

STEFANO DE MARTINO
Il 28 gennaio in prima serata su Rai 2 l’atteso ritorno di “S.T.E.P.”. L’intervista al conduttore protagonista di una stagione eccezionale
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Elena Sofia Ricci, protagonista del Film Tv che narra la vera storia di Giulia Spizzichino, ebrea romana, segnata dalle deportazioni e dalla strage delle Fosse Ardeatine. Il 29 gennaio su Rai 1
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GIORNO DELLA MEMORIA
Tutta la programmazione televisiva e radiofonica della Rai
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DIRETTORE RESPONSABILE
FABRIZIO CASINELLI
Redazione - Rai
Giuseppe Mazzini
16 SANREMO 2025
O MAI PIU’ I
Venerdì 14 febbraio è la serata dei duetti, la grande festa della musica italiana e internazionale
Le interviste agli altri quattro protagonisti della gara: Valerio Scanu, Carlotta, Pago e Anonimo Italiano
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MARCO ROSSETTI
Intervista all’attore romano, protagonista di “Un passo dal cielo” e “Black Out” su Rai 1
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ORA O MAI PIU’ I COACH
Il RadiocorriereTv incontra Gigliola Cinquetti e Alex Britti
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I protagonisti del Festival si raccontano a RaiPlay. In esclusiva le interviste a tutti i partecipanti
Rai Libri presenta il volume di Niccolò Cannone, Lorenzo Cannone e Ross Vintcent
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Quel che si cela dietro una storia letteraria
L'arte, la musica, la storia, la danza, il teatro, i libri, la bellezza raccontati dai canali Rai
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Dal 28 gennaio su RaiPlay l’intenso docufilm su Matteo Porru, il talentuoso ragazzo con gli occhi di un bambino
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NELLA MENTE DI NARCISO
In esclusiva su RaiPlay i nuovi episodi della docuserie di successo con Roberta Bruzzone
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Nelle sale da giovedì 30 gennaio il film diretto da Uberto Pasolini con Juliette Binoche, Ralph Fiennes, Charlie Plummer 36
I Duran Duran in Italia dopo 38 anni dall’ultimo concerto leggendario. Due live al Circo Massimo di Roma il 15 e il 16 giugno 42
ALEX PLAYER
Su Rai Gulp arriva la serie dedicata agli eSport. Tutti i giorni, alle 9.25 e alle 15.35 e disponibile in boxset su RaiPlay
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54 LE CLASSIFICHE DI RADIO MONITOR BASTA UN PLAY
La Rai si racconta in digitale
Anteprima della puntata in onda su Rai Radio 1
DONNE IN PRIMA LINEA
Intervista al vicequestore aggiunto Teresa Gargiulo del Compartimento Polizia Ferroviaria Campania
Tutto il meglio della musica nazionale e internazionale nelle classifiche di AirPlay
CINEMA IN TV
Una selezione dei film in programma sulle reti Rai
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Mentre nel preserale di Rai 1 fa ascolti record con “Affari tuoi”, da martedì 28 gennaio il conduttore partenopeo sarà per la settima volta alla guida di “Stasera tutto è possibile”, il popolare comedy show di prima serata di Rai 2. Protagonista di una stagione straordinaria, al RadiocorriereTv dichiara: «Vivo questo momento con tanta soddisfazione, ma anche con la consapevolezza che il vero successo è costruire ogni giorno un rapporto di fiducia e affetto con chi ci segue da casa»
Con “Affari tuoi” l’obiettivo dei 7 milioni di telespettatori è raggiunto. Come vive questo momento professionale e cosa prova di fronte a una risposta così affettuosa da parte del pubblico?
Sono grato e felice per questo risultato. “Affari tuoi” è un programma storico, e avere l’opportunità di condurlo è stato già di per sé un onore. Vivo questo momento con tanta soddisfazione, ma anche con la consapevolezza che il vero successo è costruire ogni giorno un rapporto di fiducia e affetto con chi ci segue da casa e che ogni sera sceglie di vedere “Affari tuoi”. È il pubblico che dà senso al nostro lavoro, e ogni sorriso o messaggio positivo che arriva è per me il successo più grande.
Ritorna “Stasera tutto è possibile”, programma che le è molto familiare. Che stagione sarà e cosa la diverte di più di questo programma?
Mi sento carico ed entusiasta per questo ritorno di S.T.E.P. Ogni edizione porta con sé qualche novità, anche se il format rimane fedele a se stesso. È un programma che amo perché è corale: ci si diverte insieme ad un cast di amici e agli ospiti che si mettono in gioco. Siamo un gruppo, e l’energia che si crea in studio è unica. Mi diverte molto la Stanza Inclinata, ormai un’icona del programma, perché ogni volta riesce a strappare risate sia a chi è sul palco sia a chi ci guarda da casa. È bello vedere come il pubblico continui a seguirci con affetto ed entusiasmo stagione dopo stagione.
Cosa le sta insegnando la palestra della Tv?
Che non ci si deve mai fermare o pensare di aver raggiunto il traguardo, perché il percorso è lungo e c’è sempre da imparare. La televisione è una palestra continua, soprattutto se fai un programma quotidiano: ogni puntata puoi aggiustare il tiro, affinare un dettaglio, ed è molto bello vedere come cresce la relazione con il pubblico.
Parola chiave della sua conduzione è empatia, con il pubblico e con gli ospiti… quanta Napoli e quanta “strada” ci sono nella sua Tv?
Empatia è una parola fondamentale per me, sia nei confronti del pubblico che degli ospiti o concorrenti. Napoli in questo senso è stata la mia prima palestra dove imparare a stare tra le persone, a leggere gli sguardi, le emozioni, e a trovare sempre il canale giusto per connetterti con gli altri.
Che cosa significa per lei avere successo nella vita e nella professione?
Significa continuare a lavorare facendo un lavoro che ho sempre sognato, grato delle opportunità, e restare con i piedi per terra, concentrato su quello che sto facendo ora, provando a godermelo un po’.
L’attesa sta per terminare. Torna martedì 28 gennaio in prima serata su Rai 2 uno dei programmi più amati e apprezzati dal pubblico, realizzato dalla Direzione Intrattenimento Prime Time in collaborazione con Endemol Shine Italy. La regola? divertirsi. Nel cast del programma, giunto all’undicesima edizione, sono confermati Biagio Izzo, Francesco Paolantoni, Herbert Ballerina e Vincenzo De Lucia, con le sue imitazioni diventate cult. Dieci le puntate, ognuna, come da tradizione, con un tema diverso, in onda come sempre dall’Auditorium Rai di Napoli, dove, ogni settimana, arriveranno vecchi e nuovi amici di “S.T.E.P.”: comici, attori, personaggi dello spettacolo, pronti a mettersi gioco con le varie prove che non prevedono né vincitori né vinti, ma solo tante risate.
«Era come cristallizzata, congelata in quel dolore profondo, in quel passato dal quale non riusciva a liberarsi» racconta Elena Sofia Ricci, protagonista del Film Tv sulla vera storia di Giulia Spizzichino, ebrea romana, segnata dalle deportazioni e dalla strage delle Fosse Ardeatine, in cui vennero uccisi ben ventisei dei suoi familiari. Per tutta la sua vita, Giulia ha sbattuto incessantemente le sue ali, senza riuscire a trovare pace e un luogo dove posarsi. Liberamente tratto dall’omonimo libro di Giulia Spizzichino e Roberto Riccardi (Casa Editrice Giuntina), l’opera di Kiko Rosati sarà trasmessa in prima serata Rai 1 il 29 gennaio. La sua distribuzione internazionale è affidata a Rai Com
La “farfalla impazzita”: così i familiari e gli amici più intimi chiamavano Giulia Spizzichino, ebrea romana, segnata dalle deportazioni e dalla strage delle Fosse Ardeatine, in cui vennero uccisi ben ventisei dei suoi familiari. In tutta la sua vita, che si è conclusa il 13 dicembre del 2016 a 90 anni, Giulia è stata proprio come quella farfalla che sbatte incessantemente le ali, senza riuscire a trovare pace e un luogo dove posarsi. All’epoca della retata al Ghetto di Roma, il 16 ottobre 1943, Giulia che aveva solo diciassette anni, fu testimone degli arresti del nonno, degli zii e dei cugini. A quel tragico giorno, ne seguirono altri terribili, segnati delle persecuzioni e delle fughe con la sua famiglia, fino alla prima metà del ’44. Quando finalmente la guerra finì, fu impossibile per lei dimenticare e vivere una giovinezza spensierata fatta di balli, amiche, primi amori. Fu impossibile anche, più avanti negli anni, amare davvero un uomo fino in fondo, costruire con lui una famiglia. Mezzo secolo più tardi, i fantasmi di un passato mai dimenticato, torneranno a chiederle giustizia. È il 1994: Giulia Spizzichino, vede scorrere la foto della mamma, morta da poco, in un filmato in onda nel corso del programma Rai “Combat Film”. La madre, in quelle immagini di repertorio, stava riconoscendo le salme dei suoi parenti uccisi nell’eccidio delle Fosse Ardeatine del marzo ’44 attraverso i pezzetti di stoffa dei loro vestiti, tanto erano aggrovigliati e irriconoscibili i corpi di tutte le vittime. Giulia pochi giorni dopo si convince con difficoltà a presentarsi nello stesso studio televisivo, riaprendo una voragine del suo passato e ricordare tutto. Piange e dice che non può esserci perdono, ma che deve esserci giustizia. La contatta allora l’avvocato Restelli, rappresentante della Comunità ebraica romana: le autorità italiane stanno chiedendo l’estradizione dall’Argentina di Erich Priebke, il criminale nazista che aveva eseguito l’ordine di fucilazione alle Fosse Ardeatine. Restelli, nonostante l’iniziale reticenza di Giulia, la convince a
partire con lui per Bariloche, la cittadina andina dove Priebke si è ricostruito una vita, nell’intento di mobilitare l’opinione pubblica in favore dell’estradizione. A Bariloche Giulia trova inaspettatamente, una donna con cui percepisce molte affinità e che le dà la forza che non pensava di avere: è Elena, una delle Madri di Plaza de Mayo, l’associazione che riunisce le madri dei desaparecidos. Grazie all’amicizia speciale che si instaura tra loro, Giulia trova il coraggio di reagire e si fa portavoce dell’istanza di giustizia, in un discorso pubblico a Buenos Aires che smuove gli animi: “Perché le vittime sono tutte uguali, come lo sono i carnefici”. È il maggio 1994: la missione riesce, ma è solo la prima tappa di un’altra lunga storia, quella del processo a Priebke che si svolgerà poi a Roma. Nonostante il dolore sopito per tanti anni, Giulia troverà qui la forza di testimoniare, riaprendo una ferita dolorosissima. E lo farà per una necessità: alimentare la Memoria, perché non si ripeta mai più l’orrore della Shoah, che le aveva portato via in un colpo solo, tre generazioni di uomini e donne della sua famiglia.
