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CODICE DI ATTIVAZIONE UNICO
RAFFAELLO PLAYER
Ilaria Balducci • Francesca Iencinella
Narrativa integrata
• 1 PAISA, 5 PAISA, 100 PAISA
Testo per le vacanze della SCUOLA PRIMARIA
1 2
Due allegati: ENIGMISTICA PER IMPARARE + INGLESE
PROVE D’INGRESSO E ACCOGLIENZA CLASSE 5
INDICE CLASSE 4
Indica le pagine svolte con una X
UNITÀ 1
15 Il messaggio segreto MATEMATICA
16 Due giuste, una sbagliata ITALIANO
18 I numeri MATEMATICA
20 La rivelazione INVALSI
22 Una giornata con i Sumeri STORIA
24 Confrontare e ordinare MATEMATICA
25 Nel mare dei numeri ................................ MATEMATICA
26 Messaggi di sera ITALIANO
UNITÀ 2
27 Strani episodi ............................................................ ITALIANO
28 Essere solidali ED. CIVICA
30 Un prato di addendi MATEMATICA
31 Operazioni in colonna ............................ MATEMATICA
32 Olga e la creatura senza nome INVALSI
34 Carte geografiche GEOGRAFIA
36 Irene e gli accenti ................................................. ITALIANO
37 Apostrofi sospesi ITALIANO
38 Calcoli nel fieno MATEMATICA
39 Linee di bambù MATEMATICA
40 Il giardino degli articoli ITALIANO
41 La materia SCIENZE
42 About me INGLESE
UNITÀ 3
43 Mate in gioco .................................................. MATEMATICA
44 Sulle tracce degli animali SCIENZE
46 Problemi di animali MATEMATICA
47 Angoli rinfrescanti MATEMATICA
48 Nomi alla griglia ITALIANO
49 Nomi in cucina ITALIANO
50 Sottrazioni al lago MATEMATICA
52 Un regalo per le vacanze ITALIANO
54 Riassunti strampalati......................................... ITALIANO
55 Nomi in rima ITALIANO
UNITÀ 4
56 I tenditori di corde STORIA
58 Moltiplicazioni al fiume MATEMATICA
59 Calcoli sull’argine del fiume.............. MATEMATICA
60 Jane ”di tutto un po’” ITALIANO
61 Labirinto di aggettivi ITALIANO
62 Una regina egizia STORIA
64 Storie da un condominio ITALIANO
66 In vacanza a Roma MATEMATICA
67 Poligoni da scoprire MATEMATICA
68 Isometrie da mare MATEMATICA
69 At the hat shop ................................................ INGLESE
UNITÀ 5
70 Un pranzo particolare ...................................... ITALIANO
72 Divisioni terra terra MATEMATICA
74 Aggettivi sole e mare ITALIANO
76 Tanti modi di dire .................................................. ITALIANO
Il progetto SIAMO PARI del Gruppo Editoriale Raffaello sostiene e promuove il codice POLITE (Pari Opportunità nei LIbri di TEsto) per la formazione di una cultura delle pari opportunità e del rispetto di tutte le differenze.
Trovi la pagina indicata così: Regola 136
DUE
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Per esigenze didattiche alcuni testi sono stati ridotti e/o adattati. L’Editore è a disposizione per eventuali omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione dell’opera o di parti di essa con qualsiasi mezzo, compresa stampa, fotocopia, microfilm e memorizzazione elettronica, se non espressamente autorizzata dall’Editore.
R. Morgese
1 PAISA, 5 PAISA, 100 PAISA
Una monetina!
Una monetina da 1 paisa!
Che vuoi che me ne faccia di una monetina di quel genere?
Mi ha lasciato in mano una moneta da 1 paisa!
