Libro collettivo a cura di Enzo Cecco Cecchini
RADIO TALPA '77-'84
Edizioni la Piazza
Indice
1. Una canzone evoca la nascita.............................................5 2. Il contesto storico..............................................................31 3. Radio Talpa: il nome........................................................70 4. Il collettivo donne.............................................................79 5. Radio Talpa: la politica....................................................88 6. Radio Talpa: la musica...................................................101 7. Questionario giovani......................................................120 8. Radio Talpa e la cultura.................................................136 9. Nove ottobre 1984..........................................................148 10. Radio Talpa, il ritorno..................................................154 11. Cosa succede in città....................................................166 12. Testimonianze talpiste..................................................183 13. Mappe...........................................................................220
Un sentito ringraziamento a tutti i Talpisti per l'appassionata collaborazione
Capitolo I
UNA CANZONE EVOCA LA NASCITA DI UNA RADIO LIBERA (...ma libera veramente): RADIO TALPA
LA RADIO - Eugenio Finardi - 1976 Quando son solo in casa e solo devo restare per finire un lavoro o perché ho il raffreddore. C'è qualcosa di molto facile che io posso fare: è accendere la radio e mettermi ad ascoltare. Amo la radio perché arriva dalla gente entra nelle case e ci parla direttamente e se una radio è libera ma libera veramente mi piace ancor di più perché libera la mente. Con la radio si può scrivere leggere o cucinare. Non c'è da stare immobili seduti lì a guardare. E forse proprio questo che me la fa preferire: è che con la radio non si smette di pensare. Amo la radio perché arriva dalla gente entra nelle case e ci parla direttamente e se una radio è libera ma libera veramente mi piace anche di più perché libera la mente MUSICA RIBELLE - Eugenio Finardi -1976 Anna ha 18 anni e si sente tanto sola ha la faccia triste e non dice una parola tanto è sicura che nessuno capirebbe e anche se capisse di certo la tradirebbe E la sera in camera prima di dormire legge di amori e di tutte le avventure dentro nei libri che qualcun altro scrive che sogna la notte, ma di giorno poi non vive E ascolta la sua cara radio per sentire
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un po' di buon senso e voci piene di calore e le strofe languide di tutti quei cantanti con le facce da bambini e con i loro cuori infranti Ma da qualche tempo è difficile scappare, c'è qualcosa nell'aria che non si può ignorare è dolce, ma forte e non ti molla mai è un'onda che cresce e ti segue ovunque vai E` la musica, la musica ribelle che ti vibra nelle ossa che ti entra nella pelle che ti dice di uscire che ti urla di cambiare di mollare le menate e di metterti a lottare Marco di dischi lui fa la collezione e conosce a memoria ogni nuova formazione e intanto sogna di andare in California o alle porte del cosmo che stanno su in Germania E dice: “Qui da noi, in fondo, la musica non è male, quello che non reggo sono solo le parole”. Ma poi le ritrova ogni volta che va fuori dentro ai manifesti o scritte sopra i muri Ed è la musica, la musica ribelle che ti vibra nelle ossa che ti entra nella pelle che ti dice di uscire che ti urla di cambiare di mollare le menate e di metterti a lottare UN OMAGGIO A EUGENIO FINARDI Un doveroso omaggio a Eugenio Finardi. La radio, un inno alle radio libere e Musica ribelle, una sintesi emotiva tra musica e impegno politico. Parole chiave: radio libera, libera veramente e ti urla di cambiare e metterti a lottare. L'1 gennaio 1976 iniziano le trasmissioni di Radio Popolare di Milano. Una radio che diventa subito il punto di riferimento dei movimenti, non solo a Milano. “Cantano gli Area: «Il mio mitra è il contrabbasso». Naturalmente no, non è un mitra quel contrabbasso imbracciato dagli Area, ma si capisce bene cosa quel verso voglia dire e che cosa comunque significhi per chi lo ascolti sulle bande delle prime radio libere, ai concerti di Re Nudo e ai mille altri organizzati tra il 1970 e il 1975, nelle scuole occupate, nelle piazze, nei quartieri. Perché di questo si parla nel presente libro: si parla di cantanti e gruppi musicali che hanno accompagnato
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l’aggregarsi dei giovani in mille rivoli, in molti luoghi, in tante forme diverse; e di questo aggregarsi - della cultura e dei sentimenti che esprimeva - Finardi e Manfredi e gli altri sono stati una delle manifestazioni: certo tra le più sincere e aderenti alle emergenze e alle contraddizioni di un percorso che è stato ed è quello di decine di migliaia di giovani non garantiti e non rassegnati. Da Alpe di Vicerè a Parco Lambro a Licola; da Gioia e rivoluzione ai circoli giovanili, alla crisi della militanza, a Zombie di tutto il mondo unitevi. É una storia pasticciona ed entusiasta, che sgrana le sue vicende con toni sempre dolcemente enfatici, nella tristezza come nell’allegria. È una storia che oggi riflette su se stessa e che - anche attraverso le canzoni dei cantanti e dei gruppi qui antologizzati - fa i conti col proprio futuro perché non ci siano più dei «tranquilli festival pop di paura»”. (Dal libro “Area, Finardi, Gianco, Lolli, Manfredi, Sannucci, Stormy Six - MA NON E’UNA MALATTIA - Canzoni e movimento giovanile” curato da Romano Màdera con interventi di Paolo Hutter, Giovanna Marini, Gianfranco Manfredi, Stefano Segre - Savelli Editore - Aprile 1978). LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE DEL 1974 La “rivoluzione” delle radio libere inizia prima del 1976. Decisiva la sentenza n° 225 della Corte costituzionale del 10 luglio 1974 (poi confermata con altra sentenza della Corte il 25 giugno 1976) che di fatto toglie il monopolio dell'etere e delle trasmissioni radio-televisive alla Rai-Tv. Le frequenze possono essere occupate anche da soggetti privati con l'obbligo, però, di trasmettere solo in ambito locale. Insomma, è libertà d'antenna. Anche se nel 1984 in campo televisivo arriva la “furbata” della coppia Silvio Berlusconi-Bettino Craxi e stravolge il cosiddetto “ambito locale”. Ma di questo ne parleremo più avanti. LA “JUNGLA” DELL'ETERE In pochi anni il boom delle emittenti porta a quel fenomeno definito jungla dell'etere. Frequenze ravvicinatissime, sovrapposizione delle più potenti (che sono, guarda caso, sempre quelle commerciali), interferenze le une con le altre. Si sta velocemente instaurando una crescente concentrazione di network che fanno incetta di frequenze direttamente o oscurando le radio più piccole. L'obiettivo è quello di presentarsi all'imminente definizione legislativa sull'assetto radio-televisivo e l'assegnazione ministeriale delle frequenze. Chi ci rientra ne potrebbe trarne importanti benefici economici. Questa legge verrà approvata alla fine degli anni Ottanta. Radio Talpa è tra le più anziane e pertanto acquisisce di fatto una frequenza. Ma questo solo virtualmente, perché Radio Talpa è già chiusa dalla fine del 1984. Cediamo gratuitamente la nostra frequenza ad un collaboratore della nostra radio. Ma da quel giorno molti di noi non ne hanno saputo più niente. «La radio, che ora è uno strumento di distribuzione, deve essere trasformata e diventare uno strumento di comunicazione. La radio sarebbe il più grandioso strumento di comunicazione della vita pubblica che si possa immaginare, un formidabile sistema di canalizzazione, vale a dire lo sarebbe se sapesse non
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soltanto trasmettere, ma anche ricevere, e cioè non soltanto far sentire l’ascoltatore, ma farlo anche parlare, e non isolarlo, ma metterlo in relazione... Irrealizzabili in questo ordine sociale, realizzabili in un altro, le proposte, che dopo tutto costituiscono solo la naturale conseguenza dello sviluppo tecnico, servono a propagandare e a formare questo ordine diverso» (Bertolt Brecht, Radiotheorie (1932), in Gesammelte Werke, Vili, pp. 129 sgg., 134). (Dal libro PICCOLE ANTENNE CRESCONO scritto da Paolo Hutter, collaboratore a Milano nelle radio democratiche da quando sono nate. Attualmente è redattore di Radio popolare. Savelli Editore, marzo 1978) 1981 - IL CONVEGNO SUL SISTEMA RADIOTELEVISIVO DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA Dal 1976 al 1980 è dunque un'esplosione di piccole e medie emittenti, tanto che la Regione Emilia Romagna, tra le più sensibili, il 19 gennaio 1981 organizza un convegno nella sede del Consiglio regionale dal significativo titolo “Società regionale e sistema radiotelevisivo”. Siamo invitati ad intervenire, e grazie all'impegno diretto dell'allora consigliere regionale del Pdup, il riminese Giuseppe Chicchi (che diventa assessore regionale e successivamente sindaco di Rimini), andiamo a difendere il ruolo significativo delle piccole emittenti. In particolare di quelle come la nostra, dove a compensare una professionalità tecnica certamente insufficiente, si sviluppa però un ruolo sociale, aggregativo e culturale importante. L'INFORMAZIONE, UN SERVIZIO DI PUBBLICA UTILITA' Al centro mettiamo la difesa di un servizio di pubblica utilità: quello dell'informazione. Riportiamo uno stralcio da uno dei tanti documenti prodotti da Radio Talpa: “Una radio come servizio pubblico, che favorisca lo sviluppo della democrazia dal basso sul terreno dell'informazione. Uno strumento aperto e dialettico rispetto ai problemi del Paese, che sappia intrecciare un rapporto di confronto, nella reciproca autonomia, con gli organismi sociali del territorio, sviluppare un confronto senza presunzione, approfondire, migliorare la conoscenza, favorire la riflessione”. NASCE RADIO TALPA Quella di Radio Talpa è la narrazione di una storia collettiva umana, culturale e politico-ideale ricca di centinaia di individualità. PREMESSA Ora, nel 2014, dopo oltre 37 anni dalla nascita di Radio Talpa, forse è possibile azzardare una sintesi complessiva di quell’esperienza che potrebbe scontare i limiti di valutazioni e giudizi personali. Rimane il riconoscimento delle diverse riflessioni e dei singoli percorsi (impossibile raccontarli tutti, perché ognuno ha percepito questa esperienza secondo la propria soggettività). Ci si scusa anticipatamente se nel corso del racconto si dimenticherà di citare
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qualche amico (è probabile che saranno diversi), ma sono stati tantissimi ed ognuno di loro, dal primo all'ultimo, hanno avuto un ruolo significativo. Oltre della memoria, facciamo tesoro degli elenchi ufficiali della cooperativa con i nomi dei soci e dei simpatizzanti iscritti. La narrazione potrà apparire a volte idilliaca, ma questo crediamo sia giustificabile dal fatto che chi scrive (e chi collabora) ha vissuto intensamente quella esperienza dall'inizio alla fine. Naturalmente, come in tutte le avventure umane, non sono mancate le frizioni, le diversità di vedute e anche qualche delusione. Si ricorda a volte di un clima teso, ma sempre carico di aspettative; la passione politico-sociale che anima i presenti, e la contrapposizione delle opinioni a volte diventa anche scontro ideologico. Siamo giovani e nell’esperienza che si sta delineando si cercano nuove opportunità, c’è l’esigenza nell’aria del cambiamento e la convinzione che tutto possa dipendere dalla nostra volontà e dal nostro impegno. Sappiamo oggi per esperienza che, purtroppo, non è sempre così. I PRIMI INCONTRI Ottobre-novembre 1976. Attraverso un intreccio di passaparola comincia ad incontrarsi un gruppo di giovani con l'idea di dare vita ad una radio libera. Il Bar Pace (via A. Costa) e il Bar Pina (via G. Matteotti) di Cattolica sono i luoghi dove si formano i due principali gruppi che vanno a costruire la radio. Il fenomeno delle radio sta prendendo corpo un po' ovunque in Italia: l'idea è affascinante e ricca di opportunità. Nel gruppo promotore confluiscono diversi interessi che col tempo trovano una buona armonia: la musica, il divertimento, l'impegno sociale, civile e politico. Dopo alcuni incontri cresce l'ambizione e la presa di coscienza sulle potenzialità del progetto. Si accantona subito l'idea che la sede della radio possa essere collocata nella stanza di uno degli amici. Ci vuole una sede idonea. LA BIBLIOTECA COMUNALE DI GABICCE MARE Nell'attesa di trovare questo spazio, continuano le riunioni che diventano sempre più partecipate. Dopo alcuni incontri tenuti a casa di Marco Bertozzi, questi cominciano a svolgersi presso la biblioteca comunale di Gabicce Mare. Qui si gettano le linee generali del progetto. Un progetto collettivo e democratico che deve rispondere ad alcuni obiettivi condivisi: la partecipazione, il divieto di censura (limite: il rispetto reciproco e buon senso civile), la cultura musicale, la cultura più in generale, dare voce a situazioni di emarginazione, fare controinformazione rispetto al monopolio dei media, l'impegno sociale e politico attraverso l'aggregazione dei giovani (e non solo) per intervenire direttamente anche sul territorio. La partecipazione cresce: le riunioni sono sempre più affollate fino a 70-100 persone. LA SEDE IN VIA IRMA BANDIERA 59 Si contatta Antonio Toni Cecchini, un amico imprenditore edile di Cattolica proprietario di alcuni spazi liberi. Accetta di darci, sostanzialmente a titolo gratuito,
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uno spazio-ufficio in un condominio sito a Cattolica in via Irma Bandiera n° 59 (questo indirizzo col numero di telefono di Radio Talpa, 0541-967078, diventerà per anni martellante dai microfoni), davanti all'ex fabbrica del pesce Trinity (oggi ci sono i Cantieri navali della Ferretti). Siamo esattamente ai confini con Gabicce Mare. Questa vicinanza diventa molto proficua nel coinvolgimento di decine di ragazze e ragazzi del comune marchigiano. I LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE Il locale della sede non è molto spazioso, ma l'altezza è considerevole. Pertanto a gennaio 1977 iniziano i lavori interni per ricavare la cabina di trasmissione (tappezzata con contenitori di uova, ottimali per l'insonorizzazione), la sala di registrazione e un soppalco per archivio e riunioni più ristrette (comitato di redazione, collettivo musica e informazione, comitato donne, programmatori, archivio...). Oltre a questi spazi si ricava una sala più grande per le assemblee, incontri numerosi e l'intrattenimento quotidiano per tanti giovani. Il protagonista dei lavori di ristrutturazione è un amico muratore di professione: Corrado Del Monte, un anarchico convinto. Cresce l'entusiasmo, e tra i calcinacci della sede, a decine si fanno avanti per condividere questa nuova esperienza. Interi gruppi di amiche e amici di Cattolica, Gabicce Mare, Gradara, Misano, Riccione... ma tanti anche dai comuni della Valconca, prendono contatti e cominciano a condividere il progetto e darsi da fare. OGNUNO PORTA QUALCOSA... Molti di questi giovani (ma non solo) hanno capacità specifiche: muratori, elettricisti, imbianchini; buone competenze tecniche sulle scelte delle apparecchiature, senza dimenticare che molti, per passione personale, hanno ammirevoli conoscenze musicali. Ognuno porta qualcosa: sedie, divani, tavoli, cassette musicali, dischi, apparecchiature, annate di riviste musicali, oggetti di cartoleria... Paolo Celli è un insegnante, ma diventa il coordinatore di tutti i lavori che riguardano gl'impianti elettrici. Vito Ghidoni di professione fa il fornaio, ma attorno a lui si forma una squadra di ragazzi (Stelio Masini, Marco Bertozzi, Paolo Guerra...) che sapientemente sistemano tutte le apparecchiature: dal mixer ai giradischi, dalla cabina di trasmissione alla saletta di registrazione. L'AUTOFINANZIAMENTO Le spese ci sono, a volte anche considerevoli rispetto alle nostre possibilità, ma il tutto viene sempre coperto con l'autofinanziamento. Questo è il nostro principio base. Infatti chi vi partecipa, sa che oltre al lavoro manuale e intellettuale, deve tirare fuori soldi propri per la sottoscrizione. Questa è la garanzia principale per non dipendere e non essere condizionati da nessuno (partiti, istituzioni, cordate di imprenditori...) e potersi esprimere e agire con la massima libertà. Nella sede campeggia un grande cartellone con i nomi dei sottoscrittori e le quote che versano mensilmente. Poi i nominativi diventano talmente tanti che si passa ad un registro
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tenuto dal responsabile del finanziamento (per alcuni anni Flavio Selva, successivamente Enzo Cecchini). Ovviamente c'è chi dà di più e chi meno, ma non è discriminante, perché sono pochissime le persone benestanti. Anche le spese sostenute vengono sempre esposte. La trasparenza è sempre al primo posto. LA BACHECA Una bacheca raccoglie continuamente gli avvisi delle riunioni dei vari collettivi: musica (a sua volta articolati per i vari generi musicali), notiziario e informazione, satira... Si moltiplica la dote dei dischi e cassette (si stila un inventario che viene costantemente aggiornato), e l'archivio dei giornali e riviste (in particolar modo quelle musicali: Muzak, Mucchio Selvaggio, Rockerilla, Rolling Stones, L'Ultimo Buscadero, Ciao 2001...) cresce notevolmente. Dischi e cassette vengono disposti in appositi contenitori nella cabina di trasmissione e suddivisi per genere musicale. Ogni pezzo viene contrassegnato con un colore (o abbinamento di colori) che ne definisce visivamente il genere per facilitare la ricerca e l'uso. Ogni settimana si fa un elenco delle novità discografiche (rock in maniera particolare) e qualcuno parte per la Dimar di Bologna (o Rimini), o per altri negozi specializzati per l'acquisto. Li chiamiano “dischi d'importazione” e costano molto di più. E poi il mixer, microfoni, giradischi, registratori per cassette e registratore a bobine (qui vengono registrati centinaia di brani per essere trasmessi in particolare nelle ore notturne). Nel nostro piccolo si cerca di non farci mancare niente. RADIO TALPA 94 MHz Radio Talpa 94 (la frequenza precisa è 93,720) ha l'ambizione di trasmettere per 24 ore consecutive, con grande soddisfazione di tanti studenti e di chi lavora di notte. Tante attività, anche estive (negozi, bar, ristoranti, uffici), sono sintonizzate su Radio Talpa, che viene utilizzata come sottofondo musicale. Cresce l'entusiasmo, l'utopia è lì... a portata di mano. Ma nascono anche i problemi: di ogi tipo. Utile la lettura che qualcuno di noi sta facendo del libro MEGLIO TARDI CHE RAI di Giuseppe Macali (fondatore della prima radio libera milanese Canale 96). “Il libro racconta in forma giornalisticamente vivace la storia delle radio libere in Italia e, innanzitutto, la storia del dibattito interno alle radio democratiche. Dal problema del nome della stazione a quello della professionalità o meno dei redattori, al rapporto di indipendenza dalle organizzazioni politiche, e così via”. (Savelli Editore, giugno 1977).
IL TRASMETTITORE Si perde qualche settimana per il trasmettitore e la sua installazione. Acquistato da una ditta di Padova, la sua potenza è limitata, 105 watt e copre si e no la provincia di Rimini e la zona marchigiana fino alla Siligata. Questo è un handicap che a volte svilisce la grande mole di lavoro e partecipazione profusa. Ma il trasmettitore costa tanto e più sono potenti e più costano. Quelli più potenti non possono essere
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installati sul tetto di una casa, ci vuole un ponte radio e il trasmettitore e l'antenna devono essere collocati su una collina. Questo costo non è alla portata delle nostre tasche. “Sono ormai moltissime, in tutto il territorio nazionale, le stazioni F.M. a carattere locale. E tantissime le persone, soprattutto giovani, che si trovano, in un modo o nell’altro, a lavorare per la conduzione di queste emittenti. Queste persone ogni giorno usano una grande quantità di apparecchiature che, per la maggior parte dei casi risultano sconosciute nel loro funzionamento. Molte volte, nelle stazioni F.M., non si registra la presenza importantissima di un tecnico, responsabile del buon funzionamento e della manutenzione degli impianti. Per questo motivo, spesso, quelli che lavorano per la produzione dei programmi sono costretti ad essere anche un po’ dei tecnici e ad avere una serie di piccole accortezze atte a garantire la continuità tecnica della radio e l’efficienza del materiale usato. Questo libro è una veloce panoramica su ciò che è importante sapere della tecnica impiegata nelle trasmissioni F.M., partendo dai concetti più elementari e adottando una formulazione estremamente accessibile. Comprende anche una serie di note e di consigli per l’uso e la manutenzione dei materiali ed i suggerimenti per affrontare i possibili guasti ed i piccoli inconvenienti in cui è facile incorrere”. (Dal libro CHI TOCCA I FILI MUORE. L'autore Mauro Minnella ha vissuto l’avventura F.M. sin dalle prime battute. Ha seguito, e non solo tecnicamente, molte radio tra cui Radio Alice a Bologna. Senza Filtro Editrice, novembre 1978). L'ANTENNONE A febbraio 1977 viene installata una grande antenna (un antennone) sul tetto del condominio e collocato il trasmettitore nel sottotetto. Una decina di noi salgono sul tetto con un lungo palo (issato con pesanti funi), cavi, ganci, trapano, ecc. Il via vai su e giù per le scale e l'ascensore lascia perplessi alcuni condomini. Qualcuno di loro avrà pensato: “La nostra quiete è finita”. Ma tra le risate e l'incoscienza di rischiare di cadere da una ventina di metri... l'antenna viene issata. Manca la bandiera italiana (o rossa, visto il periodo) e la scena potrebbe essere simile alla conquista della cima da parte di coraggiosi alpinisti. L'antenna ogni tanto crea qualche disturbo alle televisioni di qualche condomino. Per mantenere buoni rapporti, per qualche ora si abbassa la potenza del trasmettitore... e poi tutto come prima. Ma quell'antenna rimane sempre un patema d'animo, la paura per i fulmini o di un forte vento... pensando ai danni che potrebbe provocare. Inquietudine fino al momento della dismissione (fine 1984). Nella tristezza generale per la chiusura della radio, forse diventa l'unico momento di sollievo. MARZO 1977, I PRIMI VAGITI DI TRASMISSIONE, MENTRE IN ITALIA... Il primi vagiti di trasmissione avvengono agli inizi di marzo 1977. Per qualche mese si trasmette di tutto ma con tante “prove tecniche di trasmissione” per prendere confidenza con le apparecchiature e imparare l'uso delle strumentazioni.
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Per molti era la prima volta. BOLOGNA - ROMA - ITALIA, MANIFESTAZIONI E SCONTRI Proprio negli stessi giorni in Italia esplode il Movimento del '77: scontri a Bologna con l'uccisione dello studente Francesco Lorusso di Lotta Continua da parte di un carabiniere (11 marzo) e a Roma il giorno dopo una grande manifestazione nazionale del movimento viene sciaguratamente vietata all'ultimo momento per motivi di ordine pubblico dal ministro degli Interni Francesco Cossiga (nel Movimento veniva definito “ministro di polizia e della repressione”, e il suo nome viene scritto sui muri d'Italia con la doppia esse che imita le SS naziste e con la K iniziale). Decine di migliaia di giovani arrivati da tutta Italia restano “imbottigliati” in piazza Esedra senza poter defluire con un corteo... la situazione sfocia in momenti di quasi guerra civile. Alcuni di noi, arrivati in pullman, sono lì, presenti e testimoni di cariche della polizia, dell'odore acre e asfissiante dei candelotti fumogeni, del fragore degli spari, dell'esplosione delle bottiglie molotov e impotenti di fronte alla violenza distruttrice di alcune frange di manifestanti ormai senza nessun controllo. RADIO CATTOLICA, RADIO BUSSOLA, TELECATTOLICA In quegli anni a Cattolica esistono altre emittenti: Radio Cattolica nata alla fine del 1976 (completamente commerciale), Radio Bussola (molto meno commerciale e anche luogo di aggregazione), nata nel 1976 per merito di Lorenzo Staccoli, e nel 1980 Tele Cattolica. Alcune di queste realtà le abbiamo visto chiudere sotto i nostri occhi, ben prima, però, di chiudere i nostri. Alcuni ragazzi delle radio chiuse poi arrivano a Radio Talpa. Come Vincenzo Morosini (grande esperto di blues), Renzo Chicco Bartolini (un appassionato di cantanti rock americani a partire del boss Bruce Springsteen) e altri. RADIO BUSSOLA 98 MHz Radio Bussola trasmette da un negozio all’inizio di via Mazzini. Anno di nascita, circa, fine 1976, sull’onda delle “radio libere” locali. Alcuni ragazzi che la frequentavano (Paolo Staccoli e Leo Cibelli) raccontano un po' della loro storia. “La radio trasmetteva in ‘mono’ sulla frequenza di 98 Mhz con l’antenna posizionata sul terrazzo dello stesso fabbricato e quindi non aveva un gran raggio d’azione, anche per la limitata potenza del trasmettitore. Fu fondata da vari soci, allora per noi ‘adulti’ tra cui Attilio Staccoli. Tra l’altro una leggenda metropolitana raccontata da Vincenzo Morosini, uno dei primi della radio, diceva che la nostra fosse nata prima di Radio Cattolica, e quindi poteva registrarsi con tale nome, ma poiché alcuni soci erano di San Giovanni in Marignano, per non urtare i ‘campanili’ fu scelto il nome neutro di ‘Radio Bussola’. Comunque, vista la tipologia dei soci fondatori e la posizione davanti alla chiesa di San Pio V ben presto fu definita la
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radio del Prete, anche se tra di noi ragazzi non è che proprio ci fossero tante anime pie. Tra i tanti giovani ricordiamo: Roberto Castellani, Luciano Galli, Vincenzo Morosini, Anna Buschini, Anna Morosini, Luca Lombardi, Patrizia e Paolo Staccoli, Savio Cermaria (mitico dj dell’Akimbo), Maurizio Allegrucci, Mirko Tedeschi... Raccontiamo qualche aneddoto, tanto per capire i tempi. Un giorno ci venne sequestrato, su richiesta di un socio proprietario, il disco dei Boney M intitolato daddy cool (un grande successo del momento) perché la pronuncia sembrava una parolaccia…. Una notte Roberto e Leo registrarono una bobina di canzoni ma si dimenticarono un microfono aperto, per cui nella bobina, poi mandata in onda oltre alla musica c’era… di tutto e di più! Ebbe anche successo, come una specie di ‘alto gradimento de noantri’. Attilio Staccoli era il nostro sostegno morale ed economico. La sera, quando chiudeva la pasticceria, ci portava la sua mitica pizza e le paste che erano avanzate; nonostante fossimo giovani, magri e famelici, non riuscivamo a mangiare tutto. Quindi con i bomboloni rimasti sistematicamente iniziavamo una battaglia sui due lati della via Mazzini, con lancio degli stessi, che ribalzavano sui muri, tanto erano diventati gommosi! Per un certo periodo a San Marino nacque una radio, con trasmettitore in Italia, che copriva il nostro segnale. Loro lo sapevano, perché quando si sostituivano sulla stessa frequenza, ci prendevano anche in giro! Fu fatto un tentativo di spostare la nostra antenna a Gabicce Monte, su una costruzione alta, ma dovemmo toglierla quasi subito perché li nessuno riusciva più a vedere la TV e quindi avrebbero potuto sigillarci la radio. Attilio e altri fecero anche dei viaggi a Milano in un centro specializzato per cercare di aumentare la potenza con nuove apparecchiature, ma tutto fu vano. Scoperto dove era il loro trasmettitore una sera Attilio Staccoli ci caricò sulla sua auto e partimmo per Sassofeltrio... e trovato il trasmettitore in un’area recintata, eravamo già pronti al blitz come novelli guastatori, poi il buon senso ebbe il sopravvento e tornammo indietro. Meno male, perché pochi giorni dopo l’impianto venne smantellato perché abusivo, con grande nostro sollievo. Col passar del tempo diversi dj furono sostituiti da quelli che noi chiamavamo i picchiatelli (Bianco, Bob, Mirco, Pierino), di alcuni anni più giovani di noi, che già avevano un altro abbigliamento e mixavano qualsiasi cosa purché fosse un disco...”. Paolo e Leo concludono il racconto: “Radio Bussola chiuse tra l’81 - '82; il mito delle radio libere era finito, chiusero anche Radio Cattolica e nell’84 anche Radio Talpa. Era finita l’epoca dei vespini, dei pantaloni a campana delle Dyane 4. Comunque fu una bella avventura!”. RADIO CATTOLICA Radio sostanzialmente commerciale. Inizia verso la fine del 1976 chiude nei primi anni Ottanta. Sede in via Don Minzoni. Soci fondatori: Marco e Paolo Verni, Fabio Fontemaggi, Eriberto Barbieri, Marco Badioli, Vincenzo Marchionni, Agnese Forlani. Conduttori e dj: Anna Maria Sanchi, Paola Giunta, Raimondo
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Ciotti (Remondino), Enrica (viene da San Marino), Giuseppe Peter Tonti (esilaranti i suoi quiz in dialetto)... TELECATTOLICA Apertura 1980, chiusura fine '80. Sede in via Sigismondo. Fondatori: Giorgio Ticchi, Azzurro Bruno Tenti, Giuseppe Peter Tonti (che assume il ruolo di conduttore), Lorenzo Staccoli, Aldo Calbi, Oscar Magnani, Enzo Franchini. Oltre a Peter conducono le trasmissioni Mario Aratari, Maria Grazia Tenti... Un ricordo. TeleCattolica organizza una serata invitandoci a raccontare la nostra esperienza nella trasmissione Il dito nell'occhio. Oltre tre ore di confronto con i telespettatori che a decine telefonano nello studio, con domande anche provocatorie, su tanti argomenti. A rappresentare Radio Talpa sono: Maria Cristina Cerioli, Moreno Gaudenzi, Enzo Cecchini. 23 FEBBRAIO 1977 VIENE COSTITUITA LA COOPERATIVA DEMOCRATICA INFORMAZIONE - RADIO TALPA Il 23 febbraio 1977, davanti al notaio Mario Bevilacqua di Cattolica viene costituita la “Cooperativa Democratica Informazione” con un capitale sociale di 100.000 lire. Per la costituzione bastano 9 nominativi, ma per avere la copertura di tutti gli organi sociali (presidente, consiglio di amministrazione e collegio dei revisori) ci presentiamo in dieci. Fabio Selva (presidente), Enzo Cecchini (vice presidente), Giovanni Mario Galeazzi (Nino), Marco Bertozzi, Dario Palermo (consiglieri, che con il presidente e il vice costituiscono il Consiglio di amministrazione), poi Paolo Guerra, Vito Giulio Ghidoni e Doris Marcaccini che formano il collegio dei revisori (effettivi), Giuseppina Macaluso e Paolo Celli (supplenti). Il presidente del collegio è Paolo Guerra. Espletata sostanzialmente la formalità giuridica, il lavoro e l'impegno diventa un fatto sostanzialmente collettivo e partecipato. I ruoli e le mansioni non sono rigidi, si fa di tutto, anche se si cerca di responsabilizzare al massimo le singole persone per dare continuità e serietà all'impegno. PERCHE' UNA COOPERATIVA Si pensa da subito ad una forma societaria per avere un riconoscimento giuridico e una regolare gestione contabile. Ovviamente si opta per la forma cooperativa mutualistica nel nome di una tradizione di sinistra. Lo stesso giorno di costituzione, con i dieci costituenti, la cooperativa vanta già l'iscrizione di 116 soci. Al 30 marzo 1982 diventano 160. Ma tanti giovani entrano e escono senza diventare soci iscritti. La radio viene frequentata ogni giorno da decine di persone, tanti giovanissimi con intere compagnie, dove si danno appuntamento per incontrarsi, per discutere, per leggere quotidiani e riviste, organizzare feste o altro, dentro e fuori la radio. Per chi non è iscritto (o non vuole iscriversi) come socio, si rilascia la tessera (gialla) di “Amici di Radio Talpa” che dà accesso a sconti sugli acquisti in alcuni negozi e librerie.
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Questo serve ad incrementare il flusso della sottoscrizione e legare direttamente quelle persone al nostro progetto. Per coloro che tengono trasmissioni fisse e un rapporto più stabile con la radio, viene consegnata la tessera (rossa) di “Collaboratore” con tanto di spazio per la foto personale. La tessera è importante per partecipare alle conferenze stampa, concerti e altri eventi organizzati sul territorio. Aderiamo subito alla Lega delle cooperative e nel 1979 all'AERCC e ARCILEID il circuito delle cooperative culturali della Lega delle cooperative dell'Emilia Romagna. COOPERATIVA CON CIRCA 200 SOCI La “Cooperativa Democratica Informazione” alla fine arriva a contare circa 200 soci ufficialmente registrati. Circa il 45% sono studenti (medi e universitari), 25% operai (tra cui una decina di pescatori, molti lavoratori stagionali e disoccupati), 15% impiegati, un 10% insegnanti e il rimanente 5% è composto da liberi professionisti e imprenditori. Le ragazze rappresentano circa il 35-40% dei soci. Tantissime tra i simpatizzanti. L'ambizione, in parte realizzata, non è solo quella della gestione di una radio, ma anche di promuovere iniziative sul territorio di vario genere (concerti, mostre, conferenze tematiche, iniziative sportive, di svago, ecc.). Insomma, un'azione culturale, sociale e politica a 360 gradi. Il clima surriscaldato dallo scontro politico e ideologico nazionale col Pci, si riverbera in maniera più o meno mitigata, anche con le amministrazioni locali targate Pci. Ma un dialogo intelligente e non subalterno, pure aspro, riesce a mantenere spesso spazi e aperture che favoriscono la collaborazione per iniziative in comune. Sono le manifestazioni e i dibattiti sui temi sociali, l'antifascismo, l'internazionalismo solidale (ma qualcuno di noi lo definisce “proletario”). In fondo i giovani del nostro territorio vogliono cambiare le cose e pretendono fatti. Radio Talpa, grazie alla collaborazione delle amministrazioni (targate Pci e anche Psi), dà risposte concrete. E allora: concerti, Questionario giovani, mostra fotografica, iniziative sociali e ludiche, uno spazio di aggregazione libero... UN RICORDO DEGLI AMICI SCOMPARSI Alcuni amici sono scomparsi durante l'esperienza della radio, e altri successivamente negli anni. A tutti loro va un sentito e commosso ricordo: Fabio Selva, Paolo Celli, Maria Cristina Cerioli, Pio Pasi, Rita Del Bianco, Federico Facondini, Giorgio Antonelli, Valerio Borghini, Augusto Gennari, Enrico Tanelli, Oscar Prioli, Rodolfo Sanchi, Raffaello Vincenzetti, Angelo Magi, Daniele Omiccioli, Luigi Avanzolini, Stefano Campana, Giovanni Bertuccioli, Fabio Rocca, Enrico Paolucci, Odoardo Scola...
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SCHEDE
ALCUNI PASSI INDIETRO 1974 (da Wikipedia) 3 gennaio - Madrid: entra in carica come capo del governo spagnolo Carlos Arias Navarro, dopo l'assassinio di Luis Carrero Blanco, capo del governo durante la dittatura franchista (fatto saltare in aria in un attentato dell'ETA il 20/12/1973). 4 gennaio - Washington: il presidente Richard Nixon rifiuta di consegnare il materiale richiesto dal comitato di indagine del Senato sullo Scandalo Watergate. 21 gennaio - Pisa: il pretore condanna tre agenti di polizia a 6 mesi e 10 giorni di reclusione per falsa testimonianza in merito all'omicidio dell'anarchico Franco Serantini, morto in carcere il 7 maggio 1972. 27 gennaio - Italia: l'Unità informa dello stato d'allarme attivo nelle caserme del paese: il ministro della Difesa Mario Tanassi afferma che la misura è presa in relazione a possibili attacchi terroristici. Si diffonde nel paese il timore di un golpe. 4 febbraio - Berkeley: l'ereditiera Patricia Hearst viene rapita da un gruppo di guerriglia urbana denominato Esercito di liberazione simbionese. 7 febbraio: Grenada ottiene l'indipendenza dal Regno Unito. 13 febbraio: l'Unione Sovietica espelle il dissidente Aleksandr Sol•enicyn, accusato di aver svolto attività antisovietiche. 24 febbraio - Firenze: protesta dei detenuti del carcere Le Murate che chiedono l'attuazione della riforma carceraria. Il detenuto Giancarlo Del Padrone, 20 anni, muore falciato da una raffica di mitra esplosa da un agente di custodia. 2 marzo: Italia: si apre la crisi del IV
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governo Rumor a seguito della decisione di Ugo La Malfa di abbandonare la carica di ministro del Tesoro. Spagna: l'anarchico catalano Salvador Puig Antich e il criminale comune tedescoorientale Georg Michael Welzel (meglio noto come il "polacco" Heinz Ches) vengono garrotati. 14 marzo - Italia: nasce il V governo Rumor, composto da DC, PSDI, PSI con l'appoggio esterno dei repubblicani e del Südtiroler Volkspartei (SVP). 18 marzo - Catanzaro: dopo due trasferimenti di sede, ha inizio il processo per la strage di Piazza Fontana a carico di Pietro Valpreda e Mario Merlino. Nel giro di qualche settimana il procedimento si arresta per il coinvolgimento come imputati di Franco Freda e Giovanni Ventura. 2 aprile - Francia: muore il presidente Georges Pompidou. Gli subentra ad interim Alain Poher. 6 aprile - Brighton (GB): gli ABBA vincono l'Eurovision Song Contest con Waterloo. 9-17 aprile - Italia: Camera e Senato approvano la legge 195 sul finanziamento pubblico dei partiti. 11 aprile - Tel Aviv: si dimette il primo ministro israeliano Golda Meir. Le succederà Yitzhak Rabin. 15 aprile - Niger: colpo di Stato del generale Seyni Kountché, che resterà alla guida del paese fino al 1987. 18 aprile - Genova: le Brigate Rosse rapiscono il magistrato Mario Sossi, pubblico ministero nel processo contro il gruppo XXII Ottobre; Il 5 maggio le BR propongono lo scambio dell'ostaggio con gli imputati. Sossi sarà liberato a Milano il 23 maggio
dopo la concessione di libertà provvisoria e passaporto a 8 imputati. 25 aprile - Portogallo: alcuni ufficiali, i cosiddetti Capitani d'Aprile, compiono la Rivoluzione dei Garofani, che instaura nel paese la democrazia, ponendo fine in modo non violento alla dittatura fascista instaurata da Salazar; Marcelo Caetano è deposto e sostituito da una giunta militare. 27 aprile - Roma: Giovanni Franzoni, ex abate della Basilica di San Paolo fuori le mura, è sospeso A divinis perché favorevole alla legge sul divorzio. Nel 1976 è ridotto allo stato laicale. 2 maggio - Italia: viene varata la legge sul finanziamento pubblico dei partiti e introdotto il reato di finanziamento illecito. 9 maggio - Alessandria: una rivolta nel carcere provoca 7 morti a seguito dell'intervento dei carabinieri. 12 maggio - Italia: nel referendum per l'abrogazione della legge sul divorzio il NO vince con il 59,3% (l'affluenza sfiora l'88%): la legge Fortuna-Baslini resta in vigore. 15 maggio: massacro palestinese in una scuola superiore di Maalot, in Israele. 16 maggio - Milano: arrestato il boss mafioso Luciano Liggio. 19 maggio - Francia: Valéry Giscard d'Estaing vince le elezioni presidenziali francesi di stretta misura sul socialista François Mitterrand. 22 maggio - Roma: è costituito presso l'Arma dei carabinieri un nucleo antiterrorismo, al comando del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. 23 maggio - Milano: le Brigate Rosse procedono alla liberazione di Mario Sossi in cambio di quella dei membri del Gruppo XXII Ottobre. 28 maggio - Brescia: esplode una bomba in piazza della Loggia durante una manifestazione sindacale provocando 8 morti e 101 feriti. La strage (la cosiddetta strage di Piazza della Loggia) è rivendicata dall'organizzazione neofascista Ordine Nuovo. 30 maggio Italia: Gianni Agnelli è eletto presidente di Confindustria.
Pian Rascino (Rieti): i carabinieri scoprono un campo militare dell'estrema destra: nel conflitto a fuoco muore il militante di Avanguardia Nazionale Giancarlo Esposti. 7 giugno - Italia: viene costituita la Commissione nazionale per le società e la Borsa (CONSOB). 10 giugno - Italia: la Corte di Cassazione riunisce i processi per la strage di piazza Fontana trasferendo la competenza a Catanzaro. 17 giugno - Padova: un commando delle Brigate Rosse irrompe nella sede del MSI e uccide due attivisti, Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola 25 giugno - Milano: Indro Montanelli fonda Il Giornale Nuovo. 7 luglio - Monaco di Baviera: si concludono, con la vittoria della Germania Federale sui Paesi Bassi, i Campionati Mondiali di calcio Germania Ovest 1974 10 luglio - Italia: la Corte costituzionale dichiara legittimo il monopolio televisivo della RAI solo in presenza di garanzia di pluralità e completezza dell'informazione: dichiarato illegittimo il divieto di trasmissioni alle TV via cavo. 12 luglio - Milano: l'editore Rizzoli acquista le quote azionarie del Corriere della sera di Crespi, Mozzoni, Moratti, Agnelli. 19-20 luglio - Cipro: la parte settentrionale venne occupata militarmente dalla Turchia dopo che il 15 un colpo di Stato aveva destituito il presidente Makarios 21 luglio - Roma: viene costituito il Partito di unità proletaria per il comunismo (PDUP), fusione della lista de il manifesto con il gruppo proveniente dal PSIUP. 23 luglio - Grecia: cade la Dittatura dei colonnelli al potere dal 1967: in attesa di elezioni, per guidare il governo temporaneo viene richiamato in patria l'ex primo ministro Konstantinos Karamanlis. 4 agosto - San Benedetto Val di Sambro: strage dell'Italicus. Una bomba esplode nella carrozza 5 dell'espresso Roma-Monaco
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mentre sta uscendo dalla galleria dell'Appennino. L'attentato, che causa 12 morti e 44 feriti, è rivendicato gruppo neofascista Ordine Nero come vendetta per la morte del militante Giancarlo Degli Esposti, avvenuta il 30 maggio durante uno scontro a fuoco con le forze dell'ordine. 9 agosto: Richard Nixon si dimette dalla carica di presidente degli Stati Uniti a seguito dello scandalo Watergate. 15 agosto: Yuk Yeong-su, first lady sudcoreana, viene assassinata nel corso di un attentato al presidente Park Chung-hee, da parte di un simpatizzante della Corea del Nord, durante la cerimonia per l'anniversario del giorno della liberazione a Seul. 8 settembre: Pinerolo: vengono arrestati il fondatore delle Brigate Rosse, Renato Curcio e l'esponente Alberto Franceschini. Roma: nella borgata di San Basilio, nel corso di scontri tra polizia e manifestanti a seguito degli sgomberi di occupanti delle case del quartiere, viene ucciso con un colpo d'arma da fuoco Fabrizio Ceruso, di diciannove anni, militante del Comitato Proletario di Tivoli, organismo dell'Autonomia Operaia. 13 settembre - È costituito, con la garanzia della Banca d'Italia, un consorzio di istituti per il salvataggio della Banca privata italiana del finanziere Michele Sindona. 24 settembre - Milano: nel complesso residenziale Milano 2 iniziano le trasmissioni dell'emittente via cavo Telemilano di proprietà di Silvio Berlusconi. 2 ottobre - Torino: la FIAT mette in cassa integrazione 65.000 operai a causa della crisi del settore automobilistico: il 9 ottobre verrà indetto uno sciopero generale. Dopo un mese di agitazioni trovato l'accordo: riduzione oraria da 40 a 24 ore settimanali e recupero parziale del salario. 3 ottobre - Italia: si apre la crisi del V governo Rumor. 4 ottobre - Italia: vengono messi in cassa integrazione 73.000 operai FIAT, Autobianchi e Lancia. 5 ottobre - Londra: L'IRA fa esplodere
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un pub a Guildford, uccidendo cinque persone e causando settantacinque feriti. 8 ottobre - Milano: La Procura della Repubblica di Milano emette un mandato di cattura per il banchiere Michele Sindona, accusato di bancarotta fraudolenta e falso in bilancio. Sindona fuggirà negli Stati Uniti. 16 ottobre - Milano: l'Alfa Romeo annuncia la riduzione dell'orario di lavoro per 13.000 lavoratori. 30 ottobre - Torino: arrestati i brigatisti rossi Prospero Gallinari e Alfredo Buonavita 31 ottobre - Padova: è emesso un mandato di cattura contro il generale Vito Miceli, ex capo del SID, per cospirazione contro lo Stato in relazione al golpe Borghese. 1-4 novembre - Pinarella di Cervia: si svolge il primo convegno nazionale dei gruppi femministi. 12 novembre New York: Yasser Arafat interviene all'Assemblea Generale dell'ONU come rappresentante del popolo palestinese. New York: nasce ufficialmente la cultura hip hop. 22 novembre - L'ONU riconosce l'OLP come legittimo rappresentante del popolo palestinese, cui viene riconosciuto il diritto all'autodeterminazione 23 novembre - Italia: nasce il IV governo Moro, composto da DC e PRI con l'appoggio esterno di PSDI e PSI. 26 novembre - Tokyo: il primo ministro Kakuei Tanaka annuncia le dimissioni in seguito a un gravissimo scandalo. 30 novembre - Etiopia: i paleoantropologi Donald Johanson e Tom Gray scoprono i resti fossili di una femmina di Australopithecus afarensis straordinariamente ben conservata. Sarà chiamata Lucy. 8 dicembre - Referendum istituzionale in Grecia. 12 dicembre - Italia: la Cassazione riunisce a Catanzaro le inchieste sulla Strage di Piazza Fontana. 13 dicembre: Malta diventa una repubblica, pur rimanendo nel Commonwealth. 24 dicembre: Paolo VI inaugura l'Anno
Santo. Durante l'apertura della porta santa alcuni calcinacci cadendo sfiorano il Pontefice. 26 dicembre: viene lanciata la stazione spaziale russa Saljut 4. 27 dicembre - Italia: la Corte costituziona-
1975 (da Wikipedia) Londra: viene aperto da Malcolm McLaren e Vivienne Westwood il negozio "Sex", dedicato alla vendita di vestiario e accessori punk. Per pubblicizzare il negozio, McLaren creò il gruppo dei Sex Pistols. Londra: nasce il gruppo musicale Heavy metal Iron Maiden grazie al bassista Steve Harris. Los Angeles: nasce la rock band femminile The Runaways. 1 e 2 gennaio disordini al Cairo per il carovita. 3 gennaio - I Khmer rossi scatenano in Cambogia la più violenta offensiva dal '72. 6 gennaio - Ultima edizione della trasmissione televisiva Canzonissima: vincono Wess e Dori Ghezzi con la canzone "Un corpo e un'anima". Garmisch: tre italiani ai primi tre posti dello slalom speciale di Coppa del Mondo di sci alpino: Piero Gros, Gustav Thöni e Fausto Radici. 11 gennaio – Lanciata dalla Unione Sovietica la navicella spaziale Sojuz 17 con due astronauti a bordo. 13 gennaio – Firenze: in relazione all'apertura della clinica abortista Cisa, viene arrestato il segretario del Partito Radicale Gianfranco Spadaccia. Adele Faccio è raggiunta da mandato di cattura, mentre Marco Pannella riceve una comunicazione giudiziaria: saranno rilasciati il 10 febbraio. 24 gennaio Empoli, a seguito di una perquisizione alla sede del Fronte nazionale rivoluzionario, gruppo armato di estrema destra, il
le dichiara illegittime le norme del codice penale che impediscono lo sciopero politico. 30 dicembre - Italia: la Cassazione sposta a Roma le indagini sulle trame nere in corso a Padova.
terrorista Mario Tuti uccide i due agenti Leonardo Falco e Giovanni Ceravolo e ne ferisce un terzo mentre tentano di arrestarlo, dandosi poi alla fuga. L'associazione eversiva viene sciolta e Tuti catturato in Francia: sarà estradato e condannato all'ergastolo. Keith Jarrett si esibisce dal vivo a Colonia, dalla registrazione del concerto sarà tratto The Köln Concert. 25 gennaio – Italia: Il presidente di Confindustria Giovanni Agnelli e i sindacati confederati firmano un accordo sul punto unico di contingenza: un particolare meccanismo della scala mobile che adegua i salari all'inflazione. 27 gennaio – Catanzaro: inizia il terzo processo per la strage di Piazza Fontana: imputati sia gli anarchici che i neofascisti. Dopo un anno il processo si ferma per il coinvolgimento tra gli imputati di Guido Giannettini del SID. 11 febbraio – Gran Bretagna: Margaret Thatcher è la nuova leader del partito conservatore inglese. 18 febbraio - Un commando delle Brigate Rosse guidato da Mara Cagol fa evadere Renato Curcio dal carcere di Casale Monferrato. Italia: la Corte costituzionale riconosce la legittimità delle norme che puniscono l'aborto, ammettendone però la legittimità a scopo terapeutico. 27 febbraio Roma: si celebra la prima udienza del processo contro militanti di estrema sinistra per il rogo di Primavalle. Durante un corteo di solidarietà con gli imputati si verificano scontri tra militanti di sinistra e
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missini: muore Mikis Mantakas, giovane di destra di origini greche. 2 marzo – Cambogia: viene destituito dai Khmer rossi il presidente Lon Nol. 4 marzo – Gran Bretagna: Charlie Chaplin viene nominato baronetto dalla regina Elisabetta. 8 marzo – Italia: Approvata la legge 39/75 che abbassa la maggiore età da ventuno a diciotto anni. 13 marzo – A Milano lo studente liceale Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù, viene aggredito sotto casa a colpi di chiave inglese da militanti di Avanguardia Operaia. Muore il 24 aprile a causa delle ferite riportate. 18 marzo – Roma: Si apre il XIV congresso del PCI: è vincente la linea del compromesso storico di Enrico Berlinguer. Emarginata l'ala filosovietica di Armando Cossutta. 23 marzo – Ortisei: Gustav Thöni vince per la quarta volta la Coppa del mondo di sci alpino. 27 marzo – Domodossola, Santa Maria Maggiore, Val Vigezzo: scoppia un incendio in un albergo; muoiono sedici persone: quattordici francesi e due italiani. 3 aprile – Bill Gates crea la Microsoft Corporation. 9 aprile – Los Angeles: Federico Fellini vince il suo quarto Oscar con il film Amarcord. 11 aprile – Italia: la legge 103/75 riforma l'assetto radiotelevisivo: il controllo della RAI passa dal governo al parlamento attraverso la Commissione di Vigilanza Rai; è consentita la creazione della terza rete; sono legittimate le reti private via cavo a carattere locale. 13 aprile – Libano: un attentato a Beirut è la causa scatenante dello scoppio della guerra civile, che durerà fino al 1990 causando centinaia di migliaia di morti. 16 aprile – Milano: a conclusione di una manifestazione il diciassettenne Claudio Varalli, militante del gruppo di sinistra Movimento Lavoratori per il Socialismo, viene ucciso a colpi di pistola dal Neofascista di Avanguardia Nazionale Antonio Braggion.
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17 aprile Milano: durante la manifestazione di protesta per l'omicidio Varalli scoppiano degli scontri tra le forze dell'ordine e i dimostranti: un giovane di ventisei anni, Giannino Zibecchi, militante del Coordinamento dei Comitati Antifascisti, muore travolto da un camion dei Carabinieri. Cambogia: Pol Pot prende il potere e cambia il nome della nazione in Kampuchea Democratica. È l'inizio di una dittatura dura e sanguinosa. 22 aprile – Viene approvato alla Camera il nuovo Diritto di famiglia. 27 aprile – Barcellona: durante il Gran Premio di Spagna, un'auto esce di pista e vola tra la folla uccidendo cinque persone. 30 aprile Vietnam, le truppe americane abbandonano Saigon e le forze vietcong entrano trionfalmente in città. La capitale viene ribattezzata Ho Chi Minh. 6 maggio – Roma, viene rapito da una formazione dei NAP, il magistrato Giuseppe Di Gennaro. 18 maggio – La Juventus vince il suo sedicesimo scudetto. 19 maggio – Italia: con la legge 151/75 viene riformato il diritto di famiglia: è sancita la parità giuridica fra coniugi, attribuita ad entrambi la patria potestà, eliminato l'istituto della dote, riconoscimento giuridico dei figli nati fuori dal matrimonio (abolizione della distinzione fra figli legittimi e naturali), è introdotta la comunione dei beni. 22 maggio – Italia: approvata la legge 152/75, con la quale vengono assegnati maggiori poteri alle forze di polizia in ottica antiterroristica. È la cosiddetta legge Reale, dal nome del suo promotore. 25 maggio – Milano: Alle 22.30 in Via Mascagni a Milano lo studente universitario/ lavoratore Alberto Brasili è ucciso a coltellate e la fidanzata Lucia Corna ferita. Saranno arrestati cinque fascisti: Antonio Bega, Pietro Croce, Giorgio Nicolosi, Enrico Caruso, Giovanni Sciabicco. 29 maggio Milano: al Parco Lambro inizia la quinta edizione del Festival del proleta-
riato giovanile organizzato dalla rivista Re Nudo: è la più importante manifestazione musicale e controculturale italiana. 31 maggio - Italia: è approvata la legge 191 sul servizio militare di leva, che riduce la durata del servizio da 24 a 12 mesi (18 in Marina). 5 giugno Acqui Terme: nel blitz delle forze dell'ordine per liberare l'industriale Vittorio Gancia, rapito dalle Brigate Rosse, viene uccisa Margherita Cagol mentre copriva la fuga del marito Renato Curcio evaso dal carcere il 18 febbraio. Sadat (Egitto), dopo otto anni di chiusura, riapre il Canale di Suez. 13 giugno – Reggio Emilia: è assassinato Alceste Campanile, attivista di Lotta Continua. 15-16 giugno: le elezioni amministrative e regionali fanno segnare un forte avanzamento del PCI, ora al 33% e a soli 3 punti dalla DC. Il PCI governa in cinque regioni (Emilia, Toscana, Umbria, Piemonte e Liguria) e nelle prime cinque città italiane (Roma, Milano, Napoli, Torino e Genova). L'affluenza alle urne è del 92,8% degli aventi diritto. 24 giugno – Il Mozambico cessa di essere una colonia portoghese e diventa uno Stato indipendente. 25 giugno – New York: un aereo della Eastern Airlines, un Boeing 727, precipita in fase di atterraggio: centodieci morti e quattordici superstiti. luglio – Svolta nel rapporto tra partiti comunisti europei e il PCUS. Enrico Berlinguer, Santiago Carrillo e Georges Marchais firmano un documento sul valore del pluralismo politico nel mondo libero. Nasce l'eurocomunismo. 1 luglio – Kuala Lampur: Cassius Clay conserva la corona dei pesi massimi battendo il britannico Joe Bugner ai punti. 2 luglio – Roma: Marco Pannella viene arrestato per aver fumato hashish durante una conferenza stampa. 4 luglio – Roma: lo scrittore Tommaso
Landolfi vince il Premio Strega. 17 luglio – Houston: la navicella spaziale sovietica Sojuz e la navicella statunitense Apollo, si agganciano a quota 220 km. 19 luglio – Italia: è approvata la legge 405 che istituisce i consultori familiari. Italia: è approvata la riforma dell'ordinamento penitenziario (legge 354) che sostituisce il regolamento Rocco del 1931. Italia: consiglio nazionale della Democrazia Cristiana: Moro sostiene la necessità di offrire alla sinistra un ruolo di governo. Benigno Zaccagnini viene eletto nuovo segretario, succedendo ad Amintore Fanfani. 29 luglio – Nigeria: il generale Murtala Mohammed prende il potere con un colpo di stato. 4 agosto – La Fiat sospende la produzione della 500, l'utilitaria che dal luglio 1957, con la sua messa in strada, ha dato inizio alla motorizzazione di massa in Italia. 15 agosto – Colpo di stato militare in Bangladesh. 30 agosto – Lancio della sonda Cos-B, la prima dell'Agenzia Spaziale Europea. 5 settembre - A Sacramento (California), Lynette "Squeaky" Fromme, una seguace di Charles Manson, tenta di assassinare il presidente statunitense Gerald Ford, ma viene bloccata da un agente del servizio segreto. 15 settembre - Viene pubblicato Wish you were here, nono album dei Pink Floyd. 16 settembre – La Papua-Nuova Guinea ottiene l'indipendenza dall'Australia da cui era amministrata dal 1946. 25 settembre – Germania: per cause ignote precipitano quattro caccia dell'aviazione italiana, morti i quattro piloti. 30 settembre Italia: tre giovani neofascisti, Angelo Izzo, Giovanni Guida e Andrea Ghira rapiscono e seviziano Donatella Colasanti e Maria Rosaria Lopez, di 17 e 19 anni. Quest'ultima verrà uccisa; è il cosiddetto Massacro del Circeo. 13 ottobre – Italia: approvata la nuova legge sull'ordine pubblico proposta dal ministro Oronzo Reale: è abolita la legge Valpreda,
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è introdotto il fermo giudiziario, vengono concesse maggiori possibilità di usare le armi alle forze dell'ordine. 15 ottobre Milano: avvia le trasmissioni Radio Milano Centrale (dal 1976 Radio Popolare): nascono numerose radio libere, spesso animate da gruppi vicini alla sinistra extraparlamentare. 16 ottobre – Stoccolma: il Premio Nobel per la medicina, viene assegnato al professor Renato Dulbecco per le sue ricerche sul cancro. 29 ottobre – Roma: Mario Zicchieri, membro del Fronte della Gioventù, è ucciso presso la sede MSI del quartiere Prenestino 2 novembre – Ostia: viene barbaramente ucciso Pier Paolo Pasolini: per l'omicidio sarà condannato il minorenne Giuseppe Pelosi. 10 novembre – Italia: Jugoslavia: Trattato di Osimo. 11 novembre – Proclamazione di indipendenza dell'Angola. 11 novembre – Italia: per la prima volta viene istituito un divieto di fumo negli ambienti pubblici, con la legge n°584/1975. 20 novembre – Madrid: A 83 anni, muore Francisco Franco, dittatore spagnolo al potere da 40 anni. 22 novembre Roma: negli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine durante un corteo a favore dell'indipendenza dell'Angola, Piero
1976 (da Wikipedia) 1 gennaio - Milano: Viene diffuso per la prima volta il segnale di Radio Popolare. 7 gennaio - Roma: il PSI ritira la fiducia al governo. Si dimette il IV governo Moro. 12 gennaio - Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ammette con 11 voti a favore e uno contrario l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). 14 gennaio - Roma: esce il primo numero
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Bruno, diciottenne militante di Lotta Continua viene ferito da alcuni colpi d'arma da fuoco esplosi dalle forze dell'ordine; morirà il giorno successivo in ospedale. Madrid: Juan Carlos I di Borbone diventa Re di Spagna e avvia il processo che porterà la Spagna alla democrazia. 1 dicembre – Roma: Il Consiglio europeo decide la data della prima elezione a suffragio universale diretto del Parlamento europeo, che avverrà nel mese di giugno 1979 (indicato prima per il giugno 1978, ma ritardato di un anno). 10 dicembre – Stoccolma: a Eugenio Montale viene assegnato il nobel per la letteratura e a Renato Dulbecco quello per la Medicina. 21 dicembre Sei persone, incluso Carlos (lo Sciacallo), rapiscono i delegati alla conferenza dell'OPEC a Vienna. Milano: viene costituito da Roberto Formigoni il Movimento popolare contro la laicizzazione della società e della politica. 29 dicembre – Una bomba esplode all'Aeroporto La Guardia di New York, 11 vittime. 30 dicembre – Italia: approvata la legge 685 sugli stupefacenti: viene stabilita una distinzione tra spacciatore e consumatore; viene introdotta la distinzione tra droghe leggere e "droghe pesanti"; la nozione di modica quantità per uso personale permette la non punibilità di quest'ultimo.
del quotidiano la Repubblica: fondatore e direttore Eugenio Scalfari. 15 gennaio - Sara Jane Moore, autrice di un attentato alla vita del presidente USA Gerald Ford è condannata all'ergastolo 16 gennaio - Centosessantatré morti in scontri a Beirut. 18 gennaio - Milano: dopo un conflitto a fuoco con le forze dell'ordine, vengono arrestati i brigatisti Renato Curcio e Nadia Mantovani. 21 gennaio - Il Concorde decolla per il suo primo volo commerciale.
23 gennaio - Sandro Munari su Lancia Stratos vince per la seconda volta consecutiva il Rally di Montecarlo. 26 gennaio - Alcamo Marina (Trapani): nella casermetta dei Carabinieri vengono assassinati l'appuntato Salvatore Falcetta e il carabiniere Carmine Apuzzo. 29 gennaio - Italia: la Corte di Cassazione condanna il film Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci: viene vietata la proiezione e vengono bruciate tutte le copie del film. 1 febbraio - Rubati al Palazzo dei Papi di Avignone centodiciannove quadri di Picasso. 6 febbraio - Italia: scoppia lo scandalo Lockheed; vengono inquisiti gli ex ministri Mario Tanassi e Luigi Gui e il più volte presidente del Consiglio, Mariano Rumor. 12 febbraio - Roma: giuramento del quinto governo Moro (monocolore DC): monocolore DC con appoggio di PSDI, SVP e astensione di PLI, PRI, PSI. 13 febbraio - Nigeria: il generale Murtala Ramat Mohammed viene assassinato durante un tentativo di colpo di stato. 18 febbraio - Riconoscimento del nuovo governo dell'Angola, guidato da Agostino Neto, da parte dell'Italia e di altri dieci Paesi occidentali. 22 febbraio - Italia: Si rinnova l'armamento della Polizia italiana: i vecchi moschetti vengono sostituiti da più moderne pistole mitragliatrici. 27 febbraio - Il Fronte Polisario proclama la Repubblica Democratica Araba Saharawi nel Sahara Occidentale. 27 febbraio - Italia: Il generale Gian Adelio Maletti, capo del SID, e il capitano Antonio La Bruna sono arrestati nel quadro delle indagini per la Strage di piazza Fontana con l'accusa di aver favorito la latitanza dei principali imputati. 1 marzo - Italia: Crisi monetaria: la Lira viene di fatto svalutata del 12%. 9 marzo - Una donna viene per la prima volta ammessa all'Accademia di West Point. Incidente alla funivia del Cermis, in Val di
Fiemme: 42 persone muoiono in seguito alla caduta di una cabina dell'omonima funivia a causa della rottura di una fune. 14 marzo - Torino: Carlo De Benedetti vende alla FIAT la società Giardini: diventa così amministratore delegato della casa automobilistica, incarico da cui si dimette il 25 agosto. Ingemar Stenmark vince la Coppa del mondo di sci. 18 marzo - 24 marzo - Roma: XIII congresso della DC: si affermano le correnti di sinistra di Moro e Zaccagnini su quelle di destra di Andreotti, Fanfani, Forlani. Zaccagnini è eletto segretario. 19 marzo - Eddy Merckx vince la sua settima Milano-Sanremo di ciclismo. 24 marzo - Colpo di stato militare in Argentina; destituita Isabel Peron; al potere il generale Jorge Rafael Videla. 26 marzo - ore 12:06 Cade l'ultimo diaframma di roccia nel cunicolo di sicurezza del traforo autostradale del San Gottardo. 28 marzo - Italia: sulla Rete 2 debutta L'altra domenica, di Renzo Arbore e Maurizio Barendson. 30 marzo - Qualcuno volò sul nido del cuculo di Miloš Forman vince il Premio Oscar come miglior film. 1 aprile - Italia: la camera dei deputati approva con i voti di DC e MSI l'articolo 2 della legge sull'aborto: la pratica è considerata reato ed è ammessa solo in casi di pericolo per la vita della madre. New Jersey, la Corte Suprema riconosce l'eutanasia concedendo ad Karen Anne Quinlan, in coma da un anno, il diritto a morire. USA: in California Steve Jobs e Steve Wozniak fondano la Apple Computer, società di informatica e personal computer. 3 aprile - Roma: grande manifestazione femminista a favore della liceità dell'aborto. 5 aprile - Cambio della guardia al Numero 10 di Downing Street: James Callaghan succede come primo ministro britannico ad Harold Wilson.
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Cambogia, il principe Norodom Sihanouk rinuncia alla carica di capo di stato ad un anno dalla salita al potere dei Khmer rossi. 7 aprile - Cina: destituito Deng Xiaoping; gli succede Hua Guofeng. 10 aprile - Si intensifica la protesta delle femministe con cortei in tutta Italia. 11 aprile - Cisgiordania: per la prima volta le donne alle urne. 25 aprile - Portogallo: approvata la nuova Costituzione. 26 aprile - Roma: Il giovane Giuseppe Pelosi viene condannato a 9 anni per l'uccisione di Pier Paolo Pasolini. 28 aprile - Arezzo: Condannati a 20 anni di reclusione i neofascisti Mario Tuti e Luciano Franci per gli attentati alle linee ferroviarie. 30 aprile - Italia: cade il governo Moro dopo l'uscita del PSI dalla maggioranza e a seguito di contrasti circa la legge sull'aborto; il presidente della Repubblica Leone scioglie le Camere e convoca le elezioni politiche per il 20-21 giugno. Spagna: dopo quarant'anni festeggiata la festa del lavoro. 2 maggio - Sciolto il Parlamento italiano, indette nuove elezioni. 4 maggio - Processo a Torino contro esponenti neofascisti di Ordine Nuovo: nove condanne e trentadue assoluzioni. 5 maggio - Atene: Un milione e mezzo di persone accorrono per i funerali di Alekos Panagulis. Torino: Edgardo Sogno e Cavallo sono arrestati con l'accusa di aver organizzato un Golpe bianco al fine di istituire una repubblica presidenziale. Gli imputati saranno assolti nel 1978. 6 maggio - Terremoto del Friuli: alle 21.07 una serie di scosse del X grado Mercalli con epicentro a Monte S. Simeone distruggono Gemona, Tarcento, Tricesimo, Venzone, Colloredo di Monte Albano, Buja, Tolmezzo, Bordano e buona parte dell'Alto Friuli. Ci saranno 965 morti, 3000 feriti, 45.000 senzatetto.
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9 maggio - Ulrike Meinhof, ideologa della Frazione Armata Rossa, si impicca nel carcere di Stoccarda. 15 maggio - Nasce a Bologna il Movimento Medicina Democratica 16 maggio - Il Torino guidato da Luigi Radice vince lo scudetto dopo ventisette anni. Muoiono durante le prove al Mugello i piloti motociclisti Otello Buscherini e Paolo Tordi. 17 maggio - Torino: si apre il processo contro il nucleo storico delle Brigate Rosse, ma il procedimento si blocca subito a causa del rifiuto degli imputati di nominare avvocati difensori. Recrudescenza della guerra civile in Libano: più di 35 morti in ventiquattro ore 18 maggio - Si accentua il clima di terrore in Argentina dopo il colpo di stato; ritrovati centoventisei cadaveri crivellati da raffiche di mitra; le persone sequestrate e scomparse (desaparecidos) salgono a diverse centinaia. 23 maggio - Manila (Filippine), si conclude con uno scontro a fuoco con le truppe regolari e con la morte di tredici persone il dirottamento aereo del 21 maggio da parte di un commando di guerriglieri musulmani. 30 maggio - Adriano Panatta vince gli Internazionali d'Italia di tennis. 1 giugno - Libano: uomini di Al Fatah tentano di bloccare l'avanzata di truppe siriane. Italia: entra in vigore la legge che vieta il fumo nei locali pubblici e nei cinema 6 giugno - Sudafrica: disordini a Soweto contro l'apartheid; nei dieci giorni seguenti i morti saranno più di cento. 8 giugno - Libano: furiosa battaglia tra siriani e le forze islamo-progressiste. Uccisi a Genova dalle BR il procuratore generale della Repubblica Francesco Coco, la sua guardia del corpo e il suo autista. 10 giugno - Accordo al Cairo per una pace in Libano. La Lega Araba garantirà una protezione ai palestinesi. 12 giugno - Felice Gimondi vince il 59º Giro d'Italia di ciclismo.
Uruguay: In un putsch viene destituito il presidente Juan María Bordaberry; al suo posto il vicepresidente Alberto Demicheli. 13 giugno - Adriano Panatta vince gli Internazionali di Francia di tennis. 16 giugno - Libano, ucciso a Beirut l'ambasciatore USA Francis Meloy assieme all'autista e ad un altro diplomatico. 19 giugno - Libertà provvisoria per Edgardo Sogno dopo quaranta giorni di carcere. 20 giugno - Elezioni politiche anticipate in Italia: la DC si conferma primo partito; per la prima volta ammessi al voto anche i detenuti; risultati: DC 38,8%; PCI 34,4%; PSI 9,6%; MSI 6,1%; PSDI 3,1%; PRI 3,1%; PLI 1,3%; DP 1,5%. 25 giugno - Italia: la Corte costituzionale dichiara legittime le trasmissioni radiotelevisive a copertura locale di reti private. 26-30 giugno - Milano: Al Parco Lambro si tiene la sesta edizione del Festival del proletariato giovanile. Caratterizzata da saccheggi e scontri interni al movimento, è l'ultima edizione della rassegna organizzata da Re Nudo. 29 giugno - Le Isole Seychelles ottengono l'indipendenza dal Regno Unito dopo centosessant'anni. 2 luglio - Riunificazione del Vietnam (Vietnam del Sud e Vietnam del Nord). 3 luglio - Stati Uniti - La Corte Suprema decide che la pena di morte non è intrinsecamente crudele o inusuale e che è una forma punitiva costituzionalmente accettabile. Inghilterra - Il tennista ventunenne Björn Borg vince il Torneo di Wimbledon. 4 luglio - Stati Uniti - Festeggiamento del bicentenario. Entebbe (Uganda), gli israeliani liberano i 103 ostaggi prigionieri su un aereo dell'Air France dirottato da terroristi filo-palestinesi. Muoiono un israeliano e diversi militari ugandesi. Il fatto verrà ricordato come Operazione Entebbe. 5 luglio - Pietro Ingrao viene nominato
Presidente della Camera, Amintore Fanfani Presidente del Senato. 6 luglio - L'Unione Sovietica lancia nello spazio la navicella Soyuz 21 con due astronauti a bordo. 10 luglio - Seveso - Una nube tossica crea vittime e rende inagibile per anni una vasta area attorno all'industria ICMESA. Roma - Ucciso da membri del movimento neofascista Ordine Nuovo Vittorio Occorsio, giudice che si occupa dell'inchiesta sulla Strage di Piazza Fontana. 13 luglio - Roma: comitato centrale del PSI: si dimette Francesco De Martino; Bettino Craxi è eletto nuovo segretario. 14 luglio - Francia, ucciso da ignoti a Traves (Francia) l'ex colonnello delle SS Joachim Peiper che ordinò la Strage di Boves. Germania, un uomo di 43 anni, Joachim Kroll, confessa di aver ucciso otto bambini. 17 luglio - Si aprono a Montreal (Canada) i XXI Giochi Olimpici. 20 luglio - Una missione NASA porta la sonda Viking 1 ad atterrare su Marte: invierà foto dal pianeta rosso. 21 luglio - Repubblica d'Irlanda, uccisi a Dublino in un attentato l'ambasciatore britannico Christopher Ewart-Biggs e la sua segretaria. 23 luglio - Sciagura ferroviaria al Passo del Sempione: sei morti. 24 luglio - Sospeso a divinis dal Vaticano, per aver rifiutato le riforme del Concilio Ecumenico Vaticano II, monsignor Marcel Lefebvre vescovo di Ecône (Svizzera). 28 luglio - Francia, primo ghigliottinato a Marsiglia del dopo-De Gaulle; il giustiziato Christian Ranucci, di 22 anni, aveva ucciso una bambina. Tangshan (Cina), un terremoto uccide 240.000 persone e ne ferisce gravemente oltre 150.000. 29 luglio - Roma: si forma il terzo governo Andreotti, monocolore DC con appoggio esterno di PLI, PRI, PSDI, PSI e, per la prima volta, di PCI e Indipendenti di sinistra. Roma: viene emessa la sentenza di primo
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grado nel processo per il massacro del Circeo: ergastolo per Gianni Guido e Angelo Izzo, ergastolo in contumacia per Andrea Ghira. 31 luglio - Roma, il terzo governo Andreotti (monocolore DC) giura al Quirinale; l'11 ottobre otterrà la "non sfiducia" della Camera con 330 astensioni (PCI, PSI, PSDI, PLI e indipendenti di sinistra), 258 SI (DC, SVP) e 44 NO (MSI, DP, PR). 1 agosto - Nürburgring: il corridore automobilistico di Formula 1 Niki Lauda rimane ferito in un grave incidente durante il Gran Premio di Germania. 4 agosto - Sudan: il presidente Ja'far Muhammad al-Nimeyri fa giustiziare ottantuno responsabili del fallito golpe. 5 agosto - Filadelfia (USA): l'atleta Dwight Stones stabilisce il record mondiale di salto in alto: 2,32 cm. 6 agosto - Italia: viene consentito alle donne in gravidanza di Seveso (caso diossina) di ricorrere all'aborto terapeutico nel timore di parti con bimbi deformi. 8 agosto - Wimbledon (Inghilterra): la squadra italiana di tennis vince la finale europea di Coppa Davis. Miami (Florida): assassinato John Roselli, boss mafioso che si ritiene fosse stato incaricato dalla CIA di uccidere Fidel Castro. 17 agosto - Filippine meridionali: un terremoto causa 5.000 morti ed altrettanti dispersi. 20 agosto - Lecce - il bandito sardo Graziano Mesina evade assieme ad altri dieci detenuti. 22 agosto - Brno (ex Cecoslovacchia): Walter Villa su Harley Davidson vince per la terza volta consecutiva il campionato mondiale della classe 250 di motociclismo 1 settembre - Biella: ucciso dalle Brigate Rosse il vicequestore Francesco Cusano 3 settembre - USA: La sonda Viking II atterra su Marte. 5 settembre - Ostuni: il ciclista Freddy Maertens vince il campionato mondiale di ciclismo su strada. 9 settembre - Cina - Muore Mao Tse-
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Tung, leader della Cina moderna. 10 settembre - Zagabria (ex Jugoslavia): scontro aereo in volo tra un Trident britannico e un DC9 jugoslavo: 176 le vittime. 11 - 15 settembre - Nuove scosse di terremoto in Friuli; a Gemona crolla gran parte del centro storico che aveva resistito. 17 settembre - Egitto: Anwar Sadat (Premio Nobel per la pace 1978) viene rieletto presidente quasi all'unanimità. 20 settembre - Isparta: un Boeing 727 turco si schianta contro una montagna: 155 le vittime, delle quali 85 italiane 21 settembre - Washington: l'ex ministro del governo di Salvador Allende, Orlando Letelier, viene ucciso da una bomba collocata nella sua auto. 24 settembre - Salerno: sequestrato il film di Bernardo Bertolucci Novecento Atto I. 1 ottobre - In Italia per l'ultima volta si avvia l'anno scolastico in questo giorno. 2 ottobre - La Paz viene semidistrutta dall'Uragano Liza. 6 ottobre - Thailandia: massacro dell'Università Thammasat e conseguente colpo di Stato militare che porta al potere la fazione filo-monarchica dell'esercito. Barbados: un attentato terroristico causa l'esplosione in volo del DC-8 della Cubana de Aviación, provocando la morte di tutti i 73 passeggeri presenti a bordo (Volo Cubana 455). 8 ottobre - Italia: provvedimenti di austerità da parte del governo: aumento delle tasse, blocco della scala mobile, abolizione di alcune festività. 14 ottobre - Pechino (Cina): il nuovo presidente del Partito Comunista Cinese è Hua Guofeng. 16 ottobre - New York: muore a 74 anni il boss di tutti i boss di Cosa Nostra Carlo Gambino: anche a lui si era ispirato Mario Puzo per la figura de Il padrino. 30 ottobre - Giappone: la città di Sakata viene quasi completamente incenerita da un gigantesco incendio. 2 novembre - USA: alle elezioni presiden-
ziali Jimmy Carter ottiene il 51% dei voti: sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti. 4 novembre - Rimini al termine del suo secondo (e ultimo) congresso Lotta continua si scioglie. 6 novembre - Trapani: una valanga di acqua e fango si stacca dal Monte Erice: sedici le vittime. 13 novembre - Roma: l'ex ufficiale nazista Herbert Kappler, fra i responsabili dell'Eccidio delle Fosse Ardeatine, viene posto in libertà vigilata per motivi di salute. 15 novembre - Lo Scià di Persia acquista per 22 miliardi di lire i transatlantici Michelangelo e Raffaello; erano costati all'Italia 200 miliardi. 18 novembre - Pechino: Il Quotidiano del Popolo annuncia che la Cina ha fatto esplodere una bomba all'idrogeno, la terza dopo la morte di Mao Tse-Tung e la ventunesima dal 1964. 23 novembre - Grecia: aereo della Olympic Airways si schianta sul Monte Olimpo: muoiono cinquanta persone. Isola d'Elba: il subacqueo francese Jacques Mayol stabilisce il nuovo record di profondità a quota -100 m in 3'39". 24 novembre - Turchia: un terremoto provoca 5.000 morti. 27 novembre - Roma: a pochi mesi dal processo contro i tre neofascisti per il massacro del Circeo migliaia di donne invadono le strade di Roma, con lo slogan Riprendiamoci la notte, dando vita ad un vivace corteo contro la violenza sessuale. 29 novembre -Torino: Un gruppo armato assalta l'Associazione Dirigenti della FIAT: del nucleo fanno parte Roberto Sandalo e Marco Donat Cattin, figlio del politico democristiano Carlo Donat Cattin. È la prima azione ad essere rivendicata dall'organizzazione terroristica Prima Linea. 30 novembre - Roma, gli ex ministri Mario Tanassi (PSDI), Mariano Rumor (DC) e Luigi Gui (DC) sono posti in stato d'accusa per corruzione dalla commissione inquirente nell'ambito dello scandalo Lockheed. Torino: la FIAT annuncia che la Libia di
Gheddafi entrerà nel capitale della casa torinese investendo 415 milioni di dollari. Bangladesh: l'esercito del generale Ziaur Rahman prende il potere. Messico: si insedia il nuovo presidente José Lopez Portillo. 3 dicembre - a Cuba Fidel Castro diviene presidente del consiglio di stato e del consiglio dei ministri. 4 dicembre - Repubblica Centrafricana: il dittatore Jean-Bédel Bokassa si autonomina imperatore con il titolo di Bokassa I. 11 dicembre - Esce nelle sale cinematografiche il Casanova di Fellini. 7 dicembre - Milano: L'inaugurazione della stagione alla Scala viene duramente contestata con lancio di uova marce contro il pubblico e di molotov contro la polizia. Sono le prime avvisaglie del Movimento del '77. 15 dicembre - Sesto San Giovanni (Milano): viene ucciso in uno scontro a fuoco il brigatista Walter Alasia; muoiono anche un vicequestore ed un maresciallo di pubblica sicurezza. Roma: la Corte d'Appello conferma la condanna a Herbert Kappler revocandogli la libertà vigilata. 16 dicembre - Cresce la strategia della tensione: una bomba viene fatta esplodere a Brescia causando un morto e otto feriti; il governo si riunisce in emergenza per i provvedimenti del caso. 18 dicembre - Santiago del Cile: la squadra italiana di tennis conquista dopo settantasei anni la sua prima Coppa Davis battendo il Cile 4-1. La squadra, capitanata da Nicola Pietrangeli, è composta da Adriano Panatta, Paolo Bertolucci, Corrado Barazzutti e Tonino Zugarelli. La vigilia della trasferta era stata accompagnata da aspre polemiche circa l'opportunità di giocare in un paese sotto una dittatura militare. 21 dicembre - Roma: alcuni parlamentari del MSI formano il gruppo di Democrazia Nazionale che decide l'appoggio al governo Andreotti. 25 dicembre - Bangkok: precipita aereo della Egypt Air; più di cinquanta le vittime.
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Capitolo II
IL CONTESTO STORICO E LE SPINTE SULLE QUALI NASCE RADIO TALPA
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ANNI SESSANTA: L'INCUBATOIO DEI GRANDI FERMENTI POLITICI, SOCIALI E CULTURALI Un periodo quasi magico per la nascita di tanti movimenti; un tempo della vita quando cominci ad aprire gli occhi sul mondo, quando l'innocenza non è più pura ingenuità e la ragione non è ancora diventata cinismo. Quando senti che utopia e speranza sembrano prendersi per mano. Quando le cose che fai e che vorresti fare diventano senso e significato e la tua vita, LA TUA VITA, si fa coraggiosa e amorevolmente (più o meno) spavalda e irriverente. Gli anni Sessanta e primi Settanta sono il grande incubatoio di fermenti sociali, politici e di indignazione morale: le grandi lotte pacifiste (guerra Vietnam... “Peace & Love”... e sui muri migliaia di scritte “Yankee go home”), contro le discriminazioni razziali e per i diritti civili (nel 1963 Joan Beaz canta We Shall Overcome - Nel 1968 viene incisa dal complesso beat torinese The Phantom's, tradotta in italiano con il titolo Noi trionferemo); le rivolte nei campus universitari americani, le rivolte popolari nei paesi dell'area Sovietica (la Primavera di Praga - 1968), le agitazioni in America Latina... Nel 1965 The Who cantano My generation: “Ma perché non andate tutti a farvi fottere? Parlando della mia generazione. E non cercate di capire meglio ciò che diciamo...”... Se vogliamo individuare quegli anni dagli odori li associeremo al Patchouli (volgarmente chiamato paciulli), profumo esotico caratterizzante il movimento hippie... e l'odore acre dei lacrimogini. E il colore? Il rosso, naturalmente. Le bandiere, le scritte, gli striscioni... il rosso come colore cifra della passione rivoluzionaria, colore “sfacciato” che indica un momento di lotta. Ma rosso anche del sangue innocente delle stragi e del terrorismo. ALCUNI AVVENIMENTI SIGNIFICATIVI IN ITALIA Nel 1976 (gennaio) inizia a trasmettere Radio Popolare (un mito per i movimenti) e nasce “la Repubblica” (un quotidiano di successo, riferimento culturale di larga parte dei lettori progressisti). Nello stesso mese vengono arrestati i brigatisti Renato Curcio e Nadia Mantovani (il terrorismo rosso mostra i suoi volti). Il film di Bernardo Bertolucci Ultimo tango a Parigi viene censurato, sequestrato e bruciate tutte le copie (viva la libertà di espressione!). A febbraio scoppia lo scandalo Lockeed che inquisisce tre ex ministri (la malapolitica e la corruzione hanno antiche radici...). Per i depistaggi sulla strage di Piazza Fontana vengono arrestati militari e uomini dei servizi segreti (ecco alcuni volti delle trame oscure e della strategia della tensione!). Grandi manifestazioni nazionali, a partire dal mese di aprile, del neonato movimento italiano delle donne per conquistare una legge sull'aborto (i diritti delle donne e la specificità femminile). A luglio un disastro ambientale sconvolge Seveso con la nube tossica della diossina della Icmesa (la difesa e tutela dell'ambiente!). A novembre sulla scena del terrorismo rosso si affaccia, con un'azione militare alla Fiat, il gruppo di Prima Linea. DISASTRI AMBIENTALI E DINTORNI
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Lo shock petrolifero del 1973 con la crisi energetica dovuta principalmente dalla improvvisa interruzione del flusso dell'approvvigionamento di petrolio proveniente dalle nazioni appartenenti all'Opec (l'organizzazione dei paesi esportatori di petrolio). In quegli anni infatti la situazione mediorientale è incandescente. Blocchi della circolazione in tutte le città nei giorni festivi portano a scoprire due cose: le risorse del pianeta sono limitate e la parola austerity. I mezzibusti in tv cercano di convincere, penosamente, l'opinione pubblica sugli aspetti positivi della nuova e imprevista situazione. Nelle manifestazioni si grida lo slogan: “In tv c'è una mezza calzetta che ci dice che fa bene andare in bicicletta”. La coscienza ambientalista, così poco radicata sia nella opinione pubblica sia nei partiti della sinistra storica e di quella extraparlamentare, viene scossa da due fatti devastanti: Seveso 10 luglio 1976 e Three Mile Islands 28 marzo 1979. Con l'inquinamento della Icmesa di Seveso (Lombardia) i cittadini imparano una nuova parola: diossina (una sostanza chimica tossica). Negli Stati Uniti l'incidente nella centrale nucleare di Three Mile Islands impaurisce il mondo sul pericolo della radioattività, quasi contemporaneamente esce il film Sindrome cinese di James Bridges, con Jane Fonda, Jack Lemmon, Michael Douglas, James Hampton, Scott Brady. La radioattività, problema che si credeva concluso con le bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki nel 1945, torna ad essere il nuovo pericolo invisibile. Molti artisti e cantanti si fanno carico di portare avanti il messaggio ambientalista e denunciano i pericoli che corre l'umanità e il Pianeta. Pete SEEGER, Joan BAEZ, Bob DYLAN, Phil OCHS, Bob MARLEY, Neil YOUNG, Janis JOPLIN, U2, John LENNON, Jackson BROWNE, AREA, Fabrizio DE ANDRE’, Pierangelo BERTOLI, DUBLINERS, Christy MOORE, BEACH BOYS, Giorgio GABER, JEFFERSON AIRPLANE, CREEDENCE CLEARWATEWR REVIVAL, Udy COLLINS, GRATEFUL DEAD, CROSBY STILL NASH AND YOUNG... In Italia si distingue Pierangelo Bertoli, un cantautore di grande sensibilità. Ecco il testo della sua canzone più famosa. E l'acqua si riempie di schiuma il cielo di fumi la chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi uccelli che volano a stento malati di morte il freddo interesse alla vita ha sbarrato le porte. Un'isola intera ha trovato nel mare una tomba il falso progresso ha voluto provare una bomba poi pioggia che toglie la sete alla terra che è vita invece le porta la morte perché è radioattiva. Eppure il vento soffia ancora spruzza l'acqua alle navi sulla prora e sussurra canzoni tra le foglie bacia i fiori li bacia e non li coglie. Un giorno il denaro ha scoperto la guerra mondiale ha dato il suo putrido segno all'istinto bestiale
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ha ucciso, bruciato, distrutto in un triste rosario e tutta la terra si è avvolta di un nero sudario e presto la chiave nascosta di nuovi segreti così copriranno di fango persino i pianeti vorranno inquinare le stelle la guerra tra i soli i crimini contro la vita li chiamano errori. Eppure il vento soffia ancora spruzza l'acqua alle navi sulla prora e sussurra canzoni tra le foglie bacia i fiori li bacia e non li coglie eppure sfiora le campagne accarezza sui fianchi le montagne e scompiglia le donne fra i capelli corre a gara in volo con gli uccelli. Eppure il vento soffia ancora!!! ACCADE NEL MONDO... Nel 1964 viene condannato all'ergastolo Nelson (Madiba) Mandela, leader della lotta contro il regime dell'apartheid (segregazione razziale) in Sud Africa; nel giugno 1976 a Soweto negli scontri la polizia sudafricana lascia sul terreno oltre cento neri crivellati di pallottole. La reazione all'assassinio di Martin Luther King (storico il suo discorso“ I have a dream” - 1968), e prima (1965) all'uccisione di Malcom X (il leader del movimento più radicale contro il razzismo)... le grandi manifestazioni pacifiste contro la guerra in Vietnam contagiano il mondo: Joan Beaz e Bob Dylan ne diventano i cantori. We Shall Overcame (nella versione di Joan Baez, la canzone di protesta pacifista che diviene un inno del movimento per i diritti civili negli Stati Uniti). Riusciremo a superarlo Riusciremo a superarlo Un giorno ne saremo fuori Nel profondo del cuore, Io lo credo Un giorno tutto sarà superato Cammineremo mano nella mano Cammineremo mano nella mano Cammineremo ancora mano nella mano Nel profondo del cuore, io lo credo Vivremo ancora in pace Vivremo ancora in pace Un giorno avremo ancora la pace Nel profondo del cuore, io lo credo Noi non abbiamo paura
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Noi non abbiamo paura Un giorno tutto sarà superato Nel profondo del mio cuore Non abbiamo paura Non abbiamo paura Non abbiamo paura oggi Nel profondo del mio cuore Riusciremo a superarlo Riusciremo a superarlo Un giorno ne saremo fuori Nel profondo del mio cuore, Io lo credo Un giorno ne saremo fuori. Ma il brano definito “il vero inno dei sit-in contro la guerra del Vietnam” è del cantautore di protesta statunitense Phil Ochs: I ain’t marching anymore. NON MARCERÒ PIÙ Oh, ho marciato alla battaglia di New Orleans Alla fine della prima guerra contro l’Inghilterra Il giovane paese cominciava a crescere Il giovane sangue cominciava a scorrere Ma non marcerò più Perché ho ucciso la mia parte di Indiani In mille battaglie differenti Ero lì, a Little Big Horn Ho udito tanti uomini in agonia Ne ho visti molti più morire Ma non marcerò più Sono sempre i vecchi a mandarci alla guerra Sono sempre i giovani a cadere Ora guardate tutto quel che abbiamo vinto con la sciabola e il cannone Ditemi se ne valeva la pena Perché ho rubato la California alla terra messicana Ho combattuto nella sanguinosa guerra civile E sì, ho ucciso persino il mio fratello E tanti altri E non marcerò più Perché ho marciato alle battaglie nelle trincee tedesche In una guerra che avrebbe fatto finire tutte le guerre Oh, devo avere ammazzato un milione di uomini E adesso mi vogliono ancora Ma non marcerò più Sono sempre i vecchi a mandarci alla guerra
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Sono sempre i giovani a cadere Ora guardate tutto quel che abbiamo vinto con la sciabola e il cannone Ditemi se ne valeva la pena Perché ho volato nella missione finale nel cielo giapponese Ho fatto partire il potente boato del fungo E quando ho visto le città bruciare Ho capito che stavo imparando A non voler più marciare Adesso il capo laboratorio urla quando chiudono le fabbriche di missili, La United Fruit urla sulle rive cubane, Chiamatela “pace”, chiamatelo “tradimento”, Chiamatelo “amore”, chiamatelo “ragione”, Ma non marcerò più. GLI AVVENIMENTI INCALZANO... Gli avvenimenti storici incalzano ancora: la strage di studenti a Città del Messico in occasione delle Olimpiadi (1968). La rivoluzione culturale in Cina guidata da Mao Tze Tung (definito Il grande timoniere) e le Guardie rosse (1967), già protagonista della Lunga marcia, intrapresa nel 1933 alla conquista della Cina da parte del Partito comunista cinese. L'assassinio di Ernesto “Che” Guevara in Bolivia (1967). Il massacro di Monaco di Baviera (Germania Ovest) durante le Olimpiadi del 1972. L'atto terroristico porta all'attenzione del mondo il drammatico problema del popolo palestinese. Le manifestazioni contro il colpo di Stato in Cile (11 settembre 1973 - gli esuli Inti Illimani fanno cantare mezzo mondo El pueblo unido jamàs serà vencido)... Nel 1974 in Portogallo scoppia la Rivoluzione dei garofani che riesce a scalzare il potere del dittatore Antonio Salazar. Sul quotidiano Lotta continua se ne leggono le corrispondenze del riminese Primo Silvestri. La Rivoluzione dei garofani in pratica è un colpo di Stato incruento attuato da militari dell'ala progressista delle forze armate del Portogallo. Questo pone fine al lungo regime autoritario fondato da António Salazar nel 1926 e porta al ripristino della democrazia nel Paese dopo due anni di transizione tormentati da aspre lotte politiche. Nel 1976 il generale Jorge Videla terrorizza l'Argentina eliminando migliaia di oppositori (i desaparecidos), nel 1978 il regime militare “compra” la vittoria dell'Argentina al Campionato mondiale di calcio per nascondere la sua ferocia. La “domenica di sangue” a Derry (città nordirlandese - 30 gennaio 1972 - Gli U2 di Bono cantano nel 1982 Sunday Bloody Sunday). A settembre (1976) muore Mao Tze-Tung (la sua Rivoluzione culturale ha affascinato milioni di persone anche in Europa)... FERMENTI DI CREATIVITA' IN CAMPO CULTURALE I fermenti creativi crescono anche in campo culturale: il movimento Hippy, la Beat Generation (con poeti e scrittori del calibro di Jack Kerouac, Allen Ginsberg,
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William Burroughs, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti...), la musica rock (a Woodstock - agosto 1969 - Richie Evans canta Freedom, un inno!), il cinema e il teatro d'avanguardia, le arti figurative (Pop Art, Arte Povera, Arte Concettuale)... La fantasia al potere, uno degli slogan del '68, è lì... quasi a portata di mano. Dagli anni Sessanta, grazie soprattutto al movimento Hippy, si diffondono pensieri e associazioni che fanno riferimento a filosofie orientali e in modo particolare a quelle indiane. Un bisogno di spiritualità come risposta ad un Occidente sempre più materialista ed edonistico? Un ruolo emulativo lo stimolano i Beatles col loro soggiorno in India (1968), quando i quattro componenti del gruppo vi si recano per frequentare un corso di Meditazione Trascendentale presso l'ashram indiano di Maharishi Mahesh Yogi. Ma in Italia prevale la censura; ricordiamo la cacciata dalla Rai di Dario Fo (1977) dopo la trasmissione di Mistero buffo che provoca proteste e indignazioni nel mondo politico cattolico e oltre Tevere (Vaticano). Nel febbraio 1977 la Rai avvia ufficialmente le trasmissioni a colori... ma il grigiore della politica di regime (e della censura) rimane inalterato. LA MALEDIZIONE DELLA “J” O DEI 27 ANNI La musica rock si afferma in tutto l'Occidente... ma anche qui i problemi non mancano. Tra il 1970 e il 1971 perde tre grandi suoi interpreti: Jimi Hendrix (settembre 1970), Janis Joplin (ottobre 1970) e Jim Morrison (luglio 1971) la voce carismatica dei “The Doors”. Tutti morti a 27 anni per cause legate alle droghe, tanto che ricorre, semplicisticamente, il termine di Club 27. Oltre ai tre rockers vanno aggiunti: Brian Jones, Kurt Cobain (Nirvana), Amy Winehouse, Richey James Edwards... Tutti diventano dei miti, e ancora oggi restano indimenticabili. Si ricordi anche Nick Drake, cantautore inglese ma soprattutto un poeta, morto suicida nel 1974 a soli 26 anni. Emozionante il libro MORIRE DI MUSICA - Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison - Il Rock, l’eroina, la morte, la fine di una cultura nei testi di tre grandi musicisti scomparsi, curato da Nemesio Ala. “Alla morte di Jim Morrison credo sia avvenuto un crak epico, uno stravolgere l’ambiente del rock americano per intero: la mancanza improvvisa di Janis Joplin, Jimi Hendrix e Morrison ha coinciso con la decadenza, non solo sul piano umano ma soprattutto nel contesto dei contenuti rivoluzionari del rock, di quell’espressione americana che, al di là del ’60, aveva significato aggressione all’establishment e la pura distensione nella pazzia e nella purezza della libertà emotiva». (Mauro Radice) E si può dire che, effettivamente, con la morte di Hendrix, Joplin, Morrison si chiude un’epoca nella storia del movement statunitense e delle sue espressioni culturali; con essi possiamo trovare l’unico concreto tentativo di affrancare la musica pop americana da una dimensione unicamente racchiusa all’interno della ‘cultura di massa’, per farla specchio del presente e delle sue contraddizioni e questo attraverso un momento di strutturazione interna del linguaggio musicale
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che in mille rivoli e canali diversi costituiva - negli anni Sessanta - una parte così importante della «cultura giovanile”. (Savelli Editore, febbraio 1979). IL “REGIME DEMOCRISTIANO” La fine degli anni Sessanta e Settanta sono quelli della grande contestazione a livello mondiale. L'Italia è uno dei paesi più coinvolti. Il cosiddetto “regime democristiano”, come viene definito da sinistra, ha occupato lo Stato in tutte le sue articolazioni istituzionali, politiche, economiche... Rino Gaetano (1978) canta con acuta ironia Nuntereggae più - (Eya alalà pci psi dc dc pci psi pli pri dc dc dc dc...). La sinistra riesce a scalfire questo muro solo attraverso una forte presenza nella sfera culturale. Non a caso la maggior parte degli intellettuali orbita a sinistra. La cosa appare naturale, visto che solo i partiti di sinistra, sempre all'opposizione, intercettano maggiormente la voglia di cambiamento e di creatività. C'è una cappa reazionaria che fa da tappo alle nuove esigenze di libertà, partecipazione sociale e politica. I fermenti politici e culturali coinvolgono a 360 gradi tutti gli strati sociali, dalle condizioni di vita e di lavoro alle relazioni interpersonali, dal costume allo stile di vita. Un modello di sviluppo economico, il “fordismo” (per citare il sociologo Marco Revelli), su cui si è modellata anche la struttura burocratica dello Stato e dei partiti, sta lentamente entrando in crisi: nuove tecnologie stanno emergendo, il mondo diventa sempre più piccolo e a portata di mano grazie allo sviluppo della comunicazione. Inizia l'era della globalizzazione... Ma intanto in Italia sotto il regime democristiano si continua all'insegna delle ruberie, corruzioni, scandali, ecc. Ecco un libro pubblicato nel giugno 1977 (Feltrinelli Editore) dal titolo eloquente: L’ANONIMA DC - Trent’anni di scandali da Fiumicino al Quirinale, scritto da Orazio Barrese (giornalista di Paese Sera, poi de l'Ora di Palermo) e Massimo Caprara (per 10 anni segretario di Palmiro Togliatti, poi redattore di Rinascita, del Mondo, Manifesto e dell'Espresso). La presentazione del libro ci dice che chi voleva sapere lo poteva fare da tempi lontani. Dalla prefazione: “Questo libro non è il repertorio di tutti gli scandali propagandisticamente imputabili alla DC. Per elencarli uno per uno, quand’anche fosse produttiva un’impresa del genere, oltretutto esposta all’accusa di faziosità, avremmo dovuto dedicarci alla stesura di un’opera monumentale, organizzata a soffietto, qualcosa come un manuale, un’enciclopedia piuttosto che uno strumento informativo. Questo libro vuole essere invece un sussidio di carattere storico e documentario alla ricerca sul modo di governare della Democrazia cristiana, nei suoi riflessi ideologici, culturali e pratici, sull’uso dei meccanismi istituzionali di controllo dell’economia, sulla loro manomissione e sugli effetti di scollamento, di blocco e di sclerosi, accumulatisi in oltre trent’anni di dominanza politica, di uso disonesto del consenso elettorale...”. Dalla presentazione: “‘Forchettoni, vandali, corvi, avvoltoi’ sono le etichette che la pubblicistica e la denunzia delle sinistre hanno affibbiato per oltre
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trent’anni, per tutto il corso della restaurazione capitalistica, ai responsabili dei maggiori scandali scoperti con le mani nel sacco. Gli autori di questo libro ricostruiscono l’occupazione del potere da parte della DC e i piú gravi fenomeni degenerativi di lucro estorto e di corruzione, che hanno coinvolto uomini e gruppi del partito dominante, centri economici pubblici e privati, banche e poteri dello Stato. Una folla d’affaristi, profittatori, portaborse, guardaspalle e prestanomi di ministri, alti prelati, pubblici amministratori, generali e alti magistrati; un sottobosco di favori, protezioni, concessioni, benefici indebiti occupano le pagine di questo libro con un crescendo che punta sempre piú in alto. Dai primi scandali a ridosso degli anni Quaranta-Sessanta (monsignor Prettner Cippico, che ricicla valuta attraverso i canali del Vaticano; Giuffré ‘banchiere di Dio’ che incamera miliardi per le ‘opere di religione’; la gran casata dei Torlonia che s’impingua ulteriormente vendendo le ‘zolle d’oro’ di Fiumicino), si arriva agli sfrontati profittatori di Stato (Trabucchi, il ministro delle banane e, poi, del tabacco messicano). Man mano, si sale ai ‘grandi elemosinieri’ che dal torbido giro internazionale del petrolio gonfiano tangenti per i partiti al governo (Valerio, Cazzaniga); si passa attraverso gli sportelli bancari dei ‘santuari del capitale’ custoditi da fiduciari di ferro della DC (Arcaini, Ventriglia); si tocca la complice ‘deliquescenza’ dei boiardi di Stato (Cefis, Einaudi, Petrilli, Girotti); si transita nelle ville dei ‘robber barons’ i baroni ladri delle commesse militari (i fratelli Lefebvre, Crociani), per sfociare nel gran mare, agitato da correnti in lotta, degli uomini politici coinvolti, da Andreotti a Fanfani, Cossiga, Zaccagnini, Colombo, Rumor, Preti, Tanassi, Gui fino al presidente Leone. Questo libro solleva qualche lembo dietro gli ‘omissis’ imposti al testo del rapporto della commissione del Congresso nordamericano (Pike), che ha indagato sui finanziamenti della CIA agli uomini politici e ai partiti di vari paesi compresa l’Italia, riaprendo in tal modo il dibattito sulle dirette responsabilità del piú alto vertice istituzionale”. Insomma, nulla è cambiato da ieri! I PRIMI A SCENDERE IN CAMPO SONO GLI STUDENTI. POI GLI OPERAI E LARGA PARTE DELLA SOCIETA' CIVILE In Italia tutto appare come impregnato di bigottismo e autoritarismo; il disagio sociale cresce e non si è più disposti ad accettarlo supinamente. I primi a squarciare questa cappa sono gli studenti che manifestano contro una scuola autoritaria e classista, poi il mondo operaio, e poi via via la presa di coscienza sui diritti civili, l'affermazione della dignità umana, l'affrancamento da vecchie e nuove schiavitù e pregiudizi, la parità di genere (col movimento femminista), l'omosessualità che non vuole più essere considerata una malattia. Le rivolte di interi popoli ancora sotto dittature e colonialismi (in Africa, Asia, America latina)... Matura il bisogno di conquistare una maggiore giustizia sociale. Insomma, prende corpo la vogliaesigenza di un mondo migliore e più giusto.
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CRISI DELLA FAMIGLIA PATRIARCALE Anche la famiglia patriarcale viene messa in subbuglio. Giovani e donne cominciano a mettere in discussione i ruoli predefiniti e secolari, entra in società (e in famiglia) lo scontro generazionale. Si afferma con forza la questione dei diritti civili: la rivoluzione sessuale, la parità uomo donna, i diritti degli omosessuali... Prende corpo nel movimento degli studenti e delle donne il motto: Il personale è politico. Slogan radicalmente in antitesi all'individualismo perbenista e ipocrita della borghesia capitalista dominante. LA CHIESA COLPITA DA UN TERREMOTO La stessa chiesa viene colpita da un terremoto: è l'onda lunga che arriva da Papa Giovanni XXIII (Giuseppe Roncalli), con l'enciclica Pacem in Terris e il Concilio Vaticano II. Milioni di cittadini cattolici recepiscono questa ondata di modernità: i cosiddetti cattolici del dissenso si moltiplicano, parte dell'associazionismo cattolico entra nel vivo della contestazione studentesca, operaia, e sociale, la Teologia della Liberazione (fine anni '60) si afferma in America Latina (tra i protagonisti di questa corrente di pensiero (e azione) ci sono i sacerdoti Gustavo Gutiérrez -peruviano-, Hélder Câmara, Leonardo Boff -brasiliani- e Camillo Torres Restrepo -colombiano). La vittoria nel referendum contro l'abrogazione della legge sul divorzio (1974) e poi nel 1981 contro quella sull'aborto (Legge 194 - approvata dal Parlamento nel 1978), rappresentano il segno tangibile che l'Italia sta cambiando velocemente. La Democrazia cristiana non è più quel partito interclassista inscalfibile. La Dc non è più l'unico e indiscusso referente della chiesa e del Vaticano. Il blocco Vaticano-partito (la Dc)-fede, inizia ad incrinarsi. A Rimini un agguerrito e numeroso gruppo di cattolici del Circolo J. Maritain diventano un punto di riferimento nazionale del dissenso e aggrega numerosi gruppi spontanei di base. Quella del Circolo Maritain di Rimini è una storia tutta da raccontare. Ha svolto un ruolo determinante, non solo a livello riminese, ma in campo nazionale. Un gruppo di cattolici, cosiddetto del 'dissenso' che si è posto in maniera molto critica con le gerarchie della Chiesa. Svolge un ruolo decisivo nel dibattito politico e vive in pieno e da protagonista il periodo della contestazione studentesca. Il Circolo Maritain, di fatto, nasce nel 1963 con un dibattito pubblico con padre Ernesto Balducci sul tema: “Per una presenza cristiana nella società attuale”. L'attività vera e propria inizia nel gennaio del 1965 con la pubblicazione dello statuto e il lancio del programma. Dal 1964 al '68 sono numerosissime le iniziative pubbliche. Tutte caratterizzate dal dialogo verso quella sinistra che le gerarchie cattoliche vedono come fumo negli occhi. Il 19 novembre del 1967 elegge il nuovo direttivo: Wladimiro Albani, Cesare Biondello Angelo Calieri, Sergio Cecchi, Giovanni Crociati, Oreste Delucca. Antonio Zavoli viene rieletto presidente. Numerose le iniziative eclatanti nel 1968, tra principali: Lettera aperta ai Vescovi italiani sulla fine dell'unità politica dei cattolici italiani (febbraio);
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Lettera aperta a Paolo VI per chiedere la chiusura de "L'Osservatore Romano" (3 marzo). E ancora: 21 aprile 1968 a Bologna l'assemblea costituente dei Gruppi spontanei d'impegno politico-culturale per una nuova sinistra; 19 maggio: Lettera aperta di 57 cattolici riminesi per protestare contro l'intervento della Cei sulle elezioni; 22 agosto: Manifesto ‘Stalinismo e rivoluzione’ di netta condanna dell'invasione della Cecoslovacchia da parte dei sovietici. 1-2-3 novembre: seminario nazionale dei Gruppi spontanei di impegno politico-culturale per una nuova sinistra, con la partecipazione di 450 persone provenienti da tutta Italia; 15 dicembre: esce il primo numero di Maritain-notizie, quindicinale di idee, notizie, documenti. Esce per circa due anni, sino al dicembre 1970, quando si trasforma nella rivista Per la lotta. Il primo numero di "Maritainnotizie" è dedicato interamente alle lotte studentesche. STUDENTI CONTRO LA SCUOLA DI CLASSE Il 1968 vede le grandi lotte studentesche che si attivano e fanno da detonatore in tutto il contesto sociale. Il '68 dà il botto, ma la situazione è, come abbiamo visto, già in ebollizione da anni. La scolarizzazione di massa sgretola in poco tempo la scuola di classe (appannaggio solo dei figli delle classi medie e alte). L'ingresso di milioni di giovani figli di operai, contadini, artigiani... trasforma la scuola in un incubatoio di lotte e la presa di coscienza diventa imprevista e dirompente. L'inadeguatezza complessiva della scuola (programmi, strutture, corpo insegnante e dirigente) esplode portando al centro dell'attenzione il ruolo della scuola pubblica, dell'istruzione senza discriminazioni e della ricerca. Quest'ultima rappresenta il motore principale per lo sviluppo economico, culturale e morale del nostro Paese. 1969: L'AUTUNNO CALDO Nel 1969 le fabbriche scendono in campo: battaglie sindacali, grandi lotte e scioperi nazionali danno il via al cosiddetto Autunno caldo, imponendo miglioramenti contrattuali, salariali, diritti e condizioni di lavoro. L'anno dopo (1970) questo movimento porta ad una grande conquista civile e democratica: lo Statuto dei lavoratori, col “mitico” Articolo 18 che tutela i lavoratori contro i licenziamenti senza giusta causa. (Oggi nel 2014 nemici e falsi amici sono ancora lì intenti a demolirlo). Le battaglie sindacali portano all'abbattimento delle cosiddette “gabbie salariali” e l'applicazione del “Contratto unico nazionale” nei diversi settori lavorativi. STUDENTI OPERAI UNITI NELLA LOTTA Le lotte studentesche, le lotte operaie e le lotte sociali stanno sempre più creando una unione di fatto e producono un impatto politico che spaventa. Lo slogan urlato nei cortei Studenti, operai uniti nella lotta diventa un boato assordante per i palazzi del potere. Paolo Pietrangeli canta Contessa (dal 1966), che diventa la colonna sonora del
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'68... e addirittura ritorna in voga negli anni Novanta con i Modena City Ramblers (1994). “Che roba Contessa all'industria di Aldo han fatto uno sciopero quei quattro ignoranti volevano avere i salari aumentati gridavano, pensi, di essere sfruttati e quando è arrivata la polizia quei quattro straccioni han gridato più forte di sangue han sporcato il cortile e le porte chissà quanto tempo ci vorrà per pulire”. Compagni dai campi e dalle officine prendete la falce portate il martello scendete giù in piazza picchiate con quello scendete giù in piazza affossate il sistema. Voi gente per bene che pace cercate la pace per far quello che voi volete ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra vogliamo vedervi finir sotto terra ma se questo è il prezzo l'abbiamo pagato nessuno più al mondo deve essere sfruttato. “Sapesse Contessa che cosa m'ha detto un caro parente dell'occupazione che quella gentaglia rinchiusa là dentro di libero amore facea professione. Del resto mia cara di che si stupisce anche l'operaio vuole il figlio dottore e pensi che ambiente che può venir fuori non c'è più morale, Contessa”. Se il vento fischiava ora fischia più forte le idee di rivolta non sono mai morte se c'è chi lo afferma non state a sentire è uno che vuole soltanto tradire se c'è chi lo afferma sputategli addosso la bandiera rossa gettato ha in un fosso. Voi gente per bene che pace cercate la pace per far quello che voi volete ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra vogliamo vedervi finir sotto terra ma se questo è il prezzo l'abbiamo pagato nessuno più al mondo deve essere sfruttato. IL POST '68 Il post '68 vede un'escalation di contestazioni, il sedimentarsi di nuove coscien-
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ze, e anche di sostanziali successi in diversi campi della vita lavorativa e sociale. I partiti (e sindacati) iniziano ad entrare in crisi di rappresentanza. Soprattutto a sinistra nascono centinaia di movimenti di base e diversi gruppi politici organizzati (la cosiddetta “sinistra extraparlamentare”). Ma anche a destra i partiti storici non se la passano tanto bene... La dialettica, che spesso diventa scontro politico con i partiti, porta alla ribalta sensibilità e istanze spesso sopite: diritti civili, ambiente, femminismo, internazionalismo solidale, difesa delle minoranze, la scuola, lo sfruttamento nel lavoro, la vita nei quartieri ghetto, il problema della casa... Lo “scandalo insopportabile” delle diseguaglianze e delle discriminazioni porta linfa alle lotte per affermare un mondo più giusto. Così Ribellarsi è giusto! diventa non solo uno slogan, ma una consapevolezza, una necessità, un programma. EFFETTO A CATENA DALLE CITTA' AI PICCOLI CENTRI Le grandi città, ma non solo, ribollono di fermenti politici e culturali. Le università e gli istituti delle scuole superiori ne diventano il centro propulsivo e coinvolgono anche gli operai più giovani e i disoccupati. Così migliaia di giovani provenienti dai piccoli centri e coinvolti da questo clima di cambiamento nelle loro scuole, riportano nelle cittadine di provenienza tentativi di organizzazione politica e iniziative di ogni genere. E' quello che succede nella diffusione di tante sezioni di gruppi politici cosiddetti extraparlamentari. Anche a Cattolica accade lo stesso fenomeno. Dal 1970 a Cattolica e Gabicce Mare, ma anche nelle cittadine limitrofe, agisce Lotta Continua, sicuramente il gruppo della sinistra extraparlamentare più numeroso e radicato. Con l'autoscioglimento nel congresso di Rimini (novembre 1976), centinaia di aderenti rimangono sostanzialmente “orfani” e senza più un riferimento politico nazionale. Profetiche sono le parole di Adriano Sofri che rappresentano la sintesi caratterizzante la storia politica nazionale di quel periodo: “... dobbiamo saper convivere col terremoto”. Ci sono valori molto radicati e identitari che hanno bisogno di una continuità d'impegno e d'azione. Sono: l'antifascismo, il “mito” della Resistenza, la difesa della Costituzione, la lotta al razzismo, l'internazionalismo proletario (il pacifismo solidale con i popoli visto da sinistra)... dunque, bisogna trovare altre forme d'impegno. QUELLI DI LOTTA CONTINUA, PCI, PSI, DEL CIRCOLO OTTOBRE... Radio Talpa a Cattolica vede la confluenza di buona parte dei simpatizzanti di Lotta continua, ora reduci da quell'esperienza: Enzo Cecchini, Giuliana Maroccini, Lando Pritelli (che poi nel 1985 fu eletto consigliere comunale a Cattolica per Democrazia proletaria), Fabio Rocca, Daniele Prioli, Massimo Perini, Enrico Paolucci, Doris Marcaccini, Giuseppina Macaluso, Domenico Marchionni, Giovanni Bertuccioli, Rodolfo Sanchi, Aldo Conti, Franco Ciuffoli, Antonio Casadei Menghi, Pasqualina Pala, Ennio Tagliaferri, Enzo Tagliaferri, Luciano Zazzeroni...
