SSEGNA STAMPA A CURA D E L C E N T R O C A T T O L I C O D I D O C U M E N T A Z I O N E -CASELLA POSTALE 30 -. 56013 MARINA DI PISA (PI) Sito internet: h t t p / / d i g i I a n d e r . l i b e r o . i t / r a s s e g n a s t a m p a l / p.elettr.:
rassegnastampa@hotmail.com
A n n o X X I I , n. 129
maggio-giugno 2003
I n questo numero
pag.
C h i e s a e mondo cattolico V . Messori: l'enigma di Bernadette
1-2
M o n s . T . Menamparampil: i l fascino del Risorto
2-4
I l Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo
5
25 anni di legge sull'aborto: u n a
riflessione
A . Cattabiani: nelle chiese m u s i c a e non canzonette
6 6
; Politica internazionale Turchia: moschee dovunque
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Pakistan: verso il modello taleban
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P a e s i arabi: in molti l a d e m o c r a z i a è di facciata
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Stati U n i t i :
l ' A m e r i c a d i B u s h c o n q u i s t a le università
10
D . Antiseri intervista R . Sirico
11
C u b a : i l s i l e n z i o d e l l a C h i e s a s u l l e atrocità d i C a s t r o
12
Cristianesimo e Unione Europea
13
I cantori del
Cristus vincit
nella Cecoslovacchia comunista
C a m b o g i a : le vittime davanti ai carnefici
13 14
Società e costume Studio universitario: i l c o m u n i s m o nuoce alla salute Ecologia:
prova della
coerenza d i
sinistra
Elogio della candeggina
15 16 17
B i o t e c n o l o g i e : i l futuro b l o c c a t o d a l l a b i o b u r o c r a z i a
18
E v o l u z i o n i s m o : dimenticare D a r w i n ? M a g a r i ...
19
Storia I Marines in Algeri
20
U n libro e u n m u s e o p e r onorare le v i t t i m e del 1861
21
Libri M u s s a D a g h , ferita a r m e n a
22
C . P e t r i n i : b i o e t i c a , rischi s a n i t a r i e a m b i e n t a l i
23
Conferenze Ponsacco: Cattolici e politica
24
P i s a : Garibaldi, u n mito creato a tavolino
24
In
Memoriam
A l f r e d o C a t t a b i a n i : i l ricordo d e l g r a n d e s t u d i o s o
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Questa raccolta di articoli si propone V obiettivo di offrire a quanti reagiscono di fronte alla crisi del mondo moderno, spunti di riflessione che li aiutino ad affermare una sempre più incisiva presenza nella realtà italiana, nella prospettiva della costruzione di una "società a misura d'uomo e secondo il piano di Dio" (Giovanni Paolo II).
" " T ö U R D E S E NEVERS
L'ENG I MA DI BERNADETTE DIMENTICATA DAI PELLEGRINI di V I T T O R I O M E S S O R I C o n un congresso a Rimini, sono iniziate la settimana scorsa le celebrazioni per i cento anni dell'Unitalsi. Sigla dal suono un pò) burocratico che nasconde, in realtà, l'impegno generoso di trecentomila persone, presenti in ogni diocesi, per portare malati e sani soprattutto a Lourdes, m a p u re negli altri luoghi sacri del cattolicesimo. G l i inizi, nel Ì903, si devono a un anticlericale romano, Giambattista Tommasi, che voleva suicidarsi nella grotta stessa di Massabielle, anche per Bernadette protestare contro «l'oscurantista superstizione cattolica». I n realtà, n o n soltanto la pistola gli cadde dalle mani m a , convertito di colpo, dedicò il resto della sua vita ad aiutare infermi poveri a raggiungere le sponde del fiume Gave. Anche a questa Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali (oltre che alla consorella più giovane m a altrettanto attiva, l'Oftal, Opera Federativa Trasporto Ammalati a Lourdes) si devono le statistiche che inquietano un poco l'orgoglio transalpino. I pellegrini italiani, cioè, sono spesso, nella cittadina pirenaica, più numerosi di quelli francesi. C h i conosce Lourdes sa che tutti, lì, s'ingegnano a parlare un po' d'italiano, i quotidiani della P e n i s o l a sono i n edicola sin dal primo mattino, nei b a r s i s e r v e s o l o caffè espresso, negli alberghi la p a s t a è impeccabilmente al dente. E proprio alla generosità degli aderenti all'Unitalsi, all'Oftal e, in genere, degli italiani, si devono grandi strutture di accoglienza che uniscono l'efficienza al calore affettuoso dell'assistenza. T r a le poche parole della bianca S i gnora c i sono quelle del 2 marzo 1858: «Desidero che si venga qui in processione». A parte la Francia, in n e s s u n altro Paese come l'Italia quell'esortazione è stata presa tanto sul serio: e l'afflusso non accenna a diminuire; anzi, cresce di anno in anno. Qualcuno, però, alla recente assemblea di Rimini faceva notare che, se i pellegrini a Lourdes hanno s u perato i cinque milioni all'anno, sono soltanto mezzo milione — uno su dieci — quelli che visitano anche Nevers. Molti, d a tempo, chiedono maggior impegno alle Associazioni perché vengano incrementati gli arrivi in questa città sulla Loira, quasi a metà strada t r a Lione e Parigi. Legat a a n c h ' e s s a all'Italia (ne furono duchi i Gonzaga di Mantova), Nevers ha in serbo per i devoti della I m m a colata u n a sorpresa emozionante. Noi stessi abbia-
mo visto pellegrini scoppiare di colpo in singhiozzi a una vista imprevista e sconvolgente. Entrati nel cortile del convento di Saint G i i d a r d , C a s a m a d r e delle «Suore della Caritè , cede alla chiesa a d , una porticina l a t a semioscurità, pef^ questa architettura neogotica dell'Òt^. to, è rotta dalle luci che illuminano unaàrtistica cassa funeraria in vetro, n piccolo còri po (un metro e quarantadue centimetri) di una religiosa sembra dormire con le mani giunte attorno a un rosario e il capo reclinato sulla sinistra. Sono le spoglie, intatte a 124 anni dalla morte, di santa. Bernadette Soubirous, colei sulle c u i misere spalle di malata cronica poggia il peso' del più frequentato santuario del mondo. L e i sola, i n fatti, vide, ascoltò, riferì il poco che le disse: Aquerò («Quella là», in dialetto della Bigorre), testimoniando c o n l a s u a sofferenza ininterrotta la verità di quanto le era stato annunciato: «Non vi prometto di essere felice in questa vita ma nell'altra». A l noviziato di Nevers, Bernadette giunse nel 1866. Senza mai muoversi, («Sono venuta qui per nascondermi», disse arrivando) vi trascorse 13 anni, fino alla morte, il 16 aprile 1879. Non aveva che 35 anni, m a il suo organismo era consumato da u n a serie impressionante di patologie, alle quali si erano aggiunte le sofferenze morali. Quando la sua bara fu calata nel caveau, scavato nella terra, di una cappella nel giardino del convento, tutto lasciava supporre che quel minuscolo corpo mangiato anche da cancrene si sarebbe dissolto. I n realtà, P r P P 4 ° Quel cq^go, «atiq^sino a nói;' afeetouB^gfi-ò^gà-fe ni interni, sfidando ogni lègge fisica. Uno s t a nco e scienziato gesuita, il padre André Ràvier, h a pubblicato di recente i resocónti completi delle tre riesumazioni, basandosi su u n a documentazione inattaccabile. I n effetti, nella F r a n c i a anticlericale t r a Otto e Novecento, a ogni apertura del sepolcro assistettero, sospettosi, medici, magistrati, funzionari della polizia e del Comune. I loro rapporti ufficiali sono stati tutti conservati dalla pignola amministrazione francese. L a prima riesumazione, per l'inizio del processo di beatificazione, avvenne nel 1909, trent'anni dopo la morte. All'apertura della cassa, alcune anziane suore, che avevano visto Bernadette sul letto di morte, svennero e dovettero essere soccorse: ai loro occhi l a consorella apparve non soltanto intatta, m a come trasfigurata dalla morte, senza più i segni della sofferenza sul volto. I l rapporto dei due medici è categorico: l'umidità era tale da avere distrutto gli abiti e persino il rosario, m a il corpo della religiosa non era stato intaccato, tanto che anche denti, unghie, c a pelli erano tutti al loro posto e pèlle e muscoli si rivelavano elastici a l tatto. «La cosa —scrissero i sanitari, coi^férióati dai rapporti vdèi magistrati, e d e i gendarmi presenti — i non appare naturale, visto anche che altri c a dàveri, sepolti nello stesso luogo, si sono dis" ] e che l'orgamsmoùi Bernadette, flqqsimummificazione che ne spieghi la conservazione». L a seconda riesumazione avvenne dieci anni dopo, nel 1919.1 due medici, stavolta, erano famosi primari e ciascuno, dopo la ricognizione, fu isolato in u n a stanza perché scrivesse il suo rapporto senza consultarsi con il collega. L a situazione, scrissero entrambi, era rimasta la stessa della volta precedente: nessun segno di dissoluzione, nessun odore sgradevole. L a sola differenza era un certo scurimento della pelle, dovuto probabilmente al lavaggio del cadavere, dieci anni prima.
ì gennaio Bernadette Soubirous nasce nel mulino di Bouly che i suoi genitori, Luisa e Francesco, hanno in affitto
11 febbraio La Madonna le appare per la prima volta a Massabielle, sul Gave, dove Bernadette, con una sorella e un'amica, raccoglie legna
L a terza e ultima ricognizione fu nel 1925, alla vigilia della beatificazione! A quarantasei anni d a l l a morte — e alla consueta presenza delle autorità noi! solo religiose, m a anche sanitarie e civili — sul cadavere, ancora intatto, si potè procedere senza difficoltà all'autopsia. I due l u m i n a r i che l a praticarono pubblicarono poi u n a relazione s u u n a rivista scientifica, dove s e gnalarono a l l ' a t t e n z i o n e dei colleghi il fatto (che giudicavano «più che m a i i n spiegabile») della conservazione perfetta anche degli organi interni, compreso i l fegato, d e s t i n a t o più d i ogni altra parte corporea a una rapida decomposizione.
Il corpo viene riesumato per la prima volta trentanni dopo la morte di Bernadette: è l'inizio del processo di beatificazione
Vista la situazione, si decise di mantenere accessibile alla vista quel corpo che appariva non di u n a morta, ma di i m a dormiente in attesa del risveglio. S u l viso e sulle mani fu applicata una leggera maschera, m a solo perché si temeva che i visitatori fossero colpiti dalla pelle scurita e dagli occhi, intatti sotto le palpebre, pe-
La seconda esplorazione viene eseguita da due famosi primari. La situazione è invariata: nessun segno di dissoluzione
iRiesumazione
iTTEt Esame •
«ì'v »f"-'
rò u n po' infossati. E ' certo, comunque, che sotto quella sorta di maquillage e sotto quell'abito antico delle «Suore d e l l a carità», c'è davvéro l a Bernadette morta nei 1879, fissata misteriocorpo viene saínente, e per sempre, in upà-jaellezza che il tempo riesumato notile h a tolto m a restituiper l'ultima volta to. Qualche anno fa, per u n alla vigilia dèlia documentario per R a i Tre, beatificazione. mi fù concesso di far girare ì Sul cadavere,,. di notte, per non disturbàancora intatto, si re i pellegrini, delle immagipuò procedere v fiU$S$?JJ»te mai permesi'I'It'giitÒpsTà' • se prima. U n a suora aperse ? U ( V t e ^ U e l l a cassai capòlàf filili voródi óréficétìà; Esitante, rtòceàfeetìà u n dito ùiià déllépiceòlfctiràéèla della minuscola Santa. L a sensazioneImmediata di elasticità e di freschezza di quella carne, morta per il «mondo» d a più,di 120 aiini, resta per me t r a le emozioni incancellabili. P a w e r o , non sembrano avere torto,' t r a Unitalsi e Oftal, a voler richiamare l'attenziq» ne sull'enigma di Nevers, spesso ignoràto dalle folle che convergono sui Pirenei; » Vittorio Messori . messori@numerica.it.
16 aprile E' il mercoledì di Pasqua: Bernadette muore a Nevers. E' beatificata nel 1925, . canonizzata > nel 1933-
Il f a s c i n o del Risorto N e l CUOre di m o l t i credenti è sorta recentemente l a paura nascosta che, a differenza dell'insegnamento cristiano che è ben accolto i n Asia, la singolare figura d i Cristo sia un ostacolo. Questa paura è largamente diffusa i n coloro che n o n hanno m a i sperimentato i n vita l o ro i l dialogo d i N i c o d e m o o i l cam-
Thomas Menamparampil Pubblichiamo alcuni passaggi di un intervento dell'arcivescovo di Guwahati (Assam, India), uscito sul numero 1/2003 di «Omnis Terra», edito dal segretariato intemazionale della Pontificia Unione Missionaria (Roma), che ringraziamo per l'autorizzazione.
mino d i Emmaus; i n altre parole, col o r o che n o n sono abituati a m o strare Cristo a C o l u i che L o cerca. N o i siamo assolutamente certi che la persona d i Cristo n o n sia u n ostacolo, m a piuttosto la forza più affascinante e la figura che offre la più grande ispirazione a i p o p o l i d e l continente asiatico.
I n realtà, i l problema n o n è l ' i m magine d i Cristo. L e difficoltà possono sorgere altrove. Potrebbero esserci d e i ricordi c o l o n i a l i n o n g u a r i t i d i t o r t i s t o r i c i ricevuti d a Paesi considerati cristiani. Potrebbero esserci ancor oggi percezioni di minacce politiche ed economiche da queste n a z i o n i . Sicuramente t a l i
M o n d o e Missione / A p r i l e 2003
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DO percezioni s i devono trattare c o n cautela. C o m u n q u e , è importante che n o i c i rendiamo conto che n o n c ' è avversione a Cristo d i per sé ed a ciò che egli rappresenta. Quando Cristo viene da solo, l a sua gente non si r i fiuterà d i riceverlo. I l cuore della Chiesa i n A s i a r i marrà inquieto fino a che tutta l ' A s i a non trovi riposo nella pace d i Cristo» (Ecclesia in Asia, E a , n . 10). E g l i distrugge qualsiasi m u r o v i sia tra i p o p o l i . C r i s t o protegge le loro org o g l i o s e identità, promuove e arricchisce i loro talenti i n d i v i d u a l i ed assicura a ciascuno u n destino glorioso. In diversi periodi della storia ed i n varie parti del mondo, i l cristianesimo ha avuto i m m a g i n i diff e r e n t i . (...) E i n ogni epoca ed i n qualsiasi luogo c i f u rono u o m i n i e donne i n t u i t i v i che videro i l cristianesimo come la più grande forza spirituale sulla terra ed u n punto d ' i n c o n t r o tra D i o e g l i u o m i n i . M a questo messaggio non si trasmette da sé. G l i evangel i z z a t o r i hanno i l c o m p i t o d i far comprendere che i l cristianesimo è più d i u n interesse collettivo d i una società o civiltà. Significa l ' i n c o n tro c o n D i o . L o spirito missionario è più d e l l ' a u t o c o m p i a c i m e n t o d i un g r u p p o d i evangelizzatori. S i gnifica una vita impegnata; richiede uno stile d i vita evangelico. U n evangelizzatore è veramente efficace solo quando egli stesso si libera dai sentimenti d i offesa, sia personali che storici. Fa parte infatti della m i s s i o n e dell'evangelizzatore guarire le memorie d i ferite storiche della società i n c u i vive. L ' u n i c a via verso i l futuro è i l perdono.
Se i portatori del Vangelo si sentono stranieri nel proprio Paese, non devono dare l a colpa a qualcun a l tro; ciò accade soltanto perché si sono allontanati dalla semplicità, sincerità e immediatezza del Vangelo. (...) L ' o r g o g l i o , i p r e g i u d i z i e le pretese personali hanno eretto delle fortezze attorno a loro e hanno scavato bastioni per tenere a distanza i loro fratelli asiatici. E Cristo che i n effetti risponde a g l i anèliti costanti d e g l i a n t i c h i pensat o r i d e l l ' A s i a . (...) «In l u i , i valori autentici d i o g n i tradizione religiosa e c u l turale, q u a l i la misericordia e la sottomissione alla volontà d i D i o , la compassione e la rettitudine, la non violenza e la giustizia, la pietà filiale e l'armonia con i l creato t r o v a n o i l l o r o compimento e la loro realizzazione » ( E a 14).
Cristo parla a tutti, e risponde
agli aneliti costanti degli antichi
I l M a h a t m a Gandhi, nel suo p r i m o i n c o n tro c o n i l D i s c o r s o della Montagna, sentì confermati tutti g l i insegnamenti avuti da bambino. N o n lo ricevette come u n messaggio straniero. E g l i sentì che i l messaggio del Vangelo g l i era più i n t i m o e naturale d i m o l t i altri insegnamenti che aveva fatto suoi nel corso degli anni.
pensatori asiatici
A r t i s t i indù, musulmani, sikh e buddhisti hanno d i pinto i l volto d i Cristo; hanno composto poesie, hanno scritto romanzi, hanno recitato drammi, i n terpretando la personalità ed i l messaggio d i Cristo con una bravura che sorprenderebbe i l credente cristiano. Essi hanno agito come se Cristo apparte-
M o n d o e M i s s i o n e / A p r i l e 2003
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nesse loro. (...) D i recente alcuni gruppi d i fondamentalisti indù, nell'incontrarsi c o n dei rappresentant i della Chiesa i n I n d i a , affermaron o che « i c r i s t i a n i n o n possono vantarsi d i possedere Cristo». È vero! n messaggio centrale cristiano è i l seguente: che Cristo appartiene a t u t t i . Chiunque abbia esperienza d i condivisione della Fede sa che i l discutere sull'unicità d i Cristo è u n esercizio futile. Porre i l Ricercatore appassionato d i fronte a disaccordi teologici serve solo a soffocare i l suo entusiasmo. L e persone a l servizio del Vangelo devono smettere d i trasformarsi i n v e r i e p r o p r i attaccabrighe introspettivi e devono stare lontani da una sterile apologetica. (...) R i v e l i a m o , piuttosto, Cristo per quello che è veramente. C o m e egli è presentato nelle Scritture. Questo è sufficiente. E già abbastanza se non oscuriamo la visione della gente. L a s c i a m o l i cercare da soli. L a sciamo che siano l o r o i g i u d i c i . «Venite e vedete» disse Gesù ai d i scepoli d i G i o v a n n i Battista (Gv 1, 39). U n detto quale «conoscete da v o i stessi» appartiene a l Buddha. N o n agite per sentito dire o per pregiudizio; n o n siate sviati da sottigliezze teologiche o dalle affermaz i o n i d i u n « u o m o santo»; conoscete da v o i stessi. I l Cristo, la sua vita, i l suo amore, le sue parole affabili, i l suo aiuto, le sue guarigion i , i l suo m o d o d i agire, l a maniera eccezionale con c u i accetta le sofferenze, i l modo singolare con i l quale offre la sua vita. (...) G l i evangelizzatori veterani dell ' A s i a c i diranno che a l c u n i a p p r o c c i evang e l i c i sono d i cattivo gusto: vuote discussion i ; pretesa di superiorità; una considerazione
Siamo assolutamente certi che la persona di Cristo sia affascinante anche per i popoli dell'Asia
superficiale delle c u l ture e la «dichiarazione del popolo colpevole d i peccato»; le violente crociate e le campagne evangeliche aggressive; i l vanto dei numeri. A l l o stesso m o d o dobb i a m o essere cauti n e l l ' u t i l i z z o smodato d i certe i m m a g i n i , anche q u a n d o queste sono teologicamente valide. (...) L a teologia della liberazione risponde a i p r o b l e m i della situazione socio-economica in A s i a M a essa deve ancora trovare le sue r a d i c i culturali n e l continente e sinora n o n è riuscita a colpire l ' a n i m a d e l l ' A s i a . (...) I m i r a c o l i n o n colpiscono comunità già esageratamente credule d e i p r o d i g i c o m p i u t i d a i loro santi e dalle loro divinità. M a g l i insegnamenti d i Gesù destano sempre m e r a v i g l i a negli asiatici. Essi fanno tesoro delle Sue parole.
