Lavoro con le immagini e ritengo che verbalizzare il mio pensiero sia solo un limitare/circoscrivere i confini di ciò che l’immagine stessa dice. Preferisco chi si prende il tempo per leggerla e raccontarsela, senza la cottura rapida di una didascalia che ne predefinisca il taglio digestivo. Procedere AD AGIO. Rimugino e vo-mito ciò che incontro rielaborando in concrezioni, installazioni foto, video, il mio attraversare/avversare l’inondazione di imput quotidiani, nutrimento/silenziatore della mia autonomia di pensiero. Navigo a vista, lasciando spesso che sia il caso ad innescare frizione/dialogo da cui spremere un’essenza ad hoc per quell’istante del sentire, che spesso prende una piega cartacea, nel senso anche strettamente etimologico della parola PI EGO. Piegare, facendo coincidere un lembo con un altro, variando direzione. Curvare in nuova forma e senso. E le immagini studiate per comunicare tornano nella loro essenzialità di colore e prendono altra apparenza sensibile e altro dire. Come un rumore nella comunicazione, intercetto i messaggi e li ripiego su altre corde, altri registri, altre note, altre assonanze, che sollecitino il mio interferire in azione sul materiale o sulle immagini e il dire.
Il tempo e la necessità di trovare il proprio ritmo di respiro. Vitale. Vitale evitare ciò che dà soffocamento e omologazione. Ritagliare, strappare il proprio spazio di pensiero e respiro. Prepararsi all’apnea? A tratti carsici. Frangere i flutti con flessibilità fluida. Fluideare. Applicarsi alle pieghe senza piegarsi alla ricerca di una casella da barrare. Barare con gli altri forse, ma sapendo di farlo per continuare a seguire il proprio naso e non la replica incasellata di un sogno omogeneizzato in risposte senza dubbi.
Nella mia testa un’alternanza di riordino e caos, in cui sedimentare tempo ed energia per un successivo riordino piÚ silente, e un successivo apparente caos. Macino pensieri in forme, con ritmo di onda sulla battigia, regolare e inquieto, ripetitivo ma in un continuo trasformare sommerso allo sguardo distratto che percepisce solo la monotonia apparente.
in forma contenuta, quasi appunto di pensiero, o tracimante nello spazio come un organismo in continua proliferazione.
solo qualche appunto senza date nĂŠ titoli in attesa di guardarmi furtivamente alle spalle per un piĂš esaustivo tentativo di riordino raffaella formenti