Lab light - Acqua

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Leonardo light

Progetto laboratoriale

di Silvia Golinelli

Team grafico:

Valentina Mazzarini, Mauda Cantarini, Ester Ciceroni

Coordinamento redazionale:

Marta Bartolucci, Sara Ortenzi

Illustrazioni e colore:

Giuditta Gaviraghi, Isabella Fontana, Roberta Gherardi, Silvia Sponza, Silvia Raga

Stampa:

Gruppo Editoriale Raffaello

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UNA RISPOSTA CONCRETA AL NUOVO MODO DI “FARE SCUOLA” lightLeonardo

Perché parlare di laboratorio?

La didattica per laboratori porta a considerare il bambino protagonista del percorso di scoperta e di conoscenza e fa scaturire un modo diverso di pensare il bambino, un modo che C. Rinaldi così esplica: “... un bambino animato dall’enorme potenziale energetico dei suoi miliardi di neuroni, dalla forza di chi vuole crescere, dalla ricchezza della curiosità, che lo porta a ricercare i perché di ogni cosa. Un bambino che sa aspettare e che si aspetta molto, che vuole mostrare che sa e che sa fare, con la forza e la ricchezza di chi sa stupirsi e meravigliarsi. Un bambino competente nella relazione e nell’interazione, nella costruzione; competente nel costruirsi, mentre costruisce il mondo e a sua volta dal mondo è costruito.” È da qui che parte l’idea del laboratorio, dai bambini stessi che lo formeranno. Il laboratorio viene definito da F. Frabboni come uno spazio didattico deputato ad assicurare alla scuola un assetto organizzativo di stampo modulare: aperto, flessibile, polivalente.

Con il laboratorio si punta ad un’organizzazione multispaziale e integrata del plesso scolastico; si punta a dare una nuova immagine culturale di officina di metodo, di analisi, sistematizzazione e ricostruzione delle conoscenze canoniche contenute nelle Indicazioni Nazionali per il Curricolo.

I laboratori danno qualità alla nuova scuola, fanno in modo di farle superare la sua datata visione totalizzante, a favore di una metodologia di apprendimento dinamica. Così il compito fondamentale della scuola sarà insegnare ad apprendere e a inventare

I laboratori si basano sul metodo induttivo , cioè che le esperienze concretemanipolative, costruttive, sperimentali - precedono la teoria, quindi la generalizzazione e la categorizzazione avviene solo a posteriore.

I laboratori, come definisce Frabboni, sono caratterizzati da un viaggio formativo basato sul binario dialettico azione-pensiero.

Valorizzano i bisogni-interessi del soggetto che apprende, servono per valutare i livelli cognitivi di partenza e, contemporaneamente, vengono valutati i bisogni e gli interessi che caratterizzano il singolo bambino.

I laboratori pongono l’accento sui suoi bisogni e i suoi interessi, perché lo pongono al centro del processo di apprendimento.

Frabboni ha trovato sei punti fondamentali che caratterizzano il laboratorio e la didattica legata a questo:

1. la comunicazione che utilizza non solo linguaggi verbali, ma anche non verbali;

2. la socializzazione che ingloba sia il valore relazionale nel piccolo-medio o grande gruppo e il valore culturale dell’incontro di diversità;

3. il fare da sé che si connota al meglio nell’ambiente dinamico e autonomo del laboratorio;

4. la costruzione che diviene parte integrante del processo di apprendimento;

5. l’ esplorazione che soddisfa la grande voglia di conoscere dei bambini in età evolutiva;

6. la fantasia che trova nel laboratorio il suo campo ideale.

Nella scuola del nuovo millennio, il laboratorio, proprio per la sua modularità e flessibilità, ha il vantaggio di introdurre uno stile sperimentale di insegnamento-apprendimento.

Frabboni sostiene che i laboratori sono titolari di un triangolo cognitivo, formato da: ri-produzione, ri-costruzione e re-invenzione delle conoscenze. Considerando che, in questa realtà, convivono perfettamente le conoscenze e le competenze, le prime caratteristiche della disciplinarietà e le seconde dell’interdisciplinarietà. Quindi i laboratori aprono le porte ad un scuola che fa ricerca, permettendole di farsi luogo formativo in cui si apprende osservando, esplorando e scoprendo.