Ebrea romana, era solo una ragazzina quando nel 1944 perse ventisei dei suoi parenti, rastrellati dai nazisti e portati a morire ad Auschwitz e alle Fosse Ardeatine. Cinquant’anni dopo, quando l’esecutore materiale di quella strage, Erich Priebke, viene
ritrovato in Argentina e potrebbe essere processato, Giulia è una donna aspra e dura, resa pietra e ghiaccio dalla tragedia che non riesce a dimenticare. Vive con i morti - le rimprovera il figlio - e non si accorge dei vivi, di quei vivi che, come lui, le vogliono bene. Quel distacco traumatico e crudele dalle tante persone della sua famiglia - il nonno, gli zii e le zie, ma soprattutto il suo cuginetto Marco di soli cinque anni - l’hanno resa una donna fredda e distaccata, incapace di lasciarsi andare a un sentimento d’amore, anche con il figlio, il marito e la nipotina. La decisione di partecipare al risveglio dell’opinione pubblica per chiedere l’estradizione di Priebke dall’Argentina e quella poi di testimoniare al processo proprio di fronte a lui, riaprono in lei quelle ferite che, con l’armatura che si era costruita negli anni, teneva nascoste, ma che sono ancora aperte e dolorose. Ma solo così Giulia per non potendo dimenticare, riuscirà almeno a sentirsi più libera.
Come ha vissuto questa esperienza?
Questi sono film importanti, e quando mi è stato proposto ho tremato. Non è la prima volta che interpreto una donna realmente vissuta, e non è mai facile, ma nel caso di Giulia Spizzichino la responsabilità che ho avvertito era immensa. Ho studiato molto: ho letto il libro, recuperato tantissime sue interviste per comprendere non solo il suo modo di parlare, le pause, ma soprattutto l’enormità del suo dolore. Quello che più mi ha colpito di Giulia è stato il suo sguardo: non guardava mai
in basso, raramente fissava l’interlocutore. Era come cristallizzata, congelata in quel dolore profondo, in quel passato dal quale non riusciva a liberarsi.
Cosa direbbe oggi Giulia Spizzichino a questa nostra umanità?
Credo che sarebbe molto arrabbiata. Stiamo assistendo al ritorno di dinamiche che somigliano spaventosamente a quelle di ottant’anni fa. Giulia cercava giustizia, non voleva che Priebke fosse condannato a pene esemplari o morisse in carcere, ma desiderava che fosse ritenuto colpevole, e questo è ciò che dovremmo volere tutti: giustizia. La strage delle Fosse Ardeatine ci ricorda che non furono uccisi solo ebrei, ma anche partigiani e persone comuni. L’esperienza di Giulia ci insegna è che il rispetto per l’altro – sia esso un popolo, una religione, o qualunque altra realtà – deve essere il fondamento della convivenza. Non si può sopraffare, invadere o calpestare nessuno. Se oggi ci dimentichiamo tutto questo, allora a cosa sono serviti tutti quei morti? È un orrore.
Qual è secondo lei il messaggio più potente di questa storia?
Nel film mi sono concessa una piccola licenza, ispirandomi a un pensiero del maestro Camilleri, che ho usato durante la scena della conferenza in Argentina. Questo potrebbe essere il sottotitolo del film: “Tutti i carnefici sono carnefici, tutte le vittime sono vittime, in ogni tempo e in ogni luogo.” Questa frase dovrebbe risuonare forte e chiara dentro ciascuno di noi, ogni
giorno. Come ricorda anche Giulia nel film, gli uomini capaci di tali orrori non sono come le bestie: sono peggiori. Le bestie uccidono per paura, per fame. Gli uomini, invece, uccidono per gelosia, rivalità, potere, denaro. Ed è proprio questo che li rende colpevoli. E noi oggi siamo colpevoli: continuiamo a ripetere gli errori del passato.
Come ha vissuto Giulia da “farfalla impazzita”?
Raccontare quel congelamento emotivo che Giulia si era imposta per sopravvivere al dolore è stato estremamente difficile. La perdita di ventisei familiari, tra Auschwitz e le Fosse Ardeatine, l’aveva segnata profondamente. Era come bloccata, incapace di vivere pienamente il presente, di amare il marito, il figlio e le persone a lei vicine come avrebbe voluto. Anche godersi la vita, quella che le era stata risparmiata, le risultava impossibile. Giulia era una sopravvissuta, ma viveva con il senso di colpa per essere rimasta viva, e questo senso di colpa le ha impedito di vivere appieno.
Dopo il Giorno della Memoria…
Non basta un solo Giorno della Memoria, dovremmo arrivare a 335 Giorni della Memoria, così come dovremmo avere 365 giorni dedicati alla lotta contro la violenza sulle donne e tutte le discriminazioni. Non dobbiamo mai dimenticare il nostro passato, il nostro orribile passato. Non dobbiamo mai dimenticare che le donne devono essere rispettate e che, insieme,
possono fare moltissimo. Nel film “La farfalla impazzita”, Giulia ci fa un grande regalo raccontando la sua esperienza in Argentina, dove si è unita alle madri dei desaparecidos. Le tragedie e le perdite si intrecciano: le storie di persecuzioni diverse viaggiano sullo stesso binario. Questo è un film importante, capace di parlare a tutti noi, soprattutto alle nostre coscienze.
Marito e compagno di vita di Giulia. Ha un carattere molto diverso da lei, più bonario, aperto e solare. Pur non essendo ebreo ha vissuto la stessa tragedia di Giulia, ha sempre saputo starle vicino, rispettando il suo dolore e anche sopportando la sua corazza emotiva. Nel corso della storia, diventa una spalla importante per lei: la spinge ad affrontare questa nuova dolorosa avventura del processo e fa da contraltare all’atteggiamento del figlio, con il quale finisce anche per scontrarsi.
Una storia che viene dal passato, che svela però tutta la sua contemporaneità…
La pagina della Shoah rappresenta, a mio avviso, una delle più commoventi della storia umana, proprio perché è anche una delle più orribili. Certo, ci sono state altre tragedie immense, come quella di Francisco Pizarro, quella della schiavitù e, purtroppo, molte altre che testimoniano come l’essere umano sia, spesso, l’animale più pericoloso sulla Terra. E oggi questi orrori non solo ritornano, ma qualcuno arriva persino a provarne nostalgia. Stiamo vivendo un momento storico mondiale in cui la parola “memoria” sembra scritta sulle nostre coscienze con
la lettera minuscola: la nostra memoria collettiva appare breve, insufficiente, fragile. Per questo, credo che sia necessario introdurre obbligatoriamente nelle scuole una nuova materia: la memoria. Tre ore alla settimana dedicate a ricordare, a riflettere, a capire.
Se penso, per esempio, a un personaggio storico come Gengis Khan, possiamo definirlo universalmente un uomo crudele, ma lo facciamo “sulla fiducia”, perché non esistevano cineprese che potessero documentare le sue atrocità. Nel caso della Seconda guerra mondiale e della Shoah, invece, abbiamo una mole di testimonianze dirette: dai filmati di John Ford a quelli dell’Istituto Luce. Non abbiamo alibi per non ricordare l’orrore di cui stiamo parlando. Per questo motivo ritengo che lo studio della memoria debba diventare obbligatorio. Altrimenti continueremo a vedere persone che scherzano con parole come guerra, che le banalizzano, magari giocando a fare gli eroi dietro una tastiera. E invece dobbiamo sapere bene cos’è una guerra. Un film come questo è, senza dubbio, urgente, necessario, importante, utile, prezioso.
Nel film interpreta il marito di Giulia Spizzichino. Quanto è stato complesso stare accanto alla sofferenza di questa donna?
Mi sono concentrato molto su questo aspetto, su come raccontare la figura di un marito che, pur non essendo ebreo, si è caricato del dolore della moglie per amore. Un uomo che ha saputo restare accanto a lei con discrezione, dolcezza e grazia, sostenendola nel silenzio mentre affrontava i fantasmi del pas-
sato. Umberto ha aiutato Giulia a combattere le sue battaglie, come quella per denunciare Priebke e affrontare il processo in tribunale. A differenza del figlio, che le chiedeva di fermarsi per non soffrire oltre, abbiamo immaginato un uomo capace di farsi motore della sua ricerca di giustizia. È un personaggio che vive nell’ombra, ma la sua forza e il suo amore sono stati essenziali per darle il coraggio di andare avanti.
