Nelle librerie e negli store digitali
ANDIAMO IN SCENA
"Per fare buon teatro bisogna rendere la vita difficile all’attore" così sentenziava Eduardo De Filippo. E la vita difficile è arrivata con il Covid prima, e con la guerra poi, e di riflesso con la crisi economica e con una ripresa coraggiosa ma difficile. Migliaia di attori, registi, tecnici e addetti vivono il presente con una grande voglia di riemergere che si avverte in tutta la sua forza. Cercano di riprendere in mano la loro vita, perché come diceva ancora Eduardo, “teatro significa vivere sul serio quello che gli altri nella vita recitano male”
I teatri hanno ripreso il loro vigore, alcuni hanno proposto le accattivanti doppie serate al posto dell’abbonamento, altri, una serie di promozioni risultate vincenti. Si registra infatti un cambio di tendenza, con il pubblico che torna a sedersi in poltrona dopo le battute d’arresto, le sospensioni, la restituzione dei biglietti, le riprogrammazioni. Uno tsunami che ha investito tutto il settore e che oggi, pur non essendo stato ripagato, si sente confortato degli enormi sforzi vissuti in questi ultimi due anni, da un pubblico che sta riacquistando fiducia. Perché il teatro è un contenitore di grandi storie, tra il passato e il presente, dove emergono contraddizioni e conflitti del nostro tempo. Luogo da sempre centrale di una comunità. Fermato dalla pandemia, ha generato riflessione e rivalutazione, segnando, come ogni pausa temporale, un nuovo inizio. Il teatro ci eleva, è fonte di speranza, è luogo in cui lo spettatore beneficia di immagini, parole, musica, danza e continua a connetterci con la realtà anche in questa era digitale.
E oggi, pur rifacendosi il maquillage con effetti digitali, le tavole del palcoscenico restano un profumo di vita, di storie, di passaggi, di personaggi, un atto d’amore per chi sale e vive il palco. Un luogo sconosciuto, ma che diventa casa, per chi è seduto in poltrona a guardare. Perché, la vita, non è un teatro.
Vita da strada
FRANCESCA FIALDINI
Su Rai 1 conduce “Da noi… a ruota libera” e su Rai 3 “Fame d’amore”: intervista a uno dei volti più amati del servizio pubblico
ESTERNO NOTTE
Le voci dei protagonisti dell’evento cinematografico per la tv firmato da Marco Bellocchio: Fabrizio Gifuni, Margherita Buy, Toni Servillo, Gabriel Montesi e Daniela Marra 10
ANTONINO SPADACCINO
Davvero Tale e Quale: intervista al vincitore dell’edizione 2022 dello show di Carlo Conti 10
ASPETTANDO VIVA RAI 2
Le notizie secondo Fiorello: su RaiPlay, dal lunedì al venerdì, prove di risveglio con la rassegna stampa più improbabile d'Italia. Il 5 dicembre il debutto anche su Rai 2 10
TEATRO IN TV
I Sei Pezzi Facili di Mattia Torre con la regia di Paolo Sorrentino. Dal 19 novembre per cinque settimane alle 22.00 su Rai 3 24
RADIOCORRIERETV
SETTIMANALE DELLA RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA
Reg. Trib. n. 673 del 16 dicembre 1997 Numero 45 - anno 91 14 novembre 2022
DIRETTORE RESPONSABILE
FABRIZIO CASINELLI Redazione - Rai Viale Giuseppe Mazzini 14 00195 ROMA Tel. 0633178213
GIANCARLO DE CATALDO
La nera per capire chi siamo e chi siamo stati: il lunedì, in seconda serata su Rai 1, uno dei più apprezzatigiallisti italiani ci porta alla scoperta di “Cronache criminali”
www.radiocorrieretv.rai.it www.raicom.rai.it www.ufficiostampa.rai.it
Capo redattore Simonetta Faverio In redazione Cinzia Geromino Ivan Gabrielli Tiziana Iannarelli
QATAR 2022
L’emozione del racconto senza immagini: il direttore Andrea Vianello anticipa l’impegno di Rai Radio 1 e Rai Radio 1 Sport per il Campionato del Mondo di calcio 2022
PER ME
Samanta Togni e Filippo
Magnini tornano con tanti consigli utili per un corretto stile di vita. Dal 19 novembre, il sabato mattina alle 9.30 su Rai 2 32
LA VOCE DELLE STELLE
Un affascinante ritratto di Margherita Hack attraverso la sua stessa voce. Venerdì 18 novembre alle 15.35 su Rai 3 34
OSSI DI SEPPIA
Acqua granda a Venezia. Dal 15 novembre su RaiPlay e il 18 novembre su Rai 3 36
CATERINA SHULHA
Adoro mettermi in gioco: l’attrice interpreta Eva in “The land of dreams”, il film diretto da Nicola Abbatangelo 40
BASTA UN PLAY
La Rai si racconta in digitale 38
TIZIANO FERRO DAY
Una giornata in diretta in compagnia di uno dei più applauditi protagonisti del panorama musicale nazionale. Su Rai Radio 2 il 14 novembre 44
TEATRO
Il musical di Peppa Pig: dal 19 novembre all’8 gennaio sui palcoscenici italiani 46
PLOT MACHINE
Anteprima della puntata in onda su Rai Radio1 50
CRUSH – LA STORIA DI STELLA
Il primo amore ai tempi del cyberbullismo: la nuova serie è in onda tutti i giorni alle 19.10 su Ray Gulp ed è disponibile su Rai Play 58
DONNE IN PRIMA LINEA
Cecilia Tartoni, Capo Gabinetto della Questura di Torino, racconta la sua esperienza 52
LE CLASSIFICHE DI RADIO MONITOR
Tutto il meglio della musica nazionale e internazionale nelle classifiche di AirPlay 60
MUSICA
Marco Masini festeggia 30 anni di carriera con un doppio vinile, “Live At Teatro della Pergola”, e con un libro, ‘’L’altalena - La mia storia’’ 48
CULTURA
L'arte, la musica, la storia, la danza, il teatro, i libri, la bellezza raccontati dai canali Rai 54
CINEMA IN TV
Una selezione dei film in programma sulle reti Rai 62
TUTTI I PROGRAMMI SONO DISPONIBILI SU
SEMPRE IN ASCOLTO
Protagonisti dei suoi programmi sono la parola e il racconto. Su Rai 1 con “Da noi… a ruota libera” e su Rai 3 con “Fame d’amore”, la conduttrice abbatte muri e spinge gli ospiti a liberarsi del loro “personaggio”. E del suo ruolo televisivo ci dice: «Nel tempo ho scelto di lasciarmi andare, di mostrarmi più per ‘la Francesca’ che non per ‘la Fialdini’, ho deciso di assomigliare di più a quella che sono»
Un’altra stagione di super lavoro, come sta andando? Siamo molto felici sia per “Da noi… A ruota libera” che per “Fame d’amore”. “Da noi… A ruota libera” ha conquistato una fetta di pubblico che lo aspetta, e questo fa sì che si crei una dinamica tra noi e il pubblico di reci proco affetto e di voglia di stimoli. Considerando che siamo un programma giovane, siamo molto felici della grande famiglia che stiamo diventando, siamo contenti anche degli ospiti che vengono a trovarci.
Quella del racconto è un po’ la modalità e la missione del con duttore degli anni duemila, come si trova in questi panni? È il lavoro che ho sempre desiderato fare, e raccontare storie ri mane la formula vincente in ogni forma di espressione. Dentro ci sono tutte le emozioni, tutte le scale di valori, i punti di vista che appartengono alle persone sono universali. Immedesimarti nella storia degli altri può fare molto bene. Sia per prenderne le distanze, alle volte, sia per riuscire a trovare una motivazione dentro noi stessi. Per far girare la ruota per il verso giusto, per cambiare le cose e avere il coraggio, la forza, la voglia, la deter minazione di non arrendersi alle difficoltà. La scelta di sottoli neare come dentro di noi possa scattare una scintilla che ci fa reagire, ci fa resistere, è quella che ha premiato “Da noi… A ruo ta libera”. Evidentemente c’è bisogno di questo in un momento storico delicato come quello che stiamo vivendo.
“Fame d’amore” è un viaggio che l’ha portata a indagare il rap porto tra i giovani e il cibo, cosa ha imparato?
Se prima ero già convinta che l’empatia fosse la chiave di volta di tutta una narrazione, il rapporto con le persone, le cose che indaghiamo e incontriamo, oggi dico che con “Fame d’amore” questa empatia è diventata proprio l’unico punto di vista pos sibile per mettermi davvero in ascolto. Mi sono messa tanto in sottrazione dimenticando me stessa per accogliere i ragazzi che abbiamo intervistato a braccia aperte, senza nessun tipo di filtro o pregiudizio, perché altrimenti diventa davvero compli cato. Se ragioni per cercare di comprendere il motivo per cui questi ragazzi si fanno del male o fuggono dalla loro routine, magari non ce la fai perché sei troppo condizionato dal tuo mo do di vivere la vita. Se ti abbandoni totalmente al loro racconto,
dando valore al tempo che trascorri insieme a loro, diventa il più bel lavoro possibile. Entrare nella mente degli altri non è mai facile, ma un lavoro infinito. Lo sanno bene i nostri esperti che ci guidano nell’incontro con i ragazzi. Di fronte a questo ignoto così complesso, così grande, che può essere anche un abisso per noi, l’unica cosa da fare è mettersi in ascolto.
Occuparsi di questi temi porta ad attivare un lavoro “intro spettivo”, di autoanalisi, cosa ha capito di più di se stessa? L’effetto di “Fame d’amore” è doppio: da un lato ti dà delle chia vi di comprensione di ciò che è difficile da capire, dall’altro, inevitabilmente, ti fa da specchio. Specchio in cui le tue ferite, i traumi personali, vengono amplificati. Parlo delle cose rima ste irrisolte e sospese nel tempo. La tua vita viene raccontata attraverso gli occhi degli altri, è molto avvincente da un lato, dall’altro ti inchioda alle tue responsabilità. Ti fa capire che se tu non risolvi le questioni dentro di te non sei neppure suffi cientemente in grado di potere raccontare la persona che hai davanti. È molto impegnativo, un lavoro mentale, psicologico, emotivo.
Lei è abituata ad abbattere muri, a parlare della vita a ruota libera… quanto si emoziona e quanto si diverte?
La cifra di “Da noi… A ruota libera” è quella del sorriso, dell’al legria, della positività. Un modo di raccontare completamente diverso. “Fame d’amore” non cerca il dolore, ma è una docu-se rie che racconta la realtà, cruda, con l’intento di investigare, di portare alla luce le emozioni forti. Il programma di Rai 1 vuole fare la stessa cosa utilizzando una chiave completamente di versa. A interessarci non sono le emozioni fini a loro stesse, ma il modo in cui vengono affrontate. Il tema delle emozioni, dell’intelligenza emotiva, dei traumi emotivi che ci portiamo dentro, sta diventando per me una chiave di lettura della realtà e delle relazioni, che sta condizionando anche la mia vita oltre al mio lavoro. È un nuovo filone di psicoanalisi che approfon disco a casa, un punto di vista che va a integrare il giornalismo in modo potente. Paradossalmente un programma di intratte nimento, dove le emozioni sono una forma di conoscenza della realtà, diventa un appuntamento motivazionale, per dare co raggio, speranza, una prospettiva, e comunque offrire un punto di vista laterale sulle cose. Raccontare la storia di una famiglia numerosa, o la scelta di un ragazzo o di una ragazza di affron tare la propria disforia di genere, per diventare qualcuno che assomigli di più alla loro profonda intimità, significa racconta re due facce della realtà: entrambe vanno accolte e valorizzate per quelle che sono. Allo stesso tempo, fornisci strumenti agli altri per comprendere meglio di cosa si tratta.
Che cosa cerca in un ospite, sia vip o meno?