Io me ne stavo lì addormentato, di fianco al tempietto. La mano destra era rimasta aperta in fondo al braccio teso, appoggiato sul ginocchio. Chissà se qualcuno prima ci aveva già messo dentro qualcos’altro. Non avrei mai potuto saperlo, visto che nel nostro paese tutto ciò che non riesci a metterti in tasca, e in fretta, può diventare magicamente del primo che passa e te lo porta via.
In ogni caso una delle solite scimmiette dispettose si era messa a urlare vicino al mio orecchio. Forse anche lei stava litigando con qualche sua compare per accaparrarsi il resto di un dolcetto di sesamo e mandorle, abbandonato mezzo sbocconcellato da un pellegrino di passaggio. Così mi svegliai.
Aprii gli occhi a fatica. Ero ancora mezzo intorpidito dal sole già alto che aveva tamburellato sulla mia testa con i suoi lunghi raggi. Qualche nuvoletta di terra si alzava intorno a me, fino a farmi confondere con la strada, che pareva sospesa a mezz’aria.
Decine di persone mi passavano davanti ignorandomi, mi vedevano tra quegli sbuffi d’ocra grigia e bianca.
Mi chiesi come quella persona, che aveva depositato sul mio palmo aperto la leggerissima sagoma metallica, mi avesse distinto in mezzo agli altri.
Feci appena in tempo a lanciarle uno sguardo di confusa gratitudine, intravvedendo la sagoma del suo volto in controluce, sovrastato dal solito cappello di paglia a falde strette.
– Grazie signore!
Reagii automaticamente, come un giocattolo metallico, di quelli che si fabbricano ancora in certi capannoni appena fuori città, non quei divertimenti elettronici per i bambini occidentali, né per i figli dei nuovi ricchi indiani che viaggiano sulle loro auto scure per raggiungere ogni mattina la loro deliziosa scuoletta inglese. Piuttosto dei semplici pupazzi di ferraglia colorata, con una molla che li anima. Così mi sentivo ogni volta che davo segno di apprezzare ciò che mi veniva lasciato nel palmo della mano.
Avevo una tecnica tutta mia: mentre molti dei miei compagni d’elemosina inseguivano ferocemente i passanti dall’aspetto più ricco, io preferivo starmene seduto, anche per pigrizia, nel mio angolino. Qualcuno prima o poi si sarebbe impietosito e avrebbe sganciato qualcosa. Andò così anche quella mattina.
Coprendomi gli occhi con l’altra mano, focalizzai meglio lo sguardo. Non si trattava uomo, ma di una bellissima donna europea, che rise divertita alla mia frase di circostanza. Che cosa l’avrà spinta a dare proprio a me il suo piccolo dono?
Aveva bellissimi capelli lisci e neri, raccolti in una coda dietro la nuca, la carnagione bianco latte e due occhi azzurro trasparente come gli zampilli di una fontana nei giardini sacri.
– Prego piccino – commentò lei con un sorriso luminoso e un inglese cordiale ma incerto.
Il volto beato sembrava carico di energia positiva.
Ogni tanto passavano persone del genere da quelle parti: cercatori di spiritualità, quella che dicevano di non riuscire più a trovare nei loro paesi d’occidente.
Io pure accennai un sorriso, anche se la leggerezza della moneta nel palmo mi insospettì da subito.
I tristi dubbi diventarono poi quasi certezze quando, stringendo il pugno, capii che anche le dimensioni della generosità della donna si limitavano a un ben misero diametro e a un sottile spessore.
Aprii le dita prudentemente serrate e sbirciai nel palmo. La turista si era già allontanata, per sua fortuna.
Fu in quel momento che scoprii che ciò che avevo ricevuto ammontava nientemeno che a 1 paisa.
Praticamente niente! Nulla! Zero!
Dicono che lo zero lo abbiamo inventato noi indiani. Beh, non proprio noi nel senso di io e i miei compagni di strada, i nostri antenati. Di sicuro io no. Ma in quel momento almeno uno zero mi sarebbe piaciuto vederlo sulla superficie rotonda di metallo, di fianco all’inconfondibile cifra che sta all’inizio della numerazione.
