Testa dura ma... geniale

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Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE,­ GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d).

GIURASSICO: 180 MILIONI DI ANNI FA

Nadia Vittori è nata in provincia di Cremona. Autrice di tutti i racconti della serie “Un Tuffo nella Storia”, per la Raffaello Editrice ha scritto anche “Lapo, pellegrino romeo”.

Il libro è dotato di approfondimenti online su www.raffaellodigitale.it

E 7,50

IL MULINO A VENTO Un tuffo nella storia

IL MULINO A VENTO

TESTA DURA MA... GENIALE

Una simpatica famiglia di Pachicefalosauri si trova alle prese con una nuova covata. Comincia così l’avventura che trascinerà i nostri protagonisti in situazioni a volte divertenti, a volte drammatiche. Assisteremo a un attacco da parte dei terribili predatori di uova, a una ricerca nel mezzo della Palude della Morte, a una spaventosa eruzione vulcanica e a molte altre simpatiche vicende che movimentavano la vita quotidiana dei Dinosauri.

Nadia Vittori

AL TEMPO DEI DINOSAURI

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Nadia Vittori

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TESTA DURA MA... GENIALE



IL MULINO A VENTO

IL MULINO A VENTO Per volare con la fantasia

IL MULINO A VENTO

UN TUFFO NELLA STORIA IL MULINO A VENTO

Collana di narrativa storica per ragazzi


Editor: Paola Valente Redazione: Emanuele Ramini Ufficio stampa: Salvatore Passaretta Team grafico: Letizia Favillo 1a Edizione 2004 Ristampa 7 6 5 4 3 2

2018 2017 2016 2015 2014 2013

Tutti i diritti sono riservati © 2004 Raffaello Libri Srl Via dell’Industria, 21 60037 - Monte San Vito (AN) www.raffaelloeditrice.it www.grupporaffaello.it e-mail: info@ilmulinoavento.it http://www.ilmulinoavento.it Printed in Italy

www.facebook.com/RaffaelloEditrice

È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di ­questo libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright.


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Illustrazioni di

caba & chesi


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La nuova covata Il momento della schiusa è sempre molto delicato. Il più nervoso era naturalmente Papà. Camminava avanti e indietro, lungo lo sperone di roccia lavica, dove un mese prima avevamo trovato un ottimo nascondiglio per le uova. Erano pochi passi, poi il sentiero faceva una brusca svolta a gomito e si perdeva in uno strapiombo che pareva senza fine. Papà lo percorreva tutto, poi con un’agile giravolta, tornava sui propri passi, ripassandoci accanto. Mamma invece sorrideva serafica, dondolando pigramente la lunga coda. Noi sapevamo bene che anche lei era in ansia, ma non lo dava a vedere: non voleva innervosire ulteriormente il già nervosissimo Papà. - Ci siamo! - strillò a un tratto Albericosauro balzando all’improvviso in piedi. - Ho sentito uno scricchiolio. Tutti gli occhi si girarono verso le otto uova disposte a spirale.

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Non erano sistemate in un vero e proprio nido, come quello degli uccelli per intenderci. Noi Pachicefalosauri non usiamo piume, paglia o cosucce del genere.

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Le nostre uova sono meno delicate, hanno un guscio molto piĂš duro e resistente di quello dei nostri parenti alati e quindi necessitano di minore protezione. A noi bastava una grotta ben riparata, un anfratto nascosto nel terreno e qualcuno che facesse la guardia giorno e notte contro i terribili Predatori, i mangiatori di uova.

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Questa covata, per esempio, era stata sistemata all’imboccatura di un cunicolo buio e strettissimo. Si era rivelata un’ottima idea. Modestamente l’avevo avuta io! Solo infilando la testa nell’apertura e allungando in modo esagerato il collo, si potevano vedere le uova che altrimenti sarebbero passate inosservate a chiunque si trovasse a passare di lì. Infatti tutte le uova erano rimaste intatte per venti lunghi giorni. Sembrava però che l’attesa stesse per finire. Papà accorse ansimando e sbuffando, facendo vorticare la lunga coda in modo frenetico. Riuscii a spostare Mariannasaura giusto un attimo prima che l’appendice impazzita del nostro caro Papà la centrasse in pieno. - Fai attenzione, Mariannasaura! Sai bene che quando Papà è agitato, bisogna stargli lontano… Ma Papà nemmeno se ne accorse: era troppo preso dal grande evento che si stava compiendo. Piaceva molto anche a me, per la verità, assistere alla schiusa delle uova. Ogni volta mi prendeva una strana commozione, un groppo che mi si formava in gola e mi impediva quasi di parlare. In fin dei conti, non capita a tutti di assistere alla nascita dei propri fratelli.

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Sapevo, per esempio, che i piccoli di Orodromo nascono soli soletti, in buche scavate nella sabbia delle spiagge più tranquille di piccole isole. Una volta nati, i cuccioli di Dinosauro devono cercare di raggiungere da soli l’acqua, dove li attendono i genitori. Un modo un po’ triste di venire al mondo e soprattutto un po’ pericoloso. Nel breve tragitto dal nido al mare, erano decine i piccoli Orodromi che morivano preda di feroci carnivori. - Ci siamo! - disse Mamma. L’uovo più grosso cominciò a tremare, poi prese a vibrare sempre più violentemente, finché, con un ultimo strattone, il guscio si aprì in due e un esserino verde e marrone si mosse all’interno del mezzo guscio rimasto a terra, si allungò con un singulto e si stirò al sole tiepido. - Ecco il primo! - urlò mio padre, e tutti insieme lanciammo un urlo di gioia. - Com’è piccolo! - osservò Mariannasaura, che era più giovane di me e non aveva mai assistito prima a una schiusa. - Sono sempre molto piccoli, quando escono dall’uovo! - osservai io, dall’alto della mia esperienza. Papà lo studiò per bene, squadrandolo in silenzio.

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Per prima cosa gli tastò la sommità della testa, picchiandoci con soddisfazione alcuni colpi leggeri. - Sentite come suona bene: avrà la testa dura come la mia! - disse emozionato. Poi lo guardò a destra e a sinistra, in alto e in basso, e sarebbe arrivato a capovolgerlo se Mamma non l’avesse fermato. - È perfetto! - sentenziò in tono solenne. - Lo chiameremo Osvaldosauro. Farà un figurone alla Festa del Sole di quest’anno. Non aveva ancora finito di parlare che un secondo uovo si aprì. - È una femmina! - esclamò Mariannasaura. Venne chiamata Fioristellasaura e divenne subito la preferita di Papà, perché sulla sommità della testa aveva ben tredici spuntoni. -Esattamente quanti ne avevo io al momento della nal’angolo del… scita - commentò La calotta cranica del Pachiquasi commosso. cefalosauro era fornita di una Pian piano anche serie di protuberanze ossee. le altre uova si schiusero. Alla fine era rima-

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