

Una serie evento in tre serate in occasione dell’80° anniversario della Liberazione. Su Rai 1 il 15, il 22 e il 25 aprile con la regia di Susanna Nicchiarelli
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Incoronata Boccia, con la partecipazione di Stefano Ziantoni, conduce il nuovo programma di Rai Vaticano e Rai Approfondimento. Il sabato in seconda serata su Rai 3
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Tra storie, parole ed emozioni è tornato “Ciao maschio” il sabato in seconda serata su Rai 1. Intervista della conduttrice al RadiocorriereTv: «È un programma per gli uomini che piace alle donne»
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La sfida tra le località più belle d’Italia. Con Camila Raznovich domenica 20 aprile alle 20.35 su Rai 3
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RADIOCORRIERETV
SETTIMANALE DELLA RAI
RADIOTELEVISIONE ITALIANA
Reg. Trib. n. 673 del 16 dicembre 1997
Numero 15 - anno 94 14 Aprile 2025
DIRETTORE RESPONSABILE
FABRIZIO CASINELLI
Redazione - Rai
Viale Giuseppe Mazzini 14 00195 ROMA Tel. 0633178213
Enrico Brignano parla al pubblico di sé e delle sue esperienze. Martedì 15 aprile alle 21.20 su Rai 2
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Dagli esordi sul web al successo in Tv e al cinema. L’intervista al comico e attore partenopeo
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Presentato il progetto di riqualificazione del Centro di Produzione campano
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www.radiocorrieretv.rai.it www.ufficiostampa.rai.it
Collaborano Laura Costantini
Cinzia Geromino
Tiziana Iannarelli Vanessa Penelope Somalvico
SCREENINGS 2025
Le serie della Rai e l’Umbria conquistano i buyers internazionali
La Rai si racconta in digitale
Il corrispondente della Rai da Bruxelles racconta il suo nuovo libro “Al centro della tempesta” edito da Rai Libri
L'arte, la musica, la storia, la danza, il teatro, i libri, la bellezza raccontati dai canali Rai
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MOON IL PANDA
Dal 17 aprile nelle sale italiane l’emozionante storia di Gilles De Maistre
PLOT MACHINE
Anteprima della puntata in onda su Rai Radio 1
Nel segno del successo il tour di Riccardo Cocciante. Le nuove date
Quel che si cela dietro una storia letteraria
La seconda stagione della divertente serie per ragazzi disponibile su RaiPlay e in onda su Rai Gulp
52 S-FIDIAMOCI
Tutto il meglio della musica nazionale e internazionale nelle classifiche di AirPlay 46 LE CLASSIFICHE DI RADIO MONITOR PODCAST
Su RaiPlay Sound il podcast dedicato al filosofo e scrittore napoletano
DONNE IN PRIMA LINEA
Il vicequestore Rita Sverdigliozzi, dirigente Commissariato Celio Questura di Roma, descrive la sua esperienza di donna in carriera per la comunità con la Polizia di Stato
CINEMA IN TV
Una selezione dei film in programma sulle reti Rai
Serie-evento in tre puntate, tratta dall’omonimo romanzo di Andrea Bouchard, in onda su Rai 1 il 15, 22 e 25 aprile, nel giorno in cui l’Italia celebra la Liberazione dal nazi fascismo. Susanna Nicchiarelli, la regista, restituisce al pubblico emozioni, lotta e sacrifico dei tanti italiani che hanno combattuto in nome della libertà. Un racconto filtrato, però, dagli occhi di quattro giovanissimi “Sandokan”
1944, Alpi piemontesi. Marta, Davide, Sara e Marco sono quattro giovani amici che sognano la fine della guerra. Quando scoprono che la loro età consente di evitare sospetti decidono di aiutare i partigiani assumendo l’identità di Sandokan, fantomatico ribelle che mette in difficoltà nazisti e fascisti della valle.
Un progetto che ha avuto una lunga genesi. Da dove nasce l’idea di raccontare la Resistenza ai ragazzi?
Avevo letto il romanzo di Andrea Bouchard insieme ai miei bambini: abbiamo riso e pianto insieme. È un racconto che offre moltissimi livelli di lettura e, secondo me, può essere apprezzato a qualsiasi età. Mi sono resa conto che mancava un prodotto audiovisivo — televisivo o cinematografico — davvero popolare, ampio, capace di raccontare gli anni della Resistenza in modo accessibile e coinvolgente.
Nella Resistenza ci sono i valori fondanti della nostra Repubblica...
I valori della Resistenza sono sempre fondamentali, soprattutto per mantenere viva la memoria. Dobbiamo ricordare che, non molto tempo fa, molti nostri connazionali hanno compiuto un sacrificio enorme: uomini e donne che hanno lottato per la nostra libertà, per la democrazia, per la pace. Sono ormai
ottant’anni che il nostro Paese vive in pace anche grazie a quella lotta. C’è quindi un dovere di memoria e celebrazione, ma anche un messaggio simbolico che continua a parlare al presente. I ragazzi, nella serie, si interrogano costantemente sull’importanza della libertà e sul significato della lotta per conquistarla.
L’ultima puntata andrà in onda il 25 aprile, una data fondamentale per la storia italiana…
Sono davvero felice che la serie possa contribuire a celebrare questa giornata. All’inizio non ci avevamo pensato, ma poi, lavorando, tutto ha preso forma e ora la messa in onda coincide con un anniversario così importante, una festa per tutti. Naturalmente, anche per questo motivo, l’ultima puntata sarà la più emozionante.
MARTA (ANNA LOSANO)
Marta Bertin ha 12 anni, una grande sensibilità e un passo che non conosce la fatica, specie quando si tratta di salire tra
le sue adorate montagne. È la piccola della famiglia e il fatto che è considerata ancora una bambina la fa spesso arrabbiare, anche se è anche un utile passepartout per attraversare i posti di blocco dei tedeschi senza essere fermata o perquisita. È coraggiosa, determinata e a volte impulsiva, ma spesso la sua immaginazione e la sua prontezza di riflessi salvano lei e il suo gruppo di amici nelle situazioni difficili. Coraggiosa in azione, Marta è irrimediabilmente timida in amore. Innamorata di Marco, ha paura che lui la consideri soltanto un’amica o, peggio ancora, che le preferisca Sara. Marta ha anche una bellissima voce e ama cantare e ascoltare la musica, il jazz in particolare: una passione che ha ereditato dalla madre. Il suo credo è fortemente pacifista e il suo sogno è un mondo senza armi e senza più guerre.
SARA (CARLOTTA DOSI)
Sara è la migliore amica di Marta, sua coetanea e compagna di scuola. Al contrario di Marta, Sara è abile nel ricamo e nella
cucina e ha una meravigliosa chioma di capelli castani. La sua famiglia è benestante, possiede l’unica trattoria del paese e ha persino il telefono. Nonostante questo, Sara è meno sicura di sé rispetto a Marta e segue l’amica come fosse il suo faro. Ciò non significa che stia nel gruppo solo in nome dell’amicizia. Sara crede infatti profondamente che combattere il nazifascismo sia un dovere e anche quando potrebbe scegliere una condotta più tranquilla, dopo aver vissuto una spaventosa disavventura, non rinuncia a continuare a battersi con il resto del gruppo.
Com’è stato questo viaggio?
Anna: Marta mi ha davvero cambiata molto. Quando ho iniziato questa serie ero poco più che una bambina, molto timida, e con alcune caratteristiche simili al mio personaggio che però facevo fatica a esprimere. È stata una grande fortuna per me: alla fine di questo percorso posso dire di essere cresciuta sotto ogni aspetto, sia dal punto di vista personale che professionale.
Con Fuochi d’artificio ho realizzato il sogno di diventare attrice, quindi, non posso far altro che ringraziare Marta. Ha lasciato un segno profondo dentro di me.
Carlotta: Il mio personaggio attraversa una trasformazione importante nel corso delle puntate: da ragazza timida e spaventata da tutto, diventa impavida, una vera combattente che non ha più paura della guerra. Mi sono molto rispecchiata nella sua evoluzione, e questo mi ha aiutata a comprendere meglio anche me stessa. Anche se sono piuttosto introversa, proprio come Sara, quando serve riesco a tirare fuori il coraggio per difendere ciò in cui credo.
Cosa significa per voi la parola coraggio?
Anna: Per me una persona è coraggiosa quando, con tenacia, mette tutta sé stessa nel raggiungimento dei propri obiettivi. Immaginare i propri sogni è facile, ma è molto più difficile agire concretamente e lottare fino in fondo per realizzarli. Forse il coraggio è proprio questo: determinazione e impegno.
Carlotta: È una parola molto forte, che può significare tante cose. Per esempio, la capacità di mettersi in gioco dove altri
non riescono, superare i propri limiti e combattere per ciò che è giusto, restando fedeli ai propri principi. Io credo che ognuno di noi abbia dentro di sé il desiderio di essere coraggioso: basta solo trovare le giuste condizioni per farlo emergere.
MARCO (LORENZO ENRICO)
Marco ha 13 anni, è altissimo, gentile e attento ai sentimenti di tutti. Veloce in montagna, capace di memorizzare al volo una canzone (proprio come Marta), Marco è invece molto serio e riflessivo quando si tratta di prendere una decisione: ha infatti bisogno di prendere in considerazione ogni evenienza e conseguenza e la sua intelligenza a volte lo frena. Nelle questioni sentimentali, invece, a frenarlo è la timidezza. Per questo, anche se ammira Marta, ci vorrà del tempo perché trovi il coraggio di dichiararle i propri sentimenti.