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Eros Gennari viene dal Pdup... Diversi provengono dall'esperienza aggregativa del “Circolo Ottobre” (potremmo definirlo l'ala giovanile creativa e culturale vicina a Lotta continua, ma in totale autonomia) di Gabicce Mare: Claudio Druda, Giovanni Nino Galeazzi, Rolando e Tarcisio Arduini, Luca Campanelli, Federico Facondini, Massimo Moroncelli, Vinicio Piemonti... Un Circolo molto attivo sul piano culturale che ciclostila un giornale dal titolo “Cambiamo Musica”. C'è anche una significativa adesione di tanti giovani che simpatizzano col Pci (la Fgci): Armando Berlini, Guelfo Benelli, Giancarlo Primavera, Mirco Bartolini, Innocenzo Cevoli, Giuseppe Prioli, Michele Filippini, Marco Grossi, Renzo Lazzari, Luciano Ottaviani, Rossella Perazzini, Nives Vaselli, Vittorio Prioli, Rosanna Tombari, Oscar Prioli, Antonio Gabellini, Alvio Pritelli, Maria Vittoria Prioli, Luigi Beretta... E poi quelli vicini al Psi: Giuseppe Lorenzi, Dario Palermo, Nevio Cavina, Andrea Dubla, Gian Maria De Nicolò... (Nominativi che oltre la memoria sono ancora verificabili dagli elenchi dei soci e simpatizzanti di Radio Talpa). RAGAZZE E RAGAZZI A CENTINAIA E poi ancora tanti giovani e meno giovani che sostengono, magari solo come simpatizzanti il progetto di una radio libera impegnata: Danilo Donati, Marco Pasqualini, Stelio Masini, Primo Zanca, Massimo Innocenti, Domenico Pritelli, Roberto Lorenzi, Domizio Leardini, Paolo Marchi, Walter e Massimo Spezi, Fabrizio Selva, Stefano Verni, Mariano Rossi, Maria De Cono, Corrado Carabini, Paolo Piemonti, Augusto Filippini, Stefano Gulinelli, Emidio Giovannini, Roberto Gambuti, Mauro Mancini, Marco Morini, Gerardo Marcolini, Carlo Trebbi, Rossano Scola, Alessandro Scola, Odoardo Scola, Paolo Scola, Luigi Avanzolini, Dante Crescentini, Enzo Ubalducci, Sergio Del Bianco, Ermete Marchini, Claudio Amaducci, Giuseppe Tonelli, Davide Balestrieri, Mario Della Biancia, Prisca Villa, Massimo Gardenato, Roberto Lisotti, Stefano Donzelli, Rosario Todaro, Angela Gabellini, Pia Bartoli, Marilena Turroni, Filippo Bertozzi, Silvano Benzi, Tiziano Tonti, Cesarino Romani, Lidia Morosini, Maurizio Gennari, Alfredo Bigagli, Alfredo Cerri, Fabio Tacchi, Luigi Colocucci, Paola Del Magno, Pierluigi Giulietti, Federico Leardini, Franco Vanzolini, Oscar Marchionni, Giuseppe Guerra, Mauro Mancini, Sauro Eusebi, Enrico Pecci, Walter Castelvetro, Adriano Barilani, Vincenzina Palazzi, Valter Massari, Maurizio Grassi, Ennio e Giuseppe Cucchiarini, Giovanni Miceli, Valerio Pritelli, Livio Vaccarini, Claudio Casadei (il ceramista autore delle statuette con la talpa), il folto gruppo dei “Ragazzi/e delle Poste”, Wilma Galluzzi che ogni 25 Aprile chiedeva di trasmettere “Bella ciao” e “La Brigata Garibaldi” per suo padre partigiano Ezio Galluzzi (Papi)... E poi due gestori di locali: Lino Clementi e Francesco Giorgi (Bull). (Anche qui, nominativi che oltre la memoria sono ancora verificabili dagli elenchi dei soci e simpatizzanti di Radio Talpa).
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Tanti di quei giovani contaminati e affascinati dai nuovi fermenti culturali, sociali e politici, sostanzialmente riconducibili ad un'idea di sinistra, trova in Radio Talpa lo spazio-luogo ideale: libero ideologicamente (inteso senza nessuna chiusura soffocante e gerarchica tipica dell'organizzazione partitica), per continuare a dare vita ad un'aggregazione progettuale a vasto raggio. Alla radio arrivano ad ondate che sostituiscono quelli che, per vari motivi, si allontanano. CONTINUARE LA RIVOLUZIONE CON ALTRI MEZZI Per chi ha una storia militante alle spalle, l'impegno nella radio o in altre iniziative culturali, è come continuare la rivoluzione con altri mezzi. Ma questo raramente porta ad attriti con gli altri giovani meno politicizzati, perché c'è spazio per tutti. La divisione settaria prodotta da un'appartenenza partitica ben definita, viene superata nell'azione e nell'impegno sul progetto comune. Tutti vengono coinvolti e sostanzialmente soddisfatti da una sorta di rivoluzione culturale diffusa, dove ognuno può sentirsi protagonista, anche se l'intensità e il livello di coscienza politica è naturalmente diversificato. La musica, rock prevalentemente, per tantissimi giovani diventa il collante culturale e aggregativo. Si è capito che i giovani vogliono essere considerati delle persone, dei soggetti e non oggetti di consumo. Sono contro atteggiamenti di speculazione, strumentalizzazione e paternalismo. Non vogliono essere considerati una generica categoria sociale, ma persone con proprie e distinte personalità. Insomma, protagonisti diretti. GLI “ANNI DI PIOMBO” E LA “STRATEGIA DELLA TENSIONE” Gli anni '70 e primi anni '80 passano anche sotto la triste definizione di anni di piombo. La società in ebollizione porta con sé anche degenerazioni. Lo scontro politico si estremizza e alcune volte la violenza viene scioccamente vista come pratica rivoluzionaria. La degenerazione e una visione folle di rivoluzione, porta addirittura alcune frange alla lotta armata e al terrorismo (sia a sinistra che a destra). La strategia della tensione agisce direttamente con cinismo e brutalità, strumentalizzando quelle degenerazioni, anzi, le alimenta e le amplifica. La gestione è tutta politica, compreso l'uso dello stragismo di mafia. L'Italia dei misteri e delle stragi impunite, aleggia ancora oggi sulla scena politica gettando ombre devastanti sulle istituzioni repubblicane. Domanda: quanti ricatti incrociati stanno ancora inquinando la nostra democrazia? LA GUERRA FREDDA Nel clima di guerra fredda tra Est (Unione sovietica e alleati del Patto di Varsavia) e Ovest (Usa e alleati Nato), l'Italia è al centro del crocevia di interessi geo-politici mondiali. L'Italia è il Paese dove c'è il più grosso partito comunista dell'Occidente (pertanto considerato un pericolo) ed è il confine geografico (e politico) tra i due blocchi con la vicina Federazione Jugoslava di Tito. Ricordiamo che il Muro di Berlino cadrà solo alla fine del 1989... (poi la sua caduta ha messo
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a nudo il vuoto e le ipocrisie di due regimi: capitalismo e comunismo “realizzato”, che hanno come collante propagandistico, ma vincente, la rappresentazione di un nemico “necessario”). Teniamo in considerazione che la guerra fredda tra i due blocchi ideologicomilitari è basata sulla politica della paura con un crescendo reciproco di armamenti nucleari. Una pace precaria che fa leva sulla reciproca minaccia atomica che potrebbe distruggere il mondo intero. Ecco perché tante manifestazioni in Italia e nel mondo contro il nucleare: prima militare e successivamente per l'uso civile con le centrali nucleari. L'ITALIA, UN PAESE A SOVRANITA' LIMITATA Nella visione dell'equilibrio globale politico-militare, l'Italia non può e non deve essere un Paese normale, qui giocano gli intrecci dei servizi segreti di mezzo mondo: deve essere un Paese fragile, controllabile e ricattabile. In sostanza un Paese a sovranità limitata. La politica delle stragi (anche di Stato), i tentativi di colpo di Stato, il foraggiamento alle organizzazioni fasciste, la P2 e altri poteri occulti, il collateralismo con le mafie, la teoria degli opposti estremismi, la menzogna di Stato, gli scandali politici, la corruzione e le ruberie varie occultate e insabbiate... tutto ciò deve servire ad arginare le imponenti esigenze di larga parte del popolo italiano bisognoso di cambiamento. Ci vorrà Tangentopoli (1992) per scoprire, in parte, quel marcio. Tutto questo spiega anche le ragioni della scarsa levatura (chiamiamola mediocrità) e sudditanza delle varie classi dirigenti politiche (ma non solo) succedutesi fino ad oggi: gli armadi sono pieni di scheletri e l'equilibrio politico diventa frutto del ricatto reciproco. Le lotte studentesche, le lotte operaie e sociali rivendicano più diritti e più potere nella società e contare di più nelle istituzioni. Insomma, in pratica l'applicazione della nostra Costituzione. Ma questo processo deve essere eliminato o rallentato (a tutti i costi!) per mantenere lo status quo. LE STRAGI PIU' SANGUINOSE Tra il 1968 e il 1974 in Italia vengono compiuti 140 attentati, tra i quali quello di piazza Fontana è uno dei più sanguinosi. Quel 12 dicembre una bomba scoppia nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano, uccide 17 persone (14 sul colpo) e ne ferisce 88. Una seconda bomba viene rinvenuta inesplosa nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana, in piazza della Scala. Una terza bomba esplode a Roma alle 16:55 dello stesso giorno, nel passaggio sotterraneo che collega l’entrata di via Veneto della Banca Nazionale del Lavoro con quella di via di San Basilio, ferendo 13 persone. Altre due bombe esplodono poi a Roma tra le 17:20 e le 17:30, una davanti all’Altare della Patria e l’altra all’ingresso del Museo centrale del Risorgimento, in Piazza Venezia, ferendo 4 persone. Si contano dunque, in quel tragico 12 dicembre 1969, cinque attentati terroristici, concentrati in un lasso di tempo di appena 53 minuti, che
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colpiscono contemporaneamente le due maggiori città d’Italia: Roma e Milano. Una capacità organizzativa e di fuoco che solo dei professionisti con “alte” coperture possono realizzare. Allora scorriamo la macabra sequenza delle stragi e il numero dei morti: 12 dicembre 1969: strage di piazza Fontana a Milano (come già descritto); 22 luglio 1970: strage di Gioia Tauro, 6 morti; 31 maggio 1972: strage di Peteano a Gorizia, 3 morti; 17 maggio 1973: strage della Questura di Milano, 4; 17 dicembre 1973 Strage di Fiumicino (RM). Qui un commando terrorista palestinese, presso l’aeroporto Roma-Fiumicino, si dirige verso un aereo della Pan Am gettandovi all’interno due bombe al fosforo uccidendo 30 passeggeri; 28 maggio 1974: strage di Piazza della Loggia a Brescia, 8; 4 agosto 1974: strage dell'Italicus (l'espresso Roma-Brennero) 12 morti; 7 gennaio 1978 - Strage di Acca Larentia (RM). In questa azione vengono uccisi tre giovani attivisti del Fronte della Gioventù (vicino al MSI). 16 marzo 1978: rapimento e uccisione di Aldo Moro, 5; 2 agosto 1980: strage alla stazione di Bologna, 85 morti; 27 giugno 1980: la strage di Ustica (abbattimento dell'aereo DC-9) 81 morti. Anche la mafia, parte attiva della strategia della tensione, non sta a guardare. 29 luglio 1983 - Strage di Via Pipitone (PA). “Palermo come Beirut”, titolano i giornali. Una Fiat 127 imbottita di esplosivo viene fatta esplodere davanti all’abitazione dell’ideatore del pool antimafia, Rocco Chinnici, uccidendo quest’ultimo insieme al maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta (componenti della scorta del magistrato) e il portiere dello stabile di via Pipitone, Federico Stefano Li Sacchi. Ad azionare il detonatore dell’autobomba che provoca l’esplosione è il killer di Cosa Nostra Antonino Madonia. 26 agosto 1984: strage di Torre Annunziata (NA). La strage di Torre Annunziata o “strage del circolo dei pescatori” o anche “strage di Sant’Alessandro” è un fatto di sangue nell’ambito delle faide camorristiche fra i clan Gionta/Nuvoletta e quello Alfieri/ Bardellino per la spartizione del territorio. Dal mezzo scende un commando di 14 killer professionisti che apre il fuoco uccidendo 8 persone e ferendone altre 7. Ma non finisce qui... 13 maggio 1981: attentato a Papa Wojtyla. 23 dicembre 1984: strage del Rapido 904 (BO). Questa strage detta anche “strage di Natale”, avviene presso la Grande Galleria dell’Appennino ai danni del treno Rapido n. 904 proveniente da Napoli e diretto a Milano. L’attentato si compie nei pressi del punto in cui poco più di dieci anni prima era avvenuta un'altra strage: quella dell’Italicus. Al contrario di quest’ultimo, per il Rapido 904 gli attentatori attendono che il veicolo penetri nel tunnel, per massimizzare l’effetto della detonazione: l’esplosione causa 15 morti e 267 feriti. 27 dicembre 1985: strage di Fiumicino (RM). Si tratta di un duplice attentato terroristico ad opera di un gruppo palestinese che contemporaneamente assalta l’aeroporto di Roma-Fiumicino e quello di Vienna, uccidendo 16 persone. I feriti sono oltre 100, mentre quattro sono i terroristi uccisi. I due attacchi hanno luogo con un margine di differenza di pochi minuti l’uno dall’altro. Questo però è, purtroppo, solo un elenco scarno dei fatti più sanguinosi di
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quegli anni. Ma c'è molto di più: la strage continua... Anche nelle radio libere impegnate si paga un tributo di sangue: 1977: Peppino Impastato di Radio Aut (ricordato nel film I cento passi di Marco Tullio Giordana) e nel 1988 Mauro Rostagno di RTC (Radio Tele Cine), che in Sicilia scontano con la vita per mano mafiosa il loro impegno contro la criminalità organizzata. Nel libro “Reagì Mauro Rostagno sorridendo” (Sellerio editore Palermo, 2014) Adriano Sofri scrive: “... Mauro è tenuto in ostaggio per oltre venticinque anni in quella terra di nessuno (la provincia di Trapani - n.d.r.), e finalmente se n'è svincolato. C'è voluto un processo durato tre anni, testimonianze e prove finalmente raccolte, il colpo di scena di un esame del DNA dal risultato imprevedibile, per dire quello che tutti sapevano: che non era stato un delitto fra amici, né un affare di corna o una vendetta di ‘drogati’, ma un omicidio di mafia. Mauro aveva detto di avere scelto la Sicilia, e che qui avrebbe voluto vedere ingrigirsi la propria barba e nascere i propri nipotini”. CLAUDIO LOLLI: “PIAZZA BELLA PIAZZA” Nella canzone “Piazza bella piazza” Claudio Lolli racconta i funerali celebrati a Bologna della strage dell'Italicus, i volti impettiti e impenetrabili delle autorità istituzionali, politiche e militari, schierati di fronte alle dieci bare, e dietro loro un’intera città, dapprima silenziosa, poi infuriata, che subissa quegli uomini di fischi e improperi. La piazza è stanca (“solo fischi per quei maiali / siamo stanchi di ritrovarci / solamente a dei funerali”). E con quei fischi, i 150.000 presenti manifestano il dissenso, ma anche la forza, l’energia. Negli occhi di tutti, tuttavia, c’è una sola grande preoccupazione: “come farlo capire ai morti”. Nella prova di forza, c’è una sola grande contraddizione: “quella fila, quei dieci morti”. Ancora gli italiani devono conoscere la verità su queste stragi: perché tutto questo sangue innocente? Chi sono gli esecutori? Chi (soprattutto) i mandanti? ANCHE RADIO TALPA E' MIRA DI PROVOCAZIONI FASCISTE Anche nel nostro piccolo, Radio Talpa diventa mira di alcuni “assaltiscaramucce” provocatorie da parte di fascistelli della zona. Fortunatamente non succede nulla di grave. Ma il clima di tensione è palpabile, tanto che per diverso tempo si organizza una sorta di vigilanza notturna in difesa delle persone che fanno trasmissioni fino a tarda notte e per salvaguardare la sede. Per chi non lo sapesse, in marzo-aprile del 1974 in un albergo di Cattolica (pensione Giada) si tiene un convegno segreto degli aderenti del gruppo fascista di Ordine nero (autori di stragi). Lo riporta il settimanale Panorama nell'estate dello stesso anno riconoscendo che il fatto viene denunciato dai militanti di Lotta continua di Cattolica. La cosiddetta “vigilanza democratica antifascista militante” è cosa seria. LA TESTIMONIANZA DI UN TALPISTA DI 13 ANNI Rodolfo Ninni abita nel condominio della radio, ha 13 anni e diventa testimone
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di uno di questi assalti. La sua testimonianza è commovente: “Mi ricordo una sera di aver vissuto un momento di forte tensione, mentre ero intento ad ascoltare quei giovani adulti parlare di musica e politica, entrò di corsa qualcuno sfuggito forse ad un agguato, entrò urlando: ‘Hanno le catene! Hanno le catene! Stanno venendo qui per distruggere la radio!’. In quel momento un componente della radio mi afferrò per un braccio e mi nascose, non ricordo bene se in bagno o in uno sgabuzzino, mentre gli altri si affrettavano a chiudere la porta di vetro dell’unico ingresso che aveva la radio. Di seguito, dopo che il rumore di alcune moto da cross seguito da urli incomprensibili per me era cessato, mi fecero uscire dallo sgabuzzino, dicendomi di andare subito a casa e di non raccontare niente a nessuno. Il giorno seguente l’accaduto, alcuni di loro con della vernice rossa si erano affrettati a cancellare le scritte che i fascisti avevano fatto di fronte alla radio, sul muro della fabbrica del pesce”. Ecco questo, ogni tanto, è il clima anche nella nostra zona. Significativa e toccante la premura dei Talpisti di pensare subito all'incolumità del ragazzino di 13 anni. Grazie.
4 agosto 1974. Strage dell'Italicus (l'espresso Roma-Brennero) 12 morti
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GLI SLOGAN DEL '68 S C H E D E
(da Wikipedia) Qui di seguito, una raccolta dei più celebri slogan urlati o scritti sui muri e manifesti durante le contestazioni giovanili del '68. Sono compresi gli slogan del cosiddetto Maggio francese, quelli del Sessantotto italiano e quelli del movimento Hippie originatosi negli Stati Uniti. - Apriamo le porte dei manicomi, delle prigioni, dei licei e dei nidi d’infanzia - Consumate di più, vivrete di meno - Contro i sensi vietati, le strade del possibile - Corri compagno, il vecchio mondo ti sta dietro - Diamo l'assalto al cielo - È proibito proibire - Vietato vietare - Fascisti, borghesi, ancora pochi mesi! - Fate l'amore, non fate la guerra - Godetevela senza freni - I muri parlano - Il padrone ha bisogno di te, tu non hai bisogno di lui - Immagina - La fantasia al potere! - La noia è contro-rivoluzionaria - La vita è altrove - Le barricate chiudono la strada ma aprono la via - L'estate sarà calda! - L'immaginazione al potere - Lotta dura, senza paura - Mettete fiori nei vostri cannoni - Non comprare la tua felicità. Rubala - Non rivendicheremo niente, non chiederemo niente. - Noi prenderemo, noi occuperemo. - Pagherete caro, pagherete tutto - Prendete i vostri desideri per realtà - Se non cambierà, lotta dura sarà - Siamo realisti, pretendiamo l’impossibile. - Sotto i sampietrini c'è la spiaggia - Vogliamo tutto e subito! - Una rivoluzione non si vota, si fa - Vivere senza fermarsi mai e godere senza freni - Non è che l'inizio. La lotta continua
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1977 (da Wikipedia) 6 gennaio - Cecoslovacchia: duecento intellettuali firmano la Charta 77 per chiedere il rispetto dei diritti civili nel paese 18 gennaio - Catanzaro: prende il via il processo per la strage di piazza Fontana 1º febbraio - Italia: hanno inizio le trasmissioni televisive a colori della RAI, con un ritardo di una decina d'anni rispetto agli altri paesi europei. Nel corso dell'anno saranno avviate le trasmissioni delle televisioni private locali Tivuesse Telesecolo, Antenna 3 Lombardia, Teleradio Milano 2. Roma: la Corte costituzionale accoglie il ricorso del giudice Luciano Violante contro il segreto di stato posto dal governo Moro sul Golpe bianco di Edgardo Sogno. Etiopia: dopo un golpe Hailè Mariam Menghistu diviene presidente del paese. 15 febbraio - Roma: arrestato il bandito Renato Vallanzasca, autore di rapine, sequestri e omicidi. 17 febbraio - Roma: il segretario della CGIL Luciano Lama viene violentemente contestato all'Università La Sapienza da gruppi di autonomi e indiani metropolitani ed è costretto a interrompere il comizio e ad abbandonare la manifestazione. Nasce il movimento del '77. 3 marzo - Italia: un C-130 Hercules si schianta sul Monte Serra causando 44 vittime dei quali 38 erano allevi cadetti dell'Accademia Navale di Livorno. 5 marzo - Italia: con un decreto legge vengono abrogate le festività dell'Epifania, San Giuseppe (19 marzo), l'Ascensione, il Corpus Domini, i Santi Pietro e Paolo (29 giugno), nonché la Festa Nazionale del 2 giugno e la festa del 4 novembre. È il risultato della politica di austerity del governo italiano adottata nell'autunno 1976. 7 marzo - Italia: il Partito Radicale chiede l'imputazione del Presidente della Repubblica Giovanni Leone per lo scandalo Lockheed.
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10 marzo - Italia: Il Parlamento in seduta comune vota il rinvio a giudizio degli ex ministri Luigi Gui e Mario Tanassi per corruzione aggravata a danno dello Stato (scandalo Lockheed). È la prima volta nella storia della Repubblica Italiana 11 marzo - Bologna: durissimi scontri tra studenti e forze dell'ordine nella zona universitaria. Il militante di Lotta Continua Francesco Lorusso muore colpito da un proiettile sparato dalla polizia. I manifestanti erigono barricate e la città resta in stato d'assedio per tre giorni, finché il ministro dell'Interno Francesco Cossiga invia in città i carri armati. 12 marzo - Torino: Le Brigate Comuniste Combattenti Prima Linea uccidono per mano di Enrico Galmozzi il Brigadiere di P.S. Giuseppe Ciotta. 22 marzo - India: si dimette il primo ministro Indira Gandhi. 28 marzo - Domanda ufficiale d'adesione del Portogallo alla Comunità europea 2 aprile - Milano: viene arrestato il gangster Francis Turatello 5 aprile - Napoli: viene rapito Guido De Martino, figlio di Francesco De Martino, ex segretario del Partito Socialista Italiano e candidato alla presidenza della repubblica. Sarà rilasciato il 15 maggio, ma la dinamica del rapimento non sarà mai chiarita. 14 aprile - Eugenio Cefis si dimette da presidente della Montedison. 18 aprile - il FMI accorda 530 milioni di dollari in prestito all'Italia in cambio dell'impegno a una politica di deflazione. 21 aprile - Roma: scontri nel quartiere San Lorenzo tra polizia e autonomi: muore l'agente Settimio Passamonti. 22 aprile - Roma: Il ministro dell'Interno, Francesco Cossiga, vieta qualsiasi tipo di manifestazione pubblica fino al 31 maggio. 23 aprile - Italia: la seconda rete RAI trasmette in televisione Mistero buffo di Dario Fo: lo spettacolo riceve la condanna del Vaticano e una denuncia per vilipendio
della religione. Santa Sede e DC chiedono invano la sospensione delle 8 puntate. Il programma porterà all'espulsione per deccenni di Dario Fo dalla Rai. 28 aprile - Torino: Fulvio Croce, presidente dell'Ordine degli avvocati incaricato di designare i difensori di Renato Curcio, è ucciso dalle Brigate Rosse: il processo alle BR è rinviato perché i giudici popolari rifiutano l'incarico. 3 maggio - Torino: prima udienza del processo contro i capi storici delle Brigate Rosse. Sedici giudici popolari inviano un certificato medico per dirsi affetti da "sindrome depressiva" e perciò impossibilitati ad esercitare la loro funzione. Il processo non può cominciare 12 maggio - Roma: il Partito Radicale organizza un sit-in Piazza Navona per celebrare l'anniversario del referendum sul divorzio del 1974, nonostante il divieto di manifestare imposto dal Ministro dell'Interno Cossiga dopo la morte dell'agente Passamonti. La polizia interviene sparando colpi di pistola: sul Ponte Garibaldi muore la studentessa Giorgiana Masi 27 maggio - Italia: Enzo Tortora presenta la prima puntata di Portobello. 2 giugno - Milano: viene gambizzato dalle Brigate Rosse il direttore del Giornale nuovo Indro Montanelli. 3 giugno - Roma: brigatisti feriscono alle gambe il direttore del TG1 Emilio Rossi. 15 giugno - Spagna: prime elezioni libere dopo la fine del regime franchista. Vince l'Unione del Centro Democratico con il 34% dei voti. Alle elezioni concorre anche il Partito Comunista, non più fuorilegge. 26 giugno - Ultimo concerto live di Elvis Presley. 4 luglio - Italia: i partiti dell'arco costituzionale (DC, PCI, PSI, PLI, PSDI) ratificano un accordo sul programma di governo. 28 luglio - Domanda ufficiale d'adesione della Spagna alla Comunità europea 15 agosto Roma: Herbert Kappler, cri-
minale di guerra nazista e responsabile dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, fugge dall'ospedale militare del Celio dove si trova ricoverato sotto custodia: PRI e PCI chiedono le dimissioni del ministro della Difesa Vito Lattanzio, che addossa ai carabinieri la responsabilità della fuga. Ohio: Il radiotelescopio Big Ear, dell'Ohio State University, riceve dallo Spazio un forte segnale che sembra potersi collegare a una intelligenza extraterrestre. Il segnale è denominato segnale Wow! con riferimento al commento scritto lasciato dal tecnico in servizio. L'episodio è rimasto poi senza un seguito, tuttavia sono state successivamente escluse le ipotesi secondo le quali il segnale avrebbe avuto un'origine intelligente ma terrestre o, al contrario, un'origine extraterrestre ma naturale. 16 agosto - Memphis, Stati Uniti: presso la sua dimora di Graceland muore Elvis Presley 28 agosto - Montalto di Castro: una manifestazione contro la centrale Enel segna la nascita del movimento anti-nucleare italiano. 4 settembre: San Cristóbal (Venezuela): Francesco Moser si laurea campione del mondo di ciclismo su strada. Terzo posto per Franco Bitossi 5 settembre - Germania: la Rote Armee Fraktion rapisce il presidente degli industriali tedeschi Hanns-Martin Schleyer, che verrà trovato morto nel bagagliaio di un'auto il 19 ottobre. 8 settembre - Italia: si dimette Giuseppe Zamberletti, commissario per la ricostruzione in Friuli, arrestato per truffa il 26 agosto (terremoto che ha devastato diversi centri il 6 maggio 1976). 10 settembre - Marsiglia: viene usata per l'ultima volta la ghigliottina. L'ultimo decapitato è l'omicida Amida Djandoubi Catanzaro: Mariano Rumor è incriminato per reticenza al processo sulla strage di piazza Fontana. Parigi: Muore all'età di 53 anni "la
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divina" Maria Callas Zurigo: Andreas Gruentzig esegue la prima angioplastica coronarica 20 settembre - In Italia per la prima volta si avvia l'anno scolastico a settembre. 23 settembre - Bologna: si apre il "convegno contro la repressione", cui prendono parte alcune decine di migliaia di persone. Netta e insanabile è la spaccatura tra chi si oppone all'escalation dello scontro e i fautori della lotta armata. 29 settembre - Roma: a piazza Igea da un'auto vengono sparati 5 colpi di pistola contro un gruppo di giovani di sinistra: Elena Pacinelli, 19 anni, viene colpita da tre proiettili. I colpevoli del ferimento non sono stati mai individuati. 30 settembre - Roma: a seguito dell'agguato del giorno precedente, i compagni di Elena Pacinelli distribuiscono un volantino di protesta nel quartiere della Balduina, dove c'era una sede del Movimento Sociale Italiano famosa per le frequenti aggressioni e intimidazioni dei suoi militanti e punto di riferimento dei fascisti di tutta la zona Nord di Roma. Durante il volantinaggio il militante di Lotta Continua Walter Rossi viene ucciso a colpi di pistola da un gruppo di neofascisti 1º ottobre - Torino: la manifestazione di protesta per l'assassinio di Walter Rossi si conclude con un omicidio; il lancio di bom-
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be molotov al bar Angelo Azzurro causa la morte dello studente Roberto Crescenzio. 17 ottobre - Carcere di Stammheim, Germania: tre capi della Rote Armee Fraktion vengono trovati morti in carcere 24 ottobre - Italia: il Parlamento vota la riforma dei servizi segreti: vengono istituiti presso il Ministero della Difesa il Servizio per le informazioni e la sicurezza militare (SISMI) e il servizio per le informazioni e la sicurezza democratica (SISDE), entrambi controllati dal Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza (CESIS), alla dipendenza della Presidenza del Consiglio. 2 novembre - Roma: ferito dalle Brigate Rosse l'esponente democristiano Publio Fiori. 8 novembre - Grecia: viene portata alla luce la tomba di Filippo II (padre di Alessandro Magno) a Verghina. 16 novembre - Torino: le Brigate Rosse sparano quattro colpi di pistola contro il vicedirettore de La Stampa Carlo Casalegno, che muore dodici giorni dopo 18 novembre - Italia: viene emanata la legge n. 902, che attribuisce i patrimoni delle organizzazioni sindacali fasciste alle più importanti federazioni del presente 28 novembre - Bari: un commando neofascista uccide a coltellate l'operaio comunista Benedetto Petrone.
SCHEDE
IL MOVIMENTO DEL '77 (raccontato da Wikipedia) Il movimento del '77 è stato un movimento spontaneo nato in Italia nel 1977. Nato principalmente nell'area dei gruppi della sinistra extraparlamentare; fu del tutto nuovo sia a livello di forma che di sostanza rispetto ai precedenti movimenti studenteschi, come quello del Sessantotto; esso infatti fu caratterizzato dalla dichiarata contestazione al sistema dei partiti e dei sindacati, ma anche dei movimenti politici come erano stati fino ad allora e soprattutto dalla proposta di tematiche fino ad allora inedite. Il movimento nacque in concomitanza della crisi delle organizzazioni extraparlamentari che avevano condotto ed egemonizzato le lotte sociali negli anni successivi al sessantotto e con l'avvento di quella che fu definita Università di massa. In conseguenza della fine della scuola classista, entrata definitivamente in crisi con il sessantotto e con l'emanazione n. 162 nel 1969 sull'assegno di studio universitario, le università non erano più frequentate quasi esclusivamente da studenti provenienti dai ceti più benestanti ma anche in larga parte da giovani provenienti dal proletariato. Dopo circa un decennio di contestazioni nella scuola e nella società, il rigore rivoluzionario dei vecchi gruppi appariva inadeguato e superato. Infatti la contestazione fu rivolta anche alla pratica politica delle stesse organizzazioni da cui gli aderenti al movimento provenivano. Inoltre il movimento femminista, che dai primi anni '70 aveva avuto una crescita molto forte, era presente nel movimento con le sue istanze di liberazione dall'oppressione sessista maschile. Altro aspetto importante fu l'azione politica del partito radicale di Marco Pannella che, dopo la vittoria nel 1974 del Referen-
dum per il divorzio, aveva ingrossato notevolmente le file e aveva concentrato il suo impegno sulla difesa dei diritti umani, dei diritti civili, per il pacifismo e la non violenza. Le istanze inoltre erano molteplici dalla lotta contro l'autoritarismo e la repressione, a quelle del movimento di liberazione omosessuale e l'antiproibizionismo. Inoltre bisogna ricordare che in quell'epoca vi era la diffusione della cultura underground e di giornali dedicati alla controcultura e alla controinformazione, come la rivista Re Nudo fondata nel 1969 a Milano da un gruppo di hippies. Questi con la rivista nel 1975 e nel 1976, in un certo qual modo ricalcando il grande raduno di Woodstock, avevano organizzato due grandi raduni pop (Festival del proletariato giovanile) al Parco Lambro a Milano. La cultura alternativa passava anche attraverso le radio libere, nate dopo la liberalizzazione delle trasmissioni nel 1976, che ebbero una discreta diffusione in tutto il territorio nazionale. A livello internazionale c'è da rimarcare che proprio nel '77 arrivò la “prima ondata” di subcultura punk chiamata “Punk 77”, relativo in particolare alla scena britannica (British Punk) e statunitense (American Punk). Nacque in questo contesto un movimento complesso, libertario e creativo, dove non c'erano leader e dove il coinvolgimento e la responsabilità erano strettamente personali anche se un ruolo portante nelle lotte continuavano a svolgerlo gli ambienti militanti dell'ormai sciolta Lotta Continua e soprattutto dell'area dell'Autonomia. Alcune delle pratiche di lotta che caratterizzarono il movimento si erano formalizzate nel corso degli anni '70 e ten-
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devano a proporre un modello d'azione diretta dove il cambiamento doveva avvenire subito, con la riappropriazione di beni e spazi rivendicati come diritto. Occupazioni di case sfitte e/o abbandonate, espropri proletari, autoriduzione delle bollette e dei servizi in genere (dal cinema agli esercizi di ristorazione) divennero le pratiche tipiche del movimento, a cui rimasero affiancate le azioni distintive della sinistra extraparlamentare come l'antifascismo militante. Il movimento del '77 coinvolse i settori emarginati della società che erano costituiti, nelle grandi città, da vasti strati della popolazione delle periferie degradate e che vivevano la loro condizione sottoproletaria ai margini della società e della politica nazionale. A questa condizione di emarginazione si aggiunse la circolazione e la diffusione dell'eroina, che il movimento si impegnò a contrastare con campagne di informazione e di lotta allo spaccio. La rottura con la sinistra istituzionale fu uno degli aspetti salienti. Roma: scritta in Via dei Fori Imperiali. «Il padrone disperato / ha chiamato il sindacato: / "Lama mio salvami tu, / così non se ne può più" / E con gran pubblicità / va nell'università. / Di preciso il diciassette / del febbraio '77 / sopra un palco da cantante / il progetto delirante: / "Il lavoro benedici / viva viva i sacrifici"». Nel 1977, l'ala creativa e pacifica del movimento e l'Autonomia Operaia che invece propugnava la lotta armata in piazza, consumarono la rottura definitiva col PCI contestando duramente la politica del compromesso storico e l'abbandono da parte del Partito Comunista Italiano dell'opposizione di classe al potere borghese. La rottura col PCI si manifestò in maniera palese il 17 febbraio 1977, durante un comizio del segretario della CGIL Luciano Lama svoltosi dentro l'università di Roma, in quel momento occupata dagli studenti. Durante il comizio la contestazione dell'ala
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creativa e degli studenti dell'Autonomia si trasformò in scontro aperto con il servizio d'ordine del sindacato. Gli scontri per violenza e intensità causarono lo scioglimento anticipato del comizio e l'abbandono della città universitaria da parte del segretario e della delegazione della CGIL. L'evento diverrà famoso e ricordato come "La cacciata di Lama" dall'università La Sapienza. Lo stesso giorno in conseguenza di quell'episodio il rettore dell'Università la Sapienza di Roma Antonio Ruberti consegnò la città universitaria alla polizia. La città di Bologna in quell'anno fu teatro di violentissimi scontri di piazza. In particolare l'11 marzo viene ucciso con un colpo di pistola alle spalle (ipoteticamente sparato da un carabiniere, che i procedimenti giudiziari comunque non identificarono mai, prosciogliendo i due principali imputati: il carabiniere Massimo Tramontani e il capitano dei carabinieri Pietro Pistolese) un militante di Lotta Continua, Francesco Lorusso, durante le cariche per disperdere un gruppo di autonomi che avevano organizzato una contestazione dell'assemblea di Comunione e Liberazione che si teneva quella mattina all'università. Questo evento fece da detonatore per una lunga serie di scontri con le forze dell'ordine che interessarono per due giorni l'intera città di Bologna. Il ministro degli interni Francesco Cossiga per reprimere le azioni di guerriglia inviò i mezzi blindati nella zona universitaria e in altri punti caldi della città. Il fatto provocò la condanna da parte di alcuni esponenti dell'intellighenzia francese, fra i quali lo scrittore Jean-Paul Sartre, che in una sua intervista al quotidiano Lotta Continua dichiarò: « …non posso accettare che un giovane militante sia assassinato per le strade di una città governata dal partito comunista…» (Lotta Continua, Libertà e potere non vanno in coppia, 9 settembre 1977). La condanna sfociò, nel luglio 1977, in un Manifesto contro la repressione firmato
da 28 intellettuali fra i quali, oltre a Sartre e Simone de Beauvoir, i filosofi Michel Foucault, Roland Barthes, Philippe Sollers, Gilles Deleuze e Felix Guattari. Quest’ultimi erano stati gli autori del saggio AntiEdipo che era diventato uno dei punti di riferimento culturali del Movimento del ’77. Il manifesto venne appoggiato anche da alcuni esponenti della sinistra riformista bolognese, tra cui il segretario della Federazione Giovanile Socialista Emilio Lonardo. Anche Torino fu teatro di scontri sanguinosi e attentati. Il 1 ottobre 1977, al termine di un corteo partito con l'assalto alla sede del Movimento Sociale Italiano, un gruppo di militanti di Lotta Continua raggiunse un bar del centro cittadino, L'Angelo Azzurro di via Po 46, frequentato da giovani di destra. In seguito al lancio di due bombe molotov morì bruciato vivo Roberto Crescenzio, uno studente del tutto estraneo agli schieramenti politici. L'omicidio, i cui responsabili materiali non furono mai individuati, fu definito da un altro leader di Lotta Continua, Silvio Viale, un "tragico incidente". Un'altra vittima innocente degli scontri di piazza di quell'anno è Giorgiana Masi, uccisa a Roma da un colpo di pistola durante una manifestazione organizzata dal Partito Radicale per celebrare i tre anni dalla vittoria del referendum sul divorzio. Per quanto i responsabili dell'omicidio siano rimasti ignoti, il movimento attribuì la responsabilità del delitto ad agenti di polizia in borghese, che vennero immortalati in quell'occasione vestiti con abbigliamento riconducibile allo stile dei giovani extraparlamentari. Convegno di Bologna Uno degli ultimi eventi del Movimento del ’77 fu il Convegno contro la repressione svoltosi a Bologna tra il 23 e il 25 settembre 1977. Al convegno parteciparono 70.000 persone secondo i dati ufficiali, più di 100.000 per gli organizzatori, che invasero in maniera pacifica la città per tre giorni. Mentre si formarono dei gruppi di lavoro in varie sedi come i locali dell’università, ma
anche cinema e lo stesso palazzo comunale, la città si trasformò in un palcoscenico per iniziative spontanee a cui parteciparono gruppi teatrali e musicali che vide la presenza di importanti figure della cultura italiana come quella di Dario Fo e Franca Rame. Al Palazzetto dello sport si riunì una grande assemblea che avrebbe dovuto stigmatizzare nuove direttive per il movimento e il confronto fra le sue varie anime. L'assemblea fu però egemonizzata dai militanti autonomi che si scontrarono con l'ala del movimento più propensa ad una lotta sui temi della controcultura piuttosto che agli scontri con lo stato che si stava radicalizzando sul territorio e stava diventando sempre più violento. L'assemblea diventò di fatto l'ultimo atto ufficiale del movimento. La fine del movimento. Il riflusso Verso la fine degli anni settanta il movimento aveva esaurito la fase iniziale di rivolta spontanea. Il rapimento Moro aveva spinto molti aderenti dei gruppi della sinistra extraparlamentare a seguire quanto contenuto nel motto suggerito anche dal quotidiano Lotta continua ("né con lo Stato né con le Brigate Rosse"). Con il "riflusso" diversi furono i giovani che si avviarono verso la lotta armata, che favorirono la recrudescenza del terrorismo, mentre altri ripiegarono nei partiti parlamentari o nel disimpegno. Altri ancora disillusi e nello sconforto aspiravano al misticismo, alle filosofie orientali ed al ritiro in comunità per uno stile di vita alternativo. Il resto del movimento, così come era inteso dalla fine degli anni sessanta, scomparve del tutto lasciando una sola organizzazione, Democrazia Proletaria, che, dopo la scelta parlamentare, si schierò alla sinistra del PCI divenendo un punto di riferimento per parte dei giovani impegnati negli anni Ottanta. I vari leader e personaggi noti, reduci dei primi anni dell'esperienza del Sessantotto, come Alexander Langer, ultimo direttore del quotidiano Lotta Continua, scelsero l'impegno ambientale,
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raggruppandosi attorno al nascente movimento verde italiano. Altri entrarono a far parte dei vecchi partiti (soprattutto il PSI). Dal '77 si svilupparono le nuove realtà giovanili di lotta politica nate attorno a quelli che negli anni successivi sarebbero diventati i Centri sociali, luoghi di aggregazione politico-sociale nata nel solco delle esperienze dei circoli del proletariato giovanile della seconda metà degli anni '70. Riviste dell'epoca legate al Movimento A/traverso, Cannibale, Doppiovù, Il Male, La Salamandra, Ombre rosse, Re Nudo, Rosso, Autonomia Operaia, I Volsci. Il quotidiano Lotta Continua Le canzoni e i dischi Eugenio Finardi - La radio
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Gianfranco Manfredi - Ma non è una malattia, Ma chi ha detto che non c'è, Quarto Oggiaro Story, Ultimo Mohicano Area - Luglio, agosto, settembre (nero), Gioia e Rivoluzione Claudio Lolli - Ho visto anche degli zingari felici, Disoccupate le strade dai sogni Centro d'Urlo Metropolitano - Mamma dammi la benza Skiantos - Inascoltable Sex Pistols - Never Mind the Bollocks, Here's the Sex Pistols Talking Heads - 77 Clash - The Clash' Bob Marley - Exodus Edoardo Bennato - Burattino senza fili Ricky Gianco - Compagno
SCHEDE Cronologia di marzo (da Il Manifesto) 11 marzo. A Bologna, intervenendo in uno scontro tra studenti di CL e del movimento, la polizia spara e uccide Francesco Lorusso, 25 anni, militante di Lotta continua. Il corteo che si forma immediatamente viene caricato più volte. 46 arresti nella notte. L'indomani mattina il sindacato indice 3 ore di sciopero con manifestazioni a Piazza Maggiore dove il servizio d’ordine del PCI tenta di impedire l’accesso al corteo degli studenti. Nuovi scontri nel pomeriggio. Viene assaltata un’armeria e qualcuno risponde al fuoco della polizia. Alle 23 una squadra di poliziotti fa irruzione a mitra spianato nei locali di Radio Alice, emittente vicina all’autonomia, la chiude dietro ordine del magistrato e arresta i cinque redattori. L’indomani stessa procedura per Radio Ricerca aperta, legata al Partito radicale. 12 marzo. La morte di Lorusso carica di tensione e significato la manifestazione nazionale romana che era stata indetta dal Convengo Nazionale del 27 febbraio. In Piazza Esedra a Roma si raccolgono più di 50mila persone. A Piazza del Gesù partono molotov contro la DC, la polizia replica con lacrimogeni, il corteo si spezza per riunificarsi sul lungotevere e raggiungere
Piazza del Popolo. Qui gruppi di autonomi lanciano molotov contro il comando dei carabinieri dando pretesto alla polizia di trasformare la piazza in una camera a gas. Sbandato, il corteo defluisce a spezzoni. Lungo il percorso è stata svaligiata un’armeria e sono partite molotov contro due posti di polizia, l’ambasciata cilena presso la Santa Sede, la redazione del Popolo, banche, concessionarie Fiat. A sera, rappresaglia della polizia, rastrellamenti e pestaggi. 126 fermati, di cui 31 in stato di arresto; 10 agenti feriti di cui 2 gravi, feriti anche 2 dimostranti. Cossiga: “E’ in corso a Roma da alcune ore un disegno criminoso e precostituito di guerriglia”. L’Unità parla di “torbida manovra antidemocratica”. I gruppi della nuova sinistra condannano le frange avventuriste, nelle assemblee del movimento romano si approfondisce la spaccatura fra l’autonomia organizzata e il grosso del movimento. Cortei per l’uccisione di Lorusso si svolgono intanto un po’ dappertutto, anche in piccoli centri. 13 marzo. A Bologna i carri blindati dei carabinieri occupano militarmente l’Università. Viene vietato il corteo per il funerale di Lorusso, che si svolgerà il giorno seguente in periferia: i compagni di Francesco possono accompagnare il feretro soltanto per duecento metri, dal piazzale antistante lo stadio al cimitero. Viene vietata ogni manifestazione a Roma per 15 giorni.
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GLI SLOGAN DEL MOVIMENTO ’77 S C H E D E
- Siamo provocatori, siamo teppisti, Lama e Cossiga sono i veri comunisti - Abbiamo preso poche botte da bambini, per questo ora siamo assassini - E ora, e ora miseria a chi lavora - Più lavoro e meno salario - Andreotti è rosso, Fanfani lo sarà - I carabinieri sono solo birichini, siamo noi i veri assassini - Rendiamo più chiare le Botteghe Oscure - Compagno PCI, t’hanno fregato, niente comunismo, ma polizia di Stato - Legna, legna, non smetter di legnare la gobba di Andreotti - Provocatori sono PCI e sindacato, che pieni di paura invocano lo Stato - I Lama stanno nel Tibet - Lama è mio e lo gestisco io - Ti prego Lama, non andare via, vogliamo ancora tanta polizia - E ora, e ora potere a chi lavora - Ci hanno cacciati dall'università, ce la prendiamo con tutta la città - Luciano Lama non hai capito bene, la classe operaia non si astiene - Stiamo lottando per il comunismo e questo lo chiamano estremismo - Via, via la nuova polizia - Via, via la falsa autonomia - Su, su, i prezzi vanno su, governo Andreotti ti buttiamo giù - Ma che compromesso, ma che astensione, l’unica via è la rivoluzione - Riprendiamoci la vita, no alla politica - Covo qui, covo là, cova tutta la città - Lavorare è poco femminile, vogliamo solo macchine da cucire - Viva viva la DC, carri armati anche qui - Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer, che cazzo c’entra il primo con gli altri tre - Lama il popolo ti ama Macché lotta di classe, macché rivoluzione, l’unica via è l’astensione - Siamo del PCI, siam della FGCI, scendiamo in piazza solo con la DC, con gli estremisti no, scendere non si può! Ce l’ha vietato Berlinguer - Le radio libere sono provocazione, tutto il potere alla televisione - Sacrificarsi è bello, liberarsi è brutto, siamo donne, subiamo tutto - Al contadino non far sapere quanto è bello l'uranio con le pere - Facce da criminali, facce da delinquenti, è questo il movimento degli studenti - Meno case popolari, più centrali nucleari - Argan, Argan sei sempre in Vatican - Siamo belli, siamo tanti, siamo covi saltellanti - Portare l’attacco al cuore del papato, tutto il potere al chierichetto armato - Non c’è disfatta, non c'è sconfitta senza il grande partito comunista - Piatti, piatti, piatti da lavare, non è femminile lavorare - Meglio oggi attivi che domani radioattivi - Niente paura tutta cultura - Comprate e fatte comprare il Magrifesto quotidiano conformista
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- Contro le manovre del riformismo e/o conformismo violenza proletaria per il comunismo - Tempi duri per i troppo mozionari - Onore per il compagno “CHARLOT” Leghe giovanili per il provocatoriato - II movimento è imo e trino - Nella frantumazione è la nostra forza. (Sul muro del “laboratorio creativo”) - Volsci con le ali - W IL PAPA (a testa in giù) - Non vogliamo né la politicizzazione del personale, né la personalizzazione della politica, né l’estetizzazione della politica. Basta con l’ideologizzazione borghese della “questione sociale” - Rossana Rossanda è attesa a Hollywood per interpretare il film II viale del tramonto - PDUP per il conformismo- Dobbiamo imparare a convivere coi compagni dell’Autonomia - TANASSI E GUI SONO INNOCENTI SIAMO NOI I VERI DELIN QUENTI - GIRO GIRO TONDO CASCA IL MONDO CASCA IL GOVERNO ANDREOTTI VA ALL’INFERNO - BASTA COL VIZIO DI MANGIARE- VOGLIAMO PRODURRE E LAVORARE - PRESTO PRESTO TUTTO IL POTERE A PAOLO VI - SIAMO FELICI DI FARE SACRIFICI - FGCI. LOTTA MORBIDO MORBIDO - VIVA I PENSIERI DI LUCIANO LAMA CHE PARLA E POI ARRIVA MADAMA - Siamo belli, siamo tanti, siamo covi saltellanti (saltando) - Covo qui, covo là, cova tutta la città - Oggi siamo qui, domani siamo là, il nostro covo è tutta la città - 100 poliziotti in ogni facoltà, tutto l’esercito all’università - Gastronomia operaia, cannibalizzazione, forchette, coltelli, magnamoce er padrone - Vogliam lavoro, nero, nero, nero, vogliam lavoro nero per il padron (sull’aria di Sei diventata nera) - Lavorare è poco femminile, vogliamo solo macchine da cucire - Fare figli è bello e rallegrante, unisce la famiglia e questo è l’importante - Che è ’sta puttanata della liberazione, PCI dacci ancora più oppressione - Oggi è solo primavera, tremate, tremate arriverà l’estate - Piatti, piatti, piatti da lavare, non è femminile lavorare - (Passa un elicottero della polizia). Non bastan gli elicotteri, non bastano i blindati, vogliamo, vogliamo i carri armati - Viva viva la DC, carri armati anche qui - Sacrifici, sacrifici! - (davanti al servizio d’ordine del PCI, in ginocchio) Fioretti, fioretti, pagheremo caro, pagheremo tutto
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- Pagheremo tutto, il movimento deve essere distrutto (battendosi sul petto) - Lama star. Lama star, i sacrifici vogliamo far (sull’aria di Jesus Christ superstar) - Non c’è disfatta, non c'è sconfitta senza il grande partito comunista - Lama, il popolo ti ama (alzando le mani benedicenti come Paolo VI) - Macché lotta di classe, macché rivoluzione. L’unica via è l’astensione - Siamo del PCI, siam della FGCI, scendiamo in piazza solo con la DC, con gli estremisti no, scendere non si può! Ce l’ha vietato Berlinguer (sull’aria di una canzone di Carosello) - Le radio libere sono provocazione: tutto il potere alla televisione - Le radio libere sonò un’illusione: l’unica informazione è la televisione (e poi ritmato) TG 1, TG 1 - La polizia che spara non si tocca, vi fregheremo tutti: ci spareremo in bocca - Poliziotto, t’hanno fregato: licenza di sparare ma niente carro armato - I carabinieri sono solo biricchini, siamo noi i veri assassinI - Operai, studenti, per voi non c’è domani; ci sono i sindacati metropolitani - Sacrificarsi è bello, liberarsi è brutto, siamo donne, subiamo tutto - Al contadino non far sapere, quanto è buono l’uranio con le pere - Abbiamo preso poche botte da bambini, per questo ora siamo tutti assassini - Siamo provocatori, siamo teppisti. Lama e Cossiga sono i veri comunisti - Facce da criminali, facce da delinquenti, è questo il movimento degli studenti (sceneggiando) - Meno case popolari, più centrali nucleari- Argan, Argan, sei sempre in Vatican - È aumentato il pane? Nooo! È aumentata la benzina? Nooo! Sono aumentati i salari? Sìii! - Stiamo troppo bene, stiamo troppo bene (sull’aria delle canzoni dell’asilo) - Gui e Tanassi sono intelligenti, siamo noi i veri deficienti - Or che buoni siamo stati, possiamo parlare coi sindacati - Riprendiamoci la vita
Indiani metropolitani
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SCHEDE
AGENDA ROSSA 1978 di Stefano Benni Alcune considerazioni sull’anno appena trascorso e un modesto auspicio per il futuro Dire che nel 1977 sono successe molte cose importanti è dire l’ovvio. La più importante è senz’altro la mancata cessione del calciatore Novellino dal Perugia al Napoli. Ciò rimanda l’Italia indietro di venti anni. Come tutte le cose grandi, il caso Novellino ha bisogno di decantare, e quindi non siamo ancora in grado di parlarne. Sarà la storia a chiarire. Per la stessa ragione non siamo in grado di parlare del figlio di Rivera, della conferenza dell’on. Preti al Rotary di Molinella, della crisi coniugale di Mike Bongiorno e soprattutto del grave infortunio sul lavoro occorso a Iller Panacini (marito di Tamara Buoni) che si è bruciato mentre cucinava un barbecue nel giardino della sua villa di Reggio Emilia. A volte anche la penna più agile si smarrisce davanti alta grandezza del reale e pianta la tenda della riflessione ai piedi della montagna del giudizio. Riassumerò quindi alcuni argomenti di secondaria importanza, validi anche per il 1978. Partiamo dalla DC: c’è stato un breve momento in cui se uno sentiva un rumore venire dalla cucina, pensava subito << ecco, è caduto il regime DC!>> E si stupiva se, invece dei rottami di Fanfani, trovava una frana di pentole. Poco più tardi, nel 1977 se si sentiva un rumore in cucina si scappava dalla finestra, perché poteva solo essere una squadra della polizia, bardata con giubbotti antiproiettile o elengantissima in borghese, con giubbotti di cachemire crema e il capi-
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tano in smoking. Insomma, la Democrazia cristiana è rimasta in piedi, dimostrando che se il potere logora, lei ha un buon olio. In febbraio aveva perso un valoroso combattente, Gui, e Rumor si era salvato per la crisi di coscienza di un fascista. Gui langue da febbraio in una cella di rigore. Rumor è stato escluso da ogni incarico di governo e vive battendo tesi di laurea; una tragica fine ha fatto anche Zamberletti, costretto a dimettersi perché un suo segretario l’aveva tradito. D’altronde come faceva, poveretto, a pensare che un segretario democristiano potesse rubare? <<Se si mettono a rubare anche loro, di chi ci possiamo fidare>> ha detto piangendo. E’ stato l’anno di Moro e Andreotti. Moro, oltre a inaugurare la Fiera del Levante, ha difeso Gui e ha elaborato la strategia della DC (tu, Giulio, ti apposti qua, Rumor e Gava entrano dalla porta centrale, Cossiga vi protegge le spalle e De Carolis resta in macchina e tiene il motore caldo, no, non con la carbonella, cretino. Se passa Berlinguer, dite che stiamo girando la scena di un film poliziesco). Andreotti ha rilasciato interviste e ha «lavorato per l’intesa>> con i comunisti. Del resto, il suo passato è inconfondibilmente di uomo che se l’è intesa con tutti. Fanfani è rimasto molto emarginato. Non si è dato all’eroina, proprio perché è di carattere forte. Una sola volta ha provato una sigaretta all’hascisc, è entrato in trip e ha cantato Bella ciao chiuso nel cesso. Non illudiamoci. Tornerà alla luce come dinosauri che emergono dal ghiaccio nei film giapponesi, intatti dopo milioni di anni.
L’onorevole Fanfani non è grande come un dinosauro. Ma per le sue idee politiche l’habitat ideale è una foresta del paleolitico. Per finire sulla DC, diciamo che nel 1977 non ci sono stati scandali, se si escludono Friuli, Seveso, EGAM, Caltanissetta, Banco di Roma, Caltagirone, Lockeed ed altre cosine da niente. L’onorevole Costamagna ha fatto un’interrogazione sullo sterminio degli scoiattoli, Zaccagnini è stato operato undici volte e ha passato, poveretto, metà dell’anno sotto anestesia e metà a ascoltare Moro. De Carolis è stato negli Stati Uniti per una serie di scambi culturali e ha cambiato tutte le sue figurine di calciatori con un piatto di carta usato da John Wayne. Stammati ha curato il bilancio, Pandolfi le evasioni fiscali e Lattanzio le evasioni dagli ospedali. Intanto il Partito comunista si è avvicinato a grandi passi nell’area del potere ma, due metri dentro l’area, è stato vistosamente sgambettato dalla Democrazia cristiana ed è crollato al suolo. Non è stato concesso il rigore, ma sono stati concessi molti posti alla RAI. Sui fatti di mano la posizione del PCI è stata chiara e inequivocabile: tutto è partito da un complotto retto da Lotta continua, dai Servizi segreti tedeschi, e dai Thugs in combutta con Economia e Commercio. I nomi li sapete tutti e li diciamo con chiarezza, tanto per sgombrate il campo dagli equivoci: uno è un riccio non tanto alto però neanche bassissimo che ha una lambretta, l’altro è uno che è fidanzato con la figlia di uno che lavora allo spaccio della NATO, un altro è stato visto mentre lucidava i vetri di una Porsche bianca i cui tre primi numeri della targa sono gli stessi di una roulotte dentro la quale è stato trovata una copia di «Lotta continua» con la scritta Edgardo 231802 ore pasti, mentre a capo di tutto c’è uno che era a scuola con un altro che gioca a scopa col figlio del benzinaio di Bifo, d’accordo con uno biondo ma non troppo, quasi castano, alto il doppio di quando aveva dodici anni, il cui nome comincia per A,
e il cui cognome è formato: 3 orizzontale una città del Turkmenistan 2 verticale un Aldo famoso comico romano 8 verticale Gala senza… A. In seguito a ciò il giudice Catalanotti, viste le fotografie degli scontri, il film Dodici marzo, c’ero anch’io e sentita la testimonianza di un cocker che prendeva il sole alla finestra, ha spiccato 106 mandati di cattura prontamente eseguiti dalle forze dell’ordine che hanno operato, nel 1977. Novemiladodici arresti e millesettanta fermi, tra cui sessantanove per l’eternità. Sono scivolate tredici volte, inciampate sedici, scapuzzate tre, cadute all’indietro cinque. Diciassette colpi sparati in aria sono ripiombati inspiegabilmente al suolo, dodici colpi sono partiti improvvisamente a bersaglio, malgrado il carabiniere li avesse energicamente richiamati indietro. Inoltre hanno fatto la loro apparizione le squadre in borghese di cui Cossiga non sapeva niente (anzi credeva che Della Chiesa fosse uno stagnino e tutte le volte gli chiedeva: scusi, ma la borsa degli attrezzi?). Sono stati sequestrati novanta chili di eroina, è stato pestato otto volte Minino Pinto, sono stati perquisiti numerosi covi quali librerie, rosticcerie e tutte le case dove non c’era scritto «ingegnere» sul campanello. Sono stati sequestrati elenchi telefonici delle Brigate rosse-Lombardia, materiale incendiario quale scatole di minerva, limoni, mandarini calibro 7,65, cocomeri anticarro e venti litri di spremuta di pompelmo pronta alla guerriglia. Il sindacato di polizia ha subito una battuta d’arresto. Molto contenti invece gli altri sindacati perché hanno perso sì migliaia di posti di lavoro, ma hanno saputo che il costo del lavoro in Italia è il più basso d’Europa, e questo li ha liberati da un gran senso di colpa. IL 1977 è stato, con molte differenze, un nuovo 1968, di cui quest’anno ricorrerà anzi il decennale, e ciò commuove grandemente i reduci del 1958 che ricordano con nostal-
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gia i carabinieri che facevano servizio d’ordine coni guanti bianchi e le barricate fatte coi bidoni della spazzatura e raccontano, come nonni davanti al camino, di leggendarie prime fumate di hascisc con lapilli di vomito, tachicardie, capogiri e trip simulati al termine dei quali si asseriva di essere giunti in presenza di una visione di Buddha in una astronave di cristallo rosa, per sentirsi dire: «Guarda che hai fumato una Giubek, cretino>>. E che piangono quando vedono un libro bianco con un quadratino rosso perché si ricordano del Marcuse Einaudi, e quando ricordano la famosa occupazione del rettorato: «Allora lui ci viene incontro e dice: cosa fate qui! Allora il Capanna. No, aspetta, non era il Capanna. Era Mazzotti. Allora Mazzotti duro gli fa “Scusi signor questore, noi si dovrebbe occupare”. Anzi, no, non era il Mazzotti. Era.. quello biondo, accidenti alla mia memoria. Allora salta fuori quel professore fascista.. quello di glottologia... Spancaro, Spincaro... ah si, Spinzarelli. E dice. Cosa dicevo, dove ero rimasto? Ah si, allora il rettore dice a Spinzarelli. Chiama la polizia! E Capanna. Anzi, no, era... quell’altro che poi l’arrestarono perché s’era sdraiato davanti a Magistero, si quello che adesso lavora alla Rinascente. Si proprio Panicucci. Ecco, allora Panicucci tira fuori una mignonette, si, una di quelle bottigline piccole da collezione, e bum, tira una mini-molotov. E spuntano ben nove caschi blu, armati di randelli di
gomma, e picchiano la Gianna Cavazza sul naso. Allora, un finimondo. Cosa dicevo? Ah sì, allora io vado in strada, e cerco di strappare un sampietrino, ma mentre son lì che scavo con un punteruolo, arrivano due poliziotti e mi caricano sul cellulare. Eravamo io, Sandrotti, quell’altro.. dai aiutami, si quello che poi è andato in India a fare il tassista: no, non Matteo; e poi quell’altro.. oh signore, la mia testa, e insomma, ci mettiamo a cantare “Una mattina/mi son svegliato” ed poliziotto “Piantatela con queste canzoni di rivolta”, e la gente era con noi, e cantava, veniva fuori dai negozi e qualcuno diceva “però, questi studenti, non hanno poi mica tutti i torti”. E una donna, uscendo da un negozio, ci lanciò un formaggio e urlò “Tieni, poverino, che chissà che mangiare cattivo ti fanno in galera”. E Sandrotti che cercava di riandar giù un sampietrino che aveva in tasca, urlava “Voglio dell’acqua” e io allora dissi a... accidenti, non mi viene il nome.., o non era quella volta lì... sì dai, quello di Scienze politiche che s’era fatto portare il fungo peyote dal Messico e sua madre l’aveva trovato e gliel’aveva servito con la polenta; dai, quello biondo con gli occhiali.. cosa stavo dicendo?....>> Per concludere, speriamo che vada tutto bene (cosa vuol dire “tutto bene?”). Comunque, auguri per il 1978, ricordando che forse una risata non basterà a seppellirli, ma potrà servire a noi per combattere meglio, e a loro per capire che, tanto, non l’avranno vinta mai.
AGENDA ROSSA 1978 A cura di Gad Lerner, Luigi Manconi e Marino Sinibaldi Collana Il pane e le Rose Ottobre 1977 Edizioni Savelli spa Hanno collaborato: Lucia Annunziata, Paolo Argentini, Luigi Bobbio, Mario
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Cossali, Guido Crainz, Maurizio Flores d’Arcais, Goffredo Fofi, Giovanni Forti, Nadia Fusini, Rina Gagliardi, Paolo Hutter, Giovanni Luciani, Clemente Manenti, Massimo Manisco, Lidia Menapace, Carlo Oliva, Gerardo Orsini, Giovanna Pajetta, Cesare Pianciola, Nestore Pirillo, Gianni Riotta, Marcello Sarno, Antonio Setzi.
SCHEDE BOLOGNA 23-24-25 SETTEMBRE '77 Documento di adesione degli intellettuali francesi Parlare di repressione in Italia è sembrato sconvolgente. Si è accusati da un lato di incompetenza, di ignoranza della realtà italiana dall’altro di complotti internazionali, di sabotaggio del compromesso storico. Noi siamo nonostante ciò ben coscienti del carattere particolare dei problemi italiani e non confondiamo le forme e i mezzi della repressione in Italia, in Germania e in Francia. Per esempio in Francia noi abbiamo la legge anticasseurs e in Italia la legge Reale; noi sappiamo che non è la stessa cosa. Per esempio ancora la Germania a forza di proibire ogni conflitto in nome di una società ordinata non lascia altra possibilità che l’azione terrorista alla opposizione di sinistra; e sappiamo che le azioni terroriste in Italia sono differenti e vengono piuttosto dalla maniera in cui i conflitti nella società si introducono in tutte le situazioni (conosciamo la situazione particolare del lavoro nero in Italia). Noi non crediamo che la differenza di situazione da un paese ali’ altro impedisca di sentirsi coinvolti. Al contrario noi abbiamo su questo tema un problema comune. Il dissidente russo Amalrik ha lanciato un avvertimento che non valeva soltanto per l’URSS: se i problemi della opposizione della sinistra e delle minoranze non parlamentari non trovano la loro espressione politica nessuno potrà evitare la crescita del terrorismo dal basso come sola risposta ai sistemi repressivi che d’altra parte si intensificheranno molto di più. Noi non abbiamo mai paragonato l’Italia al Gulag, non abbiamo assolutamente niente a che vedere con i « nuveuax philosophes » ne con l’antimarxismo di questo tipo. Noi constatiamo soltanto che il Pci è il primo partito comunista dell’Europa dell’ovest a non essere più alla opposizione: questa è la sua politica e per la opposizione di sinistra questa ha un valore esemplare. Noi non cre-
diamo che sia esagerato parlare di una repressione molto inquietante in Italia per la applicazione della legge Reale, a causa del numero dei morti a partire dal 1975, a causa delle manifestazioni di Roma e di Bologna e a causa del numero di arrestati attualmente ancora senza processo. Noi ci ricordiamo che il PCI si era opposto alla legge Reale a suo tempo ma ci inquietiamo molto di più in questo senso per le dichiarazioni recenti di dirigenti del Pci. Né Tangheri dica agli intellettuali di diventare amministratori e formatori di quadri. Uno dei caratteri della situazione italiana ci sembra essere l’importanza e la forza dell’opposizione di sinistra di queste minoranze, le possibilità creatrici di queste minoranze in Italia. Noi non opponiamo lo spontaneismo di massa all’organizzazione di partito ma crediamo al carattere costruttivo di forze e situazioni di sinistra che non passa necessariamente attraverso il compromesso storico. Così come non passa in Francia attraverso il programma comune. La questione di sapere quali termini di dialogo il PCI ha intenzione di avere con questo movimento al di fuori dalla repressione brutale ci sembra essenziale. Le riunioni di Bologna porteranno a un inizio di risposta in un senso o nell’altro, comunque per una migliore comprensione politica. Questo documento è stato sottoscritto da Gìlle Deleuze, Daniel e Alain Guillerm (sociologi), Christian Bourgois (editore), Jean Jaques Lebel (scrittore), Jean Pierre Bizet (fisico) e altri intellettuali francesi. Altre firme si stanno raccogliendo.
(Piazza Maggiore era troppo piccola, Edizioni Movimento Studentesco - ottobre 1977)
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SCHEDE Appello del movimento degli studenti di Bologna per il convegno «A pochi giorni dall’inizio del convegno è indispensabile che i compagni del movimento di Bologna esprimano un giudizio politico sulla preparazione del dibattito e su alcune linee di tendenza manifestatesi in questi giorni. Il movimento di Bologna convocando questa scadenza dava alcuni giudizi ottimistici sulla possibilità di un confronto su alcuni temi che stanno emergendo da moltissime istanze, formali o informali. Quelli per oggi meglio definiti si riferiscono a: 1) scrittura e movimento; 2) stato e repressione; 3) riduzione dell’orario di lavoro; 4) intelligenza tecnico-scientifica. Nessuna preclusione è mai stata avanzata nei confronti delle proposte politiche che costituiscono il vasto e complesso tessuto ideologico-politico del movimento su scala nazionale, comprendendo le componenti organizzate. Riteniamo dover chiarire in modo assoluto come il movimento di Bologna intende proporre e organizzare questa scadenza. A nostro avviso questa iniziativa dovrà essere ‘funzionale alla crescita generale del movimento sul terreno dell’analisi politica, del dibattito, dell’iniziativa. Ma non solo. In ultima istanza, se sarà possibile, dovrà divenire sede di trasformazione di comportamenti collettivi e individuali di cui il movimento è l’espressione politica. Da questo punto di vista il convegno non deve in alcun modo trasformarsi in congresso, definendo cioè una linea politica maggioritaria quindi non ci saranno mozioni conclusive né assemblee oceaniche per definizione incapaci di stabilire condizioni di confronto
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accettabili. Chiediamo che ogni compagno modifichi il proprio atteggiamento di fronte a questa scadenza. Non una sede di battaglia politica sterile, non una sede da usare per l’egemonia della propria organizzazione ma una sede da usare per la conoscenza degli ostacoli, delle difficoltà, delle contraddizioni, dei limiti che il movimento ha di fronte. E’ implicita una richiesta ai vari militanti della sinistra rivoluzionaria perché non siano una grigia cinghia di trasmissione del loro partito, ma uno strumento creativo, problematico. Il massimo decentramento del dibattito, le innumerevoli sedi che stiamo predisponendo servono ad avvicinare proprio i compagni non «organizzati», che sono la sostanza essenziale di questo movimento, ai dibattiti e alle iniziative che sono al centro del loro interesse. Riteniamo inaccettabile qualsiasi manovra di corrente tesa a forzare il carattere di questa scadenza. Avendo scelto il metodo della contrattazione per rendere possibile il soggiorno di migliaia di compagni abbiamo reso esplicito il carattere stesso della manifestazione che non è mai stata intesa come momento di intervento politico su Bologna, ma come uso di un ambito di dibattito. Abbiamo conquistato degli spazi e intendiamo batterci per estenderli ed utilizzarli appieno. Lo svolgimento pacifico che vogliamo non sottende un contenuto strategico di nessun tipo sul terreno del rapporto con lo stato. Non intendiamo svendere contenuti politici e una importante esperienza di lotta a condizione di diventare «una forza politica riconosciuta». Anche delle nostre forme di lotte, delle giornate di marzo, dell’uso della forza,
intendiamo discutere chiaramente e seneramente. Altre considerazioni, sin qui date per scontate, sono indispensabili, sempre sul terreno del metodo. Sappiamo che anche parlare tra noi è difficile, che anche le dispute politiche vengono esacerbate da una situazione materiale difficile per tutti noi che ci spinge alla rabbia e alla fretta. In tutti questi mesi ci siamo battuti contro questa situazione e siamo riusciti ad imporre l’esigenza del confronto contro la logica degli schieramenti preformati e immodificabili. Vogliamo considerare questo il periodo della pratica dell’intelligenza, non del conformismo. Tutti i compagni e gli schieramenti che sono stati nel movimento hanno diritto di parola, e in nessun caso le contestazioni sono degenerate in violenza. E vogliamo essere più chiari. Le varie forme di violenza nelle nostre assemblee debbono essere superate. La capacità di ascoltare e il diritto di essere ascoltati non debbono essere entità formali, ma debbono corrispondere a un mutato atteggiamento politico ed umano. Intendiamo dirlo chiaramen-
te: non ci interessa confrontarci con chi ha l’abitudine di trasformare il confronto in rissa, con chi sostituisce l’insulto di schieramento alla critica. Questo è quello che di nuovo ci siamo scoperti. Dalla nostra parte della barricata, e l’immagine non è solo metaforica, si è scelto da sempre un rapporto nuovo tra i compagni, un modo di vivere insieme che costituisce in sé un fondamentale contenuto politico. Dietro questo concetto non c’è nessuna oscura manovra di esclusione, e nei mesi trascorsi lo abbiamo dimostrato. Tutte le nostre riunioni sono state aperte a tutti i compagni. Questo convegno deve anche essere un momento di lotta contro la metodologia politica tradizionale, contro la politica di setta o degli specialisti. Tutti i compagni che si stanno preparando a venire considerino questo un appello che ha in loro l’unico destinatario e l’unica garanzia perché non sia la solita formale mozione. Invitiamo tutti a discuterne. Vi aspettiamo».
Movimento femminista
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SCHEDE I 20 componenti di Magistratura democratica La nostra presenza all’interno di un settore, la Magistratura, ancora una volta sottoposta a pressioni per le nuove dimensioni dello scontro sociale in atto, ci spinge a proporre alle forze della sinistra una riflessione sui dati di realtà sociale con cui quotidianamente ci confrontiamo. Un’importante occasione di dibattito ci pare è auspicabile, riesca ad assumere dimensioni di massa e che è importante arricchire il convegno di Bologna del 23-25 settembre prossimo; si tratta di una scadenza che di contributi da esperienze di lavoro politico e professionale; oltre che di quelle provenienti dai diretti protagonisti delle lotte degli ultimi mesi. Siamo consapevoli dei rischi di strumentalizzazione di parte o di generazioni avventuristiche che aleggiano, anche se ingigantiti da una stampa interessata, intorno al convegno di Bologna. Sono comunque pericoli che non possono essere superati né da una ghettizzazione delle forze sociali e politiche che agiscono all’interno del convegno, né tanto meno da una aprioristica attribuzione a queste forze di un ruolo e di una volontà di provocazione. Essenziale, viceversa, è assicurare tutte quelle presenze che riescano ad inserirsi nella domanda di dibattito politico, posta dal movimento come una sua esigenza reale. In questo senso rivolgiamo questa riflessione anche ai compagni che militano nell’area della sinistra storica, che riteniamo debbano essere investiti dal dibattito. Questo anche per accettare, come intellettuali, l’invito a «sporcarsi» cioè a confrontarsi, pur da posizioni divergenti, con le varie forze della sinistra. Ancora una volta è di attualità il tema della repressione e dell’assetto dello Stato. Una risposta agli interrogativi che su questo tema si sono proposti, non può che prendere le mosse dalla profonda svolta politica che l’accordo a sei ha ufficialmente sancito. Per questa via si sta producendo un profondo processo di impoverimento di quegli strumenti ideologici che in passato avevano consentito alla classe operaia di bloccare gli attachi più massicci portatele contro in questi anni. Ad esempio, ieri si individuava con chiarezza il preciso segno di classe nella gestione della strategia della tensione. Oggi, gli episodi di cui quella stessa strategia continua ad alimentarsi, sono attribuiti genericamente all’azione di un oscuro nemico di tutte le classi o di una tessitura di trame importate dall’estero, trascurando di individuare la matrice politica. Alla denunzia del ruolo giocato dai vari apparati dello stato nell’attacco si è sovrapposto il concetto acritico di istituzione, il cui segno è comunque democratico anche quando la struttura interna, i metodi di gestione, la incapacità di aprirsi ad un controllo popolare sono rimasti sostanzialmente immutati. La preoccupazione conseguente all’accordo a sei, di mantenere il difficile equilibrio tra le forze politiche, porta all’indebolimento anche di quelle forze innovatrici interne alle istituzioni, come Magistratura democratica, che non possono contare su di un referente politico nella loro opposizione alla natura gerarchica, burocratica, accentratrice dello stato. Tutto il fronte delle lotte nelle istituzioni risulta d’altro canto fiaccato. Sono molteplici e vari i segni di questa generale smobilitazione del controllo democratico sulle istituzioni, che l’accordo impone. Essi vanno dalla prudenza che caratterizza la denunzia delle responsabilità democristiane nei processi per le trame fasciste e golpiste, al mancato approfondimento delle collusioni governative nella fuga di Kappler, al prevedibile affossamento dello scandalo di regime connesso al caso Lockheed. Il malcostume amministrativo e le ruberie di Stato, rivelatisi in Friuli e nelle spartizioni di fette di potere economico, non hanno inoltre visto momenti di
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opposizione tali da risolversi almeno in un principio di mutamento delle prassi di potere sin qui seguite dalla classe dirigente. Le illegalità innegabili - L’impiego di squadre speciali di poliziotti, la soppressione per un mese del diritto di manifestazione a Roma, la creazione di carceri «speciali» rappresentano innegabili illegalità e producono, con l’acquiescenza che accompagna questi episodi, un allarmante fenomeno di assuefazione alla criminalità del potere ed alla brutalità degli apparati. La tendenza controriformatrice in atto dal 1974, che ha comportato non solo il blocco di ogni proposta innovatrice come il nuovo Codice di Procedura Penale ma un arretramento della legislazione rispetto allo stesso codice Rocco, ha trovato, nell’accordo a sei, la sua definitiva sanzione politica e la premessa per ulteriori gravi sviluppi. L’accordo ha avuto un principio di attuazione l’8 agosto scorso, con l’approvazione in commissione e quindi senza dibattito in aula, di tre leggi che ribadiscono la tendenza a scaricare autoritariamente sugli «utenti» l’inefficienza della macchina giudiziaria e introducono nuovi strumenti di repressione facilmente utilizzabili contro il dissenso politico e le lotte sociali (aggravamento di pena e arresto in flagranza per l’uso di caschi, sequestro e confisca dei covi). Un’altra legge relativa ai permessi ai detenuti ha di fatto vanificato la più importante innovazione della riforma carceraria, riducendo le ipotesi in cui è possibile concedere i permessi e frapponendo ostacoli alla pratica usufruibilità da parie degli interessati. Altri e più autoritari progetti, tra cui il famigerato fermo di polizia, l’estensione delle perquisizioni e delle intercettazioni, sono in cantiere nell’agenda parlamentare o governativa. Situazione grave - L’involuzione del quadro costituzionale determinata da questa legislazione è sempre più spesso giustificata come una necessità: la difesa dello Stato contro l’eversione crescente. Si tratta di una parola d’ordine che apre la via allo scivoloso terreno delle abdicazioni dei diritti costituzionali, secondo una tendenza ormai generale in tutti i paesi di capitalismo avanzato. Ma anche sul piano dell’efficienza repressiva si tratta di risposte destinate a non raggiungere lo scopo, perché incapaci di fronteggiare fenomeni che hanno origine precisa nella marginalizzazione crescente di larghe masse, espulse o mai entrate nel processo produttivo, e rese disperate dalla disgregazione politica e culturale. Contro chi non si allinea prontamente all’interno delle istituzioni a questa ideologia dell’ordine e dello stato di emergenza, vengono messe in atto misure più drastiche di persuasione : i giudici di sorveglianza rei di una applicazione liberale della riforma carceraria, vengono puniti con la sospensione dell’incarico; una intera corrente di magistrati, che aveva avanzato preoccupazioni sulla involuzione del quadro politico e legislativo, viene tenuta sotto la costante minaccia di sanzioni disciplinari. La stabilità politica è assunta come valore fondamentale: le lotte sociali e le proteste politiche, indotte dai sempre crescenti bisogni (manifestazioni dei disoccupati, occupazioni di case, proteste giovanili, ecc.) sono così in questi ultimi mesi divenute le punte di emersione della nuova «criminalità» politica. I preoccupanti livelli di repressione risultanti da questo quadro, la mancanza di una forza politica di reale opposizione che si faccia carico di un controllo sugli apparati statali, ci sembrano i connotati più gravi della situazione: è su questi dati che riteniamo di dover richiamare l’attenzione e il dibattito all’interno della sinistra. Giangiulio Ambrosini, Bianca Lamonaca, Diego Benanti, Franco Misiani, Antonio Bevere, Franco Marrone, Romano Canosa, Riccardo Morrà, Corredino Castriota, Filippo Paone, Gabriele Cerminara, Ernesto Rossi, Fausto Ciuchini, Luigi Saraceni, Giuseppe Di Lello, Gianfranco Viglietta, Gaetano Dragotto, Aldo Vitozzi, Aurelio Calasse, Massimo Gaglione
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Capitolo III
RADIO TALPA: IL NOME, L'ORGANIZZAZIONE INTERNA, L'IRONIA
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LE ASSEMBLEE PER DECIDERE IL NOME DELLA RADIO Storiche le due assemblee stracolme di giovani per decidere il nome della radio che si tengono nella Biblioteca di Gabicce Mare. La prima vede la proposta di ognuno dei presenti: si fanno decine di nomi. Avviene una prima selezione a votazione palese. La seconda assemblea sceglie il nome definitivo. La sfida è tra Radio Talpa, Radio Apache, Radio Attiva, Radio Popolare, Radio Cattolica Popolare. Quest'ultima può prestarsi ad ambiguità col termine “Cattolica”. E' sì il nome della nostra città, ma è anche il riferimento alla religione. E' il primo nome ad essere scartato. KARL MARX: “BEN SCAVATO VECCHIA TALPA!” Sicuramente sulla decisione finale per qualcuno influisce il richiamo “ideologico” di quel nome: la famosa affermazione di Karl Marx “Ben scavato vecchia talpa!” riferito all'azione del proletariato nella sua lotta emancipatrice dal capitalismo. La scelta del logo. Radio Talpa ha matrici culturali nell’underground anarchico: comunicativamente nel logo si aggiungono gli occhiali (la talpa non ci vede ma vuole vederci) e la cuffia per trasmettere/ascoltare la musica. Insomma, nel logo c'è già tutto il “progetto”. La talpa scava a fondo e costruisce, ascolta e trasmette, dialoga ma vuole dire la sua, vuole vedere e agire... la talpa ama la dignità e la giustizia... Se è necessario la talpa s'incazza anche... Migliaia di adesivi, locandine, manifesti, ecc. la immortalano nel tempo. Leggende metropolitane narrano che in molte case ci siano cassetti misteriosi che nascondono, gelosamente, qualche suo gadget. ATTENTI ALLA COMUNICAZIONE La nostra attenzione alla comunicazione e immagine è particolarmente attenta e curata, nonostante i modesti mezzi economici. E allora è un proliferare di: adesivi, grafiche suggestive, locandine, manifesti, fanzine, opuscoli, volantini, gadget, oggettistica (esempio le talpe in ceramica)... Il nostro “guru” creativo della grafica è un giovane studente di architettura: Maurizio Castelvetro. GLI INDIANI METROPOLITANI L'anno in cui nasce Radio Talpa è l'anno dove si impongono sulla scena giovanile gli “Indiani metropolitani” che fanno dell’ironia un’arma di lotta. A ciò si aggiunga che la scena musicale bolognese, pur nella sua radicalità, è legata alla tradizione goliardica e quindi ironica e provocatoria (basta citare gli Skiantos e il rock demenziale). L’ironia è quindi un elemento imprescindibile e tanti si rispecchiano benissimo. Il 1977 è un anno di grandi manifestazioni anche violente, purtroppo. Ma non c'è solo il movimento dell'Autonomia operaia (esasperazione post crisi dei gruppi extraparlamentari) ma anche quello della creatività e ironia. Testimonianza più alta, appunto, quella degli Indiani metropolitani. La fantasia al potere, Una risata
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vi seppellirà... sono slogan di naturale continuità creativa col '68. Sono anche gli anni della “creatività diffusa”: tante riviste di fumetti, di satira e alternative (Re Nudo - che ritrova nuovo vigore -, Frigidaire, il Male, Cannibale - dove inizia a disegnare il mitico Andrea Pazienza -, Valvoline, Metal urlant, 2004... E' il tempo dove la musica rock diventa identità per masse di giovani. Ecco allora l'esplosione di tante riviste musicali: Mucchio Selvaggio, Rolling Stone, Rockerilla, Musik, Gong... che si aggiungono al più datato e “conformista” Ciao 2001. In radio ci sono tanti manifesti, avvisi, ecc. Il primo cartello che viene attaccato in radio è: “Vietato vietare”. E' un ossimoro, ma vuole conciliare libertà e responsabilità, condita di tanta autoironia. QUANDO SBARCARONO I MARZIANI NEL PORTO DI CATTOLICA Radio Talpa ha un tono spesso ironico, satirico, ma sempre ribelle che viene usato quasi in ogni momento, anche quando gli argomenti sfiorano il “tragico”. Una funzione per prendersi gioco del potere (anche locale)... spesso anche contro noi stessi, per non prendersi sul serio più di tanto e apparire dei saccentelli. Ironia spesso spontanea ma anche programmata nel palinsesto e nel “confezionamento” delle trasmissioni. L'ironia fa da filo conduttore nelle 24 ore di trasmissione giornaliera con centinaia di stacchetti (jngle) ironici e autoironici (con un pizzico di goliardia), che inframezzano le canzoni delle bobine musicali e i vari programmi. Questi stacchetti sono la caratteristica della nostra radio. “Dissacranti”, toccano tanti argomenti, diversi sono in dialetto romagnolo e marchigiano. Alcune trasmissioni di satira di sicuro successo: “Pelo e contropelo” (spesso si utilizzano riviste come Il Male...), “Ride il telefono”, “La Talpa proibita”, “Vuoi ballare Luisa?”... E poi invenzioni a sorpresa con interruzione improvvisa dei programmi per annunciare eventi paradossali. Pazzesca quella dello sbarco di marziani al porto di Cattolica con tanto di inviato sul posto che grida: “terrestri, non siamo più soli”. E' un'invenzione di Stanislavo Marcolini che ricorda la storica trasmissione di Orson Welles. La sorpresa? L'arrivo di decine di telefonate in redazione di persone preoccupate e un po' impaurite. E poi tutti giù a farsi quattro risate. L'ironia diventa un filo conduttore: dissacrante e irriverente, tra spontaneità creativa e proposta organizzata, dall'anticonformismo alla provocazione sarcastica. Ma sempre, o quasi, riflessiva come lo dovrebbe essere una buona satira politica e di costume. Ad onor del vero a volte l'ironia non è voluta, ma frutto di strafalcioni (nomi dei brani in inglese o autori stranieri), improvvisazioni avventurose e gaffe eclatanti. Una va raccontata: un dj manda in onda una canzone richiesta da un'ascoltatrice e lui dice che lei è “coetanea nel nome”... E' NATALE SIATE I BUONI NON ROMPETE PIU' I COGLIONI L'ironia provocatoria a volte esce dalla radio anche attraverso azioni eclatanti. Una notte di Natale un gruppo di Talpisti costruisce uno spelacchiato albero e al posto delle classiche palline ci sono sagome di cartone che riportano brutalmente
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i problemi più stridenti della condizione di tante persone: la disoccupazione, la droga, lo sfruttamento, la guerra... Con un carretto viene portato davanti la chiesa principale di Gabicce Mare proprio durante la messa di mezzanotte. La nostra provocazione contro il Natale consumistico fa scalpore. Poi l'albero rimane davanti alla radio per tutto il periodo natalizio tra la sorpresa e la curiosità dei passanti. A completare l'opera ironico-goliardica degli “auguri natalizi”, una scritta gigante davanti alla radio sui muri della fabbrica del pesce: “Padroni è Natale, siate buoni e non rompete più i coglioni”. L'ASSEMBLEA E I COLLETTIVI Nel momento di massima partecipazione si svolgono assemblee generali almeno ogni 15 giorni dove vengono discussi i problemi organizzativi, finanziari, sugli acquisti da fare, gli incarichi individuali o per piccoli gruppi su cose specifiche, la valutazione sulle trasmissioni in corso e quelle da fare... La struttura organizzativa è composta: dal Consiglio di amministrazione e il Comitato di redazione. C'è il Collettivo musica, il Collettivo informazione, che di volta in volta si articola in altri piccoli gruppi. Ma i ruoli non sono rigidi, anzi, molto elastici. La Cooperativa ha un proprio Statuto e un proprio Regolamento interno (data: 24-6-1978) sul funzionamento dell'attività della radio. L'art. 1 recita: “La soc. coop. Democratica Informazione si propone l'istituzione e il funzionamento di una emittente radiofonica locale denominata Radio Talpa, emittente democratica cittadina su 94 MHz, per permettere ai soci ed attraverso essi, alle forze sociali presenti sul territorio e ai singoli individui, l'esercizio della libertà di manifestazione del pensiero”. C'è già tutto. LA FRED E LA SIAE Decidiamo di affiliarci alla F.R.E.D. (Federazione Radio Emittenti Democratiche), oltre all'associazionismo delle cooperative culturali della Lega delle cooperative regionale. Un circuito nazionale che raggruppa centinaia di emittenti di sinistra. L'associazione è una sorta di sindacato che ci garantisce un minimo di tutela, supporto, informazione e ci mette nella possibilità di scambiare materiale da trasmettere. Lo scoglio principale è la SIAE, infatti la Fred contesta questo “balzello” soprattutto perché nelle radio libere l'utilizzo della musica non è finalizzato ad una attività commerciale, ma culturale e sociale senza fini di lucro. La Siae porta in tribunale le radio ribelli. Purtroppo troppo potente per noi. Anche Enzo Cecchini, come presidente della cooperativa di Radio Talpa, deve soccombere nel processo. Fortunatamente dopo qualche mese arriva un'amnistia nazionale e tutto viene cancellato. Successivamente con la Siae troviamo un accordo ragionevole: il pagamento forfettario di 50mila lire mensili per l'uso di brani musicali. In quel momento alla Siae non importa quanto incassare da queste radio ribelli, ma stabilire il principio ferreo che i diritti d'autore devono essere assolutamente pagati da tutti. Nel libro Meglio tardi che Rai (Savelli Editore, giugno 1977) scritto da
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Giuseppe Macali, viene pubblicato il Testo di discussione per una regolamentazione dell'etere locale della FRED (Federazione radio ed emittenti democratiche) per le radio emittenti locali private. “Si dividono in tre categorie: radio di INFORMAZIONE, radio EDUCAZIONALI, radio COMMERCIALI. I primi due tipi sono SENZA SCOPO DI LUCRO, il Comitato regionale concede le autorizzazioni a trasmettere e le relative assegnazioni di frequenza. Per l’assegnazione della frequenza adotta un criterio di precedenza nei confronti della radio senza scopi di lucro rispetto alle stazioni a scopo di lucro...”. Per quanto riguarda la Siae propone: “Le emittenti di categoria commerciale pagano la Siae secondo la legge e il regolamento che regola i diritti d’autore (Legge n. 633 del 22 IV.1941). Gli accordi della Siae con le singole radio o rappresentanti di radio sono pubblici. Le altre categorie di emittenti essendo senza scopo di lucro pagano solo i diritti erariali alla Ske, come per altro già contemplato nel Regolamento di attuazione della legge del 1941 sui diritti d’autore”.
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SCHEDE
1978 (da Wikipedia) 1 gennaio - Bombay: il volo Air India 855, un Boeing 747 diretto a Dubai con a bordo 213 persone (190 passeggeri e 23 componenti l'equipaggio) esplode in volo e precipita in mare al largo di Bombay poco dopo il decollo. Non ci sono superstiti. 5 gennaio - Cile: Augusto Pinochet, forte di un plebiscito ben poco trasparente in suo favore, annuncia che il Cile tornerà alle urne solo nel 1986 e che non saranno ammesse nel paese commissioni d'inchiesta dell'ONU. 7 gennaio - Roma: Strage di Acca Larentia, tre militanti missini, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, vengono uccisi durante l'assalto a una sezione del partito in via Acca Larentia (quartiere Appio). Poco dopo i Carabinieri uccidono, nella ressa che segue al duplice omicidio, Stefano Recchioni, altro esponente missino. I tre avevano un'età compresa tra 18 e 22 anni. 22 gennaio - Jedda: una principessa e suo marito sono giustiziati nella capitale saudita perché colpevoli di avere contratto un matrimonio non voluto dalla famiglia reale. La principessa Misha, 23 anni, viene fucilata davanti al marito, il quale subito dopo verrà decapitato con la scimitarra. 23 gennaio - la Svezia diviene la prima nazione a bandire le bombolette spray, il cui contenuto di clorofluorocarburi è il principale imputato del danneggiamento dello strato di ozono protettivo della Terra. 25 gennaio - Spagna: L'ex-sindaco franchista di Barcellona e sua moglie vengono assassinati. Sono stati uccisi da una bomba a pressione applicata al petto dell'uomo con un nastro adesivo. Il tentativo di togliere la carica ne provoca l'esplosione.
11 febbraio - La Cina proibisce la lettura delle opere di Aristotele, Shakespeare e Charles Dickens. 21 febbraio - Città del Messico: operai delle linee elettriche al lavoro si imbattono in quelle che si scopriranno essere le rovine del Templo Mayor. 27 febbraio - La Francia effettua esperimenti nucleari a Mururoa. 1 marzo - Corsier-sur-Vevey, Svizzera: le spoglie di Charlie Chaplin vengono trafugate dal cimitero in cui è sepolto, a scopo di estorsione. 6 marzo - Lawrenceville, Georgia: l'editore pornografico Larry Flynt subisce un attentato a colpi di pistola, a seguito del quale rimarrà paralizzato. 11 marzo - Roma: viene formato il quarto governo Andreotti, monocolore DC con appoggio esterno di PSI, PSDI, PRI e PCI 14 marzo - Libano: Le forze armate israeliane invadono il Libano dando il via all'Operazione Litani. 16 marzo - Roma: in via Fani un commando delle Brigate Rosse rapisce Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana e uccide i cinque uomini della sua scorta 18 marzo - Milano: Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, meglio conosciuti come Fausto e Iaio, due ragazzi di 18 anni, assidui frequentatori del Centro Sociale Leoncavallo, vengono freddati a colpi di pistola in un agguato neofascista nelle vicinanze del CSOA. 21 marzo - Italia: Il governo italiano approva la prima delle leggi speciali (decreto legge n. 59) che prevede, tra le altre cose, l'ergastolo ai sequestratori in caso di morte dell'ostaggio, l'estensione del fermo di polizia e di intercettazione telefonica, la possibilità di essere interrogati senza la presenza di un avvocato. 2 aprile - Stati Uniti: la CBS manda in onda il primo episodio di Dallas. 15 aprile - Italia: Le Brigate Rosse annunciano che il loro processo ad Aldo Moro si è concluso con la condanna a morte del-
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l'imputato. Italia: in località Murazze di Vado, frazione di Monzuno (Bologna) un grave incidente ferroviario causa 42 morti e 120 feriti. L'incidente è causato dal deragliamento di un treno, colpito da un secondo convoglio in arrivo poco dopo. 22 aprile - Vaticano: papa Paolo VI si rivolge alle Brigate Rosse chiedendo loro la liberazione dello statista Aldo Moro senza condizioni. Italia: Il professor Ezio Riondato, docente di filosofia presso l'Università di Padova e presidente della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, viene gambizzato nell'atrio della facoltà di Lettere. 8 maggio - Nepal: gli alpinisti Reinhold Messner e Peter Habeler sono i primi a raggiungere la cima dell'Everest senza l'ausilio di bombole di ossigeno. 9 maggio: Roma: Il corpo senza vita di Aldo Moro viene ritrovato nel baule di una Renault 4 rossa in via Caetani, a metà strada tra la sede della DC e quella del PCI. Cinisi: Peppino Impastato viene assassinato dalla mafia. Secondo la prima versione ufficiale sarebbe morto mentre posizionava una bomba. In seguito verrà riconosciuto che la morte del ragazzo è stato un omicidio della mafia voluto da Gaetano Badalamenti. 10 maggio - Roma: A seguito del ritrovamento del corpo di Aldo Moro, Francesco Cossiga si dimette da Ministro degli Interni. 13 maggio - Italia: viene approvata la legge numero 180/78, ispirata al pensiero dello psichiatra veneziano Franco Basaglia. La legge vieta espressamente la riapertura o la costruzione di nuovi manicomi. È previsto il Trattamento Sanitario Obbligatorio, a base di farmaci antipsicotici. Il TSO può essere richiesto da uno psichiatra, poi va firmato dal sindaco e infine convalidato dal giudice tutelare. 15 maggio - Viene stipulata tra le compagnie assicuratrici italiane la Convenzione indennizzo diretto. 17 maggio - Svizzera: il corpo dell'attore
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Charlie Chaplin, precedentemente trafugato, viene ritrovato nei pressi del Lago di Ginevra. 22 maggio - Italia: è approvata la legge sull'interruzione volontaria della gravidanza (legge n. 194/78) con cui l'aborto è consentito entro 90 giorni dal concepimento; in seguito è ammesso solo in caso di pericolo per la vita della madre o di gravi anomalie del nascituro. 24 maggio - Italia: Luciano Lama afferma a la Repubblica che il salario non può essere considerato variabile indipendente e chiede sacrifici ai lavoratori a causa della crisi economica. 26 maggio - Caorso: Dopo più di otto anni di costruzione viene inaugurata la Centrale elettronucleare Caorso. La centrale viene collegata con la rete elettrica ma immediatamente si registrano perdite da alcune valvole e strutture portanti mal progettate. 1 giugno - Argentina: calcio d'inizio dell'11. campionato del Mondo di calcio. 11 giugno - Italia: referendum per l'abrogazione della legge Reale sull'ordine pubblico e della legge sul finanziamento pubblico ai partiti: in entrambi i casi le norme vengono confermate (i "no" sono rispettivamente il 76,5 e il 56,4%). 15 giugno - Italia: a seguito delle polemiche suscitate dal libro Giovanni Leone La carriera di un presidente di Camilla Cederna, e alle indiscrezioni che lo volevano coinvolto nello scandalo Lockheed, Giovanni Leone rassegna le sue dimissioni dalla carica di Presidente della Repubblica. 22 giugno - Viene scoperto Caronte, il primo satellite di Plutone. 23 giugno - Giamaica : inizia la prima edizione del Reggae Sunsplash, primo grande Festival di musica reggae al mondo. 24 giugno - Torino: si conclude il processo alle Brigate Rosse, che condanna Renato Curcio a 15 anni di carcere, Alberto Franceschini a 14 anni e 6 mesi, Prospero Gallinari a 10. Complessivamente vengono comminati ai vari imputati più di 200 anni di
carcere. 25 giugno - Argentina: con una vittoria sull'Olanda per 3-1 dopo i tempi supplementari, la Nazionale argentina si aggiudica il suo primo titolo del Mondo di calcio. 30 giugno - Willie McCovey diventa il 12º giocatore della MLB a battere almeno 500 fuoricampo. 8 luglio - Italia: il socialista Sandro Pertini, partigiano durante la Resistenza, diventa il settimo Presidente della Repubblica Italiana 25 luglio - Nasce Louise Brown, la prima "bimba in provetta"; la procreazione assistita (o fertilizzazione in vitro) ottiene un successo scientifico che origina discussione di gravissima profondità presso tutte le culture, causando, a breve, l'originarsi della bioetica. 27 luglio - Italia: è approvata la legge sull'equo canone: sono fissati il canone massimo di affitto per le case di abitazione e il minimo della durata dei contratti per fini diversi da quelli abitativi. 4 agosto - Brescia: Sara Simeoni stabilisce il nuovo record del mondo di salto in alto a 2,01 metri. 6 agosto - Città del Vaticano: dopo 15 anni di pontificato, muore papa Paolo VI nella residenza estiva di Castel Gandolfo. 18 agosto - Corsica: Vittorio Emanuele di Savoia uccide un ragazzo tedesco sull'Isola di Cavallo. 23 agosto - Si svolge a Bussoladomani in Versilia l'ultimo concerto di Mina. 26 agosto - Città del Vaticano: il Patriarca di Venezia Albino Luciani viene eletto papa. Sceglierà di chiamarsi Giovanni Paolo I, diventando il primo papa della storia ad avere un doppio nome. Il suo pontificato durerà appena 33 giorni. 7 settembre - il dissidente bulgaro Georgi Markov viene avvelenato a Londra, presumibilmente dietro ordine dei servizi segreti, tramite un ombrello bulgaro; morirà quattro giorni più tardi. 10 settembre - Monza: paurosa
carambola di auto alla partenza del Gran Premio d'Italia di Formula 1: quattrocento metri dopo il via, due bolidi si toccano fra loro incendiandosi e coinvolgendo nell'icidente altre sette vetture. Restano gravemente feriti l'italiano Vittorio Brambilla e lo svedese Ronnie Peterson, che morirà il giorno seguente in ospedale a seguito delle gravissime ferite subite. 17 settembre - USA: Con la mediazione del presidente USA Jimmy Carter vengono firmati gli accordi di Camp David in base ai quali la penisola del Sinai, conquistata dagli israeliani durante la guerra del Kippur, viene riannessa all'Egitto. L'Egitto è così il primo paese arabo che riconosce l'esistenza di Israele. 25 settembre - Un Boeing 727 della compagnia statunitense Pacific Southwest Airlines entra in collisione con un Cessna 172 sopra la città di San Diego (California) e precipita, causando 144 morti. Roma: Ivo Zini, studente simpatizzante del PCI, è ucciso dai Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR). Città del Vaticano: muore papa Giovanni Paolo I dopo soli 33 giorni di pontificato. 30 settembre - Italia: Franco Freda, imputato al processo per la Strage di Piazza Fontana a Catanzaro, evade: sarà arrestato nel 1979. 1 ottobre - Milano: i carabinieri del generale Dalla Chiesa effettuano una irruzione nel covo delle Brigate Rosse di via Monte Nevoso. Il covo contiene molto materiale inerente al Caso Moro: una versione del memoriale di Aldo Moro e lettere ancora non note; il 9 ottobre 1990, nella stessa casa di via Monte Nevoso, dietro un pannello, saranno trovati una versione più ampia del memoriale, i testamenti di Moro e altre lettere. Nel covo vengono arrestati Lauro Azzolini, Franco Bonisoli e Nadia Mantovani; nella stessa strada abitava Fausto Tinelli, ucciso il 18 marzo 1978, due giorni dopo il rapimento Moro. Mario Andretti su Lotus-Cosworth vince il campionato del mondo di Formula 1.
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il Sistema Monetario Europeo con l'obiettivo di stabilizzare i tassi di cambio, ridurre l'inflazione e preparare la futura unificazione monetaria europea. 23 dicembre - Palermo al largo di Punta Raisi precipita un DC 9 dell'Alitalia partito da Roma. L'aereo si inabissa in mare dopo essersi spezzato in due. I morti sono 107 i superstiti 22. Italia: con la legge 833/78, promossa dal ministro Tina Anselmi, viene istituito il Servizio Sanitario Nazionale. Si stabilisce il criterio di copertura universale ed egualitario, che sostituisce il modello basato sulle mutue professionali. Vengono create le Usl (Unità sanitarie locali). 27 dicembre - La Spagna diventa una democrazia dopo 40 anni di dittatura 29 dicembre - In Spagna entra in vigore la nuova Costituzione approvata dalle Cortes.
3 ottobre - Ginevra: Una ragazza australiana, Lynette Phillips, si dà fuoco fino alla morte per protestare contro le ingiustizie nel mondo. 16 ottobre - Città del Vaticano: Il cardinale polacco Karol Wojtyla viene eletto papa con il nome di Giovanni Paolo II. È il primo papa non italiano dai tempi di Adriano VI (1522-1523). Il suo pontificato sarà tra i più lunghi della storia. 18 novembre - Jonestown (Guyana): i seguaci del reverendo Jones commettono un suicidio di massa. 30 novembre - La pubblicazione del quotidiano britannico The Times viene sospesa a causa di vertenze sindacali; le agitazioni dureranno 50 settimane, e il giornale tornerà in edicola solo il 13 novembre 1979. 5 dicembre - Bruxelles: i paesi della CEE, esclusa la Gran Bretagna, approvano
Il dittatore cileno Pinochet
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Capitolo IV
IL COLLETTIVO DONNE CATTOLICA-GABICCE E TANTA INFORMAZIONE
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IL COLLETTIVO DONNE In radio c'è un collettivo donne molto numeroso e agguerrito che decide su loro autonome trasmissioni e su varie iniziative sul territorio, specialmente nelle occasioni dell'8 marzo (iniziative unitarie insieme all'UDI- Unione Donne Italiane - di Cattolica, di Rimini e Pesaro. L'Udi è un'associazione vicina al Pci). Firma i suoi documenti, volantini, ecc. come “Collettivo donne di Cattolica e Gabicce”. Notevole il loro impegno dentro e fuori la radio su tematiche come la legge contro la violenza sessuale e il referendum contro l'abolizione della legge sull'aborto. I GRANDI NOMI DEL FEMMINISMO ITALIANO Numerose le loro trasmissioni, interviste e iniziative. Tra le altre nel 1979-80 la battaglia per la modifica della legge sulla violenza sessuale. Da una concezione medievale e maschilista di “reato contro la morale” il movimento delle donne si batte per trasformarlo in “reato contro la persona”. Riescono a coinvolgere alcuni importanti personaggi nazionali dell'impegno femminista: Natalia Aspesi, Lidia Menapace (presente per una trasmissione sulla legge contro la violenza sessuale), Irene Bignardi (Mystfest a Cattolica), Dacia Maraini, Gianna Schelotto, Norma Rangeri, Gioia Longo, Tina Lagostena Bassi... Le ragazze del Collettivo sanno quello che vogliono e non si fanno abbindolare o strumentalizzare. Ecco un esempio. Una troupe televisiva gira un servizio sulla Riviera romagnola e tra le tante cose vuole raccontare il Collettivo donne della radio. Tutto bene fino a quando la giornalista pretende che si dicano e che ci si atteggi secondo canoni scontati da femminismo da rotocalco. Le ragazze dicono no al loro quarto d'ora di celebrità televisiva e la mandano a quel paese... LE TRASMISSIONI E LE INIZIATIVE “Tazebao” e “Collage” sono i titoli delle loro principali trasmissioni fisse nel palinsesto. Sono letture, interviste, inchieste, dibattiti riguardanti il mondo delle donne e il mondo visto dall'ottica dell'altra metà del cielo. Il Collettivo donne della radio ha rapporti con tutte le più significative realtà femminili del circondario e non solo. Dove capiscono che è importante esserci nelle iniziative locali e nazionali, loro sono lì. Sono presenti a Roma anche all’ultimo congresso che decreta con grande sofferenza lo scioglimento dell’UDI. Diverse volte una delegazione del collettivo partecipa agli incontri nella storica sede romana del Movimento femminista in via Del Governo Vecchio. Si impegnano poi in reportage all’interno dello spazio a cui era stato dato il nome di “Una stanza tutta per se” dal libro di Virginia Wolf. Oltre alle trasmissioni sui temi appartenenti al mondo femminile, il collettivo si cimenta anche in monografie di poetesse e scrittrici che vengono pre-registrate (con l’aiuto del gruppo musicale), si leggono i testi con alcune analisi critiche che vengono contestualizzate all’interno del dibattito allora in atto a livello nazionale. Si ricorda la trasmissione sulla storia della stregoneria e della medicina alternativa, sulle poetesse Sylvia Plath ed Emily Dickinson. In questo coinvolgono anche le più
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giovani che di volta in volta si avvicinano al Collettivo (come Marina Mulazzani con alcune amiche di liceo). Altra scelta fondamentale, nonostante le scarse finanze, è quella di abbonarsi alle riviste femministe di alto profilo intellettuale (da cui poi si trae spunto per le trasmissioni settimanali) come Orsaminore, DWF e i libri dell’edizione Rivolta Femminile, fondata dalla critica d’arte votata poi al movimento, Carla Lonzi, sul pensiero della “Differenza Sessuale”. Importante è la partecipazione nel maggio del 1984 alla mostra a Milano “Esistere come Donna”. Questo avvalora ancora di più il rapporto del collettivo di Radio Talpa a tutto un mondo nazionale ed internazionale che dibatte sulle differenze culturali tra uomo e donna cercando di capire la visione al femminile dei fatti che accadono. Altro tema importante è la “Guerra” con le analisi al femminile di Nadia Fusini e la partecipazione alla manifestazione del 1983. Per il giorno della donna si organizza per alcuni anni presso il cinema Astra di Gabicce Mare, dei pomeriggi con proiezione di film sulle donne (esempio: “Tre Donne” di Altman) in alternativa alle solite cene di donne sempre criticate dal Collettivo donne della radio. Trasmissioni sul parto. Sono gli anni in cui si afferma il “valore sociale della maternità” con i servizi ad essa connessi, in particolare i consultori che stanno nascendo, sulla loro “gestione sociale”, ossia una gestione che parta dalle donne e dalle loro esigenze; e poi l’aborto, l’autodeterminazione della donna, che diventa motivo di confronto-scontro con le donne cattoliche, che mettono al centro soprattutto la famiglia. La Radio, che diventa megafono e vetrina di alcune di queste iniziative, ha anche il ruolo di amalgamare due territori vicini, ma spesso lontani nei rapporti, Cattolica e Gabicce. Su questi temi, poi, nasce il Collettivo Donne di Cattolica e Gabicce. LE PROTAGONISTE E GLI ANEDDOTI Raccontiamo un episodio simpatico ma significativo per dare l'idea della passione e senso critico di chi partecipa alla radio. Una delle ragazze acquista di sua iniziativa il disco “Teorema” di Marco Ferradini (1981) che solleva lo sdegno del gruppo musicale e anche quello del Collettivo donne considerate le parole della canzone Prendi una donna, trattala male, lascia che ti aspetti per ore, non farti vivo e quando la chiami fallo come fosse un favore fa sentire che è poco importante... Ne nasce un bella discussione, e alla fine il brano viene “sdoganato”. Il collettivo musicale invece continua a boicottarlo benevolmente con la complicità di alcune ragazze. Altra provocazione-goliardata quando una mano anonima affigge sulla bacheca la foto di una modella nuda tratta da Play Boy con la scritta “La compagna ideale”. Un putiferio e qualche risata, ma la foto viene subito cestinata. Le più attive sono: Fiorella Andreatini, Giovanna Mulazzani, Daniela Badioli, Loretta Badioli, Simonetta Bastianelli... Ma sono tante le ragazze impegnate su queste tematiche e che più o meno episodicamente collaborano ai lavori e alle iniziative della radio. Alcuni nomi: Nives Vaselli, Antonella Bacchini, Maria
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Vittoria Prioli, Giuseppina Macaluso... queste sono le prime a fare gruppo e ad elaborare trasmissioni su tematiche femministe. Ma poi tante altre si aggiungono e si alternano: Cristiana Bacchini, Paola Bacchini, Stefania Foschi, Enrica Girometti, Stefania Gianoli, Monica Ghigi, Giuliana Maroccini, Emilia Mancini, Noriana Marchionni, Rossella Perazzini, Pasqualina Pala, Loretta Piemonti, Rita Pratelli, Brunella Bruscia, Rosanna Tombari, Milvia Terenzi, Stefania Bastianelli, Maria Pia Russo, Maria Chiara Russo, Alessandra Pierotti, Daniela Franchini, Giovanna Prioli, Danila Calesini, Agostina Guagneli, Rosita Marini, Antonella Carfora, Rosina Arduini, Grazia Lombardi, Paola Del Magno, Anna Buschini, Rossella Grati, Milena Scola, Patrizia Mascarucci, Anna Sangalli, Roberta Cecchini, Anna Tenti, Lidia Bertozzi, Marisa Prioli, Tatiana Tedeschi, Marta Venturini... (Anche qui fondamentali sono i documenti d'archivio conservati degli elenchi dei soci, collaboratori e simpatizzanti). INFORMAZIONE, CULTURA, SATIRA, SPORT... E TANTA MUSICA Il palinsesto generale della radio che tratta l'informazione comprende: due-tre notiziari al giorno. In pratica è una lettura molto commentata (il senso della controinformazione) delle testate nazionali e locali: il Corriere della sera, la Repubblica, l'Unità, Lotta continua, il Manifesto, la Stampa, il Resto del Carlino... C'è un notiziario locale e uno regionale “Regione informa” che settimanalmente ci viene inviato dall'ufficio stampa della regione. La satira: “Pelo e contropelo”, “Ride il telefono”, telefonate nelle case con effetto tipo “Specchio segreto”, la famosa trasmissione televisiva di Nanni Loy (in pratica la sua versione radiofonica), tanti stacchetti ironici che inframezzano le bobine musicali. I più attivi nei programmi di satira politica e di costume sono: Moreno Gaudenzi, Marco Caroli, Enzo Cecchini, Stanislavo Marcolini, Stefano Annibalini... Programmi culturali: la locandina dei cinema, iniziative sul territorio, approfondimenti culturali (arte, cinema, teatro...). Sintesi delle registrazioni del ciclo “Cosa fanno oggi i filosofi?”. Impegno sociale: resoconti in diretta dalle zone terremotate dell'Irpinia (novembre 1980 con Massimo Perini, Gerardo Marcolini e altri che sono subito partiti come volontari per i soccorsi). Dirette dal convegno del Movimento del '77 da Bologna (settembre 1977 con Enzo Cecchini, Stelio Ander Masini, Claudio Carloni, Daniele Prioli)... Spazi autogestiti e confronti diretti durante le campagne elettorali. Tanti resoconti su vari convegni, come ad esempio quello antinucleare del 1979 tenuto a Genova dal titolo “Energia padrona”. Tante trasmissioni musicali: cantautori (non solo italiani), rock in tutte le sue sfumature, pop, jazz, blues, country, canzoni di lotta, qualcosa di classica... Viene sostanzialmente bandita la cosiddetta musica commerciale e da discoteca. Su questo la convinzione è quasi unanime. Il più accanito è Danilo Donati. 0541-967078: IL TELEFONO SEMPRE IN DIRETTA
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Il telefono (0541-967078) è sempre aperto, nel senso che si sollecita in continuazione gli ascoltatori ad esprimere opinioni che vanno in diretta. Oggi ci pare una cosa ovvia la diretta con gli ascoltatori, ma all'epoca non era assolutamente così, non esisteva proprio. La diretta della telefonata è uno dei presupposti della partecipazione: i cittadini che prendono la parola e si esprimono apertamente, e dialogano con altre migliaia di persone in ascolto. La radio mette a disposizione numerosi spazi autogestiti, molto liberi e senza censure a sindacati, partiti, associazioni..., in particolar modo durante le campagne elettorali. Per essere sinceri vengono solo i partiti di sinistra. Salvo rarissime eccezioni. Il palinsesto a grandi linee viene pubblicato su riviste locali (tra cui il periodico dell'Arci provinciale “Centolire”) e diffuso con il volantinaggio. Programmi informativi politico-sociali (notiziari di politica nazionale, internazionale e locale - servizi speciali su fatti di attualità - rassegna stampa al femminile - interviste a personaggi, associazioni...). Programmi culturali: (rubriche di poesia convegno di poesia di Rimini del 5-12-1979 e Castelporziano - Roma del 28-30/6/1979), Festival del teatro di Santarcangelo, Mystfest, informazioni e approfondimento su eventi culturali della zona... Programmi sportivi (sport prevalentemente dilettantistico e locale). Esilaranti programmi di satira politica e di costume... Insomma, a Radio Talpa c'è tanto da fare e da dire. Ma ci si diverte anche...
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GLI SLOGAN FEMMINISTI S C H E D E
Tremate, tremate, le streghe son tornate! Io sono mia! Una donna ha bisogno di un uomo come un pesce di una bicicletta. Le donne hanno le loro colpe, gli uomini ne hanno solo due: tutto ciò che dicono e tutto ciò che fanno. Se prendi un uomo, ributtalo indietro. Se gli uomini potessero restare incinti, l'aborto diventerebbe un sacramento. Donna, non stare lì a guardare, scendi in piazza e vieni a protestare! Donne riprendiamoci il nostro corpo Non più puttane, non più madonne, finalmente donne. Col dito, col dito, orgasmo garantito! L'utero è mio e lo gestisco io! Per ogni donna stuprata e offesa siamo tutte parte lesa.
