CLAUDIO DI SCALZO ROBERTO PECCOLO
5 ANNI 3 DI ESTETICI ED EROICI FURORI EDIZIONI PECCOLO LIVORNO
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Finito di stampare nel mese di novembre 2004 presso la tipo-litografia Polaris di Sondrio
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Indice
35 anni di estetici ed eroici furori • Sui criteri per la scelta antologica di artisti e di opere • Sintetico ritratto in prima persona con velatura di “eroici furori” • Sintetica scheda, in terza persona, con date, con nomi, con tendenze su una galleria europea livornese
... una breve panoramica • Gabriele Gabrielli • Henri Michaux • Maurice Lemaître • Jacques Villeglé • Gérard Deschamps • Michel Macréau • Michael Goldberg • Raffaella Formenti • Winfred Gaul • Georges Noël • Sergio Dangelo
Cronologia di eventi e mostre
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35 ANNI DI ESTETICI ED EROICI FURORI
35 anni di estetici ed eroici furori
Sui criteri per la scelta antologica di artisti e di opere Trentacinque anni d’attività con una Galleria, duecentottantaquattro mostre. C’è da sentirsi come il viaggiatore a cui, all’improvviso sul treno, diano la guida dei vagoni. L’iniziale spavento e poi la gioia di correre verso l’avventura estetica e imprenditoriale. Per quanto mi riguarda, e conservando la metafora del viaggiatore, oltre ad affidarmi a un mezzo oliato da secoli - quello del mercato dell’arte e del sistema delle gallerie - mi sono consegnato a occhi e cervello e cuore: all’intuito e alla passione che sicuramente avrà fatto anello e rovello con qualche scaglia del mio inconscio, ma questo non m’importa, nel proporre pittori, artisti, mostre. Ora, nella necessità mia e della galleria di riassumere un percorso (e ogni bilancio, facendo i conti anche con l’età, al viaggiatore impone qualche spasmo se si considera quanto il paesaggio e il mondo siano cambiati) mi sono affidato, per compilare in modo antologico questo catalogo, a dei criteri formulati in assoluta stravaganza logica, mi si perdoni l’ossimoro, con il mio essere un gallerista che il viaggio nell’arte l’ha fatto con qualche “furore” controcorrente. Eh sì, Giordano Bruno fa parte delle mie letture in questo “viaggio”. Ma vediamo, sarà un difetto del viaggiatore gingillarsi con troppe parole?, i miei criteri. Il primo è stato quello di scegliere artisti che nei miei cataloghi, e ne ho una bella collezione per ogni mostra fatta, parlano in prima persona della loro arte. Lo so benissimo che i critici che hanno collaborato con me sono stati fondamentali nella lettura delle opere, ci mancherebbe!, e difatti li ricordo tutti con simpatia e stima, ma in questa antologia del trentacinquesimo anno dovevo in un certo qual modo recuperare l’impatto visivo del primo incontro con l’opera: e far parlare 5
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come allora soltanto il mio gusto e l’autore delle opere. Come in un amore ritrovato insomma, ho tolto i messaggeri d’amore che forse sono i critici. Però a un compagno di viaggio, in questo riassunto trentennale, non potevo rinunciare. Se non altro per il piacere di conversare con lui. E allora mi sono ricordato di un ventenne, che da un paesino vicino Pisa, Vecchiano, veniva negli anni settanta con puntualità a vedere le mostre in galleria, e che poi è diventato scrittore e direttore di una rivista chiamata Tellus. Si chiama Claudio Di Scalzo, ha sicuramente uno sguardo obliquo e affettuoso, rammemorante un po’ come il mio, sulle mostre fatte e le opere presentate, e allora ha scelto con me alcuni artisti di cui parlare, ma lo fa da narratore più che da conoscitore di affermate griglie estetiche. E questo mi è piaciuto, perché il viaggio ha bisogno di una sua storia. L’altro criterio seguito è stato quello di ricordare artisti con i quali ho avuto una lunga consuetudine anche amicale, in alcuni casi interrotta dalla loro morte come nel caso di Gaul: tanto che voci e gesti sono perduti per sempre, ma le loro opere continuano a raccontarmi di loro. E ne sono felice. L’ultimo criterio è stato quello di presentare artisti, che pur nel caotico e magmatico mercato dell’arte e della critica che ha nominato le grandi correnti del secolo passato e di quello in corso, hanno mantenuto una loro scabra e formidabile solitudine, oltre ogni etichetta, e custodito e sviluppato alcune tradizioni, quelle che io prediligo: dell’astrattismo, della contaminazione con teorie ribellistiche come nei lettristi, della riflessione sul fare pittura, del décollage, della scelta ironica e neodadaista. Insomma, un viaggio con molte fermate nelle splendide stazioni dell’estetica occidentale. Sono stato un viaggiatore fortunato secondo voi? Meriterà la vostra attenzione questo catalogo illustrativo e illustrato su di un biglietto di viaggio ancora lungi dallo scadere? Me lo farete sapere, cari visitatori, cari clienti, cari giovani, alla prossima mostra.
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Sintetico ritratto in prima persona con velatura di “eroici furori” Sono nato a Livorno alle ore 11,00 dell’11 novembre 1942. Il mio segno è lo scorpione. Vivo e abito a Livorno. Fin da giovanissimo lavoro nel negozio di mio padre, noto antiquario della città. Dal 1962 prendo a interessarmi d’arte moderna. Qualche cambiamento di prospettiva nasceva in me mentre m’aggiravo fra maioliche di Delft e comò liberty. Nel 1968 organizzo uno spazio all’interno del negozio di mio padre dove mostro ai clienti opere di autori moderni. Dal maggio 1969 mi dedico esclusivamente all’arte contemporanea, aprendo nella Galleria Peccolo già esistente, con sede in piazza Repubblica 12 a Livorno, un’ininterrotta serie di mostre personali dedicate ad artisti contemporanei italiani e stranieri che arrivano, mentre scrivo, alla 284ª mostra. Dal 1971 iniziano i miei rapporti di amicizia e di collaborazione con galleristi e direttori di musei tedeschi, olandesi, belgi, con i quali organizzerò numerose mostre. Alcuni artisti con cui lavoro vengono invitati nel 1977 alla prestigiosa rassegna Documenta 6 di Kassel nella sezione Pittura. In questi anni collaboro con la rivista tedesca Kunstforum, nella quale compaiono miei articoli e servizi sugli artisti a me cari. Nel 1985 tramite l’editore Georges Fall e la rivista Opus International di Parigi organizzo sintetiche monografie su artisti da me curati. Ho collaborato alla rivista Cahier’s d’Art di Roma pubblicando articoli monografici sui pittori americani dell’espressionismo astratto. Insieme con la casa editrice Morgana di Firenze sto lavorando a una serie di Libri d’Artista dal titolo “Pittura e Memoria” e sono usciti, a partire dall’estate 2001, sei volumi su Laubies, Gaul, Goldberg, Pozzi, Noël, Sordini. Continuo ad organizzare mostre, libri, cataloghi e monografie, con gli artisti che mi muovono a emozioni estetiche. In chiusura di questo libro compare l’elenco delle mostre da me organizzate. Per ogni artista esiste un catalogo dove le notizie biografiche sono indicate in modo esauriente.
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Sintetica scheda, in terza persona, con date, con nomi, con tendenze su una galleria europea livornese La galleria sin dalle prime mostre si specializza in esposizioni, per la maggior parte personali, di artisti protagonisti dell’arte d’avanguardia internazionale. Dedica infatti le prime due stagioni 1969/1971 agli artisti della generazione del Futurismo (con mostre dedicate a Prampolini, Dottori, Balla, Depero, Conti, Korompay) e al gruppo milanese dell’Astrattismo Geometrico (Veronesi, Radice, Reggiani, Licini, Magnelli, Bonfanti, Calderara, Mazzon) e subito nell’anno che segue espone i protagonisti più prestigiosi dell’Arte Concreta svizzera (con mostre di Max Bill, Lohse, Vordenberge-Gildewart). Proseguono dal 1973/’75 in poi le stagioni sull’arte d’avanguardia con artisti della ricerca visuale denominata Optical-Art (con le mostre di Biasi, Ballocco, Alviani, Seuphor). Nel 1975/76 iniziano le esposizioni dei protagonisti dell’Arte Concettuale (con le mostre di Sandback, Kosuth, Sol Lewitt, Alfano, Burgin) alle quali si alternano quelle degli artisti appartenenti alla Pittura Analitica tra i quali: Pozzi, Morales, Marden, Mangold, Ryman, Zappettini, Verna, Griffa, Gastini, Guarneri, Cecchini. Tra il 1978 e il 1981 la galleria ospita nel suo spazio azioni e performances di musica, danza, teatro e interventi d’artisti Fluxus. Periodo culminato in una serie d’eventi per oltre un mese di serate nell’estate del 1981, e intitolato “100ª mostra”. L’iniziativa, come suggerisce il titolo, festeggiava la centesima mostra della galleria e a questa aderirono artiste come Orlan e gruppi teatrali come la Gaia Scienza e Il Marchingegno. Inizia in quegli stessi anni la collaborazione con musei e spazi pubblici in Italia e all’estero. Mostre personali o tematiche di artisti che hanno rapporti di collaborazione con la galleria vengono organizzate in Germania, come“Geplante Malerei” (rassegna internazionale di pittura monocromatica) nel 1974 al Westfalisch Kunstverein di Munster. Nel 1977 C. Morales, G. Zappettini, C. Olivieri e W. Gaul sono invitati alla Documenta 6 di Kassel nella sezione “Pittura”. E ancora nel 1978 partecipano a “Bilder ohne Bilder” al Landesmuseum di Bonn e a “A proposito della Pittura” che circolerà nei musei olandesi di Venlo, Utrecht e Schiedam. Più recentemente, nel 1996, “Un certain regard”, Pittura francese fuori corrente, e nel 1997 “Un’altra Austria” organizzate a Palazzo Martinengo di Brescia e “O’Hara, Bluhm e Goldberg. Un poeta e due pittori a N.Y. 8
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negli anni ‘50” nel 1999 a Palazzo Rocca di Chiavari. In questi ultimi anni la galleria si è specializzata in mostre di artisti americani ed europei degli anni tra il 1950-1960 e in particolare nell’Arte Informale (con mostre di Noël, Pinot Gallizio, Tancredi, Serpan, Kemeny, Schneider, Michaux) e degli artisti romani del Gruppo Forma (Accardi, Dorazio, Consagra, Sanfilippo, Perilli) e dei loro contemporanei americani dell’Espressionismo astratto newyorkese (Goldberg, Bluhm, Parker, Smith, Jaffe, Sugarman, Stamos, Hofmann). Dal 1997 la galleria propone sempre più spesso giovani artisti emergenti presentandoli sia in personali che in collettive tematiche quali: “Escatologica” (1997), “Borderer” (1997), “Africa” (2001), “Persistenza del fantastico nella pittura italiana dopo il ‘70” (Estate 2001); a queste rassegne di giovani artisti sono alternate antologiche o retrospettive dedicate a maestri già storicizzati: del Nuovo Realismo (Rotella, Villeglé, Spoerri, Deschamps) o di artisti outsiders appartenenti all’Art Brut quali Chaissac, Schärer, Macréau. La galleria edita per ogni mostra un catalogo che è a disposizione dei visitatori, o su richiesta, fino a esaurimento.
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“I fiori della morte�, olio su cartone, cm 31x40.
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... una breve panoramica Gabriele Gabrielli
...La morte flagellatrice danza in un cielo nero dove le stelle appaiono semispente, avvolte in un sudario di follia piÚ cupo del cielo, incoronata dalla stella maligna fedele compagna, che è il corpo della sua anima. Su gli omeri, le ali falciate hanno riflessi di acciaio brunito sotto i raggi biancastri del disco lunare. Essa danza, danza e sulla impudica faccia sorride la morte sola sorella in eterno dell’Arte. Intorno i vipistrelli volano, sfiorando la loro reina, raccontandosi fra loro cose misteriose e belle. (a Benvenuto Benvenuti, Fiesole 1916)
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Un articolo del Telegrafo per ricordare Gabriele Gabrielli Gabriele Gabrielli dipingeva da quattro anni soltanto. E fu la sua una rivelazione improvvisa. Non proveniva da nessuna scuola ed entrava nell’arte senza nessuna preparazione tecnica. Lo confessava egli stesso. N’era anzi orgoglioso. Fin dai suoi primi tentativi le bizzarrie della sua arte – e non poteva essere altrimenti – trovarono incensatori entusiasti e denigratori feroci. Non curò né gli uni né gli altri. Sembrava refrattario a ogni genere di lode, come ad ogni sorta di biasimo, all’esaltazione più fervida, come alla stroncatura più atroce. Gli piaceva soltanto il fatto di esser discusso: lo contrastava come la prova più eloquente che la sua pittura diceva qualche cosa di veramente nuovo. I “soggetti” ch’egli trattava non avevano per lui che il valore di semplici pretesti pei quali creava mirabili armonie di toni di forme. Odiava il “soggetto” come scopo a se stesso. Diceva: “Mi esprimo coi colori come il musicista si esprime con le sue note soltanto e il letterato con le sue parole. Tengo lontana dal mio spirito ogni seduzione che non mi venga attraverso il colore”. Da qualche tempo, egli più non frequentava, con assiduità i cenacoli d’arte. Vi appariva, invece, di rado chiuso in una mestizia cupa che non gli permetteva più di accendere, come una volta, discussioni aspre e vivaci; di sostenere, come una volta, con una baldanza impetuosa, tutta scatti, la bontà delle sue teorie. Il suo temperamento selvaggio e intollerante di ogni freno accademico si era come spento in una rassegnazione senza dolcezza; i suoi furibondi assalti contro le “scuole in voga”, le sue tirate acerbe contro l’impero dei “professori” non animavano più o circoli artistici. Era assalito dal dubbio orribile di aver lavorato per nulla, di non aver creato che fantasmi senza significato. Un artista o un illuso? L’uno e l’altro forse. (Il Telegrafo, 18.12.1919)
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Ricordo del pittore Gabriele Gabrielli e cenni sulla mostra nel sessantesimo della sua morte Mi riallaccio al dilemma espresso con ipocrita retorica dall’anonimo giornalista del Telegrafo, che commentò la dipartita del pittore per affermare che artista lo era sicuramente, e magari anche illuso dagli stilemi del simbolismo europeo, ma in ogni caso la sua proposta ancorché episodica tendeva a superare la tradizione macchiaiola imperante a Livorno e dintorni. Quando organizzai la mostra per il sessantesimo della morte, nel 1979, speravo che il silenzio quasi totale attorno alla sua opera venisse squarciato. Ma non è stato così. Eppure tutte le carte sono in regola per costituire un “caso” culturale con la conseguente scia di studi e approfondimenti. Intanto è un pittore che vive anche di scrittura. Anzi i due piani creativi si nutrono l’un con l’altro. E questo è molto moderno. Basta confrontare la poesia dedicata a Benvenuto Benvenuti e il dipinto “I fiori della morte” per cogliere rimandi e osmosi fra testo e segno pittorico. Poi costituisce una proposta estetica in netto contrasto con l’estenuata e banalizzata tradizione macchiaiola. Di fatto Gabriele Gabrielli partecipa a un’atmosfera simbolista, legge Poe e Baudelaire, e propone una pratica anomala e diversa che avrebbe potuto svecchiare gli stilemi veristi in circolazione. L’autore si avvicina al simbolo e lo mette in scena. Al tempo della mostra, nel 1979, scrivevo che la censura messa in atto verso l’artista non era tanto imputabile a facili giustificazioni psicologiche, – del resto i bravi borghesi positivisti si scandalizzavano nei riguardi del nevrotico simbolista a tutte le latitudini Livorno compresa, – quanto al sistema arte in provincia; che ieri, come oggi, ha una sua connotazione spesso conservatrice e populista la quale non permette il transito dei nuovi linguaggi se non come evento episodico oppure, come accade in questi ultimi decenni, con la valenza di un tardivo épater le bourgois fuori tempo. Roberto Peccolo Gabriele Gabrielli (Livorno 1895-1919) Il pittore, che volle camminare con il distintivo simbolista in petto e declamare versi di Baudelaire dove regnavano i post macchiaioli, lo troviamo al Museo Fattori di Livorno. Ospite simbolista, poteva essere diversamente?, nel museo dedicato al fondatore del realismo impressionista italiano. E questo dopo che le sue tele furono fortunosamente ritrovate in una cassa sfuggita ai bombardamenti americani negli anni di guerra. 13
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Henri Michaux.