DAVIDE (LUCA CHARLES BRUCINI)
Davide Bertin ha 13 anni e frequenta l’ultimo anno della scuola media. Non è ancora abbastanza grande per diventare parti-
giano ma, in quanto maschio, ha più accesso di sua sorella Marta ai discorsi degli adulti e alle informazioni segrete sull’attività rivoluzionaria del padre e del fratello maggiore Matteo. Più diligente nello studio e meno avventato nell’azione di Marta, Davide è estremamente determinato a fare la sua parte contro i fascisti e gli occupanti, come tutti gli uomini della sua famiglia. Per questo inventa il partigiano fittizio “Sandokan”. Bisognoso di ribadire continuamente il suo ruolo di leader della banda e di sentirsi il fratello maggiore, perché sotto sotto è più fragile e meno coraggioso di Marta, si ritrova a battibeccare con lei per ogni cosa, anche se è evidente l’affetto che prova per lei.
Raccontate la vostra esperienza sul set di Fuochi d’artificio...
Lorenzo: È stato un viaggio molto importante per me, davvero felice, perché fin da piccolo ho sempre sognato di lavorare su un set. Questa esperienza è stata proprio quello che cercavo. Ricordo che quando ero bambino guardavo la televisione e dicevo ai miei genitori che volevo entrare dentro quella “sca-
tola”... e oggi posso dire che ce l’ho fatta (ride). Ancora non ci credo, ringrazio davvero tutti per avermi dato questa bellissima opportunità.
Davide: È stata un’esperienza molto emozionante. Tra noi ragazzi è nata un’amicizia genuina, per cui posso dire che è stato un viaggio motivazionale, durante il quale abbiamo avuto l’opportunità di trasmettere ai nostri coetanei, che guarderanno la serie, un messaggio importante. A distanza di tanti anni, è fondamentale non perdere i valori della Resistenza, che ci hanno permesso di vivere liberi oggi. Per me è stata una spinta a dare sempre il meglio, come quei giovani che durante la guerra hanno fatto di tutto per la libertà.
Cosa resta in voi dei personaggi?
Lorenzo: Di Marco conservo soprattutto la sua leggerezza. La serie affronta una tematica importante, abbastanza pesante da raccontare, ma i personaggi mantengono quella leggerezza e innocenza tipica dei bambini. Interpretare questo ruolo mi ha aiutato a riscoprire quella parte di me e a volerla custodire nel mio cuore con forza.
Cosa significa per voi la parola coraggio?
Lorenzo: Per me, il coraggio è cercare in se stessi la forza di iniziare e portare a termine un’azione, piccola o grande che sia, lottare per ciò in cui si crede, per le proprie idee e per le proprie scelte di vita.
Davide: Credo che il coraggio sia la capacità di superare le proprie paure, sempre con cautela e intelligenza.
GLI ALTRI PERSONAGGI
LA NONNA (Carla Signoris)
Olga è una donna apparentemente dura, abituata a non parlare molto dei propri sentimenti. Sembra lamentarsi costantemente della guerra e pensare solo alle partite di calcio della sua squadra del cuore, senza adoperarsi per agire e combattere, ma la verità è che nessuno più di lei ha sperimentato la crudeltà degli squadroni fascisti. Per questo ora vive nel terrore che possa accadere qualcosa ai suoi famigliari e vorrebbe proteggerli in ogni modo. Ma di fronte ai soprusi è la prima a non abbassare la testa e a ribadire con orgoglio il suo antifascismo.
IL NONNO (Bebo Storti)
Beppe Bertin è un uomo allegro e dolce, un gran lavoratore, pescatore appassionato e convinto antifascista. Marta è la sua nipotina preferita e non riesce mai a dirle di no. Radioamatore della prima ora, durante la guerra non stacca l’orecchio da Radio Londra. Come tutte le persone della sua età, che hanno vissuto l’esperienza della guerra, il nonno alterna sentimenti di speranza a momenti di fatalismo ma, soprattutto di fronte ai nipoti, non perde mai le forze, è sempre disponibile e segretamente felice quando capisce che i suoi due ragazzi si sono messi in gioco, dalla parte giusta, per combattere fascisti e tedeschi.
MATTEO (Gabriele Graham Gasco)
Matteo Bertin è il fratello maggiore di Davide e Marta ed è un vero e proprio punto di riferimento affettivo per loro. È forte, allegro, sempre capace di un sorriso anche nei momenti più bui. Ha solo 19 anni ma, come molti della sua generazione, è già un adulto, avendo sacrificato la giovinezza alla guerra. Il suo nome di battaglia è Jackie, in onore del primo cane dei
suoi nonni. E, anche se è uno dei più giovani, in virtù della sua intraprendenza, del coraggio e della sensibilità, Matteo è già leader di una brigata che risponde ai suoi comandi.
IL PADRE (Alessandro Tedeschi)
Stefano Bertin - padre di Marta, Davide e Matteo - è ingegnere alla Fiat di Torino e ha affidato i figli ai suoi genitori perché deve continuare a lavorare. Sotto l’aspetto impiegatizio, però, cova un cuore partigiano che lo spinge a lavorare in segreto per il Comitato di Liberazione Nazionale. È un padre affettuoso e un uomo che non si perde mai d’animo.
GEORG KLAUS (David Paryla)
Georg Klaus è un tenente della Wehrmacht, l’Esercito regolare tedesco, e con ogni probabilità non ha scelto di propria volontà di arruolarsi. Nel suo Paese era professore di musica alle scuole medie, ma il suo carisma e la sua serietà gli hanno permesso di fare rapidamente carriera tra i ranghi dell’Esercito. Fin dalla prima volta che la incontra a un posto di blocco, viene con-
quistato da Marta perché le ricorda sua figlia Susanne, che è lontana e non sa se rivedrà mai più.
VITTORIO (Francesco Centorame)
Partigiano ventitreenne, prima della guerra era un talentuoso studente di Chimica all’università. Già da allora era attivo politicamente, mentre con le armi in mano non sembra molto a suo agio. È anche per questo che tra lui e Marta la simpatia reciproca è immediata: entrambi sognano la pace e hanno in odio la violenza.
NENE (Barbara Ronchi)
È una partigiana e l’unica donna della sua brigata. Prima della guerra ha fatto la mondina e ha conosciuto il lavoro duro, ma anche la possibilità di raccontare i sentimenti attraverso il canto. Per Marta, la Nene diventa immediatamente una figura di riferimento, ma qualcosa le separa. A differenza della pacifista Marta, infatti, la Nene ha abbracciato ogni aspetto della lotta, compreso l’uso delle armi. L’esperienza sulle montagne
l’ha probabilmente indurita, ma le ha offerto una possibilità di riscatto che la sua vita precedente non le avrebbe mai dato.
MARCELLA (Cristina Pasino)
Marcella ha l’età della mamma di Marta e ha il viso è segnato dal sole e dal vento. Vive da sola con il suo pastore tedesco, Pelù, in una baita d’alta montagna. Non sa leggere i giornali, ma sa leggere negli occhi delle persone i sentimenti e i loro bisogni. Nonostante sia molto povera, è generosa e premurosa, e protegge e nasconde Sara senza chiedere nulla in cambio.
LA MADRE (Giada Prandi)
Cristina è la mamma di Marta, Davide e Matteo. È una maestra di pianoforte e canto in una scuola di Torino che è stata costretta a chiudere per la guerra. La sua assenza non è facile da sopportare per Marta, che avrebbe bisogno di sua madre, ma le ragioni di Cristina sono nobili. È altruista, coraggiosa e un po’ avventata e ha trasmesso le stesse caratteristiche a sua figlia.
Marta e suo padre vengono fermati da una pattuglia tedesca e lui le affida la custodia di una busta segreta, perché i bambini non vengono perquisiti. A Davide viene allora l’idea aiutare i partigiani, sfruttando la loro giovane età: nasce così il misterioso partigiano Sandokan. Marta è in dubbio, odia la guerra visceralmente, ma capisce che deve fare la sua parte. I partigiani nascosti sulle montagne hanno bisogno di scorte di cibo e Marta ne approfitta per fare entrare nel gruppo Sara, la sua migliore amica, visto che Davide ha coinvolto Marco. I quattro
intraprendono la loro prima missione segreta sotto copertura, ma Marta pensa sempre a Matteo, il fratello maggiore, che è prigioniero nel forte nemico.
Marta e Davide s’intrufolano nella roccaforte tedesca e riportano una serie di informazioni che danno il via a una stagione di piccole grandi vittorie per i partigiani. I problemi, però, non sono finiti: il nuovo generale tedesco ha fatto mettere una taglia su Sandokan e Sara rischia di essere riconosciuta.
Una violenta rappresaglia nazi-fascista costringe i ragazzi a mettere in pausa le loro azioni e risveglia nei nonni un trauma mai superato. Marta intanto viene a sapere la verità sull’assenza di sua madre e nel suo esempio trova il coraggio per rimettersi in gioco. A Praverso, però, lei e Sara cadono in una pericolosa imboscata.
Mentre i suoi famigliari, in preda all’angoscia, la cercano ovunque, Marta cerca a sua volta Sara, che ha perso di vista durante l’attacco degli alpini tedeschi. L’accompagna Vittorio, un partigiano al quale Marta si lega in modo fraterno, tanto da rivelargli il suo sogno di mettere fuori uso l’arsenale tedesco.
Marta e Sara tornano sulle loro montagne dopo mesi di distanza precauzionale e si ricongiungono con Davide e Marco. È giunta l’ora di mettere in atto il piano di Marta e Vittorio. È un progetto folle, in cui ognuno di loro ha un ruolo cruciale. La pace è dietro l’angolo e, con essa, la possibilità per Marta di vivere finalmente il primo amore.