«Approcciare un film come “La Farfalla Impazzita” non è cosa facile: si porta sullo schermo una storia importante, che parla della nostra Storia e si va quindi, oltre l’intrattenimento. Giulia Spizzichino racconta come l’orrore della guerra travolga spesso vittime innocenti, bambini, anziani, e questo racconto lo fa attraverso i suoi occhi, quelli di una ragazza di diciassette anni che vede rastrellare tutta la sua famiglia, tutte le persone a cui vuole bene, che non rivedrà più: un’immagine indelebile che vive nella memoria di Giulia ormai grande, madre e nonna. Questa storia trae poi la sua potenza anche dall’accostamento della storia di Giulia a quella di tante altre vittime, di ogni tempo e ogni luogo, non solo quelle ebree della Seconda Guerra Mondiale. Questo accade attraverso il confronto con il personaggio di Elena, una delle Abuelas di Plaza de Mayo, l’associazione delle donne che in Argentina lotta ancora oggi per scoprire la verità sui loro figli e nipoti desaparesidos, scomparsi, e chiedere giustizia. Giulia Spizzichino ascolta con gli occhi lucidi la storia di questa donna, che in fondo non è diversa dalla sua, e da lei prende la forza di continuare la sua battaglia. Le vittime sono vittime e i carnefici sono carnefici, ovunque
e sempre. Questo è ciò che la storia di Giulia Spizzichino ha l’urgenza di portare sullo schermo. Raccontare questo dramma non è cosa facile, è una storia che ha avuto bisogno di tutto l’impegno possibile, impegno che ho visto anche e soprattutto, negli occhi di Elena Sofia Ricci quando entrava in scena e portava davanti la macchina da presa il personaggio di Giulia, con la sua sofferenza. Non nascondo che lavorare con Elena Sofia Ricci è stato per me un grande piacere e mi ha facilitato il compito di raccontare questa storia: Elena Sofia ha preso per mano il personaggio, l’ha fatto suo e l’ha accompagnato per tutto l’arco narrativo del film. Non da meno sono stati tutti gli altri attori che abbiamo scelto: tutti hanno dato il massimo, consapevoli che la storia che stavamo raccontando andava trattata con il massimo rispetto e la più grande dedizione. Un altro aspetto del lavoro fatto su questo film che mi piace sottolineare, è la cura e l’attenzione con cui sono stati ricostruiti gli anni Quaranta e gli anni Novanta. Grazie al lavoro della costumista Sara Fanelli e dello scenografo Massimiliano Sturiale, lo spettatore viene trasportato in un’ambientazione autentica e realistica, che contribuisce a immergerlo nella narrazione e ad agganciarlo emotivamente. In conclusione, “La Farfalla Impazzita” rappresenta un importante contributo alla memoria storica e alla riflessione sulla violenza e sul dolore causati dalla guerra. Grazie al contributo di tutti i miei collaboratori e alla bravura degli attori che ho diretto, il film riesce a trasmettere con forza l’urgenza di non dimenticare le atrocità del passato e di lottare anche oggi per la giustizia e la verità.»
In occasione dell’ottantesimo anniversario della liberazione del campo di concentramento nazista di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945, la Rai ricorda la data con una serie di programmi sui canali televisivi e radiofonici, oltre che sul web e sui social
Su Rai 1 gli approfondimenti cominceranno alle 8.35 con “UnoMattina” e proseguiranno nel pomeriggio con “La Vita in diretta” alle 17.05. Alle 20.30, Bruno Vespa ospiterà a “Cinque minuti” una sopravvissuta ai campi di concentramento, mentre in terza serata a “XXI Secolo” Francesco Giorgino ricorderà la Shoah all’interno de “L’editoriale”. L’impegno della rete ammiraglia proseguirà, martedì 28 gennaio, con la diretta dal Palazzo del Quirinale, dalle 10.50, a
cura del Tg1, della Celebrazione del Giorno della Memoria, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Su Rai 2 ricorderanno la giornata le rubriche del Tg2 “Italia Europa” alle 10 e “Post” alle 21, il programma “BellaMa’” alle 15.25 e “La Porta Magica” alle 17.00. Su Rai 3 gli spazi dedicati alla ricorrenza sono invece previsti all’interno di “Agorà” alle 8.00, “ReStart” alle 9.30, “Mixer Storia” alle 11.20, “Passato e Presente” 13.15 (e in replica su Rai Storia alle 20.30) dedicato a “Il diario di Etty Hillesum”, “Eccellenze italiane” alle 15.45, “Caro Marziano” alle 20.20 e “Il cavallo e la torre” alle 20.40. Tutti i Tg nazionali, le edizioni del Giornale Radio e quelle regionali della Tgr, proporranno servizi, dirette e speciali. Su RaiNews24, alle 6.30, “Mattina24” sarà in collegamento dal Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara, mentre alle 11.05 lo “Speciale Giorno della Memoria” vedrà una doppia conduzione da Roma e da Auschwitz. Martedì 28 gennaio, poi, Rainews seguirà in
diretta dalle 16 la cerimonia ufficiale per gli 80 anni della Liberazione del campo di Auschwitz-Birkenau, trasmettendone i momenti salienti. Servizi e approfondimenti anche nei notiziari della Tgr, in particolare delle redazioni di Abruzzo e Lazio. Rai Cultura - che ospita sul proprio portale anche un web doc per riflettere sulla Shoah - dedicherà alla ricorrenza un ampio palinsesto che, dalle 10.00 su Rai5, racconterà l’Olocausto in modo differente, tra “La Storia di Anna Frank” riletta attraverso la danza e altre opere musicali sul tema come “La bicicletta di Bartali”. Su Rai Storia per tutta la Giornata si susseguiranno appuntamenti per rileggere quel dramma, attraverso storie di vittime, testimoni e sopravvissuti. Alle 21.10, in particolare, in prima tv, “999. Le ragazze dimenticate di Auschwitz”, che racconta la tragica vicenda di un migliaio di giovani donne ebree slovacche deportate con l’inganno ad Auschwitz nel 1942. Su RaiPlay è disponibile un’ampia sezione dedicata alla Shoah,
a partire dal film in esclusiva, “Tales of the march” di Stefano Casertano. Sarà possibile rivedere le serie tv come “La Storia” di Francesca Archibugi, e “Fernanda” di Maurizio Zaccaro. Nella sezione “Teche”, le inchieste sulla Shoah realizzate da grandi firme del giornalismo, da Enzo Biagi a Sergio Zavoli. Rai Kids, con un palinsesto speciale su Rai Gulp, inviterà i più piccoli e le loro famiglie a riflettere su uno dei capitoli più oscuri della storia: tra le proposte il cortometraggio in prima visione “Un nome che non è il mio”. Rai Movie, tra i film dedicati alla giornata, proporrà in prima visione alle 15.55 “The German Doctor” di Lucía Puenzo e, in prima serata su Rai 5, il film “Quando Hitler rubò il coniglio rosa” . Anche Radio Rai avrà spazi di approfondimento, con una programmazione speciale su Radio 3, Rai Radio Kids e Radio 3 Classica.
Una serata di grandi brani e di forti emozioni quella di venerdì 14 febbraio, quarta serata del Festival di Sanremo, durante la quale è prevista l’interpretazione - esecuzione dei 30 Campioni di una Cover scelta dal repertorio italiano e internazionale, pubblicata entro il 31 dicembre scorso. Gli artisti verranno votati dal pubblico con il televoto, dalla Giuria della Sala Stampa, Tv e Web, dalla Giuria delle Radio, con un peso rispettivamente del 34%, del 33% e del 33%. L’artista più votato sarà proclamato vincitore della Serata Cover. Sarà poi attribuito un premio alla carriera a Iva Zanicchi e Antonello Venditti
La gavetta, il sacrificio e il successo, l’amore per il mestiere dell’attore, per la montagna e la fedele cagnolina Nata. L’attore romano, protagonista di “Un passo dal cielo” e “Black Out” su Rai 1 si racconta al RadiocorriereTv: «Non sguazzo nell’essere al centro dell’attenzione, mi fa piacere che la popolarità vada di pari passo con la riuscita professionale. Sono nel periodo più fortunato della mia carriera e lo accolgo con gioia»
In Tv con due serie di grande successo… come vive questo momento?
Sono contento della risposta del pubblico per entrambe le serie. La fatica viene ricompensata alla grande, grazie sempre a tutti coloro che ci seguono (sorride).
Come è cambiato, nel tempo, il suo rapporto con il lavoro dell’attore?
È cambiato nella misura in cui negli ultimi anni ho avuto un po’ più di sì fortunati, ma mi approccio sempre con grande rispetto e disciplina. In questo lavoro, precario in generale, è un saliscendi continuo, sapere trarre lezione dalla sconfitta fa parte di una crescita anche umana.
… e con la popolarità?
Facendo serie tanto apprezzate dal pubblico è aumentata di conseguenza anche la popolarità. Non sguazzo nell’essere al centro dell’attenzione, mi fa piacere che la popolarità vada di pari passo con la riuscita professionale. Sono nel periodo più fortunato della mia carriera e lo accolgo con un grande sorriso (sorride).
Nathan in “Un passo dal cielo” e Marco Raimondi in “Black Out”, vero è che un personaggio non si giudica, ma che rapporto ha costruito con loro?
Li ho indossati con grande rispetto, senza mai giudicarli. Marco ha un carattere focoso, agitato, istintivo, è sempre su di giri in una serie che ha grande ritmo, Nathan è alla ricerca delle proprie origini, di verità nascoste, contro il padre che ha rincorso tutta la vita. Li amo moltissimo e in entrambi i casi ci si è rilassati poco. Sono entrambi personaggi in ascolto, leali, rispettosi nei confronti del prossimo. Se Marco è quello che se viene ferito ferisce, Na-
than si ritrae nel guscio. È stato bello entrare, non senza fatica, nella loro tridimensionalità. In questi due anni per fortuna mi sono riposato poco.
Quello della montagna è un mondo che ritorna nelle due serie… come vive il rapporto con i monti e la natura?
Amo la montagna da sempre, da quando i miei genitori portavano me e i miei fratelli in Val di Fiemme, a una cinquantina di minuti dai luoghi in cui abbiamo girato “ Black Out”, Fiera di Primiero, dall’altra parte delle Pale di San Martino. Ogni volta che vado in montagna mi resetto dalla vita caotica di Roma. Il lavoro è ugualmente frenetico, ma la montagna ti costringe a respirare più lentamente, per me è una manna dal cielo.
Che rapporto ha con le sue radici?
Sapere da dove vieni, chi è la tua famiglia, che infanzia e adolescenza hanno vissuto i tuoi nonni, i tuoi genitori, fa parte del nostro percorso, sono grato ai miei genitori per avermelo raccontato.
