UMBRIA Book

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CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MARTEDÌ 10 GENNAIO 2012

Scuola media

Rasetti Castiglione del Lago

Facciamo un tuffo nel passato Studenti-reporter all’Isola Polvese per capire meglio i fatti del ’44 LA RIFLESSIONE

Passo indietro L’importanza della memoria GLI EVENTI storici che abbiamo conosciuto attraverso questa esperienza ci hanno fatto riflettere sul valore della memoria. Essa è indispensabile per crescere, contiene le radici, le tradizioni, nel suo senso più profondo di cose degne di essere trasmesse. Senza memoria non c’è futuro, i fatti ci insegnano che le cose che valgono, i valori, non “scadono” col passare del tempo: il valore della vita umana, della dignità di ogni uomo e donna non debbono «dipendere» da etnie, credi religiosi o possibilità economiche o diversità inventate al momento. La memoria diventa storica non solo quando ci sono fatti da raccontare ma quando gli uomini, sia singolarmente sia come comunità, danno un senso ai fatti e vogliono trarre un insegnamento per non dimenticare e per non ripetere gli stessi abomini, come è stata l’esperienza di internamento e persecuzione degli ebrei o di altre minoranze etniche. Ci sono rimaste impresse le parole di Primo Levi nel libro «Se questo è un uomo» dove dice che «…poiché il Lager è una gran macchina per ridurci a bestie, noi bestie non dobbiamo diventare ; che anche in questo luogo si può sopravvivere, e perciò si deve voler sopravvivere, per raccontare, per portare testimonianza». Ecco il senso della memoria e delle Giornate della Memoria: un’esperienza viva e attiva che afferma il valore dell’Uomo in tutti gli uomini.

QUEST’ANNO, il terzo giorno di scuola, abbiamo fatto un’esperienza insolita; la nostra professoressa di Lettere ci ha condotto ad Isola Maggiore dove si chiudeva una pagina di storia: l’attribuzione della massima onorificenza dello stato di Israele a don Ottavio Posta, parroco di Isola nel 1944 che, durante la seconda guerra mondiale, fu protagonista di un atto eroico, mettendo a repentaglio la propria vita pur di salvare altri uomini e donne come lui che venivano però indicati come diversi, nemici. Il sacerdote organizzò la fuga degli ebrei internati nell’isola grazie alla collaborazione dei pescatori che, nella notte tra il 20 e il 21 giugno del ’44, traghettarono 15 ebrei a Sant’Arcangelo, dove già stanziavano gli Alleati. Equipaggiati di macchine fotografiche, registratori mp3,ci siamo resi conto che sull’Isola c’era aria di attesa e di festa: le autorità non erano ancora arrivate perché la prima parte della cerimonia si svolgeva a Sant’Arcangelo, luogo in cui erano stati messi in salvo gli ebrei internati nell’ isola Maggiore dal marzo 1944.

PROTAGONISTI Gli studenti della «Rasetti»

Sulla piazzetta c’erano cameraman e giornalisti. La professoressa ci ha indicato un signore elegante che parlava con un giornalista: era Sauro Scarpocchi, autore del libro «Diario di bordo», che avevamo letto in classe per documentarci sui fatti che erano oggetto della nostra uscita. Fa effetto conoscere l’autore di un libro che

hai letto!Non potendolo intervistare ci siamo avvicinati alle persone del luogo che ci hanno accolto e risposto volentieri perché eravamo ragazzi di scuola. Ci hanno colpito le parole di una signora che, rievocando quei giorni, con poche parole e molti sospiri ci ha raccontato che i tedeschi facevano paura, che «a quei tempi non