Che riesca a mettersi seduto sullo sgabello senza una masche ra. Se mi accorgo che quella maschera c’è cerco di togliergliela, studiando molto anche il linguaggio del corpo. Tante volte un ospite viene per portare il suo personaggio. Quando c’è questo
svelamento, quando si abbattono le difese, quando stai bene in un posto anche se sei in televisione, ma ti dimentichi di avere le telecamere addosso perché si crea un dialogo intimo, pro fondo, bello, anche se con il sorriso, allora io ho vinto.
Quest'anno la vediamo con un look più rock… Probabilmente ho fatto un cambiamento profondo, pian piano, dentro di me, che mi ha portato a buttare via la veste della con duttrice, che mi dava sicurezza per andare in onda. Ho indos sato i panni dell’intrattenitrice e ho scelto di lasciarmi andare, di mostrarmi più per la Francesca che non per la Fialdini, di raccontare di più anche la mia persona, ho deciso di assomi gliare di più a quella che sono. Anche attraverso il look, che è qualcosa che ci racconta. Tutto ha il suo significato dentro il testo televisivo.
Cosa prova e cosa pensa quando si rivede in televisione? Quando mi ricapita, e mi ricapita su RaiPlay, è perché vado a ve dere come migliorare le cose, vado a verificare. Mi riguardo in un contesto, in relazione al pubblico, all’ospite, alla telecamera. Lì sono uno strumento a disposizione, mi guardo con l’occhio di chi cerca di capire se sia andato tutto per il meglio. Quando vado in onda sono totalmente a disposizione e mi metto tanto in gioco. Nell’ultimo anno e mezzo emozionarmi è diventato sempre più frequente e non mi nascondo. Nella vita, nelle no stre giornate, dobbiamo condividere gioie e dolori, questo deve succedere anche in un contesto televisivo, dove le relazioni, se sono autentiche, portano a una condivisione.
A breve partiranno i Mondiali senza l’Italia, li seguirà?
Li seguirò certamente, anche perché andranno in onda al posto mio per ben 4 domeniche. Non ho scuse, guarderò i Mondia li. Certo, è un tifo sbiadito, avrei tanto voluto vedere la nostra Nazionale dare il meglio di sé e farci sognare. Comunque sia, è bello pensare che il mondo venga raccontato anche attraverso il gioco del calcio in un momento in cui c’è bisogno di sentirsi tutti più legati, insieme.
Che rapporto ha con lo sport?
Non ci frequentiamo molto. Usiamo giuste distanze per andare d’accordo, lo seguo più in televisione. Amo andare a sciare, amo la montagna. La passione per lo sci è in cima a tutte le altre, speriamo di poterlo fare quest’anno.
Pensa al futuro?
Lo faccio tutti i giorni perché il futuro è già qua. Ci penso a 360 gradi, come donna preoccupata per quello che vede e come professionista. A maggior ragione credo che la strada che ho scelto, di tirare fuori il meglio dalle persone che vengono a trovarmi, sia la scelta giusta.
UN NECESSARIO
Le voci dei protagonisti dell’evento cinematografico per la tv firmato da Marco Bellocchio. Un’opera potente, come fondamentale fu la vicenda umana e politica di Aldo Moro. Da allora, da quel 16 marzo 1978, l’Italia non fu più la stessa. In onda in prima serata su Rai 1 il 14, 15 e 17 novembre
UN FILM NECESSARIO
FABRIZIO GIFUNI è Aldo Moro
Nella vicenda Moro c’è una grande responsabilità di rimozione profonda… mi sono spesso chiesto perché in questi ultimi decenni non si è più avuta la voglia di tornare su quella storia, perché si è preferito dimenticarla
Il primo confronto con il maestro Bellocchio su questo ruolo… Quello che ci ha chiesto Marco (Bellocchio, il regista), ma che era già molto chiaro leggendo la sceneggiatura, era quello di entrare ciascuno in questo grande racconto collettivo, che ha tanti punti di vista e non sposa solo lo sguardo di un perso naggio o di un altro. Ciascuno di noi aveva la consapevolezza di essere parte di qualcosa di molto grande. Al regista interes sava un’indagine sullo stato d’animo profondo di ciascuno dei personaggi, non solo un discorso politico o storico, ma proprio un’indagine serrata su quello che si muoveva in quei 55 giorni all’interno di ognuna delle figure che compongono il racconto. In “Esterno Notte” c’è un Moro in assenza. Come si crea un’assenza così presente nella storia?
Assenza più acuta presenza diceva un grande poeta. Credo che questo si crei naturalmente grazie al formidabile talento di Bellocchio, organizzare un racconto in cui la figura di Moro, anche quando non c’è, non è presente nella vicenda, è forte mente presente in ogni momento. Come si crea non lo so, io ho cercato di abbandonarmi il più possibile, anche perché avevo, per scelta e per fatalità, attraversato la figura del leader della DC tante volte in questi anni, soprattutto a teatro con un lungo lavoro dedicato alle carte di Moro. Questa volta insieme a Mar co ho scelto e cercato di dimenticare un po’ tutto e di entrare in questo grande fantasma della nostra storia. Questa è anche una storia di fantasmi nel nostro passato di ombre, anche il titolo suggerisce una visione notturna, nei palazzi della politica le cose importanti accadono di notte, ma di notte ciascuno di noi si abbandona a un’altra vita, quella dei sogni, una compo nente molto forte anche in “Esterno Notte”.
Viviamo come Paese un forte senso di colpa verso la vicenda di Aldo Moro. Cosa significa questo approfondimento televisivo per un pubblico più giovane?
Questo progetto ha già avuto una sua prima vita cinematogra fica, inaspettata, non certamente per la storia di Marco Belloc chio. È stato al Festival di Cannes, poi a New York, a Londra, in Italia è uscito al cinema in due parti e già in questo primo tragitto abbiamo avuto la sorpresa di vedere le sale piene di giovani. La stessa cosa è successa per il mio spettacolo che ogni sera si riempiva di generazioni nate dopo il nostro raccon to. Dobbiamo avere più fiducia nei nostri ragazzi, ai quali negli ultimi decenni abbiamo suggerito con una certa ossessività che bisognava vivere in una sorta di eterno presente, cancel lare le tracce di un certo passato, recidere accuratamente i fili,
perché ci è stato detto che siamo in un’Italia nuova, con uomini e donne che nulla hanno a che vedere con quel passato. Avere la pazienza di comprendere cos’è successo a questo Paese ne gli ultimi decenni, ha a che fare molto con il nostro presente. Questo film non racconta solo una pagina di storia del nostro passato, forse la pagina più importante del secondo Novecento, ma ci costringe a fare i conti con quello che siamo ora.
Moro richiamava la politica alla responsabilità. Che valore ha questa parola oggi?
Responsabilità, come anche memoria, sono parole che posso no essere svuotate di qualsiasi significato e ridotte a brandelli, oppure riempite giorno per giorno di un significato concreto. La responsabilità, soprattutto per chi si occupa di istituzioni, dovrebbe essere una delle prime parole dell’abecedario, ma non riguarda solo chi ci governa, la responsabilità è la nostra. Nella vicenda Moro c’è una grande responsabilità di rimozione profonda. Quando ho iniziato a pensare al mio spettacolo e poi a “Esterno Notte”, è stato perché in questi ultimi decenni non si è più avuta la voglia di tornare su quella storia, perché si è preferito dimenticarla.
MARGHERITA BUY è Nora Moro
Mi rivolgo a chi ancora deve avere un ruolo, ai genitori e ai nonni, devono aiutare queste nuove generazioni a studiare e a capire la storia
Come nasce lo studio del suo ruolo?
Bellocchio mi ha raccontato che personaggio fosse, ho letto un libro che la riguardava, cercando di entrare nell’animo di que sta donna, una persona semplice che amava molto la famiglia, ma che stava lontana dal mestiere del marito e che invece, im provvisamente, si è ritrovata a vivere una vita che non imma ginava per lei e per la sua famiglia, troppo esposta. Vivere un dolore così forte, ma molto schiva e attenta a non mostrare ec cessivamente le sue emozioni. Viveva con rigore il suo dolore, arrivava a delle punte di estrema disperazione con freddezza. È stato molto complicato ma interessante per un lavoro di attore.
Cosa rivela il film di Bellocchio di alternativo rispetto alla sto ria, alla cronaca e alla letteratura? C’è un occhio diverso nel raccontare questi momenti, c’è una libertà e uno sguardo d’autore. La vicenda è ripercorsa sicu ramente anche dal punto di vista storico, con situazioni che vanno viste perché rendono il racconto ancora più inquietante. E’ stato uno spaccato storico tra i più allucinanti che il nostro Paese abbia vissuto, ma Bellocchio ce lo mostra con un occhio di artista quale lui è.
Cosa rende questo film necessario?
Necessario lo è sempre quando si parla di vicende così impor tanti, sono contenta che la Rai si sia messa al servizio di questa storia, che sia poi capitato proprio in questo momento storico è davvero interessante. “Esterno Notte” andrà dentro le case degli italiani, spero che le famiglie vogliano spiegare ai propri figli che sono cose che vanno viste, insieme, proprio come suc cedeva qualche tempo fa, quando ci si riuniva per guardare e discutere. Siamo abituati a non parlare più di niente, a vedere immagini, gente che occupa degli spazi nella nostra testa. Mi rivolgo a chi ancora deve avere un ruolo, ai genitori e ai nonni, devono aiutare queste nuove generazioni a studiare e a capire la storia.
TONI SERVILLO è Papa Paolo VI
Mi auguro che siano tanti i giovani a guardare questo film che invita a ricordare di non dimenticare
L’importanza di raccontare anche in tv, oggi, la storia di Aldo Moro…
Credo che un editore importante come la Rai debba prendersi questi rischi proprio per il ruolo che occupa all’interno della cultura nel Paese. Chiamare un grandissimo autore a fare un’o pera di questa natura, che mette insieme una originalità di lin guaggio e un approfondimento su contenuti molto importanti.
Come è entrato nell’animo del suo personaggio?
Sono personaggi storici realmente esistiti quindi sicuramen te era necessaria una documentazione, per ragione di età io ricordo perfettamente la vicenda che qui è raccontata. Marco ci ha chiesto soprattutto di dare forza all’aspetto simbolico dei personaggi, nel caso del Papa, di raccontare il conflitto molto forte che c’era in una persona in quella posizione, tra il sen so di responsabilità di un uomo che esercita anche un potere temporale e la misericordia che appartiene a un uomo di fede.
Cosa rappresenta questo racconto?
È un film necessario perché suggerisce a una platea molto am pia, come quella televisiva, di riflettere su una pagina della no stra storia che non ci ha reso più uguali a come eravamo prima. In questo spartiacque storico che ha creato la vicenda di Aldo Moro, cosa si augura possa arrivare di questa narrazione? Mi auguro che siano tanti i giovani a guardare questo film che invita a ricordare di non dimenticare.
GABRIEL MONTESI è Valerio Morucci
L’approfondimento è sempre un’opportunità per crescere, miglio rare e mettere in discussione se stessi e le proprie convinzioni
Il primo incontro con il regista. Com’è andata? È stato un onore partecipare a un progetto diretto da una crea tura immensa come Marco Bellocchio, a un giovane attore non accade tutti i giorni di confrontarsi con un regista di questo calibro. Abbiamo immediatamente stabilito un dialogo con lui sul set, ci ha chiesto di riportare una gioventù piena di ideali e convinzioni molto chiare, di determinare cioè una distanza con il loro nemico. Con il regista e con tutto il cast siamo riusciti a comporre una figura “necessaria” per l’elaborazione di un fatto ricostruito in maniera maniacale.
Qual è il suo ruolo in questo grande racconto?
Interpreto il brigatista Valerio Morucci, un ruolo difficile da comprendere e rappresentare, complicato trovare una sola di rezione nella recitazione. È stato un personaggio controverso, pieno di contraddizioni a livello politico, storico e anche uma no, di cui sappiamo veramente poco. Un lavoro complesso per un attore, le verità su di lui sono tante e diverse, ci affidiamo a degli sprazzi di intuizioni da scovare nelle letture, nei processi, nelle telefonate, decisive in quel periodo storico.
È un film necessario oggi, soprattutto per i giovani?
