INDICE 2 Presentazione
CLASSE QUARTA 8 Programmazione 14 Testi per approfondire 45 Schedario
CLASSE QUINTA 90 Programmazione 97 Testi per approfondire 147 Schedario 208 Guida ai materiali digitali
AMORE È... Guidare il bambino alla consapevolezza degli aspetti che caratterizzano l’identità culturale di appartenenza è il principio che sta alla base della presenza dell’IRC nella scuola italiana e che ne garantisce il valore storico, culturale e umano, indispensabile per lo sviluppo armonico e integrale della persona. Il testo “Amore è...” si propone proprio questo: favorire l’acquisizione e l’uso appropriato di strumenti culturali che aiutino il bambino ad affrontare le grandi domande di senso della vita per rintracciare, nei vari linguaggi religiosi, percorsi di risposta possibili, con particolare attenzione alla forma storica della religione cattolica, parte costitutiva della società italiana. Come quadro di riferimento, oltre alle Indicazioni nazionali del 2011, vengono considerate le otto competenze-chiave per l’apprendimento permanente, definite dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione europea (Raccomandazione del 18 dicembre 2006) e assunte come orizzonte dal sistema scolastico italiano. Il testo guarda soprattutto alle competenze sociali e civiche e alla consapevolezza ed espressione culturale, per favorire le relazioni e i rapporti tra persone di culture e religioni differenti, in coerenza con i principi dell’inclusione e dell’integrazione. Particolare attenzione viene data, infatti, all’accoglienza, all’affettività, al dialogo e all’intercultura e sono previsti percorsi graduali e calibrati, accessibili a tutti.
Amore è... coniuga i principi didattici che storicamente caratterizzano i testi IRC della RAFFAELLO, con aspetti innovativi legati alle esigenze dalla Scuola Primaria in continua evoluzione. • I Traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine della Scuola Primaria sono il punto di riferimento costante su cui è stato elaborato il percorso didattico. • Le Indicazioni nazionali sono state tradotte in un itinerario di apprendimento che coniuga gli ambiti tematici della religione cattolica (Dio e l’uomo, la Bibbia e le sue fonti, il linguaggio religioso e i valori etici e religiosi) con una metodologia attiva, in cui il bambino è posto al centro del processo di apprendimento, in quanto protagonista coinvolto attivamente a vari livelli (cognitivo, emotivo, affettivo-relazionale e pratico-operativo). • Il linguaggio è adeguato allo sviluppo psicologico, affettivo, intellettivo e linguistico dei destinatari. Nei casi in cui sono riportati termini o espressioni di particolare complessità, questi vengono opportunamente messi in evidenza e spiegati in box specifici di lessico. • Accogliendo le nuove esigenze didattiche legate agli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES), sono state inserite in tutti gli Eserciziari (dalla prima alla quinta), alcune pagine semplificate, da utilizzare sia con gli alunni con difficoltà, sia con l’intero gruppo classe come utile strumento di ripasso. • Sempre negli Eserciziari sono previste delle attività strutturate secondo il modello INVALSI. • Particolare valore viene dato al dialogo, all’accoglienza e al rispetto per le molteplici modalità di intendere il sacro.
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• Le proposte operative mirano a stimolare la riflessione, il confronto e lo scambio con l’altro, inoltre invitano alla comprensione, all’indagine e alla rielaborazione dei contenuti per una costruzione partecipata delle conoscenze e l’acquisizione di abilità manuali. • I collegamenti multidisciplinari con l’area linguistico-artistico-espressiva e con quella antropologica e scientifica (con particolare attenzione ai percorsi storico-culturali di classi 3a, 4a e 5a) sono indirizzati al reciproco potenziamento. • I riferimenti biblici a livello testuale e iconografico sono molto frequenti e di facile comprensione.
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Il progetto dalla prima alla quinta Classi 1a - 2a - 3a Classe 1a • Libro di testo - pp. 56 Interamente in maiuscolo con 8 pagine di accoglienza. • Eserciziario + Lavoretti - pp. 48 Interamente in maiuscolo
Interamente in maiuscolo Classi 2a e 3a • Libro di testo - pp. 72 • Eserciziario + Lavoretti - pp. 88 Con 8 pagine di approfondimento sui personaggi biblici presentati nel libro di terza e segnalati con opportuni riferimenti.
Pagine di approfondimento
In allegato La mia Bibbia da colorare (1a, 2a, 3a)
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Classi 4a - 5a Classi 4a e 5a • Libro di testo - pp. 104 • Eserciziario + Lavoretti - pp. 112
In allegato Il mio Vangelo (4a e 5a) Atlantino di Geostoria (4a e 5a)
Tante attività per capire meglio
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CONTENUTI SPECIALI • Dalla Scuola dell’Infanzia alla Scuola Primaria Il volume di classe prima si apre con 8 pagine di accoglienza da utilizzare nei primissimi giorni di scuola e presenta solo il carattere MAIUSCOLO.
• Storie che scaldano il cuore Si tratta di storie che narrano episodi della vita di santi o di personaggi importanti della cristianità, con un forte valore educativo ed evocativo. Dalla classe prima alla classe quarta vengono presentate sotto forma di fumetto, in modo da renderle visivamente più immediate e accattivanti per l’alunno. In classe quinta invece, quando il bambino è più maturo, il discorso viene approfondito sotto forma di narrazione.
• Le parole dell’intercultura Queste pagine sono pensate come un luogo di conoscenza e di incontro fra realtà culturali e religiose differenti attraverso la riflessione su grandi temi come la pace, la preghiera, le feste i luoghi sacri, ecc. Sono pensate per promuovere la cultura della tolleranza e del rispetto, profondamente radicata nei principi evangelici.
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• In Arte, Musica e Poesia In queste pagine vengono presentate le festività della Pasqua e del Natale nelle tre diverse arti. Nello specifico viene proposta agli alunni l’analisi di un quadro, la lettura di una poesia e l’ascolto di un brano tradizionale della festività in oggetto.
• Arte e immagine In quarta e quinta ci si concentra maggiormente sull’analisi di opere pittoriche che guidano il bambino al “senso del bello e dello stupore” per metterlo in contatto con gli aspetti più profondi dell’esperienza umana.
• Andiamo a... Grazie a queste pagine di approfondimento storico-geografico, alle foto e alle cartine, i bambini sono accompagnati nei principali luoghi santi e invitati a contestualizzazione i più importanti eventi della storia del popolo ebraico, di Gesù e delle prime comunità cristiane.
• Le parole del cuore Si tratta di un percorso sull’affettività che, attraverso delle domande-stimolo, spinge il bambino a riflettere sulle sue emozioni e sul suo modo di stare al mondo.
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CLASSE 4a
PROGRAMMAZIONE CLASSE QUARTA COMPETENZE-CHIAVE EUROPEE DI RIFERIMENTO
• CONSAPEVOLEZZA ED ESPRESSIONE CULTURALE • COMPETENZE SOCIALI E CIVICHE • COMPETENZA DIGITALE TRAGUARDI PER LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE
ALLA FINE DELLA CLASSE QUARTA
Sulla base delle conoscenze acquisite e delle abilità raggiunte, in situazioni di vita, quando se ne presenta l’occasione, l’alunno è in grado di: • confrontarsi con l’esperienza religiosa e di distinguere la specificità della proposta di salvezza del Cristianesimo; • riconoscere che la Bibbia è il libro sacro per Cristiani ed Ebrei e un documento fondamentale della nostra cultura; • distinguere il testo biblico da altre tipologie di testi, tra cui quelli di altre religioni; • identificare le caratteristiche essenziali di un brano biblico; • farsi accompagnare nell’analisi delle pagine bibliche a lui più accessibili per collegarle alla propria esperienza; • riconoscere il significato cristiano del Natale e della Pasqua, traendone motivo per interrogarsi sul valore di tali festività nell’esperienza personale, familiare e sociale; • riflettere sui dati fondamentali della vita e del messaggio di Gesù, attingendo da fonti bibliche e non; • collegare i contenuti principali dell’insegnamento evangelico alle tradizioni dell’ambiente in cui vive; • muoversi nel mondo digitale usufruendo dei linguaggi multimediali per acquisire conoscenze.
Unità di Apprendimento N.1: LA GIOIA DI SENTIRSI AMATI COMPETENZA DI RIFERIMENTO L’alunno è in grado di: confrontarsi con l’esperienza religiosa e di distinguere la specificità della proposta di salvezza del Cristianesimo; identificare le caratteristiche essenziali di un brano biblico. Obiettivi di Apprendimento Riflettere e individuare nella dimensione religiosa il bisogno di senso che accompagna da sempre l’umanità. Leggere direttamente pagine bibliche ed evangeliche, riconoscendone il genere letterario e individuandone il messaggio principale. Saper attingere informazioni sulla religione cattolica anche dalla vita di santi. Riconoscere nella vita e negli insegnamenti di Gesù proposte di scelte responsabili, in vista di un personale progetto di vita. Percorso proposto STRUMENTI LIBRO DI TESTO da pag. 3 a pag. 6 QUADERNO ATTIVO da pag. 1 a pag. 2 M.I.O. BOOK STUDENTE Video pag. 4 Approfondimento pag. 5
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Cosa verificare ABILITÀ • Individua aspetti del progetto di vita proposto da Gesù nei Vangeli. • Trae dalla storia di alcuni santi i valori fondamentali per la vita. • Spiega, attraverso fonti di vario genere, il bisogno di senso dell’uomo. • Riconosce il valore della fede.
CONOSCENZE • Il progetto di Gesù per l’uomo. • La parabola dei talenti. • L’esempio di Madre Teresa di Calcutta. • Lo “sguardo di fede” dell’uomo credente.
CLASSE 4a Unità di Apprendimento N. 2: I SEGNI DELLE RELIGIONI COMPETENZA DI RIFERIMENTO L’alunno è in grado di: confrontarsi con l’esperienza religiosa e di distinguere la specificità della proposta di salvezza del Cristianesimo; riconoscere che la Bibbia è il libro sacro per Cristiani ed Ebrei e un documento fondamentale della nostra cultura; distinguere il testo biblico da altre tipologie di testi, tra cui quelli di altre religioni. Obiettivi di Apprendimento Conoscere le origini e lo sviluppo delle antiche religioni politeiste. Confrontare la Bibbia con i testi sacri delle altre religioni. Riflettere sul significato della Rivelazione come valore. Percorso proposto
Cosa verificare
STRUMENTI
ABILITÀ
LIBRO DI TESTO da pag. 7 a pag. 16 QUADERNO ATTIVO da pag. 3 a pag. 10 Lavoretti n. 1-2-3-4 M.I.O. BOOK STUDENTE Video pagg. 8, 10, 11 Photogallery pag. 10 Approfondimento pag. 11 Giochi pagg. 11, 15 M.I.O. BOOK DOCENTE Video pagg. 14, 15
CONOSCENZE
• Sa collocare nello spazio e nel tempo alcune antiche religioni politeiste. • Sa individuare, tra le caratteristiche di un popolo, quelle che riguardano la religione. • Verbalizza le principali caratteristiche di alcune antiche religioni politeiste. • Ricostruisce le principali tappe della Storia ella Salvezza. • Sa collocare nello spazio e nel tempo alcuni personaggi biblici veterotestamentari. • Rintraccia, nelle profezie messianiche, i particolari riferiti a Gesù.
• La religione sulla linea del tempo. • Politeismo e monoteismo. • Caratteristiche di alcune antiche religioni politeiste: - in Mesopotamia; - in Egitto; - in Grecia. • Segni religiosi nel mondo. • La Storia della Salvezza fino alla nascita di Gesù.
Unità di Apprendimento N. 3: GESÙ, VERO UOMO E IL SUO TEMPO COMPETENZA DI RIFERIMENTO L’alunno è in grado di: confrontarsi con l’esperienza religiosa; riconoscere che la Bibbia è il libro sacro per Cristiani ed Ebrei e un documento fondamentale della nostra cultura; farsi accompagnare nell’analisi delle pagine bibliche a lui più accessibili per collegarle alla propria esperienza; riconoscere il significato cristiano del Natale; riflettere sui dati fondamentali della nascita di Gesù, attingendo da fonti bibliche e non. Obiettivi di Apprendimento Sapere che per la religione cristiana Gesù è il Signore, che rivela all’uomo il volto del Padre e annuncia il Regno di Dio con parole e azioni. Leggere direttamente pagine bibliche ed evangeliche, riconoscendone il genere letterario e individuandone il messaggio principale. Ricostruire le tappe fondamentali della vita di Gesù, nel contesto storico, sociale, politico e religioso del tempo, a partire dai Vangeli. Decodificare i principali significati dell’iconografia cristiana. Intendere il senso religioso del Natale a partire dalle narrazioni evangeliche e dalla vita della Chiesa. Individuare significative espressioni d’arte cristiana, per rilevare come la fede sia stata interpretata e comunicata dagli artisti nel corso dei secoli. Percorso proposto STRUMENTI LIBRO DI TESTO da pag. 17 a pag. 25 QUADERNO ATTIVO da pag. 11 a pag. 13 Lavoretto n. 5 M.I.O. BOOK STUDENTE Zoom fotografici pagg. 18, 22, 23 M.I.O. BOOK DOCENTE Approfondimenti pagg. 18, 20, 22
Cosa verificare ABILITÀ • Sa argomentare circa l’identità storica di Gesù. • Conosce le caratteristiche principali dei Vangeli e i relativi autori. • Identifica il contesto in cui sono nati i Vangeli e le relative tappe di formazione. • Legge, interpreta e rielabora fonti religiose di vario genere. • Attinge e sa spiegare dati religiosi da fonti diverse. • Mette in relazione i soggetti di un’opera dell’arte sacra con gli episodi della Natività, riconoscendo protagonisti, eventi e ambientazione.
CONOSCENZE • Gesù al centro della storia. • I Vangeli, cuore del Cristianesimo: autori, formazione e destinatari. • Gli avvenimenti del Natale nell’arte. • La storia di Gesù sulla linea del tempo. • Fonti iconografiche. • Fonti storiche su Gesù: - ebraiche; - romane.
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CLASSE 4a Unità di Apprendimento N. 4: NEL PAESE DI GESÙ COMPETENZA DI RIFERIMENTO L’alunno è in grado di riflettere sui dati fondamentali della vita e del messaggio di Gesù, attingendo da fonti bibliche e non. Obiettivi di Apprendimento Ricostruire le tappe fondamentali della vita di Gesù, nel contesto storico, sociale, politico e religioso del tempo, a partire dai Vangeli. Percorso proposto STRUMENTI LIBRO DI TESTO da pag. 26 a pag. 41 QUADERNO ATTIVO da pag. 14 a pag. 19 Lavoretto n. 6 M.I.O. BOOK STUDENTE Giochi pagg. 32, 33 M.I.O. BOOK DOCENTE Approfondimenti pagg. 30, 32, 40
Cosa verificare ABILITÀ
CONOSCENZE
• Sa individuare e argomentare circa le caratteristiche della vita sociale, politica e religiosa della Palestina al tempo di Gesù, per comprenderne meglio il messaggio, inserito in un preciso contesto storico-geografico. • Conosce l’organizzazione attuale della Palestina e sa fare ipotesi su come si sono sviluppate le forti tensioni politico-sociali legate a questa terra. • Riconosce e sa sostenere in un dialogo l’importanza della pace, valore irrinunciabile per una buona convivenza civile.
• La terra di Gesù. • L’organizzazione politica della Palestina al tempo dei Vangeli. • La vita al tempo di Gesù: i mestieri e la fede. • Gruppi sociali, politici e religiosi. • La Palestina oggi, una terra che chiede pace. • Il valore della pace per l’umanità.
Unità di Apprendimento N. 5: IL MESSAGGIO DI GESÙ COMPETENZA DI RIFERIMENTO L’alunno è in grado di: identificare le caratteristiche essenziali di un brano biblico; farsi accompagnare nell’analisi delle pagine bibliche a lui più accessibili per collegarle alla propria esperienza; riflettere sui dati fondamentali della vita e del messaggio di Gesù, attingendo da fonti bibliche e non; collegare i contenuti principali dell’insegnamento evangelico alle tradizioni dell’ambiente in cui vive. Obiettivi di Apprendimento Sapere che per la religione cristiana Gesù è il Signore, che rivela all’uomo il volto del Padre e annuncia il Regno di Dio con parole e azioni. Leggere direttamente pagine bibliche ed evangeliche, riconoscendone il genere letterario e individuandone il messaggio principale. Saper attingere informazioni sulla religione cattolica anche nella vita di santi. Riconoscere il valore del silenzio come “luogo” di incontro con se stessi, con l’altro, con Dio. Riconoscere nella vita e negli insegnamenti di Gesù proposte di scelte responsabili, in vista di un personale progetto di vita. Percorso proposto STRUMENTI LIBRO DI TESTO da pag. 42 a pag. 46 QUADERNO ATTIVO da pag. 20 a pag. 22 M.I.O. BOOK STUDENTE Audio pagg. 42, 43, 46 Approfondimenti pagg. 43, 44 M.I.O. BOOK DOCENTE Approfondimento pag. 43
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Cosa verificare ABILITÀ • Individua in alcuni miracoli e parabole la rivelazione della divinità di Gesù. • Si orienta nella lettura di un testo evangelico a lui accessibile. • Attinge e spiega dati religiosi da fonti diverse. • Esemplifica, nella vita quotidiana, il messaggio di Gesù.
CONOSCENZE • Miracoli e parabole. • Le Beatitudini. • La vita di Edith Stein. • Gesù e le donne. • Gesù e gli stranieri.
CLASSE 4a Unità di Apprendimento N. 6: GESÙ, VERO DIO, VINCE LA MORTE COMPETENZA DI RIFERIMENTO L’alunno è in grado di: confrontarsi con l’esperienza religiosa; riconoscere che la Bibbia è il libro sacro per Cristiani ed Ebrei e un documento fondamentale della nostra cultura; farsi accompagnare nell’analisi delle pagine bibliche a lui più accessibili per collegarle alla propria esperienza; riconoscere il significato cristiano della Pasqua; riflettere sui dati fondamentali della passione, morte e Risurrezione di Gesù, attingendo da fonti bibliche e non. Obiettivi di Apprendimento Sapere che per la religione cristiana Gesù è il Signore, che rivela all’uomo il volto del Padre e annuncia il Regno di Dio con parole e azioni. Cogliere il significato del sacramento dell’Eucaristia, nella tradizione della Chiesa, come segni della salvezza di Gesù e dell’azione dello Spirito Santo. Ricostruire le tappe fondamentali della passione, morte e Risurrezione di Gesù, nel contesto storico, sociale, politico e religioso del tempo, fino alla nascita della comunità cristiana. Decodificare i principali significati dell’iconografia cristiana. Intendere il senso religioso della Pasqua, a partire dalle narrazioni evangeliche e dalla vita della Chiesa. Individuare significative espressioni d’arte cristiana (a partire da quelle presenti nel territorio), per rilevare come la fede sia stata interpretata e comunicata dagli artisti nel corso dei secoli. Percorso proposto
Cosa verificare
STRUMENTI LIBRO DI TESTO da pag. 47 a pag. 54 QUADERNO ATTIVO da pag. 23 a pag. 28 Lavoretti n. 7 e 8 M.I.O. BOOK STUDENTE Zoom fotografico pag. 47 Video pagg. 48, 49, 50, 51, 52 Giochi pagg. 50, 54 Approfondimento pag. 50 M.I.O. BOOK DOCENTE Approfondimenti pagg. 48, 52
ABILITÀ
CONOSCENZE
• Sa collocare l’evento pasquale al centro della storia ebraica. • Conosce il significato della Pasqua ebraica e il suo legame con la Pasqua cristiana e sa operare una distinzione tra i due eventi. • Riconosce i segni cristiani della Pasqua, nell’ambiente, nelle celebrazioni e nella pietà popolare. • Individua le tradizioni pasquali del nostro paese. • Collega ai testi evangelici di riferimento dipinti che interpretano gli avvenimenti che segnano il passaggio dalla Pasqua alla Chiesa. • Ordina cronologicamente gli eventi che hanno portato da Gesù alla nascita del Cristianesimo.
• La Pasqua nell’arte cristiana. • L’ultima settimana di Gesù a Gerusalemme. • Il dono dell’Eucaristia. • Il mistero della Sindone. • La Settimana Santa. • Gerusalemme oggi. • Risurrezione. • Apparizioni. • Ascensione. • Pentecoste.
COME VERIFICARE I QUADRIMESTE QUADERNO ATTIVO pag. 29
II QUADRIMESTE QUADERNO ATTIVO pag. 30
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CLASSE 4a
IN RELAZIONE AGLI OBIETTIVI D’APPRENDIMENTO SI CONSIDERA LA SEGUENTE
RUBRICA VALUTATIVA AMBITO TEMATICO
DIO E L’UOMO
LA BIBBIA E LE ALTRE FONTI
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LIVELLO INIZIALE
LIVELLO BASE
LIVELLO INTERMEDIO
LIVELLO AVANZATO
Conosce sufficientemente i principali argomenti trattati ed è in grado di esporli in modo accettabile. È in grado di rielaborare i contenuti posti in un contesto semplificato. Riconosce alcuni dei principali segni religiosi espressi dai diversi popoli. Conosce i concetti di politeismo e monoteismo. Sa argomentare in modo essenziale circa le caratteristiche dell’ambiente di vita del Gesù storico.
Conosce gli argomenti trattati ed è in grado di esporli in modo corretto. È in grado di rielaborare i contenuti e di proporre analisi e sintesi adeguate alle richieste. Conosce i principali segni religiosi espressi dai diversi popoli. Sa fare una distinzione tra il politeismo antico e il monoteismo ebraico. Sa individuare il valore della Rivelazione cristiana. Sa argomentare in modo ordinato circa le caratteristiche dell’ambiente di vita del Gesù storico. Riconosce in Gesù, il Figlio di Dio che rivela il volto del Padre.
Conosce in modo completo gli argomenti trattati ed è in grado di esporli in modo organico, con buona proprietà di linguaggio. È in grado di rielaborare i contenuti in modo appropriato, di proporre analisi e sintesi personali e di cogliere correlazioni tra più discipline. Sa leggere i principali segni religiosi espressi dai diversi popoli. Sa operare confronti tra le diverse religioni antiche e il monoteismo ebraico e riconosce il valore della Rivelazione cristiana. Sa argomentare in modo chiaro e appropriato circa le caratteristiche dell’ambiente di vita del Gesù storico, riconoscendo in lui il Messia annunciato dai profeti, che rivela il volto di Dio Padre.
Conosce in modo approfondito gli argomenti trattati ed è in grado di esporli in modo organico, con un’ottima proprietà di linguaggio e apporti personali. È in grado di rielaborare i contenuti in modo autonomo, di proporre analisi e sintesi originali e di cogliere correlazioni tra più discipline. Sa leggere e interpretare i principali segni religiosi espressi dai diversi popoli. Sa operare confronti tra le diverse religioni antiche e il monoteismo ebraico e riconosce il valore della Rivelazione cristiana. Sa argomentare in modo chiaro, appropriato e corretto circa le caratteristiche dell’ambiente di vita del Gesù storico, riconoscendo in lui il Messia annunciato dai profeti, che rivela il volto di Dio Padre.
Conosce il lessico specifico relativo agli argomenti trattati. Conosce alcuni degli aspetti principali della vita al tempo di Gesù. Riconosce diversi tipi di fonte storica. Conosce in modo essenziale il messaggio di Gesù. Conosce la vita di alcuni santi.
Conosce e utilizza, in modo accettabile, il lessico specifico relativo agli argomenti trattati. Conosce le tappe fondamentali della vita di Gesù e le sa collegare agli aspetti principali del contesto storico-geografico in cui si svolgono. Conosce diversi tipi di fonte storica, anche per i dati religiosi.
Conosce, comprende e utilizza in modo organico il lessico specifico relativo agli argomenti trattati. Conosce e sa argomentare circa le tappe fondamentali della vita di Gesù, collocandole nel contesto storicogeografico, a partire da fonti evangeliche e non.
Conosce, comprende e utilizza in modo sempre appropriato il lessico specifico relativo agli argomenti trattati. Conosce e sa ordinare cronologicamente le tappe fondamentali della vita di Gesù, collocandole nel contesto storicogeografico, a partire da fonti evangeliche e non. Sa estrapolare dati religiosi da diversi tipi di fonte storica.
CLASSE 4a
AMBITO TEMATICO
LIVELLO INIZIALE
LIVELLO BASE
IL LINGUAGGIO RELIGIOSO
I VALORI ETICI E RELIGIOSI
LIVELLO AVANZATO
Conosce il messaggio di Gesù e sa esprimerne il significato. Riconosce nella vita dei santi esempi di vita da seguire.
Legge, interpreta e rielabora fonti religiose di vario genere. Sa fare un collegamento tra il messaggio di Gesù e la propria esperienza di vita. Sa ricavare informazioni relative alla fede cristiana anche dalla vita dei santi.
Sa fare un collegamento tra il messaggio di Gesù e la propria esperienza di vita. Sa ricavare e utilizzare in contesti diversi informazioni relative alla fede cristiana anche dalla vita dei santi.
È in grado di leggere i dati principali espressi in un’opera d’arte relativa alla vita di Gesù e alla nascita della Chiesa. Conosce, comprende ed è in grado di verbalizzare, in modo accettabile, il significato essenziale di segni e simboli sacri. Conosce il valore delle feste di Natale e Pasqua per l’uomo di oggi.
È in grado di leggere e interpretare i dati principali espressi in un’opera d’arte relativa alla vita di Gesù e alla nascita della Chiesa. Conosce, comprende ed è in grado di verbalizzare, in modo corretto, il significato essenziale di segni e simboli sacri. Comprende il valore delle feste di Natale e Pasqua per l’uomo di oggi.
È in grado di leggere, interpretare e rielaborare i dati principali espressi in un’opera d’arte relativa alla vita di Gesù e alla nascita della Chiesa. Conosce, comprende ed è in grado di verbalizzare, in modo organico e critico, il significato essenziale di segni e simboli sacri. Comprende e sa argomentare circa il valore delle feste di Natale e Pasqua per l’uomo di oggi.
Riconosce nel messaggio di Gesù una proposta di vita per l’uomo di oggi. Mette in relazione i valori di cui sono portatori i Vangeli con la propria vita.
Riconosce nella vita e nel messaggio di Gesù aspetti per un personale progetto di vita. Sviluppa riflessioni, rielabora e mette in relazione i valori di cui sono portatori i Vangeli con la propria vita.
LA BIBBIA E LE ALTRE FONTI
È in grado di riconoscere i dati principali espressi in un’opera d’arte relativa alla vita di Gesù e alla nascita della Chiesa. Conosce e comprende alcuni aspetti del linguaggio simbolico legato alle principali feste cristiane.
LIVELLO INTERMEDIO
Riconosce nella figura Conosce i dati di Gesù un esempio di principali del vita da seguire. messaggio di Gesù per la vita di ogni persona. Riconosce i valori principali vissuti da Gesù.
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CLASSE 4a
Testi per approfondire LA GIOIA DI SENTIRSI AMATI 1. POESIA: CHE BELLO CRESCERE Come vedi il tempo vola è settembre e si torna a scuola, in classe quarta per precisione, affronterai ogni lezione! Con la penna e la matita dovrai parlar della tua vita, con colori e pennarelli darai voce ai giorni belli, ma di pensare non smettere mai e con l’impegno, in ogni cosa, riuscirai.
Non tutte le domande avranno la risposta ma tu chiedi sempre e senza sosta, ricordati degli amici in ogni istante perché gli altri son necessari a diventar grande, apri il cuore all’infinito e scoprirai che Dio è sempre esistito! È un profondo bisogno interioreche muove l’uomo verso la religione, si cresce insieme per scoprire il senso della vita se tutto questo ricorderai, la tua gioia sarà infinita.
2. STORIA DA RACCONTARE: IL CORAGGIO DI GIANTARLO In una trave dell’armatura di un vecchio e massiccio fienile, viveva una comunità di tarli. La loro vita consisteva nel rosicchiare, rosicchiare e ancora rosicchiare. Se non rosicchiavano dormivano, e questo era tutto. In passato, erano stati i loro genitori a fare la loro opera di rosicchiamento nella trave e, ancor prima di loro, i nonni e i bisnonni e i genitori dei bisnonni. Insomma, tutti gli antenati di quei tarli non avevano fatto altro che rosicchiare quella trave e si erano potuti così nutrire molto bene. La noia era rotta, ogni tanto, dalle storie raccontate da un vecchio tarlo… Un giorno il più anziano dei tarli sbottò: – C’è un mondo al di fuori della trave. Io conosco la via che conduce fuori. Una formica che incontrai una volta in una delle mie passeggiate me l’ha descritta con esattezza. – Macché! – disse un altro tarlo – secondo me non c’è nessun mondo all’infuori di questo. Sono tutte fantasticherie! Il mondo è fatto di legno, ecco la realtà della vita, mio caro, ti piaccia o no. Un altro tarlo ancora disse: – Eppure è possibile che ci sia qualche altra cosa all’infuori del legno. Io non lo escluderei, ma vi avverto: non pensateci troppo, può diventare pericoloso. Chi sa realmente che cosa c’è al di fuori del legno? Nessun tarlo può saperlo! Un altro tarlo borbottò, con la bocca piena: – A me non interessa. Fintanto che posso riempirmi a sazietà, mi sta bene tutto! Giantarlo era un tarlino giovane e vispo e quei discorsi lo interessarono subito. Dopo aver molto riflettuto, intervenne dicendo: – Chissà? Forse esistono altre specie di legno. Forse noi mangiamo il legno più scadente che c’è e non lo sappiamo. Forse nelle strette vicinanze c’è un legno dolce o che so io! Gli altri tarli scoppiarono a ridere. – Ma tu sei completamente impazzito! – dissero, e il tarlo più anziano aggiunse beffardamente: – Se sei così sicuro, va’ a vederti l’altro mondo! La via per arrivarci è semplicissima: basta che rosicchi sempre in direzione sud come mi indicò la formica. Va’! Nessuno ti trattiene! Gli altri tarli risero di nuovo, ma Giantarlo rispose fiero: – Non avete motivo di ridere! Io rischio! Per conto mio potete ammuffire qui! E da quel momento si mise a rosicchiare in direzione sud. Lavorava con zelo e s’immaginava l’altro mondo meraviglioso. Era persuaso che la trave non poteva essere “tutto il mondo”. Tutti i tarli che lo incontravano, però, non facevano che sghignazzare.
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Il papà e la mamma lo inseguirono preoccupati. – Figlio mio – scoppiò a piangere la madre – ti ha dato di volta il cervello? Torna in te, rosicchia con noi in pace, come ti hanno insegnato tuo padre e tua madre, scava come i tuoi fratelli che ti vogliono tanto bene. Giantarlo voleva bene ai suoi, ma era troppo sicuro di essere nel giusto per avere dei dubbi: abbracciò la madre, salutò il padre e i fratelli e continuò risolutamente a rosicchiare in direzione sud. Il suo passaggio destò subito la sorpresa di un crocchio di tarle: – Guardate! – disse una – Passa il tarlo che pensa di uscire dalla trave. – Non c’è più buon senso – disse un’altra. – Con tutte le belle cose che ci sono da fare qui – ribadì un’altra. – Ohibò, ohibò – disse una quarta. Ma Giantarlo proseguì diritto per la sua strada. A un certo punto, si sentì chiamare da un vecchio tarlo dall’espressione malinconica che se ne stava tutto solo in una vecchia galleria ingombra di detriti. – Buon giorno – disse Giantarlo. Il vecchio lo osservò a lungo, poi disse: – Cosa credi di fare? Anch’io, quando ero giovane, pensavo di adarmene dalla trave per trovare un altro mondo e altro legno. Ma poi mi è mancato il coraggio ed ecco che cosa ci ho guadagnato: vivo tutto solo, e la gente pensa che sono matto. Fin che sei in tempo, dà retta a me: rassegnati a fare come gli altri e un giorno mi ringrazierai del consiglio. Giantarlo non sapeva cosa rispondere e stette zitto. Ma dentro di sé pensava: – Ho ragione io. E, salutato gentilmente il vecchio tarlo, riprese fieramente il suo cammino. Rosicchiò e rosicchiò, ma le travi sono grosse e i tarli sono piccoli. Il tempo passava e Giantarlo trovava sempre e soltanto legno. Mille volte gli venne la tentazione di fermarsi, tornare indietro e comportarsi come tutti i tarli di questo mondo. Una notte, rannicchiato nella galleria che stava scavando, spossato per la fatica, con le lacrime agli occhi, prese la grande decisione: – Basta! Non c’è nessun mondo al di là del trave. Tutto è legno e nient’altro! Domani tornerò indietro. Proprio in quel momento un rumore sottile sottile, che ben conosceva, lo fece trasalire. Era il rumore di un tarlo che scavava a tutta forza. Dopo un po’ lo vide arrivare. Era ansante, sudato, ma sorridente fino alla coda. – Finalmente ti ho raggiunto! – disse il nuovo arrivato. – Mi chiamo Piertarlo e voglio venire con te. Anch’io sono stufo della trave. Sono certo che c’è un altro mondo, fuori. – Piacere! – rispose Giantarlo. E sentì che gli era tornato in cuore tutto il coraggio. – Domani scaveremo una galleria di esplorazione in quella direzione là. Sento che non manca molto alla meta. In due era tutto più facile. Se uno era stanco o sfiduciato, veniva confortato dall’altro. La fatica era divisa a metà, il coraggio invece raddoppiato. Così, un mattino dorato di settembre, Giantarlo e Piertarlo sbucarono fuori dalla trave. Per la prima volta videro il cielo azzurro e lo splendore del sole. – Urrà! – gridarono all’unisono e si abbracciarono. Che cosa si perdevano i tarli che pensavano che tutto il mondo fosse una trave! L’aria tersa del loro nuovo mondo era percorsa da suoni incantevoli. – È il coro degli angeli! –, esclamò estasiato Giantarlo. – Ma va’! – brontolò una formica che transitava da quelle parti trascinando un pesante chicco di grano. – Sono i grilli. Mi fanno venire il mal di testa... –. Ma per i due tarli quel cricri era la musica più straordinaria che avessero mai sentito! B. Ferrero, Tutte storie, Elledici
SCHEDA N. 2: LA SCOPERTA DI UN ALTRO MONDO
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3. STORIA DA RACCONTARE: ANCH’IO SO FARE GOAL Mi sono allenato per tre mesi, un’ora tutti i pomeriggi. Gigi me ne ha dette di tutti i colori, mi sono spellato cinque volte le ginocchia, ho sfondato due paia di scarpette da tennis, ho saltato quattro volte il budino perché non facevo in tempo a mangiarlo. In compenso mi sembra di essere cresciuto di qualche centimetro e i polpacci mi sono diventati più grossi; insomma, sono un terzino e domani gioco per la prima volta nella nostra squadra. Prima di andare a letto papà mi ha tenuto una lezione di gioco: moriva dalla voglia di venirmi a vedere, ma gliel’ho proibito. Questa notte ho avuto degli incubi: ho sognato che Gigi mi inseguiva con un pallone e che il pallone diventava sempre più grande, come una valanga. A un certo punto me lo sono sentito addosso e ho gridato con tutto il fiato che avevo in gola. Poi mi sono alzato dieci volte a fare pipì e alla fine la mamma mi ha portato una tazzona di camomilla e mi ha costretto a berla. Non avrei mai creduto che una partita di calcio sarebbe stata una faccenda così grossa per me. La partita è finita 3 a 2. Non so come, ma un goal l’ho fatto io. Sembra impossibile, ma l’ho fatto proprio io. Mi sono trovato il pallone tra i piedi, ho schivato l’avversario che mi marcava, sono andato in porta e ho tirato. Ho sentito un grido fortissimo: – Goal!!! – e tutti mi sono saltati addosso. Gigi mi ha abbracciato, gli altri mi hanno sollevato in alto, come in trionfo. Io non ho capito molto, ma mi sono sentito così felice che ho giocato come se ci fossi solo io in campo. Mio Dio, che giornata! Quando siamo usciti dal campetto, Gigi mi teneva la mano sulla spalla; siamo passati vicino a della gente e uno ha detto: – Il goal più bello l’ha fatto quel piccoletto lì. A casa ho trovato una fotografia di me sul campo, portato in trionfo dai compagni, e mi è sembrato, finalmente, di non essere più Adalberto. Chissà se è vero anche per papà! A. Nanetti, Le memorie di Adalberto, Einaudi Ragazzi
4. POESIE: POICHÉ TENTARE NON NUOCE Non aspettare che ci sia sereno o cada una tiepida pioggia o l’orchestra dei fiori incominci a suonare o i già muti pesci tacciano ancora di più. Fa’ che ti basti che cominci il giorno e che sia fatto chiaro come pagina bianca voltata dopo la nera. Allora tieni la faccia più alta che si può e tenta, poiché tentare non nuoce. R. Piumini
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SIATE IL MEGLIO Se non potete essere un pino sulla vetta del monte, siate una piccola pianta nella valle. Siate un cespuglio, se non potete essere un albero ma siate il miglior piccolo cespuglio sulla sponda del ruscello. Se non potete essere una via maestra, siate un sentiero, se non potete essere il sole, siate una stella. Siate il meglio di qualunque cosa siate. D. Mallok
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5. STORIA DA RACCONTARE: I TRE ALBERI, IN OGNI STORIA DIO SI RIVELA NEL TEMPO Sulla vetta di una montagna, coperta di pascoli e pinete profumate di resina, spuntarono un giorno tre piccoli alberi. Nei primi tempi erano così teneri e verdi che si confondevano con l’erba e i fiori che prosperavano intorno a loro. Ma, primavera dopo primavera, il loro piccolo tronco si irrobustì. Le sfide autunnali e invernali per fronteggiare i venti e le bufere li riempivano di gioia baldanzosa. Dall’alto della loro casa verde guardavano il mondo e sognavano. Come tutti coloro che stanno crescendo, sognavano quello che avrebbero voluto diventare da grandi. Il primo albero guardava le stelle che brillavano come diamanti trapuntati sul vestito di velluto nero della notte. – Io sopra ogni cosa vorrei essere bello. Vorrei custodire un tesoro – disse. – Vorrei essere coperto d’oro e contenere pietre preziose. Diventerò il più bello scrigno per tesori del mondo. Il secondo alberello guardava il torrente che scendeva serpeggiando dalla montagna, aprendosi il cammino verso il mare. L’acqua correva e correva, gorgogliando e scherzando con i sassi, un momento era lì e poco dopo già era scomparsa all’orizzonte. E niente riusciva a fermarla. – Io voglio essere forte. Sarò un grande veliero – disse. – Voglio navigare sugli oceani sconfinati e trasportare capitani e re potenti. Io sarò il galeone più forte del mondo. Il terzo alberello contemplava la valle che si stendeva ai piedi della montagna e guardava la città che si indovinava nella foschia azzurrina. Laggiù formicolavano uomini e donne. – Io non voglio lasciare questa montagna – disse. – Voglio crescere tanto che quando la gente si fermerà per guardarmi, dovrà alzare gli occhi al cielo e pensare a Dio. Io diventerò il più grande albero del mondo! –. Gli anni passarono. Caddero le piogge, brillò il sole, e i piccoli alberelli divennero tre alberi alti e imponenti. Un giorno, tre boscaioli salirono sulla montagna, con le loro scuri a tracolla. Uno dei boscaioli squadrò ben bene il primo albero e disse: – È un bell’albero. È perfetto! –. Dopo pochi minuti, stroncato da precisi colpi d’ascia, il primo albero piombò al suolo. «Ora sto per trasformarmi in un magnifico forziere» pensò l’albero. «Mi affideranno in custodia un tesoro favoloso». Il secondo boscaiolo guardò il secondo albero e disse: – Questo albero è vigoroso e solido. È proprio quello che ci vuole –. Sollevò la scure, che lampeggiò al sole, e abbatté l’albero. «D’ora in poi, navigherò sui mari infiniti e i vasti oceani» pensò il secondo albero. «Sarò una nave importante, degna dei re». Il terzo albero si sentì mancare il cuore, quando il boscaiolo lo fissò. «Per me va bene qualunque albero» pensò il boscaiolo. L’ascia balenò nell’aria e, poco dopo, anche il terzo albero giaceva sul terreno. I loro bei rami, che fino a poco prima avevano scherzato con il vento e protetto uccelli e scoiattoli, furono stroncati uno a uno. I tre tronchi furono fatti rotolare lungo il fianco della montagna, fino alla pianura. Il primo albero esultò quando il boscaiolo lo portò da un falegname. Ma il falegname aveva ben altri pensieri che mettersi a fabbricare forzieri. Con le sue mani callose trasformò l’albero in una mangiatoia per animali. L’albero che era stato un tempo bellissimo non fu ricoperto di lamine d’oro né riempito di tesori. Era coperto di rosicchiature e riempito di fieno per nutrire gli animali affamati della fattoria. Il secondo albero sorrise quando il boscaiolo lo trasportò al cantiere navale, ma quel giorno nessuno pensava a costruire un veliero. Con grandi colpi di martello e di sega, l’albero fu trasformato in una semplice barca da pescatori. Troppo piccola, troppo fragile per navigare su un oceano o anche solo su un fiume, la barca fu portata in un laghetto. Tutti i giorni trasportava carichi di pesce, che la impregnavano di un odore sgradevole. Il terzo albero divenne tristissimo quando il boscaiolo lo squadrò per farne rozze travi che accatastò nel cortile della sua casa. – Perché mi succede questo? – si domandava l’albero, ricordando il tempo in cui lottava con il vento sulla cima della montagna. – Tutto quello che volevo era svettare sul monte per invitare la gente a pensare a Dio –. Passarono molti giorni e molte notti. I tre
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alberi quasi dimenticarono i loro sogni. Ma una notte la luce dorata di una stella accarezzò con i suoi raggi il primo albero, proprio nel momento in cui una giovane donna con infinita tenerezza sistemava nella mangiatoia il suo bambino appena nato. – Avrei preferito costruirgli una culla – mormorò suo marito. La giovane mamma gli sorrise, mentre la luce della stella scintillava sulle assi lucide e consunte che un tempo erano state il primo albero. – Questa mangiatoia è magnifica – rispose la mamma. In quel momento, il primo albero capì di contenere il tesoro più prezioso del mondo. Altri giorni e altre notti passarono. Una notte, un viaggiatore stanco e i suoi amici si imbarcarono sul vecchio battello da pesca, che un tempo era stato il secondo albero. Mentre il secondo albero, diventato barca, scivolava tranquillamente sull’acqua del lago, il viaggiatore si addormentò. All’improvviso, dopo lo schianto di un tuono, in una ridda di fulmini e violente ondate, scoppiò la tempesta. Il piccolo albero tremò. Sapeva di non avere la forza di trasportare in salvo tante persone con quel vento e con la violenza di quelle onde. Le sue fiancate scricchiolavano penosamente per lo sforzo. Preoccupati, gli amici svegliarono il misterioso viaggiatore. L’uomo si alzò, spalancò le braccia, sgridò il vento e disse all’acqua del lago: – Fa’ silenzio! Calmati! –. La tempesta si quietò immediatamente e si fece una grande calma. In quel momento, il secondo albero capì che stava trasportando, come desiderava, un re, anzi, il re dei cieli, della Terra e degli infiniti oceani. Poco tempo dopo, un Venerdì mattino, il terzo albero fu molto sorpreso quando le sue rozze travi furono tolte di malagrazia dalla catasta di legname dimenticato. Furono trasportate nel mezzo di una folla vociante e irosa, sbattute sulle spalle torturate di un uomo, che poi su di esse fu inchiodato. Il povero albero si sentì orribile e crudele. E piangeva, reggendo quel povero corpo tormentato... lui che voleva che la gente grazie a lui vedesse Dio! Ma la Domenica mattina, quando il sole si levò alto nel cielo e tutta la Terra vibrò di una gioia immensa, il terzo albero seppe che non aveva trasportato un uomo qualunque, ma aveva trasportato Dio! In quel mattino seppe e capì che l’amore di Dio aveva trasformato tutto. Aveva fatto del primo albero il meraviglioso scrigno del più tenero e incredibile dei tesori. Aveva reso il secondo albero il forte portatore del Creatore del cielo e della Terra. E ogni volta che una persona avesse guardato il terzo albero avrebbe visto Dio! Ogni persona, anche noi, non solo i pochi della Valle... E questo era più che essere solo il più bello, il più forte o il più grande albero del mondo... P. Coelho
6. STORIE CHE SCALDANO IL CUORE MADRE TERESA DI CALCUTTA Madre Teresa nasce nel 1910 in Macedonia da genitori albanesi, con il nome di Agnes. Dopo aver trascorso l’adolescenza impegnata nelle attività della sua parrocchia, sceglie di entrare in un convento delle suore di Loreto, in Irlanda, dove riceve il nome di Madre Teresa. La sua congregazione la invia in India per insegnare in una scuola cattolica. Un giorno, mentre viaggia sul treno che va da Calcutta a Darjeeling, Madre Teresa incontra un povero stanco e disidratato che le dice più volte: «Ho sete, ho sete, ho sete madre!» . In quel momento capisce ciò che il Signore le sta chiedendo: “Saziare l’infinita sete di amore di Gesù sulla Croce, aiutando i più poveri, vivendo tra di loro”. Nasce così la famiglia dei Missionari della Carità, uomini e donne che scelgono di essere a fianco dei più poveri. Per Madre Teresa i poveri sono Cristo da servire nei bambini che dormono nelle fogne, nelle donne sole da difendere, nelle famiglie da aiutare, nei malati da curare. Il suo lavoro instancabile tra i poveri di Calcutta l’ha resa tanto famosa che nel 1979 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace e nel 2003 è stata proclamata beata da Papa Giovanni Paolo II.
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I SEGNI DELLE RELIGIONI 1. APPROFONDIMENTO E SCHEMA DI SINTESI: DALLA RELIGIOSITÀ ALLA RELIGIONE L’uomo ha sempre guardato con stupore e meraviglia il mondo che lo circonda e, di conseguenza, ha cercato risposta alle proprie domande. La religione della Preistoria si può definire “religiosità naturale”, perché nasce dall’uomo, che intuisce l’esistenza di un Essere superiore e crede di incontrarlo nelle forze e nei fenomeni della natura. Possiamo organizzare secondo lo schema che segue le prime forme di religiosità naturale: PERIODO
FORMA RELIGIOSA
ESPRESSIONE RELIGIOSA
Homo sapiens
Avverte una presenza lontana e si fa un’idea dell’aldilà.
Seppellisce i morti.
Uomo di Cro-Magnon
Dà una forma e un nome alla divinità. Comincia ad avere un’idea di dio.
Seppellisce i morti, dipinge le grotte, costruisce statuette per ricordare la dea-madre (sicuramente la terra).
L’uomo del Neolitico
Costruisce luoghi sacri e luoghi di sepoltura. Fa offerte alla divinità e attribuisce poteri straordinari a uomini che potevano fare da intermediari tra il nostro mondo e quello degli spiriti.
Delega allo sciamano il compito di entrare in relazione con la divinità attraverso riti magicoreligiosi. Costruisce monumenti di pietra per uso funebre e religioso.
Con la nascita delle prime civiltà (insieme delle caratteristiche che riguardano l’organizzazione sociale, politica e religiosa di un popolo) nascono anche le prime vere religioni: sistemi organizzati e condivisi di credenze, riti, preghiere, regole e valori che legano un gruppo di persone a varie divinità, considerate superiori alla natura. Le prime religioni sono di tipo politeista: si crede nell’esistenza di molti dei, creatori e giudici degli uomini che abitano in una dimensione ultraterrena (oltre le cose della terra) e ultratemporale (oltre i limiti del tempo). Si definiscono, invece, religioni rivelate quelle che affermano che Dio si è fatto conoscere, “togliendo il velo” che lo separava dall’uomo. Le religioni rivelate sono di tipo monoteista. 2. STORIA DA RACCONTARE: URUK E LO SPIRITO DEL FUOCO, SULLA RELIGIOSITÀ PRIMITIVA Quando il grande disco di fuoco, che tutto rischiara e riscalda, scende dal cielo e si nasconde dietro le colline, per riposare, e quando tutto diviene freddo e scuro, allora io, Uruk, che sono il più giovane, e gli altri cacciatori-guerrieri della tribù, insieme allo sciamano, Hatek, sediamo in circolo attorno a quella strana cosa che chiamiamo fuoco. Non sappiamo ancora bene cosa sia, se uno spirito o un animale (e come un animale nasce, muore, non sta mai fermo), ma sappiamo che vicino a lui si sta caldi, se non ci avviciniamo troppo, perché allora sentiamo sulla pelle un dolore insopportabile. L’abbiamo visto il fuoco, per la prima volta, nascere su di un albero, dopo che una luce e un rumore fortissimi l’avevano colpito dal cielo. Kibir, il cacciatore più forte, gli si scagliò contro con un bastone per ucciderlo, ma il fuoco non moriva, anzi, si attaccò al bastone di Kibir e poi al bastone degli altri cacciatori. Fu così che imparammo che quello strano animale-spirito poteva essere addomesticato e portato con noi. Avevamo imparato che il fuoco, nella grande oscurità, teneva lontane le bestie feroci, e noi raccolti attorno ad esso ci sentivamo sicuri. Capimmo anche che il fuoco avrebbe avuto una grande importanza nella nostra vita. Ma ora voglio raccontarvi di quella volta che il fuoco mi parlò. Erano giorni che il mio corpo era molto caldo, tremavo e sentivo le forze abbandonarmi.
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Lo sciamano mi dava da inghiottire della polvere di denti di serpente ma senza grandi risultati, poiché io ero sempre più caldo e avevo delle visioni strane. Una sera, mentre eravamo attorno al fuoco, vidi le fiamme trasformarsi e comporre la figura di un vecchio, che veniva verso di me. Mi si sedette accanto e così prese a dire: – Io sono Kthor, lo Spirito del Fuoco, e vengo a te come un tempo venni ad Hatek, lo sciamano, perché io ho il potere di scegliere chi diverrà sciamano e ora inizierò a preparare te, come già feci con lui, perché un giorno sarai tu lo sciamano della tua gente. Sono venuto dunque a insegnarti i grandi fatti della vita, quelli che la governano; io ti svelerò le grandi verità. Mi sentii un po’ offeso per quello che Kthor aveva detto: ma cosa si credeva, che fossimo ancora come quegli ominidi che camminano curvi per la savana e si arrampicano sui baobab? Lo sciamano aveva spesso le visioni dei grandi Spiriti, quando bruciava quelle foglie dall’odore così dolce, e parlava con loro e ci raccontava i grandi Segreti che loro gli rivelavano. Così, con l’aria di dirgliene quattro, gli feci notare che noi già sapevamo che gli alberi nascevano, mutavano e morivano perché così voleva la Grande Terra e che era la Grande Madre a comandare che ogni donna avesse il suo bambino. Thor ascoltò con aria divertita il mio sfogo e alla fine disse: – Il vostro Hatek è ancora all’inizio della Grande Ricerca, che tu proseguirai, e che altri porteranno a termine solo col tempo. SCHEDA N. 5: URUK E LO SPIRITO DEL FUOCO 3. STORIA DA RACCONTARE: I FIGLI DI NUT Tanto tempo fa, Ra, capo di tutti gli dei, regnava felice e indisturbato sull’Egitto, ma un giorno un servitore gli riferì di aver sentito Thot (dio della Saggezza) confidare a Nut (dea del Cielo) che suo figlio sarebbe diventato faraone al posto di Ra. Quest’ultimo, furibondo, per difendere il suo trono fece scendere una terribile maledizione su Nut: – A Nut non nascerà nessun figlio, in nessun giorno e nessuna notte di nessun anno! Nut fu terribilmente addolorata dalla maledizione, tanto desiderava avere dei figli, e chiese aiuto a Thoth, che non avendo potere contro la forza di Ra, le suggerì un raggiro. Così Thoth si recò da Khonsu (dio della Luna e grande giocatore d’azzardo) e lo sfidò a una partita di senet (antico gioco da tavolo simile agli scacchi). Iniziarono a giocare e Thoth, vincente, cominciò a vantarsi della sua bravura, tanto che Khonsu, irritato, decise di scommettere un’ora della sua luce. Ma Thoth continuò a vincere e Khonsu a scommettere ore di luce! Quando Thoth ebbe abbastanza ore di luce da formare cinque giorni interi, salutò l’amico e se ne andò. Inserì i cinque giorni nel calendario (fino ad allora di 360 giorni) tra la fine di quell’anno e l’inizio di quello nuovo e, visto che si trattava di giorni in più, questi rimanevano fuori dalla maledizione di Ra. Nut proprio in quei cinque giorni diede alla luce i suoi cinque figli: Osiride, che divenne faraone dopo Ra, Harmachi, che si trasformò in sfinge, Seth, che fu faraone per poco tempo dopo aver ucciso il fratello buono, Iside, fedele e amata moglie di Osiride, e Nefti, moglie di Seth. Khonsu uscì indebolito dalle sconfitte subite a senet e perse per sempre un po’ della sua luce: ecco perché la luna brilla luminosa in cielo per pochi giorni al mese, nel resto del tempo ha bisogno di rimettersi in forze! 4. STORIA DA RACCONTARE: IL MITO DI DEMETRA E PERSEFONE Zeus ebbe una figlia da Demetra, dea della fertilità della Terra, di nome Persefone, che fu rapita da Ade, dio dell’Oltretomba. Avvicinatasi a un narciso per coglierlo, all’improvviso fu travolta dal carro di Ade, uscito da uno squarcio nel terreno e guidato da neri cavalli. Ade la trascinò nelle viscere della terra per sposarla contro la sua volontà. Demetra, sconvolta, cercò la figlia per molto
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tempo e si dimenticò della terra che fu invasa da un durissimo inverno senza fine. Zeus, preoccupato, chiese al fratello Ade di restituire Persefone alla madre. Ade acconsentì dicendo che la giovane poteva tornare sulla terra solo se non aveva mangiato nulla nel regno dei morti, ma dato che lei si era nutrita di sei chicchi di melograno, il cibo dei morti, almeno una parte dell’anno l’avrebbe dovuta passare nel mondo sotterraneo. Così la giovane fu costretta a passare sei mesi con il marito negli Inferi e sei mesi con la madre sulla terra. Da questo fatto nacquero le stagioni: il ritorno di Persefone sulla terra coincide con la gioia di Demetra che cura la terra e fa rinascere la vita durante la primavera e l’estate, mentre la sua permanenza nell’Ade rappresenta il dolore della madre, che fa scendere sulla terra l’autunno e l’inverno. 5. APPROFONDIMENTO: L’ORACOLO DI DELFI, OMBELICO DEL MONDO ANTICO Una leggenda racconta che il dio Zeus, volendo sapere quale fosse il “centro” del mondo, fece volare due aquile dalle estremità del mondo orientale e occidentale; le due aquile si incontrarono proprio sotto il monte Parnaso, a Delfi, e quel luogo divenne dunque l’ombelico del mondo antico. Nacque così Delfi, dove, circa mille anni prima di Cristo, sorgeva un grandioso santuario dedicato al dio Apollo, sede del più famoso oracolo del mondo antico. Secondo un mito, Apollo uccise il serpente Pitone custode di quel luogo e fondò il proprio santuario, nel quale pronunciava le sue divine risposte, attraverso la voce dei sacerdoti che ricevevano l’oracolo da una sacerdotessa chiamata Pizia o Pitonessa (in ricordo dell’episodio). Il suo ruolo di tramite divino conferiva alla Pizia un prestigio e una posizione sociale molto importante nella cultura greca, in cui la donna non era considerata alla pari dell’uomo. Chiunque aveva bisogno di risposte su questioni di vario genere, sopportava, spesso, lunghi viaggi per presentarsi a Delfi e consultare l’oracolo. Non tutti, però, venivano ascoltati; chi poteva ricevere la risposta desiderata veniva selezionato dai sacerdoti che valutavano l’effettiva necessità delle richieste. Era, inoltre, consuetudine versare una generosa offerta in denaro al santuario. Solo alla fine il devoto veniva portato al cospetto della Pizia in una cella sotterranea dove egli avrebbe potuto ottenere le risposte desiderate. Oracolo di Delfi Ti avverto, chiunque tu sia. Oh, tu che desideri sondare gli Arcani della Natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi non potrai trovarlo nemmeno fuori. Se ignori le meraviglie della tua casa, come pretendi di trovare altre meraviglie? In te si trova occulto il Tesoro degli Dei. Oh, uomo conosci te stesso e conoscerai l’Universo degli Dei. 6. APPROFONDIMENTO: DIO TOGLIE IL VELO – SULLA RIVELAZIONE Nel corso della storia è avvenuto qualcosa di sorprendente: alla continua e impaziente ricerca del volto di Dio da parte degli uomini, Lui stesso, lentamente, ha dato una risposta. La straordinaria originalità della religione ebraica prima, e cristiana poi, sta proprio in questo! Ce lo racconta la Storia della Salvezza contenuta nella Bibbia che è il libro sacro per Ebrei e Cristiani.
