Chronos - Volume 3

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Piano dell’opera

Alla scoperta della storia L’età contemporanea Volume 1 + DVD

Volume 2 + DVD

Volume 3 + DVD

Alla scoperta della storia

Questo volume, sprovvisto del talloncino a fronte (o opportunamente punzonato o altrimenti contrassegnato), è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio (vendita e altri atti di disposizione vietati: art. 17, c. 2 L. 633/1941). Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d). Esente da bolla di accompagnamento (D.P.R. 6-10-1978, n° 627, art.4. n° 6).

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Biagio Goldstein Bolocan

Alla scoperta della storia

Biagio Goldstein Bolocan

Completano il corso: Quaderni delle competenze 1, 2 e 3

Disponibili su richiesta: Volumi per BES 1, 2 e 3 + CD Audio MP3

Storia antica

Guida per il docente + DVD + CD Audio MP3

Cittadinanza e Costituzione

Codici per adozioni e pack vendita (modalità mista di tipo b - cartaceo e digitale) Volume 1 + Quaderno delle competenze 1 + Storia antica + Cittadinanza e Costituzione + DVD M.I.O. BOOK Volume 1 + Quaderno delle competenze 1 + Cittadinanza e Costituzione + DVD M.I.O. BOOK Volume 1 + Quaderno delle competenze 1 + DVD M.I.O. BOOK Volume 1 + Cittadinanza e Costituzione + DVD M.I.O. BOOK Volume 1 + DVD M.I.O. BOOK Volume 2 + Quaderno delle competenze 2 + DVD M.I.O. BOOK Volume 3 + Quaderno delle competenze 3 + DVD M.I.O. BOOK

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22,90 21,90 21,50 21,50 19,90 22,90 22,90

L’età contemporanea

ISBN 978-88-472-3305-8 ISBN 978-88-472-3306-5 ISBN 978-88-472-3307-2 ISBN 978-88-472-3308-9 ISBN 978-88-472-3291-4 ISBN 978-88-472-3309-6 ISBN 978-88-472-3310-2

3

Didattica per competenze Attività linguistiche e grammaticali Atlante geostorico integrato Apprendimento cooperativo Competenze di cittadinanza

3


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Biagio Goldstein Bolocan

Alla scoperta della storia

3

L’età contemporanea


Coordinamento editoriale: Emanuele Palazzi Redazione: Luca Brecciaroli, Ilaria Cofanelli, Gabriella Giaccone, Emanuele Palazzi Consulenza didattica: Giovanna Dolcini, Claudia Ferri Progetto grafico: Alessandra Coppola, Giorgio Lucarini, Simona Albonetti Illustrazioni: Ivan Stalio, Filippo Pietrobon Impaginazione: Edistudio Copertina: Simona Albonetti Ritocco fotografico: Claudio Campanelli Cartografia: LS International Cartography Coordinamento M.I.O. BOOK: Paolo Giuliani Ufficio multimediale: Enrico Campodonico, Paolo Giuliani, Claudio Marchegiani, Luca Pirani Le parti ad alta leggibilità di quest’opera sono state realizzate con la font leggimi © Sinnos editrice Stampa: Gruppo Editoriale Raffaello Il Gruppo Editoriale Raffaello mette a disposizione i propri libri di testo in formato digitale per gli studenti ipovedenti, non vedenti o con disturbi specifici di apprendimento. L’attenzione e la cura necessarie per la realizzazione di un libro spesso non sono sufficienti a evitare completamente la presenza di sviste o di piccole imprecisioni. Invitiamo pertanto il lettore a segnalare le eventuali inesattezze riscontrate. Ci saranno utili per le future ristampe. Tutti i diritti sono riservati.

© 2019 Raffaello Libri S.p.A. Via dell’Industria, 21 60037 Monte San Vito (AN) www.grupporaffaello.it info@grupporaffaello.it

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Referenze fotografiche Archivi Alinari, Firenze - Engler / Ullstein Bild/Archivi Alinari - DeA Picture Library, concesso in licenza ad Alinari - 2001 / TopFoto / Archivi Alinari - Iberfoto / Archivi Alinari - World History Archive/Archivi Alinari - Granger, NYC /Archivi Alinari - Fine Art Images/Archivi Alinari - 2005/HIP / TopFoto / Archivi Alinari - The British Library Board/Archivi Alinari - Hervé Lewandowski / RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari - Christie's Images / Artothek/Archivi Alinari - © Mary Evans / Archivi Alinari - Imagno/Archivi Alinari - Veneranda Biblioteca Ambrosiana / DeA Picture Library, concesso in licenza ad Alinari - Per Concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali / Raffaello Bencini/Archivi Alinari - Turi Luca, 1991 / © ANSA su licenza Archivi Fratelli ALINARI - EPA / © ANSA su licenza Archivi Fratelli ALINARI - Antonio Monteforte, 1993 / © ANSA su licenza Archivi Fratelli ALINARI - Agence Bulloz / RMN-Rèunion des Musèes Nationaux/ distr. Alinari - Thierry Ollivier / RMNRéunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari - CNAC/MNAM / RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari - Sergey Guneev / Sputnik/ Archivi Alinari - 2002/ UPPA / TopFoto / Archivi Alinari - UIG/Archivi Alinari - Ullstein Bild / Archivi Alinari - Archivio Bruni/Gestione Archivi Alinari, Firenze - Albert Harlingue / Roger-Viollet/ Alinari - Colección Gasca / Iberfoto/Archivi Alinari - Toni Schneiders / Interfoto/ Archivi Alinari - BPK/Archivi Alinari - Ronald Grant Archive / © Mary Evans / Archivi Alinari - ÷NB / Imagno/Archivi Alinari - Austrian Archives / Imagno/Archivi Alinari - Interfoto/Archivi Alinari - Quint Lox / Liszt Collection/Archivi Alinari - Gérard Blot / RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari - Roger-Viollet/Alinari Giuseppe Giglia, 2008 / © ANSA su licenza Archivi Fratelli ALINARI - Touring Club Italiano/Gestione Archivi Alinari - Archiv Friedrich / Interfoto/Archivi Alinari - Istituto Luce/Gestione Archivi Alinari - Heinrich Hoffmann / BPK/Archivi Alinari - Votava / Imagno/Archivi Alinari - awkz / Interfoto/Archivi Alinari - Paul Mai / Ullstein Bild / Archivi Alinari - RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari - Luca Zennaro, 1944 / © ANSA su licenza Archivi Fratelli ALINARI - Petit Palais / Roger-Viollet/ Alinari - Raffaello Bencini/Archivi Alinari - Touring Club Italiano/Gestione Archivi Alinari - BHVP / Roger-Viollet/Alinari - BeBa / Iberfoto/Archivi Alinari - Artothek/ Archivi Alinari - Conservatori Riuniti di Siena/Archivi Alinari - Hartramph / Ullstein Bild / Archivi Alinari - Kurt Hamann / Ullstein Bild / Archivi Alinari - © ANSA su licenza Archivi Fratelli ALINARI - Archivio Luigi Leoni / Archivi Alinari - EPA PHOTO / © ANSA su licenza Archivi Fratelli ALINARI - Carlo Ferraro, 1999 / © ANSA su licenza Archivi Fratelli ALINARI - Musée Carnavalet / Roger-Viollet/Alinari - Mary Evans/Scala, Firenze - Scala, Firenze - Scala, Firenze su concessione Ministero Beni e Attività Culturali e del Turismo - Scala, Firenze/bpk, Bildagentur fuer Kunst, Kultur und Geschichte, Berlin - DeAgostini Picture Library/Scala, Firenze - A. Dagli Orti/Scala, Firenze - White Images/Scala, Firenze - The British Library Board/ Scala, Firenze - Ann Ronan/Heritage Images/Scala, Firenze - Museum of Fine Arts, Boston/Scala, Firenze - Christie's Images, London/Scala, Firenze - Photo Josse/Scala, Firenze - Werner Forman Archive/Scala, Firenze- Mario Bonotto/Foto Scala, Firenze - Scala, Firenze/Luciano Romano - Scala, Firenze/Mauro Ranzani - Veneranda Biblioteca Ambrosiana/DeAgostini Picture, Library/Scala, Firenze Manuel Cohen/Scala, Flirenze - The Metropolitan Museum of Art/Art Resource/ Scala, Firenze - The Morgan Library & Museum/Art Resource, NY/Scala, Firenze DUfoto/Scala, Firenze - Austrian Archives/Scala, Firenze - Scala Firenze/Heritage Images - The Print Collector/Heritage-Images/Scala, Firenze - Museo Nacional del Prado/Scala, Firenze - Stapleton Historical Collection/Heritage Images/Scala, Firenze - Mimmo Frassineti © 2018. AGF/Scala, Firenze - Cinecittà Luce /Scala, Firenze - Keystone Archives/Heritage Images/Scala, Firenze - National Portrait Gallery, London/ Scala, Firenze - Adagp Images, Paris, / SCALA, Firenze - Scala, Firenze/V&A Images/Victoria and Albert Museum, Londra - Trustees of the Wallace Collection, Londra/ SCALA, Firenze - Smithsonian American Art Museum/Art Resource/Scala, Firenze - 123RF - Istockphoto - Shutterstock - Getty images Alamy - archivio fotografico Gruppo Ed. Raffaello


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Galleria immagini

L’età dell’imperialismo

UNITÀ

1

LEZIONE 1

........................................................

2

La nascita dell’imperialismo................................................................................................................ 4 VEDERE LA STORIA Per saperne di più Il canale di Suez

LEZIONE 2

M.I.O. BOOK

Learning object

Le potenze imperialiste in Europa

................................................

12

...............................................................................................

14

ATLANTE STORIA Passato & Presente La Cina: ieri sottomessa, oggi potenza globale

..................................................................

18

LEZIONE 3

Crisi e declino degli imperi multinazionali .............................................................................. 20

LEZIONE 4

Italia: dalla Sinistra storica all’età giolittiana......................................................................................... 24 PAROLE DELLA CITTADINANZA Autodeterminazione ................................................................... 34

BES

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa ................................................................................... 36 VERIFICA

....................................................................................................................................................... 38

FACCIAMO STORIA INSIEME Il fardello dell'uomo bianco

.............................................. 41

La Grande guerra e il dopoguerra

UNITÀ

2

LEZIONE 5

L’Europa verso la guerra

......

42

....................................................................................................................

44

VEDERE LA STORIA Per saperne di più L’attentato di Sarajevo ........................................... 50 ATLANTE STORIA Passato & Presente I sistemi delle alleanze ....................................... 52 LEZIONE 6

1914-1915: il primo anno di guerra ............................................................................................ 54

LEZIONE 7

La guerra totale

LEZIONE 8

Le conseguenze della guerra ........................................................................................................... 68

.......................................................................................................................................

60

VEDERE LA STORIA Per saperne di più La crisi della Germania ..................................... 74 LEZIONE 9

Il dopoguerra in Europa e negli Stati Uniti ............................................................................. 76 PAROLE DELLA CITTADINANZA Crisi

...............................................................................................................

82

NOI E LA STORIA Ragazze & Ragazzi I ragazzi del ‘99 ................................................. 84 BES

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa ................................................................................... 86 VERIFICA

....................................................................................................................................................... 88

FACCIAMO STORIA INSIEME Anche il nemico è un uomo

............................................. 91

III


Indice La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo

...........................................................................................

92

LEZIONE 10

La rivoluzione in Russia

......................................................................................................................

94

LEZIONE 11

Da Lenin a Stalin

UNITÀ

3

M.I.O. BOOK

..................................................................................................................................

100

ATLANTE STORIA Passato & Presente Russia: la cerniera tra Europa e Asia ..... 104 LEZIONE 12

L’URSS di Stalin

.....................................................................................................................................

VEDERE LA STORIA Per saperne di più I gulag PAROLE DELLA CITTADINANZA Uguaglianza BES

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa VERIFICA

................................................................................

112

.....................................................................................

114

............................................................................... 116

.................................................................................................................................................... 118

FACCIAMO STORIA INSIEME Le Tesi di aprile di Lenin

.................................................. 121

La crisi italiana e il fascismo

UNITÀ

4

LEZIONE 13

106

.........................

122

L’Italia e la crisi del dopoguerra.................................................................................................. 124 VEDERE LA STORIA Per saperne di più I reduci di guerra ....................................................... 130

LEZIONE 14

L’avvento del fascismo ..................................................................................................................... 132

LEZIONE 15

Il regime fascista

.................................................................................................................................

138

PAROLE DELLA CITTADINANZA Consenso ............................................................................................... 144 NOI E LA STORIA Ragazze & Ragazzi La gioventù militarizzata BES

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa VERIFICA

5

LEZIONE 16

.................................................................................................................................................... 150 .................................................................. 153

La crisi tedesca e il nazismo

...........................

154

La nascita della dittatura nazista ................................................................................................ 156 VEDERE LA STORIA Per saperne di più L’inflazione alle stelle

LEZIONE 17

146

............................................................................... 148

FACCIAMO STORIA INSIEME La cesura fascista

UNITÀ

................................

.......................................

162

Il regime nazista.................................................................................................................................... 164 VEDERE LA STORIA Per saperne di più Il nazismo e il consenso ................................... 170 ATLANTE STORIA Passato & Presente I luoghi dello sterminio ................................... 172

LEZIONE 18

IV

L’Europa verso la guerra................................................................................................................... 174


Indice M.I.O. BOOK UNITÀ

5

PAROLE DELLA CITTADINANZA Dittatura................................................................................................. 180 BES

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa VERIFICA

............................................................................... 182

.................................................................................................................................................... 184

FACCIAMO STORIA INSIEME Guernica

..................................................................................... 187

La Seconda guerra mondiale

UNITÀ

6

.......................

188

....................................................................................................

190

LEZIONE 19

L’Europa e la minaccia nazista

LEZIONE 20

Dai successi dell’Asse alla caduta del fascismo

...............................................................

196

.............................................................................

204

....................................................................................................................

206

VEDERE LA STORIA Per saperne di più Stalingrado: la prima grande sconfitta tedesca LEZIONE 21

La vittoria degli Alleati

VEDERE LA STORIA Per saperne di più D-Day: lo sbarco in Normandia ............... 210 LEZIONE 22

La Shoah e la Resistenza ................................................................................................................ 212 NOI E LA STORIA Ragazze & Ragazzi I diari di Anna Frank

............................................

216

PAROLE DELLA CITTADINANZA Diritto di resistenza .................................................................. 218 BES

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa VERIFICA

............................................................................... 220

.................................................................................................................................................... 222

FACCIAMO STORIA INSIEME Spettatori di un genocidio

.............................................. 225

Guerra fredda e distensione

UNITÀ

7

LEZIONE 23

Il mondo diviso

..........................

226

.....................................................................................................................................

228

VEDERE LA STORIA Per saperne di più Il blocco di Berlino ............................................ 234 LEZIONE 24

La Guerra fredda

..................................................................................................................................

ATLANTE STORIA Passato & Presente Le aree di crisi LEZIONE 25

Verso la distensione

............................................................. 240

..........................................................................................................................

VEDERE LA STORIA Per saperne di più Il Concilio Vaticano II PAROLE DELLA CITTADINANZA Governo mondiale BES

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa VERIFICA

236 242

......................................

246

....................................................................

248

............................................................................... 250

.................................................................................................................................................... 252

FACCIAMO STORIA INSIEME A caccia delle streghe

....................................................... 255

V


Indice M.I.O. BOOK

La decolonizzazione

UNITÀ

8

LEZIONE 26

L’Asia e il Medio Oriente

.................................................................

256

................................................................................................................

258

VEDERE LA STORIA Per saperne di più La non violenza ........................................................... 264 ..................................................................................................

266

...................................................................................................................................

272

LEZIONE 27

La decolonizzazione dell’Africa

LEZIONE 28

L’America latina

ATLANTE STORIA Passato & Presente Protagonisti globali di ieri e di oggi ....... 278 PAROLE DELLA CITTADINANZA Diritto e diritti ..................................................................... 280 BES

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa VERIFICA

............................................................................... 282

.................................................................................................................................................... 284

FACCIAMO STORIA INSIEME Un guerrigliero nel Palazzo di vetro

............................. 287

Dal «boom» alla crisi economica

UNITÀ

9

.......

288

............................................................................................

290

LEZIONE 29

1945-1975: i «trent’anni gloriosi»

LEZIONE 30

La contestazione della società del benessere

..................................................................

VEDERE LA STORIA Per saperne di più Tute blu e colletti bianchi

...........................

298 304

ATLANTE STORIA Passato & Presente Da una crisi economica mondiale all’altra ............................................................................... 306 LEZIONE 31

La crisi degli anni Settanta

............................................................................................................

NOI E LA STORIA Ragazze & Ragazzi La scoperta dei teenagers

.......................

308 314

PAROLE DELLA CITTADINANZA Stato sociale ........................................................................ 316 BES

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa VERIFICA

............................................................................... 318

.................................................................................................................................................... 320

FACCIAMO STORIA INSIEME Il caso della Zanzara

UNITÀ

10

L’Italia repubblicana

............................................................. 323

..............................................................

324

........................................................................................

326

................................................................................................

336

LEZIONE 32

La nascita della Repubblica italiana

LEZIONE 33

Dal 1968 agli «anni di piombo»

VEDERE LA STORIA Per saperne di più Il caso Moro LEZIONE 34

La seconda Repubblica

.......................................................

340

....................................................................................................................

342

PAROLE DELLA CITTADINANZA Parlamento ......................................................................... 348

VI


Indice M.I.O. BOOK UNITÀ

10

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa

BES

VERIFICA

............................................................................... 350

.................................................................................................................................................... 352

FACCIAMO STORIA INSIEME Lanciare il seme della legalità

La fine dell’URSS e la crescita dell’UE

UNITÀ

11 LEZIONE 35

La crisi del mondo comunista

........................................................................

356

.....................................................................................................

358

VEDERE LA STORIA Per saperne di più L’Afghanistan LEZIONE 36

........................................ 355

.........................................................

366

...............................

368

.............................................................................

374

........................................................................................................................

376

La rinascita del nazionalismo: il dramma della ex Iugoslavia ATLANTE STORIA Passato & Presente La questione balcanica: gli slavi del Sud

LEZIONE 37

Verso l’unità europea

NOI E LA STORIA Ragazze & Ragazzi Asmir, un bambino sotto le bombe di Sarajevo

..............................................................

PAROLE DELLA CITTADINANZA Diritto d’informazione

................................................

382 384

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa ................................................................................ 386

BES

VERIFICA

.................................................................................................................................................... 388

FACCIAMO STORIA INSIEME Il trattato di Maastricht ......................................................... 391

Il mondo contemporaneo

...................................................

392

...................................................................................................

394

...............................................................................................................

400

.....................................................................................................................................

406

1

La «polveriera» mediorientale

2

Il dramma del terrorismo

3

Popoli migranti

4

La globalizzazione ............................................................................................................................... 412

5

Il divario nel mondo globalizzato

6

Il problema ambientale .................................................................................................................... 424

7

L’Italia attuale

.............................................................................................

.......................................................................................................................................

418 430

VII


L’età dell’imperialismo

UNITÀ

1

Nella seconda metà dell’Ottocento le potenze europee che avevano avuto un ruolo di primo piano all’epoca del colonialismo (XVI-XVIII secolo) diedero nuovo impulso alla conquista del pianeta e alla sottomissione di intere regioni e popoli ai loro interessi politici ed economici: è l’epoca dell’imperialismo. Ne furono protagonisti soprattutto Regno Unito e Francia, seguite da Germania, Belgio, Stati Uniti e Giappone. Anche l’Italia, che tra fine Ottocento e inizio Novecento stava diventando uno Stato liberale e cominciava il proprio decollo industriale, partecipò alla stagione imperialista. Vittime dell’imperialismo furono molti Paesi dell’Africa e dell’Asia.

1876 1871-1888 Cancellierato di Bismarck

1860

Espansione francese in Africa

La regina Vittoria diventa imperatrice dell’India

1870 1870 Sconfitta della Francia nella guerra franco-prussiana

Che cosa sai già… v Nell’Ottocento, Francia, Olanda, Belgio e Germania diventano Paesi industriali. Aumenta

la concorrenza fra i Paesi più sviluppati. v I Paesi dell’Europa meridionale e centro-orientale rimangono estranei al processo di industrializzazione. v Gli USA, dopo la guerra civile del 1861-1865, conoscono una rapida crescita demografica ed economica, gettando le basi per trasformarsi in un Paese capitalistico e industriale. La Russia, invece, rimane arretrata sia sul piano politico sia sul piano economico. v L’Italia, dopo il Risorgimento e la conquista dell’unità, avvia un lento processo di modernizzazione, cercando di recuperare il ritardo nei confronti degli altri Paesi europei.

2

1881-1895

Inizio età imperialismo

1887 Sconfitta di Dogali

1890

1880 1878

1882

Congresso di Berlino

Triplice alleanza

1884-1885

1889

Conferenza Trattato di Berlino di Uccialli


Gli Stati Uniti entrarono nell’impresa coloniale sostenendo l’indipendenza di Cuba dalla Spagna, per poi estendere la loro influenza su America latina e isole del Pacifico.

1896 Sconfitta di Adua

890

1900

Le potenze europee diressero i loro obiettivi coloniali sull’Africa (occupandola quasi interamente e spartendosela a tavolino alla fine del XIX secolo) e sul Sud-Est asiatico.

1905

Presenza semi-coloniale Guerra russo-giapponese di diverse potenze Prima rivoluzione russa europee in Cina

1900 1898 Guerra tra Stati Uniti e Spagna

Il Giappone espanse i suoi domini su isole del Pacifico, Corea e Manciuria, entrando in conflitto con la Russia.

1911-1912 Guerra di Libia

1910

1920

1908

1914-1918

Rivolta dei Giovani turchi

Prima guerra mondiale

…e che cosa imparerai v Regno Unito, Francia, Germania, USA e Giappone sono protagonisti

dell’imperialismo, cioè dell’assoggettamento politico ed economico di vaste regioni del pianeta e dello sfruttamento delle loro risorse. v L’Italia partecipa alla spartizione imperialista, concentrando i suoi interessi sul Corno d’Africa e sulla Libia. v L’Africa subisce il dominio imperialistico, specialmente di Francia e Regno Unito. v L’Asia soffre sia l’imperialismo occidentale (Francia, Regno Unito, USA) sia quello interno (il Giappone espande la propria area d’influenza, anche a danno della Russia). La Cina rimane formalmente autonoma, ma in realtà è soggetta allo sfruttamento economico occidentale. v L’Italia getta le basi per trasformarsi in un grande Paese liberale e industriale.

3


LEZIONE

1

La nascita dell’imperialismo

1 Dal colonialismo all’imperialismo Dalla fine del XV secolo alla prima metà del XIX: il colonialismo

COMPRENDO IL TESTO Quale fu la causa principale dell’espansione coloniale europea nel corso del XV e del XVI secolo? Sottolinea la frase che ti consente di rispondere.

Transoceanico Che avviene attraverso gli oceani.

Tra XV e XVI secolo, le scoperte geografiche di Spagna e Portogallo, e in un secondo momento di Francia, Regno Unito e Olanda, avevano portato alla fondazione di colonie nei territori scoperti. I colonizzatori europei si erano stabiliti in regioni più o meno grandi, nelle quali avevano sottomesso le popolazioni locali (come nel caso delle potenze iberiche nelle Americhe) oppure fondato scali commerciali (come fece il Portogallo in Asia). La motivazione principale era per lo più economica, in quanto il possesso di colonie garantiva alle potenze europee il controllo sui commerci transoceanici. L’espansione europea aveva portato alla creazione di grandi imperi coloniali. Il più grande e importante era l’impero spagnolo, che comprendeva quasi tutto il continente americano dalle regioni dell’America settentrionale comprese tra la California e la Florida fino alla Patagonia, all’estremo sud dell’America meridionale (ad eccezione del Brasile, che era sotto la sovranità portoghese). Nella prima metà del XIX secolo, però, la «classifica» delle potenze coloniali subì un profondo cambiamento: la Spagna perse le sue colonie americane, mentre Regno Unito e Francia, pur avendo perso i possedimenti acquistati nel Nord-America a partire del XVII secolo, rafforzarono i loro domini in Asia e Africa imponendosi come potenze dominanti.

LAVORO SULLA CARTA Il colonialismo europeo nel 1870 La carta mostra i possedimenti coloniali europei nella seconda metà del XIX secolo. Come vedi, attorno al 1870 il Regno Unito aveva il controllo di ampie regioni del mondo: da esse ricavava le materie prime che gli consentivano di mantenere un indiscusso primato economico mondiale. Nello stesso periodo la Francia concentrò le sue attenzioni sul SudEst asiatico e sul Mediterraneo meridionale. Rispondi alle domande. 1. Nel 1870 fra quali potenze europee risultano «spartiti» i continenti di Africa e Asia? ...................................................................................................................................................... ........................................................................................................................................................

2. Spagna, Portogallo e Olanda, ossia le grandi potenze coloniali del XVI-XVIII secolo, occupavano ancora molti territori? ......................................................................................................................................................

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Unità 1 ( L’età dell’imperialismo


XIX e XX secolo: le colonie si trasformano in imperi Verso la fine del XIX secolo il processo di colonizzazione subì una forte accelerazione. Tale processo assunse alcune caratteristiche che lo resero in parte diverso rispetto al colonialismo dei secoli passati: • coinvolse un numero molto maggiore di potenze; • usò quasi sempre le armi per imporsi; • puntò al dominio politico, oltreché economico, di intere regioni. Gli storici chiamano imperialismo questa nuova forma di colonialismo. L’età dell’imperialismo ebbe inizio dopo il 1870 e si concluse nel 1914, con lo scoppio della Prima guerra mondiale. I protagonisti della stagione imperialista furono innanzitutto il Regno Unito e la Francia e, in seguito, anche il Belgio, la Russia, la Germania e l’Italia. Alle potenze europee si aggiunsero gli Stati Uniti d’America (in America latina e nelle Filippine) e il Giappone (in Asia).

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea le caratteristiche che differenziano l’imperialismo dal colonialismo.

Gli europei giustificano l’imperialismo: il «darwinismo sociale» Gli imperialisti cercarono di giustificare moralmente e teoricamente la loro politica di sottomissione utilizzando in chiave politica le teorie sull’evoluzione delle specie del naturalista britannico Charles Darwin (18091882) secondo cui i soggetti più forti e capaci di adattarsi all’ambiente sono destinati a vincere la lotta per la sopravvivenza nei confronti degli individui più deboli. Questa teoria, elaborata da Darwin nel campo della biologia (cioè la scienza che studia gli esseri viventi), venne applicata anche allo studio della società umana. Il risultato fu il «darwinismo sociale», cioè la teoria che afferma che anche nella società umana ci sono soggetti più forti destinati a dominare e soggetti più deboli destinati a essere oppressi. Il darwinismo sociale usava il linguaggio della scienza, ma in realtà non aveva nulla di scientifico: esso forniva una giustificazione ideologica e pseudoscientifica alla volontà di conquista dei Paesi più potenti a danno di quelli più fragili. Scienziati e filosofi basarono inoltre su quelle teorie la tesi della superiorità della «razza» bianca, dimostrata dal fatto che la civiltà dei bianchi aveva raggiunto un alto livello culturale e tecnologico. Questa considerazione portava a giustificare la sottomissione dei popoli colonizzati (di pelle nera o gialla) come «educazione» alla civiltà. Si arrivò addirittura a ritenere che fosse un compito morale dell’uomo bianco quello di innalzare popoli ritenuti inferiori. Il razzismo (la discriminazione fondata sulla presunta differenza tra «razze» superiori e inferiori) comprese anche il concetto di «purità della razza»: all’interno della «razza» bianca venivano individuate delle categorie considerate anomale, quali i portatori di handicap, gli omosessuali, i rom e gli ebrei. I pregiudizi verso quelle persone fomentarono discriminazioni che si tradussero spesso in violenza collettiva. In quel clima prese particolarmente vigore l’antisemitismo, cioè l’ostilità verso gli ebrei.

Charles Darwin raccolse i dati dell’evoluzione delle specie animali e vegetali, viaggiando intorno al mondo. Pubblicò i suoi studi nel libro L’origine delle specie per selezione naturale, nel 1859.

COMPRENDO IL TESTO Perché le teorie di Darwin furono usate per giustificare l’imperialismo degli Stati europei? a Perché sostenevano la superiorità della razza bianca. b Perché affermavano il diritto del più forte a prevalere sul più debole. c Perché si accordavano con la morale cristiana.

Lezione 1 ( La nascita dell’imperialismo

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LEZIONE LEZIONE

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Il nazionalismo sostiene l’imperialismo

LAVORO SULLA LINGUA Elenca le sette parole chiave che definiscono il concetto di «nazione». L’esercizio è avviato. 1. Lingua 2. ……………………………........................... 3. ……………………………........................... 4. ……………………………........................... 5. ……………………………........................... 6. ……………………………........................... 7. Indipendenza

L’imperialismo era sostenuto ideologicamente, oltre che dal darwinismo sociale, dal nazionalismo. Il nazionalismo era un’eredità della Rivoluzione francese del 1789. Per i rivoluzionari la nazione era un soggetto storico formato da un popolo che condivideva lingua, storia, usi e costumi e da un territorio con precisi confini. Ogni popolo che formava una nazione, sostenevano i rivoluzionari, aveva diritto alla propria libertà e indipendenza. Nella prima metà dell’Ottocento questa idea di nazione si era diffusa in Europa e nelle Americhe ed era stata uno strumento di liberazione: i greci, i polacchi, gli italiani, i tedeschi e i popoli latino-americani avevano fatto appello agli ideali nazionali nella loro lotta per liberarsi dall’oppressione straniera e per conquistare la propria indipendenza politica. L’idea di nazione, dunque, era un ideale democratico. Nella seconda metà del XIX secolo, però, l’idea di nazione cambiò radicalmente di significato e diventò un’arma usata dai governi per rafforzare la loro politica di potenza. L’identità nazionale finì per esaltare lo spirito di competizione fra gli Stati e per convincere i cittadini di un certo Paese di essere superiori e migliori degli altri. Nacque così il nazionalismo, cioè la violenta rivendicazione della propria supremazia su altre nazioni.

LAVORO SULLA FONTE La «religione della patria» Nel saggio L’idea di nazione, pubblicato nel 1961, lo storico Federico Chabod (1901-1960) indaga sul significato del termine nazione. L’attuale significato nacque nell’Ottocento, influenzato dal Romanticismo. In quel contesto culturale all’idea di nazione, intesa soprattutto come Stato, si sovrappone quella di patria, cioè di territorio abitato da un popolo che condivide lingua, storia e tradizioni. Alla patria è attribuito un valore sacro e i popoli che vivono in una patria-nazione frammentata e soggetta allo straniero sentono di sacrificare la vita per essa. Il secolo XIX conosce quel che il Settecento ignorava: le passioni nazionali. […] La nazione diventa la patria: e la patria diviene la nuova divinità del mondo moderno. Nuova divinità: e come tale sacra. […] Patria, sacra; sangue versato per essa, santo. Ed ecco che da allora, effettivamente, voi sentite parlare di martiri per l’indipendenza, la libertà, l’unità della patria […]. Gran mutare del senso delle parole! Per diciotto secoli, il termine martire era stato riservato a coloro che versavano il proprio sangue per difendere la propria fede religiosa; martire era chi cadeva col nome di Cristo sulle labbra. Ora, per la prima volta, il termine viene assunto ad indicare valori, affetti, sacrifici politici: i quali dunque acquistano l’importanza e la profondità dei valori, affetti, sacrifici religiosi, diventano religione anch’essi […]. La “religione della patria”, cioè della nazione. I due termini sono equivalenti. [...]

Rispondi alle domande. 1. Da quando in Europa il termine «nazione» si identifica con il termine «patria»? 2. Che cosa diventa la patria nel XIX secolo?

.........................................................................................................

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3. Che significato assume il termine «martire» a partire dal XIX secolo? ................................................................................................................................... ...........................................................................................................................................................................................................................................................................................................

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Unità 1 ( L’età dell’imperialismo


L’imperialismo ha obiettivi economici e politici Le cause dell’imperialismo occidentale in Africa e in Asia furono principalmente economiche. Le nuove terre conquistate, infatti, assicuravano la fornitura di materie prime necessarie all’industria (come il petrolio, i minerali pregiati o le fibre naturali per tessuti) e costituivano un mercato in cui vendere le merci prodotte. L’industria tessile del Regno Unito conobbe un notevole sviluppo nel XIX secolo: era favorita da macchinari, messi a punto nel Settecento, che potevano essere usati da donne e bambini (manodopera a basso costo), e godeva di una eccezionale disponibilità di cotone proveniente soprattutto dalle colonie indiane (anche questa risorsa era a basso costo).

L’economia delle colonie, dunque, si piegò agli interessi delle potenze imperialiste. Per esempio, la produzione agricola destinata al consumo locale fu limitata e venne sostituita dalla coltivazione in immense piantagioni di pochi o di un solo prodotto agricolo (monocoltura) destinato all’esportazione: cacao, caffè, arachidi ecc. Lo stesso avvenne nel settore minerario. L’importazione di prodotti occidentali realizzati in serie, e perciò meno costosi, distrusse l’artigianato locale, incapace di reggere la concorrenza. Le colonie furono obbligate a importare solo i prodotti industriali dello Stato imperialista dove esportavano, invece, le loro materie prime. In questo modo, lo Stato imperialista aumentò la sua ricchezza, mentre le sue colonie non ebbero più possibilità di svilupparsi autonomamente. L’imperialismo ebbe però anche obiettivi politici: in Francia, per esempio, l’occupazione di territori extraeuropei serviva a rafforzare il prestigio nazionale. Inoltre, fu utile per dare sfogo alle tensioni sociali interne ai Paesi industrializzati: il sogno dell’impero, infatti, «distraeva» milioni di lavoratori dai problemi economici e sociali che vivevano nella quotidianità, illudendoli con il miraggio di nuove opportunità di lavoro e di ricchezza.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea con colori diversi: • le conseguenze economiche dell’imperialismo nei Paesi sottomessi; • le conseguenze economiche dell’imperialismo nei Paesi dominanti.

Indigeni del Ghana lavorano in una piantagione di cacao per i coloni bianchi.

Lezione 1 ( La nascita dell’imperialismo

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LEZIONE LEZIONE

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2 L’Occidente alla conquista COMPRENDO IL TESTO Sottolinea con colori diversi le conquiste britanniche e quelle francesi in Africa.

Boeri Erano i coloni provenienti dall’Olanda che si erano installati nella zona del Capo di Buona Speranza dopo la fondazione di Città del Capo nel 1652. Il termine deriva dall’olandese boer, «contadino».

Henry Stanley durante la spedizione in Congo.

dell’Africa e dell’Asia

La conquista dell’Africa Le politiche di conquista degli Stati europei, soprattutto di Regno Unito e Francia, si rivolsero principalmente verso l’Africa. L’espansione britannica si concentrò in Sudan, Uganda e Kenya e nelle regioni a nord della Colonia del Capo (l’attuale Sudafrica), che entrarono a far parte dei possedimenti britannici dopo una dura guerra contro i boeri, i discendenti dei coloni olandesi che abitavano la regione da oltre un secolo e mezzo. La Francia, invece, occupò le regioni occidentali e centrali del continente, assicurandosi anche il controllo dell’Algeria. Pure il Belgio partecipò alla conquista dell’Africa: re Leopoldo II finanziò le spedizioni dell’esploratore Henry Stanley che risalì il fiume Congo stipulando per conto del re contratti commerciali con i capitribù locali. A seguito di queste operazioni fu fondato nel 1884-1885 lo Stato del Congo, sotto la sovranità belga. Le conquiste, però, scatenarono una forte rivalità e gravi tensioni fra le potenze europee, ciascuna delle quali voleva costruire un impero coloniale sempre più ampio. Per evitare la guerra e per giungere a un accordo generale, tra il 1884 e il 1885 si tenne la Conferenza coloniale di Berlino: quattordici Stati si accordarono per spartirsi il continente africano. La divisione fu fatta «a tavolino» sulla base degli equilibri politici e strategici tra le potenze, senza tenere conto delle realtà locali che da secoli vivevano in quelle terre.

Le potenze europee conquistano l’Asia

Protettorato È una forma di tutela politica e militare esercitata da uno Stato più potente nei confronti di un altro. In base a un accordo internazionale, lo Stato protettore può intervenire negli affari interni e internazionali dello Stato «protetto».

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Unità 1 ( L’età dell’imperialismo

In India il Regno Unito esercitava la sua egemonia grazie alla Compagnia delle Indie orientali, un’associazione privata che in realtà agiva come un vero e proprio Stato, dotato di un suo governatore (nominato dal governo britannico), di un esercito e del potere di stringere accordi diplomatici. Nella seconda metà del XIX secolo Londra, preoccupata per l’eccessiva autonomia del Governatore della Compagnia delle Indie, assunse direttamente il governo del Paese. L’India, infatti, era la colonia più importante per l’economia britannica. Nel 1876 nacque così l’Impero indiano, al quale si aggiunsero, nel 1886, anche la Birmania (l’attuale Myanmar) e la penisola malese: la regina Vittoria diventò «imperatrice d’India». Nel continente asiatico l’espansione francese, che mirava al possesso delle materie prime locali (fra cui gomma e riso) e a strappare l’egemonia dell’area al Regno Unito, si rivolse verso la regione sud-orientale. Fin dal 1860 la Francia aveva ottenuto il protettorato sulla Cambogia; nel 1884 essa riunì in un solo regime coloniale, detto Unione indocinese, il Vietnam del Sud (Cocincina), il Vietnam del Nord (Tonchino) e la Cambogia.


La Cina subisce il dominio delle potenze straniere L’intervento dei Paesi occidentali in Asia suscitava grande preoccupazione in Cina. I rapporti tra il grande impero asiatico e l’Occidente erano già da tempo tesi. A metà Ottocento il Regno Unito aveva favorito il commercio illegale di oppio non rispettando le leggi cinesi nel commercio della droga, provocando così le cosidette guerre dell’Oppio (1839-1842 e 1856-1860). La vittoria dei britannici aveva costretto la Cina ad accettare trattati commerciali sfavorevoli sia con Francia, Regno Unito e Stati Uniti. A indebolire l’autorità della dinastia Manciù, che regnava da due secoli sull’immenso impero, contribuirono anche l’occupazione di alcuni territori nord-occidentali da parte dei russi, della Corea e dell’isola di Formosa (1894-1895) da parte del Giappone, mentre la Germania nel 1897 insediò una base commerciale sul mar Giallo. Nel 1900 scoppiò la rivolta popolare detta dei Boxer («pugili»): fu promossa dai patrioti dell’antica e segreta Società della giustizia e della concordia, gruppo popolare fortemente contrario alla presenza occidentale in Cina. Alla società aderivano molti allievi delle scuole di kung fu, «pugili» per gli europei. La rivolta causò molte vittime e provocò l’intervento armato delle potenze coloniali, che culminò con la presa di Pechino nell’agosto 1900: ci furono molti morti, saccheggi e violenze; l’imperatrice Ci Xi fu costretta a sottoscrivere pesanti condizioni di resa e accordi commerciali molto penalizzanti. All’inizio del XX secolo l’economia cinese era completamente controllata dalle potenze straniere.

La copertina di «Le Petit Parisien» illustrava nel 1901 le esecuzioni dei Boxer che, nella cittadina di Pao Ting Fu, avevano attaccato una missione cattolica facendo strage di connazionali.

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LAVORO SULLA FONTE La «torta» cinese

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Questa vignetta comparve nel 1861 su un giornale satirico. Sono raffigurati diversi personaggi seduti attorno a un tavolo, in aperto conflitto tra loro. Completa il testo con le parole mancanti e con il numero relativo a ciascun personaggio.

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, Possiamo riconoscere la ……….…………………………..……… del Regno Unito il re di Prussia , lo zar di ……………………………………………..……… , la Francia (ritratta simbolicamente attraverso la figura femminile della Marianne, uno dei simboli della rivoluzione) , il Giappone rappresentato da un ……………………………………………..……… . La Cina è raffigurata come una grande ……………………………………………..……… da spartirsi tra le grandi potenze. Alcuni hanno in mano dei coltelli, a testimoniare sia le espansioni di tipo commerciale, sia le occupazioni militari da parte delle potenze industriali. Dietro i diversi personaggi un mandarino …………………………..……… tenta di opporsi alla spartizione, anche se invano. La Cina, infatti, non riuscì a fronteggiare le mire imperialistiche di europei e giapponesi.

Lezione 1 ( La nascita dell’imperialismo

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LEZIONE LEZIONE

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Nuove potenze imperialistiche si impongono COMPRENDO IL TESTO Quale elemento comune all’economia tedesca e a quella giapponese spinse le due potenze a intraprendere la strada dell’imperialismo? ……………………………...........................

Alla fine dell’Ottocento anche la Germania iniziò una politica imperialista: • in Asia occupò alcune isole del Pacifico; • in Africa s’impadronì del Togo e del Camerun e istituì le colonie dell’Africa sud-occidentale (l’attuale Namibia) e dell’Africa orientale (l’attuale Tanzania). Nel 1888, il nuovo imperatore Guglielmo II aveva cominciato a mostrare aspirazioni di grandezza espandendo i suoi domini. Gli industriali si mostravano favorevoli alla politica imperialistica, in cui vedevano un’opportunità di crescita e di sviluppo per l’industria siderurgica e navale e un possibile allargamento del mercato per i prodotti tedeschi. In quello stesso periodo il Giappone era un Paese in via di prepotente industrializzazione e questo influì sui rapporti con il mondo esterno. Infatti, al pari delle potenze europee, ben presto divenne una potenza imperialista: occupò l’isola di Formosa e la Corea, tentando poi di espandersi in Manciuria. Questa politica aggressiva allarmò la vicina Russia e portò alla guerra fra i due Paesi (1905). Il Giappone vinse la guerra, occupò la Manciuria e si affermò come una potenza di primo piano in Estremo Oriente e nel Pacifico. Per la Russia, che credeva di essere una grande potenza in grado di controllare facilmente il piccolo Giappone, si trattò di una sconfitta umiliante che, come vedremo, schiuse le porte alla rivoluzione. Vignetta britannica che illustra la contesa tra la Russia e il Giappone.

LAVORO SULLA FONTE L’Europa conquista il mondo Osserva i grafici che mostrano quanta parte del mondo l’Europa ha occupato in vari momenti storici.

Prima delle scoperte geografiche Resto del mondo 93%

1878 Dipendenze coloniali europee 60%

Europa 7%

Resto del mondo 33%

Rispondi alla domanda. • In quale anno l’estensione delle dipendenze coloniali europee raggiunse la sua massima espansione? .......................................................……………..…

Europa 7%

1800 Resto del mondo 45%

1914 Dipendenze coloniali europee 48%

Europa 7%

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Unità 1 ( L’età dell’imperialismo

Dipendenze coloniali europee 77,4%

Resto del mondo 15,6%

Europa 7%


Finisce l’isolamento statunitense Gli Stati Uniti avevano mantenuto per decenni una politica estera isolazionista, cioè estranea alle vicende internazionali. Alla fine del secolo, però, Washington ruppe il tradizionale isolamento. Nel 1898 gli Stati Uniti si scontrarono con la Spagna per il controllo di Cuba, che si era ribellata al dominio spagnolo e aveva invocato il sostegno del potente vicino. In pochi giorni l’esercito statunitense ebbe ragione delle truppe spagnole. Negli anni successivi gli Stati Uniti estesero la loro influenza anche sulle Filippine e sulle isole Samoa, Caroline, Marianne e Hawaii nell’oceano Pacifico. Inoltre, nel 1903, quando la Colombia non confermò agli Stati Uniti il consenso, precedentemente accordato, di costruire un canale artificiale per unire l’Atlantico al Pacifico, questi non esitarono a provocare un’insurrezione che si concluse con la nascita di uno Stato indipendente, lo Stato di Panama, che concesse agli statunitensi ciò che la Colombia aveva loro negato.

COMPRENDO IL TESTO Distingui i Paesi su cui gli Stati Uniti estesero la loro influenza in base alla loro collocazione geografica: - sull’oceano Atlantico: - sull’oceano Pacifico:

...............................

..................................

..............................................................................

- tra i due oceani: ..........................................

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. allargamento dei mercati – darwinismo sociale – reperimento di materie prime – nazionalismo – manodopera a basso costo – razzismo Imperialismo (1870-1914)

Conquista militare e sottomissione politica ed economica

È giustificato con il ...........…………………………….

Ha come obiettivi economici:

..…………………………………………………………………......…

• ……………………………...…………….....…….........………… • ……………………………...…………….....…….........…………

e alimentato da ...........……………………………............................……… e da ...........…………………………....................…...………

• ……………………………...…………….....…….........…………

2. Riordina nella tabella gli imperi coloniali costituiti dalle potenze imperialiste. L’esercizio è avviato. Colonia del Capo – Camerun – Africa centrale e occidentale – Uganda – Belgio – Kenya – Congo – Algeria – India – Isole del Pacifico – Sudan – Germania – Africa orientale e sud-occidentale – Regno Unito – Togo Potenze imperialiste

Paesi controllati

Francia

[ASIA] Vietnam del Nord, Vietnam del Sud, Cambogia [AFRICA] ...........……………………………...……………......……..........……………………………...……………......……………...........………………

...……......……………...........………………

[ASIA] ...........……………………………...……………......……………...........………………………...……………......……………...........…………….… [AFRICA] ...........……………………………...……………......……..........……………………………...……………......……………...........………………

...……......……………...........………………

[AFRICA] ...........……………………………...……………......……..........……………………………...……………......……………...........………………

...……......……………...........………………

[ASIA] ...........……………………………...……………......……………...........………………………...……………......……………...........…………….… [AFRICA] ...........……………………………...……………......……..........……………………………...……………......……………...........………………

Lezione 1 ( La nascita dell’imperialismo

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù 1

Il canale di Suez La realizzazione di una grande opera di ingegneria, un canale destinato a facilitare gli scambi di merci e di persone tra terre lontane, diventa il simbolo dell’inizio di una politica aggressiva e di sfruttamento delle potenze occidentali a danno dell’Egitto e, in generale, dell’intero continente africano.

1876, UNA DATA SIMBOLO

È difficile stabilire con certezza una data a cui far risalire l’inizio dell’età dell’imperialismo perché esso non fu un evento isolato, ma un processo storico complesso, con molti protagonisti nei panni delle vittime o dei carnefici. Quel che è certo è che è possibile individuare una data simbolo della nuova stagione (una di quelle date che gli storici assumono come riferimento nella linea del tempo per procedere a una periodizzazione): il 1876. In quell’anno, infatti, il Regno Unito acquisì dal governo egiziano il 44% delle azioni della società che controllava il canale di Suez. Si trattava di una grande opera d’ingegneria idraulica costruita tra il 1859 e il 1869 su progetto

dell’ingegnere italiano Luigi Negrelli e sotto la direzione dell’ingegnere francese Ferdinand de Lesseps, con capitali in parte egiziani e in parte francesi, che metteva in comunicazione il mar Mediterraneo con il mar Rosso. L’apertura di questa via d’acqua in mezzo al deserto rappresentava uno straordinario progresso nei commerci tra Europa e Asia: il canale di Suez, infatti, permetteva di risparmiare enormemente sui costi di trasporto navale, evitando d’intraprendere lunghi e incerti viaggi via terra o di dover circumnavigare la massa continentale africana per giungere fino all’oceano Indiano.

L’apertura del canale di Suez fu inaugurata con una grande cerimonia il 17 novembre 1869 alla presenza dell’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, dell’imperatore d’Austria e del viceré egiziano, come mostra questa incisione.

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Unità 1 ( L’età dell’imperialismo


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L’EGITTO PERDE LA SOVRANITÀ

In seguito alla vendita delle azioni il governo egiziano perse ogni possibilità di controllo sul canale (decidere quali merci e quali Paesi potevano passare, stabilire le tariffe di transito ecc.). Questo evento, che solo in apparenza riguardava una questione tecnica e finanziaria, in realtà metteva seriamente in discussione la stessa sovranità politica del Paese africano. Le potenze occidentali, infatti, non si limitarono a sostituire la corrotta e inefficiente amministrazione egiziana con una ben più efficace amministrazione congiunta franco-britannica, ma iniziarono a comportarsi come se quello fosse il «loro» canale, proteggendolo dai pericoli esterni (compreso il governo egiziano!). Era il primo passo verso la definitiva sottomissione dell’Egitto agli interessi e alla volontà delle nuove potenze imperialiste occidentali.

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Passaggio di navi attraverso il canale di Suez.

IL REGNO UNITO HA L’INTERO CONTROLLO SULL’EGITTO

Nel 1882, dopo soli sei anni dall’ingresso congiunto francobritannico nell’amministrazione del canale di Suez, il Regno Unito impresse una fortissima accelerazione alla sua politica imperialista in Egitto: approfittando di uno squilibrio politico e di una situazione di debolezza interna al Paese, Londra inviò un corpo di spedizione che assunse il controllo del Paese. Questa operazione politico-militare non violava solo la sovranità dell’Egitto, ma rompeva la tacita alleanza con la Francia, che protestò inutilmente: ormai l’Egitto era diventato, di fatto, una colonia britannica.

Occupazione dell’Egitto da parte di forze britanniche nel 1882.

Unità 1 ( L’età dell’imperialismo

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LEZIONE

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Le potenze imperialiste in Europa

1 La politica interna delle potenze europee

Il Regno Unito diviso tra liberali e conservatori

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea con colori diversi gli obiettivi politici dei liberali, quelli dei conservatori e infine l’elemento che accomunava i due schieramenti politici.

Liberismo È una concezione dell’economia favorevole al libero scambio e contraria al ruolo attivo dello Stato in campo economico.

Durante il lunghissimo regno della regina Vittoria (18371901) la vita politica britannica fu dominata dal confronto fra liberali e conservatori. I governi liberali volevano estendere i diritti politici (cioè il diritto di voto e di essere eletti nelle istituzioni) e assicurare a tutti i cittadini il pieno godimento dei diritti civili (per esempio il diritto di associazione o di libera espressione delle proprie opinioni in materie religiosa e politica). I governi conservatori, invece, volevano mantenere il più ristretto possibile il suffragio e avevano come obiettivo prioritario di assicurare il prestigio e la ricchezza del Regno Unito. Quando i conservatori governarono il Paese, dal 1886 al 1905, s’impegnarono ad ampliare l’impero coloniale. Quando invece governarono i liberali si realizzarono importanti riforme sociali Vittoria (1819-1901) fu regina del Regno Unito di Gran Bretagna (giornata lavorativa a un massimo di otto e Irlanda per 64 anni, un lungo ore, e pensione; assicurazione contro le periodo definito dagli storici anche malattie e la disoccupazione e assistenza epoca vittoriana. Benché a capo di una grande potenza, il ruolo della medica gratuita ai bambini). regina fu soprattutto simbolico e di Comune a liberali e conservatori era la firappresentanza. Le scelte politiche erano in mano al Parlamento. ducia nel sistema parlamentare e nel liberismo economico.

Crescono la forza e i consensi per il Partito laburista Il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, tuttavia, non dipese solo dalle riforme attuate dai governi liberali, ma fu soprattutto il risultato delle lotte del movimento operaio. Nel 1868 era nato nel Regno Unito il Tuc (Trade unions congress), il primo sindacato nazionale. Nel 1906 al sindacato si affiancò il Partito laburista indipendente, un partito di orientamento socialista molto legato al sindacato e al mondo del lavoro. Trade unions e Partito laburista indipendente si fusero nel Partito laburista e sostennero le masse lavoratrici, che erano escluse dalla vita parlamentare, cercando di affermare i loro bisogni e di difendere i loro interessi.

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Unità 1 ( L’età dell’imperialismo


DENTRO LA STORIA Le suffragette Nella seconda metà del XIX secolo migliaia di donne britanniche si batterono con coraggio per conquistare il diritto di voto, cioè il suffragio femminile. Per questo motivo furono chiamate «suffragette». Si trattò di una lotta lunga e difficile perché la classe dirigente britannica, tutta maschile, non intendeva riconoscere alle donne questo elementare diritto di cittadinanza. Di fronte all’ostinata chiusura della classe politica maschile, le suffragette utilizzarono ogni possibile strumento

di lotta: dalle pacifiche manifestazioni alla resistenza passiva fino alle azioni di guerriglia urbana (incendio di cassette postali, assalto a stazioni ferroviarie). Negli scontri con le forze dell’ordine caddero decine di donne e migliaia furono arrestate. La brutalità della repressione e le condizioni disumane della detenzione colpirono l’opinione pubblica, che cominciò a solidarizzare con le suffragette. L’esperienza della Prima guerra mondiale diede un notevole contributo alla lotta femminista: nel 1918 il Parlamento approvò il diritto di voto limitato alle spose dei capifamiglia con più di 30 anni; nel 1928, finalmente, le donne britanniche ottennero il pieno suffragio.

La Francia vive una situazione politica di forte instabilità Nel 1870, quando l’imperatore Napoleone III era stato sconfitto a Sedan dai prussiani, la Francia aveva cessato di essere un impero ed era diventata una repubblica. L’orgoglio nazionale francese era stato ferito dalla perdita della guerra contro la Prussia: oltre a dover cedere al nemico regioni importanti dal punto di vista industriale come l’Alsazia e la Lorena, i francesi furono obbligati a pagare enormi somme di denaro a Berlino e a sopportare la presenza di truppe nemiche sul loro territorio. Per questi motivi, negli anni successivi, l’opinione pubblica coltivò una voglia di rivincita (revanche) contro la Germania. La politica interna ebbe un andamento altalenante: da una parte furono varate importanti riforme sociali (fra cui l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 13 anni), dall’altra scoppiarono gravi tensioni dovute ai tentativi di restaurare la monarchia o un regime autoritario. In questo clima di scontro tra repubblicani e monarchici, di cocente delusione per la predita dell’Alsazia e della Lorena, di crescente nazionalismo e aumento dell’antisemtismo, ebbe enorme risonanza una questione giudiziaria su un caso di spionaggio militare, l’«affare Dreyfus».

COMPRENDO IL TESTO Individua su una carta geografica la posizione dell’Alsazia e della Lorena e scrivi a quale Paese appartengono attualmente queste regioni. ..........................................................................

LAVORO SULLA FONTE La rivincita! L’immagine a lato è il manifesto pubblicitario di una rivista francese nazionalista che accresceva il desiderio di riscattare la sconfitta contro la Germania. Era intitolata La revanche, «La rivincita». Rispondi alla domanda. • In che modo il manifesto illustra simbolicamente la rivincita? Scegli le descrizioni corrette. a L’esercito francese avanza pronto al combattimento. b I soldati francesi esultano per una vittoria. c Ai piedi del soldato in primo piano c’è un soldato nemico morto. d Ai piedi del soldato in primo piano c’è un elmo con una punta alla

sommità, caratteristico dell’esercito prussiano. e Il soldato in primo piano calpesta la bandiera della Germania.

Lezione 2 ( Le potenze imperialiste in Europa

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LEZIONE

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DENTRO LA STORIA L’«affare Dreyfus»: una vittoria contro l’odio antisemita Negli ultimi anni del secolo esplose il cosiddetto «affare Dreyfus». Alfred Dreyfus era un capitano dell’esercito francese di origine ebraica, condannato nel 1894 per spionaggio a favore della Germania. Lo scontro tra «colpevolisti» (la destra nazionalista, che fece ricorso all’odio antisemita per toccare l’opionione pubblica) e «innocentisti» (repubblicani e intellettuali, tra i quali s’impose la figura del grande romanziere Émile Zola) spaccò il Paese. Negli anni furono portate prove dell’innocenza dell’ufficiale, ma la conferma della condanna Albert Dreyfus. risultò tanto impopolare da influenzare le elezioni parlamentari del 1899: la coalizione tra sinistra e repubblicani conquistò la maggioranza. Dreyfus ottenne la revisione del processo e fu finalmente riconosciuto innocente e riabilitato. La vicenda aveva conquistato le prime pagine dei giornali perché Dreyfus era ebreo e, come tale, considerato da parte dell’opinione pubblica come un nemico della patria, espressione di una cultura antinazionale. Si trattò di un episodio importante perché, nonostante l’antisemitismo largamente diffuso nella società francese, l’ebreo Dreyfus, sostenuto da un’ampia mobilitazione dell’opinione pubblica più avanzata, poté alla fine vincere i pregiudizi e affermare la propria innocenza.

Lo scrittore Émile Zola (1840-1902) denunciò pubblicamente le irregolarità e le illegalità commesse nel corso del processo a Dreyfus, nel quotidiano «L’Aurore».

La Germania diventa una grande potenza con una forte guida L’Impero tedesco nacque nel 1871. La vittoriosa guerra della Prussia contro la Francia, infatti, aveva favorito l’unificazione dei tanti Stati, regni e principati tedeschi sotto la guida prussiana. Fra il 1871 e il 1888 la politica tedesca fu dominata dalla personalità del cancelliere Otto von Bismarck (1815-1898). Bismarck era un fervente nemico del socialismo. Per limitarne l’influenza sui lavoratori tedeschi applicò misure repressive (per esempio il divieto di diritto di sciopero o «leggi eccezionali» contro il Partito socialdemocratico), ma era

Cerimonia della proclamazione dell’impero (Reich) tedesco, avvenuta a Versailles il 18 gennaio 1871. Al centro l’imperatore Guglielmo I, alla sua sinistra il cancelliere Bismarck (in unifome blu).

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Unità 1 ( L’età dell’imperialismo


perfettamente consapevole che ciò non sarebbe bastato: era invece necessario che lo Stato si facesse carico dei loro problemi. Solo così le idee socialiste avrebbero avuto scarsa diffusione nel Paese. A partire dal 1878, dunque, realizzò un vasto programma di riforme sociali che prevedeva un sistema di assicurazioni obbligatorie sugli infortuni, sulle malattie e sulla vecchiaia. Secondo Bismarck anche il movimento cattolico rappresentava un pericolo per lo Stato. Dal 1871 i cattolici si erano riuniti in un Partito di centro (in tedesco, Zentrum), contrario al centralismo prussiano e favorevole a un ampio federalismo. I rapporti tra il Partito di centro e Bismarck erano molto tesi anche per motivi religiosi: il Zentrum era cattolico, mentre Bismarck (come gran parte della società prussiana) era di religione luterana. Per limitare l’influenza dei cattolici sulla vita politica dell’impero germanico, Bismarck affermò con fermezza il principio della laicità dello Stato, imponendo, tra l’altro, il controllo statale sull’istruzione. Promosse inoltre quella che chiamò «Battaglia di civiltà»: rendendo obbligatori anche per i cattolici i matrimoni civili e imponendo l’approvazione dello Stato alla nomina di vescovi ed ecclesiastici.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea, con colori diversi, le misure politiche adottate da Bismarck nei confronti del movimento socialista e del movimento cattolico.

La vignetta umoristica mostra il cancelliere Bismarck mentre cerca di reprimere il socialismo, rappresentato da un pupazzo a molla, che apre sempre il coperchio della scatola.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa lo schema inserendo correttamente i termini elencati. instabilità politica – equilibrio – cattolici – riforme sociali Regno Unito

Francia

Germania

- età vittoriana

- repubblica

- cancellierato di Bismarck e

- ...……......……………...........………………

- voglia di rivincita

- ostilità verso i socialisti e i ...……......……………...........………………

- imperialismo

- ...……......……………...........………………

...……......…………............………………

2. Utilizzando la seguente scaletta, scrivi un breve testo sul pensiero di Otto von Bismarck, cancelliere dell’Impero tedesco. I partiti e i sindacati – Lo Stato e i lavoratori – Il movimento cattolico – Il ruolo dello Stato ....................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ......................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Lezione 2 ( Le potenze imperialiste in Europa

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Pa AT ss LA at NT o E & ST Pr OR es IA en te

La Cina: ieri sottomessa, oggi potenza globale PASSATO: 1840-1900

A fine Ottocento Regno Unito, Francia, Germania, Giappone, Stati Uniti e Italia si proposero di trasformare la Cina in un terreno di conquista non limitandosi a inviare spedizioni commerciali, ma controllando politicamente l’immenso Paese asiatico, anche ricorrendo alle armi come nelle «guerre dell’Oppio», quando le truppe franco-britanniche sconfissero la Cina (1856-1860). Le potenze imperialiste erano enormemente interessate alla sottomissione della Cina per controllare le sue sconfinate risorse naturali e penetrare con le loro merci nell’enorme mercato cinese, fino ad allora «protetto» da alti dazi.

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Prodotti importati dalla Cina Dalla Cina giungevano in Europa svariati prodotti, sia alimentari (tè, zucchero, spezie), sia tessili (seta, cotone), sia artigianali (porcellane, ceramiche). Si trattava di prodotti pregiati, al centro di fiorenti e intensi traffici commerciali.

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Unità 1 ( L’età dell’imperialismo

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Prodotti esportati in Cina Il Regno Unito gestiva un consistente commercio di oppio dalle colonie indiane verso la Cina. Qui l’imperatore ne aveva vietato la diffusione: questo fu il motivo alla base delle guerre dell’Oppio che si scatenarono nella metà del XIX secolo.


PRESENTE: XXI SECOLO

Oggi la Repubblica popolare cinese è la seconda economia mondiale dopo gli Stati Uniti. Se manterrà il ritmo di sviluppo di questi ultimi anni, in breve tempo si trasformerà nella prima economia del pianeta. Da venti anni il governo, infatti, ha promosso un poderoso sviluppo economico e tecnologico trasformando in pochissimo tempo il Paese in una potenza economica globale. Esso, però, ha bisogno di enormi risorse energetiche e di nuovi mercati verso cui indirizzare la propria produzione, perciò ha rivolto il suo interesse verso l’Africa, che è un immenso bacino di risorse minerarie ed energetiche largamente non utilizzate. L’Africa è inoltre un continente aperto agli investimenti stranieri a causa della debolezza delle risorse finanziarie interne e un mercato in crescita, considerati i tassi di incremento demografico africani.

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Cina-Africa: tecnologia in cambio di risorse La Cina ha creato un legame con gli Stati africani e offre loro manodopera specializzata e tecnologia per costruire grandi infrastrutture (strade, ponti, ferrovie, acquedotti, gasdotti, dighe ecc.) e industrie di lavorazione delle materie prime, nelle quali molti giovani africani trovano

occasioni d’impiego. In cambio richiede ai governi africani il diritto a sfruttare in esclusiva per lunghissimi periodi di tempo le loro risorse naturali: giacimenti di diamanti, oro, terre rare, uranio, cadmio, tantalio, idrocarburi ecc.

Unità 1 ( L’età dell’imperialismo

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LEZIONE

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COMPRENDO IL TESTO Sottolinea, con colori diversi, le forme di arretratezza della società russa dal punto di vista politico, economico e sociale.

Servitù della gleba Condizione, diffusa soprattutto in epoca medievale, che prevedeva l’obbligo per i contadini a non abbandonare il padrone o la terra su cui lavoravano e a svolgere gratuitamente il loro lavoro. Battaglia di Port Arthur durante la guerra russo-giapponese.

Crisi e declino degli imperi multinazionali

1 Debolezze e tensioni in tre imperi La Russia è un grande Paese con un’economia arretrata Alla fine del XIX secolo la Russia era il Paese più grande e popolato d’Europa, con oltre 100 000 000 di abitanti, e gli zar aspiravano a estendere i confini dell’impero sia a Occidente, verso i Balcani (a danno dell’Impero ottomano), sia a Oriente, verso l’Asia. Queste aspirazioni, tuttavia, non facevano il conto con la generale arretratezza della Russia sul piano socio-economico e politico. L’economia russa era ancora prevalentemente rurale; l’agricoltura, però, non aveva conosciuto la modernizzazione dei Paesi occidentali e si basava ancora su metodi tradizionali. La produttività della terra era molto bassa e i contadini vivevano in condizioni molto precarie. Da poco tempo (dal 1861) era stata formalmente abolita la servitù della gleba ma di fatto le loro condizioni di vita non erano migliorate. L’attività industriale era limitata ad alcune regioni intorno a grandi città come Mosca, San Pietroburgo o Kiev ed era ancora lontana dai risultati del Regno Unito o della Germania. Nonostante l’eccezionale disponibilità di risorse naturali, mancava una classe d’imprenditori russi con una mentalità moderna, disposta al rischio e in possesso di grandi capitali da investire. Per questo motivo l’industria russa dipendeva dagli investimenti di capitali stranieri (soprattutto francesi). Per quanto riguarda la vita politica, l’impero zarista era una monarchia assoluta autocratica (dal greco autokráteia «potere personale»), che reprimeva con la forza ogni forma di dissenso.

L’espansione a Est è ostacolata dal Giappone L’aspirazione degli zar a espandersi a Oriente verso l’Asia si scontrò con la politica estera fortemente espansionista del Giappone. L’impero nipponico (Nippon era il nome ufficiale del Giappone dal VII secolo), infatti, aveva occupato la Corea nel 1895 e nel 1904 attaccò a sorpresa la base navale russa di Port Arthur, sulle coste della Manciuria (territorio della Cina nord-orientale occupato dai russi nel 1898) mentre l’esercito, partendo dalla Corea, avanzava verso l’interno. La guerra terminò nel 1905 con la schiacciante vittoria dei giapponesi. Per l’Impero russo fu una gravissima umiliazione: entrata in guerra con la presunzione della grande potenza e la sicurezza di battere in breve tempo il nemico, la Russia ne usciva sconfitta, indebolita e con un prestigio internazionale fortemente ridimensionato.

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Unità 1 ( L’età dell’imperialismo


1905: in Russia scoppia la prima rivoluzione La guerra con il Giappone mandò in frantumi la stabilità interna della società russa. I prezzi dei generi di prima necessità, infatti, aumentarono peggiorando le condizioni di povertà e fame della popolazione. Il 22 gennaio 1905 l’esercito aprì il fuoco contro migliaia di manifestanti che si erano riuniti davanti al Palazzo d’inverno (la residenza imperiale) di San Pietroburgo per presentare pacificamente una petizione allo zar nella quale chiedevano il riconoscimento di diritti politici e sindacali. Il tragico episodio è passato alla storia come la «domenica di sangue». La protesta contro la sanguinosa repressione si estese a tutto il Paese coinvolgendo contadini, operai (riuniti in soviet, cioè consigli) e anche parte della flotta militare. Lo zar Nicola II, di fronte a una rivoluzione che rischiava di mettere in discussione la sopravvivenza stessa della monarchia, nel 1906 riunì per la prima volta un Parlamento (la duma), eletto a suffragio limitato e con il compito di elaborare una carta costituzionale. In questo modo, lo zar cercava di soddisfare le richieste della ristretta borghesia liberale russa, che guardava con favore al modello della monarchia parlamentare e costituzionale britannica. Appena le tensioni si affievolirono, però, Nicola II sciolse la duma e revocò tutte le promesse fatte. La Russia, in sostanza, rimaneva l’unica monarchia assoluta in Europa.

I cosacchi massacrano i manifestanti durante la «domenica di sangue». Lo zar di Russia Nicola II (1868-1918).

LAVORO SULLA FONTE Vogliamo la protezione dello zar! Quello che segue è il testo della petizione che gli operai rivolsero allo zar nel corso della manifestazione del gennaio 1905. Noi operai, abitanti di Pietroburgo, siamo venuti a Te. Noi siamo i miseri, gli schiavi oltraggiati, oppressi dal dispotismo e dall’arbitrio. Quando il calice della pazienza fu colmo, cessammo di lavorare e chiedemmo ai nostri padroni di darci soltanto il minimo necessario. Ma tutto questo ci fu rifiutato dai fabbricanti. […] Sovrano! Non rifiutarti di aiutare il Tuo popolo! Ordina e giura che i nostri voti saranno realizzati e Tu renderai felice la Russia; se non lo farai siamo pronti a morire qui. Noi non abbiamo che due vie: o la libertà e la felicità, o la tomba.

Rispondi alle domande. 1. In quale città lavorano gli operai? …………………………………………………..……………………………………..… 2. Che cosa avevano chiesto gli operai ai proprietari delle fabbriche? …………………………………………… 3. Che cosa chiedono allo zar? …………………………………………………..……………………………………..……………….. ……………………………………..……………………………………..………………..…………………………….……..………………..……………

Lezione 3 ( Crisi e declino degli imperi multinazionali

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LEZIONE

3

L’Impero asburgico è un impero multinazionale... COMPRENDO IL TESTO Quali cause determinarono la trasformazione dell’Impero d’Austria in Impero austroungarico? ……………………………………………………..… ……………………………………………………..…

L’Impero asburgico era un grande mosaico composto di numerose nazionalità. Una delle principali ragioni del suo declino fu appunto la sempre più difficile convivenza fra le nazionalità che vivevano all’interno dei suoi confini. Dopo la sconfitta subita nel 1866 nella guerra contro la Prussia, l’imperatore Francesco Giuseppe era stato costretto a concedere agli ungheresi, che erano la seconda nazionalità dell’impero per numero di abitanti, una forma di autogoverno: l’Impero d’Austria aveva così assunto, nel 1867, il nome di Impero austro-ungarico e Budapest era diventata capitale con Vienna. Francesco Giuseppe rimaneva l’imperatore di tutti i sudditi, ma le due capitali ospitavano due diversi parlamenti. Rimanevano però, altri gruppi desiderosi di maggior autonomia: cechi, polacchi, ruteni (ucraini), italiani. L’attenzione dell’impero a mantenere gli equilibri politici della Penisola balcanica, inoltre, si scontrò con le ambizioni espansionistiche dell’Impero russo. Per questo motivo fra i due Stati (come vedrai nell’Unità 2) si creò una situazione di grave tensione diplomatica.

...ma è un «gigante dai piedi di argilla» L’impero austro-ungarico aveva dimensioni enormi, ma la sua potenza si fondava su basi fragili: era come un «gigante dai piedi d’argilla», a causa di problemi politici, ma anche economici. Infatti, a eccezione di poche regioni industrializzate, come la Boemia (nell’attuale Repubblica Ceca) e la regione di Vienna, l’economia era ancora prevalentemente agricola, con una forte impronta feudale. La produttività era generalmente molto bassa e le tecniche più innovative faticavano ad affermarsi a causa della mentalità conservatrice dei contadini e dei proprietari terrieri. I funzionari dell’impero, inoltre, avevano perduto la loro proverbiale efficienza e non sembravano più in grado di amministrare uno Stato così grande e complesso, che aveva bisogno di competenze professionali moderne.

LAVORO SULLA CARTA L’Impero austro-ungarico prima del 1866 L’Impero austro-ungarico occupava buona parte dell’Europa centro-orientale e comprendeva al suo interno popoli di nazionalità e religioni diverse. Rispondi alla domanda. • Su quali Stati europei attuali si estendeva l’Impero austro-ungarico? ………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………

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Unità 1 ( L’età dell’imperialismo


L’Impero ottomano entra in crisi

LAVORO SULLA LINGUA

Nel corso del XVII e del XVIII secolo l’Impero turco-ottomano era penetrato nei Balcani e nell’Europa centro-orientale, giungendo addirittura ad assediare Vienna (1683). Nell’Ottocento, invece, le potenze europee passarono alla controffensiva: diedero ampio sostegno alle popolazioni che si ribellavano alla dominazione turca cacciando gli ottomani e occupando a loro volta quelle regioni. L’estensione dei domini ottomani in Europa, quindi, si ridusse sempre di più. Il ridimensionamento non dipese solo da cause esterne (la crescente pressione militare degli Stati europei), ma anche interne, riconducibili alla sua arretratezza politica e amministrativa. Sul piano politico, l’Impero ottomano era una teocrazia assoluta: il potere politico, militare e religioso si concentrava nelle mani del sultano. Sul piano sociale, la società ottomana sembrava incapace di modernizzarsi e si caratterizzava per un forte immobilismo e per la chiusura verso il mondo esterno. All’inizio del Novecento un gruppo di ufficiali dell’esercito e di funzionari statali diede vita al movimento riformatore dei Giovani turchi. La loro aspirazione era ottenere una Costituzione e avvicinare il mondo ottomano al modello degli Stati europei. Nel 1908 i Giovani turchi organizzarono una rivolta e obbligarono il sultano a concedere la Costituzione. Il nuovo governo, tuttavia, non riuscì a consolidarsi e, nel tentativo di centralizzare il potere, favorì le spinte autonomistiche dei popoli sottomessi causando la disgregazione dell’impero.

Sottolinea la congiunzione che mette in rapporto la causa (controffensiva europea) all’effetto (riduzione dei domini ottomani in Europa).

Teocrazia Forma di governo in cui il potere civile e politico è esercitato da un leader religioso che è considerato interprete del volere divino.

affigurazione del sultano A dul Hamid II tra due Giovani turchi al tempo dalla Costituzione del 1908.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. A quale o a quali imperi sono attribuibili le caratteristiche elencate? Indicalo con la lettera: Impero russo (R), Impero austro-ungarico (A), Impero ottomano (O). a. Movimenti indipendentisti

e. Inefficienza amministrativa

b. Arretratezza economica

f. Movimenti rivoluzionari

c. Economia basata sull’agricoltura

g. Mire espansionistiche

d. Scarsa industrializzazione

Mi oriento nel tempo 2. Collega ciascun avvenimento nella colonna di sinistra alla data corretta nella colonna di destra. 1. Costituzione turca

a. 1867

2. Guerra russo-giapponese

b. 1905

3. Costituzione dell’Impero austro-ungarico

c. 1908

4. «Domenica di sangue»

d. 1904-1905

Lezione 3 ( Crisi e declino degli imperi multinazionali

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LEZIONE

4

Italia: dalla Sinistra storica all’età giolittiana

1 L’ascesa della Sinistra storica COMPRENDO IL TESTO Completa lo schema relativo alle differenze tra Destra e Sinistra storica. DESTRA

Personaggio politico: .………………...........…...........................

Classi sociali di riferimento: .………………...........…...........................

Orientamento politico: .………………...........…...........................

SINISTRA

Personaggio politico:

La Destra storica completa il suo programma di governo Alla nascita del Regno d’Italia, nel 1861, fu la Destra storica ad assumere il governo del Paese (la denominazione di questa corrente politica è stata fatta a posteriori dagli storici per distinguerla dai partiti di destra sorti nel XX secolo). Erede politica di Cavour (il politico protagonista degli eventi che avevano portato alla formazione de l Regno) la Destra storica era formata da liberali moderati e conservatori e rappresentava gli interessi delle classi possidenti. I governi della Destra storica «costruirono» le basi del nuovo Stato, affrontando tre grandi problemi: • il completamento dell’unità d’Italia (1871); • la costruzione di numerose opere pubbliche (strade, porti, ferrovie ecc.); • il pareggio del bilancio, cioè il riequilibrio tra le spese e le entrate dello Stato (1876). Per raggiungere questi obiettivi, però, i governi della Destra avevano dovuto sostenere grandi spese. Le risorse necessarie erano state ottenute con un forte innalzamento delle tasse, che aveva suscitato grande malcontento tra i cittadini.

.………………...........…...........................

Classi sociali di riferimento: .………………...........…...........................

Orientamento politico: .………………...........…...........................

1876: la Sinistra storica conquista il governo del Paese Nel 1876, dopo il raggiungimento del pareggio di bilancio, la Destra storica non ebbe più la maggioranza dei voti in Parlamento e, quindi, il governo passò alla Sinistra, guidata da Agostino Depretis (1813-1837). La Sinistra riuniva liberali, democratici, ex garibaldini ed ex mazziniani ed esprimeva gli interessi di varie fasce sociali: piccoli proprietari, artigiani, commercianti, imprenditori e professionisti. Nella Sinistra si riconoscevano gli esponenti del ceto medio che vivono del proprio lavoro (e non di rendita) e dispongono di un buon grado di ricchezza e di cultura.

La Sinistra promuove riforme sociali e politiche

Ritratto dello statista Agostino Depretis, divenuto Primo ministro nel 1876.

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Unità 1 ( L’età dell’imperialismo

Per rispondere ai bisogni del ceto medio Depretis promosse alcune riforme sociali e politiche: • portò a cinque anni la durata dell’istruzione elementare, con i primi due anni obbligatori e gratuiti (legge Coppino, 1877); • abolì l’odiata tassa sul macinato che aveva fatto crescere il prezzo del pane, provocando grandi proteste; • nel 1882 modificò la legge elettorale, abbassando il livello di ricchezza e d’età (da 25 a 21 anni) richiesti per votare. I cittadini maschi aventi diritto di voto passarono quindi da 450 000 a più di 2 000 000, circa il 7% della popolazione maschile totale.


Media e piccola borghesia entrano nella vita politica Grazie alla nuova legge elettorale, per la prima volta la piccola e media borghesia e anche un piccolo numero di operai istruiti poterono finalmente partecipare alla vita politica del Paese. Nelle elezioni del 1882 la Sinistra ottenne la vittoria e conquistò la maggioranza parlamentare. Per la prima volta entrarono in Parlamento alcuni deputati d’orientamento socialista. La maggior parte degli italiani, però, rimaneva ancora esclusa dalla vita politica; i limiti di censo (ricchezza) previsti dalla riforma, infatti, estromettevano i contadini.

COMPRENDO IL TESTO Quale conseguenza ebbe la nuova legge elettorale? a Restrinse il suffragio. b Introdusse il suffragio femminile. c Allargò il suffragio.

Protezionismo e sostegno pubblico all’industria La politica economica della Destra era stata marcatamente liberista, cioè fondata sul libero scambio delle merci. Il liberismo, però, aveva penalizzato alcuni settori dell’industria, incapace di sostenere la concorrenza straniera. A pagare il prezzo maggiore era stata la fragile economia meridionale, fortemente penalizzata sia dalla concorrenza estera sia da quella interna. Erano molti a chiedere una maggior protezione all’economia nazionale. La Sinistra varò allora una politica economica protezionista. La «protezione» dei prodotti italiani dalla concorrenza straniera fu assicurata dall’introduzione di dazi, cioè d’imposte doganali. Il pagamento di forti imposte d’ingresso sui prodotti stranieri nel mercato italiano aumentò il loro prezzo, rendendoli sconvenienti a favore di quelli italiani. Attraverso questa politica la Sinistra si assicurò il consenso della grande industria e dell’alta borghesia. Lo Stato, inoltre, finanziò alcuni settori industriali considerati d’interesse nazionale: nacquero così la prima acciaieria italiana (la Terni), le Officine metallurgiche Breda e le prime centrali idroelettriche.

COMPRENDO IL TESTO Spiega le differenze fra liberismo e protezionismo in merito a: • libero commercio: ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

• intervento dello Stato nella vita economica: ……………………………………………………… ………………………………………………………

Il trasformismo cambia gli equilibri politici del Paese Su alcuni problemi specifici, come la scelta fra liberismo e protezionismo o l’allargamento del suffragio, Destra e Sinistra avevano posizioni diverse; tuttavia, i parlamentari di entrambi gli schieramenti erano accomunati da alcuni elementi di fondo: erano quasi tutti borghesi e condividevano la fiducia negli ideali e nelle istituzioni liberali (la libertà dell’individuo, il libero mercato, il parlamento). Dopo i primi anni di governo, la maggioranza parlamentare che sosteneva Depretis si allargò: spesso i deputati della Sinistra e della Destra votavano insieme i provvedimenti esaminati in aula. In altre parole, Destra e Sinistra non erano più gruppi ben definiti della vita parlamentare, riconoscibili per le loro differenze ideologiche e programmatiche, ma parti di schieramenti sempre nuovi, che si «trasformavano» a seconda dei provvedimenti esaminati. Questo modo di interpretare la vita politica parlamentare è passato alla storia con il nome di trasformismo.

………………………………………………………

La vignetta satirica del 1882 mette in luce il trasformismo della politica di epretis, qui definito il camaleonte .

Lezione 4 ( Italia: dalla Sinistra storica all’età giolittiana

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LEZIONE

4

Truppe italiane sulla linea ferroviaria Massaua-Saati (dal mar Rosso verso l’interno), realizzata dall’Italia a scopi militari tra il 1887 e il 1888.

2 Il colonialismo italiano La questione tunisina e la Triplice alleanza

LAVORO SULLA LINGUA Trascrivi il nome dell’accordo di politica internazionale che l’Italia siglò nel 1882 e scrivi il significato dell’aggettivo. ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

La Sinistra voleva fare dell’Italia un Paese moderno, forte economicamente e rispettato nel mondo. Perciò pensava che l’Italia dovesse entrare nella partita coloniale, specialmente in Africa. La Tunisia, poco distante dalla Sicilia, costituiva un obiettivo naturale, ma nel 1881 la città di Tunisi fu occupata dalla Francia ostacolando così le ambizioni italiane. L’iniziativa francese rappresentò uno smacco per le ambizioni italiane; i rapporti d’amicizia italo-francesi s’incrinarono e tra i due Paesi si aprì una grave crisi diplomatica. La vicenda tunisina mostrava l’isolamento dell’Italia nel contesto internazionale e l’assenza di alleati che appoggiassero le sue rivendicazioni. Per uscire dall’isolamento Depretis nel 1882 abbandonò la tradizionale politica estera filo-francese e filo-britannica e strinse con Germania e Austria un patto difensivo: la Triplice alleanza. Molti italiani considerarono la Triplice alleanza uno scandalo inaccettabile, in quanto sembrava rinnegare il Risorgimento, superando d’un colpo decenni di ostilità nei confronti dell’Austria. Inoltre, i liberali italiani, che erano cresciuti nel mito della Francia rivoluzionaria e del Regno Unito borghese e liberale, ora si ritrovavano alleati a due Paesi simbolo del conservatorismo e dell’autoritarismo.

L’espansione coloniale in Africa La Triplice alleanza fece uscire l’Italia dall’isolamento diplomatico e le consentì d’intraprendere una politica coloniale di ampio respiro, nella certezza di avere i necessari appoggi internazionali. Nel 1882 il governo acquistò da una società di navigazione privata (Compagnia Rubattino) il porto di Assab in Eritrea, per usarlo come base per l’espansione in tutta la zona costiera della regione. Il tentativo di penetrazione all’interno del Corno d’Africa (la penisola africana sull’oceano Indiano che comprende Eritrea, Etiopia, Gibuti e Somalia), però, si rivelò più difficile del previsto. Le truppe italiane, infatti, si scontrarono con quelle del negus (sovrano) d’Abissinia (oggi Etiopia) e furono duramente sconfitte nel 1887 a Dogali.

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Unità 1 ( L’età dell’imperialismo


3 L’Italia di Francesco Crispi Crispi riforma lo Stato italiano ispirandosi a Bismarck Nel 1887 la guida del governo fu assunta da Francesco Crispi (18181901). Ex ufficiale garibaldino, protagonista di primissimo piano del Risorgimento, dopo la conquista dell’unità d’Italia aveva abbandonato gli ideali repubblicani ed era diventato monarchico. Crispi aveva sempre giudicato con severità il trasformismo tipico dei governi di Depretis, sostenendo invece le virtù del sistema politico britannico, fondato su due partiti, liberali e conservatori, alternativi. La sua critica al trasformismo, però, aveva finito per coinvolgere l’intera vita parlamentare, giudicata fonte di corruzione. Per combattere il malcostume del trasformismo, Crispi pensava che si dovesse rafforzare lo Stato, aumentando i poteri del governo a svantaggio di quelli del Parlamento. Il suo modello era la Germania del cancelliere Otto von Bismarck.

Francesco Crispi, a sinistra.

COMPRENDO IL TESTO

Lo statalismo crispino Crispi giudicava positivamente l’intervento statale in campo economico e sociale. Sotto il suo governo furono assunte alcune importanti iniziative: • fu varato un nuovo codice penale più moderno, con cui si aboliva la pena di morte; • venne affermato il controllo statale sugli enti ecclesiastici di beneficenza; • fu istituito un sistema sanitario pubblico. Il Primo ministro pensava inoltre che lo Stato non dovesse tollerare condizionamenti di alcun genere alla propria azione. L’autoritarismo crispino risultò evidente tra il 1893 e 1894 in occasione dell’ondata di scioperi organizzata dal movimento dei Fasci siciliani dei lavoratori. Alle rivendicazioni della divisione delle terre demaniali, di contratti di lavoro e salari equi, il governo rispose proclamando lo stato d’assedio: i Fasci furono sciolti e vi furono scontri armati che causarono alcune morti e migliaia di arresti.

Quale fu l’atteggiamento di Crispi nei confronti del trasformismo? a Adesione. b Forte critica. c Disinteresse.

Stato d’assedio È un provvedimento giuridico eccezionale. Ha come conseguenza la sospensione di alcune leggi o della stessa Costituzione, fino all’assunzione dei poteri civili da parte dell’autorità militare.

Protezionismo e colonialismo In campo economico e coloniale, Crispi seguì la linea di Depretis. In campo economico, nel 1887 varò nuove e più rigide misure protezionistiche sia nel settore agricolo, sia in quello industriale. In campo coloniale, riprese la penetrazione italiana in Etiopia e nel Corno d’Africa. Nel 1889 firmò il trattato di Uccialli con il negus Menelik, grazie al quale l’Italia otteneva il protettorato sulla costa somala e il possesso di alcune città e zone dell’Eritrea. Nel 1895, però, gli italiani ripresero la loro espansione verso l’interno. Menelik si ribellò e oppose una fiera resistenza armata. Il conflitto terminò nel marzo del 1896 con la sconfitta di Adua. La brusca interruzione dell’avventura coloniale italiana fece perdere di credibilità la politica estera di Crispi e il Primo ministro fu costretto alle dimissioni.

COMPRENDO IL TESTO Quali furono i luoghi relativi all’impresa coloniale di Crispi? ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Lezione 4 ( Italia: dalla Sinistra storica all’età giolittiana

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LEZIONE

4

4 La crisi di fine secolo Il protezionismo ha effetti negativi sull’economia italiana

Emigrare Lasciare il luogo di origine per stabilirsi in un altro luogo, di solito molto lontano, in cerca di lavoro.

COMPRENDO IL TESTO Spiega le differenze in merito a livello d’istruzione e livello di reddito nelle classi sociali italiane a fine XIX secolo. .......................................................................... .......................................................................... .......................................................................... .......................................................................... ..........................................................................

Il protezionismo aiutò la nascente industria del Nord, difendendola dalla concorrenza straniera, ma suscitò la reazione degli altri Paesi industriali, che a loro volta assunsero misure protezioniste contro l’importazione di prodotti italiani. L’industria non fu molto penalizzata, perché la società italiana assorbiva l’intera produzione. L’agricoltura, invece, entrò in crisi penalizzando soprattutto i settori della viticoltura e della seta, che ricavavano la maggior parte dei propri profitti proprio dalle esportazioni verso la Francia, Paese con cui c’erano tensioni diplomatiche. Tra Ottocento e Novecento molti contadini, provenienti per lo più dalle campagne del Mezzogiorno e del Veneto, non ebbero altra scelta che emigrare negli Stati Uniti, in Argentina o in Brasile.

Nasce il Partito socialista italiano La società italiana era profondamente divisa: • da un lato c’era la maggioranza dei lavoratori, composta da salariati; persone per lo più analfabete, quasi sempre costrette a lavorare per dodici o più ore al giorno in cambio di una misera paga, escluse dalla vita politica del Paese; • dall’altro c’era un’esigua minoranza di cittadini che godeva di un elevato tenore di vita, di una buona istruzione e di alti redditi e che partecipava attivamente alla vita politica. Per almeno venti anni dopo l’unificazione, i lavoratori salariati rimasero esclusi dalla vita politica e privi di un partito che ne rappresentasse gli interessi. Solo dopo il 1880 si cominciò a pensare a un partito che difendesse, in parlamento e con metodi legali, gli interessi dei lavoratori. Nel 1892 Filippo Turati (1857-1932) e Leonida Bissolati (1857-1920) fondarono il Partito socialista italiano (Psi), ispirato agli ideali del marxismo comuni agli altri partiti socialisti europei. Finalmente, chi non godeva del diritto di voto poteva militare in un partito che difendeva i suoi interessi tra i banchi del Parlamento.

Tessera di riconoscimento degli iscritti al Partito socialista italiano, nell’anno 1906.

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Unità 1 ( L’età dell’imperialismo

Famiglia di emigranti italiani, sbarcati a Ellis Island, a New York, nel 1905.


I cattolici e la vita politica Nel 1870, quando Roma era stata annessa al Regno d’Italia e lo Stato Pontificio era stato ridotto alla sola Città del Vaticano, papa Pio IX aveva espressamente vietato ai cattolici di partecipare alla vita politica attraverso una disposizione chiamata non expedit («non conviene»). Il suo successore Leone XIII assunse una posizione più aperta. Nell’enciclica Rerum novarum («Sulle cose nuove») del 1891 il papa riconobbe il diritto dei lavoratori a organizzarsi per difendere i propri interessi e invitò i fedeli a battersi per migliorare le condizioni di vita dei ceti più poveri: un chiaro appello perché s’impegnassero nella vita sociale. Ben presto nacquero migliaia di associazioni cattoliche (istituzioni caritative, casse rurali) e negli ultimi anni dell’Ottocento i cattolici tornarono a partecipare alla vita politica sostenendo quei candidati liberali che si fossero impegnati a difendere gli ideali del cattolicesimo. Un partito cattolico sarà fondato solo nel 1919.

LAVORO SULLA LINGUA Le due espressioni Non expedit e Rerum novarum sono in latino, che era la lingua ufficiale della Chiesa. Verifica con una ricerca se ancora oggi la Santa Sede usa il latino nei documenti ufficiali. ……………………………………………………… ………………………………………………………

La «crisi di fine secolo» Gli ultimi anni dell’Ottocento furono caratterizzati da gravi scontri sociali e politici; perciò gli storici parlano di «crisi di fine secolo». Nella primavera del 1898 l’improvviso aumento del prezzo del pane mise sul lastrico migliaia di famiglie. Di fronte alle manifestazioni organizzate in tutta Italia, il governo proclamò lo stato d’assedio in alcune città. A Milano tra l’8 e il 9 maggio una manifestazione popolare fu dispersa a cannonate dal generale Bava Beccaris: vi furono circa 100 morti. Il governo dispose anche provvedimenti per limitare la libertà di stampa e di associazione appoggiato in ciò dal re Umberto I (salito al trono nel 1878), ma il Parlamento li respinse. Alle elezioni del giugno 1900 le opposizioni (socialisti, repubblicani e radicali) ottennero la maggioranza dei voti e il re fu costretto ad affidare il governo al moderato Giuseppe Saracco (1821-1907). Un mese più tardi, a Monza, l’anarchico Gaetano Bresci uccise Umberto I (1844-1900) per vendicare le vittime di Milano.

L’assassinio del re Umberto I, avvenuto il 29 luglio a Monza, in una illustrazione della «Domenica del Corriere».

LAVORO SULLA FONTE I doveri dell’operaio e dei capitalisti In questo passo dell’enciclica Rerum novarum, papa Leone XIII indica ai lavoratori e ai padroni quali sono i rispettivi doveri. Obblighi di giustizia, quanto al proletariato e all’operaio, sono questi: prestare interamente e fedelmente l’opera che liberamente e secondo equità fu pattuita; non recar danno alla roba, né offesa alla persona dei padroni; nella difesa stessa dei propri diritti astenersi da atti violenti, né mai trasformarla in ammutinamento; non mescolarsi con uomini malvagi, promettitori di cose grandi, senz’altro frutto che quello di inutili pentimenti e di perdite rovinose. Dei capitalisti poi e dei padroni sono questi i doveri: non tenere gli operai in luoghi di schiavi; rispettare in essi la dignità dell’umana persona […]. Non imporgli lavori sproporzionati alle forze, o mal confacenti con l’età e con il sesso. Principalissimo poi tra i doveri è dare a ciascuno la giusta mercede […].

Rispondi alle domande. 1. Secondo quello che hai letto, la Chiesa era favorevole o contraria agli scioperi? ............................................................................................................ .............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

2. Chi sono, a tuo avviso, gli «uomini malvagi, promettitori di cose grandi»? 3. Che cosa significa «dare a ciascuno la giusta mercede»?

.........................................................................................................................

...................................................................................................................................................................

Lezione 4 ( Italia: dalla Sinistra storica all’età giolittiana

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LEZIONE

4

5 L’Italia giolittiana Giovanni Giolitti, uno statista liberale

Il politico italiano Giovanni Giolitti (1842-1928).

COMPRENDO IL TESTO Quale funzione assegnava Giolitti ai ceti colti borghesi? a Funzione dirigente. b Funzione subalterna. c Funzione socioeconomica ma non politica.

La crisi di fine secolo rappresentò un punto di svolta. All’inizio del XX secolo la situazione politica trovò finalmente un nuovo punto d’equilibrio: dal 1903 al 1914 il governo fu guidato, tranne una breve pausa, da Giovanni Giolitti (1842-1928). Il ministro esercitò sulla vita italiana un tale influsso che gli storici chiamano questo periodo età giolittiana. Giolitti, già ministro del Tesoro nel governo Crispi (1889-1890), presidente del Consiglio nel 1892 e poi ministro dell’Interno (1901-1903), era un liberale aperto ai valori della democrazia. Pensava che il Parlamento dovesse avere un ruolo importante nelle scelte politiche e che i ceti borghesi colti e benestanti avessero il compito di dirigere il Paese. Era convinto che la borghesia incarnasse i valori migliori della nuova Italia: lo spirito d’iniziativa, la serietà industriosa, l’apertura verso le novità della vita moderna. Giolitti, però, non ignorava la realtà italiana: conosceva le enormi ingiustizie sociali che la dilaniavano, sapeva che il Paese non era ancora al livello economico delle grandi potenze europee. Vedeva inoltre che gran parte della popolazione, estranea alla vita politica del Paese, percepiva interesse per le proprie condizioni soltanto dai movimenti socialisti e da quelli cattolici. Sulla base di questa analisi della società italiana, Giolitti indirizzò la sua politica verso due obiettivi: • il consolidamento della democrazia, rendendo possibile la partecipazione alla vita politica di una parte più ampia della popolazione; • lo sviluppo dell’industria, come mezzo per creare maggior benessere nel Paese.

Lo Stato deve rimanere neutrale nelle controversie sociali Giolitti guardò al mondo del lavoro e ai cambiamenti sociali in corso in modo diverso dai suoi predecessori. Convinto che il progresso sociale avrebbe favorito anche quello economico, non ostacolò la formazione di associazioni sindacali: la Confederazione generale del lavoro (Cgdl) nacque nel 1906 durante il suo governo. Giolitti riteneva inoltre che l’esistenza (dal 1892) del Partito socialista e del sindacato, e il riconoscimento del diritto di sciopero non erano di per sé fatti negativi: alla lunga, avrebbero potuto rafforzare lo Stato liberale perché allontanavano i rischi di una rivoluzione. I conflitti fra lavoratori e imprenditori non dovevano perciò ridursi a uno spietato regolamento di conti, ma andavano regolati pacificamente, senza ricorrere alla violenza. Il Primo ministro s’impegnò perché le forze dell’ordine rimanessero imparziali e si limitassero a garantire lo svolgimento pacifico delle manifestazioni. Gli imprenditori non accolsero favorevolmente questa nuova impostazione, ma Giolitti mantenne le proprie posizioni e stabilì il principio della neutralità dello Stato nei conflitti tra lavoratori e datori di lavoro. Nel gruppo di partecipanti a un Congresso del Partito socialista, compare in primo piano il suo fondatore, Filippo Turati (1857-1932).

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Unità 1 ( L’età dell’imperialismo


Le riforme sociali migliorano la vita delle classi lavoratrici La nascita di associazioni sindacali favorì le trattative fra le parti sociali (lavoratori e imprenditori) per gli aumenti dei salari degli operai. La concessione era vista dal nuovo governo non solo una questione di solidarietà umana, ma anche di convenienza economica: una maggior disponibilità di denaro, infatti, favoriva l’aumento dei consumi e, quindi, della produzione di beni di consumo da parte del settore agricolo e manifatturiero. Giolitti realizzò poi molte riforme sociali in favore delle donne lavoratrici, dei fanciulli, degli anziani e degli invalidi ed estese l’obbligo dell’istruzione elementare fino a dodici anni. Altre importanti riforme riguardarono le condizioni delle classi lavoratrici: • fu assicurato il riposo settimanale; • gli orari di lavoro furono regolati per legge: orario massimo giornaliero (12 ore per le donne e 11 per gli adolescenti); • al lavoro in miniera si poteva accedere solo da 14 anni in su; • il lavoro festivo e notturno era limitato; • alle madri lavoratrici era concesso il congedo per gravidanza; • furono aumentati i sussidi per malattia e per invalidità.

COMPRENDO IL TESTO Spiega il nesso di causa-effetto tra aumento dei salari operai e sviluppo economico. ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

La conquista del suffragio universale maschile Nel 1912 Giolitti varò una riforma del sistema elettorale che istituiva il suffragio universale maschile: per godere del diritto di voto, la norma stabiliva che il cittadino sapesse leggere e scrivere o avesse almeno 30 anni di età o avesse fatto il servizio militare. Nonostante queste limitazioni la riforma elettorale rappresentò uno straordinario progresso democratico perché ampliava la base elettorale a 8 milioni di persone. Bisognerà attendere ancora quasi 35 anni, invece, prima che la possibilità di votare fosse concessa anche alle donne.

peraie al lanificio ivetti, in provincia di Lecco.

Nel 1913 si tennero le prime elezioni a suffragio universale maschile.

Lezione 4 ( Italia: dalla Sinistra storica all’età giolittiana

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LEZIONE

4

6 Decollo industriale e

ripresa del colonialismo

COMPRENDO IL TESTO In politica economica Giolitti era liberista o protezionista? ………………………………………………………

Rimesse degli emigranti Con questa espressione s’intendono i trasferimenti di denaro effettuati da un lavoratore straniero (emigrante) a beneficio di un altro individuo residente nel suo Paese di origine (in genere familiari, parenti o amici).

Le industrie del Nord conoscono un grande sviluppo Nel primo decennio del XX secolo l’Italia iniziò il suo decollo industriale: l’economia crebbe a un ritmo vertiginoso, specialmente nei settori della metallurgia, della chimica (fertilizzanti, gomma) e della meccanica (macchinari, automobili: nel 1899 fu fondata la Fiat). Si sviluppò anche l’industria idroelettrica, che produceva elettricità sfruttando, invece che il carbone, l’energia dei corsi d’acqua. Gli industriali del Nord sfruttarono inizialmente due fattori: • i lunghi orari di lavoro; • i bassi salari dei lavoratori italiani, tra i peggio pagati d’Europa. Grazie a ciò, le industrie italiane poterono superare i problemi e affermarsi. In seguito, i miglioramenti salariali e sociali promossi da Giolitti e le rimesse degli emigranti, stimolarono i consumi e la circolazione della ricchezza. La politica economica di Giolitti si mosse su quattro piani: • sostegno diretto al settore industriale; lo Stato finanziava fabbriche e industrie che necessitavano di denaro; • mantenimento della politica protezionista; • aumento delle commesse pubbliche, cioè della domanda dello Stato di beni industriali necessari allo sviluppo del Paese: in tal modo, l’industria italiana non soffriva le conseguenze del protezionismo degli altri Paesi, perché lo Stato acquistava gran parte della sua produzione; • costruzione di un sistema di trasporto efficiente e non condizionato da interessi privati: la rete ferroviaria, che alcune imprese private gestivano inadeguatamente, fu nazionalizzata. Inoltre, Giolitti fece estendere la rete ferroviaria e portare a termine il traforo del Sempione, aprendo una strategica via di comunicazione con le regioni nordeuropee. Operai impegnati nello scavo della galleria del Sempione. L’impresa fu molto impegnativa e costò la vita ad alcuni minatori.

Il Mezzogiorno non supera la sua storica arretratezza L’eccezionale sviluppo economico e sociale dei primi anni del Novecento riguardò soprattutto l’Italia settentrionale, in particolare il «triangolo industriale» che aveva come vertici le città di Genova, Torino e Milano. Il Mezzogiorno rimase escluso: l’industria non mise radici e l’agricoltura continuò a essere legata a metodi tradizionali, con la prevalenza del latifondo improduttivo. La miseria diffusa provocò una nuova impressionante ondata di emigrazioni: tra il 1901 e il 1913 emigrarono verso le Americhe circa 8 milioni d’italiani.

32

Unità 1 ( L’età dell’imperialismo


La ripresa della politica coloniale: la conquista della Libia Giolitti non era un sostenitore dell’avventura coloniale e, infatti, aveva abbandonato i progetti dei suoi predecessori. Nazionalisti e industriali, però, continuavano a sostenere le ragioni del colonialismo italiano. I nazionalisti volevano che l’Italia diventasse una grande potenza e consideravano la conquista delle colonie un passaggio decisivo. Gli industriali speravano che una guerra coloniale desse loro grandi occasioni di guadagno. La forte pressione dei nazionalisti spinse infine Giolitti a occupare la Libia, che allora faceva parte dell’Impero ottomano. La guerra iniziò nel 1911. Mentre l’esercito italiano doveva confrontarsi con la forte resistenza della popolazione libica, le operazioni militari furono estese al mar Egeo, dove gli italiani occuparono l’isola di Rodi e il piccolo arcipelago del Dodecaneso. Nel 1912 l’Impero ottomano fu costretto a firmare la pace di Losanna con cui cedeva la Libia all’Italia.

COMPRENDO IL TESTO Completa le frasi indicando i gruppi motivati a riprendere la politica coloniale. a. I ………………………………………… ritenevano che il possesso di colonie potesse consentire all’Italia di diventare una grande potenza. b. Gli ………………………………………… erano convinti di poter trarre occasioni di guadagno dalle colonie.

Avanzata delle truppe italiane nel deserto.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la tabella inserendo le iniziative politiche del governo Depretis elencate. Poi, sulla base della tabella, fai una sintesi orale del paragrafo. • Protezionismo: dazi e dogane introdotti per «proteggere» i prodotti italiani dalla concorrenza straniera • Patto con la Germania e l’Austria: Triplice alleanza (1882) • Abolizione della tassa sul macinato (1884) • Modifica della legge elettorale: estensione del suffragio (1882) • Introduzione dell’istruzione elementare obbligatoria: legge Coppino (1877) • Partecipazione alla spartizione coloniale dell’Africa Riforme politiche e sociali

…………………………………………………..……………………………………..………………..………………………………………..………………………… …………………………………………………..……………………………………..………………..………………………………………..………………………… …………………………………………………..……………………………………..………………..………………………………………..…………………………

Politica economica

…………………………………………………..……………………………………..………………..………………………………………..………………………… …………………………………………………..……………………………………..………………..………………………………………..…………………………

Politica estera

…………………………………………………..……………………………………..………………..………………………………………..………………………… …………………………………………………..……………………………………..………………..………………………………………..…………………………

2. Utilizza gli elementi elencati per costruire sul tuo quaderno una mappa concettuale dell’espansione coloniale italiana in Africa orientale.

1882 – Truppe del negus d’Abissinia – Governo italiano – 1887 – Compagnia Rubattino – Dogali – Porto di Assab – Corno d’Africa – Truppe italiane

Lezione 4 ( Italia: dalla Sinistra storica all’età giolittiana

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P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Autodeterminazione Il diritto di autodeterminazione dei popoli consiste nella libertà di ciascun popolo, costituitosi in Stato, di decidere autonomamente del proprio destino e di utilizzare secondo i propri obiettivi le risorse di cui dispone. L’imperialismo è la più chiara ed evidente negazione di tale diritto. Le potenze imperialiste, infatti, sottomettono popoli e territori e impongono i loro interessi, se necessario anche ricorrendo all’uso della forza.

OTTOCENTO, UN SECOLO CONTRADDITTORIO: «RISVEGLIO DEI POPOLI» E IMPERIALISMO

Prima metà del XIX secolo: il «risveglio dei popoli» È possibile dividere il XIX secolo in due parti molto diverse tra loro: la prima metà del secolo fu contraddistinta dal «risveglio dei popoli», cioè dalla prepotente affermazione delle nazionalità contro la dominazione straniera; l’autodeterminazione dei popoli è stato il criterio guida dei primi cinquanta-sessant’anni del secolo. La seconda metà del secolo, invece, fu caratterizzata dall’imperialismo, cioè da un fenomeno di segno completamente opposto. Nella prima metà dell’Ottocento numerose nazionalità, specialmente in Europa, si batterono per conquistare il diritto ad autodeterminarsi, liberandosi dall’oppressione di potenze straniere. Si pensi a vari casi di «risorgimento nazionale»: • i greci contro i turchi; • i polacchi contro la triplice oppressione di Austria, Prussia e Russia; • gli italiani contro l’Impero austriaco.

Seconda metà del XIX secolo: l’imperialismo Nella seconda metà del XIX secolo, invece, numerosi Paesi europei, anche quelli che fino a pochi decenni prima si erano battuti per conquistare la propria indipendenza nazionale, praticarono politiche imperialiste a danno di altri popoli, sottomettendoli con la forza e sfruttandone le risorse. Pensiamo all’Italia: fino al 1860 fu impegnata nel Risorgimento nazionale contro la dominazione austriaca; a partire dai primi anni Ottanta, invece, condusse una politica imperialista nell’Africa del Nord e in quella orientale. NEO-IMPERIALISMO E DIRITTO ALL’AUTODETERMINAZIONE

L’imperialismo novecentesco Nel corso del XX secolo, il declino delle grandi potenze imperialiste (Regno Unito e Francia) e l’avvio del processo di decolonizzazione in Africa e in Asia hanno fortemente ridimensionato lo sfruttamento coloniale europeo nei confronti dei Paesi in via di sviluppo. Ciò, tuttavia, non ha posto fine al fenomeno imperialista, che ha assunto semmai nuove facce. Dopo la Seconda guerra mondiale, infatti, il mondo è stato diviso in sfere d’influenza dominate dalle due grandi superpotenze, Stati Uniti e Unione Sovietica, vincitrici sul nazifascismo. Entrambe hanno praticato politiche imperialiste nelle parti del mondo soggette al loro dominio. • Stati Uniti: la politica di Washington nei confronti dell’America latina, per esempio ha l’obiettivo di mantenere il controllo sui governi del Centro e del Sud America (considerato come «il cortile di casa», Volontari garibaldini impegnati in un combattimento contro gli austriaci durante la Terza guerra d’indipendenza (1866).

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Unità 1 ( L’età dell’imperialismo


I curdi festeggiano a Erbil, in Iraq, l’indipendenza ottenuta con un referendum il 25 settembre 2017.

cioè un territorio confinante su cui si ritiene legittimo estendere il potere) e di sfruttarne le risorse naturali e le materie prime. • Unione Sovietica: Mosca, fino agli anni Novanta del XX secolo, ha praticato una politica imperialista sia nei confronti delle «democrazie popolari» dell’Europa centro-orientale (Polonia, Repubblica democratica tedesca, Cecoslovacchia, Ungheria, Bulgaria, Repubbliche baltiche), sia nei confronti di alcuni Stati, come per esempio l’Afghanistan, collocati a ridosso delle sue frontiere asiatiche.

Esiste ancora l’imperialismo? Oggi, l’imperialismo, così come l’abbiamo conosciuto tra il XIX e il XX secolo, non esiste più o, per lo meno, non si manifesta con la stessa violenza del passato. Tuttavia, molto spesso le relazioni internazionali tra gli Stati sono ancora improntate a una logica imperialista. • In Africa, le antiche potenze coloniali europee esercitano sia un ruolo fondamentale nella politica e nell’economia di molti Stati, nonostante quasi tutti i Paesi del continente siano formalmente indipendenti. • In Medio Oriente, una regione strategica per l’economia mondiale a causa della presenza del petrolio e di altre risorse energetiche, le grandi potenze intervengono nelle relazioni conflittuali tra gli Stati, arrivando anche a limitare o negare il diritto all’autodeterminazione di molti popoli (per esempio i curdi o i palestinesi).

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente.

denza autonomia nazionalismo indipen o sionism ale colonizzazione nazion r e t n i ità comun decolonizzazione sione s i m o t t so nite imperialismo zioni u a n e l l e Carta d ione controllo politico oppress one separatismo secessi ione z a c i d riven

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. Quale differenza caratterizza l’imperialismo della seconda metà del XIX secolo dall’imperialismo del secondo dopoguerra? 2. A partire dagli anni Novanta del XX secolo a oggi, nei Paesi dell’Est europeo e nell’area balcanica si sono diffusi numerosi movimenti separatisti e indipendentisti: individuate le cause che portano alla separazione dei popoli e quali nuovi Stati si sono costituiti pacificamente e quali, invece, a seguito di conflitti militari.

Unità 1 ( L’età dell’imperialismo

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SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

BES Lezione 1 La nascita dell’imperialismo Tra il 1870 e il 1914 il colonialismo assunse i caratteri di conquista militare e sottomissione politica ed economica dei popoli: si trasformò così in imperialismo, giustificato dal darwinismo sociale e dai diffusi nazionalismi. Nella Conferenza di Berlino del 1884, quattordici Stati si divisero il continente africano «a tavolino». In Asia il Regno Unito s’impossessò dell’India, la Francia della parte sud-orientale e la Cina finì per essere completamente controllata dalle potenze europee. A fine secolo emersero altre potenze: Germania, Giappone e Stati Uniti. Lezione 2 Le potenze imperialiste in Europa Durante il regno della regina Vittoria, il Regno Unito fu governato dai conservatori e poi, dal 1905, dai liberali, che attuarono importanti riforme sociali e politiche. Nel 1906 nacque il Partito laburista, di orientamento socialista e impegnato nella difesa dei lavoratori. Nel 1870, dopo la sconfitta di Napoleone 3° con la Prussia, la Francia tornò a essere una Repubblica e avviò importanti riforme sociali. L’Impero tedesco, nato nel 1871, diventò una grande potenza politica ed economica sotto la guida del cancelliere Bismarck. Lezione 3 Crisi e declino degli imperi multinazionali Verso la fine dell’Ottocento, Impero russo, Impero asburgico e Impero ottomano erano caratterizzati da arretratezza economica e inefficienza amministrativa. Dominavano inoltre su vasti territori occupati da gruppi etnici diversi che aspiravano all’autodeterminazione. Questi fattori causarono il loro graduale declino. Lezione 4 L’Italia: dalla Sinistra storica all’età giolittiana Dal 1876 al 1887 la Sinistra storica di Depretis attuò riforme sociali e politiche, tentò l’espansione coloniale in Africa e firmò con Germania e Austria la Triplice alleanza. Il successore Crispi incrementò l’intervento statale in economia e nella vita sociale (con misure autoritarie e repressive) e tentò, fallendo, una nuova avventura coloniale. A fine secolo nacque il Partito socialista italiano; l’enciclica Rerum novarum di papa Leone 13° favorì il ritorno dei cattolici alla vita politica. Il governo Giolitti (1903-1914) rafforzò la democrazia e il decollo industriale, promosse riforme sociali e riprese l’espansione coloniale in Libia.

36

Unità 1 ( L’età dell’imperialismo


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. Snaturamento delle economie locali – Occupazione di Asia e Africa – Darwinismo sociale – Materie prime – Nazionalismo esasperato – Merci – Protezionismo

IMPERIALISMO (1870-1914)

Cause

………..……………………......................… ………..…………………...............….......…

legittimato da

Effetti

Rafforzamento economico

Protagonisti

………..…………………................….......… ………..…………………….......................…

Fornitura di

Regno Unito vittoriano

Conquista militare

Francia della 3° Repubblica

Sottomissione politica

Germania di Bismarck

Asservimento economico

Giappone

………..……………………...………….......……......…

………..……………………......................…

Esportazione delle

………..……………………......................…

………..…………………….........................….....…

prodotte e

Stati Uniti

Razzismo

………..……………………......................… ………..……………………......................… ………..……………………......................…

Sinistra storica

Italia governata da

favorisce ………..……………………...................................…

Colonialismo

Decollo industriale

Unità 1 ( L’età dell’imperialismo

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VE RI FI CA

1. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. Protagonista del colonialismo tra XVI e XVII secolo fu il Regno Unito.

V

F

b. L’espansione europea del XIX secolo coincise in Cina con la crisi della dinastia Manciù.

V

F

c. Le «guerre dell’Oppio» furono combattute dal Regno Unito contro l’Impero ottomano.

V

F

d. Nel 1898 Cuba divenne un protettorato statunitense.

V

F

e. Il Giappone nel 1905 occupò la Manciuria.

V

F

f. Bismarck salì al potere grazie all’aiuto del Partito socialista.

V

F

g. La Russia aveva un’industria solida grazie agli investimenti delle classi alte della società.

V

F

h. L’Impero austro-ungarico, all’inizio del Novecento, era una delle principali potenze europee.

V

F

i. La Sinistra storica era erede del pensiero politico di Cavour.

V

F

l. Depretis inaugurò la pratica parlamentare del trasformismo.

V

F

m. Crispi considerava la Germania di Bismarck il proprio modello politico.

V

F

n. Giolitti era il rappresentante politico della grande borghesia industriale.

V

F

2. Completa la tabella relativa alle forme di governo presenti in Europa all’inizio del Novecento. Russia

..………………………………………………………………………………………………

Regno Unito

..………………………………………………………………………………………………

Francia

..………………………………………………………………………………………………

Germania

..………………………………………………………………………………………………

Austria-Ungheria

..………………………………………………………………………………………………

3. Completa il testo con i termini o le espressioni corrette. Francesco Crispi, un altro esponente della ……………………………………………………… parlamentare, aveva come obiettivo principale il consolidamento dello ………………………………………………………. Perciò rafforzò i poteri del governo a scapito di quelli del Parlamento, favorì l’intervento statale in campo economico e sociale, varando un codice ……………………………………………………… più moderno, costruendo un sistema ……………………………………………………… pubblico, incrementando il controllo statale sugli enti ecclesiastici di beneficenza, intervenendo con durezza in occasione delle proteste dei ………………………………………………………. Come il suo predecessore, egli continuò una politica economica protezionista e riprese il tentativo di penetrazione dell’Italia in ……………………………………………………… e nel ……………………………………………………… d’Africa. Il tentativo di controllo coloniale italiano fallì definitivamente con la sconfitta di ………………………………………………………, in seguito alla quale Crispi fu costretto a ……………………………………………………….

38

Unità 1 ( L’età dell’imperialismo


4. Termina le frasi scegliendo il completamento esatto. 1. La Rerum novarum era: a un’enciclica papale.

2. La Rerum novarum sosteneva: a la lotta di classe.

b una legge dello Stato. c un documento di propaganda.

b il diritto dei lavoratori ad associarsi. c il diritto alla ribellione armata.

5. Collega ogni parola nella colonna di sinistra al suo contrario nella colonna di destra. Assumi come riferimento il significato che le parole hanno nell’Unità appena studiata. 1. Nazionalismo

a. Sottomissione

2. Supremazia

b. Protezionismo

3. Laburisti

c. Cosmopolitismo

4. Liberismo

d. Sinistra

5. Destra

e. Capitalisti

6. Socialisti

f. Conservatori

6. Completa la tabella relativa alla politica di Depretis (l’esercizio è già avviato). Obiettivi

Strategia

Azioni - Istruzione

Politica sociale

Rispondere ai bisogni del ceto medio

Promozione di riforme sociali e politiche

..………………………………: 5 anni (di cui 2 obbligatori e gratuiti)

- Abolizione della ..…………………………………………………

- Modifica della ..…………………………………………………

- Introduzione di ..……………………………………………………

Politica economica

..…………………………………………………… ……………………………………………………

Politica estera

Trasformazione dell’Italia in un moderno Paese europeo

Varo della politica protezionista

- Partecipazione alla spartizione coloniale dell’………………………………………… - Mutamento delle alleanze: stipula della Triplice alleanza

..…………………………………………………

- Sovvenzione di alcuni ..…………………………………………………

- Firma della ..…………………………………………………

- Tentativo di conquista del ..…………………………………………………

Unità 1 ( L’età dell’imperialismo

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VE RI FI CA

7. Completa la linea del tempo inserendo gli eventi elencati. a. Prima rivoluzione russa

c. Rivolta dei Boxer

b. Inizio dell’età dell’imperialismo

d. Conferenza di Berlino

1876

1884-1885

1905

1900

8. Date le definizioni, scrivi il termine corrispondente. a. Teoria che afferma la presenza nella società umana di soggetti più forti destinati a dominare: ................................... ..............................................................................................................................................................................................................................................................

b. Rivendicazione violenta della supremazia della propria nazione sulle altre:

...............................................................................

c. Forma di tutela politica e militare esercitata da uno Stato più potente nei confronti di un altro: .................................. ..............................................................................................................................................................................................................................................................

d. Contadini che vivono in una condizione servile senza poter abbandonare la terra in cui lavorano:

............................

..............................................................................................................................................................................................................................................................

9. Esegui sulla carta le attività indicate. • Distingui con colori diversi i territori sotto il dominio coloniale di Regno Unito, Francia e Giappone. • Inventa un simbolo per indicare la guerra e collocalo sulle due nazioni che combatterono tra loro nel 1904-1905.

40

Unità 1 ( L’età dell’imperialismo


FACCIAMO STORIA INSIEME

Il fardello dell′uomo bianco Rudyard Kipling (1865-1936) è stato uno scrittore e poeta britannico vissuto nel XIX secolo, all’epoca della massima espansione dell’Impero britannico. Trascorse in India, la «perla dell’Impero», molti anni e fu dunque immerso nel mondo e nella mentalità coloniale. In questa famosa poesia, Kipling si rivolge ai «fratelli» americani impegnati nelle loro prime imprese di colonizzazione. Tipo di documento: testo, poesia Autore: Rudyard Kipling Epoca: XIX secolo

Il fardello dell’uomo bianco raccogliete… Mandate lontani i giovani migliori… Legate all’esilio i vostri figli, per mettervi al servizio dei nostri prigionieri a mantenere in alta uniforme l’ordine tra i selvaggi… Popoli ostili, da poco assoggettati, per metà demoni e per metà bambini. […] Il fardello dell’uomo bianco raccogliete… Sono finiti i giorni dell’infanzia… Gli allori ottenuti facilmente, le lodi profferite con larghezza. La vostra virilità ad appurare sarà ora, negli anni ingrati, e spietato – per saggezza acquisita a caro prezzo – solo il giudizio dei vostri pari! Rudyard Kipling’s Verse. Definitive edition, Hodder and Stougthon, 1966

COMPRENDO IL TESTO A coppie rispondete alle domande dopo aver letto il testo, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. Che cosa significa «fardello»? 2. Che cosa significa dunque l’espressione «fardello dell’uomo bianco»? 3. Sottolinea le parti del testo che indicano la missione dell’uomo bianco. 4. Secondo te, perché l’autore afferma che sono finiti i giorni dell’infanzia e che sono sopraggiunti gli anni ingrati? 5. Qual è il soggetto degli ultimi quattro versi?

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. Dopo la Seconda guerra mondiale (1945) è nata l’Organizzazione delle nazioni unite (ONU), con sede a New York. I suoi ambiti d’intervento erano essenzialmente due: • politico: discutere pacificamente e democraticamente i grandi problemi del mondo; • militare: intervenire nelle aree di crisi per imporre con la forza il «cessate il fuoco». Nella seconda parte del XX secolo e in questo inizio di XXI secolo, si è imposto il concetto di «guerra umanitaria»: il «fardello» oggi è dunque la responsabilità della comunità internazionale riunita nell’ONU di fronte a crisi umanitarie che richiedono un intervento diretto e pratico per essere affrontate. Individuate con una ricerca almeno due esempi di «guerra umanitaria».

Unità 1 ( L’età dell’imperialismo

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La Grande guerra e il dopoguerra

UNITÀ

2

Nell’estate del 1914, a Sarajevo, l’erede al trono d’Austria-Ungheria Francesco Ferdinando è vittima di un attentato da parte di un nazionalista serbo. A quarant’anni dall’ultimo con itto sul suolo europeo, il continente precipita in una crisi gravissima sfociata nello scoppio di una grande guerra mondiale, che dura fino al 1918 e coinvolge anche moltissimi Stati extra-europei. È un conflitto n c nti nella storia dell’umanità non solo per la quantità di morti, feriti e distruzioni che lascia dietro di sé, ma anche per le conseguenze destabilizzanti sul piano politico e diplomatico e per le profonde trasformazioni dell’apparato industriale. La Prima guerra mondiale cambia per sempre il volto del mondo e la mentalità degli uomini e delle donne.

1919 Conferenza di pace di Versailles

1915

1912-1913

L’Italia in guerra a fianco dell’Intesa

Guerre balcaniche

1900

1910

1920

1907

1914

Triplice intesa tra Regno Unito, Francia e Russia

Attentato di Sarajevo: inizia la Prima guerra mondiale

1918 Fine della Prima guerra mondiale

1917

Che cosa sai già… v Nell’ultima parte dell’Ottocento le grandi potenze europee, soprattutto Regno

Unito e Francia, avviano una politica imperialista. v Le principali vittime dell’imperialismo europeo sono il continente africano e quello asiatico. v Nel 1876 la Sinistra scalza la Destra storica al governo dell’Italia. Sotto i governi Depretis e Crispi l’Italia allarga le basi del suffragio elettorale e promuove una politica di riforme sociali ed economiche. Sotto i governi Giolitti, l’Italia diventa uno Stato liberale e si avvia al decollo industriale. v L’Italia partecipa all’avventura coloniale insediandosi nel Corno d’Africa e in Libia.

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Gli Stati Uniti in guerra a fianco dell’Intesa Rivoluzione russa


Nell’Europa centrale gli imperi che dichiararono la guerra nel 1914 occupavano la maggior parte del territorio.

Gli Stati dell’Intesa avevano l’appoggio di un gran numero di altri Paesi in altri continenti. Nonostante ciò la guerra fu lunga e logorante per entrambi gli schieramenti.

1922 Grande sviluppo economico degli Stati Uniti

1920

ma ale

1930 1923 Nasce la Repubblica turca

1929 Crollo di Wall Street

1940 1932 Presidenza di Roosevelt e avvio del New Deal

…e che cosa imparerai v All’inizio del XX secolo i cittadini europei sono convinti di vivere in un’epoca di progresso (Belle Époque). In

realtà, gravi contraddizioni politiche, economiche e militari minacciano la pace europea. v Nei Balcani si concentrano le maggiori tensioni e il nazionalismo slavo entra in conflitto con gli interessi di potenza dell’Impero asburgico. v Nel 1914 l’assassinio dell’erede al trono asburgico a Sarajevo fa precipitare la crisi. In breve le maggiori potenze europee entrano in guerra: da un lato l’Intesa (Regno Unito, Francia, Russia e, dopo il 1915, Italia), dall’altro gli Imperi centrali (Germania, Austria, Turchia). La guerra si conclude nel 1918 con la vittoria dell’Intesa. v Gli anni dell’immediato dopoguerra sono tormentati da conflitti sociali e politici. Nel 1929, a partire dagli Stati Uniti d’America, si diffonde una devastante crisi economica e finanziaria.

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LEZIONE

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L’Europa verso la guerra

1 L’Europa della Belle Époque Anni di pace e di progresso

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea le parole chiave che descrivono il clima della Belle Époque e confronta le tue scelte con quelle dei tuoi compagni.

Il pittore Toulouse-Lautrec rappresentò il mondo della Belle Époque con figure quasi grottesche, esprimendo così la percezione delle contraddizioni di quell’epoca.

L’ultima guerra combattuta sul suolo europeo risaliva al 1870,, cioè ai tempi della guerra franco-prussiana. All’inizio del Novecento, quindi, milioni di europei vivevano la condizione di pace. Alla pace si era accompagnato un periodo di straordinario sviluppo economico, tecnologico e sociale,, che aveva radicalmente trasformato la vita quotidiana di milioni di esseri umani. La vita delle classi medie era notevolmente migliorata, tanto che molte persone erano in grado di permettersi svaghi, per esempio un periodo di vacanza durante l’anno, che in passato erano stati esclusivo privilegio delle classi più ricche e benestanti. Gli operai e i contadini continuavano a subire condizioni di lavoro molto dure, con bassi salari, ma la crescente consapevolezza dei divari sociali e dei propri diritti, li portò a lottare con maggior determinazione per migliorare la loro esistenza. Gli anni compresi tra il 1870 e l’inizio del XX secolo vengono ricordati con il nome di Belle Époque, «età bella», proprio a causa del generale clima di speranza e di ottimismo che regnava nella società europea.

Particolare del dipinto di enri reve , Una serata al Pre-Catelan. l re atelan era un ristorante parigino alla moda.

Le Belle Époque è attraversata da gravi tensioni In realtà, la Belle Époque fu molto meno «bella», armoniosa e pacifica. La società europea, infatti, era percorsa da gravi tensioni e contraddizioni di tipo politico, economico e militare, pronte a esplodere da un momento all’altro. Nei prossimi due paragrafi cercheremo di capire sia le cause storiche remote, cioè i fenomeni che duravano da tempo, che concorsero a preparare il terreno per lo scoppio del conflitto (vedi paragrafo 2), sia le cause occasionali, cioè gli eventi particolari e circoscritti che servirono da pretesto per l’inizio delle ostilità (vedi paragrafo 3).

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Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra


2 Le cause remote:

COMPRENDO IL TESTO Perché la Germania costituiva una minaccia per il Regno Unito?

le tensioni tra le grandi potenze

.......................................................................... ..........................................................................

Le potenze imperialiste sono divise da forti contrasti

..........................................................................

All’inizio del XX secolo, la questione coloniale rappresentava uno dei principali motivi di tensione internazionale. Tra la fine del XIX e il principio del XX secolo, il primato della Francia e del Regno Unito era stato messo in discussione dalla Germania, che aveva avviato la propria politica coloniale conquistando territori in Africa e sul Pacifico, minacciando così gli imperi coloniali britannici e francesi. In Francia, inoltre, dopo l’umiliante sconfitta del 1870, l’opinione pubblica coltivava un accesissimo spirito di revanche («rivincita»): molti aspiravano a riprendersi l’Alsazia e la Lorena, cioè le regioni occupate dalla Germania al termine della guerra franco-prussiana.

.......................................................................... ..........................................................................