L’approfondimento è sempre un’opportunità per crescere, mi gliorare e mettere in discussione se stessi e le proprie convin zioni. È certamente una serie necessaria perché, anche a chi ha voluto saperne di più, tanti dettagli di quel che è accaduto sono sfuggiti. Si tratta di un passato che ha condizionato il no stro presente, attraversarlo dà una presa di coscienza, a me sia come attore che come persona. Credo che “Esterno Notte” sia un’opportunità importante.
DANIELA MARRA è Adriana Faranda
Non si presenta solo l’evento storico, ma si affronta anche la sfera più intima dei personaggi, c’è quindi un aspetto creativo molto forte
Cosa le ha chiesto il maestro Bellocchio prima di iniziare que sto viaggio?
Mi ha subito esposto il dramma che di questo personaggio vo leva raccontare, ovvero quello di una donna da un lato molto forte e determinata, che compie una scelta estrema, per niente semplice e che implica l’uso della violenza, della lotta armata, dall’altro anche molto fragile, costretta a fare i conti con le con seguenze della sua scelta, abbandonare un mondo di amore, di affetti, compreso quello della desideratissima figlia.
Cosa deve arrivare di questo lavoro al pubblico?
È un racconto talmente tanto sfaccettato che è difficile da sin tetizzare. Non si presenta solo l’evento storico, ma si affronta anche la sfera più intima dei personaggi, c’è quindi un aspetto creativo molto forte. Io spero che l’opera di Bellocchio possa essere di stimolo per i ragazzi, una spinta ad approfondire i fatti, a conoscere uno spaccato della nostra storia, fondamen tale non solo per il mondo della politica italiana, ma per tutti i cittadini.
Entrare nei panni di un personaggio così estremo, quali corde ha toccato?
Ho certamente fatto un lavoro di grande documentazione, alla fine però ho cercato di staccarmi da tutto questo e affidarmi al lo script, alle indicazioni del regista. Mi sono concentrata mol tissimo sul dramma personale di Adriana, dovevano emergere chiaramente i suoi contrasti, le sue contraddizioni. Mi sono af fidata molto anche alla tecnica per affrontare un lavoro fatto di estremi. Questa è stata la mia via.
DAVVERO TALE E QUALE
Vinta l’edizione 2022 di “Tale e Quale Show” con l’interpretazione di “Se stiamo insieme” di Riccardo Cocciante, una sfida importante…
Ci sono dei mostri sacri che generalmente non si toccano, né con una reinterpretazione né con un tentativo di imitazione. Portare in scena Cocciante è stato molto difficile e sentito, anche perché “Se stiamo insieme” è la canzone dei miei genitori. Cocciante è il poeta dell’amore, un manifesto di più generazioni, anche per questo avvertivo un forte senso di responsabilità. Fortunatamente è andata bene e i giudici sono stati molto contenti dell’interpretazione.
Come vive questo traguardo?
“Tale e Quale” è stato un percorso bello e inaspettato, l’astro nave che Carlo Conti ci ha messo a disposizione è qualcosa di unico, che soltanto chi partecipa al programma può capire fino in fondo. Dal di fuori si vede solo il 20 per cento del lavoro che c’è dietro, è una squadra pazzesca e Carlo è un grande padrone di casa. Pensi che nel corso di ogni puntata, per ogni concor rente, esce dallo studio per fare il suo in bocca al lupo a chi sta per esibirsi. È una cosa che ti fa stare bene, ti fa sentire parte di una famiglia.
Sette puntate, sette personaggi, sette emozioni diverse. Da Marco Masini a Tom Walker, da Fausto Leali a Rod Stewart, e ancora Loredana Bertè, Bruno Mars, Cocciante, cosa ha signifi cato incontrare i capolavori di questi grandi artisti?
Da interprete, da cantautore, ho vissuto questa esperienza in maniera molto diversa rispetto a un attore, a un imitatore, ad altre figure. “Tale e Quale” mi ha dato la possibilità di riporta re in televisione il bel canto italiano, la nostra musica. Anche perché negli ultimi anni stiamo soffrendo l’assenza di grandi canzoni, come sono invece quelle di Cocciante, di Masini, della Bertè.
Su Loredana e la sua “Cosa ti aspetti da me” il consenso di pubblico e giuria è stato pieno…
Vincere nei panni di Loredana Bertè, cantando un suo brano è qualcosa che può accadere solo a “Tale e Quale”.
In quali panni si è sentito più a suo agio?
Questo è un po’ difficile da dire. Con il lavoro fatto con i miei coach, Matteo Becucci ed Emanuela Aureli, in tutte e sette le interpretazioni la mia cifra c’era sempre. Sono stato chiama to a camuffarmi all’interno delle note dei brani, cosa che non
È il vincitore dell’edizione 2022 dello show di Carlo Conti. Apprezzato da pubblico e giuria è pronto a tornare sul palco per la sfida di venerdì 18, il torneo della trasmissione. «Partecipare al programma è come aprire un grande baule dei sogni e questo è magnifico» afferma il cantante pugliese, che al RadiocorriereTv confida: «Spero che il 2023 mi apra le porte di Sanremo»
leggerezza, all’essere comici, c’è grande intelligenza. In Gilles Rocca, che conoscevo solo per la sua immagine, ho trovato una persona di spessore, umile e grande lavoratore. Penso anche a Rosalinda Cannavò, con le sue grandi sfide, ad Andrea Dianetti che ha stupito tutti, a Valeria Marini che per quanto possa esse re stata bersagliata, e di conseguenza essere diventata regina del web, è sempre la bambina che ha voglia di brillare nella sua casa di Barbie e che l’altra sera sull’altalena, nell’interpre tazione di Nicole Kidman, era la donna più felice dell’universo. E potrei andare avanti con tutti gli altri.
Le sue esibizioni sono state molto apprezzate dalla giuria, c’è stato un giudizio che le ha fatto davvero piacere ascoltare?
Quando Cristiano Malgioglio ha dato voce a tutti gli italiani sulla mia carriera discografica, un grande risultato in termini di onestà. Dopo l’appello di Cristiano ad Amadeus sul web è successo di tutto. Stiamo aspettando dicembre per scoprire se la mia proposta sanremese sarà accettata o meno.
Venerdì prossimo sarà in onda con il torneo, cosa si aspetta ? Non avevo mire di vittoria, ho preso “Tale e Quale” per una grande esperienza teatrale, un corridoio luminoso in cui poter mettere in mostra anche altri aspetti della mia professionalità artistica. Il torneo sarà l’occasione per incontrare i grandissimi talenti che sono già passati dal programma, sarà un momento di confronto. C’è una grande voglia di fare spettacolo.
Cosa le ha insegnato questa esperienza?
mi riesce facilissima perché ho una voce riconoscibile. Dopo le prime esibizioni anche il pubblico da casa è andato oltre le imitazioni. Le mie sono state interpretazioni, Carlo era contento lo stesso. (sorride)
Qual è stata la sfida più faticosa?
Quella di Loredana Bertè. È stata una settimana difficile, en trare nei panni della leggenda del rock italiano al femminile, con il vissuto che ha questa artista, con il suo modo di perfor mare, è stata un’esperienza più unica che rara. Portare a casa la serata con lo stupore di tutti, in maniera sentita, mi ha dato grande gioia. Quel giorno tremavo. “Tale e Quale” è veramente un’esperienza teatrale.
Cosa ha apprezzato del percorso dei suoi compagni? Loro sono spaziali e io sono orgoglioso di avere fatto parte di questa squadra: undici artisti tutti diversi, forti nelle loro pecul tiarità, una squadra che ha portato il programma a nuovi picchi d’ascolto. Ho legato con tutti, anche se molti prima di questa esperienza non li conoscevo di persona. Dopo anni ho ritro vato un Gabriele Cirilli entusiasmante, lui è un camaleonte, in coppia con Francesco Paolantoni è esilarante. Dietro alla loro
Mi ha riportato indietro nel tempo, a quando mossi i primi pas si nella scuola di “Amici”, quando mi confrontavo con le mie doti rispetto a qualcosa che effettivamente non conoscevo. “Tale e Quale” è qualcosa di diverso rispetto a quello che c’è in televisione. Se fosse un’accademia di teatro non ce ne sarebbe per nessuno, perché la passione che ci mettono lì dentro non c’è davvero in giro. L’attenzione è ai dettagli, alle sfumature. A chi dedica questa vittoria?
Una prima dedica va ai miei genitori che per me hanno fatto tanto. Sono da sempre fan del programma e Carlo è stato mol to generoso nell’andare in platea a salutarli. Non ho avuto pau ra nel dire che mia mamma ha un problema di salute mentale, penso sia meglio parlarne, ci sono grandi medici che stanno studiando e che potrebbero darci una mano. La seconda dedica è alla bella musica italiana, apprezzata nel mondo, che deve tornare.
E ora uno sguardo a un futuro che si poggia su solide fonda menta, come lo disegniamo questo domani?
Con un album che è in produzione e con una piccola rosa di brani che proporrò ad Amadeus e alla commissione di Sanre mo, sperando che ci sia qualcosa che reputino interessante. Mi auguro che sia arrivato il momento buono, se così non dovesse essere, il singolo uscirà a dicembre dopo l’annuncio dei big del Festival.
LE NOTIZIE SECONDO FIORELLO
Su RaiPlay, dal lunedì al venerdì, prove di risveglio con la rassegna stampa più improbabile d'Italia in onda da un bar di Roma. Il 5 dicembre il debutto anche su Rai 2
“B
uongiorno, buongiorno io sono Rosello, scu sate mi chiamo Rosario Fiorello, mi sveglio alle 4 di ogni mattina vi porto cornetti, caffè, cappuccino, viva Rai 2”. È la sigla scritta, testo e musica, da Gigi D’Alessio ad annunciare la partenza, dal 5 di cembre, di “Viva Rai 2”, il programma con il quale Fiorello darà il buongiorno agli italiani. Già in onda su RaiPlay l’anteprima della trasmissione con tanto di ospiti e rassegna stampa. Paro la d’ordine ironia. “Viva Rai 2” andrà in onda fino a giugno per 135 puntate, nella fascia tra le 7 e le 8.30. Oltre che su RaiPlay il programma potrà essere ascoltato su RayPlaySound e Rai Radio Tutta Italiana. Il sabato e la domenica sarà invece Rai Radio 2 a trasmettere il meglio della settimana. Tutti i dettagli del nuovo programma saranno forniti nel corso di una confe renza stampa che si terrà lunedì 28 novembre alle 10 nella sede della Rai in viale Mazzini a Roma.
PER CAPIRE
CAPIRE SIAMO STATI
Il lunedì, in seconda serata su Rai 1, uno dei più amati giallisti italia ni ci porta alla scoperta di “Cronache criminali”: «La mia idea non è tanto raccontare un caso, o una collezione di casi, ma il contesto in cui questi si inseriscono»
Scrittore, sceneggiatore, drammaturgo e ora anche narratore televisivo, come sta vivendo l’esperienza di “Cronache criminali”?
Una magnifica avventura. In realtà nel 2013 avevo già fatto un programma televisivo, un talent sulla scrittura, “Masterpiece”, ma questa è una cosa diversa. Sono solo nella conduzione, ma accompagnato da uno squadrone nella preparazione, perché la televisione è un’opera collettiva. “Cronache criminali” è un’esperienza nuova e molto coinvolgente, cerco di mantenere il san gue freddo.
Come ha scelto le storie raccontate dal programma?
La mia idea non è tanto raccontare un caso, o una colle zione di casi, ma il contesto in cui questi si inseriscono. Per due motivi: il primo è perché i casi che ci affascina no e ci turbano non lo fanno casualmente, ma perché ci sono domande molto precise che entrano in risonanza con le nostre paure, i nostri dubbi, i nostri terrori, i nostri sentimenti più profondi. La seconda è che ogni delitto può essere una chiave d’interpretazione di un’epoca. È questo che ci interessa raccontare. C’è sicuramente il racconto dell’accaduto, ma questo non è il programma che deve buttare tutto all’aria per dire “adesso dico io la verità”. “Cronache criminali” vuole dire perché è avvenu to un determinato fatto, come è stato vissuto dall’epoca in cui accadeva, e come lo possiamo interpretare adesso, ad anni di distanza.