E invece zero era di fatto il potere d’acquisto di quel pezzetto di materiale tondo che tenevo miseramente in mano.
Forse la persona che me l’aveva donato non era tanto forte in matematica. Io invece avevo dovuto diventarlo per calcolare a colpo d’occhio che cosa farci con ciò che ricevevo trascorrendo le mie giornate davanti al tempietto.
E con 1 paisa non ci potevo fare assolutamente niente. Nemmeno comprare qualcosa da mangiare alle bancarelle sulla via: mi costava meno rubare e scappare come facevo spesso.
Poi uno strettissimo spiraglio di sole filtrò tra le dita della mia mano e colpì il metallo, facendolo brillare per un istante.
”È un segno” mi dissi, ”il segno del mio karma. Forse il corso che la mia esistenza deve prendere è indicato da questo spiraglio di luce sopra l’asticella di quella cifra così vicina allo zero!”
Carico di flusso positivo, mi guardai intorno. Ma la delusione tornò a farsi viva: la donna non aveva scelto me, ma aveva dato 1 paisa a ciascun bambino davanti al tempietto. Aveva lasciato una monetina nelle mani di ciascuno di noi cinque piccoli mendicanti che ci eravamo accaparrati da tempo quella striscia, in fondo non tanto redditizia. E ognuno dei pezzetti di metallo scintillava ora tra le dita degli altri come tra le mie. Probabilmente erano gli spiccioli rimasti dopo un recente cambio di valuta europea, in una lussuosa banca del centro. Mi accorsi che il mio stesso sguardo di mistica disillusione velava gli occhi dei compagni. Forse avevano avuto il mio stesso pensiero.
All’improvviso scoppiai a ridere nervosamente.
– Ah ah ah. Una monetina da 1 paisa! Ah ah ah. Ma vi rendete conto?
E gli altri pure si unirono al buonumore forzato, dettato solo dalla voglia di combattere il senso d’amarezza che si annidava in fondo al nostro cuore, affamato di cibo e di speranza.
Seguii con lo sguardo la bella turista dall’elargizione misurata mentre saliva gli scalini del tempio. Non fu il mio desiderio di rivalsa nei suoi confronti a provocare il leggero sdrucciolamento del suo sandalo sulla pietra, levigata da tanti passi devoti. Fu piuttosto un caso, se davvero esiste, a farle prendere una dolorosa storta alla caviglia.
Si guardò intorno e mi vide che la fissavo, ma mi trattenni dal ridere: non sarebbe stato rispettoso. Per quanto 1 paisa fosse ben poca cosa era pur sempre una briciola di generosità, un gesto gratuito e il valore di un gesto è sempre maggiore del suo prezzo.
Un gesto può essere un inizio o una fine; una promessa o un rifiuto; una distrazione casuale o una precisa volontà. Un gesto può essere un messaggio da comprendere o una sentenza senza scampo.
La donna aveva voluto distribuire qualcosa a ciascuno di noi. Mi sembrò quindi naturale mettere da parte il risentimento del mendicante deluso e aprirmi alla positività tipica della migliore tradizione indiana. Il mio nuovo atteggiamento, la diversa disposizione d’animo cambiò improvvisamente la mia visione della piccola porzione di vita alla quale stavo partecipando. Modificò in modo inaspettato l’interpretazione di quel singolare episodio, apparentemente banale, dandogli un senso più ampio, più profondo, più intenso.
– Presto, datemi le vostre monetine – intimai agli altri quattro.
per sogno – mi rispose Kushi, – anche se vale pochissimo, poco non è niente. Perché non mi dai tu la tua così avrò 2 paisa?
– E che cosa ci farai? – domandai.
– Un gran bel niente! – rispose ridendo il mio amico, subito imitato dagli altri tre.
