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UNA GITA MERAVIGLIOSA
Cosa significa per uno scrittore raccontare il Giro?
Non lo so bene, credo che così come ogni persona anche ogni scrittore abbia una sua sensibilità, un suo modo di intendere la vita. Io la intendo come il Giro. La vita non va programmata, tanto decide lei cosa succederà, devi solo metterti in strada e vedere cosa ti arriva, capendo come viverci insieme, che è esattamente quello che succede al Giro. Ci sono tante tappe e nel mezzo può succedere qualsiasi cosa. L’emozione è non sapere cosa vedrò, cosa racconterò, di impararlo lì per lì e di viverlo insieme agli spettatori. Per me il Giro d’Italia è una gita meravigliosa, come si faceva a scuola da piccoli. Una gita lunga tre settimane in cui io e tanti altri, che sono gli italiani, saliamo su questo pullmino favoloso e si va in giro stupendoci insieme.
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Come vede il percorso del Giro 2023?
Mi spiace un pochino che manchi un po’ di Sud, del quale sono innamorato perso. Ce n’è, ma non si toccano alcune regioni come la Sicilia, la Calabria, che comunque ci sono state lo scorso anno. Ma è normale che sia così, a ogni Giro si cambia.
Il meridione d’Italia ha delle storie incredibili e bellissime da raccontare. Ci sono al tempo stesso bellissime tappe al Nord, con il fascino delle montagne.
Quali tappe attende di più?
Dal punto di vista delle storie quelle che attraversano l’Irpina, la provincia di Potenza, Napoli. Cercherò di fare intuire agli spettatori tutta la meraviglia che c’è lì. Nel Nord racconterò invece tutte le bellezze che hanno costruito la storia di quei posti, le tradizioni.
Il Giro è da sempre sinonimo di fatica…
La fatica è sempre stata l’ingrediente basilare della vita dell’uomo. Nel nostro tempo, così strano e così distorto, è diventata uno spettacolo perché rara. Non siamo più abituati a faticare. Ogni cosa di fatica la deleghiamo ad altri, cerchiamo persone di altri Paesi che facciano lavori faticosi al posto nostro. Non vogliamo pensare alla fatica. Ma qui c’è lo spettacolo di chi fatica a livelli eccelsi, come i corridori. Spero che da questo spettacolo nasca una voglia di fatica, non per forza fisica, ma che sia sinonimo di dare il massimo, di tuffarsi, di viversi, perché altrimenti la nostra vita è al risparmio, è minima, è grigia. Il Giro può spingerci a dare tutto.
Cosa le ha insegnato in questi anni il Giro? Innanzitutto, che il mondo è bellissimo. Sono un po’ contrario quando sento dire “la corsa più bella del mondo nel Paese più bello del mondo”. L’Italia è così bella che non ha bisogno di definirsi più bella degli altri Paesi. Il messaggio è ancora migliore: tutto il mondo è stupendo se solo ti metti in strada e vai a visitarlo. Il Giro mi ha insegnato quanto sia meraviglioso qualsiasi posto anche quando non l’hai mai sentito nominare. Ci passi e ti si scoperchia una bellezza inattesa. È un grande invito alla vita: tutto merita di essere vissuto.
Ha mai avuto la tentazione di ambientare un suo romanzo al Giro?
No, ma il Giro mi ha aiutato molto a scrivere cose che non c’entrano nulla con il Giro. Perché per me tutto c’entra con tutto. Quelle atmosfere, quelle bellezze, quelle persone incontrate, quella temperatura, mi hanno messo voglia di scrivere cose che erano altre. Il Giro mi è servito anche a chiudere in tempo utile, pochi giorni fa, il mio nuovo romanzo, che si intitola “Oro puro”(Mondadori) che esce il 6 giugno. Ci ho lavorato per 15 anni pensando che non l’avrei mai finito. L’idea che si avvicinasse il Giro mi ha dato la forza di scrivere le ultime pagine e di inviarle all’editore.