Da sabato 12 aprile fino al 7 giugno alle 23.55 su Rai 3, il programma condotto da Incoronata Boccia, vicedirettore del Tg1, con la speciale partecipazione di Stefano Ziantoni, responsabile di Rai Vaticano
“Possa il Giubileo essere per tutti occasione per rianimare la speranza”: così Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo 2025. Parole da cui prende spunto “SPES”, il nuovo programma di Rai Vaticano e Rai Approfondimento, condotto da Incoronata Boccia, vicedirettore del Tg1, con la speciale partecipazione di Stefano Ziantoni, responsabile di Rai Vaticano. Nove puntate per andare alla radice e all’essenza dell’Anno Santo in corso: la speranza. Che cosa è la speranza? Dove trovarla? Chi dà speranza e soprattutto c’è ancora speranza? SPES va alla ricerca del senso di speranza oggi. E lo fa sfogliando quelli che sono i temi della nostra attualità. In un mondo dominato da guerre, conflitti, disordini, disagi esistenziali come si può parlare di giovani, creato, anziani, lavoro, poveri, scienza e pace? Come trattare questi temi spesso imprigionati solo in statistiche e indici economici? “SPES” va alla ricerca di storie di speranza, declinando questi temi con parole chiave: i giovani tra sogno e delusione, il creato come disordine e armonia, gli anziani tra fiducia e timore. E ancora, il limite e il desiderio di cui vivono le giovani coppie, la serenità e lo sconforto che alimenta chi vive di lavoro e soprattutto la pace giusta, ottenuta con pazienza entro confini sicuri. Sentimenti e passioni autentiche che SPES cerca nella testimonianza di laici e di religiosi, ma anche di studiosi e di professionisti. Uomini e donne impegnati quotidianamente con il loro lavoro a infondere fiducia e a tracciare segni di speranza. “SPES” si fa tramite di queste storie accogliendo l’invito che Papa Francesco ha rivolto ai giornalisti e ai comunicatori in occasione del Giubileo a loro dedicato: “Il vostro storytelling sia anche hopetelling: raccontate storie di speranza, storie che nutrono la vita”. “SPES”, condotto da Incoronata Boccia con la speciale partecipazione di Stefano Ziantoni, è un programma di Stefano Ziantoni e Nicola Vicenti, scritto con Incoronata Boccia, Fabrizio Binacchi, Stefano Girotti Zirotti e Antonello Sacchi. Produttore esecutivo Gabriella Serafini, regia Massimiliano Nucci.
Le località più belle d’Italia tornano a sfidarsi con il programma di Rai Cultura che anno dopo anno conduce i telespettatori alla scoperta delle piccole perle del Paese.
Con Camila Raznovich domenica 20 aprile alle 20.35 su Rai 3
Anche quest’anno ad aspirare al titolo di “Borgo dei Borghi” sono venti località, una per ciascuna regione italiana. Venti luoghi eccezionali, selezionati per la loro bellezza, la loro architettura, per la qualità della vita. Dal nord al sud, da est a ovest, protagonisti del programma condotta da Camila Raznovich saranno abitanti felici e fieri del proprio paese che si sono mobilitati con entusiasmo per raccontare i loro borghi storici. Nel corso della serata verrà svelata la classifica dei borghi in gara e, al termine della competizione, verrà eletto il borgo più bello d’Italia del 2025. Tre giurati d’eccezione saranno i compagni di viaggio della conduttrice. L’attenderanno in tre luoghi diversi, per svelarne segreti e bellezze. Alberta Campitelli, storica dei giardini e membro del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici presso il Ministero della Cultura, ci porterà a Valeggio Sul Mincio, a scoprire le fioriture e le meraviglie del Parco Giardino Sigurtà, uno dei giardini più belli del mondo. Con la biologa e divulgatrice scientifica Barbara Gallavotti, andremo invece in Val Trebbia, nei Colli piacentini, per raccontare il legame col territorio e la storia affascinante di Bobbio, il vincitore de “Il Borgo dei Borghi 2019”. Lo storico e divulgatore dell’arte Jacopo Veneziani, invece, ci accompagnerà sulle rive del Lago di Garda, tra gli scorci mozzafiato di Sirmione e il patrimonio artistico del Vittoriale degli Italiani. I voti dei tre giurati si aggiungeranno a quelli già espressi dal pubblico attraverso il web, per decretare così il vincitore di questa nuova imperdibile edizione.
Agliè (Piemonte)
Agnone (Molise)
Aieta (Calabria)
Ala (Trentino Alto-Adige)
Buggerru (Sardegna)
Corenno Plinio (Lombardia)
Deiva Marina (Liguria)
Grado (Friuli-Venezia Giulia)
Ischitella (Puglia)
Lazise (Veneto)
Maiori (Campania)
Militello in Val di Catania (Sicilia)
Montalbano Jonico (Basilicata)
Montechiarugolo (Emilia-Romagna)
Nus (Valle D’Aosta)
Penne (Abruzzo)
San Gemini (Umbria)
Scarperia (Toscana)
Sirolo (Marche)
Vignanello (Lazio)
Tra storie, parole ed emozioni è tornato “Ciao maschio” il sabato in seconda serata su Rai 1.
La conduttrice al RadiocorriereTv: «È un programma per gli uomini che piace alle donne. Un viaggio che elaboro ogni giorno e che mi ha fatto conoscere più a fondo il mondo maschile»
“Ciao maschio”, un viaggio iniziato sei stagioni fa, cosa le sta lasciando?
È uno dei viaggi della mia vita. L’ho fortemente voluto, pensato, scritto, un viaggio che elaboro ogni giorno e che mi ha fatto conoscere più a fondo il mondo maschile e anche quello femminile per come si relaziona all’altro sesso.
Quali sono le conquiste del maschio del XXI secolo e su cosa, invece, deve ancora lavorare?
Il maschio attuale, i ragazzi che crescono con noi mamme, sono ragazzi liberi. Liberi dai condizionamenti sociali, dal dovercela sempre fare, dall’essere sempre forti, dall’avere il mito del maschio alfa. Riescono a palesare molto di più le loro fragilità, a metterle in campo, a non avere paura del giudizio della società. Questa generazione è forse più forte della precedente, o quanto meno è meno smarrita. Penso invece che il maschio adulto sia più smarrito dall’evoluzione del genere femminile. Noi donne siamo tanto cambiate, siamo diventate più indipendenti, a volte siamo anche abbastanza aggressive per definire questa indipendenza e difenderla, quindi, c’è un pezzo di generazione del maschio italiano che è impaurito, che non ha ancora digerito questa evoluzione. C’è ancora tanto da fare nel rapporto uomo-donna, se guardiamo anche quello che ancora succede, le violenze verbali e fisiche, i femminicidi, anche tra le nuove generazioni. Questo significa che il lavoro culturale che dobbiamo fare sui nostri figli, maschi e femmine, è ancora tantissimo. Dobbiamo lavorare sempre più sulla valorizzazione delle differenze.
Di che cosa il maschio d’oggi fa fatica a parlare?
Della malattia, della vecchiaia e molti maschi adulti anche della sofferenza, della sofferenza d’amore. C’è sempre il tentativo di nascondersi, di mostrarsi non vulnerabili rispetto ai sentimenti. Poi il maschio italiano non parla di tradimenti, o al massimo lo fa negli spogliatoi di una partita di calcio o di tennis (sorride).
Nemmeno quando questi tradimenti riguardano il passato?
Negare, negare, negare è parte di una generazione di cinquantenni e sessantenni. Hanno difficoltà ad ammettere o ad analizzare le ragioni profonde per le quali avviene. Sul tradimento non riescono a fare un reale coming out, non trovano il coraggio di dire dove, quando, perché.
Di questo mondo in drammatico fermento, al di là di alcune eccezioni, la guida è ancora al maschile, andrebbe allo stesso modo se in alcune posizioni ci fossero delle donne?
Sicuramente le donne hanno un approccio alla società diverso. Il mondo è ancora molto maschile e maschilista, per fortuna non in politica in Italia, visto che il premier è donna e il capo dell’opposizione è donna. In questo abbiamo fatto un grande passo in avanti, ma la strada è ancora lunga, nei posti di potere e nell’approccio che si ha quando la leadership è
femminile. Penso che avere una parità, sia salariale che di ruoli, e di esercizio di questi ruoli, sarebbe un bene per la società. Penso che la donna sia più predisposta a non farsi contaminare, a non fare compromessi. È meno distratta da fattori esteriori e più concentrata nelle cose che fa.
Le propongo un po’ di fanta-televisione. Pensi a tre personaggi della storia, anche di epoche diverse, che porterebbe nel suo salotto grazie alla macchina del tempo…
Metterei insieme Dante, Einstein e Berlusconi.
C’è una domanda che farebbe a tutti e tre?
Se tu rivedessi il te bambino, con il senno di poi, cosa gli diresti?
“Ciao maschio” ha vinto la sfida degli ascolti, perché un salotto di soli uomini piace tanto al pubblico?
Perché è un programma di genere e perché non siamo abituati ad ascoltare il maschio. Noi donne abbiamo più abilità nel parlare, nell’esprimerci, nel piangere, nel sorridere, ci raccontiamo molto di più, e quindi la novità è proprio nel salotto di genere maschile. È un programma per gli uomini che piace alle donne. Ci sono generazioni di donne che non fanno domande: penso a mia madre, a mia nonna, a una generazione adulta. Alcune domande che noi poniamo ai maschi, sia di carattere sessuale che intimo-sentimentale non le farebbero.
Ha mai pensato a un talk tutto al femminile?
Per me sarebbe altrettanto interessante. Il maschio è stato una sperimentazione anche molto adatta alla mia personalità, ci ragionai molto, all’epoca, con Stefano Coletta, che mi conosceva fuori dall’ambiente televisivo e vedeva il mio modo di relazionarmi con il maschio. Ho la tendenza all’amicizia maschile, mi viene naturale fare domande, a volte imbarazzanti, con naturalezza, come da maschio tra i maschi. La forza è proprio l’interazione di una donna con più uomini. Farlo con le donne sarebbe una sperimentazione sociale molto diversa.
Cosa ha imparato dalla politica e cosa invece le ha insegnato la televisione?
