Risulta dagli atti che Santoni Anna Maria sia stata condannata in primo grado, all'esito del giudizio abbreviato, alla pena di anni sei di reclusione per il concorso nel reato continuato o di congiunzione carnale e atti di libidine violenta sulla figlia Vainella Valentina (sentenza confermata in appello e divenuta irrevocabile, a seguito del rigetto dei ricorsi per cassazione con la sentenza 7.2.2001). Dalla lettura della motivazione della sentenza di primo grado emerge chiaramente come il giudice abbia fondato il proprio convincimento in ordine alla responsabilità concorrente della madre nella testimone nei gravissimi delitti contestati alla sua materiale fondamentalmente sulla scorta delle dichiarazioni della minore che da un lato aveva riferito che l'uomo “dava i soldi a mia madre quando andava via” e, dall'altro, che aveva messo le mutandine sporche di sangue tra la biancheria da lavare, ritenendo tali indicazioni assolutamente credibili e dimostrative di una consapevolezza da parte della madre di ciò che l'aguzzino faceva sua figlia e di una adesione quantomeno morale all'altrui condotta illecita, rilevante quale condotta agevolatrice (sentenza Gip tribunale di Firenze 14 ottobre 1998, in atti). Tali elementi hanno costituito momento fondante della conferma della sentenza in appello del 21.2.2000 (cfr. pag. 11 della motivazione) e del rigetto del ricorso per cassazione (sentenza 7.2.2001 pag. 3). Analogo trattamento veniva riservato alla nonna, anch'essa descritta come un mostro, una strega: “siccome la mia nonna tutte le sere si faceva dire le preghiere mi dicevano che la mia nonna mi faceva dire le preghiere perché avevo peccato per gli abusi che avevo subito a casa mia. Lei sapeva tutto ovviamente. Loro dicevano che la mia nonna sapeva tutto e quindi per far rilevare che case degli abusi che avevo subito mi faceva fare le preghiere” Il rapporto di frequentazione con la madre era proseguito durante i primi anni del suo inserimento in comunità; la donna si recava al Forteto a trovarla e le portava dei regali che, tuttavia, Valentina veniva spinta a donare ad altri bambini del Forteto in quanto gli affidatari le ripetevano che doveva staccarsi da quella donna, che l'aveva ferita, le aveva fatto del male, non le voleva bene e che tenendo i suoi regali sarebbe rimasta attaccata a lei. Analoga sorte subivano i regali della nonna: “i giocattoli che avevo dalla nonna praticamente mi ricordo che... siccome io dovevo, appunto, iniziare ad andare a scuola... nulla, siccome mi piaceva fare finta di andare a scuola realmente mi ricordo che mi hanno comprato il grembiule, eccetera. Però io 500