L'Odissea

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Nadia Vittori

Nadia Vittori

L' ODISSEA Avventure RISCHIOSE , ma MERAVIGLIOSE e senza tempo

L' ODISSEA



Per volare con la fantasia

Collana di narrativa storica per ragazzi


Editor: Paola Valente Coordinamento redazione: Emanuele Ramini Approfondimenti e schede didattiche: Paola Valente Impaginazione: Valentina Mazzarini Progetto grafico copertina: Mauro Aquilanti Ufficio stampa: Francesca Vici I Edizione 2018 Ristampa 6 5 4 3 2 1 0

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IL VIAGGIO DI ULISSE 1- Troia (partenza); 2- Lotofagi (vicino ad Agrigento); 3- Polifemo (Aci Trezza vicino a Catania); 4- Eolo (Isola di Vulcano); 5- Lestrigoni (Magna Grecia); 6- Maga Circe (Promontorio del Circeo); 7- Regno dei morti (Cuma, vicino Napoli); 8- Sirene (Penisola Sorrentina); 9- Scilla e Cariddi (Stretto di Messina); 10- Calipso (Isola di Pantelleria); 11- Terra dei Feaci (Isola di CorfĂš); 12- Itaca (ritorno di Ulisse).


Nadia Vittori

L' ODISSEA



la fine di troia

Il rumore del mare lo svegliò.

Si tirò su a sedere di malumore: stava facendo un sogno bellissimo e gli dispiaceva lasciarselo scappare così… ma, d’altra parte, sapeva già che era inutile tentare di riaddormentarsi, il sogno non sarebbe comunque tornato. Ormai completamente sveglio, Ulisse uscì dalla sua tenda senza far rumore e s’incamminò verso la spiaggia deserta. Si sedette in un angolo asciutto e fissò cupamente il mare color del vino, nella fioca luce dell’alba che stava nascendo. Un sospiro pesante gli uscì dal petto: quel mare, profondo e terribile, lo separava dalla sua Itaca, dalla sua casa, dalla sua famiglia… Erano partiti così sicuri, così certi della vittoria… e invece adesso si ritrovavano, dopo dieci anni di guerra, praticamente allo stesso punto.

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Troia era sempre lì, chiusa e ben protetta dalle sue Ulisse e gli Achei erano lontani alte mura, che sembravano da casa da ben dieci anni per invincibili come il giorno conquistare la città di Troia. del loro arrivo, e loro stavano ancora allo stesso posto, accampati vicini al mare, sempre più stanchi e sfiduciati. Si doveva fare qualcosa. Ulisse si alzò di scatto, battendosi con forza una mano sulla gamba nuda: lui sapeva che cosa fare, era tempo di mettersi al lavoro. Andò subito alla tenda di Agamennone e lo fece svegliare dalle sentinelle. – Che vuoi, Ulisse? – gli chiese il re di Micene, seccato di essere stato chiamato così di buon’ora. – So come prendere Troia! – rispose Ulisse, senza troppi preamboli. Agamennone trattenne a fatica una smorfia. – Davvero? Ci hanno provato tutti i migliori Achei in questi dieci anni… Hanno tentato in tutti i modi di abbattere quelle mura possenti e in molti hanno perso la vita: Achille, Patroclo… – Non voglio abbattere le mura – lo interruppe Ulisse. – Prenderemo Troia con un inganno. DENTRO LA STORIA...

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Agamennone lo fissò con più attenzione. – Conosco la tua fama, Ulisse. Sei ritenuto da tutti un uomo astuto e di grande ingegno. Quindi probabilmente la tua idea merita di essere ascoltata. Convocherò subito un consiglio di guerra. Potrai esporre il tuo pensiero davanti a tutti i principi achei. E così fecero. Il re di Itaca si alzò nell’assemblea e spiegò il piano che aveva accuratamente e pazientemente studiato in quegli ultimi mesi. Gli ci volle un po’ di tempo, ma alla fine tutti furono convinti: l’idea di Ulisse poteva davvero funzionare! D’altra parte, avevano una gran voglia di tornarsene a casa e sarebbero stati disposti a tentare qualunque cosa. Venne chiamato Epeo, il più abile costruttore tra tutti gli Achei, e gli venne spiegato il suo compito. Il giovane falegname si rivelò un vero portento, perché in soli tre giorni riuscì a costruire un enorme cavallo di legno, alto come cinque animali vivi, messi uno sopra l’altro. – Ora non vi resta che fingere di partire – spiegò Ulisse ai suoi compagni. – Caricate tutto sulle navi e poi date fuoco alle tende e a tutto l’accampamento. I Troiani in questo modo si convinceranno che

