RASSEGNA SÌA
A cura del CENTRO CATTOLICO Di DOCUMENTAZIONE - Casella Postale 61 - 56013 MARINA DI PISA
Anno XIII. n. 73
mar?o-aprile 18»»
In questo numero:
Primo piano
pag.
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Il centro-destra alla guida dell' Italia: tutti gli uomini di palazzo Chigi La presidenza della Camera: Irene è meglio di Nilde
Chiesa Libano: rinviato il viaggio del Papa Tunisia: una piccola croce con tanto islam intomo
Politica internazionale
Russia, tra cambiamento e tentazioni imperialiste. L'opinione di Alain Besançon URSS, da Stalin a Gorbaciov: Signore perdonai...Non dimentichiamo Cina: la grande marcia dei miserabili
Italia
Informazione: scarsa serietà e attendibilità della stampa italiana L'informazione negata: non solo per colpa di poche penne sporche Giustizia: la lunga marcia della sinistra alia conquista della magistratura Economia: la famiglia sotto torchio Euromonitor: una nuova rivista I pentiti alla riscossa Scuola: la sapienza dei pidiessini Bambini a scuola di marxismo Omicidio Calabresi: i giudici motivano la sentenza Omosessuali: a benedirli si sbaglia di più I 70 anni di Eugenio Scalfari
Storia
Spesso cinema e televisione modificano arbitrariamente la storia A proposito della Resistenza
Scienza ed evoluzione
II guardaroba delle farfalle Dubbi sulla teoria di Darwin Ipotesi sulle origini deli' umanità Il vero problema non è l'evoluzione ... ma perchè restiamo sempre uguali?
Libri Lo stato della legalità in Italia. Senza verità non c'è giustizia
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Lo scopo di questa «Rassegna Stampa» è di offrire ai cattolici ed a quanti reagiscono alla situazione attuale, spunti di riflessione e di documentazione che li aiutino ad affermare una sempre più incisiva presenza nella realtà italiana, nella prospettiva della costruzione di una «società a misura d'uomo e secondo il piano di Dio» (Giovanni Paolo II). Si ringraziano coloro che vorranno aiutarci facendola conoscere e inviando materiale e notizie.
N'arato il Governo Berlusconi. Per la prima volta nella storia della Repubblica ministri di Alleanza Nazionale nell'Esecutivo
Il Centro-destra alla guida dell'Italia
Tatarella (An) e Maroni (Lega) vice presidenti. Martino agli Esteri, Dirti lascia Bankitalia e va al Tesoro
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Nasce il governo delle libertĂ
TUTTI GLI U O M I N I D I P A L A Z Z O CHIGI
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[L iJioRjJAcii. * * Milano, martedì 19 aprile 1994
L a presidenza della C a m e r a N o n e vero, Irene è di
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meglio N i l d e
di Renato Farina l Dio di Irene è quello del catechismo. Non c'è un Dio che sia la media delle divinità mondiali, una specie di massimo comun denominatore delle religioni mondiali. È Dio e basta. Irene Pivetti, presidente della Camera, ragiona cosi, e l'ha detto subito. A me questo modo di procedere sembra una faccenda straordinaria, in tutto de gna dell'apertura della Seconda Repubblica. Diciamocelo: il consociativismo è finito anche nel campo di Dio. Nella Prima Repubblica si dava per scontato bastasse un velo di divinità innocua per coprire una moderata esigenza di eternità. Non è questo forse 11 pensiero più puro dell'illuminismo alia Giordano Bruno Guerri? Li c'è un Dio che ride fannullone sopra le nuvole, come un re merovingio. «Dio c'è, o forse non c'è, ma comunque non c'entra», una specie di ente inutile per terremotati preistorici, che funziona giusto come antidoto alla jella, una sorta di talismano minore. Francesco Margiotta Broglio è Intervenuto sul Corriere della Sera con un articolo di straordinaria solennità, per ricordare che di Dio ce n'è tanti: «Molti Stati e molte storie non intendono affidarsi allo stesso Dio» della Pivetti. In Giappone, in Cina, nell'Islam hanno altre idee sull'Olimpo. Secondo Margiotta, e con lui ce n'è mille, non si capisce perché 11 presidente della Camera ne onori soltanto uno. Non siamo sicuri della teologia di Margiotta, che pure cita a suo sostegno una cattiva lettura di Giovanni Paolo II. Il resto, su India, Cina, Giappone, lo beviamo come oro colato, tanto è II peso che ha la scienza del professore. DI certo sta il fatto che non afferra il senso di quel che sta capitando in Italia.
Che cosa significa laicità dello Stato? Che si media politicamente anche sul credo, quando chi parla ha una qualche carica? Ma no. Se uno è ateo, dirà del desiderio di infinito che c'è nell'uomo, se vuole. Non mi scandalizza il fatto di avere per presidente della Camera uno che non affida niente a nessuno. Ma proprio questo credo che sia cominciato con la Seconda Repubblica. Laicità e libertà non significano più, dopo il discorso della Pivetti, rinuncia alia propria identità e alia propria espressività sociale. La scaletta del vituperato discorso della Pivetti è stata questa: (1) anzitutto libertà, (2) tutti sono liberi di essere se stessi; (3) lo vi dico chi sono e mi mostro nel gesto che ritengo più vero. Ila ragione lei: chiunque ponga un gesto, anche politico, afferma un dio, la religiosità è una dimensione del cuore che non ci si strappa nemmeno quando si nega Dio. L'Ideale di politico alia Guerri mi pare essere allora 11 creder poco, l'amar poco, Io scamiciarsi tanto quando un'Irene afferma chi è, con molta lealtà. Non sarà la Pivetti a farti guerra, caro Guerri. La guerra in Jugoslavia non è figlia delle religioni, semmai sono I Gulag ad essere figli dell'ateismo, cosi come l'odio di oggi è figlio di quel comunismo dei Togliatti e delle lotti - lo dico levandomi il cappello - locali. La guerra la inizi anche tu accusando la Pivetti di antisemitismo gratuitamente, e negando ad una parte magari minoritaria dei nostro popolo di poter svolgere ruoli di garanzia della libertà altrui. Ma si, mandateci nelle catacombe, che almeno c'è il fresco e si sta in compagnia. Ahimè nel campo delle religioni, il tuo dio è consociativo, un dio della mutua, innocuo, senza volto. Preferisco il Dio di Irene. Ah, se tu lo conoscessi.
La decisione del Vaticano riporta la questione libanese al centro dell'attenzione internazionale
Arresti, sparizioni, censure: la libertà si allontana CAMILLE EID
L'attentato del 27 febbraio scorso ha riportato l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale sulla situazione libanese che, erroneamente, veniva da molti ritenuta come avviata verso una tranquilla normalizzazione. La realtà è ben diversa. A parte la situazione sempre incandescente nel Sud.dove si susseguono scontri tra hetzbollah da una parte, israeliani e miliziani dell'Els dall'altra, anche nel resto del Paese tutti i problemi principali rimangono aperti. In primo luogo perdura l'occupazione da parte dell'esercito si-
campo economico a quello sociale, dalla sicurezza alla politica estera. A titolo di esempio, la delegazione libanese ai negoziati di pace è totalmente priva di una posizione autonoma e si limita a ripetere pedissequamente la posizione siriana. Analogamente le autorità che «governano» il Libano non fanno altro che eseguire Un Paese gli ordini impartiti dal loro tutore siriano. sirianizzato Tutto ciò ha come conseguenun clima di insicurezza e di illeL'occupazione non è soltanto ze di ordine territoriale; a seguito del gittimità. Arresti e sparizioni sotrattato concluso nel maggio del no all'ordine del giorno, special1991 tra Beirut e Damasco, i siria- mente all'interno della comunità ni si arrogano il diritto di interve- cristiana. Avendo preso per primi nire anche nei minimi dettagli l'iniziativa di boicottare le eleziodella vita interna libanese, dal ni legislative del 1992, questa comunità viene vista come principale ostacolo al processo di siriani* zazione del Paese. Inoltre, i massmedia di tutto il Paese sono pesantemente controllati e il recen te attentato ha fornito l'occasione per un ulteriore giro di vite. riano. Il ridispiegamento delle truppe di Damasco — previsto secondo gli accordi di Taif per il settembre del 1992 — non è ancora stato. Anzi, tutte le volte che una diplomazia occidentale solleva il problema si trova ad essere accusata di indebite ingerenze negli affari interni libanesi.
La denuncia della Chiesa
Infine il disarmo delle milizie è stato solamente parziale e squilibrato. Mentre i cristiani sono stati costretti a consegnare le armi, i loro partiti sciolti e i loro leader costretti all'esilio, i palestinesi e gli hetzbollah hanno potuto conservare i loro armamenti. Tutte queste tematiche sono state ripetutamente toccate dalia gerarchia cattolica. A Pasqua, il patriarca maronita Sfeir ha denunciato fortemente il fatto che i cristiani non hanno nessun ruolo nelle decisioni, ma solo nella loro applicazione. In questo triste contesto la tanto attesa visita del Papa è stata sconsigliata da molti prelati e capi politici libanesi. Tra chi, come il generale esiliato Michel Aoun, temeva una strumentalizzazione del viaggio da parte del governo filosiriano e chi temeva che questo potesse essere occasione per nuovi attentati, il rinvio sembrava d'obbligo.
Avvenire Martedì 12 aprie 1994 ^^^^^^^^^^^
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CHIESA SINODO
Tra i protagonisti dell'assemblea episcopale: Fouad Tival, vescovo di Tunisi, racconta l'essere Chiesa in terra araba
Una piccola croce con tanto islam intorno
—un Qual è il contributo di quelle ed è il modo mano raccomando di inforNell'antica Cartaginespecifico pugno di cristiani e unterre, 'fallimento,, apparente che la Chiesa di per testimoniare la presenza marsi bene sulla legislazione
«l'm.iiumente parlando, la nostra presenza può sembrare un fallimento. In realtà siamo un seme che dece morire per dare frutto a tempo opportuno». £ la testimonianza di un protagonista del Sinodo per l'Africa, monsignor Twal, vescovo di Tunisi, alla guida di una Chiesa «immersa» nell'islam. OIORQIOPAOLUCCI
Il suo arrivo a Tunisi, nel 1992, è stato un colpo a sorpresa del Papa, una mezza rivoluzione per cattolici e musulmani: rompendo una tradizione secolare, per la prima volta nella storia tunisina sì insediava nella sede dell'antica Cartagine un vescovo non francese. Fouad Twal, arabo giordano: una novità assoluta per la comunità cristiana locale — costituita prevalentemente da europei e nella quale le due colonie più numerose sono quella francese ed italiana — e un segno profetico per i tunisini, che incrinava l'equivalenza «arabo uguale musulmano». Equivalenza appena scalfita dalla presenza di consistenti comunità cristiane in Medio Oriente (laggiù la loro presenza risale all'epoca della predicazione apostolica), ma assai più radicata in Nordafrica, dove la Chiesa è composta in gran parte da credenti "stranieri", discendenti dei coloni ottocenteschi, e da tecnici e cooperanti presenti per motivi di lavoro. Monsignor Twal, nato a Madaba in Giordània, erede di una tribù di beduini che aveva abbracciato il cristianesimo quattro secoli prima della predicazione di Maometto, si è formato al seminario patriarcale di Gerusalemme e, dopo avere esercitato il ministero sacerdotale in Palestina e Giordania, ha ricoperto incarichi diplomatici per la Santa Sede in America Latina e Germania. Nel '92 l'investitura vescovile e l'insediamento a Tunisi, segno della preoccupazione di Giovanni Paolo n di offrire un pastore arabo a un Paese completamente arabizzato in seguito alla sua islamizzazionel che risale al settimo secolo. E arrivato in Italia alcuni giorni fa per l'inaugurazione del Sinodo africano, su invito del Centro culturale di Milano che ha voluto far conoscere alla città l'esperienza di cui è protagonista. In quell'occasione lo abbiamo intervistato. MILANO.