– Appunto – cercai di far capire loro, – 1 paisa è niente…
– E ti sembra che 5 paisa contino qualcosa? – s’indispettì
Eshwar, mettendomi la monetina davanti agli occhi. – 1 paisa è niente, ma 5 paisa… sono ancora niente!
– Ci sono paesi là in occidente – aggiunse Japesh indicando in una direzione non ben precisa, come se si riferisse a un luogo poco distante – dove con cinque monete piccole ci puoi comprare davvero qualcosa, ma qui... – concluse allargando le braccia.
Abbassai la testa. Quant’era vero ciò che dicevano i miei amici. Poveri, senza soldi, quindi senza prospettive, ambizioni e desideri che non fossero quelli di riempire ogni giorno la pancia e di dormire sotto un riparo improvvisato, essendo ormai tutti senza famiglia.
Nonostante questo, mi era balenata un’idea in testa e volevo provare a inseguirla. Ma dovevamo fare in fretta, prima che la turista uscisse dal tempio e riprendesse il proprio giro.
– Avete ragione, ma proprio perché non ci perdereste molto datemi i vostri paisa – li convinsi alla fine. Appollaiati ai margini della strada come le scimmiette sui gradini del tempio, i miei compagni di povertà si passarono le monetine da una mano all’altra. Esse tintinnarono dentro al loro palmo, fino a ricadere fiduciose nel mio.
Non era certamente la somma più alta che avessi mai messo insieme chiedendo l’elemosina, ma quel giorno mi pareva che quei miseri centesimi di rupia formassero un piccolo gruzzolo e che il minuscolo tesoro diventasse infinitamente più grande.
prima volta che noi cinque univamo il ricavato
– E adesso come hai intenzione di usarli? – chiese Rajiv, un po’ divertito e un po’ incredulo.
– Vedrai – risposi sorridendo furbescamente.
Fino a quel momento ero rimasto seduto, confuso tra la polvere della strada. Raccolti finalmente gli altri quattro paisa, mi alzai di scatto, avvolto dai raggi del sole che disegnavano la mia sagoma in controluce.
Tirarsi su, ecco cosa avremmo dovuto fare e avremmo dovuto farlo insieme; unire le nostre deboli forze. Qualcosa di buono sarebbe sicuramente venuto fuori, forse una mancia più cospicua. O forse solamente un sorriso; ma il gesto di gratitudine della turista avrebbe comunque avuto più valore del denaro che avevamo ricevuto prima.
Come ogni anno, io Kushi, Japesh, Eshwar e Rajiv veniamo in adorazione al nostro tempietto. Sembra che nulla da allora sia cambiato. Le vacche che attraversano placidamente la strada potrebbero essere le stesse di qualche anno fa, quando trascorrevo le mie giornate seduto con il palmo aperto, dormicchiando un po’. Le urla degli ambulanti che propongono le loro merci colorate risuonano degli odori e dei profumi, diffusi dalle grosse ceste piene di invitanti cibi tradizionali. Un soffio di vento talvolta mescola granelli saporiti di spezie al terriccio sollevato dai sandali dei passanti.
I clacson dell’unico serpente di veicoli sgangherati di tutte le marche strombazzano ai monelli che, ancora oggi, afferrano sulle bancarelle qualcosa da mettere sotto i denti e fuggono tra le imprecazioni poco devote dei venditori. Vestiti di un kamiz nuovo, acquistato per la ricorrenza, ognuno di noi cinque cammina in quel vivace frastuono tenendo per mano il proprio figlio. Abbiamo deciso di mantenere annualmente un appuntamento tutto nostro per celebrare il momento in cui riuscimmo a dare una svolta alla nostra vita. Non coincide con le tradizionali feste religiose, anche se compiamo gli stessi riti di offerta e di ringraziamento, con canti, preghiere e piccoli doni alla divinità del tempietto. Cade nel giorno in cui mettemmo insieme i nostri 5 paisa per liberarci dalla schiavitù della miseria.