avevamo niente eppure abbiamo dato quello che potevamo a quei poveretti (gli ebrei) che avevano portato qui». Le sue parole erano così cariche di emozioni che non sembrava fossero passati così tanti anni. Finalmente sono arrivate le autorità: è stato bello vedere sacerdoti e vescovi cristiani insieme a rabbini ebrei, emozionante la lettura della motivazione del riconoscimento di «Giusto tra le Nazioni» l’onore più alto che lo stato di Israele può concedere a persone non ebree. Pure noi abbiamo intervistato un protagonista di quella notte: Agostino Piazzesi, l’unico pescatore ancora vivente che ha rievocato quei momenti: «Noi eravamo esperti del lago eppure avevamo paura che succedesse qualcosa di brutto… mi dispiace che dalla fretta non ho nemmeno potuto salutare quei poveretti… Ragazzi ricordatevi che la guerra è una brutta cosa, la guerra fa paura a tutti». Ringraziamo il vescovo Chiaretti per le parole con le quali ci ha salutato: «Memorizzate tutto quello che avete visto e sentito e ricordatevi che la cosa più bella è fare il bene».

L’INTERVISTA SCARPOCCHI IN“DIARIO DI BORDO”RACCONTA COME VENNERO SALVATI GLI EBREI

Dai libri ai protagonisti che fecero l’impresa

L’INTERVISTA L’isolano Sauro Scarpocchi

I FATTI di Isola Maggiore si inscrivono in un progetto di storia ed educazione alla cittadinanza che si è sviluppato partendo dallo studio della storia del nostro territorio. Negli anni precedenti ci siamo interessati della storia delle nostre pietre: il castello del Leone, il palazzo della Corgna, l’aeroporto Eleuteri. Oltre a sopralluoghi e osservazioni dirette abbiamo letto autori di storia locale: il «Quaderno» di Guido Lana, il libro sul nostro paese di Luciano Festuccia, il bellissimo «Ali sul Trasimeno» nonché le interviste fatte ai «nonni» del Centro sociale anziani, le nostre pietre vive. Pensavamo che Isola Maggiore avesse da raccontare solo storie di pesca e il passaggio di S. Francesco, non credevamo che la guerra fosse passata anche là. In biblioteca comunale ci hanno prestato il

libro di un isolano, Sauro Scarpocchi, che in «Diario di bordo» racconta la sua storia personale, accenna all’internamento e alla messa in salvo degli ebrei nel giugno del 1944. Nell’appendice c’è la lettera di Livia Coen, una signora ebrea salvata, che scrive a monsignor Mario Vianello, vescovo di Perugia in quel periodo, per informarlo e ringraziarlo dell’operato svolto dal sacerdote Posta. Ci siamo resi conto di quanto siano importanti i documenti, anche una lettera può essere fondamentale per non perdere un pezzo di storia, di quanto possano servire anche testi di storia locale per comprendere fenomeni molto complessi che noi troviamo spiegati nei libri di storia di scuola. Per fortuna che anche nei paesi ci sono appassionati di storia che si impegnano perché nulla della memoria vada perso.

LA REDAZIONE LA SEGUENTE pagina è stata realizzata dalla classe III C così composta: Antico Federica, Burchielli Aurora, Burico Lucrezia, Buzhiqi Claudia, Cicero Albachiara,

Cocchi Brenda, Liberatori Matteo, Lumi Damian, Marchesi Giorgia, Martinelli Fabio, Milic Luca, Mussari Stefania, Pandolfo Sara, Petrucci Manuele, Piazza Laura, Sor-

di Silvia, Sperandio Matteo. Insegnante tutor è stata la professoressa di Lettere Anna Maria Ceccanibbi. Il dirigente scoalstico della «Rasetti» è il professor Giuseppe Materia.


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Scuola media

Pianciani Spoleto

La «Pianciani» sbarca in carcere I detenuti raccontano da cronisti la loro esperienza con libri e formule SPOLETO-MAIANO, Casa di Reclusione, ore 10: è una mattina piovosa; Ernesto guarda fuori della finestra della sua cella, prova ad immaginare cosa avrebbe fatto a quest’ora se fosse stato libero… «Scuola!» grida la voce dell’agente di polizia dalla rotonda. Rumore di chiavi e di cancelli che si aprono e si chiudono. Ernesto dimentica i suoi pensieri e per un attimo abbandona i ritmi monotoni delle sue giornate, a scuola si sente di nuovo libero. Sì perché chi vive nel mondo libero non può capire quanto sia importante la scuola nel carcere. Qui dove non ha più senso lo spazio e il tempo, la scuola aiuta a ritrovare un ritmo.