Una fotografia della società del tempo…
Della società del tempo, ma anche delle nostre reazioni, di come siamo cambiati. Alcuni delitti sono paradigma tici. Il delitto del Circeo, ad esempio, cambia il modo di raccontare lo stupro e la violenza sulle donne.
Quanto c’è della sua esperienza in magistratura nel De Cataldo scrittore e narratore?
Nel De Cataldo scrittore e narratore c’è questo grande campionario umano che si osserva nei processi nei Tri bunali. Lì si vedono gli esseri umani sotto stress, uomini e donne, si colgono reazioni immediate. Non sono tan
to le storie a colpirti quanto i loro protagonisti, le vittime e i colpevoli, gli avvocati. Un’enorme palestra umana a cielo aperto che è il processo. In questo programma la sapienza tecnica, la co noscenza dei meccanismi, mi permettono anche di indirizzare la narrazione, questo è almeno il tentativo, in modo non tendenzioso. A volte nelle trasmissioni che si occupano di cronaca le parti prendono la parola per portare acqua al proprio mulino. A me, naturalmente, questo non interes sa: sto raccontando delle storie inserite in un tempo ben preciso.
Come nasce il suo interesse per l’inchiesta, per i fatti di criminalità?
Sono sempre stato molto affascinato dalla sto ria con la esse maiuscola. E uno dei modi per conoscerla, attraverso i tempi, è la cronaca ne ra. Anche la nera antica, anche i delitti antichi. Del resto, credo che non esista nessun racconto, a partire dalla Bibbia, in cui non ci sia un rap porto con il male di chi narra e di chi vive. La nostra cultura occidentale nasce con la cacciata dal Paradiso terrestre e prosegue con il fratrici dio di Caino e Abele. Caino viene cacciato e che cosa fa? Fonda una città. Siamo un po’, diceva un sociologo francese, la stirpe di Caino. Credo che guardare al male, al delitto, sia un modo per guardare anche dentro se stessi e cercare di ana lizzare le proprie pulsioni e le proprie paure. A me piacciono anche le storie d’amore, i fumetti, i racconti per bambini, ma se passa una settimana senza che abbia letto un giallo o un crime mi sento un po’ privato di qualcosa.
Cosa deve avere una storia, un caso di cronaca, per attrarre la sua attenzione?
Deve rispondere ai due requisiti essenziali che sono anche quelli della trasmissione. Deve es sere una storia che pone delle domande, degli interrogativi profondi, anche quelli a cui arrivare con un attimo di attenzione in più. Le stragi della Uno bianca ci colpiscono perché ci dicono che chi è pagato per difendere l’ordine pubblico e la nostra sicurezza, cioè i poliziotti, a volte può sba gliare. Che non significa dire che la polizia sba glia, ma che in quel caso alcuni poliziotti erano mele marce. Questo ci fa riflettere molto perché ci spiazza. Una madre che uccide un figlio, o un figlio che uccide i genitori, sono fatti che ci colpi scono perché vanno contro l’ordine naturale del le cose. E questo entra in risonanza con i nostri terrori, le nostre angosce. L’altra condizione è che
ci sia un legame con il tempo. L’omicidio di Pierpao lo Pasolini, altro caso di cui ci occuperemo, racconta un passaggio epocale. Finiscono gli anni Settanta delle grandi riforme sociali e iniziano quelli che ci porteranno agli anni di piombo. Alcuni delitti non avvengono a caso.
Il suo ultimo romanzo, “Dolce vita, dolce morte”, ci riporta al caso di Christa Wanninger, siamo negli anni Sessanta…
È anche il caso più antico che raccontiamo nel pro gramma, è avvenuto a Roma nel 1963. Io, ragazzo di provincia, arrivavo nella Capitale in quell’anno e guardavo con occhi incantati questa città, uno sguardo che in parte non mi ha mai abbandonato. La dolce vita l’ho conosciuta dai film di Federico Fellini, ero troppo piccolo per farlo direttamente. Sono legato agli anni Settanta perché sono quelli della mia formazione, avevo vent’anni, ma già verso gli Ottanta avevo una diffidenza maggiore. I Ses santa li vedo come un periodo in cui è cambiato il costume, si è conosciuta la liberazione sessuale, l’arte ha prodotto le ultime grandi avanguardie del Novecento, Roma era la città in cui c’erano i divi del cinema e le avanguardie, Franco Angeli, Carmelo Bene, Schifano. Era una città in cui stava accaden do qualcosa e si percepiva nell’aria. Era un tempo in cui anche la cultura aveva un valore enorme e questo mi manca.
Lei è un uomo di cultura, di legge, se dovesse de scriversi in un tweet quali parole userebbe? È proprio per evitare questo tipo di descrizione che sono fuori da tutti i social.
Cosa la diverte nella vita di tutti i giorni?
Mi diverte, ma anche mi sconsola, il ripetersi di cer te situazioni. Il fatto che noi esseri umani cadiamo inevitabilmente nelle stesse trappole, volta per vol ta, di continuo. Lei ha usato giustamente la parola “diverte”, quando uno ha la capacità di cogliere il la to umoristico delle cose, vive meglio. Ogni volta che mi imbatto in un film di Totò continuo ad ammaz zarmi di risate, non riesco a farne a meno (sorride).
… impossibile vivere senza ironia…
Assolutamente sconsigliabile, fa male alla salute.
I SEI PEZZI FACILI DI MATTIA TORRE SU RAI 3
Il sabato alle 22 le opere teatrali più famose del commediografo e sceneggiatore romano precoce mente scomparso nel 2019. Dal 19 novembre per cinque settimane, si parte con “Migliore” con Valerio Mastandrea, seguiranno “Perfetta”, “Qui e ora”, “456”, “In mezzo al mare”, “Gola”. Il regista Paolo Sorrentino: «Torre è un grandissimo indagatore delle nostre miserie e soprattutto ci ricorda che certe miserie possono essere amate»
Gli amici di una vita, insieme, per portare in scena l’ope ra dell’amico che non c’è più, Mattia Torre. I “Sei Pezzi Facili”, dal 19 novembre alle 22 su Rai 3, aprono le porte di un mondo in cui la parola, le emozioni, la rappresentazione scenica, diventano un tutt’uno. A dirigere “Mi gliore”, “Perfetta”, “Qui e ora”, “456”, “In mezzo al mare” e “Gola”, tutti realizzati al teatro Ambra Jovinelli di Roma, il regista pre mio Oscar Paolo Sorrentino: «Il teatro di Mattia Torre viaggia su un doppio binario, fondamentalmente è comico ma si muove su temi estremamente profondi, delicati e paurosi – afferma il regista – è un teatro estremamente contemporaneo e libe ro, non schiavo delle derive degli ultimi tempi, libero nell'uso delle parole, appassionato e coerente con gli argomenti che esplora. Mattia è stato un grandissimo indagatore di certi nostri vizi e miserie, amandoli e ricordandoci sistematicamente che quelle miserie possono essere amate». Un teatro che ci rac conta con ironia e intelligenza. A dare voce e volto ai perso naggi sul palcoscenico, gli stessi gli attori chiamati da Torre per le prime rappresentazioni: Valerio Mastandrea, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Geppi Cucciari, Massimo De Lorenzo, Cristina Pellegrino, Carlo De Ruggieri, Giordano Agrusta. «Mi sono av vicinato al suo teatro con il massimo rispetto e con la voglia di valorizzare e amplificare il suo talento, io come regista mi sono limitato a pochi appigli cinematografici, delle minime ibrida zioni, perché con testi e interpreti così ogni aggiunta è super flua – prosegue Sorrentino – Mi manca molto Mattia, e questo lavoro in qualche modo è servito anche a me per poter sentire ancora una volta la sua voce'». Il teatro che incontra il piccolo schermo per dare all’opera di Torre una «divulgazione che solo la televisione e nello specifico la Rai poteva dare» conclude il regista. Una realizzazione «nella migliore tradizione del Ser vizio Pubblico, progetto originale, proprio come ‘Esterno not te’ di Bellocchio, che fa della Rai la casa, il laboratorio dei più grandi registi, cineasti, intellettuali, proprio come accaduto in passato con i vari Fellini, Bertolucci, Ronconi, Olmi'», afferma Carlo Fuortes, amministratore delegato della Rai. Per la diret trice di Rai Cultura Silvia Calandrelli Mattia Torre è un classico della contemporaneità: «Non c'è più purtroppo e la missione del Servizio Pubblico deve essere quella di rendere il suo la voro fruibile per tutti. Gli attori sono quelli che Mattia aveva
scelto per interpretare questi pezzi, in teatro, ora la televisione ci consente di raggiungere più pubblico possibile. E ‘Sei Pez zi Facili’, grazie soprattutto a Paolo Sorrentino, diventa luogo di incontro tra linguaggi diversi, quello teatrale, televisivo e cinematografico». A promuovere il progetto, Francesca Rocca, moglie di Mattia Torre: «Con ‘Sei Pezzi Facili’ e ‘Boris’ in onda è stato fatto un grande regalo per i 50 anni che non ha mai compiuto, ne sarebbe felice. Ho avuto il privilegio di essere te stimone di quindici anni di vita di Mattia, del suo lavoro. I suoi
sono spettacoli di parola, e ogni parola doveva essere recitata come aveva stabilito lui. Quando abbiamo fatto la celebrazio ne per lui all'Ambra Jovinelli, l'apertura la fece Lorenzo Mieli e quello che disse, il modo in cui lo disse, un po' me l'aspettavo perché c'era una fratellanza che durava da anni con Mattia. Poi Paolo Sorrentino ha letto un pezzo che aveva scritto per Mattia e capii che l'aveva fotografato con precisione senza conoscerlo da tutto quel tempo». “Sei Pezzi Facili” sarà disponibile anche sulla piattaforma RaiPlay.
MIGLIORE CON VALERIO MASTANDREA
La storia comica e terribile di Alfredo Beaumont, un uo mo normale che, in seguito a un incidente (di cui è cau sa, di cui sente la responsabilità, e per cui sarà assolto), entra in una crisi profonda e diventa un uomo cattivo. Improvvisamente, la società gli apre tutte le porte: Alfredo cre sce professionalmente, le donne lo desiderano, guarisce dai suoi mali e dalle sue paure. “Migliore” è una storia sui nostri tempi, sulle persone che costruiscono il loro successo sulla spregiudicatezza, il cinismo, il disprezzo per gli altri. E sul para dosso dei disprezzati che, di fronte a queste persone, chinano la testa e - affascinati - li lasciano passare. «È stato un viaggio sentimentale, ognuno si è fatto il suo, ognuno ci ha messo den
tro quello che sentiva, che provava – dice Valerio Mastandrea – l'idea era quella di confrontarsi con un linguaggio diverso, una messa in scena filmica, e sento di dover ringraziare Sor rentino perché ha portato la sua emozione vicino alla nostra e non sopra la nostra. Ha avuto un approccio sano, lo stesso che avevamo tutti noi con il lavoro di Mattia. La grossa sintonia che avevamo umanamente con lui era quella di sentirci fragili, pic coli, contraddittori: Mattia scriveva da dentro, era un pensatore rapidissimo, violentissimo, già pensava alla cosa successiva e la scrittura era un tornare indietro. La sua originalità sta in questo, nel raccontare situazioni ed esseri umani verso i quali, seppur non aveva nessuna colpa, si sentiva responsabile».
Rai Radio 1 e Rai Radio 1 Sport pronte a farci vive re il Campionato del Mondo di calcio 2022: tutte le partite in diretta, il commento e l’approfondimento. Il direttore Andrea Vianello al RadiocorriereTv: «Sarà un grande spettacolo. In campo i migliori gio catori del mondo». E azzarda un pronostico per la finale: «Potrebbero arrivarci Francia e Argentina»
L’EMOZIONE DEL RACCONTO SENZA IMMAGINI
Scrivere il grande romanzo del Mondiale senza l’Italia in campo. Da dove si comincia?
