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Periodico di informazione, cultura e curiosità dell’Istituto “Marco Casagrande” di Pieve di Soligo Anno 6, numero 3, Maggio 2009

Speciale Rivoluzione verde La leggenda del Biochar Crisi: la parola ai sindacati

Racoon vince il Primo Premio

Cic and Counseling Recensioni, Ipse dixit


VUOI UNA MANO? Stai vivendo situazioni “pesanti” e non sai come uscirne? Hai problemi con la scuola, con la tua famiglia, con i tuoi amici? NON ASPETTARE! Consulta il prospetto delle disponibilità dello sportello CIC!

GLI ESPERTI DEL CIC SONO PRONTI AD ASCOLTARTI!

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editoriale

Racoon

CHE BRANCO DI CANI! Quando nell’uomo prevale la bestialità

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i muovono in branco, sembrano randagi. Ringhiano, abbaiano. Mordono. E azzannano. No, non sono i cani di Marina di Modica, che lo scorso marzo hanno aggredito e ucciso un bambino di 10 anni. Anche se parlano la stessa lingua. Pordenone, un venerdì sera, all’ora dell’aperitivo. Un uomo, reso invalido da un pestaggio di sette anni fa, omosessuale, sempre in compagnia di se stesso: bersaglio ideale per il branco, che senza nemmeno alzare troppo la voce insultandolo, comincia con un calcio alla schiena. Sono in tre e il pestaggio è solo all’inizio. Siamo in una piazza del centro e ce n’è di gente che gira ma la maggior parte preferisce non turbarsi, girare lo sguardo, fare finta di non vedere e magari, come se niente fosse, commentare una vetrina, non badando al riflesso sul vetro di quel giovane inerme, vittima di due ventenni e un quarantenne, poi acciuffati dalla Polizia. Perché, per fortuna, qualcuno la chiama e denuncia il fatto al posto dell’uomo che, tornatosene a casa, preferisce fare silenzio e dimenticare. Per la seconda volta. Il Messaggero Veneto titola: «Che noia, picchiamo un gay», che sembra una banalizzazione ma in realtà è la più veritiera versione dei fatti. Venezia, zona Arsenale. Il copione è sempre lo stesso. Un quarantenne passeggia tranquillo, quando da una calle sbuca una squadra di dieci ragazzi che lancia qualche insulto. Nemmeno il tempo di voltarsi che almeno in sette gli sono addosso. Qualcuno sente le grida e il branco, correndo, si dilegua. Uno del gruppo ha perso il cellulare e risalire ai complici è un gioco da ragazzi. «L’ho fatto per noia, non sapevo cosa fare». Frasi un po’ troppo comuni di questi tempi. Si trascinano stanchi sui sentieri dell’apatia, della scarsa motivazione, della noia, dell’indolenza. Non sanno dare un valore al proprio tempo, non hanno interessi. I loro pugni mordono, i loro insulti sembrano latrati. I loro atteggiamenti: bestiali.

Domenico Bottega

Caporedattore DOMENICO BOTTEGA - 4a D Ls

Redattori Davide Amianti - 4a A Lspp Lucia Barazzuol - 2a D Ls Caterina Collodet - 5a B Ls Chiara D'Agostin - 1a B Ls Kayleigh Dall'Arche - 1a A Lspp Matteo Manighetti - 4a B Ls Teresa Manighetti - 1a A Lspp Marta Panighel - 4a A Ls Samuele Ziero - 4a B Ls

Layout Samuele Ziero Domenico Bottega

Sito Internet Matteo Manighetti

Coordinatori Prof. Claudio Vidotto Prof.ssa Mara Infanti Chiuso in redazione il 16 maggio 2009.

racoon.casagrande@gmail.com www.isisspieve.it/racoon

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sommario

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LA RIVOLUZIONE VERDE! La crisi riparte dalla green economy, con piacevoli sorprese...

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CRISI ECONOMICA La parola agli addetti ai lavori: parla Vigilio Biscaro, della C.G.I.L.

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CIC AND COUNSELING Consigli esperti in momenti di difficoltà e “disorientamento”

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LIONS CLUB PIEVE 19.05.2009 ore 19.30 Concerto di musica coreana all’Auditorium di Pieve

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DANKON RACOON! - Grazie Racoon! Un trevigiano e la sua esperienza con l’Esperanto

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CONCERTO J Ax Nonostante il “divorzio” dagli Articolo 31, il rap'n'roll stupisce ancora!

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CLOUD COMPUTING Le nuvole del futuro!

VISITA WWW.ISISSPIEVE.IT/RACOON E PARTECIPA ALL’INIZIATIVA “STUDENTI IN CATTEDRA”: PER I DETTAGLI VAI A PAGINA 13.

34 CLOUD COMPUTING Le nuvole del futuro: l’informatica a consumo

Si ringraziano per la collaborazione: la prof.ssa Anna Repossi, la prof.ssa Annalisa Colonna, la prof.ssa Elisa Lazzari; Chiara Lot, Anna Da Ros e Eleonora Valentini, Caterina Zamai - con la collaborazione di Giulia D’Arsié - per la realizzazione della cover dell’articolo “La Rivoluzione Verde”, Giada Fornasier, Luca Pilat e Francesco Frezza, la classe 1a A Ls e Raju Battiston.

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J Ax IN CONCERTO Il rap’n’roll a Roncade

IL SOLITO, GRAZIE! Le nostre rubriche 3

EDITORIALE

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NEWS

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CULTURA

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ATOMI

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BIT

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IPSE DIXIT

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ALLENA-MENTI

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POETI


Speciale - La Rivoluzione Verde

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green economy

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uando nasce una Rivoluzione? Quando qualcuno tenta di attuare un’utopia. Pensate alla Rivoluzione francese e agli sconvolgimenti sociali e politici che ha portato non solo in Francia ma in tutt’Europa. Nasce da menti “geniali”, le cui idee non trovano spiegazioni razionali, di uomini che sconvolgono lo status quo, ammuffito dall’abitudine. La cover di questo articolo nasce da un’altra mente geniale, Caterina: le avevo semplicemente chiesto di creare un disegno sulle energie rinnovabili… e il risultato è un vero capolavoro! Come avete sicuramente notato sono rappresentate forme utopiche di modi in cui si può realizzare energia…ma rende perfettamente l’idea della rivoluzione verde, qualcosa in cui ancora in pochi credono, ma che è destinata a cambiare il mondo.

Recessione globale, grande crisi… sono solo alcuni dei termini che sentiamo continuamente per

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radio, alla televisione e che leggiamo sui giornali. Anche noi di Racoon abbiamo deciso di parlarne: a pagina 10 trovate il testo dell’intervista a Vigilio Biscaro della CGIL, raccolta dal professor Vidotto. Altrettanto inflazionate sono parole quali energie rinnovabili, bio -edilizia, eco-compatibilità… semplicemente perché la maggior parte degli economisti mondiali ritiene che la recessione possa essere combattuta puntando “sul verde”. Infatti la corsa alla cosiddetta green economy, l’economia che “sfrutta” l’ambiente, sta diventando sempre più frenetica. Basti pensare che paesi come gli Stati Uniti, la Cina e il Giappone puntano su questa industria nascente per farne uno dei punti di forza dei loro piani anticrisi. Ritengono che favorire questa produzione abbia un duplice effetto: sfruttando le risorse che gratuitamente la natura ci fornisce gli stati possono diventare sempre più energeticamente indipendenti e inoltre, essendo necessaria manodopera, si ottiene un aumento dei posti

di lavoro disponibili, esigenza a cui si riesce difficilmente a far fronte in questo periodo. Green Jobs delle Nazioni Unite è riuscita a quantificare questo risultato: stima in 20 milioni, di cui mezzo milione in Italia, l’incremento di posti di lavoro nel mondo entro il 2030 in settori che vanno dall’eco-energie all’edilizia, dal riciclo dei rifiuti alle vetture eco-compatibili, con un investimento complessivo a livello mondiale di 630 miliardi di dollari. Negli ultimi anni in Germania le “clean technologies” hanno raggiunto il 16% della produzione totale. Obama è in prima fila – avete visto l’orto che Michele ha voluto alla Casa Bianca? – e infatti uno tra i primi provvedimenti che ha preso è stato lo stanziamento di 150 miliardi di dollari per investimenti in tecnologie ambientali, che occupano il terzo posto, dopo informatica e biotecnologie, nella lista delle manovre finanziarie americane. In Cina si possono notare iniziative analoghe. L’Italia ha buone prospettive in questo campo: il clima italiano permette ottime possibilità di riuscita a


green economy tecnologie come il fotovoltaico, il geotermico, le biomasse, l’idroelettrico e il solare termico. La Ernst&Young è, recita Wikipedia, «un network globale di società, attivo nel settore dei servizi professionali alle imprese; le principali aree in cui opera sono la revisione di bilancio e la consulenza aziendale, finanziaria, fiscale e legale. Fa parte delle cosiddette "Big Four", ovvero le quattro maggiori società a livello mondiale nel mercato della revisione». Un suo studio ci pone tra i Paesi europei con un potenziale per le energie rinnovabili che ci permetterebbe di raggiungere i risultati migliori nel cosiddetto Pacchetto 20-20-20 (ridurre del 20% le emissioni di gas effetto serra, aumentare del 20% il risparmio energetico e portare al 20% il consumo da fonti rinnovabili). Spostandoci in Europa, dati alla mano, Germania e Danimarca si attestano come leader nell’eolico e

nel solare. E perché l’Italia, con il suo clima favorevole, col suo potenziale così alto non ha raggiunto gli stessi risultati? La risposta è fin troppo semplice. Perché Danimarca e Germania avevano progettato questi finanziamenti oltre dieci anni fa! Partiremmo con un po’ di ritardo ma sono convinto che la chiave per uscire, o comunque per fronteggiare la crisi stia nell’investire nel verde: perché ri-

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chiede ricerca per il suo sviluppo, e quindi fornisce posti di lavoro a brillanti neo-laureati, perché richiede manodopera specializzata, perché ci risolve una miriade di problemi (dall’indipendenza energetica alla fertilità del terreno, dal combustibile per le auto all’acqua della doccia…), perché sfrutta ciò che già la natura ci dà. Perché è il futuro.

Domenico Bottega

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UN BIO - SEGRETO, DIRETTAMENTE DA ELDORADO! Il biochar, che fertilizza e diminuisce la CO2 dell’aria

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on so se ricordate la leggenda: il conquistador Francisco De Orellana si avventurò nel cuore dell’Amazzonia in cerca d’oro e, al suo ritorno, riferì di aver visto una fiorente civiltà nel cuore della foresta pluviale. E questa fu benzina sul fuoco della bramosia di ricchezza dei conquistadores europei. In verità la terra giallastra della foresta amazzonica è tutt’altro che fertile: ancora oggi gli abitanti sono soliti bruciare pezzi di foresta nel disperato tentavo di ottenere un raccolto o due. Dopodiché sono costretti a trasferirsi. La terra gialla, simile al colore dell’oro, è assai ostile alle coltivazioni; è invece la terra preta, nera, come il carbone, a riservarci piacevoli sorprese: dei ricercatori della Cornell University hanno sperimentato che in questi appezzamenti di terra preta la resa di grano migliora dell’880%! Il segreto di questa Eldorado alimentare risale a civiltà di sudamericani di 2500 anni fa. Queste, per finalità a noi sconosciute, usavano la tecnica della pirolisi: è la carbonizzazione di qualsiasi biomassa in assenza di ossigeno. Questa tecnologia è una miniera di risorse. La più importante è costituita dal biochar, dall’inglese bio-charcoal, carbone biologico, che, se distribuito nei campi, fertilizza il terreno; riesce a trattenere acqua fino a 5 volte il suo peso e richiede meno

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irrigazioni; inoltre ritiene le naturali emissioni di metano, un potente gas serra. E, sorprendentemente, il biochar sarebbe in grado di ridurre le emissioni di CO2! Vediamo come. In genere succede che nel momento in cui si scava il carbone fossile e lo si brucia per ottenere elettricità, aggiungiamo carbonio all’atmosfera, sottraendolo alle viscere della terra. Con il carbone biologico avviene il contrario. Sappiamo che le piante “si cibano” di fotoni dal sole e di anidride carb o n i c a dell’atmosfera. Esse sono fatte per il 50% di carbonio. Nel momento in cui avviene la pirolisi – ripeto, la carbonizzazione di una biomassa in ambiente asfittico il 90% di questo carbonio resta nel

biochar. Pensate che ogni anno la sola potatura degli ulivi pugliesi fornisce 700 tonnellate di biomasse. Aggiungendo gli scarti dell’industria alimentare e sfruttando la pirolisi delle biomasse, l’Italia – e non solo – sarebbe in grado di ottenere energia – diventando un po’ più indipendente – e di ridurre le emissioni di anidride carbonica molto di più di quanto è stabilito nel Protocollo di Kyoto. E’ veramente un Eldorado. E questa volta non è una leggenda! D.B.