Tunisia porta al Sinodo di Cristo anche in una socie- del Paese da cui proviene, africano? tà musulmana. Anche se ( per essere consapevoli dei loLa nostra è una vocazione umanamante parlando la no- ro diritti e degli obblighi a particolare, direi 'mediterra- stra presenza può sembrare cui non potranno sottrarsi. nea', derivante dal fatto di es- un fallimento, in una pro- Nessuno può sostituirsi alla sere affacciati sul mare che spettiva provvidenziale ci libertà dei due partner, e tanci accomuna all'Europa e di sentiamo come un seme che tomeno opporsi alla decisioavere molti rapporti — di ti- deve morire per dare il suo ne di unirsi in matrimonio, po economico e culturale ol- frutto a tempo opportuno. ma l'esperienza parla un lintre a quelli legati al fenome- Non è cominciata così anche guaggio di sofferenza, di prino migratorio — con il Vec- la Chiesa? vazioni e rinunce soprattutto chio continente. Anche se ri— A Tunisi vivono dieci- da parte cristiana. Certo, i spetto ad altre comunità afri- mila persone che fanno miracoli accadono, ma sono cane risultiamo numerica- parte di famiglie nate dal- rari. mente 'deboli' (i cristiani l'unione tra persone di di- — L'immigrazione di sono circa 20 mila, tra cui versa fede religiosa, e an- migliaia nordafricani 3500 italiani), portiamo la che in Italia questo feno- in Italia èdi una 'forza' che proviene dal fatto meno si sta moltiplicando. «provocazione»ineludibile all'incondi essere un ponte tra l'Afri- Qual è il suo giudizio sui tro e al dialogo tra le due ca e l'Occidente, tra islam e matrimoni misti? sponde del Mediterraneo. cristianesimo, che nei secoli Innanzitutto è opportuno Da cristiano e da arabo si sono ripetutamente incon- ricordare che a una donna che vive in un Paese mutrati nelle nostre terre. È una musulmana è proibito sposa- sulmano, cosa consiglia Chiesa straniera quanto a re un non musulmano, e che agli italiani? clero e a fedeli, perché tutti i se un cristiano vuole unirsi Ringraziamo tutti coloro tunisini sono ufficialmente in matrimonio con una se- che nel vostro Paese hanno musulmani, ma della quale guace dell'islam gli è fatto vita a esperienze di acfanno persone provenienti obbligo di convertirsi, anche dato coglienza solidarietà nei da 45 diversi Paesi: una con- se tale obbligo è contro la co- confronti diemolti nostri gioferma dell'universalità del- stituzione tunisina che san- vani che fuggono dalla l'esperienza cristiana, riaf- cisce la parità dei sessi. A ria e dalla mancanza dimiseprofermata anche al Sinodo do- mio parere le unioni tra per- spettive, e so che in questo ve sono presenti realtà eccle- sone che partecipano seria- impegno molti cattolici sono siali molto diverse per storia mente alle rispettive espe- in prima fila. Nel contempo, e tradizione culturale. rienze religiose sono da scon- chiediamo agli italiani e ai — Evangelizzazione e in- sigliare: badi bene, non cristianii in particolare di culturazione sono i due te- esprimo un giudizio ideologi- conservare integra la loro mi forti dei lavori sinoda- co, ma che deriva dai nume- identità e l'attaccamento ai li. Come è possibile incar- rosi casi che ho incontrato, valori della tradizione, senza narli in un contesto inte- in cui le incomprensioni e le indulgere alla tentazione di ramente musulmano co- i sofferenze nate dall'accosta- un malinteso multiculturalime quello della Tunisia? E mento tra due mentalità e smo che vorrebbe mescolare non vede il pericolo dell'e- j due mondi tanto diversi pro- popoli, etnie e religioni come sfinzione per una comuni- vocano situazioni molto diffi- se fossero gli ingredienti di tà cristiana alimentata so- cili da gestire, soprattutto un minestrone, in cui alla filamente dall'arrivo di quando nascono ifigli,che ne i sapori si confondono e si a vicenda. Ognustranieri, visto che il pas- devono essere educati secon- annullano no resti se stesso fino in fonsaggio dall'islam al cri- do la religione del padre. Nel do, solo così sarà capace di stianesimo è praticamente , mondo arabo la Tunisia è ri- un vero con chi è diimpossibile ? tenuta il Paese più laico, verso daincontro lui. Siamo coscienti di non es- quello in cui alla donna è risere <ca casa nostra», in quan- conosciuta la maggiore liberto cittadini stranieri che pe- tà, a tal punto che ogni donriodicamente devono rinno- na musulmana vorrebbe esvare la carta di soggiorno. sere tunisina, ma le abitudiMa proprio per questo la no- ni e quindi le aspettative delstra presenza è totalmente le europee sono molto divergratuita, al servizio del popo- se. Alle ragazze italiane che lo tunisino, fondata sulla te- vogliono sposare un musulstimonianza della vita e delle opere. Siamo inseriti nella vita del Paese con 18 scuole frequentate da seimila studenti tunisini, una clinica medica, attività socio-assistenziali nelle quali sono impegnate 60 religiose. È il no4 stro contributo allo sviluppo
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TERZAPAGINA
ANTONIO GIORGI
ILANO. L'Orso è L'ex Unione Sovietica tra cambiamento e tentazioni imperialiste. L'opinione eli Alain Bcsaikon grande, massiccio, imponente; l'Orso può impennarsi appoggiandosi di volta in volta a cinque pilastri solidi e ben piantati che sono passati indenni attraverso le vicissitudini dei secoli e i terremoti della sto- Di passàggio a Milano per la presentanone del «Commentarli. Besancon è considerato ria, pilastri che si chiamano mensile dei maggiori esperti mondiali di sociologia burocrazia, polizia politica, una di numerosi saggi sulla realtà dell'ex chiesa ortodossa, esercito, di- eUrssautore Accademico di Francia dall'81. collabora plomazia. Sarà bene che con numerosi atenei in tutto il mondo l'Occidente non se ne dimengrasso che colava, mocrazia, che a parole sta na dello sconfinato paese? tichi chiudendo gli occhi da- trettanto questo beneplacito, per una molto a cuore agli occidenta- Mica tanto, afferma Alain vanti alla realtà come è stato setta diventata in non ha fatto progressi; i Besançon. Più che altro hansolito fare. Se poi tra i Paesi brevecomunista casta dirigente, per un li,partiti esistono solo a Mosca no prevalso la voglia di evitadell'Ovest e il colosso russo sistema andato in corto cir- e a Pietroburgo; le elezioni re grane, la rassegnazione potesse incunearsi con il suo cuito quando, venuta a man- sono truccate; la stampa e la davanti all'impennarsi delle peso economico e politico care l'adesione interiore ai televisione sono sotto conrichieste, perchè i russi, che una «terza Europa» centrata principi del comunismo, trollo; «la vecchia Urss non è hanno una diplomazia ecceltra il Baltico e il Mar Nero sa- l'apparato ha cominciato a mai stata cosi sterile cultu- lente ancorché non rinnovarebbe interesse di tutti, della reclamare privilegi sempre ralmente come la Russia ta, sono abilissimi nuova Russia in prima luo- più grandi e la corruzione di- odierna»; la Comunità degli campare meriti: noi nell'acvi progo, che si troverebbe forzata lagante ha fatto in modo che sfati indipendenti «non è una teggiamo, voi occidentali, a dire addio a quelle ambizio- uno si sentisse comunista comunità, e quelli non sono contro il fondamentalismo ni imperiali che nefrenanoil non più per la forza dell'ideo- stati e non sono indipenden- islamico, o contro la Cina; processo di democratizzazio- logia ma per ricavarne van- ti»; Zirinovski «è un buffone voi aiutateci, soldi alla ma taggi e rendite di posizione. di cui Eltsin si serve per far no, a togliere le armi nucleane. Alain Besançon è politolo- E storia lontana e storia paura ad Ovest e chiedere al- ri all'Ucraina o al Kazakistan. E l'occidente abbozza e go e sovietologo di fama recente. Quando l'Orso an- tri soldi». In campo religioso, abbocca, inviando denaro mondiale. È stato direttore naspa con il fiato grosso, infine, trionfa l'ortodossia di che arricchisce la nomenkladella Scuola di alti studi di spiazzato nella rincorsa tec- stato. Nazionalismo e irre- tura. scienze sociali di Parigi, ha nologica all'Occidente, è un dentismo si mescolano con colloborato con università di uomo come Andropov, venu- la voglia di ordine interno e Di fronte ai cinque massicmolti Paesi, ha dedicato alla to dal Kgb, che cerca di rida- con le mai sopite ambizioni ci pilastri che tengono in pierealtà russa decine di volu- re nuova efficienza al siste- imperiali, retaggio della vec- di un sistema che sopravvive ma, e all'Occidente poco immi. Nel suo breve trattato di porta che tra gli obiettivi del chia Russia zarista. a se stesso e sui quali «si ricosovietologia pubblicato da Cremlino ci sia quello di Imperialismo, vizio antico, stituisce un potere assoluto», Hachette ha concentrato il staccare la Germania dalla filo conduttore della storia e di fronte all'amnesia che disuo pensiero su problemati- Nato e l'Europa dagli Usa. della cultura russe attraver- laga sarebbe opportuno, conche che gli occidentali hanno Ma poi Chernenko torna alla so i secoli. C'è un grosso boc- clude Besançon, che almeno sovente preso alla leggera. saggia politica brezneviana, cone, afferma lo studioso l'Europa prendesse seriaBesançon parla a Milano, inmente in considerazione il del non fare nien- francese, che fa gola a Mo- suo vitato dalla rivista Commen- late. politica vero interesse, che può sca. l'Ucraina. quell'Ucraina Gorbaciov lancia la peretari diretta da Lucio Lami, e stroika (è un comunista, e il cui possesso ha reso la Rus- essere appunto quello della proietta sulla realtà post-so- vuole far lavorare i sovietici sia una grande potenza. Ma costituzione di una «terza Europa» dal Baltico al Maivietica squarci di luce che ostacolando il consumo di se la Russia dovesse ricon- Nero, inglobante Lituania. fanno giustizia di quei luoghi vodka) e la glasnost, «un proquistarla — ammonisce — comuni che gran parte della gramma di delazione univer- l'Europa potrebbe non esse- Ipertonia, Estonia, BielorusUcraina. Una «terza Eunostra cultura, appiattita sale di tutti contro tutti». Sì. re più grado di rivere in pa- sia, ropa» dove la Polonia ad sulle posizioni cosiddette di crollano i miti, anche quello ce. Già, l'Europa, l'Occiden- esempio potrebbe riapprosinistra, ha accettato acriti- di Gorby. te, sempre sostanzialmente priarsi di quel ruolo di leader camente per anni, per decenfinora, ai regime regionale che ha storicamenFinalmente nel '91 arriva favorevoli, ni, così come acriticamente Eltsin, insediato tra le mura del te incarnato. « vremmo e siamo al post-comul'establishment politico occi- nismo. Ma che cos'è il post- Cremlino, fosse esso imper- qualcosa di solidoAcontro dentale ha dato una mano ai comunismo? Besançon non sonato da Stalin durante la Russia. I russi capirebberola potenti del Cremlino. E che ha dubbi: fondamentalmente guerra mondiale, o da Kru- che la loro avventura impemano: denaro, aiuti, sovven- una colossale forma di am- scev, o da Breznev, o da Gor- riale è terminata». zioni, prestiti, aperture di nesia dei crimini del comuni- baciov. Un Occidente «che credito, e poi fiducia, tanta fi- smo, di gran lunga superiori ha sempre sostenuto l'Urss Una linea operativa per ducia. a quelli dei nazisti. Una am- nei momenti cruciali», che l'Occidente nel suo complesParla dei cambiamenti in nesia che ha fatto sì che i ha fornito tecnologia e dena- so è così tracciata: aiutare corso nell'ex Unione Sovieti- grandi pilastri del sistema ro, che ha nutrito i russi con prioritariamente quelle reca, Besançon, e ha buon gio- (dalla diplomazia, all'eserci- grano a buon mercato. Per pubbliche, prima di pensare co nel demolire i miti di un to, al Kgb) non siano stati ignoranza della realfa inter- all'Orso russo e alle sue pretese fameliche, insaziabili. potere comunista che si ba- toccati da una qualche forma Tutto facile, tutto attuabile? sava per intero sulla forza di epurazione, con semmai Alain Besançcon scuote la una corsa generalizzata a dell'ideologia, che aveva tra sposare testa: «Questo l'Occidente il capitalismo per acgli obiettivi principali la sua capparrarsi non lo capisce». nuove ricchezze diffusione all'estero come che permettano di consolidauna metastasi inarrestabile. re i vantaggi acquisiti dalla Un potere che poteva durare vecchia nomenklatura. n all'infinito, «anche mille an- trionfo dei gattopardi, dei ni», disponendo di una colosdell'ultima ora. sale macchina da guerra di trasformisti Il quadro che esançcon fa cui qualcuno avrebbe potuto della Russia diBoggi è desoessere tentato di servirsi, lante. Certo, i beni saranno contando sull'assenza di op- meglio distribuiti, ma è un posizione all'interno e sul so- fatto che la mafia riesce a fastanziale beneplacito delle re meglio del gosplan. La dedemocrazie occidentali Al£ RUSSIA
I cinque artigli del gattopardo
«L'ignavia dell'Occidente e il fronte della terza Euro
URSS. DA STALIN A GORBY
Signore, perdona!... Non dimentichiamo La persecuzione dell'Urss contro la religióne cristiana meritò davvero l'appellativo di «nuovo Colosseo» e si fece tanto più feroce quanto più pretendeva di indossare i panni della legge e della ragione. H 23 gennaio 1918 fu pubblicato il decreto sulla separazione tra Stato e Chiesa e sulla non discriminazione per i credenti. Ebbene: tra il giugno 1918 e il gennaio 1919 furono uccisi in Russia 18 vescovi ortodossi. 102 sacerdoti. 154 diaconi e 94 monaci. Con loro il metropolita di Galizia e Kiev Vladimir: lo fucilarono mentre benediva H plotone d'esecuzione. Nel solo 1922. durante la campagna per la requisizione deh beni ecclesiastici, furono uccisi 2691 sacerdoti. 1962 monaci, 3447 monache e novizie. Nel 1923 sì svolsero I grandi processi contro i cattolici di Mosca e di San Pietroburgo. Il 18 marzo, Sabato Santo, monsignor Budkievic, parroco di Santa Caterina, fu giustiziato nei sotterranei della Lubianka. Era II primo* martire della Chiesa cattolica. Un testimone del processo preannunciò le parole di Wojtyla, scrivendo : «L'atmosfera era quella dei tempi di Nerone». La persecuzione fu tanto vasta e cieca che ancor oggi non se ne riescono a definire dimensioni e confini. Nel periodo delle purghe staliniane furono eliminati 40 vescovi e distrutte tutte le amministrazioni apostoliche anterivoluzione. Anche da parte ortodossa si stenta a tracciare un bilancio: tra il 1917 e il 1926 persero la vita 2700 sacerdoti, 2 mila monaci e 3400 monache e novizie; secondo stime dell'emigrazione, invece, solo tra i sacerdoti si ebbero 12 mila vittime. Persino le autorità russe faticano a ricostruire i fatti. Nel preparare il decreto sulla «Restituzione dei luoghi di culto», firmato il 24 aprile 1992, Eltsin dovette chiedere ai suoi consiglieri una speciale relazione. Ne emersero
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dati interessanti. Ad esempio nel 1936, alla fine del proclamato «Quinquennio ateo», il 55% dei russi ancora si dichiarava credente, in un censimento ovviamente mai pubblicato. In Lituania, dove in piena era sovietica era ancora battezzato un bambino su due e celebrato in chiesa un matrimonio su quattro, nel decennio 1941 -1951 furono deportate in Siberia 30 mila famiglie, in gran parte destinate a non tornare. E' noto che dovendo mobilitare la popolazione per la guerra, negli anni Quaranta Stalin concesse una maggiore libertà d'azione alle Chiese. Un solo dato: nel 1940 erano aperti 2 monasteri ortodossi, nel 1945 erano 101. Dopo la morte del Piccolo Padre, le misure repressive divennero m e n o crudeli per j singoli, ma non meno severe verso la religione. SI cominciò a parlare di «ateismo scientifico»: chiese e monasteri (i 101 del 1945 scesero a 57 nel 1957 tornarono a essere chiusi e trasformati in magazzini e officine. Nel 1954 si ebbero in Urss 124.679 manifestazioni antireligiose (300 mila ne! 1958). L'ultima offensiva fu nel 1983. quando Cernenko (responsabile delle questioni ideologiche nel Pcus, poi successore di Andropov) proclamò la necessità di sviluppare nel popolo «una concezione marxista leninista e scientifica del mondo» contro «le violazioni della legge socialista e le attività sovversive sotto la copertura della religione». Gli arresti continuarono ma il «Colosseo sovietico» aveva fatto il suo tempo: il 1° dicembre 1989 il Papa accolse Michail Gorbaciov in Vaticano, e il 1° ottobre 1990 fu approvata nell'Urss la legge sulla libertà di coscienza.