Il sistema delle alleanze militari Il diffuso nazionalismo spingeva ogni potenza a emergere sulle altre ma, per raggiungere tale obbiettivo, era necessario creare un sistema di alleanze. All’inizio del Novecento lo scenario politico presentava quindi due schieramenti contrapposti: • dal 1882, Germania, Austria e Italia erano unite da un patto difensivo, la Triplice alleanza, che prevedeva l’entrata in guerra di tutti i membri se uno dei Paesi fosse stato aggredito; • dal 1907, Francia, Regno Unito e Russia erano legate da accordi politici, militari ed economici, la Triplice intesa.

oto allegorica della riplice intesa da sinistra, la rancia, il egno Unito, la ussia.

LAVORO SULLA CARTA Le aree di tensione nell’Europa dei primi anni del Novecento Su questa carta le aree colorate sono quelle che, per ragioni diverse, erano oggetto di contesa da parte di alcuni Stati. Si tratta di situazioni di grave conflittualità che nel loro insieme contribuirono a fare dell’Europa una polveriera pronta a esplodere. Rispondi alla domanda. • Quali terre rivendicava l’Italia? Ricordi a quale Stato appartenevano? ........................................................................................................ ........................................................................................................ ........................................................................................................

Lezione 5 ( L’Europa verso la guerra

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LEZIONE LEZIONE

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La corsa al riarmo alimenta il rischio della guerra

COMPRENDO IL TESTO In che modo il riarmo favorì l’economia delle potenze europee? .......................................................................... .......................................................................... .......................................................................... .......................................................................... .......................................................................... ..........................................................................

Nel clima di tensione politica internazionale che si era creato, molti Paesi europei intrapresero una vera e propria corsa agli armamenti. Gli Stati investirono sempre maggiori risorse economiche per rafforzare gli eserciti: nel 1880 le potenze europee avevano sostenuto spese militari per 132000000 di sterline; nel 1914 la cifra era triplicata, giungendo a 400000000 di sterline. Il riarmo, del resto, non era solo una spesa, cioè non comportava solo una sottrazione di ricchezza dello Stato, ma era anche un elemento di sviluppo dell’economia. La costruzione di nuove armi, infatti, faceva lavorare a pieno ritmo l’industria siderurgica e stimolava la ricerca tecnologica. Da un lato dava occupazione a migliaia di lavoratori, dall’altro era un’ottima occasione di guadagno per gli industriali. Dopo decenni di pace, il clima culturale era nel complesso favorevole alla guerra. I movimenti nazionalistici, che proclamavano il diritto del proprio Paese a espandersi anche a danno dei Paesi vicini, vedevano nella pace un adeguamento a situazioni di comodo e un ostacolo al vero progresso. Queste idee erano esaltate anche da molti intellettuali: in Italia, il poeta Filippo Tommaso Marinetti definì la guerra la «sola igiene del mondo», cioè un mezzo per rinnovare la società dando spazio a uomini dinamici, forti, pronti a lottare coraggiosamente per la propria patria.

artolina patriottica rappresentante la arianne sim olo della rancia che reclama ulteriori armi.

DENTRO LA STORIA Flotte sempre più potenti Nel 1898 e nel 1900 il governo tedesco finanziò la costruzione di una potente flotta da guerra provocando un peggioramento dei rapporti con il Regno Unito. I britannici lanciarono a loro volta un piano per la costruzione di navi da guerra: tra il 1906 e il 1914 realizzarono 20 corazzate e 9 incrociatori da battaglia; i tedeschi, nello stesso periodo, costruirono 13 corrazzate e 5 incrociatori da battaglia. Le dimensioni di un incrociatore da battaglia come il tedesco Seydlitz (lunghezza 200 metri circa, peso 23 700 tonnellate, corazza in acciaio spessa quasi 30 centimetri) possono dare un’idea dell’enorme sforzo produttivo ed economico messo in atto.

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Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra

L’incrociatore tedesco Seydlitz.


3 Le cause occasionali: la questione balcanica fornisce il pretesto della guerra

Gli schieramenti politici nei Balcani I Balcani erano considerati una «polveriera» pronta a esplodere da un momento all’altro. In quella regione, infatti, si concentravano enormi problemi legati alla crisi dell’Impero ottomano, alle aspirazioni indipendentiste di alcuni popoli e agli interessi geopolitici delle grandi potenze, specialmente dell’Impero austriaco e di quello russo. In Turchia, la «rivoluzione dei Giovani turchi», che nel 1908 aveva portato al potere un gruppo di giovani ufficiali ben decisi a fare della Turchia un Paese moderno e sviluppato, era sostanzialmente fallita: l’Impero ottomano rimaneva il grande «malato» della politica internazionale ed era sempre più debole; di questa debolezza intendevano approfittare sia i Paesi balcanici che ancora desideravano l’indipendenza, sia le potenze europee per estendere la loro egemonia. Così fu: • nel 1908 la Bulgaria ottenne l’indipendenza; l’Austria invece annettè al suo impero la Bosnia-Erzegovina (su cui esercitava una specie di protettorato fin dal 1878); • nel 1912 l’Italia occupò la Libia, possedimento turco; • negli stessi anni la Serbia, nel corso di due guerre (le cosiddette «guerre balcaniche»), diventò il Paese balcanico più potente e si alleò strettamente alla Russia, che aspirava a diventare la potenza di riferimento per tutti i popoli slavi. Serbia e Russia non gradivano che l’Austria avesse possedimenti diretti nei Balcani. In Bosnia, inoltre, vivevano numerosi serbi che volevano riunire la Bosnia alla Serbia. Tra i due schieramenti la tensione aumentò sempre più.

l leader dei iovani turchi, ehmed alaat ascià a destra con il suo attendente.

COMPRENDO IL TESTO Che cosa accomunava Russia e Serbia e cementava la loro alleanza? a Comune fede protestante. b Comune identità etnica slava. c Erano entrambi Stati socialisti.

L’assassinio dell’erede al trono austriaco fa precipitare la crisi Il 28 giugno 1914 a Sarajevo, capitale della Bosnia-Erzegovina, l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria, e sua moglie Sofia furono uccisi in un attentato. L’assassino, Gavrilo Princip (1894-1918), era un giovane studente serbo che apparteneva a un’organizzazione clandestina che si batteva contro gli austriaci per l’indipendenza della Bosnia. Nel contesto europeo, attraversato come abbiamo visto da tensioni fortissime, questo attentato ebbe conseguenze enormi e costituì la causa scatenante del conflitto mondiale. L’arresto dell’attentatore avrilo rincip.

Lezione 5 ( L’Europa verso la guerra

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LEZIONE LEZIONE

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4 L’Europa precipita nella guerra La crisi degenera in poche settimane COMPRENDO IL TESTO Quale Stato dà il via alla Prima guerra mondiale? Attraverso quale atto? ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Panslavismo Sentimento di solidarietà fra tutti i popoli slavi finalizzato alla creazione di un’unione politica di quei popoli sotto la guida del più grande e importante fra essi: la Russia.

Nel giro di appena due mesi l’intera Europa precipitò nella guerra. Il sistema delle alleanze tra gli Stati si trasformò, infatti, in un meccanismo implacabile che nessuno riuscì a fermare. Questa l’impressionante sequenza dei fatti: • 23 giugno – l’Austria pose alla Serbia un ultimatum difficile da accettare: la Serbia doveva riconoscere le proprie responsabilità nell’attentato e lasciare che le autorità austriache indagassero anche in territorio serbo (rinunciando così alla propria sovranità); • 28 luglio – l’Austria dichiarò guerra alla Serbia, nonostante il governo di Belgrado avesse accettato le durissime condizioni austriache; • 30 luglio – la Russia scese in guerra a fianco della Serbia in nome del panslavismo; • 1 agosto – la Germania dichiarò guerra alla Russia e il 3 agosto alla Francia; • 2 agosto – la Germania invase il Belgio, Paese neutrale, per colpire la Francia; • 4 agosto – il Regno Unito dichiarò guerra alla Germania; • 11-12 agosto – Francia e Regno Unito dichiararono guerra all’Austria.

LAVORO SULLA CARTA Prima guerra mondiale: le forze in campo La carta mostra gli schieramenti che si fronteggiarono in Europa nel primo conflitto mondiale. Rispondi alla domanda. • Gli schieramenti creatisi nel conflitto mondiale rispecchiano quelli della Triplice alleanza (Imperi centrali) e della Triplice intesa? Se no, in che cosa differiscono? ........................................................................................................ ........................................................................................................ ........................................................................................................ ........................................................................................................

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Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra


Nel giro di pochi mesi, il conflitto diventò mondiale: • il Giappone dichiarò guerra alla Germania per impossessarsi dei suoi possedimenti coloniali nel Pacifico; • la Turchia entrò in guerra a fianco della Germania; • gli Stati Uniti entrano in guerra a fianco di Regno Unito e Francia. Vedremo nella prossima lezione come si sviluppò il conflitto e quale fu il ruolo dell’Italia.

orazzata giapponese impiegata durante la rima guerra mondiale. l Giappone entrò in guerra a fianco della riplice intesa.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati.

ottomano – Germania – russo – Francia – austro-ungarico Fra Germania e .................................................................. per Alsazia e Lorena Rivalità fra gli Stati

L’Europa nel 1914

Fra Regno Unito, Francia e .................................................................. per ragioni coloniali Fra Impero .................................................................. e austro-ungarico per egemonia nei Balcani Nell’Impero ..................................................................

Movimenti indipendentisti Nell’Impero .................................................................. 2. La mappa riassume la situazione dell’Europa alla vigilia della Prima guerra mondiale e focalizza gli aspetti più rilevanti. Se dovessi dare un titolo alla mappa, quale ti sembrerebbe il più appropriato? a

L’Europa della Belle Époque

b

L’Europa alla vigilia del conflitto: le cause dello scontro

c

L’Europa dopo Sarajevo

d

L’Europa prima di Sarajevo

e

Nessuno dei titoli indicati. Propongo: .............................................................................................................................................................................................

Lezione 5 ( L’Europa verso la guerra

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù 1

L’attentato di Sarajevo Possono due soli proiettili di pistola uccidere nove milioni di persone? Sembra assurdo. Eppure i due proiettili sparati a Sarajevo il 28 giugno 1914 furono la scintilla che fece esplodere una guerra terribile.

UNA CALMA APPARENTE...

Quando l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo decise di recarsi a Sarajevo davvero non si aspettava di ricevere un’accoglienza simile. Quel distinto aristocratico dai baffoni all’insù, destinato a succedere sul trono imperiale al vecchio Francesco Giuseppe, era notoriamente favorevole alle rivendicazioni dei popoli slavi. Tutti lo sapevano. Era talmente favorevole da affermare pubblicamente che, una volta salito al trono, li avrebbe aiutati a soddisfare le proprie aspirazioni autonomiste. Perciò era sicuro di raccogliere affetto e consenso nelle strade della capitale bosniaca. La folla festante assiepata sui marciapiedi lungo il percorso che lo avrebbe condotto al ricevimento ufficiale sembrò confermargli quella impressione: una giornata di festa in una città amica.

Tra le famiglie entusiaste accorse a salutare il futuro sovrano si nascondeva, però, un gruppo di giovani serbobosniaci (alcuni non avevano ancora compiuto vent’anni) le cui intenzioni non erano amichevoli. Militavano in una formazione clandestina antiaustriaca, la «Mano nera», che combatteva per l’indipendenza delle province balcaniche. Ma l’arciduca non era amico dei popoli slavi? Già, è così; ma la faccenda è un po’ più complicata perché, com’è accaduto spesso nel corso della Storia, avere opinioni simili non sempre aiuta ad andare d’accordo. Il futuro imperatore, infatti, era sì filoslavo, ma non abbastanza da permettere che gli slavi abbandonassero l’impero e dessero vita a uno Stato indipendente. Insomma: amici, ma uniti.

L’arciduca e la moglie a Sarajevo, prima dell’attentato.

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2

…SI TRASFORMA IN UNA TRAGEDIA

Ma torniamo ai fatti. Il 28 giugno 1914 a Sarajevo tutto è pronto per accogliere l’ospite. Finalmente il corteo delle automobili su cui viaggiano i due ospiti si muove: nell’attesa che l’arciduca giunga a tiro, Gavrilo Princip, uno studente che fa parte del gruppo della «Mano nera», controlla nervosamente il revolver che nasconde nel panciotto della giacca. L’arciduca sfugge a un primo attentato condotto da uno dei complici di Princip. Francesco Ferdinando, arrivato al municipio della città, è visibilmente scosso e nervoso. Dopo un po’, decide di ripartire. Gavrilo Princip, forse convinto che il piano

sia fallito, si è allontanato dalla sua posizione, quando si accorge che il corteo di automobili si avvicina. Il giovane studente impugna la pistola, si fa largo tra la folla, prende la mira e spara. L’erede al trono si accascia nell’automobile. Con lui cade anche la moglie Sofia. La gente grida spaventata, i soldati si gettano sull’attentatore e lo immobilizzano. È accaduto tutto in un attimo: Francesco Ferdinando è ferito a morte. Nessuno in Europa e nel mondo sa ancora quale terribile destino si stia preparando. Nel volgere di un mese, tutti sapranno.

Particolare della copertina della «Domenica del Corriere» del 5 luglio 1914 che illustra l’attentato del 28 giugno.

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Pa AT ss LA at NT o E & ST Pr OR es IA en te

I sistemi delle alleanze PASSATO: FINE XIX SECOLO–INIZIO XX SECOLO

Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo si formano due sistemi di alleanze internazionali: • Triplice alleanza: Impero austro-ungarico, Germania e Italia (1882); • Triplice intesa: Regno Unito, Francia e Russia (1907). A partire dal 1914 le due alleanze si scontreranno nella Prima guerra mondiale, attirando a sé altri Stati e con un clamoroso voltafaccia da parte dell’Italia.

1

Alleanze «impure» Per ambizione di potenza l’Italia si alleò con l’Austria, contro cui aveva combattuto tre guerre d’indipendenza. Regno Unito e Francia si allearono con la Russia, simbolo dell’autocrazia e dell’assolutismo.

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2

Schieramenti di guerra al completo Triplice alleanza con Impero ottomano e Bulgaria. Triplice intesa con Serbia, Belgio, Montenegro, Giappone, Italia (dal 1915), Portogallo e Romania (dal 1916), Stati Uniti, Grecia, Siam e Brasile (dal 1917).


PRESENTE: XX-XXI SECOLO

Dopo la Seconda guerra mondiale (1945) e fino al 1991 il mondo è stato diviso in due grandi blocchi politico-militari: il blocco occidentale, guidato dagli Stati Uniti d’America, e il blocco comunista, guidato dall’Unione Sovietica. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica (1991), il mondo ha cessato di essere bipolare (due poli) ed è diventato multipolare (numerosi poli), con l’ascesa di nuove potenze globali come l’India e il Brasile.

3

Il mondo bipolare

4

Il mondo multipolare

Il blocco occidentale e il blocco comunista si formarono intorno alle due potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale. La contrapposizione fu politica, militare e ideologica e fu definita «Guerra fredda».

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LEZIONE

6

1914-1915: il primo anno di guerra

1 La guerra su due fronti COMPRENDO IL TESTO Colloca in uno dei due schieramenti, Imperi centrali (IC) e Intesa (I), i seguenti Stati: Turchia (………), Serbia (………), Bulgaria (………).

Neutralità È la condizione di uno Stato che sceglie di rimanere estraneo a un conflitto.

1914: il fronte occidentale e il fronte orientale Il 28 luglio 1914 l’Austria dichiarò guerra alla Serbia e in pochi giorni, per effetto del sistema delle alleanze internazionali, si delinearono due schieramenti: • gli Imperi centrali, cioè Austria e Germania, cui si aggiunsero Impero ottomano e Bulgaria; • Francia, Regno Unito e Russia (la Triplice intesa), al fianco della Serbia. Il conflitto si sviluppò inizialmente su due fronti principali, uno in Europa occidentale, l’altro in Europa orientale. Sul fronte occidentale nell’agosto 1914 le truppe tedesche varcarono il confine con il Belgio, nonostante la sua neutralità, e proseguirono in territorio francese; a settembre furono però arrestate sul fiume Marna. Sul fronte orientale l’esercito tedesco si scontrò con le truppe russe, che erano penetrate nella Prussia orientale, bloccandone l’avanzata. L’Austria, dal canto suo, avanzò in Galizia (una regione situata tra le attuali Polonia e Ucraina) dove fu però fermata nelle due battaglie di Leopoli (la città ucraina di Lvov) in agosto e settembre 1914, e dovette ritirarsi. In breve tempo i due fronti si stabilizzarono e iniziò una sanguinosa guerra di posizione, combattuta cioè nelle trincee sui fronti, che nei primi mesi di guerra costò la vita a centinaia di migliaia di soldati.

LAVORO SULLA CARTA Il fronte occidentale e quello orientale Le due carte mostrano la penetrazione tedesca sul fronte occidentale e orientale tra il 1914 e il 1918. Rispondi alle domande. 1. Quali furono i territori occupati dalle truppe tedesche sul fronte occidentale? Fin dove si spinse l’offensiva tedesca? ....................................................................................................... .......................................................................................................

2. Quali furono i territori occupati dagli Imperi centrali sul fronte orientale? ........................................................................................................ ........................................................................................................

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2 L’Italia e la guerra L’Italia dichiara la sua neutralità, ma gli italiani si dividono La Triplice alleanza che legava l’Italia all’Austria e alla Germania era un patto difensivo che impegnava ciascun Paese ad aiutare un alleato in caso di aggressione esterna. Questa volta, però, era stata l’Austria a dichiarare guerra alla Serbia e, quindi, l’Italia poteva scegliere legittimamente di non partecipare al conflitto. Nell’agosto 1914 il governo italiano, presieduto da Antonio Salandra, proclamò dunque la sua neutralità, suscitando lo sdegno e la rabbia degli austriaci e dei tedeschi, che si sentirono traditi. Al tempo stesso l’opinione pubblica italiana era profondamente divisa: da un lato c’erano gli interventisti, che volevano partecipare al conflitto, dall’altro i neutralisti, che volevano restarne fuori.

Il fronte interventista ha molti e diversi motivi a favore della guerra Nel fronte interventista si riconoscevano tante e diverse posizioni: • i nazionalisti vedevano nella guerra un’occasione per fare dell’Italia una grande potenza, in grado di confrontarsi da pari a pari con le maggiori potenze continentali; • il re Vittorio Emanuele III (1869-1947) era favorevole alla guerra perché pensava che la neutralità avrebbe screditato il prestigio internazionale dell’Italia; • gli irredentisti consideravano l’ingresso in guerra contro gli Imperi centrali come l’ultimo atto del Risorgimento perché avrebbe permesso di liberare quei territori, come Trento e Trieste («terre irredente»), che erano ancora sottoposti all’Austria; • i grandi industriali credevano che la guerra potesse essere un buon affare per loro grazie ai guadagni che avrebbero realizzato con le commesse militari, cioè con i beni venduti allo Stato per sostenere lo sforzo bellico.

COMPRENDO IL TESTO Perché gli irredentisti consideravano l’intervento in guerra come il momento conclusivo del Risorgimento? a Perché esistevano ancora territori italiani soggetti alla sovranità tedesca. b Perché esistevano ancora territori italiani soggetti alla sovranità austriaca. c Perché volevano ricontrattare i rapporti tra Stato italiano e Santa Sede.

l re ittorio manuele

.

Irredentismo

Socialisti e cattolici sono contrari alla guerra I neutralisti e i pacifisti erano la maggioranza della popolazione italiana: • i socialisti si opponevano alla guerra perché la consideravano uno scontro tra potenze imperialiste estraneo ai bisogni e alle speranze dei lavoratori. Una minoranza socialista, però, si manifestò a favore vedendo nella guerra una strada verso la rivoluzione sociale; • i cattolici erano contrari per motivi religiosi e morali e anche perché l’Austria era una monarchia cattolica; • alcuni liberali, tra cui Giolitti, pensavano che l’Italia avrebbe potuto ottenere dall’Austria, in cambio della neutralità, le regioni di Trento e Trieste.

Era il movimento politico a cui appartenevano coloro che volevano liberare i territori ancora soggetti all’Impero austro-ungarico, abitati da popolazioni di lingua italiana.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea i motivi del pacifismo socialista e di quello cattolico.

l socialista enito ussolini venne arrestato durante una manifestazione interventista.

Lezione 6 ( 1914-1915: il primo anno di guerra

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LEZIONE

6

Le «radiose giornate di maggio» e l’ingresso dell’Italia in guerra LAVORO SULLA LINGUA Quale funzione grammaticale ha la parola «radioso»? Che cosa significa? ……………………………………………………… ………………………………………………………

Il 26 aprile del 1915 il governo Salandra firmò, all’insaputa del Parlamento, il patto di Londra, un accordo segreto con l’Intesa in forza del quale l’Italia avrebbe partecipato alla guerra a fianco di Francia, Regno Unito e Russia e in cambio avrebbe ottenuto Trentino, Venezia Giulia, Tirolo meridionale, Istria e parte della Dalmazia. Nei giorni seguenti, poi definiti le «radiose giornate di maggio», le piazze delle maggiori città italiane furono invase dalla rumorosa iniziativa politica dei gruppi nazionalisti, che reclamavano a gran voce l’ingresso in guerra dell’Italia. Nonostante queste manifestazioni esprimessero le posizioni della minoranza del Paese, sembrava che gli italiani non desiderassero altro che partecipare al conflitto. Sollecitato dall’iniziativa nazionalista, il parlamento approvò l’accordo e il 24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra. La testata del quotidiano orriere della Sera del 2 maggio 1915.

Il fronte di guerra italiano

Mercato nero Compravendita illegale di prodotti alimentari o di altro tipo che, in tempo di guerra, non sono più disponibili nei negozi: i prodotti costano di più e chi gestisce questi traffici si arricchisce.

Il nuovo fronte italo-austriaco apertosi nel maggio 1915 era lungo circa 700 chilometri: andava dal golfo di Trieste al Trentino-Alto Adige, passando per il Veneto. Per l’esercito italiano la guerra si mostrò subito un impegno terribile, difficile da sostenere: in pochi mesi, nelle quattro battaglie sul fiume Isonzo morirono circa 250 000 uomini, senza ottenere alcun risultato.

3 Un nuovo tipo di guerra La Prima guerra mondiale è una guerra di massa

LAVORO SULLA LINGUA L’espressione «mercato nero» è una metafora: spiega con le tue parole a che cosa allude l’«oscurità» del mercato. ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

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La guerra scoppiata nel 1914 è stata chiamata «Grande guerra» per le sue dimensioni e le sue conseguenze. Si trattò della prima guerra di massa della storia: • fu combattuta da eserciti di dimensioni mai viste, composti da milioni di soldati; • coinvolse direttamente l’intera società civile: individui, famiglie, partiti e sindacati, organizzazioni culturali, giornali e riviste, scuole e università, imprese industriali. La popolazione civile dovette affrontare condizioni di vita molto dure perché divenne via via più difficile trovare i generi alimentari, i prezzi aumentarono e si diffuse il mercato nero.

Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra


Tutte le attività economiche si piegarono alle necessità della guerra, cioè alla produzione di armi, munizioni ed equipaggiamenti per i soldati. Sul piano sociale, l’effetto più importante causato dalla guerra fu che le donne sostituirono gli uomini impegnati al fronte e cominciarono a lavorare fuori dall’ambiente domestico. Per la prima volta nella storia, milioni di donne uscivano dalle case e abbandonavano i campi per trasformarsi in lavoratrici (operaie, impiegaperaie in una fa rica di viti. te, autiste, infermiere ecc.) che guadagnavano un salario o uno stipendio. Si trattò di un’enorme novità, che cambiò per sempre il ruolo delle donne nelle società occidentali. Un altro grande cambiamento riguardò il ruolo della stampa e dei media: giornali, manifesti e cerimonie pubbliche furono gli strumenti di una fortissima propaganda a favore della guerra. I governi le utilizzarono per guadagnare il consenso della popolazione e convincere le persone ad affrontare un terribile sacrificio nell’interesse della patria perché, in caso contrario, non sarebbe stato possibile mandare a combattere milioni di uomini.

COMPRENDO IL TESTO Spiega il nesso di causa-effetto tra: necessità di guadagnare il consenso della popolazione nello sforzo bellico B uso politico dei mass media. ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

2

LAVORO SULLA FONTE La campagna propagandistica a favore della guerra I manifesti documentano la massiccia campagna a sostegno della Grande guerra che fu promossa dai governi delle potenze belligeranti. Quelli a lato riguardano sia il reclutamento sia la vendita di titoli di Stato come fonte per finanziare gli investimenti pubblici per la guerra. Rispondi alle domande.

1

1. Osservando attentamente alcuni particolari e identificando la lingua dei messaggi scritti, sai dire a quali Paesi belligeranti appartengono questi tre manifesti?

3

1. ……………….……………………..……………….............................................. 2. ……………….……………………..……………….............................................. 3. ……………….……………………..……………….............................................. 2. Quale manifesto, secondo te, chiama al reclutamento? ….………………………........................................................................................

Lezione 6 ( 1914-1915: il primo anno di guerra

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LEZIONE

6

La tecnologia è al servizio della guerra La Grande guerra fu tale anche perché i progressi tecnologici resero possibile la costruzione di nuove armi dall’immenso potere distruttivo. Le moderne tecniche di produzione industriale, come per esempio la catena di montaggio, ne permisero la realizzazione in grande serie. Fu così che sui vari teatri di guerra (sia terrestri sia marini) comparvero armi non ancora sperimentate come: • i carri armati; • i sommergibili; • i gas venefici (cioè mortali). Per la prima volta nella storia della guerra ebbe un ruolo importante l’aviazione militare, con compiti sia di ricognizione (cioè di raccolta delle informazioni) sia di bombardamento di obiettivi civili e militari.

Un pilota lancia una om a a mano dall’aereo.

La «guerra lampo» si trasforma in guerra di posizione Come hai già letto a inizio di questa lezione, la guerra si trasformò nel giro di pochi mesi in una guerra di posizione. I comandi tedeschi avevano messo a punto un piano strategico, chiamato Blitzkrieg, «guerra lampo», che li avrebbe portati a una rapida vittoria, con rapidi spostamenti di truppe e in poche settimane. Il Blitzkrieg, però, fallì: la resistenza francese all’invasione tedesca, infatti, fu ben maggiore di quanto previsto dagli strateghi tedeschi. Il conflitto durò quasi cinque anni e fu combattuto prevalentemente su fronti stabili.

Le armi usate per la guerra di trincea La guerra di posizione attorno alle trincee implicava l’uso inevitabile di bombe a mano, di mortai e di mitragliatrici, che stroncavano facilmente qualsiasi attacco delle fanterie. Ma si utilizzarono anche altre armi ancora più micidiali: i lanciafiamme e i gas asfissianti, proibiti dalle convenzioni internazionali, furono impiegati massicciamente, prima dai tedeschi e poi da tutti i belligeranti. Gli aeroplani, che erano stati inventati all’inizio del secolo, furono perfezionati proprio durante la guerra: usati inizialmente per l’osservazione del nemico, divennero un’arma di attacco e di bombardamento. Un’arma nuova fu il carro armato: il tank fu inventato dai britannici per muoversi su terreni accidentati. Alle sue prime apparizioni terrorizzò i nemici, ma era ancora troppo lento e vulnerabile per costituire un’arma offensiva efficace. Verso la fine del conflitto fu comunque adottato sia dall’Intesa sia dagli Imperi centrali con accorgimenti tattici (attacco congiunto di un gran numero di carri seguito dalla fanteria) per sfondare le linee nemiche. Non fu invece mai usato sul fronte italiano perché il territorio era montuoso. Soldati tedeschi alla mitragliatrice.

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Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra


La guerra mostra subito il suo altissimo potenziale distruttivo La trasformazione della guerra di movimento in guerra di posizione comportò essenzialmente due cose: • gli eserciti contrapposti si bloccarono sui fronti di guerra; • sulle aree del fronte furono costruite linee difensive. Per sfondare le linee trincerate nemiche, gli eserciti usavano una tattica comune, basata su due fasi: • nella prima fase un massiccio bombardamento d’artiglieria doveva sconvolgere le trincee nemiche e ucciderne i difensori; • nella seconda fase un attacco in massa della fanteria doveva occupare la trincea nemica. Questa tattica si rivelò un fallimento: anche se i bombardamenti uccidevano molti soldati dentro le trincee, i superstiti, aiutati dal tiro delle loro artiglierie e dalle mitragliatrici, decimavano con relativa facilità gli attaccanti. Così ogni attacco, dell’uno e dell’altro esercito, si trasformava in una strage, per di più destinata a non spostare gli equilibri bellici. Questo spiega perché la Prima guerra mondiale fu molto più sanguinosa dei conflitti precedenti.

attaglia del onte odgora 19 luglio 1915 , presso orizia.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. La Prima guerra mondiale fu la prima guerra di massa.

V

F

b. Le attività industriali intensificarono la produzione di armi e munizioni.

V

F

c. Il conflitto si sviluppò prima sul fronte occidentale, poi su quello orientale.

V

F

d. La guerra di posizione si trasformò ben presto in guerra di movimento.

V

F

e. L’Italia entrò in guerra nel maggio 1915 al fianco della Triplice alleanza.

V

F

f. I socialisti e i cattolici italiani erano per lo più contrari alla guerra.

V

F

Individuo i nessi di causa-effetto 2. Collega le cause nella colonna di sinistra alle conseguenze nella colonna di destra. 1. I governi cercano il consenso dei cittadini…

a. …le donne cominciano a lavorare in fabbrica.

2. Le industrie utilizzano la catena di montaggio…

b. …si diffonde il «mercato nero».

3. Gli uomini sono impegnati al fronte…

c. …vengono prodotte armi in serie.

4. È difficile trovare generi alimentari nei negozi…

d. …massiccia campagna di propaganda.

Lezione 6 ( 1914-1915: il primo anno di guerra

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LEZIONE

7

La guerra totale

1 La guerra continua Nella guerra di posizione è favorito chi difende

COMPRENDO IL TESTO Perché, secondo te, le nuove strategie militari basate sulle trincee favorivano i difensori sugli attaccanti? Nel rispondere, considera due elementi: l’uso di armi automatiche (fucili, mitragliatori a ripetizione, cannoni) e la natura prevalentemente pianeggiante del fronte occidentale.

Durante le campagne del 1915 e del 1916 i contendenti cercarono di risolvere la guerra a loro favore in una sola battaglia decisiva. Ma questi sforzi accaniti, che costarono la vita a decine di migliaia di soldati, fallirono: le tattiche militari a cui erano costretti dalla guerra di posizione, come hai potuto leggere nella precedente lezione, favorivano nettamente chi difendeva rispetto a chi attaccava. Si creò quindi un sistema tale per cui nonostante le numerose e sanguinose offensive, il fronte occidentale rimase sostanzialmente stabile per quattro anni.

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Soldati italiani in trincea presso l’ sonzo.

DENTRO LA STORIA La vita in trincea Che cos’è la trincea? Il fronte occidentale era segnato da lunghe trincee. La trincea è il più semplice sistema di fortificazione difensiva: un fossato scavato nel terreno, nel quale i soldati possono ripararsi dal fuoco dei nemici. Nella Prima guerra mondiale, quando la guerra di movimento (cioè basata sull’avanzata rapida) si dimostrò impraticabile, le trincee divennero la sede dei battaglioni e delle divisioni della prima linea. Sia sul fronte franco-tedesco sia su quello italiano fu rapidamente costruita una fitta rete formata da due o tre linee di fossati (così se gli attaccanti superavano la prima linea, dovevano affrontare altri difensori), collegati tra di loro per mezzo di camminamenti. La difesa venne poi rafforzata con reticolati di filo spinato, sorretti da pali infilati nel terreno, postazioni di mitragliatrici, parapetti formati da sacchi di tela riempiti di sabbia o terra e, infine, muretti rafforzati da piastre d’acciaio dotati di feritoie per i tiratori scelti, i temuti «cecchini».

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Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra

Vivere o sopravvivere? Per i soldati vennero costruiti ricoveri sotterranei, ma le condizioni di vita erano durissime. Essi erano esposti alla pioggia, alla neve e al freddo d’inverno e al caldo d’estate. Con la pioggia e con la neve le trincee si trasformavano in stagni di acqua fetida o di fango gelato; le carenze igieniche favorivano la diffusione di malattie infettive: lavarsi era quasi impossibile e anche i cambi di biancheria erano poco frequenti. A tutto ciò si aggiungeva la quotidiana e terribile esperienza della morte dei compagni, delle urla dei feriti, dei terrificanti e lunghi bombardamenti, degli assalti che si trasformavano in stragi. Nella Grande guerra, infatti, il valore della vita umana era scarsamente considerato dagli ufficiali e dagli alti comandi degli eserciti: per conquistare poche centinaia di metri, che con ogni probabilità sarebbero andati perduti nella controffensiva avversaria, gli ufficiali non si facevano alcun scrupolo a comandare l’assalto contro le mitragliatrici nemiche, pur sapendo che dei loro uomini, dopo un simile attacco, ne sarebbero sopravvissuti pochissimi.


La guerra si «muove» sul fronte orientale Di fronte alla stabilità del fronte occidentale, gli Imperi centrali decisero di attaccare il fronte orientale. Nell’estate del 1915 una serie di grandi offensive fece retrocedere di 500 km i russi, i quali perdettero 2 000 000 di uomini. Per sostenere la Russia, i francesi sferrarono una poderosa offensiva, ma le battaglie di Artois e di Champagne terminarono con due cocenti sconfitte e con enormi perdite: 350 000 francesi morirono e 700 000 furono feriti senza riuscire a rompere il fronte.

Soldati tedeschi in trincea nella attaglia di hampagne del 25 0 settem re 1915.

L’ingresso in guerra di Italia e Bulgaria cambia gli equilibri Nel 1915 entrarono in guerra l’Italia al fianco della Francia e la Bulgaria al fianco degli Imperi centrali aprendo nuovi scenari. La Bulgaria occupò la Serbia, mentre l’Intesa attaccò l’Impero ottomano, alleato con la Germania e l’Austria, con l’obiettivo di conquistare il controllo dello Stretto dei Dardanelli, ristabilendo così le comunicazioni con la Russia. L’operazione fu tuttavia un insuccesso. L’Italia, convinta ad allearsi con l’Intesa dalle promesse di sostanziose concessioni territoriali, aprì un fronte sulle Alpi orientali. Il bilancio delle campagne del 1915 fu chiaramente favorevole agli Imperi centrali, che tuttavia non ottennero una vittoria definitiva. La guerra di logoramento che si andava profilando dava però speranze ai Paesi dell’Intesa poiché avevano maggiori riserve umane e materiali e il dominio sui mari.

LAVORO SULLA LINGUA Nell’ultima frase viene usato un complemento di specificazione per definire il nuovo tipo di guerra che si andava profilando. Quale? ………………………………………………………

2 1916: nuovi teatri di guerra La guerra si estende in Medio Oriente Nel 1916 sul fronte orientale la contesa si estese alla Mesopotamia e alla Palestina, dove l’esercito ottomano, sostenuto dalla Germania, si batté contro i britannici. I russi ottennero due vittorie nel Caucaso (Erzurum e Trebisonda).

La battaglia di Verdun: inizia la guerra di logoramento

La attaglia di erdun e e inizio il 21 fe raio 191 e si concluse a dicem re.

In quel periodo, tuttavia, il fronte occidentale continuò a essere il principale scenario bellico. I comandi militari impiegarono una nuova strategia: la guerra di logoramento. Ideata dal capo di Stato maggiore tedesco Falkenhayn, questa tattica di guerra si proponeva di portare al totale esaurimento, materiale e fisico, il nemico in modo da obbligarlo a chiedere la pace. L’espediente fu adottato per la prima volta nella battaglia più famosa della Grande guerra: la battaglia di Verdun. Iniziata dai tedeschi con l’obiettivo di fiaccare l’esercito francese, durò dieci mesi, uccidendo mezzo milione di uomini, in parti quasi uguali fra attaccanti e difensori. Nonostante le gravissime perdite umane, le trasformazioni del fronte risultarono quasi impercettibili.

Lezione 7 ( La guerra totale

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LEZIONE

7

La strategia del logoramento non produce risultati COMPRENDO IL TESTO Perché, secondo te, l’offensiva austriaca contro gli italiani fu battezzata Strafexpedition («spedizione punitiva»)? Di che cosa doveva essere punita, secondo gli austriaci, l’Italia? ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Quasi contemporaneamente l’esercito franco-britannico lanciò la controffensiva nella battaglia della Somme con una strategia simile. Nonostante i franco-britannici contassero su una evidente superiorità negli armamenti, non riuscirono a rompere le linee difensive tedesche. I caduti furono oltre un milione (un numero molto superiore a quelli di Verdun) e non ci furono risultati apprezzabili. Dal canto loro, i russi lanciarono durante l’estate varie offensive contro l’esercito austro-ungarico, nelle quali ottennero successi parziali, ma a costo dell’esaurimento delle risorse umane e degli armamenti. Sul fronte italiano gli austriaci organizzarono un attacco (la Strafexpedition, «spedizione punitiva») contro l’ex alleato italiano, che venne arrestato a fatica sull’altopiano di Asiago. Nei mesi seguenti il comandante italiano Cadorna riprese le offensive già messe più volte in atto a partire dal 1915 nei pressi del fiume Isonzo, senza ottenere nulla di significativo.

l generale adorna a destra, di profilo incontra una rigata sull’ sonzo.

La guerra si trasferisce sui mari Nel 1916 le potenze dell’Intesa organizzarono contro la Germania il blocco di rifornimento di materie prime via mare. Questa iniziativa spinse la Germania ad attaccare la flotta britannica, nella battaglia dello Jutland, la sola battaglia navale di tutta la guerra. I tedeschi si ritirarono davanti all’evidente superiorità della flotta nemica e le navi tedesche non tornarono più a uscire dai porti in cui erano protette.

La flotta ritannica impegnata nella attaglia dello utland 1 maggio 2 giugno 191 .

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Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra


3 Il costo della guerra Gli Stati più deboli economicamente faticano a sostenere la guerra La guerra decimò i soldati e compromise le risorse materiali degli Stati. La capacità di sopportare lo sforzo umano ed economico fu però molto diversa da Paese a Paese. I Paesi economicamente più deboli erano l’Impero austro-ungarico e l’Italia. Senza l’aiuto degli alleati, entrambi avrebbero dovuto abbandonare la contesa molto prima della fine. Anche la Russia aveva un’economia fragile e un apparato industriale inadeguato a una guerra moderna e tecnologica, ma le sue immense risorse umane e naturali le consentirono di resistere più a lungo fino a quando le ripetute sconfitte militari, il collasso della sua debole rete di trasporti e il mancato approvvigionamento dell’esercito e delle città diffusero la sensazione di lottare in condizioni di evidente inferiorità.

COMPRENDO IL TESTO Fra le grandi nazioni coinvolte nella Prima guerra mondiale, Italia, Austria-Ungheria e Russia erano i Paesi più fragili economicamente. La Russia, però, aveva un vantaggio rispetto agli altri due Paesi, quale? ……………………………………………………… ………………………………………………………

Soffrono anche i Paesi più forti Anche per i Paesi economicamente più solidi la guerra era uno sforzo enorme: • la Francia soffriva gli effetti dell’invasione del suo territorio, che aveva causato perdite enormi; poteva contare su un elevato grado di coesione nazionale e, sull’aiuto del Regno Unito, che le garantiva l’accesso al mercato americano; • il Regno Unito era lo Stato belligerante che vantava la posizione migliore, grazie al suo enorme impero coloniale e all’egemonia assoluta sui mari; • la Germania aveva dimostrato di possedere una macchina bellica eccezionale. In varie occasioni era stata sul punto di ottenere la vittoria definitiva, ma alla fine del 1916 mostrava segnali di stanchezza ed esaurimento delle proprie risorse umane e materiali, a causa del blocco navale a cui era stata sottoposta, e fu costretta a una mobilitazione generale per continuare a combattere.

La durezza della guerra spegne gli entusiasmi popolari In questa fase del conflitto, l’adesione popolare a favore della guerra andò raffreddandosi. Le ferite e i traumi dei soldati al fronte e i tormenti delle loro famiglie determinarono un cambiamento profondo della mentalità collettiva: l’iniziale entusiasmo per la guerra si trasformò presto in disperazione, rabbia e attesa della pace. Anche le condizioni di vita della maggior parte delle persone che non combattevano sul fronte, ma sostenevano con il loro lavoro lo sforzo bellico, erano molto difficili. Il potere d’acquisto dei salari e degli stipendi, infatti, si contrasse in modo generalizzato e il razionamento dei principali beni di consumo si estese. Papa Benedetto XV lanciò, invano, un appello ai governi perché ponessero fine a quella che definiva un’«inutile strage».

L’artista eorge rosz 1 9 1959 denuncia, in questa vignetta, come il isogno di nuove reclute costringesse l’esercito tedesco ad accettare chiunque.

LAVORO SULLA LINGUA Con quale aggettivo papa Benedetto XV definisce la strage della guerra? ………………………………………………………

Lezione 7 ( La guerra totale

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LEZIONE

7

Gli Stati intervengono pesantemente nella vita pubblica Lo stato di guerra spinse gli Stati belligeranti a ridurre drasticamente le libertà pubbliche, specialmente la libertà di stampa, e i parlamenti perdettero parti essenziali delle loro prerogative. In pratica, la maggior parte dei Paesi coinvolti fu sottomessa, di fatto, a un regime di dittatura di guerra. Gli enormi consumi di materie prime e le spese sostenute per far fronte all’impegno bellico obbligarono i governi ad assumere misure economiche eccezionali: lo Stato iniziò a dirigere la vita economica, fissando prezzi, regolando il mercato del lavoro, stabilendo che cosa importare ed esportare. Di fatto, la direzione dell’economia fu assunta dagli Stati.

4 1917: l’anno decisivo Russia e Stati Uniti decidono le sorti della guerra COMPRENDO IL TESTO Prima ancora del loro ingresso diretto nel conflitto, gli Stati Uniti erano già stati coinvolti nella guerra. Come? a Finanziavano l’Intesa. b Finanziavano gli Imperi centrali. c Vendevano armi al Regno Unito.

In quindici giorni, fra il 17 marzo e il 2 aprile 1917, due eventi di segno contrario ruppero l’equilibrio esistente fra i due blocchi che si affrontavano nella contesa: • la rivoluzione in Russia (vedi Unità 3); • l’ingresso in guerra degli Stati Uniti a fianco dell’Intesa. La rivoluzione in Russia avrebbe potuto avvantaggiare l’alleanza austro-tedesca perché l’esercito russo cominciò a indebolirsi a causa delle diserzioni di massa, cessando di essere in pratica una forza combattente e rendendo più concreta la possibilità che la Russia uscisse dalla guerra. L’ingresso in guerra degli Stati Uniti, invece, poteva far pendere la bilancia definitivamente a favore dell’Intesa.

Gli Stati Uniti rompono il loro isolamento

L’affondamento del Lusitania in una illustrazione della «Domenica del orriere di giugno 1915.

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Nel 1914 gli Stati Uniti avevano scelto di mantenersi ai margini del conflitto europeo. Durante gli anni della guerra, però, erano diventati i principali finanziatori e fornitori di materie prime per i Paesi dell’Intesa. Dal 1915, la Germania aveva combattuto il Regno Unito con i sottomarini, cercando d’interrompere le sue linee di approvvigionamento. All’inizio del 1917 annunciò di voler includere all’offensiva sottomarina l’affondamento delle navi neutrali che commerciavano con il Regno Unito. Questa svolta, rappresentava una evidente minaccia per gli armatori nordamericani che inviavano navi verso il Regno Unito o la Francia, penalizzando di conseguenza l’economia del Paese. A ciò si aggiunse la divulgazione delle notizie sulle manovre occulte della Germania per cercare di provocare una guerra fra Messico e Stati Uniti. L’opinione pubblica statunitense, già toccata dall’affondamento (avvenuto nel 1915) del Lusitania, un transatlantico britannico che trasportava passeggeri americani verso New York, si era andata sempre più orientando verso la guerra. Il 6 aprile 1917 il Congresso degli Stati Uniti dichiarava guerra alla Germania. Questo evento ruppe l’equilibrio esistente fra i fronti di guerra, sebbene gli Stati Uniti precisassero che sarebbe stato necessario almeno un anno per poter avere una mobilitazione effettiva.

Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra


La guerra continua tra il generale malcontento Nella primavera del 1917, il nuovo comandante in capo francese, il generale Nivelle, lanciò nuove offensive, che si risolsero tutte in clamorosi insuccessi. Nelle file dell’esercito scoppiarono rivolte e ribellioni, ma in realtà i soldati di tutti gli eserciti belligeranti, esausti, provavano una profonda ostilità nei confronti dei loro ufficiali e dei governanti. Anche la popolazione civile, come si è già detto, era duramente provata. La sinistra socialista europea manifestò pubblicamente la propria opposizione alla continuazione della guerra. Questa posizione (come vedrai nell’Unità 3) nel 1917 trovò le condizioni per avere maggior seguito in Russia. Lì Lenin e i bolscevichi (cioè la parte più radicale del fronte rivoluzionario) fecero uscire il Paese dal conflitto.

La disfatta di Caporetto L’uscita della Russia dal conflitto chiuse il fronte orientale. Gli austro-tedeschi poterono così concentrare i loro eserciti sugli altri fronti e sferrare nuovi attacchi, in particolare sul fronte italiano: per l’Italia fu una catastrofe. A Caporetto (oggi località della Slovenia) gli austriaci, rafforzati da reparti tedeschi, sfondarono il fronte. Ai soldati italiani non restò che una ritirata che si trasformò per molti in una fuga precipitosa e disordinata (la famosa «rotta di Caporetto»). Molti soldati si spogliarono della divisa sfidando il rischio di venire fucilati come disertori: ciò era il risultato di una conduzione della guerra autoritaria e crudele che non aveva mai tenuto conto della vita dei soldati. In quel momento difficile l’Italia riuscì tuttavia a reagire: • l’esercito oppose una forte resistenza lungo il fiume Piave e sul monte Grappa, anche grazie all’arrivo di giovanissime reclute, i diciottenni nati nel 1899 (vedi Noi e la storia, Ragazze & Ragazzi in questa Unità); • il generale Cadorna venne sostituito dal generale Armando Diaz; • si formò un nuovo governo, presieduto da Vittorio Emanuele Orlando, appoggiato anche dall’opposizione.

COMPRENDO IL TESTO Chi era Lenin? a Un rivoluzionario francese. b Uno statista tedesco. c Il leader dei bolscevichi russi.

La ritirata dell’esercito italiano dopo la disfatta di aporetto.

IL FRONTE ITALO-AUSTRIACO SULLE ALPI ORIENTALI

Lezione 7 ( La guerra totale

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LEZIONE

7

5 1918: la fine del conflitto COMPRENDO IL TESTO Perché l’uscita dalla guerra della Russia rappresentò un evidente vantaggio per gli Imperi centrali? ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Armistizio È la sospensione temporanea delle ostilità tra due parti in guerra.

Firma del trattato di pace di Brest-Litovsk tra Russia e mperi centrali.

La Russia esce dalla guerra e la Germania si prepara allo scontro finale Come sarà spiegato più dettagliatamente nell’Unità 3, nell’ottobre 1917 in Russia una rivoluzione portò al potere i bolscevichi. Una delle prime loro decisioni fu la firma di un armistizio il 3 marzo 1918, che in seguito si tramutò nella pace con la Germania firmata a Brest-Litovsk (nell’odierna Bielorussia). L’uscita della Russia dalla guerra permise all’Alto comando tedesco, diretto dai marescialli Hindenburg e Ludendorff, di allineare sul fronte francese il grosso delle loro truppe. L’intenzione era di scatenare un’offensiva definitiva, prima che gli Stati Uniti potessero svolgere un ruolo determinante. Nel marzo 1918 i tedeschi disponevano, per la prima volta in tutta la guerra, la superiorità numerica su questo fronte decisivo.

L’offensiva tedesca fallisce A metà luglio 1918, Ludendorff lanciò l’offensiva che avrebbe dovuto permettere alla Germania di occupare Parigi, ma le sue truppe, esauste, fallirono: il contrattacco alleato le obbligò a una ritirata generalizzata, che si aggravò nelle settimane successive a causa di nuovi attacchi franco-britannici, ora rinforzati dalla partecipazione attiva statunitense. Alla fine dell’estate, il sistema delle alleanze della Germania cominciò a disgregarsi; • il 29 settembre la Bulgaria firmò l’armistizio; • il 30 ottobre i turchi abbandonarono la guerra; • il 3 novembre l’Austria-Ungheria fu sconfitta dall’esercito italiano nella battaglia di Vittorio Veneto (il 4 novembre, giorno dell’armistizio, in Italia si celebra ancora la fine della Prima guerra mondiale). La Germania era rimasta sola.

LAVORO SULLA FONTE I numeri della strage Feriti

1 357 000

4 266 000

537 000

6 160 000

Regno Unito

908 000

2 090 000

192 000

3 190 000

Italia

650 000

947 000

600 000

2 197 000

Russia

1 710 000

4 950 000

2 500 000

9 160 000

Austria

1 200 000

3 620 000

2 200 000

7 020 000

Germania

1 773 000

4 216 000

1 152 000

7 141 000

Francia

Rispondi alle domande. 1. Quale dei Paesi dell’Intesa ebbe il maggior numero di caduti? .............................................................................................. 2. Quale dei Paesi degli Imperi centrali ebbe il maggior numero di caduti? ......................................................................................................................

3. Quale Paese in assoluto conta il maggior numero di caduti? ..............................................................................................

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Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra

Prigionieri e dispersi

Morti

I dati in tabella mostrano l’entità delle vittime di guerra nelle principali potenze coinvolte nel primo conflitto mondiale.

Totale


La Germania è sconfitta La situazione militare era tanto chiara che il 29 settembre l’Alto comando comunicò all’imperatore Guglielmo II l’impossibilità per l’esercito di continuare a combattere e la necessità di avviare trattative diplomatiche per giungere al più presto a un armistizio. I moti rivoluzionari organizzati dai comunisti tedeschi, che scoppiarono in tutta la Germania a partire dal 3 novembre, obbligarono l’imperatore ad abdicare il 9 novembre. Lo stesso giorno fu proclamata la repubblica. Due giorni più tardi, venne firmato l’armistizio. La Grande guerra era finita.

ignetta satirica sull’esilio dell imperatore tedesco in landa.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati.

Russia – Italia – Regno Unito – Stati Uniti – Impero ottomano – Francia 1914: scoppia la Grande guerra

Serbia, .................................................................., .................................................................. e Russia

Germania, Austria-Ungheria, ................................................................................

Guerra di posizione: 1915-1917 1917: intervento degli

1915: l’.................................... entra in guerra

................................................................

1917: la ................................ esce dalla guerra

1918: fine della guerra

2. Utilizzando la seguente scaletta, scrivi un breve testo sugli epiloghi della Prima guerra mondiale. Guerra di logoramento – Rivolte e ribellioni nelle file degli eserciti – Condizioni di vita dei civili – Uscita della Russia dalla guerra – Entrata in guerra degli Stati Uniti ....................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Mi oriento nel tempo 3. Completa la linea del tempo inserendo gli eventi elencati.

Ingresso in guerra dell’Italia (A) – Attentato di Sarajevo (B) – Battaglia della Marna (C) – Battaglia della Somme (D) – Uscita della Russia dalla guerra (E) – Fine della guerra (F) – Ingresso in guerra degli Stati Uniti (G)

1914

1915

1916

1917

1918

Lezione 7 ( La guerra totale

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LEZIONE

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Le conseguenze della guerra

1 La nuova Europa La fine della guerra stravolge gli assetti politici I nuovi equilibri politici determinatisi con la fine della guerra e con la vittoria dell’Intesa furono definiti attraverso trattati di pace (il principale fu il trattato Quali grandi imperi uscirono di Versailles del 1919). Questi trattati tracciarono una nuova carta politica del distrutti dalla Prima guerra continente europeo e del Medio Oriente. Ben quattro imperi, austro-ungarico, mondiale? ottomano, russo e tedesco, furono smembrati o ridimensionati. 1. …………………………………………………… 2. …………………………………………………… Le principali novità furono: 3. …………………………………………………… • la nascita di tre nuovi Stati (Austria, Ungheria, Cecoslovacchia) dalla disgre4. …………………………………………………… gazione dell’ex Impero austro-ungarico; • la perdita di controllo della Penisola araba, dei territori della Palestina, del Libano, della Siria e dell’Iraq da parte dell’ex Impero ottomano, che per secoli aveva dominato il Medio Oriente; • il distacco dall’ex Impero russo di Estonia, Lettonia, Lituania e Finlandia, che divennero Stati indipendenti; • la perdita da parte dell’ex Impero tedesco delle regioni NUOVI ASSETTI POLITICI IN EUROPA industriali dell’Alsazia e della Lorena a ovest e di alcuni territori a est; • il riconoscimento della Polonia come Stato sovrano, con territori sottratti a Russia, Germania e Austria; • la nascita del Regno di Iugoslavia dall’unione di Serbia, Slovenia, Croazia, Montenegro e Bosnia-Erzegovina; • l’ottenimento per l’Italia del Trentino, del Sud Tirolo sino al Brennero (che prese il nome di Alto-Adige), di Trieste e dell’Istria. COMPRENDO IL TESTO

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Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra


2 Vincitori e vinti: i problemi aperti La guerra lascia una durissima eredità Dal punto di vista militare e politico il bilancio della Grande guerra fu chiaro: vittoria dell’Intesa e sconfitta degli Imperi centrali. Ma questo non fu l’unico esito della guerra. La Grande guerra, infatti, cambiò completamente la vita e la mentalità di tutti coloro che la attraversarono. Per milioni di uomini e donne la morte, la fame, le sofferenze erano state realtà quotidiane; nacque così la sensazione angosciosa che nulla sarebbe più tornato come prima. Si radicò in questo modo un senso di smarrimento e di spaventata attesa davanti al futuro. Il primo decennio del XX secolo era stato caratterizzato dalla fiducia nel progresso tecnico, nella libertà e nella democrazia. Dopo il 1918 dominavano i sentimenti della paura e della rabbia. Sul piano culturale, il pacifismo e l’umanesimo avevano lasciato il posto a ideologie violente e aggressive, figlie del trauma della guerra.

Distruzione e abbandono: cos apparivano i luoghi in cui si era com attuto, come sull’altopiano di Asiago.

La pace di Versailles si rivela fortemente instabile L’assetto politico formatosi dopo il trattato di Versailles era frutto di una serie di incontri e discussioni tra i governanti dei Paesi vittoriosi. Un grande peso ebbe l’intervento del presidente statunitense Woodrow Wilson (1856-1924) con la proposta di un programma in 14 punti per una pace giusta e durevole. Il documento s’ispirava al principio dell’autodeterminazione dei popoli, cioè al diritto di ogni popolo di decidere da solo le proprie istituzioni politiche. Applicando questo principio, molti popoli avrebbero potuto rivendicare il diritto di dar vita a nuovi Stati indipendenti in cui potersi riconoscere. Gli antichi imperi multinazionali, come quello austro-ungarico o quello ottomano, ne sarebbero usciti distrutti. L’applicazione di tale principio fu però parziale: per esempio, nei nuovi Stati della Polonia, della Cecoslovacchia e dell’Ungheria esistevano comunità di lingua tedesca, mentre in Romania viveva una minoranza ungherese. Anche queste «nuove» minoranze si sentirono oppresse nei nuovi Stati. Nel Regno di Iugoslavia, poi, si trovavano popoli che erano vissuti a lungo all’interno di imperi multietnici e che erano stati in conflitto tra loro.

COMPRENDO IL TESTO A quale principio s’ispirava il presidente statunitense Wilson nella ricostruzione dell’Europa? a Omogeneità razziale. b Omogeneità religiosa. c Autodeterminazione dei popoli.

oodro ilson, al centro, con altri politici durante gli accordi di pace a ersailles.

Lezione 8 ( Le conseguenze della guerra

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LEZIONE

8

La Società delle nazioni ha una vita tormentata fin dall’inizio

Sovranazionale Si dice di un’organizzazione che è al di sopra di più Stati indipendenti e sui quali può esercitare un governo.

Il quattordicesimo punto del programma del presidente statunitense Wilson per una pace giusta aveva previsto anche la nascita di un organismo sovranazionale, la Società delle nazioni, con il compito di risolvere le tensioni tra Stati e favorire la cooperazione in campo economico e sociale. Anche in questo caso non si raggiunsero gli obiettivi posti: non vi aderirono, infatti, né l’URSS (il nuovo Stato nato dopo la Rivoluzione russa) né la Germania e già nel 1920 gli stessi Stati Uniti, che pure l’avevano promossa, decisero di non farne più parte perché temevano che questo organismo potesse limitare la loro autonomia e sovranità. La Società perse così credibilità e potere.

Alla Germania viene imposta una «pace punitiva» LAVORO SULLA LINGUA Con quale aggettivo viene definita la pace imposta alla Germania a Versailles? Per quale motivo? ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

COMPRENDO IL TESTO A quale categoria di problemi appartiene l’impossibilità per la Germania di onorare i propri debiti di guerra? a Problemi politici. b Problemi economici. c Problemi psicologici.

Il trattato di Versailles considerò la Germania la vera responsabile dello scoppio della Grande guerra e quindi stabilì nei suoi confronti una «pace punitiva», con condizioni durissime, che prevedeva: • la rinuncia a tutte le colonie; • la restituzione dell’Alsazia e della Lorena alla Francia; • la cessione della Slesia alla Polonia; • il pagamento di un’altissima indennità di guerra ai Paesi vincitori (6,5 miliardi di sterline, una cifra enorme, che nessun Stato avrebbe potuto restituire); • la fortissima riduzione dell’esercito (sei navi da guerra, 100 000 soldati e nessuna aviazione).

La pace non risolve le tensioni europee Tali condizioni si rivelarono dannose da molti punti di vista:

• economico: la Germania non aveva la possibilità di pagare l’indennità di guerra. Inoltre, non era previsto alcun piano di sviluppo e di ricostruzione dell’economia tedesca; • politico: minoranze tedesche si trovarono a vivere, contro la loro volontà, sotto governi di altri Stati; • psicologico: nel popolo tedesco si affermarono sentimenti di paura, disperazione, rabbia e rivincita. Neanche i vincitori furono pienamente soddisfatti dei trattati del dopoguerra: i francesi, per esempio, pensavano che la Germania non fosse stata adeguatamente punita per le sue responsabilità e gli italiani rimasero delusi per la mancata annessione della città di Fiume e della Dalmazia (che andarono alla Iugoslavia), contro quanto previsto dal patto di Londra del 1915. I nazionalisti più esagitati cominciarono a parlare di «vittoria mutilata», cioè di una vittoria non all’altezza del sacrificio e delle aspettative degli italiani. I trattati di pace, insomma, non solo non risolsero i contrasti esistenti tra gli Stati, ma diedero vita a nuovo quadro politico che conteneva ancora pericolosi «germi» di guerra.

l pittore Schulz sim oleggia le dure condizioni del trattato di ersailles per la ermania il aese sconfitto non vedrà pi il sole.

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Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra


3 Dall’Impero ottomano

COMPRENDO IL TESTO In che senso l’abolizione della poligamia fu una misura che rompeva con le tradizioni turche?

alla Turchia moderna

a Perché da sempre i turchi accettavano la poligamia.

La Turchia si trasforma in una repubblica laica Il trattato di pace di Sèvres (1920) stabilì importanti menomazioni territoriali anche per l’Impero ottomano: • cessione alla Grecia di tutti i territori europei sotto la sua sovranità; • trasformazione di Iraq, Siria, Transgiordania e Palestina in protettorati britannici o francesi. Di fronte a queste umilianti misure punitive, i nazionalisti turchi, guidati dal generale Mustafà Kemal (1881-1938), poi chiamato Ataturk («padre dei turchi»), si ribellarono contro il sultano e conquistarono il potere: nel 1923 venne proclamata la repubblica, che metteva fine alla secolare storia dell’Impero ottomano. Ataturk aspirava a una profonda modernizzazione della Turchia in senso occidentale. Per raggiungere questo ambizioso obiettivo procedette a riforme radicali, che cambiarono d’improvviso aspetti importanti della vita quotidiana di milioni di suoi connazionali: • costruì uno Stato laico nel quale il potere religioso era separato da quello politico; • abolì la poligamia e l’obbligo di indossare il velo per le donne; • concesse alle donne il diritto di voto; • proclamò il turco lingua nazionale; • sostituì l’alfabeto arabo con quello latino. La modernizzazione in senso occidentale della Turchia non significò però la sua trasformazione in una democrazia: sotto la guida di Ataturk, la Turchia fu un regime autoritario, in cui gli oppositori venivano fatti tacere con metodi violenti.

b Perché i turchi, dai tempi della loro conversione all’islam, accettavano la poligamia come un fatto naturale. c Perché la poligamia era un simbolo della loro identità religiosa pagana.

Poligamia Matrimonio con più persone dell’altro sesso. La pratica è consentita dalla religione islamica.

ustafà emal, detto Atatur .

La questione armena Durante la Prima guerra mondiale fu compiuto quello che molti storici considerano il primo genocidio del XX secolo. Il governo turco aveva messo in atto la deportazione e lo sterminio sistematico del popolo armeno, che fin dal VII secolo a.C. viveva nella zona fra il Caucaso meridionale e l’Anatolia orientale. Gli armeni erano un popolo di religione cristiana all’interno di uno Stato in prevalenza islamico. A partire dal 1915, soffiando sul fuoco di un’ostilità che aveva una storia molto più antica, il partito dei Giovani turchi, nel quale aveva militato anche Ataturk, cominciò a perseguitare gli armeni: quasi un milione e mezzo di persone fu costretto alla fuga o sterminato. Per giustificare una tale violenza, gli armeni fu accusato di sostenero i russi, nemici della Turchia. Ancora oggi il governo turco minimizza, o addirittura nega, la responsabilità del genocidio armeno.

Genocidio Distruzione, eliminazione pianificata di un popolo per motivi etnici, religiosi o razziali.

Lezione 8 ( Le conseguenze della guerra

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LEZIONE

8

4 La nascita del conflitto israelo-palestinese

Gli ebrei dispersi nel mondo

Diaspora È la dispersione di un popolo e delle sue istituzioni nel mondo.

Alla fine della Grande guerra si posero le premesse di quello che diverrà un nodo irrisolto della politica contemporanea: lo scontro fra ebrei e palestinesi. Da oltre duemilacinquecento anni comunità ebraiche erano sparse ovunque nel mondo. La diaspora che aveva portato gli ebrei lontano dalla loro terra d’origine, in Medio Oriente, era iniziata nell’VIII-VI secolo a.C., e poi dopo il 70 d.C. Nei Paesi in cui si stabilivano però erano spesso soggetti a vere e proprie persecuzioni a causa della loro resistenza a rinunciare alle proprie tradizioni religiose e culturali, e spesso considerati corpi estranei e potenziali minacce all’ordine sociale.

Un gruppo di e rei europei in partenza per la alestina.

Il ritorno in Palestina LAVORO SULLA LINGUA Con quale aggettivo è definito il conflitto tra ebrei e arabopalestinesi? Che cosa significa? ....................................................................... ....................................................................... .......................................................................

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Alla fine dell’Ottocento era nato un movimento, chiamato sionismo, che si batteva per la richiesta di una terra per il popolo ebraico: tale terra, secondo la maggior parte dei sionisti, doveva essere la Palestina, la terra dei padri dove mille anni prima di Cristo era sorto il regno d’Israele. Già a partire dall’inizio del XX secolo, piccole comunità di ebrei europei cominciarono a stabilirvisi, comprando terre e abitazioni dalle popolazioni arabe che vi risiedevano. Quel territorio faceva parte dei possedimenti persi dall’Impero ottomano nei primi anni della Grande guerra. Su di essa si rivolsero quindi gli interessi della Triplice intesa. Nel 1916 Francia e Regno Unito stipularono un accordo segreto (l’accordo Sykes-Picot, dal nome dei diplomatici che lo firmarono) con cui si definivano le aree di influenza delle due potenze occidentali e della Russia sul Medio Oriente. Furono quindi disegnati a tavolino dei confini che non tenevano conto di etnie, tribù, religioni. La Palestina avrebbe dovuto cadere sotto il controllo internazionale (i Paesi della Triplice intesa) ma nell’immediato dopoguerra, divenne un protettorato del Regno Unito. I britannici si dichiararono favorevoli alla richiesta sionista e il numero di ebrei che si stabilì in quelle terre cominciò a crescere. La convivenza fra gli arabo-palestinesi e gli ebrei fu però subito segnata da gravi tensioni e i britannici non riuscirono a controllare la situazione. Fu l’inizio di un conflitto che purtroppo è rimasto insoluto fino ai nostri giorni.

Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra


DENTRO LA STORIA Sionismo: alle origini dello Stato di Israele La parola sionismo (Sion significa in ebraico «collina di Gerusalemme») comparve per la prima volta nel 1890. A usarla fu l’intellettuale ebreo-austriaco Nathan Birnbaum (1864-1937): egli sosteneva la nascita di un partito «sionista» che realizzasse l’aspirazione di tanti ebrei dispersi nel mondo di tornare, dopo secoli di diaspora, in Palestina, l’antica «terra promessa». La nascita del movimento sionista Nel 1897, il giornalista ebreo-ungherese Theodor Herzl (1860-1904) convocò il Primo congresso mondiale dell’organizzazione sionista per promuovere la nascita di uno Stato ebraico in Palestina, dove già da alcuni decenni era cominciata una lenta e pacifica immigrazione ebraica. Furono gli ebrei dell’Europa orientale (specialmente russi) a spingere in questa direzione. In Russia, infatti, le comunità ebraiche erano vittime di episodi di brutale violenza (i pogrom, che in russo significa «devastazione»), ed erano anche sottoposte a una propaganda diffamatoria effettuata con documenti falsi (i Protocolli dei savi di Sion) che avrebbero dovuto dimostrare l’esistenza di un piano degli ebrei per dominare il mondo.

Palestina, una terra contesa Al Congresso, la scelta della Palestina fu però oggetto di discussioni. La Palestina era la terra dei padri, l’antica culla dell’ebraismo da cui gli ebrei erano stati scacciati dai Romani dopo le rivolte del 70 e del 135 d.C. Tuttavia alcuni sionisti (una netta minoranza) osservavano che il ritorno in Palestina avrebbe creato tensioni con le popolazioni arabe: gli arabi, che là vivevano da secoli, non avrebbero interpretato il progetto sionista come un’aggressione? Essi dunque, proponevano di creare una loro patria in una regione disabitata, per esempio la Patagonia argentina. Il fascino delle origini, però, finì per prevalere: lo Stato d’Israele sarebbe sorto solo in Palestina. La nascita dello Stato d’Israele Dopo la Prima guerra mondiale, la Palestina venne affidata all’amministrazione del Regno Unito, che inizialmente favorì l’insediamento degli ebrei. L’emigrazione ebraica accelerò in seguito alle persecuzioni naziste (1933-1945) e a fine del Secondo conflitto mondiale l’ONU elaborò un piano di spartizione della Palestina che riconosceva agli ebrei il diritto a uno Stato. Rotoli della Torah, i li ri che contengono i precetti della religione e raica.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. La pace imposta alla Germania fu una pace ragionevole e non punitiva. b. Il presidente statunitense Wilson affermò il diritto dei popoli all’autodeterminazione. c. La Società delle nazioni rappresentò uno strumento efficace di mediazione dei conflitti. d. I nazionalisti italiani pensavano che quella ottenuta fosse per l’Italia una vittoria «mutilata». e. Ataturk guidò la Turchia verso una modernizzazione autoritaria. f. La Turchia si rese responsabile del primo genocidio della storia a danno degli armeni.

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Uso il linguaggio specifico 2. Collega ciascun termine nella colonna di sinistra alla sua spiegazione nella colonna di destra. 1. Indennità di guerra

a. Sterminio pianificato ai danni di un popolo.

2. Sionismo

b. Corrispettivo in denaro riconosciuto come risarcimento per i danni subiti durante un conflitto.

3. Genocidio

c. Possibilità di un popolo di dare vita a uno Stato autonomo.

4. Diritto dei popoli all’autodeterminazione

d. Movimento politico per la costituzione di uno Stato ebraico.

Lezione 8 ( Le conseguenze della guerra

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù 1

La crisi della Germania Nel primo dopoguerra la Germania attraversò una stagione importantissima della sua storia, durata dal 1918 (anno della sconfitta tedesca) al 1933 (quando Hitler diventa cancelliere e sopprime le libertà democratiche). Quindici anni, dunque, passati alla storia come gli anni della Repubblica di Weimar.

IL CROLLO DELL’IMPERO TEDESCO

In Germania, l’imperatore Guglielmo II aveva abdicato subito dopo la fine della guerra. Sulle macerie dell’Impero germanico, nato nel 1870 dopo la vittoria sulla Francia di Napoleone III, era stata proclamata la repubblica. Fu quindi istituito un governo provvisorio all’interno del quale prevalsero il Partito socialdemocratico (Spd) e la Lega di Spartaco. Nel gennaio 1919 la Lega di Spartaco (un partito comunista di stampo bolscevico, che aveva assunto il nome del famoso schiavo romano ribelle) promosse un’insurrezione rivoluzionaria finalizzata alla conquista del potere e all’instaurazione di un regime simile a quello russo. Il governo provvisorio represse i moti con estrema durezza, usando anche i corpi paramilitari di estrema destra (Freikorps, «Corpi Franchi»). I capi della lega spartachista, Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, furono uccisi e l’ordine pubblico fu ristabilito nel sangue. Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, i capi della Lega di Spartaco.

2

LA NASCITA DELLA REPUBBLICA DI WEIMAR

In seguito alla repressione del colpo di Stato, furono indette le elezioni, in cui prevalse l’Spd. L’Assemblea costituente si riunì nella piccola cittadina di Weimar, e quindi il nuovo Stato tedesco prese il nome di «Repubblica di Weimar». Presidente della Repubblica fu nominato il socialdemocratico Friedrich Ebert (1871-1925). Si trattava di una novità eccezionale: per la prima volta nella storia della Germania un esponente del partito socialdemocratico, cioè del partito più importante e prestigioso dell’intero movimento socialista mondiale, assumeva un incarico tanto importante. La Germania divenne un modello di riferimento per tutte le democrazie parlamentari europee. La Costituzione di Weimar, infatti, era molto avanzata sul piano dei diritti sociali e individuali garantiti ai cittadini tedeschi, a partire dal fatto che finalmente veniva affermato il suffragio universale maschile e femminile. Inoltre, la Costituzione configurava uno Stato democratico fondato sull’assoluta centralità del Parlamento, che era il cuore del sistema politico tedesco e che aveva ampi poteri. Per converso, si riduceva l’importanza dell’esecutivo, cioè del governo. La Repubblica di Weimar si fondò su tre partiti: il Partito socialdemocratico (di orientamento socialista), il Centro cattolico-moderato e il Partito democratico (di orientamento liberale di sinistra).

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Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra

Il presidente Ebert saluta il popolo dopo la firma della ostituzione.


3

UNA GRANDE VITALITÀ CULTURALE

Dopo decenni di conformismo e di repressione, di severo controllo politico da parte dello Stato sulla società e sui cittadini, il nuovo clima democratico della Repubblica di Weimar portò all’esplosione di una eccezionale vitalità culturale, che si manifestò in ogni campo della creatività artistica: teatro, cinema, poesia, letteratura, musica. Berlino divenne una capitale della cultura europea. Il grande poeta e drammaturgo Bertolt Brecht (1898-1956) fu il simbolo di questa irripetibile stagione. Altri celebri personaggi del mondo letterario di quell’epoca sono Tomas Mann (1875-1955), e Hermann Hesse (1877-1962), che si opporranno al nazionalismo hitleriano.

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Bertolt Brecht.

Tomas Mann.

Hermann Hesse.

Una grande influenza sull’architettura e l’arte del Novecento fu esercitata dal Bauhaus, una scuola di architettura e arti applicate, nata proprio a Weimar nel 1919.

LA CRISI ECONOMICA APRE LA STRADA AL NAZISMO

I primi anni del dopoguerra furono certamente difficili per la Germania, ma la forza e la vitalità dell’industria tedesca sembravano promettere un rapido recupero, anche grazie al sostegno finanziario assicurato dagli Stati Uniti. La gravissima crisi economica del 1929, però, spezzò questa illusione. L’interruzione dei prestiti statunitensi fece precipitare l’economia tedesca: disoccupazione di massa e inflazione alle stelle travolsero la Germania. Alle enormi difficoltà economiche che colpirono milioni di famiglie tedesche si aggiunsero grandi difficoltà politiche. Le vecchie classi dirigenti tedesche, infatti, erano estranee alla

cultura democratica e non volevano integrare le classi lavoratrici nella vita dello Stato. La vita politica divenne terribilmente instabile; i governi si succedevano in modo frenetico senza riuscire a risolvere i gravissimi problemi della società e aumentando l’ostilità e il distacco di milioni di cittadini tedeschi dalle istituzioni democratiche. La Repubblica di Weimar entrò in una profondissima crisi, della quale seppero approfittare i nemici della democrazia e i fautori di una svolta reazionaria: Adolf Hitler e il Partito nazista. Sostenitori del candidato nazionalista alle elezioni politiche del 1925.

Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra

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LEZIONE

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Il dopoguerra in Europa e negli Stati Uniti

1 L’Europa in crisi

La roce rossa italiana rifornisce di viveri le vittime di guerra.

Il dopoguerra apre una stagione di grave crisi economica COMPRENDO IL TESTO Sottolinea con colori diversi le cause economiche e le cause sociali della crisi economica del primo dopoguerra.

L’immediato dopoguerra in Europa fu segnato da una grave crisi economica, che aveva molteplici cause: • intere regioni erano state sconvolte dalla violenza dei combattimenti; • l’economia di guerra aveva assorbito un’enorme quantità di risorse; • la guerra sottomarina aveva distrutto centinaia di navi da trasporto; • nelle campagne mancavano milioni di contadini, morti sui campi di battaglia; • la vita di migliaia d’invalidi, mutilati, vedove e orfani di guerra dipendeva dai sussidi dello Stato.

Il problema della riconversione industriale Il problema maggiore per complessità e impegno finanziario fu quello della riconversione industriale, cioè del passaggio da una produzione finalizzata alla guerra (armi, munizioni, mezzi pesanti ecc.) a una produzione destinata alla pace. Le fabbriche, infatti, dovevano essere riconvertite alla produzione dei beni necessari in tempo di pace: alimenti, vestiti, edilizia, beni destinati al largo consumo (industria leggera) e all’industria pesante (meccanica, metallurgica, siderurgica). Ciò richiedeva importanti investimenti finanziari che non tutti gli industriali erano in grado di sostenere. Per questa ragione numerose fabbriche chiusero e moltissimi lavoratori, a partire dalle donne, persero il lavoro.

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Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra


L’inflazione spinge il ceto medio sull’orlo del baratro A causa della difficoltà nella riconversione delle industrie, la produzione di beni divenne insufficiente a soddisfare la domanda. La conseguenza più immediata fu l’aumento incontrollabile dell’inflazione, cioè dell’aumento dei prezzi. L’inflazione colpì duramente soprattutto i lavoratori che percepivano un reddito fisso: il potere d’acquisto delle loro retribuzioni, infatti, diminuiva costantemente perché i salari e gli stipendi rimanevano fissi, mentre i prezzi dei beni di consumo continuavano a salire. Vi fu anche chi riuscì a trarre vantaggio dall’inflazione: i commercianti e gli industriali si arricchirono rialzando i prezzi (e alimentando l’inflazione); i più spregiudicati e senza scrupoli si arricchirono con il mercato nero e la speculazione, approfittando della carenza di beni. Nel complesso, per il ceto medio (impiegati, dipendenti statali, insegnanti, artigiani) la crisi del dopoguerra segnò la fine dell’illusione di una vita di relativo benessere. Tutto d’un tratto, migliaia di famiglie scoprirono di essere diventate povere, una condizione che credevano di avere superato per sempre.

I reduci diventano un grave problema sociale

COMPRENDO IL TESTO Spiega il nesso di causa-effetto tra la riconversione industriale e l’aumento incontrollabile dell’inflazione, numerando nella sequenza corretta le seguenti frasi. La domanda di beni supera l’offerta. Diminuisce il potere d’acquisto dei lavoratori. La produzione è insufficiente. I prezzi dei beni aumentano.

Speculazione Attività o azione che mira al raggiungimento di un vantaggio personale sfruttando senza scrupoli, anche con mezzi illeciti, una situazione sfavorevole ad altri.

I reduci di guerra, cioè i combattenti tornati a casa dopo lunghi anni passati nelle trincee, rappresentarono fin da subito un gravissimo problema sociale per tutti i Paesi coinvolti nel conflitto. Quegli uomini, infatti, si resero presto conto che le numerose promesse che tutti i governi avevano fatto per convincerli a continuare a combattere (lavoro, istruzione, assistenza ecc.) non sarebbero mai state mantenute. La delusione per questo «tradimento» inasprì l’animo di migliaia di reduci. Si trattava di uomini che avevano vissuto esperienze estreme, terribili, psicologicamente devastanti, per i quali la violenza e la morte erano state compagne quotidiane per tre lunghi anni. Il loro reinserimento nella vita civile si dimostrò molto difficile.

educi di guerra mutilati.

Lezione 9 ( Il dopoguerra in Europa e negli Stati Uniti

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LEZIONE

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2 Stati Uniti: la grande depressione Nei primi anni Venti regnavano euforia e crescita economica Negli anni Venti gli Stati Uniti d’America divennero la più forte potenza industriale del mondo. In soli sette anni, tra il 1922 e il 1929, la ricchezza nazionale e la produzione industriale addirittura raddoppiarono. Le città statunitensi si riempirono di automobili e di grattacieli e nelle case del ceto medio comparvero i primi frigoriferi e la radio, cioè oggetti che fino a qualche anno prima erano privilegio dei ceti più ricchi. Le grandi industrie cercarono di aumentare ulteriormente i loro profitti mantenendo bassi i salari degli operai e reprimendo le lotte sindacali. In questo modo, però, gli industriali negavano a milioni di lavoratori la possibilità di acquistare le merci che venivano prodotte.

LAVORO SULLA LINGUA Sottolinea con colori differenti le frasi semplici (sono due) e le proposizioni principali delle frasi complesse (sono tre).

DENTRO LA STORIA Gli anni «ruggenti» La società statunitense degli anni Venti Nel primo dopoguerra la ripresa economica negli Stati Uniti si era sviluppata e consolidata senza ostacoli e il Paese offriva il volto di una società in cui la massa dei consumatori, dal ricco borghese all’operaio, «guidata» dai nuovi strumenti offerti dalla pubblicità, poteva accedere a ogni bene. L’american way of life, cioè lo «stile di vita americano», si basava sul consumismo e sulla soddisfazione individuale dei bisogni. egli anni enti si affermò il divismo cinematografico. odolfo alentino, nella foto, fu uno degli attori sim olo di oll ood.

Le contraddizioni della società statunitense Dietro a questa immagine si nascondevano però alcune contraddizioni culturali ed economiche. Sembrava infatti ci fossero «due Americhe»: da un lato la musica jazz, la liberazione femminile dai ruoli tradizionali, il divertimento sfrenato dei weekend, lo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa, come la radio e il cinema; dall’altro lato, quasi come una reazione, riprendeva forza il cosiddetto «americanismo», che consisteva nella riaffermazione dei valori della «vecchia America», come il puritanesimo rigido e moralista o il razzismo non solo verso i neri afroamericani (nipoti degli schiavi delle piantagioni), ma anche contro ogni diversità politica, religiosa e razziale. Gli anni Venti sono anche gli anni del proibizionismo, la severa legislazione contro il consumo dell’alcool, che finì per favorire la produzione clandestina di bevande alcoliche e lo sviluppo della malavita organizzata e dalle bande dei gangster.

Alla fine degli anni Venti l’economia entra in crisi Alla fine degli anni Venti, l’agricoltura fu il primo settore economico a entrare in crisi. Ecco le ragioni: gli anni della guerra erano stati positivi per gli agricoltori nordamericani, che avevano approfittato delle difficoltà dei Paesi europei belligeranti per aumentare notevolmente le loro esportazioni. Numerosi agricoltori si erano indebitati con le banche per acquistare sementi e macchinari nuovi. Contemporaneamente però, più Stati europei iniziarono ad adottare misure protezionistiche a difesa della propria agricoltura favorendone la ripresa. Di conseguenza gli agricoltori statunitensi si trovarono in difficoltà a esportare la loro produzione, che ora risultava eccedente rispetto alla domanda.

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Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra


La crisi economica raggiunge il mondo della finanza L’impossibilità per i lavoratori di acquistare i beni che venivano offerti in grande quantità dalle industrie e le difficoltà dei contadini a esportare i loro prodotti causarono una crisi di sovrapproduzione, cioè una situazione in cui l’offerta di beni supera la domanda: molti prodotti rimanevano invenduti, i loro prezzi diminuivano e molte industrie si trovarono con i magazzini pieni di scorte che non sapevano come smaltire. Le difficoltà dell’industria e dell’agricoltura finirono per coinvolgere anche il mondo della finanza. L’eccezionale sviluppo economico aveva spinto molti statunitensi (grandi investitori e anche semplici cittadini, piccoli risparmiatori) a investire denaro in Borsa acquistando azioni delle industrie, ma quel meccanismo finì per incepparsi.

COMPRENDO IL TESTO Spiega con parole tue che cosa significa «crisi di sovrapproduzione». ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Nell’ottobre del 1929 «crolla» la Borsa di Wall Street Il 24 ottobre 1929, il famoso «giovedì nero» della Borsa di New York qualche grande investitore iniziò a vendere delle azioni, innescando un processo a catena incontrollabile. Molti interpretarono quella scelta come un segno di sfiducia nel mercato e fecero lo stesso. Wall Street, la Borsa di New York, subì un vero e proprio tracollo: più aumentava il numero dei venditori, più diminuiva il valore dei titoli venduti. Milioni di piccoli risparmiatori furono rovinati, vedendo sfumare in poche ore i loro risparmi.

La crisi economica statunitense ha effetti in tutto il mondo A determinare una gravissima situazione economica furono i seguenti fattori: • crollo della produzione industriale e agricola; • crollo del valore delle azioni delle imprese statunitensi; • fallimenti a catena di banche e industrie; • aumento della disoccupazione; Gli Stati Uniti entrarono in una fase di «grande depressione» che si propagò anche in Europa e nei Paesi extra-europei che erano strettamente legati agli Stati Uniti. A risentirne maggiormente fu la Germania a cui gli USA avevano prestato enormi capitali per sostenere la sua ripresa economica dopo la Grande guerra. La crisi obbligò Washington a ridurre drasticamente tali prestiti e ciò causò una gravissima crisi economica che sconvolse la società tedesca. Le difficoltà della Germania si ripercossero sulla Francia, che era il principale creditore dei tedeschi, e di conseguenza si trovò nell’impossibilità di riscuotere i propri crediti. Inoltre molti Paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America latina, che producevano materie prime dovettero ridurre moltissimo le loro esportazioni e, quindi, i loro guadagni.

COMPRENDO IL TESTO Che cosa convinse gli investitori a vendere le azioni, determinando così il crollo della Borsa di Wall Street? a Aumento della tassazione sui titoli azionari. b Diminuzione dell’ottimismo sul futuro dell’economia statunitense. c Aumento del ruolo dello Stato nell’economia statunitense.

Un quotidiano statunitense annuncia il crollo della orsa.

Lezione 9 ( Il dopoguerra in Europa e negli Stati Uniti

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LEZIONE

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3 La risposta alla crisi Il presidente statunitense Roosevelt propone un New Deal COMPRENDO IL TESTO Quale elemento, secondo te, rappresenta la maggiore novità introdotta da Roosevelt rispetto alla tradizionale politica economica liberista? a Ruolo attivo dello Stato nella vita economica. b Ruolo passivo dello Stato nella vita economica. c Fiducia illimitata nel libero mercato.

All’inizio degli anni Trenta, gli Stati Uniti dovevano affrontare una situazione drammatica: la fiducia nel libero mercato e nella sua capacità di trovare sempre un punto di equilibrio tra domanda e offerta era ridotta al lumicino. Alle elezioni presidenziali del 1932 si affermò il candidato democratico Franklin Delano Roosevelt (1882-1945) con un programma che dichiarava due obiettivi fondamentali: • rilanciare la produzione, i consumi e gli investimenti attraverso un poderoso intervento dello Stato nella vita economica; • restituire ai cittadini la fiducia nel futuro. Questa politica fu chiamata New Deal, cioè «nuovo corso», per sottolineare la rottura con il passato e la scelta di percorrere nuove strade. Gli statunitensi, infatti, avevano sempre guardato con sospetto e ostilità ogni forma di intervento dello Stato nella vita sociale ed economica. Ora, invece, Roosevelt proponeva loro di considerare lo Stato l’unico soggetto in grado di guidarli fuori dalla crisi.

l presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt ricoprì tale carica per 12 anni.

LAVORO SULLA FONTE Le cause della Grande depressione In questo discorso il presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt individua le cause della crisi e indica al popolo statunitense la direzione da seguire per uscirne. La potenza economica della nazione è raccolta nelle mani di pochi. Una grande parte della popolazione lavoratrice non ha altra possibilità di guadagnarsi da vivere se non per grazia di codesto meccanismo economico accentrato. Milioni di americani sono senza lavoro imponendo al governo, già sovraccarico di impegni, la necessità di aiutarli. La tariffa doganale ha distrutto ogni possibilità di trovare uno sbocco sui mercati esteri per i nostri prodotti, con risultato che i guadagni dei nostri agricoltori sono stati ridotti a tal punto che la maggioranza si trova minacciata dal fallimento e dalla carestia. […] La potenza economica della nazione è raccolta nelle mani di pochi […] dobbiamo fare sì che l’individualismo americano sia ciò che si supponeva fosse: l’opportunità di lavoro e di successo offerta a tutti. Riduzione e adattamento da Il New Deal, a cura di F. Villari, Editori Riuniti, 1977

Rispondi alle domande. 1. Dalle parole di Roosevelt, due risultano in particolare le cause della crisi: sottolineale nel testo. 2. Sottolinea nel testo in che cosa deve consistere, secondo Roosevelt, l’individualismo americano.

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Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra


perai impiegati nell’edilizia pu lica a San rancisco, in alifornia, nel 19 .

Le linee guida del New Deal Roosevelt si mosse in tre direzioni: 1. realizzazione di grandi opere pubbliche (strade, ponti, dighe...) per dare lavoro a molti disoccupati e rilanciare la produzione industriale e l’agricoltura; 2. introduzione di nuove leggi che garantivano ai lavoratori pensioni e indennità di disoccupazione e di malattia; 3. regolazione del libero mercato attraverso una politica di sostegno dei prezzi agricoli e industriali (per evitare che scendessero troppo), aiuto alle banche e imposizione del minimo salariale (il salario dei lavoratori non poteva essere inferiore a un minimo stabilito per legge). Grazie a questi provvedimenti l’economia statunitense riuscì lentamente a risollevarsi. Gli investimenti ridussero la disoccupazione e ciò stimolò una nuova domanda di beni e quindi di produzione.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. La crisi statunitense del 1929 fu una crisi di sovrapproduzione. b. I bassi salari degli operai provocarono un abbassamento dei consumi. c. L’abbassamento dei consumi fece diminuire i profitti delle industrie. d. L’agricoltura statunitense fu danneggiata dal protezionismo dei Paesi europei. e. L’agricoltura statunitense fu danneggiata dalla concorrenza dei Paesi africani.

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Individuo i nessi di causa-effetto 2. Collega le cause nella colonna di sinistra alle conseguenze nella colonna di destra. 1. Le difficoltà degli industriali ebbero ripercussioni sulle Borse perché…

a. …le esportazioni verso l’Europa diminuirono.

2. Anche i contadini trovarono difficoltà a vendere i loro prodotti perché…

b. …fallirono banche e industrie, aumentò la disoccupazione, crollò la produzione.

3. La vendita dei titoli in Borsa diede inizio a una grande depressione economica, infatti…

c. …gli operai, a causa dei bassi salari, non potevano comprare il loro prodotti.

4. La politica degli industriali portò a una crisi di sovrapproduzione perché…

d. …gli investitori si allarmarono e cominciarono a vendere le azioni delle industrie che possedevano.

Lezione 9 ( Il dopoguerra in Europa e negli Stati Uniti

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P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Crisi Crisi è una parola con tanti significati, a seconda che la si usi in un contesto medico, psichico, politico o socioeconomico. Nel vocabolario Treccani leggiamo questa definizione, che useremo anche noi nelle prossime pagine: «con riferimento a fenomeni economici, sociali e politici […] è invalso l’uso del termine per indicare uno squilibrio traumatico e poi, più in generale, uno stato più o meno permanente di disorganicità, di mancanza di uniformità e corrispondenza tra valori e modi di vita».

LE CRISI NELLA STORIA

Un passato caratterizzato da crisi ricorrenti Sfogliando l’indice di un manuale di storia vi capiterà senz’altro di leggere con una certa frequenza la parola crisi. Si parlerà, per esempio, di: • crisi dell’Impero romano per descrivere le difficoltà politiche, socioeconomiche e militari che l’Impero romano attraversò nel III secolo e che porteranno al suo tracollo (almeno nella parte occidentale) a metà del V secolo sotto la pressione delle popolazioni germaniche; • crisi del Trecento per descrivere la brusca interruzione (in parte determinata dall’epidemia di peste) di una lunga stagione di crescita della popolazione e dell’economia iniziata con l’anno Mille e proseguita per oltre trecento anni; • crisi del Seicento per circoscrivere i fenomeni che misero nuovamente in bilico gli equilibri sociopolitici ed economici dell’Europa dell’Età moderna (anche questa volta con la comparsa della peste). In tutti questi esempi, la parola crisi è usata per descrivere fenomeni di lunga durata.

1929: crisi del capitalismo? Quando il 29 ottobre 1929 la Borsa di New York andò incontro al big crash (letteralmente «grande schianto») o «martedì nero», cioè alla perdita repentina e inarrestabile del valore di milioni azioni, e con esse dei risparmi e degli investimenti di milioni di statunitensi, nessuno poteva immaginare la vastità e l’organicità della crisi in cui stava per sprofondare gran parte del mondo. La crisi, infatti, non fu solo statunitense:

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Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra

le vicende economiche degli Stati occidentali e dei Paesi in via di sviluppo erano, già nel 1929, fortemente intrecciate e interdipendenti; le difficoltà di un Paese importante e strategico come gli Stati Uniti (dai finanziamenti del quale dipendeva la sorte di molti Paesi usciti sfiancati e distrutti dalla Prima guerra mondiale) non potevano che ripercuotersi sul mondo intero. La crisi fu così dura e profonda che molti socialisti e comunisti pensarono che si stesse consumando la crisi finale del sistema capitalistico, incapace di sostenere il peso delle sue contraddizioni. Il capitalismo, tuttavia, ancora una volta fu in grado di riprendersi.

2008-2015: LA GRANDE CRISI ALL’EPOCA DELLA GLOBALIZZAZIONE

La globalizzazione La fine, tra il 1989 e il 1991, del mondo bipolare, cioè della contrapposizione politica, militare e ideologica tra il mondo occidentale capitalistico (guidato dagli Stati Uniti d’America) e il mondo comunista (guidato dall’Unione Sovietica) e l’avvento di internet, con la sua straordinaria capacità di connettere in tempo reale esseri umani, informazioni e mercati, hanno avuto l’effetto di schiudere le porte all’avvento di un’epoca nuova, che è stata chiamata «globalizzazione». Nel mondo globale in cui siamo immersi le frontiere, che in passato dividevano gli Stati, valgono sempre di meno: le merci, le informazioni, le notizie e le persone si muovono ormai in un mercato globale nel quale operano sia le grandi potenze economiche, gli Stati Uniti, la Cina, l’Unione Europea, i Paesi emergenti (Turchia, Brasile, Sudafrica), sia i Paesi meno sviluppati. Internet ha distrutto il concetto stesso di frontiera


perché, grazie a una semplice pressione del dito sul tasto di un computer, oggi è possibile muovere capitali e investimenti, comprare e vendere beni dall’altra parte del mondo, comunicare in tempo reale con chiunque.

Quando la crisi diventa globale A partire dal 2008 l’economia degli Stati Uniti, cioè del Paese guida della globalizzazione, si è avvitata su se stessa: dopo anni di inarrestabile crescita, in gran parte fondata sull’indebitamento sia delle famiglie sia delle grandi istituzioni finanziarie (banche, imprese), la crescita si è bruscamente interrotta e prima l’economia statunitense, poi quella di gran parte del mondo, è entrata in una lunga, dolorosissima recessione. In sostanza molti Stati hanno iniziato a produrre meno ricchezza rispetto agli anni precedenti. Ciò ha comportato: • aumento della disoccupazione; • rallentamento della produttività; • discesa dei consumi; • difficoltà nell’accesso al credito di famiglie e imprese. La crisi del 2008 è stata paragonata, per vastità e gravità, a quella del 1929, con l’aggravante che il mondo d’inizio XXI secolo era molto più interconnesso di quello d’inizio Novecento. Il «contagio» della crisi economica statunitense è stato molto più rapido e le sue drammatiche conseguenze molto più estese.

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente. collasso recessione ty austeri crollo depressione a r u t n u i i s cong parali razionamento New Deal pauperismo sconvolgimen to marasma cambiam ento boom stravolgimen ripresa to incertezza sviluppo crescita espan lità sione instabi

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. Che cosa s’intende per globalizzazione? Quali aspetti ritenete siano positivi e quali negativi? 2. La crisi economica iniziata nel 2008 ha avuto forti ripercussioni anche in Italia. In che modo la recessione ha influito sul tenore di vita delle famiglie in questi ultimi anni? Raccogliete interviste fra adulti che conoscete.

Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra

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R a NO ga I E zz LA e S & TO Ra R ga IA zz i

I ragazzi del ’99 La Grande guerra del 1914-1918 impose una mobilitazione totale e senza precedenti delle risorse umane di tutti i Paesi che parteciparono al conflitto. Nei momenti di difficoltà, anche i giovanissimi furono coinvolti nello sforzo bellico. Fu quel che accadde con i giovani italiani nati nel 1899, chiamati a combattere poco più che diciottenni. Il loro contributo alla vittoria fu così importante e il loro sacrificio talmente elevato che da allora è rimasta un’espressione per descriverli: i «ragazzi del ’99».

La «rotta di Caporetto»: un trauma militare, ma anche psicologico Nell’autunno del 1917 l’esercito italiano andò incontro a una terribile disfatta. La sconfitta di Caporetto (nell’attuale Slovenia) contro gli austriaci fu, dal punto di vista militare, gravissima: le truppe austro-tedesche, infatti, penetrarono in profondità nel territorio italiano, facendo prigionieri migliaia di soldati e impossessandosi di armi e cannoni. La loro avanzata fu arrestata solo al fiume Piave, prima che penetrassero nel cuore del Veneto. La «rotta» di Caporetto fu un trauma anche dal punto di vista psicologico: molti reparti italiani, infatti, sbandarono completamente e i comandi si mostrarono incapaci di governare una situazione eccezionalmente critica; lo Stato italiano (e l’esercito che lo rappresentava) fu sul punto di crollare. In questo contesto davvero drammatico fecero il loro ingresso nella storia i cosiddetti «ragazzi del ’99».

Dopo la sconfitta il governo assume misure eccezionali Per creare nuovi reparti e arrestare l’avanzata austriaca l’esercito italiano fece ricorso a varie misure. Per esempio, abbassò il livello minimo di statura richiesto per concedere l’idoneità all’arruolamento e anticipò la chiamata alle armi della classe del 1899. A seguito di questa decisione fecero così ingresso nell’esercito ragazzi di poco più di diciott’anni, i quali dovettero affrontare la fase più critica della guerra italiana, quella compresa tra l’ottobre del 1917 e il febbraio del 1918, con una preparazione militare sommaria. Solo nell’inverno del 1918, a quattro mesi dalla disfatta di Caporetto, l’esercito italiano riuscì ad

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Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra


arrestare l’avanzata nemica, grazie allo sforzo eccezionale di otto corpi d’armata, composti non solo da soldati di provata esperienza, ma anche da decine di migliaia di «ragazzi del ’99». Le nuove reclute, secondo i piani iniziali, avrebbero dovuto svolgere esclusivamente i servizi nelle retrovie ma dopo Caporetto il concetto stesso di retrovia, ossia di zona lontana dal fronte e dal fragore della guerra, si era fortemente indebolito. Spesso i ragazzi si trovarono dunque inseriti nelle divisioni che dovevano contenere e arrestare l’avanzata austriaca e, quindi, furono direttamente esposti al fuoco nemico.

Il contributo dei diciottenni In un Ordine del giorno, il nuovo Capo di stato maggiore dell’esercito italiano Armando Diaz (1861-1928), che aveva sostituito il generale Cadorna, riconobbe il contributo portato dalle giovani reclute dopo una violenta battaglia sul fiume Piave: «I giovani soldati della classe 1899» scriveva Diaz il 18 novembre 1917 «hanno avuto il battesimo del fuoco. Il loro contegno è stato magnifico e sul fiume che in questo momento sbarra al nemico le vie della Patria, in un superbo contrattacco, unito il loro ardente entusiasmo all’esperienza dei compagni più anziani, hanno trionfato. [...] Io voglio che l’Esercito sappia che i nostri giovani fratelli della classe 1899 hanno mostrato di essere degni del retaggio di gloria che su di essi discende». Parole che esaltano il coraggio e l’eroismo di questi ragazzi, ma che non ci devono far dimenticare la tragedia di una guerra che non risparmiò, in Italia come in tutti i Paesi coinvolti, nemmeno i giovani, molti dei quali non ritornarono più a casa.

TEST INVALSI Barra con una x la risposta esatta. 1. Chi sono i «ragazzi del ’99»?

2. Come affrontarono la guerra i «ragazzi del ’99»?

A Ragazzi che risposero alla novantanovesima chiamata alle armi, dall’inizio della guerra.

A Con una preparazione militare sommaria.

B Ragazzi nati nel 1899, chiamati alle armi nell’autunno 1917.

C A fianco dell’esercito britannico.

C Ragazzi abili al servizio militare perché alti 1 metro e 99 centimetri.

B Con una preparazione militare eccellente. D A fianco dell’esercito tedesco.

D Ragazzi del Battaglione 99 che fermarono l’avanzata austriaca al fiume Piave.

Lezione 4 ( La Chiesa, un Unità nuovo 2 ( protagonista La Grande guerra dellaestoria il dopoguerra europea

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SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 5

L’Europa verso la guerra

BES

Dopo un lungo periodo di pace e sviluppo economico chiamato Belle Époque, l’Europa si avviò verso la guerra formando due schieramenti: la Triplice alleanza, tra Germania, Austria e Italia, e la Triplice intesa, tra Francia, Regno Unito e Russia. La Prima guerra mondiale scoppiò in seguito all’assassinio di Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria, avvenuto a Sarajevo, nei Balcani, il 28 giugno 1914. I Balcani erano causa di tensione fra le potenze europee e gli ottomani. Lezione 6

1914-1915: il primo anno di guerra

Il conflitto si sviluppò su due fronti, uno occidentale e l’altro orientale, e diventò un’estenuante guerra di posizione. L’Italia, divisa tra neutralisti (socialisti, cattolici, liberali) e interventisti (nazionalisti, grandi industriali), nell’agosto 1914 si dichiarò neutrale. Lezione 7

La guerra totale

Il 24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra a fianco dell’Intesa. Nel 1917 entrarono nel conflitto anche gli Stati Uniti, ma si ritirò la Russia per lo scoppio di una rivoluzione al suo interno. L’anno seguente gli Imperi centrali si arresero. Lezione 8

Le conseguenze della guerra

Con la pace di Versailles del 1919 gli imperi austro-ungarico, ottomano, russo e tedesco furono smembrati dando vita a numerosi nuovi Stati, tra cui la Repubblica turca. L’Italia ottenne il Trentino, l’attuale Alto Adige, ma non la Dalmazia e la città di Fiume. Molti ebrei del movimento sionista si stanziarono in Palestina, generando tensioni con gli arabo-palestinesi. Lezione 9

Il dopoguerra in Europa e negli Stati Uniti

Dopo la guerra, l’Europa fu colpita da una grave crisi economica, mentre gli Stati Uniti divennero il Paese economicamente più forte al mondo. Lo sviluppo degli USA entrò in crisi a fine decennio, a cui si aggiunse dall’ottobre 1929 il crollo della Borsa di Wall Street. Alla «grande depressione» cercò di porre rimedio, dal 1932, il neo eletto presidente Roosevelt con il New Deal, caratterizzato da un forte intervento dello Stato nell’economia.

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Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti.

Russia – Crisi Impero ottomano – Nazionalisti – USA – Socialisti – Monarchia – Grande industria – Disgregazione imperi – 1915

PRIMA GUERRA MONDIALE 1914-1918

Causa scatenante

Cause remote

Assassinio di Francesco Ferdinando (1914)

…………………………………… ……………………………………

Triplice intesa

contro

Nazionalismo e imperialismo

Imperi centrali

è affiancata

Corsa agli armamenti

dal …………………………………… Guerra di posizione da con svolta nel

Italia

1917

divisa tra

Neutralisti

Rivalità tra le grandi potenze

Interventisti

Disfatta di Caporetto

Uscita della ……………………………………

………………………………………

………………………………………

Entrata degli ……………………………………

Giolittiani Cattolici

Irredentisti Fine della guerra (1918) e pace di Versailles (1919) ………………………………………

………………………………………

………………………………………………………

Crisi del 1929

Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra

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VE RI FI CA

1. Inserisci nella tabella le nazioni elencate che inizialmente parteciparono ai due opposti schieramenti; colloca poi le altre nazioni che si unirono in seguito e cancella con una croce la nazione che uscì dal conflitto prima della sua fine. Serbia – Austria – Fr Francia – Regno Unito – Germania – Russia – Italia Imperi centrali

Intesa

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…………………………………………………..……………………………………

..………………..………………………….………………………..………………

..………………..………………………….………………………..………………

…………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………

2. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. All’inizio del Novecento l’Impero asburgico era unito e saldo.

V

F

b. Il primo genocidio del Novecento fu quello armeno per opera dei turchi.

V

F

c. La guerra viene definita «totale» quando coinvolge tutti i Paesi di un continente.

V

F

d. La Società delle nazioni aveva lo scopo di controllare economicamente la Germania.

V

F

e. La Repubblica turca nata nel 1923 era uno Stato laico.

V

F

f. Nicola II era lo zar di Russia quando scoppiò la rivoluzione.

V

F

g. La «Mano nera» era un’organizzazione clandestina antiaustriaca che si batteva per l’indipendenza della Bosnia e delle province balcaniche.

V

F

h. Gli effetti della crisi statunitense del 1929 rimasero limitati agli Stati Uniti.

V

F

i. Con la crisi del 1929 Germania e Francia subirono gravi danni per il venir meno dei prestiti statunitensi.

V

F

l. Dopo il 1929 tutti i continenti produttori di materie prime subirono danni dovuti alla generale riduzione del commercio mondiale.

V

F

m. La situazione negli Stati Uniti cambiò grazie a una ripresa del protezionismo.

V

F

n. La costruzione di opere pubbliche permetteva di dare lavoro ai disoccupati.

V

F

o. Il nuovo corso dell’economia fu dovuto alla scelta del presidente statunitense Wilson.

V

F

3. Rispondi alle seguenti domande. a. Quali difficoltà incontrò in Europa l’applicazione del principio di autodeterminazione dei popoli voluta da Wilson? .......................................................................................................................................................................................................................................... …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

b. Quale Stato venne maggiormente penalizzato dal trattato di Versailles?

..............................................................................

…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

c. Quali furono le conseguenze della pace per l’Impero ottomano? ................................................................................................. …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

d. Che cosa accadde nei territori della Palestina dopo la Prima guerra mondiale? ............................................................... ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………...

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Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra


4. Scrivi la definizione corretta dei seguenti termini ed espressioni. a. Belle Époque:

..........................................................................................................................................................................................................................

.............................................................................................................................................................................................................................................................

b. Movimenti indipendentisti: c. Guerra di massa: d. Guerra lampo:

..................................................................................................................................................................................................................

........................................................................................................................................................................................................................

e. Guerra di posizione: f. Speculazione:

.........................................................................................................................................................................................

...........................................................................................................................................................................................................

..........................................................................................................................................................................................................................

.............................................................................................................................................................................................................................................................

g. Riconversione industriale: ............................................................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................................................................................................................

5. Esegui sulla carta le attività indicate. • Disegna una freccia sul Paese la cui neutralità fu violata dalla Germania nel 1914. • Disegna una bandierina sul Paese che sconfisse l’Austria il 3 novembre 1918.

6. Collega ciascun avvenimento nella colonna di sinistra alla data corretta nella colonna di destra. 1. Assassinio di Francesco Ferdinando

a. 1932

2. Entrata in guerra dell’Italia

b. 1916

3. Entrata in guerra degli Stati Uniti d’America

c. 1915

4. Battaglia della Somme

d. 1917

5. Conferenza di pace di Versailles

e. 1923

6. Nascita della Repubblica turca

f. 1914

7. Crollo della Borsa di Wall Street

g. 1919

8. Roosevelt avvia il New Deal

h. 1929

Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra

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VE RI FI CA

7. Date le definizioni, scrivi il termine corrispondente. a. Guerra che coinvolge l’intera società civile: ……………………………………………………………………… b. Commercio clandestino dei beni di prima necessità: ……………………………………………………………………… c. Linee difensive scavate in profondità nel terreno: ……………………………………………………………………… d. Movimento politico che si proponeva il ricongiungimento alla madrepatria di terre non ancora liberate: ………………………………………………………………………

e. Sterminio pianificato di un popolo: ……………………………………………………………………… f. Situazione economica gravissima che colpì gli Stati Uniti d’America tra gli anni Venti e gli anni Trenta: ………………………………………………………………………

8. Collega gli eventi nella colonna di sinistra a quelli nella colonna di destra, individuando la relazione corretta. 1. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento anche la Germania attua un’espansione coloniale…

a. …il Giappone entra nel primo conflitto mondiale.

2. L’Impero ottomano sotto la guida dei Giovani turchi è sempre più debole…

c. …Regno Unito e Francia temono che la Germania possa minacciare i loro imperi coloniali.

3. Il Giappone vuole impossessarsi dei possedimenti coloniali tedeschi nel Pacifico…

b. …l’Italia entra in guerra a fianco dell’Intesa.

d. …i Paesi balcanici, come la Bulgaria, ne approfittano per conquistare l’indipendenza.

4. L’Italia vuole ottenere il Trentino… 9. Raggruppa gli elementi che caratterizzarono l’Europa nel dopoguerra nelle tre categorie indicate. Necessità di riconvertire la produzione industriale – Impiego di enormi quantità di risorse economiche per la guerra – Inflazione – Perdita di navi da trasporto nella guerra sottomarina – Insufficiente produzione di beni – Morte di migliaia di contadini nei campi di battaglia – Necessità di enormi investimenti economici – Mancato mantenimento delle promesse dei governanti ai combattenti e conseguente delusione – Necessità di risorse umane efficienti – Presenza di numerose persone bisognose di assistenza: mutilati, invalidi di guerra, orfani, vedove – Presenza di speculatori Conseguenza immediata della guerra

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Elementi necessari per iniziare la ripresa

Problemi che ostacolarono la ripresa

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Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra


FACCIAMO STORIA INSIEME

Anche il nemico e` un uomo Emilio Lussu (1890-1975) è stato un avvocato e un militante politico sardo, prima del Partito socialista italiano poi del Partito sardo d’azione. Dopo aver combattuto come ufficiale durante la Prima guerra mondiale, nel celebre libro Un anno sull’altipiano Lussu raccontò la terribile esperienza della guerra.

Addossati al cespuglio, il caporale ed io rimanemmo in agguato tutta la notte, senza riuscire a distinguere segni di vita nella trincea nemica. Ma l’alba ci compensò per l’attesa. Prima, fu il muoversi confuso di qualche ombra nei camminamenti, indi, in trincea apparvero soldati con delle marmitte. Era certo il momento del caffè. I soldati passavano, per uno per due, senza curvarsi, sicuri com’erano di non esser visti ché le trincee e i traversoni laterali li proteggevano dall’osservazione e dei tiri d’infilata della nostra linea. Mai avevo visto uno spettacolo uguale. Ora erano là, gli austriaci: vicini, quasi a contatto, tranquilli come i passanti su un marciapiede di città. Ne provai una sensazione strana. Una vita sconosciuta si mostrava improvvisamente ai nostri occhi. Quelle trincee, così viva ne era stata la resistenza, avevano finito poi per apparirci inanimate, come cose lugubri, inabitate dai viventi, rifugio di fantasmi misteriosi e terribili. Ora si mostravano a noi nella loro vera vita. Il nemico, il nemico. Uomini e soldati come noi, fatti come noi, in uniforme come noi, che ora si muovevano, parlavano e prendevano il caffè, proprio come stavano facendo dietro di noi in quell’ora stessa, i nostri stessi compagni. Fare la guerra, per anni, significa acquistare abitudini e mentalità da guerra. Questa caccia grossa fra uomini non era molto dissimile dall’altra a caccia grossa. Io non vedevo un uomo, vedevo solamente un nemico.

Tipo di documento: testo, narrativa di guerra Autore: Emilio Lussu Epoca: 1916

Emilio Lussu, Un anno sull’altipiano, Einaudi, 1945

COMPRENDO IL TESTO A coppie rispondete alle domande dopo aver letto il testo, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. Come viene descritto in questo testo il nemico austriaco? Con quali parole? 2. Come apparivano ai soldati le trincee nemiche? 3. A che cosa paragona la guerra l’autore? 4. Commenta la frase in corsivo alla fine del brano: che significato può avere l’avverbio «solamente» in questo contesto? 5. Questo brano può essere considerato il racconto di una scoperta. Di che cosa? Trova un altro titolo che esprima il senso dell’esperienza raccontata da Emilio Lussu.

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. La guerra è una esperienza altamente distruttiva e disumanizzante. Eppure in diverse aree del mondo l’uomo combatte, anche contro un connazionale. Negli anni Novanta del XX secolo si sono consumate due terribili guerre civili: una in Africa (in Rwanda) e una nella ex Iugoslavia. Dividetevi in due gruppi. Ogni gruppo si occuperà di un conflitto cercando di ricostruire: le cause scatenanti; le conseguenze immediate; le conseguenze sociali sul lungo periodo. Al termine delle ricerche, ogni gruppo esporrà all’altro il proprio lavoro oralmente o con un supporto (cartellone, PowerPoint…).

Unità 2 ( La Grande guerra e il dopoguerra

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UNITÀ

3

La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo La Grande guerra, come uno spaventoso terremoto, distrusse la vecchia Europa e colpì specialmente i Paesi più fragili, come la Russia degli zar. Le sconfitte militari, i milioni di morti, la miseria di usa e la carestia spinsero i contadini, gli operai e i soldati alla rivoluzione. Tra febbraio e novembre 1917 la rivoluzione fece crollare il regime zarista e portò, dopo una fase drammatica e convulsa, alla presa del potere da parte dei bolscevichi di Lenin. Il nuovo governo bolscevico fece uscire la Russia dal con itto mondiale e instaurò un regime comunista. Nel 1922 nacque l’Unione Sovietica. Alla morte di Lenin, nel 1924, si aprì una violenta battaglia per la successione alla guida dello Stato rivoluzionario. Ad avere la meglio fu Stalin, che trasformò l’Unione Sovietica in una potenza industriale ma impose al Paese una spietata dittatura.

Ottobre 1917 Rivoluzione d’ottobre

Marzo 1918 Pace di Brest-Litovsk

1910

1920 Febbraio 1917 Abdicazione dello zar Nicola II Governo provvisorio

Che cosa sai già… v La Grande guerra distrugge gli equilibri politici e socioeconomici europei, aprendo la strada a

radicali trasformazioni della società e della mentalità. v La Russia combatte contro gli austriaci e i tedeschi, ma la fragilità del suo apparato industriale alla lunga non le consente di reggere l’urto di una guerra moderna e tecnologica. La guerra finisce per distruggere le fondamenta della monarchia zarista. v Alla fine della guerra tutti gli Stati europei, sia quelli vincitori sia quelli sconfitti, devono affrontare gravissimi problemi economici (riconversione industriale) e politici (crisi rivoluzionarie). v Gli Stati Uniti d’America vincono la guerra al fianco dell’Intesa e vivono negli anni Venti una stagione di straordinario progresso e benessere, che tuttavia culmina, nel 1929, con una gravissima crisi economica destinata a «infettare» tutto il mondo.

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Gennaio 1918 Scioglimento dell’Assemblea costituente

1918-1920 Guerra civile


La rivoluzione del 1917 portò alla costituzione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, ma ciò accadde attraverso una guerra civile che vide contrapposte l’Armata rossa dei bolscevichi e l’Armata bianca dei fedeli allo zar, dei liberali e dei socialisti riformisti.

1930 1921

1922

Lenin vara Nascita la Nep dell’URSS

1924

1930

Morte di Lenin e ascesa di Stalin

Piani quinquennali

…e che cosa imparerai v Le distruzioni umane e materiali della guerra portano al crollo dello zarismo: dopo l’abdicazione di Nicola II il potere viene

assunto da un governo provvisorio guidato dal socialista Kerenskij. v La rivoluzione di febbraio 1917 avvia la Russia sulla strada del parlamentarismo liberale, ma la disastrosa continuazione della guerra aumenta i consensi popolari per i bolscevichi di Lenin, che controllano i soviet e reclamano la pace immediata. v Nell’ottobre 1917 la presa del Palazzo d’inverno di San Pietroburgo (ex residenza zarista diventata sede del governo provvisorio) porta Lenin al potere. v Dopo una sanguinosa guerra civile tra bolscevichi (rossi) e controrivoluzionari (bianchi), Lenin trasforma la Russia nell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS). v Alla morte di Lenin, il suo successore Stalin avvia l’industrializzazione forzata del Paese, trasformandolo in una dittatura.

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LEZIONE

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La rivoluzione in Russia

1 Il crollo della Russia zarista Il disastro della guerra porta alla fine dello zarismo

COMPRENDO IL TESTO Perché lo zar Nicola II abdicò? a Perché non aveva più la maggioranza parlamentare. b Perché voleva la pace mentre i comandi militari volevano continuare la guerra. c Perché non esercitava più alcuna sovranità sui suoi sudditi.

Nel 1917 la Russia zarista, dopo tre anni di guerra, era stremata. Non solo erano morti due milioni di soldati, ma i tedeschi erano penetrati in profondità nel territorio dell’impero, mettendone in pericolo l’integrità. Anche dal punto di vista economico, la situazione era eccezionalmente grave: milioni di contadini erano stati arruolati nell’esercito e molti di loro erano morti; la mancanza di manodopera ebbe enormi ripercussioni sulla produzione agricola, che crollò a livelli talmente bassi da non riuscire a sfamare il popolo russo; gravi carestie decimarono la popolazione. Operai e contadini, i due gruppi sociali maggiormente coinvolti nello sforzo bellico, chiedevano a gran voce che il Paese uscisse dalla Prima guerra mondiale. Nel marzo 1917 (febbraio, secondo il calendario russo), una grande manifestazione sfilò per le vie della capitale San Pietroburgo, chiedendo la fine della guerra. I reparti militari inviati per reprimere con le armi i manifestanti, anziché eseguire gli ordini dei loro superiori, si unirono ad essi. Era un chiaro segnale di come lo zar avesse perduto ogni autorità sui suoi sudditi: Nicola II fu costretto ad abdicare. Finiva così, dopo trecento anni di storia, il regno dei Romanov.

L’8 marzo 1917 molte donne scesero in piazza a San Pietroburgo chiedendo l’uscita della Russia dalla guerra. Contrariamente agli ordini ricevuti dallo zar, i cosacchi non repressero la manifestazione.

Il governo provvisorio e i soviet

Un quotidiano londinese riporta la notizia dell’abdicazione dello zar.

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L’abdicazione dello zar lasciò un enorme vuoto di potere che fu riempito dalla duma, un parlamento eletto con suffragio ristretto, cioè da una minoranza benestante e istruita di cittadini russi, che escludeva le masse contadine e operaie. La duma nominò un governo repubblicano provvisorio guidato dal socialista rivoluzionario Aleksandr Fedorovic Kerenskij (1881-1970).

Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo


Il governo Kerenskij (espressione della duma) non fu il solo centro di potere presente in Russia. Ad esso, infatti, si affiancò un altro potere, quello dei soviet. I consigli dei delegati di operai, contadini e soldati, che erano nati nel 1905 per rappresentare e difendere chi non godeva del diritto di voto pur essendo la stragrande maggioranza della popolazione russa, si affermarono come un centro di potere parallelo e alternativo a quello ufficiale. Nei soviet prevalevano i socialdemocratici, che erano divisi in due correnti: • i menscevichi («minoritari»), secondo i quali bisognava procedere a una trasformazione graduale della società; • i bolscevichi («maggioritari»), che ritenevano necessaria un’azione rivoluzionaria. Il leader dei bolscevichi era Vladimir Il’ic Ul’janov, detto Lenin (1870-1924). Dopo un lungo esilio in Svizzera e in Finlandia per sfuggire all’arresto della polizia zarista, Lenin era rientrato in Russia nell’aprile 1917.

COMPRENDO IL TESTO Qual era il principale punto di disaccordo tra bolscevichi e menscevichi? a Il giudizio sulla duma. b Il giudizio sullo zar. c La valutazione sull’opportunità della rivoluzione.

La guerra continua nonostante la caduta dello zar La guerra era il principale punto di disaccordo tra il governo provvisorio e i bolscevichi. Il governo provvisorio voleva continuare la guerra perché era l’unico modo per recuperare prestigio e autorità e, soprattutto, perché solo continuando a combattere al fianco dell’Intesa avrebbe potuto chiedere l’appoggio degli alleati occidentali contro la minaccia rivoluzionaria bolscevica. I bolscevichi, invece, proponevano un programma politico, messo a punto da Lenin nelle famose Tesi di aprile, che prevedeva tre punti essenziali: • tutto il potere ai soviet: abbattimento del governo provvisorio e assunzione del potere da parte dei soviet; • pace immediata: uscita immediata della Russia dal conflitto, anche a costo di gravi perdite territoriali; • terra ai contadini: confisca di tutte le terre dello Stato, dei grandi proprietari e della Chiesa e loro passaggio ai soviet dei contadini.

Il leader bolscevico Lenin.

COMPRENDO IL TESTO Le Tesi di aprile proponevano tre punti essenziali di natura sociale, politica e militare. Quali?

2 La Rivoluzione d’ottobre

a. Proposta sociale:

La crisi del governo provvisorio

c. Proposta militare:

………………………………………………………

b. Proposta politica: ……………………………………………………… ………………………………………………………

Nonostante la crescente pressione popolare per la cessazione immediata della guerra, il governo provvisorio decise di proseguirla. La decisione si rivelò un disastro: un’offensiva militare in Galizia, una regione tra le attuali Polonia e Ucraina, infatti, si risolse in una gravissima disfatta. Migliaia di soldati cominciarono ad abbandonare le armi, a rifiutarsi di combattere e a disertare, spesso dopo aver ucciso i propri ufficiali. La credibilità e l’autorità del governo provvisorio era ormai ridotta ai minimi termini: le disfatte militari e l’ostinata volontà di continuare una guerra ormai perduta screditavano Kerenskij e il suo governo e, al tempo stesso, facevano dei soviet, dominati dai bolscevichi, la sola autorità in grado di salvare la patria.

Lezione 10 ( La rivoluzione in Russia

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LEZIONE LEZIONE

1 10

I bolscevichi sono un partito di «rivoluzionari di professione» LAVORO SULLA LINGUA

Sottolinea con colori diversi gli aggettivi riferiti al partito bolscevico e quelli riferiti ai bolscevichi.

Guardie rosse Reparti armati di operai, contadini o disertori dell’esercito, che si erano formati nei soviet.

La situazione era ormai incandescente; la crisi militare rischiava di travolgere il Paese. Lenin, allora, decise di passare all’azione. I bolscevichi erano un partito diverso dagli altri movimenti socialisti europei: erano un partito piccolo, solidissimo, formato da «rivoluzionari di professione», », uomini che si dedicavano a tempo pieno a studiare come attuare la rivoluzione, preparati e abili anche nel convincere le masse. Oltre a Lenin, la figura di maggior prestigio era quella di Lev Trockij, un intellettuale dotato di un fortissimo carisma. Nell’ombra, era cresciuto il ruolo di Josif Džugašvili, detto Stalin, un rivoluzionario georgiano privo della personalità di Trockij, ma molto abile nell’attività organizzativa. Lev Trockij (1879-1940).

I bolscevichi passano all’azione: la Rivoluzione d’ottobre Lenin era convinto che la Russia si trovasse in una crisi rivoluzionaria. Per que questo preparò un’insurrezione armata. armata Nella notte fra il 6 e il 7 novembre 1917 (24 e 25 ottobre secondo il calendario russo) a San Pietroburgo le guardie rosse dei soviet presero possesso del Palazzo d’inverno, che era la sede del governo provvisorio, e occuparono i punti nevralgici della città: stazioni, centrali telefoniche, centrali elettriche e banche. Fu costituito immediatamente un governo rivoluzionario, nario che ebbe l’appoggio dei soviet di tutta la Russia, riuniti nel Congresso dei soviet. Kerenskij, dopo aver tentato una inutile resistenza armata, sfuggì all’arresto e raggiunse la Francia, dove cominciò un lungo esilio. Pattuglia bolscevica negli scontri con i sostenitori del governo provvisorio, ottobre 1917.

LAVORO SULLA FONTE I dieci giorni che sconvolsero il mondo Presentiamo un estratto dal libro I dieci giorni che sconvolsero il mondo, in cui il giornalista statunitense John Reed descrive gli avvenimenti che portarono alla Rivoluzione d’ottobre. Pietrogrado rappresentava in quei giorni uno spettacolo curioso. Nelle officine le sedi dei consigli erano piene di fucili; corrieri andavano e venivano; la guardia rossa si allenava. In tutte le caserme si svolgevano ogni notte dei comizi e le giornate trascorrevano in discussioni interminabili e appassionate. […] nel freddo e sotto la pioggia, che si rovesciava senza posa da un cielo plumbeo, la grande città, tutta palpitante, accelerava la sua corsa… Verso dove?

Rispondi alla domanda. • Quali erano, secondo l’autore, i segnali che sembravano anticipare l’inizio imminente della rivoluzione? …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

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Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo


3 Tutto il potere ai soviet! I bolscevichi devono affrontare una crisi eccezionale

COMPRENDO IL TESTO

Il governo rivoluzionario, guidato da Lenin e composto in maggioranza dai bolscevichi, dovette affrontare uno dei momenti più tragici della storia russa: • migliaia di soldati disertavano o si rifiutavano di obbedire agli ordini; • tedeschi e austriaci, approfittando dello sbandamento dell’esercito, avanzavano nel territorio russo; • i viveri scarseggiavano perché le campagne, prive ormai di forza-lavoro contadina, non erano più in grado di produrre i beni alimentari necessari; • gruppi di fedeli dello zar si stavano armando per scatenare una «controrivoluzione» con l’obiettivo di restaurare l’antico regime.

Alla caduta del governo provvisorio guidato da Kerenskij, quale organismo politico ne prende il posto? ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Dipinto di Vladimir Serov che rappresenta una riunione dei soviet presieduta da Lenin.

I bolscevichi attuano il loro programma e fanno uscire la Russia dalla guerra Lenin era convinto che la priorità assoluta fosse concludere un armistizio con gli Imperi centrali. L’immediata sospensione delle ostilità era necessaria per un motivo fondamentale: mantenere gli impegni assunti di fronte agli operai e ai contadini russi che sostenevano la rivoluzione, dimostrando così concretamente che la rivoluzione cambiava davvero le cose. I negoziati con la Germania si conclusero nel marzo 1918 con la firma del trattato di pace di Brest-Litovsk. Le condizioni accettate dalla Russia bolscevica furono molto pesanti: • cessione alla Germania di ampie regioni tra la Bielorussia e il Caucaso; • rinuncia della Polonia e dei Paesi baltici; • riconoscimento dell’indipendenza dell’Ucraina e della Finlandia. Ciò nonostante, il principale obiettivo era stato raggiunto: la Russia, finalmente, usciva dalla Prima guerra mondiale.

COMPRENDO IL TESTO La pace di Brest-Litovsk comportò pesanti conseguenze per la Russia. Di che natura? a Economica. b Territoriale. c Politica.

Lezione 10 ( La rivoluzione in Russia

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LEZIONE LEZIONE

1 10

Lenin comincia ad attuare il programma politico rivoluzionario

Confiscare Significa appropriarsi dei beni di un soggetto e darli allo Stato.

COMPRENDO IL TESTO Le elezioni del novembre 1917 ebbero un esito deludente per i bolscevichi. Sottolinea le ragioni del loro insuccesso.

La pace non fu l’unico obiettivo raggiunto. Nei primi mesi dopo la presa del Palazzo d’inverno, Lenin cominciò ad attuare il programma bolscevico: • nazionalizzò,, cioè rese di proprietà pubblica, sia le principali industrie sia le banche del Paese; attraverso il controllo dei soviet, dispose così direttamente delle principali leve economiche e finanziarie del Paese; • confiscò le terre di proprietà dei grandi proprietari e della Chiesa e le distribuì ai contadini,, organizzati in «comitati agrari»; • riconobbe l’uguaglianza di tutti i popoli della Russia (che era un impero esteso dall’Europa all’Asia) e il loro diritto all’autodeterminazione. San Pietroburgo cessò di essere la capitale perché la città, fondata nel 1703 da Pietro il Grande, era il simbolo dello zarismo. La capitale della nuova Russia rivoluzionaria divenne Mosca. Il governo rivoluzionario, infine, indisse le prime elezioni a suffragio universale della storia russa, per eleggere un’Assemblea costituente.