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ENERGIE ALTERNATIVE: COSA CI RISERVA IL FUTURO? Maxi centrali eoliche o giganti centrali nucleari?

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in dall’alba dei tempi Madre Terra ci dà vita e ci sostenta; per ricambiare, noi uomini ci impegniamo costantemente per massacrarla al fine di produrre energia. L’abbiamo voracemente svuotata di beni preziosi come petrolio, carbone e gas naturale formatisi in milioni di anni, danneggiando irreparabilmente molti ecosistemi. Per non peggiorare la situazione già drammatica, ci converrebbe trovare fonti di energia tali da produrre grandi quantità di elettricità, utile al fabbisogno mondiale, che non si esauriscano nel tempo e che non inquinino, ovvero le fonti di energia alternativa. Una fonte di energia alternativa è un modo di ottenere energia elettrica senza utilizzare combustibili fossili, che sono fonti “non rinnovabili”. Le energie alternative non devono essere però confuse con le energie rinnovabili: infatti le fonti alternative comprendono qualunque modalità di produzione di energia che non utilizzi combustibili fossili, quindi anche l’energia nucleare. Dopo le crisi petrolifere degli anni ’70 si cominciò ad avvertire il bisogno dell’indipendenza dal petrolio e dalle altre fonti fossili. Nonostante i notevoli investimenti a tal proposito, gli interessi dei produttori di petrolio frenano la ricerca, anche se l’esaurimento del petrolio in assenza di una fonte che possa sosti-

tuirlo avrebbe conseguenze disastrose sull’economia mondiale, anche a livello domestico. Alcune fonti energetiche alternative sono rappresentate da:  Energia nucleare (fissione e fusione)  Energia idroelettrica  Energia geotermica  Energia ricavata dalla biomassa e biogas (anche i biodiesel)

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Energia eolica Energia solare (centrali termiche e fotovoltaiche) Energia del moto ondoso delle maree Energia da dissociazione molecolare

L’energia ricavata dall’acqua, sia quella ricavata con il moto discendente dei fiumi, sia quella ricavata dal moto delle maree, è la fonte

alternativa che sappiamo sfruttare di più: per esempio in Italia costituisce il 10% circa della produzione totale di energia. Con le attuali tecnologie, le centrali eoliche e solari non riescono a produrre grandi quantità di energia, così non possiamo fare affidamento solo su di esse; dobbiamo tuttavia cercare di concentrare i nostri sforzi nella ricerca in questo campo cosicché in un non lontano futuro riusciremo a produrre energia pulita in perfetta simbiosi con il pianeta. Attualmente, l’alternativa all’energia alternativa è data dalle centrali nucleari che sono in grado di produrre grandi quantità di energia, inquinando in maniera contenuta: anche qui possiamo migliorare , perfezionando il metodo della fusione nucleare, che permetterebbe di usare meno uranio e produrre più energia, e trovando il modo di diminuire l’inquinamento dovuto allo smaltimento dell’uranio . Altrimenti, possiamo fare affidamento sul giapponese Zhong Lin Wang, che ha trovato il modo di produrre elettricità facendo correre un criceto su una ruota: ad esempio per caricare un telefono cellulare ci vuole un migliaio di criceti. Cosa ci riserva il futuro? Maxi centrali eoliche? Mastodontiche centrali nucleari? Oppure eserciti di criceti? Non resta che darci da fare!

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intervista

CRISI ECONOMICA: L’OPINIONE DEGLI ADDETTI AI LAVORI Intervista al responsabile del settore arredamento della CGIL

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nche gli studenti si chiedono quali siano le prospettive future e gli sbocchi occupazionali coi quali si dovranno misurare nei prossimi mesi ed anni. Racoon ha deciso di interpellare i principali attori: forze politiche, imprese e lavoratori. Abbiamo cominciato da questi ultimi. Altri interventi seguiranno nei prossimi numeri. Ci risponde il dr. Vigilio Biscaro della Cgil.

del personale. Questo è l'orizzonte nel quale ci troviamo a lavorare e inoltre va detto che il Quartier del Piave insieme a Pordenone, di fatto il centro industriale italiano ma anche europeo del mobile d'arredamento, sta avendo ripercussioni

Quali sono, alla luce della crisi economica, le prospettive di occupazione nel settore del legno arredamento, riferite al comprensorio del Quartier del Piave. Il quadro è negativo perché dal rientro dalle ferie c'è stato un quotidiano rincorrersi di incontri per il ricorso alla cassa integrazione ordinaria e di sospensioni del lavoro nel settore del legno artigianale. Tutto ciò si è aggravato da gennaio, ma le avvisaglie c'erano già alla fine del 2008, quando si sono verificate numerose richieste di sospensione

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negative per effetto della crisi economica che ha le sue origini nella bolla speculativa-finanziaria, arri-

vata a cascata dappertutto. Nella nostra edilizia la crisi era cominciata nell'estate del 2008, poi è stata la volta del meccanico, del tessile e adesso anche del legno. Il Quartier del Piave, se riuscirà a passare la "nottata" che verosimilmente si colloca nell'estate del 2009, probabilmente supererà la crisi senza danni. Per ora i dati che noi abbiamo come sindacato, parlano di un ricorso massiccio alla cassa integrazione. L’INPS riesce a far fronte all’aumento di spesa? In realtà l’INPS è costretta a ritardare i pagamenti ai lavoratori perché non dispone di tutte le risorse necessarie. Il sindacato oltre a gestire le situazioni di crisi si preoccupa anche di favorire lo sviluppo? I grandi gruppi hanno investito e stanno investendo e i grandi gruppi si trovano proprio nel Quartier del Piave. Homs, Siloma, Spagnol ecc. stanno investendo in nuovi prodotti. Prodotti che da un lato si caratterizzano per una qualità maggiore e dall'altro per essere connotati da


intervista un risparmio di manodopera. I prodotti di qualità trovano oggi una collocazione sul mercato russo e su quello degli Stati Uniti. Con la nuova amministrazione americana viene dato il segnale secondo il quale i prodotti devono cambiare per avere un impatto ambientale minore: ciò vale in primo luogo per l'automobile ma interessa anche tutti gli altri prodotti. Avevamo concordato con il governo precedente una sorta di paracadute valido per tutti i lavoratori, anche quelli del settore artigianale. Consiste in ammortizzatori sociali uguali per tutti. Attualmente si hanno sussidi differenti a seconda della retribuzione, o del settore nel quale ci si trova. Oggi anche il Presidente del Consiglio comincia a preoccuparsi della situazione economica e forse stiamo recuperando il tempo perduto. Il 5 febbraio è stato fatto un accordo per la cassa integrazione in deroga, un aiuto per le aziende con meno di 15 dipendenti, di cui non conosciamo ancora l'entità. Non sappiamo nemmeno dove verranno reperite le risorse necessarie. Si stanno muovendo anche alcuni comuni,

tra questi Vittorio Veneto, e tutta la provincia di Treviso. La nostra proposta è che le risorse di comuni e provincia vengano utilizzate in maniera solidaristica, evitando quindi che il comune con risorse finanziarie le usi solo per i propri cittadini. Una sorta di cassa provinciale in attesa che si rendano disponibili risorse della regione Veneto. Inoltre, stiamo discutendo con le organizzazioni degli imprenditori sia di cassa integrazione sia di flessibilità dell'orario in modo da lavorare magari un po' meno oggi, continuando però a percepire lo stesso stipendio, e poi recuperare le riduzioni di orario del periodo di crisi nei momenti in cui il ciclo economico riprenderà a correre. Quasi tutte le imprese hanno utilizzato le ferie, i permessi, le riduzioni contrattuali di orario. Ciò va detto perché nelle nostre industrie non eravamo abituati a vedere usate sul serio tutte le settimane di ferie, ma solo una parte. Alcune aziende però non ce l'hanno fatta e hanno dovuto chiudere. E per quanto riguarda le prospettive occupazionali nel futuro

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prossimo? Noi pensiamo all'uso di fondi europei, oltre a quelli previsti dai contratti collettivi di lavoro italiani. La formazione dei lavoratori è fondamentale perché l'avvio di produzioni di qualità deve poter contare su una manodopera sempre più qualificata, altrimenti si rischia di rimanere ai margini dello sviluppo. Queste nuove produzioni sono oggetto di una discussione che coinvolge sindacati imprenditori magari con idee diverse - ma anche le istituzioni e la politica oppure no? Sì vi sono dei momenti di confronto, sia pure con posizioni diverse, come dicevi tu. Quello che al momento manca è un'idea chiave sulla direzione da prendere. Sappiamo però che si sta lavorando su nuovi prodotti ecocompatibili, come le macchine che non vanno più a gasolio o benzina ma con motori a idrogeno o ad acqua. Faccio un esempio che vale per la provincia di Treviso: è appena stata inventata nel settore dei laterizi una tegola che porta incorporato un pannello fotovoltaico. Si tratta di una idea nostra, magari sviluppata in qualche centro di ricerca o in qualche università? Sì, è un'idea nostra. Dovremo anche recuperare un ritardo che è di circa 10 anni nel settore dell'edilizia rispetto a paesi come la Germania. Qualcosa in questo senso sta facendo la CNA, l'associazione delle piccole imprese edilizie, che sta favorendo nuovi progetti rivolti esattamente nella direzione di cui parlavo. Come vedete voi il ruolo delle

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intervista

banche in questa fase? Non esito a definire negativo il ruolo delle banche. Hanno puntato solamente a fare soldi, soprattutto a scapito dei clienti più deboli. Noi invece auspichiamo un sistema bancario che finanzi nuove e più avanzate idee imprenditoriali in un quadro di norme che rendano molto difficili gli abusi del passato. L’altro giorno all'assemblea degli industriali di Treviso e Venezia qualcuno ha chiesto ad Alessandro Profumo dove fossero finiti i soldi spariti a causa della bolla finanziaria. La domanda è rimasta senza risposta.

Penso che questo non debba succedere. Si rischierebbe di far mancare ai giovani una formazione di base. Casomai dopo i diciott'anni, quando si comincia a pensare a una specializzazione e, in generale, quando si parla di ricerca può essere importante mettere insieme pubblico e privato. Ma per il privato è troppo forte la spinta alla ricerca del profitto perché questi possa farsi seriamente carico della formazione dei giovani. Sul piano della collaborazione con le varie forze politiche ed economiche, come è la situazione oggi in provincia di Treviso?

