Rassegna N. 06/1984

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rassegna stampa A c u r a del C E N T R O C A T T O L I C O DI DOCUMENTAZIONE E INFORMAZIONE Piazza B a l e a r i , M a r i n a d i Pisa - Casella postale 61

I n questo

GIUGNO 1984

numero:

L'anima r e l i g i o s a d e l l a r e s i s t e n z a armata d e i c r i s t i a n i

li-

b a n e s i i n un s u g g e s t i v o a r t i c o l o d i L u c i o Lami. I n t e r v e n t i d i Augusto D e l Noce e Umberto G a l e a z z i s u l p r o blema d e l l ' i n s e g n a m e n t o d e l l a r e l i g i o n e n e l l e s c u o l e . Testimonianze su paesi s o c i a l i s t i ta,

e c o m u n i s t i : G r e c i a , Mal-

Nicaragua.

I mass media c o m i n c i a n o morosi"

in vista della

a creare "casi p i e t o s i " e "casi

cla-

l e g a l i z z a z i o n e d e l l ' e u t a n a s i a , secon-

do una d i n a m i c a già t r i s t e m e n t e s p e r i m e n t a t a p e r d i v o r z i o e aborto. E c o stampa sull'attività d e l C e n t r o C a t t o l i c o d i Documentazione e Informazione: concluso i l c i c l o d i conferenze dedic a t o a "1984" d i O r w e l l , o r g a n i z z a t o i n c o l l a b o r a z i o n e con gli

Questa

"Amici d i Cristianità" d i P i s a .

r a s s e g n a stampa v u o l e o f f r i r e s t r u m e n t i d i r i f l e s s i o n e e m a t e r i a -

l e d i documentazione p e r q u a n t i i n t e n d o n o z a c a t t o l i c a n e l l a società i t a l i a n a .

o p e r a r e p e r u n ' e f f i c a c e presen-

L a p r o s p e t t i v a i n c u i s i muovono i

s u o i r e a l i z z a t o r i è q u e l l a d i d a r e un c o n t r i b u t o n e l l ' o p e r a d i r i c o n g i u n z i o n e t r a f e d e e c u l t u r a , t r a f e d e e impegno p o l i t i c o - s o c i a l e , perché s i p o s s a g i u n g e r e a r i c o s t i t u i r e una società " a m i s u r a d'uomo e secondo i l piano d i Dio". S i r i n g r a z i a n o c o l o r o che v o r r a n n o c o l l a b o r a r e f a c e n d o l a c o n o s c e r e e i n v i a n d o m a t e r i a l e d i documentazione.


V i s i t a alia fortezza m a r o n i t a di A n n a y a

SALMI E CANNONI di L U a O B e i r u t , aprile er c o m p r e n d e r e c i ò che presto a c c a d r à nel Libano, cioè un sanguinoso soprassalto cristiano, non ci si p u ò fidare dei bruschi parametri occident a l i sulla «destra» e sulla «sinistra», ma bisogna salire q u a s s ù , nel cuore della montagna libanese, ad Annaya, u n nido d'aquila dominato d a l convento-fortezza dedicato a Marone, p r i m o patriarca dei c r i s t i a n i libanesi, e ora i n t i t o l a t o a S. Charbel, i l monaco maronita elevato dall'attuale pontefice all'onore degli a l t a r i . Rozzo e quadrato, t u t t o i n massi d i pietra dorata, i l monastero na u n suo stile particolare, a mezza via t r a i l castello occidentale e la residenza orientale: le bifore si alternano alle feritoie per le spingarde e i l chiostro non ha n u l l a d i francescano, ma è foderato di sasso, come la corte d i u n fortilizio.

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La strada stretta che s'inerpica verso l a montagna è affollata da venticinquemila pellegrini che salgono per la domenica delle Palme: nella valle si spande maestoso i l coro dei monaci che salmodiano i n aramaico, l'antica lingua della chiesa d i A n t i o chia, dalla quale derivano. L a gente si affolla nel tempio d i pietra, nella c r i p t a d i pie¡ tra, sotto i p o r t i c i d i pietra, l U n monaco celebra la messa in arabo e la gente genuflessa , risponde «amin» (amen) ad ogni antifona. A l termine, la campana argentina suona e la folla si sparpaglia per la '< merenda sulla montagna, i n questi a n f r a t t i e i n quelle grotte che nel settimo secolo ospitarono i m a r o n i t i , esuli dalla regione siriana dell'Oronte. che avevano q u a s s ù I ' idea ai poter vivere i n pace la loro fede, i n u n luogo così aspro e così deserto, così i m pervio e irraggiungibile. S i n -