L a p a r o l a «conversione» ha acquisito una connotazione negativa i n m o l t i Paesi d e l l ' A s i a . N o n è raro che l a gente associ l a parola a un cambiamento d i religione sotto pressione, adescamento o inganno. Sapp i a m o che l a conversione spontanea è qualcosa d i diverso. (...) I n ogni caso, se è legittimo pretendere che o g n i persona abbia i l diritto d i scegliere l a propria religione, è anche g i u sto che abbia la libertà d i condividere la p r o pria fede. L e più aspre opposizion i a tali diritti sono d i solito sollevate da coloro che hanno una nozione etnica della religione. A l c u n i Paesi d e l l ' A s i a manifestano questa tendenza. U n a religione universale, come tutti i veri ideali u m a n i , n o n conosce confini. Nessuna nazione o gruppo etnico che rispetti le libertà umane ha m a i cercato d i interferire
nella scelta religiosa altrui. Si tratta della scelta più personale, anche paragonata a quella politica, econ o m i c a o culturale; è i l diritto più sacro. (...)
U n incontro autentico con Cristo è m o l to più d i una semplice pretesa d i p r i v i l e g i , d i d i r i t t i costituzionali o umani. E l'esperienza d i D i o . Quando Natanaele incontrò per l a p r i m a volta Gesù, egli cadde i n uno stato d i resa completa. E g l i potè solo esclamare, «Tu sei i l Figlio d i D i o ! T u sei i l Re d i Israele» (Gv 1,49). Tuttavia, per m o l t a gente l ' i n c o n t r o con D i o è una scoperta graduale. (...) U n ' a l t r a icona: F i l i p p o e l'etiope. Era abbastanza sorprendente che un alto ufficiale dell'Etiopia fosse i n visita a Gerusalemme per adorare D i o ; m a molto più straordinario che egli tornasse a casa leggendo Isaia e fosse pronto ad accettare i l semplice passante F i l i p p o come guru. « C o m e posso io capire se nessuno
È essenziale
che anche oggi
qualcuno possa istruire. Come credere nel
Cristo senza conoscerlo? m i istruisce?», egli disse ( A t 8,31). Questo è ciò che chiedono oggi g l i asiatici, come l'etiope. E essenziale che qualcuno possa istruire. Come potrà la gente credere «senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza che uno lo annunzi?» ( R m 10,14). « F i lippo, cominciò a parlare; e parten-
do da quel passo della Scrittura, g l i annunziò la buona novella d i Gesù» ( A t 8,35). L'etiope f u battezzato. Pertanto, la p r i m a cosa importante è che v i sia qualcuno che spieghi. E la seconda cosa è che l'evangelizzatore i n i z i dal punto i n c u i s i trova c o l u i che domanda: i l suo passo della Scrittura, i l suo problema nella vita, i l suo stato d'animo, i l livello del suo apprendimento, l e aspiraz i o n i del suo cuore, l a natura della sua cultura, l e l i m i t a z i o n i del suo orizzonte e della sua visione. N e g l i u l t i m i anni si nota una sorta d i avversione d i m o l t i missionari a d assumere i l r u o l o d i F i l i p p o . C i s i domanda i l perché. Possiamo solo cercare le r a g i o n i d i una tale t i m i dezza o apatia. I p o p o l i dei Paesi d i antica cristianità, nel guardare i n dietro con m e n t i interrogative agli eventi dolorosi della propria storia, comprese le guerre d i religione, due guerre mondiali, le avventure colon i a l i (...) sono stati portati verso una severa autocritica ed «una generale perdita dell'autostima» n e l le loro ideologie, nei loro sistemi d i pensiero, nella loro concezione del progresso, della loro civiltà, della loro religione. (...) Qualcosa d i esso si riflette anche nel pensiero teologico c o n t e m poraneo, la c u i eco giunge fino al nostro attuale campo m i s s i o n a r i o . (...) M o l t i m e m b r i delle nostre équipe missionarie soffrono d i questo senso d i «perdita d i autostima», che deriva da u n senso d i colpa verso i l passato ed u n complesso d i i n certezza per quanto riguarda i l futuro. M a c e r t i comportamenti non vengono dal Vangelo. Infatti, solo i l Vangelo può sollevare coloro che hanno fatto del male e coloro che l ' h a n n o sofferto. È i l Vangelo che permette loro d i voltare le spalle alla storia e d i proseguire oltre con f i d u c i a e d i prendere i l futuro nelle proprie m a n i . O g g i più che m a i le persone sono i n attesa d i questo aiuto dal Vangelo. •
M o n d o e M i s s i o n e / A p r i l e 2003
Le sconvolgenti testimonianze del rapporto 2003 di « A i u t o alla Chiesa che soffre»
Il f a t t o Il dossier sulle violazioni della libertà religiosa presenta un quadro drammatico ratto di persecuzioni fisiche, bavagli amministrativi, iniziative legislative che limitano il più fondamentale dei diritti. Le restrizioni imposte ai cristiani nei Paesi islamici, in Cina e in Europa anche dopo la caduta del Muro
Mille morti crederi DA ROMA SALVATORE MAZZA
A
n c h e i l 2002 dovrà essere ricordato come u n anno «tragico» s u l fronte d e l l a libertà religiosa. I n t u t t o i l m o n d o , solo tra i c r i s t i a n i , 938 s o n o s t a t i u c c i s i , 629 f e r i t i e 100.345 q u e l l i m e s s i a g l i a r r e s t i p e r m o t i v i collegati alla m a n c a n z a d i libertà r e l i g i o s a . U n q u a d r o drammàtico f a t t o d i persecuziòni ' fisiche, bavagli'amfnihìàtràtìvi? ? ! ; r : ' " rno » i n i z i a t i v e l e g i s l a t i v i Che 'atìcófà'j Y ? o ì 1 1 limitanò, e t a l o f a fortissiitìàmèfitè; " f " ' q u e l l o c h e i l Papa d e f i n i s c e " i l più f o n d a m e n t a l e a i t u t t i i d i r i t t i " . A fare i l p u n t o d e l l a s i t u a z i o n e è, p e r l a q u i n t a v o l t a , i l Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo r e a l i z z a t o d a l l a s e z i o n e i t a l i a n a d i " A i u t o a l l a Chiesa c h e soffre" (Acs), i l m o v i m e n t o f o n d a t o n e l '47 d a l p a d r e W e r e n f r i e d v a n S t r a a t e n , più c o n o s c i u t o c o m e "Padre L a r d o ' , s c o m p a r s o l o scorso 3 1 g e n n a i o . U n rapporto, come ha sottolineato Andrea Morigi, con Marco Invernizzi coordinatore redazionale del rapporto, «che consente d i tracciare u n profilo d e g l i S t a t i e delle stesse comunità religiose i n u n a prospettiva storica, per valutare q u a l i siano ì progressi e q u a l i i passi indietro c o m p i u t i i n questo campo». U n lavoro «unico», h a s o t t o l i n e a t o i l d i r e t t o r e d i Acs I t a l i a A t t i l i o T a m b u r r i n i , i n q u a n t o «un ente cattolico si occupa della condizione dei c r e d e n t i anche d i altre confessioni religiose». E questo, a p p u n t o , perché «il d i r i t t o a l l a libertà r e l i g i o s a è u n d i r i t t o n a t u r a l e d e l l ' u o m o » . Se d e l r a p p o r t o c o l p i s c o n o c o m e i m o schiaffo i n u m e r i , ancora tragicamente alti, del prezzo
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d i distruggere la d i m e n s i o n e apostolica e s a c r a m e n t a l e d e l l a Chiesa». C o l pericolo, i n questo m o d o , «di r i d u r r e l a Chiesa d i C i n a al rango d i u n a setta o d i u n a chiesa a u t o c e f a l a , s o t t o m e s s a all'imperatore». S e c o n d o C e r v e l l e r a « i n t u t t i q u e s t i a n n i , fra p e r s e c u z i o n i e c o n t r o l l i , vescovi, s a c e r d o t i e f e d e l i cattolici i n Cina h a n n o dato u n a sempre maggiore testimonianza d i a m o r e e d i unità a l Papa e fra d i l o r o . A t u t t ' o g g i C h i e s a u f f i c i a l e e Chiesa s o t t e r r a n e a s o n o s e m p r e più u n i t e e collaborano t r a loro. L o smacco s u b i t o dal governo i n oltre q u a r a n t a n n i d i p o l i t i c a r e l i g i o s a spiega l ' a c c a n i m e n t o p r e s e n t e . È p r o b a b i l e che c o n q u e s t i nuovi regolamenti, inaccettabili per i c a t t o l i c i , c i sia u n ' o n d a t a d i n u o v e persecuzioni».
L'opera d iv a n Straaten Fondata come opera d i carità n e l 1947 dal padre premostratense Werenfried v a n Straaten per aiutare profughi ed espulsi dai Paesi a regime comunista, «Aiuto alla Chiesa che soffre» segue comunità cristiane ' sofferenti sparse i n t u t t o ilmòndo. N e l " 2002 h a finanziato interventi per 50.643.715 euro i n 127 Paesi.
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i a g a t o d a i c r i s t i a n i p e r professare l a o r o fede, n e l l a f o t o g r a f i a che d e l m o n d o e m e r g e d a l v o l u m e i l d a t o forse più p r e o c c u p a n t e è q u e l l o d e l l a s t r i s c i a n t e , crescente, «persecuzione amministrativa». C h e i n Paesi c o m e l a Bielorussia, o la Romania, o l'Ucraina, solo p e r restare i n E u r o p a , s e m b r a n o voler r i p o r t a r e i n d i e t r o le lancette della s t o r i a . L o stesso d i c a s i p e r i c o s i d d e t t i Paesi d e l l ' " a r e a v e r d e " , ossia q u e l l i a maggioranza islamica, dove ai p o c h i p r o g r e s s i che s i r e g i s t r a n o - c o m e i n Qatar o n e l B a r h e i n - fa da contraltare l ' e s p a n d e r s i d e l l a sharia che p o n e g r a v i s s i m e l i m i t a z i o n i alle c o n f e s s i o n i diverse d a l l ' i s l a m i s m o . U n a caso a parte, p o i , è quello rappresentato dalla R e p u b b l i c a p o p o l a r e cinese, d o v e « i n u o v i regolamenti per vescovi e comunità - h a spiegato p a d r e B e r n a r d o Cervellera, d i r e t t o r e d i Asia newss o t t o m e t t o n o l a v i t a e i l c u o r e stesso d e l l a Chiesa alle d e c i s i o n i p o l i t i c h e e a u n m e t o d o " d e m o c r a t i c o " che r i s c h i a
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M FAUGLIA / L'appello in una lettera alle massime cariche dello Stato e al Papa: «Dopo 25 anni serve una riflessione»
L'assessore Novi: «Basta, la legge sull'aborto va cambiata» F A U G L I A — «Arrivati ormai all'infausta ricorrenza d i 25 anni dalla legge sull'aborto, sono convinto della necessità d i avviare una sana e profonda riflessione sull'opportunità d i procedere a una revisione». L o afferma Riccardo N o v i , assessore comunale d i Fauglia, i n una lettera inviata alle massime cariche dello stato e al Papa. Prosegue N o v i : « I dati parlano chiaro: oltre
4 m i l i o n i d i esseri umani sono stati uccisi nel ventre matèrno e sottratti alla vita dalla mano omicida forte della tutela Jiormativa che chiamo di diritto i l più abominevole dei delitti. Dobbiamo però d i re che circa 55mila esseri umani sono riusciti a evitare la soppressione grazie al v o lontariato per la vita e ai centri diffusi i n Italia. L a legalizzazione dell'aborto ha i n o l tre indotto nelle coscienze i l
pensiero che l ' u o m o possa disporre della vita del p r o prio fratello e quindi non possiamo allora meravigliarci delle varie guerre e atrocità data. L o stesso Papa ammette come l'aborto sia i l p r i n c i pio che per p r i m o mette i n pericolo la pace nel mondo: Nessuna azione può essere infatti efficace se non c i si oppone con l a stessa forza agli attacchi contro l a vita». «L'aborto — continua N o v i
— è certamente delitto abominevole agli occhi della coscienza e per questo intendo richiamare la coscienza d i ognuno e d i tutti coloro che i n questo paese hanno potestà legislativa e responsabilità affinché guidati dalla forza interiore della ragione possano metter mano alla riforma della legge sull'aborto riaffermando i l diritto naturale e ponendo così fine a questa moderna strage degli innocenti».
EDITORIALE
NELLE CHIESE MUSICA E NON CANZONETTE ALFREDO CATTABÌANI
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ell'udienza di mercoledì scorso il Papa hà sottolineato l'importanza della liturgia che unisce ! due santuari, i l tempio terreno e il cielo infinito, Dio e l ' u o m q fi tempo e l'eternità. Nella liturgia sono compresi i l cantò e ia musica: nònunamuaca qualunque, ma consona alla grandezza dell'atto che si celebra. Già Agostino avvertiva: «Non si pensi ascoltando il salmo a cose d i scarso valore, a cose transitorie né a strumenti teatrali». La preoccupazione delle Chiesa è stata sempre quella di subordinare la musica sacra alla finizione che deve avere nellaliturgia. E ogni tanto i Pontefici intervengono per evitare che essa scada i n musica mondana, teatrale, sentimentale. E' dò d i e succede spesso oggi dove si adattano ritmi e melodie di canzonette . profane per lodare il Cristo o l a ; Vergine susdtando nei fedeli: sconcerto se n o n addirittura disgusto. Ecco perché Giovanni Paolo n raccomanda di «pregare Dio non solo con formule teologicamente esatte, m a anche i n modo bello e dignitoso». Giàlo sottolineava Benedetto X l V n d 1749 nell'enticlica «Annus qui h u n o v spiegando chei fedeli, ascoltando i canti liturgid, n o n dovevano riportare (fitettcygodere degli artifid dellamusica; esaltaraperlamelodia.