Io sono convinto che 7 o 8 mila miliardi di dollari siano oggi ben nascosti nei paradisi fiscali. Speriamo allora che il G8 riesca ad eliminare questi privilegi che caratterizzano i paradisi fiscali.

Per parlare chiaro tutto il sindacato lavora in armonia all'interno delle aziende, perché qui abbiamo persone in carne ed ossa e i problemi da risolvere. Sul piano invece delle regole che devono disciplinare i comportamenti dei sindacati, delle associazioni imprenditoriali e del governo il disaccordo è oggi totale. Il patto separato col governo di Cisl e Uil che ha tentato di isolare la Cgil va in quella direzione. Tra l'altro questo patto prevede che in caso di crisi

Insomma, le banche dovrebbero vivere per finanziare imprese sane, e casomai vigilare sulla loro salute e non spremerle fino all'inverosimile praticando tassi da usura. Tornando alla formazione e quindi alla scuola, tu come vedi oggi la situazione italiana? Noi tutti ci riempiamo la bocca della parola formazione ma poi all'atto pratico i risultati non si vedono. Preoccupa per esempio che il ministro Gelmini abbia pensato di eliminare l'informatica dalla scuola. Abbiamo anche sentito Sacconi proporre agli industriali di gestire in prima persona le scuole tecniche.

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i contratti possono essere rivisti in senso peggiorativo per i lavoratori. I quali peraltro non sono assolutamente d'accordo. L'altro grosso problema è quello della democrazia in fabbrica e in particolare decidere a chi spetti l'ultima parola. Noi crediamo che si debba fare come in Inghilterra dove nel conflitto tra lavoratori italiani ed inglesi per quell'impianto petrolifero il cui appalto è stato vinto da un'impresa siciliana, i sindacati si sono incontrati, hanno trovato un accordo, e l'accordo è stato sottoposto al voto dei lavoratori tutti che lo hanno approvato.

Prof. Claudio Vidotto

FORNITORE Torre più alta del mondo DUBAI—THE ARMANI HOTEL


news

Racoon

RACOON TORNA VINCITORE DA S. BENEDETTO L’Helios Festival – Settimana di Amicizia tra i Popoli arrivato alla XIX edizione, è una manifestazione che ha luogo annualmente tra Ripatransone (AP) e San Benedetto del Tronto: tra le numerosissime collaborazioni e partners, per citare i maggiori, ci sono il Ministero della Pubblica Istruzione, numerosi Uffici Scolastici Regionale (Marche, Sardegna, Lombardia) e Provinciali, oltre al Ministero Spagnolo dell’Educazione e la Scienza. Helios porta avanti attività di solidarietà e assistenza socio-psico-pedagogica per i ragazzi, le famiglie e i docenti; corsi di formazione e iniziative di promozione artistico-culturale, laboratori giornalistici e di scrittura creativa. Il Festival offre la possibilità a Giornalini Scolastici di

tutta Italia di presentare i propri prodotti. Inizialmente selezionati come rappresentanti per il Veneto, una nostra rappresentanza, composta dal prof. Vidotto, Davide Amianti e Lucia Barazzuol, si è recata a San Benedetto, con la speranza di ritirare almeno una menzione. Giunti quasi al termine della manifestazione senza esser stati ancora menzionati, mancava solo la proclamazione del Primo Premio. Amareggiati dal dover ritornare a Pieve con un nulla di fatto, i nostri stavano per lasciare la sala quando sentono un nome familiare “…Redazione del Giornalino Scolastico Racoon”. I tre si guardano increduli. Dopo l’iniziale shock, entusiasti ed orgogliosi, ritirano il Primo Premio!

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STUDENTI (FINALMENTE) IN CATTEDRA! Penso sia capitato a tutti. Almeno una volta di pensare: “Se ci fossi io al posto del prof… di sicuro non mi comporterei così”. Noi di Racoon non possiamo proprio farvi provare la stessa ebbrezza… ma possiamo avvicinarci! Frequento quest’Istituto da quattro anni ed è la prima volta che trovo dei rappresentanti – sia di Istituto che di Consulta – così attivi. Negli anni passati erano stati molto più latitanti e il loro operato rimaneva nascosto ai più!

Abbiamo pensato quindi di unire il desiderio smisurato degli studenti di mettere voti alla nostra voglia di valorizzare questi sei ragazzi e quanto in questi mesi hanno fatto! E quindi… FORZA! STUDENTI IN CATTEDRA! Vi proponiamo di fare le “pagelle” di Luca, Lorenzo, Massimiliano, Mirco, Riccardo e Tommaso, accedendo al nostro sito www.isisspieve.it/racoon , da dove potrete compilare il questionario! Vi aspettiamo numerosi! D. B.

FURTO AI DANNI DELLA REDAZIONE A proposito di atti di inciviltà: forse non tutti lo sanno, dal momento che non è stata fatta una circolare a proposito, ma circa un mese fa è stato rubato lo schermo lcd (LG, 19’’, 16:10), destinato alla redazione del giornalino, che si trovava in biblioteca. Quest’ultima è aperta dal lunedì al sabato fino alle 14.00 per i colloqui.

Sconosciuti gli autori del furto, ci chiediamo come sia possibile che nessuno abbia notato lo spostamento ‘alquanto inconsueto’ di un monitor. Il Preside ci ha procurato un altro video per permetterci di continuare l'attività. Caterina

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news

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CIC & COUNSELLING Una aiuto nel momento del bisogno

CIC: la realizzazione di uno “spazio-ascolto” nasce dall’esigenza di offrire agli studenti uno spazio per comunicare, per essere ascoltati, per segnalare situazioni di disagio in classe e fuori classe, per consulenza psicologica (intervento di un esperto esterno). SPAZIO ASCOLTO GESTITI DAGLI INSEGNANTI DELLA SCUOLA

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Centri di Informazione e Consulenza delle scuole rappresentano il luogo dove linguaggi ed esperienze diverse, quelli della sanità e quelli della scuola, comunicano e si integrano fra loro per rispondere

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alla disgregazione sociale e per offrire ai giovani validi strumenti di ricomposizione, aiutandoli a riconoscere e a gestire le proprie emozioni e ad elaborarle in un sano progetto di vita" (Mariani,U. 2001). Con la legge 309/90 sono stati

istituiti nelle scuole medie superiori i Centri di Informazione e consulenza (CIC), spazi dove sono possibili la formazione emotiva e l’educazione alla salute I CIC nascono formalmente in riferimento alla normativa in ma-


news teria di disciplina di stupefacenti e sostanze psicotrope, di prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza. E’ una legge quadro molto complessa, che cerca di raggiungere un duplice obiettivo: da una parte la cura e il recupero, dall’altra la repressione dello spaccio e il contenimento della microcriminalità ad esso associato. L’art. 106 istituisce i CIC nelle scuole. I CIC si sono dunque imposti come vere e proprie strutture che nel tempo hanno assunto molte funzioni di servizio per gli studenti e per l’intera organizzazione della scuola. Tali funzioni devono facilitare la comunicazione tra scuola, servizi sanitari, enti locali e volontariato, per offrire ai giovani, alle loro famiglie e ai docenti informazioni, formazione, orientamento, supporto e assistenza in

materia di prevenzione del disagio adolescenziale, delle dipendenze patologiche e delle patologie correlate, valorizzando soprattutto il ruolo propositivo e i progetti delle consulte studentesche. Questi obiettivi possono essere raggiunti solo se i CIC vengono attivati correttamente, se si attuano tutte le procedure necessarie perché la struttura sia visibile e fruibile all’interno della scuola, se tale struttura viene promossa come parte integrante della realtà dell’istituto e se si delineano con chiarezza i ruoli dei diversi attori. Per funzionare correttamente un CIC ha bisogno, al di là delle normative, di un capo di istituto che lo sponsorizzi e ne valorizzi costantemente l’importanza. Occorrono poi docenti referenti dell’educazione alla salute che siano motivati, capaci di tra-

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smettere agli studenti la cultura della prevenzione e della promozione del benessere e che, soprattutto, riscuotano la fiducia dei ragazzi. Serve inoltre la disponibilità alla collaborazione dei docenti del Consiglio di classe. Infine c’è bisogno di operatori socio-sanitari che abbiano già esperienza di lavoro con gli adolescenti ed i loro problemi. Considerando la complessa architettura dei CIC, possono essere identificati vari modelli (“sportello”,“club”, “laboratorio”). Tra i vari modelli possibili, nel nostro Istituto è stato privilegiato il modello “sportello”, consistente in un punto di ascolto dove gli studenti possono rivolgersi per ottenere informazioni, supporto, consulenza, orientamento. Il punto di ascolto non si configura come uno spazio sanitario. Le pre-

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news stazioni erogate sono comunque vincolate al segreto professionale. Il gruppo di insegnanti che appartiene al CIC partecipa ad una supervisione mensile con la psicologa dott.ssa Chiara Marchesin. Poiché ci si attiene all’attivazione di risorse il colloquio non ha azione giudicante. La pratica e la tecnica del counselling prevedono uno sviluppo di 8-10 ore per caso. Perciò il percorso di tre ore previsto per gli alunni è un intervento parziale.

Prof.ssa Annalisa Colonna

“Se una persona si trova in difficoltà, il modo migliore di venirle in aiuto non è quello di dirle cosa fare, quanto piuttosto quello di aiutarla a comprendere la sua situazione e a gestire il problema prendendo da sola e pienamente la responsabilità delle eventuali scelte”. COLLOQUI GESTITI DA COUNSELLOR, SPECIALISTI NELLA RELAZIONE DI AIUTO COUNSELLOR DELL’ISTITUTO PROF.SSE ANNALISA COLONNA E MARIA GRAZIA CESCON

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os’è il counselling? “Il counselling è un processo relazionale di tipo professionale, che coinvolge un counsellor e una persona

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che sente il bisogno di essere aiutata a risolvere un problema o a prendere una decisione; l’intervento si fonda sull’ascolto, il supporto (della persona n.d.r.) ed è caratterizzato dall’utilizzo, da

parte del counsellor, di qualità personali, di conoscenze specifiche, nonché di abilità e di strategie comunicative e relazionali finalizzate all’attivazione e all’organizzazione delle risorse


news personali dell’individuo, al fine di rendere possibili scelte e cambiamenti in situazioni percepite come difficili dalla persona stessa, nel pieno rispetto dei valori e delle sue capacità di autodeterminazione” (Amadori e altri). Il focus del processo è rappresentato dal problema o dal bisogno del cliente, il processo riguarda il presente ed è circoscritto nel tempo. L’obiettivo del counselling è rappresentato dalla valorizzazione dello sviluppo delle risorse del cliente, il quale è l’attore principale del processo d’aiuto creando l’opportunità, senza obblighi né forzature, di esplorare, scoprire e chiarire dei modi di vivere più fruttuosi, ponendosi come obiettivo principale il miglioramento della qualità di vita e del benessere. Perché il counselling? Il counselling, da lungo tempo sviluppato nei paesi anglosassoni, sta ora radicandosi anche in Italia in tutti i campi, dalla scuola all’azienda, dalle strutture medico -sanitarie agli ambiti dell’orientamento, della formazione e dei servizi sociali. Non si tratta di una psicoterapia che va a cercare le motivazioni profonde

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dell’agire ma aiuta a risolvere problemi focalizzando le alternative praticabili. Nel nostro Istituto il progetto nasce dalla consapevolezza che vi sono allievi che possono richiedere o essere indirizzati dal Consiglio di Classe o dai genitori ad interventi individualizzati e di riflessione circa la propria motivazione allo studio e l’orientamento scolastico, in particolare a seguito dei risultati ottenuti alla fine del primo periodo di scuola. Mira a sviluppare l’autoconoscenza attraverso la consapevolezza e lo sviluppo ottimale delle risorse personali. Al momento è in corso di svolgimento un ciclo di tre colloqui rivolti a venti allievi dell’Istituto. Chi è il counsellor? Il counsellor è un professionista: il suo strumento è la comunicazione. Deve possedere una competenza di aiuto, cioè la capacità di dar vita ad una relazione in modo consapevole, controllato, intenzionale, padroneggiando razionalmente le proprie abilità.