Cosa deve avere una storia perché scelga di farne parte?
Mi deve dare la possibilità di stupirmi, di non accomodarmi mai. Un personaggio deve smuovere qualcosa in me, portarmi a un’evoluzione anche attraverso sentimenti che già conosco: la rabbia, l’amore, l’amicizia. Nella reiterazione c’è la credibilità.
Che rapporto ha con il mistero, con la scoperta?
L’ignoto, ciò che non conosci, mi incute sempre un po’ di timore, mi spaventa. Quando mi si chiede quale personaggio del passato farei tornare in vita dico sempre Margherita Hack, che ho ammirato tantissimo per il suo rigore, per la sua capacità di affrontare temi complessi, di studiare fenomeni altri. Una grande studiosa dall’umanità straordinaria.
Chi è Marco Rossetti oggi?
Non più un ragazzo ma un uomo di 39 anni che ha avuto la possibilità di poter crescere, di imparare, di poter abbracciare il ragazzo e l’attore giovane che è stato. Sono una persona consapevole e che ha ancora molto da imparare.
Cosa la rende felice?
La felicità delle persone a cui voglio bene, l’energia dei bambini, l’istinto del mio cane, la mia Nata, nome che deriva da Fortunata.
Nulla a che vedere con il suo Nathan dunque…
Nata è arrivata prima di Nathan (sorride). Abbiamo un rapporto simbiotico, è sempre con me anche sul lavoro, per fortuna sino a ora mi è sempre stato consentito di portarla sul set. È una cagnolina che pur essendo molto obbediente ha bisogno di correre tanto, la montagna piace molto anche a lei, è anche il suo mondo.
Otto protagonisti della musica italiana tornano dopo tanto tempo davanti al grande pubblico per esibirsi in una gara avvincente, sabato in prima serata Rai 1 con Marco Liorni. Vi presentiamo quattro concorrenti:
Valerio Scanu, Carlotta, Pago e Anonimo Italiano
Ha detto sì a “Ora o mai più” perché…
Credo che, nel panorama artistico italiano, rappresenti una trasmissione in cui ci si possa divertire, ma soprattutto fare musica. Ho deciso, dunque, di mettermi in gioco su Rai 1 proprio per la musica, che non ha uno spazio suo delimitato nella mia vita, non è mai mancata perché è la mia quotidianità.
Si è mai detto nella vita “ora o mai più”?
Il mio “ora o mai più”? In realtà non ci ho mai pensato veramente, ma riflettendo su tutte le esperienze nelle quali mi sono tuffato, è sempre stato un “o la va o la spacca”. A volte è andata bene, altre volte ho sbagliato, ma mi sono sempre impegnato a riconoscere l’errore, a farne tesoro e, dopo essermi rimboccato le maniche, mi sono sempre rimesso in gioco.
Cosa si aspetta da questa opportunità artistica?
Accanto al mio coach, Rita Pavone, sarà certamente un percorso costruttivo che lascerà in me qualcosa di profondo. Alla fine, tutte le esperienze di vita sono importanti e, senza troppe illusioni o voli pindarici, del buono ne uscirà anche questa volta (ride).
Sul palco di Rai 1, in prima serata… È una grandissima emozione, sono felicissima di farmi vedere in tv da mio figlio, il mio fan numero uno, e da tutti i piccoli allievi che seguo da anni e che non mi conoscono in questa veste. È un’occasione per ridarsi un po’ di smalto e per rinnovare l’energia. La musica c’è sempre stata nel mio quotidiano, non è mai andata via, ma questa è stata un’occasione da prendere al balzo.
Ritrovare l’abbraccio del pubblico...
Provo emozioni contrastanti, paura ed eccitazione. Per il grande pubblico manco da tanti anni, ma sono qui principalmente per divertirmi e fare delle esperienze immersive con questa
splendida orchestra che la Rai ci ha messo a disposizione, e con il mio coach Donatella Rettore.
Si è mai detta “ora o mai più”?
Il mio “ora o mai più” è proprio quello che sto vivendo, è il mio momento giusto per fare questa esperienza.
Mettersi in gioco… … ancora una volta! Diciamo che non proprio di primo pelo (ride). Amo la sfida, soprattutto quella con me stesso. Mi piaceva l’idea di essere abbinato a un big della musica italiana, di cantare le sue canzoni, di esibirmi per il grande pubblico della tv.
Come sta vivendo questa esperienza?
È davvero un’esperienza stimolante, in più avremo la possibilità di presentare un nostro inedito. È un modo per fare bella musica in televisione, con un’orchestra che suona dal vivo, di avere accanto le migliori guide artistiche italiane, dalle quali c’è sempre tanto da imparare, da accogliere per migliorarsi. Io non penso di essere arrivato, né nella vita, né nella carriera, credo che non arriverò mai alla fine, e se bussa alla porta l’op-
portunità migliorarsi, io apro e accetto. Di occasioni come queste dovrebbero essercene di più.
Come suona in questo momento la sua vita?
La mia vita suona oggi come una festa, perché la vita stessa è una festa o, come dice sempre un mio carissimo amico... “es un carnaval”.
pseudonimo di Roberto Scozzi
Un anonimo che si svela in Tv…
Un’occasione speciale per ritornare dal pubblico e alla visibilità che manca un po’ da quei magici anni Novanta dei miei esordi. I colleghi con i quali mi confronterò sono bravissimi, io ce la metterò tutta!
Perché la maschera?
La maschera è un simbolo, mi sono ispirato al mondo di “Anonimo veneziano”, di Casanova e degli amori romantici. Ho fatto questa scelta artistica quasi per caso, era una cosa nuova, e così abbiamo creato “l’uomo del mistero musicale”.
Quali sono le sue aspettative?
Mi aspetto di imparare ancora, nonostante i trent’anni di carriera.
Amati dal pubblico, acclamati protagonisti della nostra canzone. Prosegue il viaggio del RadiocorriereTv tra i maestri dello show del sabato sera di Rai 1. Le interviste alla cantante veronese, che nel programma è al fianco di Pierdavide Carone, e al cantautore romano, coach di Matteo Amantia
Si è mai trovata di fronte a un “ora o mai più”? Come ha reagito?
Sì. Tutte le volte che mi tuffo in piscina. Poi mi butto.
Come la tecnologia ha influenzato, negli anni, il suo fare musica?
Per me non è cambiato quasi niente. Mi riferisco ai contenuti, cioè alla mia personale lettura di una canzone scritta da un autore che può essere fra i più disparati. Lo smartphone rende tutto più semplice e cantare all’aria aperta è diventata una mia abitudine.
Come è stato l’incontro con il suo “allievo” e che consigli gli ha dato?
È stato una piacevole sorpresa scoprire la sua bravura. “Di notte” è proprio una bella canzone.
Quali aspettative avete in merito al risultato finale? È un magnifico segreto.
A breve partirà Sanremo, occasione per fare una riflessione sulla musica. Come sta la canzone italiana? Benissimo. È estremamente creativa. Interpreta bene la complessa realtà di oggi.
C’è un suo brano che possa esprimere l’“in bocca al lupo” al suo allievo? Perché?
“Sera”. Perché è di un grande cantautore.
Si è mai trovato di fronte a un “ora o mai più”? Come ha reagito?
Mi ci trovo ogni giorno, poi, però, mi alzo, faccio una doccia e mi auguro vada tutto bene.
Come la tecnologia ha influenzato, negli anni, il suo fare musica?
Negli anni ‘90 acquistai il primo computer per collegarci un campionatore e iniziare a farci musica, ero considerato pazzo, un cantautore virtuoso di chitarra che usa i campionatori? Ho capito subito che la tecnologia è un nuovo strumento che però come tutti gli altri strumenti non suona da solo, il computer fa tutto, ma in base a chi ci mette le mani il suono è completamente diverso. È uno strumento come la chitarra, la batteria, ancora oggi c’è un sacco di gente prevenuta.
Come è stato l’incontro con il suo “allievo” e che consigli gli ha dato?
È stato un incontro gradevole, ci conoscevamo già, ovviamente, e ci siamo subito trovati in quanto tutti e due rockettari. Il consiglio che gli do è di non ascoltare troppo i miei consigli e seguire il suo istinto visto che ha un bel talento (sorride).
Quali aspettative avete in merito al risultato finale?
Di divertirsi, pensare alla musica e non al risultato della classifica, credere fermamente che è più bella una chitarra di un so-
cial, e un pianoforte è più bello di una classifica, basta questo, il resto verrà da sé.
A breve partirà Sanremo, occasione per fare una riflessione sulla musica. Come sta la canzone italiana?
A Sanremo la musica è solo uno dei numerosi ingredienti, più che altro il Festival è lo spaccato della situazione socioculturale che abbiamo in Italia, quindi, più che alla musica, mi fa pensare a come siamo oggi.
Riconosce nelle nuove generazioni un suo erede?
No. A livello di scrittura sì, ma se poi non suona la chitarra non si può parlare di eredità.
C’è un suo brano che possa esprimere l’ “in bocca al lupo” al suo allievo?
Probabilmente “Lo zingaro felice”, perché parla di qualcuno che se ne sbatte di tutto e tutti e va in giro a fare solo le cose che gli piacciono di più.