«Non così invece dev'essere nel canto ecdesiastìco, anzi i n questo si deve avere di mira l'opposto... Nelle chiese infetti la musica è accolta per elevare le menti degli uòmini à Dio». D'altronde già nel concilio diocesano di Milano d d 1565 si raccomandava: «Negli uffid divini o i n generale nella chiese non si devono cantare o suonare cose profane, le cose sacre poi devono essere cantate senza languide inflessioni d i voce.- m a i si deve usare uncanto passionate». Anche ^ strumenti n o n sono indifferenti, come sottolineava Benedetto XlVesdudendo «L • timpani, i comi da caccia, le trombe, gli oboe, i flauti, i flautini le arpe, i mandolini d i e rendono la musica teatrale». E oggi si potrebbero aggiungere le chitarre. Quando n d 1990 m i recai a Sena San Bruno per alcune ricerche sulfondatore,i l superiore m i invitò a pregare ai vespri. Cantammo insieme alcuni salmi sul filo d d c a n t p gregoriano: fo una esperienza spirituale indimenticabile ; ; ì
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TURCHIA
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Tensioni tra militari e islamici nel nome di Bruxelles
Erdogan: moschee dovunque ANKARA • Sale la tensione tra i militari turchi, eredi e custodi della laicità dello Stato fondato da Ataturk, e gli islamici "moderati" d i Tayyip Erdogan. La scintilla è scoppiata a causa dell'uso strumentale del pacchetto d i norme pro-Europa che i l Governo Erdogan si appresterebbe a varare per avvicinarsi all'agognato traguardo dell'ingresso nell'Unione. Nel momento in cui i padri fondatori della Costituzione europea stanno scrivendo (e litigando furiosamente) sulla "Magna Charta" dell'Europa, proprio in nome della «libertà di culto europea» i l Governo turco vorrebbe consentire la costruzione di «luoghi di preghiera» in ogni condo-
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minio. La notizia fornirà certamente nuovi elementi alla tesi cara a Valéry Giscard D'Estaing, presidente della Convenzione europea incaricata d i stilare la nuova Costituzione, che aveva detto a chiare lettere, in un'intervista a « L e Monde» di qualche mese fa, d i non gradire affatto l'ingresso turco nella Ue. La stravagante e sorprendente proposta del governo Erdogan, fino a ieri considerato un islamico moderato, è contenuta nel pacchetto d i nuove misure progettate «pro-Europa». E tra le misure messe in cantiere quella che forse ha più messo i n allarme i militari turchi è proprio la norma che consentirebbe la costruzione di una mini-moschea in ogni condominio. Questa, assieme ad altre obiezioni, ha indotto i militari ad imporre «un ripensamento» ed un probabile rinvio a luglio dell'approvazione del «sesto pacchetto» di riforme (che Erdogan ora si appresta a modificare) per l'adeguamento delle leggi tur-
che ai criteri politici imposti da Bruxelles per l'inizio del negoziato di adesione alla Ue. I l "disco verde" dei militari potrà avvenire solo dopo un'esame dello piano modificato, nel corso della prossima riunione del Csn, che avverrà i l 26 giugno e, cioè dopo i l vertice europeo di Salonicco del 21 giugno. La questione dei luoghi di preghiera in tutti i condominii (una scelta che allontanerebbe davvero Ankara dall'Europa) ha profondamente irritato i militari non solo per la sua esplicita portata antilaica ma, soprattutto, perché il tentativo del Governo dimostra - secondo i militari - la subdola strategia del partito "postislamico" Akp di Tayyip Erdogan di usare i l processo europeo e la questione delle libertà religiose, come «grimaldello» per scardinare lo stato laico, promuovere la diffusione dell'islam politico e ridurre il controllo dei militari e la loro funzione di garanzia della laicità dello Stato. Ma non basta: c'è un secondo grave fronte di conflitto. Erdogan ha dichiarato che in occasione del prossimo pacchetto di riforme pro-Europa si dovrà obbedire alla richiesta europea di portare i militari turchi (che ora rispondono solo al capo dello Stato) sotto la dipendenza del ministro della Difesa. I militari hanno rispedito al mittente la proposta. I l «numero due» delle forze annate turche Yasar Buyukanit ha dichiarato in un discorso a Istanbul all'Accademia di guerra: «L'obiettivo europeo non si accorda con gli obiettivi obsoleti di quei circoli che vogliono minare la struttura secolare e unitaria del Paese. Coloro che cercano di usare l'Unione europea e i suoi valori per raggiungere i loro obiettivi separatisti resteranno delusi», ha detto ricordando che la Finlandia, già membro Ue e la Romania, candidato, «il capo di Stato maggiore risponde al presidente e non al ministro della difesa». «Non c'è una regola simile in Europa», perché si vuole chiedere qualcosa che non si chiede agli altri?, è stata la sua polemica conclusione. VITTORIO DA ROLD
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Pakistan verso il modello taleban DI CAMILLE E r o
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romessa mantenuta: la sharia islamica ora regna sovrana almeno su u n a parte del Pakistan. A i c o m i z i organizzati p r i m a delle elezioni del 10 ottobre scorso, i candidati dei p a r t i t i m u s u l m a n i vevano giurato i n p u b b l i c o d i vendicare i l «sangue dei martiri» afghani. E lunedì h a n n o Concretizzato la loro promessa riesumando i l regime dei taleban nella Provincia della frontiera Nord-ovest (Nwfp). Le università separate per le donne, la barba imperativa per gli u o m i n i , la preghiera obbligatoria cinque volte al giorno si aggiungeranno ai divieti già i n vigore: contro la vendita d i alcool e i videocassette, la diffusione della musica sui n mezzi pubblicii-gliosami d i àpnne da p a r t g ^ d i m e d i c i maschi e la presenza d i allenatori maschi còri àtlete sportive. A vegliare s u l l a " ' ! cornetta applicazione dei n u o v i pròwedimenti sarà u n apposito D i p a r t i m e n t o per la promozione delle virtù e la proibizione dei vizi, che riprende i l n o m e d i u n o scomparso ministero afghano, m a anche d i analoghi uffici tuttora attivi i n altri Paesi islamici, tra c u i l'Arabia Saudita, c u i fanno riferimento la p o l i z i a religiosa. Nelle zone tribali del Nord-ovest, le simpatie per i l regime dei taleban, cacciato da K a b u l u n anno è mezzo fà, sono sempre state palesi. D'altra parte, la maggior parte della popolazione appartiene all'etnia pashtun, la stessa degli "studenti coranici" che h a n n o governato Kabul per cinque l u n g h i a n n i . Anche per questo, m o l t i sospettano che m o l t i altri leader dei talepan, nonché lo stesso Ossama Benladen; siano nascosti p r o p r i ofi.U n a situazione che n o n ha favorito i l lavoro dei m i l i t a r i pachistani e americani dispiegati lungo i l confine con l'Afghanistan per inseguire i latitanti. La scadenza elettorale offre ai radicali l'occasione d i avere u n a loro rivincita contro i l generale-presidente Pervéz Musharraf, reo n o n solo d i aver dato i l suo indispensabile appoggio all'offensiva c o n t r a i «fratelli afghani», m a anche d i aver intrapreso u n braccio d i ferro con i p a r t i t i religiosi ordinando, i l 12 gennaio 2002, i l bando d i quelli più oltranzisti e l'arresto d i migliaia d i loro m i l i t a n t i . Prima ancora, i l generale aveva saputo accattivarsi le minoranze n o n m u s u l m a n e con l'abolizione del sistema d i voto separato i n t r o d o t t o dal generale Zia-ul H a q nonché allentando la morsa della discussa legge anti-blasfemia che punisce d i m o r t e c h i u n q u e offenda i l Corano. Un'altra grave " colpa d i Musharraf è la legge sulle scuole coraniche, considerate veri serbatoi d i fondamentalismo islamico. La norma, i n t r o d o t t a nel luglio scorso, rende
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La legge islamica dal Corano
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A b b r e v i a z i o n e c o m u n e d i «Shari'atA i l a h » , la legge d i D i o . N e l C o r a n o , si t r a t t a s e m p r e d i u n a legge d i o r i g i n e d i v i n a , d i u n a " v i a ' c h e si o p p o n e alle «passioni d i c o l o r o c h e n o n s a n n o » . La s u a a p p l i c a z i o n e , i n particolare in materia di diritto p e n a l e , c o s t i t u i s c e oggi la p r i m a rivendicazione dei gruppi radicali e u n t e m a di acceso d i b a t t i t o in m o l t i Paesi i s l a m i c i . F o n t i d e l l a s h a r i a s o n o ti C o r a n o e l a S u n n a , la t r a d i z i o n e del Profeta i cuj^esti hanno d a t o l u o g o a d i v e r s e i n t e r p r e t a z i o n i da p a r t e delle differenti scuole giuridiche. ( C E . )
obbligatoria la registrazione delle madrassa, sottopone all'autorizzazione statale l'accoglienza d i studenti stranieri e vieta la sovvenzione dall'estero. TUtti provvedimenti ritenuti necessari per monitorare le attività delle oltre 8mila scuolg islamiche che p r i m a funzionavano senza alcuna ispezione statale. Stretti nella m o r s a l i partiti islamici h a n n o reagito facendo fronte comune. Alla coalizione chiamata Muttahida Majlis-e-Amal (Mma, F o r u m d'azione unita) h a n n o aderito sei p a r t i t i : le due ali rivali della Jamiat Ulemae-Islami che n o n ha m a i nascosto i l suo sostegno ai taleban, la Jamaat-e-Islami, la Jamiat Ulèma-e-Pakistan, la Jamiat Ahle Hadith e la Millat-e-Jafria, nuova versione del bandito m o v i m e n t o radicale sciita d i Tehrik-e-Jafria. «Tutti i p a r t i t i religiosi sono ora i m i t i contro le forze che h a n n o appoggiato gli infedeli - aveva tuonato i n pubblico Qazi Hussain A h m a d , leader del Jamaat-e-IslamiM a n o i libereremo i l Pakistan dal controllo degli americani e dei loro partigiani». «Applicheremo le léggi' islamiche», ha detto nn , |itfò leader.. D a l canto suo, e con l'obiettivo, d i allontanare dal nuovo Parlamento i capi tribali considerati v i c i n i agli islamici, Musharraf ha limitato con u n emendamento alla legge elettorale la candidatura ai titolari d i u n d i p l o m a universitario. I l provvedimento funziona solaà metà, a livello nazionale. Nelle assemblee regionali, gli islamici strappano, invece, la maggioranza dei seggi i n due regioni: la Nwfp e ìIBalucistan. L'islamizzazione può ora cominciare.
Dopo l'introduzione della sharia nella Provincia della frontiera nord-ovest, corsi separati per maschi e femmine all'università, preghiere e barba per gli uomini obbligatorie. Cresce la sfida al presidente «laico» Musharraf
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ParlaAmine Kammourieh: «Le aperture sembrano false promesse per soddisfare le richieste dell'Occidente» DI CAMILLE E I D
• a democrazia C C I n e l m o n d o ara% m • • bo? È solo u n a m o d a , u n a parola d'ordine che bisogna evocare per p o ter rimanere i n sella. D a u n a parte, i leader rabboniscono 1 rispettivi p o p o l i c o n false promesse d i r i f o r m e p o l i t i che, dall'altra accontentano gli o c c i d e n t a l i c o n un'adesione solo formale ai loro valori». A m i n e K a m m o u r i e h , editorialista del q u o t i d i a n o libanese an-Nahar, n o n n a sconde la sua diffidenza. E p p u r e i l re d e l M a r o c c o h a d a t o p r o v a d i a p e r t u r a democratica rompendo con 0 passato... Solo i n parte. M o h a m m e d V I ha scarcerato u n oppositore per n o m i n a r l o p r i m o m i n i stro. M a q u a n t o potere effettivo h a questo premier? Nessuno. La fragilità d i questa democrazia si è vista dop o gli attentati d i Casablanca q u a n d o i l re h a paventa-
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to i l ritomo alla repressione invece d i rafforzare le libertà p u b b l i c h e , vera b a r r i e r a contro l'integralismo. Irti s o m m a : l a sicurezza viene p r i m a della d e m o c r a z i a e l'opposizione deve solo r a p presentare l ' a l t r a faccia de potere. Nello Yemen, a d esempio, esiste u n a v e r a opposizione. Sì, quella degli i s l a m i c i del p a r t i t o al-Islah. Finché b i sognava arginare i l p a r t i t o socialista, questi islamici facevano parte della coalizione al governo. M a ora che sono diventati nocivi all'imm a g i n e d e l Paese i n O c c i dente, se ne cercano altri. I l presidente y e m e n i t a Saleh è
m i c i . C o m e uscire da q u e sto d i l e m m a ? La democrazia è c o m e la l i bertà. Si concede senza calc o l i d i sorta. Se, i n u n p r i m o periodo, arriveranno gli i s l a m i c i , n o n i m p o r t a . L'islam n o n potrà dare u n a risposta a t u t t i i p r o b l e m i ec o n o m i c i e sociali. M a fino a q u a n d o n o n dimostrerà i l suo l i m i t e continuerà a i l l u dere m o l t a gente. Ecco i l m o d e l l o iraniano: i l radical i s m o h a portato, alla fine, a u n presidente c o m e idratam i . Anche l'esperienza alger i n a insegna. I l prezzo pagato p e r i m p e d i r e l a v i t t o r i a degli islamici si calcola i n decine d i migliaia d i m o r t i .
volato d i recente negli E m i fati arabi per invitare i leader socialisti i n esilio a fare ritorno i n patria. U n i m provviso sussulto d i d e m o crazia? N i e n t e affatto. Saleh sa, infatti, che per poter parlare d i democrazia, h a bisogno d i opposizione, m a solo d i u n a che assecondi il suo gioco. I l paradosso sta anche n e l fatto che n e g l i E m i r a t i n o n esiste u n ' o p p o s i z i o n e locale. O g n i Paese tollera solo g l i o p p o s i t o r i altrui: i sudanesi i n Egitto, gli egiziani i n Libia, i l i b i c i i n Tunisia, e così via.
È lecito a questo p u n t o parl a r e d i "esportazione d e l l a democrazia" come intende fare B u s h i n Iraq?La c o n g i u n t u r a esterna a volte aiuta a cambiare u n a situazione i n a m o v i b i l e . M a la democrazia è i l risultato d i u n processo i n t e r n o p o r t a t o av a n t i d a i p a r t i t i e dalla società civile e n o n può essere catapultata. La democrazia prevista per l ' I r a q significa p o i dare piena libertà alle d i verse etnie e confessioni religiose e questo n o n è u n bene. Ogni g r u p p o farà infatti a gara c o n gli altri per allargare la p r o p r i a fetta d i potere. Invece d i riconoscersi i n u n ' u n i c a nazione, g l i i r a -
I n t r o d u r r e la democrazia sig n i f i c a p e r m o l t i Paesi fav o r i r e l a v i t t o r i a degli isla-
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f a c c i a t a »
c h e n i si sentiranno anzitutto m e m b r i d i u n a d e t e r m i nata comunità che l i tutela dalle altre, m a g a r i c o n l ' a i u to d i u n Paese estero. U n p u n t o d i vista m o l t o scettico. / Sì. E sarò scettico fino a q u a n d o vedrò i n o s t r i leader considerare i p r o p r i figli gli u n i c i i d o n e i a succedere l o ro. Ora h a n n o anche capito i l gioco: L'Occidente sollecita la nascita d i O n g o d i associazioni d i difesa dei d i r i t t i dell'uomo? A l l o r a ne crean o a decine. Ora vuole la democrazia? Si i n v e n t a ad hoc. M a la democrazia n o n è u n coniglio che si tira f u o r i dai cappello d i u n prestigiatore.
L'America sognata da George Bush conquista i ragazzi delle università
Times scrive di «un'era di dominio»: con Rove stratega in capo, i repubblicani pianificano seriamente non solo la rielezione di Bush alla Casa Bianca anche la costruzione di un partito Rap e voglia di archiviare il '68: nei collegefiorisconoi circoli à destra ma che comandi a lungo. Bisogna dunque guardare a Rove per capire cosa stia DAL NOSTRO INVIATO sylvania, dove il Times ambienta la succedendo nelle università. NEW Y O R K — Hanno un mito, R o - sua indagine), i fratellini minori di RoButtati alle ortiche blazer e tailleur, nald Reagan, «un uomo di principio», ve hanno alzato la testa dal Maine alla abolite le discriminazioni contro i gay che tuttavia nessuno di loro ha visto California e perfino in una roccaforte (molti appoggiano le coppie omosesdal vivo nelle sue memorabili interpre- liberal come Berkeley. Nelle settimasuali),! giovani «neocons» (neoconserne della guerra all'Iraq (che ha rivelatazioni anni Ottanta, da presidente devatori) si fanno beffe dei «paleos» cogli Stati Uniti. E hanno una parola to la divisione generazionale tra prome Pat Buchanan («è bell'e morto, d'ordine: strappare ai democratici le fessori di sinistra e studenti di destra) quello») e impugnano lo scontro geneloro stesse parole d'ordine ridicoliz- hanno sfilato, minoritari ma orgogliorazionale con i professori liberal (quazandoli sul terreno del «politicamente si, gridando «Bush, Bush!» nel Peosi tutti reduci sessantottini) come una corretto». Hanno un ideologo, Bill ple's Park, il «parco del popolo» dove bandiera di nuova contestazione. UsaBuckley, che nel 1951 fu bollato come l'allora governatore Reagan mandò no sui giornali immagini rubate ai de«puro fascista» avendo accusato Yale nel '69 la guardia nazionale a reprimemocratici. «Noi condividiamo il suo sodi sfornare dalle sue aule «atei sociali- re le manifestazioni della sinistra stugno», hanno titolato nel numero di febdentesca (nella loro agenda politica, sti». E hanno un eroe eponimo, che braio, su una gigantesca foto di Martrent'anni fa era proprio come loro, hanno sul People's Park—luogo di cultin Luther King, i ragazzi della redazioambizioso e conservatore e pragmati- to della sinistra — idee semplici e risone di Counterweight, il foglio di destra lutive: farlo spianare dalle ruspe). della Bucknell University. L e pagine co, e in fondo si può interne erano dedicate alla necessità Non vengono dal nulla, questi ragazdire li abbia inventatì di abolire le quote a tutela delle minol i loro idolo è ( ° l t r e c h e > ^ t e m zi " che usano i sistemi del «Free Speeranze nelle università: «La sinistra raz_ ,_ pi più recenti, forag- ch Movement» dall'altra parte della zista ha crudelmente abbandonato il Ronald Reagan: giati): K a r l Rove, barricata. L a lista dei loro finanziatori sogno del dottor King "che i miei quatanche «e «ano adesso genio della è lunga, dal Collegiate Network al potro figli vivano un giorno in una nazioancne se sono l a m p a d a di B u s h e tente Isi, l'istituto nato per strappare ne dove non siano giudicati dal colore troppo giovani onnipotente inquili- alla sinistra i college. Gli «hip-hop R e della loro pelle"». I bravi ragazzi di publicans» non sono un investimento n o d e U a W e s t W i n g ' n Counterweight sorvolano sul fatto p ee rr nrirnrdare c o r a a r e la ia a perdere: negli ultimi tre anni 256 nuon e i 1973 tifoso di che, senza affirmative action e pari opsua presidenza Nixon e presidente vi gruppi conservatori sono nati nei portunità, i figli di Martin Luther King dei College Republi- campus, la commissione nazionale dei e tanti come loro non ci si sarebbero cans, il gruppo dei College Republicans ha triplicato gli neanche accostati alle università. Ma ragazzi americani di destra da dove iscritti e toccato la quota mai vista pril'uso di un argomento liberal (il sogno tutto comincia. «La storia dei College ma di 1148 sezioni, il successo repubdi King) per raggiungere un obiettivo Republicans — h a scritto di recente blicano alle elezioni di medio termine condiviso dal K u Klux Klan (fuori i neNicholas Lemann sul New Yorker—so- dell'autunno scorso è dovuto anche alri dalle università) è un seducente memiglia a quella dei gruppi di sinistra, la nuova onda verde: «Gli studenti portodo dialettico della nuova destra. piena di colpi di mano e intrighi. E il tano entusiasmo e bussano a tutte le più College Republican di tutti i Colle- porte», h a detto al Times S c o t t Al femminismo estremista dei «Moge Republicans era Rove». Stewart, erede di Karl Rove nell'uffinologhi della vagina» i contestatori Ora anche il New York Times ha ac- cio di presidente dei College Republidella Bucknell hanno del resto facile ceso un faro su questa nuova tipologia cans. Quando Rove si rimboccò le magioco nell'opporre i di ventenni che danno la scalata ai niche in quell'ufficio (dopo aver fatto «Monologhi del pegiornaletti, ai siti e alle coscienze uni- fuori il rivale Robert Edgeworth con ne»: e non solo per- e n e l «parco dei versitarie preparandosi a farlo, in gran- una serie di colpi di mano e con l'apché pure i sondaggi de stile, nella società americana che poggio risolutivo di George Bush padeU'università della contestatori» verrà. Quella che sembrerebbe quasi dre, allora presidente della commissioCalifornia mostrano (jj B e r k e l e y un'operazione di egemonia gramscia- ne nazionale repubblicana) la situaziocome i giovani sterzina ha attirato l'attenzione del maggio- ne era parecchio diversa. I l partito, no a destra da temora si marcia re quotidiano d'America, che a essa ha sommerso dai detriti del Watergate, po (quasi cinque su dedicato una lunga inchiesta con un ti- aveva bruciato 43 seggi alla Camera in favore dieci sono contro tolo giocato sulla nuova identità di nelle elezioni del '74, era crollato di 21 l'aborto, sette anni della guerra questi ragazzi, «The Young Hipubli- punti su scala nazionale, aveva perso fa il 66 per cento pencans» (il riferimento è alla cultura sei poltrone da governatore. Robert sava che i ricchi dohip-hop che, all'apparenza, avrebbe Teeter, ingaggiato per fotografare la sivessero pagare più tasse, oggi solo il tutt'altre coordinate). Già vincenti tuazione in un rapporto alla direzione 50 per cento lo crede ancora) ; più semnei campus della «little America» (co- esecutiva repubblicana, scrisse: «Non plicemente, perché i ragazzi sono stufi me la Bucknell University della Penn- siamo più un partito di minoranza, abdell'ingessatura di correttezza politibiamo raggiunto lo status di partito ca dentro cui sembra essere rinchiusa minore». Trent'anni dopo il New York la sinistra («mostriamo come sono intolleranti e intellettualmente pigre siano diventate le femministe», dicono i provocatori, e le provocatrici, dei nuovi «monologhi»). Il paradosso di una sinistra che sta all'opposizione nel Paese ma nei college viene percepita come vecchia e incrostata di potere rischia di far fuori sul nascere le speranze di riscatto dei democratici per le prossime elezioni. L'11 settembre è stata l'ultima, decisiva svolta, con la LUNEDI 26 MAGGIO 2003 valanga patriottica che i democratici non hanno capito. Tempo fa Karl Rove ha detto: «I partiti che non riescono ad adattarsi alle nuove circostanze si suicidano».