L A M I

sulle sassaie, ma che sapevano anche organizzare la difesa della loro c o m u n i t à , ormai tenacemente installata; nvrebbero resistito a t u t t i : dai mamelucchi ai persiani, fino a vedere legalizzata la loro a u t o n o m i a , sotto l ' i m p e r o ottomano. I l patriarca maronita era la massima a u t o r i t à religiosa e politica, i monaci costituivano la casta dei saggi (fondarono nel 1600 la p r i m a t i pografia dell'Oriente), i M u kadamun (capi villaggio) venivano f a t t i diaconi p e r c h é i l loro potere non esorbitasse da quello religioso. I monas t e n divennero centri d i i r radiazione e la c o m u n i t à si a l l a r g ò rapidamente. A l tempo delle crociate, i m a r o n i t i furono l'unica com u n i t à a schierarsi con gli europei. P i ù t a r d i , quando i l principe dei drusi incitò i monaci sapienti nello Chouf, essi svolsero anche lassù lavoro d i Letterati, scienziati, esperti d i agricoltura ed economia, consiglieri del sovrano, finché la c o m u n i t à maron i t a si p r o p a g ò i n t u t t o i l L i bano. M a la spinta islamica, da M a o m e t t o i n p o i , non è mai cessata e gli arabi non hanno m a i fatto mistero d i considerare una incongruenza i l fatto che u n Paese mediorientale fosse guidato da

a

ualcuno che non professava Corano. Dimenticano costoro che i m a r o n i t i vivevano s u l l a m o n t a g n a da secoli, p r i m a che g l i arabi arrivassero ad attaccarla.

Chi m i racconta queste cose è padre L u i s Khalife, rettore del convento, laureato a Roma e i n Germania, profondo cultore della tradizione maronita. «Adesso la realt à si è trasformata: i monaci hanno meno peso i n campo civile, i l L i b a n o non è p i ù u n Paese d i montanari, la coalármente, dopo i l concilio m u n i t à cristiana, che nei sei Calcedonia (451 d.C.) i coli passati aveva accolto a I maroniti si etano già schie- braccia aperte gli esuli sciiti ! rati col Papa contro le eresie e drusi, a r r i v a t i q u i dopo d i j occidentali, con l'Occidente noi, si vide presentare il conI contro i l mondo arabo e già to. E lo aspettavamo. N e i sesubivano le prime stragi. Re- coli abbiamo esperimentato steranno fedeli al loro Van- ogni sorta d i formule per acgelo per secoli, anche quan- cordarci con le altre comunido l'ondata dell'Islam si ab- t à , invano: adesso dobbiamo b a t t e r à sulla regione, travol- serenamente prendere atto gendo Antiochia, abbarbica- che l'unico modo d i vivere i n t i alla loro montagna, diretta pace sta nel restare separati. da monaci-contadini che fa- B e n venga dunque la cantocevano germogliare i frutteti nizzazione. I l Libano paga

§

per i suoi peccati: la perdita dei suoi valori, la crisi' delle vocazioni religiose, i l consum i s m o , l'amore eccessivo per il denaro. M a c'è chi vorrebbe a p p r o f i t t a r e dell'ennesima crisi per cancellare finalmente l'antica comunit à cristiana: disturba la nostra p e c u l i a r i t à che, agli occhi degli arabi, c i accomuna agli israeliani. M a questo, glielo assicuro, non a v v e r r à , anche se ci c o s t e r à ancora molte battaglie e molto sangue».

p r o g r a m m i del convento: ! una ricerca sociologica realizzata con i nuovi computerà dell'università e un corso d i lavoro per i seminaristi. I giovani monaci, per tre mesi all'anno, lasciano i seminari e salgono q u a s s ù per i lavori agricoli. «Noi — dipe padre Khalife — abbiamo trasformato la roccia i n terra e la terra i n latte e miele. Le nostre mani sono intrise d i questa terra, i nostri t e m p l i religiosi ne contengono i l profumo, i l nostro p a t r i o t t i smo ne è i l frutto. Lavorare la terra significa mantenere acceso l'amore».