Non è quindi possibile improvvisare questa figura, senza un’adeguata formazione con la frequenza di un corso di specializzazione biennale o triennale. Riservatezza e risultati Il counsellor è tenuto al segreto professionale. Non può quindi divulgare quanto è emerso nel corso dei colloqui se non autorizzato dagli interessati. D’altro canto emerge anche la necessità di mantenere aperto un canale di comunicazione con i Consigli di Classe o con le famiglie che avessero eventualmente chiesto di utilizzare il servizio. Vanno quindi concordate preventivamente con l’interessato le modalità di comunicazione delle informazioni.

Prof.ssa Annalisa Colonna

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iniziative

LIONS CLUB PIEVE DI SOLIGO Impegno su più fronti: lottare l’invalidità, promuovere la salute, servire la gioventù

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Lions, acronimo che sta

per Liberty Intelligence Our Nation’s Safety, costituiscono la più grande associazione di servizio del mondo. Fondata nel 1917 negli Stati Uniti d'America, è presente in 180 paesi e conta 1.402.645 associati distribuiti in 44.500 clubs. I soci sono uomini e donne che offrono il proprio tempo alle cause umanitarie. Nel nostro territorio è attivo dal 1996 il Lions Club Pieve, che partecipa a numerosi progetti internazionali che si possono riassumere semplicemente in questi 4 punti: Conservare la vista, Lottare l'invalidità, Promuovere la salute, Servire la gioventù. Il loro impegno si concretizza anche in ambito locale, assistendo una Missione Saveriana in Burundi, dove già da alcuni anni sta fun-

zionando e si sta sviluppando un acquedotto, realizzato con i contributi pievigini, attuando la raccolta di occhiali usati e di lenti da destinare alle popolazioni bisognose, organizzando ogni anno il concorso Un Poster Per la Pace e Il Progetto Amazzonia per i ragazzi delle scuole medie. Inoltre sostengono l’Opera di Don Mario Gerlin a Bambui in Brasile e la Casa per Disabili Maria Adelaide. Annualmente promuovono il concerto Musica Per la Vita (vedi box), sensibilizzando la popolazione su diversi temi, sia internazionali che locali, che riguardano la qualità della vita; ultimamente si sono adoperati per la realizzazione del progetto “ il parto in acqua” dell’Ospedale di Conegliano e per sostenere il CEOD di Soligo, organizzando una serata in loro favore. Da oltre settant’anni i Lions sono

Nel dicembre 2008 si è tenuta l’ultima edizione del concerto Musica per la vita, originariamente organizzato per raccogliere fondi per varie attività, realizzato in collaborazione con l’Associazione Culturale Flic Floc, con la duplice finalità di dare visibilità ad artisti locali. Oltre ad alcuni classici, lo scorso dicembre sono stati presentati brani di origine coreana, cantati per la prima volta in ambito territoriale alla Corea. I fondi raccolti sono stati devoluti a Padre Edoardo Rasera, originario

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impegnati nel riciclaggio di occhiali usati che, una volta consegnati, vengono puliti, catalogati e consegnati a milioni di persone in Africa, nell’America del Sud, in India e nell’Est Europeo. Gli occhiali da vista sono molto utili perché molte delle persone che li ricevono sono artigiani che ne hanno bisogno per poter svolgere il loro lavoro di grande precisione o studenti che li usano per studiare. L’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha stimato che la vista circa un quarto della popolazione del mondo può essere migliorata attraverso l’uso di lenti correttive. Sfortunatamente molti non possono permettersi un paio di occhiali. Date un occhio al box qui sotto: il Lions Club vi invita ad un concerto molto particolare. Non mancate!

di Falzè di Piave, per il “Progetto acquedotto di Cholle” in Etiopia. Da questa manifestazione è nata l'iniziativa di un prossimo concerto che si terrà a Pieve di Soligo, presso l'Auditorium Battistella Moccia, il 19 giugno 2009 alle ore 19.00 con la collaborazione dell’Ambasciatore Coreano. Saranno presenti gli autori – coreani - dei brani e delle musiche e una delegazione accompagnata dal Console Coreano. I brani verranno eseguiti dal soprano Silvia Da Ros, dal baritono Welthur Rognoni, dal tenore Yeong-Hwa Matteo Lee, accompagnati dalla pianista Song-A Cecilia Youn. D. B.


cultura

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FRANCESCO, ESPERANTISTA Un trevigiano ci aiuta a scoprire il misterioso Esperanto

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irei che possiamo incominciare con una breve presen-

tazione. Sono Francesco Lorenzon, un esperantista trevigiano. Esperantista? Da quanto? Quattro anni, più o meno. E come noi tutti sappiamo l'esperanto è qualcosa che si mangia... (la mia prima brutta figura!) No, è una lingua… per di più è una lingua bellissima! Una lingua... mi è stato detto che è "la lingua del dottore che spera". Come mai? Perché colui che l'ha creata, viveva in una città dove si parlavano quattro lingue diverse e spesso, a causa di questa diversità si creavano odi e razzismo. Per questo desiderava, fin da quando era piccolo, risolvere questa situazione. Chi era costui? Ludwik Lejzer ZamenhofIl, nome esperanto che deriva da uno dei suoi pseudonimi, Doktoro Esperanto.

E, non sapendo che fare, ha creato una lingua? Già, voleva creare una lingua che fosse adottata dalla gente come seconda lingua; in modo che tutti, parlandosi tra loro fossero aiutati nel conoscersi meglio e quindi si vedessero come appartenti ad un'unica famiglia. Quindi mi stai dicendo che l'esperanto è "un idioma creato a tavolino, frutto di ingegno consapevole attribuibile ad una sola persona che ne sviluppa deliberatamente la fonologia, la grammatica e il vocabolario"? Solo inizialmente; dopo, la lingua è evoluta in senso naturale come tutte le altre. Sicuramente non è stato facile; ha dedicato tutta la sua vita a questo ideale fin dai tempi del liceo. E’ una lingua complicata? No, è più semplice di altre lingue: non ci sono irregolarità, ha una grammatica potente ma semplice; allo stesso tempo, per i tempi verbali c’è solo il presente, il futuro, il passato, il condizionale e

l’imperativo. E’ molto espressiva, esattamente come le lingue naturali. Lo dimostra il fatto che ci siano molti testi famosi tradotti in questa lingua: "Amleto", "La Divina Commedia", "I promessi sposi"… tutte opere non facili da tradurre… perfino "Il signore degli anelli". Il lessico poi cresce a dismisura mettendo prefissi e suffissi, tipo -on- e -ett-, così come succede in italiano ma, in esperanto, vale per tutte le parole e con molte più scelte a disposizione. Aspetta aspetta... mi stai dicendo che è più facile anche dell'inglese? Sì. Soprattutto per la pronuncia! In esperanto ogni lettera è un suono, più o meno come in italiano. Mi puoi dire, allora, perchè studiamo, ancora, quella specie di grugniti anglosassoni? Beh, adesso non esageriamo, l'inglese è una lingua bellissima. Penso che il motivo sia che l'inglese è la lingua della superpotenza economica e militare statunitense. E

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cultura

poi non è facile convincere la gente a imparare una lingua "artificiale". L'esperanto è la lingua più adatta ad essere scelta come lingua internazionale (sottolineo "lingua internazionale"), soprattutto dal punto di vista etico visto che non appartiene a nessun popolo; invece, scegliendo come lingua franca una lingua di una nazione, si privilegiano le persone di quello stato a scapito di altre! Mentre tutti devono imparare la lingua franca della nazione X, gli abitanti di X possono dedicarsi a studiare altro (tipo fisica, matematica) e in ambito commerciale e diplomatico ha più peso quello che parla senza traduttore… oppure che parla la propria lingua, nei confronti di qualcuno che parla una lingua straniera. A questo proposito... una curiosità... da dove deriva il lessico? Principalmente dalle lingue indoeuropee, soprattutto le lingue latine perché sono quelle che condividono maggiormente le parole rispetto ad altre. Tornando all'ambito commerciale e diplomatico.... è sconosciuta questa lingua per i vertici della nostra società occidentale? Qualcuno la conosce; ma sono pochi: il Papa fa l'augurio di Pasqua e di Natale in esperanto, e c'è pure la messa in esperanto ma il Papa è

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un caso a parte… Se non sbaglio l'esperanto nelle Olimpiadi di Pechino 2008 è stato nel ristretto gruppo di nove lingue ufficiali attraverso le quali sono state diffuse le notizie in tutto il mondo... c'è da essere orgogliosi... Eh beh, certo! È un bel riconoscimento. Quanti sono al mondo che lo parlano quotidianamente?

Quotidianamente, penso, 150.000; lo sanno parlare decentemente un milione, a livello di scuola superiore: la grammatica, un po' di vocabolario e saper biascicare qualcosa! L’ultima battuta non metterla nell’intervista! Tranquillo… non si arrabbia nessuno! Sarà la lingua, tanto attesa, che si parlerà in futuro? Si spera; perché in caso contrario la vedo brutta per le varie lingue medio-piccole che si parlano ades-

so: potrebbero morire! Come vivi sapendo che questa lingua è sconosciuta ai tuoi coetanei? Più che altro è fastidioso vedere come alcuni ne parlino male, senza neppure averla un po' conosciuta. (come io qualche mese fa.... che vergogna!) E... metodi efficaci che usi per far conoscere questa lingua: quali sono? Internet è un ottimo mezzo! Poi, il "Festival sulle lingue"…hmm… durante gli incontri giovanili internazionali, vengono allestiti corsi di lingua e bancarelle in cui si vendono libri scritti in esperanto e di grammatica. Nei corsi si spiegano anche le caratteristiche dei singoli paesi, la cultura... Ho sentito dire che dei grandi del nostro tempo hanno approvato questa lingua... come Einstein… Sì, poi Tolstoj l'aveva imparata (gasandosi e dicendo di averlo fatto in due ore!). E vero? Probabilmente, dopo due ore, si può capire qualche frase e dire qualcosa: è normale, come succede in tutte le lingue! Ma che l’avesse imparata bene… ho i miei dubbi! Possiamo dire che anche Tolstoj diceva, oltre che "guerra e pa-


cultura

ce", anche le bugie.... Ah, ah, ah! Bello... ma io, che non sono un credulone, ti metto alla prova.... sei pronto? Pronto! Mi si traduca:“Ne, geknaboj, vi eraris. Estis iam lignopeco”.