Corriere della Sera
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Poi, a sveltire il lento suicidio democratico, ha chiamato i Karl Rove del 2030. Goffredo Buccini
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DOMENICA
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CORRISPONDENZE
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Dialogo con Robert Sinico
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Intellettuali e potere: wtfilosofiitaliano a confronto con ilfondatoredell'Acton Insature
C o n Bush, m a n o n da yesman DI DARIO ANTISERI non hanno mai saputo che i foni trovo a Grand Rapi- datori della dottrina del Ubero ds presso l'Acton in- mercato sono cattoüci (sto parstitute, uno dei più lando dei tardo-scolastici deUa prestigiosi think-tank cattolici Scuola di Salamanca). E tengo degli Stati Uniti, che ha di re- infine a precisare che la magcente aperto una sezione italia- gior parte delle università cattolina. In precedenza sono stato a che americane subiscono il fasciWashington, all'American en- no deUe concezioni di sinistra. terprise institute (Aei) all'EthiA. Quali sono i Suoi rapporti cs and public policy center e al Faith and reason institute. Salta con la Chiesa cattolica americasubito agli occhi una differenza na; con i vescovi, per esempio? S. Sono un prete cattoUco in tra questi centri di ricerca e alcuni di quelli operanti in Ita- ottimi rapporti con i l mio vescolia: questi sorgono a servizio di vo e l'Acton institute lavora con qualche politico, negli Stati tanti vescovi, i quaU invitano i Uniti non è così, si tratta di loro seminaristi alle nostre conistituzioni culturali certamente ferenze e ai nostri seminari di non super partes, ma che sicustudio. Con altri vescovi non mi ramente sono super servos. trovo sempre d'accordo. E abChiedo subito a padre Robert biamo con loro deUe discussioSirico, membro della Mont pele- ni piuttosto vivaci. rin society e fondatore delA. Come è visto l'Acton insil'Acton institute, quale sia lo tute dalle diverse chiese protescopo di questo istituto ormai stanti? noto in tutto i l mondo. S. La maggior parte dello Sirico. Lafinalitàdell'Acton staff deU' Acton institute è cominstitute consiste nella promo- posta da protestanti. Personalzione — negli Stati Uniti e a mente sono stato invitato a tenelivello internazionale — di una re tante, tantissime conferenze società libera e virtuosa, caratte- in università protestanti, centri rizzata dalla libertà degli indivi- di ricerca e comunità protestandui e sostenuta dai principi reli- ti. Va detto che i cattoUci in giosi. Più in particolare, l'Acton America sono meno del'25%; institute intende promuovere — sono dunque una minoranza. E all'interno della Chiesa, nelle Le confesso che tra i miei miistituzioni educative e tra gli uo- gUori amici ci sono due leader mini di affari — la comprensio- protestanti, James Dobson e ne dei principi del mercato e Chuck Colson. incoraggiare così la libertà ecoA. In un 'intervista rilascianomica, una Ubertà indissolubil- ta qualche anno fa, Lei ha afmente legata alle libertà politi- fermato: «Nessuno è mai venuche e che crea opportunità per to da noi qui all'Istituto per tutù, specialmente per i poveri. esercitare pressioni di natura Antiseri. Una chiara intera- politica o per spingerci a dire zione, pertanto, tra fede religio- cose nelle quali noi non crediasa ed economia di mercato... mo». Le chiedo: da chi riceve S. E molto pericoloso, a mio Lei le risorse economiche per avviso, non tanto distinguere mandare avanti un istituto che quanto piuttosto separare fede sviluppa molteplici attività e religiosa ed economia di merca- che conta più di trenta tra rito. E, in realtà, i programmi e le ' cercatori e impiegati? attività dell'Istituto sono goverS. AgU inizi, nel 1990, ho nati dalla profonda convinzione avuto un aiuto da un imprenditoche la fede cristiana sia allo stes- i re di Chicago. Costui esaminò il so tempo sostegno della Ubertà progetto dell'Acton institute e e la base formativa della respon- •dopo un'attenta anaUsi ci dette sabiUtà individuale. 80mila doUari. Fu proprio per il A. Negli Stati Uniti ci sono 250 università cattoliche. C'era bisogno di un altro istituto cattolico come l'Acton institute? S. Negli Stati Uniti, come anche in Europa, la tradizione del cattobcesimo Uberale — che annovera tra i suoi rappresentanti figure come Tocqueville, padre Lacordaire, Rosmini, Bastiat, Acton, Sturzo e altri ancora — è sostanzialmente sconosciuta. Sono molti ancora a pensare che la dottrina sociale della Chiesa si identifichi con una qualche forma di sociahsmo. Costoro hanno dimenticato o
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rispetto che si deve aU'ingegno e aUa responsabiUtà di un imprenditore che noi presentammo dapprima il nostro progetto. A. Tomo sui rapporti dell'Istituto con la politica... o, meglio, con i politici. Appese, nel corridoio della biblioteca, ho notato, tra altre, tre fotografie in cui Lei è ripreso con tre presidenti degli Stati Uniti: Nixon, Reagan e George W. Bush. Un grande filosofo stoico
A. La storia e l'attualità insegnano che non di rado molti intellettuali, piuttosto che portare la lanterna davanti al re, si adattano a portare lo strascico del re. Diventano caudatari, si traformano in servi, in prezzolati camerieri in livrea. «Il potere tende a corrompere, e il potere assoluto corrompe assolutamente», diceva Lord Acton. Il potere, in breve, è sempre pronto a sedurre gli intellettuali, li rende accomodanti e giustificatori, o ha lasciato scritto che «quando taciturni con un bavaglio spalun tuo amico è giunto in alto e ricopre posti di responsabilità, mato di miele. E questo un pericolo che l'Acton institute è riul'unico vero regalo che tu, da scito a evitare oppure no? vero amico, gli puoi fare, è una S. I l potere rappresenta semcritica». Lei è consigliere del pre e comunque una tentazione Presidente Bush: quante e quaper i cittadini, per gli intellettuali critiche ha fatto in questi ultili e anche per i sacerdoti. Per mi tempi alle posizioni della tutto ciò, scopo dell'Acton Instipolitica americana? tute, esattamente in base al prinS. M i sta a cuore precisare cipio di sussidiarietà, è quello di subito che io non ho accettato aumentare il potere dei cittadini né accetto la carica formale di e dei corpi intermedi e di dimi"consigliere" dei presidenti Usa. nuire il potere della partitocraCome sacerdote cattolico, come zia. Di conseguenza, è per statucittadino americano e come into che l'Acton institute non ha tellettuale sono stato e resto dimai accettato, non accetta e mai sponibile a dare consigli e muoaccetterà contributi dallo Stato vere critiche a uomini di affari, o dai partiti, né qui in America a politici e al Presidente Bush. né in Italia, dove da poco è stata Così, tanto per fare qualche fondata la sezione italiana delesempio, ho dichiarato a Bush il l'istituto Acton. Questo a garan-" mio disaccordo con lui sulla spizia della nostra autonomia. Non nosa questione degli embrioni. vogliamo cappi al collo. La veriInoltre, ho espresso al presidentà scientifica non sopporta pate Bush, in pubblico e in privadroni; e la coscienza — per dirto, le mie dure riserve sul fatto la con Lord Acton —, sebbene che egli abbia voluto dare soldi fallibile resta inviolabile. E a statali alle istituzioni di volontaproposito della sezione italiana riato, trasformandone così la nadell'Istituto credo che la diffutura di "corpi intermedi", spontasione e l'elaborazione di idee nei e volontari. In questo caso, tipiche della tradizione cattolica insomma, il Presidente Bush ha liberale rappresenti la più urgeninfranto U principio di sussidiate necessità, sia per la cultura rietà orizzontale, adottando, in cattolica che per quella laica. effetti, una misura illiberale. Io Per ulteriori informazioni: avrei preferito diminuire le taswww.acton.org oppure, per la se, in modo che i cittadini avessezione italiana dell'Istituto: sero maggiori possibilità per reawww.acton.org/ital lizzare azioni spontanee di volontariato. E la mia fiducia nel libero scambio si è scontrata, non una sola volta, con le misure prese dall'Amministrazione americana, come nel caso dell'embargo all'Iraq.
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LO S C R I T T O R E
H silenzio della Chiesa sulle atrocità di Castro
ARMANDO VALLADARES*
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u a n t i più g i o r n i passano, tanto più si fa enigmatico, sconcertante e pesante i l silenzio della diplomazia vaticana sulle fucilazioni e sull'ondata di condanne ad oppositori nella Cuba comunista. Silenzio tanto più gravoso quanto è stata clamorosa l'insistenza della Santa Sede sui d i r i t t i del popolo iracheno e delle vittime della guerra. È vero: L'Osservatore Romano ha subito dato notizia delle fucilazioni e degli i m p r i gionamenti a Cuba. M a è davvero poca cosa, anzi quasi niente se si considera (...) SEGUE A PAGINA I 3 (...) la gravità dei fatti e delle circostanze i n cui sono avvenuti, fatti che non solo colpiscono duramente le vittime dirette e i loro familiari ma anche i 12 m i lioni di miei fratelli cubani tenuti i n schiavitù da più d i quar a n t a n n i i n quella sventurata isola-carcere. Questo protratto silenzio vaticano sulle tre fucilazioni e sulle condanne al carcere di 75 dissidenti a Cuba m i costringe a r i cordare lo scandaloso episodio, nel marzo scorso, della decorazione del tiranno Fidel Castro da parte dell'abbadessa dell'Ordine d i Santa Brigida, con il suo contorno di baci e abbracci alla sinistra figura d i Castro sotto gii occhi della televisione cubana e con la non accidentale presenza del cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Una farsa cosi indecente che persino i l cardinal Ortega, arcivescovo dell'Avana, che pure i n altre occasioni non s'era certo tirato indietro, stavolta ha categoricamente rifiutato d i assistervi. Ma i l silenzio vaticano sulle recenti fucilazioni non può non riportarmi alla mente anche l'episodio dei tre fratelli Garcia
| Marin di cui ho già parlato i n uno dei miei libri. I tre fratelli Garcia Marin cercarono nel d i cembre 1980 asilo nella Nunziatura dell'Avana, ma ne furono tratti a forza da agenti della polizia politica cubana discesi da un'automobile della stessa Nunziatura vestiti di panni sacerdotali. Dopo di che i tre furono fucilati. L'attuale silenzio vaticano m i ricorda altresì i «Viva Cristo Re!» e gli «Abbasso i l comunismo» che sentivo gridare da tanti ragazzi cattolici nella prigione della Cabana (dove anch'io sono stato imprigionato per più di vent'anni) nel momento i n cui li portavano davanti al triste muro dove avrebbero affidato la loro anima a Dio sotto le scariche del plotone d'esecuzione. Martiri della fede, per i quali gli esponenti più rappresentativi dell'esilio cubano hanno sollecitato l'inizio di u n meritato processo di beatificazione con lettera consegnata alla Segreteria d i Stato vaticana il 14 ottobre del 1999: supplica che da allora r i mane senza risposta. E infine non posso tacere che il silenzio della diplomazia vaticana sul dramma di Cuba i n un momento come questo e nelle attuali circostanze non può che contribuire oggettivamente ad aumentare il peggiore e più contraddittorio dei caos che minaccino di impadronirsi del nostro mondo: il caos mentale. In quanto cattolico e cubano m i duole enormemente di dover rendere pubbliche queste mie considerazioni; ma lo faccio come ineludibile sfogo di coscienza, e con tutta la dovuta venerazione alla Cattedra di Pietro. Dolore forse anche più grande delle peggiori torture fisiche che ho patito durante i miei 22 anni di carcere: perché la sofferenza spirituale è più profonda della stessa sofferenza fisica. Postscriptum. Per ragioni di spazio non affronterò i n questa occasione i l tema del pericolo che rappresenta oggi, nel quadro di un'America latina quanto mai instabile, la continuità della dittatura castrista. Essa può oggi contare infatti con il sostegno del presidente venezolano Chavez, che ha appena firmato i l rinnovo di quel contratto per la fornitura di petrolio che tanto avvantaggia Castro; e con l'amicizia del neo presidente brasiliano Lula da Silva, lo stesso che durante la sua campagna elettorale m i diede del
«manigoldo» solo perché avevo dimostrato, documenti alla mano, le sue strettissime relazioni con i l sanguinario despota avanero. Attualmente Lula strizza l'occhio destro al capitale internazionale, attirandolo e anestetizzandolo con la promessa d i elevati interessi bancari; e strizza l'occhio sinistro a elementi brasiliani procastristi che a poco a poco vanno occupando sempre più spazio nel suo governo, come il Movimento dei Senza Terra, i seguaci della «teologia della liberazione» e la loro eminenza grigia, il Ministro della Presidenza, José Dirceu, u n ex guerrigliero allenatosi a Cuba. Ma non posso, per finire, fare a meno di accennare alla tiepida e vergognosa risoluzione sul regime castrista recentemente approvata nella Commissione dei Diritti Umani dell'Orni su proposta di alcuni governi latinoamericani: risoluzione che ha dimostrato quanto fiacca sia la loro volontà politica di opporsi al dittatore Castro, il cui ambasciatore a Ginevra non ha esitato a impunemente proferire nei loro confronti i più volgari insulti. Benché tale timorosa risoluzione si limitasse a semplicemente esortare L'Avana a permettere l'ingresso di u n osservatore, senza condannare nulla e nessuno; e ciononostante essa ha potuto, il giorno della votazione, i l 17 -aprile scorso, contare sull'astensione dei rappresentanti del Brasile e dell'Argentina, che i n quel giovedì santo si sono comportati come dei novelli Pilato. Dimentichi che ben 23 religiosi cubani costretti da anni all'esilio avessero (come ha documentato l'Agenzia Cattolica d'Informazione Aci i n u n suo dispaccio del 10 aprile) dolorosamente ammonito che «ogni silenzio sulle sofferenze di Cuba è complicità». A r m a n d o Vafladares 'Scrittore, ex prigioniero politico a Cuba per 22 anni, ambasciatore degli Stati Uniti alla Commissione Onu dei Diritti umani all'epoca delle presidenze Reagan e Bush. Autore del libro di memorie Contro ogni speranza, bestseller in tutto il mondo.
L o sfogo Armando Valladares: «Il silenzio del Vaticano sulle ultimefucilazioni fa aumentare la nostra sofferenza»
I L G I O R N A L E • Venerdì 2 5 aprile 2003
Al
I L VERO
CONSERVATORE DI MARCO RESPINTI
Cristianesimo e Unione Europea
N
ON desidero entrare qui nel merito del dibattito sulla progettata Costituzione dell'Unione Europea Non desidero entrarci ancora. Vale infatti la pena di evitare qualsiasi intervento occasionale, gergale, enatamente passionale, quindi futile e presto cestinabile, su un argomento tanto importante.