Padre Khalife parla serenamente, senza accalorarsi, ma senza esitazioni. Piacerebbe a Solzhenicyn. QuanTradizione e c o m p u t e r à , do cita l'Europa, si commuo- salmi e cannoni: per i l clero ve, come davanti al cadavere maronita i l popolo d i D i o va di u n vecchio amico: «Ora condotto per i l deserto, sentocca a noi conservare i valo- za esitazioni e con forza. La r i d i civiltà che essa ci ha da- morte viene messa i n conto t o , ma ai quali sta rinuncian- senza enfasi, alla maniera odo». rientale: i l m a r t i r i o è u n terG l i chiedo se è vero che nel m i n e caro a i m u s u l m a n i suo convento e nell'universi- quanto ai cristiani. Nel 1860, t à maronita del Santo Spiri- trentamila m a r o n i t i furono to, a Kaslik, si vara la p o l i t i - uccisi, trentasei villaggi d i ca della destra cristiana e si s t r u t t i , cinquantasei chiese studiano perfino i piani m i l i - b r u c i a t e . I n t e r v e n n e r o la t a r i . Risponde con natura- Francia, l ' I n g h i l t e r r a e la lezza: «E* vero, i frati non Russia per difendere la cosparano ma sono a fianco m u n i t à cristiana. L a Francia della loro c o m u n i t à e, se . p r e p a r ò u n piano d i trasferimancano le a r m i , noi gliele mento per l'intera popolaprocuriamo, come abbiamo zione maronita, approvato f a t t o r e c e n t e m e n t e r i v o l - da Pio I X , ma i maroniti si gendoci ai nostri amici della rifiutarono d i lasciare le loro Germania Occidentale. N o i montagne. «Adesso la storia non permetteremo l ' e l i m i - si ripete, e noi siamo p i ù denazione fisica del nostro po- cisi che mai a resistere». polo, anche se i nostri amici Chiedo a l sociologo, mio t r a d i z i o n a l i , a cominciare dai francesi, hanno deciso vicino d i tavola: «Come mai che i l petrolio vale più dei quando avevate t u t t o i l pocristiani del Libano; anche tere non eravate interessati se Roma, dove c'è la nostra alla partizione, ed ora che la scuola teologica, che risale al c o m u n i t à musulmana è d i 1200, manda i suoi soldati a v e n t a t a maggioritaria non proteggere i nostri avversa- accettate d i concludere con essa?». M i guarda con tolleri». ranza. « Q u a n d o avevamo i l M i invitano a pranzo i n u n potere abbiamo ospitato tutgrande refettorio con le volte t i : drusi, sciiti, perfino i palea sesto acuto, i n pietra nera. stinesi che pure avevano deA l tavolo centrale siedono ciso d'impadronirsi del nododici dei monaci del con- stro Paese. M a quando gli avento, col saio nero e la barba rabi presero i l potere, per i bianca; ad uno laterale, pa- cristiani non ci fu più spazio. dre Khalife con g l i amici: • Che.ne è dellé grandi boiquuno storico, fon sociologo, u n ' n i t à cristiane degli a l t r i Pae>aio d i generali. M i offrono si arabi, d a l l ' E g i t t o alla Sio sciroppo fatto nel conven- ria? Se ci arrendiamo noi, è to e u n vino d i un vigneto che l a fine dei cristiani i n t u t t o i monaci coltivano da secoli. l'Oriente. L o sa bene i l Pupa, Parlano della guerra e degli lo sa anche i l patriarca ortoanni che occorreranno per dosso che pochi giorni fa mi portare i l Libano cristiano diceva: i n Siria non possia( q u i l o c h i a m a n o ancora mo parlare, ma q u i ci muoM o n t Liban) fuori della tor- viamo liberamente; se quementa. Si parla anche dei sto accade è merito vostro».

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No all'insegna metilo di «cultura religiosa»

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di AUGUSTO DEL NOCE Si legge nel testo del nuovo Concordato: « La Repubblica italiana, riconoscendo i l valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie d i ogni ordine e grado. Nel rispetto della libertà d i coscienza e della responsabilità educativa del genitori, è garantito a ciascuno i l diritto di scegliere se avvalersi o ncn avvalersi d i detto insegnamento. All'atto dell'iscrizione gli studenti o i loro genitori eserciteranno tale diritto, su richiesta dell'autorità scolastica, senza che la loro scelta possa dar luogo ad alcuna forma di discriminazione ». L'innovazione che tale articolo importa nei riguardi dell'insegnamento religioso è evidente. Sincra, i n conseguenza del principio sancito dal vecchio Concordato secondo cui « l'Italia considera fondamento e coronamento dell'istruzione pubblica l'insegnamento della dottrina cristiana, secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica », tale insegnamento era obbligatorio salvo domanda di esonero. Oggi invece viene introdotta la « facoltatività »; per avere l'insegnamento religioso, occorre chiederlo. Ragioni d i varia natura — dalla preoccupazione, fondata, che le richieste siano poche, a quella della via per la diffusione d i una nuova, e cattiva, teologia postconciliare — hanno portato alcuni gruppi d i intellettuali cattolici ed ecclesiastici alla proposta d i una scelta tra due insegnamenti alternativi: quello confessionale, garantito dall'autorità religiosa, e un altro neutro, storirocritiro, d i « cultura religiosa ». Scegliere sarebbe obbligato; resterebbe libera però l'opzione. Dirò le ragioni per cui io sono,, per motivi religiosi, recisamente cywrario alla proposta. 1 * - - -v