Purtroppo, l’abbiamo già visto perché anche agli ul timi Mondiali l’Italia non c’era, eppure c’è stata una grandissima attenzione, perché il Campionato del mondo è la grande festa del gol, del calcio. Ci mancherà lo stare insieme tra amici a vedere la Nazionale, una specie di rituale che scan disce i nostri anni. Ma ci sarà l’offerta di tutta la Rai per questo meraviglioso appuntamento, in cui ci sono i migliori calciatori del mondo. Sarà un grande spettacolo, che forse vedremo sen za quel patema d’animo che fa parte del bello del calcio, ma che a volte non ci fa gustare le emozioni di questo splendido gioco.
Cosa può dare di più e di diverso la narrazione radiofonica al racconto sportivo?
In realtà il racconto dello sport nasce proprio alla radio perché le prime cronache sportive in diretta sono state fatte quando non c’era ancora la televisione, ai microfoni grandi nomi come Nicolò Carosio e Sergio Zavoli. Il racconto senza le immagini è forse ancora più epico, ci vogliono bravura, talento, un vo cabolario immaginifico, caratteristiche che i nostri telecronisti hanno. Fare vedere le partite attraverso le orecchie piuttosto che gli occhi può essere anche più emozionante.
Le partite saranno il piatto forte ma non mancherà un racconto più ampio, a partire dal Qatar… Sta partendo un’inviata per raccontare quel Paese e le sue contraddizioni prima dell’inizio del torneo. Poi ci sarà la spedi zione forte di Rai Radio 1, con tutte le partite in diretta (Radio 1 e Radio 1 Sport). Non mancheranno i commenti con il pro
gramma “Torcida Mundial”, che metterà insieme la musica del mondo con Max De Tommasi e i nostri grandi uomini di sport capeggiati dal caporedattore Filippo Corsini e dal principe del le radiocronache Francesco Repice.
Quando mancano pochi giorni al calcio d’inizio, mi faresti una fotografia delle nazionali che ritieni favorite?
Parla più l’appassionato del calcio rispetto al direttore di Ra dio 1. Credo che la Francia, campione uscente, sia una squadra molto forte. Se vai a vedere i giocatori non convocati per i Mon diali hai un’altra meravigliosa nazionale: il bacino del calcio francese vive un momento incredibile. E poi ci sono sempre le grandi. Noi non ci siamo, ma ricordiamo che l’Inghilterra era ar rivata a un passo dagli Europei, abbiamo vinto all’ultimo rigore, sicuramente è una squadra forte. Ci sono le due del Sudame rica, forse l’Argentina più forte del Brasile. Nelle mie sorprese vedo il Belgio e poi guardo con attenzione alla Croazia, che quattro anni fa arrivò in finale, è una di quelle squadre un po’ pazze ma con talmente talento che, se trova lo spirito di squa dra, può arrivare fino in fondo.
La finale dei tuoi sogni?
Se dobbiamo immaginare il calcio più bello, pur essendo un grande amante del Brasile, non vedo un periodo particolar mente felice per questa nazionale. Dico quindi che forse la fi nale più bella potrebbe essere Francia contro Argentina.
Il ricordo che ti è più caro legato ai Mondiali?
Ero bambino quando si giocò Italia-Germania 4-3, un Mondia le che non vincemmo. Vidi la partita insieme a mio papà, un ricordo incredibile. Ero un bambino di nove anni, rimasi sveglio
tutta la notte per quella sfida infinita. Fu l’incantamento della mia infanzia, che mi fece amare ancora di più questo calcio. Non sono mancate altre gioie: l’urlo di Marco Tardelli (Spagna 1982) e Italia-Germania con Grosso e Del Piero (risultato 2-0, Mondiale Germania 2006). Incredibilmente i nostri ricordi più forti sono le partite contro la Germania, una sfida che speria mo, prima o poi, di vivere un’altra volta.
Da dove deve ripartire la nostra Nazionale per ritrovare l’affetto del pubblico?
Basta poco per riaverlo, l’abbiamo visto durante l’Europeo: con le vittorie si vince anche dal punto di vista del tifo. Bisogna ripartire da zero. Abbiamo un campionato molto bello dove però i giovani giocano poco, ne stiamo parlando da trent’anni. Certo, servono degli attaccanti, ma l’Italia ha sempre vinto con un gioco di squadra. Sono convinto che pur non facendo be nissimo nelle qualificazioni, ricordiamoci però che siamo usciti perché abbiamo sbagliato due rigori, quando l’Italia va in que ste disfide di solito diventa un grande gruppo. E quando l’Italia diventa un grande gruppo non ce n’è per nessuno.
VIANELLO ROMANZIERE
IN LIBRERIA
Sei in libreria con “Storia Immaginaria della mia famiglia” (Mondadori), ce lo presenti?
Erano anni che volevo scrivere un romanzo, era un po’ un so gno della mia vita da quando ero ragazzo. Poi la vita ti porta
da altre parti. Ho fatto il giornalista in radio e in Tv mettendo questo sogno nel cassetto. Qualche anno fa sono stato male e la scrittura mi ha permesso di raccontare la storia della mia malattia per dare una speranza anche agli altri. Con “Storia Im maginaria della mia famiglia” ho creato una famiglia alla quale ho affidato ricordi familiari veri ed elementi di totale fantasia. Ho raccontato gli anni attraversati dai miei due nonni, che nel libro diventano due nonni paralleli, ognuno con i propri mi steri mai fino in fondo attraversati. Un nonno antifascista che ha fatto la Resistenza, un altro poeta futurista, più vicino al regime. Ricordi che magari sono svaniti nella voglia dell’Italia di riprendere una nuova strada e che invece forse, a un certo momento della nostra vita, bisogna andare a ricercare.
Un elefante in copertina, perché?
Perché l’elefante è forse il simbolo più forte della memoria, a volte una memoria rimossa. In Inghilterra dicono “c’è un elefan te nella stanza” per dire che c’è qualcosa di cui non parliamo abbastanza. È la stessa rimozione, un ingombro, una cosa che esiste, ma facciamo finta che non ci sia andando avanti sul cor ridoio abituale della nostra vita ordinaria, senza ricordarci che c’è un piccolo grosso elefante con cui fare i conti.
Che cosa rappresenta per te la scrittura?
La cosa che mi dà più gioia, che mi dà anche la possibilità di avere un rapporto più forte con me stesso. La seconda faccia ri spetto a un lavoro pubblico, di gestione, sempre sul pezzo, che ti fa stare molto dentro la realtà. Avere questo secondo angolo di vita intima, di rapporto più profondo con me stesso, è una cosa molto importante.
MENS SANA IN CORPORE SANO
SANA SANO
Samanta Togni e Filippo Magnini tornano con tanti consigli utili per un corretto stile di vita. Dal 19 novembre, il sabato mattina alle 9.30 su Rai 2
Con la sua seconda edizione torna su Rai2, "Per Me" il programma condotto da Sa manta Togni e Filippo Magnini che ogni settimana ci regalerà preziosi spunti per prendersi del tempo di qualità da dedicare ai propri interessi ed al proprio benessere, con consigli su un corretto stile di vita. Appuntamento il sabato matti na alle 9.30, dal 19 novembre.
In onda da una bellissima country house immersa nel verde, Samanta e Filippo condivideranno le loro passioni per lo sport, il benessere e la sana alimen tazione: in ogni puntata Samanta insegnerà a delle allieve in studio e ai telespettatori a casa delle sem plici coreografie costruite su musiche coinvolgenti, mentre Filippo, grande appassionato di cucina, ci preparerà delle sane e gustose colazioni sotto l'oc chio vigile di un tecnico di pasticceria specializzato in alimentazione low carb.
Nel corso di ogni puntata ci saranno, poi, degli ap puntamenti fissi dedicati alla cura del corpo con esperti di estetica e personal trainer che proporran no dei semplici workout per tenersi in forma. E poi racconti di meravigliose avventure da vivere all'aria aperta tra esperienze di rafting, parapendio e altre attività da vivere a contatto con la natura. Proprio allo sport è dedicato un ampio spazio: lo sport, insieme alla sana alimentazione, è uno dei capisaldi di un corretto di stile di vita e questo prin cipio sarà al centro delle interviste ai vip che ogni settimana siederanno nel salotto di “Per Me” per raccontarsi con spensieratezza a Samanta e Filippo. Prendersi del tempo per sé vuol dire anche trova re del tempo da dedicare alla cura della propria bellezza. Questa è la novità di questa seconda edi zione: "Mi faccio bella ...Per Me" con la presenza di esperti che ogni settimana ci daranno delle beauty tips per sentirsi più belli.
Non mancherà poi l'appuntamento con l’esperto di alimentazione Gianluca Mech che chiederà ad un nutrizionista tutte le curiosità legate agli alimenti che "fanno bene, per Me".
LA VOCE DELLE STELLE
Un affascinante ritratto di Mar gherita Hack attraverso le sue stesse parole, grazie a un’inedita registrazione rilasciata a Federico Taddia, amico e biografo ufficiale della grande astrofisica. Venerdì 18 novembre ore 15.35 su Rai 3
Nel Giugno del 2022 si sono celebrati i 100 an ni dalla nascita di Margherita Hack, la donna che capiva e sapeva spiegare le stelle. Astro fisica e divulgatrice di fama internazionale, divertente e scontrosa, sincera fino alla provocazione, sportiva appassionata e refrattaria ai cliché, anticon formista, atea e femminista, in prima linea nelle lotte per i diritti, vegetariana sin da piccola, amante viscerale di gatti e cani. Ma soprattutto libera e innamorata per dutamente: delle stelle e di suo marito, Aldo. Difficile comporre in un ritratto unico la straordinaria esistenza di Margherita Hack, una sfida narrativa che il nostro do cumentario affronta in un modo unico e affascinante: un viaggio nella vita di Margherita e nel senso profondo del suo lascito, grazie alla sua voce viva, in una lunga ed inedita registrazione rilasciata a Federico Taddia, amico e suo biografo ufficiale. La regia del documentario, in onda venerdì 18 novembre alle 15.35 su Rai 3, è di Sa muele Rossi.
Acqua granda a Venezia
Notte di emergenza in laguna per la secon da marea più alta di sempre. Dal 15 novembre su RaiPlay e il 18 novembre su Rai 3
Nella notte del 12 novembre 2019 Venezia viene sommersa da 187 cm di acqua e poi sferzata da raf fiche di vento che superano i cento chilometri orari. Un evento che ricorda l’Acqua Granda del 66 e lascia negli abitanti un senso di angoscia ad ogni suono di sirena. Mentre si apre subito la corsa per salvare il salvabile, alla conta finale i danni risultano incalcolabili: case, negozi, alberghi sono sott’acqua. Nel decimo episodio di Ossi di Seppia, quello che ri cordiamo, dal 15 novembre su RaiPlay e il 18 novembre su Rai 3, si ricorda la storia di quei fatti indimenticabili, un intreccio fra passato e presente raccontato da Diana Zanda, libraia della storica libreria “Acqua Alta”, voce narrante del decimo episodio. “Il vento si è messo a soffiare con una potenza incredibile e ha
spinto la marea nella direzione della città. Non pensavo che quel rumore mi sarebbe rimasto nelle orecchie così a lungo… Nella stanza principale della libreria abbiamo una gondola che serve non solo per scenografia, ma per contenere i libri quando la marea si alza. Vederla completamente allagata mi ha lascia to senza fiato. Avrei voluto avere venti braccia per sistemare le cose. Credo che Venezia ben rappresenti quelle che sono le conseguenze dei cambiamenti climatici su tutto il pianeta”. I cambiamenti climatici rendono sempre più frequenti quelle alte maree che fino a pochi anni fa erano considerate eventi eccezionali. La gente ha imparato a convivere col disagio, ma non con la sottile paura che tutto, un giorno, sia destinato a finire.