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SCHEDE
1979 (da Wikipedia) 1 gennaio le Nazioni Unite proclamano ufficialmente il 1979 Anno Internazionale del Bambino la Cina e gli Stati Uniti riallacciano ufficialmente le relazioni diplomatiche. È il punto di approdo della "diplomazia del ping-pong" avviata nel 1971. 7 gennaio - Cambogia: dopo quattro anni di dittatura il regime dei Khmer Rossi di Pol Pot viene deposto da truppe regolari vietnamite, che insediano al suo posto un governo-fantoccio filosovietico; il regime di Pol Pot in meno di quattro anni ha provocato la morte di quasi due milioni di persone, circa un terzo della popolazione cambogiana. 9 gennaio - Roma: un commando neofascista irrompe negli studi di Radio Città Futura, ferisce a colpi di pistola cinque conduttrici e dà fuoco ai locali. 10 gennaio - Roma: neofascisti assaltano una sede della Dc: negli scontri con le forze dell'ordine muore il giovane missino Alberto Giaquinto. Poche ore dopo estremisti di sinistra uccidono Stefano Cecchetti sospettato di essere un fascista. 16 gennaio - Roma: Giovanni Ventura, imputato per la strage di Piazza Fontana, evade: sarà arrestato in Argentina in agosto. 16 gennaio - Iran: dopo mesi di proteste popolari lo Sha-h Mohammad Reza Pahlavi lascia il paese. Al suo posto, giovedì 1 febbraio, assumerà il potere l'ayatollah Ruhollah Khomeini, tornato dall'esilio in Francia. 24 gennaio - Genova: le Brigate Rosse uccidono l'operaio-sindacalista Guido Rossa; i suoi funerali sono accompagnati da un'imponente manifestazione, a cui partecipa circa un milione di persone; è la risposta del mondo operaio al terrorismo.
29 gennaio - Milano: Un commando di Prima Linea uccide il giudice Emilio Alessandrini; dal 1972 indagava sulla pista neofascista della strage di Piazza Fontana. 1 febbraio - Iran: L’ayatollah sciita Khomeini rientra a Teheran dopo 15 anni di esilio e viene accolto da una folla entusiasta. 10 febbraio - New York: il bassista dei Sex Pistols Sid Vicious viene trovato morto per overdose. 18 febbraio - Sahara: nevica per mezz'ora nel deserto del Sahara. 23 febbraio: Catanzaro - si conclude il processo per la Strage di Piazza Fontana: condannati all’ergastolo dalla Corte d’assise Franco Freda, Giovanni Ventura e Guido Giannettini; è riconosciuta l'inconsistenza della pista anarchica con l'assoluzione di Pietro Valpreda. Assolti i neofascisti Marco Pozzan e Mario Merlino. 1 marzo - Italia: si conclude il processo per lo scandalo Lockheed: Mario Tanassi è giudicato colpevole, mentre viene assolto Luigi Gui. 4 marzo - Le immagini inviate da Voyager I mostrano che Giove è circondato da un anello. 5 marzo - La Voyager 1 sorvola Giove Stephen Synnott scopre Tebe (satellite di Giove). 13 marzo - Entrata in vigore del Sistema Monetario Europeo. 19 marzo: La magistratura americana incrimina il finanziere Michele Sindona per la bancarotta della Franklin National Bank. 20 marzo - Italia: quinto governo Andreotti. Roma: il giornalista Mino Pecorelli, direttore del settimanale «OP», è assassinato a colpi d’arma da fuoco. 26 marzo - Trattato di pace fra Egitto e Israele. 28 marzo - Three Mile Island (USA): il surriscaldamento del reattore di una centrale nucleare provoca la parziale fusione del nucleo e il rilascio di gas radioattivi nell'atmosfera. È uno dei più gravi incidenti della
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storia dell'energia nucleare. 7 aprile - Padova: il sostituto procuratore della repubblica Pietro Calogero ordina l'arresto di un gruppo di dirigenti dei gruppi extraparlamentari Autonomia Operaia e Potere Operaio: tra di essi Toni Negri, Oreste Scalzone, Emilio Vesce, Luciano Ferrari Bravo, Franco Piperno, accusati di associazione sovversiva e insurrezione armata contro lo stato. Alcuni degli arrestati vengono accusati anche di aver preso parte al rapimento e all'uccisione di Aldo Moro (l'imputazione cade nel 1980). In sede giudiziaria (il processo 7 aprile), Calogero sostiene che Toni Negri sia stato la "mente" delle Brigate Rosse. Quasi tutte le accuse mosse agli arrestati vengono in seguito a cadere 4 maggio - Regno Unito: vittoria elettorale dei conservatori di Margaret Thatcher, prima donna ad occupare la carica di primo ministro. 29 maggio - Italia: Vengono arrestati i brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda, sospettati di aver partecipato alla strage di via Fani. 3 giugno - Italia: Elezioni politiche anticipate: DC 38,3%; PCI 30,4%; PSI 9,8%; MSI-DN 5,3%; PSDI 3,8%; PRI 3% 10 giugno - Europa: Nei nove stati della CEE si svolgono le prime elezioni a suffragio universale diretto del Parlamento europeo. In Italia: DC 36,5%; PCI 29,5%. 18 giugno - Vienna: Stati Uniti e Unione Sovietica firmano il trattato SALT II. Viene stabilito un tetto massimo all'impiego di armi nucleari offensive, pari a 1.320 missili balistici intercontinentali e missili balistici sottomarini con testata multipla. Viene inoltre decisa la distruzione dei vettori in eccedenza. 20 giugno - Roma: la comunista Nilde Iotti è la prima donna ad essere eletta Presidente della Camera dei deputati 30 giugno - Torino: si svolge la prima giornata dell’orgoglio omosessuale in Italia: in 5000 si riversano nelle strade della città.
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11 luglio - Milano: viene assassinato l'avvocato Giorgio Ambrosoli, liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona. 13 luglio - Roma: Antonio Varisco, ufficiale dei carabinieri, è ucciso dalle Brigate Rosse. 16 luglio - Iraq: Saddam Hussein diventa presidente della repubblica. 19 luglio - Nicaragua: Il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale conquista il potere 21 luglio - Palermo: Boris Giuliano capo della mobile di Palermo viene ucciso mentre prende il caffè in un bar da Leoluca Bagarella, killer per i corleonesi di Totò Riina. 4 agosto - Roma: formazione del primo governo Cossiga, composto da DC, PSDI e PLI con l'astensione di PSI e PRI. 5 agosto - Sahara Occidentale - Trattato di pace tra Fronte Polisario e Mauritania per il ritiro delle truppe dal territorio occupato da quest'ultima. 14 agosto - Inghilterra: a seguito di una violenta tempesta perdono la vita 17 partecipanti all'Admiral's Cup 27 agosto - Italia: rapiti in Sardegna Fabrizio De André e Dori Ghezzi 9 settembre - Monza: Jody Scheckter vince il titolo mondiale piloti per la Ferrari, non ve ne saranno altri fino al 2000 con l'inizio dell'"era" di Michael Schumacher. 12 settembre - Città del Messico: Pietro Mennea stabilisce il record del mondo nei 200 metri piani con il tempo di 19” 72. 16 settembre - Afghanistan: il primo ministro afghano, Hafizullah Amin, appoggiato dall' Unione Sovietica, destituisce il capo dello Stato, Muhammad Taraki. 25 settembre - Palermo: il magistrato Cesare Terranova viene ucciso dalla mafia insieme al maresciallo Lenin Mancuso. 1 ottobre - In Nigeria termina la dittatura militare, e si stabilisce la Seconda Repubblica nigeriana. 6 ottobre - Papa Giovanni Paolo II visita gli Stati Uniti.
4 novembre - Teheran (Iran): un gruppo di studenti musulmani occupa l'ambasciata americana. La crisi degli ostaggi dura 444 giorni. 10 dicembre - Italia: approvata al Senato l'installazione su territorio italiano di missili Pershing e Cruise. 15 dicembre - Roma: decreto antiterrorismo del governo che prevede il fermo di polizia di 48 ore, l'inasprimento delle pene per i reati di terrorismo, l’introduzione di particolari benefici di legge e sconti di pena per i terroristi pentiti che forniscano informazioni utili alla conduzione delle indagini e allo smantellamento delle organizzazioni eversive. Italia: prendono il via le trasmissioni della Terza Rete Rai e nasce il Tg3. 16 dicembre - Roma: Democrazia Na-
zionale, formazione nata da una scissione del MSI nel 1976, si scioglie e confluisce nella corrente andreottiana della DC. 21 dicembre - Verona: viene assassinato Fabio Maritati, figlio diciottenne di un ispettore della Polizia di Stato, Antonio Maritati, vero obiettivo dell'agguato. 23 dicembre - La più alta funivia in Europa, il Piccolo Cervino, viene inaugurata. 22 dicembre - Liberato Fabrizio De André (Dori il giorno precedente) dall'Anonima sequestri sarda, era prigioniero dal 27 agosto dello stesso anno. 24 dicembre - L'Unione Sovietica invade l'Afghanistan. 27 dicembre - L'Unione Sovietica prende il controllo dell'Afghanistan e Babrak Karmal sostituisce il presidente destituito Hafizullah Amin.
28 maggio 1974 Strage di Piazza della Loggia a Brescia, 8 morti
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Capitolo V
RADIO TALPA: LA POLITICA, I RAPPORTI COL PCI E LE AMMINISTRAZIONI LOCALI
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PCI DA SEMPRE AL GOVERNO A CATTOLICA E GABICCE MARE A Cattolica e dintorni il Pci è al governo fin dal dopoguerra. Un potere assoluto. La Dc è minoranza nei nostri territori, ma governo inossidabile a Roma nel governo centrale. La parte maggioritaria degli aderenti alla radio proviene da ambienti non in “linea”, anzi spesso in aperto contrasto con il Pci. Per molti il riferimento politico è rappresentato dai gruppi della sinistra extraparlamentare, ma tanti sono anche gli elettori del Pci e Psi più o meno critici con i loro partiti, che partecipano attivamente al progetto. Si lavora insieme abbastanza bene. IL “VIZIACCIO” DEL PCI Il viziaccio (a mio parere) del Pci di ieri, come quello di oggi, anche se ha cambiato nome e pelle ideologica, è l'autoreferenzialità. Sostanzialmente è quello del controllo del territorio con il suo potere di governo e attraverso il collateralismo delle sue associazioni di riferimento (economiche, sindacali, sociali). Il suo approccio verso i momenti organizzati (politici, sociali e culturali) nati in maniera autonoma, è connotato da un atteggiamento di diffidenza quando non di contrasto. Il Pci cerca di inserirsi, quando non può fare di meglio, per esercitare un controllo “ideologico e paternalista”. Avviene anche da noi, ma poi devono accettarci per quello che siamo: sicuramente ribelli, trasgressivi, rompiscatole e visionari, ma non violenti. In sostanza rispettosi delle regole democratiche. Il '68 li ha spiazzati, e nel tentativo di inseguire o recuperare, finiscono solo penosamente di controllare e/o arginare il lavoro che viene da altri che operano e si organizzano al di fuori del partito. Va ricordato che il periodo '68-'70 porta ad una vera rottura generazionale sul piano politico e culturale. L'altra rottura avviene, con risvolti più cruenti, nel '77. Nelle nostre zone al Pci interessa tenere saldamente il governo con particolare attenzione alla “cultura del mattone”, come garanzia di potere oltreché leva di sviluppo della città. Prima, durante e dopo sono anni di forte espansione urbanistica. Sono anni di cementificazione, anche selvaggia. Non a caso quella cultura del mattone ha portato a coniare un brutto neologismo: “Riminizzazione”. LE APERTURE DELLE AMMINISTRAZIONI PCI Da una parte il successo della radio sul piano aggregativo, culturale e propulsore di tante iniziative utili, e dall'altra la nostra capacità di articolare progetti e proposte, porta spesso a proficue collaborazioni con le amministrazioni locali targate Pci. Va onestamente riconosciuto che il Pci di Cattolica trova in quegli anni personaggi giovani più aperti e sensibili ai nuovi fermenti. Ricordiamo come esempio: Oscar Micucci, il fratello Gian Franco, Gloria Bellini, Attilio Bigagli, Giovanna Filippini, Sante Renzi, Franco Mazzocchi... Discreta apertura, magari paternalista, anche in alcuni politici di governo più anziani: Sergio Grossi, Mario Castelvetro... Cattolica è amministrata da un assessorato alla Cultura e Politiche giovanili dinamico ed attento ai fenomeni di tendenza, giovanili e no. La cultura assume un peso importante nelle scelte politiche e amministrative. Un assessorato, allora, dotato di
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un'adeguata disponibilità di denaro. Le elezioni comunali del 1975 danno al Pci il 58,71% dei voti. La giunta è così composta: Sergio Grossi (sindaco), Sergio Pericoli, Michele Bertozzi (sostituito nel 1977 da Oscar Prioli), Ottavio Lazzari (deceduto, subentra Guelfo Benelli), Mario Castelvetro, Luigi Bersani, Attilio Bigagli, come assessori. Le comunali del 1980 vedono sempre in testa il Pci con il 55,31% dei consensi. La giunta vede ancora Sergio Grossi come sindaco (nell'agosto 1982 rassegna le dimissione e subentra Franco Mazzocchi - al suo posto subentra Sebastiano Mascilongo in qualità di assessore), Giancarlo Primavera, Mario Castelvetro, Oscar Micucci, Giancarlo Tarsi e Gloria Bellini, nella carica di assessori. GIAN MARIA VOLONTE' E L'IDEA DI RIVOLUZIONE Ricordiamo un fatto per rendere l'idea come l'equilibrio “conflitto-collaborazione” col Pci potesse dare origine ad opinioni diversificate. Durante il Mystfest del 1983 prendiamo un appuntamento con l'attore Gian Maria Volontè (era il presidente della giuria) per un'intervista. Lui è su posizioni molto radicali nel panorama dell'estrema sinistra. C'incontriamo, parliamo per oltre un'ora della situazione politica nazionale e internazionale, di rivoluzione, del Pci, ecc. Poi alla fine ci nega l'autorizzazione di trasmettere l'intervista su Radio Talpa. Motivo? A suo parere siamo poco rivoluzionari e troppo vicini al Pci. Evidentemente qualcuno gli ha dato informazioni distorte e interessate sul nostro conto... LA POLITICA COME AREA DI APPARTENENZA Va precisato che in Radio Talpa la politica entra come area di appartenenza (la sinistra) non attraverso rappresentanze partitiche e nemmeno come radicalizzazione extraparlamentare. Vogliamo affermare l'idea di una sinistra critica, ma plurale e non settaria. Un esempio: partecipiamo a tutte le feste politiche de l'Unità, dell'Avanti e anche a quelle dei repubblicani con un nostro banchetto che informa sui programmi e iniziative della radio. Ma spesso prevale in certi ambienti militanti la vulgata di radio estremista. Questo più che darci un senso di fastidio, viene vissuto in modo “eroico”. I confini tra comportamenti eroici e di emarginazione sono molto labili. Spesso l'atto eroico nasce proprio dalla ribellione ad una situazione di emarginazione. Il sentirsi discriminati dal contesto controllato dal “potere” (qualunque esso sia), dà un senso di identità più profonda, esercita una rabbia propositiva che sprona, in tutti i sensi, e restituisce una determinazione che in un contesto più conflittuale sarebbe più difficile trovare. Sicuramente molti di noi hanno maturato una coscienza che porta ad assumere un approccio responsabile nel sentirsi “portatori” e “rappresentanti” di un bisogno di cambiamento radicale molto diffuso. RADIO TALPA, UN LABORATORIO DI IDEE Radio Talpa diventa un vero laboratorio di idee, elaborate e praticate. Soprattutto la musica (ma non solo) è il collante che unisce creativamente il fare del
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militante politico impegnato, con quello del ragazzino che può liberamente fare la sua trasmissione musicale con i brani da lui più amati. Una sintesi tra libertà praticata e percorso di liberazione. Ovviamente non sono solo rose e fiori, ma anche spine. L'avversità verso il dogmatismo e arroganza del Pci a volte prevale e il quadro politico surriscaldato a livello nazionale non facilita. L'estremizzazione del conflitto politico porta in alcuni a pensare ad un uso più militante e conflittuale del mezzo radio. Questo ovviamente vorrebbe dire l'isolamento totale e l'allontanamento di decine di ragazze e ragazzi che vivono la loro rivoluzione più sul piano culturale che su quello ideologico militante. IL CONTRASTO INTERNO Questo contrasto si accentua dopo circa un anno creando qualche spaccatura all'interno. Allora si decide di chiudere la radio per circa un mese (funziona un registratore a bobine che trasmette solo musica). Viene convocata un'assemblea generale e si arriva alla sgradevole decisione di espellere alcuni soci (tre). Messi da parte i malumori, con loro si stabilisce una chiarezza sul comportamento da tenersi, ma non crea rotture né personali né la cacciata fisica dalla radio. I rapporti continuano nella chiarezza. Poi tutti, o quasi, capiscono che è una scelta dolorosa ma saggia, perché evita a Radio Talpa di rischiare la fine di Radio Rosagiovanna (Rimini) e di Radio Alice (Bologna), solo per citarne alcune. Sicuramente si evita il cortocircuito e il logoramento interno. Come in tante altre realtà prende piede la “piazza” (a Cattolica era Piazza Primo Maggio), dove tanti giovani s'incontrano. Comincia una sorta di riflusso, il “mito” del fumo, di tematiche paradossalmente contrastanti: esistenzialismo ed estremismo politico. In pratica qualcuno parla di due Radio Talpa. La seconda fase diventa più organizzata e permette l'arrivo di diverse decine di giovani. Anche le iniziative proliferavano a dismisura così il livello di partecipazione. Adesso la radio viene vista meno chiusa e oppressiva (una sorta di cappa più percepita che reale), dove c'è spazio per tante sensibilità senza essere giudicati da chi vuole farne un uso molto più politicizzato e militante. Paolo Hutter, redattore di Radio popolare di Milano nel suo libro “Piccole antenne crescono”, (Savelli editore, marzo 1978), illustra documenti, interventi, proposte e problemi della vita delle radio di movimento. Esemplare il brano sulla chiusura di Radio Trento Alternativa: “La storia delle contraddizioni nel collettivo redazionale di R.T.A. è assolutamente esemplare. Per fortuna, è raro che si arrivi a uno scontro così frontale da dover chiudere una radio. Ma credo che in alcuni aspetti di questa storia si possano riconoscere problemi e bisticci di quasi tutte le radio di movimento”. Radio Talpa ha rischiato molto, la tenacia di un manipolo di Talpisti unito e responsabile, insieme all'afflusso crescente ed entusiasta di tantissimi giovani ha salvato la situazione. Allora sì ad una radio portavoce di una sinistra critica e plurale, ma non sovversiva (abbattere e rovesciare senza una progettualità di rinnovamento). Rivoluzione come cambiamento radicale individuale e collettivo
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per affermare nuovi valori di giustizia, e nel rispetto delle varie sensibilità culturali. Rivoluzione sì, ma tenendo ben saldi i piedi e la testa nei sani princìpi della nostra Carta costituzionale. L'UTOPIA “RIVOLUZIONARIA” E' CONTAGIOSA C'è un buon clima partecipativo e democratico che permette ad ognuno di ritrovarsi in un suo specifico interesse, ma sempre nel contesto di un progetto collettivo più grande. L'utopia “rivoluzionaria” coinvolge sia il ragazzino che fa la sua trasmissione con i suoi dischi preferiti, sia chi ha un'esperienza di militanza politica alle spalle, perché in un certo senso può continuare la rivoluzione con altri mezzi. Anche le iniziative di svago: “Divertiamoci correndo”, “Talpalonga” (partenza e arrivo dal porto di Cattolica dove Elisabetta Bontempi “la Betta” mamma di Giancarlo Venturini - nel suo bar ci prepara damigiane di tè per gli atleti), “Caccia al tesoro”, concerti, feste...), vengono vissute in modo collettivo e con entusiasmo da quasi tutti. Dunque, svago-lotta politica-impegno civile... diventano un tutt'uno. OTTO ANNI FATTI DI CORSA Sono oltre otto anni intensissimi: da una parte l'incalzare degli eventi internazionali, nazionali e locali e dall'altra una corsa (la nostra) per dire, fare, testimoniare in prima persona un dissenso individuale e collettivo organizzato. L'intento è quello di dare un contributo, lasciare un proprio segno nel processo di cambiamento e rompere una cappa oppressiva, conformista e a volte liberticida. Il termine utopia viene molto usato in senso positivo. E' come avere nel cuore e negli occhi un percorso: sicuramente indefinito e infinito davanti, ma potenzialmente possibile e praticabile. Un percorso che ti dà speranza e futuro, dove ognuno può e deve percorrerlo velocemente, per realizzare i propri sogni e bisogni. Il filosofo tedesco Jurgen Habermas dà una bella definizione sul senso dell'utopia: “Se le oasi dell'utopia si inaridiscono, cresce il deserto della banalità e dello sconcerto”. Nel nostro piccolo in molti si pensa di vivere in una di queste oasi. Senza dubbio molti che hanno partecipato a quel progetto sono rimasti fortemente condizionati. La radio è chiusa da trent'anni (ottobre 1984 - ottobre 2014), ma ancora in centinaia ne conservano un buon ricordo (oltre a qualche gadget). Come tutte, o quasi, le cose vissute intensamente e morte troppo in fretta lasciano l'alone del mito. Infatti, non solo tra i nostalgici, ma anche tra persone che sono state solo semplici ascoltatori, perdura il termine la “mitica” Radio Talpa. Da fare venire i brividi! Ancora c'è un folto gruppo di ex che periodicamente s'incontra, organizza qualche cena conviviale e si confronta su temi di attualità politica. Cene che diventano un punto fisso alla vigilia di ogni scadenza elettorale. Sono state aperte da tempo anche pagine su facebook dove ex talpisti e altre persone si scambiano opinioni musicali e ricordi.
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CATTOLICA - ELEZIONI COMUNALI 15 GIUGNO 1975 (*) S C H E D E
Elettori iscritti: 11.695. Votanti: 11.130 (95,17%). Voti non validi: 417 (3,75%). PCI: 6.535 voti (58,71%), 19 consiglieri (Adriano Allegretti; Guelfo Benelli; Raffaele Bersani; Michele Bertozzi; Attilio Bigagli; Giuseppe Brigi; Mario Castelvetro; Piero Cecchini; Pierino Colombaroni; Lorenza Del Baldo; Tonino Donati; Giovanna Filippini; Sergio Grossi; Ottavio Lazzari; Franco Mazzocchi; Oscar Micucci; Vilmo Piccioni; Biagio Solleciti; Giancarlo Tarsi). DC: 2.417 voti (21,72%), 7 consiglieri (Renato Bulletti; Luca Lombardi, Ind.; Luciano Marzocchi; Fabio Morsiani; Paolo Pagnini; Franco Prioli, Ind.; Egisto Rossi, Ind.). PSI: 971 voti (8,72%), 2 consiglieri (Luigi Bersani; Sergio Pericoli). PSDI: 425 voti (3,82%), 1 consigliere (Enzo Guazzi). PRI: 365 voti (3,28%), 1 consigliere (Alberto Cibelli). L’11 maggio 1976 Rossi venne dichiarato decaduto e gli subentrò Giuliano Giulini (DC). Filippini si dimise il 25 ottobre 1977 e venne surrogata da Sante Renzi (n. 1940, PCI). Il 6 ottobre 1978 entrò in Consiglio Enrico Tanelli (PCI) a seguito del decesso di Lazzari (avvenuto 15 settembre 1978). Giunta Comunale (PCI-PSI) eletta il 26 luglio 1975 Sindaco: Sergio Grossi (PCI). Assessori Effettivi: Sergio Pericoli, Michele Bertozzi, Ottavio Lazzari, Mario Castelvetro. Assessori Supplenti: Luigi Bersani, Attilio Bigagli. Il 7 dicembre 1977 Bertozzi venne sostituito da Oscar Micucci (PCI) e Guelfo Benelli (PCI) subentrò al deceduto Lazzari.
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CATTOLICA - ELEZIONI COMUNALI 8 GIUGNO 1980 (*) S C H E D E
Elettori iscritti: 12.013. Votanti: 11.268 (93,80%). Voti non validi: 631 (5,60%). PC: 6.233 voti (55,31%), 19 consiglieri (Gloria Bellini; Mario Castelvetro; Alberto Cavoli; Piero Cecchini; Gianfranco Denicolò; Sergio Grossi; Dante Galari; Sebastiano Mascilongo; Oscar Micucci; Franco Mazzocchi; Giuseppe Piccini; Giovanna Piccioni; Domenico Piselli; Corrado Piva; Giancarlo Primavera; Sante Renzi, n. 1940; Antonio Ruggeri; Giancarlo Tarsi; Franco Tura). DC: 2.249 voti (19,96%), 7 consiglieri (Giorgio Bossoli; Renato Bulletti; Giuliano Giulini; Luciano Marzocchi; Fabio Morsiani; Paolo Pagnini; Franco Prioli, Ind.). PSI: 945 voti (8,39%), 2 consiglieri (Valerio Beligotti; Gianmaria De Nicolò). PRI: 554 voti (4,92%), 1 consigliere (Doriano Poggiali). PSDI: 317 voti (2,81%), 1 consigliere (Roberto Mazzacorati). MSI-DN: 194 voti (1,72%), nessun consigliere. PLI: 145 voti (1,29%), nessun consigliere. Il 12 novembre 1980 Marco Trebbi (PCI) surrogò il dimissionario Renzi. Giunta Comunale (PCI) eletta il 31 luglio 1980 Sindaco: Sergio Grossi (PCI). Assessori Effettivi: Giancarlo Primavera, Mario Castelvetro, Franco Mazzocchi, Oscar Micucci. Assessori Supplenti: Giancarlo Tarsi, Gloria Bellini. II 26 agosto 1982 Grossi si dimise e venne eletto nuovo Sindaco Franco Mazzocchi (PCI). Nella stessa data entrò in Giunta Sebastiano Mascilongo (PCI)
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CATTOLICA - ELEZIONI COMUNALI 12 MAGGIO 1985 (*) S C H E D E
Votanti: 11.710 (93,56%). Voti non validi: 561 (4,79%). PCI: 5.994 voti (51,19%), 17 consiglieri (Antonella Bacchini; Giuseppe Barbieri; Gloria Bellini; Armando Berlini; Mario Castelvetro; Alberto Cavoli; Gianfranco Denicolò; Francesco Gabellini; Sergio Grossi; Rita Lazzari; Franco Mazzocchi; Oscar Micucci; Corrado Piva; Giancarlo Primavera; Antonio Ruggeri; Giancarlo Tarsi; Franco Tura). DC: 2.410 voti (20,58%), 7 consiglieri (Pierangelo Del Corso; Guido Fabbrucci, Ind.; Giuliano Giulini; Luciano Marzocchi; Massimo Semprini, Ind.; Ivano Tenti, Ind.; Gianfranco Vanzini, Ind.). PSI: 1.020 voti (8,71%), 3 consiglieri (Luigi Bersani; Gianmaria De Nicolò; Corrado Nicolini). PRI: 542 voti (4,63%), 1 consigliere (Giuseppe Tonti). MSI-DN: 428 voti (3,65%), 1 consigliere (Maurizio Martucci). DP: 383 voti (3,27%), 1 consigliere (Lando Pritelli). PSDI: 203 voti (1,73%), nessun consigliere. PLI: 169 voti (1,44%), nessun consigliere. Il 30 luglio 1987 si dimise Primavera e venne sostituito, il 10 agosto 1987, da Domenico Piselli (PCI). Micucci rassegnò le dimissioni il 27 giugno 1988 e venne surrogato da Giovanna Piccioni (PCI). Giunta Comunale (PCI) eletta il 22 luglio 1985 Sindaco: Franco Mazzocchi (PCI). Assessori Effettivi: Gloria Bellini, Antonio Ruggeri, Oscar Micucci, Giancarlo Tarsi. Assessori Supplenti: Giuseppe Barbieri, Franco Tura. Il 2 ottobre 1987 Francesco Gabellini (PCI) sostituì il dimissionario Barbieri. Il 27 giugno Giovanna Piccioni (PCI) sostituì il dimissionario Micucci. (*) “I politici locali - Consiglieri, assessori e sindaci del Riminese (1946/ 2001)” - Pietroneo Capitani Editore, giugno 2002
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GABICCE MARE - ELEZIONI COMUNALI 15 GIUGNO 1975 S C H E D E
GIUNTA COMUNALE Aurelio Paolini (sindaco) - PCI Guerrino Tonti (assessore) - PCI Alfiero Tellinai (assessore) - PCI Virgilio Foschi (assessore) - PCI Elio Clementi (assessore) - PSI Attilio De Bona (assessore) - PSDI CONSIGLIERI Virgilio Foschi - PCI Luigi Gasperi - PCI Giuseppe Ballestieri - PCI Fernando Del Prete - PCI Gino Magi - PCI Luciana Sartini - PCI Giorgio Della Chiara - PCI Fernando Semprini - PCI Giuseppe Tardini - PCI Mauro Andreani - DC Benito Scola - DC Claudio Vincenzetti - DC Adriano Arduini - DC Giovanni Mazzanti - PSI Domenico Campanelli - PSI Attilio De Bona - PSDI
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GABICCE MARE - ELEZIONI COMUNALI 8 GIUGNO 1980 S C H E D E
GIUNTA COMUNALE Rocca Fabio (sindaco) - PCI Tardini Giuseppe (assessore) - PCI Ballestieri Giuseppe (assessore) - PCI Giunta Benito (assessore) - Indipendente lista PCI Lanci Mario (assessore) - Indipendente lista PCI Morotti Alfio (assessore) - PCI CONSIGLIERI Della chiara Giorgio - PCI Paolini Aurelio - PCI Magi Emilio - PCI Gennari Agostino - PCI Semprini Fernando - PCI Tonti Marco - PCI Della Chiara Zevio - PSI Berti Giuseppe - PSI Terenzi Giorgio - PSI Ricci Guerrino - DC Arduini Adriano - DC Terenzi Giuliano - DC Gaudenzi Mario - DC Buosi Glauco - PSDI
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GABICCE MARE - ELEZIONI COMUNALI 12 MAGGIO 1985 S C H E D E
GIUNTA COMUNALE Fabio Rocca (sindaco) - PCI Giuseppe Ballestieri (assessore) - PCI Benito Giunta (assessore) - Indipendente lista PCI Emilio Magi (assessore) - PCI Morotti Alfio (assessore) - PCI CONSIGLIERI Pierino Balducci - PCI Patrizio Gerboni - PCI Alessandro Paolini - PCI Fernando Semprini - PCI Fausto Donati - PCI Maria Paola Ricci - PCI Antonio Zavagnini - PCI Roberto Guerra - DC Adriano Arduini - DC Gabriele Salani - DC Giuliano Terenzi - DC Silvio Zanni - PSI Zevio Della Chiara - PSI Giuseppe Bernardi - PSI Antonino Angelo Russo - PSDI
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SCHEDE
1980 (da Wikipedia) Umberto Eco pubblica Il nome della Rosa, romanzo storico che diverrà un bestseller mondiale ed il soggetto di un film con Sean Connery. 6 gennaio – Palermo: Ucciso dalla mafia il Presidente democristiano della Regione Siciliana Piersanti Mattarella. Stava tentando di costituire una giunta con la partecipazione del PCI. 20 gennaio – Washington: il presidente USA Jimmy Carter annuncia il boicottaggio alle Olimpiadi di Mosca. 22 gennaio – URSS: Andrei Sacharov viene esiliato a Gorkij. 12 febbraio – Roma: Vittorio Bachelet, vicepresidente del CSM e docente universitario, è assassinato dalle Brigate Rosse all'interno dell'università di Roma. 13 febbraio – Lake Placid (USA): si aprono i XIII Giochi olimpici invernali. 6 marzo – Francia: Marguerite Yourcenar diviene la prima donna ad essere ammessa all'Accademia di Francia nonostante il parere negativo dei tradizionalisti. 23 marzo – Italia: Esplode lo scandalo delle scommesse nel mondo del calcio. Numerosi calciatori di serie A e B accusati di truffa per aver truccato le partite accettando denaro. Coinvolti dirigenti e giocatori di squadre tra cui Lazio, Milan, Napoli, Perugia, Bologna e Avellino. 18 aprile – lo Zimbabwe, colonia britannica col nome di Rhodesia, diviene indipendente. 22 aprile – Francia: un incendio, di origine dolosa, appiccato ad una casa di riposo di Sant-Jean-de-Losne (Costa d'oro, Nordest del paese) causa 32 mort.i 25 aprile – Iran: con un incidente aereo nel deserto di Tabas fallisce il blitz voluto da
Jimmy Carter per liberare gli ostaggi americani a Teheran. 4 maggio – Lubiana: muore il maresciallo Josip Broz Tito. La sua scomparsa segna l'inizio della disgregazione della Repubblica Federativa di Jugoslavia. 10 maggio – inizia in Giappone la commercializzazione del videogioco Pac-Man. 18 maggio - il Mount St. Helens, nello Stato di Washington erutta uccidendo 57 persone e causando danni per 3 miliardi di dollari. 28 maggio – Milano: un commando terroristico uccide il giornalista del Corriere della Sera Walter Tobagi. L'assassinio è rivendicato dalla Brigata 28 marzo fondata dal brigatista Marco Barbone. 13 giugno – New York: viene arrestato Michele Sindona per il fallimento della Franklin National Bank. Un mese dopo viene indiziato anche per l'omicidio Ambrosoli. 22 giugno – Venezia: si apre la riunione del G7. 27 giugno - Italia: strage di Ustica: alle 20.45 scompare dai radar, 40 miglia nautiche a nord di Ustica, un DC9 della compagna Itavia che da Bologna doveva raggiungere Palermo. Nessun superstite tra i 4 membri dell'equipaggio e i 77 passeggeri. 18 luglio – Castelsilano (KR): sui monti della Sila, in Calabria, vengono ritrovati i resti di un Mig23, aereo militare dell'aeronautica libica; morto l'unico pilota dell'aereo, Azzedin Fadal Kalil. L'inchiesta non è riuscita a spiegare né le cause dell'incidente né il motivo per cui quell'aereo transitasse sui cieli italiani; alcune ipotesi giornalistiche sostengono che la caduta dell'aereo sia riconducibile alla strage di Ustica. 19 luglio – Mosca: si aprono i giochi della XXII Olimpiade. 65 nazioni tra cui Stati Uniti, Cina, Giappone, Canada e Germania Ovest boicottano i Giochi in segno di protesta verso l'invasione sovietica dell'Afghanistan. 25 luglio - Il gruppo hard rock australiano AC/DC rilascia l'album Back in Black.
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Diventa il secondo album più venduto della storia della musica. 2 agosto – Bologna: Alle 10.25 una bomba esplode nella sala d'attesa della stazione causando 85 morti e 203 feriti. Quella che sarà ricordata come la strage di Bologna è riconducibile alla cosiddetta strategia della tensione. 3 agosto – Si chiudono le olimpiadi di Mosca. 14 agosto – Danzica: sciopero nei cantieri navali. Il KOR (comitato di autodifesa sociale) rivendica la libertà di stampa e altri diritti civili. Lech Walensa conduce le trattative con il governo polacco: nasce Solidarnosc. 30 agosto – Pechino: l'assemblea del popolo decreta la fine dell'era maoista. 5 settembre – Svizzera: viene aperta la galleria stradale del San Gottardo; è il più lungo traforo autostradale del mondo, con una lunghezza di 16,918 km, da Göschenen ad Airolo. 12 settembre – Colpo di Stato militare in Turchia ad opera del generale Kenan Evren. 21 settembre – Aerei iraniani bombardano Bagdad: ha inizio la guerra tra Iran e Iraq, che durerà fino al 1988 causando un milione e mezzo di morti. 14 ottobre – Torino: Marcia dei quarantamila: quadri, impiegati della FIAT, ma anche di operai e comuni cittadini che,
inaspettatamente ed in contrapposizione ai sindacati, manifestano per il ritorno alla normalità della città, scossa dalle proteste per la messa in Cassa integrazione guadagni di ben 24.669 operai. Dal punto di vista sociale essa rappresenta l'emergere della cosiddetta maggioranza silenziosa, piccolo borghesi affermatisi nella stagione del riflusso che saranno i nuovi protagonisti dell'Italia terziarizzata, a partire dagli anni '80. 4 novembre – Il repubblicano Ronald Reagan è eletto nuovo presidente degli Stati Uniti d'America. 23 novembre – Italia: Terremoto dell'Irpinia: alle 19.34 una scossa di 6,9 sulla magnitudo momento pari al X grado Mercalli provoca circa 3000 morti, 9 000 feriti, 280.000 sfollati e danni incalcolabili tra Campania e Basilicata (Coordinate geografiche epicentro 40.85°N 15.28°E). 4 dicembre – Si sciolgono i Led Zeppelin. 8 dicembre – New York: quattro colpi di revolver, sparati dallo squilibrato Mark Chapman, uccidono l'ex-Beatle John Lennon 27 dicembre - Scoppia una rivolta nel carcere di Trani: 19 agenti di custodia sono presi in ostaggio da un gruppo di 70 detenuti. Tre giorni dopo la rivolta è sedata da un blitz dei NOCS e del GIS. Il carcere dell'Asinara viene definitivamente chiuso e tutta l'isola sarà proclamata ufficialmente parco naturale.
Bologna, 2 agosto 1980 Alle 10.25 una bomba esplode nella sala d'attesa della stazione, 85 morti e 203 feriti
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Capitolo VI
RADIO TALPA E LA MUSICA
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“LA RADIO” DI EUGENIO FINARDI Va fatto, ancora una volta, un omaggio alla canzone di Eugenio Finardi “La Radio” (1976), una sorta di inno alle radio libere, perché c'è un ritornello che ne spiega il senso: “Amo la radio perché arriva dalla gente, entra nelle case e ci parla direttamente. Se una radio è libera, ma libera veramente, piace anche di più perché libera la mente...”. La musica diventa un elemento primario, ed anche in radio è uno degli argomenti principali nelle nostre “discussioni”. I gusti musicali dei dj di Radio Talpa, arrivano da lontano: anni '60 con Bob Dylan, il blues... e poi dal 1971 in pieno rock progressivo. La scoperta... e poi piacevolmente travolti da una musica che viene essenzialmente da oltre Manica. Qualche nome: Pink Floyd, Genesis, Led Zeppelin, Van der Graaf Generator, Gentle Giant, Yes, Deep Purple, Rolling Stones, King Crimson, Who, Roxy Music, Jethro Tull, Emerson Lake & Palmer, Joe Cocker... Diversi fanno riferimento a pubblicazioni tipo Muzak più che a Ciao 2001. La musica rock assume sempre più il carattere di identità politica per larga parte dei giovani. Infatti molti concerti in quegli anni diventavano anche teatro di furibondi scontri con la polizia: sono gli anni dello slogan concerti gratis, delle contestazioni studentesche, delle manifestazioni contro il governo (non dimentichiamo che il '68 è lì... dietro l’angolo). Nella ricca bibliotica di Radio Talpa, tra le decine di libri e centinaia di riviste, tra i più letti è CALIFORNIA DREAMIN' (Savelli Editore, marzo 1982) - Saggi di Maria Laura Giulietti, Sergio D’Alesio, Enzo Capua, Massimo Stefani, Paolo Zaccagnini, Nemesio Ala. L'introduzione di Franco Berardi «Bifo», recita: “«Se si pulissero le porte della percezione, ogni cosa apparirebbe come essa è, infinita. Poiché l’uomo s’è da se stesso rinchiuso, fino a non vedere più le cose che attraverso le strette fenditure della sua caverna»: è William Blake, un poeta visionario inglese dei primi dell’800, a indicare le «porte» della percezione a tutta una generazione i cui vettori saranno il rock, la psichedelia, il «movement», la contestazione che si fa largo negli anni Sessanta. Si affermano i Doors e l’immenso scenario di questa riconquista degli spazi aperti è la California. La California, terra promessa del rock’n’roll degli anni Sessanta e Settanta. Salivano sul palco gli innovatori, gli eccentrici, i cowboys dello spazio e delle megalopoli statunitensi, come i Byrds, oppure atterravano sfavillanti i Jefferson Airplane. LSD, psichedelia, flusso delle coscienze allargate... i Grateful Dead. E ancora gli Iron Butterfly, i Quicksilver Messenger Service. Su, su, fino a Janis Joplin... ‘Miti, leggende, avventure, assalti al cielo, nel triangolo San Francisco, Los Angeles, Berkeley, là dove fu creato il suono della west coast...”. TUTTA LA MUSICA DI QUALITA', A PARTIRE DAL ROCK. ESCLUSA QUELLA COMMERCIALE La nostra musica spazia ampiamente dal rock britannico a quello americano, dal rock progressivo di Canterbury alle civiltà elettroniche tedesche (la musica che
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sta alle porte del cosmo come cantava Finardi), dal punk alla new vave, dal jazz al rock-jazz, dal british blues a quello americano, la Music for no-Musicians quindi l'ambient music, dai cantautori americani a quelli inglesi, dal folk-rock anglosassone al reggae al beat. E poi il pop, la canzone d'autore italiana, americana, inglese, cantautori impegnati politicamente o ricercati formalmente, musica classica, elettronica, concerti registrati dal vivo, canzoni popolari e di lotta... VENGONO RICHIESTE “BANDIERA ROSSA” E ALTRE CANZONI DI LOTTA Molti ascoltatori spesso chiedono di mandare in onda Bella ciao e altri canti della Resistenza. A Radio Talpa si può ascoltare Bandiera rossa, l'Internazionale, le canzoni degli Inti Illimani, di Paolo Pietrangeli, Giovanna Marini... Si trasmette poco Lucio Battisti in quanto la vulgata popolare lo vede in odore di destra e anche Claudio Baglioni considerato forse troppo facile e mieloso. La musica commerciale è praticamente bandita. Alcuni 45 spediti in promozione considerati “canzonette”, vengono letteralmente inchiodati sulla bacheca. Come monito! Molto trasmessi e richiesti i cantautori italiani impegnati: Francesco Guccini, Fabrizio De André, Enzo Jannacci, Francesco De Gregori, Franco Battiato, Eugenio Finardi, Claudio Lolli, Antonello Venditti, Lucio Dalla, Edoardo Bennato, Giorgio Gaber, Paolo Conte, Ivan Graziani, Rino Gaetano, Pierangelo Bertoli, Pino Daniele, Gianfranco Manfredi, Fabio Concato, Vasco Rossi... TANTISSIMI DJ HANNO FATTO LA “LEGGENDARIA” STORIA MUSICALE DI RADIO TALPA Moltissime trasmissioni musicali hanno fatto la storia di Radio Talpa. Come non ricordare “La musica del diavolo” trasmissione di blues condotta da Romeo Bertozzi e Maria Teresa Pagnini; “Radiofonia moderna”, un ampio sguardo sul panorama new-wave dei primi anni '80, condotta da Maurizio Castelvetro, Luciano Gaudenzi, Enrico Simoncelli. Ci sono anche Marzia Fraternali e Paolo che gestiscono un negozio di abbigliamento e affini di tendenza a Cattolica in via Genova, il Cu Cus Nest. Grande musica new wave con la trasmissione “Sotterranea”. Anche le “bobine” racchiudono musica scelta con molte chicche. Musiche che oggi sono riconosciute ed apprezzate, ma al tempo erano veramente alternative. In poche altre radio puoi ascoltare The Doors, Led Zeppelin, Devo, Simple Minds, tutta la nuova scena new wave inglese, Ramones, Cure, Frank Zappa (Enrico Denicolò sa tutto su Zappa. “Folli” le sue trasmissioni che raccontano la “Fender”, la chitarra elettrica più famosa al mondo e usata dai protagonisti del rock). Ancora: “Il minestrone”, “Il discobolo” (cantautori italiani a richiesta) condotta da Massimo Macio Cecchini, mitico dj amato ed ascoltato non solo da moltissime persone, che diventa anche il sottofondo musicale di molti negozi. In seguito “Made in Italy” con Giovanni Nino Galeazzi e Fiorella Andreatini. “Rock e i suoi fratelli”, eclettico programma di musica a 360 gradi di Maurizio Castelvetro, poi sviluppatosi in “Radiofonia moderna” (che utilizza come sigla la “Cavalcata delle Valchirie”
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di Wagner tratta da “Apocalypse now” il film di F. Coppola) maggiormente orientato alle nuove tendenze. “Rock on the rocks” con Enrico Bendy Raffaelli e Fabrizio Berry Massari, “The musical box” (Bendi). C’è la “Talpa top”, una classifica dei long playing più richiesti (e che piaciono anche ai nostri Dj) con continui inserti di linfa musicale nuova, o la “Talpa in tournée” l'informazione sui concerti in giro per l’italia e non solo. I concerti dal vivo, registrati da noi o già in cassette. Il jazz di gran classe curato, a tarda notte, da Vito Ghidoni con “Jazzland”; c'è Maurizio Benvenuti con ottima musica country-rock, Paolo Gattei, il dj dello Slego, con “Cat people”. Livio Vaccarini e Stefano Simoncelli con un programma di cantautori italiani “Il gatto e la volpe”, titolo preso pari pari dal disco di Eugenio Bennato. Massimo Macio Gaudenzi, già dj in altre radio, che firma la sua produzione di cassette “cult” col marchio “Macio Music Box”, Andrea Dubla con “Freezer”, Maurizio Benvenuti con “Border show”, Renzo Chicco Bartolini con “Take time”. Diversi dj nella trasmissione “Alla talpa piace il rock”, Enrico Simoncelli e Brunella Bruscia con “Show time”. E poi tante trasmissioni musicali fatte da giovanissimi: Maurizio Cecchini, Fabrizio Andreatini, Giuseppe Marcolini (il Beppaccio), Raffaello Vincenzetti, Enrico Tirdiz Berti (sapeva tutto sui The Doors), Paolo Berti, Claudio Carloni, Marco Pasqualini... Il 5 marzo 1982 e in occasione dell'imminente Festa della Donna la serata viene titolata “Woman in rock”. Il palinsesto è formato da: Joni Mitchell, Janis Joplin, Bonnie Raitt, Grace Slick, Laura Nyro, Carolyne Mas, Nina Hagen, Joan Armatrading, Kate Bush, Siouxie and the Banshees, Nico, Rickie Lee Jones, Billie Holiday, Patti Smith. La rubrica di Jazz curata da Gianni Fabbri con (o senza Terry). Gianni è un grande esperto di Jazz ed è in possesso di molto materiale (monografie jazz, storie di jazzisti, aneddoti, anniversari, top-Jazz, ricorrenze, memorie di concerti e di Bravo Jazz) e da tempo sente il dovere di aprire un Blog per mettere a disposizione questa preziosa documentazione. Ma, ci confida, che da due anni aspetta che il suo genero (l’esperto!) gli dia le dritte giuste... “Epico” lo “scontro” rockers contro newvavers: bolgia dentro e fuori la cabina di trasmissione. La fila dei Dj dell'una e dell'altra squadra per agguantare dischi e leve del mixer. Dentro e fuori la radio tanti giovani fan che si sbeffeggiano l'uno con l'altro. Decine di telefonate di ascoltatori e “truppe camellate” che votano in diretta il sostegno all'uno o l'altro dei due generi musicali. Chi vince? I rockers e i newvawers rivendicano la propria vittoria... e a chi azzarda a fare qualche calcolo delle telefonate lo si accusa di “brogli”... Va ricordata una telefonata particolare, e provocatoria: “la chitarra infuocata del rock scioglierà il gelo della newwave”... Ma alla fine vince la musica e l'entusiasmo dei ragazzi. Altre trasmissioni musicali: “Rock Bottom” nome mutuato da un celeberrimo disco di Robert Wyatt da noi saccheggiato. Ogni venerdi c'è una serata di rock acido, ovvero “Tre Passi Nel Delirio”. Alla consolle ci sono Federico Steno Ferrarini e Stefano Annibalini. I due dj amano ricordare questo episodio: “Quando
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durante una trasmissione io e Steno diciamo in diretta che essendo una certa ora della notte si aveva un certo languorino... Beh dopo un’ora arrivano in studio quattro ragazzi misanesi con due pizze e due birre. Grande gratificazione!”. Tra i tanti dj, crediamo che Maurizio Benvenuti sia tra i pochissimi che ancora lavora in una radio privata: Radio Incontro di Pesaro. I GRANDI CONCERTI DI RADIO TALPA: FINARDI, BATTIATO, NANNINI Ci sono poi i concerti organizzati da Radio Talpa: celebre il trittico Eugenio Finardi, Gianna Nannini e Franco Battiato con grande affluenza di pubblico entusiasta. Concerti organizzati allo stadio di Gabicce Mare insieme al Comune nell'agosto del 1981. Importante fu il ruolo di sostegno di Mario Lanci, tra i collaboratori della radio, e diventato assessore alla Cultura. LA MUSICA COME ELEMENTO IDENTITARIO E' un momento di libera espressione, un canale comunicativo, un punto di riferimento tra simili, un elemento di forza nell’affermazione della propria visione del mondo, un elemento identitario di una minoranza molto attiva e decisa a rendersi visibile. “Parole e musica” di tutti i Talpisti! Ritorniamo al libro“Area, Finardi, Gianco, Lolli, Manfredi, Sannucci, Stormy Six MA NON E’UNA MALATTIA - Canzoni e movimento giovanile”. “Cantano gli Area: «II mio mitra è il contrabbasso». Naturalmente no, non è un mitra quel contrabbasso imbracciato dagli Area, ma si capisce bene cosa quel verso voglia dire e che cosa comunque significhi per chi lo ascolti sulle bande delle prime radio libere, ai concerti di Re Nudo e ai mille altri organizzati tra il 1970 e il 1975, nelle scuole occupate, nelle piazze, nei quartieri...”. UNA BREVE STORIA MUSICALE Tutto comincia tanti anni prima. Si è all’inizio degli anni '60, l’Italia si appresta a correre verso il boom economico, ma anche a fare i conti col bum-bum delle bombe delle stragi fasciste e di Stato. La Democrazia cristiana e l’America ci vigilano. Il Vaticano anche. Tra il '60 e il '62 il rock’n roll si diffonde anche in Italia grazie al generoso impegno dei cosiddetti “urlatori”. Si affermano Adriano Celentano, Bobby Solo, Little Toni, Toni Dallara... e qualcosa cambia nel “mieloso” panorama della canzone italiana dove cuore fa sempre rima con amore. Celentano nel 1962 al Festival di Sanremo canta, contorcendosi braccia e gambe, “Ventiquattromilabaci”... così il rock’n roll viene sdoganato anche nel gusto di tanti giovani italiani. Poi arrivano il cha-cha-cha e il twist che conquistano i cuori e sale da ballo. E' un rockettino allegro e spensierato buono per tutte le avventure rivierasche della piccola borghesia italiana. E allora Rita Pavone, Edoardo Vianello, Caterina Caselli, Patty Pravo, Mina... Dalla metà degli anni '60 anche in Italia arriva la rivoluzione “Beatles”: e allora si formano i primi complessini beat.
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QUALCUNO COMINCIA A CAPIRE COS'E' WOODSTOCK La musica assume connotati più “impegnati”, più legati alla problematica giovanile: nel '66 Rokes e Giganti infilano i primi successi a livello nazionale (“Ma che colpa abbiamo noi”, “Tema”)... poi è la volta dei Nomadi, Formula 3, New Trolls, Delirium... Le notizie dal mondo, spesso brutte, cominciano a circolare più in fretta: si sa, ora, che in America esistono gruppi definiti Underground, che esiste una cosa chiamata Movement, e gruppi di giovani con capelli lunghi che li chiamano Hippies... ma anche che ci sono morti nelle manifestazioni contro la guerra in Vietnam. In Europa invece si gioca il derby inglese (Rolling Stones- Beatles), ma ci sono altri gruppi oltre Manica che fanno furore: gli Who, ad esempio. Comincia a girare il nome di una località che diventa mito nella storia del rock: Woodstock (nello stato di New York) e il suo festival (agosto 1969)... Nel '68 sono ancora pochi i rockers nostrani, e nelle manifestazioni di piazza che segnano quell’anno ormai storico, si canta di meno “Blowin’ in the wind” di Bob Dylan, e di più la cattiva “Contessa” di Paolo Pietrangeli: “...Compagni dai campi e dalle officine, prendete la falce impugnate il martello, scendete giù in piazza e picchiate con quello, scendete giù in piazza e affossate il sistema...”. Ormai comunque, è fatta: molti giovani acquistano coscienza della propria condizione politica nell’ambito della società occidentale e rivendicavano un proprio ruolo autonomo e originale. A molti pare che il rock, per la sua storia e per la sua essenza, possa diventare arma per l’affermazione della propria identità generazionale. “IL ROCK E' NOSTRO” “Il rock è un linguaggio alternativo, il rock è nostro”. I concerti dei gruppi stranieri (che in quegli anni cominciano a organizzare tournée anche in Italia) diventano happening, diventavano il luogo ove incontrarsi con i propri simili: diventavano “il luogo”. Il fatto che la musica rock possa essere “venduta” ai concerti diventa intollerabile: perché pagare per avere il diritto di stare insieme ad ascoltare ciò che è già nostro? Così si comincia a contestare il prezzo del biglietto, gli organizzatori, i musicisti stessi. E' così che alla fine dell’inizio degli anni '70, dopo tafferugli, scontri con la polizia, sfondamenti ad ogni concerto di spicco, l’Italia viene tagliata fuori dal giro di concerti dei big del rock. Questo “libera” e “motiva” creativamente e professionalmente gli interpreti del rock italiano. Esistono già dalla fine del '60, rintanati nel chiuso delle loro cantine o in qualche locale, dove si esibiscono suonando musiche di gruppi stranieri poco noti e qualche sporadico brano proprio. Arriva il Pop anche in Italia! I Festival di “Nuove Tendenze” cominciano a moltiplicarsi, da qui spuntano fuori i primi grossi nomi del nostro pop: Banco del Mutuo Soccorso, Premiata Forneria Marconi, Osanna, Orme... Il loro rock è chiaramente ispirato a modelli stranieri, da quello “romantico” dei King Crimson, a quello “virtuosistico” degli E.L.&.P., fino a quello “hard” (duro), dei Deep Purple. Ma, accanto a questi che riescono a “sfondare”, c'è una miriade di gruppi minori in cerca di gloria: Pholas
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Dactylus, Flora Fauna e Cemento, Biglietto per l’Inferno, Fine del Viaggio, Rovescio della Medaglia, Trip, Unità di Massa Atomica... Ma i giovani più “politicizzati” non sono soddisfatti: il binomio musica-politica non è esplicito, i musicisti italiani non si sbilanciano troppo, i testi trattano per lo più tematiche oniriche, vagamente allucinogene, moderatamente populiste (anche se gli Osanna, nel loro primo Lp, “L’Uomo”, citavano in un brano con la chitarra “Bandiera rossa”). Ma in fondo, per tutti, l’importante è il momento aggregativo che la musica rock-pop favorisce: insomma “stare insieme” è bello! Nel '73 gli Area colmano un vuoto: la loro è una musica dura, provocatoria, è direttamente calata nella realtà politica in maniera esplicita. Con loro nasce Cramps, la prima etichetta discografica dichiaratamente di sinistra. In questi anni il circuito musicale viene egemonizzato da forze politiche come Lotta continua, Manifesto, Avanguardia operaia: il rock é di sinistra, o non è. Licola (Festa del proletariato giovanile), vicino a Napoli, accoglie nel '75 uno storico raduno con decine di migliaia di ragazzi/e. Ma a partire da questi momenti, le certezze cominciano ad incrinarsi: lo “stare insieme” diventa insufficiente, la presunta unità del “Proletariato giovanile” sotto le ali di una musica comune, comincia ad apparire fittizia. L’ultimo festival di Parco Lambro a Milano, sancisce la morte definitiva dei Grandi Raduni Alternativi e l’impossibilità di vivere dei ghetti-concerto come momenti felici e liberatori. Il totem (il rock) che unisce le varie tribù (la Nuova Sinistra) comincia ad incrinarsi. SI AFFERMANO I CANTAUTORI ITALIANI L’ala più “moderata” del movimento si trova intanto ad ascoltare cantautori che, col passare del tempo, stanno ottenendo un grande successo: eredi spirituali di Modugno, Dylan, Tenco, De André..., molti di loro entrano a buon diritto nel circuito della “nuova canzone” italiana, alcuni usano come elemento musicale proprio il rock (Edoardo Bennato, Eugenio Finardi, Ivan Cattaneo...). Spesso la maggiore importanza che molti di loro attribuiscono ai testi rispetto alla musica, provoca il “mugugno” degli ascoltatori più raffinati che preferiscono i Pink Floyd o Genesis. Era già il '77! A Londra scoppia il punk, da noi, invece, sono feroci gli scontri con la polizia di Roma e Bologna. Qualche ragazzo e ragazza vengono “sparati” dalle forze di polizia (Francesco Lo Russo, Giorgiana Masi...). Ancora una volta, come nel '68, quando i momenti di conflittualità divengono elevati, quando i giovani scendono nelle strade... il “vecchio” rock diventa insufficiente e perde parte della sua originaria carica “rivoluzionaria”. IL ROCK “DEMENZIALE” E IL '77 A Bologna, quell’anno (1977), la prima formazione dei Gaz Nevada suona “Mamma dammi la bènza”, forse il primo atto di vita della nascente “ItalianWave”. Ormai moltissimi gruppi suonano nelle cantine di tutta Italia, e a Bologna una cooperativa culturale, l’Harpo’s Bazaar, decide di far incidere delle cassette ad
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alcuni gruppi locali. Escono i primi nastri degli Skiantos di Roberto “Freak” Antoni (i “famigerati” fautori del “rock-demenziale”), e di altri gruppi dell’area bolognese, tra cui i Confusional Jazz Rock Quartet. La situazione diventa ormai matura, gli Skiantos entusiasmano masse di giovani: scoppia “Bologna Rock” (alla conferenza stampa e concerto sono presenti Maurizio Castelvetro e Claudio Carloni per Radio Talpa), un megaconcerto in cui si esibiscono (oltre a quelli citati) i più incredibili e scalcinati gruppi rock bolognesi. Freak Antoni e i suoi Skiantos hanno capito che “portare l'attacco al cuore dello Stato” è una sciocchezza, perché “lo Stato è senza cuore”. Allora, dicono -, “è meglio mirare due spanne più in basso e prendere il potere per il sedere”. Ironia o demenzialità? Il movimento del '77 bolognese si trova ad avere due colonne sonore come sottofondo: il rock demenziale da una parte e dall'altra il “melodico” (ma dai testi “feroci” contro il potere ed esistenziali in grande sintonia con i giovani del movimento) del cantautore Claudio Lolli. “Ho visto degli zingari felici”, “Disoccupate le strade dai sogni”... sono brani rappresentativi che seguono il successo di “Piazza bella piazza” scritta dopo l'attentato al treno Italicus (1974). Nel 1979 tutti tifano per il nuovo rock italiano, tutti lo cercavano: è il momento della generazione nata ascoltando rock e disco-music. Radio Talpa ha orecchie e cuore sensibili, trasmette già dal '77 musica d'avanguardia ed è sintonizzata con la nuova onda. Infatti nel 1981... 1981, RADIO TALPA ORGANIZZA UNA SERIE DI CONCERTI DAL TITOLO “RO(CK)MAGNA MIA E LA MOSTRA DI FANZINE Infatti nel 1981.... Radio Talpa organizza la rassegna di musica new wave “Ro(ck)magna mia” (in collaborazione con la Biblioteca comunale di Cattolica). Ecco le band: Pale Tv, Mickey and the Mouses, Confusional Quartet, N.E.O.N., Stupid Set, S.I.B. Contemporaneamente allestisce una mostra di fanzine presso l'allora Azienda di soggiorno. Curata da Stefano Campana, è la prima mostra del genere fatta in Italia. Un fenomeno importante quello della grafica legata alla musica vicina alle esperienze della new wave. Ma non solo italiana, perché la mostra si apre con una sezione dedicata alle fanzine inglesi come riconoscimento all'esperienza musicale inglese e americana del rock italiano. L'evento viene recensito su quotidiani e riviste a livello nazionale: Paese sera (Massimo Buda, con due articoli), la Repubblica, l'Unità, il Resto del Carlino, il Manifesto, Lotta continua, l'Espresso, il Ponte, il Corriere Romagna, Music, Rolling Stone, il Mucchio Selvaggio... ALTRE INIZIATIVE DI SUCCESSO La “frenesia” organizzatrice di Radio Talpa sforna iniziative a ripetizione in campo musicale. Presso la Galleria S. Croce s'inventa una delle prime rassegne di video musicali del miglior rock internazionale: “Generazione Video” (1982). Senza dimenticare i concerti rock con i Luthi Croma e Confusional Quartet (già
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nel l'estate 1979, a Cattolica in Piazza Mercato), il Rovescio della medaglia (stadio di Gabicce Mare, 1981) e Alberto Camerini (tenuto a San Giovanni in Marignano organizzato con la Fgci, 1980). Indimenticabili alcune feste rock: “Venerdì 13” al Tana Club di Cattolica (1984)... e altre che sfuggono alla memoria di chi scrive. Epico fu il concerto (Concert-One -1983) con caratteristiche di ‘sfida’ a Gabicce Mare (Cinema Astra), in cui si contrappongono due band locali: i newwavers del Balnear rock Mickey and the Mouses e i rockettari Hindemburg. Centinaia di fan in delirio. La band degli Hindenburg è composta da: Paolo Berti, Paolo Bratti, Massimo Macio Cecchini, Roberto Ceccarini, Massimo Spezi. Entrambi i gruppi sono formati da ragazzi cattolichini e gabiccesi, tutti amici e sostenitori della nostra radio. Anche dentro la radio si tengono a volte piccoli concerti con cantautori poco noti di passaggio, in modo particolare d'estate. Seguiamo lo scenario musicale nazionale con la partecipazione diretta, registrando i concerti (poi mandati in onda). Per alcuni concerti-evento che si tengono a Bologna addirittura organizziamo dei pullman: Patti Smith, Lou Reed e la “Woodstock in Europe”, con Joe Cocker, Richie Havens e altri big reduci del raduno americano dell'agosto 1969. MUSICA-GIOVANI: ANNI '60 - '80 IL RINASCIMENTO... POI IL MANIERISMO Va riconosciuto che sul piano musicale dagli anni '60 agli '80 c'è un vero “Rinascimento” (s'inventa quasi tutto), forse perché c'è la voglia di inseguire l'utopia. Utopia che trova la sua linfa nella speranza, nella rabbia e nella voglia di cambiare. Poi piano piano si assiste ad una sorta di “manierismo” musicale, forse senza più grandi invenzioni. Il grunge legato alla controcultura giovanile dell'hip hop e il rap possono essere considerati, in parte, qualcosa di nuovo. Ma anche queste tendenze musicali hanno un “cuore antico“... GINO CASTALDO, MUSICOLOGO Significativo quello che scrive il musicologo Gino Castaldo (la Repubblica 2004-2014): “...la musica 2.0 è tra noi, anche se la sua rivoluzione la combatte a colpi di ovvietà imponendo parametri più semplici e meno impegnativi, insinuando nuovi e più minimalisti intrecci con la realtà... Potremmo dire che ‘una’ musica è finita, quella che abbiamo conosciuto nel secolo scorso... oggi meno appassionante, meno ambiziosa, inevitabilmente suddita della comunicazione della rete di cui è figlia, e per questo liquida, sparpagliata, quasi mai nuova, debole, da permettere che i vecchi miti del passato siano ancora lì, presenti e maestosi, non intaccati, un mare di sessantenni e settantenni che ancora dominano le scene, vendono dischi, riempiono gli stadi, se non altro perché nulla di paragonabile è arrivato a sostituirli”. Un altro indicatore: il 19 aprile 2014 si svolge il “Record Store Day” un avvenimento che si ripete annualmente con sempre maggiore successo che vede la
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riscossa del vinile. La rivincita del 33 giri, che nonostante la rivoluzione del digitale, resiste e attira sempre più appassionati. Anche tra i giovanissimi! I RAPPORTI CON LE ALTRE RADIO E GLI ALBORI DI PIERO PELU' E LITFIBA Abbiamo rapporti con Radio Centrale e Radio Veronica di Pesaro, Radio San Marino (Rimini), alcune di Bologna (Radio Città). Dal circuito delle radio di sinistra ci arrivano audiocassette con inchieste, registrazioni di convegni, interviste ai protagonisti della musica rock... C'è uno scambio di programmi, soprattutto di iniziative, inchieste e convegni politici e su tanti altri problemi: nucleare, ambiente, lotte degli studenti, donne... Tante piccole case discografiche indipendenti e alternative ci inviano cassette e dischi. Molti di quei personaggi poi sono diventati famosi. Esempio: Piero Pelù e i Litfiba. Tutto questo ci permette di offrire un prodotto radiofonico di buon livello con uno sguardo nazionale. I RAPPORTI CON LA SCENA MUSICALE DELLA RIVIERA Siamo direttamente coinvolti, ma non in maniera continuativa: Radio Talpa è estremamente aperta e perciò troppo ‘generalista’ per essere identificabile in un unico ambito di genere o di stile. Al suo interno operano dj che in un modo o nell’altro sono ‘personaggi’ noti nella scena musicale/trendy della new wave locale. I rapporti con alcune situazioni musicali del territorio porta a proficue collaborazioni. Ricordiamo il dj dello Slego (oggi Velvet) di Rimini, Paolo Gattei, che per diverso tempo cura una trasmissione di new wave; l'associazione Blue note jazz di Riccione, che con Gianni Fabbri cura memorabili ore sulla storia del iazz... Organizziamo concerti sia con musicisti emergenti emiliano-romagnoli (Confusional Quartet, Pale TV, Mickey and the Mouses, N.E.O.N., Stupid Set, S.I.B. ...) sia con grandi nomi nazionali (Eugenio Finardi, Franco Battiato, Gianna Giannini...). La collaborazione con le amministrazioni comunali di Cattolica e Gabicce Mare diventa importante. Curiamo una delle primissime fanzine al cui interno, per la prima volta (forse), viene tracciata l’intera storia della cultura musicale giovanile italiana, con corollario della prima mostra di grafica punk-new wave realizzata con materiali originali freschi di stampa e di fotocopia provenienti da Londra, Bologna e altre località italiane. Sono le mitiche fanzine che spopolano nell'underground di quegli anni. Abbiamo contatti diretti e privilegiati con alcune etichette indipendenti californiane che ci spediscono materiale promozionale e i 45 o 33 giri di alcune delle loro uscite più recenti: Bong!, 415 Records e Ralph records con Residents, Snakefinger, Yello)... ALEPH CLUB DI GABICCE MARE E SLEGO DI RIMINI Ricordiamo i mitici concerti all'Aleph club di Gabicce Mare dove abbiamo visto e cantato con Siouxsie and the Banshees, The Birthday Party, Kid Creole, i mitici Tuxedomoon e tanti altri, poi la festa di Frigidaire, l’indimenticata rivista. E poi
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ancora lo Slego di Rimini... concerti in quantità. Non c'è nessun rapporto con la Baia degli Angeli (frequentata dai cosiddetti “picchiatelli” alla moda), invece supporto musicale e collaborazione con l'Aleph Club di Gabicce Mare (gestione di Maurizio Innocenti) e Slego di Rimini. I MICKEY AND THE MOUSES INVENTORI DEL “BALNEAR ROCK” I Mickey and the Mouses sono una band nostrana che merita una menzione particolare: inventori del Balnear rock e vicini a noi per affinità musicale e per amicizia. Il curatore dell'immagine è Maurizio Castelvetro (Rolling Trone). Gli altri componenti del gruppo: Andrea Dubla (responsabile del marketing), Alfredo Ferrucci (Pedronegro), Pierangelo Caforio (P. RM), Luigi Silvori (J.J.), Mirco Monticelli (Kone), Pierluigi Gasperoni (Gas).
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HIT PARADE IN ITALIA - SINGOLI (Fonte: www.hitparadeitalia.it)
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I più venduti del 1974 1. E tu - Claudio Baglioni 2. E poi - Mina 3. A Blue shadow - Berto Pisano 4. Anima mia - I Cugini di Campagna 5. Soleado - Daniel Sentacruz Ensemble 6. Angie - The Rolling Stones 7. Bella senz’anima - Riccardo Cocciante 8. Bellissima - Adriano Celentano 9. Piccola e fragile - Drupi 10. Romance (Beethoven 74) - James Las I più venduti del 1975 1. Sabato pomeriggio - Claudio Baglioni 2. L’Importante è finire - Mina 3. Piange il telefono (Le telephone pleure) - Domenico Modugno con Francesca Guadagno 4. Profondo rosso - I Goblin 5. Tornerò - Santo California 6. Buonasera Dottore - Claudia Mori 7. You’re the first the last my everything - Barry White 8. Un Corpo e un’anima - Wess & Dori Ghezzi 9. Sereno è - Drupi 10. Kung Fu fighting - Carl Douglas I più venduti del 1976 1. Ancora tu - Lucio Battisti 2. Non si può morire dentro - Gianni Bella 3. La Tartaruga - Bruno Lauzi 4. Margherita - Riccardo Cocciante 5. Ramaya - Afric Simone 6. Sandokan - Oliver Onions 7. SOS - Abba 8. Sei forte papà - Gianni Morandi 9. Europa - Santana 10. Fly robin fly - Silver Convention I più venduti del 1977 1. Amarsi un po’ - Lucio Battisti 2. Ti amo - Umberto Tozzi 3. Solo tu - Matia Bazar 4. Honky tonk train blues - Keith Emerson
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5. I feel love - Donna Summer 6. Rockollection - Laurent Voulzy 7. Solo - Claudio Baglioni 8. Don’t let me be misunderstood - Santa Esmeralda & Leory Gomez 9. L’Angelo azzurro - Umberto Balsamo 10. Gonna fly now (Rocky) - Maynard Ferguson I più venduti del 1978 1. Stayin’ alive - The Bee Gees 2. Una Donna per amico - Lucio Battisti 3. Sotto il segno dei pesci - Antonello Venditti 4. Tu - Umberto Tozzi 5. Wuthering heights - Kate Bush 6. Ti avrò - Adriano Celentano 7. Grease - Frankie Valli 8. Figli delle stelle - Alan Sorrenti 9. Pensiero stupendo - Patty Pravo 10. Triangolo - Renato Zero I più venduti del 1979 1. Tu sei l’unica donna per me - Alan Sorrenti 2. Se tornassi - Julio Iglesias 3. Soli - Adriano Celentano 4. Tragedy - The Bee Gees 5. Pensami - Julio Iglesias 6. Super superman - Miguel Bosè 7. Born to be alive - Patrick Hernandez 8. Buona domenica - Antonello Venditti 9. Too much heaven - The Bee Gees 10. Il Carrozzone - Renato Zero I più venduti del 1980 1. Video killed the radio star - The Buggles 2. Olympic games - Miguel Bosè 3. Non so che darei - Alan Sorrenti 4. Luna - Gianni Togni 5. Amico - Renato Zero 6. Remi (le sue avventure) - I Ragazzi di Remi 7. Il Tempo se ne va - Adriano Celentano 8. Upside down - Diana Ross 9. You and me - Spargo 10. Master blaster (Jammin’) - Stevie Wonder
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I più venduti del 1981 1. (Out here) On my own - Nikka Costa 2. Enola Gay - Orchestral Manoeuvres in the Dark 3. Woman in love - Barbra Streisand 4. Amoureux solitaires - Lio 5. Bette Davis eyes - Kim Carnes 6. Sarà perchè ti amo - I Ricchi e Poveri 7. Gioca jouer - Claudio Cecchetto 8. Maledetta primavera - Loretta Goggi 9. Tunnel of love - Dire Straits 10. Sharazan - Al Bano & Romina Power I più venduti del 1982 1. Der Kommissar (rap that) - Falco 2. Paradise - Phoebe Cates 3. Reality - Richard Sanderson 4. Bravi ragazzi - Miguel Bosè 5. Avrai - Claudio Baglioni 6. Il Ballo del qua qua - Romina Power 7. Hard to say I’m sorry - Chicago 8. Words - F.R. David 9. Ebony and ivory - Paul McCartney & Stevie Wonder 10. Masterpiece - Gazebo I più venduti del 1983 1. Flashdance - What a feeling - Irene Cara 2. I like Chopin - Gazebo 3. Vamos a la playa - Michael & Johnson Righeira 4. Vacanze romane - Matia Bazar 5. Say say say - Paul McCartney & Michael Jackson 6. Moonlight shadow - Mike Oldfield 7. Juliet - Robin Gibb 8. Billie Jean - Michael Jackson 9. Carletto - Corrado 10. Every breath you take - The Police I più venduti del 1984 1. I just called to say I love you - Stevie Wonder 2. Careless whisper - Wham! 3. Self control - Raf 4. Fotoromanza - Gianna Nannini 5. Love of the common people - Paul Young 6. All night long (all night) - Lionel Richie 7. Smalltown boy - Bronski Beat 8. Against all odds (Take a look at me now) - Phil Collins 9. Sounds like a melody - Alphaville 10. State of the Nation - Industry
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HIT PARADE ITALIA - ALBUM (Fonte: www.hitparadeitalia.it)
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I più venduti del 1976 1. Wish you were here - Pink Floyd -Harvest 2. Amigos - Santana - CBS 3. Lucio Battisti la batteria il contrabbasso ecc. - Lucio Battisti - Numero Uno 4. Desire - Bob Dylan -CBS 5. Minacantalucio/La Mina - Mina - PDU 6. Via Paolo Fabbri 43 - Francesco Guccini - Columbia 7. A love trilogy - Donna Summer - Durium 8. 21ma Raccolta - Fausto Papetti - Durium 9. Bufalo Bill - Francesco De Gregori - RCA 10. Concerto per Margherita - Riccardo Cocciante - RCA I più venduti del 1977 1. Burattino senza fili - Edoardo Bennato - Ricordi 2. Io tu noi tutti - Lucio Battisti - Numero Uno 3. I remember yesterday - Donna Summer - Durium 4. Four seasons of love - Donna Summer - Durium 5. Alla fiera dell’est - Angelo Branduardi - Polydor 6. Zodiac lady - Roberta Kelly – Durium 7. Solo - Claudio Baglioni - RCA 8. Animals - Pink Floyd - Harvest 9. Songs in the key of life - Stevie Wonder - Tamla Motown 10. Singolare/Plurale - Mina - PDU I più venduti del 1978 1. Saturday night fever [Soundtrack] - RSO 2. Grease [Soundtrack] - RSO 3. Sotto il segno dei pesci - Antonello Venditti - Philips 4. Una donna per amico - Lucio Battisti - Numero Uno 5. La pulce d’acqua - Angelo Branduardi - Polydor 6. De Gregori - Francesco De Gregori - RCA 7. Zerolandia - Renato Zero - Zerolandia 8. Figli delle stelle - Alan Sorrenti - EMI 9. Boomerang - Pooh - CGD 10. Riccardo Cocciante - Riccardo Cocciante - RCA I più venduti del 1979 1. Lucio Dalla - Lucio Dalla - RCA 2. Banana republic - Francesco De Gregori & Lucio Dalla - RCA 3. Viva - Pooh - CGD 4. Buona domenica - Antonello Venditti - Philips 5. Spirits having flown - Bee Gees - RSO
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6. Breakfast in America - Supertramp - A&M 7. Sono un pirata sono un signore - Julio Iglesias - CBS 8. E tu come stai - Claudio Baglioni - CBS 9. Soli - Adriano Celentano - Clan 10. L.A. & N.Y. - Alan Sorrenti - EMI I più venduti del 1980 1. Dalla - Lucio Dalla - RCA 2. The wall - Pink Floyd - Harvest 3. Sono solo canzonette - Edoardo Bennato - Ricordi 4. Zenyatta mondatta - Police - A&M 5. Una giornata uggiosa - Lucio Battisti - Numero Uno 6. Innamorarsi alla mia eta’ - Julio Iglesias - CBS 7. Tregua - Renato Zero - Zerolandia 8. Viva l’Italia - Francesco De Gregori - RCA 9. Uprising - Bob Marley – Island 10. Attila - Mina - PDU I più venduti del 1981 1. Making movies - Dire Straits - Vertigo 2. Strada facendo - Claudio Baglioni - CBS 3. Guilty - Barbra Streisand - CBS 4. Icaro - Renato Zero - Zerolandia 5. Buona fortuna - Pooh - CGD 6. Cervo a primavera - Riccardo Cocciante - RCA 7. La grande grotta - Alberto Fortis - Philips 8. Le mie strade - Gianni Togni - Paradiso 9. Double fantasy - John Lennon & Yoko Ono - Geffen 10. Rondo’ Veneziano - Rondo’ Veneziano - Baby I più venduti del 1982 1. La voce del padrone - Franco Battiato - EMI 2. Cocciante - Riccardo Cocciante - RCA 3. Eye in the sky - Alan Parsons Project - Arista 4. Teresa De Sio - Teresa De Sio - Philips 5. Momenti - Julio Iglesias - CBS 6. Love over gold - Dire Straits - Vertigo 7. Il tempo delle mele - [Soundtrack] - Delta 8. 30 X 60 [vari] - CGD 9. Artide Antartide - Renato Zero - Zerolandia 10. Bella ‘mbriana - Pino Daniele- Bagaria I più venduti del 1983 1. Thriller - Michael Jackson - Epic 2. L’arca di Noe’ - Franco Battiato - EMI
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3.1983 - Lucio Dalla - RCA 4. Flashdance - [Soundtrack] - Casablanca 5. Bollicine - Vasco Rossi - Carosello 6. Synchronicity - Police - A&M 7. John Lennon Collection - John Lennon - Parlophone 8. Tutto Sanremo ’83 - [vari] - Ricordi 9. Crises - Mike Oldfield - Virgin 10. Mixage - [vari] - Baby I più venduti del 1984 1. Va bene, va bene cosi’ - Vasco Rossi - Carosello 2. Puzzle - Gianna Nannini - Ricordi 3. La donna cannone - Francesco De Gregori - RCA 4. Cuore - Antonello Venditti - Heinz Music 5. The woman in red - Stevie Wonder - Motown 6. No parlez - Paul Young - CBS 7. Diamond life - Sade - Epic 8. Mixage N.3 [vari] - Baby 9. Aloha - Pooh - CGD 10. Viaggi organizzati - Lucio Dalla - Pressing
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SCHEDE
1981 (da Wikipedia) 4 gennaio - Sheffield: La polizia arresta Peter Sutcliffe, lo Squartatore dello Yorkshire. 20 gennaio - USA: Ronald Reagan succede a Jimmy Carter come Presidente degli Stati Uniti d'America. Nello stesso giorno l'Iran libera 52 cittadini americani tenuti in ostaggio per 444 giorni; finisce così la crisi Iraniana degli ostaggi. 4 febbraio - Norvegia: Gro Harlem Brundtland diventa il Primo Ministro di Norvegia. 5 febbraio - Padova: i terroristi neri Valerio Fioravanti, il fratello Cristiano e Francesca Mambro dei Nuclei Armati Rivoluzionari vengono scoperti da una pattuglia dei Carabinieri mentre recuperano un carico di armi dal Canale Scaricatore. Segue uno scontro a fuoco in cui perdono la vita i carabinieri Enea Codotto e Luigi Maronese. Giusva Fioravanti resta gravemente ferito e viene arrestato. 9 febbraio - Polonia: il Primo Ministro polacco Józef Pin'kowski si dimette e viene sostituito dal Generale Wojciech Jaruzelski. 10 febbraio - Las Vegas: Un incendio al Las Vegas Hilton hotel-casinò uccide 8 persone e ne ferisce 198. 14 febbraio - L'Australia ritira il riconoscimento del regime di Pol Pot in Cambogia. 23 febbraio - Madrid: Antonio Tejero, con membri della Guardia Civil entra nel Congresso dei Deputati Spagnolo e interrompe la sessione, dove Leopoldo Calvo Sotelo sta per essere nominato presidente del governo. Il colpo di stato fallisce anche grazie alla posizione assunta da re Juan Carlos.
1 marzo - Irlanda del Nord: Inizia lo sciopero della fame dei detenuti dell'IRA e dell'INLA nel carcere di Long Kesh. 5 marzo - Washington: con un discorso alla nazione, il nuovo presidente USA inaugura l'era reaganiana: meno tasse e tagli alla spesa pubblica per risollevare l'economia. 17 marzo - Italia: Scoperta la loggia massonica P2. 20 marzo - Catanzaro: la Corte d'appello di Catanzaro assolve tutti gli imputati al processo per la Strage di Piazza Fontana. 30 marzo - Washington: il Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan si salva miracolosamente da un attentato per mano dello squilibrato John Hinckley. 12 aprile - Columbia, il secondo Space Shuttle, viene lanciato per il primo volo orbitale del programma. 13 aprile - Cina: apre la prima fabbrica di Coca-Cola in territorio cinese. 27 aprile - Ciro Cirillo Assessore alla Regione Campania viene sequestrato per 89 giorni dalle Brigate rosse. A differenza di Aldo Moro, rapito e poi ucciso sempre dalle Brigate rosse, ci fu una lunga trattativa sotterranea e illegale che portò al pagamento di un riscatto di 5 miliardi di lire. 1,450 miliardi alle Br, il resto al boss della camorra Raffaele Cutolo che fece da intermediario. 5 maggio - Irlanda: Bobby Sands muore per lo sciopero della fame iniziato il 1º marzo. 6 maggio - Italia: è perquisita la sede della massoneria di Palazzo Giustiniani a Roma: in precedenza alcuni documenti relativi alla loggia massonica P2 sono emersi durante la perquisizione della villa di Licio Gelli nei pressi di Arezzo. 10 maggio - Parigi: François Mitterrand eletto presidente della repubblica francese. 11 maggio - Bob Marley: A Miami Bob Marley venne ricoverato presso il Cedar of Lebanon Hospital, dove morì la mattina dell'11 maggio 1981. Le ultime parole di Bob furono rivolte al figlio Ziggy Marley: "Money can't buy life" ("i soldi non possono
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comprare la vita"). 13 maggio - Città del Vaticano: mentre attraversa Piazza San Pietro a bordo della papamobile, Papa Giovanni Paolo II viene ferito gravemente da colpi d'arma da fuoco sparatigli dal terrorista turco Mehmet Ali Agca, legato al gruppo dell'estrema destra turca dei Lupi grigi. 17 maggio - Italia: referendum sull'aborto. Gli elettori respingono l'abrogazione della legge 194. 7 giugno - L'aviazione israeliana dà il via all'operazione Babilonia in cui distrugge in un raid aereo il reattore nucleare iracheno di Osirak. 22 giugno - L'Organizzazione per l'Unità Africana proclama la "Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli", durante il summit di Nairobi (Kenya). 24 giugno - Prima apparizione della Madonna ai veggenti di Medjugorje (Bosnia ed Erzegovina). 29 luglio - Londra: nella cattedrale di St. Paul si sposano Lady Diana e Carlo d'Inghilterra.
12 agosto - Viene presentato il PC IBM 5150, un personal computer (PC) che sarà lo standard di riferimento, negli anni ottanta, per tutti i modelli di PC basati sull'architettura x86. 1 settembre - L'IBM lancia sul mercato il primo Personal Computer: il 5150, basato su processore Intel 8088. 18 settembre - Simon e Garfunkel, tengono davanti a 500.000 spettatori il loro più famoso concerto a New York, il The Concert in Central Park da cui nascerà l'omonimo album dal vivo. 21 settembre - Indipendenza del Belize 3 ottobre - Finisce lo sciopero della fame dei detenuti repubblicani nel carcere di Long Kesh, in Irlanda del Nord. Durante lo sciopero sono morti 10 detenuti. 6 ottobre - Il Presidente egiziano Sadat è ucciso in un attentato da estremisti fondamentalisti. 9 ottobre - In Francia viene abolita la pena di morte. 28 ottobre - A Los Angeles viene fondato il gruppo thrash metal Metallica. 1 novembre - Indipendenza di Antigua e Barbuda. 9 dicembre - USA: Arrestato il giornalista statunitense di colore Mumia Abu-Jamal. 17 dicembre - Verona: le Brigate Rosse rapiscono il generale americano James Lee Dozier. Sarà liberato dai NOCS il 28 gennaio 1982 con una brillante operazione che varrà le congratulazioni personali di Ronald Reagan ai reparti speciali.
Città del Vaticano, 13 maggio 1981 Mentre attraversa Piazza San Pietro a bordo della papamobile, Papa Giovanni Paolo II viene ferito gravemente da colpi d'arma da fuoco sparatigli dal terrorista turco Mehmet Ali Agca, legato al gruppo dell'estrema destra turca dei Lupi grigi
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Capitolo VII
‘QUESTIONARIO GIOVANI’ E ‘MOSTRA GIOVANI SPARSI NELLA CITTA' DOPPIA’
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“QUESTIONARIO GIOVANI” E MOSTRA FOTOGRAFICA “GIOVANI SPARSI NELLA CITTA' DOPPIA”: DUE MOMENTI DI UN PROGETTO UNICO: LA CONOSCENZA DEL MONDO GIOVANILE Il “Questionario giovani” va considerato un tutt'uno con la ricerca fotografica (sfociata in una mostra) “Giovani sparsi nella città doppia”, perché frutto unico di un progetto-inchiesta a tutto campo sulla condizione giovanile a Cattolica e Gabicce Mare (ma sicuramente assimilabile a quella di tutto il territorio riminese). Tutti i giovani dai 13 ai 26 anni di Cattolica e Gabicce (circa 4mila) ricevono un ampio questionario (con 50 domande) con una busta allegata già affrancata da rispedire a noi. Ne ritornano indietro compilati, e incredibilmente infarciti di tante riflessioni e suggerimenti, oltre 1.000. I ragazzi hanno apprezzato e partecipato con entusiasmo. In percentuale equivale al 25%; insomma un campione altamente rappresentativo. SE VUOI PARLARE DI GIOVANI DEVI CONOSCERLI E' uno dei momenti più alti e qualificanti del nostro impegno sociale: la conoscenza e l'esplorazione di quel mondo giovanile protagonista a livello nazionale, e non solo, del fermento culturale più profondo. E' un bell'esempio di collaborazione positiva con le istituzioni - i comuni di Cattolica e Gabicce Mare che in sostanza finanziano il nostro progetto e ne curano la pubblicazione dei risultati. Matura l'idea che non si può e non si deve giudicare i giovani con slogan o rivendicare le loro istanze e rabbie (giuste o sbagliate) in maniera acritica. Bisogna conoscere bene quel mondo in tutte le sue sfumature, perché parlare di giovani può scadere nel generalismo se non si conoscono e si finisce solo per “ciarlare” ricorrendo a superficiali stereotipi. I giovani non sono tutti uguali. Oltre un anno di lavoro che impegna tante persone della radio. Ci siamo messi all'inseguimento dei giovani, a partire da quelli che frequentano la radio, fotografandoli in tutti i loro luoghi di vita e socializzazione (la mostra fotografica) e coinvolgendoli direttamente con una grande inchiesta (il questionario). LA LETTERA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SANDRO PERTINI La cosa più entusiasmante è la lettera dell'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che ricevuta una copia da noi spedita della pubblicazione del questionario, si congratula con gli organizzatori, i collaboratori e tutti i ragazzi che hanno partecipato a quell'esperienza. Una lettera-riconoscimento da incorniciare. Cosa che si è ripetuta col Presidente Giorgio Napolitano per la festa di Radio Talpa (organizzata insieme all'Anpi) il 16 marzo 2011 in occasione del 150° dell'Unità d'Italia. Nella presentazione dei dati del questionario l'allora assessore allo Sport e Tempo libero di Cattolica, Gloria Bellini scrive: “Vogliamo sottolineare che questa indagine ha interessato la totalità dei giovani... questo ci permette di affermare che i risultati ottenuti sono ampiamente rappresentativi della situazione giovanile a Cattolica. Il rischio più grande è quello di un appiattimento dei dati attraverso uno
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sbrigativo ‘identikit’ del giovane cattolichino. La chiave di lettura è invece quella di indagare e riflettere sulla complessità sociale, rispettandone le parzialità, le contraddizioni, le articolazioni sia a livello individuale che collettivo. Utilizzare quindi le risposte del questionario come strumento di conoscenza e di lavoro”. L'ELABORAZIONE DEI DATI DEL QUESTIONARIO I risultati del questionario vengono elaborati suddividendo maschi e femmine e a sua volta disaggregati per fasce d'età. Passiamo un'estate intera a spulciare i questionari, raccogliere dati, suggerimenti e riflessioni, e ad elaborare somme e percentuali. Un'estate intera a catalogare e a smanettare con le calcolatrici. Prezioso il lavoro di tanti giovanissimi: Giona Di Giacomi, Pietro Magnani, Massimo Gottifredi, Giuseppe Solfrini, Paolo Tonti, Davide Magnani, Fabio Tacchi, Fabrizio Andreatini, Luigi Avanzolini, Libero Alessandrini, Fulvio Pritelli, Mara Barbieri, Gilberto Nicolini, Maurizio Catenacci, Daniele Della Chiara, Marcellino Gaudenzi... Un contributo essenziale anche da parte delle ragazze del Collettivo donne che passano numerose serate fino a tarda notte a sistematizzare i dati; Loretta e Daniela Badioli, Fiorella Andreatini, Simonetta Bastianelli... in prima fila. Significativa la testimonianza di una allora giovanissima Marina Mulazzani: “Ho partecipato al Questionario Giovani andando a fare interviste al liceo Marconi di Pesaro allora da me frequentato. Ho girato in lungo e in largo tutte le classi a fare domande coinvolgendo anche i professori e trovando una grande disponibilità. Disponibilità alla partecipazione che allora caratterizzava ampi strati sociali”. Il questionario rileva la situazione dei nostri giovani nell'anno 1982: quanti sono gli studenti, che scuole frequentano, chi lavora, il tipo di lavoro esercitato, chi solo stagionale e chi è disoccupato, il giudizio sul proprio lavoro. Il tempo libero come viene occupato, i principali luoghi di ritrovo, la “febbre del sabato sera”, se hanno abbastanza soldi per il proprio divertimento, l'importanza della musica, il genere più amato, il giudizio sulla moda, se fanno sport e quello praticato. La soddisfazione o meno sull'esistenza di luoghi di ritrovo giovanili in città e sulle proposte culturali offerte. Quali proposte culturali chiedono, l'importanza della cultura. La gestione delle proprie crisi personali, a chi si rivolgono e su cosa riporre fiducia e speranza. Quanto contano i giovani nella società, il giudizio sui coetanei, i termini lessicali di moda più fastidiosi, il proprio rapporto con la solitudine. Il pensiero del suicidio, il giudizio sul sesso, la politica, i partiti, il matrimonio, la patria, il femminismo, la scuola, l'eroina, le droghe leggere, la religione, la verginità, la rivoluzione, il lavoro, le radio e tv private, la famiglia. Il rischio di catastrofe ecologica, la guerra nucleare, cosa potrebbero fare i giovani per evitare queste catastrofi. La violenza, l'informazione sulle tossicodipendenze. I rapporti in famiglia, il dialogo con i genitori. La lettura dei quotidiani e quali, le letture preferite. In conclusione una domanda sul dialetto, se lo conoscono e lo parlano. Insomma, non solo dati statistici, ma un'esplorazione in profondità sulla dimensione sociale ed esistenziale della gioventù cattolichina e gabiccese di oltre
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trent'anni fa. Oggi sono quasi tutti genitori se non addirittura nonni. Chissà se qualcuno ha mai fatto un pensierino su quello che hanno scritto sul questionario, se non altro alla luce delle problematiche (molte sono le stesse) che devono affrontare oggi i loro figli e nipoti. IL MANIFESTO SUI DATI DELLA POLITICA E PARTITI Produciamo un manifesto e lo affiggiamo a Cattolica e Gabicce Mare riportando i risultati di sole due domande che riguardano la politica e i partiti. Un segnale di allarme alla classe politica dirigente per sollecitarli a cambiare passo. A distanza di oltre trent'anni le cose purtroppo sono peggiorate perché la classe politica ha continuato a peggiorare. Abbiamo visto giusto. Questi i dati: Che giudizio dai della politica? Positivo: 27,2% - Negativo: 34,4% - Mi lascia indifferente: 36,3% (*) Che giudizio dai dei partiti? Positivo: 15,6% - Negativo: 43,6% - Mi lascia indifferente: 36,8% (*) (*) La percentuale rimanente per arrivare a 100 riguardava “Altre risposte” e “Non risponde”. Negli ultimi sondaggi (2014) la fiducia degli italiani nei confronti dei partiti si aggira su un misero e inquietante 5%. Nei giovani la percentuale si abbassa ancora di più. LA MOSTRA FOTOGRAFICA INAUGURO' IL CENTRO CULTURALE POLIVALENTE DI CATTOLICA L'inchiesta fotografica è l'iniziativa che inaugura il Centro culturale polivalente di Cattolica (27 febbraio 1983): un grande onore e significativo riconoscimento. La mostra fotografica porta il titolo “Giovani sparsi nella città doppia”. Centinaia di scatti che testimoniano la condizione giovanile a Cattolica. Insomma, non solo statiche fotografie, ma una dinamica inchiesta sociologica sul mondo giovanile del nostro territorio. Viene stampato un opuscolo con qualche decina di foto. L'opuscolo viene spedito a diverse testate giornalistiche che oltre a raccontare della mostra, fanno poi largo uso delle foto per altri articoli e inchieste, in particolar modo la Repubblica. “La mostra è il prodotto di un anno di lavoro - viene scritto nella presentazione -, e documenta il percorso dei comportamenti e delle situazioni giovanili sparse nella nostra città, nella doppia e condizionante dimensione di estate/inverno. I giovani vengono ‘inseguiti’ là dove si divertono, studiano, lavorano, dove consumano i loro ‘riti’; vengono ‘stanati’ là dove lasciano le loro impronte, dove producono i loro linguaggi, ostentano i loro simboli, dove manifestano comportamenti trasgressivi e tradizionali. Ne risulta, alla fine, una interessante e variegata manifestazione di costume, oseremmo dire di ‘cultura’”. L'intento principale è quello di ricostruire e documentare l'intreccio tra i due tempi (estate/inverno) del ciclo produttivo della città turistica e i riflessi che ne
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derivano nella moltitudine dei comportamenti giovanili nella loro dimensione collettiva, individuale e ‘privata’. La mostra si articola in cinque sezioni: La strada (che si conclude con un'appendice: i giovani ritratti nelle loro stanze ricche di simboli), Il lavoro stagionale, Il divertimento, La scuola (pendolare) - in quanto non ci sono istituti superiori a Cattolica -, I percorsi della musica. Per ogni sezione il catalogo stampato dal Centro culturale polivalente, riporta un'accurato racconto e analisi sul senso e sul valore dei linguaggi, segni, messaggi, comportamenti, socializzazioni, luoghi, percorsi... che nel complesso danno vita e corpo alla galassia giovanile nostrana. Insomma, una ricerca fortemente sociologica arricchita di fotografie dei protagonisti: i giovani. LA STRADA. “La strada ha assunto tra i giovani, e non solo a livello locale, una dimensione complessiva talmente ricca, articolata e nello stesso tempo particolare, da diventare una vera e propria entità culturale del mondo giovanile. Nella nostra città, prevalentemente d'inverno, assume anche la peculiarità di una ‘riappropriazione’ contro l'esclusione e la frantumazione provocata dall'estate. Le strade, gli angoli più strani di queste, le piazze, la spiaggia, ecc. diventano ‘basi’ di aggregazione, di incontro, di gioco e di formazione dei gruppi. Questi spazi ‘conquistati’ vengono usati per ostentare una presenza collettiva quasi come momento di affermazione e dimostrazione di una propria esistenza e identità. La strada diventa pertanto protagonista di questo aspetto di vita, e si fa ricca di impronte, di messaggi, di simboli; in sostanza di un linguaggio complessivo che si produce e si consuma anche come protezione di una identità, come forma di resistenza passiva. Nella strada si consuma tutta l'ideologia del motorino, come affermazione di ‘potenza’, di esuberanza e di velocità. Nella strada si consuma il rituale del ‘fumo’ e della siringa. La strada è spesso luogo di corteggiamento, della formazione della coppia; è il luogo ideale del giro della moda e della sua ostentazione. La sezione strada si conclude con una interessante appendice di ‘interni’; e qui ci sono tutti gli elementi personalizzanti vissuti nel rifugio della propria stanza. Ma c'è anche una continuità fra questi interni e la strada: una continuità di simboli, soprattutto quelli musicali, una continuità anche nei momenti più ‘intimi‘ come la ‘preparazione’ trucco, ecc. per poi ‘affrontare‘ la strada”. IL LAVORO STAGIONALE. “E' questa la condizione strutturale peculiare della nostra città che vede i giovani massicciamente impegnati nell'attività turistica, chi alle dipendenze, chi aiutando nell'attività dell'azienda familiare. Spesso le condizioni di lavoro, soprattutto l'orario, non sono delle migliori, e questo aspetto va senz'altro ad amplificare la dissociazione provocata dal cambiamento forzato inverno/estate. Cambiamento che investe completamente la sfera di vita dei giovani della nostra città. Le sensazioni che molti giovani vivono, soprattutto quelli che d'estate lavorano, sono molto contrastanti: sollievo/preoccupazione, liberazione/ espropriazione, fascino/violenza. D'estate molti giovani lavorano per integrare il
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salario familiare, o per soddisfare le proprie esigenze più costose, anche se un lavoro saltuario spesso rientra in una mentalità molto diffusa tra i giovani che preferiscono un'attività lavorativa che dà loro loro una maggiore autonomia verso il tempo di lavoro, però questo aspetto in una situazione come la nostra dove la stagionalità è un fatto strutturale, alla fine facilita una sedimentazione progressiva e irreversibile di una concezione che non si modifica e alla lunga si può riflettere anche nella sfera pscicologica”. IL DIVERTIMENTO. “Il percorso è molto vario, anche se in definitiva spesso si tratta della realizzazione del tempo libero. E' appunto in questa veste che una dimensione più puntuale, più localizzabile, più organica, meno frantumata si ha solo d'inverno, in quanto, come si sa, la stragrande maggioranza dei giovani della nostra città d'estate è impegnata nell'attività turistica. Nel percorso del divertimento troviamo l'intramontabile bar, dove ‘ancora’ si gioca a carte e al biliardo. Ma il bar è ancora luogo eccezionale di ritrovo e d'incontro, luogo di riferimento per gruppi omogenei diversi. Si passa poi alle sale giochi, mete irrinunciabili soprattutto per i giovanissimi, con il loro infernale mondo dei video-giochi, con il loro linguaggio americanizzato e aggressivo. Immancabile la discoteca, come luogo d'incontro, di corteggiamento, ostentazione, ma anche di rumorosa solitudine. Qui nel frastuomo di luci colorate e di musica si consuma il seducente rito del ballo. Ci sono anche altri momenti dove i giovani diventano maggiormente protagonisti nel loro divertimento, come la trasformazione di una cantina in una discoteca improvvisata per organizzare una festa tra amici, oppure l'intreccio tra impegno e divertimento nelle radio private o altri luoghi simili. Molto importante è nella nostra città l'attività sportiva dilettantistica, che se da una parte offre uno dei momenti più ricchi di partecipazione giovanile, dall'altra è senz'altro il momento più ‘naturalmente’ stagionale. Unica eccezione è il progressivo sviluppo dello sport velistico nella stagione estiva. Numerose sono le discipline sportive praticate, da quelle tradizionali come il calcio e la pallacanestro, a quelle che prepotentemente sono venute alla ribalta recentemente, come tutta la varietà delle arti marziali. Un immancabile momento è legato allo sport è quello del tifo, con gruppi organizzati e agguerriti di giovani ‘tifosi’ attrezzati di tutto punto che lasciano messaggi di gioia ma anche di fanatismo”. LA SCUOLA (Pendolare). “La mostra segue il percorso completo della dimensione studentesca nella nostra città: la stazione, l'Istituto Professionale Alberghiero, la scuola media e il momento dello studio in casa con i compagni di scuola. Balza subito agli occhi che la condizione studentesca prevalente è quella pendolare. Il luogo centrale diventa la stazione dove viene vissuto questo ‘esodo’ quotidiano, dove vengono lasciate le impronte di questo passaggio, dove si consumano brevi momenti d'incontro. Pertanto si è studenti solo all'anagrafe; la dimensione studentesca, col suo ricco intreccio di situazioni e di momenti culturali tipici, viene vissuta fuori. Anche l'unica scuola superiore della città vive una condizione marginale
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oltreché una totale subalternità alla struttura economica locale”. I PERCORSI DELLA MUSICA. “Quello della musica è un percorso che si presenta sotto molteplici e complessi aspetti e coinvolge in diversa misura il mondo giovanile. La musica riempie già da tempo discoteche, locali, spazi diversi; sollecita nei giovani nuove esigenze, nuove mode, nuovi riti, nuovi linguaggi. La musica è diventata col tempo un momento fondamentale nel costume dei giovani, quasi un bisogno primario. Nella cosiddetta musica-giovane, il rock, in tutte le sue sfumature, la fa da padrone, fino ad assumere caratteri complessivi di cultura. Questo perché la musica rock è l'unica che diventa spettacolo totale, spettacolo che si ascolta, si vede, si tocca; il suono diventa segno, immagine, colore, diventa costume, moda, momento di comunicazione e di identificazione, di rifiuto e di aggregazione. Il fenomeno musicale si riflette nei giovani della nostra città come l'aspetto meno stagionale, ma nello stesso tempo è il più condizionante nei suoi simboli e linguaggi spesso americanizzati. La musica ha i suoi luoghi ‘sacri’ come le discoteche, ecc., e qui spesso nascono dei veri e propri processi di distinzione e di comunicazione in base al genere musicale preferito. La musica diventa spesso anche pretesto per stare insieme: dalla strada alla discoteca, al video-music party, ecc. La musica diventa anche un momento di proposta con la formazione di piccoli gruppi (band) musicali o l'approccio più o meno segreto con la chitarra e altri strumenti. La musica è anche un grosso fenomeno di consumo che condiziona il costume giovanile, soprattutto legato allo sviluppo dei mass media e del ciclo del vinile (dischi, stereo, radioline, audiovisivi, magliette, spille, ecc.)”. Questi gli autori della ricerca fotografica: Mauro Bartoli, Maurizio Castelvetro, Enzo Cecchini, Paolo Celli, Moreno Gaudenzi, Carlo Rinaldini, Maria Pia Russo. Ovviamente la mostra viene visitata, direi “assaltata”, da centinaia di giovani e dalle loro famiglie. E' tanta la curiosità dei ragazzi (ma anche dei loro genitori, parenti e amici) di ritrovarsi “incorniciati” in una grande mostra. Questo dà loro anche l'opportunità di conoscere e coglierne tutte le potenzialità per la nostra città, di questo nuovo “contenitore” (il Centro culturale polivalente), all'avanguardia negli spazi, nella qualità dei servizi, nella professionalità. Il direttore del Centro culturale di quegli anni è un grande intellettuale e organizzatore: Marcello Di Bella. I TITOLI DEI PRINCIPALI GIORNALI Ecco alcuni titoli tratti dai giornali più importanti: “Identikit della gioventù sommersa” (Giovanni Arpino - il Giornale); “Giovani, belli e colti, i ragazzi di Cattolica hanno il futuro in tasca” (Patrizia Lanzetti - la Repubblica); “Giovani stanchi della politica” (la Repubblica); “Spera nell'amore, crede alla patria più che ai partiti” (Carlo Valentini - il Giorno); “Giovani a Cattolica: no alla politica, viva la famiglia” (Anna Tonelli - l'Unità); “Nell'inceretezza, droga” (Fausto Pezzato - il Resto del Carlino); “Cattolica, la mappa del ‘pianeta’ giovani” (il Resto del carlino); “I giovani e la politica, gli scettici sono tanti” (Roberto Sopranzi - Corriere adriatico); “Inchiesta giovani, la città senza stagioni” (Stefano Cazzetta - Ciao 2001)...
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Come già accennato, la cosa più entusiasmante è la lettera di congratulazioni dell'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Siamo molto attenti alla comunicazione e alla promozione delle nostre iniziative, soprattutto per dare risalto al senso alternativo e all'approccio collettivo. Spediamo la voluminosa pubblicazione dei dati del questionario a tanti giornali e riviste, sia locali che nazionali. Ricordo i plichi postali, le lettere, le telefonate... (non c'era la posta elettronica e internet, purtroppo). Senza dubbio qualche recensione ci sfugge, ma il risultato è davvero clamoroso. Viene recensito dai principali quotidiani nazionali e locali, da riviste specialzzate, musicali... Incredibile la terza pagina (solitamente dedicata ad un evento culturale di rilievo) del Giornale (diretto da Indro Montanelli che non è ancora il giornale di Berlusconi) completamente dedicata al Questionario Giovani con la prestigiosa firma di un famoso intellettuale: Giovanni Arpino. Il Comune di Cattolica e quello di Gabicce Mare (con la presentazione del compianto Pierino Balducci, assessore alla Cultura di Gabicce nel 1985) stampano il questionario in diverse migliaia di copie in un numero speciale dei rispettivi giornali comunali e vengono spediti a tutte le famiglie dei due comuni. 1982, L'ANNO DELL'TALIA MUNDIAL, MA NON SOLO... Il 1982 è l'anno dell'inchiesta sui giovani di Radio Talpa (Questionario e fotografica)... ma è anche l'anno “Mundial” per la Nazionale di calcio italiana (Madrid 11 luglio: 3-1 sulla Germania col Presidente Sandro Pertini che esulta come un ragazzino). E' proprio in occasione dei festeggiamenti popolari per le strade e piazze, che vedendo tanti giovani, si rafforzò l'idea dell'inchiesta fotografica. Lo scenario politico e criminale “folle” con fatti di estrema gravità, danno sempre più senso al nostro impegno nella radio. La mafia colpisce duramente: uccisione del dirigente del Pci Pio La Torre (30 aprile); assassinio del generale Alberto Dalla Chiesa e la moglie Emanuela Setti Carraro (3 settembre); viene trucidato Calogero Zucchetto per il suo impegno contro la mafia (14 novembre)... Le trame nere mostrano il vero volto eversivo: il corpo di Roberto Calvi (implicato nello scandalo del Banco Ambrosiano) viene trovato impiccato sotto un ponte a Londra (18 giugno); Paul Marcinkus, presidente della banca del Vaticano (Ior) viene inquisito sempre inerente ai fatti del Banco Ambrosiano; Licio Gelli, capo della loggia massonica P2, viene arrestato a Ginevra (13 settembre)... Ma anche in campo internazionale non si scherza: dal 16 al 18 settembre avviene il terribile massacro di centinaia di palestinesi nei campi dai Sabra e Shatila. E' l'ennesimo eccidio. Il gruppo degli Area, con la voce straordinaria di Demetrio Stratos, già nel 1976 pubblica un brano per ricordare la condizione del popolo palestinese: Luglio, Agosto, Settembre (nero). Un vero inno alla pace. Il pericolo di una guerra nucleare possibile e minacciata tra Usa e Urss, fa crescere la mobilitazione pacifista in varie parti del mondo: grandiosa quella del 12 giugno 1982 a New York dove sfilano oltre 750mila persone.
