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di stop al consumo di suolo, efficienza energetica, rifiuti zero, acqua pubblica, economia sostenibile, fonti rinnovabili, democrazia diretta e partecipata, trasparenza, nuove tecnologie e banda larga. Quali sono le prime tre emergenze che intendi affrontare e che possono essere paradigmatiche anche della situazione politica italiana? Al primo punto c’è il debito del mio Comune. Una vera e propria voragine lasciata dai precedenti amministratori. Si parla di oltre ottocento milioni di euro. La nostra sfida è fare un bilancio consolidato per capirne la reale entità, spiegare ai cittadini in maniera semplice qual è la situazione, prendere insieme le decisioni. Nella voragine del debito sono incluse anche le società partecipate dal Comune. Qui l’analogia con l’Italia mi sembra evidente… Un grande tema della vostra campagna elettorale è stato lo stop all’inceneritore che 53

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la Provincia e Iren stanno costruendo alle porte della città. Una scelta sbagliata e antieconomica di questi anni che cercheremo di fermare a tutti i costi. I cittadini hanno parlato chiaro dandoci il voto. Negli anni precedenti la provincia con Vincenzo Bernazzoli e il Comune non hanno mai voluto ascoltare i cittadini. Il referendum è arrivato con il voto dei cittadini. Tenete presente che anche all’interno della coalizione di centrosinistra c’erano alcuni oppositori a questo progetto senza senso che crea danno alla capitale della Food Valley. Come fermare tutto? Per prima cosa fare il punto con Iren Spa sullo stato di avanzamento dei lavori. Tenendo conto che sul cantiere, oltre a una spinosa vicenda finita al Tar, ci sono anche due procedimenti d’infrazione avviati dalla Commissione europea che ha contestato l’affido diretto dell’appalto alla multiservizi Iren e contesta il costo, dichiarando 54

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che risulta essere 315 milioni di euro e non di 191 milioni di euro. Il tuo avversario Vincenzo Bernazzoli ha parlato di penali da pagare. Discuteremo di queste vicende con Iren Spa, della quale anche il Comune di Parma è azionista. Apriremo un tavolo di confronto con esperti. Una società multiservizi olandese – la Van Gansewinkel Groep – già più di un anno fa si era resa disponibile per uscire dal passato rappresentato dall’inceneritore. In che modo? Dividiamo in due la questione. Questa società olandese ha diversi inceneritori ma ha deciso di chiuderli tutti in una decina d’anni puntando, di fatto, su rifiuti zero, riciclo e compostaggio sempre più spinto e la riprogettazione degli imballi in collaborazione con le imprese del territorio. Ha già chiuso alcuni inceneritori a fine ciclo di vita. In attesa di chiuderli tutti, portando 55

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i vecchi impianti a fine ciclo, dal momento che hanno sempre meno rifiuti da bruciare hanno deciso di accettare rifiuti da chi non vuole costruire inceneritori o mettere in discarica ma al tempo stesso punta su analoghe politiche chiamate “Cradle to Cradle” dalla culla alla culla e rifiuti zero. È un’ipotesi da valutare sul mercato, insieme ad altre. E c’è già un piano alternativo da parte vostra? Il Comitato Corretta Gestione Rifiuti di Parma ha redatto un progetto alternativo con la collaborazione di esperti che lavorano anche con l’Unione europea, come Enzo Favoino, e che sono stati fondamentali nel progetto alternativo che ha permesso il superamento del sistema d’incenerimento a Reggio Emilia. Qui si producono più rifiuti che a Parma e arriveranno ad avere solo ventitremila tonnellate annue da smaltire. Ora l’assessore provinciale all’ambiente, Mirko Tutino, sta lavorando per dimezzarle con 56

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l’aiuto di esperti come Favoino. A Parma il progetto alternativo prevede solo sedicimila tonnellate da inviare allo smaltimento contro le centotrentamila del progetto con l’inceneritore, di cui trentottomila sono ceneri da smaltire in discariche speciali. Il progetto alternativo costa meno ma non è mai stato tenuto in considerazione. Quello che è certo è che noi punteremo sulla riduzione dei rifiuti con un piano comunale ed estenderemo la raccolta differenziata porta a porta ancora di più in città, puntando all’obiettivo del 90 per cento. Queste politiche vogliono dire nuovi posti di lavoro. L’inceneritore lo renderemo diseconomico – com’è già – senza contributi pubblici, cioè tasse dei cittadini. Senza calcolare i danni che fa all’economia agroalimentare di Parma. Non è un bel biglietto da visita nel Mondo per i nostri prodotti di qualità… È solo una questione economica? No, anche sanitaria. La Federazione dell’Ordine dei Medici ha riconfer57

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mato a dicembre 2011 proprio dopo la pubblicazione dello studio Moniter promosso dalla nostra Regione sui danni provocati dagli inceneritori, una richiesta di moratoria sulla costruzione di nuovi impianti. Io ascolto quello che hanno da dire i medici su questo tema ed è ora che anche altri inizino a farlo. Lo dico senza polemica. Si può sbagliare, l’importante è correggersi. La zona dove stanno costruendo l’inceneritore come si potrebbe riconvertire? Abbiamo parlato di un concorso d’idee aperto ai privati per riconvertire l’area. Ci sono tante tecnologie per il recupero, il riciclo, il compostaggio, il trattamento meccanico biologico, la selezione, l’estrusione di materie plastiche che prima venivano bruciate. Il camino potrebbe diventare una torre delle telecomunicazioni. Sono alcune idee. Siamo aperti a ogni soluzione, non verrà buttato nulla, tutto verrà rivalorizzato verso il futuro. Ricordo che già lo scorso anno il sindaco di San Francisco chiese a Parma con un 58

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