Ma comunque la si pensi sul merito, l'operazione di taglia-ecuci che le massime autorità europee vorrebbero ammonirci è risibile. Non (non solo) perché si cerca di evitare ogni riferimento positivo alle radici cristiane dell'Europa ih un documento ufficiale di tanto pondo e senso, ma perché così facendo si piega la storia a proprio piacimento. Non
si può, infatti, fare della storia un patchwork da cui omettere quel che non piace. La storia, o tutta o niente. Questo è l'unico sano, serio, intelligente revisionismo. L'Europa cristiana è un dato sto : rico. Se quindi l'Unione Europa non vuole essere avulsa dalla storia nella quale di fatto s'inserisce, non può che tenere conto di tutta la storia, compresa quella che non piace. Si chiama realismo. Ed è una virtù, anche se va poco di moda. Cosa sarebbe stata la polemica illuminista senza i l cristianesimo? Cosa sarebbe stato i l marxismo se non avesse avuto come dirimpettaio polemico la civiltà cristiana? Cosa sarebbe l'economia libera e imprenditoriale senza l'introspezione personalistica cristiana? An-
\L
date, che so, a Firenze o a Roma o a Milano e provate a eliminare con la fantasia tutto ciò che fa anche larvatamente riferimento al cristianesimo. Niente pittura, niente scultura, addirittura niente architettura persino civile e financo liberal-massonico-ottocentesca. Niente musica, vie e strade senza nomi, piazze senza fontane, biblioteche ed edicole vuote. Scuole zero, università men che meno, aule di tribunali preda solo del boia. Persino Friedrich Nietzsche, quando ha dovuto prendersela con l'origine di quella che, da Socrate in poi, definì la «menzogna millenaria» dell'Occidente, decretò che Dio era morto. Non era vero (e soprattutto la battuta ha lasciato Dio del tutto indifferente, come dice Ni-
SECOLO
0' /TAciA
colas Gómez Dàvilaj, ma quel suo Dio era ovviamente, certamente il Dio cristiano. Anche per litigarci bisogna prendere di petto Dio, in Occidente i l Dio cristiano. "Scandalizza quindi la leggerez- ; za di chi vorrebbe gestire la storia come si gestisce una partita a bocce. Tanto che (questo i l titolo a caratteri cubitali comparso su" Avvenire del 10 giugno) risuona addirittura L^invito" della Francia laica: cristianesimo nella Carta Ue. Altrimenti sarebbe sì una «menzogna millenaria», di quelle di cui sentiremmo riecheggiare le risa del mondo per secoli Vogliamo essere ricordati dai posteri così? mjespinti@hotmaiL
¿ S - é - 0 3
afcii¡i¡ia&ifl di Averardo D i n i
I cantori del «Christus vinci!» nella Cecoslovacchia comunista
TOSCANA OGGI 29 giugno
2003
A
nche se in Cecoslovacchia fu messa in opera un'attenzione a non ripetere gii errori commessi in Urss tuttavia la linea seguita verso il problema religioso fu sempre molto severa. Come esempio citiamo Zdenka Schelingova, suora nell'Ordine della Santa Croce.Tutti laricordanoper il suo grande calore umano e per la sua serenità. Come infermiera in ospedale di Bratislava conobbe un sacerdote che, appena dimesso dall'ospedale, doveva essere mandato in un campo di concentramento in Siberia, ma lei lo aiutò a scappare. Come responsabile fu arrestata e condannata a dodici anni di prigione. Nel carcere di Praga veniva costantemente torturata, messa a testa in giù e picchiata a lungo. Il Governo, non volendo fare dei martiri, dopo qualche anno la rilasciò libera, ma era così mal ridotta che morì tre mesi dopo il 31 luglio 1955. È in corso la sua beatificazione. In tale periodo ¡ sacerdoti che erano in libertà dovevano avere una licenza da parte dello Stato che poteva essere tolta alla minima infrazione. Per evitare il peggio molti accettarono di entrare a far parte dei cosiddetti «Sacerdoti per la pace», sponsorizzati dallo Stato tanto da essere obbedienti allo Stato anziché ai propriVescovi. il regime lanciò anche un settimanale, sedicente cattolico, ma, dopo due settimane, restò invenduto in tutte le chiese. In Slovacchia, pur essendo a maggioranza cattolica, solo il 30 per cento dei bambiniricevevaun'istruzione catechistica perché partecipare in parrocchia al catechismo significava chiudersi la possibilità delle scuole superiori. Jan Korec, consacrato Vescovo clandestinamente nel 1968, fu subito incarcerato. Liberato poi nel 1974 fu obbligato, pure in precarie condizioni di salute, a fare lo spazzino, il facchino e il semplice operaio in fabbrica. Morì «misteriosamente» dopo un interrogatorio di sei ore negli uffici delia polizia. Oppressi da questa aperta violazione dei diritti umani, molti intellettuali cattolici e membri della Chiesa diedero vita ad un movimento, che chiamarono «Carta 77». Fu un'aperta dichiarazione di opposizione al Governo. Il CardinaleTomasck cominciò a far sentire forte la sua voce. Clandestinamente si cominciò a pubblicare libri e giornali cattolici anche, se scoperti nella diffusione, si veniva arrestati. Nel 1985 cadeva l'undicesimo centenario dei Santi Cirillo e Metodio che, insieme a S. Benedetto, sono i Santi Patroni d'Europa, il giorno della celebrazione aVelebrand, ove si trova la tomba di Metodio, vi presero parte 200.000 persone. Una folla incredibile per il Governo. La folla improvvisamente cominciò a gridare: «Vogliamo il Papa! Vogliamo la Messa! Ridateci i Vescovi» e poi il canto del «ChristusVincit». La polizia intervenne con i cani, con idranti e con gas lacrimogeni. Poco dopo tempo, innescato il «disgelo» in Urss da Gorbaciov, anche nei paesi satelliti iniziò quella che fu chiamata «larivoluzionedi velluto» che portò alle dimissioni del Governo, che da quaranta anni era di marca comunista. La sofferenza di vari decenni aveva finalmente pagato il prezzo della libertà per tutta la popolazione ed anche per la Chiesa. Grazie ai testimoni eroici della fede. Sì: avevano ragione a cantare «CristoVince, Cristo regna»! La fede non smentisce. Non c'è forse scritto, con grandi lettere in pietra, all'ingresso del grande e maestoso Castello di Praga, sede del Governo, ma anche sede deiVescovi nei secoli più lontani, che «portae inferi non praevalebunt adversus eam»? Smentire Gesù, a quanto pare, è un po' difficile!
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r±YÌ CAMBOGIA. Un regista ha messo di fronte ^ prigion ieri e aguzzini ( U n film-tv per fare memoria di Poi Pot ma anche per riconciliare i sopravvissuti di una tragedia terribile
DI MAURIZIO BLONDET
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NEUTRA^E-
C C ÌMH ^ a v ° g l i ° capire % m I c o m e p e r s o n e colte, degli i n t e l l e t t u a l i , a b b i a n o f a t t o questo», dice R i t h y Panh. Questo" è i l genocidio p e r p e t r a t o d a i K h m e r rossi i n C a m b o g i a d a l 7 5 f i n o alla c a d u t a d e l r e g i m e d i Poi Pot n e l 1979. R i t h y P a n h è u n regista c a m b o g i a n o che v i v e i n F r a n c i a . È l ' a u t o r e d i u n film-verità l a n c i n a n t e e t e r r i b i l e , trasmesso l ' a l t r a sera s u l l a rete c u l t u r a l e f r a n c o tedesca «Arte»: P a n h h a messo d i f r o n t e a l c u n i s o p r a v v i s s u t i d e l c a m p o S-21 ( u n liceo t r a s f o r m a t o i n m a t t a t o i o , dove i c o m u n i s t i t o r t u r a r o n o e p o i t r u c i d a r o n o 18 m i l a persone) con i loro carnefici. I l regista R i t h y P a n h è a n c h ' e g l i u n sopravvissuto. Aveva 11 a n n i quando fu deportato con i due milioni d i abitanti di P h n o m Penh, l a capitale a p p e n a c o n q u i stata d a i K h m e r rossi. Poi Pot, m a r x i s t a e d u c a t o alla Sorbona, a p p l i c a v a u n a f o r m a estrema d e l marxismo: l ' U o m o Nuovo andava fatto nascere azzerando la c i viltà " c a p i t a l i s t a " . Abolì la m o n e ta e applicò u n c o l l e t t i v i s m o t o tale. La c a m p a g n a avrebbe r i e d u cato g l i u o m i n i della città. L ' u n d i c e n n e R i t h y Panh, c o m e gli a l -
t r i , h a c o n o s c i u t o la p a u r a , la fame, le m i n a c c e e le percosse, l a perdita d i parenti e amici, la m o r t e i n c o m b e n t e n e i killing fields, i c o l l e t t i v i a g r i c o l i che eran o c a m p i d i s t e r m i n i o , dove d o m i n a v a l ' a r b i t r i o o m i c i d a d e i rossi. Fuggito d o p o quattro a n n i d ' i n cubo, raggiunta fortunosamente la Francia, P a n h p o r t a d e n t r o d i sé le ferite d i q u e g l i a n n i . «Vivere dopo u n genocidio è u n vuoto spaventoso», h a s c r i t t o : «Si è come v i t t i m e d i u n a radiazione atomica». H a scoperto, leggendo P r i m o Levi, i l dovere della m e m o r i a . È t o r n a t o i n C a m b o g i a p e r girare i l suo film, " S - 2 1 , l a m a c h i n e de la m o r t khmère r o u g e " . N e l vecc h i o liceo d i M o n t i Santésok, d i v e n u t o i l m a t t a t o i o S-21, h a r a dunato due sopravvissuti e c i n q u e c a r n e f i c i . Faccia a faccia. C'è H e n g N a t h , u n a delle v i t t i m e . D e ve l a v i t a a l fatto d i saper d i p i n gere: i K h m e r t o r t u r a t o r i si facev a n o fare i l r i t r a t t o , perciò l ' h a n no risparmiato. E i carnefici? D i c o n o - è già avven u t o - che h a n n o solo eseguito d e g l i o r d i n i . Cercano d i c o n v i n cere le l o r o v i t t i m e che anche l o r o erano v i t t i m e , che se le t r a s c i n a v a n o alle camere d i t o r t u r a , se h a n n o g i u s t i z i a t o i p a r e n t i e i figli d e i l o r o i n t e r l o c u t o r i , era perché a l t r i m e n t i l o r o stessi sarebbero stati eliminati. A n c h e questa t r a p p o l a della coscienza a n n u l l a t a d a l terrore d i Stato, la c o n o s c i a m o già. L'ha descritta Solgenytsin. È i l pensiero «Se n o n l o faccio io lo farà u n a l t r o peggiore d i m e » , che fa fare cose o r r i b i l i . La p a u r a c o m e g i u stificazione: «Vogliamo vivere, ecco i l problema», dice Solgenytsin. Nel totalitarismo sterminatore, i l voler vivere - m o d e s t a viltà, i n f o n d o - basta a c o n d u r r e alla d i s u m a n i z z a z i o n e totale.
N e l film d i Panh, i n u n p i a n o seq u e n z a che d u r a sette i n t o l l e r a b i l i m i n u t i , u n o d e g l i ex-guardian i mostra come minacciava i prig i o n i e r i . Ripete m e c c a n i c a m e n t e ciò che u r l a v a a gente i n c a t e n a t a che stava per a m m a z z a r e . I n u n a t t i m o , funesto m i r a c o l o , i l c l i m a d e l c a m p o S-21 t o r n a a p i o m b a re, t r e n t a n n i d o p o , sulle spalle d e i sopravvissuti: le facce t e r r o rizzate, i l t r e m i t o i n v i n c i b i l e . I l carnefice, q u a n t o a l u i , d i v e n t a q u e l l ' a u t o m a che era: u n a m a c c h i n a senza c o m p a s s i o n e , senza s e n t i m e n t o . Perché b i s o g n a d i r e che l ' e s p e r i m e n t o d i Poi Pot è riuscito dopotutto: l ' U o m o Nuovo è lì d a v a n t i a n o i , s o n o q u e i c i n q u e c a r n e f i c i l a c u i coscienza è stata a b o l i t a . I l f a t t o agghiacc i a n t e è che n e m m e n o d a v a n t i alle d o m a n d e delle l o r o v i t t i m e l a r i t r o v a n o . Si g i u s t i f i c a n o , m a n o n p r o n u n c i a n o u n a sola p a r o l a d i pentimento. M a i u n barlume di resipiscenza b a l e n a s u i l o r o v o l t i asiatici. La coscienza, i n loro, sembra abolita per sempre. Y o u k Chang, d i r e t t o r e d e l C e n t r o d i documentazione d i Cambogia, che d a l '95 si b a t t e p e r l a p u n i zione dei d i r i g e n t i K h m e r ancora v i v i , dice che i l film d i P a n h è d i v i t a l e i m p o r t a n z a . «Le n u o v e gen e r a z i o n i n o n v o g l i o n o credere a q u e l l o che è accaduto», dice. A n che questo o b l i o , o negazione, l i c o n o s c i a m o già.
STUDIO
UNIVERSITARIO
Il comunismo nuoce gravemente alla salute ROBERTO FABBRI
C
h i ha avuto la sventura d i viverci se lo ricorda bene. I l cosiddetto socialismo reale - soave definizione dei r e g i m i comunisti che hanno d o m i n a to nell'Europa centro-orientale fino ai 1989 - n o n era u n a piacevole esperienza sotto nessun p u n t o d i vista. G l i i n tellettuali ne sottolineavano gli aspetti d i sofferenza psicologica, subita più acutamente dagli spiriti elevati o i n d i p e n denti, m a n o n solo da loro. Così Vaclav Havel, coraggioso drammaturgo e (...)
(...) dissidente cecoslovacco poi diventato a furor di popolo presidente del suo Paese, parlava d i «grigio totalitarismo, uniformità, anonimità e bruttezza». Charles Maier, autore del brillante saggio II crollo sul regime della Germania Est, descrisse i l concetto di Verkommenheit («il lasciato andare») che indicava la sconfortante trasandatezza di strade ed edifìci, che si trasmetteva alle anime dei cittadini, suddivisi dall'autore i n «credenti» e «sudditi»: a questi ultimi, angariati dall'onnipresente polizia politica e plasticamente limitati nella propria libertà di movimento dal Muro, non rimaneva che rifugiarsi in u n privato pieno di frustrazione e rabbia repressa. Vladimir Bukovskij, il grande dissidente russo, raccontò da par suo i l crudele senso di isolamento che tormentava chi era abbastanza sensibile da non poter credere alla propaganda sovietica e la sofferenza provocata dalla m i seria e dall'asfissiante controllo su ogni aspetto della vita quotidiana. E Milan Kundera, animo d'artista, sottolineava l'ingannevolezza d i una società i n cui «il poeta regnava al fianco del carnefice», i n cui cioè anche i l Bello era asservito a u n potere spietato. Oggi che l'impero sovietico è solo u n capitolo della Storia del Novecento, nuovi aspetti di quella drammatica vicenda umana vengono studiati. Accanto alle vessazioni morali provocate da u n sistema menzognero e fondato sulla violenza, attirano l'attenzione degli studiosi anche le sofferenze più strettamente fisiche. Che non sono solo, come si potrebbe pensare, le tragedie individuali (e al tempo stesso di massa) di quanti furono mandati a morte, al lager, all'esilio, o furono privati del lavoro o del diritto di studiare. Ma anche gli effetti sul fisico, inteso come corpo, delle condizioni di vita quotidiana proprie del socialismo reale. E ne escono storie molto interessanti. Come lo studio pubblicato da
Emil Ginter, u n professore slovacco che a Bratislava si occupa di medicina preventiva e clinica, Ginter, che oggi ha 72 anni, ha approfondito per oltre u n decennio i l tema del gap che separa l'Europa orientale da quella occidentale i n fatto di salute. Ed è giunto alla conclusione, semplice e chiara, che i l socialismo faceva male, né più né meno del fumo o del colesterolo. Lo dimostra i l fatto, da lui illustrato con dovizia d i statistiche, che da quando quei regimi sono caduti, tutti gli indici del benessere fisico sono tornati a salire i n modo altrimenti inspiegabile. Le cifre d i Ginter mostrano che il disastro sanitario dell'Europa dell'Est cominciò a evidenziarsi negli anni Sessanta, aggravandosi costantemente fino ai collasso del comunismo. Nel 1990 i l rischio di morte per la fascia d'età tra i 15 e i 59 anni era arrivato a essere più alto i n Polonia, Cecoslovacchia e Ungheria che in Honduras, Filippine e Sri Lanka. Dopo quell'anno la tendenza si è invertita, più nettamente nella Repubblica Ceca, che attualmente presenta standard equivalenti a quelli del Portogallo, che fa parte dell'Ue. Nell'attesa d i vita rimane però una differenza media tra Ue e i Paesi che Ginter etichetta come «Europa centrale» (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) che è di 3-8 anni per gli uomini e di 3-6 anni per le donne. Tale divario, spiega i l professore, non è spiegabile né con u n maggiore tasso d i mortalità infantile (ché nella Repubblica Ceca è addirittura più basso della media Ue) né con una maggiore incidenza di malattie i n fettive, che infatti non è riscontrabile. Ginter dimostra invece che la differenza è causata dalla pesante mortalità dovuta a malattie cardiovascolari negli anni Settanta e Ottanta. Dopo l'89, invece, infarti e ictus sono diminuiti drasficamen 1 te. Questo vuol dire, spiega i l professore, che è aumentato i l consumo di cibi più sani come frutta, verdura e oli vegetali, mentre è diminuito quello di carni grasse, burro e latte intero; ma anche che sono migliorate le cure farmacologiche e ospedaliere contro ipertensione e colesterolo alto. I l gap r i spetto all'Occidente resta però evidente. Quanto al capitolo tumori, è noto che fin dagli anni Settanta la Cecoslovacchia - piagata da u n pesante inquinamento ambientale e con un'incidenza di fumatori molto alta - era uno dei Paesi d'Europa con il più alto tasso di mortalità precoce, specialmente tra gli uomini. A partire dagli anni Ottanta i l disastro si è esteso anche all'Ungheria e alla Polonia: qui ancor oggi la mortalità precoce da cancro è doppia rispetto all'Europa Occidentale. Ginter lo spiega con la pia-
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ga sociale del fumo, con l'alcolismo e con gli effetti della cattiva alimentazione; gli effetti dell'inquinamento richiedono invece ulteriori approfondimenti. Il professore di Bratislava sottolinea poi che «la mancata soddisfazione da parte del sistema totalitario dei bisogni materiali e psicosociali della popolazione è stata con ogni probabilità u n fattore importante non solo per spiegare l'alta mortalità da malattie cardiovascolari e da tumori, ma anche quella da cause esterne». Tradotto dal linguaggio scientifico, significa che «lo stress cronico, la tensione, la rabbia, l'ostilità, l'isolamento sociale, l'alienazione, la frustrazione, la mancanza di speranze e l'apatia» hanno spinto tanta gente a «perdere interesse nella vita» e a innalzare l'incidenza di alcolismo e suicidi. Ginter sintetizza questa situazione parlando di «ambiente psicosociale tossico». Lo studioso slovacco ha anche dedicato uno studio specifico alla Russia. Nel 1994, scrive, l'aspettativa media di vita per gli u o m i n i russi era di quasi vent'anni inferiore rispetto a diversi Paesi dell'Europa occidentale e al Giappone. «La mortalità precoce causata da malattie cardiovascolari e incidenti ha raggiunto i n Russia nel 1994, a tre anni dalla fine ufficiale del comunismo, livelli che non hanno precedenti nella storia medica». Anche qui il professor Ginter esclude che il disastro possa essere spiegato con fattori di rischio tradizionali, quali pressione o colesterolo alti. E punta ancora i l suo indice accusatore contro «il fallimento del sistema politico ed economico». E aggiunge: «Probabilmente, gli angoli bui dell'anima russa, co| me acutamente l i definì Dostoevskij più di u n secolo fa, trovano oggi u n riflesso nel sistema vascolare della popolazione della ex Urss, prostrato e segnato da lunghi anni di terrore, dalla guerra, da croniche insufficienze delle disponibilità d i beni e servizi e dal caos dell'economia». M a dal 1994 i n poi, spiega Ginter, anche la salute dei russi è cambiata i n meglio. E lo stesso trend si è osservato nelle tre Repubbliche baltiche, che hanno ottenuto l'indipendenza da Mosca. Cos'è successo? Certo non si può dire che la Russia di Eltsin sia stata un esempio di stabilità, ricchezza e certezze. Ma «molto probabilmente conclude lo studioso - i n Russia è migliorato i l i generale l'ambiente sociale, con particolare riferimento al calo di fattori mentali negativi come la disperazione e l'assenza di speranza, notoriamente determinanti nello sviluppo delle malattie cardiovascolari». Ecco cos'è successo: è finito il paradiso sovietico. R o b e r t o Fabbri
IL G I O R N A L E
Ecologia: ennesima prova della «coerenza» di sinistra
• SaUto 5 luglio 2 0 0 3
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• o n d a t a d i caldo afoso sembra dare ragione - ' a g l i a m b i e n t a l i s t i v e r d i che prospettano una desertificazione del bacino del Mediterraneo a causa dell'effetto serra provocato d a l l ' i n q u i n a m e n t o . M i meraviglio però che l a stampa e l a televisione d i sinistra n o n abbiano sottolineato l a causa-effetto r i p r o p o n e n d o l a v i sione apocalittica d i u n ' I t a l i a dove pascoleranno c a m m e l l i e cresceranno solo cactus. Come mai?