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SCHEDE IL LINGUAGGIO GIOVANILE ANNI '70 PESTA DURO E VAI TRANQUILLO da Dizionario del linguaggio giovanile Gian Ruggero Manzoni/Emilio Dalmonte Giangiacomo Feltrinelli Editore, Luglio 1980 Abbiamo selezionato alcuni termini come testimonianza. I giovani si definiscono e ridefiniscono il mondo con un (il) loro linguaggio ricco di creatività, ironia e autoironia. Acido. Dietilamide dell’acido lisergico. Italiano per L.S.D.; alcuni lo chiamano ancora ‘arcobaleno,’ dall’inglese ‘rainbow’ Esistono vari tipi di acido. I più comuni sono: i ‘micropunta’, di vario colorazioni (orange, yellow, ecc.), gli ‘assorbenti’ (v.) detti anche ‘pellicole’, ecc. Alle pastiglie di L.S.D. vengono dati i nomi più pittoreschi, quali ‘Pink Floyd’, ‘stellina rossa, ‘californiano’, ‘blue sky.’ Alternativo. Parola appartenente al gergo ‘sinistrese’. È usata a destra e a manca nelle più varie accezioni. Tutto ciò che è diverso dalla norma, tutto ciò che cozza con le consuetudini, con i modelli sociali o etici tradizionali e con le istituzioni è decisamente ‘alternativo.’ “Facciamoci una serata alternativa.” “Smolliamoci un pranzo alternativo” (qui può voler dire: “non abbiamo un soldo, perciò arrangiamoci con quello che c’è”). “E’ un pezzo alternativo: senti come
schitarrano giù pesi!” “Facciamoci un up and down alternativo” (Naturalmente questa parola è presente anche nell’italiano corrente, però noi la usiamo in maniera più alternativa!) Anfa – anfe. Familiare per anfetamina. Alcuni tra i vecchi ‘freak’ (v.) là chiamano ancora con nostalgia ‘albero di Natale,’ dal gergo americano ‘Christmas tree.’ “Mi è arrivato un pacco di anta; finalmente un po’ di speed in questo grigiore di provincia.” Arterio – arterioso. Da arteriosclerosi. Si usano parlando di una persona che, seppur giovane, ha idee e comportamenti strani, contorti, privi di razionalità, paranoici. “Stasera ho un arterio esagerata, non prendo in niente” “Che arterio stasera al bar c’era un’aria invivibile (in quest’ultimo caso si noti il riferimento ad una data situazione o a un luogo) Bambulé. Era la parola usata dai ‘freak’ di tutto il mondo nell’atto di accendere lo ‘spinello’ Diciamo, l’equivalente di ‘Salute’ o ‘Prosit!’ Fa parte del rituale indiano di invocazione alla dea Shi-va, portatrice di felicità e piacere, di fratellanza e unione. Ultimamente rimane solo nel gergo di qualche nostalgico sessantottiano. Benza. 1) Benzina. 2) Soldi. 3) Stupefacenti (eroina in particolare) o bevande alcoliche. Sottintende nei tre casi gli unici carburanti necessari per continuare a vivere. “Mamma, dammi la benza, sennò ti taglio il collo” (eccessivo). “Prova a perarti la benza e vedrai che vai a scoreggia.” Bestiale. Aggettivo molto usato ultimamente. Sta per: forte, grande, tremendo, incredibile. “Sto D.J. è veramente bestiale.” “All’impazza c’era un casino bestiale.” Bonzo. Nel linguaggio figurato italiano indica persona che si dà molte arie. Nel gergo dei giovani sta per: scemo, stupido, o
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individuo che non si lascia trasportare dalle situazioni e perciò non valido; chi crede ancora nei valori tradizionali, chi non è moderno. Cagata - cazzata. Termini vecchi, volgari ma espressivi; forse proprio per questo ancora usatissimi. Come tutti saprete valgono: cosa orribile, schifosa, insignificante; cretinata. “Il film di ieri sera era una cagata oscena.” “La tua macchina è una super-cazzatonaplizzata non senti com’è polmonata ? Sei proprio un bo razzo per farti cippettare un cubo per una cagata del genere!” Canna- cannone. Ultimamente entrambi usatissimi al posto di: 1) spinello e joint. 2) ‘cazzo’ “C’è Piero che va da nembo a rollare i cannoni; che tara quale tipo!” Carburare. Dal gergo motoristico, per estensione: 1) Funzionare, andare (di mezzo meccanico). 2) Lavorare bene, slegare , sentirsi in forma. “Non su cos’abbia la tele, ma non carbura più” “I D.J. di Radio Lussemburgo sono dei grandi imporchiti e carburano da matti.” Cazzuto. Aggettivo estremamente dispregiativo (ma in i casi ha anche connotazione positiva). Vale: orribile, inutile, particolarmente difficile. “Tutte le guerre sono cazzute, e di brutto!” “E’ venuto fuori un altro canuto aumento della benza.” “Ho avuto una giornata cazzutissima!” (= fortunata). Ciullare. Dal dialetto lombardo; rubare, raggirare qualcuno, avere rapporti sessuali. “Che storia mi fai? A me tanto non mi ciuli!” “Ma chi ti ciula!?!” (il già volgare: ma chi ti chiava? non mi interessi, non ti considero). “Quella sbarbina me la ciullerei di brutto, perché mi fa un libo unico; le caccerei un up and down di un plizzato super!!!” Copertone. Il modo di dire più frequen-
te è: ‘fatto come un copertone.’ Dato che i pneumatici a volte ‘scoppiano,’ a buon intenditor poche parole. “Pesti durissimo, ti vedo fatto come un copertone. Più stravolto di cosi non potresti essere!” Cuccare. Da ‘cucco’ = rimbambito, stupido. Verbo ritrovabile nell’italiano parlato. Imbrogliare o essere imbrogliato; ricevere qualcosa di indesiderato; fare l’amore (volgare); rifilare, sbolognare qualcosa. “Ti sei cuccato un parolo dai portuali, eh!?!” `Ti hanno cuccato per benino, non è vero?” “Cuccagli una storia pesa per vedere se si schioda “ “Te la sei cuccata quella sbarba?” Discotecomane. Neologismo molto dispregiativo. È il giovane fanatico dell’ambiente della discoteca e della musica che vi si può ballare. “...Sparatevi su in vena questo slego discotecomani maledetti, che è meglio del buon ragù, curucuruccuccù...!” (Esempio tratto dalla realtà delle radio libere; è uno dei modi più stravolti e ricorrenti di condurre un programma radiofonico). Erba. Traduzione dell’inglese ‘ grass.’ Hashish, marijuana e stupefacenti vegetali in genere. E’ un termine del sessantottiano sinistrese,’ usato pochissimo fra i giovani (se non dai profani), che lo hanno rimpiazzato con: fumo, ‘shit,’ menda, roba, ecc. La piccola malavita lo usa per dire ‘denaro.’ “A Campo de’ Fiori una volta c’era l’erba: adesso c’è solo polvere” Etilico. Individuo saturo di alcool, ubriacone. Anche scherzoso. “Cacciati in busta, etilico, che fai lercio!” (vai a letto) Fascio. Aggettivo e sostantivo estremamente dispregiativo. Vale: I) Fascista, come ideologia politica, modo di pensare o agire. 2) Generalizzato in: persona dalle vedute ristrette, attaccata alla tradizione, eccessivamente bigotta o borghese. “Quel fascio di mio padre vuole che rientri sempre per mezzanotte. Che palle!” Fatto. Participio passato di ‘fare.’ 1) Sotto l’effetto di stupefacenti e/o alcolici, stravolto. 2) Stanco morto, estremamente
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seccato. 3) Inguaiato, spacciato. “Ci sono dei fatti in giro?” “Sono fatto duro, sono fatto come un copertone !” “Ho conosciuto un tipo fattissimo.” “Dopo otto ore di lezione sono fatto.” “Drughi c’è la pula. Siamo fatti!!!” Figata. Da ‘figo,’ nella sua accezione positiva. Si dice di cosa, azione o situazione assolutamente positive; infatti sta per: buonissimo, ottimo, magnifico. Contrario di ‘cazzata.’ “La festa di stasera esce una figata.” “Questo vino sfuso è una figata unica e costa solo trecento lire al litro.” “Guarda che figata che ti faccio adesso!” ( = farò qualcosa che ti stupirà, una sorpresa). Figo - fighetto. Anche ‘fico.’ La derivazione è ovvia. 1) In senso positivo, ‘figo’ sta per: bello fisicamente, pieno di buone qualità, stravagante, vestito con gusto e alla moda. Può anche essere detto di cosa. E in uso l’accrescitivo ‘figaccione.’ “Sid Vicious era un figo del punk-rock.” “Mi Sono fatto unpaio di stivaletti di camoscio fighissimi (figherrimi).” 2) In senso negativo: borioso, pieno di sé, strafottente, egoista. Se uno ‘fa il figo’ vuol dire che posa, si veste, in maniera classica ed elegante per attirare l’attenzione su di sé, non lega con i ‘moderni’, si comporta da arrivista. “Smettila di fare il figo, sennò ti carichiamo la valigia.” “Va là, non fare il figo solo perché hai messo su pila!” ‘Fighetto’ (ironico e dispregiativo) equivale oggi a ‘figo’ nella sua accezione negativa, mentre fino a poco tempo fa poteva anche essere usato scherzosamente fra amici. “Drughi, oliamo la catena (= prepariamoci) e andiamo a sprangare quei cacasotto dei fighetti del viale” «Stasera ti vedo bene; mi sembri un fighetto!” Flash. Dall’inglese (leggi flèsh) = lampo, luce intensa. È l’attimo in cui 1a dose entra in circolo e fa effetto. E il primo momento dello sballo, il più intenso, quando la droga ha il massimo della potenza. La
durata del flash varia a seconda della quantità di sostanza che ci si è iniettata o dello stato d’animo in cui ci si trova . “Approfittate, che in giro c’è della roba buonissima. Ieri ho avuto un flash di cinque minuti!” Il termine ‘flash’ è impiegato anche metaforicamente. Capita perciò di sentir dire, anche da giovani al di fuori del mondo della droga, frasi come questa: “Il film di ieri sera è stato un flash bellissimo,” oppure. “Che paio di scarpe da flash che c’hai.” In questi casi assume il significato più ampio di: cosa bella e interessante, situazione, momento intenso (per l’emotività che riesce a suscitare). Vedi l’uso di ‘sballo.’ Gancio. Da ‘aggancio.’ Approccio amoroso, ‘imbrocco.’ L’idea é quella di rimorchiare un-una partner. Gasato. 1) Altezzoso, sprezzante. megalomane. 2) Entusiasta, fanatico. “Quella vamp non caga per niente; é troppo gasata; non vedi che ha la merda sotto al naso?” ‘Sono gasatissimo per il reggae; domani vado da Kocis e mi faccio le treccine al pelo (v.) come Peter Tosh.” Matusa. Nel linguaggio giovanile dei decenni passati, persona di età piuttosto avanzata e di idee e mentalità conservatrici e sorpassate. Anno 1966 fonte: http:// dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/M/ matusa.shtml Menata. 1) Gestione ossessiva dei propri pensieri e sensazioni, nonché di uno “sballo.” 2) Discorso più o meno lungo, barboso e inconcludente, o che comunque suggerisce una reazione negativa. 3) Sciocchezza, oggetto di poco valore. 4) Situazione noiosa, ‘rottura di scatole.’ 5) Fissazione, fisima, problema, ‘paranoia’. ‘Che menata ‘sta roba: non riesco neanche a ghignare!!!” ‘Che stogo di menate che ci caccia il supplente di italiano; ha anche la pretesa che stiamo qui ad ascoltarlo.” “Il film di ieri sera era una menata da mummie.” ‘Che menata che è il ghiaccio sulla
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strada; non si può neanche andare in carrozza.” “Smettila con le tue menate sulle sigarette che ti fanno venire il cancro; bona alé!” Mummia. Dispregiativo. 1) Persona dalle vedute ristrette, reazionaria, bacchettona. 2) Chi è privo di sensibilità e di emotività. 3) Scimunito, rimbecillito. 4) Uomo politico. 5) Chi si estranea dal giro degli amici per un periodo abbastanza lungo. 6) Chi non è un ‘moderno.’ ‘Sentire la conferenza di una mummia così mi fa venir su una schizofrenia che striscia per terra!” “Per non apprezzare i Police bisogna proprio essere delle mummie gnuffissime!” “Quella mummia di Stefano non si fa vedere da almeno tre mesi. Chissà che viaggi che si fa!” Museruola. ‘Avere o mettere la museruola’ = essere in galera: essere costretti a rimanere a casa. “Non vedo più la mia sbarbina; i suoi le hanno messo la museruola perché dicono che sono smattonato” Pallocrate. Da ‘palla.’ Dispregiativo per indicare gli appartenenti alle generazioni più vecchie, una volta chiamati ‘matusa’ (i professori di scuola, gli uomini politici, i magistrati, anche detti ‘parrucconi’, o, in generale, tutti coloro che fanno discorsi barbosi e incomprensibili). I più, fra i giovanissimi, sostengono che la cultura la politica italiana sono nelle mani di ‘pallocrati’ ottusi che ne dirigono il corso senza considerare le esigenze e problemi dei giovani, contribuendo cosi ad accresce lo scollamento fra le generazioni e l’insoddisfazione generale. “Uccidi la tele, che questi discorsi dei pallocrati mi fanno andare in para dura; piuttosto che ascoltarli vado in disco a rollarmi due canne in sociale.” Para- paranoia. Termini in voga fin dal ’68, soprattutto nel mondo della droga e in altri che lo riecheggiano. Recentemente hanno avuto una diffusione enorme fra i ‘modernissimi,’ che li usano assolutamente a
sproposito, allontanandosi sempre più dal significato originale. Oggigiorno è ‘paranoia’ ogni crisi depressiva derivata da uno sballo mal riuscito, un ‘viaggio’ angoscioso, una situazione noiosa, un’esperienza negativa di qualunque tipo. Rappresenta in ogni caso una condizione fisica o mentale insoddisfacente, che fa star male o che crea paura. “Sono in para dura!” “E chi se ne chiava?!?” (= chi se ne frega?) “La storia della ferrata mi ha fatto venir su una paranoia assurda.” “Stasera in giro c’è una paranoia che va su per i muri.” “Se non ti sai gestire, dopo la pera ti viene la para” (qui può significare: rischi il collasso). “Che para ‘sto pezzo dei Deep Purple” (= che schifo). “Durante l’esame mi son fatto prendere dalla paranoia ( -= paura) e sono andato in tilt.” “Ti vedo malissimo!” “Sono in para fluida” (oppure: ‘in para liquida”). Parcheggiato. ‘Stare parcheggiato’ significa: non fare lo strafottente, non farsi notare, stare calmo, stare fermo in un posto. “La domenica debbo stare parcheggiato in tana, perché i vecchi non vogliono che esca e mi tagliano la benza” “Stai parcheggiato con la tua new wave e fatti un po’ di rock automatico” Picchiatello. Termine a connotazione negativa; sinonimo di ‘modernello,’ però a uno stadio più avanzato. Chi antepone la discoteca e lo ‘sballo’ ad ogni altra cosa. ‘Che facce da sofferenza che hanno questi picchiatelli intrippati.’ Pizza. Palla. Cosa o persona estremamente noiosi e difficili da sopportare. “Mi fa su delle pizze tremends quel giovane, ma è inutile; io non lo smollo e rivoglio la mia insalata.” Pula. Polizia, forze dell’ordine in genere (da ricordare i disusati ‘madama’ e ‘sbir-
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ri’) Ravanare. Dal milanese. Modo più sofisticato per dire: realizzare, fare o rimuginare. “Ti vedo alla fruttissima; stai ravanando qualcosa di impos?” Ricottaro. Protettore, ‘magnaccia.’ Cosi detto perché, metaforicamente, le sue entrate derivano dalla mungitura delle ‘vacche.’ Per estensione, ‘profittatore,’ bastardo.’ ‘Quel rospo di un ricottaro spula pila alle sue gheise e slupa alle loro spalle. Se dura cosi viaggia ancora per poco.” Rinco. Abbreviazione del volgare ‘rincoglionito.’ Sta per: inebetito dall’alcool o dagli stupefacenti, dalla stanchezza o dalla noia. “Io alle assemblee non ci vado più; oggi, dopo dieci minuti ero già rinco; è possibile che se la menino sempre con le stesse storie?” Roba. Già da anni questa parola viene usata per indicare ogni tipo di droga; si sente parlare di ‘roba leggera’ e ‘roba pesante.’ “C’hai della roba?” “Come prende questa roba?” “Da Dio!” Rollare (rullare) – Rollarsi. Nell’accezione di ‘arrotolare strettamente’ (franc: “rouler”). In gergo assume i seguenti significati: I) Fare uno spinello, avvolgendo le canine da sigaretta imbottite di tabacco e ‘roba.’ 2) Fare qualcosa in generale. 3) Toccare con accanimento, palpare, pomiciare. “Chi è che rolla questa sera?” “Rulla su quel calcolo, che mi voglio fare.” “Rolliamoci su una storia per schiodarci un po’; che ne dite di fare puffi e andare in pineta?” “Alla festa, quando hanno spento le luci, tutti si sono messi a rollare come negri.” Scazzo. Forma ormai popolare per: noia, rottura di scatole, confusione caotica e frustrante. È usato dal ‘moderno’ come sinonimo di ‘paranoia! “A Torino mi gestisco degli scazzi
galattici.” Schiodare – schiodarsi. Termine abbastanza vetusto nella storia dello ‘slang’; è l’esatto contrario di ‘inchiodare.’ Significa infatti: 1) Risollevare-risollevarsi da un momento di crisi, aiutare. 2) Andarsene da un posto, partire. 3) Ballare freneticamente. 4) Cambiare stile di vita, diventare più disinvolto, sciolto, libero da ogni vincolo. 5) Dare, restituire. “Per fortuna che mi avete aiutato a schiodarmi; credevo proprio di impazzire” “L’ho schiodato da quel trip.” “Schiodiamoci da questa festa, se no mi viene la schizofrenia galoppans.” “Al Tricco Tracco c’è un sacco di gente che si schioda solo se il Dj sbomba di brutto.” ‘Hai già diciott’anni. Schiodati!” “Schiodami la pilla che ti ho prestato, che devo pagare la cauzione per mio fratello.” Scimmia. 1) Esperienza con stupefacenti riuscita male. 2) Sballo. 3) Assuefazione psicofisica pressoché totale alla droga (la cosiddetta ‘scimmia in spalla’). 4) Crisi di astinenza 5) per i più giovani è anche un semplice momento di crisi in senso generale “Cosa si può fare per Paolo? Niente ormai dipende solo da lui, ha la scimmia in spalla” Slegato. Disinvolto, sciolto, convulso, frenetico, ‘stravolto.’ “Jenny è una tipa punk; credevo se la facesse menare ancora dai suoi vecchi, invece è slegatissima.” “It’s alive dei Ramones è un LP slegato al massimo.” “Andate da slegati, e la vita non vi farà venire la schizofrenia!” Slego. Come è facile immaginare, questo vocabolo ha connotazione esclusivamente positiva; infatti è un ‘cocktail’ di: velocità, ritmo, forza, divertimento e stravoltura.’ Il suo significato, comunque, varia a seconda degli ideali e del modo di vita di chi lo proferisce. Ad esempio, per un violento lo ‘slego’ è il picchiare qualcuno;
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per il tossicomane è il drogarsi; per lo sportivo è il tifare allo stadio, e cosi via. “Facciamoci uno slego alla fruttissima, che ci cucchiamo delle buone vibrazioni.” Da notare anche l’espressione ‘da slego’ = entusiasmante. “Questo fumo è da slego!” Spararsi (su). Rafforzativo di “fare’ nel senso di drogarsi. “Sparati in vena quest’ero, e poi dimmi com’è... se ce la fai.” L’espressione ‘spararsi in vena qualcosa-qualcuno’ viene usata per esprimere godimento, gusto, ammirazione, ed è molto incisiva. Contemporaneamente si appoggia il dito indice della mano destra al braccio sinistro, mimando così il movimento dell’ago che entra nella vena. “Il tuo mostro mi piace un casino: mc lo sparerei in vena di brutto.” Sprangare. 1) Verbo proprio del frasario degli estremisti. Significa: picchiare con oggetti contundenti (spranghe di ferro appunto) durante azioni o manifestazioni a sfondo teppistico. 2) Metaforicamente: compiere azioni decise, risolute, energiche. 3) Avere rapporti sessuali. “Stasera Giorgio è stato sprangato in vasca; ne avrà almeno per quindici giorni.” “Il capo-officina mi voleva licenziare perché arrivavo sempre in ritardo al tricche tracche; ma io l’ho sprangato da kilo, smollandogli le mie dritte sindacali.”
“E da due settimane che sprango come un riccio: tra un po’ sarò di un succhiato che non mi riconoscerete più!”. Il sostantivo ‘sprangata’ significa dunque: ‘pestaggio,’ ‘shock,’ amplesso. Squinza - sguinza - sgrinfia scuinzia. Da ricollegarsi, benché storpiati, al toscano ‘sguincio’, che rende, nel campo dell’edilizia o della falegnameria, l’idea di un qualcosa che ha conformazione obliqua, sghemba, fuori dagli schemi e regole tradizionali. Nel frasario dei giovani sta per: persona, in particolare ragazza, strana, dal comportamento estroso, esuberante; disinvolta e per questo di sicura compagnia. Tilt – tiltato. La voce verbale corrispondente è Tiltare. Anche questi termini sono derivati dal flipper, dove il tilt è l’attimo in cui il gioco si interrompe ‘ perché la macchina è stata scossa troppo violentemente. ‘Essere in tilt o tiltato’ vuol dire: essere ‘sballato’ oltremodo, essere allo ‘stadio del non ritorno.’ Per estensione: essere estremamente stanchi o sconvolti. “Marco è da due giorni che è in tilt.” “La gita in montagna di domenica scorsa mi ha tiltato lo sviluppo. Sono ancora gnuf” Vasca. Piazza. Luogo di ritrovo solito, corso, strada principale dove la gente passeggia e si incontra. ‘Far vasche’ vuoi dire quindi: andare in piazza e/o passeggiare avanti e indietro.
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SCHEDE
1982 (da Wikipedia) Film di maggior successo: Conan il barbaro con Arnold Schwarzenegger, E.T. l'Extra-Terrestre di Steven Spielberg, Blade Runner di Ridley Scott con Harrison Ford, Rocky III e Rambo con Sylvester Stallone. 3 gennaio – Italia: Un network di 18 televisioni locali guidato dall'editore Edilio Rusconi si unisce per trasmettere su scala nazionale il segnale di una nuova rete televisiva privata, Italia 1: in dicembre la rete sarà ceduta a Silvio Berlusconi per 35 miliardi di lire. 4 gennaio – Italia: Il gruppo editoriale Mondadori si appoggia a 23 emittenti locali per lanciare un canale televisivo privato, Rete 4: la proprietà è ripartita tra Mondadori (64% del capitale), Perrone (25%) e Caracciolo (11%). 28 gennaio – Padova: i NOCS liberano il generale James Lee Dozier e arrestano 5 brigatisti rossi. 30 gennaio – Italia: Alla 32ª edizione del Festival di Sanremo vince Riccardo Fogli con Storie di tutti i giorni, seguito da Al Bano e Romina Power con Felicità, terzo Drupi con Soli. 23 febbraio – Groenlandia: Referendum popolare che sancisce volontà della popolazione groenlandese con una la maggioranza del 53% di abbandonare la Comunità Europea. 2 marzo – Brescia: la Corte d’appello di Brescia assolve per insufficienza di prove gli imputati della Strage di Piazza della Loggia. 6 marzo – Italia: viene attuata la riforma del Comitato nazionale per l’energia nucleare (CNEN) che muta la denominazione in Comitato nazionale per la ricerca e lo sviluppo dell’energia nucleare e le energie alternative (ENEA). 10 marzo – Il presidente USA Ronald Reagan stabilisce sanzioni economiche contro la Libia. 23 marzo – Golpe militare in Bangladesh. 1 aprile – Napoli: il corpo di Aldo Semerari,
coinvolto nelle indagini sulla Strage di Bologna, è ritrovato a Ottaviano. 2 aprile – Falkland: l'esercito argentino occupa le isole. 16 aprile – Germania Ovest: Ad Erlangen nasce il primo bambino in provetta. 25 aprile – Todi (PG): Incendio del Palazzo del Vignola durante una mostra di antiquariato, muoiono 35 persone, i feriti sono oltre 60. 30 aprile – Palermo: viene ucciso dalla mafia Pio La Torre, segretario regionale del PCI. Palermo: nomina del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa a prefetto di Palermo con poteri speciali. 8 maggio – Durante le prove per il Gran Premio del Belgio di Formula 1 a Zolder muore tragicamente Gilles Villeneuve. La sua Ferrari si impenna dopo l'urto con la March di Jochen Mass che procedeva lentamente, volando in aria e proiettando violentemente il pilota canadese fuori dall'abitacolo. Gilles si schianta contro un paletto di sostegno delle reti di recinzione a bordo pista, riportando la frattura dell'osso del collo. Morirà poche ore dopo in ospedale. 6 giugno - Le forze armate israeliane invadono il Libano meridionale. Beirut diventa teatro di regolamenti di conti casa per casa. La situazione si normalizza il 19 agosto. Durante l'International Summer Consumer Electronics Show viene presentato l'home computer Commodore 64. 12 giugno – New York: 750.000 persone manifestano contro le armi nucleari. 13 giugno – Canada: Nel circuito semipermanente di Montréal muore il Pilota Riccardo Paletti in Osella. Alla partenza della gara la vettura di Pironì non parte e Paletti la urta. In seguito la macchina prende fuoco. 14 giugno – Argentina: Finisce la guerra delle Falkland. 17 giugno – Italia: Il Banco Ambrosiano è posto in amministrazione controllata. 18 giugno – Londra: Viene ritrovato il cadavere di Roberto Calvi, ex presidente del Banco Ambrosiano. 11 luglio – Madrid: l'Italia vince il Campionato mondiale di calcio in Spagna battendo la
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Germania Ovest per 3-1. 28 luglio – Italia: Paul Marcinkus, presidente della banca vaticana IOR (Istituto per le opere religiose), è inquisito in relazione all’indagine sul Banco ambrosiano. I campioni del mondo con Sandro Pertini e la FIFA WORLD CUP. Agosto - Stati Uniti d'America: inizia la vendita al dettaglio del Commodore 64 ad un prezzo di lancio di 595 dollari. 7 agosto: Italia: dimissioni del primo governo Spadolini. Germania: il pilota di Formula 1 e della Ferrari Didier Pironi ha un incidente durante le qualificazioni del Gp Germania di Formula 1. Ne uscira in gravi condizioni e con le gambe fracassate. Solo un esperto medico francese dopo una trentina di operazioni riuscirà a salvargli le gambe per miracolo. Per Pironi finisce qui la carriera in Formula 1. 17 agosto - Viene prodotto il primo Compact Disc.In pochi anni i dischi in vinile e le cassette verranno sostituiti dai CD. 19 agosto – Libano: l'arrivo di contingenti d'interposizione degli eserciti statunitense, francese e italiano pone fine alla guerra civile a Beirut. 23 agosto – Italia: viene formato il secondo governo Spadolini, pentapartito composto da PRI, DC, PSI, PSDI e PLI. 3 settembre – In un agguato mafioso vengono uccisi il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa e la moglie Emanuela Setti Carraro 11 settembre – Italia: è introdotto il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso. 13 settembre - Ginevra: viene arrestato Licio Gelli, capo della loggia P2. Inizia su Canale 5 la trasmissione televisiva Il pranzo è servito, primo gioco a quiz ad andare in onda nella fascia di mezzogiorno. A presentarlo è Corrado. 14 settembre - In un attentato rimane ucciso il presidente libanese Bashir Gemayel. Muore in un incidente stradale la principessa
di Monaco Grace Kelly. 16 – 18 settembre – Periferia di Beirut, Libano: massacro di Sabra e Shatila. 25 settembre – Keke Rosberg vince il Campionato Mondiale di Formula 1. 4 ottobre – Morte del pianista, compositore, clavicembalista e organista canadese Glenn Gould. 9 ottobre – Attentato alla sinagoga di Roma: muore un bambino di due anni e 35 feriti gravi. 29 ottobre – Parte Premiatissima '82, primo vero varietà su Canale 5, presentato da Claudio Cecchetto e Amanda Lear. 4 novembre – Los Angeles: Dominique Dunne, attrice famosa per aver interpretato Dana Freeling nel film Poltergeist - Demoniache presenze, viene uccisa a soli 22 anni dal suo exragazzo John Thomas Sweeney. 10 novembre – Unione Sovietica: muore il segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica Leonid Bre•nev, a capo del paese dal 1964. Gli succede Jurij Andropov. 13 novembre – Italia: dimissioni del secondo governo Spadolini. 14 novembre – Palermo: in via Notarbarolo, viene ucciso Calogero Zucchetto per il suo impegno nella lotta alla mafia. 29 novembre – Primo scontro aeronavale sul Golfo della Sirte tra Flotta americana e forze libiche. Dicembre - Italia: il boss mafioso Tommaso Buscetta, arrestato in Brasile, avvia la collaborazione con la magistratura italiana. Italia:CalistoTanzi,proprietario di Parmalat, costituisce Euro Tv: primo consorzio di emittenti televisive indipendenti per palinsesto ma collegate tra loro per la raccolta pubblicitaria. 1 dicembre: Italia: formazione del quinto governo Fanfani, composto da Dc, Pli, Psdi e Psi. Esce l'album musicale più venduto al mondo, Thriller di Michael Jackson con 109 milioni di copie vendute. 13 dicembre – Italia: viene istituita una commissione parlamentare antimafia.
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Capitolo VIII
RADIO TALPA E LA CULTURA
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“COSA FANNO OGGI I FILOSOFI?”, POESIA, ARTE, EVENTI CULTURALI LOCALI E NAZIONALI La cultura ha grande spazio nel palinsesto della radio e non solo. Il motto è: “Il sapere è un bene collettivo!”. Promuoviamo le iniziative sul territorio e seguiamo quelle proposte da enti pubblici e da privati. Seguiamo tutto il ciclo di “Cosa fanno oggi i filosofi?” della Biblioteca di Cattolica, fino al 1984. Di fatto abbiamo l’esclusiva per la registrazione delle serate. Questo ci permette di vendere centinaia di audio-cassette e rappresenta un altro modo intelligente di autofinanziarci. Diventiamo “spacciatori” di cultura. Enrico Simoncelli e Luciano Gaudenzi si alternano per anni, armati di “bobinone” e registrano tutto. Qualche volta diventa un sacrificio e le palpebre si fanno pesanti perché si va sempre oltre la mezzanotte e la mattina dopo ci si deve alzare per andare al lavoro. “Cosa fanno oggi i filosofi?” insieme ad altre iniziative culturali, coraggiosamente inventate da Marcello Di Bella, direttore della biblioteca di Cattolica, segnano il percorso che porta Cattolica ad ornarsi del prestigioso titolo di “La dotta”. Riconoscimento sigillato nel 2013 da Umberto Eco sull’Espresso, il quale definisce Di Bella l’inventore dei grandi raduni culturali che da qualche anno (dopo il 2000) si stanno affermando in diverse città italiane. Esclusa Cattolica, che da tempo li ha abbandonati, forse, non per una questione di soldi, ma per la gigantesca miopia della politica locale. Giusta l’affermazione che sostiene che spesso “c’è un abisso tra chi ama la cultura e chi l’amministra”... In radio ha spazio anche la poesia: di autori famosi, ma anche di giovani autori locali. E’ curata da Pio Pasi, persona colta con una voce splendida, da attore. Una volta Pio chiede a un ragazzo che sta trasmettendo canzoni rock se conosce l’inglese. Alla risposta negativa gli dà dell’ignorante “perché i testi sono importanti quanto la musica e bisogna sapere se magari si trasmette della robaccia”. Trasmettiamo anche cassette di poesia interpretate da Carmelo Bene, Arnoldo Foà... Curiamo trasmissioni tematiche con esperti su: giovani, movimento delle donne, tossicodipendenze, macrobiotica, ambiente, musica, ruolo dell’informazione e ambiguità dei media nazionali. “THE DAY AFTER” E L’IMPEGNO CONTRO IL NUCLEARE Grande spazio viene dato alle tematiche ambientaliste e alle iniziative contro il nucleare: come ad esempio il Convegno di Genova del 1983 dal titolo “Energia padrona”. Diamo risalto alle campagne pacifiste e vi partecipiamo anche direttamente. Sono tempi di grande tensione, spirano venti di guerra, con le minacce dei due imperi Usa-Urss di usare l’arma nucleare. Nel 1983 esce negli Usa il film The Day After scritto da Edward Hume e diretto da Nicholas Meyer che ipotizza una situazione limite: il mondo come potrebbe apparire dopo una guerra mondiale nucleare. Un film “apocalittico” ma istruttivo e foriero di riflessioni per milioni di persone al di là e al di qua dell’Atlantico. Manteniamo i contatti con alcune radio di movimento e questo ci permette di avere le cassette registrate di importanti avvenimenti, che ovviamente trasmettia-
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mo e commentiamo. Alcune ragazze del Collettivo donne con Gino Lorenzi e Stanislao Marcolini si impegnano nelle registrazione di alcune opere di Charles Bukowski e del “Gabbiano” di Livingston. Al sabato c’è una trasmissione di cultura cinematografica e qualche volta abbiamo la possibilità di confrontarci con il critico cinematografico Pierpaolo Loffreda ed il circolo “la Grande Abbuffata” di Pesaro. Seguiamo da vicino il Festival del Teatro di Santarcangelo, il Festival del Giallo (Mystfest) di Cattolica e la prima edizione del Rosa a Gabicce del 1984. Sulla cultura, ma non solo, teniamo un taglio “sociologico”, cioè contestualizziamo gli argomenti, li commentiamo e li arricchiamo con le storie e le esperienze dirette delle persone. I programmi culturali e d’informazione vedono la partecipazione di diverse persone : Gino Lorenzi, Stanislavo Marcolini, Mario Lanci, Enzo Cecchini, Ettore Mariani, Mirco Barbieri, Paolo Guerra, Dante Crescentini, Augusto Gennari... Non manca l’apporto entusiasta di gran parte del Collettivo donne: Daniela Badioli, Giovanna Mulazzani, Fiorella Andreatini, Loretta Badioli . Alcuni titoli delle trasmissioni prodotte sono: “Chi viene a pranzo oggi?”, “Servizio speciale”, “Commenti”, “In compagnia di”, “Dentro la notizia”, “La salute immaginaria”, “Profilo d’autore”... Un ciclo di trasmissioni si occupa di psicologia della famiglia ed è condotto da Ettore Mariani. C’è anche una rubrica di cucina macrobiotica tenuta da Tommaso Galli e Anna Del Magno. Tra le trasmissioni sportive abbiamo “Sport 94” curata da Gino Lorenzi e Giovanni Noberini, due grandi esperti in particolar modo di ciclismo. “PORCI CON LE ALI” E “LETTERE A LOTTA CONTINUA” Un fenomeno socio-culturale è quello delle “Lettere a Lotta continua”, che segue il successo del libro “Porci con le ali - Rocco e Antonia” - (Savelli Editore, settembre 1976) - di Lidia Ravera e Marco Lombardo-Radice (quest’ultimo è ospite della radio in un piacevole incontro trasmesso in diretta). Si tratta di un diario sessuo-politico di due adolescenti di sinistra. Dalla presentazione del libro: “... Né romanzo, né saggio, né libello di propaganda liberatoria, Porci con le ali è una riflessione sulla coppia, sulla sessualità, sull’omosessualità, dal punto di vista di due adolescenti, Rocco e Antonia, romani, piccolo-borghesi, extraparlamentari. Paura, curiosità, amore, solitudine e fantasie si intrecciano sullo sfondo disordinato, vivace, qua e là un po’ alienato della sinistra studentesca. Ai pensieri di Rocco dà voce un uomo, a quelli di Antonia una donna: ne risulta una discontinuità non casuale, una proposta continua di differenze sia nello stile che nei contenuti che è, forse, il pregio maggiore del libro”. Altro libro cardine della “liberalizzazione sessuale” che non vuole più nascondere le “diversità” e la crisi dei ruoli di coppia è “L’ultimo uomo - Andrea, Guido, Marcello, Roberto - Quattro confessioni-riflessioni sulla crisi del ruolo maschile” - (Savelli Editore, febbraio 1977) -. E’ curato da Marco Lombardo-Radice che nell’introduzione scrive: “Un politico, un intellettuale, un compagno di base e un
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giovanissimo, riflettono sulla loro esperienza di «maschi» in questi anni segnati dall’offensiva femminista e dalla crisi del ruolo maschile. E la forma di queste riflessioni non è più quella del saggetto teorico, ma quella inedita dell’autobiografia-confessione (se non dell’autocoscienza, negata al maschio) in cui amori ed esperienze di coppia, masturbazione e omosessualità, abuso e rifiuto del potere maschilista segnano le tappe di una ricerca affannosa (e tutt’altro che conclusa) di una via di uscita da un ruolo in crisi ma ancora insostituibile, rifiutato radicalmente ma difeso con le unghie e coi denti. Nelle storie di Andrea, Guido, Marcello, Roberto si riflettono e si esplicitano problemi, speranze e frustrazioni di migliaia di compagni maschi per i quali il femminismo è stato molto di più che un fenomeno di costume”. Le lettere al quotidiano Lotta continua sono migliaia (solo nel 1977 ne arrivano oltre 8.000): sono giovani pieni di rabbia, di denuncia, ma anche di speranza; un racconto di esperienze individuali e collettive. Insomma, uno spaccato della gioventù italiana di quegli anni. Le lettere vengono raccolte in un libro di grande successo pubblicato a febbraio del 1978: “Care compagne, cari compagni - Lettere a Lotta Continua - La storia del ’77 in 350 lettere”- (Edizioni coop. giornalisti Lotta continua). UNA POESIA SPECCHIO DEL TRAGICO MARZO BOLOGNESE C’è una lettera che merita di essere riportata perché testimonianza dell’uccisione di Francesco Lorusso l’11 marzo 1977. Sgomento, incredulità, forse anche panico, per un percorso di speranza sempre più difficile e che si macchia di sangue. “Francesco, non ci credo” - Bologna, marzo 1977 Non credo, Francesco, che tu sia morto. Non credo che i tuoi occhi non vedranno più che le tue mani mai stringeranno altre bandiere rosse. E credo che udirò ancora la tua voce calma: compagni, fate le file... Non credo che il tuo cuore sia freddo e che la tua rabbia sia sepolta. Ho creduto di vederti al tuo funerale fra la folla, piangere sommesso ed abbracciare
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i compagni tristi. Ma era forse un altro funerale uno dei tanti imposti dal regime. Ricordi quel mattino quando un gatto nero morì sotto i nostri occhi? Ci sentivamo strani, pessimisti. E tu dicevi: che brutta la morte! E il gatto agonizzava ed era atroce guardarlo. Non ci credo, adesso. Non credo che anche tu sia morto, giovane forte e sano e sempre in prima fila sempre con i compagni. Perché mancavi ieri al funerale del compagno ucciso? Non ci credo, Francesco. Carla Diverse trasmissioni di Radio Talpa si ispirano allo schema espresso nell’introduzione di quel libro: “Sono lettere che appartengono a chi oggi si sente parte dell’opposizione rivoluzionaria, del dissenso, a chiunque viva in maniera talvolta drammatica ma mai rassegnata il problema della trasformazione quotidiana della vita, il problema della rivoluzione”. Insomma, lo sguardo culturale di Radio Talpa è molto ampio, dentro fino al collo nella grande ondata di cambiamento individuale e collettivo, creativo, politico ed esistenziale di quegli anni.
Bologna, 11 marzo 1977 Francesco Lorusso viene ucciso durante una manifestazione
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SCHEDE CHE COSA FANNO OGGI I FILOSOFI? di Umberto Eco Introduzione al volume Che cosa fanno oggi i filosofi?, Bompiani, 1982 Cosa facciano i filosofi è una domanda antica quanto la filosofia. Si potrebbe dire che far filosofia significa spiegare cosa faccia un filosofo. Ma la domanda che dava il titolo alle serate organizzate dalla biblioteca comunale di Cattolica nel 1980 suonava “che cosa fanno oggi i filosofi?”, domanda che, proprio per il punto interrogativo che esplicitamente la chiude, mi pare introdurre un tema diverso da quello di molti titoli che si ripetono nei cataloghi editoriali, del tipo “la filosofia oggi”, “orizzonti attuali della filosofia”, “la filosofia e i problemi del mondo contemporaneo”, eccetera. Vorrei suggerire l’idea che questo titolo sia suonato provocatorio ai più, come domanda inconsueta, e che tuttavia se la domanda fosse stata posta quindici o vent’anni fa sarebbe suonata oziosa. Come dire che in un periodo di normale regime parlamentare suonerebbe oziosa la domanda “a cosa servono le camere?” mentre la stessa domanda sarebbe provocatoria in un periodo di crisi delle istituzioni e della vita politica nel suo complesso, in cui da tempo serpeggi la persuasione che il parlamento sia esautorato dalla partitocrazia. Diciamo la verità: l’iniziativa di Cattolica ha suscitato interesse (la stampa se ne è occupata in modo quasi morboso prima, durante e dopo) perché negli ultimi quindici anni si era diffusa tra i giovani l’idea che la filosofia fosse morta (ovvero, la si praticava, sempre, ma la si chiamava in altri modi); e la domanda, oltre che provocare, ha attirato (prova ne
siano le massicce udienze delle serate di Cattolica) perché evidentemente alla sorpresa si aggiungeva una persuasione, sia pure imprecisa, che la filosofia fosse ancora lì a rispondere a qualcosa. Chi ha partecipato, come attore o come spettatore, alle serate di Cattolica, ha trovato un pubblico insospettabile: talora mille persone, forse più, sedute per terra, accalcate nelle sale attigue da cui si potevano udire solo le voci di chi discuteva; giovani, per lo più, che venivano dalle città vicine. Talora per udire uno studioso che avrebbero potuto ascoltare in altre occasioni nella loro città, perché vi insegnava in pianta stabile: e avevano speso soldi per il viaggio, non so, la permanenza, si erano spostati per venire a discutere persino di questioni metafisiche. Proprio nello stesso periodo si svolgevano in altre città italiane convegni di carattere filosofico, molto meno divulgativi e accattivanti degli incontri di Cattolica: eppure anche là, sia pure in forma più ridotta, si assisteva alla manifestazione di un interesse insospettabile. Non parleremo di comitive in pullman, ma si potrebbe tentare anche questa iperbole. Si riconosceva chiaramente tra il pubblico un tipo di spettatore che non era il solito “animale da congresso” (rispettabile ma professionalmente caratterizzato, prevedibile). C’era un nuovo pubblico, di non addetti ai lavori, e di giovanissimi. Fenomeni del genere invogliano a facili sin tesi più o meno “sociologiche” o moralistiche. Come non sfuggire al cliché del “riflusso”? Delusi dalla partecipazione politica, dall’assemblearismo, dai discorsi movimentisti, ecco che i giovani ritornano ai dialoghi sui massimi sistemi, così come pare ritornino al privato, alla meditazione orientaleggiante, al misticismo. Ma chi è stato a Cattolica ha avuto la netta sensazione che quel pubblico non stesse cercando un rifugio in una cosa del passato: se c’è stata enfasi, talora esagerazione, è stata nella energia con cui i presenti ponevano al filosofo di turno domande su tutti i problemi del pre
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sente e della società in cui viviamo tanto che (è stato per esempio il mio caso) si è dovuto reagire polemicamente per ricordare che un filosofo non è un oracolo e che, anche quando parla del Tutto, non ha risposte per tutto. lo credo che il fenomeno sia stato di porta ta diversa. Questo nuovo pubblico si rendeva conto che problemi filosofici erano anche quelli di cui si discuteva nelle occupazioni sessantottesche, nelle assemblee, nelle riunioni di gruppo, magari quando si confutava l’avversario usando dogmaticamente una citazione: ma capiva anche che i problemi filosofici, se son tali, vanno talora ridiscussi alla loro radice, non solo e non sempre nella forma in cui li pone il discorso politico, la riflessione sulla pratica, il momento dell’ideologia; e che dunque fare filosofia è anche questo, fare un passo indietro, ma come il pittore lo fa per vedere meglio cosa abbia steso sulla tela, o l’osservatore di un panorama per cogliere meglio la scena che vuole capire. Il passo indietro della filosofia non è un passo verso il passato, per non muoversi più, è un movimento pieno di energia, il raccogliersi dell’animale prima del balzo in avanti. Se questo è vero, una cosa sola era cambiata in questi ultimi anni: era finita la persuasione infantile che parlare di cose che non sembrano avere un rapporto immediato col presente costituisca una perdita di tempo. Era la coscienza che fare filosofia non significa non parlare del presente, ma parlarne in modo diverso, forse più cauto, sempre più teso, però. C’era in queste riunioni anche un altro aspetto, che da molti è stato rilevato. Che i giovani vi andavano come sarebbero andati (o come vanno ancora) a un concerto rock. Strano soprassalto moralistico, per chi lo ha avuto, e poco filosofico. Facendo le debite proporzioni, considerando la densità di popolazione odierna, non credo accadesse molto diversamente nelle epoche d’oro della filosofia, che hanno coinciso anche con alcune epoche d’oro della democrazia. Unica differenza, a Cattolica non c’era
selezione di classe: c’era anche chi non aveva mai studiato filosofia, al liceo o all’università. Mi riesce difficile pensare a questo evento come a una forma di degenerazione del sapere. E infine, chi ha detto che la discussione filosofica non sia una cosa da vivere tra amici, sentendosi “stare insieme” - e mi scuso per questa espressione che sa vagamente di capelloni e di drogati, così che l’idea di stare insieme fa sempre più paura alle persone per bene, che infatti stanno da sole, anche in mezzo alla folla. Si può acquisire il sapere anche stando insieme. E se non lo si “acquisisce” (ma cosa vuoi dire acquisire il sapere?) si può annusarlo, cogliere l’idea, il sospetto, che ci sia una cosa che si chiama “sapere”, che non corrisponde necessariamente a quell’altra noncosa che si chiama “verità” (tanto è vero che possono sfilare in passerella saperi diversi e contrastanti), e che questo sapere, contraddittorio, conflittuale, così difficile da definire, in fondo serva a qualcosa, anche quando appare imprendibile (ma decidere che il sapere definitivo sia imprendibile, è già una bella forma di sapere, forse è la cosa che si avvicina di più alla verità). Chi crede di edificare la società di domani sul terrore e sull’omicidio, non sa cosa sia il sapere: crede che ciò che sa sia la verità, lo crede a tal punto che vuole imperlo con la violenza, e per questo incontra l’errore (sono contrario di regola alle false etimologie di alcuni filosofi, ma mi piace pensare che l’errore sia ciò che fa orrore). Una folla che si reca ad ascoltare la presentazione e la discussione di saperi che non si ritengono definitivi (come accade della buona filosofia) è una folla che cerca di reagire alle pratiche dell’orrore. E in questo senso non “rifluisce” mai, anche se va ad ascoltar filosofia per caso, per seguire gli amici, diciamo pure perché in giro se ne parla. Molte filosofie, da sole, hanno creato nel mondo l’orrore. Ma quando le filosofie si confrontano svanisce la foia immonda per la verità unica e definitiva, e se non si fa un passo avanti non se ne fa almeno uno indietro. In questo spirito ho vissuto le giornate di
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Cattolica e mi sono sentito molto rinfrancato da questa esperienza - e così credo sia accaduto agli amici che con me appaiono in questo volume, ma insieme ai molti che li hanno sollecitati con domande, anche se le esigenze editoriali (oltre che le avventure spesso ioneschiane della tecnologia magnetofonica) hanno fatto sì che i moltissimi che hanno interrogato, in questo volume appaiano per sineddoche, rappresentati dai pochi i cui interventi sono stati registrati, o apparivano più significativi alla luce delle fatali esigenze di spazio e di sintesi. Un caro
e giovane maestro, morto quando ero studente del primo anno di filosofia, Giovanni Cairola, scrisse trent’anni fa una conferenza dal titolo “la filosofia non consola” (anche contro il cliché pseudo-boeziano). Certo la filosofia non consola, anzi talora ci dice perché e come si debba disperare delle consolazioni fittizie che ci prov vedono i miti, le ideologie, i programmi di felicità obbligata. Ma filosofare fa bene. In qualche modo che non mi è ancora chiaro, anche perché se lo sapessi non ci sarebbe più bisogno di filosofare.
NELLA CITTA' DEL GIALLO Il premio Gran Giallo città di Cattolica
S C H E D E
È il 1973: seduti sotto un ombrellone Enzo Tortora e il responsabile dell’Ufficio Turistico locale osservano i vicini di spiaggia: notano come diffusa occupazione quella di leggere i gialli. Da questa intuizione nasce quella manifestazione che sarà chiamata “Gran Giallo Città di Cattolica”: iniziativa a cui partecipano gli editori, innanzitutto Mondadori con Alberto Tedeschi, il geniale creatore della fortunata collana cui si deve il nome italiano di un genere: il giallo. Da un lato un concorso letterario per opere edite ed inedite, dall’altro un appuntamento con il cinema e le più importanti personalità del poliziesco. Dunque un’iniziativa “balneare”, ma non priva di suggestioni per la qualità di alcune presenze che avrebbero continuato ad esercitare per molti anni la loro positiva influenza: primus inter pares, Oreste Del Buono. Un nuovo premio per la letteratura di massa era nato, forse il primo in Italia e non senza qualche animata discussione sul genere; il punto era ancora se si dovesse concedere cittadinanza letteraria e dignità culturale ad una produzione di consumo relegata fino a quel momento nel ghetto della paraletteratura. La questione emerse più incisivamente nel 1979 quando il “Gran Giallo” tramontava per esaurimento della formula e della gestione e si poneva il problema di rifondare, in qualche modo, la manifestazione con un respiro un po’ più ampio di quello offerto da una situazione dichiaratamente turistica. Nasce l’ipotesi di un festival cinematografico dedicato allo stesso genere del Premio. E finalmente, nel 1981, nasce il felice acrostico MystFest, Festival Internazionale del dallo e del Mistero con film inediti da tutto il mondo:
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SCHEDE FILM BIBLIOTECA Frutto di una coproduzione della sede regionale Rai e Assessorato alla Cultura del Comune di Cattolica, sintomatico della fattiva partecipazione tra enti diversi, il film, inizialmente intitolato Ebbro di cultura poi divenuto Il bambino e l’acqua sporca fu realizzato nel 1982, a chiusura di un decennio difficile e tumultuoso e a cerniera di un altro decennio che si apriva gravido di esiti etici e politici declinanti. Il testo è volutamente tra il documentario e il narrativo, condito di ironia e satira, con un io narrante, che in un immaginoso ‘inventario’ passa in rassegna temi e luoghi comuni ancora grondanti e animosi delle velleità (e delle violenze) che avevano contraddistinto il decennio appena passato (in un distillato che contiene decreti delegati e semiotica, indiani metropolitani, rock o la politica dei ‘ciclostilati’ e delle assemblee). “La scena - scrive Maurizio Garuti - è il centro culturale polivalente, luogo fisico e metaforico, antenna e sismografo, dove trascorrono utopie e Weltanschaung, dove confluiscono tutti i mutevoli imperativi del dover essere... ecco allora innanzi tutto l’operatore culturale, nuovissima figura nella corporazione delle arti e dei mestieri, al quale sono laicamente affidate le chiavi del cielo...”. La tesi, allora, è che non tutto è da buttare, anche tra i famigerati anni ’70, tra gli eccessi delle ideologie e i trasformismi, proprio là, come sottolinea lo sceneggiatore, in una regione di eccellenze dove si erano ottenuti risultati positivi e dove si erano portati a compimento molti progetti legati alle politiche dei neonati beni culturali. Il titolo è ripreso da un’espressione gergale americana, mediata da un uso diffuso e televisivo ‘da dibattito impegnato’. Sebastiano Giuffrida, il regista, mette insieme il set in un luogo il cui cantiere era in via di ultimazione, avveniristico per certi versi
e assolutamente nuovo nei contenuti e nella progettazione per la firma di Pier Luigi Cervellati, noto difensore dei centri storici, (erano ancora da realizzarsi sia la piazza esterna che il teatro); anzi Giuffrida così descrive gli interni del Polivalente: “luoghi aperti e apribili secondo una logica della fantasia e dell’emozione e non della geometria e dell’abitudine; metà astronave e metà tunnel, metà piazza e metà garconièrre, metà delirio e metà ministero...”. Ed è in quei luoghi che tenta di leggere o rileggere l’organizzazione della cultura dell’ultimo decennio nel trapasso non indolore dal cosiddetto ‘impegno’ al famigerato riflusso. Ancora oggi il regista sostiene che “questi sono luoghi adattissimi (pur a 25 anni di distanza) ad accogliere scenograficamente sia il miele del sogno che il fiele del risveglio”. Con questo film nel 1983 Sebastiano A. Giuffrida vince il premio speciale Tv Vallombrosa. “La giuria ha deciso di assegnare il premio Vallombrosa a Il bambino e l’acqua sporca (sede RA1-TV di Bologna), opera anomala e controcorrente che si stacca dalla tendenza genera le al documento per puntare invece alla fiction, con uso di attori e azioni dialogate. Il bambino e l’acqua sporca tenta, attraverso una azione capziosa ma originale, di raccontare satiricamente gli entusiasmi culturali anche un po’ ingenui dell’Italia post-sessantottina, approdati poi all’istituzione generalizzata dei cosiddetti operatori culturali, all’uso politicizzato dell’immaginario, insomma all’impiego della cultura come strumento di gestione e governo locale. La giuria del premio Vallombrosa TV, premiando l’originalità dell’esperimento bolognese, intende additarne l’insolita qualità satirica, sia sul piano della realizzazione che dell’invenzione, qualità che per certi aspetti rimanda, attraverso l’ottica televisiva ma anche oltre di essa, al cinema dei nuovi comici italiani”. (Premio Letterario Vallombrosa, relazione della giuria del Premio Speciale “Vallombrosa TV”)
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SCHEDE LA RIVOLUZIONE DELLA QUALITA' di Annamaria Bernucci da Biblioteamus. Il Centro Culturale Polivalente di Cattolica (IBC Regione Emilia Romagna, Bonomia University Press) II Centro Culturale Polivalente nasce come metafora di opificio, di fabbrica, di luogo di produzione culturale. Ciò si è inverato sotto la guida partecipata di forze intellettuali, politiche e amministrative che hanno espresso, anticipando tempi e modalità, tendenze fortemente avvertite nel clima culturale degli anni ’70. Decennio, quest’ultimo, che si può considerare cardine, a tutti gli effetti, di un forte collegamento critico tra cultura, arte e società e durante il quale si è cominciato a definire il passaggio dalla ‘rappresentazione’ alla ‘comunicazione’ dei processi culturali. La stagione della divulgazione culturale di massa aveva preso avvio nel fatidico ’77 in modo particolare dalle cosiddette estati romane che avevano cambiato il volto della capitale, risposta divertita e creativa al cupo clima che attanagliava il paese in quegli anni dominato dalla paura e dal terrorismo. Soprattutto significò l’uscita della cultura dai luoghi deputati, come i musei o i teatri. La ‘cultura’ trovava finalmente spazio e contenitore proprio nella ‘città’ e un accesso gratuito e collettivo prima negato a molti. Il significato innovativo della operazione fece scuola e divenne presto una sorta di ‘laboratorio’ per un cambiamento dall’impronta epocale, anche dal punto di vista sociopolitico. Al moltiplicarsi delle iniziative corrispose la cosiddetta stagione ‘dell’effimero’ e del dibattito accesissimo sul suo significato e sui temi della transitorietà, della demagogia e della gratuita spettacolarità de-
gli eventi connessi. Si andava diffondendo tuttavia anche l’idea dell’effimero permanente. E i Centri Culturali allora nascenti in Emilia Romagna grazie alla soccorrevole Legge Regionale 28/77 venivano letti come occasione per avviare nuovi processi di democratizzazione delle istituzioni e del loro decentramento. Consentivano anche strategicamente una garanzia per la salvaguardia e vitalizzazione di edifici e centri storici. Anche il nome Centro Culturale Polivalente, come diceva Nazzareno Pisauri, allora Soprintendente regionale per i beni librari, appartiene a “parole d’ordine stagionali” collegate ad un’area progettuale vicina a quelle politiche culturali che pertengono e alimentano la vita di comunità. La cultura allora era intesa come stimolo di ‘trasformazione’ sociale, come la stessa figura dell’intellettuale era vista ‘rifunzionalizzata’ all’interno dei cosiddetti processi produttivi. Nel momento in cui si rifletteva sull’uso e l’identità di una pubblica biblioteca, allora “soppiantata dai cascami della sagra del sociale” si comprese subito il rischio di trasformare le attività culturali in demagogico intrattenimento. Un cambio di rotta significativo fu compiuto proprio a Cattolica dove si intese puntare sulla polidisciplinarietà all’interno di una struttura nata ex novo e destinata alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio bibliografico e storico-archeologico, ma anche alla produzione di eventi culturali nella forma dell’intrattenimento e della elaborazione di temi e proposte colte, coinvolgendo un pubblico non necessariamente accademico. La linea scelta è sottilmente formulata sull’antico principio filosofico dell’unità del sapere e rappresenta una controproposta all’effimero dilagante attraverso il pensiero divergente (un po’ impertinente), che era il motto che animava le iniziative nel primo pionieristico quinquennio del Centro Culturale, tenacemente sostenuta da Attilio Giacchini Bigagli, allora assessore alla Cultura. ...
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SCHEDE
1983 (da Wikipedia) 1 gennaio – ARPANET cambia ufficialmente protocollo per usare Internet Protocol dando vita a Internet. 2 gennaio – New York: dopo 2377 rappresentazioni, il musical Annie viene messo in scena per l'ultima volta all'Uris Theatre di Broadway. 6 gennaio – Papa Giovanni Paolo II promulga la bolla di indizione del giubileo per il 1950º anniversario della Redenzione. 11 gennaio – Napoli: nasce Alessandra Abbisogno, la prima bambina italiana "in provetta". 19 gennaio - Bolivia: Klaus Barbie, criminale di guerra nazista, viene arrestato. USA: il personal computer Apple Lisa viene annunciato da Apple Computer. Orlando, Florida: viene presentata alla stampa internazionale la nuova Fiat Uno. 22 gennaio – Björn Borg si ritira dal tennis dopo aver vinto per 5 volte di seguito il Torneo di Wimbledon. 24 gennaio – Roma: si conclude il processo Moro con l'ergastolo a Mario Moretti, Prospero Gallinari, Lauro Azzolini e altri 29 imputati. 4 febbraio – Ore 5.45 pm: viene scattata la prima foto del virus HIV da parte di C. Dauguet. 21 marzo: la CEE decide, nel quadro di un più generale riallineamento delle monete, la svalutazione della lira del 2,5% 23 marzo – Stati Uniti: discorso di Ronald Reagan con il quale annuncia l'avvio della S.D.I. (iniziativa di difesa strategica), che diventa presto nota con il nome di "scudo spaziale". 18 aprile – Libano: un'autobomba esplode nei pressi dell'Ambasciata USA. Muoiono 63 persone, tra cui 17 cittadini americani.
7 maggio - Roma: scompare in circostanze misteriose Mirella Gregori, il caso sarà poi collegato a quello di Emanuela Orlandi scomparsa 40 giorni dopo. 4 giugno – Francia: la nazionale italiana di basket vince il campionato europeo di pallacanestro maschile. 9 giugno – Regno Unito: le elezioni politiche confermano la maggioranza dei conservatori guidati da Margaret Thatcher. 17 giugno – Napoli: vengono emessi 856 ordini di cattura contro uomini politici, avvocati e imprenditori accusati di collegamento con la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo; coinvolto fra gli altri il presentatore televisivo Enzo Tortora: tre anni dopo sarà assolto con formula piena. 22 giugno – Roma: a quaranta giorni dalla sparizione di Mirella Gregori scompare in circostanze misteriose Emanuela Orlandi, figlia di un dipendente del Vaticano. 21 luglio – Antartico: -89,2 °C Registrazione della temperatura più bassa di sempre nella base di Vostok. 27 luglio – USA: esce il primo album della popstar Madonna. 29 luglio - Palermo: in via Pipitone Federico un'autobomba imbottita di tritolo esplode uccidendo il giudice Rocco Chinnici e due agenti di scorta. 10 agosto – Ginevra: Licio Gelli evade dal carcere di Champ-Dollon. il 19 agosto verrà concessa l'estradizione. 21 agosto – Filippine: assassinato a Manila il leader dell'opposizione Benigno Aquino, appena rientrato dall'esilio. 1 settembre – l'URSS abbatte un aereo sudcoreano che sorvola il territorio sovietico: muoiono 269 persone. 23 ottobre – Libano: un furgone imbottito di esplosivo viene fatto esplodere contro la caserma americana dei Marines, nella zona dell'Aeroporto Internazionale, a Beirut. Muoiono 241 marines americani. Sono i primi attentati islamici agli Stati Uniti d'America.
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25 ottobre - Grenada: le truppe degli Stati Uniti invadono l'isola. L'operazione militare prende il nome di Urgent Fury. 25 ottobre Italia: vengono arrestati a San Paolo, in Brasile i boss di Cosa Nostra Tommaso Buscetta e Tano Badalamenti insieme ad altre otto persone. 25 ottobre Microsoft rilascia la prima versione di Word per DOS. 15 novembre – Cipro: viene proclamata la "Repubblica Turca di Cipro del Nord", mai riconosciuta dalla comunità internazionale. 17 novembre – Nasce nel Chiapas
l'EZLN (Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale). 7 dicembre: a causa della nebbia due aerei si scontrano tra loro nella pista dell'aeroporto di Madrid causando 90 morti. 10 dicembre: Argentina: decade la legge marziale e viene ristabilita la democrazia 27 dicembre: Giovanni Paolo II ha un breve colloquio di 21 minuti nel carcere di Rebibbia con il suo attentatore Alì Agca, al quale rinnova il proprio perdono. 31 dicembre – Il Brunei proclama la sua indipendenza dal Regno Unito.
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Capitolo IX
6 OTTOBRE 1984: RADIO TALPA CHIUDE
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LA PROFEZIA DI GEORGE ORWELL? E se la chiusura di Radio Talpa avesse a che fare con le profezie di George Orwell?... Ricordiamo il suo libro “profetico” dal titolo appunto “1984”. Il grande entusiasmo poi tende a scemare. E' fisiologico nei movimenti. Cominciamo a capire che si è arrivati ad un bivio: lo strumento radio necessita di un salto di qualità professionale, ma questo richiede importanti investimenti (ma i soldi non ci sono) e un salto di mentalità in quella direzione, che però è carente. Nonostante una discreta organizzazione interna, prevale un approccio “movimentista”. In 8 anni abbiamo raccolto poca pubblicità a pagamento, c'è un'ostilità ideologica in diversi frequentatori della radio verso la pubblicità. Si è però più scaltri e incisivi nella raccolta di spazi pubblicitari sugli opuscoli, depliant, ecc. in occasione delle nostre iniziative pubbliche (concerti, feste, iniziative sportive e ludiche). Ma il salto di qualità lo richiede anche tutto l'impegno sociale e politico. Ma s'intuisce che questo rischia di portarci inevitabilmente ad una forma organizzata quasi partitica, oppure scegliere di diventare una sorta di ala culturale del Pci o di qualche altro partito. Una logica molto lontana dal modo di essere di molti di noi. L'allergia all'inquadramento burocratico e partitico prevale. Grande partecipazione e potenzialità umana e progettuale, ma pochissimi soldi. Il nostro ripetitore ha una potenza di 105 watt, ciò limita il raggio di ascolto della radio e diventa frustrante. Va presa una decisione! Alla fine prevale la stanchezza e una sorta di ridimensionamento psicologico e politico del progetto. Nel 1977-'78 comincia ad emergere un nuovo rocker italiano, Vasco Rossi. Nel 1981 canta, in teoria, anche per noi col brano Siamo solo noi; così come nell'82 con Vado al massimo. E noi si andava al massimo! Poi nel 1983 con Vita spericolata (emblematicamente arrivata penultima al Festival di Sanremo, tanto per capire i gusti musicali popolari del tempo) si comincia a percepire che una certa Italia è dura da scalfire, nonostante tutto. Anche se nel 1987 si canta ancora, per fortuna, C'è chi dice no... CALA IL CONTESTO PROPULSIVO GENERALE Quel contesto generale propulsivo che ha forti motivazioni nella nostra spinta aggregativa, comincia a sfaldarsi, o meglio, sempre di più prendono peso altri approcci e valori. La stessa funzione sociale delle radio libere, sempre di più lascia il campo alle radio e tv commerciali, dove prevale il business. L'esempio più eclatante è l'affermazione delle tv di Berlusconi. Profetico un famoso saggio di Norberto Bobbio, proprio del 1984, “Il futuro della democrazia”, dove descrive “le promesse non mantenute della democrazia a causa di elementi di corruzione (le corporazioni, le oligarchie, i poteri invisibili, la diseducazione civile, il predominio dei tecnici, il peso degli apparati burocratici, l'inefficienza)”. Dunque, i vecchi vizi e i vecchi problemi vengono solo appena scalfiti dall'impeto rivoluzionario di quegli anni. Le “promesse non mantenute della democrazia” continuano a fare dell'Italia un Paese con una democrazia
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incompiuta. REAGANISMO E THATCHERISMO A livello internazionale nel 1981 negli Stati uniti diventa presidente Ronald Reagan e dal 1979 nel Regno Unito governa Margaret Thatcher. Reaganismo e thatcherismo diventano sinonimi di svolta conservatrice che influenza gran parte dell'Europa e del mondo: il liberalismo selvaggio in economia (la deregulation), l'ostentazione militare e guerrafondaia al posto dell'internazionalismo solidale con i popoli... Tutto sta velocemente tramutandosi in un grande show: la cultura, la politica, la vita delle persone... YUPPISMO E LA “MILANO DA BERE” Ad una visione di sinistra, collettiva e partecipata, s'insinua la logica dell'individualismo borghese e di destra. Anche la politica comincia a personalizzarsi sotto la forza crescente della spinta mediatica. In Italia all'inizio degli anni '80 nascono una serie di governi craxiani (che poi portano al cosiddetto C.A.F. - Craxi, Andreotti, Forlani -). In pochi anni sprechi, ruberie e un consenso prezzolato, dissanguano il Paese raddoppiando il debito pubblico a vantaggio di lobbies e servili clientele. Ancora oggi ne stiamo pagando amaramente le conseguenze. I concetti di solidarietà e impegno lasciano il posto all'individualismo, al disimpegno, allo yuppismo (la Milano da bere), al conformismo, al mito imprenditoriale, ai salotti, al soldo facile, alla mondanità ostentata, all'esasperazione del mito della moda, della griffe come status symbol sociale, in alcuni aspetti al “mignottismo”. Cresce l'esasperazione edonistica ed entra in crisi quel principio della responsabilità faticosamente costruito con la partecipazione. L'idea del lusso, dell'avere... prendono il sopravvento anche nella riflessione del concetto di bellezza. Dilaga, più di prima, una tipo di corruzione intellettuale: servilismo e conformismo minano alla radice il concetto di dignità. L'etica vacilla, perché fondandosi essenzialmente sulla conoscenza e competenza, viene fatta a pezzi dal superficialismo e clientelismo. La stagione delle grandi mobilitazioni di massa si affievolisce perché non trova più quell'impatto aggregativo e progettuale di prima. Dopo il grande spavento, si allenta la paura per le caste e le oligarchie dominanti, che riprendevano fiato, continuando più di prima, a salassare il patrimonio e casse pubbliche. Sulla scena politica la sinistra cosiddetta extraparlamentare diventa ininfluente, i sindacati e il Pci stanno diventando sempre più consociativi con il potere. CRAXISMO, ABOLIZIONE DELLA SCALA MOBILE, MORTE DI BERLINGUER Vediamo in sequenza alcuni fatti del 1984 che rendono l'idea di che cosa sta emergendo. 14 febbraio 1984: con un decreto legge il governo Craxi abolisce la scala mobile. L'anno successivo un referendum approva la scelta col 54%, nonostante l'impegno del Pci, della sinistra e dei sindacati. Questo diventa un duro colpo. Anche
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la “mitica” classe operaia è stata divisa e ridimensionata. Il 12 aprile a Milano viene costituito il movimento autonomista Lega Lombarda. Un partito con pesanti propensioni populiste, xenofobe e secessioniste che comincia a tenere banco sulla scena politica nazionale. 7 giugno: a Padova durante un comizio per le elezioni europee, il segretario del Pci, Enrico Berlinguer, viene colpito da emorragia cerebrale. Muore l'11 giugno. Ai suoi funerali, due giorni dopo a Roma, partecipano due milioni di persone. Nonostante sia contestato dall'estrema sinistra perché “poco rivoluzionario”, Belinguer è il primo politico italiano a porre la decisiva e mai risolta “questione morale” (famosa l'intervista di Eugenio Scalfari su Repubblica il 28/7/1981). Questione morale che corrode ancora oggi le fondamenta dell'Italia. La sua figura morale e politica è però indiscussa, e successivamente leader politici di quel calibro l'Italia non ne ha più avuti. COME NASCE L'IMPERO TELEVISIVO BERLUSCONIANO 28 agosto 1984: Rete4 viene acquistata dal gruppo Fininvest di Silvio Berlusconi. 16 ottobre: le reti Fininvest vengono oscurate dai pretori di Roma, Pescara e Torino in osservanza delle sentenze della Corte Costituzionale che vietano l'interconnessione televisiva oltre l'ambito locale. Ma il 20 ottobre il presidente del consiglio Bettino Craxi presenta d'urgenza un decreto-legge (subito battezzato decreto Berlusconi) che consente alle reti televisive, in assenza di una legge sull'emittenza, di riprendere le trasmissioni. IL MUNDIALITO Il Mundialito per club 1983, noto anche come Coppa Super Clubs, è la 2^ edizione dell'omonimo torneo internazionale di calcio. Viene disputata al Meazza di Milano dal 24 giugno al 2 luglio, e si conclude con la vittoria della Juventus, grazie alla rete decisiva di Boniek, che porta a casa i 100.000 dollari in palio. E' fatta! Il berlusconismo comincia ad imporsi prima sul piano culturale e comportamentale... e successivamente sul piano politico con la famosa “scesa in campo” (1994). Silvio Berlusconi attraverso le sue televisioni (ma anche col resto del suo impero economico) riesce negli anni a “plasmare” la nuova Italia “sdoganando” tutti i vecchi vizi e difetti degli italiani. Ecco una moderna versione di dittatura: la teledittatura. Qualche anno più tardi questo fenomeno viene definito “videocrazia” e spiegato con molta efficacia dal politologo Giovanni Sartori nel libro Homo videns (1998). L'EROINA MASSACRA MIGLIAIA DI GIOVANI Questo è anche il periodo della massima diffusione criminale delle droghe pesanti (eroina in particolare). La tossicodipendenza porta alla morte e distruzione migliaia di giovani. Dopo le grandi lotte giovanili, si fa leva sulla delusione e la droga pesante diventa una lucida arma di repressione politica, di smantellamento di ideali, di utopie e funzionale al controllo sociale. Claudio Lolli nel 1977 canta “... sgomberate le strade dai sogni...”.
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SCHEDE
1984 (da Wikipedia) 5 gennaio – Catania: la mafia uccide il giornalista Giuseppe Fava, direttore de I siciliani. 22 gennaio - La Apple presenta il primo computer della serie Macintosh. Italia: l'attore Leopoldo Mastelloni pronuncia una bestemmia durante il programma domenicale della RAI Blitz; a causa di ciò viene allontanato dalla TV italiana per molto tempo. 4 febbraio – Sanremo: Alla 34ª edizione del Festival vincono Al Bano e Romina Power con Ci sarà 9 febbraio – Mosca: muore il segretario del PCUS Jurij Andropov. 14 febbraio – Roma: con un decreto legge il governo Craxi abolisce la scala mobile 18 febbraio – Roma: Bettino Craxi e il cardinale Agostino Casaroli siglano l'Accordo di villa Madama, il nuovo concordato tra Italia e Santa Sede: la religione cattolica non è più considerata religione di Stato 4 marzo – Castiglione delle Stiviere: sono arrestati Marco Furlan e Wolfgang Abel quali responsabili di una serie di delitti e attentati rivendicati da una fantomatica organizzazione neonazista denominata Ludwig 24 marzo – Italia: alla manifestazione indetta dalla CGIL contro il decreto sulla scala mobile partecipano 600.000 lavoratori. 30 marzo – Canada: muore in un ospedale di Quebec City lo steward Gaëtan Dugas, considerato il "paziente zero" dell'epidemia di AIDS. 12 aprile – Milano: viene costituito il movimento autonomista Lega Lombarda. 22 aprile – Pasqua cattolica 29 aprile – Umbria: Terremoto nella zona di Gubbio. I maggiori effetti si ebbero nella zona compresa tra Perugia, Città di Castello,
Umbertide, Gubbio, Gualdo Tadino, Assisi e Valfabbrica. Moltissime le case lesionate e i crolli parziali. Sentito in una vasta zona dell'Italia, da Ravenna a Roma, da Firenze a Fano. 9 maggio: la commissione parlamentare sulla P2 pubblica la sua relazione finale: viene confermata la veridicità degli elenchi sequestrati nella villa di Gelli e la relazione di questi con i servizi segreti dal 1950. La commissione non ha accesso all’archivio di Gelli conservato in Perù e non riesce a fare piena luce sulla struttura superiore della piramide. 10 maggio: Pietro Longo, segretario del PSDI e ministro del Bilancio, rassegna le dimissioni perché iscritto nelle liste della Loggia P2: dapprima respinte dal presidente del Consiglio Bettino Craxi, sono accettate il 12 luglio 7 giugno – Padova: durante un comizio per le elezioni europee, il segretario del PCI Enrico Berlinguer viene colpito da emorragia cerebrale: morirà l'11 giugno. Ai suoi funerali, il 13 giugno a Roma, partecipano due milioni di persone. 12 giugno – Roma: la Corte d'assise pronuncia le sentenze del "processo 7 aprile": 57 condanne e 14 assoluzioni. I leader di Autonomia Operaia Toni Negri e Oreste Scalzone sono condannati rispettivamente a 30 e 20 di reclusione. 17 giugno: elezioni europee: PCI 33,3%; DC 32,9%; PSI 11,2%; MSI-DN 6,5%; PLIPRI 6,1%; PR 4,4%; PSDI 3,5%. Per la prima e unica volta nella storia il P.C.I., supera la D.C. 24 giugno – Santa Margherita Ligure: muore cadendo in mare da un panfilo il senatore Antonio Bisaglia, uno dei leader della Democrazia Cristiana. 26 giugno – Italia: Alessandro Natta è nominato nuovo segretario del Partito Comunista Italiano 5 luglio – Diego Armando Maradona passa al Napoli dando il via agli anni d'oro della squadra partenope 12 luglio – Un aereo delle forze aeree statu-
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nitensi precipita nei pressi di Lentini in Sicilia. 18 luglio – Il presidente Sandro Pertini nomina senatori a vita Norberto Bobbio e Carlo Bo. 23 luglio – Vercelli: la "santona" Mamma Ebe è condannata a dieci anni di carcere per truffa, sequestro di persona, abbandono di malati ed esercizio abusivo della professione medica. 28 luglio – Cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Los Angeles. 29 luglio – Nei dintorni di Firenze, vengono ritrovati i cadaveri di Pia Rontini e Claudio Stefanacci, due giovani che, appartati in macchina, cercavano intimità. Omicidio attribuito al Mostro di Firenze dal modus operandi: Asportazione di pube e seno sinistro della Rontini e cartucce Winchester serie H, ritrovate sul luogo. La firma dell'assassino. 6 agosto – Italia: è soppressa e posta in liquidazione la Cassa per il Mezzogiorno 22 agosto – Kenya: il paleoantropologo Alan Walker ed il suo team trovano i resti del Ragazzo del Turkana, un Homo erectus quasi perfettamente conservato. 28 agosto – Italia: Rete 4 è acquistata dal gruppo Fininvest di Silvio Berlusconi. 6 settembre – Roma: 1 morto e 3 feriti causati da gruppi di estrema destra nei giardini del Campidoglio, luogo di ritrovo gay: le associazioni omosessuali protestano per le continue violenze. 8 settembre – Lombardia: viene istituito il Parco regionale del Mincio. 25 settembre – Roma: Michele Sindona, estradato dagli Stati Uniti d'America all'Italia, viene rinchiuso nel carcere di Rebibbia. 28 settembre – Roma: alle ore 03.00 del mattino muore – a causa delle ferite d'arma da fuoco ricevute la sera precedente – il falsario abruzzese, nonché esponente della Banda della Magliana, Antonio Chichiarelli. Qualche mese dopo si scoprirà che fu l'autore del Falso comunicato N°. 7 in cui le Brigate Rosse annunciavano la morte di Aldo Moro e la sepoltura del cadavere nei fondali del Lago della Duchessa, nonché l'autore della rapina alla sede romana della Brink's Securmark portata a termine giusto sei mesi prima della morte.
29 settembre – Palermo: in base alle rivelazioni di Tommaso Buscetta vengono emessi 366 mandati di cattura 12 ottobre – Regno Unito: Nella città di Brighton, nel Sussex l'IRA fa espoldere una bomba all'interno del Grand Hotel della città. Obiettivo dichiarato era l'allora capo del governo Margareth Tatcher, presente in città assieme al resto del suo governo. L'attentato non sortisce i risultati per i quali era stato progettato, ma lascia a terra 5 morti e numerosi feriti. 16 ottobre – Italia: Le reti Fininvest di proprietà dell'imprenditore Silvio Berlusconi, vengono oscurate dai pretori di Roma, Pescara e Torino in osservanza delle sentenze della Corte Costituzionale che vietano l'interconnessione televisiva oltre l'ambito locale. 19 ottobre – Catania: Alle ore 17.43 una violenta scossa sismica di magnitudo 3.7 sconvolge la cittadina di Zafferana Etnea (CT), causando la morte di un uomo, l'inagibilità di buona parte delle abitazioni, della Chiesa Madre e del Palazzo di Città. 20 ottobre – Roma: il presidente del consiglio Bettino Craxi presenta d'urgenza un decretolegge (detto decreto Berlusconi) che consente alle reti televisive, in assenza di una legge sull'emittenza, di riprendere le trasmissioni. 31 ottobre – Nuova Delhi: il primo ministro indiano Indira Gandhi viene assassinata da alcune sue guardie del corpo di religione sikh. 25 novembre – Italia: il PDUP si scioglie e confluisce nel PCI. 3 dicembre – Bhopal (India) - disastro di Bhopal: una fuga di isocianato di metile da una fabbrica della multinazionale Union Carbide causa più di duemila morti e decine di migliaia di intossicati. 21 dicembre – Parte la sonda spaziale sovietica Vega 2 con il doppio obiettivo di osservare Venere e la cometa di Halley. 23 dicembre – San Benedetto Val di Sambro (BO): esplode un ordigno sul rapido 904 proveniente da Napoli e diretto a Milano. È la Strage del Rapido 904. La detonazione avviene mentre il treno si trova in una galleria, causando 16 morti e 161 feriti.
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Capitolo X
RADIO TALPA, IL RITORNO AL FUTURO
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SIAMO “MORTI” MA SIAMO VIVI! Cosa rimane di questa esperienza? Molto. Intanto un gruppo di amici con lo stesso spirito politico/musicale di allora, che porta avanti, ancora, un impegno civile all’interno della società, nelle varie situazioni private e pubbliche in cui è coinvolto. Siamo “morti” nel 1984, ma siamo ancora vivi! Forse è interessante dire che dal punto di vista musicale l’aspetto “didattico” e “politico” lo possiamo ancora comunicare non solo col ricordo e la testimonianza di chi c'era, ma anche con le ripetute iniziative che organizziamo: Festa di Radio Talpa nel 1977 (30° apertura), nel 1994 (20° chiusura), nel 2011 (150° Unità d'Italia), 2014 (30° chiusura) con una serie di eventi... 1984-2014 TRENT'ANNI DALLA CHIUSURA Quest'anno (2014) ricorrono ben 30 anni dalla chiusura. Un periodo enorme rispetto alla velocità con la quale la società ha viaggiato in questi decenni. Pensiamo solo alla rivoluzione tecnologica, l'informatica al primo posto. Oggi ricordare le tante cose fatte negli anni '70-'80 viene da sorridere per quelle “ricche” d'ingenuità, e anche da commuoversi per l'importanza di quelle che abbiano realizzato e per le tante intuizioni. Così si prova un brivido d'imbarazzo a raccontarle ai giovani di oggi perché magari ti aspetti la domanda: tutto qui? Eppure quelle cose realizzate dai movimenti sono il frutto di una partecipazione e un'azione piena di passione che costa anche parecchio per tante persone. Perché sconvolgono equilibri sociali, familiari, gerarchie consolidate, imposto nuove priorità... Rimane la gratificazione di pensare che tante cose acquisite e normali per oggi, siano la conseguenza di quegli anni. Tante cose che possono essere considerate positive, ma anche altre negative, perché un riflusso culturale “pilotato” dal consumismo, individualismo, soldi facili, arrivismo, conformismo... le ha stravolte. LE MOTIVAZIONI E LA CARICA IDEALE DI IERI MIXATI CON LE NUOVE TECNOLOGIE DI OGGI. COSA SAREBBE SUCCESSO? Si pensa a volte che società avremmo oggi, se in quegli anni fossero esistiti tutti quegli strumenti (internet...), e mixati alla passione, alle motivazioni e carica ideale di ieri. Chi scrive forse è troppo schiacciato dal peso dei ricordi e dall'età. L'essere giovani porta più energie e coraggio. Resta un ricordo e un fatto: Radio Talpa chiude il 6 ottobre 1984, alle ore 18 di un sabato molto triste, e spegne definitivamente le trasmissioni. “When the music's over”... turn out the lights... (Quando la musica è finita... spegni la luce), e “The End” ... this is the end, beautiful friend... (La fine... questa è la fine, piacevole amica...) dei mitici The Doors, è l'ultima canzone che la consunta puntina del giradischi Thorens irradia nell'etere. Sancisce la parola fine ad una esperienza di carattere culturale, politico e umana, intensa e partecipata. Emblematica la scelta dell'ultima canzone, The Doors con l'icona Jim Morrison: il senso di una esperienza breve ma forte, travagliata, che il tempo accende
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nell'immaginario evocativo caricandola del sapore del mito. Quel giorno sui volti del manipolo degli irriducibili “talpisti” scivola più di una lacrima. IDEOLOGIA COME IDENTITA' Ci si chiede se vada recuperata l'ideologia. Certamente non in senso partitico, ma un'idea e uno sguardo sul mondo per dare e darci una prospettiva ideale. Ma in quegli anni l'ideologia diventa un collante, un'appartenenza, un'identità. Una grande spinta alla mobilitazione e partecipazione, sempre necessaria nei periodi storici dove cresce il bisogno di affrancamento e liberazione. Riguarda persone, classi sociali e interi popoli. L'IDEOLOGIA DIVENTA RICATTO POLITICO Poi l'ideologia diventa via via appannaggio dei grandi partiti di sinistra e di destra che la usano per cercare di fare piazza pulita dei movimenti. Ricordiamo che l'esplosione del '68 e poi del '77 aveva sconvolto i partiti tradizionali. Questi vogliono evitare queste situazioni impreviste e cercare di tenere sotto controllo tutto l'impegno politico che matura al di fuori della loro orbita. I partiti si considerano i detentori storico-politici e unici rappresentanti della “verità”. Per questo vogliono “riappropriarsi” dell'ideologia, non perché convinti della sua validità, anzi, ma solo per usarla come controllo sociale, ridimensionamento e ricatto politico. Serve per schiacciare le voci critiche e scomode. Ricordiamo ancora bene le frasi ricattatorie del tipo: “Allora sei fascista?” (“o comunista”, a seconda del punto di vista). “Fai il gioco della destra!”, “Chi vi paga? (insinuando che se criticavi il “partito”, dovevi per forza essere prezzolato dal “nemico”)... Frasi umilianti. I LIMITI DELL'ESASPERAZIONE IDEOLOGICA Va detto, a mio parere, che l'esasperazione ideologica porta sempre ad una visione acritica e quasi religiosa. In Italia pur nella diversità, Dc e Pci agiscono come due chiese con un condizionamente totalizzante. Con gli anni lo scontro tra questi due partiti si è trasformato via via in una sorta di convivenza spartitoria sfociata nel consociativismo. Un compromesso di equilibrismo politico-sociale che garantisce ad ognuno di loro di creare e coltivare le reciproche clientele. E spesso a scapito del bene comune e della legalità, foraggiandosi con i soldi pubblici, se non addirittura illecitamente con le tangenti (Tangentopoli insegna). Ma Tangentopoli, con tutti i meriti e il coraggio che va riconosciuto ai magistrati, forse andrebbe considerata un “incidente di percorso”, perché non scoppia sotto la spinta di una “rivoluzione morale” di massa, ma solo perché i soldi stanno finendo (quelli pubblici e quelli che arrivano da Usa e Urss). Altrimenti non si capirebbero i vent'anni di domino politico-culturale del berlusconismo. Un fenomeno devastante che ha attecchito pesantemente anche a sinistra. Con gli anni si è sentito sempre con maggiore urgenza il bisogno di laicità nel pensiero e nell'azione politica. Sempre più i valori si sono depurati dell'ideologismo.
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Ma la crisi dell'ideologia serve anche come alibi: porta alla nefasta scelta di buttare via, come si usa dire, l'acqua sporca con il bambino. E il bambino sono un insieme di valori, la storia di milioni di persone e gli ideali fondamentali per la crescita civile di una comunità. Senza ideali, aggiungo anche senza utopie, la vita di una persona, in particolar modo di un giovane, risulta arida, acritica, subalterna e poco dignitosa. Ma attenzione, perché sono morte le ideologie storiche che hanno caratterizzato il Novecento, ma altre ancora più subdole, si sono insinuate, amplificate da una potente “teledittatura” mediatica . LA NARRAZIONE NEGATIVA DEI MEDIA... E UNA SPERANZA Da tempo la narrazione dei media sulla società italiana è particolarmente negativa. Di motivi ce ne sono in quantità, è vero. Indubbiamente rende di più sul piano del sensazionalismo e del business editoriale... ma avvelena le menti e toglie le speranze. Nonostante che si voglia dipingere l'Italia sempre a tinte fosche, ci sono tante persone, ambienti e situazioni (anche trasversali) che la riempiono quotidianamente di linfa vitale. Ma questi non fanno notizia, perché deve prevalere la politica della paura e della rassegnazione. Deve vincere l'idea che sono tutti uguali, che sono tutti ladri (ovviamente ognuno lo imputa ad altri)... così se tutti sono ladri e disonesti, alla fine nessuno è ladro e disonesto. Di fatto è il “grande alibi”: allora che senso ha che m'impegni? ... che mi comporti correttamente? ... non sono mica un'eroe! ... tanto è sempre stato così... In questo modo si vuole coscientemente dimenticare una cosa ovvia: le cose positive e/o negative sono la somma dei comportamenti, coerenze/incoerenze di ognuno di noi. E' un giochino da furbetti, autoassolutorio e deresponsabilizzante. Un giochino al qualche piace, purtroppo, a tanti italiani. Così chi comanda continua a fare i suoi porci comodi indisturbato, crisi o non crisi... Insomma in questo nostro Bel Paese si fa di tutto, fanno di tutto, facciamo di tutto... per non poterlo/doverlo amare. Anzi, facciamo di tutto per odiarlo. I VALORI PER I QUALI VALE LA PENA BATTERSI Oggi valori come partecipazione, legalità, solidarietà, ambientalismo, lotta alle mafie, rispetto delle diversità (la diversità è un'opportunità e non un problema), giustizia sociale, valorizzazione della scuola-ricerca-cultura... trovano ancora tante persone che ci mettono la faccia e lottano in prima fila. Bisogna battersi per l'affermazione dei diritti (di tutti) e sostenere il rispetto dei doveri (di tutti). I diritti sono il primo antidoto alle paure reali e percepite del nostro tempo. Pretendere ovunque più conoscenza e più competenza. Gli ostacoli sono tanti, perché il marcio in Italia si è sedimentato fino alle radici e da troppo tempo. Corruzione ed evasione fiscale (due facce della stessa triste medaglia), non trovano mai (chissà perché?) soluzioni credibili e definitive. Tanti ambienti “intoccabili” e “impuniti”, hanno interesse a difendere privilegi consolidati e non mollano facilmente. Abbiamo una classe politica e dirigente che ha spolpato il Paese togliendo futuro e speranze, in particolar modo ai giovani. Corruzione e illegalità diffusa portano ad un'istintivo
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rifiuto e odio verso il nostro Paese col paradosso di ripudiare la propria identità nazionale. E' molto diffusa la frase ma siamo italiani..., come causa, ma anche alibi, di una congenita impossibilità di essere un popolo normale. Forse un'anomalia c'è: quella cultura della furbizia che rende spesso tutto più difficile, anomalo, malato. Ma quei valori diventano un passaggio obbligato perché ormai il mondo è diventato più piccolo e i problemi più grandi: è il mondo globalizzato. Pertanto i problemi si sono moltiplicati e vanno affrontati in una dimensione molto più ampia. Bisogna attrezzare culturalmente i giovani affinché possano affrontare questa nuova sfida con maggiore sicurezza e competenza. Oggi, forse più di ieri, la giustizia sociale è diventata lo spartiacque storico tra destra e sinistra. Categorie che in tanti, trasversalmente, vogliono cancellare col pretesto della fine delle ideologie. La lotta all'ingiustizia sociale è però, a mio parere, ancora l'atto fondativo, è l'anima di un “qualcosa” che voglia definirsi di sinistra. Intendo una sinistra non ripiegata sul passato, anzi, ma una sinistra moderna e plurale che sappia guardare e affrontare il futuro in maniera non subalterna. L'IMPEGNO CONTRO LE MAFIE Ormai non possiamo più parlare solo di mafia, ma di mafie. Oltre alle nostre specialità “nostrane” (Cosa nostra, 'ndrangheta, camorra, sacra corona unita) in Italia, come in tanti altri Paesi, si sono sviluppate e radicate tante altre forme di criminalità organizzata. In Italia per decenni “la mafia non esiste”: lo sostenevano diversi politici, uomini delle istituzioni e delle forze dell'ordine. Questo ha permesso alle mafie di diventare “pezzi d'istituzioni” e parte decisiva di classe dirigente e imprenditoriale. Il nostro territorio, forse ancor più in ritardo di altri, ha scontato superficialità se non addirittura qualche complicità. Parlare di mafie fa male all'immagine del nostro turismo, dicevano tanti imprenditori (e qualche politico). Così dal termine “infiltrazioni” si è ormai passati decisamente a una parola molto più inquietante: “radicamento”. Si sapeva? Non si sapeva? Riportiamo alcuni passi del libro di Enzo Ciconte “Mafia, camorra e 'ndrangheta in EmiliaRomagna” (Panozzo editore, 1998). “L'infiltrazione mafiosa in Emilia-Romagna inizia negli anni '60, in pieno boom economico, attraverso l'emigrazione di lavoratori meridionali e il soggiorno obbligato al Nord cui vengono costretti dalle autorità giudiziarie molti mafiosi, boss e semplici picciotti. ... Dal 1965 ad oggi (nel 1997 - n.d.r.) sono state mandate in Emilia-Romagna 2.035 persone (di queste, quelle provenienti dalle regioni meridionali ‘a rischio’ sono state 1.257). E' stata la provincia di Forlì, Rimini compresa, ad ospitarne il maggior numero (433). Molti di loro non sono più tornati nella loro terra di origine: la ‘calata’ in Emilia-Romagna era stata in parte voluta, e non solo indotta dal fenomeno migratorio o dal confino obbligato. La presenza di mafiosi al Nord fu determinata da una vera e propria strategia adottata dalle organizzazioni mafiose: non una fuga, quindi, o un obbligo, ma, anzi, la consapevole individuazione di nuovi sbocchi alle loro attività”.
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Riportiamo anche un altro passaggio del libro di Enzo Ciconte. “... A conferma di queste preoccupazioni nel luglio del 1993 un'attività di monitoraggio condotta da un gruppo di lavoro interforze della polizia di Stato, dei carabinieri e della Guardia di finanza aveva consentito di fotografare una realtà di un certo interesse. L'indagine statistica (che è stata condotta per i circondari di Rimini, Riccione, Bellaria, Misano Adriatico e Cattolica) ha dimostrato che, su un totale di 2.782 esercizi alberghieri vi sono stati nell'ultimo triennio (1990-1993 n.d.r.), 815 cambi di gestione pari ad una percentuale di circa il 30 per cento. Di questi cambi di gestione, 195 sono stati effettuati ad opera di soggetti non originari della regione. Nei riguardi di numerosi imprenditori che presentavano situazioni patrimoniali che non giustificavano il possesso di denaro o di mezzi finanziari adeguati all'operazione economica, si è accertata o l'appartenenza o il collegamento a sodalizi mafiosi e camorristici”. Questo documento d'indagine fa parte della Relazione del senatore Carlo Smuraglia del gennaio 1994 che viene approvata dalla Commissione antimafia e che porta come titolo “Insediamenti e infiltrazioni di soggetti e organizzazioni di tipo mafioso in aree non tradizionali”. Insomma, si sa tutto, o quasi, già dagli anni Sessanta, ma la certificazione ufficiale (istituzionale) dell'infiltrazione e dell'insediamento delle mafie avviene solo nel gennaio 1993. IL MONDO E' CAMBIATO E' possibile riconoscere in qualche modo le nostre stesse istanze e urgenze nelle attività politiche e culturali dei giovani di oggi? La risposta è difficile. Ma si spera che da qualche parte ci sia sempre una Radio Talpa che trasmette e fa qualcosa di utile, di sano e divertente. Ma il mondo è cambiato, la maggior parte dei problemi di allora sono ancora tutti lì, anzi, se ne sono aggiunti di nuovi e forse ancora più inquietanti. Non è giusto giudicare e sentenziare che alcuni valori, passioni... siano oggi minori. Siamo più anziani, siamo il prodotto di un'epoca che non si può e non si deve replicare, anche se ha notevolmente contaminato gli anni successivi. Ne siamo responsabili nel bene e nel male. Da alcuni anni c'è l'esperienza delle web radio, c'è la rete... ma mi pare altro, almeno sul piano aggregativo e dell'impegno sociale. Ha prevalso la società dell'immagine, per cui domina il mezzo televisivo. Viene confermata l'intuizione del sociologo Herbert Marshall McLuhan: Il mezzo è il messaggio. Ci sono, in particolar modo nelle città, tanti movimenti, circoli giovanili, centri sociali... molto attivi. E' un bene. Sul piano culturale c'è tanta creatività tra i giovani, ma come si dice spesso, l'Italia non è un Paese per giovani. Tutto diventa più difficile perché le “caste” dominanti, spesso pullulanti di anziani rincoglioniti, ma partiticamente protetti, non permettono il naturale ricambio nelle cosiddette “stanze dei bottoni”. Il ricambio avviene quasi sempre per cooptazione clientelare, familistica e partitica. Ecco perché la “precarizzazione” come futuro lavorativo; ecco perché tanti giovani sono costretti ad emigrare all'estero. Purtroppo la “degenerazione partitica” ha fatto
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prevalere l'“appartenenza” sulla competenza. Da qui tutta l'inefficienza, gli sprechi e l'incompetenza della macchina pubblica, dove la “dittatura burocratica” è diventata uno stato nello Stato (un antistato). L'Italia sta correndo verso il declino e una de-industrializzazione che toglie futuro. Si aprono gelaterie, ma si chiudono acciaierie; importiamo badanti e esportiamo “giovani cervelli”. Se si può azzardare una critica alle nuove esperienze politiche, sta nel limite della loro azione o rivendicazione, che spesso diventa troppo specifica e settoriale. Sembra che manchi una visione generale di cambiamento “rivoluzionario”. C'è un generale incattivimento sociale, sicuramente frutto dell'impotenza che fa il paio con una regressione progettuale diffusa. Va dato atto ai recenti movimenti (occupy, indignados...) contestualmente molto interessanti. Ma credo che molti di noi pensassero più in grande (forse): in fondo volevamo fare una “cosetta” da poco: la rivoluzione. Con tutti i limiti e le sfumature di questa parola, ma sicuramente con la consapevolezza e l'intensità di fare parte di un processo di cambiamento collettivo molto più ampio. Questo oggi è probabile che manchi. LA SOCIETA' “LIQUIDA” DEL MONDO GLOBALIZZATO Quel contesto, da noi vissuto, non c'è più, o almeno non si presenta con le stesse caratteristiche. La frantumazione della società ha portato anche ad una settorializzazione della progettualità politica. Paradossalmente questo avviene proprio nel momento più critico, quando sarebbe necessaria una progettualità ancora più ampia che governi tutte le problematiche derivanti dalla globalizzazione. Questa può essere un'opportunità, ma anche una grande insidia se non si riesce a governarla sapientemente attraverso lo sviluppo di tutti gli strumenti della democrazia partecipativa. Ma sul piano geopolitico c'è chi parla già di disordine globale... Oggi c'è bisogno di più democrazia, non meno (magari giustificata dalla scusa della riduzione dei cosiddetti “costi della politica”). La democrazia è un investimento “produttivo” per una società civile. Disgregazione e rottura della coesione sociale stanno scompaginando antiche appartenenze politiche e sociali. Emergono nuovi problemi che prospettano nuove minacce e nuove paure, le cui dinamiche ed esiti sono ancora imprevedibili. La globalizzazione velocizzata dalla potenza delle nuove tecnologie comunicative sta portando ad una società liquida, citando il sociologo Zygmunt Bauman. La logica della deregulation produce insicurezza, paura, precarietà e incertezza sul futuro. Agisce proprio una sistematica “politica della paura” (come ideologia e propaganda) che fa leva su paure reali e percepite che vuole ottenebrare le persone-elettori. La “matassa della paura”, come la definisce l'antropologo Marc Augé, diventa vero e proprio “programma politico”. La “decomposizione” dello stato sociale (welfare) sempre più viene considerato un “fardello” da ridimensionare, se non addirittura da eliminare, fa venire meno il senso di protezione-sicurezza pubblica minando alla radice il concetto di solidarietà. Scrive Bauman: “Quando la competizione prende il posto della solidarietà, gli individui si ritrovano abbando-
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nati alle proprie risorse, penosamente esigue e palesemente inadeguate”. Prevale la personalizzazione mediatica della politica, la politica come marketing, che rafforza una individualità-precarietà sempre più incapace di dare voce e progetto all'azione collettiva. La società liquida per effetto della dirompente globalizzazione sta stravolgendo la stessa idea di sinistra-destra, di nazione-Stato, di partito-rappresentanza... Come in una jungla alla fine sono sempre le belve più feroci e “potenti” a dominare. La stessa struttura economica, sempre più alterata, vede prevalere la speculazione finanziaria: dal capitalismo industriale si è passati al capitalismo finanziario. Citando il professore costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, il binomio perverso “denaro-potere e potere-denaro” forma un cerchio chiuso e autoreferenziale dove non c'è più spazio per la politica, se non per quella più servile. Le stesse parole, nella politica, da tempo hanno perso valore, senso e peso. Politici che dicono di tutto e il contrario di tutto con estrema leggerezza e incoscienza. Basta apparire, “tenere il pallino” comunicativo, “vomitare” annunci e promesse... un palcoscenico con molte “star” da avanspettacolo di infimo ordine che detengono (ahinoi!) i destini di un Paese con oltre 50milioni di persone. Il declino economico e morale dell'Italia? Queste sono le ragioni, insieme ad una “questione morale” mai risolta e che nessuno vuole veramente risolvere. E' probabile che in questo contesto, ancora una volta, siano proprio i giovani a pagare lo scotto più grosso. Ci vuole l'indignazione, ci ripetiamo spesso. E' sufficiente oggi? Questa spesso diventa spettacolo e retorica accessibile a tutti, spesso sbandierata impropriamente e incoerentemente. Pare abbia ormai un suo format, un suo target, anche un orario preferito per alzare l'audience. Lì ci troviamo tutti: il politico di destra e di sinistra (preferibilmente quelli che urlano di più), c'è l'intellettuale di turno, il comico, la bellona (preferibilmente scosciata), lo “sfigato” del momento (operaio, immigrato, donna violentata...), ecc. Tutti in un palinsesto-palcoscenico dove tutti sono contro tutti e si parlano addosso... Ma questo svuota l'anima stessa della forza dell'indignazione e della denuncia. Serve ancora questa indignazione “deviata”? Don Luigi Ciotti dice, a ragione, che “non è più il tempo dell'indignazione, ma dell'azione e della coerenza”. LA “VIDEOPOLITICA” Lo “spazio mediatico” è diventato lo spazio politico per eccellenza, e questo rischia di stravolgere il senso di spazio sociale, determinando la fine della politica e dello spazio pubblico, ovvero l'unico “luogo” dove prende corpo e credibilità il fare democratico. In tal senso viene progressivamente cancellata tutta la tradizione partecipativa e rappresentativa della democrazia. Già nel 1989 parlava profeticamente di “Videopolitica” il politologo Giovanni Sartori. L'abnorme personalizzazione della politica, tutta concentrata nel leader, svuota i partiti, le istituzioni e i tradizionali luoghi della formazione politica. Questo apre “praterie” a pericolosi populismi, così incombenti oggi e che l'Italia ha già avuto
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modo di sperimentare sulla propria pelle. La crisi di identità e di rappresentanza dei partiti sta minando fortemente le stesse istituzioni repubblicane. Questo non è un buon segnale per la democrazia. Almeno per quella che abbiamo concepito fino ad oggi. “Ma oggi c'è la ‘Rete’”, dicono i più ottimisti. Ha portato una rivoluzione, è il tempo della “Web-Generation”. Indubbiamente offre potenzialità enormi, molte ancora da sperimentare e vivere nella loro controversa complessità. Sicuramente andrebbe evitato un uso dove prevale un protagonismo esibizionista, oggi molto diffuso soprattutto nei social network. Va però risolto un problema non da poco: chi controlla la rete? Siamo protagonisti di una vera libertà, oppure siamo dentro lo scenario orwelliano del Grande fratello? Chi ha il controllo sulle informazioni pubbliche e private? Chi organizza e gestisce questo grande “occhio” e che, magari, a nostra insaputa lo usa per fini di lucro, o peggio, per fini spionistici e di controllo politico-sociale? Il tempo darà le giuste risposte. Ma tutti noi dobbiamo vigilare e batterci affinché la nostra libertà e dignità, come persone e come comunità, sia sempre difesa e garantita. Sono beni preziosi... CONCLUSIONE (?) RADIO TALPA, UN'ESPERIENZA COLLETTIVA DILAGANTE NATA IN UNA PICCOLA CITTA'. COME E' POTUTO ACCADERE? In conclusione una storia significativa e che stupisce. Quella di Radio Talpa è una esperienza dirompente ed entusiasmante che nasce e si è sviluppa in una cittadina di 15mila abitanti come Cattolica e in una ancora più piccola come Gabicce Mare. Questo vuol dire che il vento del cambiamento soffia molto forte. Molto efficace un il verso di una poesia di Paul Valery: “Si alza il vento, dobbiamo vivere!”. Noi vogliamo vivere! Radio Talpa, lo possiamo dire con orgoglio, è stata un'interprete attiva di utopie e realizzazioni di un'intera generazione. Cari lettori, bisogna ricordarsi sempre che bisogna fare la storia, perché poi la geografia tende sempre ad adeguarsi...
Bettino Craxi, leader socialista
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1985 (da Wikipedia) Gennaio - Forte ondata di gelo che si abbatte sull'Italia. Storica nevicata a Cagliari; A Molinella nel bolognese si toccano i -29 °C il 12 gennaio, e a Firenze i -23,2 °C. L'ondata si chiude con la famosa nevicata del secolo in val padana, a Milano una nevicata senza precedenti deposita un manto nevoso fino a circa 70 cm. Nevica abbondantemente anche a Roma, neve anche a Napoli. 7 gennaio - Jacques Delors diviene presidente della commissione esecutiva della Cee. 17 gennaio - Gran Bretagna: la British Telecom annuncia il ritiro delle celebri cabine rosse del telefono britanniche. 24 gennaio - Italia: Walter Reder, criminale nazista responsabile della strage di Marzabotto (1944), ottiene la grazia dal governo italiano e ritorna in Austria. 28 gennaio- La Fondazione Usa For Africa con Michael Jackson registra il singolo WE ARE THE WORLD. Febbraio - Polonia - gli assassini di padre Popieluszko vengono condannati a 25 anni di prigione. 3 febbraio - Desmond Tutu diventa il primo vescovo anglicano nero di Johannesburg. 4 febbraio - Roma: viene approvato dal Parlamento il Decreto Berlusconi, noto anche come "Berlusconi bis", presentato dal Governo presieduto da Bettino Craxi, con la richiesta del voto di fiducia. 7 febbraio - Castellaneta (TA): all'alba crolla un palazzo di sei piani in Viale Verdi; 34 morti e 8 feriti. 16 febbraio - Italia: Vincenzo Muccioli, fondatore della Comunità di San Patrignano, viene condannato in primo grado ad un anno e sei mesi per sequestro di persona e maltrattamenti. I
successivi gradi di giudizio lo assolveranno, in maniera definitiva nel 1990. 23 febbraio - Palermo: il vicepresidente degli industriali siciliani, Roberto Parisi, viene ucciso dalla mafia. Con lui muore l'autista Giuseppe Mangano. 3 marzo - Cile: un terremoto dell'ottavo grado della Scala Richter colpisce le città di Santiago e Valparaíso, provocando 177 vittime. 7 marzo - Los Angeles (USA): viene pubblicato il brano We Are the World scritto da Michael Jackson e Lionel Richie. 8 marzo - Beirut: un'autobomba viene utilizzata per attentare alla vita di Muhammad Husayn Fadlallah, che sopravvive allo scoppio. Rimangono uccise ottanta persone. 11marzo:Mosca:dopolamortediKonstantin C(ernenko, viene nominato segretario del PCUS Michail Gorbacev. Londra: l'imprenditore egiziano Mohamed Al-Fayed acquista i grandi magazzini Harrods. 15 marzo - Brasile: José Sarney diventa il 35º Presidente del Brasile. 27 marzo - Roma: le Brigate Rosse uccidono all'Università di Roma dove insegnava, l'economista Ezio Tarantelli. 31 marzo - New York: si tiene al Madison Square Garden la prima edizione di WrestleMania. 29 maggio - Bruxelles: 39 persone muoiono allo stadio Heysel, dove si deve disputare la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. 8 giugno - Italia: Ratifica dell'accordo di modifica dei Patti Lateranensi fra Italia e Città del Vaticano. 12 giugno - Spagna e Portogallo firmano rispettivamente a Madrid e Lisbona i trattati d'adesione alla CEE. 14 giugno - Schengen: Cinque Stati membri della CEE firmano gli Accordi di Schengen: Belgio, Francia, Lussemburgo, Germania e Paesi Bassi. 3 luglio - Londra - Filadelfia: si tiene il megaconcerto Live Aid organizzato dal cantante irlandese Bob Geldof. Si esibiscono gratis star come Sting, David Bowie, U2, Simple Minds, Elton John, Queen, Tina Turner, Dire Straits,
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Beach Boys, Madonna, Mick Jagger e Phil Collins (L'unico ad essersi esibito in entrambi i concerti grazie ad un volo in Concorde di 3 ore tra Londra e Filadelfia). Il ricavato va in beneficenza alla popolazione dell'Etiopia colpita da una gravissima siccità. - Parigi: Sergei Bubka è il primo atleta al mondo a superare la barriera dei 6 metri nel salto con l'asta. 19 luglio - Italia: venerdì nero della lira: il cambio con il dollaro passa a 2200 lire; il comitato monetario della CEE decide la svalutazione della lira dell'8%. Trento: alle 12.22, in Val di Stava (TN), il crollo delle discariche della miniera di Prestavel provoca una frana che uccide 268 persone. 21 luglio - Sudafrica: proclamato lo stato d'emergenza da parte del governo centrale, per fronteggiare la rivolta contro l'apartheid. 1 agosto - Bari: la Corte d'appello assolve tutti gli imputati per la Strage di Piazza Fontana. In precedenza la Cassazione aveva annullato la sentenza di secondo grado emessa dal tribunale di Catanzaro. 6 agosto - Palermo: vengono uccisi dalla mafia il vicecapo questore della città, Antonino Cassarà e l'agente Roberto Antiochia. Matt Biondi è il primo uomo al mondo a nuotare i 100 m stile libero sotto i 49 secondi. 12 agosto - Tokyo: il volo 123 della Japan Airlines si schianta poco dopo il decollo, causando 520 morti. 1 settembre: una spedizione franco americana individua il relitto del Titanic. 8 settembre - San Casciano Val di Pesa: ottavo delitto del mostro di Firenze: una coppia di francesi viene trovata assassinata in una tenda da campeggio. 13 settembre - Giappone: esce Super Mario Bros. 19 settembre - Città del Messico: un disastroso terremoto provoca 10.153 vittime. 23settembre-OmicidiogiornalistaGiancarlo Siani. 1 ottobre - Tunisi: l'aviazione israeliana bombarda la sede dell'OLP. 7 ottobre - la nave da crociera Achille Lauro
viene sequestrata da un commando guerrigliero palestinese. 8 ottobre - I dirottatori palestinesi uccidono Leon Klinghoffer, cittadino statunitense di origine ebraica, che si trovava in crociera sull'Achille Lauro; gli altri ostaggi sono liberati grazie alla mediazione dell'OLP e in cambio di un aereo con cui fuggire. 10 ottobre - i caccia F-14 Tomcat della Marina degli Stati Uniti intercettano l'aereo egiziano che trasporta i dirottatori della Achille Lauro e lo costringono ad atterrare nella base NATO di Sigonella, in Sicilia dove le autorità italiane prendono in consegna i prigionieri contro la volontà USA e impongono all'aereo di raggiungere Belgrado. 24 ottobre - Il ministro degli esteri sovietico Eduard Ševardnadze annuncia di essere disposto a sottoporsi a controlli internazionali sul disarmo nucleare. 8 novembre - Palermo: ordinanza di rinvio a giudizio del pool antimafia della procura di Palermo contro 707 persone sospettate di appartenere a Cosa Nostra. 14 novembre - Padova: l'equipe guidata dal professor Vincenzo Gallucci esegue il primo cardiotrapianto in Italia, trapiantando su un falegname veneto il cuore di un ragazzo morto in un incidente stradale. 19 novembre - Ginevra (Svizzera): primo incontro tra Ronald Reagan e Michail Gorbacev. 20 novembre - Viene inaugurato il sistema operativo Windows 1.0. 8 dicembre - Tokyo (Giappone): Con la vittoria nella Coppa Intercontinentale, la Juventus italiana divenne il primo club al mondo ad avere conquistato almeno una volta tutti i titoli ufficiali a livello internazionale. 27 dicembre - Roma: all'aeroporto di Fiumicino una cellula del gruppo palestinese di Abu Nidal compie un attentato ai danni della compagnia di bandiera israeliana El Al e dell'americana TWA. 13 le vittime, tra cui tre terroristi e 70 feriti. In simultanea, un altro attacco terroristico colpisce l'aeroporto di Vienna causando 4 morti, tra cui uno degli attentatori.
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Talpisti
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COSA SUCCEDE IN CITTA'
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CATTOLICA - Notiziario comunale. Direttore responsabile Franco G. Mascilongo. Inizia la pubblicazione nel 1971 con fogli ciclostilati e una copertina di cartoncino colorato. La rivista nasce ufficialmente nel 1973 con l'autorizzazione del tribunale di Rimini n. 86 del 18-6-1973. Il notiziario comunale “Cattolica” risulta un documento sicuramente parziale (scritto spesso ad uso e consumo di chi governa la città, mancano le voci degli altri attori: la stampa locale, le opposizioni, le altre realtà politiche e sociali che agiscono sul territorio, ecc.), ma nonostante tutto risulta di grande importanza la sua consultazione. E' il documento col quale si può ricostruire il racconto amminnistrativo e politico di una Cattolica proiettata nella sua fase progettuale tra le più importanti dopo quella del dopoguerra. Si pensano e si realizzano diverse grandi opere, le scelte di fondo della città. Il Notiziario registra tutto (o quasi) il dibattito-dialogo-scontro nei Consigli comunali tra le forze politiche e sociali. Ma c'è altro. Viene fuori una classe politica (prevalentemente quella comunista del Pci e a ruota quella del Psi) pensante e progettuale. Politici che, forse, grazie allo scontro ideologico in atto in quegli anni (il clima di guerra fredda e il regime democristiano agiscono come stimoli) fanno politica a 360 gradi. Il locale entra in gioco col territorio provinciale (il Circondario perché ancora non era costituita la provincia di Rimini) e regionale; la nostra comunità si fa carico dei problemi nazionali e spesso anche delle brutalità che succedono nel mondo. Tanti O.d.G. (ordini del giorno) su tanti temi di politica nazionale e internazionale... e poi quanti appelli al governo nazionale (targato Dc) contro scelte legislative, tagli ai bilanci degli enti locali... (come oggi...). Il Pci dalle sue roccaforti rosse (tre regioni e tanti comuni) si pone come alternativa di governo, anzi di “buon governo”. Questo serve anche per insinuare contraddizioni nell'elettorato democristiano, denunciando l'inerzia, complicità oscure, ruberie e tant'altro. Ma non è solo tattica politica, c'è anche una sensibilità diversa, più attenta e responsabile in tanti politici di sinistra che si trovano ad essere amministratori della cosa pubblica. Trovano anche il forte supporto nei loro partiti che si fanno carico del sostegno politico, mediatico e organizzativo. La sensibilizzazione delle coscienze, la politica come crescita civile viene perseguita e organizzata. Ma è merito anche dell'incalzare dei movimenti, della cosiddetta sinistra extraparlamentare (forte e incisiva la presenza di Lotta Continua a Cattolica) che sprona il Pci come partito e come governo. Deve governare bene, deve fare vedere che è più bravo dei “forchettoni e magnoni” della Dc (verso destra), e deve fare e dire cose di “sinistra“ per non lasciare spazio ad altri personaggi e organizzazioni in quell'area culturale e politica di sinistra. Un “gioco” contaminante e fruttuoso, anche se lo scontro c'è tutto, ed è forte, dal '68 in poi. La politica nazionale acuisce lo scontro politico e culturale e il '68 prima e il '77 dopo, consuma due grandi rotture storiche coi partiti tradizionali, in particolar modo col Pci. Chi criticava e cercava uno spazio in quell'area culturalmente e d elettoralmente “egemonizzata” dal Pci non aveva vita facile, anche sul piano individuale. Noi veniamo tacciati di volta in volta “estremisti”, “demagoghi”, “che facciamo il gioco della destra e dei fascisti”... e poi il calunnioso “chi vi paga?”.. . Anche noi non si scherzava, e allora: “revisionisti”, “nuova polizia”, “servi dell'Unione sovietica”, “palazzinari”, “complici dello sfruttamento”, “servi della Dc”... Ma questi due mondi spesso comunicano, devono comunicare, perché c'è un nemico comune più grande: i rigurgiti fascisti, i tentativi di colpo di stato, lo strapotere della Dc, l'influenza pervasivo del bigottismo clericale... e poi c'è la soluzione di tanti problemi
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cruciali per la vita dei lavoratori che richiedono l'impegno di tutta la sinistra, pur nelle sue divisioni. Allora la contaminazione passa subito da una canale privilegiato, anche se non facile: la cultura, l'istruzione, i servizi sociali, i diritti, le condizioni di vita e di lavoro dei cittadini, la trasparenza e la partecipazione. Radio Talpa diventa un luogo decisivo, un laboratorio di idee e di questa sana contaminazione tra le varie anime della sinistra e delle persone più sensibili all'impegno sociale. I notiziari comunali di quel periodo (si prende in esame il periodo 1975-1985) sono, pur nei loro limiti, un mezzo di dialogo e d'informazione con i cittadini. Pur nel controllo totale (o quasi) delle istituzioni e di tutto ciò che è collaterale al potere locale (ci sono sempre gli uomini del partito, e gli altri sono presenti più che altro a titolo di rappresentanza) sono utili. In fondo il Pci raccoglieva percentuali bulgare alle elezioni comunali, pertanto la sua smania di potere, e speso l'arroganza, aveva un consenso popolare. Nei notiziari esce un raccontomessaggio chiaro: cari cittadini stiamo lavorando per voi. L'intento è dimostrare che c'è un'amministrazione dinamica, sensibile e attenta ai bisogni dei cittadini e alle necessità degli operatori turistici. Paradossalmente spesso su tematiche come il turismo, commercio e altre attività economiche, l'amministrazione si trova più avanti e coraggiosa rispetto le stesse categorie economiche e/o loro rappresentanti. Si potrebbe portare ad esempio le scelte infrastrutturali, spesso impantanate nella polemica politica e gli operatori economici che stanno alla finestra se non addirittura ostili. Le scelte in campo turistico, dal turismo di massa, al turismo sociale (le vacanze degli anziani) fino all'apertura al turismo dei paesi dell'Est europeo, trovano opposizione proprio nella Dc e presidenti delle categorie turistiche. E' giusto sottolineare e valorizzare soprattutto l'impegno in ambito culturale. Tante risorse, tante energie e tante opportunità di conoscenza per i cittadini e turisti. Dalle scelte infrastrutturali (biblioteca popolare, poi l'avveniristico Centro Culturale, l'Antiquarium, il Museo, ....). A Cattolica ci sono i ragazzi/e di Radio Talpa (diversi con un bagaglio politico consistente, supportato da un'adesione di massa tra i giovani); c'è l'arrivo nel Pci-Amministrazione di giovani già “contaminati” da esperienze con i movimenti universitari di Bologna, Trento, ecc. (Micucci, Bigagli...) e da passaggi (brevi) in Lotta continua; ci sono i gruppi organizzati delle donne, degli studenti... Tutto questo porta aria nuova. La politica culturale diventa il “luogo” che assorbe il meglio dei fermenti e delle passioni. La cultura di quegli anni è grandiosa, con iniziative che non possono e devono dimenticare. Il direttore della biblioteca è Marcello Di Bella, i sindaci sono Sergio Grossi e poi Franco Mazzocchi. Si crea una buona-forzata “convivenza” tra i vecchi del Pci e i nuovi giovani assessori (Gloria Bellini, Oscar Micucci, Attilio Bigagli) e si trova il coraggio di realizzare cose splendide... che solo la stupidità di chi è venuto dopo riesce a dilapidare. E non è solo una questione di soldi! Leggere anno per anno (solo dai notiziari comunali) cosa si fa sul piano culturale... si viene colti dallo stupore, orgoglio... e poi rabbia per tanto sperpero di iniziative poi “rubate” dagli assessorati alla Cultura di mezza Italia. Radio Talpa in questo bel percorso culturale c'è! Riformisti (o revisionisti, come dicevamo noi) e rivoluzionari (“estremisti” come ci definivano loro) trovano il dialogo giusto per regalare alla città cose importanti che fanno un pezzo di storia della città. Quel pezzo di storia culturale quando Cattolica è definita “la dotta”. Infine, quello che è ancora più importante è che il talento e la creatività di tanti giovani cattolichini, gabiccesi, ecc. non viene bruciata, sperperata e umiliata dalle esigenze della brutta politica, ma viene esaltata e valorizzata. Un grazie anche ai rgazzi/e di Radio Talpa, quelli della Cooperativa Democratica Informazione.
