei secoli con le famiglie Giraldi e Pecori. Furono qui attivi diversi membri della famiglia Chini, da Leto a Galileo (1873-1956), tra i principali esponenti del Liberty italiano. Al nonno di Galileo e allo zio Pio sono da attribuire i decori vegetali e le grottesche degli ambienti al piano terra risalenti al 1854, a Leto Chini molti stemmi di ispirazione medievale, a Galileo il bellissimo San Giorgio che uccide il drago, a Tito Chini, figlio del cugino di Galileo, i dipinti eseguiti in occasione del restauro che si rese necessario dopo il terremoto del 1919, il caminetto piccolo e la decorazione di alcuni ambienti, quali il vestibolo e il soffitto della scala elicoidale. La villa ospita inoltre al piano terra il Chini Contemporary, una sezione dedicata all’arte contemporanea.
PONTE BUGGIANESE (PI)
Affreschi di Pietro Annigoni
Ponte Buggianese è un borgo sorto in epoca moderna lungo il torrente Pescia. Principale monumento cittadino è la chiesa di Sa n Michele Arcangelo (conosciuta anche come Santuario della Madonna del Buon Consiglio per la presenza di un’immagine miracolosa, ancora oggi venerata), nella piazza centrale del paese. La chiesa, costruita nei primi decenni del Cinquecento, era in origine un piccolo oratorio dedicato a san Giuseppe; nel 1628 l’edificio venne ampliato, cambiandone l’orientamento della facciata da sud a ovest (com’è tuttora) e riordinando l’interno con tre navate. Ulteriori modifiche si ebbero nella seconda metà dell’Ottocento, che hanno attribuito alla chiesa l’aspetto attuale. A seguito della rimozione del vecchio organo nel 1959, si affidò nel 1967 a Pietro Annigoni (1910-1988), affermatosi come ritrattista di fama mondiale, la decorazione della controfacciata. Realizzò qui un ciclo di affreschi, dal forte immaginario espressivo, dedicato alla Passione di Cristo che fu portato a compimento solo nel 1984 con l’aiuto di suoi allievi, tra cui Romano Stefanelli e Silvestro Pistolesi In esclusiva per gli iscritti FAI sarà accessibile anche la sacrestia, generalmente non fruibile, in cui si potranno ammirare le sinopie preparatorie degli affreschi di Annigoni.
TRENTINO ALTO ADIGE
ROVERETO (TN)
Ex Manifattura Tabacchi
Entrata in funzione tra il 1854 e il 1855, la Manifattura Tabacchi ha operato fino al 2008, anno della sua chiusura dopo 150 anni di attività. Articolato in origine in tre corpi – un fabbricato per la lavorazione, un magazzino adatto a tenere i tabacchi greggi e un fabbricato per la macera delle foglie – l’ex stabilimento occupa un’ampia area di 9 ettari di superficie, oggetto dal 2009 di un’importante opera di rigenerazione urbana e di innovazione industriale su iniziativa della Provincia Autonoma di Trento (Green Innovation Factory), che he ha fatto un incubatore di start up nei settori dell’edilizia ecosostenibile, dell’energia rinnovabile e delle tecnologie per l’ambiente e per lo sport. La riqualificazione del sito è stata affidata, tra gli altri, agli architetti Kengo Kuma e Carlo Ratti e ha previsto il recupero parziale degli edifici storici, utilizzati occasionalmente anche come location cinematografiche (ad esempio la serie RAI su Chiara Lubich), mentre altri edifici sono stati progettati ex-novo. La copertura della nuova area funge da cerniera fisica tra la manifattura originale e il fiume Leno, per giungere al “ponte delle Zigherane”. Già aperta in occasione delle Giornate FAI di Primavera nel 2007, versava allora in stato di abbandono e la riqualificazione l’ha mutata da luogo in decadenza a promotore e contenitore di start up innovative nel campo scientifico e tecnologico. Per questa edizione sono previste due visite distinte: una si concentrerà sugli spazi ancora non restaurati, storici, per raccontare la storia della manifattura con un focus sulle cosiddette zingherane (sigaraie), protagoniste di embrionali forme di welafare aziendale; l’altra sul rinnovamento, anche architettonico, degli ultimi anni.