Nel dipinto un soldato legge il decreto con cui Lenin promette la distribuzione delle terre ai contadini.

Il governo rivoluzionario instaura la «dittatura del proletariato» Nonostante il ruolo centrale svolto dal partito di Lenin nella Rivoluzione d’ottobre, le elezioni del novembre 1917 si conclusero con il trionfo dei socialisti rivoluzionari, il partito di Kerenskij (che conquistò il 58% dei voti e 410 seggi), e un risultato deludente per i bolscevichi (solo il 25%, con 175 seggi). L’esito delle votazioni si spiega con il fatto che i bolscevichi erano maggioranza nelle città industriali, dove guadagnarono gran parte dei voti operai, ma ancora minoranza nelle campagne, dove viveva la maggior parte della popolazione russa e dove i socialisti rivoluziona rivoluzionari controllavano i soviet contadini. contadini suc Il deludente risultato dei bolscevichi rischiava di vanificare il successo della Rivoluzione d’ottobre. Nel gennaio 1918, quindi, Lenin sciolse con la forza l’Assemblea costituente e vietò ogni oppo« sizione. La Russia bolscevica diventava così una «dittatura del proletariato», cioè un regime in cui un solo partito deteneva il potere in nome del proletariato. Il partito bolscevico assunse il nome di Partito comunista sovietico. La Piazza Rossa di Mosca, su cui si affacciano palazzi storici, è considerata il centro della capitale e dell’intera Russia. Nella foto, l’imponente Museo statale di Storia.

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Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo


La Rivoluzione d’ottobre diventa un modello per il mondo Fin dalla metà del XIX secolo i partiti e i movimenti di sinistra di tutto il mondo si erano riuniti in associazioni di lavoratori chiamate «internazionali»: la Prima Internazionale (1864-1876) era stata dominata dal contrasto tra marxisti e anarchici; la Seconda Internazionale (1889-1916) era stata guidata dai partiti socialisti dell’Europa occidentale ed era crollata durante la Prima guerra mondiale per i contrasti insorti tra pacifisti e interventisti. Nel 1919 Lenin fonderà la Terza Internazionale, o Internazionale comunista. Vi aderiranno quei partiti socialisti, o parti di essi, che accettavano di seguire l’esempio russo, cioè la conquista del potere attraverso la rivoluzione e l’instaurazione della «dittatura del proletariato», come modello universale di condotta. I nuovi partiti rivoluzionari prenderanno il nome di partiti comunisti.

Manifesto dipinto da Sergei Ivanov sulla Terza Internazionale. Si nota l’augurio di lunga vita in diverse lingue.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Rispondi alle domande scegliendo le risposte nell’elenco.

Miseria della popolazione – Assolutismo – Partecipazione alla Prima guerra mondiale – Disfatta militare in Galizia – Prosecuzione nella partecipazione alla guerra – Gravi disparità sociali – Distribuzione della terra ai contadini a. Quali cause contribuirono a determinare la caduta dello zar? ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………………………………

b. Quali, invece, contribuirono a determinare la caduta del governo provvisorio? ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………………………………

2. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati.

proletariato – Lenin – abdicazione – bolscevichi Marzo 1917: ondata di scioperi e proteste

...……......……………...........………………

dello zar

Costituzione del governo provvisorio

Ottobre 1917: Rivoluzione russa

I ...……......……………...........……………… guidati da ...……......……………...........……………… prendono il potere

La Russia esce dalla Prima guerra mondiale

Si instaura la dittatura del ...……......……………...........………………

Lezione 10 ( La rivoluzione in Russia

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LEZIONE

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Da Lenin a Stalin

1 Dalla guerra civile alla nascita dell’Unione Sovietica

COMPRENDO IL TESTO La rivoluzione bolscevica aveva molti nemici; suddividili in: • nemici interni: ………....………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

• nemici esterni: ………...………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

La rivoluzione ha molti nemici, dentro e fuori dalla Russia La rivoluzione bolscevica ebbe molti nemici all’interno della stessa Russia: • gli aristocratici; • parte della borghesia; • i grandi proprietari terrieri; • gli ambienti della corte zarista; • gli ufficiali dell’esercito fedeli allo zar. Tutti questi gruppi erano ostili alla rivoluzione perché erano contrari ai suoi programmi di radicale uguaglianza sociale ed economica e di proibizione di ogni forma di proprietà privata. Anche sul fronte internazionale le grandi potenze europee, gli Stati Uniti e il Giappone consideravano il governo di Lenin e dei soviet un grave pericolo, che minacciava la stabilità dei loro stessi Paesi, dove avrebbero potuto nascere movimenti rivoluzionari ispirati al modello sovietico russo.

Tra il 1918 e il 1920 si combatte una sanguinosa guerra civile

Un corpo dell’Armata rossa sfila prima della partenza per il fronte, contro l’Armata bianca.

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Nella primavera del 1918 scoppiò in Russia una sanguinosa guerra civile. L’Armata rossa, l’esercito comunista creato e guidato da Lev Trockij, si scontrò per tre anni con le Armate bianche, formate da ufficiali e soldati rimasti fedeli allo zar, ma anche da liberali e socialisti riformisti che avevano ritenuto umilianti per la Russia le condizioni imposte dalla pace di Brest-Litovsk. Il fronte controrivoluzionario poteva contare inoltre sull’appoggio di contingenti militari britannici, francesi, statunitensi e giapponesi. Il leader conservatore britannico Winston Churchill giunse ad affermare che il bolscevismo «andava strangolato nella culla». Nonostante gli aiuti economici e militari che molti governi occidentali assicurarono alle Armate bianche, i bolscevichi vinsero la guerra grazie all’appoggio della classe operaia e di una parte del mondo contadino (soprattutto di coloro che erano diventati proprietari della terra che lavoravano). Nel luglio 1918, intanto, mentre l’Armata bianca si avvicinava a Ekaterinburg, sugli Urali, dove lo zar e la sua famiglia erano tenuti prigionieri, i bolscevichi avevano stermitato tutti i Romanov.

Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo


LAVORO SULLA CARTA La Russia della guerra civile L’area controllata dai bolscevichi nel corso della guerra civile era limitata a una porzione della parte occidentale della Russia. Le Armate bianche attaccarono su più fronti, da ovest e da sud in particolar modo, da terra e dal mare. Rispondi alla domanda. • In quali regioni si concentrarono gli interventi degli eserciti stranieri contro la Russia di Lenin? Per rispondere puoi aiutarti con un atlante. ........................................................................................................ ........................................................................................................

La guerra civile ha conseguenze pesantissime sulla società russa La guerra civile fu una spaventosa tragedia, che pesò enormemente sul prosieguo della storia russa. I danni che essa causò furono molteplici: • migliaia di morti si aggiunsero ai milioni della Prima guerra mondiale; • devastazioni e nuove ondate di carestia colpirono una popolazione già stremata dalla crisi economica; • la «dittatura del proletariato», che nelle intenzioni di Lenin doveva rappresentare una fase transitoria della rivoluzione, si fece sempre più oppressiva. Ciò nonostante, l’Armata rossa era riuscita a vincere e a riconquistare, nel 1921, alcuni dei territori persi con la pace di Brest-Litovsk.

COMPRENDO IL TESTO Suddividi le conseguenze della guerra civile distinguendole in: • demografiche: ……….......……………… ………………………………………………………

• politiche:

………....…………………………

……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

• sociali: ……..…....…………………………… • territoriali: ….……....………………………

Dopo la guerra civile nasce l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) I bolscevichi decisero di dare un assetto più stabile allo Stato uscito vittorioso dalla guerra civile. Nel 1922 venne proclamata la nascita dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS). L’URSS era uno Stato federale formato da quindici repubbliche (alcune europee, altre asiatiche): ognuna di esse aveva autonomia interna e il diritto di proteggere la propria cultura e la propria lingua. L’organo legislativo principale era il Soviet supremo. In realtà, tutte le decisioni venivano prese dal governo centrale e soprattutto dal leader del Partito comunista, di fatto l’unico partito esistente. Il Partito comunista (Pcus) controllava, grazie alle sue organizzazioni culturali, sindacali ecc., tutta la vita sociale e politica del Paese. Manifesto che celebra la nascita dell’URSS con i simboli del mondo contadino (la falce) e operaio (il martello). CCCP è l’acronimo russo di Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

Lezione 11 ( Da Lenin a Stalin

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LEZIONE

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2 Le politiche economiche nella Russia di Lenin

La guerra civile impone il «comunismo di guerra» COMPRENDO IL TESTO Quali interventi comportò il «comunismo di guerra»? ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

La guerra civile aveva richiesto al governo bolscevico un gigantesco sforzo militare ed economico, tanto più gravoso quanto più la Russia usciva da tre devastanti anni di guerra, durante i quali erano morti milioni di contadini e la produttività delle campagne era crollata. Per fronteggiare l’emergenza, il governo aveva imposto una durissima politica economica chiamata «comunismo di guerra». Si trattava di una politica fortemente centralizzata che prevedeva: • la nazionalizzazione di tutte le attività produttive; • la requisizione delle produzioni agricole per garantire l’approvvigionamento di viveri all’esercito e alla popolazione delle città; • il divieto di ogni forma di libero commercio. Il controllo assoluto della vita economica da parte dello Stato servì a procacciarsi le risorse materiali necessarie a vincere la guerra, ma ebbe gravi conseguenze: • la produttività industriale crollò perché i nuovi dirigenti statali non possedevano le necessarie competenze; • i raccolti agricoli divennero sempre più scarManifesto sovietico del 1920 si perché le requisizioni toglievano ai contache incita al lavoro collettivo. dini l’incentivo a lavorare, cioè lo stimolo a lavorare di più e meglio in previsione di un guadagno.

Il «comunismo di guerra» rischia di bloccare l’intero sistema economico

Le truppe a cavallo che repressero la ribellione di Kronstadt nel 1921.

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Lenin era un comunista: era dunque favorevole all’abolizione della proprietà privata e al superamento dell’economia di mercato, cioè a un’economia fondata sulla legge della domanda e dell’offerta e sul profitto. Al tempo stesso era anche un leader politico realista. Egli comprese che il brusco passaggio da un’economia fondata sulla proprietà privata a un’economia che attribuiva allo Stato la proprietà di tutti i mezzi di produzione era difficile. Si correva il rischio di paralizzare l’intero sistema economico. L’applicazione integrale delle idee comuniste all’economia rischiava di rendere impossibile anche la produzione dei beni alimentari di prima necessità. Inoltre, la crisi agricola alimentava la carestia e ciò accresceva il malcontento della popolazione, che rischiava di allontanarsi sempre di più dal regime comunista. Nel 1921, i soldati dovettero addirittura reprimere nel sangue una rivolta di marinai rivoluzionari della base militare di Kronstadt che protestavano contro l’autoritarismo del partito.

Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo


Lenin vara la Nuova politica economica

LAVORO SULLA LINGUA

Nel 1921 Lenin lanciò la Nuova politica economica (l’acronimo russo è Nep). Questa nuova strategia economica ammetteva la parziale restaurazione di un’economia di mercato: • lo Stato cessava di requisire la produzione agricola e pagava quanto veniva consegnato dai contadini; • i contadini potevano vendere liberamente il grano in eccesso e tenere per sé i guadagni. Furono soprattutto i kulaki, cioè i grandi e medi proprietari a trarre vantaggio dalla Nep: in breve tempo, essi riuscirono a produrre le stesse quantità di beni di prima della guerra e tornarono ad arricchirsi, visto che potevano lavorare non solo per lo Stato, ma anche per se stessi. La Nep, inoltre, permise la nascita di aziende private e favorì lo sviluppo della piccola impresa.

Nel corso di questa Unità hai già incontrato due acronimi. Quali? Scrivili e spiegali. ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

LAVORO SULLA FONTE Lenin e la Nep In questo manifesto Lenin annuncia il lancio della Nuova politica economica (Nep). Rispondi alla domanda. • In che posa ti sembra rappresentato Lenin? a Come un leader carismatico che indica il futuro. b Come uno statista che riflette sui problemi della società. c Come un funzionario statale che mostra il senso di una riforma economica.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa il testo inserendo correttamente i termini o le espressioni elencate.

kulaki – rivoluzionario – Soviet supremo – URSS – guerra civile – comunismo di guerra – carestia – Nep Dalla primavera del 1918, la Russia fu sconvolta da una sanguinosa …………………………………………………………… che causò migliaia di morti, devastazioni e …………………………………. Vinse l’esercito ……………………………………………… e il governo sovietico proclamò la nascita dell’…………………………………. L’organo legislativo principale era il ……………………………………………………………. Per fronteggiare l’emergenza della guerra, il governo aveva imposto una durissima politica economica, il ……...........................................................…, ma nel 1921 Lenin lanciò la ……………………………………………, di cui si avvantaggiarono i ……………………………………………………………. 2. Escludi il completamento errato tra i tre proposti. 2. La Nep reintrodusse: 1. La guerra civile oppose: a bolscevichi e filozaristi.

a elementi dell’economia di mercato.

b Armata rossa e Armata bianca.

b il baratto.

c URSS e USA.

c la possibilità per i kulaki di vendere parte della loro produzione.

Lezione 11 ( Da Lenin a Stalin

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Pa AT ss LA at NT o E & ST Pr OR es IA en te

Russia: la cerniera tra Europa e Asia PASSATO: 1900

L’Impero russo, che si era andato formando a partire dal XVII secolo, arrivò a estendersi, alla vigilia della Prima guerra mondiale, su un territorio vastissimo che andava dal mar Baltico all’oceano Pacifico, dal Circolo polare artico al mar Nero, al mar Caspio, ai deserti dell’Asia centrale: era lo Stato più vasto del mondo, collocato a cavallo tra Europa e Asia. Al suo interno vivevano popolazioni con usi, lingue, religioni e stili di vita diversissimi tra di loro.

1

Uno Stato «continente» Nel XVI secolo la Russia si estendeva su un territorio compreso tra la Russia europea e l’Asia centrale. Nel corso del XVII secolo i possedimenti russi quasi raddoppiarono e le sterminate pianure siberiane entrarono a far parte dell’impero degli zar.

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Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo

2

Un mosaico di etnie Nel XVII secolo, all’interno della cornice imperiale russa vivevano molti grandi gruppi etnici, ad esempio: Ceceni, Circassi, Calmucchi, Tatari, Baschiri, Udmurti, Sel’kup, Burlati, Evenki, Jacuti, Coriachi, Iucaghiri, Comi, Samoiedi.


PRESENTE: XXI SECOLO

Dopo la Rivoluzione d’ottobre, l’ex Impero russo si trasformò in uno Stato federale (URSS), esteso su un territorio che andava dall’Europa orientale all’Asia centro-settentrionale. Negli anni Settanta-Ottanta del Novecento le relazioni politico-diplomatiche fra Stati Uniti e Unione Sovietica conobbero una nuova fase critica caratterizzata da una rinnovata corsa agli armamenti. La fragile economia sovietica non resse la sfida. Nel 1991 la caduta del Muro di Berlino e il fallimento della politica riformatrice di Michail Gorbaciov portarono alla crisi definitiva e allo scioglimento dell’URSS, che si smembrò in nuove repubbliche.

3

Le repubbliche ex sovietiche

4

Le repubbliche che facevano parte dell’Unione Sovietica si possono distinguere, in base a un criterio geografico, in: - Asia centrale, comprendente Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan; - Area caucasica, comprendente Armenia, Azerbaigian, Georgia; - Stati baltici, comprendenti Estonia, Lettonia, Lituania; - Europa orientale, comprendente Bielorussia, Moldova, Ucraina, oltre la Russia.

La Csi Nel 1991, al momento del crollo dell’URSS, 11 delle ex repubbliche sovietiche si riunirono in un’organizzazione politica internazionale, la Comunità degli Stati indipendenti (Csi). Ne facevano parte: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldova, Russia, Tagikistan, Turkmenistan, Ucraina, Uzbekistan.

Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo

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LEZIONE

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L’URSS di Stalin

1 La Russia di Stalin

Una litografia degli anni Cinquanta del XX secolo esalta la vittoria del comunismo staliniano.

COMPRENDO IL TESTO Quali erano le parole d’ordine dei due leader bolscevichi che si contesero la guida del Partito comunista sovietico alla morte di Lenin? • Trockij: …..……....…………………………… ………………………………………………………

• Stalin:

………....………………………………

………………………………………………………

La Casa delle unioni sindacali, a Mosca, a lutto nel giorno della morte di Lenin, in un acquerello del 1926.

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Alla morte di Lenin, prende il potere Stalin Nel 1924, Lenin morì dopo mesi di penosa malattia. Scompariva un uomo venerato da milioni di uomini e donne, dentro e fuori dall’URSS, come il più grande leader rivoluzionario di tutti i tempi. La sua morte scatenò una feroce lotta per la successione alla guida del Pcus e dell’URSS. Protagonisti furono Josif Stalin (1878-1953), responsabile dell’organizzazione del partito, e Lev Trockij (1879-1940), fondatore e guida dell’Armata rossa. I due leader bolscevichi avevano personalità e concezioni politiche molto diverse: • Stalin sosteneva la necessità di costruire il «socialismo in un solo Paese», cioè in URSS, dal momento che nessun altro Paese dell’Europa occidentale aveva seguito la Russia sulla via del comunismo. L’imperativo più urgente, secondo Stalin, era il rafforzamento dell’Unione Sovietica, soprattutto attraverso una sua rapidissima industrializzazione; • Trockij era convinto che l’URSS, un Paese povero e arretrato, sarebbe sopravvissuta solo a condizione che la rivoluzione trionfasse in Europa e nel mondo. La sua parola d’ordine era «rivoluzione permanente», cioè esportazione della rivoluzione fuori dai confini sovietici attraverso il sostegno aperto dell’URSS a tutti i movimenti rivoluzionari nel mondo. Dopo una lotta durissima, senza esclusione di colpi, all’interno del Partito comunista prevalse Stalin. Una volta conquistato il potere, Stalin procedette a una spietata repressione degli avversari: Trockij venne espulso dall’URSS; nel 1940 sarà assassinato da un sicario della polizia segreta sovietica a Città del Messico, dove si trovava in esilio.

Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo


Stalin procede all’industrializzazione «a tappe forzate» dell’Unione Sovietica Stalin era ossessionato dall’arretratezza economica dell’URSS, che secondo lui esponeva il Paese alla minaccia dell’invasione straniera (com’era già accaduto ai tempi della guerra civile). Stalin voleva che l’economia sovietica si sviluppasse «a tappe forzate», cioè a ritmo serrato, recuperando il suo storico ritardo e raggiungendo i livelli di produttività delle maggiori potenze capitaliste. Per raggiungere questo obiettivo, Stalin decise un intervento di modernizzazione dall’alto, cioè diretto e pianificato dallo Stato, che trasformasse in pochi anni una economia agricola in un gigante industriale. La Nuova politica economica di Lenin, però, impediva allo Stato sovietico di controllare tutta la vita economica. La Nep, infatti, aveva reintrodotto elementi di libero mercato, soprattutto nelle campagne, dove i kulaki erano tornati ad arricchirsi.

LAVORO SULLA LINGUA «A tappe forzate» è una metafora che indica le modalità secondo cui, per Stalin, doveva svilupparsi l’industrializzazione sovietica. Che cosa vuol dire? a Senza la possibilità di opporsi agli ordini. b In tempi rapidissimi, ma con grande sforzo e fatica. c Con le minacce. A partire dal 1927 la collettivizzazione comportò la radicale riforma del settore agricolo dell’Unione Sovietica.

Le risorse da investire nell’industrializzazione devono essere prese nelle campagne Fare dell’URSS un grande Paese industriale era un’impresa molto complessa e dispendiosa; servivano molte risorse, sia umane sia materiali. Poiché l’URSS era un Paese agricolo, queste risorse potevano essere trovate solo nelle campagne. Stalin, quindi, abolì la Nep e procedette alla soppressione integrale della proprietà privata della terra. Inoltre, creò aziende agricole cooperative o statali che non producevano per vendere sul mercato e per arricchirsi, ma per assicurare allo Stato le risorse necessarie ai suoi scopi.

LAVORO SULLA CARTA Lo sviluppo industriale nella Russia staliniana La carta mostra i principali fattori del grande balzo in avanti dell’economia sovietica. Rispondi alle domande. 1. In quale parte dell’Unione Sovietica si concentra la maggior parte delle attività industriali? ..................................................................................................................

2. Quali sono le estremità occidentale e orientale collegate dalla ferrovia? ..................................................................................................................

3. Confronta questa carta con una carta fisica della Russia: come si chiama l’immensa regione che rimase sostanzialmente esclusa dall’industrializzazione? ..................................................................................................................

Lezione 12 ( L’URSS di Stalin

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LEZIONE

12

Stalin considera i kulaki ostacolo al progresso e procede a eliminarli COMPRENDO IL TESTO

Qual è, secondo te, la ragione principale per cui i kulaki ostacolarono la collettivizzazione forzata delle terre? a Motivo economico: la consegna dei prodotti allo Stato li impoveriva molto. b Motivo politico: avevano nostalgia dell’assolutismo zarista. c Motivo religioso: volevano consegnare una parte del prodotto alla Chiesa ortodossa.

I kulaki, cioè i grandi e medi proprietari terrieri, opposero una resistenza ostinata alla collettivizzazione della terra. Spesso si rifiutarono di consegnare allo Stato quanto prodotto, cercando di rivenderlo sul mercato nero. Per superare l’opposizione dei kulaki, Stalin usò la forza: • fu soppressa ogni forma di libero mercato, cioè di compravendita di beni tra soggetti privati; • i kulaki furono espropriati delle loro proprietà e inquadrati in grandi aziende agricole statali; • tutte le risorse prodotte dalle campagne furono utilizzate per sostenere lo sviluppo industriale. La politica staliniana fu talmente spietata che prese il nome di «dekulakizzazione», cioè di sradicamento totale dei kulaki dalla vita economica sovietica: in due anni più della metà dei contadini sovietici fu inquadrata nelle aziende di Stato e nelle fattorie collettive; i kulaki, accusati di essere d’ostacolo al progresso dell’URSS, furono sterminati o deportati in massa in Siberia, nei gulag, i campi di lavoro forzato.

L’economia di mercato viene sostituita da una pianificazione integrale della produzione COMPRENDO IL TESTO Sottolinea le frasi che spiegano la maggiore differenza tra economia di mercato ed economia pianificata.

In un’economia di mercato i protagonisti dello sviluppo industriale sono le imprese private, che scelgono cosa e quanto produrre e il prezzo a cui vendere, in concorrenza le une con le altre. In un’economia socialista, invece, lo Stato stabilisce quanto e che cosa produrre nei settori agricolo e industriale, che cosa può essere venduto e a quale prezzo. Per programmare e organizzare lo sviluppo industriale, a partire dal 1928, lo Stato sovietico elaborò dei Piani quinquennali, cioè dei piani che prevedevano lo sviluppo economico dei cinque anni successivi sulla base degli obiettivi che lo Stato riteneva più importanti. Si trattò del primo esempio di pianificazione integrale dell’economia.

Il manifesto sovietico incita a ridurre a 4 i 5 anni di pianificazione economica.

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Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo


L’URSS conosce negli anni Trenta una grande crescita industriale Nei primi Piani quinquennali i dirigenti sovietici investirono tutte le risorse a loro disposizione nello sviluppo dell’industria pesante. Questa scelta era quasi obbligata: l’URSS, infatti, era drammaticamente carente di grandi impianti, strade, ferrovie e mezzi di trasporto. Prima di ogni altra cosa, occorreva costruire le basi materiali di una moderna economia industriale. Per questa ragione la produzione di beni di consumo (vestiti, scarpe ecc.) destinati alla vita quotidiana della popolazione rimase molto limitata.

Lo sviluppo dell’industria mineraria e siderurgica su larga scala si basò sulle risorse naturali di cui è ricca la Russia, soprattutto nella regione degli Urali. Nella foto: operai dell’impianto metallurgico di Magnitogorsk, negli Urali.

Industria pesante È l’insieme delle industrie meccaniche, siderurgiche e metallurgiche.

L’URSS diventa un modello Negli anni Trenta, come abbiamo visto nell’Unità 2, gli Stati Uniti e tutti gli altri Paesi capitalisti furono colpiti da una gravissima crisi economica, che sembrava indicare l’imminente crollo del capitalismo. In quegli stessi anni, invece, l’economia sovietica realizzò un forte balzo in avanti, aumentando in modo prodigioso la sua produttività. Ciò fu possibile perché lo Stato sovietico controllava totalmente i mezzi di produzione e poteva imporre una durissima disciplina nelle fabbriche.

La rivoluzione si trasforma in una spietata dittatura Proprio negli anni in cui l’URSS conosceva il suo balzo in avanti in campo economico, milioni di cittadini sovietici subirono una spietata dittatura, fondata sullo stretto controllo del partito di ogni aspetto della vita sociale. La temibile ed efficientissima polizia segreta (il Kgb) spiava tutto e tutti e poteva colpire in ogni momento chi veniva ritenuto, a torto o a ragione, un pericolo per lo Stato. Anche stampa, radio e cinema erano strettamente controllati e i giornalisti e gli artisti non potevano esprimere liberamente il loro pensiero.

LAVORO SULLA LINGUA Scegli tra i seguenti termini quello che meglio descrive il regime di controllo cui era sottoposta l’informazione nell’URSS. a Propaganda. b Concorrenza. c Censura.

Lezione 12 ( L’URSS di Stalin

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LEZIONE

12

La dittatura del proletariato si trasforma in dittatura personale di Stalin

Delazione Denuncia anonima.

Il regime sovietico dopo aver superato le enormi difficoltà dei primi anni (carestia, guerra civile, scontri interni al gruppo dirigente bolscevico) era ormai molto saldo. Negli anni Trenta, il potere personale di Stalin divenne assoluto: tutti gli oppositori furono eliminati; gran parte degli stessi dirigenti bolscevichi, considerati un potenziale pericolo per il suo potere personale, furono arrestati, processati come nemici della rivoluzione o traditori e condannati ai gulag o alla fucilazione. Centinaia di migliaia di persone, giornalisti, intellettuali, religiosi o semplici cittadini furono arrestati, processati e condannati ai lavori forzati: bastava un semplice sospetto o la delazione di un informatore. Intere minoranze etniche, che Stalin riteneva «poco affidabili», furono deportate dalle regioni d’origine e trasferite a forza a migliaia di chilometri di distanza. Lo stalinismo provocò diversi milioni di morti.

DENTRO LA STORIA Cinema e rivoluzione Tutti i regimi totalitari del Novecento (il fascismo italiano, il nazismo tedesco e il comunismo sovietico) hanno intuito che il cinema, per le sue enormi potenzialità espressive, poteva essere un’«arma» di propaganda ideologica. Ma quale è stato il rapporto tra il potere e gli artisti? Vediamo il caso del regista russo Sergej Ejzenštejn. Un grande innovatore Sergej Ejzenštejn (1898-1948) fu un vero innovatore nel campo della tecnica cinematografica, soprattutto per quanto riguarda il montaggio dei film. In questa fase della lavorazione, infatti, il grande regista riusciva a superare la semplice osservazione filmata della realtà, ricostruendone una nuova, maggiormente capace di interpretare e rappresentare le emozioni degli spettatori. Un regista politicamente impegnato Quando in Russia scoppiò la Rivoluzione d’ottobre, nell’autunno del 1917, Ejzenštejn aveva appena diciannove anni. Come tanti suoi coetanei, anch’egli aderì al movimento comunista, cercando di mettere la sua arte e il suo talento al servizio della rivoluzione, cioè usando il cinema per rappresentare le grandi questioni sociali dell’epoca. I dirigenti bolscevichi, del resto, ben comprendevano l’utilità di questo strumento nel creare e diffondere lo spirito rivoluzionario tra masse di operai e contadini russi per lo più analfabeti. Ejzenštejn realizzò presto veri e propri capolavori del cinema come La corazzata Potëmkin (1925) e Ottobre (1928), film nei quali si metteva in scena l’epopea rivoluzionaria attraverso un linguaggio cinematografico nuovo, suggestivo e anch’esso, per molti versi, rivoluzionario.

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Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo

Il rapporto con il potere Ejzenštejn, però, non era un semplice esecutore della volontà del partito: fu per questo che spesso entrò in urto con Stalin, il quale da un lato apprezzava il talento del regista, dall’altro ne temeva l’autonomia e l’originalità. Così Ejzenštejn si trovò costretto a girare nel 1938 il film Aleksander Nevskij (un principe russo che nel XIII secolo aveva guidato la lotta contro i cavalieri tedeschi dell’Ordine teutonico) sotto la stretta sorveglianza di un funzionario del Partito comunista sovietico, incaricato di supervisionare la lavorazione per impedire pericolose «deviazioni». Insomma, il rapporto tra Ejzenštejn e il potere sovietico non fu mai né facile né tranquillo. In gioco, infatti, c’era un grande tema: quello dell’autonomia dell’arte rispetto alla politica.

Locandina del film La corazzata Potëmkin.


Stalin introduce il culto della personalità La figura di Stalin, per volere dello stesso dittatore, fu elevata al rango di una semidivinità. Nacque così il culto della personalità: • Stalin si offriva ai suoi concittadini come un padre «severo» ma bonario, preoccupato dei problemi dei russi e capace di risolverli con la sua infallibilità; • l’URSS si riempì di statue del dittatore; • nelle scuole si iniziò a studiare la sua vita; • i suoi ritratti venivano esposti in ogni locale pubblico; • migliaia di manifesti esaltavano le sue straordinarie capacità politiche.

LAVORO SULLA FONTE Il culto della personalità Spesso i leader di Stati totalitari favoriscono il culto di sé attraverso immagini che li presentano come «liberatore» o «salvatore» del popolo, capo severo ma giusto e buono. La diffusione massiccia di quelle immagini contribuisce a creare una devozione quasi divina nei loro confronti e a consolidare il loro potere. Rispondi alle domande. 1. Quale posizione ha la figura di Stalin nel manifesto? ……..………………………………………………… 2. Quali categorie di persone lo circondano? ……………..…………………………………………………………… 3. Quale espressione hanno sul viso? ……………..………………………………………………………………….……… 4. Alle spalle di Stalin, incombe una figura sfumata: di chi si tratta? ……………..…………………..

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. Stalin pensava che la Rivoluzione russa dovesse innescare una rivoluzione mondiale.

V

F

b. Trockij era il teorico della rivoluzione permanente.

V

F

c. Alla morte di Lenin si aprì una durissima lotta per la successione.

V

F

d. Trockij scelse di emigrare e finì i suoi giorni negli Stati Uniti.

V

F

e. Stalin era un convinto sostenitore della Nep.

V

F

f. Negli anni Trenta si scatena una durissima repressione politica.

V

F

g. Negli anni Trenta l’economia sovietica conosce un forte balzo in avanti.

V

F

Individuo i nessi di causa-effetto 2. Collega gli eventi nella colonna di sinistra a quelli nella colonna di destra, individuando la relazione corretta. 1. Attuazione dei piani quinquennali…

a. …controllo del partito su ogni aspetto della società.

2. Abolizione della proprietà privata nelle campagne…

b. …creazione di aziende agricole cooperative. c. …sacrificata la produzione dei beni di consumo.

3. Si afferma la dittatura…

Lezione 12 ( L’URSS di Stalin

111


V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù 1

I gulag Gulag è l’abbreviazione dell’espressione russa Glavnoje upravlennije lagerej, cioè «Amministrazione generale dei campi collettivi di lavoro». I gulag sono stati il simbolo di una terribile oppressione politica, di negazione dei più fondamentali diritti umani.

LA NASCITA DEI GULAG

La repressione politica degli oppositori ha una storia antica in Russia. Già all’epoca della Russia zarista, infatti, gli avversari del regime monarchico venivano rinchiusi in campi di lavoro forzato. Il regime comunista, però, estese enormemente la pratica dei campi d’internamento e di lavoro a un numero molto più vasto di potenziali nemici della rivoluzione. Il 2 settembre 1918, all’indomani della rivoluzione bolscevica, il nuovo governo rivoluzionario emanò un’ordinanza segreta chiamata Sul terrore rosso. In questa ordinanza si esortava ad «arrestare come ostaggi i rappresentanti di spicco della borghesia, proprietari terrieri, industriali, commercianti, preti controrivoluzionari, tutti gli ufficiali ostili al potere sovietico e rinchiudere tutta questa gente in campi di concentramento, sotto strettissima sorveglianza, costringendo questi signori a lavorare sotto scorta».

2

Anarchici deportati in Siberia durante il regime zarista.

I NUMERI DEI GULAG

Nel 1935, prima dell’inizio del cosiddetto «Grande terrore» staliniano, cioè della grande epurazione contro i membri del Partito e gli «agenti controrivoluzionari», i campi di lavoro erano già stati unificati in un solo sistema, che gestiva circa 1 000000 di detenuti. Sei anni dopo, nel 1941, erano già 2000000. Nel 1953, al massimo del suo sviluppo, i gulag contavano circa 2500000 detenuti sparsi in 476 campi, costruiti nei luoghi più inospitali dalle coste dei mari artici alla gelida e disabitata Siberia. Persone deportate nei gulag obbligate ai lavori forzati nella costruzione del canale, che collegava i mari artici al Baltico (1932).

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Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo


3

LA VITA (E LA MORTE) NEI GULAG

I detenuti, a volte dissidenti politici (o almeno ritenuti tali dalla sospettosissima polizia segreta sovietica, il Kgb), ma più spesso semplici cittadini o appartenenti a minoranze nazionali invise al regime, conducevano una vita spaventosa. Erano costretti a lavorare con orari massacranti, ricevevano razioni di cibo ridotte e di scarsa qualità e dovevano sopravvivere in condizioni igieniche e sanitarie proibitive. Una studiosa statunitense, Anne Applebaum, ha stimato che tra il 1929 e il 1953 complessivamente circa 18000000 di persone siano transitate nei gulag; gran parte di esse non fece ritorno a casa. I gulag non erano nati con l’obiettivo di annientare razze umane o gruppi di persone come nei campi di sterminio nazisti: dentro i gulag si moriva di stenti, di freddo e di fame, sfruttati per anni da un potere ossessivo e criminale, che usava milioni di uomini per i lavori più duri e inumani e, al tempo stesso, cancellava ogni forma di dissenso nei confronti dell’autorità dello Stato e del Partito comunista sovietico.

Una baracca in un gulag femminile, nel 1945.

4

L’INCUBO KOLYMA

Kolyma non è solo il nome del grande fiume che scorre per oltre duemila chilometri nell’estremo Nord-Est siberiano, ma è anche il nome di uno dei più grandi e tristemente famosi gulag, nel quale, secondo le stime dello studioso Robert Conquest, tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del Novecento morirono circa 3000000 di internati. La regione in cui scorre il fiume Kolyma è un importantissimo bacino aurifero-minerario, dove i deportati erano costretti, in condizioni climatiche proibitive (anche 50° sotto zero), a lavorare come manodopera schiavile, subendo ogni sorta di umiliazione e sopraffazione.

Esterno del vecchio palazzo che ospitava i detenuti di Kolyma.

Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo

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P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Uguaglianza Il mito dell’uguaglianza ha una storia antica. La società dell’antica Sparta, per esempio, era basata sul concetto di uguaglianza assoluta tra gli spartiati; duemila e cinquecento anni dopo, la «parola d’ordine» della Rivoluzione francese del 1789 era «Libertà, uguaglianza, fratellanza». Un mito antico e resistente, dunque, ma anche difficile da definire, perché dietro alla parola «uguaglianza» in realtà si sono sempre nascosti significati diversi.

L’UGUAGLIANZA SECONDO I COMUNISTI

L’uguaglianza giuridica è diversa dall’uguaglianza socioeconomica La Rivoluzione russa del 1917 fu ugualitaria. I bolscevichi si ispiravano al pensiero del filosofo e politico tedesco Karl Marx (1818-1883), il quale affermava che la società capitalista era divisa in classi ed era fondata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. In questa situazione, anche se gli uomini erano «uguali» tra loro dal punto di vista giuridico (cioè erano uguali davanti alla legge), erano disuguali dal punto di vista pratico: le grandissime differenze di reddito o di proprietà, infatti, facevano sì che quella uguaglianza fosse solo apparente, ma non «vera». Per costruire una «società di liberi e di uguali» i comunisti russi pensavano che fosse necessario superare la divisione della società in classi e che ciò fosse possibile solo attraverso una rivoluzione, cioè una rottura violenta dell’ordine costituito. Solo così sarebbe sorta una società basata sulla vera uguaglianza tra gli esseri umani: non solo giuridica, ma anche economica, sociale e politica.

Il fallimento della rivoluzione L’Unione Sovietica era nata per assicurare l’uguaglianza tra i suoi cittadini, superando le differenze sociali ed economiche tipiche delle società capitalistiche. In realtà, essa non riuscì a creare una «società di liberi e uguali»; al contrario, nel giro di pochi anni si affermò un regime oppressivo, totalitario e corrotto, nel quale gli alti dirigenti del Partito comunista russo si accaparravano le ricchezze mentre la popolazione viveva in condizioni modeste. Nella «società socialista», dunque, rimanevano grandi disuguaglianze tra i cittadini.

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Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo

UGUAGLIANZA E DEMOCRAZIA

Uguaglianza di opportunità Anche nelle democrazie liberali moderne l’uguaglianza è un valore importante. Il concetto di uguaglianza, però, viene inteso in un senso molto diverso rispetto a quello dei regimi comunisti del Novecento: non come livellamento di tutti verso il basso (come è accaduto nell’URSS o negli altri Stati comunisti) ma come uguaglianza nelle opportunità e nei diritti. L’uguaglianza, insomma, non riguarda la vita sociale ed economica, ma le opportunità di partenza, soprattutto per quanto riguarda l’accesso ai servizi fondamentali: sanità e istruzione.

La Costituzione italiana e l’uguaglianza La Costituzione italiana dedica un intero articolo all’uguaglianza. Si tratta dell’articolo 3, che è compreso in quel gruppo di articoli (dall’articolo 1 all’articolo 12) che contengono i Principi fondamentali. «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.»


La prima parte dell’articolo 3 stabilisce l’uguaglianza davanti alla legge dei cittadini. La seconda parte, invece, si riferisce a un’uguaglianza di tipo «sostanziale»: dato che gli uomini nascono tutti diversi l’uno dall’altro, la Repubblica si assume il compito di fare in modo che tutti abbiano le stesse opportunità di partenza. Concretamente, ciò significa che se ci sono dei cittadini meno dotati dal punto di vista fisico, intellettuale ed economico, essi devono essere aiutati in modo che abbiano la stessa possibilità degli altri cittadini di sviluppare le proprie potenzialità, e quindi di partecipare in modo completo alla vita del Paese. Spetterà poi a ogni cittadino sfruttare le opportunità che gli sono offerte.

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente. parità identità

egualitarismo

a ondenz corrisp

filantropismo

ineguaglianza

frate rnità

pari opportun ità discr

rsità dive

imin azion e

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. A cosa mirava l’ideologia marxista? 2. Quale compito, secondo l’art. 3 della Costituzione, si prefigge la Repubblica italiana per consentire la partecipazione di tutti all’organizzazione del Paese?

Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo

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SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 10 La rivoluzione in Russia

BES

Nel 1917 la Russia si trovava in una situazione economica disastrosa. In seguito a una rivolta popolare, lo zar Nicola 2° fu costretto ad abdicare e si formò un governo repubblicano provvisorio guidato dal socialista rivoluzionario Kerenskij. Al governo provvisorio si affiancarono i soviet, consigli formati da operai, soldati e contadini. I soviet delle grandi città erano controllati dai bolscevichi, guidati da Lenin, che sostenevano la necessità di un’azione rivoluzionaria. Il governo provvisorio, nonostante l’opposizione dei soviet, decise di continuare la guerra, ma questa scelta si rivelò disastrosa e nell’ottobre 1917 scoppiò la rivoluzione bolscevica. La Russia uscì dalla guerra e Lenin impose la «dittatura del proletariato». Lezione 11

Da Lenin a Stalin

A partire dalla primavera del 1918 si assistette a una sanguinosa guerra civile tra coloro che erano rimasti fedeli allo zar e l’Armata rossa, che causò migliaia di morti, devastazioni e carestia. I bolscevichi ebbero la meglio. Il costo della guerra fu altissimo. Nel 1922 fu proclamata la nascita dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), uno Stato federale sotto il controllo del partito comunista rappresentato dal Soviet supremo. Fu introdotta una durissima politica economica, il «comunismo di guerra», che abolì di ogni forma di libero mercato. Nel 1921 Lenin, per superare le difficoltà del «comunismo di guerra», varò una Nuova politica economica (Nep) che favorì lo sviluppo della piccola impresa e l’arricchimento dei kulaki (piccoli e medi proprietari). Lezione 12

L’URSS di Stalin

Nel 1924, alla morte di Lenin, prese il potere Josif Stalin, che procedette a una spietata repressione degli avversari politici (a partire da Trockij). Sotto il suo governo l’Unione Sovietica divenne un gigante industriale, grazie alla programmazione dei piani quinquennali attuata completamente sotto il controllo dello Stato. Per finanziare l’industrializzazione, Stalin espropriò le terre dei proprietari terrieri, i kulaki. Stalin diede vita a una spietata dittatura fondata sulla repressione di ogni forma di opposizione, sul totale controllo del partito su ogni aspetto della vita e della società e sul culto della personalità.

116

Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. Piani quinquennali – Dittatura del proletariato – Colpo di Stato – Bolscevichi – Tesi di aprile – Eliminazione opposizione – Guerra civile (1918-1922) – Abdicazione zar Nicola 2°

DALLA RUSSIA...

1917

Crisi economica e militare causa …………………………………………………

sostituito da Governo provvisorio

affiancato da

formato da

cade per dei

………………………………………

…………………………………………… ……………………………………………

segue

Soviet

……………………………

Menscevichi

guidati da

Rivoluzione d’ottobre

Lenin

che porta

presenta

…………………………………………… ……………………………………………

...ALL’URSS nel

……………………………………………

Potere ai soviet Nascita del Partito comunista sovietico

Terra ai contadini

1922 Pace immediata poi nel

…………………………………………… ……………………………………………

Dittatura stalinista ……………………………………………

1924 Modernizzazione e crescita industriale

con Eliminazione della proprietà privata

Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo

117


VE RI FI CA

1. Elabora un breve testo sul tema proposto, seguendo la traccia in questo schema. La fine dello zarismo Difesa politica del territorio

..…………………………………………………………………………………………..…………………………………………......

Contadini e raccolti

..…………………………………………………………………………………………..…………………………………………...... ..…………………………………………………………………………………………..…………………………………………......

Sentimenti nei confronti della guerra

..………………………………………………………..…………………………………………………………………………………

Reazione delle guardie dello zar

..……………………………………………………………………………….…………………………………………........…………

Reazione dello zar Nicola II

……………………..…………………………………......……………………………..…………………………………………......

……………………………………………………………………………………………..…………………………………………...... ..……………………………………………………………………………………………………………………………........………

2. Inserisci il numero relativo alle espressioni elencate nell’insieme cui si riferiscono. 1. Palazzo d’inverno

5. Continuazione della guerra

2. Bolscevichi

6. Governo provvisorio

3. Parlamento eletto a suffragio ristretto

7. Uscita immediata dalla guerra

4. Assemblee popolari

8. Distribuzione della terra ai proletari

Duma

Soviet

…………………………………………………..……………………………………

…………………………………………………..……………………………………

3. Scrivi la definizione corretta dei seguenti termini ed espressioni. a. Kulaki: ………………………………….……………………………………………………………………………………………………………………………………………………… b. Nep: ………………………………..…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… c. Comunismo di guerra: …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… d. Rivoluzione permanente: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………… e. Piano quinquennale: ……………………………………………………………….……………………………………………………………………………………………… f. Stalinismo: ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 4. Indica se le affermazioni sono vere o false.

118

a. Nella Russia zarista la duma era sempre esistita.

V

F

b. Dopo l’abdicazione dello zar Nicola II si costituì un governo repubblicano provvisorio.

V

F

c. I bolscevichi volevano instaurare la dittatura del proletariato.

V

F

d. La Russia bolscevica era uscita dalla guerra con risultati positivi.

V

F

e. Con la Nuova politica economica (Nep) si diede spazio all’iniziativa privata in campo agricolo e industriale.

V

F

f. L’Unione Sovietica aveva una struttura federale che riconosceva le varie nazionalità pur accentrando a Mosca tutto il potere.

V

F

Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo


g. Stalin pose al centro della sua linea economica il recupero della produttività delle campagne.

V

F

h. Nell’era di Stalin nell’URSS vi fu la cancellazione dei diritti umani e civili e l’eliminazione fisica di milioni di persone.

V

F

i. L’Armata rossa era formata da ufficiali e soldati rimasti fedeli allo zar.

V

F

l. Durante la guerra civile i controrivoluzionari (bianchi) furono sostenuti da molte potenze occidentali.

V

F

5. Indica quali tra le seguenti azioni Lenin attuò dopo essere salito al potere. a Nazionalizzò industrie e banche

e Limitò il potere dei soviet

b Concluse un armistizio

f Riconobbe il diritto dei popoli all’autodeterminazione

c Riportò al potere lo zar

g Istituì l’Assemblea costituente

d Si alleò con il governo provvisorio

h Indisse elezioni a suffragio universale

6. Collega ciascun avvenimento nella colonna di sinistra alla data corretta nella colonna di destra. 1. Crollo del regime zarista

a. 1930

2. Lenin divulga le Tesi di aprile

b. 1922

3. Rivoluzione bolscevica

c. 1921

4. Lenin scioglie l’Assemblea costituente

d. 1920

5. Pace di Brest-Litovsk

e. Marzo 1918

6. Lenin fonda la Terza Internazionale

f. 1919

7. Fine della guerra civile

g. Febbraio 1917

8. Avvio della Nuova politica economica

h. Gennaio 1918

9. Nasce l’URSS

i. Ottobre 1917

10. Inizio della dittatura stalinista

l. Aprile 1917

7. Date le definizioni, scrivi il termine corrispondente. a. Consigli di operai, soldati e contadini che eleggevano rappresentanti per manifestare le proprie esigenze: …………………………………………………………………………… b. Grandi e medi proprietari terrieri russi: …………………………………………………………………………… c. Campo di lavoro forzato sovietico: …………………………………………………………………………… d. Membri del Partito operaio socialdemocratico russo che sostengono la necessità di una trasformazione graduale della società: …………………………………………………………………………… e. Membri del Partito operaio socialdemocratico russo che sostengono la necessità di un’azione rivoluzionaria: …………………………………………………………………………… f. Denuncia anonima: …………………………………………………………………………… g. Durissima politica economica imposta all’URSS alla sua nascita: …………………………………………………………………………… h. Guerra interna a uno Stato combattuta tra cittadini della stessa nazione: …………………………………………………………… i. Regime politico che esercita un controllo su ogni aspetto della società e in cui tutti i poteri sono accentrati nelle mani di una persona: ……………………………………………………………………………

Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo

119


VE RI FI CA

8. Collega ciascun nome nella colonna di sinistra alla definizione che lo riguarda nella colonna di destra. 1. Nicola II Romanov

a. Proclama le Tesi di aprile.

2. Kerenskij

b. Crea una dittatura. Attua piani quinquennali.

3. Lenin

c. Guida il governo repubblicano provvisorio.

4. Trockij

d. Ultimo zar della Russia.

5. Stalin

e. Crea e guida l’Armata rossa. Sostiene la necessità di una rivoluzione permanente.

9. Esegui sulla carta le attività indicate. • Colora i territori corrispondenti alle attuali Repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia, Lituania), all’attuale Bielorussia e all’attuale Ucraina. • Indica con un pallino la posizione di San Pietroburgo e quella di Mosca.

120

Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo


FACCIAMO STORIA INSIEME

Le Tesi di aprile di Lenin Lenin è stato il leader della Rivoluzione d’ottobre. La sua personale interpretazione del pensiero di Karl Marx fu alla base del programma politico dei bolscevichi. Rientrato in patria il 4 aprile 1917 dopo anni di esilio in Svizzera, presentò le Tesi di aprile, in cui spiegava come e perché la rivoluzione borghese del febbraio 1917 dovesse trasformarsi in una rivoluzione proletaria e socialista.

1. […] verso la guerra […] non è ammissibile nessuna benché minima concesTipo di documento: testo sione al difensivismo rivoluzionario. […] Autore: Lenin 2. L’originalità dell’attuale momento in Russia consiste nel passaggio dalla priEpoca: 1917 ma fase della rivoluzione, che ha dato il potere alla borghesia […], alla sua seconda fase, che deve dare il potere al proletariato e agli strati poveri dei contadini. 3. Non appoggiare in alcun modo il governo provvisorio, dimostrare la completa falsità di tutte le sue promesse, soprattutto di quelle che riguardano la rinuncia alle annessioni. […] 4. […] Spiegare alle masse che i soviet dei deputati operai sono l’unica forma possibile di governo rivoluzionario e che, pertanto, fino a che questo governo sarà sottomesso all’influenza della borghesia, il nostro compito potrà consistere soltanto nello spiegare alle masse popolari in modo paziente, sistematico, perseverante, conforme ai loro bisogni pratici, gli errori della loro tattica […]. 5. Niente repubblica parlamentare […] ma la repubblica dei soviet di deputati degli operai, dei salariati agricoli e dei contadini di tutto il paese, dal basso in alto. […] 6. […] Confiscare tutte le grandi proprietà fondiarie. Nazionalizzare tutte le terre del paese e metterle a disposizione dei soviet locali dei salariati agricoli e dei contadini. Costituire i soviet dei deputati dei contadini poveri. V. I. Lenin, La rivoluzione d’ottobre, Newton Compton, 1975

COMPRENDO IL TESTO A coppia rispondete alle domande dopo aver letto il testo, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. A quale classe sociale ha dato il potere la prima fase della rivoluzione? 2. Che cosa, Lenin, ritiene debba essere spiegato alle masse popolari? 3. Il governo provvisorio è espressione della prima fase della rivoluzione: quale dev’essere l’atteggiamento dei bolscevichi nei suoi confronti? Perché? 4. In che cosa deve consistere la seconda fase della rivoluzione?

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. Le rivoluzioni rappresentano una trasformazione radicale e profonda della società. Sotto l’aspetto: • politico, insediano nuovi gruppi politici o cambiano il tipo di regime politico; • sociale, affermano i diritti di gruppi sociali fino ad allora sfruttati o marginali; • economico, cambiano gli assetti di proprietà e la distribuzione della ricchezza fra i cittadini. In anni più vicini a noi il mondo arabo è stato interessato da un profondo sommovimento politico definito «la primavera araba». Fate una breve ricerca in internet e cercate di individuare quali trasformazioni politiche e sociali ha portato nei Paesi coinvolti.

Unità 3 ( La Russia: dalla rivoluzione al totalitarismo

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La crisi italiana e il fascismo

UNITÀ

4

La Grande guerra fu un vero e proprio trauma per l’Italia: oltre 650 000 morti e migliaia di feriti e mutilati enormi di colt nella riconversione delle fabbriche a produzioni di pace disoccupazione di massa e svalutazione della lira rivendicazioni dei contadini delle terre promesse dal governo in tempo di guerra scioperi degli operai e occupazione delle fabbriche timori e preoccupazioni della borghesia. Sul fronte politico, i nazionalisti erano delusi per la «vittoria mutilata», cio per il mancato ottenimento di territori promessi all’Italia in caso di vittoria, e i socialisti erano spinti sulla strada della rivoluzione dall’esempio di uello che era avvenuto in Russia nel . Il fascismo, un movimento fondato nel dall’e dirigente socialista Benito Mussolini (espulso dal Psi per le sue posizioni interventiste) approfitt della crisi nel , con la «Marcia su Roma», con uist il potere con metodi violenti e antidemocratici. Mussolini divenne il «duce» di una dittatura che durer per oltre venti anni e che trasciner l’Italia nella Seconda guerra mondiale al fianco della ermania nazista.

1919

1921

Fondazione dei Fasci di combattimento

Nascita del Partito nazionale fascista

Fondazione del Partito popolare italiano

Nascita del Partito comunista italiano

1915

1920 1918 Fine della Grande guerra

1922

Biennio rosso

Marcia su Roma

v La Grande guerra distrugge gli equilibri politici e socioeconomici europei,

aprendo la strada a radicali trasformazioni della società e della mentalità. v In Russia la guerra acuisce crisi interne e apre le porte alla rivoluzione che porterà alla costituzione dell'Unione Sovietica, il primo Stato comunista del mondo e un modello di riferimento per tutti i movimenti rivoluzionari. v Alla fine della guerra tutti gli Stati europei, sia quelli vincitori sia quelli sconfitti, devono affrontare gravissimi problemi economici (riconversione industriale) e politici (crisi rivoluzionarie). v Nel 1929 dagli Stati Uniti d’America si propaga una gravissima crisi economica.

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Maggioranza parlamentare ai fascisti alle elezioni politiche Assassinio di Matteotti

1925

1919-1920

Che cosa sai già…

1924

1926 Leggi «fascistissime»


L’Italia negli anni Venti del Novecento vive fermenti e rivendicazioni di operai e agricoltori.

1930 1929 Patti Lateranensi

Il bisogno di ritorno all’ordine di alcune classi sociali è sostenuto, con la violenza, da squadroni fascisti.

1935

1940

1935

1938

Invasione dell’Etiopia

Leggi razziali

1939 Patto d’Acciaio con la Germania nazista

…e che cosa imparerai v Nel primo dopoguerra l’Italia affronta gravi problemi economici, sociali e politici. Tra 1919 e 1920 («biennio rosso»)

operai e contadini reclamano migliori condizioni di vita e di lavoro, intimorendo la classe borghese. v Giolitti mantiene lo Stato neutrale. Il «biennio rosso» si conclude senza lo scoppio della rivoluzione comunista, ma la tensione rimane altissima. v Nel 1919 nascono i Fasci di combattimento, guidati dall’ex socialista Mussolini, e il Partito popolare italiano, di orientamento cattolico. Il Psi si divide: a sinistra nasce il Partito comunista (1921), a destra il Partito socialista unificato (1922). v Nel 1922, con la Marcia su Roma, Mussolini sale al governo. Nel 1924 i fascisti conquistano il potere assoluto e iniziano a costruire la dittatura. Negli anni Trenta, i patti Lateranensi fra Stato italiano e Chiesa cattolica rafforzano il regime e si consolida l’alleanza con la Germania nazista.

123


LEZIONE

13

L’Italia e la crisi del dopoguerra

1 Il dopoguerra in Italia COMPRENDO IL TESTO Indica quali erano i problemi: • degli operai: ……………………………………………………… ………………………………………………………

• dei contadini: ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Operai e contadini devono affrontare grandi problemi In Italia, gli anni compresi tra il 1918 e il 1922 furono caratterizzati da violente tensioni politiche e sociali. Operai e contadini dovettero affrontare enormi sacrifici: • gli operai delle fabbriche pagarono un prezzo molto alto alla riconversione industriale dalla produzione bellica a quella civile; spesso assistettero alla diminuzione dei loro salari o, addirittura, alla perdita del posto di lavoro; • contadini e braccianti chiedevano a gran voce la riforma agraria e la concessione di aiuti ai proprietari di piccoli poderi. Di fronte al rifiuto del governo di mantenere le promesse fatte durante la guerra, i contadini del Sud occuparono le terre incolte dei latifondi.

Il «biennio rosso» sembra aprire in Italia una stagione rivoluzionaria

L’illustrazione, tratta dalla rivista socialista «L’Asino», auspica la concretizzazione delle richieste operaie.

Tra il 1919 e il 1920 le agitazioni contadine e operaie si fecero sempre più estese. Questi due anni vengono chiamati «biennio rosso» perché il rosso è il colore del socialismo e in quegli anni, sulla spinta di quanto stava avvenendo in Russia (vedi Unità 3), la rivoluzione socialista sembrava essere all’ordine del giorno. Di fronte alle rivendicazioni operaie (miglioramenti salariali, diminuzione dell’orario di lavoro) gli industriali decisero la «serrata», cioè la chiusura degli stabilimenti. Corso Lodi, a Milano, dopo una manifestazione di protesta, nel 1920.

124

Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo


Il loro obiettivo era quello di spegnere le lotte operaie e di ristabilire la propria autorità dentro le fabbriche. La serrata, però, ottenne il risultato contrario: nell’autunno del 1920, infatti, gli operai delle maggiori fabbriche di Milano, Torino e Genova (il «triangolo industriale») occuparono con le armi gli stabilimenti e assunsero direttamente la loro gestione, riprendendo la produzione.

Industriali e governo assumono atteggiamenti diversi nei confronti delle agitazioni operaie L’occupazione delle fabbriche spaventò gli industriali. Essi chiesero al governo d’intervenire con la forza e di ristabilire la legge. La risposta del governo, però, fu diversa. Giolitti, tornato al governo dopo la parentesi della guerra, pensava che lo Stato non dovesse schierarsi né con gli industriali, né con i lavoratori. Egli pensava che lo Stato dovesse rimanere neutrale e limitarsi a favorire il dialogo tra le parti sociali. Giolitti, inoltre, temeva che l’uso della forza avrebbe avuto un effetto contrario a quello sperato: anziché riportare l’ordine e la pace sociale, avrebbe esasperato gli animi, aprendo le porte a un’insurrezione rivoluzionaria. Solo la pazienza, l’attesa e il dialogo avrebbero convinto i dirigenti sindacali a trattare. Fu quel che avvenne: dopo settimane di lotta dura e faticosa, in parte soddisfatti per alcuni risultati ottenuti (aumenti salariali), gli operai misero fine alle occupazioni.

Nella foto, un sindacalista, Giovanni Parodi, è seduto alla scrivania di Agnelli durante l'occupazione operaia della FIAT nel 1920.

COMPRENDO IL TESTO Quale fu la posizione di Giolitti di fronte allo scontro tra operai e industriali? Nella risposta usa le parole «mediazione» e «neutralità». ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

LAVORO SULLA CARTA Italia, 1920: scioperi operai, lotte contadine e atti di violenza fascista Nel «biennio rosso» le agitazioni operaie e contadine scatenarono la reazione di gruppi nazionalisti che intendevano riportare l’ordine sociale con la violenza. La carta visualizza le aree maggiormente coinvolte dai fermenti che turbarono la Penisola in quegli anni. Rispondi alle domande. 1. In quale area del Paese furono più numerosi gli scioperi e le proteste contro il «carovita»? ................................................................................................................................... ...................................................................................................................................

2. In quali aree si concentrarono maggiormente gli atti di violenza fascista? ................................................................................................................................... ...................................................................................................................................

Lezione 13 ( L’Italia e la crisi del dopoguerra

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LEZIONE LEZIONE

1 13

I ceti borghesi sono spaventati dalla rivoluzione

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea con colori diversi le frasi che spiegano l’atteggiamento della borghesia italiana nei confronti: • del governo Giolitti; • dei socialisti; • dei liberali.

Il «biennio rosso», con l’occupazione delle fabbriche da parte degli operai del Nord e dei latifondi da parte dei contadini del Sud, cambiò l’atteggiamento della borghesia italiana nei confronti dello Stato e della politica: • gli esponenti dell’alta borghesia (industriali e grandi proprietari terrieri) pensavano che i socialisti fossero una grave minaccia e si erano convinti che lo Stato non volesse o sapesse difenderli; • i membri della media borghesia erano usciti dalla guerra impoveriti sul piano materiale e pieni di diffidenza e rancore nei confronti della classe politica in generale, alla quale attribuivano la responsabilità delle proprie difficoltà: non solo temevano i socialisti e i loro ideali di giustizia e uguaglianza sociale, ma disprezzavano i liberali, incapaci di opporre un valido argine alla rivoluzione e di risparmiare all’Italia le umiliazioni della «vittoria mutilata» (secondo la nota formula inventata dal poeta nazionalista Gabriele D’Annunzio). Parte dell’opinione pubblica borghese si convinse di dover provvedere da sé alla difesa dei propri interessi e dei propri beni.

DENTRO LA STORIA La questione fiumana Alla fine della Grande guerra i nazionalisti italiani erano rimasti delusi: nonostante il sostanziale rispetto degli accordi del patto di Londra, essi scatenarono una campagna propagandistica basata sulla parola d’ordine della «vittoria mutilata», cioè di una vittoria deludente a causa della mancata soddisfazione delle legittime aspirazioni espansioniste italiane. D’Annunzio occupa Fiume Il celebre poeta e uomo politico nazionalista Gabriele D’Annunzio guidò un’impresa clamorosa, che aveva come fine quello di strappare con la forza ciò che le diplomazie europee sembravano non voler cedere con la politica: il 12 settembre 1919 (a meno di un anno dalla fine della guerra) 2600 miliziani italiani, guidati dal poeta, occuparono la città di Fiume (Rijeka in croato), contesa tra il Regno d’Italia e il Regno di Iugoslavia.

SCALA

La Reggenza del Carnaro A Fiume i «legionari dannunziani», nel clima di incertezza sia nazionale sia internazionale, proclamarono la Reggenza del Carnaro, cioè un’entità statale, dotata di una sua Carta costituzionale, che comprendeva la provincia di Fiume affacciata sul Carnaro, il tratto di mare oggi chiamato Quarnaro. Rivendicando l’italianità della città gli occupanti intendevano spronare il governo italiano a procedere all’annessione al Regno d’Italia. L’iniziativa dannunziana suscitò però le dure reazioni di Francia e Regno Unito e mise in difficoltà il governo italiano, tanto che nel dicembre del 1920 il presidente del Consiglio Giolitti, al rifiuto di D’Annunzio a lasciare Fiume, ordinò di sgomberare con la forza la città e di rispettare le decisioni della comunità internazionale.

126

Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo

Gabriele D’Annunzio incita i suoi legionari a Fiume, nel 1919.


2 La nascita del movimento fascista Le radici del fascismo sono nella Prima guerra mondiale Nel marzo del 1919 Benito Mussolini (1883-1945) fondò a Milano il movimento dei Fasci di combattimento. Mussolini fino al 1914 era stato un importante dirigente del Partito socialista e direttore del quotidiano «Avanti!», ma allo scoppio della guerra ne era stato espulso per essersi schierato a favore dell’intervento, contro le posizioni ufficiali del partito. I Fasci di combattimento nacquero in un momento delicato della vita politica e sociale italiana, dominato dalla crisi economica, dalla sfiducia nel governo e dal timore di gran parte della borghesia nei confronti dei socialisti. Mussolini si rivolgeva fondamentalmente a tre categorie di cittadini: • i reduci di guerra, traumatizzati dall’esperienza della trincea, alle prese con un difficile reinserimento nella vita civile e pieni di risentimento nei confronti di chi non aveva combattuto; • i nazionalisti, delusi dagli esiti dei trattati di pace e dalla «vittoria mutilata»; • gli esponenti della media e piccola borghesia, preoccupati dagli scioperi e dalla prospettiva della rivoluzione socialista, nella quale temevano di perdere quel po’ di benessere conquistato.

Il programma dei Fasci è un misto di riforme sociali e nazionalismo Il programma dei Fasci, o fascista, mescolava rivendicazioni tipicamente democratiche, talvolta addirittura socialiste, ad aspirazioni violentemente nazionaliste. Alla prima categoria appartenevano le richieste di: • passaggio dalla monarchia alla repubblica; • suffragio universale anche femminile; • giornata lavorativa di otto ore; • tasse più alte per i più ricchi; • sequestro dei beni delle congregazioni religiose. I fascisti però erano fortemente nazionalisti ed erano animati da sentimenti radicalmente antisocialisti: • affermavano il primato dell’Italia, il suo diritto storico di primeggiare nel mondo, anche aggredendo altri popoli e altri Stati; • promettevano ordine e si proponevano come la forza che avrebbe fatto cessare gli scioperi e le proteste, operando non per affermare gli interessi di una parte sull’altra, ma per il bene della patria.

COMPRENDO IL TESTO A quali categorie di persone si rivolgeva il fascismo? a Alta borghesia. b Media e piccola borghesia. c Operai. d Nazionalisti. e Reduci di guerra.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea nel programma dei Fasci le prospettive relative a: • forma dello Stato; • condizioni di lavoro; • economia.

Benito Mussolini arringa la folla durante un comizio fascista.

Lezione 13 ( L’Italia e la crisi del dopoguerra

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LEZIONE LEZIONE

1 13

Le squadre fasciste usano il «linguaggio» della violenza COMPRENDO IL TESTO

Sottolinea le parti in cui si descrivono le azioni compiute dai fascisti per conto degli agrari padani.

Camicie nere La camicia nera era la divisa adottata nella Prima guerra mondiale dai reparti d’assalto dell’esercito italiano: gli «arditi». È stata poi fatta propria dalle squadre fasciste, nelle cui file, tra l’altro, militavano molti ex combattenti di quei reparti.

Il fascismo nacque a Milano (in ambiente urbano e industriale), ma si diffuse presto nelle campagne padane. I proprietari agrari finanziarono e armarono le squadre fasciste, le cosiddette «camicie nere», per sabotare le lotte dei sindacati contadini, sia socialisti («rossi») sia cattolici («bianchi»). Le «camicie nere» assaltarono e devastarono le sedi di cooperative, di società di mutuo soccorso, di giornali operai e di associazioni contadine. Nelle città e nelle campagne gli avversari politici furono vittime di minacce, aggressioni fisiche e, a volte, brutali omicidi. I ricchi industriali e i proprietari agrari intendevano «usare» le squadre fasciste come braccio armato, ma i fascisti non si fecero usare: il fascismo, anzi, divenne presto un soggetto politico autonomo, aggressivo e determinato. Uno squadrista in camicia nera.

3 I fascisti in Parlamento COMPRENDO IL TESTO Per quale motivo Giolitti partecipò alle elezioni del 1921 accogliendo nel suo schieramento membri dei Fasci di combattimento? ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Alle elezioni del 1921 si presentano tre schieramenti Nel maggio del 1921, dopo mesi di acute tensioni sociali e politiche, si svolsero nuove elezioni. Dopo la guerra, gli italiani erano già andati alle urne a novembre 1919. In quell’occasione, per la prima volta nella storia italiana, si era presentato un partito di massa d’ispirazione cattolica, fondato in quello stesso anno da don Luigi Sturzo: il Partito popolare italiano (Ppi). Attraverso il Ppi i cattolici italiani erano tornati a partecipare attivamente alla vita politica del Paese, dopo che nel 1870 papa Pio IX aveva proibito loro ogni forma di collaborazione con lo Stato liberale. Giolitti temeva che il Psi e il Ppi, grazie al loro impegno nelle lotte operaie e contadine di quegli anni, intercettassero il voto di milioni di lavoratori. Per contrastare l’ascesa dei due grandi partiti di massa, Giolitti formò i «blocchi nazionali», un’alleanza liberale aperta alla collaborazione con alcuni membri dei Fasci di combattimento. Egli, infatti, credeva che l’ingresso in Parlamento avrebbe disciplinato il fascismo, facendogli accettare le regole democratiche. Fu così che i fascisti, con trentacinque deputati, sedettero per la prima volta in Parlamento.

Il fondatore del Ppi, don Luigi Sturzo (1871-1959).

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Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo


I Fasci di combattimento diventano Partito nazionale fascista

COMPRENDO IL TESTO

Nel novembre 1921, Mussolini trasformò il movimento dei Fasci in Partito nazionale fascista (Pnf), un partito solido e strutturato. La decisione si spiega con la volontà di Mussolini di esercitare un controllo più forte e accentrato sul movimento, dentro al quale convivevano personalità (i famosi ras locali) e orientamenti politici diversi. Inoltre, attraverso il partito Mussolini voleva definire meglio il profilo ideologico del fascismo in senso autoritario e antidemocratico. Il programma del partito, infatti, non lasciava più alcun dubbio: bisognava instaurare uno Stato forte, guidato da un uomo che riunisse nelle sue mani un enorme potere, e nel quale il Parlamento avesse un ruolo molto più debole. Nasceva così il totalitarismo fascista, cioè un’ideologia in cui come disse lo stesso Mussolini in un suo discorso: «tutto è nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato».

Perché Mussolini trasformò i Fasci di combattimento in un partito strutturato? a Per accentrare nelle sue mani la direzione del movimento. b Per partecipare alle elezioni politiche. c Per favorire il dibattito interno.

Ras È una parola della lingua amarica, che si parla in Abissinia, e significa «capo». In italiano è usata per indicare autorità locali.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini o le espressioni elencati.

borghesi – camicie nere – reduci – latifondi – Fasci di combattimento – nazionalisti – fabbriche – piccola e media borghesia – ordine sociale Occupazione delle ...……......……………...........……… Biennio rosso

Occupazione dei ...……......…………….............…………

Creano timori nei ceti ...……......……………...........………………

Mussolini fonda il movimento dei ...……......……………...........………………

È sostenuto da:...……......……………...........………………, ...……......……………...........………………, ...……......……………...........………………

Si serve delle ...……......……………...........………......………, che promettono ...……......……………...........………………

Individuo i nessi di causa-effetto 2. Collega gli eventi nella colonna di sinistra a quelli della colonna di destra, individuando la relazione corretta. 1. Quando vennero fondati i Fasci di combattimento vi aderirono reduci di guerra ed esponenti della borghesia perché… 2. Le squadre fasciste agivano con minacce, percosse, danneggiamenti, omicidi perché… 3. Alle elezioni del 1921 Giolitti favorì l’ingresso dei fascisti nell’alleanza con i liberali perché… 4. Giolitti volle il «Blocco nazionale» perché…

a. …volevano intimorire sindacati, contadini, socialisti e cattolici. b. …attraverso di esso voleva arginare la forza del Partito popolare e dei socialisti. c. …riteneva che l’ingresso in Parlamento potesse trasformare il fascismo in una forza democratica. d. …gli uni erano delusi dai trattati di pace, gli altri preoccupati degli scioperi.

Lezione 13 ( L’Italia e la crisi del dopoguerra

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù 1

I reduci di guerra La Grande guerra fu un’esperienza totale, che cambiò gli uomini che ebbero in sorte di conoscerne la feroce bestialità. Sigmund Freud, fondatore della psicoanalisi, pochi mesi dopo lo scoppio del conflitto, scriveva: «Questa guerra infrange tutte le barriere riconosciute in tempo di pace. Abbatte quanto trova sulla sua strada con una rabbia cieca e come se dopo non dovesse più esservi un avvenire e una pace tra gli uomini».

COSÌ ERAN PARTITI…

Nel giugno 1914, dopo l’assassinio a Sarajevo dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria, erede al trono dell’Impero asburgico, nel giro di una convulsa settimana l’Europa precipitò nell’incubo di una guerra totale, che solo pochissimi avevano previsto. Nelle prime settimane si assistette a una eccezionale mobilitazione di massa: migliaia di persone, in Germania, in Francia e nel Regno Unito, facevano la fila per arruolarsi, nella convinzione che la guerra che si apprestava fosse destinata a concludersi in breve tempo, con l’immancabile trionfo della propria parte.

2

Mobilitazione di soldati tedeschi per la guerra che avrebbe dovuto essere «lampo».

…COSÌ AVEVANO VISSUTO…

Invece la guerra fu lunga e sanguinosa, cancellò milioni di vite umane e, insieme a esse, la speranza di poter vivere in un mondo civile, sicuro, fraterno. La vita delle trincee era stata spaventosa: mesi e anni trascorsi acquattati in una buca, al gelo dell’inverno e al caldo dell’estate, esposti al fuoco nemico e obbligati a eseguire gli ordini di ufficiali che non si curavano affatto della vita e della morte dei loro sottoposti, ma che consideravano i fanti come carne da macello. Ogni giorno i soldati vedevano cadere i propri amici e vivevano l’esperienza della morte e della paura.

Nelle trincee i soldati vivevano ammassati e in condizioni disumane.

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Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo


3

…E COSÌ ERAN TORNATI

1914-1918: cinque anni di guerra mondiale e un bilancio spaventoso. Oltre 5 000000 di morti, 1000000 di feriti o dispersi. L’Italia partecipò da par suo a questa tragedia: 5615000 soldati mobilitati, 650000 morti, 947 000 feriti, 600000 prigionieri o dispersi. Decine di migliaia di uomini (per lo più giovani) tornarono dal fronte paralizzati, mutilati, accecati dalle granate. Tornano a casa, certo, ma che uomini erano diventati? Avrebbero mai potuto dimenticare l’esperienza bestiale della guerra e tornare a essere uomini «normali»? Anche quelli che non subirono menomazioni fisiche, infatti, erano spesso feriti nell’animo. Più che uomini, a tornare furono reduci: uomini ormai diversi, che la guerra ha profondamente cambiato e che, con i loro turbamenti, le loro rivendicazioni e la difficoltà a riprendere la vita da «borghesi», saranno protagonisti del primo dopoguerra.

Reduci mutilati, in un ospedale piemontese. Otto Dix, Invalidi di guerra che giocano a carte le figure deformate e grottesche di questo dipinto simboleggiano la cruda trasformazione della società post-bellica.

Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo

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LEZIONE

14

L’avvento del fascismo

1 Il fascismo al potere La Marcia su Roma porta i fascisti al governo

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea con colori diversi le parti di testo che ti permettono di capire: a. perché Giolitti aveva voluto i fascisti in Parlamento; b. perché le sue previsioni risultarono sbagliate; c. perché i sindacati proclamarono uno sciopero generale.

Giolitti aveva sperato che l’ingresso dei fascisti in Parlamento li educasse alla vita politica democratica. Questo calcolo si rivelò sbagliato: la violenza delle camicie nere, infatti, continuò a colpire gli avversari politici, specialmente nelle campagne. Per protestare contro i metodi violenti degli squadristi i sindacati indissero una manifestazione nazionale di protesta. Il 1° agosto 1922 si giunse allo sciopero generale. Lo scontro si alzava d’intensità. Fu proprio allora che Mussolini decise di compiere un ulteriore passo in avanti e iniziò a organizzare la «Marcia su Roma», cioè un grande raduno nazionale delle milizie fasciste nella capitale. Lo scopo era chiaro: fare pressione sul re perché assegnasse l’incarico a Mussolini di formare un nuovo governo. Il 28 ottobre 1922 le camicie nere di tutta Italia giunsero a Roma con ogni mezzo, senza incontrare la minima resistenza da parte dell’esercito e delle forze dell’ordine. L’atteggiamento dei fascisti convenuti a Roma era molto aggressivo e minaccioso, tanto che il presidente del Consiglio Luigi Facta chiese al re di proclamare lo stato d’assedio.

Dipinto di Giacomo Balla, La Marcia su Roma, 1931-1932.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea i due motivi che spinsero Vittorio Emanuele III a non far intervenire l’esercito e le forze dell’ordine per disperdere le camicie nere che marciavano su Roma.

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Mussolini diventa capo del governo grazie all’appoggio di re Vittorio Emanuele III L’esercito avrebbe potuto facilmente reprimere l’iniziativa fascista, ma ricevette l’ordine di non intervenire. Anzi, Vittorio Emanuele III convocò Mussolini e lo incaricò di formare un nuovo governo. Anch’egli pensava che, una volta ottenuto il potere, Mussolini avrebbe rinunciato ai metodi violenti. Inoltre, il re sapeva che molti italiani, dagli agrari alla piccola e media borghesia, dagli industriali a molti liberali, appoggiavano il fascismo.

Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo


Lo schieramento antifascista è indebolito dalle divisioni Se il fascismo era appoggiato da diversi soggetti sociali, lo schieramento antifascista era invece dilaniato da profondi conflitti interni. In campo socialista ci furono ben due scissioni: • nel 1921 la corrente rivoluzionaria e leninista guidata da Amedeo Bordiga e Antonio Gramsci abbandonò il Psi e fondò il Partito comunista d’Italia, che guardava con favore alla rivoluzione leninista in Russia (aderiva alla Terza Internazionale); • nel 1922 i riformisti moderati contrari alla rivoluzione leninista, sotto la guida di Giacomo Matteotti, diedero vita al Partito socialista unitario. Anche il Partito popolare italiano era diviso in tre correnti: • una corrente conservatrice, con simpatie filo-fasciste; • una corrente democratica e moderata; • una corrente di sinistra cattolica che faceva concorrenza al Partito socialista nella difesa delle classi lavoratrici.

Il fondatore del Pci, Antonio Gramsci (1891-1937).

Mussolini procede alla fascistizzazione dello Stato Il primo governo presieduto da Mussolini fu un governo di coalizione, cioè non era formato da esponenti di un solo partito: oltre ai fascisti, c’erano alcuni liberali ed esponenti conservatori del Partito popolare. Ciò nonostante, Mussolini iniziò subito l’opera di «fascistizzazione» dello Stato: • nel 1923 diede vita al Gran consiglio del fascismo, l’organo supremo del Partito fascista, che svolgeva funzioni che in passato spettavano al Parlamento; • formò la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, una specie di polizia agli ordini esclusivi del Partito fascista con il compito d’individuare e arrestare gli oppositori del nuovo regime. La vita sociale e politica italiana, insomma, era sempre più soggetta al controllo fascista.

COMPRENDO IL TESTO Quale istituzione dello Stato liberale fu affiancata e in gran parte sostituita dal Gran consiglio del fascismo? a Governo. b Parlamento. c Presidenza del Consiglio.

LAVORO SULLA FONTE Credere, obbedire, combattere «Credere, obbedire, combattere» erano tra le principali parole d’ordine del regime, in cui si condensava il senso dell’ideologia fascista. Lo slogan compariva su manifesti, muri di edifici pubblici, striscioni in occasione di eventi particolari. Rispondi alle domande. 1. Lo slogan ordina di credere e obbedire a chi, secondo te? Per chi o che cosa, inoltre, ordina di combattere? .................................................................................................................................................................

2. Queste tre parole-chiave, secondo te, sono compatibili con valori tipicamente liberali e democratici come la libertà di pensiero, la libertà di associazione e il diritto al dissenso? Perché? ................................................................................................................................................................................................................................................................................................................ ................................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Lezione 14 ( L’avvento del fascismo

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LEZIONE

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2 La costruzione della dittatura Le elezioni del 1924 si celebrano in un clima di violenze e intimidazioni

COMPRENDO IL TESTO Che cosa prevedeva la legge Acerbo istituita nel 1924? ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Mussolini aveva accettato di presiedere un governo di coalizione con esponenti cattolici e liberali, ma era ben determinato a sbarazzarsi al più presto degli alleati e a dar vita a un governo interamente fascista. Per conseguire tale obiettivo, indisse le elezioni politiche per il 1924. La vecchia legge elettorale proporzionale venne sostituita dalla legge Acerbo, una nuova legge elettorale fortemente maggioritaria. La legge prevedeva che il partito che otteneva il 25% dei voti si assicurava il 65% dei deputati. In altre parole, il partito di maggioranza relativa otteneva il pieno controllo del Parlamento e non aveva più bisogno di allearsi con altri partiti. Mussolini formò un «listone» composto anche da esponenti della destra liberale, clericali moderati e nazionalisti. La campagna elettorale del 1924 si svolse in un clima d’inaudita violenza, grazie alla quale il «listone fascista» ottenne una maggioranza assoluta parlamentare: 374 deputati su 535. Leader

LAVORO SULLA LINGUA Cerca in internet il significato della parola «Aventino» e spiega in un testo di non più di trenta parole il suo significato storico. ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

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Partito

Voti

Seggi

Benito Mussolini

Partito nazionale fascista

Alcide De Gasperi

Partito popolare italiano

645 789 (9%)

39 su 535

Giacomo Matteotti

Partito socialista unitario

422 957 (5,9%)

24 su 535

4 653 488 (64,9%)

374 su 535

Il delitto Matteotti sconvolge l’opinione pubblica italiana Il deputato socialista moderato Giacomo Matteotti (1885-1924) sfidò pubblicamente Mussolini: in un’aula parlamentare «trasformata in un ring di pugilato» (come detto da un giornalista del «Corriere della Sera») accusò i fascisti di aver vinto le elezioni grazie all’uso sistematico della violenza. Pochi giorni dopo aver pronunciato questo coraggioso discorso, Matteotti fu rapito. Due mesi dopo, il suo cadavere, orribilmente sfigurato, venne ritrovato a pochi chilometri dalla capitale. L’opinione pubblica italiana, e non solo i cittadini di simpatie socialiste, insorse sdegnata di fronte a quello che sembrava un chiaro omicidio politico, con un mandante altrettanto chiaro: Benito Mussolini. I parlamentari antifascisti, a eccezione dei quindici deputati comunisti, decisero di procedere alla secessione dell’Aventino, cioè scelsero di abbandonare l’aula parlamentare fino a quando non si fosse ristabilita una situazione di normalità democratica.

Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo


Mussolini si assume la responsabilità del delitto Matteotti Di fronte alla reazione di commozione e di sdegno della maggioranza degli italiani, Mussolini fu sul punto di essere travolto. La decisione di quasi tutti i partiti antifascisti di abbandonare il Parlamento, però, si rivelò presto priva di efficacia pratica: infatti, né Vittorio Emanuele III, né gli esponenti conservatori e liberali abbandonarono Mussolini. In un celebre discorso parlamentare tenuto il 3 gennaio 1925 Mussolini si assunse l’intera responsabilità storica, politica e morale di quanto era avvenuto. Inoltre, dichiarò che se il fascismo era «un’associazione a delinquere», lui ne era il capo. In questo modo inviava al Paese un messaggio molto chiaro e minaccioso: il fascismo era una forza antidemocratica, che non condivideva le regole della vita parlamentare e che non si faceva alcun scrupolo nel ricorrere alla violenza.

Associazione a delinquere Gruppo di persone che si uniscono allo scopo di commettere delitti.

Giacomo Matteotti (al centro).

LAVORO SULLA FONTE Mussolini e il delitto Matteotti Il 3 gennaio 1925, durante un suo intervento alla Camera dei deputati, Mussolini si assunse la responsabilità politica dell’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti. Di seguito ti presentiamo uno stralcio del discorso.

Rispondi alle domande. 1. Con quali parole Mussolini, nel suo discorso, allude al delitto Matteotti? .........................................................................................

Dichiaro qui, al cospetto di questa assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. […] se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione di delinquenti. Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, e bene a me la responsabilità di questo perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato con una propaganda che va dall’intervento ad oggi. […] Quando due elementi sono in lotta e sono irriducibili, la soluzione è la forza. […] L’Italia, o signori, vuole la pace, vuole la tranquillità, vuole la calma laboriosa. Noi, questa tranquillità, questa calma laboriosa gliela daremo con l’amore, se è possibile, e con la forza, se sarà necessario.

2. Quale posizione assume rispetto all’accaduto? ......................................................................................... .........................................................................................

3. In quale modo il fascismo intende restituire «tranquillità» all’Italia? ......................................................................................... .........................................................................................

Lezione 14 ( L’avvento del fascismo

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LEZIONE

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DENTRO LA STORIA Matteotti: il delitto che fece tremare il fascismo Il 10 giugno 1924 il deputato socialista riformista Giacomo Matteotti venne sequestrato e, dopo settimane di angosciosa attesa, fu rinvenuto ucciso. Chi lo aveva rapito? Perché? E soprattutto, quale ruolo aveva giocato Mussolini, il capo del fascismo che da due anni guidava con pugno di ferro l’Italia? 1924, elezioni con il trucco Nel 1922 la Marcia su Roma aveva portato al governo Mussolini, il capo delle «camicie nere» che tra il 1920 e il 1922 avevano sconvolto il Paese, bruciando case del popolo, cooperative, sedi di giornali e ricorrendo in modo sistematico alla violenza. Il primo governo Mussolini, però, fu un governo di coalizione, formato cioè da fascisti, ma anche da liberali, conservatori e popolari. Mussolini, invece, voleva governare da solo. Le elezioni del 1924 furono l’occasione per realizzare questo obiettivo. Il fascismo trionfò. Una voce coraggiosa Molte voci erano state spente, ma non tutte. Quella del socialista riformista Giacomo Matteotti risuonò forte e chiara in Parlamento il 30 maggio 1924.

In un’aula intimidita dalla maggioranza, quest’uomo coraggioso prese la parola, tra insulti, minacce e tentativi d’aggressione, per denunciare: «Esiste una milizia armata la quale ha questo fondamentale e dichiarato scopo: di sostenere un determinato Capo del Governo bene indicato e nominato nel capo del fascismo, […] una milizia a disposizione di un partito che impedisce all’inizio e fondamentalmente la libera espressione della sovranità popolare ed elettorale e che invalida in blocco l’ultima elezione in Italia. […] Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni». «E adesso» disse Matteotti ai suoi compagni, una volta finito l’intervento, «potete preparare la mia orazione funebre». Una terribile profezia Quelle parole furono tristemente confermate. Il 10 giugno, Matteotti, uscito di casa per recarsi in Parlamento, fu rapito. Con lui scomparve la sua borsa, che conteneva documenti compromettenti per il regime, provando il coinvolgimento di Mussolini in alcuni scandali finanziari. Quando il corpo di Matteotti fu trovato malamente sotterrato in un campo, col volto sfigurato, Mussolini non solo non cadde, ma si assunse la responsabilità dell’omicidio. Aveva davvero inizio la dittatura fascista.

Le leggi «fascistissime» sono le basi della dittatura COMPRENDO IL TESTO Quali fra le leggi «fascistissime» elencate nel paragrafo riguardavano la repressione del dissenso politico? ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

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A partire dal 1925 si assistette a una radicale svolta autoritaria. In pochi mesi il Parlamento perse gran parte dei suoi poteri: non poteva più approvare alcuna legge senza che fosse d’accordo il Primo ministro; quest’ultimo, dal canto suo, poteva emanare leggi senza l’approvazione delle Camere. Nel 1926 la «Gazzetta ufficiale» pubblicò una serie di leggi, dette «fascistissime», dal chiaro carattere dittatoriale: • soppressione della libertà di stampa, nelle sedi di giornali e alla radio furono imposti giornalisti fedeli al fascismo; • dichiarazione d’illegalità dello sciopero; • messa fuorilegge dei sindacati rossi e bianchi; • riconoscimento ufficiale del solo sindacato d’ispirazione fascista; • sostituzione della contrattazione sindacale con il sistema delle corporazioni, formato da organizzazioni che riunivano datori di lavoro e lavoratori; • messa fuorilegge dei partiti di opposizione; • instaurazione di un regime a partito unico, con tutto il potere concentrato nelle mani del «duce», titolo di cui si fregiava Mussolini; • costituzione di un Tribunale speciale per la difesa dello Stato, incaricato di giudicare e condannare i cittadini accusati di antifascismo; • reintroduzione della pena di morte, che Crispi aveva abolito nel 1889.

Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo


L’opposizione viene messa a tacere Gli oppositori del fascismo furono perseguitati in vari modi. Furono: • imprigionati; • mandati al confino, cioè obbligati a soggiornare, sotto sorveglianza della polizia, in località isolate; • costretti a espatriare. L’antifascismo, tuttavia, continuò a operare. Alcuni scelsero l’esilio, eleggendo Parigi come capitale dell’antifascismo italiano. Altri scelsero la via della clandestinità, cioè della lotta antifascista interna ai confini nazionali. Il Partito comunista pubblicava volantini e giornali, soprattutto tra gli operai; attivi furono anche i membri del Partito d’azione (i cui fondatori, i fratelli Carlo e Nello Rosselli, verranno uccisi nel 1937 da sicari fascisti) e i socialisti, tra cui i futuri presidenti della Repubblica Giuseppe Saragat (1898-1988) e Sandro Pertini (1896-1990). L’opposizione liberale si raccolse attorno al filosofo Benedetto Croce (1866-1952) che aveva rotto il suo iniziale appoggio al fascismo dopo il 1925. Il movimento Giustizia e Libertà nacque a Parigi nel 1929 ad opera di esuli antifascisti. Attraverso la rivista settimanale omonima informava e sensibilizzava l’opinione pubblica straniera sugli aspetti del fascismo mascherati dalla propaganda di regime.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini e le espressioni elencate.

Tribunale speciale per la difesa dello Stato – Milizia volontaria – Soppressione della libertà di stampa – Pena di morte – Messa fuorilegge dei sindacati rossi e bianchi – Messa fuorilegge dei partiti d’opposizione – Gran consiglio del fascismo Marcia su Roma

Vittorio Emanuele III incarica Mussolini di formare il governo

Elezioni del 1924 in un clima di gravi intimidazioni

Fascistizzazione dello Stato. Vengono costituiti: ...……......…………….........……………........…… …………...……......……………...........……………………..……...........……………

La lista fascista ottiene la maggioranza dei voti

Vengono emanate le «leggi fascistissime»: ...……......……………...........………………...……......……… ...……......……………...........………………...……......………

I fascisti assassinano il deputato socialista Giacomo Matteotti

Viene istituito il ...……......……………........……… ……….............…………….............…………….............……

...……......……………...........………………...……......……… ...……......……………...........………………...……......……… ...……......……………...........………………...……......………

Mi oriento nel tempo 2. Metti in ordine cronologico gli avvenimenti elencati, indicando nella casella l’ordine di successione. a. È costituito il Gran consiglio del fascismo.

e. È votata la legge Acerbo.

b. Vengono emanate le «leggi fascistissime».

f. Vittorio Emanuele III incarica Mussolini di formare il governo.

c. Marcia su Roma. d. Il deputato socialista Giacomo Matteotti viene assassinato.

g. Sono indette nuove elezioni.

Lezione 14 ( L’avvento del fascismo

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LEZIONE

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Il regime fascista

1 La politica estera

del fascismo italiano

Mussolini si propose di superare la «questione romana» Una volta giunto al potere, Mussolini cercò di dare stabilità al regime fascista. L’appoggio della monarchia era più che solido; ora era necessario assicurarsi la non ostilità dell’altra grande istituzione attiva nella società italiana: la Chiesa cattolica. Nel 1929 la firma dei patti Lateranensi (così chiamati dal palazzo del Laterano, a Roma, dove avvenne la firma) chiuse definitivamente la cosiddetta «questione romana», cioè i difficili rapporti tra Stato italiano e Santa Sede originati dall’occupazione di Roma nel 1870.

Medaglia che celebra i patti Lateranensi.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea con colori diversi i vantaggi ottenuti dalla Chiesa cattolica nei confronti dello Stato italiano e quelli ottenuti dallo Stato italiano nei confronti della Chiesa cattolica.

I patti Lateranensi definiscono il rapporto tra Stato italiano e Santa Sede La Chiesa riconobbe il Regno d’Italia e il Regno attribuì alla Santa Sede la sovranità sui territori attorno alla basilica di San Pietro (Città del Vaticano), impegnandosi a pagare un risarcimento per gli espropri fatti a danno della Chiesa nel 1870. La religione cattolica fu riconosciuta religione di Stato e divenne materia di insegnamento nelle scuole del Regno. Lo Stato italiano, inoltre, riconobbe validità civile al matrimonio religioso e s’impegnò a non imporre tasse ai sacerdoti. Dal punto di vista politico, i patti Lateranensi furono un grande successo personale per Mussolini: papa Pio XI lo definì «l’uomo della Provvidenza», assicurando quindi la non ostilità al regime. Non tutti i cattolici condivisero l’entusiasmo del papa: alcuni sacerdoti e vescovi si opposero al fascismo e perciò furono perseguitati. Alcuni, come Sturzo, abbandonarono l’Italia.

Mussolini e il cardinale Gasparri con altri esponenti della Chiesa e del governo, davanti al Palazzo del Laterano, l’11 febbraio 1929.

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Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo


Il fascismo costruisce l’Impero coloniale Alla fine dell’Ottocento, sotto il governo Crispi, le ambizioni coloniali italiane erano crollate con la disfatta ad Adua (1896). Nel 1935 Mussolini riprese la politica di espansione coloniale in Africa. L’esercito italiano (al comando del generale Rodolfo Graziani) invase l’Etiopia e, dopo mesi di aspri combattimenti, finì per occuparla rendendosi responsabile di gravissime violenze nei confronti della popolazione civile: per la prima volta dopo la Prima guerra mondiale furono nuovamente usate armi chimiche, nonostante gli accordi internazionali ne vietassero l’impiego. Nel maggio 1936 Mussolini annunciò la costituzione dell’Impero dell’Africa orientale italiana. Con questa iniziativa intendeva promuovere l’immagine di un’Italia forte e potente, erede della tradizione imperiale romana. La Società delle Nazioni condannò l’Italia per l’invasione dell’Etiopia, deliberando dure sanzioni economiche e il divieto per i Paesi membri della Società di commerciare con l’Italia.

La copertina della rivista diretta dallo scrittore Filippo Tommaso Marinetti propaganda l’immagine dell’Italia imperiale.

LAVORO SULLA CARTA L’Impero fascista I possedimenti coloniali italiani in Africa erano costituiti da Libia, Eritrea e Somalia, conquistate tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, alle quali si aggiunse nel 1936 l’Etiopia. Rispondi alle domande. 1. Quali erano le potenze coloniali europee confinanti con i possedimenti italiani in Africa? ................................................................................................................

2. Esisteva unità territoriale nell’Impero coloniale fascista? ................................................................................................................ ................................................................................................................ ................................................................................................................

La Germania nazista e il fascismo italiano Nel 1933 (come vedremo nella prossima Unità) il leader nazista Adolf Hitler divenne cancelliere in Germania, instaurando in breve tempo un regime dittatoriale ispirato al fascismo italiano. Hitler considerava Mussolini una specie di «maestro», un esempio da imitare. Nazismo e fascismo condividevano alcune caratteristiche: • erano nemici implacabili della democrazia parlamentare, del socialismo e del comunismo sovietico; • coltivavano un nazionalismo aggressivo, che sosteneva il diritto di affermare i propri interessi nazionali anche ricorrendo alla forza delle armi.

LAVORO SULLA LINGUA Cerca nel testo, e sottolineali con colori diversi, un complemento predicativo del soggetto e due complementi predicativi dell’oggetto.

Lezione 15 ( Il regime fascista

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LEZIONE

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A metà degli anni Trenta si stringe l’alleanza con la Germania nazista Per tutti gli anni Venti Mussolini aveva sostenuto una politica estera ispirata al principio dell’equilibrio tra gli Stati europei, proponendo anche una revisione dei trattati di pace del 1918. L’Italia aspirava a interpretare il ruolo di grande mediatore e di ago della bilancia degli interessi delle grandi potenze europee. Dopo la guerra d’Etiopia, però, i rapporti con Francia e Regno Unito si fecero tesi: ciò spinse Mussolini a stipulare nel 1936 un’alleanza con Hitler. Nacque così l’Asse Roma-Berlino. Negli anni successivi i legami tra Italia e Germania divennero sempre più stretti, fino alla firma di un patto di alleanza, chiamato patto d’Acciaio, nel maggio 1939.

Incontro tra i due dittatori: Adolf Hitler (a sinistra) e Benito Mussolini (a destra).

LAVORO SULLA LINGUA Indica quali sono le espressioni metaforiche usate per descrivere: • l’area più industrializzata della Penisola italiana: ……………………………………………...……

• la campagna per lo sviluppo dell’agricoltura promossa dal regime fascista: ……………………………………………………

2 La politica economica del fascismo La battaglia del grano, le bonifiche e le opere pubbliche Negli anni Venti l’Italia era ancora un Paese agricolo. Rispetto a Stati economicamente sviluppati come il Regno Unito o la Francia, le industrie erano poche e, soprattutto, si concentravano in alcune zone del Nord della penisola («triangolo industriale»). Il numero dei disoccupati era elevato e chi lavorava riceveva i salari più bassi d’Europa. Mussolini si propose innanzitutto di rendere più moderna ed efficiente l’agricoltura italiana: l’aumento della produzione agricola avrebbe dovuto permettere la riduzione delle importazioni di beni alimentari dall’estero. Nel 1926 venne lanciata la «battaglia del grano»: furono introdotte macchine agricole come le trebbiatrici e furono ampliate le terre destinate alla coltivazione, mettendo a coltura i terreni incolti e bonificando le aree paludose. Con il risanamento delle paludi Pontine nel Lazio, per esempio, si resero disponibili alla coltivazione 60 000 ettari di terreno e furono costruite due città nuove, Sabaudia e Littoria (l’odierna Latina). Per sostenere le fragili industrie italiane, invece, il governo seguì una politica protezionista. Ridusse inoltre la disoccupazione realizzando strade, ferrovie, edifici pubblici, anche se le condizioni salariali dei lavoratori italiani, in assenza di sindacati liberi, erano tra le peggiori del continente. La «battaglia del grano» fu propagandata anche attraverso l’immagine del duce alle prese con la mietitura.

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Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo


La politica autarchica Nella seconda metà degli anni Trenta, le sanzioni economiche imposte dalla Società delle nazioni convinsero Mussolini che l’Italia dovesse raggiungere l’autarchia («bastare a se stessi»): l’economia italiana doveva diventare completamente autosufficiente, cioè produrre da sé quanto le serviva. L’autarchia aveva due obiettivi: • superare la dipendenza dai Paesi economicamente più progrediti, nonché politicamente rivali, come la Francia e il Regno Unito; • mettere sotto pressione il sistema economico italiano obbligandolo a crescere e a svilupparsi. Di fatto, l’autarchia fallì. La fragilità del sistema economico italiano e la naturale carenza di materie prime costrinsero milioni d’italiani a rinunciare a prodotti ormai entrati a far parte delle abitudini quotidiane (come il caffè o il tè) e a ricorrere a surrogati, cioè a prodotti sostitutivi, spesso di scarsa qualità.

3 Totalitarismo e leggi razziali

Il pannello con l’aquila imperiale e lo slogan di regime sovrastava l’ingresso a una mostra sui enefici dell’autarchia, nel 1938.

Il fascismo aspira al controllo totale sulla società Il fascismo fu un regime «totalitario». Ciò significa che non solo reprimeva ogni forma di opposizione e dissenso, ma voleva controllare e dirigere tutti gli aspetti (sociali, economici, culturali ecc.) della vita dei cittadini. Fu proprio Mussolini a usare per primo la parola «totalitarismo» per descrivere l’essenza del regime fascista. Per creare il consenso fra la popolazione, il regime usò giornali, radio e cinema. Attraverso di essi diffondeva i propri valori: patriottismo, nazionalismo, obbedienza e disciplina. La scuola era considerata un elemento fondamentale nella costruzione del nuovo italiano fascista: i libri di testo, i programmi e gli insegnanti inculcavano la dottrina fascista. Non c’era ambito della vita sociale che non fosse controllato dal regime: anche il tempo libero dei giovani e delle famiglie veniva organizzato dallo Stato con la promozione di attività sportive e ricreative. L’iscrizione al Partito fascista era nei fatti obbligatoria: non avere la tessera del partito poteva significare per gli impiegati pubblici perdere il lavoro o non riuscire a ottenerlo.

COMPRENDO IL TESTO Perché il fascismo attribuiva alla scuola tanta importanza? a Perché dava lavoro a centinaia di migliaia di persone. b Perché aveva a cuore l’istruzione del popolo italiano. c Perché era un fondamentale strumento di propaganda della dottrina fascista.

l fascismo intensificò l’istituzione di colonie estive per offrire a bambini di famiglie meno agiate un soggiorno con attività ludiche.

Lezione 15 ( Il regime fascista

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LEZIONE

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DENTRO LA STORIA Le «armi più forti» Nei primi decenni del XX secolo i quotidiani, il cinematografo e la radio divennero compagni inseparabili di milioni di individui che, per loro tramite, aprivano per la prima volta una finestra sul mondo. Essi, però, erano anche strumenti efficacissimi di propaganda politica e ideologica. Il fascismo controlla la stampa Prima di essere espulso dal Partito socialista italiano, Benito Mussolini era stato direttore dell’«Avanti!», il quotidiano ufficiale dei socialisti. Egli conosceva dunque bene le potenzialità della stampa nella società moderna di influenzare le masse. Una volta giunto al potere, Mussolini cercò di ottenere il totale controllo degli organi di stampa. In una prima fase cercò di «fascistizzarli», facendo assumere nelle redazioni giornalisti vicini al nuovo regime. Con le «leggi fascistissime» del 1926, poi, cancellò ogni residuo di libertà d’informazione, mentre il «Popolo d’Italia», diretto dal fratello del duce, divenne il giornale ufficiale del regime. La stampa e l’immagine dell’Italia Il controllo sulla stampa puntava a far emergere dalle pagine dei giornali il volto di un Paese giovane ed entusiasta, attivamente impegnato a sostenere il regime. Dall’agenzia di stampa Stefani (un’agenzia privata «fascistizzata») e poi dal Minculpop (il Ministero per la cultura popolare), costituito nel 1937, giungevano ogni giorno alle sedi dei giornali dettagliate indicazioni (le cosiddette «veline») su quali notizie fossero pubblicabili (e come) e su quali dovessero essere taciute. Dalle pagine di cronaca scomparvero così furti, rapine o suicidi, assieme alle notizie sulla disoccupazione o sugli insuccessi del regime. Mussolini continuò a dedicare molto tempo alla lettura dei quotidiani e intervenne spesso direttamente, anche su questioni apparentemente poco importanti.

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Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo

La radio e il cinema Nel 1927 l’istituzione dell’Eiar (Ente italiano audizioni radiofoniche, l’antenato dell’attuale Rai) confermò quanta importanza il fascismo desse alla propaganda di massa: a partire dal 1935 scuole, teatri, edifici pubblici furono dotati di apparecchi radiofonici perché la voce del duce e del regime raggiungesse ogni luogo ed entrasse in ogni famiglia. Anche l’industria cinematografica fu potenziata. I cinegiornali d’attualità, prodotti dall’Istituto Luce, venivano proiettati obbligatoriamente prima di ogni spettacolo e costituirono, con la loro accurata scelta di immagini che illustravano i trionfi del fascismo e del suo capo, uno dei più importanti strumenti di propaganda del regime. Intanto nei grandi stabilimenti di produzione di Cinecittà, voluti dal duce alla periferia della capitale, dove campeggiava la scritta «La cinematografia è l’arma più forte», si producevano film più o meno propagandistici, come il celebre Scipione l’africano.

erimonia di istituzione de L’Unione inematografica ducativa LU , un ente che doveva diffondere filmati a scopo didattico: fu uno strumento di propaganda del regime.


Il fascismo vuole trasformare l’Italia in una grande potenza demografica Il fascismo voleva trasformare l’Italia in una grande potenza demografica: l’obiettivo, quindi, era aumentare il tasso di natalità. Per questo motivo lanciò una campagna di incremento delle nascite: chi aveva tanti figli veniva premiato e indicato come esempio, perché forniva alla patria braccia da lavoro e soldati. La donna aveva una posizione sociale subalterna a quella dell’uomo: il suo compito esclusivo e il suo dovere patriottico consisteva nel mettere al mondo il maggior numero di figli possibile.

Con le leggi razziali inizia la persecuzione degli ebrei italiani Nel 1938 il regime fascista emanò le leggi razziali antiebraiche, controfirmate dal re Vittorio Emanuele III. In base a tali leggi, i cittadini italiani considerati di «razza ebraica»: • furono allontanati dalle scuole e dalle università, dall’esercito e dalla pubblica amministrazione; • fu loro proibito di possedere imprese di certe dimensioni; • non poterono esercitare alcune professioni (per esempio quella di giornalista); • non poterono sposarsi con italiani non ebrei. Migliaia di persone furono costrette a vivere in condizioni dure e umilianti o a emigrare. Ma soprattutto, a partire dal 1943, saranno queste leggi a condannare migliaia di ebrei italiani alla deportazione nei campi di concentramento tedeschi.

Mussolini stesso presentava la sua famiglia come esempio: ebbe infatti cinque figli.

Razza Il termine indica un gruppo di individui di una specie che presentano caratteri fisici ereditari comuni. La scienza ha recentemente dimostrato che negli uomini non si sono create varietà genetiche distinte, perciò non è giustificato parlare di razze umane. In passato, invece, alla parola era attribuito anche il significato di etnia.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa il testo inserendo correttamente i termini elencati. Attenzione: non tutti termini sono da utilizzare.

trebbiatrici – democratizzazione – bonificate – esportazioni – autosufficiente – liberista – battaglia del grano – autarchica – importazioni – protezionista Nel 1926 fu lanciata la «.....…………….........……………........…………...…….». Furono introdotte macchine agricole come le .....…………….........….. Furono ampliate le terre destinate alla coltivazione e .....…………….........……………........………………...…… le aree paludose. Per dare una spinta alle industrie italiane, il governo seguì una politica .....……………......……………........………...…….. Nella seconda metà degli anni Trenta, Mussolini promosse una politica .....…………….........……………........………………...…….: l’economia italiana doveva diventare .....…………….........……………........………………...……. e non dipendere più dalle .....……………...........…........………………...…….

Individua i nessi di causa-effetto 2. Collega gli eventi nella colonna di sinistra a quelli nella colonna di destra, individuando la relazione corretta. 1. La «questione romana»…

a. …molte persone perdono lavoro.

2. Emanazione delle leggi razziali…

b. …è risolta con i patti Lateranensi.

3. L’esercito italiano invade l’Etiopia…

c. …la Società delle nazioni delibera dure sanzioni.

Lezione 15 ( Il regime fascista

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P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Consenso Il consenso è un elemento fondamentale della democrazia. Durante le campagne elettorali, i partiti presentano i loro programmi e la quantità di voti che ottengono misura il consenso dei cittadini alle loro proposte e, dunque, il loro diritto di governare. Eppure, la storia ci insegna che anche i regimi totalitari, se vogliono durare nel tempo, non possono far a meno di porsi il problema del consenso, sia pure in termini molto diversi dalle democrazie.

IL CONSENSO NEI REGIMI TOTALITARI

Il caso del fascismo italiano La Marcia su Roma del 1922 fu un colpo di Stato e la campagna elettorale del 1924, che assegnò ai fascisti la maggioranza dei voti, si svolse in un clima di violenza e sopraffazione. Il fascismo, dunque, fu antidemocratico e instaurò una dittatura a partito unico. Ciò nonostante, anche un regime di questo tipo, che non doveva preoccuparsi di conquistare i voti degli italiani visto che le libere elezioni erano state soppresse e i partiti d’opposizione cancellati, s’impegnò per guadagnare il più ampio consenso possibile. L’obiettivo era dimostrare al mondo e all’opinione pubblica italiana neutrale (cioè non apertamente ostile al regime) che la rivoluzione fascista, nonostante la soppressione del Parlamento e del pluralismo politico, godeva di simpatie diffuse e di un ampio sostegno popolare.

La costruzione del consenso Le «adunate oceaniche», le manifestazioni ginniche, i successi sportivi (la nazionale italiana di calcio fu campione del mondo nel 1934 e nel 1938), l’uso spregiudicato della radio, del cinema e dei giornali, contribuirono a creare attorno al regime e a Mussolini, il suo duce, un clima di entusiasmo. I fascisti, infatti, sapevano che la violenza serviva per conquistare il potere, ma non bastava per conservarlo. Insieme al «manganello» per gli oppositori (che non fu mai abbandonato), occorreva conquistare l’approvazione dei cittadini, altrimenti il regime avrebbe avuto basi fragili e non avrebbe retto la prima prova difficile. Non si trattava di un consenso «attivo», basato cioè sulla libertà d’opinione e di espressione dei cittadini e sul diritto al dissenso, ma di un consenso «passivo», facile da manipolare.

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Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo

Ai discorsi pubblici che Mussolini teneva dal balcone di Palazzo Venezia, la sede del governo, a Roma, assistevano folle immense: erano le cosiddette «adunate oceaniche».

Corsa podistica al Foro Mussolini, Roma.


CONSENSO E DEMOCRAZIA

Libertà degli individui e potere del popolo Perché le democrazie moderne funzionino è necessaria la presenza di un’ampia e vivace opinione pubblica, in grado di dibattere temi di interesse generale, di approfondire, di criticare, quando necessario, la classe politica e di avanzare proposte alternative. Senza un’opinione pubblica libera e indipendente la democrazia perde significato, tradisce il suo valore originario, cioè essere la forma in cui si esprime il «potere del popolo».

Consenso e informazione In una democrazia moderna, dunque, il consenso non si misura solo a ogni scadenza elettorale (in Italia ogni quattro anni), ma tutti giorni, attorno a ogni problema che riguarda la vita quotidiana dei cittadini. Anche i regimi democratici, tuttavia, presentano dei problemi. L’espressione del consenso e del dissenso da parte dei cittadini è infatti strettamente legata alle informazioni di cui dispongono e alla consapevolezza che essi hanno dei problemi sociali, politici ed economici. Serve dunque un sistema dell’informazione indipendente dal potere politico, in modo che l’opinione pubblica sia sempre libera e non subisca manipolazioni.

La televisione, la stampa e gli altri media sono strumenti potenti per la formazione dell’opinione pubblica.

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente.

assenso one i z ad a t es t io e ne acc sostegno appoggio dissenso e azion libert approv à d’opinione rifiuto opposizione connivenza popolarità demagogia

opinione pubb lica plauso

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. Che significato ha la parola «consenso» nei regimi totalitari? Per rispondere, provate a ragionare sul concetto di «consenso passivo». 2. E nelle democrazie moderne?

I talk show sono oggi uno strumento di di attito e confronto su uno specifico tema.

Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo

145


R a NO ga I E zz LA e S & TO Ra R ga IA zz i

La gioventù militarizzata Negli anni Trenta l’ideologia dominante dei regimi totalitari di destra considerava la gioventù un valore centrale: ai fascisti piaceva offrire di sé un’immagine giovanile e vitale, che voleva fare piazza pulita della vecchia società, della sua corruzione morale e delle sue meschinità. Per queste ragioni il regime di Mussolini, e poi quello nazista, dedicarono grande attenzione all’inquadramento e all’indottrinamento della gioventù.

Il culto della giovinezza Il fascismo idealizzò la giovinezza, cioè la concepì non come una semplice stagione della vita, ma come un valore da esaltare: l’esuberanza fisica, il coraggio e la forza che sono gli elementi tipici di quella fascia di età, erano caratteri che il fascismo attribuiva a se stesso. Il regime praticò quindi un vero e proprio culto della giovinezza. La propaganda, non a caso, sosteneva che Mussolini fosse «il più giovane di tutti noi» per la sua vigoria e la sua forza fisica e di carattere.

Le organizzazioni del regime Nel 1926 il regime inquadrò i giovani e gli studenti in una grande organizzazione, l’Opera nazionale Balilla, suddivisa in varie sezioni, divise per fasce di età: • i Figli della Lupa per i bambini da 4 a 8 anni; • i Balilla e le Piccole italiane per i ragazzi da 8 a 14 anni e per le ragazze da 8 a 12; • gli Avanguardisti per gli adolescenti da 14 a 18 anni; • le Giovani italiane per le ragazze da 13 a 18 anni. Per chi aveva compiuto i 18 anni esistevano altre organizzazioni, come i Gruppi universitari fascisti, creati per gli studenti universitari. Il fine dell’organizzazione era l’educazione fisica e morale della gioventù, associata all’istruzione premilitare. Nel 1927 il regime decise di sciogliere tutte le organizzazioni giovanili non fasciste. Solo la Gioventù italiana cattolica fu tollerata per non entrare in urto con il Vaticano, ma dovette ridurre la sua attività. Questa decisione dimostra l’importanza che Mussolini assegnava al controllo e all’indottrinamento dei giovani italiani. Nel 1937 l’Opera nazionale Balilla fu a sua volta sciolta e tutte le associazioni giovanili confluirono nella Gioventù italiana del Littorio.

146

Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo


I Balilla per i maschi... Mussolini definiva la gioventù fascista «magnifica, ordinatissima, travolgente». Il suo simbolo erano i Balilla, che garantivano, secondo la retorica del regime, «il prodigio ricorrente della Giovinezza perenne». Il nome «balilla» derivava da un episodio della storia italiana. Nel 1746 un ragazzo genovese avrebbe dato inizio a un’insurrezione popolare contro gli austriaci,

che a quel tempo occupavano la città ligure, lanciando un sasso contro un ufficiale asburgico. Nel Risorgimento il mito di questo ragazzo, soprannominato «Balilla», fu naturalmente esaltato. Anche una strofa dell’Inno nazionale italiano, composto da Goffredo Mameli, ricorda il giovane genovese: «I bimbi d’Italia / si chiaman balilla». Con questa figura mitica s’identificavano i Balilla di Mussolini «vestiti della nera divisa, col berretto nero calcato sulle testoline capricciose, minuscoli ma inappuntabili soldatini». La figura del Balilla, insomma, era un po’ sbarazzina e un po’ guerriera, coerente con la propaganda fascista che voleva il popolo italiano baciato dal genio latino, ma anche dalla fierezza militare.

...e le Piccole italiane per le femmine L’immagine delle ragazze che il fascismo proponeva era molto diversa rispetto a quella dei coetanei maschi: se questi dovevano ricevere «un’educazione virile che non si cristallizzi nel cervello, pronti ad amare il rischio e a tutto osare», le ragazze dovevano dare mostra di modestia e di saggezza. Dovevano essere «donnine giudiziose» e abili esecutrici dei piccoli lavori domestici, pronte a rammendare i calzoni dei fratelli scavezzacolli e a mettere a dormire le bambole; dovevano essere «mammine premurose di futuri bambini, e soprattutto (aiutanti delle) buone mamme nella santa missione della famiglia». Perciò l’uniforme delle Piccole italiane, le «rondinelle d’Italia», era più sobria: vestivano con gonna nera, camicia e calze bianche e l’immancabile berretto in testa.

TEST INVALSI Barra con una x la risposta esatta. 2. Che cosa aveva come fine 1. Che cosa esaltava il fascismo l’Opera nazionale Balilla? con il culto della giovinezza?

3. Che cosa favorirono le Piccole italiane?

A Spensieratezza, allegria, bellezza.

A L’educazione religiosa dei giovani.

A L’emancipazione femminile.

B Esuberanza fisica, coraggio, forza.

B La sola educazione ginnica dei giovani.

B L’addestramento militare delle donne.

C Le inquietudini verso il futuro.

C La formazione militare dei giovani.

C L’esaltazione del ruolo donna-madre.

D L’ottimismo verso il futuro.

D L’educazione fisica, morale e pre-militare dei giovani.

D L’istruzione universitaria.

Lezione 4 ( La Chiesa, un nuovo Unitàprotagonista 4 ( La crisi italiana della storia e il fascismo europea

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SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 13 L’Italia e la crisi del dopoguerra

BES

In Italia il dopoguerra fu segnato da tensioni e violenti scontri sociali. Le agitazioni operaie raggiunsero il culmine nel 1919 e 1920 («biennio rosso»), quando gli operai occuparono le fabbriche. Gli industriali chiesero l’intervento del governo ma Giolitti, che era di nuovo il presidente del Consiglio, preferì aspettare la fine delle proteste e mantenere lo Stato neutrale. L’alta borghesia iniziò allora a considerare i socialisti una grave minaccia. La media borghesia criticava i liberali giudicandoli incapaci di riportare l’ordine. In questo clima nacquero i Fasci di combattimento, guidati dall’ex dirigente socialista Benito Mussolini. Il nuovo movimento si diffuse nelle campagne padane, dove squadre armate di fascisti, le «camicie nere», finanziate dai proprietari agrari, si scagliarono con violenza contro socialisti e cattolici. Nel 1921, alle elezioni, i fascisti entrarono in Parlamento e il movimento fu trasformato in partito (Partito nazionale fascista), con un’ideologia autoritaria e antidemocratica. Lezione 14 L’avvento del fascismo I fascisti marciarono su Roma il 28 ottobre 1922 e il re Vittorio Emanuele 3° diede a Mussolini l’incarico di formare il governo. Con il nuovo governo proseguirono le intimidazioni contro l’opposizione, culminate, dopo che le elezioni del 1924 avevano dato la maggioranza al Pnf, con l’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti. Nel 1925 si ebbe una decisa svolta autoritaria; nel 1926, con le leggi «fascistissime», Mussolini instaurò una dittatura. Lezione 15

Il regime fascista

Durante la dittatura fascista vennero firmati gli accordi con la Chiesa cattolica, i patti Lateranensi; riprese la politica di espansione coloniale con l’invasione dell’Etiopia e la costituzione dell’Impero d’Africa orientale; venne avviata una politica autarchica con la «battaglia del grano» e il risanamento delle paludi Pontine; si firmarono due trattati con la Germania, l’Asse Roma-Berlino e il patto d’Acciaio. Il fascismo mirava al controllo totale della società (totalitarismo) e alla creazione del consenso attraverso l’utilizzo di giornali, radio e cinema. Nel 1938 vennero emanate le leggi razziali antiebraiche, che discriminavano gli ebrei italiani.

148

Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. Marcia su Roma – Stampa – Patti Lateranensi – Fasci di combattimento – Tensioni sociali e politiche – Sciopero – Asse Roma-Berlino

………………………………………..………… ………………………………………..…………

CRISI DEL DOPOGUERRA Avvento del fascismo

1919 …………………..………………………………

nel 1925 ha inizio Soppressione libertà di ………………………………..........… e diritto di

……………………..……………………………

1922

REGIME FASCISTA

, Mussolini al governo …………………………….……………………

…………………………………………..………

1924 Vittoria elettorale del Pnf

Pena di morte Tribunale speciale per difesa dello Stato Leggi razziali antiebraiche

1929 …………………..………………………… …………………..…………………………

1935 Invasione dell’Etiopia

1936 …………………..…………………………

1939 Patto d’Acciaio

…………………..…………………………

Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo

149


VE RI FI CA

1. Elabora un breve testo sul tema proposto, seguendo la traccia in questo schema. Marcia su Roma Data Pretesto

..…………………………………………………………………………………………………..…………………………………………...... ..………………………………………………………………………………………………………………..………………………………… ……………………………………………………………………………………………………..…………………………………………......

Organizzazione Scopo

..………………………………………………………………………………………………………………..………………………………… ..………………………………………………………………………………………………………………..………………………………… ……………………………………………………………………………………………………..…………………………………………......

Comportamento delle camicie nere a Roma Risposta dell’esercito Scelta di Vittorio Emanuele III

..………………………………………………………………………………………………………………..………………………………… ………........……………………………………………………………………………………..…………………………………………...... ……………………………………………………………………………………………………..…………………………………………...... ..………………………………………………………………………………………………………………..…………………......………… ……………………………………………………………………………………………………..………………………………………….....

2. Completa la tabella. Patti Lateranensi Il regime fascista concesse alla Chiesa cattolica: • ..………………………………………………………………………………………………………………..…………………………………………………………………………………… • ..………………………………………………………………………………………………………………..…………………………………………………………………………………… • ..………………………………………………………………………………………………………………..…………………………………………………………………………………… • ..………………………………………………………………………………………………………………..…………………………………………………………………………………… • ..………………………………………………………………………………………………………………..…………………………………………………………………………………… • ..………………………………………………………………………………………………………………..…………………………………………………………………………………… Il regime fascista ottenne dalla Chiesa cattolica: • ..………………………………………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………….. • ..………………………………………………………………………………………………………………..…………………………………………………………………………………… 3. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. Benito Mussolini iniziò la sua carriera politica all’interno del Partito socialista.

V

F

b. Il Partito fascista inizialmente si presentò con posizioni moderate.

V

F

c. Giolitti sperava di arginare la violenza fascista facendo entrare Mussolini in Parlamento.

V

F

d. Dopo l’omicidio Matteotti, Mussolini si scusò davanti al popolo italiano.

V

F

e. Il fascismo era una forza antidemocratica che non condivideva le regole della vita parlamentare. V

F

V

F

f. Mussolini fece bonificare numerose aree paludose.

150

Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo


4. Collega ciascun nome nella colonna di sinistra alla definizione che lo riguarda nella colonna di destra. 1. Giovanni Giolitti

a. Fondatore del Partito comunista d’Italia

2. Gabriele D’Annunzio

b. Fondatore del Partito popolare italiano

3. Luigi Sturzo

c. Statista liberale piemontese

4. Luigi Facta

d. Definisce Mussolini «uomo della Provvidenza»

5. Benito Mussolini

e. Re d’Italia

6. Vittorio Emanuele III

f. Filosofo di riferimento dell’opposizione liberale a Mussolini

7. Antonio Gramsci

g. Fondatore del Partito socialista unitario

8. Giacomo Matteotti

h. Capo del governo al tempo della Marcia su Roma

9. Benedetto Croce

i. Poeta che conia la definizione «vittoria mutilata»

10. Pio XI

l. Fondatore dei Fasci di combattimento

5. Collega ciascun avvenimento nella colonna di sinistra alla data corretta nella colonna di destra. 1. Occupazione delle fabbriche

a. 1938

2. Fondazione del Partito nazionale fascista

b. 1936

3. Marcia su Roma

c. 1929

4. Assassinio di Matteotti

d. 1923

5. Creazione del Gran consiglio del fascismo

e. 1935

6. Patti Lateranensi

f. 1924

7. Invasione dell’Etiopia

g. 1922

8. Leggi razziali

h. 1921

9. Asse Roma-Berlino 10. Nascita dei Fasci di combattimento 11. Patto d’Acciaio

i. 1920 l. 1939 m. 1919

6. Indica se le definizioni sono vere o false. a. «Fare l’Aventino» significa boicottare qualcosa con la propria assenza.

V

F

b. «Credere, Obbedire, Studiare» era uno dei motti più diffusi durante il fascismo.

V

F

c. Nell’espressione «associazione a delinquere», «a delinquere» è una proposizione finale.

V

F

d. «Propaganda» è un sinonimo di «censura».

V

F

e. Con «questione romana» su indica l’insieme dei problemi amministrativi della capitale.

V

F

f. Nella parola «antiebraico» il prefisso «anti-» indica opposizione.

V

F

g. La locuzione «biennio rosso» è costituita da due aggettivi.

V

F

h. L’aggettivo «fascistissime», riferito a leggi, è un superlativo relativo.

V

F

Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo

151


VE RI FI CA

7. Scrivi la definizione corretta dei seguenti termini ed espressioni. a. Gran consiglio del fascismo: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ................................................................................................................................................................................................................................................................

b. Milizia volontaria per la sicurezza nazionale:

……………………………………………………………………………………………………………………

................................................................................................................................................................................................................................................................

c. Fascistizzazione dello Stato: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………… d. Legge elettorale: ………………..………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… e. Maggioranza relativa dei voti: ………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ................................................................................................................................................................................................................................................................

f. Maggioranza assoluta dei voti: ………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 8. Ricostruisci e completa la cronologia degli eventi che portarono alla formazione del fascismo. 1919-1920

……………………………………………..…:

periodo di scontri sociali e tensioni …………………………………………………..…

1919

Furono fondati a …………………………………………………..… i …………………………………………………..…

1921

Alle elezioni i fascisti ottennero 35 deputati ed entrarono in …………………………………………………..…

Ottobre 1922 1923

Mussolini organizzò la …………………………………………………..…, in seguito alla quale ottenne …………………………………………………..…………………………..…

Venne portata avanti la «fascistizzazione» dello Stato, attraverso l’istituzione del …………………………………………………..……………………..… e la fondazione della Milizia …………………..…………………… ………………………………..…………………………………..…

1924

Alle nuove elezioni, grazie alla legge …………………………………………………..…, i fascisti ottennero la maggioranza assoluta dei seggi. Il deputato socialista …………………………………………………..…, che denunciò irregolarità, venne …………………………………………………..…

1926

Vennero emanate le leggi ………………………………………..…, che soppressero le libertà democratiche.

1929

Vennero firmati i ………………………………………..…, accordi tra la Chiesa cattolica e lo Stato italiano.

1935

Iniziò la politica di espansione …………………………………..…, con l’occupazione …………………………………..…

1938

Con la firma del re, furono emanate le leggi …………………………………………..…, che aprirono la strada anche in Italia alla persecuzione degli ebrei.

1939

Mussolini firmò con la Germania il …………………………………………………..…

9. Scrivi sul quaderno un breve testo in cui riassumi le vicende legate al fascismo in Italia. Puoi impiegare la seguente scaletta: • in che modo il fascismo arrivò al potere; • quali furono le principali scelte di politica interna e politica estera; • in che modo divenne una dittatura.

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Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo


FACCIAMO STORIA INSIEME

La censura fascista

Il regime fascista applicò un controllo sistematico sulla libertà di pensiero, parola e stampa, in particolare attraverso il Ministero della cultura popolare (Minculpop). Il controllo sulla stampa era effettuato da funzionari civili che esaminavano le pubblicazioni alle rotative e redigevano dettagliati rendiconti al duce.

Dicembre 1937. La Direzione Generale ha proseguito, nel mese di dicembre, il normale lavoro di revisione della stampa quotidiana e periodica. […] A seguito delle direttive impartite da S. E. il Ministro è stata riesaminata la stampa illustrata e di varietà, e sono state date istruzioni affinché essa risponda più efficacemente ai suoi compiti educativi. Infatti, si è constatato che tale stampa non dava conveniente sviluppo agli argomenti che oggi interessano la Nazione; si è perciò suggerito ai direttori di periodici in questione di svolgere i seguenti temi: vita della famiglia, maternità, economia domestica, partecipazione alla vita fascista, allo sport, alla assistenza, ed in generale a tutto ciò che si intona con la nuova coscienza fascista. La Direzione Generale ha proseguito nella revisione delle stampe e delle fotografie riproducenti effigie del duce, togliendo dalla circolazione quelle che non avevano i voluti requisiti di estetica e dignità. […] le Prefetture hanno trasmesso per l’esame a questa Direzione Generale 49 pubblicazioni, delle quali 6 sono state sequestrate, 26 autorizzate e 17 sono in corso di revisione.

Tipo di documento: testo (comunicato riservato) Autore: ignoto Epoca: dicembre 1937

Rapporto giornaliero per il duce sull’attività svolta dalla Direzione generale per il servizio della stampa italiana

COMPRENDO IL TESTO A coppie rispondete alle domande dopo aver letto il testo, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. Il controllo della censura riguardava solo la stampa periodica oppure anche i quotidiani e in generale tutte le pubblicazioni? 2. Quali argomenti si suggeriva di approfondire ai direttori dei periodici? 3. La censura si limitava solo ai testi scritti o anche alle immagini? 4. Il comunicato che hai appena letto si riferiva alla stampa illustrata e di varietà, alla quale il Ministero sembra attribuire particolare importanza. Perché?