In entrambi i casi l’arte della comunicazione e dell’ascolto. Bisogna saper comunicare con semplicità, immediatezza, empatia ma bisogna anche sapere ascoltare. L’ascolto è la chiave e deve essere un ascolto umile, perché solo quello ti pone in empatia con l’altro.
Che cosa c’è nel cassetto dei sogni di Nunzia?
A livello umano sogno di potere invecchiare accanto a mia figlia, vederla diventare madre, per stare accanto a lei per accompagnarla con discrezione nel percorso della vita. A livello professionale quello di essere sempre me stessa, con i piedi a terra come ho sempre fatto, da ministro o da conduttrice. Restare sempre e comunque Nunzia.
Con il suo stile ironico e graffiante, Enrico Brignano parla al pubblico di sé e delle sue esperienze, della sua professione e della sua storia personale, fatta anche di delusioni, false partenze e dei tanti NO ricevuti. Martedì 15 aprile alle 21.20 su Rai 2
Un viaggio a ritroso nel tempo, tra le delusioni e le false partenze dei “no” e delle porte in faccia prese nella sua vita professionale e non. C’è anche la storia familiare sotto forma di aneddoti divertenti ma con un filo di serietà che invita ad interrogarsi sui rapporti umani. Il titolo dello spettacolo di Enrico Brignano vuole essere un invito a riprendersi quella confidenza bella e solare, raccontandosi in maniera cruda e nuda. Darsi del tu oggi è ormai la prassi, mentre il “lei” sembra qualcosa di arcaico e formale. “Per dire, quando ti chiamano dal call center per discutere che so, la tariffa telefonica, oppure per proporti di investire l’eredità di ‘pora’ nonna in cripto valute, usano il lei, probabilmente per renderti più difficile il mandarli a quel paese. Ultimamente ho notato che per colpa della mia età sempre più persone tendono a darmi del lei, un lei che è doloroso come una fitta della sciatica, che è più fastidioso e irritante di quando mi scopro a tirarmi su dal divano esclamando: ‘oplà’. Però, quando parlo alla gente, io voglio darle del tu, mi voglio prendere una certa confidenza per raccontare in modo intimo le insidie del mondo, dalla tecnologia, utile ma infìda, alle varie crisi economiche, ecologiche e sanitarie. Avrei pure un paio di notazioni da fare sull’amore e sul sesso, sui rapporti personali e sociali, su certe stranezze di questi tempi… ebbene sì, c’ho tanto da parla’, e qualche volta anche da lamentarmi”. Uno spettacolo di Enrico Brignano, con la regia di Luigi Antonini.
Con la sua risata contagiosa e l’ironia tagliente, è diventato uno dei volti più popolari dello spettacolo italiano. Dagli esordi sul web al successo in Tv e al cinema, ha saputo reinventarsi con talento e autenticità. Lo abbiamo incontrato per una breve intervista tra risate, riflessioni e nuove sfide
Ha iniziato la sua carriera sul web per poi arrivare alle reti nazionali. Ora sente più pressione o più libertà?
Il mezzo più libero per me resta il web. Ha un’immediatezza che la Tv non ha, semplicemente perché funziona in modo diverso. In Tv lavori con una squadra enorme: autori, registi, produzione. Sul web, invece, spesso sei da solo: ti viene un’idea, la fai. Punto. La Tv, ovviamente, comporta più pressione. C’è una grande responsabilità, il progetto è grosso e lo senti tutto.
C’è un talento nascosto che non ha ancora mostrato e che potrebbe farci vedere in futuro?
Eh, chissà! Mi piacerebbe tantissimo cantare. Al momento mi limito alla doccia, ma magari un giorno prenderò lezioni di canto. Non sono sicuro di essere stonato, quindi potremmo davvero “vederne delle belle”.
Come si fa a rimanere curiosi nel tempo?
La curiosità va e viene, è un po’ come il Covid: ci sono momenti in cui sei super curioso, altri in cui lo sei meno. Però credo sia importante confrontarsi con le nuove generazioni e cercare di capire cosa sta succedendo adesso nel mondo. Nel mio ambito, ad esempio, è fondamentale osservare come i ragazzi percepiscono la comicità: che video guardano, cosa commentano, cosa condividono.
Ha esplorato molti linguaggi comici: video virali, sketch, improvvisazione, cinema. Ce n’è uno in cui si sente davvero “a casa”?
Sì, assolutamente: il web. È un linguaggio immediato, trasparente, ed è quello che uso da più tempo. Fra tre anni saranno venti che carico video online. È casa mia.
Cosa farebbe se domani si svegliasse serio?
Ogni tanto succede e mi fa sempre un po’ impressione. Ma so cosa farei, chiamerei mia madre. È lei che riesce sempre a tirare fuori la parte più divertente di me.
Presentato il progetto di riqualificazione del Centro di Produzione campano, che prevede lavori strutturali per il consolidamento e l’ammodernamento degli spazi destinati ad attività di pubblica utilità, con una particolare attenzione agli edifici di valore culturale
Presentato alla stampa il progetto di riqualificazione del Centro di Produzione Rai di Napoli, reso possibile grazie a un finanziamento della Regione Campania che va a integrare l’investimento aziendale previsto dal nuovo Piano Immobiliare. L’intervento, appena approvato, prevede lavori strutturali per il consolidamento e l’ammodernamento degli spazi destinati ad attività di pubblica utilità, con una particolare attenzione agli edifici di valore culturale. L’obiettivo è duplice: migliorare le attività televisive e radiofoniche e, allo stesso tempo, rendere il centro più sicuro, accessibile e sostenibile. Sono previsti interventi per aumentare i servizi offerti al territorio, abbattere le barriere architettoniche e garantire pari opportunità di accesso a tutti gli spazi. Tra le priorità, anche la prevenzione dei rischi idrogeologici e sismici, grazie a un sistema di monitoraggio avanzato, e il risparmio energetico attraverso interventi di efficientamento e riqualificazione ambientale. Sul fronte tecnologico, il CPTV
di Napoli punta a diventare un polo sempre più innovativo e all’avanguardia. “È una giornata importante per Napoli e per il nostro Centro di Produzione – ha dichiarato l’Amministratore Delegato Rai, Giampaolo Rossi – che rappresenta la più grande industria audiovisiva del territorio. Questo progetto è parte di una strategia più ampia: rendere la Rai più digitale, flessibile e orientata al futuro. Stiamo affrontando le sfide della digitalizzazione, valorizzando le competenze interne e rafforzando il ruolo del servizio pubblico in Italia e all’estero.” “Il rilancio del centro di Napoli – ha aggiunto il Direttore Generale, Roberto Sergio – è il simbolo di una RAI che guarda al futuro senza dimenticare le proprie radici. Il restauro del grande organo dell’Auditorium, il più grande organo non liturgico d’Europa, ne è un esempio emblematico. E Napoli sarà ancora protagonista, sia con la presentazione dei palinsesti autunnali, sia con il Prix Italia, che a ottobre porterà in città il meglio della produzione televisiva, radiofonica e digitale.” Inaugurato nel 1963, il Centro di Produzione Rai di Napoli occupa un’area di circa 18.400 mq ed è stato progettato dagli architetti De Renzi, De Martino e Contigiani. Comprende studi TV e radio, un grande Auditorium, l’edificio Multimediale con redazioni e uffici, l’archivio della canzone napoletana e la Teca aperta. Un punto di riferimento storico per l’audiovisivo nazionale che ora si prepara a scrivere un nuovo capitolo.
Ipersonaggi e le storie della grande fiction Rai, gli scenari meravigliosi di una regione che fa del suo territorio unico, dell’arte e dell’enogastronomia i propri punti di forza.
Gli Screenings di Rai Com e l’Umbria hanno conquistato il cuore degli oltre novanta buyers che hanno raggiunto Spoleto da ogni angolo del mondo per conoscere da vicino il catalogo estero della Rai (dalle serie ai film Tv, dai documentari alle performing arts ai programmi per ragazzi). Una full immersion di quattro giorni che ha visto i buyers di televisioni e piattaforme digitali internazionali assistere a proiezioni in anteprima, come
“I casi dell’Avvocato Guerrieri” o “Prima di noi”, incontrare le star delle serie più amate (Luisa Ranieri “Le indagini di Lolita Lobosco”, Alessandro Gassmann “I Bastardi di Pizzofalcone”, Massimiliano Gallo “Vincenzo Malinconico avvocato d’insuccesso”, Giuseppe Battiston “Stucky” e altri ancora), e al tempo stesso visitare luoghi magici dell’Umbria come la Rocca Albornoziana di Spoleto. Rai Com e Regione Umbria, insieme, per consegnare agli ospiti degli Screenings un’esperienza di bellezza made in Italy.
Dal 17 aprile nelle sale italiane l’emozionante storia di Gilles De Maistre. A causa del suo scarso rendimento scolastico, il dodicenne Tian viene mandato a vivere in campagna da sua nonna. Lontano dalla vita di città, fra le suggestive montagne cinesi, diventa segretamente amico di un cucciolo protetto di panda e lo chiama Moon. Un’esclusiva Rai Cinema
“Moon il panda” è la storia di Tian, un bambino un po’ solitario, che ha un difficile rapporto con il padre e diventa amico di un panda. Si tratta di un’idea nata nel 2018, durante il tour promozionale cinese di “Mia e il leone bianco”.