UMBRIA
ARRONE (TR)
Situato in Valnerina, poco distante dalla Cascata delle Marmore (nel 2019 secondo classificato ai “Borghi più belli d’Italia”), lo storico borgo di Arrone può essere considerato uno degli esempi di incastellamento più interessanti della zona. Il paese è composto da un borgo fortificato, sviluppatosi intorno a una torre di avvistamento, detto la Terra, sopra una collina calcarea, e da un secondo nucleo più recente, borgo di Santa Maria, sviluppato ai piedi del primo e attorno alla chiesa di Santa Maria Assunta. L’origine del castello sarebbe legata alla famiglia degli Arroni, nobili feudatari della zona, a cui si dovrebbe l’edificazione del primo nucleo fortificato attorno a cui si sviluppò il paese a partire dal IX secolo. Con il progressivo indebolimento della signoria, il paese entrò progressivamente nell’orbita di Spoleto a cui si sottomise nel 1341. Nei secoli successivi restò legato alle vicende spoletine, fino all’erezione della provincia di Terni e alla costruzione della strada de lla Valnerina, che spostò progressivamente l’influenza verso la città dell’acciaio. Il percorso di visita durante le Giornate FAI prevede un itinerario alla scoperta del borgo: dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, risalente al XV secolo, ricca di opere d’arte – in particolare un ciclo di affreschi cinquecenteschi di Vincenzo Tamagni e Giovanni da Spoleto e una preziosa tela raffigurante la Cena in Emmaus da riferire a un pittore di matrice caravaggesca – alla Chiesa di San Giovanni Battista, dalle forme gotiche ricca di affreschi medievali e con un campanile a torre noto per l’esibizione acrobatica dei campanari. Per l’occasione, domenica 15 ottobre sarà possibile visitare il campanile della chiesa a cura del Gruppo Campanari di Arrone, e ammirare proprio la straordinaria esibizione dei campanari.
La Courmayeur che non ti aspetti
Ai piedi del Monte Bianco e della sua catena, Courmayeur è frequentata tutto l’anno per rigeneranti passeggiate e attività all’aria aperta. Il suo centro è suggestivo e ricco di storia, declinata tra busti e targhe di personaggi importanti, architetture antiche ed elementi non sempre noti. La visita durante le Giornate FAI partirà da piazza Brocherel, dove la statua del poeta Giosué Carducci, assiduo frequentatore della località, – cui ha dedicato una splendida lirica nel 1899 – dà il benvenuto ai visitatori. Ma anche la Famiglia Reale, in particolare la Regina Margherita di Savoia, qui veniva a “passare le acque”: Courmayeur disponeva infatti di numerose fonti termali, oggi quasi del tutto scomparse. La visita all’aperto proseguirà lungo la via centrale fino a piazza Abbé Henry con la Chiesa parrocchiale settecentesca e la Società delle Guide Alpine, la prima costituitasi in Italia nel 1850. In chiesa è ancora presente un’iscrizione in ricordo del soggiorno della coppia reale Umberto II e Maria José del Belgio, ultimi sovrani d’Italia, che la scelsero come meta del loro viaggio di nozze nel 1930. Si procederà quindi verso piazza Brenta dove sorgeva l’ex Hotel de l’Union sulla casaforte della ricca famiglia dei De Curia Maior, per poi raggiungere piazza Petigax, dove si potranno ammirare l’antica Tour Malluquin – già citata nel 1351 – e l’Hotel Royal, meta dei soggiorni estivi della prima Regina d’Italia. L’itinerario culturale si concluderà all’ex Hotel de l’Ange dove sarà possibile visitare in esclusiva per le Giornate FAI gli affreschi ottocenteschi - non accessibili al pubblico - in fase di restauro grazie ai fondi del “Bando Borghi del PNRR” vinto dal Comune.
VENETO
VENEZIA
Chiostri di San Zaccaria
Ingresso riservato agli iscritti FAI
L’ex monastero di monache benedettine di San Zaccaria, oggi comando provinciale dei Carabinieri, sorge nel centro della città di Venezia, a pochi passi da piazza San Marco, a rimarcare i rapporti strettissimi che durante tutta la Repubblica sono intercorsi tra la élite di governo e le monache che provenivano dalle più prestigiose famiglie patrizie. Tra i più antichi della città, il complesso nacque nell’829 d.C., per poi subire lungo tutto il Medioevo un progressivo allargamento fino a una quasi completa ricostruzione alla fine del XV secolo, in contemporanea con l’erezione della nuova chiesa e la conversione della vecchia a coro delle monache. Nel 1106 il convento fu gravemente danneggiato da un incendio, per essere riedificato e ampliato nella prima metà del ’400 con due chiostri a opera dell’architetto Antonio Gambello, alla cui morte nel 1483 ne fu affidato il completamento a Mauro Codussi, che progettò un secondo chiostro a logge e portici con vera da pozzo centrale e serbatoio per l’acqua potabile interrato e in seguito costruito in pietra d’Istria e trachite euganea. All’inizio del XIX secolo, in seguito alle soppressioni napoleoniche fu destinato a caserma, e poi, con l’ingresso del Veneto nel Regno di Italia, a sede veneziana dei Carabinieri. Un vasto giardino (oggi occupato da una scuola) e il campo semi-privato prospiciente la chiesa chiudevano il grandioso insediamento monastico. Di particolare interesse l’asse est-ovest che connette l’ingresso da terra con quello d’acqua attraversando una sequenza di cortili e chiostri progressivamente sempre più isolati verso l’esterno, a garantire la clausura delle monache. Durante le Giornate FAI la visita ai chiostri e al convento sarà accompagnata anche da Carabinieri di stanza nella sede di San Zaccaria, che potranno illustrare le funzioni militari e istituzionali dell’Arma.