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. La stampa è considerata un potere dello Stato perché grazie a essa i cittadini possono formarsi le loro opinioni ed esercitare i loro diritti di cittadinanza sociale e politica. Le dittature applicano una stretta censura sulla stampa, limitando in modo sostanziale il diritto all’informazione sancito da tutte le costituzioni liberali e democratiche e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani. Tuttavia, anche nelle democrazie liberali la stampa può subire delle limitazioni. Ricercate in internet, nei rapporti di Freedom House e Reporters sans frontieres, quale posizione occupa l’Italia nella classifica mondiale della libertà di stampa.

Unità 4 ( La crisi italiana e il fascismo

153


UNITÀ

5

La crisi tedesca e il nazismo La Repubblica di Weimar, nata sulle macerie dell’Impero germanico dopo la sconfitta nella Prima guerra mondiale, dovette a rontare un dopoguerra molto difci i durissimi trattati di pace avevano comportato la cessione di vari territori l’economia era allo sbando e la situazione era aggravata dall’obbligo di pagare pesantissime indennità di guerra. La disoccupazione e l’infl ion fuori controllo misero in ginocchio una societ gi sconvolta dai tentativi rivoluzionari, sull’esempio di uello che stava avvenendo in Russia. Adolf Hitler, fondatore del Partito nazionalsocialista, seppe approfittare di uesta spaventosa crisi economica e sociale nel i nazisti vinsero le elezioni, in un clima di odio e di violenza, e itler fu nominato cancelliere. In breve tempo instaur uno spietato regime totalitario fondato sull’odio razziale contro gli ebrei.

1919 Nascita della Repubblica di Weimar Fondazione del Partito nazionalsocialista

1910

Fallimento del colpo di Stato nazista a Monaco

1920 1918

1921

1925

Fine della Grande guerra

Costituzione delle SA

Costituzione delle SS

Che cosa sai già… v La Prima guerra mondiale è un grave trauma per tutti i Paesi che vi partecipano. Il dopoguerra è

segnato da problemi economici, politici e sociali. v Il reinserimento dei reduci di guerra nella vita civile si rivela molto difficile. v La rivoluzione comunista scoppiata in Russia rappresenta una minaccia per i ceti borghesi, che temono di perdere il loro primato sociale ed economico, e una speranza per milioni di lavoratori, che sperano che anche nei loro Paesi scoppi una rivoluzione simile a quella che ha portato i bolscevichi ad abbattere il regime zarista. v In Italia, all’inizio degli anni Venti, Mussolini instaura una dittatura fascista fortemente antisocialista e antidemocratica.

154

1923


Gli Stati democratici nell’Europa degli anni Trenta sono in netta minoranza rispetto ai regimi autoritari.

Alla fine degli anni Trenta del Novecento Italia e Germania sono rette dal fascismo e dal nazismo. La Germania estende i suoi possessi su territori confinanti.

In gran parte dell’Europa i Paesi sono retti da governi autoritari.

1934 Nascita del Terzo Reich

1935

1936

Leggi di Norimberga contro gli ebrei tedeschi

Asse Roma-Berlino

Scoppio della guerra civile spagnola

1930

1940 1933

Nomina di Hitler a cancelliere

1935-1938

1938

Annessione alla Germania di Saar, Renania, Austria e Sudeti

Conferenza di Monaco «Notte dei cristalli» Inizio della deportazione degli ebrei

…e che cosa imparerai v La Repubblica di Weimar, nata in Germania dopo la fine della Grande guerra e il crollo dell’Impero tedesco, si

dà una Costituzione democratica molto avanzata, ma non riesce a garantire stabilità politica. v La grave crisi economica che colpisce la Germania nel dopoguerra sconvolge la società tedesca. L’insicurezza e la paura favoriscono l’ascesa del partito nazista fondato da Adolf Hitler, che attribuisce la responsabilità di tutti i problemi del Paese alla presenza degli ebrei, considerati una razza inferiore rispetto alla razza ariana tedesca. v La vittoria elettorale del 1932, ottenuta in un contesto di violenza e sopraffazione, spiana la strada a Hitler, che diventa cancelliere. In breve tempo la Germania si trasforma in una spietata dittatura. v Ogni forma di dissenso viene repressa con la violenza; gli ebrei cominciano a essere perseguitati. La Germania rivendica il diritto al proprio «spazio vitale», rimettendo in discussione il trattato di pace di Versailles.

155


LEZIONE

16

La nascita della dittatura nazista

1 Il difficile dopoguerra in Germania

L’armistizio tra la Germania e i aesi dell’ ntesa fu firmato il 1 novem re 191 a ompi gne, in rancia, all’interno di un vagone ferroviario.

COMPRENDO IL TESTO Quale forma di Stato stabilì la Repubblica di Weimar per la nuova Germania? a Stato federale. b Stato confederale. c Stato centrale.

La Germania è sull’orlo della disfatta e l’imperatore Guglielmo II abdica Nell’autunno del 1918 (come hai già letto in Vedere la storia nell’Unità 2), la popolazione tedesca era al limite della sopportazione: quattro anni di guerra avevano imposto enormi sacrifici e ora l’imminente sconfitta militare lasciava spazio solo alla fame e alla carestia. Lo scoppio di numerose rivolte nel Paese aveva convinto l’imperatore Guglielmo II ad abdicare e ad abbandonare il Paese. In questo vuoto di potere, il governo provvisorio presieduto dal socialdemocratico Friedrich Ebert (1871-1925) aveva firmato immediatamente l’armistizio con gli alleati. La guerra era finita.

La Repubblica di Weimar è un modello di democrazia Nel 1919 nella città di Weimar, al centro del Paese, si era riunita un’Assemblea costituente, che aveva posto fine al mezzo secolo di storia dell’Impero tedesco (nato nel 1870) e dato vita a una repubblica. Ebert era stato eletto presidente. La Repubblica di Weimar aveva una Costituzione democratica molto avanzata, fondata su tre punti essenziali: • l’organizzazione federale dello Stato, con il più ampio riconoscimento dell’autonomia degli Stati tedeschi (i Länder); • il suffragio universale maschile e femminile; • l’elezione diretta da parte del popolo del presidente della Repubblica. l primo presidente della epu

156

Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo

lica di

eimar, riedrich

ert.


olte famiglie tedesche furono ridotte in povertà estrema.

La popolazione tedesca è stremata dalla guerra La Repubblica di Weimar dovette subito affrontare una situazione sociale ed economica drammatica: • nei quattro anni di guerra erano morti quasi due milioni di soldati e ora bisognava affrontare il dramma degli invalidi di guerra, delle vedove e degli orfani; • il ritorno alla vita civile dei soldati smobilitati si dimostrò molto più difficile del previsto perché quegli uomini avevano subito terribili traumi psicologici; • il trattato di Versailles aveva imposto non solo il pagamento di enormi risarcimenti in denaro ai Paesi vittoriosi, ma anche varie perdite territoriali; • le perdite territoriali (per esempio la regione della Saar, l’attuale Saarland, tra Francia e Lussemburgo) avevano sottratto alla Germania il 28% dei propri giacimenti di carbone e il 78% di quelli di ferro.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea le frasi che evidenziano le difficoltà economiche della Germania del primo dopoguerra.

Nella Repubblica di Weimar si susseguono governi deboli I primi anni di vita della Repubblica di Weimar furono caratterizzati da profondi conflitti politici. I governi erano spesso divisi al loro interno e perciò avevano vita breve e non riuscivano a governare con efficacia. La situazione politica del Paese era molto confusa: • a sinistra, il Partito socialdemocratico (Spd), che raccoglieva parte della classe operaia e sosteneva la necessità di una politica riformista e democratica, si contrapponeva al Partito comunista, che invece si batteva per la rivoluzione e, anche dopo la morte della fondatrice Rosa Luxemburg, a seguito di un tentativo rivoluzionario nei giorni precedenti la nascita della Repubblica Weimar, vedeva crescere costantemente i suoi consensi; • il centro era occupato da varie forze cattoliche e liberali; • a destra, numerosi gruppi nazionalisti e antidemocratici davano voce al malcontento di parte della borghesia e di quanti si erano sentiti umiliati dalle condizioni imposte dal trattato di Versailles. In questo clima infuocato, nel 1920 nacque il Partito nazionalsocialista (o Partito nazista) il cui capo e fondatore era Adolf Hitler (1889-1945), un ex imbianchino austriaco che aveva combattuto nell’esercito tedesco.

Simbolo del Partito nazionalsocialista tedesco.

Lezione 16 ( La nascita della dittatura nazista

157


LEZIONE LEZIONE

1 16

Il tentativo di pagare i debiti di guerra provoca una spaventosa inflazione COMPRENDO IL TESTO

Sottolinea la frase che spiega il nesso di causa-effetto tra i debiti di guerra della Germania nei confronti delle potenze dell’Intesa e il fenomeno dell’inflazione.

Alla fine del 1922 il governo emise una grande quantità di marchi (la moneta nazionale) per pagare i debiti di guerra, che rappresentavano un fortissimo limite allo sviluppo dell’economia tedesca. In questo modo, però, l’inflazione, cioè la perdita di valore e del potere d’acquisto della moneta, aumentò vertiginosamente: un chilo di pane giunse a costare quattrocento miliardi di marchi, un chilo di burro cinquemila. L’inflazione colpì soprattutto le persone che disponevano di un reddito fisso, cioè che vivevano di un salario, di uno stipendio o di una pensione che non variava al variare dell’inflazione: in pochi mesi, milioni di tedeschi divennero poveri e non poterono più sostenere un livello di vita dignitoso.

LAVORO SULLA FONTE Il denaro non ha più valore L’inflazione che colpì l’economia tedesca all’inizio degli anni Venti distrusse la fiducia che i tedeschi avevano nello Stato, incapace di garantire il valore dei loro redditi e dei loro risparmi. Nella foto a lato alcuni bambini usano la carta moneta per giocare. Rispondi alle domande. 1. Perché i bambini nella foto usano della carta moneta per costruire il loro castello di carta? ...................................................................................................................................................... ......................................................................................................................................................

2. Di che cosa è simbolo questa immagine? Trova un titolo che la rappresenti. ......................................................................................................................................................... .........................................................................................................................................................

La crisi del 1929 blocca la ripresa dell’economia tedesca LAVORO SULLA LINGUA Cerca sul dizionario il significato della parola «ingente» e scrivi almeno 3 sinonimi adeguati all’espressione presente nel testo. ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

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Alla fine del 1923 un nuovo governo riuscì a ridurre la disoccupazione, a frenare l’inflazione e a riportare l’industria ai livelli di produzione dell’anteguerra grazie a nuovi accordi con la Francia e all’arrivo d’ingenti aiuti economici dagli Stati Uniti. Il governo statunitense, infatti, considerava la ripresa dell’economia tedesca un fatto positivo: una Germania forte, solida e prospera non solo allontanava i pericoli rivoluzionari, ma rappresentava un mercato di sbocco per le merci statunitensi. Nel 1929, però, la ripresa dell’economia tedesca si arrestò nuovamente, con risultati devastanti: il crollo della borsa di Wall Street, infatti, spinse il governo degli Stati Uniti a bloccare i prestiti economici alla Germania. La disoccupazione allora tornò a crescere a ritmi sostenuti, gettando nel panico milioni di famiglie tedesche.

Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo


2 L’ascesa del nazismo Il malcontento favorisce l’estrema destra di Hitler All’inizio degli anni Venti, Hitler era ancora un personaggio minore del panorama politico tedesco: nel 1923 aveva cercato di prendere il potere con un colpo di Stato a Monaco,, in Baviera, ma le forze dell’ordine avevano sventato il tentativo e lo avevano arrestato. In prigione, Hitler aveva scritto il Mein Kampf («La mia battaglia»), un libretto in cui delineava le basi ideologiche del nazismo e i suoi obiettivi politici. Dopo aver scontato otto mesi di carcere, riprese l’attività politica. In pochi anni, sfruttando abilmente il malcontento e la rabbia dei tedeschi, riuscì a imporsi come «uomo forte», capace di risolvere tutti i problemi della Germania. Solo affidandosi al Führer («il capo»), la Germania avrebbe recuperato stabilità e unità, avrebbe conosciuto una nuova fase di sviluppo economico e, soprattutto, sarebbe tornata al ruolo di grande potenza che aveva avuto prima della guerra.

Adolf itler nel 192 .

rontespizio del Mein Kampf, il li retto che contiene i princ pi del nazismo.

LAVORO SULLA FONTE Il terrore Nel Mein Kampf («La mia battaglia»), il testo in cui Hitler espose la sua ideologia e il suo programma politico, il terrore viene indicato come lo strumento più efficace per guidare il popolo. Il terrore è lo strumento politico più efficace. Non me ne lascerò privare soltanto perché una massa di stupidi smidollati borghesi pretende di esserne offesa. È il mio dovere usare ogni mezzo per addestrare il popolo alla crudeltà e per prepararlo alla guerra […]. Chiunque è così codardo da non sopportare il pensiero che qualcuno che gli è vicino debba soffrire, farebbe meglio ad entrare in un’associazione di sartine anziché iscriversi al mio partito […]. Chiudete dunque il cuore alla pietà! Agite brutalmente!

Rispondi alle domande. 1. Come definiresti un programma politico che individua nel terrore lo strumento più efficace per governare? ............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................

2. Quali sono i due obiettivi che attraverso il terrore si vogliono raggiungere? ............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................

Lezione 16 ( La nascita della dittatura nazista

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LEZIONE LEZIONE

1 16

Le basi ideologiche del nazismo COMPRENDO IL TESTO

Perché il nazismo era antisemita? Indica con una crocetta la risposta errata. a Perché attribuiva agli ebrei la responsabilità di ogni problema della Germania. b Perché gli ebrei erano francesi, cioè storici rivali della Germania. c Perché gli ebrei erano ritenuti una «razza inferiore» che contaminava la purezza della razza ariana tedesca.

L’ideologia nazista si basava su tre elementi fondamentali: • nazionalismo: la Germania era una grande potenza e meritava di riconquistare il ruolo e il prestigio che le erano negati (anche violando le regole del trattato di pace di Versailles); • violenta avversione nei confronti del socialismo e della democrazia: il socialismo andava combattuto perché predicava l’uguaglianza sociale e la lotta di classe, favorendo il disordine e l’anarchia; la democrazia perché ritenuta inadeguata ad affrontare problemi urgenti dello Stato; • razzismo antisemita: secondo i nazisti gli ebrei erano i responsabili di tutti i mali che affliggevano la Germania; erano gli ebrei ad aver causato la sconfitta della guerra e a complottare contro la patria. Andavano eliminati perché, con la loro presenza, corrompevano la purezza della razza ariana tedesca.

Nel 1932 i nazisti vincono le elezioni Le ricorrenti crisi economiche e il senso d’insicurezza e paura che molti tedeschi provavano riguardo al loro futuro favorirono dunque la diffusione del nazismo. Le idee di Hitler incontrarono il favore di molti tedeschi perché indicavano qualcuno a cui attribuire la responsabilità di tutte le difficoltà: i socialisti, la democrazia parlamentare e, soprattutto, gli ebrei. Mentre la crisi raggiungeva il suo punto più alto (circa 6000000 di tedeschi erano senza lavoro), nel novembre 1932 si tennero le elezioni politiche. I nazisti ottennero la maggioranza relativa anche ricorrendo a violenze, omicidi e intimidazioni messe in atto da SA e SS, le formazioni paramilitari create dal Partito nazista: • le SA («Squadre d’assalto», dette anche «camicie brune») vennero costituite nel 1921 con il compito di intervenire contro gli avversari politici e impedire ogni manifestazione di protesta; • le SS («Squadre di protezione») nacquero nel 1925 ed erano un corpo speciale a guardia personale di Hitler, con il compito di sorvegliare anche le riunioni del Partito nazista.

unzionari di polizia e civili in fila per votare le elezioni del 19 2 furono le ultime relativamente libere prima dell’avvento del nazismo.

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Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo


Hitler viene nominato cancelliere Dopo la vittoria elettorale nazista, il presidente della Repubblica Hindenburg, a gennaio del 1933, nominò Hitler cancelliere. I gruppi conservatori, l’esercito, lo stesso Hindenburg erano consapevoli del forte appoggio che il nazismo godeva presso vasti strati della popolazione e presso i grandi industriali, che apprezzavano l’atteggiamento violentemente antisindacale e la politica di riarmo propugnate dal nazismo. La speranza era che, assumendo un ruolo di governo, Hitler avrebbe posto fine alla violenza e avrebbe garantito gli interessi della borghesia possidente attraverso un governo autoritario. Non fu così, come non lo fu per il caso italiano.

L’incontro tra itler e inden urg dopo la nomina a cancelliere.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa lo schema inserendo correttamente le espressioni elencate.

nazionalisti – clima di sfiducia – divisione interna delle forze democratiche – crisi economica – esaltazione della grandezza della Germania – superiorità della razza ariana – settori della borghesia – grandi industriali Il nazismo fu appoggiato da

• ……………..…………………………………………………….………………………..………………………………… • ……………..…………………………………………………….………………………..…………………………………… • ……………..…………………………………………………….………………………..……………………………………

La sua ascesa fu favorita da

• promesse di stabilità • ……………..…………………………………………………….………………………..………………………………… • ……………..…………………………………………………….………………………..…………………………………… • ……………..…………………………………………………….………………………..……………………………………

Per ottenere il consenso fece leva su

• antisemitismo • ……………..…………………………………………………….………………………..………………………………… • ……………..…………………………………………………….………………………..……………………………………

Mi oriento nel tempo 2. Metti in ordine cronologico gli avvenimenti elencati, indicando nella casella l’ordine di successione con un numero (alcuni eventi hanno avuto luogo lo stesso anno: usa lo stesso numero). a. Guglielmo II abdica e lascia la Germania. b. Hitler è nominato cancelliere. c. Avvio di una graduale soluzione della crisi economica grazie agli aiuti degli Stati Uniti d’America. d. Tentato colpo di Stato di Monaco. e. Nasce il Partito nazionalsocialista fondato da Hitler. f. Viene costituita la Repubblica di Weimar. g. Tentativo rivoluzionario dei comunisti. h. I nazionalisti ottengono la maggioranza relativa alle elezioni. i. Permane la drammatica situazione economica e sociale.

Lezione 16 ( La nascita della dittatura nazista

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù 1

L’inflazione alle stelle La quantità impressionante di marchi messa in circolazione nel primo dopoguerra portò l’inflazione alle stelle: l’iperinflazione schiacciò la società tedesca, rovinando soprattutto la classe media e creando terreno facile per l’avvento del nazismo.

LE CAUSE DELL’INFLAZIONE

Negli anni successivi alla Grande guerra del 1914-1918, in Germania l’inflazione si manifestò in forme e dimensioni impressionanti, che misero in crisi non solo la vita economica e finanziaria, ma l’intera società tedesca. Le cause di questo fenomeno vanno ricercate nel modo in cui la Germania fu trattata dalle potenze vincitrici, specialmente dalla Francia. Il governo francese, infatti, voleva una «pace punitiva» che spegnesse una volta per tutte le ambizioni e le velleità dello Stato confinante. Il trattato di pace di Versailles impose al governo tedesco di pagare enormi riparazioni di guerra: nel 1921 vennero fissate in centotrentadue miliardi di marchi-oro, da pagare in 42 rate annuali. Era una cifra enorme: i tedeschi per quasi mezzo secolo avrebbero dovuto impiegare un quarto dell’intero Pil (Prodotto interno lordo) per pagare il loro debito. L’illustrazione, tratta dalla rivista satirica tedesca Simplicissimus , mostra i demoni otere, Avidità e endetta che approvano il trattato di pace di ersailles.

2

LA COMPARSA DELL’INFLAZIONE

Tra il 1921 e il 1923 i governi tedeschi cercarono di onorare l’impegno, ma per non esasperare l’opinione pubblica evitarono di aumentare le tasse e stamparono una quantità sempre crescente di marchi. Fu così che comparve il fenomeno dell’inflazione: la messa in circolazione di una quantità eccessiva di carta-moneta fece precipitare il valore del marco; lo Stato allora stampò banconote con un valore nominale sempre più alto (un milione, un miliardo…) per permettere ai cittadini di far fronte all’aumento dei prezzi. Chi riceveva questi soldi, però, sapeva che in brevissimo tempo essi avrebbero perso gran parte del loro valore e quindi si affrettava a liberarsene, alimentando ancora di più l’inflazione. Un’altra vignetta satirica di Simplicissimus presenta l’inventore della stampa uten erg disperato nel vedere la sua invenzione impiegata per produrre anconote che valgono poco pi della carta su cui sono stampate.

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Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo


3

QUANDO SI FACEVA LA SPESA CON MILIARDI DI MARCHI

Gli effetti furono sconvolgenti: la carta moneta non aveva più alcun valore. Ogni giorno, al risveglio, le persone si domandavano quanti milioni di marchi sarebbero costate le patate o la carne; chi possedeva dei risparmi assisteva sgomento al crollo del loro valore. In una sola giornata il prezzo di un bene di consumo poteva raddoppiare, rendendone impossibile l’acquisto.

anconota emessa nel 192 del valore di un miliardo di marchi.

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Solo alla fine del 1923 un nuovo governo, formato da una coalizione di tutti i partiti, riuscì ad affrontare la situazione, ponendo un freno a una spirale inflazionistica che stava distruggendo le basi della società. Da un lato fu emessa una nuova moneta e furono aumentate le imposte; dall’altro si trovò un accordo con le potenze vincitrici della guerra e si ottennero prestiti, soprattutto dagli Stati Uniti.

Anche per l’acquisto di un cavolo erano necessarie molte banconote.

INFLAZIONE, UN MALE DA COMBATTERE

L’inflazione, come abbiamo visto, comporta il rialzo dei prezzi delle materie prime o dei beni di consumo che si comprano in negozio o al mercato. L’inflazione, quindi, riduce il potere d’acquisto del denaro: con la stessa somma di denaro, infatti, si comprano meno cose; il denaro perde valore e gli stipendi non bastano più per le spese quotidiane. Oggi, all’interno dell’Unione europea la Banca centrale europea compie ogni sforzo per tenere sotto controllo l’inflazione. È opinione comune, infatti, che l’inflazione vada combattuta perché penalizza soprattutto i cittadini con un reddito basso e uno stipendio fisso. Negli ultimi vent’anni l’inflazione è stata tra l’1% e il 5%, e quando ha raggiunto il 4-5% ha destato l’allarme nell’opinione pubblica e nei governi.

La anca centrale europea ce l’istituzione che definisce e attua la politica economica e monetaria dell’U , gestisce l’euro e mantiene la sta ilità dei prezzi, evitando inflazione e deflazione.

Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo

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LEZIONE

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Il regime nazista

1 La dittatura nazista Hitler assume il controllo totale del partito

LAVORO SULLA LINGUA Sottolinea nel testo la parola che significa «motivo addotto a spiegazione del proprio comportamento per mascherarne le vere cause». Quali termini, tra i seguenti, potresti utilizzare, nel paragrafo, come sinonimi della parola individuata? a Scusa. b Causa. c Ragione. d Appiglio.

Il 27 febbraio 1933 il Reichstag (il palazzo del Parlamento) andò distrutto in un incendio. Hitler attribuì la responsabilità del rogo ai comunisti e ciò gli fornì il pretesto per scatenare una violenta repressione contro tutti gli oppositori. Hitler non si preoccupava solo di cancellare ogni forma di opposizione esterna al regime, ma voleva controllare anche il partito nazista, in modo che nessuno potesse mettere in discussione la sua guida assoluta. Per questo motivo, circa un anno dopo nella «notte dei lunghi coltelli» (30 giugno 1934) le milizie armate delle SS elimineranno centinaia di militanti nazisti, specie delle SA. Hitler li considerava un potenziale pericolo, che andava soppresso senza scrupoli. Quando il presidente della Repubblica Hindenburg morirà (1934) Hitler si nominerà capo dello Stato e proclamerà la nascita del Terzo Reich.

ruppe di SS a un raduno del partito. uesto corpo militare durante le manifestazioni aveva il compito di sorveglianza.

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Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo

Il Reichstag in fiamme nel 19

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Hitler trasforma la Germania in una dittatura Tra il febbraio del 1933 (incendio del Reichstag) e l’agosto del 1934 (morte di Hindenburg e proclamazione del Terzo Reich) gli episodi di violenza e intimidazione a danno degli avversari politici si moltiplicarono. Hitler distrusse in modo sistematico ogni traccia della Repubblica di Weimar, delle sue regole e delle sue istituzioni democratiche, costruendo una dittatura assoluta e violenta: • assunse i pieni poteri; • soppresse tutte le libertà politiche e costituzionali; • ridusse il Parlamento a cassa di risonanza del volere del Führer; • chiuse i giornali; • sciolse subito i partiti di sinistra e i sindacati, poi anche tutti gli altri partiti.

COMPRENDO IL TESTO Qual era la posizione di Hitler in merito al pluripartitismo? ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

l saluto nazista riprese il saluto romano adottato dai fascisti. Il saluto era o ligatorio ed esprimeva lealtà verso il Führer, perciò era imposto anche nelle scuole, dove i am ini erano educati al culto di Hitler.

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La Germania nazista rappresenta un esempio compiuto di totalitarismo Il nazismo esercitò un controllo assoluto e totale su ogni ambito della vita politica e sociale. Il controllo politico era garantito dalle SS e dalla Gestapo, un corpo di polizia segreta politica che doveva individuare e arrestare tutti gli oppositori. Chi cercava di opporre una qualche forma di resistenza al regime veniva eliminato senza processo o rinchiuso nei campi di concentramento (in tedesco lager). La sottomissione della società tedesca alla volontà del Führer, invece, era assicurata dal controllo di tutti i mezzi di comunicazione (giornali, radio e cinema), che i nazisti usavano come strumenti di propaganda a favore del regime. Tutti i lavoratori furono inquadrati nel Fronte del lavoro, un’organizzazione statale che gestiva ogni aspetto della vita lavorativa e produttiva. Il partito nazista controllava strettamente anche il sistema educativo. Hitler considerava la scuola uno strumento fondamentale per inculcare nelle nuove generazioni i «valori» del nazismo: • culto della razza ariana; • antisemitismo; • fede cieca e assoluta nel Führer.

COMPRENDO IL TESTO Che cos’era la scuola per il regime nazista? a Un mezzo di propaganda. b Un luogo di formazione dell’individuo. c Un servizio dello Stato.

Lezione 17 ( Il regime nazista

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LEZIONE

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roghi di li ri ritenuti contrari all’ideologia del regime erano organizzati dalle autorità e presentati come l’eliminazione dello spirito maligno del passato .

Sotto il regime nazista si spegne la grande cultura tedesca Negli anni Venti, durante la Repubblica di Weimar, la Germania era stata il Paese europeo più vitale, dinamico e creativo. Berlino era diventata una grande capitale culturale europea: nei suoi teatri, nelle sue case editrici e nelle sue sale da concerto si sperimentavano le forme più ardite e innovative di manifestazione artistica. Sotto il nazismo scomparve ogni forma di libertà di pensiero e di creazione artistica: • i libri sgraditi al regime furono bruciati nelle piazze; • molte opere della pittura e della scultura contemporanea non trovarono più spazio nei musei in quanto ritenuti «arte degenerata»; • non esistette più alcuna libertà di stampa.

Riarmo e investimenti portano alla piena occupazione COMPRENDO IL TESTO Perché gli industriali e l’esercito appoggiano il programma di riarmo avanzato da Hitler? ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Hitler aveva conquistato larghi consensi nell’opinione pubblica tedesca promettendo un futuro radioso per la Germania. Il Führer voleva che la Germania tornasse a essere una grande potenza militare:: per raggiungere questo obiettivo doveva mettere in campo un gigantesco programma di riarmo. Gli investimenti nell’industria militare gli guadagnarono l’appoggio totale dei grandi industriali, che contavano di realizzare ingenti profitti, e dell’esercito, che confidava di riconquistare l’antico prestigio. Lo Stato tedesco non intervenne solo nel campo dell’industria bellica, ma anche nei lavori pubblici, concentrandosi soprattutto nello sviluppo delle vie di comunicazione: fabbriche e cantieri lavoravano a ritmi intensi, tanto che nel 1939 la Germania raggiunse l’obiettivo della piena occupazione. em ri dell’organizzazione odt , l’impresa incaricata da itler a costruire strade e ponti.

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Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo


2 L’antisemitismo nazista Gli ebrei erano cittadini europei In Germania e in molti altri Paesi europei (compresa l’Italia) gli ebrei erano pacificamente integrati nella società, pur conservando la propria religione e le proprie tradizioni culturali. Si trovavano ebrei ai gradini più alti e a quelli più bassi della scala sociale: erano ebrei grandi banchieri e piccoli commercianti, industriali e operai, artisti e intellettuali e umili lavoratori. Dal punto di vista politico, gli ebrei militavano in tutti gli schieramenti: alcuni erano socialisti e comunisti, altri liberali e conservatori. Nonostante la secolare e pacifica presenza di comunità ebraiche nei maggiori Stati, in Europa l’antisemitismo,, che in passato si era più volte manifestato sotto forma d’improvvisi e irrazionali scoppi di violenza contro gli ebrei (in Russia si chiamavano pogrom, «devastazione»), non era mai stato completamente debellato.

Un orghese tedesco di origine e rea. A partire dal 19 1 il regime impose agli e rei di cucire sopra i loro abiti un distintivo che manifestasse l’appartenenza alla religione israelitica la stella a sei punte, detta anche Stella di avid , dal nome del re biblico.

Il nazismo scatena l’odio e la violenza contro gli ebrei Hitler utilizzò cinicamente questo irrazionale sentimento antisemita per raggiungere i propri scopi, cioè per conquistare il potere. Ai tedeschi, alle prese con grosse difficoltà quotidiane e privi di certezze per il futuro, Hitler offrì una spiegazione: attribuì l’intera responsabilità della crisi agli ebrei. Accusare gli ebrei, non importa se con argomenti totalmente inventati, significava dare un’identità al male che affliggeva la Germania e che le impediva di tornare a essere prospera e potente. I nazisti accusavano gli ebrei di dominare la politica, la cultura e l’economia tedesca e di arricchirsi alle spalle dei tedeschi. Uno degli argomenti più utilizzati dalla propaganda nazista era che molti ebrei tedeschi occupavano posti di grande responsabilità nel mondo industriale e finanziario della Germania. Ma ciò non significava nulla: migliaia di altri ebrei tedeschi, infatti, erano semplici artigiani, funzionari statali o commercianti e conducevano una vita normale, simile a quella di milioni di loro concittadini.

COMPRENDO IL TESTO Secondo l’enciclopedia Treccani il capro espiatorio è «l’essere animato (animale o uomo), o anche inanimato, capace di accogliere sopra di sé i mali e le colpe della comunità, la quale per questo processo di trasferimento ne viene liberata». Alla luce di questa definizione, spiega perché gli ebrei furono i capri espiatori della crisi tedesca degli anni Venti e Trenta. ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

l 1 aprile 19 la direzione del partito nazista avviò una campagna di oicottaggio contro il commercio gestito da e rei SS davanti ai negozi impedivano ai tedeschi di farvi acquisti.

Lezione 17 ( Il regime nazista

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LEZIONE

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I nazisti professano un’ideologia razzista e denunciano il «complotto ebraico»

La vignetta vuole evidenziare le caratteristiche fisiche che, secondo l’ideologia nazista, differenziano l’uomo ariano dall’uomo ebreo.

Il nazismo nutriva il proprio odio antiebraico con una precisa teoria della razza. Per i nazisti il vero popolo tedesco era di «razza ariana», caratterizzata da statura alta, occhi azzurri e capelli biondi. Per i nazisti gli ariani erano una razza pura e superiore, destinata naturalmente a dominare il mondo. Gli ebrei, agli occhi dei nazisti, erano invece espressione di una razza inferiore, impura. I loro stessi tratti somatici ricorrenti, per esempio il naso adunco (cioè ricurvo), erano considerati una prova di tale «inferiorità». Per i nazisti, gli ebrei erano anche pericolosi perché avevano un piano preciso per dominare la razza superiore: non era casuale, sostenevano, che Marx (il principale teorico del comunismo) fosse di origine ebraica e, soprattutto, che lo fossero molti dirigenti, capitani d’industria, banchieri e finanzieri. Ciò era la più chiara testimonianza di un complotto ebraico contro le legittime aspirazioni della Germania ariana. L’unico modo per combattere questo complotto era eliminare gli ebrei, cancellarli dalla storia. Si trattava di una teoria completamente folle: oggi sappiamo che la classificazione di gruppi umani in razze non ha alcun fondamento scientifico, ma nella Germania degli anni Trenta conquistò larghi consensi. Alla ase delle idee razziste di itler ci furono anche teorie antropologiche diffuse a partire dal secolo. La misura della circonferenza del cranio secondo alcuni scienziati poteva essere un indizio o meno dell’appartenenza alla razza ariana .

LAVORO SULLA FONTE La superiorità della razza ariana Nel Mein Kampf («La mia battaglia») Hitler precisò la sua teoria razzista, che fu poi alla base della sua politica antisemita. Esistono razze elette e superiori, destinate a comandare, e razze spregevoli e inferiori, destinate a servire. Non si può parlare né di uguaglianza, né di fraternità tra gli uomini; tali idee sono inaccettabili perché contro natura. È giusto invece che certi individui e certe razze – quelle superiori – si impongano sugli altri e li costringano a obbedire. E poiché i tedeschi eccellono, Essi hanno il dovere e il diritto di guidare il mondo.

Rispondi alla domanda. • Con quale considerazione Hitler sostiene la giustezza del dominio dei tedeschi sulle altre «razze»? ................................................................................................................................................................ ................................................................................................................................................................

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Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo


L’odio razziale si trasforma in persecuzione A metà degli anni Trenta Hitler iniziò a tradurre in pratica il suo piano antisemita e gli ebrei tedeschi cominciarono a vivere nel terrore e nella persecuzione: • il 7 aprile 1933 una legge allontanò gli ebrei dalle amministrazioni statali e comunali; • nel 1935 le leggi di Norimberga vietarono i matrimoni misti tra ebrei e ariani e privarono dei diritti civili tutti gli ebrei tedeschi; • tra il 9 e il 10 novembre 1938 la persecuzione antisemita raggiunse il punto più alto: la «notte dei cristalli» (espressione che allude alle vetrine distrutte) fu un enorme pogrom che causò la distruzione di circa 7 000 negozi, l’incendio di 200 sinagoghe, l’assassinio di decine di persone, migliaia di feriti. Ma, soprattutto, oltre 25 000 ebrei furono internati nei campi di concentramento. etrine di negozi di proprietà ebraica distrutte.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente le espressioni elencate.

superiorità della razza ariana – appoggio degli industriali – comunisti – Gestapo – socialisti – SS – incendio del Reichstag – esaltazione del prestigio tedesco – leggi di Norimberga – appoggio dell’esercito – «notte dei cristalli» – «notte dei lunghi coltelli» La dittatura nazista

Eliminazione degli oppositori politici

Costituzione di corpi speciali di controllo

Politica di riarmo

Persecuzione razziale antisemita

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2. Completa il testo inserendo correttamente i termini elencati. Attenzione: non tutti i termini indicati sono corretti.

Terzo Reich – repressione – «notte dei cristalli» – SS – Gestapo – Minculpop – Fronte del lavoro – «notte dei lunghi coltelli» – SA – Primo Reich – lager – comunisti – pogrom – Reichstag – protesta L’incendio del palazzo del ………………………………………………………………, avvenuto il 27 febbraio 1933, fu attribuito da Hitler ai ………………………………………………………………: egli scatenò così una violenta ……………………………………………………………… contro tutti gli oppositori. Nella «………………………………………………………………» le milizie delle ………………………………………………………… uccisero centinaia di militanti nazisti, specie delle ………………………………………………………, che Hitler considerava un potenziale pericolo. Quando il presidente della Repubblica Hindenburg morì, Hitler proclamò la nascita del ………………………………………………………………. Il regime controllava in modo totale la società. La ……………………………………………………………… aveva il compito di individuare e arrestare tutti gli oppositori, che venivano eliminati o rinchiusi nei ………………………………………………………………. I lavoratori, invece, erano inquadrati nel ……………………………………………………………….

Lezione 17 ( Il regime nazista

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù 1

Il nazismo e il consenso La dittatura nazista fu un classico esempio di regime totalitario. Come tale, s’impegnò a costruire il consenso dei cittadini tedeschi, che inquadrò nelle file delle tante organizzazioni politiche, economiche, sociali, culturali e giovanili che formavano l’ossatura del regime.

DITTATURA E CONSENSO

Non esiste un regime dittatoriale, neanche quello più rigido e spietato, che possa sopravvivere contro la volontà di tutti i cittadini; nessun sistema repressivo riuscirebbe mai a controllare e a spegnere tutte le voci di dissenso. Anche il nazismo, dunque, si pose il problema di come ottenere e conservare il consenso alla propria azione politica del maggior numero possibile di tedeschi.

Ciò è vero sia prima della conquista del potere da parte di Hitler (1933), quando la crescita di voti del Partito nazista si fondava sulla capacità di offrire alla maggioranza dei tedeschi una prospettiva di ordine e serenità, sia dopo l’ascesa di Hitler alla guida del Reich, quando l’inquadramento e il disciplinamento delle masse serviva a fare funzionare la macchina dello Stato.

anifesto del artito nazista diffuso durante la campagna elettorale del 19 2, in cui i lavoratori dichiarano il loro appoggio a itler.

2

IL CONSENSO SI ORGANIZZA

Il nazismo aveva a sua disposizione alcune organizzazioni repressive, le SS e la Gestapo, molto efficienti. Oltre ad esse, però, disponeva anche di una serie di «strumenti» che servivano a controllare le masse, disciplinarle e orientarle. L’organizzazione più importante fu il Fronte del lavoro, che inquadrava dal punto di vista sindacale, assistenziale e ricreativo tutti i «lavoratori del braccio e della mente». Gli stipendi dei lavoratori salariati (operai, impiegati) rimasero bassi e non fu più possibile reclamare migliori condizioni salariali mediante scioperi o agitazioni sindacali; tuttavia, attraverso il Fronte del lavoro i lavoratori poterono usufruire di migliori servizi sociali (assistenza medica, pensioni, organizzazione di gite e vacanze con il dopolavoro denominato «Forza attraverso la gioia»), di sconti e facilitazioni (come riduzioni sui biglietti ferroviari o teatrali).

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Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo

ome misura a servizio della classe lavoratrice, itler fece progettare la asa del turismo per il tedesco , alla periferia di erlino un luogo di vacanza per i lavoratori.


3

L’ORGANIZZAZIONE DELLA GIOVENTÙ

I nazisti riservavano grande attenzione ai giovani, sia perché il culto della gioventù era un elemento ideologico costitutivo del nazismo, sia perché al regime servivano milioni di giovani disciplinati e militarmente preparati da impiegare nelle guerre che, con ogni probabilità, la Germania avrebbe dovuto combattere per conquistare il proprio «spazio vitale». La Gioventù hitleriana controllava ogni aspetto della vita giovanile: scuola, tempo libero, sport, divertimento. Nella scuola o nelle varie organizzazioni che formavano la Gioventù hitleriana, i giovani tedeschi venivano educati al culto del coraggio e dell’audacia, della grandezza tedesca e del disprezzo verso gli altri popoli, all’odio razzista contro gli ebrei e, naturalmente, all’adorazione fanatica del Führer.

l fotografo personale di itler, einrich offmann, contri u a diffondere l’immagine del Führer come amico dei giovani.

4

IL CONTROLLO DELLE COSCIENZE

Un ruolo centrale ebbe il Ministero per la propaganda e l’educazione popolare. Hitler affidò la guida politica di questo ministero strategico a uno dei suoi più fidati collaboratori, Joseph Goebbels (1897-1945). La radio e il cinema divennero strumenti della propaganda ideologica e fu prestata grandissima cura all’organizzazione di gigantesche adunate di popolo all’ombra delle grandi svastiche (il simbolo del nazismo). La città di Norimberga divenne il palcoscenico per queste periodiche manifestazioni di

propaganda. Le scenografie impressionanti, la perfetta organizzazione, l’esibizione di potenza e forza rafforzavano ed esaltavano il rapporto tra i tedeschi e il loro capo supremo, il Führer, i cui discorsi, ricchi di proclami e slogan d’effetto, segnavano il culmine delle manifestazioni. aduno organizzato dal artito nazista a orim erga nel 19 come accadeva in talia, anche in Germania le adunate di popolo erano davvero oceaniche

Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo

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Pa AT ss LA at NT o E & ST Pr OR es IA en te

I luoghi dello sterminio PASSATO: 1933-1945

L’antisemitismo è stato un elemento originale e caratteristico dell’ideologia nazista. Le persecuzioni, le violenze e le sopraffazioni a danno degli ebrei iniziarono subito, non appena i nazisti si affermarono sulla scena politica tedesca, ma lo sterminio pianificato degli ebrei iniziò solo dopo la conferenza di Wannsee (1942), in occasione della quale le alte gerarchie naziste decisero e organizzarono la «soluzione finale del problema ebraico», cioè l’eliminazione fisica di milioni di uomini, donne, vecchi e bambini. La «soluzione finale» comportò un enorme sforzo organizzativo: bisognava deportare in massa gli ebrei che vivevano nei Paesi controllati dall’Asse verso i campi di concentramento e di sterminio disseminati in Europa (specialmente in quella centrale e orientale).

1

Campi di concentramento e campi di sterminio Nei campi di concentramento (lager) erano rinchiusi: ebrei, oppositori politici, omosessuali, rom, testimoni di Geova. I campi di sterminio erano finalizzati alla morte dei detenuti nelle camere a gas.

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Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo

2

Il viaggio della morte Il trasferimento dei condannati ai campi di concentramento o di sterminio avveniva per lo più in convogli ferroviari, sigillati ermeticamente e senza alcun servizio igienico. Durante il viaggio molti morivano e ancor più si ammalavano.


PRESENTE: XXI SECOLO

Alla fine della Seconda guerra mondiale, quando gli Alleati penetrarono in territorio polacco e tedesco e «scoprirono» la spaventosa realtà dei campi di sterminio e di concentramento, dov’erano stati uccisi sei milioni di ebrei e migliaia di altri «nemici dello Stato», lo stupore e il raccapriccio dell’opinione pubblica mondiale furono enormi. Durante il processo di Norimberga, che condannò i più alti gerarchi nazisti per «crimini contro l’umanità», i pubblici ministeri chiesero di poter mostrare i filmati girati dai sovietici e dagli statunitensi all’arrivo nei campi perché temevano che, altrimenti, nessuno avrebbe potuto credere alla Shoah. La Dichiarazione universale dei diritti umani, approvata dall’ONU nel 1948, è figlia di quella tragedia, soprattutto quando afferma l’inviolabilità della persona umana e il divieto della tortura. La Dichiarazione universale dei diritti umani, tuttavia, non ha impedito che nella seconda metà del Novecento si ripetessero tragedie simili.

3

La guerra civile iugoslava Nella guerra civile (1991-1995) tra sloveni, serbi, croati, bosniaci, che dal 1945 convivevano nello Stato federale di Iugoslavia, sono ricomparsi due «fantasmi» che la storia europea credeva di aver debellato: la «pulizia etnica» (cioè la creazione, attraverso l’uso delle armi, di regioni popolate da una sola etnia) e i campi di concentramento in cui venivano rinchiuse le vittime della «pulizia».

4

Guantanamo Dopo l’attentato alle Torri gemelle di New York (2001), gli USA hanno scatenato una violenta guerra contro i Paesi ritenuti responsabili di appoggiare i terroristi. I prigionieri, circa 800, furono rinchiusi nel campo di Guantanamo, a Cuba, e soggetti a condizioni di vita tanto dure da sollevare critiche nell’opinione pubblica mondiale. Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo

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LEZIONE

18

L’Europa verso la guerra

1 La politica di espansione della Germania

Il Terzo Reich rivendica il proprio «spazio vitale» COMPRENDO IL TESTO A chi o a che cosa dovevano corrispondere gli elementi del motto nazista «Un popolo, una terra, un capo»? Popolo: ………………………………………… Terra: …………………………………………… Capo: ……………………………………………

La parola d’ordine dei nazisti era molto chiara: «Un popolo, una terra, un capo». In sostanza, Hitler si proponeva di riunificare all’interno del Terzo Reich tutti i territori in cui vivevano comunità tedesche più o meno numerose. Ciò significava rimettere in discussione il trattato di Versailles, la cui applicazione aveva obbligato minoranze tedesche a vivere in vari Stati dell’Europa centrale (Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Polonia). Inoltre, Hitler rivendicava il diritto della Germania a conquistare nuovi territori per il popolo tedesco. La Germania, secondo Hitler, aveva bisogno del proprio «spazio vitale», che il trattato di Versailles le aveva negato con la forza. Le vittime di questa espansione erano i popoli slavi, che il razzismo nazista considerava appartenenti a una razza inferiore. Gli slavi erano destinati a divenire schiavi al servizio degli ariani tedeschi.

Dalle parole ai fatti

Annessione Ampliamento del territorio di uno Stato attraverso l’unione, spesso ottenuta con la forza, di una parte o dell’intero territorio di un altro Stato.

Hitler non si limitò a enunciare questi principi in termini propagandistici. Tra il 1935 e il 1938 diede piena attuazione alle sue rivendicazioni: • rioccupò la regione della Saar; • inviò truppe tedesche in Renania (una regione che, in base ai trattati di pace, doveva rimanere smilitarizzata); • procedette all’annessione dell’Austria; • pretese di riunire alla Germania la regione dei Sudeti, una zona della Cecoslovacchia in cui viveva una consistente minoranza tedesca e in cui si trovavano importanti giacimenti minerari.

l 15 marzo 19 le truppe tedesche entrarono in ienna l’Austria diventava tedesca.

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Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo


LAVORO SULLA CARTA L’espansionismo tedesco negli anni Trenta La Germania nazista rivendicava il diritto di conquistare il proprio «spazio vitale», cioè di tornare a essere una grande potenza nel cuore dell’Europa riunificando tutte le comunità di lingua tedesca e violando il trattato di Versailles. Rispondi alla domanda. • La Germania nel 1935 aveva un territorio continuo? ........................................................................................................

........................................................................................................ ........................................................................................................

........................................................................................................

Le grandi potenze democratiche sono di fronte a un bivio Regno Unito e Francia non potevano fingere che la ricerca da parte della Germania dello «spazio vitale» non mettesse in pericolo gli equilibri politici europei. Di fronte all’inarrestabile espansione nazista si trovarono a un bivio e dovettero compiere una scelta: intervenire con la forza per ristabilire l’ordine europeo oppure concedere a Hitler qualche territorio, sperando così di placare le sue ambizioni e, quindi, salvare la pace europea.

COMPRENDO IL TESTO Quale scelta politica fecero Francia e Regno Unito in relazione alla politica espansionista tedesca? Perché? ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

La conferenza di Monaco non ferma l’espansionismo nazista Il 29 e 30 settembre 1938 si svolse a Monaco una conferenza internazionale con l’obiettivo di esaminare, discutere e risolvere pacificamente le controversie internazionali che stavano mettendo a rischio la pace europea. Bisogna tenere a mente che il ricordo dei lutti e delle devastazioni del 1914-1918 era ancora troppo vivo perché i governanti di Francia e Regno Unito volessero nuovamente trascinare in una guerra i propri connazionali. Il Primo ministro britannico Chamberlain e il suo collega francese Daladier scelsero di assecondare l’espansionismo tedesco (fu la cosiddetta politica dell’appeasament, «pacificazione») e riconobbero ufficialmente alla Germania il territorio dei Sudeti. Nella conferenza Mussolini, che per il momento non desiderava la guerra e cercava di svolgere il ruolo di grande mediatore europeo, appoggiò le pretese naziste. Chamberlain e Daladier furono accolti in patria come eroi e difensori della pace mondiale, ma l’illusione fu di breve durata. Hitler, sei mesi dopo Monaco, diede una chiara dimostrazione di come i successi ottenuti allora non gli bastassero: nel marzo 1939, infatti, l’intera Cecoslovacchia cadde in mano tedesca. La minaccia di una nuova guerra mondiale si faceva sempre più concreta.

La conferenza di onaco del 29 settem re 19 . ediamo da sinistra a destra eville ham erlain, douard aladier, Adolf itler, enito ussolini, aleazzo iano.

Lezione 18 ( L’Europa verso la guerra

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LEZIONE

18

2 Il mondo verso la guerra La seconda metà degli anni Trenta è caratterizzata da una tensione crescente COMPRENDO IL TESTO

L’Unione Sovietica era isolata e tesa a rafforzare il suo apparato industriale. Quale politico aveva imposto questa direttiva al Paese rinunciando a farsi guida della rivoluzione comunista mondiale? ………………………………………………………

A metà degli anni Trenta, il fragilissimo equilibrio politico definito dal trattato di pace di Versailles era ormai distrutto. L’Europa era divisa in tre schieramenti contrapposti. • gli Stati democratici, guidati da Regno Unito e Francia, erano sempre meno di numero e sempre più sulla difensiva; • l’Unione Sovietica, dopo il fallimento delle rivoluzioni comuniste in Europa occidentale, era isolata e cercava con ogni mezzo di recuperare il terreno perduto e di costruire un solido apparato industriale; • il fronte dei regimi di destra, guidato da Germania e Italia (che nel 1936 avevano stretto tra loro un’alleanza, l’Asse Roma-Berlino), si allargava a nuovi Stati europei (Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Grecia e Portogallo), dove si erano affermati regimi autoritari o apertamente fascisti.

ruppe al servizio del generale ranco, durante la guerra civile nel 19 .

La Repubblica spagnola viene sconvolta da un colpo di Stato militare LAVORO SULLA LINGUA Nel testo il governo repubblicano spagnolo viene definito attraverso un aggettivo. Quale? Che cosa significa? ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

176

In Spagna, nel 1931 le forze repubblicane e socialiste vinsero le elezioni e proclamarono la repubblica. Re Alfonso XIII fu allontanato dal Paese e trovò riparo a Roma. Il governo di sinistra durò solo due anni: le successive elezioni del 1933, infatti, portarono al governo i partiti di destra, che affrontarono la ribellione dei minatori delle Asturie con estrema violenza, procedendo a un vero e proprio massacro. Sull’onda dell’emozione per i fatti delle Asturie e in base a un programma politico di riforme sociali ed economiche molto avanzato, nel 1936 il Fronte popolare, un ampio schieramento di forze democratiche e di sinistra che comprendeva anche socialisti e comunisti, vinse nuovamente le elezioni. Nel luglio 1936 le forze più conservatrici e reazionarie (sostenute dalle alte gerarchie della Chiesa cattolica, molto influenti in Spagna, e delle forze armate) decisero di reagire: alcuni reparti militari, guidati dal generale Francisco Franco Bahamonde, organizzarono un colpo di Stato contro il legittimo governo repubblicano. Cominciò allora una lunga e terribile guerra civile che oppose spagnoli a spagnoli e seminò morte e distruzione in tutto il Paese.

Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo


La solitudine della Repubblica spagnola

COMPRENDO IL TESTO

Germania e Italia si schierarono senza remore ed esitazioni con i militari insorti, nonostante la Società delle Nazioni avesse invitato i suoi membri a mantenersi neutrali. Mussolini e Hitler inviarono armi ed esperti militari; l’Italia mandò in Spagna anche un corpo di spedizione formato da 150 000 uomini. Viceversa, nessuno Stato democratico intervenne. A sostegno della repubblica si mossero solo il Messico e l’Unione Sovietica, che inviò armi e addetti militari. Se gli Stati democratici non sostennero la Repubblica spagnola, migliaia di volontari antifascisti provenienti da tutto il mondo formarono le Brigate internazionali, un esercito volontario che combatté al fianco dell’esercito repubblicano. Dopo tre anni di combattimenti, violenze di ogni genere e quasi mezzo milione di morti, la guerra civile spagnola terminò con la vittoria di Franco. Il nuovo caudillo («capo») di Spagna instaurò un regime autoritario molto simile al fascismo, che sarebbe durato fino alla sua morte, nel 1975. La guerra civile spagnola fu una specie di «prova generale» della Seconda guerra mondiale perché per la prima volta si confrontarono le forze democratiche e antifasciste e le potenze fasciste (schierate con uomini e mezzi al fianco dei militari).

Perché la guerra civile spagnola è stata considerata una «prova generale» della Seconda guerra mondiale? a Perché si combatté subito prima della Seconda guerra mondiale. b Perché si confrontarono fascismo e antifascismo. c Perché fu, come la Seconda guerra mondiale, una «guerra civile».

La cittadina di Guernica distrutta dai om ardamenti tedeschi.

LAVORO SULLA FONTE Guernica Guernica è una cittadina dei Paesi Baschi (in Spagna) che vanta un triste primato: è la prima città ad aver subìto, il pomeriggio del 26 aprile 1937, un bombardamento aereo ad opera della Lutwaffe, l’aviazione militare tedesca. Si trattava, nelle intenzioni del comando militare, di un «esperimento»: Guernica, infatti, non era un obiettivo militare strategico. L’aviazione tedesca distrusse quindi la città e uccise migliaia di civili (soprattutto donne e bambini) solo per testare il proprio potenziale distruttivo. I morti furono 1654, i feriti 889. Il quotidiano inglese «Times», in un articolo del 28 aprile descriveva così il bombardamento. Lunedì a Guernica è giorno di mercato per la gente delle campagne. Alle 16.30 quando la piazza era affollata e molti contadini stavano ancora arrivando, la campana della chiesa diede l’allarme. Cinque minuti dopo un bombardiere tedesco volteggiò sulla città a bassa quota, quindi lanciò le bombe mirando alla stazione. Cinque minuti dopo ne comparve un secondo, che lanciò sul centro un egual numero di esplosivi. Dopo un quarto d’ora tre Junker continuarono l’opera di demolizione: il bombardamento s’intensificò ed ebbe termine solo alle 19.45, con l’approssimarsi dell’oscurità. L’intera cittadina con 7000 abitanti e oltre 3000 profughi, fu ridotta sistematicamente a pezzi. Per un raggio di 8 km, tutto intorno, gli incursori adottarono la tecnica di colpire fattorie isolate. Nella notte esse ardevano come candele accese sulle colline.

Rispondi alle domande. 1. I bersagli dei bombardamenti erano obiettivi militari o civili? ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

2. Nell’articolo il giornalista definisce con un avverbio il modo in cui fu bombardata la città. Quale? ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Lezione 18 ( L’Europa verso la guerra

177


LEZIONE

18

DENTRO LA STORIA Oggi in Spagna, domani in Italia Le Brigate internazionali Tra i numerosi testimoni diretti che hanno raccontato la guerra civile spagnola del 1936-1939 ve ne furono molti che combatterono nelle Brigate internazionali, un esercito volontario composto da uomini provenienti da molti Paesi (Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Polonia, Russia, Stati Uniti ecc.) che si formò per soccorrere la Repubblica spagnola aggredita dai militari ribelli. I volontari speravano di arrestare il fascismo montante, che aveva già vinto in Italia e in Germania e si apprestava a dare l’assalto all’intero continente. Il contingente più numeroso era quello francese (circa 9000 uomini), venivano poi i tedeschi (circa 4000), gli italiani (circa 3500 volontari, riuniti nelle Brigate Garibaldi), gli statunitensi (circa 2800) e i britannici (circa 2000). In totale le Brigate contarono all’incirca 40 000 volontari. Tra gli antifascisti che aiutarono la Spagna repubblicana e il Fronte popolare vi furono intellettuali, poeti e scrittori come George Orwell, autore dell’appassionato e crudo Omaggio alla Catalogna, o Ernest Hemingway, autore di Per chi suona la campana. Vi furono anche militanti rivoluzionari che avevano già subìto la violenza repressiva del

fascismo nella propria patria e che ora, in terra spagnola, cercavano di animare la resistenza. Un antifascista italiano sui campi di battaglia Fra questi, un posto di primo piano occupa Carlo Rosselli (1899-1937). Storico, giornalista, fondatore del movimento antifascista «Giustizia e Libertà», socialista e liberale, quindi molto lontano dall’esperienza sovietica, Carlo Rosselli si recò in Spagna perché era convinto che lì si stesse combattendo la prima battaglia della lunga, dolorosa eppure necessaria guerra contro il nazi-fascismo. Rimangono famosi i suoi appelli lanciati da Radio Barcellona ai connazionali inviati da Mussolini a combattere al fianco di Franco: «[...] oggi noi siamo convinti che da questo sforzo [...] dei volontari italiani, troverà alimento domani una possente volontà di riscatto [...]. Oggi qui, domani in Italia». Rosselli venne assassinato, assieme al fratello Nello, durante un soggiorno nel Nord della Francia da sicari fascisti francesi; si scoprì poi che gli assassini avevano agito per ordine dell’Ovra, la polizia segreta fascista.

3 La crisi precipita Il patto Molotov-Ribbentrop apre la strada allo scoppio della guerra

l ministro tedesco i entrop firma il trattato. Alle sue spalle sono Molotov e Stalin.

178

Nell’agosto 1939 Germania e URSS firmarono il patto Molotov-Ribbentrop (dai nomi dei due ministri degli esteri che lo siglarono) in base al quale s’impegnavano a non combattersi per dieci anni. Al trattato ufficiale si aggiunse un accordo segreto: • l’URSS non avrebbe ostacolato l’espansione tedesca in Polonia (anzi, avrebbe potuto occuparne una parte); • la Germania non avrebbe ostacolato l’espansione sovietica nei Paesi baltici. Il Patto tra Germania nazista e Unione Sovietica comunista era un accordo tra acerrimi nemici, che si odiavano e si temevano ma che avevano alcuni interessi comuni: • Hitler, nell’ipotesi di una guerra con le potenze democratiche (fronte occidentale), evitava di dover sostenere l’impegno contemporaneo sul fronte orientale con l’URSS; • Stalin non aveva alcuna fiducia che le potenze democratiche europee sarebbero intervenute in suo aiuto nel caso di un’aggressione nazista, guadagnava tempo, ritardava lo scontro con la Germania e si assicurava importanti conquiste territoriali.

Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo


Hitler mette la Polonia nel mirino

COMPRENDO IL TESTO

La conferenza di Monaco aveva dimostrato a Hitler che gli Stati democratici non intendevano ostacolare seriamente i suoi progetti espansionistici. Forte di questa certezza e della firma del Patto Molotov-Ribbentrop, nel settembre 1939 occupò il «corridoio di Danzica», una striscia di terra che separava la Germania (Prussia occidentale) dalla Prussia orientale. Il territorio, creato dopo la Prima guerra mondiale, era sotto il controllo della Polonia e le garantiva l’accesso al mar Baltico. L’occupazione di Danzica, però, comportava automaticamente la guerra contro la Polonia, che non poteva tollerare che la Germania le negasse l’accesso al mare. A questo punto il Regno Unito dichiarò che se i nazisti avessero dato attuazione ai loro progetti avrebbe risposto con le armi. Per l’Europa tornava a profilarsi l’incubo di una nuova guerra.

Il patto Molotov-Ribbentrop rappresentava una garanzia per Hitler. Perché? ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

IL CORRIDOIO DI DANZICA

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente le espressioni elencate.

Monaco – Sudeti – dittatoriali – Austria – Italia – Saar – Germania – Unione Sovietica – Renania – Hitler – Polonia Verso la guerra La Germania alla conquista dello «spazio vitale»

Diffusione in Europa di regimi

Annessione di ………………..…………………..…,

Alleanza di Germania e

………………..……………………………………………… , ………………..……………………………………………… ,

Patto Molotov-Ribbentrop

………………..…………………………………………………

Tra e

………..……………………………………………………

…………..……………………………………………………

………………..…………………………………………………

nell’Asse Roma-Berlino

……………………………………….……………..…………

Garantisce a ……………………………………………

Conferenza di ………………..………………………

Invasione in ……………………………………………

Mi oriento nel tempo 2. Metti in ordine cronologico gli avvenimenti elencati, indicando nelle caselle l’ordine di successione con un numero (alcuni eventi hanno avuto luogo nello stesso anno: usa il medesimo numero). a. Conferenza di Monaco

e. Asse Roma-Berlino

b. La Spagna diventa una Repubblica

f. Scoppio della guerra civile spagnola

c. Annessione dei Sudeti

g. Patto Molotov-Ribbentrop

d. Annessione della Cecoslovacchia

h. Occupazione del «corridoio di Danzica»

Lezione 18 ( L’Europa verso la guerra

179


P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Dittatura La parola dittatura può essere definita attraverso una contrapposizione: la dittatura è il contrario della democrazia. Nelle democrazie, infatti, è il «popolo», cioè l’insieme dei cittadini, che governa attraverso suoi rappresentanti eletti. Nelle dittature, di qualsiasi orientamento politico e ideologico, invece il popolo non è «sovrano», ma obbedisce agli ordini di un solo uomo o di un solo partito.

TRA DEMOCRAZIA E DITTATURA

Fasi democratiche e fasi autoritarie

La critica alla democrazia

Nel XIX e nel XX secolo, in Europa e nel mondo, stagioni democratiche si sono alternate a stagioni autoritarie o dittatoriali. Nelle fasi democratiche milioni di esseri umani hanno cercato un modo per esercitare in prima persona la «sovranità»; nelle fasi autoritarie o dittatoriali, invece, il potere si è concentrato nelle mani di poche persone o di una sola figura carismatica. Il 1848, il biennio successivo alla Grande guerra del 1914-1918, il 1968, furono stagioni intensamente democratiche; gli anni della Restaurazione (1815-1830) e gli anni Venti e Trenta del Novecento sono state invece fasi segnate da regimi autoritari o dittatoriali.

Fascismo, nazismo e stalinismo sono stati tutti casi di regimi dittatoriali, sia pure ispirati a ideologie radicalmente contrapposte: • fascismo e nazismo, infatti, muovevano dal rifiuto della democrazia come principio e come valore. Essi volevano instaurare una società «nuova» basata sull’ordine e sul rispetto di una gerarchia tra i cittadini e, nel caso del nazismo, tra quelle che chiamava «razze» (oggi noi sappiamo che il concetto di razza umana non ha alcun fondamento scientifico); • il comunismo, al contrario del fascismo e del nazismo, accusava le democrazie «borghesi» (cioè i regimi liberali e democratici affermatisi in Europa e negli Stati Uniti tra XIX e XX secolo) di non essere abbastanza democratici, cioè di garantire solo una democrazia formale (diritto di voto, libertà di stampa ecc.), senza però assicurare ai cittadini una democrazia sostanziale, ovvero la giustizia sociale.

Il minimo comun denominatore: il totalitarismo

A sinistra, Josif Stalin detenne il potere assoluto nell’U SS dal 192 al 195 . Al centro, enito ussolini duce d’ talia dal 192 al 19 5. A destra, Adolf itler Führer della ermania dal 19 al 19 5.

180

Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo

Nonostante queste profonde differenze ideologiche, fascismo, nazismo e stalinismo hanno dato vita (rispettivamente in Italia, in Germania e in Russia) a regimi dittatoriali che gli storici e gli studiosi delle dottrine politiche hanno chiamato «totalitarismi». Con questa parola essi intendono sottolineare la pretesa da parte dei partiti al potere di controllare e condizionare tutti gli aspetti della vita sociale, politica, culturale ed economica.


DITTATURE OGGI

Le dittature nel mondo All’inizio del XXI secolo molti Paesi del mondo continuano a essere governati in modo dittatoriale, cioè violando apertamente le libertà democratiche e i diritti civili e politici dei cittadini. Ciò vale per la Corea del Nord comunista e, in certa misura, per la Cina, che è retta da un governo monopartitico, ma che, a differenza delle dittature comuniste, da una quindicina di anni, ha compiuto una svolta economica in senso liberale.

«Uomo forte» e Stati di polizia Ancora oggi, molti Stati sono governati da un «uomo forte», cioè da un leader del partito, o della fazione, al potere. Spesso ciò si traduce nell’instaurazione di un vero e proprio Stato di polizia, cioè un sistema di governo in cui i corpi di polizia non si limitano a garantire la tutela dell’ordine pubblico e la repressione del crimine, ma controllano e reprimono tutte le forme spontanee od organizzate di dissenso politico.

Le democrazie a volte appoggiano le dittature Nei decenni passati, e in alcuni casi ancora oggi, gli interessi strategici e geopolitici hanno spinto grandi potenze (USA, URSS, Cina), ma anche antiche e solide democrazie come la Francia e il Regno Unito, ad appoggiare e finanziare regimi dittatoriali, come per esempio quello dei generali argentini o quello di Pinochet in Cile, in cambio di favori politici e militari o di privilegi economici.

Kim Jong il, padre dell’attuale leader della epu lica popolare democratica di orea orea del ord im Jong un, ha guidato il aese dal 199 al 2011.

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente. dispotismo au to crazia ismo assolut tirannide totalitarismo peronismo teocrazia o o m nazism cesaris censura

castrismo

leninismo

hitlerismo

stalinismo

fascismo

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. Leggete l’articolo 3 della Costituzione italiana: descrive una nazione democratica o una dittatura? 2. Quale fattore comune a URSS, Italia e Germania negli anni Trenta ha favorito l’avvento di un «uomo forte»? 3. Conoscete politici contemporanei che si presentano come «uomini forti»?

Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo

181


SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 16 La nascita della dittatura nazista

BES

Alla fine della Prima guerra mondiale la Germania dovette affrontare una durissima crisi sociale ed economica, aggravata dalle condizioni «punitive» imposte dalla pace di Versailles. La Repubblica di Weimar, nata nel 1919, fu inoltre caratterizzata da una grande instabilità politica. In questo contesto si affermò Adolf Hitler, che si presentava come il Führer («capo»), in grado di ridare stabilità e unità alla Germania con il nazismo. Dopo il fallimento di un colpo di Stato nel 1923, Hitler fu nominato cancelliere nel 1933 e avviò un governo antidemocratico fondato sul nazionalismo e sull’ideologia razzista antisemita. Lezione 17

Il regime nazista

Tra il 1933 e il 1934 Hitler impose in Germania un regime assoluto e violento che portò alla nascita del cosiddetto Terzo Reich. Il nazismo esercitò un controllo totale su ogni settore della società, dell’economia, della cultura, della vita sociale e sulla formazione dei giovani. Un ruolo fondamentale fu svolto dal Ministero per la propaganda e l’educazione popolare affidato a Goebbels. Il nazismo avviò il riarmo della Germania e intensificò l’intervento statale nei lavori pubblici, raggiungendo l’obiettivo della piena occupazione. Inoltre fu sempre più forte l’odio verso gli ebrei e dal 1935, con le leggi di Norimberga, iniziò la vera e propria persecuzione razziale. Lezione 18

L’Europa verso la guerra

Hitler rivendicò il diritto della Germania a uno «spazio vitale», cioè alla conquista di nuovi territori per il popolo tedesco. Tra il 1935 e il 1938 occupò la regione della Saar e la Renania, annesse l’Austria e si espanse nel territorio dei Sudeti. Regno Unito e Francia scelsero la politica della pace a tutti costi, ma l’espansione tedesca continuò ai danni della Cecoslovacchia, creando forte incertezza. Inoltre in Spagna, dove era stata proclamata la repubblica nel 1931, vi fu un colpo di Stato nel 1936 da parte del generale Franco, che impose un regime autoritario molto simile al fascismo. Nel 1939, forte di un accordo segreto con l’Unione Sovietica, Hitler si preparò a occupare il «corridoio di Danzica», che separava la Germania dalla Prussia e garantiva l’accesso al mare della Polonia. La guerra era ormai imminente.

182

Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. Dittatura assoluta e violenta – Danzica – Società – Grave crisi economica e politica – Cecoslovacchia – «Spazio vitale» Germania nel primo dopoguerra

………………………………………..………… ………………………………………..…………

favorisce fondato da

Partito nazionalsocialista (o nazista)

ADOLF HITLER 1933 Cancelliere

TERZO REICH

1934 Führer

………………………………………..………… ………………………………………..…………

caratterizzata da

Razzismo e persecuzione degli ebrei

Controllo totale sulla ………………………………………..…………

Corridoio di ……………………………………

(1939)

SCOPPIA LA SECONDA GUERRA MONDIALE

e

Riarmo per

• Saar e Renania • Austria

occupa

Conquista di ………………………………………..…………

• Sudeti •

………………………………..……

Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo

183


VE RI FI CA

1. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. La Repubblica di Weimar fu sconvolta nel 1929 dagli effetti della grande crisi economica.

V

F

b. Hitler dichiarò fuorilegge tutti i partiti eccetto quello nazionalsocialista.

V

F

c. Nella cosiddetta «notte dei lunghi coltelli» morirono moltissimi ebrei.

V

F

d. Hitler curò il culto della sua persona con grande modernità.

V

F

e. Hitler utilizzò l’antisemitismo sia come strumento di propaganda, sia come punto di forza su cui organizzare lo Stato totalitario.

V

F

f. La crisi economica del 1923 in Germania fu risolta grazie alla concessione di ingenti prestiti da parte degli Stati Uniti d’America.

V

F

g. Hitler prima di darsi alla politica era un finanziere.

V

F

h. L’ascesa al potere di Hitler assunse da subito un carattere violento.

V

F

i. Il Fronte del lavoro si occupava di gestire ogni aspetto della vita lavorativa e produttiva degli ebrei.

V

F

2. Collega ciascun nome nella colonna di sinistra alla definizione che lo riguarda nella colonna di destra. 1. Rosa Luxemburg

a. Comunista rivoluzionaria che tenta di rovesciare il governo tedesco

2. Adolf Hitler

b. Presidente della Repubblica di Weimar

3. Paul von Hindenburg

c. Autore del Mein Kampf

4. Joseph Goebbels

d. Re di Spagna

5. Neville Chamberlain

e. Primo ministro francese

6. Édouard Daladier

f. Primo ministro britannico

7. Francisco Franco

g. Autore di Guernica

8. Vittorio Emanuele III

h. Generale che compie un colpo di Stato in Spagna

9. Alfonso XIII

i. Re d’Italia

10. Pablo Picasso

l. Ministro per la propaganda e l’educazione popolare

3. Collega correttamente ciascun termine nella colonna di sinistra al suo sinonimo o al suo contrario nella colonna di destra. Usa un colore per i sinonimi e uno diverso per i contrari.

184

1. Dittatura

a. Pace

2. Guerra

b. Fratellanza

3. Censura

c. Sterminio

4. Genocidio

d. Democrazia

5. Razzismo

e. Oppressione

6. Persecuzione

f. Libertà

7. Repressione

g. Disarmo

8. Riarmo

h. Soppressione

Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo


4. Completa la mappa. Individuazione degli oppositori attraverso la

Eliminazione o internamento degli oppositori nei

………………………………………………..

………………………………………………..

Controllo totale della

Mezzi di comunicazione in mano al ………………………………………………..

Azione di …………………….....…… a favore del regime

………………………………………………..

DITTATURA Diffusione dell’ideologia hitleriana:

Gestione della vita produttiva e lavorativa

• culto della ……………………………………………….. • razzismo contro gli ………………………………………………..

Controllo dell’…………………………………….. dei giovani

Inquadramento dei lavoratori nel ………………………………………………..

5. Completa il testo con i nomi degli Stati che componevano il quadro geopolitico dell’Europa alla fine degli anni Trenta. Nella seconda metà degli anni Trenta, l’Europa appariva divisa in tre zone. Agli Stati democratici, guidati da ……………………………………..…………………………… e ……………………………………..……………………………, si contrapponevano i due Stati guidati da regimi fascisti, cioè l’……………………………………..………………………… e la ……………………………………..………………………….…. A fianco di questi vi erano poi altri Stati con regimi autoritari apertamente fascisti: ……………………………………..……… ………………………………………………………………………………………..………………………………………………………..........................................................................…. Infine vi era l’……………………………………..……………………………, che rappresentava lo Stato guida del socialismo. 6. Collega ciascun avvenimento alla data corretta. 1. Hitler tentò un colpo di Stato a Monaco

a. 1939

2. Leggi razziali di Norimberga

b. 1923

3. «Notte dei cristalli»

c. 1936

4. «Notte dei lunghi coltelli»

d. 1919

5. Hitler diventa cancelliere

e. 1933

6. Nascita della Repubblica di Weimar

f. 1938

7. Inizio della guerra civile spagnola

g. 1934

8. Patto Molotov-Ribbentrop

h. 1935

Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo

185


VE RI FI CA

7. Date le definizioni, scrivi il termine corrispondente. a. Reparti d’assalto del Partito nazionalsocialista: ……………………………………………………………………………… b. Corpo speciale a guardia personale di Hitler: ……………………………………………………………………………… c. Polizia segreta dello Stato tedesco: ……………………………………………………………………………… d. Duce, capo tedesco: ……………………………………………………………………………… e. Duce, capo spagnolo: ……………………………………………………………………………… f. Espressione che indica la Germania nazista come erede storica del Sacro romano impero e della Germania creata da Bismarck: ……………………………………………………………………………… 8. Esegui sulla carta le attività indicate. • Contrassegna con la lettera D gli Stati democratici e con la lettera F gli Stati con regime fascista o nazista alla vigilia della Seconda guerra mondiale.

9. Elabora un breve testo sul tema proposto, seguendo la traccia in questo schema. Ascesa al potere del nazismo 1923

..…………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………..……………………………………………………………………………………

Elezioni del 1932: motivi della vittoria Hitler cancelliere

..…………………………………………………………………………………………………………..……………………………… ………………………………………………………..…………………………………………………………………………………… ..…………………………………………………………………………………………………………..……………………………… ……………………………………………………..……………………………………………………………………………………

Febbraio 1933 – Agosto 1934 Incendio del palazzo del Parlamento (Reichstag) «Notte dei lunghi coltelli»

186

Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo

..…………………………………………………………………………………………………………..……………………………… ………………………………………………………..…………………………………………………………………………………… ..…………………………………………………………………………………………………………..……………………………… ………………………………………………………..…………………………………………………………………………………… ..…………………………………………………………………………………………………………..……………………………… ………………………………………………………..……………………………………………………………………………………


FACCIAMO STORIA INSIEME

Guernica La notizia del bombardamento di Guernica (vedi Lezione 18), vero e proprio crimine contro l’umanità, colpì l’opinione pubblica spagnola ed europea. Il grande pittore Pablo Picasso, che aveva ricevuto il compito di rappresentare la Spagna all’Esposizione universale di Parigi del 1937, realizzò un grande pannello (3,5 x 8 m) che denunciava la violenza nazista e il sacrificio degli abitanti di Guernica.

COMPRENDO LA FONTE A coppie rispondete alle domande dopo aver analizzato la fonte, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. Quali colori sono utilizzati dall’autore? 2. Quali scene o figure ti hanno maggiormente colpito? 3. Quali sentimenti comunica l’opera? 4. Che valore ha, secondo te, la luce che sovrasta al centro le scene strazianti raffigurate? 5. Che cosa condanna il pittore con questa sua opera?

Tipo di documento: quadro Autore: Pablo Picasso Epoca: 1937 Titolo: Guernica

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. L’arte è stata spesso al servizio di obiettivi comunicativi extra-artistici: in epoca romantica (XIX secolo), ad esempio, pittori come Delacroix in Francia o Induno in Italia mettevano il proprio talento artistico al servizio di contenuti politici. Lo stesso fece Picasso in occasione della guerra civile spagnola. Cercate in internet o su un libro di Storia dell’arte le immagini di due dipinti: La Libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix e Partenza dei Volontari del 1866 di Gerolamo Induno. In che senso i due quadri possono essere definiti «quadri politici»?

Unità 5 ( La crisi tedesca e il nazismo

187


La Seconda guerra mondiale

UNITÀ

6

Il 1 settembre 1939 la Germania nazista invade la Polonia: è l’inizio della Seconda guerra mondiale. Sei lunghi anni di guerra, quattro continenti coinvolti (solo le Americhe ne rimangono escluse). Da un lato le potenze dell’Asse (Germania, Italia e Giappone), dall’altro un’alleanza tra Regno Unito e Stati Uniti d’America (potenze democratiche occidentali) e Unione Sovietica comunista. La ricerca dello «spazio vitale» della Germania di Hitler innesca la guerra, ma durante il conflitto diventa chiaro che le ragioni per cui il nazismo va fermato non sono solo di ordine geopolitico: il nazismo, infatti, rappresenta un modello di società fondato sull’odio razziale (in particolare contro gli ebrei) e sul culto della violenza; combatterlo, dunque, è una lotta per la civiltà.

1943

Aprile/Maggio 1940 Giugno 1940

Invasione tedesca di Belgio, Olanda, Lussemburgo, Entrata in guerra dell’Italia Danimarca e Norvegia Capitolazione della Francia

1930

Vittoria sovietica a Stalingrado Sbarco degli Alleati in Italia. Caduta del fascismo L’Italia firma l’armistizio con gli Alleati

1940 1939

Inizio della Seconda guerra mondiale

Ottobre 1940 Attacco italiano alla Grecia

1941

1942

Inizio della campagna di Russia

Sconfitta delle armate italo-tedesche a Attacco giapponese a Pearl El Alamein Harbor ed entrata in guerra degli USA

Che cosa sai già… v La grave crisi economica e il succedersi di governi instabili nella Repubblica di Weimar sconvolgono la

società tedesca. v In questo contesto, Adolf Hitler si presenta come l’«uomo forte» che darà alla Germania stabilità, unità, sviluppo economico, tornando ad avere il ruolo di grande potenza che aveva prima della guerra. v Appoggiato da corpi paramilitari (SA e SS) Hitler vince le elezioni del 1932 e diventa cancelliere; nell’anno seguente diventa Führer («capo») del Terzo Reich («impero») instaurando una dittatura caratterizzata da violente repressioni di ogni forma di opposizione e dal razzismo, in particolare verso gli ebrei. v La Germania si riarma e rivendica il diritto al proprio «spazio vitale»: per poter occupare la Polonia e ottenere un accesso al mar Baltico, stipula con l’URSS il patto Molotov-Ribbentrop, che consente a entrambe le potenze di espandersi verso il mare senza ostacolarsi a vicenda.

188

Settembre 1943 Inizio della Resistenza in Italia


Il regime nazista creò molti campi di concentramento e di sterminio sia in Germania sia in alcuni dei Paesi occupati.

Tra il 1940 e il 1942 gli eserciti dell’Asse occuparono quasi tutta l’Europa centrale, parte della Russia e della Scandinavia e parte del Nord-Africa.

All’inizio del 1943 l’Armata rossa riuscì a sferrare la controffensiva facendo retrocedere l’esercito tedesco che si era spinto fino a Stalingrado.

A partire dalla fine del 1942, l’ingresso in guerra degli Stati Uniti permise alle forze alleate di sferrare l’offensiva contro i nazi-fascisti.

La Germania cercò di contrastare l’invio degli aiuti economici dagli Stati Uniti al Regno Unito con attacchi sottomarini.

All’inizio del 1942 il Giappone occupava gran parte dell’Est asiatico affacciato sull’oceano Pacifico.

Aprile 1945 Fine della Seconda guerra mondiale in Europa

1950 1944

Agosto 1945

Sbarco degli Alleati in Normandia

Fine della Seconda guerra mondiale

Bombe atomiche statunitensi sul Giappone

…e che cosa imparerai v Nel settembre 1939 le armate tedesche invadono la Polonia scatenando la reazione

del Regno Unito e della Francia: ha inizio la Seconda guerra mondiale con gli straordinari successi militari della Germania, a cui resiste soltanto il Regno Unito. v Nel 1940 entra nel conflitto anche l’Italia, confidando nella brevità della guerra. A partire dal 1942 le forze dell’Asse Roma-Berlino sono sconfitte in Russia e su altri fronti per l’entrata in guerra degli Stati Uniti a fianco dei britannici. v In Italia Mussolini perde prestigio e consensi fino a essere destituito dal suo incarico, ma con l’aiuto dei tedeschi fonda la Repubblica sociale di Salò che si impone come governo nel Nord Italia, mentre il Centro-Sud è occupato dagli angloamericani. v Gli anglo-americani, da Sud e Ovest, e i sovietici, da Est, stringono in una morsa la Germania che soccombe nell’aprile 1945. La fine della guerra in Europa rivela al mondo gli orrori della Shoah, mentre gli statunitensi mettono fine alla guerra mondiale facendo esplodere la bomba atomica in Giappone.

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LEZIONE

19

L’Europa e la minaccia nazista

1 Scoppia la Seconda guerra mondiale

LAVORO SULLA LINGUA Nel paragrafo compare un verbo usato in senso metaforico che significa «ristabilire l’unità territoriale». Di quale verbo si tratta? ........................................................................

Con l’invasione della Polonia inizia la Seconda guerra mondiale All’alba del 1 settembre 1939 le truppe tedesche entrarono in territorio polacco. Il loro obiettivo era «ricucire» il territorio tedesco (cioè ristabilire l’unità territoriale dello Stato germanico) e annettersi il «corridoio di Danzica», una lingua di terra che i trattati di pace di Versailles avevano assegnato alla Polonia, permettendole di avere uno sbocco sul mar Baltico. Regno Unito e Francia, che solo un anno prima alla Conferenza di Monaco avevano fatto di tutto per soddisfare le ambizioni tedesche e per non far scoppiare la guerra, questa volta reagirono: il 3 settembre dichiararono guerra alla Germania. Cominciava così la Seconda guerra mondiale.

La Polonia capitola rapidamente La resistenza dell’esercito polacco fu rapidamente annientata dalla poderosa macchina da guerra tedesca, molto più avanzata dal punto di vista tecnico e organizzativo. Ecco le tappe della disfatta polacca: • l’8 settembre la capitale Varsavia fu posta sotto assedio; • il 17 settembre l’Armata rossa sovietica, in base agli accordi segreti del patto Molotov-Ribbentrop, varcò il confine tra URSS e Polonia e occupò la parte orientale del suo territorio; • il 18 settembre la parte occidentale del Paese cadde in mano ai soldati del Terzo Reich.

Il Terzo Reich aveva come obiettivo lo sfruttamento del territorio polacco schiavizzando la forza lavoro locale, mentre i cittadini istruiti (politici, religiosi e intellettuali) avrebbero dovuto essere annientati. La foto mostra ostaggi polacchi, tra cui spicca don Stepcz s i che verrà ucciso dalla Gestapo a Bydgoszcz.

190

Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale


Mussolini proclama la non belligeranza Il patto d’Acciaio che dalla primavera del 1939 legava Italia e Germania in un’alleanza solidissima prevedeva l’ingresso in guerra dell’Italia a fianco dell’alleato tedesco. La propaganda fascista esaltava «otto milioni di baionette pronte a combattere», ma la realtà era molto diversa: l’esercito italiano aveva armi tecnologicamente superate e scarse riserve di munizioni, carburanti e mezzi. Mussolini sapeva bene che l’Italia non era pronta a sostenere un conflitto. Per questa ragione proclamò la non belligeranza italiana, cioè la temporanea non partecipazione alla guerra, preferendo aspettare gli sviluppi della situazione. Hitler, del resto, era convinto che l’esercito tedesco potesse vincere da solo la guerra.

Il ministro degli Esteri italiano, aleazzo iano, firma il patto d’Acciaio alla presenza di Hitler.

Le truppe tedesche dilagano in Europa La strategia della «guerra lampo» (Blitzkrieg) che i generali tedeschi avevano progettato per la Polonia valeva anche per il fronte occidentale. Nella primavera del 1940, infatti, le armate naziste si rimisero in azione: in aprile invasero e occuparono prima la Danimarca, poi la Norvegia. Nel frattempo l’Unione Sovietica occupò le Repubbliche baltiche e, dopo un breve conflitto, strappò alla Finlandia la regione della Carelia.

DENTRO LA STORIA La «guerra lampo» Alla fine degli anni Trenta gli strateghi tedeschi avevano elaborato una strategia nuova, il Blitzkrieg («guerra lampo»), che avrebbe permesso alla Germania di vincere la guerra, evitando di dover combattere, contemporaneamente, su due fronti. L’eredità della Grande guerra I generali tedeschi ricordavano bene la Grande guerra, che era stata una guerra di posizione, combattuta per anni dentro le trincee in attesa di scatenare attacchi di massa destinati a provocare migliaia di morti. Quella tattica era stata dispendiosa dal punto di vista umano e, per di più, fallimentare. Perciò, quando nella seconda metà degli anni Trenta la guerra divenne un’ipotesi concreta, misero a punto una nuova strategia militare che rovesciava tutte le certezze del passato. Tecnologia più comando flessibile Alla base della strategia della «guerra lampo» vi era lo sviluppo della tecnologia bellica (sia dei mezzi diretti di combattimento, come carri armati e aerei, sia dei mezzi

COMPRENDO IL TESTO Perché Mussolini proclamò la non belligeranza? a Ragioni morali. b Ragioni politiche. c Ragioni militari.

di coordinamento e comunicazione, come le radio da campo). Questi nuovi mezzi consentivano di scatenare attacchi di truppe meccanizzate così potenti e rapidi da impedire al nemico di organizzare una difesa stabile. Era necessario concentrare i carri armati in unità speciali (Panzerdivisionen, «divisioni corazzate») invece di disperderli in piccoli gruppi a sostegno della fanteria. Questa nuova strategia comportava una nuova concezione del comando: lo Stato maggiore preparava i piani e assegnava gli obiettivi, ma lasciava all’intraprendenza degli ufficiali sul campo la scelta dei mezzi per raggiungerli. Una struttura di comando, dunque, elastica e adattabile. La guerra lampo prevedeva tre fasi: • Fase 1: sfondamento del fronte nemico attraverso l’impiego combinato di artiglieria, aviazione (gli Stukas, aerei in grado di bombardare scendendo in picchiata) e carri armati; • Fase 2: avanzata in profondità dei carri nel territorio nemico con l’obiettivo di tagliare le linee di rifornimento e di accerchiare il più possibile le truppe avversarie, tramite attacchi «a tenaglia»; • Fase 3: protezione di fianchi e retrovie da parte della fanteria motorizzata al seguito delle colonne corazzate.

Lezione 19 ( L’Europa e la minaccia nazista

191


LEZIONE LEZIONE

1 19

2 La sconfitta della Francia

e l’ingresso in guerra dell’Italia

COMPRENDO IL TESTO Il confine franco-tedesco corre per centinaia di chilometri secondo la direttrice nord-sud. Quando la Germania aggredì la Francia, concentrò i suoi sforzi a nord o a sud? Sottolinea le frasi che ti consentono di rispondere.

La ritirata di Dunkerque mette in salvo l’esercito britannico Nel maggio 1940, l’aggressione nazista all’Olanda, al Belgio e al Lussemburgo preparò il campo al vero obiettivo di Hitler: la Francia. Lo sfondamento delle difese francesi più a sud, vicino alla città di Sedan, permise alle armate tedesche di dirigersi verso il canale della Manica, aggirando alle spalle l’esercito franco-britannico. A quel punto, i tedeschi sembrarono a un passo dalla vittoria finale: solo grazie a una gigantesca operazione navale in cui furono impiegate anche imbarcazioni della marina mercantile e di liberi cittadini, i britannici riuscirono a riportare in patria il grosso delle loro truppe dal porto di Dunkerque (29 maggio-4 giugno).

La Francia subisce una rapida e umiliante sconfitta Collaborazionista Durante la Seconda guerra mondiale si indicavano con questo termine coloro che, appartenendo a Paesi occupati dai tedeschi, offrirono collaborazione ai nazisti.

La Francia, però, era in ginocchio. Il 14 giugno le truppe tedesche entrarono trionfalmente a Parigi e il 22 venne firmato un armistizio. Il Paese venne diviso in due: • la parte settentrionale e la fascia lungo l’Atlantico subirono l’occupazione militare diretta da parte dell’esercito tedesco; • nelle regioni del Centro-Sud, invece, s’insediò un regime collaborazionista guidato dal maresciallo Pétain, con capitale Vichy.

Ritratto di Philippe Petain (1856-1951) e, a destra, la bandiera nazista che sventola sull’Arco di trionfo a Parigi, nel giugno 1940.

192

Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale


Fuori e dentro la Francia comincia a organizzarsi la resistenza al nazismo Per la Francia si trattò di una capitolazione particolarmente umiliante, soprattutto perché subita dalla Germania (storica rivale per l’egemonia europea e ultima potenza ad aver sconfitto la Francia nel 1870). Non tutti i francesi erano disposti ad accettarla senza combattere: nel Regno Unito si formò un governo in esilio presieduto dal generale Charles De Gaulle (1890-1970), che incitava i compatrioti alla lotta con appassionati appelli trasmessi da Radio Londra. Intanto, in Francia, i comunisti insieme ad appartenenti di altri gruppi politici cominciavano a organizzare la resistenza armata.

Nel 1940 anche l’Italia entra in guerra Mussolini guardava ai travolgenti successi tedeschi con un misto di soddisfazione e di timore: • soddisfazione perché gli confermavano di essersi alleato con la potenza vincente; • timore perché, se il conflitto fosse terminato rapidamente con la vittoria di Hitler e senza la partecipazione italiana, non avrebbe potuto ottenere alcun vantaggio. Per sedere al tavolo dei vincitori bisognava entrare presto in guerra al fianco della Germania nazista, nella speranza che la guerra durasse ancora pochi mesi. Solo a questa condizione l’Italia sarebbe riuscita a sostenere lo sforzo per una guerra alla quale giungeva impreparata. Si trattava di un calcolo spregiudicato e, come vedremo, tragicamente sbagliato. Il 10 giugno 1940 l’Italia dichiarò guerra alla Francia e al Regno Unito.

Charles De Gaulle passa in rivista le truppe delle Forze libere francesi, i combattenti anti-nazisti, organizzati dal generale a Londra.

Le prime pagine dei giornali riportano la dichiarazione di guerra dell’Italia a Francia e Regno Unito.

Lezione 19 ( L’Europa e la minaccia nazista

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LEZIONE LEZIONE

1 19

3 La resistenza britannica

e l’orrore delle persecuzioni

Il Primo ministro britannico Churchill dichiara che non si piegherà mai al nazismo COMPRENDO IL TESTO Gli avversari politici di Churchill nel Regno Unito sostenevano che la guerra non fosse la risposta giusta all’espansionismo tedesco. Sottolinea la parola chiave che spiega quale linea intendevano perseguire.

Il Primo ministro britannico Winston Churchill nel 1940.

A metà del 1940 la Germania controllava buona parte dell’Europa centrale e occidentale. Il Regno Unito aveva salvato il grosso del proprio esercito grazie alla straordinaria operazione di Dunkerque, ma era rimasto solo a fronteggiare i nazisti. A Londra, molti parlamentari sostenevano la necessità di sedersi al tavolo della trattativa e di raggiungere un accordo con Hitler. Contro questa linea si batté il conservatore Winston Churchill (1874-1975) che, una volta nominato Primo ministro, annunciò di voler lottare a oltranza contro la Germania nazista. Churchill non solo non credeva alla volontà di accordo di Hitler, ma considerava il nazismo un mostro ideologico e politico, che metteva in pericolo la civiltà europea.

Il Regno Unito resiste agli attacchi tedeschi Hitler era convinto di poter vincere la resistenza britannica grazie a una massiccia campagna di bombardamenti aerei, che avrebbero dovuto preparare il terreno al successivo sbarco della fanteria e delle truppe corrazzate. Il 10 luglio 1940 la Luftwaffe (l’aviazione militare tedesca) sferrò il suo primo attacco. Iniziava così la «battaglia d’Inghilterra». Londra, le maggiori città inglesi e i più importanti centri industriali furono sottoposti a devastanti bombardamenti. Il Regno Unito, tuttavia, resistette. Grazie all’impiego dei radar (che fecero allora la loro prima comparsa), la difesa britannica riusciva a individuare la posizione degli aerei tedeschi permettendo ai caccia della Raf (Royal Air Force) di infliggere dure perdite ai nemici. Alla fine di ottobre Hitler decise di sospendere il piano d’invasione. La battaglia d’Inghilterra fu dunque la prima battuta d’arresto del Terzo Reich e la prova che l’espansione tedesca poteva essere fermata.

Questa foto, scattata dal fotografo Herbert Mason, acquisì un valore simbolico per i londinesi: la cattedrale che si ergeva pressoch intatta tra gli edifici distrutti dal bombardamento aereo era considerata come un segno visi ile della capacità di resistenza britannica.

194

Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale


Le persecuzioni contro gli ebrei In Germania e nei territori occupati, intanto, la persecuzione degli ebrei assunse dimensioni sempre più tragiche: nei territori della Polonia squadre speciali, composte soprattutto da SS, iniziarono a rastrellare gli ebrei e a fucilarli in massa. In poche settimane vi furono 250 000 vittime. Anche negli altri Paesi conquistati le SS e la Gestapo, spesso aiutate dai collaborazionisti locali, rastrellarono uomini, donne, vecchi e bambini, li ammassarono come bestie in carri ferroviari e li deportarono nei campi di concentramento in Germania, Austria e Polonia. Il peggio, però, doveva ancora venire. Verso la fine del 1942 i capi nazisti elaborarono la «soluzione finale del problema ebraico», cioè un piano per deportare in speciali campi e sterminare tutti gli ebrei dell’Europa occupata. Uomini delle SS davanti alle case in fiamme durante la repressione della rivolta del ghetto di Varsavia.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa le frasi inserendo correttamente i nomi degli Stati elencati. Attenzione: non tutti sono utilizzabili e alcuni devono essere usati più volte. Norvegia – Svezia – Finlandia – Olanda – Danimarca – Lussemburgo – Svizzera – Spagna – Unione Sovietica – Polonia – Belgio – Repubbliche baltiche – Italia – Grecia – Francia 1939 • La Germania invade la …………………………………. Regno Unito e …………………………………… dichiarano guerra alla Germania. • L’…………………………………………… dichiara la non belligeranza. 1940 • La Germania invade e conquista ……………………………………………, ……………………………………………, ……………………………………………, ……………………………………………, …………………………………………… e ……………………………………………. • L’URSS invade le …………………………………………………………………………. Entra in guerra anche l’…………………………………………….

Lavoro sulla carta 2. Colora sulla carta muta i Paesi che fra il 1939 e il 1940 furono aggrediti e invasi dalla Germania.

Lezione 19 ( L’Europa e la minaccia nazista

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LEZIONE

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Dai successi dell’Asse alla caduta del fascismo

1 Il conflitto diventa mondiale L’Italia in guerra LAVORO SULLA LINGUA Quale parola nel testo indica che la speranza di raggiungere obiettivi di interesse nazionale si basava soltanto sulle semplici aspettative personali di Mussolini? ........................................................................

COMPRENDO IL TESTO In quali regioni si concentravano gli interessi nazionali italiani? ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

La rapidità dei successi militari tedeschi aveva spinto Mussolini a entrare in guerra nel giugno del 1940. Mantenersi neutrali rischiava di negare all’Italia i vantaggi dell’alleanza con la Germania. Tuttavia, il duce confidava di poter condurre una guerra autonoma da quella dell’alleato nazista, cioè una guerra finalizzata al raggiungimento di alcuni obiettivi di interesse nazionale, specialmente in Nord Africa e nei Balcani. La speranza di Mussolini si rivelò una illusione: • in Etiopia, le truppe italiane furono sconfitte dai britannici; • in Africa del Nord gli italiani, partendo dalla Libia, avanzarono verso le basi del Regno Unito in Egitto, ma furono costretti a ritirarsi e ripresero vigore solo dopo l’arrivo di un corpo di spedizione tedesco (l’Afrika Korps); • l’improvviso attacco alla Grecia, lanciato nell’ottobre 1940, si risolse in un fallimento; • nei Balcani la guerra italiana fu così deludente che nella primavera del 1941 i tedeschi dovettero intervenire, invadendo la Iugoslavia e la Grecia. Gli insuccessi militari erano la più chiara testimonianza della fragilità dell’esercito italiano, che poi era il motivo che aveva spinto Mussolini a non entrare in guerra nel 1939. Il duce e il fascismo iniziarono a perdere prestigio e popolarità.

Hitler e Mussolini a Monaco di Baviera, Germania, nel 1940.

196

Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale


LAVORO SULLA FONTE L’Italia entra in guerra Il 10 giugno 1940 Mussolini, rivolgendosi alla folla dal balcone di palazzo Venezia a Roma, annunciò: Combattenti di terra, di mare e dell’aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne di Italia, dell’impero e del regno di Albania! Ascoltate! Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. […] La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all’oceano Indiano: vincere! E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all’Italia, all’Europa, al mondo. Popolo italiano! Corri alle armi, e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!

Rispondi alla domanda. • Spesso nei discorsi ufficiali i dittatori utilizzano metafore e frasi a effetto che sembrano uno slogan, allo scopo di accendere gli animi e di ottenere il consenso. Prova a individuarle nel testo e sottolineale.

Il patto Molotov-Ribbentrop entra in crisi Il patto Molotov-Ribbentrop del 1939 era un accordo puramente tattico, cioè si basava su interessi militari e politici ma non su una vera e propria intesa e condivisione. Hitler, infatti, era convinto che l’Unione Sovietica fosse il nemico mortale e si preparava in segreto ad attaccarla. La conquista dell’Unione Sovietica serviva a raggiungere tre obiettivi di Hitler: • distruggere il bolscevismo e il comunismo, che il Führer considerava il male assoluto; • controllare l’intera Europa orientale, che avrebbe dovuto costituire lo «spazio vitale» per il popolo tedesco; • asservire un enorme territorio, pieno di esseri umani da ridurre in schiavitù e di risorse energetiche e naturali da sfruttare per l’industria tedesca.

La Germania rompe il patto di non aggressione e invade l’Unione Sovietica Il 22 giugno 1941 Hitler diede il via al piano di conquista dell’Unione Sovietica, che venne chiamato «operazione Barbarossa», perché ispirato alle imprese dell’imperatore Federico Barbarossa. La Germania mise in campo un esercito davvero imponente, composto da circa 3 000 000 di soldati, 3000 aeroplani e migliaia di carri armati. Le truppe tedesche, inoltre, combattevano al fianco di reparti di Paesi alleati (Romania, Ungheria e Finlandia) e di un corpo di spedizione italiano (l’Armir, cioè Armata italiana in Russia), costituito in prevalenza da alpini.

COMPRENDO IL TESTO A quale operazione partecipò l’Armata italiana in Russia nel giugno 1941? ........................................................................

Lezione 20 ( Dai successi dell’Asse alla caduta del fascismo

197


LEZIONE LEZIONE

1 20

La Germania pianifica un’operazione veloce LAVORO SULLA LINGUA

Nel testo è presente un caso di eponimia, cioè di un nome (in questo caso un nome di città) derivato dal nome di un personaggio. Di quale città si tratta? Di quale personaggio? ........................................................................

La strategia tedesca si basava su un fattore decisivo: la velocità dei reparti corazzati. Penetrando rapidamente nel cuore del territorio russo, l’operazione Barbarossa sarebbe terminata prima dell’inizio del temibile inverno russo (il «generale inverno», come veniva chiamato dai tempi della disfatta in Russia dell’esercito napoleonico, all’inizio dell’Ottocento). Nelle prime settimane di combattimenti, la strategia nazista sembrò avere successo e l’Armata rossa non sembrò in grado di opporre una valida resistenza. A dicembre l’esercito tedesco era a pochi chilometri da Mosca e assediava Leningrado (nome attribuito dal 1924 al 1991 a San Pietroburgo). Qui, però, la resistenza sovietica divenne insormontabile.

........................................................................

Gli Stati Uniti entrano in guerra

l presidente oosevelt firma la dichiarazione di guerra contro il Giappone, l’8 dicembre 1941.

Il dicembre 1941 fu un mese determinante per le sorti della guerra: • sul fronte russo i tedeschi non riuscivano a completare l’operazione Barbarossa, rimanendo intrappolati in un conflitto lungo e dispendioso; • il Giappone passava all’offensiva contro gli Stati Uniti. Da tempo il Giappone, alleato con Italia e Germania in un patto tripartito, praticava una politica espansionistica nell’oceano Pacifico e in Cina, dove aveva occupato vasti territori. L’unico ostacolo a quegli interessi imperialistici era costituito dagli Stati Uniti che possedevano diverse basi militari e commerciali nell’area asiatica del Pacifico. Perciò il 7 dicembre l’aviazione giapponese attaccò la base militare statunitense di Pearl Harbor, nelle Hawaii, distruggendo buona parte della flotta americana. L’opinione pubblica statunitense reagì con sdegno: messo da parte il tradizionale isolazionismo, si schierò sulle posizioni interventiste del presidente Franklin Delano Roosevelt (1882-1945) L’8 dicembre gli Stati Uniti dichiararono guerra al Giappone; nel giro di pochi giorni entrarono in conflitto anche con la Germania e l’Italia. Dopo Pearl Harbor la guerra divenne veramente «mondiale», con due schieramenti definiti: da una parte le potenze dell’Asse, dall’altra quelle degli Alleati.

Attacco giapponese alla flotta statunitense a Pearl Harbour.

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Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale


2 1942-1943: verso la sconfitta dell’Asse

Le forze dell’Asse raggiungono la massima espansione L’ingresso in guerra degli Stati Uniti cambiò gli equilibri militari della guerra a favore degli Alleati. Gli Stati Uniti, infatti, portavano sia nuovi soldati, sia nuovi mezzi (aerei, navi, sommergibili, carri armati, bombe, armi leggere ecc.), prodotti dal loro eccezionale sistema industriale. Ciò nonostante, nel 1942 la guerra sembrava ancora volgere a favore dell’Asse: • in Africa le forze italo-tedesche avanzavano in Egitto; • in Russia, sebbene la «guerra lampo» fosse fallita e i tedeschi dovessero affrontare le nuove forze sovietiche e le azioni di guerriglia dei partigiani nei territori occupati, una nuova offensiva portò le truppe di Hitler fino alla città di Stalingrado (oggi Volgograd), sul fiume Volga; • nel Pacifico i giapponesi occuparono la Malesia, la Birmania, le Filippine, il Borneo e molte isole.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea le frasi che indicano i vantaggi apportati agli Alleati dall’ingresso in guerra degli Stati Uniti d’America.

LAVORO SULLA CARTA 1941: la Germania alla conquista dell’intero continente europeo Sulla carta puoi vedere la situazione geopolitica dell’Europa prima dell’ingresso in guerra degli Stati Uniti d’America. La Germania era circondata da territori occupati e da Paesi alleati all’Asse: ad eccezione di pochi Stati neutrali, l’Europa appariva quasi interamente sotto il dominio nazista. Rispondi alle domande. 1. Su quali Paesi alleati all’Asse poteva contare la Germania nazista? .................................................................................................... .................................................................................................... ....................................................................................................

2. Quali Paesi si opponevano all’Asse? ..................................................................................................... ..................................................................................................... .....................................................................................................

Lezione 20 ( Dai successi dell’Asse alla caduta del fascismo

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LEZIONE LEZIONE

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Fra il 1942 e il 1943 la guerra «svolta» a favore degli Alleati COMPRENDO IL TESTO

Cerca sull’atlante i luoghi indicati nel testo: El-Alamein, Stalingrado, isole Salomone. Scrivi i nomi dei continenti in cui si svolsero le battaglie citate. ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

Un quartiere di Torino dopo i bombardamenti aerei.

Nell’autunno-inverno 1942-1943 l’Asse andò incontro alle prime sconfitte importanti: • a ottobre gli italo-tedeschi furono sconfitti nella battaglia di El Alamein, nel deserto egiziano, e iniziarono a ritirarsi; • tra il novembre 1942 e il febbraio 1943 l’Armata rossa circondò e annientò l’armata tedesca che assediava Stalingrado. Incominciava la ritirata dell’esercito nazista in Russia. Le perdite italiane furono enormi: il nemico e il freddo uccisero decine di migliaia di soldati italiani e moltissimi caddero prigionieri; • nell’oceano Pacifico, gli Stati Uniti sconfissero i giapponesi nella battaglia delle isole Salomone.

3 La caduta del fascismo L’Italia viene attaccata e subisce ingenti distruzioni A metà del 1943 l’Italia si trovò ad affrontare una situazione di grave emergenza: • le grandi città (Milano, Roma, Torino, Genova) subivano pesanti bombardamenti aerei anglo-americani; chi poteva, abbandonava le case di città e cercava rifugio in campagna o in piccoli centri; • i generi di prima necessità scarseggiavano e la vita quotidiana delle famiglie era sempre più dura; • il numero dei soldati morti cresceva sempre di più. Il malcontento popolare cominciava a ingrossarsi, alimentando la protesta contro il regime. Nella primavera del 1943 alla Fiat di Torino iniziarono scioperi che si estesero in tutto il triangolo industriale del Nord Italia. Gli operai, organizzati anche dai partiti antifascisti clandestini, protestavano contro il caro vita e i molti licenziamenti che si erano verificati in alcune fabbriche milanesi. A queste proteste si aggiunse in seguito la richiesta di cessazione di una guerra che stava logorando la popolazione. Il duce affrontò la situazione sostituendo il Capo della polizia. Mussolini stava comunque perdendo prestigio e credibilità, e non solo tra il popolo. Alcuni gerarchi e lo Stato maggiore dell’esercito, infatti, chiedevano al re già dall’inizio dell’anno di destituire il duce e firmare l’armistizio con gli Alleati.

Dal marzo 1943 gli scioperi si ripeterono più volte nell’anno: il manifesto di un comitato sindacale milanese invita più categorie di lavoratori a unirsi allo sciopero degli operai.

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Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale


Lo sbarco in Sicilia indebolisce Mussolini Nel maggio 1943 le forze tedesche e italiane in Africa si arresero ai britannici. Il controllo dell’Africa del Nord ora permetteva agli Alleati di attaccare direttamente l’Italia: il 10 luglio 1943 le armate anglo-americane sbarcarono in Sicilia. In poche settimane ebbero la meglio sulle difese italiane e cominciarono a risalire la penisola, puntando dritto verso Roma. Di fronte a una situazione così disperata i vertici militari e il re, ma anche molti importanti gerarchi fascisti, si resero conto che la guerra era ormai perduta e che la trattativa con gli Alleati era inevitabile, per salvare il salvabile. Mussolini sembra avesse intenzione di comunicare a Hitler questa volontà dell’Italia, ma in un incontro con il Führer, avvenuto il 19 luglio nel bellunese, non lo fece. Quello stesso giorno Roma subì il primo grande bombardamento da parte dell’aviazione statunitense. Da quel momento gli eventi precipitarono.

COMPRENDO IL TESTO Quale significato politico ebbe lo sbarco alleato in Sicilia? Come venne interpretato dagli alti comandi militari e dal re? ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

Un’immagine scattata dal fotografo Robert Capa nel 1943: un pastore siciliano favorisce un soldato americano indicandogli la strada.

LAVORO SULLA FONTE L’improbabile resistenza italiana Sotto il fascismo gli organi di stampa erano rigidamente controllati dal Ministero dell’informazione, che vigilava strettamente sui titoli e sul contenuto degli articoli. Quando le truppe statunitensi sbarcarono in Sicilia, aprendo ufficialmente la crisi del regime mussoliniano, la stampa cercò di esaltare la resistenza militare italiana. Rispondi alle domande. 1. Lo sbarco in Sicilia del più potente esercito del mondo rappresentò un punto di svolta della guerra italiana. Leggendo il titolo del «Corriere della Sera» ti sembra di poter cogliere la drammaticità del momento? .............................................................................. 2. Quale idea ti sembra veicolare il titolo?

.........................................................................................................................................................................................................

Il Gran consiglio del fascismo «sfiducia» Mussolini Il 25 luglio 1943 il Gran consiglio del fascismo (l’organismo politico più importante del regime) approvò un ordine del giorno che toglieva la fiducia a Mussolini. Il documento era firmato, tra gli altri, da Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri e marito della figlia del duce. Mussolini era ormai completamente isolato, a tal punto che il re, con il pretesto di difenderlo da possibili rappresaglie, lo fece addirittura arrestare ed esiliare a Campo Imperatore sul Gran Sasso in Abruzzo. Vittorio Emanuele III nominò capo del governo un alto ufficiale dell’esercito, il maresciallo Pietro Badoglio (1871-1956).

Pietro Badoglio.

Lezione 20 ( Dai successi dell’Asse alla caduta del fascismo

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LEZIONE LEZIONE

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L’armistizio dell’8 settembre 1943 determina un clima di grande confusione LAVORO SULLA LINGUA

Scegli un aggettivo per definire il contenuto politico-militare dell’armistizio firmato da Badoglio l’8 settembre 1943. a Scontato. b Contraddittorio. c Coerente.

Mussolini a Salò di fronte ai soldati rientrati dalla Grecia.

Stato fantoccio Stato formalmente indipendente, ma che in realtà dipende da Stati stranieri che lo controllano, lo difendono e ne garantiscono la sopravvivenza.

Il nuovo governo ufficialmente continuava a combattere al fianco della Germania ma contemporaneamente avviò trattative segrete con gli Alleati per giungere alla sospensione delle ostilità. L’8 settembre 1943 fu annunciata la firma di un armistizio con gli anglo-americani, senza però, paradossalmente, rompere l’alleanza con la Germania.

I Savoia abbandonano Roma L’8 settembre re Vittorio Emanuele III e il capo del governo Badoglio abbandonarono Roma, occupata dai tedeschi, e si rifugiarono a Brindisi, sotto la protezione degli Alleati. Questa scelta lasciò il Paese e l’esercito nel caos più totale: centinaia di migliaia di soldati furono abbandonati a se stessi e gli stessi ufficiali smisero di ricevere ordini dai loro comandi. A quel punto molti gettarono le armi e cercarono di raggiungere la propria famiglia, altri decisero di rimanere inquadrati nell’esercito italiano e di combattere contro i tedeschi; altri ancora, infine, entrarono nelle nascenti formazioni partigiane, dando inizio alla Resistenza (vedi Lezione 22). Nel frattempo, però, i tedeschi inviarono nuove truppe in Italia, che formarono un vero e proprio esercito d’occupazione. Inoltre disarmarono i soldati italiani impegnati sui vari fronti e li deportarono nei campi di concentramento in Germania. Le truppe italiane che cercarono di opporsi furono invece sterminate (fu quanto avvenne, ad esempio, a Cefalonia, in Grecia). Mussolini fu liberato dalla sua prigionia sul Gran Sasso e posto a capo della Repubblica sociale italiana, un nuovo Stato fascista, con capitale Salò, sul lago di Garda. L’Italia era divisa ora in due: • nelle regioni del Nord lo «stato fantoccio» della Repubblica sociale italiana sopravviveva grazie al sostegno militare delle truppe d’occupazione tedesche; • nelle regioni del Centro-Sud il Regno d’Italia sopravviveva grazie agli angloamericani, che erano stati fermati dai tedeschi lungo una linea fortificata, la Linea Gustav, che attraversava l’Italia da Cassino a Ortona.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa le frasi nella tabella inserendo correttamente i nomi elencati. Attenzione: non tutti sono utilizzabili. Stati Uniti d’America – Italia – Resistenza – Badoglio – Russia – Stalingrado – Africa – Balcani – Stati baltici – Alleati – Mussolini 1941

• Inizia la campagna di ……………………………………………………………………

• Il fronte si allarga all’Africa del Nord e ai ……………………………………………………….………… • Entrano in guerra gli ………………………………………………………………………

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Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale

1942-1943

1943

• Le forze italo-tedesche sono sconfitte

• In Sicilia sbarcano gli ………………………………

in ………………………………………………………………… dai britannici

• Il re Vittorio Emanuele III fa arrestare

• L’Armata rossa sconfigge i nazisti a ………………………………………………………………………

………………………………………………………………………

• L’8 settembre l’……………………………..………… firma l’armistizio • In Italia inizia la …………………………..……………


DENTRO LA STORIA Bombe sulle città Nella Seconda guerra mondiale le dimensioni delle forze in campo, il contrasto irriducibile che le opponeva e lo sviluppo eccezionale della tecnologia militare si tradussero in una spaventosa carneficina non solo per i soldati, ma anche per le popolazioni civili, che dovettero affrontare difficoltà di approvvigionamento, requisizioni e spaventosi bombardamenti aerei.

Bambini in strada dopo i bombardamenti su Amburgo, in Germania.

Città a pezzi, uomini sfiniti Civili in prima linea Nel 1940 Hitler attaccò il Regno Unito. I nazisti diedero il via a violenti bombardamenti aerei sulle maggiori città inglesi per preparare il terreno allo sbarco. Londra fu attaccata per 57 notti consecutive: i morti furono decine di migliaia; 1 400 000 alloggi vennero distrutti o danneggiati. Ogni notte gli abitanti cercavano riparo nei rifugi o nelle stazioni della metro, trasformate in improvvisati ricoveri. Sul fronte orientale, apertosi nel 1941 con l’invasione tedesca dell’URSS, il coinvolgimento dei civili fu ancor più spaventoso: l’assedio di Leningrado, fra il 1941 e il 1944, costò la vita a 600 000 persone, morte sotto le bombe o stremate dal freddo o dalla fame. La reazione degli alleati non si fece attendere: l’aviazione anglo-americana colpì duramente le più importanti città tedesche. Dresda fu rasa al suolo tra il 13 e il 16 febbraio del 1945; sotto le bombe caddero oltre 200 000 civili, più di quanti ne morirono sei mesi più tardi in Giappone a Hiroshima (100 000) e Nagasaki (200 000), colpite dalle bombe atomiche sganciate dagli Stati Uniti.

Gli abitanti delle città europee e asiatiche impararono ad ascoltare il suono straziante delle sirene che annunciavano l’arrivo dei bombardieri. In pochi minuti occorreva trovare riparo nei rifugi antiaerei preparati per lo più nelle cantine delle case. «Quando suonava l’allarme aereo» racconta in un’intervista una donna di Trento che aveva 13 anni all’epoca della guerra «mi mettevo a correre per arrivare al rifugio fatto nella roccia ancora nella Prima guerra mondiale. Sentivo il cuore scoppiarmi nel petto e i talloni toccarmi il fondoschiena. Una notte vennero a bombardare: prima buttarono i bengala che illuminarono tutta la città a giorno, poi giù le bombe e la paura era al massimo». Mentre uomini, donne e bambini si stringevano nei rifugi, fuori scoppiava l’inferno: il rumore dei motori degli aerei, il crepitio delle mitragliatrici della contraerea, le esplosioni delle bombe e il frastuono dei palazzi che crollavano. Passata la tempesta, i sopravvissuti scavavano disperatamente alla ricerca di persone sepolte tra le macerie o osservavano sconsolati gli effetti della guerra aerea, distruttiva e indiscriminata.

Uso il linguaggio specifico 2. Collega ciascuna delle espressioni nella colonna di sinistra alla definizione che la riguarda nella colonna di destra. 1. Afrika Korps

a. Stato fascista costituito da Mussolini nel 1943

2. Operazione Barbarossa

b. Alleanza tra Germania, Italia e Giappone

3. Armir

c. Corpo di spedizione tedesco in Africa

4. Patto tripartito

d. Distruzione del bolscevismo e controllo dell’Europa orientale

5. Alleati

e. Tutti i Paesi che combattevano contro le forze dell’Asse

6. Repubblica sociale italiana

f. Armata italiana in Russia

Lezione 20 ( Dai successi dell’Asse alla caduta del fascismo

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù

Stalingrado: la prima grande sconfitta tedesca La battaglia di Stalingrado, combattuta dall’esercito del Terzo Reich contro l’Armata rossa sovietica, fu una delle più importanti e decisive dell’intera Seconda guerra mondiale: la vittoria finale dei sovietici impedì all’esercito nazista di portare a compimento l’«operazione Barbarossa», cioè l’assoggettamento dell’Unione Sovietica e, con esso, la conquista di enormi risorse che avrebbero consentito a Hitler di vincere la guerra.

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LA CONQUISTA

La cosiddetta battaglia di Stalingrado comprende in realtà una successione di combattimenti per il possesso di un punto veramente strategico per i tedeschi: la conquista di Stalingrado, infatti, avrebbe permesso all’esercito nazista di controllare il Volga, cioè la maggiore via acquea di rifornimento della Russia intera, e di operare l’accerchiamento per la conquista di Mosca. Hitler progettò quindi una grande offensiva che avrebbe impegnato due gruppi di armate tedesche, supportate da quattro armate di appoggio, rumene, italiane e ungheresi, con il compito di difendere i fianchi dell’esercito nazista. La conquista della città ebbe inizio nell’agosto 1942. La VI armata tedesca, agli ordini del generale von Paulus, sferrò l’attacco il 19 agosto. Il generale russo Timošenko tentò di bloccarla, ma nei sei mesi successivi i nazisti conquistarono quasi tutta la città. Si combatté casa per casa, via per via, e i civili caddero a decine di migliaia, uccisi dai tedeschi o stremati dal freddo e dalla fame.

I reparti tedeschi attaccano Stalingrado, settembre 1942.

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Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale


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L’OFFENSIVA SOVIETICA

I sovietici riuscirono a non perdere il controllo del Volga e moltiplicarono le pressioni con massicci bombardamenti, tanto che il generale von Paulus in novembre pensò che fosse meglio ripiegare. Hitler, però, gli ordinò di mantenere la posizione. Il 23 novembre le armate sovietiche provenienti da nord e da sud s’incontrarono e circondarono i nemici. I tedeschi, nonostante avessero occupato gran parte della città, erano ora accerchiati: un massiccio attacco con otto divisioni (fra cui tre blindate) per sfondare l’accerchiamento andò incontro a un completo fallimento. Il 10 gennaio 1943 i sovietici sferrarono l’offensiva decisiva: il 2 febbraio, dopo un bombardamento durato numerosi giorni con 4000 pezzi d’artiglieria, i tedeschi cedettero. I tedeschi persero nel combattimento 250000 uomini, mentre altri 120000 caddero prigionieri. L’Armata rossa contò oltre 485000 caduti.

3

Soldati dell’Armata rossa, in una Stalingrado distrutta, passano all’offensiva decisiva nel febbraio 1943.

LE SORTI DELL’ARMIR

Nell’estate 1942 l’avanzata tedesca verso Stalingrado era stata coperta, lungo il fiume Don, dall’Armata Italiana in Russia (Armir), dalla 2ª Armata ungherese e dalla 3ª Armata rumena. Quando i sovietici, dopo essere riusciti ad accerchiare i tedeschi a Stalingrado, iniziarono l’offensiva, travolsero il Corpo d’armata alpino che faceva parte dell’Armir. Per gli alpini iniziò un’odissea tremenda. Le truppe si dispersero in una situazione di caos incontrollabile; a piedi, senza equipaggiamento e in condizioni ambientali estremamente difficili iniziarono la ritirata. In Italia rientrarono meno della metà dei soldati partiti per la Russia. I più caddero nei combattimenti, morirono feriti e congelati nella steppa o nei campi di prigionia sovietici. Tra i superstiti ci fu anche lo scrittore Mario Rigoni Stern che ne Il sergente nelle nevi rievocherà la tragedia della ritirata. Soldati italiani stremati durante la ritirata di Russia.

Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale

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LEZIONE

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La vittoria degli Alleati

1 La fine della guerra Il D-Day dà inizio alla liberazione della Francia

Il fotoreporter Robert Capa documentò lo sbarco delle truppe alleate a Omaha beach il 6 giugno 1944.

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Il 6 giugno 1944, in quello che è passato alla storia come il «D-Day», 150 000 soldati anglo-americani, ma anche canadesi, australiani, belgi, cecoslovacchi, francesi, greci, olandesi, neozelandesi, norvegesi e polacchi, agli ordini del generale americano Dwight Eisenhower, effettuarono uno sbarco sulle coste della Normandia (operazione «Overlord»). Di fronte a loro, agli ordini del generale Erwin Rommel, si trovavano 50000 soldati tedeschi (il grosso delle truppe tedesche era acquartierato a Calais, dove gli strateghi nazisti prevedevano sarebbe avvenuto lo sbarco). Si trattò di un’operazione eccezionale, senza precedenti storici per vastità e complessità, nella quale furono impiegati: 3 100 mezzi da sbarco; 1 200 navi da guerra; 7 500 aerei.

Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale


La Germania è stretta da Ovest e da Est Lo sbarco fu una vera e propria carneficina, che costò la vita a circa 4 000 soldati dello schieramento alleato. A contribuire alle ingenti perdite furono la tenace resistenza tedesca e le avverse condizioni ambientali. Ciò nonostante, in seguito allo sbarco gli Alleati riuscirono ad avanzare nell’interno, mentre i francesi, guidati dal generale De Gaulle, liberavano Parigi dai tedeschi. Nell’autunno la Francia e il Belgio erano liberi e le forze statunitensi penetrarono in Germania. Intanto, sul fronte orientale, l’Armata rossa procedeva verso Berlino. Nell’agosto 1944 i sovietici entrarono in Polonia, fermandosi alle porte della capitale. A Varsavia i partigiani insorsero contro i nazisti senza però ricevere aiuto dai russi. La ribellione fu duramente soffocata e la città rasa al suolo. Tra fine agosto e ottobre Romania e Bulgaria abbandonarono l’alleanza con la Germania dichiarandole guerra, mentre il comandante Tito liberava la Iugoslavia dai nazisti. L’evidentissimo tracollo militare non convinse Hitler ad arrendersi. Anzi, il Führer diede l’ordine di resistere a ogni costo e giunse a chiamare alle armi ragazzi di soli sedici anni. Per piegare l’esercito nazista gli Alleati dovettero sostenere uno sforzo enorme, ma ad essere colpita duramente fu anche la popolazione civile tedesca: i bombardamenti alleati rasero al suolo Berlino, Dresda e la maggior parte delle città della Germania.

Carneficina Massacro di una grande quantità di persone.

COMPRENDO IL TESTO Quali prezzi pagò la popolazione tedesca a causa della decisione di Hitler di continuare la guerra? …………………………………………………… ……………………………………………………

L’avanzata degli Alleati in Italia In Italia nel maggio 1944 gli Alleati avevano sfondato la Linea Gustav e il 4 giugno liberato Roma, ma l’avanzata verso nord fu fermata dai tedeschi sulla Linea gotica, che tracciava un confine da Forte dei Marmi a Rimini. Nel Nord Italia era di fatto in corso una guerra civile tra «repubblichini» (gli aderenti alla Repubblica di Salò), che combattevano a fianco dei tedeschi, e i partigiani organizzati nel Comitato di liberazione nazionale. A inizio aprile del 1945 gli Alleati riuscirono a oltrepassare anche la Linea gotica e il 25 i partigiani diedero il via ad attacchi generali per liberare le grandi città del Nord (per questa ragione il 25 aprile è la festa della liberazione nazionale dal nazifascismo). Gli ultimi reparti tedeschi e della Repubblica sociale italiana abbandonarono Milano. Mussolini, riconosciuto mentre tentava di fuggire in Svizzera, venne catturato e fucilato il 28 aprile. Soldati statunitensi entrano a Roma nel giugno 1944.

Il suicidio di Hitler pone fine alla guerra in Europa Nell’aprile 1945, la Seconda guerra mondiale, dopo quasi sei anni di combattimenti che avevano distrutto città, villaggi, industrie e vie di comunicazione, volse al termine. L’11 aprile la I armata americana giunse fino al fiume Elba, presso la città tedesca di Magdeburgo, e il 25 aprile si congiunse con le avanguardie dell’Armata rossa, spezzando in due la Germania. Nell’avanzata, gli eserciti degli Alleati e quelli russi scoprirono l’orrore dei campi di sterminio. Il 30 aprile 1945 Hitler si suicidò in un bunker di Berlino. Pochi giorni dopo, il 7 maggio, la Germania firmò la resa senza condizioni.

Lezione 21 ( La vittoria degli Alleati

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LEZIONE LEZIONE

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2 L’epilogo della guerra in Estremo Oriente

La morte di Hitler non comporta la fine della Seconda guerra mondiale COMPRENDO IL TESTO Qual era la principale differenza tra le armi convenzionali e le armi atomiche? ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

Il 30 aprile 1945 Hitler si era tolto la vita, insieme all’amante Eva Braun, nel bunker di Berlino dove si era nascosto con i suoi fedelissimi gerarchi, per non cadere vivo nelle mani dell’Armata rossa, che era giunta a Berlino prima delle truppe statunitensi. La morte del Führer, tuttavia, non significò l’automatica cessazione del conflitto: in Estremo Oriente, infatti, i giapponesi, nonostante le sconfitte, continuavano a combattere disperatamente, come dimostrano le azioni dei kamikaze, aviatori suicidi che si lanciavano con i loro apparecchi carichi di bombe contro le navi statunitensi.

Gli Stati Uniti decidono di sganciare due bombe atomiche sul Giappone Per porre fine alla guerra, il nuovo presidente statunitense Harry Truman (subentrato a Roosevelt, morto improvvisamente nella primavera del 1945) decise di ricorrere alla bomba atomica, una nuova terribile arma messa a punto da scienziati statunitensi ed europei (come l’italiano Enrico Fermi) dal potenziale distruttivo molto più alto rispetto alle armi convenzionali. Il 6 agosto 1945 la prima bomba atomica venne sganciata sulla città giapponese di Hiroshima, provocando la morte di circa 100 000 persone. Un secondo attacco fu condotto il 9 agosto contro Nagasaki, dove morirono 200 000 persone. Negli anni successivi moltissimi giapponesi si ammalarono e morirono per effetto dell’esposizione alle radiazioni. Il 14 agosto il Giappone firmò la resa senza condizioni. La Seconda guerra mondiale era ormai terminata.

Dopo il lancio della bomba, su Hiroshima si formò una nuvola a forma di fungo.

Il personale dell’aereo B-29 «Enola Gay» che sganciò la prima bomba atomica su Hiroshima.

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Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale


SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa il testo con i termini o le espressioni corrette. Il nuovo presidente statunitense Harry Truman, succeduto a ........................................ (morto improvvisamente nella primavera del 1945), ordinò di sganciare la bomba atomica sul ............................................... Si trattava di una nuova arma messa a punto dagli scienziati americani ed europei (come l’italiano ...........................................................) in grado di sprigionare un potenziale distruttivo molto più alto rispetto alle armi convenzionali. Il 6 agosto 1945 la prima bomba atomica venne sganciata sulla città di ........................................, provocando la morte di circa ........................................ persone. Un secondo attacco fu condotto il 9 agosto contro Nagasaki, dove morirono 200000 persone. La struttura di un edificio demolito dall’esplosione a Hiroshima.