FULVIO SCAGLIONE
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il Giornale _
ESTERI
M.-rCC CO '' -K- -C
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comunismo non harisoltoi loro problemi e sempre più contadini intraprendono il cammino delta spomn/a verso l'echino.Shanghai e Cantón Pare in sostanza che per i contadini cinesi, soprattutto di quelle province come lo e il Guandano, che Milioni di cinesi lasciano la campagna per cercare lavoro nelle città Zhejiang hanno una lunga tradizione di migrazioni internazionala zona di origine. Queste coli, le grandi città della Cina munità differiscono talvolta abbiano ormai lo stesso fadi Fu Xin anche per il tipo di attività scino delle capitali dell'Oriente e dell'Occidente, con Xie Fugui, 52 anni, in pen- prevalente che le caratterizil vantaggio di essere più fasione, membro del Partito za. Ad esempio gli immigrati cilmente raggiungibili. E comunista, nel 1991 lascia provenienti dallo Zhejiang, l'immigrato cinese che vi arla sua casa nella povera che godono fama di essere riva si comporta come si è provincia dello Zhejiang lavoratori svelti e laboriosi, sempre comportato nelle per andare a Pechino alla tendono ad impiantare picgrandi città degli altri Paesi: ricerca di fortuna. Si siste- cole fabbriche nel settore dà vita a comunità linguistima illegalmente in una zo- delle borse e dell'abbigliacamente omogenee, e cona periferica e mette in pie- mento a basso prezzo. In gemunque vive con gli altri imdi un piccolo commercio di nerale, tuttavia, queste comigrati che provengono dalabiti. Le figlie Lijuan di 25 munità di immigrati illegali, la sua stessa provincia e che annieFangdi 17 raggiungo- a cui quindi non è consentito parlano il suo dialetto, si deno ben presto il padre e co- l'ingresso in attività pubblidica ad attività nel settore minciano a lavorare in un che, fanno i barbieri, i pardei servizi alle persone, posnegozio di parrucchiera. In rucchieri per signora, i pedisibilmente come lavoratore questi anni la famiglia Xie è cure, si prendono cura dei autonomo e comunque con riuscita a risparmiare bambini, aprono piccole ri10.000 dollari con cui spera vendite di generi alimentari di poter mettere in piedi un e minuscole trattorie. la speranza di divenirlo, e copiccolo supermercato nel si predilige quei settori che Anche se le condizioni abi villaggio natale. «Il lavoro tative ed igieniche lasciano non richiedono capitale, ma va bene - dice Xie Fugui - molto a desiderare, queste dove l'operosità e l'attività ma siamo vessati da multe, comunità costituiscono delsvolta con piccole imprese spese di tutti i generi». familiari sono premianti, si le unità produttive autonopropone di accumulare deDi contadini che recente- me, dotate di una propria ornaro sufficiente per poter rimente hanno fatto come ganizzazione per la produtornare al proprio paese: in Xie ve ne sono centinaia di zione, la vendita e la distrisostanza ripropone anche in migliaia. Hanno lasciato i buzione. Non mancano in Cina il modello delle prime loro campi di riso, le povere molti casi, di fianco alle attiChinatown. D'altra parte an case dove la loro famiglia vità legali, quelle illegali: che nelle città cinesi la nuoha vissuto per generazioni prostituzione, gioco d'azzarva borghesia urbana, nata e generazioni, sfidando il si- do, bande organizzate che dalla comparsa del mercato, stema dell'hukou che proi- offrono protezione in camè ormai pronta e desiderosa bisce alla popolazione cine- bio di denaro e che riescono di poter acquistare i servizi se di muoversi liberamente spesso a corrompere poliche le sono offerti a buon ziotti pagati troppo poco e sul territorio ed obbliga mercato dagli immigrati illeognuno a vivere dove è na- ormai troppo poco ideologali. to. Soprattutto per i conta- gizzati per essere insensibili dini è molto difficile ottene- al colore del denaro. Date le dimensioni della re il permesso di poter spopopolazione contadina cineIn una intervista concessa stare la propria residenza; alla «Far Eastern Economie se questo fenomeno non può malgrado ciò si stima che Review», Liu Fu Tang diretapparire preoccupante. I di 80 milioni di loro si stiano tore del «Centro di ricerca sastrosi effetti della urbanizspostando sul territorio ci- economica e marketing» di zazione sono ormai evidenti nese. Pechino, ha detto che il siin tutte le megalopoli della Solo nella periferia di Pe- stema della residenza coatta terra: Città del Messico, Calchino vivono un milione e (hukou), che era coerente cutta, il Cairo, Rio de Janeimezzo di residenti illegali. con una economia pianifi ro, Giakarta sono li a testicata, non può certo essere Situazioni analoghe esistomoniare quali possono esseno a Shanghai, Canton e accettato in una economia re le conseguenze di migraShenzhen. Negli ultimi tre di mercato nella quale la lizioni interne, avvenute al di anni in tutte queste città so- bera circolazione dei fattori fuori di ogni regolamentano sorti dal nulla dei nuovi assicura l'allocazione ottizione, e indotte dall'impovequartieri, spesso a metà tra male delle risorse. rimento dei contadini e dal il campeggio e la baraccopomiraggio della vita urbana. il pragmatismo che lo li, densamente popolati ed haCon sempre caratterizzato, il Forse il sistema dell'hu in continua espansione. governo cinese sta sperikuo è superato, ma non sarà All'interno di questi quar- mentando possibili soluziocerto il libero afflusso delle tieri, i cinesi che provengono ni del problema. Ad esemmasse contadine nelle granda zone diverse non si me- pio, agli immigrati che giundi città a risolvere i problemi scolano fra di loro, ma dan- gono a Canton vengono atdemografici della Cina. Cosi no vita ad aree omogenee ri- tualmente concessi permesfacendo non si farebbe altro spetto alla lingua e quindi al- si temporanei di soggiorno. che trasformare dei contadini poveri in masse urbane diseredate, strappate dalle proprie radici produttive e culturali, non più in grado di contribuire allo sviluppo del proprio Paese, e neanche al proprio sostentamento. Il
La grande marcia dei miserabili
CLASSIFICA INTERNAZIONALE
«Il grado di libertà della stampa italiana è identico a quello della Nuova Guinea nostro servizio
CESARE DE CARLO WASHINGTON - La stampa italiana è davvero libera? Non del tutto, rispondono gli esperti del Freedom Forum, un istituto di studi di New York, che ha condotto un'inchiesta nei 186 Paesi rappresentati all'Onu. Nella classifica, pubblicata ieri, l'Italia figura al 41 posto. I suoi giornali, radio e televisione hanno lo stesso grado di libertà della Micronesia e della Nuova Guinea. Appena più su del Brasile, Repubblica Dominicana, Malta e Panama. Al primo posto il Belgio, seguito da Nuova Zelanda, Australia, Norvegia. Al quinto posto, a pari merito: Danimarca, Germania, Svezia, Svizzera. E' la pattuglia degli eletti, quelli che si distìnguono per "coraggio, diversità di opinioni, mancanza di condizionamenti governativi". Stati Uniti e Lussemburgo sono "quasi" a posto. Non male anche la situazione in Canada, Spagna, Olanda, Cesta Rica, Irlanda, Barbados, Bahamas, Finlandia, Portogallo, Isole Marshall, Gran Bretagna. L'inchiesta si è concentrata sulle pubblicazioni o
DAGLI USA — / giornali italiani sono i meno liberi
trasmissioni dal 1 gennaio 1993 al 15 aprile dello stesso anno. Corrispondeva per l'Italia al periodo più turbolento di Tangentopoli e, dunque, più esaltante per i media che tutti i giorni potevano contare su sviluppi sensazionali. Eppure, a giudizio del Freedom FPrum, i giornali e la televisione del nostro Paese non hanno
onorato, come avrebbero dovuto, la funzione di "cane da guardia" della democrazia. Ancora troppo accomodanti, parziali, influenzati da interessi di partito o di gruppi politici o di gruppi economici. Soprattutto poco seri nell'attribuzione di responsabilità, esposti a qualsiasi tipo di smentita perchè nella pra-
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tica del giornalismo investigativo gli italiani sono ancora all'abc. Una riprova si è avuta nella recente consultazione elettorale. Con la grande maggioranza della stampa italiana che appoggiava la sinistra (senza parlare della televisione di Stato), ha vinto la destra. Perchè? chiediamo a uno dei ricercatori. La risposta è impietosa come le statistiche soprariportate: l'italiano medio non crede a quel che legge o sente alla Rai. Non crede al provincialismo che porta a titoli di scatola su temi che meriterebbero risalto più modesto. Si forma le proprie convinzioni più sulla base delle conversazioni fra amici che sulle pretese rivelazioni. La graduatoria è stata stilata secondo criteri rigorosi. Sono state fissate dapprima quattro aree di osservazione: 1) leggi o regolamenti che influenzino i contenuti giornalistici; 2) controllo o condizionamenti politici; 3) suscettibilità di influenza da parte del governo o di privati; 4) oppressione vera e propria con eliminazione degli antiregime. Le prime tre categoria sono risultate applicabili all'Italia.
IL COMMENTO DEL MESE
L
e vicende della Lombardfìn, in cui è rimasto tra altri coinvolto i'ex direttore del 24 Ore e attuale direttore della RaiTv Locatelli, e il processo Cusarli, con le rivelazioni di Carlo Sama sul miliardo destinato a giornalisti delle quattro principali testate (Il So-
produttivo italiano. L'informazione economica è molto cresciuta per quantità e qualità negli ultimi decenni, venendo incontro a una domanda anch'essa crescente da pane del pubblico. Non c'è più quotidiano né settimanale che non vi riservi diverse pagine specializzate. M a la crescita qualitativa si è sviluppata più e per abbellire nel senso della gradevolezza che l'immagine del gruppo Ferruzzidell'onestà dei servizi: c'è più Montedison, hanno risollevato il sty , celebrazione mondana dei perproblema della disinformazione ecosonaggi, che approfondimento dei nomica. temi imponanti per la democrazia Ma l'hanno fono in termini falsati economica. Il medio professionista, dal sensazionalismo sulle "penne il medio e piccolo imprenditore viesporche". Come se si trattasse di alne più illuso di poter guardare dal cune eccezioni e non di una pratica buco della serratura come si comG I A N O A C C A M E largamente abituale, di uno scandalo portano i privilegiati nel salotto buopermanente. no di Enrico Cuccù su cui i giornali lo spingono a modellarsi, come se IL S O C I O D I A B E T E gli editori, con effetti egualmente tali, dai giornali del'gruppo Fiat. E fosse pane di uno stesso mondo, che condizionanti sulla linea dei loro viceversa: perché si odiano. M a non non informato sugli scenari nazionaPer quanto riguarda gli addebiti giornali. Il condizionamento è anco- si odiano mai tanto da confessare li e mondiali e sui contrasti reali di più specifici dobbiamo attenerci a ri- ra più forte dove, come in Italia, i che il più oneroso assistenzialismo è interessi che in verità non lo saldano, sultanze processuali non chiare: c'è p i ù diffusi e autorevoli organi stato praticato in questi anni nei loro ma lo contrappongono al mondo da una pane chi afferma Udall'altra d'informazione appartengono ai confronti. Né tanto da rivelare la tra- del grande potere economico, delle chi replica grandiangruppi. è pro- ma dei legami internazionali con colossali manovre speculative, al che se appare poco credibile che dei prietà della Confindustria. l'alta finanza a cui entrambi fanno triangolo alta tìnanza-informazionegiornalisti economici rifiutino centigruppo editoriale riferimento, mentre Berlusconi vi politica che col fisco gli succhia soldi naia di milioni offerti per partecipare sono di Agnelli. Il appare per ora meno inserito anche per darli a quelli che Emesto Rossi non a un'operazione criminale, a un gruppo che se l'idolatria ultraliberista instillatagli chiamava i "padroni del vapore". commercio d'armi o di droga, ma a estende la sua influenza da da alcuni consiglieri può farlo scamuna campagna d'immagine del sesulla Rai-Tv, è di De Bene- biare per un portavoce di questi inIL B A U T T E r o condo gruppo imprenditoriale italia- detti. Si avvicina di più alla figura teressi. DEI F A N T O C C I no. Che era rispettato da tutti sino a dell'editore "puro" la famiglia Berluquando pareva in grado di fronteg- sconi, che controlla i tre cariali televiSono i piccoli che fanno vivere i TAN"H P E T T E G O L E Z Z I giare gli oneri del suo pesante inde- sivi della Fininvest, il gruppo editogiornali, rappresentando la quasi toPOCHI SCENARI bitamento. riale Mondadori con e, talità dei lettori, ma sono i grandi Infatti i giornalisti tirati in ballo nell'ambito dei quotidiani, / / II potere dell'informazione così che sulle questioni chiave ne denano non sostengono d'aver rifiutato l'ofe ma mantiene anche concentrato, a cui gli uomini di go- l'orientamento, con omissioni e ferta. Negano che ci sia stata. grossi interessi nel settore delle co- verno sono sensibilissimi, perché ne menzogne al servizio dei loro inteMa Giuseppe Turani, il più se- struzioni e possiede la Standa. ricavano quotidianamente le loro ressi, e impongono la mitizzazione guito tra i giornalisti economici itaSicché il pluralismo in Italia è af- pagelle, ha una grossa influenza sia dei loro fantocci, come il superliani sia per le notizie di prima mano fidato su molti temi scottanti agli sull'impostazione della cosiddetta tecnico Carlo Azeglio Ciampi regoche si procura coltivando buone re- spiragli che s'aprono al pettegolezzo, "politica industriale", un eufemismo larmente fallito in tutte le grandi inutile lazioni nel mondo dei grandi affari, p i ù che a un'autentica libertà dietro il quale si celano i favori siste- prove, dal dispendioso e sia per la furbesca carica moralistica d'informazione, per via delle liti che maticamente concessi ai grossi c lesi- braccio di ferro contro la speculaziocon cui le condisce, è socio col presi- dividono i grandi gruppi. Veniamo nati ai piccoli imprenditori, che pure ne valutaria dell'estate 1992 al condente della Confindustria Luigi a sapere le difficoltà di De Benedetti, rappresentano la parte di gran lunga tenimento da Palazzo Chigi del disaAbete e col suo predecessore Merlo- e quanto succhia alle mammelle sta- prevalente c più attiva del sistema vanzo, sia dei poteri mondiali di cui sono essi stessi fantocci, come la City ni nell'impresa editoriale della rivista di Londra, ove hanno spedito OcE ciò ne limita chetto per accreditarlo, o ¡I Fondo l'indip>endenza da uno dei principali monetario internazionale, che sta gruppi di pressione sul mondo polidevastando con le sue imposizioni tico, in modo ancor più organico e l'Europa orientale. Non è facile impermanente e organico che non il pegno quello per un'informazione gettone da 500 milioni che nega più vera, che serva gli interessi reali d'avere intascato dalla famiglia Ferdella piccola/media impresa e della ruzzi. generalità dei lettori, perché l'enorme flusso delle notizie su cui lavora/ T U T T O IN M A N O re viene pilotato in senso contrario, a AI G R A N D I G R U P P I cominciare dille università, presidio della menzogna dottrinale libcralIn realtà i grandi gruppi impepiutocrarica: la libertà dei più foni gnano tutti per pubblicità e cura che schiaccia i piccoli. M.i è necessad'immagine dei multimiliarrio provarci. dari, che di rado vanno direttamente a chi scrive: a incassarli sono di solito
Sole-
le-24 Ore, Corriere della Sera, La Stampa la Repubblica)
L'INFORMAZIONE NEGATA Non solo per colpa di poche "penne sporche"
Dyna-
«non ho preso niente»,
IlSole-24 Ore La Stampa e A Rizzoli-Corriere della Sera Repubblica-Espresso, opinion leader
nale La Notte,
Panorama Gior-
Uomini cr Business .
budget
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FÀIHOMONITOR.
Roma, maggio 1994
ma La lunga marcia della sinistra alla conquista della magistratura
e altrettanto si è perché come ogni divisa no. Certamente, ed è uno dei oteva (e doveva) fare per individua una funzione in paradossi della situazione, di Renato Palmieri Fgiudiziaria?), degli uomini qualche modo sacerdotale, di Magistratura democratica" reopo le dichiarazioni diincriminazione secondo (e quelle cui è vietato deragliare gistra istra l'affiliazione di giudici dell'ex ministro delle peròBerlusconi; soprattutto) é un e tradire se stesse. tra i più preparati, intelligenti Finanze, Rino Formi- processo che sipèerch voluto Ora, chiunque abbia prationesti che l'ordine giudiziaca, sulla posizione tenuta dal rendere "politico" perde ogni ca non breve di tribunali sa erio vantare. Ma non per Pei nel '90 in relazione agli titolo per fondare la storia che dall'inizio degli anni questopossa a essi facile sfuggire sgravi fiscali per Enimont, il dei valori se non rispetta le Settanta 1 allora Partito comu- ai peccato dièorigine, che sta tribunale del processo Cusani dimensioni politiche che l'inda- nista mise in atto un'attenta, nell'essere stati pensati" co-
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ha parzialmente rivisto il giudiziaria ha cosi incvita- paziente opera di conquista me strumenti d'attuazione di rifiuto all'audizione dei prin- tine assunto. Ogni diver- della magistratura, nel più un antico programma gramcipali esponenti del Pci-Pds. sailmcnte speculazione tecnica rischia assoluto rispetto della legali- sciano di conquista della Perciò domani sarà ascoltato d'essere pura ipocrisia, o im- tà: nessuno, per intenderci, società civile dall'interno, l'onorevole Vincenzo Visco, alterò i concorsi, e non sfruttandone — senza però ingenuità. che sulla disciplina fiscale perdonabile mai immesse persone credervi — i metodi liberali. allora, lasciamo l'attuali- furono delle fusioni societarie presen- tà Egiudiziaria impreparate. Ma era ed è Unico dogma marxista, quevuoto di noto tò un proprio disegno di legge. valori ip cui alrischia che la magistratura ha st'ultimo, che la storia recendi La novità non impedisce e di autogoverno (di cui te non abbia bruciato, avene parliamo d'al- organi non toglie attualità alla rifles- naufragare superiore è solo do dimostrato di poter conE tempo di chiedersi non il Consiglio sione sulle scelte "politiche" tro. conosciuto e autorevo- sentire settantanni di domipiù quale Italia l'intervento ille)più che di tanto in tanto caratte- della poter essere domi- nio di un grande Paese magistratura (inizial- natitalidadaqualsiasi rizzano l'inchiesta "Mani malgrado l'inconsistenza di benemerito e comun- che si attesti su minoranza pulite" e il processo Cusani: mente un 15% tutti gli altri dogmi, que degno di perenne gratitu- compatto dei magistrati chiunque aboia una qualche dine) modo d'essere lascerà al nostro futuro, che, non avendo rivali die unii"ntali.questo, pratica penalistica, purché giudici riproducono quale magistratura il pan forza, abbia cosi a ^limpidamente decentemente consumata, bensì ciò che la aveva infatti letto con dolore futuro riserverà all'Italia. in maggioranza irigcnza dell'ex Partito cola precedente ordinanza, do- Oggi questo è il vero e trasformarsi nulla, a questo munista oggi inesorabilmente vendo constatare i "due pesi angoscioso problema: e ha relativa:puòpiùsfuggire allo stret- è: un gruppo dirigente con c due misure" adottati dal pienamente ragione Lucio topunto, controllo di questa mino- grande dim how politico, Collctti quando ne tratta ranza. tribunale. Né carriere, né politi- dislocatoknow nella fascia d'età del più grosso proble- che giudiziarie. È infatti difficile, difficilis- come fra i quaranta e i sessantacinita- Questo è quanto sta acca- que simo, trovare una ragione ma politico-istituzionale cresciuto credendo Una cattiva legge elet- dendo tecnico-processuale che distin- liano. nel momento presen- nellaanni, versione della torale — per dire — crea te. Caduto, gua la testimonianza" nega- squilibri per perdita dei tecnica di potereitaliana leninista e una sana coscien- referenti estemi, ta di Occhetto-D'Alema (e, za civile cui psicologicamente non disposupplire anche ziale apparato ildiconcorrenfino a ieri, di Visco} da per lungopuò correnti sto — non fosse altro per un ordine quella, acquisita, di Forla- giudiziario tempo; equilibrio, facente capo a De e JPsi, il dignità intellettuale, ma anni-Craxi-La Malfa-Bossi. An- senza il sensosenza della mediazio- democratica" zi è impossibile. Altrettanto, ne, senza la ai (feudo "Magistral ura che per un moto del Pds) d'inerzia — inevitabile a rinunciarvi. Ci convinzione ègruppo è impossibile dimenticare la dell'importanza decisiva in, i grado di condizionavorrà una lunga e :faticosa del areaoggi secolare riluttanza dei giudici suo non schierarsi e del non min^ rmodo : M "pr/fr...A^ -4..I D.J„\ ,i>:„„„:„ „ : ssoché incon- rivoluzione interiore perchér>: italiani a occuparsi di falsi in assecondare strategie politi- trastabile ogniescelta di fon- tutto questo possa cambiare. bilancio, troppo spesso che, sarebbe esiziale a brevis- do dell'apparato giudiziario. breve, forse, proprio "scoperti" (al di fuori dei casi simo termine per le democra- E non si può dire che non se Più nella magistratura, che ho di bancarotta) solo a scopi zie liberali, e a lungo termine ne vedano eli effetti. Non sempre ritenuto il miglior diversi da quelli di governo per qualsiasi ordinamento credo di sbagliare se dico che corpo dello Stato, capace di del mondo finanziario. nel Palazzo di giustizia milameditare profondamente su Né vale la prevedibile politico. nese, dissoltosi (senza rimse stessa. e i delicatissimi spazi di pianto alcuno) il blocco di Non ho ragione ora di obiezione: siamo in campadiscrezionalità affidati potere che aveva il suo docile cambiare idea su questa gna elettorale, e l'improprietà dalla legge al magistrato commessa mesi fa, col chiastrumento operati- capacità; ma qualche segno mare a testi (alquanto incon- — spazi spesso non visibili a evotorbido in certi giudici finiti in lo si attende con ansia. Ho gruamente, dal punto di vista occhio nudo ma di determi- manette, è oggi assai arduo forse detto cose che tutti nante importanza — non della pertinenza processuale) prendere qualsiasi decisione di sanno, ma che non si possola cordata del Caf, non e sono amministrati con equa- rilievo senza il beneplacito di no dire? Forse. Ma sono buon motivo per ripetere nime e neutrale equilibrio, "Magistratura democratica", fermamente convinto che lo oggi un'eguale improprietà a ma come grimaldelli per senza il suo avallo. «Questione statuto delle cose dette sia carico della cordata progressi- spostare il baricentro del di rapporti di forza», si sente ben diverso da quello delle sta. L'obiezione non vale per sistema secondo questa o dire; anche dai giudici. sottintese: specie in un vari motivi. Primo: perché in quella tesi politica precostitui- Tutto questo è male già di cose Paese che tanto gli tal caso bastava rinviare il ta, la liberaldemocrazia è per sé. Ma molto più inquie- schemi della doppiaamaverità. processo Cusani di una venti- finita. E se la toga non è un tante tutto ciò appare se si La verità ci rende liberi, dice na di giorni (che sarebbe ingombro inutile, ma è simall'origine storica e alla San Paolo; e può conservarci stato questo nella tardocrazia bolica quanto una divisa, ciò pensa matrice culturale del fenome- la libertà.