"No ragazzi (compresi maschi e femmine), avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno". Straordinario... nientemeno che Carlo Collodi... senti, abbiamo fatto una bella chiacchierata... ma chi volesse saperne di più può andare... oltre che in http:// iej.esperanto.it/ anche in quali altri siti? Lernu.it ,un sito per imparare l'esperanto: il bello è che c'è gente di tutte le nazionalità! Poi c'è il sito della Gioventù Esperantista italiana, http:// iej.esperanto.it/: lì c'è un forum in cui poter fare domande. Ci sono corsi gratuiti via internet, gestiti da voAgenzia Asprogram S.n.c. lontari (il kirek). Via Capodivilla, 27/4 Inoltre ci sono diversi 31053 Pieve di Soligo (TV) incentivi e borse di Tel. 0438‐83483 ‐ Fax 0438‐841329 studio per raggiungere incontri esperantisti: questo soprattutto per i giovani. Mi iras momente al la necesejo! (mi guarda stralunato…) Non ti ho detto “ci vediamo

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in seguito?” No, hai detto: “Vado un attimo in bagno!” Ah... bene... direi, se vuoi, di dare un saluto al Racoon... il nostro giornalino che ha accettato di far conoscere questa lingua... e a tutto il M. Casagrande... Dankon Racoon! Kaj mi elkore salutas la studentojn de la lernejo "M. Grandadomo"! Eh? Scusa la mia ignoranza. Il fatto è che non ho capito "elkore" e .... "El kore" vuol dire "dal cuore". Più o meno "con tutto il cuore"! E tutta la frase tradotta? (A beneficio di tutti coloro che non hanno afferrato il concetto!) Grazie Racoon! E saluto con tutto il cuore gli studenti della scuola "M. Casagrande"! Grazie... per te, o grande uomo... chiederò che i comunicati siano distribuiti per una settimana in esperanto... (se il preside acconsente)!!! Uh, grande! Speriamo bene. Grazie comunque per questa possibilità di far conoscere a più gente l'esperanto!

Davide Amianti

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Eutifrone di Platone Provate voi a mettervi nei suoi panni! Cosa avreste pensato, cosa avreste fatto, se foste stati voi al posto di Eutifrone? Immaginate: vostro padre è un imprenditore. Un suo dipendente uccide un collaboratore dell'azienda. Vostro padre come reagisce? Prende questo assassino, lo lega e lo chiude in una stanza. Intanto manda qualcuno a chiamare la polizia, che però tarda ad arrivare; nel frattempo, però, il “prigioniero” si sente male e muore. Cosa ne pensate? Accusereste vostro padre di essere anche lui un assassino? Sareste capaci di intentare un'accusa in tribunale contro di lui come fece Eutifrone? Eutifrone dà per scontato di essere nel giusto e, anzi, accusando il padre d'omicidio, è convinto di compiere un'azione addirittura santa: egli è un sacerdote e un

Fontamara di Ignazio Silone Fontamara, dello scrittore abruzzese Ignazio Silone è un romanzo realistico diviso in 10 capitoli, per un totale di circa 200 pagine. È stato pubblicato per la prima volta a Zurigo nel 1933 in tedesco e poi nel 1934 è stato tradotto in italiano. Fontamara è un borgo della Marsica che fa da sfondo alle vicende narrate, che vedono come protagonisti i "cafoni", che per la loro ignoranza sono oggetto di ingiustizie e soprusi da parte dei borghesi potenti. Con un linguaggio essenziale ma efficace e con uno stile semplice e chiaro, Silone voleva denunciare i problemi che affliggono i fontamaresi, che si vedono sottrarre, con imbrogli, anche quei pochi diritti che avevano. L'autore

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indovino, uno che pensa di saperla lunga in materia di religione e di giustizia. Fuori dal tribunale di Atene, Eutifrone, però, non è solo. C'è anche Socrate, il famoso filosofo, l'altro protagonista di quest'opera di Platone. I due si incontrano e cominciano a parlare dell'accusa che Eutifrone è andato a muovere al padre. Su questo punto Socrate non lascerà in pace Eutifrone per tutto lo svolgimento del dialogo: davvero egli pensa che la sua azione sia santa e non piuttosto empia? Il dialogo tra Socrate e l'indovino Eutifrone è un esempio di come il pensiero e il dubbio socratico riescano a mettere in crisi i luoghi comuni e i valori dati per scontati. Questa conversazione non è soltanto un'elegante esercitazione logica ma mette in luce una profonda esigenza etica: che cosa vuol dire compiere un'azione giusta e santa? Questa lettura vi porterà in un mondo parallelo ancora enigmatico, che vi indurrà a riflettere su tematiche di grande valore. Buono “sconvolgimento mentale” e buona fortuna!!

Chiara, Anna, Eleonora affronta tematiche quali lo spirito di sacrificio, l'amore, l'amicizia e i problemi della classe più bassa della società attraverso gli stati d'animo dei contadini e le loro vicende. La storia è narrata con un ritmo lento, infatti sono presenti molti dialoghi. La lettura di questo romanzo richiede, è vero, attenzione ed impegno, ma al termine si ha una sensazione positiva in quanto gli argomenti trattati inducono alla riflessione e al ragionamento. La lettura di questo classico permette di capire l'importanza di possedere una cultura solida in modo da non essere imbrogliati e sottomessi. Classe 1a A Ls


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IL MURO INVISIBILE

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di Harry Bernstein l muro invisibile è la storia di una famiglia

ebrea vissuta in un povero quartiere di una cittadina grigia e piovosa nel centro dell’Inghilterra. Harry Bernstein, con la sua voce calda e coinvolgente, ripercorre la sua infanzia in quella vecchia strada, divisa nel mezzo da un muro invisibile: da un lato gli Ebrei, dall’altro i Cristiani. Un’infanzia di lacrime e sorrisi, sofferenze e piccole gioie, speranze, sogni e delusioni, ma soprattutto un’infanzia di paura della guerra, che incombe sul mondo intero. È un libro profondo, che con il suo linguaggio semplice e attraverso scene realistiche fa riflettere sul coraggio di cui abbiamo bisogno per distruggere il muro di pregiudizi che incombe ancora nonostante la sofferenza che ha comportato in passato. Nella strada in cui abitano Harry e la sua famiglia,

le due fazioni, Ebrei e Cristiani, conducono una vita misera e nonostante l’odio che li divide, condividono i dolori della guerra e della povertà. Grazie all’amore che nasce tra Lily, sorella di Harry, e Arthur, un ragazzo cristiano, i due lati della strada riusciranno a incontrarsi e distruggere, almeno in parte, il muro invisibile che è stato eretto dalle due differenti religioni. Così, dopo anni di contrasti, parole non dette, litigi e qualche momento di unione, Ebrei e Cristiani si riuniscono, rendendosi conto dell’inutilità della loro diffidenza. Con una nota di tristezza e nostalgia, l’autore rievoca i momenti difficili di una vita che con i suoi ingenui sogni e speranze coinvolge il lettore, commuovendolo e disegnando sul suo volto qualche raro sorriso. Un tuffo in una realtà passata che crediamo sia così distante …

Chiara

ORGOGLIO E PREGIUDIZIO di Jane Austen

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ane Austen, nata a Steventon, Hampshire, nel 1775, è una delle più famose scrittrici settecentesche. Dal 1794 al 1799 scrive la prima versione di Orgoglio e Pregiudizio, chiamata inizialmente "First Impression" ("Prima Impressione") ma pubblicata solo nel 1813. Oltre a questo romanzo Jane scrive, nello stesso periodo, "Juvenilia" ("Le opere giovanili"), "Elinor and Marianne", "Ragione e Sentimento", e molti altri, anch’essi entrati a far parte dei classici inglesi.

Muore a Winchester nel 1817 a causa del raro morbo di Addison. "Pride and Prejudice", ovvero "Orgoglio e Pregiudizio", ambientato nell’Inghilterra del ’700, racconta la storia delle sorelle Bennet in età da marito e della loro famiglia. Il romanzo si svolge nello stesso periodo in cui l’autrice scrive. Verso l’autunno, nella loro monotona vita di campagna, arriva Mr. Bingley accompagnato dal suo amico, lo sprezzante Mr. Darcy. Quest’ultimo si innamora di Elizabeth (la secondogenita della famiglia) ad un ballo, ma è troppo orgoglioso della sua ricchezza che

mente a se stesso inducendosi a credere il contrario. Ma anche Elizabeth, all’inizio odiandolo per le sue maniere altezzose, lungo il corso degli eventi capisce che lo ricambia, raggirando i suoi pregiudizi. È un romanzo dove si intersecano le vite di tutti i personaggi formando una storia avvincente e romantica, piena di colpi di scena inaspettati. Un romanzo d’amore di stampo antico ma allo stesso tempo moderno. Consigliato a tutte le Eliza moderne.

Kayleigh Dall'arche

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AYLA FIGLIA DELLA TERRA di Jean M. Auel

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za è la donna della medicina del Clan "dell’Orso delle Caverne". Insieme alla sua tribù, è alla ricerca di una nuova caverna, dal momento che quella vecchia è crollata durante un terremoto. Lungo il cammino, trova una piccola bambina ferita, sul punto di morire. La compassione ha il sopravvento e la donna decide di curarla. Naturalmente, non tutti nel Clan vedono di buon occhio la cosa, vista la diversità della bambina, perciò il capotribù decide di chiedere aiuto al Mog-ur, lo sciamano del Clan "dei Testapiatta". Egli, dopo aver interpellato gli spiriti, dà la sua approvazione, dando a Iza la possibilità di tenere la piccola, ribattezzata “Ayla”. Col passare del tempo, trovata una nuova caverna, la nuova arrivata comincia ad integrarsi, aiutando le donne, imparando lingua e leggi del Clan. Resta sempre evidente, però, la sua differenza con gli appartenenti alla tribù: mentre lei è alta, bionda, con gli occhi azzurri, loro sono bassi, quasi interamente ricoperti di peli marroni e con gli occhi castani. La distinzione più grande, però, non sta nel fisico, ma nell’appartenenza a due razze con diverso grado di evoluzione. Infatti Ayla, a differenza dei Testapiatta, piange, ride, è intelligente. Essere stata accolta da Iza come una figlia la aiuta a superare momentaneamente il problema e l’amicizia con il Mog-ur le insegna che non tutto ciò che è diverso è sbagliato. Accetta di essere

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l’apprendista della madre adottiva e così comincia ad imparare l’arte delle erbe. Ma non tutto va come dovrebbe andare: la sua spontaneità, la sua indipendenza, il suo essere poco sottomessa agli uomini la mettono in seri guai che la porteranno ad una scelta molto importante.

“Ayla figlia della terra” è il primo di una serie di cinque libri, comunemente nota come “Saga dei figli della terra”, scritta da Jean M. Auel. È un libro fantasy storico, uno dei migliori che abbia letto. Non sono una vera appassionata di preistoria, ma questo libro mi ha dato la possibilità di capire più a fondo la vita primitiva. Grazie alle conoscenze della scrittrice e al suo modo di mostrare in maniera reale e vivida il mondo, le tradizioni e il punto di vista di una razza a noi lontana millenni, sono entrata facilmente in un’Europa preistorica di circa 25.000 anni fa. All’inizio il libro potrà sembrare un po’ noioso, ma dopo le prime 50 pagine non riuscirete più a staccarvene: Ayla vi coinvolgerà in ogni sua esperienza, positiva o negativa che sia, e vi farà gioire, soffrire e piangere con lei. Perciò non stupitevi se, chiuso il libro, sarete un po’ delusi nel

tornare nel nostro mondo super tecnologico, o se sognerete di andare a caccia di mammut: è il pregio di questo libro avvicinare a noi un’epoca così lontana, e lo è anche farci scoprire un mondo allo stesso tempo simile e diverso dal nostro. Luce


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GRAN TORINO

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l titolo di questo film si riferisce al modello dell'automobile "Ford" che Walt Kowalski, veterano della guerra del Vietnam, possiede e custodisce quasi come una figlia. Kowalski, rimasto vedovo, si trova ad abitare in un quartiere popolato solo da famiglie coreane. L’uomo, dai modi burberi e poco gentili, ha un rapporto conflittuale con i figli, uomini d’affari che mantengono un contatto con lui con l’unico scopo di ottenere parte della sua eredità. Una notte una banda formata da giovani teppisti irrompe nel quartiere e minaccia i vicini di Kowalski, una famiglia coreana con difficoltà economiche. Il protagonista, abile e temerario grazie all’esperienza acquisita in Vietnam, salva la famiglia mettendo in fuga la banda. Da quel giorno egli diventa un vero e proprio eroe: viene ricoperto di

doni che in un primo momento, imbarazzato, rifiuta, ma che successivamente accetta, arrivando persino a socializzare con coloro che prima definiva “musi gialli”. Si instaura un rapporto di amicizia, in particolar modo con il membro più giovane della famiglia, Thao, un ragazzo solitario e non accettato dagli amici e per questo soprannominato “Tardo” da Walt. Kowalski riuscirà a migliorare la vita di Thao aiutandolo con utili consigli e allo stesso tempo anche Thao, senza rendersene conto, inciderà profondamente nella vita di colui che ora è il suo nuovo eroe, il modello a cui vuole ispirarsi.

il razzismo, la vita e la morte, ma anche l’amicizia siano stati trattati. Non deluderà i fan di Clint Eastwood, attore e regista del film, che ancora una volta incanta tutti con il suo inconfondibile stile.