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1975 - Vengono eletti i genitori nei vari organismi di gestione delle scuole cittadine. - Si costituisce il Museo della Pesca. - O.d.G. del Consiglio comunale per stroncare l'eversione fascista dopo l'assassinio dei poliziotti Leonardo Falco e Giovanni Ceravolo. - Teatro in città: il “Gruppo del Gorilla” (studenti dell'Università di Bologna) insieme a Giuliano Scabia che segue l'antica tradizione dei cantastorie. Staffetta nelle performance teatrale col gruppo di Cattolica “Il Gabbiano”. L'iniziativa vede insieme la Biblioteca di Cattolica e Gabicce Mare. - Avviata la pratica per i parcheggi decentrati nella zona Cantoniera per 1000 posti auto. - Infrazioni al Codice stradale: violazioni accertate nel 1973 n. 10.334. Nel 1974 si riducono a 6.420 - 15 marzo: Cattolica ospita nella sala dell'Azienda di Soggiorno il Primo Convegno regionale sulla pesca con oltre 300 delegati. Nella costa adriatica regionale Cattolica è al primo posto (dati 1974): 108.300 q.li di pescato per 1.770.600 milioni di lire. - 6 aprile: inaugurato, di fronte a centinaia di cittadini, il nuovo Ospedale (completamento 1 e 2 stralcio) progettato dall'arch. Luigi Filippini, ing. Giuseppe Tonini, ing. Mauro De Astis. Costo oltre 1 miliardo di lire. - Aprile: gli interventi della Biblioteca in occasione del 30.mo della Liberazione. - Grande partecipazione alle iniziative del 25 Aprile e Primo Maggio. - 8-11 maggio: si svolge la 3^ edizione di Cattolica in Fiore. - 10-11-12 aprile: convegno nazionale organizzato dalla Biblioteca comunale popolare con l'Istituto di Etnologia e Antropologia dell'Università di Perugia “Tradizioni
popolari e classi subalterne”. - Aprile: il Collettivo Teatrale “Il Gabbiano” (costituito nel 1974) presenta “Kasimir un Karoline”. Alla rappresentazione partecipano: Antonella Bacchini, Alfredo Bigagli, Santa Bigagli, Doris Boga, Giancarlo Del Vecchio, Augusto Gennari, Federico Leardini, Nunzio Livi, Raffaella Lugli, Alberto Magnani, Luciano Magnani, Paola Magnani, Rosita Marini, Vincenzo Morosini, Giovanna Piccioni, Felice Prioli, Giovanna Semprini, Giorgio Tausani, Nives Vaselli, Attilio Bigagli, Magda Gaetani, Giovanni Drudi, Nino Della Biancia, Raffaele Bersani, Gustavo Bruni, Fenisia Faedi, Piovaticci, Elio Tiburzi, Marco Bottai, Tonino Fabbri. - Cattolica piace: documentario a colori della TV tedesca. - Il Comune lancia l'allarme: “Gravissima la situazione del bilancio. Il Comune rischia la paralisi dei suoi servizi”. - O.d.G. del Consiglio comunale e di diverse associazioni cittadine e partiti contro il governo per protestare contro la decisione di tagliare il 65% il muto a pareggio del bilancio 1975. Tutti a favore con l'astensione dei gruppi Dc e Pri (che governano insieme a Roma). - Le presenze turistiche aumentano. 1974: stranieri 1.131.263, italiani 1.112.987 (totale 2.244.250). I dati - 1975: stranieri 1.190.522, italiani 1.191.526 (totale 2.382.048 +6,1%). - 2 ottobre: manifestazione antifascista in solidarietà con i patrioti spagnoli contro il regime franchista. Il Consiglio comunale vota un ordine del giorno all'unanimità. - 9 novembre: inaugurato il nuovo asilo nido d'infanzia per 60 bimbi. Progettato dall'arch. Luigi Filippini. Spesa 160 milioni di lire. - Il Consiglio comunale nomina i nuovi membri delle commissioni e dei consorzi. - Programma di alto livello culturale dei film d'Essai ottobre-dicembre 1975 organizzato dalle Biblioteche di Cattolica e Gabicce Mare (ingresso 400 lire).
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1976 - Il Consiglio comunale discute il documento per lo sviluppo economico e la piena occupazione. - Inaugurato il nido di infanzia e la scuola elementare “Macanno”. -Trasferiti nella nuova sede di via Trento tutti gli uffici sanitari e assistenziali. -Aeroporto civile di Rimini: il Comune di Cattolica entra ufficialmente a far parte del consiglio della Società Aeradria. -Biblioteche comunali di Gabicce Mare e Cattolica programmano importanti eventi. - Le iniziative della biblioteca: Tavola rotonda sullo statuto dei lavoratori - presentazione dell’audiovisivo “ L’abicì della guerra” - dibattito sul nuovo diritto di famiglia - presentazione del documentario “Fortezze vuote”. - L’Istituto per i beni naturali, culturali, artistici della Regione Emilia Romagna presenta la mostra “Gli anni della guerra 1940 -43”. - Il Consiglio comunale vota il bilancio 1976. Favorevoli PCI-PSI, contrari DCPSDI. Assente PRI. - Insediati i nuovi Consigli di Quartiere. - Ordine del giorno su situazione degli enti locali viene votato all’unanimità nella seduta consiliare 12 marzo dai partiti PCIPSI-DC-PSDI. - Il Consiglio comunale denuncia l’estrema gravità in cui sono venuti a trovare gli enti locali, per il permanere di un quadro normanativo che mortifica l'effettiva autonomia. -Lavori di ristrutturazione del Palazzo Comunale. - LA CRISI ECONOMICA, POLITICA, CULTURALE E MORALE DEL PA-
ESE E LE PROPOSTE DELLE FORZE SINDACALI PER IL SUO SUPERAMENTO - Conferenza dibattito di Rinaldo Schera. - Concerto “Fiaba Grande” del nuovo Canzoniere Italiano. - 9 marzo: spettacolo di Ivan della Mea, Giovanna Marini, Paolo Pietrangeli proposto dalle biblioteche di Cattolica e Gabicce Mare. - “Chi ruba un piede è fortunato in amore” - Una commedia di Dario Fo messa in scena da Nando Gazzolo e Paola Quattrini. - Dibattito sul nuovo diritto di famiglia. - Porto e banchinamento del TavolloConcessi ulteriori 500milioni dalla Regione Emilia Romagna. - 11 maggio: il consigliere Dc Egisto Rossi viene dichiarato decaduto e sostituito da Giuliano Giulini (Dc). - IV Gran Giallo città di Cattolica 9- 13 giugno. - Cattolica partecipa. al carnevale di Duesseldorf. -Entro giugno e per l’estate 762.000.000 mc. di acqua potabile dal bacino artificiale del Conca. - Interventi della Regione per il Consorzio degli Acquedotti di: Cattolica- Riccione-Misano e Gabicce. -Biblioteca Comunale nei locali seminterrati della Scuola media n.1 con ingresso via XXIV maggio, imminente la sua apertura al pubblico per la sola consultazione in sala. - Ferma condanna del Consiglio comunale per i gravi fatti di Sezze di Genova - XXV Aprile: manifestazione celebrativa del 31 anniversario. -Aperto tutti i giorni il parco cittadino - Isola pedonale per la lotta contro i rumori e l'inquinamento atmosferico. -Gran Giallo Città di Cattolica: un ricco programma. - Conferenza sull’ecologia. - Istituto Professionale Statale di tipo alberghiero: aperte le iscrizioni. - Lavori di completamento del centro
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polisportivo. - Giochi della gioventù 1976. - Continua la sottoscrizione di solidarietà per i terremotati del Friuli. Come vengono destinati i fondi. - Programma estivo della biblioteca con eventi di qualità. - Trasferimento della biblioteca e del museo, a causa degli imminenti lavori di ristrutturazione e consolidamento che interessano l’intero palazzo municipale. - Per una storia di Cattolica: Tesi di Laurea di M.Lucia De Nicolò “Economia e società a Cattolica nei secoli XVI, XVII e IIX”. - Approvati in Consiglio Comunale i Piani Particolareggiati. - Programma di interventi per il controllo e le ricerche sul mare lungo la fascia costiera dell’Emilia Romagna nell’anno 1976. - Destinato alla sede di Cattolica il nuovo Segretario Comunale (dott. Vincenzo Lentini). -Comunicato Biblioteca comunale: sola consultazione e Museo temporaneamente chiuso. - Appaltato il secondo stralcio delle scogliere frangiflutto. -Mostra mercato del cristallo Cecoslovacco dal 16 al 31 luglio 1976 Palazzo del Turismo. - Ospitati a Cattolica 50 ragazzi olandesi
1977 - Il decreto legge sul consolidamento dei debiti dei comuni aggravata la situazione finanziaria. Con l'art. 9 che blocca le assunzioni di personale straordinario si paralizzano tutti i servizi estivi. -Comunicato: In seguito all’inizio dei lavori di ristrutturazione del Palazzo Comunale, previsti per il 14 febbraio, tutti gli uffici sono trasferiti in altre sedi.
figli di italiani. - Musica Estate 1976: 12 agosto in Piazza Repubblica concerto del Canzoniere del Lazio - Ingresso L. 1000 - Concerto nella Chiesa nuova di S. Antonio. - Il blocco dei finanziamenti porta alla paralisi dei servizi: il comune non è più in grado di pagare stipendi e fornitori - Necessaria la mobilitazione dei cittadini per la garanzia del mantenimento dei servizi. -Viva preoccupazione per l’inquinamento dell’Adriatico a causa della Cavtat, la nave affondata nel canale d’Otranto. - Si affronta il problema delle alghe marine. - Secondo comparto PEEP: iniziati i lavori di urbanizzazione - Spettacoli biblioteca di successo: seminario condotto da Umberto Cerroni su “Cultura e vita democratica”. - Riaperta la biblioteca comunale - Finanziato il completamento dell’ospedale. - Per i terremotati in Friuli Consegnate 16 roulettes. - L’alluvione del 19 agosto devasta Cattolica. - Od.G. “Nessun riconoscimento ancorché sportivo al regime fascista sanguinario di Pinochet che incombe sul Cile. L'Italia non deve partecipare alla finale di Coppa Davis di tennis”. Mozione votata all’unanimità dal Consiglio di Quartiere n.1.
- Conferenza nazionale a Cattolica sull’occupazione giovanile. Programmato un incontro con i giovani. - Appello per gli aderenti alla “Charta 77”. -O.d.G. sulla grave situazione del Mare Adriatico. Stanziamento regionale di 3 miliardi. - Servizi culturali: una nuova gestione. Approvato in Consiglio comunale, nella seduta del 24 gennaio, il nuovo regolamento di
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gestione dei servizi culturali del Comune. -Un nuovo modo per gestire le attività sportive. In attuazione del programma presentato dalla Giunta Comunale, si è dato luogo alla istituzione della Consulta Sportiva, organismo di larga partecipazione democratica che costituisce un metodo nuovo e democratico per la gestione delle attività sportive nella nostra città. - Decentramento: istituiti i nuovi consigli di circoscrizione e le Commissioni Consiliari. - 3° congresso Nazionale Chirurgico con oltre 350 partecipanti. - Statistiche anagrafiche dell’anno 1976: nati 198 (111 maschi - 87 femmine); morti 134 (80 maschi – 54 femmine). Emigrati 273 - Immigrati 251. Matrimoni 50 (46 religiosi - 4 civili). Divorzi zero. Popolazione al 31.12.75: 15.853 (7.740 maschi - 8.113 femmine). Popolazione al 31.12.76: 15.895 (7.770 maschi - 8.125 femmine). - Programma di vaccinazione antirosolia. - Nostradamus a Cattolica? Incontro pubblico. - VIII congresso nazionale diapositive “Città di Cattolica”. -Comunicato dei partiti politici sull’Ospedale civile: “I rappresentanti dei partiti politici di PCI, DC, PRI e PSDI di Cattolica si sono impegnati all’unanimità ad adoperarsi affinché, con la imminente costruzione del III stralcio, sia portato a termine il completamento del nuovo Ospedale di Cattolica”. -I consultori familiari: incontri e programmazione. - Sistemazione degli scavi archeologici di Piazza Mercato. - Gestione sociale nelle scuole cittadine: approvato il regolamento. - Dibattito pubblico sul problema dell’apprendimento del linguaggio. -Iniziativa della biblioteca sulla questione della droga. - I giornali e i periodici della Biblioteca
comunale: QUOTIDIANI (Avanti, Avvenire, L’Unità) - SETTIMANALI (Com, L’Espresso, Giorni, Noi Donne, Panorama, Rinascita, Tuttolibri) - PERIODICI (Abitare, Aut- Aut, Belfagor, Il calendario del popolo, Casa bella, Il castoro-letteratura, Cineforum, Cinema sessanta, Civiltà cattolica, Coelum, Il corriere Unesco, Critica marxista, Cultura, Diaframma fotografico, Due più, Il giornale dei genitori, L’infanzia, L’informazione bibliografica, L’Italia che scrive, Linus, Madre, Mondo operaio, Nuova rivista internazionale, La parola e il libro, Politica ed economia, Psicologia, Quale giustizia, Rassegna ital. di sociologia, Riforma della scuola, Rivista geografica, Scena, Le scienze, Scuola e didattica, Sipario, Soc. di studi romagnoli, Storia dell’arte, Studi storici, Terzo mondo). - Un campione cittadino: Evelino Ghironzi vincitore del 2° campionato italiano di boccette a squadre. - Istituito a Cattolica il Consiglio Tributario. - Dal 4 luglio inizia l’erogazione parziale e sperimentale dell’acqua invasata nell’impianto del fiume Conca, per rifornire gli acquedotti di Cattolica, Misano e Riccione. - Precisazione dell’Amministrazione Comunale al “Resto del Carlino” sul problema dei porti e delle erosioni marine - Approvato il regolamento dei Consigli Circoscrizionali - O.d.g. sulla situazione dei prigionieri politici cileni. - Progetto per sistemare l’area ove furono fucilati Rasi e Spinelli. - Parte il V Gran Giallo Città di Cattolica. - Biblioteca Comunale Popolare: fitto programma culturale. - Nominati dal Consiglio Comunale i consiglieri delle quattro circoscrizioni. - Eletto un nuovo consigliere comunale nel gruppo del P.C.I. per le dimissioni di Giovanna Filippini: eletto Sante Renzi. - Centro Culturale Polivalente: richiesto
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il contributo alla Regione per la costruzione. - Appello ai cittadini a collaborare per la “città pulita”. - Programma d'avanguardia cinematografico e teatrale della biblioteca. - La nuova composizione della giunta comunale: il sindaco Sergio Grossi assume contemporaneamente anche le funzioni relative a Bilancio e Finanza. Sergio Pericoli (Vice Sindaco - Assessore ai Lavori Pubblici); Attilio Bigagli (Assessore alla Pubblica Istruzione, Cultura e Sport); Guelfo Benelli (Assessore alla Sanità e Decentramento); Luigi Bersani (Assessore all’Assistenza, Stato Civile e Anagrafe); Mario Castelvetro (Assessore all’Urbanistica, Edilizia Privata e Turismo); Oscar Micucci (Assessore alla Polizia Urbana e Personale). -Nominato con decreto regionale il con-
1978 - Il ponte sul Ventena apertura al traffico a fine marzo. - Convegno cultura fisica e sport il 13 febbraio sul tema “Cultura fisica e sport”. - Biblioteca comunale: rassegna Cinematografica “Corto Circuito” 17-22 Marzo. - E ancora: “Appunti di storia della musica”. - I pescatori di Cattolica Benito Tonti e Walter Olivieri partecipano a “Portobello”, fortunata trasmissione televisiva condotta da Enzo Tortora. - IX Edizione del Concorso Diapositive -Si costituisce il nuovo consiglio di gestione degli Istituti Culturali (Stefania Gianoli rappresenta Radio Talpa). - Inizia un corso di fotografia. - Il 24 giugno viene inaugurato il monumento a Rasi e Spinelli - L’invaso del Conca viene inaugurato il 25 giugno.
siglio dell’Azienda di Soggiorno. - Approvati i piani particolareggiati Marabotti, Macanno, Ventena, MonteviciCantoniera, Torconca. - Regolamento dei consigli circoscrizionali approvato dal consiglio comunale. - Ordine del giorno sul problema della casa e dell’equo canone. - Iniziative a difesa del consumatore. Prossima la costituzione di un comitato. - Gemellaggio con il comune francese di Faches Thumesnil. - Seminario di studio sul gioco e giocattolo didattico. - Nominati i rappresentanti del comune nei comitati scuola città. - Il programma cinematografico e teatrale della biblioteca. Ancora grande cultura. - 7 dicembre: l'assessore Michele Bertozzi (Pci) viene sostituito da Oscar Micucci (Pci).
- Sdegno in città per gli atti vandalici nelle scuole. - Grande partecipazione nella manifestazione del XXV Aprile. -Centro Culturale Polivalente: affidato l’incarico per la progettazione. - Nelle Province di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna è già in atto un esperimento a carattere nazionale sui detersivi a ridotto contenuto di fosforo (5%) per ridurre l'effetto della proliferazione delle alghe marine. - Banchinamento del Tavollo e porto turistico -2-4 Giugno: 6° Gran Giallo Città di Cattolica. - Inaugurato l’invaso del Conca - Inizia la prima rassegna del Teatro di animazione. - Dibattito in Consiglio comunale sull’ampliamento dell’Ospedale. - Enrico Tanelli nuovo consigliere del
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gruppo PCI. Sostituisce il deceduto Ottavio Lazzari. - La seduta consiliare del 5 ottobre commemora Ottavio Lazzari già Sindaco di Cattolica dal 1960 al 1965. -Più turisti nel 78: sensibile aumento delle presenta rispetto al 1977. - L'Ufficio Urbanistica: suddivisione del territorio comunale in zone per l’applicazione dell’equo canone. - Un simbolo per la Biblioteca di Cattolica: una x dentro ad un cerchio.
- “D’inverno Cattolica è un paese”: mostra fotografica che ha per protagonisti gli abitanti della città. - Biblioteca Comunale stagione culturale 1978-79 con: Bruno Lauzi, Giorgio Gaslini, Luigi Proietti, Leopoldo Mastelloni. - Per capire il territorio: serie di conferenze dedicate alla Valle Conca. - Cultura fisica e sport a Cattolica: le attività delle società sportive cattolichine. - Lungo il fiume Conca: nasce l’oasi di rifugio per la fauna acquatica da proteggere.
1979 - Si costituisce la sezione Avis. - Chiesto in Consiglio comunale il potenziamento delle forze dell’ordine. - Biblioteca comunale: quotidiani disponibili (Avanti!, Avvenire, Corriere della sera, La Repubblica, Il resto del Carlino, L’Unità). - Conferenza del giornalista e scrittore Peter Kolosimo. - Mostra fotografica su Mondaino. - Impegno per il restauro dell’Oratorio di Santa Croce: la storia del primo ospedale di Cattolica. - Iniziative culturali nel quartiere di Torconca di cinema e fotografia. - L’impegno del Comune sui problemi per la pratica dell'atletica leggera. -Igiene e sanità, è la lotta alla zanzara: “L’importanza del trattamento preventivo invernale”. - Campagnia informativa per la vaccinazione per prevenire la rosolia. - Che cos’è il consultorio familiare: dibattiti e incontri. - Premio nazionale istituito dal Ministero delle PP.TT. per la 20esima Giornata del Francobollo sul tema: L’Europa Unita a
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Elena Cerri – 3° scuola media “E. Filippini”. - Stagione culturale 1978-79: ricco programma della biblioteca. - Approvato in Consiglio comunale il bilancio preventivo per l’anno 1979. - Presentato alla città il progetto di massima del nuovo Centro Culturale Polivalente. - Presentato il progetto della scuola elementare Carpignola. - Approvato in Consiglio comunale il progetto generale della nuova sistemazione di piazza della Repubblica per la costruzione del Centro Culturale Polivalente. - Iniziative in favore dei profughi vietnamiti. - Si decide sul nuovo bocciodromo comunale. - Mario Mulazzani è il nuovo Presidente dell’Azienda di Soggiorno. - Parliamo di consultorio familiare: dibattiti e incontri con le donne e cittadini. - Dibattito in Consiglio comunale sulla droga: costituito un comitato cittadino. - Approvato il piano sanitario circondariale. - Più turisti nel 1979: aumento del 4,3% rispetto al 1978. - Disposizioni riguardanti il contenimento dei consumi energetici.
SCHEDE
1980 - Decreto legge sulla Finanza locale per il 1980. Incontro dei sindaci a Bologna. Ordine del giorno del Consiglio comunale: “Bilanci e servizi comunali in seria difficoltà”. - Discussione sul Piano regolatore generale. - La nuova sistemazione della farmacia comunale. - Ordine del giorno del Consiglio comunale a sostegno delle rivendicazioni dei pescatori votato all’unanimità nella seduta del 17 gennaio. - I problemi degli anziani: le iniziative del comune. - Interviste con la filosofia: ciclo di incontri con filosofi italiani organizzato dalla biblioteca comunale. - “Pop rock Movies”: nuovo ciclo di film al cinema Parioli. - Approvata la variante al Piano Regolatore Generale. - Presentato in Consiglio comunale il piano di risanamento della costa e dell’ambiente. - Inaugurato il 3° stralcio dell’Ospedale Civile: a Cattolica il dipartimento maternoinfantile. - Istituzione dell’Università in Romagna: approvato l’ordine del giorno. - SPORT E IMMAGINE: prima rassegna fotografica. periodo febbraio - Maggio. - Si discute su una scuola media superiore a Cattolica. - Primi appunti su “Cosa fanno oggi i filosofi”. Inizia con un grande successo. - Conferenza pubblica sulla droga. -Nominato il rappresentante nell’Unità Sanitaria Locale.
- “Quando mancavano 21 soldi”, un libro di Primo Morosini. -Il bilancio di previsione 1980 prevede 6 miliardi e mezzo di lire di investimenti. - Discussione su un sistema di Parchi Urbani. - Di prossima realizzazione i primi interventi nelle zone “Monte Vici” e “Ventena” - “Incontro con l’astronomia”: conferenza del Prof. Franco Pacini - Direttore Osservatorio Astrofisico di Arcetri. -Lotta contro le zanzare: l'uso della petroliera. - Due mostre per l’estate culturale di Cattolica: i disegni di Emilio Filippini e la Campagna fotografica degli Alinari in Emilia Romagna. - Si insedia il nuovo Consiglio comunale votato nelle elezioni comunali dell'8 giugno. Eletti il Sindaco e la Giunta: Sergio Grossi riconfermato Sindaco. - Lavori al porto canale. Banchinamento del Tavollo. - La squadra di calcio del Cattolica affronta il campionato nazionale di “C2”. - 1°Festival internazionale del giallo e del mistero: cinema, televisione, editoria 714 settembre. - Convegno medico “Nuove frontiere in pediatria oncologica” condotto dal prof. Guido Paolucci il 20/21 settembre. Oltre 300 partecipanti. Aperta una sottoscrizione per la lotta al cancro nell’infanzia. - O.d.G. del Consiglio comunale sulla vertenza FIAT e in difesa dell’occupazione: sottoscritta la somma di L.2.500.000. - Appello ai proprietari di alloggi sfitti per metterli a disposizione degli sfrattati. -Marco Trebbi nuovo consigliere del P.C.I. in sostituzione del dimissionario Sante Renzi. - Attività culturale 80/81 ancora all'insegna della qualità. Nel programma anche la rassegna di Radio Talpa “Ro(ck)magna mia”. -Campagna contro la pediculosi: trattamento e prevenzione.
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SCHEDE
1981 - L’attività del Comitato cittadino in favore delle popolazioni terremotate dell'Irpinia. Si rinnova l’appello per la ricostruzione. -Decentramento amministrativo: nominato i nuovi Consigli di Circoscrizione. L’elezione dei presidenti: Antonio Galasso al n.1, Biagio Solleciti al n.2, Giuseppe Filippini al n.3 ed Edoardo Conti al n.4 - OdG sulla situazione dello stabilimento Adria- Effe di San Giovanni in Marignano. - O.d.G sul rapimento da parte delle Brigate rosse del magistrato Giovanni D’Urso. Approvato a maggioranza nella seduta del 13 gennaio 1981, favorevoli i gruppi PCI e PRI, contrari DC e PSI, astenuto il PSDI. - Iniziative culturali: grande Teatro e Musica 80-81. - Al Prof. Guido Paolucci di Cattolica la direzione della clinica pediatrica 3 dell’Università di Bologna. - Musicoterapia: conversazini di musica, ecologia, terapia. - Quattro conversazioni introduttive all’Astronomia. - SONO IN CORSO I LAVORI del Centro Culturale Polivalente e la nuova sistemazione di Piazza della Repubblica. - Il sottovia ferroviario di Via Toscana aperto al traffico dal 10 maggio - Incontro sui problemi dell’ordine pubblico: un appello agli operatori turistici. - Indagine sull’alimentazione a cura del Collettivo insegnanti del plesso Torconca. - Inchiesta sull’alimentazione a cura del Collettivo del plesso Giovanni XXIII. - 2° Festival internazionale del Giallo e
del mistero: 26 giugno - 5 luglio. - COSA FANNO OGGI I FILOSOFI. Tema: “Sulla natura delle cose - Conversazioni e interventi sotto il segno di Lucrezio”. - O.d.G. su “El Salvador ”contro la brutale repressione. - O.d.G sul Turismo: sviluppo e qualità. - Commemorato l’ex vice Sindaco Pierino Colombaroni della giunta 1970-75. - Celebrato solennemente il XXV Aprile: concessa la medaglia d’oro alla bandiera della sezione A.N.P.I. di Cattolica. Nell’intervento del rag. Vilmo Piccioni il ricordo della Liberazione e la storia delle azioni dei partigiani di Cattolica: “Oggi in occasione di questa ricorrenza mi sia comunque permesso di ricordare senza alcuna retorica, i componenti del comitato di liberazione di Cattolica purtroppo tutti scomparsi: Ricci Giuseppe per il PCI, Moretti Giuseppe per la DC, Rudi Nereo per il PSI, Romani Pasquale per il PRI, Salmaso Angelo per il PLI”. - Il centauro cattolichino Giuseppe Andreani è candidato al titolo di Motocross. - Il Bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 1981: “Per la realizzazione e ultimazione di opere pubbliche aumentano preoccupazioni e incertezze”. - Concluso con grande successo il 2° Festival Internazionale e del mistero. Premiati: “La mano negra”(cinema), “Beweisaufnahme” (televisione), “Impermeabile e ombrello” e “Agave” (letteratura). - Regolamento comunale per l’istituzione e il regolamento dei Consigli di Circoscrizione. - ALLOGGI I.A.C.P.: assegnati 43 appartamenti. - Viene ristrutturata la chiesetta del cimitero comunale. - Ordine del giorno sulla istituzione della Provincia di Rimini (siamo ancora sotto Forlì).
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-1°Anniversario della strage di Bologna: commerazione. - Il rag. Vilmo Piccioni viene nominato Presidente della Consulta regionale della Pesca e dell’Acquacoltura. - Difendere la pace: appello del Consiglio Comunale. - Conferenza dibattito sul problema dell’eutrofizzazione del Mare Adriatico. - Il vicesindaco Giancarlo Primavera nel Consiglio di Aeradria. - Realizzazione centro sociale in zona Macanno. - Intitolazione di nuove vie e Piazza Pubbliche nel secondo comparto PEEP: ricordati i concittadini Giuseppe Ricci e Nereo
1982 - Parco Regionale: con la delibera del Consiglio Regionale n. 2810 del 22 Aprile 1980 la proposta di realizzare un parco naturale lungo il corso del fiume conca. - Insediati i nuovi consigli circoscrizionali; le commissioni consiliari dipartimentali - Movimento demografico. Cause di morte nell’anno 1981: malattie dell’apparato circolatorio 54%; tumori 26%; malattie dell’apparato respiratorio 6%; malattie dell’apparato digerente 4%; altre malattie 3%; incidenti-avvelenamenti-traumatismi 7%. - Ordine del giorno sul risanamento idrico e sulla riduzione dei fosfati. - Il fenomeno della droga nella nostra città: pubblico dibattito. - O.d.G. su “El Salvador” contro la repressione. - Carnevale 82: 18 Febbraio si svolge per le vie del centro, l’ormai tradizionale carnevale mascherato delle scuole tra la gioia e l’entusiasmo dei bimbi e dei genitori. - BIBLIOTECA - CULTURA: Per i ragazzi; Le grandi avventure. - Il giovedì cinema d’Essai al cinema
Rudi. - Dibattito in consiglio comunale sulla situazione sanitaria: approvato all’unanimità l’o.d.g. presentato dall’Assemblea dell’Associazione dei Comuni riuniti nella U.S.L. n.41. - Centro Culturale Polivalente: continuano i lavori. - L’informatica entra nel Comune: iniziato il processo di meccanizzazione dei servizi comunali. - Restauro conservativo dell’antica lapide posta sulla facciata della Chiesa di Sant’Apollinare. - Attività culturali stagione 81-82: vasto programma.
Ariston. - Il porto di Cattolica fra Settecento e primo Novecento. Progetti - Immagini documenti: mostra presso la Galleria comunale S. Croce - 16 gennaio -21 Marzo. - Cosa fanno oggi i filosofi/3. Tema: “L'Etica, mostrata secondo ordini diversi”. - Sei ore di trasmissione telvisiva su Cattolica. - Presentazione del Mystfest 82. - Convegno “Mathesis”, Società Nazionale di Scienze Matematiche e Fisiche organizza a Cattolica un convegno nazionale dal 25 a 13 Aprile. Tema trattato: l’insegnamento della matematica, problemi e prospettive. - Dal 12 al 20 luglio il Mystfest ‘82, Terzo appuntamento con il Festival del giallo e del mistero - Si apre il Centro culturale polivalente. -Presenze turistiche maggio - giugno 1982. Rispetto al 1981 +24% arrivi e presenze +13%. - Il Centro culturale polivalente diventa teatro e soggetto in uno sceneggiato TV. - Universo più vicino per gli amanti delle stelle: conferenze.
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- Ordine del giorno sull’aggressione Israeliana al Libano. - Ordine del giorno sulla difesa della scala mobile. - Inaugurazione del Bocciodromo Campo Fiera: un impianto sportivo al servizio della città, frutto della collaborazione tra amministrazione comunale e bocciofila M.C.L. - Cattolica. - Uu articolo di Beniamino Placido incorona il MYSTFEST. - La giovane atleta diciassettene Elena Cerri di Cattolica appartenente alla società sportiva G.S.Atletica 75- Amplilux si laurea campionessa regionale nella specialità delle prove multiple (eptatlon) ottenendo il punteggio sufficiente per partecipare ai campionati italiani della specialità. - Windsurf Day 1982 - 4 regata Città di Cattolica organizza l'assessorato Sport e tempo libero, Club Nautico di Cattolica il 29 agosto. - “Varato“ il Centro Giovani “Le navi” progetto con la Regione Emilia Romagna per soggiorno e incontri internazionale fra i giovani. - Dal 7 Agosto nel Centro Polivalente la mostra “Stagione dei bagni a Cattolica”. - Alla Galleria “S. Croce” una mostra dello scultore Riziero Giunti. - Franco Mazzocchi è il nuovo Sindaco di Cattolica sostituendo il dimissionario Sergio Grossi. Sebastiano Mascilongo diventa assessore alla P.U, turismo e attività economiche. - “Salviamo l’Adriatico”: dopo il consi-
1983 - PRESENTATO IN CONSIGLIO COMUNALE IL QUARTO FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL GIALLO E DEL MISTERO “Delitti & Misteri” dal 27 giugno al 5 luglio.
glio comunale “aperto” del 10 settembre, si tiene a Cattolica, il 18 settembre, una manifestazione intercomunale in accordo con il Circondario di Rimini. - Rifornimento idrico: comunicato del Consorzio potenziamento acquedotti dei comuni di Cattolica - Riccione - Misano A. Gabicce Mare per il contenimento dei consumi. - Ricevuta in Municipio una folta delegazione di partigiani. - “Come i romani accendevano la luce”: mostra presso la Galleria Comunale S. Croce. - Nella seduta consiliare del 12 novembre viene adottata la variante al Piano regolatore con voto favorevole dei gruppi PCI e PSI, astenuti i gruppi DC e PRI. - Alla Scuola per l’infanzia Torconca va in scena: storia di un antenna di una coccinella e di bambini. - Didattica: l'alunno nella scuola dell’obbligo e la conoscenza dell’ambiente naturale. - “Questionario giovani” 50 domande, 50 risposte della Cooperativa Democratica Informazione - Radio Talpa con il Comune: i risultati del questionario saranno pubblicati e a disposizione di tutta la città. Radio Talpa dedica trasmissioni speciali (un microfono aperto) dove tutti i giovani possono intervenire. Il termine per la consegna è il 15 gennaio 1983. - Per il preinserimento lavorativo e sociale dei portatori di handicaps sorge a Cattolica una cooperativa sociale.
- Parco Ventena: domenica 10 Aprile l’inaugurazione - EUTROFIZZAZIONE DEL MARE ADRIATICO: la Regione Emilia Romagna ha sollecitato un incontro con i Ministri interessati. - 27 febbraio 1983: inaugurazione del
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Centro Culturale Polivalente con la mostra “Giovani sparsi nella città doppia” realizzata da Radio Talpa. L’augurio del Capo dello Stato. Comunicato dell'amministrazione comunale: “Presso il Centro culturale del Comune di Cattolica (p.zza della repubblica) continua con grande affluenza di pubblico la mostra fotografica “Giovani sparsi nella città doppia” curata da un gruppo di persone che fanno riferimento alla Cooperativa Democratica Informazione - Radio Talpa di Cattolica con il supporto tecnico della Biblioteca comunale e dell’Assessorato alla cultura”. - Inizia la fortunata rassegna “Cosa fanno oggi i filosofi/4”. - Metodologie Piagetiane per la ricerca interdisciplinare nella scuola dell’obbligo. - Collettivo Torconca: relazione dell’incontro tra i genitori dei bimbi frequentanti la scuola comunale per l’infanzia Torconca e il sociologo dott. Gian Franco Micucci sul tema “Il mestiere del genitore”. - COLLETTIVO CELESTINA RE: Psicomotricità. - CIRCA 300 PARTECIPANTI al convegno di Enigmistica. - In consiglio comunale due ordini del giorno per i diritti civili: un appello per aiutare il popolo del Nicaragua. Un rappresentante del Governo nicaraguense in visita a Cattolica. - Denuncia degli ospiti e pagamento dell’imposta di soggiorno. Comunicato: “Si rammenta che la denuncia degli ospiti è diventata particolarmente importante e indispensabile in relazione alle gravissime sanzioni previste dal D.L 21 marzo 1978 n. 59 per la prevenzione e repressione del terrorismo”. - COLLETTIVO INSEGNANTI GIOVANNI XXIII: didattica su “La figurazione”. - COLLETTIVO INSEGNANTI TORCONCA: secondo incontro ScuolaQuartiere sul tema “Le fasi dell’età evolutiva”. - Genitori eletti nei Comitati di gestione.
- DALL’11 AL 30 GIUGNO PRESSO IL CENTRO CULTURALE POLIVALENTE mostra dei fumetti di Daniele Panebarco: “Il grande Karl”. - Biblioteca: quotidiani in corso di abbonamento (L’avanti, Avvenire, Corriere della sera, Il Manifesto, La Repubblica, Il Resto del Carlino, L’Unità). - QUESTIONARIO GIOVANI: a settembre i risultati definitivi. - MAURO PIANI: un cattolichino su “Azzurra”. -Approvato in Consiglio Comunale il bilancio preventivo 1983: “Leggi superate e decreti tardivi rendono operativi il bilancio e i programmi quando l’esercizio finanziario è iniziato da 6 mesi. I comuni costretti ad operare all’insegna della precarietà e dell’incertezza”. - Ospedale civile di Cattolica: un altro passo aventi nel dipartimento materno-infantile nella U.S.L. - Consegnanti 6 appartamenti ad un gruppo di anziani di Cattolica. Un lascito del concittadino Ermete Re. - Nasce il Gruppo comunale A.I.D.O. - Pronto il programma del Mystfest’84. “Per la realizzazione del programma è prevista una spesa complessiva di L.400.000.000 una parte di tale somma, pari ad un quarto, dovrebbe essere coperta dall’intervento di alcuni sponsors, primo fra tutti la Mondadori. - LA VERITA’ SUL CONCA (polemica con il Resto del Carlino): “Denigrare gratuitamente quest’opera non giova al prestigio e all’economia turistica di Cattolica (e degli altri comuni consorziati). La verità è che da tanti anni possiamo soddisfare il fabbisogno idrico delle attività economiche, dei cittadini e dei turisti”. - MONTEMARE: 1° appuntamento a Cattolica dal 16 al 19 Novembre. Un singolare incontro tra una città di mare (Cattolica) ed una stazione di montagna (Pontedilegno) entrambe sedi di importanti festival cinematografici.
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- E’ in stampa la pubblicazione dei risultati del Questionario/giovani. Fra qualche giorno sarà a disposizione della città. - BIBLIOTECA COMUNALE: rassegna “Aggiornamenti cinematografici”. - Raccolta - mostra di modellini in scala raffiguranti i diversi tipi di imbarcazioni in legno costruite nei cantieri di Cattolica. - “Sport a Cattolica: immagini fotografiche dagli anni 20 agli anni 60” presso il Centro Polivalente dal 21 dicembre al 21 gennaio. - L’andamento della stagione turistica 1983. Comunicato dell'amministrazione comunale: “Se l’ente pubblico sta facendo uno sforzo considerevole altrettanto non si può dire della gran parte degli operatori privati.
1984 - APPROVATO DAL CONSIGLIO COMUNALE NELLA SEDUTA DEL 22 MARZO il bilancio preventivo per l’esercizio finanziario 1984 e la relazione previsionale e programmatica ’84-‘86 con investimenti per 31 miliardi di lire. - Aperta sede dei Vigili del fuoco Cattolica Via Cabral 40 - Tel. 963769. - Elezioni europee 17 giugno 1984 - DOMENICA 10 GIUGNO inaugurati i giardini De Amicis e il Viale Carducci. -LA BIBLIOTECA DI CATTOLICA: Prima biennale della grafica: “Propaganda e cultura: indagine sul manifesto di pubblica utilità dagli anni Settanta ad oggi”. Cattolica 7 luglio -15 settembre 1984 - Inaugurata la sede Avis- Aido (Associazione Italiana donatori Organi). - La nuova passeggiata pedonale sul lungomare Rasi e Spinelli. - Cattolica: 98,6% contro i missili. - A Cattolica il 27 maggio il Gruppo Sportivo Vicini si aggiudica il campionato
Sono anni che albergatori, ristoratori ed altri non investono per riqualificare ed adattare le proprie strutture, vi è un’assenza quasi totale di investimenti e ciò non contribuisce alla qualificazione dell’offerta.Le ragioni possono essere diverse: il capitale immobiliare e la sicurezza finanziaria sono ormai tali che si ritiene più sicuro e redditizio investire i guadagni nei BOT o in immobili in altre località turistiche, magari di montagna, anziché reinvestirli nella propria azienda oppure c’è l’incertezza sul futuro, ma allora non si assolve al proprio ruolo di imprenditori capaci di contribuire alla ripresa economica”. - Venerdì 16 dicembre Consiglio Comunale aperto sui problemi della Pace.
italiano di cicloturismo in prova unica. 2500 i partecipanti. - CATTOLICA 12 GENNAIO 1984: Supercross del mare - Classe 250. - “ARCUDAND I DI' CHE PASS”: libro del concittadino Elvino Galluzzi. - 5°FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL GIALLO E DEL MISTERO: “Mystfest ‘84”. - 34° Coppa Placci di ciclismo: 18 Agosto 1984 Ultima Premondiale. - APPROVATO IN CONSIGLIO COMUNALE IL 2°STRALCIO DEL CENTRO POLIVALENTE: edificio multiuso per spettacoli e congressi. - Corrado Augias vince il premio per il romanzo edito “Il fazzoletto azzurro” - Secondo appuntamento importante di oncologia pediatrica a Cattolica col Prof. Guido Paolucci. - 12esima Mostra dei fiori. - Laboratori didattici per bambini nella scuola di infanzia “Celestina Re”. Temi: Affidamento familiare; Possibili risposte a
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bambini in difficoltà. - Campionato italiano di pattini a rotelle a Cattolica. - Incontro pubblico su “Abusivismo e Ordine Pubblico”. - Incontro sul problema delle locazioni e degli sfratti. - Il Giallo di Mezzanotte ‘84: ore 24 Cinema Teatro Ariston - Ingresso L. 2500. - Comune di Cattolica - Centro Internazionale di psicologia culturale con il patrocinio dell’Azienda di Soggiorno Emilia Romagna -Assessorato Scuola: 1°Simposio del Centro Internazionale di Psicologia Culturale. Temi: Stili di Pensiero e Paradigma cognitivo ed epistemologia operativa. Azienda di Soggiorno 14-15 Settembre 1984. -Rifornimento idrico: “Il nuovo serbatoio pensile progettato dall’Ing. Zanetti di Rimini e costruito dal Consorzio Potenziamento Acquedotti nei pressi della centrale acquedotto di Cattolica. Il manufatto del costo di circa L.400.000.000 è alto 39 metri, ha una capacità di 900m cubi e servirà a mantenere nella rete idrica di Cattolica una pressione costante in tutte le zone. E’stato costruito con una tecnica particolare, sollevato con un sistema di martinetti man mano che viene costruito lo stelo”. - Progetto per la piscina a Cattolica. Il plastico è esposto nella mostra comunale permanente in Via Mancini. - Acquisizione dell’ex colonia ferrarese - La fregata Sagittario in visita a Cattolica 8-9 settembre.
- Meeting nazionale di atletica a Cattolica: presente il campione italiano di lancio del disco Marco Bucci. - 1° torneo di football americano “Città di Cattolica”. - Il concittadino Mons. Pier Giacomo De Nicolò viene nominato Arcivescovo e Nunzio Apostolico in Costa Rica. - Il Coro polifonico cerca nuove voci. - Inserimento lavorativo di cittadini anziani pensionati presso i servizi comunali. - GIOVEDI’20 DICEMBRE: inaugurazione Antiquarium collocato al Centro Culturale Polivalente . - Luisa Simoncelli è la vincitrice del concorso “Il miglior miacetto 1983”. - CONSIGLIO COMUNALE: dibattito sul progetto di legge regionale riguardante l’organizzazione turistica della Regione Emilia Romagna. - SCUOLA: “Più creativi nella nostra città”. - Parte l'attività motoria per la terza età in collaborazione con l’UISP (organizzazione sportiva dell’ARCI). - I corsi della biblioteca: “Sulla letteratura italiana”. - Il Prof. Guido Paolucci di Cattolica è stato nominato membro onorario della “American Academy of Pediatrics”. - Un nuovo telescopio per osservare il Cielo. Il gruppo astrofili “N. Koopernic” nel quadro di potenziamento delle attivita dell’osservatorio, si è dotato di un nuovo telescopio a specchio: Newton 410mm.
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1985 - PROGETTO AMBIENTE: programma degli interventi di risanamento ambientale a Cattolica. Sintesi del documento approvato all’unanimità dal Consiglio comunale nella seduta del 19 dicembre 1984. - L’Amministrazione comunale organizza il12 Febbraio presso l’Azienda di Soggiorno una Pubblica Conferenza sul tema: “L’AMBIENTE - UN’ESIGENZA PRIMARIA DA SALVAGUARDARE”. - A proposito del pronto soccorso: presa di posizione per potenziare il servizio di pronto intervento e l’intero ospedale di Cattolica. - Cattolica Sport: Giro delle Regioni, dai 5 continenti a Cattolica. - INSEDIATO IL CONSIGLIO COMUNALE eletto nelle elezioni del 12 maggio. Eletti il sindaco e la giunta. Franco Mazzocchi riconfermato sindaco. - CULTURA. CENTRO POLIVALEN-
TE: nasce la nuova fonovideoteca. - CONSIGLIO COMUNALE: Ordine del Giorno sull’uso del fosforo nei detersivi. - O.d.G. di condanna dell’apartheid in Sudafrica. - ALCUNI EVENTI DELL’ESTATE 1985: Sci di fondo sul lungomare. - CULTURA - CINEMA 85/86: “Latenze e tendenze”; “Arte in città”. - Elenco delle opere del pittore Emilio Filippini donate al Comune dai fratelli Giuseppe e Luigi Filippini. - Ristrutturazione dell’ex “Lavatoio”. - CONSIGLIO COMUNALE: Ordine del giorno sulla Legge finanziaria 1986. - Un telegramma per la pace: il telegramma proposto dal gruppo DC e approvato dall’intero Consiglio comunale in occasione dell’incontro tra Gorbacev e Reagan. - Cattolica fa da sfondo al film Yesterday, regia di Claudio Risi in onda su Canale 5 il 18 e 19 dicembre.
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TESTIMONIANZE TALPISTE RADIO TALPA VIVE
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Samuele Bersani Riportiamo la bella testimonianza di Samuele Bersani (cantautore cattolichino). In occasione della prima festa per il ventennale della chiusura della radio (2 dicembre 2004), non potendo essere presente ci scrisse questa e-mail. “Erano gli anni in cui i bambini a Cattolica giravano per negozi in cerca di adesivi da collezionare. Va subito detto che avere in tasca quello della talpa occhialuta era impresa ardua e nella nostra classifica valeva oro. I pochi miei coetanei che ne possedevano uno erano visti dagli altri come degli esploratori coraggiosi, che spingendosi in bici fin quasi Gabicce e arrischiandosi di bussare al vetro affumicato della radio, avevano
Antonio Cecchini (Toni) I destini degli uomini seguono strade diverse a seconda delle personali situazioni, questo non toglie che ognuno ha il dovere di portare come bagaglio di vita culturale il meglio di sé così da indurre il proprio destino a trovare la giusta strada. Ai tempi di radio Talpa mi trovavo in una situazione psicologica di difficile scernimento dove la vita di giovane imprenditore si scontrava con una visione umanistica della vita appresa nelle aule scolastiche e nelle mie letture preferite, Cecov, Parini, Leopardi, ecc. Mi accorsi, seguendo le vicende politiche nazionali e più strettamente quelle del nostro Comune, che essere di sinistra non doveva significare uniformarsi ed accettare le logiche del “potere della sinistra”, ma che questo doveva essere combattuto, e, come tutti i poteri, nella sua assurda prepotenza, io l’ho sempre com-
portato a casa il tesoro leggendario e un'esperienza indimenticabile da raccontare in cerchio. Per uno della mia generazione quelli che ‘lavoravano’ nella tana di Radio Talpa erano un modello di libera espressione creativa ed era bellissimo anche solo stargli di fianco mentre giocavano a flipper nei bar. Ricordo bene il giorno che gli hanno staccato la luce per staccargli la voce, poco dopo Pac Man mandasse i flipper definitivamente in pensione. Un giorno tiepido e grigio, ancora analogico, diventò improvvisamente una notte fredda e digitale, senza più gli alberi sui marciapiedi e senza più la meravigliosa puzza di pesce sul confine regionale. W Radio Talpa! tenetemi un adesivo. Samuele Bersani”.
battuto. Vidi in radio Radio Talpa una radio che potesse mettere a nudo questo potere grazie alla partecipazione e alla passione di una nuova e giovane generazione di sinistra che stava nascendo. Forse avrebbe potuto essere ancora più libera e mordace ma fece certamente un ottimo lavoro regalando alla nostrà comunità anni di informazione e condivisione molto importanti. Avrei tanto da dire ancora ma in fondo ciò che volevo affermare in queste poche righe è quanto sia fondamentale il “valore della libertà di pensiero”, valore che tutti dobbiamo contribuire a raggiungere. Saluto con l'augurio a Enzo e a tutti gli amici di Radio Talpa di ritrovarli nuovamente in campo liberi da condizionamenti di ogni tipo, capaci come in passato di regalarci una informazione sempre più intelligente e costruttiva.
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Moreno Gaudenzi 1 - Le esperienze attive. Fra le attività svolte di trasmissioni serali di musica jazz, “pizze” di musica notturna di circa quattro ore con registratore Revox a quattro piste, programmi su argomenti vari di salute (i temi trattati riguardavano anche le tossicodipendenze in collaborazione con alcuni operatori del servizo di Rimini. E’ così che ho conosciuto alcuni psichiatri che mi hanno introdotto ad un percorso formativo fino a diventare responsabile di un Centro di Salute Mentale in provincia di Pordenone), tavole rotonde, lettura mattutina dei quotidiani, resoconti sul festival cinematografico internazionale del giallo e del mistero di Cattolica dopo la visione dei numerosissimi film in concorso, sicuramente è l’esperienza del programma “Non tutte le ciambelle vengono col buco” quella che ricordo con maggior intensità. La trasmissione era di satira politica e di costume “non-sense” ed andava in onda tutte le domeniche dalle 11.30 alle 12.30, proprio durante l’orario della messa, come scelta di indirizzo per il grande pubblico che poteva godersi la preparazione del pranzo allegramente. Era organizzata con telefonate in diretta e parti pre-registrate spesso su telefonate anonime ad utenti casuali oppure con soggetti ultra selezionati, a seconda del tema. Alcuni esempi: per una comitiva di cinesi un ristorante locale aveva interpretato il possibile menù etnico come “raganelle, cacca di gallina e piselli”; per una squadra di basket americana con atleti di grande valore ed alti due
metri e trenta un albergo avrebbe ristrutturato letti inverosimili ed anche predisposto vetri antiproiettile; una madre molto protettiva cercava di spiegare al “vescovo” di Pesaro che il proprio figlio era impossibile che avesse fatto richiesta di entrare in seminario, poiché non andava neanche alla messa a Natale, però scusandosi. L’apoteosi però è costituita dalla “no-stop” notturna di sei ore di Radio Talpa Proibita, di cui conservo le registrazioni complete, con il finale dello spogliarello della Talpa. La comicità era prodotta dal ribaltamento dei ruoli, in linea con i temi che erano sul periodico di satira “Il male”, caratterizzata da una trasgressione verbale un pò alternativa e dissacrante velatamente colta. 2 - Cos’è stata per me l’esperienza di Radio Talpa come socio e come Sindaco della cooperativa. Parallelamente alle attività di trasmissioni vere e proprie la mia partecipazione era limitata ai fine settimana poiché nei primi giorni della settimana ero a Bologna all’università- quando c’era tutta una selva di eventi, riunioni, cene fino a notte fonda (penne alla vodka erano alla moda) un far tardi alternativo alla discoteca con discussioni divertenti quanto interminabili. E soprattutto tantissima buona musica, veramente di ogni genere dove la curiosità si è sempre mantenuta per me attiva. Ho un ricordo quasi odoroso delle cassette e della sala di trasmissione grande come quattro forni a microonde, con la consolle a tredici canali… Lì per me si è aperto uno spazio per il ritmo, per le innovazioni che mi ha accompa-
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gnato in seguito fino ad influenzare la mia attuale biblioteca musicale di musica contemporanea. Senza Radio Talpa sarei rimasto sui gusti e sui generi musicali certamente molto indietro. Ma soprattutto l’aver messo a fuoco degli interessi culturali e politici ha incentivato una chiarezza su “cosa” cercare per me come persona per il futuro: cioè Radio Talpa è stata una delle esperienze che mi ha portato fuori dall’adolescenza. 3 - La mancanza di un gruppo coeso come il maggio aspetto critico. Ho trovato di recente nel diario che tenevo in quegli anni sugli avvenimenti più importarmi della mia vita e tra le poesie, gli appunti di satira il resoconto dettagliato di una delle riunioni che si tenevano regolarmente. Ricordo bene il clima difficile per motivare le persone ad attivarsi a far trasmissioni… e cercare la pubblicità con aspetti di relativa pesantezza, dammatticità e depressione. Ripensando bene a tutto ciò sono arrivato alla conclusione che è mancata la forza di un gruppo coeso dove prevalesse la reciprocità, dove la condivisione fosse la forza del gruppo piuttosto che essere a volte una opzione. Da questa carenza sono convinto sia derivata la chiusura di Radio Talpa. Non solo forse si era esaurita “la spinta rivoluzionaria” al cambiamento, ma soprattutto si era persa la motivazione e la chiarezza degli obiettivi. 4 - Il ruolo compassato dell’intellettuale sapiente. Dal punto di vista culturale Radio
Talpa ha costituito una sperimentazione della politica di protesta, con un’animazione di nicchia, di marxismo applicato, di libertà sessuale, seppur relativa e molto a parole. Per essersi realizzata in un piccolo paese, anzi a scavalco tra Cattolica e Gabicce, ha avuto del prodigioso. Alla luce delle mie riflessioni dopo molti anni posso dire che allora prevaleva il ruolo dell’intellettuale come soggetto sapiente e di guida della masse (su questa posizione espressa fortemente dal quotidiano Lotta Continua) un po’ di stampo sovietico, nonostante le tante parole di autocritica su questo aspetto. Per molto tempo ho sostenuto per la mia stessa identità un’impronta di intellettuale del genere”talpino”; poi ho scoperto, rigenerandomi ed aprendomi ad altri interessi culturali ed artistici e col percorso formativo attraverso la psicanalisi e diventando formatore presso Istituto Internazionale di Psicologia Analitica a Venezia (diretto dal Professore Armando Bauleo) che ben altre dovevano essere le caratteristiche di un vero intellettuale. Sono andato in crisi e solo da poco ho capito che occorre sì la creatività ma con un rigore disciplinare che allora è mancato. Poiché anche, e soprattutto, dalle mancanze si impara e dagli errori riconosciuti che devo alla fine riconoscere che senza Radio Talpa forse anch’io sarei stato e diventato una persona diversa da quella che sono. Per comprendere meglio a cosa mi riferisco del mio itinerario di vita vedi il sito WWW.gaudenzimoreno.it
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Daniela Badioli C’è nella memoria un aspetto creativo: si ricorda scegliendo tra i ricordi con uno sforzo verso il significato e si proietta qualcosa nel futuro. Premetto che per me l’esperienza fatta a Radio Talpa è stata intensa e formativa e non si è conclusa nel 1984; molto di quello che ho vissuto dopo ha sempre fatto i conti, nel bene o nel male, con quell’esperienza. Era il 1979. Mi sono avvicinata a Radio Talpa con una precisa volontà ma in modo graduale. In fondo bisognava trovare un ruolo all’interno del gruppo. La gestione della radio aveva dei costi e le entrate erano poche. I problemi finanziari sono stati una costante nella radio e la ricerca di imprenditori e commercianti che volessero fare un piccolo investimento, pubblicizzandosi attraverso Radio Talpa, era estenuante. Comunque qualcuno l’ha fatto. Un amico mi chiese di prestare la voce per degli stacchetti pubblicitari quelli che poi, in gergo, sono diventati gli spot. Bisognava individuare testi e musiche adatte e registrare. Si doveva registrare la sera quando finivano le trasmissioni a causa della mancanza di apparecchiature che consentissero le due
Nevio Cavina Certo che avere vent’anni nei primi anni Ottanta, con ciò che si era sentito dire e ciò che si stava prospettando... Sintetizzerei così la condizione in cui mi sono trovato quando, giovane in cerca di identità, mi sono imbattuto in Radio Talpa. In me si era già manifestata la passione per la radio che in quegli
cose contemporaneamente. Ci eravamo impegnati per produrre qualcosa di dignitoso e gli stacchetti vennero trasmessi. Ci furono delle conseguenti, modestissime, entrate. Ma era il 1979. Tra alcuni soci della cooperativa si aprì un confronto-scontro sul problema pubblicità sì-pubblicità no. Per alcuni la pubblicità era un “male necessario”, un mezzo per far fronte alle tante spese di gestione e continuare ad esserci. Per altri la pubblicità configurava una radio commerciale che si vendeva e tradiva il suo compito alto di strumento di informazione, critica, crescita collettiva. Non ricordo per quante sere, per quante ore si parlò con accorata partecipazione dell’argomento. Quante assemblee furono fatte per “far quadrare il cerchio”. Quanta energia venne spesa in quegli incontri nell’intento di cercare una linea comune e condivisa che non tradisse gli obiettivi del progetto della radio. Poi penso all’oggi, allo strapotere che la pubblicità ha acquistato. All’uso smodato e spregiudicato che mercati, mercanti e politici, a vario titolo ne hanno fatto per manipolare i comportamenti della collettività. E il ricordo delle tante discussioni fatte allora mi fa simpatia.
anni sfidava il monopolio di Stato attraverso le radio libere. Questa radio però aveva qualcosa che nelle altre non avevo trovato in modo così netto e cioè la prioritaria volontà di crescere con e per la comunità. Quindi, per avermi dato la libera possibilità di comunicare e farne tesoro per gli anni a seguire, ringrazio tutti coloro che mi hanno accolto.
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Enrico Simoncelli Rimpiango quei bei tempi non tanto per l’età anagrafica, ma per l’esperienza coinvolgente vissuta ed il rammarico per non aver fatto di più. Radio Talpa mi ha dato tantissimo, un’esperienza folgorante; in radio ho conosciuto tantissime persone stupende e molti oggi sono miei carissimi amici. In quel periodo vivevo un momento idilliaco quasi irreale. Era proprio la “mia” radio, avrei dato anche l’anima. Ricordo una gran frenesia musicale, artistica, creativa; tutto bellissimo, un luogo di confronto e di grande dialogo. Un ricordo. Con Stefano Simoncelli avevamo ideato una trasmissione intito-
Enrico Raffaelli (Bendy) Something about “Radio Talpa”. Un’esperienza di vita e professionale unica, indimenticabile.L’esaltazione della condivisione e cooperazione, ma soprattutto la grande libertà ed immensa responsabilità di avere un microfono a disposizione.Qualche aneddoto che ricordo fra i tantissimi. IL PRIMO: la realizzazione della sigla del programma “Rock on the rocks” assieme al co-conduttore Berry (Massari Fabrizio), EMPIRICA ed ALCHIMISTICA, con un bicchiere, due cubetti di ghiaccio, una bottiglia di acqua minerale frizzante ed un amico napoletano chiamato Giancarlo. Venne praticamente perfetta!! IL SECONDO: l’inserimento nello stesso programma di brani tratti dal libro “BAR SPORT” di Stefano Benni
lata “Tra i solchi”, ci prefiggevamo di analizzare i brani di un Lp; erano i miei primi tempi in radio. Benevolmente Cecco ci prendeva in giro chiedendoci se era una trasmissione di agricoltura. Altro ricordo. Il giorno che siamo andati in pullman (organizzato dalla radio) a vedere il concerto di Lou Reed a Bologna. La giornata era iniziata male, infatti al mattino mi aveva morsicato un cane nelle gambe. Per tutto il viaggio sono stato con la gamba, un po’ gonfia, seduto sulle cosce di Brunella. Due cose belle: al concerto c’era una marea di gente, veramente tanta. La più bella è che poi Brunella è diventata mia moglie e madre dei miei figli.
narrati in diretta con la collaborazione di Gibo Badioli futuro manager di Valentino Rossi. IL TERZO: durante l’altra trasmissione prodotta “The Musical Box” in fascia mattutina, mi piombò in pieno programma in studio, un rappresentante di Rimini, che stava passando in auto nei dintorni ascoltando la radio, tutto trafelato come un ossesso implorandomi di rivelargli il nome dell’artista e del brano trasmesso poco prima.Per la cronaca era “Golden bridge” di Willie Nile! Infine per me, la cosa che ha contato di più è stata la musica, un patrimonio musicale inestimabile, dal rock in tutte le sue declinazioni al Punk, alla New Wave, al Jazz alla musica italiana in genere, che spero abbia accompagnato i giovani di quel periodo ragionando e divertendosi. Ciao Comandante Cecco!
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Giovanna Mulazzani Sono arrivata a Radio Talpa con le mie amiche, dopo la sua apertura ma non ricordo come. Ricordo che con Ettore iniziai a leggere libri di psicologia per una trasmissione sulla famiglia: “La famiglia che uccide”! Io studiavo architettura a Firenze e lui invece Medicina. E da quell’interesse poi ne nacquero altri che andarono ad arricchire (grazie alla radio) la vivacità culturale dei miei anni all’università… uniti ad un continuo confronto/ scontro famigliare che risentiva pesantemente del giudizio che la nostra cittadina dava di questo gruppo di giovani ribelli di sinistra! Ma nonostante tutto, sentivo che il mio essere “dopo” sarebbe stato molto segnato da quell’esperienza, dagli anni “della radio”, e quindi l’impegno si rafforzava soprattutto nei mesi estivi, quando tornavo da Firenze e la radio diventava un luogo imprescindibile delle mie giornate. Il mondo entrava di prepotenza nelle due stanze di via Irma Bandiera! Le assemblee, i raduni, il pullman per andare a
Simonetta Bastianelli Un ringraziamento che arriva dopo più di 30 anni. Ero una studentessa di Liceo a cui un giorno venne assegnato il compito di relazionare su Malcom X. L’argomento mi appassionava, ma avevo pochissimo tempo e internet era ancora solo un progetto tutto da sviluppare. Che potevo fare? Sono andata, come quasi tutti i giorni, alla Radio – sì alla Radio, senza bisogno di definirla, quella era!- dove sicuramente avrei potuto trovare qualcuno con cui parlare dei diritti umani e civili degli afroamericani. L’ho buttata là per vedere se poteva nascere una discussione
Bologna a sentire Lou Reed e anche le piadine mangiate a Pianventena, nell’osteria lungo la via per Morciano e le pizze notturne dalla Paola! Alla fine degli anni Settanta arrivò la proposta di legge sulla violenza sessuale, e c’erano le firme da raccogliere… quindi il referendum abrogativo della legge 194 e ci fu una battaglia da affrontare… Fu così che il movimento delle donne, i collettivi, gli scambi sulle riflessioni al femminile di quegli anni impegnarono il gruppo delle “ragazze della radio” a tutto campo. Sentendomi parte di una grande famiglia al femminile, un giorno di luglio di un anno che non ricordo entrai nella Casa delle donne di Via del Governo Vecchio a Roma, per avere l’esperienza dal vivo di un luogo culto per noi, da raccontare poi alla radio. ...E non dimenticherò mai che al tempo delle rassicuranti pastarelle domenicali noi eravamo ancora una volta controcorrente con la trasmissione di Cecco sul suicidio!!! Grazie con il sentimento vivo del primo giorno in cui sono entrata.
e la mia richiesta d’aiuto è stata accolta, seriamente e sentitamente accolta da Cecco. Ne abbiamo parlato per ore e continuato il giorno dopo, allargando l’argomento anche al confronto con la figura di Martin Luther King. Ho netto il ricordo di me e Cecco con dei fogli in mano mentre si parlava camminando sul ponte della Statale che divide Cattolica da Gabicce. Neanche a dirlo: a scuola ho fatto un figurone! Anche questa era Radio Talpa, il luogo dove portavi brani di vita quotidiana, che “lei” era in grado di assorbire, cambiare e restituire arricchiti. Forse allora eravamo veramente “connessi”.
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Maurizio Benvenuti Era la fine del 1982, quando il caro amico Enrico, cercò più volte di convincermi a concludere la mia esperienza nell’emittente locale pesarese Radio Punto ed iniziare invece un nuovo percorso a Cattolica nella vivacissima Radio Talpa dove lui stava vivendo un’esaltante esperienza. Cosa convinse un Pesarese come me a lasciare una Radio dove tutti i miei amici potevano ascoltare le mie selezioni musicali e invece recarsi a Cattolica dove il bacino d’utenza era spostato verso la Romagna? Certamente non erano soldi, visto che non ero pagato a Pesaro e tantomeno a Cattolica, sicuramente fu l’amicizia che avevo nei confronti di Enrico , ma soprattutto fu il progetto musicale e non solo che Radio Talpa portava avanti : musica di qualità senza confini e senza condizionamenti, la possibilità di confrontarsi con ragazzi che come me amavano e respiravano la musica. Fu così che il giovedì sera dalle 21.00 alle 22.00 nasceva a Radio Talpa una nuova trasmissione, che continua ad essere viva anche oggi a tantissimi anni di distanza in un’altra emittente: Radio Incontro Pesaro. Si chiamava e si chiama “Border”, era un po' la serata acustica di Radio Talpa, visto che alla mia trasmissione seguiva il blues con “La musica del diavolo” magistralmente condotta da Romeo Bertozzi e Maria Teresa Pagnini (la Terry). Il Border apriva un’amplissima finestra su quello che era il country rock americano, soprattutto quello texano, quello del movimento degli Outlaws, i cosiddetti fuorilegge che proponevano un suono e dei testi alternativi allo show business imposto da Nashville, artisti come Willie Nelson, Waylon Jenning, Jerry Jeff Walker, ecc..
Il Folk, quello impegnato del Greenwich Village, sonorità nate nei fumosi cafè spesso al piano terra di palazzi post industriali e ben rappresentati anche ultimamente dal film dei fratelli Coen “A proposito di Davis”, locali come il Bitter End, il Cafè Wha?, il Gaslight Cafè, Il Gerde’s Folk City, ecc.. I folk clubs mitici che videro muovere i primi passi artisti come Bob Dylan, Joan Baez, Dave Van Ronk, Phil Ochs, Judy Collins, Eric Andersen, Simon and Garfunkel, ecc.. Il suono della West Coast come Eagles, America… Il Southern rock come Lynyrd Skynyrd di Sweet Home Alabama, i Doobie Brothers, i Little Feat, gli Allman Brothers Band, ecc.. Il Bluegrass di Bill Monroe e la musica Old Time degli stati più rurali ed infine il cajun e zydeco: un mix di musica bianca e nera della Louisiana. Questo ed altro ancora era il suono che si respirava ogni giovedì sera con il Border ed in quel periodo le soddisfazioni non mancarono grazie al forte seguito che Radio Talpa si era conquistato nel corso degli anni. E infine come dimenticare gli spensierati momenti trascorsi al termine della trasmissione al Red Lion Pub o in spiaggia con la mia donna di allora e di oggi e gli inseparabili amici Enrico, Brunella, Romeo, Terry, Leonella e Francesco che per diversi mesi collaborò con me alla regia della trasmissione. A tanti anni di distanza continuo ad avere vivissimo nel mio cuore e nella mia mente quei momenti così fervidi, vitali, pieni di vibrazioni positive che Radio Talpa mi ha saputo regalare e che continua a darmi. Grazie Enrico per avermi convinto in quel lontano 1982 a far parte di questo incredibile gruppo e di poter dire con orgoglio: sì, anche io sono stato e sono un Talpista.
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Fiorella Andreatini Radio Talpa. Non solo musica. La mia esperienza significativa di quegli anni passati dentro la radio è aver partecipato alla sua vita organizzativa, culturale e politica, non solo come conduttrice di trasmissioni musicali (conducevo MADE IN ITALY, una trasmissione di cantautori italiani assieme a Gino Lorenzi), ma soprattutto di essere stata fondatrice di un gruppo di donne impegnate su tematiche femministe. Un gruppo numeroso e determinato, “un collettivo”, come si diceva allora, che si riuniva e agiva all'interno di quel fenomeno (a livello locale e nazionale), che era il movimento delle donne che in quegli anni viveva sicuramente la sua stagione migliore. Ci riunivamo in una stanzetta della Radio e come diceva Virginia Wolf, quasi a cercare “una stanza tutta per noi”. Separatismo era una parola d’ordine! I maschi della Radio non erano ammessi a partecipare alle nostre riunioni ma comunque ci “spiavano”. C’era solo un vetro che divideva la nostra stanza dalla sala di registrazione. In quegli anni la senzazione era che si aspettava qualcuno o qualcosa che ci offrisse la possibilità di impegnarci nel sociale, perché i problemi, le disuguaglianze... sembravano esplodere da un momento all'altro. A scuola c’erano le occupazioni studentesche e l’impegno politico sembrava un imperativo categorico. In quel clima aderire e frequentare Radio Talpa era la risposta giusta a quel bisogno di partecipazione, a quel modo più sensibile e responsabile di sentire la realtà... in sostanza a dare un senso più vero e profon-
do alla propria vita. Abbiamo organizzato tante iniziative a Cattolica e Gabicce Mare con intellettuali donne del calibro di Lidia Menapace, Natalia Aspesi, Norma, Dacia Maraini, Gianna Schelotto, Norma Rangeri, Irene Bignardi, Gioia Longo..., diverse in collaborazione con le Amministrazioni locali, trasmissioni, inchieste, dibattiti... in particolar modo per le giornate dell'8 marzo. L’episodio più bello che ricordo con più orgoglio è stato nella primavera del 1980 (per la precisione il 29 marzo), frequentando le donne dell’UDI di Pesaro mi diedero la possibilità di partecipare a quel grande avvenimento storico che fu la consegna a Roma delle 300.000 firme (ne bastavano 50.000) raccolte dal Comitato promotore per la proposta di legge di iniziativa popolare contro la violenza sessuale. Per la consegna ci fu una grande manifestazione nella capitale ed io ero presente con alcune amiche di Pesaro e di Gabicce Mare a consegnare le firme raccolte a Pesaro. Un bel clima unitario tra le donne: collettivi di base, l'Udi, le ragazze del Pci e quelle che facevano riferimento più ai gruppi della sinistra extraparlamentare. Mentre spesso i maschi impegnati politicamente si dividevano su schermaglie più o meno ideologiche, noi donne davamo lezione di unità e cocretezza per la risoluzione vera dei problemi. Quel clima di partecipazione e di lotta per affermare sacrosanti diritti è stata una stagione che ha caratterizzato la mia giovinezza, e Radio Talpa è stato il motore che mi ha dato la forza per aderire a quelle battaglie. Grazie.
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Lando Pritelli La stanza era poco illuminata, un negozio in fase di restauro, mattoni e bossole ci facevano da sgabelli. Discutevamo sulla volontà e possibilità di aprire una radio. Con me una decina di ragazzi, tra cui l’amico e compagno Cecco, ci conoscevamo quasi tutti perché legati dalla militanza in Lotta Continua, disciolta l’anno precedente, 1976. Allora va bene, la facciamo, tutti d’accordo, che cosa bisogna fare? È necessario un numero minimo di soci fondatori, ci spiega Cecco, che firmeranno l’atto costitutivo dal notaio. Sempre lui coordinò la preparazione dei documenti necessari per la costituzione della “Cooperativa Democratica di Informazione “Radio Talpa”. E la storia cominciò. Naturalmente le cose non furono così sbrigative e superficiali. Gli incontri furono più di uno e nel confronto emerse la necessità, la voglia, soprattutto nostra, di avere a disposizione uno strumento nuovo e moderno che potesse interagire e dialogare con le esigenze e le aspettative dei giovani di Cattolica ma contemporaneamente essere valido interlocutore delle istituzioni locali. Una radio stimolante che vivesse ed affrontasse i problemi della città, un luogo di incontro e discussione. Uno spazio aperto a tutti quelli che amavano la buona musica e volevano trasmetterla di giorno e di notte. Uno spazio per cazzeggiare, che non guastava mai. Ed è così che è nata una radio che non aveva percorsi stabiliti, cresceva e si alimentava delle passioni e del lavoro di chi la viveva e la ascoltava. Una radio di sinistra non di partito, solare, una radio libera. Una radio che
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univa, molti dei soci e frequentatori erano ragazze e ragazzi di Gabicce Mare e non ricordo a tutt’oggi altre situazioni importanti di coinvolgimento con i nostri vicini di là dal ponte. Tutto questo volevamo e sognavamo, tutto questo e forse più, è stato. A Cattolica c’erano altre due radio, Radio Bussola e Radio Cattolica ma per le iniziative e la sintonia create specialmente con i giovani, Radio Talpa era la Radio delle città di Cattolica e di Gabicce Mare e dintorni. Ma dov’era Radio Talpa? Via Irma Bandiera, le due vetrine prima della pizzeria “Oasi”, tel. 96….., quando veniva ricordato per radio lo si proponeva scomposto numero per numero ed ogni numero assumeva un significato quasi esoterico, geniale. Che dire, pensavo di non ricordare ed ora non smetterei più di scrivere ma le lacrime che cadono sui quadretti del foglio cominciano ad essere troppe ed è meglio finirla qui. Ringrazio di cuore tutti quanti hanno partecipato e vissuto la storia di Radio Talpa, in particolare chi l’ha accompagnata fino alla fine nella sua lunga agonia. Si può ripetere un’esperienza simile? Non lo so, sono passati quasi quarant’anni e in un certo senso è cambiato il mondo, ma vedendo tutte le difficoltà dei giovani oggi, quanto sono disgregati e indifesi in un mondo senza lavoro e tanti conflitti, pieni di contatti ma soli dentro ai cellulari, posso dire che molte cose sono peggiorate, rispetto a quei tempi, perciò tutto può essere, radio, TV, altro, bisogna sentirne il bisogno, crederci e saper sognare. Comunque io sono pronto per un nuovo inizio.
Maria Vittoria Prioli Un libro, accidenti che impresa! Io ho dei ricordi vaghi... anche se belli. Ricordo che per un periodo andavo a prendere la Giuse la domenica mattina ...io avevo appena finito le superiori... lei faceva l’università e la interrompevo mentre studiava... poi saltavamo in due sul mio motorino e venivamo a radio Talpa, dove facevamo una piccola trasmissione sulle donne... noi sbarbine giovani giovani... che non sapevamo granché della vita... ricordo una volta una trasmissione sul parto.. eravamo io, la Giuse e non so se anche la Rosita... ma la cosa straordinaria era che facevamo le capiscione intellettuali sul parto, ma nessuna di noi aveva ancora mai partorito!! Erano gli anni in cui si affermava il “valore sociale della maternità” con i servizi ad essa connessi, in particolare i consultori, che nascevano allora, la loro “gestione sociale”, ossia la gestione che partisse anche dalle donne e dalle loro esigenze, e soprattutto l’aborto, l’autodeterminazione della donna, che era motivo di confronto-scontro con le donne cattoliche, che avevano al centro
più la famiglia. Questi ed altri furono gli argomenti oggetto di alcune trasmissioni, ma anche di incontri appassionati di un gruppo di donne che era nato intorno al tema della gestione sociale dei consultori, dove si confrontavano donne comuniste e cattoliche, più o meno iscritte ai partiti e donne dei movimenti, in particolare il movimento della donna, che aveva sede a Roma in via del Governo Vecchio... la Radio, che era megafono e vetrina di alcune di queste iniziative, ebbe anche il ruolo di amalgamare due territori vicini, ma spesso lontani nei rapporti, Cattolica e Gabicce... tant'è che su questi temi, poi, nacque il comitato donne di Cattolica e Gabicce. Un altra volta mi ricordo a proposito di una trasmissione per la legge sull’aborto (la 194)... non so se era già il referendem a difesa della legge, che conobbi la Manuela Fabbri, radicale, con cui ebbi subito uno “scontro”... e poi diventammo amiche... Lei sosteneva la tesi dei radicali... io quella delle donne più di sinistra... ma non ricordo quale fu il motivo vero del contendere...
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Nives Vaselli Siamo nel 1981, Referendum sull’aborto. Frequentavo, non regolarmente, Radio Talpa, anche se mi sentivo un po’ “vecchia” rispetto ai quei giovanissimi collaboratori, entusiasti, esperti, in particolare di musica, ma di tutto il nuovo di quei tempi col futuro davanti. Era ancora l’epoca del femminismo, e ad incontrarsi alla Radio eravamo un gruppo di Cattolica e Gabicce Mare, ci occupavamo delle battaglie delle donne, dell’urgenza di ottenere diritti, dignità e pari opportunità, nel riconoscimento della differenza uomo donna. Tra parentesi oggi le donne vengono ammazzate in Italia e nel mondo, pressoché quotidianamente... incredibile, chi l’avrebbe mai pensato. Torniamo all’episodio che voglio raccontare. La legge sull’aborto, Legge n.194 del 18 marzo 1978 “Norme per l’assistenza in gravidanza e sulla interruzione volontaria della gravidanza” era stata approvata nel '78, ancora una volta penultima in Europa, dopo anni roventi connotati da scontri tra i partiti, visioni e proposte diverse fino alla contrarietà assoluta, sia in Parlamento che nel Paese, e soprattutto dalla presenza della voce delle donne nelle discussioni e nelle piazze. Il testo della 194 risente di mediazioni, ma nessuna incertezza: la decisione è della donna, i luoghi dell’intervento
solo sedi autorizzate, attesa di una settimana, la gratuità. Purtroppo consente l’obiezione di coscienza. Voglio esprimere il mio parere: ha tutelato la salute fisica e psicologica delle donne e ha ridotto (dimezzato nei primi venti anni) il ricorso all’IVG (interruzione volontaria della gravidanza). Nel 1981vengono indetti due referendum: uno chiedeva l’abrogazione della legge vigente, l’altro chiedeva la sola depenalizzazione dell’aborto. Alla Radio si decide di chiamare per un incontro una giovane esperta, nota radicale di Rimini. Le donne del gruppo, non ricordo bene, credo avessimo la stessa visione, io ero sicuramente e assolutamente a favore di questa legge. Senza una legge sulla regolamentazione, ma anche con la sola depenalizzazione dell’aborto, non sarebbe cambiato niente: le donne ricche avrebbero utilizzato, come sempre, le cliniche-amiche; c’era anche a Rimini, o l’andata all’estero, le altre le cucine, gli incapaci, ambienti non idonei, la mancanza di tutela sanitaria, nessuna conoscenza di contraccezione. Le donne avrebbero continuato a fare aborti non più clandestini, ma ancora di classe, come dicevo io, ancora non protette, ancora senza crescita, senza cambiamento. Non ricordo come è andata durante la trasmissione, ma mi sembra che ognuno ha combattuto per le proprie idee. Ed è, era, giusto così.
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Claudio Druda Abbiamo tutti un blues da piangere. (Album del Perigeo, 1974) Qualche mese fa, Cecco, il principale responsabile di Radio Talpa, ad uno di quelli che verso la fine del 1978 scelse d’andarsene raccontò: - Come sai erano tempi drammatici e prendemmo quella decisione anche per evitare una deriva che non sapevamo dove avrebbe potuto portare. Una sera arrivai alla radio mentre c’era un piccolo corteo che gridava Brigate Rosse. Non si poteva continuare in quella maniera e decisi di prendere dei provvedimenti. Decidemmo di trasmettere per un mese solo i nastri musicali e discutemmo su che futuro dare a quello strumento.Tempi drammatici, politicamente, certo, ma non qui da noi sulla costa tra Marche e Romagna. Gli spari delle P38 dell’Autonomia Operaia li sentivano a Milano e Roma. La pulsione guerriera, scaricata con i sassi e le molotv contro le vetrine dei negozi nel centro di Bologna, dopo la morte di Francesco Lorusso nella primavera del ’77, era più letta nelle cronache che espressa nella pratica. La rabbia, no, era identica per tutti. E quel corpo disteso in Via Mascarella, fermato dal proiettile di un carabiniere, per tanti significò l’inizio della ritirata negli angoli della mente. Poi si fecero altre riflessioni simili dopo la morte di Giorgiana Masi, uccisa nel mese di maggio a Roma dalla Polizia. Mentre i Combattenti Comunisti agivano in grande, uccidendo gli uomini delle istituzioni. Qui da noi niente di tutto questo , solo la Disgregazione di quel po’ di Movimento locale, Lotta Continua e simpatizzanti della Sinistra Sociale. Si sapeva della gioiosa esperienza della bolognese Radio Alice, dalla voce interrotta
con un assalto della polizia durante gli scontri per Lorusso. Si leggeva dei Circoli del Proletariato Giovanile a Milano, prima dei Centri Sociali Autogestiti. E Radio Talpa fu in parte il contenitore di quell’aria frizzantina. I desideri erano sempre gli stessi, cioè, collettivizzare le esperienze in una comunicazione d’opposizione, non vedendo che il castello stava crollando sotto le spinte energiche delle Femministe. Comunque venne trovata l’opportunità di concretizzare le idee, ormai confuse. Non fu cosa semplice in uno spazio dove convivevano sensibilità agl’antipodi. Quelli vicini al PCI pronunciavano parole come – Solidarietà Nazionale – e – Compromesso Storico – Difficilmente digeribili dalla parte Libertaria che ne contrapponeva altre come – Il personale è politico. Il politico è personale- - Riprendiamoci la Vita -. I contorcimenti e le astuzie di chi governava localmente da sempre, contro l’irriverenza delle prime Canne. Fumate col gusto della rivincita perché rappresentavano la iniziale cultura Beat degli Hippies, divertente e provocatoria degl’anni Sessanta. Emarginata dagli studenti marxisti, leninisti, trotzkisti, e dagli operaisti. Di qua i Garantiti nelle posizioni pubbliche e di là i Precari e Flessibili stagionali e operai. Vittime del Liberismo, ieri come oggi, per dire quanto sono antichi gli attuali problemi. Attriti che si intensificarono nei 55 giorni del rapimento ed uccisione di Aldo Moro e la strage dei suoi agenti di scorta. – Assassini terroristi- contrapposti a – Compagni che sbagliano. Né con lo Stato. Né con le BR.- Blasfemia politica di chi non s’accorse che le parole Antagoniste si erano fatte vecchie e le Canne d’Haschisch
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non ci misero molto a spazzarle via. E di conseguenza dalle case sparirono i dischi con le canzoni di lotta di Pino Masi ed Enzo del Re. Nessuno aveva più la voglia d’intonare Morti di Reggio Emilia o L’Internazionale. Attraverso la rivista controculturale Re Nudo arrivarono i discorsi di Bhagwan Shree Rajneesh, oggi chiamato Osho, che disse - Liberati. Celebra te stesso. Non seguire le Chiese. Le bandiere. Fai di te stesso il tuo Tempio.- . Da quel momento anche il contenitore di Radio Talpa per non pochi si fece pesante. Spiritualismo Orientale. Ecologismo. Naturismo. Ricerca Interiore. Voglia di zingarare in macchine fumose, e percosse da alti decibel di suoni rock, lungo i sentieri delle colline nell’entroterra. Feste, concerti e Teatro di Piazza, tra i frikkettoni a Sant’Arcangelo di Romagna. Un nuovo sentire spinse le gambe e la felicità era pretesa immediatamente e non in un ipotetico domani. Concetti ideologici come – La Lotta di Classe- - Il Capitalismo è destinato a morire- divennero paroloni soffiati via nel Fumo. E per diversi ex-rivoluzionari della Provincia nelle siringhe d’eroina. Da guerrieri incazzosi a ombre di se stessi, con guance rinsecchite, grigiastre e segnate dalla Roba. La rottura inevitabile di Radio Talpa nell’autunno del 1978 fu come una liberazione per i “Fuoriusciti”, che da tempo cercavano una diversa collocazione. Percepivano che oltre quelle pareti batteva il cuore di un Movimento più esistenziale. Le panchine della vecchia Piazza Primo Maggio a Cattolica, sul lato davanti all’Hotel Fulgida, furono un richiamo irresistibile. Dove incontrarono tanti giovani arrivati da mondi individuali e disastrati. Quel luogo centrale e vicino al mare lo vissero incuranti della massa
estiva, del freddo pungente invernale e soprattutto dei giudizi dei cittadini che li etichettarono subito come “I Drogati”. Principalmente nei sabati sera divenne un punto di riferimento per le anime instabili di Gabicce Mare, Morciano di Romagna, San Giovanni in Marignano e Misano Adriatico. Il fumare li rendeva introspettivi, disinibiti, portando a galla ciò che nascondevano dentro. Alcuni rifiutarono il Passaggio dello Spino considerandolo un’esperienza ingestibile e pericolosa, costantemente tenuta d’occhio dai carabinieri. Chi si fecero ben presto furbi furono gli spacciatori che vedendo una notevole massa di clienti, aumentarono la vendita delle buste d’eroina. Lo sballo divenne una filosofia di vita, con un suo preciso linguaggio. E di nuovo attraverso le parole abbiamo il senso della situazione. Fare su, Rollare una Canna, per sentirsi Strabiti, ed andare Fuori di Testa, era per i Cottarori di Fumo, un Viaggio, leggero e non pesante, come quello dei Tossici che con la Roba, nei Fix sulle braccia, cercavano il Flash della Stravoltura. E chi era sprovvisto di cartine Rizla Blu si Sparava beatamente un Coccio, un Chilum, la pipa dei Saddhu induisti indiani. E per festeggiare alla Baia degl’Angeli di Gabicce Mare o allo Slego di Rimini si Calavano un Trip, LSD. Avvenne la frantumazione dei vasi personali, chiusi da troppe falsità. Anche i giovani che non si erano mai avvicinati alla Contestazione, tanti essendo di idee di destra ed anche fascisti, erano stanchi di sentirsi oppressi, e poiché pure il loro futuro era oscuro, decisero di usare i loro corpi alterati come armi contro le famiglie e la società intera. I genitori non riuscirono a contenere tra le mura domestiche le
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liti e i rancori. Non fermarono con le urla, le percosse, l’emarginazione dai capitali, la negazione del denaro e delle responsabilità nella gestione delle attività turistiche chi li rifiutava. Si spezzarono i pugni dei padri, delle madri, dei fratelli, dei nonni, su una scelta devastante, che li rendeva impotenti. Le violenze e i ricatti morali rimbalzavano sui volti dei giovani diventati mostri ingrati. Furono investiti da una tempesta di venti contrari. Bastava poco per cadere nella trappola mortale dei fori sulle braccia. Una delusione amorosa. Un non sentirsi adeguato a quel che era richiesto. La curiosità di una sera dicendo – Tanto smetto quando voglio.- Ancora non sapendo che quando la Scimmia del vizio ti si aggrappa alla schiena non la cacci via tanto facilmente. L’avanzare della vita moderna, con la sua richiesta d’appartenenza ad un Sistema basato sul denaro, e il vuoto interiore da riempire con qualsiasi cosa che desse piacere , rese le generazioni tra la fine degl’anni Settanta e l’inizio degl’Ottanta totalmente differente dalle precedenti. Sembrò che non stessero aspettando altro. Una chiamata a raccolta che ruppe le abitudini consolidate nei secoli. Tutto iniziò a vacillare sotto la spinta di un’adunata sediziosa, oltraggiosa e disperata. Non più ispirata dai pallosissimi testi marxisti ma dai dischi dei Doors, dai libri di Timoty Leary, il profeta dell’Acido Lisergico, Guru della Psichedelia. Le trombe che suonarono per quell’appello, che li fece scattare e correre fuori dalle case, non furono per niente simili a quelle ascoltate durante il Servizio Militare Obbligatorio, il più vasto circuito dell’iniziazione all’uso smodato di tutte le droghe possibili, ma fabbricate con filtri e cartine. Giorno dopo
giorno in Piazza si trovarono sempre più numerosi, riconoscendo negl’altri le proprie angosce, gli stessi mali dell’anima. Non dovettero neppure annusarsi come fanno gli animali e l’intesa fu immediata, e quello chiamato Il Giro divenne la casa, la famiglia. Dove amare, odiare, gioire, piangere e dopo poco tempo anche morire. Erano arrivati baldanzosi e spocchiosi: - Gli anni del cinismo, dell’opportunismo e della paura.- Una sintesi perfetta scritta nel bellissimo libro di Nanni Balestrini e Primo Moroni - L’Orda d’Oro. 1968 – 1977. La grande ondata rivoluzionaria, creativa, politica e esistenziale.- I “Fuoriusciti” dalla prima Radio Talpa abbandonarono anche la Piazza Primo Maggio sul finire del decennio. Troppi tossici. L’asfissiante presenza dei carabinieri, le spie sempre pronte a denunciare, e anche il desiderio di ritrovarsi tra le confortevoli pareti di case amiche . Vissero quell’epoca in ogni suo aspetto e per fortuna tanti capirono la fregatura della tossicità e l’assurdità del giocare con la morte. Uno di loro tantissimi anni dopo disse : - Quando ripenso alla Piazza mi viene in mente sempre il titolo di un disco del Perigeo – Abbiamo tutti un blues da piangere.- Molti scelsero una vita di normalità: lavoro, moglie, e figli. Alcuni dopo aver letto “Autobiografia di uno Yogi” di Paramahansa Yogananda e “ Diario Indiano” di Allen Ginsberg arrivarono a Kabul in Afghanistan, e continuarono a viaggiare fino alle spiagge di Goa in India, Anjuna, Calangute, Vagator. Altri s’incamminarono sui sentieri della vita portando con sé un mondo d’esperienze, ed anche quella piccola grande cosa d’essere stati dei Talpisti.
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Loretta Badioli Il percorso raccontato nel libro mi sembra ben esposto e ricco di particolari (anche se non esaustivi). Leggendo le pagine mi sono tornate alla mente tante cose, tra le quali le riunioni alla biblioteca comunale di Gabicce per decidere il nome della radio. Ricordo il clima teso ed insieme carico di aspettative, la passione politico-sociale che animava i presenti e la contrapposizione delle opinioni diventava a volte scontro ideologico. Eravamo giovani e nell’esperienza che si stava delineando cercavamo nuove opportunità, c’era l’esigenza nell’aria di cambiamento e la convinzione che tutto dipendesse dalla nostra volontà e dal nostro impegno. Sappiamo che non è così, (ma oggi non si deve indugiare su riflessioni amare). La possibilità di vivere, anche se brevemente, quel periodo magico mi pare un privilegio che molti non hanno avuto e ancor meno i giovani di oggi. Caro Cecco, trovo ammirevole ancora una volta il tuo impegno e la passione che ti ha sempre contraddistinto. Cerco di esprimere il significato che ha avuto per me il partecipare all’esperienza di fare “Radio”. Non citerò i tanti fatti ed eventi nei quali sono stata coinvolta, ma dirò semplicemente “qualcosa” che mi ha riguardato: “Ero giovane... ma già abbastanza carica di obblighi e responsabilità: famiglia, bambini e un lavoro (insegnante) impegnativo (e fuori sede). La “RADIO” è stata per me il luogo
della rigenerazione dove potevo esprimere quella parte di me che voleva esserci nel sociale perché a quel tempo il clima socio-politico e culturale indicava e favoriva lo sviluppo di questo aspetto e il cosiddetto impegno era la cifra cui tendeva tutto il mondo giovanile. Questa parola, oggi, sembra superata, obsoleta, priva di significato. Era un impegno “apparentemente” ludico perché come il gioco del bambino favoriva l’esperienza fondante dello sviluppo di sè. Oggi me ne rendo conto, con un pizzico di stupore... questo vissuto mi rimane dentro insieme a tutte le persone significative che ho conosciuto e al caleidoscopio di eventi piccoli e grandi: giochi collettivi, concerti, manifestazioni, referendum, mostre, inchieste e altro, come una colonna sonora fà da sfondo ancora, e sempre. Io in radio ci sono stata nell’ultimo periodo e ho assistito alla sua fine. Un ricordo nitido di un giorno triste di ottobre: un senso di diffusa tristezza nell’aria, di “fine della storia” così ineluttabile... Mi piacerebbe poter descrivere “emotivamente” il senso vero di questa esperienza ad un ragazzo di oggi. Quando ne ho parlato con mio figlio mi sono sentita dire: “Voi credete che sia stato tutto così straordinario perché eravate giovani ed entusiasti, il mondo gira!”. Questa leggerezza nel giudizio mi colpisce ma mi fà riflettere e penso che sì... infine è stato straordinario!
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Andrea Dubla Ecco la mia testimonianza. Breve ma meglio non dilungarsi per non essere retorici. Tutto è iniziato alla fine degli anni 70. Da anni facevo le vacanze a Gabicce, prima in case in affitto e poi in una di proprietà presa dai miei genitori che passavano circa 3 mesi al mare. In una festa dell’Avanti organizzata dai socialisti di Gabicce Mare, non ricordo bene se gestivo un banchetto oppure c’era un banchetto di Radio Talpa, incontro Cecco e in un istante entro a Radio Talpa per fare la conduzione dei programmi del mattino. Il pomeriggio la copertura era garantita ma al mattino i compagni e compagne della radio lavoravano e quindi l’inesperto Andrea doveva tirare su la saracinesca della radio, fermare il registratore a bobine e fare un paio di ore di conduzione in diretta. Devo dire che tutto questo ha cambiato la mia ottica di permanenza a Gabicce; da turista sono diventato un cittadino di Gabicce, ho conosciuto tanti ragazzi del posto (alcuni diventati pietre miliari della mia vita) e mi sono immedesimato nella vita della metropoli balneare. Radicalmente diversa tra estate ed inverno.Devo dire che i microfoni di Radio Talpa sono stati una tappa fondamentale della mia crescita personale e senza questi non sarei quello che sono. Stare di fronte ad un microfono e parlare, parlare, parlare ti allena al ragionamento ed alla esposizione pulita e lineare. Se oggi riesco a comunicare in maniera convincente in pubblico lo devo a quei microfoni e a chi mi ha permesso di starci davanti . Dal punto di vista musicale come tanti ascoltavo i Genesis, Pink Floyd, Area, Battiato , compravo le riviste di musica come il Mucchio Selvaggio, Rockerilla e leggevo con interesse le recensioni musicali sui gior-
nali che dedicavano ampi spazi agli inviati che seguivano i concerti dal vivo.Poi è arrivata la New Wave ed il Punk. Per me è stata una fucilata. Dentro radio Talpa ero qualificato come dj “newavers” ma comunque questa etichetta era stretta per me che amavo Stevie Wonder ed in generale la musica nera. Dal punto di vista politico ricordo la radio come un rassemblement estremamente variegato, una grande palestra della sinistra italiana; comunque nessuno mai mi ha chiesto di dare conto delle mie opinioni. Ero un giovane socialista quando non era ancora arrivato Craxi. Anche se non avevamo etichette noi di Radio Talpa eravamo politicizzati: ricordo come oggi il corteo che abbiamo fatto sul Lungomare di Cattolica dopo la strage del 2 Agosto 1980. Gridavamo ai commercianti di chiudere i negozi e di fermare la metropoli balneare, ma loro quel giorno non ci hanno ascoltato.Altra tappa fondamentale per la mia relazione con Radio Talpa è il concerto di Patti Smith. Partenza in pullman da Bologna e concerto praticamente non visto e non ascoltato perché troppo lontano e con impianto insufficiente. Poi a mePatti Smith non piaceva, pensavo che lei fosse una poetessa ma non una cantante. Ma dopo anni “Because the night “ mi rimanda subito a Radio Talpa.Poi ci sono gli aspetti enogastronomici collegati a Radio Talpa: le cene alla Boccia oppure la carbonara ai Tre Pini oppure il più modesto (invece era fantastico) calzone corredato da immancabile Beck's nella pizzeria (con barista niente male) vicina alla radio.Come dire: la politica si, l’impegno si, ma con ironia, con gioia di vivere. Concludo con questa epigrafe presa di peso da un spot della radio. RADIO TALPA. E POCHE SEGHE!
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Rodolfo Ninni Mi chiamo Rodolfo Ninni e durante una conversazione con Stefano Annibalini sono venuto a conoscenza dell’iniziativa che state intraprendendo in ricordo della mitica Radio Talpa. All’epoca ho assistito con lo sguardo curioso, che solo un ragazzino può avere, ai lavori e alla sua creazione. Io abitavo al piano superiore della Radio e all’epoca avevo più o meno 13 anni, parliamo del periodo a cavallo tra il 1976 e il 1979. Un periodo vissuto vuoi per l’età e per la situazione, bellissimo nei suoi frammentati ricordi. Marcone di Gabicce, che calava il filo dell’antenna dal tetto del quarto piano della palazzina, facendolo passare per una finestrella sul retro, erano le prime prove per quella che sarebbe poi stata la prima radio libera di informazione locale. C’era chi imbiancava, colori forti mai visti, giallo intenso, rosso intenso... e chi alle pareti passava il vinavil per attaccare i cartoncini porta uova, quelli che poi sarebbero serviti per formare la stanza insonorizzata... uno spettacolo! Ricordo con piacere, che pur non conoscendo nessuno, tutti erano pronti a chiederti una mano, come a dire, sei qui allora aiuta. Gente strana con nomi strani, Tirdiz, Perotta, Tarcisio, Palermo, Macio, ecc.. Tutte persone che con il tempo ho poi avuto modo di reincontrare e conoscere, persone vere che credevano davvero a quello che facevano. I primi tempi tutti si davano da fare, attaccavano poster sui muri studiavano i turni delle trasmissioni, e chi doveva trasmettere nei vari orari , musica rock,
cantautori italiani, musica straniera tipo gli Inti Illimani, i Pink Floyd con Time, ecc.. Era fantastico, io che fino ad allora avevo ascoltavo appena Donna Summer e Baglioni mi si apriva un mondo, un mondo fatto di musica, ma anche di protesta e di politica. Nelle discussioni interne devo ammettere che non capivo un granché di quello che si discuteva, ma assicuro che talvolta erano anche abbastanza animate. Ricordo curiosamente un aneddoto di quel periodo, forse nel secondo anno dalla sua apertura: nessuno voleva trasmettere nell’ora di pranzo, quindi si creava un buco nelle trasmissioni, mi chiesero se ero disponibile a coprire l’orario, dalle 13 alle 14 ed io accettai con piacere ma anche con un po’ di imbarazzo, dovevo mettere su solo musica italiana tipo, Le Orme, De Gregori, PFM, ecc.. Lo feci subendo però anche le critiche di qualcuno dei fondatori, d’altra parte non potevo biasimarli, un ragazzino senza esperienza musicale che butta su dischi in vinile a caso... impensabile per degli intellettuali del suono. Oggi sono felice e apprezzo molto che qualcuno la ricordi e la faccia conoscere alle nuove generazioni, con testimonianze forse diverse l’una dall’altra, ma vere e di vita vissuta, in un periodo storico non felicissimo politicamente. Mi ricordo una sera di aver vissuto un momento di forte tensione. Mentre ero intento ad ascoltare quei giovani adulti parlare di musica e politica, entrò di corsa qualcuno sfuggito forse ad un agguato. Entrò urlando: “Hanno le catene! Hanno le catene! Stanno venendo qui per distruggere la radio!”. In quel momento un componente della radio mi
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afferrò per un braccio e mi nascose, non ricordo bene se in bagno o in uno sgabuzzino, mentre gli altri si affrettavano a chiudere la porta di vetro dell’unico ingresso che aveva la radio. Di seguito, dopo che il rumore di alcune moto da cross seguito da urli incomprensibili per me era cessato, mi fecero uscire dallo sgabuzzino, dicendomi di andare subito a casa e di non raccontare niente
Enrico Denicolò Sull’onda di un entusiasmo che i tuoi complimenti mi hanno innescato, ho voluto aggiungere alcune righe (poche ma secondo me importanti) al breve episodio che già ti avevo inviato. E poi pensavo che sarebbe bello e interessante leggere i racconti personali di quelli che sono finiti a trasmettere i dischi alla nostra radio, sapere perché e in che modo si sono ritrovati lì ai microfoni. Il mio inizio come pseudoD.J. fu abbastanza casuale e anche un po’ bizzarro. LA RADIO Frequentavo il quinto anno all’Istituto Tecnico Industriale di Cesena, specialità (della casa)1 Elettronica Industriale, era il 1977. Ero tornato a casa da scuola e avevo finito di mangiare, mi ero messo ha fare qualcosa lì in cucina e avevo anche acceso la radio (una radio a transistor rigorosamente Made in Hong Kong). L’avevo sintonizzata su una radio libera locale, nata da poco, una certa RADIO TALPA (si diceva che fosse di
a nessuno. Il giorno seguente l’accaduto, alcuni di loro con della vernice rossa si erano affrettati a cancellare le scritte che i fascisti avevano fatto di fronte alla radio, sulle mura della fabbrica del pesce (Trinity). Spero vivamente che la mia personale testimonianza possa essere utile ad una maggiore comprensione dell'esperienza di Radio Talpa.
estrema sinistra e che non era molto raccomandabile), il segnale era così debole che a fatica si riusciva a captare (in linea d’aria distava da casa mia soli 3 Km). Comunque, me ne stavo lì, e a un certo punto si sentì questo brano così rozzo (mi era sembrato) che pensai: SENTI QUA CHE MERDA DI MUSICA! Sembrava Punk (che allora si stava appena diffondendo). Poi il brano finì seguito dallo speaker che annunciò:“Questo era Frank Zappa e il brano che avete appena ascoltato era Apostrophe!”«PORCAPUTTANA!» dissi, «FRANK ZAPPA! IL MIO MUSICISTA PREFERITO!»Di lì a non molto tempo dopo, io stesso mi ritrovai ai microfoni di quell’emittente a trasmettere i dischi, soprattutto rock inglese, qualcosa di americano e naturalmente, il meraviglioso, fantasmagorico, incommensurabile Frank. COME MI RITROVAI HA FARE IL DJ IN QUELLA RADIO: 1. La specialità della casa (e altri racconti del mistero), di Ellin Stanley.
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Vincenza Vanni L’incontro con Radio Talpa (un mondo di aneddoti) L’incontro è avvenuto per caso in una sera di fine estate. Erano gli anni che per “vedere” gente ci si muoveva sulla tratta tra Cattolica piazza della fontana e Gabicce Mare bar Diamod, ci si muoveva in motorino cinquantino o vespa 50 e125 oppure in bicicletta, erano gli anni del “motorino sempre in due”, anche noi andavamo in due. Noi eravamo la Simona, unica e irripetibile amica del cuore, ed io. Ho scoperto con il tempo che le amiche del cuore possono essere altre, ho scoperto nel tempo che niente è irripetibile ma lei per me era così. In quella sera d’estate la luce delle vetrata della sede di Radio Talpa era accesa dentro, c’erano i ragazzi della Radio più grandi di noi tra loro c’era Enrico fratello maggiore della Simona, “Enrico!” fa lei e gira il motorino, di li a poco dentro c’eravamo anche noi. Radio Talpa tutto quello che avevamo visto, sentito dire e mai osato chiedere…. eravamo nella casa del diavolo. Sento ancora il brivido del sogno proibito, alla parete c’era disegnata in grande la copertina di un LP, era un cavallo sullo sfondo verde e sotto il disegno c’era il divano, c’era la panca appoggiata alla vetrata e la scala che portava al soppalco, sotto il soppalco la cabina del dj con il vetro che la separava dalla cabina di regia, la cabina di regia ovvero le “pataccate” che vi si scrivevano sui foglietti di carta e si appoggiavano al vetro e che i vari dj dribblavano alla radio, mentre stavano, in maniera molto seria, sempre sul pezzo per dare la notizia.
Per spiegare ai ragazzi d’oggi, si deve fare un salto indietro, e tornare a Enrico, a chi era Enrico a chi erano i ragazzi della radio. Enrico non era solo il fratello maggiore della Simona, Enrico era un ragazzo solare, capelli medio lunghi, di una semplicità estrema, proprio come i ragazzi di quei tempi, famiglie con il babbo la mamma i nonni, famiglie con in cucina a volte il vaso con i fiori finti nel centro del tavolo e le finestre aperte nei mesi di caldo, studente d’inverno cameriere d’estate, pochi fronzoli per la testa, molta musica nel cuore, oltre a qualcuno che ancora adesso lo accompagna, e soprattutto molti molti dischi gli LP La camera di Enrico era ordinatissima, con il letto singolo e piena zeppa di LP si percepiva l’odore del vinile già entrandoci, c’era anche il giradischi, quello con il braccio e i giornali del tipo il Mucchio Selvaggio, la camera di Enrico era un modo fantastico. Questo mondo fantastico era riprodotto alla radio, la cabina dj era zeppa di dischi ben divisi per settore, aveva la console con 2 microfoni e tutto l’armamentario tecnico di precisione per fare uscire della buona musica, sui muri l’insonorizzazione era data dai contenitori delle confezioni dei porta uovo grigi. La musica di Radio Talpa era underground, ovvero rock, qualcosa di Country, e cantautori italiani, e per farci ascoltare questi tra i programmi di musica di Radio Talpa c’era il Discobolo. Il Discobolo, un programma che andava in onda fino verso le 15.00 di pomeriggio; e così sul treno, ma penso anche sull’autobus, che ci riportava da scuola si parlava delle canzoni e delle dediche che
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si sarebbero sentite al Discobolo, e poi giù di fretta a casa ad accendere la Radio mentre pranzavi intorno alle 14.00 con Macio il dj e la sua splendida musica italiana rigorosamente di cantautori. Il Discobolo ci ha accompagnato un sacco, ci ha fatto conoscere Lolli, Guccini, Dalla, Venditti, De Andre, che dire… “quello che mi resta dei tuoi giorni sono queste note tristi che si inseguono nell’aria………..”. ah ah ah scherzo! Così la sera che entrammo a far parte della Radio entrammo a far parte di un mondo magico, e in questo mondo magico c’era Cecco. E Cecco fà: “che bella voce di chi è” ed io “è la mia”, e Cecco “vieni su che facciamo uno stacchetto”. Vado su, e sul soppalco, davanti al microfono registriamo lo stacchetto “Sei all’ascolto di Radio Talpa, Radio Talpa la tua radio, Radio Talpa via Irma Bandiera, 59 Cattolica, Radio Talpa 94 MegaHerzt”. Che dire: un’ora prima ero sul motorino, un ora dopo ero la voce dello stacchetto di Radio Talpa, e da allora mi risentivo ascoltando la Radio. Stare alla Radio era stare in un vulcano di idee e cose da fare era stare a parlare ore interminabili e sere lunghissime sul perché delle cose che accadevano su come fare per andare avanti e andando avanti andando avanti si va a Bologna a sentire LOU REED, biglietto viaggio e tutto compreso organizzato dalla Radio, questa era la Radio esperienze proposte cose aperte a tutti. Così da quella sera alla Radio ci si recava spessissimo, Annibalini Cecco Gigi Enrico la Marina la Donatella e gli altri più grandi di noi, da sempre lì, che soggezione, poi i ragazzi più giovani Ennio, Mariano, Giorgio e Fender il nostro gruppetto.
Il nostro gruppetto che fa il campeggio dalle cascate delle Marmore alle isole Tremiti in tenda, il campeggio selvaggio, con zaino e pentole attaccate dietro biglietto kilometrico del treno e via: i tramonti le stazioni le barzellette di Mariano le persone che abbiamo incontrato e che lui affascinava, le città viste, il film l’Ultimo Valzer, le albe, le sere all’osteria delle Marrmore, la spesa al paesino delle Tremiti… magico, da voler essere ancora lì. Poi ecco che arriva il programma tutto nostro della Simona e mio “l’Altro Rock”, fiere lì in postazione finalmente un nostro programma, fai la scaletta metti su i dischi; perchè mettere su i dischi al giradischi con il braccio non è proprio spingere il bottone e ti compare il numero del pezzo come adesso con i cd, mettere su i dischi con i giradischi e cercare in cuffia il punto giusto d’inizio, e far terminare l’altro brano un attimo prima della fine, per non creare i vuoti, mettere su dischi vuol dire avere qualcosa da dire per accompagnarli, conoscere le loro storie e come in questo caso gli aneddoti,. Eccolo l’aneddoto. E’ capitato per caso dopo qualche giorno di andata in onda del programma l’Altro Rock, ci chiama Enrico e ci dice “cercate di non mettere sempre i primi brani degli LP”, e noi “è difficile trovare il solco” e lui “lo so, il bello e proprio questo”. Per me niente sarebbe stato più come prima negli anni della radio non c’era lo scooterone, non c’era il condizionatore, non c’era il casco, non c’erano i grilli per la testa, non ti accompagnavano i genitori ai tuoi impegni ma ci andavi piano piano camminando, sentivi parlare il dialetto e ancora non sapevi quando ti sarebbe mancato.
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Maurizio Cecchini Penso che l’idea di riavvolgere il nastro dei ricordi e di raccontare alle nuove generazioni cosa ha rappresentato radio talpa per questa piccola comunità sia non solo bella ma anche necessaria, io al tempo ero molto giovane ma ricordo perfettamente il fermento e l’eccitazione che le prime”radio libere” avevano prodotto tra la gente, attraverso questo nuovo strumento di comunicazione si scoprì il piacere di condividere emozioni, esperienze e opinioni senza nascondersi dietro un monitor, i programmi che a tutte le ore accompagnavano le nostre giornate non erano condizionati dai dati di ascolto e davano spazio a chiuque desiderasse esplorare nuovi orizzonti musicali, senza preclusioni e senza puzza sotto il naso. Non ringrazierò mai abbastanza Radio Talpa e big Luciano “che non si ricorderà certamente di me, se non per quanto l’ho fatto incazzare!!”, era, credo, l’inverno del 1981 quando non so per quale strano incrocio del destino mi ritrovai con Tommy Morosini alla consolle della radio per sostituire la mitica Marzia del cu cus nest “se l’ho scritto male poco importa, resta mitico il negozio come chi lo gestiva” per iniziare un nuovo programma dalle 22.00 alle 23.30 dedicato tutto alla musica punk, dark, new wave senza alcuna concessione per la musica commerciale. L’emozione del debutto e la voce impastata dall’imbarazzo pronunciando le prime parole al microfono le sento ancora vive sulla pelle, ci avevano fatto un regalo straodinario, per noi, innamorati senza riserve di un genere che al tempo trovava spazio solamente
all’Aleph di Gabicce e allo Slego di Viserba era un occasione unica per tentare di diffondere il nostro credo musicale con lo strumento più potente dell’epoca, la radio libera!! Fu così che iniziò la nostra avventura, arrivavamo in radio con i nostri vinili , i nostri demo e cassette con dentro a volte pezzi rarissimi, eravamo pieni di entusiasmo e presunzione, era il periodo dell’afro e del reagge e per noi era dura, ma l’amore incondizionato per quel movimento musicale ci faceva sentire speciali, unici e superiori, radio talpa era davvero la casa di chiunque la volesse abitare, quella porta aperta era davvero una porta aperta, tanto che durante i nostri programmi erano normali le incursioni degli amici “ciao Mauro Drudi, Dani Bertozzi, Vince, Vimini, Del duca, Lorenzi, Andrea, Giannetto, Cece, Scapcio, Gerbo, Titti, Simoncelli, Adam e tanti altri” che arrivavano con cassette appena registrate in mansarde adibite a sale di registrazione improvvisate e noi li proponevamo in radio come gruppi innovativi di Manchester! tra i mille aneddoti legati a quel periodo ne ricordo due che ancora mi fanno sorridere, il nostro programma era completamente anarchico, non c’era scaletta ma pura improvvisazione e cosi funzionava anche con la richiesta dei pezzi da parte degli ascoltatori, una sera veniamo contattati da un gruppo arci di Riccione, erano imbufaliti con noi perchè erano amanti della musica folk e volevano che c’è ne andassimo, gli spieghiamo che potevano scegliere anche un altra radio oppure che potevano richiedere solo pezzi a noi graditi, ci propongono “voglio turnà” di Teresa De sio,
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gli ridiamo in faccia, si incazzano ancora di più, poi come d’incanto ci richiedono un pezzo che amavamo, si trattava di “information of death” dei Neon, un gruppo dark fiorentino che al tempo si contendeva il trono di migliore band emergente con i primi “irriconoscibili” Litfiba, gli rispondiamo “bene, questa ci piace”, ma ormai la frittata era fatta, dovevano pagare, fu cosi che dopo cinque minuti di presentazione lanciamo il pezzo e contemporaneamente togliamo il volume...tre eterni minuti di silenzio in radio per poi ringraziare gli amici di Riccione per la dedica richiesta, minacciarono di venirci a prendere, fortunatamente non fu cosi...ma che gustoo!! Un altro momento esilarante ma poco edificante fu quello legato alla presentazione di un demo al momento rarissimo dei Tuxedomoon, un gruppo che amavamo tantissimo, il pezzo era “no tears”, comincio a presentarlo con un eccitazione al limite del patologico, dieci minuti di storia del pezzo e del gruppo, un esagerazione unica, poi finalmente lancio il pezzo.. “e adesso amici miei, vai con “No tears”!!, push the button..spingo il bottone....si inceppa la tdk...panico.. ma sopratutto... microfono acceso, Tommy tira una stecca da paura, Luciano sbianca, sul piatto non
ricordo se avevamo un pezzo degli Stranglers o altro, so solo che partì e forse solo il mitico basso di j.j. Burnel riusci a coprire gli insulti che big Luciano ci scaricò in quei tre minuti. Aprivamo il programma con “shake the alberator” dei Mickey and the Mouses, la nostra amatissima band Cattolichina e chiudavamo con “La folie” degli Stranglers”, probabilmente siamo stati tra i primi a portare in radio gli U2 di “I will follow” con un Bono vox con l’acne giovanile, oppure i Cure di “Primary” e “A forest” oppure i Simple Minds di “Sister fellings call” solo per citare i gruppi che poi avrebbero avuto un successo planetario, ma il vero cuore del programma era tutto per gli Echo and the bunnyman, Siouxie, Tuxedomoon, joy division, killing joke, Positive noise, A certain ratio, The Sound, New Order, Modern English e tanti altri gruppi più o meno sconosciuti dell’epoca, non ricordo neppure quanto durò il nostro programma ma poco importa, ciò che conta veramente è il ricordo indelebile che radio talpa ha lasciato nel cuore di tanti ex ragazzi che come me grazie a “quella porta aperta” hanno potuto godersi “come profetizzò A. Warhol” i loro 15 minuti di celebrità!