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IL SOLE-24 ORE — Martedì 22 Marzo 1994 -
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Più tasse por le coppie senzafigli?Da noi non si può. Ma l'imposizione attuale è già iniqua
La famiglia sotto torchio
11 sistema del cumulo va sostituito dal «quoziente»
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di Enrico De Mita
a proposta fatta di recente in Germania di inasprire la tassazione delle coppie senza figli nella misura del 7,50%, è stata impropriamente collegata sui giornali al tema ancora aperto in Italia di rivedere la tassazione della famiglia. E si è posto, il problema se vadano tassate le coppie senza figli o vadano detassate le famiglie in relazione al numero dei figli. Ai fini fiscali, si è detto, è la stessa cosa. Ma non è cosi: per ragioni di principio e anche per ragioni di gettito. La tassazione aggiuntiva aumenta il gettito, la detassazione riduce il gettito. Il problema però va posto prima di tutto dal punto di vista dei principi costituzionali. Oggi non esiste in Italia un regime tributario della famiglia che tenga conto della sua composizione. La tassazione è individuale, an-
che per guanto concerne le detrazioni per i figli a carico. Alla base della tassazione dei redditi prodotti dai singoli membri della famiglia vi è una concezione esasperatamente individualistica, che si esprime nella sentenza della Corte costituzionale (179 del 1979), che eliminò il cumulo dei redditi previsto dalla riforma tributaria, sotto una forte pressione della opinione pubblica. Val la pena riportare il brano più significativo di quella decisione: «Sia l'uomo che la donna come cittadini, come lavoratori autonomi o subordinati, come coniugi, come contribuenti, si trovano nelle medesime condizioni; per ciò che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, eguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, a tutti i cittadini è riconosciuto il diritto al lavoro, il matrimonio è ordinato sulla uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, la Repubblica tutela il lavoro
in tutte le sue forme e inoltre, il problema della applicazioni, il lavoratore ha tassazione delle famiglie modiritto alla giusta retribuzio- noreddito. che oggi è il ne, la donna lavoratrice ha profilo più iniquo della tassagli stessi diritti e, a parità di z j 0 ne individuale: a parità di lavoro, le stesse retribuzioni reddito complessivo paga di che spettano al lavoratore, e più i a famiglia che ha un tutti sono tenuti a concorre- s o i 0 reddituario rispetto a re alle spese pubbliche in quella che ha più reddituari. ragione della loro personale La soluzione del quoziente capacità contributiva». stata proposta in I redditi, concludeva la familiare è Governo findal Corte, sono tenuti distinti Italia dal M a c s s a n o n è «2* anche quando sono posti in "f^90comune, ed entrambi i coniu- ! nora approvata per ev dengi possono disporne, con un t» ragioni di gettito (qualcosa grado maggiore o minore di come 5mila miliardi). E autonomia a seconda dei quella, tuttavia, l'indicazione casi. Ci troviamo di fronte a più valida; che ovviamente una concatenazione voluta- potrà essere approvata all'inmente enfatizzata di diritti terno di più politiche che indiscutibili per farvi rientra- concernano la valorizzazione re, quasi fosse un diritto il d e U a famìelia. dovere fiscale. Con una for" zatura anche letterale della La proposta tedesca, nfenCostituzione, perché l'aggetti- ta in Italia nella solita logica vo «personale» riferito alla della politica-spettacolo, si capacità contributiva nell'ar- presenta fra faltro come ticolo 53 non esiste. imposta di scopo, diretta a Ora, se la famiglia come coprire le spese della ricostrusoggetto fiscale non esiste, zione dei nuovi Lacnder non si può porre neppure il della ex Ddr: di qua la sua imprevista popolarità. Ma in problema della sua dire corretta disciplina. Ma basti che ItaMa. non avrebbe senquella sentenza si poneva in' t*>»e oltre a essere palesemnenetto contrasto col regime mcostituziqnale. Essa è patrimoniale uscito dalla ri- suna sovrimpostone fondata forma del diritto di famiglia. u bJ*} non .economiche, su La famiglia è Anche unità di condizioni di vita che di per consumo e di risparmiò. Perj ! ! n i 2 £ l t ^ n n ^ ? 0 t «WCità tener conto della Ìomposizio- ^ f Ì S ' 2 " ^ ne della famiglia nelfirtassa- 1?^ r*, nrnM zione dei ridditi bisogna T C ritornare al principio l e & . ' J f . do il quale tutti i redditi, ^ t o ^ d d rSdito s S normalmente, sono posti n ^ « J ^ o S t t *g comune, e operare queUa migUa^SfrirnSSTche fadoP 0 ^ 1 0 ? . ^ ; 651!»? "SS- ^one 'del quoziente familiaPaesi europei, detta del r e e . « B:«ti»ma rimana "quoziente familiare". L'inte- ^ d i oggi S c o m ^ T ro reddito viene suddiviso, della famiglia e del per il numero dei componen- n u m e ro dei figli si deve ti la famiglia e su ciascuna , en er conto con lo strumento quota viene applicata lah- delle detrazioni, che andrebquota sicché l'intera irapo- bero riformulate, visto che sta della famiglia è la somma hanno un valore puramente delle imposte liquidate sulle simbolico, quote. I Tale sistema supera l'iniquità del cumulo e tiene conto della composizione della famiglia; cosi non c'è più bisogno di distinguere fra coppie con figli e coppie senza figli. Il sistema risolve,
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IL SOLE-24 ORE
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Editoriale
parla di internazionalizzazioogliamo credere che ne, di mercato unico, di paesi questa iniziativa rapdell'Europa centro-orientale. presenti un elemento I principali ostacoli possodi novità nello scenario edino così riassumersi: toriale per le imprese (e non - scarsità di risorse umane solo per esse). Questo, per ale finanziarie da dedicare meno due buoni motivi. all'internazionalizzazione; Il primo, perché in mo- difficoltà linguistiche; do specifico i piccoli impren- differenze di cultura e ditori porranno utilizzare uno mentalità sia tra le PMI dei strumento dal taglio operatidiversi paesi europei sia tra le vo che li porrà direttamente PMI europee e quelle dei in un ambiente di lavoro "inpaesi dell'Europa centroternazionale" (e potranno poorientale; tenziare le capacità delle loro SANDRO TARGA - ritardi accumulati dal aziende di situarsi in termini nostro Sistema Paese nel recepermanenti e continuativi, in pire le ambivalenti implicarapporto con l'estero). li secondo, perché Euromonitor intende fornire una chia- zioni strategiche dei programmi soprattutto comunitari, ve di accesso alle iniziative comunitarie (e non) direttamente Emerge, inoltre, una inadeguata preparazione delle imalle piccole e medie imprese e all'insieme degli ambienti di prese italiane ad avviare rapporti con le emergenti realtà imlavoro che, nelle singole aziende, circondano l'imprenditore, prcnditoriali private (o in corso di privatizzazione) dell'EuroAmbienti di lavoro che intendono anch'essi intcrnazionaliz- pa centro-orientale. Questo, a causa di: zarsi c concepire la loro azien- una prevalente tendenza da come una entità inserita in all'esportazione rispetto alla una realtà molto più ampia di opportunità di sviluppare una quella nazionale, comprencultura della cooperazione; dendo appieno i rischi, ma frammentarie e inadeguaanche le opportunità di tale te conoscenze degli strumenti collocazione. finanziari disponibili; In Italia le piccole e medie - inadeguata conoscenza imprese (PMI) danno lavoro dei programmi e delle modaa circa 1*83% della popolaziolità di attivazione delle loro ne attiva. A tutt'oggi queste procedure tecniche (preseleaziende continuano purtropzione, partecipazione alle gare, po a ottenere una informazioelaborazione di fattibilità, asne scarsa circa l'utilizzo delle sistenza tecnica ecc.). opportunità tecniche e degli A quanti hanno la funziostrumenti che vengono offerti ne di gestire i centri di inforsia dall'UE e dai suoi promazione, spetta quindi il grammi, sia dalla BERS, c o m p i t o di ottimizzare la dall'IFC, da Simest e Finest, qualità dei loro servizi. A chi dall'Istituto per il Commercio invece, ne fruisce, e in partiEstero e dalle varie leggi nacolare alle PMI e/o ai loro zionali a supporto dell'interrappresentanti imprenditonazionalizzazione. riali, spetta il compito di conQuello dell'accesso alla tribuire concretamente a una informazione è il problema sempre migliore qualità del principale. Quanto per esemmessaggio relativo all'inforpio accade a Bruxelles, non mazione richiesta e offerta. arriva in Italia tempestivaEUROMONITOR, Roma, maggio 1994 Ecco, dunque, la sintesi di mente, ne in forme agevolquesta nostra iniziativa: un mente accessibili come invece luogo ove insieme confrontardovrebbe. si, raccontarsi, informarsi, paD'altra parte il piccolo e ragonare scenari politici e somedio imprenditore si vede cio-economici: documentarsi quotidianamente sommerso e crescere, assieme all'azienda da una mole indiscriminata di e ai propri collaboratori, senmateriale cartaceo e di inforza perdere tempo (e denaro). mazione inessenziale. Sicuramente molti sono i problemi e gli ostacoli che si presentano alle PMI allorché si
PERCHÉ EUROMONITOR
Al
_ S A F A R I — Fausto Qlanfranceschl
I pentiti alla riscossa LOSLOGAN DIECO Le elezioni danno alla testa al grande semiologo. Nell'aula magna dell'Università di Bologna (ma non esiste un Garante degli Atenei?), Umberto Eco ha arringato una folla di studenti e di professori affinché si dessero da fare per i Progressisti contro Berlusconi. Venendo meno a una delle sue idee cardine - non esistono le grandi congiure storiche ha attaccato il Cavaliere sostenendo che è l'epigono di una iattura millenaria (magari sbagliando di qualche secolo), in corso da quando il governo di Firenze fu affidato ai Medici perché erano bravi affaristi. Audace paragone che non può non inorgoglire Berlusconi, mentre terrorizza Eco che ha insistito: «Se ce la siamo presa nel culo per mille anni, perché ancora una volta? Eccovi un bello slogan, ripetete con me: se ce-lo-siamo-preso...». Molto accademico. D'altronde in quell'occasione lo scrittore non badava alla «lingua perfetta». Per incitare i suoi studenti a trasformarsi in agit-prop, gridava: «Allora ragazzi, smettiamo di farci delle seghe, da domani vi mettete al lavoro diciotto ore al giorno, perdio, per convincere il tassista e l'avvocato del piano di sopra». Dal che si evince, simbolicamente, quale concetto abbia degli studi l'Ecodocente. Sarebbe ingenuo chiedersi perché ci si scandalizza di certe espressioni di Bossi, se poi un chiarissimo professore può rivolgersi cosi disinvoltamente ai suoi allievi, con il favore divertito e compiaciuto della stampa radical-chic che amplifica il messaggio. Il famoso semio-
logo spiegherebbe di sicuro tra noi. Augias non rabbriviche lo stesso vocabolo, an- disce pili? corché greve, è trasgressivo e liberatorio se pronunciato LE VALIGIE DI CONSOLO a sinistra, regressivo e rozzo se usato a destra. Alla vigilia del ballottaggio per l'elezione del sindaco di Milano, lo scrittore ASPETTANDO I SOVIET Vincenzo Consolo annunciò Corrado Augias ha recen- che se avesse vinto Formensito per «la Repubblica» due tini lui avrebbe fatto le valilibri sugli orrori della Cina gie. Formentini fu eletto, e di Mao e della rivoluzione Consolo rimase a Milano. culturale, approdando a Ora ricomincia il tormentoquesta saggia considerazio- ne, geograficamente ampliane: «Si rabbrividisce pen- to. Gli intellettuali bisbigliasando a quali baratri la sini- no fra loro, qualcuno lo dice stra mondiale, europea in te- apertamente: se vincesse la sta, ha spensieratamente destra, forse sarebbe il caso di andarsene dall'Italia. Insfiorato in quegli anni». come esperto (seBravo Augias, ma non tan- terrogato dentario) di trasmigrazioni to virtuoso come vorrebbe politiche, si è difesembrare; anche lui fu spen- so: «La miaConsolo di sierato, per usare il suo eufe- un anno fa dichiarazione metaforica, mismo. Negli anni Settanta voleva essereera un segnale foraccusava Ionesco di essere te di opposizione Lega». un reazionario soltanto per- Non c'è speranza,alla forza di ché il grande drammaturgo metafore dovremoa tenerceosava criticare i dirigenti sovietici. Si dirà: acqua passa- li. ta. Mica tanto, perché Augias, contemporaneamente IL MENAGRAMO alla recensione antlmaoista, pubblicava sull'«Unità» un La Storia maestra di vita? articolo che era un circoper Fausto Bertinotti stanziato appello al voto per Non in un'intervista ha rii Progressisti. Anche agli che vendicato le tendenze ideali spensierati dovrebbe essere del suo movimento: «Noi evidente che da quella parte torniamo a Rousseau, desono raccolti gli esaltatori di mocrazia diretta, potutti i trascorsi baratri della polare come quellofronte di Léon sinistra. Blum in Francia e dei repubMa sono ex, sono pentiti. blicani in Spagna negli anni Mica tanto. In un acceso Trenta, o di Allende in Cile meeting elettorale al teatro nel 1973». Quirino di Roma - allietato Contento lui, contenti noi, da Roberto Benigni che si di- perché Bertinotti ha evocaceva disposto ad andare a to tre storiche sconfitte delletto con Spaventa, Berti- la sinistra. D'altronde non notti e Violante, tanto gli poteva evitare di passar per piacciono - il regista Marco menagramo: se avesse ramFerreri dichiarava che mentato 1 successi comuniavrebbe votato Progressisti sti, in Europa orientale, nel«perché è tempo di fare i So- l'Est asiatico, la rivendicaviet e dappertutto c'è un zione sarebbe stata piU indegran bisogno di comuni- cente. Meglio la iella della smo». Aiuto, tornano, sono vergogna.