Inoltre i laboratori hanno almeno tre fondamentali caratteristiche base della loro valenza educativa:

1. la polifunzionalità , cioè l’immagine di un ambiente polivalente; 2. il plurilinguismo , cioè un ambiente popolato da più linguaggi;

3. l’ interdisciplinarietà , cioè il mezzo per smontare e rimontare le conoscenze canoniche in favore di nuove competenze.

Quando parliamo di laboratorio riferendoci all’ambiente scolastico, si vuole sottolineare l’intenzionale valorizzazione del contesto, introducendo nella situazione, a volte artificiale della scuola, modalità proprie dell’esperienza extrascolastica. La Scuola dell’Infanzia , più degli altri ordini di scuola, è predisposta a recepire questo modello. Bisogna aver chiaro che non è sufficiente, però, una diversa organizzazione dello spazio, la creazione di qualche angolo o il ricorso alle attività pratiche, ci sono due punti fondamentali che caratterizzano la didattica del laboratorio:

un costante incoraggiamento alla personale ricerca e allo sviluppo dell’autonomia; una costante partecipazione attiva, perché il bambino si misura con problemi che lo sfidano e lo incuriosiscono.

Nelle Indicazioni Nazionali per il Curricolo del novembre 2012 si legge: “Realizzare attività didattiche in forma di laboratorio, per favorire l’operatività e allo stesso tempo il dialogo e la riflessione su quello che si fa. Il laboratorio, se ben organizzato, è la modalità di lavoro che meglio incoraggia la ricerca e la progettualità, coinvolge gli alunni nel pensare, realizzare, valutare attività vissute in modo condiviso e partecipato con altri, e può essere attivata sia nei diversi spazi e occasioni interni alla scuola sia valorizzando il territorio come risorsa per l’apprendimento.”

Per concludere, quindi, le motivazioni a questa scelta metodologica sono:

Esplorare - per intraprendere percorsi di ricerca sempre nuovi e tracciati di volta in volta

Interagire - per far evolvere relazioni con gli altri

Valorizzare - per garantire la possibilità di successo e di produttività individuale

Conoscere - per formare nuove conoscenze sempre più strutturate

Incuriosire - per accrescere in un ambiente culturale la naturale curiosità

Emozionare - per vivere situazioni nuove in totale sicurezza emotiva

Creare - per sviluppare l’inventiva e l’originalità

Apprendere - per favorire apprendimenti metacognitivi e competenze specifiche

L’adulto, conduttore dell’attività laboratoriale, si pone come regista, figura guida, osservatore in una negoziazione condivisa da tutti i partecipanti.

Ecco allora che il laboratorio e le attività che si svolgono al suo interno, rappresentano l’elaborazione dell’apprendimento che diventa costruzione personale, dando così spazio all’esperienza del bambino, al suo esplorare, ricercare e sperimentare.

Come nasce Lab light - Acqua:

Le autrici:

Stefania Bigi, pedagogista, scrittrice, Dirigente Scolastica presso il VII Circolo di Modena; Silvia Golinelli, pedagogista, scrittrice, insegnante di Scuola dell’Infanzia e coordinatrice pedagogica del Circolo Didattico di Mirandola (Mo);

Roberta Saleri, docente di Scuola dell’Infanzia presso la Scuola dell’Infanzia di Viale Gramsci di Mirandola (Mo); Roberta Vincenzi, docente di sostegno di Scuola dell’Infanzia presso il Circolo Didattico di Mirandola (Mo).

il laboratorio è stato realizzato a sezioni aperte e ha coinvolto tutti gli alunni della sezione 1a B e un bambino diversamente abile della sezione 3a A della Scuola dell’Infanzia Statale di Viale Gramsci di Mirandola (Mo), nell’Anno Scolastico 2011/2012. Il percorso, interrotto nel maggio 2012 a causa dei violenti sismi che hanno colpito la Bassa Modenese e portato alla chiusura anticipata delle scuole, è stato concluso all’inizio dell’Anno Scolastico 2012/2013 con i bambini della sezione 2a B.

Ringraziamenti:

le autrici ringraziano la Dirigente Scolastica, Prof. Paola Cavicchioli, le docenti di sezione Rachele D’Atri e Marcella Malaguti, la docente Chiara Grilli e le varie insegnanti sup plenti che si sono avvicendate nella sezione, l’insegnante bibliotecaria Laura Signo ri e la Dott. Elena Bompani della Scuola di Musica di Mirandola.

I ndice

PREMESSA

Una storia fantastica può agevolare la comprensione, da parte dei bambini, degli aspetti scientifici dei Quattro Elementi.