Lavoro sulla carta 2. Indica con un cerchio sulla carta muta il teatro dell’«operazione Overlord».

Lezione 21 ( La vittoria degli Alleati

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù

D-Day: lo sbarco in Normandia D-Day è un’espressione in codice usata dai militari anglosassoni per indicare genericamente il giorno in cui è pianificato un attacco. Il D-Day 6 giugno 1944 segnò una svolta così determinante sulle sorti della Seconda guerra mondiale, che ora l’espressione è usata per indicare proprio l’evento che ha portato alla definitiva sconfitta di

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I NUMERI DELL’OPERAZIONE

Tra il 5 e il 6 giugno 1944, la più grande flotta della storia salpò dalle coste sud dell’Inghilterra in direzione Normandia (Francia): 21 convogli statunitensi e 38 anglo-canadesi, con sopra 2000 mezzi da sbarco, scortati da 9 corazzate, 23 incrociatori e 104 cacciatorpediniere. Le truppe alleate contavano 1 700 000 statunitensi, 1 milione tra britannici e canadesi e 300000 altri soldati francesi, polacchi, belgi, olandesi, norvegesi e cecoslovacchi.

Al seguito delle truppe, circa 2000000 di tonnellate di materiale e 50 000 mezzi (carri armati, veicoli semicingolati, auto-mitragliatrici, camion, veicoli). Tra Olanda e Bretagna, lungo un sistema di fortificazioni chiamato «Muro dell’Atlantico», gli Alleati sono attesi da circa 50000 soldati tedeschi, agli ordini del generale Erwin Rommel.

I giorni seguenti il D-Day le navi scaricarono camion carichi di provviste, sorvegliati da dirigibili.

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Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale


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SCATTA LO SBARCO

Il generale statunitense Eisenhower ha il comando supremo dell’operazione Overlord; il comando tattico spetta al generale britannico Montgomery. Dopo lo spostamento di ventiquattro ore delle operazioni causato dal cattivo tempo sulla Manica, alle 6.30 i primi soldati del gruppo, agli ordini di Montgomery, si riversano sulle spiagge della Normandia chiamate con nomi in codice: «Utah», «Omaha», «Gold», «Sword» e «Juno». Sulle spiagge Utah e Omaha sbarcano i soldati della I armata statunitense, agli ordini del generale Omar Bradley. Il mare agitato e la resistenza tedesca complicano le operazioni. Sulle spiagge Gold, Sword e Juno, la II armata britannica del generale Miles Dempsey incontra minore resistenza e in breve tempo raggiunge Caen, mentre i marines statunitensi sono impegnati in furiosi combattimenti contro le fanterie e le Panzer divisioni accorse in tutta fretta. Il primo giorno dello sbarco costò la vita a oltre 4000 soldati fra le forze alleate; i feriti furono circa il doppio.

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Un soldato statunitense morto sulla spiaggia. Sotto, il fucile e l’elmetto indicano la sepoltura di un altro soldato.

UN ERRORE DI VALUTAZIONE

Hitler viene informato dello sbarco in Normandia solo in tarda mattinata, mentre Rommel, che si era allontanato dal fronte per qualche ora per festeggiare il compleanno della moglie, rientra in tutta fretta. I tedeschi compiono un errore di valutazione: essi non credono che quella manovra, per quanto massiccia, sia la grande offensiva alleata che si attendono già da alcuni mesi. Hitler, infatti, ordina di non muovere verso la zona dello sbarco le divisioni blindate stanziate in altri settori. In questo modo gli Alleati potranno, sia pure a costo di enormi sacrifici, conquistare un avamposto terrestre e di lì muovere alla liberazione di tutta la Francia.

l generale r in ommel al centro , studia con altri ufficiali una mappa sulla costa di Caen in Normandia.

Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale

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LEZIONE

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La Shoah e la Resistenza

1 La Shoah La «scoperta» dei campi

COMPRENDO IL TESTO Qual era la principale differenza tra le due categorie di lager? ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

L’avanzata delle truppe anglo-americane e sovietiche verso la Germania fece scoprire loro una realtà terribile e difficile da credere: i lager nazisti, in cui si era consumato, nel silenzio generale, lo sterminio sistematico, quasi «industriale», del popolo ebraico. I lager (come hai già letto in Unità 5, Atlante storia) si dividevano in due categorie: • centri di detenzione (o campi di concentramento) destinati al lavoro forzato; • campi di sterminio, cioè creati per la «soluzione finale del problema ebraico».

........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

COMPRENDO IL TESTO Che cosa indusse il regime nazista a passare dalla deportazione degli ebrei allo sterminio di massa? a Ragioni politiche. b Ragioni pratiche. c Ragioni religiose.

La pianificazione dello sterminio Dal 1941 al 1945 circa sei milioni di ebrei vennero trucidati nei campi di sterminio nazisti, i cui nomi (Auschwitz-Birkenau, Treblinka, Sobibor, Chelmno, per citare i più tristemente famosi) sono rimasti impressi nella memoria di tutte le persone civili. Oggi chiamiamo questo orrore con una parola ebraica, Shoah, che significa «distruzione, annientamento». Per i nazisti, il «problema» degli ebrei andava risolto a qualsiasi costo. Da principio pensarono alla deportazione di tutti gli ebrei tedeschi, e dell’Europa occidentale caduta sotto il controllo del Terzo Reich, in Polonia orientale o nella Russia orientale (dando per scontata la vittoria tedesca sull’URSS) o, addirittura, nel lontano Madagascar. Quando si resero conto dell’impossibilità pratica di questa «soluzione», decisero di ricorrere a qualcosa di più radicale: lo sterminio pianificato. In realtà l’assassinio di massa degli ebrei era pratica già diffusa: nel settembre 1942, per esempio, nella località ucraina di Babij Jar furono fucilati in soli due giorni 33 771 ebrei.

Dai campi di concentramento ai campi di sterminio

Donne ebree si dirigono verso il campo di lavoro di Auschwitzir enau.

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Fin dal 1934 le SS dirigevano il sistema dei campi di concentramento. Nei lager (fra i quali Dachau e Mauthausen) venivano rinchiuse tutte le persone contrarie al regime o ritenute socialmente pericolose: gli ebrei, dunque, ma anche i prigionieri politici, i dissidenti e gli «asociali» (disoccupati, disadattati, vagabondi), gli omosessuali, gli zingari, i testimoni di Geova e i criminali comuni. La vita nei lager era dura (maltrattamenti, fame, terribili condizioni igieniche) e molto spesso i detenuti morivano in breve tempo, ma la loro morte non era ancora l’obiettivo dichiarato del regime. Le cose cambiarono quando, a partire dal 1941-1942, fu organizzata la «soluzione finale del problema ebraico». Allora vennero aperti veri e propri campi di sterminio, delle implacabili «macchine di morte». I detenuti ebrei venivano condotti in questi campi dopo interminabili viaggi in vagoni piombati, cioè chiusi dall’esterno e con il filo spinato ai finestrini. All’arrivo venivano spogliati di ogni avere e vestito

Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale


e avviati a una prima selezione. I vecchi, i malati, i bambini e tutti quelli giudicati inabili al lavoro venivano immediatamente eliminati nelle camere a gas (un metodo più «razionale» ed efficace delle fucilazioni). Gli altri venivano stipati in baracche e avviati ai lavori forzati. A causa delle fatiche inumane, del freddo, delle percosse, della scarsità di cibo, si sarebbero indeboliti fino a non poter più lavorare. Allora sarebbero stati a loro volta mandati nelle camere a gas. I corpi dei morti venivano poi bruciati nei forni crematori.

I Sonderkommando Nei campi, oltre alle SS operavano i Sonderkommando, squadre speciali di prigionieri che dovevano occuparsi del funzionamento delle camere a gas, della rimozione dei cadaveri e della loro cremazione. I membri dei Sonderkommando venivano periodicamente eliminati per evitare che potessero, un giorno, testimoniare degli orrori nazisti. Secondo lo scrittore torinese Primo Levi (1919-1987), internato ad Auschwitz e autore dei capolavori Se questo è un uomo, La tregua e I sommersi e i salvati, «aver concepito e organizzato le squadre è stato il delitto più demoniaco del nazionalsocialismo [...]. Attraverso questa istituzione, si tentava di spostare su altri, e precisamente sulle vittime, il peso della colpa, talché, a loro sollievo, non rimanesse neppure la consapevolezza di essere innocenti».

I sopravvissuti Pochi sono riusciti a sopravvivere a questo tragico meccanismo, e l’esperienza dei campi li ha segnati per sempre. Alcuni hanno fatto di tutto per dimenticare; altri hanno avuto la forza di testimoniare le atrocità che hanno subito e di cui sono stati spettatori, con la parola e talvolta con la scrittura. Tra essi, oltre a Primo Levi, ricordiamo lo scrittore ungherese Imre Kretész, che nel romanzo Essere senza destino ha narrato la sua esperienza ad Auschwitz, dove fu deportato a 15 anni.

Distintivo dei Sonderkommando, con impressa la Stella di David, simbolo della religione ebraica.

LAVORO SULLA FONTE «Non mi aveva registrato!» Il premio Nobel per la pace Elie Wiesel (1928-2016) nacque in Romania da famiglia ebraica. Nel 1944 tutta la famiglia fu deportata ad Auschwitz, poi a Buna e a Buchenwald. Elie fu l’unico a sopravvivere e ha lasciato testimonianza della tragica esperienza nel libro La notte, da cui è tratto il seguente passo che descrive un momento della selezione dei detenuti. Il dottor Mengele li squadrava dalla testa ai piedi. Ogni tanto annotava un numero. Un solo pensiero mi assorbiva: non lasciarmi prendere il numero, non far vedere il mio braccio sinistro. […] toccava a me. Corsi senza guardare indietro. Mi girava la testa: sei troppo magro, sei debole, sei troppo magro, sei buono per il camino… Sei troppo magro, sei troppo debole… Finalmente ero arrivato, allo stremo delle forze. […] – Mi ha registrato? – No – disse Yossi. […] Mi misi a ridere: ero felice […] non mi aveva registrato!

Rispondi alle domande. 1. Chi era il dottor Mengele? Cerca informazioni in internet e scrivi in sintesi quale attività svolse nel lager di Auschwitz. ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

2. Che cosa intende Elie con l’espressione «buono per il camino»? ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Lezione 22 ( La Shoah e la Resistenza

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LEZIONE LEZIONE

1 22

2 La Resistenza europea al nazifascismo

LAVORO SULLA LINGUA Dopo aver consultato il dizionario, scrivi la definizione della parola «partigiano». ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

I maquisards francesi organizzarono attentati contro le truppe tedesche facendo deragliare treni, saltare ponti, incendiando depositi di carburante.

Partigiani italiani durante uno scontro a fuoco a Firenze.

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La Resistenza è una guerra di popolo La guerra al nazifascismo non fu solo un confronto militare tra eserciti regolari, ma fu anche una guerra popolare, combattuta da cittadini, civili, persone normali che a un certo punto imbracciarono le armi e misero a rischio la propria vita in nome di ideali di libertà e indipendenza nazionale. Questi soldati «speciali» furono chiamati «partigiani»: riuniti in formazioni armate clandestine, i partigiani diedero vita alla cosiddetta «Resistenza». I movimenti di resistenza più importanti, oltre a quello italiano, si ebbero in: • Francia, dove il movimento partigiano prese il nome di maquis, termine che in francese indica la vegetazione a «macchia»; i maquisards combatterono contro le truppe d’occupazione tedesche e i collaborazionisti del regime di Vichy. Tra i partigiani molti appartenevano al Partito comunista francese; altri si rifacevano agli ideali patriottici e nazionali sostenuti dal generale De Gaulle; • Unione Sovietica, in cui la Resistenza assunse il carattere di una vera e propria guerra nazionale, combattuta da milioni di russi contro un nemico che voleva sterminarli in quanto slavi (una razza ritenuta inferiore) e comunisti; • Iugoslavia, dove la guerra contro i tedeschi ebbe come protagonisti forti gruppi partigiani monarchici e partigiani comunisti, i titini, guidati da Josip Broz (detto Tito), il politico che nel dopoguerra instaurerà un regime comunista. Nella lotta contro i tedeschi si inserì anche una guerra civile: combatterono uno contro l’altro i partigiani monarchici e i partigiani comunisti, e combatterono tra di loro l’etnia serba, antinazista, e l’etnia croata, filo-tedesca.

La Resistenza italiana fu un movimento originale nel panorama europeo In Italia la Resistenza ebbe caratteristiche originali. Durante la lotta armata contro l’invasore nazista e contro i collaborazionisti fascisti della Repubblica sociale italiana (chiamati con disprezzo «repubblichini») tutte le forze democratiche si unirono, superando per l’occasione le profonde divergenze che le dividevano: comunisti, socialisti, cattolico-democratici, repubblicani, liberali e monarchici combatterono fianco a fianco, dando un importante contributo alla liberazione dal nazifascismo. Le forze partigiane agirono sotto la direzione politica e militare del Comitato di liberazione nazionale (Cln) costituito dai rappresentanti di tutti i partiti antifascisti. I partigiani italiani arrivarono a contare circa 200 000 combattenti (fra uomini e donne), raggruppati in formazioni armate (brigate partigiane), di varia ispirazione politica: • le Brigate Garibaldi, comuniste; • le formazioni di Giustizia e libertà, legate al Partito d’azione (una formazione di sinistra liberalsocialista); • le Brigate Matteotti, socialiste; • le formazioni cattoliche, legate alla Democrazia cristiana.

Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale


Le stragi nazifasciste fra il 1943 e il 1945 L’esercito nazista e i «repubblichini» di Salò consideravano i partigiani dei criminali e per questo motivo, quando li arrestavano, li uccidevano, dopo averli interrogati (e spesso torturati) per ottenere informazioni. I nazisti, in particolar modo le SS, si macchiarono di gravissimi crimini di guerra, non solo contro i partigiani, ma anche contro la popolazione civile sospettata di appoggiare la Resistenza. I nazisti, infatti, si vendicavano degli attentati o dei sabotaggi inferti dai partigiani con azioni di rappresaglia, cioè adottando misure punitive che coinvolgevano anche civili non coinvolti direttamente nella lotta. Le persone sui cui si sarebbe compiuta la vendetta erano catturate in operazioni di rastrellamento: zone, o interi paesi, venivano perlustrati sistematicamente da squadre militari a caccia dei colpevoli, vero o presunti tali. I «repubblichini» furono spesso al fianco dei tedeschi in quelle operazioni. Tra gli episodi più drammatici della Resistenza italiana ricordiamo le 335 persone, tra civili, ebrei, militari e politici, rastrellati a Roma nel marzo 1 944 come rappresaglia contro un attentato partigiano e fucilati tutti alle Fosse Ardeatine. Nell’ottobre dello stesso anno, 1 259 ebrei di Roma (tra cui 207 bambini) vennero arrestati e deportati nei campi di sterminio: solo 16 ritornarono alle loro case. Lo stesso mese venne sterminata l’intera popolazione di Marzabotto, un paese presso Bologna. Ben 1 830 persone, compresi vecchi e bambini, furono trucidati da un reparto di SS. Le stragi delle Fosse Ardeatine e di Marzabotto non furono episodi isolati: tra il 1943 e il 1945 numerosi atti di ferocia vennero compiuti nelle regioni dell’Italia centro-settentrionale (ne sono stati censiti oltre 5 000).

A Sant’Anna di Stazzema, una località toscana nei pressi della Linea gotica, il 12 agosto 1944 tre reparti di SS uccisero centinaia di civili.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa gli schemi inserendo correttamente i nomi e le espressioni elencati. Attenzione: non tutti sono utilizzabili. bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki – nazifascismo – operazione Barbarossa – Italia – Finlandia – operazione Overlord – inizio – Mussolini – Francia – fine – suicidio di Hitler – battaglia di Stalingrado – Iugoslavia – Alleati sfondano la Linea gotica Resistenza al .............................................................

Eventi che determinano la ......................................... della guerra • Normandia, giugno 1944: .............................................................................................

Popolazioni e formazioni partigiane combattono in:

• Germania, aprile 1945: .............................................................................................

• ................................................................ (Cln)

• Italia, aprile 1945: .............................................................................................

• ................................................................ (maquis)

• Giappone, agosto 1945: .............................................................................................

• ................................................................ (titini) • Unione Sovietica

Interpreto un’immagine 2. La foto è stata scattata a Milano il 25 aprile 1945. Analizza l’immagine e rispondi. • Queste donne ti sembrano inquadrate in un esercito regolare? Motiva la tua risposta. ....................................................................................................................................................................................................................

• Chi pensi che fossero? ....................................................................................................................................................................................................................

Lezione 22 ( La Shoah e la Resistenza

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R a NO ga I E zz LA e S & TO Ra R ga IA zz i

I diari di Anna Frank I ragazzi sono sempre vittime innocenti delle guerre. Di solito subiscono le atrocità degli adulti senza poter dire e fare nulla per resistervi. Nel caso della giovane ebrea tedesca Anna Frank, grazie al suo talento letterario, possiamo toccare con mano le sofferenze, i sogni e le speranze di un’adolescente costretta per due anni a vivere in clandestinità per sfuggire all’internamento nei campi di sterminio nazisti.

Amsterdam: in fuga dalla persecuzione Anna, il cui vero nome era Annelise Marie, era nata a Francoforte sul Meno il 12 giugno 1929 dagli ebrei tedeschi Otto Heinrich Frank ed Edith Hollander. Aveva una sorella, Margot Betti, di tre anni più grande. Quando i nazisti conquistarono il potere in Germania e diedero inizio alle persecuzioni contro gli ebrei, i suoi genitori decisero di trasferirsi in Olanda, ad Amsterdam.

La clandestinità Nel maggio 1940 l’occupazione tedesca dell’Olanda rese però inutile la fuga dei Frank, costringendo Anna e la sua famiglia a nascondersi insieme ad altre quattro persone (un dentista ebreo di nome Fritz Pfeffer, i coniugi van Pels e il loro figliolo Peter) in un piccolo spazio ricavato nella soffitta di un magazzino, a cui si accedeva mediante un passaggio segreto nascosto da una libreria. In questo piccolo mondo isolato dalla realtà, Anna visse tra il 9 luglio 1942 e il 4 agosto 1944. Due anni intensi, durante i quali tenne un diario in cui annotò i particolari della sua esistenza clandestina: pensieri, emozioni, paure, l’affettuoso interesse per il giovane Peter, le piccole liti con i genitori, insomma, tutte le cose che formano la vita di una adolescente ma filtrate dall’esperienza terribile della guerra.

Le speranze di un’adolescente Inizialmente si trattava di un diario personale; nell’inverno del 1943, però, Anna ascoltò alla radio un membro del governo olandese in esilio che annunciava, per la fine della guerra, la creazione di un registro pubblico

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Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale


delle sofferenze patite dalla popolazione olandese durante l’occupazione. Tra le altre cose, si accennava alla possibile pubblicazione di diari e lettere. Questa prospettiva convinse Anna, aspirante scrittrice, a stendere in modo più meditato i suoi pensieri.

Le speranze di Anna si spengono a Bergen-Belsen... Il destino di Anna era però segnato. Traditi da una spia, gli abitanti della soffitta furono condotti al campo di smistamento di Westerbork. Il 2 settembre 1944 Anna partì, insieme ai suoi familiari, per Auschwitz. Insieme alla sorella, passò solo tre mesi ad AuschwitzBirkenau e poi fu condotta a Bergen-Belsen, dove nel marzo successivo trovò la morte a causa di un tifo esantematico. Degli otto clandestini della soffitta di Amsterdam sopravvisse solo il padre di Anna.

…ma non tutte Le persone che avevano assistito i Frank negli anni della clandestinità trovarono e nascosero i quaderni scritti da Anna: i primi diari e una versione che lei stessa aveva iniziato a revisionare con la prospettiva, o il sogno, di darli alle stampe. Fu il padre, a cui i quaderni furono consegnati, a portare a compimento i sogni della ragazzina, e a consegnare al mondo una testimonianza incredibile, straziante e delicatissima, dell’orrore della guerra e della Shoah. Otto Frank dattiloscrisse i diari e ne curò la loro prima pubblicazione che avvenne ad Amsterdam nel 1947. Nel 1960, inoltre, l’edificio in cui si trovava «l’alloggio segreto», come lo chiamava Anna, fu acquistato dalla Fondazione Anna Frank e adibito a museo. Qui sono esposti oggetti e fotografie che emanano l’atmosfera dell’ambiente vissuto dagli otto clandestini.

TEST INVALSI Barra con una x la risposta esatta. 1. Anna Frank era una 2. A quale età Anna iniziò a ragazzina ebrea. In quale vivere in clandestinità con nazione nacque? la sua famiglia?

3. Dove morì Anna? A Ad Auschwitz nelle camere a gas.

A Germania.

A 11 anni.

B A Bergen-Belsen di tifo esantematico.

B Olanda.

B 20 anni.

C A Birkenau di tifo esantematico.

C Italia.

C 13 anni.

D A Bergen-Belsen nelle camere a gas.

D Polonia.

D 16 anni.

Lezione 4 ( La Chiesa, un nuovo Unitàprotagonista 6 ( La Seconda della guerra storiamondiale europea

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P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Diritto di resistenza Il diritto di resistenza è il diritto a resistere a ogni forma di potere dispotico e ritenuto ingiusto e illegittimo.

LA RESISTENZA IN TEMPI ANTICHI

La «resistenza» ebraica all’oppressione romana Una delle manifestazioni più antiche del «diritto di resistenza» è legato al celebre episodio dell’assedio romano alla fortezza di Masada, nel 73 d.C., e al suicidio collettivo dei suoi difensori ebrei, i quali, secondo il racconto tramandato nei secoli, pur di non cedere al nemico romano (considerato un potere illegittimo e dispotico), preferirono togliersi la vita. Dal punto di vista storico e archeologico molti studiosi mettono in dubbio la fondatezza dell’episodio, ma ciò che importa è che proprio il racconto di una manifestazione di resistenza costituisce il mito fondativo (il mito su cui si fonda l’identità di un popolo o la nascita di una civiltà) di Israele.

Alle radici del principio Il principio di resistenza a un potere ritenuto ingiusto si sviluppò durante i primi secoli del cristianesimo. La nuova religione si diffuse in un impero in cui potere temporale e potere spirituale non erano distinti: nello Stato romano, dove era praticata una religione politeista, al capo stesso dello Stato era tributato il culto divino. I fedeli della nuova religione, nel nome di una legge superiore in quanto divina, ritenevano invece di non doversi sottomettere a quel culto.

Lotte di religione e diritto di resistenza Il diritto di resistenza per molti secoli rimase quindi legato alla dimensione religiosa. Nel Medioevo e nell’età moderna le comunità che professavano una fede minore, o ritenuta eretica, volevano resistere alla volontà della Chiesa o delle monarchie assolute di imporre una sola fede per tutti i sudditi. Alcuni pensatori, sia protestanti sia cattolici,

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Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale

si spinsero ad affermare il diritto di resistenza fino al punto estremo di giustificare l’uccisione del monarca che si comporti da tiranno.

Il riconoscimento moderno del diritto di resistenza Fra XVII e XVIII secolo in Inghilterra e in Francia il diritto di resistenza viene esplicitamente previsto in alcuni documenti: il Bill of Rights inglese del 1689 rappresenta a tale riguardo un documento fondamentale perché stabilisce i limiti del potere regio e i diritti naturali spettanti all’individuo; anche la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino promulgata dopo la Rivoluzione francese del 1789 riprende e afferma il diritto di resistenza contro ogni potere dispotico.

IL DIRITTO DI RESISTENZA OGGI

Lo Stato di diritto e la negazione del diritto di resistenza Secondo i teorici dello Stato di diritto (cioè di uno Stato in cui i poteri legislativo, esecutivo, giudiziario siano separati, i diritti siano garantiti, valga il principio di legalità e le minoranze siano riconosciute e tutelate), il diritto di resistenza non dovrebbe essere riconosciuto perché i cittadini sarebbero già garantiti nelle loro libertà dal tipo di Stato in cui vivono.

Diritto di resistenza e Costituzione italiana Anche la Costituzione italiana, posta a fondamento ideale e giuridico dello Stato di diritto nato dopo la Seconda guerra mondiale, non riconosce esplicitamente il diritto di resistenza del singolo cittadino.


Il «padre costituente» Giuseppe Dossetti (fondatore della Democrazia cristiana) si batté per introdurlo nella carta costituzionale, ma alla fine di un intenso dibattito la sua tesi non venne accolta. L’Assemblea costituente ritenne che il diritto di resistenza fosse sì un valore fondante della Repubblica italiana nata dalla Resistenza e dalla lotta al nazifascismo, ma che non fosse traducibile in termini giuridici.

Obbedienza passiva, obiezione di coscienza e disobbedienza civile Secondo alcuni studiosi, fra i quali il filosofo e storico del diritto italiano Alessandro Passerin d’Entreves, le sole forme possibili di resistenza legittima in una società democratica sarebbero: • obbedienza passiva, ossia la non opposizione all’applicazione di una pena che è prevista per la trasgressione di una legge, quando questa viene trasgredita perché ritenuta ingiusta; • obiezione di coscienza, ossia «rifiuto di sottostare a una norma dell’ordinamento giuridico, ritenuta ingiusta, perché in contrasto inconciliabile con un’altra legge fondamentale della vita umana, così come percepita dalla coscienza»; ad esempio il rifiuto di combattere in caso di guerra; • disobbedienza civile, una forma di lotta politica (praticata da un singolo individuo o da un gruppo) che implica la violazione consapevole di una precisa norma di legge perché la considera ingiusta e inaccettabile; la violazione è pubblica e manifesta; le sanzioni che ne derivano servono, per i «disobbedienti», a rendere manifesta l’ingiustizia della norma, come nel caso di chi, contravvenendo alla legge italiana che vieta l’eutanasia, favorisce coloro che si recano all’estero per effettuarla.

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente. dazebao ta a m r a lotta potere illegittimo

proteste

costituzional ismo

boicottaggio opposizione

abuso di potere

sit-in

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. Sulla base delle vostre conoscenze, in quali campi nel nostro Paese viene applicata l’obiezione di coscienza? 2. Cercate un problema che sta a cuore alla classe e immaginate in che modo potreste contribuire a risolverlo opponendo una resistenza «legittima».

Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale

219


SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 19

L’Europa e la minaccia nazista

BES

Il 1 settembre 1939 la Germania attaccò la Polonia occupandone tutta la parte occidentale; la Russia la invase da oriente. Regno Unito e Francia dichiararono guerra alla Germania, che tra la primavera e l’estate del 1940 occupò Danimarca, Norvegia, Olanda, Belgio, Lussemburgo e Francia. L’Italia, che si era dichiarata non belligerante, entrò in guerra il 10 giugno 1940. Solo il Regno Unito riuscì a resistere in questa prima fase, nonostante i bombardamenti tedeschi sulle città del Regno Unito. Negli stessi anni iniziò la persecuzione degli ebrei europei, che portò alla «soluzione finale», cioè alla deportazione in campi di sterminio degli ebrei europei. Lezione 20 Dai successi dell’Asse alla caduta del fascismo Mentre l’esercito italiano subiva sconfitte in Libia e nei Balcani, Hitler attaccò anche l’Unione Sovietica. Il Giappone bombardò la base statunitense di Pearl Harbor, nell’oceano Pacifico, provocando l’ingresso in guerra degli Stati Uniti d’America. Nel 1942 iniziarono le sconfitte delle truppe dell’Asse su vari fronti: in Africa, in Russia, nel Pacifico. In Italia le truppe anglo-americane sbarcarono in Sicilia il 10 luglio 1943. Mussolini fu destituito e venne stipulato un armistizio con gli anglo-americani. L’Italia si divise: a nord i tedeschi e la Repubblica sociale italiana, con sede a Salò, guidata da Mussolini; a sud, dove si erano rifugiati il re e il capo del governo Badoglio, gli anglo-americani. Lezione 21

La vittoria degli Alleati

Nel 1944 gli Alleati sbarcarono in Normandia (Francia) e cominciarono a liberare l’Europa iniziando dalle regioni occidentali. L’Armata rossa accerchiò la Germania da oriente. Le città tedesche vennero duramente bombardate. Nella primavera del 1945 i tedeschi si arresero e Hitler si suicidò. Lezione 22 La Shoah e la Resistenza L’esito della guerra fu determinato anche dalla Resistenza che si sviluppò nei Paesi occupati dai tedeschi. Ad agosto, dopo lo sganciamento delle bombe atomiche statunitensi sulle città di Hiroshima e Nagasaki, anche il Giappone firmò la resa. Il bilancio della guerra fu reso particolarmente drammatico dalla Shoah, lo sterminio nazista del popolo ebraico attuato nei lager disseminati in Germania, Polonia e in altre regioni dell’Europa orientale.

220

Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. 1939-1941 – Ingresso a Berlino (aprile 1945) – Attacco a Pearl Harbor – 1942-1945 – URSS – Sbarco in Sicilia – Italia – Sbarco in Normandia

SECONDA GUERRA MONDIALE Fasi principali

Supremazia di Germania

Supremazia di nel 1941

Stati Uniti d’America

Regno Unito

con invade

Ingresso in guerra (1943) con

Giappone

(1944)

• Destituzione di Mussolini

Unione Sovietica

• Repubblica di Salò • Resistenza • Liberazione (25 aprile 1945)

Fine guerra in Europa

Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale

221


VE RI FI CA

1. Completa la tabella sull’ingresso dell’Italia nella Seconda guerra mondiale. Obblighi del patto d’Acciaio

Situazione delle forze militari italiane

Motivi della decisione dell’intervento

Fronti di guerra

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2. Completa lo schema. Dove: ……………………………………………..……………………………………………..…………………………...... Obiettivi militari italiani

……………………………………………..……………………………………………..…………………………………………..

Esito: ……………………………………………..……………………………………………..…………………….……...... ……………………………………………..……………………………………………..…………………………………………..

Nome dell’operazione: ……………………………………………..……………………………………………. ……………………………………………..……………………………………………..…………………………………………..

Obiettivi: ……………………………………………..……………………………………………..……………………..... Germania contro Unione Sovietica

……………………………………………..……………………………………………..…………………………………………..

Partecipanti: ……………………………………………..……………………………………………..……………….. ……………………………………………..……………………………………………..…………………………………………..

Esito: ……………………………………………..……………………………………………..…………………….……...... ……………………………………………..……………………………………………..…………………………………………..

Causa: ……………………………………………..……………………………………………..………………………….... Ingresso in guerra degli Stati Uniti

……………………………………………..……………………………………………..…………………………………………..

Conseguenze: ……………………………………………..…………………………………………...…..…………… ……………………………………………..……………………………………………..…………………………………………..

222

Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale


3. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. I lager erano carceri per prigionieri politici.

V

F

b. In alcuni lager i prigionieri erano destinati ai lavori forzati.

V

F

c. In altri lager l’unico destino era la morte, perché essi erano stati concepiti come campi di sterminio.

V

F

d. Nei lager c’erano solo ebrei.

V

F

e. Nei lager morirono 6 000 000 di ebrei.

V

F

f. I corpi dei prigionieri morti venivano lasciati sul terreno del campo.

V

F

g. Il termine ebraico Shoah significa distruzione, annientamento.

V

F

4. Completa il testo con i termini e le espressioni corrette. Alla metà del 1943 le principali città italiane, come Milano e Roma, erano sottoposte a massicci ……………..................................................; i generi di prima necessità …………………………………........................… e il numero dei soldati ……………………………....................… aumentava. Mussolini stava perdendo …………………………………....................…. Il 10 luglio …………………………….......… le armate anglo-americane sbarcarono in …………………………………....................… e cominciarono a risalire la penisola. Il 25 luglio 1943 il …..........…..............…………………………….............................................… tolse la fiducia a Mussolini che, subito dopo, venne arrestato. Vittorio Emanuele III nominò capo del governo il maresciallo …………….......………....................…, che avviò da subito trattative segrete con gli ………………………........…...........…. L’8 settembre fu annunciata la firma di un .............................................................................… con gli anglo-americani. 5. Metti in ordine cronologico gli avvenimenti elencati, indicando nella casella l’ordine di successione con un numero. a. L’Italia entra in guerra. b. Inizia la battaglia d’Inghilterra. c. L’esercito nazista invade la Polonia. d. L’armata sovietica invade la Polonia da est. e. La Germania invade Olanda, Belgio, Lussemburgo e Francia. f. La Francia firma l’armistizio. g. L’esercito nazista invade Danimarca e Norvegia. h. L’Unione Sovietica occupa le Repubbliche baltiche e la Finlandia. i. Regno Unito e Francia dichiarano guerra alla Germania. 6. Scrivi la definizione corretta dei seguenti termini ed espressioni. a. «Guerra lampo»:

......................................................................................................................................................................................................................

b. Collaborazionista:

....................................................................................................................................................................................................................

c. Resistenza: d. Shoah:

....................................................................................................................................................................................................................................

..............................................................................................................................................................................................................................................

e. Kamikaze:

......................................................................................................................................................................................................................................

Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale

223


VE RI FI CA

7. Esegui sulla carta le attività indicate. • Costruisci una legenda con simboli diversi per indicare: – il Paese alleato dell’Asse che fu invaso dalla stessa Germania nel 1941; – i Paesi europei in cui la Resistenza al nazismo ebbe particolare importanza; – il Paese colpito dalle bombe atomiche. • Riporta quindi i simboli sulla carta.

8. Date le definizioni, scrivi il termine corrispondente. a. Perlustrazione sistematica di una zona ad opera di squadre militari allo scopo di catturare colpevoli o presunti tali di un attentato o altro crimine: ………………………………....................… b. Espressione usata dai tedeschi per definire il loro progetto di sterminio degli ebrei: ………………………………….................

c. Uccisione di moltissime persone: ………………………………....................… d. Fascisti della Repubblica sociale italiana: ………………………………....................… e. Misura punitiva messa in atto per vendetta: ………………………………....................… f. Partigiani francesi: ………………………………....................…

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Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale


FACCIAMO STORIA INSIEME

Spettatori di un genocidio Raul Hilberg (1926-2007) è un austriaco di origine ebrea cresciuto negli Stati Uniti, dove la sua famiglia si era rifugiata per sfuggire alle leggi razziali. Studioso di storia, ha approfondito la Shoah indagando i meccanismi attraverso cui fu attuato lo sterminio.

La catastrofe ebraica negli anni dal 1933 al 1945 fu una vicenda di Tipo di documento: testo, saggio portata enorme: iniziata in Germania, finì per inghiottire un’area Autore: Raul Hilberg che comprende gran parte del continente europeo. A questo evento Epoca: XX secolo parteciparono un gran numero di carnefici, una massa di vittime e una folla di spettatori. Questi tre gruppi erano ben distinti l’uno dall’altro e nel corso della loro vita non si fusero mai: ciascuno vide quanto accadeva dal proprio punto di vista particolare e ciascuno maturò una serie propria di reazioni e di atteggiamenti [...]. I carnefici furono coloro che ebbero un ruolo specifico nella formulazione o nell’applicazione dei provvedimenti antisemiti. […] le vittime vive, diversamente dai carnefici, rimasero sempre allo scoperto. […] La grande maggioranza di coloro che vissero all’epoca della catastrofe non furono né carnefici né vittime, anche se molti vedevano o sapevano in parte che cosa stava succedendo. Quelli di loro che vivevano nell’Europa hitleriana si sarebbero definiti, con poche eccezioni, spettatori. R. Hilberg, Carnefici, vittime, spettatori. La persecuzione degli ebrei 1933-1945, Mondadori, 1994

COMPRENDO IL TESTO A coppie rispondete alle domande dopo aver letto il testo, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. A quale area geografica fa riferimento l’autore a proposito della persecuzione degli ebrei? 2. Hilberg individua tre categorie di protagonisti: quali? Erano gruppi distinti o tra loro confusi? 3. Come definisce Hilberg i carnefici? 4. Tra i gruppi individuati da Hilberg, chi costituiva la maggioranza? 5. Gli spettatori erano inconsapevoli di ciò che stava accadendo?

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. Dal 2000 una legge dello Stato italiano ha stabilito che il 27 gennaio di ogni anno, giorno dell’abbattimento dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, sia celebrato il Giorno della Memoria per ricordare le leggi razziali in Italia, lo sterminio del popolo ebraico e le persecuzioni subite dai deportati. 1. Quale tipo di iniziative vengono fatte nella vostra città per celebrare questa giornata? Quella che segue è la definizione di genocidio riportata nella Convenzione delle nazioni unite del 9 dicembre 1948: «per genocidio si intende uno qualunque dei seguenti atti, commessi con l’intenzione di distruggere completamente o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso in quanto tale: a) assassinio di membri del gruppo; b) grave attentato all’incolumità fisica o mentale di membri del gruppo; c) imposizione intenzionale al gruppo di condizioni di vita destinata a provocarne la distruzione fisica totale o parziale; d) misure volte a ostacolare le nascite all’interno del gruppo; e) trasferimenti coatti dei figli di un gruppo a un altro». 2. Fate una ricerca sui genocidi commessi negli anni Novanta del XX secolo.

Unità 6 ( La Seconda guerra mondiale

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Guerra fredda e distensione

UNITÀ

7

opo il una linea di separazione impenetrabile, che fu definita «cortina di ferro», divise in due l’Europa: da una parte i Paesi dell’Est, sottoposti al controllo dell’Unione Sovietica, dall’altra i Paesi occidentali, legati agli Stati Uniti d’America. Iniziò così una guerra di tipo nuovo, la Guerra fredda, che contrapponeva l’una all’altra le due «superpotenze», insieme alle aree del mondo su cui esercitavano la loro in uenza politica e militare. definita guerra «fredda» perch viene combattuta più con la propaganda e l’ideologia che con i cannoni e i fucili. Alla fine degli anni in uanta inizi una fase di distensione, favorita dalla «destalinizzazione» promossa dal nuovo premier sovietico Nikita Chruscev e dalle aperture del giovane presidente statunitense, il democratico John Fitzgerald Kennedy.

1947 Avvio del Piano Marshall

1940

1955

Guerra di Corea

Patto di Varsavia

1950 1945

1949

Fine della Seconda guerra mondiale

Patto Atlantico

Conferenza di Yalta Nascita dell’ONU

Divisione della Germania in due Stati: Repubblica federale tedesca e Repubblica democratica tedesca

Che cosa sai già… v Negli anni Trenta l’ascesa dei totalitarismi in Italia (fascismo) e Germania

(nazismo) determina una situazione di grave instabilità politica. v La ricerca dello «spazio vitale» da parte di Hitler porta allo scoppio della Seconda guerra mondiale. v La Seconda guerra mondiale contrappone le potenze dell’Asse (Germania, Italia, Giappone) agli Alleati (Regno Unito, USA e URSS). v La Seconda guerra mondiale si caratterizza per tre elementi: la vastità delle distruzioni umane e materiali; la Shoah; l’uso della bomba atomica.

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1950-1953

1953 Morte di Stalin


I Paesi dell’Europa orientale nel 1955 aderiscono al patto di Varsavia, un’alleanza militare che fa capo all’URSS.

I Paesi dell’Europa occidentale nel 1949 aderiscono alla Nato, un’alleanza militare guidata dagli Stati Uniti.

La rivoluzione cubana del 1959 porta all’instaurazione di una repubblica socialista e amica dell’URSS, che, nel 1962, installa dei missili sull’isola creando una gravissima tensione con gli USA: la terza guerra mondiale viene evitata per un soffio.

La Germania è divisa in Repubblica federale tedesca, legata agli Stati Uniti, e Repubblica democratica tedesca, sottoposta al controllo sovietico. Nel 1961 a Berlino i sovietici innalzano un muro che divide la città in due parti: è il simbolo più drammatico della Guerra fredda.

1958-1963

1963

Pontificato di Giovanni XXIII

Assassinio di Kennedy

Nel 1950 scoppia la guerra di Corea: URSS e Cina appoggiano la Repubblica coreana del Nord, mentre gli USA sostengono la Repubblica del Sud.

1960 1956 XX congresso del Pcus e inizio «destalinizzazione» Rivolta in Ungheria

1970 1961

1962

1964

1968

Costruzione del Muro di Berlino

Crisi dei missili di Cuba

Chruscev perde il potere

Primavera di Praga

…e che cosa imparerai v L’alleanza tra potenze democratiche e URSS comunista, che ha

sconfitto il nazifascismo, si rompe alla fine degli anni Quaranta. v L’Europa è attraversata da una «cortina di ferro» e il mondo si divide in due blocchi: il blocco «occidentale» (democrazia, capitalismo, guida USA) e il blocco «sovietico» (partito unico, pianificazione economica, guida URSS). v Il mondo vive una «Guerra fredda»: la contrapposizione tra USA e URSS si gioca sul piano politico-militare, ideologico, economico.

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LEZIONE

23

Il mondo diviso

1 I nuovi equilibri mondiali Gli accordi di Yalta «disegnano» i nuovi equilibri mondiali

LAVORO SULLA LINGUA Nel linguaggio della fisica la parola «equilibrio» significa «stato di quiete di un corpo». In quale accezione viene usata in questo paragrafo? a Situazione politica e militare in cui nessuno Stato è in grado di prevalere nettamente sull’altro. b Situazione in cui l’iniziativa militare di uno Stato è resa impossibile dagli accordi diplomatici. c Politica di disarmo che favorisce lo «stato di quiete» della politica mondiale.

Nel febbraio 1945, mentre il mondo era ancora in guerra, il presidente degli Stati Uniti Roosevelt, il dittatore russo Stalin e il Primo ministro britannico Churchill si riunirono a Yalta, una piccola cittadina della Crimea, per discutere e definire i criteri su cui fondare i nuovi equilibri politici del dopoguerra e che verranno poi applicati nei successivi trattati di pace. • La Germania, occupata dalle truppe sovietiche e alleate, fu divisa temporaneamente in quattro zone d’occupazione militare, corrispondenti alle aree nelle quali si erano stanziate le truppe di USA, Regno Unito, Francia e URSS. Inoltre dovette cedere territori alla Polonia e all’URSS. • L’Italia perse le colonie e dovette cedere l’Istria (la penisola nel Nord dell’attuale Croazia) alla Iugoslavia; Trieste venne considerata «città libera», cioè non fu assegnata né all’Italia né alla Iugoslavia e rimase sotto il controllo anglo-americano. • L’Unione Sovietica ottenne i Paesi baltici (Lituania, Lettonia, Estonia) e altri territori da Germania, Finlandia, Polonia, Cecoslovacchia e Romania.

Ogni grande potenza ha una sua area d’influenza

Da sinistra: Churchill, Roosevelt e Stalin durante l’incontro tenutosi a Yalta nel 1945.

Il risultato più importante degli accordi di Yalta, anche se non compariva nei documenti ufficiali, fu la divisione del mondo in due sfere d’influenza, cioè in due grandi aree composte da numerosi Stati, l’una sotto il controllo degli Stati Uniti, l’altra sotto il controllo dell’Unione Sovietica. I trattati di pace con il Giappone vennero firmati solo nel 1951 a San Francisco. Il Giappone dovette rinunciare a qualsiasi ambizione imperialista sul continente asiatico e sull’oceano Pacifico: la sua sovranità si ridusse alle sole isole nipponiche.

Dalle rovine della guerra nasce l’ONU Il bilancio finale della Seconda guerra mondiale presentava un quadro desolante: 50 000 000 di morti (di cui 30 000 000 in Europa), la Shoah, cioè il genocidio degli ebrei europei, città ridotte in macerie, economie stremate a causa della distruzione degli impianti industriali e di strade, ponti e ferrovie. Le grandi potenze vincitrici decisero di creare una nuova organizzazione mondiale per impedire lo scoppio di nuove guerre. Il 26 giugno 1945 nacque così l’Organizzazione delle nazioni unite (ONU), una nuova e più forte versione della Società delle nazioni fallita negli anni Trenta. Vi aderirono da subito 51 Paesi mossi dalla volontà di risolvere pacificamente ogni controversia fra gli Stati. Negli anni si sono aggiunti altri Stati: oggi i membri dell’ONU sono 193 e ad essi si aggiungono Stati non membri ma osservatori permanenti (la Santa Sede e la Palestina).

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Unità 7 ( Guerra fredda e distensione


DENTRO LA STORIA Il processo di Norimberga Alla fine della Seconda guerra mondiale, gli Alleati costituirono a Norimberga, in Germania, un tribunale militare internazionale per giudicare i capi del nazismo che avevano ideato, programmato ed eseguito la Shoah, cioè lo sterminio di sei milioni di ebrei, e il massacro sistematico di migliaia di zingari e omosessuali. Il processo, oltre a chiarire le responsabilità personali dei gerarchi nazisti, dimostrò anche che essi, nel corso della guerra, avevano calpestato le norme e gli accordi del diritto internazionale che prevedevano, per esempio, un trattamento umano dei prigionieri e il rispetto dei civili disarmati. Si affermava inoltre il principio che esistevano dei diritti umani fondamentali e inviolabili, e che chiunque li avesse infranti doveva essere ritenuto colpevole di

Alcuni imputati del processo di Norimberga e la sentenza a loro carico.

crimini contro l’umanità e perseguito dalla comunità internazionale. A Norimberga, la maggior parte degli accusati risultò colpevole di tali crimini: dodici gerarchi nazisti, fra i quali il famigerato «Maresciallo del Reich» Herman Göring, furono condannati a morte. Il processo si aprì il 20 novembre 1945 e si concluse il 1° ottobre 1946.

Il governo dell’ONU è costituito da alcuni organi, i principali dei quali sono: • l’Assemblea generale, composta dai rappresentanti di tutti gli Stati membri, a cui spettano decisioni di interesse globale e di diritto internazionale; l’Assemblea si riunisce a New York; • il Consiglio di sicurezza, composto da 5 membri permanenti (gli Stati usciti vincitori dal conflitto mondiale) e da 10 membri eletti a rotazione ogni due anni; il Consiglio ha il compito di adottare i provvedimenti per mantenere la pace e la sicurezza internazionale e può far rispettare le sue decisioni applicando sanzioni o con azioni militari. Al suo interno i 5 Stati membri permanenti hanno un ruolo dominante: a loro è concesso il diritto di veto e quindi possono impedire la realizzazione di una decisione del Consiglio, tutelando in questo modo principalmente gli interessi del proprio Stato.

Bandiera dell’ONU.

L’Europa perde il suo ruolo-guida Le potenze europee, già molto indebolite dopo la Prima guerra mondiale, dopo il 1945 persero definitivamente il loro ruolo-guida del mondo. La Germania e l’Italia erano uscite distrutte dal conflitto; la Francia e il Regno Unito, che pure avevano vinto la guerra, dovevano però fronteggiare gravi difficoltà economiche e affrontare tensioni sempre più gravi all’interno dei loro imperi coloniali, nei quali si rafforzavano i movimenti indipendentisti.

COMPRENDO IL TESTO Rispondi alle domande. a. Francia e Regno Unito avevano vinto o perso la guerra? ................................................................. .................................................................

Il mondo diventa bipolare La scena politica mondiale era ormai dominata dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica, le due superpotenze che avevano contribuito in modo decisivo alla sconfitta del nazifascismo e che ora potevano esercitare la loro egemonia politica e militare: gli USA sugli Stati dell’Europa occidentale, l’URSS su quelli dell’Europa orientale.

b. La guerra aveva rafforzato o indebolito il loro dominio coloniale? ................................................................. .................................................................

Lezione 23 ( Il mondo diviso

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LEZIONE LEZIONE

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2 Due blocchi contrapposti Nella «Guerra fredda» si scontrano due visioni del mondo LAVORO SULLA LINGUA

Sottolinea con due colori diversi le espressioni riferite alle diverse concezioni dell’economia del sistema liberaldemocratico e di quello comunista. Prova quindi a esporre oralmente le principali differenze.

Le due superpotenze erano nemiche da ogni punto di vista: a opporsi, infatti, erano due ideologie (cioè due visioni del mondo e delle relazioni tra gli esseri umani) e due sistemi politici ed economici. Quello occidentale si basava sul pluralismo partitico (cioè sull’esistenza di partiti diversi), sulla democrazia parlamentare (o liberaldemocrazia) e sul libero mercato in economia, cioè sulla proprietà privata capitalista e sulla libera iniziativa degli imprenditori. Quello sovietico prevedeva l’esistenza di un solo partito (quello comunista) e la pianificazione integrale dell’economia, che affidava allo Stato il potere di decidere cosa, quanto e come produrre.

La Germania viene divisa in due Tra il 1948 e il 1949 la tensione tra gli schieramenti occidentale e sovietico salì vertiginosamente a causa della questione tedesca. Data la posizione strategica della Germania al centro dell’Europa, sia gli USA sia l’URSS cercavano di mantenere questo Paese nella propria area d’influenza. Nell’ottobre 1949, si accordarono per dividere la Germania in due diversi Stati: a ovest la Repubblica federale tedesca (Rft), inserita nell’area liberaldemocratica e capitalista, a est la Repubblica democratica tedesca (Rdt), comunista e sottoposta al forte controllo sovietico. Berlino, che si trovava nel territorio della Rdt, venne a sua volta divisa in due parti (vedi Lezione 24).

LA GERMANIA DIVISA

Nella Rdt la capitale Berlino era a sua volta divisa: Berlino ovest era un’«isola occidentale» nell’Est europeo comunista.

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Unità 7 ( Guerra fredda e distensione


Nascono la Nato e il patto di Varsavia Le sfere d’influenza in cui erano divisi l’Europa e il mondo si trasformarono ben presto in due blocchi politici e militari nettamente contrapposti. Nell’Europa occidentale, i vari Paesi, sostenuti dagli aiuti economici statunitensi del Piano Marshall, firmarono nell’aprile 1949 il patto Atlantico, un’alleanza militare guidata dagli Stati Uniti. Il patto Atlantico aveva l’obiettivo di organizzare una difesa collettiva in caso di aggressione armata, grazie alla forza militare della Nato (North Atlantic Treaty Organization). Nell’Europa orientale l’influenza dell’URSS si trasformò in un vero e proprio controllo politico. Stalin, infatti, instaurò le cosiddette «democrazie popolari»: Repubblica democratica tedesca, Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria e Cecoslovacchia diventarono Stati satelliti dell’URSS, guidati da regimi comunisti controllati da Mosca. Nel 1955 questi Paesi diedero vita al patto di Varsavia, un’alleanza militare simile alla Nato e guidata dall’Unione Sovietica, che aveva come obiettivo quello di difendersi da una possibile aggressione occidentale.

COMPRENDO IL TESTO Che cosa significa «Stati satelliti»? a Stati politicamente sottomessi. b Stati piccoli. c Stati molto lontani da altri.

DENTRO LA STORIA Il Piano Marshall Il Piano Marshall (dal nome del segretario di Stato degli USA George Marshall) consistette nello stanziamento di importanti aiuti economici in denaro e in beni di consumo che gli USA concessero ai Paesi dell’Europa occidentale per favorire la ricostruzione e la ripresa economica dopo la guerra. I Paesi che, a partire dal 1947, ne beneficiarono (compresi Italia e Germania) riuscirono a rilanciare la loro produzione industriale. Con il risanamento delle economie europee, gli Stati Uniti si garantivano il mantenimento di un mercato europeo per i loro prodotti e, nello stesso tempo, raggiungevano un obiettivo politico: legavano in modo stabile i Paesi europei alla loro sfera politica, sottraendoli a ogni influenza sovietica.

LAVORO SULLA FONTE La propaganda del Piano Marshall Quando nel 1947 fu lanciato il Piano Marshall, fu attivata anche un’intensa campagna propagandistica attraverso il linguaggio pubblicitario: immagini semplici, facilmente riconoscibili e accompagnate da frasi brevi e incisive. Il manifesto a lato evocava a tanti italiani i pacchi con rifornimenti (armi, vestiari, medicinali, viveri) che, durante la Seconda guerra mondiale, gli Alleati lanciavano con il paracadute in aiuto ai partigiani. Rispondi alle domande. 1. Qual è la figura preponderante nel manifesto? .................................................................................... 2. Su quale territorio geografico è sospeso il pacco?

.............................................................................

3. Quali figure ricoprono la scatola? Che cosa simboleggiano?

......................................................

......................................................................................................................................................................................................

4. Che cosa significa secondo te la frase presente sul manifesto: «Ci aiutano ad aiutarci da noi»? ............................................................................................................................................................

Lezione 23 ( Il mondo diviso

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LEZIONE LEZIONE

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Una «cortina di ferro» cala sull’Europa

Vecchio continente È l’Europa: gli europei iniziarono a usare questa espressione per contrapporla all’America dopo che fu chiaro che le nuove terre scoperte appartenevano a un continente a sé.

La realtà che si venne a creare in Europa portò il Primo ministro britannico Winston Churchill ad affermare: «Una cortina di ferro è calata sull’Europa». La cortina propriamente è un tendaggio, un sipario che separa due zone. Lo statista britannico usò l’espressione alludendo al fatto che il Vecchio continente era ormai diviso in due parti distinte: da un lato c’erano le nazioni legate agli Stati Uniti, dall’altro quelle legate all’Unione Sovietica. I due blocchi presentavano però alcune eccezioni, come vedrai nella carta qui sotto.

Resti della struttura che segnava il confine tra epu lica Ceca e Austria.

LAVORO SULLA CARTA Il Vecchio continente diviso da una «cortina di ferro» La carta mostra la contrapposizione politica e militare dell’Europa dopo la formazione delle due alleanze che facevano capo, da una parte, agli Stati Uniti d’America (patto Atlantico), dall’altra all’Unione Sovietica (patto di Varsavia). Rispondi alle domande. 1. I Paesi aderenti all’uno o all’altro blocco erano tutti confinanti fra loro? ............................................................................................................. ............................................................................................................. ............................................................................................................. .............................................................................................................

2. Quali sono i Paesi europei non schierati? ............................................................................................................. .............................................................................................................

3. Quali mari congiunge, a Nord e a Sud, il confine tra i due blocchi? ............................................................................................................. ............................................................................................................. .............................................................................................................

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Unità 7 ( Guerra fredda e distensione


3 La Rivoluzione cinese Nasce la Repubblica popolare cinese Al termine della Seconda guerra mondiale in Estremo Oriente si verificò un avvenimento di grande rilevanza: la Rivoluzione cinese. A partire dal 1937 e per tutta la durata della guerra, la Cina aveva subito la dura oppressione giapponese. Per liberare il Paese, il Partito nazionalista cinese del Kuomintang, comandato da Chiang Kai-shek, e il Partito comunista cinese, guidato da Mao Zedong, avevano accantonato le loro forti divergenze politiche e ideologiche e avevano combattuto insieme contro i nemici giapponesi fino alla vittoria. Alla fine della guerra, però, lo scontro tra questi due partiti riprese aprendo una guerra civile. Il Kuomintang era militarmente meglio organizzato e sostenuto dagli Stati occidentali, interessati a ostacolare la diffusione del comunismo. I comunisti avevano invece l’appoggio della maggioranza dei contadini e, guidati da una forte determinazione, sconfissero i nazionalisti: il 1° ottobre 1949 venne proclamata la Repubblica popolare cinese, presieduta da Mao Zedong. Chiang Kai-shek si rifugiò nell’isola di Taiwan, dove fondò la Repubblica della Cina nazionalista. La nascita della Repubblica popolare cinese allargò il campo comunista, creando preoccupazione negli Stati Uniti.

LAVORO SULLA LINGUA Cerca e sottolinea nel testo le tre coppie nome-aggettivo o aggettivo-nome che appartengono al linguaggio della politica e descrivono differenti modalità in cui le parti possono relazionarsi tra loro.

Mao Zedong (1893-1976) riunì sotto il suo governo un Paese enorme, formato da centinaia di etnie, lingue e tradizioni diverse.

SVILUPPO LE COMPETENZE Individuo i nessi di causa-effetto 1. In ciascuna delle seguenti frasi sottolinea con colori diversi la causa e l’effetto. a. La Germania uscì sconfitta dalla guerra e quindi fu spartita fra i Paesi vincitori. b. L’Organizzazione delle nazioni unite nacque a seguito di tutte le tragedie della Seconda guerra mondiale. c. La nascita delle democrazie popolari nell’Europa dell’Est portò lo statista britannico Churchill ad affermare che sull’Europa era calata una «cortina di ferro».

Mi oriento nel tempo 2. Metti in ordine cronologico gli eventi elencati, indicando nella casella l’ordine di successione con un numero. a. Costituzione della Nato b. Processo di Norimberga c. Conferenza di Yalta d. Divisione della Germania in due Stati e. Trattati di pace con il Giappone f. Piano Marshall g. Costituzione del patto di Varsavia h. Proclamazione della Repubblica popolare cinese i. Nascita dell’ONU

Lezione 23 ( Il mondo diviso

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù 1

Il blocco di Berlino Nel corso dei primi anni del dopoguerra la tensione tra le potenze occidentali e l’URSS crebbe fino a esplodere in una crisi che portò al «blocco» di Berlino, che rappresenta il primo confronto di una guerra non dichiarata e non combattuta direttamente con le armi: la Guerra fredda.

LA SORTE DEGLI SCONFITTI

Nel maggio 1945 la Germania, che solo sei anni prima aveva scatenato il più spaventoso conflitto della storia dell’umanità, era un Paese sconfitto e devastato: milioni di morti, città distrutte, un’economia in ginocchio. Il Paese fu diviso in quattro zone d’occupazione (britannica, francese, statunitense e sovietica). Berlino, che dal punto di vista strettamente geografico rientrava nella zona sovietica, aveva avuto la stessa sorte: la capitale del Reich era stata divisa in quattro settori, tre dei quali controllati dagli alleati occidentali e uno dai sovietici.

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Unità 7 ( Guerra fredda e distensione


2

LA FINE DELL’ALLEANZA E IL BLOCCO DI BERLINO

L’alleanza antinazista entrò presto in crisi: fra le potenze occidentali e l’Unione Sovietica vi erano infatti ideologie troppo diverse e interessi geopolitici ed economici troppo contrastanti. In questo nuovo scenario di contrapposizione, la Germania (che si trovava sulla linea di frontiera tra blocco occidentale e blocco sovietico) divenne una pedina fondamentale. Nella primavera del 1948 le potenze occidentali procedettero all’unificazione dei tre rispettivi settori in un unico territorio, preparando la nascita di un nuovo Stato. L’URSS, il 24 giugno, reagì isolando Berlino ovest tagliando accessi stradali e ferroviari in modo da rendere impossibili i rifornimenti alle zone occidentali della città. La crisi è conosciuta come il «blocco di Berlino».

3

Sulla Unter den Linden, la via che conduce alla famosa porta di Brandeburgo (sullo sfondo), la polizia tedesca e quella sovietica controllano un camion tedesco diretto al settore britannico (quindi a ovest) di Berlino.

IL PONTE AEREO STATUNITENSE

La risposta statunitense non si fece attendere. Il giorno successivo al blocco sovietico l’aviazione statunitense organizzò un gigantesco ponte aereo: per 462 giorni, gli aerei (in parte forniti anche da Regno Unito e Francia) atterrarono ininterrottamente rifornendo la città di cibo, abiti, medicinali e altri generi necessari. Nel corso dell’operazione furono effettuati migliaia di voli, che trasportarono oltre 2 milioni di tonnellate di rifornimenti.

La prova di forza fu quindi vinta dagli Stati Uniti, che resero inutile il blocco e dimostrarono la loro efficienza organizzativa e la loro potenza economica. I sovietici tolsero il blocco nel 1949, ma la crisi di Berlino aveva reso definitiva la divisione della Germania in due Stati. Anche Berlino rimase divisa in due parti: occidentale e orientale.

Il ponte aereo organizzato dagli USA è ancora oggi il più imponente mai fatto, e quello durato per più lungo tempo.

Unità 7 ( Guerra fredda e distensione

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LEZIONE

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La Guerra fredda

1 Dalla guerra combattuta alla Guerra fredda

LAVORO SULLA LINGUA Sottolinea il sostantivo che corrisponde a questa definizione: «Attività di diffusione di informazioni e idee che ha lo scopo di condizionare o influenzare il comportamento di una collettività».

Pianificazione economica È un metodo di gestione della vita economica: le scelte sono centralizzate, cioè lo Stato, grazie alla stesura di piani dettagliati, decide la quantità e il prezzo dei beni prodotti e la distribuzione fra i cittadini della ricchezza nazionale.

Due superpotenze in continua sfida Come abbiamo già detto, nonostante la comune lotta sostenuta contro il nazismo, Stati Uniti e Unione Sovietica erano destinati a scontrarsi: troppo diversi i loro sistemi politici ed economici (democrazia liberale e libero mercato negli Stati Uniti; comunismo e pianificazione economica in Unione Sovietica); troppo diversi i loro interessi. I due Paesi si contrapponevano in ogni campo: dalla politica all’economia, dagli armamenti fino addirittura allo sport e allo spettacolo. Questa situazione fu chiamata Guerra fredda perché non diede mai origine a scontri militari diretti, ma fu combattuta soprattutto con la propaganda ideologica o, indirettamente, in conflitti locali, cioè circoscritti nello spazio di alcune regioni o Paesi. Ciascuna delle due superpotenze si sforzava di ingrandire la propria area d’influenza nel mondo e cercava di mostrare la propria superiorità tecnologica e militare, oltre ai risultati ottenuti in vari campi (educativo, scientifico, sportivo...). Solo la caduta dell’URSS e del mondo comunista alla fine degli anni Ottanta del Novecento scriverà la parola fine a questa contrapposizione.

DENTRO LA STORIA La «caccia alle streghe» La Guerra fredda era alimentata nell’uno e nell’altro campo da una forte propaganda ideologica. In URSS il regime disponeva del totale controllo dei mezzi d’informazione e li usava per presentare con tratti aggressivi e minacciosi l’avversario. Più interessante è osservare il modo in cui la propaganda ideologica operava in una società democratica come quella statunitense. Negli anni Cinquanta, il senatore Joseph McCarthy promosse una vasta campagna anticomunista che diede il via a una vera e propria «caccia alle streghe», cioè alla persecuzione dei pochi militanti di sinistra statunitensi e di chi indirettamente sosteneva o simpatizzava per il comunismo. Il fenomeno, conosciuto anche con il termine «maccartismo», alimentò un clima di sospetto e di paura per l’influenza del comunismo e coinvolse celebri personalità del mondo della

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Unità 7 ( Guerra fredda e distensione

cultura, del cinema e della letteratura. Lo sceneggiatore, regista e scrittore Dalton Trumbo fu perseguitato proprio perché comunista, nell’America degli anni Quaranta, e poi condannato a 11 mesi di prigione nel 1950. Charlie Chaplin fu sospettato di attività antiamericane, perciò non poté fare rientro negli USA dopo un viaggio in Europa. Il regista Elia Kazan, vincitore di tre premi Oscar, fu accusato di far parte del partito comunista e negli interrogatori coinvolse molti suoi colleghi. Nell’opera di denuncia di attori e registi si distinse anche Walt Disney, il celebre inventore di Topolino e Paperino.

Joseph McCarthy.


Fino a oggi si calcola siano stati fatti esplodere più di 2 400 ordigni nucleari per testarne la potenza e gli effetti. La foto documenta un test condotto nel Nevada (Stati Uniti d’America) nel 1962.

La corsa agli armamenti porta a un «equilibrio del terrore» Stati Uniti e Unione Sovietica si sfidavano sul piano della potenza militare. Entrambi i contendenti investirono negli armamenti enormi risorse, potenziando soprattutto le armi nucleari: nel 1949 anche l’URSS costruì la sua prima bomba atomica, ed entrambe le superpotenze realizzarono sistemi missilistici che le misero in grado di colpire con ordigni atomici il territorio nemico. USA e URSS, però, non arrivarono mai a uno scontro armato diretto. La pace, infatti, era garantita dal fatto che un eventuale attacco atomico da parte di uno dei contendenti avrebbe scatenato una reazione altrettanto distruttiva da parte dell’altro. Alla fine di una guerra nucleare, insomma, non ci sarebbero stati né vincitori, né vinti. Tra le due superpotenze c’era dunque una pace forzata e basata sulla paura: un «equilibrio del terrore».

COMPRENDO IL TESTO Perché la corsa agli armamenti e la creazione di un equilibrio politico e militare basato sul terrore avrebbero dovuto scongiurare il pericolo di un conflitto nucleare? ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

La corsa allo spazio porta sulla Luna L’altro importante campo in cui si giocò la competizione tra USA e URSS è quello dell’esplorazione dello spazio. Le due superpotenze intrapresero infatti una corsa alla supremazia tecnologica con lancio di missili e di satelliti, e cercando di conquistare la Luna. I successi nel campo indicavano la superiorità tecnica e culturale del Paese e diventavano importante strumento di propaganda politica e sociale. La corsa iniziò con il lancio sovietico del primo satellite artificiale, lo Sputnik 1, nel 1957, a cui seguirono lanci statunitensi, alcuni dei quali del tutto fallimentari. L’URSS fu prima anche nel mandare in orbita un satellite con un essere vivente, ma Laika, la cagnetta mandata nello spazio, bruciò nell’atmosfera. Il primo uomo a viaggiare in una navetta spaziale fu il sovietico Jurij Gagarin, nel 1961. Gli Stati Uniti recuperarono invece prestigio il 20 luglio 1969, quando, con la missione Apollo 11, Neil Armstrong mise piede sulla Luna.

L’astronauta Buzz Aldrin pianta la bandiera degli Stati Uniti sul suolo lunare, il 21 luglio 1969.

Lezione 24 ( La Guerra fredda

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LEZIONE LEZIONE

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2 Conflitti e crisi della Guerra fredda La crisi in Corea rischia di trascinare il mondo in una nuova guerra mondiale Dopo soli cinque anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, nel 1950, in Corea scoppiò una guerra che fece temere il riesplodere di un nuovo conflitto di vaste dimensioni. Il Paese si trovava in una situazione simile a quella della Germania. Dopo un lungo periodo di dominazione giapponese, era stata occupata a nord da truppe sovietiche e a sud da truppe statunitensi. Al termine della guerra erano nati due Stati: la Repubblica popolare di Corea (nel Nord) sostenuta dalle potenze comuniste e la Repubblica di Corea (nel Sud) sostenuta dai Paesi occidentali. Nel giugno 1950, però, le tensioni tra le due repubbliche sfociarono in un’aggressione armata dei nordcoreani. Gli USA, che temevano l’espandersi dell’influenza comunista in Asia, intervennero militarmente su incarico dell’ONU. L’URSS appoggiò politicamente il governo della Repubblica popolare e inviò armi. Alla fine di un lungo e sanguinoso conflitto (a cui partecipò anche la Cina comunista, con l’invio di uomini e mezzi in appoggio alla Corea del Nord) la situazione rimase inalterata. L’armistizio firmato nel 1953 confermò, e conferma tuttora, la divisione del Paese.

Profughi sfuggono all’avanzata comunista lasciando la Corea del Nord e attraversano il ponte semidistrutto sul fiume aedong 1951 .

LAVORO SULLA LINGUA Quali aggettivi definiscono i caratteri specifici delle due repubbliche tedesche nate dopo la Seconda guerra mondiale? Germania Ovest: ................................ Germania Est: ......................................

Il Muro di Berlino è il simbolo della Guerra fredda Alla fine degli anni Cinquanta, in Europa, si acuì fortemente la tensione tra USA e URSS a riguardo di Berlino. Come sai, la città si trovava nella Repubblica democratica tedesca ma la zona ovest faceva parte della Rft. In poco tempo Berlino ovest, grazie al sostegno economico statunitense, diventò un simbolo del capitalismo e della democrazia, con elevati livelli di benessere. Lo splendore e la ricchezza di Berlino ovest attirava moltissimi berlinesi della zona est, che lasciavano quindi la Rdt. L’URSS rivendicò il controllo totale dei sovietici sull’intera città, ma, scongiurando per poco la guerra, si arrivò a un accordo tra le due superpotenze. Le autorità della Rdt fecero costruire, nell’agosto 1961, un muro che correva lungo la linea divisoria delle due zone della città. Il Muro di Berlino, che venne rinforzato e reso invalicabile nel corso degli anni seguenti, diventò rapidamente il simbolo più drammatico della Guerra fredda. Sarà abbattuto solo nel 1989, dopo il crollo dei regimi comunisti dell’Europa orientale.

Abitanti di Berlino ovest salutano i loro conoscenti di Berlino est al di là del muro.

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Unità 7 ( Guerra fredda e distensione


La crisi di Cuba rende concreto lo spettro di una guerra nucleare Il rischio dello scontro militare fu ancora più forte nel 1962, a Cuba. Fin dai tempi della guerra ispano-americana del 1898, quando Cuba, all’epoca ancora sotto controllo spagnolo, aveva conquistato la sua indipendenza nazionale, l’isola era entrata nella sfera d’influenza degli Stati Uniti, trasformandosi in un luogo di divertimento per ricchi statunitensi, che vi portarono criminalità, malavita e sfruttamento della popolazione locale. Nel 1959, però, il dittatore Fulgencio Batista (1901-1973), nonostante l’appoggio statunitense, fu rovesciato da un movimento di guerriglieri guidato dall’avvocato cubano Fidel Castro (1926-2016) e dal giovane medico argentino Ernesto «Che» Guevara (1928-1967). Gli Stati Uniti si sentirono minacciati: a 180 chilometri dalle coste della Florida nasceva un regime rivoluzionario che avrebbe potuto rappresentare un modello politico alternativo per tutti i Paesi dell’America latina. L’amministrazione statunitense tentò di rovesciare il nuovo governo, cercando di provocare un colpo di Stato. Il fallimento di queste manovre inasprì il conflitto tra Cuba e gli Stati Uniti e favorì l’avvicinamento di Castro all’URSS. Nel 1962 nelle basi militari dell’isola vennero installati dei missili sovietici. Il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy reagì imponendo il blocco navale intorno a Cuba. Il mondo intero avvertì il rischio di una guerra nucleare. Dopo giorni di tensione altissima, tuttavia, la decisione di Nikita Chruscev, il nuovo leader sovietico dopo la morte di Stalin (1954), di rinunciare all’installazione dei missili allentò la tensione e allontanò la prospettiva di una guerra nucleare. In cambio, Chruscev ottenne dagli USA garanzie formali sull’indipendenza di Cuba.

Ernesto Guevara detto il «Che» e Fidel Castro, in primo piano.

COMPRENDO IL TESTO Perché gli Stati Uniti considerano Cuba, benché sia una piccola isola, un pericolo gravissimo per la propria sicurezza? ......................................................................... ......................................................................... ......................................................................... ......................................................................... .........................................................................

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Scrivi un breve testo (non più di 40 parole), dal titolo La rivoluzione cinese cambia gli equilibri mondiali, che contenga i termini elencati. Rivoluzione cinese – Timori degli Stati Uniti – Campo comunista – Mondo bipolare – Guerra di Corea – Trionfo del comunismo ................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Interpreto un’immagine 2. La foto mostra il leader cubano e il leader sovietico in un incontro a Mosca. Analizza l’immagine e rispondi alle domande. a. Com’è vestito il leader cubano Fidel Castro?

.............................................................

.........................................................................................................................................................................

b. Com’è vestito il leader sovietico Nikita Chruscev?

................................................

.........................................................................................................................................................................

c. Secondo te, la scelta dei vestiti ha a che fare col modo in cui i due leader politici intendono presentarsi agli occhi dell’opinione pubblica mondiale? In che senso? ........................................................................................................... .........................................................................................................................................................................

Lezione 24 ( La Guerra fredda

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Pa AT ss LA at NT o E & ST Pr OR es IA en te

Le aree di crisi PASSATO: XX SECOLO

Gli equilibri mondiali all’epoca della Guerra fredda Nell’epoca della Guerra fredda si contrapposero due sistemi di alleanze militari, la Nato e il patto di Varsavia, che facevano capo, rispettivamente, agli Stati Uniti d’America e all’Unione Sovietica. Qualsiasi evento politico, economico e militare a livello internazionale aveva un’immediata ripercussione nei rapporti di forza tra le due superpotenze; nulla sfuggiva al loro controllo e niente accadeva senza che Washington e Mosca approvassero.

1

Aree di crisi • Asia: Corea, Taiwan, Vietnam, Afghanistan. • Medio Oriente: Israele, canale di Suez. • Europa: Berlino. • America centrale: Cuba.

240

Unità 7 ( Guerra fredda e distensione

2

Obiettivi geopolitici strategici URSS: assicurarsi il controllo di regioni confinanti in Europa centro-orientale e nell’Asia centro-settentrionale. USA: contrastare ovunque nel mondo l’avanzata del comunismo (teoria del «contenimento»).


PRESENTE: XXI SECOLO

Il nuovo «disordine» mondiale Fra la seconda metà del XX e l’inizio del XXI secolo la situazione politica ed economica globale è molto cambiata rispetto all’ordine bipolare della Guerra fredda: vecchie potenze sono entrate in crisi, nuovi Stati si sono affacciati alla ribalta e gli scenari militari del Novecento si sono radicalmente trasformati.

3

Aree di crisi • Asia: Afghanistan, Pakistan, Corea. • Medio Oriente: Egitto, Libia, Libano, Israele, Siria, Iraq, Iran, Yemen. • Europa: area del Caucaso, mar Mediterraneo. • Africa: Sud Sudan, Mali, Libia.

4

Gli «attori» geopolitici ONU: promuove missioni di mantenimento della pace nei Paesi colpiti da conflitti. Russia: appoggia le forze filo-russe in Ucraina, interviene nella guerra in Siria e combatte il terrorismo internazionale. USA: hanno messo a disposizione dell’ONU il proprio esercito come «supporto alla pace». Unità 7 ( Guerra fredda e distensione

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LEZIONE

25

Verso la distensione

1 La «destalinizzazione» e la distensione

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea la frase che spiega quale tipo di governo aveva instaurato Stalin in Unione Sovietica.

Nikita Chruscev.

Stalin stabilisce il controllo sovietico sui Paesi dell’Est Alla fine della Seconda guerra mondiale Stalin era venerato da milioni di russi e di comunisti di tutto il mondo (ma anche da tante persone e capi di Stato che comunisti non erano). Era considerato il vincitore del nazifascismo e il capo del comunismo internazionale. L’ampio consenso che lo circondava, però, non cancellava la realtà: Stalin aveva instaurato nell’URSS un sistema dispotico e totalitario; era responsabile della morte o della reclusione di milioni di cittadini sovietici (non solo avversari politici, ma anche centinaia di migliaia di comunisti sospettati di tradimento) e di aver ordinato negli anni Trenta il massacro dei kulaki, cioè dei piccoli e medi contadini proprietari terrieri contrari all’industrializzazione accelerata del Paese. Nel dopoguerra Stalin ordinò nuove repressioni interne e impose il controllo assoluto da parte sovietica sulle democrazie popolari dell’Europa dell’Est, ad eccezione della Iugoslavia (vedi Unità 11, Lezione 36). Stalin pensava che solo il consolidamento del blocco sovietico avrebbe garantito la sicurezza dell’URSS. Ogni tentativo di rinnovamento e di democratizzazione veniva dunque represso e i dirigenti comunisti che non si allineavano agli ordini di Mosca erano incarcerati o giustiziati.

Chruscev propone la «destalinizzazione» della società sovietica

LAVORO SULLA LINGUA Qual è la congiunzione avversativa che serve a spiegare i limiti e le contraddizioni del processo di «destalinizzazione» avviato da Chruscev? ..........................................................................

242

Stalin morì il 5 marzo 1953. A succedergli, dopo una fase di transizione durata due anni, fu Nikita Chruscev (1894-1971; il suo cognome è diffuso anche nelle forme traslitterate Kuscev o Krusciov). Nel 1956, durante il XX congresso del Pcus (Partito comunista dell’Unione Sovietica), Chruscev denunciò i crimini di cui si era macchiato Stalin e affermò di voler dare inizio a una «destalinizzazione» della società sovietica, cioè al superamento dei metodi criminali e dittatoriali del suo predecessore. Alcune cose, in effetti, cambiarono: il controllo poliziesco sulla società russa diminuì, ci fu più tolleranza verso gli intellettuali che esprimevano critiche, venne aumentata la produzione di beni di consumo destinati ai cittadini. Tuttavia, la maggior parte degli alti dirigenti del Pcus continuò a mantenere le stesse posizioni di rigidità e chiusura davanti a ogni tentativo di rinnovamento.

Unità 7 ( Guerra fredda e distensione


L’Unione Sovietica non tollera alcuna autonomia e invade l’Ungheria L’autoritarismo del governo di Mosca non finì però con la morte di Stalin. Nel 1956 in Ungheria esplose una grande rivolta: tanti cittadini ungheresi chiedevano maggiore libertà e autonomia. Per ridurre l’enorme tensione che gravava sul Paese nacque un nuovo governo, guidato dal comunista riformista Imre Nagy, ma ciò non impedì che nel Paese continuassero violenze e intimidazioni. Di fronte al pericolo di crollo del regime comunista, la reazione sovietica fu immediata: i soldati dell’Armata rossa invasero l’Ungheria e soffocarono la rivolta nel sangue. Lo stesso Nagy e altri dirigenti ungheresi furono accusati di cedimento al nemico e vennero condannati a morte.

Uomini su un carro armato di fronte al palazzo del Parlamento a Budapest, durante la rivolta.

Tra i due blocchi ci sono segnali di distensione Nonostante gli avvenimenti ungheresi, all’inizio degli anni Sessanta si avvertiva una certa distensione nei rapporti tra i due blocchi. I dirigenti sovietici, infatti, decisero di migliorare le relazioni con gli Stati Uniti; fu un processo lento, che raggiunse il suo culmine con la visita di Chruscev negli USA nel 1959. Qui, inoltre, nel 1961, al presidente repubblicano (partito conservatore) Eisenhower subentrò il democratico John Fitzgerald Kennedy (1917-1963) suscitando grandi speranze sia nel Paese, sia nel mondo. Il programma di Kennedy, chiamato la «nuova frontiera», prevedeva importanti provvedimenti di politica interna (lotta contro le ingiustizie sociali e il razzismo contro gli afroamericani, vedi Unità 9, Lezione 30) e il superamento della Guerra fredda. Anche la Chiesa cattolica, durante il pontificato di Giovanni XXIII (1958-1963), mostrò una grande apertura verso i problemi del mondo contemporaneo, superando le rigidità del passato. Il nuovo papa promosse il Concilio Vaticano II per rinnovare profondamente la Chiesa; si impegnò inoltre perché fossero smantellati gli arsenali atomici e s’instaurasse un clima di collaborazione a livello mondiale. Sia Giovanni XXIII sia il suo successore Paolo VI (19631978) godettero di un grande prestigio internazionale, che usarono per la causa della pace e della distensione fra i popoli.

COMPRENDO IL TESTO Quale delle seguenti affermazioni è falsa? a J.F. Kennedy era un conservatore. b J.F. Kennedy voleva superare la Guerra fredda. c Giovanni XXIII promosse il Concilio Vaticano II con l’obiettivo di preparare la Chiesa alle sfide del futuro.

Papa Paolo VI e Kennedy si incontrarono in Vaticano nel luglio 1963, poco dopo la nomina di aolo a pontefice.

Lezione 25 ( Verso la distensione

243


LEZIONE LEZIONE

1 25

Finisce in nulla una stagione di grandi speranze

LAVORO SULLA LINGUA Completa la frase scegliendo la preposizione corretta. «...................................... il clima di distensione degli anni Sessanta, il mondo continuò a essere diviso in blocchi politico-militari contrapposti».

Il clima di distensione, però, non produsse reali cambiamenti e il mondo continuò a essere diviso in blocchi contrapposti; in certi casi si sfiorò addirittura la guerra, come nella crisi di Cuba. Inoltre, i tre protagonisti della distensione uscirono presto di scena. Giovanni XXIII morì il 3 giugno 1963; Kennedy fu assassinato in un attentato a Dallas il 22 novembre 1963 (ancora oggi non sono stati scoperti i mandanti dell’omicidio); Chruscev venne allontanato dal potere nel 1964 per mano dei dirigenti conservatori del Pcus, che si opponevano alla «destalinizzazione». Si chiuse così una fase che era stata caratterizzata da grandi speranze, ma anche da grandi tensioni. Kennedy e sua moglie Jacqueline.

2 L’URSS e i Paesi dell’Est Dopo Chruscev l’Unione Sovietica torna all’autoritarismo Dopo l’allontanamento di Chruscev, la guida dello Stato sovietico fu assunta da Leonid Brežnev (1906-1982), un esponente dell’ala conservatrice del Partito comunista, cioè meno disposta ad allentare il controllo dittatoriale sui cittadini e a concedere maggiore autonomia ai Paesi alleati. In politica interna, lo Stato riprese a perseguitare e a reprimere gli oppositori; il sistema politico e l’economia rimasero bloccati e chiusi su se stessi, sempre più incapaci di produrre ricchezza e di distribuirla ai cittadini. In politica estera, però, Brežnev continuò a seguire una politica meno aggressiva verso gli Stati Uniti. Le due diplomazie intensificarono i rapporti e nel 1972 USA e URSS firmarono il primo accordo per la limitazione delle armi nucleari. Al tempo stesso, però, l’URSS dava il proprio sostegno militare a regimi e movimenti d’ispirazione comunista che operavano nel Terzo mondo. Per esempio, appoggiarono i guerriglieri dell’Angola e del Mozambico nella lotta contro il potere coloniale portoghese. re nev durante una visita a u a.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea la frase che indica l’obiettivo della riforma di Dubček.

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La «primavera di Praga» si spegne contro l’autoritarismo sovietico Alla fine degli anni Sessanta, l’Est europeo fu scosso da un nuovo tentativo di rivolta contro la dura disciplina sovietica. In Cecoslovacchia, nei primi mesi del 1968, il governo guidato da Alexander Dubček (1921-1992) iniziò una coraggiosa opera di riforma del sistema politico ed economico, nel tentativo di conciliare la democrazia e la libertà politica con il socialismo, cioè con la giustizia sociale.

Unità 7 ( Guerra fredda e distensione


L’iniziativa, che ottenne l’appoggio di gran parte della popolazione, fu chiamata «primavera di Praga» per sottolineare lo spirito di rinnovamento e rinascita che l’animava. Anche altri Paesi del blocco sovietico manifestarono il loro appoggio al tentativo di Dubček. Il gruppo dirigente di Mosca, però, guardava a quanto stava avvenendo a Praga con sospetto e fastidio. Dopo mesi di tensione la crisi precipitò nell’estate del 1968: ad agosto i carri armati del patto di Varsavia invasero la Cecoslovacchia, ponendo fine alla speranza di un «socialismo dal volto umano», cioè democratico e pluralista.

Ale ander u

e alla guida di un corteo.

SVILUPPO LE COMPETENZE Individuo i nessi di causa-effetto 1. Collega gli eventi nella colonna di sinistra a quelli nella colonna di destra, individuando la relazione corretta. 1. Consolidamento del blocco sovietico...

a. ...sostegno ai movimenti d’ispirazione comunista nel Terzo mondo.

2. «Destalinizzazione» dell’URSS...

b. ...promozione di un piano per il superamento della Guerra fredda.

3. Elezioni di Kennedy alla presidenza USA...

c. ...minor controllo poliziesco e maggiore tolleranza del dissenso.

4. Pontificato di Giovanni XXIII...

d. ...soffocato ogni tentativo di rinnovamento.

5. Governo di Brežnev...

e. ...apertura della Chiesa cattolica ai problemi del mondo.

Rielaboro le informazioni 2. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. Corea – propaganda – capitalista – Berlino – corsa agli armamenti – pianificata – Cuba – liberale Nella Guerra fredda si contrappongono gli USA (un Paese

con economia

e l’URSS (con economia

USA e URSS si sfidano sul piano ideologico e militare

. .............................................................................................. . ..............................................................................................

) )

USA e URSS controllano le proprie aree d’influenza

1950-1953: guerra di

1961: costruzione del Muro di

1962: crisi di

..............................................

..............................................

..............................................

Lezione 25 ( Verso la distensione

245


V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù 1

Il Concilio Vaticano II Il 25 gennaio 1959 Giovanni XXIII (detto il «papa buono») indisse il Concilio ecumenico Vaticano II. Per la Chiesa cattolica un concilio costituisce un momento molto importante di riflessione, un’occasione per affrontare i grandi temi del presente e per ripensare il proprio ruolo nel mondo. E quel concilio non tradì le aspettative.

UN CONCILIO DAVVERO ECUMENICO

Ecumenico significa «di tutti», «universale»: il Concilio Vaticano II indetto da papa Giovanni XXIII fu davvero un concilio universale. Per la prima volta si riunirono a Roma cardinali, patriarchi e vescovi provenienti da tutti gli angoli del mondo, non solo dalla «vecchia» Europa, ma anche dall’America latina e dall’Africa. Gli esponenti di queste comunità giunsero a Roma per farsi conoscere

e per raccontare la propria esperienza; ciò rappresentò un eccezionale fattore di rinnovamento della Chiesa. A ciò si aggiunga che, per la prima volta, erano invitati al concilio esponenti di Chiese cristiane non cattoliche (come, per esempio, quelle ortodosse e quelle protestanti). Una scelta che testimoniava la volontà di confronto di Giovanni XXIII. I rappresentanti delle Chiese di tutto il mondo riuniti in concilio nella Basilica di San Pietro a Città del Vaticano, nel 1962.

246

Unità 7 ( Guerra fredda e distensione


2

APRIRSI AL MONDO!

Dopo una fase preparatoria, il concilio si aprì l’11 ottobre 1962. I lavori durarono oltre tre anni e si conclusero nel dicembre 1965. Giovanni XXIII morì il 3 giugno 1963, nel pieno dei dibattiti, ma la sua opera fu proseguita da papa Paolo VI. Giovanni XXIII voleva «aprire la Chiesa alla lettura dei segni dei tempi». Del resto, i tempi erano davvero di grande cambiamento: la decolonizzazione, le trasformazioni della famiglia, la crescita economica, i conflitti nel mondo del lavoro erano realtà nuove. La Chiesa doveva tentare di capire come il mondo cambiava, quali passioni e desideri agitassero gli uomini e le donne, compresi milioni di fedeli cattolici, di quegli anni. Alla sua chiusura, il concilio aveva preso importanti decisioni: • la messa non sarebbe più stata celebrata in latino, ma nelle lingue «volgari» (cioè parlate dal popolo); • si riconosceva la funzione dei cattolici laici nel testimoniare la propria fede nella realtà quotidiana; • si riconosceva che le altre confessioni cristiane contenevano nelle loro dottrine «semi di verità»; così venivano superate le rigide contrapposizioni del passato e si apriva la strada al dialogo tra cristiani; • si sottolineava il tema universale della pace, bene supremo dell’umanità; di conseguenza, la Chiesa dava particolare rilievo allo sviluppo del dialogo e del confronto pacifico tra le superpotenze.

Papa Giovanni XXIII.

3

IL DOPO CONCILIO

Durante il concilio si erano confrontate diverse posizioni all’interno della Chiesa di Roma: c’erano i tradizionalisti, all’interno dei quali alcuni vescovi più intransigenti ritenevano non necessaria l’apertura della Chiesa ai cambiamenti del mondo; c’erano i progressisti che avviarono la Chiesa verso le modifiche dottrinali e liturgiche. Lo spirito conciliare di apertura verso il mondo diede in seguito forza a quei movimenti che volevano un maggior coinvolgimento dei fedeli e degli ecclesiastici nei problemi sociali, come il movimento dei «preti operai». In America latina si sviluppò invece la «teologia della liberazione», che ritiene doveroso l’impegno della Chiesa in opposizione ai regimi repressivi. Per contro nacquero anche correnti di cattolici intransigenti che tornarono su posizioni pre-conciliari e di rottura con la Chiesa di Roma, come per esempio i seguaci dell’arcivescovo francese Marcel Lefebvre.

Monsignor Marcel Lefebvre, fondatore della chiesa dissidente anticonciliare Società di San Pio X.

Unità 7 ( Guerra fredda e distensione

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P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Governo mondiale Per secoli il mondo è vissuto «senza regia», cercando di mantenere in equilibrio gli interessi dei diversi regni e Stati. Quando non vi riusciva, scoppiavano le guerre e si diffondeva il disordine, il caos. Dopo che nel XX secolo l’umanità ha sofferto l’orrore di ben due guerre mondiali, è cresciuto il numero dei sostenitori di un «governo mondiale», cioè di un soggetto capace di assumere decisioni vincolanti per tutti gli Stati del pianeta, secondo modalità democratiche.

DALLA LEGGE DEL PIÙ FORTE…

…ALLA SPERANZA DI UN GOVERNO MONDIALE

La sete di dominio

I primi tentativi di governo mondiale

Nella storia è capitato spesso che qualcuno (un re, un imperatore, una città-stato) abbia cercato di imporre la propria volontà e di stabilire la propria egemonia. In quei casi, la legge di uno è diventata la legge di tutti, la legge universale. Pensiamo, per quanto riguarda la storia antica, all’Impero persiano (V sec. a.C.), a quello greco-macedone (IV sec. a.C.) oppure a quello romano (fra il III sec. a.C. e il V sec. d.C.). Anche in età medievale e moderna non sono mancati gli esempi di poteri particolari che pensarono se stessi e si proposero agli altri come poteri universali, capaci di governare la totalità degli uomini e delle donne del mondo conosciuto: per esempio l’Impero franco di Carlo Magno nel IX secolo, oppure quello asburgico di Carlo V nel XVI secolo.

Dopo le due guerre mondiali della prima metà del Novecento, si è fatta largo nei politici e nelle opinioni pubbliche mondiali la necessità di un vero e proprio «governo mondiale». L’idea era chiara: continuare sulla strada dello scontro fra gli interessi nazionali avrebbe condotto l’umanità alla catastrofe; bisognava creare delle occasioni stabili di confronto, che permettessero agli Stati di dialogare pacificamente fra loro, di coordinare i propri bisogni e intervenire in caso di violazione degli accordi o di conflitto. Nacquero così prima la Società delle nazioni (1919) e poi, nel 1945, l’Organizzazione delle nazioni unite, che ancora oggi rappresenta il tentativo più solido e duraturo di governo mondiale.

La volontà di uno, il governo su tutti In tutti questi casi, però, si trattò dell’affermazione, o perlomeno del tentativo di affermazione, di un potere basato sulla forza, sul predominio, sull’assoggettamento di molti alla volontà di uno solo. Insomma, non si trattava di un governo universale condiviso, partecipato e democratico, ma del semplice trionfo della legge del più forte.

Le tragedie più recenti In età moderna, la nascita e il consolidamento degli Stati nazionali ha reso molto più difficile che uno di essi riuscisse a imporsi in modo duraturo sugli altri. Ci sono stati molti tentativi (da Napoleone all’inizio dell’Ottocento a Hitler negli anni Trenta del Novecento), ma sono sempre terminati in gigantesche catastrofi.

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Unità 7 ( Guerra fredda e distensione


L’ONU

Ma non basta... La nascita dell’ONU è stata un progresso straordinario nella storia dell’umanità, ma ancora insufficiente. L’ONU, infatti, non è riuscita a evitare che nella seconda metà del XX secolo e nell’inizio del XXI si combattessero ancora guerre sanguinose, né è riuscita a evitare che gravissime crisi economiche mondiali trascinassero nel baratro interi Paesi. La globalizzazione dell’economia e della politica, insomma, non solo non ha risolto il problema di un governo democratico del mondo, ma ha reso ancora più urgente la sua fondazione.

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente.

unione le aziona sovran moneta comune

lingua comun e

ne zzazio organi zionale interna

Corte penale internazional e

universalismo

globalizzazione o nazionalism

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. Rileggete le caratteristiche degli organismi decisionali dell’ONU (vedete Lezione 23). In quale sede pensate che si debba esercitare il governo mondiale: nell’Assemblea generale o nel Consiglio di sicurezza? 2. Perché, secondo voi, l’esistenza del Consiglio di sicurezza rende molto difficile la nascita di un autentico governo mondiale?

Unità 7 ( Guerra fredda e distensione

249


SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 23 Il mondo diviso

BES

Nel febbraio 1945 all’incontro di Yalta si stabiliscono i nuovi equilibri mondiali. La Germania viene divisa in quattro zone di occupazione (da un lato Stati Uniti, Regno Unito e Francia, dall’altro l’Unione Sovietica); l’Italia perde le colonie e l’Istria; l’URSS ottiene i Paesi baltici e altri territori. Il mondo viene diviso in due sfere d’influenza, controllate da Stati Uniti e Unione Sovietica. Nel 1945 nasce l’ONU (Organizzazione delle nazioni unite) con l’obiettivo di mantenere la pace nel mondo. Nel 1949 la Germania viene divisa in Repubblica federale tedesca e Repubblica democratica tedesca. Ormai il mondo è diviso in due blocchi contrapposti: i Paesi legati al patto Atlantico (USA e Paesi occidentali) e quelli legati al patto di Varsavia (URSS e Paesi dell’Est). In Cina, nel 1949, viene proclamata la Repubblica popolare cinese. Lezione 24 La Guerra fredda Tra USA e URSS comincia la Guerra fredda, un conflitto che solo in alcune occasioni porta a scontri armati in zone periferiche, ma viene combattuto con la corsa agli armamenti e la propaganda. Uno dei più importanti scontri si verifica in Corea, dove l’URSS appoggia la Repubblica del Nord, comunista, contro la Repubblica del Sud, aiutata dagli statunitensi. Il simbolo della Guerra fredda è il Muro di Berlino, costruito nel 1961 per dividere in due la città. Anche la crisi di Cuba mette a repentaglio la pace mondiale. Lezione 25 Verso la distensione Alla morte di Stalin il successore Chruscev promuove una politica di apertura, denunciando i crimini del dittatore sovietico. La politica di «destalinizzazione» dà inizio a un clima di maggior distensione nei rapporti internazionali, anche se nelle nazioni sotto l’influenza sovietica ogni tentativo di rivolta viene soffocato, come avviene in Ungheria nel 1956 e in Cecoslovacchia nel 1968. Al nuovo clima contribuisce anche l’elezione a presidente degli USA di John Fitzgerald Kennedy e quella a papa di Giovanni 25° e poi di Paolo 6°. La politica internazionale alterna fasi di speranza a momenti di tensione.

250

Unità 7 ( Guerra fredda e distensione


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. J.F. Kennedy – 6° – Crisi militare – 23° – Liberalismo – Cuba – Pianificata – Economica

FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE Europa divisa in due aree d’influenza politica ed ……………………………………………………

USA

URSS

caratterizzati da

caratterizzati da

……………………………………………………

economia capitalista

GUERRA FREDDA

Socialismo: economia ……………………………

Distensione

………………………………………………………………

Corea

grazie a

…………………………………………………… ……………………………………………………

N. Chruscev Papa Giovanni ……………………… Papa Paolo ………………………

Unità 7 ( Guerra fredda e distensione

251


VE RI FI CA

1. Completa la tabella relativa alla situazione territoriale (territori persi e territori acquisiti) di Germania, Italia, URSS e Giappone dopo la fine della Seconda guerra mondiale.

Nazione

Germania

Italia

URSS

Giappone

Situazione territoriale dopo la fine della guerra ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

2. Completa la mappa relativa alle conseguenze della Seconda guerra mondiale e alle caratteristiche della Guerra fredda. Fine della centralità politica dell’Europa

Affermazione delle due ……………………………………………..

……………………………………………..

252

……………………………………………..

……………………………………………..

Sistema politico

Socialista

……………………………………………..

Sistema economico

……………………………………………..

……………………………………………..

Sfera d’influenza

……………………………………………..

Unità 7 ( Guerra fredda e distensione


3. Leggi la seguente frase e individua i sostantivi, i verbi e gli aggettivi. Le grandi potenze vincitrici decidono di creare una nuova organizzazione mondiale per impedire lo scoppio di nuove guerre. 4. Completa la linea del tempo inserendo correttamente gli eventi elencati. L’esercizio è avviato. a. Rivolta d’Ungheria – b. Nascita dell’ONU – c. Muro di Berlino – d. Divisione della Germania – e. Destituzione di Chruscev – f. Guerra di Corea – g. Inizio del pontificato di Giovanni XXIII – h. Crisi di Cuba – i. «Primavera di Praga» – l. Assassinio del presidente statunitense J.F. Kennedy

1945 b

1949

1950 1953

1956

1958

1961 1962

1963 1964

1968

5. Esegui sulla carta le attività indicate. • Indica con un simbolo i Paesi che, dopo la Seconda guerra mondiale, persero una parte significativa dei loro territori. • Ripassa con un tratto rosso i confini del Paese che, alla fine della Seconda guerra mondiale, aumentò in modo consistente il proprio territorio.

Unità 7 ( Guerra fredda e distensione

253


VE RI FI CA

6. Completa la tabella sulla natura della contrapposizione dei due blocchi che si fronteggiarono nella Guerra fredda. Patto Atlantico

Patto di Varsavia

Nasceva nel ………………………………………………………………........

Nasceva nel ………………………………………………………………........

Comprendeva

Comprendeva

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Era guidato da ………………………………………………………………..

Era guidato da ………………………………………………………………..

Aveva come obiettivo

Aveva come obiettivo

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7. Leggi con attenzione i seguenti discorsi tenuti dai due leader, sovietico e statunitense, Chruscev e Kennedy. Poi rispondi alle domande. In alcuni casi dovrai integrare le informazioni recuperate dalla fonte con le conoscenze acquisite in questa Unità. «La tensione nei rapporti internazionali non può continuare per sempre: o raggiungerà il culmine, e allora potrà esservi soltanto un risultato, la guerra, o mediante sforzi comuni, gli Stati riusciranno ad abolire questa tensione in tempo utile. […] Perché i principi della coesistenza pacifica siano completamente stabiliti nelle relazioni tra gli Stati, è necessario, a nostro avviso, porre fine alla Guerra fredda. […] La decisione di effettuare in un breve spazio di tempo un disarmo generale e completo e la sua attuazione darebbero l’avvio a una nuova fase della vita internazionale […].» N. Chruscev, Discorso all’ONU, 18 settembre 1959

«C’è chi dice che è inutile parlare di pace mondiale, di legge mondiale o di disarmo mondiale e che continuerà a essere inutile fino a quando i leader dell’Unione Sovietica non adotteranno un atteggiamento illuminato. […] Ma credo anche che dobbiamo riconsiderare il nostro atteggiamento. […] Troppi di noi ritengono che la pace sia impossibile. Troppi pensano che sia irreale. Ma questo modo di pensare è pericoloso e disfattista perché porta alla conclusione che la guerra è inevitabile. […] Non dobbiamo accettare una visione del genere. I nostri problemi sono creati dall’uomo. Di conseguenza possono essere risolti dall’uomo.»

J.F. Kennedy, Discorso tenuto a studenti universitari, giugno 1963

a. Che tipo di fonti sono quelle presentate in questa pagina?

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b. Quando e a chi tiene il proprio discorso Chruscev?

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c. Qual è per Chruscev l’unica possibilità per evitare una Terza guerra mondiale?

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d. Quando e a chi tiene il proprio discorso Kennedy?

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e. Qual è per Kennedy l’unica possibilità per evitare una Terza guerra mondiale?

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f. Kennedy crede che le responsabilità della Guerra fredda ricadano esclusivamente sui leader dell’URSS? .............................................................................................................................................................................................................................................................. ..............................................................................................................................................................................................................................................................

254

Unità 7 ( Guerra fredda e distensione


FACCIAMO STORIA INSIEME

A caccia delle streghe»

Le immagini riportate si riferiscono a un fatto che avvenne all’epoca della Guerra fredda: due coniugi, Ethel e Julius Rosenberg, furono condannati a morte negli Stati Uniti con l’accusa di spionaggio a favore dell’Unione Sovietica. Il fatto fece grande scalpore in tutto il mondo.

Tipo di documento: fotografie, manifesti, quotidiani Autore: ignoto Epoca: XX secolo

COMPRENDO LA FONTE A coppie rispondete alle domande dopo aver analizzato le fonti, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. La fotografia a destra si riferisce a una manifestazione: da quali elementi si può capire che non si è svolta negli Stati Uniti? Che cosa viene chiesto ai manifestanti? 2. Il manifesto (a sinistra) è una caricatura del presidente statunitense Eisenhower, che ordinò l’esecuzione. Che cosa ha al posto dei denti? Come viene considerato? 3. La pagina de «l’Unità», giornale del Partito comunista italiano, quale rilievo dà alla notizia dell’esecuzione? 4. Come vengono presentati i coniugi Rosenberg? Quale idea vuole far passare il giornale fra i suoi lettori? Da che cosa lo capisci?

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. Dovete scrivere un breve manifesto (non più di 200 parole) contro la pena di morte. Dividetevi in gruppi: il primo gruppo raccoglierà informazioni (testi e immagini) sul caso Rosenberg attraverso una ricerca in internet; il secondo gruppo progetterà un format per comunicare in estrema sintesi le informazioni essenziali sul «caso Rosenberg»; un terzo gruppo elaborerà un testo che esponga le ragioni contrarie alla pena di morte.

Unità 7 ( Guerra fredda e distensione

255


La decolonizzazione

UNITÀ

8

Nella seconda metà del Novecento gli imperi coloniali entrano in crisi e inizia la fase della «decolonizzazione»: dall’Africa nera all’India, dal Maghreb al Sud-Est asiatico, grandi movimenti di popolo si battono per conquistare l’indipendenza nazionale, mettendo in discussione il dominio delle vecchie potenze coloniali occidentali. Per gli abitanti dei Paesi del Terzo mondo, tuttavia, la liberazione dal giogo coloniale non si traduce automaticamente nell’uscita dalla miseria e dal sottosviluppo. In molti Paesi ex coloniali l’instabilità politica è all’origine di nuovi con itti, che sfoceranno nell’instaurazione di regimi dittatoriali.

1948

1940

Assassinio di Gandhi

1955

Proclamazione dello Stato di Israele

Conferenza dei Paesi non allineati a Bandung

1950

1960 Molti Stati africani conquistano l’indipendenza

1964 Inizio intervento USA in Vietnam

1960

1970

1947

1954

1956

1959

1962

1967

Indipendenza dell’India

I vietnamiti sconfiggono i francesi a Dien Bien Phu

Crisi di Suez

Indipendenza del Congo dal Belgio

Indipendenza dell’Algeria dalla Francia

Guerra dei Sei giorni

Nelson Mandela è condannato all’ergastolo

Che cosa sai già… v Dopo la Seconda guerra mondiale inizia la Guerra fredda che contrappone il blocco

sovietico a quello occidentale, guidato dagli Stati Uniti d’America. v Durante la Guerra fredda il mondo vive sotto l’incubo della guerra nucleare tra le due superpotenze. v Alla fine della Seconda guerra mondiale Regno Unito e Francia, le due grandi potenze coloniali, escono fortemente indebolite.

256


La decolonizzazione ebbe inizio in Asia: l’India ottenne l’indipendenza attraverso una lotta non violenta.

In Indocina i movimenti indipendentisti furono ferocemente contrastati dalla potenza coloniale occupante, la Francia.

In Africa la maggior parte degli Stati colonizzati ottenne l’indipendenza in modo relativamente pacifico. Fecero eccezioni le guerre in Algeria contro la Francia e in Kenya contro il Regno Unito.

1970

1980 1973

1976

Colpo di Stato militare Proclamazione della Repubblica in Cile contro il governo socialista del Vietnam del socialista Allende

1990

2000 1993 In Sudafrica termina il regime dell’apartheid

Guerra dello Yom Kippur

…e che cosa imparerai v L’indebolimento di Francia e Regno Unito dà avvio alla decolonizzazione

in Africa e in Asia. v Il Regno Unito asseconda la nascita di Stati indipendenti, con i quali conserva legami economici. v La Francia a volte asseconda, altre volte (come in Algeria) si oppone con forza alla decolonizzazione. v In America latina rimane forte l’influenza degli USA, che cercano in ogni modo d’impedire che i Paesi dell’area cadano sotto l’influenza sovietica.

257


LEZIONE

26

L’Asia e il Medio Oriente

1 Il processo di decolonizzazione I Paesi colonizzati lottano per l’indipendenza

LAVORO SULLA LINGUA La parola «decolonizzazione» è formata dal prefisso de- e dal termine base colonizzazione. Come de- anche i prefissi dis-, in-, a- danno un valore privativo o di negazione alla «base» a cui si agganciano. Indica almeno tre esempi di tale formazione delle parole. L’esercizio è avviato. Apolitico, ................................................. ........................................................................

COMPRENDO IL TESTO I finanziamenti costituiscono un intervento diretto o indiretto nella lotta anticoloniale? ........................................................................

Alla fine della Seconda guerra mondiale le potenze europee (anche quelle che avevano vinto la guerra, come il Regno Unito) erano più deboli dal punto di vista politico e militare. Tale indebolimento ebbe una conseguenza fondamentale: molti popoli che avevano subito l’oppressione coloniale europea cominciarono a lottare per conquistare l’indipendenza nazionale. Questo processo storico viene chiamato «decolonizzazione».

Il processo di decolonizzazione segue due strade diverse Nel volgere di pochi anni decine di nuovi Stati conquistarono l’indipendenza. Questo processo di liberazione dal giogo coloniale europeo avvenne per lo più in due modi: • in alcuni casi gli Stati europei accettarono l’indipendenza nazionale delle loro colonie e si limitarono a conservare stretti legami politici, e soprattutto economici, con i nuovi Stati; i britannici furono i principali interpreti di questa strategia; • in altri casi i Paesi colonizzatori, soprattutto la Francia, cercarono di contrastare e reprimere le rivendicazioni nazionali; le lotte per l’indipendenza divennero così vere e proprie guerre di liberazione.

La lotta anti-coloniale s’intreccia con gli interessi delle due superpotenze Partecipanti alla conferenza dei Paesi non allineati: da sinistra, Nehru (India), Kwame Nkrumah (Ghana), Nasser (Egitto) e Sukarno (Indonesia).

Quasi sempre, le lotte per l’indipendenza dei Paesi coloniali s’intrecciarono con gli interessi strategici e geopolitici degli USA e dell’URSS. In alcuni casi ciò ostacolò le lotte di liberazione nazionale, altre volte le favorì. Sia gli statunitensi sia i sovietici intervennero nelle lotte anticoloniali seguendo due strade: • intervento indiretto, con invio di denaro, armi e sostegno politico a governi «amici»; • intervento diretto, con invio di esperti militari o truppe.

I Paesi «non allineati» non si schierano né con gli USA né con l’URSS Nel 1955, a Bandung, in Indonesia, 29 Stati africani e asiatici che da poco avevano ottenuto l’indipendenza si riunirono nella conferenza dei Paesi «non allineati», cioè non schierati né con gli Stati Uniti né con l’Unione Sovietica. Questi nuovi protagonisti della scena politica condannarono apertamente il colonialismo, la discriminazione razziale e gli armamenti atomici.

258

Unità 8 ( La decolonizzazione


I Paesi «non allineati» rivendicavano il diritto di non prendere parte alla contrapposizione fra le due superpotenze e indicavano una specie di «terza via», cioè di società mista che tenesse insieme alcuni elementi del socialismo con alcuni elementi delle società di mercato capitalistiche. Uno dei principali promotori della conferenza fu Akmed Sukarno, il presidente della Repubblica degli Stati Uniti di Indonesia, che aveva ottenuto l’indipendenza dall’Olanda nel 1949. Accanto a lui, giocarono un ruolo di spicco anche il Primo Ministro dell’India Nehru e Gamel Abdel Nasser, dal 1954 presidente dell’Egitto.

COMPRENDO IL TESTO In che cosa consiste la «terza via» indicata dai Paesi «non allineati»? ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

2 La fine del colonialismo in Asia L’India conquista l’indipendenza attraverso la pratica della non violenza All’interno dell’immenso Impero britannico il caso più importante di decolonizzazione fu quello dell’India, che tradizionalmente era considerata la «perla» dell’impero, cioè il possedimento più pregiato. La lotta per l’indipendenza ebbe come protagonisti due grandi leader del Partito del Congresso: Mohandas Karamchand Gandhi (1869-1948, soprannominato Mahatma, cioè «Grande anima») e Jawaharlal Nehru (1899-1964). La lotta ebbe una caratteristica originale, unica al mondo: anziché ricorrere alle armi e allo scontro militare contro il regime coloniale, si basò sulla pratica della non violenza (vedi Vedere la storia in questa Unità). L’India ottenne così l’indipendenza nel 1947, sotto la guida del Mahatma Gandhi.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea la frase relativa al carattere originale della lotta anticoloniale promossa da Gandhi.

L’indipendenza nazionale non pacifica la società indiana All’interno della società indiana, nonostante l’indipendenza ottenuta, i gravi contrasti religiosi tra la maggioranza induista e la minoranza musulmana portarono alla creazione di due nuovi Stati: • l’Unione indiana, induista; • il Pakistan, musulmano, a sua volta diviso in occidentale e orientale (quest’ultimo nel 1971 divenne autonomo e prese il nome di Bangladesh).

Nehru, a sinistra, e Gandhi, a destra, fotografati nel 1946.

Un fanatico induista uccide Gandhi, il padre della patria indiana Gandhi, il padre della patria indiana e l’eroe della lotta pacifica per l’indipendenza, era convinto che in India potessero convivere religioni diverse, ma questa sua opinione non era condivisa né dai musulmani, né dagli induisti. Nel 1948, a Nuova Delhi, il Mahatma (di religione induista) cadde vittima di un fanatico induista che gli rimproverava un atteggiamento eccessivamente aperto e disponibile nei confronti della minoranza musulmana.

Lezione 26 ( L’Asia e il Medio Oriente

259


LEZIONE LEZIONE

1 26

L’Indocina si libera dal colonialismo francese L’Indocina era una creazione del colonialismo francese e comprendeva gli antichi Stati del Vietnam, del Laos e della Cambogia. La durezza del dominio coloniale francese aveva favorito lo sviluppo di un movimento rivoluzionario d’ispirazione comunista, il Viet Minh («Fronte per l’indipendenza nazionale del Vietnam»), guidato da Ho Chi Minh (1890-1969) Alla fine della Seconda guerra mondiale, il Viet Minh proclamò la nascita della Repubblica democratica del Vietnam, provocando la durissima reazione dei francesi, appoggiati politicamente dagli statunitensi. Iniziò una guerra che si concluse nove anni dopo con la clamorosa sconfitta della Francia nella battaglia di Dien Bien Phu (1954).

Ho Chi Minh fu Primo ministro della Repubblica democratica del Vietnam dal 1945 al 1954 e presidente dal 1954 al 1969.

Il Vietnam viene diviso in due Stati rivali La vittoria del Viet Minh non portò alla pace: mentre Cambogia e Laos conquistavano l’indipendenza, la conferenza di Ginevra del 1954 si concluse con la divisione del Vietnam in due Stati: • nel Nord la Repubblica democratica del Vietnam, con capitale Hanoi e un regime comunista; • nel Sud la Repubblica sudvietnamita, con capitale Saigon e un governo anticomunista sostenuto politicamente e militarmente dagli Stati Uniti (che si erano sostituiti ai francesi nella regione). Nella Repubblica sudvietnamita era particolarmente attiva la guerriglia comunista dei vietcong, i militanti del Fronte di liberazione del Vietnam del Sud. Questi, sostenuti dal governo del Nord, a sua volta appoggiato dall’URSS e dalla Cina, lottavano per unificare i due Vietnam, liberando il Paese dal controllo imperialista statunitense.

LAVORO SULLA FONTE Vietnam: danni umani, danni ambientali Le bome sganciate dagli statunitensi in Vietnam superarono quelle sganciate durante la Seconda guerra mondiale. Gli statunitensi non usarono solo armi convenzionali, ma anche bombe incendiarie al napalm che uccidevano i civili e danneggiavano l’ambiente, compromettendo i raccolti. Dai un titolo all’immagine. • La bambina al centro della strada si chiama Phan Thj Kim Phuc. La foto che la ritrae è stata scattata l’8 giugno 1972 dopo un bombardamento statunitense sul suo villaggio, con bombe al napalm, che avevano provocato ustioni alle sue braccia e alla sua schiena. ………………………………….....................…………………………………................... ...................…………………………………….............................................................

260

Unità 8 ( La decolonizzazione


La guerra del Vietnam segna una grave sconfitta per gli Stati Uniti Dopo la sconfitta francese di Dien Bien Phu (1954), la presenza statunitense nel Vietnam del Sud andò aumentando sempre di più. Washington, infatti, intendeva contrastare con ogni mezzo la temuta espansione comunista in Asia. Nel 1964 il presidente Lyndon F. Johnson (1908-1973) che era succeduto a John Kennedy dopo il suo omicidio a Dallas nel novembre 1963, inviò un contingente di truppe e impegnò l’aviazione in bombardamenti sul Vietnam del Nord. Iniziò così una guerra sanguinosa che costò decine di migliaia di morti all’esercito statunitense e provocò enormi sofferenze a tutto il popolo vietnamita. Nonostante la grande disparità delle forze in campo, la tenace resistenza dei vietcong finì per trionfare. Nel 1973 il governo statunitense ritirò le truppe dal Vietnam non solo a causa delle sconfitte militari, ma anche perché l’opinione pubblica statunitense manifestava con sempre maggior forza la propria contrarietà alla guerra (vedi Unità 9, Lezione 30). La guerra si concluse con la caduta di Saigon nell’aprile 1975. Nel giugno 1976 nacque ufficialmente la Repubblica socialista del Vietnam. Contemporaneamente, anche in Cambogia e nel Laos si affermavano movimenti di guerriglieri comunisti. Quello cambogiano, guidato da Pol Pot, una volta al potere si rese responsabile di spaventosi massacri a danno della popolazione civile.

La guerra in Vietnam causò molte morti e sofferenze.

COMPRENDO IL TESTO Quali grandi potenze appoggiarono il Vietnam del Sud e quali il Vietnam del Nord? ....................................................................... ....................................................................... .......................................................................

LAVORO SULLA CARTA La decolonizzazione in Asia e in Medio Oriente Tra la fine della Seconda guerra mondiale e i primi anni Settanta del Novecento, vari Paesi del Sud-Est asiatico e del Medio Oriente ottennero l’indipendenza dalle potenze coloniali europee. Sulla carta è possibile seguire la progressione nel tempo del processo di liberazione. Rispondi alle domande. 1. Quale fu il primo Stato asiatico a conquistare la propria indipendenza nazionale? ...................……………………………………................................................

2. Quali Paesi del Medio Oriente ottennero l’indipendenza dalla Francia? In quale anno? ...................……………………………………................................................... ...

Lezione 26 ( L’Asia e il Medio Oriente

261


LEZIONE LEZIONE

1 26

3 Il Medio Oriente e la nascita dello Stato ebraico

Negli anni Venti molti Stati arabi ottengono l’indipendenza

Bandiera della Lega araba.

In Medio Oriente, alla fine della Prima guerra mondiale, con la disgregazione dell’Impero ottomano, erano nati nuovi Stati soggetti al protettorato della Francia e del Regno Unito. Dopo il 1945 Siria, Libano, Giordania, Iraq e alcuni Stati minori del golfo Persico ottennero l’indipendenza. Una parte di questi Stati diede vita alla Lega araba, un’organizzazione finalizzata a promuovere la cooperazione economica, politica e militare tra gli Stati membri e a difendere gli interessi del mondo arabo.

Dopo la Seconda guerra mondiale cresce la tensione in Palestina COMPRENDO IL TESTO Individua il legame di causa-effetto tra queste due proposizioni: Shoah – crescita dell’emigrazione in Palestina degli ebrei. ........................................................................ ....................................................................... ........................................................................ ....................................................................... .......................................................................

Nel 1945 la Palestina era un protettorato britannico. La maggioranza della popolazione era araba. Dall’inizio del Novecento era cresciuto il numero degli ebrei (circa mezzo milione) che avevano abbandonato l’Europa e le Americhe per trasferirsi nella terra dell’antico Regno d’Israele (vedi Unità 2). Nel secondo dopoguerra molti ebrei sopravvissuti alla Shoah si trasferirono in Palestina nella speranza di realizzare il sogno del sionismo: costruire uno Stato ebraico indipendente. Gli arabi palestinesi cominciarono a temere di diventare una minoranza e di perdere le loro terre. La tensione tra arabi ed ebrei accese violenti scontri armati, che il Regno Unito non fu in grado di governare. Le autorità britanniche ebbero un atteggiamento ambiguo: da un lato riconoscevano il diritto degli ebrei a un «focolaio nazionale», dall’altro non volevano inimicarsi gli Stati arabi e ne sostenevano le rivendicazioni. Ciò contribuì ad alimentare la tensione nella regione. Alla fine, il Regno Unito decise di rimettere all’ONU il mandato sulla Palestina.

Nel 1948 nasce lo Stato ebraico…

Bandiera di Israele.

Ingerenza Intromissione, di solito illecita o non dovuta, in questioni che riguardano altre persone od organizzazioni.

262

Unità 8 ( La decolonizzazione

All’indomani della Seconda guerra mondiale, dopo aver scoperto l’orrore della Shoah, l’ONU decise di spartire i territori palestinesi tra due Stati: uno ebraico, Israele, e uno arabo-palestinese. Gli arabi palestinesi e la Lega araba, però, non accettarono questa decisione perché la considerarono una palese ingerenza imperialistica. Quando, nel maggio 1948, fu proclamata la nascita dello Stato d’Israele, i Paesi arabi confinanti attaccarono il nuovo Stato. La prima guerra arabo-israeliana terminò con la vittoria d’Israele, che occupò la maggior parte della Palestina, eccetto la Cisgiordania (che passò alla Giordania) e la «striscia di Gaza» (occupata dall’Egitto). Centinaia di migliaia di arabi palestinesi emigrarono allora verso i Paesi vicini. Ebbe inizio allora quella che essi chiamano Naqba, «catastrofe».


…ma i conflitti continuano Nei decenni successivi lo Stato d’Israele si scontrò ripetutamente con i Paesi arabi che lo circondano. Nel 1956 il presidente dell’Egitto, Gamal Abdel Nasser, nazionalizzò il canale di Suez sottraendone la gestione a Regno Unito e Francia. Le due potenze europee, appoggiate da un contingente militare israeliano, scatenarono quindi un’offensiva contro l’Egitto (Crisi di Suez), ma USA e URSS costrinsero gli alleati al ritiro. Nel 1967 scoppiò quella che verrà chiamata «guerra dei Sei giorni». Israele denunciò i rischi di un attacco dell’Egitto, che nel frattempo aveva fatto allontanare le forze di pace dell’ONU dal Sinai e stretto un’alleanza difensiva con la Giordania. Israele quindi passò preventivamente all’azione distruggendo con l’aviazione gli aerei a terra egiziani. In sei giorni occupò Sinai, Cisgiordania, Golan e Gaza. L’Egitto, con l’alleata Siria, tentò la riconquista dei territori persi attaccando a sorpresa Israele nel 1973, durante la festività ebraica dello Yom Kippur (guerra dello Yom Kippur). Gli israeliani reagirono fino a che USA e URSS riuscirono a mediare e ottenere il cessate fuoco.

Carri armati israeliani avanzano nel Sinai durante la guerra dei Sei giorni.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. Lega araba – Vietnam del Sud – Nehru – Israele – Unione indiana – Ho Chi Minh – Pakistan occidentale e orientale – Vietnam del Nord – Indocina – Gandhi ................................................................................

Processi di decolonizzazione in Asia

Nell’Impero britannico

Per opera di ............................. e .............................

Nei possedimenti coloniali francesi

In .......................................................

................................................................................

................................................................................

................................................................................

Per opera di ....................................................... Nei protettorati inglesi e francesi

Indipendenza di Siria, Libano, Giordania

Mi oriento nel tempo

Costituzione della .....................................................

Si oppone alla nascita dello Stato di .....................................................

2. Completa la linea del tempo con le informazioni mancanti.

1945 Fine Seconda guerra mondiale

....................

....................

Conferenza di Bandung

Inizio guerra in Vietnam

1976 Proclamazione della ................................................................. .................................................................

Lezione 26 ( L’Asia e il Medio Oriente

263


V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù 1

La non violenza La non violenza fu l’«arma» che il Mahatma Gandhi usò per piegare il regime coloniale britannico. Questa forma di lotta fu vissuta con una condotta e scelte di vita religiose che fecero presa su una grande moltitudine di indiani e costituiranno anche un punto di riferimento nelle lotte per diritti civili in tutto il mondo.

LA NON VIOLENZA COME FORMA DI LOTTA

La non violenza, intesa come modalità di lotta che vieta ogni forma di azione fisica contro gli avversari, è stata quasi del tutto assente dalla storia antica e moderna; l’eccezione più famosa è quella dei martiri cristiani, che si sottomisero alle persecuzioni degli imperatori romani senza rinnegare la loro fede.

Albert Baur, I martiri cristiani dell’Impero romano.

2

LA LOTTA PER L’INDIPENDENZA

Il ricorso a una lotta non violenta avvenne per la prima volta durante la lunga battaglia per l’indipendenza dell’India dal dominio coloniale britannico. A cavallo tra Ottocento e Novecento il Regno Unito aveva risposto alla richiesta di maggiore autonomia da parte dei nazionalisti indiani (rappresentati da due partiti, il Congresso nazionale e la Lega musulmana) con alcune moderate concessioni. Allo scoppio della Prima guerra mondiale i britannici avevano promesso all’India, pur nel contesto dell’Impero, un proprio governo e proprie istituzioni rappresentative.

264

Unità 8 ( La decolonizzazione

Il Congresso nazionale indiano (a sinistra) è il partito politico che, inizialmente appoggiato dalla Lega musulmana panindiana (a destra), lottò contro l’imperialismo britannico.


3

GANDHI ALLA GUIDA DELL’INDIPENDENZA INDIANA

Dopo la fine della guerra, i britannici non mantennero le loro promesse, provocando le proteste dei nazionalisti e una serie di scontri. In tale situazione si rivelò decisivo il ruolo svolto da uno dei capi del movimento indipendentista: Mohandas Karamchand Gandhi. Contrario alle azioni dei nazionalisti più radicali, che volevano rispondere alle brutalità dell’esercito inglese con la lotta armata, Gandhi praticò una forma di lotta politica da lui elaborata, la satyagraha («forza della verità)», che da un lato rifiutava la violenza, dall’altro sosteneva la resistenza passiva. Il giovane Gandhi (al centro della foto) maturò la lotta non violenta durante la sua permanenza in Sudafrica (1893-1914), dove svolgeva la professione di avvocato e dove fu direttamente testimone del razzismo e dei pregiudizi verso i suoi connazionali residenti nel Paese.

4

LA DISOBBEDIENZA CIVILE

Nel 1921 Gandhi lanciò la prima campagna di disobbedienza civile, che consisteva nel boicottare (cioè non acquistare) le merci britanniche, nel non usare i mezzi pubblici, nell’astenersi dal lavoro e opporre resistenza passiva alle forze dell’ordine. L’esempio di Gandhi coinvolse milioni di indiani, che vedevano nella resistenza passiva ai colonialisti un valore proprio dell’induismo, la religione più diffusa nel loro Paese.

Una seconda grande campagna fu lanciata nel 1930 e durò fino al 1933. Il governo inglese cercò prima di rispondere con la repressione (lo stesso Gandhi fu più volte arrestato), poi si rassegnò all’evidenza e procedette verso una progressiva democratizzazione del sistema politico indiano. Nel 1935 fu promulgata una nuova Costituzione che concedeva agli indiani ampie autonomie locali. Gandhi organizzò numerose marce pacifiche di disobbedienza civile. La più famosa è la cosiddetta «marcia del sale» del 1930: in India la produzione del sale era monopolio inglese e gli indiani rivendicavano il possesso del prezioso minerale.

Unità 8 ( La decolonizzazione

265


LEZIONE

27

La decolonizzazione dell’Africa

1 La difficile decolonizzazione del continente africano

COMPRENDO IL TESTO Completa il testo con le parole mancanti. L’Impero britannico si dissolse in modo relativamente ............................................, mentre gli imperi coloniali del ............................................, della ............................................ e del ............................................ cedettero solo in seguito a lotte armate.

COMPRENDO IL TESTO Quale tra i fattori di difficoltà affrontati dagli Stati africani resisi indipendenti ha a che fare con la dimensione geograficoterritoriale? ....................................................................... ....................................................................... .......................................................................

La decolonizzazione in Africa segue due strade diverse In Africa, la conquista dell’indipendenza coloniale scatenò spesso guerre lunghe e sanguinose. Il processo di decolonizzazione seguì due strade diverse: • i popoli appartenenti all’impero coloniale britannico generalmente conquistarono la propria indipendenza attraverso un dialogo politico con Londra e in modo relativamente pacifico; • i popoli che subivano la dominazione coloniale francese, belga e portoghese, invece, dovettero ricorrere all’iniziativa militare perché le autorità coloniali occidentali si opposero con forza ai movimenti d’indipendenza nazionale.

I nuovi Stati faticano a emanciparsi Le lotte per l’indipendenza portarono alla formazione di molti nuovi Stati: solo nel 1960 ne nacquero ben 17. Molti di questi dovettero affrontare problemi seri: • innanzitutto, lo sfruttamento coloniale che avevano subito per decenni aveva causato una situazione di grave ritardo economico e sociale; • in secondo luogo, le nuove classi dirigenti non possedevano le necessarie competenze per governare Stati grandi e complessi; • infine, in molti casi i confini dei nuovi Paesi erano quelli che le potenze coloniali avevano tracciato «a tavolino» all’epoca della spartizione del continente: in quell’occasione molti popoli furono divisi tra due Stati o, viceversa, gruppi etnici tradizionalmente ostili furono costretti a vivere dentro uno stesso Stato. Questi fattori determinarono un clima di grande instabilità sociale, economica e politica. Dopo l’indipendenza, spesso esplosero conflitti armati tra fazioni rivali e guerre civili tra diversi gruppi etnici.