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Nella Storia della Salvezza non siamo più noi uomini, attratti da qualcosa di nascosto e irraggiungibile, a immaginare Dio a modo nostro, ma è lui stesso che si mostra, parlando di sé, facendo conoscere la sua volontà e i suoi desideri, lasciando il Cielo per venirci incontro, abbracciarci e fare di tutti una sola grande famiglia. In questo cammino, Dio ha gradualmente tolto la benda che impedisce alla mente umana di vederlo e conoscerlo. D’altronde questo è il significato della parola “rivelazione”: svelamento. L’uomo non può vedere Dio, è come se avesse una benda, un velo che gli impedisce di vedere il suo creatore. Nel corso della storia del popolo ebraico Dio stesso ha tolto parte di quel velo e ha mostrato qualcosa di sé. È stato un percorso lungo millenni, culminato con la nascita, la vita, la morte e la resurrezione di Gesù, il quale ha detto e mostrato a tutti di essere il Figlio del Dio vivente e ha rivelato il volto stesso di Dio. 7. APPROFONDIMENTO: IL PROFETISMO Il profetismo ha sempre un significato generale di relazione con la divinità, per cui sono detti profeti tutti coloro che ricevono qualche messaggio da Dio o ne interpretano i segni e le parole. Infatti il senso etimologico della parola “profeta” non vuol dire “colui che predice il futuro” bensì “colui che parla in luogo e in nome della divinità agli uomini di ogni terra”. Tale fu Mosè, al quale Dio parlò “bocca a bocca” (Nm 12,8) e altri che in seguito ebbero influenza nella guida spirituale del popolo ebraico, difendendo il monoteismo contro la tentazione dell’idolatria, condannando l’ipocrisia, combattendo la corruzione morale e le ingiustizie sociali. Quando il popolo non avvertiva più il legame con Dio, il profeta interveniva con i suoi richiami alla fedeltà e al rispetto della legge divina e lo incoraggiava nei momenti di difficoltà con l’annuncio della venuta di un Messia che avrebbe salvato Israele e l’umanità intera. Gesù di Nazaret è colui che i profeti hanno annunciato, in lui si realizzeranno le loro voci di speranza e attesa: “Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura”. (Gv 3,34) 8. STORIA DA RACCONTARE: LA STORIA DEL PROFETA DANIELE Daniele, uomo dallo spirito straordinario, era un funzionario reale, ma era superiore agli altri e Dario, Re di Babilonia, pensò di metterlo a capo di tutto il suo regno. Gli altri funzionari cercarono in tutti i modi di trovare un motivo per renderlo colpevole davanti al re, ma egli era fedele e non aveva nulla da farsi rimproverare. Allora pensarono di accusarlo cercando un pretesto nella legge del suo Dio. Andarono dal re e gli dissero: – O re Dario, fai pubblicare un decreto in cui sia scritto che chiunque supplica, per i prossimi trenta giorni, un qualsiasi dio o uomo al di fuori di te, sia gettato nella fossa dei leoni. Re Dario emanò la nuova legge. Quando venne a sapere del decreto del re, Daniele si ritirò in casa e, come aveva sempre fatto, continuò a lodare Dio: tre volte al giorno apriva le finestre verso Gerusalemme, si metteva in ginocchio e pregava. Quando quegli uomini trovarono Daniele che pregava il suo Dio, andarono dal re e gli dissero di applicare il decreto. Re Dario ne fu molto addolorato, cercò in tutti i modi di salvare Daniele, ma, al tramonto, dovette ordinare di prenderlo e di gettarlo nella fossa dei leoni. Gli disse, però, queste parole: – Che il tuo Dio ti possa salvare! Dopo aver chiuso la fossa con una pietra, il re ritornò a palazzo, ma quella notte non riuscì né a mangiare né a dormire. Allo spuntare del sole, andò in fretta alla fossa dei leoni e quando fu vicino, chiamò Daniele con queste parole:
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– Daniele, Dio ti ha potuto salvare dai leoni? Daniele rispose: – O re! Dio ha mandato un angelo a chiudere la bocca dei leoni ed essi non mi hanno fatto alcun male. Il re, pieno di gioia, ordinò che Daniele fosse tirato fuori dalla fossa e poi scrisse un decreto: – Ci sia ovunque la pace. In tutto il mio impero, d’ora in poi, tutti pregheranno il Dio di Daniele! Adatt. da Daniele 6
9. APPROFONDIMENTO: L’ATTESA DEL MESSIA Quando visse Gesù, la Palestina era sotto il dominio romano. L’imperatore Ottaviano Augusto aveva riorganizzato il sistema delle province in cui era suddiviso l’Impero. I popoli conquistati godevano di un governo stabile e della pace, ma in cambio dovevano pagare le tasse a Roma. Per questo motivo tra gli Ebrei si erano diffusi malcontento e ostilità verso i Romani. Come spesso capita nei momenti di crisi, l’attesa di un Messia, annunciato dai profeti, si fece particolarmente forte. Questa figura racchiudeva in sé le caratteristiche di un re, di un profeta e di un sacerdote. Messia: Cristo, in lingua greca, significa “unto con olio”. È l’uomo consacrato per una missione, attraverso l’unzione.
CARATTERISTICHE DEL MESSIA
RE
PROFETA
SACERDOTE
Un re che garantisse la pace interna e gestisse i rapporti con i popoli vicini, come aveva fatto il re Davide.
Un uomo inviato da Dio che parlasse a suo nome, facendo comprendere la sua legge e la sua volontà, come un nuovo Mosè.
Un sacerdote che celebrasse il sacrificio necessario per la salvezza spirituale d’Israele.
10. ATTIVITÀ: VANGELI E PROFETI Proponiamo questa attività in classe: facciamo cercare agli alunni i riferimenti proposti e invitiamoli a riflettere su come le profezie sul Messia sembrano trovare una realizzazione nei testi evangelici. Aiutiamoli scegliendo le abbreviazioni: Mi (Michea); Is (Isaia); Gen (Genesi); Os (Osea); Ger (Geremia); Lc (Luca); Mt (Matteo).
Gesù
Profezia
Realizzazione
Nato a Betlemme
Mi 5,1
Mt 2,1-6; Lc 2,4
Potente ed eterno
Is 7,14
Lc 1,31-33
Nato da una vergine
Is 7,14
Mt 1,18-23
Della tribù di Giuda
Gen 49,10
Lc 2,4
Strage degli innocenti
Ger 31,15
Mt 2,16-18
Fuga in Egitto
Os 11,1
Mt 2,15
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11. APPROFONDIMENTO: LA REGINA ESTER E LA FESTA DI PURIM La storia della regina Ester Dio, per punizione delle loro azioni, aveva permesso che gli Assiri e i Babilonesi conquistassero i regni di Giuda e di Israele e deportassero la popolazione. Dopo settanta anni dalla deportazione a Babilonia, il re persiano Ciro conquistò Babilonia e consentì agli Ebrei di tornare in Israele, ma alcuni degli Israeliti rimasero in terra straniera. Fra loro c’era Ester, una giovane e bellissima donna della tribù di Beniamino. Alla morte dei genitori fu adottata dal cugino Mardocheo, dignitario del re di Persia Serse, che scelse Ester tra le sue spose. Mardocheo consigliò Ester di non rivelare al re di essere un’ ebrea. Intanto Aman, ambizioso ministro persiano, volle che tutti si inginocchiassero davanti a lui in segno di rispetto, ma Mardocheo non piegò la fronte davanti a quell’uomo, perché, da ebreo, sapeva che ci si inchina solo davanti a Dio. Aman, scoperto che Mardocheo era di origine ebraica, per vendicarsi, fece un decreto per uccidere e torturare tutti i Giudei. Allora Mardocheo disse ad Ester: – Presentati al re per intercedere a favore del tuo popolo. Forse è per questo che Dio ti ha fatto regina. Ester, si presentò a lui, nonostante fosse proibito, se non dopo una lunga attesa, e gli svelò la congiura di Aman verso gli Ebrei. Il re Serse, riconosciuta la malvagità di Aman, lo fece giustiziare, al suo posto nominò Mardocheo e abolì il crudele decreto contro i Giudei. Con il suo coraggio, Ester aveva salvato il suo popolo. La festa di Purim Ogni anno, il 14 del mese di Adar, tra febbraio e marzo, gli Ebrei leggono nelle sinagoghe il rotolo di Ester e si scambiano doni commestibili in segno di gioia e ringraziamento. Oltre ai doni commestibili, è usanza anche regalare un dono in denaro. Durante la festa, è tradizione che i bambini si mascherino e agitino le raganelle in segno di gioia. La racanella o raganella è un antico strumento musicale a pizzico diretto che, come lascia intuire il nome, riproduce il verso della rana. Lo strumento, un tempo realizzato in legno (oggi si trova in diversi materiali) si compone di tre parti: un corpo rotante, una ruota dentata e l’impugnatura.
GESÙ, VERO UOMO E IL SUO TEMPO 1. STORIA DI NATALE: IL PACCHETTO MISTERIOSO Alla piccola Elena piaceva tantissimo andare a fare commissioni con la nonna. Specialmente nei giorni prima di Natale. Soprattutto perché la nonna era molto sensibile alle sue richieste ed Elena tornava a casa con un bel regalo: un nuovo libro, un album da colorare, l’ovetto con la sorpresa. A Elena sarebbe piaciuto tanto giocare con gli altri bambini, mentre la nonna faceva, ma tutti i bambini che incontrava avevano la faccia annoiata e nessuna voglia di giocare. Perfino la nonna finiva in fretta di fare la spesa, perché nei negozi non c’era nessuno di buon umore che si fermasse a scambiare due chiacchiere. A casa, la nonna si sedette nella sua poltrona preferita. La chiamava “il suo pensatoio”. Rimase a riflettere un po’, poi si alzò decisa e andò nello sgabuzzino. Tornò dopo un po’, tenendo in mano un magnifico pacchetto-regalo avvolto in carta dorata e legato con un nastro rosso. Elena avrebbe voluto aprirlo, ma la nonna le fece capire che il pacchetto era in realtà un segreto. Il mattino dopo uscirono presto di casa portando il pacchetto. Il primo che incontrarono fu Pasquale, la burbera guardia che non dava confidenza a nessuno e viveva da solo. La nonna gli si avvicinò e gli porse il pacchetto. – Che debbo farne? – domandò Pasquale, colto di sorpresa.
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– È per lei – disse Elena. La guardia era piena di stupore. – Che cosa contiene? – chiese. – Amicizia e felicità – disse la nonna e gli strinse la mano. – Hai visto com’era contento, nonna? – disse Elena. – Torniamo a casa a preparare altri pacchetti da regalare? La nonna scosse la testa: – No, Elena – spiegò – uno solo basta. «Finalmente ho anch’io degli amici in paese», pensò Pasquale, e riprese il cammino con più baldanza e il cuore più caldo. Per la strada incontrò Sebastiano, l’operatore ecologico. Sebastiano era timido e i bambini lo prendevano in giro. Quando vide arrivare la guardia, si nascose dietro al carrettino. Ma Pasquale gli porse il pacchetto dicendo: – È per te! – Grazie – mormorò Sebastiano, incredulo e felice. Così la guardia e lo spazzino divennero amici. Ma Sebastiano non aprì il pacchetto. «Farò un regalo a Dolores», pensò. Dolores era l’unica bambina che gli diceva sempre “Buongiorno”. Era a letto con l’influenza e Sebastiano affidò il regalo alla mamma di Dolores, che gli offrì il caffè. Quando Dolores ebbe il bellissimo pacchetto, si sentì subito meglio. Accarezzò la bella carta dorata e il nastro rosso e pensò: «Deve essere un regalo bellissimo. Lo manderò a Susi, per fare la pace». Susi era la migliore amica di Dolores, ma a scuola due giorni prima avevano litigato e si erano dette “strega” e anche “antipatica-smorfiosa”. Quando Susi ebbe il pacchetto, corse da Dolores e l’abbracciò, poi insieme decisero che un regalo così bello poteva far felice la maestra, che da un po’ di tempo sembrava così triste. La maestra si illuminò quando trovò sulla cattedra il pacchetto scintillante e quel giorno non le pesò fare scuola. Tornando a casa, la maestra portò il regalo alla signora Ambrosetti, che aveva i figli lontani e piangeva spesso. La signora Ambrosetti portò il regalo a Lucianone, che era sensibile e garbato, ma, siccome faceva il macellaio, tutti lo credevano senza cuore. Neanche Lucianone si tenne il pacchetto... Che continuò così a passare di mano in mano e tutti quelli che se lo scambiavano si sorridevano e si parlavano. Qualche giorno dopo, quando Elena e la nonna tornarono a fare le commissioni, si sentivano chiacchiere allegre venire dai negozi, mentre i bambini avevano voglia di giocare. Un uomo salutò la nonna e le raccontò che cosa era successo e di come la gente era più felice grazie a un misterioso pacchetto. Mentre la nonna trafficava nella borsa alla ricerca delle chiavi della porta del suo appartamento, le venne incontro la signora Amalia, che abitava al piano di sotto, e che non le aveva mai rivolto la parola. – Vorrei augurarle Buon Natale – disse e le offrì... il bellissimo pacchetto con la carta dorata e il nastro rosso. – Grazie – rispose la nonna sorridendo. – Perché non viene dentro a far due chiacchiere di tanto in tanto? – Evviva! – gridò Elena, quando furono sole in casa – Il pacchetto è tornato da noi! Ma ora mi dici cosa c’è dentro? – Niente di particolare – rispose la nonna. – Solo un po’ d’amore. 2. DRAMMATIZZAZIONE: PROCESSO AL NATALE Scena: Tribunale con il giudice, dietro a un tavolo, con il martello. Disposti in semicerchio, ma visibili dal pubblico, tutti i personaggi. VOCE FUORI CAMPO: Signori, entra il giudice, silenzio prego. GIUDICE (entra e si siede; batte il martello): L’udienza è aperta, discutiamo la causa promossa dai signori qui presenti. È stato richiesto il mio giudizio riguardo una questione assai controversa: chi, fra i convenuti, sia il simbolo ufficiale del Natale. BABBO NATALE: Signor giudicante, posso parlare?
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GIUDICE: Sono il signor giudice, e do io la parola. Parlerete tutti, non vi preoccupate. Solo un piccolo appello per vedere se tutti siete presenti: (quando sono chiamati i personaggi rispondono PRESENTE) Babbo Natale, Albero di Natale, Regalo, Panettone, Pandoro, Torrone, Befana, Giuseppe, Maria, Angelo, Pecorella, Pastore, Stella cometa, Re Magi. Bene, siamo tutti presenti quindi possiamo procedere. Do la parola al signor Babbo Natale. BABBO NATALE: (si alza in piedi) Buongiorno signor giudice, già il fatto che abbia avuto io la parola per primo indica che lei ha le idee chiare! Sarò breve: sono il simbolo del Natale, perché lo dice il mio nome, perché tutti mi aspettano, perché che Natale sarebbe senza di me? Porto doni ai bambini, ai grandi e ai vecchietti, giro un po’ tutte le case. sono il simbolo più importante, non c’è storia! BEFANA: (si alza in piedi) Scusi signor giudice se intervengo. GIUDICE: Prego signorina Befana. BEFANA: Grazie mille. Io volevo solo dire che quel vecchio barbuto non è il solo a portare doni e regalini. Modestamente il mio ruolo è ancora più importante, poiché io non arrivo indistintamente da tutti a lasciare doni, ma valuto se le persone si meritano veramente ciò che porto loro, altrimenti lascio solo carbone! Poi è ora di smetterla con questa idea maschile del Natale: le donne devono avere pari diritti, quindi il simbolo del Natale deve essere una donna, cioè io. REGALO: (si alza in piedi) Poiché stanno parlando di regali, penso sia importante che intervenga io, il diretto interessato! Io, Regalo, penso di essere il più indicato per rappresentare il Natale. Chiedete a qualsiasi persona che cosa pensa se pensa al Natale... beh, vi dirà che pensa ai regali che deve fare e a quelli che riceverà... altro che favole! Babbo Natale e Befana non sono simboli veri! GIUDICE: Penso che non sarà un compito facile il mio... vediamo di procedere! Darei ora la parola ai rappresentanti del presepe che sono qui convenuti in grande numero. Chi vuole parlare? RE MAGIO: (si alza in piedi) Ovviamente inizio io che sono un re! Bene, qual è il simbolo del Natale se non il presepe che mostra a tutti cosa avvenne migliaia di anni fa in un piccolo paese della Palestina? Io stesso mi recai alla grotta, per l’evento, ed è giusto che noi che siamo stati presenti alla nascita del Bambino, siamo i simboli del Natale oggi. MARIA: (si alza in piedi) Chi meglio della mamma di Gesù può essere il simbolo del Natale? GIUSEPPE: (si alza in piedi) Ovviamente insieme a me, suo sposo e padre del Bimbo. PASTORE: (si alza in piedi) Noi pastori siamo stati i primi ad aver raggiunto il Bimbo, noi siamo le persone più importanti del Natale! PECORELLA: (si alza in piedi) E noi pecorelle? Siamo andate a salutare il Bambinello! Siamo anche noi simboli del Natale, insieme a tutti gli altri, nel presepe. ANGELO: (si alza in piedi) Siamo tutti insieme, noi che c’eravamo, tutti uniti per dire che è il presepe il simbolo del Natale! STELLA COMETA: (si alza in piedi) Nel mio splendore, mi unisco all’appello delle altre statuine del presepe, ma vorrei anche spezzare una lancia a mio favore: con la mia lucentezza e il mio fascino sono anche da sola simbolo del Natale, della festa, della luce! RE MAGIO: Cosa stai dicendo brutta stellaccia con la coda? PECORELLA: Siamo venuti qui insieme perché è insieme che siamo Presepe. PASTORE: Perché ci tradisci in questo modo? ANGELO: Non sono forse anche io, allora, simbolo del Natale, del soprannaturale, dello splendore? GIUDICE: Smettetela di litigare! Ho capito benissimo le vostre posizioni. Ci restano da sentire solo i dolci natalizi. Panettone, Pandoro e Torrone, avete qualcosa da dire?
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PANDORO: (si alza in piedi) Certo, signor giudice! La sfidiamo a trovare una casa in cui non si mangi il panettone o il pandoro o il torrone a Natale... il Natale siamo noi! PANETTONE: (si alza in piedi) In nessun altro periodo dell’anno ci trovate sulle tavole, siamo un po’ come l’uovo di Pasqua, per Pasqua. TORRONE: (si alza in piedi) Di stelle è pieno il cielo nelle notti serene, immagini della nascita di Gesù se ne vedono in tanti quadri, regali si fanno anche ai compleanni, ai matrimoni, alle feste... Ma il torrone, il pandoro e il panettone ci sono solo a Natale! Noi siamo i simboli del Natale! ALBERO DI NATALE: (si alza in piedi) Ma vi siete dimenticati di me! Abeti ce ne sono tanti in giro, ma addobbati a festa, solo per Natale! Do allegria alle case e alle strade, illumino la notte e... sono importantissimo, senza di me non è Natale!!! GIUDICE: Ho capito tutto. Le vostre posizioni sono sufficientemente chiare. Mi ritiro per deliberare. VOCE FUORI CAMPO: Mentre il giudice si ritira, passeranno tra la giuria popolare i simboli in lotta fra loro per raccogliere il voto. È possibile dare il voto a uno solo dei simboli. Grazie per la collaborazione. (I simboli passano con un sacchetto a ritirare le ruote consegnate all’ingresso). VOCE FUORI CAMPO: Vi preghiamo di riprendere posto. Il giudice sta per rientrare. GIUDICE: Devo ammettere che non è stata una decisione facile. Prima di procedere con la lettura della sentenza pregherei la signorina... di contare e di scrivere il risultato della votazione popolare sulla lavagna. Bene. Ai sensi della Legge che rappresento do lettura della sentenza. Il Vangelo di Matteo dice: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi”. Il Vangelo di Giovanni dice: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. Avete sentito bene? Il Natale è la festa della luce che viene nel mondo per illuminare ogni uomo e renderlo glio di Dio; e questa luce che viene nel mondo è Gesù, Dio con noi da migliaia di anni! STELLA: (si alza in piedi) Ve l’avevo detto io, sono io il simbolo del Natale, io sono la luce! PASTORE: (si alza in piedi) Signorina luccichìo, vedi di sederti prima che ti tagli la lingua e la coda. Non hai capito proprio niente! GIUDICE: Non avete capito? Voi siete tutti simboli del Natale solo se siete in grado di aiutare le persone a vivere, capire e accogliere il mistero della nascita del Figlio di Dio! Finché quel Bambino non ci cambia la vita, non cambia la vita di ognuno di noi, ...beh, non è Natale. Voi siete simboli vuoti, se le persone che si servono di voi per fare Natale non hanno il Natale dentro il cuore! TORRONE: Che figuraccia che abbiamo fatto stavolta! GIUDICE: Ognuno di voi può aiutare a fare festa. Troppo spesso oggi siete tutti simboli di spreco, di abbondanza e di inutilità... La mia sentenza è questa: fermatevi a riflettere e pensate a come la vostra presenza può aiutare le persone a riempire di senso e significato questo Natale che altrimenti passa lasciandoci solo un po’ più grassi, un po’ più poveri, e sempre vuoti. MARIA: Signor giudice, io penso di aver capito. Io e tutto il presepe, più che un addobbo natalizio, dovremmo essere uno specchio della povertà in cui è nato il nostro Signore. GIUSEPPE: Chi vede due genitori in una grotta con un Bambinello dovrebbe pensare alla povertà che ha scelto Gesù, e riscoprirla nella sua vita di ogni giorno e anche nella vita di tanti meno fortunati di lui. PASTORE: Io sono un po’ il simbolo della visita a chi soffre, a chi ha bisogno di un conforto... PECORELLA: ... e di chi passa la sua vita facendo un lavoro umile, ma onesto. RE MAGIO: Non solo le persone umili e povere sono andate alla grotta; anche io, un re, ho fatto tanta strada per avvicinarmi al Figlio di Dio... forse chi ha più cose deve fare un po’ più fatica,
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perché è più lontano, ma Gesù è venuto per tutti noi. PANETTONE: Noi sembriamo un po’ fuori posto in tutto questo, ma credo che possiamo essere di aiuto, se le persone, mangiando insieme, stanno bene, si incontrano, fanno festa, chiacchierano... PANDORO: Il Natale è un momento privilegiato per riscoprire alcuni valori come la famiglia, gli amici... REGALO: Se fatto con il cuore, per mostrare che si vuole bene all’altro, penso che anch’io posso essere un simbolo positivo, o no? STELLA COMETA: Io credo proprio di sì. Non importa che tu sia luminoso, che i regali siano grandi e costosi... basta un piccolo dono, fatto con il cuore, per far sentire vicina una persona, basta un gesto piccolo e nascosto a riempire di gioia... BEFANA: Questa è una lezione anche per noi, caro Babbo Natale (e batte una mano sulla spalla di Babbo Natale)... non regali costosi e pubblicizzati, ma pensieri di affetto per tutti... BABBO NATALE: Fare festa insieme, tutti, riscoprire le persone che ci sono vicine, fare attenzione a coloro che sono più soli, a coloro che soffrono di più... ALBERO DI NATALE: Soprattutto non lasciarsi ingannare dalle tante luci colorate e arrivare alla sola luce che illumina il cammino dell’uomo, riscoprire l’amore di un Dio che si è fatto uomo per noi. ANGELO: Accogliere Gesù che nasce e seguirlo ogni giorno, questo è l’impegno che ognuno di noi deve prendersi in questo Natale, senza attendere... GIUDICE: Vi ho portato, in questa cesta, un piccolo regalo per la giuria popolare che ha collaborato con me in questo processo. Alla fine del processo portiamo a tutti una copia di un augurio un po’ speciale, per vivere bene il Natale. Cerchiamo Gesù, andiamo a incontrarlo. Riscopriamo insieme la gioia di fare festa, il sapore delle cose semplici, la pace con chi ci circonda, il piacere di stare con gli altri. VOCE FUORI CAMPO: ... e se scopriremo tutto questo vivendo un Natale pieno e vero, non lo dimenticheremo subito dopo l’Epifania e tutti i giorni per noi sarà Natale! Lo cantiamo insieme a Luca Carboni e Jovanotti. O È NATALE TUTTI I GIORNI È quasi Natale, e a Bologna che freddo che fa io parto da Milano, per passarlo con mamma e papà il mondo forse no, non è cambiato mai e pace in terra no non c’è e non ci sarà perché noi non siamo uomini di buona volontà. Non so perché questo lusso di cartone se razzismo guerra e fame ancora uccidon le persone. Lo sai cos’è, dovremmo stringerci le mani o è Natale tutti i giorni o non è Natale mai. E intanto i negozi brillano e brilla la TV e le offerte speciali e i nostri dischi si vendono di più. Il mondo forse no, non è cambiato mai e pace in terra forse un giorno ci sarà perché il mondo ha molto tempo, ha tempo molto più di noi. E intanto noi ci facciamo i regali il giorno che è nato Cristo arricchiamo gl’industriali.
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E intanto noi ci mangiamo i panettoni il giorno che è nato Cristo diventiamo più ciccioni. Lo sai cos’è, dovremmo stringerci le mani o è Natale tutti i giorni o non è Natale mai. O è Natale tutti i giorni o non è Natale mai... 3. STORIA DA RACCONTARE: IL SEGRETO DEL LIBRO, SUL VALORE DEI TESTI SACRI C’era una volta un ragazzo che viveva in un casolare ai margini dei pascoli di una valle ai confini del mondo. Il ragazzo, agile di gambe e di mani, si chiamava Rinaldo. Nel cuore portava un sogno: riuscire a conquistare la Torre del Cielo. La Torre del Cielo era una torre di alabastro che si ergeva dritta contro il cielo, su una rupe arcigna che dominava la valle. Là era custodito il Libro del Segreto della Vita. Venne il giorno in cui Rinaldo si sentì abbastanza grande e forte per tentare l’ardua impresa. Abbracciò la mamma e il papà, si procurò un robusto bastone di frassino e partì a piedi. Il primo giorno, superò con baldanza gole, boschi e campi. – Aprirò il Libro del Grande Segreto! – si diceva. Il secondo giorno s’inoltrò in una fitta foresta. Aveva percorso per un paio d’ore uno stretto sentiero muschioso, quando uno squittio acuto e disperato lo fermò. Si diresse verso il suono stringendo forte il bastone. Una lepre si dibatteva con tutte le sue forze con una zampa prigioniera di una tagliola. Il giovane si chinò e cercò di calmarla. – Povera bestia! – disse dolcemente e la liberò. La lepre corse via zoppicando appena un po’. Il terzo giorno si fermò nella locanda del paese più popoloso della valle. – Dove vai? – gli chiesero alcuni giovani. – Voglio leggere il Libro del Grande Segreto – rispose fieramente Rinaldo. – Nobile intento, davvero – ribatterono quelli con malcelata ironia – ma prima bevi un boccale con noi! Rinaldo esitò un attimo, ma pensò che un boccale di birra fresca avrebbe rinfrancato le sue forze e accettò. Scolò il boccale d’un fiato, poi si asciugò la bocca con la manica della camicia. – Ehi, che sete! Prendine un altro, amico! I boccali diventarono quattro, cinque, sei. Con la mente annebbiata dall’alcool, Rinaldo abbracciava i suoi nuovi amici e sghignazzava: – II Libro del Grande Segreto... Che grande sciocchezza. Magari è pieno di barzellette... Malfermo sulle gambe, ridendo e cantando da solo, Rinaldo prese il cammino, ma verso casa. Era sul sentiero della foresta, quando qualcosa fra i cespugli attirò la sua attenzione. Era una lepre che brucava. Una lepre che zoppicava leggermente. Il giovane si ricordò del giorno precedente. – Quanto sono stato stupido – brontolò rivolto a se stesso. E si volse risolutamente indietro. – Aprirò il Libro del Grande Segreto – promise agli alberi e alla lepre zoppa. Lo aspettava la prima sorpresa. La torre non aveva né porte né finestre. Era liscia, levigata, apparentemente impenetrabile. – E ora come faccio? – si chiese Rinaldo. Si sedette su una grossa pietra e si prese la testa fra le mani. La tentazione di tornare indietro si fece forte. Ed ebbe la seconda sorpresa. Lentamente sulla parete della torre cominciò a distinguere degli strani segni, come dei ghirigori orna- mentali. Raddoppiò l’attenzione. – Ma sono parole! – disse esultante. Si concentrò al massimo ed ecco i raggi del sole misero in evidenza che sulla base della torre era incisa, quasi in filigrana, una frase: “Quando la pietra su cui sei seduto potrà entrare nel foro che sta al termine di questa scritta, la torre si aprirà per te”.
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Esultante, Rinaldo si accostò alla torre e fece scorrere la mano dove terminava la scritta. Incontrò una piccola asperità e poi un foro minuscolo. – La serratura della torre. Chi l’avrebbe detto? E adesso devo fabbricare la chiave. E come faccio a ridurla a questa dimensione? Cercò un’altra pietra e picchiò sulla roccia con tutte le sue forze. Una parte della roccia finì in briciole. Riprovò quasi con rabbia. La roccia si sbriciolò di nuovo. Rinaldo capì. Solo con la pazienza avrebbe ottenuto quello che cercava. Prese un frammento della roccia e con delicatezza cominciò a strofinarlo con un brandello di cuoio della sua borsa. La pietra era facile da levigare. Dopo una settimana di lavoro continuo, ottenne la chiave per la torre. Il suo cuore batteva come un tamburino impazzito, quando la provò nella serratura. Lo scricchiolio che seguì gli sembrò la musica più dolce che avesse mai sentito. Nella torre si aprì una porta, che rivelò una ripida scala di marmo. Rinaldo salì gli scalini a due a due e arrivò ansimando in una grande sala. In mezzo, su un leggio di pietra, c’era il Libro del Segreto della Vita. Impaziente, Rinaldo aprì il libro. Ebbe un nuovo tuffo al cuore. Le pagine del libro erano quasi tutte bianche, vuote. Solo alcune pagine, all’inizio, erano scritte. Rinaldo cominciò a leggere: “C’era una volta un ragazzo che viveva in un casolare ai margini dei pascoli di una valle ai confini del mondo. Il ragazzo, agile di gambe e di mani, si chiamava Rinaldo. Nel suo cuore portava un sogno: riuscire a conquistare la Torre del Cielo”. – Ma questa è la mia storia! – si disse Rinaldo. E sorridendo, rimise il libro a posto, uscì dalla torre e, fischiettando, riprese il cammino verso casa. 4. CANZONE DA ANALIZZARE: SI CHIAMAVA GESÙ
Per far cambiare il cuore a tutti.
In modo semplice, come un uomo del suo tempo. Questa espressione fa supporre che l’autore forse non condivideva l’idea che quest’uomo fosse Dio, ma non poteva negare il fatto che la sua esistenza avesse segnato la storia.
Non è comunque umano ciò che ha fatto: soffrire senza provare risentimento verso chi lo sta uccidendo e perdonare chi gli ha inflitto un così crudele supplizio.
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Venuto da molto lontano a convertire bestie e gente non si può dire non sia servito a niente perché prese la terra per mano vestito di sabbia e di bianco alcuni lo dissero santo per altri ebbe meno virtù si faceva chiamare Gesù. Non intendo cantare la gloria né invocare la grazia e il perdono di chi penso non fu altri che un uomo come Dio passato alla storia ma inumano è pur sempre l’amore di chi rantola senza rancore perdonando con l’ultima voce chi lo uccide fra le braccia di una croce. E per quelli che l’ebbero odiato nel Getzemani pianse l’addio come per chi l’adorò come Dio che gli disse sii sempre lodato, per chi gli portò in dono alla fine una lacrima o una treccia di spine, accettando ad estremo saluto la preghiera l’insulto e lo sputo.
Dalla Palestina, o forse intende direttamente da Dio. La terra forse simboleggia l’uomo che, venuto dalla polvere, polvere ritornerà. Al di là di quello che hanno detto o creduto su di lui, l’unica cosa certa è che era un uomo e aveva un nome: Gesù.
Prima dell’arresto pianse per l’umanità intera, senza fare distinzione tra buoni e meno buoni, accettando, in un silenzio regale, ogni atteggiamento.
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E morì come tutti si muore come tutti cambiando colore non si può dire che sia servito a molto perché il male dalla terra non fu tolto. Ebbe forse un po’ troppe virtù, ebbe un volto ed un nome: Gesù. Di Maria dicono fosse il figlio sulla croce sbiancò come un giglio.
Certo è che fosse un uomo, in quanto è morto come tutti e forse il suo gesto eroico non è servito a tanto perché la terra ancora piange e sopporta la cattiveria umana. Forse aveva troppe caratteristiche positive, che non gli servirono, infatti, fu condannato alla morte in croce.
F. De André
5. APPROFONDIMENTO: NOTIZIE DAI VANGELI Dalle fonti bibliche si ricavano questi elementi. Gesù parlava con autorità ed era molto amato: • lo chiamano “Maestro”(Mt 22, 16; 22, 24; 22, 36) e “Signore” (Mt 8, 6; 15, 22-27); • lui stesso si definisce tale (Gv 13, 13); • nella sinagoga spiega la Legge come un maestro (Mc 1, 21-22); • ammonisce Marta sul vero valore della vita (Lc 10, 38-41). Era robusto e godeva di buona salute fisica: • fa lunghi viaggi e passa la notte in preghiera (Mc 1, 35; Lc 6, 12; Mc 1, 39); • sembra non conoscere pause (Mc 3, 20; 6, 21). Vestiva secondo le usanze del tempo, con abiti sobri e dignitosi, senza sfarzi: • la sua tunica è tessuta “tutta di un pezzo da cima a fondo”, quindi ben lavorata, non come quella dei poveri del tempo (Gv 19, 23-24). Ha sentimenti e prova emozioni prettamente umane: • ha compassione (Mt 20, 34; Lc 7, 13; Mc 8, 1; Mc 6, 34); • piange (Gv 11, 35-36); • si stanca (Gv 4, 6); • ha tanti amici (Gv 11, 5; 15, 5-15); • ha paura (Mc 14, 33-34). Insegna usando le parabole: • la vite e i tralci (Gv 15, 1-11); • i talenti (Mt 25, 14-30); • gli operai chiamati a lavorare nella vigna (Mt 20, 1-16); • il seme e il seminatore (Mc 4, 1-9; 26-29); • il Regno dei Cieli (Mt 13, 44-45). Compie molti miracoli: • i dieci lebbrosi (Lc 17, 12-19); • la risurrezione di Lazzaro (Gv 11, 30-44);
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• la tempesta sedata (Mt 8, 23-27). Il suo messaggio: • il comandamento nuovo (Mt 22, 34-4); • le Beatitudini (Mt 5, 3-12).
NEL PAESE DI GESÙ 1. APPROFONDIMENTO: LA PALESTINA, IL QUINTO VANGELO Conosciamo meglio la Palestina, la terra dove Gesù è nato, ha vissuto e predicato. Dopo aver letto la seguente descrizione prepariamo, su un foglio piuttosto grande e con la collaborazione degli alunni, la carta geografica della Palestina, terra di Gesù: città, paesi notevoli, mari, laghi, fiumi, monti... Applichiamola poi a una parete dell’aula: la consulteremo durante la spiegazione della vita e delle opere di Gesù. Vi potremo anche applicare disegni illustranti i momenti più significativi della sua vita. “La Palestina, dicono gli studiosi della Bibbia, è come un quinto Vangelo che ci aiuta a comprendere meglio il messaggio di Gesù attraverso l’ambiente dov’è nato, i luoghi dov’è vissuto e dove ha predicato. [...] I Cristiani hanno sempre amato visitare i luoghi che Gesù ha frequentato durante la sua vita terrena, perciò numerosi pellegrini si recano ogni anno in Palestina dove ogni vallata, ogni collina, ogni città e villaggio è associata alla storia di Gesù. [...] Attraversando la Palestina, ogni giorno il paesaggio cambia: dalle vaste pianure del nord alla dolcezza del lago di Tiberiade, alla torrida valle del Giordano, alle rocciose alture della Samaria, ai vigneti della Giudea fino al deserto di Giuda e al caldo del Mar Morto. Qui siamo a 396 metri sotto il livello del mare; la fortissima evaporazione condensa i sali fino al 25 % (gli altri mari al 5 %), rendendolo ricco di sodio e magnesio, rendendo l’acqua densa e quasi oleosa, capace di tenere a galla senza movimento! Nella sua parte sud, in estate, il sale si condensa a formare isolette bianche sul tenue azzurro del mare: uno spettacolo eccezionale! In Palestina il clima è vario: se a Gerusalemme si è in montagna (800 m), a Gerico (400 m sotto il livello del mare) il caldo è a dir poco torrido. A Gerico è stata trovata la città più antica che si conosca: risale a 10 000 anni fa. Questa terra, quindi, ha anche una lunghissima Preistoria. Anche Gerusalemme è antichissima. Il re Davide la strappò ai Cananei e ne fece la capitale del suo regno. Dopo la costruzione del Tempio, la città divenne la «città santa» degli Ebrei. I fedeli vi si recavano in pellegrinaggio per partecipare ai riti solenni delle grandi feste. Nel corso dei secoli la città fu più volte assalita da potenti eserciti nemici. Anche il Tempio fu profanato, saccheggiato e distrutto. Ma gli Ebrei ricostruirono sempre il Tempio e la città, finché, nell’anno 70 d.C., essa venne rasa al suolo dai Romani, che la ricostruirono molto più tardi. In seguito fu conquistata dai Musulmani, che sulla grande spianata del Tempio innalzarono una moschea. Nel Medioevo fu a lungo contesa tra i Cristiani e i Musulmani. Nel 1517 fu conquistata dai Turchi, dagli Inglesi nel 1917 e infine gli Ebrei vi fecero ritorno nel 1967. Gerusalemme oggi sembra un «porto di mare», una città di tutti, dove convive gente d’ogni colore, stile di vita, religione. Il venerdì fanno festa i musulmani, il sabato gli ebrei, la domenica i cristiani. Nella parte antica convivono Ebrei, Musulmani, Cristiani. Ognuno ha il proprio quartiere con il proprio centro religioso. Nel quartiere cristiano c’è la chiesa del Santo Sepolcro, in quello musulmano la moschea di Omar, in quello ebreo il Muro del Pianto.”
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2. APPROFONDIMENTO: L’AMBIENTE SOCIO-POLITICO DELLA GIUDEA DAL 63 A.C. AL 135 D.C. • Al tempo di Gesù la Palestina faceva parte dell’Impero Romano (nel 63 a.C. era stata conquistata dai Romani sotto la guida di Pompeo). • Nel 40 a.C. l’idumeo Erode ricevette dal Senato romano la nomina a re della Giudea (morì nel 4 a.C.). • Erode aveva lasciato il regno ai suoi tre figli: Archelao, Antipa e Filippo. Soltanto al maggiore, il primo, spettava il titolo di re, gli altri due avevano il titolo di tetrarchi. • I prefetti o procuratori furono i governatori che Roma collocò dapprima in Giudea (dal 6 al 41 d.C.) e poi su tutto il territorio della Palestina. A essi spettava il potere civile, militare e giudiziario (normalmente la giustizia era regolata secondo la legge giudaica, cioè dipendeva dal sinedrio e dai tribunali locali). • Fino al 66 d.C. la Palestina fu sotto il dominio dei discendenti di Erode, protetti e controllati dai Romani, o sotto il governo dei procuratori. • Nel 64-66 d.C. scoppiò la rivolta giudaica contro Roma. La rivolta si concluse con la conquista e la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. • La Giudea divenne una provincia imperiale, con un governatore che risiedeva a Cesarea Marittima. 3. APPROFONDIMENTO: SOCIETÀ EBRAICA Per poter comprendere la storia di Gesù è importante conoscere la società ebraica del suo tempo e il significato di alcuni termini: • gli Israeliti erano coloro che discendevano da Israele (nome che fu dato da Dio a Giacobbe), circoncisi e seguaci della Legge di Mosè, erano chiamati anche “Ebrei”; • i Giudei erano gli abitanti di una regione della Palestina, la Giudea. La parola Giudaismo indicava, dopo l’esilio babilonese, coloro che erano rimasti fedeli alle mitzvot, i precetti ebraici, ma poi questo termine è stato usato come sinonimo di Ebrei; • i Proseliti erano coloro che si erano convertiti all’Ebraismo, anche se non diretti discendenti di Abramo; • i Gentili erano le genti, tutti i pagani, quindi Greci, Romani, Fenici...; • i Farisei erano un potente gruppo di laici (commercianti e artigiani) che osservava scrupolosamente e in modo poco flessibile le leggi della Bibbia, curando soprattutto gli aspetti formali del comportamento. Quindi rispettavano le leggi dello Shabbat (il sabato ebraico), pagavano le imposte per il Tempio ed evitavano il contatto con i peccatori secondo le “norme di purità” riportate nel libro del Levitico. Queste ultime sono una serie di regole che investono l’alimentazione, la nascita, la vita, la malattia e la morte delle persone. Per i Farisei era la condizione di purezza (ottenuta rispettando le regole) che permetteva l’incontro con Dio, mentre quella di impurità lo ostacolava; • gli Scribi erano specialisti degli studi religiosi, chiamati anche “Dottori della Legge” e “Rabbini”, molti di loro erano Farisei; • i Sadducei formavano un gruppo poco numeroso e molto chiuso, a cui appartenevano i membri delle famiglie più ricche, tra di loro veniva scelto il Sommo Sacerdote; • i Pubblicani erano esattori che riscuotevano le tasse per conto dei Romani e sfruttavano la povera gente: potevano trattenere parte del denaro che riscuotevano solamente aumentando la cifra rispetto a quella richiesta dall’Impero, per questo tutti li disprezzavano; • gli Zeloti formavano un gruppo armato impegnato a liberare la Palestina dal dominio di Roma; • i Samaritani erano gli abitanti della Samaria che, pur essendo devoti al Dio dei Giudei, rifiu-
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tavano di adorarlo nel Tempio di Gerusalemme, perciò avevano costruito un tempio sul monte Garizim; • gli Esseni vivevano in comunità come i monaci, nel deserto vicino al Mar Morto, erano dediti alla preghiera e allo studio della Bibbia. È importante, inoltre, avere sempre presente l’ambiente di agricoltori, allevatori, artigiani e contadini in cui viveva Gesù, perché il linguaggio che lui utilizza richiama quasi sempre aspetti della vita che la gente del suo tempo conosceva bene. 4. APPROFONDIMENTO: DAL TEMPIO ALLE SINAGOGHE Il termine sinagoga, con cui si indica il luogo di riunione per la preghiera e la lettura dei testi sacri degli ebrei, letteralmente significa “casa dell’assemblea”. Secondo la tradizione, la sinagoga è nata durante l’esilio babilonese (597-538 a.C.), dopo la distruzione del Tempio di Salomone, ed è stata portata in Israele dagli Ebrei ritornati dall’esilio. Proprio a quel periodo si fa risalire la definizione del canone delle preghiere in ebraico, stabilito da una grande assemblea formata da 120 uomini tra scribi, profeti e sapienti, e l’intuizione di creare luoghi di preghiera per gli Ebrei in qualunque luogo si trovassero. Dopo la distruzione del Tempio nel 70 d.C., il culto sinagogale diventa il centro della vita religiosa e comunitaria ebraica. La sinagoga rappresenta un modo completamente nuovo di intendere il culto nell’antico Oriente: è, infatti, il primo edificio sacro in cui i fedeli possono assistere al complesso dei riti, principio che verrà ripreso dalle chiese cristiane e dalle moschee musulmane. La comparsa delle sinagoghe segna anche un altro grosso cambiamento per la religione ebraica, che passa dal culto sacrificale al Tempio e allo studio della Legge. La sinagoga è caratterizzata da alcuni arredi: • L’arca dell’Alleanza: un armadio nel quale vengono custoditi i rotoli delle Sacre Scritture (Torah). In genere è incastrata nella parete che guarda verso Gerusalemme. • Il pulpito del lettore: è situato di fronte all’Arca, al centro della sala, sopra una piattaforma leggermente alzata, in ebraico bimàh. • La “lampada eterna”: una luce sempre accesa in ricordo della menorah del Tempio a Gerusalemme, rimasta miracolosamente accesa per otto giorni, nonostante la sconsacrazione dei saccheggiatori Seleucidi. Nelle sinagoghe antiche e, ancora oggi, in quelle molto osservanti, le donne siedono in un’area riservata, separata da quella degli uomini, a volte situata in una galleria al piano superiore. Internamente le decorazioni sono molto semplici: motivi stilizzati di fiori e fregi geometrici e rappresentazioni degli oggetti di culto e del candelabro a sette bracci. 5. APPROFONDIMENTO: GERUSALEMME Gerusalemme, il cui nome significa “fusione di pace”, è un’antica città costruita sull’altopiano di Sion, che separa la costa del Mediterraneo dal Mar Morto. Al tempo di Gesù, Gerusalemme era centro della religione ebraica, poiché era dominata dal maestoso Tempio, fatto ricostruire da Erode il Grande, con bellissime decorazioni in oro e rame, per accattivarsi il favore del popolo. Distrutto definitivamente dai Romani nel 70 d.C., oggi rimane solo una piccola porzione del Muro Occidentale, conosciuto come “Muro del Pianto”. Il Tempio sorgeva in cima alla collina di Sion ed occupava la grande spianata, dove oggi si trova la Moschea di Omar, detta anche “Cupola della Roccia”. La spianata era circondata da portici: il portico sud era chiamato “Portico Reale”. Quello a est era il “Portico di Salomone”. Sotto i colonnati coperti si svolgeva la lettura della Torah e l’insegnamento dei Rabbini.
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La grande piazza che circondava il Tempio era accessibile a tutti, uomini, donne e stranieri ed era chiamata “Cortile dei Gentili”, cioè delle genti. In questo cortile avevano luogo molte attività e molteplici scambi commerciali, per questo era facile trovare dei cambiavalute. Si dice che il personale del Tempio ammontasse a circa ventimila persone. Davanti al Tempio vero e proprio vi era un cortile riservato alle donne, poi si accedeva al cortile dei sacerdoti dove sorgeva il Santuario con il Santo e il Santo dei Santi, luogo sacro dove potevano entrare solo gli Ebrei uomini. Qui dimorava il Dio d’Israele; per questo ogni buon ebreo doveva recarsi almeno tre volte l’anno al Tempio, in occasione delle grandi feste (Pasqua, Pentecoste, Tabernacoli). Infatti, a differenza delle religioni politeiste, gli Ebrei avevano un solo Tempio e non ammettevano altri luoghi di culto, questo fino al tempo dell’esilio babilonese, periodo a cui si fa risalire la nascita delle sinagoghe. Ogni Ebreo, a partire dall’età di venti anni, era tenuto a pagare un tributo al Tempio. Nell’angolo nord-ovest del Tempio, Erode fece costruire un palazzo-fortezza chiamato “Torre Antonia” in onore di Marco Antonio, in un primo momento alleato del re. Era la sede della guarnigione romana che controllava la città; qui risiedeva il procuratore romano della Giudea quando si trovava a Gerusalemme. 6. APPROFONDIMENTO: LA VITA RELIGIOSA DEGLI EBREI L’ascolto della Parola di Dio, la preghiera, la celebrazione delle feste, i pellegrinaggi a Gerusalemme, la pratica della Legge e soprattutto il riposo del Sabato erano gli elementi essenziali della vita religiosa del popolo ebraico. Gli Ebrei praticanti si riunivano il sabato nella sinagoga per ascoltare la lettura e il commento della Bibbia, per cantare i salmi e per pregare. La Legge di Dio, promulgata per mezzo di Mosè sul Monte Sinai, era il cuore della religione d’Israele. Conteneva le norme per la vita d’ogni giorno, per la vita sociale, per la religione e per il culto. C’erano, però, anche delle forme esteriori del culto sacro: i sacrifici e le feste. Fin dall’inizio, il vero centro della religione d’Israele era stato la tenda dell’Abitazione del Signore; più tardi fu il tempio di Gerusalemme, costruito da Salomone e ricostruito dopo l’esilio in Babilonia. Sacerdoti e leviti L’importanza dell’aspetto religioso nella vita nazionale d’Israele è sottolineata dal fatto che un’intera tribù - quella dei discendenti di Levi - era riservata al servizio di Dio nella tenda dell’Abitazione del Signore e nel Tempio. I leviti avevano cura dell’edificio e dei suoi arredi, dirigevano il culto divino, erano responsabili della musica e aiutavano a offrire i sacrifici. Una sola famiglia di questa tribù - i discendenti di Aronne - forniva i sacerdoti, che erano incaricati di offrire i sacrifici giornalieri: olocausti, offerte di grano, offerte “pacifiche” e offerte per i peccati, come è prescritto nel libro del Levitico. Gli uomini di questa famiglia diventavano sacerdoti quando compivano trent’anni. Sacerdoti e leviti erano responsabili dell’insegnamento della legge di Dio. Il Sommo Sacerdote Il Sommo Sacerdote era il capo dei sacerdoti di Gerusalemme. Una volta eletto, restava in carica fino alla morte. Di solito il titolo veniva trasmesso di padre in figlio. Egli indossava vesti speciali e una specie di corazza sulla quale erano incastonate dodici pietre preziose, che rappresentavano le dodici tribù. Egli godeva del privilegio esclusivo di entrare, una volta all’anno, nel luogo santissimo, cioè nella stanza sacra interna della tenda dell’Abitazione del Signore o del Tempio, per offire a Dio
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un sacrificio per il perdono dei peccati e un sacrificio completo per sé e per il popolo. Il ruolo del popolo nel culto I singoli individui portavano ai sacerdoti le primizie del raccolto, o animali, affinché li offrissero in sacrificio, per particolari motivi o in occasioni speciali. Inoltre portavano loro i neonati maschi per la circoncisione. In occasione delle grandi feste, si riunivano insieme per celebrare. Le visite ai centri religiosi della nazione erano anche occasione di insegnamento dei princìpi religiosi. Dopo l’esilio Gli Ebrei esiliati in Babilonia non avevano alcun tempio, ma erano egualmente decisi ad osservare la Legge di Dio. Si venne così formando una nuova classe di scribi, specializzati nello spiegare la Legge di Dio. Probabilmente le prime sinagoghe furono costruite durante l’esilio. Gli Ebrei vi si radunavano di sabato per ascoltare le letture dell’Antico Testamento e per pregare. Più tardi le sinagoghe servirono pure da scuola per insegnare la legge divina e la storia del popolo. L’offerta di animali per il sacrificio Gli Ebrei, a differenza di altri popoli antichi, non conoscono il sacrificio di persone, ma solo di animali. Varie erano le occasioni per offrire questi doni: la Pasqua, la purificazione, la presentazione del figlio primogenito. In alcuni di questi sacrifici solo una parte dell’animale veniva bruciato: il fumo che saliva in alto creava un legame con Dio, manifestava che il Signore accoglieva il sacrificio. Una parte restava come sostentamento dei sacerdoti del Tempio; un’altra parte rimaneva a chi lo aveva donato e veniva mangiato «alla presenza di Dio», quasi si trattasse di un banchetto condiviso dal Signore e da chi offre il sacrificio. 7. APPROFONDIMENTO: ESSERE BAMBINI NEI TERRITORI PALESTINESI Ziad ha solo 16 anni ma nei suoi occhi si legge la storia di chi ha oramai abbandonato i sogni di essere bambino. Sprofonda lentamente nella poltrona in cui lo abbiamo fatto sedere e si copre il volto dal collo al naso con la sua kefia bianca e nera, quella di Arafat, il capo del Movimento di Liberazione per la Palestina. Cerchiamo di strappargli un sorriso battendogli le mani e augurandogli un bel “ahlan wa salan”, “welcome back”. Perché Ziad è stato appena rilasciato dal centro di detenzione e investigazione Etzion, dove per la quinta volta in 4 anni ha sperimentato cosa significa essere un “child prisoner”, prigioniero bambino nelle carceri militari israeliane. Ziad vive nel campo profughi di Al-Aroub, a metà strada tra Betlemme e Hebron, assieme ai suoi genitori e ai suoi sei fratelli e tre sorelle. Nessuno dei suoi familiari ha al momento un vero lavoro. Due dei suoi fratelli più grandi sono appena stati rilasciati dal carcere. Per la prima volta, dopo tanti anni, la famiglia è riunita al completo. Al-Aroub è un piccolo campo, ospita circa 3 000 persone e come in tutti i campi profughi la vita è molto difficile. Le case minuscole e spesso senza vetri e porte sono ammassate l’una sull’altra, non c’è spazio per i bambini per giocare se non negli stretti vicoli tra un palazzo e l’altro. Il campo è stato recintato da un’alta rete che termina con lo spinato per proteggere dalle pietre che lanciano i bambini la base militare situata all’altro lato della strada. Ogni notte i soldati invadono il campo incutendo terrore e arrestando persone. I bambini, come Ziad, spesso esprimono la loro frustrazione tirando pietre alle jeep e ai carri armati che entrano nel campo. Sono le 2 di notte del 2 maggio. Ziad dorme sul suo materasso in un angolo della stanza, stanco, ma felice della gita a Gerico con gli amici, che si è appena conclusa. D’improvviso i militari sfondano la porta della sua casa e radunano tutti i familiari in una stanza con i loro documenti d’identità. Ziad, picchiato di fronte alla madre, viene poi portato in un’altra stanza dove viene ammanettato e bendato. Come di routine durante gli arresti, i militari lo caricano nella jeep, senza dare
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spiegazioni né a lui né alla famiglia. Non sa ancora dove verrà portato, ma pancia a terra e occhi bendati, faticando a respirare sotto la pressione degli scarponi dei soldati sulla schiena, e i fucili puntati addosso, non ha paura. Sa cosa l’aspetta. Ziad fu arrestato la prima volta quando aveva solo 13 anni, accusato di aver tirato pietre ai carri armati israeliani. La sua prima detenzione durò solo due settimane, non avendo i militari sufficienti prove per condannarlo e non riuscendo, nonostante le pesanti minacce durante gli interrogatori, a farlo confessare. Ma l’arresto più lungo e sofferto avvenne nel 2005, quando per la terza volta fu accusato di aver lanciato pietre e molotov ai militari. Da quando i territori palestinesi sono stati occupati militarmente nel 1967, la vita della popolazione è governata da ordini militari. L’arresto del 2005 causò a Ziad una settimana di isolamento in una cella di un metro per un metro, nella quale non poteva nemmeno distendersi, una sola finestra che dava su un corridoio, dalla quale filtrava una luce fioca, per poche ore al giorno. Un pasto al giorno, pane e burro e un bicchiere d’acqua, no contatti col mondo esterno, no coperte, niente di niente: solo un’uscita una volta ogni due giorni per andare al bagno. L’ottavo giorno venne interrogato. Niente avvocato. Accusa: due molotov e sette pietre lanciate ai militari nel campo. Malmenato e minacciato di non rivedere più la sua famiglia e la sua casa, Ziad continuò a negare finché non venne costretto a firmare un documento in ebraico (lingua che naturalmente non conosceva), necessario - gli dissero - per visionare le prove della sua accusa. Il documento risultò poi essere, durante il processo, la sua confessione. Ziad fu così condannato, dopo centouno giorni di detenzione già trascorsi, a sette mesi di pena che passò tra una prigione e l’altra. Da quando Ziad ha finito di scontare i suoi sette mesi, un anno e mezzo è passato, un anno e mezzo durante il quale ha subito altri due arresti. Durante il penultimo Ziad è stato picchiato e ha passato i suoi giorni in isolamento, con una costola rotta e un’emorragia interna. I militari gli hanno proposto di pagare una cifra di 400 euro per essere rilasciato. La sua famiglia non aveva questi soldi, ma poiché le condizioni del ragazzo andavano aggravandosi sempre più, non ha avuto alternative. Grazie a prestiti e solidarietà di amici e parenti, Ziad è potuto tornare a casa. Da allora vive nel terrore che i militari possano arrivare ogni notte e arrestarlo senza motivo. Vuole scappare, ci chiede di aiutarlo per andare all’estero e poter studiare e condurre una vita normale. Ziad ha solo 16 anni e nei suoi occhi si legge tristezza e paura. Vorrei potergli promettere che ora è tutto finito e che può continuare a vivere la sua vita assieme alla sua famiglia e ai suoi amici. Fonte: Caschi Bianchi 23 - 28 maggio 2008
IL MESSAGGIO DI GESÙ 1. STORIE DA RACCONTARE: I REGALI DEL SOLE, NON STANCHIAMOCI DI DARE Il sole viaggiava in cielo, allegro e glorioso sul suo carro di fuoco, gettando i suoi raggi in tutte le direzioni, con grande rabbia di una nuvola di umore temporalesco, che borbottava: – Sciupone, mano bucata, butta via, butta via i tuoi raggi, vedrai quanti te ne rimangono. Nelle vigne ogni acino d’uva che maturava sui tralci rubava un raggio al minuto, o anche due; e non c’era filo d’erba, o ragno, o fiore, o goccia d’acqua, che non si prendesse la sua parte. – Lascia, lascia che tutti ti derubino: vedrai come ti ringrazieranno, quando non avrai più niente da farti rubare. Il sole continuava allegramente il suo viaggio, regalando raggi a milioni, a miliardi, senza contarli. Solo al tramonto contò i raggi che gli rimanevano e, guarda un po’, non gliene mancava nemmeno uno. La nuvola, per la sorpresa, si sciolse in grandine. Il sole si tuffò allora allegramente nel mare. G. Rodari
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2. STORIE CHE SCALDANO IL CUORE EDITH STEIN Edith Stein nasce nel 1891 a Breslavia, allora in Germania, undicesima e ultima figlia di una coppia di sposi ebrei. A due anni rimane orfana di padre. La numerosa famiglia viene guidata con saggezza e forza dalla madre, donna molto religiosa, attaccata alla tradizione ebraica. A 14 anni Edith abbandona la fede dei padri divenendo atea, cioè non credente. Studia filosofia a Gottinga, e diventa una stimata e conosciuta docente universitaria e filosofa. Durante la prima guerra mondiale fa due anni di esperienza al fronte come crocerossina ed entra in contatto con il mistero della sofferenza e della morte. All’età di 30 anni si converte al cattolicesimo, dopo aver visto una donna del popolo entrare in una chiesa cattolica a pregare con la borsa della spesa sotto il braccio. “Al vedere la gente entrare tra un’ occupazione e l’altra, quasi per una faccenda abituale o per una conversazione spontanea, rimasi colpita a tal punto che non mi riuscì più di dimenticare la scena. Edith riceve il Battesimo e qualche anno più tardi le viene concesso di entrare nel monastero carmelitano di Colonia, dove prende il nome di Suor Teresa Benedetta della Croce. In monastero vive umilmente, come tutte le altre suore che nulla sanno della sua fama né delle sue capacità. Intanto il nazismo avanza. Hitler impone l’allontanamento degli Ebrei da ogni pubblico impiego. Il 2 agosto 1942 la Gestapo si presenta al monastero per prelevare la “monaca ebrea” e deportarla nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Prima di essere portata via scrive: devo accettare la croce di Cristo a nome di tutti gli altri, questo significa essere sposa del Signore sotto il segno della Croce. Le ultime parole di Edith che le consorelle odono sono rivolte alla sorella Rosa, con lei al monastero: “Vieni, andiamo per il nostro popolo”. Edith Stein muore il 9 agosto assieme alla sorella e a molti altri Ebrei, nelle camere a gas di Auschwitz. Di lei si diceva che era una donna che “si distingueva per il comportamento pieno di pace e l’atteggiamento calmo”.