LE VERITÀ
In occasione della pubblicazione della sua autobio grafia, la diva del cinema francese, Fabienne Dauge ville, riceve la visita della figlia Lumir, sceneggiatrice che vive da anni a New York, accompagnata dal marito attore Hank e dalla figlia Charlotte. Il ricongiungimento tra madre e figlia farà riemergere brutti ricordi, scatenerà conflitti mai sopiti e provocherà confessioni rimaste a lungo sepolte. Un dramma familiare francese firmato Hi rokazu Kore-eda. Interpreti: Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ethan Hawke, Ludivine Sagnier, Roger Van Hool, Jackie Berroyer, Laurent Capelluto, Christian Crahay, Alain Libolt, Maya Sansa.
CORPO DI BALLO L'AVVENTURA DI GISELLE ALLA SCALA
Alla scoperta di una delle compagnie di danza più importanti al mondo: i ballerini del Teatro alla Scala di Milano sono protagonisti di una docu serie che rivela, senza filtri, le loro vite personali e professionali. "Corpo di Ballo", narra di quei talenti, del loro lavoro individuale e collettivo, fatto di indole e capacità specifiche, prestanza atletica, prepa razione tecnica e ispirazione artistica. Il racconto inizia con la riapertura del teatro dopo il primo lockdown e prosegue con le tante prove sulle note di Giselle, sim bolo del balletto classico romantico e banco di prova di molte ballerine.
Basta un Play!
RAGAZZI
agazzi in crisi" è uno speciale per par lare del disagio psichico dei giovani attraverso il racconto degli esperti e dei ragazzi che lo hanno vissuto in prima persona. Il campo poi si allarga per parlare delle inquietudini e delle speranze proprie degli adolescenti e dei ragazzi, in una fase di passaggio verso l'età adulta attraversata necessariamente da conflitti e interrogativi profondi. Storie di disagio e di cura nella sezione dedicata ai documentari.
"RIN CRISI MINNIE'S BOW-TOONS
Minnie e la sua grande amica Paperina hanno una vera passione per la moda. Insieme hanno aperto una coloratissi ma boutique specializzata in ogni tipo di fiocchi e nastri, adatti ad ogni occasione e utili nelle emergenze di tutti i clienti. Avventure con i "fiocchi" per i bambini, dove un negozio di cravattini aiuterà le persone a vivere grandi avventure fanta siose e travolgenti, insieme a tanti personaggi ri correnti come Cuckoo Loca, collaboratrice delle due protagoniste.
ADORO METTERMI IN GIOCO
Interpreta Eva in “The land of dreams”, il film diretto da Nicola Abbatangelo: «È un personaggio che mi somiglia molto – dice l’attrice al RadiocorriereTv - Non molla mai, nonostante le difficoltà»
Protagonista di un film che viaggia tra la realtà e il sogno… qual è il punto di equilibrio?
A trovarlo (ride)… è un lavoro che può durare tutta la vita, è sempre un equilibrio molto sottile, anche nel mio lavoro. Termino con un set e immediatamente corro dai miei bambini, faccio la spesa, poi ritorno al lavoro. È questa però la bellezza, vivere sempre molte vite diverse.
Chi è Eva di “The Land of Dreams”? È un personaggio che mi somiglia molto, è una giovane immi grata italiana che arriva nella New York degli anni Venti, vorreb be fare la cantante, ma è consapevole che, per come è andata la sua vita fino a quel momento, potrebbe non riuscirci mai. Nonostante tutto, lei non molla e persegue i suoi sogni. Quali sono i punti di contatto tra la sua storia e quella di Eva? Sono arrivata in Italia dalla Bielorussia all’età di dodici anni con mia mamma, Eva invece accompagnata dal suo papà, anch’io come lei ho avuto immediatamente la consapevolezza che per riuscire ad andare avanti avrei dovuto faticare molto di più dei miei coetanei. Ho frequentato la scuola a Ostia e, ogni gior no, dal Villaggio Tognazzi dovevo prendere da sola tanti mezzi, avevo una vita per tanti aspetti più complessa rispetto ai miei compagni che a casa trovavano il pranzo pronto o la mamma che li aspettava. Come Eva, ho imparato presto ad arrangiar mi, sviluppando un grande senso di adattamento. Credo che questo, per entrambe, sia un punto di forza, qualcosa che mi è stato utile anche nella professione. Ho avuto la fortuna di
interpretare sempre ruoli diversi, cercando di attingere dalle mie esperienze personali.
Musica e canto per affrontare grandi temi. Com’è andata met tersi alla prova con un musical?
Il musical è un genere che può avvicinare generazioni diverse, è una sorta di favola che si affida a un linguaggio universa le. D’altra parte, siamo tutti circondati dalla musica nel nostro quotidiano, è un modo più diretto per raccontare qualcosa.
Quale posto occupa la musica nella sua vita?
Prima di questa esperienza la musica era, come per la maggio ranza delle persone, un sottofondo che mi faceva compagnia a casa, nei viaggi, con gli amici. Non avevo mai cantato in vita mia, al massimo un po’ di karaoke. Quando ho avuto l’occasione di un provino con Nicola Abbatangelo (regista), mi sono con
frontata con colleghe molto più brave di me, con un’ottima educazione musicale. Alla fine, il regista, alla sua opera prima, ha voluto correre il rischio e mi ha scelto. Ho studiato tutta l’estate con Elisabetta Tulli, una coach vocale straordinaria che mi ha preparata sui pezzi del film, che abbiamo poi registrato a Roma, prima di partire per le riprese in Bulgaria. Un bellissimo tour de force, una sfida eccitante!
Com’è stato calarsi nella New York di 100 anni fa?
Davvero divertente, ogni nuovo lavoro diventa l’occasione per evadere da me stessa. Indossare abiti così importanti, trasfor marsi grazie al trucco e al parrucco, essere obbligata ad as sumere la giusta postura di un’epoca lontana, sulla quale c’è stato uno studio molto dettagliato, è stato davvero un viaggio entusiasmante.
Qual è l’insegnamento più grande che ha ricavato da questo progetto?
Non mollare mai. È questo il tema del film, l’invito a circondar si dell’amore delle persone giuste che ci aiutano nel percorso verso la realizzazione dei nostri sogni. Il pubblico la sta conoscendo sempre di più… qual è la cifra che sente più sua?
Ho un percorso professionale molto vario, ho iniziato con “Un passo dal cielo” con Terence Hill, continuando con esperienze diverse. Oggi si è quasi del tutto superata l’idea che gli attori che lavorano in tv non possano cimentarsi anche al cinema, o viceversa. Un attore deve sapersi adattare a ogni ruolo o si tuazione, io voglio mettermi alla prova ovunque, con registi
affermati, ma anche con quelli meno conosciuti. È sempre una nuova sfida.
La passione, come ci ricorda il film, come motore che spinge le nostre vite...
È qualcosa di vitale. Credere fortemente in qualcosa mi aiuta a gestire lavoro e privato, a dimenticare le difficoltà e i dubbi. Senza, probabilmente, avrei già mollato.
Prossimi impegni?
Sto girando “Il Re” con Luca Zingaretti, tra Torino, Trieste e Roma e in contemporanea sono impegnata in un’opera prima sempre a Roma. È importante dare spazio alle nuove leve, creare nuove visioni.
Il 14 novembre una giornata in diretta in compagnia di uno dei più applauditi protagonisti del panorama musicale nazionale e punto di riferimento della musica internaziona le. L’artista presenta il suo nuovo album “Il mondo è nostro”. Staffetta, anche visual, tra “Radio 2 Social Club”, “La versio ne delle Due”, “Numeri Uni” e “Back2Back”
Un lunedì davvero speciale per chi ama la grande musica italiana: Rai Radio2 propone in esclusiva una giornata in diretta in compagnia di Tiziano Ferro. Cantautore, paroliere e produttore presenta il suo nuovo, atteso album “Il mondo è nostro”. Un appuntamento esclusivo di Rai Radio2, il “Tiziano Ferro Day”, in programma lunedì 14 novembre a partire dalle 10.30 del mattino e per tutta la giornata: la formula di successo proposta da Radio2 prevede una vera e propria staffetta dell’artista all’interno dei programmi della rete, sempre in diretta anche sui social, con conte nuti esclusivi e clip di backstage. Un evento da ascoltare in diretta su Rai Radio2 e da guardare in Visual sulle Smart TV al canale 202 del digitale terrestre. La ‘staffetta’ di Tiziano Ferro comincia alle 10.30 a “Radio2 Social Club”, in compagnia di Luca Barbarossa e Andrea Perroni; alle 14.00 ospite a “La Versione delle Due” con Andrea De logu e Silvia Boschero, per aprire un filo diretto con gli ascoltatori tra racconti, curiosità e messaggi. Dalle 16.00, Tiziano Ferro ai mi crofoni con i “Numeri Uni” di Radio2, Corrado Nuzzo, Maria Di Biase e Barty Colucci e per concludere, dalle 21.00, sarà protagonista a “Back2Back”, nello spazio condotto da Ema Stokholma e Gino Castal do dedicato alle tendenze musicali. Un appuntamento unico che Rai Radio2 propone al pubblico per conoscere più da vicino l’artista che nella sua carriera ha venduto oltre 20 milioni di dischi nel mondo. Si parlerà di musica, di vita, d’amore e di progetti, a partire dal TZN 2023 tour, tra gli eventi musicali più attesi del nuovo anno. Rai Ra dio2 è in diretta su RaiPlay Sound.
IL MUSICAL DI PEPPA PIG
MUSICAL PIG
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Peppa Pig Live! La gita in spiaggia” è il nuovo spettacolo dal vivo, presenta to da Red Group e Applauso che por ta in scena le avventure di una vera e propria icona dei più piccoli. Il divertente family musical show sarà nelle principali città italiane dal 19 novembre 2022 fino all’8 gennaio 2023. Uno spettacolo, tutto in italiano, con storie e musiche create appositamente per il teatro, ricco di nuove canzoni e scenografie. Un'esperienza dal vivo sor prendente per tutta la famiglia. Lo spettacolo, che conduce il pubblico nel magico mondo di Peppa e dei suoi amici George, Pedro, Suzy, Papà Pig, Mam ma Pig e Miss Rabbit, racconta di una gita scolastica della protagonista con l'intera classe. Con gli zaini addosso, il pranzo al sacco e Miss Rabbit al volan te. Finalmente è arrivato il grande giorno! Sarà un viaggio indimenticabile per l’amabile e buffa Peppa e per le sue amiche. Queste le prime date annuncia te: 19 novembre a San Marino (Teatro Nuovo); 20 novembre a Varese (Teatro di Varese); 26 novembre a Gaeta, Latina (Teatro Ariston); 27 novembre a Bari (Teatroteam); 3 dicembre a Roma (Teatro Italia); 8 dicembre a Brescia (Teatro Dis-Play); 10 dicembre a Lugano (Palazzo dei Congressi); 26 dicembre a Firenze (Tuscany Hall Teatro di Firenze); 5 gennaio a Bologna (Teatro Duse); dal 6 all’8 gennaio Milano (Teatro Lirico Giorgio Gaber).Con oltre 40 edizio ni, 1000 licenziatari e 180 broadcaster in tutto il mondo, Peppa Pig è un brand prescolare globale ed evergreen. Il cartone animato è disponibile su Rai YoYo e RaiPlay.