Un progetto di non facile realizzazione, in primo luogo perché i panda sono una specie protetta e non si sarebbero mai potute realizzare riprese che in qualche modo avessero presentato dei rischi per questa specie. È la storia di una famiglia che attraversa il delicato tema delle sofferenze dell’infanzia, del peso degli studi, della competitività generata dalla scuola, la mancanza di autostima, la difficoltà a trovare il proprio posto nel mondo e, alla fine, della necessità di evadere in mondi virtuali. Il film esplora anche il tema della comunicazione all’interno della famiglia, in cui è una nonna ad avere il controllo della situazione. Tutti i personaggi compiono un incredibile viaggio di iniziazione, sia i bambini, che il padre e la madre, un viaggio insieme per superare questi problemi. È un viaggio fisico attraverso un magnifico paesaggio cinese, ma anche un viaggio
interiore che mira a riunificare questa famiglia. Il film affianca mondi contrastanti e riposiziona la natura al centro del concetto di felicità. Il film descrive questo percorso e cerca di creare o di ravvivare l’amore per l’ambiente attraverso un viaggio nella natura, in Cina, nel cuore di Sichuan, dove vivono i panda. Viene creato un contrasto fra la maestosità della natura e l’ansia che dilaga nelle metropoli dominate dai grattacieli. Che cosa c’è in questo piccolo panda che Tian non trova negli umani? Per lui il cucciolo di panda, è un essere che non lo giudica. Sviluppa un’amicizia vera con Moon, assumendo un ruolo che gli restituisce valore: lo nutre, lo fa giocare, lo protegge. È un rapporto importante perché sono sullo stesso piano. L’animale gli mostra qualcosa di nuovo, non solo gli dà la sua amicizia ma gli farà capire molte cose. Improvvisamente Tian si interessa
agli animali, svolge ricerche sui panda, scopre che la specie è a grave rischio di estinzione e questo accende in lui la passione per la natura e il desiderio di preservarla. L’ambientazione è a Sichuan, nella Cina centrale, intorno a Chengdu, una vasta metropoli. È una regione montagnosa, che ospita le più grandi riserve di panda e in cui le autorità si adoperano per la reintroduzione della specie. Il regista voleva assolutamente girare in questi splendidi ambienti naturali. La produzione ha anche trovato una casa sulle palafitte che in realtà è una sala da tè, ma che hanno trasformato nell’abitazione della nonna. È un set che arricchisce molto il film e fa pensare a una barca che naviga fra le montagne. Un film di Gilles De Maistre con Noé Liu Martane, Sylvia Chang, Liu Nina Liu Martane, e con la partecipazione straordinaria di Alexandra Lamy.
Lunedì 14 aprile alle 23.05 andrà in onda Radio1 Plot Machine, il programma di scrittura interattiva condotto da Vito Cioce e Marcella Sullo. Ospite lo scrittore Giuseppe Cesaro, che ha pubblicato il romanzo “Fatico a ricordare il tuo viso. E, ancor di più, la tua voce” (La Nave di Teseo). Si sfidano due racconti selezionati per la Gara 2025. Il tema è la Palestra. Per partecipare invia subito la tua opera inedita in 1500 caratteri al sito plot.rai.it (sezione Novità). Tutti i racconti selezionati e andati in onda saranno pubblicati alla fine in un podcast originale di RaiPlay Sound.
Chiamo
Tu
La
Meravigliosa
Incoscienti
Mi
La vita di una delle personalità più affascinanti del nostro tempo: le opere, i pensieri, i libri, i film, la passione per la filosofia, gli amici, la famiglia e l’Amore per Napoli attraverso le testimonianze degli affetti più cari. Online dal 16 aprile il podcast original
Esce il 16 aprile il nuovo podcast Original RaiPlay Sound
“Così parlò Luciano De Crescenzo”, scritto e narrato da Luigi Di Dieco, con le voci di grandi amici e colleghi del mondo dello spettacolo tra cui Renzo Arbore, Nino D’Angelo, Alessandro Siani, Mara Venier, Francesco Pannofino, Marisa Laurito, e gli affetti più cari che raccontano la vita di una delle personalità più affascinanti del nostro tempo. Partendo da brevi cenni biografici, tratti dall’autobiografia ufficiale
scritta dal maestro De Crescenzo, il podcast si snoda attraverso un percorso di domande e risposte sui temi principali della vita che, inevitabilmente, prende spunto dalla letteratura e dai contributi audio e video dell’autore. In “Così parlò Luciano De Crescenzo” vita, opere, pensieri, libri, film; e ancora la passione per la filosofia, gli amici, la famiglia e l’Amore per Napoli. Nel podcast gli ospiti intervengono partendo dalle tematiche affrontate nelle varie puntate, aprendosi poi a un mare di ricordi condivisi con il Maestro. Partecipano al coro di voci e pensieri: Paola De Crescenzo (figlia), Michelangelo Porzio De Crescenzo (nipote e Presidente dell’Associazione Culturale “Luciano De Crescenzo”), Renzo Arbore, Marisa Laurito, Roberto D’Agostino, Enzo D’Elia (storico agente), Andy Luotto, Silvia Annicchiarico, Gegè Telesforo, Nino Frassica, Renato Ricci, Isabella Rossellini, Benedetto Casillo, Marina Confalone, Ugo Porcelli, Nino D’Angelo, Mara Venier, Alessandro Siani.
rancesco è nato a Scampia, dove il destino non concede seconde possibilità. La sua vita cambia quando conosce il Clan del maestro Maddaloni e attraverso l’amicizia e il judo trova la forza di ribellarsi alla Camorra. C’è ancora, però, chi vuole distruggere il Clan, minacciando proprio Francesco. Regia: Daniele Barbiero (stagione 1), Alba Chiara Rondelli (stagione 2). Con Maikol de Falco, Antonio Milo, Elisa Del Genio, Gabriele Rizzoli, Francesco Ferrante, Giorgia Agata, Luca Ambrosino, Kayla Blanchfield. La nuova stagione in esclusiva..
Quattro docu-film che raccontano le vicende di quattro moderni eroi nazionali: il giudice Vittorio Occorsio, il presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, il professor Marco Biagi, il capitano Natale De Grazia. Quattro uomini di Stato, quattro storie di vita e sacrificio per la difesa della democrazia, della legalità e di un ideale di integrità. Regia: Gianfranco Pannone, Maurizio Sciarra, Gianfranco Giagni, Wilma Labate. Interpreti: Gianmarco Tognazzi, Dario Aita, Massimo Poggio, Lorenzo Richelmy.
Perugia, primi del Novecento. Luisa Spagnoli è una donna di umili origini che, con grande determinazione, decide di rilevare una piccola pasticceria sull’orlo del fallimento. Destreggiandosi tra mille difficoltà e altrettanti retaggi culturali, con l’obiettivo di dare un futuro ai suoi figli e al marito Annibale, Luisa scommette sulla qualità del suo lavoro, riuscendo a trasformare i suoi sogni in una delle più grandi aziende italiane. Regia: Lodovico Gasparini. Interpreti: Luisa Ranieri, Vinicio Marchioni, Massimo Dapporto, Antonello Fassari.
Tratto dalla graphic novel di Ciaj Rocchi e Matteo Demonte, il film di animazione racconta la vita e le sfide del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Dora Fabbo, prima moglie di Dalla Chiesa, era solita pulire le stelle sulla divisa del marito con delicatezza. Il Generale descriveva questa azione come un gesto quotidiano di grande dolcezza - parevano carezze sulle sue spalle - : l’aneddoto mette in luce l’umanità di un uomo considerato “di ferro” per aver fatto della legalità e della lotta a Terrorismo e Mafia un baluardo della propria esistenza. Voci narranti: Francesco Pannofino e Domitilla D’Amico.
Il cantautore incanta Milano e annuncia due nuove date del suo tour: il viaggio musicale prosegue a Taormina e Napoli
Dopo il trionfo milanese con cinque serate sold out al Teatro Arcimboldi, l’artista e compositore, continua a sorprendere il suo pubblico annunciando due nuove e imperdibili date del tour “Io… Riccardo Cocciante”. Un progetto speciale che sta portando in scena un artista senza tempo attraverso un racconto musicale ricco di emozione, poesia e intensità. Le nuove tappe si terranno in due location straordinarie che fondono arte, storia e spettacolo: domenica 10 agosto 2025 al Teatro Antico di Taormina e lunedì 22 settembre 2025 nella suggestiva cornice di Piazza del Plebiscito a Napoli. Due palcoscenici unici per vivere dal vivo la voce e l’anima di un artista che ha saputo attraversare generazioni con coerenza e profondità. “Io… Riccardo Cocciante” non è solo un concerto, ma un vero e proprio viaggio dentro un repertorio che ha segnato la musica italiana e internazionale. Da “Bella senz’anima” a “Quando finisce un amore”, da “Era già tutto previsto” a “Margherita” – che ha recentemente ottenuto la certificazione di platino – ogni brano è una tappa di un racconto intimo e collettivo al tempo stesso, in grado di toccare corde profonde nell’animo degli spettatori. Il tour, che ha già in calendario date a Trieste (10 maggio), Verona (13 maggio), Roma (6 e 8 giugno) e Lucca (12 luglio), si arricchisce così di due nuovi appuntamenti che si preannunciano memorabili, inserendosi in un’estate italiana che celebra la grande musica d’autore. Riccardo Cocciante è una figura unica nel panorama musicale europeo: con più di 40 album pubblicati in tre lingue, una carriera costellata di collaborazioni prestigiose e progetti ambiziosi, ha saputo sperimentare e rinnovarsi continuamente. Tra le sue imprese artistiche più note spicca “Notre Dame de Paris”, l’opera popolare contemporanea che ha rivoluzionato il musical e continua a incantare il pubblico di tutto il mondo, con allestimenti in nove lingue e oltre 4,5 milioni di spettatori solo in Italia. L’eclettismo di Cocciante, la sua capacità di mescolare radici classiche, influenze internazionali e una straordinaria sensibilità interpretativa, fanno di ogni suo concerto un’esperienza irripetibile.