GESÙ, VERO DIO, VINCE LA MORTE 1. APPROFONDIMENTI: L’ULTIMA SETTIMANA DI GESÙ A GERUSALEMME Ricostruiamo, attraverso le fonti evangeliche, l’ultima settimana di Gesù a Gerusalemme: i fatti che precedono la Pasqua di Gesù. FATTI
LUOGHI
GIORNO
Gesù entra a Gerusalemme a dorso di un’asino e viene acclamato e accolto come un re. (Mc 11, 7-10; Lc 19, 35-38; Gv 12, 12-15)
Porta di Gerusalemme
Domenica delle Palme, che precede la domenica di Pasqua
Gesù insegna nel Tempio e prega. (Lc 21, 37-38)
Tempio di Gerusalemme
Lunedì, martedì, mercoledì
I capi dei sacerdoti e le autorità del popolo, capeggiati da Caifa, ordiscono un complotto per uccidere Gesù. Giuda accetta di tradirlo in cambio di trenta denari d’argento. (Mt 26, 1-5; 26, 14-16)
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Palazzo di Caifa
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FATTI
LUOGHI
Preparativi della cena pasquale. (Mc 14, 12-16) La lavanda dei piedi. (Gv 13, 1-20) Annuncio del tradimento di Giuda. (Gv 13, 21-30) Istituzione dell’Eucaristia. (Lc 22, 19-20) Annuncio del rinnegamento di Pietro. (Mt 26, 30-35)
Cenacolo, stanza in cui Gesù celebrò la Pasqua con i suoi Apostoli
Giovedì sera
Preghiera di Gesù, tradimento di Giuda e arresto di Gesù. (Mt 26,36-56)
Orto degli Ulivi, il Getzemani
Giovedì notte
Gesù davanti al Sinedrio: primo processo a Gesù, condannato perché afferma di essere il Figlio di Dio. (Mt 26, 57-68)
Palazzo di Caifa
Prime ore del venerdì
Rinnegamento di Pietro. (Mt 26, 69-75)
Fortezza Antonia, il Pretorio: residenza di Pilato a Gerusalemme
Venerdì all’alba
Gesù davanti a Pilato. (Lc 23, 1-7)
GIORNO
Venerdì mattina
Gesù davanti a Erode. (Lc 23, 8-12)
Residenza di Erode Venerdì mattina a Gerusalemme
Gesù di nuovo davanti a Pilato. (Gv 18, 28-40) Gesù flagellato e condannato a morte. (Gv 19, 1-16)
Pretorio
Venerdì mattina
La via del Calvario. (Lc 23, 26-32)
Strada che conduce al Golgota
Venerdì mattina
Crocifissione. (Gv 19, 17-22)
Golgota
Venerdì verso mezzogiorno
Morte di Gesù. (Mt 27, 45-50)
Golgota
Venerdì verso le ore 15
Il colpo di lancia e la sepoltura. (Gv 19, 31-37, 41; Lc 23, 50-54)
Golgota
Venerdì verso il tramonto
Le donne rispettano il riposo del sabato e preparano aromi per il giorno seguente. (Lc 23, 55-56)
Sepolcro presso il Golgota
Sabato
L’angelo annuncia alle donne che Gesù è risorto. (Lc 24, 1-11)
Presso il sepolcro
Domenica di buon mattino
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Focalizziamo la riflessione su alcuni punti: • Gesù sceglie liberamente e consapevolmente di andare a Gerusalemme, pur sapendo quale sarà la sua sorte; • la lavanda dei piedi come massima espressione d’amore, un amore così grande da farsi tanto piccolo; • l’Ultima Cena come dono dell’Eucaristia, il grande mistero della presenza reale di Gesù tra i Cristiani; • Gesù nel Getzemani patisce la sofferenza dell’uomo. Analizziamo gli spostamenti della notte della Passione: Gesù viene portato da Caifa, Sommo Sacerdote (in carica dal 18 al 36 d.C., successore del suocero Anna), dove subisce il primo processo, di tipo religioso. Qui viene condannato a morte con l’accusa di essere un bestemmiatore perché afferma di essere il Figlio di Dio. Il gesto di strapparsi le vesti, compiuto dal Sommo Sacerdote, rappresenta il massimo dello sdegno verso le parole di Gesù ritenute assurde. Per dare esecuzione alla pena, però, gli Ebrei avevano bisogno del consenso dei Romani, per questo Gesù viene condotto dal procuratore Ponzio Pilato, presente in quei giorni a Gerusalemme per controllare meglio il flusso di gente in città nel periodo della Pasqua ebraica. Ponzio Pilato è il governatore o procuratore della Giudea, colui che fa rispettare le norme imposte da Roma. In un primo momento, non volendo decidere su Gesù, lo invia da Erode Antipa, re della Galilea, che si trovava a Gerusalemme per la Pasqua sostenendo che doveva decidere lui sulla vita di un Galileo ma Erode dopo un breve colloquio lo rimanda da Pilato. Si conclude, così, anche il secondo processo, di tipo politico, con l’accusa che Gesù sostiene di essere un re, pertanto nemico dell’Impero. Pilato, però, non sicuro delle accuse mosse a Gesù, decide di lavarsene le mani. Dato che c’era l’usanza di liberare un prigioniero per la festa di Pasqua, fa scegliere al popolo chi far vivere e chi far morire: un prigioniero di nome Barabba, forse zelota, viene scarcerato, mentre Gesù viene condannato alla crocifissione. Approfondiamo i luoghi Cenacolo: la parola latina coenaculum indica di per sé il luogo dove si cena, ma designava, in generale, il piano superiore della casa. Oggi questo luogo appartiene al governo d’Israele e al posto del Cenacolo c’è una costruzione di epoca crociata. Orto o monte degli Ulivi: è un colle situato a est di Gerusalemme, proprio di fronte alle mura orientali del Tempio. In un podere chiamato Getzemani, termine aramaico che significa “frantoio”, Gesù pregò il Padre prima di morire e fu arrestato con l’aiuto di Giuda Iscariota. I luoghi del monte che, ancora oggi, ricordano la Passione di Gesù sono tre: la Grotta del Tradimento, il Giardino degli Ulivi e la Basilica dell’Agonia, l’uno vicino all’altro ma distinti. Palazzo di Caifa: secondo i Vangeli, Caifa era Sommo Sacerdote al tempo di Gesù e la sua casa viene localizzata a Gerusalemme, a una decina di metri dal Cenacolo. Litostroto della Fortezza Antonia: Giovanni nel suo Vangelo chiama “litostroto” (dal greco “lastricato”) il luogo situato di fronte al pretorio, dove i Giudei non vollero entrare perché, essendo la vigilia di Pasqua, non volevano contaminarsi accedendo in una terra non pura, in quanto abitata da stranieri. Il lastricato dovrebbe essere quello del cortile dell’antica Fortezza Antonia, dove, molto probabilmente, Gesù fu processato da Pilato, flagellato e schernito dai soldati romani. Golgota o Calvario: dal latino calvaria che significa “cranio” o “luogo del cranio”, indica sia il luogo dove Gesù fu crocifisso sia la vicina proprietà di Giuseppe di Arimatea, dove fu sepolto. Il nome, forse, deriva dal fatto che la collina veniva usata come luogo per le esecuzioni, oppure dalla sua forma tondeggiante come la calotta di un cranio. Oggi in questo luogo sorge la Basilica del Santo Sepolcro.
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Colleghiamo ora gli ultimi giorni della vita di Gesù con le celebrazioni della Settimana Santa dei Cristiani, attraverso lo schema seguente: DOMENICA DELLE PALME processione con l’ulivo
GIOVEDÌ Messa in Coena Domini e lavanda dei piedi
VENERDÌ Via Crucis
ULTIMA CENA E ARRESTO INGRESSO A GERUSALEMME
SABATO Veglia
DOMENICA DI PASQUA
GESÙ È NEL SEPOLCRO PROCESSO, CROCIFISSIONE E SEPOLTURA
RISURREZIONE DI GESÙ
Il periodo di preparazione alla festa di Pasqua si chiama “Quaresima” (cioè quaranta) ed è un periodo “penitenziale” che ha inizio con il Mercoledì delle Ceneri (quello dopo il martedì grasso di Carnevale) e termina con la Domenica della Palme. I tre giorni prima della Domenica di Pasqua corrispondono al Triduo Pasquale: Giovedì, Venerdì e Sabato Santo. La notte di Pasqua, i Cristiani celebrano la liturgia più importante dell’anno, quella che fonda tutta la loro fede, il punto culminante del mistero dell’Incarnazione, dove tutto acquista un senso e il piano di Dio viene svelato al mondo. È la notte della luce in cui la vita vince sulla morte. Alcuni riti di intenso significato accompagnano questa notte nelle chiese cattoliche, durante la Veglia che attende il Risorto: • la benedizione del fuoco e l’accensione del cero pasquale, segno della luce di Cristo risorto che ha sconfitto le tenebre del peccato e della morte; • la processione con le candele accese, al seguito del grande cero, all’interno della chiesa buia, che culmina con il suono delle campane e il canto del Gloria; • la benedizione dell’acqua con il ricordo del Battesimo. In questa notte, infatti, si amministra il Battesimo ai bambini e si fa memoria del proprio, rinnovando le promesse battesimali; • la lettura di diversi brani veterotestamentari per ricordare la Pasqua ebraica; • la celebrazione dell’Eucaristia con la consacrazione del pane e del vino, per far memoria della Nuova Pasqua. 2. APPROFONDIMENTO: TRADIZIONI DI PASQUA La “Semana Santa” ad Alghero Alghero, ridente cittadina sulla costa occidentale della Sardegna, celebra la Pasqua con grande fervore e col coinvolgimento dell’intera popolazione. Per un’antica tradizione (che risale al 1501, quando nella città si insediò una colonia di aragonesi), le celebrazioni religiose della Pasqua vantano origini spagnole. Una statua lignea del Cristo viene esposta alla devozione dei fedeli. Le donne vestite a lutto vi si affollano attorno in gesti di devozione, per chiedergli una grazia, esprimere un voto. La cosiddetta “Semana Santa” si apre il martedì, “Dimarts Sant”, con la processione dei Misteri Dolorosi, prosegue il giovedì, “Dijous Sant”, con la celebrazione della Via Crucis.
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Venerdì, “Divendres Sant”, si assiste al rito della schiodatura del Cristo dalla croce, il “desclavamant”, e la sua deposizione nella culla. Dalla chiesa della Misericordia parte la processione che accompagna il Cristo al lume delle “farols”, piccole candele ricoperte da cartoncini rossi. I fedeli avanzano con un antico passo di danza che mima l’atto del cullare il Cristo, mentre le confraternite sfilano indossando cappucci a punta. Il sabato, “Dissabte Sant”, è il giorno della veglia e dell’attesa della domenica di Pasqua, quando il Cristo Risorto incontrerà la Madonna tra voli di colombe e fuochi d’artificio. Riti della Passione a Barile in Basilicata A Barile, in Basilicata, tutti lavorano nelle settimane precedenti la Pasqua alla riuscita della processione. Lungo il percorso vengono innalzati una serie di palchi per la rappresentazione dei diversi episodi della Passione: il Cristo nell’orto, la cattura, Ponzio Pilato, la Via Crucis, la crocifissione. Il giovane che impersona il Cristo deve digiunare ed espiare ogni colpa nei tre giorni prima della processione. Viene lavato, unto e vestito da sole donne, ognuna delle quali si cura del suo vestiario. La processione ha un ritmo frenetico, sostenuto dalla presenza di uomini vestiti da soldati che si muovono a cavallo su e giù per le strade del paese. Intorno a loro si agitano gruppi di personaggi: i Romani, i sacerdoti, il popolo, e ancora la Maddalena, la Madonna, gli Apostoli. La Vergine viene rappresentata in due versioni, con un vestiario diverso: da giovane e da anziana. In questa atmosfera tutta ricostruita dai Vangeli, compaiono all’improvviso, portando un grande scompiglio, alcune figure di fantasia legate alle paure ancestrali che ci portiamo dentro. Ecco la figura del “Negro” che rappresenta lo straniero, indossa un mantello con piume colorate e gioca con un altro “Negro” bambino a tirarsi una palla avanti e indietro. Nella grande kermesse compare anche la “Zingara”, altro personaggio dai toni oscuri e misteriosi, che porta un vestito decorato da tutti gli ori del paese: simbolo di una ricchezza che nasconde malvagità e pericolo. La gente si difende da lei donandole, anche per un solo giorno, tutti i propri averi. Personaggi simbolici dunque il “Negro” e la “Zingara”, che assumono un grande rilievo in questo grande rito di espiazione collettiva. L’Accensione del fuoco sacro e lo “scoppio del carro” a Firenze La storia racconta che, durante la prima Crociata nel 1096, Pazzo de’ Pazzi, cavaliere fiorentino al seguito di Goffredo di Buglione, piantò per primo il vessillo della Croce sugli spalti di Gerusalemme. In ricompensa gli vennero donati alcuni frammenti di pietra del Santo Sepolcro. Tornato a Firenze quei frammenti vennero usati per accendere il fuoco sacro del Sabato Santo. La famiglia Pazzi decise di rendere la cerimonia più suggestiva costruendo un carro che, riccamente addobbato, portava il fuoco sacro per le vie della città. Oggi questa tradizione continua la domenica di Pasqua con un grande carro che, trainato da buoi bianchi inghirlandati e scortato da armati, musici e sbandieratori, procede per le vie della città fino ad arrivare sul sagrato del Duomo. Così Aldo Palazzeschi racconta: «Il rito rappresenta la benedizione del fuoco. L’Arcivescovo si reca la mattina nella più antica chiesa della città, quella dei SS. Apostoli dove si conserva il fuoco benedetto, ivi lo prende per portarlo all’altare maggiore del Duomo, da dove la colombina in forma di piccione, la colombina famosa, si parte lungo un filo per andare ad accendere il carro sulla piazza davanti alla porta centrale; e sempre schizzando fuoco dalla coda ritorna all’altare maggiore. Il vecchio carro... tirato da tre paia di buoi infioccati e adornati di specchi per la solennità, tra una gazzarra urlante di monelli, lentamente e traballando se ne viene fin sulla piazza fra il Battistero e la Cattedrale. Per il suo incedere lento e dinoccolato il popolo lo chiama “brindellone”.
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CLASSE 4a
A mezzogiorno, quando la Messa è al “Gloria in excelsis Deo”, un pompiere salta su una scaletta, simile a un gatto, e senza dare il tempo di accorgersene, appicca il fuoco alla colombina che per due volte striscia infuocata lungo tutta la chiesa sopra la folla rumoreggiante. Dalla riuscita più o meno perfetta del suo volo si traggono i pronostici di fortuna o di disgrazia per l’anno corrente». La “Maronna Vasa Vasa” a Modica Durante la mattina di Pasqua due cortei percorrono le vie del paese portando le statue del Cristo e della Madonna. Dalla Chiesa di Santa Maria viene portata fuori la statua di Gesù. Dopo mezz’ora viene fatta uscire quella di Maria che indossa un mantello nero in segno di lutto. La Madonna inizia subito la ricerca del Figlio. A mezzogiorno finalmente si incontrano nella piazza principale. La Vergine, avendo incontrato il Figlio, allarga le braccia e lascia cadere il mantello da dove si alzano in volo delle bianche colombe con dei nastri azzurri alle zampine. Maria si avvicina e bacia il Figlio. Al punto del “vasa vasa” tutta la popolazione festeggia l’arrivo della Pasqua. 3. APPROFONDIMENTO: IL MISTERO DELLA SINDONE Presentiamo la Sindone partendo dalla problematizzazione con la domanda: - Che cos’è la Sindone? Scriviamo le diverse ipotesi dei bambini, poi passiamo alla spiegazione: la Sindone è un lenzuolo di lino lungo 436 cm e largo 110 cm, in cui sono impresse le impronte frontale e dorsale di un uomo flagellato e crocifisso. L’impronta si comporta come un negativo fotografico. La tradizione identifica questo lenzuolo con quello di cui parlano i Vangeli: «Giuseppe di Arimatea prese il corpo (di Gesù), lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo...» (Mt 27, 59-60) La Scienza afferma che: • la Sindone è un lenzuolo che si può far risalire ai primi secoli del Cristianesimo; • i pollini presenti nel lino appartengono a piante della terra di Palestina; • l’immagine che vi è impressa non può essere stata dipinta; • si tratta dell’immagine di un uomo con barba e capelli lunghi; la fronte riporta profonde ferite; il corpo è flagellato, infatti risultano ferite sul costato, ma nessun osso è spezzato; • le mani sovrapposte fanno pensare a mani crocifisse; • il corpo è rimasto avvolto nel lenzuolo per 30, 36 ore; • l’unica spiegazione su come si sia potuta imprimere l’immagine sul lenzuolo è che il corpo sia passato da uno stato freddo a uno molto caldo. L’immagine della Sindone è stata impressa sicuramente grazie a una forte irradiazione di energia, rilasciata dal corpo avvolto nel lenzuolo; questo sembra trovare una spiegazione di fede nei racconti della Risurrezione di Gesù che si trovano nei Vangeli, dai quali si intuisce che il corpo di Gesù è passato da uno stato freddo a una irradiazione di calore e di luce. La prima foto della Sindone fu scattata nel 1898 da un giovane avvocato, Secondo Pia, che si accorse, dopo aver sviluppato la lastra, che sul suo negativo appariva il positivo della figura di un uomo. Da lì sono stati svolti una serie di accertamenti scientifici per capire sempre di più di cosa si trattava, ma nonostante ciò, ancora oggi alcuni passaggi rimangono avvolti nel mistero. Ciò che storicamente è stato possibile ricostruire è che esisteva a Edessa (in Turchia), già dal II sec. d.C., ed era venerata dalle comunità cristiane orientali, una particolare immagine su stoffa, raffigurante il volto di Gesù, denominata “mandylion” o “Immagine di Edessa”. Alcuni studiosi ritengono che questo telo sia lo stesso noto oggi come Sindone di Torino: sarebbe arrivato in Europa con le Crociate e dopo varie peregrinazioni, nel 1578, accolto nella
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CLASSE 4a
città di Torino, dove si trova ancora oggi. I fedeli devono credere alla Sindone? La Chiesa cattolica risponde che il cristiano è totalmente libero di credere o meno. La Sindone rappresenta comunque un segno che spinge il credente a riflettere. Paolo VI, durante il suo pontificato, affermò: – Io guardo quel volto e tutte le volte che lo guardo il cuore mi dice: è Lui, è il Signore! La Sindone riapre l’eterno dilemma dell’uomo: credere o non credere. La Risurrezione è un evento che non può essere descritto con le parole umane, perché rimane comunque un mistero. L’unico modo che abbiamo per accogliere ciò che apparentemente sembra “assurdo”(o come ricorda San Paolo in 1 Cor 1, 23: “Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani”) è quello di porci in una condizione di ascolto: possiamo solo affidarci e fidarci di Dio, proprio come ha fatto Gesù sulla croce. Facciamo riflettere i bambini sul fatto che se ciò di cui parliamo è vero, la Sindone è l’unica “fotografia” dell’uomo Gesù. Lasciamo che esprimano liberamente le emozioni e i pensieri suscitati in loro da questa immagine. Aiutiamo i bambini a riflettere sulla fede come proposta, cammino, ricerca, speranza e lotta per vivere felici nell’amore. 4. LAVORETTO: MEMORY SULLA PASQUA Facciamo realizzare ai bambini un Memory sulla Pasqua. Fotocopiamo i 5 rettangoli e facciamoli colorare. Poi, dopo averli incollati su dei cartoncini, facciamoli ritagliare e, infine, unire con un fermacampione, in ordine dall’1 al 5. SCHEDA N. 34: MEMORY SULLA PASQUA
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LA GIOIA DI SENTIRSI AMATI
NEL PAESE DI GESÙ
Scheda 1 A scuola di religione Scheda 2 La scoperta di un altro mondo
Scheda 25 Viaggiare in Palestina Scheda 26 La Palestina fisica/La Palestina politica Scheda 27 Fauna della Palestina Scheda 28 Norme alimentari ebraiche Scheda 29 La Palestina oggi Scheda 30 I figli di Abramo per la pace Scheda 31 Se vuoi essere mia amica...
I SEGNI DELLE RELIGIONI Scheda 3 Domande di senso Scheda 4 Religiosità e religione Scheda 5 Uruk e lo spirito del fuoco Scheda 6 Mito sumero: il mal di denti Scheda 7 Gilgamesh ed Enkidu Scheda 8 Animali sacri in Egitto Scheda 9 La Creazione secondo gli Egizi Scheda 10 Il libro dei morti Scheda 11 Zeus contro Tifone Scheda 12 I Greci e l’aldilà Scheda 13 I sacrifici Scheda 14 Segni delle antiche religioni Scheda 15 Segni religiosi nel mondo Scheda 16 L’Ebraismo Scheda 17 Il popolo ebraico Scheda 18 Il tempo dei profeti
GESÙ, VERO UOMO E IL SUO TEMPO Scheda 19 Gesù e il Messia Scheda 20 Il Vangelo dei Magi Scheda 21 Maria, madre di Gesù Scheda 22 Gli Evangelisti Scheda 23 Gesù è veramente esistito Scheda 24 Altri scritti su Gesù
IL MESSAGGIO DI GESÙ Scheda 32 Le beatitudini Scheda 33 Parabole e miracoli
GESÙ, VERO DIO, VINCE LA MORTE Scheda 34 Memory sulla Pasqua Scheda 35 La Pasqua da Mosè a Gesù Scheda 36 Gli elementi della Pasqua Scheda 37 I nomi di Gesù Scheda 38 La basilica del Santo Sepolcro
MAPPE Scheda 39 La religione in Mesopotamia Scheda 40 La divinità egizie Scheda 41 Il Faraone Scheda 42 Gli Egizi e l’aldilà Scheda 43 La religione greca Scheda 44 Il fondamento cristiano
O I R A D SCHE a 4 E S S CLA 45
CLASSE 4a
SCHEDA 1
LA GIOIA DI SENTIRSI AMATI
A SCUOLA DI RELIGIONE 1 Leggi il brano.
Abbiamo visto che Lucia va anche al catechismo oltre che seguire l’insegnamento della religione cattolica a scuola. Ma è forse la stessa cosa? Perché i nostri amici Samuele, che è ebreo, Karim, che è musulmano e Mag, che è buddista seguono solo le lezioni di religione a scuola ma non vanno al catechismo? Il nostro amico Karim ci aiuta a capire: – La mamma mi ha detto che frequentare le lezioni di religione a scuola mi aiuta a comprendere le persone italiane, il loro modo di pensare e anche di vivere, anche se io rimango sempre musulmano. Lucia invece spiega: – A scuola la maestra ci fa conoscere Gesù e il suo Vangelo e anche l’insegnante di catechismo ci parla di Gesù ma ci insegna a seguire il suo Vangelo: ci fa pregare, ci fa mettere in pratica l’insegnamento di Gesù, ci insegna a vivere da Cristiani. 2 Chi lo dice? L’insegnante di religione a scuola o l’insegnante di catechismo?
Alla fine della nostra lezione andiamo in chiesa a pregare insieme.
I Cristiani credono nella Risurrezione di Gesù.
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Karim, ci racconti come si svolgono le funzioni della religione musulmana?
Domani ci incontriamo per imparare i canti per la Messa di domenica.
3 Se hai in classe compagni di religioni diverse da quella cattolica, informati su come avviene
la loro formazione religiosa.
LA GIOIA DI SENTIRSI AMATI
SCHEDA 2
CLASSE 4a
LA SCOPERTA DI UN ALTRO MONDO 1 Aiuta Giantarlo a uscire dalla trave e scrivi sulle righe in fondo che cosa è necessario per
crescere.
COSTANZA
FALLIMENTO
CORAGGIO
AMICIZIA
SACRIFICI
INDECISIONE IMPEGNO PIGRIZIA
RINUNCE
SOGNI SVAGO
DIVERTIMENTI
SVOGLIATEZZA
EGOISMO
SACRIFICI DECISIONE
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CLASSE 4a
SCHEDA 3
I SEGNI DELLE RELIGIONI
DOMANDE DI SENSO Uno scrittore che ha lavorato tanto con i bambini, Gianni Rodari, ha detto: “Prima ancora di imparare a parlare l’uomo doveva aver in testa un grande punto interrogativo; ma di punti interrogativi sono ancora pieni il cielo e la terra...”
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1 Scrivi dentro al punto interrogativo la domanda
che ti sembra più importante.
2 Osserva le immagini e per ognuna scrivi le domande
di senso che ti suscitano.
I SEGNI DELLE RELIGIONI
SCHEDA 4
CLASSE 4a
RELIGIOSITÀ E RELIGIONE 1 Completa il testo e le mappe con le parole date.
RIVELATE - RELIGIONI - STUPORE - DOMANDE - RISPOSTE - RELIGIOSO VITA - ESSERI - NATURALI Dallo verso la natura nasce il sentimento dell’uomo che cerca di trovare alle sue tante . Quando l’intuizione che la dipende da un “mistero” più grande si trasforma in fede verso uno o più superiori nascono le . RELIGIONI
POLITEISMO
MONOTEISMO
PREGHIERE - MITI - LIBRI - GRUPPO - FESTE - RITI - DONI - SACRO - LUOGHI - ALDILÀ L’uomo che pratica una religione in Celebra i Scrive i
, offre
e preghiere alla divinità.
sacri.
Inventa storie per spiegare l’origine delle cose: i Costruisce Inventa delle
.
sacri dove incontrare la divinità. per comunicare con dio.
Divide il tempo in e dà vita alle
e profano religiose.
Si fa un’idea dell’
, cioè della vita dopo la morte.
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CLASSE 4a
SCHEDA 5
I SEGNI DELLE RELIGIONI
URUK E LO SPIRITO DEL FUOCO 1 Riordina le sequenze della storia e descrivi cosa rappresentano.
2 Leggi le notizie e rispondi.
Lo sciamano Non tutti gli uomini avevano il potere di entrare in relazione con la divinità. Questo compito era delegato allo sciamano, che era in grado di avvicinarsi alla divinità e di mediare i rapporti tra questa e l’uomo. In passato allo sciamano venivano attribuiti poteri straordinari, spesso frutto di leggende: la conoscenza di tutti i linguaggi, compresi quelli animali e del mondo degli “spiriti”. Con i riti magico-religiosi si credeva che potesse contrastare la potenza degli spiriti per servirsene a favore della sua gente. Si credeva anche che potesse accompagnare nell’aldilà le anime dei defunti. Nel passato quali poteri straordinari venivano attribuiti allo sciamano?
All’interno del villaggio, che ruolo rivestiva secondo te?
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I SEGNI DELLE RELIGIONI
SCHEDA 6
CLASSE 4a
MITO SUMERO: IL MAL DI DENTI 1 Leggi il brano.
Dopo che Iddio creò il cielo, il cielo creò la terra, la terra creò i fiumi, i fiumi crearono i fossi, i fossi crearono il fango, il fango creò il verme. Ma il verme non aveva nulla da mangiare. Andò dunque dal dio della giustizia e pianse, e pianse... E al cospetto del dio della saggezza, Ea, versò fiumi di lacrime. – Che cosa mi darai da mangiare? – gridò. – Che cosa mi darai da bere? – Io ti darò fichi maturi – rispose il dio della giustizia, – io ti darò albicocche. – A che mi varranno i fichi maturi? – gridò il verme, – toglimi invece dal fango e mettimi tra i denti dell’uomo, dammi un posto tra le sue mascelle perché io possa bere il sangue dei suoi denti e nutrirmi delle radici delle sue mascelle! – Benissimo – rispose il dio della giustizia – tu hai fatto la tua scelta. Puoi dunque metterti tra i denti degli uomini, puoi metterti tra le loro mascelle, ma d’ora innanzi, e per sempre, la possente mano di Ea si leverà contro di te, per schiacciarti! T. H. Gaster, Le più antiche storie del mondo, Einaudi
2 Completa e rispondi alle domande.
1. Dopo la Creazione, che cosa chiede il verme al dio della giustizia? 2. Il dio della giustizia accontenta il verme, ma ciò provoca due conseguenze negative. Indicale completando le frasi seguenti: L’uomo soffrirà Il verme sarà sempre perseguitato da 3. Nel mito che hai letto si parla, oltre che dell’origine del mal di denti, anche della Creazione del mondo. Ricostruiscila rispondendo alle seguenti domande. Avviene in un solo momento o “a tappe”? Il creatore è uno solo o più di uno?
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CLASSE 4a
I SEGNI DELLE RELIGIONI
SCHEDA 7
GILGAMESH ED ENKIDU
1 Leggi il mito di Gilgamesh, poi spiega a parole e disegna nel riquadro qual era l’idea
dell’aldilà nell’antica Mesopotamia.
Gilgamesh era il potente re di Uruk: un uomo ricco, forte e raffinato, ma tiranno e oppressore nei confronti dei suoi sudditi. Questi, stanchi, pregarono la dea Ishtar di esserne liberati, ma lei se ne innamorò. L’eroe, però, non volle sposarla, così la dea, per vendicarsi e sconfiggere Gilgamesh, creò Enkidu, un essere dalla forza indescrivibile. I due avversari, ammirati dalla reciproca potenza, diventarono amici. Enkidu ebbe un effetto benevolo sul re e insieme affrontarono numerose avventure e valorose imprese per difendere il popolo. Dopo un po’ di tempo, però, Enkidu si ammalò e morì. Gilgamesh, per la prima volta, sperimentò la sconfitta e il dolore. Per sette giorni e sette notti pianse l’amico e si accorse di essere rimasto solo. Fu allora che chiese agli dei di poter riabbracciare ancora una volta il caro Enkidu e, dopo molta insistenza, si aprì una fessura negli Inferi e lo spirito di Enkidu, come una folata di vento, tornò sulla terra. I due amici parlarono a lungo della vita nell’aldilà. Enkidu rivelò all’amico che l’aldilà era il regno delle ombre, un luogo oscuro, triste e tetro, dove il corpo viene mangiato dai vermi come un vecchio vestito e il nutrimento è la polvere del terreno e la creta. Ci sono strane creature “vestite d’ali” e non vi sorge mai la luce. Dopo centoventisei anni di regno, anche Gilgamesh morì. Neanche lui, con tutta la sua forza, riuscì a sottrarsi alla condanna della morte. L’idea dell’aldilà nell’antica Mesopotamia:
2 Rispondi.
Secondo te c’è speranza in questa visione dell’aldilà? Perché?
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SÌ
NO
I SEGNI DELLE RELIGIONI
SCHEDA 8
CLASSE 4a
ANIMALI SACRI IN EGITTO 1 Collega ogni animale con la spiegazione del perché era ritenuto sacro dagli antichi Egizi.
BABBUINO Ricordava la fertilità della terra, perché nutriva gli uomini con la sua carne e il suo latte. Con la sua vista aguzza era considerato il simbolo del sole.
MUCCA
FALCO Posta sulla corona del Faraone, rappresentava l’occhio del dio Ra.
FEMMINA DEL COBRA Era associato alla sapienza perché una leggenda narrava che era in grado di prevedere il sorgere del sole, dato che ogni mattina rivolgeva la testa verso est.
Era venerato come un dio perché scendeva verso il delta del Nilo prima delle inondazioni, preannunciandole.
IBIS
Vive sia sulla terraferma sia in acqua. Con il suo becco si nutre di serpenti appena nati.
COCCODRILLO
2 Secondo molti miti che riguardano la creazione
del mondo, tutto è stato generato da Amon-Ra. Leggi le indicazioni del mito riportato sotto, completa il disegno e rispondi.
Il dio sole Ra apparve sotto forma di uno scarabeo che fece nascere la vita dalla sua palla infuocata.
3 Prova a fare un’ipotesi sul perché questo insetto
era considerato sacro e portatore di fortuna.
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CLASSE 4a
SCHEDA 9
I SEGNI DELLE RELIGIONI
LA CREAZIONE SECONDO GLI EGIZI
1 Leggi la poesia che racconta il mito della creazione del cielo e della terra.
Osserva il disegno che lo rappresenta e scrivi il nome delle divinità che vengono nominate.
Così per gli Egiziani è avvenuta la creazione da un uovo apparso senza intenzione dalle acque primordiali e senza vita uscito è Ra, il dio di potenza infinita.
Geb e Nut, innamorati se ne stavano sempre abbracciati! Il grande Ra, costretto ad intervenire chiede a Shu di separarli per la vita far fiorire.
Lui, dio del sole, creatore del mondo dalla sua barca illumina ogni giorno. Crea Shu, dio dell’aria secca, con uno starnuto e Tefnut, dio dell’aria umida, con lo sputo.
Shu con forza separa i due amanti solleva Nut con le mani avanti Poi con forte determinazione calpesta Geb nell’opposta direzione.
Da loro nasce un’altra coppia importante Geb, dio della terra e delle piante, insieme a Nut, dea del cielo stellato e dell’immenso azzurro incantato.
E così da quel lontano giorno il cielo abbraccia la terra tutta intorno e la terra tende le mani al cielo dell’amore cercando l’unico sentiero!
1. 2.
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3.
4.
5.
I SEGNI DELLE RELIGIONI
SCHEDA 10
CLASSE 4a
IL LIBRO DEI MORTI
1 La definizione “libro dei morti” è stata utilizzata dai primi studiosi che hanno interpretato
i contenuti dei papiri ritrovati nelle tombe egizie. Il nome originario in egiziano era REU NU PERT EM HRU. Scopri cosa significa letteralmente risolvendo il cruciverba e scrivendo sulla riga sotto le lettere delle celle azzurre.
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16
C A P G P I O N S S Z A H A M S
1) Il nome dei vasi in cui venivano deposti alcuni organi interni del defunto durante la mummificazione. 2) Il dio che accompagnava l’anima del defunto al tribunale di Osiride. 3) Con quale azione Anubi giudicava l’anima del defunto? 4) Il nome dei segni che costituiscono la scrittura egizia. 5) Con quale pianta si facevano i fogli per scrivere? 6) Era la moglie di Osiride. 7) Il nome del dio dei morti. 8) Come si chiamavano le città dei morti? 9) Il nome della cassa di legno dove veniva deposto il corpo del defunto dopo l’imbalsamazione. 10) Erano gli unici che potevano entrare nel tempio egizio. 11) Con quale termine si definiscono le divinità rappresentate con testa di animale? 12) E quelle rappresentate in forma umana? 13) Il dio con la testa di falco, figlio di Iside e Osiride. 14) Il nome degli oggetti che venivano usati da vivi come ornamenti e messi nelle tombe per scongiurare disgrazie e portare fortuna. 15) Il nome del corpo del defunto avvolto in bende dopo l’imbalsamazione. 16) Era ed è ancora oggi un amuleto usato come portafortuna.
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CLASSE 4a
SCHEDA 11
I SEGNI DELLE RELIGIONI
ZEUS CONTRO TIFONE 1 Leggi il mito di Zeus contro Tifone e suddividi il testo in sequenze sottolineandole con
diversi colori. Poi ricopia le sequenze nello schema.
Dal Tartaro oscuro, luogo buio collocato nelle profondità della terra, venne generato Tifone, una creatura mostruosa dalle dimensioni enormi con cento teste di serpenti lunghi fino alle spalle. Tifone salì fin sul monte Olimpo per dichiarare guerra al potente Zeus e seminò il terrore tra tutti gli dei che scapparono. Così i due cominciarono a lottare. In un primo momento il mostro del male ebbe la meglio, in quanto riuscì a incatenare Zeus. Ma il potente dio del tuono si liberò grazie all’aiuto di Ermes e trapassò con un fulmine infuocato il petto dell’avversario. Mentre Tifone ardeva, Zeus pose sopra di lui il monte Etna, che si trova in Sicilia. Da quel giorno il monte divenne un vulcano che arde ancora oggi. SITUAZIONE INIZIALE
COMPLICAZIONE O ROTTURA DELL’EQUILIBRIO
SVILUPPO DELLE VICENDE
INTERVENTO CHE RIPORTA L’EQUILIBRIO CONCLUSIONE O SITUAZIONE FINALE 2 Disegna Zeus,
il dio del fulmine, e Tifone, il mostro dalle cento teste di serpente, simboli della lotta tra bene e male.
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I SEGNI DELLE RELIGIONI
SCHEDA 12
CLASSE 4a
I GRECI E L'ALDILÀ
1 Leggi il testo sull’idea dell’aldilà presso gli antichi Greci, poi completa il disegno
con Caronte e Cerbero.
I Greci credevano nell’esistenza di un mondo sotterraneo governato da Ades, fratello di Zeus e Poseidone. Questo luogo, chiamato Ade, era il regno dei morti: un posto buio, tenebroso e triste, dove abitavano le anime dei defunti. Il suo ingresso era delimitato dall’Acheronte, il fiume del dolore. Si credeva che solo dopo i riti funebri l’anima del defunto potesse attraversare l’Acheronte e trovare finalmente pace. A traghettare le anime dei morti nell’Ade era Caronte, un vecchio barcaiolo dagli occhi fiammeggianti. Per pagare il costo della traversata, ai morti veniva posto nella bocca un obolo, un’antica moneta greca. A fare la guardia alla porta dell’Ade c’era Cerbero, mostruoso cane a tre teste che faceva entrare i nuovi arrivati e impediva a chiunque di lasciare l’Oltretomba.
2 Rispondi.
Che cos’è l’Acheronte? Chi è Caronte? Che cos’è l’obolo? Chi era Ades? Presso gli antichi Greci era usanza mettere accanto al defunto tre focacce di pane. Perché secondo te?
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CLASSE 4a
SCHEDA 13
I SEGNI DELLE RELIGIONI
I SACRIFICI Uno dei modi con cui veniva manifestata la propria fede presso le antiche religioni politeiste erano i sacrifici. La parola sacrificio deriva dalle parole sacrum (sacra) e facere (fare), ovvero “fare una cosa sacra”. Sugli altari venivano compiuti sacrifici o deposte offerte in onore degli dei per fare delle richieste, ringraziare, chiedere perdono o lodare la divinità. I sacrifici e le offerte erano di vario tipo, a seconda delle civiltà: • nell’antica Mesopotamia si bruciavano incensi pregiati e profumi rari; • nell’antico Egitto si offrivano alle divinità frutti preziosi della terra e fiori; • nell’antica Grecia il sacrificio più importante era quello costituito da una pecora, un ariete e un toro.
1 Aiuta i tre sacerdoti a trovare, fra tutte le offerte, solo quelle adatte al loro sacrificio.
Collega con una freccia.
2 Anche gli Ebrei erano soliti offrire sacrifici a Dio. Completa la tabella con i disegni.
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TIPO DI SACRIFICIO
SIGNIFICATO
OFFERTA Grano, farina, olio, pane, incenso, miele e vino.
Richiesta di aiuto.
OLOCAUSTO Offerta di un animale maschio, senza difetti: ariete, toro, colomba.
Espiazione dei propri peccati o omaggio a Dio in occasioni importanti.
DISEGNI
I SEGNI DELLE RELIGIONI
SCHEDA 14
CLASSE 4a
SEGNI DELLE ANTICHE RELIGIONI
1 Che confusione! I segni delle diverse religioni della storia si sono mescolati tutti.
Riordinali collegando ogni monumento alla rispettiva religione antica.
Delfi, Santuario di Apollo
Tempio
Tempio
greco
Marduk contro Tiamat
RELIGIONE DELL’ANTICA MESOPOTAMIA
RELIGIONE DELL’ANTICO EGITTO
di Ramses II
Ziqqurat
Piramidi egizie
RELIGIONE DELL’ANTICA GRECIA
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CLASSE 4a
SCHEDA 15
I SEGNI DELLE RELIGIONI
SEGNI RELIGIOSI NEL MONDO 1 Completa ogni frase con le parole giuste e scrivi nel cartellino il nome della religione
corripondente.
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La è un candelabro a sette braccia.
Il con 33 grani, usati 3 volte, ricorda i 99 nomi di Dio.
Il è una torre altissima da cui il muezzin invita i fedeli alla preghiera.
Lo è una tecnica di meditazione caratterizzata da diverse posizioni del corpo e controllo del respiro.
La è un piccolo cappello che copre la sommità del capo degli ebrei maschi.
Le sono dei cilindri metallici con incise delle preghiere.
I SEGNI DELLE RELIGIONI
SCHEDA 16
CLASSE 4a
L'EBRAISMO 1 Leggi il brano e sottolinea tutti i personaggi della Storia della Salvezza.
Nel 1800 a.C. Abramo - che risiedeva a Ur in Mesopotamia (l’attuale Iraq) - ricevette da Dio il comando di mettersi in cammino verso una terra sconosciuta con la promessa di diventare capostipite di un grande popolo, «eletto» da Dio e amato in modo speciale. Arrivò così a Canaan, la «terra promessa» (in seguito nota come Palestina). Questo, secondo la tradizione ebraica, fu l’inizio della storia d’Israele e dell’Alleanza con Dio. Oltre ad Abramo, primo patriarca, la Bibbia ci fa conoscere Isacco e Giacobbe. Durante una carestia, i dodici figli di Giacobbe si rifugiarono in Egitto, dove vissero come servi per quattro secoli. Verso il 1250 a.C. i loro discendenti vennero condotti da Mosè fuori dall’Egitto, in un lungo cammino attraverso il deserto («esodo»), per ritornare nella Terra Promessa ad Abramo. Sul monte Sinai Mosè ricevette da Dio le Tavole della Legge (Torah), i comandamenti. Ma Mosè non entrò nella Terra Promessa; come capo del popolo fu sostituito da Giosuè e poi dai Giudici. In seguito il popolo volle un re e nominò Saul; dopo di lui ci fu Davide, a cui succedette Salomone, famoso per la sua sapienza e per la costruzione dello splendido tempio di Gerusalemme. Dio parlava al suo popolo attraverso i profeti: Isaia, Geremia, Ezechiele... che hanno messo il compito di richiamare il popolo alla fedeltà dell’Alleanza fatta con Dio. La storia del popolo ebraico è stata sempre segnata da profonde sofferenze, che hanno messo a dura prova la fede del popolo d’Israele che si è sentito abbandonato da Dio. Il regno di Israele venne invaso dai Babilonesi, dai Macedoni, dagli Egiziani e infine dai Romani, che distrussero il Tempio (70 d.C.). Iniziò così la dispersione (“diaspora”) del popolo ebraico in ogni parte del mondo. Lungo i secoli gli Ebrei furono scacciati, perseguitati, rinchiusi in ghetti, fino alla tragedia della Shoah («annientamento») del XX secolo. 2 Riordina cronologicamente i personaggi e gli eventi con i numeri.
ABRAMO
GIACOBBE
GIOSUÈ
SALOMONE
MOSÈ
SAUL
DAVIDE
DIASPORA
PROFETI
SHOAH
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CLASSE 4a
SCHEDA 17
I SEGNI DELLE RELIGIONI
IL POPOLO EBRAICO
1 Osserva la cartina, completa le frasi con i nomi che trovi in fondo e costruisci la legenda
abbinando a ogni freccia il numero della frase corrispondente, come nell’esempio.
1
1. Dio si rivela e stringe un’Alleanza con
. Dio dice ad Abramo
di lasciare la sua città, Ur, e di andare verso Canaan, la Terra Promessa. 2. A causa di una carestia gli Ebrei sono costretti a spostarsi in Egitto, dove vengono accolti con benevolenza grazie al patriarca
, divenuto vicerè.
3. La situazione piano piano cambia e gli Ebrei sono fatti schiavi. Dopo quattrocento anni di schiavitù gli Ebrei possono tornare in Palestina guidati da
.
È la Pasqua, il passaggio del Mar Rosso. 4. Alla morte del re
la Palestina si divide e subisce diverse
invasioni. Gli ebrei vengono deportati a Babilonia. 5. Ciro, re di Persia, concede agli
di tornare nella Terra Promessa.
MOSÈ - SALOMONE - ABRAMO - EBREI - GIUSEPPE
62
I SEGNI DELLE RELIGIONI
SCHEDA 18
CLASSE 4a
IL TEMPO DEI PROFETI 1 Osserva la cartina, completa il testo con le parole mancanti e colora.
Alla morte del re , il regno si indebolisce e si in due parti: il regno di a nord e quello di Giuda a . Nel 722 a.C. Israele crolla sotto gli e nel 587 a.C. i Babilonesi distruggono il regno di a sud, deportando la popolazione. Quando i conquistano Babilonia nel 539 a.C., il re Ciro permise agli Ebrei di ritornare in e di ricostruire il Tempio che era andato distrutto. Successivamente seguirà l’invasione di nel 333 a.C. e quella romana nel 63 a.C. Saranno i , uomini chiamati da per parlare in suo nome, a mantenere viva la speranza del popolo. 2 Rispondi alle domande.
Chi sono i profeti?
Che cosa fanno? Rimproverano. Consolano. Infondono paura in Dio. Parlano dei loro guai.
Invitano alla conversione. Annunciano la fine del mondo. Annunciano la venuta del Messia. Invitano a pentirsi dei propri peccati.
Da quali popoli vennero invasi i regni di Israele e Giuda?
63
CLASSE 4a
GESÙ, VERO UOMO E IL SUO TEMPO
SCHEDA 19
GESÙ, IL MESSIA 1 Collega ogni frase al disegno e al simbolo giusti.
UN RE CHE AMMINISTRA LA GIUSTIZIA
UN PROFETA CHE PARLA DELLA PACE DI DIO
UN SACERDOTE CHE OFFRE SE STESSO SULL’ALTARE
2 Chi lo dice? Sotto ogni fumetto indica il nome del personaggio e disegnalo.
Ti saluto, o Maria! Il Signore è con te!
Dove si trova quel bambino? Abbiamo visto la sua stella e siamo venuti per onorarlo!
64
Eccomi, sono la serva del Signore.
Andate e cercate il bambino. Quando l’avrete trovato, fatemelo sapere. Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace agli uomini che Egli ama.
GESÙ, VERO UOMO E IL SUO TEMPO
SCHEDA 20
CLASSE 4a
IL VANGELO DEI MAGI
1 Leggi e ricomponi nel giusto ordine i 5 blocchi del capitolo 2, versetti 1-12 del Vangelo
di Matteo, scrivendo i numeri in successione all’interno dei quadratini.
Allora il re Erode chiamò in segreto quei sapienti venuti da lontano e si fece dire con esattezza quando era apparsa la stella. Poi li mandò a Betlemme dicendo: – Andate e cercate con ogni cura il Bambino. Quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, così anch’io andrò a onorarlo. Essi entrarono in quella casa e videro il Bambino e sua madre. Si inginocchiarono e adorarono il Bambino. Poi aprirono i bagagli e gli offrirono regali: oro, incenso e mirra. Più tardi in sogno, Dio li avvertì di non tornare dal re Erode. Essi presero allora un’altra strada per ritornare al loro paese. Queste parole misero in agitazione tutti gli abitanti di Gerusalemme, e specialmente il re Erode. Il quale, appena lo seppe, radunò tutti i sommi sacerdoti e i maestri della legge e domandò: – In quale luogo deve nascere il Messia? Essi risposero: – A Betlemme, del paese di Giudea, perché il profeta ha scritto: “Tu Betlemme, del paese di Giudea, non sei certo la meno importante tra le città della Giudea, perché da te uscirà un capo che guiderà il mio popolo, Israele”. Gesù nacque a Betlemme, una città nella regione di Giudea, al tempo del re Erode. Dopo la sua nascita, arrivarono a Gerusalemme alcuni uomini sapienti che venivano dall’Oriente e domandarono: – Dove si trova quel Bambino, nato da poco, il Re dei Giudei? In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo. Ricevute queste istruzioni da parte del re, essi partirono. In viaggio, apparve ancora a quei sapienti la stella che avevano visto in Oriente, ed essi furono pieni di grandissima gioia. La stella si muoveva davanti a loro fino a quando non arrivò sopra la casa dove si trovava il Bambino. Là si fermò.
65
CLASSE 4a
SCHEDA 21
GESÙ, VERO UOMO E IL SUO TEMPO
MARIA, MADRE DI GESÙ Presentiamo ai bambini una scheda sul dipinto “Madonna del parto” di Piero della Francesca. Dalla prima metà del Trecento diversi autori hanno dipinto delle raffigurazioni realistiche della Vergine incinta. Questo soggetto iconografico venne chiamato “Madonna del Parto”. In Toscana, nel piccolo paese di Monterchi, si trova la suggestiva opera di Piero della Francesca.
1 Colora il quadro secondo le indicazioni dell’insegnante e rispondi alle domande.
Questa rappresentazione di Maria vuole mostrare la natura umana di Gesù. la natura divina di Gesù.
66
La tenda nel dipinto ricorda il tabernacolo che custodiva l’Arca dell’Alleanza perché Maria è la nuova Arca dell’Alleanza. Maria durante la gravidanza abitava in una tenda.
GESÙ, VERO UOMO E IL SUO TEMPO
SCHEDA 22
CLASSE 4a
GLI EVANGELISTI
1 Osserva il disegno. Rappresenta Gesù con in mano il Vangelo.
Scrivi questa frase sul libro aperto: “IO SONO LA VIA, LA VERITÀ E LA VITA”. Poi colora e spiega i simboli dei quattro evangelisti nelle righe sotto.
MATTEO
MARCO
LUCA
GIOVANNI
67
CLASSE 4a
SCHEDA 23
GESÙ, VERO UOMO E IL SUO TEMPO
GESÙ È VERAMENTE ESISTITO Per conoscere Gesù, la sua vita e le sue opere, è necessario analizzare le diverse fonti che attestano la sua esistenza. “A quel tempo visse Gesù, uomo saggio, autore di opere straordinarie […]. Egli era il Cristo. […] Pilato lo condannò ad essere crocifisso e a morire, ma Egli, al terzo giorno, apparve nuovamente vivo […] forse era il Messia di cui parlano i profeti”. Giuseppe Flavio - Antichità giudaiche
“Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode”. Vangelo di Matteo 2,1 Reperti archeologici trovati in Palestina.
L’Antico Testamento per conoscere la storia del suo popolo.
Le parole del Papa, dei Vescovi e dei sacerdoti.
Le opere d’arte che “raccontano” i fatti della sua vita.
“Per far cessare la diceria che fosse stato lui ad incendiare Roma, Nerone si inventò dei colpevoli che punì […] costoro venivano chiamati Cristiani. Origine di questo nome era Cristo, il quale fu condannato a morte sotto l’impero di Tiberio dal procuratore Ponzio Pilato”. P. C. Tacito - Annali romani
Le chiese presenti in tutto il mondo.
1 Dopo aver letto i testi, inserisci le diverse fonti nella tabella.
Fonti scritte FONTI ROMANE FONTI GIUDAICHE FONTI CRISTIANE
68
Fonti materiali
Fonti orali
GESÙ, VERO UOMO E IL SUO TEMPO
SCHEDA 24
CLASSE 4a
ALTRI SCRITTI SU GESÙ
1 Inserisci le parole riportate qui sotto, tenendo conto del numero delle lettere di ciascuna
parola. Nelle caselle numerate scoprirai il nome dei racconti sulla vita di Gesù non inseriti nel Nuovo Testamento.
4 LETTERE: Luca – toro – vita – atti – Gesù 5 LETTERE: greco – detti – opere – leone – Marco – fonte 6 LETTERE: Matteo – autori – medico – angelo – aquila 7 LETTERE: Vangelo 8 LETTERE: Giovanni – scrivere – racconti – ripetere – esattore 9 LETTERE: sinottici – pescatori 10 LETTERE: segretario
I 2
G P 1
R A 8
E
N
3
O 7
T
M
O
Q
D
M T
6
T 5
C
R
E
4
2 Ora inserisci le lettere corrispondenti ai numeri nello schema.
1
2
3
4
5
6
7
8
69
CLASSE 4a
SCHEDA 25
NEL PAESE DI GESÙ
VIAGGIARE IN PALESTINA In Palestina, al tempo di Gesù, si viaggiava soprattutto a piedi o con asini e muli. Solo i ricchi potevano permettersi carri, carretti o cammelli. I cavalli erano molto rari perché troppo costosi e difficili da montare in quanto non esistevano vere e proprie selle. Lungo le principali strade commerciali sorgevano i caravanserragli, dei grandi edifici costituiti, in genere, da un muro di pietre che racchiudeva un ampio cortile e un porticato, che venivano usati per la sosta delle carovane, gruppi di persone che viaggiano uniti per motivi di sicurezza. In queste strutture i cortili servivano per rifocillare gli animali, mentre le stanze, spesso rialzate sopra le stalle, potevano essere utilizzate per il ristoro dei viandanti. L’esistenza di queste strutture era dovuta soprattutto alla collocazione geografica strategica della Palestina, di passaggio tra le terre orientali e i mercati occidentali.
1 Leggi il brano poi osserva il disegno che riproduce un antico caravanserraglio e scrivi il
nome dei diversi elementi scegliendo tra quelli riportati in fondo alla pagina.
STALLE - COMMERCIANTI - RECINZIONE DI PIETRA - CORTILE APERTO STANZE PER I VIANDANTI
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NEL PAESE DI GESÙ
SCHEDA 26
CLASSE 4a
LA PALESTINA FISICA 1 Rispondi alle domande.
• Ricordi perché questa terra viene chiamata “Terra Promessa”? • Perché si chiama anche Israele?
2 Colora la cartina fisica della Palestina usando:
• Il verde per le pianure. • Il marrone per le montagne. • L’azzurro per mari, fiumi e laghi. • Il giallo per il deserto.
LA PALESTINA POLITICA
1 Osserva lo schema, poi ripassa con il pennarello
marrone il regno di Erode il Grande e colora come indicato.
Erode il Grande Erode Antipa governava su Galilea e Perea
Archelao governava su Samaria e Giudea
Filippo governava su Traconitide e Iturea
• Con il rosso le terre su cui governò Erode Antipa. • Con il verde le terre su cui governò Archelao. • Con il giallo le terre su cui governò Filippo.
• Con l’arancione la Decapoli, territorio che circondava dieci città indipendenti. • Con il marrone chiaro tutte le altre terre.
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CLASSE 4a
SCHEDA 27
NEL PAESE DI GESÙ
FAUNA DELLA PALESTINA 1 Collega i diversi animali che c’erano al tempo di Gesù agli ambienti dove vivevano.
Collina e Pianura
Montagna
Deserto
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NEL PAESE DI GESÙ
SCHEDA 28
CLASSE 4a
NORME ALIMENTARI EBRAICHE
1 Dopo aver letto le informazioni, colora gli animali e cerchia con il verde quelli puri
e con il rosso quelli impuri.
Secondo le indicazioni della Bibbia, sono permessi i quadrupedi ruminanti con gli zoccoli bipartiti come la mucca, la pecora, la capra e il cervo, ma non il maiale, il cammello, il cavallo o il coniglio. Tra i volatili, sono proibiti tutti i rapaci e gli uccelli notturni. Si possono mangiare i pesci con squame e pinne, pertanto rimangono esclusi molluschi e crostacei (polpi, frutti di mare, aragoste, granchi...), oltre alle anguille e similari. Sono proibiti tutti gli animali che strisciano (serpenti, coccodrilli...). Gli animali ovini, bovini, caprini e i volatili permessi sono ritenuti kasher (adatti) solo se vengono uccisi con un metodo che ne permette l’eliminazione completa del sangue. Questo perché per gli Ebrei è proibito “mangiare” il sangue, in quanto è simbolo di vita. Sempre tra le regole alimentari c’è anche il divieto di mangiare in uno stesso pasto carne e latte o suoi derivati.
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CLASSE 4a
SCHEDA 29
NEL PAESE DI GESÙ
LA PALESTINA OGGI
1 Colora nella cartina i diversi territori costruendo una tua legenda.
Ricorda che:
LO STATO PALESTINESE comprende la Cisgiordania, la striscia di Gaza e Gerusalemme est. LO STATO D’ISRAELE comprende tutto il resto del territorio che va dal Mediterraneo al Mar Morto, al fiume Giordano e al lago di Tiberiade. 2 Colora la bandiera dello
Stato d’Israele, che è tutta bianca con due strisce e la stella a sei punte celesti.
Stato d’Israele Stato palestinese Giordania Libano Siria Egitto
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3 Colora la bandiera dello
Stato palestinese, che ha il triangolo rosso, la striscia superiore nera, quella centrale bianca e quella inferiore verde.
NEL PAESE DI GESÙ
SCHEDA 30
CLASSE 4a
I FIGLI DI ABRAMO PER LA PACE 1 Leggi il brano, poi rispondi alle domande.
Oggi, nella terra di Gesù vivono tre popoli: gli Israeliani, i Palestinesi e i Cristiani. Israeliani e Palestinesi sono impegnati con tutte le forze a lottare fra di loro per difendere quell’unico territorio perché ciascuno lo considera proprio. I tre popoli la chiamano in modo differente: i Palestinesi la chiamano Palestina, gli Israeliani l’hanno sempre chiamata Israele (il nome che Dio diede a Giacobbe, che significa “Dio è al mio fianco, Dio è forte”), i cristiani la chiamano Terra Santa. Gli Israeliani e i Palestinesi non lottano per motivi religiosi, essi si considerano tutti figli di Abramo. La Bibbia per gli Ebrei e i Cristiani e il Corano per i Musulmani aiutano a scoprire la fratellanza fra uomini e le qualità di Dio, che per tutti è sempre il Dio della pace e vuole che tutti gli uomini siano in pace con Lui e tra di loro. Oggi molti uomini e donne di buona volontà, di fede ebraica, cristiana e musulmana, sono impegnati in questa comune ricerca della pace. Soltanto cercando insieme la pace è possibile costruire un futuro per tutti. • Chi vive oggi nella terra in cui un tempo visse Gesù?
• Come viene chiamata questa terra dai tre popoli?
• Perché lottano tra di loro i Palestinesi e gli Israeliani?
• Come si considerano dal punto di vista religioso?
75
CLASSE 4a
SCHEDA 31
NEL PAESE DI GESÙ
SE VUOI ESSERE MIA AMICA...
1 Ecco due lettere tra due amiche di penna molto speciali: Galit, israeliana, vive a Gerusalemme
e Mervet, palestinese, vive in un campo di profughi a Gaza. Leggile e poi rispondi alle domande.