In esclusiva sulla piattaforma della Rai le interviste a tutti i partecipanti alla 75esima edizione della manifestazione
Si esibiranno sul palco dell’Ariston dall’ 11 febbraio ma si raccontano prima in esclusiva su RaiPlay. Le interviste ai protagonisti della 75esima edizione del Festival di Sanremo sono già disponibili sulla piattaforma della Rai. Gli artisti in gara a Sanremo 2025 rivelano ai microfoni di Rai Contenuti Digitali e Transmediali curiosità e aneddoti sulle canzoni che porteranno in gara definendole con un aggettivo che le caratterizza: sul palco dell’Ariston ascolteremo quindi brani bohémien, balordi, emozionanti, sorprendenti drammatici ma anche conturbanti, intensi, passionali, ubriachi e frizzanti per citarne alcuni. Trenta i protagonisti del prossimo Festival della musica italiana: Achille Lauro (Incoscienti giovani), Bresh (La tana del granchio), Brunori Sas (L’albero
delle noci), Clara(Febbre), Coma_Cose (Cuoricini), Elodie (Dimenticarsi alle 7), Emis Killa (Demoni), Fedez (Battito), Francesca Michielin (Fango in Paradiso),Francesco Gabbani (Viva la vita), Gaia (Chiamo io chiami tu), Giorgia (La cura per me), Irama (Lentamente), Joan Thiele (Eco), Lucio Corsi (Volevo essere un duro), Marcella Bella (Pelle diamante), Massimo Ranieri (Tra le mani un cuore), Modà (Non ti dimentico), Noemi (Se t’ innamori muori), Olly (Balorda nostalgia) , Rkomi (Il ritmo delle cose), Rocco Hunt (Mille vote ancora), Rose Villain (Fuorilegge), Sara Toscano (Amarcord), Serena Brancale (Anema e core), Shablo feat Guè, Joshua e Tormento (La mia parola), Simone Cristicchi (Quando sarai piccola), The Kolors (Tu con chi fai l’amore), Tony Effe (Damme ‘na mano), Willie Peyote (Grazie ma no grazie). A loro si aggiungeranno: Alex Wise (Rockstar), Maria Tomba (Goodbye-Voglio Good Vibes!), Vale Lp e Lil Jolie (Dimmi tu quando sei pronto per fare l’amore), Settembre (Vertebre), vincitori tra le Nuove Proposte.
Dal 28 gennaio su RaiPlay l’intenso docufilm su Matteo Porru, il talentuoso ragazzo con gli occhi di un bambino
Ventitré anni, pluripremiato autore di numerosi romanzi, ragazzo talentuoso e pieno di passioni con una tortuosissima storia di malattia e rinascita dietro l’ascesa e il successo. Dal 28 gennaio su RaiPlay arriva “Matte”, un docufilm sull’intensa vita di Matteo Porru tra sogno e paura, cielo e terra. Un racconto corale, arioso e intimo che intreccia le testimonianze di parenti, medici, amici, insegnanti di scuola e di volo per descrivere il ragazzo oltre il prodigio, la speranza oltre il dolore, le stelle oltre il buio
dei reparti dove Matteo è stato per anni ricoverato. «“Matte” è un intenso docufilm che fa emergere l’importanza della volontà, delle relazioni familiari e umane – commenta Maurizio Imbriale, direttore Rai Contenuti Digitali e Transmediali - Una narrativa di grande impatto e di speranza che si sofferma sulla delicatezza dei gesti e dei sentimenti e arriva dritta al cuore del pubblico, per dimostrare che anche di fronte alle difficoltà si può spiccare il volo e abbracciare il successo della vita.». «Quando ho saputo che la Rai avrebbe diffuso la storia di come sono diventato grande – aggiunge Matteo Porru - ho gioito come un bambino. E’ una festa, un onore. L’inizio di un’avventura. In molti negli anni hanno creduto nelle storie che scrivo. A RaiPlay va il grazie più vero per aver creduto nella mia!»
Raccontare per prevenire. In esclusiva su RaiPlay i nuovi episodi della docuserie di successo con Roberta Bruzzone: l’unico modo per vincere con un manipolatore narcisista è non giocare al suo gioco
Il delitto di Temù, piccolo e tranquillo paesino della Lombardia e il caso Tramontano-Impagnatiello, sono i fatti di cronaca nera affrontati nei nuovi episodi di “Nella mente di Narciso”, la docuserie di Rai Contenuti Digitali e Transmediali, dal 22 gennaio in esclusiva su RaiPlay, condotta da Roberta Bruzzone e che ha raggiunto un milione di visualizza-
zioni. La criminologa e psicologa forense, indaga nella personalità degli assassini definendo il profilo del narcisista maligno e propone un intenso viaggio nella mente del killer partendo da efferati delitti. Puntata dopo puntata Bruzzone, supportata da una griglia che raccoglie tutte le caratteristiche specifiche di una personalità distorta di matrice narcisistica, entra nella mente degli assassini al centro delle vicende raccontate, dimostrando come siano affetti da disturbi specifici evidenziando tutte le ripercussioni devastanti sulle loro vittime. «Con i casi di Laura Ziliani e di Giulia Tramontano – spiega Roberta Bruzzone - avremo modo di esplorare altre due tipologie di scenari di chiara matrice narcisistica all’interno del perimetro più ampio delle relazioni affettive. In particolare approfondiremo
i vari ruoli all’interno del cosiddetto “trio diabolico” nel piano criminale per eliminare Laura Ziliani. Non deve essere stato difficile sedurre Silvia e Paola Zani per un soggetto come Mirto Milani. Prima la maggiore, approfittando delle sue fragilità. Poi la sorella minore, decisamente più strutturata della prima ma anch’essa sensibile alle lusinghe dell’aspirante cantante lirico. Il caso di Giulia Tramontano – prosegue Bruzzone - ci consentirà di descrivere in maniera precisa il funzionamento psicologico nel cosiddetto narcisismo overt di cui Alessandro Impagnatiello risulta essere una sostanziale incarnazione. Verranno descritte in maniera chirurgica tutte le fasi della relazione con questo genere di narcisisti maligni e le trappole manipolatorie più insidiose di cui viene disseminata la relazione».
“Nella mente di Narciso”, otto puntate dal 25 minuti, offre uno sguardo profondo su personalità oscure ed inquietanti e vuole fornire al pubblico una sorta di manuale d’istruzione per riconoscere i principali segnali che possono portare a una pericolosa escalation e allontanare possibili narcisisti maligni. Sono già disponibili su RaiPlay le puntate dedicate a Benno Neumair che uccise a casa sua i genitori, Peter Neumair e Laura Perselli, utilizzando una corda da alpinismo, e a Sarah Scazzi strangolata dalla cugina Sabrina Misseri e dalla zia Cosima Serrano, condannate all’ergastolo.
Narvel Roth, giardiniere riservato e meticoloso della tenuta di Gracewood, accetta, seppur riluttante, di prendersi cura di Maya, la pronipote della proprietaria Norma Haverhill. La ragazza è orfana e in difficoltà con la droga e l’incarico rischia di far riemergere il passato oscuro dell’uomo. Dal pluripremiato sceneggiatore di “Taxi Driver” Paul Schrader. Interpreti: Joel Edgerton, Sigourney Weaver, Quintessa Swindell, Esai Morales.
Lo scrittore Carlo Lucarelli ricostruisce con straordinaria capacità affabulatoria e con rigore documentale i principali crimini, misteri e delitti del nostro paese. Su RaiPlay la prima stagione integrale del programma e una selezione di puntate che hanno raccontato i grandi misteri d’Italia, dai delitti di Alleghe alla strage di Ustica, dal ruolo di Michele Sindona agli omicidi della Uno bianca, dalla morte di Enrico Mattei alla funzione di Gladio, dalla scomparsa del giornalista Mauro de Mauro al delitto Pasolini. Regia: Daniele Cini, Igor Skofic
Le prime due edizioni di “Fantastico”, andate in onda fra il 1979 e il 1982 con la regia di Enzo Trapani, talento televisivo fra i più visionari e sulfurei della storia della Rai. Le sigle “Disco bambina” e “Cicale” cantate da Heather Parisi sono rimaste nella memoria degli Italiani, insieme con le imitazioni di Gigi Sabani, gli sketch di Beppe Grillo, i monologhi di Walter Chiari, i quiz di Claudio Cecchetto. Conducono Loretta Goggi, Beppe Grillo, Heather Parisi, Claudio Cecchetto, Walter Chiari, Gigi Sabani.
Durante una passeggiata la signora Angela trova nel parco un uccellino caduto dal nido e decide di portarlo a casa. Lo nutre con dolcetti, lo chiama Augusto e diventa il suo ‘Tesorino’. Una volta cresciuto lo sistema nella rimessa, ma dopo una notte di tempesta. Il film di animazione è disponibile anche in lingua originale. Dall’omonimo racconto di Quentin Blake, con la regia di Gerrit Bekers, Massimo Fenati.
Rai Libri presenta il volume di Niccolò Cannone, Lorenzo Cannone e Ross Vintcent. Nelle librerie e negli store digitali
Tre campioni del rugby dalle carriere straordinarie. A unirli il talento, la passione per la palla ovale, il successo nei club e con la maglia azzurra. Niccolò Cannone, Lorenzo Cannone e Ross Vintcent affidano alle pagine del libro il racconto delle loro imprese agonistiche: dal debutto alla popolarità, fino all’esordio e all’affermazione in Nazionale. Uno sport duro e nobile, nel quale convivono forza fisica, rispetto dell’avversario e spirito di sacrificio. A emergere sono i valori condivisi, le emozioni e le soddisfazioni di uno sport che guadagna sempre più tifosi anche in Italia. Dopo un 2024 da record, per l’Italryugby già si profilano nuove sfide, nuovi traguardi, nuovi obiettivi: i moschettieri del rugby sono pronti a scendere in campo. “I moschettieri del rugby” di Niccolò Cannone, Lorenzo Cannone e Ross Vintcent, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 22 gennaio 2025.
NICCOLÒ CANNONE, fiorentino, seconda linea, ha scoperto la passione per la palla ovale intorno ai quattordici anni e da allora non ha più smesso di giocare, approdando alla Benetton Treviso e da lì in nazionale nel 2020.
LORENZO CANNONE ha seguito le orme del fratello Niccolò e dopo l’Accademia di Rugby si è ritagliato un posto come numero 8 nella Benetton Treviso. Ha esordito con la maglia azzurra nel 2022.
ROSS VINTCENT, italo-sudafricano nato a Johannesburg, ha cominciato a giocare a rugby a cinque anni. Studia Economia a Exeter, in Inghilterra, e gioca negli Exeter Chiefs. A livello internazionale ha deciso di competere nell’Italrugby ed è sceso in campo in azzurro per la prima volta nel Sei Nazioni del 2024, come terza linea centro.