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Henri Michaux
Quel leggero trait d’union fra Parola e Immagine Henri Michaux scrive nel 1938 “Plume”. E questo mentre in Europa avanza la pesantezza cadenzata dell’acciaio guerresco fascista. Per capire le movenze del Michaux scrittore, e nel contempo la delicatezza del pittore con le sue chine e i suoi acquarelli, tanto simili al morbido rotolare delle gocce sui vetri, bisogna ricordare quel personaggio surreale che frequenta il sogno conservando per sé gli umori di una realtà capovolta eppure plausibile. Michaux pittore si fa imprestare dal personaggio la leggerezza della piuma per la punta dei suoi pennelli. In questo modo, e usando il suo IO come trait d’union, riesce a dipingere scaglie della mappa – estremamente vasta perché universo parallelo – dove la parola e l’immagine si incontrano, si sfidano, si uniscono. Un trattino ardito come un acrobata volteggiante sopra al fondale che, da sempre, segno pittorico e parola hanno in comune. Questo IO provvisorio di Michaux, invadente ed aereo, vince la scommessa sullo sposalizio, da tanti ricercato e da pochi raggiunto, fra la pittura e la scrittura. Ma l’artista ha un carburante speciale, un miscuglio di tecniche orientali, formidabili girini di creatività, poi gli scatti a strappi delle matite imbizzarrite, poi le improvvise curve di sinuose pennellate in sboccio: quasi il ribollimento ritmico di una tensione creativa primaria che vorrebbe oltrepassare, proprio perché episodio di un IO vocato a interpretare e coniugare esperienze diverse, il riquadro della tela e della carta. Michaux riesce a consegnarci immagini che evocano quanto non può venire scritto, perché il vocabolario non ne contempla il lessico, e si fa aiutare dal fantasma della scrittura quando i suoi turbamenti e viaggi non può disegnarli. 15
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Gli acquarelli, i meidosems, tanto pungenti ed elettrici, le macchie segniche che si disfano in rotazioni bizzarre, sono tutti pulviscoli di questa rappresentazione. L’IO, trait d’union, fa vivere ai due amanti, IMMAGINEPAROLA, uno stato di continuo movimento che può infischiarsene dei termini di spazio e di tempo, proponendo uno degli esiti più alti e suggestivi dell’arte Autre. Ecco che non c’è da stupirsi se chi si trova davanti ai dipinti di Michaux vede immagini sul punto di diventare parole e fantasmatici volti che stanno per tornare all’infanzia. Claudio Di Scalzo
Henri Michaux, Mouvements 1950-51.
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Henri Michaux nasce a Namur, in Belgio, il 24 maggio 1989. Quando nel 1927 comincia a disegnare, si sente come un tarlo che stia mettendo piume inutili. Compie viaggi con la stessa facilità con cui l’insonnia prepara le fantasie a occhi aperti. Lo vedono in America del Sud, in Asia, in Africa del Nord. In ogni luogo trova qualche santuario di parole da violare. Pubblica “racconti di viaggio”. E’ prodigo anche quando, supino su qualche letto di fortuna, si rassegna a non avere ascoltatori. Gli abitanti che incontra sembrano naufraghi della sua memoria, che si divertono a inventare per lui accoglienze che non ci saranno. Ricorda i profumi e li cataloga secondo i mesi. Il suo spazio pittorico è la dimora dove ospita tutti gli incontri più o meno dissipati. La sua prima mostra avviene nel 1936. La moglie, che perderà nel 1948 per un incidente, ritorna nei suoi acquarelli. Se qualcuno gli chiede come, risponde che si aspetta lacrime colorate dalla morta. Negli anni cinquanta si stabilisce definitivamente a Parigi. La “scrittura calligrafata”, che pretende di avere inventato, si riproduce con liquidi torbidi e rischi di desolazione su molteplici tele. I suoi numerosi libri vanno di pari passo con la prodigiosa estensione dei segni. Forse la sua frenesia appartiene a un unico grembo creativo. E difatti, provando la mescalina, è risucchiato da cunicoli molli e protettivi. Le gallerie e i musei si appropriano di questa continua risorgenza segnica, così come le biblioteche catalogano i suoi titoli. Muore a Parigi il 19 ottobre 1984. E il suo atelier, visitato dalla luce radente del mattino, sembrerà un presepio abbandonato, dopo. “Il poeta Flavio Ermini ha sfogliato il catalogo sulla mostra di Michaux”, mi confida Peccolo, “e all’istante ha deciso di illustrare con opere dell’artista il n. 65 di Anterem, Il perturbante, del dicembre 2002. Mi piacciono questi scambi fra la galleria e le riviste”.
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Maurice LemaĂŽtre, Le LibĂŠralisme 1-20 3-1987, technique mixte sur toile, cm 61x50.
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Maurice Lemaître
IL LIBERALISMO O: CONTRO IL LIBERALISMO BANALE O RETROGRADO PER IL LIBERALISMO DEI CREATORI “Non ho tradizioni, non ho partito, non ho una causa, tranne quella della libertà umana”, diceva Tocqueville, uno dei fondatori del liberalismo moderno. Da Aristotele ai neo-liberalisti americani recenti (che pretendono di aver penetrato le acquisizioni del New Deal), passando per Machiavelli o Tocqueville, la dottrina economica liberalista ha auspicato il basare la legittimità politica su ciò che essa ha chiamato i “Diritti Umani”. Ora, l’individuo non è pienamente libero, già per il fatto che non è totalmente solo, circondato come è dalla sua famiglia, dalla sua professione, dal suo ambiente sociale (dalla sua “classe”), dal suo paese, dalla sua nazione, ecc. Lui stesso è soltanto, innanzitutto, un prodotto delle innumerevoli creazioni anteriori che l’hanno costruito, a partire dalla sua biologia fino alla sua cultura più alta. Il liberalismo vuole strappare via l’uomo dalla sua matassa di influenze e di dipendenze (dove egli non discerne il benefico e il malefico), per condurlo verso una maggiore felicità, verso più grandi ricchezze, delle quali la famosa “libertà” sarebbe il motore, addirittura il focolaio. Ahimè, questa dottrina ha dato prove del fatto che, volendo liberare l’in19
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dividuo, essa lo rende il più delle volte schiavo, forse ancora più sottomesso, di altri legami. Soltanto il liberalismo dei creatori, i nati dall’Economia Nucleare di Isidore Isou, può far sviluppare la reale libertà degli uomini, i loro “diritti” a una “uguaglianza” e una “fraternità” autentiche, cui tende la loro “natura” perfettibile (divina”), ma anche e soprattutto con la “cultura” che gli innovatori costruiscono senza tregua, può consentirne loro l’accesso. Soltanto il liberalismo dei creatori, armoniosamente combinato con il socialismo e il comunismo dei creatori, può impedire all’uomo di sclerotizzarsi o di distruggere, e di autodistruggersi, in una maniera reazionaria, di quegli pseudo-diritti interiori, fantasmatici, e perpetuamente negati dal mondo esteriore, che tanto meno egli stesso può negare in quanto ne sono il riflesso spesso amato, in quanto egli se ne attende ancor più ricchezza e maggiore felicità. Questa posizione economica, originale nel grande scompiglio del liberalismo e del collettivismo, è attualmente offerta, per di più nella forma creatrice inedita della Scuola plastica della Lettera e del Segno, della pittura e della scultura lettrista e ipergrafica, che sta ormai affermandosi come l’avanguardia fondamentale nelel arti plastiche del dopoguerra, per opera di uno dei fondatori diq uesta tendenza storica, Maurice Lemaître. 15.3.1987
Maurice Lemaître. (Parigi, 1926). Gli adepti del lettrismo che si vollero comunisti intenti a coniugare l’estetica e la politica rivoluzionaria, proseguendo lo smunto sogno dei surrealisti, ma senza più avere né Trotzkij né la rivoluzione a far loro da balia, sono artisti coerenti e con l’anima libertaria scissa fra immagini e parole. Peccato che, a volte, la pubblicità, adottando le loro tecniche, abbia depotenziato l’anima pura e dura delle loro opere e della loro contestazione. Lemaître è approdato ad un liberalismo anarchico che mette al primo posto l’esistenza del singolo impegnato a ri-colorare il mondo. “I lettristi hanno qualcosa di radiante”, dice Peccolo. “Mi danno l’idea di volatili preziosi in gabbia. Che scambiano la riproduzione dei loro unghioli per libertà assoluta”. 20
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Jacques Villeglé
Viandante della modernità in città Ho afferrato, e parafrasando potrei dire ho strappato, un lembo della complessa ricerca estetica di Villeglé, labirintica eppure sotto agli occhi di tutti scollamento dopo scollamento di manifesti, quando mi sono affidato a un’interpretazione narrativistica che vede l’artista come un viandante e la sua opera come un’avventura dettata sia dalla casualità delle strade transitate con relativi manifesti, sia da una prensile voracità rapinosa che disvela quanto di ignoto c’è nell’immaginario occidentale ridotto a proliferazione di titoli, di voci, di corpi. Simile viandante ripropone l’assunto romantico che l’essere in viaggio, anche se da un’uscita del metrò a Pigalle, è più importante di qualsiasi meta. Anche perché, nel caso di Villeglé, essa sarebbe un luogo, una comunità di persone, dove ogni forma d’arte è demandata non alla creazione di opere ma semplicemente a un’infinita serie di “strappi anonimi”, di décollages semplicemente trovati. E una meta simile non esisterà mai. Neppure nelle più rosee profezie anarchiche e comunistiche. Villeglé è condannato a restare solo, e questo romitaggio in un vero e proprio universo di segni, formatosi nella sedimentazione di “placard de journaux”, lo possiamo affrontare e capire se ricorriamo a una delle figure retoriche. Con questa lettura si evidenzia una strategia interpretativa dove intuizioni poetiche ed estetiche si coniugano con i tropi: metafore, metonimie, sineddoche. E per entrare fra le fessure, diciamo rimaste fra uno scollamento e l’altro, mi sono affidato alla figura semantica della sineddoche che rappresenta la parte per il tutto, il singolare per il plurale. Le labra schiuse che emergono dal manifesto strappato evocano ogni corpo femminile in estasi, che 21
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poi lo sia per la preghiera o per la scoperta di un nuovo collant, questo non importa. Lo stesso vale per le parti della morfologia nei décollages: possessivi, nomi, aggettivi evocano l’universale anche se monchi, resi camusi dalle unghie o dalle intemperie. Mi sembra che in questa estensione Villeglé sia uno dei più coerenti innovatori che abbia conosciuto la storia dell’arte. Il viandante ha insomma vissuto una “sua” storia che porta seco un particolare intreccio. Vediamo quale. Questo maestro dell’appropriazione di manifesti iniziata nel lontano 1949, e del Nouveau Réalisme a partire dal 1960, propone un’opera fedele (una forma di purezza teorica, direi) alla scelta di non aggiungere colori o interventi sulla carta e utilizza esclusivamente un intreccio – moltiplicato negli spazi del fulgore tardomoderno visitato all’infinito – basato sull’ironia e a volte sul gioco. E se Pierre Restany sottolineava che Villeglé, in un certo senso, aveva una sua particolare apertura verso i colori della tradizione fauve o matissiana, anche se regalati dalla tipografica munificità delle affissioni, sedimentandone evocazioni con i manifesti squarciati, bisogna aggiungere che anche questa attiene a un’appropriazione ironica del viandante Villeglé. L’ironia è, è stata, la grande risorsa delle avanguardie a ogni latitudine novecentesca: e difatti hanno operato manipolazioni basate sul rovesciamento o la contestazione dell’esistente. Villeglé suggerisce allora, con il sorriso quieto e tagliente dell’artista uso a transitare nel delirio di parole e immagini, come la metafisica di ogni sogno estetico interpretato in una società di mercato sopravviva come documento dell’osmosi, nel quotidiano occidentale, del bello con il brutto. Poi di quanto il viandante Villeglé “racconta” con la sua opera ognuno faccia l’uso che vuole, tanto la sineddoche è per sua natura generalizzante. Claudio Di Scalzo
Postscriptum al “Viandante” Villeglé ha scritto, immaginandosi sotto lo sguardo vigile di un Lautréamont che dice un giorno tutti faranno arte, molte riflessioni sulla sua inquietudine estetica – basata su ripetute lacerazioni agli affiches – tanto che assemblandole appaiono come un illuminante taccuino di viaggio. “Le lacerazioni vengono dall’anonimato, avrei preferito conservarcele, così come Arp desiderava per le sue opere definite concrete. Sarà opportuno riprendere 22
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Jacques VilleglĂŠ al lavoro in una strada di Parigi.
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La peinture au défi (la pittura come sfida) probabilmente il primo scritto che sistematicamente si sforzi di delineare, dopo Lautéaumont lo storico di quest’arte, il collage che cerca di affermarsi oltre l’individualismo”. “A volte dopo aver staccato un frammento dalla palizzata, la tenerezza di un certo strappo mi spinge a dare il colpo di pollice disinvolto ma necessario per farlo risaltare, quel che per me non cambia, sebbene abbia eluso la teoria pittorica spontaneista, è il prestare il fianco ai miei avversari della passione fredda, gli anti-spontaneisti”. “Resta per me problematico il firmare un affiche – che l’operaio in pittura Fernand Léger avrebbe considerato come inutilizzabile – ma è incontestabile il fatto che con il mio sigillo ne facilito la riconoscibilità e lo preservo dalla distruzione. La bellezza è tributaria della contingenza borghese. E la contingenza è il peccato, dice Jean-Paul Sartre, con cui sono d’accordo su questo punto e in questo caso”. In compenso, se firmo, non sarebbe normale se i successivi acquirenti o sceglitori controfirmassero anch’essi, riproponendo tale e quale un’usanza cinese che invitava il collezionista ad aggiungere il suo timbro accanto a quello dell’artista? Dividendo il mio merito d’inventore, con l’aggiunta della loro sigla, diminuirebbe in proporzione l’importanza della mia impronta e riporterebbe un poco la lacerazione al suo anonimato di partenza”. “La barbarie gestuale di una moltitudine s’individualizza per divenire la più rilevante manifestazione d’arte fatta da tutti e non da uno solo della nostra epoca”. Da “Lacéré Anonime” di Villeglé, ed. Centre National d’Art et de Culture G. Pompidou, 1977. Traduzione CDS.
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Rue Berger, mai 1982, affiche lacérée applicata su tela cm 65 x 54.
Jacques Villeglé (Quimper, 1926) è uno dei maggioria artisti del Nouveau Réalisme. Anni a strappare manifesti nelle strade parigine. Cascami e quarantene imposte ai segni pubblicitari. E questo nel cuore invernale del sistema dell’arte occidentale che su tutto pone il valore di scambio, negando all’utopia di un’arte fatta da tutti e con tutto, il sigillo di una società comunistica raccolta nell’emozione artistica. Villeglé a volte fissa le sue mani ferite negli strappi e le unghie annerite nell’incidere carte e capisce che questo è il suo monacale ardimento, e che lui salva un libro infinito di strappi, sui bordi di un medioevo tecnologico alle porte. “Secondo me l’artista”, dice Peccolo, “nelle sue ripetute lacerazioni di manifesti produce quasi una scansione del tempo che suggerisce la vertigine. Puo essere?” 25
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GĂŠrard Deschamps alla sua mostra nella fondazione Cartier, Parigi 1998.