Giada Fornasier

Questo film vi darà molti spunti di riflessione. Nonostante non mi attirasse particolarmente, sono rimasta piacevolmente sorpresa di come alcuni temi quali

Regia: Clint Eastwood Attori: Clint Eastwood, Bee Vang, Ahney Her Paese: USA 2008 Genere: Drammatico-Thriller Durata: 116 min. Distribuzione: Warner Bros.

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DIE WELLE (Deutschland, 2008)

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hema – Woche. Kurs über die Autokratie. Die Frage: « Ihr seid also der Meinung, dass ´ne Diktatur heute in Deutschland nicht mehr möglich wäre?» Die Antwort: « Auf keinen Fall, dazu sind wir hier viel zu aufgeklärt ». Der Versuch und der Beweis demonstrieren, dass es nicht unmöglich ist, dass diese Erfahrung wieder geschieht.

Die Welle spielt in einer deutschen Schule und der Film basiert auf einer wahren in Kalifornien

passierten Geschichte. Ein Gymnastiklehrer, Führer des Kurs zum Thema Autokratie, entscheidet sich eine Woche lang eine Autokratie zu errichten, nur damit die Schüler deren schädliche Folge erleben können. Er fragt die Schüler nach den unentbehrlichen Bestandteilen einer Autokratie: einen Namen, eine Uniform, einen Gruß. Die Welle ist geboren, an der ein Heer Schüler teilnehmen, die sich ein weißes Hemd und Jeans anziehen. Aber man weiß, dass die Wellen sich verbreiten. Und das, was auf den Schulkurs hätte beschränkt bleiben müssen, fängt an sich draußen auszudehnen: die jungen Leute drucken Klebstoffe, mit denen sie die Stadt verkleiden, teilen kostenlos den anderen Schülern weiße Hemden aus, organisieren Partys nur für die Mitglieder der Welle… Die Schüler sind davon sehr begeistert, weil ihre Probleme von der Gruppe gelöst werden und wer sich früher ausgegrenzt gefühlt hatte, kann jetzt seine Rolle finden: alle verteidigen, alle werden verteidigt. Leider ist der Samstag gekommen und deshalb ist die Thema – Woche am Ende. Aber

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jemand ist nicht froh, dass diese idyllische Situation, in der es keine Probleme gibt, am Ende ist. Nein, jemand ist nicht einverstanden. Diese Menge von jungen Leuten, die nur mit weißen Kleider angezogen sind, sehen wie die (Entwicklung der) „schwarzen Hemden“ aus, auch wenn sie verschieden sind: sie flößen Stille und Ruhe ein und das ist paradox, wenn wir daran denken, was sie machen. Die einfache Frage: « Ihr seid also der Meinung, dass ´ne Diktatur heute in Deutschland nicht mehr möglich wäre?» und die erwartete Antwort: « Auf keinen Fall, dazu sind wir hier viel zu aufgeklärt» vom Beginn scheinen in der stummen Schlussszene widerzuhallen. Nur die Tonspur begleitet diese letzten Szenen, die so aussehen, als ob sie unter Wasser gedreht worden wären, wo die Schreie ersticken, wo das Weinen von den Wellen hinweggefegt wird. Besser noch, von der Welle. Von jener Welle, die alle und alles fortgerissen hat. Von jener Welle, die mit seinen Spitzenwerten den Schülern die Trunkenheit des Himmels hat erreichen lassen. Von jener Welle, die jetzt wieder gefallen ist und sie unter Wasser gesessen hat. Mit der Folge, dass jemand ertrunken ist.

Domenico Bottega


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L’ONDA (Germania, 2008)

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ettimana a tema. Corso sull’autocrazia. La domanda: “Voi dite che in Germania una dittatura non sarebbe più possibile?” La risposta: “Lo escludo, ne conosciamo le conseguenze”. Seguono l'esperimento e la prova che dimostrano come non sia affatto impossibile ripetere l'esperienza.

rimanere circoscritto al corso scolastico, inizia a espandersi all’esterno: i ragazzi stampano adesivi e con questi tappezzano la città, distribuiscono gratuitamente camicie bianche a tutti gli studenti, organizzano feste esclusivamente per i membri dell’onda… Tutti gli studenti sono entusiasti

L’onda è ambientato in una scuola tedesca e il film si ispira ad una storia vera, accaduta negli anni settanta in California. Un professore di Educazione Fisica, a capo del corso che ha per tema l’autocrazia, decide di mettere in atto un regime autarchico, solo per quella settimana, solo per far sperimentare le conseguenze deleterie che può avere. Chiede agli studenti gli elementi indispensabili per instaurarne uno: un nome, una divisa, un saluto. Ecco che nasce "L’onda", fatta da un esercito di studenti in camicia bianca e jeans. Ma le onde, si sa, si propagano. E ciò che sarebbe dovuto

perché i problemi vengono risolti dal gruppo, e chi prima si sentiva escluso ora riesce a trovare il proprio ruolo: tutti difendono tutti. Peccato che sia arrivato sabato e così la fine della settimana a tema. Ma a qualcuno non sta bene che questa situazione idilliaca, questa vita da sogno in cui i problemi non trovano posto abbia fine. No, qualcuno non ci sta…

Questa moltitudine di ragazzi e ragazze vestiti di bianco sembrano l’evoluzione delle “camicie nere” ma, a differenza di queste ultime, trasmettono tranquillità e serenità, paradossali rispetto alle azioni che mettono in atto. La semplice domanda - “Voi dite che in Germania una dittatura non sarebbe più possibile?” – e la scontata risposta - “Lo escludo, ne conosciamo le conseguenz e ” – dell’incipit sembrano riecheggiare nel finale muto. La sola colonna sonora ad accompagnare queste ultime immagini che sembrano essere state riprese sott'acqua, dove le urla si soffocano, dove i pianti vengono spazzati via dalle onde. Anzi, dall’onda. Da quell’onda che ha travolto tutto e tutti. Da quell’onda che, con i suoi picchi, ha fatto loro toccare l’ebbrezza del cielo. Da quell’onda che ora è ricaduta e li ha sommersi. Facendo annegare qualcuno.

Domenico Bottega

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DUPLICITY

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laire è un agente della Cia mentre Ray è un agente dei servizi segreti britannici. Si conoscono a Dubai: lei lo seduce, lo droga e gli ruba importanti informazioni riservate. Si ritrovano cinque anni dopo a New York, impiegati dal servizio di spionaggio della medesima multinazionale: hanno il compito di scoprire quale prodotto rivoluzionario i concorrenti siano prossimi a lanciare sul mercato. Sembrano innamorati ma, per deformazione professionale, naturalmente portati a non fidarsi di nessuno, nemmeno del proprio partner! E per coronare il

loro sogno d’amore cercheranno di incastrare i loro stessi datori di lavoro… quindi finiranno in un hotel svizzero, e berranno alla loro salute! Sarei rimasto dentro la sala per riguardarlo una seconda volta, solo per riuscire a godere le minime astuzie e i più insignificanti particolari che, precedentemente, avevo sottovalutato… purtroppo era l’ultimo spettacolo della serata! E’ una pellicola che coinvolge, e il segreto sta nella scelta della narrazione: la storia si costruisce un po’ per volta perché il film è una continua alternanza tra flashback e vicende contemporanee e così ci si ritrova a dover spesso cambiare opinione, a rettificare le proprie ipotesi. Avete presente cosa accade quan-

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do si pongono due specchi l’uno di fronte all’altro? Si ottiene che gli oggetti che si trovano nel mezzo si rispecchiano un numero infinito di volte. Accade qualcosa di analogo in Duplicity, "Doppiezza". Il film è un lungo inganno, dall’inizio alla fine. Tutti si trovano ignare vittime di un doppio gioco, spettatori compresi che, giunti pressoché alla fine, credendo finalmente di essere riusciti a capire i giochi tremendamente ambigui di tutta la storia, comprendono di essere stati loro stessi ingannati!

Domenico Bottega


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DIVERSO DA CHI?

iverso? Io? Diverso da chi?» Girato nella vicina Trieste in una tiepida atmosfera primaverile, commedia molto leggera ma che non scade nella banalità. Campagna elettorale per le amministrative: il partito Unione Democratica – che, come dice il nome stesso, rappresenta lo schieramento di sinistra – decide di presentare come candidato sindaco Pietro (Luca Argentero), dichiaratamente omosessuale, fidanzato da quattordici anni con Remo (Filippo Nigro). Adele (Claudia Gerini) è candidata vicesindaco; è “un’estremista di centro”, antidivorzista, assolutamente a favore della famiglia intesa in senso tradizionale. All’inizio Pietro e Adele stentano a trovare un accordo ma poi iniziano a frequentarsi, lavorano insieme fino a tarda notte e…nasce inaspettatamente l’amore! Ma sarà lo stesso Pietro a non voler ammettere questa attrazione e Adele, che ha profondamente mutato le sue convinzioni sui gay, appare meno “bacchettona” di lui, non disposto a riconoscersi diverso tra i diversi! In Diverso da chi? l’omosessualità è un

aspetto che si configura come assolutamente parte integrante della società e non come un universo sospetto ed estraneo. Risultano originali – e, in alcuni passaggi, anche comici – i sentimenti contrastanti del protagonista che, dopo aver accettato la sua identità sessuale, si trova ora spaesato nel dover ammettere di essere innamorato di una donna. Gli schemi di normalità e diversità risultano sovvertiti: il perno della storia non sta nel fatto che Pietro si sia invaghito di Adele ma, soprattutto, nel rapporto uomodonna, che per lui risulta essere trasgressivo, fonte di senso di colpa. E risulta incredibile che Pietro sia intimorito dalla reazione che suo padre potrebbe avere alla notizia che lui ha tradito Remo con

una donna! Lo sceneggiatore del film Fabrizio Bonifacci scrive: “In passato ho scritto storie su schizofrenici, egiziani, donne con due figli ma nessuno ha mai pensato che io fossi schizofrenico, egiziano o madre. Invece stavolta molta gente si fa domande sui miei gusti sessuali, dando per scontato che solo i gay possano scrivere di gay!” Questo film, nato da un gioco un po’ irriverente, esce infatti in un mondo in cui ancora gli omosessuali combattono per i propri diritti e nel quale i pregiudizi da sfatare sono ancora molti!

D.B.

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trailer

AUSTRALIA

L

ady Sarah Ashley (Nicole Kidman), un’aristocratica inglese, furiosa del fatto che suo marito desse più attenzioni al loro ranch “Faraway Downs” che a lei stessa, si reca in Australia, dalla grigia Inghilterra, per venderlo. Arrivando riceve la drammatica notizia che suo marito è stato assassinato, presumibilmente, da un aborigeno. Dopo il triste funerale, Lady Ashley comincia a guardarsi attorno e scopre per quale motivo suo marito non avrebbe voluto vendere quel pezzo di terra per nessuna ragione al mondo: si era innamorato dell’Australia. Affascinata dalle

Regia: Baz Luhrmann Attori: Nicole Kidman Craig, Hugh Jackman Paese: USA 2008 Genere: Drammatico, Romantico, Storico Durata: 163 min.