Èappena uscito per Rai Libri “Al centro della tempesta – L’Europa tra ordine mondiale e disordine generale” di Donato Bendicenti, responsabile della sede di Corrispondenza Rai di Bruxelles. Partendo dal presupposto che l’Europa è nata come il più importante progetto di prevenzione dei conflitti mai tentato e che ha ottenuto settanta anni di pace accompagnata da un progressivo e intenso sviluppo socioeconomico, Bendicenti racconta ciò che Giuliano Amato aveva previsto già nel 2013: il passaggio “dall’Europa della speranza all’Europa della paura”.
«Quella frase era riferita alla crisi migratoria, uno degli elementi che hanno caratterizzato le dinamiche delle politiche comunitarie negli ultimi quindici anni, però oggi risuona come terribilmente reale.»
Ed ecco il senso del titolo “Al centro della tempesta”: 253 pagine che ripercorrono gli eventi che ci hanno portato all’attuale “disordine generale” e che – dall’alto dell’esperienza di chi ha toccato con mano eventi inimmaginabili fino a pochi anni fa – prova a fornire gli strumenti per capire e immaginare un futuro che non ci costringa a rinunciare a quanto si è conquistato fino ad oggi.
«Esiste una questione irrisolta che riguarda l’Unione Europea, la sua struttura, le dinamiche normative che la go-
Ferretti
@Eleonora
vernano, fin dai trattati fondativi, per arrivare poi a quella che è la grande domanda: come metti d’accordo le politiche economiche e le politiche estere di ventisette paesi (ed è probabile l’allargamento a trenta) che agiscono in un clima di campagna elettorale permanente, dovendo conciliare il proprio ruolo nell’Unione e dovendo rendere conto ognuno alla propria opinione pubblica?»
Tra le molte citazioni contenute nel libro – che si avvale della prefazione del ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, e di un intervento del vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Raffaele Fitto – colpisce quella di Mario Draghi: “Tutti noi vogliamo la società che l’Europa ci ha promesso, una società in cui possiamo sostenere i nostri valori indipendentemente da come cambia il mondo intorno a noi. Ma non abbiamo il diritto immutabile che la nostra società rimanga sempre come la desideriamo. Dovremo lottare per mantenerla.”
«Il monito di Draghi è molto realista. “Se l’Europa non agisce – ha dichiarato – arriverà un momento in cui non potrà più decidere del suo destino”. Ha poi aggiunto: “Non so cosa dobbiate fare, ma fate qualcosa e fatela subito”. Ha espresso necessità e urgenza, altrimenti ciò che è stato dato per
L’Europa è abituata a immaginarsi al centro della Storia.
La grande domanda è se troverà la forza di rimanerci.
Perché è proprio quando si smette di essere al centro della Storia che ci si ritrova al centro della tempesta...
scontato, ovvero benessere economico, democratico, di welfare, non lo sarà più.»
La difficoltà di prendere decisioni unanimi e tempestive è il punto dolente quando si parla di Unione Europea. «Comprendo le difficoltà che rallentano il potere decisionale dell’Unione», continua Bendicenti, «ma ci sono stati anche esempi virtuosi: la politica di vaccinazione globale con il covid e la politica sanzionatoria nei confronti della Russia per l’attacco all’Ucraina, per esempio. Di fatto un piccolo miracolo politico perché l’Europa si è posta in una posizione che ha aiutato la Nato a rinsaldarsi e il concetto di occidente a ridefinirsi in positivo. Va riconosciuto all’UE di aver avuto molto coraggio anche nell’affrontare la crisi energetica, la questione delle bollette e il tentativo di gestire un passaggio così delicato prima dell’accordo sul PriceCap. Poi però il tema dell’energia si è saldato con il modello al centro del Green Deal, un modello che certamente ha una componente ideologica, che considera le energie rinnovabili una panacea. La tempistica scelta dall’UE per arrivare a un abbattimento importante delle emissioni e per porsi come modello di energia sostenibile si è scontrata con due elementi che toccano la carne viva delle imprese e dei cittadini: l’industria automobilistica da una parte e, dall’altra, la questione delle case green, con un’ipotesi
L’Europa tra ordine mondiale e disordine globale
prefazione di Antonio Tajani
troppo rigida di adeguamento. È come se si fosse dimenticato che ogni paese ha un suo interesse nazionale e questo non si può non prendere in considerazione, perché sarebbe antistorico. Una cosa sono i nazionalismi, una gli interessi nazionali.»
Donato Bendicenti è arrivato a Bruxelles da poco più di quattro anni, provenendo dal giornalismo parlamentare. E – definendosi un “prodotto semilavorato” – ha portato in Europa l’esperienza acquisita occupandosi di politica interna al Tg1 e per RaiNews24.
«Sì, avevo un piccolo vantaggio. Ma la cosa più bella di questo mestiere è l’apprendimento permanente. Vale per i giornalisti come per gli eurodeputati a causa dell’aggiornamento normativo costante. Si deve studiare, tanto, stare al passo e affrontare giornate che cominciano col Tg1 delle 8 e finiscono con quello delle 20, a riprova di una centralità della Rai che a Bruxelles è riconosciuta e presente.»
Un apprendimento permanente che si riflette nello sforzo di rincorrere gli sviluppi più recenti della cronaca internazionale anche attraverso un libro che, di fatto, non può e non vuole fornire soluzioni, ma spunti di riflessione e approfondimento su un momento storico che, come cittadini europei, ci coinvolge tutti.
Laura Costantini
Ci sono storie che vengono a trovarti quando meno te l’aspetti. Succede che tra i miei contatti social ci sia Valentina Farinaccio, scrittrice, giornalista, coordinatrice di rassegne e iniziative culturali. Succede che sia lei a parlare di un romanzo d’esordio, “Babies”, e del suo giovane autore, Luigi Pavone, in termini entusiastici. Succede che io le scriva, incuriosita da questa evidente “adozione” letteraria, chiedendole un contatto per intervistare Luigi. Valentina mi risponde così: «Cara Laura, “Babies” è un romanzo bellissimo, e lo penso così tanto da essermene presa cura fino alla pubblicazione. Però, se me ne sono occupata io, è perché lui, Luigi, è morto sei anni fa. Se leggi la postfazione che ho scritto per il romanzo tutta la storia ti sarà chiara. Insomma, purtroppo non posso metterti in contatto con lui.»
Una doccia gelata. E l’urgenza di capire l’intreccio di emozioni che si è creato intorno a un giovane uomo che nell’aprile del 2019, a 34 anni, ha scelto di andarsene. Com’è accaduto che le sue parole, urgenti, profonde, oneste come la realtà e bugiarde come ogni trasposizione letteraria, siano riuscite a farsi carta, inchiostro, libro? Stavolta la storia dietro la storia sembra a sua volta un romanzo. Luigi che volta le spalle alla vita. Cristina, sua carissima amica, che conserva i quaderni dove lui riversava il sogno di diventare scrittore. E si batte perché il sogno si avveri, anche se ormai è tardi. O forse no. I quaderni arrivano
a Valentina che, come Luigi, è molisana, nata a Campobasso di cui conosce bellezze e angustie, e che esita a leggere il manoscritto. Perché c’è quel finale che non è finzione e che rende tutto più difficile. Poi, a qualche mese dall’averlo ricevuto, presta orecchio alla voce di Luigi Pavone. Ed è magia. Perché il libro è già tutto lì, vivo e palpitante. Luigi è nato nel 1985 “durante una fitta nevicata alla vigilia della partita più importante per la squadra della sua città: Campobasso-Juve, uno a zero” racconta la quarta di copertina. E racconta di Peacock (pavone) in terza persona e di Luigi in prima. Si nutre della musica della seconda metà degli anni ’90: i fratelli Gallagher di “Don’t Look Back in Anger”, i Blur di “Coffee & Tv”, i Pulp di “Babies”. Gioca a tennis, ama riamato “la vecchia F.”, vive gli amici nel modo totalizzante in cui lo fanno gli adolescenti e, se prova a immaginare la loro comitiva come una band, sceglie proprio i Pulp e proprio “Babies”. Nella post-fazione del romanzo, Valentina Farinaccio consiglia di trovare la canzone e farla andare a tutto volume mentre si leggono, anzi, si vivono - pagina dopo pagina – le avventure di Peacock e la lotta di Luigi per contrastare il buio che gli attraversa i pensieri e gli consuma gli entusiasmi. Ho seguito il consiglio di Valentina, ho ascoltato “Babies”, che non conoscevo. Ho trovato la perfetta colonna sonora per un’esperienza di lettura spiazzante, diversa, originale, in bilico tra diario, poesia, sfogo, narrazione. Con Peacock che, man mano che si va avanti, finisce sullo sfondo per lasciare spazio a Luigi, alla sua riflessione sulla depressione, sul disturbo bipolare, sulla vita che lo attrae e lo respinge. La finzione narrativa sceneggia la fine che Luigi ha scelto nella realtà, attribuendola al fratello di Peacock, Gregory. E la scrittura a quel punto si scarnifica, si spezza, senza mai perdere la densità che solo le vere emozioni sanno trasmettere. “La canzone dell’estate è “American Boy”, e io mi sento proprio come un ragazzo che si smonta e si rimonta e resta sempre in piedi”, scrive Luigi. Tiene fede a quelle parole: resta in piedi perché non si arrende, perché decide, perché non risponde ai messaggi degli amici che lo cercano. Non possiamo dire oggi, a distanza di sei anni da quel momento, che Luigi Pavone sarebbe stato uno scrittore tale da lasciare il segno. Perché – grazie all’iniziativa della sua più cara amica e all’amore di Valentina per quel manoscritto – Luigi Pavone è uno scrittore che lascia il segno. E non posso che unirmi ai suoi cari nel pormi la domanda più difficile, quella che rimane senza risposta: “magari se il libro fosse uscito prima, lui non…”.