– Ma non è stato un cammino semplice e neppure breve – inizio a raccontare a mio figlio, come ogni anno – e non è neppure una storia breve.
– Dai papà, racconta – mi incoraggia lui, che ha già ascoltato molte volte quel discorso.
Mi fermo davanti al tempietto. Nonostante l’abito pulito, mi siedo per terra come quando ero piccolo e comincio a parlare.
– Dove ero arrivato? – fingo di non ricordarmi per prendere qualche secondo in più e controllare l’emozione che immancabilmente mi sale alla gola.
– Alla bella signora che usciva dal tempio e le faceva male una caviglia –precisa mio figlio – e tu ti sei avvicinato a lei.
– Mi ero già fatto dare gli altri 4 paisa dai miei amici?
– Kushi, Japesh, Eshwar e Rajiv? – mi interrompe lui.
Mi voltai a guardare per un istante gli altri giovani padri che, come me, raccontavano la medesima storia ai loro bambini. Cercai di ritrovare nei loro volti l’espressione ingenua e meravigliata di allora. Erano diventati ormai uomini, come me, ma il loro sguardo era lo specchio del mio: quello di chi ha conosciuto la miseria, senza farsi schiacciare dal suo carico di disperazione.
– Proprio loro! – confermai. – E con quelli mi ero precipitato alla prima bancarella di spezie. Il venditore non credeva ai suoi occhi, vedendo un bambino che gli chiedeva di acquistare foglioline sbriciolate di menta e curcuma macinata. Di solito era piuttosto bersaglio dei piccoli monelli che si divertivano a soffiare sulle montagnette di polveri colorate ben divise sopra il suo bancone, mescolandole. Io stesso qualche volta l’avevo fatto per divertirmi un po’. Spesi tutte le monetine per ottenere una manciatina per ciascuno degli ingredienti. Li impastai nel mortaio che l’uomo mi prestò, con un solo cucchiaino di olio di rosa. Era tutto ciò che potevo permettermi con quella somma e forse il venditore fu anche generoso con me. Ne ottenni un balsamo profumato e fresco. Adagiai il medicamento improvvisato al centro di una fascetta pulita di cotone, che l’uomo mi regalò.
– E i tuoi amici che dicevano? – si diverte a domandarmi.
– Guardavano e ridevano. Pensavano che io fossi diventato pazzo e che avessi sprecato non solo la mia ma anche le loro monetine.
E poi? – si eccita sempre più lui, conoscendo già la fine. poi… e poi… e poi… continuo a raccontare al mio bimbo che appoggia i suoi grandi occhi neri sopra i miei. Lui sa di essere figlio di un giovane imprenditore che in un qualunque giorno d’estate, poco più che bambino, ha deciso quale sarebbe stato il suo dharma nella vita, la sua retta azione nell’interminabile ciclo delle esistenze: lavorare onestamente per produrre unguenti secondo le antiche ricette della tradizione indiana, per portare sollievo ai dolori della gente.
– E così la straniera…
– Mi riconobbe all’uscita del tempietto e mi lasciò fare quando le feci capire che volevo fasciarle la caviglia slogata e dolorante, applicandole il miscuglio di erbe, spezie e olio essenziale. Lei sentì subito un tale sollievo che per ringraziarmi mi diede ben 5 rupie: cinque monete così, tutte insieme, non le avevo mai viste e ognuna valeva ben 100 paisa. Allora subito i miei amici si avvicinarono, inchinandosi e facendole capire che anch’essi avevano contribuito; infatti reclamavano ora la loro parte.
La donna divertita se ne stava andando quando, inaspettatamente, tornò indietro e…
– E fu lei, che produceva pomate e medicine nel suo paese, che chiese a te e ai tuoi amici di lavorare per la sua azienda, di farne ancora di quel meraviglioso unguento – prosegue allora mio figlio.