Nelle sale da giovedì 30 gennaio il film diretto da Uberto Pasolini con Juliette Binoche, Ralph Fiennes, Charlie Plummer, Marwan Kenzari, Claudio Santamaria e Angela Molina
Un’Odissea dello spirito, senza viaggi, senza mostri, senza dei. Solo un uomo sfinito che torna a casa dopo anni di lontananza, una moglie tenace che lotta per mantenere la fede in un suo inatteso ritorno e il viaggio di un figlio verso l’età adulta, diviso tra l’amore per sua madre e il peso del mito di suo padre. Una famiglia separata dal tempo e dalla guerra, riunita dall’amore, dal senso di colpa
e dalla violenza. Arriva nelle sale giovedì 30 gennaio “Itaca Il ritorno” di Uberto Pasolini, coprodotto da Rai Cinema e distribuito da 01.“The Return nasce dalla mia passione per l’epica di Omero e dallo straordinario fatto che, nonostante l’ubiquità dell’Odissea nella cultura occidentale e dei suoi temi universali e senza tempo, il cinema non ha mai reso giustizia alla storia del ritorno di questo soldato alla sua terra, a sua moglie e a suo figlio – dice afferma il regista – oggi l’opera di Omero ci costringe a confrontarci con la tragedia della guerra, di chi la combatte e di chi rimane indietro, in una maniera che appare incredibilmente e tristemente attuale. Trattandosi di una storia di ritorno e di redenzione dalla guerra, il mio interesse è sempre stato non tanto per l’elemento del fantastico delle
peregrinazioni di Odisseo, quanto più per il ricongiungimento dei personaggi alla fine del viaggio. Quindi, pur conservando alcuni dei momenti più iconici dell’epopea di Omero, la nostra è un’Odissea della mente, senza viaggi, senza mostri, senza dei, il percorso di una famiglia che trova il modo di riunirsi contro gli ostacoli esterni ma, soprattutto, contro quelli del proprio cuore”. Il film si concentra sulla dimensione umana della storia: Odisseo, Penelope e Telemaco intraprendono un drammatico viaggio dell’anima mentre affrontano le conseguenze del conflitto. Nonostante l’ambientazione d’epoca, si tratta di una storia del nostro tempo, raccontata come un thriller teso, viscerale e commovente. La combinazione di questa rivisitazione di un soggetto classico, con la potenza di interpreti del calibro di Ralph Fiennes e Juliette Binoche (per la prima volta riuniti
sullo schermo dopo Il paziente inglese) e l’elevata intelligenza emotiva e sensibilità del regista, conferiscono al film un respiro internazionale. “I miti sopravvivono perché sono storie avvincenti, credibili e incredibili allo stesso tempo – conclude il regista – i loro personaggi sono più grandi della vita ma anche, in sostanza, umani. In questo film, prendiamo un antico mito conosciuto in tutto il mondo, con cui molte persone hanno un legame affettivo (lo conoscono, lo amano, lo riconoscono), e guidiamo il pubblico alla scoperta della verità umana che si cela dietro quell’antica storia ereditata, trovando nelle figure mitiche esseri umani come noi”. Del cast fanno parte Fiennes Charlie Plummer, Marwan Kenzari, Claudio Santamaria e Angela Molina
Lunedì 27 gennaio alle 23.05 andrà in onda una puntata speciale di Radio1 Plot Machine, il programma di scrittura interattiva condotto da Vito Cioce con Marcella Sullo. In collegamento dalla Biblioteca Casa della Memoria a Roma il direttore Paolo Ruffini, l’attrice e scrittrice Ilaria Patamia e la docente Amalia Perfetti che hanno scritto e curato il libro “C’era ‘n ber sole, la storia di Settimia Spizzichino” (People Edizioni), dal quale è tratto l’incipit del Miniplot. Partecipate alla Gara dei Racconti inediti. Il tema è lo Zaino. Inviate entro venerdì 31 gennaio la vostra opera inedita in 1500 caratteri al sito plot.rai.it (sezione Novità). Tutti i racconti selezionati e andati in onda saranno pubblicati alla fine in un podcast originale di RaiPlay Sound.
Tananai
Marracash
Marco Mengoni
Jovanotti
Pinguini Tattici Nucleari
Guè feat. Rose Villain
Lazza
Damiano David
Elisa
Elodie, Tiziano Ferro
Booster
Gli sbandati hanno perso
ManDarE TuTto All’aRIA
Fuorionda
Islanda
Oh Mamma Mia
Buio davanti
Born With A Broken Heart
Dillo solo al buio
Feeling
«Scrivo da sempre, non potrei vivere senza farlo. Un atto che è nato come esigenza di tirare fuori le emozioni per poi trasformarsi in ribellione. Ai soprusi e alla discriminazione che ho subito, prima per i miei problemi fisici, poi per il mio orientamento sessuale. Quando mi sono rialzato, ferito ma determinato, ho deciso che avrei dato voce a quelle realtà taciute, scardinando stereotipi e luoghi comuni, gridando per chi non ne aveva la forza» racconta lo scrittore Emiliano Reali. Attivista e giornalista romano, si è speso fin dagli esordi letterari contro l’omofobia trattando i temi dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale «nella speranza – afferma – di poter evitare ai giovani quello che ho passato io: l’ignoranza si può sconfiggere solo con la conoscenza.
Talvolta bisogna decidere di agire, anche se le persone che hai vicino ti sconsigliano di farlo perché ti vorrebbero al sicuro. E se arrivi ad avere un minimo di visibilità, come nel mio caso, non puoi non spenderti»
“Bambi. Storia di una metamorfosi” ha avuto un grande impatto su lettori e lettrici
Ha cambiato la mia carriera dandomi possibilità che mai avrei pensato. È la storia di Giacomo e del suo percorso di accettazione e consapevolezza, di una metamorfosi che da bruco (Giacomo) lo porta a divenire una splendida farfalla (Bambi). Anche se è stato indicato spesso come manifesto della comunità LGBTQIA+ e delle sue istanze - cosa che mi lusinga oltremodo - credo ci sia dell’altro tra le pagine: la società, le difficoltà nelle relazioni amorose o amicali, i rapporti familiari, le aspettative e gli stereotipi che pressano ognuno di noi, a prescindere dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. Il romanzo è diviso in tre capitoli, dal primo dei quali - pubblicato anche in spagnolo - stiamo traendo un film. Il produttore che ha acquistato i diritti di trasposizione cinematografica ha ottenuto un contributo dal Ministero della Cultura e stiamo ultimando la stesura della sceneggiatura per entrare nella fase di produzione della pellicola. In visione prospettica quello a cui si punterà, vista la struttura del libro, è una trilogia filmica.
Viviamo in una società nella quale i casi di omolesbotransfobia sono quasi all’ordine del giorno. Cosa ti senti di dire a ragazze e ragazzi che si trovassero ad affrontare il rifiuto per ciò che sentono di essere?
Non si tratta solo di rifiuto, ma di violenza verbale e fisica vera e propria. Le aggressioni omofobe dall’inizio dell’anno sono già svariate - ad opera di ragazzi giovanissimi - e di pochi giorni fa è la notizia di un padre che, venuto a sapere dell’omosessualità del figlio, lo ha picchiato e minacciato di morte. Ai ragazzi in difficoltà voglio dire: Non siete soli, molte persone pronte ad aiutarvi ci sono passate prima di voi, non avete nulla di sbagliato, non c’è errore nell’amore o nell’essere come ci si sente. Contattate le associazioni LGBTQIA+ sul territorio, chiedete aiuto, scrivetemi attraverso i social. Vivete liberi e a testa alta.
A chi consiglieresti di leggere “Bambi”?
A chiunque abbia fame di sentimenti e voglia scoprire dall’interno un mondo che viene spesso relegato nella notte: le persone trans hanno una vita anche di giorno e io ho provato a portarla alla luce.
Hai pronte altre storie?
Un editore molto importante mi ha chiesto da mesi di inviargli il mio nuovo romanzo. Non l’ho ancora fatto perché ho attraversato un blocco dovuto alla perdita di mia madre ed è subentrata l’insicurezza. Credo però sia arrivato il momento di rimettermi in gioco, quindi farò partire il mio inedito. Inoltre, sono in attesa della conferma di un contratto per la pubblicazione di “Bambi” sul mercato inglese.
Laura Costantini
I Duran Duran in Italia dopo 38 anni dall’ultimo concerto leggendario allo Stadio Flaminio e a 40 anni dalla loro prima esibizione in Italia, al Festival di Sanremo del 1985. Due live al Circo Massimo di Roma il 15 e il 16 giugno
Si preannunciano come due show indimenticabili: la leggendaria rock band britannica torna in Italia per infiammare Roma. Inseriti nella “Rock & Roll Hall of Fame” nel 2022, i Duran Duran hanno venduto più di 100 milioni di dischi in tutto il mondo durante la loro illustre carriera di quattro decenni. Con 18 singoli in classifica negli Stati Uniti, 21 successi nella Top 20 del Regno Unito e ripetuti successi nelle classifiche italiane, tra cui il loro ultimo album in studio, la band si è affermata come uno dei gruppi più influenti e duraturi nella storia della musica. Hanno anche scritto l’unico tema di James Bond che ha raggiunto la prima posizione in tutto il mondo e hanno collaborato con alcune delle menti creative di maggiore spicco in ambito musicale, cinematografico e televisivo, tra cui David Lynch, che ha diretto uno dei loro film concerto di maggior successo. Tra i loro numerosi riconoscimenti figurano otto premi alla carriera. Formatisi a Birmingham nel 1978, i Duran Duran sono noti per la loro capacità di mescolare arte, estetica ed emozioni, diventando una colonna sonora perfetta per la notte. Tra i loro successi irresistibili e senza tempo, “Hungry Like the Wolf”, “Ordinary World” e “Rio”. Rinomata per la grande abilità di intrecciare perfettamente la loro musica con la moda, il design e la tecnologia, la band ha da sempre cercato di ampliare i confini della cultura pop, ridefinendo l’intersezione tra arte e innovazione. Guidati dal carismatico cantante Simon Le Bon, affiancato dal tastierista Nick Rhodes, dal bassista John Taylor e dal batterista Roger Taylor, dopo decenni di carriera i Duran Duran sono ancora all’avanguardia e affascinano il pubblico di tutto il mondo con la loro creatività ed energia. Il loro album del 2021, “Future Past”, ha ricevuto un ampio consenso da parte della critica, compresi gli elogi di “Rolling Stone”. Nel 2023, la band ha pubblicato il suo 16° album in studio, “Danse Macabre”, uscito il 27 ottobre 2023 e ripubblicato in versione deluxe a ottobre 2024, una raccolta dinamica di nuove canzoni, versioni rivisitate di successi iconici e audaci cover. In vista dei due show italiani al Circo Massimo di Roma, i fan possono aspettarsi una scaletta ricca di successi leggendari della band, tra cui “Girls on Film”, “The Wild Boys”, “The Reflex”, “Ordinary World”, “Come Undone” e “Rio”. Verranno proposti inoltre brani tratti dall’ultimo album, portando nuova energia al celebre repertorio della band.