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Gérard Deschamps
Panoplie come archeologia della modernità Il gregge di parole che mi è venuto incontro osservando le opere di Deschamps proveniva, stravagante analogia se si considera che per certi lavori di Deschamps si è parlato un tempo di espressionismo barocco, dalla Selva delle Parole di Daniello Bartoli. Con l’indice, quasi a caso, ho scelto una voce da mettere in relazione a Deschamps. Quasi una pésca, casuale omaggio anche al Deschamps pescatore intrepido, con esche sempre artisticamente casuali o inventate di sana pianta. E siccome i quadri composti dall’artista lionese, le sue panoplie, ottenute utilizzando prima pezzi di tessuto, anche intimi femmminili, e poi interi indumenti, da quelli sicuri di sé in seta a quelli opachi nati per strofinare marmi inariditi di cucine popolari, rimandano a una loro intima doppiezza, evocano il Dada ricavadone, perché lo materializzano quasi spiriticamente, il suggerimento che ogni oggetto, assemblato-strappato-coperto-cucito-sparato-incollato-miniaturizzato-improntato-scheggiato-pressato, è ancora un quadro e contemporaneamente non è più solamente un quadro, ecco la voce adatta a cui attingere: doppiezza. DOPPIEZZA come sostantivo, aggettivo, verbo, al singolare e plurale: mascherato, simulato, ambiguo, bugia, favola, fantasia, capriccio, mostra, colore, sembianza, maschera, tradimento, ritrovamento, trappola, prestigio, intrighi, fole, apparenza, artificio, trabocchetto, arte, baratteria, agguato, orditura, trama, astuto, veggente, scaltrito, aggirare, avviluppare, abbagliare, beffare, stravolgere, trasvedere, sottrarre, travisare, travestire, trasformare. Le panoplie, dove in teche di plexigas fluorescenti tessuti dal battito incerto per l’inusitate pieghe convivono con pettini e molle e ciabatte strappate 27
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all’universo sontuoso dei supermercati, vivono appunto una stordente doppiezza, perché Deschamps sembra, con malizia, – del resto già nel cognome non adombra un legame più stretto di tutti i nuovi realisti con il fondatore del ready-made? – deporre sull’armatura dilagante del mercato i suoi stucchi panoplieggianti, incrociati e dismessi, per cantare, sommessamente ma con colori roboanti, in un perenne ossimoro, la poeticità anche archeologica delle merci industriali. Se c’è una vocazione nell’artista di farsi archeologo della modernità, le panoplie appaiono come le opere più adatte a fargli conseguire la riconoscenza di un’intera stagione di oggetti transitati da Parigi fino a Tokio.
Panoplie come selva barocca A quella scaglia di estetica che si alchimizza nelle opere di Gérard Deschamps, bisogna avvicinarsi in modo cauto, quasi come il raggio obliquo di sole ad autunno sulle mensole, infatti ogni sua esposizione registra una formula che ribolle metamorfosi e passaggi di senso negli oggetti e nei linguaggi in attesa di altre variazioni, sempre dentro la costellazione, alla quale l’artista è da sempre fedele, del Nouveau Réalisme. Non accetta la morte del movimento, Deschamps, ma la sua evoluzione in forme altre indorate dalla sorpresa, se ancora accettiamo la metafora alchemica. Naturalmente se è sempre consigliabile avere sottomano le cronologie di appartenenza al movimento dei nouveaux réalistes del nostro (nel 1961 invitato da Villeglé al Salon Comparaison espone dei collages di biancheria intima femminile che lo condurranno mesi dopo all’esposizione collettiva Nouvelles aventures de l’objet organizzata da Pierre Restany), e le misurazioni militanti sempre di Restany nel libro Nuovo Realismo del 1973 (“Le sue accumulazioni di reggiseni, corsetti, guaine, culottes e seni finti sono alquanto suggestive”), e le tappe dell’incedere artistico che richiamano echi dal tempio dei precursori degli anni venti (dadaismo soprattutto), e le uscite di scena (le assenze dal movimento determinate dal suo servizio militare in Algeria), e le celebrazioni del movimento quasi al completo da Arman a Christo a Klein (metti quella a Milano del ’70 alla Rotonda della Besana, dove all’artista assente viene dedicata una mostrina militare commestibile di un metro), e le connotazioni psicologiche dell’artista che sostituisce l’azzardo artistico con estenuanti riflessioni sulla pésca, è altrettanto fruttuoso, avvicinando le opere degli anni ottanta e novanta, affidarsi alle evocazioni di lacerti veggenti profferiti da amici o compagni di strada di Deschamps. Se questo è il mio 28
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viatico, ricorro all’espressione di Raymon Hains, anche lui aderente al movimento dei nouveaux réalistes, che definisce “espressionista barocco” l’amico e così, guizzando nel cielo cenere dell’interpretazione, sbuco sopra un’opera stratificata come sedimentazione di oggetti, dalle mutande ai teloni per aerodromi di campagna, ai foulard giapponesi, ai tessuti grossolani, ai cappelli sportivi, (accessorio dopo accessorio che rende l’uomo stesso e chi guarda un ulteriore accessorio stabilendo un’evoluzione nella scansione della catena umana: dall’homo sapiens sapiens all’homo accessoirus. Quest’ultima definizione, coniata dall’artista per la sua mostra alla Fondation Cartier di Parigi, ha il gusto di una lenza sorridente che invece lacera) dove appare ancora paradossale, a tanta distanza dagli anni sessanta, come senza l’uso del colore Deschamps inventi, a volte declami, il risveglio della storia della pittura, sfuggendo all’intento di mettervi fine con provocazioni soltanto postdadaiste (tipiche a volte degli altri nouveaux réalistes), con una serie inesausta di invenzioni barocche che hanno nella ripetizione immaginifica (un po’ come nel Rinascimento si ripensavano le vesti degli antichi greci) quel pathos che gli consente di proporsi come un vero e proprio archeologo della modernità e insieme celebrare la potenza del colore senza l’uso del tubetto. Ma cosa scegliere sull’armatura, ormai globale, scintillante e a maglie a volte larghe a volte strette, del modo di produzione delle merci in perenne pendolo fra il museo e il supermercato? Questo problema deve aver angustiato spesso l’artista nella sua lunga carriera. Le soluzioni sono sempre state dettate dal talento e dall’immaginazione. Deschamps opta per i fregi e gli stucchi e le armi suggerite dalle panoplie: per la festa, per la celebrazione, per il carro in marcia su strade enfatiche. E i quadri composti dall’artista francese, le sue panoplie, (che in francese richiamano anche il gustoso gioco di parole di panni piegati) ottenute utilizzando tessuti e indumenti, anche intimi femmminili, da quelli sicuri di sé in seta a quelli dozzinali nati per posarsi su scapole popolari, rimandano a una loro intima doppiezza, evocano il Dada ricavadone, perché lo materializzano, il suggerimento che ogni oggetto, assemblato-strappato-cucito-incollato-improntato-scheggiato-pressato, è ancora un quadro e contemporaneamente non è più solamente un quadro, e insieme propongono la favola, per sua natura doppia, mascherata, ambigua, capricciosa, artificiosa, abbagliante, del sogno barocco sulla realtà del mondo. Il beffardo e il travisamento ne sono la cornice, come la teca di plexigas che racchiude le braccia assenti e le cosce svanite dai reggiseni e dalle mutandine. È semplicistico intravedere, sulla scia del lievito delle intuizioni di Debord sulla società dello spettacolo e del consumismo, nelle panoplie una critica alla quotidianità o anche semplice29
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mente un elogio dell’arrogante improntitudine del kitsch. Sono convinto invece che Deschamps con le panoplie, dove in urne trasparenti convivono fluorescenti tessuti, dal battito incerto per l’inusitate pieghe, con pettini e ciabatte strappate all’universo sontuoso degli ipermercati, penso a Bainsdouches e a Navy-Club, finisca per rappresentare, sommessamente ma con colori roboanti, in un perenne ossimoro, oltre ogni penitente francescanesimo diffuso in chi usa stoffe alla Burri, la poeticità delle merci del supermercato. C’è una vocazione nell’artista a diventare archeologo, panoplieggiando, incrociando e accumulando, e Deschamps scopre e discopre opere adatte a fargli conseguire la riconoscenza di un’intera stagione di oggetti transitati da Parigi fino a Tokio. Ma siccome il moderno è diventato un prato brucato dai più diversi linguaggi, sempre in costante attesa che altre soluzione estetiche ne determinino incombenti risurrezioni, come in ogni panoplia che si rispetti la decorazione attende dal suo scopritore che non la definisca se non in rapporto al sospiro interpretativo della memoria e del vaticinio. Il resto è turgore nomenclatore, scaltro magari, sicuramente ambiguo, sempre secondo lo schema barocco ridondante, commisto a trabocchetti di senso, di un uomo sessantacinquenne, che possiamo incontrare sul greto di un fiume con la canna da pesca in mano e l’esca sotto l’acqua, piccola modulazione anch’essa del suo estro, e forse della sua inclinazione al tedio, mentre concede al pesce di agguantarlo perché ogni gesto a noi attorno è doppio catturamento. Claudio Di Scalzo Gérard Deschamps. (Lione, 1937). Il barocchismo di tessuti accostati a caso e con fine calcolo. Di palloni da spiaggia accatastati. Di vele da surf. O di vecchi teloni militari che hanno subito la guerra esposti nella pace di gallerie d’avanguardia. E su tutto la pesca nel suo amato Berry. L’amo a caso sceglie la sua preda come l’intuizione estetica denota un nuovo realismo negli oggetti accatastati. E questo sia il vangelo di un uomo accessoirus in una ordinaria e casuale estetica. Il bello dei supermercati e dei foulard intrecciati, Panoplie che incorniciano il nulla declamatorio dell’occidente. Un giorno confiderà a Peccolo: “I pesci boccheggiano nell’acqua putrida, l’estetica nel putrido del mercato risplende. I pesci li pesco. Nell’arte sono pescato”. Il gallerista Peccolo dice che in Deschamps c’è lo stesso dinamismo rallentato che ha il risveglio rispetto ai sogni colorati che si dileguano. “Deschamps è un mistero intrecciato a molti eventi della storia dell’arte”, dice Peccolo, “anche se nell’immediato non sembra”. 30
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Bains-douches, 1987.
Navy-Club, 1988.
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Gaston Chaissac Grande figura 1961, olio su tavola cm 90 x 33.
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Gaston Chaissac, Michel Macréau
Pittura rustica moderna Le mie preferenze vanno di primo acchito alla pittura rustica moderna. Pittore di paese, le rimango fedele, troppo sicuro di fuorviarmi se cercassi di dipingere nel modo degli altri artisti pittori delle capitali e delle città di provincia. Noi altri rurali del 1946, non abbiamo più vecchi pregiudizi, siamo cambiati e possiamo senza timore fare creazioni secondo la nostra idea, incuranti di quel che ne penseranno i borghesi e gli altri. Nelle nostre campagne deserte, niente interrompe la meditazione così necessaria prima di ogni creazione artistica, e riceviamo soltanto debolissimi echi di ciò che si Gaston Chaissac dipinge nelle città prestigiose. Per quanto riguarda la vita meno intellettuale e più sana che è la nostra, essa favorisce lo sbocciare delle nostre creazioni. Non avendo nessun bisogno del disegno e della tavolozza degli altri, dimenticando il mondo intero e lavorando senza altra preoccupazione se non quella di progredire in maniera 33
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continua fino alla morte, novità ne abbiamo, non c’è che da raccogliere. Sui diversi percorsi seguiti nelle mie ricerche, ho trovato i mazzi di fiori, le maschere, i ritratti, ecc. che posso dire essere miei. Domani si aggiungeranno alla mia collezione altre cose altrettante mie. Senza gesti teatrali, né messa in scena fenomenale, basta solo percorrere certe piste che si riconoscono molto presto anche se appena visibili e se ne ritorna indietro con ricchezze per il proprio paese, per tutta la terra. La mia pittura rustica moderna è ancora abbastanza povera, ma, tra una ventina di anni, spero che sia ricca, quasi come lo è la terra. Gaston Chaissac (in “Centres”, febbraio 1946)
Lettera al pittore Michel Macréau Casciana Terme, 8 novembre 1989 Com’è, signor Macréau, che questa ragazza ha già il tramonto dei suoi anni futuri sulle labbra? Conosce il dipanarsi della vita e lo fissa prima che s’ingarbugli in un’elementare silhouette, tanto leggibile quanto spaventosa? Questo spolvero rosso sfrecciante sul corpo de La femme o soleil, è il balbettamento della carne che pensa un’altra destinazione? Posso arguire che in molti le abbiano chiesto d’essere fissati sulla tela, con l’illusione di fuggire il tempo appena dentro inoffensive sgocciolature di colore, e credo che lei non abbia avuto difficoltà ad esaudirli. Ogni pittore ha un segreto, quello che le appartiene l’ho capito guardando ieri il riflesso delle sue lenti nella Galleria Peccolo a Livorno; pertanto non voglio un ritratto, ma qualcosa d’altro. Non so quanto costi, in termini d’anima venduta – se lei come temo è il bizzarro braccio pittorico di un diavolo per metà burlone e per l’altra perverso – o di franchi in una banca svizzera, tuttavia vorrei consegnarle la mia ombra, per farla rimanere sempre adolescente in un quadro, e infischiarmene di questo corpo fin troppo zeppo di materialismo e inganni, che più invecchia più s’allontana dalla vera conoscenza. Mandandola in questa villeggiatura forzata, ma di fatto mettendola in salvo, forse un giorno mi svelerà qualche segreto sul perché sono capitato in questo secolo, e con una tendenza alla distruttiva malinconia. Mi faccia sapere. Aspetto con ansia. Intanto metterò sull’avviso la mia Neretta per l’eventuale seduta nell’atelier. Suo, spero con l’ombra, Claudio Di Scalzo 34
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“La femme o soleil” 1981 - cm 100x70