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rinunciamo a conquistare la città. Nel frattempo io prenderò il mio posto all’interno del cavallo con gli altri soldati. Una decina di Achei si arrampicarono, con l’aiuto di una corda, per le alte zampe del cavallo e penetrarono all’interno dell’enorme statua di legno. Erano i migliori e i più valorosi: il marito di Elena, Menelao, il figlio di Achille, Neottolemo, lo stesso Ulisse, Diomede e molti altri. Si sistemarono, l’uno stretto accanto all’altro, in una stanzetta ricavata tra le pareti concave. I Troiani, che in quegli ultimi giorni avevano seguito con grande attenzione le manovre dei nemici dall’alto delle loro mura, non credettero ai loro occhi quando videro la flotta degli Achei prendere il largo. Allora esultarono nel profondo del cuore. – Gli Achei stanno partendo! – si sentì urlare per le vie di Troia. – La guerra è finita! In un attimo tutta la gente si riversò per le strade, cantando e ballando e facendo festa. Il lungo assedio era finito, la vita poteva ricominciare. Quando le porte della città furono aperte e la popolazione uscì sulla spiaggia, si accorsero del grande cavallo che se ne stava solo e immenso sulla riva deserta.

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Ulisse, chiuso insieme ai suoi compagni all’interno dell’enorme statua, stava immobile, rannicchiato nello spazio angusto. Dalla sua posizione poteva seguire tutto quello che avveniva. Sentì i Troiani vagare incerti per la spiaggia, ancora incapaci di credere alla partenza dei Greci. – Guardate! – diceva qualcuno. – In questo punto stava la tenda di Achille! – E qui dormiva Ulisse! Poi cominciarono a discutere perplessi del cavallo. – Che cosa sarà mai quest’opera così gigantesca? – Perché abbandonare una statua tanto bella dopo averla costruita? Qualcuno finalmente trovò la dedica che Ulisse aveva fatto scolpire sopra il cavallo. – Guardate qui! – sentirono infatti gridare. – Sui fianchi del cavallo c’è una scritta: I Greci dedicano questa statua a Pallade Atena per propiziarsi un buon viaggio – È un dono per gli dei! Dobbiamo portarlo dentro la città! – Sei pazzo? È un’opera dei Greci, dei nostri nemici! Dobbiamo distruggerla!

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– Giusto! Scaraventiamola giù per la rupe! – Ben detto! Anzi, perché non la bruciamo? Ulisse, alla fioca luce che filtrava all’interno del cavallo, studiava in silenzio i volti preoccupati dei suoi compagni. Li vide impallidire di colpo e spalancare gli occhi per la paura di finire bruciati vivi. Anche se si sentiva correre per la schiena brividi di terrore, tentò di mantenersi sorridente e fiducioso: aveva in serbo una sorpresa e attendeva con il cuore in gola che l’ultima trappola prevista potesse finalmente scattare. Non dovette aspettare a lungo: voci concitate si levarono all’improvviso. – Guardate chi abbiamo catturato! Lo stiracchiato sorriso sul volto di Ulisse si allargò di colpo fino alle orecchie: tutto stava procedendo alla perfezione! Intanto i Troiani si stavano accalcando intorno al nuovo venuto. – Chi l’ha preso? Dove l’avete trovato? – chiese qualcuno. Due giovani armati di tutto punto si fecero avanti. – L’abbiamo catturato noi, si aggirava nel folto dei cespugli, proprio ai margini del bosco. Lo straniero piagnucolante si gettò a terra. – Vi prego, aiutatemi!