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Mariolina Benedetti e-mail
erché si coprirebbero d i ridicolo, gentile lettrice. Regimi d i alte temperature n o n sono fenomeni inopinati e caratteristici dei nostri tempi tecnologici. U n migliaio di anni fa, per esempio, erano la norma, tant'è che a latitudini settentrionali, perfino i n Islanda e i n Groenlandia, si coltivava la vite. E n o n si può davvero affermare che nel Medioevo ci fossero problemi di inquinamento atmosferico. Oggi quei problemi ci sono, nessuno intende negarlo, ma bisognerebbe anche n o n esagerarne la portata prefigurando i m m i n e n t i scenari da fine del mondo (negli anni Sessanta Jacques Cousteau scriveva che entro i l 2000 i l Mediterraneo si sarebbe ridotto a una pozza senza vita. D'altronde uno studio della municipalità londinese concluse che nel giro di q u a r a n t a n n i la Londra dell'Ottocen-
to sarebbe stata sepolta dall'accumulo d i letame depositato sulla pubblica via dai cavalli i n transito. E nel 1908 i l Conservation Movement americano affermò perentoriamente una disponibilità d i legna solo per altri 30 anni e d i carbone per 50. Proprio vero che la m a m m a dei fessi è sempre incinta). Questo n o n è e n o n sta diventando, come proclamano gli ayatollah verdi, i l peggiore dei m o n d i . N o n ostante sia enormemente aumentata d i numero, l'umanità vive come n o n ha m a i vissuto e m i riferisco al crollo della mortalità infantile, all'alta prospettiva d i vita, all'efficace prevenzione e cura delle malattie, all'alimentazione variata e alla quantità di cibo a disposizione, alla diffusione della cultura e alla disponibilità d i tempo libero. Tuttavia è nostro dovere prenderci cura del mondo i n cui v i viamo facendo ciò che è possibile per mantenerlo in buona salute. Compito n o n impossibile se l'ideologia, l'agente inquinante più micidiale che esista perché n o n danneggia le vie respiratorie, ma i l cervello, n o n si fosse impossessata dell'ecologia. Nel commento d i Repubblica al libro d i Björn Lomborg, L'ambientalista scettico, si leggeva: «Lomborg diventa una celebrità tra le multinazionali del petrolio e le forze politiche d i destra che guardano con fastidio al protocollo d i Kioto». A parte i l fatto che le multinazionali del petrolio n o n producono ossido di carbonio, emesso caso m a i dai fuoribordo dei g o m m o n i degli attivisti d i Greenpeace che se fossero coerenti dovrebbero procedere a forza di remi, quello di Repubblica è u n riflesso condizionato, pavloviano. Pretendendo la sinistra d i detenere il monopolio dell'ambientalismo si arroga d i conseguenza i l diritto di dettarne le regole. Chi n o n le accetta o chi semplicemente le discute, viene subito liquidato, con esemplare dialettica staliniana, come u n provocatore, u n nemico dell'ambiente al soldo delle multinazionali. Kioto è d i sinistra, quindi giusto. Chi la pensa diversamente è d i destra, quindi sbaglia. Si può andare avanti così? Si può tentare d i far qualcosa di buono per la salute del pianeta con questi chiari di luna? Senza dire poi che se volessimo dire le cose come stanno, Hitler, che era anche vegetariano, che detestava i l fumo e coloro che fumavano, è stato u n animalista e u n ecologista antemarcia, i l p r i mo a varare leggi per la tutela dell'ambiente e sulla macellazione politicamente corretta. Mentre i Padri della chiesa della sinistra, ovvero i gerarchi degli ex regimi comunisti, furono indifferenti se n o n nemici dell'ambientalismo. Basti pensare a Cernobyl, agli sgangheratissimi impianti industriali della Germania dell'Est, alle fabbriche cecoslovacche o bulgare che producevano poco e male, ma inquinando, appestando e ammorbando a più n o n posso. Paolo G r a n z o t t o
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h é n o n fare l'elogio della candeggin SCIENZIAGGINI DI GIANNI FOCHI
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n telegiornale importante ha dato giorni fa la notizia d'una scoperta sensazionale: avevano appena trovato un rimedio contro la Sars, ed era estremamente semplice perché si trattava della vecchia candeggina.
Stranamente nelle edizioni successive non è andato in onda il seguito che ci sarebbe stato da aspettarsi: come, dove e in quali circostanze sfruttare la candeggina per le sue formidabili proprietà disinfettanti, e magari anche altre informazioni utili ai cittadini. Per la sua straordinaria potenza, essa richiede infatti precauzioni che non sempre vengono adottate nelle nostre case: per esempio, evitare schizzi negli occhi e non mescolare con l'acido muriatico (il cloro gassoso, che in tal caso si libera, manda all'ospedale ogni anno più d'una massaia italiana). Perché quella coda non c'è stata? La redazione si sarà forse accorta che era incappata in un equivoco, e in realtà non si trattava affatto d'una scoperta? La candeggina e altri prodotti a base di ipoclorito di sodio sono da tempo ritenuti indispensabili per la disinfezione di ambienti e oggetti contaminati dal micidiale virus. Per rendersene conto ba-
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sta scorrere i siti Internet delle autorità sanitarie di Hong Kong, di Pechino o del Canada Anche messa in una luce diversa la storia avrebbe meritato comunque una buona copertura giornalistica Qualsiasi causa abbia avuto il silenzio calato di nuovo su quella classe di disinfettanti, i movimenti ambientalisti saranno stati contenti: il cloro, elemento alla base dell'ipoclorito e di altre sostanze da essi avversate, è il grande Satana per i talebani dell'ambientalismo. Legati dogmaticamente all'utopia del rischio zero, essi si fissano su inconvenienti presunti (o anche accertati, ma secondari) di alcune sostanze, e rifiutano di ammettere che esse hanno un bilancio largamente positivo. Purtroppo è rimasta emblematica — eppure assai poco conosciuta — la triste vicenda del colera in Perù: fra il 1991 e il 1996, quella malattia colpì più di ottocentomila persone, uccidendone oltre seimila. La colpa fu dell'insufficiente clorazione degli acquedotti. In pessime condizioni per le difficoltà finanziarie croniche, essi invece avrebbero avuto bisogno di un ricorso abbondante ai disinfettanti clorurati: ma il
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credito concesso a Greenpeace dalle autorità peruviane lo impedì. Quell'associazione battagliera, ritenendosi a quanto pare più competente della lare (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro), che inseriva la clorazione dell'acqua da bere fra le pratiche igieniche raccomandabili, volle dare un significato indebito a studi dell'ente che negli Stati Uniti sovrintende alia protezione ambientale (Epa): alcuni animali da laboratorio, sottoposti a prodotti derivati dalla clorazione dell'acqua, si erano ammalati di cancro. L'Epa aveva fatto benissimo a segnalare quel risultato; assai meno bene aveva fatto Greenpeace a montare la sua campagna tagliando alcune parole tutt'altro che irrilevanti: i tumori maligni erano insorti in animali che avevano subito il trattamento per l'intera loro vita in dosi molto maggiori di quelle normalmente presenti. Diciamola tutta: la stessa Epa si sarebbe dimostrata prudente, e avrebbe fatto il suo dovere sino in fondo, se nello stesso tempo avesse ricordato i rischi, ben più grossi, a cui si può andare incontro senza la clorazione. Ai nostri media, che tanto hanno parlato di Sars, toccherebbe occuparsi anche loro dell'ipoclorito, illustrando alla gente il suo valore antico e sempre nuovo.
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LA MAH VISIBILE
di Alessandro De Nicola
Biotecnologie, il futuro bloccato dalla bioburocrazia
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nche da Cracovia George Bush ha suonato la stessa musica: via le barriere doganali, specialmente quelle che impediscono i l diffondersi delle colture geneticamente modificate. Uno degli effetti di questo martellamento del Presidente americano è di mettere l'Europa sulla difensiva morale: con la scusa che gli Ogm non sono sicuri al 100% ma solo al 99%, voi condannate i poveri della Terra a morire di fame. Basta leggere l'articolo del segretario al commercio estero Usa, Robert Zoellick, sul «Wall Street Journal» di una decina di giorni fa. «Gli effetti pericolosi della moratoria europea all'approvazione di prodotti agricoli biotecnologici è diventata evidente quando alcuni Paesi africani colpiti da carestie hanno rifiutato l'aiuto alimentare Usa a causa di paure prefabbricate alimentate da un'irresponsabile retorica sulla sicurezza del cibo». Chiaro no? Tuttavia, la politica riflette la situazione economica che vede un'America all'avanguardia, un'Eu-
Troppe paure sugli Ogm: l'Italia rischia di essere marginale
ropa arrancante e un'Italia desolante. Infatti, i l biotecnologico è da tempo individuato come uno dei settori decisivi per lo sviluppo e i l benessere mondiale futuri: molte delle speranze per un miglioramento della qualità della vita sono oggi riposte sulla ricerca biotecnologica. Negli Usa si segue un approccio di mercato: la lettura dello "special report" che «Business Week» ha dedicato al settore biotech lo rende evidente. I cinque maggiori ostacoli identificati dal settimanale economico sono: i l gap tra le conoscenze acquisite e l'ignoto; i l libero flusso delle informazioni; l'eccessiva lentezza dei regolatori; i costi di produzione e la fiducia degli investitori. Un ostacolo scientifico, tre problemi microeconomici e uno pubblico: l'interferenza del Governo. In Europa, la Commissione giocherella per piaggeria ecologista con i suoi regolamenti sugli Ogm e l'unica idea è quella di aumentare i fondi per la ricerca: una gran trovata, originale per di più. Ma almeno in Germania, in Francia e in Inghil-
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terra si è creato qualche distretto biotecnologico, come quello di Cambridge. Un po' attingendo dalle casse dello Stato, un po' sfruttando i l patrimonio di conoscenza delle grandi università, qualche passo in avanti si è fatto. In Italia, invece, per ora si combattono in Parlamento battaglie oscurantiste sulla brevettabilità delle invenzioni biotecnologiche. A livello legislativo, salvo una proposta tesa almeno a ridistribuire con strumenti migliori i fondi già esistenti, presentata da una vecchia conoscenza della politica, Antonio Del Pennino (che si dimostra però più moderno degli altri), c'è solo buio pesto. Ed è un vero peccato: se ci fosse maggiore chiarezza sulla protezione dei diritti di proprietà intellettuale, e le Università potessero sfruttare commercialmente le loro scoperte e la carriera di scienziato fosse meno burocratizzata, le biotecnologie diventerebbero un campo ove anche il nostro Paese potrebbe investire con profitto. adenicoUi@aiUimsmitli.
LOTTA
PER LA SOPRA
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VENZA
DI MARCO RESPINTI
Dimenticare Darwin? Magari...
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U l'Unità del 22 màggio, Pietro Greco pubblica l'articolo La destra vuole «dimenticare Darwin». E dice: «Con i l saluto annunciato, ma poi mancato, del Magnifico Rettore, professor Giuseppe D'Ascenzo, e tra le vivaci contestazioni di u n gruppo d i suoi biologi; l'Università La Sapienza d i Roma ci ha proposto di "Dimenticare D a r w i n " . L'invito segue d i poche settimane quello del gruppo di Alleanza Nazionale al Consiglio provinciale d i Milano. Questa volta l'occasione per l'addio al naturalista inglese viene offerta dalla presentazione d i u n libro non recentissimo, "Dimenticare D a r w i n " appunto, pubblicato dal genetista Giuseppe Serm o n t i nel 1999 presso i t i p i delle Edizioni " I l Cerchio" di R i m i n i . L'elemento d i novità nella cerimonia dell'oblio celebrata presso l'Aula A del D i partimento d i Chirurgia della più grande università d'Italia non è rappresentato, tanto, dalle argomentazioni con cui i l professor Sermonti ha cercato d i demolire i l " m i t o dell'evoluzionismo" e la teoria darwiniana della selezione naturale che lo sorregge. Perché si tratta di argomentazioni antiche. [... ] L'idea di Giuseppe Sermonti, che è stato docente presso le università d i Palermo e Perugia e presidente dell'Associazione d i Genetica Italiana, è che i l darwinismo e la teoria dell'evoluzione delle specie siano i l massimo emblema d i quella scienza moderna che "ha perduto i suoi l i m i t i , ha smantellato i l suo scenario, facendo della ragione, nata ribelle, una dispotica d i vinità" a causa del suo "arrogante rifiuto del divino e del m i t i c o " . Insomma, sostiene Sermonti, lo scienziato è u n uomo ribelle che, per superbia, ignora la presenza di Dio e del mito. E per questo non è i n grado di afferrare la verità (anzi, la Verità) sulle cose del mondo. Soprattutto del mondo biologico. Quanto all'evoluzionismo d i Charles D a r w i n , questo è i l pensiero che, facendo discendere l'uomo dalle scimmie, ha più di ogni altro contribuito alla desacralizzazione del mondo. In realtà, sostiene Giuseppe Sermonti, non è affatto vero che l'uomo d i scende dalle scimmie: sono le
scimmie che discendono dall'uomo. E n o n è affatto vero che esista u n processo, l'evoluzione naturale, cieco e privo di direzione, fondato sul caso (delle mutazioni genetiche) e sulla necessità (della selezione naturale che assicura u n maggior successo r i p r o d u t t i v o al più adatto). I l mondo biologico cambia. Ma le sue forme essenziali seguono una via teleologica d i sviluppo. Seguono una direzione. Hanno u n senso. Indicati da Dio. Per Sermonti la via da perseguire è dunque chiara. D i m e n t i care D a r w i n e la sua teoria, perché frutto della dogmatica filosofia progressista della sinistra, e ritornare a una situazione pregalileana, in cui " u n a religione elevata al piano metafisico ed una scienza alla r i cerca dello spirito del mondo possano identificarsi, ritornare a essere un'unica cosa". [... ] Non era m a i successo che i l più grande ateneo italiano desse i n qualche modo i l suo avallo alla proposta d i dimenticare, i n u n colpo solo, D a r w i n e Galileo. [... ] Cosicché i l darwinismo resta la più grande e sòlida teoria biologica a nostra disposizione per spiegare l'evoluzione della vita. [... ] La domanda è, dunque, perché? Perché dopo la riscoperta del creazionismo d i matrice protestante da parte della destra di M i lano, i n capo a poche settimane Roma scopre l'antidarwinismo d i matrice cattolica? Perché questo bisogno di integralismo culturale e religioso? Perché questa manifestazione di integralismo culturale e religioso trova, ora, adesioni i n ambienti universitari? Anzi, i n alcuni ambienti della più grande università italiana? Certo la destra fondamentalista ha da sempre, tra i suoi caratteri distintivi, u n revisionismo iconoclasta che non ha remore a fare a pugni con l'evidenza, a bisticciare con la logica, ad accapigliarsi con la verità storica e scientifica. Ma solo nei m o m e n t i meno promettenti della storia questo t i po di revisinismo iconoclasta ottiene u n consenso di massa e chi dà del comunista a D a r w i n o dell'eretico a Galileo viene applaudito nelle università». Giuseppe Sermonti ha diffuso una nota di risposta. «[... ] La più fiera protesta è circolata
fuori della porta, i n una lettera aperta di quattro scienziati romani al Rettore, cui si chie-. deva di annullare l'evento, con argomentazioni da Inquisizione. I quattro, che non hanno neppure scorso l'indice del l i bro, accusano l'autore di Creazionismo e di sostenere (ohibò) che la vita e l'uomo non sono nati per caso sulla terra. Invece i l recente "sequenziamento" del DNA avrebbe, secondo loro, dimostrato definitivamente che D a r w i n aveva ragione e che quindi Dio non ha messo le m a n i nel mondo. Quindi, fuori Sermonti da " u n luogo 'sacro' per la Scienza come l'Università La Sapienza"! Io, car i colleghi, non m i sono m a i occupato d i questa teologia di quart'ordine, che decide se Dio esiste oppure no, sulla base d i reperti paleontologici o di confronti molecolari. Se io invito a dimenticare D a r w i n è proprio per portare i p r o b l e m i dello sviluppo e della discendenza nell'ambito della scienza e del pensiero, e fuori dalla baldanzosa teologia atea dell'ottocento. È proprio per uscire dal "tutto è stato risolto", quando non abbiamo dato alcuna r i sposta convincènte ai problem i cui D a r w i n credette d i avere trovata una soluzione. "Una scienza che n o n esita a dimenticare i suoi fondatori - ho citato da Whitehead - è perduta. " «Io non sono lo scopritore di nessuna delle conoscenze trattate nel mio libro. M i l i m i t o a presentare le scoperte, le idee, i dubbi di alcuni tra i più grandi scienziati moderni, e di mio aggiungo qualche notazione e, spero, un po' d i poesia. Nei Riconoscimenti finali, ringrazio i generosi maestri che m i hanno istruito, ispirato, e talvolta concessa la loro amicizia (tracui alcuni darwinisti). I punti della mia trattazione che m i sembrano più interessanti sono: i l disinteresse della modernità per l'organismo, derivato dallo sviluppo delle biologia cellulare e molecolare; la misteriosa sede dell'innato n e i canti e nelle migrazioni degli uccelli; l'incapacità dei confronti molecolari d i darci conto delle differenze d i piano de-
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g l i organismi ("Perché la mosca non è u n cavallo? "); l'antichità dell'uomo rispetto agli s c i m m i o n i ("Il bambino che non voleva crescere"); la genesi della forma, p r i m a del DNA; i l ruolo della 'mente' nello sviluppo; e poi i frattali, i prioni, i regimi coerenti e, per concludere, "le radici sommerse dei sistemi v i v e n t i " (secondo P. P. Grassè). «I quattro "celebri scienziati" romani (così l i chiama i l Messaggero), vanno a ripescare Nicola Pende (e i l manifesto della razza del 1938), mentre in altri fogli circolanti m i si chiama servo del potere e u n barbuto professore allude a una legge (immaginaria) proposta da Fini, e naturalmente ispirata da me, per l'insegnamento del creazionismo nelle scuole. Dicano quello che vogliono, ma non pretendano d'essere la voce della scienza ufficiale, una scienza che chiuderebbe le aule ai dissidenti e la bocca agli interlocutori, come in regime sovietico. "Questa situazione - ha scritto W. H. Thompson nella introduzione alla ristampa centenaria de L'Origine delle Specie - dove u o m i n i si riuniscono alla difesa di una dottrina che non sono capaci di definire scientificamente, e ancor meno di dimostrare, tentando d i mantenere i l suo credito col pubblico attraverso la soppressione della critica e l'eliminazione delle difficoltà, è anormale e indesiderabile nella scienza"». mJespinti@hotmail.