Perché nel 2019 vivevo e lavoravo a Campobasso da cinque anni e magari ho sfiorato Luigi sul corso, in un bar, entrando in un negozio. Forse ne ho incrociato lo sguardo senza immaginare che un giorno avrei letto un libro bellissimo, avrei avuto voglia di parlarne con lui e mi sarei trovata nell’impossibilità di farlo. Leggere “Babies” significa toccare con mano quanto abbiamo perso quel giorno d’aprile. E, al tempo stesso, scoprire che Luigi Pavone è ancora qui, in un piccolo libro prezioso, fatto d’anima e vita.
Laura Costantini
Il vicequestore Rita Sverdigliozzi, dirigente Commissariato Celio Questura di Roma, descrive la sua esperienza di donna in carriera per la comunità con la Polizia di Stato
La passione per la Polizia è una diretta conseguenza di questo desiderio. La Polizia di Stato, che è l’unica Amministrazione civile ad ordinamento speciale, è il baluardo a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica. È una grande responsabilità per un funzionario di polizia, ma anche un immenso orgoglio. Non può esistere libertà senza sicurezza. Lo stemma araldico parla della vocazione che muove uomini e donne della Polizia di Stato. Un libro chiuso a rappresentare la fedeltà alle leggi e ai regolamenti della Repubblica, due fiammeggianti fiaccole incrociate a simboleggiare la fondamentale attività di soccorso e assistenza in caso di calamità; il leone rampante dorato, che testimonia la forza, il coraggio e l’onestà. È la fonte di ispirazione per l’impegno quotidiano. La dottoressa Rita Sverdigliozzi, si è distinta in incarichi di alto profilo e operazioni decisive contro il crimine organizzato, oltre che per il suo impegno sociale e educativo. La carriera della dottoressa Sverdigliozzi è stata segnata da episodi che ne hanno messo in luce il coraggio e la determinazione. Tra questi, spicca un fatto accaduto nel 2017, quando era alla guida della Squadra Mobile di Pisa. Nonostante fosse alla quarta settimana di gravidanza, sventò una rapina nel cen-
tro di Roma, recuperando personalmente il bottino e arrestando il malvivente. Nel 2019 guidò l’operazione che portò alla cattura di Giuseppe Raffaele Brandi, capo del clan omonimo legato alla Sacra Corona Unita. L’operazione Old Generation del 2020, invece, si concluse con l’arresto di 13 persone su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia. Tra il 2022 e il 2023, l’Operazione Vortice portò all’arresto di 26 membri del clan Romano-Coffa, attivo in traffici illeciti nel brindisino. Oltre ai successi operativi, la dottoressa Sverdigliozzi si è distinta per l’attenzione ai crimini contro la persona, come violenze domestiche e stalking. Ha inoltre promosso iniziative educative, incontrando studenti e giovani in situazioni difficili per sensibilizzarli al rispetto della legalità. Durante la sua esperienza a Brindisi, ha collaborato attivamente con l’Istituto Professionale Morvillo Falcone, rafforzando il legame tra istituzioni e comunità. Entrata nella Polizia di Stato nel 2003 come Vice Ispettore presso la Squadra Mobile di Roma, Sverdigliozzi ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità. Tra questi, spiccano il comando della Squadra Mobile di Verbania e quello del Commissariato di P.S. di Omegna. Dal 2013, ha diretto le Squadre Mobili di Pisa e Brindisi, distinguendosi in entrambi i contesti per capacità investigativa e leadership.
Perché ha deciso di entrare in Polizia?
Ho scelto consapevolmente di svolgere questa professione sin dai tempi dell’Università, tanto da lasciare il precedente lavoro da insegnante e intraprendere quella, che poi è stata ed è tuttora la mia vocazione. Dapprima ho indossato l’uniforme da Ispettore di polizia facendo un’esperienza formativa e stimolante, che la maggior parte dei poliziotti anelano, ossia far parte della storica Squadra Mobile della Questura di Roma. Dopo solo qualche anno ho invece indossato l’uniforme da Commissario di polizia, dopo la frequenza biennale al corso di formazione presso la Scuola Superiore di Polizia.
Ci racconta le tappe più importanti della sua carriera? Qual è il suo ruolo attuale?
Per i primi vent’anni ho avuto l’occasione di lavorare nel mondo dell’investigazione, attività certamente interessante e molto coinvolgente, che nell’immaginario collettivo è l’attività di polizia più stimolante. In questi anni ho avuto la fortuna e la possibilità di conoscere e lavorare con bravissimi colleghi e investigatori da cui ho appreso tanto ed ho amato sin da subito la mia professione. Ricordo con passione e determinazione l’intero percorso professionale che, dopo una breve parentesi romana, mi ha visto dirigere, tra gli altri, anche le Squadre Mobili del Verbano Cusio Ossola, di Pisa e in ultimo quella di Brindisi. Realtà tanto diverse tra loro, nelle quali mi sono calata immediatamente, considerando da un lato il tessuto criminale nel quale andavo ad operare e dall’altro la differente percezione di
sicurezza esistente nel contesto urbano di riferimento. Attualmente ricopro l’incarico di dirigente del Commissariato Celio della Questura di Roma ponendo la mia attenzione in primis ai diversi servizi operativi per la prevenzione di furti e rapine nelle aree di competenza, data anche la densità di turisti che quotidianamente visitano il Colosseo e le zone immediatamente adiacenti nonché alla cura dei rapporti istituzionali con i vertici delle numerose sedi di obiettivi sensibili insistenti in zona.
Dirigente di un commissariato che ha competenze sul centro di Roma, quali sono i servizi che vi vedono maggiormente impegnati?
In qualità di dirigente di un Commissariato centrale, quale quello del Celio, quotidianamente presto cura alla direzione e alla responsabilità dei servizi di Ordine Pubblico, ai rapporti istituzionali con i vertici del Parco Archeologico del Colosseo, nonché nelle varie sedi di obiettivi sensibili nella zona di competenza. Particolare attenzione pongo inevitabilmente ai servizi di osservazione e antirapina, servizi mirati anche alla prevenzione e repressione dei reati predatori e servizi effettuati presso il Colosseo e monitoraggio degli esercizi pubblici locali.
Quali sono le iniziative di legalità che portate avanti?
La mia esperienza, presso altre sedi lavorative, mi ha portato a porre attenzione e cura alla c.d. “rete” che si crea sul
territorio e quindi a interfacciarmi sovente con Enti, Istituzioni e tutti gli attori presenti sullo stesso. Particolare attenzione l’ho posta al progetto “Scuole Sicure”, prendendo parte, in prima persona, ai vari incontri con le numerose scolaresche, toccando temi riguardanti la legalità, il bullismo, il cyberbullismo, la violenza di genere, gli abusi, le dipendenze. Costanti sono gli incontri col personale sanitario, nonché con i dirigenti medici della Direzione Sanitaria dell’ospedale di competenza, volti a stilare delle buone pratiche in occasione dei reati riconducibili al cd. Codice Rosso, finalizzati a proficue e tempestive attività di indagine. Altresì, non ho tralasciato la parte più vulnerabile della società, procedendo a una serie di incontri con gli anziani, finalizzati a renderli edotti delle diverse e numerose truffe poste in essere soprattutto nei loro confronti, fornendo loro dei semplici consigli utili a prevenire reati tanto odiosi, ricordando che è in essere una campagna della Polizia di Stato #chiamatecisempre che non li lascia soli. Rivolgendomi alle giovani donne, posso dire che è importante credere in ciò che si fa; qualunque obiettivo si può raggiungere solo se crediamo in noi stesse, purché lo si lo faccia con passione. Consiglio vivamente di entrare a far parte della grande famiglia della Polizia di Stato, purché si abbia la consapevolezza che questo richiede impegno e sacrificio che potrà poi essere ripagato anche da un semplice ringraziamento nonché gratitudine espressa da un cittadino che ha ricevuto il nostro aiuto.
Doechii
Rose Villain
Gaia
Lady Gaga
Benson Boone
Olly
Tananai
Kolors, The
Giorgia
Lizzo
Guè feat. Stadio
Marracash
Achille Lauro
Elodie
Jovanotti
Chappell Roan
Ed Sheeran
SZA
Imagine Dragons
Lucio Corsi
Anxiety
Fuorilegge
Chiamo io chiami tu
Abracadabra
Sorry I’m Here For Someone Else
Balorda nostalgia
Alibi
Tu con chi fai l’amore
La cura per me
Love In Real Life
Meravigliosa
Lei
Incoscienti Giovani
Mi ami mi odi
Un mondo a parte
Pink Pony Club
Azizam
BMF
Wake Up
Volevo essere un duro
Rai Cultura celebra le donne con cinque appuntamenti in prima serata tra teatro, approfondimento e cinema. Si parte con il primo allestimento italiano del testo di George Brant. In onda sabato 22 marzo alle 21.15 su Rai 5
Un monologo aspro, tagliente, feroce: è “Grounded” - primo allestimento italiano del testo di George Brant, messo in scena per la prima volta nel 2013 - in onda sabato 22 marzo alle 21.15 su Rai 5, che pone al centro della scena una pilota dell’aviazione degli Stati
Uniti: orgogliosa Top Gun, macchina da guerra indistruttibile al comando del suo F16, la protagonista della storia è una davvero “tosta”. Ma una sera, bevendo con altri piloti, un uomo entra nella sua vita. Si amano. Lei rimane incinta. Dovrà smettere di volare, di stare in quell’azzurro cielo che adora. È richiamata a quella che definisce “poltronautica”: in poltrona, a terra, “grounded” appunto. Diventa pilota di drone. Sarà così che, in una base nascosta nel deserto americano, scoprirà un’altra guerra, un altro modo di volare e distruggere, di controllare e punire. Il drone: è la guerra contemporanea. Asettica, scientifica, grigia. Però qualcosa in lei si modifica. La tensione cresce, la consapevolezza aumenta, il disagio la attanaglia.