Gerusalemme, 9 Agosto Mi chiamo Galit. una strana Ho dodici anni. Sono israeliana. Provo palestinese. sensazione al pensiero di scrivere a una Ho voglia di Come se fosse un sogno, un bel sogno. a descriverti scriverti tante cose sulla mia vita. Provo ta, ho i capelli come sono: sono alta un metro e quaran chili! In casa castani e occhi scuri. Peso trentaquattro che sono vivono cinque bambini, compresa me, in stile arabo quella di mezzo. Abitiamo in una casetta e sono nata. a Bakaa, il quartiere di Gerusalemme dov ndo è morta, Mamma l’ha ereditata da sua nonna qua vecchia e perché ha avuto molta cura di lei che era malata. che abiti soltanto Guardando sulla cartina, ho scoperto po, mi è a quindici chilometri da casa mia. Purtrop ché dicono che impossibile venirti a trovare laggiù; per ere chi sei. è troppo pericoloso. Scrivimi. Voglio sap Galit
• Per quale motivo le due ragazze si scrivono? • Quali sentimenti provano l’una per l’altra? • Quali informazioni si scambiano sulle rispettive famiglie? E sulla situazione del loro Paese? • Quali conseguenze provoca la guerra sulla loro vita quotidiana?
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Dheisheh, 15 agosto Non so come rivolgermi a te. Non so se vuoi essere mia amica. So mo lto poco di te e della tua vita, ma provo già amicizia per te. Mi chiamo Mervet. Sono una ragazza intelligente, carina e volenterosa. Non odio nessuno. Amo la gente. Ma più di ogni altra cosa, voglio vivere libera nel mio Paese, come te. A parte la mia famiglia, nessuno sa che ti scrivo. Se le mie compagne di scuola lo venissero a sap ere, sicuramente ce l’avrebbero con me perché ho un’amica ebrea. Da noi, qui a Dheisheh, la vita è molto dur a, ma io sono molto felice in famiglia. Ne ho sei di fratelli e sor elle, e io sono la seconda. I miei fratelli sono talmente turb olenti che ho dovuto chiudermi nella camera dei miei genitor i per poterti scrivere. Li sento gridare fin da qui, ci siamo, è com inciata la battaglia! Bisogna che vada a vedere cosa sta suc cedendo! A presto. Mervet
IL MESSAGGIO DI GESÙ
SCHEDA 32
CLASSE 4a
LE BEATITUDINI 1 Collega ogni domanda alla risposta e colora i rettangoli corrispondenti dello stesso colore.
Chi sono i poveri in spirito?
Sono quelli che soffrono e sono vicini a chi è nel dolore.
Chi sono gli afflitti?
Facendo di tutto per ricercare e poi mantenere la pace.
Chi sono i miti?
Perché sono sinceri e leali verso tutti e gioiscono delle piccole cose.
Che cosa vuol dire avere fame e sete di giustizia?
Sono coloro che riconoscono quanto hanno bisogno di Dio.
Chi sono i misericordiosi?
Sono quelli che rinunciano alla violenza e alla forza, rispettando tutto e tutti.
Perché i puri di cuore vedranno Dio?
Sono quelli che lottano contro le ingiustizie anche quando ciò causa loro dolore e sofferenza.
Come si fa a essere operatori di pace?
Impegnarsi per eliminare tutte le ingiustizie.
Chi sono i perseguitati a causa della giustizia?
Sono coloro che sanno perdonare.
77
CLASSE 4a
SCHEDA 33
IL MESSAGGIO DI GESÙ
PARABOLE E MIRACOLI Gesù, tramite le parabole narrate e i miracoli compiuti, rivela e manifesta l’amore di Dio per tutti.
1 Segna con una X se si tratta di un miracolo o di una parabola, poi scrivi il suo significato
scegliendolo tra quelli riportati in fondo.
Il paralitico risanato Un paralitico dalla nascita ha grande fede in Gesù: sa che può guarirlo.
parabola miracolo SIGNIFICATO
2da Luca 5, 17-26
Il Buon Samaritano Un uomo della Samaria, regione della Palestina, soccorre una persona che trova ferita lungo la strada.
parabola miracolo SIGNIFICATO
da Luca 10, 25-37
Il figlio della vedova Gesù ridona la vita a un giovinetto morto, figlio di una vedova che piange.
parabola miracolo SIGNIFICATO
da Luca 7, 11-17
Il figliol prodigo Un figlio abbandona il padre, ma poi pentito, ritorna a lui. Il padre lo accoglie a festa.
parabola miracolo SIGNIFICATO
da Luca 15,11-32
AMORE E PIETÀ - AMORE E PERDONO - FEDE E SALVEZZA AMORE DI CHI SI FA PROSSIMO AGLI ALTRI
78
GESÙ, VERO DIO, VINCE LA MORTE
SCHEDA 34
CLASSE 4a
MEMORY SULLA PASQUA 1
2 In origine la Pasqua era considerata una festività legata al ciclo della natura e si offrivano le primizie del proprio lavoro.
LA PASQUA NEL
TEMPO 4
Nell’ultima cena Gesù trasforma la Pasqua ebraica nella sua Pasqua, che sarà poi detta cristiana, e diviene l’Agnello sacrificale: “...Mangiate, questo è il mio corpo... ...bevete, questo è il mio sangue...”
I Cristiani ricordano nella celebrazione dell’Eucaristia il dono d’amore di Gesù, secondo quello che aveva detto: “Fate questo in memoria di me”.
Dopo il passaggio del Mar Rosso, la Pasqua ricorda agli Ebrei il passaggio dalla schiavitù alla libertà per opera di Dio. In questa festa si mangia l’agnello, gli azzimi e le erbe amare.
5
3
79
CLASSE 4a
SCHEDA 35
GESÙ, VERO DIO, VINCE LA MORTE
LA PASQUA DA MOSÈ A GESÙ 1 Completa i testi con le parole mancanti.
fu salvato dalla strage ordinata dal . Mosè fu mandato da Dio a liberare il suo popolo dalla dell’Egitto. Mosè fece uscire il popolo dall’Egitto: è la ebraica. Mosè ricevette da Dio i dieci e li consegnò al popolo di . 2 Completa la pergamena di Pasqua.
DOMENICA DELLE PALME Fatto accaduto a Gesù Celebrazione cristiana GIOVEDÌ SANTO Fatto accaduto a Gesù Celebrazione cristiana VENERDÌ SANTO Fatto accaduto a Gesù Celebrazione cristiana SABATO SANTO Fatto accaduto a Gesù Celebrazione cristiana DOMENICA DI PASQUA Fatto accaduto a Gesù Celebrazione cristiana
80
sfuggì alla strage ordinata da rifugiandosi in . Gesù fu mandato dal Padre a liberare tutti gli uomini dalla schiavitù del . Gesù libera dal peccato e dalla morte: è la cristiana. Gesù insegna il “Ama Dio e il prossimo”.
GESÙ, VERO DIO, VINCE LA MORTE
SCHEDA 36
CLASSE 4a
GLI ELEMENTI DELLA PASQUA
1 La festa più importante che celebrano gli Ebrei e i Cristiani è la Pasqua.
Nonostante il nome sia lo stesso, i significati sono diversi. Individua le diversità colorando di rosso le frecce che riguardano la Pasqua ebraica e di blu le frecce che riguardano la Pasqua cristiana.
L’AGNELLO
• Gesù Cristo, il Messia e il Figlio di Dio, è il nuovo agnello immolato sulla croce. • Deve essere mangiato nella cena pasquale come prescritto nel libro dell’Esodo.
IL PANE AZZIMO
• Il nuovo pane azzimo, l’ostia, nella celebrazione eucaristica è Gesù. • È il pane non lievitato per la fretta di uscire dall’Egitto. • Il Sabato di Pasqua.
GIORNO FESTIVO
• La Domenica di Pasqua. • ...della liberazione degli Ebrei dalla schiavitù egiziana.
È LA MEMORIA...
• ...della Risurrezione di Gesù.
2 In questo rettangolo sono nascosti dieci elementi (scritti a lato) caratteristici della Pasqua
cristiana. Evidenziali col colore e scrivi le lettere rimaste sotto. Troverai ciò che disse Gesù sulla croce.
D C R O C E I T
I S I N E N L A
M E S S A S M P
D E U L I V O P
O : R E M I I A
DISSE: _ _ _ _ _ __
___
M P R L A T O R
E F E S T A S I
N A Z L N E P Z
I D I E I G I I
_____
C R O T C N R O
A G N E L L O N
___
S E E U O O I I
C A M P A N A O ____
DOMENICA MESSA CROCE AGNELLO ULIVO CAMPANA APPARIZIONI FESTA RISURREZIONE VITA ________
_______
81
CLASSE 4a
GESÙ, VERO DIO, VINCE LA MORTE
SCHEDA 37
I NOMI DI GESÙ
1 Collega ogni appellativo con cui viene indicato Gesù nei Vangeli con il suo significato
colorando i rettangoli dello stesso colore dei nomi.
NAZARENO O GALILEO AGNELLO SALVATORE DI DIO
MESSIA E CRISTO
SIGNORE
EMMANUELE
FIGLIO DI DAVIDE
Significa l’unto di Dio, il suo consacrato, re e profeta che guida il cammino degli uomini.
Perché si è offerto in sacrificio sull’altare per riconfermare l’Alleanza tra Dio e gli uomini.
Perché viveva a Nazaret, in Galilea.
Questo appellativo è proprio di Dio, ma appartiene anche a Gesù in quanto lui è della stessa natura del Padre, Creatore e “padrone” di tutte le cose.
Significa Dio con noi, per indicare la sua presenza nella storia dell’uomo.
Perché è suo discendente, della tribù di Giuda. Questa definizione sottolinea la continuità tra l’antica Alleanza con gli Ebrei e quella Nuova con tutti gli uomini.
82
Con la sua venuta offre agli uomini la possibilità di ristabilire l’amicizia con Dio. Egli ci ha salvati pagando in prima persona il prezzo del nostro peccato.
GESÙ, VERO DIO, VINCE LA MORTE
SCHEDA 38
CLASSE 4a
LA BASILICA DEL SANTO SEPOLCRO
1 Osserva il disegno dei luoghi dove Gesù è morto e risorto e, guardando l’immagine a pag. 53
del libro di testo, prova a ricostruire la Basilica che vi sorge oggi con le sue cupole.
83
CLASSE 4a
SCHEDA 39
MAPPE
LA RELIGIONE IN MESOPOTAMIA 1 Osserva i disegni e completa la mappa con le parole mancanti.
POLITEISMO I popoli dell’antica erano
, cioè credevano
in tanti dei. DIVINITÀ • Avevano un aspetto umano. • Erano protagonisti dei come quello di Tiamat e Marduk.
LA RELIGIONE IN MESOPOTAMIA
• Rappresentano gli elementi della natura.
LUOGHI GUIDE RELIGIOSE Le attività della erano guidate dai che interpretavano la volontà degli dei osservando:
gli astri
84
il volo degli uccelli
Ogni città aveva il suo .
MAPPE
SCHEDA 40
CLASSE 4a
LE DIVINITÀ EGIZIE 1 Osserva i disegni e completa la mappa con le parole mancanti.
Gli Egizi erano
,
cioè credevano in tanti dei.
DIVINITÀ ANTROPOMORFE Erano gli dei che avevano sembianze
DIVINITÀ ZOOMORFE Erano gli dei che avevano sembianze
OSIRIDE Dio e giudice dei morti
HORUS Dio del cielo e della legge
MAAT Dea della verità e della giustizia
AMON-RA Dio del sole e creatore del mondo
NEFERTUM Dio dei profumi
ANUBI Dio guardiano dei defunti
85
CLASSE 4a
SCHEDA 41
MAPPE
IL FARAONE 1 Osserva e completa la mappa con le parole mancanti.
POTERE ASSOLUTO Decideva della vita e della morte di tutti.
RE GUERRIERO Guardava l’esercito in battaglia.
DIVINITÀ IL FARAONE RE-DIO
Era considerato figlio del dio Amon-Ra, il dio sole creatore del mondo.
SIMBOLI
Il del pastore ricordava il suo ruolo di guida.
86
La segno del suo potere.
La per mietere il grano, simbolo della fertilità della terra su cui governa.
,
MAPPE
CLASSE 4a
SCHEDA 42
GLI EGIZI E L'ALDILÀ 1 Osserva i disegni e completa la mappa con le parole mancanti.
IMBALSAMAVANO I DEFUNTI • Credevano che solo così il corpo poteva riunirsi all’ . • Il corpo, da cui venivano estratti gli interni, veniva avvolto in e deposto in un .
CREDEVANO NEL TRIBUNALE DI OSIRIDE Gli egizi credevano nella dopo la morte, per questo: 1
2
3
1- L’anima del defunto veniva accompagnata dal dio . 2- Anubi procedeva alla pesatura del che veniva confrontato con la di . 3- Superata la pesatura accompagnava il defunto di fronte a
.
COSTRUIVANO LE PIRAMIDI Antiche tombe dei venivano considerate vere e proprie case per la vita dopo la .
,
87
CLASSE 4a
SCHEDA 43
MAPPE
LA RELIGIONE GRECA 1 Osserva i disegni e completa la mappa con le parole mancanti.
DIVINITÀ • I Greci erano , cioè credevano in tanti dei. • Rappresentavano gli dei in forma . • Credevano che gli dei vivessero sul monte e si nutrissero di nettare e . • Gli dei principali erano
LA RELIGIONE GRECA IDEA DELL’ALDILÀ • I Greci credevano nell’esistenza dell’ , un luogo governato da dio Ades. • Per arrivarci si doveva attraversare il fiume accompagnati dal vecchio barcaiolo e superare la guardia di , un cane a tre . LUOGHI DI CULTO I santuari • Si trovavano fuori dalle . • Ci si andava per ottenere risposte dagli dei, gli .
88
I templi • Erano la casa del dio a cui erano dedicati. • In genere si trovavano sull’ della città.
MAPPE
SCHEDA 44
CLASSE 4a
IL FONDAMENTO CRISTIANO 1 Completa lo schema con le parole mancanti.
di Gesù a Betlemme di Giudea Anno 0
Vita di Anni 0-33 d.C.
• Passione, • • Discesa dello
e Risurrezione di Gesù a Gerusalemme di Gesù agli Apostoli Santo su Maria e gli Apostoli nel giorno di Anno 33 d.C.
• Gli Apostoli predicano gli avvenimenti della vita di Gesù attraverso racconti Anni 33-45 d.C.
Gli avvenimenti cominciano a essere Anni 50-65 d.C.
Nascono i la religione
Vengono scritti da • Marco Anno 65 d.C. • Anno 70 d.C. • Luca Anno 80 d.C. • Anno 100 d.C.
su cui si fonda
Comprendono raccolte di parabole, raccolte di miracoli, racconti dell’infanzia e racconti della passione.
89
CLASSE 5a
PROGRAMMAZIONE CLASSE QUINTA COMPETENZE-CHIAVE EUROPEE DI RIFERIMENTO
• CONSAPEVOLEZZA ED ESPRESSIONE CULTURALE • COMPETENZE SOCIALI E CIVICHE • COMPETENZA DIGITALE TRAGUARDI PER LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE
ALLA FINE DELLA CLASSE QUINTA
Sulla base delle conoscenze acquisite e delle abilità raggiunte, in situazioni di vita, quando se ne presenta l’occasione, l’alunno è in grado di: • confrontarsi con l’esperienza religiosa e di distinguere la specificità della proposta di salvezza del Cristianesimo; • riflettere su Dio, Creatore e Padre; • distinguere il Testo Biblico da altre tipologie di testi, tra cui quelli di altre religioni; • identificare le caratteristiche essenziali di un brano biblico; • riconoscere il significato cristiano del Natale e della Pasqua, traendone motivo per interrogarsi sul valore di tali festività nell’esperienza personale, familiare e sociale; • riflettere sui dati fondamentali della vita e del messaggio di Gesù, attingendo da fonti bibliche e non; • identificare nella Chiesa la comunità di coloro che credono in Gesù Cristo e si impegnano per mettere in pratica il suo insegnamento. • muoversi nel mondo digitale usufruendo dei linguaggi multimediali per acquisire conoscenze.
Unità di Apprendimento N. 1: LA GIOIA DI SENTIRSI AMATI COMPETENZA DI RIFERIMENTO L’alunno è in grado di confrontarsi con l’esperienza religiosa e di distinguere la specificità della proposta di salvezza del Cristianesimo. Obiettivi di Apprendimento Sapere che per la religione cristiana Gesù è il Signore, che rivela all’uomo il volto del Padre. Saper attingere informazioni sulla religione cattolica anche nella vita di santi e in Maria, la madre di Gesù. Riconoscere il valore del silenzio come “luogo” di incontro con se stessi, con l’altro e con Dio. Individuare significative espressioni d’arte cristiana. Riconoscere nella vita e negli insegnamenti di Gesù proposte di scelte responsabili, in vista di un personale progetto di vita. Percorso proposto STRUMENTI LIBRO DI TESTO da pag. 55 a pag. 57 QUADERNO ATTIVO da pag. 31 a pag. 33 M.I.O. BOOK STUDENTE Photogallery pagg. 56, 57 Video pag. 57 M.I.O. BOOK DOCENTE Video pagg. 56, 57 Photogallery e approfondimento pag. 56
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Cosa verificare ABILITÀ • Sa interrogarsi e riflettere sul significato del termine “vocazione” per i Cristiani. • Individua nella vita di San Francesco, un giovane che desiderava essere felice, un esempio di sequela. • Rintraccia nell’esperienza di Francesco di Assisi il valore del silenzio per l’incontro con Dio.
CONOSCENZE • Le domande di ogni uomo. • La vocazione cristiana. • La vita di San Francesco d’Assisi. • Dio parla nel silenzio del cuore.
CLASSE 5a Unità di Apprendimento N. 2: LA COMUNITÀ CRISTIANA COMPETENZA DI RIFERIMENTO L’alunno è in grado di confrontarsi con l’esperienza religiosa e di distinguere la specificità della proposta di salvezza del Cristianesimo; identifica nella Chiesa la comunità di coloro che credono in Gesù Cristo e si impegnano per mettere in pratica il suo insegnamento. Obiettivi di Apprendimento Riconoscere avvenimenti, persone e strutture fondamentali della Chiesa cattolica sin dalle origini e metterli a confronto con quelle di oggi. Conoscere le origini del Cristianesimo. Saper attingere informazioni sulla religione cattolica anche nella vita di santi. Rendersi conto che la comunità ecclesiale esprime, attraverso vocazioni e ministeri differenti, la propria fede e il proprio servizio all’uomo. Riconoscere nella vita e negli insegnamenti di Gesù proposte di scelte responsabili, in vista di un personale progetto di vita. Percorso proposto
Cosa verificare
STRUMENTI LIBRO DI TESTO da pag. 58 a pag. 65 QUADERNO ATTIVO da pag. 34 a pag. 39 M.I.O. BOOK STUDENTE Photogallery pagg. 60, 63, 64, 65 Approfondimenti pagg. 60, 63 Video pag. 64
ABILITÀ
CONOSCENZE
• Trae informazioni circa lo stile di vita delle prime comunità cristiane dagli avvenimenti, da persone e strutture della Chiesa nei primi secoli. • Comprende l’origine del Cristianesimo nelle prime tappe del suo cammino storico. • Individua nella vita di tanti uomini e donne la missione evangelizzatrice della Chiesa. • Conosce l’organizzazione e la struttura della Chiesa oggi e individua il contributo che essa apporta per la crescita dell’uomo. • Sa collegare ogni “carisma” nella comunità cristiana alle sue specifiche caratteristiche.
• All’origine della Chiesa. • Come vivevano i primi Cristiani. • Io sono la vite, voi i tralci. • Il papa, i Vescovi e i sacerdoti. • Diaconi, religiosi e laici. • La struttura e l’organizzazione territoriale della Chiesa nel mondo. • Giovanni Paolo II. • Papa Francesco e la Chiesa oggi.
Unità di Apprendimento N. 3: STORIA DEL CRISTIANESIMO COMPETENZA DI RIFERIMENTO L’alunno è in grado di confrontarsi con l’esperienza religiosa e di distinguere la specificità della proposta di salvezza del Cristianesimo; riflettere su Dio, Creatore e Padre; identificare nella Chiesa la comunità di coloro che credono in Gesù Cristo e si impegnano per mettere in pratica il suo insegnamento. Obiettivi di Apprendimento Descrivere i contenuti principali del Credo cattolico. Sapere che per la religione cristiana Gesù è il Signore, che rivela all’uomo il volto del Padre e annuncia il Regno di Dio con parole e azioni. Riconoscere avvenimenti, persone e strutture fondamentali della Chiesa cattolica sin dalle origini. Conoscere le origini e lo sviluppo del Cristianesimo. Decodificare i principali significati dell’iconografia cristiana. Saper attingere informazioni sulla religione cattolica anche dalla vita di santi e in Maria, la madre di Gesù. Individuare significative espressioni d’arte cristiana (a partire da quelle presenti nel territorio), per rilevare come la fede sia stata interpretata e comunicata dagli artisti nel corso dei secoli. Riconoscere il valore del silenzio come “luogo” di incontro con se stessi, con l’altro, con Dio. Percorso proposto STRUMENTI LIBRO DI TESTO da pag. 66 a pag. 81 QUADERNO ATTIVO da pag. 40 a pag. 51 Lavoretti n. 9 e 10 M.I.O. BOOK STUDENTE Audio pagg. 66, 67, 71, 73 Approfondimenti pagg. 67, 69, 78 Attività pagg. 70, 73, 74, 79 Video pagg. 70, 77, 78 Photogallery pagg. 73, 75, 76
Cosa verificare ABILITÀ • Comprende lo sviluppo del Cristianesimo nelle diverse tappe del suo cammino storico. • Ricava informazioni da fonti diverse sulla storia del Cristianesimo. • Individua nel Credo i principi fondamentali della fede cattolica. • Sa operare un confronto tra la Chiesa primitiva e quella di oggi. • Riconduce all’esperienza del silenzio un momento privilegiato per l’incontro con Dio.
CONOSCENZE • Saulo diventa Paolo. • Il Vangelo approda nell’antica Roma. • Le persecuzioni e i simboli paleocristiani. • I martiri. • Il Credo. • La Domus Ecclesiae e le basiliche. • Le chiese romaniche, gotiche, barocche e moderne. • Gli elementi della chiesa.
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CLASSE 5a Percorso proposto STRUMENTI M.I.O. BOOK DOCENTE Approfondimenti pagg. 68, 73, 74 Immagine pag. 73 Video pag. 75
Cosa verificare ABILITÀ
CONOSCENZE
• Utilizza il lessico appropriato per descrivere l’uso dell’edificio sacro nel corso dei secoli e il suo valore nell’espressione della fede. • Decodifica alcuni simboli cristiani.
• San Benedetto e la regola. • Il monachesimo nelle religioni.
Unità di Apprendimento N. 4: I CRISTIANI NEL MONDO COMPETENZA DI RIFERIMENTO L’alunno è in grado di confrontarsi con l’esperienza religiosa e di distinguere la specificità della proposta di salvezza del Cristianesimo; di riconoscere il significato cristiano del Natale e della Pasqua, traendone motivo per interrogarsi sul valore di tali festività nell’esperienza personale, familiare e sociale. Obiettivi di Apprendimento Cogliere il significato dei sacramenti nella tradizione della Chiesa, come segni della salvezza di Gesù e dell’azione dello Spirito Santo. Riconoscere avvenimenti, persone e strutture fondamentali della Chiesa cattolica sin dalle origini e metterli a confronto con quelli delle altre confessioni cristiane evidenziando le prospettive del cammino ecumenico. Decodificare i principali significati dell’iconografia cristiana. Saper attingere informazioni sulla religione cattolica anche dalla vita di santi e in Maria, la madre di Gesù. Intendere il senso religioso del Natale e della Pasqua a partire dalle narrazioni evangeliche e dalla vita della Chiesa. Percorso proposto STRUMENTI LIBRO DI TESTO da pag. 82 a pag. 91 QUADERNO ATTIVO da pag. 52 a pag. 55 Lavoretti n. 11, 12 e 13 M.I.O. BOOK STUDENTE Video pagg. 83, 88, 90 Approfondimenti pagg. 84, 87, 88, 89 Zoom fotografico pagg. 89, 90, 91 Attività pag. 90 M.I.O. BOOK DOCENTE Approfondimenti pagg. 88, 90
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Cosa verificare ABILITÀ • Ricostruisce le tappe che hanno portato alla nascita delle diverse confessioni cristiane. • Sa collegare ogni religione cristiana alle sue caratteristiche principali, per operare un confronto costruttivo, in vista del dialogo ecumenico. • Sa individuare gli aspetti che permettono e facilitano il dialogo tra i diversi cristiani nel mondo. • Comprende il senso religioso delle feste di Natale e Pasqua celebrate e vissute. • Utilizza il lessico appropriato per descrivere l’uso dell’edificio sacro nelle diverse religioni cristiane. • Decodifica e confronta alcune espressioni dell’arte sacra orientale con quella occidentale.
CONOSCENZE • I cristiani perdono l’unità: nascono le Chiese ortodosse, quelle riformate e la Chiesa anglicana. • L’Ecumenismo. • Santa Caterina da Siena e il desiderio della pace. • Le chiese nel mondo: stesso nome, ma luoghi di culto con qualche differenza. • Le feste cristiane. • Maria tra Oriente e Occidente. • Gesù nelle tradizioni cristiane.
CLASSE 5a Unità di Apprendimento N. 5: NEL MONDO DELLE RELIGIONI COMPETENZA DI RIFERIMENTO L’alunno è in grado di confrontarsi con l’esperienza religiosa e di distinguere la specificità della proposta di salvezza del Cristianesimo; di distinguere il Testo Biblico da altre tipologie di testi, tra cui quelli di altre religioni. Obiettivi di Apprendimento Conoscere le origini e lo sviluppo delle altre grandi religioni individuando gli aspetti più importanti del dialogo interreligioso. Confrontare la Bibbia con i testi sacri delle altre religioni. Scoprire la risposta della Bibbia alle domande di senso dell’uomo e confrontarla con quella delle principali religioni non cristiane. Percorso proposto
Cosa verificare
STRUMENTI LIBRO DI TESTO da pag. 92 a pag. 104 QUADERNO ATTIVO da pag. 56 a pag. 62 Lavoretti n. 14 e 15 M.I.O. BOOK STUDENTE Audio pagg. 92, 96 Approfondimenti pagg. 93, 95 Attività pagg. 95, 99 Photogallery pagg. 100, 101
ABILITÀ
CONOSCENZE
• Identifica le coordinate storico-geografiche in cui nascono le grandi religioni del mondo. • Attribuisce a ogni religione i rispettivi simboli e principi fondamentali. • Sa confrontare esperienze religiose differenti. • Comprende il valore dei libri sacri nelle varie religioni. • Utilizza il lessico appropriato per descrivere l’uso degli edifici sacri nelle diverse religioni. • Riconduce il significato del pellegrinaggio al suo grande valore religioso, nelle diverse espressioni culturali e di fede. • Individua gli aspetti che consentono l’incontro tra le religioni in vista di un dialogo che favorisca il rispetto per l’uomo e per il Creato. • Distingue la proposta cristiana per un personale progetto di vita da quella delle altre grandi religioni.
• Le grandi religioni del mondo: origine, sviluppo e contesto storico-geografico. • I simboli delle diverse religioni. • I principi fondamentali dell’Ebraismo, dell’Islam, del Buddhismo e dell’Induismo. • I libri sacri e le guide religiose nelle grandi religioni. • Il culto nel mondo. • Il pellegrinaggio nelle diverse religioni. • Il valore della diversità. • Il valore dell’ecologia a partire dall’enciclica “Laudato sii”. • Le risposte alle domande di senso fornite dalle grandi religioni.
COME VERIFICARE I QUADRIMESTE QUADERNO ATTIVO pag. 63
II QUADRIMESTE QUADERNO ATTIVO pag. 64
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CLASSE 5a
IN RELAZIONE AGLI OBIETTIVI D’APPRENDIMENTO SI CONSIDERA LA SEGUENTE
RUBRICA VALUTATIVA AMBITO TEMATICO
DIO E L’UOMO
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LIVELLO INIZIALE
LIVELLO BASE
LIVELLO INTERMEDIO
LIVELLO AVANZATO
Conosce sufficientemente i principali argomenti trattati ed è in grado di esporli in modo accettabile. È in grado di rielaborare i contenuti posti in un contesto semplificato. Conosce alcuni dei principali passaggi della storia del Cristianesimo dall’origine a oggi. Sa che esistono diverse religioni cristiane. Sa argomentare in modo essenziale circa le caratteristiche delle diverse religioni nel mondo.
Conosce gli argomenti trattati ed è in grado di esporli in modo corretto. È in grado di rielaborare i contenuti e di proporre analisi e sintesi adeguate alle richieste. Conosce i principali passaggi della storia del Cristianesimo dall’origine a oggi e l’organizzazione territoriale della Chiesa. Sa collocare geograficamente l’origine delle diverse religioni cristiane. Sa argomentare in modo ordinato circa le caratteristiche delle diverse religioni nel mondo.
Conosce in modo completo gli argomenti trattati ed è in grado di esporli in modo organico, con buona proprietà di linguaggio. È in grado di rielaborare i contenuti in modo appropriato, di proporre analisi e sintesi personali e di cogliere correlazioni tra più discipline. Sa collocare sulla linea del tempo i passaggi più significativi della storia del Cristianesimo dall’origine a oggi. Conosce e comprende l’organizzazione gerarchica e territoriale della Chiesa. Sa collocare geograficamente l’origine delle diverse religioni cristiane e sa operare un confronto tra le caratteristiche di cattolici, protestanti e ortodossi. Sa argomentare in modo chiaro e appropriato circa le caratteristiche delle diverse religioni nel mondo.
Conosce in modo approfondito gli argomenti trattati ed è in grado di esporli in modo organico, con un’ottima proprietà di linguaggio e apporti personali. È in grado di rielaborare i contenuti in modo autonomo, di proporre analisi e sintesi originali e di cogliere correlazioni tra più discipline. Sa collocare sulla linea del tempo e comprendere le cause e gli effetti dei passaggi più significativi della storia del Cristianesimo dall’origine a oggi. Conosce, comprende e mette in relazione l’organizzazione gerarchica della Chiesa con quella territoriale. Sa collocare geograficamente l’origine delle diverse religioni cristiane e sa operare un confronto tra le caratteristiche di cattolici, protestanti e ortodossi, in vista del dialogo ecumenico. Sa argomentare in modo chiaro, appropriato e corretto circa gli elementi che connotano le diverse religioni nel mondo. Sa fare confronti tra le diverse religioni e trovare gli elementi essenziali del dialogo interreligioso.
CLASSE 5a
AMBITO TEMATICO
LIVELLO INIZIALE
LIVELLO BASE
LIVELLO INTERMEDIO
LIVELLO AVANZATO
Conosce il lessico specifico relativo agli argomenti trattati. Conosce la Bibbia come testo sacro e la sa distinguere dai testi sacri di altre religioni. Conosce la vita di alcuni santi e di Maria, la madre di Gesù.
Conosce e utilizza, in modo accettabile, il lessico specifico relativo agli argomenti trattati. Conosce diversi tipi di fonte storica, anche per i dati religiosi e le sa distinguere dai testi sacri delle diverse religioni. Conosce e sa interpretare in un ottica di fede i fatti principali della vita dei santi e di Maria, la madre di Gesù.
Conosce, comprende e utilizza in modo organico il lessico specifico relativo agli argomenti trattati. Conosce e sa argomentare circa la Bibbia e i diversi testi sacri delle religioni del mondo. Legge, interpreta e rielabora fonti religiose di vario genere. Sa fare un collegamento tra la vita di alcuni santi e la propria esperienza. Sa ricavare informazioni relative alla fede cristiana anche dalla vita dei santi e di Maria, la madre di Gesù.
Conosce, comprende e utilizza in modo sempre appropriato il lessico specifico relativo agli argomenti trattati. Conosce, sa argomentare e fare un confronto tra la Bibbia e i diversi testi sacri delle religioni del mondo. Sa estrapolare dati religiosi da diversi tipi di fonte storica. Sa fare un collegamento tra il messaggio di cui sono portatori alcuni santi e la propria esperienza di vita. Sa ricavare e utilizzare in contesti diversi informazioni relative alla fede cristiana anche dalla vita dei santi e di Maria, la madre di Gesù.
Riconosce nella Chiesa cattolica il popolo di Dio. Conosce il valore del silenzio. È in grado di riconoscere i dati principali espressi in un’opera d’arte. Conosce e comprende alcuni aspetti del linguaggio simbolico legato alle principali feste cristiane.
Riconosce nella Chiesa cattolica il popolo di Dio e ne individua i diversi carismi. Conosce e comprende l’importanza del silenzio come valore. È in grado di leggere i dati principali espressi in un’opera d’arte. Conosce, comprende ed è in grado di verbalizzare, in modo accettabile, il significato essenziale di segni e simboli sacri. Conosce il senso religioso delle feste di Natale e Pasqua per l’uomo di oggi.
Riconosce nella Chiesa cattolica il popolo di Dio ed è in grado di collegare ogni carisma alle sue caratteristiche. Conosce e comprende il valore del silenzio come “luogo” di incontro con se stessi e con Dio. È in grado di leggere e interpretare i dati principali espressi in un’opera d’arte. Conosce, comprende ed è in grado di verbalizzare, in modo corretto, il significato essenziale di segni e simboli sacri. Conosce e comprende il senso religioso delle feste di Natale e Pasqua per l’uomo di oggi.
Riconosce nella Chiesa cattolica il popolo di Dio ed è in grado di ritrovare nella realtà la diversità dei carismi in essa presenti. Conosce, comprende e sa rintracciare in ogni religione il valore del silenzio come “luogo” di incontro con se stessi, con Dio e con l’altro. È in grado di leggere, interpretare e rielaborare i dati principali espressi in un’opera d’arte. Conosce, comprende ed è in grado di verbalizzare, in modo organico e critico, il significato essenziale di segni e simboli sacri. Comprende e sa argomentare circa il valore delle feste di Natale e Pasqua per l’uomo di oggi.
LA BIBBIA E LE ALTRE FONTI
IL LINGUAGGIO RELIGIOSO
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CLASSE 5a
NUCLEO TEMATICO
LIVELLO INIZIALE Conosce la risposta della religione cristiana alla domanda di senso dell’uomo.
I VALORI ETICI E RELIGIOSI
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LIVELLO BASE
LIVELLO INTERMEDIO
LIVELLO AVANZATO
Conosce la risposta della religione cristiana alla domanda di senso dell’uomo e quella delle grandi religioni del mondo.
Conosce la risposta della religione cristiana alla domanda di senso dell’uomo e sa operare un confronto con le risposte fornite dalle grandi religioni del mondo.
Sviluppa riflessioni e sa rielaborare la risposta della religione cristiana alla domanda di senso dell’uomo. Mette in relazione la proposta biblica con quella delle grandi religioni del mondo.
CLASSE 5a
Testi per approfondire LA GIOIA DI SENTIRSI AMATI 1. STORIA DA RACCONTARE: L’UOMO CHE CERCAVA LA FELICITÀ Non aveva in mente che una cosa: trovare la felicità. Fin da piccolo Giovambattista Torri non pensava ad altro. Se gli chiedevano: “Che cosa farai da grande?” rispondeva: “Il calciatore” o “Il cantante” o “Un famoso attore”. Quelle gli sembravano proprio le professioni piene di felicità. Attori e cantanti non sorridono sempre a 32 denti? C’è qualcuno che dubita della loro felicità? Quando fu più grande, Giovambattista comprese che la cosa più importante per ottenere la felicità era il denaro. Entrò nel mondo degli affari e, sgobbando giorno e notte come un matto, riuscì a diventare ricchissimo. Tutti lo chiamavano “commendatore” e lo riverivano. Ma lui si sentiva tutt’altro che felice. Viveva nel terrore che qualcuno più abile di lui gli portasse via i soldi o che gli affari cominciassero ad andar male. Gli venne un’idea: “La felicità sta nei viaggi. Tutti quelli che viaggiano sono felici”. Detto fatto. Ritirò tutti i soldi e cominciò a viaggiare per il mondo intero. Lo vide tutto 36 volte. Alla fine si ritrovò stanco morto e tutt’altro che felice. Si disse: “Diventare uno scrittore di successo! Questa è la felicità”. Cominciò a scrivere romanzi e saggi di mille pagine. Nel giro di qualche anno i suoi libri erano venduti in tutto il mondo e lui era celebre. La sua faccia fu addirittura messa sulla copertina di “Time”, ma si sentiva solo frastornato, deluso, scontento e profondamente infelice. La gente leggeva i suoi libri, ma a nessuno importava veramente dell’esistenza di Giovambattista Torri. “La vita non ha alcun senso. La felicità non esiste!” brontolava tra sé e sé, masticando pensieri sempre più cupi. Finché prese una decisione disperata: sarebbe andato a gettarsi sotto un treno. Più che mai risoluto a buttare quella vita che non gli dava la felicità, andò alla stazione per trovare un treno che andasse bene per il suo proposito. Era là da qualche minuto quando arrivò un lungo treno carico di operai. Proprio accanto a lui si era fermata una giovane donna molto graziosa che teneva in braccio un vispo bimbetto. Un giovane operaio, sceso dal treno con la sua borsa unta e bisunta, appena vide la donna e il bambino si illuminò tutto e si diresse verso di loro. Il bambino gli buttò le braccine al collo ridendo, e tutti e tre si abbracciarono con una gioia tale che ne arrivò un po’ perfino addosso al signor Giovambattista Torri. Salirono poi su un’automobile piccola piccola, che si allontanò tossicchiando nel traffico della sera. Così Giovambattista Torri scoprì che la felicità esiste, il guaio era che lui l’aveva sempre cercata nel posto sbagliato. B. Ferrero, “Tuttestorie”, Elledici
2. STORIA DA RACCONTARE: L’AQUILA CHE PENSAVA DI ESSERE UN POLLO Un uomo trovò un uovo d’aquila e lo mise nel nido di una chioccia. L’uovo si schiuse contemporaneamente alle uova della covata, e l’aquilotto crebbe insieme ai pulcini. Per tutta la vita l’aquila fece quello che facevano i polli del cortile, pensando di essere uno di loro. Frugava il terreno in cerca di vermi e insetti, chiocciava, schiamazzava e scuoteva le ali alzandosi da terra di qualche decimetro. Trascorsero gli anni e l’aquila divenne molto vecchia. Un giorno vide sopra di sè, nel cielo sgombro di nubi, uno splendido uccello che planava, maestoso ed elegante, in mezzo alle forti correnti d’aria, muovendo appena le robuste ali dorate. La vecchia aquila alzò lo sguardo, stupita: “Chi è quello?”, chiese. “È l’aquila, il re degli uccelli” rispose il suo vicino. “Appartiene al cielo. Noi invece apparteniamo alla terra, perchè siamo polli.”
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CLASSE 5a
E così l’aquila visse e morì come un pollo, perchè pensava di essere tale. A. De Mello, Il canto degli uccelli, Paoline
SCHEDA N. 2: L’AQUILA CHE PENSAVA DI ESSERE UN POLLO 3. POESIA: IL VESTITO ELASTICO Modello di vestito che si allunga e si allarga all’infinito. Non perde bottoni, non si consuma sui calzoni, esente da macchie e da strappi, s’indossa all’asilo e cresce un po’ per anno senza perdere un filo. I sarti si prevede che lo consiglieranno. Chiederanno al governo qualche decreto drastico contro il vestito elastico che dura in eterno. Con o senza permesso, io lo invento lo stesso.
4. POESIA: DA GRANDE FARÒ Da grande farò... il guardiano di un faro di trentasei colori. Il pilota di un autobus con le ruote-girandola. Il fornaio-salumaio dei panini imbottiti. Il prete di una chiesa tutta di vetro. L’avvocato dei ladri che rubano fiori. Il vigile cow-boy a un incrocio di mucche. Il maestro di nuoto dei delfini d’argento. Il sarto delle vele che strappò il vento. Accompagnerò al mare ogni piccolo fiume. Farò il sollevatore di piume. R. Piumini
G. Rodari
5. APPROFONDIMENTO: SOGNI A OCCHI APERTI, LA VOCE DEI BAMBINI Vorrei trasformarmi in un uccello d’oro per conoscere quello che c’è al di sopra delle nuvole. Vorrei avere abbastanza soldi per poter arricchire tutta la gente povera. Vorrei trascorrere qualche giorno in Paradiso per poterne conoscere tutte le meraviglie. Vorrei essere un pagliaccio per poter far divertire tutta la gente triste. Michela, classe 5a
Io vorrei diventare l’uomo ragno che lancia ragnatele e salva la gente. Io vorrei diventare la luna per illuminare la notte e per viaggiare nel cielo. Io vorrei diventare un uomo della giungla e prendere confidenza con gli animali. Io vorrei diventare un attore dei cinema, quello del poliziotto per catturare i ladri. Io vorrei essere una tartaruga marina per vedere la bellezza del fondo del mare. Io vorrei andare nei paesi sperduti e insegnare alla gente che non sa. Stefano, classe 5a
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6. STORIA DA RACCONTARE: LA VITA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI, UN GRANDE CRISTIANO Per introdurre la storia del Cristianesimo, partiamo dalla vita di uno dei Santi più conosciuti e amati del mondo: San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. Egli nacque ad Assisi, piccola città dell’Umbria, alle pendici del monte Subasio, nel 1182, in pieno Medioevo: è il tempo dei cavalieri e delle dame, dei cantastorie e dei poeti, dei nobili, delle guerre (tra i Comuni e tra l’imperatore e il papa) e di una Chiesa affascinata più dal potere e dalla ricchezza che dalla cura delle anime. La vita nella città era segnata da profonde divisioni tra i ricchi e potenti e i popolani; ultimi e considerati scarti della società, erano i lebbrosi, i poveri e i mendicanti. Dopo aver delineato il periodo storico, presentiamo la storia di San Francesco attraverso tre tempi, caratterizzati da tappe o passaggi importanti. Per i diversi episodi viene riportata la citazione delle Fonti Francescane (FF) da cui sono tratti. Il testo conosciuto come “Fonti Francescane” è una raccolta di: • scritti e biografie su San Francesco; • cronache e altre testimonianze del primo secolo del francescanesimo; • scritti e biografie su Santa Chiara. I TEMPO: IL TEMPO DEGLI IDEALI È il tempo della giovinezza di Francesco, in cui coltiva grandi sogni e ideali e cerca la felicità nell’esteriorità della vita. Il re delle feste Francesco nacque in una ricca famiglia assisana: suo padre, Pietro di Bernardone, era un abile uomo d’affari che doveva la sua fortuna al commercio di tessuti; sua madre Giovanna, detta “donna Pica”, era una dama gentile che lo fece battezzare con il nome di Giovanni. Successivamente il padre gli cambiò il nome in Francesco in onore della Francia, Paese con cui era solito commerciare stoffe. Educato dalla madre all’amore per la bellezza, la musica e la poesia, conosceva il latino, il volgare e il francese, in vista della successione al padre negli affari di famiglia. Era un giovane molto gentile e con una spiccata sensibilità e come tutti i ragazzi gli piaceva corteggiare le belle ragazze e adorava divertirsi: amava le feste, i banchetti e il lusso. Di certo i soldi per lui non erano un problema e proprio perché era solito saldare le spese dei divertimenti per tutti, venne incoronato “re delle feste”. (FF 317 ss) Il prigioniero Spinto dal desiderio di cacciare i nobili dalla città di Assisi e animato da spirito cavalleresco, partecipò all’assalto della Rocca, ma nel 1202 venne fatto prigioniero. I nobili assisani, infatti, sfuggiti all’irruzione, si rifugiarono a Perugia, dove strinsero alleanze che permisero loro, poco tempo dopo, di marciare verso Assisi per riconquistarla. Fu così, che nella battaglia di Collestrada, Francesco venne fatto prigioniero e riscattato dopo un anno, grazie alle risorse economiche del padre. In prigione, forse a causa delle cattive condizioni in cui era detenuto, il giovane fu colpito da una malattia che lo avrebbe segnato anche dopo la liberazione. (FF 584-585) Il cavaliere Tornato ad Assisi, decise di seguire Gualtiero de Brienne e realizzare il suo grande sogno: diventare cavaliere. Il padre gli comprò una bellissima armatura e lui partì per la Puglia, per raggiungere i crociati diretti in Terra Santa. (FF 1031)
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Il perdente Giunto a Spoleto, però, una misteriosa visione capovolse i suoi piani e gli ordinò di tornare indietro. E infatti, un’altra notte, mentre dorme, sente una voce che gli chiede premurosa dove intenda recarsi. Francesco espone il suo proposito, e dice di volersi recare in Puglia per combattere. Ma la voce insiste e gli domanda chi ritiene possa essergli più utile, il servo o il padrone. – Il padrone – risponde Francesco. – E allora – riprende la voce – perché lasci il padrone per seguire il servo? – E Francesco: – Cosa vuoi che io faccia, o Signore? – Ritorna – gli risponde il Signore – alla tua terra natale, perché per opera mia si adempirà spiritualmente la tua visione – Ritornò senza indugio... (FF 587) Francesco capì che il “padrone” è solo Dio e il “servo” sono gli uomini, seguiti per realizzare sogni di gloria e di fama. Così decise di rientrare in Assisi. Durante il viaggio di ritorno incontrò un giovane e gli regalò la sua preziosissima armatura; tornato a casa provò a riprendere la vita di prima, ma il sogno di Spoleto oramai l’aveva cambiato profondamente: le feste, i balli e i canti non gli interessavano più, ricercava luoghi solitari dove ritirarsi in preghiera e donava generosamente ai poveri. (FF 1032-1033) II TEMPO: IL TEMPO DEL PASSAGGIO È il tempo della ricerca e dell’interiorità, in cui Francesco comprende che solo Dio può dare un senso alla nostra esistenza. L’uomo nuovo Dopo un viaggio a Roma presso la tomba di San Pietro, Francesco visse una profonda esperienza di conversione. Nella piana di fronte ad Assisi, incontrò un lebbroso: Francesco provava un’istintiva e profonda ripugnanza verso coloro che erano affetti da lebbra, ma, in quell’occasione, vincendo il ribrezzo e la paura che lo avrebbero portato a fuggire, gli si avvicinò e, con l’elemosina, gli donò un bacio di pace. Solo dopo, voltandosi si accorse che il lebbroso era scomparso e lui comprese che era Gesù. (FF 592) Nel suo Testamento Francesco scrisse: «Il signore Iddio in questo modo dette a me, frate Francesco, di incominciare a far penitenza, essendo io nei peccati. A me pareva cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, quello che prima mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e corpo». (FF 110) Da quel momento il giovane iniziò a frequentare il lebbrosario e a curare i lebbrosi. Il restauratore di chiese Sempre più desideroso di comprendere la volontà di Dio, Francesco trascorse molto tempo immerso nel silenzio, meditando e pregando Dio. Gli amici, non comprendendo cosa stesse succedendo al loro compagno di brigata, pian piano lo isolarono. Il padre, deluso da questo primogenito che non era come lui avrebbe voluto, era sempre più disperato. Un giorno, mentre si trovava nella chiesetta di San Damiano, una piccola chiesa in rovina e abbandonata poco fuori le mura della città, gli parve che il crocifisso si animasse muovendo le labbra e udì per tre volte queste parole: “Va’, o Francesco. Ripara la mia casa che come vedi è tutta in rovina”. (FF 593) Così, pieno di zelo, non avendo ancora compreso in pieno ciò che Dio gli stava chiedendo, si diede da fare per trovare il denaro necessario alla ricostruzione della chiesetta. Tornò alla bottega del padre, caricò su un cavallo delle stoffe e andò a venderle a Foligno. Donò il denaro ricavato al sacerdote che si occupava di San Damiano, ma quest’ultimo, conoscendo l’irascibilità del padre, Pietro di Bernardone, rifiutò l’aiuto del giovane.
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Lo sposo di madonna povertà Infatti, Pietro di Bernardone di ritorno dai suoi viaggi d’affari, dopo aver scoperto le gesta insensate del figlio, lo trascinò davanti al Vescovo di Assisi, Guido, e, in pubblica piazza, davanti a mezza città pretese che lui gli restituisse tutto il suo denaro. Accadde una cosa inaspettata: Francesco si spogliò nudo e restituì i suoi vestiti e il denaro al padre, rinunciando per sempre alla sua eredità. Poi, pieno di Spirito Santo disse: “Finora ho chiamato te mio padre sulla terra; d’ora in poi posso dire con tutta sicurezza Padre Nostro che sei nei cieli, perché in lui ho riposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e speranza”. (FF 1043) Il Vescovo, che aveva compreso il gesto di Francesco, lo avvolse con il suo mantello e poi ordinò che gli fossero portati degli abiti per coprirsi. Così, con la tunica come unica ricchezza, il giovane si dedicò al restauro della chiesa di San Damiano, improvvisandosi muratore, come gli parve il Signore avesse ordinato, e visse in assoluta povertà, mendicando per le strade il necessario per il proprio essenziale sostentamento. III TEMPO: IL TEMPO DELLA NOVITÀ È il tempo dell’abbandono, dell’intimità con Dio e della novità di vita, in cui Francesco scopre sempre più la sua missione e la strada per la vera felicità che è diversa da quella terrena. L’uomo libero che annuncia il Vangelo Terminato il restauro di San Damiano, grazie all’aiuto degli abitanti della città, Francesco si stabilì nella pianura di Assisi, nei pressi della “Porziuncola”, una piccola chiesa dedicata a Santa Maria degli Angeli. In questo luogo, finalmente, comprese la sua missione, ascoltando durante la Santa Messa il passo del Vangelo in cui Gesù invia i suoi discepoli ad annunciare il Regno di Dio secondo alcune indicazioni: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgete il saluto...” (Mt 10,1-15) Francesco comprese così ciò che Dio gli stava chiedendo: predicare a tutti, di città in città, l’amore di Dio. (FF 1051) L’uomo della Chiesa Francesco, pieno di Spirito Santo e non più schiavo dei beni materiali, iniziò ad essere apprezzato dagli abitanti di Assisi, tanto che alcuni giovani si unirono a lui, condividendo il suo modo di vivere al seguito di Gesù Cristo. Tra i primi compagni di Francesco si ricordano Pietro Cattani, Bernardo da Quintavalle e il sacerdote Silvestro. A loro si unirono Egidio, l’orante Rufino, il nobile cavaliere Angelo, Masseo “dal bell’aspetto” e Leone, “pecorella del Signore”, testimone dei fatti più significativi e intensi della vita del Santo. Vedendo che il numero dei suoi compagni stava aumentando, Francesco decise di recarsi a Roma per chiedere all’allora papa, Innocenzo III, di approvare la “Regola (stile di vita condiviso da rispettare) dei frati (fratelli) minori (più piccoli)”. Tale Regola apparentemente molto semplice, “vivere secondo la forma del Santo Vangelo”, era in realtà una grande sfida per quel tempo, come per il nostro, ma Francesco mostra, vivendolo, come l’insegnamento del Vangelo può essere vissuto da tutti, sempre e senza mezze misure. Il papa, dopo un sogno in cui riconosce il poverello di Assisi in un uomo che sostiene la Basilica di San Giovanni in Laterano mentre sta crollando, concede ai frati di poter vivere in assoluta povertà e in modo semplice, annunciando il Vangelo per il mondo. (FF 2269)
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Il fondatore Colpita dallo stile di vita dei frati, che hanno lasciato tutto per seguire il Signore in povertà, castità e obbedienza, Chiara degli Offreducci, una giovane della nobiltà assisana, chiese a Francesco di poter vivere come i suoi frati. Così nella notte della domenica delle Palme del 1212, appena ventenne, fuggì dalla casa paterna e alla Porziuncola si fece tagliare i capelli in segno di consacrazione e vestì l’abito della povertà. Quando altre giovani scelsero di unirsi a lei, vennero ubicate negli umili locali annessi alla chiesetta di San Damiano (da cui derivarono l’appellativo originario di Povere Dame di San Damiano). Nacque il Secondo Ordine francescano, l’Ordine delle Clarisse (dal nome latino di Chiara, ovvero “Clara”), donne che vivono immerse nella preghiera e nel lavoro per il proprio sostentamento quotidiano all’interno di un monastero. Francesco parlava di Chiara e delle “sorelle” come di “pianticelle di Dio” che sostenevano con la loro preghiera la missione dei frati. Nel 1221 al Capitolo dell’Ordine (riunione periodica dei frati per prendere decisioni sullo stile di vita), ove erano presenti circa cinquemila frati provenienti da tutta Europa (l’Ordine si era notevolmente ingrandito e aveva avuto anche i primi cinque martiri uccisi in Marocco dai musulmani), Francesco incontrò le prime incomprensioni con i suoi frati che chiedevano una Regola meno rigida che permettesse loro di possedere qualcosa. La guida dell’Ordine passò a frate Elia. Qualche tempo dopo, nel 1223, il Santo, provato nella carne a causa di una salute precaria e da gravi problemi alla vista, scrisse a Fontecolombo, in provincia di Rieti, la Regola che sarà definita “bollata”, in quanto approvata definitivamente dal papa Onorio III. (FF 3167 ss) Oggi tre sono gli Ordini francescani: i Frati, suddivisi in Minori, Conventuali e Cappuccini, le Clarisse e il Terz’Ordine, quello dei laici. Appartengono, inoltre, alla famiglia francescana anche molte congregazioni religiose e istituti secolari, che si ispirano alla spiritualità del “poverello” di Assisi. L’Alter Christus Le tensioni all’interno dell’Ordine non sembravano diminuire e Francesco soffriva nel vedere che i frati non desideravano vivere la povertà evangelica e aveva paura che lo studio e i libri potessero prendere il posto di Gesù nei loro cuori. Si ritirò con l’amico Leone sul monte della Verna, in Toscana, per dedicarsi alla preghiera e alla penitenza nella solitudine, nel silenzio e nell’assoluta povertà. Chiese a Dio un segno, che gli confermasse che tutto il suo operato era stato per la sua gloria e non per quella personale. Aveva bisogno di sapere di non aver sbagliato tutta la sua vita: questa fu la più grande tentazione del Santo. Ed è così che nella notte del 1224 visse un’esperienza straordinaria: ricevette nella sua carne i segni della Passione di Cristo. Le cinque piaghe sanguinanti gli procuravano grande fastidio e dolore, tanto che in alcuni momenti gli impedirono di camminare, ma Francesco era felice perché era davvero simile al suo Signore! (FF 1225-1226) Il Santo Sempre più debole e ammalato, ricevette diverse cure in Toscana e anche dalle Povere Dame di San Damiano, presso le quali scrisse il Cantico delle Creature, una lode a Dio per le meraviglie della sua creazione. Poiché le sue condizioni si aggravavano, venne portato nelle stanze del palazzo del Vescovo di Assisi, ma quando sentì che la sua fine era vicina, chiese di essere riportato alla Porziuncola. Qualche giorno prima di morire chiese ai suoi compagni di recarsi a Roma da donna Giacoma dei Settesoli (che lui chiamava fraternamente “frate Jacopa”) per avere da lei dei dolcetti che lui tanto amava, i mostaccioli. Proprio mentre il frate stava per partire con la missiva, ecco bussare alla porta: era donna Jacopa che aveva avuto questa ispirazione
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durante una preghiera. (FF 1812) In quella settimana, dopo aver chiesto di essere adagiato nudo sulla terra per presentarsi povero davanti a Dio e aver chiamato “sorella” anche la morte, cantando fino all’ultimo respiro, Francesco, nella notte del 4 ottobre 1226, consegnò la sua anima a Dio. (FF 1823) Due anni dopo, papa Gregrio IX lo dichiarò Santo e nel 1230 venne ultimata la grande Basilica voluta per accoglierne e custodirne il corpo. Ancora oggi, percorrendo le vie di Assisi, attraversate ogni anno da migliaia di pellegrini, si può percepire nell’aria la santità di un uomo che ha saputo vivere tutto per Dio al servizio del mondo. Dalla storia di San Francesco d’Assisi si possono evidenziare alcuni nuclei tematici che sarà possibile sviluppare con la classe, a scelta dell’insegnante, partendo dalle relative domande. La ricerca di Dio, Amore incarnato in Gesù Cristo: Francesco ci insegna che Dio chiama ciascuno per nome al fine di renderlo felice, attraverso una conversione che dà senso e riveste di significato ogni avvenimento terreno. Per Francesco il vero nemico dell’uomo è il suo peccato, che può essere vinto solo con un amore “senza misura”, cioè con Dio. Lui non ha incontrato una dottrina o un insieme di regole, ma ha fatto esperienza di una persona e da questo incontro si è sentito chiamato al cambiamento e alla conversione. - Perché Francesco sente così forte il bisogno di Dio? - Perché Francesco desidera e fa di tutto per cambiare la sua vita? La fraternità: Francesco comprende che se Dio è Padre di tutti, l’umanità nel suo insieme è un’universale fraternità di uomini, che si rende visibile nelle nostre vite attraverso le persone che incontriamo. La comunità fraterna rappresenta il mezzo per arrivare a Cristo. Per il Santo, infatti, le parole di Giovanni sono vita reale: “Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da Lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello.” (1 Gv 4, 20-21) Nella visione francescana gli uomini sono segnati dai loro vizi e questo li rende tutti uguali e bisognosi di misericordia e perdono. In Francesco, infatti, c’è la sospensione di ogni giudizio: lui aveva compreso che si possono condannare le azioni, ma non le persone. La persona, anche se peccatrice, è degna della salvezza portata dalla croce di Gesù, per questo non va mai disprezzata, ma al contrario va ascoltata e amata. Dio prima ha amato il mondo, poi l’ha redento e non il contrario! - Che cos’è la fraternità? - Perché la fraternità è tanto importante per Francesco? La povertà e la minorità: Francesco ha compreso che il rapporto con i beni materiali, spesso, non ci rende persone libere. Lui ha dimostrato con la sua vita che la povertà e la rinuncia “gioiosa” alle ricchezze aiutano a rivolgere il cuore verso i beni che contano davvero, cioè quelli spirituali. Facciamo riflettere i bambini su un binomio: amare le cose e usare le persone o amare le persone e usare le cose? - Perché, per Francesco, la povertà è tanto importante da chiamarla “Madonna povertà” e sentirla sua sposa? - È possibile vivere secondo lo spirito di Francesco, senza fare una rinuncia tanto radicale come la sua?