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Wilma Galluzzi Radio Talpa e la Scuola a Tempo Pieno. Quando Radio Talpa iniziò a trasmettere, nel 1977, già da circa 7 anni in Europa si erano affermate le cosidette “radio libere” dette anche “pirata”. E un po’ come i “baracchini” radiotrasmittenti che avevano anticipato la comunicazione mobile, da auto e da imbarcazioni, il sentir comune che rendeva tutti un po’carbonari delle telecomunicazioni, era il forte desiderio di libertà e di anticonformismo, sulla spinta sessantottina, nei confronti delle paludate trasmissioni governative. La prima radio libera in Italia fu Radio Parma nel 1975. Anche nella nostra città non tardò a nascere Radio Cattolica dove il conduttore di turno era Giuseppe Peter Tonti. Tutti vi potevano collaborare a diverso titolo: chi raccontava anneddoti sulla storia della città, chi parlava di arte come Vincenzo Cecchini, Ivo Batocco e Guido Di Carlo, chi leggeva le proprie poesie dialettali ispirate all’infanzia e a personaggi cattolichini, come mio padre Ezio (Papi) Galluzzi. Radio Cattolica raccontava dell’attualità cittadina e organizzava giochi a quiz tra i bar. Si vincevano coppe e quadri di artisti generosi. Era la radio libera della generazione più adulta. Radio Talpa fu invece quella delle generazioni più giovani, dai quattordicenni ai trentenni. C’era tanta bella musica, anche quella che non passava alle radio statali. C’era tanta informazione libera dove tutti avevano diritto di parola per far conoscere soprattutto le istanze giovanili e una
cultura che stava cambiando. Erano gli anni del Circolo Culturale Gobetti e del Cineforum all’Ariston dove Gian Franco Micucci, dopo la proiezione del film, conduceva il dibattito in sala. All’Ariston venivano Guccini e Gaber, oltre alle compagnie di teatro civile. Erano anni di “cultura impegnata”, alternativa. Come Radio Talpa. Quell’anno Cecco mi chiamò in radio per parlare della scuola a tempo pieno nelle elementari. Era un tipo di scuola innovativa che dava spazio alle varie componenti del processo educativo e non solo al leggere, scrivere e far di conto che era stato fino allora il sentiero battuto dalle generazioni di maestre più anziane e che guardavano con sospetto noi giovani barricadere, pronte a cambiare tutto a suon di creatività e nuove teorie dell’istruzione. Il direttore didattico Arduino Donini dovette sostenere una vera battaglia culturale per inserire nel suo circolo questa nuova visione del mondo scolastico. Il tempo pieno nacque così sulla spinta di iniziative personali che si ispiravano ad attività già sperimentate nelle scuole di Spilamberto (Modena), all’avanguardia in Italia. In breve, per la tenacia del direttore e la forte motivazione degli insegnanti più giovani, Cattolica divenne il circolo con il maggior numero di posti a tempo pieno della provincia di Forlì (non c'era ancora la Provincia di Rimini). Oltre a un grande rinnovamento che andava a vantaggio della formazione del bambino, questa scuola portava anche a una maggiore occupazione di posti lavoro. Era una rivoluzione copernicana, non più l’insegnante al
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centro e i bambini che gli ruotavano intorno, ma il bambino al centro e gli insegnanti intorno a loro. Ogni classe aveva tre insegnanti che garantivano pluralismo didattico e di giudizio. Il direttore chiamò esperti di primo piano a tenerci corsi di aggiornamento per formarci. Dal 1974 erano entrati in vigore i “decreti delegati” che davano attuazione ai principi della Costituzione in materia di istruzione non universitaria. Avviarono una democrazia e una trasparenza che prima non c’erano, istituendo gli organi collegiali, i distretti scolastici, nuovi enti per l’aggiornamento e la valutazione. Garantivano il diritto d’assemblea, la libertà d’insegnamento, le libertà sindacali e la riforma dello stato giuridico ed economico dei docenti e di tutto il personale scolastico. A Radio Talpa, oltre a me si recarono per spiegare questa scuola nuova, tante colleghe e colleghi impegnati nel tempo pieno, allo scopo di dare più informazione possibile ai genitori in ascolto. La grammatica della fantasia. “Se avessimo anche una Fantastica come una Logica, sarebbe scoperta l’arte dìinventare favole…”, scriveva il poeta filosofo del Romanticismo tedesco, Novalis, in un suo frammento. Gianni Rodari raccolse questo testimone e con la sua “Grammatica della fantasia” divenne uno dei teorici dell’arte d’inventare storie. Infatti il libro era dedicato a genitori, nonni e insegnanti con scarsa fantasia. In sostanza divenne una sorta di bibbia per scrivere storie fantastiche. E così il tema libero di fantasia divenne un gioco. Con il binomio fantastico. Si invitava ogni
bambino a scrivere su un bigliettino un nome di cosa o persona o altro. Non un verbo o un aggettivo, (e qui avveniva la prima selezione grammaticale), ma un nome. Poi si chiamavano da banchi lontani fra loro, due scolari a portare il proprio biglietto, se ne leggevano i nomi e il binomio faceva scattare la fantasia. Se uno aveva scritto gatto e uno pigiama, la storia era “Il gatto con il pigiama” o “Il gatto che rubava il pigiama” e ogni bambino inventava un pezzo di storia fino alla conclusione. Si giocava con il testo collettivo per poi passare a quello individuale. Tutti avevano qualcosa da scrivere, nessuno si trincerava dietro al “non mi viene”. La fantasia si scatenava libera e tutti diventavano autori di favole. Generalmente a lieto fine. Il racconto doveva seguire i canoni della grammatica e della sintassi narrativa, quindi di una logica che faceva ragionare anche nella fantasia più scatenata. Tutti si sentivano autori originali e degni dell’interesse all’ascolto da parte degli altri. E tutto questo aumentava la loro autostima, il pane per la crescita esistenziale. Radio Talpa e il 25 Aprile. Negli anni ’70 e ’80 il 25 Aprile nelle scuole era una festa ancora piuttosto sentita. Il maestro Mario Castelvetro, ex partigiano ed ex sindaco di Cattolica, non mancava mai di fare per tempo un giro in tutte le classi quinte per ricordare agli insegnanti che quella festa andava celebrata con una partecipazione attiva. In genere si preparavano disegni a gruppi di quattro alunni, a tema pace. I maschi prediligevano scene guerresche con battaglie aeree o navali e soldati in divisa grigioverde feriti o morti con enormi tagli grondanti di sangue dal
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petto. Le femmine invece disegnavano girotondi di bimbi, colombe della pace con ramoscelli d’ulivo nel becco e sprechi di bandiere italiane gonfie di vento come stessero navigando in alto mare. Tutti volevano dire che la guerra non si deve fare e quella che fecero gli italiani, contro i nazisti tedeschi, i nostri la vinsero il 25 Aprile al prezzo di molto sangue. A ricordare il periodo della Resistenza contro fascisti e nazisti per la conquista della libertà e della repubblica costituzionale, noi insegnanti del tempo pieno, insegnavamo anche le canzoni del repertorio storico e quelle nate dopo, dai cantautori di protesta della nostra generazione, inneggianti alla libertà. Le canzoni, cantate in coro, lasciano una traccia emozionale che dura tutta la vita. Anche a distanza di decenni, riconoscere l’attacco di un canto corale dell’infanzia, c’infiamma il cuore e ci riporta indietro a far rivivere quei sentimenti per i quali cantavamo quelle parole con quella musica. Una vera magia. “Potenza della musica…”. Anche mio padre era stato partigiano in montagna e condotto un’azione importante nella guerra di resistenza riuscendo a organizzare la fase finale di “fuga dei generali inglesi” sul peschereccio Dux che la mattina del 19 dicembre uscì dal porto di Cattolica sotto il
naso delle guardie tedesche. Gli alti ufficiali inglesi, arrivati salvi a Bari, testimoniarono il valore e l’affidabilità della trafila partigiana partita da Camaldoli, Santa Sofia, Cervia, Riccione, Cattolica… nonostante fossero comunisti. Il generale di più alto grado, Neame, amico personale di Churchill, si impegnò a iniziare a far paracadutare aiuti di armi, viveri e medicinali sull’Appennino tosco-romagnolo dove i rastrellamenti nazisti non davano tregua ai partigiani. S’impegnò anche a far sostenere un riconoscimento più importante all’Italia nella conferenza di pace. In onore di questo servizio prestato al Paese durante la Resistenza armata, ogni 25 Aprile io chiedevo di trasmettere da Radio Talpa, con dedica a Papi, il partigiano Ezio Galluzzi, l’inno della Brigata Garibaldi, ricordando che lui era della VIII. Gli dedicavo anche Bella Ciao e “Oltre il ponte”, testo di Italo Calvino e musica di Sergio Liberovici. Il ritornello diceva e dice ancora:
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Avevamo vent’anni e oltre il ponte, oltre in ponte che in mano nemica, vedevam l’altra vita la vita, tutto il bene del mondo oltre il ponte. Tutto il male avevamo di fronte, tutto il bene avevamo nel cuore, a vent’anni la vita è oltre il ponte, oltre il fuoco comincia l’amore.
FabrizioMassari(Barry) Ringrazio per l'interessamento verso una mia testimonianza riguardo al fantastico periodo di Radio Talpa, la mia titubanza nasce dal fatto che io mi sentivo come uno stagionale della Radio, infatti partecipavo alle attività solo nel periodo estivo e per le vacanze di Natale, dato che la mia residenza era Firenze, per cui mi sentivo un “socio” a responsabilità limitata, non pienamente integrato nell’attività del gruppo. Comunque nonostante questo ho dato il mio modesto contribuito ad alcuni eventi credo storici per la Radio, ma che per me sono stati fondamentali dal punto di vista della crescita individuale. Penso alla Festa Polpolare Dei Giovani al Campo Sportivo di Gabicce, tre giorni indimenticabili di musica e allegria preceduta però da una attività pubblicitaria snervante consistente nell’attaccare locandine in ogni locale possibile tra Pesaro e Rimini in compagnia di Bendy, compagno cardine della mia partecipazione alla Radio. Infatti con lui ed altri andavamo ai concerti sia per i resoconti di cronaca sia per le registrazioni.
Però come dimenticare la trasmissione Rock on the Rock’s nella quale Bendy ed io ci divertavamo come pazzi sdrammatizzando il ruolo del D.J. classico anticipando la doppia conduzione dei programmi così in voga da alcuni anni. Purtroppo non ho altri ricordi specifici ma una serie infinita di episodi che presi singolarmente non hanno niente di particolare ma che per me hanno voluto dire molto, infatti quello è stato un periodo di crescita che è servito per entrare in contatto con problematiche sociali e culturali di estrema importanza per quel periodo, allargare le amicizie e non mi vergogno di dirlo, anche femminili ,vista la mia timidezza, insomma un periodo di cui andare fieri e che ricorderò per sempre con nostalgia. Spero di esserti stato utile avrei tante altre cose da dire ma non è facile mettere nero su bianco e poi i ricordi sono un po' sbiaditi visto che ho poche occasione per rinverdirli con gli amici di sempre dato che non abito in zona. Comunque ripeto per me è stata una esperienza bella e formativa di cui vado fiero.
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Luciano G. Durante una delle ultime feste mi si è avvicinato un ragazzo che mi ha detto: “grazie, è stata una bellissima serata con musica meravigliosa, avete messo delle canzoni che non si sentono più da nessuna parte, i grandi Joy Division, i Bauhaus, grandi, fatene ancora di feste” (naturalmente era ancora vestito di nero dagli anni 80). Per quanto mi riguarda mi ha fatto il complimento migliore, il mio essere dentro radio talpa, al di là dell’appartenenza politico-sociale, stava proprio nel fatto musicale, nell’essere al centro della musica, al di fuori delle banali e commerciali scelte musicali che andavano per la maggiore in quegli anni e delle robacce che si ascoltavano in giro. Sono arrivato alla radio solo alla fine del 1980, ed ho trovato l’ambiente ideale, una radio di sinistra, felicemente squattrinata e con “no commercial potential” e che aborriva la commercialità anche nelle musiche trasmesse (Lucio Battisti era di destra, i Beatles non esistevano, per esempio). Era appena passato il punk con il suo nichilismo, i Sex Pistols erano già defunti ma i Dead Kennedys no, stava nascendo ed era in piena esplosione la new wave in tutta la sua cupezza e bellezza, in certi ambienti si poteva entrare solo se eri vestito di nero, il rock si stava trasformando e contaminando con i Talking Heads e Springsteen buttava fuori una meraviglia dopo l’altra, stavano spuntando gruppi nuovi con generi mai sentiti, come il rap. A Gabicce avevamo l’Aleph, che in quel periodo era l’ombelico del mondo e oltre alla musica del mitico dj Achille, portava live i gruppi migliori del
mainstream wave dall’Inghilterra e Stati Uniti, da Siouxsie che interrompeva il concerto perché il pubblico sputava troppo (eh si in quei tempi per esprimere piacere si sputava sui musicisti) a Snakefinger e la sua cover di The Model dei Kraftwerk, ai Tuxedomoon, passando per i rumorosi Birthday Party con un imberbe Nick Cave che si sbatteva qua e là con il suo cappello texano, senza trascurare il funk dei Defunkt e il bellissimo concerto di James Chance/White e i suoi Contortions (per i pochi intimi presenti), i deludenti A Certain Ratio fino ad arrivare ai Los Lobos e la loro La Bamba. E noi avevamo un rapporto privilegiato con Maurizio dell’Aleph, pubblicizzavamo al massimo i concerti e la musica che si ascoltava nel locale era anche quella che trasmettevamo nelle nostre trasmissioni, oltre ai cantautori italiani e al miglior rock di quegli anni. Se guardiamo il panorama radiofonico di oggi una realtà come RT non esiste più, salvo rarissime eccezioni oggi vige l’uniformità, le radio sono tutte uguali e trasmettono la stessa musica, magari una si specializza sui classici del rock (i classici più commerciali, naturalmente), un’altra sulla musica italiota e tutte trasmettono i successi del momento. E anche la Rai ogni tanto sopprime le trasmissioni che mandano la musica più d’avanguardia (per esempio Raitunes di Bertallot). Che poi in questi tempi di apparente illimitate possibilità e disponibilità di musica non ci si raccapezza ed è quasi impossibile trovare una voce fuori dal coro. Trentanni fa c’era Radio Talpa che ci permetteva di trasmettere e di ascoltare la più bella musica, con sentimento e ragione. Altri tempi, altra gente.
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Marina Mulazzani Ho incontrato Radio Talpa grazie a mia sorella Giovanna. Ero una giovane liceale,avevo quindici anni, e spesso la Gio mi portava con se’, d’estate,alla radio. Per me entrare in quel posto era entrare nel gruppo dei più grandi, significava fare cose che altrimenti non mi era consentito fare come uscire la sera e rincasare tardi,sicuramente dopo essere stati dalla Paola per una pizza,consuetudine questa che,da quel che avevo capito, concludeva quasi sempre le serate passate alla radio. Da ragazzina timida qual’ero parlavo molto poco,avevo sempre paura di far brutta figura, per cui ascoltavo. Ascoltavo Stani e la Gio raccontare di ciò che stava accadendo dentro le loro facoltà, ascoltavo Luca,Stefano che mi facevano tanto ridere e poi ascoltavo Bendi e Berry mentre in diretta “facevano la radio”. Una cosa questa, così emozionante da toglierti il respiro quando poi, con la Dani, mi sono ritrovata davanti al mi-
Danilo Donati Caro Cecco, in velocità alcuni ricordi e aneddoti della radio: - la sera che Tirdiz dopo aver preso un piatto dallo studio di trasmissione, scappando ti ha dato del fascista..... tu lo hai rincorso (lanciandogli gli zoccoli). - Mi è sempre rimasto nella mente un signore di nome Lino Pasi che alla radio curava la trasmissione di poesia. Quando lo conobbi mi raccontava le cose che aveva fatto (il pugile a New York, l'atto-
crofono a parlare di Virginia Woolf e di “Una stanza tutta per se’ “, a recitare le poesie d’amore di Emily Dickinson e a raccontare la vita delle sorelle Brönte. Poi un bel giorno la Fio mi chiese se me la fossi sentita di intervistare le ragazze del mio Liceo su come vivevano la loro sessualità, se e come portavano avanti l’impegno politico, che rapporto avevano con la famiglia, la religione, etc.. Erano gli anni in cui in classe si discuteva di educazione sessuale, nei collettivi si parlava di pari opportunità e la politica a scuola era cosa di tutti i giorni; per cui non ebbi difficoltà alcuna,con anche il benestare della mia prof. di italiano e latino che mi lasciò le sue ore per svolgere il compito, ed intervistai le mie compagne di classe, le ragazze del mio collettivo e molte della scuola. Tante giovani voci incise sul nastro del registratore portatile, il mio contributo a quel bellissimo progetto che è stato “Questionario Giovani”. Non mi dilungo oltre perché tanti sarebbero ancora i fatti da raccontare, ma un’ultima cosa……grazie Gio e grazie Radio Talpa.
re) e in quel periodo lavorava come guardiano notturno all’inceneritore. Ricordo che una volta chiese a “Fender” (che conduceva una trasmissione dal nome “Doppio rock”), se conoscesse almeno la lingua (inglese) nella quale cantavano gli artisti che trasmetteva. Alla sua riposta negativa lo apostrofò con un “doppio ignorante”: i testi sono importanti quanto la musica e magari trasmetti involontariamente della robaccia.
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- La mia foto (tu l’autore) seduto davanti la vetrina della radio (luglio 1981) poi ripresa da la Repubblica nella pagina regionale a commento di un'inchiesta sulla crisi dei giovani. - La partecipazione ad una trasmissione di TeleCattolica (“Il dito nell’occhio”) condotta da Peter Tonti. Tu, Moreno e Cristina Cerioli eravate gli intervistati. - Nel 1979 l’allora PSI contattò la radio in occasione delle europee (era la prima votazione del Parlamento europeo) per avere dei nomi interessati a
svolgere la funzione di scrutatore di seggio. Io ero fra quelli che accettarono. Il seggio a cui fui assegnato era quello della scuola di via Macanno (ora residenza privata) e il presidente era Giancarlo Primavera. Il compenso per metà andò alla radio quale finanziamento. - Alcune trasmissioni del Dr. Tommaso Galli (diventerà poi il presidente della Comunità del Lago) e la moglie Anna Del Magno, su tematiche di medicina alternativa e di macrobiotica.
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Stefano Annibalini Alcuni ricordi e aneddoti che mi hanno coinvolto direttamente a Radio Talpa. Il 5 marzo 1982 e in occasione dell'imminente Festa della Donna la serata venne titolata “Woman in rock”. Il palinsesto era formato da: Joni Mitchell, Janis Joplin, Bonnie Raitt, Grace Slick, Laura Nyro, Caroline Mas, Nina Hagen, Joan Armatreding, Kate Bush, Siouxie and the Banshees, Nico, Rickie Lee Jones, Billie Holiday, Patti Smith. Ogni venerdi c'era una serata di rock acido ovvero “Tre Passi Nel Delirio”. Alla consolle ero insieme a Federico Steno Ferrarini. Quando durante una trasmissione io e Steno dicemmo in diretta che essendo una certa ora della notte avevamo un certo languorino... Beh dopo un’ora arrivarono in studio quattro ragazzi misanesi con due pizze e due birre. Fu una grande gratificazione! Un'ondata di “crimini”. Ebbe inizio in uno splendido giorno di agosto del 1979. In quel pomeriggio giunsero in radio diversi scatoloni zeppi di manifesti che pubblicizzavano “Cogli la prima mela “, il disco di Angelo Branduardi che sarebbe uscito nel mese di settembre. I manifesti non riportavano né l’autore né il nome dell’ LP e raffiguravano un bambino mentre saltava una staccionata in un prato. Una telefonata poco dopo avvertì di un “affare” da non perdere: 90.000 lire per l’attacchinaggio dei manifesti a Cattolica e dintorni. Qualcuno addusse immaginari dolori: sciatalgia reumatoide, unghie incarnite, orecchioni… Alla fine accettammo io e Gino. Ci ritrovammo a casa sua e con il bidone di colla formato farina ed acqua partimmo con la FIAT “500” blu scuro. La prima
notte andò bene, i manifesti furono attaccati un po’ ovunque. Ma i punti più rischiosi ci sfidavano e noi accettammo la sfida con “abnegazione e spirito di sacrificio”. La seconda notte ci vide stanchi e imbrattati di colla fino ai capelli con la”500” irriconoscibile. Sapevamo che i precedenti manifesti avevano destato la curiosità non solo dei turisti ma anche dei vigili di Cattolica e quindi dovevamo stare in campana. Verso le 5 del mattino mentre eravamo intenti con le ultime affissioni nei pressi del pub Flanagan, quando una prepotente minzione mi portò vicino ad un cespuglio. Mentre assaporavo il momento, vidi acquattata dietro una siepe una figura con cappello nero calato sul viso. Questi considerata la situazione e trovandola poco chiara, balzò con un’agilità invidiabile verso di me.Non tardai molto a riconoscere il comandante dei vigili. Sì proprio lui! Il famigerato e temutocomandante! Corsi più veloce del Pietro da Barletta e gridai con tutto il fiato: “Via! - Via! “Gino un po’ narcotizzato dalle lunghe esposizioni alle esalazioni dell’impasto di glutine non capì subito e continuò a spargere disordinatamente la colla. Il segugio lo brancò per la maglietta pubblicizzante una marca di un farmaco e questa si stracciò in più brandelli. Fuggimmo come i soliti ignoti e guardando indietro e soffiando per lo scampato pericolo, vedemmo il comandante con in mano la maglietta con la scritta ALPECINE FORTE, come una sorta di primitivo testimone, tentare un’ultima commovente ma inutile rincorsa nella fresca alba della riviera. Spettri alla Pagoda. Nell’estate del millenovecentosettantotto certe notti le si trascorreva sui divani della radio abbor-
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dando diversi temi di conversazione che andavano da: “Bob Marley era un ottimo musicista ma giocava bene anche a calcio, ovvero l'importanza dello sport di squadra nella creatività musicale”. Oppure “se dalla punta del caminone situato sul porto di Cattolica vicino allo squero, ci si potesse tuffare nel canale” ( cosa del resto ancora oggi mai risolta), comunque sempre alla perenne ricerca di un Grande Altrove. In preda a questi dubbi, quella sera mentre si ascoltava la radio che mandava un rock malefico, venne riesumata (è il caso di dirlo) la vecchia storia dei cimiteri, fantasmi, macumbe, aghi infilzati. Fu così che nacque “La spedizione alla Pagoda”, che rimane uno dei momenti più fulgidi ed “eroici” della radio del piccolo mammifero (la talpa). Ora, chi conosce la storia della Pagoda dal nome così esotico, oltre la fascinazione della costruzione col tetto ovale sopra la Vallugola, sa anche che esisteva la leggenda del bambino che piangeva rigorosamente solo in piena notte e per questo assurta a luogo di incroci misteriosi e pericolosi. Adesso c’è un golf club i cui proprietari, così prosaici, hanno distrutto una leggenda (o verità?) che andava avanti da decenni. Il gruppo sarebbe partito la sera seguente in compagnia, chiamiamolo col nome di fantasia, di Guglielmo, particolarmente sensibile a questo genere di racconti, insomma un fifone riconosciuto. In radio esisteva un disco che assemblava tutta una serie di effetti sonori che andavano dalla sirena alla frenata d’auto, da spari a rumori di tuono a un pianto di bambino. Ed è qui che il Genio dispiega le sue ali potenti e raggiunge vette inaccessibili per noi umani. Riversare il pianto del disco su una cassetta TDK, inserirlo in un registratore PHILIPS
K7 e collocarlo nel fondo della grotta, che era nelle vicinanze della Pagoda, fu un tuttuno. A notte fonda tre Ciao e un Motobecane si fermarono all’inizio della piccola salita che dalla strada portava alla grotta. Una voce con un verso da cinciallegra disse: “Siamo arrivati!”. Tutt’attorno nel silenzio assoluto si sentivano solo i passi del gruppetto e il fruscio dell’erba medicinale calpestata, illuminato dalla luna, naturalmente piena, e un biascicare sordo delle centinaia di avemaria di Guglielmo. Una volta nella cavità e in un’attesa spasmodica durata un buon venti minuti, una mano assassina spinse la pausa del K7 e l’agghiacciante pianto di un bambino fece accapponare la pelle a tutti e quattro. Si accesero i fiammiferi e si vide Guglielmo con la schiena contro la parete umida, la bocca semiaperta in un muto urlo di terrore, gli occhi fissi. I secondi trascorrevano lentissimi, nessuno respirava. Ma quando sembrava impossibile resistere ancora, di colpo il pianto si interruppe e dalla cassetta una voce conosciuta iniziò a cantare: “Com’è profondo il mare, babbo, che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani caccia via queste mosche che non mi fanno dormire, com’ è profondo il mare…”. Guglielmo ci mise un po’ per realizzare, dalla sua bocca uscirono suoni gutturali indistinti, misti a saliva:”zgah… rmost… vrr…. faffron faffanculo!”. Gli occhi gli divennero feroci ed assassini, quasi quasi come quelli del Jack Nicholson con la mannaia di Shining. I quattro si gettarono fuori urlando, e scappando, scivolarono rovinosamente uno sull’altro, con le risate che si mischiarono con le grida e gli smoccolamenti di Guglielmo. Del resto chi poteva sapere che non gli piaceva Lucio Dalla?
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Renzo Bartolini (Chicco) Oggi è facile. Oggi è facile guardare musicalmente indietro a quegli anni e pensare: “che figata” o “cavolo avrei voluto esser già nato per esserci” -invece capiamo bene dove eravamo! Papa era Paolo VI, Presidente della Repubblica Leone, a capo del Governo c’era Andreotti e già si delinea un’epoca, Pertini sarebbe arrivato solo nel ’78. L’Italia era nella seconda metà degli anni ’70, gli anni di piombo erano l’attualità d’allora. Musicalmente la massa ascoltava solo musica leggera italiana, non c’era il Web, lo smartphone, youtube o spotify, le notizie musicali di qualsiasi tipo erano rivolte solo verso l’interno e la Radio la faceva solo la RAI radiotelevisione italiana. Poi ci fu il ’77 ... ( e qui si potrebbe aprire tutto un capitolo...) Le Radio pirata divennero Radio Libere e cominciarono a proliferare. Radio nate dall’entusiasmo e dal saper mettersi in gioco di chi vi partecipava. Radio con qualsiasi tipologia di comunicazione e programmazione, praticamente delle Start-Up diremmo oggi. Allora succedeva che ragazzi qualsiasi che avevano entusiasmo,voglia e passione si mettevano “in onda” nella apposita stanzetta insonorizzata con polistirolo e “cartoncini-contenitori delle uova” e accendevano la “lucina rossa”: ON AIR che fa ancora figo oggi, ma allora era realmente emozionante ed esaltante! Io l’ho fatto! Da principio con tanti amici ( in un’altra radio cittadina di tipo commerciale ) con una trasmissione non-sense, musica battute personaggi irreali, tipo Arbore e Boncompagni in Alto Gradimento per capirci, ma io volevo far ascoltare la “mia” musica e tutti quei Long Playing che avevo a casa. RADIO TALPA 94 Mh me ne ha dato l’occasione e verso la fine del ’78 ero li a
metter su i miei LP. Pionieri di un certo tipo di Radio e di comunicazione ancor oggi usata e in voga. I primi brani che misi erano dei Genesis, King Crimson e Pink Floyd cercando di divulgare a tanti cosa era il “Progressive”che già stava sfiorendo. Siccome “ ci si inventava” lì per lì nel fare la trasmissione e io volevo far conoscere bene chi trasmettevo, nel presentarli, preso dall’entusiasmo prendevo quasi sempre metà del tempo che avevo a disposizione e quindi considerando i lunghissimi “pezzi” Prog capitava di sfumare il brano! Che rabbia! Enrico Stefano e Nino mi dicevano: “Metti più musica!” Poi ricordo una volta che in Radio da Cecco si presentò un “poeta” ( o comunque un personaggio che scriveva in rima) voleva mettere un sottofondo musicale alle sue poesie. Cecco mi diede l’incarico fidandosi della mia vasta conoscenza musicale e della mia capacità nel mixaggio e mi consegnò la musi-cassetta con il recitato. Un lavoretto che oggi col digitale si fa in un 1/4 d’ora se già hai in mente i brani da mettere come “tappeto sonoro”, lo metti sul “device” che vuoi e lo spedisci via mail anche dall’altra parte del Mondo. Allora con vinili e cassette dovevi contare e guardare i numerini del “registratore”. Io tra scelta maniacale dei “pezzi” giusti, tempi da far coincidere con le parole o con le pause del recitato e la pretesa della perfezione non ero mai pronto per la consegna. Quando quel signore si presentò a prenderla Cecco, senza farla tanta lunga, gli diede quella pronta al momento. “Cavolo, non era come volevo che fosse! gli dissi. Lui mi rispose che il tipo era super-contento che neanche se lo aspettava un risultato così, lasciando un “tot” di lirette per la cassa... ma io rimasi con la sensazione di non aver compiuto “l’opera!
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Ettore Mariani Per venire invece al succo, che cosa posso raccontarti che ti serva? Del poco che ho fatto ricordo un ciclo di trasmissioni che si occupavano di psicologia della famiglia (con partecipazioni saltuarie di Giovanna, Pia, Alessandra), la trasmissione scazzona che facevo con Nino (e di cui conservo ancora le registrazioni su musicassetta, se non si sono rovinate), una trasmissione tematica sui cantautori italiani, la partecipazione all’organizzazione della podistica, ai concerti... non so quanto di questo possa esserti utile o se vuoi chiedermi qualcosa di specifico... Ti allego un frammento di postfazione di quel libriccino in cui si cita appunto la radio. Il racconto in questione poi non ha niente a che fare con la radio né con le esperienze di quegli anni, ma è per me legato emozionalmente alla radio e per questo mi piacerebbe proporlo assieme ad un libro che parla della radio. Dalla postfazione di Solo una favola (2014) Ero verso la fine dei miei studi in Medicina e stavo elaborando una lunga
coinvolgente e complicata tesi in Psicologia, inoltrandomi in quella scienza dell’anima che, pensavo, sarebbe stato il mio futuro anche lavorativo, Era il tempo delle radio libere, tempi in cui con pochi soldi e tante illusioni un gruppo di ragazzi entusiasti, più o meno organizzati, più o meno ideologizzati, poteva inondare l’etere di parole e musica, spontaneamente e senza mediazioni, confrontarsi e incontrarsi. Radio Talpa era il curioso nome di quella in cui incontrai degli amici e alla quale prestai con impegno e allegria un po’ del mio tempo. E fu negli studi (un’unica stanza parzialmente soppalcata) di Radio Talpa 94fm che, avendo a disposizione dischi, mixer e una stanzetta di registrazione di due metri per due con i contenitori delle uova incollati al soffitto e alle pareti, convinsi (costrinsi) la mia allora ragazza (poi moglie) a registrare con me una lettura a due di quel fatidico racconto, che poi unii ad una colonna sonora di musiche mixate da me. Ed ebbi anche il coraggio di mandarlo in onda. Ed il riscontro che una o due persone lo sentirono.
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Maurizio Santori Non saprei dire con certezza quale sia, oggi, il ricordo più chiaro di quella notte in cui Radio Talpa portò la Giamaica tra le Marche e l’Emilia Romagna. Forse il forte vento salmastro o il suono del mare o forse i nostri concitati dialoghi su ragazze, musica, politica e scherzi surreali (i più divertenti per noi, chissà perché, ruotavano sul tema di dove si trovasse effettivamente la linea di confine tra le due regioni e quindi tra la provincia di Pesaro e quella di Forlì e il dibattito fu tra noi così controverso che dopo alcuni anni hanno pensato bene di risolvere la questione mutando l’intera cartina politica della zona…) ma su tutto ricordo la nostra eccitata urgenza di comunicare per radio quella musica nuova proveniente da un altro mare che, in fondo, ci piaceva immaginare non così dissimile da quello, imponente, che, camminando quella sera da Gabicce Mare verso la sede della radio, e rivolgendo lo sguardo verso destra, avevamo la fortuna di assorbire in tutta la sua ampiezza sonora, visiva, odorosa e, fra i nostri molti capelli, tattile. Andrea, Paolo ed io. Tre amici per la pelle come solo a diciotto anni si può essere, soprattutto se uniti da grandi passioni e tensioni partecipative, come quelle per la musica e per i temi politici e della società civile, con il privilegio, assolutamente ineguagliabile in quegli anni, di far parte di una, neanche tanto secondaria, radio privata romana, in quel frangente in trasferta sulla east coast per diffondere, tramite una radio libera di Cattolica – di cui Andrea ci aveva raccontato le gesta - nuove sonorità ancora
sconosciute, anche per noi. Mai, infatti, neppure nella nostra radio romana, avevamo mandato in onda tutto quel Reggae che ci portavamo dietro dentro un paio di sacche colorate colme di dischi provenienti dalla Giamaica ottenuti in prestito dal padre di Paolo, giornalista Rai appena reduce da un servizio televisivo sui Caraibi, e ciò per il semplice fatto che avevamo ottenuto tutta quella meraviglia in vinile solo pochi giorni prima del nostro exploit a Radio Talpa, quando già era estate e noi eravamo già in vacanza, reduci dalle fatiche studentesche, alla fine dei Settanta. Pensammo, così, che tutto quel materiale non potesse aspettare la nuova stagione radiofonica autunnale e, che noi fossimo i prescelti, gli araldi di un messaggio musicale dalla portata straordinaria che non poteva attendere d’essere trasmesso neppure un giorno e che doveva essere regalato a tutti, appunto proprio in estate, quando la predisposizione all’ascolto di quel fantastico genere dal ritmo spezzato e convulso, rigorosamente in levare, sarebbe stata ottimale. Insomma, quella musica la dovevano conoscere tutti, al più presto. E l’emittente radio libera destinata a diffondere, probabilmente per la prima volta in Italia - di questo eravamo fermamente convinti e nessuno, vi prego, osi oggi smentirci - la magia di quelle sonorità, con tanto di dab version, di brani rari su etichette sconosciute (che ne dite dell’introvabile edizione di Kaya di Bob Marley su etichetta Tuff Gong?) e, sempre e comunque di linee di basso robuste, preminenti rispetto al ruolo ipnotico della chitarra, era proprio Radio
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Talpa, per me e Paolo un vero mito underground per via delle narrazioni di Andrea, il suo profeta nella capitale. E fu così che quella sera entrammo nei locali della radio, carichi di musica e di idee sufficienti a galleggiare nell’etere per tutta la notte, in modulazione di frequenza. L’odore misto a fumo, materiale insonorizzante (probabilmente lana di vetro) e circuiti elettrici degli apparati hi-fi mi invase, non meno dell’eccitazione e dell’emozione per l’imminente trasmissione e per essere stato accolto, insieme agli altri, da quei ragazzi come noi che stavano tranquilli in sede e che, con la più spontanea naturalezza, mi avevano appena consegnato, fiduciosi, pur senza mai avermi visto o sentito prima, microfoni e console. La Radio era piccola ma densa, l’energia si coglieva a piene mani. C’era elettricità in quegli studi, compressa, come sotto vuoto; non dovevamo far altro che spingerla fuori, nel buio, tramite i mega herz affinché raggiungesse più persone possibili. E l’atmosfera in radio dava l’idea che di persone all’ascolto ce ne fossero davvero tante, anche perché la zona – ne eravamo certi - non aveva ancora le frequenze inflazionate. Per la verità, ebbi anche l’impressione che la potenza dell’emittente fosse enorme, ben maggiore dei pochi metri quadri delle sue stanze insonorizzate, forse anche per via di quel nome che m’induceva un’idea di una rete di cunicoli sotterranei (o aerei, non fa differenza) atti ad
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arrivare ovunque tramite la Talpa Con la Cuffia (che immancabilmente mi evocava le copertine dei dischi dei Matching Mole) opportunamente guidata a dovere dai disk-jockey di turno. Eh sì che fu Giamaica! Mettemmo un’infinità di Roots Reggae, parlando di religione Rastafari, del suo dio Jah, di resistenza all’oppressore, di consapevolezza nera, di afrocentrismo, spandendo brani: da Bob Marley a Peter Tosh, da Toots & the Maytals ai Twinke Brothers da Peter Tosh ai Matumbi, passando per un’altra dozzina di gruppi e artisti minori…e il basso diventava sempre più profondo e pronunciato, la batteria sincopava in rimshot (ovvero un colpo dato prendendo sia la pelle del rullante che il bordo di metallo), le chitarre in levare sempre più ipnotiche e i testi diramavano fuoco e fiamme. Stavamo spaziando al reggae bianco dei Police, dei Live Wire e Clash quando accadde l’inaspettato: dopo aver ricevuto decine e decine di telefonate di ascoltatori entusiasti (che un po’ ci prendevano in giro per il nostro accento romano) in cinque o sei arrivarono dalla notte lì, in radio, semplicemente bussando alla serranda semi abbassata (non volevamo porre barriere ma era pur sempre ormai notte fonda) per conoscere e visitare la radio, per stringerci la mano, per capire meglio quella musica. Parlammo con loro e nei microfoni e diffondemmo musica reggae fino all’alba. Grazie Radio Talpa. Fu una delle notti più belle della mia vita.
Stelio Masini (Under) A proposito della nascita di Radio Talpa. Era l’inverno del 1976. Avevo 22 anni e una grande passione per la musica. Ero già cuoco e stavo facendo la stagione invernale in un albergo in montagna, a Bondone. Una sera sentendo la radio mi capitò di sintonizzarmi su Radio Trento Alternativa RTA. Fu una vera rivelazione! Quella radio trasmetteva proprio il tipo di musica che mi piaceva di più. O meglio, i tipi di musica che mi piacevano di più: Hurriah heep, Grand Funk, Led Zeppelin, Deep Purple, Frank Zappa, Grateful Dead, Doors, Rolling Stones, Lou Reed, Velvet Underground, Genesis, Patty Smith, Woodstock, Pink Floyd, Van Morrison, Ramones Jethro tull, Alice Cooper, King Crimson, Bob Dylan, Joan Baez, America e altri italiani come Banco Mutuo Soccorso,P.F.M. Osanna, Orme, De Andrè, Guccini, Bennato C.Lolli, A.Sorrenti etc. Oltretutto questa radio dava spazio a giovani che si impegnavano nel sociale e nella politica. E anche questo mi affascinava non poco. La musica e le idee di Radio RTA furono per me veramente corroboranti e mi convinsi che anch’io una volta tornato a Cattolica, dopo la stagione, avrei fatto la “mia” radio di bella musica e belle idee. Al tempo avevo tre amici che vedevo al Bar Pina: Marco, Antonio e Vito. Anche a loro l’idea piacque molto e così comprammo un piccolo trasmettitore
per realizzare la nostra idea. Talmente piccolo che aveva un raggio d’azione di 200 metri! Trasmettevamo dalla cameretta di Marco in via Bologna. Dopo qualche settimana però l’impegno era tanto e l’interesse già andava scemando…Io però volevo continuare e così contattai altri giovani al bar Pace, come Enzo, Enrico e poi Daniele, che sapevo impegnati in una formazione extraparlamentare chiamata Lotta Continua. L’idea poi si allargò al circolo “Ottobre” di Gabicce dove c’erano Claudio, Nino, Tarcisio, Rolando e altri. Carichi di entusiasmo, che (a distanza) condividevamo con altri giovani che in tutta Italia in quel periodo diedero vita alla stagione delle radio libere, partimmo per la meravigliosa avventura di Radio Talpa. Ricordo di una serie di interminabili riunioni durante le quali si decise tra le altre cose il nome della radio: le due papabili erano radio Apache e radio Talpa. Se ricordo bene la scelta cadde su radio Talpa, in riferimento a un paragone di Karl Marx tra proletariato e talpe… L’impegno con Radio Talpa durò un paio d’anni, fino al “78, quando la radio per me perse un po’ d’interesse, senza motivi particolari, forse solo per mancanza di stimoli. Così mi allontanai alla ricerca di qualcos’altro di indefinito …per finire con altri fuoriusciti dalla radio sulle panchine dei giardini di Piazza 1° Maggio a fare appunto “vita di Piazza”. Ma questa è un’altra lunga storia.
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Fra BENITO FUSCO* “I morti amici e le morte stagioni rivivono in te” In un papiro egizio di cinquemila anni fa si può leggere: ”Nemmeno i tempi sono più quelli di una volta. I figli non seguono più i genitori”; e in un frammento di argilla babilonese di tremila anni fa, invece, è scritto: ”Questa gioventù è guasta fino al midollo; è cattiva, irreligiosa e pigra”; nel 700 a.C. Esiodo rincara la dose dicendo: ”Non nutro più alcuna speranza per il futuro del nostro popolo, se deve dipendere dalla gioventù superficiale di oggi”. Platone, invece, sembra il Crepet di “Porta a porta” e ne la Repubblica (Lib.VIII, nn. 562/563) sentenzia: “Il padre si abitua a rendersi simile al figlio e a temere i figlioli, e il figlio simile al padre e a non sentire né rispetto né timore dei genitori, per poter essere libero … e il meteco (l’immigrato di oggi) si parifica al cittadino e il cittadino al meteco … il maestro teme e adula gli scolari, e gli scolari s’infischiano dei maestri”. E potrei proseguire citando giudizi disparati e disperanti sulle generazioni di ogni tempo. Così pure, e non poteva essere altrimenti, sono state messe quasi ossessivamente sotto il torchio delle ricostruzioni storiche, dell’interpretazione e delle testimonianze quelle (s)fortunate generazioni che, più o meno, nate nel ’68 sono finite nel ’77. Per la maggior parte, e a torto, generazioni giudicate e condannate dal piombo delle rotative o da quello delle piazze e dei cerchi di gesso, misurate quindi non per il filo rosso di sogni e di urgenti felicità o intuizioni zingare, ma per i grumi di sangue lasciati sugli asfalti e le sconcertanti violenze scaturite per induzione storica ed esistenziale. Si sa, il sogno e il sangue sono un binomio antropologico, teologico e simbolico, necessario ad ogni rivoluzione e ad ogni redenzione e risurrezione: “eppure noi avevamo un sogno /che non era solo vivere giorno per giorno, /ed era la gioia di dividerlo con altri, con le nostre compagne e compagni”, ricorda Sulla riva dell’epoca l’amico Gianni D’Elia, per “un mondo d’uguaglianza, nella diversità d’ognuno,/ di giustizia e libertà per ciascuno,/ di fratellanza pietosa e universale”, una storia che sembrava quasi solo nostra. Ma quelli non erano tempi di semina né di raccolta, ma di aratura: i campi della vita e dell’agire politico esigevano nuovi spazi di fecondità e di libertà. E soprattutto non c’erano persone che potessero pensare l’esodo verso una terra che bisognava sognare, l’ultima possibile, senza la follia di un sogno da inventare e la liturgia di un sangue da versare. Poco o nulla a che fare con la solfa dei compagni che sbagliavano o dei cattivi maestri: era l’aria che si respirava, perché da che mondo è mondo ciò che si pensa rimane nell’aria; puoi trattenere il respiro per un pò, ma poi anche i polmoni hanno bisogno di anima; e così si rimase in attesa di vedere ciò che sarebbe avvenuto: “le immagini ci sono, ma le opere, le parole, le
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dobbiamo fare”. Una nostalgia di futuro come dice Beppe Sebaste: in realtà “il ’77 era già allora nostalgia di qualcosa d’altro, della cultura beat schiacciata da un moralismo che imponeva vettori strettamente politici e di classe alla rivolta del ’68. C’erano la cultura delle droghe, che non si era espressa con sufficiente trasparenza, intelligenza e liricità; quella dei diritti civili, della qualità della vita, dei libri di Ronald Laing; quella della poesia, e la bellezza diffusa come espressione e come arma contro la tentazione dell’omicidio e del suicidio”; la cultura di tutto ciò che non era, non è mai stato, e ancora forse non è, politicamente accettabile, rappresentabile, delegabile. Era piena di pensieri l’aria del 1977 e scopriva senza tanto pudore la sua implicita ragione sociale e il suo DNA esistenziale, inoltre il di più che faceva percepire era che si chiudeva in anticipo un secolo, il novecento, quello antico del Quarto Stato. Si chiudeva con una critica radicale, trasversale, diffusa a quegli elementi culturali che avevano distinto il XX° secolo ed erano divenuti elementi di crisi e di ostacolo alle energie che sorgevano dalla società civile. Furono la critica alle ideologie, dogmaticamente impermeabili al mutamento, e la critica alla politica, intesa all’epoca come elemento totalizzante nella vita dell’individuo, a contrassegnare l’indirizzo d’azione di quello che era definito il movimento, una generazione sfortunatamente contemporanea agli anni di piombo di altri, ma che sognava e cantava con Gianfranco Manfredi un altro mondo possibile che “sta nel nero della pelle …/ sta nel prendersi la mano …/ sta nei sogni dei teppisti/ e nei giochi di bambini…/ e nella voglia più totale di un discorso trasparente”. Un clima generazionale di rifiuto della normalità borghese che voleva però riconquistare il privato, inteso come preminenza dell’autonomia del singolo, della sua intelligenza e della sua creatività rispetto al dominio del modello americano e capitalista dell’individuo produttore e consumatore, o del modello sovietico che umiliava la libertà dello spirito umano per favorire ciecamente un collettivismo spersonalizzato e totalitario. Finì in una ribellione disperata e poi dispersa; una ribellione alimentata e sciolta nell’amicizia irreprensibile ed irripetibile, enzima fruttuoso che ha favorito poi una circolazione anche trasversale di idee e spunti e di nuove coagulazioni, di volta in volta diverse, fino a generare molteplici vie verso culture della conciliazione o della trasgressione, e perfino con un ultimo assalto all’utopia. E divenne comunque una catastrophè che fece incominciare il futuro, come Bifo pensò e ha scritto, si credeva fosse “uno sprazzo, era invece un inizio” per dirla con Andrea Pazienza, il James Joyce del fumetto; e tutto obbligava tutti a un ricominciamento totalmente diverso, e a una diaspora che non rinunciava alle radici, ma non avrebbe più trovato nuove ali, né avrebbe più abitato la Traumfabrik, la fabbrica dei sogni e del rock new wave di via Clavature in quel di Bologna. Francesco intanto era stato ucciso ad un passo dalla primavera, Pentothal non
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c’era più, Alice era stata stuprata sul nascere dai poteri di sempre: era incominciato il lungo addio e finita l’ultima danza, e il politico annegava nella creatività senza fine o nella solitudine senza orizzonti:“ ultimo mohicano / sampietrino in mano / ora a chi lo tiro / vado a fare un giro /entro in un caffè”. Ecco perché, ripetendo Umberto Saba, i morti amici e le morte stagioni rivivono in te, e per il significato che il tempo sa maturare, le morti stagioni appaiono a me dure pietre di paragone dell’esistenza, del pensiero, della memoria. Non ho mai misurato la distanza da quel tempo col numero degli anni, ma col dispendio di libertà a cui mi ha costretto. E non credo che un modo di vincere il tempo nella sua durata e qualità sia quello di assecondarlo, anche se il tempo dà ai frammenti di vita l’opportunità di dispiegare il proprio valore, di sedimentare un sapere, di scoprire altri orizzonti: c’è sempre un Dio ormeggiato nell’abisso sulla riva di ogni epoca. Ciò che risalta nell’indugio del tempo, di quel tempo, è proprio quella memoria non fatta per ricordare, non rituale metodo dell’avvenimento, ma per dare al ricordo tutto il suo valore; non per mettere il passato sulla bilancia, ma per sentire come la bilancia cigola sotto il peso del presente. La memoria è piena di consapevolezza e fecondità, e non ricostruisce ciò che non c’è più, ma lo restituisce al futuro come storia, come attesa profezia esistenziale, come un non-luogo che si apre a una nuova temporalità e si misura con qualcosa di simile all’eterno. E perciò diviene un gesto responsabile carico di futuro, di nuovo sogno, di libertà che resiste, che non si arrende pur oscillando tra sollecitudine e misericordia, ma soprattutto progetta e spinge in avanti la speranza, perché ciascuno determina da sé il proprio destino, basta il coraggio di scegliere dentro la cospirazione di quelle circostanze che la vita ci fa attraversare, o che intendiamo attraversare con l’urgenza della passione e della libertà, senza rinunciare a chiedere ancora verità per noi stessi e dentro la storia. *Frate Servo di Maria
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MARCELLO DI BELLA* Filosofia in Riviera - Lo strano caso di Cattolica “Vorrei solo ricordare – dice Umberto Eco in una “bustina di Minerva del settembre scorso - che il fenomeno [dei festival filosofici], anche se è negli ultimi anni che è esploso in misura massiccia, non è nuovo, perché è dagli inizi degli anni Ottanta che la biblioteca comunale di Cattolica aveva iniziato a organizzare serate (a pagamento!) su “Che cosa fanno oggi i filosofi”, e il pubblico arrivava anche in pullman da un raggio di almeno cento chilometri. E già allora qualcuno si era domandato che cosa stesse succedendo […]. E allora rimangono solo due ordini di risposte. Di uno si era già parlato sin dai primi raduni di Cattolica: una percentuale di giovani è stanca di proposte d’intrattenimento leggero, di recensioni giornalistiche ridotte (salvo pochi casi eccellenti) a finestrelle e stelloncini di una decina di righe, di televisioni che, quando parlano di un libro, lo fanno solo dopo la mezzanotte. E dunque danno il benvenuto a offerte più impegnative […]. La seconda ragione è che questi raduni culturali denunciano l’insufficienza dei nuovi modi di socializzazione virtuale”. Mi fa ovviamente enorme piacere, come ideatore dell’iniziativa, una tale citazione da parte dell’intellettuale italiano vivente più famoso e tradotto al mondo: precisato un particolare, cioè che l’ingresso era gratuito, tranne che in una edizione (una di quelle cui partecipò Eco) che si dovette sostenere da sola, come più avanti si vedrà, mi trovo nei panni di chi, invitato a parlare del vissuto degli anni Settanta e Ottanta nella ridente cittadina di Cattolica, rischia abbondantemente di assumere i panni patetici del lodatore del tempo passato. Tuttavia qualche ragione per ricordare benevolmente quel tempo sussiste, specie per chi, come me, lo viveva essendo pagato (dal Comune) per occuparsi delle istituzioni culturali e delle loro attività. Assunsi tale carica per concorso nel 1974 e l’anno dopo, con le elezioni, arrivò il nuovo assessore alla cultura, Attilio Giacchini Bigagli, che come me, aveva fatto studi di filosofia. Tralascio molte altre condizioni favorevoli all’esercizio di un’attività culturale per certi versi anomala, per quel tempo e quel luogo, ma da quel momento cominciò quella che mi piace definire l’impresa (pubblica), oggi francamente impensabile: cioè impiantare strutture, servizi e attività all’insegna di un “respiro filosofico”, nel senso di una “filosofia di pubblica utilità”, cioè di un’offerta critica la più ampia possibile, basata sulla diffusione di conoscenze spesso escluse dai media dominanti. In tal senso nel piccolo paese rivierasco si vennero ovviamente articolando convergenze e divergenze, senza però che qualcuno sentisse la necessità di “sopire, troncare”. Vale forse la pena, in una situazione in cui fare cultura da parte di un soggetto pubblico è visto con molto sospetto, fornire qualche informazione in più su “Che cosa fanno oggi i filosofi?” e il suo contesto, intesi come momenti focali di una
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stagione irripetibile: un ciclo che principiò nel 1980 i cui esiti sono riportati nell’omonimo volume pubblicato da Bompiani nel 1982: ogni filosofo invitato, Bobbio, Cerroni, Eco, Giorello, Mancini, Rossi, Severino, Vattimo era sottoposto a un questionario comune, con qualche variante ad personam. Il questionario era stato organizzato da un piccolo gruppo di amici “filosofi”, coordinato da chi scrive e composto da Giorgio Benelli, Dalmazio Bonaposta, Paolo Golinelli, Umberto Spadoni. Il progetto ebbe conforto e aiuto da parte dello stesso Umberto Eco che suggerì il titolo, vagamente ironico, del ciclo, originariamente e non molto originalmente appuntato sotto la locuzione interviste filosofiche, pensata come ricalco del titolo del ciclo radiofonico molto fortunato Le interviste impossibili trasmesso tra il 1973 e il 1975 dalla seconda rete radiofonica RAI in cui uomini di cultura italiani conversavano con illustri personaggi, reali o immaginari, del passato. L’avvenimento suscitò parecchio interesse, echi di stampa non da poco, titoli ad effetto, come ad esempio uno su “La Stampa”, particolarmente efficace, a firma di Luciano Genta: Severino in maglia rosa a proposito di un “turismo filosofico” che si sarebbe innestato anche grazie al numinoso teoreta. A proposito di turismo sarei stato più avanti persino beneficiato da una targa incisa conferitami dalla locale associazione degli albergatori Qui può essere utile qualche nota sulla temperie culturale in cui avveniva l’episodio: era l’epoca in cui l’Assessore romano Renato Nicolini, recentemente scomparso, inventava le grandi adunanze di pubblico alla basilica di Massenzio, un tempo in cui si reagiva in diversi modi ad anni plumbei di cieco conformismo ideologico; se è consentito un richiamo personale, mi piace citare in proposito il titolo di una raccolta di poesie pubblicata negli Stati Uniti da un amico fraterno, Goffredo Pallucchini. Il titolo di quel libro di poesie era Is this a political discourse? (Albedaran Press, Haydenville, Mass., 1978), come a dire, con garbata ironia, che non tutta l’esperienza doveva esprimersi e forse risolversi nel dire politico. Anche la filosofia, pensavamo o speravamo, poteva restituire elementi di razionalità, di critica consapevole, addirittura di pensiero divergente (oggi si direbbe “creativo”), in strati ampi della popolazione. Erano anni in cui il sentire comune della popolazione, specie giovanile, era fortemente condizionato da una visione “teatrale”, direi gestuale della cultura, dove un diffuso ribellismo “autonomo” trovava la sua espressione più autentica: dieci anni dopo il ’68 un anarchismo spesso violento si congedava dai miti politici e palingenetici dei fratelli maggiori abbracciando ideologie vagamente vitaliste Era un tempo in cui la parola “filosofo” non addensava connotazioni molto positive. Il caso giocò dunque le sue carte, dato che accostò nella piccola ’impresa “filosofica” soggetti non sempre convergenti per formazione e intenti. Tuttavia certe cose erano nell’aria e ambienti molto chiusi erano attraversati da correnti e spiriti vitali: per restare nel nostro piccolo orizzonte tra Marche e Romagna, a Pesaro si elaborava il nuovo festival rossiniano destinato nel tempo a
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generare un impatto planetario sulla base di accertamenti filologici con rispetto, ma anche distanza, dai canoni del mero belcantismo: un tripudio liberatorio del godimento estetico senza vincoli di doverosità etico-politiche, magari un po’ restaurativo e benpensantistico ma pur sempre benefico. In generale, poi, favorite dallo stato ancora nascente delle regioni, allora oggetto di grandi speranze, fiorivano, soprattutto nel centro-nord, biblioteche e altre pubbliche istituzioni votate a un diverso e permeabile rapporto col pubblico, anche attraverso l’esercizio di attività culturali che vedevano spesso affiancate esperienze legate a un mondo giovanile variegato, comunque molto vispo culturalmente. Il fenomeno delle radio locali rientra molto bene in questo quadro e il fenomeno di Radio Talpa a Cattolica, locale voce critica della sinistra, marcò quel tempo non solo con l’erogazione di musica crepitante, ma anche con la proposizione e riproduzione del dire filosofico che si alternava dalle parti della Biblioteca. “Che cosa fanno oggi i filosofi ?” durò una ventina d’anni, addirittura con un ricalco a partire dal 1992, molto ben fatto e fortunato, da parte della Biblioteca comunale di Misano, che ancora oggi coltiva con grande successo cicli di argomento filosofico. Restano, di quella esperienza, che si attuò attraverso la costruzione, anno per anno, di una originale enciclopedia filosofica, tutte le videoregistrazioni e diverse pubblicazioni, editate spontaneamente, cioè sine impensis comunali, da editori come Laterza, Mucchi, Nuova Civiltà delle Macchine, Stampa Alternativa, Il Mulino. Forse è interessante richiamare alcuni titoli, quelli più suggestivi, di queste serie tematiche: Sulla natura delle cose; Etica, mostrata secondo ordini diversi; Est/ etica; Le illusioni della pedagogia; Retorica. Verità, opinione, persuasione; Polis: dispute sullo stato; Oriente Occidente; De anima; Il vero e il falso; Della felicità; Idola (ciclo dedicato alla antropologia); Lo spirito delle leggi; Metafisica; Narrazioni. Riflessioni sulla storia; Morbus sine materia: le malattie dell’anima; L’arte di vivere: riflessioni sull’idea di saggezza. Insomma una piccola storia della filosofia “per problemi”, un po’ retrò, alla maniera del Windelband, anche, forse, come reazione a un eccesso di storicismo poco adatto a comprendere le questioni di fondo della filosofia e, in generale del pensiero critico, scientifico, argomentato. Considerevoli i profili delle personalità allora convocate come maestri dispensatori di sintesi originali: si pensi, tra gli altri, a Gadamer, Apel, Baudrillard, Thom, Zolla e ai tanti italiani a cominciare dagli scomparsi Musatti, Carotenuto, Lucio Lombardo Radice, Giorgio Celli, Paolo Rossi, ai protagonisti di oggi, come Eco e come i già citati Giorello, Severino, Vattimo e poi Bodei, Cacciari, Galimberti, Bencivenga, Paolo Flores d’Arcais, Rella, Paolo Fabbri, Losurdo, Mathieu, Reale, Rovatti, De Crescenzo (in veste di spiritoso “fiancheggiatore”), un inedito Sgarbi alle prese con Spinoza sul tema della felicità, Giuliano Amato come interprete del rapporto tra stato e mercato, personalità del mondo scientifico come Danilo Mainardi, Carlo Bernardini, Giuliano Toraldo di Francia, giornalisti
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letterati come Beniamino Placido, o divulgatori come Piero Angela e tantissimi altri. Prevaleva insomma un’idea di servizio della e alla filosofia intesa come luogo dell’interrogazione e dell’orientamento, pur provvisorio, entro quadri tematici ampi, che potessero ammettere al loro interno contributi di intellettuali dei più diversi orientamenti ideali, non necessariamente iscritti solo nei ruoli universitari dei professori di filosofia. Per un pubblico vasto, ma determinato a comprendere. Visto che a Pesaro dal 2010 l’Amministrazione provinciale organizza un Festival della felicità, vale la pena richiamare qualche elemento in più circa quel ciclo tenutosi nel 1990 dal titolo Della felicità. Certo l’evento rilevante di quel ciclo fu il dialogo tra Hans Georg Gadamer e Emanuele Severino, ma tra le pieghe della rassegna, in buona parte pubblicata da “Nuova civiltà delle macchine” nel 1992, si ritrovano dei contributi molto originali: ad esempio la conferenza sulla felicità degli animali farebbe la gioia degli animalisti di oggi: mi pare utile rammentare tra gli altri formidabili interventi: dare un’occhiata alle pagine di “Nuova civiltà delle macchine” che nel numero 1 del 1993 pubblicava alcuni interventi di quella tornata: tra questi gli animalisti di oggi troverebbero giovamento dalle argomentazioni di un un gran veterinario dell’Università di Bologna , Giovanni Ballarini, esposte nella sua mirabile conferenza Una felicità bestiale. Per i cultori della storia dell’idea di felicità il rinvio invece, nello stesso contesto, a Luciano Canfora e alla sua La felicità degli antichi è inevitabile e raccomandabile: i Greci sapevano trattare bene l’argomento disponendo delle parole giuste per ogni aspetto della sospirata condizione: una per il ricco, una per il fortunato e la terza per il nobile amante dello spirito. Infine, a titolo di cronaca, mi tocca menzionare l’ultima rassegna che consegnai al pubblico della Biblioteca / Centro culturale di Cattolica nel 1998: L’arte di vivere. Riflessioni sull’idea di saggezza. In verità la strada non fu del tutto in discesa, spesso irta di insidie, confusa da fraintendimenti. Fin dall’inizio, quando l’allora segretario della federazione provinciale del PCI si recò a Cattolica per avere delucidazioni circa la notizia a lui pervenuta che nella ridente cittadina balneare l’amministrazione stesse programmando una iniziativa tanto bizzarra. Più insidioso si rivelò però il clima reaganiano e tatcheriano dilaganti con restringimenti della azione pubblica, specie in materia di cultura. Tale restrizione di prospettiva, più che economica, indusse addirittura l’amministrazione a cassare l’iniziativa per molti versi sospetta nel 1992. Fu allora che la biblioteca di Misano, approfittando del vuoto temporaneo, si inserì nella materia, non senza qualche aiuto prestato dai meno fortunati colleghi. Tuttavia quello fu l’anno in cui si diede vita a una breve rassegna di incontri a pagamento intitolata Con i filosofi, i filologi e altri sapienti tra i quali spicca ancora una volta quello con Umberto Eco che tenne una conferenza, poi pubblicata, dal titolo Un sogno europeo: la ricerca della lingua perfetta, da godersi, suggerirei, nel
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video originale contenente l’epilogo, inevitabile dato l’argomento, cioè l’intervento dell’eccentrico di turno, in questo caso una irriducibile e forse un po’ ringhiosa esperantista. Il seme era gettato e parallelamente, fin dal 1988, grazie ai rapporti con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, propiziati da Domenico Losurdo, la Biblioteca di Cattolica organizzò anche diversi seminari di argomento filosofico politico, di cui restano documentazioni sia in registrazioni video che in diverse pubblicazioni, come Egalité Inegalité. Tramonto dell’Occidente?, Autore, attore, autorità, Ascesa e caduta delle repubbliche, Prassi. Come orientarsi nel mondo, Massa, folla, individuo, Fondamentalismi. Se posso dire qualcosa, in proposito, suggerirei di leggere quei testi, tutti pubblicati da Quattroventi di Urbino, che mi paiono di sorprendente attualità, o comunque di utilità comparativa, percepibile anche semplicemente scorrendo quei titoli. Non tralascerei, tra la tante utili, la consultazione del contributo di Umberto Cerroni intitolato La “missione del dotto” oggi, pubblicato nel volume degli atti di Prassi, come orientarsi nel mondo: parole quanto mai profetiche sulla urgenza permanente di un riscatto civile e intellettuale degli italiani. Tra questi convegni spicca, rimasto inedito, Elogio della politica, del 1991, quando nel corso di due giornate si confrontarono sulla materia sempre attuale dell’antipolitica filosofi e non: una disputa filosofica arbitrata da Beniamino Placido cui intervenivano, tra gli altri, Angelo Bolaffi, Remo Bodei, Andrea Carandini, Giuseppe Carbone, Umberto Galimberti, Antonio Giolitti, Domenico Losurdo, Andrea Manzella, Giacomo Marramao, Saverio Vertone. Per completare il quadro di questo versante filosofico, o parafilosofico, della Biblioteca di Cattolica, conviene citare anche altri momenti o rassegne marcatamente versate in tale direzione. Qui è il caso di scusarsi per la prolissa elencazione, ma mi auguro che questa memoria, peraltro alquanto parziale, possa essere benevolmente considerata quale suggerimento bibliografico e videografico, nella speranza che nel frattempo gli elettroni appiccicati ai nastri magnetici nella Biblioteca non si siano dispersi nell’etere. In effetti un’altra tornata di appuntamenti si aggiunse, dal 1993, al ciclo principale, cioè “ Cosa fanno oggi i filosofi ? “ e ai seminari di filosofia politica. Si tratta “Libri in cerca di gloria”, una sigla suggerita da Giuseppe Guglielmi per racchiudere quella formula, oggi molto diffusa, di letture pubbliche, più o meno commentate o spettacolarizzate: il fatto è che proprio nei primi anni ’90 si stavano ultimando i lavori per il nuovo teatro comunale, inteso come elemento integrato fisicamente e concettualmente con la biblioteca, come più avanti si dirà. Si prospettava dunque la necessità di dare un cuore a questo nuovo e contiguo edificio, una rivisitazione del teatro “all’italiana” (anche cinema) che dovesse essere sostenibile, come oggi si dice, dalle pubbliche casse e dalla pubblica intelligenza: l’idea era che si dovesse arrivare prima o poi a portare in teatro dei testi che, pur non nati per questa destinazione, la sembravano reclamare.
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I suggerimenti di Guglielmi, intelletuale e operatore culturale di rara sottigliezza, poeta nonché sublime traduttore di Baudelaire, Céline, Queneau furono fecondi anche in questa direzione come, più in generale, nel progetto complessivo della nuova biblioteca di Cattolica. In attesa del teatro si iniziò comunque, nel “pontile” sovrastante le nuove sale di lettura, in orari che non recassero disturbo, a parlare di libri, in qualche caso ad ascoltarli e fra questi, non pochi ruotavano attorno a questioni filosofiche. Il primo seminario di questa serie, nel ’93, fu quello di Ezio Raimondi, dedicato alla retorica contemporanea, poi pubblicato, nel 2002 da Il Mulino. Lungo questa linea, tra letteratura e filosofia si tennero negli anni diversi incontri. Personalmente ricordo con particolare vivezza le letture sceniche di Carlo Rivolta di testi platonici, l’Apologia di Socrate, il Simposio, il Fedone. Carlo Rivolta, scomparso prematuramente nel 2008 era una specie rara di regista e attore, profondamente impegnato in un terreno di non facile resa spettacolare: mi era stato presentato per la prima volta nel 1994 da Giovanni Reale, suggerendomi di proporre a un pubblico di studenti la sua Apologia di Socrate. Seguii il consiglio, pur con molte riserve legate a una mia radicata diffidenza nei confronti di iniziative culturali somministrate a scolaresche: organizzai perciò la rappresentazione concordando con alcuni presidi di licei viciniori rappresentanze relativamente ristrette, per un totale di circa trecento studenti. Quello che mi stupì fu che per oltre due ore di parlato con qualche sottofondo musicale i ragazzi non fiatarono, come si può controllare guardando la videoregistrazione, merito certo dell’attore, capace di penetrare un testo altissimo senza deformarlo in un sermone edificante. Merito anche di quei giovani e del loro comportamento inaspettatamente rispettoso nei confronti di una proposta inedita e senz’altro non compiacente. Anche i “libri in cerca di gloria” furono organizzati per molti anni, fino al 2000, anche dopo il mio trasferimento professionale a Rimini nel 1998. Oltre alle letture spettacolo di Rivolta, o di altri, mi piace ricordar e ovviamente segnalare alcuni incontri che hanno marcato esemplarmente quella serie Che dire poi del MystFest, il festival del giallo e del mistero, inventato da Enzo Tortora per Cattolica come “gran giallo città di Cattolica” che fin dalle origini, nel 1980, non disdegna colloqui con la filosofi come Eco che, in una memorabile conversazione, credo dell’’81, illustrò superbamente ai presenti il significato della abduzione, cioè di quello stile o metodo di ricerca che non è né deduttivo né induttivo, ma si colloca in una posizione intermedia in cui gioca una parte importante l’ipotesi intuitiva, come sembra accadere nelle avventure di Sherlock Holmes Risale proprio al periodo di felice creatività della fine degli anni ’70 l’ideazione e progettazione del Centro Culturale Polivalente destinato a contenere la biblioteca, il museo e il teatro di Cattolica: il primo stralcio dell’opera progettata da Pier Luigi Cervellati fu inaugurata nel marzo del 1983. Si trattava di un primo arco di una piazza generata, in un’area squallida della
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città, da una corona di edifici la cui prima sezione fu (1983) la biblioteca comunale; l’impianto si chiamava, forse con espressione già allora un po’ appassita, “centro culturale polivalente”, più che altro in ossequio a una legge regionale (28 / 1977) “per la creazione di servizi culturali polivalenti”. Lì dentro fu allestito fin dal 1982 i laboratorio e archivio fotografico, nel 1984 l’antiquariun archeologico, la mediateca (fonovideoteca) nel 1986 in concomitanza con l’introduzione del catalogo informatico, l’antiquarium del mare (1987). Seguì a fianco, inaugurato nel 1995, il teatro e anche cinema (un teatro all’italiana rivisitato modernamente) da seicento posti con un ridotto da 150 e, successivamente, altri edifici di natura privata nonché uno scenario teatrale all’aperto per lo svolgimento di manifestazioni estive. Il compianto Giuseppe Guglielmi, figura appartata di intellettuale cui si deve la fondazione del primo consorzio provinciale per la pubblica lettura della Provincia di Bologna (1959) e poi la creazione dell’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna e della sua Soprintendenza bibliografica, suggeriva scherzosamente per questo complesso il nome “biblioteamus”, una specie di congiuntivo ottativo, un acronimo da biblioteca, teatro (che avrebbe dovuto chiamarsi “della biblioteca”), musica. Con questo nome lo stesso Istituto congedava nel 2008 un bel libro illustrato edito da Bononia University Press per i 25 anni del Centro. Insisto su questi aspetti architettonici per il fatto che l’episodio, già notevole per il semplice fatto che si trattava di un rarissimo esempio di architettura delle biblioteche, non trova riscontro nella pubblicistica in materia, neanche nei pregevoli testi della signora Agnoli, autrice di un recente e fortunato Le piazze del sapere o dell’architetto Muscogiuri. A mio giudizio si tratta di una realizzazione importante, i cui effetti forse si vedranno meglio nel tempo, attualmente non adeguatamente valorizzata, anzi deturpata da una ridicola denominazione del teatro, che in luogo di chiamarsi, con felice litote, “Teatro della Biblioteca”, ha assunto il nome un po’ monarchico di “Teatro della Regina” per il semplice fatto che, in mancanza di regine di passaggio, le cartoline d’epoca, con felice intuizione di “marketing territoriale”, associavano alle immagini balneari la didascalia “Cattolica. La regina dell’Adriatico”. E pensare che nel 1990 fu organizzato un convegno mica da poco per presentare questo teatro (col il nome di “Teatro della Biblioteca”) i cui lavori erano al termine: il convegno si intitolava Che cos’è lo spettacolo e registrò interventi memorabili, da quello di Renzo Arbore, a quelli di Beniamino Placido, Umberto Galimberti, Luciano Canfora e tanti altri. Tornando all’assunto originario, io penso che le cose si siano mosse nel senso che abbiamo visto per una certa credibilità assunta proprio dalle iniziative organizzate dalla Biblioteca comunale: tra le tante oltre alla già più che menzionata “Che cosa fanno oggi i filosofi?”, principiata nel 1980 e poi proseguita per oltre un ventennio, la grande mostra dedicata alla grafica di pubblica utilità (1984) il ciclo espositivo del Design balneare (dal 1985), i corsi estivi di archeologia navale dal 1995.
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Tutto ciò favorì non solo le relazioni con personalità di rilievo internazionale che si resero disponibili per una comunità piccola (15.000 abitanti) e vi calamitarono non pochi visitatori, ma anche l’incremento del patrimonio librario e audiovisivo, per acquisto o dono: materiali sin qualche caso dotati di una specificità tale da rappresentare un polo unico sul piano nazionale come nel caso della grande biblioteca di letteratura poliziesca e di fantascienza, o del cospicuo archivio video degli incontri filosofici e letterari. In fin dei conti non mi dispiace di apparire o essere un nostalgico di quel tempo e di quel luogo e di pensare che il ciclo vitale appartiene anche alle istituzioni. Tanto per fare un esempio basta osservare lo stile e il contenuto di certe manifestazioni filosofiche anche limitrofe di cui si reclamizza l’originalità e l’attrattiva turistica: sono questi i tempi del cosiddetto “pensiero unico” che non ha nulla a che fare con quello di Platone, Aristotele, Spinoza...tanto per dire. *Marcello Di Bella Ha diretto le istituzioni culturali dei Comuni di Cattolica (fino al 1998) e Rimini (fino al 2010). Attualmente dirige la Biblioteca e i Musei Oliveriani di Pesaro. Tra le iniziative culturali significative ideate e organizzate, Che cosa fanno oggi i filosofi ? la prima rassegna di filosofia per un vasto pubblico, replicata a Cattolica per circa vent’anni, le Meditazioni riminesi un ciclo di antropologia del contemporaneo (dodici edizioni) e diverse mostre come quelle dedicate al Design balneare. A Rimini ha coordinato l’allestimento del Museo degli sguardi, una mostra permanente delle raccolte di archeologia precolombiana e di altre culture extraeuropee, realizzata sotto la direzione scientifica di Marc Augé . Sempre a Rimini ha coordinato i lavori per il nuovo museo archeologico e realizzato Antico Presente. Festival del mondo antico. A Pesaro ha ideato e diretto il Salone della parola. Festival della filologia.
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PIERGIORGIO MOROSINI* I giovani e la giustizia negli anni settanta 1.Scontri di piazza e marce della pace, marijuana e rivolte antiautoritarie, femminismo e minigonna, anticoncezionali ed equo canone, partecipazione studentesca ed espropri proletari, vittime di stragi e carnefici. E’ difficile fare una sintesi degli anni settanta. Complicato descriverli. Manca una memoria condivisa su quel tempo. Giovanni Moro, figlio di Aldo assassinato dalle Brigate Rosse, afferma che questa è la conseguenza di un epoca in cui coesistono anime costruttive e anime distruttive ( Anni settanta, Einaudi 2008). Un epoca in cui in tanti non capiscono chi siano i buoni e chi i cattivi. “Quando comportamenti ragionevoli e giustificati facilmente tralignano”; “il confine tra uso della forza e ricorso alla violenza è spesso labile”; “quelle che appaiono come buone cause a guardare meglio possono non esserlo”; “apparenti vittorie possono trasformarsi in cocenti sconfitte e viceversa”. E, bisogna aggiungere, certe ambiguità non di rado sono alimentate ad arte da chi ha interesse ad opporsi, con ogni mezzo, al cambiamento democratico della società in difesa dello status quo o in nome di misteriosi equilibri internazionali. Cambiamento che in molte circostanze viene promosso con iniziative pacifiche, lontane anni luce dallo spirito eversivo di gruppi che fanno della violenza politica la loro principale risorsa. Eppure, anche di recente, quegli anni sono oggetto di semplificazioni. Nella maggior parte dei casi vengono ricordati “in negativo”. Per molti rimangono sempre e solo gli “anni di piombo” o della “strategia della tensione”. Prendete il 1977. Nella letteratura degli storici troverete tante pagine sulla disperazione e sulla cupezza della violenza politica. Con fotogrammi sovente su episodi di incendio delle centraline telefoniche e di uffici di stabilimenti industriali, sulle “gambizzazioni”, su uomini armati o su stragi eversive. Per questo in tanti ricordano solo la “gioventù bruciata”, quella della azioni eversive. E per il resto si tace. Come se “indistintamente” tutti avessero fatto qualcosa di cui vergognarsi. Ma la violenza è solo uno dei capitoli di una storia più articolata. Certe analisi rimuovono tante esperienze e tanti sogni. C’è un “protagonismo buono” nei giovani di quella stagione. Qualcosa che si “deve” ricordare. Non per nostalgia, ma per comprendere la differenza con una attualità povera di disinteressate “battaglie di cambiamento”, di “lotte” per una società più giusta. Sulla scia del 68, spinte egualitarie e solidaristiche fanno fiorire movimenti di ogni tipo. La vita professionale o la condizione di studente spesso si coniugano con l’impegno civile. Insoddisfazione e rabbia personale sovente si trasformano in azione collettiva, come con il movimento studentesco. Il “noi” prevale sull’ “io”. Si incrinano tradizionalismi, apatie, conservatorismi. Una parte, molto consistente, dei baby boomers si batte per una rivoluzione pacifica. Il loro spirito ancora risente di tante esperienze di libertà praticate nel mondo che li circonda. Dalle lotte della classe operaia per una condizione più
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dignitosa alle battaglie per i diritti civili della “nuova frontiera” kennedyana e di Martin Luther King; dallo spirito di alcuni movimenti politici dell’america latina alla diffusione di una teologia della liberazione fatta di sacerdoti come Helder Camara impegnati a vivere e diffondere una fede attivamente partecipativa nelle favelas in mezzo agli ultimi della terra. Si affaccia una rivoluzione politica, tecnologica, sessuale, sociale, culturale. Tanti ambienti ne vengono contaminati. L’idea della “democrazia dal basso” e dello “Stato sociale” si misura con la condizione concreta dei cittadini nella fragile democrazia italiana. Molti giovani si immergono nei conflitti veri. Partecipano. Alle prese ogni giorno con ospedali, trasporti, comunità territoriali che soffrono l’inquinamento prodotto dalle imprese, cantieri insicuri per gli operari, ritardi delle strutture educative, sedi di quotidiani e di emittenti radiotelevisive, caserme, commissariati. Tanti giovani portano la voglia del cambiamento pacifico. Proprio sul sistema della comunicazione si registrano evoluzioni importanti. Le “radio libere” aprono una nuova frontiera della libertà di opinione. Quando ancora non sono inghiottite dalla logica del mercato come avverrà negli anni ottanta, esprimono la ricchezza della comunicazione “orizzontale” e dimostrano il deperire del ruolo “pedagogico” tradizionalmente svolto dalle istituzioni dello Stato (prima tra tutte la scuola), dagli stessi partiti e dalla televisione pubblica, nella prima fase della sua storia. Quelle radio, in ogni angolo d’Italia, sono piene di giovani. La musica viene proposta assieme ad approfondimenti di ogni tipo sullo stile di vita, sulle droghe, sui costumi in evoluzione, sulla politica. I giovani dibattono, commentano, denunciano. Avviene anche in un piccolo centro della provincia di Palermo, Cinisi. Lì “Radio-aut” di Peppino Impastato ogni giorno tuona contro i boss locali e i loro legami con la politica e il mondo degli affari. Peppino pagherà con la vita il suo coraggio. Per i suoi ideali e per il suo impegno verrà assassinato nello stesso giorno in cui i brigatisti fanno trovare il cadavere di Aldo Moro in via Caetani a Roma. Tutto questo non ha nulla a che vedere con quello che sarà lo sviluppo delle emittenti radiofoniche e televisive private degli anni successivi. In tante radio libere della seconda metà degli anni settanta non c’era “sciatteria”, “consumismo” e “volgarità” ma piuttosto voglia di “conoscere”, di “confrontarsi” e di “cambiare”. 2.In un clima di rinnovamento di cui i giovani sono artefici principali, anche il circuito istituzionale registra forti sussulti sin dalla seconda metà degli anni sessanta. E’ una epoca in cui comincia ad affermarsi una generazione di magistrati ventenni e trentenni, provenienti da diversi ambienti sociali. Hanno studiato nelle scuole della Repubblica invece che nelle scuole del Fascio. Hanno una diversa coscienza di se e del proprio ruolo rispetto ai più anziani. Parlano di Costituzione “dimenticata” da buona parte delle forze ormai divise della Resistenza, che si limitano a definirla una “promessa rivolta al futuro”. Nella Costituzione, questa giovane pattuglia di magistrati, riconosce, invece, una “oggettiva consistenza rivoluzionaria”, che propone un insieme di norme immediatamente vincolanti. Muovendo dal loro impegno istituzionale cercano il rapporto con la società per coglierne le esigenze, i mutamenti, i punti di crisi. Così nasce Magistratura democratica. E’ una associazione di magistrati che intende reagire alla “giustizia dei potenti”. La cifra di quella iniziativa è nelle parole di uno dei suoi
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fondatori, Pino Borrè: “da un lato, il rifiuto del conformismo come gerarchia, come logica di carriera, come giurisprudenza imposta dall’alto, in una parola come complessità culturale; dall’altro, il sentirsi dalla parte dei soggetti sottoprotetti, e sentirsi da “questa parte” come giuristi, con le risorse e gli strumenti propri dei giuristi”. Insomma, negli anni settanta, siamo di fronte a magistrati portati alla demistificazione delle concezioni portanti della ideologia dominante. Uomini e donne che ricercano una “giustizia alternativa” ispirata ai valori fondamentali della Costituzione. In particolare all’art.3 nella parte in cui afferma: “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione dei lavoratori alla organizzazione politica, economica e sociale del paese”. Per perseguire tale obiettivo i giovani magistrati democratici si calano nella realtà concreta della democrazia. Il loro impegno va ben oltre le aule di giustizia. Partecipano, ad esempio, al referendum per l’abolizione dei reati di opinione e a quello in difesa della legge Fortuna sul divorzio, intervengono sui temi della giustizia su giornali o nelle camere del lavoro e nelle fabbriche, organizzano convegni con sindacati e partiti. In altri termini, rompono in modo fragoroso la tradizionale separatezza di un corpo burocratico abituato a considerarsi al di fuori e al di sopra dei conflitti. Così Magistratura democratica sollecita interventi riformatori e denuncia prassi anti-democratiche nella concezione dei rapporti tra autorità e cittadini. Forte fu, ad esempio, la denuncia delle operazioni di copertura delle emergenti responsabilità di segmenti delle istituzioni nelle “trame nere” (sono gli anni della strage di “piazza della Loggia” a Brescia, dell’attentato sul treno Italicus, dell’inchiesta padovana sulla Rosa dei Venti”), anche tramite la concentrazione delle relative inchieste nelle mani di magistrati che avevano dato prova di saper bene interpretare le esigenze del potere politico. “Trame” che, attraverso depistaggi, fabbricazione di documenti falsi, intimidazione e corruzione dei testimoni, portavano ad attribuire a degli innocenti la responsabilità in fatti di strage o attentati, come per “Piazza Fontana”. Diventano importanti per questa componente della magistratura italiana alcune esperienze culturali sul territorio. Ad esempio i cineforum, con il meccanismo della proiezione di un film con dibattito successivo, sono per un certo periodo sedi in cui esercitare la “controinformazione”, ritenuta importante per collegare il mutamento della giustizia alle nuove spinte sociali. Così anche nei piccoli centri, dove non si era mai visto parlare in pubblico un magistrato, si incomincia a discutere di tanti temi: dal processo Valpreda alla realtà delle carceri; dalla democratizzazione della polizia ai diritti dei lavoratori, dalla effettività della tutela dei diritti individuali e sociali alle libertà civili. Un contributo al dibattito pubblico da parte di magistrati (soprattutto attraverso la presentazione di libri) che negli ultimi venti anni si è ulteriormente diffuso, diventando patrimonio comune e condiviso della nostra realtà democratica. In effetti, con il passare degli anni, l’esperienza di Magistratura democratica finisce per esercitare una forte influenza sull’intera magistratura, sui suoi assetti associativi, sulla sua tradizione ideologica e sulla concezione di indipendenza. I magistrati
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diventeranno artefici della promozione dei diritti nuovi o negletti. E, dagli anni settanta in poi, saranno in prima linea là dove terrorismo e criminalità organizzata diventano grandi fenomeni sociali, o dove la corruzione assurge “ a sistema” di consistenti segmenti istituzionali. Grazie a quella esperienza, iniziata a cavallo tra gli anni sessanta e settanta da un gruppo di giovani, si ridefinisce il ruolo della magistratura nel sistema istituzionale e nella società. D’altronde, come ricorda Stefano Rodotà (in Repertorio di fine secolo Laterza, 1991), “siamo di fronte a mutamenti strutturali….al fatto che le stesse funzioni di risoluzione delle controversie e di controllo di legalità assumono significati profondamente diversi da quelli del passato…basta pensare al peso della decisione giudiziaria quando la controversia riguarda gruppi econimici che si contendono un settore produttivo o quando il controllo investe comportamenti di chi esercita poteri di governo”. C’è chi a partire dagli anni novanta bollerà tale cambiamento come “politicizzazione della magistratura” demonizzando un certo modo di concepire la giustizia. In realtà assistiamo anche in Italia ad un qualcosa di conosciuto anche in altre democrazie occidentali avanzate, in cui nella “rivoluzione dei diritti civili” sono protagonisti i giudici. E’ accaduto, nello stesso periodo, anche negli Stati Uniti e in Germania. 3. Potrà sembrare provocatorio e paradossale, ma gli anni settanta forse rappresentano l’ultima stagione in cui i giovani sono promotori del “cambiamento della società”. Esprimono il tentativo reale di migliorare la convivenza civile e di promuovere nuovi diritti per un mondo più giusto. Un tentativo che, non di rado involontariamente, finisce per incanalarsi sui valori della carta costituzionale del 1948, fino ad allora “congelata” in un sistema che ancora esprime repressione sociale, discriminazione religiosa, censura culturale. I risultati non mancano. Sono ridimensionate forme di paternalismo pubblico e privato. I codici “fascisti” vengono contrastati con vigore da molte leggi. Il parlamento approva riforme sul divorzio e sull’aborto, sulla sanità, sulla casa, sulla condizione dei lavoratori e sul sindacato, sulla obiezione di coscienza al servizio militare, sui manicomi e sulle carceri. Le leggi Basaglia e Gozzini estendono i diritti della persona anche a chi si trova costretto nelle cosiddette “istituzioni totali”. Vengono superate tante storture del passato e si riducono le distanze tra cittadini di diversa estrazione sociale. Purtroppo tante conquiste, a partire dagli anni ottanta, non saranno portate a compimento. In diversi settori vi sarà addirittura una regressione dei diritti come dimostrano ad esempio le recenti vicende della FIAT sul tema delle condizioni di lavoro e del ruolo del sindacato o dell’ILVA sul versante della difesa della salubrità ambientale. E questo fa dire, nel 2005, ad uno storico come Guido Crainz che il nostro, oggi, appare “un paese mancato”. Tuttavia la lezione degli anni settanta è quella che, nonostante tanti ostacoli, eccessi ed errori, “cambiare si può”. Con l’impegno e la passione civile. Soprattutto dei giovani. *Giudice a Palermo. Oggi membro eletto del C.S.M. (Consiglio Superiore della Magistratura)
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GIANLUCA MAGI* Oriental Rock 1974 (o forse 1973). Pomeriggio d’inverno. Un raga vespertino di sitar (una variante eccezionalmente ricca della chitarra) accompagnato da tabla (tamburello indiano), esce dallo stereo di mio padre. Credo, ma non ne sono certo, fosse Ravi Shankar e Ustad Alla Rakha. Ma sono certo che l’andamento iniziale uniforme della melodia che via via si scatena su ritmi accelerati, dionisiaci, mi accese una lampadina. E da allora io non fui più lo stesso. Ma ancora non lo sapevo. Avevo quattro anni, forse tre. Così come ignoravo che un pugno di anni prima, i Beatles decisero di frequentare i corsi di meditazione del Maharishi Mahesh Yogi in India. La musica rock non solo scoprì nuove sonorità e altri mondi, ma le tendenze spirituali che arrivavano dall’Est presero corpo attraverso la musica dei Beatles. Intanto due psicologi anticonformisti, Timothy Leary e Richard Alpert attribuivano all’Lsd la capacità di una espansione cosmica della coscienza. I loro dibattiti rinviavano a testi sacri della tradizione orientale, dalla Bhagavad Gita indiana a al Libro tibetano dei morti (Bardo Thodol). John Lennon, sotto l’effetto dell’acido, lesse alcuni passi di quest’ultima opera e ne uscì la canzone Tomorrows Never Knows, con note del sitar suonato da George Harrison. Le dottrine dello yoga e di altre scuole brahmaniche cominciarono così a
srotolarsi come un tappeto indiano non solo nel mondo sonoro dei Beatles, ma nell’intero tessuto del rock. E dal tessuto del rock al tessuto del pensiero occidentale. La musica occidentale aveva scoperto l’enorme patrimonio culturale e spirituale dell’India, del Medioriente, della Cina e del Giappone prima che i Beatles ne facessero da grancassa. Jazzisti come John Coltrane e Miles Davis, in particolare, recepirono prontamente la musica modale, con la sua tipica ripetizione di una serie minima di note. Furono gli iniziatori. Coltrane cominciò a lavorare con i raga della musica indiana già dalla metà degli anni Cinquanta. Un libro spirituale, che molti musicisti (e tanti lettori)scopriranno più tardi, lo infervorò e lo aiutò a distaccarsi dalla droga: Autobiografia di uno Yogi di Paramahansa Yogananda. Nelle note di copertina di A Love Supreme ricorda come nel 1957 attinse un risveglio spirituale che gli consentì di condurre «una vita più ricca, più piena, più produttiva». L’universo compositivo della musica minimalista, che amo particolarmente, attinse grandi fonti d’ispirazione e stili compositivi dalla filosofia zen, dal sufismo, dai raga indiani, dai gamelan giavanesi: Steve Reich, Terry Riley, Philip Glass, La Monte Young, Jon Hassell ne sono l’emblema. Senza dimenticare l’antecedente microtonale di un illustre italiano (purtroppo ancora poco noto), Giacinto Scelsi, con le sue ricerche sugli armonici. Scelsi si spinse nel centro del suono ignoto alla tradi-
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zione musicale occidentale: l’insistenza su una stessa nota fa sperimentare come ogni suono contenga delle melodie, ripetendolo se ne verifica la profondità. L’incontro con il TIbet e l’India fu determinante per l’universo sonoro di Scelsi, in cui il musicista è visto come un messaggero degli dèi. Ascolta Canti del Capricorno a occhi chiusi per sperimentare lo yoga del suono. Altrettanto lungo sarebbe l’elenco dei compositori classici influenzati dal vento d’Oriente, a cominciare dallo spirito irriverente di E(sote)rik Satie... Prova ad ascoltare le sue Gnossiennes, non potrai impedirti di condividere «il piacere quasi ipnotico del musicista, che ripete a se stesso, senza stancarsi, la stessa frase che accarezza il suo orecchio, come un orientale che respiri, un minuto dopo l’altro, il penetrante profumo di una rosa che si sfoglia» (Erik Satie, Quaderni di un mammifero). L’elenco di come l’Oriente sia stato una fonte di trasformazione dello spirito dei musicisti occidentali sarebbe lunghissima: le influenze Zen di Leonard Cohen, i viaggi astrali di Van Morrison, gli spazi interstellari nel progressive rock dei Van der Graaf Generator, Robert Fripp e i King Crimson alla corte
di Georges Ivanovitch Gurdjieff, David Sylvian e il misticismo Bhakti Yoga delle sue guru femminili, Brian Eno e i suoi tappeti sonori del Nirvana, senza trascurare una gloria nazionale, Franco Battiato, di cui l’esistenza mi ha regalato l’amicizia, il quale si è abbeverato da ogni fonte spirituale possibile, Oriente incluso: musica per il Terzo Orecchio. Questi mondi cominciai a conoscerli a cavallo degli anni Settanta e Ottanta. In diverse ore del giorno (e, alcune volte, della notte), mi sintonizzavo sui 94 Mhz FM. A quella frequenza incontravi una emittente di Cattolica che alle mie orecchie di bambino e poi di ragazzino aveva qualcosa di mitologico. Entrai nella sede della talpa occhialuta con tromba in mano un paio di volte. Eri accolto da un cartello che mi suonava molto bene: «Vietato vietare». A distanza di tanti anni, sono certo che anche quel cartello del Maggio francese e i 94 Mhz FM di Radio Talpa siano stati sproni per addentrarmi nel cuore dei reami dello spirito asiatico...
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*Orientalista e scrittore
ANNAMARIA BERNUCCI* Correvano gli anni ’70, l’arte tra utopia e trasgressione Nel 1977, in occasione delle Settimana internazionale della Performance alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, Marina Abramovic e il suo compagno di allora, Ulay, integralmente nudi, si posizionarono l’una di fronte all’altro in un varco ricreato nell’atrio del museo, costringendo il passaggio del pubblico tra i lori corpi. Alla manifestazione, curata da Renato Barilli, parteciparono una cinquantina di artisti italiani ed europei, fra cui Vito Acconci, Franco Vaccari, Giuseppe Chiari, Fabrizio Plessi, Vincenzo Agnetti, Luca Patella, Luigi Ontani, Fabio Mauri, Vettor Pisani, Hermann Nitsch. Cioè il fior fiore della ricerca artistica più avanzata e provocatoria di quegli anni. L’azione Imponderabilia venne a un certo punto interrotta dalla polizia, che arrestò e ritirò i passaporti agli artisti per atti osceni in luogo pubblico. Dell’episodio se ne parlò molto nelle pagine di cronaca. Grande pubblico, numerosissimi gli operatori artistici presenti. Forse non è un caso che quella stessa perfomance sia stata riproposta assieme ad altre ormai ‘antologizzate’ dell’artista serba, nel 2010 al MOMA di New York, e più recentemente, ri-messa in scena durante la fiera Art Basel. E non è del tutto casuale che si sia da pochi mesi conclusa a Roma al Palazzo delle Esposizioni una grande retrospettiva sugli anni ’70 curata da Daniela Lancioni che ha rilanciato con ampiezza di opere e di presenze l’esperienza delle arti visive vissute nella capitale. Voglia di rileggere quel decennio bruscamente derubricato dalla memoria collettiva, quando, con gli ultimi colpi di coda di terrorismo ed estremismo politico, dopo la strage di via Fani e l’omicidio Moro, il sequestro Dozier e la marcia dei 40mila quadri Fiat a Torino, la società civile non ne volle sapere più di ansie libertarie e trasgressioni? Quando quella stessa società tentò di svoltare veloce verso le luci della riconversione del neo-capitalismo finanziario e del consumismo targato anni ’80? Un analogo cambio di rotta sembra connotare l’arte e i suoi protagonisti che si indirizzarono verso diramazioni diverse, saltando in sella a nuovi o ‘diversamente’ nuovi impulsi creativi. I linguaggi visivi si complicano e si moltiplicano già nella seconda parte di quel decennio così ricco di stimoli e provocazioni, quando si profilò all’orizzonte un rappel à l’ordre che poi sfociò, agli inizi degli anni ’80, nei movimenti pittorici della Transavanguardia, teorizzata da Achille Bonito Oliva e della Pittura Colta di Italo Mussa o degli Anacronisti di Maurizio Calvesi. Altrove si parlava di riflusso e di disimpegno. E per molti ex iconoclasti, o per lo meno per alcuni di loro, si intensificava il recupero della figurazione, ormai inevitabile: c’è il Postmoderno alle porte, il design e il fashion italiani che esplodono, la New Wave americana, il neo espressionismo tedesco con Georg Baselitz e Anselm Kiefer in prima fila, il momento speculativo rappresentato da Lyotard e il decostruzionismo di Jacques Derrida. L’impegno ideologico nella sfera pubblica diventerà revisionismo e
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presto declinazione nella sfera privata. Anni ’70, alcune parole d’ordine: cultura underground, controinformazione, autunno caldo, austerity, strategia della tensione, stragismo di stato, università di massa, sinistra extraparlamentare, scala mobile, conquiste sociali, legge divorzio 1974, legge aborto 1978, legge Basaglia, Pasolini e i suoi fulminanti articoli di fondo del Corsera, liberazione sessuale, Andrea Pazienza Paz, le riviste il Male, Re Nudo, Cuore, le radio libere, espropri proletari, autoriduzione, femminismo, case delle donne, consultori, i cantautori e l’anima rock-funk, riprendiamoci la notte, nella misura in cui… I sovvertimenti sociali e politici, il movimento femminista e poi l’etica della differenza sessuale, gli strascichi della protesta giovanile del ’68, la lotta di classe, la nascita delle Brigate Rosse e quindi della lotta armata che hanno reso quegli anni tristemente noti come “gli anni di piombo” si riverberano nelle opere di molti artisti impegnati politicamente. Impossibile espungere dall’arte quel contesto generativo. Liberiamo il desiderio era un dictat. Difficile comprimerli in una definizione. Gli anni ’70 affondano le radici ideologiche e propulsive nel ’68, nel ruolo nuovo assunto dall’arte come impegno con la società, e ciò significò una novità epocale; lo stesso sistema dell’arte degli anni ’70 si avviò gradualmente verso una sua globalizzazione e questa costituì una seconda novità epocale. In realtà furono un grande laboratorio, un terreno colturale, prolungamento degli anni ’60 e anni ponte verso gli ottimistici, revisionistici ’80. Il ’77 fu uno spartiacque in quel decennio. Chiuse un capitolo di storia. Facoltà occupate, i blindati di Cossiga, l’incubo della P38, gli indiani metropolitani. L’11 marzo, sempre a Bologna, città investita dal Movimento Studentesco e dalla subcultura punk, dai graffitisti, moriva lo studente Francesco Lorusso con Giorgiana Masi a Roma agnello sacrificale con tanti uomini delle forze dell’ordine di una decade punteggiata di morti e stragi. I Funerali dell’anarchico Pinelli di Enrico Baj (1972), Cavalli di Jannis Kounnellis esposti nel 1969 alla Galleria Sperone, Come spiegare i dipinti a una lepre morta di Joseph Beuys del 1972 sono forse tra le opere più emblematiche di quegli anni, una sorta di involontario manifesto programmatico. Decennio confuso e gravido di conquiste civili, di derive terroristiche, di sogno di libertà, di grande euforia, in esso si configura la presa di coscienza dell’artista contemporaneo e la sua impotenza a trasformare il mondo. E’ ciò che anima il «pluriverso» di Pablo Echaurren, derivato dalla necessità di abbandonare un mondo a senso unico (uni-verso) per costruirne un altro lontano dal conformismo e dall’assuefazione (secondo la definizione che gli diede Arturo Schwarz, suo primo gallerista agli inizi degli anni Settanta). Sulla stessa onda si muoveva anche Bonito Oliva nel 1970 in una collettiva dal titolo Amore Mio a proposito della consapevole auto-emarginazione degli artisti dal sistema alienante della vita quotidiana: è la stessa insidia che si prospetta nell’opera Odio di Gilberto Zorio (1974) o in La rivoluzione siamo noi (1971) nella quale Joseph Beuys indica che
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ogni trasformazione parte dal proprio modo di pensare e dalla capacità di fare emergere le facoltà sopite in ciascuno di noi. L’arte concettuale pur nel suo riduzionismo, nell’azzeramento verso l’oggetto in nome di un’idea o di un riferimento filosofico declina verso la soggettività dell’atto creativo. Giulio Paolini che non abbandona mai l’immagine, la interpreta come strumento di lettura di sedimentazioni storiche e di rapporti correlati. Secondo Barilli che in quegli anni fu indiscusso critico militante, intrecciando intuizioni e asserzioni paradigmatiche (da McLuhan e Marcuse, a Husserl e Merleau-Ponty) il punto di partenza delle ricerche dal 1970 ad oggi sta in un’opera di Kosuth, One and three chairs (1965). La sedia vera genera tutte le correnti contemporanee che utilizzano la duchampiana formula dell’assemblaggio di oggetti, cioè il prelievo dell’oggetto tale e quale, la sedia fotografata è alla radice di video, fotografie, montaggi in cui le cose sono rappresentate tramite tecnologie e strumenti visivi, la parola scritta chair, sedia, invece determina le ricerche concettuali, che sembrano eludere la visualità, in realtà presupponendola. Ma al di là dei ‘dogmi’ inferti alla storia della critica d’arte Barilli ha il merito di essere stato il traghettatore del pensiero del culturologo canadese McLuhan e della sua Galassia Gutenberg, dell’iconocentrismo prospettico della pagina e di un sistema ‘meccanomorfo’che cede gradualmente il passo all’era dell’elettronica e alla multiforme realtà dei nuovi media. Una visione complementare a quella sciamanica e naturalista di Beuys. L’artista scrive McLuhan “lascia la sua torre d’avorio per la torre di controllo della società”, “diviene indispensabile per l’orientamento e l’analisi e la comprensione della vita delle forme e delle strutture create dalla tecnologia elettrica”. La vera essenza di quei ’70 però rimane ancorata nell’Arte Povera, nella diramazione Concettuale e nella Politica al vertice di ogni pensiero. Politica con la maiuscola non per statuto etico, anzi, ma per l’egemonia ontologica che assunse in ogni espressione artistica. Un grimaldello per scoperchiare l’anima del decennio. Esperienza centrale di quell’epoca, l’Arte povera aveva in due figure carismatiche Joseph Beuys e Germano Celant i suoi profeti, postula un nuovo umanesimo, un linguaggio libero da sovrastrutture, come la povertà dei mezzi espressivi sino a farne degli archetipi, l’esaltazione del “valore magico e meravigliante degli elementi naturali”. Criticità, responsabilità, libertà autodeterminazione, partecipazione, uguaglianza, democrazia, sono i perni dell’indagine di Beuys che fonde la sua vicenda esistenziale con il suo essere artista. Tutta la sua ricerca si muove su un tracciato inedito. In contrapposizione con l’approccio celebrativo e consumistico della Pop Art statunitense, le coeve ricerche europee, di cui Beuys diviene ben presto il personaggio simbolo, sono connotate da un rapporto più problematico e complesso con la crisi di coscienza dell’intellettuale. L’aspetto fluido del tempo e la dimensione del passato acquistano un altro valore, dove tra luci e ombre affiora il peso della tradizione. Il coinvolgimento con l’energia intrinseca dei materiali utilizzati nel suo concetto allargato di fare arte è un elemento di forza dirompente; il rapporto arte-vita che scaturisce dalla sua Soziale Plastik sovverte ogni concezio-
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ne dell’arte che assume un valore antropologico. Ogni campo dell’attività` umana, dalla scienza alla politica, ne è sfiorato, ne è investita soprattutto la dimensione pratica dell’agire. Una concezione globale dell’arte responsabilizza l’artista in ogni suo gesto. L’invito è alla partecipazione, a varcare la soglia solitaria della contemplazione per entrare dentro il luogo dell’azione, della scultura sociale in cui il rituale dell’arte apre la coscienza individuale verso i cammini irreversibili del sociale e del cosmico. Arte povera e i suoi dintorni pervadevano tutti gli insegnamenti artistici specie quelli praticati nelle Accademie, come ad Urbino e a Bologna, per stare tra i due poli artistici vitali dalle parti di casa nostra. Nella città feretrana gli allievi nati tra la fine del ’40 e i primi anni ’50, cioè coloro che avevano vent’anni nel ’70, non potevano sottrarsi alla forza d’urto di docenti come Elio Marchegiani e Pier Paolo Calzolari, il verbo ‘poverista’ dilagava e faceva proseliti, ibridandosi con le tensioni di tipo comportamentale e ambientale. La spinta aniconica che pure si consumava dietro i cascami dell’Optical Art e del minimalismo sempre vivo invece aveva il suo portavoce in Filiberto Menna. Va detto poi che i ’70 decretarono la liquidazione degli ultimi residui dell’informale e delle sue persistenze, corrosione già avviata con gli artisti del Nouveau Realisme e significò anche l’espulsione di certe ‘oggettivazioni’ di matrice newdada. Negli anni ’70 si cancellano con prepotenza alcuni luoghi comuni dell’arte, come le tipologie canoniche (pittura, dipinto, parete), fruizione e sedi deputate (gallerie, musei); e soprattutto si riportava il terreno speculativo sui due fattori fondamentali: il collegamento critico tra arte e società e il passaggio ‘dalla rappresentazione alla comunicazione’. Si sgretola l’idea di arte come prodotto creativo granitico e perenne, entra in gioco altro, la ricerca della memoria, la riconfigurazione del presente, la capacità di riconoscersi nella collettività, quasi ad esorcizzare tutto ciò che di caduceo, di finito, di morte c’era attorno. L’arte come espressione creativa era la forma di preservazione dal vuoto e dalla disumanizzazione dell’uomo contemporaneo, nel momento in cui si profila il suo passaggio ‘al villaggio globale’ nel quale era nuovamente in grado relazionarsi in modo interpersonale e diretto. L’arte rimane un gioco libero senza confini. Dalle nostre parti (in Romagna)Vittorio D’augusta e Vincenzo Cecchini, affacciatesi alla scena artistica già dagli anni ’60, tra operazioni sul ‘gesto artistico’ e interventi spaziali, tra demistificazioni e disincanti, sono stati gli unici a misurarsi con realtà di respiro nazionale in un tempo in cui ad esempio la città di Rimini mal digeriva una rassegna importante come Città/Spazio/Scultura che dal 1973 sino al 1980 aveva inteso sprovincializzare e familiarizzare il pubblico con il contemporaneo richiamando grandi nomi dell’arte italiana. *Annamaria Bernucci, Storica dell'Arte
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ALESSANDRO ROVERI* I primi ad avvertire i mutamenti della società italiana negli anni del cosiddetto miracolo economico furono gli studenti e gli operai. Tutto partì nel 1962, con l’ introduzione della scuola media dell’ obbligo estesa fino ai 14 anni. Si creò così un sistema di istruzione di massa dopo le elementari. Nell’ anno accademico 1967–68 gli studenti universitari erano già 500.000, contro i 268.000 del 1960–1961. Ma mancava quasi del tutto un contatto tra professori e studenti. La situazione degli studenti lavoratori era particolarmente intollerabile. Nel 1968 più della metà degli studenti doveva lavorare per poter continuare gli studi. Il sistema operava così una forma di selezione di tipo classista, per cui solo pochi studenti arrivavano alla laurea. Inoltre molti studenti verso la fine degli anni Sessanta condividevano assai poco i valori dominanti nell’ Italia del miracolo economico: l’ individualismo, l’ esaltazione della famiglia, la corsa ai consumi. Si aggiunse, nel 1967, il successo del bellissimo libro di don Lorenzo Milani Lettera ad una professoressa, nel quale gli studenti della scuola di Barbiana di Vicchio Mugello sperimentavano su se stessi i pregiudizi di classe del sistema educativo e il trionfo dell’ individualismo nell’ Italia del tempo. Guai a chi vi tocca l’ individuo – scriveva don Milani– . Il libero Sviluppo della Personalità è il vostro credo supremo. Della società e dei suoi bisogni non ve ne importa nulla.
Quel libro divenne uno dei testi più letti dal movimento degli studenti. E si andava manifestando una ripresa del pensiero marxista. Nella guida di Raniero Panzieri e della sua rivista Quaderni rossi, così come nella lettura di Quaderni Piacentini di Piergiorgio Bellocchio i giovani intellettuali operaisti ragionavano in termini che erano al di fuori dei partiti tradizionali della sinistra. Il movimento studentesco guardava anche alla situazione internazionale. Il mito americano crollò sotto i colpi dei notiziari sui villaggi vietnamiti bombardati col napalm. La stessa rivoluzione culturale in Cina fu interpretata come un movimento di masse spontaneo e antiautoritario. L’ uccisione “americana” di Che Guevara in Bolivia, nel 1967, fece di quel capo rivoluzionario il principale eroe degli studenti italiani, tedeschi e francesi, mentre una risonanza particolare era avvertita dal movimento studentesco, proveniente dai preti rivoluzionari sudamericani, che tentavano di conciliare cattolicesimo e marxismo. Non a caso la prima rivolta nelle università italiane avvenne in un’ istituzione cattolica. Si trattò, prima ancora dell’ agitazione francese, dell’ Università di Trento, l’ unica università italiana dotata di una facoltà di teologia Seguirono le Università Cattolica di Milano e, il 27 novembre 1967, l’ occupazione della Facoltà di Lettere di Torino, dove, come a Trento, gli studenti introdussero l’ interruzione delle elezioni. Poi il movimento si estese a tutta l’ Italia. Nel febbraio 1968 a Roma gli studenti occuparono la Facoltà di Architettura, con 46 poliziotti finiti all’ ospedale.