Tre questioni si presentano al riguardo. La prima, se un insegnamento religioso neutro sin possibile. La seconda, quale rapporto si stabilirà tra i due insegnamenti, i l confessionale e i l culturale. La terza, i l modo in cui l'insegnamento di cultura religiosa sarà recepito dagli allievi nella situazione intellettuale presente. L'insegnamento religioso tradizionale ha dei caratteri particolari che lo diilcrcnziano da ogni altro. I l suo presupposto è la rivelazione soprannaturale, la cui verità non viene posta, i n quella sede, in discussione. Perciò, chi lo impartisce deve ricevere l'approvazione dell'autorità ecclesiastica. I n questo senso è « confessionale », non in senso « apologetico » e tanto meno « costrittivo ». Insegna le grandi linee della dommatica e della morale cattoliche; i giovani faranno poi la loro scelta, che sarà una scelta consapevole. I l corso neutro d i cultura religiosa metterebbe invece tra parentesi Dio, rivelazione, soprannaturale; non si pronuncerebbe, cioè, a loro riguardo. Conoscerebbe soltanto fenomeni religiosi in quanto si manifestano nella storia, accanto, e in correlazione, ad altri fenomeni, sociali, politici, artistici e via dicendo. Sarebbe del tutto indifferente che i l suo insegnante sia credente o agnostico, o ateo dichiarato. Ora, è su questa parentesi che occorre portare l'attenzione. E si vede che, per una via o per l'altra, è impossibile attenersi a quella neutralità che la proposta richiede; :he 'ale neutralità deve ne-e:.variamente essere elusa, o lei «enso propriamente religioso, o in un senso immanentistico, o più spesso materialistico. Non credo v i sia cggi nessun teologo che neghi una, comunque parziale, verità religiosa alle tradizioni precristiane; parziale verità dipendente da quella rivelazione di D i o attraverso i l mondo visibile die è accessibile a t u t t i

gli uomini, e che permette 'a domanda religiosa in senso proprio; rispetto a tale domanda, i l cristianesimo rome evento radicalmente nuovo e irruzione d i D i o nella storia, sarebbe la risposta. Sarebbe certamente augurabile d fossero molti insegnanti d i tale orientamento; troverebbero però molte difficoltà a manifestarlo, in certe regioni soprattutto, per la pressione delle accuse d i venir meno alla laicità che era nei patti. Estremamente facile sarebbe invece i l compito dell'insegnante d i convinzioni opposte. Non avrebbe alcun bisogno d i dichiarare i l suo agnosticismo o i l suo ateismo. Quali sarebbero infatti i primi apprendimenti degli allievi davanti a questo insegnamento storirocritico che si limita a considerare la religione nelle sue manifestazioni fenomeniche? Apprenderebbero che l'esperienza storica ci manifesta una plu. ralità d i religioni, ognuna delle quali pretende d i presentarsi rome vera, chiedendo una fede senza possibilità di verifica; e, d i più, che la religione è più intensa dove i l dominio tecnico, attraverso la scienza, dell'uomo sulla natura, è minore; che la religione tende a decrescere nei tempi i n cui i l benessere è più generalizzato, ad aumentare nei periodi d i infelicità terrena; i n breve, è aperta per loro la via della teoria per cui i l soprasensibile sarebbe la « proiezione » dei nostri desideri e bisogni insoddisfatti; dello stato d i alienazione dell'umanità, come oggi si usa dire. Cioè, l'allievo del corso d i cultura religiosa incontrerà, nel suo primo approccio con la religione, proprio le obbiezioni contro la religione. E ' certamente mia convinzione che queste obbiezioni possano venir superate; occorre però riconoscere che i l loro potere d i diffusione e d i permanenza è grandissimo, se uno studioso come Eric Voegelin constatava, or sono una quindicina di anni, che in una notevole parte delle università americane