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immense pianure, dai serpeggianti e lipidi fiumi, dai massicci rocciosi e dai curiosi aborigeni decide di dedicare la s u a v i t a all’allevamento del bestiame come suo marito. In questo è ostacolata da King Carney, il maggior allevatore di bestiame della città; Lady Ashley deve trasportare una mandria di 1500 capi fino al porto di Darwin dove saranno venduti ed imbarcati dall’esercito e per farlo si fa aiutare dal rude mandriano Drover (Hugh Jackman), dall’ubriacone e contabile di famiglia, dal restio cuoco cinese e dal piccolo Nullah, un mezzosangue figlio di un’aborigena e di un bianco. Grazie al piccolo, Lady Ashley o, come era solito chiamarla Nullah, “Miss Boss” comprende ed impara le tradizioni aborigene: per loro tutto è legato alla musica e solo cantando si può comprendere ciò che li circonda e riuscire a prevedere ed evitare i pericoli. Il canto accompagna tutto il film inizialmente con i riti di morte dello sciamano aborigeno, nonché nonno di Nullah, poi anche con la canzone “Somewhere over the rainbow” del Mago di Oz cantata da Lady Ashley per consolare il piccolo Nullah dalla tragica morte di sua madre mentre cercavano di nascondersi dalla polizia. Anche quando Nullah è costretto ad andare con i

missionari cattolici che lo confinano in un collegio per bambini di sangue misto, fa promettere a Lady Ashley di venire a cercarlo con la frase che tanto viene ripresa lungo l’arco della storia, che ci fa commuovere: “Miss Boss, io canto te a me!” Drammatiche le scene del bombardamento da parte dei giapponesi al porto di Darwin e alla missione dove era segregato il piccolo Nullah; la seconda guerra mondiale incombe su tutti i personaggi come una belva feroce portatrice di morte che non fa distinzioni di sesso, razza, sangue, cultura e religione. In quei momenti si vedono inglesi e aborigeni, americani e afro-americani, cinesi e olandesi plasmare vincoli di amicizia profondi che in tempi di pace non sarebbe stato possibile. Centosessantatre minuti di una “lunghissima ed avvincente favola romantica”, una straordinaria alchimia di musica, sentimenti e paesaggi australiani di una bellezza da mozzare il fiato.

Davide Amianti


atomi

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PILLOLE DI SCIENZA Lo sai che...

È

stata individuata una nuova proteina che regola i ritmi circadiani nelle piante. I vegetali distinguono il giorno dalla notte grazie alla proteina chiamata Che, che si lega al dna e regola la produzione di altre proteine. Che interagisce con gli altri pezzi dell’orologio interno delle piante, in particolare con quelli che regolano l’attività all’alba e al tramonto. Secondo "Science", lo studio potrebbe essere utile per aumentare la produttività dei vegetali. Alcuni metri sotto la superficie degli oceani, il fitoplancton forma uno strato sottile che può estendersi per chilometri. Un fatto sorprendente, perché molti degli organismi che compongono il fitoplancton sarebbero capaci di nuotare verso l’alto e verso il basso. Ma si è scoperto che, in presenza di perturba-

zioni orizzontali, i microrganismi rimangono intrappolati tra gli strati d’acqua che scorrono uno sull’altro. La ricerca potrebbe servire a capire meglio il problema delle fioriture algali, scrive "Science". I grandi incendi che divampano periodicamente in Indonesia sono in gran parte di origine umana, sostiene "Nature Geoscience". Analizzando i dati di visibilità presso gli aeroporti, i ricercatori hanno concluso che tra il 1960 e il 2006 il fuoco si è diffuso soprattutto negli anni di siccità. Ma fino agli anni ottanta il Borneo non era mai stato colpito da incendi, neanche nei periodi di siccità. Solo quando è aumentata la popolazione e l’agricoltura è diventata industriale si sono diffusi i roghi. Si chiude il 22 marzo a Istanbul il quinto Forum mondiale dell’acqua, che dal 16 marzo ha

riunito rappresentanti di 120 governi, ambientalisti, ricercatori ed esperti dei servizi idrici per discutere di acqua, cambiamento climatico e sviluppo. Si stima che circa un miliardo di persone nel mondo non abbia accesso all’acqua potabile, mentre 2,6 miliardi non hanno servizi fognari. Uno dei problemi al centro della discussione è il finanziamento delle infrastrutture. Nel giorno di apertura del Forum si è svolta una manifestazione contro la privatizzazione dell’acqua e la polizia turca ha arrestato una decina di persone. Il rappresentante della Banca Mondiale, Jamal Saghir, ha dichiarato che l’attuale crisi economica rischia di provocare una riduzione degli investimenti. Le strutture sanitarie dello Zimbabwe sono al collasso e la situazione è fuori controllo. Lo denuncia "Medici senza frontiere" nel suo rapporto. Il segno più evidente della crisi è l’epidemia di colera, che da agosto ha colpito 77.650 persone uccidendone 3.688, ma sono in difficoltà tutti i settori dell’assistenza sanitaria, compresa quella per i malati di aids. Secondo "Msf", le misure del governo frenano gli aiuti delle organizzazioni umanitarie.

A cura di Luce

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note

J Ax A RONCADE Un mix di Rap’n’roll, Rap&Dance e Rap&Tecno

N

on mi accorgo del tempo che scorre se non quando mi fermo e guardo indietro. Era il 2002, avevo undici anni ed era appena uscito “Domani Smetto”, nuovo cd degli Articolo 31. Quanto ho cantato quelle canzoni, quanto ho gridato, quanto ho ballato, quanto ho saltato ascoltandole. Sembra ieri. Può sembrare retorico ma il tempo passa troppo velocemente: me ne sto accorgendo io, se n'è accorto J Ax, che nel suo ultimo album da solista, Rap'n'Roll, canta ironicamente "I vecchietti fanno oh". E' stato traumatico accettare la divisione degli Articolo 31 (avvenuta nel 2006); mi considero disposta ad accettare cambiamenti ben più radicali ma, cresciuta fra le rime taglienti di “Nato Per Rappare” e le note struggenti di “Non E' Un Film”, non ero pronta per ricevere il colpo. Tuttavia bisogna ammettere che J Ax

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con il primo album da solista, “Di sana pianta”, si è fatto perdonare lo smacco. Contenente 17 tracce, il cd unisce ai testi irriverenti stile Articolo sonorità più tendenti al rock che al rap; a volte fin troppo melodico ma, nel complesso, piuttosto buono.

Il 23 gennaio di quest'anno esce il secondo lavoro da solista di J Ax, Rap'n'Roll : dopo aver negato ogni etichetta per anni, da “Strade

di città” (album del '93) fino a “S.N.O.B.” (singolo del 2006), il cantante ha deciso di auto-definire il proprio stile rap'n'roll, appunto. In realtà ad ogni ascolto la sensazio ne ch e rim an e è che "Rap&Dance" o "Rap&Techno" sarebbero stati titoli decisamente più appropriati: i testi sono, al solito, splendidamente rap, sfacciati, ritmati. I suoni invece, di rock hanno ben poco (escludendo qualche caso sporadico, come il singolo “Rap'n'Roll”): a pezzi forti come “Aumentaci Le Dosi” o “Mi Rifiuto”, si alternano ballate come “In Mezzo” o “Signora”. Le undici tracce sono decisamente apprezzabili. Il problema del cd è il titolo: l'autore ha puntato troppo in alto, non soddisfacendo alle aspettative create. Ma, naturalmente, sono solo considerazioni: l'album resta, come ho detto, molto piacevole. Fra alti e bassi, la mia passione per gli Articolo 31 prima e per J Ax poi, continua (quasi) ininterrottamente da sette anni. E' quindi forse comprensibile l'attacco d'ansia


note misto a gioia e incredulità quando sono venuta a sapere che al "New Age", locale di Roncade, J Ax avrebbe tenuto una delle rappresentazioni del suo tour. Naturalmente sono corsa a comprare il biglietto. Venerdì 13 marzo, ore 22.20: dentro al "New Age" le luci si fanno soffuse, i fan iniziano a gridare, esce qualcuno sul palco: Space One, rapper che collabora con J Ax fin da quando facevano parte degli Articolo, apre il concerto con qualche brano proprio. Si tratta solo del solito escamotage per riscaldare gli animi. Infatti, alle ore 22.40, fra le urla dei fan che intonano qualche canzone, J Ax sale sul palco. E' lui, è davvero lui. Un po' bassino, per essere sinceri. Ma pieno di grinta: inizia subito a cantare, continuerà per due ore e mezza con una piccola interruzione soltanto. Fenomenale. Soprattutto perché la settima-

na scorsa è stato immobile a letto per uno strappo alla schiena; lui ci scherza, autocitandosi: "l'altra settimana i vecchietti hanno fatto ahi!". Le aspettative erano alte, altissime. E J Ax non le ha deluse: ha cantato tutti i pezzi del nuovo album che, dal vivo - sarà stata l'adrenalina del momento, sarà stata la passione che Ax ha messo nel proporsi - risalta molto di più. La band ha eseguito anche numerose canzoni da”Di Sana Pianta” (“S.N.O.B.”, “Ti Amo O Ti Ammazzo”, “Aqua Nella Scquola”, “Se Mi Sposo”, “Generazione Zero”, “Tua Mamma”). E non poteva certo mancare qualche perla dei vecchi Articolo: “La Legge Del Taglione”, “Ohi

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Maria”,“Non E' Un Film”,“Spirale Ovale”,“Domani Smetto”,“La Mia Ragazza Mena”,“L'Italiano Medio”. Sono state due ore e mezza intensissime: ancora una volta ho cantato quelle canzoni, ho gridato, ho ballato, ho saltato ascoltandole. Ma con J Ax davanti a me. Che ha mostrato, oltre alle capacità di artista, il suo lato umano: pur saltellando tutto il tempo, instancabile, quando arrivava la pausa marcata dalle ballate, si sedeva su di uno sgabello, massaggiandosi la schiena probabilmente ancora dolorante; riprendendo a cantare, accortosi che stava sbagliando a iniziare un pezzo, ha chiesto al pubblico: "Urlatemi sceeemoo! Sceeemoooo!".Se qualcuno sette anni fa mi avesse detto che avrei sentito J Ax dal vivo, molto probabilmente non ci avrei creduto. E invece eccomi qui, a gongolare. E' stata un'esperienza irripetibile che consiglio a chiunque: rimarrà senza dubbio impressa nella mia mente per lungo tempo.