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“Il 18 agosto 1910, la sera della festa per la grande fiera agricola e mentre la cometa serviva da attrazione, in Bassa Borgogna io nascevo nel piccolo, pittoresco paese di Avallon”. Scrive Gaston Chaissac. Il padre fa il calzolaio. Nel 1923 lo aspetta il mestiere di sguattero all’Hotel du Chapeau Rouge, poi farà l’apprendista sellaio e il palafreniere. Si convince che la cometa ha lasciato sulla sua testa una scia di sfortuna o almeno un velame vetroso che lo separa dagli altri. Debole di costituzione, finirà per fare anche lui il mestiere del padre. Sente così di riempire l’impronta paterna. Le bullette che tiene sulle labbra a volte ha la tentazione di masticarle. Dal 1934 al 1936 apre a Parigi un negozio di calzolaio. Nel 1937, un incontro che vale quanto un canto nella notte per chi si è perso nel buio metropolitano. Conosce Otto Freundlich che dinanzi agli scarabocchi del calzolaio si convince che c’è linfa da maestro nel segno. Matura sulle sue tele l’astrazione, ma diventano astratti e macerati anche i suoi polmoni. Viene ricoverato per sei mesi all’ospedale di Nanterre dove gli viene diagnosticata una tubercolosi. Le lenzuola successive saranno quelle del sanatorio di Arnières. Dopo sbocchi di sangue tamponati arrivano sbocchi di colore. Nel 1938 organizza la sua prima personale alla galleria Gerbo di Parigi, che suscita l’interesse dei Gleizes e di Robert Delaunay. 1939-40. In questi anni pencola ancora per sanatori. E’ la volta di quello di Clairvivre, per rieducare i polmoni ad ansimi più decenti. Prosegue a inventare “scarabocchi”, mentre per mettere insieme pane e companatico risuola scarpe. Fra tanta prosaica quotidianità la folgore dell’innamoramento: uno scarabocchio che si può tenere per un capo e aggomitolarlo. Incontra Camille Guibert, la sua futura moglie, durante un’esposizione di opere realizzate dai degenti. Negli anni che seguono espone al Salon des Indépendants, conosce Queneau e Jean Dubuffet, che cataloga l’Art Brut e lo inserisce fra le “sue” scoperte. Chaissac scrive lettere a non finire, spesso, anzi spessissimo, senza ricevere risposta. E se lo cercano non si fa trovare. Che gli scrivano una lettera! Negli anni sessanta Chaissac si sente come una pianta troppo concimata. Arriva poi un altro ospedale che lo incornicerà senza possibilità di fuga: è quello di La Roche-sur-Yon. Spira nel novembre del 1964. E sussurra che va a cercarsi l’interlocutore supremo, quello che lo conosce senza bisogno che gli abbia scritto una lettera. Michel Macréau nasce a Parigi il 21 luglio 1935. Il critico Jacques Martineau, una volta uscito dall’atelier del pittore, annotò sul suo taccuino le seguenti parole: “Non vi è nulla che non rinvii a qualche referente illustre, non vi è nulla che possa essere di un altro che di Macréau”. Il pittore è morto a Blet nel 1995. 36
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Michael Goldberg
COLLEGE ART ASSOCIATION Giovedì 15 febbraio 1990 8.30 p.m. Spero che possiate accettare quella che è, nella sua essenza, una risposta illogica e altamente personale alla premessa di questi dibattiti, posta – ed è curioso – in modo gentilmente ribelle. Vorrei suggerire come prerequisiti, che sono sottintesi a qualsiasi modo di fare arte, la visione e l’ossessione. L’intransigenza è l’unica guida che ho – la certezza che sono nel giusto – e questa con tutti i dubbi concomitanti che la seguono. Dato che sono stato invitato per occuparmi di nient’altro che di pittura, una forma d’arte reazionaria da almeno 150 anni, e dato che così tanti di noi sono ancora reazionari, queste osservazioni sono fatte in un ambito molto ristretto. Niente scultura, né video, né performance, né teatro, né danza, ecc. Una faccenda culturalmente molto ristretta. Che cosa è l’astrazione in pittura? Ed è la semiotica o qualunque altro sistema di derivazione linguistica qualcosa di più che una comoda struttura per la spiegazione del visuale? La retorica che accompagna così tanti artefatti astratti di oggi sta in piedi da sola come un lavoro di astuzia, o un astuto lavoro. L’astrazione, così io la vedo, deve cominciare con uan specfica realtà, una realtà condivisa se volete, che attraverso un processo riduttivo tenta di arrivare alla essenzialità di tale esperienza, usando mezzi non figurativi o non letterali. Può essere oggettiva o non oggettiva. 37
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Vedete che siamo già nella merda fino al collo: ora dobbiamo prendere partito. Non-oggettivo non è precisamente l’opposto di oggettivo, per molti artisti il termine non-oggettivo è usato come l’anima, il centro della oggettività. Quando Ad Reinhart annunciò che aveva dipinto il quadro definitivo, e poi andò avanti dipingere altri quadri definitivi, voleva dire che ci sono delle gradazioni nell’affrontare il definitivo? La difficoltà che sta al punto centrale della pittura astratta, e penso che sia stato sempre così, è la sua credibilità. Uno non ha da esserne toccato né gli deve piacere, ma è la sua presenza che non può essere negata. Se sembro flirtare con la nozione di qualità di Clemente Greenberg – ciò è vero – ma come la vedo io, l’arte viene fuori dall’arte, e quasi mai in risposta a malesseri sociali, o ansietà, o in relazione a catastrofici eventi correnti. Una pittura astratta che si preoccupi della riunificazione della Germania farebbe girare la testa. Gli interessi della mia vita – emozionali e filosofici – sembrano concentrati nelle nozioni di ordine e caos – trarre l’ordine dal caos; e dato che il caos è per me altrettanto dell’ordine, scopro che il mio lavoro diventa sempre più complicato, invece che riduttivo. Come se provassi il bisogno di scorgere tanti aspetti di una idea data quanti sono possibili, e ciò mi sembra analogo a quello che fa un musicista di jazz mentre improvvisa, per esempio Lester Young o Charlie Parker – che propone scelte nell’elaborare un tema centrale – cercando la sorpresa di quel riconoscerlo. Penso che la verbosità accumulata che ha circondato la pittura – ogni tipo di pittura – le saggezze elargite, le dottrine, i sistemi, la straordinaria commercializzazione e la degradazione dell’oggetto che l’ha accompagnata, la santificazione del kitsch e la mancanza di una seria politica estera in questo paese, oltre alla presenza di un grande numero di pessimi quadri astratti, abbiano avuto l’effetto di strangolarla, la pittura astratta; hanno cancellato la sua credibilità, e certamente la corsa a saccheggiare superficialmente il passato. E questo ibrido noto come post-modernismo, ha in realtà fatto sparire il nucleo centrale dell’arte astratta, che potenzialmente riproduceva una esperienza universale e conteneva in sé la possibilità di cambiare il mondo. Io non ho mai trovato una giustificazione (e non ne ho avuto bisogno) 38
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per fare pittura nella nostra società, eccetto una, molto egoista. Che fosse figurativa, o non figurativa, non oggettiva o qualsiasi cosa intermedia. Vedo la pittura come una straordinaria attività elitaria, che ha altrettanta importanza, eccetto che per dei privilegiati fortunati, di una breve pioggerella di aprile. E alla fine, (o è l’inizio?) arriviamo al contenuto – di cosa parla l’arte? È chi guarda che crea il contenuto? Certamente, in molti approcci sistematici questo è vero. È il contenuto un codice condiviso dai pochi che ne possiedono la chiave? È un rendere chiara l’esperienza, o esiste al di fuori dell’oggetto stesso? La pittura nella forma di una dichiarazione scritta. Io sospetto sia tutto questo, in un modo o nell’altro: alla fine, noi abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile. E, naturalmente, lottare testa a testa con tutti i demoni del passato vicino e lontano ci procura una straordinaria quantità di argomenti di discussione. Ciò di cui veramente ci dobbiamo lamentare è che la strategia abbia sostituito la convinzione.
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Il pittore nel suo studio.
Michael Goldberg nasce il 24 dicembre 1924 a New York. Studia pittura sotto Hans Hofmann tra il 1940 e il 1942. Durante la Seconda guerra mondiale è militare paracadutista nelle truppe americane. Nel dopoguerra diventa uno dei pittori più conosciuti della Seconda Generazione della scuola di New York che prosegue la lezione dell’Action Painting. Nel 1966 si ricovera per un periodo di cure all’istituto psichiatrico di New York. Dal 1980 soggiorna sempre più spesso in Italia e nel 1987 si stabilisce per lunghi periodi dell’anno nel cascinale di Spannocchia sulle colline senesi. Quando non è in Italia risiede e lavora a N.Y. al 22 della Bowery. “L’opera di Goldberg è anche un diario della forma”, dice Peccolo. “Il diario di un rivoluzionario, perché Goldberg ha letto di filosofia. E in ogni caso chi è dedito alla forma non può che espanderla. Sono contento di aver accolto in galleria questi arbitrii di realtà suprema nel colore. Tutto qui”, aggiunge. Nel 1977 Roberto Peccolo ha pubblicato un’ampia monografia sulla pittura di Goldberg edita dalla Primaprint Edizioni di Viterbo. 40
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Raffaella Formenti
Ciondolando nei luoghi delle parole Raffaella Formenti con una inesausta ricerca sui confini di quel continente che è l’assemblaggio, la cui mappatura iniziò con il dadaismo e il nouveau réalisme, inventa predando pubblicità e scatole e carte – che l’imballaggio dissemina come sgargianti vesti delle merci – la sua opera estetica in progress dandole i nomi di torri informatiche, reticollage, pixels, thermoduli. Indubbiamente un’impresa suggestiva, quasi il tentativo di ridurre la fantasmagoria carnevalesca del tardomoderno composta di parole di forme di oggetti di slogan a una specie di coriandolo estetico, a una contrazione di quanto è espanso, e questo con la complicità di colla e mani che piegano carte e le assemblano in quello che l’artista chiama orficamente lo “zapping continuo dello sguardo sugli involucri divulgativi”. Luogo di nascita e d’abitazione della Formenti è Brescia. Punto fermo nella cartina della cosmologia del caos estetico del secondo novecento composto di onde d’urto: le avanguardie; e del loro farsi rutilante vento filosofico: i manifesti. I soggiorni a Bruxelles negli anni novanta, a Parigi o meglio nel Metrò, il calore delle pareti del Museo d’Art Brut di Losanna sciolgono il vapore intorno alle sue scelte e la conducono alla sua poetica dove la sacerdotessa colla officia su informazioni strappate e involucri da supermercato. Claudio Di Scalzo
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Scrips - installazione dimensioni variabili, Milano 1998, Spaziotermporaneo.
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Sussidiario Raffonita Caro Di Scalzo, eccoti alcuni miei scritti casualmente raccolti, puoi riunirli sotto al titolo di Abbecedario Raffonita, lo stesso che usasti nel mio catalogo per le mostre a Livorno e Milano nel 2002. Cara Formenti, grazie per il suggerimento. Sarà un’ulteriore metamorfosi della tua e-mail raffo.nita@tin.it. Opero però una piccola modifica: scelgo di riunire i testi con il titolo Sussidiario Raffonita. *** WITH CARE è un invito a mandare il proprio curriculum in rete alla ricerca di un lavoro nel “mare magnum” della connessione continua. Poi ci saranno le estrazioni finali, la lotteria di un posto di lavoro vinta raccogliendo più punti possibili, più CV spedisci più hai probabilità di vincere… (vedi il sito-rebus www.travagliare.com, da me messo on line l’anno scorso) STOP è un improbabile marchingenio elettronico per controllo SPAM in eccesso. Per arrestare le valanghe di informazioni pubblicitarie indesiderate premere il pulsante, e se si accende la lampadina giusta… GESPERRT segnala lavori in corso sulla scacchiera di una comunicazione possibile. I contenitori veicoli di comunicazione si sono decuplicati, ma a volte ci si scorda di inserirvi i contenuti ed entra in vigore la rimozione forzata del senso delle cose. A grandi linee! Poi come sempre amo che ognuno si faccia i suoi viaggi sul mio strappare elementi di “color city”. Non casualmente le scatole trasformate contenevano tavole da wind surf, atte a stare in equilibrio sulla cresta dell’onda di ogni “mare magnum”…
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Raffaella Formenti (Brescia, 1955) offre agli imballaggi e alle scatole un’altra esistenza, segnata da pieghettature e da colla che salda elementi lacerati e parole costrette in caduchi ossimori. A volte in tale universo di decomposti giornali e scatole s’ode il ticchettio, cardiaco, del cuore dadaista di Kurt Schwitters. Ma forse è un’impressione storicista. Formenti passeggia, inesausta, bighellona i suoi strappi nel viaggio infinito che il delirio impone al consumatore d’immagini e merci, e ne ritaglia il lucore illusorio. Poi trasferisce queste opere sul web, dando loro titoli che seducono i vari motori di ricerca. E i siti diventano mostre virtuali in corso d’opera. “L’arte della Formenti procede per divaricazione”, suggerisce Peccolo. “Oscilla sempre verso qualcosa che può essere un desiderio infantile di immagini seconde e terze e quarte. Le une nelle altre ricomposte”. Nel 1992 progetta la “Torre informatica” che ora fa parte della collezione ANS del Museo MART di Rovereto. Mostra personale recente: “Rumori Visivi” (Spazio 27, Trento). Il suo catalogo più esauriente – stampato per la mostra alla Galleria Peccolo nel 2002 – è Raffaella Formenti, con testi di Claudio Di Scalzo, Bianca Tosatti, Giorgio Zanchetti, Edizioni Dativo, 2002” - www.raffo.3000.it, Motore di ricerca, installazione, Pisa 2001, e.mail: raffo.nita@tin.it Abbazia di San Zeno. 44
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Winfred Gaul
La pittura è un’amante esigente La mia pittura non è figurativa. Non riproduce e non imita. Non è né cubista, né espressionista, né surrealista. Non è astratta, ma decisamente non-oggettiva. Il raggio d’azione della mia pittura è limitato unicamente dalla mia scelta di non fare pittura figurativa. Entro questi limiti mi prendo tutte le libertà che l’intuizione, la fantasia, il caso, l’esperienza o il calcolo mi consentono. La storia dei moderno assomiglia ad un gigantesco parco rottami dove sono sparsi come blocchi erratici alcuni prodotti pronti. Accanto a loro giacciono montagne di idee e concetti inevasi, mai giunti – per qualsiasi motivo – fino alla produzione, che però possono ben funzionare se scoperti dall’intelligenza “giusta”. I parchi rottami hanno un proprio fascino. Sto pensando però meno all’immondizia del mondo civilizzato che affascinava tanto per esempio Picasso, che non alle idee vagabonde di cui lo stesso Picasso faceva uso con altrettanto entusiasmo. (La sua natura “ricettiva” era talmente famigerata da procurargli il divieto d’accesso nella maggior parte degli studi artistici). Per me non significa un “salto mortale” se traccio una linea con la riga o liberamente a mano, se faccio decidere la proporzione dei colori dall’intuito o dal computer. Non ha la minima importanza se un quadro o una serie di quadri costituisce o meno un’unità con quelli precedenti o successivi. Ogni quadro o ogni serie di quadri 45
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– per quanto possa apparire in contraddizione con il contesto cronologico – fa parte di un concetto globale, determinato esclusivamente dalla portata emozionale e intellettuale del suo autore. Pubblicato in Die Malerei ist eine eifersüchtige Geliebte, Eremitenpresse, Düsseldorf, 1992. Winfred Gaul (Düsseldorf, 1928-2003) sognava spesso dei segnali indicanti una specie di interrogatorio al reale che si trasformava in fantastico. Frecce e stop e segnali di pericolo invadono la materia fusa del senso logico e uno, svoltando, approda al paese che confina sempre con l’inconscio dell’uomo. Viaggiò molto, ma il misticismo intuito in una Toscana interna lo convinse che doveva combattere l’alterazione del prosaico e trovare la santità anche in trattorie sulle colline e nei rossi dei tramonti diluiti in magri ruscelli. “Niente può salvarti dall’invecchiamento”, diceva a qualche giovane entusiasta “se non i tic del colore. E nelle mie opere ne puoi intuire molti. E sorridere come davanti a un’ipotesi di resurrezione certa. Nel paesaggio, ovviamente, magari in foglia o paglia che arde nella sera. La Galleria Peccolo ha ospitato i segni di Gaul che hanno sempre più strati. “E una giocosità focale”, dice Peccolo. “Proprio così, focale”.
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2 - 82 1982 cm 168 x 204.
Kunsthalle Mannheim 1966 Retrospettiva (sala con quadri - Segnali).
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Georges NoĂŤl, Magma, 1956.