l.i te i cundo cui Dio sarebbe una « proiezione » è pacificamente accolta come punto su cui non c'è più da discutere. I l corso « storicocritico » di cultura religiosa sembra, non soltanto a me, nelle circostanze presenti, inclinato verso l'insegnamento di irreligione. Penso che i sostenitori del-• l'insegnamento alternativo mi ribatteranno che dal corso di cultura religiosa risulterà la perennità della dimensione religiosa. Questa tesi, di fatto, era anche affermata, a suo modo, dalla cultura idealistica; ma non ci si p u ò nascondere che oggi prevale in varie forme, e nello stesse- Occidente, l'idea di una fatale scomparsa della religione, d i un suo passaggio all'archeologia dell'umanità; diciamo che è l'idea comune elle varie- forme del materialismo contemporaneo. Ma, con ciò, è data anche una risposta alla seconda questione. Nelle condizioni presenti i due insegnamenti saranno destinati a contrapporsi; saranno, generalmente almeno, sentiti rome i l dommatico e i l critico, i l mitico e lo scientifico; ed è facile intendere dove si dirigerà la scelta opzionale. Si aprirà dunque di nuovo quello scontro tra scienza e religione che cosi la vecchia destra liberale rome la cultura idealistica avevano cercato di evitare (ed è in questo senso che deve venir inteso l'antimodernismo di Croce e d i Gentile). Si arriverebbe a questo paradosso: lo scopo del nuovo Concordato è di promuovere la pace religiosa, ed è a questo scopo che la Chiesa è giunta w concessioni die dirò, quanto meno, sofferte (credo che per nessun cattolico questo nuovo Concordato rappresenti l'ideale, anche se v i ravvisa i l minor male possibile). Tra i suoi risultati ci sarebbe però da verifi care, per quel che attiene a un campo cosi importante come la acuoia, esattamente l'oppcsto. Infine, Come tale insegnamento sarà recepito da quei


giovani che opereranno la scelta in suo favore? E ' facile intendere che, i n ragione della loro esclusione dall'insegnamento confessionale, sono già prevenuti; non saranno increduli in senso assoluto, ma tentati almeno a pensare che, sotto la varietà dei simboli, tutte le religioni, o almeno le maggiori, si equivalgono. E, soprattutto, consideriamo come si siano oggi invertiti i rapporti tradizionali tra gli istituti educativi. Nella concezione tradizionale l'ordine tra questi istituti era i l seguente: al primo posto la famiglia, al secondo la scuola, al terzo la città. Oggi, invece, la cultura della città prevale su quella della scuola, e quanto alla famiglia si sa quanto i l suo potere educativo si sia indebolito. Ora, la cultura che, sia pure con eccezioni, domina sulle città è i l riduzionismo; mescolanza di un marxismo in cui è venuto meno quell'afflato, a suo modo, religioso, che i n esso pur permaneva, d i psicanalisi d i sinistra, d i tendenza dell'antropolcgia culturale a prendere i l posto d i regina della scienza, al modo della teologia nel medioevo. Linee di pensiero accumunate dall'idea che là dove è i l più basso, i v i è i l più profondo; dal materialismo, insomma. E ' dunque estremamente facile che gli "allievi saldino quel riduzionismo che hanno rappreso d i i l * icultur» ; della città (tramite la più gran parte dei mass-media) col relativismo storico nei r i guardi della religione. D i nuovo la « cultura religiosa » tende a convertirsi nell'insegnamento d i irreligione, •ir Penso che gli intellettuali cattolici farebbero meglio, per rendere popolare l'unico insegnamento religioso e incoraggiare la libera scelta di esso, a insistere sul punto dell'articolo del Concordato in cui viene detto che « i princìpi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano ». Senza conoscerli è dunque impossibile rendersi cento , della stessa nostra tradizione; ed è d i questa assenza di consapevolezza, pur oscuramente sentita, che oggi soprattutto i giovani soffrono. . G l i atteggiamenti verso la tradizione possono essere i più diversi; ma la consape' volezza non deve mancare. Ho parlato 6ino a questo momento di insegnamento « confessionale »: non ho alcuna ripugnanza rispetto a questo aggettivo, che per me ' significa appartenenza a j una grande comunità religiosa. Ma indubbiamente viene abbinato all'idea di «religione ci iusa » («chiù-

COMMENTO

Religione a scuola

Laici equivoci, falsa neutralità I l d i b a t t i t o che s i s t a s v i l u p p a n d o i n t o m o a l l a p r o posta d i n u o v i p r o g r a m m i per la scuola elementare e v i d e n z i a come le q u e s t i o n i i m p l i c a t e sono c o s ì c o m p l e s s e ed i m p o r t a n t i che i n n e s s u n m o d o p o s s i a m o delegame la soluzione ad u n g r u p p o d i esperti (scelti per l o p i ù nell'ambito della competenza solo pedagogica), g i a c c h é siamo direttamente c o i n v o l t i noi ed i n o s t r i f i g l i . E ' i n g i o c o i n f a t t i i l t i p o d i s c u o l a e q u i n d i d i s o c i e t à che s i v u o l e c o s t r u i r e c h e p u ò essere p i ù o m e n o c o n f o r m e a l l a v e r i t à d e l l ' u o mo. di Umberto Galeazzi * Max Horkheimer, non sospetto d i confessionalismo, aveva individuato in un distorto uso delle ragione, piegata esclusivamente ad u n . compito strumentale e di dominio e dichiarata incapace di scoprire i fini e i valori, la radice teoretica della disumanizzazione. Essa, infatti, è legata, nella nostra società, al crescere delle informazioni ed a l perfezionamento dei mezzi, subordinati alla sostenuta a r b i t r a r i e t à dei fini. Ma quei sintomi e questa diagnosi pare non abbiano insegnato niente (solo per provincialismo?) ai corifei ed ai succubi di una certa nostrana cultura "laica" (che in realtà vuol dire laicista). La questione dell'insegnamento della religione, proprio stando a quanto dicono i difensori della proposta della Commissione ministeriale, fa conoscere qual è i l vero volto di queir'ideale di scuola laica" (si veda l'intervento di L . Pazzaglia su "Avvenire" del 29/1/84) che sembra essere un punto considerato ovvio e intoccabile. L a Commissione "ha dovuto necessariamente badare alle esigenze culturali ed alle scelte ideologiche di t u t t i " (ibid.) ed allora ha pensato di assumere una sorta di neutralità. Perciò i l testo varato "non assume alcun sistema di filosofia dell'educazione", non potendo "privilegiare una concezione pedagogica a scapito delle altre, pena il m i -

