Dello stesso sangue

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Dello stesso sangue Storie di dono, d’amore e di vite che cambiano

FuturoPresente Cittadinanza

Giancarlo Liviano D’Arcangelo


FuturoPresente


Editor: Paola Valente Coordinamento di redazione: Emanuele Ramini Progetto grafico: Mauro Aquilanti Impaginazione: Claudio Campanelli Fascicolo allegato su AVIS: Giancarlo Liviano D’Arcangelo - Paola Valente

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Giancarlo Liviano D’Arcangelo

Dello stesso sangue



Quello che state per intraprendere è un percorso fatto di storie straordinarie legate al dono del sangue e unite da un grande connettore: l’amore per la vita. Una raccolta di preziose testimonianze ispirate a casi realmente accaduti che permette, anche a chi non ha mai provato l’esperienza del dono, di comprendere l’importanza di questo gesto e le motivazioni che spingono a compierlo. Si tratta di un atto anonimo, periodico, non retribuito, volontario e responsabile che racchiude in sé il significato più profondo di solidarietà incondizionata. Un valore che AVIS, da oltre novant’anni, promuove con grande impegno e passione, portando avanti gli ideali del suo fondatore, Vittorio Formentano. A lui va il merito di aver dato vita, nel 1927, a un’Associazione che oggi può contare su oltre 1.300.000 soci e più di 2 milioni di donazioni. Una realtà che, oggi come allora, è in prima linea nella difesa della gratuita di un bene prezioso come il sangue e nella tutela di un fine di interesse pubblico: l’autosufficienza. In conclusione, mi auguro che i contributi all’interno di questa raccolta possano essere uno spunto di riflessione per migliorarci ogni giorno e compiere qualcosa di concreto per la nostra comunità. Affinché anche un piccolo gesto possa diventare un forte segno di speranza, di vita e di sostegno reciproco. Buona lettura

Gianpietro Briola Presidente AVIS NAZIONALE



Prefazione

Perché donare è bello

Daniele Cassioli Campione paraolimpico di sci nautico www.danielecassioli.it

In tutta onestà devo dire che mi sono avvicinato al dono grazie a un amico. Lui aveva iniziato a donare, mi raccontava della sua esperienza e a quel punto mi sono fatto convincere. Perché? Perché non mi sembrava una cosa così difficile da fare, ma allo stesso tempo mi sembrava molto molto utile. Le prime volte è stato un po’ imbarazzante. O meglio, mi sono dovuto mettere alla prova perché non era semplice immaginare un ago per così tanto tempo conficcato nel braccio. Col tempo ho capito che però la paura nasceva soprattutto dal pensiero preventivo di quello che sarebbe successo. La realtà è molto più semplice, indolore, e quando mi sono presentato all’Avis di Legnano, che è il posto in cui ho iniziato a donare, mi è sembrato intanto di essere catapultato in un


contesto fantastico: tutte le persone che ho incontrato, dalle infermiere alle ragazze della reception, fino ai dottori, si sono sempre dimostrati sorridenti e cordiali, una dolcezza e una capacità d’accoglienza che, devo dire la verità, non sempre mi è capitato in un contesto medico. Quell’empatia è stata la prima cosa che mi ha colpito, perché è bello fare qualcosa per gli altri e farlo con il sorriso, con la contentezza. Ecco, gioia e contentezza. Sono i sentimenti che ho sentito la prima volta e poi tutte le volte successive che sono andato in Avis. È bello. E poi mi sono piaciute molto anche l’energia e la complicità che si è creata con gli altri donatori: pur non conoscendosi ognuno di noi era lì per lo stesso motivo, cercare nel proprio piccolo di dare una mano agli altri. Ecco perché posso dire che l’esperienza del dono mi ha cambiato davvero, mi ha aiutato a cambiare forma e diventare qualcosa di molto molto bello, perché se è vero che i miei occhi non sono un granché… il mio sangue è ottimo. Grazie a questa consapevolezza il dolore per l’ago è scomparso completamente e donare mi ha cancellato la paura di tutte le altre visite. Non l’ho mai più avvertita, ed è stato un gran bel sollievo. Invece, ho avvertito il grande privilegio di poter fare qualcosa per qualcuno e poterlo fare sorridendo. Devo aggiungere che da quando vado a donare, da quando sono controllato da Avis, mi sento molto più sicuro, perché nel momento in cui dono il sangue, so anche che il sangue viene controllato. Questo è un altro tema importante, perché io ho iniziato a donare tardi, a 30 anni, e fino ad allora avevo fatto veramente pochi esami del sangue. Il sangue è parte della nostra carta d’identità, ed è incredibile quanto poco noi ce ne occupiamo. Grazie al sangue possiamo sapere se stiamo


davvero in salute, se potremmo stare meglio, o se abbiamo qualche intoppo nel nostro organismo, che poi è la macchina che ci governa. E possiamo intervenire prontamente. Insomma, ricapitolando… devo dire che donare è proprio una figata, perché si fa del bene agli altri, si conoscono persone serene e che ti trasmettono serenità e che sono lì per aiutare te e tutti gli altri, e in più… facciamo un favore anche a noi stessi perché teniamo sotto controllo la nostra salute costantemente. Mille lati positivi in un solo gesto… provare per credere. E voi credete a me: sapere che stiamo bene per noi e per gli altri tenendo il nostro sangue in salute per me è una consapevolezza preziosa e appagante che mi ha regalato solo Avis.


A tutti i donatori. Di sangue e non solo. Di bene e di bellezza.


Capitolo

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Il cuore abbatte gli ostacoli L’Avis Basket vince lo scudetto “Basket in carrozzina”

Il palazzetto dello sport è pieno di gente.

Mario ricorda di averne vista così tanta tutta insieme solo il giorno della festa di Sant’Anna, a fine luglio. In quell’occasione, ogni anno, con i suoi genitori e suo fratello Enrico si mette a camminare tra la folla della sera. Sa che ci vorrà almeno mezz’ora per raggiungere la piazza principale, e poi la chiesa di Sant’Anna addobbata a festa. La felicità che Mario sente intorno a sé adesso è la stessa che lo elettrizza nei giorni della festa cittadina. Ma stasera, se si guarda intorno, non vede le bancarelle stracolme di olive, lupini e semi di zucca, non vede i palloni arancioni appesi, o i palloncini pieni di elio con a forma di Bugs Bunny, non vede le girandole, né potrà sedersi in spiaggia e aspettare con il batticuore lo spettacolo dei fuochi d’artificio sul mare. Niente di tutto questo: lui è seduto sugli spalti di cemento, freddi gradoni grigi che nel giro di qualche minuto gli faranno sentire un gran male al sedere. E pochi metri più giù, sul parquet lucido che fischia tutte le volte che qualcuno dei giocatori in campo compie un movimento veloce, c’è suo fratello Enrico. È un momento importante, sta per vivere una delle serate più importanti della sua vita. Enrico infatti gioca a basket ad altissimo livello, e la sua squadra, l’Avis Basket, sta per disputare la gara decisiva. In palio c’è uno scudetto storico. Mario è seduto vicino ai suoi genitori, papà Francesco e mamma Letizia. Lui si trova, al centro, tra i due, ed è contentissimo di quella posizione perché così potrà parlare con entrambi, fare

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