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L’amore per la Chiesa: chiedendo l’approvazione del papa, Francesco dimostra di aver compreso che non si può seguire Gesù in modo personale, ma è necessaria una “supervisione”, che garantisca e confermi la fede del singolo. Francesco, nonostante i limiti della Chiesa del suo tempo, corrotta e spesso poco evangelica, la ama spassionatamente, perché solo in essa, per mezzo dei sacerdoti, poteva incontrare Gesù Eucaristia. - Perché Francesco ha desiderato l’autorizzazione del papa per i suoi frati? - È importante, secondo voi, ottenere tale autorizzazione? Perché? La cura per il mondo e la natura: in un tempo in cui l’uomo deve confrontarsi con una natura che si ribella ai soprusi e agli abusi umani, Francesco insegna che è possibile avere un corretto rapporto con il Creato, imparando a rispettare ogni creatura come dono di Dio. Il Creato per il Santo è segno, immagine, presenza e, in una parola, rivelazione del Creatore, che l’ha affidato all’uomo con fiducia perché lo utilizzi e lo custodisca. - Che cosa significa rispettare la natura? - Quali sono i comportamenti che ognuno di noi potrebbe attuare per riconciliare l’uomo con il Creato? L’attualità del Santo di Assisi può essere legata ai grandi desideri dell’uomo di ogni tempo: la ricerca di Dio, il bisogno degli altri e la cura per il mondo e la natura. Si può approfondire questo discorso utilizzando la tecnica del problem solving. 7. STORIA DA RACCONTARE: LA STORIA DI CHIARA D’ASSISI Chiara nacque da una nobile famiglia di Assisi nel 1194. Crescendo Chiara, cui piaceva molto pregare e dedicarsi ai poveri, sentendo parlare di Francesco, maturò l’idea di fare della sua vita un dono a Dio. La giovane si recò di nascosto alla Porziuncola, dove era attesa da Francesco e dai suoi frati. Qui il Santo la vestì del saio francescano, le tagliò i capelli, in segno di consacrazione a Dio, e la condusse presso le suore benedettine di S. Paolo a Bastia Umbra, dove i parenti tentarono inutilmente di persuaderla a far ritorno a casa. Poiché Chiara non trovava in quel luogo piena pace, consigliata da Francesco, si trasferì presso la chiesa di San Damiano. Il convento di San Damiano divenne la Casa Madre delle Clarisse. In questo angusto monastero Chiara visse per quarantadue anni, passando gli ultimi ventotto in un giaciglio di paglia, a causa di una grave malattia. Chiara dedicò la sua vita alla preghiera e al servizio delle sorelle. Morì l’11 agosto 1253. Venne proclamata Santa dal papa due anni dopo e in suo onore è sorta una basilica ad Assisi. Tra i tanti miracoli si ricorda che nel 1240 Assisi venne invasa dai Saraceni che, durante un assalto alla città, arrivarono fino al chiostro del convento. Le sorelle terrorizzate corsero da Chiara. Lei, inferma, si fece portare all’ingresso, rivolse l’ostia consacrata verso i Saraceni che furono messi in fuga da una luce accecante. 8. APPROFONDIMENTO: LUOGHI FRANCESCANI La vita di San Francesco e dei suoi compagni si caratterizza come “apostolica e da inviati”. Essa chiede di rinunciare a ogni bene terreno per vivere di luogo in luogo, come testimoni e annunciatori di Gesù Cristo, con la preghiera, la penitenza, la predicazione e il buon esempio. Ci sono diversi luoghi carichi di “memoria francescana”, che ci fanno percepire la fede del “poverello di Assisi”.
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IN UMBRIA, AD ASSISI Basilica di Santa Maria degli Angeli Venne costruita nel XVI secolo per custodire la Porziuncola, una delle piccole chiese restaurate da Francesco, e la cappella del Transito, il luogo della morte del Santo. Qui i primi frati sperimentarono la vita comunitaria. Basilica di San Francesco Nel 1228, due anni dopo la morte, Francesco venne canonizzato. Il suo successore, frate Elia, fece iniziare la costruzione di quella che oggi è chiamata la Basilica inferiore, dove si trova la tomba del Santo e dei primi compagni. Sopra si innalza la Basilica superiore, un edificio slanciato e luminoso, le cui pareti sono state affrescate da Cimabue e Giotto. Basilica di Santa Chiara È stata costruita dopo la canonizzazione della Santa, per accogliere la sua tomba. Adiacente alla chiesa si trova il Protomonastero delle suore Clarisse, che vi portarono il crocifisso che parlò a Francesco in San Damiano. Santuario di San Damiano Immerso nel verde e nel silenzio, si trova a metà strada tra la pianura e la collina di Assisi. Qui il crocifisso chiamò Francesco per nome e Chiara, con le sue sorelle, vi dimorò fino alla sua morte, nel 1253. NEL LAZIO San Francesco amò molto la valle di Rieti dove trovò l’accoglienza di gente semplice e di una natura dolce e rigogliosa. Per questo, grazie alla sua presenza, questa zona fu chiamata “Valle Santa”. Poggio Bustone Qui Francesco arrivò pieno di domande circa la sua missione, che era ancora agli inizi. Semplice e toccante è il saluto che portò agli abitanti di questo borgo: “Buongiorno, buona gente!”. Qui ricevette il perdono di Dio, che lo liberò dalla paura del futuro e gli donò la pace. Greccio Qui, nel 1223, Francesco volle ricordare l’umiltà dell’Incarnazione di Gesù, dando forma al primo presepe, unendo così il mistero della nascita del figlio di Dio a quello dell’Eucaristia presente sull’altare. Gesù è umile nella sua nascita e nella sua presenza in un piccolo pezzo di pane. Fonte Colombo Qui, nel 1223, Francesco scrisse la Regola definitiva dell’Ordine e subì una delicata operazione agli occhi. Durante l’intervento avvenne il “miracolo del fuoco” che, dopo una preghiera, non gli fece sentire “né il suo calore né alcun dolore nella carne” (FF 1097). IN TOSCANA Monte della Verna Su questo monte sorge l’omonimo Santuario vicino al luogo in cui Francesco ricevette le stimmate. Francesco era divenuto come un “altro Cristo”, perché si era lasciato condurre totalmente da Dio.
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LA COMUNITÀ CRISTIANA 1. APPROFONDIMENTO: BREVE STORIA DELLA CHIESA LA CHIESA NEL I SECOLO • La prima comunità cristiana vive inizialmente a Gerusalemme. I suoi membri sono Ebrei convertiti e come tali frequentano la sinagoga, visitano il Tempio, osservano la Legge. • Ogni giorno s’incontrano per celebrare la «cena del Signore»: spezzano lo stesso pane, ripetono i suoi insegnamenti, cercano di risolvere i problemi in uno spirito di fraternità. • La comunità è guidata dai presbiteri (gli anziani) che hanno conosciuto Gesù e hanno fatto la grande esperienza della sua Risurrezione. • A mano a mano che, attraverso la predicazione degli Apostoli, altre persone non ebree si convertono al Cristianesimo, la comunità cristiana acquista una sua identità ben precisa. Ad Antiochia i battezzati assumono per la prima volta il nome di “Cristiani” per distinguersi sia dagli Ebrei che dai pagani. LA CHIESA NEL II-IV SECOLO • Il Cristianesimo si diffonde nell’Impero Romano. Lo stesso Pietro ha fondato una comunità a Roma e qui ha trovato la morte. Sono iniziate, infatti, le grandi persecuzioni. • Dopo la morte degli Apostoli, le varie comunità cristiane vengono guidate dai Vescovi. • A causa del numero sempre crescente, i Cristiani della stessa comunità non possono più riunirsi tutti insieme, ma si suddividono in comunità più piccole. • Innumerevoli sono i santi martiri, vittime delle persecuzioni. LA CHIESA NEL V-XII SECOLO • Con la caduta dell’Impero Romano e le invasioni barbariche, guerre e carestie provocano miseria e distruzione ovunque. In questo periodo cominciano a sorgere in molti luoghi i monasteri benedettini, che diventano punti di riferimento per gli abitanti delle campagne e per coloro che fuggono dalle città incendiate. Attraverso un paziente lavoro (“prega e lavora” è la loro regola), i monaci salvano dalla distruzione le testimonianze delle civiltà antiche che altrimenti sarebbero andate completamente perdute. • Uno dei santi più noti è S. Benedetto, fondatore dell’ordine benedettino. • A partire dal V secolo si crea, poi, una nuova situazione nelle comunità cristiane: i Signori feudali cominciano a costruire chiese vicino ai loro possedimenti e a mettere a capo di esse una persona a loro piacere. I Vescovi hanno grandi difficoltà a combattere l’ingerenza dei Signori, anche perché i presbiteri scelti dai principi feudali non rispondono ai criteri cristiani, ma vengono scelti solo per opportunità. • Nel 1054 avviene una separazione tra Chiesa d’Oriente e Chiesa d’Occidente per contrasti a livello teologico, ma soprattutto di tipo politico-culturale. LA CHIESA NEL XIII-XVI SECOLO • Nel XIII secolo sorgono nella Chiesa due grandi figure, quella di S. Francesco e quella di S. Domenico. Gli ordini da loro fondati svolgono una vasta opera di predicazione: bisogna, infatti, ritornare ad annunciare la Buona Notizia di Gesù nella sua autenticità. • Verso la fine del Medioevo nascono poi le “confraternite della carità”, che vengono in aiuto ai malati, agli infermi, ai poveri. Nonostante questi grandi esempi di amore cristiano e di fedeltà al Vangelo, la vita della Chiesa è sempre più percorsa da contraddizioni e disagi: è necessario un rinnovamento. Segni di questa esigenza sono i vari movimenti di Riforma protestante che,
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malgrado le intenzioni dei loro promotori (Lutero, Calvino ecc.) rompono l’unità della Chiesa in Occidente. • La Chiesa cattolica, guidata dal Papa, sentì la necessità di rispondere al pensiero luterano (= Controriforma) e di avviare un processo di rinnovamento (= Riforma cattolica). Il momento fondamentale di questo processo fu senz’altro il Concilio di Trento, convocato dal papa Paolo III nel 1545, che si concluse diciotto anni dopo, nel 1563. Molti furono i temi teologici trattati e i provvedimenti disciplinari presi dai padri conciliari. Tra i più importanti frutti della Riforma cattolica abbiamo il rinnovato impegno per l’evangelizzazione e la missione. LA CHIESA NEL XVII-XX SECOLO • I secoli successivi al Rinascimento non furono facili per la Chiesa che si trovò a confrontarsi e scontrarsi con concezioni e movimenti che ponevano in discussione il suo ruolo e la sua missione (l’Illuminismo, la Rivoluzione Francese, la Rivoluzione Industriale). • Alla fine del XIX secolo papa Leone XIII inaugurò, con l‘enciclica Rerum Novarum (Delle cose nuove) del 1891, la nuova attenzione della Chiesa ai grandi problemi sociali. Attenzione che non è più cessata e che si è arricchita, nei secoli, di numerosi altri interventi, sulle tematiche della pace, della solidarietà, della giustizia, del lavoro, della fame e della povertà nel mondo. • Papa Pio IX, il cui pontificato è stato il più lungo della storia (1846-1878), convocò il Concilio Vaticano I (1869-1870). In questo concilio fu definita la posizione della Chiesa contro concezioni filosofiche e teologiche che esasperavano il ruolo della ragione a scapito della fede. Inoltre per rafforzarne il primato fu proclamato il dogma dell’Infallibilità del papa nelle questioni di fede e di morale. • Il Concilio Ecumenico Vaticano II è stato definito “la nuova primavera della Chiesa”. Esso si è svolto a Roma, nella sede del papa, sul colle Vaticano; è stato convocato da papa Giovanni XXIII nel 1962 e si è concluso nel 1965 durante il pontificato di papa Paolo VI. 2. APPROFONDIMENTO: I CRISTIANI SECONDO LA LETTERA A DIOGENETO I Cristiani non si differenziano dagli altri uomini né per territorio, né per il modo di parlare, né per la foggia dei loro vestiti... risiedono nelle città e, pur seguendo nel modo di vestirsi, nel modo di mangiare e nel resto della vita i costumi del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e, come tutti hanno ammesso, incredibile... Vivono sulla terra, ma hanno la loro cittadinanza in cielo. Osservano le leggi stabilite ma, con il loro modo di vivere, sono al di sopra delle leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Anche se non sono conosciuti, vengono condannati; sono uccisi e riprendono a vivere. Sono poveri e rendono ricchi molti; sono sprovvisti di tutto, e di tutto abbondano. Vengono disprezzati e nel disprezzo trovano la loro gloria; sono calunniati e poi riconosciuti giusti. Sono ingiuriati, e benedicono; sono trattati in modo oltraggioso, e ricambiano con il rispetto. Quando fanno del bene vengono puniti come fossero malfattori; mentre sono puniti gioiscono come se si donasse loro la vita. I Giudei muovono loro guerra come a gente straniera, e i pagani li perseguitano, ma coloro che li odiano non sanno dire la causa del loro odio. Dalla lettera a Diogeneto
3. APPROFONDIMENTO: LA MORTE DEGLI APOSTOLI L’unica morte di un Apostolo riportata dalla Bibbia è quella di Giacomo il Maggiore, fratello di Giovanni (At 12, 2). Il re Erode fece uccidere Giacomo “di spada”: probabilmente questa espressione fa riferimento alla decapitazione. Le circostanze delle morti degli altri Apostoli sono conosciute, invece, grazie a tradizioni e altri scritti. Alcune tradizioni sostengono che anche l’Evangelista Matteo patì il martirio in Etiopia, ucciso di spada. Non molto diversa sembra
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essere la sorte di Giacomo, detto il Minore per distinguerlo dal fratello di Giovanni, che divenne vescovo di Gerusalemme dopo la morte di Giacomo il Maggiore e la partenza di Pietro e fu precipitato da una trentina di metri di altezza, forse dal pinnacolo sud-orientale del Tempio, per essersi rifiutato di rinnegare la sua fede in Cristo. Quando scoprirono che era sopravvissuto alla caduta, i suoi nemici lo picchiarono a morte e lo uccisero a bastonate. La morte dell’Apostolo Bartolomeo, detto anche Natanaele, contiene molte incertezze ed è accompagnata da numerosi eventi leggendari, secondo i quali l’uomo fu scorticato vivo e poi decapitato. Andrea fu crocifisso in Grecia su una croce a forma di x, che poi prese il suo nome. Dopo essere stato frustato violentemente, il suo corpo fu legato alla croce con delle corde per prolungarne l’agonia. I suoi seguaci riferirono che egli continuò a predicare ai suoi torturatori per due giorni, finché non morì. L’Apostolo Tommaso fu trafitto da una lancia in India durante uno dei suoi viaggi missionari. Sembra che Mattia, l’Apostolo scelto per sostituire Giuda Iscariota, il traditore, fu lapidato e poi decapitato. Simone, detto lo Zelota, secondo la tradizione, subì un martirio particolarmente cruento insieme a Giuda Taddeo. I due si sarebbero incontrati in Persia e, insieme, avrebbero evangelizzato quel regno attirandosi contro l’ostilità dei maghi del luogo, che tramarono per farli uccidere. Sembra che subirono il martirio uccisi da sassate e colpi di mazza; una leggenda sostiene che il corpo di Simone fu fatto a pezzi con una sega, per questo egli è riconosciuto patrono dei boscaioli e taglialegna. L’Apostolo Filippo, secondo la tradizione, morì martire crocifisso a testa in giù, come avvenne per Pietro. Giovanni, infine, morì molto anziano, ed è forse l’unico Apostolo a morire serenamente. Non è così importante per noi ricordare come morirono gli Apostoli, ma il dato che ci interessa è che tutti furono disposti a morire per Gesù. Ciò è una prova importante che ci assicura che loro furono veramente testimoni della Risurrezione, perché nessuno sarebbe disposto a dare la vita per una bugia! 4. STORIA DA RACCONTARE: IL GIORNO DEL SIGNORE Un giorno tutti gli animali della foresta si radunarono per discutere su come poter avere anche loro la domenica proprio come gli uomini! Il re della foresta, il leone, disse: “Per me è semplice, se cacciando riesco a prendere una gazzella e posso divorarne la carne da solo in santa pace, quel giorno per me diventa domenica!”. Il cavallo pensò: “Per me è sufficiente una grande pianura per galoppare libero perché sia domenica!”. Il maiale grugnì: “Datemi acqua e un sacco di ghiande ed ecco la mia domenica!”. Il ghiro sbadigliò: “Io ho solo bisogno di un ramo robusto per dormire perché sia domenica!”. Gli animali parlarono per ore e ognuno espresse i suoi desideri, ma non riuscirono a trovare una domenica per tutti. Quando arrivarono gli uomini dissero: “Sciocchi animali, non sapete che è domenica solo quando si parla con Dio come con un amico?” Leggenda africana
5. STORIA DA RACCONTARE: INTERVISTA A SAN PIETRO Dove hai iniziato a predicare? “La predicazione del Vangelo, come aveva raccomandato Gesù, si è rivolta dapprima agli Ebrei. Nella primavera dell’anno 30, per celebrare la festa della Pentecoste, erano giunti a Gerusalemme molti pellegrini. A loro ho raccontato come Gesù era risorto: non solo mi hanno ascoltato con interesse, ma molti si sono fatti battezzare. Non so quanti ne ho battezzati quel giorno, sicuramente alcune migliaia”.
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Perché avevi paura di farti vedere con i gentili, i Cristiani provenienti dal paganesimo? “Ti riferisci all’episodio di Antiochia? Guarda che io sono stato uno dei primi a credere nella necessità di annunciare il Vangelo di Gesù non solo agli Ebrei ma anche ai pagani. Sono stato io ad assistere alla conversione del primo pagano, quel centurione romano che si chiamava Cornelio. Ecco cosa è accaduto ad Antiochia: per rispetto nei confronti di un gruppo di Ebrei Crisitiani che, secono la legge ebraica, consideravano sconveniente e peccaminoso mangiare insieme con i non-ebrei, evitavo di frequentare la mensa dei gentilo-cristiani, che ad Antiochia erano numerosi. Per questo mio atteggiamento c’è stato uno scontro tra me e Paolo. Ma poi tutto si è chiarito. Ti posso dire che è stato un incidente molto utile, perché ha fatto discutere contribuendo a far crollare steccati e barriere che dividevano Ebrei e gentili”. Perché tu, capo degli Apostoli, hai deciso di trasferirti a Roma? “La capitale dell’Impero era un crocevia di gente, di razze, di commerci, di eserciti e di divinità. Nonostante la sua vocazione a comandare il mondo, si lasciava facilmente “catturare” dalla cultura di altri popoli. Questa città aveva tutte le caratteristiche necessarie per poter accogliere il messaggio di Gesù. Inoltre i Romani erano particolarmente sensibili e tolleranti in fatto di religione. Molti Romani, mercanti, soldati e viaggiatori, venuti a contatto con le comunità di Antiochia, Corinto ed Efeso, si erano fatti cristiani con entusiasmo”. Che cosa hai trovato a Roma? “C’era una numerosa comunità di Ebrei. Molti di essi si erano già fatti cristiani. I Cristiani provenienti dal paganesimo (pochi rispetto al milione di abitanti di Roma) si erano organizzati e si riunivano in case private per pregare. Anche se la Roma imperiale concedeva la massima libertà di culto, i primi Cristiani cercavano di non dare troppo nell’occhio. Aderivano con entusiasmo alla nuova religione soprattutto le donne, i poveri e gli schiavi. Non mancavano però le persone colte, gli intellettuali”. In che cosa credevano i Romani? “In quegli anni – siamo intorno al 60 d.C. – la religione romana tradizionale, basata sul culto degli antenati e su tre divinità principali, Jupiter (Giove), Giunone e Minerva, era un po’ in decadimento. In pratica a Roma c’era spazio per ogni divinità cara ai popoli dominati dai Romani, mentre il fervore religioso in generale si era assai intiepidito. Gli imperatori, con la loro personalità, avevano finito per essere il vero punto di riferimento religioso e spesso richiedevano dai sudditi atti di vera adorazione”. Mi parli delle persecuzioni? “Prima dei Romani, sono stati gli Ebrei a perseguitarci: il diacono Stefano e alcuni discepoli sono caduti vittime del loro fanatismo. Poi c’è stata la prima grande persecuzione, quella del folle e crudele Nerone. Il numero dei martiri crisitiani è in seguito cresciuto di anno in anno”. E tu come sei morto? “Fra i Cristiani che Nerone ha fatto massacrare nell’anno 64, come responsabili dell’incendio di Roma. Anch’io sono stato condannato alla crocifissione: sono stato inchiodato ai legni a testa in giù”. Perché Nerone ha ordinato la morte dei Cristiani? “Nel luglio del 64 a Roma è scoppiato un violento incendio. Forse non è stato Nerone a farlo appic-
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care, ma il fatto che la voce del popolo lo ha accusato subito dimostra che aveva fama di grande crudeltà. Da vero capo di un regime totalitario, prima ancora di riparare il disastro, ha cercato qualcuno cui addebitarlo. È uno storico romano a confermarlo, Tacito: Nerone ha deciso di scaricare la colpa su una setta religiosa formatasi in quei tempi. Nerone non sapeva niente di noi. Ha fatto arrestare tutti quelli che gli sono capitati a tiro e li ha fatti condannare alla tortura dopo un processo sommario. Alcuni sono stati dati alle belve, altri crocifissi, altri spalmati di resina e trasformati in torce. Prima di questo crudele episodio, Roma non si era accorta di noi. Dopo, invece, la gente ha cominciato a guardare i Cristiani con una certa curiosità. Dove sei stato giustiziato? “A Roma, là dove oggi sorge la Basilica che porta il mio nome. I carnefici non sono stati nemmeno sfiorati dal dubbio che sulla mia tomba sarebbe nato un nuovo impero, spirituale, destinato a sotterrare quello, secolare e pagano, che aveva pronunciato il verdetto”. M. Giordano – E. Ciocetti, I personaggi del Vangelo, Paoline
6. APPROFONDIMENTO: OGNI COSA HA IL SUO TEMPO Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante. Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare. Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, Un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via. Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica? Ho considerato l’occupazione che Dio ha dato agli uomini, perché si occupino in essa. Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell’eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l’opera compiuta da Dio dal principio alla fine. Qo 3, 1-11
7. STORIA DA RACCONTARE: I GIORNI PERDUTI Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernest Kazirra, rincasando, vide da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta e caricava la cassa su un camion. Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in auto. E il camion fece una lunga strada fino all’estrema periferia della città, fermandosi sul ciglio di un vallone. Kazirra scese dall’auto e andò a vedere. Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel baratro,
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ingombro di migliaia e migliaia di altre casse. Si avvicinò all’uomo e gli disse: – Ti ho visto portar fuori quella cassa dal mio parco. Che cosa c’era dentro? E che cosa sono tutte queste casse? Quello lo guardò e sorrise: – Ne ho ancora sul camion da buttare. Non sai? Sono i giorni. – Che giorni? – I giorni tuoi. – I miei giorni? – I tuoi giorni perduti. I giorni che hai perso. Li aspettavi, vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, intatti, ancora gonfi. E adesso... Kazirra guardò. Formavano un mucchio immenso. Scese giù per la scarpata e ne aprì uno. C’era dentro una giornata d’autunno e, in fondo, Graziella, la sua fidanzata che se ne andava per sempre. E lui neppure la chiamava. Ne aprì un secondo. C’era una camera d’ospedale e sul letto suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per affari. Ne aprì un terzo. Al cancelletto della vecchia misera casa stava Duk, il fedele mastino, lo attendeva da due anni, ridotto pelle e ossa. E lui non si sognava di tornare. Kazirra si sentì prendere da una certa cosa qui, alla bocca dello stomaco. Boccheggiò. Lo scaricatore stava diritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere. – Signore! – gridò Kazirra. – mi ascolti. Lasci che mi porti via almeno questi tre giorni. La supplico. Almeno questi tre. Io sono ricco. Lo scaricatore fece un cenno con la destra, come per indicare un punto irraggiungibile, come per dire che era troppo tardi e che nessun rimedio era più possibile. Poi svanì nell’aria e, all’istante, scomparve anche il gigantesco cumulo di casse misteriose. E l’ombra della notte scendeva. D. Buzzati, Le notti difficili, Mondadori, Riduzione di C. Cassinotti, in Il nome delle cose, Atlas
8. POESIA: IL MISTERO DEL TEMPO Il tempo passa e va: tic-tà, tic-tà, tic-tà... Un secondo, un minuto, un’ora, la sua corsa continua ancora. Sull’orologio leggi l’orario, i giorni conti sul calendario. Una settimana, un mese, un anno, il tempo corre senza mai l’affanno. Tic-tà, tic-tà, tic-tà... dove corre chi lo sa? Instancabile, invisibile, impalpabile, ma non lo afferri con la mano,
nell’orologio lo cerchi invano. Nessuno può fermarlo, in cassaforte conservarlo. Impossibile a disegnarlo, neppure si può immaginare: ha i baffi, è biondo, è bruno? Non l’ha visto mai nessuno. Insomma, esiste o no? Dubitare non si può: se io cresco, dunque c’è. – Ma dov’è, cos’è? M. Argilli, Cento storie fantastiche, Editori Riuniti
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9. APPROFONDIMENTO: L’ANNO LITURGICO DEI CRISTIANI I Cristiani durante l’anno ripercorrono le tappe fondamentali della salvezza operata da Gesù, attraverso la celebrazione di feste che ricordano gli avvenimenti più importanti della sua vita. L’insieme di queste celebrazioni si chiama “anno liturgico”. Attualmente il calendario liturgico della Chiesa cattolica è quello definito “gregoriano”, perché stabilito nel 1582 da Papa Gregorio XIII. Al contrario del calendario civile che inizia l’1 gennaio e termina il 31 dicembre, quello liturgico inizia con il periodo di Avvento ed è organizzato nel modo che segue. • Tempo di Avvento: è il periodo di quattro settimane che precede e prepara alla festa di Natale. La prima domenica di Avvento cade tra il 27 novembre e il 3 dicembre. La sua definizione risale solo al VI secolo d.C., quando si è creato un tempo di attesa, di preparazione, di riflessione e di penitenza che solo più avanti assumerà un vero e proprio carattere liturgico. Durante questo tempo cade la solennità della festa dell’Immacolata Concezione (8 dicembre), che celebra Maria Immacolata, prescelta per concepire Gesù. Il colore che contraddistingue questo primo tempo dell’anno liturgico è il viola, segno di attesa e penitenza. • Tempo di Natale: è il tempo della gioia perché si celebra il Signore che viene in mezzo agli uomini. Inizia con la celebrazione (notturna) della Messa del 24 dicembre e si conclude con la festa del Battesimo di Gesù la domenica successiva all’Epifania (6 gennaio). Con il mistero della nascita di Gesù, si celebra la sua manifestazione al mondo (Epifania), la rivelazione della sua natura divina e la sua affermazione come Messia (festa del Battesimo). Il colore liturgico è il bianco, segno di luce e purezza, usato anche per le ricorrenze legate alla figura di Gesù, di Maria e dei Santi, indipendentemente dal periodo in cui capitano. • I Tempo Ordinario: inizia il lunedì dopo la domenica del Battesimo di Gesù e termina il Mercoledì delle Ceneri. Dura da quattro a sei settimane, in base alla data di Pasqua. Il colore liturgico è il verde, segno di speranza. • Tempo di Quaresima: dura quaranta giorni, dal Mercoledì delle Ceneri alla Domenica delle Palme, e ricorda il periodo di penitenza e di sacrificio trascorso da Gesù nel deserto, quindi è per i fedeli un tempo di penitenza, di conversione, durante il quale non si canta l’alleluia. Il colore liturgico è il viola. • Settimana Santa e Triduo pasquale: inizia con la Domenica delle Palme e si conclude con il Sabato Santo, prima della grande veglia pasquale. Durante questa settimana i Cristiani sono chiamati a rivivere le vicende di Gesù dal suo ingresso a Gerusalemme, dove era stato acclamato con le palme, alla sua morte e Risurrezione. Il Triduo è costituito da Giovedì, Venerdì e Sabato Santo e rappresenta un tempo molto forte, in cui si ricordano l’Ultima Cena con l’istituzione del sacerdozio e dell’Eucaristia, la Passione e la morte di Gesù. Il Sabato Santo è detto “aliturgico” in quanto, in ricordo di Gesù nel sepolcro, non si celebra la Messa; l’Eucaristia non è conservata (come avviene normalmente) nel Tabernacolo, che quindi è spalancato, ma viene conservata in altro luogo adatto. Le luci e tutte le candele della chiesa sono spente, gli altari sono spogli, senza fiori e paramenti, nell’attesa della grande festa della Risurrezione. Il colore liturgico è il rosso, segno del sacrificio. • Tempo di Pasqua: dura cinquanta giorni, inizia con la veglia pasquale e si conclude con la domenica di Pentecoste. È la più grande festa dell’anno, centro della vita della Chiesa; durante questo periodo tutti i Cristiani sono chiamati a riflettere sul significato della Risurrezione di Gesù dalla morte, che rappresenta la vittoria sulla morte e sul peccato, la salvezza, la vita eterna che ci è stata regalata da Gesù. La data della Pasqua è mobile (la regola, infatti, dice che cade la domenica successiva alla prima luna piena o plenilunio, dopo l’equinozio di primavera fissato il 21 marzo) di conseguenza anche quella dell’Ascensione (quaranta giorni dopo) e di Pentecoste (cinquanta giorni dopo). Il colore
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liturgico è il bianco; eccetto per la festa di Pentecoste, per la quale subentra il rosso, segno dello Spirito Santo. • II Tempo Ordinario: inizia il lunedì dopo Pentecoste e termina l’ultima domenica dell’anno, dedicata alla festa di Cristo Re dell’Universo. Dura da ventisei a ventotto settimane, durante le quali la Chiesa celebra varie festività legate ai Santi e a Maria, madre del Signore. Il colore è il verde. SCHEDA N. 10: L’ANNO LITURGICO 10. APPROFONDIMENTO: I SACRAMENTI CHE COS’È UN SACRAMENTO ? Per Natale zia Francesca invia a Giacomo un biglietto di auguri. Lei non sarà presente fisicamente per il pranzo tra parenti, ma con il biglietto ha voluto dare un segno visibile della sua presenza e del suo amore. Così i sacramenti sono segni visibili della presenza di Dio in noi e nella nostra vita. QUANTI SACRAMENTI CI SONO? I sacramenti sono sette come i colori dell’arcobaleno: Battesimo, Eucaristia, Cresima
Iniziazione cristiana
Confessione, Unzione degli infermi
Guarigione
Ordine, Matrimonio
Servizio nella comunità
A CHE COSA SERVONO? Alcuni sacramenti segnano i momenti più importanti della vita: il Battesimo, la Cresima, il Matrimonio, l’Ordine e l’Unzione degli infermi. Altri accompagnano il credente nella vita di tutti i giorni: l’Eucaristia e la Confessione. I sacramenti sono segni visibili di una realtà invisibile, che è la presenza di Gesù Cristo in ogni momento della vita del Cristiano. Ogni sacramento, infatti, viene celebrato in un determinato momento della vita per renderlo “sacro”, cioè offerto a Dio. I sette sacramenti sono: sacramento
significato
ministro (chi compie il rito)
segni
BATTESIMO
il battezzato entra a far parte della Chiesa, ricevendo vita nuova come figlio di Dio.
sacerdote
acqua, olio, crisma, luce, veste candida
CONFESSIONE
l’uomo si riconcilia con Dio e con i fratelli, pentendosi dei propri peccati e ricevendo il perdono.
sacerdote
assoluzione del sacerdote
EUCARISTIA
l’uomo riceve il corpo e il sangue di Gesù, per accrescere la propria unione con Gesù e con la Chiesa.
sacerdote
pane e vino
CRESIMA
il cristiano riceve lo Spirito Santo che rafforza la sua fede, diventando testimone consapevole di Cristo.
vescovo
sacro crisma
UNZIONE DEGLI INFERMI
Gesù si fa vicino agli ammalati e dona loro conforto e speranza per affrontare la sofferenza.
sacerdote
olio degli infermi
ORDINE
l’uomo si sente chiamato da Dio a continuare l’opera degli Apostoli, e annunciare il Vangelo con il sacerdozio.
vescovo
imposizione delle mani e preghiera consacratoria
MATRIMONIO
un uomo e una donna consacrano il loro amore davanti a Dio, impegnandosi a formare una famiglia.
sposi
fedi nuziali, promessa di amore fedele ed eterno
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STORIA DEL CRISTIANESIMO 1. STORIA DA RACCONTARE: INTERVISTA A SAN PAOLO Vuoi presentarti? “Ebreo di razza, greco di formazione e cittadino romano. Sono nato a Tarso, in Cilicia, che era una provincia romana. Mio padre era un fariseo benestante, e quindi di origine borghese, e mi ha trasmesso il più prezioso di tutti i beni, almeno per quei tempi: la cittadinanza romana”. Hai conosciuto personalmente Gesù? “Avevamo più o meno la stessa età, ma non l’ho mai incontrato mentre era vivo e predicava. L’ho conosciuto in modo straordinario sulla via che porta a Damasco”. Eri un persecutore dei Cristiani? “Sì, ero un acerrimo nemico della nuova religione che per me, rigido fariseo, era una grave minaccia alla religione di Mosè. I capi del Sinedrio a Gerusalemme mi avevano affidato l’incarico di annientare i Cristiani a Damasco”. E che cosa è accaduto? “Ho visto Gesù, vivo, risorto. Mi ha accecato e sono caduto da cavallo. Poi ha pronunciato quella frase che ha cambiato la mia vita: – Perché mi perseguiti? – Io perseguitavo i Cristiani, non lui. Allora ho capito che egli era presente in ogni Cristiano”. Tu non sei uno dei “dodici”: perché ti hanno attribuito il titolo di Apostolo? “Per la vastità e l’importanza della mia opera di evangelizzazione. Anche al mio amico Barnaba è stato dato, giustamente, il titolo di Apostolo”. Su una carta geografica si possono vedere i complicati itinerari dei tuoi viaggi e avere un’idea della grandiosità della tua impresa missionaria. Quanti chilometri hai percorso? “Una quantità enorme. Ho solcato i mari, valicato i monti, ho attraversato luoghi impervi, hanno cercato di lapidarmi, sono stato scambiato per Ermes, il dio greco; da Damasco sono fuggito facendomi calare in una cesta dalle mura della città. Ho incontrato diffidenze e ostilità. A Filippi sono stato imprigionato e bastonato; a Corinto sono stato trascinato in tribunale davanti al proconsole Gallione, fratello del filosofo Seneca. Ad Atene mi hanno deriso. Ovunque però ho costituito comunità cristiane”. A Roma sei arrivato in condizione di prigioniero. Come ti hanno trattato? “Mi hanno ascoltato con pazienza, ma non hanno capito nulla delle questioni che esponevo. L’unica cosa che avevano compreso era che la politica non c’entrava. Mi hanno trattato bene, limitandosi a mettere un soldato di guardia alla porta di casa. Ma mi avevano lasciato scegliere l’abitazione. Qui venivano a trovarmi esponenti della colonia ebraica ad ebrei-crisitani che ancora respingevano con orrore l’idea che il battesimo fosse più importante della circoncisione”. Le tue lettere costituiscono ancora oggi la base della teologia. Quante ne hai scritte? “Quattordici: le ho scritte un po’ a tutti gli amici di Corinto, di Tessalonica, di Efeso, di Filippi...”.
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Perché non hai fatto nulla per salvarti dalla persecuzione di Nerone? “Non ho cercato il martirio, ma l’ho accettato. Sono morto decapitato come Giovanni Battista”. M. Giordano - E. Ciocetti, I personaggi del Vangelo, Paoline
2. APPROFONDIMENTO: L’APOSTOLICITÀ DELL’EUCARISTIA E DELLA CHIESA «Se l’Eucaristia edifica la Chiesa e la Chiesa fa l’Eucaristia, ne consegue che la connessione tra l’una e l’altra è strettissima. Ciò è così vero da consentirci di applicare al Mistero eucaristico quanto diciamo della Chiesa quando, nel Simbolo niceno-costantinopolitano, la confessiamo «una, santa, cattolica e apostolica». Una e cattolica è anche l’Eucaristia. Essa è pure santa, anzi è il Santissimo Sacramento. Ma è soprattutto alla sua apostolicità che vogliamo ora rivolgere la nostra attenzione». Il Catechismo della Chiesa Cattolica, nello spiegare come la Chiesa sia apostolica, ovvero fondata sugli Apostoli, individua un triplice senso dell’espressione. Da una parte, «essa è stata e rimane costruita sul “fondamento degli Apostoli” (Ef 2,20), testimoni scelti e mandati in missione da Cristo stesso». Anche a fondamento dell’Eucaristia ci sono gli Apostoli, non perché il Sacramento non risalga a Cristo stesso, ma perché esso è stato affidato agli Apostoli da Gesù ed è stato tramandato da loro e dai loro successori fino a noi. È in continuità con l’agire degli Apostoli, obbedienti all’ordine del Signore, che la Chiesa celebra l’Eucaristia lungo i secoli. Il secondo senso, indicato dal Catechismo, dell’apostolicità della Chiesa è che essa «custodisce e trasmette, con l’aiuto dello Spirito che abita in essa, l’insegnamento, il buon deposito, le sane parole udite dagli Apostoli». Anche in questo secondo senso l’Eucaristia è apostolica, perché viene celebrata conformemente alla fede degli Apostoli. Il Magistero ecclesiastico in diverse occasioni, nella bimillenaria storia del popolo della Nuova Alleanza, ha precisato la dottrina eucaristica, anche per quanto attiene l’esatta terminologia, proprio per salvaguardare la fede apostolica in questo eccelso Mistero. Questa fede rimane immutata ed è essenziale per la Chiesa che tale permanga. La Chiesa, infine, è apostolica nel senso che, «fino al ritorno di Cristo, continua a essere istruita, santificata e guidata dagli Apostoli grazie ai loro successori nella missione pastorale.» “Ecclesia de Eucharistia”, capitolo terzo
3. APPROFONDIMENTO: LE PERSECUZIONI All’inizio da parte dei Romani c’era una certa tolleranza verso il Cristianesimo, ma quando questa religione cominciò a diffondersi nell’Impero, le autorità si dimostrarono ostili. Come Gesù, anche i suoi discepoli e i credenti subirono molte avversità per opera dei Romani. Il periodo delle persecuzioni si può dividere in tre fasi. Prima fase: 54-100 d.C. Le persecuzioni riguardano solo piccole aree dell’Impero. Si ricorda quella dell’imperatore Nerone, che attribuisce ai Cristiani la responsabilità dell’incendio di Roma. Seconda fase: 100-250 d.C. Le persecuzioni sono limitate ad alcune province dell’Impero. Terza fase: 250-311 d.C. L’imperatore Decio e successivamente Diocleziano vogliono imporre la religione romana a ogni cittadino. Si scatenano così delle vere e proprie persecuzioni di massa dei Cristiani. La società romana si fondava sul concetto di schiavitù e di disuguaglianza sociale. Gli uomini liberi godevano di ogni privilegio, compreso il diritto di vita o di morte sugli schiavi. Donne, bambini e schiavi erano considerati inferiori. Un gruppo ristretto viveva nell’agiatezza economica e si dedicava ai piaceri della vita: cibo, infedeltà, giochi e divertimenti violenti. Il messaggio evangelico si scontrava con questo stile di vita. Esso parlava di uguaglianza tra gli uomini, tra uomini e donne e non accettava gli spettacoli sanguinari, annunciando che la vita è
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un valore da custodire e difendere. I Cristiani vengono così accusati di essere atei (senza dio), perché si rifiutano di adorare gli dei e l’imperatore; talvolta addirittura di cannibalismo, perché durante i loro riti dicevano di “nutrirsi” del corpo di Cristo. 4. APPROFONDIMENTO: CHE COS’È LA VERA LIBERTÀ C’era una volta un aquilone di carta. Era legato a un filo sottile e si librava nell’aria pilotato dolcemente dalle mani esperte di un bambino. L’aquilone era contento di vederlo sorridere mentre lui danzava, ma un giorno sentì il desiderio di andare più in alto, di volare da solo, e si accorse che quel filo, quel filo sottile glielo impediva. D’un tratto, quell’esile filo che era stato l’unione col suo creatore divenne per lui come una catena opprimente. Così si agitò tanto da spezzarlo. L’aquilone cominciò a volare da solo, finalmente libero, felice di danzare nel vento, senza legami. Il bambino lo chiamava, supplicandolo di non andare troppo in alto, ma egli, ormai libero, non ascoltava le sue parole. Improvvisamente, però, il vento divenne più forte e cominciò a sbatterlo da ogni parte, a trascinarlo in una folle corsa. Avrebbe voluto rallentare, fermarsi per un attimo, ma non poteva. Il vento lo feriva con le sue raffiche, lo mandava a sbattere contro le cime degli alberi e non poteva scansarle. I rami aguzzi gli strappavano brandelli di carta e l’aquilone cominciò ad aver paura. Guardò giù e, sotto di sé, vide il bambino che correva affannosamente, cercando di non perderlo di vista. Provò nostalgia per quel viso sorridente, ma il vento non gli dava tregua. All’improvviso si calmò e l’aquilone pensò che presto si sarebbe finalmente fermato. Guardò diritto davanti a sé e vide una grossa pozzanghera che si faceva sempre più vicina. Provò un brivido di terrore... l’acqua lo accolse in un abbraccio mortale e sentì la carta rammollirsi, disfarsi lentamente. Segno nel mondo, Soci, Anno V n. 2
5. STORIA DA RACCONTARE: QUO VADIS? PIETRO INCONTRA IL RISORTO A Roma, nei giorni in cui Nerone scatenava tutto il suo furore contro i Cristiani, uno schiavo, da poco convertitosi alla fede in Gesù di Nazaret, fu sorpreso dalle guardie imperiali con alcune lettere di Pietro e Paolo. Il comandante delle guardie era convinto che Pietro fosse morto già da qualche anno ma, dopo la scoperta delle lettere, si era nuovamente messo a caccia dei due Apostoli. Nerone in persona aveva ordinato che i due pericolosi capi dei Cristiani venissero arrestati nel più breve tempo possibile. Un amico avvertì Pietro: – Fratello, ti minaccia un gravissimo pericolo: ormai perquisiscono le case di questo quartiere, e presto ti saranno addosso; io stesso, mentre venivo a cercarti, ho visto molte case circondate da soldati e molte persone che venivano interrogate. All’udire tali notizie, un giovane cristiano, che viveva in casa dell’Apostolo e gli era molto affezionato, fece uscire Pietro e gli altri Cristiani da una porticina segreta del giardino e li guidò fino a una cava di pietra abbandonata. Quando furono al sicuro, tennero un consiglio per decidere come mettere in salvo la preziosa vita dell’Apostolo. – Pietro, domani ti porterò al porto di Anzio, dove una nave ci trasporterà a Napoli e poi in Sicilia – gli propose un alto ufficiale dell’esercito da poco convertito. Molti approvarono il progetto dell’ufficiale e supplicarono l’Apostolo di accettare la proposta. – Nasconditi! – gli dicevano – Non rimanere a Roma! Va’ altrove a diffondere la verità del Vangelo Anche Lino, che era stato designato come suo successore alla guida della Chiesa, cercò di persuaderlo a partire. La mattina dopo, all’alba, l’Apostolo Pietro e il giovane cristiano presero
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la via Appia, diretti verso la Campania. Abbandonavano Roma e i loro compagni di fede. Finalmente il sole apparve tra i monti, ma proprio allora l’Apostolo fu folgorato da una visione: gli parve che quel disco incandescente, anziché sollevarsi verso il cielo, gli venisse incontro scendendo giù per la china dei colli. Pietro si arrestò sbigottito e chiese al giovane: – Vedi anche tu, in fondo alla strada, una luce fiammeggiante che si avvicina? – No, non vedo nulla maestro – rispose il giovane. Per distinguere meglio, Pietro si fece ombra agli occhi con la mano. Poi soggiunse: – Ecco, vedo un uomo che ci viene incontro splendente come il sole! C’era un grande silenzio che avvolgeva la campagna. Anche gli uccelli sospesero il loro canto mattutino. Il giovane cristiano si girò impaurito verso l’anziano Apostolo: – Maestro, che cosa sta succedendo? A Pietro era caduto di mano il bastone. Gli occhi sbarrati, fissi in un punto, guardava lontano, la bocca socchiusa, il volto, dapprima attonito, poi raggiante di felicità. A un tratto cadde in ginocchio, protese le mani e gridò: – Signore Gesù!... Mio Signore e mio Dio. E con la faccia a terra, sembrava che baciasse i piedi di qualcuno, invisibile, che gli stava di fronte. Il silenzio durò a lungo. Poi, tra i singhiozzi, il giovane udì il vecchio Apostolo chiedere ansiosamente: – Signore, dove vai? Il giovane cristiano non udì nessuna risposta, ma all’orecchio di Pietro giunse la voce mesta e dolcissima di Gesù, perché era proprio lui che gli occhi di san Pietro vedevano: – Tu fuggi e io vado a Roma a farmi crocifiggere un’altra volta. L’Apostolo rimase immobile, con la faccia a terra, come se fosse svenuto. Dopo un po’ Pietro si alzò e, raccolto il bastone con mano tremante, si affrettò, senza dire una, parola verso la città dalla quale era appena fuggito. Al vedere l’Apostolo che tornava indietro, il giovane ripeté senza volerlo la frase che poco prima aveva detto Pietro: – Dove vai, Signore? – A Roma – sospirò l’Apostolo. E tornarono nella città eterna. La sera di quello stesso giorno predicò e battezzò molti discepoli e continuò, senza più alcun timore, la sua predicazione in mezzo al popolo. Giunse anche per lui l’ora benedetta e maledetta del martirio. Fu crocifisso a testa in giù, perché non si ritenne degno di ricevere lo stesso supplizio del suo Signore. 6. APPROFONDIMENTO: CATACOMBE E SIMBOLI Per lungo tempo si è creduto che fossero il rifugio dei Cristiani perseguitati, ma non è così, infatti, erano ben note al mondo romano! Le catacombe (termine che significa “il luogo verso le cave”) sono cimiteri sotterranei che i Cristiani usarono nei primi secoli e i fedeli vi affluivano solo per visitare le tombe dei propri cari o per venerare quelle dei martiri. I Romani chiamavano i loro cimiteri “necropoli”, cioè “città dei morti”, i primi Cristiani preferivano, invece, il nome di “cimitero” parola inventata da loro che significa “luogo del sonno”; affermando in questo modo la loro fede nella risurrezione dei corpi promessa da Gesù. Le catacombe sono formate da una fitta rete di gallerie sotterranee che si diramano in innumerevoli bracci che, a loro volta, si incrociano su più livelli. Nelle pareti delle gallerie sono scavati i loculi, ossia i vani dove venivano deposti i corpi, poi chiusi con lastre di marmo o con mattoni. I loculi rappresentavano il sistema sepolcrale più umile ed egualitario per rispettare il senso comunitario che animava i primi Cristiani. I corridoi stretti a volte si allargano in stanze più grandi, dove si trovano tombe più complesse, come gli arcosoli, nicchie o cavità semicilindriche con tetto arcuato, generalmente destinate a contenere il corpo di un defunto o di un intero nucleo familiare, e i cubicoli, vere e proprie
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camere sepolcrali (come indicato dal termine stesso), con vari loculi per le tombe di famiglia. I Cristiani cercavano di sistemare le sepolture dei loro defunti il più vicino possibile alle tombe dei martiri perché si riteneva che anche in Paradiso si sarebbe stabilita questa mistica vicinanza. Molte tombe dei martiri furono trasformate in cripte, cioè in piccole chiese sotterranee, abbellite da pitture, mosaici o altre decorazioni, dove a volte venivano celebrate delle funzioni religiose. Le catacombe sono state scavate preferibilmente in un tipo di roccia tenera di origine vulcanica, il tufo, da alcuni Cristiani detti “fossori”; costoro, così denominati per la prima volta nel 303, erano addetti alla realizzazione delle gallerie, alla decorazione degli ambienti e delle tombe e alla sepoltura dei defunti. Si trattava di un lavoro lento, paziente, fatto con il piccone e il badile al tenue chiarore delle lucerne. Per portare fuori il materiale si servivano di ceste o sacche. Simboli nelle catacombe Molto importante è l’arte delle catacombe (prima forma di arte cristiana), un’arte di tipo simbolico, nel senso che vengono rappresentati con semplicità alcuni concetti difficili da esprimere: • il pesce raffigura Cristo, perché il termine PESCE in greco si scrive nel modo seguente: Ι Χ Θ Υ Σ (ICTHYS). Utilizzando l’acronimo (parola o frase formata con una o più lettere iniziali di altre parole) si ottiene: – Iesùs (Gesù) – Christhòs (Cristo) – Theoù (di Dio) – Yiòs (figlio) – Sotèr (Salvatore) • la colomba rappresenta la pace del Paradiso; • l’ancora simboleggia la fermezza della fede; • la palma, il pavone, la fenice e l’agnello richiamano la salvezza eterna; • la nave e il faro sono simbolo della Chiesa e della vita del cristiano che tende al porto della salvezza, cioè il cielo; • il buon pastore con una pecorella sulle spalle, mentre vigila un piccolo gregge, talvolta costituito da due sole pecore poste ai suoi fianchi, ispirato alla parabola della pecorella smarrita (una delle immagini più rappresentate nell’arte delle catacombe in affreschi, in rilievi o incisioni dei sarcofagi, statue) richiama Cristo, rappresentato quindi come un umile pastore; • l’orante, figura vestita di una tunica con larghe maniche e con le braccia alzate in preghiera, simboleggia l’anima in possesso della beatitudine celeste (del defunto) che intercede per coloro che restano in vita. Il simbolismo delle braccia alzate esprime, inoltre, il desiderio del distacco da ciò che è terreno per innalzarsi con tutto l’essere verso il cielo; • l’araba fenice è un uccello mitologico simile a un’aquila reale con un becco affusolato e zampe lunghe. Essa possiede un piumaggio particolare: penne dorate sul collo, rosse nel corpo, azzurre, verdi e rosee nella coda, in parte dorate e in parte di porpora nelle ali. È per i Cristiani simbolo della Risurrezione, perché questo uccello, secondo la leggenda, ogni cento anni, costruiva un nido di legni odorosi, lo lasciava incendiare dai raggi del sole e poi sceglieva di morire tra le fiamme di quel rogo. Dopo qualche giorno riemergeva dalla cenere un uovo da cui rinasceva, più pura e più bella, l’araba fenice. • Molto noto è il monogramma di Cristo, costituito dalle due prime lettere del nome greco Christos: la Χ (chi) e la Ρ (ro) intrecciate insieme. Più tardi comparirà con l’aggiunta di α (A = alfa) e ω (Ω = omega) che saranno il simbolo del “Cristo Signore”. Infatti nell’Apocalisse 22, 13 si legge: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine”. Sulle lastre di chiusura dei loculi, in qualche caso, era rappresentato un attrezzo relativo al me-
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stiere svolto in vita dal defunto. Intorno alle tombe dei martiri si sviluppò una forma di culto da parte dei pellegrini che lasciavano i loro graffiti e le loro preghiere. 7. STORIA DA RACCONTARE: IL MARTIRIO DI POLICARPO Policarpo fu condotto allo stadio, dove c’era una gran confusione, tanto che nessuno avrebbe potuto farsi sentire. Mentre entrava nello stadio scese una voce dal cielo: – Sii forte, Policarpo, e mostrati valoroso. Nessuno vide chi aveva parlato, ma quelli dei nostri che erano presenti udirono la voce. Infine, mentre veniva condotto dentro, si elevò un grande clamore per la notizia del suo arresto. Portato davanti al proconsole, questi gli chiese se fosse Policarpo. Egli annuì e (il proconsole) cercò di persuaderlo a rinnegare dicendo: – Pensa alla tua età, giura per la fortuna di Cesare, cambia pensiero e di’: Abbasso gli atei! Policarpo, invece, con volto severo guardò per lo stadio tutta la folla dei crudeli pagani, tese verso di essa la mano, sospirò e guardando il cielo disse: – Sì, certamente, abbasso gli atei! Il capo della polizia insistendo disse: – Giura e io ti rilascio. Maledici il Cristo. Policarpo rispose: – Da ottantasei anni lo servo e non mi ha fatto alcun male. Come potrei bestemmiare il mio Re che mi ha salvato? Insistendo ancora gli disse: – Giura per la fortuna di Cesare! Policarpo rispose: – Se ti illudi che io giuri per la fortuna di Cesare, come tu dici, e simuli di non sapere chi io sono, sentilo chiaramente. Io sono cristiano. Se poi desideri conoscere la dottrina del Cristianesimo, concedimi una giornata e ascoltami. Rispose il proconsole: – Convinci il popolo. Policarpo continuò: – Te solo ritengo adatto ad ascoltarmi. Ci è stato insegnato di dare alle autorità e ai magistrati stabiliti da Dio il rispetto come si conviene, ma senza che ci danneggi. Non ritengo gli altri capaci di ascoltare la mia difesa. A queste parole la folla si diede a raccogliere legna per accendere un grande fuoco perché fosse arso vivo. Quando il rogo fu pronto, depose le vesti e sciolse la cintura, poi incominciò a slegarsi i calzari, cosa che precedentemente non faceva, perché ogni fedele si affrettava a chi prima riuscisse a toccargli il corpo, tanto era venerato anche prima del martirio. Subito venne preparato l’apparecchio che serve per fissare il paziente al rogo, ma quando stavano per inchiodarcelo, egli li fermò dicendo: – Lasciatemi così. Chi mi dà la forza di sopportare il fuoco mi concederà anche, senza la vostra difesa dei chiodi, di rimanere fermo sulla pira. Allora non lo inchiodarono, lo legarono con le mani dietro la schiena e, legato come un capro scelto per essere offerto a Dio, guardando verso il cielo intonò una preghiera di lode. Quando ebbe detto “amen” gli addetti al rogo vi appiccarono il fuoco. La fiamma divampò grande e noi vedemmo un prodigio: il fuoco, curvandosi a guisa di volta, come vela di nave gonfiata dal vento, girò intorno al corpo del martire. Egli stava in mezzo, non come carne che brucia ma come pane che cuoce, o come oro e argento che brilla nella fornace. E a noi arrivò un profumo come di
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incenso che si alzava, o di altri aromi preziosi. Alla fine gli empi, vedendo che il corpo di lui non veniva consumato dal fuoco, ordinarono al confector di avvicinarsi e di finirlo con un pugnale. Appena egli ebbe eseguito l’ordine, uscì fuori una colomba e zampillò molto sangue che spense il fuoco. Tutta la folla rimase meravigliata della grande differenza che passa tra gli infedeli e gli eletti. Tra questi c’è il meraviglioso martire Policarpo, Vescovo della Chiesa cattolica di Smirne, divenuto ai nostri giorni un maestro apostolico e profetico. G. Bosio, E. Dal Covolo, M. Maritano, Introduzione ai Padri della Chiesa sec I e II, SEI
8. STORIA DA RACCONTARE: IL MARTIRIO DI MOSIGNOR ROMERO Monsignor Romero (1917-1980), arcivescovo di San Salvador durante il periodo di guerra civile del suo Paese, si impegnò a favore dei poveri contro le prepotenze e l’ingiustizia dei ricchi e della classe politica salvadoregna. Fu barbaramente ucciso mentre celebrava la messa, il 24 marzo 1980. La morte drammatica di monsignor Romero dimostra come la dimensione del martirio continui ancora oggi nella Chiesa. Da quel giorno la gente lo chiama, lo prega, lo invoca come San Romero d’America. Sì, la profezia di Romero, il vescovo fatto popolo, si è realizzata: “Se mi uccideranno – aveva detto – risorgerò nel popolo salvadoregno”. Dio non lo ha colto mentre teneva una conferenza: poteva non accettare oppure trattare un tema asettico. Invece l’ha colto mentre celebrava. E non poteva non celebrare. E celebrava in un ospedale. E stava con il calice in mano. E aveva appena detto che in quel calice c’era del vino in attesa di farsi sangue. Non sapeva neppure di essere un profeta così incombente. Perché, a finire la consacrazione, questa volta, più che le sue parole, sono state le pallottole di altri cristiani, di poveri killers, come nel Getzemani. Sempre così: poveri soldati che non sanno quello che fanno. Mentre lo sanno i capi; i capi, sì, lo sanno! E per essi sono di difficile applicazione le stesse parole di Cristo: “Padre, perdona perché non sanno...”. No, i capi lo sanno, lo sapevano, e lo sapranno: la storia lo conferma. Invece non so se tutta la cristianità lo sappia, cioè abbia capito che qui è intervenuto Dio stesso. Qui, non è suonata soltanto una campana, qui è suonato un campanone. E forse è suonato a vuoto. Perché non si è mosso nessuno: eccetto, naturalmente, i poveri. D.V. Turoldo in A. Levi, Oscar Arnulfo Romero, Un Vescovo fatto popolo, Morcelliana
9. STORIA DA RACCONTARE: IL MARTIRIO DI SAN SEBASTIANO E SAN LORENZO L’imperatore Diocleziano (imperatore dal 284 al 305 d.C.), furioso per la crescita numerica dei Cristiani, scatenò una terribile persecuzione. Sebastiano, ufficiale nella legione dell’Impero, fu accusato di essere a capo di un gruppo di Cristiani e fu condannato a essere trafitto dalle frecce: legato a un palo, fu colpito seminudo da tante frecce. L’imperatore interruppe quel folle massacro solo quando quel povero corpo fu pieno di frecce, come l’istrice dei suoi aculei. Creduto morto dai soldati, fu lasciato lì in pasto agli animali selvatici. Ma una nobile donna romana, sfidando il pericolo di essere arrestata, andò a recuperarne il corpo per dargli sepoltura, secondo la pia usanza dei Cristiani, si accorse che il tribuno non era morto e lo portò a casa sua. Miracolosamente Sebastiano, per opera del Signore, riuscì a guarire da tutte le ferite, come se non le avesse mai avute! Quando fu guarito, nonostante il consiglio degli amici di fuggire da Roma, decise di proclamare la sua fede davanti a Diocleziano. Quest’ultimo, superata la sorpresa, dopo averlo ascoltato, ordinò che questa volta fosse flagellato a morte: lo fece bastonare fino a fracassargli tutte
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le ossa e ordinò che il corpo venisse gettato tra i rifiuti, affinché i Cristiani non potessero recuperarlo. La notte, il Santo apparve in sogno a una donna di nome Lucina, e le indicò il luogo dov’era stato gettato il suo corpo, affinché potessero ritrovarlo e dargli degna sepoltura. Sotto l’imperatore Valeriano (che regnò dal 253 al 260 d.C.) la situazione per i Cristiani continuava a essere difficile. All’inizio dell’agosto 258 egli aveva emanato un editto, ordinando che tutti i Vescovi, presbiteri e diaconi dovevano essere messi a morte e vietando il culto cristiano. Nonostante il divieto, alcuni diaconi, con il Papa Sisto V, si ritrovarono nelle catacombe per celebrare l’Eucaristia. A un tratto si udirono per i cunicoli le grida e i passi precipitosi dei soldati e in un attimo l’orrore si sparse lungo le gallerie: tutti i presenti furono uccisi a colpi di spada, tranne Lorenzo che venne lasciato in vita perché consegnasse all’imperatore i tesori della Chiesa. Il 10 agosto, i militari si accanirono contro il coraggio e la tenacia del Santo diacono che non rivelò nulla e decisero di ucciderlo con una graticola posta sopra carboni ardenti. Si dice che, ancora oggi, le stelle cadenti cadano così numerose nella notte del 10 agosto per ricordare il pianto del cielo per Lorenzo e la Chiesa del suo tempo. 10. APPROFONDIMENTO: LE PRIME CHIESE Le chiese sono il segno più evidente della presenza cristiana in Italia. In ogni città o paese, ci sono chiese di stili (romanico, gotico, rinascimentale, barocco), di secoli e anni differenti, e di varia grandezza. Sono luoghi dove la comunità cristiana si riunisce in assemblea per pregare Dio, ascoltare la sua Parola, celebrare i sacramenti e gli avvenimenti più importanti della vita di Gesù Cristo. Vicino a ogni chiesa c’è il campanile, con delle enormi campane che suonano in modo diverso a seconda della ricorrenza. Le prime chiese furono costruite dopo l’Editto di Costantino (313) e presero il nome di basiliche (dal greco basilikè: sala a portici costruita per i ricevimenti). La loro struttura era simile a quella dei palazzi romani destinati alle riunioni pubbliche: a pianta rettangolare con una navata (ciascuno degli spazi interni in cui risulta divisa longitudinalmente una chiesa) centrale e navate laterali più piccole.