FRANCESCO: L’autore di «Detenuto in branda»

A FRANCESCO è servita per acquisire sicurezza. Prima si sentiva sempre inferiore agli altri: «ora ho imparato a confrontarmi, ad esprimere le mie idee. A scuola ho capito che è stata l’ignoranza a portarmi qui dentro». Oner ha avuto l’occasione di apprendere la lingua italiana e capire un Paese

nel quale si è trovato catapultato senza conoscerlo. Peter ha imparato a scrivere lettere in cui riesce ad esprimere i suoi stati d’animo, le sue riflessioni, e questo ha migliorato i rapporti con la famiglia. «Prima ero sempre nervoso», dice Oliviero, «ed era normale essere violenti. A scuola ho scoperto la

me «gli insegnati che hanno esperienze di vita molto lontane dalle tue e con cui fuori non avrei mai provato a parlare!». Francesco a scuola dice di sentirsi «ancora un essere umano… gli insegnanti non ti guardano con occhi schifati e questo ti dà la voglia di essere migliore».

parola con cui posso rispettare gli altri, quelli diversi da me». Gaetano a scuola ha conosciuto persone che vengono da tanti paesi diversi che gli hanno insegnato molto: «Prima ero razzista ora non lo sono più». Massimo ha avuto l’opportunità di conoscere persone diverse co-

GIOVANNI si sente «ancora vivo dentro» ed un po’ utile alla società civile perché «con la conoscenza abbatte l’ignoranza» che, come dice Jon, «è l’unica arma per sconfiggere la cultura dell’illegalità». «Sì, — precisa — perché l’illegalità, oltre ad essere una cultura di moda, è una cosa ereditaria; tu nasci bambino in una famiglia in cui domina questa cultura, questo modo di vivere e per te diventa tutto normale. Poi arrivi qui e scopri che ci sono altre culture, altri modi di vivere e di ragionare e ti rendi conto che la tua cultura era sbagliata». Conclude Ernesto: «Per noi che viviamo sempre al buio la scuola è una piccola luce!».

L’INTERVISTA PARLA EDOARDO CARDINALI, ISPETTORE CAPO DELL’ISTITUTO DI SPOLETO

’La scuola qui dentro? Il miglior investimento’

Youssef: «Le stelle oltre le sbarre»

INTERVISTA dei detenuti ad Edoardo Cardinali, Ispettore capo, responsabile scuola. Alcuni agenti di polizia ci dicono che avremmo dovuto pensarci prima ad andare a scuola. Lei cosa ne pensa? «Che è sbagliato, che è solo la reazione all’eccessivo carico di lavoro connesso alla scuola in una situazione in cui si lavora in condizioni già molto difficili». Tra le sue priorità come Ispettore, a che posto metterebbe il nostro diritto allo studio? «In una situazione di organico ottimale la scuola non pesa. Quando però, come a Spoleto, lavori sempre in carenza di personale, senza strutture adeguate, diventa prioritaria la sicurezza. Questo non vuol dire che la scuola passi in secondo piano, altrimenti la cosa più semplice sarebbe stata chiuderla mentre stiamo garantendo il servizio il più possibile».

Le persone fuori pensano che la scuola nel carcere sia uno spreco… «La scuola in carcere oltre ad essere un diritto garantito dalla Costituzione serve alla struttura penitenziaria come abbassamento delle tensioni. Il detenuto impegnato in attività di studio individua obiettivi su cui investire le proprie energie e ciò disinnesca ansia ed aggressività». La scuola ha dato risultati significativi? «Ho visto detenuti entrare con comportamenti aggressivi e attraverso la scuola e la relazione con gli insegnanti cambiare anche nei confronti del personale di polizia. La scuola li ha aiutati a comprendere il significato rieducativo della pena, li ha abituati a relazionarsi, li ha educati al rispetto condiviso delle regole. Sono usciti cittadini migliori e questo è il miglior investimento che si possa fare anche in termini di sicurezza».