Marta Panighel

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bit

CLOUD COMPUTING Servizi web a consumo: la rivoluzione informatica

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n origine erano i grandi server Erano i gloriosi anni '70 quando nelle aziende venivano installati mastodontici server, noleggiati per svariate migliaia di dollari, che dovevano occuparsi di fare i conti. A questi erano collegate centinaia di terminali tecnicamente definiti "stupidi", che avevano l'unico compito di richiedere e fornire informazioni al server. Da allora il modo di fare informatica è notevolmente cambiato, e la diffusione del computer non solo nelle grandi aziende, ma anche in quelle più piccole, ed infine nelle case, ha portato alla valorizzazione di quei terminali che occupavano l'ultimo posto della gerarchia, aprendo il mercato dei Personal Computer. E ora... arriva il passato! Sono passati trent'anni ormai dal boom dell'informatica nelle aziende, e gli scenari sono completamente cambiati. Ma molti dei fattori di cambiamento stanno facendo ripercorrere al contrario la strada percorsa nei passati decenni. La rete, innanzitutto, è tornata di vitale importanza: non più la rete aziendale, ma una rete globale come Internet. In più abbiamo una nuova attenzione per i consumi e

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l'ecologia, fattore magari non essenziale ma di sicuro importante, almeno a livello domestico, dove i produttori di soluzioni informatiche fanno a gara per potersi fregiare del titolo di "più ecologici". Infine, la disponibilità di grande poten-

za di calcolo in computer relativamente economici ha aumentato e reso relativamente facile l'offerta di servizi via internet, come veri e propri server da gestire da casa propria, magari anche gratis. Tutto questo ha portato alla nascita del Software come servizio: il software e le risorse informatiche non sono più qualcosa da possedere fisicamente, ma vengono noleggiate via internet, e si sfruttano grazie alle tecnologie della Grande Rete, proprio nella stessa maniera in cui sfruttiamo le reti dei gestori quando facciamo telefonate o inviamo sms.

Questa nuova forma software, che non si trova più installata sul singolo computer, ma funziona su una rete, prende il nome di Cloud Computing. I meccanismi della nuvola Come abbiamo visto, l'architettura del Cloud Computing riprende la classica struttura delle vecchie reti, basata su un grosso server e vari "terminali stupidi", arricchendola delle tecnologie del nuovo Web. Troviamo quindi in cima alla scala la componente "fisica" della nuvola, costituita da immensi parchi di server gestiti da grandi aziende come Google, Amazon o Microsoft, che si occupano di fornire le risorse necessarie, in termini di spazi di archiviazione dei dati e potenza di calcolo. Poi interviene un secondo agente che si occupa di creare il software da far girare sulla nuvola: a volte sono le stesse aziende che forniscono l'hardware, o spesso organizzazioni o singoli esterni. Infine c'è l'utente finale, che attraverso Internet e le tecnologie del Web 2.0 accede ai programmi e ai servizi. Ma facciamo un esempio pratico, ad esempio guardando la struttura della nuvola di Google, che offre praticamente tutte le opportunità che abbiamo visto. Google ovvia-


bit merge una questione abbastanza scottante: che sicurezza c'è per i nostri dati, una volta che vanno a finire nella nuvola?

mente ci fornisce tutto l'hardware necessario. Possiamo poi scegliere tra utilizzare l'infrastruttura messaci a disposizione con delle nostre applicazioni, o con servizi di Google. Nel primo caso è Google App Engine a fare al caso nostro: grazie a questo infatti potremo caricare i nostri programmi nella nuvola di Google e sfruttarne le capacità di calcolo secondo le nostre necessità, in maniera gratuita per operazioni semplici, e a pagamento per calcoli più impegnativi. La seconda opportunità che abbiamo è usare le applicazioni già fatte da Google, ed essere solamente utenti della nuvola. Fanno quindi al caso nostro le Google Apps, che magari in molti già conosceranno. Sto parlando ad esempio di Google Docs, una quasi-completa suite di programmi da ufficio in grado di funzionare direttamente dal browser web, sfruttando potenza di calcolo, spazio su disco e memoria dei server di Google.

Credo sia una domanda destinata a rimanere irrisolta. Richard Stallman, uno dei padri dell'informatica moderna, ritiene addirittura necessario boicottare tutte i servizi basati sul cloud computing fino a che non saranno liberamente disponibili gli standard che ci stanno alla base, in modo da poter capire come effettivamente vengono gestiti i nostri dati. In realtà, da anni il web si basa sull'utilizzo dei nostri dati personali: proviamo a pensare a come finirebbero YouTube o Facebook se stessimo tutti un po' più attenti alla privacy... Il Cloud Computing quindi è, in quest'ottica, semplicemente un altro dei rischi che abbiamo voluto correre con il Web. Riassumendo, come dice Gil Shwed "se volessimo una rete senza vulnerabilità, dovremmo rinunciare a gran parte dei servizi che ci mette a disposizione". Il discorso cambia se i dati diventa-

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no materiale sensibile, magari proprietà di qualche azienda. È ovvio quindi come sia rischioso affidare tutto il materiale ai server di Google, anche se nemmeno loro sanno esattamente dove si trovino fisicamente i nostri dati. Il rischio però non sembra essere tanto quello di vedere i propri dati in mano ad altri, quanto quello di non averli, all'improvviso, più a disposizione, magari per un guasto o qualcosa di imprevedibile, molto più probabile nel web che in una dimensione più "locale". Certamente quindi la soluzione più comoda è effettuare regolari copie dei dati più importanti. Per entrare nella nuvola Il Cloud Computing è, come già detto, più che reale, e numerosi sono gli esempi di SoftwareServizio che si stanno diffondendo sul Web anche per gli "utenti qualunque". Ecco alcuni esempi: il già citato Google Docs, completa suite di ufficio accessibile via web., EyeOS, gOS/zonbu.

Matteo Manighetti

E i miei dati? Proprio da questo esempio di Google Docs e-

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svago

Ipse dixit Prof. (inglese): “Allora, ragazzi, cosa vuol dire @@@@?” Alunno: “Dovrebbe essere ‘incantevole’..” Prof.: “Cosa c’entra il gazebo?” Alunno: “No, ho detto INCANTEVOLE” Prof.: “Ah, ok… sì è corretto”. Alunno (mentre consegna il prodotto delle sue tre ore di simulazione di prima prova, viene invitato dal professore a ricontrollare visto che ha altre due ore di tempo): “Prof. non è che perché consegno per primo significhi che il compito è andato male!” Prof. (dopo aver corretto il compito): “Non era detto che andasse male, comunque hai preso 4 e 1/2”. Prof.: “La shock economy mi sembra…non è stata quella Naomy Campbell a inventarla? Ah no, quella era una modella”. Prof.: “Nietzche era figlio di un pastore tedesco(…)” Alunno: “Eh, quando si dice ‘figlio di un cane’”. Prof.: “No, non posso chiudere le finestre perché abbiamo gente in andropausa” Alunno.: “Eh?!” Prof.: “Massì! Ragazzi con le maniche corte con questo freddo boia, hanno le ‘vampate’...” Alunna1 all’Alunna2: “Ma scusa! Perché ogni cosa che dico sembra cadere nell’oblio?! E’ frustrante!” Alunna2: “Eh?” Alunna1: “Lasciamo perdere”. Prof. (dopo aver portato una classe al terzo anno di filosofia): “Il modo di fare filosofia nella scuola italiana non è utile. Quelli che hanno il debito adesso non si ricordano le cose che ho detto un mese fa, figuriamoci quelle degli anni scorsi!” Alunno (con debito): “No! Guardi io mi ricordo

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molto meglio Campanella (fatto in IV) con la sua Antartide!” Prof.: “Appunto, come volevasi dimostrare.” Alunno: “Perché??” Prof.: “Era l’Atlantide”. Prof.: “Guardate adesso, detto così fuori fra i denti (…)”. Prof.: “Plinio il Vecchio aveva già osservato l’erezione vulcanica...ma cosa sto dicendo! Eruzione.” Prof. (mentre traduce): “Mia madre annuncia che è apparita in cielo una strana nuvola”. Prof.: “Tu, tu e tu! Ambedue dal preside!” Prof.: “Vi lascio navigare sui binari della vostra ignoranza!” Prof.: “I monaci tanto erano presi dalle letture, mentre camminavano talvolta si tozzavano tra loro”. Alunno: “I grilli si chiamano tra loro per gracchiare insieme”. Alunna1 (tentando di decifrare la calligrafia della professoressa): “Dunque la nube si chiama Talon (…)” Alunna2: “Eh? Io leggo T=10K” Prof.: “Osservate ehm...genealogico!”

l’albero

ginecologico...

Prof. (introducendo un nuovo autore): “Nasce a California, in Arizona e ha avuto una vita molto sgretolata!”.


svago

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ALLENA - MENTI 1. IL SACCO MAGICO In un sacco sono presenti alcune mele. Ogni mela si “duplica” a intervalli di 1 minuto. In’un ora il sacco si riempie completamente. Quanto tempo è necessario affinché il sacco si riempia a metà? 2. LA POLKA DEI DISCHI Due dischi A e B di centro, rispettivamente, O e P, tangenti esternamente, praticano il seguente movimento di danza, in due tempi: A comincia a girare attorno a B, in senso orario, in modo che il suo centro formi un angolo a (strettamente compreso tra 0 gradi e 180 gradi) attorno al punto P. Poi, è la volta di B che deve girare attorno ad A, sempre in senso orario, e formare un angolo a/2 attorno al punto O. I dischi ballerini effettuano 10 movimenti completi di questa danza, (ciascuno costituito da due tempi) dopo di che si ritrovano per la prima volta nella posizione di partenza. Dare il valore dell´angolo a in gradi. Nota: il problema ammette tre soluzioni. 3. CROCI SULLA SCACCHIERA Su una scacchiera 11 per 11 sono state scelte 22 caselle in ragione di 2 per riga e 2 per colonna (confrontare il disegno). Due scelte sono considerate equivalenti se possono essere ricavate l´una dall´altra attraverso permutazioni di righe e/o colonne. Quante sono le scelte non equivalenti possibili? A cura di Zio_Sam Tratti da unibocconi.it

SOLUZIONI: 1. IL SACCO MAGICO: 59 minuti 2. LA POLKA DEI DICHI: 3 soluzioni: 24°- 72° - 168° 3. CROCI SULLA SCACCHIERA: 14 scelte Maggio 2009 -

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poeti

Dolore, Rabbia, Amore di Raju Battiston L’INVERNO TRISTE La mia ragione di vivere è come un gran livore ogni mio giorno di mestizia. Non se ne andrà mai più via i miei pensieri si dispongono nel mio cuore con dolore la mia unione potrebbe essere afflizione. Piano piano la solitudine mi porterà all’alienazione tutti loro mi indicheranno per quello che non sono quieto starò zitto per l’eternità. Poi la mia freddezza

PENSO SOLO A ME STESSO Tutti i compagni penseranno che queste rime svaniranno. Quando sono disperato immagino te al mio fianco. E con me stesso sarò perdonato e da tutti amato. Vorrei toccare piano la tua delicata mano. Quando penso a te è finita ma è proprio lì che inizia la salita. Forse sarò fissato ma di te sono innamorato. A volte ho paura ma tu sei la mia dolce tortura. Quando mi hai parlato mi sono innamorato. Mi sento diverso in questo strano universo. Mentre questa teoria sta sparendo qualcuno ora sta morendo. E’ vero che penso solo a me stesso perché mi sento molto diverso. Così non penserò solo a me ma anche a te.

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poeti

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IO NON SONO!

SOLO VITA MIA

Io nella mia mente sono un combattente. Io non sono un soldato ma sono solo pazzo. Io non sono dispiaciuto ma sono sempre deluso.

Guardo su nel firmamento e mi chiedo cos’è un sentimento? Direi forse una percezione.

Io non sono violento ma sono ostinato. Io non smetterò di urlare ma solo fantasticare. Io non sono un salice piangente ma sono solo una stupida mente. Io non sono un rimorso ma sono solo odioso. Io non predico ma non dimentico. Io non posso dormire ma so di vivere. Io non sono simpatico ma penso di essere fanatico. Io non sono arrabbiato ma sono solo addolorato. Io non sono un ragazzo

Come ragazzo sono inappagato zitto con disinganno solo un giorno in un anno. La mia vita sta per decedere i miei sentimenti sono sempre in mezzo e con molto disprezzo. Seduto sulla spiaggia me ne sto zitto con la mia rabbia lĂŹ sulla sabbia. Ogni mia delusione mi carica di tensione come una strana passione. E le bianche nubi si stanno annerendo tutto sta calando.

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