BASILICA ROMANA
Nelle basiliche romane gli ingressi erano situati su uno dei lati lunghi (2). Dei colonnati dividevano gli spazi in navate (3), grandi ambienti simili a lunghi corridoi. Nell’abside (1), la parte conclusiva di una navata, era collocata la statua di una divinità o dell’imperatore.
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BASILICA CRISTIANA
Le basiliche cristiane si presentavano a tre navate, di cui due laterali (4), in penombra, usate per le processioni, e una centrale (3), illuminata, per i fedeli. L’ingresso (2) era sul lato corto. Entrando, il cristiano si trovava di fronte Gesù Cristo simboleggiato dall’altare (7), situato al centro dell’abside (1): era l’invito a camminare verso di lui, nella luce e non nelle tenebre. Tra l’abside e la navata centrale spesso si trova una navata trasversale, più corta, detta transetto (6). Questa dava alla basilica la caratteristica forma a croce latina. Dal VI secolo le basiliche vennero costruite anche a croce greca, con la navata centrale e il transetto delle stesse dimensioni. Le prime basiliche cristiane avevano il nartece (5), un porticato esterno riservato ai catecumeni che, non ancora battezzati, non potevano partecipare alla Cena del Signore. 11. APPROFONDIMENTO: LE CHIESE NEL TEMPO Intorno all’anno Mille si impone lo stile romanico: le chiese vengono costruite solidamente, perché resistano alle tempeste e agli incendi che avevano devastato le costruzioni precedenti, realizzate in legno. La pietra viene tagliata e montata in misure rigorose come si usava nelle costruzioni dei Romani, per questo lo stile prende il nome di “romanico”. Lo spazio si sviluppa generalmente su tre livelli: cripta, navate e presbiterio. La scansione delle pareti è basata sull’arco a tutto sesto (semicircolare) e la navata si estende nella direzione del sole che sorge.
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Dal XIII secolo, con lo stile gotico, le chiese vengono costruite simili a delle fortezze, con due torri possenti, con una facciata di notevole altezza, su cui si aprono tre o cinque porte, con numerose navate interne. Le mura sono alleggerite con alte finestre chiuse da vetrate scintillanti, che inondano la chiesa di luce colorata. La scansione delle pareti è basata sull’arco a sesto acuto. L’altezza della facciata e delle torri simboleggia il desiderio dell’uomo di salire con la preghiera verso Dio.
Con lo stile rinascimentale, tra il 1450 e il 1550, l’architettura delle chiese si ispira all’idea della perfezione e dell’armonia. Spazi ordinati, razionali e armonici all’interno e cupole maestose all’esterno diventano elementi caratteristici delle chiese rinascimentali.
Nei secoli successivi, cioè Seicento e Settecento, si impone lo stile barocco. Le chiese si arricchiscono di ornamenti, di statue, di marmi pregiati. L’altare maggiore viene costruito contro la parete di fondo e separato dai fedeli con una balaustra. Anche i tabernacoli vengono decorati e arricchiti con ornamenti d’oro.
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Nel 1750-1800, con lo stile neoclassico, c’è un ritorno alle forme della classicità greca e latina. Le chiese tendono a imitare le residenze degli imperatori. Architetti e ingegneri disegnano chiese spaziose come saloni, dalle colonne doriche e dalle arcate regolari, senza vetrate, mentre all’esterno si innalzano facciate di colonne e frontoni greci.
Oggi le chiese dei nostri quartieri hanno forme (anche moderne) che tendono a sottolineare l’unione della comunità cristiana intorno a Gesù. L’altare è rivolto verso l’assemblea e vicino c’è l’ambone da dove viene proclamata la Parola di Dio. Spesso, accanto alla chiesa, sorgono la casa del parroco, locali per le attività parrocchiali e spazi per il gioco. 12. APPROFONDIMENTO: LA CHIESA DETTA IN TANTI MODI Il luogo di preghiera e di riunione dei Cristiani cattolici è la chiesa che è anche considerata la casa di Dio, perché Gesù è presente nella forma dell’Eucaristia. Tra le chiese si possono distinguere: • la basilica, chiesa molto antica, soprattuto paleocristiana, che ha la struttura architettonica divisa in più navate. Nel tempo ha acquisito particolare importanza. A Roma si definiscono “basiliche maggiori” San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura, Santa Maria Maggiore (che sono le quattro basiliche papali), San Lorenzo fuori le mura, Santa Croce in Gerusalemme e San Sebastiano fuori le mura; mentre tutte le altre, a cui viene accordato questo titolo onorifico, sono chiamate “basiliche inferiori”. Altre importanti basiliche sono, per esempio, San Francesco e Santa Maria degli Angeli ad Assisi, Sant’Antonio a Padova; • la cattedrale è la chiesa principale di una città, sede dell’autorità del vescovo. Le prime risalgono all’XI secolo, in stile romanico, sono costruite al centro delle città (centro della vita dell’epoca), come segno di una fede che vuole stare “in mezzo” al popolo e parlare con un linguaggio semplice e concreto e, a volte, austero; • la chiesa parrocchiale è il luogo delle celebrazioni liturgiche dei fedeli di una parrocchia; • il santuario è la chiesa costruita per la presenza di reliquie di Santi o in ricordo di qualche fatto miracoloso; • la cappella, in origine con questo termine si indicava il luogo nel palazzo di Carlo Magno ad Aquisgrana (in Germania) in cui si conservava una reliquia della cappa di San Martino, poi il termine si è esteso ai piccoli spazi religiosi destinati al culto, spesso ai lati delle navate di una chiesa; • la collegiata è la chiesa nelle comunità di religiosi; • l’abbazia è l’insieme di vari edifici, tra cui la chiesa, dove vive una comunità monastica che ha come guida l’abate.
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13. APPROFONDIMENTO: IL MONACHESIMO E LA CRISTIANIZZAZIONE DELL’EUROPA Tra il IX e il XI secolo, la Chiesa visse un periodo di decadenza spirituale e morale, allontanandosi dagli ideali del messaggio evangelico. Si avvertiva la necessità di una riforma che purificasse i Cristiani e li riconducesse alle origini; molto importante fu così l’opera educatrice dei monaci, che cercarono di conservare e trasmettere la cultura. Il monachesimo ebbe un ruolo determinante nella realizzazione dell’unità europea attraverso la diffusione dei valori cristiani. I monaci (dal greco monos che significa “uno, solitario”) sono persone che hanno lasciato le loro case per vivere in luoghi isolati (grotte, montagne, deserti, fiumi) o nei monasteri e dedicarsi alla preghiera e all’amore verso il prossimo, secondo le due forme nate in Oriente intorno al III secolo, una con Sant’ Antonio Abate, che aveva trascorso più di cinquant’anni in solitudine sulle rive del Nilo, e l’altra con San Pacomio e San Basilio Magno, grandi espressioni della forma cenobitica (dal latino cenòbium, ovvero “comune”, per indicare appunto la caratteristica vita in comunità e non in solitudine).
MONACHESIMO
Sant'Antonio Abate
San Pacomio e San Basilio
forma eremitica-solitaria
forma cenobitica-comunitaria (vita comune organizzata sotto l’autorità di un "padre")
in Occidente, nel VI sec., San Benedetto fondò monasteri secondo la regola "ora et labora" San Benedetto: fu il fondatore del monachesimo occidentale. Nacque nel 480 a Norcia in Umbria, da una famiglia nobile. A venti anni si dedicò alla vita eremitica e andò a vivere in una grotta vicino Subiaco, nutrendosi solo di pane e acqua. Molte persone si recavano da lui per ascoltarlo, così egli abbandonò la vita eremitica e nel 529 edificò un meraviglioso monastero a Montecassino ed elaborò la Regola benedettina: la giornata del monaco doveva dividersi tra preghiera e lavoro, secondo il celebre motto “ora et labora”. San Benedetto ebbe il grande merito di promuovere una nuova dignità il lavoro umano, elevato all’altezza della preghiera. Negli spazi di tempo tra le preghiere, infatti, i monaci si dedicavano al lavoro. Grande importanza rivestiva il lavoro intellettuale che si svolgeva in biblioteca e nello scriptorium, dove i monaci, detti “amanuensi”, copiavano testi religiosi, e non solo, realizzando manoscritti detti “codici”. Si diffuse l’arte di arricchire questi codici con splendide miniature, illustrazioni dipinte con vivaci colori e oro. I monaci di San Benedetto venivano definiti “monaci neri” per il colore della loro tonaca di lana scura. Ai piedi portavano semplici calzature in cuoio, cucite a mano e, per resistere al freddo dell’inverno, indossavano un mantello di lana. Facevano parte del loro abbigliamento anche
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una cocolla (ampia cappa chiusa, senza maniche ma con il cappuccio), uno scapolare (una striscia di stoffa con apertura per la testa, pendente sul petto e sul dorso) per il lavoro e una cuffia di lino come copricapo. Infine, non poteva mancare il cingolo, o cordone, con i tre nodi che ricordano i tre voti dello stato religioso: povertà, castità e obbedienza. Anticamente un segno distintivo della consacrazione monastica era la tonsura: la cima della testa veniva rasata e i capelli tagliati a forma di cerchio, come la “corona” dell’Apostolo Pietro. I monaci rappresentavano “segni di vita nuova” per i Cristiani e richiamavano il primo comandamento, mettendo al primo posto Dio e non i propri progetti personali. Per questo motivo il silenzio, per il monaco, è molto importante: egli desidera ascoltare la profondità di Dio per penetrare sempre più il suo mistero e conoscere meglio l’uomo. Il monastero rappresenta una struttura completamente autonoma e costituita dall’insieme di terreni fabbricati; fra questi c’era la chiesa, il convento, dove vivevano i monaci, il chiostro, cioè un cortile coperto che serviva per meditare, l’infermeria per i malati, la biblioteca con lo scriptorium, per lo studio e la copiatura dei libri, la foresteria per offrire ospitalità ai pellegrini, il laboratorio farmaceutico dove venivano lavorate le erbe per ricavarvi medicine. Un particolare tipo di monastero è l’abbazia, che presenta analoga struttura e organizzazione, sotto la guida di un abate, ma rispetto al monastero, riveste un ruolo più importante nella vita religiosa e sociale. Cirillo e Metodio: originari di Tessalonica (oggi Salonicco), in Grecia, erano due fratelli che, dopo aver vissuto una vita piena di onori e ricchezze, scelsero la vita monastica. Nell’861 furono inviati dall’imperatore di Costantinopoli, Michele III, a evangelizzare i popoli slavi. Cirillo inventò un alfabeto scritto (che prenderà il nome di “alfabeto cirillico”) che permise a quei popoli, che non possedevano una lingua scritta, di poter scrivere e leggere la Bibbia. Insieme ottennero dal papa l’autorizzazione a usare la lingua slava nella liturgia e si impegnarono per l’unità della Chiesa d’Oriente con quella d’Occidente (anche se poi nel 1054 si verificò la scissione definitiva). Giovanni Paolo II ha proclamato questi due santi “compatroni d’Europa”, insieme a San Benedetto, perché a loro spetta il merito dell’evangelizzazione dell’Europa orientale.
I CRISTIANI NEL MONDO 1. APPROFONDIMENTO: SCISMA D’ORIENTE 1) Bisanzio, la “nuova Roma” Nel quarto secolo l’imperatore Costantino decide di costruire a Bisanzio, all’imbocco del Mar Nero, la nuova capitale dell’Impero. La città porta il suo nome, Costantinopoli (= città di Costantino) e diviene presto la “nuova Roma”. Nel 387 l’imperatore Teodosio divide l’Impero tra i suoi due figli: in Oriente, attorno a Costantinopoli, nasce l’Impero Bizantino. Nel 410 Roma è saccheggiata e devastata dai barbari: l’Impero d’Occidente scompare. L’Impero d’Oriente, invece, è molto fiorente e dura per circa mille anni, nonostante vicende avverse, guerre e devastazioni. Costantino aveva fatto della sua città una capitale imperiale degna di questo nome: l’aveva arricchita di magnifici edifici, monumenti e chiese e per molti secoli Bisanzio fu la città più ricca e più popolosa dei paesi mediterranei. Questa sua importanza sul piano commerciale, culturale e politico e la lenta decadenza di Roma, aveva come naturale riflesso che Bisanzio si ritenesse la “nuova Roma” non solo sul piano politico, ma anche su quello religioso. I rapporti con Roma e con il Papa divennero sempre più difficili: questo spiega, insieme a tante altre cause, la rottura che avvenne fra Roma e Bisanzio nel 1054.
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2) Le incomprensioni Gli imperatori d’Oriente, eredi della potenza di Roma, padroni di immensi territori, vittoriosi contro le invasioni dei barbari e dei musulmani, mal sopportano la volontà del papa di Roma di essere riconosciuto come il capo supremo della Chiesa. A poco a poco le differenze tra Roma e Bisanzio diventano divisione e fanno prevedere un’imminente rottura. Le incomprensioni sono aggravate da giudizi e pregiudizi: i bizantini guardano ai Cristiani di Occidente (o “latini”) come a persone piuttosto rozze, tutte prese dalle necessità della vita e poco dedite alla riflessione teologica; i latini, a loro volta, guardano ai bizantini come a persone complicate, sempre intente a discutere e a cavillare anche sulle questioni meno importanti. Altri fattori aumentano la distanza culturale e psicologica fra le due Chiese: il modo di vivere la religione, di pregare, di celebrare la liturgia, infatti, sono differenti. In Oriente si continua a usare la lingua greca, mentre gli occidentali usano il latino; in Oriente i sacerdoti si possono sposare, in Occidente no. Anche le date delle feste religiose più importanti, come il Natale e la Pasqua, non coincidono. 3) La rottura Per diversi secoli le rotture e le riconciliazioni si susseguono, ma con il passare degli anni viene meno il desiderio di dialogare e di discutere fraternamente. Con il tempo si aggiungono altri motivi di incomprensione: i bizantini hanno difficoltà ad accettare l’esistenza del Sacro Romano Impero di Carlo Magno e litigano a proposito dei missionari latini che vanno a predicare il Vangelo nei paesi slavi, che essi considerano loro territorio di influenza anche religiosa. Un altro motivo riguarda il piano teologico, quando i latini aggiungono nel Credo l’espressione “filioque” per dire che lo Spirito Santo viene (procede) dal Padre e dal Figlio. Infatti i cristiani d’Occidente, per combattere l’arianesimo, un movimento che negava la divintà di Gesù, e chiarire quindi che anche il Figlio è Dio, nel 587 avevano aggiunto al Credo la parola “Filioque” per dire che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, con l’intento di insistere sull’uguaglianza del Figlio e del Padre. Nel 1014 il termine verrà utilizzato nel Credo e, nel 1274, ufficialmente aggiunto alla Professione di fede: «Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio (in latino: qui ex Patre Filioque procedit) e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti...». In seguito a questi fatti, il papa di Roma spedisce un suo inviato a Costantinopoli per spiegare la posizione romana, ma si tratta di un uomo troppo rigido, con scarsa capacità di dialogo e poco familiare ai bizantini e al loro modo di pensare. Anche a Costantinopoli il Patriarca (= Vescovo) è un uomo molto rigido. La discussione non approda a un accordo, anzi va decisamente male e i rappresentanti delle due Chiese si scambiano reciprocamente condanne e scomuniche. Nel 1054 arriva la rottura definitiva e da allora le due Chiese, nonostante diversi tentativi di riunione, sono ancora divise. Inizia così quello che viene chiamato “Scisma” (= separazione) di Oriente. 2. APPROFONDIMENTO: SCISMA D’OCCIDENTE Nel XVI secolo si sviluppa, soprattutto nel Nord Europa, una forte avversione verso la debolezza del papa e della Curia romana di fronte agli abusi e alla corruzione che caratterizzava la vita interna della comunità cristiana. In quel periodo, infatti, era molto diffusa la pratica del nepotismo (con questo termine che deriva dalla parola latina nepos, “nipote”, si vuole indicare la tendenza di chi ha particolari poteri e svolge funzioni pubbliche importanti a favorire i propri parenti) da parte di vescovi e pontefici e la vendita delle indulgenze per reperire i fondi necessari alla costruzione della Basilica di San Pietro (l’indulgenza è la remissione dei peccati
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attraverso il sacramento della confessione, ma nel Cinquecento si diffuse la pratica di ottenere tale perdono per sé o per i defunti dietro il pagamento di una somma di denaro). Così Martin Lutero, monaco fra gli agostiniani eremitani di Erfurt, come forma di protesta contro la Chiesa, scrisse novantacinque tesi contro tali abusi, con lo scopo di risvegliare la fede dei Cristiani (un po’ come era stato per San Francesco), ma, al contrario, avviò solamente un processo di divisione. Infatti, molti principi nord-europei, che volevano liberarsi dall’autorità dell’imperatore legato al papa, appoggiarono la “protesta” di Lutero, dando origine a un’altra grande divisione della cristianità, mescolando motivazioni politiche a principi di ordine religioso. Lutero, scomunicato, cioè escluso dalla Chiesa Cattolica, dette origine a un movimento che prese il nome di “Riforma protestante”. Le principali Chiese nate dalla Riforma sono quella luterana e quelle fondate sulla predicazione di Zwingli e di Calvino. In generale si può affermare che tutte le chiese derivate dalla Riforma del XVI secolo, si richiamano a un Cristianesimo radicalmente fondato sul Vangelo, infatti sono chiamate anche “evangeliche”, e si fondano su alcuni principi comuni: • l’autorevolezza della Bibbia, che non ha bisogno di un’interpretazione umana come quella data dalla Chiesa cattolica, perché ogni credente, da solo, può comprenderla con l’aiuto dello Spirito Santo; • la giustificazione per la sola fede: per salvarsi l’uomo non ha bisogno dei meriti personali, ma solamente della fede e della grazia di Dio; • la Chiesa, la quale non ha bisogno di sacerdoti, vescovi e del papa che “custodisca” la verità della fede perché ogni credente può farlo; c’è invece bisogno di “pastori”, ossia di ministri che guidino gli atti di culto della comunità. 3. POESIA: SIAMO TUTTI CRISTIANI Siamo tante famiglie con gli stessi antenati che lungo la storia si son separati, in cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti, ma, una cosa è certa, siam cristiani tutti quanti! Perché la fede in Cristo noi condividiamo e un solo battesimo professiamo! S. Fiorucci
4. STORIA DA RACCONTARE: IL CAMPANILE ECUMENICO “Doveva essere una normale Chiesa cattolica. Poi il parroco cattolico Alois Anetseder, mio amico, è venuto da me e mi ha detto: Senti, ma perché non la facciamo insieme?” Il Pastore luterano Martin Geisler parla con una grande semplicità, ma dalle sue parole traluce emozione per una sorta di “esperimento” finora unico, almeno in questa forma, all’insegna dell’unità dei Cristiani... Questa è la storia singolare di una profonda amicizia personale che ha spinto i due sacerdoti a un’idea sorprendente, che invece ha finito per trovare il pieno supporto dei rispettivi Vescovi: una chiesa unica per entrambe le confessioni, concepita e costruita insieme. Siamo nella Bassa Baviera, a Bad Griesbach, un centro termale a pochi passi dalla frontiera austriaca. Nel 1987, uno dei grandi proprietari dei vari alberghi mette a disposizione di padre Anetseder, il terreno per una chiesa. E così che nasce l’idea. Il pastore Geisler accoglie con entusiasmo il progetto dell’amico, e insieme i due sacerdoti fondano, altro caso unico, una società edilizia cattolico-luterana per la progettazione e la costruzione comune della chiesa con annesso centro ecumenico.
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“All’inizio – racconta il pastore Geisler – avevamo pensato a qualcosa di più modesto: due chiese separate, unite dallo stesso tetto. Poi sono stati gli stessi fedeli a farci cambiare idea. Ci hanno detto: Perché due chiese separate? E allora abbiamo capito che i fedeli sono più avanti, e che dovevamo fare un atto di coraggio costruendo una chiesa comune.” Coraggio condiviso dal Vescovo cattolico e dal Vescovo luterano i quali approvano il progetto e, nell’ottobre del 1992, consacrano la chiesa. La chiesa domina dall’alto di una collina, è costruita come un teatro greco, le panche “ruotano” intorno all’altare collocato perfettamente al centro. La sua progettazione è costata lunghe quanto affascinanti discussioni: costruire una chiesa unica che rispetti le rispettive differenze non era certo facile. “Persino gli inginocchiatoi (non previsti dai protestanti) – racconta padre Anetseder – hanno fatto discutere. Poi, a sorpresa, il Vescovo luterano Hanselmann ha detto: ci sono tre modi di pregare Cristo: in piedi, seduti, in ginocchio. È tempo che anche noi protestanti riscopriamo quest’ultima forma di preghiera”. Mancano immagini dei Santi e della Madonna (il cui culto è estraneo ai luterani), ma è presente la Via Crucis, anch’essa non prevista dai protestanti. “Sono stati loro stessi a insistere”, ci dice il sacerdote. Più legate ai rispettivi culti le due cappelle laterali: la Cappella del Sacramento, per i cattolici, e la Cappella del Padre Nostro, protestante. Naturalmente, non mancano perplessità; qualcuno teme che da tanta mescolanza possa nascere una confusione dottrinale. Per ora non pare sia così; del resto nessuno dei due rispettivi Vescovi appare preoccupato. Il capo dell’ufficio stampa della diocesi, il Vescovo Eder, cerca di trasformare il centro ecumenico in un grande punto d’incontro europeo. “Già nel novembre 1996 – ci racconta – c’è stato un incontro anche con alti rappresentanti ortodossi e islamici, e nel novembre 1998 ce ne sarà un altro con la presenza, tra l’altro, del Patriarca Bartolomeo I”. Una cosa è certa: Bad Griesbach è gia divenuta uno straordinario laboratorio di ecumenismo vissuto, praticato e amato. E non è poco. G. M. del Re, Il Campanile ecumenico, in “Avvenire”, 2 aprile 1997
5. STORIA DA RACCONTARE: BISOGNO DI PACE La storia degli uomini è da sempre segnata da lotte e divisioni; benché viviamo nel Terzo millennio, l’umanità non ha ancora imparato a vivere in armonia. A pagare il prezzo più alto sono soprattutto i bambini: eccone una testimonianza. “Questa è la mia vita di una innocente ragazzina di undici anni!!! Una scolara senza scuola, senza le gioie e l’eccitazione della vita scolastica. Una bambina che vive senza giochi, senza amici, senza sole, senza uccelli, senza natura, senza frutta, senza cioccolata, senza caramelle, solo con un po’ di latte in polvere. In poche parole, una bambina senza infanzia. Una bambina della guerra. Solo ora capisco che sto davvero vivendo una guerra, che sono testimone di una brutta guerra. E insieme a me migliaia di altri bambini di questa città che viene distrutta, che piange e si dispera, sperando in un aiuto che non arriverà. Dio mio, finirà mai tutto questo, potrò mai tornare ad essere una bambina normale, una bambina che si gode la sua età? Una volta ho sentito dire che l’infanzia è il periodo più bello della vita. Ed è vero. Io amavo la mia infanzia, e ora una terribile guerra mi sta portando via tutto. Perché? Sono disperata. Ho voglia di piangere. Sto piangendo.” Z. Filipovic, Diario di Zlata, Rizzoli
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6. STORIA DA RACCONTARE: SAN NICOLA E BABBO NATALE San Nicola di Myra, personaggio della tradizione cristiana medievale, è realmente esistito: nacque a Patara (Turchia) tra il 260 ed il 280 d.C. da una ricca famiglia cristiana del luogo. Cresciuto in un ambiente di fede cristiana, perse prematuramente i genitori, Epifanio e Giovanna, a causa della peste, ereditando un ricco patrimonio. Nicola era un giovane molto generoso e seppe fare buon uso della sua enorme fortuna, aiutando sempre chi ne aveva bisogno. Un giorno sentì un uomo che si disperava perché era divenuto così povero da non poter più mantenere la sua famiglia, allora presa una buona quantità di denaro, l’avvolse in un panno e, di notte, la gettò nella casa dell’uomo dalla finestra. Lo fece per tre notti di seguito, in modo che le tre figlie del pover uomo avessero la dote per potersi sposare, ma la terza notte, trovando chiusa la finestra, dovette gettare le monete dal camino. Grazie all’aiuto di Nicola, l’uomo riuscì a risolvere tutti i suoi problemi. In seguito, il giovane lasciò la sua città natale per trasferirsi a Myra dove venne ordinato sacerdote. Alla morte del Vescovo di Myra, venne acclamato dal popolo come nuovo Vescovo e aiutò molto la sua gente: si racconta che, durante una terribile carestia, in modo prodigioso, riuscì a ottenere per i myresi una grande quantità di grano; in un’altra occasione, intervenendo con coraggio, impedì che i Romani giustiziassero alcuni suoi concittadini; riuscì, inoltre, parlando con l’Imperatore Costantino, a far annullare delle tasse ingiuste. Un evento straordinario legato al Vescovo Nicola, sono le sue apparizioni nelle tempeste, quando era ancora in vita: egli proteggeva i naviganti, placando la furia delle acque e salvando navi e marinai. Quando morì (il 6 dicembre, presumibilmente dell’anno 343, forse nel monastero di Sion), a più di settant’anni, le sue spoglie furono deposte a Myra e nel 1087 un gruppo di cavalieri italiani, camuffati da mercanti, rubarono le reliquie per portarle a Bari. Tuttora tali spoglie sono conservate nella famosa città pugliese di cui San Nicola divenne il santo protettore. Nella fantasia popolare San Nicola divenne “portatore di doni”: infatti, sin dal Medioevo, si raccontava che la notte prima della sua festa (il 6 dicembre), grazie a un asinello, portava doni ai bambini. La storia dei miracoli che San Nicola aveva compiuto sia in vita che dopo la morte, arrivò anche in America, grazie agli emigranti olandesi che erano soliti disporre sulla prua delle navi una statuetta del Santo che chiamavano “Sinter Klaas”. Successivamente il suo nome fu trasformato in Santa Claus e, con il tempo, l’asinello si trasformò in una slitta trainata da renne, il mantello rosso da vescovo in giacca e pantaloni ornati di pelliccia bianca con una grande cintura nera, la mitra (il copricapo usato dai vescovi durante le celebrazioni liturgiche) in un cappuccio rosso con un pon-pon bianco sulla punta, e per tutti divenne Babbo Natale! Questo santo è molto venerato, non solo dalla Chiesa cattolica, ma anche dai Cristiani ortodossi: in molte iconostasi delle chiese russo-ortodosse, San Nicola è spesso la terza icona insieme a Cristo e a Maria col Bambino. 7. APPROFONDIMENTO: IL PRESEPE Per i Cristiani cattolici la tradizione più “vera” e sentita del Natale è quella del presepe allestito per la prima volta, in modo realistico, da San Francesco d’Assisi a Greccio nel 1223. Gli elementi del presepe (fatta eccezione per il bue e l’asinello, la cui tradizione affonda le sue radici nei testi apocrifi conosciuti come Protovangelo di Giacomo e Pseudo Matteo) sono tutti segni che accompagnano l’evento di salvezza dell’Incarnazione e ne svelano il messaggio fondamentale: Gesù è il Messia, Figlio di Dio. Attraverso la lettura dei brani di Lc 2, 1-20 e Mt 2, 1-12, individuiamo gli elementi del presepe e spieghiamone il significato per noi oggi: • la grotta, l’umile dimora scelta da Dio per nascere sulla terra, un Dio così grande che sa farsi così piccolo per essere accessibile a tutti;
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• il Bambino, segno di un Dio che per amore ha scelto di condividere con gli uomini la fragilità della carne; • Maria e Giuseppe, custodi del mistero, esempi di sequela silenziosa e umile che hanno saputo riconoscere chi è l’unico vero Signore della vita; • la stella, segno della luce di Dio che guida gli uomini all’incontro con Lui. • i pastori, le persone più umili e povere (non solo in senso materiale), ma anche quelle più disponibili e aperte a riconoscere la presenza di Dio in un Bambino appena nato. • i re Magi, segno dell’umanità “pellegrina” che cammina verso il Figlio di Dio per scoprire il mistero e il senso profondo della propria vita. 8. APPROFONDIMENTO: LE ICONE MARIANE Nella tradizione ortodossa, per contemplare il mistero dell’Incarnazione si usano le icone di Maria, madre di Dio. • L’icona della Madonna della tenerezza di Vladimir (nome della città russa dove tale icona sostò tra il 1155 e il 1395) appartiene al gruppo di icone dette “Eleousa”, la Misercodia, perché rappresenta la tenerezza e l’amore scambievoli che legano la Madre e il Figlio: il bambino appoggia la sua guancia a quella della madre. Questo atteggiamento rivela il potere di Maria di intenerire il figlio in favore del genere umano. I suoi occhi non si posano sul bambino, ma sono rivolti verso chi contempla l’immagine, come se volessero seguire la vita di ogni uomo che invoca e chiede l’intercessione della Misericordia. Il suo sguardo proiettato lontano, ma “dentro” chi le sta davanti, ricorda le parole di Gesù sulla croce, quando consegna a Maria la possibilità di partecipare al mistero della redenzione quale Madre di tutti gli uomini: “Donna, ecco tuo figlio” (Gv 19, 26). Le stelle sul capo, antico simbolo siriaco, indicano la perenne verginità di Maria. • La Vergine hodighitria, dal greco “colei che indica la via” è rappresentata in piedi, a mezzo busto, con il bambino sul braccio. Gesù viene raffigurato come un uomo in miniatura: ha il volto adulto per indicare già la caratteristica di Cristo salvatore. Con la mano destra benedice e la posizione delle dita ricorda il mistero della sua natura: vero uomo e vero Dio. Nella mano sinistra tiene un cartiglio arrotolato, il Vangelo, compimento della Legge. Maria, non svolge, come nell’arte occidentale, un ruolo di protezione verso il figlio, ma lo presenta agli uomini, indicandolo con la mano destra quale unica via di Salvezza. Il suo sguardo, proiettato fuori dall’icona, indica la mediazione della Madre verso il figlio. • Nelle icone definite “della Madonna della Passione”, compare Maria che con la mano sinistra sostiene il Bambino Gesù, affiancata da due angeli con gli strumenti della Passione. Se la Madre conserva lo stesso sguardo tipico della tipologia della tenerezza, qui il Bambino guarda verso l’Arcangelo Gabriele, che gli mostra la croce e sembra avere un moto di paura: con un gesto commovente, colmo di confidenza, pone le sue manine nella mani della Madre, afferrandosi al suo pollice, quasi per cercare rifugio e protezione. Allo stesso tempo il gesto della Vergine ricorda la posizione dell’hodghitria, che indica con la mano Cristo, “via, verità e vita”: in quest’icona il gesto della mano rappresenta anche un movimento di offerta, la Vergine acconsente al sacrificio del Figlio, affinché l’uomo sia salvato. 9. STORIA DA RACCONTARE: LA LEGGENDA DEL BAMBÙ C’era una volta un re che possedeva una grande palazzo circondato da un bellissimo giardino, dove, ogni giorno, passeggiava nelle ore più calde della giornata. Al centro del giardino c’era un meraviglioso bambù dall’aspetto nobile. Era l’albero più bello e più amato dal re: ogni anno diventava più alto e più grazioso. Un bel giorno, però, il re, gli si avvicinò con grande venerazione
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e gli disse: – Caro bambù, ho bisogno di te. Il bambù, lusingato, come se avesse aspettato tutta la vita per quel momento, rispose: – Oh Signore, sono pronto: fa’ di me l’uso che vuoi! La voce del re si fece più mesta e triste: – Vedi – disse l’uomo – per usarti dovrò abbatterti. Il bambù da principio si sentì pervadere da una grande paura e chiese di essere usato per la gioia di tante persone che potevano ammirarlo e godere della sua bellezza, senza dover essere abbattuto. – Mio caro bambù – disse il re, e la sua voce era più addolorata – se non posso abbatterti, non potrò usarti. Dopo un lungo silenzio si sentì un leggero sussurro: – Signore, se non puoi usarmi senza abbattermi, fa’ di me quello che vuoi e abbattimi. Allora il re continuò: – Mio caro bambù, non dovrò solo abbatterti, ma anche tagliarti le foglie e i rami. – Oh Signore – disse il bambù – non farmi questo: lasciami almeno le foglie e i miei rami. – Se non posso tagliarli, non potrò usarti. Il bambù tremò sempre più spaventato, ma disse con un leggero filo di voce: – Signore, tagliali! Ma il re riprese a parlare: – Mio caro bambù, devo farti ancora di più. Devo spaccarti in due. Se non potrò farti questo non potrò usarti. Il bambù, allora, si chinò a terra, mentre il sole si nascose dietro le nuvole e gli uccelli volarono via. Il re abbatté il bambù, tagliò i rami, staccò ogni foglia e lo spaccò in due. Poi prese il fusto robusto, leggero e flessibile, e lo portò alla fonte d’acqua fresca vicino ai suoi campi inariditi. Là, delicatamente, dispose l’amato bambù a terra: un’estremità del tronco la collegò alla fonte, l’altra la posizionò verso il campo arido. Così, attraverso il bambù, l’acqua, dalla fonte, andava a irrigare i campi che tornarono a essere fertili, donando riso a tutti gli abitanti del paese. Il meraviglioso bambù era diventato una grande benedizione per tutti! Quando era grande, bello e grazioso, viveva e cresceva soltanto per se stesso e amava la propria bellezza, ora, invece, povero e umile, era divenuto un canale, che il re usava per rendere fecondo il suo regno. 10. APPROFONDIMENTO: LA TOMBA VUOTA, L’OTTAVO GIORNO Nel linguaggio simbolico dei Cristiani l’espressione «ottavo giorno» indica la domenica. Nella prima apparizione del Cristo risorto ai discepoli l’evangelista Giovanni scrive: «La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato» (Gv 20, 19 Mc 16, 9; Lc 24, 1; Mt 28, 1). L’Apostolo sembra dire che quel giorno è il primo dopo l’ultimo giorno della settimana (il sabato), il primo giorno dopo quello che conclude il tempo, oltre il quale non c’è altro tempo. Per questo i primi Cristiani chiamavano il giorno della Pasqua (e ogni domenica) l’ottavo giorno. Il Cristo risorto inaugura un giorno che non finisce, con la Risurrezione non inizia una nuova settimana, c’è l’ottavo giorno, l’eternità. Dopo i sei giorni della creazione e dopo il settimo, il sabato, giorno del riposo, l’ottavo giorno annuncia la Risurrezione di Cristo e quella dell’uomo. 11. STORIA DA RACCONTARE: TI VOGLIO BENE Il giorno dopo il Signore tornò a guardare la sua Creazione. C’era qualche ritocco da fare. C’erano dei bei sassi sui greti dei fiumi, grigi, verdi e picchiettati. Ma sotto terra i sassi erano schiacciati e mortificati. Dio sfiorò quei sassi profondi ed ecco si formarono diamanti, smeraldi e milioni di
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gemme scintillanti laggiù nelle profondità. Il Signore vide i fiori, uno più bello dell’altro. Mancava qualcosa, pensò, e posò su di essi un soffio leggero: ed ecco, i fiori si vestirono di profumo. Un uccellino grigio e triste gli volò sulla mano. Dio gli fischiettò qualcosa. E l’usignolo incominciò a gorgheggiare. E disse qualcosa al cielo e il cielo arrossì di piacere. Nacque così il tramonto. Ma che cosa mai avrà bisbigliato il Signore all’orecchio dell’uomo perché egli sia un uomo? Gli bisbigliò, in quel giorno lontano, in quell’alba remota, tre piccole parole: “Ti voglio bene”. Negli antichi codici c’è la storia di una fanciulla, che aveva fatto parte del gruppo delle donne che avevano seguito Gesù fin sul Calvario. Era una giovane timida, silenziosa e riservata. Alla notizia della Risurrezione, non aveva avuto bisogno né di visioni né di conferme. Aveva creduto subito. E spinta da un’audacia mai avuta prima, si era fatta pellegrina per annunciare le parole di Gesù. Non aveva più paura. Predicava nelle città e nei villaggi. Un giorno le si avvicinò un uomo, che era stato profondamente impressionato dalla sua testimonianza, e le chiese: “Dimmi, qual è il segreto del tuo coraggio?” “L’umiltà. Così mi ha insegnato il Maestro”. L’uomo stette un attimo in silenzio, poi chiese ancora: “E a che cosa serve l’umiltà?” “A dire per prima: Ti voglio bene!”. B. Ferrero
NEL MONDO DELLE RELIGIONI 1. STORIA DA RACCONTARE: IL RITRATTO DELL’IMPERATORE Nella Terra dei mille fiumi governava un grandissimo imperatore, che dall’alto della sua rocca dominava su migliaia di popoli e nazioni, con lingue e costumi diversissimi tra loro. Mai nessuno aveva visto il volto dell’imperatore, ma si raccontava che avesse una nobile figura, che il suo volto risplendesse di bontà e saggezza e che i suoi occhi sapessero leggere nell’animo di chi ascoltava. Fu così che egli decise di convocare il più bravo artista dell’impero, per farsi fare una statua di cristallo purissimo da portare in giro per le capitali e i villaggi dell’impero. Quando la statua fu pronta, l’imperatore rimase stupefatto tanto era somigliante, addirittura dal cuore di cristallo scaturiva come una luce soffusa che dava l’illusione del calore e della vita. Ma proprio in quel momento il primo consigliere dell’imperatore, un uomo torvo e complicato, fece scaraventare dalla finestra il ritratto di cristallo, perché sosteneva che la forza dell’imperatore stava nel mistero che si era creato attorno alla sua figura. Il vento dell’est disperse i frammenti di quel capolavoro in tutto l’impero. Dovunque arrivarono furono venerati come il vero ritratto dell’imperatore. Nella Terra di mezzo era conservato un occhio di cristallo, quindi tutti gli abitanti pensavano che l’imperatore fosse un immenso occhio che tutto vede e osserva dall’alto del suo monte. Nella fredda Terra del nord, era, invece, piovuta dal cielo la bocca, quindi gli abitanti pensavano che l’imperatore fosse un’immensa bocca che ogni anno divorava, con i suoi aguzzi denti di cristallo, cento ragazzi e cento ragazze. Nella Terra del sud, infine, era arrivato un orecchio della statua, così tutti pensavano che l’imperatore fosse un gigantesco orecchio che tutto sente dall’alto del suo monte. Così ogni nazione dell’impero pensava di possedere il vero ritratto dell’imperatore, ma in realtà quest’ultimo era triste perché nessuno lo conosceva veramente. Un giorno, un bambino, superando mille ostacoli, riuscì ad arrivare al palazzo dell’imperatore per vedere come egli fosse veramente. Per anni cercò, invano, di inerpicarsi lungo le ripide pareti della montagna segreta e una notte, l’imperatore, colpito dalla sua tenacia, gli scese incontro e il bambino poté vederlo. Quando lo vide esclamò: – Sei molto diverso da come ti descrivono! – Lo so – rispose l’imperatore – per questo ti chiedo di attraversare la Terra dei mille fiumi e raccontare a tutti com’è veramente l’imperatore. B. Ferrero, 17 storie col nocciolo, Elledici
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2. POESIA: IL DROMEDARIO E IL CAMMELLO Una volta un dromedario, incontrando un cammello, gli disse: – Ti compiango, carissimo fratello: saresti un dromedario magnifico anche tu se solo non avessi quella brutta gobba in più. Il cammello gli rispose: – Mi hai rubato la parola. È una sfortuna per te avere una gobba sola. Ti manca poco ad essere un cammello perfetto: con te la natura 3. APPROFONDIMENTO: P REGHIERE DAL MONDO Induista Di questo ti prego, Signore: colpisci, colpisci alla radice la miseria che è nel mio cuore. Dammi la forza di sopportare serenamente gioie e dolori. Dammi la forza di rendere il mio amore utile e fecondo al tuo servizio. Dammi la forza di non rinnegare mai il povero, di non piegare le ginocchia davanti all’insolenza dei potenti. Dammi la forza di elevare il pensiero sopra le meschinità della vita d’ogni giorno, e dammi la forza di arrendere con amore la mia forza alla tua volontà. Ebraica Benedetto Tu, Signore Dio nostro, Re del mondo, che formi la luce e crei le tenebre; generi la pace e crei ogni cosa. Tu illumini la terra e coloro che vi abitano, in misericordia; nella Tua bontà Tu rinnovi ogni giorno, per sempre, l’opera della creazione.
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ha sbagliato per difetto. La bizzarra querela durò tutto un mattino. In un canto ad ascoltare stava un vecchio beduino e tra sé intanto pensava: Poveretti tutti e due ognuno trova belle soltanto le gobbe sue. Così spesso ragiona al mondo tanta gente che trova sbagliato ciò che è solo differente! G. Rodari, Il libro delle filastrocche, Toscana Nuova
Come sono grandi le Tue opere, Signore! Tutte con sapienza le hai fatte; piena è la terra della Tua ricchezza. Tu solo, o Re, sei esaltato da sempre. Shintoista O nobile Kami che sei disceso dalla Pianura Celeste ti prego con l’offerta di un ramo di sempreverdi legato da un laccio di gelso e poi profumato insieme a un orcio di vino posto in terra e a collane di bambù ondeggianti intorno al mio collo. Piego le ginocchia coprendomi con una sciarpa e prego dal profondo del cuore. Buddhista Supplico a mani giunte il Buddha perché accenda la fiaccola della Saggezza per coloro che hanno smarrito la strada, che soccombono per la sofferenza. A mani giunte imploro il Buddha di restare qui affinché il mondo non rimanga cieco.
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Islamica Nel nome di Dio Misericordioso e Compassionevole, lode a Dio, Signore dei mondi. Il Misericordioso, il Compassionevole, Padrone del giorno del giudizio, Te noi serviamo, Te invochiamo in aiuto. Guidaci sulla retta via, la via di coloro sui quali hai effuso la Tua grazia, non di quelli coi quali sei adirato, né di quelli che vagano nell’errore. 4. APPROFONDIMENTO: NOACH PRESENTA L’EBRAISMO Ciao, sono Noach, il mio nome deriva dall’ebraico e significa “riposo”. Io, infatti, sono di religione ebraica. Sono stato circonciso otto giorni dopo la mia nascita e, quando avrò compiuto 13 anni, festeggerò il mio bar-mitzwah. Con questa cerimonia religiosa entrerò nell’età adulta e potrò leggere pubblicamente la Torah durante le funzioni del sabato nella sinagoga. Seguimi e ti farò conoscere la mia religione. FONDATORE Più che di un fondatore, si può parlare di un patriarca o capostipite: Abramo. L’unico vero fondatore del popolo ebraico è Dio. IDEA DI DIO Noi crediamo in un unico Dio, Creatore e Signore dell’Universo, che ci ha scelti come popolo eletto per stringere con noi un’alleanza eterna. Il suo nome è JHWH, impropriamente tradotto con Javhè (egli è), ma in realtà il nome di Dio non può essere pronunciato. Per questo noi usiamo il termine Adonai (il Signore). È un Dio sempre presente nella nostra storia. REGOLE Un buon Ebreo, per rimanere fedele a Dio, deve: • rispettare i dieci comandamenti e i 613 precetti (mitzvot) scritti nel Talmud (termine che significa “studio”), una riflessione fatta dai rabbini sulla Bibbia. Molti di questi precetti sono regole alimentari che riguardano gli animali leciti (puri) e quelli proibiti (impuri) come il maiale, il coniglio, il cavallo, il cammello e il divieto di cucinare insieme o mangiare in uno stesso pasto carne e latte; • studiare la Torah e i commenti del Talmud; • pregare tre volte al giorno (mattino, pomeriggio e sera) indossando, tra le altre cose, la kippà, il copricapo segno di rispetto verso Dio. La nostra professione di fede è lo Shemà (“ascolta”) Israel: “Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno solo...”; • rispettare lo shabbat, il giorno sacro, il settimo giorno della creazione dedicato al riposo. LIBRI SACRI Noi Ebrei riconosciamo due tradizioni: la Torah (legge) scritta, che corrisponde ai primi cinque libri dell’Antico Testamento dei Cristiani, e la Torah orale, riassunta nel Talmud, una raccolta di commenti e riflessioni dei rabbini. La Bibbia ebraica, formata da 24 libri, viene indicata con il termine TANAKH ed è suddivisa in tre sezioni: • TORAH: la legge o Pentateuco, i primi cinque libri. • NEVIIM: i profeti. • KETUVIM: gli scritti sacri.
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GUIDE RELIGIOSE Il Rabbino è il capo delle nostre comunità. Non è un sacerdote, ma uno studioso delle Sacre Scritture, autorizzato a insegnare e consigliare i membri della comunità che dirige. IDEA DELL’ALDILÀ Noi crediamo nella vita eterna che Dio, nella sua infinita bontà, darà ai giusti, mentre ai malvagi spetterà la punizione. Il corpo del defunto deve essere seppellito il più presto possibile. Nelle tombe non vengono portati fiori, ma solo sassolini bianchi, in segno di ricordo e saluto. SIMBOLI I nostri simboli sono: • la Stella di Davide o stella a sei punte. È formata da due triangoli equilateri con lo stesso centro, ma posizionati in direzioni opposte, simbolo dell’incontro dell’uomo con Dio; • la menorah (o candelabro a sette bracci) è il simbolo della fede e della speranza ebraica. 5. APPROFONDIMENTO: NORME ALIMENTARI EBRAICHE La cucina ebraica è strettamente legata ai 613 precetti talmudici, che regolano la vita dell’uomo osservante. Kasher (“adatto, valido, buono, conforme”) è il termine utilizzato per indicare un cibo che può essere consumato. Le norme alimentari riguardano: • animali leciti (puri) o proibiti (impuri): gli elenchi degli animali di cui è permesso cibarsi sono contenuti in Levitico 11 e Deuteronomio 14: sono permessi i quadrupedi ruminanti con gli zoccoli bipartiti come, per esempio, mucca, pecora, capra e cervo, ma non maiale, cammello, cavallo o coniglio; tra i volatili sono permessi quelli domestici (oca, anatra e pollo) mentre sono proibiti tutti i rapaci e gli uccelli notturni. Fra i pesci si possono mangiare solo quelli con squame e pinne, pertanto rimangono esclusi molluschi e crostacei (polpi, frutti di mare, aragoste, granchi...), oltre alle anguille e similari. Sono proibiti, inoltre tutti gli animali che strisciano (serpenti, coccodrilli...); • la macellazione: la carne di un animale è lecita solo se questo è stato ucciso secondo le rigide norme cultuali e non è morto di morte naturale o ucciso da altri animali. Per rendere kasher (adatti) la carne, l’animale deve essere macellato da un esperto con un coltello affilatissimo per non farlo soffrire troppo e svuotarlo del suo sangue. Questo per osservare il precetto della Torah che vieta all’uomo di cibarsi di sangue (Gen 9,4) in quanto simbolo di vita. Per essere certi che la carne abbia perso tutto il suo sangue deve essere lavata e salata o arrostita; • il divieto di cucinare insieme o mangiare in uno stesso pasto carne e latte o suoi derivati: forse questa prescrizione è dettata dal fatto che la carne deriva da un “delitto”, mentre il latte è un “alimento innocente”. Tale divieto è così forte che spesso in una cucina si trovano pentole, utensili e posate diversi e facilmente riconoscibili per cucinare la carne e il latte o i suoi derivati; Queste norme alimentari hanno caratterizzato da sempre il popolo d’Israele e la sua identità e sono state rivestite di una forte valenza culturale che ha permesso agli Ebrei di non “perdersi” nel corso degli anni. Sicuramente quando furono scritte avevano un forte valore simbolico, in quanto a ogni animale venivano associati vizi e virtù umane (per esempio non mangiare uccelli rapaci significava rifiutare la violenza) e anche, forse, una giustificazione igienica, nel senso che ciò che è proibito, in genere, fa male all’uomo (per esempio la carne di maiale). Poi hanno assunto un significato educativo in quanto aiutano l’uomo a riflettere sui doni di Dio e producono in lui effetti spirituali: vanno, quindi, contestualizzate nella ricerca della santità propria di ogni credente, come il digiuno.
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6. APPROFONDIMENTO: LA BIBBIA EBRAICA Gli Ebrei riconoscono due tradizioni: la Torah scritta e la Torah orale. La Torah scritta è la Bibbia ebraica, che corrisponde più o meno all’Antico Testamento dei Cristiani e comprende, secondo il computo tradizionale, 24 libri, raggruppati in tre sezioni (la seconda è suddivisa in due sottosezioni), come si può vedere in tabella: TORAH (Legge) – Genesi – Esodo – Levitico – Numeri – Deuteronomio
NEVIIM (Profeti) Anteriori – Giosuè – Giudici – Samuele (due libri) – Re (due libri)
Posteriori – Isaia – Geremia – Ezechiele – Dodici minori (compongono un unico libro)
KETHUVIM (Agiografi o scritti sacri) – Salmi – Proverbi – Giobbe – Cantico dei Cantici – Ruth – Lamentazioni – Ecclesiaste – Ester – Daniele – Esdra – Neemia – Cronache (due libri)
La Torah scritta è chiamata anche “Tanakh” (sigla formata dalle iniziali dei tre raggruppamenti Torah, Neviim e Kethuvim) e, sin dai tempi di Mosè, è stata accompagnata da commenti e spiegazioni tramandati oralmente: la Torah orale, messa per iscritto dal III sec. a.C. al V d.C. nel Talmud (termine che significa “studio”). Il Talmud è quindi una raccolta di commenti e riflessioni dei rabbini su molti argomenti che riguardano la vita dell’uomo, dalla preghiera al matrimonio, alla giustizia, che servono per far comprendere la Legge di Dio. 7. APPROFONDIMENTO: AMIN PRESENTA L’ISLAM Ciao, sono Amin, il mio nome deriva dall’arabo e significa “fedele”. Vengo dal Marocco e sono di religione musulmana. Quando sono nato mi hanno sussurrato nelle orecchie alcune frasi del Corano e, crescendo, sto imparando la lingua araba, necessaria per la preghiera. Seguimi, ti farò conoscere la mia religione. FONDATORE La mia religione nasce in Arabia, grazie al profeta Maometto, tra il VI e il VII secolo d.C. IDEA DI DIO Noi crediamo in un unico Dio eterno, immateriale, onnipresente e onnisciente. Il suo nome è Allah che, in lingua araba significa “il Dio”. Egli è invisibile; solo lui può vedere se stesso. Ogni fedele dovrebbe conoscere e declamare i 99 nomi di Dio, “i bei nomi”, che vengono recitati con l’aiuto di un rosario, detto tasbih: una collana costituita di 3 gruppi di 33 perle ciascuno, o di un unico gruppo formato da 33 grani. In entrambi i casi, i gruppi sono chiusi da una perla o grano più grande che simboleggia il Nome Supremo, sconosciuto ai fedeli. REGOLE Le nostre regole base, i cinque pilastri (fondamenti) dell’Islam, sono cinque, come le dita della mano. 1. La professione di fede, che consiste nella formula: “Non c’è altro Dio oltre Allah e Maometto è il suo profeta”.
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2. La preghiera: si recita 5 volte al giorno su un tappeto, rivolti in direzione della città della Mecca. 3. L’elemosina legale: una specie di tassa a favore dei poveri. 4. Il digiuno nel mese di Ramadan: mese della rivelazione. Dato che il calendario islamico è composto da 354 o 355 giorni (10 o 11 giorni in meno dell’anno solare), il mese di Ramadan cade ogni volta in una stagione differente. 5. Il pellegrinaggio, almeno una volta nella vita, alle città della Mecca e di Medina, presso la tomba di Maometto. LIBRI SACRI Il Corano (“lettura” o “recitazione”) è il nostro libro sacro. In esso è contenuto il messaggio che Dio ha rivelato a Maometto per mezzo dell’arcangelo Gabriele, durante alcune visioni. È formato da 114 capitoli chiamati sure. È scritto in lingua araba. GUIDE RELIGIOSE Noi non abbiamo sacerdoti, ma i responsabili della comunità sono figure importanti. Tra questi c’è l’imam che, incaricato di guidare la preghiera comunitaria e di leggere la predica del venerdì (il nostro giorno sacro), è chiamato a essere un esempio di vita. Il muezzin, invece, è colui che ha l’incarico di chiamare i fedeli alla preghiera. IDEA DELL’ALDILÀ Quando gli esseri umani saranno giudicati da Dio, i meritevoli entreranno in Paradiso, un giardino bellissimo diviso in sette dimore. Gli altri saranno condannati per sempre alle fiamme dell’Inferno. LUOGHI SACRI Per noi la moschea (“luogo di prostrazione”) non è la casa di Dio, ma un posto dove ci si raduna solo per pregare, in particolare di venerdì. Ogni moschea ha un minareto, una torre dalla quale il muezzin chiama alla preghiera. In moschea si entra scalzi, per questo è piena di tappeti e non ci sono sedie. Non ci sono nemmeno immagini sacre, perché il Corano vieta ogni raffigurazione di Dio. Ci sono gli arabeschi, decorazioni in cui forme vegetali stilizzate si intrecciano con motivi geometrici. SIMBOLI La mezzaluna con la stella è uno dei simboli più conosciuti dell’Islam. È il segno della protezione divina che orienta e indica all’uomo la via giusta da seguire. 8. APPROFONDIMENTO: SUNNITI E SCIITI Già nel VII secolo, dopo la morte di Maometto, l’Islam si divide in diverse correnti, soprattutto, a causa dei contrasti nati per la successione al Profeta nella guida religiosa e politica della comunità musulmana. Oggi, accanto a molti movimenti e sette, due sono le correnti principali: • sunniti, musulmani ortodossi (circa l’85%) che si mantengono fedeli alla Sunna (“la tradizione”); • sciiti (circa il 15%) sono i seguaci del partito di ‘Alì e comprendono molte correnti, tutte concordi nel riconoscere come legittimi successori di Maometto, e quindi come guide giuste dell’intera comunità musulmana, solamente ‘Alì, cugino e genero del Profeta e la discendenza dal suo matrimonio con la figlia del Profeta, Fatima. Gli Sciiti, ai cinque pilastri dell’Islam, aggiungono l’importanza della figura dell’imam, vera guida della comunità in quanto diretto discendente dello stesso Maometto. Essi sono presenti nello Yemen, in Siria, Iran, Afghanistan, Pakistan e India settentrionale.
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9. APPROFONDIMENTO: INDIRA PRESENTA L’INDUISMO Ciao, io sono Indira. Il mio nome in sanscrito significa “bellezza” e sono induista. Il sanscrito è la lingua ufficiale dell’India, il paese da cui provengo. Gli indù sono considerati politeisti, ma non è molto corretto dire così perché, anche se nella mia religione ci sono diversi nomi di divinità, essi sono solo espressioni del Brahman, l’Essere Supremo, energia del Mondo. FONDATORE La mia religione non ha un fondatore conosciuto, perché nasce da varie esperienze, riflessioni e dottrine religiose che si sono sviluppate a partire dal 2500 a.C., quando il popolo degli Arii, provenienti dall’Asia centrale, si stabilì lungo il fiume Indo. IDEA DI DIO L’Essere Supremo, Brahman, si fa conoscere e si manifesta sotto varie forme o divinità. Non è un dio personale come nel cristianesimo, ma un’essenza divina presente in ogni essere vivente: uomini, animali e vegetali. Tra le divinità venerate come forme di Brahman, le più potenti sono quelle che compongono la Trimurti: • Brahma, il dio creatore del mondo, distante dagli uomini. • Vishnù, il dio conservatore dell’ordine, con caratteristiche solari. • Shiva, il dio distruttore e creatore, signore della danza, che si occupa del ciclo delle rinascite. LIBRI SACRI Tra i libri sacri dell’induismo, i principali sono: • i Veda (“sapere”), che contengono inni, canti e prescrizioni sulla vita religiosa; • le Upanishad, inni e poemi che riflettono sui problemi della vita, della sofferenza e dell’amore. IDEA DELL’ALDILÀ Nella mia religione si crede alla trasmigrazione delle anime. Ogni essere vivente viene da Brahaman ed è destinato a ritornare a lui, dopo essersi purificato. Una persona difficilmente riesce a salvarsi in una sola vita, perché è legata a molte cattive abitudini. Per questo ha a disposizione più vite. Grazie al ciclo delle rinascite (samsara), ogni creatura (o meglio il suo atman, l’anima, la “scintilla del Brahaman”) una volta morta rinasce e si reincarna in un vegetale, in un animale o in un essere umano. Il fine della vita è la liberazione (moksa) dal ciclo delle rinascite e dell’atman dal corpo, per ricongiungersi all’Essere Supremo. Tre sono le vie o strade della liberazione: Via della conoscenza Via dell’azione Via della devozione
Studio Meditazione Amore
LUOGHI SACRI In India ci sono migliaia di templi, ma io prego soprattutto a casa. Offro incenso, cibo, petali di fiori e frutta davanti a un piccolo altare con la statua o l’icona della divinità favorita dalla mia famiglia. È tradizione costruire coroncine di fiori per le divinità e gli ospiti, come segno di benvenuto. Un luogo sacro è il fiume Gange. REGOLE Noi, in genere, siamo vegetariani, perché rispettiamo la dottrina della non-violenza e del rispetto verso tutti gli esseri viventi. Per noi la mucca è un animale sacro.