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STORIA. Risale al1805
ilprimo intervento Usa contro i pirati musulmani del Mediterraneo r
I marines DI MAURIZIO BEONDET
u a n d o Gioacchino Rossini | c o m p o s e L'italiana in Algeri (rappresentata a Venezia n e l 'raccontò i n c h i a v e c o m i c o sentimentale u n a tragedia plurise1813Tr colare. I l b e y d i A l g e r i , c o i s u o i p i r a t i , rapiva o g n i a n n o c e n t i n a i a d i i t a liane e i t a l i a n i . M a r i n a i , v i a g g i a t o r i sulle n a v i e u r o pee, abitanti delle coste d i M a l t a , Sicilia e Sardegna. E A l geri (che c o n t a va 50 m i l a a b i t a n t i ) era s o l tanto la maggiore città d e i p i r a t i . I n realtà, t u t t a l a Costa d i Barberìa, i 1.600 c h i l o m e tri da Gibilterra alla Sirte i n L i bia, pullulava d i pirati. Formalmente governatori provinciali dell ' i m p e r o O t t o m a n o , m a i n realtà i n d i p e n d e n t i , i bey d i Algeri, T r i p o l i e T u n i s i avevano creato u n a vera econ o m i a d e l l a corsa. V i v e v a n o largam e n t e d e i r i s c a t t i che esigevano p e r il rilascio degli europei rapiti, d e l mercato dei m a r i n a i e viaggiatori b i a n c h i presi e r i v e n d u t i c o m e schiavi, d e l saccheggio delle n a v i «cristiane». Seguaci d i u n i s l a m f o n d a m e n talista, t r a t t a v a n o g l i «infedeli» catt u r a t i secondo v a r i g r a d i d i barbarie. N e i m o m e n t i d'oro, A l g e r i potè c o n tare oltre 25 m i l a schiavi e u r o p e i . Per oltre tre secoli i p o p o l i d ' E u r o p a convissero s u p i n a m e n t e c o n questa ferocia s u l l ' a l t r a s p o n d a . N a c q u e r o persino o r d i n i p i i i c u i m e m b r i raccoglievano denaro per riscattare i catt u r a t i , o si offrivano d i sostituirsi a d essi. Persino g l i inglesi, p a d r o n i d e l mare, s ' a d a t t a r o n o . L ' a m m i r a g l i o • E d w a r d Pellew, l o r d E x m o u t h , g i u n se a pagare 489.750 t a l l e r i d i M a r i a Teresa per riscattare 1530 c r i s t i a n i d i varie nazionalità.
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nitensi i n rotta nel Mediterraneo. Chiesero, c o m e a l solito, p i n g u i riscatti. F u allora che i l presidente Jefferson, a l la Casa Bianca, pronunciò l a storica frase: «Milioni p e r l a difesa, n o n u n cent per u n t r i buto». G l i Usa crearono la l o ro p r i m a f l o t t a d a guerra, n e l 1794, p r o p r i o per battere i p i rati mediterranei. F u il p r i m o atto i n c u i l ' A m e r i c a agì c o m e p o l i z i o t t o globale. F u i l p r i m o i n t e r v e n t o preventivo geopolitico. E i l p r i m o sangue scorso fra l ' A m e r i c a e l ' i s l a m . N e l 1805, s o l d a t i i n d i v i s a b l u c o n b a n d o l i e r e b i a n c h e che i l M e d i t e r r a neo n o n aveva m a i visto - fanti d i m a r i n a , d e t t i marines- sbarcarono i n Egitto, m a r c i a r o n o a tappe forzate n e l
deserto lungocosta, e sorpresero a l le spalle i l bey d i Tunisi, c o s t r i n g e n d o l o a rilasciare i c i t t a d i n i a m e r i c a n i c a t t u r a t i . I barbareschi n o n c a p i r o n o l a lezione e c o n t i n u a r o n o a p i r a teggiare, anche c o n t r o ben i galleggianti s t a t u n i t e n si. Cosi, n e l 1815, u n a s q u a d r a a stelle e strisce, al c o m a n d o d e l l ' a m m i r a g l i o Stephen Decatur, r i piombò su Tunisi, c o s t r i n se i l bey a pagare 46 m i l a d o l l a r i d i penale e a r i l a sciare t u t t i i b i a n c h i catt u r a t i , fra c u i n o n m a n c a , v a n o n a p o l e t a n i e persino | danesi. Nello stesso a n n o i n giugno, u n ' a l t r a squadra a m e r i c a n a si presentò d a v a n t i a d A l g e r i . I l comandante, commodoro ì W i l l i a m B a i n b r i d g e , seg gnalò c o n le bandiere u n | u l t i m a t u m : i l bey aveva tre a ore per rilasciare t u t t i i catÌ| t u r a t i a m e r i c a n i , e pagare Ì> u n e n o r m e c o m p e n s o i n 'j, c o n t a n t i - o r o per i l distarli bo. A l g e r i era, allora, l a f [piazzaforte meglio f o r t i f i T c a t a del m o n d o , m a i l bey «intuì i l p r i m a t o tecnico ocL'Europa, i n s o m m a , s i rassegnava. «cidentale. Ebbe i l b u o n senso d i caN o n così l a n e o n a t a r e p u b b l i c a d'America. A l l a fine d e l '700, capitò che i p i r a t i d e i bey c a t t u rassero n a v i e m a r i n a i statu-
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AM^AW-
AS'5-03 pitolare. A p p e n a la b a n d i e r a a stelle strisele scomparve all'orizzonte, i suoi pirati ripresero i l mare. Ma ormai, il brutto i n c a n t e s i m o era r o t t o . N e l m a g gio 1816, p i r a t i a l gerini massacrarono u n centinaio d i pecsatori siciliani.
La Sicilia era, formalmente, sotto p r o tezione b r i t a n n i c a . Stavolta, L o n d r a ordinò a l o r d E x m o u t h d i farla finita c o n q u e i b a r b a r i . Nella t o r r i d a fine d'agosto, L o r d E x m o u t h si presentò davanti ad Algeri a bordo dell'ammiraglia, l a Q u e e n Charlotte, f o r t e d i c e n t o c a n n o n i . L o seguiva una flotta anglo-olandese adattata scientificamente a l la b i s o g n a : m u r a t e rinforzate, armamento d'artigliera che comprendeva razzi i n c e n d i a r i (ant e n a t i d e i missili) e bombarde a mitraglia (l'equivalente delle b o m b e a grappolo). A bordo, gli ufficiali d e l 91simo Royal Engineer avev a n o localizzato c o n precisione ognuno d e i seicento c a n n o n i n e m i c i . Per n u l l a i n t i m o r i t i , coraggiosi e feroci, i p i r a t i si avventarono contro la f l o t t a c o n 40 n a v i agili e leggere: 35 f u r o n o colate a picco i n p o c h i m i n u t i . Su A l g e r i piovvero 500 t o n n e l l a t e d i p r o i e t t i l i ; i razzi i n c e n d i a r o n o l ' a b i tato. A l l a fine della giornata, gli algerini contarono almeno ottomila morti, g l i inglesi 141. I l b e y dovette c o n segnare 1.642 schiavi e 382 m i l a t a l leri. I n America, qualcuno componeva l ' i n n o d e i marines, n e l quale si esalta i l c o r p o c h e h a c o m b a t t u t o «dai palazzi d i M o n t e z u m a alle spiagge d i Tripoli». Era, c o m e sappiamo, soltanto l'inizio.
OPINIONI
Comiere delk Sera 4k[ok\o} risponde
PAOLO
MIELI
Un libro e un museo per onorare Ho seguito su questa pagina la discussione tra i lettori sulle ribellioni del Sud contro FUnità d'Italia che si è aperta dopo i rilievi da lei mossi alle manifestazioni neoborboniche contro la visita dei Savoia a Napoli. A me sembra inutile, centoquaranfanni e oltre dopo quei fatti, dibattere se si trattò di rivolta di popolo o di episodi minimi imputabili all'ultimo re Borbone o a papa Pio IX, tanto è evidente — lo scrivo senza essere in alcun modo imputabile di nostalgie per il Regno delle Due Sicilie — che si trattò di qualcosa di ben più consistente di piccole scaramucce riconducibili a episodi di «brigantaggio». Mi domando perché non ci siano libri che ne parlino diffusamente... L u c i a n o De C a r l o , M i l a n o
Caro signor De C a r l o , per f o r t u n a qualcosa sta camb i a n d o nel n o s t r o p a n o r a m a editoriale e l i b r i sull'argomento — ancorché sia ancora assente un'opera per così dire definitiva — cominciano a essercene. E i l caso d i «Indietro Savoia» (sott o t i t o l o «Storia controcorrente del Risorgimento», editore Piemme) d i Lorenzo Del Boca che già da qualche anno si è applicato a questa m a t e r i a . M a è lo stesso Del Boca a d i r s i , t r a le righe, d'accordo con lei, senza aver ovviamente conosciuto i n anticipo i l contenuto della sua lettera. Scrive che ricerche m o l t o significative i n m a t e r i a «si devono per esempio a l lavor o d i Edoardo Spagnuolo, ma i r i s u l t a t i delle sue i n d a g i n i possono trovare ospitalità soltanto in quaderni pubblicati a cura dell'associazione culturale "delle Due Sicilie" e spedite a i lettor i che già s o n o o r i e n t a t i a un'analisi controcorrente di quel periodo». E che «chi ha da dire qualcosa d i diverso può farlo solo a spese sue, generalmente senza i l supporto d i case edit r i c i i m p o r t a n t i , con scarsissima possibilità d i diffondere i p r o p r i elaborati». Questo, beninteso, non per u n complotto degli e d i t o r i contro questo genere d i s t o r i o g r a f i a — c h e offre come, tutte le storiografie, opere
Zi
i vinti del 1861 d i maggiore o minore qualità — bensì per u n contesto che rende difficile a saggi d i tale impostazione l'essere adeguatamente esposti i n l i b r e r i a . Del Boca ricostruisce la storia d i n o t a b i l i del Sud m a n d a t i a morte (spesso a u n ' o r r i b i l e morte) p r i m a ancora che si svolgessero i processi contro d i loro e d a i q u a l i sarebbero molto spesso usciti con u n verdetto d i non colpevolezza. R i p o r t a alla mem o r i a m o l t i s s i m e efferatezze commesse dai n o s t r i antenati l i berali a danno d i questa gente con tanto d i inconfutabili dettag l i r a c c a p r i c c i a n t i . Si sofferma sulle storie d i Casalduni e Pontelandolfo, due paesi del benev e n t a n o , che f u r o n o l e t t e r a l mente r a s i a l suolo dai «nostri» sol perché e r a n o s o s p e t t a t i d'aver dato ospitalità a dei rivoltosi («Entrammo i n paese e subito cominciammo a fucilare i p r e t i e gli u o m i n i , q u a n t i capitavano» è scritto nel d i a r i o d i u n ufficiale sabaudo). E, sulla scia d i un'osservazione fatta q u a l che tempo fa da G i o v a n n i Russo, nota: «Pontelandoifo fu una specie d i M a r z a b o t t o ( i l paese che fu m a r t o r i a t o da una strage compiuta d a i nazisti, n d r ) , u n atto d i vandalismo senza m o t i vo e senza giustificazione; però la storia d i Marzabotto fa parte del p a t r i m o n i o d i memoria collettiva... mentre d i Pontelandoifo sanno la gente del posto e i l suo sindaco». Sono d'accordo con Del Boca: sarebbe u n segno di civiltà che i l i b r i d i storia e forse anche u n museo rendessero onore a quei v i n t i del 1861.
Corriere Mia Sera 2kiok\oi risponde
OPINIONI
PAOLO MIELI
Un libro e un museo per onorare Ho seguito su questa pagina la discussione tra i lettori sulle ribellioni del Sud contro f Unità d'Italia che si è aperta dopo i rilievi da lei mossi alle manifestazioni neoborboniche contro la visita dei Savoia a Napoli. A me sembra inutile, centoquarant'anni e oltre dopo quei fatti, dibattere se si trattò di rivolta di popolo o di episodi minimi imputabili all'ultimo re Borbone o a papa Pio IX, tanto è evidente — lo scrivo senza essere in alcun modo imputabile di nostalgie per il Regno delle Due Sicilie — che si trattò di qualcosa di ben più consistente di piccole scaramucce riconducibili a episodi di «brigantaggio». Mi domando perché non ci siano libri che ne parlino diffusamente... L u c i a n o De C a r l o , M i l a n o
Caro signor De Carlo, per f o r t u n a qualcosa sta camb i a n d o nel n o s t r o p a n o r a m a editoriale e l i b r i sull'argomento — ancorché sia ancora assente un'opera per così dire definitiva — cominciano a essercene. E i l caso d i «Indietro Savoia» (sott o t i t o l o «Storia controcorrente del Risorgimento», editore Piemme) d i Lorenzo Del Boca che già da qualche anno si è applicato a questa m a t e r i a . M a è Io stesso Del Boca a d i r s i , t r a le righe, d'accordo con lei, senza aver ovviamente conosciuto i n anticipo i l contenuto della sua lettera. Scrive che ricerche m o l t o significative i n m a t e r i a «si devono per esempio a l lavor o d i Edoardo Spagnuolo, ma i risultati delle sue i n d a g i n i possono trovare ospitalità soltanto in quaderni pubblicati a cura dell'associazione culturale "delle Due Sicilie" e spedite a i lettor i che già s o n o o r i e n t a t i a un'analisi controcorrente di quel periodo». E che «chi ha da dire qualcosa d i diverso può farlo solo a spese sue, generalmente senza i l supporto d i case edit r i c i i m p o r t a n t i , con scarsissima possibilità d i diffondere i p r o p r i elaborati». Questo, beninteso, non per u n complotto degli e d i t o r i contro questo genere d i storiografia — che offre come, tutte le storiografie, opere
Zi
i vinti del 1861 d i maggiore o minore qualità — bensì per u n contesto che rende diffìcile a saggi d i tale impostazione l'essere adeguatamente esposti i n l i b r e r i a . Dei Boca ricostruisce la storia d i n o t a b i l i dei Sud m a n d a t i a morte (spesso a u n ' o r r i b i l e morte) p r i m a ancora che si svolgessero i processi contro d i loro e dai q u a l i sarebbero molto spesso usciti con u n verdetto d i n o n colpevolezza. R i p o r t a alla mem o r i a m o l t i s s i m e efferatezze commesse d a i n o s t r i antenati l i berali a danno d i questa gente con tanto d i i n c o n f u t a b i l i dettagli r a c c a p r i c c i a n t i . Si sofferma sulle storie d i C a s a i d u n i e Pontelandoifo, due paesi del benev e n t a n o , che f u r o n o l e t t e r a l mente r a s i a l suolo d a i «nostri» sol perché e r a n o s o s p e t t a t i d'aver dato ospitalità a dei r i v o l tosi («Entrammo i n paese e subito cominciammo a fucilare i p r e t i e g l i u o m i n i , q u a n t i capitavano» è scritto nel d i a r i o d i u n ufficiale sabaudo). E, sulla scia d i un'osservazione fatta q u a l che tempo fa da G i o v a n n i Russo, nota: «Pontelandolfo fu una specie d i M a r z a b o t t o ( i l paese che fu m a r t o r i a t o da u n a strage compiuta d a i nazisti, n d r ) , u n atto d i vandalismo senza m o t i vo e senza giustificazione; però la storia d i Marzabotto fa parte del p a t r i m o n i o d i memoria collettiva... mentre d i Pontelandolfo sanno la gente del posto e i l suo sindaco». Sono d'accordo con Del Boca: sarebbe u n segno d i civiltà che i l i b r i d i storia e forse anche u n museo rendesser o onore a quei v i n t i del 1861.