– E ci diede anche le rupie necessarie per cominciare. Da allora non abbiamo mai smesso di spedire in Europa ciò che produciamo. Così, da 1 paisa a 5 paisa a 100 paisa la nostra vita è cambiata. Dove c’era povertà è arrivato benessere. Così è cambiata la vita per noi, per le nostre famiglie e per tutti quelli che lavorano nella nostra piccola azienda. Ora gli operai impastano l’antica sapienza del nostro popolo con le erbe e le spezie, dentro ai moderni macchinari. I giovani contadini locali producono le nostre materie prime. Gli anziani commercianti vendono i nostri prodotti sui loro banchi.
– Che bella storia – sorride il mio bimbo, mentre si rialza.
– È la storia di un circolo che fa bene a tanta gente – gli spiego.
– Sei stato bravo papà – mi abbraccia come sempre quando arriviamo alla fine.
– Forse sono solamente riuscito a vedere la strada in mezzo alla polvere, per questo torno sempre a ringraziare al tempietto. Sicuramente qualcuno ha avuto fiducia in me e mi ha dato una mano. Saliamo la breve scalinata stretti l’uno all’altro. Appena prima di entrare mi fermo. Mi volto e guardo il punto in cui tendevo il braccio verso i passanti. Altri bimbi hanno preso il nostro vecchio posto. Torno indietro e dono a ciascuno una monetina da 1 paisa, che brilla per un istante nel loro palmo aperto.
IL MESSAGGIO SEGRETO
1 Segui il percorso e trova le coordinate per scoprire il messaggio segreto; poi scrivilo.
IL TESORO E QUI ,
DUE GIUSTE, UNA SBAGLIATA
1 In ogni conchiglia cerchia la parola scritta in modo sbagliato. Poi riscrivila correttamente nel cruciverba a fianco, rispettando i numeri.
coniglio scenza
maglione
acquazzone
miglione discesa accuisto
2 Trascrivi qui sotto le lettere del cruciverba con sfondo colorato.
SEI IL OPPURE LA
La parola è scritta correttamente?
No
Riscrivila nel modo giusto:
I NUMERI
1 Collega gli abachi al numero giusto.
u da h uk dak hk u da h uk dak hk u da h uk dak hk
2 Inserisci i numeri mancanti in ogni sequenza di pesci.
3 Segna con una X il numero giusto.
8 dak 12 h 7 uk 51 dak
4 Componi i numeri.
3 uk + 5 h + 5 u = ....................................
7 dak + 6 h + 24 da = ....................................
5 da + 7 hk + 6 u + 3 h =
16 uk + 38 u =
5 dak + 16 h + 4 uk + 2 u =
4 dak + 6 h + 2 uk = .................................... 28 u + 7 uk + 5 h = ....................................
7 hk + 54 h + 8 u =
2 uk + 9 h + 13 da + 8 dak = 7 h + 4 hk + 12 dak =
5 Abbina ogni numero alla sua scomposizione: scrivi la lettera al posto giusto.
1 uk + 5 hk + 3 u + 5 h
1 dak + 1 u + 4 da + 7 h + 8 uk 8 uk + 3 h + 40 u
1 uk + 7 dak + 3 h + 9 da + 1 u
3 u + 70 da + 3 uk + 2 dak
LA RIVELAZIONE
1 Leggi il testo con attenzione.
Fu proprio il grande faggio, quell’estate, a essere testimone di un’incredibile rivelazione. Una delle più incredibili che possano capitare a una persona. Era un pomeriggio afoso e tante nuvolette di calore, come sbuffi di una vecchia locomotiva, punteggiavano di bianco il cielo; i due amici stavano seduti tra le radici del faggio, in silenzio. Stranamente in silenzio.
- Nico, che ti succede? C’è qualcosa che non va? - chiese Andrea imbarazzato. Nico alzò gli occhi e stirò le labbra in un sorriso gentile.