sconoscimento della l a i c i t à " ( i b i d ) . Quale " m o n s t r u m " educativo potrà risultare da una s i m i l e i m p o s t a z i o n e ? Ognuno che sia dotato d i un minimo d i buon senso può facilmente immaginarlo. Quell'impostazione, infatti, per essere coerente con se stessa, dovrà fornire solo delle informazioni, astenendosi da qualsiasi valutazione, che violerebbe la sullodata laicità. Già, infatti, fornendo a ciascuno dei "criteri perchè possa compiere le sue opzioni in modo consapevole" (ibid.), si adotta inevitabilmente una determinata e coerente visione antropologica, senza cui g l i stessi valori elementari della convivenza resterebbero gratuiti e infondati e, con la quale, d'altra parte, la pretesa neutralità se ne va in fumo. I n realtà proprio la posizio^ ne assunta d a g l i apologeti della proposta sull'insegnamento della religione eviden-, zia che quella neutralità è i m - . ibile ed in realtà nascon-1 ì scelta — almeno d i fatto e al di là delle stesse intenzip- 1 ni di certi esperti — della v i sione filosofica più inconciliabile con la crescita personale dell'educando e cioè quella d i uno scetticismo, posto dogmaticamente come insuperabile, che inevitabilmente conduce al nichilismo. Infatti d i fronte agli interr o g a t i v i r a d i c a l i sul senso dell'esistenza che i l fanciullo

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d1-Z-8<t

I si pone, secondo questi apologeti della protesta, la "rispos t a culturalmente corretta e adeguata" è in questo "modo 'laico' di insegnare religione" (F. Montuschi i n "Avvenire" del 31/1/84), che viene denominato conoscenza dei fatti e fenomeni religiosi". L a " d i mensione catechistica" è -infatti contrapposta ai "processi jdi conoscenza razionali, oggettivi" (ibid.), implicitamente sostenendo che in ciò che le religioni dicono di se stesse non c'è nè razionalità nè oggettività. Si t e r r à conto di ciò che le religioni dicono d i sé, come anche d i ciò che dicono le visioni atee e non religiose, ma pretendendo d i non assu^ mere nessuno di questi punti di vista, per non far torto a nessuno. I n realtà si assume un punto di vista, ritenuto superiore, che consiste in questo modo "laico" d i insegnare e di interpretare la religione, che, solo, p o t r à "far luce sul significato e sul ruolo della religione" (Pazzaglia). Dove è chiaro che i l punto di vista "razionale e oggettivo" viene identificato con lo scetticismo dogmatico, giacché si rifiuta a priori qualsiasi prospettiva che si ponga come veritativa, perchè altrimenti si farebbe torto a chi le pensa diversamente. I n tal modo si arriva ad affermare che " f i nalità confessionali specifiche sarebbero in contrasto con la natura della scuola" (C. Buzzi, i n "Avvenire" del 25/1/84). Ciò che cosa vuol dire se non che solo i l relativismo scettico sarebbe compatibile con la natura della scuola? M a i l relativismo scettico non è neutrale, è una ben precisa posizione, che non può non produrre risultati educativi disastrosi, come la storia degli ult i m i decenni ci ha mostrato (si veda per esempio l'intervista con Barbone su "Avvenire" 2/2/84). L'affermazione, comunque, è tanto più grave e singolare (per dirla con un eufemismo) in quanto è pronunciata dal presidente dell'Aimc, cioè d i quel]'"Associazione d i laici che intendono vivere la loro vocazione cristiana nella professione con coerenza e spirito di vervizio" (ibid). uìmjo.