LA REDAZIONE La pagina è stata realizzata dagli alunni della scuola media «Pianciani» di Spoleto, attivata all’interno della casa circondariale. Si tratta di: Yankuba, Aurelian,

Oner, Jon, Giovanni, Orlando, Ernesto, Elorjant, Elgan, Altin, Agim, Ciro, Youssef, Walter, Bilbil, Antonio, Haki, Lamjed, Georghe, Alexandru, Dumitru, Benchir. Le in-

segnanti tutor sono: Carmelita Dominici e Nunzia Augugliaro. La dirigente scolastica Manuela Dominici. I disegni dono di Youssef (Le stelle oltre le sbarre) e di Francesco (Detenuto in branda).

IL PUNTO

«Studiare? E’ un nostro diritto» LA COSTITUZIONE, articolo 27, sancisce che le pene devono “tendere alla rieducazione del condannato”. Tuttavia da un nostro sondaggio informale, emerge che il 60 % degli italiani non approva la scuola in carcere, la considera uno spreco di danaro per persone che non meritano nulla. La volontà del legislatore però è diversa a partire da lontano. Se nello Statuto Albertino non era ancora contemplato il diritto all’istruzione negli istituti penitenziari, esso veniva tuttavia garantito da volontari e cappellani. Durante il fascismo, il Regolamento del 1931, previde per i detenuti l’obbligatorietà di corsi d’istruzione elementare tenuti da insegnanti. L’istruzione fu considerata da Mussolini, un mezzo per recuperare i reclusi ai valori dello Stato. Nel 1958 la Legge 503 istituì le Scuole carcerarie elementari per contrastare l’analfabetismo e concorrere alla loro “educazione e redenzione sociale e civile”. Nel 1997, l’O. M. n. 455 della Pubblica Istruzione, affidò ai Centri Territoriali Permanenti, d’intesa con gli Istituti Penitenziari, lo svolgimento di attività didattiche nelle carceri e negli istituti penali minorili. Nel 2000 venne confermato il diritto allo studio in carcere come facente parte del “trattamento rieducativo” del detenuto e nel 2001 la Direttiva ministeriale n. 22 della Pubblica Istruzione, ribadì la necessità di realizzare percorsi individuali di alfabetizzazione destinati a soggetti deboli, tra i quali i detenuti.

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CAMPIONATO DI GIORNALISMO

GIOVEDÌ 12 GENNAIO 2012

Scuola media

San Paolo Perugia

Terra chiama ancora cielo Astronomi di fama mondiale da sempre a corto di finanziamenti PROGRESSI

Il distributore d’acqua: uso consapevole DAL 9 LUGLIO 2011, a Pian di Massiano di Perugia, è stato attivato il primo impianto di erogazione di acqua naturale o addizionata di gas carbonico, proveniente dalla sorgente di Bagnara di Nocera Umbra. Al servizio di tutti i cittadini, questo impianto promuove l’uso consapevole dell’acqua potabile del nostro acquedotto, ottenendo anche la riduzione all’origine di rifiuti (vuoti di plastica o vetro delle bottiglie di acqua commerciale). Si tratta di un esempio concreto di come una cultura evoluta del risparmio, del rispetto per l’ambiente e della risorsa idrica possa contribuire a promuovere una migliore qualità della vita senza compromettere il futuro delle città. È possibile prelevare l’acqua al modico prezzo di cinque centesimi ogni litro e mezzo; l’impianto è aperto dalle 07:00 alle 23:00. È un’opera localizzata in un contesto urbano di facile accesso, grazie alla vicina stazione del minimetrò, che contribuisce a favorire in modo decisivo la mobilità pedonale. Prima di essere resa disponibile, l’acqua è sottoposta a trattamenti che ne esaltano le qualità: stadi multipli di filtrazione meccanica per rimuovere le particelle incorporate lungo il percorso; passaggio su filtro a carboni attivi per eliminare gli odori; esposizione a raggi ultravioletti per garantire la sterilità; infine, passaggio su banco refrigerante per portare l’acqua ad una temperatura inferiore a 10 gradi.