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GUIDE RELIGIOSE I nostri sacerdoti sono i bramini, che conoscono a memoria i Veda, li raccontano e li interpretano. SIMBOLI L’om è la sillaba sacra. Si ripete lentamente durante la meditazione e indica l’armonia dell’Universo. 10. APPROFONDIMENTO: IDEA DEL’ADILÀ NELL’INDUISMO: LA REINCARNAZIONE Per comprendere l’idea di Dio è necessario parlare anche dell’idea dell’aldilà propria degli induisti. Gli indù credono che, originariamente, tutti facciano parte dell’Essere Supremo: in ogni essere vivente vi è una scintilla di Brahman, l’atman (anima individuale o principio spirituale, “il sé”) che sulla terra prende forma in un corpo e compie delle azioni, buone o cattive, il cui frutto è il karma. Si potrebbe esprimere il concetto del karma con il detto “ognuno raccoglie ciò che semina”. Ogni persona subisce le conseguenze del proprio karma, cioè delle azioni compiute in vita, rinascendo sotto forme animali o umane più o meno importanti. La religione induista, infatti, crede nella reincarnazione o trasmigrazione delle anime: dopo la morte il corpo viene cremato e le ceneri disperse nell’acqua di un fiume, così l’anima può tornare a prendere di nuovo un altro corpo. Chi, durante la vita, avrà ottenuto un karma frutto di azioni egoiste e cattive, rinascerà in una forma di vita inferiore; al contrario chi si è comportato bene e ha accumulato un karma positivo, rinascerà a una vita migliore. Per gli induisti l’unione dell’anima con il corpo è una specie di imprigionamento o pena che l’atman subisce e dalla quale deve liberarsi; quindi lo scopo dell’esistenza è liberarsi dal karma delle vite precedenti, vivendo liberi da passioni e da ogni attaccamento umano, solo così è possibile spezzare il ciclo delle rinascite, samsara, e l’atman non deve più reincarnarsi e si ricongiunge all’Essere Supremo. Questa “liberazione”dell’atman è detta moksa. I cadaveri di coloro che sono riconosciuti come santi non vengono cremati, perché sono già stati purificati nel corso della loro esistenza terrena. L’Induismo ha un concetto ciclico del tempo, ripetizione continua di nascita e di morte, al contrario dei Cristiani per i quali tutto è nuovo, niente si ripete. È possibile sintetizzare il complesso pensiero indù sulla reincarnazione con lo schema seguente: BRAHMAN Essere Supremo
MOKSA
ATMAN
liberazione: l’atman si
soffio vitale che prende
ricongiunge al Brahman
forma in un corpo
CORPO karma: azioni
sam
sara
che si compiono
sam
sara
in ogni esistenza
CICLO DELLE RINASCITE
È importante far comprendere ai bambini la differenza tra risurrezione cristiana e reincarnazione:
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• l a risurrezione è credere che la vita è più forte della morte, grazie a Gesù la nostra vita sarà eterna (non immortale perché soggetta alla caducità), infatti continuerà nella gloria dei cieli; • l a reincarnazione presuppone la fede nella natura ciclica dell’esistenza per cui non si vive una sola volta su questa Terra, bensì innumerevoli volte e ogni vita è determinata dagli effetti delle azioni compiute in una esistenza precedente. Per rendere simbolicamente questo concetto potremmo utilizzare una linea retta e una linea a spirale. • Risurrezione: la vita di ogni persona ha un punto di inizio con il giorno della nascita e uno di passaggio con la morte, che apre alla vita eterna nell’amore di Cristo. • Reincarnazione:
il ciclo dell’esistenza è caratterizzato da molteplici punti di rinascita. Il fine dell’uomo credente è quello di “liberarsi” dal ciclo della nascita e della morte per raggiungere uno stato di pace. L’Induismo prevede diversi modi per raggiungere la “liberazione”, affinché ognuno possa trovare il proprio, ma tre sono le vie tradizionali che permetteranno a un buon indù di ricongiungersi definitivamente all’Essere Supremo, sfuggendo così al ciclo delle rinascite: • l a via della conoscenza, che consiste nel riconoscere che l’atman è parte del Brahman, attraverso lo studio dei testi sacri indù, per conoscere le divinità e imitarle; • l a via dell’azione, che consiste nell’agire rettamente e in modo disinteressato verso ogni forma di vita, per avvicinarsi di più a Brahman; • l a via della devozione, che consiste nell’amore e nella completa dedizione della propria vita a Dio, attraverso la bakti (“devozione” o “adorazione” di Dio); si fonda sulla preghiera e sull’amore per tutte le creature. 11. APPROFONDIMENTO: ARIUN PRESENTA IL BUDDHISMO Ciao, io sono Ariun, che in tibetano significa “sacro”. I miei genitori seguono i princìpi del maestro Buddha. Lui si chiamava Siddharta Gautama ed era un principe vissuto nel VI secolo a.C. Crebbe nel lusso fino all’età di 29 anni quando, mosso dal desiderio di conoscenza, uscì dal suo palazzo e incontrò un vecchio, un malato, un cadavere e un monaco eremita. I primi tre incontri lo turbarono, perché lo misero di fronte alla sofferenza umana. Il quarto gli fece apprezzare la pace della vita solitaria. Si dedicò così alla meditazione. In una notte di luna piena, dopo giorni di digiuno, raggiunse l’“illuminazione” e divenne il Buddha, cioè “l’Illuminato”, trovando così la via della liberazione dal ciclo delle rinascite. IDEA DI DIO Siddharta non si è mai dichiarato un dio, quindi il buddhismo, più che una religione, è l’insieme degli insegnamenti del Buddha. LIBRI SACRI La raccolta degli insegnamenti del Buddha venne messa in tre canestri che diedero il nome agli stessi testi sacri, i Tripitaka (“tre canestri della legge”): • il canestro della disciplina contiene le regole dei monaci;
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• il canestro della dottrina o dell’istruzione è per tutti i seguaci; • il canestro della filosofia spiega e commenta il precedente. REGOLE E DOTTRINA Buddha non dice nulla su dio, anche se molte popolazioni adorano lui e le sue incarnazioni come se fosse un dio. Con l’illuminazione egli comprese quattro nobili verità. 1. Non c’è esistenza senza dolore. 2. All’origine del dolore ci sono i desideri e la ricerca dei piaceri terreni. 3. Il dolore cessa se eliminiamo il desiderio. 4. La via sacra per eliminare ogni desiderio e liberarsi dal dolore è il nobile Ottuplice Sentiero. REGOLE Ecco le otto regole che il Buddha indica per raggiungere la felicità: 1. giusta fede nelle quattro verità; 2. giusto impegno, per respingere le tentazioni dell’avidità e del potere; 3. giusto parlare, senza menzogne e calunnie, con saggezza; 4. giusto agire, senza rubare, essere avari e uccidere; 5. giusto modo di sostentarsi, eliminando cibi e bevande dannosi alla salute; 6. retto sforzo, per incoraggiare alla salute e sviluppare i pensieri buoni; 7. retta concentrazione, senza essere impulsivi e non cedendo ai desideri; 8. r etta meditazione, grazie alla concentrazione assoluta e al distaccamento totale dalle cose terrene e dalla propria persona. IDEA DELL’ALDILÀ Io, come gli indù, credo nella reincarnazione, anche se ci sono delle differenze. Per noi lo scopo della vita è sì quello di porre fine al ciclo delle rinascite, ma non per tornare a Dio, bensì per arrivare alla completa liberazione dal dolore. Questo stato di beatitudine, pace e tranquillità si chiama Nirvana. GUIDE RELIGIOSE I nostri maestri di vita sono i monaci, detti bonzi, che hanno scelto di vivere in pieno gli insegnamenti del Buddha. LUOGHI SACRI I monaci vivono in un monastero chiamato pagoda, costituito da diversi piani, ciascuno dei quali dotato di un tetto a falde spioventi, con gli spigoli curvati verso l’alto. Può essere di forma quadrangolare o ottagonale. 12. APPROFONDIMENTO: I TRE VEICOLI DEL BUDDHISMO Buddha diffuse la via che aveva scoperto, ma non scrisse nulla e tanto meno designò un successore. Così la trasmissione della sua dottrina portò alla nascita di tre diverse correnti o “veicoli” (vie, mezzi) di salvezza: 1. Hinayana o Piccolo Veicolo (così chiamato dai seguaci del Grande Veicolo perché ritenuta insufficiente). Questa corrente richiede una rigorosa osservanza delle otto vie e ritiene che solo i monaci, distaccandosi dal mondo terreno, possono arrivare all’illuminazione. È diffusa in Tailandia, Sri Lanka, Birmania e Cambogia. 2. Mahayana o Grande Veicolo permette l’accesso alla salvezza a tutti coloro che si mettono in cammino. Questa tendenza è diffusa in Vietnam, Cina e Giappone. 3. Vajrayana o Veicolo del Diamante, è la corrente meno diffusa, affermatasi in Tibet e Mongolia nel VI secolo d.C. Capo politico e religioso è il Dalai Lama.
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Tra le altre scuole ricordiamo il Buddhismo Zen, che pone l’accento sulla meditazione dello spirito, che nasce e si sviluppa principalmente in Giappone. 13. STORIA DA RACCONTARE: QUAL È IL VERO DIO? In un caffè di una città indiana si trovarono, un giorno, alcune persone che provenivano da diverse parti del mondo. Ognuna diceva con forza: – La mia religione è la migliore, il mio Dio è l’unico vero Dio! Allora un vecchio cinese li interruppe, raccontando come uomini diversi parlavano in modo diverso del sole. – Uno dice: “Il sole va a dormire ogni sera dietro i monti della mia isola. Questa è la verità!”. Quest’uomo non ha viaggiato, conosce solamente la sua isola. Un altro afferma: “Il sole ogni sera entra in mare ed esce ogni mattina dalle onde”. Quest’uomo è un navigatore e questo vede ogni giorno. Il terzo uomo esclama: “Non è il sole che si muove in cielo girando intorno alla terra, ma è il contrario: la terra gira intorno al sole!”. Quest’uomo conosce bene l’astronomia. Così ogni uomo dice una cosa diversa dagli altri, secondo quanto ha compreso in base alla propria personale esperienza. Alla fine di questo discorso il vecchio concluse: – La stessa cosa avviene con Dio. C’è chi conosce Dio molto poco, perché non si prende del tempo per pregare e riflettere. Chi lo conosce meglio, perché pensa di più a lui e lo riconosce come grande e misericordioso. Infine, c’è chi lo cerca con tutto il cuore, lo ascolta e lo prega e fa esperienza del suo immenso amore. Ebbene, ogni uomo, in ogni parte del mondo, può trovare Dio, anche se lo chiama con nomi diversi o appartiene a religioni diverse. All’udire queste parole tutti fecero un grande silenzio e nessuno osò più dire: “Solo il mio Dio è l’unico, Vero Dio”. L. Tolstoj
14. STORIA DA RACCONTARE: STORIA EBRAICA, IL RE SALOMONE E L’APE Un giorno che il Re Salomone stava disteso sotto un fico nel suo giardino godendosi il sonno pomeridiano, mentre due servitori muovevano due ventagli sulla sua testa per scacciare le mosche, avvenne questo: il Re si era appena appisolato, quando una piccola ape vagabonda sfuggendo ai ventagli, andò a posarglisi sul naso e lo punse. Il Re si svegliò e balzò su dal giaciglio. Sentendo un dolore acuto e tagliente come una lama comprese che era stato punto e si arrabbiò. Il naso intanto gli si era gonfiato e arrossato come un melograno. Salomone cercò chi era stato la causa delle sue sofferenze per punirlo, ma di quell’insetto non vi era più traccia. Il naso del Re si gonfiava sempre più e si era fatto rosso come un cocomero! Il re, allora, in un momento di rabbia ordinò che fossero portate davanti a lui le api, le vespe, le api selvatiche, le zanzare, i moscerini, insomma tutti gli insetti nel suo giardino. Dai nidi e dagli alveari furono fatte uscire tutte le api, le vespe, i moscerini insieme alle altre specie di insetti. Tutti ronzando si chiedevano: che cos... cosz... sza era successo? Perché quesz... sz... szto? Il Re con forza batté il piede a terra e gridò: “Silenzio!” Di colpo tutti ammutolirono. Ci fu un silenzio assoluto. Non si sentiva né il battito di un’ala né un ronzio, e tutti videro l’enormità di quel naso, che continuava a crescere a dismisura! Allora il re per il gran dolore gridò: “Chi di voi ha osato far questo?”
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Ecco che una piccola ape uscì dal gruppo e volò al cospetto del Re: “Eccomi nelle tue mani, mio Signore e Re! Sono io la colpevole!” “Tu?” ruggì Salomone, il naso ardente come una torcia, “sul naso del Re? Come hai osato?” L’ape si fece coraggio e disse: “Maestà! Mai e poi mai avrei voluto offendere il tuo naso, scusami, sono stata una sciocca. Sono solo una piccola ape, troppo giovane e troppo inesperta… so per certo che tu sei un uomo clemente e lo dimostrerai… sii paziente e perdona questa tua schiava che ha sbagliato. Chissà che un giorno questo minuscolo essere non possa ricompensare il Re della sua bontà?” Il volto del Re lentamente si addolcì e l’ombra di un sorriso parve accennarsi agli angoli della bocca e, ridendo rispose: “Che sfrontata! Come puoi pensare tu di poter ricompensare il tuo Re? Fuggi all’istante! Altrimenti...”. L’ultima parola non si era ancora spenta sulle sue labbra che la piccola ape, svelta come il lampo, sparì via. Così l’ape fu dimenticata. Qualche tempo dopo la Regina di Saba con un folto seguito e molti doni venne a visitare Salomone, e gli propose diversi indovinelli. Ora avvenne che, dopo averlo provato settantasette volte con tutta la sua scienza e innumerevoli astuzie senza averlo mai potuto cogliere in fallo, volle tentare un’ultima prova. Consegnò ad alcuni giovani e ragazze che facevano parte del suo seguito dei fasci di fiori. Erano tutti fiori artificiali meno un mazzo. Sistemò i giovani davanti al Re in varie file e disse: “Ecco dei giovani e delle ragazze con mazzi di fiori. Solo un mazzo è di fiori naturali, gli altri sono artificiali: vediamo dunque se il sapiente Re Salomone saprà distinguere gli uni dagli altri con il solo ausilio della vista”. I fiori artificiali erano un vera opera d’arte, così perfetti da sembrare tutti veri! Salomone non riusciva proprio a riconoscere i fiori naturali. Stava lì ancora indeciso e titubante quando sentì un leggero ronzio. Si voltò verso una finestra chiusa e il volto gli si illuminò. Sussurrò a uno dei servi: “Presto, apri quella finestra”! La finestra fu aperta e nella stanza entrò una piccola ape. All’infuori del Re nessuno la vide o la udì. L’ape si diresse decisa verso un mazzo di fiori e lì si posò. Il re sorrise e con grande sorpresa della Regina di Saba e di tutti i presenti disse: “Quelli là sono i fiori naturali!” Fu così che l’ape ricompensò il Re della sua generosità. In quella stessa notte, Salomone aggiunse questo ai saggi proverbi che raccoglieva in un libro: “Chi disprezza le piccole cose fa danno a se stesso!” 15. STORIA DA RACCONTARE: STORIA MUSULMANA, L’ASINO IN PARADISO Affacciato al balcone del cielo, un giorno Allah osservò una scena che stava avvenendo in terra: un contadino imbestialito tempestava di bastonate un povero somarello, colpevole unicamente di non essere più in grado di trascinare un pesantissimo carro carico di sacchi. Preso da compassione, Allah disse tra sè: “Povera creatura, debbo assolutamente liberarla da quella gragnola di colpi. Sarà bene che lo chiami qui con me, in Paradiso”. Sopraffatto dalla tempesta di bastonate, lo sfortunato animale dapprima stramazzò a terra, poi, con un ultimo disperato raglio e un furioso agitare di zampe, tirò le cuoia. “Finalmente potrò godere di un po’ di pace!”, mormorò l’anima dell’asino, abbandonando al suo destino la carcassa ormai immobile. E si mise a volare verso il cielo.
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Volando tra le nuvole, il buon somaro raggiunse la porta del Paradiso. “Tum! Tum!”, fu il suono che produsse lo zoccolo che batteva contro il portale. Da dentro qualcuno aprì. Durante tutta la sua vita sulla terra le esperienze dell’asino erano state solo dolore e sofferenza: fatica, sudore, battiture. Quando la porta del Paradiso si spalancò, l’asino rimase titubante; poi si mosse appena verso la soglia. Non entrò; solo allungò il muso per vedere come fosse fatto dentro il luogo che, a detta di tutti, era la fonte della felicità. La prima cosa che l’asino vide fu un nugolo di ragazzini che, urlando e correndo, si divertivano come pazzi. Il povero animale fu invaso dal terrore: quel baccano gli fece subito venire in mente tutte le botte che aveva preso, giù in terra, da ragazzi di ogni età. “Ma come, anche qui dovrò vivere in mezzo a quegli scalmanati? Meglio per me patire sula terra, che godere in un simile Paradiso”. L’anima dell’asino ritirò il muso, si gettò a tuffo verso la terra e se ne tornò in un baleno nel corpo che le apparteneva. Nel frattempo il contadino aveva liberato la bestia dai finimenti che la legavano al carro e, grattandosi la fronte, stava pensando a come sbarcare il lunario, ora che il suo fedele asino era morto. Ora si era veramente pentito! Quale non fu la sua meraviglia quando, improvvisamente, vide il corpo del somaro riprendere vita: l’animale stava soffiando e scalciando; emise un rauco nitrito; infine, miracolosamente, si alzò sulle quattro zampe e guardò verso il padrone: uno sguardo dolce, rassegnato, quasi a voler dire: “Caro amico, sono ancora qua. Cosa vuoi, questo è il mio destino!”. Ma qualcosa di straordinario attirava l’attenzione dell’uomo: il muso del somaro era, ora, tutto bianco. Che cosa poteva essere successo? L’animale si era solo affacciato alla porta del Paradiso e il muso era stato investito in pieno dalla luce di Allah. Era come se avesse ricevuto un sigillo: il suo muso avrebbe conservato per sempre quella luminosità che usciva dalla dimora del Signore. Ancora oggi, in quelle regioni, se la gente incontra un asino che ha una macchia bianca sul muso, esclama con una punta di compatimento: “Poveretto, non ha capito cos’è il Paradiso!”. 16. STORIA DA RACCONTARE: STORIA INDUISTA, I DUE MENDICANTI Un giorno, il dio Shiva e sua moglie Parvati guardavano dal cielo l’enorme folla dei pellegrini che si recava a una grande festa religiosa. Migliaia di uomini e donne si accalcavano nelle strade strette della città. I templi rigurgitavano di fedeli, che cantavano inni meravigliosi e toccanti. Parvati si voltò verso Shiva e, con la voce piena di emozione, gli disse: “Guarda questi milioni di persone venute a purificarsi nelle acque scare del Gange, non sono tutti degni del Paradiso? Mi chiedo come riusciremo a far posto a tutti!” Shiva si mise a ridere per l’ingenuità della sua compagna. “Vieni con me” le disse. “Ti dimostrerò che in questa folla immensa, soltanto pochi sono caritatevoli e sinceri. Andiamo nella città santa travestiti da vecchi mendicanti”. Così in mezzo alle migliaia di persone che si recavano al tempio, apparvero un vecchio vestito di stracci, che sdraiato per terra appoggiava penosamente la testa sulle ginocchia di una donna anziana. L’uomo gemeva per il dolore mentre la donna supplicava i passanti: “Vi scongiuro, brava gente, mio marito sta morendo. È bruciato dalla febbre e ha una gran sete: io non posso lasciarlo solo. Per favore, potreste portarmi un po’ d’acqua?”. Ma nessuno prestava la minima attenzione all’invocazione accorata della povera donna. Migliaia di pellegrini entravano nel tempio dopo il bagno nelle acque sante del Gange. I loro vestiti erano ancora bagnati e alcuni tenevano in mano dei piccoli recipienti di rame pieni d’acqua. Transitavano accanto ai due vecchi, indifferenti alle loro suppliche. “Toglietevi di mezzo!” strillavano. “Ostacolate il passaggio!”
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“Ma che fanno i poliziotti? Dovrebbero impedire l’entrata ai mendicanti!” “È uno scandalo! Non si può pregare tranquillamente!” Altri si facevano beffe dei due vecchi: “Questi pezzenti non sanno più cosa inventare per attirare l’attenzione” sghignazzavano. A un tratto, però, un uomo si avvicinò ai due vecchi. Aveva l’aria furtiva e parlava sottovoce. “Posso aiutarvi?” chiese. “Mio marito ha avuto un malore” rispose la vecchia. “È debolissimo e temo per la sua vita. Il suo stato è troppo grave e non posso allontanarmi. Avrebbe un grosso sollievo se qualcuno gli portasse un po’ d’acqua”. Commosso, l’uomo si inginocchiò accanto al vecchio e prese una borraccia che portava alla cintola e che conteneva ancora un po’ d’acqua. Stava per versare un po’ d’acqua tra le labbra riarse del povero, quando la donna lo fermò con un gesto della mano. “Grazie della sua compassione” gli disse. “Lei è certamente uno di quei santi uomini che hanno consacrato la vita a servizio dei poveri”. Ridacchiando, l’uomo rispose: “Tutt’altro! In realtà io sono un ladro e sono qui solo per svuotare un bel po’ di tasche di questi fedeli. Mi guadagno la vita rubando e imbrogliando, ma voi due mi avete fatto proprio pena”. E piano piano aiutò il vecchio sofferente a bere qualche goccia d’acqua dalla sua borraccia. In quel preciso istante, al posto dei due vecchi apparvero due creature splendenti, circonfuse di luce abbagliante. Esse benedissero il ladro solennemente come fosse l’unica persona degna del Paradiso, in mezzo a quella moltitudine di gente senza cuore. 17. STORIA DA RACCONTARE: STORIA BUDDHISTA, UNA PAROLINA Un saggio viveva tranquillo nella sua umile casetta. Una notte, mentre stava leggendo in piena quiete, un ladro armato di un coltellaccio si introdusse nella sua casa. Con aria minacciosa il ladro ordinò al saggio di non muoversi e poi cominciò a rovistare dappertutto alla ricerca di denaro. Dopo un po’ il saggio, continuando a leggere, gli disse: “La prego di non metter troppo in disordine. Il denaro che lei cerca è nel cassetto di quel tavolo. Prenda pure ciò di cui ha bisogno”. Lo sconosciuto prese il denaro nel cassetto e poi s’impadronì anche di un magnifico vaso di giada. “Mi piace molto quel vaso” disse il saggio. “Ma dal momento che piace anche a lei, glielo regalo”. Il ladro vide che non c’era nient’altro da prendere e stava per uscire quando il saggio lo richiamò: “Lei dimentica una cosa” disse sorridendo. “Non mi ha detto grazie”. L’uomo, sorpreso, ringraziò il saggio e sparì nella notte. Qualche giorno dopo le guardie dell’imperatore bussarono alla porta del saggio. In mezzo a loro trascinavano il ladro strettamente legato. “Abbiamo catturato questo delinquente” dichiararono. “Ha confessato di aver rubato quel vaso a lei. Se questo è vero, lo metteremo a morte come vuole la legge”. “Certo” rispose il saggio, “conosco bene il vaso, ma quest’uomo non l’ha rubato. È venuto da me alcuni giorni fa e io gli ho regalato un po’ di soldi e questo vaso di giada. Mi ricordo molto bene. Tanto che lui alla fine mi ha detto grazie”. Le guardie dell’imperatore, sbalordite, rilasciarono il ladro. Questi, pieno di gratitudine verso il saggio, lo ringraziò nel profondo del cuore, e fece il proposito di non dimenticare mai la parolina che gli aveva salvato la vita: “Grazie”.
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LA GIOIA DI SENTIRSI AMATI
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
Scheda 1 L’acchiappasogni Scheda 2 L’aquila che pensava di essere un pollo Scheda 3 Chiara d’Assisi
Scheda 33 La preghiera ebraica Scheda 34 L’Ebraismo Scheda 35 Allah e Gesù Scheda 36 La moschea Scheda 37 L’Islam Scheda 38 Le tre religioni monoteiste Scheda 39 Gli induisti Scheda 40 L’Induismo Scheda 41 Il Buddhismo Scheda 42 I valori buddhisti Scheda 43 Induismo e Buddhismo Scheda 44 Le religioni non cristiane Scheda 45 Dio è vicino Scheda 46 Fedeli a Dio Scheda 47 5000 anni di storia Scheda 48 Oltre il desiderio Scheda 49 Il mondo, dono di Dio Scheda 50 Il Cantico di Frate Sole Scheda 51 Il senso della vita Scheda 52 I due monaci Scheda 53 Il cerchio della gioia Scheda 54 I doni di Dio non costano niente
LA COMUNITÀ CRISTIANA Scheda 4 La via della luce Scheda 5 Vieni Santo Spirito Scheda 6 La Chiesa educa alla fede Scheda 7 Voi siete i tralci Scheda 8 La Chiesa di Gesù Scheda 9 Le “immagini” della Chiesa Scheda 10 L’anno liturgico Scheda 11 Pietro, la prima guida
STORIA DEL CRISTIANESIMO Scheda 12 Paolo, l’apostolo delle genti Scheda 13 L’inno all’amore Scheda 14 Pietro e Paolo Scheda 15 La religione dei Romani Scheda 16 A Roma Scheda 17 Le persecuzioni Scheda 18 Cristiani perseguitati Scheda 19 La libertà di culto Scheda 20 La chiesa Scheda 21 Il rosone romanico Scheda 22 La vetrata gotica Scheda 23 In chiesa Scheda 24 Il fonte battesimale Scheda 25 Paramenti e oggetti sacri Scheda 26 La vita come lode a Dio Scheda 27 Miniature e capolettera Scheda 28 Il silenzio e la parola
MAPPE Scheda 55 San Francesco d’Assisi Scheda 56 La prima comunità cristiana Scheda 57 La nascita della Chiesa Scheda 58 La religione cattolica Scheda 59 La Chiesa Scheda 60 Il monachesimo nel mondo
I CRISTIANI NEL MONDO Scheda 29 Il Cristianesimo Scheda 30 Gli ortodossi Scheda 31 I protestanti Scheda 32 Invocare Dio con il corpo
O I R A D E SCH a 5 E S S A CL 147
CLASSE 5a
SCHEDA 1
LA GIOIA DI SENTIRSI AMATI
L'ACCHIAPPASOGNI 1 Leggi la leggenda dell’acchiappasogni e rispondi alle domande.
Molto tempo prima che arrivasse l’uomo bianco, presso i nativi d’America, in un villaggio Cheyenne viveva una bambina di nome Nuvola Fresca. Un giorno la piccola raccontò alla madre, Ultimo Sospiro della Sera, i brutti sogni che faceva di notte. La mamma tentò di rassicurare Nuvola Fresca, ma la bambina desiderava vedere soltanto i sogni buoni. Allora Ultimo Sospiro della Sera inventò una rete tonda per pescare i sogni nel Lago della Notte e al centro della rete intrecciata lasciò un buco. Alla ragnatela fu assegnano il potere magico di catturare e trattenere tutti i sogni positivi, quelli utili alla crescita umana e spirituale della sua bambina, mentre quelli cattivi, insignificanti e ingannevoli, se ne sarebbero andati attraverso il foro centrale. Ultimo Sospiro della Sera appese l’acchiappasogni sopra il letto della piccola, che non ebbe più paura di sognare. 1. Chi sono i protagonisti della leggenda?
2. Di che cosa ha paura Nuvola Fresca? Che cosa vorrebbe?
3. Che cosa inventò la madre?
4. A che cosa servivano la ragnatela e il foro centrale?
2 Leggi la seguente affermazione e spiega che cosa significa per te.
“Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni”. Paulo Coelho
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LA GIOIA DI SENTIRSI AMATI
SCHEDA 2
CLASSE 5a
L'AQUILA CHE PENSAVA DI ESSERE UN POLLO
1 Scrivi nella vignetta le parole che dice il pollo alla vecchia aquila e, nella nuvoletta,
i pensieri che lei fa.
2 Colora ogni dimensione umana dello stesso colore del suo significato.
INTELLIGENZA
Aiuta a fare scelte giuste e orientate al bene. Per i Cristiani è la “voce di Dio”.
COSCIENZA MORALE
È la capacità che ci spinge a raggiungere obiettivi, superando ostacoli.
VOLONTÀ
È la capacità che guida il nostro sviluppo per conoscere e acquisire saggezza.
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CLASSE 5a
SCHEDA 3
LA GIOIA DI SENTIRSI AMATI
CHIARA D'ASSISI 1 Segna con una ✗ la conclusione corretta.
1. Chiara è la moglie di San Francesco. la fondatrice del secondo ordine francescano, le Clarisse. una suora che viveva con i lebbrosi. 2. Chiara è vissuta per 42 anni inferma. nel convento di San Damiano. in mezzo alla gente povera. 3. L’immagine accanto ricorda quando Chiara andava in processione per la città di Assisi portando il Santissimo Sacramento. il miracolo con cui vennero cacciati i Saraceni dalla città di Assisi. la benedizione che Chiara era solita dare alle sue sorelle. 2 Leggi questo scritto di Santa Chiara ad Agnese di Boemia, cerca il significato delle parole
in grassetto, poi spiega, con parole tue, che cosa vuole dire la Santa.
Digiunare:
Incline:
Discrezione: Austerità:
Secondo me Santa Chiara vuol dire che
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Noi, che siamo in buona salute, digiuniamo tutti i giorni, eccetto le domeniche e il Natale... Siccome però, non abbiamo un corpo di bronzo, né la nostra è la robustezza del granito, anzi siamo piuttosto fragili e inclini ad ogni debolezza corporale... moderiamoci con saggia discrezione nell’austerità, affinché, vivendo, la nostra vita sia lode del Signore e il nostro sacrificio sia sempre condito col sale della prudenza. Lettera III ad Agnese, 35-41
LA COMUNITÀ CRISTIANA
SCHEDA 4
CLASSE 5a
LA VIA DELLA LUCE 1 Dopo aver letto il racconto del Vangelo di Luca 24, 1-53 riordina da 1 a 4 e scrivi
sui puntini le spiegazioni corrispondenti, scegliendole tra quelle riportate in fondo.
• Gesù entra, a porte chiuse, nel Cenacolo. Ai discepoli impauriti mostra le mani e i piedi trafitti dai chiodi. • Le donne vedono la pietra della tomba rotolata via e un angelo che dice loro: “Gesù è risorto! Non è qui!” • Due discepoli ritornano tristemente a Emmaus. Lungo la strada si unisce a loro Cristo Risorto e con loro cena. • Gesù mentre benedice i discepoli viene portato su in cielo ed essi si prostrano davanti a lui.
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CLASSE 5a
SCHEDA 5
LA COMUNITÀ CRISTIANA
VIENI SANTO SPIRITO 1 Leggi la seguente preghiera con la quale nella giornata di Pentecoste i Cristiani
invocano i doni dello Spirito Santo, poi rispondi alle domande nella pergamena.
Vieni, Spirito Santo, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.
Senza la tua forza nulla è nell’uomo, nulla è senza colpa.
Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori.
Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina.
Consolatore perfetto, ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo.
Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato.
Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto. O luce beatissima, invadi intimamente il cuore dei tuoi fedeli.
Dona ai tuoi fedeli, che solo in Te confidano, i sette santi doni. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona eterna gioia. Amen
• Come viene chiamato lo Spirito Santo? Padre dei poveri,
• In che modo deve aiutare l’uomo? Deve mandare un raggio della sua luce,
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LA COMUNITÀ CRISTIANA
SCHEDA 6
CLASSE 5a
LA CHIESA EDUCA ALLA FEDE La Chiesa era ed è una comunità che educa alla fede con la Parola di Dio, l’esempio di vita dei suoi membri, la celebrazione del culto e dei sacramenti, l’istruzione religiosa, i segni, l’arte sacra e le tradizioni popolari. 1 Leggi il testo.
La didachè è una breve raccolta di insegnamenti, attribuiti agli Apostoli, che veniva utilizzata per istruire ed educare alla fede. Può essere considerata uno strumento della catechesi dell’antichità. Il Cristiano ha molta stima per chi predica la Parola di Dio. 1. Figlio mio, ricordati di giorno e di notte di chi predica la parola di Dio e onoralo come il Signore. Mette pace tra coloro che litigano. 3. Non operare la disunione, metti pace tra coloro che litigano. È generoso nel dare. 5. Non essere come chi allarga le mani nel prendere e le stringe nel dare. Non allontana chi ha bisogno e condivide ciò che ha. 8. Non allontanare chi ha bisogno, condividi ogni cosa con tuo fratello e non dire che sono cose tue. Non usa le percosse per educare i figli, ma l’amorevolezza. 9. Non alzare la mano su tuo figlio o su tua figlia, ma dalla fanciullezza li educherai nel timore di Dio. Non tratta duramente i lavoratori dipendenti. 10. Non comandare con durezza al tuo servo o alla tua domestica, che sperano nello stesso Dio, perché temano il Signore che è sugli uni e sugli altri. Obbedisce al datore di lavoro. 11. Voi servi siate sottomessi ai vostri padroni come all’immagine di Dio nel rispetto e nel timore. Non trascura i comandamenti. 13. Non trascurerai i comandamenti del Signore, ma osserverai quelli ricevuti senza nulla aggiungere o togliere. Confessa i peccati e ben volentieri prega. 14. Nella Chiesa confesserai i peccati e non andare alla preghiera con cattiva disposizione. Questa è la via della vita. 2 Rispondi alle domande.
• Che cosa dice il testo a proposito degli annunciatori della Parola di Dio? • Quali azioni propone al credente? • In che modo i genitori sono chiamati a educare i figli? • Quali devono essere i comportamenti dei datori di lavoro e dei dipendenti? • Dove vanno confessati i propri peccati?
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CLASSE 5a
SCHEDA 7
LA COMUNITÀ CRISTIANA
VOI SIETE I TRALCI 1 Leggi la parabola della vite e i tralci: completa le sequenze e spiega il messaggio di Gesù.
FUSTO
Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, TRALCIO lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, grazie alla parola che vi ho annunciato. FOGLIA O PAMPINO VITICCIO Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non GRAPPOLO rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. [...] Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è resa gloria al Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Gv 15, 1-8
Dio è come un
Gli uomini sono come
Il tralcio che si stacca dalla vite
Gesù è come
che per poter sopravvivere devono
L’uomo rende gloria a Dio quando
Chi rimane con Gesù
I tralci che rimangono uniti alla vite
Gesù vuol dire che
Portare frutto significa
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LA COMUNITÀ CRISTIANA
SCHEDA 8
CLASSE 5a
LA CHIESA DI GESÙ La parola CHIESA viene dal termine greco ekklèsia che significa “assemblea dei chiamati”: nelle raffigurazioni cristiane dei primi secoli è rappresentata da una nave sostenuta da un pesce, simbolo di Cristo e della sua Risurrezione. Un altro simbolo di Cristo è l’ancora, che dà sicurezza e stabilità alle navi, come Gesù la dà agli uomini tra le tempeste della vita. 1 Completa il cruciverba. 1 2 4
5
A
6
8
R
10 14 19
E
15
16
V 20 22
9
17
3
L A I 11 C R I 21 I E Z
7
12
13
18
ORIZZONTALI 1 Targa di Venezia. 5 Né mio né tuo. 6 Sono stati scelti per assistere i Cristiani già nelle prime comunità. 8 Sono collaboratori del Vescovo. 10 Negazione. 11 Rendono ricche di musica le celebrazioni. 14 Lega Anti Vivisezione 17 Ente Rai Italiana. 18 Unione Italiana Lavoratori. 19 Gli appartenenti alla Chiesa che scelgono di vivere come frati, suore, monaci. 22 Lo sono tutti gli appartenenti alla Chiesa.
VERTICALI 1 Sono i successori degli Apostoli. 2 L’unità di misura del computer. 3 Sono nella Chiesa e il loro nome deriva da laòs, cioè “popolo”. 4 Servono per infilarci i bottoni. 6 È la prima nota musicale. 7 Venuti al mondo. 9 Proposizione semplice che indica appartenenza. 12 Targa di Nuoro. 13 Articolo determinativo. 15 Permettono di volare. 16 Né sua né tua. 17 Punto cardinale da cui sorge il sole. 19 Regina al maschile. 20 Gran Bretagna. 21 Il Regno di un famoso mago.
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CLASSE 5a
SCHEDA 9
LA COMUNITÀ CRISTIANA
LE "IMMAGINI" DELLA CHIESA
1 Nella Bibbia, sono state utilizzate diverse immagini per far comprendere il legame tra
Gesù e la sua Chiesa. Leggi i passi biblici riportati e disegna le diverse immagini poetiche.
GESÙ È IL BUON PASTORE, LA CHIESA IL SUO GREGGE Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Gv,14-16
GESÙ È LO SPOSO, LA CHIESA È LA SUA SPOSA E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Ef 5, 25-30
GESÙ È IL CAPO, LA CHIESA IL SUO CORPO Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. Rm 12, 4-6
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LA COMUNITÀ CRISTIANA
SCHEDA 10
CLASSE 5a
L'ANNO LITURGICO L’anno liturgico è l’insieme delle feste cristiane e costituisce il calendario della Chiesa. 1 Il disegno rappresenta l’anno liturgico dei cattolici. Segui le indicazioni.
– Mancano alcune feste. Scegli tra quelle indicate qui di seguito e riscrivile nelle pergamene giuste:
Assunzione di Maria • Immacolata Concezione di Maria • Domenica delle Palme Santi Pietro e Paolo • San Giuseppe • Epifania • Mercoledì delle Ceneri • Ricordo dei defunti • Sabato Santo • Pentecoste • Annunciazione del Signore • Natale
– Scrivi sui puntini il nome del tempo liturgico e colora in modo appropriato le pergamene corrispondenti.
2 Rispondi alle domande.
Che cos’è il tempo di Avvento? E la Quaresima? In quale tempo si colloca la festa di Tutti i Santi?
3 Durante l’anno liturgico molte feste sono dedicate a Maria.
Svolgi una breve ricerca per approfondire quelle ricordate nello schema.
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CLASSE 5a
LA COMUNITÀ CRISTIANA
SCHEDA 11
PIETRO, LA PRIMA GUIDA 1 Nel Vangelo di Matteo (Matteo 16,13-20), Gesù si rivolge a Pietro in modo speciale:
“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la ”. Scopri il completamento della frase riordinando le lettere sparse lungo il percorso che conduce Gesù da Pietro.
I
A
M
C E H A
I S
2 Segna con una ✗ il significato giusto della frase di Gesù che hai ricostruito.
Gesù dà a Pietro il compito di costruire una grande chiesa di pietra. Tramite gli Apostoli, Gesù costruirà tante chiese. Grazie a Pietro, che diffonderà tra tutte le genti la Parola di Gesù, nascerà la comunità cristiana.
3 Colora i mattoni che, secondo te, rendono robusto e resistente l’“edificio della vita”
e più bello il mondo.
BUGIE
CORAGGIO
ARROGANZA
GIOIA
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LEALTÀ
RISPETTO
PERDONO RAZZISMO
INDIFFERENZA
PACE
GIUSTIZIA
GENEROSITÀ
PREPOTENZA
STORIA DEL CRISTIANESIMO
SCHEDA 12
CLASSE 5a
PAOLO, L'APOSTOLO DELLE GENTI
1 Leggi la prima lettera che Paolo inviò ai Cristiani di Tessalonica, una comunità
da lui fondata nel corso del secondo viaggio missionario. Poi rispondi alle domande.
MITTENTI E DESTINATARI
RINGRAZIAMENTO
MESSAGGIO
ESORTAZIONI
SALUTI FINALI
Paolo, Silvano e Timoteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: grazia a voi e pace! (...) 1, 1 Ringraziamo sempre Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo. (...) 1, 2-3 Non vogliamo poi lasciarvi nell’ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno la speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con Lui. (...) 4, 13-14 Vi esortiamo, fratelli: correggete chi cade nella colpa, incoraggiate i paurosi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti. Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno, ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti.(...) 5, 14-15 Fratelli, pregate anche per noi. Salutate tutti i fratelli con il bacio santo. Vi scongiuro, per il Signore, che si legga questa lettera a tutti i fratelli. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi. 5, 25-28
Nel ringraziamento, chi si ringrazia?
Quale “Buona Notizia” contiene il messaggio?
Quali esortazioni dà Paolo ai Tessalonicesi?
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CLASSE 5a
SCHEDA 13
STORIA DEL CRISTIANESIMO
L'INNO ALL'AMORE Questo inno, scritto dall’apostolo Paolo, è come una guida per chiunque voglia comprendere il senso dell’amore di Cristo e il mistero dell’amore umano. Chi ama è paziente e generoso. Chi ama non è invidioso, non si vanta, non si gonfia di orgoglio. Chi ama è rispettoso, non cerca il suo interesse, non cede alla collera, dimentica i torti. Chi ama non gode dell’ingiustizia, la verità è la sua gioia. Chi ama tutto scusa, di tutti ha fiducia, tutto sopporta, mai perde la speranza. L’amore non tramonta mai.
1 Colora le 5 parole della conversione che servono
per avere un cuore nuovo.
INVIDIA ODIO PERDONO ASCOLTO GIUDIZIO SUPERBIA CAMBIAMENTO FEDE
1 Cor 13, 4-8a
2 Spiega con le tue parole i significati alla base dell’amore cristiano.
• Una persona è paziente quando • È generosa quando • Non è invidiosa se • È rispettosa in quanto • Non si arrabbia se • Dimentica i torti quando • Tutto scusa poiché • Mai perde la speranza perché
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PREGHIERA
STORIA DEL CRISTIANESIMO
SCHEDA 14
CLASSE 5a
PIETRO E PAOLO Pietro e Paolo sono due figure importanti per la Chiesa dei primi secoli. Il primo garantisce, attraverso l’autorità, che gli è stata conferita da Gesù, la corretta trasmissione della fede, mentre al secondo dobbiamo la diffusione della religione cristiana e la formazione di molte comunità, grazie ai suoi quattro viaggi missionari.
1 Completa le frasi e, con le stesse parole, completa anche l’annuncio che uscì dalla bocca
di Pietro il giorno di Pentecoste a Gerusalemme.
1. Il contrario del dubbio è la 2. Il popolo ebraico è anche chiamato popolo d’ 3. È uno in tre persone, uguali e distinte: 4. È il figlio di Dio, nato da Maria Vergine: 5. Parlò a San Francesco nella chiesetta di San Damiano: il Sappia dunque con
tutta la casa d’
ha costituito Signore e Cristo quel
che che voi avete
2 Spiega con parole tue la seguente affermazione tratta dalla Prima Lettera di San Paolo
ai Corinzi.
“...se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli… se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla...” . 1 Cor 13, 1-3
3 Disegna i simboli dei due Apostoli e, con l’aiuto dell’insegnante, scopri il loro significato.
Pietro: le chiavi e il Vangelo
Paolo: la spada e il Vangelo
161
CLASSE 5a
SCHEDA 15
STORIA DEL CRISTIANESIMO
LA RELIGIONE DEI ROMANI 1 Leggi le informazioni, colora, poi rispondi alle domande.
I Romani erano politeisti, costruivano templi e offrivano sacrifici agli dèi. I riti religiosi pubblici in onore degli dèi scandivano la vita sociale dei Romani. Le cerimonie religiose avevano lo scopo di assicurare il favore degli dèi sia in pace sia in guerra ed erano curate dal Pontefice Massimo, la più alta autorità religiosa, e dai suoi sacerdoti. Nei giorni festivi, i sacerdoti offrivano agli dèi frutti dei loro raccolti e animali. Il fegato degli animali sacrificati veniva osservato dagli arùspici che, sulla base di certi segni, interpretavano il volere degli dei. Gli àuguri, invece, osservavano e interpretavano i fenomeni celesti e il volo degli uccelli. I Romani erano molto superstiziosi e non prendevano nessuna decisione importante, se il responso degli arùspici e degli àuguri non era favorevole.
Nelle case romane c’era un piccolo tempio come questo a lato. • A che cosa serviva secondo te?
• Chi erano gli àuguri e gli arùspici?
2 Scrivi il nome greco delle divinità romane più importanti, con l’aiuto dell’insegnante.
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CARATTERISTICHE
NOME ROMANO
PADRE DEGLI DEI
NOME GRECO
CARATTERISTICHE
NOME ROMANO
GIOVE
DEA DELLA CACCIA
DIANA
MOGLIE DI GIOVE
GIUNONE
DEA DELL’AMORE
VENERE
DIO DEL MARE
NETTUNO
DIO DELLA GUERRA
MARTE
DIO DEI MORTI
PLUTONE
DIO DEL FUOCO
VULCANO
NOME GRECO
STORIA DEL CRISTIANESIMO
SCHEDA 16
CLASSE 5a
A ROMA 1 Colora il disegno e rispondi alle domande.
• A chi è dedicata la chiesa raffigurata? Dove si trova?
• Dove sorge precisamente?
• Se la osservi potrai notare una forma particolare. Qual è il suo significato simbolico?
2 Completa le definizioni, poi riporta nel cerchietto vicino a ciascuna immagine, usata dai
primi Cristiani come simbolo della loro fede, il numero della spiegazione corrispondente.
1. Il nome PESCE si scrive in greco ICTYS. Le cinque lettere della parola formano l’appellativo riferito a Gesù: Iesus Christos Theou Yios Soter, che significa: “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”. 2. L’ .................................................. è simbolo di Gesù che dona se stesso per la salvezza dell’umanità. 3. Il .................................................. è simbolo di Gesù che ha cura di ogni persona come il buon pastore di ogni sua pecorella. 4. La .................................................. è segno di purezza e semplicità, caratteristiche del vero cristiano. 5. L’ .................................................. è simbolo di Gesù, ancora di salvezza nel cammino della vita.
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CLASSE 5a
STORIA DEL CRISTIANESIMO
SCHEDA 17
LE PERSECUZIONI
1 Risolvi il cruciverba e scopri, mettendo in ordine le lettere nelle caselle azzurre, come
possono essere definiti i martiri. Poi riportalo sui trattini.
1) È una giovane martire, il cui nome significa luce. 2) Erano cimiteri sotterranei nei primi secoli del Cristianesimo. 3) L’Apostolo che muore crocifisso a testa in giù. 4) Le subirono i Cristiani dai Romani. 5) Lo è Tarcisio. 6) È il primo martire cristiano. 7) Gli Apostoli lo erano di Gesù. 8) Pietro sulla via Appia ha incontrato il...
1 2 3 4 5 6 7 8 _ _ _ _ _ _ _ _
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2 Leggi il testo e rispondi alle domande.
Nel cuore più antico di Roma, il colle Palatino, è stato riportato alla luce un interessante graffito del I secolo d.C. L’immagine, che potrebbe essere stata disegnata da un ragazzo, per quanto grossolana, è capace di comunicare un messaggio. L’immagine rappresenta una figura umana, un uomo o un ragazzo, in piedi, con il braccio sinistro alzato. Di fronte a questa figura, è disegnata una semplicissima croce alla quale è appeso il corpo di un uomo con la testa d’asino. Il braccio alzato del ragazzo indica un gesto di saluto o un gesto religioso, un atto di adorazione. - Chi viene “preso in giro” dall’immagine? Alessameno Il Dio di Alessameno - Secondo te, chi rappresenta l’asino crocifisso?
Sull’immagine del Palatino è scritta, in lettere greche, questa frase: “Alessameno adora Dio”.
L’imperatore
Nessuno in particolare
- Qual è dunque il messaggio dell’immagine? - Secondo te, l’immagine esprime: disprezzo verso i Cristiani
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rispetto verso i Cristiani
indifferenza verso i Cristiani
STORIA DEL CRISTIANESIMO
SCHEDA 18
CLASSE 5a
CRISTIANI PERSEGUITATI
1 Completa le frasi che descrivono i motivi che portarono alla persecuzione dei Cristiani,
utilizzando le seguenti parole:
UOMINI • VIOLENZA • UGUALI • GUERRA • SCHIAVO • IMPERATORE • FRATELLANZA • DIO • AMORE • REGNO • ROMA • CRISTIANI • PERICOLOSE I Cristiani dicevano no alla e a ogni forma di
Affermavano che tutti gli sono quindi nessuno può essere
Predicavano la e l’ , mezzi indispensabili per entrare nel dei Cieli.
Non adoravano l’ , perché non lo consideravano come un Le cerimonie religiose praticate dai , erano giudicate per l’impero di
2 Leggi il brano, poi rispondi.
Massimiliano interrogato dal proconsole Dione disse: “A me non è lecito prestare il servizio militare, io sono Cristiano”. Dione rispose: “Fa’ il militare se non vuoi morire, pensa alla tua giovinezza e fa’ quello che si conviene ad un giovane”. Massimiliano affermò di nuovo: “Non faccio il soldato per questo mondo, ma servo solo il mio Dio”. Allora Dione lesse la condanna: “Poiché rifiutasti il servizio militare con spirito di indisciplina, ricevi la condanna che ne consegue, come esempio per gli altri, sarai punito con la decapitazione”. Massimiliano, di soli vent’anni, disse: “Rendo grazie a Dio… amatissimi fratelli, con tutte le vostre forze ribellatevi e non abbiate paura di ottenere di vedere il Signore. Egli è con noi…”. Poi col volto radioso fu sottoposto al martirio. Dagli Atti del Martirio di San Massimiliano di Tebessa
• Perché i fratelli presero coraggio dalle parole di Massimiliano?
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CLASSE 5a
SCHEDA 19
STORIA DEL CRISTIANESIMO
LA LIBERTÀ DI CULTO 1 Leggi e riordina le sequenze dando un titolo a ognuna.
Secondo una leggenda Costantino, fedele al culto del dio sole, prima della battaglia contro Massenzio, ebbe una visione: l’apparizione di una croce nel cielo con la scritta latina in hoc signo vinces, “con questo segno vincerai”. Egli, fece così della croce il suo vessillo e ne fece il simbolo degli scudi dei suoi soldati. L’imperatore vinse la battaglia e, prima di morire, si fece battezzare.
2 Completa la tabella con le notizie che ricordi sugli editti di Milano e Tessalonica.
DOCUMENTO Editto di Milano
Editto di Tessalonica
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VOLUTO DA
ANNO
CONTENUTO
CONSEGUENZE
STORIA DEL CRISTIANESIMO
CLASSE 5a
SCHEDA 20
LA CHIESA 1 Leggi i nomi e scrivi i numeri negli spazi corrispondenti.
1. Croce 2. Tabernacolo 3. Altare 4. Ambone 5. Confessionale 6. Sedile del celebrante 7. Cero pasquale 8. Navata 9. Fonte battesimale 10. Campanile
2 Completa il cruciverba e, nella colonna evidenziata, scoprirai dove si incontravano i Cristiani.
1) È formata da più parrocchie di una stessa provincia. 2) È “il giorno del Signore”. 3) Costruzione di pietra in cui gli Ebrei vivevano il loro rapporto con Dio. 4) Così è chiamata la chiesa in cui sono avvenuti miracoli attribuiti a Maria e ai Santi. 5) È il responsabile della diocesi. 6) La costruivano gli Ebrei ancora nomadi per sentire la presenza di Dio. 7) Vi si riunisce la comunità cristiana presente per lo più nello stesso territorio. 8) Così è la lettera “c” quando indica la chiesa come edificio. 9) Un tipo di croce che forma la pianta di molte chiese. 10) È la chiesa più importante della diocesi; vi insegna il Vescovo. 11) Chiese molto antiche. 12) La direzione verso la quale sono orientate molte cattedrali.
1
D
C
2 3 4
S A 5
T V 6
7
P
R N
8
P T S 9
10
C A 11 12
B A O R 13
14
U
V
D H L
V
T
T T
T
N L C H V
T
13) Sono tante nelle parrocchie. 14) Così è la Chiesa presente in tutto il mondo.
167
CLASSE 5a
SCHEDA 21
STORIA DEL CRISTIANESIMO
IL ROSONE ROMANICO
1 Osserva l’immagine di un particolare della facciata della chiesa di San Rufino in Assisi
e rispondi.
• Che cosa rappresenta? • Quale era il suo significato?
• A quale stile ti fanno pensare gli archi utilizzati per i decori?
2 Prova a riprodurre il rosone nel disegno.
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STORIA DEL CRISTIANESIMO
SCHEDA 22
CLASSE 5a
LA VETRATA GOTICA 1 Colora:
- Il cielo con diverse tonalità di celeste, azzurro e blu. - Le nuvole con diversi gradi di grigio. - I raggi di luce che partono dalla croce e l’aureola con diversi gradi di giallo e alcune tessere bianche. - La collina dove poggia la croce con varie tonalità di verde. - La croce con due tonalità di marrone. - Il corpo di Gesù con il rosa (tranne la barba e i capelli, da colorare con il nero). - Lascia bianco il panno che copre Gesù.
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CLASSE 5a
SCHEDA 23
STORIA DEL CRISTIANESIMO
IN CHIESA 1 Scegli tra le parole riportate il corrispettivo di ogni definizione e trascrivilo al posto giusto.
ALTARE • ACQUASANTIERA • MONASTERO • AFFRESCO • PORTALE • PRESBITERIO • CUPOLA • MOSAICO • AMBONE • NAVATA • CONFESSIONALE • TRANSETTO • TABERNACOLO Il luogo riservato al sacerdote o presbitero. La pittura realizzata su un intonaco ancora fresco. Il soffitto della chiesa a forma sferica. Incrocia la navata dando alla chiesa la forma di una croce. L’ingresso di una chiesa. Custodisce il corpo di Cristo. È formato da tanti tasselli o tessere. Il luogo in cui vivono le comunità di monaci. Il luogo da cui viene proclamata la Parola di Dio. Si usa per chiedere perdono a Dio dei propri peccati. Lo spazio riservato ai fedeli. È il “centro” della chiesa. Contiene l’acqua santa per intingervi le dita all’ingresso. 2 Osserva i due disegni e rispondi alle domande.
Ricordi dove si trovava l’altare dei sacrifici rappresentato nel disegno? A che cosa serviva? Chi si occupava delle offerte?
Quale celebrazione si sta svolgendo nel disegno? L’altare nelle chiese cattoliche è definito “il cuore” dell’edificio sacro perché è simbolo: 1) 2)
170
STORIA DEL CRISTIANESIMO
SCHEDA 24
CLASSE 5a
IL FONTE BATTESIMALE 1 Leggi il testo e completa le definizioni.
Il fonte battesimale è una vasca che serve per l’amministrazione del Battesimo, che può avvenire per aspersione dell’acqua sul capo o per immersione. Il fonte normalmente si trova vicino all’ingresso della chiesa per ricordare anche simbolicamente che è attraverso il Battesimo che si entra a esser parte di essa. Alcune volte può essere in una cappella laterale a esso riservata oppure posto nel presbiterio, il luogo dove si muove il sacerdote. Vicino ad alcune chiese si trova un edificio autonomo, detto battistero, costruito per ospitare il fonte e dove si svolgevano solo i Battesimi. FONTE BATTESIMALE BATTISTERO
2 Leggi il seguente brano, tratto da un documento cristiano del II sec. d. C., e riassumilo
con cinque frasi.
Al canto del gallo, per prima cosa, si benedica l’acqua. Un diacono discenda nell’acqua insieme con colui che deve essere battezzato. Quando questi discende nell’acqua, colui che battezza gli imponga la mano sul capo, chiedendo: “Credi in Dio Padre onnipotente?”, colui che viene battezzato risponda: “Credo”. Lo battezzi allora una prima volta tenendogli la mano sul capo. Poi chieda: “Credi in Cristo Gesù, figlio di Dio?”. Quando colui che è battezzato avrà risposto: “Credo”, lo battezzi una seconda volta, poi ancora chieda: “Credi nello Spirito Santo e nella Santa Chiesa e nella resurrezione della carne?”. Il battezzato risponda: “Credo”. Così sia battezzato per la terza volta. Il diacono unga il battezzato quando risale con l’olio che è stato consacrato dicendo: “Ti ungo con l’olio santo nel nome di Gesù Cristo”. E così si asciughino ed entrino in chiesa. da AA. VV., La tradizione apostolica, Edizioni Paoline
1. 2. 3. 4. 5.
171
CLASSE 5a
SCHEDA 25
STORIA DEL CRISTIANESIMO
PARAMENTI E OGGETTI SACRI
1 Completa le definizioni con la parola giusta, puoi aiutarti con il vocabolario.
Poi collega ogni spiegazione alla rispettiva immagine.
Il sacerdote nel celebrare la Messa indossa i seguenti paramenti sacri: AMITTO • CAMICE • CINGOLO • STOLA • CASULA : è una tunica bianca, lunga fino ai piedi, simbolo di innocenza. : è un panno di lino bianco che il sacerdote si pone intorno al collo, simbolo di modestia. : è una lunga fascia che gira intorno al collo e scende sul petto. Rappresenta il potere sacerdotale. : è una sopravveste aperta ai fianchi. : è il cordone che il sacerdote si lega ai fiachi sopra il camice. Il sacerdote durante la celebrazione, usa sull’altare i seguenti oggetti consacrati: CALICE • PATENA • PISSIDE • OSTENSORIO : è un piattino tondo sul quale si pone l’ostia da consacrare.