accorgo ora che l'articolo del Concordato parla di « insegnamento della religione cattolica », ed è dizione migliore. Quei cattolici che si lamentano, giustamente, della tanta ignoranza religiosa, e pensano d i ovviarvi attraverso i l corso di cultura religiosa, dovrebbero pensare che, almeno per i cattolici e per gli italiani, la prima religione da conoscere è la loro. AUGUSTO D E L N O C E

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O g n i cittadino è o r m a i u n n u m e r o inserito nei computer

E' significativo che gli apologeti d e i r ' i d e a l e di scuola laica", partiti dall'intento di non far torto a nessuna delle diverse i d e n t i t à religiose e culturali presenti nella nazione, arrivano con la loro proposta a m o r t i f i c a r l e t u t t e , p e r c h è le considerano di fatto tutte non vere, imponendo comunque i l relativismo scettico. E v i d e m e n t e la ragione "laica" gioca brutti scherzi. E allora riflettiamo: in che senso la laicità dello Stato è un valore? Nel senso in cui la intende l'art. 3 della nostra Costituzione, per cui lo Stato non discrimina i cittadini a causa delle loro idee religiose, filosofiche, politiche ecc. M a ciò non significa, nè può significare indifferenza o ostilità nei confronti delle identità culturali e delle "formazioni sociali" — prima fra tutte la famiglia — in cui si svolge la personalità dell'uomo, chè anzi, la Repubblica si impegna a riconoscerle e a garantirle. Ciò vuol dire che uno Stato che non voglia essere tatalitario non può arrogarsi i l diritto d i imporre visioni del mondo a dei bambini, magari in opposizione alla famiglia. L a neutralità, infatti, come abb i a m o visto, è impossibile p e r c h è in teoria si risolve in una sorta d i relativismo scettico e in pratica bì risolve nell'adozione delle convinzioni dell'insegna.;nte (secondo gli "esperti questo nuovo insegnamento "laico" della r e l i gione p u ò essere i m p a r t i t o anche da un ateo), che casualmente capiterà ad un determinato fanciullo. La radice di questa a s s u r d i t à sta nel fatto che da un lato si sottolinea i l pluralismo culturale, presente nella nostra società e dall'altro invece "non si vuol realmente riconoscere i l conseente pluralismo educativo", soluzione razionale impliC cherebbe i l riconoscere alle

famiglie ed alle varie formazioni sociali, che eprimono una cultura, i l diritto-dovere di scegliere i l tipo d i scuola più coerente con i valori che esse vivono. Uno Stato, che non si impone alla società (di fatto, con la cultura egemone), ma che favorisce il crescere delle persone e quindi delle diverse identità culturali, è quello che r i troviamo delineato nella proposta d i legge Casati del buono-scuola. M a gli ottusi pre^ g i u d i z i fino alla c e c i t à d i fronte a simili proposte indu^ cono a chiedersi: gli apologeti della scuola statale "laica e, in genere della cultura "laica" accettano veramente i l pluralismo culturale ed educativo e quindi la libera crescita delia persona, oppure subordinano quest'ultima a disegni di egemonia ideologica?

Gli svedesi non vogliono più essere «schedati» dallo Stato NOSTRO SERVIZIO

STOCCOLMA — In Svezia, alcune delle for.m^ftJWWTmone.fidi £w4r<tttQ profetizzate« da George Orwell nel suo libro «1984» spno ormai una realtà insita nel sistema e di-cui pochi cittadini si rendono conto. Ma te reazioni dell'opinione pubblica sono state ugualmente molto vivaci quando il direttore generale dell'Ufficio centrale di statistica, StenJohans-8on, ha avanzato la proposta di raccogliere i dati immagazzinati da una trentina di registri centrali, interpolandoli in modo da «sapere molto « di ogni singolo individuo. Il suo progetto, battezzato -fobalt', già respinto in Germania Occidentale e in Olanda come un attentato all'integrità personale, è stato condannato dal direttore generale dell'ispettorato informatico svedese, Jan Freese, il quale ha il compito di rendere impossibile l'abuso della mole spaventosa di dati raccolta in Svezia in centocinquantamila registri elettronici, pubblici e privati. Anche il governo si è convinto dell'impopolarità del progetto e ha messo da parte l'idea di Johansson. Costui però, abbandonato il sogno del «fobalt-, che gli avrebbe permesso di conoscere tutti i particolari di ciascun cittadino, ha lanciato un'altra proposta consistente nell'interpolazione non già'di trenta ma di centottanta registri centrali, in modo da riunire in un solo ente statistico tutti i dati concernenti le singole persone. Egli, dopo avere richiesto che venga anche escluso l'intervento dell'ente di controllo informatico, ha spiegato, quasi ripetendo le parole di alcuni burocrati del mondo orwelliano, la sua nuova richiesta in questo modo: «Nella sua funzione societaria, la statistica dell'Ufficio statale è di importanza basilare per la democrazia e Za formazione dell'opinione pubblica nel nostro Paese. Basti citare soltanto le statistiche della disoccupazione, dello sviluppo dei prezzi, dei salari, dei redditi, àei conti nazionali, dell'aiuto sociale, dei bambini tolti alla tutela dei genitori, dei raccolti dell'agricoltura, eccetera. Per la gestione dell'economia nazionale la statistica è indispensabile. Per grandi settori della nostra attività dipendiamo dalla collaborazione incondizionata di tutti i cittadini. Maggiore è il grado di collaborazione fiduciosa che riusciamo ad ottenere dai cittadini, migliore è la statistica che possiamo fornire-. Ma i cittadini svedesi si sono chiesti perché essi debbano essere registrati da un organo governativo in moao tate da dover rinunciare anche agli aspetti più gelosi della propria vita privata. E