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il G i o r n a l e
Domenica 20 febbraio 1994
LE UNIVERSITÀ DAGLI ECCESSI POLITICI AL D I S I M P E G N O - 2
I docenti e soprattutto i ricercatori provengono in maggioranza dalla sinistra con immissioni pilotate da Pei e Psi. «Il conigliesco m o n d o accademico - dice Colletti - quando è stato necessario ha persino pagato gli autonomi». Egli studenti? Sono apatici, incerti e delusi
L a S a p i e n z a dei pidiessini Roma Il nostro breve pellegrinaggio continua a Roma, a pochi mesi dalle gesta della «Pantera». Abbiamo consultato alcuni professori e un gruppo rappresentativo di studenti, gli uni e gli altri appartenenti a due realtà diverse, quella dell'Università statale La Sapienza, che ha ventimila studenti e quella dell'Università privata Luiss, che ne ha seimila, cercando di capire l'atteggiamento, nei riguardi del momento politico, sia del corpo docente che degli studenti. Per quel che riguarda gli insegnanti, la diagnosi forse più completa mi è stata fornita da Giuseppe Bedeschi, docente di filosofia morale alla Sapienza: «L'impressione che si ha è che la classe docente, rimasta in gran parte legata alla sinistra, pregusti in silenzio il trionfo che si attende dalle consultazioni di fine marzo. Negli atenei, l'egemonia della sinistra prodottasi nel '68 è stata, con gli anni, resa irresistibile dalle immissioni pilotate di decine di migliaia di docenti. La legge varata per i ricercatori diceva che «qualsiasi titolare di una borsa biennale o rinnovata aveva diritto di diventare ricercatore attraverso un semplice giudizio di idoneità». Questo ha permesso al Pei e al Psi di piazzare gran parte dei quarantamila ricercatori che oggi saturano l'Università, rendendo impossibile a qualsiasi nuovo elemento di talento di trovare un posto. Si tratta di un vero esercito che, in buona parte, aspetta una vittoria della sinistra che consolidi questa situazione, anche se essa rappresenta la rovina della nostra ricerca». Per Lorenzo Infantino (Luiss) la chiave di lettura dell'attuale atarassia dei docenti sta nelle recenti. dichiarazioni di Occhetto, secondo il quale «l'Istruzione e la Sanità devono restare anche in futuro nelle mani dello Stato». «Occhetto - dice Infantino - promette fin d'ora la conservazione del monopolio sulla scuola, che è il dato caratteristico di ogni Stato totalitario: chi control-
di Lucio Lami la la scuola controlla i cervel- mento di contestazione, è teli, secondo il vecchio dettato nuta a bada dal Pds che non gramsciano. Il mondo dei do- vuole disordini mentre si centi è in buona parte già alli- candida a governare; i poponeato a questo programma e lari di CI si sono creati un'università loro, dentro l'Unisi limita ad attendere». gestendo le strutture Naturalmente, il panora- versità, entrate tuttavia ma non è cosi uniforme. C'è assistenziali, crisi col crollo della De. In una massa di professori che in contesto, all'apatia, , non è d'accordo, ma che non questo delusione, si mescola si espone, secondo una tradi- alla zione che risale ai tempi del l'incertezza. fascismo: «H crollo delle «n sovraffollamento che ideologie - mi dice Guido Pe- rende inadeguate le struttuscosolido, che insegna alla re - dice Raffaella Polimanti, Terza Università (pubblica) studentessa di giurisprudene alla Luiss - ha portato un za alla Sapienza - ha creato certo disorientamento, ma le la folla degli astensionisti, ai vecchie solidarietà, cosi fun- quali appartengo con il 90 zionali alle carriere, tengono per cento dei colleghi. Senancora. Si parla tanto di Uni- ' tendoci estranei all'Universiversità che prepari al lavoro, tà, non esprimiamo impegno ma, al lato pratico, c'è un'au- civile. Le rappresentanze tentica incapacità degli intel- studentesche o sono manilettuali accademici a metter- polate o non incidono. Le misi in contatto con l'imprendi- noranze sono quelle che aptoria. L'intellettualismo non • paiono quando è l'ora dei dimuore, col risultato che i più sordini». non traducono in impegno «A guardar bene - sostiene attivo i loro convincimenti, Beatrice Pallottino (Sapiensoprattutto se non confor- za) -, il mondo studentesco è mi». «Questo stato di cose - estromesso dalla vita politica. Solo i popolari hanno una mi dice Lucio Colletti - va deorganizzazione, gli altri finito col suo vero nome: si loro scollegati. I putiti ci tratta dell'apatia dei "con- sono tengono alla larga: si servono venti", dove il messaggio po- dei disordini studenteschi a litico è da anni diventato Repolitici, ma poi, a comingola. U conigliesco mondo fini ciare sinistre, non voaccademico che, quando è glionodalle estremisti minacstato necessario, ha pagato cino i loro giochiche equilipersino gli autonomi di via brio, né idealisti che,di entranVolsci, è da tempo diventato do nel partito, pe mettano a obbediente al regime, periti- rischio la struttura dei comde ac cadavere. promessi». Quanto agli studenti, il di- Resta il fatto che «mai coscorso è ancora più crudo. me in questi giorni si era viDa un incontro con una deci- sta nell'Università un'apatia na di loro, scelti nelle varie per la politica cosi generale. facoltà (metà della Sapienza, Forse, comando, scatterà metà della Luiss) sono emer- qualchea agitazione, ma per si subito alcuni elementi ora non si .va oltre il .volantichiarificatori. L'apatia sareb- naggio dei soliti gruppetti» be il risultato di diverse com- (Antonella Cuzzocrea, la Saponenti: innanzitutto il crol- pienza). lo delle ideologie; in secondo luogo, la crisi ormai rovinosa Le ragioni non sono politidella scuola, trasformata in che, ma sociali: la crisi del esamiiicio che ha spento la Paese sta coincidendo con la partecipazione al punto che crisi della scuola: «L'Univergli studenti attivi in politica sità- dice Marzio Lolli Ghetsarebbero ormai meno del ti, della Sapienza - è ormai dieci per cento, i professioni- avulsa dalla società e dal sti, etemi fuoricorso. La sini- mondo del lavoro. Lo studenstra spezzettata, perenne ele- te è talmente fuori della real-
tà da non riuscire a portare avanti neppure le sue battaglie civili. A questo si è arrivati attraverso l'imposizione del conformismo politico, anche tra i professori, dai quali non arriva un alito di nuovo. L'Università è talmente controllata dalle sinistre, dai docenti al personale, da essere diventata un luogo inadatto al confronto delle idee. Se ne esce con la convinzione che il nostro futuro non abbia nulla a che vedere con quanto si è appreso, ma con gli appoggi dei parenti o del partito». «In questo clima si è creata una mentalità bloccata constata Federico Aichberg, che studia Scienze Politiche alla Sapienza Si guardi alla sassaiola avvenuta nei giorni scorsi presso il mio ateneo. La sinistra stava organizzando una manifestazione per protestare contro la presenza della destra, che non ha diritto di esistere. A questo atteggiamento irrazionale si è risposto con un altro errore, la sassaiola». Per concludere, se l'Università è esclusa dal dibattito politico è perché paga la sua omologazione. «Quattro anni fa tentammo di fare una battaglia per il pluralismo delle idee - ricorda Massimo Carcione, studente della Sapienza -. Chiamammo a raccolta tutti, partiti e organizzazioni non di sinistra per dar vita a un contro-movimento. Roma fu riempita di manifesti, scrivemmo alle forze politiche. Risultato? La televisione si chiese allarmata chi stava dietro di noi, la stampa fece altrettanto. Tutto il sistema fece un'opera preventiva affinché nulla cambiasse: nel giorno del nostro incontro costituente l'Università era circondata dalla polizia come se stesse per avvenire un episodio sovversivo. Ci trovammo in ventisei, preventivamente ghettizzati, con i gruppi di sinistra che ci lanciavano carta igienica. Non erano gli avversari a non volerci, era il sistema, tutto, universitario e politico che non voleva toccare nulla sotto la cappa dell'omologazione». (continua)
ISTRUZIONE ELEMENTARE SINISTRA
Bambini a scuoia di marxismo InCariun bambini, libro di attenti. testo i conservatori «vogliono tornare indietro» tura e nella scuola una tutte dalla parte del Geno-
Adesso vi spieghiamo cos'è il sistema maggioritario: «A destra sono 1 conservatori, o coloro che desiderano tornare indietro; a sinistra quelli che vogliono cambiare, 1 progressisti. Provate a mettere in ordine, da destra a sinistra, gli attuali partiti politici italiani». No, non è una conferenza per le giovani marmotte di Botteghe Oscure: è una pagina di un libro di testo di quinta elementare regolarmente adottato in molte scuole italiane. «Alice» questo è 11 titolo dei libro si auto-presenta come uno strumento che «offre al bambino la possibilità di "sentire" la storia, la geografia e gli studi sociali come un percorso legato alla vita»; poi un genitore lo sfoglia e si Imbatte in perle di travisamento ideologico come quella citata, roba che sarebbe sembrata «osé» anche, ai tempi di Don Camillo e Peppone. È mal possibile? Possibilissimo, se l'editore è Nicola Milano, che nel bollenti anni Settanta pubblicava «Come, quando, perché», un vero e proprio compendio di cultura marxista contrabbandato per sussidiarlo di scuola elementare. Possibilissimo perché, come spiega lo storico Franco Cardini: «È dalla svolta di Salerno del '44 che 11 vecchio Pel sfoglia 11 carciofo gramsciano, portando avanti nella cul-
guerra Ideologica basata sul travisamento delle parole». Nessuno stupore dunque, prosegue lo storico, se nonostante le riforme elettorali I termini di destra e sinistra possono essere spiegati a scuola in modo tanto rozzo: «La distinzione tra 1 partiti fintamente democratici e quelli "antifascisti", cioè veramente buoni, se l'è Inventata Gramsci. Ma è entrata nel linguaggio comune al punto che anche gli storici non marxisti la usano, senza rendersene conto. Invece al bambini si dovrebbe spiegare che se si è davanti a un burrone essere "regressisti" non è per niente un male. E che è 11 voler andare avanti ad essere follia». Già, ma chi lo spiega al bambini? Basta sfogliare a caso qualche sussidiarlo di scuola elementare per rendersi conto dei danni che l'equazione tra «progressista» e «verità» ha prodotto per decenni. Tanto che un libro come «Crescere oggi» dell'editore Atlas - che pure è uno dei meglio fatti e meno Ideologizzati del momento - per spiegare l'Impresa di Cristoforo Colombo arriva a sostenere che «1 sapienti interpellati dal Re sostenevano che la terra era piatta». Una bufala storica, perché la sfericità della terra era Ipotizzata, se non provata, da secoli. Ma tant'è: bisogna pur far capire ai giovani che le Idee del progresso stavano
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vese; che c'è di male a dipingere tutti gli altri come conservatori (sabbioni? Nel mondo della scuola questo modo di travisare è cosi diffuso da risultare quasi naturale: «È come una malattia cronica scherza Cardini - uno scopre che non si muore e non ci pensa più». Cosi anche l'editrice Cetem, che non è proprio di sinistra, ci casca. Sostenendo ad esempio che la Sinistra nell'800 andò al potere grazie «alla protesta popolare contro la tassa sul macinato», e dunque fu una sacrosanta rivoluzione. Cosi almeno pare al libro delia classe quinta. E pazienza se con la Sinistra andò al governo una classe più incapace e corrotta di quella che c'era prima: 11 progresso è 11 progresso. E 11 brigantaggio meridionale, nelle stesse pagine, diventa una turpe azione di «gente che terrorizzava la popolazione». Anche se a terrorizzare I briganti erano Invece gli «statalisti» di Nino Blxlo. Non sappiamo se geniali libretti di tal fatta circolino solo nella scuola di Stato, o anche nelle private. Ma, come notava già quarantanni fa Luigi Einaudi, In Italia anche gli aspiranti preti, nel seminari, studiano gli stessi programmi e sugli stessi libri. Allegri: un'altra generazione di giovani gramsciani sta per essere sfornata. E tanti saluti al bipolarismo. Maurizio Grippa
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Calabresi, igiudkiìwtivanolasentenza
'Marino è credibile maSoftivaassolto" di LUCA PAZZO
• la Repubblica domenica 27 marzo 1994
MILANO - Sono 387 pagine di che la condotta di vita dell'imsentenza. Le prime 382 per putato fornisca elementi di proclamare la credibilità di qualche rilievo tale da porne Leonardo Marino, autore di in dubbio la personale attenaccuse «spontanee, disinteres- dibilità». L'ipotesi «azzardasate, costanti e fornite di coe- ta» dalle difese e dalla Cassarenza logica». Le ultime cin- zione che le accuse di Marino que pagine perribaltaredi fat- siano dettate dalla frustrazioto tutto e assolvere Adriano So- ne e dal sentimento di rivalsa fri, Giorgio PietrosteÉani, Ovi- per il successo degli ex comdio Bompressi e Io stesso Mari- pagni viene definito «assolutano dall'accusa di avere ordina- mente privo di valido e logico to ed eseguito l'omicidio del fondamento», mentre l'ipotecommissario Luigi Calabresi, si di un «complotto» è maril 17 maggio 1972.1 giudici del- chiata come «del tutto fantala Corte d'Appello di Milano siosa», «risibile». depositano le motivazioni del E ancora: le dichiarazioni verdetto annunciato il 21 dipentito «furono sicuracembre scorso e - con un gesto del mente spontanee, non condiclamoroso, destinato proba- zionate aa alcuno e da nessuna bilmente a suscitare nuove po- pressione esterna». Sono rilemiche - scrivono una sen- sultate, inoltre, omplessivatenza di assoluzione che asso- mente connotate«cda notevole miglia incredibilmente ad una precisione». «II racconto del sentenza di condanna. Dando dichiarante è risultato estesiscosi conferma di quello che il simo, particolareggiato ma tam tam del Palazzo di giustizia difficilmente ripetibile dicevafindal 21 dicembre: a pure fruttodi invenzioni e mensalvare Adriano Sofiri e i suoi se ogne». E la sentenza della coimputati sono stati 1 sei giu- z Cassazione viene attaccata an dici popolari che componeva- che nel punto in cui sostiene no la giuria della Corte d'assise che Lotta Continua non poted'appello. Nel corso di una va essere considerata un 'orgadrammatica camera di consi- nizzazione glio i giurati avrebbero messo «Come è possibileterroristica: che in tutto in minoranza i due magistrati ciò (clandestinità, rapine, deche componevano la corte, il tenzioni di armi In gran numepresidente Lucilio Gnocchi e il ro, consegna a militanti anche consigliere Ferdinando Pinattentati contro avversari, cioni, che erano pronti a ribal- per scopi eversivi dell'organizzatare la decisione della Cassa- zione) non si possa e non si zione e afirmarela sentenza di debba ravvisare unafinalitàe condanna per tutti gli imputa- una attività di tipo terroristiti. E tra le righe delle lunghe co?». motivazioni scritte dal consigliere Pincioni e depositate vearrivano le cinque paginerdì si può leggere la cronaca nePoi, finali. Quelle sui riscontri, dell'aspro scontro tra i giudici sul confronto tra il racconto di di professione e i sei cittadini Marino di Calachiamati a indossare la fascia bresi e ledell'omicidio testimonianze di chi tricolore dei giurati. quel giorno era sul luogo dell ' agguato. Ed è qui che la Corte che su alcuni passagFino a cinque pagine dalla gidichiara - il tamponamento con un' fine, la sentenza si occupa so- altra la breve retroprattutto di demolire la sen- marciavettura, dal l'auto dei tenza della Cassazione che ave- killer, lacompiuta di una donva accolto i ricorsi contro le na - nonpresenza collimano col raccondanne di primo grado e d' conto di alcuni dei testi: uno appello (undici anni a Marino, dei quali, peraltro, viene defiventidue agli altri): pone in nito «incerto, contraddittodubbio le testimonianze a di- rio, illogico e incoerente». Ma scarico, mette in ridicolo uno tanto basta, «i richiamati eledei testi; dopodiché si comin- menti di dubbio non hanno cia a parlare di lui, Leonardo consentito alla Corte di riteneMarino. adeguatamente riscontrata «La Corteritienedi poter e- represenza di Leonardo Mariscludere che la personalità di la no in via Cherubini Marino sia quella di un menti- del 17 maggio 1972la».mattina tore, calunniatore di se stesso assoluzione per tutti. OraQuindi, si ato di altri». «Marino non è un tende l'inevitabile ricorsodelmitomane né tantomeno un la Procura generale. pazzo (...) La Corte non ritiene
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Ma a benedirli si sbaglia di più
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di Marcello Veneziani he gay after. Rivediamo a freddo una calda giornata di febbraio che ha sancito 11 trionfo Internazionale dell'omosessualità. Dopo 11 pronunciamento dell'Europarlamento a favore del matrimonio tra gay e dell'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali, la Camera del Comuni a Londra ha dato 11 via libera all'amore gay dopo i 18 anni. Ciononostante bande inferocite di omosessuali hanno attaccato con pietre e bottiglie lo storico edificio di Westmlnster perché reputano la legge «discriminatoria e liberticida». Intanto da noi, 1 lavoratori chimici aderenti alla Cgil potranno chiedere 11 riconoscimento sul proprio contratto di lavoro del congedo matrimoniale per viaggi di nozze gay. E per finire, Rutelli istituisce a Roma l'assessorato per la difesa degli omosessuali, chiamando un militante dell'Arci-gay al glorioso incarico. Già ci pare di sentire 11 coro del fondamentalisti richiedere un assessorato al mancini, uno per 1 sordi, l'altro per 1 nani e cosi via. E 1 maligni aggiungono: e perché non un assessorato alla masturbazione, uno riservato al sodomiti, un comitato comunale per le orge? Insomma, al gay non va semplicemente e giustamente riconosciuto li diritto a vivere come preferisce; ma egli va tutelato e difeso come specie protetta, magari Incoraggiato e Incentivato. E le sue unioni non vanno semplicemente tollerate, ma di più, vanno riconosciute giuridicamente, va loro assegnata la casa; insomma slamo all'adozione pubblica dell'omosessualità. Volete commentare un po' criticamente la cosa? Non provateci. Non so se esista davvero, come dicono, la lobby trasversale dell'omosessualità, ma certamente la Fabbrica del Consenso è dalla parte loro. Leggete f giornali, ascoltate la tv, allacciatevi In qualche pubblico dibattito. Linciaggio garantito per chi non condivide le indicazioni del Parlamento europeo e del sindaco di Roma.