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Georges Noël
Che cos’è la pittura? Che cos’è un artista? Il mondo è diviso tra coloro che sgobbano e coloro che lavorano. Il vero lavoro è un lavoro sullo spirito, sul pensiero, sul cuore, sulla riflessione, la filosofia, l’estetica, la musica, la poesia, l’indipendenza della mente, il piacere, l’amore, la tolleranza, la solitudine che si accompagna alla speranza. Mi metto al lavoro soltanto quando ho dimenticato come farlo, quando so con che cosa bisogna farlo. Direi che dipingo come i bambini si divertono. Gli adulti non si divertono più. Un artista continua a divertirsi. Divertirsi è avere occupazioni che non sono pagabili. Per Gide, nell’atto gratuito, ci si uccide, si uccide qualcuno a caso, comportamento inconfessato dell’impotenza. Ma non si può fare un’opera at random, né la poesia, né la letteratura. Rimbaud, era un essere naturale. Ho conosciuto dei pastori nei Pirenei che erano delle creature naturali nella loro semplicità, che avevano tutti i sensi sviluppati inconsciamente. Giù dalla montagna, le persone avevano i sensi atrofizzati. Un individuo clic non si accetti non è naturale. Zarathoustra in cima alla montagna alla stessa altezza dell’aquila osservava tutto questo con stupore. Non ho biografia, ho un’autobiografia che si esprime attraverso la scrittura pittorica, cioè scrivo la mia vita sul quadro, sulla scultura, scrivo, scrivo, sono uno scriba come gli scribi egiziani. 49
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Il corpo che si spiega La pittura è scrittura, ma la scrittura propriamente detta è la poesia, o la filosofia, l’espressione delle tribolazioni dell’anima. Ma non serve definire delle categorie, poiché l’eccezione sfugge alle categorie. Ora in molti paesi, in molte religioni dove non c’è posto per l’eccezione, l’artista, il poeta, sfuggono alla norma. Sfuggire alla norma è mettersi al di fuori della norma - marginalità pericolosa... Ciò che conosco meglio, sono le mie reazioni personali di fronte ad ogni cosa, davanti al colore del cielo, all’albero, ai fiori, alla natura, davanti a tutto ciò che è sensuale, spirituale, a tutto ciò che è gratuito. In questo senso, la gratuità dell’atto sarà retribuita dal valore dell’atto. Non ho presa sulla mia pittura perché non voglio aver presa su me stesso. Sono il ballerino. Il ballerino, è Friedrich Nietzsche: “L’uomo è un ballerino”. Rimbaud era un ballerino. Io sono un ballerino. Preso nello spessore del cosmo umano. Ballo lì sopra. Non posso fermarmi, invitare qualcun altro perché non sono nemmeno il mio pubblico. Faccio sorgere qualche cosa da me che viene liberata dai miei sensi, dalla conoscenza dei miei sensi. Come la balena, navigo tra due acque nell’esistenza, vivo a ruota libera, mi lascio andare.
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Alignement Palimpseste trés dense, 1963.
I palinsesti Il palinsesto in letteratura sono i pentimenti, cioè la correzione su una correzione. Nel disegno di Rembrandt c’è un tratto fatto di mille tratti. Il disegno di Rembrandt si sposta nello spessore di ogni atto rettificativo che ogni gesto sovrappone all’altro. E’ un po’ il fenomeno del palinsesto e della Pietra di Rosetta, scoperta da Champollion. Carica di tutta la memoria dei sensi e delle sensazioni e dell’esperimentazione della scoperta della scrittura fatta da uno scriba. Gli uomini non hanno più il tempo, né la facoltà di osservare o di godere delle meraviglie della natura. Pierre Matisse mi raccontava una storia di suo padre: “Qualcuno mi ha detto: avete dipinto delle pesche ma io non sento il velluto di queste pesche”. Matisse rispose: “E’ perché, in pittura, è l’occhio che tocca il velluto della pesca”. 51
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Stregone da camera, anzi da atelier, e allampanato come un viaggiatore in sosta, così si fa fotografare davanti ai suoi dipinti Georges Noël. (1924, Béziers). Cerca nella materia labile della tela il segno dei primitivi e la sua sedimentazione, perché sa cercarli nei sogni che furono di Rimbaud e Gauguin e di altre vite, da Malraux a Resnais, che da Parigi vennero in qualche modo battezzate. Le sue riflessioni sull’arte, sui palinsesti che crea, sono quelle di chi s’impianta sul suolo della pittura che sta per esser vinta da pubblicitari e da artisti concettuali. Allora la vestaglia che indossa nella foto è anche quella di un aristocratico che osserva l’arte che si va imborghesendo, con i vetrinisti scambiati per artisti e i decoratori per pittori. “Noël ha qualcosa di ieratico”, dice Peccolo. “È uno che si rigenera nella tela e per la tela. È come se i suoi segni fossero sempre contemporanei a chi li guarda perché noi parallelamente diventiamo antichi. Le sue mostre per me sono state come i compleanni che festeggiano il passaggio da un’età all’altra.” Dal 1955 si dedica interamente alla pittura e ora risiede principalmente a Parigi dopo aver vissuto a New York. 52
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Sergio Dangelo
Gli oggetti di Sergio Dangelo, battezzati handmades da Marcel Duchamp nel 1960, esposti in questa rassegna pensata e voluta da Roberto Peccolo, sono delicate creature che, anziché essere sculture, paiono semplicemente come l’espressione di un insaziabile desiderio di fare. Sono aggeggi curiosi, colorati, inquieti e felici. Intrattengono chi li osserva raccontando avventure palesemente velate, diverse per ciascuna persona, e diverse per la stessa persona in momenti differenti della sua vita Federico Sardella: I suoi hand-mades sono realizzati accostando i materiali più disparati. Come nascono questi oggetti? Sergio Dangelo: Gli hand-mades esistono, sono disegnati e messi insieme; sono un ingombro in più. Vengono alla luce grazie al caso e dal fatto che io abbia in studio parecchi contenitori ospitanti plastiche, ferri, cocci, pezzetti di lane, qualche legno... (Non si sa più dove mettere quello che la gente butta via, siamo invasi dalla spazzatura). Il mio produrre oggetti, prendendo una piccola parte delle cianfrusaglie che andrebbero ad intasare le discariche è un’operazione, oltre che poetica, socialmente valida! (ride). Esattamente come può accadere in pittura, uno di questi frammenti cattura la mia attenzione, mi chiama, ed io comincio a stabilire un rapporto tra il materiale e, ad esempio, una pallina da ping pong, una forcina o una molletta da bucato di plastica colorata.., se ne producono di bellissime oggi, turchesi, azzurre, gialle, paiono piccole perle di luce andate a toccare degli oggetti d’uso. Mettendo assieme, come un bambino potrebbe fare, queste cianfrusaglie, ottengo, semplicemente, delle forme. 53
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Le dirò, inoltre, che mi fa molto piacere che abbia chiamato gli handmades oggetti e non sculture. La scultura richiede, in genere, il tutto tondo e l’impiego di materiali nobili, mentre l’oggettistica, nel mio caso, vuole lo stesso approccio che si ha con un quadro che, essendo bidimensionale, prevede sempre, spesso per lo meno, un fronte ed un retro. (...) F. S.: Guardando questi suoi delicati oggetti, capaci di scatenare un tipo di fantasia non corrente, li posso cogliere ora come sottili ramoscelli carichi di gemme, ora come possenti cattedrali. Sono esili ed allo stesso tempo infinitamente potenti. Sembrano rispettare regole compositive rigidissime ed invece ciò che vedo si trova dove è per caso. Dico bene? S. D.: Al caso, purtroppo, le persone credono poco. Viviamo in un’epoca esageratamente spinta verso il razionalismo e siamo assediati da tutti i guai che questo comporta. Condire la propria esistenza con un pizzico di irrazionale e con un po’ di dedizione al sogno, fermo restando che per quanto attiene alle arringhe in un tribunale, alle operazioni chirurgiche, a gli orari dei treni, bisogna tentare d’essere il più razionale possibile, ci farebbe stare forse meglio. Bisognerebbe che l’uomo si decidesse ad usare molto di più la sua irrazionalità. I miei oggetti sono architetture fantastiche ed inutili. Aggiungo elementi sino a che, a mio parere insindacabile, l’oggetto risulta completo. Se per caso cede da una parte mi limito ad aggiungere un puntello, se risulta troppo “orizzontale” gli metto una base che lo sollevi di quanto occorre. L’equilibrio lo determina l’oggetto stesso. F. S.: Che cos ‘è l’equilibrio? S. D.: Tutte le ricerche che vengono fatte a proposito della sezione d’oro, dei cosiddetti equilibri in arte, sono teorie che possono essere riviste ogni quindici o venti anni. Ogni trent’anni circa, per esempio, riemerge il famoso problema della quarta dimensione. Ne parlano in tanti ma nessuno sa bene che cosa, di preciso, sia. È così anche per la questione dell’equilibrio nell’opera d’arte! L’equilibrio dal punto di vista di un trapezista è qualcosa di determinante, se gli mancasse potrebbe anche farsi del male. Dal punto di vista del ragionamento in un corso di retorica riferito alla legge è indispensabile, un’arringa in tribunale non presentata con il dovuto equilibrio rischierebbe di rivolgersi contro il protetto o in favore 54
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dell’imputato. L’equilibrio per la persona che non si preoccupa troppo dell’equilibrio è quel qualcosa che avviene, curiosamente e inaspettatamente. F. S.: L’equilibrio è un accadimento... S. D.: L’equilibrio è un accadimento... mi piace! Accetto la definizione. (...) (Estratto dall’ntervista di Federico Sardela a Sergio Dangelo nel suo studio di Milano il 16 febbraio 2004).
La spiaggia (lui gioca, io guardo), 1970. Hand-made h. 32,5 x 26x x16 cm.
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Dangelo - 3º Dan Kendo, Z.N.K.R. (foto di Johnny Ricci, Milano).
Sergio Dangelo. (Milano, 1932). L’ironia al servizio del contenitore Arte, tante volte ammantato di seriosità cardinalizia o di tuniche penitenziali. Migliaia di opere nomadi fra stili diversi, fra invenzioni oblique e accostamenti inusitati. Insomma prolissità pantagruelica e appetito estetico inesauribile. E a volte il gesto secco e totale del Kendo. Disciplina e sregolatezza sarcastica: questa la latitudine dell’artista. L’irripetibile e l’eternamente modificabile si toccano, a volte: ma questa è alchimia di una postmodernità nell’arte. “Dangelo, nella tua galleria, ha spesso instaurato, nel tempo della mostra, il fenomeno di un io che si squama delle sue fantasie”, scrivo a Peccolo. “Squama? Sì, può andare.” risponde il gallerista. 56
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Cronologia di eventi e mostre
1969 1) 10 maggio/12 giugno, GIOVANNI KOROMPAY, dipinti, sculture e grafiche 1922-1955 (catalogo con introduzione di Corrado Marsan) 2) 21 giugno/30 luglio, GERARDO DOTTORI, dipinti, idromatite e disegni 1927-1950 (catalogo con testo di Corrado Marsan) 3) 18 ottobre/31 ottobre, PRIMO CONTI, disegni 1914-1918 (catalogo con testo di Corrado Marsan) 4) 8 novembre/30 novembre, ENRICO PRAMPOLINI, dipinti, guaches, disegni 1930-1955 (catalogo con testo di Corrado Marsan) 5) 6 dicembre/31 dicembre, ARTURO BONFANTI, dipinti su tela e su tavola 1960-1969 (catalogo con testo di Corrado Marsan) 1970 6) 10 gennaio/8 febbraio, GALLIANO MAZZON, dipinti su tela 1951-1967 (catalogo con testo di Corrado Marsan) 7) 14 febbraio/2 marzo, VIRGILIO GUIDI, dipinti della serie Capricci, Tumulti (catalogo con testo di Corrado Marsan) 8) 7 marzo/5 maggio, OSVALDO LICINI, 30 disegni, (catalogo con testo di Corrado Marsan) 9) 3 ottobre/26 ottobre, MAX BILL, 11 dipinti su tela 1963-1969 e 9 serigrafie (catalogo con testo di Luigi Lambertini) 10) 31 ottobre/20 novembre, MARIO RADICE, 26 opere: dipinti, tempere, pastelli, acquarelli, 1929-1968 (catalogo con testo di Luigi Lambertini) 11) 29 novembre/30 dicembre, LUIGI VERONESI, 22 opere: dipinti, tempere, pastelli 1968-1970 (catalogo con testo di Luigi Lambertini)
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1971 12) 30 gennaio/20 febbraio, FRANCO GRIGNANI, 20 opere: tempere, acrilici 1965-1970 (catalogo con testo di Luigi Lambertini) 13) 27 febbraio/30 marzo, PIERO DORAZIO, 20 dipinti 1962-1970 (catalogo con testo di Luigi Lambertini) 14) 17 aprile/10 maggio, FORTUNATO DEPERO, 35 dipinti: collage, chine, matite, acquerelli, sculture 1915-1940 (catalogo con testo di Luigi Lambertini) 15) 12 maggio/10 giugno, MAURO REGGIANI, 15 dipinti 1967-1970 (catalogo con testo di Luigi Lambertini), 16) 19 giugno/30 luglio, GIACOMO BALLA, 15 dipinti e disegni, rilievi e sculture 1913-1925, Il giardino futurista 1916-1930 (catalogo con testo di Luigi Lambertini e Francesco, Cangiullo) 17) 16 ottobre/30 ottobre, GIANFRANCO ZAPPETTINI, 15 acrilici su tela 1965-1971, (catalogo con testo di Luigi Lambertini) 18) 6 novembre/30 novembre, CARMELO CAPPELLO, 15 sculture, 8 disegni 1963- 1971, (catalogo con testo di Luigi Lambertini) 19) 4 dicembre/15 dicembre, RICHARD PAUL LOHSE, 13 dipinti 1964-1968, (catalogo con testo di R.P. Lohse e Luigi Lambertini) 19 bis) 15 dicembre/31 dicembre, MAURO REGGIANI, tempere, collages, disegni e progetti per quadri 1972 20) 8 gennaio/20 gennaio, MARIO BALLOCCO, 16 dipinti 1952-1970 (catalogo con testo di Luigi Lambertini) 21) 22 gennaio/15 febbraio, RICCARDO GUARNERI, 20 dipinti 1969- 1971 (catalogo con testo di Luigi Lambertini) 22) 19 febbraio/15 marzo, CLAUDIO VERNA, 14 dipinti 1971 (catalogo con testo di Luigi Lambertini) 23) 18 marzo/12 aprile, MARIO NIGRO, 14 dipinti 1948-1972 (catalogo con testo di Mario Nigro e C. Lonzi) 24) 15 aprile/10 maggio, CARLO BATTAGLIA, 9 dipinti 1970-1972 (catalogo con testo di Luigi Lambertini) 25) 27 maggio/20 giugno, GETULIO ALVIANI, 8 opere 1961-1970 (catalogo con testo di Luigi Lambertini) 26) 24 giugno/30 luglio, 4 VERSIONI DI ( P)ARTE, Emanuele Centazzo, Lauro Lessio, Ervinio Miceli, Claudio Zoccola (catalogo con testi degli artisti) 1972 27) 16 settembre/28 settembre, PIETRO CONSAGRA, 12 opere smalto su masonite 1970-1972 (catalogo con testo di Luigi Lambertini)