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Il movimento studentesco mise sotto accusa la famiglia e la liberazione sessuale. I partiti della sinistra, in particolare il PCI, furono combattuti come incapaci di combattere il sistema. La federazione giovanile comunista, la FGCI, non riuscì a fare progressi tra gli studenti. Anche in Francia, quando studenti e operai francesi costrinsero De Gaulle ad abbandonare Parigi alla fine del maggio 1968, sembrò che tutto l’ assetto postbellico fosse messo in discussione. In nessuna delle tante lotte di massa, in nessuno dei progetti teorici, è stata avanzata la richiesta di una maggiore efficienza, in senso neocapitalistico e tecnocratico, dell’ università e della scuola. Anche quando la protesta ha investito l’ ordinamento degli studi, i programmi, i metodi d’ insegnamento, questi problemi sono sempre stati posti come corollari dei problemi generali della società, cioè come momenti di lotta contro l’ autoritarismo borghese per la costruzione della nuova società. Il movimento studentesco, alla fine delle sue lotte, si spostò nelle fabbriche, dove pensava che si sarebbero combattute le battaglie decisive. Gli studenti cominciarono a picchettare i cancelli delle fabbriche, dove un nuovo esodo successivo alla ripresa economica del 1966 aveva spinto molti operai viventi in appartamenti talora sprovvisti di gabinetti o di acqua corrente. Il primo sintomo del malcontento operaio si ebbe a Valdagno, presso l’ azienda tessile Marzotto, dove i sindacati non erano mai stati forti. Forte impressione fecero la lotta degli universitari parigini e il grande sciopero generale del maggio 1968. Nell’ autunno del
1968 nacque in Italia la Nuova Sinistra, mentre molti gruppi rivoluzionari sorsero in questo periodo: i maoisti di Servire il Popolo; la filo-maoista Avanguardia Operaia; Lotta Continua; Potere Operaio, forte soprattutto a Porto Marghera e a Torino. Ma questi gruppi erano spesso in contrasto tra loro, rendendo così impossibile un’ azione unitaria. A tutti era comune una diffusa speranza che il capitalismo italiano fosse finito. Di fronte alla debolezza dei sindacati, nel giugno 1969 un gruppo di operai e impiegati della Pirelli, assieme ad alcuni gruppi di Avanguardia Operaia, organizzarono il Comitato unitario di base (CUB): a Milano CUB sarebbero stati l’ embrione dei consigli operai rivoluzionari. Una delle richieste più frequenti riguardò gli operai comuni, per i quali si richiedeva il passaggio automatico a una categoria superiore dopo un certo numero di anni. L’ obiettivo dei CUB era di ottenere maggior salario per minor lavoro. A questo scopo si diffusero gli scioperi a gatto selvaggio. E cominciarono fuori della fabbrica i cosiddetti pestaggi di massa, con l’ aiuto degli studenti. Nel 1970 il picchettaggio fuori della fabbrica fu sostituito da sequestri degli amministratori delegati, che erano così costretti a subire il comizio da parte operaia. Nell’ estate del 1969 l’ azione fu condotta da un’ assemblea di studenti e operai che si ritrovavano, alla fine della giornata, in un’ aula della Facoltà di Medicina. Il 3 luglio 1969, giorno di sciopero generale, i manifestanti provenienti da Mirafiori gridarono «Che cosa vogliamo? Tutto». Sembrava raggiunta l’ alleanza tra operai e studenti. Tutto fu
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rinviato all’ autunno del 1969. Nel 1969, però, i sindacati tradizionali seppero cavalcare la tigre dell’ attivismo operaio. Si distinsero nella lotta uomini come Luciano Lama e Bruno Trentin. Anche la federazione metalmeccanici della CISL fu talora più attiva della CGIL. Così, nel dicembre 1969, alla fine dell’ autunno caldo, fu firmato il nuovo contratto nazionale con cui venivano garantiti aumenti salariali uguali per tutti, la settimana di 40 ore per i tre anni successivi, e l’ organizzazione di assemblee all’ interno delle fabbriche. Poi fu la volta dei chimici e degli operai edili, dei ferrovieri e di altri ancora. Nel 1970 e 1971 sorsero i Consigli di fabbrica, con notevole aumento degli iscritti nella CGIL e nella CISL. Con la crisi economica del 1971 il movimento operaio passò dall’ attacco alla difesa. Resterà memorabile il 14 ottobre 1980 la marcia di impiegati e quadri della FIAT di Romiti Caratteristiche assai diverse ebbero nel 1977 i movimenti dei giovani studenti, anche se una parte della loro ripresa fu egemonizzata da intellettuali ed ex leader di Potere Operaio come Toni Negri e Oreste Scalzone, mentre la maggioranza di loro fu sensibile al discorso femminista. Anche per questo fallì il tentativo di Luciano Lama, segretario della CGIL, che il 19 febbraio 1977 cercò invano di parlare all’ Università di Roma agli studenti di Autonomia Operaia. Da Roma il movimento di spostò a Bologna, dopo un’ assemblea del movimento cattolico di Comunione e Liberazione (nel 1969 don Giussani trasformò Gioventù Studentesca nel movimento denominato Comunione e Li-
berazione, CL), e questo, sostenuto da molti vescovi e confortato dal plauso di papa Giovanni Paolo II, crebbe notevolmente, soprattutto negli anni Ottanta). Dopo gli incidenti della zona universitaria, il rettore dell’ Università degli Studi di Bologna chiamò i carabinieri, i quali, senza alcuna necessità, aprirono il fuoco uccidendo Francesco Lorusso, simpatizzante di Lotta Continua. Ne derivarono scontri furiosi tra giovani e polizia, non solo a Bologna ma in tutte le principali città. A Bologna le strade furono pattugliate dai mezzi blindati. La città era diventata un campo di battaglia. Gli amministratori comunisti della città emiliana seppero nel settembre 1977 offrire cibo, alloggi, spazi d’ incontro ad un convegno al Palasport, durante il quale avvennero squallide scazzottature per il controllo dei telefoni ricercati dagli interventi dei nouveaux philosophes francesi presenti. 13 maggio 1974, 18 maggio 1981: due date decisive, anche per i non credenti. Si votava nei referendum per il divorzio e per l’ aborto. I due referendum erano, in certo senso, espressione degli scontri precedenti tra studenti e operai Nel primo caso era prevedibile che la DC e il MSI, antidivorzisti entrambi, riuscissero ad andare oltre il 47,4 dei loro voti delle elezioni del 1972. Il PCI, impegnato nella realizzazione del “compromesso storico” con la DC, tentò di evitare il referendum di Pannella e dal socialista Fortuna, e temeva la sconfitta, dato l’ impegno del Comitato per il referendum voluto dalle gerarchie ecclesiastiche e il grande sforzo in quella campagna dell’ on. Fanfani. Costui, eletto segretario della DC dal 17 giugno
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1973, arrivò a dire: «Se il divorzio passerà, in Italia sarà perfino possibile il matrimonio fra omosessuali, e magari vostra moglie vi lascerà per scappare con qualche ragazzina». Accadde invece la vittoria dei fautori della legge istitutiva del divorzio. Il 59,3 degli italiani risposero «no» all’ abrogazione della legge. Persino il bigotto Veneto approvò l’ abrogazione della legge con un risicato 51,1 %. Era avvenuta una rivoluzione nella coscienza del popolo italiano, schieratasi contro la Chiesa di Roma (papa il bresciano Paolo VI). La Chiesa non se n’ era accorta. Le innovazioni liturgiche del Concilio ecumenico Vaticano II (uso del volgare, maggiore utilizzazione dei laici) non bastarono. Alla luce di quanto promette l’ attuale pontefice Francesco (gravi accuse al clero, apertura verso chi emigra dall’ Africa verso la nostra civiltà, severità nei confronti dei preti che abusano dei piccoli affidati alle loro cure, controllo delle finanze vaticane ecc.) tutto ciò che la Chiesa fece allora appare del tutto isufficiente. Nel secondo caso, quello della legge istitutiva dell’ aborto, la tesi abrogazionistica cattolica, sostenuta dal Movimento per la vita di papa Giovanni Paolo II, eletto nell’ agosto 1978, all’ indomani del varo della legge sull’ aborto, fu sconfitta da un largo 67,5 %. La rivoluzione della coscienza del popolo italiano continuava il 18 maggio 1981, questa volta sostenuta dal voto delle donne, le più interessate alla questione. Si tenga presente che la legge sull’ interruzione volontaria della gravidanza fu approvata definitivamente dal Senato pochi giorni dopo il ritrovamento
in via Caetani, del cadavere dell’ on. Moro, assassinato dalle Brigate Rosse il 9 maggio 1978. L’ on. Aldo Moro era il presidente della DC che aveva voluto la partecipazione del PCI al monocolore Andreotti sostenuto anche da PSI, PSDI (partito socialdemocratico) e PRI. Fu, quell’ impresa delle Brigate Rosse, il culmine del terrorismo delle BR, che, uccidendo Moro volevano impedire al PCI di entrare nell’ area di governo, e ci riuscirono, facendo un bel regalo alle correnti di destra della DC, ostili a Moro. L’ unificazione della sinistra italiana (PCI, PSI) risultò subito impossibile allorché Craxi, segretario del PSI, pubblicò sull’ Espressodel 17 agosto 1978 l’ esaltazione della tradizione libertaria di Proudhon al leninismo, un articolo che voleva dire no all’ unificazione. Le correnti di destra della DC, dorotei, fanfaniani e Forze Nuove, si ripresero allorché, nel XIV Congresso della DC (1980), che elesse segretario Flaminio Piccoli, esclusero ogni intesa di governo con il PCI. Del monocolore Andreotti si erano appena visti gli ultimi sprazzi: il 23 dicembre 1978 fu approvata la riforma sanitaria, che prevedeva il passaggio alle Regioni di gran parte delle competenze in materia di sanità pubblica e l’ istituzione delle Unità Sanitarie Locali (USL). E’ stata questa, fino ad oggi, la maggiore delle riforme possibili in Italia: rendeva generale a gratuito per tutti i cittadini un vasto insieme di prestazioni mediche e ospedaliere. *Storico - Libero Docente all'Università di Roma
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CARLO CLERICETTI* E’ anche colpa degli sceicchi se, alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, il mondo ha cambiato direzione. Degli sceicchi e della guerra in Vietnam. I primi hanno decuplicato il prezzo del petrolio, mentre per finanziare la guerra gli Stati Uniti hanno stampato una gran quantità di moneta, approfittando della posizione privilegiata del dollaro. Il risultato è stato una forte inflazione, diffusa in quasi tutto il mondo industrializzato. Fino a quel momento la corrente prevalente tra gli economisti era quella dei keynesiani, l’obiettivo della politica economica la piena occupazione e le politiche prevalenti nel mondo occidentale quelle di espansione del welfare State. La concentrazione della ricchezza, che aveva toccato un picco alla fine degli anni ’20, si era fortemente ridotta negli anni del dopoguerra. Il mondo sembrava avviato su una strada di riduzione delle diseguaglianze sociali destinata a distribuire il benessere generato dal progresso tecnologico a tutti gli strati della società. Ma l’avvento dell’alta inflazione era destinato ad imprimere una svolta che allora nessuno avrebbe immaginato. Le teorie keynesiane si rivelarono non efficaci nel combatterla, e questo diede voce agli economisti che vi si opponevano, economisti la cui impostazione politica aveva un segno fortemente conservatore. Il primo dei loro portabandiera fu Milton Friedman (premio Nobel nel 1976) che acquisì una fortissima influenza i cui effetti durano tuttora. La sua teoria è nota come “monetarismo” e l’Università di Chicago, dove insegnava, divenne un punto di riferimento per almeno due generazioni di economisti, i “Chicago boys”. Ma non meno influente divenne anche la scuola della “public choice”, il cui nume era James Buchanan, anche lui insignito del Nobel nel 1986. Buchanan affermava che i politici non agiscono con l’obiettivo del bene comune, ma del loro personale tornaconto, applicando alla sfera pubblica il famoso presupposto sostenuto da Adam Smith secondo cui, nella sfera economica, ciascuno sceglie il comportamento che gli garantisca il massimo risultato personale. A cavallo degli anni ’80 arrivano a dominare la scena politica due personaggi che fanno proprie tutte queste dottrine: sono Margaret Thatcher in Gran Bretagna e Ronald Reagan negli Stati Uniti. La loro strategia politica consisterà nel privilegiare il settore privato rispetto a quello pubblico, ridurre il prelievo fiscale sui redditi più alti, affossare il potere dei sindacati, escludere che lo Stato possa avere un ruolo positivo nell’economia (principio che, specialmente negli Usa, è stato sempre più affermato che praticato), ridurre il più possibile le regole in modo che i capitalisti possano esprimere nel modo più efficace i loro “animal spirits”. Ma con loro inizia soltanto un processo che proseguirà senza soste fino ai nostri giorni, e che verrà accelerato dalla rivoluzione informatica che porterà la finanza a prevalere sull’economia reale. Il primo segno importante del nuovo corso avvenne nell’agosto 1981, quando Reagan era presidente da poco più di sei mesi. Tre quarti dei controllori di volo americani scese in sciopero, paralizzando gli aeroporti in tutto il paese. Il presidente
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intimò loro di riprendere il servizio entro 48 ore pena il licenziamento, ma il sindacato dei controllori, che oltretutto lo aveva appoggiato nella corsa alla Casa Bianca, respinse l’ultimatum. Dopo 48 ore furono licenziati di colpo 11.359 controllori e al loro posto furono piazzati supervisori e militari, con un piano d’emergenza che riuscì a riportare la situazione più o meno alla normalità in breve tempo. Il sindacato dei controllori ne fu distrutto, gli altri ne ebbero un durissimo avvertimento. Un episodio analogo si sarebbe ripetuto poco dopo nel Regno Unito, con uno sciopero dei minatori che sarebbe durato ben 51 settimane. Margaret Thatcher non fu da meno del presidente americano, e lo storico sindacato inglese, forse quello più nettamente orientato a sinistra, dovette subire una sconfitta senza precedenti. Anche sulle tasse i due diedero il “là” a un processo destinato a proseguire nel tempo e a coinvolgere tutto il mondo occidentale. Tradizionalmente tutti i sistemi fiscali erano progressivi, con aliquote marginali (quelle massime applicate ai più ricchi) che erano ovunque altissime. Per la verità, il primo che negli Usa tagliò drasticamente l’aliquota marginale fu un presidente democratico, John Fitzgerald Kennedy, che la ridusse dal 92 al 70%. Ma era niente in confronto a quello che avrebbe fatto Reagan: durante il suo mandato l’aliquota marginale passò dal 70% ad appena il 28 nel 1986. Lo stesso fece la leader inglese, che più che dimezzò l’aliquota dall’83% al 40. Gli altri paesi avrebbero seguito la stessa strada. Le politiche a vantaggio dei più abbienti si appoggiano a una singolare teorizzazione, quella del trickle-down, “sgocciolamento”. I più benestanti, si sostiene, sono evidentemente i più bravi a creare ricchezza. Bisogna dunque dar loro mano libera, perché così potranno far crescere la torta del benessere. A quel punto, il benessere inevitabilmente “gocciolerà” anche sugli strati inferiori della società e così i vantaggi saranno maggiori per tutti. La storia si è incaricata di smentire questa singolare teoria, visto che la concentrazione della ricchezza fino ad oggi non ha fatto che aumentare e non è affatto “gocciolata” in basso, come dimostra la proletarizzazione di buona parte delle classi medie. La distribuzione del reddito negli Usa è oggi del tutto simile a quella che si era prodotta negli anni ’20 e che è stata considerata – ovviamente non da tutti – una delle cause della Grande Crisi esplosa nel 1929, così come la sperequazione attuale viene indicata come una delle cause scatenanti della crisi del 2008. La priorità data alla creazione della massima ricchezza possibile comporta anche altri due punti importanti in cui la visione neo-liberista differisce da quella liberale classica. Il primo è l’atteggiamento verso le posizioni di monopolio od oligopolio. I liberali classici erano molto attenti a combatterle. Ancora negli anni ’70 c’era stato il clamoroso caso della ATT, la grande compagnia telefonica che era allora una delle più grandi (se non la più grande) corporation americana che, dopo una vicenda giudiziaria durata circa un decennio, aveva concordato una divisione che avrebbe dato origine a ben sette compagnie telefoniche regionali. Nel 1999, invece, la fusione Exxon-Mobil, due giganti del petrolio, segnava un ritorno al passato di quasi un secolo. Le due corporation erano infatti nate dallo smembramento
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in 34 diverse società, imposto nel 1911, della Standard Oil, la compagnia fondata dai Rockefeller che era diventata monopolista nel settore. Il secondo punto riguarda la protezione degli interessi dei consumatori, altra questione alla quale i liberali classici erano molto attenti. I neo-liberisti hanno interpretato a modo loro il concetto: gli interessi dei consumatori non vanno intesi nel caso specifico, ma in senso lato. Qualsiasi misura che faccia aumentare la ricchezza della società coincide con questo interesse, e questo è più importante del fatto che in situazioni specifiche il consumatore possa essere danneggiato. Come si vede c’è una (perversa) coerenza: il gigantismo delle aziende produce più ricchezza, quindi non va ostacolato; sembra che danneggi i consumatori? Macché, niente paura: poi la ricchezza “sgocciola”… Nel frattempo è iniziato il processo di globalizzazione, ossia di progressiva riduzione (a tutt’oggi per le merci non sono stati ancora del tutto eliminati) degli ostacoli agli scambi internazionali. La globalizzazione, in sé, non è né buona né cattiva: anzi, in teoria sarebbe una buona cosa. Bisogna vedere, però, in che modo viene realizzata. E siccome è avvenuta in una fase di egemonia delle idee che abbiamo sommariamente descritto, ha elevato a potenza gli effetti di quelle idee. Le istituzioni nate dagli accordi di Bretton Woods, e soprattutto il Fondo monetario internazionale, il cui compito è intervenire come prestatore di ultima istanza quando uno Stato cade in dissesto, sposarono quella formula divenuta nota col nome di Washington consensus, condizionando gli aiuti a una serie di misure di politica economica: libertà di movimento dei capitali, liberalizzazioni, privatizzazioni, riduzione dell’aliquota marginale, equilibrio di bilancio, riduzione dello Stato sociale, deregolamentazione. Dal punto di vista del lavoro la globalizzazione ha creato quello che Karl Marx aveva definito “esercito industriale di riserva”. Dal momento che un’azienda può decidere senza problemi di spostare la produzione dove i lavoratori non hanno diritti, hanno salari pari a meno di un decimo rispetto a quelli dei paesi sviluppati, dove non ci sono norme di sicurezza né di tutela ambientale, i lavoratori dei paesi industrializzati vedono precipitare il loro potere contrattuale e vengono rapidamente erose le conquiste costate più di un secolo di lotte. Intanto la finanza, ormai libera nei movimenti e sempre più deregolamentata, grazie alla rivoluzione informatica conosceva uno sviluppo abnorme. Le grandi case di investimento cominciavano ad assumere più matematici, fisici e ingegneri che laureati in economia, per inventare nuovi prodotti finanziari così complessi da essere incontrollabili da chiunque non avesse partecipato alla loro elaborazione. Questo, e la deregolamentazione teorizzata anche da chi avrebbe avuto il compito di regolatore, perché “i mercati sono in grado di auto-regolarsi”, avrebbe generato una instabilità sempre maggiore a livello internazionale, con crisi sempre più frequenti che coinvolgevano intere parti del mondo fino a quella, praticamente globale, esplosa nel 2008, di cui ancora stiamo sopportando le conseguenze. A tutt’oggi il valore delle attività finanziarie esistenti è pari a un multiplo del Pil globale: c’è dice addirittura 16 volte, ma è praticamente impossibile una stima
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precisa del fenomeno. Di sicuro c’è in giro molta più carta di quanto valga la ricchezza reale disponibile, e questo è davvero poco rassicurante. Che succederà nel prossimo futuro? La deregolamentazione, l’evoluzione della finanza e la globalizzazione, che ha spostato la competizione in una dimensione mondiale, hanno fatto nascere conglomerate – finanziarie e non – di mostruosa grandezza, il cui bilancio è di gran lunga superiore a quello di molti Stati. Questi nuovi protagonisti hanno un potere immenso e al momento incontrollabile. Con i loro mezzi illimitati finanziano la politica e impediscono che vengano presi provvedimenti in grado di limitare la lro libertà d’azione. Dopo lo scoppio della crisi del 2008 sono state fatte migliaia di dotte analisi, ma le misure che avrebbero dovuto essere prese di conseguenza o non hanno proprio visto la luce, o sono state fortemente limitate nella loro portata, come la nuova legge sulla finanza negli Stati Uniti, paese d’origine del disastro. Gli Stati appaiono impotenti di fronte ai giganti economici. Soprattutto, le idee che hanno generato questo stato di cose, nonostante gli immensi problemi che hanno generato, appaiono tuttora dominanti. In questo scenario, che mette a rischio anche i sistemi democratici così come li abbiamo conosciuti finora, è davvero difficile trovare elementi per essere ottimisti. Ma quello che non bisogna stancarsi di fare, almeno per chi ritiene che questo non sia davvero il migliore dei mondi possibili, è continuare a cercare una possibile via di cambiamento. *Giornalista economico
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MAURIZIO CASTELVETRO* A ME MI PIACE IL ROK Tutto cominciò tanti anni fa. Si era all'inìzio degli anni '60, l'Italia si apprestava a diventare «l'undicesima nazione più industrializzata del mondo» sotto rodata guida dei Democratici & Cristiani: l'America, vigile, vigilava. Gli archivi non dicono che fu il primo: spiegano solo che tra il '60 e il '62 il ROCK'N'ROLL si diffuse anche in Italia mercè l'operato di alcuni baldi ragazzotti che la fantasia popolare giustamente batez-zò «urlatori» e furono Adriano Celentano, Bobby Solo, Little Toni, Toni Dallara che con il loro impeto si fecero largo nel meloso panorama della canzone italiana. Nel '62 il rock'n'roll si laurea a Sanremo (con VENTIQUATTROMILA BACI). Negli anni successivi il Rumba Rock, il Cha-cha-cha, ma soprattutto il Twist conquistarono i cuori della gioventù italica; è quello che gli storici chiamano «economic-boom-sound», un rockettino allegro e spensierato che accompagnò per un buon lustro tutte le avventure rivierasche della piccola borghesia italiana. Ed ecco allora Rita Pavone (chi non ricorda la sua «geghegè music»?), Edoardo Vianello (Guarda come dondolo / con il twist), Caterina Caselli (Nessuno la può giudicare), Patti Pravo (La Ragazza Del Piper), la Mina (Tintarella di Luna), ecc. ecc.. Verso la metà degli anni '60 anche in Italia scoppia la «beatlesmania»: e qui come altrove, fu la svolta. Si formano i primi complessini che, dai nomi dei padri spirituali, si chiamano, anche qui, BEAT (in italiano, BITT). Beat-generation. La musica acquista connotati più «impegnati», più legati alla problematica giovanile. Nel '66 Rokes e Giganti infilano i primi successi a livello nazionale (TEMA: MA CHE COLPA ABBIAMO NOI): ben presto sarà la volta dei vari Nomadi, Formula 3, New Trolls, Delirium. Le notizie ora circolano più in fretta, lo «svezzamento» del mercato italiano è avviato: si sa ora che in America esistono gruppi chiamati «Underground», esiste una cosa chiamata «Movement», e gruppi di giovani si fanno chiamare HIPPIES, e che ci sono morti nelle manifestazioni contro il Vietnam. In Europa invece ci sono dei gruppi che fan furore (Rolling Stones... Who?), e c'è un festival a, mi pare, Woodstock. Al '68 sono ancora pochi (ma buoni! direbbero ai loro attenti discepoli) i «rockers» nostrani, e nelle manifestazioni di piazza che segneranno quell'anno ormai storico non si canterà certo BLOWIN' IN THE WIND ma la più cattiva CONTESSA di Paolo Pietrangeli. Ormai comunque, è fatta: i giovani acquistano coscienza della propria condizione politica nell'ambito della società occidentale, e rivendicano un proprio ruolo autonomo e originale. Pare a molti che il rock, per la sua storia e per la sua essenza, possa diventare arma per l'affermazione della propria identità generazionale. Il rock è un linguaggio alternativo, il rock è nostro. Il concerto del gruppo
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straniero (che in quegli anni comincia a organizzare tournee anche in Italia) diventa «happening», diventa il luogo ove incontrarsi con i propri simili, diventa /'/ luogo. Il fatto che la musica rock venga venduta ai concerti diventa intollerabile: perchè pagare per avere il diritto di stare insieme ad ascoltare ciò che già è proprio? Così, unico luogo al mondo, si comincia a contestare il prezzo del biglietto, gli organizzatori, i musicisti stessi: gli italiani, si sa, son biricchini, è cosi alla fine dell'inizio degli anni '70, dopo tafferugli, scontri con la polizìa, sfondamenti ad ogni concerto di spicco, l'Italia si trova tagliata fuori dal giro di concerti dei big europei. È il momento del Rock Italiano. Già alla fine del '60 esistevano in Italia gruppi che, nel chiuso delle loro cantine o in qualche locale, si esibivano suonando musiche di poco noti gruppi stranieri e qualche sporadico brano proprio: non suonavano del beat ma si avventuravano in audaci suite musicali, scandagliavano terreni ignoti, violentavano le chitarre. Era il POP! Scoppiano in tutta la penisola i Festival di Nuove Tendenze [che precederanno di dieci anni le varie rassegne dì Nuovo Rock Italiano, N.D.R.], da cui spuntano fuori i primi grossi nomi del nostro pop: Banco del Mutuo Soccorso, Premiata Forneria Marconi, Osanna, Orme. Il loro rock è chiaramente ispirato a modelli stranieri, a quello «romantico» dei King Crimson, a quello «virtuoslstico» degli E.L.&P., a quello «hard», duro, dei Deep Purple. Ma, accanto questi, un'altra miriade di gruppi minori vegeta e lotta, gruppi i cui nomi di per se definiscono i referenti culturali: Pholas Dactylus, Flora fauna e cemento, Biglietto per l'Inferno, Fine del Viaggio, Rovescio della Medaglia, Trip, Unità di Massa Atomica... Sono di questi anni ('72, '73) feroci polemiche sulla «colonizzazione musicale» cui i gruppi e i gusti italiani sono sottoposti, e disperati tentativi di affermazione della propria internazionale validità. Ma i più faziosi non sono soddisfatti: il binomio musica-politica non è esplicito, tuttosommato i musicisti italiani non si sbilanciano troppo, i testi trattano per lo più tematiche fiabesche, oniriche, vagamente allucinogene, moderatamente populiste (anche se gli OSANNA, nel loro 1° LP, «L'UOMO», citano in un brano con la chitarra «BANDIERA ROSSA»). In fondo, l'importante è «stare insieme». Nel '73 gli Area colmano un vuoto: la loro è una musica dura, provocatoria, direttamente calata nella realtà, politica in maniera esplicita. Con loro nasce CRAMPS, prima etichetta discografica dichiaratamente di sinistra. Ora, il mercato è interamente coperto, dal centro all'estrema sinistra. Riviste di tendenza (musicale e non) della gioventù di quegli anni sono MUZAK, che ha come significativo sottotitolo «per usare la musica, la cultura ed altre cose»; e GONG, curata verbalmente e graficamente, con il mito dell'undergraund» e del «difficile capito da pochi». I fatti si evolvono rapidamente, il circuito del Rock italiano è molto aperto a molteplici influenze, dal folk alla musica contemporanea: i rockers» italiani accoglieranno con uguale e spesso stereotipo interesse gruppi come la Nuova Compagnia di Canto Popolare e le esibizioni di un pianista classico come Paolo Castaldi. In questi anni il circuito musicale è egemonizzato da forze politiche come
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LOTTA CONTINUA, MANIFESTO, AVANGUARDIA OPERAIA: il rock è di sinistra, o non è. Licola, vicino a Napoli, accoglierà nel '75 uno storico raduno, in corrispondenza non casuale con le elezioni del 15 giugno che vedranno un grosso balzo in avanti delle sinistre nel paese. Ma a partire da questi momenti, le certezze cominciano ad incrinarsi, lo «stare insieme» diventa insufficiente, la presunta unità del Proletariato Giovanile sotto le ali di una musica comune comincia ad apparire fittizia: l'ultimo festival di Parco Lambro sancirà la morte definitiva dei Grandi Raduni Alternativi, e l'impossibilità di vivere dei ghetti-concerto come momenti felici e liberatori. Crolla il totem (il Rock) che univa le varie tribù (la Nuova Sinistra) [sagace metafora, N.D.RJ. Nel 1976, inaspettatamente, UMBRIA JAZZ si trova ad ospitare, invece del previsto migliaio di turisti, 60.000 giovani dotati di sacco a pelo e del desiderio di ritrovarsi, ancora, nonostante tutto, insieme (freak again...). I critici jazz di vecchia data inorridiscono, ma i 60.000 ascoltano, fischiano, applaudono: ci si avvicina al jazz, grazie anche alla mediazione del rock-jazz. L'ala più «liceale» del movimento si trovava intanto ad ascoltare cantautori che, col passare del tempo, si erano trovati a godere di un successo insperato: eredi spirituali di Modugno, Dylan, Tenco, De André, molti di loro entrarono a buon diritto nel circuito della «nuova canzone» italiana, alcuni usando come elemento musicale proprio il rock, o suoi immediati affini (Edoardo Bennato, Eugenio Finardi, Ivan Cattaneo...); spesso la maggiore importanza che molti di loro attribuivano ai testi rispetto alla musica provocava il disdegno degli ascoltatori più raffinati che gli preferivano Pink Floyd o Genesis. Ma è il '77. Mentre a Londra scoppia il PUNK da noi scoppiano i fatti di Roma e Bologna. Ancora una volta, come nel '68, quando i momenti di conflittualità divengono elevati, quando i giovani scendono nelle strade, il rock si trova in un ruolo di retroguardia. A Bologna, quell'anno, la prima formazione dei Gaz Nevada suona MAMMA DAMMI LA BÈNZA: vogliono gli storici (male informati) che questo sia il primo atto di vita della nascente «Italian-Wave». Sembra ormai che moltissimi gruppi suonino nelle cantine di tutta Italia, e a Bologna una cooperativa culturale, l'HARPO'S BAZAAR, decide di far incidere delle cassette ad alcuni gruppi locali. Escono i primi nastri degli Skiantos (i famigerati fautori del «rock-demenziale»), e di altri gruppi dell'area bolognese, tra cui il Confusional Jazz Rock Quartet La situazione è ormai matura gli Skiantos entusiasmano il popolo italiano: scoppia Bologna Rock, un megaconcerto in cui si esibiscono (oltre quelli citati sopra) i più incredibili e scalcinati gruppi rock bolognesi. E il 1979: ora tutti tifano per il nuovo rock italiano, tutti lo vogliono, tutti lo cercano; è il momento della generazione nata ascoltando rock e disco-music. Anche i mass-media danno notevole risalto al fenomeno: anche il gruppo nato pochi giorni prima nell'angolo più remoto della penisola ha ora diritto ad un posto al sole. Dopo poco nasce l'ITALIAN RE-CORDS (only-for-italian-new-rockerslabel) e la CRAMPS sforna una serie di 45 giri con gruppi dell'ultima ora. Finché, nel 1981....
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DISCOGRAFIA INFORMATIVA 1960/1980 1. Adriano Celentano - RACCOLTA 1960 - (JOKER) 2. Vari - SAPORE DI MARE - (RCA) 3. Vari - I SUPERGRUPPI voi 1° - (RCA) 4. Osanna - L'UOMO - (FONIT) 5. Premiata Forneria Marconi - STORIA DI UN MINUTO - (NUMERO UNO) 6. Banco del Mutuo Soccorso - DARWIN! - (RICORDI) 7. Area - CRAC! - (CRAMPS) 8. Perigeo - GENEALOGIA - (RCA) 9. Edoardo Bennato - I BUONI E I CATTIVI - (RICORDI) 10. Eugenio Finardi - SUGO - (CRAMPS) 11. Vari - PARCO LAMBRO - (LABORATORIO) 12. Skiantos - MONOTONO - (CRAMPS) 13. Confusional Quartet - (ITALIAN) 14. Gaz Nevada - SICK SOUNDTRACK - (ITALIAN) *Architetto e musicologo (Il testo scritto da Maurizio Castelvetro sull'issue della rassegna Rockmagna mia organizzata dal Radio Talpa in collaborazione con la Biblioteca comunale di Cattolica nel gennaio 1981)
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VITTORIO D'AUGUSTA* Spigolosi Anni Settanta (riflessioni minime sull’arte) Perfino Pininfarina, che nel decennio precedente aveva disegnato bellissime carrozzerie aerodinamiche e fluenti, negli anni Settanta irrigidisce e “imbruttisce” i suoi progetti. Così la mitica Flavia coupé dei primi anni Sessanta, dopo dieci anni, si riammoderna in un macchinone spigoloso della Lancia, già inghiottita dalla Fiat. Ecco, “spigoloso” è un aggettivo che può riassumere quel periodo. Spigoloso e rigido, severo, analitico, nell’arte, nella moda, nel modo di pensare: gli ultimi sussulti di un razionalismo già fortemente minato dalle seduzioni neoliberty e meditative dei “Figli dei Fiori”, dal miraggio di un’India salvifica e arancione, e, in generale, dalle ingenue utopie della contestazione sessantottesca, con i suoi rituali: l’eskimo, le simil/Clark consumate nei cortei pacifisti, l’“Immaginazione al potere”, il Libretto Rosso, il manifesto del Che dipinto da Ennio Calabria (rituali non tutti così innocui, se solo ci spostiamo di poco, verso gli “Anni di piombo”). Solo Argan, austero anche nell’aspetto e nello stile del parlare - logico, conseguente, coerente, con l’ombra di Palma Bucarelli vicino ad accrescerne l’aura - era rimasto l’imperterrito baluardo di un pensiero razionalista che, pur annunciando la morte dell’arte, aveva ancora fiducia nell’uomo e nella
scienza. Dunque, dopo l’abbuffata dei “mitici” Anni Sessanta, iniziava un periodo di dieta, acqua minerale e succhi di frutta (corsi e ricorsi non solo secondo Giambattista Vico, ma anche secondo la teoria del pendolo di Renato Barilli): anni di anemia, di arte anemica, che riflette su se stessa, sui suoi strumenti, sulle sue ragioni, forse sulla sua inutilità. Quasi un secondo “Ritorno all’ordine”, ma da prospettive rovesciate, “democratiche”, e sorretto da rigore intellettuale: la nuova etichetta era, appunto, “Arte Concettuale”. Occorreva ripensare il ruolo dell’arte e dell’artista, ripartire da zero, letteralmente dalla “Squadratura del foglio”, come fa Giulio Paolini. C’era, in ciò, qualcosa di etico o di spirituale, un atteggiamento penitente di disintossicazione, contemplativo, monacale, mistico, perfettamente riassunto nell’opera dell’americano Ad Reinhardt, morto nel ‘67 e guardato come maestro anticipatore. I critici Filiberto Menna, a Roma, e Giorgio Cortenova, che insegnava allora all’Accademia di Bologna, erano tra i più attivi teorici di questa tendenza. Anche in Germania, in Francia, in Olanda nascevano mostre e correnti sulla stessa linea: Grado Zero, Nuova Pittura, Pittura Analitica, Support/Surface: un lavoro “sulla superficie”, ma tutt’altro che superficiale, di una semplicità ingannevole, poco calore, pochi colori, grigio, bianco, nero, quadri intrisi di malessere. Altro che la Pop Art di qualche anno prima! esuberante, massmediatica, così sfacciatamente “amerikana” nel proporsi insieme come provocazione, denuncia e
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merce di consumo: pubblicità e moda e poesia e genialità e sfoggio di talento, anche tecnologico: troppo “colonizzante” agli occhi degli artisti europei, ed in particolare di noi italiani, ancora invischiati nelle diatribe di provincia, nella vecchia polemica TogliattiVittorini, tra astrazione e figurazione. Per la prima volta, all’inizio dei Settanta, a causa della crisi energetica di Suez, nel linguaggio comune si affacciava la parola “austerità” (oggi fin troppo pronunciata) e la domenica si rispolverava la vecchia bicicletta (il loden di Monti andava già di moda). “Minimalismo” era ancora un termine tecnico, raffinato, per addetti ai lavori, ristretto all’ambito colto dell’arte e della critica dell’arte - non come oggi, che una qualsiasi commessa di negozio ti spiega il minimalismo di una giacca - e si riferiva a quelle forme dell’arte americana, essenziali e spartane, opposte o complementari alla Pop, che si affidavano alla pura “esibizione” dei materiali, senza troppe manipolazioni, contro il “fatto a mano”, senza patemi espressionisti, senza voli lirici e, men che meno, intenti decorativi (il vecchio monito di Loos tornava attuale). Anche l’Arte Povera, teorizzata da Germano Celant e presentata nel 1967 alla Galleria Bertesca di Genova (ma l’Attico di Roma solleva qualche diritto di primogenitura), si avvicinava alla visione spartana del Minimalismo americano, ma con l’apporto fondamentale di una sensibilità poetica mediterranea. Era difficile, per noi giovani artisti di allora, separarci dal concetto di Avanguardia, eppure si avvertiva il disincanto e la perdita dell’aura, sapevamo che il periodo “eroico” era finito. Per più di
sessant’anni, a partire da Les Demoiselles d’Avignon, ’idea di ricerca aveva permeato la storia dell’arte del ‘900 - pur nella variabilità dei codici estetici - con intrusioni nell’architettura, nella moda, nel design, e nel pensiero sociale. E ancora perdurava, in quel decennio dei Settanta, seppure con declinazioni spesso contraddittorie, l’idea di “impegno”, di “arte di rottura”: non solo atto estetico, ma di coscienza civile. Insomma, una stretta connessione tra arte e politica, tra politica e cultura, pur in forme più emancipate e sofisticate rispetto alla narrazione ideologica e divulgativa del realismo guttusiano. Ogni azione d’arte aveva implicazioni politiche, o nasceva da presupposti teorici sociali, paradossalmente anche quando, tautologicamente, affermava il proprio diritto all’“Arte come Arte”. In questo clima di analisi antropologica si muoveva la critica dell’arte, spesso interessata al “fenomeno in atto”, a studiarne le motivazioni teoriche, piuttosto che a cogliere gli enigmi poetici, certamente non appariscenti in opere così spartane, ma assai sottili e spesso di raffinata qualità. L’azione, il progetto, il “farsi dell’opera” - il work in progress azioni pari valore dell’opera conclusa, o ne prendevano il posto. “Opera o Comportamento” era il dilemma che la Biennale del ’72 sollevava, aprendo la strada alle successive operazioni di happening e di performance, alle installazione ambientali, e, in generale, a quella “uscita dal quadro” che appariva il passo naturale per entrare nel vivo della contemporaneità. (Più avanti il quadro si sarebbe preso la rivincita e, clamoro-
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samente, proprio in questi giorni di settembre 2014, Renato Barilli, grande critico militante fautore di quelle sperimentazioni, cede al fascino della pittura ed espone i suoi quadri alla Galleria Forni di Bologna. Da pittore, ammiro questo suo atto radicale). Per diverse ragioni, Bologna ha vissuto da protagonista quel decennio. Intanto perché conservava quel carattere “provinciale” che alimenta il dibattito culturale e politico (ma il clima, come è noto, si fece drammatico e lo scontro degenerò in guerriglia armata). Poi per la presenza del DAMS, appena sorto, e di una antica Accademia di Belle Arti, e di diverse buone gallerie, sulle quali gravitavano artisti di livello nazionale. Inoltre per il contributo teo-
rico e operativo di alcuni tra i più noti esponenti italiani della critica d’arte, che appunto risiedevano e insegnavano a Bologna. A chiudere il decennio, quasi a sigillare lo stretto rapporto tra arte e spazio fisico e a prospettare futuri sviluppi, è la mostra “Pittura/Ambiente”, al Palazzo Reale di Milano, nel 1979, curata da Renato Barilli, Francesca Alinovi e Roberto Daolio. Avendovi partecipato, ricordo la sensazione di un nuovo vitalismo felicemente cromatico e liberatorio, senza complessi verso “il bello” o paure di sfiorare “il decorativo”: gli Anni Ottanta erano nell’aria.
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*Artista
GOFFREDO PALLUCCHINI* Is this a politicai discourse? Haldebaran Press, Haydenville, |Mass. (USA), 1978 (traduzione di Paolo Teobaldi) Le poesie si collocano negli anni d'insegnamento presso l'Università del Massachusetts, a Amherst (anni '70). Un momento in cui, nei dipartimenti di letteratura, erano penetrati e si erano imposti linguaggi e metodologie legati allo strutturalismo. Tendenze in cui lo strutturalismo era condito con i più svariati ingredienti: marxismo, psicanalisi, ecc. La cultura francese era decisamente presente. Io non ero molto preso da questi linguaggi, essendo attratto dal lavoro e dalle analisi di Sebastiana Timpanaro, dalla sua lucida “lucreziana” visione della realtà e della storia. Ricordo con affetto le conversazioni con Manlio Cancogni, uno scrittore sobrio, simpatico, mai arrogante che insegnava in una università non lontana dalla mia e che lesse con interesse le mie poesie. Condivideva le mie perplessità su certe mode e civetterie culturali. Chi volesse ricostruire la vita culturale italiana (e non solo) dagli anni del fascismo ai nostri giorni, consiglio la lettura del libro di Cancogni “Il racconto più lungo. Storia della mia vita”, Interlinea edizioni, 2014. Molto interessanti le pagine sugli Stati Uniti. DOPO LA RIVOLUZIONE
AFTER THE REVOLUTION It was one evening, not better or worse than other evenings in the whisper of numerous voices the coffee and the newspaper still on the table that he decided to run away. Perhaps it was the new emptiness settling slowly in his body, perhaps the years’ long hope that a wild animal gesture could suddenly open the door for him. But strength always failed him and the gesture hung irresolute among thousands of fragments, glittering stones and glasses. The faces around him and the eyes became white and opaque. He turned off the light
Fu una sera come tante altre, né meglio né peggio, nel bisbigliare di voci diverse col caffè e il giornale ancora sul tavolo che decise d’andarsene. Forse fu quella nuova sensazione di vuoto che invadeva lentamente il suo corpo, forse la speranza covata per anni e anni che uno scatto d’animale selvatico potesse aprirgli la porta di colpo. Ma come sempre gliene mancò la forza e lo scatto indugiò sospeso nell’aria tra migliaia di frammenti, e sassi e cristalli luccicanti. Attorno a lui le facce e gli occhi diventarono opachi e indecifrabili.
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and started to run but went back to the dark, slippery stairs to pick up the suitcase the smallest one and his aspirins. The revolution started in the park in thè frozen rivers when the bridges were endless in the mist of the morning and thè crystal city stili sleeping absorbed in her beauty in the severe concentration of a tall bird folded in its white feathers. For himself and the suitcase he found a hole in front of the park and the trees. He quietly sat, felt warm. Was it against the dogma to enjoy the morning to grasp in the interstices of the memory the tired light of a street ending in a broken wall? The wall protected a secret garden and a tree too tall and too rich with branches to be kept out of sight. Was it against the Logos that sitting in his hole he walked along
narrow streets silent in the afternoon in the smell of wet stones from so much rain and wind? Perhaps it was strange that he was thinking of the last star
Così spense la luce e si mise a correre; poi tornò di corsa verso le scale scure e scivolose di casa sua per prendere la valigia, quella più piccola, e le sue aspirine. La rivoluzione cominciò nel parco sui fiumi gelati coi ponti che non finivano mai nella nebbia del mattino, con la città di cristallo ancora addormentata assorbita nella sua bellezza, nella severa concentrazione di un uccello alto nel cielo, bianco nel suo piumaggio. Per sé e la sua valigetta trovò solo un buco davanti al parco e agli alberi. Si sedette con calma, sentiva caldo. Era forse contro le Regole godersi la mattina, afferrare gli interstizi della memoria, la luce stracca di una strada che terminava con un muro scrostato? Un muro che poi nascondeva un giardino segreto e un albero troppo alto e troppo frondoso per poterlo nascondere.
Era contro il Logos il fatto che, seduto in quel buco, camminasse per strade strette e silenziose nel pomeriggio nell’odore di pietre bagnate dalla gran pioggia caduta a vento? Forse la cosa strana
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era che stesse pensando all’ultima stella nella notte, alla sua tana di neve nella montagna troppo lontana, quando quell’uomo, avvicinandosi a lui, gli sparò addosso.
in the night of its den of snow in the too distant mountain, when that man getting close shot him. Now that he is folding in himself he still cannot understand why that man with the gun is so restless why is he still circling around why does he not rest those eyes of a desperate, starving wolf why did he not find a den for those bones for the transparent skin and sit and admire thè city’s pale towers, the park lost in the snow. And it makes him suffer more than death that the man did not stop even for one second to enjoy the lights of the morning.
E adesso che si sta piegando su se stesso ancora non riesce a capire perché l’uomo con la pistola sia così irrequieto perché gli stia ancora girando intorno perché non riposi quegli occhi da lupo famelico e disperato perché non abbia trovato una tana per quei suoi ossi e quella pellaccia trasparente per sedersi un attimo ad ammirare i grattacieli pallidi della città. E più ancora della morte lo fa soffrire il fatto che quello non si fermi neppure un secondo per godersi le luci del mattino.
He is now reclined in himself Adesso è ripiegato su se stesso trying to understand nel tentativo di capire but feels confused ma si sente confuso e imbarazzato embarassed a essere l’unico being the only one to admire ad ammirare i ponti e la neve. the bridges and the snow. E intanto And while a liquid white image che un’immagine opalescente is slowly fluisce piano nella sua tana streaming si sente solo into his den e non sa più he feels lonely and chi ha ragione no longer knows e chi torto. who is right who is wrong. *Goffredo Pallucchini ha insegnato letteratura italiana per oltre dieci anni negli Stati Uniti, presso l'Università del Wisconsin (Madison - Milwaukee), l'Università del Massachusetts (Amherst), Mount Holyoke College (Visiting Professor). Attualmente collabora con alcune università americane a Urbino
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GIANFRANCO MIRO GORI* Anzitutto il cinema - Memoria sugli anni Settanta e dintorni Dopo la metà degli anni Settanta cominciai una collaborazione con l’Arci di Rimini. Nutrivo una passione per il cinema. Che forse per me non era stato “il mondo”, come - citando un testimone illustre - per il Calvino di Autobiografia di uno spettatore, ma certo ne era stata una grande parte. Sin dall’infanzia ero andato spesso al cinema, leggevo le critiche dei giornali (le prime sono state quelle del “Giorno”), cercavo di documentarmi. Così partecipai alla realizzazione di alcuni cicli cinematografici al mio Paese, L’Arci fu un punto di svolta. Il cinema per me divenne, oltre che un piacere, un impegno di una certa continuità. Dovevo organizzare rassegne, incontri, accompagnati dai relativi materiali di documentazione per coloro che ne facevano richiesta. Oppure fare proposte. Ero diventato in brevissimo tempo, nel mio piccolo naturalmente, un critico militante, scegliendo determinati film, schede critiche, relatori, e non altri. All’epoca vigeva la diffusa convinzione che il cinema, oltre che essere un’arte, un’industria, un spettacolo, fosse una poderosa forma di conoscenza. Non uno strumento di propaganda: l’arma più forte o più importante - per usare le loro parole - dei dittatori del Ventesimo secolo. Ma uno strumento a disposizione delle masse (parola desueta) per conoscere e capire. Nel campo della sinistra il marxismo era dominante. Nel campo del cinema era egemone la sinistra. Come i tempi siano lestamente cambiati è sotto gli occhi di tutti. All’epoca l’Arci dava a una risposta a quella domanda di cinema e contribuiva a crearla. Da un lato ci occupavamo del linguaggio (registi, generi, correnti, cinematografie...); dall’altro, per così dire, di un’endiadi che di volta in volta cambiava: da cinema e scuola a cinema e rivoluzione, da cinema e Resistenza a cinema e...: insomma il cinema non rifletteva su se stesso ma su altro. Mi rendo conto di semplificare. La realtà e più complessa e interrelata. Però grosso modo funzionava così. Erano i comuni, soprattutto piccoli, ma anche grandi, che alimentavano questa domanda di cinema per conto dei loro cittadini. In Emilia Romagna, per le altre regioni dispongo di dati meno precisi, il fenomeno ebbe una grande diffusione. Aveva degli antecedenti, naturalmente. Erano il cineforum, i circoli del cinema, poi i cineclub. Ancora attivi. Un polo decisivo di questa vicenda, sorse a pochi passi dalla Romagna. A Pesaro. Quando, alla metà degli anni Sessanta, vi venne fondata la Mostra internazionale del nuovo cinema. Che diventò il punto di raccolta e di esposizione dei fermenti che agitavano il cinema di quegli anni: prodotto di un mondo in radicale trasformazione che esso stesso, all’interno di un processo dialettico incessante, contribuiva prepotentemente a cambiare. Fu a Pesaro o attraverso Pesaro che allargammo i nostri orizzonti. Fu Pesaro, esperienza quanto mai sprovincializzante, che ci dotò di uno sguardo telescopico e di uno microscopico:
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cinematografie e “onde” assai distanti ovvero vicinissime come il cinema italiano, per esempio. L’altro polo, lungo l’asse diacronico che sto cercando d’imbastire, è costituito dalle “estati romane” della seconda metà degli anni Settanta, e comunemente chiamate Massenzio dalla basilica omonima che ne era uno dei luoghi di svolgimento. Regno dello spettacolo, di cui il cinema era una parte, pur se assai importante. Con “maratone” e multiproiezioni di film scelti con notevole eclettismo. Proprio allora esplose la polemica che opponeva duraturo e effimero. Tra chi pensava che le politiche culturali (tra cui quelle cinematografiche) dovessero punture a elementi stabili e di continuità (dai luoghi di conservazione alle pubblicazioni, per intenderci) a chi prediligeva eventi che si bruciavano in una notte. I riferimenti ai fatti citati sono piuttosto evidenti. In quegli stessi anni il cinema, ultima grande narrazione (lasciatemelo dire), accentuava la sua crisi, per effetto principale della proliferazione della televisione. Tutto stava cambiando. La settima arte diventava una parte della nebulosa televisiva che, se non poneva termine al cinema, per usare una locuzione tratta da un film dell’epoca Apocalypse Now (1979), su cui torneremo, certo nella sua forma classica lo ridimensionava drasticamente. Accennerò adesso, dopo aver indugiato sull’aspetto per così dire culturale dell’esercizio cinematografico, a qualche cinematografia e qualche film, coerentemente con la natura del presente scritto che s’affida prima di tutto alla mia memoria di cinèphile e in seconda battuta di critico “militante”. A nessuno sfugge, di fatti, che il cinema è un fenomeno assai più articolato, come mostrarono proprio in quegli anni, a cavallo tra la fine dei Settanta e il principio degli Ottanta, Gian Piero Brunetta e Aldo Bernardini. Che nelle loro opere, rispettivamente sulla storia del cinema italiano in generale e del muto, ne indagarono la complessità: industria: a sua volta tripartita in produzione, distribuzione, esercizio; arte o linguaggio; spettacolo che si mostra a un pubblico. Dicevo che accennerò alle immagini che facevano risplendere gli schermi, cercando di evocare ciò che ci (mi) colpì. Anzitutto l’irruzione del cinema latino americano. C’è un’inquadratura che m’è rimasta impressa: il fermo immagine finale di un sacerdote, mi pare, che raccoglie un sasso e lo scaglia. Se film non era eccezionale - s’intitolava Non basta più pregare di Aldo Francia ed era stato realizzato sotto il governo Allende - l’immagine era assai eloquente. Rimandava con tutta evidenza alla teologia della liberazione. Non so se il colpo di stato contro Allende del 1973, con l’ondata d’indignazione che suscitò in tutto il mondo, abbia favorito la diffusione dei film latino americani. Ma non posso dimenticare i cileni Inti-Illmani che cantavano: “El pueblo unido jamás será vencido...” da un festival dell’Unità all’altro. Se però qualcuno mi chiedesse quale fu il film più significativo, ai fini del nostro discorso, direi Antonio das Mortes (1969) di Glauber Rocha. Se la stessa domanda mi fosse posta per il cinema italiano, valutando tutti gli aspetti, citerei San Michele aveva un gallo (1976) di Paolo e Vittorio Taviani, e la scena memorabile in cui il protagonista anarchico (un bravissimo Giulio Brogi) viene
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dileggiato da un gruppo di prigionieri politici, come lui, che s’ispirano al marxismo. Ma debbo concludere. E lo farò col cinema americano. Potrei echeggiare Giaime Pintor quando afferma che esso “modificò la storia e la geografia nei nostri cervelli”. Dirò semplicemente che fu in fondo per noi il cinema, con l’articolo determinativo. Il cinema che proprio in quegli anni tra le altre immagine, film uno più bello dell’altro che rimangono, creò quelle destinate all’ultima battaglia contro lo schermo piccolo: Guerre stellari (1977) di George Lucas, I cancelli del cielo (1980) di Michael Cimino ma soprattutto il già citato Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, sulla guerra del Vietnam: l’unica narrata dai vinti. Ispirato a Cuore di tenebra di Conrad, Apocalypse Now dispiega tutte le possibilità del cinema: la sua capacità di incorporare le arti del passato. Opera d’arte totale. Inconsumabile per la televisione, deve comunque soccombere al nuovo medium che paradossalmente continua a trasmetterlo, inglobandolo nella sua continuità. Non è un a caso che nell’incipit del suo capolavoro Coppola faccia risuonare dei Doors: The End*. * La citazione sono tratte da: Italo Calvino, Autobiografia di uno spettatore, in Federico Fellini, Quattro film, Einaudi, Torino 1974, p. IX; Giaime Pintor, Il sangue d’Europa (1939-1943), a cura di Valentino Gerratana, Einaudi, Torino 1965, p. 156. Le opere di Gian Piero Brunetta e Aldo Bernardini alle quali faccio riferimento sono rispettivamente: Storia del cinema italiano, 2 voll., Editori Riuniti, Roma 1979-1982; Cinema muto italiano, 3 voll., Laterza, Roma-Bari, 1980-1982. *Critico e storico del cinema
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VINCENZO SPARAGNA* Rivolte, radio e libertà nel 1977 e oggi Tutti i movimenti rivoluzionari hanno in comune la scoperta e l’affermazione di un loro linguaggio. Che si tratti di rompere la censura di una tirannia o di superare il rumore di fondo della comunicazione democratica i soggetti che vogliono il cambiamento cercano sempre una propria dimensione del dire. Il rapporto tra la rivoluzione, intesa non solo come mutamento sociale, ma culturale e ideale, e le nuove forme del discorso non è mai una banale relazione di causa ed effetto, ma una corrispondenza ambigua e complicata. La rivoluzione produce la sua lingua, ma questa lingua genera e allarga a sua volta la rivoluzione. I due processi avvengono in contemporanea, perché l’umanità in rivolta traduce le azioni in parole e queste agiscono a loro volta alimentando nuove azioni. La cosa è vera anche quando il nuovo linguaggio non è altro che un’ideologia, un inganno. Perché gli uomini per ribellarsi cercano una diversa verità, ma questa può essere anche formata da menzogne e illusioni che solo nel tempo verranno in evidenza. Basti pensare alla rivoluzione francese con la sua esaltazione fanatica della Dea Ragione o a quella bolscevica, inquinata di materialismo dogmatico e determinismo. Nel 1977 la relazione tra linguaggio e mutamento si è manifestata in Italia in tutta la sua esplosiva energia. E come di
un grande fiume si possono studiare gli affluenti che lo hanno reso possente, di quella stagione di rinnovamento non è difficile capire le sorgenti ideali e pratiche che l’hanno alimentata. Sul piano ideale la principale caratteristica della rivolta giovanile fu il rigetto del modello totalitario e collettivista di società e di futuro che per decenni era stato propagandato dallo pseudocomunismo della Terza Internazionale, cui di fatto avevano aderito in occidente sia i grandi partiti della sinistra storica che i gruppuscoli politici nati dalle ceneri del ‘68. Sul piano sociale fu invece decisiva la frantumazione della società in ceti, gruppi e corporazioni, in particolare la divisione ormai netta tra garantiti e precari, integrati ed esclusi. Tramontava in quegli anni per sempre la vecchia idea di un proletariato che avrebbe trovato la sua unità grazie alla massificazione prodotta dalla grande fabbrica. L’esperienza dimostrava che lo sviluppo del capitalismo andava verso la moltiplicazione infinita di figure sociali ibride. L’operaio di fabbrica diventava tecnico oppure cadeva in una sorta di sottoproletariato di nuovo tipo, il piccolo bottegaio veniva ridotto a dipendente delle grandi catene commerciali, l’imprenditore si trasformava in funzionario delle multinazionali o in boiardo di Stato. Era in marcia quella “seconda società” di marginali di cui parlò all’epoca Alberto Asor Rosa. In altri termini la proletarizzazione crescente profetizzata da Marx non si manifestava, come egli aveva supposto, con la formazione di una massa compatta di operai, ma con il tramonto del protagonismo delle masse e la conseguente esplosione di innu-
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merevoli e diverse soggettività. E questo mentre avveniva una modifica totale del rapporto tra intellettuali e popolo, così fondamentale nel pensiero leninista e gramsciano. Se fino ad allora gli intellettuali erano stati un ceto distinto, depositari del pensiero, reazionario o progressista che fosse, con la scuola di massa e la diffusione dei nuovi media la loro autonomia e la distanza che li separava dal popolo venne cancellata. I figli acculturati del baby boom si trovarono di colpo a doversi inventare allo stesso tempo artisti e spettatori, giornalisti e lettori. Da ciò il fascino irresistibile che esercitarono su quelli più arditi e innovatori le avanguardie artistiche e culturali dei primi decenni del secolo, i futuristi, i surrealisti, i dadaisti, tutti movimenti che esaltando la creatività individuale contro la massificazione avevano rifiutato di omologarsi alla massa. L’ampiezza di questa nuova soggettività diffusa travolse il vecchio sistema della comunicazione. Nella stampa nacquero fogli, manifesti, fumetti “cannibali” che sperimentavano grafiche e contenuti mai visti, rifiutando la separazione tra chi informa e chi viene informato. Un fenomeno che raggiunse il punto più alto nei falsi giornali de Il Male che sbeffeggiavano la presunta autorità delle grandi testate e anticipavano le variazioni stilistiche che avrebbero poi caratterizzato Frigidaire. Il tratto fondamentale di questa nuova editoria autoprodotta, cominciata sui fogli del movimento e poi clamorosamente sviluppata dal Male e dal 1980, con maggiore maturità e su uno spettro di forme più ampio, da Frigidaire fu la
sua naturale spavalderia. Si sentiva in quei giornali che si era all’anno zero di un ciclo comunicativo che oltrepassava tutte le ideologie novecentesche. La stessa ripresa di alcuni moduli delle avanguardie storiche era fatta di citazioni paradossali e perfino beffarde. Così la piccola rivista di fumetti Cannibale fondata nel 1977 da Stefano Tamburini e cui partecipò da subito anche Andrea Pazienza (due delle figure più eminenti del successivo ciclo del Male e di Frigidaire) cominciò la sua serie underground direttamente dal numero 3, riallacciandosi a una pubblicazione dadaista con lo stesso titolo uscita negli anni ’20. Nel Male il vero e il falso, la denuncia e lo sberleffo, la scrittura colta e l’invettiva popolare si alternavano senza soluzioni di continuità. Le vignette non obbedivano più alla tradizione della satira politica dei tempi di Peppone e don Camillo. I fumetti abbandonarono come vecchio e superficiale il gusto fantasy di Metal Hurlant, mescolando arte, ironia e critica sociale per narrare il mondo visto dal basso, dalle livide periferie metropolitane postindustriali. In contemporanea gli editoriali del mio alter ego Tersite sul Male cercavano di tracciare una via nuova alla scrittura satirica, fondendo Alfred Jarry e Swift, Marx e Michel Butor in aperta polemica con l’umorismo corrente, fatto di ricami barzellettistici e ammiccamenti al ceto politico. Per capire lo slancio verso il futuro di quel momento, basti dire che nel gennaio 1980 noi del gruppo che avrebbe di lì a poco dato vita a Frigidaire preparammo un inserto speciale del Male dal titolo 2000!, in cui si dichiarava che era inutile aspettare altri due decenni: si poteva entrare da subito nel terzo mil-
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lennio! Allo stesso modo nella radiofonia venne cancellata e ridicolizzata l’antica Voce del Padrone controllata dal potere, che, sin dai tempi di Mussolini, era stato lo strumento principe della propaganda di regime. Alla Radio di Stato si sostituirono le mille voci delle radio libere di quartiere, di città, di provincia. Fu una stagione di esperienze umane e formali esaltanti. Mentre ancora esisteva il monopolio televisivo, le radio furono il campo in cui davvero il movimento prese la parola. L’invenzione di un nuovo linguaggio sonoro fu la conseguenza inevitabile della improvvisa possibilità di esprimersi di migliaia di soggetti fino ad allora muti. Del resto la tecnologia permetteva di creare una radio libera con strumenti relativamente semplici e così le radio divennero avanguardie della rivolta, centrali di comunicazione sovversiva e sperimentale, luoghi dove si poteva provocare, imitare, stravolgere. Anche le forme radiofoniche tradizionali, il classico “miei cari amici vicini e lontani”, furono riutilizzate come frammenti di colore da inserire in un gigantesco collage di forme e sistemi, che presto contagiò, come dimostrò il successo della scombinata banda di Renzo Arbore, anche i palinsensti nazionali. Fu la stagione del rock demenziale dell’indimenticabile Roberto Freak Antoni che faceva il verso alle più insulse canzonette sanremesi raccontando il rifiuto giovanile con travolgente quanto lucida ironia. Ma il passaggio decisivo e più innovativo che fece esplodere l’ascolto delle radio libere furono le radiocronache dirette delle manifestazioni di piazza, che
rendevano obsoleta e noiosa la cronaca postuma e reticente dell’asettico giornale radio o telegiornale pubblico. Le cronache dal vivo erano fatte da raffiche di interventi, commenti, notizie, giudizi senza filtri, comunicazioni di servizio dei giovani in corteo. Con questa invenzione semplice quanto spontanea le radio modificarono il concetto di attualità, capovolsero la gerarchia delle notizie, crearono un loro inconfondibile stile di racconto. Dilagò ovunque l’abitudine di chiamare a testimone degli eventi l’uomo o la donna della strada, perché invece che al leader politico o alla star famosa, la parola veniva data dalle radio allo studente fuorisede, alla giovane telefonista, alla commessa di supermarket, agli sconosciuti portavoce della folla anonima. Una formula che in seguito i grandi media avrebbero copiato trasformandola in un miserabile pilotaggio dell’opinione pubblica, ma che allora, nel fuoco delle lotte di strada, era genuinamente rivoluzionaria. Naturalmente quello che nel 1977 fu uno straordinario terremoto comunicativo, con gli occhi di oggi appare un evento lontano colorato perfino di nostalgia. Da allora infatti tutto è cambiato. Il vecchio monopolio radiofonico e televisivo è stato superato da una sistema multiplo, nel quale si dividono il campo pochi supergruppi, organizzati e potenti, fingendo una concorrenza che è spesso solo convergenza mascherata. Dalla scoperta popolare di una possibile libertà della comunicazione si è passati alla conquista imperiale sistematica di ogni spazio, di ogni linguaggio. La critica e la creatività dal basso continuano, ma sono state confinate in un innocuo universo underground, caratterizzato dal
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proliferare di autoproduzioni a circolazione ridotta. Le ex radio libere sono diventate semplicemente private, inzeppate di pubblicità e impegnate quasi esclusivamente nell’intrattenimento musicale. Le poche autonome sopravvissute, assai meno ascoltate di un tempo, non hanno più, salvo momenti isolati, la sponda tumultuosa della protesta popolare. In questo tempo normalizzato, negli ultimi dieci anni è poi intervenuta, cambiando ogni parametro precedente, la rivoluzione di internet che ha creato molte speranze e altrettanti problemi. Infatti sul web la possibilità di allargare i propri ascolti e orizzonti sono teoricamente enormi, ma la rete è talmente affollata di presenze e di emittenti che riproduce sotto forma di rumore una censura anche più crudele di quella di un tempo. Il silenzio imposto dall’antica emissione monocratica si è trasformato nell’obbligo di urlare o scandalizzare fino all’orrore anche solo per essere ascoltati. Alla Voce del Padrone che echeggiava solitaria si è sostituito il
chiasso delle chiacchiere, l’incrocio di lingue, la babele di parole che si sovrappongono. Nel ricordare le rivoluzioni linguistiche e culturali di quaranta anni fa, bisogna allora sottolineare che una nuova ri/conquista della parola incontra oggi difficoltà perfino maggiori di allora, come ben sanno i movimenti di lotta che ogni giorno rischiano di scomparire nella mondializzazione comunicativa come le barche dei migranti tra le onde di un mare impietoso. D’altra parte le nuove frontiere sono affascinanti proprio perché nascondono mondi ignoti. Forse dietro le montagne azzurre verso cui andiamo come pionieri in cerca di un luogo più accogliente c’è l’inferno, forse il paradiso, forse solo altre pianure, altre vette da scalare. La bellezza dei confini è che non sappiamo cosa ci aspetta una volta che li avremo violati.
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*Direttore di Frigidaire e de Il Nuovo Male
ALESSANDRO BONDI* VIETATO VIETARE «Ci siamo liberati dalla inutile farragine delle formule, dei protocolli, delle scribacchiature, delle leggi e di tutta quella robaccia che opprime le nostre aule di tribunale. Noi giudichiamo senza alcun riguardo alla meschinità dei codici e dei paragrafi». L’accusato replicò: «Un bel coraggio (punire) senza commi. È un’idea ardita». (DÜRRENMATT, La panne, Einaudi, 1956, 32 in NOBILI, L’immoralità necessaria, il Mulino, 2009, 272) «Il est interdit d’interdire» gridavano nel Maggio francese del 1968. «Vietato vietare» si gridava in Italia. Anche nella sede di Radio Talpa, e in tante radio libere sorte negli anni Settanta, grazie all’intervento del Giudice delle leggi: la Corte costituzionale1 . Indubbiamente più efficace, perché più breve e allitterata, la versione italiana dello slogan con quella radice in comune che gioca tra il participio e l’infinito di un solo, pesante verbo che vieta, disvieta e si trasforma nel famigerato sostantivo: il divieto. Il divieto che ha un fine, che impedisce di fare -o che si trasforma in obbligo vietando il non fare- e così costringe una libertà del singolo per garantire una libertà di tutti2 . Per intendersi, nella struttura nulla di meno, ma neanche nulla di più, del divieto che associa il genitore allo Stato. Il primo, minacciando con urli il sequestro della playstation, pur di salvare gli occhi del dodicenne strabuzzati
nel video; il secondo, minacciando pene che privano della libertà, pur d’impedire che il proprio deficit migliori solo grazie alle mirabilie statistiche, e strabiche, che oggi sommano in Europa il prodotto legale di uno Stato col prodotto dell’economia “illegale ma non criminale” -dice l’ISTAT- 15 miliardi in più solo da droga, prostituzione, contrabbando di sigarette e di alcool. Insomma, vietato vietare è il divieto assoluto e il suo ossimoro: contrario retorico che esalta la vita del divieto comandandone la morte. Concetto affabulante che trova suo malgrado attenzione in queste righe. Ma del divieto si parlerà, o si tenterà di farlo, inseguendo la concretezza degli anni Settanta che con tanta forza hanno cercato un significato nel divieto: qualcosa in comune con le emozioni di chi scrive mentre, insieme a cari amici, cerca un significato in quegli anni per lui molto giovani e pure molto strani. Anni di slogan Si è partiti da uno slogan. Ce ne sono stati altri. Letti con gli occhi di oggi, e con l’aiuto di Wikipedia, si rimane in Europa ricordando altri tre campioni letterari che hanno accompagnato il Maggio Francese del Sessantotto3 . Forte della sua tradizione rivoluzionaria, infatti, la Francia gridava e l’Italia traduceva con musicalità operistica: «Sous les pavés, la plage» (Sotto i sampietrini c’è la spiaggia). E, cercando la spiaggia, qualche sampietrino effettivamente è stato tirato mentre i manifestanti interloquivano coi manganelli delle forze dell’ordine. Chi ha in uggia le teorie complottiste che hanno cercato altrove le cause del disagio, non
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mancherà di aggiungere che dalla violenza nasce inevitabilmente altra violenza. Si vedrà. Dall’atletismo verbale a quello fisico: «Cours camarade, le vieux monde est derrière toi» (Corri compagno, il vecchio mondo ti sta dietro). Più che descrivere l’effetto di una carica della polizia, forse s’intendeva il passato da cui ci si voleva accomiatare, prendendo l’abbrivo per quel correre che d’allora non si è più fermato e che, semmai, ricorda la corsa senza meta di Forrest Gump che continua finché non trova proprio nella corsa in sé la meta. Nel frattempo, valori e istituzioni cambiavano, i parametri di valutazione dell’agire umano diventavano estranei, le norme perdevano riferimenti sicuri prospettando diarchie in evoluzione: Dittatura/Democrazia; Monarchia/Repubblica; Agricoltura/Industria; Migrazione/Emigrazione; Borghesia/Proletariato; Chiesa/Ideologia; Uomo/Donna; Individuo/Famiglia; Etero/Omosessuale; Lavoratore/Studente; Nord/Sud; Occidente/Resto del mondo. Qualcosa si vedrà. Un ultimo slogan, vicino al precedente, spostava l’attenzione dallo spazio al tempo, sul come abbandonare quel passato da cui si fuggiva: «Jouissez sans entraves» (Godetevela senza freni). E ancor oggi non è difficile credere nell’impegno di molti per far cadere tabù antichi e paure moderne verso il sesso, la droga, l’apparire e l’essere delle persone. Tuttavia, se è normale l’interesse delle norme per il “godimento” che danneggia altre persone e le istituzioni che dovrebbero proteggerle, anormale è difendere la persona contro il volere libero e capace della stessa
persona. Infine anche questo si vedrà. Quattro slogan per arrivare a una domanda e stabilire se sono stati motti solo vicini alla memoria delle persone o hanno avuto conseguenze sul vivere delle persone. In altri termini, se all’urlare è seguito un fare che ha prodotto fatti registrabili come devianza criminale, sollecitando la scienza giuridica a creare norme e a offrire interpretazioni dei divieti in esse contenuti. Anni Settanta anzi Sessanta Gli anni Settanta sono iniziati negli anni Sessanta. E non sono iniziati in Italia. Non tutto ha origine nella capitale dell’Impero romano e della Chiesa cattolica. Non tutto ha origine in Europa. Il vedere se stessi al centro del mondo, è vittima della geometria delle sfere che, qualche secolo di storia per l’Italia, e la seconda guerra mondiale per l’Europa, hanno infine rimandato a settembre più di un europeo: inglesi e francesi in testa. Fin qui le banalità sorrette dalle apodissi, almeno per non cadere nel tentativo senza fine di dimostrare che un’epoca storica è conseguenza di quella che la precede, eppur dire che almeno dal Maggio francese del Sessantotto bisognerebbe partire per trovare il modello europeo che fuse le manifestazioni studentesche con quelle del lavoro. Eppur dire che l’Italia non era più quella solo dedita alla ricostruzione del dopoguerra, del miracolo economico dei primi anni Sessanta con un reddito in aumento dell’8,3% e una lira considerata tra le più forti valute al mondo da una giuria internazionale del Financial Times4 . Eppur dire delle occupazioni universitarie, dell’attentato di Piazza Fontana, del fallito golpe di De Loren-
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zo, del Concilio Vaticano II: dirompenti per società, istituzioni, anime italiane. Sull’afflato ecumenico della Chiesa è facile arrivare al mondo, spesso invertendo gli effetti con le cause, sempre perché vittime della geometria delle sfere. Qui c’è spazio solo per annotare come il mondo prepari gli anni Settanta con l’ormai pluricitato Sessantotto del Maggio francese di studenti e lavoratori; con l’Ostpolitik di Brandt del dialogo tra le due Germanie alimentato a marchi occidentali; con il socialismo dal volto umano della ‘primavera di Praga’ spazzata dall’inverno russo dei carri armati sovietici; con i movimenti civili USA, l’uccisione del leader nero non violento Martin Luther King e del senatore Robert Kennedy. Quest’ultimo da ricordare per sé e per chiudere sul fratello John, presidente degli Stati Uniti ucciso nel ’63 a Dallas: tre anni dopo che, tra tanta grazia, portò la disgrazia di voler rendere credibile la politica del suo Paese con la guerra del Vietnam5 . Anni di piombo Si è arrivati da dove si voleva partire: gli anni Settanta. Scrivere è scegliere e dunque escludere. Per vedere se uno slogan ha qualche relazione con eventi, il giurista ha bisogno di fatti. Fatti la cui verità almeno processuale possa essere conosciuta; conoscenza che rende percepibile il diritto e lo sottrae al consenso; diritto che diventa indisponibile al tiranno come alla democrazia, al volere di uno come al volere di molti6 . In sostanza, non si può dire che gli anni Settanta sono stati anni di piombo perché ci sono state violenze con morti e feriti. Ma occorre dire quali e quanti e come e quando e perché ci sono stati morti e feriti. C’è bisogno di una dimen-
sione offerta dai fatti. Il dato statistico deve diventare sociologico, essere devianza, qualificarsi criminale e, infine, chiedere una risposta non solo genericamente politica, ma di politica criminale. Vale a dire, di politica che crea norme -stabilisce divieti, di fare o non fare- e minaccia pene quale conseguenza della violazione di questi divieti. Il tutto per prevenire e reprimere condotte che deviano gravemente dalla normalità su cui si fonda una pacifica convivenza, e verso cui non si trova altra risposta di pari efficacia e minore lesività per chi la subisce -ad esempio- con politiche, sociali, culturali, assistenziali (principio di sussidiarietà penale). La scelta di questi fatti, allora, scorre tra gli annuari, legge i giornali, ascolta la radio, vede la televisione. Alla fine diventa un elenco, ma con molte omissioni. 386 morti in 290 scontri e attentati, tra il 1969 e il 1980: questo, almeno, il dato finale su cui non ci sono dubbi di qualifica criminologica, perché la morte violenta di un uomo è sempre devianza criminale 7 . Il quando, il come, il perché invece ricordano i 17 morti e 88 feriti della strage di Piazza Fontana, a Milano, cui aggiungere i 13 feriti dei 4 attentati avvenuti in contemporanea (1969); i sette morti, i 13 attentati dinamitardi, i 33 blocchi stradali, i 14 blocchi ferroviari, i 3 blocchi portuali e aeroportuali, i 6 assalti alla prefettura e i 4 alla questura dei moti di Reggio Calabria (1970) 8 ; la morte di Giangiacomo Feltrinelli, partigiano, editore, finanziatore di gruppi di estrema sinistra, dilaniato da un’esplosione sotto un traliccio dell’alta tensione (1970); l’omicidio del commissario Calabresi che aveva indagato su Piazza
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Fontana ed era stato coinvolto nella morte in questura dell’ex partigiano e anarchico Pinelli (1972); le 8 morti e i 102 feriti della strage di Piazza della Loggia a Brescia (1974); i 12 morti e 48 feriti dell’attentato al treno ‘Italicus’ sulla tratta Roma-Brennero (1974); le manifestazioni, i morti, i blindati a Bologna, le gambizzazioni, gli espropri proletari, l’azione e la reazione del Movimento del ’77 con la contestazione di partiti e sindacati; l’omicidio del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro, e dei 5 uomini della sua scorta, da parte delle Brigate rosse (1978); gli 81 passeggeri morti dell’aereo civile misteriosamente abbattuto sulle acque di Ustica e gli 85 morti e 200 feriti della strage alla stazione ferroviaria di Bologna (1980)9 . Anni di scandali Non solo anni di piombo. Mentre attentati, stragi, morti, feriti si succedevano senza sosta, l’Italia viveva scandali istituzionali (Lockeed, Italcase, Petroli I e II) e pure un tentativo di colpo di Stato (Valerio Borghese). Questo e troppo altro preparavano il Paese agli intrecci della P2, scoperchiati nel 1981, e della struttura segreta paramilitare Gladio, ammessa solo nel 1990 dall’allora presidente del consiglio Andreotti10 . Di segreti e depistaggi si parlerà con le sentenze e le leggi che hanno rincorso la cronaca nera italiana. Anni di economie Se il ritmo della politica sincopava, quello dell’economia non stava meglio. Il c.d. Serpente monetario, nato nel 1972 per coordinare una risposta europea alla scomparsa della convertibilità del dollaro in oro, pretendeva margini di fluttuazione tra le monete europee del
2,25% rispetto alla soglia di parità valutaria. Difficile per tante economie europee; insostenibile per quella italiana. Dopo la crisi petrolifera del 1973, l’Italia insieme ad altri Paesi uscì dal sistema valutario, rientrandovi solo nel 1979, alla vigilia del nuovo Sistema Monetario Europeo (SME), ma, fino al 1989, con una banda di oscillazione del 6% rispetto al 2,25% degli altri paesi aderenti. Occorre però sfondare il margine temporale di questo studio, se si vuole rammentare le conseguenze di quel che si fece e, soprattutto, di quel che non si fece dagli anni Settanta in poi. Nonostante la larghezza di oscillazione valutaria, infatti, la situazione italiana peggiorò. Nel 1992, in piena di Tangentopoli, la credibilità dell’Italia era misera, i rendimenti sui titoli di Stato superavano il 12,5%. Iniziarono gli attacchi alla lira. In luglio il governo Amato varò una prima manovra correttiva di 30.000 miliardi di lire e impose una patrimoniale del 6 per mille sui conti correnti bancari e postali. In settembre, la lira prima crollò a 765,5 contro il marco, toccando poi quota 800. La Banca d’Italia disperatamente portò il tasso di sconto al 15%. Sebbene a giugno fossero già stati bruciati 48.000 miliardi, 3.300 miliardi in Bot rimasero invenduti all’asta di agosto. Infine, la capitolazione del 13 settembre. La c.d. “svalutazione competitiva” della lira si assestò sul 25% e permise un recupero reale di competitività sui prezzi grazie al blocco del costo del lavoro e all’abbandono della scala mobile firmato pochi mesi prima dai sindacati11 . Non si va oltre. La digressione è stata necessaria per mostrare come il 1992 sia figlio del 1972. Negli anni
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Settanta nascono gli affanni che porteranno a vedere nella Svalutazione competitiva una soluzione per problemi sempre più radicati nelle manchevolezze del sistema Italia: sia nella gestione della cosa pubblica e privata, sia nella ripartizione dei costi per far fronte a queste mancanze. Non è un caso se, d’allora, certa impresa si abituerà -e poi rimpiangerà- una competizione basata sui prezzi anziché sulla qualità dei prodotti; indifferente al fatto che la dipendenza dalle importazioni di materie prime, e l’inflazione a due cifre, massacrassero i redditi degli italiani: ormai campioni di risparmio anziché di consumo. Anni di superpotenze L’Italia riflette il mondo, ne respira l’affanno, ne sente il peso. Qualche esempio. L’ONU espelle Taiwan e ammette la Repubblica popolare cinese12 , mentre giovani anche italiani studiano il Libretto rosso di Mao (1971). Il presidente USA, Nixon, dichiara la citata inconvertibilità dollaro-oro; inaugurando di fatto la dipendenza mondiale dalla valuta USA, e la dipendenza europea dal marco tedesco (1971). Gli italiani se ne accorgono pagando le bollette, importando elettrodomestici, vivendo l’austerità e andando in bicicletta la domenica (1973). Lo scandalo Watergate porterà infine Nixon alle dimissioni, dimostrando così che ogni istituzione è aggredibile, non solo le nostre presidenze (1972). Il terrorismo delle Brigate rosse trova somiglianze nella tedesca Rote Armee Fraktion (Frazione dell’armata rossa, abbreviato in RAF) che, in quasi trent’anni di attività13 , sarà responsabile di 34 omicidi14 . Conosciuta dai media come la banda Baader
Meinhof, la RAF inizia incendiando magazzini e finisce entrando nell’internazionale del terrorismo: addestrandosi con i guerriglieri palestinesi, compiendo rapine in banca, dirottando aerei, uccidendo il presidente degli industriali tedeschi Hans-Martin Schleyer. Diventa simbolo finendo in carcere e -quattro di loro- morendo in carcere: vittime di un’epidemia di suicidi che ha insospettito qualcuno. Ancora vivi, la loro liberazione sarà richiesta da un gruppo di terroristi palestinesi in cambio degli atleti israeliani sequestrati durante le XX Olimpiadi di Monaco di Baviera. Olimpiadi in cui alla bellezza delle strutture sportive non ha corrisposto la preparazione delle forze di sicurezza tedesche che, improvvisando un tentativo di liberare gli ostaggi, provocherà la morte di tutti gli undici atleti sequestrati, di un poliziotto e di cinque terroristi (1972). Qualunque sia la questione, rimane un problema di blocchi, d’ideologie, di soldi. Se il partito comunista italiano si avvicina al governo, Helmut Schmidt ricorda al vertice di Portorico che non ci saranno aiuti economici per l’Italia da parte di USA, Francia, Regno Unito e Germania (1976). Se la NATO schiera in Italia i missili Pershing e Cruise contro gli SS 20 sovietici (1979), il partito comunista italiano deve trovare la quadra tra l’appartenenza alla Nato, la geografia e Togliattigrad: compito non facile vista la propensione sovietica a mostrare in giro per l’Europa i carri armati dell’Armata rossa (Polonia, 1939; Ungheria, 1956; Cecoslovacchia, 1968)15 . Certo non è questione di colori. La presenza di una superpotenza legittima il malessere dell’altra. Non basta far
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collezione di testate nucleari. C’è sempre un imperialismo da combattere, sia esso americano, sovietico, cinese. Foraggiate dalla democrazia statunitense, nascono dittature in Cile con Pinochet (1973) e, in Argentina, con troppi generali (1976). Muoiono di morte più o meno naturale le dittature in Spagna e in Portogallo (1975). Non muoiono mai le guerre in Palestina, dove il Kippur festeggia la quarta guerra arabo-israeliana (1973). Muore almeno la guerra in Vietnam, quando gli ultimi elicotteri statunitensi lasciano l’ambasciata di Saigon, migliaia di morti e l’innocenza democratica di una nazione (1975). Dunque, i fatti italiani non erano solo italiani. Attentati e scandali, sussulti sociali ed economici vivevano i riflessi del mondo. Tuttavia, la divisione in blocchi tra Est e Ovest, la lotta geopolitica delle superpotenze; la presenza del partito comunista europeo più forte e della Sede Vaticana; la posizione geografica e le dipendenze carsiche tra la politica, l’economia, la società; le relazioni pericolose tra una criminalità organizzata bene in uno Stato organizzato male rendevano -questo sì- l’Italia più esposta, più debole, più simbolo. Anni di disordini D’accordo, c’è stato più di qualche slogan. C’è stato il disordine, la paura dell’altro, il nemico da temere. C’è stato il piombo. Motti diventati moti, manifestazioni, contestazioni; morti e feriti tra eversioni, attentati, colpi di Stato, nuovi assetti istituzionali, pedine di una partita non sempre giocata in Italia. Il marchio di fabbrica , oggi diremmo il brand, è lo scompiglio dei ruoli. Vicende di partiti confusi con le istituzioni; vicende di persone confuse con i partiti. La
ruberia come la violenza, in nome di qualcosa o per qualcosa, vessillo per cercare o per negare il complotto. Alla fine del parapiglia, l’unico soggetto coerente con la sua “ragione sociale” è stata, per paradosso, la criminalità organizzata: senza tanti infingimenti rivolta al male. Non certo troppi servizi segreti, non certo troppe massonerie segrete, non certo troppe segreterie di partito, ahinoi, pure poco segrete quando dedite al malaffare. Tuttavia, lo Stato in qualche modo ha risposto. Con l’impegno di tanti e la morte di troppi. Ha risposto con la politica e anche con la politica criminale. Ma senza velleità o, per meglio dire, senza la speranza di ottenere un risultato forte; preferendo le stampelle alla riabilitazione degli arti con cui sostenere le Istituzioni della giovane Repubblica. Anni di polizia Nel nuovo assetto costituzionale il legislatore degli anni Settanta reagisce ma non agisce. Legifera l’esistente ma non interviene sul pre-esistente. Vive la schizofrenia di una Costituzione repubblicana e di cinque codici promulgati da una monarchia diventata fascista. Per carità, tecnicamente eccellenti, eredi di nobile scuola e d’ottima penna, sono però codici marcati da un regime verso cui la Costituzione oppone valori e principi inconciliabili. Il tema dell’ordine pubblico è una cartina al tornasole degli spasmi normativi16 . Nell’assenza di un corpo codicistico adeguato, il ruolo del leone l’hanno le leggi ad hoc, spesso introdotte e reiterate da decreti leggi in reazione al lutto di turno. Il gestore delle manifestazioni, dell’ordine, della sicurezza è però rap-
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presentato dal Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS). Emanato nel 1931 17 , regolamentato nel 194018 , il TULPS guardava all’ordine pubblico e alla politica dalla prospettiva di Piazza Venezia, per potersi dedicare a “reni da spezzare” in giro per il mondo, anziché gingillarsi con gli orpelli dei diritti e delle libertà che saranno proclamati dalla Costituzione del 1948. Oggi il TULPS continua a presidiare l’ordine pubblico, anche se tenta di farlo dalla prospettiva del Palazzo della Consulta19 , sede di quella Corte costituzionale intervenuta ripetutamente negli anni Settanta. Per quanto però oggetto di aggiustamenti e depenalizzazioni, abrogazioni e interpretazioni costituzionali, l’età e lo spirito del codice di polizia si sente ancora. Al solito, qualche esempio che accompagni il bisogno di fatti del giurista. Con divieti e obblighi acribicamente descritti, il TULPS è il riferimento delle forze di polizia per il mantenimento dell’ordine pubblico, della sicurezza dei cittadini, della loro incolumità, della proprietà (art. 1). Con buona pace del federalismo che verrà, questo è il testo che ancor oggi s’interpella per l’osservanza delle leggi dello Stato, delle province e dei comuni. Il prefetto ha il potere d’intervenire nel caso di urgenza o per grave necessità per la tutela dell’ordine e sicurezza (artt. 1,2). Potere assoluto ma incostituzionale se non è subordinato almeno al rispetto dei principi dell’ordinamento, statuisce la Corte costituzionale20 . Il controllo del territorio attraverso il controllo delle persone è da sempre un’esigenza delle forze chiamate a garantire l’ordine e la sicurezza. L’art. 4
del TULPS prevede che l’Autorità di pubblica sicurezza possa ordinare a persone pericolose o sospette di provare la loro identità attraverso rilievi segnaletici: descrizione del soggetto, rilievi dattiloscopici (impronte delle falangi e della mano) e fotografici (del volto e dell’intero corpo). Però la norma è incostituzionale se tali rilievi comportano ispezioni personali 21 . Per tale ispezione si devono seguire le regole e le garanzie previste dal codice di procedura penale: rispettare pudore e dignità della persona, avvertirlo della possibilità di farsi assistere da una persona di fiducia, purché prontamente reperibile e di almeno 14 anni (art. 245 cpp). Sono sempre i divieti e gli obblighi contenuti nel TULPS a fare da gestore delle manifestazioni pubbliche, a permettere lo sguardo dello Stato sulle manifestazioni del pensiero, sicché «I promotori di una riunione in luogo pubblico o aperto al pubblico, devono darne avviso, almeno tre giorni prima, al Questore». Norma incostituzionale, almeno nella parte che richiede l’avviso anche per riunioni in luogo solo aperto al pubblico22 . La Costituzione ha, infatti, idee diverse sulle manifestazioni: le considera un elemento di dialogo e di democrazia. Va bene prescrivere l’avviso per le riunioni in luogo pubblico, precisando che le Autorità possono «vietarle solo per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica». Tuttavia, la stessa Costituzione stabilisce che nessun preavviso è richiesto per riunioni aperte al pubblico. Il divieto di riunirsi è l’eccezione alla regola espressa dal diritto dei cittadini di «riunirsi pacificamente e senz’armi» e di prendere la parola durante il loro svolgimento
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(art. 17 Cost)23 . Una volta di più la Corte costituzionale è dovuta intervenire su quelle parti del TULPS (artt. 112, 113) che vietavano «pubblicazioni contrarie agli ordinamenti dello Stato o al prestigio delle autorità e lesive del sentimento nazionale»24 . Incostituzionalità estesa, nel 1971 delle contestazioni femministe e della rivoluzione sessuale, al divieto di divulgare «i mezzi rivolti a impedire la procreazione»25 . Se poi c’è chi «fuori del proprio comune, desta sospetti con la sua condotta», e l’autorità locale di pubblica sicurezza trovi fondati questi sospetti, «può farlo rimpatriare con foglio di via obbligatorio o anche, secondo le circostanze, per traduzione» (art. 164). Forse col rammarico di qualche sindaco, ma anche questa norma è stata dichiarata incostituzionale almeno nella «parte riguardante il rimpatrio obbligatorio o per traduzione di persone sospette»26 . Dopo aver ammorbidito la norma sui sospetti, la Corte costituzionale ha invece dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’intero articolo che prevedeva l’ammonizione di «oziosi, vagabondi abituali validi al lavoro, non provveduti di mezzi di sussistenza o sospetti di vivere col ricavato di azioni delittuose (nonché delle) persone designate dalla pubblica voce come pericolose socialmente» (art. 164)27 . La norma era figlia del suo tempo, coerente col positivismo criminologico. Interessata all’autore più che al fatto, al ladro più che al furto. Su quest’ordine di idee, nel 1930, si è pure costruito un sistema sanzionatorio penale parallelo alle pene in senso stretto, incarnato da misure di sicurezza che sostituiscono alla richie-
sta della colpevolezza di un individuo la sua pericolosità sociale. Misure di sicurezza che però vogliono come presupposto sempre la commissione di un fatto descritto in una norma penale e non giustificato da altra norma: una sorta di “vietato vietare” -e dunque punire- sul solo sospetto e per il tipo di appartenenza chissà come individuato. Un bel divieto ma spesso vano, come dimostra il largo uso fatto dall’Autorità di pubblica sicurezza delle misure di prevenzione che ci si accinge a commentare28 . Anni di prevenzione Il punto. Finché si rimane nell’alveo delle sanzioni penali, siano pene in senso stretto siano misure di sicurezza, vi è un forte riconoscimento dei diritti della persona con la richiesta di reati definiti, vincolati da princìpi, accertati con le garanzie di un processo penale. Il resto non è penale ma amministrativo: meno garanzie, altre sanzioni spesso altrettanto afflittive. Il TULPS comprende entrambi i mondi, prevede reati e illeciti amministrativi. Ma se il TULPS è re nella gestione del quotidiano turbolento, le misure di prevenzione -o misure di polizia- sono il principe delle tenebre. Il loro modello è una legge del 1865; ristrutturate nel 1956, nel 1965 sono estese agli indiziati di appartenere alla criminalità organizzata e, nel 1975, ai «soggetti politicamente pericolosi». Quest’ultima legge è ben nota col nome del Guardasigilli in carica al momento della sua promulgazione: Oronzo Reale29 . Qualche contenuto. Abrogazione della libertà provvisoria per gravi reati (contro la c.d. legge Valpreda) (art. 1). Fermo di polizia fino a quarantotto ore, oltre i casi di flagranza, anche quando vi è il sospetto di fuga per reati puniti con
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pena superiore ai sei anni; e altre 48 ore concesse all’Autorità giudiziaria per l’eventuale decreto di convalida (art. 3). L’obbligo di essere riconoscibili durante le manifestazioni (art. 5). La riesumazione della disposizione sull’uso legittimo delle armi da parte del pubblico ufficiale per vincere violenze e resistenze è specificatamente allargata alle situazioni volte a impedire la consumazione di una serie di gravi delitti (art. 53 cp): norma inutile, alla presenza di adempimento del dovere, legittima difesa, stato di necessità (art. 52, 54 cp); norma simbolo per ricordare e abituare all’uso delle armi da parte delle forze dell’ordine. Soprattutto, la legge Reale estende le ammiccate misure di prevenzione della sorveglianza speciale, dell’obbligo e del divieto di soggiorno. Applicabili a mafiosi e affini dal 1965, dieci anni dopo, queste misure sono estese ai soggetti politicamente pericolosi; a chi ha fatto parte di associazioni politiche disciolte per legge; a chi compie atti preparatori, obiettivamente rilevanti, per la ricostituzione del partito fascista (art. 18). Anche nella legge Reale s’individuano categorie di soggetti, ma non collegati a condotte presuntive o a modi di essere, bensì a protoforme di condotte definite «in atti preparatori, obiettivamente rilevanti, diretti a sovvertire l’ordinamento dello Stato»30 . Con graduazioni diverse, le misure di prevenzione sono un bel nome per un brutto strumento normativo. Perché, procedendo per categorie di soggetti, statuiscono obblighi e divieti particolarmente afflittivi, senza cercar prove, sulla base d’indizi, secondo un procedimento sempre più giurisdizionalizzato
ma ancora lontano dall’essere un vero processo penale. Siffatte misure vivono la paura, esaltano il bisogno di sicurezza a discapito delle garanzie personali. Portano l’esigenza di prevenzione verso lidi troppo lontani dai diritti individuali. Il controllo è difficile, l’abuso facile. Eppure il referendum del 1978 non riesce ad abrogare la legge. Votano in tanti (81,2%), ma votano ‘sì’ per dire ‘no’ alla abrogazione della legge Reale solo il 22,3%: addirittura meno di coloro che in contemporanea hanno votato ‘sì’ per abrogare la legge sul finanziamento pubblico dei partiti (43,6%). Anni di codici La storia dei codici penali liberali, precedenti l’Unità d’Italia, ha dimostrato che un buon codice penale può offrire garanzie nella definizione dei fatti di reato e poi lasciar fare il lavoro sporco ai codici di polizia. Questi intervengono quando ci sono solo indizi di attività criminali con misure di prevenzione che, sull’emozione del momento, trasformano in norme e divieti facili promesse elettorali di ordine e sicurezza. A maggior ragione, le norme di prevenzione diventano difficilmente controllabili se, sulla spinta di disordini, del piombo, della politica possono scorrazzare in assenza di un codice penale adeguato ai tempi, consapevole di una Costituzione e di un cambio di Ordinamento istituzionale. Premessa necessaria per dar peso al fatto che il codice penale italiano del 1975 era lo stesso di quello del 1930, ed è lo stesso di oggi: è il codice Rocco, dal nome del Guardasigilli del governo Mussolini. Per la verità, nel Quarantotto, i membri dell’assemblea costituente avevano lavorato sulla Costituzione pensando
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alla riforma del codice penale come il primo dei corpi normativi su cui il legislatore repubblicano avrebbe messo mano. Ci s’illudeva che il legislatore non avrebbe indugiato sul corpo penalistico preesistente perché il penale e, soprattutto il codice penale, rappresenta il cuore, l’ideologia, il sentire dei valori di una comunità tradotti in norme. Così non è stato31 . La Costituzione pertanto presuppone quello che non c’è: un codice penale nato sotto la Stella della Repubblica. Un esempio per abbozzare le conseguenze di questo ritardo generazionale. La colpevolezza come principio, inizialmente non è stata riconosciuta nella Costituzione del 1948. L’idea che debba essere attribuita una responsabilità penale solo per fatto proprio, voluto o perlomeno colposamente determinato, è qualcosa che dovrebbe fondare un codice penale, che il Costituente poteva supporre in un futuro codice repubblicano; che è ben presente negli ordinamenti penali moderni, ma che non sembra trovarsi in quello italiano. La Corte costituzionale, più volte interpellata, riconoscerà il principio di colpevolezza solo nel 1998, interpretando, ovvero dando un significato a una sua disposizione (art. 27/2 Cost.). Individuando nella personalità della responsabilità penale l’agognata colpevolezza, la Corte costituzionale utilizzerà per la prima volta questo principio per dichiarare la parziale incostituzionalità di quella disposizione che mai scusava l’ignoranza della penale, per quanto difficile e specialistica potesse essere (art. 5 cp)32 . Prima del 1988, la stessa Corte aveva invece recisamente negato il valore costituzionale del principio di colpevolez-
za, indulgendo solo su concetti, tra l’altro civilistici, di buona fede; lasciando con ciò ampi spazi a forme di responsabilità penale senza dolo né colpa della persona. Ma anche dopo l’intervento della Corte costituzionale che sancisce l’indispensabilità di verificare la colpevolezza, lo stato di questo principio è cagionevole. In pratica, pur alla presenza di una Costituzione repubblicana che esalta la persona, le sue libertà, i suoi diritti e l’esigenza che la difesa dello Stato non procuri l’incondizionata scomparsa di questi stessi diritti e libertà, in Italia poteva -e può ancora accaderequalcosa di molto strano: se il divieto non è interpretabile secondo colpevolezza, l’ordinamento penale può ancora ammettere forme di responsabilità oggettiva33 . A una persona potrà quindi essere inflitta una pena non solo se ha provocato la morte del manifestante, perché gli ha sparato a bruciapelo (omicidio doloso, art. 575 c.p.) o perché l’ha investito con la propria automobile di cui ha involontariamente perso il controllo a causa dell’alta velocità (omicidio colposo, art. 589/2,3 c.p.), ma anche se ha volontariamente spinto il manifestante e ne ha involontariamente cagionato la morte perché caduto in malo modo a causa della spinta (omicidio preterintenzionale (art. 584 c.p.)34 . Anni di giurisdizione Col percorso giudiziario che ha portato alla rilettura del TULPS e al riconoscimento del principio di colpevolezza, si è anticipata la reazione alla mancata riforma del codice penale: reazione preparata negli anni Sessanta e deflagrata negli anni Settanta con numerosi interventi della Corte costituzionale.
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Supplente all’incapacità legislativa, il giudice delle leggi è difatti costretto a intervenire e a “far legge”. La Corte costituzionale diventa protagonista misurata, ma politicamente maldestra perché senza la legittimazione che la rappresentanza elettiva offre al Parlamento. La Corte non solo dichiara l’incostituzionalità di norme, ma le fa vivere interpretandole e manipolandole, dando significati esclusivi o aggiungendone di costituzionalmente compatibili. Insomma, vive pericolosamente i suoi pochi anni di attività, guarda alla scienza giuridica, cerca nel catalogo dei beni costituzionali i riferimenti con cui rileggere le norme penali, dimentica la ‘Corona’, il ‘Fascio’ e si orienta verso lo ‘Stellone’ della Repubblica per offrire una possibilità operativa all’insostenibile leggerezza legislativa di applicare un codice e un ordinamento penale troppo lontani dalla Costituzione. Così la Corte costituzionale ha dichiarato -e in tal modo mantenuto in vita- la parziale illegittimità costituzionale della norma che, vietando l’Apologia di delitti, colpisce anche la manifestazione di un pensiero, di una mera opinione, senza cercare un «comportamento idoneo a provocare la commissione di delitti» (414 cp)35 . E, mentre il telegiornale riprendeva le proteste che affollavano le piazze d’Italia, la Consulta ha pure dichiarato la parziale illegittimità costituzionale dell’Istigazione alla disobbedienza alla legge (art. 415 c.p.), quando la norma colpisce fatti senza richiedere che costituiscano pericolo per la pubblica tranquillità36 . Sempre seguendo moti, motti, manifestazioni e proteste sono arrivate anche le dichiarazioni d’incostituzionalità ri-
guardanti la norma che vietava e quindi puniva «l’astensione organizzata dal lavoro di un gruppo più o meno vasto di lavoratori dipendenti»: lo sciopero (art. 40 Cost.)37 . La Consulta, in questo caso, ha ricordato che se è giustificata l’attesa per una legge che regoli lo sciopero non è certo giustificata la presenza di una norma che ne prescriva la punizione, così come invece avveniva col divieto di Serrata e sciopero per fini contrattuali» (art. 502 cp). Norma, ha sottolineato la stessa Corte, «a suo tempo esplicitamente dettata al fine di “porre un energico disconoscimento del principio democratico”» e che –allora come oggi- non poteva nemmeno essere presa in considerazione come legittima causa di licenziamento»38 . Però negli anni Settanta non si scioperava solo per fini contrattuali. C’era il temutissimo sciopero politico, indiscriminatamente punito nel codice Rocco, e invece da ammettere per la Corte costituzionale se «non è diretto a sovvertire l’ordinamento costituzionale ovvero a impedire od ostacolare il libero esercizio dei poteri legittimi nei quali si esprime la sovranità popolare» (artt. 503, 504, 505 cp) 39 . Non solo la sfera pubblica, ma anche quella privata, sessuale, familiare sono rimesse in discussione. Per legge, la Corte costituzionale interviene solo quando sollecitata a valutare una singola norma40 : le è sottratto il quadro completo, la valutazione politica, il sindacato sul potere discrezionale del Parlamento41 . Tuttavia, molti suoi interventi sono chirurgici, sbilanciano il legislatore, si combinano con referendum abrogativi, obbligano a legiferare. Si pensi alla sentenza che ha dichia-
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rato l’incostituzionalità del reato di Aborto di donna consenziente (art. 546 cp) «nella parte in cui non prevede che la gravidanza possa venir interrotta quando l’ulteriore gestazione implichi danno, o pericolo, grave, medicalmente accertato e non altrimenti evitabile, per la salute della madre42 ». La sentenza non rimarrà inascoltata. A breve si dirà della legge che, nel 1978, rivoluzionerà la questione introducendo il diritto della donna di scegliere la maternità. Si pensi pure alla dichiarazione d’incostituzionalità delle norme che punivano l’adulterio della donna e del correo -inasprendo la pena se vi era una relazione adulterina (art. 559 cp)- rispetto al concubinato del marito, la cui rilevanza penale era ammessa solo se teneva «nella casa coniugale, o notoriamente altrove» la concubina (art. 560 cp). L’opportunità di punire questi fatti –ha sottolineato la Consulta- è affare del Legislatore, ma il differente trattamento che sacrifica l’uguaglianza dei coniugi deve avere una giustificazione razionale nell’esigenza dell’unità familiare, in realtà messa in pericolo da entrambe le condotte43 . Insomma, altre idee spiravano sul matrimonio e sulla famiglia; si vedrà dove porteranno. Si pensi, infine, alla ridefinizione del concetto di segreto. Sì, perché la storia ha ricordato che gli Anni Settanta sono stati anche gli anni dei complotti, del Golpe bianco di Edgardo Sogno, dei segreti politico-militari, dei segreti di Stato. Tuttavia, la Corte costituzionale, dichiarando l’illegittimità costituzionale di due norme del codice di procedura penale (artt. 342 e 352 cpp), ha statuito che sono opponibili all’accertamento dei fatti solo segreti che abbiano fonda-
mento in ragioni superiori garantite dalla Costituzione, come la difesa militare della Patria (art. 52 Cost.), la sicurezza nazionale (art. 126/3 Cost.). I segreti di Stato –precisa la Corte- devono riguardare lo «Stato-Comunità e, di conseguenza, rimangono nettamente distinti da quelli del Governo e dei partiti che lo sorreggono». Ciò detto, mai un segreto di Stato può essere opposto «per impedire l’accertamento di fatti eversivi dell’ordine costituzionale»44 . Dopo siffatte sentenze, il Legislatore del 1977 sarà costretto a definire con legge una nozione costituzionalmente compatibile di segreto di Stato45 . In questi giorni del 2014, la Camera ha approvato il reato di depistaggio e inquinamento processuale (art. 375 cp). Norma che prevede la reclusione fino a 4 anni di chi impedisce, ostacola, svia un’indagine o un processo penale, mutando artificiosamente il corpo del reato, lo stato dei luoghi o delle cose o delle persone connessi al reato; distruggendo, occultando o alterando artificiosamente elementi di prova utili alla scoperta di un reato46 . Rispedendo ai mittenti i timori di possibili abusi da parte delle procure, i promotori di questa legge ritengono che se fosse stata in vigore nel 1980 sarebbero stati condannati per depistaggio sia i generali coinvolti nella strage di Ustica sia Licio Gelli, Maestro venerabile della Loggia segreta P2, implicato nella strage di Bologna47 . Si finisce questa carrellata sul daffare della Corte costituzionale negli anni Settanta, riprendendo gli interventi della Consulta che hanno sottratto il sistema radio e televisivo al monopolio dello Stato. Oggi il sistema vive prepotenze, equilibri instabili tra pubblico e privato,
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digitale terrestre e satellitare; canoni ipocritamente legati al possesso di apparecchi televisivi e pay tv di dimensioni planetarie. Nel Settanta, modificando il mondo dell’informazione, il nuovo sistema radio-televisivo è stato anche uno strumento di libertà, di contro-informazione, di battaglie politiche e di legalità. Vale la pena ricordare una radio per ricordarle tutte: Radio Aut del giornalista, assassinato dalla mafia, Peppino Impastato. Anni di diritti Questo paragrafo riprenderà quel che per contrappasso si è visto: la luce dietro il buio, la speranza dietro la disperazione, il sogno dietro l’incubo anticipato dall’accadere dei fatti e seguito da tante sentenze della Corte costituzionale. La generazione dei baby boomer non ha difatti prodotto solo quel che i giornali amano raccontare. Perché del male si parla, ma non del bene, non della normalità. Eppure la normalità vive il presente ridendo amara delle disavventure filmiche del ragionier Fantozzi; il disagio linguistico e il traino musicale dell’inglese che occupa il posto prima presidiato dal francese; la crisi petrolifera che beffeggia la favola di economie destinate alla crescita infinita in un mondo di risorse naturali finite. Questa stessa normalità chiede una politica che colpisca il male vero o presunto, che prevenga e reprima, che vieti e comandi. Ma ancora più chiede una politica che promuova e difenda diritti e libertà, non a caso i primi a essere nominati e difesi dalla Carta costituzionale. Con norme lo Stato è intervenuto per colpire il terrorismo limitando i diritti delle persone. Con norme lo Stato è
intervenuto per disegnare la sua idea di società. Con atti che hanno valutato la coerenza costituzionale di norme è intervenuta la Corte costituzionale. Dello sforzo di rendere compatibile con la Costituzione norme di altra ideologia rese resistenti al tempo dall’insipienza riformistica del legislatore si è accennato. Poche pennellate della Consulta avevano sagomato non pochi divieti. Era il momento di formulare i diritti in legge. Nasce nel 1970 lo Statuto dei lavoratori48 . L’epigrafe della legge descrive il suo mondo «Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento». In Europa, rappresenta il corpo normativo più importante; conquista simbolica e concreta. Si adatta alla realtà della grande industria. Ma in tema di attività sindacale e reintegrazione nel posto di lavoro non tocca le tante imprese industriali e commerciali con 15 o meno dipendenti49 . Caducità della legge e difesa di privilegi rappresentati dai lavoratori a tempo indeterminato sono, invece, le accuse che ormai accompagnano lo Statuto. Tuttavia, questa legge conserva un peso politico che può essere giocato per una ridefinizione dei rapporti di lavoro. Sul simbolo per eccellenza, sull’obbligo di reintegrare il lavoratore licenziato senza giusta causa, l’Italia del 2014 sta discutendo con idealità in recessione. La sessualità, il matrimonio, i figli, l’istruzione, la tutela della salute anche mentale con chiusura dei manicomi50 . Cambia tutto dalle parti dell’uomo. L’orgoglio gay rompe il tabù di una diversa sessualità. Sessualità non più funzionale alla sola procreazione. Famiglia non
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più indissolubile. Donna non più costola dell’uomo. Tensioni culturali oltre che politiche. Scontro con la Chiesa istituzionale. Un mix esplosivo, addomesticato da riforme. E da conquiste. La donna vota come l’uomo, lavora come l’uomo. Non ha gli stessi diritti dell’uomo. Del concubinato si è detto. Della tutela della maternità per le lavoratrici si dovrebbe dire, insieme al piano per gli asili nido, molti realizzati ma ancora troppi sulla carta. Molto di più si dovrebbe dire del nuovo diritto di famiglia51: della raggiunta parità tra i coniugi; della potestà genitoriale (oggi responsabilità genitoriale) che sostituisce l’idea del padre-padrone; del diritto della donna di conservare il proprio cognome; del trattamento meno discriminatorio tra figli legittimi e figli nati fuori dal matrimonio. Riprendendo tre temi vicini: divorzio, aborto, contraccezione. Il primo dicembre del 1970 la nuova legge sul divorzio (c.d. legge Fortuna-Baslini)52 rompe le ipocrisie, sottrae il matrimonio al mercato alla Sacra Rota, ammette la fragilità dell’istituto. È confermato dal ‘no’ del referendum abrogativo del 1974 che, col suo 68%, sconfessa la rappresentatività sul tema dei partiti contrari (Democrazia Cristiana, Movimento Sociale Italiano, Südtiroler Volkspartei, Monarchici del Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica). Contraccezione e aborto sono argomenti speculari nelle rivendicazioni degli anni Settanta. La sopra ricordata legge 22 maggio 1978, n.194 rivoluziona la penalità dell’aborto riconoscendo il diritto di scelta alla maternità della donna. La legge permette l’interruzione
volontaria della gravidanza entro i primi novanta giorni, se il parto o la maternità comportano «un serio pericolo per la salute fisica o psichica della donna, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito» (art. 4). La legge sostiene che «lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza non è mezzo per il controllo delle nascite» (art. 1). La legge predispone consultori familiari per assistere la donna in stato di gravidanza (art. 3). Insomma, la legge permette, sostiene, predispone. Sicuro, non risolve il dramma umano e i problemi etici e religiosi a essi legati; ma sottrae le donne alla sciagura degli aborti clandestini: offre possibilità e assistenza, cancellando la deresponsabilizzazione meschina dello Stato nascosta dietro norme punitive. Diritti senz’anni Nella forma. Per difendere diritti e garantire libertà c’è infine bisogno di divieti e di obblighi. Ne ha bisogno il singolo, ne ha bisogno la forma collettiva organizzata in Stato. Perché non basta una democrazia, non basta il consenso per legittimare lo Stato. Occorre che i diritti della persona siano tutelati sempre e comunque con divieti e obblighi, anche contro il consenso momentaneo di una comunità. E se questo è vero, una legge razziale non sarà mai legittima perché rimarrà contro la persona, anche se regolarmente promulgata da un Parlamento. Questa legge troverà censura
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nell’assioma dei diritti inviolabili della persona, siano essi individuali, sociali, di relazione con l’ecosistema e con le generazioni future: principi infine di convivenza, riconosciuti, tutelati ma, almeno idealmente, non creati dalle carte costituzionali e dalle loro corti di giustizia. È la sfida di un mondo complesso che cerca la semplificazione senza semplicismi, la struttura senza suppellettili, la soluzione senza garbugli. La norma può seguire il semplice o il complesso. Nel primo caso è lei a faticare; nel secondo, è l’uomo. Ridurre il numero delle norme non è questione di lanciafiamme 53 ma di razionalità e fatica.o di un’alternativa che attribuisca al sapere «non più il compito di ridurre la complessità, ma di nuotarci dentro54 ». Il procedere deve comunque avere una direzione, un’idea, una missione. Si suggerisce: superare la complessità normativa con la semplicità esprimibile in un codice. Trovare in un corpo di riferimento, fisicamente apprensibile, le regole di cui si ha bisogno, per rinvenire una soluzione senza ignorare altra regola nascosta. Questa è la sfida; questa è la modernità dei codici che non può essere sempre sostituita dalla raccolta legislativa in un testo unico: più affare di burocrazia ministeriale che di scienza giuridica. Compito difficile, ma non impossibile. Si sa pure da quale codice partire: da quello più politico, dal codice penale. Nella sostanza. Per agire uno Stato ha bisogno di norme e di un’idea che animi queste norme. Per difendere il bene e combattere il male la politica è costretta ad agire con atti che diventano norme; che sanciscono diritti e libertà; che regolano cosa e quanto sottrarre ad
altri diritti e libertà, vietando di fare o di non fare quel che compromette senza compensi l’essenza di una persona disegnata dalle norme che riconoscono libertà e attribuiscono diritti. Se anche questo è vero, la libertà personale rimarrà inviolabile, almeno finché una legge espressamente prescriverà la privazione della libertà personale verso chi si diletta all’omicidio come al furto, alla corruzione come al danneggiamento informatico. Il vietare di vietare esprime un divieto inapplicabile, perché si sottrae alla funzione sociale di una norma: all’idea che la società chieda un minimo di regole, un minimo di divieti, pur nella consapevolezza che alla nascita di una regola corrisponda sempre la morte di una convivenza in altro modo vissuta. Nella forma e nella sostanza. Laddove la regola promuove, altrove proibisce. Dietro il «vietato vietare» non c’è una società da difendere, così come dietro il permettere tutto ciò che non è vietato, non c’è una persona da tutelare ma solo strutture normative autoreferenziali, foriere di dispotismi o burocrazie. Entrambi i divieti del tutto e del niente vivono lo stesso errore. Affermando o negando la norma, danno a essa una centralità che non le appartiene perché dimentica che la norma è servente all’uomo e alla società di uomini. Ma esiste un’altra possibilità. Diritti dell’uomo che formino un diritto dei diritti cui appellarsi; un diritto di avere diritti nella prospettiva dell’uomo; un diritto cui altre norme, altri divieti o obblighi, rimangono strettamente funzionali55 . Un diritto di diritti che supera i concetti di spazio e di tempo, che porta lo Stato di diritto a diventare Stato di
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diritti, a credere e agire per una qualità alta della democrazia, a rovesciare l’idea di cittadinanza, a trovare tutela giurisdizionale nazionale e sovranazionale in Europa e nel mondo56 Un diritto colà ripreso ma esterno ai Trattati e alle Costituzioni. La Carta dei diritti fondamentali riconosciuta con lo stesso valore giuridico dei trattati (art. 6/1 TUE); i diritti garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti fondamentali e risultanti dalle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri, che diventano principi del diritto dell’Unione europea (art. 6/3 TUE); il Bill of right, distinguendo e raccogliendo fisicamente i primi dieci emendamenti alla Costituzione USA, mantengono così un’ideale intangibilità rispetto alle sorti degli atti che li richiamano57 . Il diritto dei diritti inevitabilmente acquista un linguaggio simile e simili connotazioni, pur nella differenza culturale rappresentata da tradizioni giuridiche molto diverse tra loro. Riprende libertà, uguaglianza, fraternità. Riscopre il diritto alla dignità. Risponde alla globalizzazione che cancella i confini, al mercato che cancella la politica, alla tecnologia che cancella l’uomo58 . Questo diritto dei diritti parte
dall’assioma che la regola interviene quando altra soluzione non è possibile; in una situazione di vita dove tutto è permesso finché non è vietato; e dov’è legittimamente vietato solo quanto impedisce ad altre persone di realizzare la loro dimensione individuale, sociale, ambientale, secondo una prospettiva di libertà e di rispetto reciproco. Il colpevole torna sempre sul luogo del delitto. Dopo aver battuto dieci anni di storia -e qualcosa di più- si torna allo slogan che ha dato il via al peregrinare per fatti e divieti. Tuttavia, con una variante che si fa carico di quel che si è detto: «vietato vietare, se non si deve per necessità vietare». In fondo, una piccola aggiunta all’originale. Se poi la lingua non si attorciglia nel difendere la primazia dell’uomo sulla norma, e ricorda che il dovere indica in sé una necessità, anche della parola ‘necessità’ si può fare a meno e concludere vicini allo slogan originale: «vietato vietare se non si deve vietare». C’è da credere che pure queste riflessioni avrebbero trovato spazio in Radio Talpa, magari aggiunte con un pennarello da qualche ragazzo di passaggio che studiava diritto cercando la vita.
1 V. Corte cost. 10.7.1974 n. 225 (Parziale illegittimità costituzionale delle norme “postali” artt. 1, 183 e 195 del Testo unico D.P.R. n. 156 del 29/3/1973); Corte cost. 25.6.1976 n. 202 (la limitatezza delle frequenze non può impedire le trasmissioni radio in ambito locale). Una nota sulle note che sono la sofferenza di un giurista. Ad esse deve affidare l’illusione della scientificità e, quindi, della verificabilità delle fonti, il confronto col modo che lo circonda, senza dimenticare le possibilità di plagio. In questo studio le note sono limitate al minimo, secondo una progressione che documenti il fatto su cui si riflette; la norma che regola il fatto; la giurisprudenza che applica la norma; la dottrina che offre chiavi interpretative del fatto, della norma, della giurisprudenza. Se poi questo annotare annoia: il lettore non si crucci, ma guardi e passi. 2 Esempio di una nota che può non essere letta. Il penalista per chiarezza scientifica deve infatti precisare se, parlando di divieto di non fare tradotto in obbligo di fare, intenda sanzionare con pena un qualcosa di assimilabile al concetto di bene giuridico, anche se rivolto al conseguimento di utilità future (ad es. l’interesse alla riscossione di tributi), o, impropriamente, estendere al penalmente rilevante anche una semplice
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disobbedienza: in realtà, materia di illeciti amministrativi. Sul punto cfr FIANDACA/MUSCO Diritto penale, Parte generale, 6. ed. Zanichelli, 2009, 586 e dottrina colà richiamata. 3 Diffusamente in http://it.wikipedia.org/wiki/Maggio_francese (22.09.2014). 4 AA.VV., Storia d’Italia, Cronologia 1865-1990, Novara, 1991, 606 ss. 5 «Abbiamo un problema: rendere credibile la nostra potenza. Il Vietnam è il posto giusto per dimostrarlo» (John F. Kennedy al direttore del New York Times, James Reston, nel giugno del 1961 in http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_del_Vietnam (27.9.2014). 6 H. ARENDT, Verità e politica, Torino, 2003, 47, cit. in D. PULITANÒ, Introduzione alla parte speciale del diritto penale, Giappichelli, Torino, 2010, 128. 7 Nel dettaglio http://it.wikipedia.org/wiki/ Cronologia_delle_persone_uccise_durante_gli_anni_di_piombo ( 22.09.2014). 8 http://legislature.camera.it/dati/leg05/lavori/stenografici/sed0323/sed0323.pdf 9 V. in L. VIOLANTE (a cura di) Storia d’Italia, Annali 12, Einaudi 1988, i contributi di D. DELLA PORTA, Il terrorismo, 373; G. DE LUTIIS, L’omicidio politico e la sua protezione (1945-1995), 495; F. FERRARESI, La strage di Piazza Fontana, 621. 10 L. MARINI, La corruzione politica, in L. VIOLANTE (a cura di) Storia d’Italia, Annali 12, Einaudi 1988, 323. Volendo BONDI/DI MARTINO/FORNASARI, Reati contro l’amministrazione, Giappichelli, Torino, 2008, 14. 11 Così G. AMATO in D. PESOLE, L’autunno nero del ’92 tra tasse e svalutazioni, Il Sole 24 Ore, 30.4.2010. 12 Taiwan che, nonostante 15 richieste, non verrà più riammessa, nemmeno con lo status di ‘Osservatrice’ , v. http://it.wikipedia.org/wiki/ Stati_membri_delle_Nazioni_Unite#Richieste_di_diventare_membro_avanzate_da_Taiwan 13 Fondata il 14 maggio 1979 da Andrea Baader, Ulrike Meinhof, Gudrun Ensslin, Horst Mahler, operò fino al 1993 e si sciolse formalmente nel 1998 in http://it.wikipedia.org/wiki/ Rote_Armee_Fraktion. 14 Meno conosciuta ma ancora più attiva fu la Revolutionäre Zellen (RZ): responsabile di 296 attentati fra il 1973 ed il 1995, in http://it.wikipedia.org/wiki/Rote_Armee_Fraktion#cite_note-3 (24.9.14). 15 Vedi le cronache per il Corriere della sera di I. MONTANELLI. Momenti ripresi in Id., Storia d’Italia, voll. 10, 11, Edizione speciale per il Corriere della sera, RCS, Milano, 2004, passim. 16 Sull’ordine pubblico, S. MOCCIA (a cura di), Delitti contro l’ordine pubblico, ESI, 2007 v. in particolare i contributi di A. SESSA, 9; F. SCHIAFFO, 139; A. CAVALIERE, 226; C. PASQUARIELLO, 722; F. FORZATI, 749; E. LO MONTE, 793; S. ROMANO, 824. 17 R.D. 18 giugno 1931, n. 773 (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza). 18 R.D. 6 maggio 1940, n. 635 (Regolamento di esecuzione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza). 19 Da qui la metonimia che usa il nome della sede per riferirsi alla stessa Corte costituzionale. Cfr http://it.wikipedia.org/wiki/Corte_costituzionale_della_Repubblica_Italiana; http:// www.cortecostituzionale.it/ (29.9.2014). 20 Corte cost. 27 maggio 1961, n. 26. 21 Corte cost. 22-27 maggio 1962, n. 30. 22 Corte cost. 31 marzo-8 aprile 1958, n. 27. 23 Cfr. Corte cost, 3-10 giugno 1970, n. 90; Corte cost. 4-10 maggio 1979, n. 11. 24 Corte cost. 14-29 dicembre 1972, n. 199. 25 Corte cost. 16 marzo 1971, n. 49. 26 Corte cost. 14 giugno 1956, n. 2. 27 Corte cost. 19 giugno-3 luglio 1956, n. 11. Ma v. anche l. 27 dicembre 1956, n. 1423. 28 Un istituto che condivide espressioni penali e amministrative è la confisca. 29 L. 22.5.1974 n. 152.