Guai a chi osa sollevare qualche sommessa obiezione alla beatificazione pubblica dell'omosessualità. La voelna del Papa, antica di qualche millennio e portatrice di una storia, di una tradizione e di una morale che, piaccia o meno, ha permeato e ancora permea mezzo mondo e li nostro Paese, conta meno di quella di tal Grillini, presidente dell'Arci-gay, il circolo vizioso delia sinistra omosessuale. Se un prelato o semplicemente un dissidente si permette di obiettare qualcosa sul riconoscimento giuridico dei gay, becca pernacchie, risatine e bestemmie. Provate voi, viceversa a dar del frodo a qualcuno... Se poi 11 gay è pure malato d'Aids la santificazione è certa. Che sfortuna per 1 malati di cancro, d'ictus cerebrale o d'infarto. Nessuna aureola di eroismo, di vittime sacrificali della Società Futura e Permissiva. Ma In che razza di mondo Invertito viviamo, tra coppie eterosessuali che voglionl separarsi e coppie omosessuali che vogliono sposarsi; tra fidanzatini che giurano di non voler avere figli e gay che pretendono di averli (non solo 1 pedofili, per ovvie ragioni...)? CI avevano poi sempre detto gli stessi omosessuali, muniti di conforto scientifico, che l'omosessualità non è un dato genetico, non è (quasi mai) innata ma è un fatto culturale, di educazione, soprattutto In quella delicata fase che è la pre-adolescenza. Bene, autorizzando, legalizzando, sponsorizzando questi modelli pubblici di omosessualità, dando al gay carta da bollo, non promuoviamo una campagna culturale in favore della diffusione dell'omosessualità? Ancor più miserabile è poi la contabilità politica. «La Repubblica» spiega, ad esemplo, che Rutelli ha dovuto fare ! conti con 200mila elettori gay. Mentre il gay confesso Aldo
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Busi, lucidamente diverso tra 1 diversi, sostiene che gii omosessuali veri, e repressi, In realtà sono di destra. E via la disputa rituale sul gay di destra e di sinistra, In vista delle elezioni In collegio «omonomlnale». Quel che disgusta In questa campagna è il moralismo-paternalismo a favor del gay. Non basta accettare semplicemente che esistano queste diversità, e tollerare che si organizzino la vita come vogliono: no, si pretende 11 riconoscimento giuridico, l'assistenza comunale, fa benedizione del prete, la bolla papale, 11 beneplacito della società e della morale comune. Non si lascia loro nemmeno il coraggio della trasgressione e la responsabilità personale delle scelte. No, è la società che si deve accollare tutto, autorizzare tutto, difendere tutto. Se fossi uno di loro, almeno ad un diritto ci terrei: di restar diverso In uña società d'eguali. Omosessuali si, omologati no.
170 ANNI DEL DIRETTORE DI REPUBBLICA: OCCASIONE PER SVELARE I SEGRETI DI UN PROTAGONISTA DEL NOSTRO TEMPO
Non ne ha mai imbroccata una che è una
Imprenditore di successo con la vocazione del potere
MASSIMO FINI ugenio Scalfari è, a modo suo, un uomo comico, con sfasature nel patetico. Nonostante la grande passione della sua vita sia stalafinda giovinotto la politica (tanto da scrivere diciottenne su Roma fascista pretenziosi articoli imperialisti e razzisti, che nessuno gli aveva chiesto), in questo campo non ne ha mai azzeccata una che è una. Nel 1959, a tre anni dalla sanguinosa repressione della rivolta ungherese, uno Scalfari tutto ilare e giocondo pubblicava su L'Espresso un articolo dall 'eloquente titolo "La Russia ha già vinto la grande sfida ", nel quale, tra l'altro, scriveva: "Se il nuovo piano settennale verrà attuato (e non c 'è ragione die non lo sia, visto che esso prevede dei tassi di sviluppo inferiori a quelli fin qui effettivamente realizzati) nel 1965 le distanze fra i due massimi contendenti saranno ridotte al minimo e in alcuni settori essenziali saranno addirittura scomparse. Nel 19721'Urss sarà addirittura passata in testa non soltanto come potenza industriale ma anche come livello di vita medio della sua popolazione ".
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Eugenio Scalfari nasce a Civitavecchia, 70 anni fa, nell'aprile 1924. A 17 anni e si iscrive all'univerista di Roma, alla facoltà di Giurisprudenza. Il Guf e il periodico gufino Roma fascista lo attirano subito e su quel giornale pubblica, nel '42, i primi articoli. Fonda con Calvino e altri amici il Movimento universitario liberale e nel 1946 consegue la laurea con 110 e lode. Nel 1947 lavora all'ufficio nazionale estero della Banca nazionale del lavoro. Dal 1950 collabora al Mondo e all'Europeo. Si sposa con Simonetta De Benedetti, figlia unica dell'adora direttore della Stampa, Giulio De Benedetti. A fine settembre 1955 nasce L'Espresso. Dal 1958 al '63 è vicesegretario nazionale del Partito radicale. Nel '63 Scalfari è socialista e diventa direttore dell'Espresso. Deputato del Psi dal '68 al '72, Scalfari è ormai divenuto un opinion leader. Ha pubblicato L'autunno della Repubblica (1969, Etas Kompass); Rapporto sul neocapitalismo italiano e Razza Padrona con Giuseppe Tbrani (1974, Feltrinelli); Interviste ai potenti (1979, Mondadori); La sera andavamo in Via Veneto (1986, Mondadori)
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E aggiungeva: "Tutti i vecchi luoghi comuni della maggiore efficienza dell 'iniziativa privata e dell 'enorme sperpero di ricchezze che inevitabilmente si accompagna al collettivismo, cadono come ca-
stelli di carta di fronte ai risultati raggiunti in quarant'anni dall'economia sovietica ". Chiunque avesse scritto così sesquipedali sciocchezze vivrebbe oggi sotto un letto o, dovendo proprio uscire, striscerebbe lungo i muri, approfittando d'ogni rientranza, per farsi vedere il meno possibile. Chiunque, ma non Eugenio Scalfari. Nulla, per lui, è più facile che cambiare idea senza riconoscerlo. Così adesso è ilpaladino "duro e puro" del liberalismo, dell 'impresa privata e dell'Occidente. Si dirà che quelli erano anni difficili, che c 'era la cortina diferro, che la Russia era lontana, che nessuno ne sapeva niente (anche se Scalfari fingeva di saperne moltissimo, questo del resto è uno dei suoi caratteri salienti: parlare con grande sicumera di ciò che non conosce). E sia. Ma anche nel più facile e propinquo orto di casa la "Grande Eugene" non ne ha mai imbroccata una. Ogni volta che ha dato il suo appoggio a qualche politico, si chiamasse Berlinguer o De Mita o La Malfajunior, il suo si è trasformato in una sorta di "bacio della morte". È riuscito, con i suoiforsennati e dissennati attacchi a Berlusconi, a far perdere persino Occhetto che pur si era presentato sul rettilineo d'arrivo da solo. Eppure Eugenio Scalfari resta un uomo molto autorevole. Da che gli derivi tale autorevolezza non si capisce
bene. Forse dalfatto che se la dà da solo. Forse da quel suo stile retorico, rotondo, a culo di gallina, trombonesco, ciceroniano con cui ogni domenica spezza il pane della conoscenza, della verità e della morale ai suoi attoniti lettori. Di lui si potrebbe dire, fatte naturalmente tutte le debite proporzioni, ciò che quel geniale ragazzaccio di Leo Longanesi scrisse di Benedetto Croce: "Non capisco nulla, ma con gran autorità ". Credo che la più grande qualità di Scalfari sia lafaccia tosta. Non ha pudore. Non conosce vergogna. È stato inquilino di tutte, ma proprio tutte, le stanze del Palazzo, non c 'è partilo con cui non abbia fornicato: è stato fascista, azionista (a guerra finita, (a va sans dire, quando non c 'era più nulla da rischiare), liberale, radicale, repubblicano, socialista, comunista, democristiano demìtiano, pidiessino. Eppure oggi si presenta come il campione dell'antipartitocrazia, ne è anzi un antemarcia. Non haforma di coerenza alcuna, non dico quella morale, che vuole che alle parole tengano dietro comportamenti conseguenti (questo sarebbe un pretendere davvero troppo da un tipo del genere), ma nemmeno quella intellettuale, che vuole che alle parole tengano dietro almeno parole conseguenti. Scalfari è capace di dire una cosa e, con la massima tranquillità, il suo contrario, non a distanza di un anno ma di una settimana e, in alcune performance spericolate, anche di un giorno. L'argomento che vale per l'amico non vale per il nemico. Quando a Nino Rovelli, uno dei finanziatori della vergine Repubblica, oltre che, con la Sir, noto predatore di denaro pubblico, fu ritirato, perché inquisito, il passaporto,
Scalfari scrisse un articolo vibrante di indignazione contro i magistrati che avevano tolto uno strumento di lavoro ad un così probo imprenditore. Era lo stesso Scalfari che qualche anno prima, dalle colonne de L'Espresso, aveva tuonato con altrettanta indignazione contro quei magistrati che avevano commesso la leggerezza di lasciare il passaporto a Felicino Riva, poi fuggito a Beirut. La sua moralità ha lo spessore di un encefalogramma piatto. Epperò ci fa la morale da mezzo secolo. Come tutti i radicai chic ha il cuore a sinistra, ma il portafoglio ben sistemato a destra. I suoi amici sono De Benedetti, Caracciolo, Agnelli, Visentini, Cuccia, grandi banchieri e grandi finanzieri. Se si scende appena di un gradino già gli comincia la puzza al naso. L'ultima volta che ha incontrato una persona normale, il "ghisa " della Centrale, trentanni fa, ha dato in convulsioni Bisogna anche capirlo: non c 'è abituato. Non ha un 'idea in testa, ma è abilissimo nell 'appropriarsi di quelle altrui presentandole come proprie. Campione mondiale di trasformismo, sul suo stemma, se ne avesse uno, potrebbe ben stare la parola del Gattopardo: "Farfinta che tutto cambi, perché nulla cambi". E infondo chi l'ha centrato meglio, e in poche parole, è il mio antico direttore de L'Europeo, //mitico Tommaso Giglio, che di lui ha scritto: "Nessun altro tipo potrebbe rappresentare meglio di Scalfari il borghese illuminato dei nostri giorni: velleitario, scontento, insoddisfatto, proclama ad alta voce che le cose debbono cambiare, ma è il primo a spaventarsi del più piccolo accenno di cambiamento ".
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SPESSO CINEMA E TELEVISIONE MODIFICANO A R B I T R A R I A M E N T E LA STORIA
Carlo Magno? Si sta lavando
Una ricerca del professor Sergio Bertelli, che ha analizzato 320 film prodotti in 80 anni Servizio di R i c c a r d o Monni
FIRENZE — Il Carlo Magno televisivo è uscito dalla nostra vita lasciando sul campo oltre due milioni di spettatori delusi (7.720.000 nella prima puntata, 5.520.OOO nella terza) e uno strascico di polemiche sulla validità della ricostruzione (Gianni Baget Bozzo: «Nemmeno nell'URSS sarebbe stato possibile addomesticare cosi la storia». Franco Cardini: «Capi barbari convertiti si esprimono come leader di comunità cristiane di base e imperatrici bizantine sfoderano sex appeal da parrucchiere»). Il re dei Franchi si è portato via 17 miliardi, di cui 7 della Rai, ma si pensa che alla fine del suo viaggio nel mondo li renderà con un buon margine di interessi. Non tutti hanno palati raffinati e l'idea di un'Europa unita da una specie di campione di nuoto/play boy che trattava i papi come compagni di baldoria potrebbe anche piacere. In ordine di tempo, l'ultimo ad occuparsi dello spettacolo è stato Sergio Bertelli, docente di storia moderna presso la facoltà fiorentina di lettere, autore di numerosi saggi tra cui due di particolare interesse sul gruppo dirigente del Pei e sulla sacralità del potere. Il professore bolognese ha fatto in tempo ad inserire le sue considerazioni sul Carlo Magno in un libro che uscirà ad aprile per il Ponte alle Grazie e che, sotto il titolo Corsari del tempo. Quando il cinema inventa la storia,
raccoglie piccoli e grandi strafalcioni contenuti in trecentoventi film prodotti nell'arco di 80 anni. «Credo che ci si debba interrogare sui messaggi che giungono dal piccolo e grande schermo — dice Bertelli — e su quale visione essi diano del passato. In genere l'antichità, quale che sia, viene presentata come un mondo di depravazione in attesa del riscatto di Abramo o Gesù. Il Medioevo è regolarmente barbarico, regno di disordine, mentre il Rinascimento è fatto di pugnali, veleni e artisti tutti genio e sregolatezza. Poi c'è l'Ottocento e per descriverlo basta un valzer. Nel raccontare le diverse epoche i comportamenti si appiattiscono sull'oggi. Le società del passato, ad esempio, erano altamente gerarchiche; invece nei film 'storici' i rapporti interperso-
nali sono improntati alla massima modernità. In questo modo la gente si convince che il mondo è sempre stato eguale». «Ma tornando al Carlo Magno televisivo — continua Bertelli — vorrei puntualizzare alcune cose. Prima di tutto c'è da dire che è sbagliato il nome, che andrebbe scritto Carlomagno, tutto attaccato. Il Magno, inteso come aggettivo onorifico dal latino, e pura invenzione. Poi, vediamo di segnalare altri errori. Nella prima puntata compare come messo del papa un 'fraticello'. Però i frati comparvero con San Francesco nel 1200, circa 400 anni più tardi e i fraticelli erano una setta ereticale condannata nel 1317. Forse gli sceneggiatori pensavano che quei religiosi fossero sempre esistiti. Ancora: i cardinali vengono ripetutamente appellati 'eminenza'. Quel titolo ai tempi di Carlomagno era riservato al prefetto di Roma. Venne concesso ai cardinali nel 1630 da Urbano Vili. Continuando: il cardinale Vitale nella fiction viaggia tenendo sulla testa un cappello che in realtà è un copricapo araldico. Esso di regola veniva portato come insegna in cima ad una lunga asta o al massimo su un cuscino. E, a proposito di copricapi, la corona ferrea con cui Carlomagno si autoproclama anche re dei Longobardi era un simbolo votivo che sarà usato solo molto dopo per incoronare Ottone I e Ottone III, Enrico IV e Federico Barbarossa. Del resto, nel film tv di Donner le corone sono sempre usate in modo improprio. L'imperatrice Irene ci va addinttura a letto». La matita del professore prosegue a segnare di rosso e blu il compito di RaiUno sul re dei Franchi. «Gli stendardi, le bandiere e le tende dell'accampamento reale, recano i gigli di Francia su fondo azzurro dei Valois (1400). E la Schola
palatina
di Aqui-
sgrana serviva per formare il personale della Corte Caro-
¿0
lingia. Invece nell'opera del regista inglese è ridotta a scuola elementare in cui qualcuno dice ai bambini: 'Leggete la Bibbia nella lingua in cui è stata scritta, cioè in latino'. Che dire poi delle armature? Dall'elmo, che a quei tempi copriva anche il naso, alle corazze che non avevano squame di ferro come quelle portate dalle comparse, ma erano fatte di stoffa immersa nella pece e ricoperta con pelli di cervo. Il ferro non proteggeva neppure gli zoccoli dei cavalli, e neppure ne arricchiva la bardatura non esistendo le staffe. E come non meravigliarsi nel vedere il figlio di Ildegarda vestito con una comoda camiciola e senza le strette fasce con cui allora si riducevano i neonati a salami, o il biografo Eginardo mentre corre di qua e di là come fosse un reporter inviato al fronte?». I dubbi e la sorpresa dello storico sembrano sacrosanti. Specie quando parta dell'incoronazione di Pipino a re d'Italia e Luigi a re d'Aquitania. Rito celebrato con gesti privi di significato quando Invece il cerimoniale religioso prevedeva la prostrazione a terra dei due che avrebbero . dovuto essere segnati con una croce sulla fronte, sui polsi e tra le scapole attraverso un'apposita veste aperta sulla schiena. Ma in fondo quelli del Carlo Magno sono peccati quasi veniali rispetto 'a quelli che Bertelli ha messo in luce nella sua ricerca. Che dimostra con indimenticabili aneddoti l'ignoranza di registi più o meno eccelsi. Un esempio su tutti? Eccolo. Tratto da La Regina Cristina. Dice il primo ministro rivolgendosi alla divina Greta Garbo. «Maestà dobbiamo assolutamente interrompere la guerra. Ci è ià costata trenta milioni di ollari». Un lapsus del produttore?