“Il fuoco attorno al quale genti di tutto il mondo e di tutte le epoche si sono radunate in cerca di conforto e calore è un’immagine del nostro io profondo.

Dentro ciascuno di noi infatti c’è un luogo caldo e luminoso intorno al quale si raccolgono immagini, parole e sentimenti. E se rimaniamo intimamente fedeli a questa fiamma interna, se non la estinguiamo con comportamenti meno autentici, tutto ciò che si muove verso di lei sarà riscaldato e illuminato. Anche la voce che racconta.”

Nancy Mellon

“C’era una volta...”

L’indefinito del tempo, collocato all’inizio di una narrazione, crea una particolare magia a cui i bambini si abbandonano immediatamente con fiducia gioiosa, perché quell’indefinito è parte della loro natura, molto incline a trasfigurare le cose reali e la vita nella meraviglia di una leggenda o di una fiaba.

La leggenda fa parte dell’immaginario del popolo, la fiaba di quello del bambino, ma l’una e l’altra si assomigliano fino quasi, in certi casi, ad identificarsi, perché i popoli nelle loro origini storiche e i bambini nella loro infanzia vedono il mondo con il medesimo sguardo, quasi avessero un prisma azzurro posto tra il loro occhio e quello che gli uomini adulti chiamano realtà.

Il racconto di fiabe e leggende al bambino da parte dell’adulto è un dono che viene sempre molto apprezzato: una voce amata lo culla dolcemente, gli infonde benessere e gli fornisce uno strumento assai utile per affrontare e risolvere le sue angosce. Il bambino che si affaccia al mondo è in grado di costruire delle catene associative per immagini, ma ha bisogno, per farlo, di “mappe” di significati stabili, che gli consentano di orientarsi. Per realizzare tali mappe il bambino chiede spesso “perché?”, cioè ricerca il significato, lo scopo, il senso generale di ogni fenomeno o processo. Le spiegazioni razionali sono, però, quasi sempre inintelligibili per un bambino.

La fiaba e la leggenda , invece, spiegano ogni situazione e risolvono tutti i problemi utilizzando parole che il bambino è in grado di cogliere, relative a mondi in cui ogni cosa è animata e nei quali realtà e magia sono perennemente intrecciate.

Utilizzando uno sfondo integratore di tipo fantastico e una rappresentazione con pupazzi delle varie situazioni iniziali (la fattoria, il fuoco, il mare, l’aria), i bambini che hanno partecipato al progetto hanno potuto affrontare la conoscenza dei Quattro Elementi entrando “dal finestrino invece che dalla porta principale”, come diceva Gianni Rodari, e procedere, poi, già molto coinvolti ed interessati, alla successiva osservazione di fenomeni naturali e di organismi viventi.

“Toccando, smontando, costruendo e ricostruendo, affinando i propri gesti i bambini individuano qualità e proprietà degli oggetti e dei materiali, ne immaginano la struttura e sanno assemblarli in varie costruzioni; riconoscono e danno un nome alle proprietà individuate, si accorgono delle loro eventuali trasformazioni. Cercano di capire come sono fatti e come funzionano macchine e meccanismi che fanno parte della loro esperienza (...): le stesse trasformazioni della materia possono essere intuite in base ad elementari modelli di strutture “invisibili” (...).

Gli organismi animali e vegetali, osservati nei loro ambienti o in microambienti artificiali, (...) portano l’attenzione verso la varietà dei modi di vivere.”

da Indicazioni Nazionali per il Curricolo della Scuola dell’Infanzia e del Primo Ciclo d’Istruzione, M.I.U.R., Roma, 4 settembre 2012

L’aspetto connotativo che introduce la tematica, come avviene in questo laboratorio, consente di comprenderla e di memorizzarla meglio, mentre l’aspetto denotativo/scientifico la fa conoscere nella sua realtà quotidiana e nei suoi aspetti più empirici, attraverso attività manipolative, osservazioni, sperimentazioni, giochi motorio-espressivi,...

L’utilizzo di rinforzi di tipo sonoro-musicale (filastrocche, tombole sonore, canzoni, musiche...), di costruzioni di oggetti-simbolo, di momenti di lettura di immagini contribuisce, poi, ad una maggiore “immersione” a livello plurisensoriale nell’argomento svolto, avviando i bambini alla costruzione di “significati”.