IL 17 MARZO 2011 sono ricorsi i 150 anni dall’Unità d’Italia. Con l’aiuto di Maurizio Caselli, esperto che ci ha fornito molte informazioni e che qui ringraziamo, noi studenti della 3G abbiamo analizzato lo stato dell’astronomia in questo periodo storico. Nonostante le grandi capacità degli astronomi italiani, su tutti Schiaparelli, Tacchini, Donati e Secchi, enormi difficoltà di ricerca si sono presentate dopo l’Unità. Il problema principale era, allora come oggi, la disponibilità finanziaria. Schiaparelli, in una lettera del giugno 1868 all’astronomo Secchi, lamentava: Qui non si può mai ottenere nulla e la causa sono i troppi osservatori che abbiamo, per i quali il Governo spende una notevole somma, senza che perciò in nessuno si possa fare qualche lavoro importante di osservazione. Tacchini metteva invece a confronto i bilanci degli osservatori di Parigi, Greenwich e Pulkova con quelli italiani, concludendo: All’estero un astronomo aggiunto o un assistente può valere quanto l’intero

ASTRONOMIA Vignetta ispirata ad una illustrazione di Franz e Paolo

personale di un solo Osservatorio italiano. Su richiesta del Ministro della pubblica istruzione lo stesso Tacchini nel 1874 compilò una relazione che così descriveva lo stato dell’astronomia nazionale: Finora, per quanto io ne sappia, non fu mai data mano a questo lavoro di riorganizzazione, e così gli os-

servatori restarono impediti di progredire, continuando a mantenere in vigore l’antico sistema. Un tale stato di cose non può più a lungo durare, se si desidera davvero che l’Italia, in fatto di astronomia pratica, si metta al livello delle altre nazioni. La soluzione proposta da Tacchini, di suddivi-

dere gli osservatori in tre grandi gruppi: osservatori di ricerca (Firenze, Milano, Napoli e Palermo), osservatori universitari (Padova, Roma-Campidoglio e Torino), osservatori meteorologici (tutti i rimanenti), sfociò nel decreto del ministro Bonghi, che però non fu mai reso operativo. Fu un peccato, perché la ricerca astronomica italiana era all’avanguardia: nell’aprile 1861 Giovanni Schiaparelli scoprì un nuovo pianetino che battezzò Esperia, nome usato dagli antichi Greci per indicare la penisola Italiana e quindi scelto per celebrare anche nel cielo la raggiunta Unità Nazionale. La Grande Cometa scoperta nel 1858 e le ricerche in campo spettroscopico pongono Donati in rilievo nella storia dell’astronomia. Angelo Secchi e Pietro Tacchini furono pionieri nella spettroscopia stellare e solare. Infine i quattro, riuniti in associazione, diedero vita nel 1872 ad una rivista, le Memorie, prima al mondo nel raccogliere articoli sulle ricerche e sui progressi fatti in Astronomia.

IL PERSONAGGIO GIOVANI AL LAVORO CON AMOR PROPRIO E INIZIATIVA, FUORI DAI LUOGHI COMUNI

Neo-vasai alla riscossa: il caso di Nicola Bruni

GIOVANI REPORTER Giulia e Speranza

PIÙ VOLTE si è detto che il lavoro è faticoso ma necessario. Non tutti sono però d’accordo su quale sia il tipo di lavoro preferibile: ad alcuni interessa guadagnare molto; altri invece cercano un lavoro interessante; altri ancora aspirano ad un impiego statale. C’è chi si adatta e chi non si accontenta mai; ma c’è anche chi durante questo periodo di crisi sforza l’ingegno per guadagnare. È il caso di un giovane archeologo di Spoleto: Nicola Bruni, 24 anni, che nel periodo natalizio ha deciso di riprodurre vasi ceramici con la tecnica degli antichi vasai neolitici, esponendoli poi la vigilia al mercato artigianale di Spoleto, in piazza del Duomo. Nicola è nato a Spoleto da una famiglia di imprenditori, che ha subito appoggiato la sua scelta di studiare archeologia. Ora il ragazzo lavora presso i laboratori di archeologia sperimentale proposti da

Archeoart. Le complesse fasi di replica della fabbricazione di vasi neolitici includono: estrazione della materia prima; frantumazione dell’argilla secca e di alcuni digrassanti (terra rossa, sabbia e gusci di cardium), eseguita con pestelli d’osso o di legno; modellazione della pasta d’argilla; decorazione; essiccazione; esposizione all’aria del contenitore d’argilla; cottura. SEGUONO infine i trattamenti post-cottura: lisciatura e rifinitura delle superfici interne ed esterne. La fornace è realizzata scavando una buca poco profonda; i vasi d’argilla vengono posti lungo il perimetro interno della buca a breve distanza dai carboni. Successivamente i manufatti sono sistemati a diretto contatto con i carboni stessi e cotti lentamente.

