BOLOGNA CRONACA 15
DOMENICA 25 OTTOBRE 2015
LA VARIANTE DI RASTIGNANO
I VOLONTARI DEL SANT’ORSOLA
Il prossimo 21 novembre sarà approvato il progetto esecutivo per l’avvio dei lavori del Nodo di Rastignano. Lo ha detto l’assessore regionale ai Trasporti, Raffaele Donini, in risposta a un question time del capogruppo di Forza Italia, Galeazzo Bignami.
Al policlinico fanno riferimento 53 associazioni di volontariato, che mettono in campo ogni giorno circa cinquecento persone. Nella foto, Mirella Cerato, di Piccoli Grandi Cuori, con il figlio Pietro, 9 anni, cardiopatico.
SOLIDARIETÀ
I cinquecento amici della corsia accanto QUI non si vuole erigere un monumento ai volontari, né tracciarne l’apologia. Non ne hanno bisogno, anzi non lo meritano. Però la festa di giovedì sera al Sant’Orsola-Malpighi offre l’accasione per un paio di considerazioni a bassa voce, come è nello stile di questa strana razza di esseri umani. Dunque, gli attivisti delle associazioni che operano al policlinico hanno illustrato alla cittadinanza che cosa fanno, come lo fanno, e perché. Iniziativa di sacrosanta autopromozione nella speranza di ricavare denaro e di convincere più gente possibile a ingrossare le fila di chi si dedica agli altri senza ricevere ricompense che non siano la gratitudine dei beneficiati. Nella fattispecie, questi volontari danno una mano ai malati e ai loro familiari, e spesso sono essi stessi pazienti, ex pazienti, o mamme e fratelli di chi soffre. COME abbiamo già spiegato su queste colonne, c’è la donna che organizza corsi e laboratori per le amiche colpite, come lei, da un tumore; c’è l’uomo che intrattiene i bambini affetti da un cancro; c’è il pensionato che in pulmino porta i leucemici a visite e controlli. Loro e tanti medici e infermieri che li affiancano, perché non è necessario andare in Gambia o in Equador per essere medici senza frontiere, basta restare in via Massarenti e porgere un sorriso Iva esclusa. Piccoli e grandi gesti, energie, tempo, sacrifici, una rete di protezione per chi cammina sul filo tra la vita e la morte. Cose così, di gente allergica alle medaglie e ai titoloni che tra l’altro, detta di passaggio ma non troppo, fa risparmiare un bel po’ di soldi alla sanità pubblica, cioè a tutti noi. Sicché un grazie è davvero il minimo che si possa dire.
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di GIANNI GENNASI
VIABILITÀ
Da decenni in fila con un Nodo in gola AVEVAMO una marcia in più e viaggiavamo ancora in spyder, quando cominciarono a parlare del Nodo di Rastignano. Correva (si fa per dire) il 1991 e l’accordo per la realizzazione dell’Alta velocità sulla Bologna-Firenze imponeva la rettifica della Futa proprio nella frazione di Pianoro, dove l’ingorgo era già supplizio quotidiano. Quattro anni dopo fu firmata la convenzione per la variante di 2,8 km che avrebbe dovuto bypassare l’imbuto a sud di San Ruffillo. Nero su bianco, si impegnarono in tanti, sul progetto: messi in colonna, Anas, Tav, Ferrovie, Provincia, Comuni di Bologna, Pianoro e San Lazzaro. Tutto a posto, sciogliete le file e vade retro smog? Ma quando mai. Passano altri dieci anni e la montagna dell’Appennino partorisce un topo dalla coda lunga: una seconda convenzione tra Tav e Provincia stabilisce, udite udite, che la prima costruirà l’infrastruttura. Nel dicembre 2005 il progetto definitivo, per un costo sui 27 milioni. DIECI anni dopo (celebriamo il Serpentone Day, il prossimo Natale?) l’ingorgo è ancora lì, più e peggio di prima, ogni tanto qualcuno ci muore (soprattutto i pedoni che hanno l’ardire di attraversare), la gente respira rabbia e gas venefico. E basta che una tubatura si rompa, come è successo di recente sul ponte sul Savena, in via Toscana, per ritrovarsi in una bolgia dantesca. Dice bene quel signore di 91 anni, Antonio De Giovanni: «Se il tempo è buono il percorso Rastignano-Chiesa Nuova lo faccio a piedi: un’ora per andare e una per tornare: tutta salute». Te lo dà lui, il Nodo.