Viene ripreso, inoltre, attraverso la saggezza degli animali protagonisti della storia-sfondo, un legame molto più stretto con i Quattro Elementi, proprio come lo vivevano gli antichi, i quali ne coglievano maggiormente l’importanza rispetto ai tempi odierni.

Il filosofo Empedocle non si limitò a parlare dei Quattro Elementi come di forze esterne agli uomini, ma li considerò addirittura parti integranti degli esseri umani, composti, a suo parere, da un miscuglio di due o più elementi: il carattere di un uomo, il suo “umore”, dipendeva da quale fosse in lui l’elemento prevalente. Se una persona era dominata dal Fuoco era irascibile e ambiziosa; se dall’ Aria allegra e creativa, se dalla Terra tranquilla e affidabile, se dall’ Acqua pensosa e incline alla malinconia. Tuttora i dodici segni dello Zodiaco sono attribuiti ai Quattro Elementi.

La presentazione dettagliata dei

vari aspetti relativi a Terra, Fuoco, Acqua, Aria ha anche l’obiettivo di riaccendere l’antico senso di meraviglia e di rispetto nei loro confronti, essendo essi fondamentali per la vita ed il benessere di tutti, e di invitare le generazioni future a non inquinarli e a non creare le condizioni per un loro utilizzo o una loro degenerazione di tipo distruttivo.

BIBLIOGRAFIA

M.I.U.R., Indicazioni Nazionali per il Curricolo della Scuola dell’Infanzia e del Primo Ciclo d’Istruzione , Roma, 4 Settembre 2012

B. Bettelheim, Il mondo incantato, Feltrinelli, Milano, 1977

M. Hoffman - J. Ray, Miti e leggende di terra fuoco acqua aria, Mondadori, Milano, 1995

O. Visentini, Primo vere, Edizioni scolastiche Mondadori, Milano, 1961

P. Bargellini, Canto alle rondini, Vallecchi Editore, Firenze, 1963

F. Cardini, La leggenda dell’unicorno, in “Ulisse 2000”, luglio 1989

G. Rodari, Grammatica della fantasia, P.B.E.

J. G. Frazer, Il ramo d’oro, Newton & Compton editori, Roma, 1992

N. Spineto, I simboli nella storia dell’uomo, Jaka Book, Milano, 2002

J. Chevalier - A. Gheerbrant, Dizionario dei simboli, BUR Dizionari, Rizzoli, Milano, 1986

M. Arcà, Le due culture, Allegato “Tresei” a “L’Educatore” n° 4, 1992, Fabbri Editori

E. Zoller, I nostri piccoli filosofi, Red edizioni, Como, 1996

DESTINATARI

PARTE OPERATIVA

Gli alunni della sezione 1a B della Scuola dell’Infanzia Statale di Viale Gramsci - Mirandola (Mo) - e un bambino diversamente abile, inserito in un’altra sezione, (3 a A), che ha vissuto con loro i laboratori sperimentali nell’Anno Scolastico 2011/2012.

MOTIVAZIONE

Offrire ai bambini laboratori didattici da vivere come preziose opportunità per sperimentare nuove interpretazioni, individuare particolari importanti, effettuare semplici ed efficaci deduzioni attraverso un percorso a metà tra il fantastico e lo sperimentale.

FINALITÀ

Intuire la grande importanza e le funzioni basilari, per ogni forma di vita, dell’Elemento “Acqua”.

OBIETTIVI OPERATIVI

Stimolare, attraverso narrazioni immaginarie, la curiosità, la motivazione a conoscere, la ricerca.

Sviluppare il senso di stupore e meraviglia nei confronti di fenomeni naturali eccezionali.

Ascoltare narrazioni.

Rappresentare graficamente narrazioni.

Realizzare i doni dell’unicorno e i talismani.

Sviluppare la coordinazione oculo-manuale (staccando bollini, utilizzando nastro adesivo, colorando entro i contorni...).

Colorare in modo pertinente ed abbellire la maschera dell’elemento.

Utilizzare diverse tecniche espressive e comunicative.

Verbalizzare le esperienze vissute.

Rielaborare le esperienze vissute attraverso attività creative.

Affinare le abilità comunicative ed espressive.

Intuire le caratteristiche dell’Elemento “Acqua”. e riflettere su di esse. Vivere attività di percezione plurisensoriale, di manipolazione e di sperimentazione dell’Elemento “Acqua”.

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