L’indipendenza delle colonie francesi Alla fine della Seconda guerra mondiale la Francia possedeva ancora in Africa un impero coloniale immenso, esteso dalla costa mediterranea (Paesi del Maghreb) fino al centro del continente (la cosiddetta «Africa nera»). La Francia non considerava la Tunisia e il Marocco territori strategicamente importanti e, dunque, i due Stati ottennero l’indipendenza in modo abbastanza pacifico. Lo stesso vale per gli Stati situati nel centro dell’Africa.

266

Unità 8 ( La decolonizzazione


L’Algeria, invece, era considerata parte integrante del territorio nazionale francese perché vi abitava circa un milione di francesi, molti dei quali erano nati e cresciuti lì. Per questa ragione la lotta per la conquista dell’indipendenza nazionale fu durissima. I patrioti algerini nel 1954 diedero vita al Fronte di liberazione nazionale. L’esercito dei colonizzatori si oppose con forza e iniziò così una lunga guerra in cui i francesi impiegarono ogni mezzo, persino la tortura, per spezzare la resistenza algerina, che a sua volta utilizzava metodi di lotta violenti, come gli attentati. Nel 1962, dopo 8 anni, la guerra finì: il presidente della Repubblica Charles De Gaulle richiamò in patria i francesi d’Algeria (chiamati Pieds noirs, «piedi neri») e accettò l’indipendenza del Paese: il nuovo Stato si diede un regime politico di orientamento socialista.

LAVORO SULLA LINGUA Sottolinea il connettivo che permette di capire che la Francia considerava l’Algeria diversamente da Marocco e Tunisia.

2 luglio 1962: gli algerini festeggiano l’indipendenza dalla Francia.

LAVORO SULLA CARTA La decolonizzazione dell’Africa La decolonizzazione dell’Africa interessò prima la parte settentrionale del continente. Nell’Africa a sud del Sahara la quasi totalità dei Paesi raggiunse l’indipendenza dopo il 1960. La carta dell’Africa evidenzia quali erano i possedimenti coloniali al momento dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Come vedi pochissimi erano i Paesi che avevano già ottenuto l’indipendenza: l’Egitto, la Repubblica Sudafricana, la Namibia e la Liberia. Le date sovrapposte ai Paesi ci rivelano invece che la liberazione dalle potenze coloniali si è realizzata in gran parte del continente tra gli anni Cinquanta e Ottanta del Novecento. Rispondi alle domande. 1. Osservando la carta, quale Stato europeo ritieni avesse più possedimenti in Africa? ...................……………………………………................................................

2. Tra gli Stati africani soggetti a quella potenza europea, quale ottenne l’indipendenza nel 1962? ...................……………………………………................................................

3. Quale, tra i seguenti Stati africani, ha ottenuto l’indipendenza dal Regno Unito? a Repubblica Democratica del Congo b Nigeria c Angola

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LEZIONE LEZIONE

1 27 DENTRO LA STORIA La battaglia di Algeri (1957) Un film-documentario La lotta per l’indipendenza nazionale algerina contro la dominazione francese è una delle pagine più drammatiche della decolonizzazione. Le vicende di quel conflitto colpirono anche l’opinione pubblica internazionale. Nel 1965 il regista italiano Gillo Pontecorvo, con la collaborazione dello sceneggiatore Franco Solinas, diresse La battaglia di Algeri, un film in cui si ricostruivano alcune vicende della guerra di liberazione. Questo film-documentario è girato ad Algeri, negli stessi luoghi dove si erano svolti i fatti narrati. Il realismo è aumentato dal fatto che quasi tutti gli interpreti sono attori non professionisti. Anche le tecniche di ripresa sono particolari. Il film è girato con la tecnica della «camera a mano», nella quale la macchina da presa è tenuta in spalla dall’operatore: le riprese sono così meno accurate, ma più coinvolgenti e «immediate». La trama La narrazione inizia con un flashback, nel 1957. Il ribelle algerino Ali La Pointe, accerchiato nel suo rifugio dai militari del colonnello francese Mathieu, ripercorre mentalmente la propria storia: ex ladruncolo di strada, si è avvicinato al Fronte di liberazione nazionale (Fln) e ha condotto una serie di attacchi terroristici contro i francesi, che hanno provocato l’intervento dei paracadutisti del colonnello Mathieu e una catena di violenze: arresti, attentati, torture per ottenere informazioni. Ora La Pointe è costretto a scegliere se arrendersi o morire: morirà nel suo rifugio fatto esplodere con la dinamite. La battaglia di Algeri è finita, ma pochi anni dopo nuove insurrezioni porteranno alla fine dell’occupazione.

L’attore francese Jean Martin nel ruolo del colonnello Mathieu. Martin fu l’unico attore professionista del cast.

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l fotogramma del film mostra le rivendicazioni del popolo algerino.

La risonanza fra il pubblico Il regista Pontecorvo si mostra a favore della resistenza algerina, tuttavia il suo film non nasconde le violenze terroristiche contro i civili francesi compiute dal Fln. Ugualmente il colonnello Mathieu è presentato come un uomo colto e pacato, che è però spietato nel difendere gli interessi della Francia. In una scena-chiave Mathieu formula una domanda ad alcuni giornalisti: «La Francia deve restare in Algeria? Se rispondete “sì” allora dovete accettare tutte le necessarie conseguenze». Queste «conseguenze» sono la repressione e le torture inflitte ai prigionieri. La battaglia di Algeri ebbe successo in molti Paesi; vinse il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia e ottenne la nomina per quattro premi Oscar. Il film invece venne vietato in Francia per «oltraggio alla nazione» fino al 1971.


Il Congo passa dall’indipendenza alla guerra civile Nel 1959 una rivolta popolare costrinse il Belgio ad abbandonare la colonia del Congo. Dopo la dichiarazione d’indipendenza, però, le compagnie minerarie occidentali, che non volevano rinunciare allo sfruttamento delle ricchissime miniere di rame locali, favorirono la secessione di una regione del Paese, il Katanga. Ne scaturì una feroce guerra civile, alla quale parteciparono anche mercenari occidentali. L’assassinio del presidente Lumumba, un uomo politico di orientamento socialista che difendeva l’unità del Congo, gettò il Paese nel caos. Il conflitto terminò nel 1965, quando si impose il generale Mobutu Sese Seko (1930-1997), che diede vita a un governo dittatoriale appoggiato dall’Occidente. La dittatura di Mobutu è durata fino al 1997, quando è stata rovesciata.

Patrice Hemery Lumumba (1925-1961).

2 Il caso del Sudafrica Il regime dell’apartheid L’Unione sudafricana aveva ottenuto nel 1931 l’indipendenza dal Regno Unito, ma il governo era in mano ai bianchi. La minoranza bianca, che discendeva dagli antichi coloni boeri (olandesi) e inglesi e che rappresentava il 16% della popolazione, aveva imposto alla maggioranza della popolazione nera (16 milioni di persone) un regime di segregazione razziale chiamato apartheid. I neri sudafricani non erano considerati cittadini con pieni diritti: • non avevano diritto di voto; • erano costretti a vivere in quartieri «ghetto»; • non potevano spostarsi liberamente all’interno dello Stato; • non potevano sposarsi con uomini o donne bianchi. L’apartheid era un regime intollerabile, contrario ai principi e ai valori della Dichiarazione universale dei diritti umani proclamata dall’ONU nel 1948. Nel 1961 l’ONU condannò l’apartheid come crimine contro l’umanità e votò severe sanzioni economiche contro l’Unione sudafricana. Lo stesso anno, l’Unione fu espulsa dal Commonwealth (l’organizzazione tra Stati che in passato hanno fatto parte dell’Impero britannico) e si trasformò in Repubblica sudafricana. Nonostante le condanne e l’isolamento internazionale, i governanti bianchi del Sudafrica (Afrikaners) proseguirono nella loro politica razzista.

COMPRENDO IL TESTO Spiega il nesso di causa-effetto tra apartheid e sanzioni economiche. ....................................................................... ....................................................................... ....................................................................... ....................................................................... ....................................................................... .......................................................................

Un cartello, molto comune all’epoca, che mette in guardia contro i nativi neri.

In questa foto del 1952 una donna è seduta nel vagone riservato ai bianchi come forma di protesta.

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LEZIONE LEZIONE

1 27

Nel giugno 1976 una serie di manifestazioni di studenti neri contro la politica segregazionista del governo fu duramente soffocata dalla polizia a Soweto, un sobborgo di Johannesburg. La notizia della dura repressione (morirono centinaia di giovani) contribuì a sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sul problema dell’apartheid.

Nelson Mandela guida la lotta del suo popolo contro l’apartheid LAVORO SULLA LINGUA Cerca nel dizionario l’etimologia (l’origine) di «apartheid»: da quali parole è composta? Quale significato hanno? ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

Diversi movimenti e partiti cercarono di opporsi al regime dell’apartheid. Il più importante fu l’African National Congress (Anc), un partito di orientamento comunista guidato dall’avvocato Nelson Mandela (1918-2013). All’inizio l’Anc seguì la strada della protesta pacifica, ma la durissima repressione del regime razzista lo spinse verso la lotta armata. Mandela fu arrestato nel 1962 e condannato all’ergastolo. Negli anni seguenti divenne un simbolo di resistenza per tutta la popolazione nera, la cui protesta crebbe negli anni Settanta e, con essa, la violenza della repressione. Nel 1976, la polizia uccise mille studenti in una manifestazione di protesta.

La svolta COMPRENDO IL TESTO Associa i nomi dei due leader sudafricani Nelson Mandela e Frederik De Klerk ai rispettivi partiti. ....................................................................... ....................................................................... ....................................................................... .......................................................................

Quando nel 1989 il governo della Repubblica sudafricana fu assunto dal leader del National Party, il partito nazionale di destra, Frederik De Klerk, le cose cambiarono: la volontà di superare l’isolamento internazionale e di pacificare la società sudafricana spinsero De Klerk a favorire le trattative con l’Anc. Nelson Mandela fu liberato dopo 27 anni di detenzione e la sua liberazione segnò una svolta importante verso il superamento dell’apartheid.

Nelson Mandela con la moglie Winnie poco dopo la scarcerazione avvenuta l’11 febbraio 1990.

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Per la loro azione politica, De Klerk e Mandela ricevettero il premio Nobel per la pace nel 1993: De Klerk per aver superato la resistenza dei suoi connazionali bianchi, Mandela per aver evitato che la fine dell’apartheid si tramutasse in una gigantesca e sanguinosa vendetta dei neri contro gli oppressori bianchi. Il 24 aprile 1994 si tennero le prime elezioni con suffragio universale e Nelson Mandela venne eletto presidente della Repubblica sudafricana (carica che tenne fino al 1999). Nelson Mandela e Frederik De Klerk ricevono il premio Nobel per la pace.

SVILUPPO LE COMPETENZE Individuo i nessi di causa-effetto 1. Collega gli eventi nella colonna di sinistra a quelli nella colonna di destra, individuando la relazione corretta. 1. Regime dell’apartheid…

a. …scoppia una violenta guerra civile in Congo.

2. La Francia si oppone all’indipendenza dell’Algeria…

b. …l’Anc passa alla lotta armata.

3. I nuovi Stati africani ereditano una situazione di grave ritardo economico e sociale…

c. …i neri sono segregati in ghetti e sono privati delle loro libertà.

4. Le compagnie minerarie favoriscono la secessione del Katanga…

d. …scoppia un conflitto violento che dura 8 anni.

5. Il regime bianco sudafricano attua una violenta repressione contro la protesta pacifica dei neri…

e. …sono fortemente instabili e spesso favoriscono l’insediamento di feroci dittature.

Rielaboro le informazioni 2. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. Congo – instabilità politica – guerre sanguinose – ex colonie francesi Indipendenza di ....................................................................................... Processo di decolonizzazione in Africa Ottiene l’indipendenza l’ex colonia belga del ...............................................

È contrassegnato da ................................................................

In molti Stati africani si crea ................................................................

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LEZIONE

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L’America latina

1 Il ruolo degli Stati Uniti in America latina

Gli USA esercitano una supremazia economica in America latina COMPRENDO IL TESTO In che senso gli Stati Uniti consideravano l’America latina un proprio «cortile»? a L’America latina era un pezzo integrante degli USA. b L’America latina era storicamente e culturalmente legata alla cultura anglosassone. c L’America latina era la naturale e legittima area d’influenza della potenza economica e politica degli USA.

Gli Stati Uniti, fin dall’inizio dell’Ottocento, considerarono l’America latina un enorme spazio geografico nel quale rivendicare, con piena legittimità, i propri interessi di potenza. Questa posizione, espressa nel 1823 dal presidente James Monroe, e conosciuta come «dottrina Monroe», ha portato quindi a considerare quella parte del continente una sorta di «cortile di casa». Nella prima metà del Novecento gli Stati Uniti e i Paesi dell’America centro-meridionale avevano intensificato i rapporti economici: molte aziende statunitensi avevano investito grandi capitali nel campo agricolo, dove gestivano le colture di piantagione, nel campo industriale, dove controllavano intere aree minerarie e nella gestione delle reti di trasporto. Gli enormi investimenti statunitensi condizionavano fortemente l’economia dei Paesi sudamericani: • da un lato, senza i capitali stranieri l’economia dei Paesi latino-americani avrebbe perso risorse fondamentali; • dall’altro, gli interessi economici stranieri limitavano la libertà di scelta dei governi nazionali, che dovevano sottostare agli ordini delle grandi multinazionali e non potevano intervenire per ridurre le forti disuguaglianze sociali.

L’ingerenza statunitense condiziona lo sviluppo delle società dell’America latina

James Monroe illustra ad altri politici la sua «dottrina».

COMPRENDO IL TESTO Individua sull’atlante i territori citati nel testo. In quale parte dell’America si trovano? a Settentrionale. b Centrale. c Meridionale.

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I governi degli Stati Uniti cercavano di controllare e condizionare la vita politica dei Paesi sudamericani per due ragioni fondamentali: • difendere gli interessi delle grandi multinazionali statunitensi; • assicurarsi che i movimenti rivoluzionari che simpatizzavano con il comunismo non guadagnassero consensi. La rivoluzione cubana del 1959, infatti, era divenuta un modello per tutti i movimenti rivoluzionari del continente. Questa volontà di controllo si trasformò in vera e propria ingerenza, finalizzata a impedire che si affermassero governi di orientamento socialista o comunista. Gli Stati Uniti non esitarono ad appoggiare governi dittatoriali. Le politiche di feroce repressione contro sindacalisti, dirigenti politici, giornalisti scomodi o militanti di partiti o movimenti di sinistra erano tollerate e appoggiate per combattere il «pericolo comunista». Le truppe statunitensi intervennero direttamente nella piccola isola caraibica di Grenada (1983) perché era vicina politicamente al regime comunista cubano; svolsero inoltre missioni non ufficiali in Salvador e Nicaragua per fermare i movimenti di guerriglia d’ispirazione comunista.


2 Il caso del Cile In Cile viene eletto democraticamente un governo socialista Nel 1970, in Cile, la coalizione di partiti di sinistra Unidad Popular, che comprendeva socialisti, radicali e comunisti, vinse le elezioni. Il medico socialista Salvador Allende (1908-1973) divenne presidente della Repubblica. Il governo di Unidad Popular si proponeva di esercitare il pieno controllo delle ricchezze del Paese: solo così avrebbe potuto perseguire uno sviluppo autonomo del Cile, finalmente non condizionato dagli interessi stranieri. Il nuovo governo assunse subito provvedimenti di carattere economico e sociale molto avanzati, che contrastavano con gli interessi degli Stati Uniti: • alzò i minimi salariali, cioè stabilì per legge che i salari dei lavoratori non potessero scendere oltre un certo livello; • condusse una lotta all’analfabetismo, investendo grandi risorse sull’istruzione pubblica (ed entrando così in contrasto con la Chiesa cilena, che controllava gran parte del sistema dell’istruzione); • distribuì le terre ai contadini, ingaggiando un duro scontro con i grandi latifondisti; • nazionalizzò le industrie strategiche (tra cui le telecomunicazioni, gestite dalla multinazionale statunitense Itt), le miniere di rame (in mano straniera) e le banche.

COMPRENDO IL TESTO Quale parola, secondo te, descrive meglio l’atteggiamento del presidente Allende nei confronti degli USA? a Autonomia. b Collaborazione. c Subalternità.

Nazionalizzazione Provvedimento con cui lo Stato assume il controllo e la gestione di servizi o di mezzi di produzione che appartenevano a privati.

Multinazionale Azienda che opera a livello internazionale, avvalendosi di società dislocate in più Stati.

Salvador Allende fu presidente della Repubblica del Cile dal 1970 al 1973.

Gli USA finanziano un colpo di Stato militare che rovescia il governo di Allende I conservatori cileni e le multinazionali statunitensi si schierarono contro la politica riformatrice e socialista di Allende, accusandolo apertamente di voler trasformare il Cile in un Paese comunista. L’opposizione promosse una serie di scioperi generali, che misero in seria difficoltà il governo Allende. L’11 settembre 1973, al culmine di un periodo di gravissime tensioni sociali e politiche, i vertici dell’esercito cileno misero in atto un colpo di Stato (negli Stati dell’America latina detto anche golpe). Alla guida dei militari insorti, apertamente incoraggiati e finanziati dagli Stati Uniti, era il generale Augusto Pinochet (1915-2006). Allende stesso morì mentre difendeva il palazzo presidenziale dall’assalto dei militari.

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LEZIONE LEZIONE

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Pinochet instaura una violenta dittatura militare COMPRENDO IL TESTO

Sottolinea quali misure assunte da Pinochet trasformarono lo Stato cileno in una dittatura.

Pinochet e gli altri generali cileni diedero vita a una spietata dittatura militare che sospese le garanzie costituzionali, vietò tutte le attività politiche e sindacali e imprigionò migliaia di oppositori. Molti di loro subirono torture e furono uccisi dalla polizia segreta. La politica di Allende fu completamente cancellata: le terre distribuite ai contadini vennero restituite ai proprietari e fu attuata una nuova politica di privatizzazione. Le multinazionali tornarono a fare i loro investimenti nel Paese. La ferocia del regime, però, fu tale da spingere gli stessi Stati Uniti a prenderne le distanze. Solo nel 1989 il Paese poté tornare alla democrazia; Pinochet fu però confermato capo delle forze armate anche dal nuovo governo.

Il generale Augusto Pinochet governò il Cile come dittatore dal settembre 1973 al 1990.

Repressione durante il golpe cileno dell’11 settembre 1973.

LAVORO SULLA FONTE Il nemico dei marxisti La scrittrice Isabel Allende, parente di Salvador Allende, ha tracciato un quadro del Cile negli anni Settanta del Novecento nel suo primo romanzo La casa degli spiriti (Feltrinelli, 1995), dove si intrecciano le storie di latifondisti, operari e contadini, sostenitori di Allende e sostenitori del golpe. Qui presentiamo le riflessioni di Esteban Trueba, un senatore della destra conservatrice, dopo il golpe. Tutti sanno che sono stato il principale nemico dei marxisti, il primo ad opporsi alla dittatura comunista e a osar dire in pubblico che solo i militari potevano impedire che il paese cadesse nelle grinfie della sinistra. Inoltre sono stato io ad allacciare quasi tutti i contatti con l’alto comando militare, a fungere da aggancio con i gringos e a impegnare il mio nome e il mio denaro nell’acquisto delle armi. […] Sono uno dei pochi che avrebbero potuto consigliarli, perché da molto tempo occupo certe posizioni e so meglio di tutti cosa conviene a questo paese. Senza consiglieri leali, onesti e capaci, che possono fare pochi colonnelli improvvisati? Solo corbellerie […] come di fatto sta succedendo. In quel momento nessuno sapeva che le cose sarebbero andate come sono andate. Pensavamo che l’intervento militare fosse un passo necessario per la svolta verso la democrazia sana, sicché mi sembrava tanto importante collaborare con le autorità.

Rispondi alle domande. 1. La parola gringo è spagnola, e propriamente significa «straniero». In America latina è usata soprattutto per indicare, spregiativamente, un popolo. Quale? Puoi aiutarti con un dizionario. .................................................................................................................................... 2. Che cosa significa «corbellerie»? ............................................................................................................................................................................................................................ 3. Esteban Trueba ha appoggiato il golpe: le sue parole dimostrano soddisfazione o meno per le conseguenze dell’intervento militare? ..................................................................................................................................................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

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3 Brasile e Argentina: dal populismo alla dittatura

Si affermano regimi populisti Brasile e Argentina ebbero storie politiche diverse rispetto al Cile: negli anni Quaranta si affermarono governi autoritari, cioè governi in cui il potere era fortemente accentrato nelle mani di un solo partito o addirittura di un solo uomo. Il brasiliano Getulio Vargas (1882-1954) e l’argentino Juan Domingo Perón (1885-1974) conquistarono un vasto consenso popolare grazie a tre elementi: • contestavano apertamente l’influenza degli Stati Uniti; • facevano ampio ricorso alla retorica patriottica, cioè all’esaltazione degli interessi nazionali; • proponevano riforme sociali che, pur non mettendo in pericolo il potere economico delle oligarchie dominanti (soprattutto i grandi latifondisti), garantivano un miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari. Per questo motivo, tali governi furono chiamati «populisti». Negli anni Sessanta i regimi populisti furono travolti dalla crisi economica che colpì l’America latina. In entrambi i Paesi i governi furono sostituiti da dittature militari.

Da internet

etulio argas e la figlia Alzira Sarmanho Vargas.

COMPRENDO IL TESTO Spiega con parole tue che cosa significa «retorica patriottica». ....................................................................... ....................................................................... ....................................................................... ....................................................................... ....................................................................... .......................................................................

DENTRO LA STORIA Il caso «Evita» Perón Ancora oggi, non solo in Argentina ma in tutta l’America latina, è forte il mito di Eva Perón, la seconda moglie del colonnello Juan Domingo Perón, che dominò la scena politica argentina negli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento. La storia di Eva è davvero straordinaria: ultima di cinque figli di un’umile famiglia della provincia argentina, si trasferisce a Buenos Aires a soli quindici anni e lì intraprende la carriera di attrice e cantante. Nel 1944 conosce Juan Domingo Perón e l’anno dopo lo sposa. Quando, nel 1946, il marito diventa presidente della Repubblica, inaugurando la stagione del populismo, Eva non si limita ad affiancarlo nelle occasioni pubbliche ufficiali, ma ben presto emerge come figura autonoma, amatissima dal popolo argentino e legata al potente sindacato peronista. Eva segue le peripezie politiche di Juan Domingo, tanto che nel 1950 la sua fama e l’affetto popolare che la circonda la portano addirittura alla candidatura per le elezioni presidenziali in qualità di vicepresidente, in coppia con il marito. Solo una terribile malattia porrà fine alla

Evita con il marito Juan Domingo Perón.

parabola di questa donna amata dalle masse argentine che si vedevano rappresentate da lei, e denigrata da chi invece la riteneva un’arrampicatrice sociale. Eva («Evita» come veniva affettuosamente chiamata) si spegne a Buenos Aires nel 1952, a soli trentatré anni.

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In Argentina la dittatura militare fa «sparire» migliaia di oppositori LAVORO SULLA LINGUA

Desaparecidos è un esotismo, cioè una parola straniera entrata nell’uso dell’italiano. Da quale lingua proviene? ........................................................................

Negli anni Sessanta e Settanta in Argentina si succedettero governi deboli di breve durata. Nel 1976 il colpo di Stato attuato dalle forze armate portò all’affermazione di una delle dittature militari più brutali dell’intero continente latinoamericano. Sotto il governo (1976-1982) di Jorge Rafael Videla: • furono sospese tutte le libertà civili e politiche; • gli oppositori vennero catturati, imprigionati, torturati e uccisi: di circa 30 000 uomini, donne e bambini non restò alcuna traccia. Erano i desaparecidos, coloro che erano letteralmente scomparsi nel nulla dopo essere stati arrestati. I loro famigliari chiesero inutilmente, per anni, di sapere dove fossero stati rinchiusi o, almeno, dove fossero sepolti. Nel 1982, infine, il Paese tornò alla democrazia. In quello stesso anno fu istituita una commissione d’inchiesta sui crimini commessi dal regime.

LAVORO SULLA CARTA L’America latina nel secondo dopoguerra La carta riassume le principali vicende politiche accadute tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Novanta del XX secolo in America latina. In quella parte del continente si instaurarono prevalentemente dei regimi militari, in più luoghi contrastati da una guerriglia di ispirazione marxista. Rispondi alle domande. 1. In America latina prevalsero i regimi marxisti o le dittature militari? .............................................................................................................................

2. Quali sono gli Stati più grandi dell’America latina? .............................................................................................................................

3. Quale forma di governo si instaurò in quei Paesi nella seconda metà del Novecento? .............................................................................................................................

4. In quali Stati si affermarono regimi di ispirazione marxista? .............................................................................................................................

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Nel 2010 l’Assemblea generale delle nazioni unite ha istituito la Giornata internazionale dei desaparecidos, da celebrarsi annualmente il 30 agosto. L’obiettivo è quello di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sparizione forzata, un crimine contro l’umanità commesso tuttora da forze governative anche al di fuori dell’America latina, per esempio in Algeria, Marocco, Cecenia, Pakistan, Siria, Bosnia-Erzegovina, Kosovo ecc.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa il testo inserendo correttamente i termini e le espressioni elencate. dittatura – Stati Uniti d’America – colpo di Stato – Unidad Popular – Cile – Pinochet – Allende Nel 1970, in .............................................., le elezioni politiche furono vinte da una coalizione di partiti di sinistra chiamata .............................................., che portò alla presidenza il medico socialista Salvador ............................................... La politica riformatrice del governo aveva come obiettivo quello di controllare pienamente le .............................................. del Paese, sottraendole dal condizionamento degli ........................................................ La dura opposizione dei conservatori e dei gruppi sociali che si sentivano minacciati dalle riforme di Allende favorì un .............................................. militare guidato dal generale .............................................. e appoggiato e finanziato da Washington. Nacque così una .............................................. militare che costò la vita a migliaia di oppositori democratici. 2. Completa lo schema scegliendo la parola corretta tra le coppie proposte. In Brasile: Vargas/Perón Regimi autoritari/costituzionali In Argentina: Perón/Allende

Dopo la crisi economica degli anni Cinquanta/Settanta

Si instaura un regime democratico/ una dittatura

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Pa AT ss LA at NT o E & ST Pr OR es IA en te

Protagonisti globali di ieri e di oggi PASSATO: 1960

Decolonizzazione e crisi dell’ordine bipolare La decolonizzazione rappresentò un momento di rottura dell’ordine mondiale basato sul dominio delle due superpotenze, USA e URSS. Molti Stati ex coloniali scelsero di aderire al movimento dei Paesi non allineati, che cercava di affermare i diritti dei popoli al di là delle contrapposizioni ideologiche e militari della Guerra fredda.

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I Paesi non allineati Il movimento dei Paesi non allineati è nato a metà degli anni Cinquanta (Conferenza di Bandung) e all’inizio degli anni Sessanta si è formalmente costituito in un’organizzazione internazionale, con sede a New York. Oggi è formato da: • 120 Stati membri; • 17 Stati osservatori.

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I protagonisti del secondo dopoguerra: la Cee All’interno dell’ordine mondiale bipolare tipico della Guerra fredda la nascita della Comunità economica europea, istituita dai trattati di Roma del 1957, ebbe un grande significato: Belgio, Francia, Germania federale, Italia, Olanda e Lussemburgo davano vita non solo a un mercato integrato europeo, ma anche all’embrione di un soggetto politico più ampio (l’attuale Unione europea) che poteva giocare un ruolo autonomo sulla scena mondiale, oltre le contrapposizioni fra le superpotenze.


PRESENTE: XXI SECOLO

Nuovi protagonisti del mondo multipolare: i BRICS La fine della Guerra fredda e del bipolarismo USA-URSS ha liberato grandi «energie» su scala mondiale: Paesi di antica tradizione (India, Cina, Russia) e di più recente formazione (Brasile, Sudafrica) si sono imposti come potenze economiche emergenti (BRICS), che ambiscono a esercitare anche un ruolo politico sulla scena mondiale. A essi vanno aggiunti altri Paesi, come l’Indonesia o Singapore, che negli ultimi anni hanno fatto registrare tassi di crescita dell’economia davvero elevati.

3

I BRICS crescono più velocemente Il grafico rappresenta l’andamento della crescita economica dei Paesi più sviluppati (in rosso) e quello dei Paesi BRICS (in viola). Come si vede, i BRICS dal 1970 al 2010 hanno fatto registrare un andamento molto più dinamico e positivo, recuperando parte del ritardo accumulato nei secoli precedenti.

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P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Diritto e diritti Al singolare, la parola «diritto» significa «insieme di norme giuridiche che regolano la vita sociale». Al plurale, invece, significa «facoltà, protetta e garantita dalla legge, di operare delle scelte oppure di esigere che altri mettano in atto o si astengano dal compiere un certo atto». Nel corso della storia i diritti riconosciuti ai singoli e alle collettività sono cresciuti insieme alla democrazia.

DIRITTO DEI POPOLI, DIRITTI DEI SINGOLI

L’autodeterminazione dei popoli Dopo la Seconda guerra mondiale, l’inizio della decolonizzazione andò di pari passo con il riconoscimento del diritto di autodeterminazione dei popoli, cioè il diritto di ogni popolo di governarsi da solo, in modo autonomo, senza subire il controllo o, peggio, lo sfruttamento di Stati stranieri. La nascita dell’Organizzazione delle nazioni unite (ONU), il 26 giugno 1945, rappresentò un progresso decisivo: per la prima volta veniva affermato il principio che le controversie tra gli Stati andavano risolte non con la guerra, ma con il dialogo e il riconoscimento dei diritti dei popoli.

Articolo 3 Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona. Articolo 4 Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù […]. Articolo 5 Nessun individuo potrà essere sottoposto a trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti. Articolo 6 Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica. Articolo 7 Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad un’eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad un’eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione […].

La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo Il 10 dicembre 1948 l’ONU approvò la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Si tratta di un elenco dei diritti inviolabili di ogni individuo in quanto essere umano, indipendentemente dallo Stato in cui vive, dal sesso, dalle condizioni sociali ed economiche e dalla sua cultura. L’ONU affermava così sia i diritti dei popoli sia quelli di ogni essere umano. Riportiamo alcuni articoli della Dichiarazione. Articolo 1 Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. Articolo 2 Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna […].

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DIRITTI OGGI

La battaglia per l’affermazione dei diritti non è ancora finita Affermare teoricamente l’esistenza di alcuni diritti umani fondamentali non basta a renderli praticamente riconosciuti, difesi e tutelati da tutti. La storia della seconda metà del Novecento e di questo inizio di XXI secolo, infatti, ci dimostra che la violazione dei diritti umani e dei popoli è un pericolo costante. Nelle tante guerre che ancora insanguinano l’Africa e il Medio Oriente, per esempio, la violazione costante dei diritti umani, specialmente quelli dei bambini, dimostra che la strada da compiere è ancora molto lunga.


I nuovi diritti Negli ultimi decenni la società, l’economia e la tecnologia sono cambiate profondamente e a un ritmo sempre più incalzante. Le trasformazioni radicali del nostro modo di vivere hanno portato all’affermazione di nuovi diritti. Nel linguaggio giuridico si è soliti suddividerli in quattro categorie. • Diritti di prima generazione: diritti civili e politici (per esempio la libertà di espressione e il diritto di voto). • Diritti di seconda generazione: diritti sociali (per esempio il diritto all’istruzione). • Diritti di terza generazione: legati al diritto di vivere in un ambiente sano, non compromesso da uno sviluppo economico incontrollato. Questa terza «generazione» di diritti si è affermata a partire dagli anni Settanta del Novecento sotto la spinta dei movimenti ecologisti. • Diritti di quarta generazione: sono quei diritti che nascono come difesa dai rischi derivanti dalle recenti rivoluzioni scientifiche e tecnologiche, soprattutto dal travolgente sviluppo delle biotecnologie, dell’informatica e della telematica, e dagli effetti distorti che i colossali interessi economici provocano in questi settori. Tra essi ricordiamo il diritto alla privacy, che mira a tutelare i cittadini contro la diffusione abusiva dei dati personali, o i diritti del consumatore, che riguardano la tutela della salute e il diritto alla qualità e alla sicurezza dei prodotti.

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente.

a ru denz giurisp legge difesa giustizia a protest

manifestazione

rivendicazione

sensibilizzazio ne za disobbedien autogestione civile indipendenza parità uguaglianza decolonizzazi di genere one autonomia

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. L’istruzione scolastica, secondo voi, è un dovere o un diritto? 2. Provate a fare una ricerca su Malala Yousafzai. Scoprite chi è, che cosa ha fatto, che cosa le è successo. Poi riflettete: a certi bambini l’istruzione sembra uno spiacevole dovere, ma molti sono pronti a grandi sacrifici per ottenere questo diritto.

Unità 8 ( La decolonizzazione

281


SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 26 L’Asia e il Medio Oriente

BES

Dopo la Seconda guerra mondiale iniziò il processo di decolonizzazione, cioè la lotta per l’indipendenza da parte delle colonie degli Stati europei. In Asia, l’India ottenne l’indipendenza dal Regno Unito nel 1947 grazie a Gandhi. Il suo territorio fu diviso tra l’Unione indiana, induista, e il Pakistan, musulmano (da cui in seguito si staccò il Bangladesh). Nel 1955, nella conferenza di Bandung, 29 Stati africani e asiatici condannarono apertamente il colonialismo e scelsero di non schierarsi nella Guerra fredda con gli Stati Uniti né con l’Unione Sovietica. In Indocina trovarono l’indipendenza il Laos e la Cambogia, dove si affermarono movimenti di guerriglieri comunisti. Il Vietnam, dopo una lunga guerra con gli Stati Uniti, si trasformò nella Repubblica socialista del Vietnam. In Medio Oriente nacque la Lega araba e, con la creazione dello Stato d’Israele, nel 1948, si aprì il lungo conflitto arabo-israeliano. Lezione 27 La decolonizzazione dell’Africa La decolonizzazione dell’Africa fu segnata da guerre lunghe e sanguinose, soprattutto nei Paesi che dipendevano da Francia e Belgio. I nuovi Stati furono spesso caratterizzati da una forte instabilità politica e da lunghe guerre civili, oltreché da difficili situazioni economiche e sociali. In Algeria si instaurò un governo di orientamento socialista; in Congo, dopo una lunga guerra civile, si instaurò un regime dittatoriale che fu rovesciato solo nel 1997. In Sudafrica l’apartheid, una dura segregazione razziale, fu abolito solo negli anni Novanta, grazie alla lunga lotta di Nelson Mandela e dell’African National Congress. Lezione 28 L’America latina Gli Stati Uniti, per tutelare i propri interessi economici, tentarono di controllare la vita politica dei diversi Paesi dell’America centromeridionale. In particolare, in Cile, il governo del socialista Allende fu osteggiato dai conservatori cileni e dalle multinazionali statunitensi, finché si giunse a un colpo di Stato militare che portò al potere il generale Augusto Pinochet. La spietata dittatura cilena è durata fino al 1989. Anche in Argentina, dopo il governo di Perón, dal 1976 al 1982, si affermò una violenta dittatura militare guidata dal generale Videla.

282

Unità 8 ( La decolonizzazione


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. Tensioni – Diretti – Impreparazione – Francia – Algeria – Regno Unito – India – Instabilità – Indiretti – Potenze

DECOLONIZZAZIONE

Atteggiamento delle .......................................................... colonizzatrici

Concessione indipendenza dopo lotta armata

Accettazione pacifica della indipendenza

Intrecciarsi con ................................................................. della Guerra fredda provoca

Nascita di nuovi Stati che hanno Pesanti eredità del passato

Interventi Confini artificiali

In da parte della

In da parte della

(invio militari) in Indocina

politica e guerre civili Ritardo economico e sociale

(denaro e armi) in America latina

delle classi dirigenti

Unità 8 ( La decolonizzazione

283


VE RI FI CA

1. Completa la tabella relativa al processo di decolonizzazione di alcuni Paesi dell’Asia e dell’Africa. Leader o movimenti indipendentisti

Paese

Paese colonizzatore

Esiti

India

……………………………………………………

……………………………………………………

……………………………………………………

……………………………………………………

……………………………………………………

……………………………………………………

Vietnam

……………………………………………………

……………………………………………………

……………………………………………………

……………………………………………………

……………………………………………………

……………………………………………………

Algeria

……………………………………………………

……………………………………………………

……………………………………………………

……………………………………………………

……………………………………………………

……………………………………………………

Congo

……………………………………………………

……………………………………………………

……………………………………………………

……………………………………………………

……………………………………………………

……………………………………………………

2. Completa il testo relativo alle principali tappe dell’indipendenza nazionale dell’India. La lotta per l’indipendenza dell’India fu sostenuta con mezzi ………….......................…………………… e animata dai due grandi leader ……………..………..…… e …………....………………; essa condusse nel ………………… all’indipendenza dell’India dall’…….....…………………………………………….........…. Nella «nuova» India vi erano però …………….........…………… tra la comunità ………………………………….........…, maggioritaria e a cui apparteneva lo stesso ………....…………………, e quella ………………………………….........…, minoritaria ma in forte crescita. Lo scontro religioso sfociò nel ………………………………… nella divisione del Paese in due nazioni: l’………………………………… (induista) e il ………………………………….........… (musulmano) e nell’………………………………….........… di Gandhi, ritenuto troppo arrendevole nei confronti della minoranza musulmana. 3. Completa la seguente tabella relativa al crollo dell’impero coloniale francese in Algeria e in Indocina. Paese

Contendenti

Tappe principali 1954: …………………………………………………………………………………………

Algeria

……………………………………………………

1957: …………………………………………………………………………………………

……………………………………………………

1962: ………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………

Indocina e Vietnam

…………………………………………………… ……………………………………………………

1954: ………………………………………………………………………………………… 1964: ………………………………………………………………………………………… 1976: …………………………………………………………………………………………

4. Rispondi alle domande sul sostantivo «neocolonialismo». a. A cosa si riferisce il prefisso neo- (nuovo)? a Al fatto che è un nuovo modo di esercitare il controllo sulle ex colonie. b Al fatto che le nazioni colonizzatrici sono nate da poco. c Al fatto che le colonie sono nazioni formatesi di recente.

284

Unità 8 ( La decolonizzazione


b. Secondo te, quale senso ha questa parola? a Neutrale. b Elogiativo. c Polemico.

Perché? ......................................................................................................................................................................................................................................... 5. Metti in ordine cronologico gli avvenimenti elencati, indicando nella casella l’ordine di successione con un numero. a. L’ONU spartisce il territorio in due Stati: uno arabo e uno ebraico. b. Trasferimento di molti ebrei in Palestina. c. Il Regno Unito rimette all’ONU il suo mandato sulla regione. d. Alla fine della Prima guerra mondiale si costituiscono in Medio Oriente Stati soggetti ai protettorati della Francia e del Regno Unito. e Siria, Libano, Giordania e Iraq ottengono l’indipendenza. f. Nasce lo Stato d’Israele. Attacco dei Paesi arabi confinanti (prima guerra arabo-israeliana). g. Tensioni e scontri in Palestina fra arabi ed ebrei. h. Si costituisce la Lega araba. 6. Completa lo schema relativo alle cause e alle conseguenze della politica statunitense in America latina inserendo correttamente le frasi elencate. Impedire la formazione di governi socialisti – Appoggio delle dittature – Tutela dei propri interessi economici Investimenti USA in America latina a …………………………..............… …………………………..............… …………………………..............…

determinano

Ingerenza nella vita politica

…………………………..............…

per

…………………………..............… …………………………..............…

mediante …………………………..............… …………………………..............… …………………………..............…

7. Scrivi la definizione corretta dei seguenti termini ed espressioni. a. Decolonizzazione: b. Guerra civile:

................................................................................................................................................................................................................................

...........................................................................................................................................................................................................................................

c. Dittatura: ..................................................................................................................................................................................................................................................... d. Apartheid: .................................................................................................................................................................................................................................................. e. Ingerenza:

..................................................................................................................................................................................................................................................

f. Guerriglia:

..................................................................................................................................................................................................................................................

g. Multinazionale:

......................................................................................................................................................................................................................................

Unità 8 ( La decolonizzazione

285


VE RI FI CA

8. Esegui sulla carta le attività indicate. • Indica sulla carta, con le lettere suggerite, i seguenti Paesi: – il Paese simbolo della decolonizzazione non violenta (NV); – il Paese dell’apartheid (A); – il Paese dell’America latina che passò dal governo socialista alla dittatura militare (D).

9. Scrivi sul quaderno due testi, uno intitolato L’indipendenza dell’India e l’altro La decolonizzazione dell’Indocina, seguendo per entrambi la scaletta proposta. • Paese europeo colonizzatore. • Movimento e/o personaggio che ispirò e guidò la rivendicazione. • Metodo applicato. • Vicende più significative: guerre di liberazione, guerre interne (prima o dopo l’indipendenza), esito.

286

Unità 8 ( La decolonizzazione


FACCIAMO STORIA INSIEME

Un guerrigliero nel Palazzo di vetro Nel dicembre 1964, quando ricopriva l’incarico di Ministro dell’industria della Repubblica di Cuba, Ernesto «Che» Guevara partecipò all’annuale sessione dell’Assemblea generale delle nazioni unite nel Palazzo di vetro a New York. Le autorità statunitensi consideravano il rivoluzionario argentino un pericoloso sovversivo e per questo motivo lo accolsero con eccezionali misure di sicurezza. Ciò nonostante, Guevara poté tenere un discorso rimasto celebre sia per i contenuti proposti, sia per lo stile comunicativo straordinariamente innovatore che il rivoluzionario argentino-cubano adottò in un contesto tanto solenne e ufficiale come l’Assemblea dell’ONU. Tipo di documento: fotografie Autore: ignoto Epoca: XX secolo

1

2

COMPRENDO LA FONTE A coppie rispondete alle domande dopo aver analizzato le fonti, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. La Foto 1 ritrae «Che» Guevara seduto al fianco di altri delegati dell’Assemblea generale dell’ONU, un evento diplomatico molto solenne. Qual è il tratto più evidente che distingue Guevara dai suoi colleghi? 2. A che cosa attribuisci la scelta del «Che» di distinguersi dal resto dell’Assemblea? 3. Nella Foto 2 Guevara è immortalato mentre parla all’Assemblea. Ti sembra che abbia un atteggiamento remissivo o intimidito? Argomenta la tua risposta.

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. Aprendo il suo discorso, «Che» Guevara rivolse un saluto ai rappresentanti di Zambia, Malawi e Malta, i tre nuovi Paesi membri dell’ONU che avevano appena conquistato l’indipendenza nazionale. Guevara si augurava che essi prendessero parte al movimento dei Paesi non allineati. Il «Che», nonostante la sua convinta adesione all’ideologia marxista-leninista, attribuiva grande importanza alla lotta all’imperialismo, al colonialismo e al neocolonialismo. Dopo la decolonizzazione, infatti, i Paesi poveri continuano a subire l’ingerenza politica dei Paesi ricchi, che riescono a condizionarne le scelte economiche e politiche. Individuate le maggiori differenze tra il colonialismo del XVII secolo, l’imperialismo del XIX secolo e il neocolonialismo attuale.

Unità 8 ( La decolonizzazione

287


UNITÀ

9

Dal «boom» alla crisi economica Tra 1950 e 1970 i Paesi occidentali, in particolare gli Stati Uniti, vivono una stagione di crescita economica eccezionale. In uropa si a erma lo Stato sociale, grazie al quale tutti i cittadini godono di uguali diritti in merito a salute, istruzione e assistenza. Sul finire degli anni Sessanta nelle universit statunitensi scoppia la protesta giovanile, che dilaga poi in tutta Europa. Le giovani generazioni criticano il consumismo e la societ del benessere, dalla uale sono escluse larghe fasce della popolazione, combattono contro l’autoritarismo delle istituzioni e per l’a ermazione dei diritti civili. Negli anni Settanta l’economia statunitense rallenta e ci determina un lungo periodo di crisi che coinvolge anche l’ uropa. All’inizio degli anni Ottanta nel Regno Unito e negli Stati Uniti lo Stato sociale viene giudicato troppo costoso e ine ciente si d uindi ampio spazio all’iniziativa privata e alle imprese, che sono libere di muoversi senza regole. razie all’informatizzazione, l’industria si trasforma e si sviluppa il settore terziario.

1955-1963 «Boom» economico italiano

1950

1960

1950-1970 1951

1957

Grande crescita Nascita economica della Ceca

Nascita della Comunità economica europea

1970 1968

1973

Inizia la contestazione studentesca

Crisi petrolifera

Assassinio di Martin Luther King

Che cosa sai già… v Asia e Africa hanno avviato il processo di decolonizzazione, ma nei nuovi Stati si creano situazioni

di forte instabilità politica, sociale ed economica. In Sudafrica lunghe lotte portano alla fine dell’apartheid. v La creazione dello Stato di Israele è all’origine di forti conflitti in Medio Oriente. v USA e URSS intervengono con aiuti finanziari o militari nei contrasti fra vari Paesi. La partecipazione degli Stati Uniti alla guerra in Vietnam è ampiamente contestata da gran parte dell’opinione pubblica statunitense e mondiale. v L’ingerenza degli USA è molto forte anche nei governi degli Stati dell’America latina.

288

Ma

d


L’America del Nord, l’Europa occidentale e il Giappone conoscono un vero e proprio «boom» economico tra il 1950 e il 1970.

L’Est europeo, i Paesi asiatici e i Paesi del Sud del mondo hanno un’economia meno sviluppata.

1980 1979 Margaret Thatcher Primo ministro del Regno Unito

1990

1980

1980-1990

Ronald Reagan presidente degli Stati Uniti

Deregulation negli Stati Uniti e tagli sulla spesa pubblica nel Regno Unito

2000

…e che cosa imparerai v Subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, i Paesi occidentali vivono una forte crescita demografica

ed economica. Il diffuso benessere e la maggiore disponibilità di beni crea la società «consumistica», che verrà però contestata da molti giovani soprattutto a partire dalla fine degli anni Sessanta. v In molti Paesi si afferma un modello di Stato che vuole garantire a tutti i cittadini i principali diritti: lavoro, casa, salute, istruzione. v I movimenti di contestazione giovanile si diffondono dagli Stati Uniti a tutto il mondo occidentale e nell’Europa dell’Est interessando particolarmente: il mondo della scuola, la conquista dei diritti civili per gli afroamericani, il ritiro delle forze militari dal Vietnam, il mondo del lavoro operaio, il controllo oppressivo dei governi totalitari. v A partire dal 1973 si innesca una crisi economica globale a cui Regno Unito e Stati Uniti fanno fronte abolendo lo Stato sociale.

289


LEZIONE

29

1945-1975: i «trent’anni gloriosi»

1 Esplosione demografica e crescita economica

Dopo il trauma della guerra, la popolazione torna a crescere

Tasso di natalità/di mortalità Il tasso di natalità è il rapporto tra le nascite, in una certa comunità e in un certo periodo, e il numero medio della popolazione in quello stesso periodo. Il tasso di mortalità, viceversa, è il rapporto tra i deceduti, in una certa comunità e in un certo periodo, e il numero medio della popolazione in quello stesso periodo.

Negli anni Sessanta del Novecento in Italia i vaccini antivaiolosa e antipolio erano somministrati dal personale sanitario nelle scuole.

290

Nel secondo dopoguerra, soprattutto a partire dall’inizio degli anni Cinquanta, e per circa venti anni, la popolazione mondiale tornò a crescere a grande ritmo, raggiungendo quasi i cinque miliardi. La crescita di quegli anni fu determinata da due fattori, uno demografico e l’altro sanitario: • innanzitutto, nei Paesi industrializzati si ebbe un sensibile incremento del tasso di natalità; nello stesso tempo, nei Paesi meno sviluppati si ebbe una diminuzione del tasso di mortalità. Insomma, globalmente si nasceva di più e si moriva di meno; • inoltre, molti Stati furono finalmente in grado di promuovere campagne di massa di vaccinazioni contro varie malattie che fino ad allora avevano mietuto numerose vittime (per esempio il morbillo); l’uso degli antibiotici, infine, permise di combattere più efficacemente le infezioni batteriche.

Nella fase di crescita demografica, in alcune famiglie il numero dei figli si aggirava anche intorno alla decina.

Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica


COMPRENDO IL TESTO Individua e sottolinea le informazioni quantitative che sorreggono la tesi del primato economico degli Stati Uniti.

l oom economico fu accompagnato anche dall’intensificarsi della costruzione delle infrastrutture: è degli anni Cinquanta la realizzazione della New Jersey Turnpike, una delle autostrade pi trafficate degli Stati Uniti.

Il grandissimo stabilimento della casa automobilistica Ford di iver ouge, nel ichigan.

Gli Stati Uniti diventano la più grande potenza industriale del mondo Dal 1950 circa al 1973 tutti i Paesi industrializzati fecero inoltre registrare una grande crescita economica. Gli Stati Uniti scalzarono il Regno Unito dal vertice dell’economia mondiale, favoriti dal fatto che: • il territorio statunitense non era stato devastato dalla guerra; • l’apparato industriale del Paese, già molto moderno negli anni Trenta, era cresciuto a dismisura durante gli anni del conflitto. Per capire l’entità della crescita economica va considerato che la popolazione degli Stati Uniti rappresentava solo il 7% di quella mondiale, eppure generava da sola circa il 30% della ricchezza globale.

COMPRENDO IL TESTO Scegli le due opzioni corrette. a Gli Stati Uniti non subirono bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale. b Il Regno Unito era al vertice dell’economia mondiale insieme agli Stati Uniti. c L’apparato industriale degli Stati Uniti era molto più grande di quello dei Paesi europei.

LAVORO SULLA FONTE La produzione di autoveicoli Dagli anni Cinquanta in avanti la produzione di beni aumentò considerevolmente per soddisfare una domanda in continua crescita. L’istogramma visualizza l’incremento che tra il 1954 e il 1973 ebbe la produzione di autoveicoli in alcune economie europee, negli Stati Uniti e in Giappone. Rispondi alle domande. 1. Qual è il mercato più grande per le automobili? ......................................................................................................................................................

2. In quale Paese si è registrato il progresso più significativo? ......................................................................................................................................................

Lezione 29 ( 1945-1975: i «trent’anni gloriosi»

291


LEZIONE LEZIONE

1 29

L’economia dei Paesi industrializzati cambia volto

Terziario Settore dell’economia in cui rientrano tutte le imprese che producono servizi.

La prima metà del XX secolo, fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale, era stata caratterizzata dal protezionismo, cioè dalla chiusura dei mercati alle importazioni dai Paesi stranieri. Dopo la guerra, gli Stati Uniti e i loro alleati condannarono il protezionismo perché pensavano che avesse favorito il peggioramento delle relazioni internazionali e, quindi, lo scoppio della guerra. La pace, dunque, doveva accompagnarsi all’apertura dei mercati, cioè alla liberalizzazione degli scambi commerciali. Fra 1950 e 1970 il loro volume quintuplicò, favorito dalla creazione di un mercato mondiale. Un’altra novità molto importante riguardò il passaggio dalla società agricola a quella industriale: in molti Paesi (compresa l’Italia) l’agricoltura cessò di essere l’attività economica più importante e il suo posto venne preso dall’industria e dal terziario.

Grazie agli scambi commerciali internazionali nei supermercati statunitensi si potevano trovare prodotti italiani.

2 L’Europa torna presto a crescere LAVORO SULLA LINGUA Sottolinea il superlativo assoluto di un aggettivo qualificativo impiegato per descrivere una caratteristica del «miracolo economico».

Nel 1961 la compagnia petrolifera Eni-Agip installò la prima piattaforma petrolifera italiana nel golfo Persico.

292

L’Europa fa registrare un «miracolo economico» Al termine della Seconda guerra mondiale il governo degli Stati Uniti promosse una politica fondata sulla cooperazione e sugli aiuti finanziari. L’idea era chiara: solo un rapido recupero dell’economia europea avrebbe garantito benessere e sviluppo, scongiurando il rischio di crisi e tensioni rivoluzionarie. Per questo motivo, Washington promosse il Piano Marshall (vedi Unità 7), l’insieme di misure di sostegno finanziario e industriale che permisero a molti Paesi dell’Europa occidentale un rapidissimo e impetuoso sviluppo, talmente eccezionale che fu chiamato «miracolo economico».

I segreti della crescita in Europa Il «miracolo economico» fu favorito da quattro fattori: • l’apertura dei mercati e la moltiplicazione degli scambi facilitarono la diffusione della moderna tecnologia statunitense con i suoi nuovi materiali (plastica, fibre sintetiche); ciò finì per migliorare e accrescere la produzione mondiale; • gli Stati europei disponevano di materie prime e risorse energetiche a basso costo provenienti dalle ex colonie. Nel 1945 si producevano solo 376 milioni di tonnellate di petrolio, nel 1973 si era giunti a 3 miliardi; • la massiccia migrazione di contadini dalle campagne alle città metteva a disposizione delle industrie una quantità di manodopera a basso costo; • la costante crescita della domanda di beni e servizi convinse le industrie a moltiplicare gli investimenti. L’insieme di queste concause ridusse fortemente la disoccupazione: la media europea dei disoccupati si attestò per circa vent’anni attorno al 2% (oggi è circa 7-8%).

Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica


Nasce il welfare state o Stato sociale Negli anni Cinquanta in Europa si affermò il cosiddetto welfare state o Stato sociale. Il welfare state è quello Stato che si propone di assicurare a tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro condizioni sociali ed economiche, il pieno godimento di diritti giudicati irrinunciabili: lavoro, casa, salute, istruzione, pensione. Si tratta d’iniziative fondamentali per la vita delle persone, ma molto costose: le risorse economiche necessarie per realizzare questi interventi derivano dalle tasse pagate dai lavoratori e dalle imprese. La tassazione deve rispettare un criterio fondamentale: la progressività. Ciò significa che i cittadini che guadagnano redditi più alti, pagano più tasse. Lo Stato sociale fu progettato e realizzato inizialmente nel Regno Unito. Il modello britannico fu poi adottato in altri Stati europei, come la Francia, la Danimarca, la Svezia e la Repubblica federale tedesca. Il loro esempio fu presto seguito dagli altri Paesi europei, compresa l’Italia.

La legislazione del welfare state fu introdotta nel egno Unito nel 19 . La foto mostra una madre londinese che ha appena riscosso un sussidio per il mantenimento dei suoi figli.

I consumi aumentano vertiginosamente Durante il «miracolo economico» si registrò un notevole aumento dei consumi. A favorire questo fenomeno contribuirono: • l’aumento del grado di sicurezza sociale garantito dal welfare state; • la costante riduzione della disoccupazione e, quindi l’aumento dei lavoratori occupati e con un reddito; • l’alta produttività delle industrie; • la crescita delle retribuzioni; • l’ampliamento del mercato.

COMPRENDO IL TESTO Spiega il nesso causa-effetto tra riduzione della disoccupazione e aumento dei consumi. ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

Per soddisfare una fascia sempre pi larga di consumatori, cre ero anche i grandi magazzini, come Orbach che, da e or , si espanse fino alla alifornia.

Lezione 29 ( 1945-1975: i «trent’anni gloriosi»

293


LEZIONE LEZIONE

1 29

Il consumismo cambia lo stile di vita delle persone Nelle case si diffusero gli elettrodomestici, come il frigorifero e la lavatrice. Beni e servizi che prima della guerra erano ancora riservati a una fascia ristretta della popolazione, nel giro di pochi anni furono alla portata di moltissimi cittadini. Il numero delle famiglie che possedevano un’automobile crebbe notevolmente. L’aumento dei consumi era sostenuto anche dalla pubblicità, che in quegli anni entrò nella vita quotidiana delle persone, favorita dalla diffusione di mezzi di comunicazione di massa come la radio e la televisione. La possibilità per milioni di persone di consumare beni che in passato erano riservati a una ristretta élite di cittadini benestanti, cambiò il volto della società. Questo nuovo modello di società fu chiamato «consumista».

Pubblicità di elettrodomestici degli anni Cinquanta.

Si calcola che negli Stati Uniti già a metà degli anni Cinquanta quasi tutte le famiglie possedessero un’automobile.

LAVORO SULLA FONTE La Lambretta Nell’immediato dopoguerra lo stabilimento Innocenti diede vita alla produzione di uno scooter che potesse soddisfare le esigenze della fascia di popolazione che non poteva ancora permettersi l’acquisto dell’automobile: la Lambretta. Rispondi alle domande. 1. Osserva bene l’immagine e leggi lo slogan: su quale aspetto punta questa pubblicità? ......................................................................................................................................................................................... .........................................................................................................................................................................................

2. A chi ti sembra indirizzata? ......................................................................................................................................................................................... .........................................................................................................................................................................................

294

Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica


DENTRO LA STORIA I primi computer Un moderno supercomputer.

L’espansione economica fu accompagnata dalla messa a punto e dal perfezionamento di molte invenzioni che hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere. La lavatrice, la lavastoviglie e la televisione sono gli esempi più conosciuti, ma anche il personal computer, ormai presente in tutte le aziende e in moltissime case, ha il suo antenato proprio nel primo dopoguerra.

La tecnologia del dopoguerra Dopo la guerra la tecnologia fece passi da gigante: • nel 1946 John Von Neumann realizzò l’Edvac (Electronic Discrete Variable Computer), la prima macchina (era lunga 30 metri e alta 3) dotata di un sistema operativo;

Alle origini del computer

• nel 1954 fu introdotto il transistor al silicio;

Alle origini del computer c’è la «macchina analitica» del matematico britannico Charles Babbage, progettata nel 1837 per superare le vecchie macchine calcolatrici costruite nel XVII secolo da Pascal e da Leibniz: questa macchina non si sarebbe limitata a sviluppare calcoli matematici, ma avrebbe potuto elaborare complessi «ragionamenti». Le intuizioni di Babbage furono rielaborate nei decenni successivi, soprattutto durante la Seconda guerra mondiale, allo scopo di creare uno strumento in grado di decodificare i messaggi cifrati inviati dai nemici. Nel 1944 il matematico britannico Alan Turing realizzò a questo scopo Colossus, un enorme calcolatore che funzionava in base a uno schema elettrico.

• nel 1957 apparvero i primi computer commerciali con un’unità a dischi fissi (hard disk) per la memorizzazione dei dati; • nel 1958 fu la volta del modem, un sistema per la trasmissione di dati attraverso le linee telefoniche; • nel 1960 venne introdotto il primo computer commerciale con monitor e tastiera; • nel 1961 lo studente Steve Russell inventò il primo videogame; • nel 1964 nacquero il linguaggio di programmazione basic e il mouse. A metà degli anni Sessanta, dunque, c’erano tutti (o quasi) i dispositivi che troviamo oggi nei PC!

3 Le alleanze economiche in Europa L’interazione dell’Europa compie i primi passi La ricostruzione e la ripresa economica dell’Europa furono favorite da una serie di accordi economici. Nel 1951 nacque la Ceca (Comunità europea del carbone e dell’acciaio), un’organizzazione che si proponeva di facilitare gli scambi di carbone e di acciaio. Ad essa aderirono Italia, Francia, Repubblica federale tedesca, Belgio, Olanda e Lussemburgo. Nel 1957 gli stessi sei Paesi della Ceca firmarono i trattati di Roma che sancivano la nascita della Cee (Comunità economica europea) e del Mec (Mercato comune europeo). Furono accordi importantissimi e quasi incredibili se si considera che fino a non molti anni prima il carbone e l’acciaio erano al centro delle dispute tra Francia e Germania che portarono allo scoppio delle due guerre mondiali. Queste istituzioni furono il nucleo originario dell’attuale Unione europea (vedi Lezione 37).

onete da 2 euro commemorative dei trattati di Roma emesse in occasione del cinquantenario.

Lezione 29 ( 1945-1975: i «trent’anni gloriosi»

295


LEZIONE LEZIONE

1 29

Nell’Europa comunista nasce il Comecon Anche i Paesi del blocco comunista avvertirono l’esigenza di una maggiore cooperazione economica tra di loro. Nel 1949, a Mosca, nacque il Comecon (Consiglio per la reciproca assistenza economica). Oltre all’URSS, lo Stato economicamente più potente dell’alleanza, vi aderirono Bulgaria, Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia, Romania, Albania e Repubblica democratica tedesca. L’accordo, però, di fatto costituì per questi Stati una sorta di schiavitù economica. Alcuni trattati, detti «ineguali», stabilivano infatti che l’URSS poteva acquistare da quei Paesi materie prime e prodotti finiti a un prezzo fisso, ma questa clausola non era applicata sui prodotti venduti dall’URSS. Logo del Comecon.

LAVORO SULLA LINGUA Cerca nel testo una parola formata da un lemma preceduto da un prefisso che ne indica inferiorità quantitativa. ........................................................................

4 Gli esclusi dalla crescita Cresce il divario tra Paesi ricchi e Paesi poveri Il «miracolo economico» non fu un fenomeno globale: la ricchezza mondiale si concentrò nei Paesi dell’Europa occidentale, nell’America del Nord, in Giappone e in Australia. La situazione negli altri Paesi del mondo era molto diversa. Le ex colonie europee dell’Africa e dell’Asia si trovavano in gravi condizioni di povertà e sottosviluppo. Il divario economico e sociale fra i Paesi ricchi industrializzati e quelli poveri aumentò sensibilmente. olla di disoccupati a ort Said, in gitto, in coda per ricevere cibo.

LAVORO SULLA FONTE Popolazione e reddito nel 1954 La tabella mostra quale livello di ricchezza, in rapporto alla popolazione, si presentava nel 1954 in tutto il mondo. Rispondi alle domande. 1. Qual è l’area con la percentuale del reddito mondiale minore in termini assoluti?

Area

% della popolazione mondiale

% del reddito mondiale

Europa e America del Nord

32

83

America latina

7

4

Africa

7

2

Asia

54

11

....................................................................................................................

2. In quale area si registra il rapporto più negativo tra percentuale della popolazione mondiale e percentuale del reddito mondiale? ....................................................................................................................

296

Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica


Cresce il debito dei Paesi poveri Nelle ex colonie la situazione economica era molto arretrata: • gli europei avevano imposto l’agricoltura di piantagione (monocoltura), che aveva sottratto terreni alla produzione dei beni di prima necessità; • le materie prime e le fonti energetiche erano spesso nelle mani di multinazionali straniere che trattenevano la maggior parte dei profitti; • l’industria non si sviluppava a causa della mancanza di tecnici e di manodopera preparata. L’economia di questi Paesi era stritolata da un meccanismo fortemente negativo chiamato «scambio ineguale»: essi esportavano soprattutto prodotti agricoli a basso costo e importavano prodotti industriali ad alto costo. La conseguenza fu che contrassero grandi debiti con i Paesi ricchi. Con il passare degli anni, le economie di alcuni Paesi sono state schiacciate dal peso dei debiti con gli Stati ricchi. In certi casi, l’intero Prodotto interno lordo (Pil), cioè l’intera ricchezza prodotta da un Paese, è risultato addirittura inferiore al valore degli interessi da pagare per estinguere il debito.

accoglitori di t in

ala i.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. Dopo il 1945 la popolazione mondiale comincia a crescere.

V

F

b. Dopo la Seconda guerra mondiale i mercati nazionali si aprono alle merci straniere.

V

F

c. Gli operai delle industrie europee avevano salari superiori a quelli degli operai statunitensi.

V

F

d. Lo Stato sociale nacque negli Stati Uniti d’America negli anni Cinquanta.

V

F

e. Il Comecon nacque come risposta alla nascita della Ceca.

V

F

f. Lo «scambio ineguale» tra Paesi ricchi e Paesi poveri danneggiava le economie meno sviluppate.

V

F

2. Completa lo schema inserendo correttamente le espressioni elencate. colonizzazione – consumi – assistenza sanitaria – istruzione – disponibilità di manodopera – materie prime e risorse energetiche a basso costo – pensioni – tecnologie avanzate Grande crescita economica favorita da:

Paesi industrializzati

• ................................................................................................................................................... • ................................................................................................................................................... • ................................................................................................................................................... Stato sociale, vengono garantiti ai cittadini:

Aumento dei .........................................

• ................................................................................................................................................... • ................................................................................................................................................... • ................................................................................................................................................... Paesi non industrializzati

Avvertono le conseguenze della ............................................................

Grave crisi economica e sociale

Lezione 29 ( 1945-1975: i «trent’anni gloriosi»

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LEZIONE

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La contestazione della società del benessere

1 La contestazione giovanile LAVORO SULLA LINGUA Individua la parola a cui corrisponde la seguente definizione: «Insieme dei sistemi e delle operazioni atte a rendere completamente automatico un processo produttivo, eliminando in tutto o in parte l’opera dell’uomo» (Dizionario Hoepli). ........................................................................

Operai della casa automobilistica statunitense Ford alla catena di montaggio: ognuno di loro è fermo al suo posto e compie poche e ripetitive operazioni sul pezzo che gli compare davanti trasportato da una cinghia in movimento.

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Nel secondo dopoguerra società e cultura cambiano profondamente Gli anni Cinquanta e Sessanta furono caratterizzati da importanti fenomeni economici e culturali, che cambiarono profondamente il volto delle società «occidentali» (Stati Uniti, Canada, Australia e Paesi dell’Europa occidentale). Tra i fenomeni economici l’introduzione massiccia dell’automazione e della catena di montaggio impose ai lavoratori il compimento di operazioni sempre più uguali e ripetitive. Gli operai guadagnavano salari più alti che in passato ma lavoravano in condizioni più dure e spersonalizzanti. La figura del vecchio operaio «di mestiere» fu sempre più sostituita da quella dell’operaio non qualificato (che l’ingegnere Taylor, l’inventore della catena di montaggio, chiamava «operaio bue»). Tra i fenomeni culturali divenne un diritto universale l’istruzione primaria (obbligo scolastico); la scolarizzazione superiore e universitaria crebbe in modo rilevante. L’istruzione non era più un privilegio di pochi e moltissime famiglie, anche operaie, riuscirono a far studiare i propri figli. Un numero sempre maggiore di studenti considerava la scuola un’occasione per migliorare la propria vita e il proprio ruolo nella società. La società dei Paesi occidentali era sempre più ricca e moderna, ma portava in sé molte contraddizioni. Da un lato il maggior benessere faceva emergere maggiormente le diseguaglianze sociali: aumentava infatti il divario tra chi poteva usufruirne e i ceti più poveri, dall’altro l’evoluzione economica non era accompagnata da un rinnovamento delle istituzioni e della morale: la mentalità degli adulti rimaneva legata ai valori tradizionali, espressione di una società che non esisteva più.

Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica


I movimenti giovanili criticano l’autorità Negli anni Sessanta, soprattutto negli Stati Uniti e nei Paesi dell’Europa occidentale, cioè nei Paesi in cui la libertà d’espressione era garantita dalla legge e dalle costituzioni, nacque e si diffuse un movimento di protesta che metteva in discussione i valori fondanti della società e i suoi equilibri di potere. Il movimento era formato per lo più da giovani studenti, operai, minoranze etniche e categorie marginalizzate, come per esempio le donne. Il movimento giovanile di protesta ebbe il suo massimo sviluppo nel 1968. La contestazione dei giovani colpì soprattutto il principio di autorità, in qualsiasi luogo si manifestasse: • nelle famiglie si metteva in discussione l’autorità dei genitori; • nelle scuole veniva contestato il potere esercitato dai professori; • nelle fabbriche si rifiutava l’autorità dei proprietari e l’organizzazione del lavoro.

anifestazione studentesca per la riforma della scuola.

La contestazione varia a seconda dei Paesi Il movimento di contestazione si diffuse soprattutto nei Paesi occidentali, ma fu presente anche in Paesi del Terzo mondo e, in misura minore, nei Paesi dell’Europa dell’Est, e assunse aspetti diversi a seconda dei contesti: • nel mondo occidentale, dominato dall’economia capitalista, i giovani criticavano l’ossessione per il profitto e il consumismo, si battevano per essere ascoltati e considerati come cittadini e rivendicavano una maggiore parità fra uomini e donne; • nel mondo comunista, i giovani lottavano contro il controllo oppressivo dei regimi totalitari su ogni aspetto della vita sociale; • nei Paesi del Terzo mondo, i giovani lottavano contro regimi corrotti e antidemocratici e contro i governi occidentali che li appoggiavano.

Giovani praghesi protestano contro l’occupazione russa nel 1968.

La protesta nasce negli Stati Uniti Nelle università statunitensi, fin dai primi anni Sessanta gli studenti avevano cominciato a contestare alcuni aspetti della società statunitense, come per esempio la rigida morale puritana in campo sessuale, il razzismo contro gli afroamericani, l’asservimento della ricerca scientifica ai bisogni dell’industria militare e il consumismo. Essi aspiravano a una società più attenta ai bisogni dei più deboli. La guerra in Vietnam rappresentò il punto di svolta: gli Stati Uniti si erano sempre presentati agli occhi del mondo come liberatori, che si battevano per la libertà dei popoli e la democrazia. Ora, invece, gli Stati Uniti erano protagonisti di una guerra di cui non si capivano le ragioni e che opponeva il più grande e potente esercito del mondo a un piccolo esercito di contadini (i Vietcong). Ciò scatenò dure proteste contro il governo: molti giovani si rifiutarono di rispondere alla chiamata alle armi e diedero vita a un grande movimento pacifista.

COMPRENDO IL TESTO I giovani studenti statunitensi che si opponevano alla guerra del Vietnam reagirono in due modi, uno individuale, l’altro collettivo. Precisa questa affermazione. Modalità individuale: ....................... ........................................................................

Modalità collettiva: ............................ ........................................................................

Lezione 30 ( La contestazione della società del benessere

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LEZIONE LEZIONE

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La contestazione arriva in Europa

Le manifestazioni studentesche del maggio francese furono caratterizzate da duri scontri con la polizia.

In Europa, il movimento del 1968 ebbe caratteri in parte diversi rispetto a quello statunitense. La critica degli studenti alla scuola e alla società capitalista, infatti, s’intrecciò con le rivendicazioni del movimento operaio, che si richiamavano al pensiero marxista e alla tradizione organizzativa del socialismo e del comunismo. Se negli Stati Uniti il cuore della contestazione del 1968 fu la prestigiosa università di Berkeley, in California, in Europa fu la Sorbona, l’antica università di Parigi. In Francia la contestazione fu molto forte e raggiunse il suo culmine nelle manifestazioni del maggio 1968, dove gli studenti universitari marciarono al fianco di grandi intellettuali (come Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir) e dei giovani operai delle grandi industrie. Gli studenti rivendicavano una scuola con programmi e metodi di insegnamento al passo con i cambiamenti della società, un diverso rapporto con gli insegnanti, di cui non accettavano l’autorità e la valutazione meritocratica. Gli operai chiedevano aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro. In Italia, ancor più che in Francia, la protesta degli studenti si collegò con quella degli operai. In Germania il movimento del Sessantotto fu caratterizzato dall’opposizione alla politica di potenza statunitense e assunse in breve tempo caratteristiche molto radicali. All’inizio degli anni Settanta, la protesta giovanile si spense quasi ovunque. Alcuni obiettivi concreti furono raggiunti, ma le speranze di cambiamento rivoluzionario della società andarono deluse. Alcuni gruppi radicali, soprattutto in Italia e in Germania, presero la strada del terrorismo, cioè della contestazione armata alla società capitalista.

Le donne contro la discriminazione sessuale anifestazione femminista a Londra nel 1968.

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Nel clima di contestazione di quegli anni si inserirono anche le rivendicazioni delle donne. Nonostante avessero conquistato sempre più spazi nel mondo del lavoro e nella società, e in alcuni Paesi democratici avessero anche ottenuto il riconoscimento di alcuni diritti, le donne erano ancora soggette a istituzioni e comportamenti culturali profondamente permeati di «maschilismo». Sempre più consapevoli dei loro valori e delle loro capacità, denunciavano e contestavano quindi una cultura dominata dagli uomini, che le aveva relegate in una posizione di sudditanza. Le femministe degli anni Sessanta chiedevano la possibilità di ricoprire ruoli lavorativi e sociali destinati tradizionalmente agli uomini, e soprattutto una vera uguaglianza di genere. Le battaglie femministe in Italia compresero anche le lotte per l’aborto e il divorzio (vedi Unità 10, Lezione 33).

Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica


2 La lotta degli afroamericani per i diritti civili

La discriminazione razziale divide la società statunitense Uno dei grandi temi del movimento del 1968 negli Stati Uniti fu la questione dei diritti civili per la popolazione afroamericana. Ancora negli anni Cinquanta, infatti, in alcuni Stati della Federazione la legislazione discriminava e segregava su base razziale la popolazione afroamericana, che: • viveva in quartieri ghetto; • nei posti di lavoro svolgeva solo mansioni dequalificate e non aveva alcuna possibilità di carriera; • non poteva frequentare scuole e locali pubblici destinati alla popolazione bianca; • era oggetto di pregiudizi e talvolta vittima di violenze, compiute da associazioni razziste come il Ku Klux Klan.

LAVORO SULLA LINGUA Sottolinea quattro sostantivi riferiti alle cause della lotta degli afroamericani negli Stati Uniti.

Martin Luther King guida il suo popolo verso il riscatto Verso la metà degli anni Cinquanta gli afroamericani diedero vita a movimenti di protesta contro la segregazione razziale. Il pastore battista Martin Luther King (1929-1968) si pose alla guida di un vasto movimento per i diritti civili dei neri, indirizzandolo verso una lotta non violenta ispirata all’insegnamento di Gandhi.

LAVORO SULLA FONTE I have a dream… Il 28 agosto 1963 a Washington, in occasione di una marcia pacifica che coinvolse più di 250 000 persone, Martin Luther King pronunciò questo discorso diventato poi famoso. E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho un sogno. È un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: “noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali”. Io ho un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza. Io ho un sogno, che un giorno perfino lo Stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia. Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho un sogno, oggi!

Rispondi alle domande. 1. M.L. King pensa che il suo «sogno» sia coerente rispetto al «sogno americano»?

....................................................................................................

..........................................................................................................................................................................................................................................................................................................

2. In quale modo spera che verranno giudicati i suoi quattro figli?

...............................................................................................................................................

..........................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Lezione 30 ( La contestazione della società del benessere

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LEZIONE LEZIONE

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King fu un leader molto attivo e determinato: organizzò numerose manifestazioni e conquistò il sostegno di parte della stampa e dei movimenti studenteschi. Il presidente John F. Kennedy appoggiò le richieste degli afroamericani, tanto che il suo programma di governo prevedeva esplicitamente la lotta contro le discriminazioni tra neri e bianchi. Nel 1964, l’anno dopo l’assassinio di Kennedy, fu approvato il Civil Rights Act, una legge che stabiliva l’uguaglianza di tutti i cittadini statunitensi. Lo stesso anno King fu insignito del premio Nobel per la pace, ma nel 1968, il leader afroamericano pagò con la vita il suo impegno: fu assassinato a Memphis, nel Sud degli Stati Uniti.

alcolm .

Malcolm X vuole creare una società nera L’ideologia e le modalità di rivendicazione dei diritti civili di Martin Luther King non erano condivise da tutti gli afroamericani. Alcuni gruppi infatti intendevano creare istituzioni politiche e culturali contrapposte a quelle dei bianchi. Tra i vari movimenti più estremisti emerse la figura di Malcolm X (1925-1965). All’inizio degli anni Cinquanta Malcolm divenne il leader di un gruppo religioso islamico, la Nazione dell’Islam, che predicava il separatismo autosufficiente dei neri dai bianchi, senza escludere l’uso della forza. Suo obiettivo era estendere la lotta degli afroamericani a tutti i neri oppressi nel mondo, in particolare ai popoli islamici del Nord Africa. Fu assassinato, forse da esponenti del suo stesso gruppo, nel 1965.

DENTRO LA STORIA Le controculture Il pacifismo, l’ecologismo, una società libera dall’ossessione del guadagno e del consumismo e da pregiudizi sociopolitici erano i valori su cui i giovani degli anni Sessanta fondarono quelle che vengono chiamate «controculture». Gli hippies Alcuni giovani opposero allo stile di vita borghese una scelta di vita comunitaria, lontana dai ritmi frenetici delle città e dalla sete di beni materiali: furono chiamati «hippies» o «figli dei fiori» perché aspiravano a un ritorno alla natura e usavano adornarsi i capelli con i fiori. Gli hippies avevano come principali ideali la pace e la libertà, intesa quest’ultima come liberazione da ogni forma di costrizione morale o istituzionale. La loro cultura si diffuse dagli Stati Uniti all’Europa anche attraverso festival musicali che richiamavano folle numerosissime di giovani: i più famosi furono quelli di Woodstock, nello Stato di New York, nel 1969, e quello dell’isola di Wight, nel Regno Unito, nel 1970.

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Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica

Raduno hippie sull’isola di Wight nel 1970.


SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa il testo inserendo correttamente i termini o le espressioni elencati. Attenzione: non tutti i termini sono da utilizzare. Terzo mondo – Medio Oriente – giovanili – Martin Luther King – 1968 – dell’Europa dell’Est – governo – Stati Uniti – principio di autorità – diritti civili – discriminazione – diritti delle donne – lotta violenta – segregazione – Sessantotto – John F. Kennedy – lotta non violenta I movimenti ............................................................ ebbero il loro massimo sviluppo nel ..................................... e per questo vengono chiamati «movimenti del ............................................................». Si diffusero soprattutto nei Paesi occidentali ma furono presenti anche in Paesi del ............................................................ e ............................................................. Avversario comune era il .......................................................... Negli ............................................................ il movimento di protesta si concentrò sulla questione dei .............................................................................. per la minoranza afroamericana. In alcuni Stati, infatti, era ancora in vigore una legislazione che prevedeva la ............................................................ e la ............................................................ razziale della popolazione nera. Nacque ben presto un movimento di protesta a capo del quale vi fu ............................................................ che promosse una ............................................................. 2. Completa lo schema scegliendo le parole corrette nella coppia proposta.

Contestazione giovanile

Contro: • principio di legittimità/autorità • consumismo/comunismo

In Europa s’intreccia con il movimento operaio/cattolico Negli USA: • movimento pacifista/ambientalista • diritti civili per bianchi/afroamericani

Questi eventi furono però anche occasione di diffusione dell’uso di sostanze stupefacenti, all’origine di una vera piaga sociale nella seconda metà del Novecento. La musica come impegno sociale La controcultura, o cultura dei movimenti di contestazione giovanile, si espresse dunque anche, e soprattutto, attraverso la musica. A partire dagli anni Cinquanta si diffuse un nuovo genere musicale ispirato ai ritmi musicali afroamericani, il rock and roll, il cui maggior rappresentante fu Elvis Presley. Successivamente nacquero la musica beat dei Beatles, il folk e il country di Bob Dylan e Joan Baez e il rock di Jimi Hendrix. Le canzoni di questi artisti furono un veicolo straordinariamente potente di diffusione degli ideali pacifisti e della lotta per i diritti civili.

La cantante Joan Baez a una manifestazione londinese contro la guerra in Vietnam.

Lezione 30 ( La contestazione della società del benessere

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù 1

Tute blu e colletti bianchi Dopo la Seconda guerra mondiale le «tute blu» degli operai di fabbrica e i «colletti bianchi» degli impiegati divennero il simbolo di una divisione presente da allora nelle società moderne, quella tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, tra produzione materiale di beni e produzione immateriale di servizi. Poi arrivò il Sessantotto, e molte cose cambiarono…

LE TUTE BLU DEGLI OPERAI…

Negli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo il modo di vestirsi era ancora una specie di «biglietto da visita» per rendersi riconoscibile agli altri. Attraverso il vestito che s’indossava si comunicava la propria posizione nella società. Gli operai della grande fabbrica indossavano una specie di divisa, la tradizionale tuta blu, che non era solo un indumento resistente e che si poteva sporcare, ma anche un simbolo di appartenenza a una determinata categoria sociale.

La tuta da lavoro, semplice e priva di segni distintivi, indicava che chi la indossava faceva parte di una comunità di persone uguali; veniva così portata con orgoglio durante le manifestazioni sindacali e politiche, quando gli operai uscivano dalle fabbriche a sfilavano nelle strade del centro cittadino, tra le vetrine dei negozi di lusso e gli uffici delle imprese, delle banche o delle assicurazioni.

La «divisa» operaia è pressoché simile in molte parti del mondo. Così infatti rappresenta un operaio l’artista messicano Diego Rivera in un acquerello conservato al oma di e or .

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Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica

anifestazione degli operai di una fabbrica italiana.


2

…E L’ABBIGLIAMENTO DELL’IMPIEGATO

Anche l’impiegato era riconoscibile grazie a una «divisa» costituita da un abito formato da giacca e pantaloni e dalla camicia, per lo più bianca, spesso completata dalla cravatta. Il candore della camicia esprimeva la «lontananza» dal lavoro manuale, dallo sporco e dal sudore della fabbrica; così gli impiegati vennero chiamati «colletti bianchi». Le differenze tra i semplici impiegati, i dirigenti intermedi e i veri e propri «capitani d’industria» erano date dalla qualità dei tessuti degli abiti o dalla cura e dalla raffinatezza del taglio. Impiegati della Coldiretti negli anni Cinquanta.

3

UN CODICE RIGIDO CHE OGNI TANTO SI ROMPEVA

Nei giorni di festa questo rigido codice si rompeva. L’operaio si liberava dalla tuta e indossava a sua volta l’abito «buono» sia che dovesse recarsi in chiesa, sia che uscisse di casa alla sera per andare nei locali dove si ballava. L’impiegato, dal canto suo, si liberava dell’uniforme della vita lavorativa e variava un po’ il suo abbigliamento, seguendo per lo più la moda anglosassone: pantaloni di velluto, giacche «sportive», cioè con un taglio meno classico, e maglione. Operai vestiti a festa in occasione di una comunione, negli anni inquanta.

4

LE CONSEGUENZE DEL SESSANTOTTO

Negli anni Sessanta, e specialmente dopo il 1968, ci fu una vera e propria rivoluzione delle mode, che spazzò via buona parte delle tradizioni. Le donne incominciarono a indossare i pantaloni e accorciarono le gonne. Gli uomini, operai o impiegati, cercarono ogni occasione per abbandonare giacche e cravatte. Per tutti iniziò l’era dei blue jeans, dei giacconi, delle collane, dei colori sgargianti, dei capelli lunghi.

Vestiti alla moda negli anni Settanta.

Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica

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Pa AT ss LA at NT o E & ST Pr OR es IA en te

Da una crisi economica mondiale all’altra PASSATO: XX SECOLO

La crisi petrolifera degli anni Settanta Al principio degli anni Settanta ebbe inizio una crisi economica mondiale caratterizzata da una forte inflazione e da una profonda recessione, cioè dall’andamento negativo dell’attività economica in tutti settori. Le cause principali furono l’impennata del prezzo del petrolio (che fece aumentare significativamente i costi di produzione) e la riduzione della produttività delle industrie statunitensi. Cominciata negli Stati Uniti, la crisi innescò una serie di effetti a catena che ebbero un impatto drammatico sulle economie europee.

1

Causa scatenante Causa principale della crisi petrolifera del 1973 fu l’embargo al quale i produttori di petrolio arabi condannarono gli Stati Uniti per il sostegno dato a Israele nella guerra dello Yom Kippur.

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2

Conseguenze negative In molti Paesi, la mancanza di combustibile per le centrali elettriche obbligò a ridurre l’illuminazione pubblica, le auto furono fatte viaggiare a «targhe alterne» e la domenica venne imposto il blocco totale del traffico. Le economie di tutti i Paesi più industrializzati subirono una forte contrazione.

Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica

3

Conseguenze positive La mancanza di petrolio spinse i governi a investire nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie capaci di sfruttare fonti di energia alternativa e di carburanti alternativi. In Giappone, la crisi energetica spinse il settore automobilistico a incrementare l’applicazione dell’elettronica.


PRESENTE: XXI SECOLO

Crisi economica e globalizzazione Nel settembre 2008 l’economia mondiale è rapidamente entrata in recessione. Ancora una volta, l’epicentro della crisi sono stati gli USA e, in particolare, New York, dove la banca d’affari Lehman Brothers, simbolo del capitalismo americano, ha dichiarato bancarotta, cioè ha ammesso la propria incapacità di onorare gli impegni assunti con i correntisti e gli investitori. Fra le numerose cause della crisi ne ricordiamo una importante: il mercato azionario ha raggiunto un volume immenso e molti prodotti bancari venduti ai clienti contenevano rischi d’investimento incalcolabili. Molti investitori sono stati attirati dalle grandi possibilità di guadagno (alle quali, però, non corrispondeva alcuna attività economica concreta).

4

Cause scatenanti La disponibilità di credito facile spinse negli anni 2000 molti statunitensi a contrarre mutui per case che non potevano permettersi: quando le banche cercarono di recuperare i capitali che avevano prestato, non riuscirono a farlo e scoppiò la crisi.

5

6

Conseguenze negative La dichiarazione di bancarotta della grande banca d’affari Lehman Brothers ha danneggiato pesantemente l’intero sistema finanziario mondiale e la sua credibilità. Molti governi sono stati obbligati a intervenire con enormi capitali, spesso reperiti aumentando le tasse, per salvare le banche in difficoltà. Le banche in crisi hanno ridotto la loro disponibilità a erogare prestiti e ciò non ha fatto altro che aggravare la crisi.

Conseguenze positive La crisi ha convinto molti governi a emanare nuove leggi e regole per disciplinare le istituzioni finanziarie globali e per regolare il mercato finanziario, impedendo la vendita di prodotti finanziari «spazzatura».

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LEZIONE

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La crisi degli anni Settanta

1 La fine del «miracolo economico» All’inizio degli anni Settanta finisce il lungo «miracolo economico»

Rincaro della benzina durante la crisi petrolifera degli anni Settanta.

Nell’autunno del 1973 la lunga stagione di crescita dell’economia mondiale (i «trent’anni gloriosi») s’interruppe bruscamente: iniziò una gravissima crisi economica globale, caratterizzata da: • un rallentamento generale dell’attività economica sotto ogni aspetto, si ridusse la produzione industriale, crollarono i consumi, aumentò la disoccupazione; • una forte inflazione, cioè un aumento dei prezzi, che in alcuni Stati arrivò al 18-20%.

La crisi ha due cause fondamentali

COMPRENDO IL TESTO Nella creazione dei deficit di bilancio di molti Stati agirono sia fenomeni attivi (che determinarono un aumento delle uscite) sia fenomeni passivi (che comportarono minori ingressi). Quali? Fenomeno attivo: ............................... ........................................................................

Fenomeno passivo:

...........................

........................................................................

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La crisi economica, che mise fine a trent’anni di crescita quasi ininterrotta, fu determinata principalmente da tre cause: • la decisione dei Paesi produttori riuniti nell’Opec (Organization of the petroleum exporting countries) di aumentare il prezzo del petrolio. Il basso costo del petrolio aveva enormemente favorito il «miracolo economico» mondiale perché aveva permesso di consumare energia contenendo i costi. Nel 1973 i Paesi produttori di petrolio reagirono al sostegno dato dagli Stati Uniti a Israele durante la guerra dello Yom Kippur (vedi Unità 8, Lezione 26) con un embargo che causò un aumento vertiginoso del prezzo del petrolio fino al 1980. Le industrie dovevano sostenere costi di produzione più alti e, quindi, aumentarono i prezzi dei prodotti, provocando la crescita dell’inflazione; • il rallentamento economico degli Stati Uniti, che erano stati il motore della crescita mondiale. Le industrie statunitensi cominciarono a soffrire la concorrenza industriale europea e giapponese e il dollaro perse sempre più valore. Nel 1973 il presidente americano Nixon sospese la convertibilità del dollaro in oro e la moneta statunitense cessò di essere il riferimento dell’economia mondiale; • il problema del deficit dei bilanci statali. Molti Stati, infatti, a causa della crisi aumentarono sia la spesa pubblica, cioè la spesa per il welfare state, sia gli interventi a favore di aziende in difficoltà. Al tempo stesso, però, le entrate fiscali diminuivano, perché i redditi dei cittadini e i guadagni delle aziende erano più bassi.

Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica


Le risposte alla crisi Per contrastare la crisi molti uomini di governo ed economisti si convinsero che fosse necessario diminuire la spesa pubblica (soprattutto in campo sanitario) e ridurre i debiti dello Stato. Lo Stato sociale, secondo loro, costava troppo ed era troppo inefficiente perché non era gestito secondo i criteri di un’azienda privata (cioè secondo la logica del massimo profitto). Per contenere le spese dello Stato occorreva dunque seguire politiche di rigore finanziario e di risanamento dei conti pubblici. La fine della spinta rinnovatrice del 1968 e la crisi economica dei primi anni Settanta portarono i proprietari delle imprese private a ristrutturare le proprie aziende: da un lato introdussero macchinari automatici che sostituivano la forza lavoro umana, dall’altra mantennero fermi gli stipendi e ridussero il numero dei dipendenti ricorrendo a licenziamenti.

Risanamento Nel linguaggio economico questo termine indica la riduzione di un debito.

Un impianto nucleare in ulgaria.

La crisi stimola trasformazioni tecnologiche e produttive La risposta alla crisi economica dei Paesi industrializzati fu il rinnovamento della tecnologia e dei metodi di produzione. Si diffusero le innovazioni tecnologiche fondate su informatica e automazione. Il personal computer, il cui primo modello fu prodotto nel 1975, entrò nelle aziende e rese possibile una drastica riduzione dei tempi di lavoro e un significativo aumento della produttività. Le nuove macchine, dotate di bracci meccanici e «guidate» da computer, sostituivano gli operai. L’industria informatica ebbe quindi un grandissimo sviluppo, dovuto anche all’ingresso, a partire dai primi anni Ottanta, dei personal computer nelle case dei privati cittadini. Furono avviate politiche di risparmio energetico; s’individuarono nuovi giacimenti di petrolio e si sfruttarono fonti alternative d’energia, come la nucleare o solare. Inoltre, i maggiori gruppi industriali trasferirono le loro attività produttive in Paesi del Terzo mondo, dove la manodopera costava meno. Il processo di delocalizzazione all’inizio riguardò produzioni a basso contenuto tecnologico, come il settore tessile. Successivamente, Paesi come la Cina, la Corea del Sud o l’India hanno accolto produzioni ad alto contenuto tecnologico, come l’elettronica e l’informatica.

COMPRENDO IL TESTO L’ingresso dei computer nelle aziende e nelle case dei privati cittadini avvenne contemporaneamente? ........................................................................

Bracci meccanici e braccia umane: da un lato un esempio di automazione industriale, dall’altro un’azienda delocalizzata che sfrutta manodopera a basso costo.

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LEZIONE LEZIONE

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2 Il decennio reaganiano USA e Regno Unito guidano la svolta conservatrice

COMPRENDO IL TESTO Qual è, secondo la teoria neoliberista, il vero motore della vita economica? a Lo Stato. b Le imprese private. c Le famiglie.

Nei principali Paesi occidentali, soprattutto nel Regno Unito e negli Stati Uniti, le trasformazioni economiche e tecnologiche furono perseguite da nuovi orientamenti politici. Dal 1979 al 1990 il Regno Unito fu guidato dal Primo ministro Margaret Thatcher (1925-2013) del Partito conservatore. Tra il 1980 e il 1989 il repubblicano Ronald Reagan (1911-2004), un ex attore di Hollywood, fu alla guida degli Stati Uniti. La presidenza Reagan impresse un deciso cambiamento sia nella politica interna sia nella politica estera degli USA. Sia Thatcher sia Reagan sostennero una politica economica neoliberista, sintetizzabile in una parola d’ordine: «meno Stato, più mercato». Secondo questa teoria, in una società di mercato l’iniziativa privata è il vero motore dell’economia e, quindi, bisogna dare agli imprenditori il massimo spazio e la massima autonomia. Inoltre, bisogna ridurre al minimo l’intervento dello Stato nell’economia e diminuire le tasse. Secondo i neoliberisti la diminuzione dell’intervento statale e la riduzione delle tasse nell’immediato avvantaggiano i benestanti, ma sul lungo periodo finiscono per avere effetti positivi anche per i meno ricchi. Gli industriali, infatti, investono di più e ciò si traduce in un aumento dell’occupazione. In definitiva, più lavoro e meno tasse significano più denaro in circolazione, quindi consumi maggiori.

l presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan e il Primo ministro ritannico argaret hatcher.

La politica neoliberista riduce l’intervento statale Reagan tagliò drasticamente le spese statali in campo sanitario e assistenziale e diminuì le tasse per i cittadini con i redditi più alti. Ogni aspetto che limitava la libera iniziativa economica veniva giudicato negativamente come un freno allo sviluppo, perciò furono abolite molte norme che regolavano l’economia (per esempio quelle che regolavano gli orari di lavoro o stabilivano i livelli minimi delle paghe). Questa politica, definita deregulation, cioè «deregolamentazione», concedeva alle aziende la massima libertà d’azione.

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Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica


Nel Regno Unito, il Paese in cui era nato il welfare state, la politica di Thatcher ebbe un impatto traumatico sulla società: il Primo ministro privatizzò molte aziende pubbliche, tagliò le spese per l’assistenza e i sussidi statali, diminuì le tasse e si scontrò violentemente con i sindacati delle Trade unions. La società britannica si divise: da un lato tutti coloro che traevano vantaggi economici dalla liberalizzazione dell’economia, dall’altro tutti coloro che ne venivano pesantemente colpiti.

LAVORO SULLA LINGUA Sottolinea nel testo le tre parole in lingua inglese e scrivi qui sotto la traduzione di ciascuna.

a.

................................................................. ................................................................. .................................................................

b.

................................................................. ................................................................. .................................................................

c.

................................................................. ................................................................. .................................................................

Le misure politiche della hatcher inasprirono il disagio e le lotte sociali nel egno Unito gli scioperi di protesta si trasformarono spesso in sanguinosi scontri tra manifestanti e forze di polizia.

Le conseguenze della politica neoliberista Sia negli Stati Uniti sia nel Regno Unito l’inflazione, che negli anni Settanta aveva raggiunto cifre notevoli, fu ridotta. L’economia riprese vigore e il Pil crebbe a livelli sostenuti, così come i profitti industriali. Gli investitori in Borsa realizzarono grandi guadagni approfittando dell’euforia finanziaria determinata dalle politiche neoliberiste. Questi risultati, però, furono pagati dai cittadini con un reddito medio-basso, che dovettero rinunciare a importanti servizi sociali divenuti privati e, dunque, troppo costosi. Negli anni Ottanta in tutte le società occidentali crebbero fenomeni di emarginazione sociale (fra i più importanti ricordiamo il consumo di droghe, soprattutto nelle giovani generazioni).

egli anni ttanta all’euforia finanziaria fece da contrasto un crescente disagio sociale, soprattutto tra i giovani, che si espresse anche nella drammatica diffusione della tossicodipendenza.

Lezione 31 ( La crisi degli anni Settanta

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LEZIONE LEZIONE

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Il ritorno della Guerra fredda Durante i primi quattro anni della presidenza Reagan i rapporti tra Stati Uniti e Unione Sovietica peggiorarono sensibilmente. Reagan, infatti, definì l’Unione Sovietica «impero del male» e investì enormi risorse statali in una rinnovata corsa agli armamenti. Fu lanciato il progetto di realizzare uno ««scudo spaziale», costituito da sofisticati dispositivi tecnologici in grado di proteggere il territorio degli Stati Uniti dai missili nemici. Reagan sfidava i dirigenti dell’Unione Sovietica (allora guigui data dal vecchio leader conservatore Brežnev) a misurarsi in un campo, quello dell’innovazione tecnologica e dei nuovi armaarma menti, che richiedeva ingenti investimenti, che Mosca non era in grado di sostenere. In politica estera, dunque, la presidenza Reagan segnò l’inizio di un nuovo periodo di tensione tra le due superpotenze, tanto che si parlò di un ritorno della Guerra fredda.

l leader sovietico Leonid re nev 190 19 2 .

DENTRO LA STORIA Una nuova Guerra fredda Gli Stati Uniti perdono prestigio Negli anni Settanta gli Stati Uniti stavano perdendo prestigio internazionale: alla crisi economica si aggiungevano gravi fatti politici. Il presidente repubblicano Richard Nixon, infatti, era stato costretto a dimettersi nel 1974 in seguito allo scandalo Watergate (una vicenda di controllo illegale dei telefoni di esponenti del Partito democratico); la guerra del Vietnam si era chiusa in modo fallimentare; in Iran una rivoluzione islamica caratterizzata da forte antiamericanismo aveva scacciato il re Reza Pahlavi, storico alleato degli Stati Uniti. Intanto l’Unione Sovietica, nonostante la distensione, aveva ormai uguagliato la potenza nucleare americana e nel 1976-1977 aveva installato nuovi missili nucleari a media gittata, gli SS-20, in grado di colpire l’Europa occidentale. Con Reagan gli Stati Uniti ritornano alla politica di potenza Questi elementi spiegano il grande successo riscosso alle elezioni presidenziali del 1980 dal repubblicano Ronald Reagan. Il suo programma era fondato, oltre che sul risanamento dell’economia, sulla riaffermazione del ruolo di grande potenza degli Stati Uniti. Divenuto presidente, Reagan potenziò il programma di riarmo già avviato dal

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Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica

suo predecessore, il democratico Carter, che aveva installato in Europa i missili Pershing 2 per rispondere ai sovietici. Poi assunse un atteggiamento di forte contrapposizione all’URSS, che fu definita l’«impero del male». Il progetto di realizzare uno «scudo spaziale» per difendere gli USA da ogni attacco missilistico, anche se non fu mai realizzato concretamente, segnò un deciso passo verso una nuova Guerra fredda. Gli USA ripresero la tradizionale politica d’ingerenza in America latina: in Nicaragua appoggiarono i contras, che lottavano contro il governo sandinista, e invasero l’isola di Grenada instaurandovi un governo «amico». Inoltre, bombardarono il quartier generale del leader libico Gheddafi, sospettato di finanziare il terrorismo, e sostennero l’Iraq nella guerra contro l’Iran (1980-1988).


SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Indica il completamento corretto tra quelli proposti. 1. Nei quattro anni della presidenza Reagan: a i rapporti tra USA e URSS migliorarono

sensibilmente. b ebbe finalmente fine la Guerra fredda.

4. Reagan investì enormi risorse statali: a nella corsa agli armamenti. b nell’industria cinematografica. c in progetti spaziali in comune con l’URSS.

c i rapporti tra USA e URSS peggiorarono

sensibilmente. 2. Nei primi anni Ottanta del Novecento, alla guida dell’URSS era:

5. Il progetto di uno «scudo spaziale» fu caldeggiato da: a Ronald Reagan.

a Nikita Chruscev

b Margaret Thatcher.

b Leonid Brežnev.

c Leonid Brežnev.

c Jurij Gagarin.

3. Reagan definì l’URSS:

6. Durante il governo di Margaret Thatcher:

a l’impero del Sol levante.

a fu incrementato il welfare state.

b l’impero della moderna tecnologia.

b furono tagliate le spese pubbliche.

c l’impero del male.

c furono aumentate le tasse.

2. Esponi in una frase le conseguenze della crisi economica degli anni Settanta nelle imprese private. ........................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ........................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ........................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ...........................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Individuo i nessi di causa-effetto 3. Collega in modo opportuno le cause nella colonna di sinistra agli effetti nella colonna di destra, individuando la relazione corretta. 1. Aumento del prezzo del petrolio...

a. …interventi dello Stato in economia ridotti al minimo.

2. Introduzione del personal computer in azienda...

b. …drastico peggioramento della qualità della vita dei ceti meno abbienti.

3. I personal computer entrano nelle case dei privati…

c. …aumento dei costi di produzione e dei prezzi dei prodotti.

4. Si impone la politica neoliberista…

d. …le aziende acquistano massima libertà d’azione.

5. Reagan promuove la deregulation…

e. …riduzione dei tempi di lavoro.

6. Thatcher taglia le spese per l’assistenza e i sussidi statali…

f. …l’industria informatica conosce un grande sviluppo.

Lezione 31 ( La crisi degli anni Settanta

313


R a NO ga I E zz LA e S & TO Ra R ga IA zz i

La scoperta dei teenagers Negli Stati Uniti degli anni Cinquanta del XX secolo, giornalisti e sociologi «scoprirono» che i ragazzi e le ragazze tra i 13 e i 19 anni avevano cominciato a creare un gruppo a parte nella società, con abitudini e stili di vita nuovi. Li chiamarono teenagers.

Tra giovani e adulti non ci si capisce… Oggi i ragazzi e le ragazze comunicano tra loro usando spesso parole inventate o straniere «italianizzate», abbreviazioni (soprattutto a seguito della diffusione dei cellulari, degli sms o di WhatsApp). Tutto ciò costituisce un linguaggio diverso e parallelo a quello degli adulti, che spesso faticano a comprendere i codici dei loro figli o nipoti. I giovani hanno gusti musicali specifici, trasmissioni «di culto», comprano i propri vestiti in negozi dedicati a loro e si riconoscono in «gruppi» ben definiti. Non è sempre stato così. La prima volta che gli adolescenti, cioè i ragazzi e le ragazze tra i 13 e i 19 anni, hanno cominciato a formare un gruppo a parte nella società (con linguaggio, abitudini e regole specifiche e diverse da quelle degli adulti) è stato negli Stati Uniti d’America negli anni Cinquanta del Novecento.

Nasce il concetto e la categoria di teenagers Nel 1945 un giornalista del «New York Times» usò per la prima volta la parola teenagers per descrivere i ragazzi e le ragazze dell’epoca. Teenagers significa all’incirca «coloro che sono negli anni del teen», con riferimento al suffisso con cui in inglese si formano le parole che indicano quella fascia d’età: i thirteen (tredicenni), fourteen (quattordicenni) eccetera, fino a nineteen (diciannovenni). Questi ragazzi, raccontava il giornalista, a differenza delle precedenti generazioni di giovani statunitensi sembravano volersi distinguere nettamente dai bambini e dagli adulti e costituivano un gruppo ben riconoscibile, a partire dal linguaggio e dal modo di vestire.

Un mondo a parte Dieci anni dopo, il sociologo James Coleman così scriveva a proposito dei teenagers: «Questi giovani parlano un’altra lingua che sta diventando sempre più diversa e la società adolescente sta diventando più forte. [...] È diffusa tra i genitori la sensazione che quello dei teenagers sia un mondo a parte».

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Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica


Il fenomeno dei teenagers era quasi esclusivamente urbano. Il luogo d’incontro, lo spazio in cui passavano gran parte della loro giornata, era la scuola (le high schools, le nostre «superiori») dove non solo studiavano, ma si univano in confraternite (una specie di club privati studenteschi), praticavano sport e organizzavano feste da ballo e divertimenti. La loro musica era il rock and roll, che ascoltavano dalle radio o dai dischi di piccole dimensioni, i «45 giri». L’altro spazio tipico dei teenagers era il drugstore, un tipo di negozio che offriva vari tipi di merce, aveva al suo interno una zona bar e, soprattutto, restava aperto durante tutta la notte. A scuola e nei drugstores i giovani statunitensi passavano molte ore assieme, scambiandosi esperienze, parlando di feste e divertimenti, ma anche della propria famiglia e della scuola. Per la prima volta nella storia statunitense le giovani generazioni non si formavano solo nel rapporto con l’adulto (il genitore o l’insegnante), da una posizione d’inferiorità, ma in quello con i propri amici e compagni di scuola, da una posizione che potremmo definire di «pari a pari».

I teenagers diventano un soggetto cinematografico L’industria cinematografica statunitense si accorse ben presto dell’esistenza di questo nuovo gruppo sociale e iniziò a produrre film che avevano per protagonisti dei teenagers. In questo modo le abitudini, i gusti, gli atteggiamenti dei ragazzi statunitensi vennero «esportati» in tutto il mondo occidentale. I giovani europei conobbero così una realtà fatta di giacconi di cuoio nero, motociclette, rock and roll e ribellione. Nacquero star cinematografiche come Marlon Brando e James Dean o musicali come Elvis Presley, destinate a diventare delle «icone» e a suscitare l’entusiasmo di milioni di ragazze e ragazzi.

TEST INVALSI Barra con una x la risposta esatta. 1. Chi per primo classificò i teenagers come un gruppo distinto dai bambini e dagli adulti? A Elvis Presley. B Un giornalista del «Washington Post».

2. Come fu il fenomeno dei teenagers? A Prevalentemente rurale. B Prevalentemente urbano. C Esclusivamente newyorkese. D Una finzione cinematografica.

3. Quale fu il ruolo del cinema? A Diffuse in tutto l’Occidente i modelli e lo stile dei teenagers. B Non si occupò del mondo dei teenagers.

C Il sociologo James Coleman.

C Diffuse i modelli e lo stile dei teenagers nei soli Stati Uniti.

D Un giornalista del «New York Times».

D Inventò il mondo dei teenagers senza alcun aggancio alla realtà.

Lezione 4 ( La Chiesa, un Unità nuovo 9 (protagonista Dal «boom» della alla crisi storia economica europea

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P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Stato sociale Scuola pubblica, servizio sanitario nazionale, assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro, pensioni… ci sembrano tutte cose normali, eppure sono conquiste relativamente recenti, ottenute grazie al successo dello Stato sociale.

LA NASCITA DELLO STATO SOCIALE

L’antica idea (e pratica) dell’assistenza ai bisognosi L’idea che le persone in condizioni disagiate debbano essere assistite e aiutate ha una lunga storia: basta pensare all’opera di assistenza svolta dalla Chiesa fin dal Medioevo. Dal XVIII secolo, poi, in molti Stati europei, gli istituti religiosi furono affiancati o sostituiti in questa opera da apposite istituzioni pubbliche. Tra la fine del XIX secolo e i primi decenni del XX secolo, sia nell’Impero tedesco sia nel Regno Unito furono messi a punto programmi di legislazione sociale che prevedevano assicurazioni contro gli infortuni (che garantissero una copertura finanziaria in caso di mancato lavoro a causa di un incidente), pensioni, sussidi di disoccupazione (che assicuravano un reddito minimo in caso di perdita del lavoro).

Un po’ di benessere per tutti Nella prima metà del Novecento in molti Paesi, anche diversi tra loro come gli USA di Roosevelt o la Germania nazista, lo Stato ampliò il suo campo d’azione, intervenendo in settori dei quali non si era mai occupato. L’esperienza più organica fu quella promossa nel Regno Unito a partire dal 1942 (Piano Beveridge), che rappresentò il primo modello di Stato sociale (welfare state). Lo Stato sociale si propone di garantire a tutti i cittadini, «dalla culla alla tomba» e indipendentemente dal loro reddito, il godimento di alcuni diritti fondamentali: il diritto al lavoro, alla casa, alla salute, all’istruzione.

OLTRE LO STATO SOCIALE?

I problemi dello Stato sociale: i costi crescenti Lo stato sociale è una delle più importanti conquiste di civiltà del Novecento. Grazie a esso, infatti, milioni di persone hanno visto riconosciuti diritti che in passato erano considerati privilegi di una minoranza facoltosa. Tuttavia, lo Stato sociale ha mostrato anche seri problemi. Scuole e ospedali, pensioni e assicurazioni, investimenti industriali e politiche del lavoro costano molti soldi, che lo Stato deve in qualche modo procurarsi. Lo strumento principale sono le tasse. Il ragionamento è semplice: se i cittadini vogliono vivere Dipinto medievale che ritrae un re in cerca di aiuto medico che si reca presso un monastero.

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Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica


in uno Stato che assicuri loro servizi e protezione e che non li abbandoni di fronte alle difficoltà, devono essere disposti a contribuire all’organizzazione e al mantenimento di questi servizi, e quindi devono accettare di pagare forti tasse. Con il tempo, però, fenomeni come l’inefficienza dello Stato, la corruzione di pubblici funzionari, l’ampliamento dei settori d’intervento e l’invecchiamento della popolazione hanno enormemente aumentato i costi di mantenimento dello Stato sociale. Gli Stati hanno dovuto fare i conti con gravi deficit di bilancio e hanno dovuto aumentare ulteriormente la pressione fiscale.

Per assistere tutti, si rischia di non assistere chi ha davvero bisogno Lo Stato sociale affermatosi in Occidente è stato definito «universalista» perché si proponeva di garantire nuovi diritti a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro posizione sociale ed economica. Oggi, da più parti, si sostiene che uno Stato sociale così concepito rischia non solo di costare troppo, ma di essere anche inefficace, perché consuma risorse per assicurare diritti a chi potrebbe pagarseli da sé e, allo stesso tempo, non riesce a soddisfare i bisogni di chi vive in condizioni di disagio sociale. Molti Paesi sembrano pertanto intenzionati a limitare l’assistenza pubblica alle fasce più deboli della popolazione, come i disoccupati, gli anziani con pensioni minime, le famiglie povere. Si cerca anche di sostituire o di integrare i sistemi sanitari e i sistemi delle pensioni gestiti dallo Stato con assicurazione private o con fondi pensionistici.

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente.

za assisten ia sanitar indennità di disoccupazio ne

pubblica istruzione

nza previde sociale imposta sul reddito

sussidi famil iari

spesa sociale fondo pensione u ficio del collocamento

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. Quali sono le finalità che si propone lo Stato sociale? 2. Quali fattori comporta un aumento dei conti pubblici in uno Stato sociale?

Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica

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SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 29 1945-1975: i «trent’anni gloriosi»

BES

A partire dalla metà del 20° secolo si registrò per un ventennio un aumento della popolazione mondiale. Fino agli anni Settanta nei Paesi industrializzati occidentali, e in particolare negli Stati Uniti, vi fu una grande crescita economica, favorita dalla creazione di un mercato mondiale. Si affermò, prima nel Regno Unito poi nel resto d’Europa, lo Stato sociale, un modello di Stato che voleva garantire ai cittadini tutti i diritti irrinunciabili: lavoro, casa, salute, istruzione. L’Europa fece i suoi primi passi verso l’unità, prima con la Comunità economica del carbone dell’acciaio (Ceca - 1951), poi con la Comunità economica europea (Cee - 1957). Lo sviluppo economico non riguardò tutto il mondo: molte delle ex colonie europee di Africa e Asia si trovarono in condizioni di sottosviluppo. Lezione 30 La contestazione della società del benessere Negli anni Sessanta si sviluppò nei Paesi occidentali un movimento di protesta, avviato in particolare dagli universitari e dagli studenti delle scuole superiori che criticavano il consumismo della società del benessere, rivendicavano l’eguaglianza sociale e si opponevano all’autoritarismo nelle scuole, nelle fabbriche e nelle famiglie. Le prime proteste iniziarono negli Stati Uniti e si concentrarono sulla questione dei diritti civili della popolazione afroamericana e contro la partecipazione alla guerra del Vietnam. In Europa la contestazione studentesca si intrecciò con il movimento operaio richiamandosi al pensiero marxista. Agli inizi degli anni Settanta alcuni gruppi radicali staccatisi dei movimenti giovanili presero, in Italia e in Germania, la strada del terrorismo. Lezione 31 La crisi degli anni Settanta A partire dall’autunno del 1973 iniziò una crisi economica internazionale a seguito del rallentamento dell’economia statunitense e all’aumento considerevole del prezzo del petrolio, cui si cercò di far fronte con la ricerca di energie alternative. All’inizio degli anni Ottanta, nel Regno Unito con il Primo ministro Margaret Thatcher e negli Stati Uniti con il presidente Ronald Reagan, si abbandonò lo Stato sociale, considerato troppo costoso, e si diede ampio spazio alla libera iniziativa privata. Inizia anche l’era informatica che porta a una rapida trasformazione dell’industria e del settore terziario.

318

Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. Benessere diffuso – Aumento del prezzo del petrolio – Consumismo – Neoliberismo – Divario Sviluppo demografico

Sviluppo economico

1950-1973 «MIRACOLO ECONOMICO»

Welfare state

Crescita del

Contestazione giovanile e movimento del 1968

1973-1980 CRISI ECONOMICA GLOBALE

tra Paesi ricchi e Paesi poveri del Terzo mondo

causata da

affrontata con

Risanamento dei conti pubblici Nuova tecnologia Delocalizzazione

Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica

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VE RI FI CA

1. Indica, tra le definizioni proposte, le caratteristiche dello Stato sociale. a Lo Stato garantisce a tutti cittadini il diritto al lavoro, alla casa, alla salute, all’istruzione. b Lo Stato garantisce a tutti i cittadini il diritto al divertimento. c Risorse economiche per gli interventi dello Stato vengono sottratte ad altri ambiti di intervento,

quali la costruzione di strade e altre infrastrutture. d Le risorse vengono ricavate aumentando le tasse. e Le risorse vengono ricavate con la diminuzione delle tasse. f Non occorrono risorse aggiuntive per garantire lo Stato sociale. g Lo Stato sociale nasce negli Stati Uniti. h Lo Stato sociale nasce nel Regno Unito.

2. Completa il testo con i termini o le espressioni corrette. Negli anni Cinquanta, in alcuni Stati federali degli Stati Uniti, era in vigore una legislazione che prevedeva la ………………………..................…… della popolazione nera: nei posti di lavoro essi svolgevano mansioni ………………………..................…… e non avevano possibilità di ………………………..................……; vivevano in quartieri ………………………..................……; i bambini non potevano frequentare le stesse scuole dei coetanei bianchi e gli adulti non potevano accedere ai ………………………..................…… destinati alla popolazione bianca. Inoltre, erano spesso vittime di violenza, compiute da associazioni ………………………..................…… come il ………………………..................……. Verso la metà degli anni Cinquanta il pastore battista ………………………..................…… si pose a capo di un movimento per i diritti ………………………..................…… e promosse una lotta ………………………..................……. Ottenne l’appoggio di parte dell’opinione pubblica, dei movimenti pacifisti e del presidente ………………………..................……, il cui programma di governo prevedeva la lotta contro le discriminazioni razziali. Nel 1964, dopo l’assassinio di Kennedy, fu approvato il Civil Rights Act, una legge che stabiliva l’………………………..................…… di tutti i cittadini americani. Anche Martin Luther King morì assassinato qualche anno dopo. 3. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. Nel Terzo mondo il Sessantotto è stato completamente inesistente.

V

F

b. Le prime proteste studentesche iniziarono negli Stati Uniti.

V

F

c. A differenza del Sudafrica, negli Stati Uniti non esisteva la segregazione razziale.

V

F

d. Martin Luther King fu un sostenitore della lotta non violenta.

V

F

e. Kennedy si oppose duramente alle richieste degli afroamericani.

V

F

f. La legge che stabiliva l’uguaglianza di tutti cittadini statunitensi era il Civil Rights Act.

V

F

g. In Francia il Sessantotto passò senza lasciare traccia.

V

F

h. Frange estremiste del movimento del Sessantotto scelsero la via del terrorismo.

V

F

i. L’introduzione del computer nelle aziende ridusse i tempi di lavoro e aumentò la produttività.

V

F

l. In India vi sono produzioni ad alto contenuto tecnologico come l’elettronica informatica.

V

F

4. Completa le seguenti affermazioni relative ai principali fenomeni sociali e culturali del secondo dopoguerra in Europa e sulle loro cause. a. Nella società industriale si diffonde una disaffezione dell’operaio nei confronti del lavoro perché

...................

................................................................................................................................................................................................................................................................

b. L’aumentata ricchezza delle famiglie determina c. I consumi crescono grazie

..........................................................................................................................................

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d. Milioni di nuovi studenti frequentano la scuola grazie ............................................................................................................................

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Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica


5. Collega ciascun avvenimento nella colonna di sinistra alla data corretta nella colonna di destra. 1. Nascita del Comecon

a. 1968

2. Creazione della Ceca

b. 1968

3. Nascita della Cee

c. 1980

4. Assassinio di Martin Luther King

d. 1957

5. Inizio della contestazione studentesca

e. 1951

6. Crisi petrolifera

f. 1949

7. Reagan diventa presidente degli USA

g. 1973

6. Nella colonna di sinistra sono elencati alcuni dei più celebri slogan del 1968: collegali correttamente all’ambito a cui si riferiscono, nella colonna di destra. 1. Vietato vietare

a. Contro il sistema scolastico tradizionale

2. Mettete fiori nei vostri cannoni

b. Contro l’autorità

3. L’immaginazione al potere

c. Contro la guerra

4. Il padrone ha bisogno di te, tu non hai bisogno di lui

d. A favore della lotta operaia

7. Date le definizioni, scrivi il termine o l’espressione corrispondente. a. Settore dell’economia in cui rientrano tutte le attività di servizio: ................................................................................... b. Stato che si preoccupa di garantire a tutti cittadini i loro diritti irrinunciabili: ................................................................................... c. Intera ricchezza prodotta da un Paese: ................................................................................... d. Politica economica che dà il massimo spazio all’iniziativa privata e riduce al minimo l’intervento dello Stato nella vita economica: ....................................................................... e. Trasferimento delle attività produttive di grandi gruppi industriali in Paesi del Terzo mondo: ................................................... ...................................................

8. Scrivi la definizione corretta dei seguenti termini ed espressioni. a. Inflazione:

....................................................................................................................................................................................................................................

...............................................................................................................................................................................................................................................................

b. Opec:

...............................................................................................................................................................................................................................................

...............................................................................................................................................................................................................................................................

c. Discriminazione:

.....................................................................................................................................................................................................................

...............................................................................................................................................................................................................................................................

d. Pacifismo:

....................................................................................................................................................................................................................................

...............................................................................................................................................................................................................................................................

e. Tasso di natalità:

....................................................................................................................................................................................................................

...............................................................................................................................................................................................................................................................

Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica

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VE RI FI CA

9. Esegui sulla carta le attività indicate. • Contrassegna con una S il Paese che ha introdotto lo Stato sociale. • Contrassegna con una C tutti i Paesi che facevano parte del Comecon.

10. Associa ciascun evento alla sua causa, individuando la relazione corretta. L’esercizio è avviato. 1. All’inizio degli anni Settanta i prezzi dei prodotti industriali aumentarono notevolmente perché… 2. Il dollaro perse progressivamente valore perché... 3. Il deficit di bilancio degli Stati aumentò perché… 4. Le entrate fiscali diminuirono perché… 5. I governi decisero di ridurre la spesa pubblica perché… 6. Vennero avviate politiche di innovazione tecnologica perché… 7. Molte industrie attuarono la delocalizzazione per i prodotti a basso contenuto tecnologico perché… a. ...nei Paesi in via di sviluppo i costi della manodopera erano inferiori rispetto ai Paesi occidentali. b. ...i redditi dei cittadini e i guadagni delle aziende erano più bassi. c. ...aumentarono la spesa pubblica e la necessità di sostegno statale alle industrie. d. ...le industrie statunitensi dovettero affrontare la concorrenza di quelle europee. e. ...si doveva ridurre la dipendenza dal petrolio e dalla manodopera. f. ...era aumentato il prezzo del petrolio e di conseguenza i costi di produzione. g. ...si rese necessario seguire politiche di rigore finanziario e di risanamento dei conti pubblici. 1. f

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3.

4.

Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica

5.

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7.


FACCIAMO STORIA INSIEME

Il caso della Zanzara» Il 14 febbraio 1966 «La Zanzara», il giornalino degli studenti del liceo classico milanese «Parini», pubblicò un’inchiesta intitolata «La posizione della donna nella società italiana», che conteneva giudizi critici sull’educazione sessuale e sui rapporti prematrimoniali. Nacque uno scandalo: un gruppo di genitori denunciò gli autori dell’inchiesta alla magistratura. Gli studenti che avevano scritto l’articolo furono rinviati a giudizio con l’accusa di «oscenità a mezzo stampa e pubblicazione clandestina», mentre il preside della scuola finì sotto processo con l’accusa di avere permesso la pubblicazione. Il caso provocò un enorme dibattito: vi furono interrogazioni in Parlamento e articoli sui quotidiani di tutto il mondo. Gli imputati furono difesi da un collegio composto da alcuni tra i più famosi penalisti d’Italia e dopo tre giorni furono assolti. Tipo di documento: fotografie, quotidiani Autore: ignoto Epoca: XX secolo

1

2

COMPRENDO LA FONTE A coppie rispondete alle domande dopo aver analizzato le fonti, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. La foto 1 riporta la notizia del caso in una rivista italiana dell’epoca. Perché nel titolo gli studenti sono definiti «peccatori»? 2. Leggendo il testo sottostante al titolo «Gli studenti peccatori», quale parte ti sembra sostenere la rivista, l’accusa o la difesa? Argomenta la risposta. 3. Nella foto 2 la prima pagina del quotidiano milanese «Il Giorno» riporta la notizia dell’assoluzione dei ragazzi del Parini. Quale «peso» è riservato alla notizia?

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. Fino al 1968 la scuola italiana è stata un’istituzione fortemente gerarchica: gli studenti avevano un ruolo esclusivamente passivo e non partecipavano in alcun modo alla gestione dell’istituto, né avevano diritto di parola. Il rapporto tra insegnante e alunno era simile a quello tra un ufficiale e un soldato semplice: l’uno impartiva ordini, l’altro eseguiva. Il movimento del 1968 cambiò questo stato di cose. Con la riforma del 1974 la scuola cominciò a essere considerata come una comunità formata da insegnanti, studenti e famiglie. È possibile che nella vita quotidiana di una classe insorgano dei problemi: per risolverli, il miglior modo è affrontarli attraverso il dialogo. Nella vostra esperienza scolastica vi è mai capitato di dover affrontare dei problemi che avevano a che fare con la vita della classe? Se vi è capitato, come sono stati affrontati?

Unità 9 ( Dal «boom» alla crisi economica

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L’Italia repubblicana

UNITÀ

10

L’Italia esce dalla Seconda guerra mondiale con gravi danni materiali e con altrettanto gravi problemi politici: deve costruire le basi della democrazia dopo vent’anni di dittatura fascista e per questo, nel 1946, dopo un referendum istituzionale, cessa di essere una monarchia e diventa una repubblica. Negli anni Cinquanta e Sessanta la Repubblica vive il «miracolo economico» e si trasforma da Paese rurale a Paese industriale. Negli anni Settanta la crisi economica interrompe il «miracolo» e apre la strada a una situazione di grave instabilità politica, segnata dal terrorismo nero e rosso. Negli anni Ottanta una nuova fase di crescita economica e sociale imprime al Paese una spinta alla modernizzazione, ma nei primi anni Novanta quelle stesse forze che avevano guidato la ripresa vengono travolte dagli scandali legati alla corruzione. Nell’ultimo decennio del XX secolo nuove forze politiche e nuovi schieramenti si alternano alla guida del Paese.

1948

1969

Entra in vigore la Costituzione

1958-1963

Inizio del «centrismo»

«Boom» economico

1940

1950 1946 L’Italia diventa una Repubblica

Che cosa sai già… v Dopo la Seconda guerra mondiale inizia la Guerra fredda. USA e URSS si

contrappongono sul piano politico e militare. Il mondo viene diviso in sfere d’influenza. Inizia la decolonizzazione. v Tra 1945 e 1973 il mondo vive la sua «età dell’oro», con una forte espansione della produzione e dei consumi. v Nel 1973 il rialzo del prezzo del petrolio mette in crisi tutte le economie industriali. Negli anni Ottanta i Paesi capitalisti si ristrutturano, delocalizzando gli impianti e introducendo automazione e informatizzazione.

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Strage di piazza Fontana a Milano: inizia la «strategia della tensione»

1960

1970 1963

1968

Primo governo Inizia la di centro-sinistra contestazione studentesca

1970 Statuto dei lavoratori


Negli anni Ottanta del Novecento l’inchiesta «Mani pulite» fa crollare il sistema di partiti che avevano governato l’Italia dal 1946.

Gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento sono gli anni del «miracolo economico»: lo sviluppo industriale nelle città del Nord Italia fa affluire centinaia di migliaia di immigrati dal Sud.

Negli anni Novanta del Novecento si afferma la «seconda Repubblica»: al governo si alternano coalizioni di centro-destra e di centro-sinistra.

Gli anni Settanta del Novecento sono gli «anni di piombo»: attentati e rapimenti colpiscono uomini politici, industriali, giornalisti ma anche molti civili.

1946: nasce la Repubblica attraverso un referendum a suffragio universale.

Attentati mafiosi colpiscono lo Stato attraverso l’uccisione dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (maggio-luglio 1992).

1980 Strage di Bologna

1980 1974

1978

Strage di Brescia e bomba sul treno Italicus

Sequestro e assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate rosse

1990

2000

1983-1987

1992

Craxi capo del governo

«Mani pulite» Assassinio dei giudici Falcone e Borsellino da parte di «Cosa nostra»

…e che cosa imparerai v La vittoria della Dc nel 1948 dà all’Italia stabilità politica con governi «centristi» a guida democristiana (De

Gasperi). v Nel 1950-1960 il «miracolo economico» trasforma l’Italia da Paese agricolo a Paese industriale e consumista. v Dopo il rinnovamento del 1968, negli anni Settanta l’Italia vive una grave crisi economica e politica, con l’insorgenza del terrorismo nero (neofascismo) e rosso (Brigate rosse). v Negli anni Ottanta l’Italia conosce un nuovo rinascimento economico, che però nasconde grandi problemi (alto debito pubblico e criminalità organizzata). v Negli anni Novanta, l’inchiesta «Mani pulite» travolge il sistema politico e dà inizio alla Seconda repubblica.

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LEZIONE

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La nascita della Repubblica italiana

1 L’Italia dopo la guerra: ricostruzione e democrazia

L’Italia deve affrontare una situazione molto difficile COMPRENDO IL TESTO Distingui i problemi di ordine materiale da quelli politici. Problemi materiali: ………..…………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Problemi politici:

…………………………

……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Nell’aprile 1945, al termine di una lunga guerra alla quale il Paese aveva partecipato per volontà di Mussolini, l’Italia si trovava in una situazione drammatica: • circa mezzo milione di persone, tra soldati e civili, avevano perso la vita; • migliaia di abitazioni, ponti, strade e linee ferroviarie erano state distrutte dai bombardamenti; • gli impianti industriali, soprattutto quelli del «triangolo industriale» compreso tra Milano, Genova e Torino, avevano subito gravi danni; • venti anni di dittatura totalitaria fascista avevano cancellato le istituzioni liberali che avevano retto la vita civile e politica del Regno d’Italia. Occorreva costruire dal nulla le basi della futura democrazia; • gran parte del personale amministrativo (funzionari dello Stato, giudici e magistrati, insegnanti ecc.) era stato attivamente fascista o, per lo meno, non si era opposto al regime.