§
Martedì26
LA NAZIONE
aprile 1994
LETTERE Le verità detta Storia
C o m ' è difficile p a r l a r e di Storia,
bile — d e l l a lotta al nazifasci-
m a e s t r a d i v i t a ! P r e n d i a m o il c a -
s m o , t u t t ' a l t r a c o s a f u il c o m p o r -
s p o n d e v a a u n i d e a l e di s o c i e t à
so della Resistenza, soggetta, a
t a m e n t o dei singoli sul c a m p o ,
di u n c e r t o tipo ( a l l o r a n o n si c o -
50 a n n i di d i s t a n z a , a n c o r a a m a -
purtroppo assimilabile sui
due
n o s c e v a n o a n c o r a I risultati del-
nipolazioni prò e contro. La m a -
f r o n t i . Gli e c c i d i e le r a p p r e s a -
l'esperienza che ne sarebbe de-
n i p o l a c h i le a s s e g n a u n
glie dei nazifascisti trovarono —
rivata) tanti u o m i n i m o r i r o n o
si
umana
furono torturati. Ma perché voler oggi
ruolo
m a r g i n a l e nella liberazione d'I-
sa che
la bestialità
passa
per
le
«pacificazione»
scopo
varie ideologie e religioni —
un
quei sacritici, parlando invece di
le
lo
tacere
le
motivazioni
e
talia e d anche chi sollecita una con
trasversalmente
Per q u e s t o obiettivo, che corri-
di
re-
t r a g i c o c o n t r a l t a r e In r a p p r e s a -
«lotta p e r la d e m o c r a z i a » , c h e è
s p o n s a b i l i t à d e l f a s c i s m o i ; m a la
g l i e e d e c c i d i di s e g n o o p p o s t o :
un'evidente
manipola anche chi non sa ve-
q u a n t o a c c a d d e d o p o la L i b e r a -
resto. Longo non sapeva ancora
dere, nel m o v i m e n t o , gli eccessi
zione nel Cuneense e nel M o n -
c h e Stalin si e r a a c c o r d a t o c o n
e le m i s t i f i c a z i o n i , c h e n o n m a n -
ferrato, in L i g u r i a e nel «triango-
gli alleati occidentali sulle
carono. Stando alle discussioni
lo d e l i a m o r t e » o n e l l a V e n e z i a
d i v e r s e s f e r e d i i n f l u e n z a in E u -
di q u e s t i g i o r n i , n o n m i s e m b r a
G i u l i a , c o n m i g l i a i a di m o r t i , se
ropa.
condivisibile
n o n è v i c e n d a c h e t o c c a la m o r a -
mancato aiuto dato da Mosca ai partigiani g r e c i (che infatti furo-
e v i d e n t e di m i n i m i z z a r e
sostenere
che
vi
Cosi,
mistificazione?
come
si
Del
due
spiega
il
morale
lità d e l l a R e s i s t e n z a , ci a u t o r i z -
fra I combattenti sul
z a a c o n d a n n a r e i t r o p p i c h e la
no sconfitti), si s p i e g a a n c h e lo
d u e fronti. U n a c o s a , infatti, fu la
u s a r o n o p e r v e n d e t t e s p e s s o In-
stupore di Longo di fronte
moralità — oggettiva e Indiscuti-
g i u s t i f i c a t e (e q u a n t i ex fascisti
- s v o l t a di S a l e r n o » n e l l a
c o m p a r v e r o c o m e funghi nei va-
Togliatti mise i comunisti italiani
ri c o m i t a t i del C L N ? B a s t a l e g g e -
al c o r r e n t e d e i n u o v i o r d i n i
r e Z a n g r a n d i . . . ) . Il d a t o p o l i t i c o è
Mosca,
ancora
s c e l l a d e m o c r a t i c a . Q u e s t a è la
fosse un d i v e r s o livello
individuale
più
interessante.
Esso
alla
quale
«costringendoli»
di alla
v i e n e t a c i u t o p o i c h é la s t o r i a d e i
Storia che persone, che si defini-
vincitori non soltanto è sempre
s c o n o «studiosi di s t o r i a » , m o -
d i v e r s a d a quella dei vinti
s t r a n o t r o p p o s p e s s o di o g n l r a -
ma
a n c h e dalla storia c o n al S m a i u -
re . Tutto c i ò v a l e
scola.
per
Larga
partigiana, componente quella
parte
della
lotta
almeno
nella
sua
principale
comunista)
fu
(cioè
condotta
ovviamente
tanti altri eventi. Vale,
ad
esemplo, anche per l'analisi delle
successive
elezioni
del
1B
a p r i l e d e l '48: s e a v e s s e v i n t o il
con un obiettivo: non quello di
Fronte Popolare
instaurare una d e m o c r a z i a par-
stl). p r o p r i o per I m o t i v i s o p r a In-
(soclalcomuni-
l a m e n t a r e bensì la d i t t a t u r a d e l
dicati
proletariato, secondo gli schemi
d ' i n f l u e n z a I n E u r o p a . Il r e g i m e
relativamente
alle
sfere
c h e s a r a n n o a p p l i c a t i in P o l o n i a .
parlamentare avrebbe preso re-
Romania.
Cecoslovacchia,
g o l a r m e n t e il via. senza rischi di
goslavia.
Bulgaria.
Ju-
Romania,
tutti r e g i m i - d e m o c r a t i c i »
s o r t a p e r la d e m o c r a z i a ,
come
usciti
Invece la p r o p a g a n d a m o d e r a t a
dalla Resistenza in q u e i Paesi.
a l l o r a t e o r i z z ò , c o n d i z i o n a n d o il voto del popolo Italiano.
Angiolo
24
Vichi
Damiani
Tanti destini in un solo essere
Il guardaroba dellefarfalle dl GIUSEPPE SERMONTI
~W 5 uovo d'una farfalla può esse• é re un'anfora graziosa, ornata di coste e dì ciglia. Dal guscio squarciato si trascina fuori, al momento giusto, un essere del tutto diverso, il bruco. Il suo corpo vermiforme è diviso in segmenti, spesso vivacemente colorati, e trasportato da torpide zampette: la testolina che precede il goffo t r e n o ha dure mascelle e appetito robusto. A un dato stadio il bruco si ferma, appeso a un filo o chiuso in un bozzolo che lui stesso ha tessuto. Scompaiono i muscoli e l'apparato digerente, e il oruco si trasforma in una rigida mummia, la crisalide (o la pupa). Dopo un periodo di stasi la crisalide si gonfia, si fende e dal suo corpo lacerato fuoriesce, come sgusciando dall' uovo, 1 insetto adulto. Si asciuga, si stende, si indurisce ed eccolo divenuto una soave farfalla, pronta a levarsi in volo su ali dal disegno prezioso, dai colori vistosi, dalle macchie splendenti. Il suo capino termina ora in delicato apparato succhiatore. Questi quattro esseri, uovo bruco crisalide farfalla, usciti l'uno dall'altro, sono ognuno un mostro rispetto all'altro, quatto inaudite apparizioni. Eppure, qui è il punto a cui volevo arrivare, essi s o n o g e n e t i c a m e n t e i d e n t i c i : gli stessi cromosomi, gli stessi geni, lo stesso DNA. Questa parabola n a t u r a l e i n s e g n a una verità che è il vero scandalo delia biologia. Ogni essere contiene in sé, segretamente, molto DÌU di se stesso, il goffo bruco /orace contiene la leg-
giadra farfalla del ven- verne privo di occhi. to, e quella il verme Ma gli occhi li ha, in pasciuto. La farfalla potenza, e, riportato portata a vivere in un nel fiume, in poche gec l i m a d i v e r s o p u ò nerazioni essi emergocambiare livrea, a ri- no, si aprono e vedoprova che il suo guar- no. daroba è fornito di ben Quante capacità ci altro, che di q u e l l a sono, in ciascuno di tuta verde da lavoro noi, che giacciono nache è il bruco e dell' scoste e inespresse, e abito di tutti i giorni. forse per sempre adIn un solo essere al- d o r m e n t a t e perché bergano molti destini, non tirate per tempo pronti ad affacciarsi al giù dal letto? La stessa mondo quando invita» g e n t e ( g e n t e c o n le ti. Molti, ma non tutti. stesse dotazioni geneLe fogge che un inset- tiche) che ci ha dato 1' to può assumere sono impero d'Augusto e il ben distinte e in nume- R i n a s c i m e n t o , ci ha ro limitato, ora più ora dato il basso impero e meno, in qualcne caso tangentopoli. Qualcopersino una sola. sa di ineffabile muta I' Tra il p a t r i m o n i o anima dei popoli, trasforma i cactus in agili t i c o e l ' a s p e t t o piante, pomodorini in §eeln ecorpo, e certo an- alberi carichi di frutta, che dell'Anima (la far- apre occhi accecati e li falla è in greco psiche), richiude. Se oggi sianon c'è una relazione mo crisalidi mummifiobbligata. Coloro che cate appese a un filo, pensano, sapendo tut- chissà d o m a n i , se il to del DNA umano, di filo reggerà che non conoscere la storia e il d e s t i n o d e l l ' u o m o , esca qualche psiche? sbagliano e perdono il Il canto degli uccelli loro tempo e i nostri è un capitolo istruttivo soldi. Vivere non è de- quanto nessun altro. crittare il cifrario del C'è di tutto. Ci sono nostro DNA, è invece uccellini, come la silscegliere tra i vari de- via comune, che tenuti stini che esso ha in ser- in isolamento acustico bo per noi. E se anche da quando erano nell' il d e s t i n o fosse u n o uovo, e persino privati solo, scegliere se ac- dell'udito, sviluppano cettare quel destino o in maniera completadarsela a gambe. mente innata il canto Cresciute in condi- del maschio, e non vi z i o n i o p p o r t u n e le aggiungono più tardi piante di cactus si svi- che qualche variante. luppano in piante nor- All'estremo oppomali, con rami e foglie, sto è il canarino, che e i pomodori, sottopo- non c a n t a se n o n è sti alla tecnica di colti- istruito, ma è un alliev a z i o n e g i a p p o n e s e vo prodigio e può imhyponica possono di- parare ogni anno nuovenire alberi con una vi canti. Tuttavia anchioma di dieci metri e che il c a n a r i n o non portare diecimila gu- impara tutto e canta stosissimi frutti in ap- solo da canarino, solo pena otto mesi. Un pe- i gorgheggi della sua sciolino messicano, I' specie, anzi solo il diaA s t i a n a t t e , vive nei letto del gruppo d'apfiumi con occhi nor- p a r t e n e n z a . Egli apmali, oppure nelle ca- prende quello che ha in potenza entro di sé, materializza una strutt u r a s o n o r a preesi-
11
stente, che il maestro di c a n t o non fa che estrarre dal repertorio nascosto dell'allievo, con la platonica arte della maieutica. I SUOLE dire, riguardo all'organismo vivente, che il tutto è più della somma delle parti. Questa tesi si chiama olismo. Addome, zampe, capo e ali non fanno una farfalla. Nella farfalla c'è qualcosa di più di una costruzione a n a t o m i c a . Un mito ebraico narra che Iddio, prima di Eva, fabricasse un'altra donna: mise insieme ossa e tessuti, organi e muscoli, coprì tutto con la pelle, aggiunse i peli nei luoghi giusti. Quando Adamo vide questa prima compagna ne provò un irresistibile disgusto, e Dio dovette portarla via, dando ragione agli olisti. La seconda prima donna, Eva, fu creata, istantaneamente, da una costola di Adamo. E questo significò che in ogni parte delporpo c'è in potenza il tutto, come in un'olografia, o nell'angolino di un frattale. C'è di tutto, come in una costola c' è un essere umano in potenza, e c'è più del tutto perché nel maschio c'è in potenza la donna, e certamente è vero anche il reciproco. La v i s i o n e che ho presentato è consolante, perchè ci insegna q u a n t e p e r s o n e potremmo essere oltre al personaggio che ci siamo dati. E anche sconsolante, perché ci ricorda quante persone, che avremmo potuto essere, non siamo stati e non ci accadrà ormai di essere.
S
Dubbi sulla teoria di Darwin
ELTEMPO
Anno L l / N . 109 Sabato 23 aprile 1994
Evoluzione per salti di GIUSEPPE SERMONTI
semi-uccello? La rispo"Tfa ICORRONO vent' pie, a causa di «errori di sta rituale è sempre battitura». Benché la Se anni dalla enunfosse assurda, stata che quelle creatuJL m. ciazione della pretesa veniva insegnato che, re intermedie erano teoria degli «equilibri se tutti i fogli con erro- certamente esistite, ma punteggiati» (puntctuafossili erated equilibria) e la co- ri insensati fossero stati inodocumenti cosi manchevoli che alla fine, un munità scientifica cele- cestinati, per volta, un testo esse non avevano labra la maggiore età di po' migliore sarebbe emer- sciato traccia. Dopo un questa riformulazione so. secolo di ricerche padel darvinismo. La rivisi è arriEra sufficiente la pa- leontologiche sta Nature pubblica vati alla conclusione nell'occasione un arti- zienza della natura, e che esseri intercolo dei due autori della gli «errori di copiatura» mediquegli non sono stati teoria, il famoso Ste- e la «selezione naturale» trovati perché mai non sono phen Jay Gould e 11 (il cestinamento del mal mai esistiti. Quello meno noto Nils Elde- riuscito) avrebbero fat- si osserva nei reperticheè to tutto. C'era da pian- la stabilità. «La stasi — redge. gere di fronte al trionfo si legge su Nature — è il Diciamo subito che di idiozie, che raramente una teoria nonsimili comune di tutti i reggevano al più più ha avuto una denomi- semplice processi paleontologici». calcolo matenazione più infelice e matico, ma la scienza Per milioni di anni non nebulosa. La traduzio- ufficiale, all'estero e In succede niente, la spene «equilibri intermit- Italia, ha s o s t e n u t o cie rimane la stessa, tenti», che è talvolta questa tesi assurda, poi improvvisamentee a d o t t a t a , dice forse premiandola di Nobel, scompare ed è sostituiqualcosa di più, ma non di cattedre, di elezioni ta da nuove forme, dello è fedele. genere, ma nettaaccademie. I pochi stesso La teoria si dovrebbe ed mente diverse. Eppure che se ne discostavano chiamare «Evoluzione o trattati con suffi- in quei milioni di anni salti,» ma si è preferito erano monotonia e stabilità e posti nel nove- di un nome meno com- cienza le mutazioni ci sono ro dei creazionisti e dei prensibile perché esso state e la selezione ha non turbasse troppo la vitalisti. operato. Io confesso che ho mutazioneEvidentemente pace dei neo-darvinisti, e selezione sempre avuto difficoltà non fanno l'evoluzione, anzi i loro sonni. Benché gli stessi au- nel combattere il neo- si elidono a vicenda. tori della teoria si siano darvinismo per queir Perché u n a specie adoperati per salvare imbarazzo che si prova Darwin, l'evoluzione a nel contrastare ciò che possa saltare in un'alsalti sovverte completa- è eccessivamente futile. tra specie simile, è neScrisse, disperato, De cessario che l'evoluziomente il darvinismo e i suoi presupposti. Un Santillana (nel suo su- ne si muova su percorsi processo governato dal perbo n Mulino di Amle- prestabiliti. Che le spepuro caso deve essere to, che la cultura mo- cie future siano in attegraduale. Il caso può derna ha ignorato), a sa come potenzialità aggiungere una mac- proposito del graduali- che improvvisamente si chia al mantello del leo- smo evoluzionista: «For- realizzino. pardo ma non può tra- se gli storici dei secoli a Che il felino primigevenire ci chiameranno nio abbia in sé, come sformarlo in leone. per non aver intenzioni inespresse, il I genetisti hanno so- tutti pazzisubito e confu- gatto, la tigre, il leoparstenuto il gradualismo scoperto tato con la necessaria do, il giaguaro e il leosino alla noia. Scrive energia questa incredi- ne, e queste «esplodano» per esempio Jacques bile cantonata». improvvisamente nella Monod: «...qualsiasi evoPer ora è invece lui il loro forma completa. luzione sensibile... è il riChe, per metafora, il sultato di un grande nu- pazzo. L'argomento più ripe- paleo-felino entri nella mero di mutazioni indipendenti, accumulate tuto degli oppositori del caverna e ne escano successivamente nella gradualismo neo-darvi- ruggendo e miagolando niano era la faccenda un branco di realtà biospecie originale». II processo di modifi- degli anelli mancanti. logiche compiute. ca delle specie è stato Ma com'è, se tutto avCome ciò accade non confrontato alla modifi- viene passo passo, che i è facile spiegarlo, ma ca di un testo dattilo- fossili non ci mostrano certamente non lo spiescritto, in successive co- la balena incipiente, il ga Darwin, né il neomezzo pipistrello, il
¿3
darvinismo, né la biologia molecolare. A vita sulla Terra è come acqua che scenda per un declivio percorso da canaloni che via via si biforchino. Ai punti di biforcazione l'acqua compie una scelta, un arbitrio, un gioco: rifiuta un canale e ne sceglie un altro, ma non va per un percorso qualunque. I percorsi sono quelli, prestabiliti nell'inventario del possibile. Per milioni di anni la specie percorre il suo monotono canale, sinché incontra una biforcazione o una multifureazione, e 11 sceglie, si trasforma, si spezza. Massimo P i a t t e l l i Palmerini, che dedica, su La Repubblica (18 novembre), un articolo a tutta pagina alla celebrazione dell'evento, cerca di salvare Darwin dal naufragio. Il pezzo è intitolato «La noia di Darwin», non si capisce se per dire che il defunto gradualismo darviniano era noioso, o che la nuova evoluzione, in cui per la maggior parte del tempo non succede nulla, è noiosa. Gould, che è uomo di sinistra, confessò un giorno che la sua «evoluzione per salti» gli suggeriva un progresso sociale per rivoluzioni e la «evoluzione graduale» un lento riformismo. Tra i sistemi biologici proposti manca il progresso per «rivoluzione permanente», che invece la nostra società ha adottato, con esiti disastrosi. Se vogliamo proprio imparare dalla paleontologia, dopo un secolo di rivoluzioni sociali, religiose e tecnologiche, ci spetterebbe di tirare un po' il fiato, giusto per capire chi siamo.