”Perlomeno non ce l’ha con me” pensò Andrea.
- C’è qualcosa che vorrei dirti, ma non sono sicura: ho paura che tu mi prenda in giro... - gli disse seria.
Lo guardò con tenerezza prima di aggiungere: - Ho un segreto che non ho mai confidato a nessuno. Pensa: non lo sanno neanche mamma e papà. Ma a te credo di poterlo dire: io riesco a parlare con i fiori e quando loro parlano con me io li capisco.
- Cosa?!? - la guardò con la bocca spalancata e gli occhi sgranati. - Sai davvero parlare con i fiori?
- Non dovevo dirtelo, tanto non mi credi; e chissà adesso cosa pensi...
- Cosa penso?!? Ma è semplicemente fantastico! Io ti credo. Veramente! - E per dimostrare quanto fosse sincero baciò i due indici incrociati.
Nico iniziò a raccontare che se accostava la faccia ai fiori riusciva a sentire i loro discorsi.
- Un pomeriggio, quando avevo quattro anni, sono uscita sul terrazzo di casa e per la prima volta ho sentito parlare i fiori. Da un vaso di terracotta venivano delle voci: un geranio rosso e uno bianco stavano litigando tra loro per chi fosse il più bello. Come se fosse la cosa più
normale al mondo, mi sono avvicinata e ho spiegato che secondo me erano belli tutti e due e che stavano benissimo insieme nello stesso vaso. Poco dopo i due gerani avevano smesso di litigare: ero così contenta!
- Ma davvero non hai mai confidato a nessuno che hai questo potere?!? - chiese incredulo Andrea.
Nico aveva provato a dirlo a sua madre, ma non era andata troppo bene: evidentemente i grandi non riescono a capire tutto, aveva pensato Nico rassegnata. Su questo punto Andrea si trovò subito d’accordo: anche lui aveva notato che i grandi spesso non ascoltano i bambini e non credono alle loro parole. Peccato, perché se solo ricordassero di quando erano piccoli, si accorgerebbero che erano piccoli, sì, ma in certi momenti solo di statura.
Adatt. da L. Ballerini, L’estate di Nico, Giunti Junior
2 Sottolinea nel testo quando si svolgono i fatti.
3 Rispondi alle domande.
a Chi è Nico?
A Un compagno.
B Un’amica.
C La mamma.
c Che cosa sono simili agli ”sbuffi di una vecchia locomotiva”?
A Le radici del faggio.
B I fumi di un treno che passa.
C Le nuvole del cielo.
e Perché Andrea bacia i due indici incrociati?
A Vuole fare la pace.
B Vuole mantenere il segreto.
C Fa un giuramento.
b Dove si trovano i due amici?
A Sotto l’ombrellone.
B Sotto il porticato.
C Sotto un albero.
d Perché Nico ha paura di confidare il suo segreto?
A Non ha voglia di parlare.
B Ha paura di non essere creduta.
C Non si fida di Andrea.
f Cosa vuol dire che i bambini in certi momenti sono piccoli ”solo di statura”?
A Sono sinceri.
B Non sono alti.
C Hanno pensieri profondi.
UNA GIORNATA CON I SUMERI
È l’anno 3000 a.C. e sei nella città sumera di Uruk. Qui le persone svolgono i lavori quotidiani necessari alla vita della città.
1 Osserva l’immagine, metti i numeri giusti accanto alle frasi e completa con le parole del box.
....... Difendono la città dall’alto delle mura: sono i ...................................................
....... Alcuni .................................................. lavorano i campi utilizzando l’aratro.
....... Scambiano vasi d’argilla da loro realizzati: sono gli ...................................................
....... Davanti ai magazzini uno riporta su una tavoletta d’argilla il numero delle merci.
....... Un compie un rito di ringraziamento.