Le forze della Resistenza devono ricostruire il Paese

COMPRENDO IL TESTO Quali caratteristiche doveva avere lo Stato ricostruito dopo la guerra? ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Gli uomini e le donne della Resistenza, dunque, dovevano affrontare due problemi diversi, ma ugualmente urgenti e complessi: • la ricostruzione materiale del Paese, resa ancor più difficile dalla mancanza di risorse economiche; • la ricostruzione politica e morale del Paese; dovevano, cioè, costruire uno Stato democratico, dotandolo di nuove istituzioni ispirate al principio della partecipazione dei cittadini alla vita politica.

Macerie dopo un bombardamento in una via di Napoli.

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Unità 10 ( L’Italia repubblicana


DENTRO LA STORIA I valori della Resistenza La Repubblica italiana, come recita la Costituzione, è antifascista, cioè ripudia l’esperienza storica della dittatura ed esprime valori morali, religiosi, politici e giuridici opposti a quelli su cui si era retto il regime fascista. Una Resistenza, tanti resistenti Se la Resistenza fu una, fu cioè un movimento politico e militare unitario, che esprimeva una linea politica omogenea e un solo gruppo dirigente (riunito nel Cln), i «resistenti» furono molti. Non solo perché furono molti uomini e donne ad animarla, ma nel senso che all’interno di essa si mossero gruppi e formazioni di orientamento ideale e politico molto diverso l’uno dall’altro. Il gruppo più numeroso e compatto fu quello dei comunisti delle Brigate Garibaldi, accanto a cui combatterono i partigiani socialisti delle Brigate Matteotti, quelli cattolici della Democrazia cristiana, quelli del Partito d’azione, quelli liberali e, addirittura, monarchici. La Resistenza, insomma, fu un movimento popolare che unì italiani diversi sotto una sola bandiera: riscattare l’onore

nazionale infangato dalla dittatura fascista e dall’alleanza con Hitler e scacciare l’invasore dal territorio italiano. Patria, libertà, democrazia L’appello patriottico a salvare l’Italia dall’occupazione militare dei tedeschi (sostenuti dai fascisti «repubblichini» di Salò) fu una delle componenti fondamentali della Resistenza. La patria, però, andava anche rifondata su basi nuove: libertà e democrazia. Certo, ogni formazione politica riempiva queste due parole di contenuti diversi, spesso addirittura contrastanti. Per i comunisti, libertà e democrazia erano due termini vuoti se a essi non si aggiungeva la giustizia sociale, che era possibile pienamente solo in uno Stato socialista. Per i democristiani, libertà e democrazia avrebbero dovuto essere i valori fondanti di uno Stato nuovo ispirato ai valori cristiani. Per i liberali, infine, la nuova Italia avrebbe dovuto ricollegarsi alla tradizione liberale, evitando che lo Stato comprimesse le libertà fondamentali degli individui.

ormazione partigiana sfila per Milano dopo la liberazione della città.

Le forze politiche del dopoguerra La Resistenza al nazifascismo era stata animata da varie forze politiche che s’ispiravano a ideologie molto diverse l’una dall’altra: • il Partito comunista italiano (Pci), d’ispirazione marxista e filo-sovietico e guidato da Palmiro Togliatti, aveva dato, dal punto di vista militare, il contributo maggiore alla resistenza; • il Partito d’azione (Pda), d’ispirazione laica e democratica, tra i cui leader c’era Ferruccio Parri, che, con il comunista Longo e il generale Cadorna, aveva ricoperto il ruolo di comandante militare dei partigiani; • la Democrazia cristiana (Dc), erede del Partito popolare di don Luigi Sturzo, raccoglieva i cattolici ed era guidata da Alcide De Gasperi; • il Partito socialista italiano (Psi), che aveva come leader Pietro Nenni, era lo storico partito della sinistra italiana e del movimento operaio; • il Partito liberale italiano (Pli) si riallacciava alla tradizione liberale di Giolitti; • il Partito repubblicano italiano (Pri) si rifaceva alla tradizione mazziniana e risorgimentale.

LAVORO SULLA LINGUA Individua gli aggettivi qualificativi contenuti nei nomi di tutti i partiti e indica il sostantivo a cui rimandano. L’esercizio è avviato. Pci: comunista - comune Dc: ……………………………………………… ………………………………………………………. Psi: ……………………………………………… ………………………………………………………. Pli: ……………………………………………… ………………………………………………………. Pri: ……………………………………………… ……………………………………………………….

Lezione 32 ( La nascita della Repubblica italiana

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LEZIONE LEZIONE

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2 La nascita della Repubblica Il governo De Gasperi sostituisce il governo della Resistenza Dopo la Liberazione del 25 aprile 1945 in Italia si formò un governo di coalizione fra tutti i partiti antifascisti membri del Comitato di liberazione nazionale (Cln). La presidenza fu affidata a Ferruccio Parri (1890-1981). La scelta aveva un forte contenuto simbolico e politico dato che, durante la guerra, Parri era stato il capo militare dei partigiani italiani. La nuova Italia nasceva dunque «partigiana». Nell’inverno 1945, tuttavia, il clima politico era già cambiato: la collocazione internazionale dell’Italia nella sfera d’influenza degli Stati Uniti, infatti, rendeva insostenibile la vita di un governo spostato fortemente a sinistra come il governo Parri. In dicembre, dunque, si formò, sotto l’incalzante pressione degli Stati Uniti, un nuovo governo che aveva come presidente il leader democristiano Alcide De Gasperi (1881-1954). Tra i ministri vi erano esponenti dei principali partiti, tra cui il leader comunista Togliatti (ministro della Giustizia).

I Savoia non possono più regnare sull’Italia

I quotidiani annunciano l’esito del referendum: gli italiani hanno scelto la Repubblica.

Il governo De Gasperi dovette affrontare il problema di quale forma di Stato dovesse assumere la nuova Italia. La casa regnante dei Savoia, infatti, aveva apertamente sostenuto la dittatura fascista; quando la guerra si era messa male, aveva scaricato Mussolini e poi, con la fuga da Roma per Brindisi, l’8 settembre 1943, aveva abbandonato il Paese nelle mani dei tedeschi. Per queste ragioni molti italiani pensavano che i Savoia non potessero più regnare e che l’Italia dovesse cessare di essere una monarchia e divenire una repubblica.

Le elezioni del 1946 sono l’atto di nascita della Repubblica italiana COMPRENDO IL TESTO Perché le elezioni del 1946 possono essere considerate le prime elezioni veramente a suffragio universale? ………..…………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

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Unità 10 ( L’Italia repubblicana

Il 2 giugno 1946 si tennero le prime elezioni libere dopo vent’anni di dittatura. Questa volta il suffragio fu davvero universale: per la prima volta in Italia votarono anche le donne. Le elezioni del 2 giugno servirono a: • eleggere i membri dell’Assemblea costituente, alla quale venne assegnato il compito di scrivere la nuova Costituzione (in sostituzione dello Statuto albertino, in vigore dal 1860); • decidere, attraverso un referendum istituzionale, se l’Italia dovesse rimanere una monarchia o diventare una repubblica. Più del 54% dei votanti scelse la repubblica. Si trattò di una vittoria di stretta misura, alla quale contribuirono soprattutto i cittadini del Nord della penisola, che avevano vissuto l’occupazione nazifascista, la Resistenza e la guerra di liberazione nazionale. Fra i votanti delle regioni del Nord la responsabilità politica del re nella dittatura e nella guerra era molto chiara. Al Sud prevalse invece la fedeltà alla monarchia. Preso atto del risultato del referendum, il nuovo re Umberto II, succeduto a Vittorio Emanuele III nel maggio 1946, abdicò e abbandonò il Paese.


LAVORO SULLA FONTE I risultati del referendum del 2 giugno 1946

Voti a favore repubblica

Voti a favore monarchia

La tabella raccoglie i dati del referendum del 1946 distinguendo i risultati ottenuti nella penisola e nelle due isole maggiori.

Italia settentrionale

64,8%

35,2%

Italia centrale

63,5%

36,5%

Rispondi alle domande.

Italia meridionale

32,6%

67,4%

1. In quale parte d’Italia la repubblica ottenne il risultato migliore?

Sicilia

35,3%

64,7%

Sardegna

39,1%

60,9%

54,3%

45,7%

……………..………………………………………………………….…

2. E il peggiore?

TOTALE

……………..………………………………………………………….…

3. I risultati nelle due isole rispecchiano le scelte dell’Italia settentrionale o di quella meridionale? .........................................................................................................................................................................................................................................................................................................

L’Assemblea costituente scrive la «carta fondamentale» della Repubblica I lavori dell’Assemblea costituente iniziarono nell’estate 1946 e terminarono nel febbraio 1947. I «padri costituenti», dopo un dibattito lungo e appassionato, spesso duramente polemico, riuscirono a scrivere e ad approvare il testo della Costituzione. Nonostante le diverse ispirazioni ideali (liberale, marxista, cattolica) che si confrontarono e si scontrarono in quei mesi, fu raggiunto un punto di equilibrio che garantiva i diritti fondamentali dei cittadini e dava un indirizzo generale condiviso da tutti alla vita politica e civile. La Costituzione entrò in vigore il 1° gennaio 1948. Il testo della Costituzione, entrato in vigore il 1° gennaio 1948, viene firmato dal presidente della Repubblica Enrico De Nicola.

Lezione 32 ( La nascita della Repubblica italiana

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LEZIONE LEZIONE

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3 La fine dei governi di coalizione e l’affermazione del centrismo

COMPRENDO IL TESTO Completa la frase. La Dc rappresentava tutti gli elettori anti-………………………………

Si rompe l’unità delle forze antifasciste Dopo i primi mesi di collaborazione fra i partiti che avevano fatto parte del Comitato di liberazione nazionale, l’unità delle forze antifasciste si ruppe. A causare la rottura fu l’inizio della Guerra fredda, che inasprì i rapporti fra mondo occidentale filoamericano e mondo comunista filosovietico. Alle elezioni politiche previste il 18 aprile 1948 si sfidarono così due blocchi contrapposti: • la Dc, che rappresentava non solo il voto di tutti i cattolici, ma anche di quelle forze moderate e conservatrici che avevano paura della rivoluzione comunista; • il Fronte democratico popolare, formato da comunisti e socialisti.

Le elezioni del 1948 decidono il futuro dell’Italia La campagna elettorale del 1948 fu contraddistinta da una forte mobilitazione popolare. Le piazze si riempirono di milioni di cittadini italiani e il confronto raggiunse vette di straordinaria durezza. Alla fine vinse la Dc, che conquistò il 48,5% dei voti e la maggioranza relativa in Parlamento. Il Fronte democratico popolare subì una clamorosa sconfitta perché fino a pochi giorni prima del voto era convinzione diffusa che avrebbe vinto le elezioni. I partiti minori ottennero risultati modesti. Manifesto dell’accesa campagna elettorale del 1948. I quotidiani danno notizia dell'attentato a Togliatti.

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Unità 10 ( L’Italia repubblicana

L’Italia si trova a un passo dalla guerra civile In un clima di forte contrapposizione politica e ideologica, nel luglio 1948 uno studente universitario di destra sparò a Palmiro Togliatti (1893-1964), leader del Partito comunista italiano, ferendolo gravemente. Il Paese si trovò di colpo sull’orlo di una guerra civile: soprattutto nelle grandi città industriali del Nord, in Emilia-Romagna e in Toscana migliaia di ex partigiani comunisti tornarono a imbracciare il fucile. Per alcuni giorni la situazione in Italia Gino Bartali portato fu drammatica, quasi pre-insurrezionain trionfo dopo la vittoria al Tour de France. le. Togliatti, però, sopravvisse. Dal letto dell’ospedale, con un filo di voce rivolse un appello alla radio invitando i militanti comunisti a mantenere la calma e a non lasciarsi andare a reazioni violente. Il pericolo della guerra civile fu scampato per un soffio. A ciò pare che abbia anche contribuito il fatto che l’opinione pubblica italiana fu distratta dalla vittoria del ciclista Gino Bartali al Tour de France.


La vittoria del 1948 inaugura la stagione del «centrismo» La vittoria elettorale del 1948 consegnò alla Democrazia cristiana il governo del Paese: anche se non disponeva della maggioranza assoluta dei seggi parlamentari, e quindi non poteva governare da sola, l’alleanza con altri partiti di centro (Partito liberale, Partito repubblicano e, in seguito, Partito socialdemocratico) consentì alla Dc d’insediarsi stabilmente al potere. Nel 1948 iniziò il periodo del «centrismo».

Simbolo della Democrazia cristiana.

La politica centrista In politica estera, nel 1949 De Gasperi portò l’Italia nella Nato: l’adesione al patto Atlantico segnò la definitiva integrazione del Paese nel blocco occidentale. I governi centristi presero provvedimenti importanti: • vararono un «piano casa» per realizzare alloggi popolari; • nel 1950 promossero una riforma agraria che prevedeva l’esproprio di terre possedute da latifondisti e la loro distribuzione ai contadini. I lotti assegnati, però, erano troppo piccoli per assicurare guadagni sufficienti e ciò impedì la piena modernizzazione delle campagne del Sud; • sempre nel 1950 istituirono la Cassa per il Mezzogiorno, un ente economico pubblico che doveva finanziare lo sviluppo industriale del Sud tramite la costruzione di infrastrutture (strade, acquedotti ecc.), in modo da colmare il divario con l’Italia industriale del Nord. Nel 1954 moriva Alcide De Gasperi e per l’Italia si apriva una fase d’incertezza politica.

4 Il «miracolo economico» italiano L’Italia entra nel suo «miracolo economico»

Realizzazione di un canale artificiale finanziato dalla assa per il Mezzogiorno.

COMPRENDO IL TESTO

Nella seconda metà degli anni Cinquanta, l’Italia fu uno dei Paesi che fece registrare la maggiore crescita economica del mondo: iniziava così il «miracolo economico» italiano. Lo sviluppo italiano fu dovuto sia agli aiuti statunitensi previsti dal Piano Marshall, sia alla grande disponibilità di manodopera a basso costo favorita dalla migrazione interna: centinaia di migliaia di lavoratori, infatti, si spostarono dal Sud verso le città industriali del Nord. L’abbondanza di manodopera permise ai datori di lavoro di tenere bassi i salari e, quindi, i costi di produzione. Le merci italiane risultarono così competitive sui mercati internazionali e le vendite all’estero aumentarono. L’economia italiana progredì a un ritmo impressionante: nel periodo 19581963 il reddito nazionale crebbe al ritmo medio annuo del 6,3%, e la produzione industriale raddoppiò.

Tra i fattori del «miracolo economico» distingui quelli esogeni (esterni) e quelli endogeni (interni). Fattori esogeni: ………………………………………………………

Fattori endogeni: ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Lezione 32 ( La nascita della Repubblica italiana

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LEZIONE LEZIONE

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L’Italia diventa un Paese industriale Il «miracolo economico» trasformò l’Italia da Paese ancora prevalentemente agricolo a Paese industriale. Oltre ai settori tradizionali delle manifatture tessili e della siderurgia si svilupparono industrie innovative come quella chimica, nella quale si lavoravano i derivati del petrolio, della meccanica di precisione e dell’elettromeccanica. Gli occupati nell’agricoltura diminuirono dal 45% dei lavoratori, nel 1951, al 30% nel 1961; nello stesso periodo gli occupati nell’industria crebbero dal 29% al 37% e quelli nel settore terziario dal 2% al 32%.

Negli anni Cinquanta l’industria elettromeccanica iniziò a produrre a ritmi notevoli anche i televisori. La televisione era allora un bene di lusso e i programmi, trasmessi su un unico canale (oggi conosciuto come Rai 1) e in bianco e nero, erano perlopiù seguiti da gruppi di persone nei bar o nelle abitazioni di chi poteva permettersi l’elettrodomestico. Nell’arco di pochi anni l’apparecchio iniziò a entrare sempre in più case e nel 1961 fu aggiunto un nuovo canale l’odierno ai 2 . erso la fine degli anni Settanta si diffuse anche in Italia la TV a colori.

Lo sviluppo economico crea un mercato di massa Il «miracolo economico» ebbe come effetto quello di creare in Italia un mercato di massa per i generi di consumo. Gli italiani cominciarono a comprare mezzi di trasporto: la Vespa, una moto di piccola cilindrata, e la Seicento, un’utilitaria della FIAT, divennero i simboli di un nuovo benessere e diedero anche a operai e impiegati una possibilità di movimento prima sconosciuta. Poi fu la volta degli elettrodomestici: frigoriferi, lavatrici, televisori entrarono nelle case degli italiani e vennero considerati dei beni irrinunciabili.

LAVORO SULLA FONTE Nuovi beni di consumo Gli elettrodomestici che oggi siamo abituati a vedere pressoché in tutte le case, iniziarono a essere beni di consumo negli anni Cinquanta. Erano prodotti piuttosto costosi, ma, come si può osservare nella tabella, nell’arco di pochi anni divennero accessibili a una fascia sempre più ampia di persone. Rispondi alla domanda.

% di famiglie italiane in possesso dei beni di consumo elencati 1953

1960

1965

1971

1975

Televisore

20

49

82

89

Lavatrice

4

5

23

63

77

14

17

55

86

93

Frigorifero

• Qual è il bene di consumo che, rispetto alle percentuali di partenza, ha avuto la crescita maggiore? ……………..………………………………………………

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Unità 10 ( L’Italia repubblicana


Lo sviluppo economico induce profonde trasformazioni sociali

Inaugurazione dell’autostrada A1 Milano - Napoli detta anche «Autostrada del Sole».

La rapidissima crescita economica cambiò radicalmente la vita quotidiana di milioni di italiani: • il ruolo della donna nella famiglia e nella società cambiò profondamente; le donne cominciarono a entrare nel mondo del lavoro e a emanciparsi dalla tutela dei padri e dei mariti, che fino ad allora erano stati padroni delle loro vite; • la diffusione della televisione, che iniziò a trasmettere nel 1954, aumentò il livello d’informazione e favorì il processo di unificazione culturale e linguistica degli italiani; unita all’aumento della scolarizzazione, infatti, la televisione favorì l’uso della lingua italiana in un Paese in cui gran parte della popolazione parlava ancora il dialetto; • grazie alla motorizzazione aumentò il numero delle persone che potevano andare in vacanza e che percorrevano la rete autostradale italiana (l’autostrada A1, che univa Milano a Napoli, fu inaugurata nel 1964); • l’aumento dei consumi cambiò la mentalità, i valori e i desideri di molte persone.

Lo sviluppo italiano ha molte contraddizioni Il «miracolo economico», però, non riguardò né tutti i settori dell’economia italiana, né tutti gli italiani, né tutte le regioni della penisola. La crescita più forte riguardò i settori che avevano bisogno di manodopera numerosa, ma di relativamente poca tecnologia (per esempio il settore tessile). Gli investimenti nell’innovazione tecnologica rimasero bassi. Ciò ebbe gravi conseguenze: negli anni Settanta, infatti, l’arretratezza tecnologica fece aumentare il divario dell’economia italiana con le economie dei Paesi più sviluppati. Il «miracolo italiano» era molto contraddittorio: da un lato aumentavano i consumi privati, dall’altro la spesa per i consumi pubblici, cioè per i servizi sociali, l’istruzione, l’assistenza sanitaria e ospedaliera, rimaneva modesta, inferiore rispetto ai Paesi più moderni e civili.

Per favorire l’alfabetizzazione tra gli italiani che avevano superato l’età scolare, la Rai, tra il 1960 e il 1968, mandò in onda il programma Non è mai troppo tardi, condotto dal maestro Alberto Manzi.

COMPRENDO IL TESTO Abbiamo definito il «miracolo italiano» contraddittorio; sottolinea la frase che spiega questa affermazione.

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LEZIONE LEZIONE

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Il «miracolo economico» non risolve la questione meridionale L’aumento della ricchezza nazionale non risolse lo storico problema dell’arretratezza dell’Italia meridionale. Grazie agli investimenti statali nacquero alcuni centri industriali, come Taranto, in Puglia, o il quartiere di Bagnoli a Napoli, ma mancò uno sviluppo generale. Il problema più importante era la mancanza di una classe imprenditoriale autonoma, che investisse capitali e creasse opportunità di lavoro. Gli italiani del Sud continuarono a emigrare verso il Nord Italia (specie nel «triangolo industriale»), verso Paesi europei come la Repubblica federale tedesca, il Belgio, la Francia, la Svizzera e verso le Americhe e l’Australia. Un treno diretto al Nord Italia affollato di emigranti in cerca di lavoro.

La nascita del primo governo di centro-sinistra COMPRENDO IL TESTO Completa la frase individuando l’effetto della seguente causa. La Dc allarga il governo al Psi per rompere ………………………………………………………

All’inizio degli anni Sessanta alcuni importanti dirigenti della Democrazia cristiana, come Amintore Fanfani (1908-1999) e Aldo Moro (1916-1978), cominciarono a pensare che si dovesse dar vita a governi allargati anche ai socialisti. L’obiettivo era duplice: • isolare il Partito comunista, rompendo l’alleanza tra Psi e Pci; • avere maggiore stabilità politica, con una maggioranza parlamentare più ampia. Nel 1963 nacque il primo governo di centro-sinistra: accanto alla Dc e ai partiti di centro da sempre suoi alleati c’era ora anche il Partito socialista.

Aldo Moro (in piedi) e Amintore Fanfani (seduto alla sua destra) durante una riunione della Dc nel 1961.

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Unità 10 ( L’Italia repubblicana


Il centro-sinistra vara riforme che modernizzano il Paese I governi del centro-sinistra attuarono importanti riforme; tra queste: • l’introduzione dell’obbligo scolastico fino a 14 anni per aumentare il livello di scolarizzazione degli italiani; • l’istituzione della scuola media unica per superare la divisione «classista» tra scuola media (per i figli delle famiglie borghesi che avrebbero continuato gli studi superiori) e scuola d’avviamento professionale (destinata ai ragazzi e alle ragazze che avrebbero cominciato presto a lavorare); • la nazionalizzazione dell’energia elettrica e la creazione dell’Enel, con l’obiettivo di assicurare allo Stato il controllo di una fonte di energia fondamentale per lo sviluppo del Paese; • l’istituzione della Corte costituzionale e del Consiglio superiore della magistratura per garantire l’indipendenza della magistratura.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. La Repubblica vinse il referendum con uno scarto di voti modesto.

V

F

b. Alcide De Gasperi fu il Primo ministro del primo governo di centro-sinistra.

V

F

c. Il «miracolo economico» italiano fu determinato solo da fattori interni.

V

F

2. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini e le espressioni elencate. Attenzione: non tutti i termini sono da utilizzare.

centrismo – Repubblica – monarchia – Fronte popolare – Parri – De Gasperi – Pci – Psi – Fanfani – Dc – Nato – costituente – Costituzione – comunisti e socialisti Alla fine della guerra i principali partiti politici italiani sono: ………….........…, ………….........…, ………….........…, Pri, Pli e Partito d’azione

Governi di coalizione presieduti prima da ………….........……………........…………

Elezioni del 1946: l’Italia è una ………….........……………........………… e viene eletta l’Assemblea

e poi da ………….........……………........…

………….........……………........…………

1948: entra in vigore la ………….........……………........…………

1948: le elezioni segnano la sconfitta di

Iniziano gli anni del ………….........……………........…………

………….........……………........…………

Individuo i nessi di causa-effetto 3. Collega gli eventi nella colonna di sinistra a quelli nella colonna di destra, individuando le relazioni corrette. 1. L’industria italiana è più sviluppata nel Nord Italia… 2. I datori di lavoro possono contare su un’ampia manodopera… 3. L’Italia registra un «boom» economico…

a. …cresce il mercato di massa. b. …i costi di produzione sono bassi e le merci italiane diventano molto competitive. c. …molti italiani del Sud emigrano verso il «triangolo industriale».

Lezione 32 ( La nascita della Repubblica italiana

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LEZIONE

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Dal 1968 agli «anni di piombo»

1 La contestazione del Sessantotto Il Sessantotto dà una scossa alla società italiana Come abbiamo visto nell’Unità 9, i movimenti di protesta degli anni Sessanta si diffusero dagli Stati Uniti all’Europa. In Italia il movimento studentesco nacque nelle università (Milano, Torino, Roma) e poi si allargò agli istituti medi superiori, soprattutto nelle città più grandi. Le lotte studentesche contro l’autoritarismo della scuola tradizionale e le lotte operaie contro lo sfruttamento e per migliori condizioni di vita e di lavoro andarono di pari passo: alle grandi manifestazioni studentesche del 1968, con l’occupazione delle maggiori sedi universitarie, fece seguito nel 1969 l’esplosione della protesta operaia, il cosiddetto «autunno caldo». Gli operai chiedevano aumenti salariali, migliori condizioni di lavoro e maggiori garanzie in caso d’infortuni e malattie. Assemblee, manifestazioni e scioperi si moltiplicarono. Nel 1970 fu approvato lo Statuto dei lavoratori: gli operai vedevano finalmente riconosciuto il loro diritto a lavorare in condizioni sicure e il diritto alla libertà di espressione nei luoghi di lavoro. Le lotte operaie, infine, portarono a un generalizzato aumento dei salari. Manifestazione studentesca a Milano negli anni della contestazione.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea i due provvedimenti legislativi che migliorarono i rapporti tra uomini e donne.

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Unità 10 ( L’Italia repubblicana

Il movimento femminista mette in discussione il ruolo della donna nella società Alla fine degli anni Sessanta maturarono profondi cambiamenti nei rapporti tra uomini e donne, sia all’interno della famiglia sia nella società. Nella famiglia tradizionale l’uomo aveva un ruolo centrale e la donna era sottoposta alla sua autorità. Questa concezione tradizionale della famiglia fu oggetto di dura critica: il movimento femminista si batteva per raggiungere la parità all’interno della famiglia e rivendicava anche il diritto ad accedere a posizioni di lavoro occupate solo dagli uomini. Le femministe raggiunsero importanti obiettivi negli anni Settanta: nel 1975, per esempio, entrò in vigore il nuovo diritto di famiglia, che per la prima volta riconosceva ai coniugi assoluta parità. Nel 1970, il Parlamento aveva approvato una legge che permetteva il divorzio e che fu confermata dal referendum del 1975. Lunghe furono invece le battaglie a favore dell’aborto: la legge venne approvata soltanto nel 1978 a seguito, ancora una volta, di un referendum.


2 La crisi degli anni Settanta Il centro-sinistra entra in crisi Dopo pochi anni, i governi di centro-sinistra persero la loro iniziale spinta riformista e la volontà di cambiare in profondità la struttura della società italiana, superando le sue storiche ingiustizie sociali ed economiche. Nella vita politica italiana si diffusero fenomeni di clientelismo e di lottizzazione dei posti di potere. Queste pratiche favorivano la cattiva amministrazione della «cosa pubblica», poiché i politici e i funzionari pubblici non erano selezionati in base alle loro capacità o alle loro idee, ma ai loro legami con i potenti; la cattiva amministrazione determinava inoltre un clamoroso spreco di denaro pubblico. Nello stesso periodo, la situazione economica del Paese si fece critica: • l’Italia dipendeva dai Paesi stranieri per i prodotti ad alta tecnologia e, soprattutto, per le fonti di energia, come il petrolio; • la crescita dei consumi portava all’aumento delle importazioni dall’estero; • gli aumenti dei salari degli operai resero le merci italiane meno competitive sui mercati esteri. Questo stato di cose peggiorò nel 1973. In quell’anno, come sappiamo, scoppiò una gravissima crisi economica in tutti i Paesi occidentali a causa dell’aumento del prezzo del petrolio. I costi che le industrie sostenevano per realizzare i loro prodotti crebbero in modo significativo. Per continuare a guadagnare, i produttori aumentarono i prezzi dei beni di consumo venduti alle famiglie: nel 1980 l’inflazione raggiunse addirittura il 21%.

Lottizzazione Spartizione, tra partiti politici, delle cariche direttive di enti, imprese e istituzioni pubbliche per dirigere la vita economica e sociale di un Paese.

La «strategia della tensione» cerca di bloccare le lotte operaie e studentesche Negli anni Settanta la crisi economica si sommò alle crescenti tensioni politiche. I movimenti studenteschi e operai avevano acquisito un ruolo di primo piano nella società e ciò scatenò la violenta reazione da parte delle forze di estrema destra, che si richiamavano all’ideologia fascista. La violenza politica ebbe il suo inizio il 12 dicembre 1969 quando a Milano, nella sede della Banca nazionale dell’agricoltura, in piazza Fontana, scoppiò una bomba che provocò 12 morti e 91 feriti. Era l’inizio della «strategia della tensione», che consisteva nel seminare il panico tra la popolazione attraverso attentati terroristici. L’obiettivo era di indebolire lo Stato democratico e favorire un colpo di Stato autoritario e di destra. Gli artefici della «strategia della tensione» erano gruppi eversivi dell’estrema destra neofascista e spezzoni «deviati», cioè che agivano al di fuori della legalità costituzionale, dei corpi dello Stato (servizi segreti, esercito, carabinieri). Nel maggio 1974 un’altra bomba esplose a Brescia durante una manifestazione sindacale (8 morti), e un’altra in agosto sul treno Italicus (12 morti). Il 2 agosto 1980 un ordigno lasciato nella sala d’aspetto della stazione di Bologna provocò la morte di 84 persone e il ferimento di più di 200.

COMPRENDO IL TESTO Qual era l’obiettivo della «strategia della tensione»? a Indebolire lo Stato democratico e favorire la rivoluzione comunista. b Indebolire lo Stato democratico e favorire un colpo di Stato militare. c Consolidare lo Stato democratico contro i suoi nemici.

Eversivo Si dice di azione o persona che intende sconvolgere l’ordine statale e sociale esistente.

Lezione 33 ( Dal 1968 agli «anni di piombo»

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LEZIONE

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Gli «anni di piombo» Al di là delle stragi, il periodo 1970-1980 fu segnato da una gravissima e diffusa conflittualità politica, con frequenti scontri nel corso delle manifestazioni tra opposte fazioni politiche e tra manifestanti e forze di polizia, attentati, assassinii politici. Per questo motivo gli anni Settanta sono stati chiamati «anni di piombo».

L’attentato al treno espresso Italicus, compiuto nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1974 nei pressi di San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna, è considerato uno dei pi gravi verificatisi negli «anni di piombo».

Foto di Aldo Moro diffusa dai brigatisti nei giorni del sequestro.

Le Brigate rosse sono protagoniste degli «anni di piombo» Il pericolo di un colpo di Stato autoritario spinse alcuni gruppi estremisti di sinistra a dar vita a formazioni clandestine che si richiamavano al marxismoleninismo e a tentare una rivoluzione comunista. Un ruolo di primo piano lo ebbero le Brigate rosse. Attraverso il ferimento o l’assassinio di persone ritenute «nemiche del proletariato» (uomini politici, giornalisti, magistrati, funzionari di pubblica sicurezza) i brigatisti rossi speravano di costringere lo Stato a una risposta repressiva, che avrebbe aperto una crisi rivoluzionaria, in cui contavano di raccogliere il consenso degli operai e dei movimenti di protesta studenteschi.

Aldo Moro viene rapito e ucciso

COMPRENDO IL TESTO Quanti elettori italiani rappresentavano la Dc e il Pci a metà degli anni Settanta? a Meno della metà. b Circa i due terzi. c Quasi i tre quarti.

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Unità 10 ( L’Italia repubblicana

Nel marzo 1978 le Brigate rosse rapirono a Roma Aldo Moro, allora presidente della Democrazia cristiana, dopo aver ucciso i cinque uomini della scorta. Moro non era un obiettivo casuale: a metà degli anni Settanta, fra lo statista ed Enrico Berlinguer (1922-1984) segretario del Partito comunista, stava prendendo forma un accordo politico (chiamato «compromesso storico») che avrebbe dovuto unire in una collaborazione di governo le due maggiori forze popolari (Dc e Pci). Benché i comunisti avessero visto crescere sempre più la loro forza elettorale (fino ad avere il 34% dei consensi alle elezioni del 1976), Berlinguer riteneva che per dare al Paese una vera stabilità occorressero «ampie intese», cioè una collaborazione tra Dc e Pci, che insieme raccoglievano più del 72% dei consensi degli elettori. Dopo un sequestro durato 55 giorni, Aldo Moro venne assassinato dai brigatisti; il corpo fu fatto ritrovare nel bagagliaio di un’auto. Con Moro, moriva anche la prospettiva politica del «compromesso storico».


Le forze democratiche si alleano contro il terrorismo Di fronte alla sfida terrorista, l’intera società italiana, i partiti (sia quelli moderati sia quelli di sinistra) e i sindacati si strinsero a difesa della democrazia. La lotta al terrorismo si avvalse di quattro elementi decisivi: • innanzitutto, la solidarietà tra tutte le forze politiche presenti in Parlamento; • in secondo luogo, l’azione della magistratura; • in terzo luogo, l’efficace azione repressiva delle forze dell’ordine; • infine, il varo di nuove leggi che premiavano con sconti di pena i terroristi arrestati che decidevano di collaborare con la giustizia. Sandro Pertini fu presidente della Repubblica dal 1978 al 1985.

Le Brigate rosse vengono definitivamente sconfitte Verso la metà degli anni Ottanta, dopo centinaia di arresti, le Brigate rosse e le altre formazioni terroristiche di estrema sinistra (Prima linea, Nuclei armati proletari e altre minori) erano ormai smantellate. In quei difficili anni, il ruolo esercitato dal socialista ed ex partigiano Sandro Pertini (18961990), eletto presidente della Repubblica nel 1978, fu fondamentale nel restituire fiducia al Paese e unire le forze democratiche nella comune lotta al terrorismo.

SVILUPPO LE COMPETENZE Individuo i nessi di causa-effetto 1. Collega gli eventi nella colonna di sinistra a quelli nella colonna di destra, individuando le relazioni corrette. 1. La crisi petrolifera determina un aumento di costi per le industrie…

a. …forze di estrema destra reagiscono con la violenza.

2. I movimenti studenteschi e operai hanno un ruolo di primo piano nella società…

b. …viene approvato lo Statuto dei lavoratori.

3. I lavoratori fanno esplodere nel 1969 una forte ondata di protesta…

c. …i produttori aumentano i prezzi dei beni di consumo.

Rielaboro le informazioni 2. Completa la linea del tempo con le informazioni mancanti.

1969

1974

1978

Strage di piazza Fontana a

Strage di .................................................

...................................................................

e del treno Italicus

Elezione di ............................................ a presidente della Repubblica e rapimento e assassinio di .........................................................................

Lezione 33 ( Dal 1968 agli «anni di piombo»

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù 1

Il caso Moro Gli anni Settanta in Italia sono stati caratterizzati dall’azione sanguinosa di gruppi terroristici di varia ispirazione, ora appartenenti alla sinistra comunista rivoluzionaria, ora alla destra fascista eversiva, che volevano sovvertire l’ordine costituzionale. Il leader democristiano Aldo Moro è stato la vittima più illustre di quel periodo.

STRAGE DI PIAZZA FONTANA: UN PUNTO DI SVOLTA

Tra le varie formazioni clandestine dell’estremismo di sinistra (Prima linea, Nuclei armati proletari) la più attiva e importante fu quella delle Brigate rosse. Le Brigate rosse nacquero nel 1970, pochi mesi dopo la strage di piazza Fontana a Milano. La magistratura e le forze dell’ordine inizialmente seguirono la pista anarchica, ma ben presto fu evidente che i responsabili della strage andavano cercati nell’ambiente dell’estremismo nero, che intratteneva rapporti con agenti dei servizi segreti e con alti esponenti dell’esercito e delle forze dell’ordine, che condividevano la stessa volontà di fermare l’avanzata delle forze di sinistra. La strage di piazza Fontana e la responsabilità dei neofascisti convinsero centinaia di giovani studenti e operai, che avevano partecipato alle lotte del biennio 1968-1969, che fosse imminente un colpo di Stato e che stesse per scoppiare una vera e propria guerra civile. Le Brigate rosse nacquero in questo contesto di estrema tensione politica.

Il salone della Banca nazionale dell’agricoltura danneggiato dall’attentato in piazza Fontana a Milano.

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Unità 10 ( L’Italia repubblicana

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LE BRIGATE ROSSE E IL RAPIMENTO MORO

Inizialmente le Brigate rosse si limitarono ad azioni dimostrative, ma ben presto si assistette a una drammatica escalation di fatti di sangue, che ne consolidò la fama di più pericoloso gruppo terroristico in Italia. Nel 1978, con il rapimento di Aldo Moro, mossero un attacco frontale al «cuore dello Stato»: il 16 marzo, un commando brigatista attaccò in via Fani, a Roma, le automobili su cui viaggiavano Aldo Moro, presidente della Democrazia cristiana, e i cinque uomini della scorta che, colti di sorpresa, furono massacrati; Moro venne rapito.

Le auto su cui viaggiavano Moro e i poliziotti della scorta, il corpo di uno dei quali è steso sulla via coperto da un lenzuolo bianco.


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IL RAPIMENTO MORO AFFONDA IL «COMPROMESSO STORICO»

Quella mattina, Moro si stava recando in Parlamento per pronunciare un discorso di sostegno a un governo di «solidarietà nazionale». Questa espressione significava che per la prima volta dal 1946 un governo avrebbe goduto dell’appoggio, oltre che delle tradizionali formazioni politiche di centro e dei socialisti, anche dei comunisti. Era un passo importante per la realizzazione del progetto politico di Berlinguer e di Moro, quel «compromesso storico» che doveva segnare l’alleanza tra Democrazia cristiana e Partito comunista. La notizia dell’agguato si diffuse con rapidità in tutta Italia. Nelle scuole, le lezioni vennero interrotte; in molti istituti, gli alunni furono radunati nei cortili e informati dai presidi e dai professori di quanto era accaduto. Le reti televisive e i giornali prepararono edizioni speciali. A Roma e nelle maggiori città, i negozianti chiusero spontaneamente i negozi, in segno di protesta e di lutto.

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La stretta di mano tra Berlinguer (a sinistra) e Moro (a destra).

I GIORNI DELL’ANGOSCIA

Il sequestro durò 55 lunghissimi giorni, durante i quali l’Italia visse con il fiato sospeso, in ansia per le sorti dello statista rapito. In quelle settimane accaddero cose molto strane: si andò a un passo dalla scoperta del luogo in cui era segregato Moro, ma non si riuscì a individuarlo; furono diffuse notizie false per depistare le indagini. Intanto i brigatisti sottoponevano lo statista a un «processo politico». Durante quei giorni, Moro scrisse una serie di lettere, alla famiglia e a personalità politiche del suo partito, che i brigatisti facevano recapitare. I terroristi proposero uno scambio tra il presidente della Dc e alcuni brigatisti detenuti. I partiti si divisero tra chi era disposto a trattare con i terroristi e chi, invece, sosteneva che non si dovesse fare alcuna concessione a degli assassini. Alla fine prevalse la linea della fermezza e non vennero intavolate trattative con le Brigate rosse. Il 9 maggio l’angosciosa attesa ebbe fine. I brigatisti fecero trovare il corpo di Aldo Moro nel bagagliaio di un’auto parcheggiata in una via nel centro di Roma, a poca distanza dalle sedi della Democrazia cristiana e del Partito comunista. L’auto abbandonata in via Caetani a Roma, con il corpo di Moro nel bagagliaio.

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LEZIONE

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La seconda Repubblica

1 Gli anni Ottanta e la crisi della prima Repubblica

La crescita economica e le trasformazioni sociali cambiano l’Italia e gli italiani Negli anni Ottanta l’Italia si lasciò alle spalle gli «anni di piombo» e la crisi economica che l’aveva attanagliata per circa un decennio. Il Paese entrò in una stagione nuova caratterizzata da un’impetuosa crescita economica e da una radicale trasformazione della società, degli stili di vita e della mentalità. Dopo la crisi degli anni Settanta, la produzione industriale e la ricchezza nazionale ripresero a crescere.

DENTRO LA STORIA Anni Ottanta: una nuova società Il culto dell’immagine Negli anni Ottanta si diffusero stili di vita e mentalità radicalmente lontani dal decennio che li aveva preceduti. Con la fine degli «anni di piombo» anche l’impegno sociale, le lotte per i diritti, i dibattiti impegnati, le manifestazioni di piazza lasciarono il posto a modelli di vita caratterizzati prevalentemente dal consumismo, dal carrierismo, dal culto dell’immagine. Sui giovani faceva presa l’immagine degli yuppie americani: giovani tesi a fare rapidamente carriera e denaro, che palesavano tale ambizione soprattutto attraverso la cura maniacale del look. Proprio la scelta degli abiti, delle firme, dei locali frequentati identificava l’appartenenza a uno Un gruppo di «paninari» in piazza San Babila a Milano.

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Unità 10 ( L’Italia repubblicana

specifico gruppo. I ragazzi «in» degli anni Ottanta erano, per esempio, i «paninari» che indossano il piumino Moncler, le Timberland, gli occhiali Ray Ban… e, come disse un giornalista dell’epoca: «Tutto con i soldi di papà!». Una coscienza ecologista A contrastare questa immagine consumistica e superficiale degli anni Ottanta fu la maggiore attenzione che si iniziò a dare ai problemi ambientali. Disastri come quello provocato dallo scoppio di un reattore nucleare a Chernobyl in Ucraina (1986) o dal naufragio della petroliera ExxonMobil in Alaska (1989) fecero prendere coscienza dell’impatto che le scelte dell’uomo hanno sull’ambiente in cui vive. Nacquero quindi i movimenti ambientalisti che denunciano i rischi di uno sfruttamento improprio delle risorse del pianeta.

La centrale nucleare di Chernobyl distrutta dall’esplosione.


Cambia il sistema industriale

Lavoro sommerso o nero

Il sistema industriale cambiò profondamente: • le piccole e medie imprese (cioè le imprese con, rispettivamente, meno di 50 e di 250 dipendenti) furono protagoniste assolute della crescita, mentre le grandi imprese (come la FIAT) continuavano a faticare; • le industrie si ristrutturarono e introdussero nuovi macchinari e nuove tecnologie (informatica, telematica) che consentivano risparmio di lavoro; • l’occupazione diminuì nel settore industriale e si spostò nei servizi, nell’impiego pubblico e verso il «lavoro sommerso» o «nero». In conseguenza di queste trasformazioni che cambiavano radicalmente il profilo della società industriale, i sindacati e in generale le forze politiche della sinistra, che rappresentavano il mondo del lavoro tradizionale, s’indebolirono.

Lavoro non ufficialmente riconosciuto, nel quale il datore di lavoro non riconosce al lavoratore alcuna copertura previdenziale, assistenziale, sanitaria, e su cui il lavoratore non paga tasse al fisco.

Bettino Craxi (a sinistra) e Giovanni Spadolini (a destra).

I governi degli anni Ottanta Negli anni Ottanta, i governi furono formati da democristiani, socialisti e partiti laici. Per la prima volta divennero presidente del Consiglio uomini politici non democristiani: il repubblicano Giovanni Spadolini (1925-1994) e il socialista Bettino Craxi (1934-2000), ), che governarono, rispettivamente, dal 1981 al 1982 e dal 1983 al 1987. Sul piano economico, l’inflazione venne fortemente ridotta.. Per farlo, fu eliminata la «scala mobile», un meccanismo che faceva cresce-re i salari in modo automatico rispetto al costo della vita, «proteg-gendo» e lasciando stabile il valore dei redditi dei lavoratori. I governi degli anni Ottanta non riuscirono però a diminuire la spesa dello Stato. La conseguenza fu che il debito pubblico raggiunse livelli altissimi, tra i maggiori nel mondo occidentale. Ancora oggi è uno dei problemi irrisolti del nostro Paese.

Molte persone si accalcano agli sportelli di un centro per l’impiego milanese in cerca di lavoro.

Nei primi anni Novanta si consuma la crisi del sistema politico Nei primi anni Novanta l’economia italiana tornò a peggiorare e il fenomeno della disoccupazione, che non era mai stato debellato, riprese a crescere. Per recuperare risorse finanziarie, i governi seguirono due strade: • imposero politiche di risparmio e di tagli della spesa pubblica; • aumentarono le tasse. Verso i governi che adottarono queste misure impopolari l’opinione pubblica manifestava anche un forte malcontento a causa dello strapotere che esercitavano nella vita civile ed economica e delle pratiche di clientelismo (la cosiddetta «partitocrazia») che attuavano.

Clientelismo Sistema di rapporti fra persone fondato sul favoritismo, soprattutto politico, in nome di un reciproco interesse.

Lezione 34 ( La seconda Repubblica

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LEZIONE

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«Mani pulite» mette in crisi la prima Repubblica LAVORO SULLA LINGUA

Perché, secondo te, l’inchiesta della procura di Milano contro la corruzione del sistema politico si chiamò «Mani pulite»? a Alludeva, metaforicamente, alla pulizia (cioè alla legalità) che bisognava introdurre nel sistema politico ed economico.

Un’inchiesta dei magistrati della procura di Milano, chiamata «Mani pulite», in pochi mesi mise in luce un vasto sistema di tangenti destinate alle forze politiche di governo. Il meccanismo era semplice: le imprese private ottenevano appalti pubblici versando una percentuale dei loro guadagni ai partiti; in cambio, gli esponenti dei partiti s’impegnavano a far vincere loro le gare d’appalto. Questo sistema di corruzione, oltre che illegale, rendeva l’economia meno efficiente perché non favoriva le imprese migliori, ma quelle disposte a pagare tangenti. A godere dei vantaggi della corruzione erano sia i corrotti sia i corruttori e per questo motivo il sistema era tanto forte e difficile da combattere.

b Era il nome in codice del gruppo dei magistrati che si occupava della vicenda. c Indicava la pulizia morale dei magistrati inquirenti.

Tangente Somma di denaro che viene percepita illecitamente in cambio di un favore, per esempio la concessione di un appalto o di una licenza.

I magistrati del pool «Mani pulite»: da sinistra, Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo, Gerardo D’Ambrosio, Antonio Di Pietro.

LAVORO SULLA FONTE «Mani pulite» e le manifestazioni contro Craxi Le indagini del pool «Mani pulite» su finanziamenti illeciti al Partito socialista italiano coinvolsero il Segretario del Psi Bettino Craxi. Nell’aprile 1993 Il Tribunale di Milano chiese alla Camera dei deputati l’autorizzazione a procedere contro il politico, ma questa venne rifiutata. La decisione provocò le proteste di alcuni ministri ma anche molte manifestazioni di piazza, come quella documentata dalla foto, davanti a Palazzo Chigi, sede del governo. Rispondi alle domande. 1. Accanto allo striscione c’è un manichino. Chi rappresenta? ...................................................................................................... 2. Il personaggio è vestito in modo particolare. Chi rappresenta? Per quale motivo, secondo te? .......................... .......................................................................................................................................

3. Chi sono, secondo te, i ladri a cui si riferisce lo striscione? a I borseggiatori che si intrufolano nel palazzo

del Parlamento. b Il personale di servizio al Parlamento che deruba

i deputati. c I parlamentari corrotti.

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Unità 10 ( L’Italia repubblicana


2 Nasce la seconda Repubblica Il sistema dei partiti entra in crisi L’inchiesta della procura di Milano, a cui si aggiunsero quelle di altre procure italiane, portò alla messa in stato d’accusa per episodi di corruzione di oltre 200 parlamentari. Ciò determinò la crescita della protesta popolare e il discredito dei partiti coinvolti negli episodi di corruzione. Il sistema dei partiti che aveva governato la Repubblica nata nel 1948 crollò: • la Dc, che per mezzo secolo era stata il punto di riferimento dei cattolici italiani, si divise tra Partito popolare italiano (Ppi), Centro cristiano democratico (Ccd) e Cristiani democratici uniti (Cdu); • il Psi, il cui leader Craxi venne processato e condannato per corruzione, si dissolse; • sorte analoga ebbero il Partito socialdemocratico e quello repubblicano. Si aprì quindi un nuovo scenario: la cosiddetta seconda Repubblica.

Nella seconda Repubblica si affermano nuove forze politiche Dopo il 1993 il sistema politico italiano si organizzò attorno a nuovi soggetti politici, alcuni dei quali, come la Lega Nord, nati per protesta all’inefficienza dei partiti tradizionali: • il Pci, a seguito della caduta del Muro di Berlino (vedi Unità 11), cambiò il nome in Partito democratico della sinistra (Pds) per sottolineare la rottura con la tradizione comunista; i militanti del partito contrari al Pds diedero vita al Partito della rifondazione comunista; • lo spazio politico lasciato libero dai vecchi partiti di governo, specialmente Dc e Psi, fu occupato da una nuova formazione d’ispirazione liberale, Forza Italia, fondata e guidata dall’imprenditore Silvio Berlusconi; • il Movimento sociale italiano, partito d’ispirazione neofascista nato nei primi anni del dopoguerra e rimasto a lungo ai margini della vita parlamentare, sotto la guida del segretario Gianfranco Fini si trasformò in Alleanza nazionale, una nuova formazione politica che si rifaceva alla destra europea; • la Lega Nord di Umberto Bossi richiedeva una maggiore autonomia delle regioni del Nord rispetto al governo di Roma.

COMPRENDO IL TESTO Quale causa ha determinato il seguente effetto? Il Pci cambiò nome e diventò Partito democratico della sinistra. ……………………………………………………… ………………………………………………………

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LEZIONE

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Lo Stato italiano deve rispondere all’offensiva mafiosa

I due magistrati vittime della mafia a sinistra iovanni alcone, a destra Paolo Borsellino.

Negli anni Novanta l’Italia dovette affrontare anche una violenta offensiva mafiosa. Il 23 maggio 1992 un attentato dinamitardo provocò la morte del giudice Giovanni Falcone, della moglie e dei tre agenti della scorta. Il 19 luglio il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta venivano uccisi da un’autobomba a Palermo. La morte dei due giudici innescò una vigorosa reazione da parte dello Stato che portò, nel gennaio 1993, all’arresto di Totò Riina, il boss di «Cosa nostra». Nel 1994 «Cosa nostra» reagì all’arresto del suo capo facendo esplodere in alcune città italiane bombe che provocarono numerose vittime.

La prima pagina del «Corriere della Sera» di lunedì 20 luglio 1992, il giorno dopo l’attentato che uccise Borsellino e gli agenti della sua scorta.

DENTRO LA STORIA La criminalità organizzata Le mafie, «Cosa nostra» in Sicilia, la «’Ndrangheta» in Calabria, la «Camorra» in Campania, la «Sacra corona unita» in Puglia, esistono da prima che nascesse il Regno d’Italia, nel 1861. In Sicilia, nel 1812, fu abolito il fedecommesso (cioè l’obbligo per l’erede di conservare i beni ereditati) e fu decisa la vendita dei beni ecclesiastici e demaniali. Questi provvedimenti portarono alla vendita di circa 500 000 ettari di terra; ciò scatenò gli appetiti di vecchie e nuove élite locali, che si contesero queste terre con la violenza, armando e «arruolando» al loro servizio varie persone. Queste formazioni furono all’origine dei primi gruppi mafiosi siciliani, che poi si sono dati una struttura, un’organizzazione e un nome: «Cosa nostra». Successivamente, sono nate altre organizzazioni criminali che si sono rifatte all’organizzazione della mafia siciliana.

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Un elemento accomuna tutte le mafie: la debolezza dei pubblici poteri. Dove lo Stato è debole, è facile che si affermino organizzazioni criminali parallele che, in qualche modo, suppliscono alla sua assenza, senza però averne la legittimità legale e morale. Gli studiosi del fenomeno concordano nel rilevare la straordinaria capacità di adattamento delle organizzazioni criminali alle trasformazioni della società moderna. I mafiosi, infatti, si sono sempre annidati nei settori trainanti dell’economia locale: nell’Ottocento la terra e le produzioni «ricche» dell’agricoltura (vigneti e agrumeti); nel Novecento prima le opere pubbliche promosse dai governi repubblicani per modernizzare il Mezzogiorno, poi il business della droga, per arrivare ai nostri giorni al riciclaggio dei rifiuti, al traffico internazionale delle armi o alla gestione dei flussi di immigrati clandestini dal Sud al Nord del mondo. L’arresto di Salvatore (Totò) Riina, il 15 gennaio 1993.


L’alternanza di governo degli ultimi anni Nel 1994 le prime elezioni della seconda Repubblica videro la vittoria del Polo delle libertà, la coalizione di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi e formata da Forza Italia, Lega Nord, Centro cristiano democratico e Alleanza nazionale. Le successive elezioni del 1996, invece, sancirono la vittoria dell’Ulivo, una coalizione di centro-sinistra, formata dal Pds, dai cattolici del Partito popolare italiano e da gruppi minori. Presidente del Consiglio divenne Romano Prodi, un economista cattolico. Negli anni del governo dell’Ulivo l’Italia ha dovuto risanare i conti pubblici, condizione necessaria per poter partecipare all’unione monetaria europea. Le elezioni del 2001 e del 2006 hanno visto alternarsi i due schieramenti di centro-destra (Casa delle libertà nel 2001 con presidente Berlusconi) e di centro-sinistra (L’Unione nel 2006 con presidente Prodi). Nel 2008 la caduta anticipata del governo Prodi ha visto imporsi alle elezioni il centro-destra, con la coalizione del Popolo della libertà, ancora sotto la guida di Berlusconi fino al 2011.

Silvio Berlusconi riceve dal presidente del Consiglio Romano Prodi il campanellino con cui si aprono le riunioni del Consiglio dei ministri: con questa cerimonia avviene il passaggio di potere al governo. L’evento in foto risale al 2008.

SVILUPPO LE COMPETENZE Individuo i nessi di causa-effetto 1. Collega gli eventi nella colonna di sinistra a quelli nella colonna di destra, individuando le relazioni corrette. 1. Negli anni Ottanta l’Italia uscì dalla crisi che l’aveva attanagliata nel decennio precedente… 2. Le industrie si ristrutturarono…

a. …indebolirono i sindacati e le forze politiche della sinistra.

b. …il settore terziario divenne sempre più importante.

3. Nel settore secondario diminuì l’occupazione…

c. …introducendo nuovi macchinari e tecnologie informatiche.

4. Le trasformazioni nel mondo del lavoro…

d. …entrò in una fase di crescita economica che trasformò gli stili di vita e la mentalità.

Mi oriento nel tempo 2. Metti in ordine cronologico gli eventi elencati, indicando nella casella l’ordine di successione con un numero. a. Alternarsi dei due schieramenti politici di centro-destra e centro-sinistra. b. Crollo del sistema politico: divisione dei partiti esistenti e formazione di nuovi partiti. c. Vittoria del Polo delle libertà (Silvio Berlusconi e i suoi alleati). d. Partiti in crisi e screditati. e. Inchiesta «Mani pulite». f. Vittoria dell’Ulivo, coalizione di centro-sinistra.

Lezione 34 ( La seconda Repubblica

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P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Parlamento Il Parlamento è il «cuore» della democrazia: è nel Parlamento che si dibatte e si confrontano le opinioni, si discutono e si approvano le leggi. Il Parlamento, insomma, è il luogo nel quale si esercita la sovranità popolare.

IL PARLAMENTO NEL MEDIOEVO E NELL’ETÀ MODERNA

IL PARLAMENTO È IL PERNO DELLA VITA DEMOCRATICA

I primi parlamenti

Il Parlamento oggi

I primi parlamenti (il Parlamento inglese, la dieta del Sacro romano impero, le cortes spagnole, gli Stati generali francesi) nacquero durante il Medioevo e svolgevano una funzione molto diversa da quella dei parlamenti attuali: essi, infatti, erano formati solamente da appartenenti a due gruppi sociali, la nobiltà e il clero, e si proponevano di difendere le autonomie, le «libertà», di questi due gruppi sociali dal potere dei re. Questi parlamenti conobbero un lungo periodo di declino nel XVII secolo, quando si affermò la politica assolutistica dei sovrani. Per molto tempo i sovrani assoluti, infatti, non convocarono più i parlamenti perché non volevano condividere con nessuno le loro prerogative di governo.

Le democrazie contemporanee sono tutte basate sul principio di rappresentanza. Ciò significa che il Parlamento è un’assemblea formata dai deputati eletti dai cittadini per rappresentarli. Al Parlamento spetta l’esercizio del potere legislativo: ciò significa che esso ha il compito specifico di «fare» le leggi, cioè di elaborare quelle regole che servono a disciplinare la convivenza tra individui e gruppi sociali diversi. Esistono vari tipi di Parlamento; i due principali sono i parlamenti monocamerali e i parlamenti bicamerali, cioè composti da due assemblee o camere. In Italia, entrambe le camere (la Camera dei deputati e il Senato) sono elette direttamente dal popolo e hanno esattamente le stesse funzioni e gli stessi poteri («bicameralismo perfetto»). Attualmente, la Camera dei deputati ha 630 membri, eletti da tutti i cittadini maggiorenni; il Senato è composto da 315 membri, eletti dai cittadini che hanno compiuto venticinque anni. Ai senatori eletti si aggiungono i senatori a vita, cittadini che si sono distinti per particolari meriti e vengono nominati dal presidente della Repubblica.

Un nuovo ruolo del Parlamento Dalla fine del XVII secolo, però, i parlamenti recuperarono un ruolo e divennero i «motori» dell’affermazione dei princìpi liberali e democratici. Con la «gloriosa rivoluzione» del 1689, infatti, il Parlamento inglese, per la prima volta nella storia, si affermò come potere autonomo, forte e autorevole, in grado di limitare la sovranità del re e di rappresentare gli interessi e i bisogni di forze sociali tradizionalmente escluse dalla politica (cioè, nell’Inghilterra di fine Seicento, la borghesia manifatturiera e mercantile). Un secolo dopo, all’interno degli Stati generali francesi si sviluppò la crisi rivoluzionaria destinata a sfociare nella formazione di un Parlamento moderno: l’Assemblea nazionale. In Inghilterra e in Francia (e ancor più nella giovanissima nazione americana, nata nel 1776) i parlamenti erano il cuore della vita politica, il luogo in cui avveniva il confronto/scontro tra diversi orientamenti politici.

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Unità 10 ( L’Italia repubblicana

Interno di un seggio elettorale alle elezioni politiche del 1948.


L’aula di palazzo Montecitorio dove ha sede la Camera dei deputati.

Le funzioni del Parlamento italiano Il Parlamento italiano ha tre funzioni principali: 1. elegge il presidente della Repubblica; 2. vota la fiducia al governo, cioè l’organo del potere esecutivo formato dal presidente del Consiglio e dai ministri; 3. discute e vota le leggi. I deputati eletti in Parlamento nelle varie liste presentatesi alle elezioni si dividono in maggioranza e minoranza. In Italia, i deputati di maggioranza appartengono al partito o alla coalizione di partiti che ha ottenuto la maggioranza dei voti (assoluta o relativa) e che, dunque, ha il diritto di formare un governo, il quale per insediarsi dovrà ottenere la fiducia del Parlamento. La minoranza è formata dai deputati che appartengono alla coalizione di partiti o a singoli partiti che hanno ottenuto un numero minore di voti alle elezioni. Il suo ruolo è criticare le scelte o le leggi proposte dal governo, se le ritiene sbagliate, e di proporre leggi alternative.

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente. Camera dei d eputati i elezion Repubblica Senato della fiducia o i r o t i sfiduciare Montec deputati maggioranza parlamentare palaz zo Ma tra s dama e seggio d i Camera senator Presidente della

tare potere legislativo rlamen a p a r t x e dibattito parl sinistra amentare centro

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. Quali sono le funzioni del Parlamento italiano? 2. Quali forze politiche sono attualmente presenti nel Parlamento italiano?

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SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 32 La nascita della Repubblica italiana

BES

Al termine della Seconda guerra mondiale l’Italia era un Paese distrutto che doveva ricostruire le istituzioni democratiche dopo la dittatura fascista. Il 2 giugno 1946 gli italiani scelsero attraverso un referendum di diventare una repubblica. Furono le prime elezioni a suffragio universale. La Costituzione entrò in vigore il 1° gennaio 1948. Per oltre quarant’anni governò la Democrazia cristiana. Dal 1950 anche l’Italia fu protagonista del miracolo economico e si trasformò in un Paese industriale. La società cambiò profondamente sia sul piano economico sia culturale, in particolare mutò il ruolo della donna. Restavano però ancora grandi differenze tra il Nord e il Sud, molto più arretrato. Dagli anni Sessanta si affermarono alcuni governi di centro-sinistra. Lezione 33 Dal 1968 agli «anni di piombo» Il 1968 fu caratterizzato anche in Italia dalla contestazione studentesca che si unì alle proteste operaie e alle lotte femministe. Studenti e operai mettevano in discussione la società capitalista e i suoi valori e propugnavano soluzioni socialiste e comuniste. Come in tutti i Paesi occidentali, nel 1973 iniziò una grave crisi economica e una situazione di acuta tensione politica, aggravata, già a partire dalla fine degli anni Sessanta, dal terrorismo. Furono i cosiddetti «anni di piombo», con attentati e assassinii politici, tra cui quello di Aldo Moro, ucciso dalle Brigate rosse. Tutte le forze politiche difesero le istituzioni democratiche contro il terrorismo, sia quello di matrice neofascista (autore della strage di piazza Fontana a Milano, nel 1969, che inaugurò la cosiddetta «strategia della tensione»), sia quello di matrice marxista-leninista. Lezione 34 La seconda Repubblica Gli anni Ottanta furono caratterizzati dalla crescita e dalle trasformazioni sociali ed economiche. A partire dagli anni Novanta la situazione economica peggiorò e venne alla luce una vasta corruzione, che portò al crollo della prima Repubblica. Da questa crisi nacquero nuove forze politiche. Lo Stato, dopo l’assassinio per mano mafiosa dei giudici Falcone e Borsellino, rispose all’offensiva scatenata da «Cosa nostra». La cosiddetta seconda Repubblica, iniziata nel 1994, ha visto alternarsi gli schieramenti di centro-destra e di centro-sinistra.

350

Unità 10 ( L’Italia repubblicana


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti.

Crollo dei partiti della prima Repubblica – 1946 – Ripresa di breve durata – Seconda Repubblica – Centrismo – 1948 – Strategia della tensione – Corruzione 2 giugno …………………..………

nasce

REPUBBLICA ITALIANA

Anni Cinquanta

in politica

Miracolo economico

attua

Costituzione italiana (1 gennaio …………………..……)

Anni Sessanta e Settanta

Anni Ottanta e Novanta

Contestazioni studentesche, operaie e femministe

in economia

accentua

…………………..…….…………………..…… …………………..…….…………………..……

…………………..…….…… …………………..…….…………………..……

in politica

Divario tra Nord e Sud

…………………..………….……..……

1973: crisi economica porta al …………………..…….…………………..…… …………………..…….…………………..……

nasce …………………..…….…………………..……

Unità 10 ( L’Italia repubblicana

351


VE RI FI CA

1. Completa la tabella relativa alle forze politiche in Italia all’indomani del 25 aprile 1945. Nome del partito

Sigla del partito

Personaggio politico guida

..…………………………………….…………………

..………………………………………………………

..………………………………….…………………

..…………………………………….…………………

..…………………………………….…………………

..……………………………….………………………

..………………………………………….……………

..……………………………….………………………

..………………………….……………………………

..………………………….……………………………

..………………….……………………………………

..……………………………….………………………

2. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. Alla fine degli anni Sessanta, in molti Paesi del mondo, i giovani cominciarono a mettere in discussione la società, i suoi valori e le sue istituzioni politiche.

V

F

b. In Italia le contestazioni studentesche non si intrecciarono mai con quelle degli operai.

V

F

c. In Italia la protesta operaia esplose nell’autunno del 1972 («autunno caldo»).

V

F

d. Gli operai chiedevano l’aumento dei salari, migliori condizioni di lavoro e maggiori garanzie in caso di infortuni e di malattie.

V

F

e. In Italia fu approvato lo Statuto dei lavoratori, che garantiva maggiore sicurezza ma non libertà di espressione nei luoghi di lavoro.

V

F

3. Rispondi alle domande. a. Quali conseguenze ebbero le lotte sindacali e studentesche? ..………………………………………………………………………………………………………………..……………………………………………………………………………………… ..………………………………………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………………

b. Quali metodi e scopi avevano i gruppi estremisti di sinistra? ..………………………………………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………………

c. Perché gli anni Settanta vennero chiamati «anni di piombo»? ..………………………………………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………………

d. Come si manifestava la «strategia della tensione» dell’estrema destra neofascista? ..………………………………………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………………

e. Quale scopo aveva la «strategia della tensione»? ..………………………………………………………………………………………………………………..……………………………………………………………………………………… ..………………………………………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………………

f. Quale fu l’organizzazione terroristica clandestina di sinistra più importante? ..………………………………………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………………

g. Come agiva? ..………………………………………………………………………………………………………………..……………………………………………………………………………………… ..………………………………………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………………

h. Quale fu il culmine dell’attacco al cuore dello Stato? ..………………………………………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………………

352

Unità 10 ( L’Italia repubblicana


4. Completa la tabella relativa alle formule di governo (realizzate o progettate) dal 1948 al 1978. Formula di governo

Anni

Partiti coinvolti

Realizzata/Progettata

• Democrazia cristiana ………………………………………..

…………..……………………………

• Partito liberale • Partito repubblicano

Realizzata

• Partito socialdemocratico • ……………………………………………… • ……………………………………………… Centro-sinistra

1963-1976

Realizzata

• Partito liberale • Partito repubblicano • Partito socialdemocratico • Democrazia cristiana • ………………………………………………

………………………..………………

1976-1978

• Partito socialista • Partito liberale

Progettata

• Partito repubblicano • Partito socialdemocratico

5. Metti in ordine cronologico gli eventi elencati, indicando nella casella l’ordine di successione con un numero. a. Viene eletta un’Assemblea costituente. b. L’Italia decide di aderire alla Nato. c. Riforma agraria: redistribuzione delle terre a piccoli e medi contadini. d. Il governo deve sciogliere il nodo della scelta tra monarchia e repubblica. e. A Parri succede il leader della Democrazia cristiana De Gasperi.

f. I risultati dell’elezione danno la Dc vincente sul Fronte popolare. g. Referendum popolare: l’Italia diventa una Repubblica. h. Entra in vigore la nuova Costituzione repubblicana. i. Parri presiede il primo governo dell’Italia unificata.

6. Metti in relazione di causa-effetto i fenomeni storici elencati. L’esercizio è già avviato.

Bassi salari – Bassi costi di produzione – Merci italiane competitive per i prezzi – Grande disponibilità di manodopera Migrazione dal Sud alle città industriali del Nord

………………………………

………………………………

………………………………

………………………………

………………………………

………………………………

………………………………

………………………………

………………………………

………………………………

………………………………

………………………………

Unità 10 ( L’Italia repubblicana

353


VE RI FI CA

7. Scrivi la definizione dei seguenti termini ed espressioni. a. Assemblea costituente:

……………………………………………………………………………………..……………………………………………………………………

.………………………………………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………………

b. Referendum istituzionale: .………………................................……………………………………….......................................…………………………..………… ….…………………………………………………………........................................................………………………………………………………………………………………………

c. Nazionalizzare:

………………..…………………………………………………………………..……………………..................................................................................

....................................................................................................…………………………………………………………………………………………………………………………

d. Clientelismo:

………..…………………………………………………………………………..…………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………..…………………………………………………………………………………………………………...

e. Lottizzazione:

……………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………………

…………..…………………………………………………………………………………..…………………………………………………………………………………………………………

f. Tangenti:

…………..………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………………...………

……………………………………………………………………………………..………………….......................……………………………………………………………………………

8. Date le definizioni, scrivi il termine corrispondente. a. Linea guida del terrorismo di destra; tentativi di colpo di Stato si alternarono a stragi fasciste miranti a provocare una svolta antidemocratica: …………………………………………..………………… b. Decennio 1970-1980 caratterizzato da numerosi assassinii e attentati politici: ……………………………….………………… c. Proposta di Enrico Berlinguer di un incontro tra le due forze popolari più rappresentative (Dc e Pci): …………………………………………..…………………

d. Movimento che mira a far riconoscere l’uguaglianza giuridica, politica e sociale della donna rispetto all’uomo: …………………………………………..………………… e. Debito che uno Stato ha con soggetti privati o con altri Stati: …………………………………………..………………… 9. Completa il testo con i termini e le espressioni corrette.

Giovanni Falcone – 1993 – Novanta – mafiosa – Paolo Borsellino – 1992 – Cosa nostra – siciliani – Totò Riina – Stato Negli anni …………………………………… una violenta offensiva …………………………………… colpì lo Stato. Nel …………………………………… due gravissimi attentati provocarono la morte di due magistrati …………………………………… impegnati nella lotta alla mafia: il 23 maggio fu assassinato il giudice …………………………………………..………………………, con la moglie e tre agenti della scorta. Il 19 luglio furono uccisi il magistrato ……………………………………..………………… e cinque agenti della scorta. La morte dei due giudici innescò una vigorosa reazione da parte dello …………………………………………..…… che portò, nel gennaio …………………………………………..……, all’arresto di ………………………………………..…………………, il boss di «…………………………………………..………………».

354

Unità 10 ( L’Italia repubblicana


FACCIAMO STORIA INSIEME

Lanciare il seme della legalità Rita Borsellino (1945-2018), sorella del giudice Paolo Borsellino ucciso da «Cosa nostra» nel 1992, in seguito alla morte del fratello decise di continuare, per quanto le era possibile, l’impegno civile del fratello.

In questi anni credo di aver capito che, attorno a ciascuno di noi, sicuramente, esistono almeno due Italia: quella che si è schierata e soffre e si batte per la legalità e l’altra che è prosperata e vive e si nutre di illegalità. Nel mezzo c’è una terza Italia, quella degli indifferenti, dei neutrali, dei disinformati. È l’Italia decisiva: molto spesso è questa il vero ago della bilancia. A questa Italia, che di fatto copre l’Italia dell’illegalità, il più delle volte lascia sola l’Italia che chiede giustizia, io credo di rivolgermi, col mio lavoro da formica, per convincere, per costruire davvero qualcosa di diverso. Per costruire una forte alleanza delle conoscenze che tutto rinnovi e che ci rinnovi. So bene che non vedrò i risultati definitivi del mio lavoro, così come anche Paolo era sicuro di non riuscire a vedere i segni definitivi della sua vittoria di uomo della giustizia con-tro il diffuso sistema della criminalità organizzata. Non so neppure se i miei figli riusciranno a vedere i risultati del mio e del loro operare e dell’operare di tanti. So che comunque non bisogna mai essere stanchi di impegnarsi perché il cambiamento si acceleri e possa essere comunque definitivo. Bisogna non smettere mai di lanciare il seme della legalità, del vivere civile, del giusto, dell’onestà, della solidarietà. Tipo di documento: testo scritto Autore: Rita Borsellino Epoca: 1996

COMPRENDO IL TESTO A coppie rispondete alle domande dopo aver letto il testo, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. Quante Italia esistono per Rita Borsellino? Come le definisce? 2. Prova a spiegare con parole tue che tipo di persone fanno parte della «terza Italia».

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. Il 21 marzo di ogni anno l’associazione «Libera» organizza la Giornata nazionale della memoria e dell’impegno, per ricordare a tutti l’importanza di lottare contro la mafia e di non arrendersi mai all’illegalità.

3. Che cosa intende l’autrice con l’espressione «lavoro da formica»?

1. Cercate qualche informazione in più su questo importante appuntamento e sulle attività di «Libera» (www.libera.it).

4. Che cosa significa per te la parola «indifferenza»? Prova a fare tre esempi di occasioni in cui sei rimasto/a indifferente a qualcosa.

2. Documentevi in modo più approfondito sulle figure dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e sul lavoro fondamentale che hanno svolto.

Unità 10 ( L’Italia repubblicana

355


UNITÀ

11

La fine dell’URSS e la crescita dell’UE Alla fine degli anni Ottanta del Novecento il mondo comunista entra in una crisi irreversibile, che cambia la storia del XX secolo. Nel giro di pochi anni l’Unione Sovietica si disgrega e, con essa, cadono i regimi comunisti dei Paesi che Mosca controllava (i cosiddetti Paesi del «socialismo reale»). La fine dell’ordine mondiale bipolare lascia spazio al rinascente nazionalismo. Nella Penisola balcanica, la Repubblica federale di Iugoslavia crolla e i Paesi che componevano la Federazione danno inizio a un periodo di sanguinose guerre civili che contrappongono le diverse etnie e i diversi nazionalismi portando alla scomparsa della Iugoslavia e alla nascita di nuovi Stati. Negli stessi anni, l’Unione europea comincia un processo di progressivo allargamento a un numero sempre maggiore di Paesi.

1980 Morte del leader iugoslavo Tito

1970

1980 1979

1985 Gorbaciov diventa segretario del Pcus

v La crisi economica degli anni Settanta cambia radicalmente lo scenario

geopolitico mondiale. v Nei Paesi occidentali lo Stato sociale viene messo in discussione e, a partire da Regno Unito (M. Thatcher) e Stati Uniti (R. Reagan), si affermano politiche neoliberiste, fondate sul primato del mercato e del profitto e sull’individualismo. v L’URSS non regge la sfida militare degli USA.

1991 Fine dell’URSS e nascita della Csi

1992-1995 Guerra di Bosnia

1990

Invasione russa dell’Afghanistan

Che cosa sai già…

356

1988-1999 Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania e Bulgaria abbandonano il blocco sovietico

1989 1990

1995-2013

Caduta del Muro Riunificazione Ampliamento di Berlino della Germania dell’UE a 28 Stati


Nel 1992 12 Stati dell’Europa occidentale, membri della Cee, costituirono l’UE: l’Unione si è ampliata negli anni fino a comprendere, nel 2013, 28 Stati.

Alla fine degli anni Ottanta del XX secolo l’URSS si è disgregata dando vita alla Confederazione degli Stati indipendenti; non ne fanno però parte le tre Repubbliche baltiche.

Alcuni Stati dell’Est europeo, prima uniti all’URSS dal patto di Varsavia, e le Repubbliche baltiche, agli inizi del XXI secolo sono entrati a far parte dell’UE.

2000

2010

2020

1999

2016

Crisi del Kosovo

Brexit

…e che cosa imparerai v Gorbaciov tenta di modernizzare e liberalizzare l’URSS; all’inizio ottiene il

consenso dei sovietici e dell’opinione pubblica occidentale, ma le difficoltà a tradurre in pratica glasnost e perestojika in breve mettono in crisi la sua riforma. v Crollata l’URSS, i Paesi del «socialismo reale» passano alla democrazia in modo per lo più pacifico; in Iugoslavia la crisi si trasforma in guerra civile. v L’UE fra gli anni Settanta e il Duemila si trasforma in un soggetto politico ed economico mondiale.

357


LEZIONE

35

La crisi del mondo comunista

1 L’Unione Sovietica di Gorbaciov L’Unione Sovietica è una grande potenza in profonda crisi LAVORO SULLA LINGUA Individua l’aggettivo che significa: «che non dà rendimento». ………………………………………………………

Mujaheddin Combattente musulmano della guerra santa contro i nemici dell’islam.

Alla fine degli anni Settanta, l’URSS e l’intero sistema comunista attraversavano una profonda crisi economica e sociale. I regimi dell’URSS e dei Paesi satelliti dell’Europa orientale non riuscivano più ad assicurare ai cittadini un livello di vita nemmeno lontanamente paragonabile a quello dei Paesi occidentali. Il sistema economico era inefficiente e burocratico, cioè regolato da un rigido complesso di uffici ordinati gerarchicamente, e perciò incapace di garantire sviluppo economico e crescita della ricchezza nazionale. La costosa corsa agli armamenti che gli Stati Uniti di Reagan avevano imposto all’Unione Sovietica (vedi Unità 9), inoltre, sottraeva risorse allo sviluppo dell’industria dei beni di consumo; la cittadinanza non riusciva a trovare nei negozi nemmeno i generi di prima necessità e ciò aggravava lo scontento e il malessere sociale. I cittadini sovietici erano sempre meno disposti ad accettare i limiti alla propria libertà individuale e guardavano con crescente fastidio ai privilegi della cosiddetta nomenklatura, cioè a una ristretta fascia di dirigenti di partito e di burocrati statali.

L’intervento sovietico in Afghanistan fallisce La crisi socio-economica non impedì all’URSS di fare una scelta di politica estera che si rivelerà fallimentare. Il Paese confina a sud-est con l’Afghanistan, uno Stato che all’epoca era retto da un regime comunista e la cui stabilità politica rappresentava un interesse strategico per Mosca. Nel 1979 i vertici del partito, nonostante il parere contrario dei comandi militari, che temevano il coinvolgimento in una guerra difficile da vincere, decisero l’invio di truppe sovietiche a sostegno del locale regime comunista impegnato in una guerra civile contro i mujaheddin islamici. La resistenza dei mujaheddin afghani fu fortissima, anche grazie agli aiuti militari provenienti dagli USA: Washington, infatti, voleva impedire che l’URSS conquistasse posizioni strategiche in una regione determinante per gli equilibri mondiali e per farlo era disposta anche a finanziare la guerriglia fondamentalista. Dal punto di vista ideologico la scelta statunitense era invece contradditoria, in quanto la rigida e intransigente osservanza della fede religiosa (il fondamentalismo) portava i Un gruppo di mujaheddin afghani su un carro armato.

358

Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE


mujaheddin a ritenere come principale nemico dell’islam la cultura capitalista occidentale. Poco più di vent’anni dopo, infatti, saranno proprio gli Stati Uniti il maggior bersaglio della guerra santa islamica (vedi Il dramma del terrorismo, p. 400). In URSS le forti spese per la guerra contribuirono a peggiorare la situazione economica, mentre le gravi perdite subite alimentavano la critica di milioni di famiglie sovietiche.

Il nuovo leader Gorbaciov punta al rinnovamento generale della società sovietica Nel 1985 ci fu una svolta: segretario del Partito comunista sovietico (Pcus) fu eletto Michail Gorbaciov (1931). Gorbaciov era un uomo molto diverso dai suoi predecessori, non solo perché era molto più giovane (aveva cinquantaquattro anni), ma perché rappresentava la linea politica riformista del partito, quella che riteneva necessarie delle riforme politiche ed economiche. In politica estera da un lato avviò con gli Stati Uniti una nuova stagione di distensione caratterizzata da accordi per il disarmo atomico; dall’altro, nel 1989 ordinò il ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan. Con i Paesi alleati dell’Europa orientale stabilì relazioni politiche più amichevoli e rispettose delle diverse opinioni, rinunciando a imporre con la forza delle armi il punto di vista di Mosca (com’era accaduto tante volte negli anni precedenti). In politica interna, lanciò un vasto programma di riforme finalizzato alla democratizzazione e alla modernizzazione della società e dell’economia dell’URSS.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea la frase sulla politica estera di Gorbaciov riferita al rapporto con i Paesi alleati dell’Europa orientale e inventa un titolo che esprima il senso della novità della politica gorbacioviana. ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

Il presidente degli Stati Uniti d’America Ronald Reagan e il segretario generale del Partito comunista dell’Unione Sovietica Michail Gorbaciov.

LAVORO SULLA FONTE La giustezza storica delle riforme democratiche Ecco uno stralcio di un’intervista rilasciata da Gorbaciov e comparsa sul quotidiano «Il Manifesto» il 27 dicembre 1991. Ancora oggi sono convinto della giustezza storica delle riforme democratiche avviate nella primavera del 1985 […]. La società ha ottenuto la libertà, si è affrancata politicamente e spiritualmente e ciò costituisce la conquista principale […]. È stata compiuta un’opera di portata storica. Il sistema totalitario, che ha privato il Paese della possibilità di diventare felice e prospero, è stato liquidato. È stata aperta la strada delle trasformazioni democratiche. Le libere elezioni, la libertà di stampa, le libertà religiose, gli organi di potere rappresentativi e il multipartitismo sono diventati una realtà. I diritti dell’uomo sono riconosciuti come il principio supremo.

Rispondi alle domande. 1. Sottolinea nel testo di che cosa è responsabile, secondo Gorbaciov, il regime sovietico. 2. Individua e trascrivi quelle che Gorbaciov definisce «trasformazioni democratiche». ........................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ...........................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Lezione 35 ( La crisi del mondo comunista

359


LEZIONE LEZIONE

1 35

Perestrojka e glasnost non riescono a riformare la società sovietica

Un francobollo sovietico del 1988 inneggia alla perestrojka e riporta le parole d’ordine di uskorenie («accelerazione»), demokratizatsiya («democratizzazione») e glasnost («trasparenza»).

COMPRENDO IL TESTO Indica quale ambito d’intervento (socio-politico; economico) riguardavano le riforme di Gorbaciov caratterizzate da: Glasnost: .................................................... Perestrojka: ..............................................

Le riforme di Gorbaciov si basavano su due parole d’ordine: • perestrojka («ristrutturazione»), che prevedeva una serie di riforme per rendere più moderno ed efficiente il sistema produttivo, liberandolo dal peso della burocrazia; • glasnost («trasparenza»), che indicava la volontà di aprire un dialogo tra potere politico e cittadini, aumentando il grado di democrazia e di partecipazione e accettando il dissenso. La classe dirigente sovietica si divise tra chi sosteneva le riforme di Gorbaciov perché sperava che rinnovassero l’URSS, e quelli che le rifiutavano perché le giudicavano pericolose per la stabilità dello Stato. Perestrojka e glasnost teoricamente erano condivise da gran parte dei cittadini sovietici, ma nella vita pratica il discorso era diverso: le riforme economiche, infatti, non diedero i risultati sperati; i prezzi liberalizzati dei prodotti di grande consumo (alimentari, vestiti…), cominciarono a crescere, provocando inflazione, mentre gli stipendi restavano fermi. La stampa, che ora aveva maggiore libertà, diede voce alla crescente protesta popolare.

2 La fine del «mondo bipolare» La Polonia è il primo Paese ad abbandonare il blocco sovietico

COMPRENDO IL TESTO Numera progressivamente i seguenti avvenimenti secondo un principio di causa-effetto. Vittoria di Solidarnosc. Riforme di Gorbaciov in URSS. Abbandono della Polonia del blocco sovietico. Prime elezioni libere.

La politica riformatrice di Gorbaciov ebbe grandi conseguenze sui Paesi satelliti dell’Europa orientale. La Polonia fu lo Stato del blocco comunista su cui i cambiamenti avvenuti in Unione Sovietica ebbero maggiori e immediate conseguenze. In Polonia, nel 1976 si era costituito il sindacato libero di Solidarnośc̀ («solidarietà»), di orientamento cattolico e critico nei confronti del regime comunista. A guidarlo era Lech Walesa (1943),un operaio dei cantieri navali di Danzica. Nel 1981 il generale Jaruzelski (1923-2014), allora a capo della Polonia, sciolse Solidarnośc̀ e migliaia di oppositori, tra cui Walesa, furono arrestati. Nel 1986, sotto l’influenza del nuovo corso della politica russa, Jaruzelski liberò i prigionieri politici e promise libere elezioni. Per la prima volta dal 1945 si confrontavano due forze diverse: Solidarnośc̀ e il Partito comunista polacco. Solidarnośc̀ vinse le elezioni e nel 1990 Walesa divenne presidente del Paese. Gorbaciov non intervenne con le armi per ricondurre la Polonia alla disciplina. La Polonia, così, fu il primo dei Paesi dell’Europa orientale ad abbandonare il blocco sovietico. Manifestazione promossa dal sindacato olidarno

360

Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE

nel 1980.


DENTRO LA STORIA Un papa polacco e la fine del «mondo bipolare» Il cattolicesimo in Polonia La Polonia è l’unico Paese dell’Est europeo in cui la religione cattolica è praticata dalla maggioranza della popolazione. Il cattolicesimo è talmente radicato da essere divenuto parte integrante dell’identità nazionale del popolo polacco. Per questo motivo, negli anni di regime sotto il controllo dell’URSS, la Chiesa ha continuato a essere un forte punto di riferimento sociale e di aggregazione anticomunista. Non per niente il sindacato che riscosse maggior successo era di matrice cattolica. Karol Wojtila, il papa polacco Sulle vicende che hanno condotto la Polonia a staccarsi dal blocco sovietico, e in generale sul crollo dell’URSS, ha inoltre sicuramente influito l’elezione al soglio pontificio, nel 1978, del cardinale di Cracovia Karol Wojtila, con il nome di Giovanni Paolo II. Il papa fu di grande appoggio sia morale sia finanziario a Solidarnos’c, e condannò sempre fermamente il comunismo. Nel suo lungo pontificato (1978-2005) Giovanni Paolo II esercitò un forte carisma sul mondo cattolico, ma rivolse anche il suo ascendente nella gestione politica degli equilibri mondiali.

Incontro tra papa Giovanni Paolo II e Lech Walesa.

Anche gli altri Paesi satelliti abbandonano l’URSS Tra il 1988 e il 1989 anche le altre repubbliche dell’Europa orientale, cioè Cecoslovacchia, Ungheria, Bulgaria e Romania, uscirono dall’area sovietica e si diedero governi democratici. Questi processi avvennero quasi sempre in modo pacifico; solo in Romania la «rivoluzione» contro il feroce regime comunista di Nicolae Ceauşescu (1918-1989) assunse forme violente: gli insorti combatterono per le strade delle maggiori città contro l’esercito. Le dimensioni divennero tali da indurre il dittatore alla fuga, ma venne fermato e fucilato insieme a sua moglie. Scompariva così uno dei due schieramenti protagonisti del «mondo bipolare» nato dopo la Seconda guerra mondiale. Il patto di Varsavia venne sciolto nel 1991. Civili e carri armati in una piazza di Bucarest durante la rivoluzione che porterà alla caduta di eau escu nel 19 9.

Lezione 35 ( La crisi del mondo comunista

361


LEZIONE LEZIONE

1 35

A Berlino è abbattuto il Muro

COMPRENDO IL TESTO Di che cosa era simbolo la Germania Ovest? ……………………………………………………… ………………………………………………………

E la Germania Est? ……………………………………………………… ………………………………………………………

La Repubblica democratica tedesca rappresentava un caso a parte rispetto a tutti gli altri Stati comunisti dell’Europa orientale. La «questione tedesca» era particolarmente delicata per due motivi: • le due Germanie erano due Paesi simbolo, quella dell’Ovest del libero mercato e della democrazia, quella dell’Est del socialismo reale; • la Germania occupava una posizione centrale e strategica nel cuore del continente europeo. Quando però iniziarono a diffondersi le notizie di riforme economiche e democratiche negli altri Paesi dell’Est europeo, la popolazione della Repubblica democratica tedesca iniziò a muovere richieste presso il governo. Inizialmente ci fu un irrigidimento e un cambiamento ai vertici del partito, ma la continua fuga di cittadini verso Ovest convinse il nuovo governo a riformare la legge sui viaggi all’estero. La notizia fu interpretata come la fine della divisione di Berlino. Il 9 e il 10 novembre 1989, tra l’entusiasmo popolare, migliaia di berlinesi cominciarono a demolire il muro che per quasi trent’anni aveva diviso la loro città. Fu chiaro a tutti che si era chiusa un’epoca della storia mondiale.

LAVORO SULLA FONTE La porta di Brandeburgo La porta di Brandeburgo è un monumento in stile neoclassico costruito nel XVIII secolo ed è uno dei simboli più noti di Berlino. Quando la città era divisa dal muro, la porta si trovava nella parte est. Il 9 novembre 1989 i mezzi di comunicazione annunciarono che il governo avrebbe iniziato a concedere visti di uscita per l’Occidente, ma la notizia fu erroneamente interpretata come quella dell’apertura immediata del confine tra l’Est e l’Ovest della città. Le foto testimoniano la reazione delle persone nelle giornate tra il 9 e il 10 novembre.

1

2

Rispondi alle domande. 1. Le persone in primo piano nella foto 1 sono cittadini dell’Ovest. Come ti appaiono? a In attesa si compia qualcosa. b Esultanti di gioia.

2. I soldati in piedi sul muro sono armati o in atteggiamento minaccioso? .......................................................................................................................... ........................................................................................................................................................................................................................................................................................................

3. Descrivi che cosa documenta la foto 2.

........................................................................................................................................................................................................

........................................................................................................................................................................................................................................................................................................

362

Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE


La Germania si riunifica Nei lunghi decenni di divisione in Germania si erano create due realtà molto diverse, sia sotto l’aspetto economico e finanziario sia sotto quello sociale. Dopo la caduta del Muro di Berlino il primo Ministro della Repubblica federale tedesca, Helmut Kohl (1930-2017), iniziò ad affrontare i problemi e la Germania procedette spedita, senza l’ingerenza sovietica, alla riunificazione in un unico Stato. Il primo luglio 1990 si ebbe la riunificazione economica e monetaria; il 3 ottobre quella politica. Berlino tornava a essere, dopo quarantacinque anni, la capitale dello Stato tedesco.

La dichiarazione d’indipendenza delle repubbliche distrugge l’impero sovietico

COMPRENDO IL TESTO

Intanto, nell’immenso territorio dell’URSS le tensioni fra i diversi gruppi etnici, che in passato erano state tenute a freno dal potere autoritario di Mosca, sfociarono in scontri violenti in Moldova, in Georgia, nel Baltico e in Cecenia. Nel 1990 la Lettonia emanò una Dichiarazione d’indipendenza (ma divenne definitiva nel 1991), seguita dalla Lituania e dall’Estonia. L’esempio fu seguito anche da altre repubbliche che facevano parte dell’URSS: Ucraina, Bielorussia, Kazakistan, Tagikistan.

Individua sull’atlante la posizione delle repubbliche che si sono staccate dall’URSS negli anni Novanta del XX secolo ed elenca quelle che si trovano a ovest e quelle che si trovano a sud della Russia. ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Monumento a ricordo delle barricate innalzate durante gli scontri per l’indipendenza a Riga, in Lettonia.

La fine dell’URSS In un primo tempo, Gorbaciov fu tentato d’intervenire contro le repubbliche ribelli, ma poi finì per proporre un accordo che garantiva loro maggiore autonomia. La reazione dei dirigenti sovietici più conservatori non si fece attendere: nell’agosto 1991 alcuni generali dell’Armata rossa tentarono un colpo di Stato contro Gorbaciov, divenuto nel frattempo presidente dell’URSS. Il tentativo fallì, anche grazie all’intervento di Boris Eltsin (1931-2007), il presidente della Repubblica russa, che si era distinto per la sua volontà di accelerare la trasformazione dello Stato in senso occidentale. La popolarità di Eltsin aumentò, mentre la disgregazione dell’URSS divenne inarrestabile. Nel dicembre 1991 Russia, Ucraina e Bielorussia, alle quali si aggiunsero altre otto ex repubbliche sovietiche, diedero vita a un nuovo organismo, la Comunità degli Stati indipendenti (Csi), in cui la Russia (con il nome ufficiale di «Federazione russa») aveva un ruolo dominante. Finiva così l’Unione Sovietica. Il 25 dicembre 1991 Gorbaciov prese atto di essere il capo di uno Stato che non esisteva più e annunciò le sue dimissioni.

COMPRENDO IL TESTO Quale motivo spinse Gorbaciov a dimettersi dal ruolo di presidente dell’URSS? ……………………………………………………… ………………………………………………………

Lezione 35 ( La crisi del mondo comunista

363


LEZIONE LEZIONE

1 35

3 La nuova Russia COMPRENDO IL TESTO

Sottolinea fra i problemi elencati nel paragrafo quello che potrebbe essere riassunto dal titolo «L’inefficienza del sistema economico sovietico e le sue conseguenze sociali».

La nuova Russia conosce una crisi spaventosa Per gli abitanti della Russia la fine dell’Unione Sovietica segnò l’inizio di un’epoca caratterizzata da numerosi problemi. La Russia, infatti, non era più una grande potenza internazionale e doveva affrontare le enormi difficoltà causate dal passaggio da un’economia socialista a un’economia di mercato. Questi furono i problemi più seri: • vennero meno improvvisamente le tutele sociali garantite ai cittadini dal regime sovietico; • molte industrie, arretrate rispetto alla concorrenza internazionale, chiusero i battenti e ciò si tradusse in un fenomeno sconosciuto ai tempi dell’Unione Sovietica, ossia la disoccupazione; • i redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati furono colpiti da un’alta inflazione che causò un generale impoverimento della popolazione; • nel Paese si diffusero fenomeni malavitosi, corruzione, mercato nero; • aumentò il divario tra una minoranza di nuovi ricchi e la maggioranza della popolazione, che viveva in condizioni di povertà.

La Russia controlla territori strategici Un ulteriore problema fu la «questione cecena». La Cecenia è un piccolo territorio situato nella regione del Caucaso, punto di passaggio di oleodotti e gasdotti, nonché produttore di petrolio. Per questa posizione strategica la Russia ha cercato di ostacolarne l’indipendenza in sanguinose guerre (1991-1996 e 1999-2009). Le ostilità tra le due parti sono state caratterizzate anche da gravi attentati ceceni su territorio russo. Nel 2008, una nuova crisi politica scoppiò nei territori caucasici. Le truppe russe in questo caso intervennero per sostenere la minoranza russa che viveva entro i confini della Georgia e che chiedeva l’indipendenza. Gruppo di anziani di un villaggio ceceno.

Truppe dell’Armata rossa in Cecenia, nel 2000.

364

Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE


Dal 2014 anche in Ucraina alcune regioni abitate prevalentemente da etnia russa rivendicano l’autonomia e sono sostenute dal governo di Mosca interessato ad avere il controllo su questo Paese «cuscinetto» che lo divide dall’Occidente.

Il leader russo Vladimir Putin.

L’ascesa di un «uomo forte» Dal 2000 la Russia è stata guidata da Vladimir Putin (1952), un leader discusso, accusato dai suoi avversari di seguire una politica autoritaria e di avere usato metodi troppo duri in occasione delle crisi internazionali. In questi anni la Russia ha in gran parte superato la sua crisi economica e sociale, grazie all’esportazione delle ingenti risorse energetiche (gas naturale e petrolio) di cui dispone e sta cercando di riacquistare prestigio e potenza a livello internazionale. Nel 2018 Putin ha nuovamente vinto le elezioni ed è stato riconfermato per la quarta volta alla guida del Paese.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati.

sociale – Paesi dell’Est – perestrojka – disgregazione – economica – glasnost – Berlino Crisi ................................................. ed ................................................. del blocco comunista

Distensione

Riforme di Gorbaciov basate su ................................................. e .................................................

Abbandono del blocco comunista da parte dei ................................................

Progressiva ................................................. dell’URSS

Caduta del Muro di ................................................. e riunificazione della Germania

Mi oriento nel tempo 2. Completa la linea del tempo con le informazioni mancanti. Gorbaciov diventa segretario del .................................................

Riunificazione della .................................................

diventa presidente della Russia

1985

1990

2000

.................................................

1979

............................

1991

Invasione dell’.................................................

Caduta del Muro di Berlino

Fine dell’.................................................

Lezione 35 ( La crisi del mondo comunista

365


V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù 1

L’Afghanistan Negli ultimi venti anni l’Afghanistan è stato al centro della scena mondiale per i continui conflitti che lo hanno insanguinato e per il coinvolgimento nella guerra delle grandi potenze globali, specialmente degli Stati Uniti. Il dramma di questo Paese ha avuto inizio alla fine degli anni Settanta, in seguito a un colpo di Stato e all’intervento sovietico. L’Afghanistan è situato tra Iran, Pakistan e tre ex repubbliche sovietiche (Turkmenistan, Uzbekistan e Tagikistan): occupa pertanto una posizione strategica per le vie di comunicazione tra Europa e Asia meridionale. Il Paese, inoltre, è un importante snodo dei rifornimenti di petrolio provenienti dal mar Caspio.

PRIMA DELLA GUERRA CIVILE

L’Afghanistan raggiunse l’indipendenza dal Regno Unito nel 1921 ed ebbe, fino al 1973, una discreta stabilità politica, sotto governi monarchici che avviarono il Paese verso una soddisfacente modernizzazione. A partire dal 1973, però, si susseguirono violenze e colpi di Stato. Nel 1978 un colpo di Stato promosso dal Partito democratico popolare (un partito comunista filo-russo) abbatté la dinastia reale e instaurò una repubblica. La nuova dirigenza promosse varie riforme in campo sociale ed economico che cambiarono il volto del Paese. Le formazioni politiche e religiose di opposizione si coalizzarono sotto la bandiera della comune identità religiosa islamica e scatenarono una sanguinosa guerra civile contro un governo e un regime che giudicavano blasfemi. Negli anni Sessanta e Settanta, soprattutto nella capitale Kabul, era possibile incontrare studentesse vestite alla moda occidentale.

2

L’OCCUPAZIONE SOVIETICA

Di fronte allo scatenarsi della guerra civile, il governo comunista afghano chiese aiuto militare all’URSS. Nel gruppo dirigente sovietico si aprì un dibattito tra i militari, che ammonivano circa i pericoli di una guerra in una regione prevalentemente montuosa e con zone quasi inaccessibili (condizione geografica che avrebbe reso nulla la superiorità tecnologica dell’Armata rossa), e i politici, che aspiravano al controllo di un Paese tanto importante. Alla fine, nel 1979, prevalsero i politici: iniziava così una guerra lunga e dolorosa, che avrebbe giocato un ruolo fondamentale nella dissoluzione del gigante sovietico. Soldati dell’Armata rossa in Afghanistan.

366

Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE


3

AIUTI STATUNITENSI AI MUJAHEDDIN

Nell’estate 1979 l’amministrazione statunitense cominciò a sostenere e a finanziare l’opposizione islamica con due obiettivi: • bloccare l’espansione comunista in Asia; • acquisire un possibile alleato in una zona strategica in cui aveva già subito il grave smacco della rivoluzione iraniana (1979). La Cia (Central Intelligence Agency) addestrò, finanziò e armò guerriglieri che, con il tempo, si sarebbero dimostrati pericolosissimi nemici anche degli stessi Stati Uniti. Sui campi di battaglia dell’Afghanistan combatté infatti al fianco di consiglieri statunitensi Osama bin Laden, il principe saudita a capo della formazione terroristica di Al

4

Un guerrigliero afghano con armi sofisticate fornite dalla ia.

Qaeda che l’11 settembre 2001 colpirà New York con l’attentato suicida alle Torri gemelle, causando circa 3 000 morti (vedi Il dramma del terrorismo, p. 400).

IL RITIRO DELLE TRUPPE SOVIETICHE

L’Afghanistan fu per l’URSS ciò che il Vietnam fu per gli USA: non solo una guerra perduta, ma la prova della debolezza del proprio sistema. Dieci anni dopo l’invasione, nel 1989, il leader sovietico riformatore Michail Gorbaciov prese atto dell’impossibilità di sostenere l’impegno afghano, sia dal punto di vista militare, sia da quello politico. Ebbe così inizio il ritiro delle truppe sovietiche. Convoglio di mezzi blindati sovietici durante la ritirata dall’Afghanistan nel 1979.

5

IL GOVERNO DEI TALIBAN

Per la popolazione afghana, però, la pace era ancora lontana. La frammentazione del fronte dei mujaheddin in gruppi con posizioni politiche e ideologiche diverse rese difficile la formazione di un governo stabile. Nel 1992 fu proclamata la Repubblica islamica dell’Afghanistan, il cui potere fu preso, nel 1996, dalla fazione dei taliban (gli «studenti di teologia»). Questo gruppo applicò nel governo del Paese le teorie dell’islam più radicali e fondamentaliste, facendo rispettare le leggi anche con feroce violenza. Il loro governo cesserà nel 2001, in seguito all’intervento militare statunitense per combattere Al Qaeda (vedi Il dramma del terrorismo, p. 400).

Sotto il governo talebano le donne persero i diritti conquistati nei decenni precedenti: furono loro vietate la scolarizzazione pubblica, l’inserimento nel mondo del lavoro e dovettero sottostare a rigide norme anche nell’abbigliamento, come per esempio l’obbligo, fuori casa, di usare il burka (un indumento che copre interamente il corpo, dotato di un tessuto più rado soltanto all’altezza degli occhi).

Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE

367


LEZIONE

36 LAVORO SULLA LINGUA In questo paragrafo si fa uso di una metafora per definire la situazione politica dei Balcani. Quale? Spiegala con le tue parole. ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Il presidente della Iugoslavia, Tito.

La rinascita del nazionalismo: il dramma della ex Iugoslavia

1 Dalla Federazione del maresciallo Tito alla guerra civile

I Balcani sono una regione tormentata Nella storia dell’Europa la Penisola balcanica è sempre stata un territorio critico: all’inizio del Novecento, non a caso, si parlava di «polveriera balcanica». I motivi sono fondamentalmente due: • nei Balcani convivono da secoli etnie molto diverse tra loro per lingua, religione e tradizioni culturali; • in quella regione sono appuntati gli interessi strategici delle grandi potenze (Impero ottomano, Impero russo e Impero asburgico nel XIX-XX secolo; USA e URSS nella seconda metà del XX secolo).

Il maresciallo Tito è il «creatore» della Iugoslavia Alla fine della Seconda guerra mondiale il maresciallo Josip Broz, detto Tito (18921990), eroe e guida della Resistenza iugoslava contro l’occupazione nazifascista e leader dei comunisti iugoslavi, era riuscito a unire i popoli slavi del Sud e a dar vita allo Stato federale di Iugoslavia, del quale era diventato presidente. La Iugoslavia era formata da sei repubbliche (Serbia, Montenegro, Croazia, Slovenia, Macedonia e Bosnia-Erzegovina) e da due province autonome (Vojvodina e Kosovo).

Tito è un comunista «anomalo» Il comunismo di Tito fu diverso da quello praticato negli altri Paesi del blocco sovietico: il leader iugoslavo, infatti, era insofferente riguardo al rigido controllo che Mosca esercitava sui «Paesi fratelli». Nel 1948 aveva cominciato a seguire una politica estera ed economica autonoma, cioè non allineata rispetto alle direttive sovietiche. Tito fu quindi tra i protagonisti del movimento dei Paesi non allineati, cioè di quei Paesi che non si schieravano né con gli USA né con l’URSS. Anche in campo economico la «differenza» iugoslava era evidente: l’economia era certamente socialista, cioè fondata sulla proprietà statale dei mezzi di produzione e sulla negazione della libertà di mercato e della proprietà privata, ma a differenza di quanto accadeva nei Paesi aderenti al blocco sovietico consentiva una relativa liberalizzazione dei prezzi e prevedeva forme di autogestione delle aziende da parte dei lavoratori.

368

Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE


Durante la presidenza di Tito le diverse etnie della Iugoslavia convissero pacificamente grazie a tre fattori: • il prestigio e il carisma di Tito erano una specie di collante ideale per tutti i popoli iugoslavi; • la struttura federale dello Stato, che consentiva una certa autonomia alle varie comunità; • una discreta crescita economica, che assicurava condizioni di vita relativamente migliori rispetto a quelle di altri Paesi comunisti.

COMPRENDO IL TESTO In che cosa consisteva l’anomalia della politica di Tito nel contesto del comunismo internazionale? In politica internazionale: .......................................................................... ..........................................................................

In politica economica: ..........................................................................

All’inizio degli anni Novanta scoppia la guerra civile iugoslava Negli anni Settanta la pacifica convivenza tra le repubbliche iugoslave cominciò a scricchiolare. Sebbene nel 1974 fosse stata varata una riforma costituzionale che concedeva a ogni repubblica più autonomia, le repubbliche federate denunciavano la tendenza della Serbia ad accentrare il potere. La morte di Tito, avvenuta nel 1980, fece venir meno la figura di riferimento di tutti i popoli iugoslavi e aggravò le tensioni. Le crescenti difficoltà economiche e i contrasti tra le repubbliche «ricche» del Nord (Slovenia e Croazia) e quelle «povere» del Centro-Sud, complicarono la situazione. Quando nel 1991 la Slovenia dichiarò la propria indipendenza, seguita dalla Croazia e dalla Macedonia, la crisi precipitò: mentre le secessioni di Slovenia e Macedonia avvennero in modo pacifico, il governo centrale della Repubblica federale iugoslava, guidato dal serbo Slobodan Milosevič (1941-2006), si oppose con fermezza all’indipendenza della Repubblica croata, che ospitava nel suo territorio consistenti minoranze serbe. Iniziò così una violenta guerra civile, che ebbe fine soltanto nel 1995.

..........................................................................

Il comandante delle forze serboosniache, at o ladi , organizza l’espulsione di donne e bambini dalla Bosnia, nonostante fossero sotto la protezione dei caschi blu dell’ONU.

LAVORO SULLA FONTE Chi vuole separare serbi, croati, musulmani? Nel 1995, al termine della guerra civile iugoslava, la casa editrice Rizzoli pubblicò la traduzione del Diario di Zlata, il diario intimo di una ragazzina di Sarajevo che a 11 anni s’interroga sulle ragioni del conflitto. […] Mi sforzo in continuazione di capire cosa sia questa stupida politica, perché ho davvero l’impressione che sia stata la politica a provocare questa guerra. […] Mi pare che questi politici parlino di serbi, croati e musulmani. Si tratta però pur sempre di esseri umani, uguali tra di loro. […] Fra i miei compagni di scuola, fra i nostri amici, nella nostra famiglia, ci sono serbi, croati, musulmani. È un gruppo molto eterogeneo, e io non ho mai saputo chi fosse serbo, croato o musulmano. Adesso, però, la politica si è immischiata in queste cose. Ha messo una “s” sui serbi, una “m” sui musulmani e una “c” sui croati, li vuole separare. E per scrivere queste lettere ha utilizzato la peggiore delle matite, quella più sinistra, la matita della guerra, che semina solo dolore e morte.

Rispondi alle domande. 1. Chi, secondo Zlata, ha provocato la guerra? ...................................................................................................................................................................................................... 2. Quale percezione delle differenze etniche aveva Zlata prima della guerra? .................................................................................................................................... ................................................................................................................................................................................................................................................................................................................

3. Che cosa intende dire la ragazza, secondo te, con la frase «Ha messo una “s” sui serbi, una “m” sui musulmani e una “c” sui croati»? ...................................................................................................................................................................................................................................................................................

Lezione 36 ( La rinascita del nazionalismo: il dramma della ex Iugoslavia

369


LEZIONE

36

2 La tragedia della Bosnia COMPRENDO IL TESTO

Completa lo schema. Bosnia complessità …………………………………

maggioranza bosniaca di religione

minoranze

………………………………

………………………………

di confessione cristiano-ortodossa croata di confessione ………………………………

La guerra civile svela gli orrori della «pulizia etnica» In Bosnia-Erzegovina il raggiungimento dell’indipendenza fu reso più drammatico dalla complessa composizione etnica di quel territorio: • in molte zone la maggioranza della popolazione era di etnia bosniaca e di religione musulmana; • in alcune, invece, la maggioranza era di etnia serba e di religione cristiano-ortodossa; • in altre ancora la maggioranza della popolazione era croata e di religione cattolica. Quando nel marzo 1992 la Bosnia-Erzegovina dichiarò la propria indipendenza, la guerra assunse un nuovo significato: il conflitto tra serbo-bosniaci, bosniaci e croati non fu più una guerra tra eserciti, ma si trasformò in una guerra contro la popolazione civile. Le diverse milizie, formate anche da forze militari irregolari, delinquenti comuni e mercenari, si resero protagoniste di efferate azioni criminali contro i civili, in nome di quella che fu chiamata «pulizia etnica». Di fatto, significava intervenire con violenza in un territorio per imporre la presenza di una sola etnia eliminando tutte le altre.

Un soldato delle Forze di protezione delle nazioni unite soccorre una donna ferita.

In Europa tornano i campi di concentramento Gli abitanti dei villaggi bosniaci subirono rastrellamenti e deportazioni in campi di concentramento, sia da parte delle milizie serbo-bosniache sia di quelle croate. Stupri e massacri, come quello avvenuto a Srebrenica nel luglio 1995, furono i mezzi utilizzati dai contendenti per assicurare al proprio gruppo il controllo del territorio. Le città di Sarajevo e Mostar divennero campi di battaglia, mentre solo alcune organizzazioni umanitarie internazionali assicuravano il rifornimento alimentare ai cittadini.

Bosniaci musulmani reclusi nel campo di concentramento di Manjaca a Banja Luka, nel Nord della Bosnia.

370

Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE


Lo stadio olimpico di Sarajevo fu utilizzato dalle forze di pace per accogliere i feriti trasportati in elicottero dalla città di ora de, assediata dai serbo-bosniaci nell’aprile 1994.

La Bosnia conquista l’indipendenza La diplomazia europea aumentò le sue pressioni su Milosevič, ritenuto il maggior responsabile di quanto stava avvenendo in Bosnia, mentre l’ONU giunse a imporre l’embargo economico alla Serbia, ma queste misure non fermarono i massacri e le atrocità. Per tre anni i serbo-bosniaci, sostenuti da Milosevič, agirono impunemente. Infine, nel 1995 gli USA e la Nato bombardarono le posizioni serbo-bosniache attorno a Sarajevo e ciò determinò la sconfitta dei serbo-bosniaci e l’avvio di trattative di pace. Gli accordi firmati a Parigi il 14 dicembre 1995 portarono alla creazione di uno Stato bosniaco indipendente. All’interno di questo Stato, alcuni territori sono stati assegnati ai croati e ai bosniaci, altri ai serbi di Bosnia. Il bilancio di queste guerre è stato tragico: più di 200 000 morti, decine di migliaia di feriti, oltre due milioni di profughi ed enormi distruzioni materiali.

COMPRENDO IL TESTO Quale evento determinò la sconfitta dei serbo-bosniaci e l’avvio di trattative di pace? ……………………………………………………… ………………………………………………………

Monumento in memoria delle vittime del terribile massacro avvenuto nel luglio 1995 ai danni dei civili bosniaci di Srebrenica.

Lezione 36 ( La rinascita del nazionalismo: il dramma della ex Iugoslavia

371


LEZIONE

36

3 La guerra non si ferma Il Kosovo in lotta per l’indipendenza Dopo il distacco della Bosnia-Erzegovina, la Repubblica federale iugoslava era ormai ridotta alla sola Serbia, al Montenegro e alla provincia autonoma del Kosovo, una regione confinante con l’Albania, abitata da una popolazione di origine albanese di religione musulmana e da una minoranza serba. La popolazione kosovara rivendicava la completa indipendenza dalla Iugoslavia e sotto la guida dell’Uck (Esercito di liberazione del Kosovo) aprì un conflitto armato contro la Serbia. La Serbia reagì vantando la difesa del suo gruppo etnico e dei numerosi monasteri ortodossi presenti sul territorio. Anche questa volta intervenne la Nato: nel 1999 gli aerei Nato effettuarono numerosi bombardamenti sia su Belgrado, sia sulle città industriali serbe, provocando molte vittime civili. L’esercitò serbo fu costretto ad abbandonare il Kosovo, che venne sottoposto all’amministrazione dell’ONU.

La guerra terminata nel 1999 ha distrutto la città di Peje, antica sede del Patriarcato di Serbia ma abitata da una maggioranza albanese.

372

Un medico italiano in missione di pace in Kosovo presta cure a una bambina nel campo profughi presso Skopje, in Macedonia.

Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE


Montenegro e Kosovo conquistano l’indipendenza Gli esiti della guerra del Kosovo pesarono sul destino politico di Milosevič: nel 2000 perse le elezioni e in seguito fu consegnato al Tribunale internazionale dell’Aia con l’accusa di crimini contro l’umanità per complicità con gli esecutori dei massacri avvenuti in Bosnia. Milosevič morì in carcere nel 2006, nel corso del processo. Sempre nel 2006, a seguito di un referendum, il Montenegro uscì dalla Repubblica federale e si costituì come Stato indipendente. Il 17 febbraio 2008, infine, il Kosovo ha dichiarato unilateralmente la sua indipendenza dalla Serbia. Oltre alla Serbia, molti Stati della comunità europea non riconoscono l’indipendenza di questo Paese, tra cui Russia, Cina, Spagna, Romania, Grecia, Slovacchia e Cipro.

Milosevič durante il processo.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa inserendo correttamente i termini elencati.

Croazia – Nato – Bosnia – repubbliche – pulizia etnica – province autonome – Slovenia – guerra civile – Macedonia – indipendenti Nel 1980 la Iugoslavia è formata da sei ………….........……………........………… e da due ………….........……………........…………

La ………….........……………........………… e la ………….........……………........………… si dichiarano ………….........……………........…………

La dichiarazione d’indipendenza della ………….........……………........………… provoca una ………….........……………........…………

Il conflitto si estende alla

Dopo l’intervento della

………….........……………........………… dove

si verifica

una brutale ………….........……………........…………

………….........……………........………… si

arriva

a un accordo di pace

Uso il linguaggio specifico 2. Collega correttamente ciascun termine nella colonna di sinistra alla sua definizione nella colonna di destra. 1. Paesi non allineati

a. Organizzazione della produzione del socialismo iugoslavo

2. Riforma costituzionale

b. Eliminazione violenta delle minoranze etniche da un territorio

3. Pulizia etnica

c. Organizzazione di Stati autonomi da USA e URSS

4. Autogestione

d. Cambiamento di alcuni punti della Costituzione

Lezione 36 ( La rinascita del nazionalismo: il dramma della ex Iugoslavia

373


Pa AT ss LA at NT o E & ST Pr OR es IA en te

La questione balcanica: gli slavi del Sud PASSATO: XX SECOLO

Iugoslavia significa letteralmente «terra degli slavi del Sud». In queste terre vivono da secoli popoli accomunati dalla comune identità slava, ma appartenenti a etnie diverse e che professano religioni differenti. Fra la metà del XX secolo e l’inizio del XXI, il vasto territorio compreso fra Alpi Dinariche e Balcani è vissuto su un precario e instabile equilibrio etnico e politico. Nei decenni della Guerra fredda la Iugoslavia è sopravvissuta grazie all’originalità del suo modello di comunismo (molto diverso da quello sovietico) e alla sua politica di equidistanza dai due blocchi USA e URSS.

1

Prima del 1914 Il territorio era in parte sotto la sovranità dell’Impero asburgico.

374

2

Dal 1919 al 1929 Il territorio appartenne al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, unificato sotto la dinastia dei Karageorgevic.

Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE

3

Dal 1929 al 1946 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni divenne il Regno di Iugoslavia.

4

Dal 1946 al 1992 Nel 1946 nacque la Repubblica socialista federale di Iugoslavia, di orientamento comunista, ma appartenente ai Paesi non allineati.


PRESENTE: XXI SECOLO

Dopo la fine della Guerra fredda e la caduta del Muro di Berlino, la Iugoslavia è stata distrutta da una devastante guerra civile. Al posto della Federazione iugoslava sono nati diversi Stati che presentano una notevole complessità etnica, culturale e religiosa. Quest’area è diventata una delle più instabili del mondo.

5

Le repubbliche ex iugoslave Repubblica

Slovenia

Croazia

Bosnia-Erzegovina

Serbia

Montenegro

Macedonia

Etnia

slovena

croata

bosniaca, serba, croata

serba

montenegrina, serba, bosniaca, albanese

macedone, albanese

Religione

cattolica

cattolica

islam, cristiana ortodossa, cattolica

cristiana ortodossa

cristiana ortodossa, islam

cristiana ortodossa, islam

no

no

no

no

Appartenenza all’UE sì

Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE

375


LEZIONE

37 Il 18 aprile 1951 i rappresentanti di Francia, Germania federale, Italia, Lussemburgo, Belgio e Paesi Bassi firmarono i trattati di arigi, l’atto costitutivo della Ceca.

LAVORO SULLA LINGUA Quale aggettivo è stato usato nel testo per descrivere la natura e la finalità dell’Unione europea? È formato da due elementi, quali? ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Verso l’unità europea

1 Dalla Cee all’Unione europea L’Unione europea è una grande realtà del mondo contemporaneo Oggi, circa 500 000 000 di persone vivono in una comunità di Stati chiamata Unione europea. Si tratta di una grande realtà sovranazionale nella quale i cittadini degli Stati membri possono circolare liberamente senza passaporto, ogni cinque anni votano per rinnovare un parlamento che li rappresenta e gran parte di loro usa la stessa moneta (l’euro). A volte diamo per scontata l’esistenza dell’Unione europea, ma la sua formazione, in realtà, è stato l’esito di un processo molto lungo e complicato.

Dopo la Seconda guerra mondiale comincia il processo d’integrazione economica europea Le origini dell’Unione europea risalgono all’immediato dopoguerra: • nel 1951 nacque la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca) (vedi Unità 9); • nel 1957 Francia, Germania federale, Italia, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi danno vita alla Comunità economica europea (Cee) firmando il trattato costitutivo a Roma. Questi due organismi avevano obiettivi economici (la libera circolazione di merci senza pagare dazi doganali) ma rappresentavano pur sempre una grande novità, dall’eccezionale significato politico: solo nel 1940, infatti, gli Stati che ora si accordavano (soprattutto Francia e Germania) si erano affrontati in una guerra sanguinosa; ora, invece, cominciavano a collaborare proprio a partire dal carbone e dall’acciaio, le due risorse che erano state tra le cause scatenanti delle guerre della prima metà del Novecento.

376

Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE


L’unione economica è il primo passo verso l’unione politica Con il tempo, i sei Stati fondatori dichiararono la volontà di trasformare l’unione economica in una vera e propria unione politica, cioè in una federazione di Stati legati fra loro non solo da vincoli economici (libero mercato, liberalizzazione degli scambi e moneta unica), ma anche da una comune visione del mondo (valore della libertà e della democrazia). Solo una reale unione politica poteva dar vita a un nuovo, grande e potente protagonista della politica mondiale: l’Europa unita. Questo nuovo soggetto avrebbe dovuto estendere il proprio intervento dal campo esclusivamente economico e commerciale al campo della politica e della legislazione sociale e ambientale. Fra i «padri» del progetto d’integrazione economica e politica europea ricordiamo gli intellettuali italiani Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi (autori del celebre Manifesto di Ventotene) e uomini politici come l’italiano Alcide De Gasperi, il tedesco Konrad Adenauer e il francese Robert Schuman.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea con colori diversi i valori economici e quelli politici alla base del processo d’integrazione europea.

La firma del trattato di oma per l’istituzione della Comunità economica europea (Cee) il 23 marzo 1957.

LAVORO SULLA FONTE Il Manifesto di Ventotene Nel 1941 gli intellettuali Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni erano confinati per l’opposizione al regime fascista sull’isola di Ventotene, nel Lazio. Lì scrissero un documento-progetto intitolato Per un’Europa libera e unita. Progetto di un manifesto, poi diffuso e conosciuto come il Manifesto di Ventotene. Il progetto che vi è presentato è quello della creazione di un’Europa federale, libera e unita. […] Occorre fin d’ora gettare le fondamenta di un movimento che sappia mobilitare tutte le forze per far sorgere il nuovo organismo, che sarà la creazione più grandiosa e più innovatrice sorta da secoli in Europa; per costituire un largo Stato federale, il quale disponga di una forza armata europea al posto degli eserciti nazionali, spazzi decisamente le autarchie economiche, spina dorsale dei regimi totalitari, abbia gli organi e i mezzi sufficienti per fare eseguire nei singoli Stati federali le sue deliberazioni, dirette a mantenere un ordine comune, pur lasciando agli Stati stessi l’autonomia che consente una plastica articolazione e lo sviluppo della vita politica secondo le peculiari caratteristiche dei vari popoli. […] La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà.

Rispondi alle domande.

Altiero Spinelli.

1. Individua l’aggettivo riferito allo Stato sovranazionale che gli autori del Manifesto prospettano, e scrivi il suo significato. ……………………………..........................……………………………............……………………………..........................……………………………............……………………………................………..……… ……………………………..........................……………………………............……………………………..........................……………………………............……………………………................……………..…

2. Che cosa significa autarchia nel linguaggio economico? ………..........................…...…………………………............……………………………..........................………… 3. Secondo gli autori, il progetto sarà facilmente realizzabile? ………..........................…...…………………………............…………………………….........................……

Lezione 37 ( Verso l’unità europea

377


LEZIONE

37

L’Europa unita attrae sempre più Stati COMPRENDO IL TESTO

Quale importante Stato dei Balcani non appartiene all’UE? ………………………………………………………

L’unione doganale fra i Paesi della Cee, realizzata nel 1967, 10 anni dopo la firma del trattato, favorì la circolazione di merci e capitali fra gli Stati membri e ciò diede un notevole impulso allo sviluppo economico. Nel giro di pochi anni i Paesi della Cee diventarono nel loro insieme la seconda potenza industriale dopo gli USA. Il successo della Cee attirò nella sua orbita nuovi Stati europei; fra il 1973 e il 2013 entrarono a farvi parte: • nel 1973, Regno Unito, Danimarca e Irlanda; • nel 1981, Grecia; • nel 1986, Spagna e Portogallo; • nel 1995, Austria, Svezia e Finlandia; • nel 2004, Cipro, Malta, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania e Slovenia; • nel 2007, Romania e Bulgaria; • nel 2013, Croazia.

Le bandiere di alcuni Stati aderenti all’UE, davanti alla sede del Parlamento europeo a Bruxelles.

LAVORO SULLA CARTA Dalla Cee alla UE La carta mostra il progressivo allargamento del processo di unificazione europea, dal primo nucleo dei Paesi della Ceca e della Cee fino all’attuale Unione europea. Rispondi alle domande. 1. Individua ed elenca i Paesi dell’UE che facevano parte del blocco comunista prima del 1989. …………..……………………....................................................... …………..……………………....................................................... …………..……………………....................................................... …………..…………………….......................................................

2. Individua ed elenca i Paesi dell’Europa centro-settentrionale che non fanno parte dell’UE. …………..……………………....................................................... …………..…………………….......................................................

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Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE


Il trattato di Maastricht è l’atto di nascita dell’Unione europea Nel 1992 i governi dei dodici Paesi allora membri della Cee (i sei Paesi fondatori a cui si erano aggiunti Grecia, Spagna, Portogallo, Austria, Svezia e Finlandia) firmarono un trattato a Maastricht, nei Paesi Bassi, con il quale diedero vita all’Unione europea. Il trattato stabiliva due punti essenziali: • l’unificazione monetaria tramite l’adozione di una moneta comune, l’euro (entrato in vigore nel 2002); • l’istituzione di una Banca centrale europea. Il trattato, inoltre, si dava alcuni obiettivi per fare dell’Unione un organismo politico e sociale omogeneo: • l’adozione di una politica comune per la sicurezza e per la politica estera; • l’istituzione della cittadinanza europea per tutti i cittadini degli Stati membri. Nel 1995 l’entrata in vigore della Convenzione di Schengen, firmata qualche anno prima, a Schengen, in Lussemburgo, permise ai cittadini dell’UE di viaggiare liberamente da un Paese all’altro senza più controlli di frontiera. Ad oggi non tutti i Paesi dell’Unione europea hanno accettato la Convenzione di Schengen, mentre vi hanno aderito Stati non UE, come la Svizzera e la Norvegia. Dopo il 2015, in seguito a un enorme flusso migratorio dal Nord Africa e dal Medio Oriente, alcuni Stati dell’area Schengen hanno invece richiuso le frontiere per controllare o impedire l’accesso ai migranti.

L’euro è la moneta comune dell’Unione europea, ma non tutti i Paesi aderenti l’hanno adottata.

COMPRENDO IL TESTO Spiega la differenza tra Unione europea ed eurozona. ……………………………………………………… ………………………………………………………

L’Unione europea e l’eurozona non coincidono del tutto

………………………………………………………

Non tutti i Paesi dell’Unione europea hanno realizzato l’unificazione monetaria e non tutti adottano l’euro. Quando si parla di Unione europea ci si riferisce pertanto a un territorio più vasto di quello dell’eurozona, cioè l’insieme dei Paesi che hanno adottato l’euro. La moneta unica è in circolazione fra i Paesi firmatari del trattato di Maastricht a esclusione di Regno Unito, Danimarca e Svezia; si usa inoltre l’euro anche in Slovenia, l’unico dei dieci Paesi entrati nella UE nel 2004 ad averlo adottato.

………………………………………………………

……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

La Brexit ha indebolito il progetto dell’Unione europea Nel 2016 i cittadini del Regno Unito hanno partecipato a un referendum che chiedeva loro se volevano uscire dall’Unione europea o rimanervi. I sostenitori dell’uscita, la Brexit, hanno vinto e, quindi, sono state avviate le complesse procedure di uscita del Paese dall’UE, attualmente prevista nel 2019. I politici del Regno Unito e l’opinione pubblica britannica avevano sempre manifestato una certa freddezza nei confronti della prospettiva dell’integrazione politica europea e avevano sempre cercato di conservare la sovranità politica ed economica dello Stato (per esempio mantenendo la sterlina come moneta nazionale). L’Unione europea, secondo i sostenitori della Brexit, è un progetto fallito, che rappresenta più un limite che un’opportunità per l’economia britannica. Non c’è dubbio che l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea rappresenti un grave passo indietro nel processo d’integrazione continentale.