Scuola Grande di San Marco
Ingresso riservato agli iscritti FAI
La prima sede della Confraternita di San Marco, la più importante delle Scuole Grandi veneziane, fondata nel 1260, sorgeva nelle vicinanze della distrutta chiesa di Santa Croce. Trasferita nel 1437 in alcuni terreni concessi dal convento domenicano dei Santi Giovanni e Paolo e a essa contigui, la prima struttura venne affidata a Gregorio di Antonio da Padova nel 1487 e la decorazione della facciata a Pietro Lombardo e Giovanni Buora. Il rilievo di San Marco è opera di Bartolomeo Bon. Nel 1490 Mauro Codussi completò i lavori con la collaborazione di Antonio Rizzo. Lo stupendo portale che oggi costituisce l’ingresso principale dell’Ospedale Civile si apre sulla sala terrena con dieci bellissime colonne a capitello corinzio, poggiante su piedestalli decorati e attraverso lo scalone (opera di Codussi del 1494), verso la sala Capitolare decorata dal grandioso soffitto ligneo, opera di Vittorio da Feltre e Lorenzo di Vincenzo da Trento. Sulla parete di fondo l’altare iniziato da Giovanni Strano da Traù nel 1498 fu completato da Iacopo Sansovino e Alessandro Vittoria. La decorazione della sala dell’Albergo fu affidata a Gentile e Giovanni Bellini, Vittore Belliniano e forse Lorenzo Lotto. Vent’anni più tardi la Sala Capitolare veniva decorata da Iacopo Tintoretto. Oggi si conserva solo il grande soffitto ligneo e il severo altare sansoviniano con la pala di Iacopo Palma il giovane. Con la soppressione della Scuola nel 1806, già divenuta ospedale militare sotto la dominazione francese e la prima dominazione austriaca, il ricchissimo patrimonio artistico veniva disperso. Il ciclo della Sala dell’Albergo è oggi conservato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia e nella Pinacoteca di Brera, mentre in loco sono state recentemente disposte delle gigantografie. Il percorso durante le Giornate FAI comprenderà anche le teche del Museo di storia della medicina, custodito nella Sala Capitolare della Scuola, compendio della storia dell’assistenza sanitaria e sociale, funzione che caratterizza da sempre la Scuola Grande di San Marco
PADOVA
Nuova Sant’Agnese – Fondazione Alberto Peruzzo
La Chiesa di origine medievale sorge in via Dante, incastonata tra le facciate di antichi palazzi; è l’unico edificio religioso sopravvissuto dei tre che sorgevano nel quartiere e, con il suo piccolo sagrato, interrompe la sequenza di portici che caratterizzano la vista su entrambi i lati. Il suo declino iniziò con le soppressioni degli ordini regolari, quando la parrocchia fu accorpata a quella di San Nicolò. In seguito al bombardamento del 1944 che distrusse gran parte della canonica, gli organi ecclesiastici decisero di alienare la chiesa che fu acquisita da una ditta di autoriparazioni. Nel 2013 fu acquistata dalla Fondazione Peruzzo che ha avviato i lavori di recupero, fino alla sistemazione attuale e alla realizzazione di uno spazio vivo, pensato come un punto di riferimento per la città, volto alla valorizzazione dell’arte contemporanea. Il percorso espositivo, inaugurato nel
2022, prevede un dialogo tra diversi esponenti del panorama artistico, riunendo dipinti del XVII e del XVIII secolo (tra cui una pala d’altare di Giandomenico Tiepolo) e opere realizzate da autori contemporanei, come Kounellis, Tapies, Dubuffet, Manzoni, Fontana. Nell’area ipogea trovano collocazione frammenti di affreschi giotteschi tornati alla luce assieme a un tratto di strada romana, due pietre tombali (sec XIV e sec. XV) e altri reperti. A conclusione della visita il pubblico si troverà immerso in una installazione multimediale, un’opera audiovisiva dal titolo “Onirica”, realizzata in collaborazione con le Banche dei Sogni dell’Università di Bologna e dell’Università della California Santa Cruz, che interpreta la dimensione del sogno come una capacità creativa della mente umana.
Elenco completo dei luoghi visitabili e modalità di partecipazione all’evento su: www.giornatefai.it – www.fondoambiente.it