Il RadiocorriereTv intervista il vicequestore aggiunto Teresa Gargiulo del Compartimento Polizia
Ferroviaria Campania
“L’esempio influenza più di ogni parola – vale più di mille parole, meglio di una critica o un rimprovero – meglio parlare con la nostra vita e i nostri comportamenti che con le parole – i nostri giovani hanno bisogno di vedere con i loro occhi cosa è bene fare e come bisogna comportarsi –rimproverarli e ripetere cosa è bene e cosa è sbagliato non sempre ottiene i risultati sperati”. Lo dice il vicequestore aggiunto Teresa Gargiulo, Compartimento Polizia Ferroviaria Campania, che racconta la sua esperienza in divisa, sottolineando l’importanza dell’esempio ricevuto dai suoi genitori. “Una buona educazione si fonda sull’esempio di qualcuno, sull’imitazione di qualcuno che sa dare di più: è questo il compito instancabile e costante delle donne e degli uomini della Polizia di Stato che determina risultati importanti”.
4.344.425 persone controllate, 1.147 arrestati (con una variazione percentuale del +24% rispetto al 2023) e 11.440 (con una variazione percentuale del +20% rispetto al 2023) indagati: è questo il primo bilancio di fine anno della Polizia ferroviaria. I controlli sono stati potenziati anche grazie al supporto fornito dagli smartphone in dotazione alle pattuglie e collegati direttamente con le banche dati di Polizia. Numerosi anche i sequestri: 253 armi, nonché 15 kg di eroina, circa 1 kg di cocaina, e 35 kg di hashish. Elevate oltre 8.437 contravvenzioni: 1.463 al codice della strada e 3.376 sanzioni relative al regolamento di polizia ferroviaria. 32.198 i bagagli sottoposti a controllo anche con
l’uso di metal detector e 180 le ispezioni svolte presso i depositi bagagli. Durante l’anno sono state 32.199 le pattuglie impegnate a bordo treno. I convogli ferroviari presenziati sono stati complessivamente 64.517. Sono stati, inoltre, predisposti 10.432 (con una variazione percentuale del +4% rispetto al 2023) servizi antiborseggio in abiti civili, sia negli scali che sui treni, allo scopo di contrastare in modo specifico furti e truffe ai danni dei viaggiatori. Le attività di prevenzione sono state incentivate con un aumento delle giornate straordinarie di controllo del territorio per un totale di 35 operazioni: 11 “Stazioni Sicure”, finalizzate al potenziamento di controlli a persone e bagagli; 12 “Rail Safe Day”, finalizzate a prevenire comportamenti impropri o anomali, spesso causa di investimenti; 10 “Oro Rosso, finalizzate al contrasto dei furti di rame e 2 “Action Week”, finalizzate al potenziamento dei controlli ai treni trasportanti merci pericolose. In campo internazionale è proseguita l’attività di cooperazione con l’Associazione europea di polizie ferroviarie e dei trasporti RAILPOL, allo scopo di rafforzare la collaborazione tra i Paesi membri attraverso il reciproco scambio di informazioni, la definizione di comuni strategie operative e la programmazione di azioni di controllo congiunte. Sono proseguite, inoltre, le attività di educazione alla sicurezza ferroviaria nell’ambito della campagna “Train… to be cool”, realizzata in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del Merito e con il supporto scientifico della Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università di Roma Sapienza. Sono stati oltre 59.165 gli studenti raggiunti nel corso dell’anno. L’iniziativa, dalla sua nascita nel 2014, ha consentito di raggiungere oltre 548.100 studenti in più di 8.500 incontri.
Da cosa nasce la sua passione per la Polizia’?
Ho sempre avuto la passione per le legalità, attraverso il rispetto delle regole trasmessomi dai miei genitori Carmela e Vittorio, i miei fari. In particolare il mio papà, Vittorio, volato in cielo il 3 gennaio, con il suo esempio mi ha tramesso il valore dell’onestà e della dedizione al lavoro. Importante nella mia crescita è stata anche la mia professoressa di matematica Liberatina, che mi portava sempre alle giornate delle legalità organizzate per i ragazzi delle scuole secondarie. Le cose imparate in quei giorni mi tornano ancora in mente come moniti di vita.
Qual è il suo ruolo attuale?
Sono il Dirigente della Sala Operativa del Compartimento Polizia Ferroviaria Campania. Dalla Sala Operativa coordiniamo tutte le pattuglie dei diversi uffici del Compartimento dislocati sul territorio regionale e gestiamo tutti gli interventi di polizia nelle varie stazioni e linee ferroviarie della Campania. Inoltre, sono il funzionario responsabile della comunicazione istituzionale, ossia responsabile in primis della redazione di comunicati stampa, interviste,
contributi per le pagine social della Polizia di Stato e tutto quello che riguarda la comunicazione delle attività istituzionali del nostro Ufficio.
A cosa bisogna far attenzione nelle stazioni?
Alle regole di sicurezza, troppo spesso ignorate e sottovalutate. È di pochi giorni fa la morte di un ragazzo per aver attraversato un passaggio a livello in fase di chiusura. In caso di maggior afflusso bisogna poi prestare attenzione a borse e bagagli e alle calche di persone, che facilitano i furti con destrezza. Spesso negli spintoni ricevuti negli affollamenti di persone, nella fase di salita e discesa dai treni, è più facile che malintenzionati ne possono approfittare senza che le vittime se ne accorgano.
Si è appena concluso l’anno e di solito si fanno bilanci... come è stato quello della Polizia Ferroviaria?
Positivo, il trend è in assoluta crescita. Con l’aumento del traffico ferroviario dovuto all’implementazione delle linee e delle corse l’afflusso di viaggiatori è maggiore rispetto
agli anni precedenti. L’impegno della Polizia Ferroviaria è pertanto cresciuto nel tempo, sia in termini qualitativi che quantitativi.
Cosa vuol dire per lei essere in prima linea?
Trattare ogni evenienza del cittadino come la più importante. Perdere ad esempio un bagaglio con farmaci di cui si ha necessità, per un cittadino è motivo di grande preoccupazione. Noi riceviamo le richieste di aiuto più disparate, anche quelle di persone in stato confusionale che, nelle stazioni, si rivolgono a noi perché hanno deciso di farla finita o semplicemente si sentono persi. La nostra è davvero una polizia di prossimità: la Polizia non è solo investigazioni o repressione dei reati, ma trattare ogni bisogno dei cittadini che si rivolgono a noi.
Quale percorso devono seguire i giovani per entrare in Polizia?
Studiare, concorsi, tanta costanza, impegno, motivazione, passione e un po’ di fortuna.
Il programma dedica l’appuntamento di mercoledì 29 gennaio alle 21.15 su Rai 5 a uno dei protagonisti più significativi dell’arte del Novecento
Il regista Henri de Gerlache guida gli spettatori alla scoperta del maestro surrealista e del suo universo artistico. René Magritte ha saputo trasformare gli oggetti della vita quotidiana in arte densa di significato, come nel quadro “Le fils de l’homme”, dove il volto di un uomo in bombetta viene coperto da una mela verde. La sua arte si caratterizza per i paradossi visivi che danno vita a opere capaci di sfidare la percezione del pubblico. Nelle opere di Magritte il visibile viene messo in discussione, suggerendo allo spettatore che ciò che appare è solo una parte della realtà, come si nota nel
dipinto “Gli Amanti”, dove un lenzuolo nasconde il bacio tra un uomo e una donna. Un esempio emblematico del suo approccio è “La trahison des images”, con la celebre frase “Ceci n’est pas une pipe”. Il dipinto evidenzia come l’immagine non sia l’oggetto concreto rappresentato, ma solo la sua riproduzione. Lo stile di Magritte, caratterizzato da un occhio quasi fotografico e apparentemente realistico, mira a creare un’ambiguità logica che porta lo spettatore a riflettere. Le sue opere invitano a guardare oltre l’apparenza degli oggetti comuni, alla ricerca dei loro significati nascosti. “René Magritte: Il giorno e la notte” presenta il percorso di un artista che attraverso le sue opere ha esplorato il rapporto tra realtà e rappresentazione, creando immagini che continuano a stimolare interpretazioni e riflessioni.