L’arte della gioia
Lettura del capolavoro di Goliarda Sapienza e visione del documentario “Desiderio e ribellione: L’arte della gioia di Goliarda Sapienza” di Coralie Martin, Lunedì 17 marzo 2025 alle 23.30
Orchestra Sinfonica Nazionale
La sinfonia “Leningrado” di Šostakovič per Pietari Inkinen È diventata il simbolo del terribile assedio della città di Leningrado, la Sinfonia n. 7 in do maggiore op. 60. Giovedì 20 marzo alle 21.15
Bryan Ferry
Don’t Stop The Music
Un documentario in cui il frontman dei
Roxy Music e solista di successo negli anni della maturità, si racconta senza filtri. Martedì 18 marzo alle 23.05
Art Night
Correggio. Dall’ombra alla luce
L’underdog del Rinascimento, Angelo Allegri da Correggio, un innovatore destinato a una fortuna postuma. Mercoledì 19 marzo alle 21.15
Balletto
Notre Dame de Paris
Dal Teatro alla Scala il balletto andato in scena nel 2013 con le coreografie di Roland Petit. Sul podio il M° Paul Connelly. Venerdì 21 marzo alle 21.15
I Concerti di VPM
The Bass Gang
Quattro contrabbassi in Sicilia, in un meraviglioso giardino, con un programma che va dai classici più classici fino al rock dei giorni nostri. Sabato 22 marzo alle 19.15
Opera - Samson et Dalila
Rai Cultura celebra il mese della Santa Pasqua dedicando le domeniche mattina di Rai 5 all’Opera Sacra. Domenica 20 aprile alle 10.00
Viaggio in uno dei luoghi sacri più importanti della cristianità, con Paolo Mieli e il professor Franco Cardini. In onda domenica 20 aprile alle 20.30 su Rai Storia
Gerusalemme, 326 d.C. L’imperatore Costantino decide di erigere un santuario per proteggere il Santo Sepolcro e onorare la Risurrezione di Cristo. All’edificio viene data forma rotonda, secondo la tradizione romana per i mausolei imperiali. Comincia così la storia di uno dei luoghi sacri più importanti della cristianità, ripercorsa da Paolo Mieli e dal professor Franco Cardini a “Passato e Presente”, in onda domenica 20 aprile alle 20.30 su Rai Storia. Nel
nome del figlio di Dio, viene realizzato un edificio imponente, sovrastato da una cupola maestosa che poggia su un colonnato interno. Al centro, la Santa Grotta, una piccola cella scavata nella roccia, che contiene un letto di pietra. La tomba e il suo valore simbolico saranno in seguito oggetto di attacchi e devastazioni. Gli arabi la distruggono quasi completamente, ma viene ricostruita dai Crociati e la struttura realizzata corrisponde oggi alla basilica del Santo Sepolcro propriamente detta. Il santuario, che comprende in origine una basilica a cinque navate e la rotonda dell’Anàstasi, cioè della risurrezione, è frutto di rimaneggiamenti e nuove edificazioni. L’attuale complesso di edifici monumentali continua a essere oggetto di altissima venerazione da parte dei fedeli, che cercano nel luogo sacro il segno dell’evento che racchiude il senso ultimo del messaggio cristiano.
1861: l’Italia s’è desta
L’Unità e le sue celebrazioni
A 164 anni dalla proclamazione del Regno d’Italia, il 17 marzo 1861 lo speciale di Rai Cultura in onda lunedì 17 marzo alle 16.00
a.C.d.C.
Gli Stuart.
Un regno di sangue pt.1
Giacomo I Re di Scozia e d’Inghilterra. Da giovedì 20 marzo alle 22.10
Passato e Presente
Hitler - Mussolini, l’incontro del Brennero È il 18 marzo 1940. È il quinto incontro tra i due dittatori. Con Ernesto Galli della Loggia e Paolo Mieli. Martedì 18 marzo alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia
Maxi. Il grande processo alla mafia Il boss dei due mondi
Dopo l’arresto di Michele Greco cominciano a sfilare nell’aula bunker del Maxiprocesso i grandi boss che per anni hanno controllato Palermo. Tra questi Pippo Calò. Venerdì 21 marzo alle 22.10
Omaggio a Pino Daniele
A settanta anni dalla nascita torna “Nero napoletano” su Rai Storia. Mercoledì 19 marzo alle 13.00
Omaggio a Nino Manfredi
Un ricordo nell’anniversario della nascita
La vita e la carriera di Saturnino Manfredi, in arte Nino. Sabato 22 marzo alle 12.45 con l’introduzione di Paolo Mieli
Binario cinema
Il messia
L’ultimo film del maestro Roberto Rossellini, girato anche con attori non professionisti in onda domenica 20 aprile alle 21.10
La seconda stagione della divertente serie per ragazzi disponibile su RaiPlay e in onda su Rai Gulp
Sono passati un po’ di mesi da quando abbiamo lasciato Tommy e Aria. Adesso sono in quarta e in seconda superiore, pronti a nuove sfide... o almeno ci provano! Aria è ancora in piena crisi post-divorzio dei suoi, racconta bugie, vive alla giornata, in poche parole viaggia a briglia “un po’ sciolta”. E l’ingresso di Roberta, una nuova compagna di squadra che gioca nel suo stesso ruolo, non farà che complicare la situazione. Tommy, invece, cerca di essere indipendente, ma lo stress e le responsabilità lo hanno trasformato in una versione giovane e ansiosa di sua madre. Nel frattempo, Pierluigi è riuscito a entrare nell’università dei sogni, Martina si sente persa dopo il trasferimento di Lavinia e intanto si lega sempre di più al fratellastro Paolo e a Roberta. Chiara e Alfredo fanno ufficialmente coppia fissa, mentre Simone mette su una band con i suoi amici e se ne pente quasi subito. Insomma, il solito mix esplosivo di drammi adolescenziali, ironia e romanticismo! Prodotta da Movimenti Production, società del gruppo Banijay, per Rai Kids e diretta da Matteo Gentiloni, “S-Fidiamoci 2” è composta da 15 episodi da circa 15 minuti l’uno, già disponibile su RaiPlay e dal 14 aprile su Rai Gulp. “Quando ho letto per la prima volta le sceneggiature di S-Fidiamoci 2, sono rimasto sorpreso dalla maturità e profondità della nuova stagione – afferma il regista Gentiloni – non che manchi la comicità, anzi. Se c’è un ingrediente imprescindibile in questa serie è proprio l’ironia! I nostri personaggi sono teneri e ci fanno sorridere, ma ora sono le dinamiche sentimentali a essere diventate il cuore pulsante del racconto. I temi sono più profondi, senza perdere quel tono fresco e leggero a cui ci ha abituati la prima stagione”.
Victor torna nella casa paterna dove, quando era bambino, avvenne la traumatica morte della sua sorellina. Durante una notte, Victor e la sua compagna Alicia vengono aggrediti da una misteriosa presenza e lei rimane uccisa, mentre l’uomo non ha alcun ricordo dell’accaduto. Le indagini sugli eventi vengono ostacolate dagli abitanti del luogo, che non vedono di buon occhio la presenza di Victor. “Presencias” rappresenta un punto di svolta nella carriera dell’autore messicano che si confronta per la prima volta con il genere horror. Il risultato è un’opera tesa e coinvolgente costruita sul mistero, resa ancor più interessante da una rappresentazione realistica del conflitto tra il Messico più tradizionale e folkloristico e quello più moderno e disincantato.
Basato su una storia vera, il film racconta la vicenda di Valerie Plame, agente segreta della CIA, la cui identità viene svelata pubblicamente dal governo statunitense. La rivelazione avviene dopo che suo marito, l’ambasciatore Joseph Wilson, scrive un editoriale criticando le false motivazioni che portarono alla guerra in Iraq. L’esposizione mette fine alla carriera di Valerie e mette in pericolo le sue operazioni. Mentre il governo cerca di insabbiare lo scandalo, la coppia lotta per difendere la verità e la propria reputazione. Il film esplora le dinamiche di potere, il ruolo dei media e il prezzo della lealtà. Naomi Watts e Sean Penn interpretano magistralmente i protagonisti. Un thriller politico intenso e drammatico, ispirato a eventi realmente accaduti.
La giovane Brynn, che vive da sola nella villa di famiglia in campagna, nasconde un evento traumatico del passato che la tiene lontana dai suoi concittadini. Una notte una creatura mostruosa si intrufola nella villa: è l’inizio di un’invasione aliena e la ragazza dovrà contare solo sulle sue forze per potersela cavare contro misteriosi invasori extraterrestri. Acclamato dal pubblico e dalla critica come uno dei migliori film sulle invasioni aliene degli ultimi anni, “Nessuno ti salverà” è un tesissimo survivalthriller senza dialoghi, tutto costruito sull’azione e sulla tensione. La protagonista - quasi unica attrice in scena - è la bravissima Kaitlyn Dever nel ruolo di una combattiva “final girl” dal vissuto segnato da un misterioso evento che la sceneggiatura svela un poco alla volta.
Mohandas Karamchand Gandhi, leader del movimento per l’indipendenza dell’India dal dominio britannico, dopo essere stato vittima di razzismo in Sudafrica, abbraccia la filosofia della non violenza e della disobbedienza civile. Tornato in India, guida una serie di proteste pacifiche contro le leggi ingiuste imposte dal governo coloniale. Con determinazione e forza morale, riesce a mobilitare milioni di indiani, diventando il simbolo della resistenza pacifica. Il film mostra i momenti salienti della sua lotta, come la Marcia del Sale e lo sciopero della fame. Non mancano le difficoltà: persecuzioni, arresti, violenze e divisioni interne al movimento. Nonostante tutto, Gandhi resta fedele ai suoi ideali fino alla conquista dell’indipendenza nel 1947. La pellicola si conclude con il suo tragico assassinio nel 1948, mentre predicava la riconciliazione tra induisti e musulmani.