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli alunni: Altieri Anna, Alunni Eugenio, Aquinardi Francesca, Biscarini Angela, Biti Aberto, Bolloni Alessandro, Calzoni Speranza, Clemente Costanza, Cocco Alida, Delicati Ceci-

lia, Duro Filippo, Flores Anna Giulia, Giorgi Giulia, Hadeg Silvia, Lupattelli Noemi, Migni Deborah, Miscenà Emilia, Parras Marcello, Rapicetta Arianna, Restivo Angelica, Sottani Luisa, Tosetti Matteo, Jin Yi.

Classe III G scuola media San Paolo di Perugia. Dirigente scolastico Ubaldi Antonella. Insegnante tutor Lucrezia Afferrante.


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Scuola media

Vallo di Nera Piedipaterno

Ma quale fine del mondo! Gli studenti non credono alle profezie. Però hanno fatto riti scaramantici TRA LE TRAGICHE notizie sulla crisi economica e la profezia Maya sulla fine del mondo, il 2012 inizia proprio bene! Molte volte è stata annunciata la fine del mondo. Ora la data precisa sembra sia il 2012 come è previsto dal calendario dell’antico popolo Maya. La diffusione di questa notizia è avvenuta attraverso i mass-media che, con immagini catastrofiche, hanno creato un forte allarmismo. Sicuramente si tratta di una speculazione commerciale ideata in un’epoca dove non esiste più un equilibrio fra la realtà e la finzione. Esistono però anche studiosi che riescono a tranquillizzarci negando ogni possibile apocalisse. SECONDO NOI non avverrà nessuna fine del mondo tra il 12/12/2012 e il 21/12/2012, perché gli eventi catastrofici, sia quelli naturali come terremoti, alluvioni o epidemie, sia quelle causate dall’uomo come le guerre, nella storia dell’umanità del nostro pia-

pena iniziato è bisestile; i nostri nonni affermano “anno bisesto anno funesto”. Ci mancava anche questo! Ma ancora noi non ci crediamo! Tuttavia il 31 dicembre abbiamo mangiato le lenticchie e l’uva e ci siamo comprati indumenti rigorosamente rossi. Non si sa mai!

PROFETI Gli studenti della Vallo di Nera (Piedipaterno)

neta ce ne sono sempre stati. Sicuramente anche gli uomini del passato si sono spaventati davanti a terremoti, carestie o pestilenze. Ci spaventiamo perché l’uomo, nonostante il progresso in campo scientifico e tecnologico, è impotente di fronte alle catastrofi naturali. Esiste anche la teoria che il

2012 sia l’anno della svolta positiva per l’umanità, l’anno a partire dal quale ci sarà un risveglio spirituale dell’umanità. Noi preferiamo credere che il mondo finirà tra 15.000.000 di anni, quando il sole si spegnerà completamente. È ANCHE VERO che l’anno ap-

CURIOSANDO tra le varie civiltà, abbiamo scoperto che il primo gennaio 2012, non è cosi per tutti. I musulmani stanno vivendo l’anno 1433, gli ebrei il 5772, mentre i popoli di religione copta di Egitto e di Etiopia sono nel 1728. Per i cinesi questo è l’anno 4649. C’è veramente un po’ di confusione: se il mondo finisce per noi che viviamo nel 2012, gli altri popoli che hanno un altro calendario, che fine faranno? Ve lo diciamo noi: la crisi passerà, la vita riprenderà a girare in modo positivo per tutti e il nostro pianeta avrà ancora tanti anni da vivere. Questa è la profezia dei ragazzi della classe seconda della scuola media di Vallo Di Nera e....guai a non crederci!