LAVORO SULLA LINGUA Nel testo è presente un acronimo, cioè una parola formata dall’unione di una o più lettere iniziali di altre parole. Individualo e scrivi per esteso le parole da cui è formato, spiegandole. ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Lezione 37 ( Verso l’unità europea

379


LEZIONE

37

2 Le istituzioni europee Le principali istituzioni europee LAVORO SULLA LINGUA

Individua e trascrivi all’infinito i verbi che riguardano i rapporti tra Parlamento europeo e Commissione europea. ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

La vita dell’Unione europea si svolge attraverso le iniziative di varie istituzioni. Parlamento europeo: è l’organismo legislativo dell’Unione. Viene eletto a suffragio universale ogni 5 anni dai cittadini dei Paesi membri. È formato da 751 deputati e ha tre sedi: Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo. Il Parlamento europeo svolge molte importanti funzioni, fra le quali: • dialoga con la Commissione europea sollecitando proposte legislative e recepisce le sue proposte traducendole in leggi; • rivolge interrogazioni, cioè chiede informazioni al governo su eventuali provvedimenti governativi, alla Commissione europea; • approva la Commissione europea ed elegge il suo presidente; può anche obbligare la Commissione a dimettersi approvando una mozione di censura; • decide in merito agli accordi internazionali e sulle richieste di adesione di nuovi Paesi; • controlla l’operato delle altre istituzioni dell’UE; • approva i bilanci dell’UE; • controlla l’operato della Banca centrale europea e ne discute le politiche monetarie; • elabora il Bilancio dell’UE. Commissione europea: è il governo dell’UE; esercita il potere esecutivo e presenta proposte di legge. La Commissione europea è un collegio di commissari, uno per ciascun Paese membro, nominato ogni 5 anni da ogni Stato membro. La Commissione è il solo organismo a poter proporre l’adozione di atti normativi al Parlamento o al Consiglio dell’Unione europea, che hanno la facoltà di approvarli o rifiutarli. In caso di approvazione, è la Commissione a doverli rendere esecutivi. Inoltre, la Commissione gestisce i programmi dell’Unione e dei fondi comunitari e rappresenta a livello internazionale l’Unione europea. La sede è a Bruxelles, in Belgio.

La sede del Parlamento europeo a Strasburgo.

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Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE


Consiglio dell’Unione europea: è il principale organo decisionale dell’Unione e ha sede a Bruxelles. È formato dai ministri degli Stati membri competenti per le materie esaminate. Il Consiglio adotta le leggi dell’UE, coordina le sue politiche, approva il bilancio annuale dell’UE e firma accordi tra l’UE e altri Paesi o organizzazioni internazionali. Il Consiglio gestisce la politica estera e di sicurezza dell’Unione. Consiglio europeo: ha il compito di definire le linee generali e le priorità politiche dell’UE ed è formato dai capi di Stato o di governo dei Paesi membri (con i loro ministri degli esteri), dal presidente della Commissione europea e dall’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Il Consiglio si riunisce periodicamente in sedi diverse. Corte di giustizia: ha sede in Lussemburgo, è formata da un giudice per ogni Paese membro, più undici avvocati generali. Garantisce che il diritto dell’Unione sia applicato in modo uniforme in ogni Paese europeo e che i Paesi e le istituzioni dell’Unione rispettino la normativa vigenti; inoltre, dirime le controversie che possono insorgere tra i governi nazionali e le istituzioni dell’UE. Anche i singoli cittadini, le imprese o le organizzazioni possono appellarsi alla Corte nei casi in cui pensino che l’UE abbia violato i loro diritti. Banca centrale europea (Bce): è nata nel 1998 e rappresenta il fulcro del Sistema europeo di banche centrali (Sebc) e del cosiddetto «Eurosistema», cioè dell’unione delle banche centrali dei Paesi che hanno adottato l’euro. La Bce ha sede a Francoforte e definisce e attua la politica economica e monetaria dell’UE, gestisce l’euro e mantiene la stabilità dei prezzi, evitando inflazione e deflazione.

La sede della Bce a Francoforte.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa lo schema inserendo correttamente i termini elencati. Attenzione: ce ne sono due errati.

1992 – politici – Cee – UE – 28 – euro – 27 – economici – 1999 Nel 1957 nasce la ..............................................

Nel .................................... nasce l’.............................................., che ha obiettivi .............................................. ed ..............................................

Nel 2002 la maggior parte dei Paesi dell’UE adotta l’..............................................

La UE si allarga: nel 2018 è formata da ................................. Stati

Mi oriento nel tempo 2. Completa la linea del tempo con le informazioni mancanti relative alle tappe di ampliamento dell'Unione europea.

1973

..............................

..............................,

Grecia

Danimarca e Irlanda

1986

1995

2004

..............................

Spagna e

Austria, Svezia e

Altri 10 Paesi

Romania e Ungheria

..............................

2013 ..............................

..............................

Lezione 37 ( Verso l’unità europea

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R a NO ga I E zz LA e S & TO Ra R ga IA zz i

Asmir, un bambino sotto le bombe di Sarajevo Sarajevo, la capitale della Bosnia-Erzegovina, è stata oggetto di un lungo e terribile assedio da parte delle milizie serbo-bosniache, durato dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996. In quasi quattro anni sono morte circa 12 000 persone, uccise dai cecchini o dalle bombe scagliate dall’artiglieria serba dalle colline che circondano la città. I più piccoli hanno pagato un prezzo altissimo: oltre ai caduti, migliaia di bambini e di bambine si sono visti sottratti il diritto al gioco, all’istruzione, alla serenità.

La memoria della guerra Romanzi, poesie e canzoni hanno cercato di raccontare il dramma di Sarajevo e della sua popolazione. Nel romanzo Asmir di Sarajevo (A. Mondadori, 1994)) la scrittrice australiana Christobel Mattingley racconta di Asmir, un ragazzino bosniaco che abita con i suoi genitori (il papà avvocato, la mamma ingegnere) nella capitale del Paese, dove trascorre un’infanzia serena e normale fino a quando la guerra non giunge a sconvolgere la sua esistenza.

Prima della guerra Ricorriamo alle parole di Mattingley: «Asmir è nato a Sarajevo.. Asmir ricorda come, tutto intorno a Sarajevo, in inverno le montagne scintillavano di neve. E d’estate le chiome degli alberi lambivano i pendii, fluttuando come onde. Le cupole delle moschee brillavano come lune tra le case e i minareti bucavano l’orizzonte. Mattina, mezzogiorno e sera, il richiamo alla preghiera dei muezzin echeggiava per le vie della città. Il papà di Asmir faceva l’avvocato a Sarajevo. La mamma era ingegnere chimico in una fabbrica di cioccolata. Asmir aveva molti altri compagni di gioco. Si incontravano ogni giorno nel parco vicino a casa e correvano tra gli alberi, inseguendosi, dondolando sull’altalena, rotolando sull’erba, gridando, ridendo.»

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Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE


La guerra cambia tutto «Finché, un giorno, a Sarajevo arrivò la guerra. Arrivaro Arrivarono centinaia di soldati, sparando con i fucili. Arrivarono Arcon gran fracasso carrarmati che invasero le strade. Ar rivarono gli aerei che volavano sopra la città sganciando bombe. L’odore di bruciato dava la nausea ad Asmir. Il bombe fumo gli faceva pizzicare gli occhi. […] A mezzogiorno il furonzio degli aerei riempiva il cielo, insieme ai colpi di fu cile dei cecchini. Non c’era elettricità per gli altoparlanti della Chiesa che amplificavano il richiamo dei muezzin. Ad Asmir sembrò che i soldati avessero bombardato Dio. pePoi bombardarono la fabbrica di cioccolata. L’odore pe stomanetrò nei polmoni di Asmir e gli fece rivoltare lo stoma co. Tutta la cioccolata bruciò, ma la mamma tornò a casa sana e salva. Asmir l’abbracciò stretta, e quella notte si aninfilò nel letto tra lei e papà. Così i brutti sogni se ne an darono. La guerra continuava, giorno dopo giorno, notte didopo notte, settimana dopo settimana. La carne era di ventata un lusso, le uova erano rare. Naturalmente non c’era più cioccolata. E neppure gelati e bibite. Poi non ci fu più latte. […] Il recinto dei giochi era diventato il cratere di una bomba e un cimitero. Due amici di Asmir erano morti lì, e un altro era in ospedale. Per camminare ancora avrebbe avuto bisogno di una gamba artificiale.»

TEST INVALSI Barra con una x la risposta esatta. 1. Dove D viveva Asmir? A In Serbia.

C In Australia.

B In Bosnia.

D In Croazia.

2. Al mattino, a mezzogiorno e a sera cosa si sentiva echeggiare? A Il suono delle campane della chiesa. B Il richiamo alla preghiera dei muezzin. C La sirena del coprifuoco. D La sirena della fabbrica in cui lavora la mamma.

3. Che cosa indica la frase «Ad Asmir sembrò che i soldati avessero bombardato Dio»? A La guerra è così crudele che sembra che Dio sia scomparso. B I bombardieri volavano molto alti nel cielo. C Senza elettricità non si sentiva più il richiamo del muezzin alla preghiera. D Non c’era più speranza in un futuro migliore.

Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE

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P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Diritto d’informazione Per essere buoni cittadini in un Paese democratico è necessario conoscere i fatti e le opinioni degli altri, essere informati su quanto avviene in Italia e nel mondo. Solo quando sono informati, i cittadini possono scegliere liberamente e consapevolmente. E scegliere è l’essenza della democrazia.

«TRASPARENZA» CONTRO CENSURA

INFORMAZIONE OGGI

Dalla censura sovietica…

Un tema attuale

Il regime sovietico aveva sempre applicato una rigida e spietata censura sulla stampa e su ogni forma di creatività artistica (poesia, narrativa, cinema, arti visive ecc.). A caderne vittima furono non solo intellettuali ostili al regime, come Aleksandr Solženicyn (1918-2008), l’autore di Una giornata di Ivan Denisovič e di Arcipelago Gulag, ma anche uno scrittore come Boris Pasternak (1890-1960), che nel suo romanzo Il dottor Živago si era limitato a raccontare una storia d’amore ambientata negli anni infuocati della rivoluzione d’ottobre, della guerra civile e della nascita dell’Unione Sovietica. Ogni voce di dissenso, di critica o anche solo diversa dalla linea ufficiale del partito cadeva inevitabilmente sotto la censura.

Il grande tema del diritto all’informazione non è un argomento del passato. E non solo in Russia, dove ancora oggi, come dimostra l’assassinio della giornalista Anna Politkovskaja, che il 7 ottobre 2006 ha pagato con la vita le sue coraggiose denunce contro la «guerra sporca» condotta dalla Russia in Cecenia, la questione è più che mai aperta, anche nelle democrazie del mondo occidentale. Perché il diritto all’informazione venga rispettato e garantito bisogna sempre assicurare due condizioni essenziali: • la libertà di stampa, cioè la facoltà di informare i cittadini senza subire pressioni o condizionamenti da parte dei poteri politici o economici; • il pluralismo dell’informazione, cioè la presenza di tanti operatori dell’informazione che offrano diverse interpretazioni dei fatti e delle idee, in modo che l’opinione pubblica possa orientarsi. Queste due condizioni, spesso, sono messe in discussione anche nei Paesi democratici.

...alla glasnost di Gorbaciov Una delle parole d’ordine con cui Michail Gorbaciov tentò di riformare in senso democratico il regime sovietico fu glasnost, che in russo significa «trasparenza». Applicare la glasnost significava aprire finalmente l’ingessato sistema della comunicazione e dell’informazione e farvi entrare aria nuova, la possibilità di dibattito, il confronto tra opinioni. Fu una ventata di libertà che cambiò profondamente la mentalità dei cittadini sovietici, abituati da decenni al più grigio conformismo e alla paura di esprimere le proprie opinioni.

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Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE

l filosofo Solženicyn fu internato nei gulag per il suo dissenso al regime.


Quando l’informazione corre sulla «rete» Negli anni Ottanta del secolo scorso si sono sviluppate enormemente le nuove tecnologie informatiche. La conseguenza più vistosa di questo sviluppo è stata la diffusione della rete internet. L’origine di internet risale agli anni della Guerra fredda, quando l’esercito degli Stati Uniti costruì una rete (net) in cui diversi computer erano collegati a distanza da linee telefoniche, senza che vi fosse alcuna distinzione gerarchica, in modo che tutti i nodi svolgessero la stessa funzione e fossero intercambiabili. Questa prima rete venne poi abbandonata dalle autorità militari e usata dalle università statunitensi. Negli anni Ottanta la diffusione del personal computer aprì anche ai singoli cittadini le porte della rete e nel decennio successivo i continui miglioramenti del software resero la «navigazione» sempre più facile e piacevole. Alla fine degli anni Novanta la rete pensata a scopi militari era ormai diventata internet, con il suo World Wide Web con centinaia di milioni di utenti in tutto il mondo. Questa enorme crescita ha conseguenze importanti. Ormai quasi tutti i quotidiani di ogni Paese del mondo offrono delle versioni online, cioè sulla rete, delle loro pagine, fornendo così ai «navigatori» notizie che si aggiornano in pochi minuti. I costi per creare e mantenere un notiziario sulla rete sono molto più bassi di quelli per un tradizionale quotidiano: non c’è, infatti, bisogno di stampare niente. Così le fonti d’informazione si sono moltiplicate: riviste, associazioni politiche, associazioni culturali, biblioteche, privati «pubblicano» ogni giorno pagine e pagine virtuali, ricche di notizie e dati. Tutto ciò obbliga, però, a ripensare profondamente il rapporto tra cittadini e informazione. Chi ci assicura che l’informazione che riceviamo sia corretta? Come distinguere e selezionare le informazioni necessarie da quelle superflue? Chi ci garantisce e ci protegge dalla cattiva informazione?

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente. internet e n azio inform quotidiano telegiornale

fake news

blog

comizio

televisione

notiziario

ow talk sh divulgazione

editoriale

manifesto

twitter

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. I giornali influenzano l’opinione pubblica? 2. Può esistere un’informazione oggettiva?

Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE

385


SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 35 La crisi del mondo comunista

BES

All’inizio degli anni Ottanta il sistema comunista attraversa una forte crisi economica e sociale, aggravata dall’invasione dell’Afghanistan. Con l’elezione di Gorbaciov a segretario del Partito comunista sovietico si avvia una serie di riforme per rendere più libera la società russa e per ammodernare il sistema economico (perestrojka e glasnost), ma esse creano divisioni e malcontento. In politica estera l’URSS riprende il dialogo con gli Stati Uniti, dando inizio a una fase di distensione. Il nuovo corso ha enormi conseguenze sui Paesi satelliti dell’Europa orientale, che abbandonano il blocco sovietico: finisce così il mondo bipolare. Abbattuto il Muro di Berlino nel 1989, la Germania dell’Est si riunifica alla Germania occidentale. La disgregazione dell’Unione Sovietica continua e il 21 dicembre 1991 crolla il regime comunista e si costituisce la Comunità degli Stati indipendenti. Lezione 36 La rinascita del nazionalismo: il dramma della ex Iugoslavia Nella Penisola balcanica, alla fine della Seconda guerra mondiale, si era costituito lo Stato federale di Iugoslavia sotto la presidenza del comunista Tito. Tito non si schierò né con gli Stati Uniti, né con l’Unione Sovietica. Alla sua morte le tensioni tra le etnie delle varie repubbliche si aggravano ed esplodono in una guerra civile quando la Croazia, e poi la Bosnia, vogliono rendersi autonome. Il conflitto in Bosnia è segnato da terribili violenze contro la popolazione civile («pulizia etnica»). Termina nel 1995 con la creazione di uno Stato bosniaco indipendente. Lezione 37

Verso l’unità europea

Il progetto di unificazione europea avviato negli anni Cinquanta con la costituzione della Ceca e della Cee si è esteso dal campo economico a quello politico e della legislazione sociale e ambientale. Nel 1992 con il trattato di Maastricht nasce l’Unione europea, ponendo le premesse di un’unificazione monetaria (realizzata nel 2002 con l’introduzione dell’euro), ma anche di una politica comune nel campo della sicurezza e della politica estera. Nel corso degli ultimi anni l’Unione europea si è progressivamente ampliata arrivando a contare 28 Paesi aderenti. Nel 2016 il Regno Unito ha deciso però di uscirne.

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Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. 28 – Afghanistan – Riunificazione – 6 – Paesi satelliti – 1989 – Maastricht – Etnie diverse – 1985 – 1991 – Gorbaciov

ANNI NOVANTA DEL 20° SECOLO :

………..………………….............…

riforme di

1989: sconfitta in

………..………………….............…

………..………………….............…

causano

CROLLO DELL’URSS

Guerra civile in Croazia e Bosnia (1991-1995)

Trattato di Maastricht (1992)

segue

tra

nasce

………..……………………................…

Distacco dei ………..……………………..........

Unione europea

Caduta del Muro di Berlino (………..………)

da

………..……

Paesi Cee

………..……………………..........

della Germania a

………..……

Stati nel 2018

Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE

387


VE RI FI CA

1. Completa la scheda relativa a Michail Gorbaciov. Michail Gorbaciov Elezione a segretario del Partito comunista dell’Unione Sovietica: …………… Politica estera • ritiro delle truppe sovietiche dall’…………………………………………………………. • confronto e dialogo con gli …………………………………………………………. Politica interna Perestrojka • significato del termine: «ristrutturazione» • finalità: ……………………………………………………………………..…………………………..…………………………..…………………………..………………………….… Glasnost • significato del termine: «………………………………………………………..…» • finalità: ……………………………………………………………………..…………………………..…………………………..…………………………..…………………………… Esito delle riforme • crollo del regime …………………………………………………..…..… • ……………………………………………………..…..… delle riforme economiche 2. Completa la tabella relativa alla disgregazione del blocco sovietico. La disgregazione del blocco sovietico 1986

La .……………………………………………………… abbandona l’URSS

1988-1989

..…………………………………………………………………………………………………..……………………………… abbandonano

..…………....……

Abbattimento del Muro di Berlino

1990

Unificazione delle …………………………………………………………

l’URSS

3. Completa il testo relativo alla storia dei Paesi della Penisola balcanica. Nel secondo dopoguerra le varie ………………………………………….. dello Stato federale di …………………………………………………….. convissero sotto il regime ……………………………………………………….. guidato da Tito. Il leader iugoslavo praticò una politica che garantì un certo ……………………………………………………….. economico e si staccò ben presto da ……………………………………………………….., seguendo una linea autonoma fondata sull’………………………………………………………... Morto Tito, nel 1980, nel Paese si aggravarono le ……………………………………………………….. tra le repubbliche federate. Nel 1991 la ………………………………………….. dichiarò la propria indipendenza, seguita dalla …………………………………………….. e dalla Macedonia. Il governo centrale della Iugoslavia, guidato da ……………………………………………………….., reagì all’iniziativa della Croazia con la forza. Ebbe così inizio una sanguinosa ………………………………………………………...

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Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE


Il conflitto si allargò alla ………………………………………………………..…………….: una repubblica che comprendeva zone a maggioranza ……………………………………………………….. e religione ……………………………………………………….., zone a maggioranza ……………………………………………………….. e religione cristiano-……………………………………………………….., zone a maggioranza croata e religione ……………………………………………………….. In Bosnia la guerra civile assunse il suo volto più tragico: le milizie serbe, ma anche quelle croate, si resero protagoniste per anni di atti di «………………………………………………… ……..………………………………» contro le popolazioni civili. L’intervento militare degli ……………………………………………………….. e della …………………………………………….. portò al crollo dei serbi e a trattative di pace. Gli accordi firmati a Parigi nel dicembre 1995 portarono alla creazione di uno Stato bosniaco ……………………………………………………….., dotato di assetto federale e suddiviso in due: una parte assegnata ai croati e ai bosniaci, un’altra ai serbi di Bosnia. 4. Costruisci una tabella sull’Unione europea. Titolo: L’unificazione europea: dal progetto economico a quello politico Indicatori delle colonne: • Data • Organismo istituito/Trattato • Stati membri (da individuare nella carta di p. 378) • Accordi 5. Indica accanto a ogni personaggio lo Stato di appartenenza. a. Michail Gorbaciov: b. Lech Walesa: c. Boris Eltsin:

..............................................................

..........................................................................

...............................................................................

d. Vladimir Putin:

.......................................................................

e. Slobodan Milosevič: f. Alcide De Gasperi:

...................................................................

.......................................................................

g. Konrad Adenauer: ........................................................................ h. Alfred Schuman:

............................................................................

6. Completa lo schema di relazioni causa-effetto inserendo opportunamente nei tasselli bianchi i numeri realativi ai fenomeni storici elencati. Fenomeni storici:

La crisi economica e sociale dell’Unione Sovietica

1. Limitazioni delle libertà 2. Privilegi a dirigenti e burocrati 3. Livello di vita inferiore a quello dei Paesi occidentali

…………………

…………………

4. Insofferenza della popolazione 4

5. Forti spese per gli armamenti 6. Crisi economica e sociale …………………

…………………

6

Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE

389


VE RI FI CA

7. Scrivi la definizione corretta dei seguenti termini ed espressioni. a. Corsa agli armamenti: ........................................................................................................................................................................................................ ...............................................................................................................................................................................................................................................................

b. Paesi satelliti: ............................................................................................................................................................................................................................ c. Blocco sovietico:

....................................................................................................................................................................................................................

d. Paesi non allineati:

...............................................................................................................................................................................................................

e. Pulizia etnica: ............................................................................................................................................................................................................................ ...............................................................................................................................................................................................................................................................

8. Esegui sulla carta le attività indicate. • Ripassa con colori diversi i confini: – dei primi tre Stati che nel 1991 diedero vita alla Comunità degli Stati indipendenti (Csi); – dei Paesi satelliti che negli anni Ottanta conquistarono l’autonomia dall’URSS; – degli Stati indipendenti sorti dalla disgregazione della Iugoslavia. • Crea quindi la legenda.

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Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE


FACCIAMO STORIA INSIEME

Il trattato di Maastricht Il significato del trattato di Maastricht non si esaurì nell’integrazione economica. Esso, infatti, prese in considerazione altri aspetti, come per esempio la necessità di coordinare la legislazione in materia giudiziaria o la politica di difesa.

Titolo V - Disposizioni relative alla politica estera e alla sicurezza comune 7 – 1. La politica estera e di sicurezza comune comprende tutte le questioni relative alla sicurezza dell’unione, ivi compresa la definizione progressiva di una politica di difesa comune, a norma del secondo comma, che potrebbe condurre a una difesa comune qualora il Consiglio europeo decide in tal senso. […] La politica dell’unione ai sensi del presente articolo non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri, rispetta gli obblighi derivanti per alcuni Stati liberi dal trattato dell’Atlantico del Nord ed è compatibile con la politica di sicurezza e di difesa comune adottato in questo ambito. La definizione di una politica di difesa comune sarà sostenuta, se gli Stati membri lo riterranno opportuno, dalla loro reciproca cooperazione nel settore degli armamenti. 2. Le questioni cui si riferisce il presente articolo includono le missioni umanitarie e di soccorso, le attività di mantenimento della pace e le missioni di unità di combattimento nella gestione di crisi, ivi comprese le missioni tese al ristabilimento della pace. Tipo di documento: testo scritto Autore: ignoto Epoca: 1992

A. Verrilli, S. Minieri, L’integrazione europea dopo Maastricht, Esselibri, 1998

COMPRENDO IL TESTO A coppie rispondete alle domande dopo aver letto il testo, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. Di che cosa si occupano gli articoli del trattato di Maastricht qui sopra presi in considerazione? 2. Quale organismo deve decidere in fatto di sicurezza comune per l’Unione? 3. L’unione militare europea si propone scopi offensivi? Sottolinea le parti di testo che giustificano la tua risposta.

Scultura, a Maastricht, che commemora il trattato: le stelle simboleggiano gli ideali di unità, solidarietà e armonia tra i popoli d’Europa.

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. Il trattato di Maastricht rappresentò un passaggio essenziale verso la costruzione di una maggiore coesione economica e finanziaria degli Stati europei e diede vita all’unificazione monetaria compiuta nel gennaio del 2002 con l’introduzione dell’euro. Immaginate di dover fare un viaggio attraverso alcuni Paesi europei: Grecia, Danimarca, Slovenia, Regno Unito, Malta, Cipro, Slovacchia, Estonia, Irlanda, Islanda. In quali di questi Paesi non viene utilizzato l’euro? Quali monete dovrete procurarvi?

Unità 11 ( La fine dell’URSS e la crescita dell’UE

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IL MONDO CONTEMPORANEO 1

La «polveriera mediorientale» Il Medio Oriente, per la sua posizione di cerniera tra Occidente e Oriente e per la ricca presenza di petrolio nel suo territorio, da oltre un secolo è teatro di conflitti su cui pesano l’ingerenza delle grandi potenze, le tensioni geopolitiche e le tensioni di carattere religioso.

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Il dramma del terrorismo Dall’inizio del XXI secolo anche il mondo occidentale è sconvolto dall’intensificarsi di attentati terroristici di matrice islamica. Gli attentatori sono spesso giovani nati e cresciuti nei Paesi ricchi d’immigrazione, in cui però soffrono disagio sociale e mancata integrazione.

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Popoli migranti Nel mondo di oggi il trasferimento di persone e di informazioni da un luogo all’altro della Terra è notevolmente facilitato dai mezzi di comunicazione e dalla riduzione dei loro costi. Milioni di persone lasciano il Paese in cui sono nati per trasferirsi altrove, spesso per migliorare la propria posizione lavorativa, ma molto spesso spinti dalla fame o per fuggire da una guerra.

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La globalizzazione

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Lo sviluppo crescente della tecnologia informatica ha reso più veloci gli scambi commerciali e d’informazione in tutto il mondo, creando potenziali occasioni di crescita e sviluppo, ma al tempo stesso creando maggiori divari tra Paesi ricchi e Paesi poveri, e annullando le peculiarità culturali dei vari Paesi.

Il divario nel mondo globalizzato

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Nel mondo di oggi la globalizzazione non ha consentito il superamento di grandi differenze economiche e sociali tra vari Paesi. Accanto ai Paesi altamente sviluppati o in via di sviluppo, ci sono Paesi gravemente sottosviluppati e afflitti da problemi sociali e politici spaventosi.

Il problema ambientale

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L’uomo per soddisfare i suoi bisogni alimentari, economici, energetici modifica il sistema Terra. Il notevole incremento demografico e il modello di sviluppo economico del mondo attuale hanno avuto però un impatto tale sull’ambiente da alterarlo. I danni provocati all’ambiente si ritorcono ora sull’uomo stesso.

L’Italia attuale

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L’Italia ha diversi problemi da risolvere: da quelli economici, aggravati da un pesante debito pubblico, alle disuguaglianze sociali, alla disoccupazione giovanile, alla difficile gestione dell’accoglienza di stranieri che cercano condizioni di vita migliori nel nostro Paese e in Europa, all’arretratezza culturale. Tra la popolazione cresce la disaffezione per la vita politica.

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La «polveriera» mediorientale Il Medio Oriente è uno dei luoghi politicamente più instabili della Terra. Dopo la Prima guerra mondiale, gli interessi delle grandi potenze si sono sempre appuntati su quella regione strategica, sia dal punto di vista geopolitico (cerniera tra Occidente e Oriente) sia da quello economico (presenza di grandi giacimenti di petrolio). Prima Regno Unito e Francia, poi Stati Uniti e Unione Sovietica hanno giocato in Medio Oriente una partita politica che è stata pagata, in primo luogo, dai popoli insediati in quella regione. L’affermazione del fondamentalismo islamico non ha fatto che peggiorare la situazione. La guerra civile in Siria, che è costata in questi ultimi anni centinaia di migliaia di vittime civili, rappresenta in questo senso la più tragica conferma di come il Medio Oriente continui a essere una «polveriera».

1 La questione israelo-palestinese Risoluzione Decisione presa da un’assemblea o un organo collegiale, come per esempio il Consiglio di sicurezza dell’ONU.

Yasser Arafat con indosso la kefiah, il copricapo tradizionale del mondo rurale arabo, divenuto anche simbolo del popolo palestinese.

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Il mondo contemporaneo

Dalla nascita d’Israele all’Olp Dal 1949 al 1973 la storia dello Stato di Israele e degli Stati arabi confinanti è stata segnata da quattro conflitti armati in cui Israele riuscì a conquistare gran parte dei territori palestinesi e a strappare all’Egitto la penisola del Sinai. Una risoluzione dell’ONU che ordinava a Israele di restituire i territori occupati non fu mai applicata: anzi, il governo israeliano favorì l’insediamento in quelle regioni di un numero crescente di coloni. A seguito di ciò, centinaia di migliaia di palestinesi si rifugiarono nei confinanti Libano, Giordania e Siria. Nel frattempo, nel 1964, si era costituita l’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina), che attirò l’adesione di molti palestinesi, soprattutto giovani, mossi da un esasperato nazionalismo e dalla volontà dichiarata di distruggere Israele. A partire dal 1969 l’Olp fu guidata da Yasser Arafat (1929-2004).. L’Olp e altre organizzazioni armate palestinesi conducevano la loro lotta sia con azioni di guerriglia, sia con attentati terroristici sanguinosi.


Camp David: il primo tentativo di accordo Nel settembre del 1978, dopo una lunga serie di incontri e trattative diplomatiche, iniziate nel 1973, il presidente egiziano Sadat (1918-1981) e il Primo ministro israeliano Begin (1913-1992) giunsero a un accordo. Lo sottoscrissero a Camp David (la residenza estiva dei presidenti statunitensi) e fondamentale fu proprio la mediazione dell’allora presidente Jimmy Carter (1924). L’accordo prevedeva: • la cessazione delle ostilità fra Egitto e Israele; • la restituzione all’Egitto dei territori del Sinai; • una maggiore autonomia ai palestinesi che continuavano a vivere nei territori occupati da Israele. Molti Paesi arabi e l’Olp accusarono Sadat di tradimento. Con l’accordo l’Egitto usciva dalla contesa armata contro Israele e lasciava irrisolta la questione dei territori occupati. La situazione fu peggiorata dalla decisione degli israeliani di estendere la loro sovranità sulla parte orientale di Gerusalemme (abitata quasi esclusivamente da palestinesi) e di proclamarla nel 1980 capitale dello Stato di Israele, senza tenere conto che essa è una città sacra anche per i musulmani. Tutto ciò favorì il fondamentalismo islamico e fu proprio un gruppo fondamentalista, i Fratelli musulmani, che nel 1981 organizzò un attentato mortale contro Sadat.

Il presidente statunitense Jimmy Carter tra il presidente egiziano Anwar-al Sadat, a sinistra, e il Primo ministro israeliano Menachem Begin, a destra.

Il massacro di Sabra e Chatila I palestinesi che si erano rifugiati in Libano e in Siria vivevano in condizioni molto dure e precarie, ammassati in campi profughi (che raccolsero fino a 300 000 persone). Questi campi divennero le roccaforti dell’Olp (i luoghi in cui l’organizzazione ebbe maggior sostegno) e da quelli situati in Libano partivano frequenti attacchi terroristici diretti contro Israele. Nel 1982 Israele decise di invadere il Sud del Libano per annientare i guerriglieri palestinesi. In Libano era già in corso una guerra civile tra le diverse etnie, in cui si era inserita la Siria con l’obiettivo di occupare il Paese. Gli israeliani, alleati con la minoranza cristiano-maronita presente in quello Stato, assediarono la capitale Beirut, difesa dai palestinesi. L’ONU inviò una forza di pace e si arrivò all’evacuazione delle milizie dell’Olp; Arafat si trasferì a Tunisi. In questo contesto di altissima tensione nel settembre del 1982 centinaia di palestinesi, soprattutto donne e bambini, vennero massacrati dalle truppe cristiano-maronite nei campi profughi di Sabra e Chatila, mentre gli israeliani non fecero nulla per impedire la strage. Come già era accaduto con l’occupazione dei territori palestinesi, la vittoria militare israeliana ebbe come conseguenza l’esasperazione dell’estremismo palestinese. Con l’intervento in Libano le truppe di Israele colpirono l’Olp, ma favorirono nello stesso tempo il sorgere di un nuovo nemico. Presero forza, infatti, vari movimenti fondamentalisti che si ispiravano alla rivoluzione iraniana: lo Hizbullah, il «Partito di Dio», ostile all’Olp e deciso a fare della Palestina una repubblica islamica, e Hamas o «Movimento di resistenza islamico».

Campo profughi Spazi attrezzati con tende o baracche per accogliere i profughi, persone costrette ad abbandonare il proprio Paese.

Soccorritori nel campo profughi di Sabra, a Beirut ovest, dopo il massacro compiuto dai cristiani maroniti il 20 settembre 1982.

La «polveriera» mediorientale

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Bambini palestinesi lanciano pietre contro carri armati o soldati israeliani: è l’«intifada».

Il leader israeliano Rabin, a sinistra, stringe la mano al leader dell’Olp Arafat, alla presenza del presidente degli Stati Uniti Bill Clinton.

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Il mondo contemporaneo

Dall’«intifada» agli accordi di Oslo Nel 1987 i palestinesi della Cisgiordania e di Gaza diedero inizio a un’insurrezione popolare di massa: l’«intifada», un termine che significa «risveglio». Donne, giovani e persino bambini come atto di protesta lanciavano pietre contro le truppe israeliane; furono inoltre organizzati scioperi e manifestazioni. La repressione provocò centinaia di morti, ma la rivolta, organizzata dai gruppi fondamentalisti, non si arrestò. Alla fine degli anni Ottanta si aprirono nuove trattative che ebbero come protagonisti Arafat e il leader israeliano Yitzak Rabin (1922-1995). Nel 1993 si giunse alla conclusione di una serie di accordi nella capitale norvegese Oslo (20 agosto). Gli accordi furono firmati nel corso di uno storico incontro fra Arafat e Rabin avvenuto il 13 settembre a Washington, grazie questa volta alla mediazione del presidente statunitense Bill Clinton (1946). Con tali accordi si stabiliva che nella stretta fascia di terra lungo la costa (la cosiddetta striscia di Gaza) venisse creata una regione autonoma palestinese. Gli accordi furono accompagnati da lettere che stabilivano il reciproco riconoscimento tra Olp e Israele e l’impegno di Arafat ad abbandonare e combattere il effettiva terrorismo. Arafat rientrò in Palestina e nella fascia di Gaza si insediò effettivamente un governo autonomo: l’ l’Autorità palestinese. Era solo un piccolo passo, ma avrebbe potuto segnare l’avvio di un nuovo rapporto fra i due popoli. Ancora una volta però i fondamentalisti religiosi e i nazionalisti di entrambe le parti respinsero l’accordo. I gruppi isla islamici radicali lanciarono una campagna di attentati contro militari e civili israeliani; i nazionalisti israeliani fecero a loro volta ricorso alla violenza: il 25 febbraio 1994 vi fu un massacro nella moschea di Hebron in Cisgiordania. Infine, come già era accaduto a Sadat, anche Rabin venne assassinato nel 1995, al termine di una manifestazione pacifista, da un integralista religioso israeliano.


La morte di Rabin La morte di Rabin segnò l’inizio di un periodo di forti tensioni. Nel 2000 scoppiò una seconda «intifada» e si ebbero numerosi attacchi contro la popolazione civile israeliana a opera di palestinesi che si facevano esplodere con un carico di bombe. Gli israeliani risposero con dure rappresaglie: rastrellamenti, demolizioni di abitazioni e di interi villaggi, occupazioni militari. Dopo la morte di Arafat, avvenuta nel 2004, la guida dell’Autorità palestinese è stata assunta dal moderato Mahmuˉd ʻAbbaˉs, conosciuto anche come Abu Mazen (1935); le elezioni palestinesi del 2006 hanno però portato al governo i rappresentanti del movimento Hamas (più fondamentalista). Nel 2005 la decisione del Primo ministro israeliano Ariel Sharon (1928-2014) di ritirare tutti i coloni dalla striscia di Gaza e di restituire nuove terre ai palestinesi ha fatto sperare in una ripresa delle trattative di pace, ma il nuovo tentativo d’invasione israeliana del Libano, in risposta agli attacchi dello Hizbullah (luglio-agosto 2006), ha segnato la fine di queste speranze. Negli ultimi dieci anni la tensione non si è affatto attenuata: da un lato la radicalizzazione del nazionalismo palestinese (sempre più vicino al fondamentalismo islamista), dall’altro la politica di rigida chiusura dei governi d’Israele presieduti da Benjamin Netanyahu (1949)) (che hanno alimentato il pericoloso fenomeno dei coloni ebraici nelle terre contese), hanno determinato una situazione di stallo. A pagare il prezzo più alto è la popolazione palestinese insediata nella striscia di Gaza. A settant’anni dalla nascita di Israele la questione israelo-palestinese rimane dunque aperta.

Scontro tra palestinesi e l’esercito israeliano.

Incontro tra Sharon (a destra) e Abu Mazen (a sinistra) nel 2005.

La «polveriera» mediorientale

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2 Iran e Iraq La rivoluzione islamica in Iran

Sciiti Sono i musulmani seguaci della corrente politico-religiosa che alla morte di Maometto avrebbe affidato la carica di guida dell’islam a un consanguineo del profeta. Si contrappone alla corrente maggioritaria dei sunniti.

Ayatollah Parola araba che significa propriamente «segno di Dio» e indica la massima autorità religiosa tra i musulmani sciiti.

Teocratico Si dice di un regime assoluto a cui capo è una guida religiosa.

Fino alla fine degli anni Settanta, l’Iran era una monarchia sotto la guida dello scià (cioè «imperatore») Mo-). Alleato degli Stati hammad Reza Pahlavi (1919-1980). Uniti, lo scià aveva governato come un monarca assoluto e non aveva esitato a ordinare l’arresto, la tortura e la condanna a morte degli oppositori. La repressione non arrestò però l’opposizione, alimentata dalla povertà e dalla propaganda del clero religioso sciita (in Iran la maggior parte della popolazione è infatti costituita da musulmani sciiti). A partire dal 1978 le proteste aumentarono d’intensità e, a seguito di un’estesissima rivolta popolare, il 16 gennaio 1979 Reza Pahlavi abbandonò il Paese. Prendeva allora il potere un leader religioso, l’ayatollah Khomeini (1902-1989). ). Egli instaurò un regime teocratico,, rigidamente ispirato ai precetti del Corano. I laici e i democratici, che pure avevano partecipato alla rivoluzione, vennero perseguitati. Le donne furono particolarmente colpite: oltre all’imposizione del velo,, fu loro vietato di studiare e lavorare se non in ambienti frequentati solo da donne e quindi escluse da tutte le attività politiche e dalla magistratura. Khomeini restò alla guida dell’Iran fino al 1989, anno della sua morte.

L’ultimo scià di Persia, Mohammad Reza Pahlavi.

L’Iraq di Saddam Hussein Saddam Hussein.

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Il mondo contemporaneo

Mentre in Iran trionfava la rivoluzione isla-mica, in Iraq,, Paese confinante, prendeva il L’ayatollah Khomeini. potere Saddam Hussein (1937-2006) un ufficiale dell’esercito che, nel 1979, instaurò un regime dittatoriale. Saddam Hussein era un esponente del nazionalismo arabo laico e guardava all’Iran con preoccupazione. Nel settembre 1980 invase l’Iran, con il sostegno politico degli Emirati del Golfo e dell’Arabia Saudita, mentre Libia e Siria si schierarono con l’Iran. La guerra, svoltasi nel disinteresse della comunità internazionale, causò un milione di morti. Saddam ebbe però in segreto l’appoggio militare degli USA, i quali speravano che l’Iraq assestasse un duro colpo all’Iran. Solo nel 1988, quando il conflitto rischiò di bloccare i traffici di petrolio, la comunità internazionale intervenne con decisione e pose fine al massacro, che si concluse senza vincitori né vinti.


La prima guerra del Golfo L’Iraq uscì dalla guerra stremato, ma deciso a continuare la lotta per affermarsi come potenza-guida del mondo arabo. Convinto di aver acquisito, grazie alla guerra contro l’Iran, l’appoggio dell’Occidente, Saddam Hussein attaccò nell’agosto 1990 il vicino Kuwait per conquistarne i pozzi petroliferi. Gli Stati Uniti, però, reagirono e fecero pressione sull’ONU perché autorizzasse un intervento armato al fine di ristabilire la legalità internazionale. Fu quel che avvenne. Sotto la guida degli USA una coalizione di diversi Paesi, fra i quali l’Italia, intervenne contro l’Iraq. La guerra, detta prima guerra del Golfo, iniziata il 16 gennaio e terminata il 3 marzo 1991, si risolse con una netta vittoria della coalizione; l’Iraq fu costretto ad abbandonare il Kuwait. Saddam Hussein, tuttavia, rimase al potere. All’Iraq vennero imposte dure sanzioni: il blocco economico (embargo) e l’obbligo di sottoporsi a controlli internazionali, in particolare alla verifica dell’effettiva distruzione di armi chimiche e biologiche ed eliminazione delle centrali nucleari, secondo quanto previsto da una risoluzione dell’ONU.

Il deserto arabo incendiato dalle bombe.

Iraq e Iran oggi: due situazioni instabili Nel 2003 gli Stati Uniti e gli alleati britannici attaccarono nuovamente l’Iraq (seconda guerra del Golfo), accusato di possedere armi di distruzione di massa (in realtà mai trovate). Il regime di Saddam Hussein fu rovesciato e il dittatore processato e giustiziato (2006). L’occupazione militare e la costituzione di un nuovo governo non pacificarono l’Iraq, ove proseguirono sia la guerra civile tra sciiti e sunniti sia gli attacchi contro le truppe occidentali dei contingenti di pace. Anche i soldati italiani, intervenuti dopo il conflitto con compiti di peacekeeping (cioè «mantenimento della pace»), furono oggetto di attacchi e attentati, il più grave dei quali avvenuto il 12 novembre 2003 a Nassiriya, provocando 19 vittime italiane e 9 irachene. Nel 2014 una vasta parte del Paese è stata occupata dai miliziani sunniti del neo costituito Stato Islamico dell’Iraq (ISI) e soltanto a dicembre 2017 il governo iracheno l’ha riconquistata. L’Iran è oggi una repubblica islamica. Nel 2005 venne eletto presidente Mahmud Ahmadinejad (1956), un conservatore religioso, che bloccò le timide riforme liberali del regime e assunse più volte posizioni antisemite, negando la veridicità della Shoah e invocando la distruzione dello Stato di Israele. Nel 2013 Ahmadinejad fu sostituito dal nuovo leader Hassan Rouhani (1948), esponente del movimento moderato-riformatore che, pur conservando il carattere religioso del regime iraniano, intende promuovere una politica di parziale liberalizzazione della vita interna e di apertura al mondo, soprattutto normalizzando i rapporti con gli Stati Uniti.

Armi di distruzione di massa L’espressione indica tutte quelle armi (chimiche, biologiche, nucleari, radiologiche) in grado di uccidere una gran quantità di esseri viventi, quindi non solo uomini ma anche vegetali e animali.

La base del corpo dei Carabinieri a Nassiriya dove il 12 novembre 2003 un camion cisterna pieno di esplosivo fece saltare il deposito munizioni del centro, provocando la morte di militari italiani, iracheni e civili.

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Il dramma del terrorismo L’attentato alle «Torri gemelle» di New York, l’11 settembre 2001, ha intaccato l’illusione, in cui si era cullato il mondo occidentale dal 1945, che la guerra fosse stata bandita per sempre o che, per lo meno, riguardasse solo regioni lontane, seppure con la partecipazione, in molti casi, di soldati occidentali. Con l’attentato tutto è cambiato: la guerra è entrata nella vita quotidiana dell’Occidente facendo migliaia di vittime civili innocenti e rendendo evidente che il pericolo non è più lontano, remoto, ma drammaticamente vicino. Non a caso, i terroristi islamisti hanno colpito centri nevralgici come New York, Londra, Parigi, Madrid, Bruxelles, Berlino e si è scoperto che spesso essi non sono «mostri» venuti da lontano a seminare morte e terrore, ma sono giovani cresciuti nelle squallide periferie delle metropoli europee, figli di famiglie d’immigrati vissuti ai margini della vita sociale.

1 Alle origini del terrorismo islamista Politica e società

Secolarizzazione Organizzazione della vita sociale e politica senza influenze religiose.

Come sappiamo, il processo di decolonizzazione in Medio Oriente, in Arabia e nell’Africa settentrionale portò alla nascita di numerosi nuovi Stati. In molti di essi si affermarono regimi autoritari e nazionalisti che proponevano programmi di modernizzazione della società ispirati ai valori e all’esperienza storica dell’Occidente. Alla loro base c’erano i principi della laicità e della secolarizzazione della vita politica e sociale, cioè della separazione della politica dalla religione, sia nel campo della vita pubblica e dello Stato, sia in quello della vita privata e sociale. Si trattava, insomma, di una rottura radicale con la tradizione culturale e politica dei Paesi islamici.

Il fallimento dei progetti di modernizzazione e democratizzazione del mondo arabo Questi regimi spesso non esitarono a esercitare violente repressioni contro tutti gli oppositori politici, sia contro chi denunciava il carattere illiberale e antidemocratico dei nuovi governi, sia contro chi si opponeva ad essi in nome delle tradizioni arabo-islamiche. In breve tempo si mostrarono incapaci di mantener fede alle promesse di modernizzazione e sviluppo della società: la diffusa corruzione e le grandi differenze sociali tra i gruppi dominanti, che si arricchivano con i guadagni del commercio del petrolio, e le masse popolari, finirono per alimentare il malcontento nella popolazione.

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Il mondo contemporaneo


Nel Corano l’identità di un popolo Al malcontento generato da condizioni di vita che penalizzavano o escludevano gran parte della popolazione, si univa quindi la consapevolezza del divario tra la cultura tradizionale (fortemente caratterizzata dall’adeguamento ai precetti religiosi) e i modelli sociali che tendevano a uniformarsi a una cultura, quella occidentale, molto diversa. In questo contesto crebbe nei musulmani la rivendicazione della propria identità, del ritorno a uno stile di vita simile a quello delle origini dell’islam, e il desiderio di organizzare la società sui fondamenti del Corano, il testo sacro dell’islam, secondo i princìpi della Shari’a.

Shari’a La Shari’a è la legge di Dio che deve essere accettata dal musulmano. Essa contiene i comandamenti della volontà divina applicati a ogni circostanza dell’esistenza.

I fedeli musulmani sono tenuti ad adempiere a 5 obblighi fondamentali (pilastri dell’islam), tra cui la preghiera da effettuarsi 5 volte al giorno; il venerdì a mezzogiorno la preghiera deve essere comunitaria.

Fondamentalismo, integralismo e terrorismo islamico Tra coloro che osservano i fondamenti del Corano (i fondamentalisti), alcuni gruppi hanno scelto di sostenere le loro idee in modo violento, per esempio ricorrendo al terrorismo. Questo passaggio dal fondamentalismo al terrorismo è stato determinato da vari fattori: • le sconfitte subite dagli eserciti arabi nel corso del conflitto arabo-israeliano hanno provocato il crollo degli ideali nazionalistici arabi e una crescita dell’odio contro Israele, contro l’Occidente e gli Stati Uniti, tradizionali sostenitori degli israeliani; • dalle file della resistenza afgana contro l’invasione sovietica del 1979 è emersa la figura del mujaheddin, il combattente islamico che lotta contro gli invasori e contro la prepotenza e i valori dell’Occidente. Questa figura è diventata un modello per il terrorismo islamico che ha impiegato terroristi suicidi (gli «uomini-bomba») nel nome della jihad, la «guerra santa» predicata nel Corano e interpretata in maniera estrema; • l’affermazione in Iran di uno Stato basato sui princìpi religiosi islamici, in forte contrasto con l’Occidente e nemico degli Stati Uniti, ha poi fornito un esempio concreto a cui ispirarsi.

Sagome di terroristi che si mostrano vittoriosi sullo sfondo di uno skyline tipico di una grande città occidentale.

Il dramma del terrorismo

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2 L’attacco agli Stati Uniti I primi attacchi del terrorismo Le prime azioni violente del terrorismo islamico si sono verificate a partire dagli anni Ottanta in Arabia Saudita, in Egitto (dove il presidente Sadat fu ucciso in un attentato nel 1981) e in Israele. A partire dagli anni Novanta, il terrorismo si è diffuso in Algeria, Pakistan, Indonesia e Somalia. Negli anni Novanta sono state distrutte con delle auto-bomba le ambasciate statunitensi in Kenya e Tanzania (agosto 1998).

L’attentato alle «Torri gemelle»

La foto a sinistra documenta il momento dell’attacco aereo che provocò il crollo degli edifici e migliaia di vittime. Oggi il luogo è occupato da un monumento in loro memoria (foto a destra).

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Il mondo contemporaneo

Ma il colpo più grave per l’Occidente, sia in termini simbolici sia per le vite umane distrutte, è stato l’attacco dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti, quando dodici terroristi di Al Qaeda (una formazione terrorista guidata dal miliardario saudita Osama bin Laden) dirottarono quattro aerei di linea: due andarono a schiantarsi contro le Twin Towers di New York, le «Torri gemelle» simbolo di Manhattan e del capitalismo finanziario mondiale. Dopo l’impatto, nei due grattacieli si svilupparono incendi devastanti che ne provocarono il crollo. I morti furono oltre 2 500. Il terzo aereo fu condotto a schiantarsi contro un’ala del Pentagono di Washington (il centro nevralgico della sicurezza interna degli Stati Uniti) e il quarto aereo precipitò al suolo prima di raggiungere l’obiettivo, con ogni probabilità la Casa Bianca, cioè la residenza del presidente degli Stati Uniti a Washington.


3 La risposta degli Stati Uniti L’attacco all’Afghanistan L’azione terroristica dell’11 settembre aveva un indubbio significato politico. Si trattava, infatti, di un attacco al cuore dell’Occidente, alla sua massima potenza economica e politica, simboleggiata sia dagli obiettivi colpiti, sia da quelli mancati. Al tempo stesso, poteva anche essere vista come un’offensiva contro i Paesi arabi moderati e filo-occidentali. L’obiettivo dei terroristi poteva essere il rovesciamento dei regimi moderati, la creazione di regimi fondamentalisti e, infine, una guerra di lunga durata su scala mondiale contro l’Occidente. Gli Stati Uniti, guidati dal presidente George W. Bush (figlio di George Bush, presidente dal 1988 al 1992), hanno risposto alla sfida terroristica con la strategia della «guerra preventiva»: colpire il nemico prima che il nemico colpisca. La prima mossa è stata, nell’ottobre 2001, l’attacco contro l’Afghanistan. Qui, infatti, si trovavano campi di addestramento di Al Qaeda e il suo stesso capo Osama bin Laden (1957-2011), sotto la protezione dei taliban (gli «studenti di teologia» delle scuole coraniche), il gruppo islamico radicale al potere dal 1996 in quasi tutto il Paese. Nel giro di pochi mesi il regime dei taliban è crollato e la capitale Kabul è stata conquistata dalle forze della resistenza antitalebane. Nel Paese sono intervenuti a questo punto contingenti dell’ONU con compiti umanitari.

George W. Bush (1946), presidente degli Stati Uniti dal 2001 al 2009.

Gli attentati terroristici Il terrorismo internazionale, tuttavia, ha continuato a colpire in diversi Paesi. Gravissimi attentati sono avvenuti a Bali, in Indonesia, il 12 ottobre 2002; in una stazione ferroviaria di Madrid, in Spagna, l’11 marzo 2004 (191 morti); nella metropolitana di Londra, nel Regno Unito, il 7 luglio 2005 (52 morti) e a Sharm el Sheik, in Egitto, pochi giorni più tardi (23 luglio); a Mumbai (l’antica Bombay), in India, l’11 luglio 2006 (190 morti). Il 26 novembre 2008, Mumbai è stata teatro di un nuovo attentato, compiuto da gruppi di terroristi armati con fucili mitragliatori che hanno attaccato diversi alberghi di lusso, mete abituali di turisti occidentali e di uomini d’affari. Anche in questo caso il bilancio di vittime è stato alto: oltre 100 morti. Nel 2011 Osama bin Laden è stato rintracciato dai servizi segreti statunitensi in un rifugio segreto in Pakistan e ucciso in un’operazione militare. La sua morte, tuttavia, non ha posto fine alla minaccia terrorista. Dalla crisi di Al Qaeda, infatti, sono scaturite nuove formazioni islamiste che hanno esteso la «guerra santa» sia all’interno del mondo arabo-islamico, sia contro tutti i Paesi occidentali (soprattutto in Europa).

Osama bin Laden iniziò a combattere la jihad a fianco dei mujaheddin in Afghanistan e nel 1988 fondò Al Qaeda.

Uno dei quattro convogli ferroviari fatto esplodere nella stazione di Madrid l’11 marzo 2004 in un’ora di punta. Ai 191 morti si aggiunsero più di 2 000 feriti.

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2014-2018: una nuova stagione di terrore

Califfato Forma di governo monarchico islamica in cui il califfo proseguirebbe l’attività politica, amministrativa e religiosa del profeta Maometto. Il termine indica anche il territorio sotto il controllo del califfo.

Nel 2014 un nuovo soggetto politico-militare si è affermato in Medio Oriente: l’Isis o semplicemente Is («Stato islamico» in inglese). L’Isis è una formazione terroristica di matrice islamista che rivendica l’eredità di Al Qaeda ma che, a differenza di Al Qaeda, ha creato una base territoriale ben definita, in Siria e Iraq. L’Isis, infatti, si propone come un vero e proprio Stato, il califfato, con un territorio delimitato e proprie istituzioni, dal quale muove la «guerra santa» contro i nemici interni ed esterni. L’Isis ha rivendicato tutte le azioni terroristiche compiute in questi ultimi anni, fra cui l’attacco al periodico satirico francese Charlie Hebdo e al teatro parigino Bataclan (nel 2015) o gli attentati alla metropolitana e all’aeroporto di Bruxelles avvenuti nel 2016. La violenza estrema del terrorismo dell’Isis ha prodotto centinaia di attentati (soprattutto in Medio Oriente: le principali vittime dell’Isis, infatti, sono uomini, donne e bambini arabo-musulmani sciiti), migliaia di vittime, esecuzioni filmate e diffuse via internet e rapimenti di massa (anche di donne e minori) che hanno sconvolto l’opinione pubblica mondiale. Tra il 2016 e il 2018 il califfato dell’Isis è stato sconfitto militarmente e ha perso gran parte dei territori che controllava, ma ciò non significa che la minaccia terroristica sia cessata.

Chi sono i terroristi?

Manifestazione a seguito dell’attentato alla sede del periodico satirico Charlie Hebdo. Lo slogan Je suis Charlie («Io sono Charlie») è un messaggio a difesa della libertà d’espressione. Il settimanale fu infatti colpito dai terroristi per aver fatto oggetto di satira, in più occasioni, Maometto e l’islam.

Le prime pagine dei quotidiani britannici con la notizia dell’attacco terroristico al London Bridge e al Borough Market.

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Il mondo contemporaneo

Gli attentati terroristici che hanno seminato il panico e il terrore nelle grandi metropoli europee sono stati spesso opera di giovani nati e cresciuti nei quartieri-ghetto di Bruxelles o di Parigi. I terroristi, insomma, non sono stranieri provenienti da un mondo lontano e ostile, ma sono «figli» del disagio sociale e culturale del mondo occidentale. In molti casi, gli attentatori appartengono alla seconda generazione di famiglie immigrate, hanno padri e madri nati nei Paesi del Maghreb o in Medio Oriente ed emigrati in Europa in cerca di lavoro e di una vita migliore. I terroristi sono il prodotto della mancata integrazione e di una crisi d’identità che si risolve in una fede religiosa vissuta in modo intransigente, maniacale, ossessivo, una specie di protezione di fronte a un mondo ostile e cattivo.


LAVORO SULLA FONTE Da dove vengono i terroristi? Ti presentiamo passi di un articolo del giornalista Marco Nurra, pubblicato in www.valigiablu.it/isis-terrorismo-europa/, che riferisce analisi e studi sull’Isis in Europa. La maggior parte delle persone convertite dall’Isis a Bruxelles provengono dal substrato della microcriminalità, molti erano semplici ladri di quartiere, alcuni erano piccoli spacciatori, finché non sono stati convertiti. […] Inoltre, la credenza che l’Isis recluti solamente persone estremamente religiose e devote all’islam è un mito, smentito anche da una recente filtrazione di documenti dell’organizzazione terroristica. La maggior parte dei nuovi affiliati ha una conoscenza solo superficiale della religione islamica. Secondo i documenti pubblicati dal sito siriano di opposizione Zaman al-Wasl e analizzati da Associated Press (AP)1, il 70% delle nuove reclute tra il 2013 e il 2014 possedeva solo una conoscenza basica della Sharia (le leggi derivate dai versi del Corano) e delle parole del profeta Maometto, mentre il 24% aveva un livello intermedio di formazione religiosa e solo il 5% poteva essere considerato uno studente avanzato dell’Islam. […] L’analisi dei documenti filtrati suggerisce che le persone con una bassa conoscenza dell’Islam sono più suscettibili alla radicalizzazione e ad accettare idee che promuovono la violenza. Secondo Associated Press, l’assenza di un’educazione religiosa permette agli estremisti dell’Isis di imporre alle reclute una visione dell’Islam costruita su misura e in accordo ai propri obiettivi di espansione terroristica. Per questo Zarkani2 trovava i suoi adepti tra i ladri del quartiere e tra gli spacciatori, piuttosto che nelle moschee. 1. Associated Press: agenzia di stampa internazionale con sede negli Stati Uniti. 2. Zarkani: Khalid Zarkani, l’uomo di origine marocchina che reclutava adepti all’Isis a Molenbeek, un quartiere di Bruxelles. È in carcere dal 2016.

Rispondi alla domanda. • Perché i reclutatori dell’Isis preferiscono rivolgersi a persone con una scarsa preparazione religiosa sull’islam? …………………………………….………………………..………………………………………………………….………………………..………………………………………………………….………………………..……… …………………………………….………………………..………………………………………………………….………………………..………………………………………………………….………………………..……… …………………………………….………………………..………………………………………………………….………………………..………………………………………………………….………………………..……… …………………………………….………………………..………………………………………………………….………………………..………………………………………………………….………………………..………

Una guerra civile in seno all’islam I terroristi si richiamano ai valori del Corano e della religione islamica: parlano di «infedeli» e di «guerra santa» contro l’Occidente. In realtà, essi contribuiscono a creare un’immagine dell’islam distorta, violenta e molto lontana dalla realtà: milioni di musulmani nel mondo vivono la propria identità religiosa in modo pacifico e non conflittuale. Il fatto che la maggior parte delle vittime degli attentati terroristici sia di religione musulmana ci dice che quella che si sta combattendo a colpi di bombe, attentati e azioni terroristiche, è una grande e terribile «guerra civile» interna al mondo islamico, che in un contesto globalizzato come il mondo attuale finisce inevitabilmente per coinvolgere anche Stati non islamici, ma che con il mondo arabo-islamico hanno antichi e attuali legami politici ed economici.

Musulmani condannano gli atti terroristici perché non sono espressione della loro fede religiosa.

Il dramma del terrorismo

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Popoli migranti Il fenomeno migratorio ha radici antichissime: circa 70 000 anni fa l’Homo sapiens ha iniziato a migrare dalla natia Africa e ha colonizzato tutti i continenti. Nel tempo si sono verificate molte migrazioni e di vario tipo, da quelle volontarie ad altre forzate, come per esempio la deportazione di persone in schiavitù. Oggi, il fenomeno si è intensificato, favorito dallo sviluppo dei mezzi di trasporto (aereo, treni, navi), dalla riduzione dei loro costi e dalla maggiore circolazione delle informazioni: milioni di persone viaggiano, si spostano, migrano. Le motivazioni sono però diverse. Si abbandona la terra d’origine in cerca di migliori condizioni di vita, ma spesso dietro a questa scelta c’è la drammatica fuga da una guerra o dalla povertà estrema. Le migrazioni sono potenzialmente una grande opportunità sia per i migranti sia per le società che li accolgono ma, al tempo stesso, l’incontro e la convivenza tra popoli diversi presenta aspetti critici.

1 Migrare ed emigrare L’aumento del fenomeno migratorio La migrazione è l’abbandono del luogo di origine per trasferirsi in altro luogo. Come puoi approfondire nel box Dentro la storia, il fenomeno ha caratterizzato gran parte della storia dell’uomo, ma in questi ultimi venti anni ha fatto registrare un notevole sviluppo. Si calcola che all’inizio del XXI secolo 175 000 000 di uomini e donne hanno lasciato la terra in cui sono nati, mentre oggi il numero è salito a 244 000 000. L’incremento è stato di oltre il 40%, il fenomeno è dunque in rapida crescita e appare inarrestabile.

Lo sviluppo dei mezzi di trasporto Spostarsi da un luogo all’altro oggi effettivamente è più semplice. I mezzi di trasporto di cui disponiamo consentono di percorrere lunghe distanze in tempi relativamente brevi e con costi decisamente più favorevoli rispetto al passato (basti pensare ai voli low cost che hanno radicalmente abbattuto le tariffe aeree). Questi fattori permettono a un numero sempre maggiore di persone di compiere spostamenti un tempo inimmaginabili, o limitati alle sole classi privilegiate a causa delle distanze fra i luoghi d’origine e quelli di destinazione e degli elevati costi di viaggio.

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DENTRO LA STORIA Le migrazioni nella storia Fin dalle origini dell’umanità, gli esseri umani hanno sempre migrato. • Dall’Africa, per esempio, l’Homo sapiens si è mosso in cerca di ambienti più fertili e con più prede da cacciare. È grazie alle migrazioni che l’Homo sapiens ha popolato la Terra. Circa 12 000 anni fa, al termine delle glaciazioni, gruppi umani provenienti dall’Asia e dall’Africa migrarono in Europa in cerca di condizioni di vita migliori. • Tra III e II millennio a.C. popolazioni indoeuropee di origine asiatica si misero in movimento verso l’Europa centrale e meridionale, dove si mescolarono con le popolazioni autoctone. La civiltà greca, per esempio, è frutto di questo incontro. • Nel IV-V secolo d.C. popolazioni originarie dell’Europa centrale e orientale entrarono a contatto con l’Impero romano e ne determinarono la caduta: dall’incontro/scontro tra barbari e romani nacque l’embrione dell’Europa.

• Nel VI-VIII secolo le popolazioni originarie della Peniso-

la arabica migrarono verso occidente, sottomettendo le antiche civiltà mediorientali (per esempio l’Egitto) e giungendo ai confini dell’Europa. Le grandi scoperte geografiche dei secoli XV e XVI schiusero nuove possibilità agli europei e così cominciò la migrazione verso il continente americano. Tra il XVI e il XIX secolo gli europei portarono con la forza circa 12 000 000 di schiavi africani in America a lavorare nelle piantagioni. A metà del XIX secolo la crescita demografica in Europa e la difficoltà del sistema economico di assorbire la forza-lavoro in eccesso determinarono grandi flussi di emigranti europei verso il Nuovo mondo (Canada e Stati Uniti, Argentina e Brasile, Sudafrica e Australia), in cerca di occupazione: tra il 1820 e il 1914 gli Stati Uniti accolsero circa 40 000 000 di europei; dall’Italia tra il 1861 e il 1970 emigrarono oltre oceano circa 27 000 000 di persone. • Nell’ultimo quarto del XX secolo, l’Europa si è trasformata da «esportatrice» di migranti in «importatrice», diventando una delle mete dei flussi migratori provenienti da ogni parte del mondo.

Il ruolo dei mass media La crescita del fenomeno migratorio si spiega anche con lo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa. Televisione, cinema e internet, infatti, permettono di avere in brevissimo tempo immagini e informazioni su ogni parte del mondo. Anche i Paesi poveri o in via di sviluppo possono quindi venire a contatto con stili di vita e possibilità di consumi irrealizzabili presso di loro. Soprattutto i giovani vengono così fortemente attratti da questo «mondo dorato» che sanno esistere da qualche parte. Negli anni Novanta del XX secolo, per esempio, centinaia di migliaia di albanesi hanno abbandonato il loro Paese e sono emigrati in Italia perché i programmi della televisione italiana, che essi potevano facilmente vedere grazie alle parabole, mostravano loro un mondo luccicante, una specie di paradiso terrestre a poche miglia di mare dalle loro case. Tra i numerosi sbarchi di emigranti albanesi in Puglia, quello della nave Vlora, nell’agosto 1991, fu particolarmente difficile da gestire per il numero di migranti trasportati (circa 20 000).

Popoli migranti

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I migranti

Migranti siriani attraversano la Macedonia cercando di raggiungere i Paesi dell’Unione europea.

Chi sono i migranti? Con l’uso diffuso oggi dai media il migrante è identificato nella persona che abbandona il proprio Paese spinto dalla fame, dalla guerra o da calamità naturali. Il termine etimologicamente deriva dal participio presente del verbo «migrare», implica quindi l’idea di un andare continuo, nella continua ricerca di un luogo in cui stabilirsi. È proprio questo, spesso, il caso di persone disperate, di chi, per esempio, lascia i Paesi dell’Africa per affrontare la traversata del Mediterraneo su gommoni (mettendo pericolosamente a rischio la vita), sbarcare sulle coste italiane, e poi spostarsi su per la penisola fino ad altri Paesi dell’Unione europea. La Commissione europea, però, nei suoi rapporti sulle migrazioni, usa la parola migrante anche per indicare chi si stabilisce in un altro Paese per lavoro ed è in possesso di un titolo di studio e di competenze professionali alte. In questo caso si parla di «migrante qualificato». qualificato

Le mete principali dei flussi migratori All’inizio del XXI secolo le mete principali dei migranti, sia di quelli «qualifi «qualificati» (cioè in possesso di un titolo di studio e di competenze professionali elevate) sia di quelli «non qualificati», sono essenzialmente l’ l’Europa e gli Stati Uniti Uniti. Negli ultimi anni si sono aggiunte altre destinazioni: • i Paesi petroliferi (Arabia Saudita e gli altri Stati del Golfo Persico); • le economie asiatiche in crescita (Malesia, Singapore, Thailandia). Il flusso principale di migranti, spesso con bassa qualifica professionale, è quello che muove dai Paesi del Sud del mondo verso quelli del Nord; ma ormai sono importanti anche gli spostamenti «interni» tra vari Paesi del Sud del mondo, che riguardano quasi 100000000 di persone. Le migrazioni tra Est e Ovest riguardano soprattutto i lavoratori più qualificati.

LAVORO SULLA CARTA I flussi migratori nel XXI secolo La carta mostra aree di emigrazione, più o meno estese, in tutti i continenti. L’immigrazione invece si concentra in territori meno vasti (è il caso dell’Europa). Ciò si spiega con il diverso livello di sviluppo economico e sociale che differenzia i Paesi del mondo. Rispondi alle domande. 1. In quale continente l’area di emigrazione è più vasta?

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2. Da quali aree assorbe più immigrati l’Europa occidentale? ……………..………………………………………………………….…………………….…………………….….…… ..………………………………………………………….……………………….……………………….……….………

3. Da quali Paesi si emigra verso il Nord America? ..………………………………………………………….……………………….……………………….……….……… ..………………………………………………………….……………………….……………………….……….………

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2 I fattori delle migrazioni

Migranti che attraversano aree desertiche.

Alla base delle migrazioni c’è il fattore economico Il grande divario di ricchezza e di sviluppo che esiste fra i Paesi del mondo è una delle cause principali dei consistenti fenomeni migratori che interessano numerose aree del pianeta. L’Europa, soprattutto l’Europa occidentale, è uno dei maggiori poli di attrazione per quanti cercano di fuggire da situazioni di carestia (è il caso dei flussi di migranti che provengono dall’Africa o da alcune aree dell’Asia), o per chi cerca occasioni di lavoro e migliori condizioni economiche (è per esempio il caso dei flussi provenienti dall’Europa dell’Est, dopo la caduta dei regimi comunisti). Il fenomeno non riguarda solo l’Europa. Verso gli Stati Uniti si dirige una forte emigrazione messicana e del Centro America; l’Australia riceve flussi di popolazioni asiatiche; l’Arabia Saudita e alcuni Emirati Arabi sono meta di una migrazione proveniente dall’Asia. Economica è anche la spinta delle cosiddette «migrazioni qualificate». Molti giovani con competenze professionali alte non trovano nel proprio Paese un inserimento adeguato nel mondo del lavoro: questa situazione si verifica in molti Stati europei, fra cui l’Italia. I migranti qualificati sono particolarmente avvantaggiati, oggi, dai fattori di sviluppo dei flussi migratori che abbiamo già individuato: maggiore accesso alle informazioni, alla comunicazione e all’utilizzo di mezzi di trasporto. Grazie a ciò l’abbandono del Paese natale perlopiù è seguito da una sistemazione sicura nel Paese d’immigrazione.

L’importanza del fattore demografico Anche il fattore demografico contribuisce a determinare i fenomeni migratori. Nei Paesi industrializzati, infatti, il tasso di natalità è generalmente molto basso e la crescita della popolazione è conseguentemente lenta. Al contrario, la crescita demografica dei Paesi poveri è molto veloce a causa di un tasso di natalità molto alto e di una riduzione della mortalità infantile. Se si confronta la composizione della popolazione dei Paesi economicamente più sviluppati con quella dei Paesi meno sviluppati emerge un’elevata percentuale di anziani nei primi mentre in molti Paesi meno sviluppati la maggioranza della popolazione ha un’età inferiore ai 30 anni. Ciò implica che nei Paesi ricchi è minore la forza lavoro rispetto ai Paesi poveri, dove, per contro, l’economia non è sviluppata.

Fattore demografico Insieme dei dati statistici relativi alla popolazione: composizione per sesso, tasso di natalità, di mortalità ecc.

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3 Le conseguenze dei flussi migratori Le conseguenze delle migrazioni nei Paesi d’arrivo

Esercizi commerciali orientali in un Paese occidentale.

Un’operatrice sanitaria straniera si prende cura di una signora anziana in un Paese occidentale.

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Il fenomeno migratorio cambia la società, l’economia e la cultura dei Paesi d’arrivo: • l’immigrazione fa aumentate la popolazione. Si tratta di un fatto molto positivo soprattutto negli Stati che hanno un basso tasso di crescita e registrano un forte invecchiamento della popolazione; • i Paesi ricchi hanno bisogno di manodopera che l’immigrazione provvede a fornire. Molti immigrati accettano di svolgere quei lavori pesanti e poco remunerativi che gli abitanti dei Paesi ricchi non sono più disposti a fare, per esempio, nelle fabbriche o nell’assistenza domestica agli anziani o ai malati. Non mancano, comunque, specialmente negli ultimi anni, esempi d’immigrati che danno vita a piccole imprese o a iniziative di lavoro autonomo; pensiamo per esempio alle imprese edili in Italia gestite da immigrati romeni, o alle attività commerciali e di ristorazione etniche. Per contro spesso l’impiego di manodopera immigrata, talvolta irregolare, dà luogo a fenomeni di sfruttamento. L’immigrazione, soprattutto se molto consistente, può determinare grosse difficoltà nel tessuto sociale. Nei Paesi d’immigrazione si registra spesso un atteggiamento xenofobico, cioè di «paura dello straniero», che talvolta sfocia in violenza razzista. Negli ultimi anni, inoltre, gli attacchi terroristici in Occidente hanno reso più acuta, seppur spesso ingiustificata, la diffidenza verso gli stranieri di religione islamica. Perché la convivenza dia luogo a una reale e proficua integrazione sociale e culturale, appare indispensabile che le differenze religiose, culturali, di mentalità degli immigrati siano comprese e rispettate; al tempo stesso appare altrettanto indispensabile che i nuovi abitanti rispettino le leggi e i valori delle società che li accoglie.

Le conseguenze delle migrazioni nei Paesi di origine Il fenomeno migratorio crea forti conseguenze sociali ed economiche nei Paesi di origine. Tra le conseguenze positive ricordiamo: • la riduzione del numero delle persone che si contendono lo scarso lavoro disponibile; • l’intensificarsi del trasferimento di denaro, le cosiddette «rimesse», dal Paese in cui si è emigrati al Paese d’origine: gli emigrati che lavorano all’estero, infatti, inviano ai propri familiari parte del denaro guadagnato e, così facendo, introducono un po’ di ricchezza nel sistema economico. Tra le conseguenze negative dell’emigrazione vi sono: • la perdita delle migliori risorse umane (specialmente giovanili) che abbandonano il Paese e in molti casi non vi fanno mai più ritorno; • lo spopolamento di molte regioni; • la crisi d’identità culturale causata dall’abbandono da parte dei migranti del proprio stile di vita a favore di quello del Paese in cui vivono.


4 I rifugiati e gli sfollati I rifugiati Guerre e conflitti costringono spesso intere popolazioni ad abbandonare il proprio Paese e a cercare riparo in altri Stati. Questi migranti sono definiti rifugiati. Il loro numero è in continua crescita e riguarda prevalentemente persone provenienti dai Paesi meno sviluppati, dove le situazioni politiche sono più instabili, ma anche da alcune regioni europee. Negli anni Novanta del Novecento ciò si è verificato anche all’interno della stessa Europa: i conflitti nell’ex Repubblica federale di Iugoslavia hanno costretto molte persone a cercare rifugio al di fuori del proprio Paese. In Afghanistan dal 2001 la guerra ha indotto migliaia di afghani ad attraversare il Paese, spesso a piedi o su mezzi di fortuna, per cercare rifugio in Pakistan o in Iran. In Africa, secondo stime dell’ONU, un abitante su dieci è rifugiato. Secondo l’Alto commissariato ONU per i rifugiati (Unhcr cioè United Nations High Commissioner for Refugees) nei primi anni del terzo millennio erano più di 17 000 000 i rifugiati nel mondo: oltre 5 000 000 avevano trovato asilo in Europa. Tendopoli per rifugiati siriani in Turchia.

Tendopoli che accoglie i terremotati di Arquata del Tronto, nelle Marche, nel 2016.

Gli sfollati Come i rifugiati, anche gli sfollati sono costretti a fuggire da guerre o da persecuzioni politiche o religiose; a differenza dei rifugiati essi però si spostano in altre regioni del proprio Paese, senza attraversare un confine internazionale. In certi casi la condizione di sfollati è provocata da gravi calamità naturali: un terremoto, un’inondazione o la siccità possono costringere le popolazioni di una regione a spostarsi temporaneamente in un’altra o comunque in un luogo più sicuro. A rifugiati e sfollati gli Stati di accoglienza o le organizzazioni umanitarie cercano di dare assistenza allestendo campi con sistemazioni abitative provvisorie (tende, baracche, container) in attesa di soluzioni migliori e più stabili, che purtroppo spesso tardano a verificarsi. Popoli migranti

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La globalizzazione Tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo, gli studiosi e gli analisti si accorsero che il grado di connessione tra i mercati e lo scambio d’informazioni reso possibile dallo sviluppo della tecnologia informatica avevano raggiunto un livello talmente alto che la società umana era entrata in una fase nuova, e qualitativamente diversa, della sua storia millenaria. Per definire questa nuova stagione occorreva coniare un nuovo nome: globalizzazione. Oggi la globalizzazione è la realtà di ogni nostra azione, di ogni nostro pensiero. Lo smartphone che stringiamo tra le mani ci mette in tempo reale a contatto con il mondo. Le immagini che guardiamo, le merci che acquistiamo, le informazioni che acquisiamo provengono da un gigantesco «contenitore»: il mondo globale. La globalizzazione è una realtà inedita e complessa. Per alcuni è un’eccezionale opportunità di crescita e di sviluppo dell’intera società umana, in particolare di chi era rimasto attardato sulla via dello sviluppo; per altri, invece, è una minaccia che rischia di travolgere identità, stili di vita, valori e principi, trasformando gli esseri umani in «marionette» tutte uguali, in balia di forze superiori e incontrollabili, come per esempio il mercato finanziario.

1 Il mondo globale Un mondo sempre più interdipendente Una delle parole più usate in riferimento al mondo attuale è, sicuramente, globalizzazione. Questa parola indica che i fenomeni dell’economia, della cultura, dell’ambiente e i modi di vita delle persone hanno dimensione globale, cioè coinvolgono non un singolo Paese o un singolo continente, com’è avvenuto nei secoli passati, ma il mondo intero, al di là dei confini politici e delle differenze di governo. Globalizzazione vuol dire perciò che c’è una stretta integrazione e interdipendenza tra quanto accade nei diversi Paesi del mondo. Con la globalizzazione il mondo è, in un certo senso, diventato «più piccolo»: i cambiamenti intervenuti negli ultimi due secoli nel sistema dei trasporti e nella trasmissione delle informazioni, infatti, hanno accorciato le distanze fra i luoghi della Terra. Bastano poche ore di aereo per spostarsi da un continente all’altro e, grazie al prodigioso sviluppo delle tecnologie informatiche, pochi secondi (a volte anche meno) per trasmettere un’informazione.

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I tre fenomeni chiave della globalizzazione La globalizzazione è strettamente legata a tre fenomeni verificatisi negli ultimi due decenni del Novecento: • la delocalizzazione della produzione; • la formazione di un mercato mondiale; • la rivoluzione informatica.

Produzione e delocalizzazione Il primo fenomeno riguarda le forme della produzione industriale. Storicamente, i Paesi industriali (a partire dal Regno Unito) hanno ospitato sul proprio territorio le principali attività industriali, limitandosi semmai a reperire all’estero le materie prime da trasformare mediante il processo industriale. Oggi, invece, si assiste a un forte processo di delocalizzazione, cioè di trasferimento di attività produttive dai Paesi occidentali sviluppati a Paesi del Terzo mondo. La ragione è semplice: in questi Paesi produrre è più conveniente, per esempio grazie ai minori costi della manodopera o ai minori vincoli legislativi in materia ambientale. Il fenomeno riguarda ormai non solo le grandi imprese multinazionali, ma anche molte medie aziende.

Multinazionale Impresa che opera a livello internazionale attraverso società dislocate in più Stati.

Stabilimento tessile in Bangladesh.

Marchi di note multinazionali con sedi in più parti del mondo.

La globalizzazione

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La formazione di un mercato mondiale

L’immagine simboleggia l’opposizione degli USA alla liberalizzazione degli scambi. L’informatizzazione nei settori secondario e terziario è una caratteristica del nostro presente.

Altro fenomeno chiave della globalizzazione è la formazione di un mercato mondiale. Anche nel passato si scambiavano merci da un continente all’altro: la novità del mondo contemporaneo, però, consiste nel fatto che grazie all’abbattimento della maggior parte delle barriere doganali gli scambi internazionali sono facilitati e il loro volume è enormemente aumentato. Il superamento del protezionismo e la liberalizzazione degli scambi sono state le coordinate fondamentali dell’economia negli ultimi decenni. Nel 2017, l’ascesa alla presidenza degli Stati Uniti del miliardario Donald Trump (1946) ha nuovamente imposto all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale il tema del protezionismo; il presidente USA, infatti, ha vinto le elezioni sulla base di un programma di difesa dell’industria statunitense dalla concorrenza internazionale.

La rivoluzione informatica Il terzo pilastro della globalizzazione è la rivoluzione informatica, cioè la diffusione della telefonia satellitare, dei computer e soprattutto la creazione di una rete mondiale che permette un velocissimo passaggio di dati e informazioni: internet. La facilità dei collegamenti agevola sempre più sia la delocalizzazione delle attività, sia gli scambi commerciali. La rivoluzione informatica è un potentissimo fattore della globalizzazione perché annulla il concetto di spazio e rende possibile la circolazione di miliardi di informazioni in tempo reale.

LAVORO SULLA CARTA Il mercato mondiale La principale organizzazione che si occupa di supervisionare e facilitare gli scambi commerciali mondiali è l’Organizzazione mondiale del commercio, dall’inglese World Trade Organization (Wto). Creata nel 1995, conta ben 164 Paesi membri (al 2016), estendendosi quindi sulla maggior parte del pianeta. Altri 22 Stati sono definiti «osservatori»: alcuni di essi hanno avanzato richiesta di far parte dell’organizzazione, altri non ne fanno parte per varie problematiche (guerre, governi instabili ecc.). Rispondi alla domanda. • In quali aree si trovano principalmente i Paesi che ancora non fanno parte del Wto? ……………………………………………………….…………………..……………………………

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2 La globalizzazione: pro e contro La globalizzazione culturale: ricchezza o appiattimento? La globalizzazione è anche un fenomeno culturale. La formazione del mercato mondiale, infatti, ha enormemente facilitato gli scambi e i contatti e ciò favorisce l’incontro e la conoscenza di usi e costumi diversi, di cibi, oggetti, abiti… Anche il circuito della musica, dei film, delle produzioni televisive è diventato mondiale. Tutto ciò è sicuramente positivo. C’è però il rischio di una diffusa uniformità nella quale le differenze culturali si appiattiscono, schiacciate dal predominio dei modelli culturali dei Paesi più ricchi. In Italia come in Svezia, in Giappone come in Thailandia o in Argentina, nelle grandi città si trovano gli stessi alberghi appartenenti a grandi catene alberghiere, gli stessi negozi di abbigliamento, gli stessi fast food…

La ricchezza si concentra in alcune aree del mondo L’apertura dei mercati e la finanziarizzazione dell’economia, cioè il volume crescente di investimenti nelle Borse di tutto il mondo, hanno creato una ricchezza eccezionale, che però si è concentrata in solo tre aree del mondo, dove si realizza circa il 70% degli scambi commerciali e si investe l’80% dei capitali: • l’America del Nord; • l’Europa occidentale; • l’Asia orientale.

Questo angolo di Tokyo presenta i due volti del Giappone: un santuario in stile tradizionale sovrastato da modernissimi grattacieli.

Globalizzazione e Paesi in via di sviluppo: i casi virtuosi In qualche caso, la globalizzazione ha costituito un’opportunità di crescita per Paesi in via di sviluppo: è quanto è accaduto per esempio in Cina e in India, che hanno visto crescere la loro economia a ritmi impressionanti e che sono diventate, in molti settori, temibili concorrenti per le industrie dei Paesi ricchi. La Cina appare avvantaggiata dalla disponibilità di abbondante manodopera a basso costo, dalla capacità di attirare capitali stranieri, dalla scelta di produrre beni destinati all’esportazione e dai grandi investimenti che il governo effettua nella ricerca tecnologica e nella formazione. L’India sta sfruttando la diffusa conoscenza della lingua inglese (insegnata nelle scuole) e si propone come sede privilegiata per le multinazionali dell’informatica: è diventata recentemente una grande esportatrice di software e di servizi tecnologici. Per centinaia di milioni di esseri umani la globalizzazione si è tradotta in un gigantesco processo di emancipazione dalla miseria e dal sottosviluppo verso standard di vita avanzati. In Cina e in India negli ultimi venti anni si è formata una classe media agiata, simile a quella delle società occidentali. Ciò non significa che il problema della miseria e del sottosviluppo sia stato definitivamente archiviato, ma che è stato messo in moto un processo di trasformazione sociale di enormi dimensioni.

La sede di una grande impresa indiana di servizi informatici, a Bangalore.

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I limiti della globalizzazione

Uno slum indiano. Gli slum sono baraccopoli ai margini di grandi metropoli, come Mumbai, in India. Questi insediamenti sono spesso del tutto privi dei più essenziali servizi, quali gli impianti idrici ed energetici.

Gli osservatori più ottimisti pensavano che la globalizzazione avrebbe portato a un generale allineamento dei livelli di vita dei popoli e avrebbe ridotto lo squilibrio di sviluppo dei vari Paesi. Se per realtà come la Cina e l’India questo è vero, per molti Paesi poveri la situazione è invece peggiorata. Il divario tra i redditi degli abitanti del mondo ricco e quelli del mondo povero, infatti, si sta allargando. L’integrazione dei mercati ha dunque penalizzato le realtà economicamente più deboli. Anche lo sviluppo delle tecnologie informatiche ha introdotto nuove disuguaglianze tra Stati: la frontiera digitale tra chi ne può disporre e chi no. La globalizzazione economica, insomma, non solo non ha ridotto la distanza tra i Paesi altamente sviluppati e i Paesi poveri, ma in taluni casi l’ha addirittura aumentata. I Paesi altamente sviluppati sommano circa il 20% della popolazione mondiale, ma fanno registrare oltre l’80% della produzione del pianeta. I Paesi poveri, invece, dispongono di ampie riserve di materie prime, ma non riescono a sfruttarle adeguatamente per sostenere uno sviluppo autonomo. La globalizzazione ha invece avvantaggiato le multinazionali che sono in grado di investire grandi somme nel campo della ricerca e possono pertanto produrre merci sempre più raffinate a prezzi contenuti. E le maggiori multinazionali del mondo sono tutte europee, statunitensi o giapponesi.

Effetto serra Aumento del riscaldamento della superficie terrestre: le sostanze gassose create dall’inquinamento, che avvolgono il pianeta, impediscono la dispersione del calore. Acque inquinate scaricate in un fiume.

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Una risposta globale per il problema ambientale In un mondo nel quale economia, società e cultura sono così connesse tra loro, anche il problema ambientale deve essere affrontato a livello globale. Sono stati fatti per ora solo alcuni passi. Un esempio è costituito dal protocollo di Kyoto del 1997: i Paesi firmatari si sono impegnati a ridurre le emissioni di ossido di carbonio, una delle principali cause dell’effetto serra. Non tutti i Paesi del mondo, però, hanno firmato l’accordo e molti Paesi firmatari non hanno sempre rispettato gli impegni assunti. Un altro problema è rappresentato dall’inquinamento idrico provocato dagli scarichi industriali e dall’uso di pesticidi e fertilizzanti in agricoltura. Una legislazione internazionale che imponga vincoli e regole da rispettare si scontra con l’ostilità delle multinazionali che sono spesso le principali responsabili dei danni ambientali. Le norme a tutela dell’ambiente sono talvolta avversate anche dai Paesi in via di sviluppo. Essi temono che la loro crescita economica venga frenata da norme severe; norme che i Paesi sviluppati non hanno rispettato nella loro espansione economica e che ora pretendono di imporre agli Stati che si muovono sulla via dello sviluppo.


3 Crisi economiche globali

Immagine simbolica della crisi finanziaria del 2008: un uomo d’affari osserva l’andamento negativo di un grafico con dati finanziari.

Le crisi finanziarie Un altro grave problema della globalizzazione sono le crisi finanziarie, cioè fasi in cui il valore dei titoli che vengono scambiati nelle Borse di tutto il mondo (come per esempio le azioni) diminuisce costantemente o crolla improvvisamente, causando gravi perdite a investitori e risparmiatori. Negli ultimi anni ci sono state parecchie crisi finanziarie, tra cui quella gravissima iniziata nel 2008 e durata fino al 2015. Una crisi iniziata nel mondo finanziario e presto allargatasi a tutta l’economia, che ha prodotto disoccupazione e impoverimento della popolazione e ha costretto il governo statunitense e quelli europei a intervenire con capitali per salvare molte banche dal fallimento. Le crisi derivano dal fatto che con la globalizzazione è divenuto molto più facile investire risparmi nelle Borse, sia perché gli Stati hanno eliminato ogni vincolo alla circolazione dei capitali (hanno cioè attuato la liberalizzazione finanziaria), sia perché internet permette di comprare e vendere in tempo reale titoli nelle Borse di tutto il mondo. Il risultato è che il valore degli scambi finanziari supera di molto il valore degli scambi di merci, cioè di beni «reali». Gli investitori spostano ogni giorno miliardi e miliardi di dollari o di euro da una Borsa all’altra, spesso con finalità di speculazione: tutti cercano di comprare titoli a un prezzo basso per poi rivenderli a un prezzo più alto, guadagnando sulla differenza. Se, per varie ragioni, si vende più di quanto si compra, il valore dei titoli diminuisce e chi li possiede (banche o privati cittadini) perde. Se, per ridurre le perdite, tutti vendono, il valore dei titoli cade ulteriormente, e così via, fino al possibile fallimento degli investitori. Quello della finanza è dunque un altro ambito nel quale sono necessari accordi a livello globale per introdurre dei controlli che riducano il rischio di catastrofi economiche. La globalizzazione

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Il divario nel mondo globalizzato Il mondo globale è sempre più interconnesso, ma è anche sempre più differenziato. Regioni in cui l’impetuoso sviluppo economico degli ultimi venti anni ha radicalmente cambiato il livello di vita e di benessere di gran parte della popolazione, convivono con regioni del pianeta ancora stritolate dal sottosviluppo, dalla fame e dalla miseria. La globalizzazione ha imposto sulla scena mondiale nuove grandi potenze economiche, i cosiddetti BRICS (acronimo formato dalle lettere iniziali di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), mentre gran parte del continente africano si dibatte ancora nel sottosviluppo, alimentando il fenomeno dell’emigrazione.

1 I Paesi BRICS La globalizzazione dell’economia

Un supermercato in un Paese occidentale.

Dal punto di vista economico, gli Stati del mondo possono essere suddivisi in cinque gruppi: • Paesi altamente sviluppati; • Paesi BRICS; • Paesi di nuova industrializzazione; • Paesi produttori di petrolio; • Paesi poveri. La globalizzazione dell’economia ha favorito processi di concentrazione della ricchezza in tre aree del pianeta: Europa occidentale, America del Nord e Asia orientale. Nonostante esista ancora un notevole divario tra i Paesi molto sviluppati e i Paesi arretrati, in questi ultimi venti anni la geografia economica del mondo è stata riscritta dalla prepotente affermazione di nuove potenze economiche e industriali. Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica (da cui l’acronimo BRICS) un tempo erano catalogati come Paesi in via di sviluppo, cioè che si stavano lentamente, e non senza contraddizioni, avviando sulla strada dello sviluppo. Oggi, invece, competono con i Paesi più industrializzati per produzione di Pil e capacità d’innovazione tecnologica.

Un mercato in un Paese africano.

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2 Il caso della Cina: modernizzazione economica e autoritarismo politico

La Cina post-maoista Nel 1976 moriva il leader della rivoluzione Mao Zedong,, il «grande timoniere» della Repubblica popolare cinese. La morte di Mao segnò l’inizio di un processo di profondissimo cambiamento della società cinese, caratterizzato da interventi di modernizzazione economica e di apertura ai mercati del mondo occidentale. Il successore Deng Xiaoping, (1904-1997)) mise sotto processo la stessa moglie di Mao e molti sostenitori dell’ex presidente. Avviò poi rapporti commerciali con il Giappone e con gli Stati Uniti e introdusse una serie importante di riforme economiche che andavano verso una parziale liberalizzazione del mercato.. Il suo obiettivo era quello di ridurre il divario economico tra la Cina e i Paesi ricchi. Con Deng Xiaoping terminava la rigida pianificazione economica attuata dal regime maoista; si diede impulso all’iniziativa iniziativa privata e si favorì lo sviluppo dei consumi delle famiglie. Anche l’apparato burocratico e amministrativo venne rinnovato; si migliorò l’efficienza delle strutture produttive e si investì nella ricerca scientifica. L’economia cominciò a crescere a ritmi eccezionali.. Negli ultimi decenni del Novecento in Cina si posero le basi di quello straordinario sviluppo che ha portato il Paese a diventare, nei primi anni del terzo millennio, una grande potenza economica in grado di competere con i Paesi industrializzati dell’Occidente. Oggi la Cina ha raggiunto e superato gli Stati Uniti nella produzione industriale e si appresta a diventare la più grande economia del mondo in termini di Pil.

Deng Xiaoping fu leader della Repubblica popolare cinese dal 1978 al 1992.

La lotta contro un sistema politico autoritario La crescita economica non si è accompagnata a un analogo cambiamento del sistema politico e a una maturazione della democrazia, almeno per come essa si è sviluppata nel mondo occidentale (pluripartitismo, libere elezioni, distinzione fra Stato e partiti di governo). Alla fine del XX secolo la Cina continuava a essere governata da un regime autoritario, nel quale il Partito comunista cinese occupava una posizione di dominio assoluto. Il processo di modernizzazione creò però una serie di squilibri: • si svilupparono forti disuguaglianze tra nuovi ricchi e nuovi poveri, specialmente contadini e operai con reddito fisso (fenomeno contraddittorio in un Paese che continuava a dichiararsi comunista); • la maggiore circolazione delle idee indusse molti cinesi, soprattutto studenti universitari, ad avanzare richieste di maggiori libertà di espressione e di pensiero.

Manifestazione di studenti universitari a Pechino, in Piazza Tian’anmen, nel 1989.

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La repressione di piazza Tian’anmen Nelle varie città, e specialmente a Pechino, furono organizzate pacifiche manifestazioni. La protesta si fece più forte dopo una visita di Gorbaciov in Cina; gli studenti chiedevano anche per il loro Paese riforme simili a quelle attuate nell’URSS. Nella primavera del 1989 migliaia di giovani occuparono l’immensa piazza Tian’anmen («porta della pace celeste») a Pechino; l’occupazione, sostenuta dagli insegnanti e da molti studenti e cittadini, durò diverse settimane, attirando l’attenzione di tutto il mondo. Per la prima volta, infatti, migliaia di cinesi osavano manifestare pubblicamente contro il regime. Ai primi di giugno Deng Xiaoping ordinò di intervenire con la forza: i carri armati dell’esercito soffocarono la rivolta; le vittime furono centinaia. Seguì poi una dura repressione, segnata da arresti e condanne.

Quest’immagine, realizzata dal fotografo Jeff Widener, fece il giro del mondo e divenne emblematica dell’opposizione, pacifica, al regime cinese. Il ragazzo che ostacola l’avanzata del carro armato durante la repressione delle manifestazioni studentesche in piazza Tian’anmen, è stato denominato il «Rivoltoso sconosciuto». Non si hanno notizie sul suo destino dopo quell’eroico gesto.

Veduta notturna del distretto di Pudong a Shangai, il centro finanziario della città ritenuta capitale economica della Cina.

La Cina dopo Tian’anmen L’economia, invece, fino alla grave crisi finaziaria mondiale del 2008, è cresciuta a ritmi vertiginosi: città come Shangai o la stessa Pechino si sono arricchite di nuovi e modernissimi quartieri, con grattacieli, autostrade e infrastrutture avveniristiche. La crescita ha però accentuato i contrasti tra quella parte della popolazione che ha potuto beneficiare dello sviluppo (popolazione prevalentemente urbana) e quella parte che ne è rimasta esclusa (per lo più rurale). Rimane, inoltre, la mancanza di democrazia: i dissidenti vengono incarcerati o condannati a morte, la libertà religiosa non esiste e il potere cerca di controllare ogni forma di espressione o di comunicazione (specialmente internet). Ciò nonostante, la prodigiosa crescita economica di questi ultimi venti anni, che ha cambiato la vita di centinaia di milioni di cinesi, ha determinato un largo consenso popolare per il regime che oggi, sotto la guida di Xi Jinping (1953), appare più che mai stabile.

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3 Africa: conflitti e dittature Povertà e instabilità politica La globalizzazione ha enormemente accresciuto la ricchezza mondiale, ma i meccanismi della sua distribuzione continuano a essere imperfetti. L’Africa, infatti, ha beneficiato solo in modo marginale dello sviluppo economico degli ultimi decenni: sottosviluppo e miseria convivono spesso con gravi situazioni d’instabilità politica. Molti Stati sono governati da regimi dittatoriali e sono teatro di conflitti religiosi o etnico-tribali. Gli scontri, spesso sanguinosissimi, colpiscono soprattutto le popolazioni civili, già stremate dalla malnutrizione, dalle malattie, dalla siccità e dall’assoluta mancanza di cure e di assistenza. Tra i molti conflitti che dilaniano l’Africa, i più gravi hanno coinvolto la Repubblica democratica del Congo, l’Angola, il Rwanda e l’intera regione del Corno d’Africa, una delle aree di maggiore instabilità.

LAVORO SULLA FONTE Il genocidio in Rwanda Così il giornalista Domenico Quirico, inviato di guerra, in un articolo del 2014 sul quotidiano «La Stampa» ricorda il genocidio in Rwanda del 1994. […] La morte del presidente1, un hutu, fu come il segnale atteso della ennesima resa dei conti. Parigi era la grande alleata degli hutu al potere […]. Un esercito tutsi, armato dall’Uganda e dagli americani, stava avanzando: erano i figli di un altro genocidio che cercavano la rivincita. La FranceAfrique, gli americani: anche stavolta c’erano sullo sfondo potenti burattinai. Le bande dei manovali della morte […] strinsero Kigali e i villaggi e le città in un laccio di posti di blocco. Sui documenti di identità la definizione etnica, sciagurato retaggio coloniale2, era il corrispettivo della stella gialla degli ebrei, divideva chi aveva diritto alla vita dagli Altri, “gli scarafaggi” da schiacciare. 1. morte del presidente: il presidente del Rwanda morì in un attentato il 6 aprile 1994. 2. retaggio coloniale: eredità del periodo coloniale, in cui si volle identificare le persone in base all’etnia.

Rispondi alla domanda. • Quale rapporto avevano le parti in lotta nella guerra civile in Rwanda (hutu e tutsi) con le potenze occidentali? ……………..………………………………………………………….…………………….…………………….…………………….…………………..………………………………………………………….………………

Il Corno d’Africa Nel Corno d’Africa l’Eritrea, un tempo colonia italiana poi annessa dopo la Seconda guerra mondiale all’Etiopia, ha ottenuto l’indipendenza dopo una guerra civile durata oltre trent’anni (dal 1960 al 1991). La Somalia, governata da una dittatura fino al 1991, è stata poi dilaniata da un sanguinoso conflitto etnico che ha portato la sua popolazione allo stremo. Nel 1992 l’ONU intervenne per fornire aiuti alimentari e per cercare di mantenere la tregua tra le varie milizie armate (l’operazione denominata Restore Hope, cioè «Restaurare la speranza»), ma fu coinvolta in violenti scontri e l’operazione fallì. Da allora la Somalia è stata continuamente in stato di guerra e il suo territorio è diviso in zone che hanno proclamato la propria autonomia, senza ottenere riconoscimenti internazionali.

Militari italiani impegnati nelle operazioni di pace in Somalia.

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Manifestazione per fermare il genocidio nel Darfur.

Donne algerine piangono i loro cari, uccisi durante la guerra civile.

Il caso del Sudan e del Darfur Tra il 1983 e il 2005 il Sudan fu sconvolto da una guerra civile che provocò più di due milioni di morti e oltre quattro milioni di rifugiati. La guerra fu combattuta tra il governo islamico, che aveva imposto il regime della Shari’a, la legge basata sul Corano, e le popolazioni cristiane del Sud del Paese, che avevano organizzato formazioni di guerriglieri. Oltre alle motivazioni religiose, la guerra aveva anche forti motivazioni economiche. La maggior parte delle risorse del Sudan, infatti, si trova nel Nord e già all’epoca della dominazione coloniale inglese le popolazioni di origine araba e islamiche che vi abitavano conobbero uno sviluppo economico maggiore rispetto a quelle, di pelle scura e cristiane, del Sud. La conquista dell’indipendenza e la successiva instabilità politica fecero esplodere il conflitto. Mentre la guerra civile tra il Nord e il Sud si avviava alla fine, scoppiava un nuovo conflitto nella regione centro-occidentale del Darfur. All’origine di questa guerra vi erano la siccità e la diminuzione delle terre coltivabili, dovuta all’avanzata del deserto. Queste calamità naturali portarono a gravi tensioni tra gli abitanti della parte settentrionale del Darfur, che praticano la pastorizia nomade, e gli abitanti del Sud, agricoltori, che si disputano le poche risorse disponibili. Le violenze tribali si sono trasformate in un conflitto anche a causa dell’intervento del governo che ha tollerato, se non appoggiato, le brutalità delle milizie islamiche. Le violenze hanno portato a una delle più gravi crisi umanitarie dell’Africa: circa due milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro abitazioni o le loro terre e vivono in campi profughi; le vittime sarebbero più di 200 000.

L’Algeria Tra il 1991 e il 2002 l’Algeria visse una situazione drammatica. All’origine vi fu la vittoria di un partito fondamentalista, il Fronte islamico di salvezza (Fis), alle elezioni del 1991. L’esercito algerino allora attuò un colpo di Stato, annullò le elezioni e mise il Fis fuori legge. Da quel momento gruppi di terroristi islamici cominciarono ad assassinare politici, intellettuali e giornalisti democratici. La popolazione di interi villaggi, colpevole di non appoggiare i terroristi, venne massacrata in modo particolarmente brutale. Solo nel 2002 il Paese ha riconquistato una certa pace e stabilità interna.

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4 Il quadro economico e sociale Sottosviluppo e debito estero In Africa il Paese che vanta il più alto Pil pro capite sono le isole Seychelles: quasi 8 400 dollari. Paesi come il Sudan non raggiungono gli 800 dollari di Pil pro capite; Somalia ed Eritrea superano di poco i 200 dollari. Per fare un raffronto, il Pil pro capite medio dell’Unione europea è di oltre 26 000 dollari. Nelle graduatorie mondiali dell’Isu (Indice di sviluppo umano) che misurano l’indice di sviluppo di un Paese, gli ultimi 25 Paesi sono tutti africani. Oltre alle gravissime condizioni economiche, l’Africa infatti deve fronteggiare anche i gravi fenomeni della mortalità infantile, dell’analfabetismo, della bassa speranza di vita, dovuta alle carenze alimentari e alla diffusione di gravi malattie come l’Aids. Moltissimi Paesi africani inoltre hanno contratto debiti con i Paesi industrializzati; gli interessi imposti dai Paesi creditori hanno fatto progressivamente lievitare l’entità del debito estero al punto che in alcuni Paesi africani esso supera il valore dell’intero Pil.

Il dramma dei bambini-soldato Le numerose guerre combattute spesso da eserciti irregolari, bande armate, gruppi etnici, oltre a provocare innumerevoli vittime e milioni di rifugiati hanno creato anche il terribile fenomeno dei bambini-soldato. Migliaia di bambini e bambine sono stati trasformati in soldati di «eserciti» guidati da criminali e addestrati a uccidere e depredare. In molti casi si tratta di orfani, rimasti completamente soli dopo la distruzione dei loro villaggi; in altri casi di ragazzini sottratti con la forza alle loro famiglie e obbligati a combattere. Ciò è accaduto in Sudan, in Uganda, in Mozambico e nella Sierra Leone. Il recupero di questi bambini alla normalità è estremamente difficoltoso: le esperienze terribili di cui essi stessi hanno dovuto essere protagonisti hanno provocato in loro gravissimi danni psicologici che anche il ritorno a condizioni di pace non è sufficiente a guarire.

Bambina etiope costretta a lavori pesantissimi per la sua età.

Giovanissimi ragazzi addestrati a combattere con le armi.

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Il problema ambientale Ambiente e uomo sono stati a lungo considerate due dimensioni indipendenti. Secondo questa impostazione, in particolare il «ritmo» della trasformazione del mondo naturale e delle società umane era diverso: quello del mondo naturale era variabile, caratterizzato o da un passo lentissimo (le ere geologiche) o rapidissimo e improvviso (terremoti, maremoti ecc.); quello degli esseri umani, invece, cambiava con il cambiare dei bisogni degli individui e delle società. Oggi, gli scienziati pensano che il «fattore umano» influenzi il sistema Terra, lo modifichi e lo alteri con la sua azione, cioè con le iniziative assunte per soddisfare i propri bisogni (energetici, alimentari, economici ecc.).

1 Ambiente e risorse La pressione demografica

Una spiaggia sovraffollata negli anni Ottanta del Novecento.

La popolazione esercita una forte pressione sull’ambiente e sulle sue risorse; ciò è vero soprattutto a partire dal XX secolo, quando la crescita demografica ha cominciato a seguire un andamento esponenziale dopo millenni di crescita lenta e incerta. La popolazione mondiale: • nell’XI secolo era di 250 000 000 di individui; • all’inizio del XVIII secolo ne contava circa 700 000 000; • a metà del XIX secolo era di 1 200 000 000. Nel XX secolo la popolazione ha registrato una «esplosione demografica»: • 2 000 000 000 di persone nel 1930; • 2 500 000 000 nel 1950; • 6 000 000 000 all’inizio del XXI secolo. Nel 2017 la popolazione mondiale ha raggiunto 7 400 000 000 di persone e continua ad aumentare di circa 75 000 000 all’anno. La domanda cruciale è: il sistema Terra sarà in grado di fornire a tutti le risorse necessarie per vivere?

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L’impronta ecologica e la biocapacità La crescita economica mondiale rappresenta un problema per l’ambiente: essa, infatti, si basa su un modello di sviluppo a fortissimo impatto ambientale, cioè che consuma una quantità eccezionale di risorse, sia di quelle rinnovabili (acqua, suolo) sia di quelle non rinnovabili (minerali, combustibili). La capacità della Terra di sostenere la crescita demografica si misura attraverso un indicatore che viene chiamato impronta ecologica. Esso misura la quantità di superficie terrestre e marina di cui ha bisogno un individuo per sostenere i propri consumi: quando cresce il valore dell’impronta ecologica di un individuo, allora cresce anche il suo impatto sull’ambiente. Misurare l’impronta ecologica non è sufficiente. Bisogna definire anche la quantità di risorse biologiche che un territorio offre a ogni abitante, cioè la biocapacità. Solo considerando insieme l’impronta ecologica di una società e la biocapacità del territorio in cui vive possiamo comprendere se l’ambiente è in grado di sostenere il livello dei consumi di quella società o se, invece, quella società non si stia caricando di un debito ecologico, cioè una situazione in cui il livello dei consumi supera la quantità di risorse che il territorio è in grado naturalmente di assicurare. L’attuale «questione ambientale» è riassumibile in questo dato: l’impronta ecologica dell’umanità supera del 50% la biocapacità della Terra.

Sul diagramma cartesiano la linea rossa mostra l’andamento della crescita della popolazione mondiale fino a oggi. La linea azzurra indica la stima della crescita fino al 2050.

LA CRESCITA DELLA POPOLAZIONE MONDIALE

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2 I problemi ambientali Il riscaldamento climatico Le attività umane causano numerose emergenze ambientali; una delle più serie è il riscaldamento climatico. Da quando il processo d’industrializzazione è diventato globale (seconda metà del XX secolo) le attività umane influenzano pesantemente, spesso in modo negativo, il clima. Oggi siamo in presenza di un gravissimo global warming («riscaldamento globale») causato dalle produzioni industriali, che rilasciano nell’atmosfera quantità eccessive di gas serra, cioè di quei gas derivati dai combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale) impiegati per produrre energia. L’accumulo in atmosfera di questi gas crea sul nostro pianeta una specie di «tetto», di una serra, e ciò determina un surriscaldamento innaturale del clima. L’anidride carbonica, o biossido di carbonio (CO2), è il gas serra più pericoloso per l’uomo.

Una raffineria petrolifera che emette gas inquinanti nell’atmosfera.

Scioglimento di banchise di ghiaccio in Alaska (USA).

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I pericoli del riscaldamento climatico Il riscaldamento climatico comporta varie conseguenze pericolose. La principale è l’innalzamento del livello delle acque dei mari. Il rialzo delle temperature, infatti, fa sciogliere i ghiacciai montani e le calotte polari; inoltre, con l’aumento della temperatura, l’acqua si espande e gli oceani finiscono per occupare zone con insediamenti umani. Nel XX secolo il livello medio del mare è cresciuto di 17 cm. Le zone più a rischio sono le isole del Pacifico e le città costiere, soprattutto se costruite sul delta dei fiumi. Inoltre, a causa del riscaldamento climatico, gli eventi meteorologici estremi come i cicloni o gli uragani, diventano più frequenti e devastanti. Il calore eccessivo, infatti, aumenta l’evaporazione degli oceani e il vapore acqueo destabilizza l’atmosfera: ai Tropici si hanno cicloni e uragani sempre più forti; anche in Europa aumentano le piogge torrenziali, i nubifragi, le alluvioni e le trombe d’aria; in Italia il dissesto idrogeologico del territorio rende questi fenomeni particolarmente pericolosi. Anche la regolarità stagionale delle precipitazioni cambia e diventa incerta mettendo in crisi l’attività agricola. Precipitazioni molto intense si alternano a lunghi periodi di siccità e ciò desertifica vaste aree, riducendo la loro fertilità.


La deforestazione e le sue conseguenze Un’altra grande emergenza ambientale è quella legata al fenomeno della deforestazione o disboscamento. Il fenomeno ha origini antichissime perché già nel Neolitico le comunità umane disboscavano per creare spazi agricoli più grandi. Negli ultimi decenni, però, il disboscamento è cresciuto a dismisura, colpendo soprattutto le foreste tropicali, che rappresentano circa metà del patrimonio forestale mondiale. Campi coltivati, pascoli, insediamenti urbani, bacini idroelettrici, miniere e vie di comunicazione occupano lo spazio dei boschi e delle foreste. Non solo: le foreste forniscono legname, usato come combustibile nei Paesi più poveri o esportato nei Paesi ricchi. La riduzione delle foreste impoverisce il suolo e porta al dissesto idrogeologico, cioè alla degradazione del suolo causata da frane, alluvioni o erosione (fenomeno in parte naturale, ma per l’80% imputabile all’uomo). Il degrado del suolo dipende anche da altri fattori come: • la pratica intensiva dell’allevamento; • l’uso massiccio di fertilizzanti chimici nelle monocolture; • lo sfruttamento eccessivo delle risorse idriche; • la cementificazione delle aree urbane.

Foresta pluviale distrutta per la raccolta a fini industriali di olio di palma.

DENTRO LA STORIA La perdita di biodiversità Il degrado ambientale è la causa della perdita della biodiversità, cioè dell’insieme di specie animali e vegetali che popolano la biosfera. L’estinzione biologica è un fenomeno naturale e nel corso del tempo molte specie si sono estinte (una specie può sopravvivere circa un milione di anni), ma negli ultimi secoli l’intervento umano ha significativamente accelerato questo processo naturale. Il consumo eccessivo di risorse e l’uso a fini umani di spazi sempre più grandi distruggono l’habitat delle altre specie. La biodiversità contribuisce a conservare gli equilibri ecologici che consentono a un territorio di resistere a mutamenti, attacchi, catastrofi: la sua perdita crea di conseguenza gravi danni per l’uomo.

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SCENARIO

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L’inquinamento di acqua, aria e suolo

Piogge acide Sono dette acide le piogge che presentano un alto contenuto di acido solforico e acido nitrico, provenienti dai processi di combustione industriale e dai gas di scarico degli autoveicoli.

Le attività umane producono quantità crescenti di emissioni inquinanti, cioè di prodotti che alterano l’aria, l’acqua e il suolo, i tre elementi fondamentali alla vita. L’inquinamento mette in pericolo l’equilibrio degli ecosistemi e, quindi, anche la vita umana. Aria, acque e suolo sono elementi strettamente collegati e interdipendenti: • l’inquinamento dell’aria, per esempio, è causa di molte malattie respiratorie, ma anche delle piogge acide che colpiscono le foreste e le colture; • l’inquinamento delle acque, a sua volta, colpisce la flora e la fauna acquatica e può moltiplicare in modo abnorme le alghe, la cui decomposizione sottrae ossigeno alle altre specie; • l’infiltrazione di sostanze nocive nel terreno può contaminare il suolo e le falde acquifere. Quindi le sostanze chimiche rilasciate nell’atmosfera, nelle acque e nel suolo dalle produzioni industriali danneggiano la salute delle persone.

Bottiglie e sacchi di plastica sul fondo marino inquinano la flora e la fauna acquatica.

DENTRO LA STORIA Lo smaltimento dei rifiuti tossici Il problema dell’inquinamento riguarda soprattutto i Paesi in via di sviluppo. Le ragioni sono essenzialmente due: • non dispongono delle necessarie risorse economiche per contrastarlo; • la delocalizzazione dal Nord al Sud del mondo di fabbriche inquinanti produce crescenti quantità di rifiuti nocivi. Solo per fare un esempio, milioni di tonnellate di rifiuti elettronici (telefoni cellulari, computer, fotocamere digitali ecc.), che contengono sostanze tossiche come piombo, mercurio, cadmio, arsenico, vengono smaltiti illegalmente nei Paesi in via di sviluppo. Altri Paesi, come per esempio Bangladesh e India, ospitano attività di demolizione delle navi, con dispersione nell’atmosfera di quantità allarmanti di sostanze velenose come l’amianto. Smaltimento illegale di rifiuti in Africa.

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3 Le possibili risposte ai problemi ambientali

Lo sviluppo sostenibile Il modello di sviluppo economico attuale, basato sul consumo di risorse non rinnovabili, è incompatibile con la conservazione degli equilibri naturali. Per questo motivo, da alcuni anni si parla della necessità di perseguire uno sviluppo sostenibile, cioè un nuovo modello di sviluppo basato sulla conservazione della quantità e della qualità delle riserve naturali esauribili. Gli attuali sistemi a forte impatto ambientale vanno rapidamente sostituiti con un modello alternativo che non comprometta la possibilità delle future generazioni di continuare a svilupparsi. Ecco alcune misure possibili coerenti con l’idea di sviluppo sostenibile: • sostituzione del petrolio (fonte di energia non rinnovabile) con fonti energetiche pulite e rinnovabili (solare, eolico ecc.); • incentivo alla produzione e all’acquisto di auto elettriche al posto di quelle a benzina e diesel; • promozione del riciclaggio dei rifiuti; • elaborazione di piani di riforestazione; • sostegno a un’agricoltura meno legata all’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici; • sostegno a un turismo più rispettoso degli ecosistemi; • obbligo per le industrie di dispositivi antinquinanti.

Lo sviluppo sostenibile è possibile se cambia il nostro stile di vita

Pannelli solari e turbine eoliche consentono lo sfruttamento di fonti di energia rinnovabili.

Tutte queste misure comportano cambiamenti radicali dei nostri stili di vita. La maggiore sensibilità ambientale fra i cittadini, però, non basta: è necessario che i governi, le grandi organizzazioni internazionali, le multinazionali, assumano l’obiettivo di una nuova eco-economia che, a differenza dell’economia tradizionale, soddisfi le necessità umane senza distruggere le risorse naturali. Crescita economica e conservazione dell’ambiente non devono più essere scelte alternative: lo sviluppo sostenibile è la grande sfida del XXI secolo.

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L’Italia attuale Il volto della società italiana in questi primi venti anni del XXI secolo continua a essere complesso e contraddittorio: nonostante sia uno dei Paesi più ricchi e sviluppati del mondo, l’Italia continua a mostrare caratteri di arretratezza sociale, economica e culturale. Il dualismo che ha caratterizzato la storia unitaria italiana non solo non è stato superato ma è più che mai il tratto distintivo del nostro Paese: le regioni del Nord e in parte del Centro sono allineate agli standard di vita dei Paesi europei più evoluti, mentre nel Sud il Pil pro capite è nettamente inferiore rispetto alla media nazionale, le infrastrutture sono insufficienti, manca il lavoro e cresce il malessere sociale. A tutto ciò si aggiunge l’annoso problema del debito pubblico. Inoltre negli ultimi anni si sono succeduti governi con frequenti cambi ai vertici e nascita di nuovi partiti politici: a fronte di questa situazione di instabilità si è andata diffondendo una sorta di sfiducia nella classe politica.

1 Il bipolarismo e il governo tecnico Silvio Berlusconi è stato presidente del Consiglio dei Ministri in tre mandati: 1994-1995; 2001-2006; 2008-2011.

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L’Italia verso il bipolarismo Le elezioni dell’aprile 2008 segnarono un mutamento importante nella storia parlamentare italiana. La coalizione di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi (1938) (1938 vinse le elezioni; il Pd (un nuovo partito nato dalla fusione tra Ds e Margherita, che aveva indicato in Walter Veltroni ((1955) il proprio candidato premier) e l’Italia l’ dei valori (una formazione politica guidata dall’ex magistrato Antonio Di Pietro ((1950), uno dei protagonisti dell’inchiesta «Mani pulite») andarono all’opposizione. all’opposizione Rimanevano fuori dal Parlamento, invece, i rappresentanti della sinistra e del della destra estreme: il sistema politico italiano sembrava ormai orientato verso un chiaro bipolarismo bipolarismo, che molti consideravano un progresso rispetto al passato, quando le elezioni difficilmente davano un vincitore in grado di govergover nare. Sul piano economico, invece, l’Italia continuava a registrare il tasso di crescita economica più debole tra i membri dell’Unione europea. Gli annosi problemi del debito pubblico (fra i più alti del mondo), della scarsa produttività e della «questione meridionale» (cioè del divario tra Nord e Sud del Paese in termini di sviluppo economico) continuavano a limitare l’economia italiana.


Il governo tecnico L’8 maggio 2008 si formò un governo presieduto da Silvio Berlusconi, che disponeva di una solida maggioranza parlamentare. Presto, però, il governo evidenziò parecchie difficoltà, afflitto dai problemi giudiziari del presidente del Consiglio e da una lenta erosione della propria compattezza. Il successo del centro-sinistra in alcune importanti città italiane, tra cui Milano e Napoli, in occasione delle elezioni amministrative dell’aprile 2011, e la spaventosa crisi finanziaria scoppiata in quel periodo portò alla caduta del governo Berlusconi. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (1925) non sciolse le Camere e diede l’incarico di formare un nuovo governo all’economista Mario Monti (1943). Nel novembre 2011 s’insediò un «governo tecnico», formato da esperti in settori diversi non direttamente legati ai partiti politici, ma appoggiato da tutti i partiti, a eccezione della Lega Nord.

Mario Monti è stato presidente del Consiglio dei Ministri dal novembre 2011 all’aprile 2013.

L’annoso problema del debito pubblico La crisi economica ha reso ancor più grave l’annoso problema del debito pubblico, ossia il passivo che uno Stato ha con soggetti privati come banche, imprese, singoli cittadini oppure con altri Stati. Negli anni Ottanta del XX secolo la mancanza di un attento controllo sulle spese dello Stato, gli sprechi e i disservizi alimentarono in Italia un sistema perverso: per finanziarsi, lo Stato chiedeva prestiti ai privati e offriva in cambio titoli di Stato come i Buoni ordinari del tesoro (Bot) con tassi di interesse molto alti, che servivano ad «attirare» il risparmio. Questa politica garantiva il necessario flusso di denaro, ma di fatto aumentava il suo debito. Per questo motivo, malgrado la buona crescita economica degli anni Ottanta, la spesa pubblica italiana crebbe a ritmo sostenuto, superando pericolosamente i livelli di guardia. Nonostante piani economici molto duri messi in atto dai governi di centrodestra e di centro-sinistra negli anni successivi, il debito pubblico italiano ha continuato a crescere a ritmi superiori rispetto alla media dell’Unione euro% del Pil, ponendosi al secondo posto in Europa pea. Nel 2017 ha toccato il 131,6% dopo quello greco (181,3%).

Beppe Grillo diede vita al Movimento 5 Stelle a partire dal 2009.

2 Nuovi scenari politici Le elezioni del 2013 e il fenomeno del «grillismo» Alla vigilia delle elezioni del 2013 quasi tutti i sondaggi davano vincente la coalizione di centro-sinistra guidato dal segretario del Pd Pierluigi Bersani (1951). L’esito delle elezioni, però, vide il centro-sinistra ottenere solo una vittoria di strettissima misura: al Senato nessuna coalizione ottenne la maggioranza assoluta. L’Italia attuale

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La grande sorpresa delle elezioni fu l’imprevista affermazione del Movimento 5 Stelle, fondato dall’attore comico Beppe Grillo (1948) e da Gianroberto Casaleggio (1954-2016), un imprenditore nel campo dei media. Il Movimento presentava un programma con una forte connotazione antipartitica: secondo i «grillini», i partiti tradizionali, sia quelli di governo sia quelli di opposizione, erano responsabili della crisi del Paese e andavano superati grazie al ricorso alla cosiddetta «democrazia digitale», cioè alla partecipazione popolare ai momenti decisionali, compresa la scelta dei candidati alle elezioni, tramite l’uso degli strumenti informatici.

Il governo delle larghe intese

Giorgio Napolitano è stato presidente della Repubblica dal 2006 al 2015.

Sull’inevitabile stallo politico determinato dall’esito incerto delle elezioni, gravava inoltre la scadenza del mandato presidenziale di Giorgio Napolitano e l’incapacità delle forze parlamentari di eleggere il nuovo presidente. Il 20 aprile 2013, di fronte all’incapacità del Parlamento di votare un nuovo presidente, Napolitano accettò l’invito a essere eletto per un nuovo mandato, diventando il primo presidente della Repubblica italiana a essere rieletto. Napolitano attribuì quindi a Enrico Letta (1966), vice segretario del Pd, il compito di formare un governo di «larghe intese», appoggiato sia dal Pd sia dalla coalizione di centro-destra del Popolo delle libertà (PdL). Ancora una volta, però, la combinazione tra le varie anime presenti nel PdL, i procedimenti penali a carico di Silvio Berlusconi e la difficoltà a trovare una mediazione tra le varie forze politiche, hanno causato da un lato la scissione del PdL (che ha portato alla rinascita di Forza Italia e alla formazione del Nuovo centrodestra), e dall’altro la decisione di Forza Italia di togliere l’appoggio al governo Letta.

Renzi e la «rottamazione»

Matteo Renzi è stato presidente del Consiglio dei Ministri dal febbraio 2014 al dicembre 2016.

Testamento biologico È un documento con cui si ha la possibilità di dare disposizioni anticipate sul trattamento sanitario a cui si vuole essere sottoposti nel caso di futura impossibilità a comunicare la propria volontà in merito.

Bicameralismo perfetto Sistema parlamentare costituito da due Camere con stessi compiti e stessi poteri, sono cioè paritarie.

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Il mondo contemporaneo

Il governo Letta rimase in carica dieci mesi. Nel febbraio 2014 l’iniziativa politica del giovane segretario del Pd Matteo Renzi (1975), che intendeva aprire una fase politica nuova «rottamando» (cioè sostituendo e rinnovando) la vecchia classe dirigente, a partire da quella del suo stesso partito, indusse Gianni Letta a dimettersi. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano anche in questa occasione, nel pieno rispetto della Costituzione, non procedette allo scioglimento delle Camere e all’indizione di nuove elezioni ma affidò il compito di formare un nuovo governo allo stesso Matteo Renzi. Il governo Renzi è rimasto in carica dal febbraio 2014 al marzo 2017. Le riforme più importanti promosse in questi tre anni hanno riguardato l’allargamento dei diritti civili (unioni civili tra persone dello stesso sesso, testamento biologico), la scuola («Buona scuola») e il mercato del lavoro («Jobs Act»). Renzi ha cercato di riformare profondamente la Costituzione italiana, rendendo, secondo le sue intenzioni, più moderne ed efficienti le istituzioni attraverso l’abolizione del bicameralismo perfetto. La riforma costituzionale è stata oggetto di un referendum popolare (4 dicembre 2016), che però ha avuto un esito nettamente sfavorevole al governo, inducendo Renzi a dimettersi e a lasciare la carica di presidente del Consiglio al collega di partito Paolo Gentiloni (1955).


3 Il quadro attuale Le elezioni del 2018 segnano una clamorosa svolta All’inizio del 2018 è terminata la XVII legislatura. Le elezioni politiche del 4 marzo 2018 si sono svolte in un clima di crescente disaffezione per la vita politica e di crollo di fiducia nei confronti dei partiti tradizionali. Le scelte possibili erano: • Partito democratico di Matteo Renzi con alleati minori; • Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e del candidato premier Luigi Di Maio, che aveva scelto di non allearsi con altri partiti; • alleanza di centro-destra formata da Forza Italia (Silvio Berlusconi), Fratelli d’Italia (Giorgia Meloni) e Lega Nord (Matteo Salvini). Le elezioni hanno dato un esito clamoroso: mentre il favore al Pd è crollato, il Movimento 5 Stelle, con il 32,6%, è diventato il primo partito italiano, ma la coalizione di centro-destra ha ottenuto il 37% dei voti. Si tratta di un radicale cambiamento degli equilibri politici del nostro Paese. Il bipolarismo che si era affermato alla fine degli anni Novanta del XX secolo sembra avere lasciato il posto a un nuovo sistema politico imperniato su tre poli. L’attuale legge elettorale di tipo maggioritario rende molto complicata la formazione di un governo che possa contare su una solida maggioranza parlamentare. Dopo tre mesi di confronti, i due leader dei partiti che hanno avuto più voti, Di Maio e Salvini, si sono accordati per un governo di coalizione presieduto da Giuseppe Conte (1964).

I problemi dell’Italia Al di là delle novità del sistema politico, l’Italia si trova ad affrontare vecchi e nuovi problemi: • l’azione di una diffusa e ramificata criminalità organizzata (Cosa nostra in Sicilia, ’Ndrangheta in Calabria, Camorra in Campania, Sacra corona unita in Puglia) continua a inquinare l’intera economia italiana e tiene sotto scacco la società civile dei territori interessati; • la ripresa dalla crisi economica degli anni 2008-2015 è lenta e nettamente inferiore rispetto agli altri Paesi europei; • la diseguaglianza sociale ed economica è aumentata e, con essa, la percezione d’insicurezza e paura rispetto al futuro; • la disoccupazione rimane alta (circa l’11% contro una media europea dell’8,6%) ed è gravissima la situazione della disoccupazione giovanile (31,5%); • il fenomeno migratorio, a cui l’Italia per posizione geografica è particolarmente esposta, ha fatto crescere un diffuso malessere e il timore dell’opinione pubblica nei confronti degli immigrati, che purtroppo in alcuni casi si è tradotto in episodi criminali di intolleranza a sfondo razzistico; • l’Italia vanta un triste primato tra i Paesi dell’Unione europea: nonostante il tasso di alfabetizzazione raggiunga quasi il 100%, due terzi della popolazione italiana è considerata «analfabeta funzionale», cioè incapace di leggere, scrivere e comprendere un testo semplice ed elementare.

Luigi Di Maio, nel governo Conte, ha avuto gli incarichi di ministro dello Sviluppo economico e ministro del Lavoro.

Matteo Salvini, nel governo Conte, ha avuto l’incarico di ministro degli Interni.

Maggioritario Si dice del sistema elettorale che prevede l’assegnazione alla lista che ottiene la maggioranza dei voti di un numero di seggi superiore a quello che sarebbe spettato applicando criteri proporzionali.

L’Italia attuale

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Alla scoperta della storia L’età contemporanea Volume 1 + DVD

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Alla scoperta della storia

Questo volume, sprovvisto del talloncino a fronte (o opportunamente punzonato o altrimenti contrassegnato), è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio (vendita e altri atti di disposizione vietati: art. 17, c. 2 L. 633/1941). Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d). Esente da bolla di accompagnamento (D.P.R. 6-10-1978, n° 627, art.4. n° 6).

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Biagio Goldstein Bolocan

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L’età contemporanea

ISBN 978-88-472-3305-8 ISBN 978-88-472-3306-5 ISBN 978-88-472-3307-2 ISBN 978-88-472-3308-9 ISBN 978-88-472-3291-4 ISBN 978-88-472-3309-6 ISBN 978-88-472-3310-2

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