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28) 30 settembre/30 ottobre, WINFRED GAUL, 14 acrilici su tela 1966- 1972 (catalogo con testo di Luigi Lambertini) 29) 4 novembre/30 novembre, ANTONIO CALDERARA, 21 acquarelli su carta 1959-1972 (catalogo con testo di Luigi Lambertini) 30) 9 dicembre/31 dicembre, GUIDO STRAZZA, 13 acrilici su tavola 19681972 (catalogo con testo di Luigi Lambertini) 31) 27 gennaio/10 marzo, FRIEDRICH VORDEMBERGE-GILDEWART, 12 dipinti 1920-1962 (catalogo con testi di Luigi Lambertini e VordembergeGildewart), 1973 1973 32) 17 marzo/10 maggio, MICHEL SEUPHOR, 16 dipinti, disegni, collages 1958-1972 (catalogo con testo di M. Seuphor e L. Lambertini) 33) 26 maggio/10 giugno, SANDRO DE ALEXANDRIS, 12 opere rilievi 19671972 (catalogo con testo di S. de Alexandris) 34) 16 giugno/10 agosto, POESIA CONCRETA, poesia concreta e visuale: herman de vries/ heinz gappmayr /, shohachiro takahashi/franco verdi/adriano spatola/timm ulrichs/, claudio parmiggiani/jiri kolar/bob cobbing/haroldo de campos/, maurizio nannucci/dom sylvester houedard/ferdinand kriwet/arrigo lora totino/pierre garnier/kitasono katue/carlo belloli/errnst jandl /, reinhard dohl/jochen gerz/paul de vree/mathias goeritz/eugen gomringer/john furnival/e. m. de melo e castro/franz mon/edwin morgan/emmett williams, poesia sonora e fonetica: henry chopin/arrigo lora totino/, arthur pètronio/bernard heidsieck/bob cobbing/maurizio nannucci/, franz mon/ernst jandl/francois dufrène/paul de vree/max bense/, eugen gomringer/sten hanson, libri: dieter rot/jochen gerz/josè luis castillejo/claudio, parmiggiani/maurizio nannucci/shohachiro takahashi/mario diacono/ito mtoyuki/hansjorg mayer/emmet williams/henry chopin/jan hamilton finlay/peter finch/nicholas zurbrugg/mary ellen solt 35) 14 ottobre/15 novembre, PIET TERAA, 14 acrilici su tela 1971-1973 (catalogo con testo di Lara Vinca Masini) 36) 29 novembre/10 dicembre, FRANCESCO DI COCCO, 9 lamiere dipinte 1967-1973 (catalogo con testo di Lara Vinca Masini) 37) 19 dicembre/30 dicembre, ALBERTO BIASI, politipi e dinamiche visive 197273 (catalogo con testo di Caroline Tisdall) 1974 38) 12 gennaio/23 febbraio, RUPPRECHT GEIGER, 16 opere: olio e acrilico su tela 1958-1973 (catalogo con testo di Rupprecht Geiger) 39) 9 marzo/6 aprile, CLAUDIO OLIVIERI, 16 dipinti su tela 1972-73 (catalogo con testo di Claudio Olivieri)
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40) 11 aprile/10 maggio, CARMENGLORIA MORALES, 8 dittici su tela 197174 (catalogo con testo di Nello Ponente) 41) 18 maggio /10 giugno, BERND DAMKE, 13 acrilici su tela 1973-74 (catalogo con testo di Cesare Vivaldi) 42) 15 giugno/10 settembre, PAVEL MANSOUROFF, 19 dipinti su legno e tela 1963-1973 (catalogo con testo di P. Mansouroff ) 43) 28 settembre/20 ottobre, WINFRED GAUL, acrilico e gesso su tela 19731974 (catalogo con testo di W. Gaul) 44) 26 ottobre/15 novembre, GIANFRANCO ZAPPETTINI, superfici acriliche 1974 della serie, Pittura Analitica (catalogo con testo di Klaus Honnef ) 45) 23 novembre/15 dicembre, FRED SANDBAK, installazione e pastelli su carta 1968-1974 (catalogo con testo di F. Sandbak e Carl Andrè) 46) 21 dicembre/8 gennaio, MARIO NIGRO, 18 opere dalla serie dal Tempo Totale 1972-1973 (catalogo con testo “lettera di un raro amore”) 1975 47) 18 gennaio/10 febbraio, ALBERTO MAGNELLI, opere su tela e su carta 1955-1965 (catalogo) 48) 15 febbraio/10 marzo, JERRY ZENIUK, superfici a cera e grafite su tela 1974 (catalogo) 49) 5 marzo/6 aprile, GIORGIO GRIFFA, opere 1974 (catalogo) 50) 12 aprile/2 maggio, MARCO GASTINI, acrilici su tela 1973 (catalogo) 51) 10 maggio/8 giugno, VINCENZO CECCHINI, dipinti, carte e tele emulsionate 1975 (catalogo con testo di Enrico Crispolti) 52) 14 giugno/10 agosto, ROBERT MANGOLD seven aquatints, BRICE MARDEN five plates, ROBERT RYMAN seven aquatints edizione parasol press n.y.) 53) 4 ottobre/30 ottobre, JOSEPH KOSUTH, “arts as idea as idea” 54) 5 novembre/30 novembre, SOL LEWITT, “incomplete open cubes”, sculture in metallo, disegni e progetti 55) 1 dicembre/30 dicembre, LUCIO POZZI, “level-group-paintings”, installazione 1976 56) 5 gennaio/30 gennaio, GIUSEPPE UNCINI, opere 1959-1975 (catalogo in collaborazione con galleria, Seconda Scala, Roma con testo di Italo Mussa) 57) febbraio/28 febbraio, MARTHE WERY, “peinture” 58) 8 marzo/10 aprile, ROBERTO CAMONI
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59) 20 aprile/20 maggio, OLIVIER THOME’, “cartons grattée” 60) 5 giugno/30 luglio, SANDRO DE ALEXANDRIS, “superfici t/n” (catalogo con testo di Paolo Fossati) 61) 10 settembre/10 novembre, ENRICO CASTELLANI, superfici bianche e opere su carta 62) 27 novembre/30 dicembre, MARTIN BARRE’, dipinti su tela 1974-1976 1977 63) 10 gennaio/30 gennaio, TEODOSIO MAGNONI, sculture e progetti 64) 8 febbraio/10 marzo, GASTONE NOVELLI, dipinti su tela e carte 65) 22 marzo/30 aprile, CARLO ALFANO, “Frammenti di un Autoritratto Anonimo” 66) 16 maggio/30 settembre, 3 ARTISTI A DOCUMENTA 6, WINFRED GAUL, CARMENGLORIA MORALES, GIANFRANCO ZAPPETTINI 67) 8 ottobre/10 novembre, REINER RUTHENBECK, “dammerung/penombra” 68) 20 novembre/30 dicembre, MARIO SCHIFANO, quadri monocromi anni ‘60 e carte 1978 69) 25 gennaio/10 marzo, IRMA BLANK, “tra/scritti e sonori” 70) 25 marzo/30 aprile, VICTOR BURGIN, “Commentary” (depliant con testo di Massimo Carboni) 71) 5 maggio/20 maggio, UGO MULAS, “Le verifiche” (depliant con testo di Filiberto Menna) 72) 27 maggio, GIUSEPPE CHIARI, “Discussione a Livorno”, conferenza/azione 73) 12 giugno/ 10 luglio, OSVALDO ROMBERG e GERARD VERDIJK, “opere su carta” 74) 15 - 22 - 24 - 26 - 29 luglio, INTERVENTI E AZIONI, Angelo Petrolani - performance, Teatro Ludico Libidinale - performance, Gruppo Ricerca Materialistica- performance, Giuseppe Chiari - intervento, Massimo Carboni – conferenza, Gianni Colosimo - performance 75) 23 settembre/10 ottobre, ARTE E STORIA DELL’ARTE, Adriano Altamira, Guido Biasi, Omar Galliani, Franco, Guerzoni, Marcello Jori, Roy Lichtenstein, Riccardo Lumaca, Carlomaria Mariani, Giulio Paolini, Concetto Pozzati, Salvo, Emilio Tadini (catalogo con testo di Massimo Carboni) 76) 21 ottobre /10 novembre, BRUNO DI BELLO, “Photo-grafia” 77) 18 novembre/6 dicembre, GIANFRANCO BARUCHELLO, “L’ altra casa”
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78) 10 dicembre/30 dicembre, ADRIANO ALTAMIRA, GIANFRANCO ZAPPETTINI 1979 79) 27 gennaio/20 febbraio, OMAR GALLIANI, “Inremeabilis error” (libro con intervento dell’autore e testi di Giovanni Maria Accame e Massimo Carboni) 80) 3 marzo/30 marzo, TOMAS RAJLICH, lavori su carta 81) 31 marzo, GIUSEPPE CHIARI, “Storia dell’arte. Il diritto di averne una”, conferenza/azione 81 bis) 8 aprile/30 aprile, MARY BOEYEN, installazione 82) 12 maggio/25 maggio, ANIA BIEN, fotographie 83) 31 maggio /30 giugno, GUNTER UMBERG, “117 - 121” 1978, pigmenti su metallo (catalogo) 84) 7 luglio/30 agosto, GABRIELE GABRIELLI, Livorno 1895-1919 (catalogo con testi di: Gastone Razzaguta, Roberto, Peccolo e una poesia inedita dell’artista) 84 bis) settembre, SETTEMBRE SETTANTANOVE, LIVORNO, “Una mostra collettiva di artisti livornesi”, Marco Affinati, Giancarlo Bertoncini, Marco Pachetti, Fabio Peloso, Roberto Biasci, Renato Spagnoli (catalogo con introduzione di R. Peccolo) 85) 6 ottobre/25 ottobre, RICCARDO LUMACA, “apocrifi-apocrypha” (catalogo con testo di Massimo Carboni) 86) 31 ottobre, TRISTAN HONSINGER solo, Violoncello e voce, Performance musicale 87) 3 novembre/30 dicembre, MICHAEL GOLDBERG, “codex” 88) 9 gennaio/11 gennaio, LA RIFLESSIONE DELLA CRITICA, ACHILLE BONITO OLIVA, 9 gennaio, La critica militare, GERMANO CELANT 10 gennaio, Il principio d’autorità della critica trasformista, oggettiva, creativa, acritica, postcritica, analitica, idealista, congelata, qualunquista, patriottica…., Domande e critiche - “FILIBERTO MENNA 11 gennaio, Il soggetto della critica 1980 89) 16 gennaio/12 febbraio, LUCIO FONTANA, “Io sono Fontana”, opere, sculture e documenti (in collaborazione con l’archivio Fontana, Milano) 90) 16 febbraio/16 marzo, CARLA ACCARDI, opere 1959-1979 91) 24 marzo/26 aprile, CARMENGLORIA MORALES, dittici con grafite e pittura 92) 30 aprile/15 giugno, GIANFRANCO PARDI, sculture rilievi e gouache
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93) 2 luglio/20 luglio, PERFORMANCE, “dispositivi”, Ferruccio Ascari - Daniela Cristadoro, Dal Bosco - Varesco, Luisa Cividin - Roberto Taroni 94) 25 luglio/30 settembre, CLAUDIA WOLZ, fotografie 95) 18 ottobre/10 novembre, PAUL KLERR, 2 sculture e 10 disegni 96) 22 novembre/30 dicembre, MARCO AFFINATI, installazione 1981 97) 18 gennaio/28 febbraio, ENRICO CASTELLANI, 12 superfici bianche 98) 28 marzo/10 maggio, CARLA ACCARDI, “omaggio a Matisse” 1964 (depliant con testo di Massimo Carboni) 99) 11 aprile, FRIED ROSENSTOCK, “Illuminazione” - performance 100) 6 giugno/9 luglio, 100ª MOSTRA- festa/festival, 6. Antonio Syxty, performance 8. William Stok, installazione, 9. Gigliola Carretti, installazione 11. Orlan, installazione, 13. Bernd Klotzer & Peter Brotzmann, azione e musica, 16. Peter Brotzmann, sax solo 18. La Gaia Scienza, azione teatrale, 19. Air Mail, performance/danza 20. Luciano Bartolini, installazione, 22. Giovanni Campus,installazione 23. Films As Artistic Medium, film di artisti 24. Lucio Pozzi, installazione 25. Teodosio Magnoni, intervento 26. Monofonicorchestra, musica 27. Roberto Taroni, performance, 29. Han Bierman, installazione 30. Mari Boeyen, installazione, 1. Franca Sacchi, danza 2. Gianni Colosimo, performance, 3.Tristan Honsinger - Sean Birgin- Katie Duck, musica e danza, 4. Sean Birgin, solo per sax 7. Il Marchingegno, installazione, 8. Alvin Curran, concerto 9. Sandro Martini, installazione (depliant) 101) 3 ottobre/20 0ttobre, MONIKA BAUMGARTL, photo depliant con testo di Monica Baumgartl) 102) 8 novembre/30 dicembre, MARCIA HAFIF, pittura su carta 1982 103) 9 gennaio/10 febbraio, MICHAEL GOLDBERG, 14 pastelli su carta 104) 27 febbraio/25 marzo, ANTONIO SANFILIPPO (depliant con introduzione di Antonio Sanfilippo) 105) 3 aprile/26 aprile, CAMILLE BRYEN, disegni a china e acquarelli (depliant con testo di Camille Bryen) 106) 30 aprile/30 giugno, JIRI KOLAR (depliant con testo di Jiri Kolar) 107) 9 ottobre/30 ottobre, “DREI BERLINER MALER”, Ter Hell- Reinhard PodsGerd Rohling (in collaborazione con il Goethe Institut di Genova) (depliant) 108) 8 novembre/30 dicembre, MARIO MORONTI, tempere, pastelli su tela e su carta 1982 (catalogo con introduzione di Filiberto Menna)
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1983 109) 22 gennaio/15 febbraio, CARMENGLORIA MORALES, “pittura 19801982” (depliant con introduzione di Stephen Rosenthal) 110) 18 febbraio/28 febbraio, “performance” musica/danza, Tristan Honsinger, Katie Duck, Barre Phillips 111) 5 marzo/30 aprile, SUSANNA TANGER (depliant con testo di Susanna Tanger) 112) 14 maggio 20 giugno, GASTONE NOVELLI, 21 disegni e opere su carta 1963-1968) (depliant con introduzione di Achille Bonito Oliva) 113) 25 giugno/30 agosto, FAUSTO MELOTTI, acquarelli e sculture (depliant con scritto di Fausto Melotti) 114) 24 settembre/15 ottobre, GERD ROHLING (depliant con introduzione di Franco Sborgi) 115) 22 ottobre/20 novembre, REINHARD PODS (depliant) 116) 26 novembre/30 dicembre, LYNN UMLAUF (depliant con testo di Lynn Umlauf ) 1984 117) 14 gennaio/6 febbraio, PAOLO RISTONCHI (depliant con introduzione di Laura Cherubini) 118) 6 febbraio/5 marzo, GEORGES NOËL, 14 dipinti su tele e su tavola 19591983 (catalogo con introduzione di Marco Meneguzzo) 119) 10 marzo/10 aprile, WINFRED GAUL, pastelli, grafite e tempere su carta (depliant con introduzione di Manfred de la Motte) 120) 14 aprile/10 maggio, PINOT GALLIZIO, 13 oli su tela 1957-1963 (catalogo con introduzione di Maurizio Calvesi) 121) 19 maggio/10 giugno, VALENTINO VAGO (depliant con introduzione di Renzo Beltrame) 122) 16 giugno/30 agosto, GIUSEPPE MARTINELLI (catalogo con introduzione di Luigi Cavallo) 123) 15 settembre/30 ottobre, GASTON CHAISSAC, dipinti e disegni 19101964 (depliant) 124) 8 novembre/30 novembre, ACHILLE PERILLI, opere dal 1947- 1984 (catalogo con introduzione di Marco Meneguzzo) 125) 22 dicembre/30 gennaio, LUCIANO LATTANZI, opere dal 1957 al 1984 (depliant con citazioni estratte da cataloghi)