....... Un trasporta su una barca le pecore per venderle al mercato.
2 Collega le descrizioni alle rispettive fonti.
Nella città di Ur è stata ritrovata una scatola di legno decorata con scene di guerra e di pace: è chiamata ”Stendardo di Ur”.
I Sumeri inventarono moltissimi strumenti, come la sega, l’aratro, i chiodi, la scure, l’armatura, gli stivali, i mattoni...
Gli scribi, per tenere il conto dei prodotti nei magazzini del tempio, con un bastoncino facevano dei segni su tavolette di argilla.
Gli uomini portavano la barba e indossavano una gonna di lana. Grazie all’invenzione della ruota riuscirono a costruire dei carri.
CONFRONTARE E ORDINARE
1 Osserva e inserisci, in base ai simboli, i numeri corretti che trovi nel box.
2 In ogni spazio inserisci un numero per rispettare l’ordine crescente.
3 In ogni spazio inserisci un numero per rispettare l’ordine decrescente.
4 Leggi gli indizi e indovina il numero misterioso, indicalo con una X e trascrivilo nel box.
INDIZI
• È un numero di 5 cifre.
• La cifra delle unità è il triplo della cifra delle unità di migliaia.
• La somma delle cifre è 16.
• La cifra delle centinaia è 30. 2 329 23 329 23 201
NEL MARE DEI NUMERI
1 Osserva il fondale e, in base a quanto vale ciascun abitante, calcola i totali. Segui l’esempio.
2 Unisci i puntini. Parti da 1000 e aggiungi sempre 150. = 50 =
MESSAGGI DI SERA
Sara e Carlo si scambiano alcuni messaggi per raccontarsi la giornata appena trascorsa.
1 Leggi i messaggi di Sara e scrivi che cosa potrebbe rispondere Carlo.
Ehi Carlo! Hai visto che cielo stellato stasera?
Attraverso le chat di messaggi riusciamo quasi ad annullare le distanze... Però, soprattutto con le persone a cui teniamo di più, sarebbe meglio parlare anche faccia a faccia.
Ho trascorso il pomeriggio al parco con gli amici a raccontare barzellette. Senti questa: ”Un poliziotto dice a un pollo: - Fermati! Sei in arrosto!”. E tu che hai fatto?
Aspetta! Scegli una stella e quando tornerai dalle vacanze saprai dirmi se c’è ancora.
Notte!
I SETTE VENTI
Un fantasy dai mille risvolti misteriosi.
Pagine: 160 - Prezzo: € 9,00
ISBN: 978-88-472-4813-7
GIOCHI - FUMETTI - STICKERS ATTIVITÀ DI LOGICA E INTELLIGENZA
Storie per tenere in allenamento corpo e mente!
Pagine: 48 - Prezzo: € 8,90
ISBN: 978-88-472-3985-2
Pagine: 48 - Prezzo: € 8,90
ISBN: 978-88-472-3986-9
è suddiviso in due ambiti
linguistico/antropologico che comprende Italiano, Storia e Geografia – matematico/scientifico che comprende Matematica e Scienze
BETTY PA, UN’INTELLIGENZA ARTIFICIALE?
Pro e contro del mondo interattivo.
Pagine: 160 - Prezzo: € 9,00
ISBN: 978-88-472-4315-6
Vacanze scuola primaria
Con narrativa integrata in ogni volume.
Life skills • Giochi di logica • Educazione civica • STEM e Coding • INVALSI • Inglese
IN ALLEGATO:
+ Per RIPASSARE TUTTE LE MATERIE, in più con pagine di:
PROVE D’INGRESSO E ACCOGLIENZA
Dalla 4 a alla 5 a
Verifiche per valutare la classe in entrata, con rubriche valutative e attività per l’accoglienza
ENIGMISTICA PER IMPARARE
Una rivista con tanti giochi per ripassare divertendosi e sezione di Inglese.