Il mondo animato di uno dei personaggi più amati della Tv per bambini sbarca per la prima volta sui palcoscenici del nostro Paese dopo un grandissimo successo in Europa. Dal 19 novembre all’8 gennaio
T’INNAMORERAI DI NOI
Il 18 novembre esce “Live At Teatro della Pergola”, doppio vinile di Marco Masini che festeggia i suoi 30 anni di carriera anche con il libro ‘’L’altalena - La mia storia’’, un racconto autobiografico, intenso e profondo, in cui l’artista mette nero su bianco ciò che il suo pubblico ancora non sa. Il 22 novembre riprende il nuovo tour che lo vedrà impegnato fino al 2023
“Live At Teatro della Pergola” è il titolo del doppio vinile di Mar co Masini che esce il 18 novembre in contemporanea con il libro ‘’L’altalena - La mia storia’’. “Live At Teatro della Pergola”, prodotto da Momy Records e Concerto Srl, distribuito da BMG, è già disponibile in uno speciale Box Limited Edition con la registrazione del concerto acustico tenutosi il 9 maggio 2021 in diretta streaming dal Teatro della Pergola di Firenze. Il concerto è stata l’occasione per ascoltare i grandi successi di Marco Masini in una speciale veste acustica, oltre ad alcuni brani riscoperti appositamente creati per lo show. Sul palco insieme a lui Massi miliano Agati, Cesare Chiodo e Lapo Consortini. Il libro “L’altalena - La mia storia”, già disponibile in tutti gli store fisici e digitali, è il racconto autobiografico, intenso, profondo di Marco che guarda e racconta Masini, mettendo nero su bianco ciò che il suo pubblico ancora non sa. Staccati gli amplificatori e smontate le luci, in questo libro è l’uomo adulto che guarda il cantante per capirsi, magari perdonarsi qualcosa e fare pace con tutte quelle paure che oggi sono diventate ricordi. Perché questo è il tempo della ritrovata armonia, di rimettere le cose a posto, riconoscendo il senso complessivo di essere da sempre su un’altalena. «Ho voluto fare un viaggio, - spiega Masini - guardare da fuori la mia avventura, provare a leggerla come se non fosse la mia. La storia di un ragazzo di vent’anni con un sogno, uno qualunque. La storia di un ragazzo che inizia una carriera, con le normali difficoltà di chiunque intraprenda un cammino, e che viene proiettato nell’Olimpo, in mezzo ai grandi, per poi trovarsi a dover riconqui stare, anno dopo anno, disco dopo disco, ogni centimetro di strada fatta su un’altalena».
Il 22 novembre riprende dal Teatro Augusteo di Napoli, “T’innamorerai di noi – Oltre 30 anni insieme”, il nuovo tour che vedrà impegnato l’artista fino al 2023: show nati dall’esigenza di Marco di ringraziare il proprio pubblico per questi oltre 30 anni trascorsi insieme, innamorati gli uni degli altri. Do po il grande successo del tour e dell’appuntamento all’Arena di Verona per festeggiare i 30 anni di carriera, Marco Masini torna quindi a esibirsi dal vivo in tutta Italia, per incontrare ancora una volta i suoi fan, che l’hanno accom pagnato in tutte le fasi e i momenti della sua carriera. Insieme a lui sul pal co ci saranno: Massimiliano Agati (batteria, percussioni e chitarra acustica), Alessandro Magnalasche (chitarra elettrica e acustica), Cesare Chiodo (chi tarra acustica, basso, direzione musicale), Lapo Consortini (chitarra acustica e ideazioni sonore), Stefano Cerisoli (chitarra elettrica ed acustica) e Antonio Iammarino (tastiere, pianoforte). Nel 1990 usciva nei negozi “Marco Masini”, l’omonimo primo album dell’artista toscano che nel corso degli anni ha pub blicato undici album in studio rimasti nel cuore degli italiani. Indimentica bili anche singoli come “T’innamorerai”, “Bella Stronza”, “Ci vorrebbe il mare”, “L’uomo volante”, “Raccontami di te” o, ancora, “Spostato di un secondo”, brano con cui ha partecipato al Festival di Sanremo nel 2017.
IL SEMAFORO
Lunedì 14 novembre nuova sfida della Gara dei Racconti di Radio1 Plot Machine. In onda alle 23.30 con Vito Cioce e Marcella Sullo. Ospite la scrittrice Lucrezia Lerro che ha pubblicato il ro manzo “Gli uomini che fanno piangere” (La Nave di Teseo). Se vuoi partecipare alla Gara, invia il tuo inedito (massi mo 1500 battute, spazi inclusi) nella sezione Novità del sito www.plot.rai.it.
Il tema è IL SEMAFORO. Saranno selezionati 2 racconti per ciascuna puntata che verranno letti dalle voci di Ra dio1 Rai e poi votati sulla pagina Facebook Radio1 Plot Machine.
Live streaming e podcast sull’app RaiPlaySound.
Nelle librerie e negli store digitali
DONNE IN PRIMA LINEA
UNA SCELTA, UN CREDO
Esserci sempre, senza se e senza ma. La Polizia di Stato vissuta come missione, come passione. La dotto ressa Cecilia Tartoni, primo dirigente della Polizia che ricopre le funzioni di Capo Gabinetto della Questura di Torino, racconta la sua esperienza
Cecilia Tartoni vanta un brillante percorso professiona le che ha costruito con ruoli operativi e strategici. Ha ricoperto l’incarico di dirigente della Divisione Ammi nistrativa (a cui compete anche l’ufficio Immigrazio ne). Originaria di Firenze, dal 1995 ha svolto il suo incarico a Torino, prima alle Volanti, poi come vice all’ufficio di Gabinetto e dal 2008 alla Digos (sono gli anni della Tav in Val di Susa). Donna in divisa, madre e moglie felice. Una carriera caratteriz zata da impegno, sacrificio, entusiasmo.
Perché ha scelto di indossare la divisa della Polizia di Stato? Si tratta di una passione che coltivavo da bambina. Avevo pa renti in Polizia che ammiravo, passione e curiosità mi hanno spinto a entrare. A 19 anni feci il concorso e lo superai, una scelta di cui non mi sono mai pentita. A 24 anni ero commis sario di Polizia a Torino dove è iniziata e continuata, con una parentesi ad Asti, la mia fortunata carriera.
Quali sono i tratti fondamentali del suo ruolo alla Questura di Torino?
Il lavoro in Piemonte offre grande impegno ma anche tanta soddisfazione, perché si respirano un alto senso civico, attac camento al lavoro e grande professionalità nelle istituzioni. Sono attualmente Capo Gabinetto della Questura di Torino, un ruolo impegnativo che oltre al fondamentale rispetto delle
regole mi porta a cercare sempre una strada conciliante. Un ufficio importante e strategico per la Questura.
C’è qualche episodio che può essere considerato l’emblema della sua carriera in Polizia?
Di episodi potrei raccontarne tantissimi. Ogni ruolo che ho svolto mi ha dato qualcosa. Ricordo con affetto il mio impegno quando ero alla volante, in quel contesto, su strada, si colle zionano emozioni ed esperienze che rendono i poliziotti un gruppo coeso. Si crea unione e spirito di appartenenza al grup po. Quando ero vice capo di gabinetto ho affrontato insieme a grandi dirigenti l’evento Olimpico del 2006. Il periodo delle proteste contro la Tav è stato intenso, ho fatto esperienze fati cose e importanti. Ma anche la gestione dell’ordine pubblico degli eventi allo stadio è stata, come donna, una grande sod disfazione.
Come è cambiata negli anni la Polizia?
La Polizia nel tempo si è perfezionata. Ha migliorato tanti suoi aspetti nell’approccio umano in interventi di soccorso pubblico, ordine pubblico e di polizia giudiziaria. Un cambio di passo per essere sempre più vicina al cittadino e sempre più riferimento istituzionale. La Polizia di Stato ha maturato una forma ecce zionale di dialogo con i cittadini. Tante forme di dialogo aiuta no a risolvere le situazioni più difficili anche con i manifestanti.
Quanto è importante la comunicazione tra cittadini e istitu zioni?
Gli eventi degli ultimi anni sono fondamentali per capire quan to sia importante il colloquio. Le manifestazioni che hanno visto in piazza i cittadini ogni sabato pomeriggio (5/10mila persone) che hanno protestato per svariati motivi, ci insegnano che si è in campo per difendere i diritti di tutti. Tutto ciò ha permesso che si creasse un rapporto sempre più fiduciario tra cittadini e istituzioni.
Difficile conciliare famiglia e Polizia di Stato?
Ho una famiglia splendida, un marito meraviglioso e la Polizia di Stato permette a tutti di portare avanti i valori fondamentali della vita. Ho un bimbo di 8 anni orgoglioso della sua mamma e io sono orgogliosa del mio lavoro, della “mia” divisa.
Un consiglio ai giovani che vogliono intraprendere la sua car riera?
Bisogna studiare, impegnarsi e sacrificarsi. Ci vogliono amore ed entusiasmo e un forte senso del dovere. Ci sono alti e bassi, ma ne vale la pena.
OMAGGIO A ROMOLO VALLI
Un documentario che racconta la vita e l'arte di uno dei più grandi attori italiani del secondo novecento. Sabato 19 novembre alle 21.15 su Rai 5
ÈRomolo Valli il protagonista della nuova puntata della serie “In scena”, una produzione di Rai Cultura, in onda in prima visione su Rai 5 sabato 19 novem bre alle 21.15. Un documentario di Francesco D'Ar ma e Monica Ghezzi che racconta la vita e l'arte, eccelsa, di uno dei più grandi attori italiani del secondo novecento: siede insieme agli altri Dei sulla cima dell'Olimpo del te atro italiano. Eppure, forse le giovani generazioni poco o nulla sanno di lui e sono passati quarant'anni dall'ultimo programma che la Rai gli ha dedicato. Nato a Reggio Emilia nel 1925, Valli ha scritto una delle pagine più gloriose del la nostra cultura teatrale, dalla fine degli anni Quaranta al
1980, quando morì tragicamente, a soli 55 anni, in un inci dente automobilistico. Romolo Valli vuol dire innanzitutto Compagnia dei Giovani, l'ensemble che rinnovò profonda mente l'arte teatrale, e che legò una parte importante della sua attività alla riscoperta di Luigi Pirandello, interpretato da Valli in modo sublime, fino al punto che "sembrava che Pirandello avesse scritto apposta per lui". Attore tragico e comico, umoristico e tagliente, dolente e farsesco, Romolo Valli conquistava il pubblico senza mai cadere negli eccessi del gigione e del mattatore. La sua è stata una vita all'in segna della collaborazione e della condivisione: l'amicizia fraterna con i compagni di lavoro, lo scambio continuo con il pubblico e con tutto il mondo della cultura. E allora, an cor più della tecnica e della sua bravura, eclettica e straor dinaria, colpisce la grande umanità, "l'intelligenza scaldata dal calore", l'amore per la cultura, la vocazione per una te stimonianza civile.
La settimana di Rai 5
Sciarada
L'altro '900: Ennio Flaiano
Una puntata monografica realizzata attraverso le testimonianze di critici e scrittori e attraverso letture di brani tra i più significativi della sua opera. Lunedì 14 novembre ore 22.40
Queen: Rags to Rhapsody
La gestazione e la realizzazione della canzone più emblematica dei Queen: una canzone formata da tre parti che esprimono le diverse anime del grup po. Martedì 15 novembre ore 23.00
Bee Gees in Our Own
Dalle prime esibizioni in Australia al successo mondiale di “Saturday Night Fever” alla scomparsa di Maurice e Robin. La storia dei tre fratelli Gibb. Mercoledì 16 novembre ore 22.35
Cocktail Bar, Storie jazz di Roma, di note, di amori
Il Music Inn di Roma, storico locale aperto nel 1971 dal principe Pepito Pignatelli, “malato” di jazz e perso naggio eccentrico.
Giovedì 17 novembre ore 00.10
Prossima fermata Australia
Da Camberra a Melbourne
Michael Portillo attraversa il sud-est dell'Australia, e scopre la storia dietro le ceneri al consacrato Melbourne Cri cket Ground.
Venerdì 18 novembre ore 20.20
Shi
Un’opera dedicata a Padre Matteo Ricci, gesuita, matematico, geografo, che scelse di diventare missionario in terra di Cina.
Sabato 19 novembre ore 23.20
L’inverno di Lampedusa
Ultimo lembo di territorio italiano prima della costa africana. Magnifica isola a sud della Sicilia, terra di confi ne tra due mondi.