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1985 126) 16 febbraio/10 aprile 1985, PIERO DORAZIO, dipinti e carte 1956-66 (catalogo con introduzione di Nello Ponente) 127) 27 aprile/20 maggio 1985, ANTONIO SANFILIPPO, oli e tempere su tela 1953-1970 (catalogo con citazioni di: Giuseppe Marchiori, I. Serpan, Michel Tapiティ, Nello Ponente, M.V. Orlandini, M. Fagiolo, G.M. Accame, Giovanna Dalla Chiesa, C. Vivaldi) 128) 25 maggio/25 giugno 1985, ALAN DAVIE, tele e carte 1962-1984 (depliant) 129) 30 giugno/30 agosto 1985, HEINRICH NICOLAUS, disegni, collage, acquarelli, pastelli su carta (catalogo con testo di Maria Luisa Frisa) 130) 28 settembre/15 ottobre 1985, TER HELL, mixed media su tela e su carta 1981-82 (catalogo con introduzione di Elio Grazioli) 131) 19 ottobre/10 novembre 1985, ENZO ESPOSITO, tecniche miste su carta e su tela 1983-85 (catalogo con introduzione di Maurizio Cucchi) 132) 23 novembre/10 dicembre 1985, ALESSAMDRO GAMBA, tecniche miste su tela (catalogo con introduzione di Giovanni M. Accame) 133) 21 dicembre/15 gennaio 1985, PAOLO PARENTE, oli su tela 1984 (catalogo con introduzione di Rita Imwinkelried) 1986 134) 25 gennaio/5 marzo, ARTUR KOSTNER, sculture in legno (catalogo con testo di Kristian Sotriffer) 135) 15 marzo/15 aprile, JEROSLAW SERPAN, oli su tela 1948- 1966 (catalogo con introduzione di Rolf Lauter) 136) 26 aprile/25 maggio, GERARD SCHNEIDER, oli su tela 1963- 1969 (catalogo con introduzione di Giuseppe Marchiori) 137) 31 maggio/30 luglio, TANCREDI, 33 tecniche miste, tempere e chine su carta 1959-1961 (catalogo con introduzione di Carla Natto) 138) 30 agosto/30 settembre, CHARLES CLOUGH, smalti su carta 1986 (catalogo con introduzione di Alan Jones) 139) 4 ottobre/10 novembre, CARL BUCHHEISTER, tecniche miste su carta e cartone 1950-1962 (catalogo con introduzione di Enrico Crispolti) 140) 29 novembre/30 dicembre, ZOLTAN KEMENY, disegni degli anni 19531964 (catalogo con introduzione di Rolf Lauter) 1987 141) 24 gennaio/25 febbraio, GEORGES NOテ記, dipinti su tela 1959-1985 (catalogo con introduzione di Gladys C. Fabre)
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142) 5 marzo/10 aprile, VASCO BENDINI, dipinti su tela e carta 1985-1986 143) 18 aprile/10 maggio, TOMAS RAJLICH (catalogo con introduzione di Flip Bool) 144) 15 maggio/15 giugno, TOMMASO CASCELLA, 18 tecniche miste 19851986 (catalogo con introduzione di Flaminio Gualdoni) 145) 27 giugno/30 luglio, GIANFRANCO NOTARGIACOMO, oli acrilici su tela e carta (catalogo con introduzione di Sergio Guarino) 146) 12 settembre/15 ottobre, “POSIZIONI SELVAGGE”, a) il profumo delle origini: Gabriel Stupica, A. Fassianos, b) l’idillio ricomposto: Gino Meloni, Mathias Balzer, c) la voragine metropolitana: Michel Macréau, Peter Saul d) l’inconscio decorato: Scottie Wilson, Stanislaw Zagajewski, e) l’eclisse della ragione: Adolf Wölfli, Friedrich Schroeder-Sonnenstern (catalogo a cura di Claudio Di Scalzo) 147) 24 ottobre/10 dicembre, BEPI ROMAGNONI, oli, collage, tecniche miste su tela e su carta 1958-1963 (catalogo con introduzione di Flaminio Gualdoni, e alcuni scritti di Bepi Romagnoni) 148) 19 dicembre/20 gennaio, PIERRE CLERC, tecniche miste su tela 19631983 (catalogo con introduzione di Jean Fanchette e Robert Estivals) 1988 149) 30 gennaio/28 febbraio, ALBERTO VIANI, sculture bronzo 1973-1975 (catalogo con introduzione di Guido Perocco) 150) 2 marzo/2 aprile, ITALO BRESSAN, tecniche miste su tela (catalogo con testo di Elena Pontiggia, Emilio Tadini, Elisabetta Longari) 151) 6 aprile/20 aprile, 3 GIOVANI AUSTRIACI, Martin Beck, Manfred Egender, Karl-Heinz Strohle 152) 30 aprile/20 maggio, ENRICO PULSONI, oli su tela 1985/-1987 (catalogo con introduzione di Paolo Balmas) 153) 30 maggio/30 giugno, GASPARE O. MELCHER, tecniche mista su tela e su carta 1987-1988 (catalogo con introduzione di Gerolf Fritsch) 154) 9 luglio/10 settembre, TRE PITTORI DI BREMA, Peter- Jorg Splettstosser, Helmut Streich, Otto Volker (catalogo con introduzione di Kunt Nievers) 155) 1 ottobre/30 ottobre, ANTONIO CARENA, opere degli anni 1950-1963 (catalogo con introduzione di Mirella Bandini) 156) 12 novembre/30 novembre, HANS SCHÄRER, oli e collage su carta 19791984 (catalogo con introduzione di J.P. Wittwe) 157) 5 dicembre/30 dicembre, MARIO MORONTI, tecniche miste e grafite su tela e su carta (catalogo con introduzione di Marisa Vescovo)
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1989 158) 5 gennaio/30 gennaio, MICHAEL GOLDBERG, oli e pastelli su carta (catalogo con introduzione di Mauro Panzera) 159) 10 febbraio/25 marzo, JACQUES VILLEGLÉ, “placard de journaux 19761986” (catalogo in collaborazione con il Centro Bellora di Milano, con introduzione di Alain Jouffroy) 160) 1 aprile/30 aprile, BRUNO MULLER, opere dal 1954-1988 (catalogo con introduzione di Marisa Vescovo) 161) 13 maggio/30 maggio, GIANNI BERTINI, opere 1960-1966 (catalogo con introduzione di Pierre Restany, Gérard Xuriguera) 162) 10 giugno/10 settembre, LA STRADA IMPENSATA, Enrico Pulsoni, Toni Romanelli, Andrea Santarlasci, Jonathan Santlofer, Willi Weiner (catalogo con testo e schede critiche a cura di Marisa Vescovo) 163) 23 settembre/15 ottobre, MAURICE HENRY, opere 1957-1978 (catalogo con introduzione di Josè Pierre) 164) 21 ottobre/25 novembre, MICHEL MACRÉAU, opere 1960-1988 (catalogo con introduzione di Jacques Martineau e Marisa Vescovo) 165) 30 novembre/30 dicembre, RAIMUND GIRKE (catalogo in collaborazione con Castelburio Arte, con testo di Lorenz Dittmann, Tommaso Trini) 1990 166) 20 gennaio/15 febbraio, PINO PASCALI, opere 1958-1964 (catalogo con introduzione di Marisa Vescovo) 167) 20 febbraio/10 marzo, ALESSANDRO GAMBA, opere 1985-1989 (catalogo con introduzione di Walter Guadagnini) 168) 15 marzo/10 aprile, NEL CORSO DELLA SUPERFICIE, Tiziano Codeluppi, Bruno Lucca, Gianni Pellegrini, Stefano Turrini (catalogo con introduzione di Claudio Cerritelli) 169) 20 aprile/20 maggio, MIMMO ROTELLA, opere 1955-1989 (catalogo Edizioni Peccolo n. 10, con introduzione di Francesca Alfano Miglietti) 170) 29 maggio/25 giugno, LYNN UMLAUF (catalogo con introduzione di William Zimmer) 171) 5 luglio/30 luglio, POPE, “corpi cromatici 1988-1990” (catalogo con brevi scritti di: Giorgio Cortenova, Tito Maniacco, Eugenio Miccini, Diego Collovini, Giuliana Carbi, Pope) 172) 5 agosto/15 settembre, LINEA IMMAGINATA, Alessandro Gamba, Graziano Negri, Giuseppe Perrini, Alfonso Talotta (catalogo con introduzione di Diego Collovini)
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173) 6 ottobre/30 ottobre, TONI ROMANELLI (catalogo con introduzione di Dario Trento) 174) 10 novembre/30 gennaio, VINCENZO CECCHINI, opere 1962-1990 (catalogo Edizioni Peccolo n. 9 con introduzione di: Lothar Romain, Elisabetta Longari, Fulvio Abbate) 1991 175) 23 febbraio/30 marzo, CARMENGLORIA MORALES (catalogo con introduzione di: Enzo Bilardello, Lothar Romain, William Zimmer) 176) 10 aprile/30 maggio, PIERO RAMBAUDI, opere dal 1932-1967 (catalogo Edizioni Peccolo n. 13 con testi di: Fabrizio D’Amico, Elisabetta Longari) 177) 8 giugno/22 giugno, THEODOROS STAMOS, infinity field 1971-1988, opere su tela e su carta 178) 29 giugno/10 agosto, CARLO CIONI, tempera, acrilici su tela e su carta (catalogo con introduzione di Elena Pontiggia) 179) 2 novembre/10 dicembre, BERND u. HILLA BECHER, photo 180) 14 dicembre/15 gennaio, CPLY (WILLIAM N. COPLEY), disegni su carta e piccole tele (depliant con introduzione di Roberto Rossellini) 1992 181) 15 febbraio/30 marzo, MINO CERETTI, opere su carta 1958-1970 (catalogo Edizione Peccolo n. 15 con introduzione di: Flaminio Gualdoni, Roberto Sanesi) 182) 11 aprile/30 maggio, NORMAN BLUHM, lavori su carta 1967-1991 (catalogo Edizioni Peccolo n. 16 con testo di Meyer Raphael Rubinstein e intervista all’artista, di William Salzillo) 183) 6 giugno/30 giugno, BRUNO QUERCI (catalogo con introduzione di Patrizia Ferri) 184) 4 luglio/10 agosto, GRAZIANO NEGRI 185) 10 settembre/30 ottobre, GEORGE SUGARMAN, “drawings, collages and maquettes” 1959-1980 (catalogo Edizioni Peccolo n. 18 con introduzione di Raphael Meyer Rubinstein) 186) 7 novembre/6 dicembre, EMILIO TADINI, oltremare (catalogo con introduzione di Gèrald Gassiot-Talabot) 187) 12 dicembre/30 gennaio, DUCCIO BERTI, “un habitant du temps” (catalogo con introduzione di Kyrie) 1993 188) 20 febbraio/8 marzo, JOSEPH SIMA, Il maestro dell’Impalpabile, acquarelli, pastelli, matite su carta 1954-1960 (catalogo con introduzione di Josè Pierre)
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189) 13 marzo/20 aprile, FRANCO GARELLI, sculture in ferro e bronzo, ceramiche 1954-1969 (catalogo Edizioni Peccolo n. 19 con introduzione di Enrico Crispolti) 190) 8 maggio/20 giugno, JANZ FRANZ (catalogo in collaborazione con la galleria, A. Meier Genève e galerie Zeitkunst, Kitzbuhel, con introduzione di: Marisa Vescovo, Enno Stahl, Hermann Nitsch) 191) 26 giugno/30 agosto, LOUIS MARCOUSSIS, “opere scelte 1905-1930” (catalogo con introduzione di Josè Pierre) 192) 11 settembre/15 ottobre, RAY PARKER, lavori su carta 1978-1982 (catalogo Edizioni Peccolo n. 20 con introduzione, di Meyer Raphael Rubinstein, Simona Lodi) 193) 23 ottobre/18 novembre, GASPARE O. MELCHER, Spudogelion (catalogo in collaborazione con ediz. A. Meier, Ginevra, con introduzione di Beat Wismer) 194) 27 novembre /30 gennaio, LORENZO PEPE, “sculture 1965-1984” (catalogo Ed. Scheiwiller in collaborazione, con la galleria Milano, Milano. Prefazione di: Carlo Bertelli, Franco Russoli, Michel Tapiè, Giuseppe Marchiori, Ulrich Gertz, Ferdinando Cogni) 1994 195) 5 febbraio/10 Marzo, FRANCOIS ARNAL, “opere su carta 1950-1960” (catalogo con introduzione di Flaminio Gualdoni) 196) 19 marzo/20 aprile, SHIRLEY JAFFE, “lavori su carta 1960-1983” (catalogo Edizioni Peccolo n. 21, con introduzione di Raphael Meyer Rubinstein) 197) 30 aprile/20 maggio, ALBANO MORANDI, opere 1989-1992 (catalogo con testo di Josè Pierre, Mauro Panzera) 198) 28 maggio/8 luglio, ENZO ESPOSITO, dipinti e carte 1990-1993 199) 23 luglio/10 settembre, RENATO LACQUANITI, oli su tela e pastelli su carta (catalogo con introduzione di Josè Pierre) 200) 24 settembre/24 novembre, BRUNO MUNARI, Ricostruzioni Teoriche di oggetti Immaginari 1954-1994 (catalogo Edizioni Peccolo n. 22, con introduzione di Bruno Munari) 200 bis) 24 settembre/24 novembre, DAVIDE MOSCONI, Angoliere, Ricostruzione teorica di suoni immaginari in base a frammenti, di residui acustici di origine incerta di uso ignoto di ascolto, improbabile 1987-1994 a. per. con Bruno Munari (catalogo con testo di Bruno Munari) 201) 3 dicembre/30 gennaio, GIANFRANCO ZAPPETTINI, ritratti monografici n. 1 monografia con introduzione di: Marisa Vescovo, Stefano Tubino, Luca M. Venturi)
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1995 202) 11 febbraio/10 marzo, HUGH WEISS, “dipinti 1951-1954 e 1991-1994” (catalogo Edizioni Peccolo n. 23, con introduzione di: Meyer Raphael Rubinstein, Hugh Weiss) 203) 18 marzo/18 aprile, GEORGES NOËL, “opere 1989-1994” (catalogo in collaborazione con lo studio Zanoletti, Milano con introduzione di Massimo Carboni) 204) 22 aprile/22 maggio, AGOSTINO FERRARI, ETTORE SORDINI, ANGELO VERGA, ARTURO VERMI, La vicenda del Cenobio: dal disegno al segno, Percorso, ricerca e ipotesi 1959- 1994 (catalogo Edizioni Peccolo n. 24 con introduzione di Angela Vettese) 205) 3 giugno/25 agosto, KIMBER SMITH, “opere su carta 1958-1975” (catalogo Edizioni Peccolo n. 25, con introduzione di Jacques Henric) 206) 23 settembre/20 novembre, NORMAN BLUHM, “opere 1993-1995” (catalogo in collaborazione con lo studio Zanoletti, Milano, testo di Francesco Tedeschi) 207) 3 dicembre/30 dicembre, LORENZO GUERRINI, “sculture e carte 19741994” (catalogo Edizioni Peccolo n. 26, con introduzione di Enrica Torelli Landini) 1995 208) 13 gennaio/18 febbraio, CARLO VINCENTI, “collages” (catalogo Edizioni Peccolo n. 27, con introduzione di Marta Francocci, Gianmaria Ponzi) 209) 24 febbraio/25 marzo, REMO BIANCO, “opere 1958- 1972” (catalogo con introduzione di Gillo Dorfles, Diego Collovini, Dino Marangon) 210) 30 marzo/30 aprile, ETTORE SORDINI, “opere su tela e su carta 19581963” (catalogo Edizioni Peccolo n. 28, con introduzione di Elisabetta Longari, Emilio Villa) 211) 11 maggio/11 agosto, RENE’ LAUBIES, “acquarelli e chine su carta 19891990” (catalogo Edizioni Peccolo n. 29 con introduzione di Manfred De La Motte, Winfred Gaul) 212) 7 settembre/30 settembre, CARLA ACCARDI, “giochi galleggianti e trasparenze 1978-1980” (catalogo Edizioni Peccolo n. 30, con introduzione di Laura Cherubini) 213) 5 ottobre/10 novembre, MICHAEL GOLDBERG, “dipinti su tela e su carta 1994-1996” 214) 16 novembre/20 gennaio, RAFFAEL BENAZZI (catalogo Edizioni Peccolo n. 31, con introduzione di Enrico Crispolti)