STORIA. Un drammatico episodio del primo genocidio del '900ricostruitosu documenti i
ferita arme DI GIANNI SANTAMARIA • ' "• • 1 i '-''_ <»'
bórdo dell'incrociatore 'francese! Giliclienun l u o m o chiude gii occhi per sempre nella notte tra i l 14 e fi 15 settembre 1915. È Hapet . Vanaian, u n armeno ferito nei giorni precedenti i n u n o scontro a fuoco con i turchi avvenuto sul Mussa Dagh, la Montagna d i Mosè. Hapet è u n o dei diciotto eroi che h a n n o perso la vite nel riuscito tentativo d i 5campare alla deportazione - che significava uccisione - perpetrata ai d a n n i degli a r m e n i da parte dell'Impero ottomano. Resistettero i n alcune migliaia, i residenti nei villaggi della zona, p o i fuggiti sulle navi anglofrancesi. M a Hapet è anche parte d i quella schiera d i u n m i l i o n e e mezzo d i trucidati nel terribile genocidio che ha aperto i l secolo. N o n è u n personaggio da romanzo. Fa parte dell epopea vissuta de La vera storia del Mussa Dagh (Guerini e Associati, pagine 160 euro 14) di Flavia Amabile e Marco Tosatti. Hapet n o n è Gabriel Bagradian, i l protagonista de I quaranta giorni del Mussa Dagh, romanzo scritto dall'austroungarico Franz Werfel nel 1934, che ha fatto conoscere, sia p u r i n forma poetica, quella tragedia al mondo. Come anche le fotografie d i A r m i n T. Wenger. In questa minuziosa ricostruzione compiuta dai due autori, entrambi g i o r n a l i s t i che per passione si sono sobbarcati anche il faticoso compito d i imparare l'armeno, al fine d i leggere e presentale al lettore italiano d o c u m e n t i e testimonianze - quei giorni emergono come una pagina corale, una «vera lotta d i popolo». U n altro elemento che differenzia storia e finzione letteraria è il peso del fattore religioso. Significativi l'appoggio dei sacerdoti ai patrioti, l'appello al salvataggio «in nome d i Dio» lanciato ai
comandanti delle navi che si trovassero a passare sulla costa, l'attacco dei turchi mentre la gente è a Messa. M a c'è d i più. Gli autori leggono quel massacro, guardando all'oggi, come parte d i u n «assedio» e ripa «progressiva erosione» della presenza cristiana a Est d i Atene. «È un'onda lunga, iniziata molto tempo fa e che ha assunto u n r i t m o precipitoso a partire dalla seconda metà del secolo XDL II genocidio armeno del 1915 ha impresso all'erosione un'accelerazione ;tìeterminante,:canpii.fiffettQ..;„.1 ; " d o m i n o " che n o n è ancora • terminato». L'importanza • dell'Armenia sta, va ricordato, anche nel fatto d i essere stata il p r i m o Stato al m o n d o a riconoscere il cristianesimo come religione ufficiale (nel 301). L'oblio sul genocidio, almeno i n Occidente, sta comunque, finendo. Sempre più sono i v o l u m i e i dibattiti su di esso, per merito d i studiosi e della folta comunità armena della diaspora che fa memoria del Metz Yeghern, i l Grande Male. Nella prefazione Vittorio Messori, dopo aver elogiato i salvatori via nave del popolo dei Mussa Dagh - francesi e inglesi - e stigmatizzato l'indifferenza colpevole dei tedeschi (legati a filo doppio con la Turchia), cerca d i trovare i m o t i v i del velo di silenzio steso su quei fatti, per i quali sottolinea anche i l valore attivo giocato dal fattore religioso. Ne individua sostanzialmente due:
i'importanza strategica - ìò vediamo i n questi giorni - della Turchia per Usa, Israele ed Europa (anche se l'Ue, come i l Papa, ha parlato d i «genocidio armeno») e l'influsso della lobby ebraica Usa, refrattaria a u n possibile paragone tra Metz Yeghern e Shoah, che sminuirebbe l'unicità d i quest'ultima (anche se molte voci si levano dal m o n d o ebraico i n favore dei riconoscimento che u n «genocidio armeno» c'è stato). A d Ankara è vietato parlarne e libri come quello di Vahakn Dadrian, che sostiene la pianificazione del genocidio, sono vietati. I n Francia n o n è prevista una legge contro la sua negazione, come c'è invece per la Shoah. Si discute se d i vero genocidio si possa parlare. Commenta Messori: oltre u n milione e mezzo d i m o r t i su una popolazione d i due m i l i o n i , sono «una percentuale dell'orrore che n o n ha pari, i n età moderna, per alcun altr o popolo».
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Il «monte di Mose» divenne la roccaforte del popolo in fuga dai turchi La vicenda fu narrata anche dallo scrittore Franz Werfel
II
Un volume del biologo
Carlo Petrlni
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L e problematiche di bioetica e i rischi sanitari e ambientali
GINO CONCETTI C'è una ferma volontà, dopo l'impatto con i d r a m m a t i c i effetti, d i prendere coscienza d i tutti quei vasti problemi le cui conseguenze all'alba del terzo millennio inquietano gli u o m i n i e le donne. Evidentemente non bastano gli appelli delle autorità religiose e scientifiche, dei responsabili dei governi e del bene pubblico mondiale a fermare la deriva ambientale ed ecologica. Da parte sua la Chiesa, nel suo insesnamento, n o n accetta il metodo della divisione settoriale, dettata, per lo più da interessi corporativi, d i gruppo o d i nazioni. I l problema numero uno, quello determinante, è l'uomo, per la cui integrità e salvaguardia i l magistero n o n è mai secondo. Poiché i l processo degenerativo viene fatto risalire a u n principio antropologico, è all'uomo che si rinvia la soluzione globale. Nella concezione cristiana l'uomo è i l «signore» dell'universo creato, d i cui non deve abusare per distruggere, ma usare per crescere in umanità e i n solidarietà. I problemi d i bioetica sono problemi prioritariamente ed eminentemente u m a n i , l'ecologia e tutto ciò che riguarda l'ambiente naturale, le risorse trovano nell'uomo i l saggio amministratore, fedele al progetto d i Dio, del cosmo e della natura. Fondata su questa convinzione l'iniziativa d i dar vita ad una facoltà di bioetica sta producendo i p r i m i f r u t t i . A farsene carico è stato i l Pontificio Ateneo Regina Apostolorum d i Roma. Per primo ha fondato u n a facoltà d i bioetica, chiamando a svolgere i l ruolo d i docenti esperti sia laici che ecclesiastici. Carlo Petrini è l'autore d i Bioetica, ambiente, rischio, Roma, Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, 2002, p p . 448, € 25,00. Biologo e autore d i opere scientifiche, Petrini esplica la sua attività all'Istituto Superiore d i Sanità e i n altri centri u n i versitari romani. I l volume raccoglie d i versi saggi che messi assieme e opportunamente sistemati consentono d i valutare, i n u n quadro organico, i gravi problemi che si agitano nei versanti d i bioetica, nell'ambiente e nei settori a rischio. Anche se i l volume non h a la forma né la finalità d i u n classico «manuale» universitario, i temi e l'esposizione rigorosamente scientifica gli conferiscono u n alto indice d i credibilità e d i gradimento. La tematica è davvero vasta e di forte attualità. La dimensione etica
accompagna ogni trattazione e l'intero assetto espositivo. La sicurezza dottrinale ed etica è garanzia d i serietà e sensibilità del Petrini. T r a i temi affrontati meritano d i essere segnalati: la certezza d i valutazione tra rischi/benefici nella prevenzione, comparazione del Codice deontologico della professione del biologo con i Codici deontologici d i alcune professioni sanitarie; alcuni aspetti etici sul Progetto genoma umano; i l principio d i precauzione nelle politiche sanitarie e la posizione della Commissione europea, gli orientamenti culturali ed etici sull'ambiente; l'insegnamento delle bioetiche nelle scuole italiane; i l problema del rischio «accettabile» nella sperimentazione; i l diritto alla salute nella evoluzione del progresso medico e sociale; i l consenso informato alia diagnosi e aiia terapia, costi e benefici per rischi ambientali e sanitari, nuovi sviluppi scientifici e politici del principio d i precauzione; i principi d i prevenzione; la convenzione sui d i r i t t i dell'uomo e la biomedicina; la responsabilità per danni ambientali, i l comitato consultivo nazionale francese d i etica e i rapporti con la bioetica europea; bioetica e mezzi d i comunicazione, l'ambientalismo i n Italia, i documenti dell'Onu riguardanti la bioetica e i l gen o m a umano; la sperimentazione sugli ammali e gli aspetti etici; la tutela della biodiversità ed altri d i non minore interesse. I l prospetto rivela che quasi tutti i problemi fanno parte della didattica e della ricerca. M o l t i d i questi ripropongono i già affermati principi etici collaudati e applicati nelle scuole. La fedeltà al magistero e alla morale cristiana è, i n materia d i bioetica, uno dei punti forti di contrasto con i tecnici dell'etica «laica», razionalista. Tali contrasti sono evidenti sul diritto alla vita sia della vita nascente sia d i quella terminale. Si pensi alia procreazione medicalmente assistita, alla contraccezione, alla pillola del giorno dopo o del mese dopo. Ed o r a — è di attualità — l'eutanasia già legalizzata in alcuni paesi europei, mentre i n altri aumentano le pressioni dei sostenitori. Petrini contesta i l criterio utilitaristico per i l quale la qualifica morale viene desunta dalla bontà del risultato ottenuto, e non già dalla bontà d i tutti gli elementi che concorrono alia produzione dell'atto. Chiaro ed esplicito è i l suo giudizio sui temi e principi della Convenzione sui diritti dell'uomo e la biomedicina. «La Convenzione non può essere considerata una risposta esaustiva alle esigenze etiche. N o n può essere utilizzata nep-
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pure come una "check list" per verificare i l grado d i legittimità: essa stabilisce alcune esigenze m i n i m e . La pratica, peraltro, n o n dovrebbe essere u n a cieca obbedienza a regole, m a crescita d i una cultura e d i una coscienza etica». Delio stesso «tenore» i l giudizio sul «consenso informato» i l quale «in quanto espressione dei principi fondamentali di autonomia dell'individuo e d i rispetto di libertà è uno dei capisaldi della bioetica». I l consenso — sostiene Petrini — «deve coprire tutto l'iter delia costituzione delle biomediche, dal prelievo del campione alla destinazione finale del suo uso». A proposito del consenso sarebbe errato e perverso farne uso per atti intrinsecamente lesivi della dignità della persona e della giustizia. Nessuno può dare il proprio assenso perché altri pongano fine alla propria vita. La bioetica sarà la scienza del terzo millennio. Di q u i la scelta del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum d i istituire una specifica facoltà sia per studiare i problemi sia per preparare docenti e operatori sanitari. Le soluzioni siano sempre trovate nel rispetto della dignità della persona umana e dei suoi diritti, interpretati in coerenza con i l magistero della Chiesa. E Petrini, con questa sua opera, ne offre u n saggio convincente.
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Chiesa. Successivamente, nei
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l i m i t i di tempo a
d i s p o s i z i o n e , C a n t o n i ha i l l u L u n e d i 12 m a g g i o , presso l ' A u -
Rivista Cristianità e c o l l a b o r a -
s t r a t o c o m e esso c o n t e n g a u n a
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tore d i v a r i e r i v i s t e , già i n pas-
sorta d i elencazione d e i v a l o r i
M o b i l e d i Ponsacco, s i è s v o l t o
sato presente a Ponsacco.
d i f o n d o che d e b b o n o ispirare
u n incontro-dibattito organiz-
D a v a n t i ad u n p u b b l i c o d i o l t r e
l'azione p o l i t i c a dei cattolici:
zato d a l locale G r u p p o C o n s i -
80
quali
f a m i g l i a , libertà religiosa, dife-
l i a r e d e l l a Casa d e l l e Libertà.
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sa della scuola c a t t o l i c a , p r i n c i -
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c i d e l l a zona, egli ha r i c o r d a t o
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presentazione
d a p p r i m a la n a t u r a v i n c o l a n t e
rietà ecc che a p p a r t e n g o n o alla
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per i c a t t o l i c i d e l d o c u m e n t o i l
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g n o p o l i t i c o d e i c a t t o l i c i ema-
quale
cesimo sociale.
nata d a l l a S. Sede a l l ' i n i z i o d i
novità m a s i p o n e c o m e u n a
11 p u n t o c r u c i a l e d e l l a
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a f f e r m a z i o n i e p r i n c i p i già p r e -
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p o l i t i c i che, f o n d a t i su questo o q u e l l o s o l t a n t o d e i v a l o r i appena
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p o r t a r l i ad u n i r e le l o r o forze c o n p a r t i t i o m o v i m e n t i che negano invece sistematicamente g l i a l t r i . Uestrema chiarezza d e l testo della N o t a vaticana ha
VITA N O V A
esonerato l ' o r a t o r e da specifiche p o l e m i c h e . N e h a n n o invece, per così dire,
Garibaldi? Un mito creato a tavolino
G TOSCANA OGGI
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8 giugno 2003
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a r i b a l d i f u u n m i t o creato a t a v o l i n o . Le i m p r e s e m i l i t a r i i n S u d a m e r i c a , che I o c o n s a c r a r o n o p a l a d i n o d e l l e libertà e d e l l ' i n d i p e n d e n z a d e g l i o p p r e s s i , f u r o n o i n realtà l e g g e n d e esotiche, a b i l m e n t e costruite da p u b b l i c i s t i al servizio delle frange r i v o l u z i o n a r i e . N o n diversa o r i g i n e ebbe la spedizione dei M i l l e . A l n a s c e n t e p o p o l o i t a l i a n o serviva u n eroe, u n s i m b o l o i n c u i i d e n t i f i c a r s i e G a r i b a l d i si prestava m a g n i f i c a m e n t e allo scopo. N e è c o n v i n t o Francesco P a p p a l a r d o , autore del l i b r o «Il m i t o d i G a r i b a l d i . V i t a m o r t e e m i r a c o l i d e l l ' u o m o che conquistò l'Italia», i n v i t a t o a p r e s e n t a r e i l v o l u m e venerdì 13 g i u g n o a l l e o r e 21.15 n e l l a sala d e l l ' a u d i t o r i u m G i u s e p p e T o m o l o d i Piazza Arcivescovado. L'iniziativa è promossa dal g r u p p o pisano d i Alleanza Cattolica.
sollecitate i p r e s e n t i n e l d i b a t t i to che è seguito alla relazione. T u t t i c o l o r o che h a n n o preso la parola n o n hanno infatti mancato d i rilevare come
m o v i m e n t i ed a m b i e n t i eccles i a l i paressero discostarsi n o n p o c o dalle i n d i c a z i o n i vaticane. M a è a p p u n t o la diffusa presenza
di
tali
comportamenti,
a m p i a m e n t e d i s c u t i b i l i , che ha i n b u o n a sostanza r i b a d i t o n e l c o n c l u d e r e C a n t o n i - spiega l'uscita della N o t a e ne chiarisce l'estrema i m p o r t a n z a .
G U G ^r^^Jhndrea Gasperini.
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anche
r e c e n t i prese d i p o s i z i o n e d i
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5
IL
DOMENICALE
di Gianfranco de Turris
C
ome sempre succede quando si deve parlare d i u n amico scomparso, n o n si sa bene da dove cominciare. I ricordi t i si affollano nella mente e t'inceppano le dita. A più d i u n mese di distanza dalla sua morte, t i sembra d i avere le idee più chiare, ma i n fondo n o n è vero.
Di Alfredo Cattabiani si può parlare in molti modi: oltre all'uomo c'è i l direttore editoriale, i l giornalista e i l polemista, i l traduttore e i l curatore, l'organizzatore culturale, i l conferenziere, i l narratore. Qui voglio ricordarne u n aspetto per me fondamentale: i l direttore editoriale, i l promotore d i una cultura alternativa a quella imperante (quella "cattoc o m u n i s t a " , per usare u n t e r m i n e coniato dal filosofo Augusto Del Noce, suo maestro a Torino). Alfredo tentò u n ' o p e r a z i o n e allo stesso tempo t i t a n i c a , coraggiosa e i n cosciente, se si considera che q u e l l i erano gli a n n i della «egemonia culturale del PCI», come la definì Nicola M a t teucci: dal 1962 al 1979, quando diresse, i n successione, le E d i z i o n i d e l l ' A l bero e Boria a Torino e la casa editrice Rusconi a M i l a n o dimostrò l'esistenza di u n a c u l t u r a diversa, agli a n t i p o d i d i quella progressista o d i Sinistra che d i r si voglia. Alfredo n o n amava, e lo sostenne sempre, la d i c o t o m i a Destra/Sinistra che sapeva troppo d i politica politicante, p i u t t o s t o amava definire l ' a l tra cultura t r a d i z i o n a l e o, meglio, sapienziale: la c u l t u r a della perennità contro l'effimero, del sacro e dello spirito contro i l materialismo, della fantasia contro i l neorealismo, della libertà contro i l determinismo, della classicità contro i l m o d e r n i s m o , d e l l ' i d e a l i s m o contro lo storicismo e lo scientismo. U n vero scandalo, u n attentato ai sacri p r i n c i p i , u n complotto dei reazionari: questo, e peggio, scrissero d i l u i e delle sue case editrici, soprattutto della Rusconi, quando propose a u t o r i v o l u tamente d i m e n t i c a t i dalle censure ideologiche d e l l ' e d i t o r i a italiana d a l 1945 i n p o i (lo d i m o s t r a n o , ad esempio, i carteggi e d i t o r i a l i d i E i n a u d i e di M o n d a d o r i ) , che hanno fatto credere, privilegiando solo alcune correnti cul-
t u r a l i , che i l m o n d o fosse sempre stato e andasse, i n ogni caso, sempre "a sinistra". La sua pionieristica attività fu per questo interpretata, paradossalmente, grottescamente, come u n attentato alla libertà d i pensiero. Per questo pagò d u re conseguenze: gli attacchi concentrici, i ricatti p r a t i c i e m o r a l i , le accuse false, le i n s i n u a z i o n i malevole, costrinsero la Rusconi pian piano a emarginarlo, sino a che, nel 1979, Alfredo fu costretto ad abbandonare l a casa editrice e M i l a n o per trasferirsi a vivere e a lavorare a Roma. Negli anni Settanta ci fu c h i scrisse che i n t o r n o alla Rusconi bisognava costruire u n "cordone sanit a r i o " ! Come se le idee che Alfredo voleva diffondere fossero u n m o r b o , u n a peste, u n ' e p i d e m i a . Non che la Destra abbia avuto meno colpe nei suoi confronti, anche se d i segno diverso. È possibile che n o n c i sia stato modo d'impiegare al meglio la sua creatività e le sue conoscenze trovandogli u n posto stabile i n una rivista, i n u n q u o t i d i a n o , i n u n a casa editrice? Sembra d i no, e Alfredo è an dato avanti quasi con le sue sole forze. Eppure aveva dato a u n a Destra metapoliti ca una serie i n credibile di strumenti e d i riferimenti: da Il signore degli anelli, u n capolavoro n o n solo d i tantali Cristo e lo Zodiaco, Italia settentrionale, XI secolo, Parigi, Blbliothèque natlonale
sia ma d i stile di vita, al revisionismo ante litteram d i Carlo Alianello; d a i rom a n z i d i Ernst Jünger alle opere di René Guénon; dai classici dimenticati della f i losofia a quelli della tradizione i n senso lato (basti ricordare Joseph de Maistre, Donoso Cortes e Pavel Florenskij) ; dalla riscoperta, come alternativa culturale e civile, dei pellerossa a quella d i autori italiani negletti e misconosciuti (Cristina Campo per tutti) ; dalla polemica antiscientista e a n t i d a r w i n i s t a (Giuseppe Sermonti, Roberto Fondi) alla ricerca d i altre forme d i spiritualità; dai p r i m i libri sui gulag a quelli sull'aristocrazia antinazista; da una storia delle religioni antistoricistica e antimaterialista {in primis Mircea Eliade) ai grandi documenti sulle persecuzioni comuniste (in Tibet, in URSS ecc.). È sufficiente? Si capisce come Alfredo abbia dovuto lottare contro u n establishment che si riteneva consolidato e intoccabile e che, invece, avrebbe potuto essere combatt u t o , come proprio l u i fece, con le sue stesse armi: quelle dei libri e della cultura. La sua è stata una lezione e una testimonianza, l ' i n d i v i d u a zione di u n metodo, di u n percorso e di uno stile. Cerchiamo d i fare i n modo che tutto ciò n o n sia stato inutile, cerchiamo di n o n farlo cadere nel vuoto della dimenticanza, del disinteresse, della superficialità, gli stigmi del nostro tempo. •
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Un ricordo del grande Cattabiani, studioso e ricercatore di un'"altra" cultura possibile
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