LA PAROLA AI PROTAGONISTI ECCO I DESIDERI DEI RAGAZZI ASPETTANDO IL FUTURO...

La partita del Milan, i viaggi, Tiziano Ferro E’ UN DATO CERTO che il mondo stia cambiando. Ce ne accorgiamo giorno dopo giorno, però non crediamo che ciò avvenga necessariamente in senso solo negativo. Ogni giorno che nasce,sia illuminato dal sole o bagnato dalla pioggia, può portarci qualcosa di bello. Noi siamo giovani, noi ragazzi abbiamo un futuro da vivere e questo futuro vogliamo che sia pieno di progetti e di speranze. Dobbiamo terminare la scuola media, diplomarci e dare una direzione alla nostra vita.

LA CURVA DI SAN SIRO Esserci: il sogno di tanti ragazzi

SICURAMENTE non ci sarà nessuna fine del mondo ma se davvero così fosse i nostri ultimi desideri sono: festeggiare capodanno a Time Square a

New York (Asia), visitare tutta la Germania (Giorgio), visitare molti Paesi con la mia famiglia (Camilla C.), visitare molte città Europee ( Michela), stare con il Papa per un giorno (Leonardo), andare ad un concerto di Tiziano Ferro (Camilla M.). State a sentire questi altri desideri: vedere una partita del Milan a San Siro (Edoardo), calmare mia sorella di sette anni (Enrico), vivere con la mia famiglia l’ultimo giorno con gioia rendendolo indimenticabile (Giovanni). ED ANCORA: conoscere Cristiano Ronaldo (Lorenzo), andare alla scoperta dei rettili in Messico (Matteo), continuare a stare bene in famiglia (Andrea). Per noi l’ideale sarebbe realizzare questo desiderio come se fosse l’ultimo e continuare a vivere la nostra giovinezza.

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti della scuola media «Vallo di Nera», classe II: Asia Allegretti, George Biunceanu, Camilla Celesti, Michela Dottori, Leonar-

do Giovannini, Camilla Minciotti, Edoardo Minciotti, Enrico Morganti, Giovanni Procaccini, Lorenzo Pucciotti, Matteo Ribeca, Andrea Rotilio. Gli insegnanti tutor che

hanno coordinato e organizzato il lavoro dei ragazzi sono e i docenti Anna Bonilli e Domenico Milano. La dirigente scolastica dell’Istituto è la professoressa Rosella Tonti.

LA RIFLESSIONE

I nostri vecchi: «Questa è tutta una bufala» IL POPOLO Maya visse nell’America centrale prima della scoperta americana di Cristoforo Colombo. Era un popolo molto evoluto nelle scienze astronomiche ma assai scarso di conoscenze contingenti; non conosceva neppure la ruota. Il loro calendario era di forma circolare e designava cinque ere ben distribuite; tutte terminavano con una calamità naturale. Attualmente ci troviamo nella quinta ed ultima era della loro conoscenza, quella dell’oro che, secondo i calcoli del popolo Maya terminerà proprio il 12/12/2012. Il popolo Maya non fu il solo a predire la fine del mondo per questa data, anche gli ebrei infatti l’hanno predetto. Tante notizie catastrofiche suscitano curiosità e timore ma... la realtà è tutta un’altra cosa! Se vogliamo essere poi pignoli, ricordiamo che anche nel libro dell’apocalisse Giovanni parla della fine del mondo che sicuramente ci sarà, però non si sa quando; niente date, niente allarmismi. Anche i nostri nonni ci tranquillizzano. Abbiamo infatti posto diverse domande anche agli anziani dei nostri paesi circa questa profezia della fine del mondo. E’ risaputo che i nonni hanno molta esperienza perché hanno vissuto più a lungo: hanno visto tante cose anche gravi. Alle nostre domande hanno risposto quasi tutti; solo pochissimi non ne avevano mai sentito parlare ma gli altri, la maggioranza, ci hanno risposto senza mezzi termini che è tutta una montatura. Nessuno può prevedere la fine del mondo, quindi è inutile preoccuparci prima che questo accada.

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