Orchestra Sinfonica Nazionale Rai
Per il Giorno della Memoria in programma op46 di Schönberg e Sinfonia n 7 in mi minore di Mahler. Lunedì 27 gennaio alle 17.55
Camera con vista - Fuori Binario
Il treno piemontese
Dalle Langhe alle risaie vercellesi fino alle valli del Tortonese. Martedì 28 gennaio alle 20.20
Dorian, l’arte non invecchia
Giovanni Fattori
Il percorso artistico di Giovanni Fattori, uno dei maggiori esponenti del movimento dei Macchiaioli. Mercoledì 29 gennaio alle 19.25
The Great Songwriters
Linda Perry
Esibizioni esclusive accompagnate da interviste. Giovedì 30 gennaio alle 23.25 in prima visione
Médée
Teatro alla Scala
Il Teatro milanese mette in scena per la prima volta nella versione francese il capolavoro di Cherubini. Venerdì 31 gennaio alle 21.15
Ciclo “Tutte le maschere di Paolo Villaggio”
Da Fracchia a Fantozzi
Il 1975 fu l’anno del grande successo del film Fantozzi, nello stesso anno Villaggio riprese il personaggio di Giandomenico Fracchia. Sabato 1 febbraio alle 21.15
Sciarada - Il circolo delle parole
L’Atlante che non c’è -
Il lago dei Promessi Sposi. Manzoni e il lago di Como
In onda lunedì 3 febbraio alle 22.55
Le vicende della persecuzione razziale attuata dai nazisti raccontate attraverso le parole dei diari scritti da dodici giovani adolescenti ebrei di età compresa fra i 13 e i 18 anni, ragazzi polacchi, lituani, ungheresi, cechi, olandesi e, tra loro, anche Anna Frank. In onda lunedì 27 gennaio alle 22.10 su Rai
Storia per il Giorno della Memoria
L’incontro tra Federico Fellini e il mondo della televisione alla fine degli anni Sessanta: lo ricostruisce lo speciale di Marco Spagnoli “Federico Fellini, io sono un clown”. L’occasione di lavorare in tv viene offerta a Fellini dal giovanissimo produttore Peter Goldfarb, intervistato nel documentario, che nel 1967 convince il regista riminese a lavorare per la prima volta per la televisione americana. Nasce così il “finto” docufilm “A Director’s Notebook” (Block-notes di un regista, 1969), prodotto per la Nbc, dove il Maestro mostra per la prima volta il “circo del cinema felliniano nel suo farsi”, un backstage che in realtà è una vera e propria messa in scena che simula la spontaneità di vere riprese documentarie. Il racconto è arricchito da foto e materiali provenienti dal film “I clown” dello stesso Fellini.
Giorno della memoria
Chi disse ‘no’.
Gli internati militari italiani
In onda lunedì 27 gennaio alle 23.10
Omaggio a Giuseppe Verdi
Su Rai Storia uno speciale sul “Cigno di Busseto” a centoventiquattro anni dalla scomparsa
La musica, i luoghi e la storia” del grande musicista in onda martedì 28 gennaio alle 18.00
Passato e presente
Alto Adige 1957-67.
Gli anni del terrore
Con Paolo Mieli. Giovedì 30 gennaio alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia
“Paisà”
Viaggio tra i calabresi di New York
Un’inchiesta realizzata da Mimmo
Rafele in onda nel 1982. Domenica 2
febbraio alle 19.30
Omaggio a Silvio Pellico
Il ricordo di Rai Cultura nell’anniversario della morte
In occasione dell’anniversario della scomparsa. Venerdì 31 gennaio alle 19.45
Omaggio a Sandra Milo
Il ricordo di Rai Cultura a un anno dalla scomparsa
“Ci vediamo stasera in casa di Sandra Milo”, uno speciale del 1967 girato in pellicola per la regia di Stefano Canzio con i testi di Maurizio Costanzo. Mercoledì 29 gennaio alle 19.30
Omaggio a Romolo Valli
Il ricordo di Rai Cultura a quarantacinque anni dalla scomparsa
Rai Cultura propone, sabato 1° febbraio alle ore 13.00, la puntata di “Ieri e oggi”, condotta nel 1976 da Mike Bongiorno, con ospiti in studio Romolo Valli e Marina Pagano
Su Rai Gulp arriva una serie dedicata agli eSport. Tutti i giorni, alle 9.25 e alle 15.35 e disponibile in boxset su RaiPlay
Il fenomeno degli eSport ha conquistato rapidamente una fetta crescente di pubblico in tutto il mondo, evolvendosi da una nicchia per appassionati a un vero e proprio fenomeno di massa. Le competizioni virtuali, che vedono atleti professionisti sfidarsi in titoli videoludici di successo, sono ormai riconosciute come eventi sportivi a tutti gli effetti, con tornei che attraggono milioni di spettatori online e offline. Ma cosa sta alimentando questa ascesa vertiginosa? Oltre alla spettacolarità e all’innovazione tecnologica dei giochi, gli eSport stanno diventando sempre più una forma di intrattenimento globale, accessibile e coinvolgente. In questo articolo esploreremo i fattori che contribuiscono a questo straordinario successo, analizzando le dinamiche che stanno trasformando un passatempo digitale in una vera e propria industria multimiliardaria. A questo mondo, molto amato dai giovanissimi, è dedicata la nuova serie animata “Alex Player”, in onda in prima visione, tutti i giorni, alle 9.25 e 15.35 su Rai Gulp e disponibile in boxset anche su RaiPlay. Alex Player affronta l’importanza dell’amicizia, i valori dell’eSport, il lavoro di squadra, il saper superare i propri ostacoli, e la complessità di gestire una competizione di alto livello insieme alla vita di tutti giorni, a scuola e in famiglia. Alex Player esplora diversi temi, tra cui accettare gli altri e le loro differenze, il beneficio delle avversità, imparare a crescere insieme attraverso le sconfitte e le vittorie, il sessismo, la rivalità, il brivido dello sport. La serie butta giù i cliché, rivelando il valore del fair play nel mondo dei videogiochi. Nel corso delle 26 puntate vengono seguite le epiche avventure dei giovani giocatori sia nella loro vita reale (in 2D) che nel mondo di “Land of Titans” (in 3D) e si scoprirà come questa passione tra ragazzini e adolescenti può essere un evento sportivo di alto livello! Quest’anno, è il turno della scuola Belmont di ospitare il campionato interregionale tra scuole dell’eSport “Land of Titans”. E’ un’opportunità per riunire le migliori squadre sotto i quindici anni della regione! Camille, Amy e Mike sono coloro che formano la squadra locale, le Manguste. Costretti a sostituire il loro capitano, conoscono Alex, un carismatico e appassionato giocatore di calcio… ma una totale schiappa in fatto di video game! Eppure, Alex si scopre essere particolarmente dotato. Ma cosa più importante, ha tutte le caratteristiche per essere un vero Capitano, capace di tirar fuori il meglio da ciascuno di loro! Insieme, questi outsiders si sfideranno con la squadra che detiene il titolo del Campionato, i potenti Dragoni, nonché contro gli Onyx e le loro super naturali tattiche di difesa, le Campionesse con la loro leggendaria velocità, e specialmente contro i Cobra, imbroglioni compulsivi.
Una fuga di metano causa un’esplosione in una miniera della provincia canadese di Manitoba, intrappolando sottoterra, con una scarsa riserva di ossigeno, numerosi operai. L’unico modo per soccorrere gli uomini in trappola è trasportare lungo un lago ghiacciato una pesantissima testa di pozzo per scavare un passaggio verso la miniera e per questo c’è bisogno di ingaggiare tre camionisti esperti che sappiano come gestire un trasporto di diverse tonnellate su una strada ghiacciata nella stagione primaverile, quindi con una copertura di ghiaccio più sottile. Per la missione, guidata dal camionista esperto Jim Goldenrod, si candidano la giovane Tantoo, attivista per i diritti dei nativi americani che ha il fratello intrappolato nella miniera, e il veterano Mike che viaggia insieme a suo fratello Gunty, meccanico reduce dall’Iraq e affetto da afasia per sindrome posttraumatica da stress.
Nel corso della Festa del Raccolto, che si svolge annualmente in un paesino della campagna britannica, una bambina scompare misteriosamente. Si tratta di Grace, figlia di Rebecca, nuovo ministro del culto, da poco arrivata. Alla ricerca della bambina partecipano, insieme alla polizia locale, anche gli abitanti del luogo, ma più passano le ore più le speranze di ritrovare viva Grace si affievoliscono, finché qualcuno dice di aver visto la bambina in compagnia di un’inquietante creatura. “Il Signore del Disordine” si articola come un thriller psicologico avvolto nel mistero, una ricerca disperata della verità contaminata con elementi soprannaturali che trovano efficaci radici nel folklore inglese. Nel cast Ralph Ineson, interprete del villain Galactus nel reboot dei “Fantastici Quattro”.
Ancora più bello – Venerdì 31 gennaio ore 21.20 – Anno 2021 – Regia Claudio
È passato un anno da quando Marta, bruttina e affetta da mucoviscidosi, ha coronato il suo desiderio di fare coppia con il bell’Arturo, figlio della Torino bene. La storia si è interrotta - per sua iniziativa, sottolinea Marta - e la ragazza ha incontrato Gabriele, un disegnatore e aspirante scenografo assai preso dalla sua buffa e tenera compagnia. Quando però a Gabriele viene offerto un lavoro a Parigi i due, insieme solo da tre mesi, devono misurarsi con le difficoltà di una relazione a distanza. Accanto a Marta i due amici gay Federica e Jacopo vivono storie nuove: lei viene ingaggiata come ethical hacker da un’azienda top e deve vedersela con due colleghe ostili, e lui si registra ad una app di incontri che gli crea una sorta di dipendenza. C’è spazio anche per la improbabile love story fra un nerd sfigato e una influencer dai numerosissimi follower, nonché per un seducente rider calabrese.
Dopo la scomparsa del re magnanimo, la perfida regina ha rinchiuso la figliastra Biancaneve nel palazzo e ha preso il controllo del regno, sperperando il denaro del popolo e vessando corte e servitori. Il giorno del suo diciottesimo compleanno, però, Biancaneve esce di nascosto dalla reggia per andare a vedere con i propri occhi in che condizioni si trova il reame che il padre le ha lasciato, e s’imbatte prima in un ricco e giovane principe di passaggio e poi in sette nani briganti, che l’aiuteranno a trovare il coraggio di ribellarsi alla matrigna. Tarsem Singh rilegge la fiaba più famosa del mondo in chiave divertente realizzando un film di animazione.
Biancaneve – Domenica 2 febbraio ore 21.10 – Anno 2012 – Regia Tarsem Singh