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30 Cfr FIANDACA-MUSCO, Diritto penale. Parte generale, 6. ed, Zanichelli, 2009, 882; D. PETRINI, Il sistema di prevenzione personale tra controllo sociale ed emarginazione, in L. VIOLANTE (a cura di), Storia d’Italia, Annali 12, Einaudi 1988, 921. 31 Cfr F. PALAZZO, La politica criminale nell’Italia repubblicana, in L. VIOLANTE (a cura di), Storia d’Italia, Annali 12, Einaudi 1988, 856; 32 Corte cost. 24.3.1988 n. 364. 33 Cfr Corte cost. 24.7.2007 n. 322). Così in tema di o lesioni come conseguenza di altro delitto doloso (art. 586 cp) verificando la «praticabilità di una interpretazione secundum Constitutionem»Cass. SU 22.1.2009 n. 222054. 34 Una potenzialità che la giurisprudenza ha tentato di smontare ravvisando una colpa -quindi, una colpevolezza- nell’evento non voluto (Cass. I 8.6.2006 n. 19611), o un dolo comunque comprensivo dell’evento più grave (Cass. V 14.4.2006 n. 13673). Un’interpretazione che il codice non sembra affatto richiedere confermando, a livello generale sia una responsabilità penale preterintenzionale sia una puramente oggettiva (artt. 42, 43 c.p.)(cfr Cass. 17.9.2012; Marinucci/ Dolcini, Manuale di diritto penale. Parte generale, Giuffrè, 4. ed., 2012, 335). 35 Corte cost. 4.5.1970 n.65. 36 C. cost. 23.4.1974 n.108. 37 Treccani online, voce ‘Sciopero’. 38 Cfr Corte cost. 4.5.1960 n.29; Corte cost. 17/3/1969 n. 31; Corte cost. 27.12.1974 n. 290. 39 Un insieme di dichiarazioni di illegittimità incostituzionale, Corte cost. 27.12.1974 n. 290; Corte cost. 13.6.1983 n. 165, e di interpretazioni restrittive, C. cost. 15.12.1967 n. 141 con rif. all’art. 505 cp 40 Cfr art. 136 Cost; art. 1 l. cost. 9.2.1948 n. 123; art. 23 l. 11.3.1953 n. 87. 41 Art. 28 L. 11.3.1953 n. 87. 42 C. cost. 18.2.1975 n.27. 43 C. cost. 19.12.1968 n. 162; C. cost. 3.12.1969 n. 147. 44 C. cost. 24.5.1977 n. 86; C. cost. 14.4.1976 n. 82. 45 Artt. 1, 18 L. 24.10.1977 n. 801. Sul punto M. RONCO, sub art. 256 cp in Ronco/Romano, Codice penale commentato, UTET, Torino, 2012. 46 http://www.camera.it/leg17/ 465?tema=1105&Inquinamento+processuale+e+depistaggio#paragrafo5615 (26.9.2014). 47 Cfr http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/09/24/news/camera-passa-il-reato-didepistaggio-traguardo-storico-paga-chi-inquina-indagini-1.181551 (26.9.2014). 48 L. 20 maggio 1970 n. 300. 49 4.356.236 imprese, dati ISTAT 2009. Per un’analisi http://www.pietroichino.it/?p=17248 (29.9.2014). 50 L. 13 maggio 1978 n. 180 su «Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori» (c.d. Legge Basaglia). 51 L. 19 maggio 1975 n. 151. 52 L. 1.12.1970 n. 898. 53 Non è una metafora ma la descrizione dell’azione di un ministro della Repubblica con delega alla semplificazione normativa, v. http://www.repubblica.it/politica/2010/03/24/foto/ il_rogo_di_calderoli_fuoco_alle_375_mila_norme-2867851/1/ (25.9.2014). 54 D. WEINBERGER, Elogio del disordine. Le regole del nuovo modo digitale, Rizzoli, 2010. 55 H. ARENDT, Le origini del totalitarismo, Edizioni di comunità, 1951, 410. 56 S. RODOTÀ, Il diritto di avere diritti, Laterza 2012. 57 Volendo, A. BONDI, Tredici passi nel diritto penale europeo, Ares, 2012. 58 Così S. RODOTÀ, Il diritto di avere diritti, Laterza 2012, passim.
*Professore, di Diritto penale Dipartimento all'Università di Urbino
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GABRIELE PACI* Radio Talpa vive! 1. PRIMA DELL’INIZIO Forse tutto è cominciato molto prima che cominciasse. Con quei ragazzi che nella Rimini appena liberata dai tedeschi, lungo una linea del fronte che aveva devastato tutto, impossibile muoversi anche con carri e carretti, a volte persino in città, recuperarono, un po’ chiedendoli, un po’ prendendoseli, degli altoparlanti che inchiavardarono alti sulle mura delle case. Chiamarono Publiphono RadioMare quella loro emittente artigianale, Radio senza Radio, che informava e intratteneva una popolazione per anni abituata solo alla propaganda di regime. Trasmetteva anche, con fortunose telefonate, le dirette delle partite. E fu così che un dirigente Rai di passaggio, seduto ad un caffé, apprezzò la radiocronaca di uno degli inventori di quella rocambolesca impresa, invitandolo a Roma. Si chiamava Sergio Zavoli. A partire dal 1958 in Danimarca, Olanda, Svezia… è la volta delle cosiddette radio pirata, che trasmettono da navi e battelli fuori dalle acque territoriali, aggirando il monopolio statale. Dal 1964 sconvolgono la Gran Bretagna con una miriade di emittenti ed un enorme seguito. Per chiuderle devono inventarsi leggi ad hoc. Nel 1970, due anni dopo il terremoto del Belice, Danilo Dolci inizia le trasmissioni di Radio Sicilia Libera dal suo Centro studi e iniziative di Partitico. Denuncia dei comportamenti dello Stato e la parola ai poveri cristi. Le autorità la fanno chiudere dopo poco più di una giornata, ma intanto il seme era stato piantato. Diceva Sciascia spiegando l’origine del suo Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia, che ogni grande libro ne genera altri, ed il Candide di Voltaire era all’origine del suo. Così la generosa, fantastica, feconda storia delle radio libere italiane, proliferate dopo le due sentenze della Corte Costituzionale del 1974 e del 1976 che avevano aperto l’etere sancendo la fine del monopolio Rai, ha le sue radici in tante storie e tentativi precedenti. E questa storia, queste storie, andiamo a raccontare. 2. LE RADIO PIRATA In principio furono i danesi di Radio Merkur, il 2 agosto 1958, trasmettendo da una vecchia nave da trasporto ancorata al largo di Copenaghen. Rompeva così il monopolio statale, e continuò la sua attività per quasi quattro anni, raggiungendo altissimi fatturati pubblicitari. Cessò l’attività il 12 giugno 1962: il governo aveva promulgato una legge che definiva illegittime le trasmissioni provenienti dalle acque internazionali limitrofe al Paese. Radio pirata, quindi, perché marinara e illegale, ma un’illegalità sancita a posteriori è comunque un po’ curiosa. Ma il fenomeno continuò. Al largo delle coste olandesi, da una nave faro tedesca, iniziò a trasmettere Radio Veronica. In
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Svezia, da un battello al largo di Stoccolma, operava Radio Nord. Radio Caroline esordì in onde medie il 27 marzo 1964 da un battello davanti alle coste dell’Essex, il Frederica, poi ribattezzato Caroline I. Dalle 18, quando cessavano le sue emissioni trasmetteva sulle stesse frequenze, da una motonave, Radio Atlanta. Le due emittenti successivamente si unirono, denominandosi Radio Caroline South e Radio Caroline North: dopo solo tre settimane avevano 7 milioni di ascoltatori. Il 27 maggio di quel 1964 il fenomeno sbarca, e ben presto divampa, nel Regno Unito: è la volta di Radio Sutch (dopo il fallimento ribattezzata Radio City) che trasmetteva da un forte abbandonato sull’estuario del Tamigi. Poi si moltiplicarono: Radio Invicta, Radio London, Radio Red, Rose, Radio North Sea, Radio Essex, Radio Shannon, Radio Lambay, Radio Tower, Radio Channel, Radio Caesar, Radio Jim, Radio Dynavision, Radio Britain, Radio England… Il dibattito su cosa fare divenne sempre più forte, infuocando il parlamento. Nel dicembre del 1966 il governo decise di convertire una rete di stato della BBC in emittente dedicata alla pop music, adeguandosi alle tendenze delle radio pirata che avevano puntato sin dall’inizio sui nuovi generi musicali. I Beatles erano stati intervistati a Radio Caroline, i Beach Boys a Radio London. Con potenti apparecchi era possibile captare anche da noi le trasmissioni di Radio Caroline e Radio Luxembour, e questo pose le basi dell’emulazione. Ma infine viene approvata una legge che impone alle radio pirata britanniche di cessare le trasmissioni, anche se nel decennio successivo Radio Caroline riapparve per alcuni anni. E’ il trenta giugno del 1976: pochi giorni ancora ed in Italia la Corte Costituzionale liberalizza finalmente l’etere, dopo la prima sentenza del 1974 che aveva già autorizzato le trasmissioni, seppur solo via cavo. Finisce il braccio di ferro tra Escopost, magistratura ed emittenti private. Il parlamento era stato costretto, anche (soprattutto) sulla scia della sentenza dell’anno precedente, a varare nel 1975 la legge di riforma del sistema radiotelevisivo. Da un lato confermava la riserva allo Stato della diffusione dei programmi su scala nazionale, dall’altro consentiva lo sviluppo di Reti televisive via cavo, purché il bacino d’ascolto non superasse le 150 mila persone. Ora si liberalizzano le radio e le televisioni anche via etere,. Inizia la rivoluzione. Anche perchè la sentenza del ’74 riguardava, di fatto, quasi solo le televisioni (e anche loro, come abbiamo visto, in maniera molto limitata), ma adesso via libera, seppur con trasmissioni “di portata non eccedente l’ambito locale”. Nascono ovunque, con ritmo via via più incalzante, radio e televisioni. All’inizio libere, poi, via via, sempre più private. A dare una spinta decisiva alla creazione dell’emittenza privata erano stati Renzo Arbore e Gianni Boncompagni. Alto Gradimento, il loro programma radiofonico nato nel 1970, naturalmente RAI ché altro non c’era, incarnava, seppure in maniera light, la creatività sessantottina e fece da traino. Il primo vero e proprio esperimento di radio pirata sul territorio italiano è dello stesso anno. Il 25 marzo, alle 19:30, dal Centro studi e iniziative di Partinico, nella terremotata Valle del Belice, per iniziativa del pedagogo e scrittore e Danilo Dolci, inizia le trasmissioni Radio Sicilia Libera. Scopo di Dolci era fare controinformazione e
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lottare contro la politica corrotta dello Stato dopo il terremoto di due anni prima. Assieme a due operatori si barrica a Palazzo Scalia portando con sé cento litri di benzina e facendo partire una diretta ininterrotta di 26 ore, affiancando agli appelli per le condizioni della popolazione colpita dal sisma le voci della gente comune, i poveri cristi che davano dai microfoni testimonianza diretta della propria condizione. Durò poco più di ventisei ora: alle 22 del 26 marzo Carabinieri ed agenti di Pubblica Sicurezza entrarono nella sede della radio, sequestrando gli apparecchi trasmittenti e ponendo fine alla sua effimera ma significativa esperienza. Cinque anni dopo, il 1° gennaio del 1975, nacque Radio Parma, grazie a Virginio Menonzi, un imprenditore locale. L’emittente si caratterizza subito con una programmazione generalista, in equilibrio tra musica e parlato. Dal 1979 si affianca Tv Parma, diventando infine, congiuntamente, Radio Tv Parma. Tra i pionieri della radiofonia privata anche Radio Milano International, oggi realtà nazionale come R101. Il 10 marzo 1975 Rino Borra, Piero e Nino Corvi avviano i programmi. Inizialmente trasmetteva tra le 17 e le 20, seguendo uno stile influenzato dalle radio americane ed incentrato sui generi musicali di tendenza, ma dopo alcuni giorni la programmazione fu allargata alle 24 ore. Il 14 aprile 1975 l’Escopost considerò Radio Milano International una radio pirata, sequestrandola. Ma il 26 aprile Cassala, pretore milanese, ne dichiarò legittima l’attività. Si cominciò così a parlare di radio libere. Faceva premio il fatto che i fini delle trasmissioni non fossero solo o prevalentemente commerciali o di intrattenimento, ma anche, in molti casi, politici e sociali. Sull’onda di questo fervore una vasta schiera di militanti politici, giovani ideologi, scatenati disk-jokey, eredi di quanto rimaneva del ’68 e del suo clima, considerarono l’uso libero della radio come uno strumento privilegiato di controinformazione, di pratica politica, intrecciato all’intrattenimento musicale. La liberazione della parola espresse proprio il bisogno di non essere più soltanto soggetti passivi della comunicazione, spingendo ad impadronirsene per diffondere anche, soprattutto, la propria voce. Nasce lo slogan piccolo è bello!, il localismo che si afferma come valore autonomo contro l’egemonia centralista. Dopo il via libera del ’76 le radio locali diventano sempre più numerose. Nel dicembre 1975 c’erano circa 100 emittenti, balzate a 580 (25 solo a Milano) nel febbraio 1976, a giugno 1977 sono 1.200, 2.000 a dicembre. Medie, piccole, piccolissime. Radio libere come status, tutte, e radio libere come contenuto. Queste ultime non sono la maggioranza, ma danno il tono a un’epoca. 3. COME SBOCCIASSERO CENTO FIORI Se una radio è libera, è libera veramente, ti piace ancor di più, perché libera la mente 3.1. VOCI IMPREVISTE Una, dieci, cento voci provavano a dire che un altro modo, un altro mondo, erano possibili. In una breve ma non vana stagione, in tanti hanno colto l’attimo fuggente, come alzandosi a dire “Io sono io”. Ma anche: “Gli altri sono un valore, non uno strumento”. Vivendo, costruendo, una stagione di irripetibile protagonismo, nell’illusione che una risata potesse seppellire il vecchio ordine, che la fantasia potesse
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andare al potere. Ma trovandosi anche a fare i conti con gli anni di piombo, tipografico e delle P38. Con la politica, la musica, i microfoni aperti per un inedito dialogo senza filtri e senza rete con gli ascoltatori, come la Rai non aveva mai avuto il coraggio di tentare, hanno contribuito a rompere il muro di piombo dell’informazione, ed ammortizzare, per quanto possibile, la deriva violenta di molti compagni di strada. Radio di relazione, fanno apparire diversi anche programmi simili a quelli Rai. Non è la stessa cosa ascoltare musica da una radio locale o dai canali statali. L’emittente locale o politicizzata è vissuta come artigianale, amica, vicina. Il simbolo di queste radio è il telefono, quello Rai il microfono. 3.2. I CENTO FIORI Come sbocciassero cento fiori si moltiplicano le radio private, che sono ancora in gran parte radio libere. Nasce così un nuovo modo di fare radio, votato all’improvvisazione e, almeno inizialmente, ad una certa ingenuità. Tra emittenti più marcatamente politicizzate ed altre più leggere spicca il ruolo centrale assegnato alla musica. La radio diventa per molti una finestra sul mondo, un’occasione per uscire dai propri confini, interiori e materiali. . Le radio di controinformazione, sull’onda dell’esperienza francese di Radio Fréquence Libre, spuntano nelle principali città della penisola: Radio Flash a Torino, Radio Popolare a Milano, Radio Alice a Bologna, Controradio a Firenze, Radio Città Futura a Roma, Radio Rosa Giovanna a Rimini, Radio Talpa in Valconca… Offrono anche diretti resoconti della rovente stagione del ’77, ma spesso lo spiccato carattere di militanza le condanna ad una progressiva marginalizzazione prima, alla chiusura poi. Altre resistono, strutturandosi come imprese, ed in alcuni casi arrivando, seppur mutate, sino ad oggi. Parallelamente un’altra rivoluzione avviene nella carta stampata. Il 14 gennaio 1976 era nata la Repubblica, creata da Eugenio Scalfari, già Direttore de l’Espresso. Quotidiano settimanalizzato, formato tabloid, attenzione alla sinistra e credito al Partito Comunista. E quando esplode il Movimento del ’77, cronache che raccontano dall’interno quanto sta succedendo. Se Scalfari puntava su un nome istituzionale come la Repubblica, a Bologna Franco Bifo Berardi e i suoi amici con Radio Alice, già sin dal nome sono protesi verso l’invenzione di un Paese delle Meraviglie. Assolutamente atipica, divenne protagonista di quegli anni. Particolarmente a partire dall’omicidio di Francesco Lorusso, studente universitario ventiquattrenne ucciso dalle forze dell’ordine l’11 marzo del 1977 durante i disordini seguiti alla contestazione di un’iniziativa universitaria di Comunione e Liberazione. A pochi passi da lui un altro studente, Benito Fusco, che lo raccoglie morente. Fusco fu poi Assessore alla Cultura nella Giunta comunista di Castel Bolognese, poi, fattosi Frate dei Servi di Maria, Direttore di Istituti Scolastici. Ora passa sei mesi all’anni in Italia e sei in Africa. E’ tra gli autori di questo libro. Radio Alice fu poi voce ed anima delle grandi manifestazioni conseguenti, sino al Convegno contro la repressione che dal 23 settembre vide la presenza di intellettuali internazionali, in particolar modo francesi. Ma la fantasia al potere
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doveva continuare a fare i conti con la violenza, propria e altrui. Quella risata che vi sepppellirà trova il suo vero sfogo nella esperienza de Il Male, settimanale satirico, nato dalle ceneri della brevissima esperienza dei Quaderni del Sale. Andrea Pazienza, Filippo Scozzari, Tanino Liberatore, Vincino, Vincenzo Sparagna con le loro provocazioni ed i falsi del Male, tra cui Ugo Tognazzi capo delle Brigate Rosse, tra il febbraio del 1978 e la fine del 1981 voltano di segno alla cappa cupa che copre il Paese. Oggi Sparagna ha fondato a Giano dell’Umbria, sulle colline tra Spoleto e Foligno, la Repubblica di Frigolandia ed edita Frigidaire e Il Nuovo Male. E’ tra gli autori di questo libro. Sull’onda di Radio Alice, un gruppo di giovani e meno giovani, Pino Pietrolucci, Roberto Cicciomessere, Rolando Parachini, Claudio Mori, PaoloVigevano lanciano l’idea di una Radio Radicale. Microfoni aperti, interviste per strada, fili diretti, no stop preelettorali di giorni e giorni di Marco Pannella. E poi le dirette dei lavori della Camera dopo il primo ingresso nel 1976 (“Siamo Radio Parlamento”), le campagne per Aldo Moro vivo e la liberazione del giudice Mario D’Urso, sequestrati dalla Brigate Rosse, le dirette dei Congressi di tutti i partiti, la rassegna stampa mattutina che diventa un appuntamento imperdibile per il mondo politico, economico e dell’informazione grazie ad alcuni dei suoi capaci conduttori, modello per le tante che seguiranno… Attraversando gli anni Radio Radicale, spesso Radio Pannella, ha resistito, si è consolidata e rappresenta ancor oggi un esempio di informazione diversa. A Rimini Radio Rosa Giovanna viene chiusa per quanto si diceva nei durante programmi in onda durante il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro, Presidente della Democrazia Cristiana rapito dalle Brigate Rosse dopo un conflitto a fuoco in cui perdono la vita tutti gli uomini della scorta. Radio Talpa, da Cattolica e Gabicce, illumina la Valconca e le zone limitrofe. Vive dal primo marzo 1977, chiudendo il sei ottobre del 1984, alle 18:00. 3.3. FRED E I FLINSTONE Le radio libere, già penalizzate dalla propria incapacità di crescere evolvendosi, in parte fiaccate dai 55 giorni di Moro cercano di organizzarsi. Così accanto alle associazioni di settore come l’Aer, l’Anti, Corallo (prevalentemente di area cattolica) ed il prezioso Conna, Consorzio Nazionale Piccole Antenne, fondato e tuttora guidato da Mario Albanesi, nasce il (o la ) FRED, Federazione Radio Emittenti Democratiche. Guidata da Roberto Rossellini, non riesce a realizzare una vera linea unitaria ed a reperire le risorse necessarie a sviluppare quelle emittenti. Rimangono legati imprenditorialmente a vecchi modelli, stile Flinstone, o forse a nessuno, e vengono marginalizzati dalle radio commerciali. Ben presto le Radio commerciali,soprattutto a caratterizzazione musicale e, nelle grandi città, sportiva, cominciano a crescere di peso, la raccolta pubblicitaria si ingrossa, acquistano rapidamente ascoltatori e riescono, in molti casi, a strutturarsi come vere e proprie imprese. Poi il modello Berlusconi, investe, seppur con diverse modalità, anche le Radio. In quel gran calderone, in cui l’alto si mescolava con il basso, la rivoluzione con
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la emittente gestita dal salumaio all’angolo. emersero anche radio più divertenti, come la romana Radio Luna da cui Ilona Staller lanciava i suoi bacinibacini a tutti i cicciolini in ascolto. E riuscì anche a farsi eleggere deputata nelle fila del Partito Radicale. 4. L’UTOPIA, IL TRADIMENTO. E LA RESISTENZA DELLE RADIO LIBERE Erano già dai formidabili anni ’60 anni di piombo. Prima tipografico (e televisivo, e radiofonico) da parte di un sistema dell’informazione che reagiva cambiamento irrigidendosi e combattendolo, senza troppa volontà di almeno comprenderlo. Con poche eccezioni. Quel vento proveniva dagli Stati Uniti, e da lontano, da una rivoluzione dei costumi prima, socialpolitica poi. Con le indagini scientifiche sulla vita sessuale degli americani di Master e Jhonson. Con i movimenti esistenziali di inizi degli anni ’60, hippies e figli dei fiori. Poi, via via, più politicizzati, alimentati dalla speranza offerta dalla Nuova frontiera dei fratelli Kennedy. John, il Presidente, e Robert, Ministro della Giustizia con il fratello e poi quasi certo candidato presidenziale democratico e probabile vincitore. Entrambi assassinati. E proveniva dalle lotte dei neri americani, con Rosa Parks che si era rifiutata di alzarsi dai posti riservati ai bianchi sull’autobus. Con il nonviolento Reverendo Martin Luther King, il suo “I have a dream”, la sua marcia di un milione di persone sul Campidoglio di Washington, Con il radicale Malcom X, che in segno di ribellione allo sfruttamento dei bianchi, di cui portava tracce di discendenza, aveva sostituito il cognome con la lettera. Entrambi assassinati. E dall’Italia, meglio dal Vaticano, dove Angelo Roncalli, in arte Giovanni XXIII, aveva finalmente riaperto le porte della Chiesa Cattolica, con la sua predicazione, con il Concilio, con la Pacem in terris. Lui, pare, morto di morte naturale. La saga dei due Giovanni, il Presidente ed il Pontefice, mito un po’ alla buona ma coinvolgente, aveva cambiato segno all’inizio del decennio, aveva contribuito a dare il via alla contestazione giovanile, poi alimentatata dall’opposizione alla guerra del Vietnam. Ed dal pugile Cassius Clay, riappropriatosi delle proprie origini mussulmane ribattezzandosi Mohamed Alì, che rinunciò alla cintura di Campione del Mondo dei Massimi per non farsi arruolare per la guerra. Poi, nel ’68, il maggio francese, l’occupazione delle Università, un mutamento che attraversa l’Europa, passa le Alpi e si innesta su una tradizione di lotte che andava dalla Resistenza all’occupazione delle terre da parte dei contadini dal primo dopoguerra, alle lotte operaie guidate da un Partito Comunista che, pur diverso, e migliore, anche dagli altri dei Paesi occidentali, veniva comunque ormai percepito come inadeguato. E anche un po’ capitolardo secondo quei giovani, la meglio gioventù, che anche dalle nostre Università rilanciavano, innestandosi sulla nostra peculiare tradizione, la convinzione che si potesse cambiare. Molti provenivano dal mondo cattolico, come Mario Capanna, leader del Movimento Studentesco milanese, e quindi, almeno inizialmente, di tutto quanto. Studente all’Università Cattolica, dove era arrivato grazie alla segnalazione del suo
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Vescovo. E tutto cominciò da lì, con il paventato aumento delle tasse che fece divampare contestazione. Capanna, allontanato, passa alla Statale, e da lì continua. E ancora cattolici come Marco Boato, poi in Lotta Continua, e gli altri che dalla Facoltà di Sociologia di Trento, danno impianto teorico ed impulso pratico al neonato Movimento. Rompono, in molti, con il Partito Comunista, nascono partiti e partitini anche bizzarri, come i maoisti di Servire il Popolo di Angelo Brandirali, che celebra matrimoni comunisti in nome della classe operaia, o il Partito Marxista Leninista che ben presto si scinde in un PML Linea Nera e PML Linea Rossa, anche se nessuno ha mai capito bene quale fosse la differenza. Più consistenti quelli che nascono dall’esperienza della rivista, poi quotidiano, il Manifesto, di Rossana Rossanda, Luciana Castellina, Luigi Pintor, Lucio Magri (anche lui di origini cattoliche) espulsi dal Pci. Da lì nascerà poi il PdUP, Partito di Unità Proletaria, poi PdUP per il Comunismo. Dalla Normale di Pisa Lotta Continua, di Adriano Sofri, con Luigi Viale, Pietrostefani, lo stesso Boato… E Alex Langer e Mauro Rostagno. Uno morto schiacciato dal peso del dolore del mondo che tutto aveva provato a caricare su di sè, l’altro schiacciato dalla mafia. Ma ben presto, fra una voce di un improbabile golpe e l’altro, la perdita dell’innocenza. Il pomeriggio del dodici dicembre del 1969, proprio mentre i favolosi anni ’60 stanno per terminare, la bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana a Milano causa 17 morti e 89 feriti.. Erano stati piantati i semi per la deriva criminale dell’utopia libertaria. Con tutto quello che ne consegue. Pietro Valpreda additato come responsabile, il ballerino anarchico come da quel momento venne abitualmente definito. Risultando quindi evidente che essendo, oltre che anarchico, cioè intimamente bombarolo, pure ballerino, quindi presumibilmente mezzo frocio, non poteva che essere il colpevole. Pino Pinelli defenestrato dalla Questura, volando dal balcone del Commissario Luigi Calabresi, in quel momento assente. Con lo stesso Calabresi assassinato da un commando che una sentenza definitiva ha sancito essere stato inviato da Sofri e Pietrostefani, e composto da Bompressi e Marino, l’accusatore. Con molti dubbi, e con una sentenza d’Appello che aveva assolto Sofri e soci, prima di essere cassata dalla Cassazione. Nessun dubbio invece sulla campagna dell’omonimo quotidiano che dell’omicidio aveva alimentato l’humus. Il figlio del Commissario Calabresi, Mario, divenuto giornalista, è stato cronista parlamentare dell’Agenzia Ansa. Oggi è Direttore del quotidiano torinese la Stampa. Tempi di grandi contraddizioni, con l’informazione quasi tutta schierata contro il nuovo che tentava di avanzare, con l’eccezione di testate di partito o parapartito come l’Unità e Paese Sera, l’Ora di Palermo, il laicosocialista il Messaggero di Roma… Quanto a Televisione e Radio, sinchè si era in regime di monopolio era Rai, sempre Rai, solo Rai. In Emilia e Romagna, dominava l’ora marginalizzato Il Resto del Carlino, storica testata nella mani del petroliere e zuccheriere Attilio Monti, detto Artiglio. E hai detto tutto. Un reazionario autentico, proprietario anche del quotidiano
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fiorentino La Nazione, che dominava quindi dal Tirreno all’Adriatico l’informazione delle due Regioni più rosse. Il suo uomo di fiducia era Amministratore Delegato e poi Presidente degli zuccherifici Eridania, ma era stato anche partigiano ricercato dai fascisti per aver protetto, da professore, dei ragazzi ebrei, vicesindaco repubblicano di Genova. Ad un certo punto anche alla presidenza della Società controllante i due quotidiani. Manager durissimo. Purtroppo Giuseppe de Andrè aveva un figlio che se ne era andato di casa a diciotto anni, in contrasto con lui, e che preferiva occuparsi di musica Purtroppo il giovane Fabrizio passava il tempo strimpellando la chitarra e frequentando gli amici dei carrugi, Luigi Tenco, Gino Paoli, Paolo Villaggio… Uno dei tanti contestatori che non avrebbe mai fatto nulla di buono nella vita. Prima che Giuseppe se ne parisse, lui e Fabrizio si sono riabbracciati. E ha poi raccontato quel padre perduto e ritrovato in Ho visto Nina volare, nell’Album Anime salve. Riprendendo a raccontare la storia di quelle radio che ruppero questo panorama, a Milano si afferma Radio Popolare, poi evolutasi in Radio Popolare Network. Probabilmente la più duratura ed importante. Quella che più ha provato a mantenere, pur evolvendosi, un legame con la propria storia e quella storia collettiva. Grazie anche, forse soprattutto, al fatto di essere riuscita a strutturarsi come solido soggetto imprenditoriale. In Sicilia Radio Aut di Peppino Impastato, la sua vita e che gli costò la vita. Esempio chiaro di cosa erano quegli anni, a volte ben poco formidabili, dal punto di vista dell’informazione. Impastato viene ucciso il giorno in cui le BR fanno ritrovare il corpo di Moro, e, anche con questa copertura, la ricostruzione dei carabinieri secondo cui era morto mentre stava effettuando un attentato dinamitardo ad un treno, viene presa per buona praticamente da quasi tutta l’informazione. Con rare eccezioni e con la testarda, fortunata, volontà dei suoi amici e compagni di non scoprire ed affermare la verità dei fatti. Per spezzare quella cappa di piombo nacquero riviste e quotidiani di nuova sinistra: il Manifesto, Lotta Continua , Il Quotidiano dei Lavoratori (di Avanguardia Operaia), per un breve periodo anche La Sinistra, diretta da un nume dell’intellighentia progressista, il professore universitario Lucio Colletti. Poi deputato berlusconiano. Sic transit gloria mundi. Ma al piombo dell’informazione ed alle bombe stragiste, ben presto si rispose con quello delle P38 e dei gruppi terroristicoeversivi. Deriva criminale di parte del Movimento, prima come autodifesa: dallo Stato e dai Servizi Segreti, o da chi per loro, che a Piazza Fontana avevano mostrato (metaforicamente) il proprio volto. E’ la stagione delle Brigate Rosse, dal sequestro del Giudice genovese Mario Sossi al rapimento di Aldo Moro, con annichilimento della scorta. Il Presidente della Democrazia Cristiana (e, praticamente certo, imminente nuovo Capo dello Stato), viene tenuto per 55 giorni nell’autoproclamata prigione del popolo, da cui riesce ad evadere solo grazie al compimento del suo omicidio differito. Le BR proseguirono sino a che non ebbero la pessima idea di sequestrare Dozier, Generale Nato, e statunitense. Presi in un battibaleno i rapitori, individuati coni in tutta Italia ed
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arrestati a mazzi i terroristi latitanti. Insomma, chi tocca i fili muore. Ci sarebbe, risarà, da riflettere (come sul ruolo e gli strani legami di Senz’ani, uno degli ultimi capi BR ad essere presi). E si potrà fare anche con un rilievo istituzionale, tanto più dopo la recente istituzione ed il recentissimo avvio della nuova, si spera proficua, Commissione parlamentare sul Caso Moro, presieduta dal parlamentare democratico Giuseppe Fioroni. Accanto al gruppo leader del mercato, a volte consone, a volte antagoniste, si andavano affermando qualche sottomarca. Da Lotta Continia prendono vita Prima Linea (molti membri, molta attività, molta visibilità) e, al Sud, i NAP, Nuclei Armati Proletari, bombaroli approssimativi che però quando non se le facevano addosso, facevano danni. Alte sigle minori, come i NCC, Nuclei comattenti per il Comunismo, e quella vasta palude dell’Autonomia Operaia, concetto ed organizzazione che variava da luogo a luogo, non necessariamente collegata, osmotica rispetto ai compagni clandestini. Con un piede dentro ed uno fuori il professor Franco Piperno, tombeur des femmes che nel tempo libero programmava l’insurrezione, anche attraverso la rivista Metropoli, ed il suo storico amico ed esecutore, Lanfranco Pace. Espulso dalle Brigate Rosse, dopo brevissima permanenza non clandestina, perché anche l’eversione è una cosa seria e non si può fare tra una partita di poker e l’altra. Pace lavora da tempo a il Foglio berlusconiano, pappa e ciccia (definizione calzante) con il Direttore Giuliano Ferrara. Ogni tanto (ogni spesso) lo si vede, concionare o che conduce qualche puntata altrui, su La 7. Adriano Sofri, vedendo, o forse antivedendo, la deriva presa dal suo Movimento, l’aveva intanto sciolto, cercando di limitare i danni, in un Congresso a Rimini, risoltosi in psicodramma. Ha continuato a dedicarsi al giornalismo, prima trasformando il quotidiano Lotta Continua in Reporter, sempre assieme allo storico Direttore, Enrico Deaglio. Con finanziamento di Berlusconi, tramite Claudio Martelli, cui era molto vicino, e la perorazione presso il satiro di Via Rovani del compagno di merende Bettino Craxi. Il tenutario di Via Orgettina (pardon Olgettina) aveva accettato forse scambiando Enrico con Mario, economista e docente universitario, già Direttore del quotidiano confindustriale Il Sole 24 ore e tuttora marito dell’ex Ministro di Lavoro e Welfare del Governo Monti, Elsa Foriero. Mettendo comunque come garante Giuliano Ferrara, stanziato, e stazzato, in redazione, che si firmava Alberto Dallora. Sofri ha poi preso a scrivere per la Repubblica, ha dato vita a numerose missioni umanitarie in zone di guerra, ed espiata, unico, tutta la pena inflittagli per il delitto Calabresi, continua la sua attività. Deraglio ha dato vita alla bella, ma infine sfortunata, impresa del settimanale Diario, ora chiuso. Prima e dopo l’Affaire Moro continuavano le stragi. A Peteano, in Friuli (31.5.1972), a dare una prima, tragica continuità: 3 morti e 2 feriti. Quindi alla Questura di Milano (17.5.1973), in occasione della vista del Presidente del Consiglio, Mariano Rumor, vittima designata dal sedicente anarchico Angelo Bertoli. Rumor la scampa ma rimangono a terra 4 morti. Il Treno Italicus salta in aria a San Benedetto Val di Sangro (4.8.1974), causando 12 morti e 48 feriti. Piazza della Loggia, a Brescia, rappresenta, per la modalità, una seconda Piazza Fontana.
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Il 28 maggio 1974 le bombe nascoste nei cestini durante una manifestazione, fanno 8 morti e 103 feriti. Il culmine il 2 Agosto del 1980. Bologna, già colpita sei anni prima con l’attentato all’Italicus, salta in aria in uno dei suoi cuori: alla Stazione l’esplosione fa 85 morti e 200 feriti. La verità è ancora oggi incerta o quantomeno parziale, nonostante la condanna definitiva per Valeria Mambro e Giuseppe Valerio Giusva Fioravanti. Ora da tempo impegnati al Partito Radicale in Nessuno Tocchi Caino, associazione contro la pena di morte. Almeno altre due stragi sono ormai riconosciute come attentati della criminalità organizzate in collegamento con frange politiche di estrema destra. Il deragliamento della Freccia del Sud a Gioita Tauro (22.7.1970) con 6 morti e circa 70 feriti. La strage del Rapido 904 a San Benedetto Val di Sangro vicino a Bologna, (23.12.1984), fa 16 morti e moltissimi feriti. E ad un certo punto entra in ballo direttamente la Mafia. Oltre all’eliminazione di Rocco Chinnici, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e un altro po’ di nemici personali, esegue attentati di matrice terroristico-eversiva a distanza ravvicinata. A Via dei Georgofili, Firenze, (27.5.1993), 5 morti, 38 feriti, e a Via Palestro, Milano (27.7.1993), 5 morti,12 feriti. La violenza sembrava spazzare via tutto, e le radio libere erano costrette a lottare contro questa deriva quasi a mani nude. 5. INTANTO NELLE TELEVISIONI QUALCUNO SI PRENDE TUTTO Figlio di un Dirigente della privata, e chiacchierata, Banca Rasini, un giovane costruttore milanese, dalla grande capacità di lavoro e dall’ancor maggiore spregiudicatezza, decide di entrare nel campo delle Televisioni. Forse l’aveva pensato da sempre, come da sempre probabilmente pensava di entrare in politica, come farà nella sua vita successiva. Il pregiudicato di Arcore (non ancora tale) aveva creato, in un seminterrato della sua Milano 2 una televisione via cavo per i residenti, TeleMilano, che passa, appena possibile nell’etere, affermandosi grazie alla trasmissione condotta da Mike Bongiorno che, comunque resta ancora, e per alcuni anni, in Rai. Fonda poi Canale 5, rastrellando frequenze in giro per l’Italia, e rispettando, inizialmente, i paletti posti dalla Consulta. Trasmette inviando le cassette con i programmi registrati alle sue diverse emittenti in giro per l’Italia. Nel frattempo erano entrati nel nuovo campo televisivo due editori di peso: Edilio Rusconi, che dopo avere diretto con grandissimo successo il settimanale Oggi, della Rizzoli, si era da tempo messo in proprio, prima creando il settimanale Gente, clone editoriale del primo, poi con altre testate a prevalente indirizzo femminile e forte connotazione conservatrice delle Rusconi Editore. Aveva provato ad acquistare il quotidiano romano il Messaggero, all’epoca tra i più importanti. Bloccato dalla rivolta dai giornalisti, fortemente connotati in senso laico e socialista: memorabile il cubitale NO che dalla prima pagina aveva invitato i lettori a respingere la richiesta di abrogazione della legge sul Divorzio al Referendum del 12 maggio 1974. Fallito l’assalto a il Messaggero, alla fine i Perrone, famiglia genovese proprietaria della testata aveva annullato il contratto, aveva fatto nascere
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Italia 1, con grossi investimenti ed ottimi ripetitori, Sommerso dai passivi che rischiavano di portare con sé il resto dell’Azienda, era stato il primo a cedere al Cavaliere Mascarato. Poi tocca alla Mondadori. Ai vertici del gruppo stava Formenton, marito di una delle figlie di Arnoldo, il fondatore. Manager capace, che aveva ottenuto successi nella carta stampata. Ma quando decise di scendere nell’agone televisivo, con investimenti ancor maggiori di Rusconi, fu il disastro. Fondata Rete 4, affidatala a Piero Ottone, reduce dal licenziamento dal Corriere, forte dall’avere alle spalle il proprio colosso editoriale, crede che allargarsi nel campo televisivo sarà una passeggiata di salute, e farà fuori, o almeno marginalizzerà, quel giovane costruttore milanese dagli indecifrabili rapporti. La sfida finale avviene attraverso due di quelle che oggi chiamiamo fiction. Con gran clamore, e forti nvestimenti pubblicitari, lancia Venti di guerra, ambientata nella Seconda Guerra mondiale. Parallelamente su Canale 5 va in onda Uccelli di rovo, con Richard Chamberlaine nel ruolo di un prete con la propensione per la passera. E’ la Waterloo della Mondatori. La più grande casa editrice italiana, assieme alla Rizzoli, è stata asfaltata dall’imprenditore con la pistola (come si era fatto fotografare in un ritratto posato nel proprio studio, ora riproposto come copertina del prezioso libro di Michele De Lucia Al di sotto di ogni sospetto, ricostruzione della resistibile ascesa di Arturo Silvio B.).Anche Formenton, come Rusconi, è costretto a vendere per non devastare la Mondatori. Rete Quattro va a completare l’assetto articolato su tre Reti della Fininvest. Al momento della quotazione in Borsa le televisioni verranno scorporate dalla casa madre e sarà costituita Mediaset, che ne assume il controllo, assetto che prosegue poi sino ad oggi. Un solo altro editore tenta l’ingresso televisivo: Angelo Angelone Rizzoli e il padre, eredi della grande Casa Editrice, si erano imbarcati nell’avventura, che si rivelerà devastante sotto ogni punto di vista, dell’acquisto e gestione del Corriere della Sera. Ora creano PIN, Prima Rete Indipendente. E lanciano il primo vero Telegiornale nazionale non della Rai, affidandone la direzione a Maurizio Costanzo, piduista per cortesia (come si giustificò dopo la scoperta del suo nome nelle liste di Castiglion Fibocchi, in un’intervista televisiva riparatrice, e diretta a salvare il salvabile, concessa, anzi richiesta, a Giampaolo Pansa. Costanzo già dirigeva il quotidiano l’Occhio, fornito di conseguente simbolo massonico nella testata, e avvia dunque il Telegiornale, in reale diretta pur se non si potrebbe. Ma con l’escamotage di ritrasmetterlo sulle altre proprie emittenti con qualche decina di secondi di ritardo. L’emittente però non decolla, e quando i magistrati milanesi Turone e Gherardo Colombo scoperchiano la sentina di Licio Gelli, è la fine. Ché si scopre come alla corte del materassaio toscano fossero i Rizzoli, e come il loro braccio destro operativo, Bruno Tassan Din, pure piduista, operasse in costante contatto e quasi agli ordini del Maestro Venerabile (si fa per dire). Nella P2, oltre a Costanzo (autore anche di una patetica intervista a Gelli sul Corriere, in cui pare abbia solo aggiunto le domande alle risposte fattegli pervenire per iscritto) anche il gran capo del Banco Ambrosiano, Bruno Calvi, fornitore di disinvolti, ingenti,
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finanziamenti a P2 e Vaticano, che verrà poi suicidato sotto il Ponte dei Frati Neri di Londra. E Franco Di Bella, insediato alla testa del Corriere dalla neoproprietà. Padre dell’ex Direttore del Tg3 ed ora corrispondente internazionale Rai (ma le colpe dei padri non ricadono sui figli, né fortunatamente in questo caso si sono trasmessi i geni comportamentali), aveva trasformato il più autorevole e diffuso quotidiano italiano in quel quotidiano piduista desiderato da Gelli, che ne era di fatto, attraverso influenza ed ingentissimi finanziamenti, il dominus neanche tanto occulto. A risanare il quotidiano servirà poi Alberto Cavallari, corrispondente da Parigi, il cui avvento alla Direzione viene fortemente caldeggiato dal Presidente della Repubblica, Sandro Pertini. In quelli liste c’è anche Berlusconi, che prima nega ma poi ammette, fior di giornalisti (almeno come posizione: il Direttore del Tg1, Colombo, cugino di Emilio Colombo, importante parlamentare ed uomo di Governo democristiano. Gustavo Selva, direttore del Gr2, rinominato Radio Belva per la delicatezza dei suoi toni anticomunisti e anti ogni seppur vaga forma di rivendicazione dei diritti e giustizia sociale. E poi. Tanti altri giornalisti (si fa sempre per dire): da Roberto Gervaso al pittoresco medicoscrittoregionalista Fabrizio Trifone Trecca, poi messo a condurre una trasmissione sulla salute a Rete Quattro dal fratello che non si è dimenticato dei confratelli di loggia. Una gran messe di politici, non pochi di Governo, specie della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista craxiano. Ma nessun andreottiano, nonostante il braccio destro di Gelli sia Umberto Ortolani, Gentiluomo di Sua Santità, da sempre uomo di fiducia di zio Giulio. Misteri. Imprenditori. Gran parte dei vertici militari, anche con particolare riguardo alla Guardia di Finanza, e praticamente tutti i vertici dei Servizi Segreti che avevano gestito il sequestro Moro a fianco del Ministro dell’Interno Francesco Cossiga, filomassone (anche per discendenza familiare) e certo non ostile a Gelli. Qualcuno ha la fortuna di essere nel secondo elenco, quello sfuggito all’individuazione, vin giusto sfiorato da qualche sospetto, ma riuscirà anche, successivamente, a diventare Ministro. Il Piano di Rinascita Nazionale del capo della P2, bloccato dall’essere stata resa pubblica l’attività della Loggia. Verrà poi rimodulato, ripreso, e parzialmente, seppur in maniera transeunte, realizzato dal più noto dei suoi aderenti. Politicamente le Radio post liberalizzazione hanno un peso anche maggiore, assai maggiore delle televisioni, dove la necessità di cospicui, o almeno apprezzabili, investimenti porta subito la gran parte verso il versante commerciale. A fare eccezione…… A Roma l’Architetto Bruno De Vita, esponente della nuova sinistra, nel 1990, dopo precedenti esperienze televisive, acquista i canali da cui inizia a trasmettere Tele Ambiente, cui affianca Tele Donna, emittenti già programmaticamente identificate dal nome. Grande attenzione al sociale, alle questioni del lavoro ed ai diritti dei Consumatori, anche attraverso il legame con l’Adusbef (Associazione degli Utenti dei Servizi Bancari e Finanziari) di Elio Lannutti. Con l’acquisizione di alcune emittenti ed il legame con altre, dà vita al Circuito TeleAmbiente. Nascerà poi, ad affiancare TA1, Tele Agenzia 1, che
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fornisce servizi alle emittenti del Circuito e ad altre, in particolare per la Politica (Partiti e Movimenti, Manifestazioni, Parlamento e Governo), ed Economia. Dal 2000 rileva l’emittente radiofonica romana Spazio Radio 92.9. Un unicum. A Roma il Partito Comunista gestisce Video Uno, oggi chiusa, con grossi investimenti e non eccellenti risultati. Fornendo però buoni elementi alle televisioni nazionali, come Maurizio Mannoni del Tg3. Ma la vera, autorevole, televisione politica è TeleRoma 56, fondata da Bruno Zevi, prestigioso Architetto, proveniente da Giustizia e Libertà e vicino a socialisti e radicali. Inizialmente l’emittente è nel seminterrato di casa Zevi (poi si trasferirà negli studi di Fiano Romano). Diventa una tra le più seguite emittenti romane, tanto da acquisire un’altra frequenza, Canale 66, su cui per un certo periodo vanno in onda nostop registrazioni di Marco Pannella. Si ignorano i dati d’ascolto. Da Teleroma provengono sia Carlo Romeo, Direttore di TeleSanMarino, partecipata Rai nella Repubblica del Titano, che Fabio Caressa, che ha rivoluzionato, da Sky, le telecronache sportive e sposato Benedetta Parodi. E Sandro Piccinini altro cronista sportivo, autore con Giancarlo Dotto della più divertente ricostruzione di quel periodo. Oggi, dopo un’ardita operazione di ingegneria societaria, è stata acquisita da un ramo della famiglia Caltagirone (non il proprietario de il Messaggero e genero di Pierferdinado Casini). 6. LA FINE… Televisioni e Radio libere finirono di essere tali per diventare Televisioni e Radio private. La dinamica, iniziata negli anni ’70 ebbe il suo momento di definitiva svolta con l’irresistibile ascesa editoriale di un giovane costruttore milanese, figlio di un dirigente della milanese Banca Rasini, Istituto di credito privato di cui si ipotizzavano legami con realtà siciliane degne di attenzione. L’intraprendente ragazzo, indubbiamente gran competente in materia di edilizia, economia e donne decise di sbarcare nel settore della comunicazione. Prima salvando, e acquisendo, il Giornale che Indro Montanelli aveva fondato lasciando il Corriere della Sera, poi, come abbiamo raccontato diventando il monopolista delle televisioni private. E dinnanzi a Silvio Berlusconi non ci fu niente da fare. 7. …E IL PRINCIPIO. RADIO LIBERE 2.0 La fine è il mio principio, così Tiziano Terzani ha titolato, in exitu il suo ultimo, straordinario libro. La fine delle radio libere non è stata la fine di tutto. Quei semi sono rimasti, radici forti che da qualche parte hanno generato altre esperienze e che possono rifiorire. Quando si vedono in giro le scritte ed i murales firmati dal misterioso Collettivo La Talpa nel giardino, non si può che pensare a una qualche continuità ed ispirazione dalla storia di Radio Talpa. Radio Popolare continua dignitosamente. Gli ascolti in crescita delle radio nel loro complesso spingono a nuove avventure. Bruno De Vita, quasi l’unico ad aver creato, mantenuto in vita ed espanso una televisione politica non legata ai partiti, dal duemila è entrato anche nell’ambito della radiofonia, rilevando la storica emittente romana Spazio Radio 92.9. Partendo
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dalla struttura di TeleAmbiente e del Circuito TeleAmbiente, con il supporto della sua TA1, Tele Agenzia 1, sta elaborando l’ambizioso progetto di trasformarla in una vera radio libera 2.0. Costituzione di un AGA (Archivio Generale Audio) delle tante ore di trasmissione di quel periodo, di tante radio, per tanti anni. Opera impegnativa, molto è andato disperso, ma molto ancora esiste, magari nelle soffitte di qualcuno dei protagonisti. Vi si stanno dedicando studenti di Scienza delle Comunicazioni di varie Università italiane. Oltre alla trasmissione di questo materiale d’archivio, il palinsesto prevede la copertura dell’attualità sociale, con particolare attenzione a lavoro, ambiente, giovani e diritti dei consumatori. Anche individuando e raccontando, ed in fondo era la vera ragion d’essere di quelle gloriose radio, i cambiamenti in atto e quanto di nuovo sta avvenendo nella società. Parallelamente si sta cercando di creare un legame tra quelle emittenti che si possono ancor oggi definire libere, ed altre che stanno nascendo. Come la nuova vita di Radio Talpa, storica emittente della Valconca, che trasmettendo da Cattolica, nel riminese, al confine con le Marche, segnò a suo modo un’epoca. E che, a partire da una serie di iniziative nell’autunno 2014, ha avviato la sua nuova vita, con un restyling del logo effettuato dallo stesso creatore di allora, l’Architetto Maurizio Castelvetro. Radio Talpa Z, prodromo del sito di Radio Talpa 2.0, della sua web radio e, presto… 8. UNA STORIA DA RACCONTARE Perché la storia continua, e quegli ideali non sono morti Anzi sono oggi più che mai, nella loro evoluzione ed adeguamento, necessari alla comunità ed al Paese. La straordinaria avventura delle Radio Libere è ancora tutta da scrivere. Non esiste nessun libro che ne ricostruisca l’epopea, a differenza di quanto avvenuto con le televisioni, soprattutto con il bel libro di Sandro Piccinini e Giancarlo Dotto, Il mucchio selvaggio. La strabiliante, epica, inverosimile ma vera storia della televisione locale in Italia. Manca quindi una riflessione compiuta su quell’avventura, sulle sue origini, sulla vita di quelle emittenti. Su quante e quali erano, il loro ambito di trasmissione, come abbiano ciascuna influita sull’ambito locale, qualcuna su un’area più vasta, ed altre ancore fossero diventate un forte strumento di influenza ed opinione a livello nazionale. E quanto globalmente l’insieme delle radio libere abbia influenzato, e mutato, il nostro Paese. Rompendo, come dicevamo, la cappa di piombo dell’informazione E magari… Bibliografia Multimediale per comprendere meglio, ed approfondire, la saga delle Radio Libere il contesto in cui nacquero, si svilupparono, vissero per poi trasformarsi e sparire come esperienza collettiva abbiamo elaborato questa Bibliografia multimediale LIBRI >>>Storia delle radio libere. E non<<< ° Borgnino A. Radio pirata. Le magnifiche imprese dei bucanieri dell’etere. Storie e istruzioni per l’uso Castelvecchi Roma 1997 ° Del Forno P., Perilli F. La Radio…che storia! Larus Bergamo 1997 ° Ginori A. (a cura di) Radio Gap. Le parole di Genova Fandango Roma 2002 ° Hutter Paolo Piccole antenne crescono: documenti, interventi e proposte sulla vita delle Radio
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di Movimento Savelli Roma 1978 ° Menduni Enrico Il mondo delle radio. Dal transistor a Internet Il Mulino Bologna 2001 ° Minoia G. Ascolto della radio pubblica e privata in Italia in Bellotto A., Bettetini G. (a cura di) Questioni di storia della radio e della televisione Vita e Pensiero Milano 1985 ° Monteleone F. Storia della radio e della televisione in Italia. Un secolo di suoni e di immagini Marsilio Venezia 1995 ° Ortoleva Peppino, Scaramucci Barbara (a cura di) Enciclopedia della Radio Garzanti Milano 2003 ° Radio Dimensione Suono Dimensione Suono nell’aria…quando la radio si racconta Di Leo Roma 1987 >>> Le radio libere nel contesto dell’epoca <<< ° Baldoni Alessandro, Provvisionato Sandro La notte più lunga della repubblica. Sinistra e destra, ideologie, estremismi, lotta armata (1968-1989) Serarcangeli Roma 1989 ° Capanna Mario Formidabili quegli anni Rizzoli Milano 1988 ° Pannella Marco Le nostre storie sono i nostri orti ma anche le nostre prigioni Garzanti Milano 2012 ° Sparagna Vincenzo La commedia dell’informazione Bollati Boringhieri Torino 1999 ° Zavoli Sergio La notte della Repubblica Nuova Eri-Mondadori Milano 1992 >>> La parallela stagione delle televisioni libere. E non <<< ° De Lucia Michele Al di sotto di ogni sospetto Kaos Edizioni Milano 2013 ° Grasso Aldo La tv del sommerso. Viaggio nell’Italia delle tv locali Mondadori Milano 2006 ° Piccinini Sandro, Dotto Giancarlo Il mucchio selvaggio. La strabiliante, epica, inverosimile ma vera storia della televisione locale in Italia Mondatori Milano 2006 >>> Strumenti per l’analisi <<< ° Bechelloni Giovanni (a cura di) Il mestiere di giornalista. Sguardo sociologico sulle pratiche e sulla ideologia della professione giornalistica Liguori Napoli 1982 ° Cirillo Silvana Za l’immortale Ponte Sisto Roma 2013 ° Eco Umberto Apocalittici e integrati Bompiani Milano 1997 ° Germano Ivo Stefano Il villaggio glocale. Le politiche della differenza comunicativa Seam Roma 1999 ° Gili Guido Il problema della manipolazione: peccato originale dei media FrancoAngeli Milano 2001 ° Horkheimer M., Adorno T.W. Dialektik der Aufklärung: Philosophische Fragmente Querido Verlag Amsterdam 1947 (Traduzione italiana Dialettica dell’illuminismo Einaudi Torino 1966) ° Mazzei Giuseppe Notizie radio@ttive. Manuale di giornalismo radiofonico Rai Eri Roma 2001 ° McLuhan Marshall Gli strumenti del comunicare Il Saggiatore Milano 1967 ° Morcellini Mario (a cura di) Multigiornalismo Prefazione di Sergio Zavoli Mondadori Università Milano 2001 ° Morcellini Mario (a cura di) Neogiornalismo. Tra crisi e Rete come cambia il sistema dell’informazione Prefazione di Sergio Zavoli Mondadori Università Milano 2011 ° Papuzzi Alberto Professione giornalista. Tecniche e regole di un mestiere Donzelli Editore Roma 2003 ° Terzani Tiziano La fine è il mio inizio Longanesi Milano 2009 WEB Archivi Audio del periodo, Documentazione, Fonti di Informazione… Ed i siti delle principali Radio italiane. Alcune di queste Radio rappresentano la continuità delle Radio Libere. In altri siti si possono trovare utili Documentazioni ed Archivi Audio. Complessivamente aiutano a ricostruire quel periodo e delineano il quadro del panorama radiofonico attuale.
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ARCHIVI AUDIO E DOCUMENTAZIONE ° www.broadcastitalia.it ARCHIVI AUDIO E DOCUMENTAZIONE ° www.broadcastitalia.it ARCHIVI AUDIO E DOCUMENTAZIONE ° www.broadcastitalia.it ° www.storiaradiotv.it DI SETTORE ED INFORMATIVI www.aeranti.it www.audiradio.it www.conna.it www.daxmedia.net www.primaonline.it
QUOTIDIANI www.corriere.it www.ilfattoquotidiano.it www.ilmanifesto.it www.lastampa.it www.repubblica.it FUORI CATEGORIA (MA ANCHE FUORICLASSE) www.dagospia.com CONTESTO STORICO www.vittimeterrorismo.it SITI RADIO RAI www.radio.rai.it RADIO CATTOLICHE www.vaticanradio.org www.radiomaria.org www.radiomater.com RADIO POLITICHE E DI CONTENUTO (E ANCHE, QUA E LA’, LIBERE) www.lifegate.it www.ondarossa.info www.radiocittaperta.it www.radiocittafutura.it www.radiopopolare.it www.radioradicale.it RADIO COMMERCIALI www.105.net www.capital.it www.deejay.it www.dimensionesuonoroma.it www.fantastica.it www.italymedia.it www.kisskissnetwork.it www.lattemiele.com www.m2o.it www.mambo.it www.musicaememoria.com www.nuovaspazioradio.it
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www.playradio.it www.r101.it www.radio24.ilsole24ore.com www.radio6.it www.radioantenna1.it www.radiocentrosuono.com www.radioclassica.net www.radiocompany.com www.radiocuore.it www.radiodimensionemusica.it www.radioflashpiu.it www.radioglobo.it www.radioinblu.glauco.it www.radioincontro.it www.radioitalia.it www.radioitaliaanni60.it www.radiomontecarlo.net www.radionostalgie.it www.radioradio.it www.radiorain.it www.radiorock.it www.radiorockitalia.it www.radio-romantica.it www.radiospazioaperto.it www.radiosubasio.it www.radiosuby.com www.rds.it www.retesport.it www.rtl.it www.teleradiostereo.it TELEVISIONE ° Rai Educational La Storia siamo noi I cento fiori http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/i-cento-fiori/638/default.aspx CINEMA ° I cento passi Marco Tullio Giordana Italia 2004 ° Radio Freccia Ligabue Italia 2008 Il Dottor Andrea Pranovi, Sapienza Università di Roma, Scienze della Comunicazione ha contribuito alla Bibliografia. E ad altro. In particolare per l’Emittenza locale e, quasi integralmente, per le Radio Pirata. E’ anche Coordinatore di ‘Radio Sapienza’, a suo modo una Radio Libera. I CENTO FIORI la rocambolesca, generosa, fantastica storia delle radio libere (e di cosa succedeva nel frattempo) RACCONTATA PER LA PRIMA VOLTA da Gabriele Paci con uno sguardo sulla loro progenie radio libere 2.0
*Giornalista La Voce Multimedia
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COLLETTIVO DONNE CATTOLICA-GABICCE Riflessione condivisa da più donne dell'ex Collettivo Donne Cattolica-Gabicce Mare 15 febbraio 1996 n.66 “Norme contro la violenza sessuale” La legge arriva soltanto nel ’96, seguita da altre, in particolare negli ultimi anni. Il documento - correva l’anno 1979 -, ricordando l’orrenda legislazione fascista allora vigente, riporta le riflessioni e le battaglie delle donne, la chiusura e le ostilità della classe politica. Temi intoccabili, la relazione uomo-donna, la famiglia... (“i panni sporchi si lavano in casa” - addirittura in guerra lo stupro non era reato!). Il ritardo ripete la solita arretratezza italiana, ultima nei paesi civili, sui temi dei diritti, anche a causa dell’intrusione del Vaticano. Anche oggi aspettiamo, ad esempio, il riconoscimento delle coppie dello stesso sesso, che si amano come le altre, ecc., ma arriva, qualcosa è cambiato. Intanto nella testa delle donne era ed è avvenuto uno svelamento e si è rotto un silenzio antico. Ma oggi ci chiediamo cosa sta succedendo? Guerre nel mondo... e sappiamo quanto pagano le donne. Il quotidiano ascolto di donne “ammazzate” da mariti, compagni, ex, lascia ammutolite le donne e tutti. Ci sono servizi privati e non, Patrocini legali gratuiti, (“Progetto Dafne” dell’ASL di Rimini, associazioni come “Rompi il silenzio”, ecc), luoghi d’ascolto, case rifugio, e altro; il Pronto Soccorso è organizzato e formato, c’è una Polizia di Stato cambiata, formata, sensibile. Ci sono gruppi di uomini che si muovono “www.NoiNo.org”... In chiusura elenco le diverse forme di violenza contro le donne, violenza da parte del partner (fisica, psicologica, sessuale, economica): stupro, violenza organizzata: stupro di guerra, traffico di donne, prostituzione coatta, aborti selettivi, violenza fisica e sessuale contro le prostitute, dipendenza da debiti contratti, deliberata trascuratezza delle bambine e infanticidio femminili, mutilazioni genitali, sfruttamento nel lavoro. La violenza di genere invece: è esercitata dal genere maschile su quello femminile, ha le radici nella diseguaglianza sessuale, serve a mantenere la disuguaglianza, è un meccanismo di subordinazione, viene usata come strategia nel conflitto, è una forma di controllo sulle donne.
VIOLENZA SESSUALE - COME E’ CONSIDERATA DALLA LEGGE ANCORA VIGENTE Documento del 1979 La nostra legge penale tutela l’incolumità del cittadino da ogni lesione o percossa (tant’è vero che prevede la reclusione fino a sei mesi per uno schiaffo) ma
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- quando si tratta di uno stupro - l’incolumità fisica del cittadino (e tanto più della cittadina!) non esiste più, poiché lo stupro non è affatto considerato come un atto di violenza compiuto contro qualcuno, bensì come un’offesa alla morale, ai sentimenti, al pudore di tutta la collettività... infatti, su questo punto la nostra legge penale e di un’arretratezza umiliante perché contempla ancora la norma del vecchio Codice Rocco dei tempi fascisti, secondo la quale la violenza carnale è uno dei DELITTI CONTRO LA MORALITÀ’ PUBBLICA ED IL BUON COSTUME. Sarebbe a dire che, per la legge ancora vigente, lo stupro non è niente altro che l’attentato ad una astratta “morale comune”, anziché l’atto di violenza subito da una concreta e reale “persona fisica”. Da questo concetto ne sono derivati altri, per cui si doveva quasi “aver vergogna” a denunciare uno stupro subìto e - se si arriva al processo dopo una procedura complessa e scoraggiante - questi era quasi sempre da tenersi a porte chiuse. Oggi si pensa che tutto questo sia stato possibile da cinquant’anni in qua perché - all’epoca del Codice Rocco - il nostro paese stava attraversando gli anni del fascismo più ottenebrante, durante i quali, una stretta censura vietava la pubblicazione dei fatti di cronaca nera, si alimentava il culto della forza fisica, della virilità, della potenza vincente... Allora le donne dovevano produrre bambini per il milione di baionette, dovevamo essere tutti belli e forti, mentre ai più deboli non rimaneva che soggiacere: tutto doveva sembrare ordinato e funzionale al sistema, quindi era “logico” che i casi di stupro venissero considerati (e nascosti!) come... esuberanze di un popolo “maschio e sano”, come trasgressioni rare ed anomale all’ordine ed alla morale “civile” di allora. Dal 1945 in poi, molte cose sostanziali sono state radicalmente cambiate nel nostro paese, ma NON E’ STATA CAMBIATA LA NORMA DEL CODICE FASCISTA SULLA VIOLENZA SESSUALE! COSA AVEVAMO PROPOSTO NOI DONNE Con iniziativa annunciata dalla “Gazzetta Ufficiale” del 22 settembre 1979, noi donne eravamo riuscite a presentare una nostra “Proposta di legge d’iniziativa popolare” che avevamo discusso, progettato e verificato per anni in mille e mille assemblee, dibattiti, scambi di comunicazione e di esperienze fra donne e con la gente. Ne ricordiamo i punti salienti: innanzitutto volevamo fosse chiaro che la violenza sessuale è “un delitto contro la persona; CHIEDEVAMO: 1) che fosse ammessa “la costituzione di parte civile delle associazioni aventi come scopo la liberazione dalla repressione sessuale e la difesa dei diritti delle donne”; 2) chiedevamo che le “udienze per i dibattimenti relativi ai reati sessuali f o s s e r o pubbliche, a porte aperte, salvo che la parte lesa chiedesse al Presidente del Tribunale di disporre che si svolgessero a porte chiuse”;
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3) che anche il rapporto sessuale “imposto dal marito (o dal conviventepartner)” venisse riconosciuto come atto di violenza sessuale; 4) che venisse considerata la diversa specificità-gravità della “violenza di gruppo”, cioè compiuta da due o più persone assieme a tal fine; 5) che venisse abolita la distinzione fra “atti di libidine” e “stupro”, e che fossero riuniti sotto l’unica definizione di “violenza sessuale”. La nostra proposta di legge si proponeva (e si propone ancora!) di instaurare il concetto secondo il quale: “La violenza sessuale - di cui noi donne siamo bersaglio privilegiato ma che non esclude nessuno e colpisce anche bambine, ragazzi, “diversi” e non - assume molti aspetti, dalla molestia all’omicidio come estrema conseguenza, ma è sempre VIOLENZA SESSUALE IL VOLER DISPORRE PER PROPRIA SODDISFAZIONE SESSUALE DI UN CORPO ALTRUI SENZA IL CONSENSO DELLA PERSONA. La “nostra legge” non si proponeva di costituire né un rimedio né un riscatto né tantomeno una possibilità di rivalsa, ma avrebbe dovuto essere semplicemente lo strumento giuridico che prendeva atto di una realtà complessa ed in via di trasformazione. Doveva e deve essere ancora oggi lo strumento giuridico che potesse contribuire al processo evolutivo di tutta la società. II 18 ottobre la Camera dei Deputati ha approvato la legge “Norme a tutela della libertà sessuale” con il voto favorevole della DC e MSI, l’astensione del PSI, il voto contrario del PCI, di DP, del PDUP e della sinistra indipendente. Il dibattito d’opinioni su questa legge è iniziato nel paese nel 1979, con la presentazione, da parte del PCI, della prima proposta di legge, seguita da quelle degli altri partiti e, nel 1980, da una proposta di legge di iniziativa popolare sulla quale il movimento delle donne raccolse 300.000 firme. Il percorso di questa legge è stato accidentato. Nella scorsa legislatura fu interrotto dalla approvazione dell’emendamento Casini” che collocava il reato di violenza sessuale tra i reati contro la pubblica morale anziché contro la persona. Ora il reato di violenza è considerato reato contro la persona, tuttavia il testo votato dalla Camera non contiene alcune norme che, assieme agli articoli approvati, avrebbero consentito di ottenere una legge ad alto valore civile, non soltanto per le donne ma per tutta la società. I punti qualificanti di questa legge, quelli che lo erano e rimangono anche per il movimento delle donne non sono stati approvati, o lo sono stati in maniera parziale: 1) La procedura d’ufficio per i reati di violenza sessuale non si applica nel caso di coniugi o di conviventi. 2) Una maggioranza coalizzatasi attorno alla DC e al MSI ha impedito l’approva zione dell’articolo che consentiva rapporti consensuali con una / o un minore di 14 anni. Non si tratta qui di un semplice ritorno al Codice Rocco: per questo reato ora è prevista la procedura d’ufficio; ed inoltre, per come questo reato è stato definito dalla legge, qualunque manifestazione di affetto può essere perseguita d’ufficio. 3) La stessa maggioranza ha infine soppresso l’articolo che prevedeva, per le
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associazioni e movimenti di donne, la possibilità di costituirsi parte civile, impedendo in tal modo ad essi di svolgere un’azione di tutela dei diritti individuali e collettivi ugualmente lesi dalla violenza sessuale, e sospendendo quella che era già diventata una prassi diffusa in questi ultimi anni. Il nostro giudizio sul complesso della legge non può che essere negativo. Il nostro duplice obiettivo è quello di avere innanzitutto un processo diverso nel quale la vittima non diventi “imputato”, e di ottenere una legislazione che tuteli ma non “criminalizzi” i rapporti affettivi tra le giovanissime generazioni. LA LEGGE CONTRO LA VIOLENZA SESSUALE HA BISOGNO DI UN DIBATTITO AMPIO ED APPASSIONATO AL DI LA’ DEI PREFISSATI SCHIERAMENTI PARTITICI, E SULLA BASE DELLE PROPOSTE AVANZATE DALLE DONNE E DA CENTINAIA DI MIGLIAIA DI FIRME. OCCORRE UN DIBATTITO COLTO E PROFONDO CHE RECUPERI IL PIÙ’ POSSIBILE L’ATMOSFERA E LA TENSIONE IDEALI DEI MOMENTI IN CUI LE GROSSE BATTAGLIE SUI DIRITTI CIVILI (IL DIVORZIO, L’ABORTO) HANNO DATO LA MISURA DELLA MATURITÀ' DEMOCRATICA DEL NOSTRO PAESE. LE DONNE HANNO BISOGNO DI UNA LEGGE CONTRO LA VIOLENZA SESSUALE CHE NON SIA SEMPLICEMENTE IL PROLUNGAMENTO DELLA “TUTELA DA PARTE DELLE ISTITUZIONI” SULLA LORO “DEBOLEZZA FISICA” MA CHE - INVECE - POSSA ESSERE UN ADEGUATO STRUMENTO GIURIDICO ATTRAVERSO IL QUALE LA SOCIETÀ' SI PROPONGA LA SUA STESSA GRADUALE TRASFORMAZIONE. COLLETTIVO DONNE CATTOLICA E GABICCE - 1979
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ANTONIO ZAVOLI* 50 ANNI TRASCORSI INVANO: IL CONCILIO DIMENTICATO E MAI ATTUATO Il gruppo di giovani del Circolo Culturale “J. Maritain” di Rimini, che negli anni ’60 ha iniziato, e poi portato avanti con grande lucidità e decisione per circa 10 anni, il “dissenso cattolico” in Italia, è stato espressione vera e diretta del bisogno dei cristiani di essere presenza critica nella Chiesa. Quella Chiesa cattolica che dopo gli scontri con lo Stato Italiano del Risorgimento e della unità politica del Paese, dopo le ambiguità della calda coabitazione col fascismo attraverso il concordato, dopo l’uso spregiudicato della Democrazia Cristiana come concreto strumento della “unità politica dei cattolici” nel dopoguerra, aveva trovato lo spirito innovatore e nuovo di Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano II. Ma duemila anni di compromessi di potere e di gestione autoritaria della Chiesa romana non si cancellano facilmente e non si cambiano in modo indolore dai vertici alla base, sia pure con le lucide riflessioni dei padri conciliari e i grandi documenti approvati. Un modo classico dei “poteri forti” della Chiesa di imporre la propria linea autoritaria e antimoderna è sempre stato quello di opporsi silenziosamente al nuovo, di
contrapporre e seppellire con il tempo e con il silenzio. Così dalla feconda e chiara stagione conciliare si è passati all’affossamento totale del Concilio Vaticano II e di tutte le sue novità. Dopo 50 anni dal Concilio, possiamo dire che il Concilio è stato totalmente tradito, dimenticato, messo in soffitta come un momento pericoloso e infelice della vita della Chiesa. Ora c’è la speranza del nuovo Papa, Francesco, che sembra aprire nuovi orizzonti alla Chiesa: vedremo nei prossimi anni cosa accadrà. Il “Maritain” di 50 anni fa, le nostre iniziative, le nostre speranze concrete, le nostre critiche alla Chiesa struttura di potere, si sono infrante contro il silenzio e la gestione anticonciliare di una Chiesa che ha cancellato teologi dissenzienti, preti operai, gruppi spontanei, e ha confermato la vecchia decrepita ideologia della tanto (assurdamente) osannata “linea polacca” di Papa Wojtyla. Purtroppo quanto scrivemmo 50 anni fa è rimasta dolorosa attualità.
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*Avvocato, già presidente del Circolo “J. Maritain” di Rimini
SCHEDE Lettera del 25-12-1967 per protestare per l'incontro in Vaticano con il Presidente USA Lyndon Baines Johnson AL SANTO PADRE Paolo VI Città del Vaticano Padre, noi, amici del Circolo “Maritain” di Rimini, riuniti insieme subita dopo avere appreso del Suo incontro con il Presidente Johnson, riteniamo nostro dovere di chiarezza scriverLe quanto pensiamo. Innanzi tutto cominciamo col dirLe che non condividiamo affatto il modo vecchio, preconciliare (e sostanzialmente Ipocrita) di presentare all’opinione pubblica il fatto dell’incontro. Proprio perché tutti crediamo nella necessità degli incontri e delle iniziative ad ogni livello per far cessare le guerra nel Vietnam, non crediamo si debba continuare a presentare le iniziative vaticane paludate di vuote cautele diplomatiche, di comunicati che bisogna interpretare “tra le righe”, di affermazioni riservate solo ‘agli addetti ai lavori’. Vogliamo dire che non ci sembra producente, né dopoconciliare, voler far credere al mondo (e prima di tutto al mondo cristiano) che Lei, Padre , ha ricevuto Johnson ‘approfittando’ della sua visita a Roma. Sappiamo tutti molto bene che Johnson è passato ‘appositamente’ da Roma: e non per parlare con il Presidente Saragat (del quale da tempo Johnson conosce bene idee e ‘fedeltà atlantica’), ma per parlare con Lei. Con ciò non vogliamo davvero aprire un vecchio e difficile discorso sulla metodologia della Chiesa nei rapporti politici e ufficiali coi ‘potenti’, ma esprimiamo almeno la esigenza, di un ‘Popolo di Dio’ che desidera essere definitivamente essere considerato adulto e nutrito senza contagocce. Passando poi all’affermato ‘desiderio di entrambi’ di incontrarsi, non saremo certo noi a dolerci di tale desiderio. Siamo pienamente d’accordo sull'incontro: nient'affatto d’accordo su quanto all'incontro sembra sia stato detto da Lei ( almeno stando alle avare notizie dei comunicati ufficiali). Non si tratta di respingere gli interlocutori, bensì.: di dire chiaro a questi ciò che si pensa e si vuole. Non Le chiediamo di fare da intermediario politico nei conflitti che l’imperialismo internazionale del denaro provoca sistematicamente nel mondo. Le chiediamo di essere Pastore intransigente e appassionato, dalla parte degli oppressi, anche se ciò può esigere l'abbandono a di certi veli diplomatici così caratteristici della azione vaticana. Se Lei, Padre, vuole parlare ed agire come ‘esperto in umanità’, allora ha il dovere di usare un metodo rigorosamente serio, preciso, e individuante le cause vere della guerra. Mentre nel S. Natale nasce Cristo, Principe della Pace, mentre inizia il 1968 con fosche nubi di guerra, di oppressione, di fame in tutto il mondo, non serve a nulla (anzi è un modo per accantonare i problemi, rinviandoli) manifestare - come fa Lei - lo propria ‘viva e dolorosa apprensione’. La guerra non piove dal cielo, non è dovuta al CASO, non è il frutto della ‘cattiveria’ di questo o quell’uomo politico: è il frutto naturale del capitalìsmo e dell’imperialismo, bollati anche da Lei nella “Populorum Progressio” come sistemi nefasti. Se Lei (come chiunque) vuole fare un discorso serio sulla guerra del Vietnam (e non
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solo su di essa) allora deve dire che questa guerra non e niente altro che il massacro di un popolo, laborioso ed eroico (che vuole essere libero da ogni forma di colonialismo) da parte delle truppe rigorosamente armate dall’imperialismo internazionale del danaro, guidate dagli USA, ‘il gendarme del mondo’. Padre, il Concilio ha definito la Pace “opera della giustizia” (Cost Past. ‘Gaudium et Spes’ par. 78): ed è opera di giustizia battersi per la pace (anche incontrandosi con Johnson) dicendo non a tutti le stesse cose, ma a ciascuna parte quello che si merita. La Pace opera della giustizia” non si costruisce nella ingiusta equiparazione di massacrati e massacratori, di invasori e invasi, di popolo di poveri e di esercito strapotente teso alla ‘escalation’. Nel 1940-44 non si poteva mettere sullo stesso piano un intero popolo messo nei forni, e la macchina nazista di sterminio: bisognava dire semplicemente alle belve hitleriane di farla finita. Oggi non si possono fare appelli di moderazione e di buona volontà ai giovani, alle donne, ai bambini, ai vecchi inchiodati alla croce vietnamita, e... ai ‘berretti verdi’, ai ‘marines’, ai difensori (al napalm) della ‘civiltà occidentale’. L'esigenza di chiarezza in noi è tanto più acuita, quanto più apprendiamo e con sdegno che la Sua “viva e dolorosa apprensione” anziché concretarsi in una altissima testimonianza, religiosa (per la giustizia contro il massacro), sfocia addirittura nel “dare atto” agli USA del loro contributo all’aiuto economico dei popoli poveri. Quale contributo? Forse la famigerata “Alleanza per il progresso” in America Latina; strumento di finanziamento dei regimi militari e fascisti che opprimono i popoli di quel continente? Porse i contributi ‘disinteressati’ ai paesi dell’Africa e dell’Asia: contributi i cui soli tassi di interesse schiacciano ogni possibilità di sviluppo di interi popoli, tentando di fare delle economie ‘sottosviluppate e da aiutare, dei comodi nuovi mercati per la speculazione degli USA e dei loro squallidi alleati? Padre, Lei sa meglio di noi oche l’imperialismo internazionale del danaro: è disposto a dare ‘aiuti disinteressati’ solo a quei popoli che accettano supinamente di essere sfruttati, senza ribellione; Lei sa benissimo che gli USA, e i loro alleati, sono bestialmente decisi a usare tutti gli strumenti che la loro potenza loro consente, per schiacciare ogni focolaio di ribellione, cioè ogni speranza di progresso e di dignità dei popoli e degli sfruttati: questa è infatti la chiara lezione del Vietnam. Non Le chiediamo scomuniche, non Le chiediamo mediazioni diplomatiche, Le chiediamo solo di essere Pastore e Padre di tutti, ma prima di tutto dei poveri, degli oppressi, degli affamati. Le scriviamo questa lettera, Padre, non per inutile polemica, ma mossi dal desiderio fraterno che la storia di domani, assieme ai ‘silenzi di Pio XII’ non debba iscrivere anche i silenzi o i pasticci di Paolo VI. IL DIRETTIVO DEL CIRCOLO DI CULTURA “J. MARITAIN” DI RIMINI
Lettera per protestare contro l’intervento del Cardinale Spellman di New York Rimini, 1.1.1967 Al S. Padre Paolo VI Città del Vaticano Padre, noi cattolici di Rimini, coscienti della piena responsabilità che tocca tutti e ciascuno nella Chiesa, e sensibili oggi più che mai al messaggio di pace contenuto nell’Evangelo di Cristo
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Signore, sentiamo il dovere di scriverLe. Il nostro animo di persone che sinceramente e, totalmente, credono nella pace è sottoposto –come del resto è per Lei, Padre (lo leggiamo e sentiamo tutti i giorni in ogni riga dei Suoi discorsi) –ad una vera prova di angoscia e di dolore. Nel mondo c’è la guerra. E non solo la silenziosa e terribile guerra della fame, dell’ignoranza, del razzismo, della mancanza di libertà, dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo: c’è anche la guerra guerreggiata, la forma più aperta, scandalosa, sanguinosa di peccato contro l’Uomo, immagine di Dio. E in questo momento, in cui tutti gli uomini di buona volontà e di retta coscienza gridano “Pace!”, gridano “Cessi subito la guerra e ci si metta ai tavoli delle trattative onorevoli e civili”, dobbiamo però assistere allo scandalo di altissimi uomini di chiesa che bandiscono nuove crociate e quasi inneggiano al massacro. Il Cardinale Spellman, in diversi discorsi (il ripetersi dei quali non consente di nutrire dubbi sulla coscienza e volontà di ripetere quello che è stato ripetuto) pronunciati in questi ultimi giorni ha fatto affermazioni che ripugnano alla comune coscienza cattolica, disonorano l’abito di pace che ogni cristiano indossa e a maggior ragione l’abito di un sacerdote di Colui che è “la vera pace”. Il Cardinale Spellman ha detto che “gli Stati Uniti stanno combattendo nel Nord Vietnam una guerra santa” e, rivolto alle armate statunitensi: “voi non solo state servendo il vostro paese, ma state servendo Dio, perché state difendendo la causa della giustizia, la causa della civiltà e la causa di Dio”… “noi siamo tutti uniti nella preghiera e nel patriottismo questo sforzo”. Noi, cattolici di Rimini, siamo scandalizzati e sgomenti. È questa la “Pacem in terris”? È questa la nuova “Età conciliare”? Siamo tornati alle crociate di infausta memoria e al patriottismo in cattiva lega con la benedizione delle armi e dei gagliardetti? Non lo crediamo, non o pensiamo, non lo vogliamo. Ma in casi di tale gravità la opinione pubblica cristiana non si accontenta solo di esprimere, dal basso, il disappunto e la critica, di testimoniare una ben diversa volontà di “pace ad ogni costo” e di esprimere un chiaro rifiuto dei miti funesti della “pace che riposa all’ombra delle spade (americane o no)”: l’opinione pubblica cristiana (e tutti gli uomini di buona volontà), esige un intervento chiarificatore anche dall’Alto. Padre, Lei che così ansiosamente e paternamente non perde occasione per ammonire da “errori” e “deviazioni” e “pericoli” che si possono ravvisare negli scritti o nell’impegno di qualche sconosciuto membro di questo o quell’ordine religioso, e nell’attività di qualche “Cenacolo” laico, non vorrà rimanere inerte di fronte a certe grossolane deviazioni, a certe scandalose negazioni della Pace, sol perché fanno capo ad un Cardinale di S.R. Chiesa? Padre, l’urgenza della verità e la pura coscienza di pace non consentono, né a noi ne a Lei, di tacere oltre: pena la corresponsabilità. Aspettiamo con ansia, con fiducia, con filiale impazienza che dal soglio di Pietro si chiarisca - anche malgrado questo o quel membro del Sacro Collegio - che il Sermone della Montagna, quando proclama i costruttori di pace “figli di Dio”, non ammette interpretazioni restrittive, o “americane”, ma solo l’interpretazione che salva e protegge l’uomo: immagine di Dio
massacrata oggi nel Vietnam e altrove. Rimini, 1.1.1967 Firmatari: Benedetti Paolo, Biondelli Cesare, Calieri Angelo, Cecchi Sergio, Corbelli Mario, Crociati Giovanni, Dell’Oglio Anna Maria, Delucca Oreste, Grassi Piergiorgio, Grilli Ornella, La Rosa Michele, Morri Maria Cristina, Mulazzani Roberto, Romagnoli Maria, Succi Laura, Succi Orazio, Succi Renata, Turci Piergiorgio, Zavoli Alba, Zavoli Antonio.
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Lettera per chiedera la chiusura del “L'Osservatore Romano” Al S. Padre Paolo VI CITTA' DEL VATICANO Padre, siamo un gruppo di cattolici riminesi, e ci rivolgiamo a Lei per farLe conosere la nostra opinione (come già abbiamo fatto altre volte in passato) su un. Problema che chiede una indilazionabile soluzione: l'esistenza e la funzione nella Chiesa del Dopo-concilio di un rudere storico quale è “L'Osservatore Romano”. Innanzi tutto, Padre, Le poniamo (e siamo certi che è l'interrogativo di tanti cattolici d'oggi) una precisa domanda: “L'Osservatore Romano” che organo di stampa è, di chi esprime le opinioni, come si colloca all’interno di una Chiesa, che col Concilio Vaticano II ha definitivamente ritrovato se stessa, fuori delle false visioni giuridicistiche e delle false rappresentazioni dì cittadella assediata dal mondo? Non si dica, naturalmente, con bizantinismi sempre tristi e oggi più che mai inaccettabili, che il problema de “L’Osservatore Romano” non esiste e non è mai esistito, perché il giornale non è un organo “ufficiale” né della Santa Sede né dello Stato della Città del Vaticano, né della Chiesa in generale, né del Papa. Siamo troppo abituati, vivendo in un mondo ormai adulto e capace di andare oltre la facciata delle cose, a non accontentarci delle qualifiche formali. Quanti gìornale, in Italia, si qualificano “indipendenti” e fanno le più settarie battaglie al soldo di questo o quel gruppo di interessi economici e politici. Dunque: o “L'Osservatore Romano” è, veramente, un semplice giornale “politicoreligioso” che esprime le opinioni della sua Redazione e di chi personalmente lo finanzia, o “L'Osservatore Romano” è un organo di stampa (semi-ufficiale, ufficioso, di comodo, ecc.) della S. Sede e del Papa. Padre, in entrambi i casi trattasi di uno strumento sbagliato, capace di danneggiare la presenza nuova della Chiesa ne mondo d'oggi, capace di creare pericolose confusioni nelle coscienze. Se “L'Osservatore Romano” è un qualunque giornale “politico-religioso”, senza alcuna pretesa di ufficialità, o anche solo di ufficiosità, perché deve essere stampato entro le mura Vaticane, perché deve portare i testi ufficiali dei documenti pontifici, perché si permette che parli col tono autoritario di chi ha disposizioni “dall'alto”? Un giornale che non ha autorità, ma finge di averla (e ciò viene con il Suo beneplacito, Padre), non può che essere strumento di pericolose confusioni e di compromissioni della Chiesa. Se “L'Osservatore Romano” è un organo che esprime le opinioni della S. Sede e del Papa, perché è uno strumento così squallido, così inadeguato, così settario, così pettegolo, così politicamente compromesso? La voce alta e paterna del Padre della Chiesa universale deve trovare fumosa e penosa espressione su un foglio “politico-religioso” diretto oggi da un ex parlamentare democristiano, redatto da persone legate alle forze più reazionarie italiane e mondiali, della Chiesa preconciliare e della politica di conservazione e di sfruttamento? La Chiesa di Cristo, ringiovanita dallo Spirito Santo al Concilio, non può continuare a mostrare sul suo volto rughe banali, certi segni non nobilitanti d’altre tristi epoche.
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Se “L’Osservatore Romano” è un giornale qualsiasi, una qualsiasi voce nel gran mare della stampa reazionaria mondiale, allora non solo non può trovare ospitalità “entro le mura” Vaticane, ma va apertamente sconfessato da Lei, che ha il dovere di evitare ogni pericolosa confusione nelle coscienze dei credenti e dei non credenti. Se “L’Osservatore Romano” è - in un modo o nell'altro - espressione della Santa Sede, allora Lei, a maggior ragione, deve provvedere. L’attuale “mostro” va eliminato, l'attuale autoritario polpettone “politico-religioso” , va definitivamente, e subito, messo in soffitta, fra le molte cose di pessimo gusto che il Concilio ha decisamente fatto passare di moda. Diciamo queste cose, Padre, perché siamo convinti che anche Lei la pensi così: chi ha scritto la “Populorum Progressio” non può (senza insanabili contraddizioni) essere convinto di una qualche funzione - per la Chiesa o anche solo per la società italiana - di un foglio screditato, compromesso con passate, sbagliate battaglie politico-religiose. Padre, questa nostra lettera non l'abbiamo scritta “a freddo”, ponendoci il problema in astratto. Ci siamo indotti a scrivere dopo le ultime pagliacciate politico-teologiche che hanno trovato puntuale espressione sul giornale in questione. Per chi segue “L'Osservatore” non si tratta di novità: è l'ennesima battaglia sbagliata, conservatrice e scorretta. Proprio oggi, domenica 3 marzo 1968, “L'Osservatore della Domenica” porta un autentico concentrato di sciocchezze teologiche e di idee politiche stantie. Oggi - dopo il Concilio - è ancora possibile sentir dire (con tono autoritario e da crociata) senza indignarsi, che discutere il discutibile appello dei Vescovi Italiani all'unità politica dei cattolici è, da parte dei laici cattolici, un “sovrapporre il loro magistero e quello della Chiesa docente, cioè dei Vescovi”? E' possibile tacere, leggendo su “L'Osservatore che di discutere un documento politico della C.E.I. i laici sono “liberissimi di farlo, purché non si dichiarino cattolici”? D'ora in poi - dopo il Concilio - distinguiremo l'appartenenza alla Chiesa non col Battesimo, con la fede, con la partecipazione ai Sacramenti e alla Liturgia, ma con la tessera (e magari il distintivo) della democrazia Cristiana? E chi sarà delegato a distinguere i buoni dai cattivi, l'ex onorevole democristiano di destra Raimondo Manzini? Padre non crediamo che il Papa, Padre e Pastore di tutti, debba venire compromesso dai giudizi settari, teologicamente risibili e politicamente reazionari di alcuni giornalisti che dirigono un modesto e presuntuoso giornale che si chiama (con linguaggio da '800) “L'Osservatore Romano”. Le chiediamo di provvedere con urgenza, di eliminare uno strumento inutile e pericoloso per un'autentica presenza della Chiese nel mondo contemporaneo. Questa lettera non è un gesto di semplice protesta, non viene da pochi “radicali cristiani astratti” (come si esprime, bontà sua!, l'“Osservatore”), è l'espressione di un'opinione pubblica - laica e sacerdotale assieme - che nella Chiesa del dopo Concilio preme verso il Padre comune perché le cianfrusaglie vengano gettate nella spazzatura, e si mostri a tutti anche ai non credenti - il volto giovane, senza rughe, della Chiesa di Cristo. Abbiamo sentito il bisogno di scriverLe queste cose, con tutta la sincerità, e anche la sofferenza, di giovani che hanno accolto con gioia i nuovi tempi della cristianità e vogliosi che le cose dette dal Concilio siano testimoniate nei fatti. Con fraterna amicizia. Domenica, 3.3.1968 Un gruppo di laici cattolici membri del Circolo di Cultura “JAQUES MARITAIN” - RIMINI
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IL MOVIMENTO STUDENTESCO UN NUOVO MOVIMENTO SOCIALE di Stefano De Luca (*) Il movimento studentesco, in Italia come altrove, fu il primo ‘nuovo movimento sociale’ a comparire sulla scena. Questo ha creato una nuova realtà politica e culturale: erano nuovi attori, che utilizzavano forme d’azione sostanzialmente diverse da quelle tradizionali degli organismi rappresentativi. Ha dato vita a organizzazioni decentrate e cercato di imporre un nuovo paradigma culturale e politico. Nel ’68 per la prima volta gli studenti si mobilitano in quanto studenti. Fino a quel momento infatti erano stati assenti dall’arena pubblica quali attori autonomi: precedentemente gli studenti dell’università si sono mobilitati, ma su temi cui era sensibile l’èlite di provenienza. Le iniziali risorse organizzative di questo movimento provenivano dalla Unione Nazionale Universitaria Rappresentative Italiana (UNURI), un ‘parlamentino’ studentesco, organizzato su principi di rappresentanza formale. All’interno di questa struttura agivano le associazioni di politica universitaria, che ripetevano gli schieramenti tradizionali della vita politica italiana. Vi era l’Unione goliardica italiana (Ugi), che raccoglieva simpatizzanti del Pci e del Psi, l’Intesa, facente capo alla Dc, che rappresentava gli studenti cattolici, il Fuan legato al Msi e l’Agi di ispirazione liberale. Quando la critica a ‘partitini’ e ‘parlamentino’ demolirà le organizzazioni studentesche esistenti, nuove risorse organizzative verranno soprattutto da una serie di piccoli gruppi che si erano formati all’inizio degli anni Sessanta. Questi gruppi erano composti da intellettuali che criticavano da sinistra il Pci, il Psi e i sindacati, e fondarono riviste di dibattito politico come ‘Quaderni rossi’ e ‘Classe operai’. Una delle principali accuse alla ‘vecchia’ sinistra fu quella di aver rinunciato alla prospettiva di una sollevazione violenta contro il capitalismo. Questi gruppi erano definiti ‘operaisti’, perché sottolineavano la centralità della classe operaia nel conflitto di classe e il bisogno di una sua organizzazione autonoma. I forti legami tra alcuni nuclei attivisti nelle varie università, i gruppi operaisti e le iniziative comuni che venivano organizzate all’esterno delle università, portarono all’emergere delle organizzazioni della Nuova sinistra, come ad esempio Lotta Continua, Avanguardia Operaia e Il Manifesto. All’inizio degli anni Sessanta vi furono, all’interno delle tradizionali organizzazioni studentesche, le prime proteste contro la politica scolastica del governo. Queste organizzazioni chiedevano una maggiore partecipazione negli organi decisionali, una riforma della didattica e un miglioramento dei servizi. Nel gennaio del 1967 gli studenti universitari occuparono la facoltà di Chimica e di Fisica dell’università di Pisa, per protestare contro il progetto di riforma dell’insegnamento presentato dal ministro democristiano della Pubblica Istruzione
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Gui. Venne occupato il palazzo della Sapienza, con lo scopo di disturbare la Conferenza Nazionale dei Rettori che stava per essere inaugurata in quei giorni a Pisa. In quest’occasione gli organismi studenteschi ufficiali, attaccati per la mancanza di democrazia diretta interna, vennero scavalcati dagli attivisti e le decisioni sul da farsi furono prese da un’assemblea generale aperta a tutti. Queste associazioni studentesche però si sarebbero presto rivelate incapaci di incanalare e interpretare l’attivismo degli studenti, tanto che alla fine del ’68 tutte le organizzazioni si erano sciolte ufficialmente. Tale scioglimento fu dovuto a due fattori: erano organizzazioni con una struttura verticistica, in contrasto quindi con quella sfiducia che il movimento studentesco, ma diciamo tutti i nuovi movimenti sociali, aveva nei confronti di strutture centralizzate e della delega; a causa dei forti legami che avevano con i partiti, l’esperimento del centro-sinistra aveva creato dei contrasti interni a ciascuna delle associazioni. All’occupazione parteciparono anche studenti di altri atenei che contribuirono alla stesura delle ‘Tesi della Sapienza’, dove venne teorizzato un nuovo modo di considerare la politica studentesca. Le Tesi ruotano intorno ad alcuni temi: la costruzione di un sindacato studentesco con la funzione di controllo della formazione dello studente; la definizione dello studente come forza lavoro nel processo di addestramento e come figura sociale subordinata, e quindi meritevole di essere retribuito per il loro lavoro produttivo; la contestazione dell’organizzazione universitaria. La strategia seguita dagli studenti si muoveva in tre direzioni: richiamare l’attenzione dei media sulla Sapienza e contro la riforma Gui occupando la sede in cui doveva tenersi la Conferenza Nazionale dei Rettori; lanciare un atto di accusa contro le associazioni studentesche tradizionali per la loro mancanza di democrazia interna (come alternativa gli studenti proposero di essere rappresentati da autonomi ‘rappresentanti democratici eletti direttamente in assemblee della facoltà’); fare appello agli interessi concreti degli studenti, proponendo che venisse pagato loro un salario. Dopo pochi giorni la Sapienza viene sgombrata dalla polizia, che entrò in un palazzo universitario per la prima volta dal dopoguerra. Gli studenti, non solo universitari, organizzarono un sit-in in segno di protesta contro la scelta del Rettore Faedo di far intervenire le forze dell’ordine per sgombrare le sedi occupate. Nel 1966 venne occupata la facoltà di Sociologia dell’Università di Trento, fiore all’occhiello dei notabili locali. Qui nacque la prima facoltà di Sociologia, materia che era sempre stata vista con sospetto dalla sinistra ortodossa, poiché considerata interna alla cultura borghese. Ma l’importanza dell’università trentina non consiste solo nel carattere innovativo dei suoi studi, ma vi è anche l’ammissione dell’iscrizione degli studenti provenienti dagli istituti tecnici (in precedenza ammessi solo nelle facoltà di agraria e di economia e commercio). Questo provvedimento aumentò nella popolazione universitaria, la componente “proletaria” proveniente dagli istituti tecnici. Movimento studentesco quindi che non è espressione di una solo classe sociale, che invece era la caratteristica ad esempio del movimento operaio, ma risulta composto da giovani di estrazione piccolo-borghese ed operaia,
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studenti lavoratori e fuori sede. Possiamo rintracciare una caratteristica dei nuovi movimenti sociali che si sviluppano a partite dai prima anni Sessanta, ossia che la mobilitazione non avviene per una condizione ma per convinzione. L’anno successivo vi fu l’occupazione, durata quasi un mese, della sede centrale dell’Università di Torino, Palazzo Campana. Vennero criticati il modo tradizionale di insegnare, ed anche i contenuti stessi dell’insegnamento. Da domande legate alla situazione interna all’università, come la protesta contro l’aumento delle tasse o le rivendicazioni per la presenza di una rappresentanza studentesca negli organi di gestione dell’università, si passò ad una critica del tipo di conoscenza prodotto dall’università stessa. Secondo gli studenti torinesi l’Università funzionava ‘come uno strumento di manipolazione ideologica e politica teso ad installare uno spirito di subordinazione rispetto al potere. Lo studente credeva di andare all’università per imparare la storia, il diritto, la fisica, la medicina, e invece ha imparato soprattutto ad obbedire’. Furono organizzati gruppi di studio e ‘contro-corsi’ con l’obbiettivo di sperimentare nuove forme di conoscenza, di sottrarsi alla soggezione culturale nei confronti degli studenti, e cercare di avere un approccio critica nei confronti del sapere. Sempre come un atto di accusa nei confronti dell’istruzione scolastica, uscì in quegli anni un libro Lettere a una professoressa scritto da un prete, don Milani, insieme ai ragazzi della sua parrocchia, a Barbiana del Mugello. Nelle ‘Lettere’ veniva affermato che il sistema scolastico, per i contenuti dei saperi trasmessi e per l’uso della lingua di per sé elitario e classista, faceva una selezione a favore di quelli che vengono definiti i ‘figli del padrone’, ed emargina i figli dei proletari. Fu occupata, sempre nel ’67, l’Università Cattolica di Milano per protestare contro l’aumento del 50 per cento delle tasse. Aumento che veniva visto come un’ingiustizia sociale, in quanto mirava ad escludere dall’istruzione superiore i più poveri. Dai primi mesi del ’68 la protesta si estese alle scuole superiore, grazie anche all’aiuto degli studenti universitari. Diversamente da quanto avveniva nelle università, dove gli studenti erano riconosciuti come cittadini che avevano il diritto di parola, di riunirsi e di organizzarsi politicamente, nelle scuole superiori queste attività erano fortemente limitate. Uno degli obiettivi centrali del movimento degli studenti superiori era il riconoscimento dei propri diritti di adulti e di cittadini. Il movimento creò una propria organizzazione: lo strumento fondamentale, come nelle università, era l’Assemblea che eleggeva commissioni e gruppi di studio con funzioni specifiche. Centrale, anche tra gli studenti delle scuole superiore, era la lotta contro l’autoritarismo. Le richieste del movimento degli studenti erano varie, di tipo prevalentemente qualitativo: scopo del movimento non era ne una redistribuzione delle ricchezze, né tanto meno l’accesso ai centri decisionali, rivendicazioni definite di tipo più materiale, che hanno influenzato invece l’azione dei “vecchi” movimenti sociali. Il movimento degli studenti chiedeva: nuovi diritti di partecipazione; lotta
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contro l’autoritarismo accademico; richieste di programmi gestiti dagli studenti, nei quali i professori sarebbero stati poco più che dei consulenti. Centrale nelle rivendicazioni del movimento studentesco era anche il tema dell’autonomia, che come vedremo caratterizzerà altri nuovi movimenti sociali. All’inizio gli studenti politicizzati avanzarono una richiesta di autonomia dai partiti delle loro associazioni studentesche, influenzati da quella sfiducia che riponevano nei confronti delle strutture centralizzate quali i partiti. Gli studenti protestavano per un’autonomia anche nella scelta della loro formazione; chiedevano una piena liberalizzazione dei piani di studio, ed il diritto di intervento degli studenti durante le lezioni. Il tema dell’autonomia riguardava anche la liberazione sessuale, la critica della scienza, della tecnologia e dell’arte borghesi. Il movimento protestava contro l’autoritarismo e il burocratismo delle istituzioni, rifiutava il meccanismo delle deleghe a favore di una democrazia assembleare. E questo, come vedremo ha portato ad adottare delle particolari strutture organizzative, nuove rispetto a quelle adottate dai ‘vecchi’ movimenti sociali. Gli studenti rifiutavano il ruolo ‘predeterminato’ che il sistema assegna loro. Contestavano che lo sbocco tipico del laureato fosse quello del tecnico industriale senza poter incidere con il proprio diritto di scelta. Chiedevano di poter essere in qualche modo sganciati da una programmazione della loro esistenza, tutta pianificata dall’alto, e un profondo rinnovamento dei contenuti e dei metodi dell’insegnamento. Rispetto alla maggior parte degli altri attori sociali, gli studenti erano i più interessati ai temi di politica generale. Questo interesse per la politica era evidente soprattutto nell’area della riforma universitaria, ma nel corso dell’evoluzione i suoi obbiettivi si ampliarono ai campi più vari: manifestarono contro la guerra nel Vietnam, in favore della riforma pensionistica e contro certi leader politici. Il modello organizzativo del movimento studentesco rifletteva, come accennato sopra, la sfiducia che questi nuovi movimenti avevano nei confronti della democrazia rappresentativa, sfiducia per le strutture centralizzate quali ad esempio i partiti e i sindacati, e sfiducia anche delle tradizionali associazioni studentesche. L’organizzazione del movimento era basata sul principio della democrazia partecipativa, caratterizzato da una struttura informale, decentrata e partecipativa. Le formule organizzative adottate dalle organizzazioni del movimento studentesco furono assemblee generali di studenti, considerate il principale strumento della democrazia partecipativa. Le decisioni venivano prese in assemblee generali aperte a chiunque volesse partecipare. Vi era un rifiuto della rappresentanza, infatti i leader erano coloro che devolvevano più energie all’azione collettiva. Il movimento studentesco ha elaborato un nuovo modello di democrazia, che si contrapponeva alla democrazia maggioritaria e delegata, fortemente criticata. Ma questi principi organizzativi innovativi si dimostrarono però difficili da applicare. L’Assemblea rivelava i suoi limiti dal punto di vista del reale coinvolgimento della base e della efficienza nelle decisioni. Anche se il movimento studentesco esaltava la spontaneità, aveva bisogno di strutture decisionali efficienti e di risorse
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organizzative. Nella sua evoluzione il movimento studentesco adotterà infatti modelli organizzativi più strutturati e gerarchici, con una partecipazione tendenzialmente esclusiva. Le forme di protesta utilizzate inizialmente dal movimento studentesco erano pacifiche e di tipo perturbativo. L’utilizzo di tattiche deliberatamente provocatorie, come l’uso del linguaggio scurrile ed il rifiuto dell’abbigliamento tradizionale, rispecchia quella che era una delle caratteristiche dei nuovi movimenti sociali: la creatività delle forme di protesta. Le tattiche innovative del movimento studentesco avevano lo scopo di attirare l’attenzione dei media, costringevano l’autorità ad azioni repressive che creavano nuovi alleati al movimento. Misero anche in evidenza l’incapacità delle organizzazioni studentesche tradizionali e dei partiti di sinistra, di organizzare attività altrettanto audaci. Gli studenti si ispiravano sia al repertorio del movimento operaio italiano, che a quello del movimento dei diritti civili negli Usa. Dal primo vennero riprese le forme d’azione, come i cortei e le occupazioni, che miravano a dimostrare l’alto numero dei partecipanti. Dagli Stati Uniti vennero importate forme d’azione, come ad esempio i sit-in e la resistenza pacifica, in grado di calamitare l’attenzione dei mezzi di comunicazione di massa. La forma di protesta che più di ogni altra ha caratterizzato il movimento studentesco, è stata l’occupazione. Questa azione combinava sia il bisogno di pubblicizzare le proprie richieste, che quello di costruire una identità collettiva (esigenza molto importante per un movimento in fase di formazione). L’occupazione dell’università era un atto che simboleggiava il rovesciamento dell’autorità, la creazione di uno spazio proprio, di sperimentazione di una vita diversa. L’occupazione fu una risorsa molto importante per la costruzione di densi reticoli sociali. Agli interventi coercitivi delle forze dell’ordine per evacuare le università occupate, gli studenti, fino al ’68, reagirono con la resistenza non violenta. La radicalizzazione delle forme di protesta si ebbe nel corso dei frequenti scontri con le forze dell’ordine. La repressione scatenò una violenza inizialmente difensiva, strumentale e non fine a se stessa. Ma la concezione della violenza cambiò: a Roma nella ‘battaglia’ di Valle Giulia, nel marzo del ‘68, per la prima volta gli studenti reagirono alla violenza della polizia. Sempre a Roma, nello stesso anno, comparvero in una manifestazione le prime bottiglie incendiarie. Con i fatti di Valle Giulia il movimento studentesco si spostò definitivamente dal piano di una protesta universitaria a quello della contrapposizione frontale con l’intero assetto sociale. L’acuirsi del conflitto allontanò dal movimento i gruppi più moderati e, fra coloro che rimanevano attivi, l’uso di azioni violente era una scelta strategica che serviva a mantenere un’immagine di forza anche nel momento del declino della mobilitazione. In questi gruppi la violenza veniva percepita non solo come una difesa ma anche come uno strumento per raggiungere alcuni scopi. Attraverso le azioni di protesta il movimento dimostrò, ad altri settori e movimenti (urbano, culturale, ecologista, femminista), che “coloro che osavano”
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avevano successo. Diedero l’esempio di come il sistema era vulnerabile, e di come le tattiche perturbative potessero essere utilizzate per accrescere il consenso e ottenere ascolto. Lasciò in eredità nuove strutture interpretative, nuovi attivisti e un nuovo repertorio d’azione. Via via che le proteste nelle università crescevano, vi fu una tendenza degli studenti a spostarle all’esterno, verso i cancelli delle fabbriche, alle manifestazioni religiose e culturali e nelle strade. Questo diede al movimento una nuova carica di attivismo. Le manifestazioni organizzate poco prima di Natale a Pisa, davanti ai centri commerciali, non erano contro gli insegnanti ma contro il sistema borghese in generale. Il movimento degli studenti era consapevole che per attirare nuovi sostenitori doveva trovare nuovi temi, e inventare nuove forme di lotta. La principale peculiarità del movimento studentesco italiano furono gli intensi rapporti (a partire dal ’69) con il movimento operaio, che veniva identificato come un alleato naturale. Rapporti che hanno fatto si che il movimento studentesco italiano, si esaurisse più lentamente rispetto ai movimenti di Francia e Germania. Gli studenti, soprattutto i gruppetti dell’ultra sinistra, collegavano le loro rivendicazioni anti-autoritarie con “la rivoluzione delle classi lavoratrici”, e cercando nelle grandi fabbriche i propri alleati. Quest’alleanza con la classe operaia influenzò il modello organizzativo del movimento studentesco. Le ‘assemblee generali’, orgoglio del movimento studentesco fino al ’68, furono sempre meno ‘generali’; la libertà di prendere la parola in ogni momento per dire qualsiasi cosa ‘lo studente di base’ avesse in mente, fu limitata; si procedette alla istituzionalizzazione di forme gerarchiche, che contraddicevano i principi fondamentali della spontaneità e del potere autonomo dell’assemblea. In poche parole ci fu un passaggio da un modello organizzativo caratterizzato da una struttura a fisarmonica, che mutava a seconda dei bisogni, ad un’organizzazione caratterizzata dalla stabilità con una struttura esclusiva e centralizzata. La protesta veniva portata avanti da questi gruppi dell’ultra-sinistra, che avevano denunciato come inutile ogni azione contestativi che si esaurisca nell’attacco alle strutture accademiche, anche se condotta in nome della contestazione del sistema. Per questo motivo decisero di spostare il loro interesse sugli operai, protagonisti di uno scontro sociale a causa della scadenza di numerosi contratti nazionali di lavoro, e quindi una reale occasione rivoluzionaria. Ma questa unione con la classe operaia ha portato ad un crescente allontanamento delle masse studentesche dalla politica di protesta: studenti che nella maggior parte finirono con il rinchiudersi in se stessi rinunciando così alla partecipazione sociale e politica. La radicalizzazione della protesta aveva allontanato molti sostenitori dal movimento. Alcune delle frange estreme del movimento studentesco si riversarono, nei successivi anni Settanta, in alcune delle organizzazioni terroristiche che in quegli anni si andavano formando, come le Brigate Rosse, che hanno sconvolto per oltre un decennio la nostra storia repubblicano e democratica. La strategia dei gruppi terroristici era quella di ‘portare l’attacco al cuore dello Stato’. Cercare cioè
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di colpire le figure più significative del sistema politico-istituzionale, in modo da ottenere il massimo spazio e pubblicità da parte dei mezzi di comunicazione di massa, e di creare contemporaneamente contraddizioni e difficoltà all’interno stesso del sistema dei partiti e degli apparati dello Stato. Durante tutti gli anni Settanta permaneva all’interno dei giovani una diffusa sensazione di malessere e malcontento. Fu anche un periodo caratterizzato dalla violenza, scontri con la polizia e i ‘fascisti’. Scontri che portarono nel ’77 ad un’altra ondata di protesta. La rivolta del ’77 fu sia politica che esistenziale, espressione di un disagio giovanile molto forte. Protagonisti del movimento del ’77 sono studenti, giovani proletari e donne con una collocazione precaria e “non garantita” nel mercato del lavoro. Anche quelli che venivano definiti gli ‘indiani metropolitani’, che con il loro abbigliamento e la faccia dipinta, volevano simboleggiare il rifiuto della società industriale. Per quanto riguarda, gli studenti ponevano maggiore attenzione ai temi del diritto allo studio e della selezione rispetto a quelli della riforma dell’insegnamento o della democratizzazione della vita accademica, che erano stati prevalenti nella prima ondata di protesta. Il movimento del ’77 si caratterizzò per l’enfasi sulle trasformazioni culturali; l’affermazione delle diversità, che diviene una risorsa, l’assenza di un progetto a lungo termine, cioè la rinuncia a obiettivi universalistici. Convergevano sia i temi della scuola selettiva e priva di servizi, che quelli del diritto alla casa, della lotta al caro vita, dell’assenza di infrastrutture nei quartieri popolari, della disoccupazione e del lavoro nero, della mancanza di luoghi di cultura e della diffusione delle droghe pesanti. Il movimento del ’77 è l’ultimo grande momento di aggregazione di una protesta sociale protrattasi per più di un decennio e nello stesso momento un’ultima e disperata fiammata di rivolta, prima della fase della lotta armata. Disperata, perché consapevole del fallimento dei vecchi modelli di rivoluzione, e incapace di proporre un’alternativa coerente, se non in forme violente e marginali. Durante tutti gli anni ’80 gli studenti non erano più i protagonisti della scena politica: altri movimenti, come quello ecologista e pacifista, diverranno protagonisti sulla scena politica. Il movimento degli studenti tornerà sporadicamente ad affacciarsi, come il movimento della Pantera (fine anni Ottanta, l’ultimo dei grandi movimenti studenteschi), ma con caratteristiche e contenuti solo superficialmente comuni con il movimento che l’aveva preceduto. Il movimento della Pantera nasce come opposizione alla riforma del ministro Ruberti, poi la mobilitazione si estenderà anche ad altri temi quali la legge RussoJervolino sulla tossicodipendenza, il diritto di sciopero, il razzismo. Sono rivendicazioni che vanno dalla difesa dello stato sociale, del diritto allo studio e delle libertà democratiche. Il modello organizzativo del movimento della Pantera assomigliava a quello utilizzato dalle precedenti ondate di protesta nelle università. Era una forma organizzativa di tipo partecipativo: l’Assemblea era la sede decisionale, le Com-
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missioni il luogo dove elaborare i contenuti del movimento. Il coordinamento veniva garantito da una rete telematica che metteva in comunicazione via fax le facoltà occupate. Ma a differenza del movimento del ’68, gli studenti erano consapevoli dei limiti della democrazia partecipava; infatti nel movimento della Pantera i delegati avevano capacità di prendere decisioni. Gli anni ’90 decretarono la fine del movimento studentesco. In questo clima di dispersione e di crisi nacquero e si consolidarono associazioni come l’Unione degli Studenti (UDS), collocabili nell’area moderata del Pds. Anche l’Unione degli Universitari (UDU) e gli Studenti.Net (vicini alla CGIL) riuscirono e riescono tuttora a raccogliere sotto le loro bandiere buona parte degli studenti. Ma anche le organizzazioni della destra studentesca si riorganizzarono. Fu fondata l’organizzazione neo-nazista Forza Nuova, che si renderà responsabile di molte azioni di violenza contro ebrei, militanti di sinistra, femministe e omossessuali. Ma questi movimenti hanno rinunciato ad ogni prospettiva di ‘contestazione globale’. Infatti le richieste degli studenti sono rivolte all’auto-realizzazione di sé sul piano del sapere, alla ricerca di una partecipazione al processo formativo in modo da non essere soltanto destinatari di informazioni ma attori dell’autoformazione di sé stessi. Riferimenti bibliografici Donatella Della Porta, Movimenti collettivi e sistema politico in Italia 19601995, Roma-Bari, Laterza, 1996 Gianni Statera, Storia di una utopia. Ascesa e declino dei movimenti studenteschi europei, Milano, Rizzoli, 1973 Movimenti sociali e sistema politico. Un confronto fra Italia e Germania, di Donatella Della Porta e Dieter Rucht in “Rivista italiana di scienza politica”, n. 3, dicembre 1992 Nanni Balestrino, Primo Moroni, L’orda d’oro. 1968-1977. La grande ondata rivoluzionaria e creativa, politica ed esistenziale, Milano, Sugarco, 1988 Sidney Tarrow, Democrazia e disordine. Movimenti di protesta e politica in Italia 1965-1975, Roma-Bari, Laterza, 1990 (*)Tratto da InStoria - Rivista online di storia & informazione
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Finito di stampare nell'ottobre del 2014 presso la Pieve - Villa Verucchio