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Le domande fioccarono tutte insieme. – Chi sei? – Come mai non sei partito con tutti gli Achei? – Perché ti nascondevi? L’uomo balbettava risposte confuse, finché non sopraggiunse il vecchio re Priamo che cercò di ristabilire un po’ d’ordine. – Fatemi parlare con lui – disse con voce autorevole. La folla si aprì in due ali per lasciare spazio all’anziano sovrano. – Sono Priamo – si presentò il re di Troia, – qual è il tuo nome, straniero? L’uomo si gettò in ginocchio davanti al re. – Mi chiamo Sinone e sono stato abbandonato sulla spiaggia dagli Achei. – Perché ti hanno lasciato in balia dei nemici? – Sono loro, gli Achei, i miei nemici. Prima di partire hanno consultato l’oracolo che ha garantito un viaggio di ritorno tranquillo, se prima avessero fatto un sacrificio umano… E hanno deciso di sacrificare me, capite? Volevano uccidermi per tornarsene a casa senza problemi! La folla mormorava poco convinta, ma Priamo intervenne per riportare il silenzio. – Lasciatelo parlare!

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Poi si rivolse di nuovo a Sinone. – E come mai non sei morto? – Mi ha salvato un intervento divino: tutto era pronto per il sacrificio, quando, inspiegabilmente, si è alzato un vento favorevole alla partenza. Gli Achei si sono imbarcati in fretta e hanno preso il largo. Sembrava una spiegazione convincente, ma Priamo voleva sapere anche altro. – Che ci dici di quel cavallo? – Il cavallo è un dono DENTRO LA STORIA... ad Atena! La dea possente non è più molto favoreAtena, figlia di Zeus, era la dea della guerra ma anche delle vole agli Achei da quando arti. Nella guerra di Troia si era è morto Achille, e quindi schierata con gli Achei per veni Greci stanno cercando dicare l’offesa di Paride che non l’aveva preferita ad Afrodite. di riconquistare i suoi favori… – Ma perché costruirlo così grande? Sinone rise a quella domanda. – Per impedirvi di impossessarvene! I Greci temevano che avreste cercato di portarlo all’interno della città. In questo modo sareste riusciti voi a conquistare la dea al posto loro. Il sovrano aveva sentito abbastanza.

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– Portiamolo dentro la città! – ordinò e fece abbattere le mura attorno alle porte per farlo passare. A nulla valsero le proteste di Laocoonte, sacerdote di Apollo, e neppure le parole profetiche della figlia di Priamo, Cassandra. Nessuno li ascoltò e il cavallo venne portato fin sull’acropoli, davanti al tempio di Atena. Folle di giovani festanti accompagnarono la faticosa salita per le strette vie della città, ragazze adornate di fiori cantarono e ballarono, mentre i più piccoli si divertivano a cercare di raggiungere le corde e i finimenti che pendevano dal collo del cavallo. Si ballò e si festeggiò per tutto il giorno, e, quando scese la notte, i Troiani si addormentarono sfiniti, ma felici come non si sentivano da anni. Su Troia scese il silenzio. All’improvviso, dal mare aperto arrivò un chiarore. Sinone, che l’aspettava con impazienza, lo scorse subito. Scivolò silenziosamente fuori dal suo letto, nella casa che lo aveva ospitato, e si avviò verso il cavallo, con gli occhi fissi alla luce che avanzava. L’uomo sapeva perfettamente che quel chiarore era un grande falò acceso sulla prua della nave di Agamennone: era il segnale convenuto.

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La flotta achea, che aveva finto di partire, ma in realtà si era nascosta dietro l’isoletta vicina di Tenedo, stava ritornando a Troia. Sinone si mosse rapido: avanzò fin sotto il cavallo, aprì uno sportello ben mascherato sotto la pancia della grande statua e liberò gli Achei. I soldati, armati fino ai denti, scesero veloci, aggrappandosi alle funi che penzolavano dal collo del cavallo. Corsero quindi alle porte della città, spalancate e indifese, e si riunirono ai loro compagni che erano sbarcati a frotte dalle navi. L’ultima notte di Troia era cominciata.



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