L
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Ipotesi sulle origini dell'umanità
QUANDO Q SIAMO MESSI IN PIEDI
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Giuseppe Sermonti k uando recensisco di per sé un romanzo», o la sua analisi da osservazioun saggio, talvolquando descrive gli eventi ni molecolari, tende ad atta cerco fra i noemersi dal giacimento di tribuire al comune ascenmi citati se ci soIsernia (736.000 anni fa) codente e della no gli «amici» me «una telenovela durata scimmiadell'uomo «una forte tendenmiei. Negli Italiagiorni ed anni». za verso certi aspetti umani, ni nell'età della Ma come si può prendere come il bipedismo»: in altre pietra di Giovanni Maria Pasul serio per un solo minuto parole pensa che la stazione ce (Longanesi), la ricerca è l'ipotesi di Lieberman (il paeretta precedette quella inandata delusa. dre della glottogenesi) sulchinata. l'origine del linguaggio? Al Non ci sono due signore tempo Templeton è ancora più dei neandertaliani, antropologhe, da cui ho apesplicito: «Gli uomini non si secondo Lieberman, gli uopreso tanto, la francese Gesono evoluti da ascendenti mini parlavano troppo lennet-Varcin e l'americana ambulanti sulle nocche: è tamente, e per dire «attenti Landau. La Genet-Varcin si molto più probabile che alla tigre» impiegavano un rifiutò all'idea di mettere gli l'andatura degli scimmioni tempo cosi lungo che la tiuomini fossili in successiosi sia evoluta da un particogre poteva mangiarli con cone progressiva, errore già lare bipedismo». Johanson modo. Oppure il loro linfatto (e rimediato) a propo- guaggio dovrà imputare il suo mal di era cosi povero che sito degli equidi, e la Lancome se avessero una schiena all'essere stato dau ha scoperto che le teo- era vocale e il grido d'allartroppo chino sui suoi fossirie paleoantropologiche so- sola me ittinti UH tigri! risultava li. O troppo seduto in autono tutte versioni della storia confuso. sapiens mobile. dell'eroe universale nel moderno, L'Homo più folklore e nel mito, secondo svelto e conchepiùparlava vocali, pregli studi sulla favolistica di valse sul predecessore. hi, confrontando il Propp. caracollare dello scimpanzé e la falcaMolte ricostruzioni del Mancano anche Bolk, ta di un atleta può pensare cioè tutte le supposizioni processo di ominazione inche quest'ultimo abbia asdugiano tra favola e barzelsull'uomo come condizione sunto l'andatura sbagliata? letta. Johanson, scopritore fatale della scimmia, e PilGoodman e Templeton, le beam che riconobbe che i del discutibile fossile noto più serie mancanze della licaratteri umani sono primi- come Lucy, soffre di mal di sta di Pace, sviluppano il tivi e quelli della scimmia schiena. «Accidenti a quan- loro sulla base derivati. Mancano anche do ci siamo messi in piedi!», della argomento considerazione che si lamenta. L'acquisizione Goodman e Templeton, che «l' a scendente comune» della «scomodissima» stasu basi molecolari stabiliroaveva il Dna quasi eguale a no che l'uomo era più antico zione eretta si può spiegare quello dell'uomo e cromodelle scimmie quadrurqani. solo se compensata da quindi TemjfiétQrì'lq (Teì(ifi'M$& \ «buone, anzi ottime, ragio- somi umani ed. era un uomo. Pan dèi primati, il^ampìnò ni»: usare le mani e fabbri- |Sostanzialmentè , Pace, che ha scritto un care strumenti. che non volle crescere. " ottimo libro, ben'documenLa scimmia appoggiata tato e tratto da fonti autoNessuno di questi autori revoli, si è purtroppo messi è occupato particolar- sulle nocche dovette avere so sulla strada dei meno afmente dei fossili italiani, ma una preveggenza inaudita. fidabili e dei più fantasiosi il libro di Pace, che descrive Stupida e ignorante com'edegli scienziati, i paleoancompitamente quei fossili, ra, ebbe l'idea di alzarsi sultropologi. Ogni riferimento pone la loro storia in un le zampe posteriori e iniziaa fatti avvenuti e a persoquadro generale, che egli de- re il viaggio verso l'umanità. naggi realmente esistiti è riva dalla interpretazione Ci sono buone, anzi ottime, puramente casuale. ufficiale dell'origine del- ragioni per ritenere che quel'uomo. Questa interpreta- sta erezione non ci sia mai zione, se ignora tutti gli au- stata. Goodman, iniziando tori che ho citato (e tanti altri) rimane la visione ottocentesca, ideologicamente IL (jio<K4hCk viziata, scientificamente arbitraria. Pace si sarebbe giovato della lettura della Landau, carenza di cui non gli si può far colpa, perché l'antropologa americana è sconosciuta da noi. Pace però sembra intuire la tesi della Landau (che l'origine dell'uomo sia una favola), quando afferma introduttivamente che «le vicende del primo popolamento dell'Italia (...) sono
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IL VERO PROBLEMA NON E' L'EVOLUZIONE DELLA SPECIE MA...
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1 vero, grande irrisolto problema della biologia non è quello della trasformazione delle specie, ma quello della loro stabilità. Come può essere clic u n a specie, subendo le ingiurie dell'ambiente, la competizione con i suoi nemici, il logorio del tempo, si mantenga praticamente immutata per milioni di anni? Questo è il principale mistero biologico, le recenti scoperte sii Dna, cioè sulla sostanza che contiene le istruzioni genetiche, non hanno allatto risolto il problema della stabilità. Lo hanno invece complicato, perché il nastro su cui è trascritta la vita è una molecola instabile, variabile ed irrit a b i l e , esso è tano geni (i "rccontinuamente trovirus") e i gesoggetto a muni che diventatazioni, riassorno virus,e ogni timenti, contasorta di bizzarria, dopo la m i n a z i o n i . Gli quale si pone il ultimi decenni problema non ci hanno rivelasolo di come si to i "geni in conservi la spepezzi", i "geni cie, ma di come che saltano", i si conservino e virus che diven-
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si riproducano gli individui, senza precipitare nell'anormalità o nella degenerazione. E evidente clic le specie sono fornite di meccanismi di riparo e di autoregolazione che correggono e riconducono alla normalità tutto ciò che tende a deviare. Questo ò il problema della vita. Come la specie "sa" della sua normalità, della sua bellezza, del suo stile, che le consentono di affrontare indenne le vie del inondo, per milioni di anni, che questa è la vita di una specie, se non le decine o le centinaia di milioni di anni. La teoria dell'evoluzione, anziché proporsi il problema della stabilità, è andata a nozze con tutti gli incidenti, le turbative e le aberrazioni dea viventi, per spiegare l'origine della poesia a t t r a v e r s o gli errori di s t a m pa, la bellezza attraverso l'omologazione dell'anomalia. Ci si d o v e v a s p i e g a r e come la vita potesse sopravvivere alla sfida, all'errore, alla degradazione, e si è
fatto di queste forze le generatrici della vita. Ogni specie è una creazione geniale, e per un secolo i biologi hanno creduto che la genialità fosse il prodotto dei reiterati tentativi della imbecillità. E anche troppo semplice trasferire queste considerazioni al nostro consesso civile, alla genesi e al mantenimento della cultura. Se essa si conserva è perché si mantiene fedele ad alcuni modelli archetipici, ad alcuni valori permanenti, perché è capace di riparare i propri guai e di ritrovare se stessa. Questo è il vero mistero dell'umanità: come mai, dopo aver ricevuto o costruito la propria cultura non si sia disgregata, perduta, sbandata. Come ubbia cento volte trovato se stessa, dopo decadenze, distruzioni, degenerazioni che sembravano inversibili. E il nostro grande mistero e la nostra speranza. I progressisti hanno fatto alla società quello che gli evoluzionisti hanno fatto alla biologia. Sono andati a nozze con tutte le trasgressioni, le perversioni, le aberrazioni, contando su di esse come fattori della genesi e del rinnovamento della cultura. Essi hanno messo al bando ogni ricorso alla permanenza, alla stabilità, al semplice rispetto. Hanno creduto che ogni dissacrazione, ogni abbattimento di valori, ogni omologazione dell'aberrante aprisse la via al futuro, (osse un successo nella liberazione della società. Ma il vero problema, anche nella politica, è quello della stabilità, del r e c u p e r o dei valori perduti, della autoregolazione. Dobbiamo cercare il perm a n e n t e nella variabilità e non e r i g e r e a nuova norma ogni stravaganza che si affacci nel mondo.
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27 a p r i l e 1994
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lla vista del paesaggio con rovine prodotto dai movimenti della macchina giudiziaria, ci si interroga sul significato dell'evento e sulle sorti della giustizia in Italia. Nel tentativo di interpretare l'operazione Mani pulite si parla di rivoluzione incruenta. Ma le rivoluzioni sono fatti politici. L'inchiesta Mani pulite, di politico (salvo episodi marginali) ha solo il suo presupposto, che si è manifestato con il collasso di una classe politica corrotta, non più coesa, nell'animo della quale si è spenta persino la volontà di difendersi. Di qui lo straripare delle confessioni, delle chiamate di correo; di qui l'impietoso lavorio del bisturi dei magistrati nei visceri di un corpo sociale ammalato. L'avvenimento straordinario del prevalere della giustizia penale ai danni di un ordine politico malavitoso interviene peraltro in un contesto di gravissima crisi dell'apparato giudiziario, che gli espertiritengonoessere avviato verso la paralisi e che, paradossalmente, celebra siffatti trionfi. Il paradosso potrebbe ricevere esauriente spiegazione da un'indagine sul prezzo pagato, ossia sulla quantità di processi ordinari sacrificati per ottenere i risultati conseguiti. Ci soccorre Alfredo Mantovano, giudice del tribunale di Lecce, con il volume Giustizia a una svolta (Cristianità). Si va verso il recupero o verso il tramonto della legalità? Mantovano rievoca i fatti terribili degli ultimi anni, dall'omicidio di personaggi discussi, come l'onorevole Ludovico Ligato e l'onorevole Salvo Lima, all'eccidio di Giovanni Falcone (con làmoglieFrancesca Morvillo,1' giudice' anch'essa), di Paolo Borsellino e delle loro scorte. Procedendo dal disarmo totale della giustizia penale operato con il codice di procedura penale del 1988 (il codice Vassalli) Mantovano si sofferma su quelli che definisce «segnali positivi» di una possibile svolta. Hanno segno positivo le due sentenze con le quali - nel 1992 - la Corte costituzionale ha tolto di mezzo alcuni divieti (definiti, dalla Corte, irragionevoli), contenuti nel codice di procedura, che impedivano di acquisire le prove della colpevolezza degli autori dei delitti individuati e tratti davanti ai giudici. Ugual segno reca il cosiddetto decreto anti mafia, convertito in legge nell'agosto 1992. con il quale governo e Parlamento, sospinti dall'offensiva criminale, hanno munito polizia e magistrati di strumenti di difesa sociale più efficaci.
Giovedì 7 aprile 1994
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Lo stato della legalità in Italia
SENZA VERITÀ NON CÈ GIUSTIZIA Romano Rlcciottl
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Ma sono numerosi e preoccupanti i «segnali negativi» dei quali Mantovano presenta un catalogo: la «malalegislazione» in materia penitenziaria (ispirata al l'indulgenza), nel campo dei sequestri dei beni dei corrotti (un decreto legge inutile, anzi dannoso, più volte reiterato, poi lasciato decadere); nella disciplina delle sostanze stupefacenti che si avviava verso la liberalizzazione; sulla tutela dell'ordine pubblico contro i «naziskin» ai quali la legge intende «spezzare le reni»; e, ancora, sulle minacce all'indipendenza del pubblico fainistero, sui ricorrenti soccorsi legislativi ai corrotti, sulle polemiche dei politici contro i magistrati (le quali «confermano l'immagine di uno Stato diviso e in perenne conflitto al suo interno» e «non fanno crescere la cultura della legalità»). Insomma, la svolta positiva non c'è. Ci sarà soltanto quando - oltre al recupero dell'efficienza delle indagini di polizia e dei processi penali - «la legalità sarà stabilmente fondata sulla morale oggettiva, nella prospettiva del bene comune». Fra i pregi del lavoro di Mantovano è la sua attenzione su di un tema essenziale, quasi completamente trascurato nel dibattito sulla riforma processuale. Mi riferisco ai presupposti ideologici del nuovo codice di procedura penale, sui quali si dovrà tornare a riflettere come fenomeno di colonialismo culturale. Il processo penale non è più lo strumento per la ricer-
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ca della verità. Il legislatore è convinto che «non esiste una verità oggettiva, assoluta, totale, dei fatti». I fautori della ricerca della verità sono, secondo i devoti del nuovo codice di procedura penale, «meritevoli del massimo disprezzo». H codice si ispira a quella che F.M. Iacoviello ha definito una verità «debole». Anzi, le verità sono «plurime» e coesistono l'una con l'altra, come può avvenire quando, di più autori di un delitto, uno abbia ottenuto il «patteggiamento)/, l'altro sia stato condannato nel «giudizio abbreviato», e l'ultimo nel dibattimento, con la possibilità di tre diverse ricostruzioni dei fatti. uesto processo, come scrive Mario Cicala nella prefazione, è «degno erede di Pilato che, alla domanda "quid est veritas" non ritiene di dover dare una risposta, ma si rimette a una procedura». È davvero un merito importante l'avere introdotto nel dibattito la polemica contro lo scetticismo (per cui è impossibile decidere sulla verità o falsità di una proposizione) e contro l'idea illuministica della limitazione del potere di conoscere, quali fondamenti ideali della legislazione processuale penale. A questa concezione Mantovano oppone «il pensiero maturato in secoli e millenni di civiltà cristiana, per la quale la ragione dell'uomo è in grado di riconoscere l'oggettività del reale e ricavare da esso concetti universali che orientano l'agire morale, e quindi anche la pratica della giustizia».
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