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1997 215) 1 febbraio/30 marzo, ARTURO VERMI, “opere 1959-1987” (catalogo Edizioni Peccolo n. 32, con introduzione di Elisabetta Longari) 216) 12 aprile/2 maggio, VINCENZO AGNETTI, “opere 1972-1976 “(catalogo Edizioni Peccolo n. 33 con testo di Bruno Corà e biografia di Germana Agnetti) 217) 10 maggio/10 agosto, NANNI VALENTINI, “La materia come poetica”, opere 1960-1985 (catalogo in collaborazione con Gall. Martano, Torino, Gall. Milano, Milano e con poesie di Nanni Cagnone) 218) 6 settembre/6 ottobre, GIANFRANCO ZAPPETTINI, “opere 1978- 1993” (catalogo con introduzione di Marisa Vescovo) 219) 11 ottobre/15 novembre, ESCATOLOGIGA, opere di: Albertini e Moioli, Alfredo Anzellini, Gabriella Benedini, Corrado Bonomi, Giorgio Brughieri, Viviana Buttarelli, Elisabetta Catamo, M.Cristina Cerminara, Raffaella Formenti, Rebecca Forster, Marco Magrini, Albano Morandi, Daniela Nenciulescu, Paola Risoli, Berty Skuber, Valdi Spagnulo, Nanni Varale, Francesca Vitale (catalogo edito in collaborazione con Spazio Temporaneo, Milano e Centro di Sarro, Roma con introduzione di Patrizia Serra) 220) 22 novembre/10 dicembre, ENRICO BERTELLI, “opere su tela e su carta” (catalogo con introduzione di: Diego Collovini, Elisabetta Longari) 221) 20 dicembre/10 febbraio, “ARTE A CONTATTO”, venti artisti italiani in dieci gallerie, opere di: Enrico Bertelli, Agostino Bonalumi, Tommaso Cascella, Enrico Castellani, Vincenzo Cecchini, Piero Dorazio, Paolo D’Orazio, Agostino Ferrari, Walter Fusi, Claudio Olivieri, Achille Perilli, Pope, Enrico Pulsoni, Mario Raciti, Mimmo Rotella, Alessandro Savelli, Ettore Sordini, Pierantonio Verga, Arturo Vermi, Claudio Verna, (catalogo Skira a cura di Diego Collovini), BORDERER, venti proposte per una collezione, Opere di: Raffael Benazzi, Norman Bluhm, Janz Franz, Winfred Gaul, Raimund Girke, Michael Goldberg, Shirley Jaffe, Zoltan Kemeny, Jiri Kolar, Renè Laubies, Phillip Martin, Carmengloria Morales, Georges Noël, Ray Parker, Tomas Rajlich, Bernard Rancillac, Kimber Smith, George Sugarman, Lynn Umlauf, Hugh Weiss 1998 222) 14 febbraio/15 aprile, CARLO ALFANO, “opere 1969-1984” (catalogo Edizioni Peccolo n. 34, con introduzione di Bruno Corà, Maria Teresa Penta) 223) 30 aprile/20 maggio, EMILIO SCANAVINO, dipinti 1959-1964 224) 30 maggio/15 giugno, JOACHIM CZICHON, dipinti su tela e su carta (depliant) 225) 20 giugno/12 settembre, PAOLO PATELLI, opere 1962-1998 (catalogo Edizioni Peccolo n. 35, con introduzione di: Elisabetta Longari e Paolo Patelli)
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226) 19 settembre/14 ottobre, MICHAEL GOLDBERG, “dipinti recenti su tela e su carta” presentazione monografia “Variazioni Goldberg”, Ediz. Primaprint, Viterbo) 227) 17 ottobre/30 dicembre, NORMAN BLUHM, “opere degli anni 1959-1967” (catalogo Edizioni Peccolo n. 36, con introduzione di Roberto Ferdani e Norman Bluhm) 1999 228) 16 gennaio/15 marzo, MIMMO ROTELLA, decollages et efaçages 229) 29 marzo/25 aprile, DANIEL SPOERRI, Histoires de Boite à Lettres 19911998 (catalogo Edizioni Peccolo n. 37, con introduzione di: Daniel Spoerri e Tobia Bezzola) 230) 30 aprile/30 Maggio, GASTON CHAISSAC, opere da una collezione (catalogo con introduzione di Francoise Brutsch) 231) 5 giugno/5 luglio, LYNN REISER (catalogo con introduzione di Margaret, Scheffelf e Claudio Cerritelli) 232) 10 luglio/30 agosto, CARLO ZINELLI, immagini oltre i confini opere 19651973 (catalogo edito in collaborazione con la Fondazione Zinelli) 233) 11settembre/30 settembre, HANS HOFMANN, “opere da una collezione”, dipinti su carta 1959-1962 (catalogo con scritti di: H. Hofmann, M. Goldberg e W.Gaul) 234) 9 ottobre/26 ottobre, SERGIO DANGELO, hand-made 1950-1998 (catalogo Edizioni Peccolo n. 38, con introduzione di Ermanno Krumm) 235) 30 ottobre/25 novembre, LUCIO POZZI, Rag Rug Paintings (catalogo in collaborazione con la galleria Sergio, Tossi, Prato con introduzione di Lucio Pozzi) 236) 4 dicembre/10 gennaio, GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI, Personaggi della Storia (catalogo Edizioni Peccolo n. 39, con scritti di G.A. Cavellini) 2000 237) 22 gennaio/20 febbraio, WINFRED GAUL, Recycling 1981-1972 (catalogo Edizioni Peccolo n. 40, con introduzione di Claudio Cerritelli) 238) 26 febbraio/20 marzo, UGO ZOVETTI, Monte Stella fotografie (depliant con breve scritto di Marco Meneguzzo e Ugo Zovetti) 239) 25 marzo/10 aprile, GIANFRANCO ZAPPETTINI, La Luce (depliant con brevi scritti di: Klaus Honnef, Giorgio Cortenova, Marisa Vescovo, Gianfranco Zappettini) 240) 15 aprile/8 maggio, MICHELE MUNNO (catalogo con introduzione di: Anna Raggioli, Giovanni Foresti, Roberto Teggi, Bianca Tosatti)
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241) 13 maggio/4 giugno, GIO’ MINOLA, Toys dipinti recenti (catalogo con introduzione di Demetrio Paparoni) 242) 10 giugno/30 agosto, JACOPO CASCELLA (catalogo con presentazione di Salvatore Lacagnina) 243) settembre/2 ottobre, CLAUDE VIALLAT, lavori su carta 1999 (catalogo con introduzione di Diego Collovini) 244) 7 ottobre/30 novembre, GEORGES NOËL, La nuit s’agite opere su carta 2000 (catalogo con introduzione di Flaminio Gualdoni) 245) 9 dicembre/20 gennaio, RENATO LACQUANITI, “retrospettiva opere 1962-1998” (catalogo con introduzione di Giorgio Di Genova, in collaborazione con Villa Morazzana, Livorno) 2001 246) 10 febbraio/15 Marzo, AFRICA, oggetti tribali e arte contemporanea, opere di: Arman, Giovanni Boffa, Alberto Burri, Giuseppe Caporossi, Carlo Carozzi, Angelo Casciello, Stefano Cecchi, Bruno Ceccobelli, Roberto Crippa, Robert Combas, Claudio Costa, Sergio Dangelo, Janz Franz, Raffaella Formenti, Zoltan Kemeny, Michel Macréau, Phillip Martin, Aldo Mondino, Albano Morandi, Georges Noël, Louise Nevelson, Nunzio, Pino Pascali, Daniel Spoerri, Antoni Tapis, Marco Tirelli, Nanni, Valentini, Claude Viallat, Bracciali ASHANTI, BOZO, id ol o BAMILEKE, mantello BATAKARI, Puleggia BAULE’, maschere CAMERUM, DAN, DOGON, SATIMBE, singe noire DOGON, tessuti KUBA, MBTE, bronzetto SENUFO, YORUBA, pittura SHUWA, perlages YORUBA, cachesexe ZAIRE 247) 17 marzo/10 aprile, NGUYEN DUCMANH (catalogo con introduzione di Ed McCormack e Jacques Latournerie) 248) 14 aprile/30 aprile, MASSIMO BARZAGLI, La casa di marea depliant con presentazione di Demetrio Paparoni) 249) 5 maggio/22 maggio, STEPHAN BORDARIER (catalogo con introduzione di Bruno Corà) 250) 27 maggio/30 giugno, GIOVANNI BOFFA, Ipotesi Floreali (i fiori della carne) (catalogo con introduzione di Claudio Di Scalzo) 251) 7 luglio/20 agosto, PERSISTENZA DEL FANTASTICO, NELL’ARTE ITALIANA DOPO IL ‘70, Opere di: Gianni Dova, Cesare Peverelli, Leone Minassian, Fabrizio Clerici, Giovanni Boffa, Luca Crippa, Sergio Dangelo, Gerardo Di Fiore, Renzo Margonari, Valerio Trebbiani, Bruno Benuzzi, Stefano Cecchi, Antonella Gandini, Giuliano Guatta, Bruno Lucca, Albano Morandi, Gerardo Paletti, Paola Risoli 252) 1 settembre/25 settembre, MICHAEL GOLDBERG, “opere su tela e su carta 2000-2001” (catalogo con introduzione di Flaminio Gualdoni )
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253) 29 settembre/22 ottobre, HENRY MICHAUX, “chine e acquarelli su carta 1950-1982” (catalogo con testi di Vera Mihailovich-Dickman e Claudio Di Scalzo) 2002 254) 30 ottobre/10 novembre, RENZO MARGONARI (catalogo con introduzione di Lucio Pozzi) 255) 17 novembre/20 dicembre, LYNN UMLAUF, “opere 1973-2001” (catalogo Edizioni Peccolo n. 41, con testi di Agnes Kohlmeyer e Robert Morgan) 256) 22 dicembre/20 gennaio, AFFINITA’ & CORRISPONDENZE, opere di: Lucio Pozzi, Aldo Mondino, Enzo Esposito, Mimmo Rotella, Claudio Costa, Georges Noël, Mario Nigro, Norman Bluhm, Michael Goldberg, Maurice Lemaitre, Jacques Villeglè, Gérard Deschamps, Winfred Gaul, Phillip Martin 257) 9 febbraio/10 marzo, GASTONE NOVELLI, “opere su carta e sculture” (catalogo con presentazione di Flaminio Gualdoni) 258) 16 marzo/10 aprile, CLAUDIO COSTA, “lavori africani 1985- 1955” (catalogo Edizioni Peccolo n. 42, con testo di Bruno Corà) 259) 13 aprile/25 maggio, MAURICE LEMAÎTRE, peintures lettristes (catalogo Edizioni Peccolo n. 43, con testo di Sandro Ricaldone) 260) 1 giugno/20 giugno, GÉRARD DESCHAMPS (catalogo Edizioni Peccolo n. 44, con testo di Sandro Ricaldone) 261) 22 giugno/22 agosto, ELGA HEINZEN, Handscapes foto (catalogo con breve introduzione di Pascal Bonafoux e di Helga Heinzen) 262) 31 agosto/15 settembre, HOWARD SMITH, “watercolors” 263) 21 settembre/8 ottobre, RAFFAELLA FORMENTI, motore di ricerc”, installazione e concrezioni (catalogo con introduzione di: Claudio Di Scalzo, Bianca Tosatti, Giorgio Zanchetti) 264) 12 ottobre/4 novembre, FRANCOIS DUFRENE, dessous d’affiches 19591980 (catalogo Edizioni Peccolo n. 45, con testi di Sandro Ricaldone e Francois Dufrene) 265) 9 novembre/15 dicembre, JACQUES VILLEGLÉ, affiches lacérées 1959-2001 (catalogo Edizioni Peccolo n. 46 con testi di Alain Jouffroy, Claudio Di Scalzo, Jacques Villeglé) 266) 21 dicembre/25 gennaio, ENZO ESPOSITO (tecnica mista su tela e su carta) 2003 267) 15 febbraio/30 marzo, GIANFRANCO BARUCHELLO, “Breve storia della mia pittura”, alcune opere 2002-1964, smalto su alluminio, tecnica mista
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su tela, assemblage in scatola di legno (edizione con scritto di Gianfranco Baruchello) con Associazione Livorno Città del Cinema proiezione di videofilm con interventi di: Sandra Lischi, Luigia Scerra, Carla Subrizi) 268) 12 aprile/5 maggio, MICHELE DE LUCA, dipinti su metallo e legno 19932003 (catalogo con introduzione di Maurizio Sciaccaluga) 269) 10 maggio/25 maggio, CORRADO BONOMI, castelli in aria a Livorno, installazione e opere della serie, fenomeni naturali (catalogo edizioni Peccolo n. 47, con testo di Maurizio Sciaccaluga) 270) 31 maggio/10 luglio, ANTONIO CALDERARA, “opere figurative anni 1938-1958”, organizzata in collaborazione con la Fondazione A. Calderara, Vacciago e la Galleria Milano, Milano (catalogo realizzato in collaborazione con la Galleria Milano, Milano con introduzione di Sandro Ricaldone) 271) 19 luglio/10 settembre, ASSONANZE, Panoramica di opere di artisti scelti tra generazioni e tematiche in contrasto tra loro: Massimo Barzagli, Antonio Calderara, Aldo Mondino, Lucio Pozzi, Jiri Kolar, Corrado Bonomi, Bruno Lucca, Enrico Baj, Sergio D’Angelo, Enzo Esposito, Mario Giacomelli, Antonella Gandini, Gérard Deschamps, Raffaella Formenti, Winfred Gaul, Claude Viallat, Georges, Noël, Janz Franz, Maria Novella Del Signore, Junko Imada, Gorge Sugarman, Gianfranco Baruchello, Claudio Costa, Tommaso Cascella, Michele De Luca, Albano, Morandi, Luca Gaddini, Bruno Munari 272) 20 settembre/5 ottobre, MATERIA IMMATERIALE (volume scritto da Miriam Cristaldi con prefazione di Gillo Dorfles, Edizioni Peccolo) 273) 11 ottobre/15 novembre, MICHAEL GOLDBERG, dipinti 2004 274) 29 novembre/16 dicembre, MAURICE LEMAÎTRE, stencils e opere 19601964 (catalogo con testo di Mirella Bandini) 275) 20 dicembre/28 gennaio ’04, MAGDALO MUSSIO, opere 1960-2003 (catalogo Edizioni Peccolo n. 48 con testo di Flavio Ermini) 276) 7 febbraio/10 marzo, PRIMO CONTI, “disegni futuristi 1915-1925” (catalogo edito in occasione ricorrenza dei 35 anni della galleria, testo di Michelangelo Masciotta) 277) 27 marzo/22 aprile, GEORGES NOËL, “opere 1957-2001” (catalogo con testo di Georges Noël) e presentazione, del libro “Il mio viaggio Palinsesto” Morgana ed. Firenze, presentato da Marco Meneguzzo e Sandro Ricaldone 278) 24 aprile/30 maggio, SEGNALI INQUIETI, Immagini e percorsi urbani europei dagli anni ’60 ad oggi (catalogo con testo scritto da Lucilla Saccà) 279) 5 giugno/20 giugno, IL GIARDINO DEGLI EQUIVOCI, I “depliants” a cura di Maria Cilena, Milano”
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280) 24 giugno/20 agosto, LA LUCE OLTRE LA FORMA, Alessandra Bonoli, Michele De Luca, Domenico D’Oora, Albano Morandi, Manlio Onorato (catalogo con testo di Diego Collovini) 281) 4 settembre/30 settembre, CARLO SERGIO SIGNORI, “Marmi, Bronzetti, Disegni” (catalogo con testo di Marco Meneguzzo) 282) 9 ottobre/26 ottobre, AGOSTINO FERRARI, “opere 1963-2004” (catalogo Edizioni Peccolo n. 49 con testo, di Elisabetta Longari) 283) 30 ottobre/3 novembre, FEDERICA GALLI, “incisioni 1954-2003” presentazione (catalogo generale, Edizioni Bellinzona) 284) 6 novembre/4 dicembre, SERGIO DANGELO, La “ora” e altrove, opere 1953-2004 dipinti, hand-mades, disegni, quaderni (catalogo Edizioni Peccolo n. 50 con intervista all’autore di Federico Sardella)
Claudio Di Scalzo nasce nel 1952, di sette mesi. Sulla sua culla - che trastulla nel corso della storia provinciale monaci matti e mazziniani e comunardi e rivoluzionari e pescatori bugiardi e beat e lottacontinuisti libertini - ha scritto un libro pubblicato nel 1997 da Feltrinelli: Vecchiano, un paese. Negli anni settanta ha praticato la Mail Art e la Poesia Visiva con l’opera in progress Cardiodramma, nascosta poi con pudore come un tuffo al cuore più o meno mortale. Si interessa e scrive di Art Brut e di estetica legata al marxismo dissidente lettrista e situazionista. Ha scritto su Bruno Magoni, Giovanni Boffa, Raffaella Formenti, Henri Michaux, Jacques Villeglé, Gérard Deschamps. Per il Museo Mulino Bottonera di Chiavenna ha curato mostre con catalogo su De Chirico e Medardo Rosso. Dirige la rivista Tellus e il numero 26 “Vite con ribellioni”, 2004, ha un’ampia sezione antologica sulla Galleria Peccolo. discalzo@libero.it - www.vaol.it - www.labos.valtellina.net/tellus 76