: vaso con il vino da consacrare.
: è un oggetto a forma di sole raggiante in cui è custodita la Santissima Eucaristia esposta ai fedeli.
: è un calice con coperchio in cui si conservano le ostie consacrate.
172
STORIA DEL CRISTIANESIMO
CLASSE 5a
SCHEDA 26
LA VITA COME LODE A DIO 1 Completa il testo aiutandoti con i disegni.
I monaci ogni giorno, prima dell’alba, si radunano in chiesa per
e cantare tutti insieme le lodi al Signore.
Poi, dopo una semplice colazione, verso le ore 9, iniziano i vari lavori della comunità. Le attività del monastero sono molteplici: i libri antichi nella sala chiamata
; accogliere nella foresteria, lavorare
e
agli animali per produrre il necessario alla collettività.
A mezzogiorno si prega di nuovo. Poi tutti i monaci si riuniscono nel refettorio per
.
Si mangia in silenzio, mentre un monaco legge alcune pagine della Bibbia o della vita dei Santi. Segue il riposo pomeridiano: ciascun monaco si ritira nella propria cella arredata con un
, un
qualche
e una
.
Subito dopo ogni monaco riprende il lavoro fino al tramonto del sole; va poi in
, a ringraziare il Signore per la giornata trascorsa.
Infine lo attende una semplice cena nel refettorio.
173
CLASSE 5a
SCHEDA 27
STORIA DEL CRISTIANESIMO
MINIATURE E CAPOLETTERA
1 Leggi le informazioni, colora i disegni e realizza, nel riquadro, un capolettera miniato
con l’iniziale del tuo nome.
Tra i lavori che svolgevano quotidianamente i monaci, c’era quello dell’amanuense: un’attività molto importante che ha permesso a molti testi antichi di arrivare sino a noi. I monaci erano specializzati nella realizzazione di manoscritti miniati, in cui il testo è arricchito dall’aggiunta di decorazioni e illustrazioni. Anche quando i manoscritti cominciarono a essere fatti su carta, a volte, venivano prodotti con spazi liberi lasciati in bianco per consentire l’inserimento di miniature, o avevano capolettera miniati. I capolettera sono delle lettere che hanno “un corpo” maggiore delle altre, si usano all’inizio di un capitolo, di un articolo...
174
STORIA DEL CRISTIANESIMO
SCHEDA 28
CLASSE 5a
IL SILENZIO E LA PAROLA
1 Molte persone scelgono di passare le proprie vacanze in un monastero; scopri il motivo
principale che le spinge colorando nel riquadro le nove parole nascoste e leggendo di seguito le lettere rimaste. Poi riporta la soluzione sui puntini.
1) Monaco che viveva nel deserto. (ER__IT_) 2) Monaci che copiarono vasta parte del patrimonio culturale dell’antichità. (A__NU__S_) 3) La Chiesa che si dichiarò “fedele” alla vera dottrina degli apostoli. (OR__D_S_A) 4) Separazione interna alla Chiesa. (S__S__) 5) È straniero sulla terra. (P_L_EG__N_)
P E O R E E S E O
E S R O S C T R !
L C A V O A E E A
L I E E R T S M M
E S T G T T S I A
G M L I O E R T N
R A A T D D E A U
I R B T O R G I E
N R O O S A O E N
O I R A S L L D S
6) Formula che riassume le attività quotidiane del monaco. (O__ ET L_B_R_) 7) Stato in cui ebbe origine il monachesimo. (EG_T_O) 8) Se ne costruirono moltissime nel Medioevo. (CA__ED_A_I) 9) In occidente fu San Benedetto a scriverla per primo. (R___L_)
P T A R A I A I I
2 Leggi le notizie relative alla vita dei santi Cirillo e Metodio e rispondi alla domanda.
Cirillo e Metodio erano due fratelli che, nati in Grecia nel IX secolo da una famiglia di ufficiali, scelsero di abbracciare la vita monastica. Il patriarca di Costantinopoli li mandò a evangelizzare le popolazioni slave. Furono così attenti alla cultura dei popoli a cui erano stati inviati che Cirillo, per farsi comprendere, inventò un alfabeto, in uso ancora oggi, detto “cirillico”. Grazie a questo alfabeto furono tradotti la Bibbia e altri testi di preghiere. Metodio, invece, fu nominato vescovo della Pannonia, l’attuale Ungheria. Per questa missione apostolica, i due sostennero prove e sofferenze di ogni genere, motivo per cui il papa Giovanni Paolo II li ha elevati a Patroni d’Europa insieme a San Benedetto. Perché i due santi vengono raffigurati con un libro e la croce?
175
CLASSE 5a
SCHEDA 29
I CRISTIANI NEL MONDO
IL CRISTIANESIMO 1 Metti in ordine gli avvenimenti della storia dei Cristiani, inserendo i numeri da 1 a 12.
Si forma la prima comunità cristiana fondata sull’ascolto degli Apostoli, sull’amore e sulla comunione.
La Chiesa cresce e si organizza. Con Pietro come guida vengono scelti i Vescovi e nominati i Diaconi, tra cui Stefano.
Nell’anno 381 d.C., con l’imperatore Teodosio, il Cristianesimo diventa religione di Stato.
Con la caduta dell’Impero Romano (476 d.C.), la Chiesa, con il Papa e i suoi Vescovi, diventa l’unico punto di riferimento religioso, sociale, culturale e, spesso, politico. Nascono e si sviluppano le diverse forme del monachesimo: eremitico e cenobitico.
I Romani sono ostili verso i Cristiani e mettono in atto le persecuzioni. Molti muoiono martiri, tra cui anche Pietro e Paolo.
La discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli, nel giorno di Pentecoste, dona loro il coraggio dell’annuncio. È l’inizio della Chiesa voluta da Cristo Gesù.
Martin Lutero desidera riformare la Chiesa e pubblica le sue “95 tesi”, una serie di critiche sul modo di vivere e su come ottenere il perdono da parte dei Cristiani. Questo fatto porterà a una seconda divisione, lo Scisma protestante, dal quale nasceranno una serie di comunità cristiane riformate.
Paolo si converte e, con la sua attività missionaria, contribuisce alla diffusione del Cristianesimo.
176
Nel 1054 avviene lo Scisma d’Oriente, che porterà i Cristiani a dividersi in cattolici e ortodossi.
Nell’anno 313 d.C., Costantino stabilisce la libertà di culto. La struttura delle antiche basiliche romane viene usata per costruire le prime chiese.
I CRISTIANI NEL MONDO
CLASSE 5a
SCHEDA 30
GLI ORTODOSSI 1 Completa il discorso del patriarca ortodosso con le parole mancanti.
Io sono un
ortodosso. Credo in Dio, Padre,
Figlio e
.
Non riconosco l’autorità del
Venero
la madre di Gesù e i
,
. Nella mia Chiesa
il Battesimo si fa insieme al sacramento della cresima. Noi non usiamo il confessionale per la
.
Nelle nostre chiese non si usano strumenti musicali e non ci sono
per stare seduti,
ma molte di
e odore . Noi festeggiamo il Natale insieme
all’Epifania il
. I nostri preti si chiamano e si possono
2 Il disegno rappresenta un elemento della chiesa ortodossa, osservalo e rispondi.
Come si chiama? Che cos’è?
Nella parte in alto è rappresentata la Deesis, un tema iconografico molto usato, con Cristo benedicente tra la Madonna e san Giovanni Battista che sono in atteggiamento di supplica. chiedono il permesso di andarsene. salutano Gesù.
177
CLASSE 5a
I CRISTIANI NEL MONDO
SCHEDA 31
I PROTESTANTI 1 Completa il discorso del pastore protestante con le parole mancanti.
Io sono un
protestante e posso essere
Noi riconosciamo solo due e il
.
: la Cena del Signore . Non riconosciamo la presenza reale di nel pane consacrato.
Le nostre chiese sono semplici
con poche
decorazioni. Non abbiamo statue o quadri perché non veneriamo , la madre di Gesù e nemmeno i Non riconosciamo l’autorità dei può interpretare la
. perché ognuno
da solo.
2 Ritaglia i rettangoli che contengono le informazioni sulla religione protesante
e su quella cattolica e incollali al posto giusto nella tabella.
RELIGIONE PROTESTANTE
RELIGIONE CATTOLICA
Il papa è vicario di Cristo e della Chiesa. La salvezza dipende dalla fede e dalle buone opere. L’Eucaristia è solo la memoria dell’ultima cena. Nell’Eucaristia è presente Gesù con il suo corpo.
178
Ognuno può interpretare da solo la Bibbia.
La confessione è un sacramento voluto da Gesù.
Il papa è un semplice Vescovo cattolico.
La Chiesa è necessaria per comprendere la Bibbia.
La confessione non è un sacramento.
La salvezza dipende solo dalla fede.
I CRISTIANI NEL MONDO
SCHEDA 32
CLASSE 5a
INVOCARE DIO CON IL CORPO
1 Scrivi in ogni cartellino la posizione assunta dal bambino per pregare. Poi completa
le frasi che spiegano il significato di ogni atteggiamento assunto dal corpo in preghiera.
•M ettersi
vuol dire dimezzare la propria statura, riconoscere
la grandezza di Dio ed esprimere la volontà di affidarsi a Lui. • S tare
con le mani alzate vuol dire essere pronti a rispondere
“Sì” a Dio e a mettere in pratica la sua Parola. • S tare
vuol dire farsi bambino che si mette in ascolto
di Gesù Maestro e Signore. • S tare
a terra significa riconoscere di essere creature
di Dio come ogni cosa che c’è sulla Terra.
179
CLASSE 5a
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
SCHEDA 33
LA PREGHIERA EBRAICA
1 Completa le notizie relative agli elementi della preghiera con le parole mancanti,
scegliendo tra quelle riportate. Collega ogni definizione al disegno giusto nell’immagine.
SCATOLETTE – DIECI – SINISTRO – DIO – SCIALLE – PORTA – SCATOLA – COPRICAPO I Tefillin, o filatteri, sono . di pelle munite di lacci, che vengono poste intorno alla testa e al braccio Contengono piccole pergamene con passi della Torah.
Il Tallit è lo della preghiera, che termina con delle frange alle due estremità per ricordare i comandamenti.
La Mezuzah (in ebraico indica lo stipite della porta), è un piccola che racchiude una pergamena su cui sono scritti dei passi della Torah. Viene messa sullo stipite della a destra rispetto a chi entra, a un altezza che sia a portata della mano, perché la si possa toccare con le dita.
La Kippà è un a forma di zucchetto (calotta emisferica) portato come segno di sottomissione a .
2 Leggi i testi biblici da cui gli ebrei ricavano la loro professione di fede (o credo ebraico).
Sottolinea in rosso le frasi che riguardano i filatteri, in verde quelle relative alla caratteristica del tallit e in giallo il testo che si riferisce alla mezuzah.
SHEMÀ ISRAEL Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti dò ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte. Dt 6, 4-9
Il Signore parlò a Mosè e disse: “Parla agli Israeliti dicendo loro che si facciano, di generazione in generazione, una frangia ai lembi delle loro vesti e che mettano sulla frangia del lembo un cordone di porpora viola. Avrete tali frange e, quando le guarderete, vi ricorderete di tutti i comandi del Signore e li eseguirete”. Nm 15, 37-39
180
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
SCHEDA 34
CLASSE 5a
L'EBRAISMO 1 Dalle risposte riportate nei rettangoli ricostruisci la giusta domanda.
1)
È la guida delle comunità ebraiche, il maestro che amministra il culto.
2)
Viene definita così perché formata da Torah, Neviim e Ketuvim.
3)
È il simbolo dell’incontro tra l’uomo e Dio.
4)
Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo.
5)
Perché il nome di Dio non può essere pronunciato.
6)
Perché è il giorno sacro, dedicato al riposo, come nel settimo giorno della Creazione.
7)
È il luogo sacro dell’Ebraismo.
8)
È il capostipite del popolo ebraico al quale Dio si è rivelato.
2 Completa il testo con le parole date.
DIECI • 70 • TORAH • EBREO • TEMPIO • DISCEPOLI • GUIDE • INSEGNAMENTI • FEDELI • SINAGOGA Il rabbino è un maestro della i
e della tradizione ebraica, per questo aiuta
a valutare ciò che è conforme agli
Spesso è sposato e organizza la vita religiosa della
biblici. , ma non ne è il capo.
La sua presenza non è indispensabile per le funzioni religiose, infatti ogni può guidare la preghiera del sabato se ci sono almeno distruzione del
uomini. Prima della
di Gerusalemme, “rabbi”, o rabbino, era un titolo che
veniva dato a un uomo che conosceva così bene i testi sacri da poter insegnare a un gruppo di seguaci, chiamati questo appellativo. Dopo il di
. Anche Gesù, nei Vangeli, spesso, viene chiamato con d.C. i rabbini acquistarono sempre più la funzione spirituali delle comunità.
181
CLASSE 5a
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
SCHEDA 35
ALLAH E GESÙ
1 Leggi i “99 bei nomi di Dio” scritti nel Corano. Sottolinea in verde quelli che fanno riferimento
al monoteismo, in rosso i nomi che parlano della grandezza di Dio e in giallo quelli che parlano della sua bontà.
1 Allah 2 Il Signore 3 Il Dio 4 L’Unico 5 Il Clemente 6 Il Misericordioso 7 Il Re 8 Il Santo 9 La Pace 10 Il Fedele 11 Il Custode 12 Il Prezioso 13 Il Potente 14 Il Fiero 15 Il Creatore 16 Il Plasmatore 17 Colui che modella 18 Il Primo 19 L’Ultimo 20 Il Visibile 21 L’invisibile 22 Il Vivente 23 Il Sempiterno 24 L’Eccelso 25 Il Magnifico 26 Colui che perdona 27 Il Mite 28 L’Immenso 29 Il Saggio 30 Il Riconoscente 31 Il Sapiente 32 Il Ricco 33 Il Generoso 34 L’Indulgente 35 L’Onnipotente 36 L’Amabile 37 Il ben informato 38 Colui che ascolta 39 Colui che vede 40 Il Patrono 41 Il Vittorioso 42 Il Vicino 43 Colui che risponde 44 Il Vigilante 45 Lo Stimatore 46 Il Forte 47 Il Testimone 48 Il Degno di lode 49 Il Glorioso 50 Colui che circonda 51 Il Custode 52 La Verità 53 Il Chiaro 54 Colui che perdona 55 Il Vincitore 56 Il Sempre-creante 57 Colui che apre 58 L’Affettuoso 59 Colui che perdona 60 Il Compassionevole 61 Il Riconoscente 62 Il Grande 63 L’Altissimo 64 Colui che dà cibo 65 Colui che aiuta 66 Il Munifico 67 L’Impenetrabile 68 L’Erede 69 Il Tutore, L’Amico 70 Colui che sorveglia 71 Colui che può 72 Colui che predomina 73 Il Vincitore 74 Il Benefico 75 Il Custode 76 L’unico 77 L’Eterno 78 Il Sovrano 79 L’Onnipotente 80 Il Procuratore 81 Colui che guida 82 Il Garante 83 Colui che è sufficiente 84 Il Più Generoso 85 L’Altissimo 86 Colui che elargisce 87 Quello dall’enorme forza 88 Colui che perdona i peccati 89 Colui che accoglie il pentimento 90 Il Duro nella punizione 91 Il Magnanimo 92 Colui che eleva ai livelli più alti 93 Il Veloce nel contare 94 Il Creatore dei Cieli 95 Il Creatore dei Cieli e della Terra 96 Luce dei Cieli e della Terra 97 Il Possessore del regno 98-99 Colui che ha gloria e onore.
2 Scegli il nome che ti sembra più appro
3 Con quali nomi i Cristiani si rivolgono a
priato per Dio e spiega il perché?
Ho scelto
Dio? Prova a spiegare il perché.
,
perché
4 Leggi le seguenti notizie su Gesù secondo il Corano e segna con una X se le affermazioni
su Gesù sono vere o false.
Nel Corano, Gesù è chiamato ´Ìsâ (Sure 19,30 e 61,6) ed è considerato un profeta, messaggero di Dio, nato da Maria per annunciare la venuta del grande Profeta Maometto. Il Corano guarda con stima e ammirazione Gesù, perché lo considera colui che meglio di tutti si è sottomesso alla volontà di Dio, segno della sua sapienza e onnipotenza. Egli faceva miracoli con il permesso di Dio e non da solo, perché questa è una prerogativa di Allah.
182
Gesù è nato da Maria.
V
F
È il grande profeta di Allah.
V
F
È stato mandato per annunciare la venuta di Maometto.
V
F
Faceva miracoli perché era Dio.
V
F
È un esempio di vera fede.
V
F
Gli era stato permesso di fare miracoli da Dio.
V
F
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
SCHEDA 36
CLASSE 5a
LA MOSCHEA 1 Definisci i diversi elementi della moschea con le notizie che ricordi.
1
2
3
3
2
1 5
4
4
5
183
CLASSE 5a
SCHEDA 37
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
L'ISLAM 1 Dalle risposte riportate nei rettangoli ricostruisci la giusta domanda.
1)
Maometto.
2)
È uno dei cinque pilastri e deve essere fatto alla Mecca. È una torre che si trova in tutte le moschee dalla quale il muezzin richiama alla preghiera.
3) 4)
Non c’è altro Dio oltre Allah e Maometto è il suo profeta.
5)
Il Corano.
6)
Perché sono segni della protezione divina che guida la vita dell’uomo.
7)
Bisogna pregare cinque volte al giorno, rivolti a Est.
8)
Perché in moschea si entra scalzi.
2 Collega ogni nome all’immagine corrispondente. Ma fai attenzione perché ne manca uno;
scoprilo e coloralo di verde.
HENNÉ
KAABA
MEZZALUNA CON STELLA
DERVISCI
BUSSOLA
184
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
SCHEDA 38
CLASSE 5a
LE TRE RELIGIONI MONOTEISTE 1 Collega ogni risposta alla sua domanda scrivendo accanto il numero corrispondente.
1
Qual è il nome di Dio per i Musulmani?
Il Natale.
2
Come si chiama la Bibbia ebraica?
Da due parti: Antico e Nuovo Testamento.
3
Qual è il luogo sacro dei Cristiani?
Professione di fede, preghiera, pellegrinaggio, ramadan ed elemosina.
4
Quali sono i simboli dell’Ebraismo?
La sinagoga.
5
Quale religione ha come simbolo la mezzaluna con la stella?
La stella a sei punte e il candelabro a sette braccia.
6
Quali sono i cinque pilastri dell’Islam?
Il venerdì.
7
Quali sono le religioni cristiane nel mondo?
In Arabia.
8
Chi ha dato origine al Cristianesimo?
La liberazione dalla schiavitù egizia.
9
In quale giorno i Musulmani si radunano nella moschea?
Il Padre Nostro.
10 Perché i Cristiani santificano la domenica? 11
Quali sacramenti riconoscono tutte le confessioni cristiane?
Il Muezzin. Allah.
12 Chi chiama i fedeli alla preghiera dal minareto?
Maometto, il profeta.
13 Chi ha fondato l’Islam?
Il Corano.
14 Da quante parti è formata la Bibbia cristiana?
In Palestina.
15
In quale giorno della settimana gli Ebrei si astengono da ogni attività per dedicarsi a Dio?
La chiesa.
16 Come si chiama il ministro del culto degli Ebrei?
L’Islam.
17 Dov’è nato l’Islam?
Gesù.
18 Dov’è nato il Cristianesimo?
Il sabato.
19 Come si chiama il luogo del culto ebraico?
Tanak.
20 Qual è il libro sacro dell’Islam?
Perché Gesù risorge di domenica.
21
Quale festa cristiana celebra la nascita di Gesù?
22 Cosa ricordano gli Ebrei nella festa di Pasqua? 23
Come si chiama la preghiera insegnata da Gesù?
Cattolica, ortodossa, protestante e anglicana. Battesimo e Cena del Signore. Rabbino.
185
CLASSE 5a
SCHEDA 39
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
GLI INDUISTI
1 Qui sotto ci sono alcuni elementi che riguardano la religione degli Induisti. Scrivi
ciascun elemento nello schema sotto.
S H IVA
A BRAHM
RE IN CA RN AZ IO NE
FIU ME GA NG E
N VISH
TEMPLI
Ù
VE DA
P R E G H IE R A
BR AM INO
750 M IL IO NI
DIFFUSIONE DIVINITÀ TESTI SACRI GUIDE RELIGIOSE LUOGHI SACRI RAPPORTI DEGLI UOMINI CON GLI DEI SENSO DELLA VITA IDEA DELL’ALDILÀ
186
MEDI
TA Z I O
NE
PU RI FI CA ZI O NE
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
SCHEDA 40
CLASSE 5a
L'INDUISMO 1 Dalle risposte riportate nei rettangoli ricostruisci la giusta domanda.
1)
Credono nell’Essere Supremo Brahman, la cui essenza è presente in ogni essere vivente.
2)
Credono nella reincarnazione. Le tre divinità venerate come forme di Brahman: Brahma, Vishnù e Shiva.
3) 4)
Il Gange.
5)
Si chiamano brahmini.
6)
Nei templi o davanti a piccoli altari domestici.
7)
Sono i Veda. In India.
8)
2 Collega ogni rappresentazione al nome del dio corrispondente.
BRAHMA colui che crea
SHIVA colui che distrugge
VISHNÙ colui che conserva
187
CLASSE 5a
SCHEDA 41
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
IL BUDDHISMO 1 Dalle risposte riportate nei rettangoli ricostruisci la giusta domanda.
1)
Con essa Buddha, l’Illuminato, comprende le quattro nobili verità.
2)
Questo termine indica i tre canestri della legge, testi sacri buddhisti. Ogni vita è caratterizzata dal dolore.
3) 4)
Sono i monaci che scelgono di vivere secondo gli insegnamenti del Buddha, veri maestri di vita.
5)
Era un principe vissuto nel VI secolo a.C.
6)
È un monastero fatto a più piani con tetti a falde spioventi e spigoli rivolti verso l’alto.
7)
Simboleggia l’Ottuplice Sentiero che conduce alla liberazione.
8)
È la completa liberazione dal dolore, uno stato di beatitudine assoluta.
2 Prima dell’illuminazione, Siddharta Gautama fece quattro importanti incontri.
188
Siddharta incontra un
Siddharta incontra un
e si domanda
e si domanda
Siddharta incontra un
Siddharta incontra un
e si domanda
e si domanda
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
SCHEDA 42
CLASSE 5a
I VALORI BUDDHISTI 1 Cancella nel puzzle i seguenti valori dei buddisti, scritti nel verso indicato dalle frecce.
COMPASSIONE
ILLUMINAZIONE
MEDITAZIONE
COMPRENSIONE
CONOSCENZA
ARMONIA
SILENZIO
SINCERITÀ
SEMPLICITÀ
2 Riporta nelle righe le lettere rimaste. Potrai poi comporre un insegnamento del Buddha.
189
CLASSE 5a
SCHEDA 43
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
INDUISMO E BUDDHISMO
1 Osserva l’immagine: rappresenta un santuario domestico induista.
Sapresti spiegare che cos’è?
2 Che cosa stanno facendo secondo te?
3 Scrivi il nome della divinità induista alla quale conducono queste tre “vie”.
VIA DELL’AZIONE VIA DELLA CONOSCENZA VIA DELLA DEVOZIONE 4 Rispondi alle domande.
Com’è chiamata la triplice manifestazione del Dio induista? Cosa significa l’appellativo “Buddha”? Qual era il suo vero nome? Quali sono le quattro nobili verità del Buddhismo? 1. 2. 3. 4.
190
CLASSE 5a
SCHEDA 44
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
LE RELIGIONI NON CRISTIANE 1 Completa la tabella delle religioni non cristiane.
Simbolo
Idea dell’aldilà
Luoghi sacri
Guide religiose
Testi sacri
Fondatore
Simbolo
Idea dell’aldilà
Luoghi sacri
Guide religiose
Testi sacri
Fondatore
Simbolo
Idea dell’aldilà
Luoghi sacri
Guide religiose
Testi sacri
Fondatore
Simbolo
Idea dell’aldilà
Luoghi sacri
Guide religiose
Testi sacri
Fondatore
191
CLASSE 5a
SCHEDA 45
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
DIO È VICINO
1 Completa il fumetto con le parole date, poi collega gli elementi del disegno
alla descrizione corrispondente.
PASSAGGIO ALL’ETÀ ADULTA Ciao, sono Ruben! Aspetto con impazienza di avere tredici anni: a questa età i ragazzi festeggiano il loro e anch’io, per la prima volta, leggerò ad
UN PICCOLO CAPPELLO ROTONDO BIBBIA
SINAGOGA
alta voce un brano della nella davanti a tutti. Da quel giorno sarò considerato responsabile delle mie azioni: potrò mettere sul mio capo la kippà, in segno di rispetto verso l’unico Dio.
I TEFILLIN sono scatolette nere, contenenti brani del Deuteronomio (libro della Bibbia), che si legano con apposite strisce di cuoio sulla fronte e sul braccio prima di ogni preghiera.
2 Completa la conclusione.
LA RELIGIONE DI RUBEN È L’
192
Il TALLIT è lo scialle per la preghiera. La STELLA DI DAVIDE è il simbolo che indica l’unione di Dio con l’uomo.
La MENORAH è il candeliere a sette braccia.
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
SCHEDA 46
CLASSE 5a
FEDELI A DIO
1 Completa il fumetto con le parole date, poi collega gli elementi del disegno
alla descrizione corrispondente.
LA MECCA MAOMETTO, IL SUO PROFETA CORANO
DIGIUNO
Ciao, sono Hamed! Sono fiero di testimoniare la mia fede in Allah e in e so che questo comporta obbedienza a quanto egli ci comanda. Sono felice nel giorno di Mawlid, in cui celebriamo la nascita di Maometto con tutta la famiglia. Quando sarò grande voglio pregare anch’io cinque volte al giorno, inchinandomi più volte in direzione della nostra città santa, . Osserverò il Ramadan, il periodo di dall’alba al tramonto, così potrò purificarmi ed avvicinarmi ad Allah. Cercherò poi di fare l’elemosina, come insegna il dando una parte del mio denaro ai poveri.
Il montone viene sacrificato in ricordo della fede di Abramo, il cui figlio Isacco fu sostituito da un capro nel sacrificio da rendere a Dio.
Il tappeto da preghiera va steso orientato verso La Mecca per inginocchiarcisi a pregare.
2 Completa la conclusione.
LA RELIGIONE DI HAMED È L’
193
CLASSE 5a
SCHEDA 47
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
5000 ANNI DI STORIA
1 Completa il fumetto con le parole date, poi collega gli elementi del disegno
alla descrizione corrispondente.
ESSERE SUPREMO Ciao, sono Hindira! Mi piace molto leggere le storie illustrate che parlano degli dèi e festeggiare Diwali, perché accendo candele alle finestre della mia casa e ricevo regali. Faccio però ancora fatica a capire chi è Brahma – Atman, l’ ma ho tutta la vita a disposizione per trovare la strada che mi porterà a lui attraverso
MEDITAZIONE PURIFICARSI GANGE
la Quando sarò più grande, i miei genitori mi condurranno sulle sponde del , il fiume sacro dove ogni giorno migliaia di fedeli pregano e si immergono per
L’incenso bruciando diffonde un fumo aromatico, simbolo di venerazione della divinità, e aiuta la meditazione. 2 Completa la conclusione.
LA RELIGIONE DI HINDIRA È L’
194
Ghirlanda di fiori da offrire alla divinità.
Lampada votiva con fuoco sacro.
Shiva il distruttore e generatore danza all’interno del cerchio del cosmo: la sua danza simboleggia il ciclo della vita.
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
SCHEDA 48
CLASSE 5a
OLTRE IL DESIDERIO
1 Completa il fumetto con le parole date, poi collega gli elementi del disegno
alla descrizione corrispondente.
BUDDHA
NIRVANA
OTTO
MONACI
Ciao, sono Sasaki. Nella mia vita cerco di seguire gli
nobili sentieri
che l’Illuminato, il , ci ha indicato per raggiungere il Con la mia famiglia mi reco spesso al tempio dove incontro i Bonzi, i Resterò per un po’ al monastero per conoscere la via dell’illuminazione.
I CEMBALI sono piattini di metallo che producono un suono squillante con il quale si accompagnano le litanie.
Il TU-JE CHEMPO è un mulinello manuale di preghiera, all’interno del quale vi sono strisce di carta o stoffa su cui sono scritte le preghiere; si ritengono citate semplicemente facendo ruotare il cilindro.
Il DUNGKHOR è la ruota della preghiera, che girando fa salire la preghiera a Dio.
2 Completa la conclusione.
LA RELIGIONE DI SASAKI È L’
195
CLASSE 5a
SCHEDA 49
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
IL MONDO, DONO DI DIO
1 Descrivi ogni vignetta di sinistra e la rispettiva di destra e scopri quale rapporto
c’è tra le due.
2 Le illustrazioni precedenti descrivono situazioni di rispetto e difesa del creato?
196
Sì
No
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
SCHEDA 50
CLASSE 5a
IL CANTICO DI FRATE SOLE Il “Cantico di Frate Sole” è stato scritto da Francesco D’Assisi in lingua volgare (ovvero “del popolo”, da volgo, che in latino indica la classe più povera della società), un italiano non ancora ben strutturato, con molte influenze latine. È una lode a Dio per aver creato le cose e il mondo di cui elenca tutti gli aspetti meravigliosi, a partire dal sole. Il Cantico si può dividere in tre parti: la prima è dedicata alla lode di tutte le cose; la seconda alla lode per gli uomini meritevoli, cioè coloro che perdonano, soffrono e sopportano; l’ultima è dedicata alla morte, che il Santo distingue in corporale, che spetta a tutti, e seconda, cioè dell’anima, la quale dovrà affrontare il giudizio di Dio.
1 Leggi il testo del Cantico e colora di tre colori diversi le parti in cui può essere suddiviso.
Disegna intorno alcuni elementi citati e rispondi alle domande.
« Altissimu, onnipotente, bon Signore, Tue so’ le laude, la gloria et l’honore et onne benedictione. Ad Te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare. Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le Tue creature, spetialmente messor lo frate Sole, lo qual è iorno, et allumeni noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de Te, Altissimo, porta significatione. Laudato si’, mi’ Signore, per sora Luna e le Stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le Tue creature dai sustentamento. Laudato si’, mi’ Signore, per sor Aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato si’, mi Signore, per frate Focu, per lo quale enn’allumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo Tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace, ka da Te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le Tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male. Laudate et benedicete mi’ Signore’ et ringratiate et serviateli cum grande humilitate »
• Per riferirsi a Dio, San Francesco usa la lettera maiuscola. Perché?
• Perché il Santo chiama “fratello” e “sorella” i vari elementi della natura?
Li considera figli dello stesso padre, Dio.
Perché bisogna amarli come la famiglia.
197
CLASSE 5a
SCHEDA 51
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
IL SENSO DELLA VITA In tutte le religioni, i credenti ricercano degli insegnamenti per condurre bene la propria vita ed essere felici. Per le religioni come il Cristianesimo, l’Ebraismo e l’Islam, è Dio stesso che rivela all’uomo la via del bene. Nelle religioni orientali, come l’Induismo e il Buddhismo, il significato della vita si scopre attraverso la preghiera e la ricerca personale. 1 Completa la frase con parole tue, scrivendo ciò che significa per te.
PER ME VIVERE È...
2 Leggi la storia e illustrala nel riquadro.
Un giorno un bambino e suo padre arrivarono davanti al mare. Per il bambino era la prima volta. Ne restò impressionato e rimase per un po’ quasi muto dallo stupore. Poi disse al padre: - Aiutami a guardare! 3
Il bambino dice al padre “aiutami a guardare”. Che cosa significa secondo te?
Aiutami a crescere, a indirizzare bene la mia vita e fare le scelte giuste. Prendimi in braccio perché sono piccolo e non vedo bene. 4
198
Segna con una X quali sono le persone che ti guidano a fare scelte giuste:
genitori
sacerdote
amici
insegnanti
parenti
personaggi della TV
catechisti
supereroi
persone sagge
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
SCHEDA 52
CLASSE 5a
I DUE MONACI 1 Leggi il racconto e rispondi alle domande.
In una città c’erano due monasteri. Uno era molto ricco, mentre l’altro era poverissimo. Un giorno uno dei monaci poveri si presentò nel monastero dei ricchi per salutare un amico monaco che viveva là. «Per un po’ non ci vedremo più, amico mio» disse il monaco povero. «Ho deciso di partire per un lungo pellegrinaggio e visitare i cento grandi santuari: accompagnami con la tua preghiera perché dovrò valicare montagne e guadare pericolosi fiumi». «Che cosa porti con te, per un viaggio così lungo e rischioso?» chiese il monaco ricco. «Solo una tazza per l’acqua e una ciotola per il riso» sorrise il monaco povero. L’altro si meravigliò molto e lo guardò severamente: «Tu semplifichi un po’ troppo le cose, caro mio! Non bisogna essere così sventati e sprovveduti. Anch’io sto per partire per il pellegrinaggio ai cento santuari, ma non partirò di certo finché non sarò sicuro di avere con me tutto quello che mi può servire». Un anno dopo, il monaco povero tornò a casa e si affrettò a visitare l’amico ricco per raccontargli la grande e ricca esperienza spirituale che aveva potuto fare durante il pellegrinaggio. Il monaco ricco mostrò un’ombra di disappunto quando dovette confessare: «Purtroppo io non sono ancora riuscito a terminare i miei preparativi». B. Ferrero, Il canto del grillo, LDC
Dove vuole andare il monaco povero? Che cosa chiede al monaco ricco? Che cosa porta con sé? Il monaco ricco che cosa vuole portare con sé? Che cosa succede l’anno dopo? Perché il monaco ricco non è ancora partito?
199
CLASSE 5a
SCHEDA 53
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
IL CERCHIO DELLA GIOIA 1 Leggi il racconto e rispondi alle domande.
Un giorno, non molto tempo fa, un contadino si presentò alla porta di un convento e bussò energicamente. Quando il frate portinaio aprì la pesante porta di quercia, il contadino gli mostrò, sorridendo, un magnifico grappolo d’uva. “Frate portinaio” disse il contadino “sai a chi voglio regalare questo grappolo d’uva che è il più bello della mia vigna?”. “Forse all’Abate o a qualche frate del convento”. “No, a te!”. “A me?” Il frate portinaio arrossì tutto per la gioia. “Lo vuoi dare proprio a me?”. “Certo, perché mi hai sempre trattato con amicizia e mi hai aiutato quando te lo chiedevo. Voglio che questo grappolo d’uva ti dia un po’ di gioia!”. La gioia semplice e schietta che vedeva sul volto del frate portinaio illuminava anche lui. Il frate portinaio mise il grappolo d’uva bene in vista e lo rimirò per tutta la mattina. Era veramente un grappolo stupendo. A un certo punto gli venne un’idea: “Perché non porto questo grappolo all’Abate per dare un po’ di gioia anche a lui?”. Prese il grappolo e lo portò all’Abate. L’Abate ne fu sinceramente felice. Ma si ricordò che c’era nel convento un vecchio frate ammalato e pensò: “Porterò a lui il grappolo, così si solleverà un poco”. Così il grappolo d’uva emigrò di nuovo. Ma non rimase a lungo nella cella del frate ammalato. Costui pensò infatti che il grappolo avrebbe fatto la gioia del frate cuoco, che passava le giornate ai fornelli, e glielo mandò. Ma il frate cuoco lo diede al frate sacrestano (per dare un po’ di gioia anche a lui), questi lo portò al frate più giovane del convento, che lo portò a un altro, che pensò bene di darlo a un altro. Finché, di frate in frate, il grappolo d’uva tornò dal frate portinaio. Così fu chiuso il cerchio. Un cerchio di gioia. Non aspettare che inizi qualche altro. Tocca a te, oggi, cominciare un cerchio di gioia. Spesso basta una scintilla piccola piccola per dare vita a qualcosa di bello e di grande. Basta una scintilla di bontà e il mondo comincerà a cambiare. Il contadino a chi vuole donare il grappolo d’uva? Per quale motivo? Il frate portinaio a sua volta a chi dona il grappolo d’uva? Per quale motivo? Che fine fa il grappolo d’uva? Perché il racconto è intitolato “Il cerchio della gioia”? Che cosa potresti fare tu per iniziare un “cerchio della gioia”?
200
NEL MONDO DELLE RELIGIONI
SCHEDA 54
CLASSE 5a
I DONI DI DIO NON COSTANO NIENTE 1 Leggi il racconto e rispondi alle domande.
Sulla via principale della città c’era un negozio originale. Un’insegna luminosa diceva: DONI DI DIO. Un bambino entrò e vide un angelo dietro al banco. Sugli scaffali c’erano grandi contenitori di tutti i colori. - Cosa si vende? Chiese incuriosito. - Ogni ben di Dio!...Vedi il giallo è pieno di sincerità, quello verde è pieno di speranza, in quello rosso c’è l’amore, in quello azzurro la fede, l’arancione contiene il perdono, il bianco la pace, il violetto il sacrificio, l’indaco la salvezza. - Quanto costa questa merce? - Sono doni di Dio e i doni non costano niente! - Che bello! Allora dammi: dieci quintali di fede, una tonnellata di amore, un quintale di speranza, un barattolo di perdono e tutto il negozio di pace... L’angelo si mise a servire il bambino e in un attimo confezionò un pacchetto piccolo, piccolo come il suo cuore. - Eccoti servito. Disse l’angelo porgendo il pacchettino. - Ma come? Così poco? - Certo, nella bottega di Dio non si vendono i frutti maturi, ma i piccoli semi da coltivare ... Vai nel mondo e fai germogliare i doni che Dio ti ha dato. Che cosa significa che nel negozio non si vendono frutti maturi, ma solo semi da coltivare?
Perché i doni di Dio non costano niente, secondo te?
Che cosa insegna questa storia?
Quali sono i doni che pensi di dover coltivare nella tua vita per crescere bene?
201
CLASSE 5a
SCHEDA 55
MAPPE
SAN FRANCESCO D'ASSISI 1 Osserva i disegni e completa la mappa con le parole mancanti.
Francesco era un giovane che amava molto far con gli amici. Aveva un grande sogno: desiderava diventare
Ma il Signore gli parlò in diverse occasioni...
A San Damiano nel
A Spoleto, in
La sua vita cambiò. Capì che per essere felici bisogna seguire
.
Scrisse una regola di vita che chiese al Papa di approvare: fondò così l’ordine
.
I frati, ancora oggi, vivono secondo il Vangelo, in semplicità e povertà, annunciando al mondo il rispetto per ogni
202
.
MAPPE
SCHEDA 56
CLASSE 5a
LA PRIMA COMUNITÀ CRISTIANA 1 Leggi e completa con le parole mancanti.
NASCE
IN
NEL MONDO ALLORA CONOSCIUTO
SI DIFFONDE
DAGLI
VIENE FONDATA
INIZIAZIONE
BATTESIMO EUCARISTIA
CRISTIANA
GESÙ È RISORTO, HA VINTO LA
ANNUNCIA
GLI APOSTOLI, I CRISTIANI
CONDIVIDEVANO, SPEZZAVANO IL
, PREGAVANO
203
CLASSE 5a
SCHEDA 57
MAPPE
LA NASCITA DELLA CHIESA 1 Scrivi sotto ogni disegno la didascalia dell’evento che rappresenta e ripercorri le tappe che
hanno portato alla nascita della Chiesa.
1)
2)
4)
6)
3)
5)
7)
8)
• Gesù muore sulla croce.
• Lo Spirito Santo scende sugli Apostoli.
• Gesù chiama gli Apostoli.
• Con Costantino i Cristiani sono liberi.
• Gesù appare agli Apostoli e affida
• Gesù risorge.
loro il compito dell’annuncio. • I Cristiani subiscono le persecuzioni.
204
• I Cristiani vivono come fratelli.
MAPPE
SCHEDA 58
CLASSE 5a
LA RELIGIONE CATTOLICA 1 Leggi e completa con le parole mancanti.
IDEA DI DIO
Fede in
solo Dio in tre persone: , SPIRITO SANTO.
PADRE,
di
FONDATORE
La Bibbia formata da 73 e
divisa in
LIBRI SACRI
Nuovo
La
SIMBOLI
Per i cristiani la IDEA DELL’ADILÀ
non è la fine
di tutto, ma l’inizio di una
vita,
perché credono nella
L’anno liturgico con i vari momenti che ruotaTEMPI SACRI E FESTE
no intorno alle feste principali: il e la
I RITI
La
domenicale. I sette
205
CLASSE 5a
SCHEDA 59
MAPPE
LA CHIESA 1 Leggi e completa con le parole mancanti.
La Chiesa come comunità Il
guida
tutti i cristiani nel mondo.
La Chiesa come luogo sacro
L’
, segno di Gesù
risorto, è il luogo in cui si celebra l’
I
.
guidano
le diocesi. I cardinali eleggono il Papa.
L’
è il luogo nel quale si
annuncia la I
di Dio.
guidano
le parrocchie. I diaconi li aiutano nei diversi
Il
servizi.
custodiscono le
è il luogo dal quale si
consacrate. I
seguono
Gesù secondo i voti di povertà, castità e
- le statue dei santi; - il rosone; - le vetrate; - il portale, o ingresso principale;
obbedienza.
I
sono tutti
i battezzati che cercano di vivere il Vangelo nella quotidianità.
206
ALTRI ELEMENTI DELLA CHIESA SONO:
- il campanile con le che chiamano a dedicare del tempo a Dio; - l’acquasantiera; - il fonte battesimale, che serve per i - il confessionale.
;
MAPPE
SCHEDA 60
CLASSE 5a
IL MONACHESIMO NEL MONDO 1 Leggi la mappa e prova a ripetere.
NELL’ISLAM
Ci sono i darwishi, conosciuti anche come monaci danzatori che, attraverso la danza turbinante, sono il segno del legame tra la terra e il cielo simboleggiati dalle due mani, una rivolta verso l’alto e l’altra verso il basso.
NELL’INDUISMO
La vita monastica riguarda una fase della vita, la vecchiaia, ma può essere anche una scelta da parte di uomini saggi.
NEL BUDDHISMO
Il monaco è considerato il vero discepolo del maestro Buddha perché senza possedere nulla si dedica alle pratiche spirituali.
SANT’ANTONIO ABATE IN ORIENTE
I SANTI PACOMIO E BASILIO NEL CRISTIANESIMO
IN ORIENTE
SAN BENEDETTO IN OCCIDENTE
Fonda la forma eremitica-solitaria. Danno vita alla forma cenobita, o comunitaria. In un cenobio, sotto l’autorità di un “padre”, più monaci fanno vita comune.
- Regola “Ora et labora”; - monastero ben organizzato detto anche abbazia, in quanto posto sotto l’autorità di un abate; - lo studio e la copiatura dei testi antichi erano attività molto importanti.
207
Guida ai materiali digitali M.I.O. BOOK 208
GUIDA AI MATERIALI DIGITALI In seguito alle Indicazioni Nazionali per il curricolo delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione (DM del 16/11/2012) e al successivo Decreto 26.03.2013, prot. N. 209, i libri di testo prendono forma in una nuova versione digitale o mista (costituita da un testo in formato cartaceo e da contenuti digitali integrativi, oppure da una combinazione di contenuti digitali e digitali integrativi). Le nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo del 2012 hanno posto all’attenzione dei docenti e di tutte le persone interessate al dibattito sulla scuola, un nucleo di tre concetti fondamentali. Il primo è di tipo prettamente metodologico e riguarda il fare scuola quotidiano con un suggerimento ad adottare strategie di tipo collaborativo o cooperativo. A fronte di un’analisi in cui sono messe in evidenza le crescenti difficoltà relazionali da parte di figli unici, generalmente digital native, la scuola italiana individua nella capacità di lavorare con gli altri un valore trasversale a tutte le discipline. Un secondo aspetto evidenziato dalle Nuove Indicazioni Nazionali è incentrato sul concetto di competenza, tra cui quella digitale. L’introduzione delle lavagne interattive prima, l’istituzione di classi sempre più “2.0” dall’altra disegnano lo scenario di una scuola che affronta in modo attivo le importanti sfide che ha davanti a sé: l’inclusione, l’apertura al mondo reale, le opportunità e gli allarmi posti dal digitale. Il sistema educativo-didattico complessivo formato da innovazione metodologica, didattica per competenze e strumentazione digitale, ridefinisce necessariamente anche l’ambito professionale del fare scuola. Il docente diventa il progettista del percorso in grado di utilizzare “una cassetta degli attrezzi” particolarmente sofisticata e complessa. Tra questi attrezzi c’è certamente anche il libro di testo, perché la civiltà del libro non può abdicare a se stessa, ma è un libro diverso, ricco di connessioni e di aperture verso l’esterno. Ne emerge un libro potenziato, arricchito di contenuti multimediali, un libro che consente approcci diversi allo stesso problema. L’integrazione tra linguaggi diversi è una risorsa per l’apprendimento, questo i docenti lo sanno bene. Spesso, le nuove acquisizioni devono collimare con modalità preferenziali di apprendimento diverse da bambino a bambino e differenziare i linguaggi può essere un primo punto di partenza. L’introduzione del digitale tra gli strumenti didattici, però, offre un’opportunità in più. Oltre a catturare l’attenzione dei bambini con video e animazioni, fornisce al docente l’opportunità di modificare la sceneggiatura stessa della propria lezione. Per definizione, le tecnologie modificano i comportamenti delle persone e sono destinate anche a cambiare il modo di far scuola. Governare questo cambiamento è, in ultima analisi, la sfida più importante a cui i docenti sono chiamati. Il M.I.O. BOOK è il libro multimediale del GRUPPO EDITORIALE RAFFAELLO. L’acronimo M.I.O. identifica le tre caratteristiche fondamentali alla base di tutti i progetti digitali: M come Multimediale, perché integrato con contenuti audio, video, interattivi che possono essere visionati sia dall’insegnante in classe con l’ausilio della LIM, sia dall’alunno a casa installando il CD nel proprio computer o tablet. I come Interattivo, perché è possibile intervenire nel testo inserendo note o appunti. .O come Open, perché è possibile creare documenti e condividerli in classe. Il M.I.O. BOOK è stato concepito per essere utilizzato in classe (costruzione condivisa della lezione) e a casa sia dallo studente (facilitatore dell’uso del libro) sia dal docente (preparazione della lezione). Il M.I.O. BOOK esce in triplice versione: 1. SFOGLIABILE L’obiettivo del progetto è principalmente quello di sviluppare le competenze digitali degli alunni, interessando le nuove generazioni e appassionandole alle proposte educative in modo coinvolgente.
Non meno importante come strumento è la possibilità di poter creare un profilo personale; ciò consente di salvare le modifiche apportate al M.I.O. BOOK, di poterle rivedere anche a distanza di tempo e di personalizzare il proprio testo. Nello specifico, l’insegnante può disporre di più profili personali (tanti quante sono le sue classi) e può assegnare agli alunni dei compiti da eseguire a casa attraverso schede o documenti personali che crea direttamente all’interno del M.I.O. BOOK. Anche gli alunni possono avere un profilo personale che consente loro di personalizzare il proprio testo, di svolgere a casa, al computer, i compiti assegnati dall’insegnante e salvarli in una chiave di memoria. 2. TESTO LIQUIDO La versione liquida del testo è ad alta leggibilità: grazie al suo particolare formato, permette all’utente di intervenire sulla pagina migliorando la lettura e aiutando le difficoltà di apprendimento. Permette infatti di aumentare la dimensione del testo, modificare la font (con la possibilità di utilizzare la font Leggimi, indicata per studenti con BES e DSA), cambiare lo stile trasformando tutto il testo in maiuscolo e disattivare le immagini all’interno della pagina per evitare elementi di distrazione. La versione liquida offre inoltre un servizio di traduzione di tutto o parte del testo in altre lingue, uno strumento particolarmente utile per studenti stranieri che trovano difficoltà con la lingua italiana. 3. AUDIOLIBRO Ogni testo è stato letto in maniera completa da speaker professionisti. Molte sezioni presentano anche brani ad alto ascolto, letti scandendo bene le parole. Questo accorgimento è di grande aiuto agli studenti con BES e DSA.
Gli strumenti del M.I.O. BOOK, intuitivi e facili da utilizzare, permettono al docente di: parlare il linguaggio “digitale” degli studenti; catturare e mantenere un’attenzione maggiore da parte della classe; sviluppare la condivisione e il lavoro di gruppo; personalizzare le lezioni (con diversi stili, centrata sui BES ecc.).
Guida ai materiali digitali M.I.O. BOOK
Il M.I.O. BOOK rappresenta un nuovo modo di insegnare e di favorire l’apprendimento che nasce da un modello didattico di tipo cooperativo-metacognitivo e che si fonda su concetti di riflessione, cooperazione e condivisione. Di notevole efficacia risulta la possibilità di un suo uso associato alla LIM, in quanto facilita l’attuazione delle strategie educative, che stanno alla base di una didattica inclusiva. Visualizzare il testo sulla LIM, a grandi dimensioni, consente all’insegnante e agli alunni di interagire sul libro digitale. La strumentazione presente nel M.I.O. BOOK permette di lavorare in modo vario e differenziato con il testo. Si può: ricercare parole chiave nel testo; evidenziare il testo; inserire segnalibri; prendere appunti; inserire e memorizzare note scritte sotto forma di slide o post-it; inserire e memorizzare audio, video, documenti, link utili; scattare fotografie alla pagina; scrivere e disegnare nelle pagine, salvando le modifiche; avere accesso a vario materiale multimediale integrativo.
209
Guida ai materiali digitali M.I.O. BOOK
FUNZIONAMENTO DEL M.I.O. BOOK Versione testo sfogliabile Avvio Una volta scaricato e installato il Raffaello Player, si accede alla libreria dei testi adottati. Individuato il testo da utilizzare, fare doppio clic sulla copertina. Al primo accesso il testo dovrà essere attivato, inserendo due codici: • ISBN • Rispondere a una domanda Attivato il testo, i contenuti del M.I.O. BOOK si presenteranno nella seguente maniera: Novità – I testi vengono presentati in formato PDF, senza l’integrazione di alcun contenuto digitale interattivo. Utile per tablet o per una consultazione “veloce”
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Testi in formato PDF Materiale EXTRA per il docente Guida per il docente Unità 1 Unità 2
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Il M.I.O. BOOK si presenterà in questo modo:
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Strumentazione, utilizzo e icone Visualizzazione a “tutto schermo”: la schermata dei menù si apre in maniera automatica, per passare alla modalità a A tutto schermo fare clic sul tasto in alto a destra; per tornare alla visualizzazione ridotta fare clic nuovamente sull’icona. Per uscire e chiudere il M.I.O. BOOK fare clic sul tasto.
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Il M.I.O. BOOK si presenta nella modalità “minimale”, in cui sono visualizzati il testo e gli strumenti basilari per la navigazione. A A Facendo clic sulle icone è possibile passare alla modalità “completa”, dove è visibile il set completo della strumentazione. MIO
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1 È possibile stampare le pagine su cui si sta lavorando.
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• Strumento disegno: consente di visualizzare gli strumenti di scrittura, evidenziazione, annotazione ABC MIO ecc. MIO doppia o singola. MIO • Consentono la visualizzazione del testo in modalità pagina
ABC ABC
ABC
• Permette di passare direttamente all'indice dei MIO contenuti del libro. ABC
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11
MIOun’anteprima dei contenuti. • Permette lo scorrimento in maniera rapida delle pagine del libro con
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• Consente di modificare la formattazione del testo a seconda delle esigenze e di utilizzare il carattere ad alta leggibilità MIO (vedi oltre per approfondire).
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• Consentono di passare alle pagine precedenti o successive. È possibile spostarsi nel testo di una 1 MIO pagina in avanti, di una pagina indietro oppure passare alla prima o all’ultima pagina. • Strumento zoom: offre la possibilità di aumentare o ridurre la visualizzazione del testo.
Gli strumenti per la ricerca dei contenuti (parte superiore) • Attraverso queste icone è possibile ricercare contenuti sia attraverso gli indici “tradizionali” (suddivisi per capitoli e per tipologia), sia scrivendo un termine nel campo “cerca”. • Le tipologie degli indici sono diverse: - “tradizionale” del libro - navigazione guidata (non presente nel libro) - contenuti multimediali
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• Strumento segnalibro: facendo clic su questa icona è possibile memorizzare e richiamare pagine o risorse A presenti all’interno del testo.
Lo strumento per la creazione dei contenuti (parte superiore) • Questa icona permette di creare documenti personalizzabili: - presentazioni - mappe mentali - linee temporali
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Gli strumenti per il disegno e le annotazioni (parte laterale sinistra) • TastoABC per attivare la strumentazione.
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• Puntatore per selezionare, spostare, modificare. • Matita. 1
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• Evidenziatore. • Figure geometriche basi. • Linea e freccia.
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La barra di navigazione (parte inferiore)
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• Aggiungi annotazione testuale. • Aggiungi ABC annotazione multimediale (documenti, immagini, video, audio, web link). ABC ABC ABC • Cambia ABC colore (penna, evidenziatore, linee, frecce...). ABC ABC ABC ABC ABC
MIO MIO MIO MIO MIO MIO MIO MIO MIO MIO
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Guida ai materiali digitali M.I.O. BOOK
Creazione e condivisione di documenti personalizzati e appunti
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I docenti e gli studenti hanno la possibilità di creare e condividere tra loro: documenti personali; appunti / note / disegni; allegati multimediali; bookmark. Una volta importati, si ha la possibilità di sovrascrivere e generare nuovi documenti. Esempio Facendo clic su questa icona si inizia il processo di creazione del documento che prevede: 1. Selezione della tipologia del documento. 2. Selezione del modello da utilizzare. 3. Inserimento dei contenuti: testo, immagini (caricate esternamente oppure “catturate” dal libro) e web-link. 4. Q uesti documenti potranno essere esportati e poi condivisi in diversi formati: – .mio, per una condivisione ottimale su un altro dispositivo con il testo M.I.O. BOOK attivo. – .jpg, per le mappe mentali e le linee temporali. – .rtf, per le presentazioni (da utilizzare anche al di fuori del M.I.O. BOOK con software di video scrittura).
FUNZIONAMENTO DEL M.I.O. BOOK Il testo liquido ad alta leggibilità ABC
Cliccando questa icona si ha la possibilità di visualizzare il testo nella versione liquida. Questa versione è molto utile per gli alunni con DSA/BES.
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Il testo si presenta così:
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Indice degli argomenti.
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A
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FUNZIONAMENTO DEL M.I.O. BOOK Versione audiolibro I testi all’interno della visualizzazione ad “alta leggibilità” sono anche forniti in formato audio.
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Strumentazione, utilizzo icone
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Guida ai materiali digitali M.I.O. BOOK
AGGIORNAMENTO DEI CONTENUTI DIGITALI
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Durante l’anno scolastico sono previsti degli aggiornamenti dei contenuti digitali extra. Presupposto fondamentale: avere un collegamento a internet e aver creato un profilo all'interno del portale www.raffaellodigitale.it. Gli aggiornamenti disponibili vengono segnalati nel seguente modo:
Alunno Audio approfondimento Audio letture Esercizi-gioco interattivi Video approfondimento Approfondimenti Percorsi interattivi Photogallery Docente Esercizi-gioco interattivi Approfondimenti Video approfondimento DESCRIZIONE DEI MATERIALI Audio letture Le audio letture favoriscono un didattica inclusiva, in grado di: rispondere alla pluralità dei bisogni educativi, sviluppare in tutti la capacità di ascolto, stimolare al piacere della lettura. Esercizi-gioco interattivi Attraverso esercizi e giochi interattivi, il bambino ha la possibilità di imparare in modo piacevole, dinamico e coinvolgente. Questi strumenti favoriscono un processo di apprendimento di tipo simbolico-ricostruttivo in cui la verifica e la valutazione sono parti integranti del percorso: nello svolgimento dell’attività multimediale, il bambino apprende e mette in gioco le sue abilità e conoscenze, mentre l’insegnante può verificare le competenze e fare un’adeguata valutazione. Video approfondimento I video di approfondimento sono stati pensati come mezzo di sostegno dell’azione didattica per educare i bambini al linguaggio delle immagini e al gusto del bello e promuovere un approccio culturale all’arte nelle sue molteplici espressioni. I video sono di vario genere: suggestive rappresentazioni della realtà che ci circonda, dalla bellezza della natura alla frenesia del periodo natalizio, accompagnate da musiche evocative, ricostruzione di luoghi sacri legati al pensiero religioso dell’uomo nei secoli, lettura approfondita di opere d’arte e reperti archeologici riferiti a sentimenti religiosi, spiegazione di luoghi legati alla storia del cristianesimo, .e splorazione di situazioni storico-geografiche legate alla religiosità dell’uomo, visualizzazione di alcune storie bibliche e di passi evangelici. Approfondimenti Gli approfondimenti incrementano l’apprendimento in quanto: .coniugano il linguaggio della narrazione, canale privilegiato per il coinvolgimento emotivo dei bambini e la promozione del pensiero riflessivo, con l’uso simultaneo dei diversi canali percettivi, visivo, uditivo, tattile e cinestetico, rispettano e favoriscono lo sviluppo delle “intelligenze multiple”, .permettono di accedere ad una grande quantità di informazioni, .u tilizzano un approccio visuale anche per spiegare concetti complessi.
Guida ai materiali digitali M.I.O. BOOK
I MATERIALI DEL MIO BOOK
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Guida ai materiali digitali M.I.O. BOOK 216
Percorsi interattivi Si tratta di 5 percorsi multimediali dedicati per il triennio alla bellezza e alla salvaguardia della Terra che Dio ha donato all’uomo e per il biennio al tema dei pellegrinaggi. Le diverse attività in cui si articolano i percorsi suggeriscono un approccio multisensoriale all’apprendimento e permettono l’inclusione scolastica di tutti gli alunni, non solo quelli con Disturbi Specifici dell’Apprendimento o con Bisogni Educativi Speciali.