Domenica 20 novembre ore 22.00
NEXT50: CINQUANT’ANNI DI PATRIMONIO MONDIALE UNESCO
Il 16 novembre 1972 fu firmato il più importante trattato internazionale destinato alla protezione dei beni culturali e naturali dell’umanità. Il documenta rio, in onda lunedì 14 novembre alle 21.10 su Rai Storia, ripercorre le tappe fondamentali del passato e riflette sulle sfide future
Rai Cultura, in convenzione con il MiC, e con il patrocinio di Unesco, propone in prima visione, lunedì 14 novembre alle ore 21.10 su Rai storia, “Next50: cinquant’anni di Patrimonio Mondiale Unesco” dedicato all’anniversario della firma della conven zione della Convenzione Unesco sulla protezione del patri monio mondiale culturale e naturale (16 novembre 1972). Mentre la lista dei siti del patrimonio mondiale è ormai conosciuta al grande pubblico, la storia della Convenzio
ne del 1972, dei suoi contenuti profondi, dei cambiamenti avvenuti in questi decenni, e delle sfide urgenti che dovrà affrontare nel prossimo futuro, è assai poco nota. Di fatto, quello firmato il 16 novembre del 1972, è il più impor tante trattato internazionale destinato alla protezione del patrimonio culturale e naturale dell’umanità. Un trattato vi sionario, perché mette insieme per la prima (e unica) volta cultura e natura. Un testo fondamentale perché sancisce la nascita di un sistema internazionale in grado di identifica re, proteggere, conservare, e trasmettere alle generazioni future quel patrimonio che “appartiene a tutti i popoli del mondo, indipendentemente dal territorio su cui si trovano”. Il documentario racconterà la storia di come questa Con venzione sia stata portata avanti in questi 50 anni. Sarà uno sguardo rivolto al passato e al tempo stesso una rifles sione sulle prossime sfide del Patrimonio Mondiale (cam biamento climatico, sviluppo industriale, conflitti armati, turismo globale, ecc.).
La settimana di Rai Storia
Travelogue. Destinazione Italia J.W. Goethe
Il pensatore e scrittore tedesco nel 1787 venne in Italia a “cercare” la vaneggiata Arcadia del Neoclassi cismo e ritenne di averla trovata in Sicilia.
Lunedì 14 novembre ore 22.10
Storie della TV Alighiero Noschese
Il re e pioniere degli imitatori, l’uomo da cui è nato un genere, “un perso naggio sicuramente fuori dal norma le”, come lo definisce Vito Molinari. Martedì 15 novembre ore 21.10
L'epoca d'oro dei pirati dei Caraibi Vivi o morti
Gli anni d’oro della pirateria hanno i giorni contati, ma lo spirito libero dei pirati continuerà a vivere nei nascen ti Stati Uniti d’America. Ultimo capi tolo della serie.
Giovedì 17 novembre ore 21.10
L’uomo che voleva diventare Cesare
L’ascesa di Mussolini, dagli esor di come socialista alla fondazione del fascismo, dalla marcia su Roma all’apice della sua popolarità con la conquista dell’Etiopia.
Venerdì 18 novembre ore 21.10
Domenica per
Benedetto Croce ed Ennio Flaiano: un’unica data, due grandi figure di riferimento della cultura italiana, ri spettivamente a 70 anni e a 50 anni dalla scomparsa.
Domenica 20 novembre dalle 14.00 alle 24.00
Annibale
e la marcia contro Roma
Nel 218 a.C., un esercito cartagi nese di novantamila uomini e tre dozzine di elefanti partì per attra versare le Alpi e per sfidare la po tenza di Roma.
Mercoledì 16 novembre ore 21.10
Documentari d’autore Arrivederci Saigon
La storia delle Stars, cinque giovani ragazze armate di strumenti musi cali e voglia di cantare. Sognano il successo, ma si ritrovano in guerra. Sabato 19 novembre ore 22.50
CrushLa Storia di Stella
Il primo amore ai tempi del cyberbullismo: la nuova serie in dieci episodi è in onda tutti i giorni alle 19.10 su Ray Gulp ed è disponibile su Rai Play
Il primo amore nell’era del cyberbullismo è il tema al centro della nuova serie “Crush – La Storia di Stella”, in onda da tutti i giorni alle 19.10 su Rai Gulp e disponibile su RaiPlay. La serie racconta la storia di Stella, una tredi cenne alle prese con i turbamenti sentimentali della prima cotta, che deve crescere in un mondo governato dal web, vivendo sulla sua pelle i rischi e le potenzialità che la sua generazione sperimenta quotidianamente nell’era della condivisione digitale, in cui anche un gioco innocente può trasformarsi in un incubo. Il primo amore non si scorda mai… Come si fa, in effetti, a dimenticare la prima sbandata sentimentale, il primo innamoramento totale, portatore di incontenibile gioia, ma a volte anche di turbamento e sofferenza? “Crush – La Storia di Stella” è la prima serie della collana “Crush”, ideata da Simona Ercola ni, il cui titolo vuole sfruttare proprio l’ambivalenza del termine inglese “crush”, che nello slang delle nuove generazioni vuol dire “cotta”, “innamoramento”, ma che letteralmente, non a caso, significa “schiacciare”, “frantumare”. La collana, attraverso il linguaggio tipico delle serie kids & teen, riflette sui cambiamenti profondi provocati nei preadolescenti dalla prima vera tempesta emotiva, par tendo dalla consapevolezza che l’amore è uno dei più potenti riti di passaggio e che, attraverso le sue bufere, si cresce. Stella (Anita Serafini) è una ragazza di tredici anni solare e determinata, con una famiglia separata ma affettuosa alle spalle e un gruppo di amici fidati, il timido Saverio (Jasper Cabal Gonzales) e la tecnologica Andrea (Matilde Sofia Fazio). Come tanti suoi coetanei, Stella si divide tra la scuola e la sua passione sportiva, il judo, mentre coltiva il grande sogno di diventare una giornalista. Spronata da questo suo ambizioso obietti vo, si getta con entusiasmo nell’impresa di rimettere in piedi il vecchio giorna lino d’istituto: insieme ai suoi amici e alla sua “crush”, Seba (Sebastian Gravina), si ripropone di modernizzarlo, trasformandolo in un vlog con video reportage e interviste capaci di incrociare i gusti di ragazzi cresciuti con i social. A rompere questo equilibrio, però, è proprio Seba, innamorato di lei ma molto superficia le, che manda un video privato, in cui Stella si mostra in intimo, al suo amico Francesco (Claudio De Angelis), il quale lo diffonde in rete mettendo la vita di Stella al centro di un ciclone di critiche e giudizi dal peso insopportabile. Stella cerca dentro di sé e nell’addestramento da judoka la forza per rialzare la testa e affrontare la più grande delle delusioni: essere stata tradita dalla persona a cui ha affidato i suoi giovani sentimenti. La serie vede nel cast la speciale par tecipazione anche della giovane youtuber e influencer Eleonora Olivieri, che Stella vuole intervistare per il suo vlog, di Lavinia Fiori nelle vesti di Cate, la ribelle della scuola, di Lorenzo Battaglia nei panni di Filippo, fratello di Cate, di Riccardo Vianello nel ruolo del Preside della scuola, di Valentina Chico e Luca Ribezzo, rispettivamente i volti della mamma e del papà di Stella, e infine di Ettore Nigro e Tommaso Serrau, nei panni del patrigno di Stella, Giorgio, e del fratellastro Valerio. “Crush – La storia di Stella” (10 episodi da 25’) è una pro duzione Rai Kids con Stand by Me, facente parte della collana “Crush”, ideata da Simona Ercolani. Soggetti e sceneggiature di Maria Scoglio e Filippo Gentili, Angelo Pastore, Serena Cervoni. Regia di Valentina Bertuzzi. Musiche di: Cristi na Carlini e Anna Lidell. Prodotta da: Simona Ercolani. Produttore esecutivo: Grazia Assenza. Produttori Rai: Cecilia Quattrini e Annita Romanelli.
CINEMA IN TV
Un giorno, l’anziano Tony Webster riceve una lettera inaspettata: a scrivergli è la signora Ford, da poco deceduta, madre di Veronica, la sua fidanzata ai tempi dell’Università. Insieme alla lettera c’è anche la convocazione nello studio di un avvocato testamentario che ha qualcosa per lui da parte della donna. Giunto nello studio notarile scopre che il lascito consiste in un diario: è quello di Adrian Finn, il suo migliore amico di quando era giovane, ma con il quale aveva rotto ogni rapporto dopo che Veronica lo aveva lasciato proprio per mettersi con lui. Ora però Adrian è morto in circostanze misteriose e Veronica non vuole assolutamente che gli venga consegnato il diario del marito. Tony, dopo molte insistenze, riesce a incontrare Veronica che però gli comunica di avere bruciato il diario. Così Tony comincia un faticoso viaggio nei ricordi che lo condurrà a fare riflessioni amare, scoperte dolorose e a riportare alla luce un passato fatto di sofferenza. Con Jim Broadbent, Charlotte Rampling, Harriet Walter, Michelle Dockery, Matthew Goode.
Dopo l’ennesima ragazzata, Giulio, un ragazzino allampanato di sedici anni, timido e fragile, viene mandato dalla madre in un collegio d’élite, dove vengono formati i futuri dirigenti. Il collegio è ospitato in un castello asburgico sulle Alpi ed è un ambiente freddo e ostile, dove in giovani rampolli che vestono firmato sono continuamente rimproverati da severi insegnanti. Vi vige una disciplina quasi militare che prevede l’oscuramento di Internet e la possibilità di fare telefonate solo per mezz’ora al giorno. Naturalmente non mancano episodi di nonnismo che colpiscono gli studenti più giovani e sprovveduti e gli adulti, che sorvegliano i ragazzi con videocamere nascoste, non intervengono. Giulio stringe amicizia con Edoardo, uno spirito ribelle e anticonformista. I due, insieme, organizzano fughe notturne e corse nei boschi… Opera prima di Andrea De Sica, nipote di Vittorio. Nel cast Vincenzo Crea, Ludovico Succio, Fabrizio Rongione, Yuliia Sobol, Luigi Bignone.
La storia vera di Aileen Wuornos, una delle prime serial killer americane. Aileen ha avuto un’infanzia difficile in Michigan, dove ha subito abusi e ha fatto uso di droghe. A soli tredici anni ha cominciato a prostituirsi. Nel 1989 è ormai una donna che vive in Florida, dove continua a prostituirsi per guadagnarsi da vivere. Un giorno incontra per caso Selby, una ragazza lesbica molto più giovane di lei, con cui inizia una relazione sentimentale. La sua vita, però, viene ancora una volta segnata dalla violenza: un cliente, dopo averla violentata brutalmente, la massacra di botte. E Aileen, per difendersi, lo ammazza. Dopo aver confessato quanto accaduto a Selby, Aileen vorrebbe smettere di prostituirsi, ma non ha altro modo per guadagnare dei soldi. O forse sì: da ora in avanti adescherà i clienti per ucciderli e sottrarre loro il denaro… Nel ruolo della protagonista Charlize Theron che per l’interpretazione ha vinto l’Oscar e l’Orso d’Argento.
Alberto, un giovane timido e senza iniziativa, vive con una vecchia zia e una domestica. Il suo terrore è quello di rimanere coinvolto in qualche brutta avventura e, per non essere incolpato di qualche reato, annota giornalmente tutto quello che fa per poter fornire eventualmente un alibi valido. Lavora in un cappellificio dove deve subire le avances del suo capo, una donna vedova che fa di tutto per farsi notare da lui e che vorrebbe addirittura sposarlo. Alberto invece preferisce Marcella, una giovane parrucchiera che però è già fidanzata con un altro. Per paura del fidanzato ufficiale, Alberto trascorre una notte fuori casa e, proprio in quella occasione, viene tirata una bomba che ferisce alcune persone. Non avendo alibi ed essendo sospettato, Alberto è costretto ad accettare l’offerta della vedova pronta a testimoniare di aver passato la notte con lui… Un graffiante ritratto dell'Italia piccolo borghese alla vigilia del boom con Alberto Sordi, Franca Valeri, Giovanna Ralli, Tina Pica, Carlo Mazzarella, Amedeo Trilli e un giovanissimo Carlo Pedersoli, non ancora diventato Bud Spencer.