Ma, si dirà, la scoperta della verità non consegue proprio dal confronto delle varie posizioni? I l discorso sarebbe lungo e non posso farlo qui. In generale basti dire che i l confronto e la valutazione non è detto che debbano essere fatti dal punto d i vista dello scetticismo intrascendibile. In particolare, per quanto r i guarda i l nostro argomento specifico, si può rilevare che gli "esperti" hanno scambiato dei b a m b i n i ( g l i psicologi parlano di seconda infanzia)

la resistenza contro gli enti di statistica aumenta. In Svezia, piene assegnato a tutti i cittadini ut} rfumerq personale ch# li segue dalla 'culla òlla'tomba, anzi, anche'oltre, dato che un ufficio detto «Databasen» sta assegnando il numero personale anche alle persone giù morte. Le autorità spiegano che il numero personale, senza il quale non si può fare nulla, e le registrazioni presso i grandi cervelli elettronici servono a smascherare gli evasori fiscali. Interpolando i redditi dei cittadini e i sussidi ricevuti per l'alloggio si sono costrette alcune decine di migliaia di persone a restituire somme riscosse indebitamente. Ma non tutta destinatari hanno riempito un modulo nel quale si chiedeva ad alcune decine di migliaia di persone divorziate dove allesserò trascorso una determinata notte. Si volevano in tal modo smascheiare coloro che si sono separati soltanto sulla carta, dato che la politica familiare svedese costringe molti coniugi a vivere formalmente divisi per non essere impoveriti dal fisco. Il numero personale esiste soltanto in Svezia. In tutte le altre nazioni esso è stato denunciato come la maggiore minaccia all'integrità personale e perfino i burocrati dei Paesi dell'Est esitano a mettere nelle mani dei poteri centrali un'arma tanto efficace per il controllo dei cittadini. Si dice che con il numero personale non possono avvenire errori o scambi di persona. Ma un povero cittadino svedese ha dovuto lottare per quasi due anni per convincere le autorità della propria esistenza. Esse infatti lo avevano dichiarato morto, perché tale risultava dai registri. Un altro cittadino ha dovuto percorrere un lungo calvario giudiziario per provare la propria innocenza dopo che un tossicomane sorpreso a rubare aveva dato alla polizia ti nome e ti numero personale di un amico innocente. E al cittadino italiano Sergio Sarti, residente in Svezia e studente di filosofia, ha riso in faccia un'autorità dopo l'altra quando egli si è presentato per protestare contro le tasse che gli erano state imposte come professore universitario. Nessun burocrate voleva ammettere che due persone potessero avere lo stesso numero, ma ti titolare delle cifre identiche a quelle di Sarti è stato alla fine trovato: Richard Woods, originario del Michigan negli USA, e ordinario di _ geologia. Gli svedesi che hanno accettato, fin dal lontano 1958, tutte le registrazioni fatte grazie al numero personale, cominciano adesso a contestarlo.

delle e l e m e n t a r i con degli studenti universitari, quando, per esempio, lo psicologo Jean Piaget, a proposito del sistema dei valori, scrive "Questo sistema personale p u ò cos t r u i r s i soltanto a l l i v e l l o mentale dell'adolescenza perchè suppone i l pensiero formale e le costruzioni riflettenti...". * Professore associato di Storia della filosofia nell'Università di Chieti

F.S.

Alonzo


Il «regno» del capo carismatico di Malta, al potere da 13 ana fischia di non finire mai

Le tentazioni totalitarie di Pam Mintoff Che ¡1 badar socialista a i suoi fidi siano vittima di seduzioni assolutistiche b grida Yopposizione nazionalista • b sussurra b Chiosa - Ma b dimostrano anche b tendenze coletti v ittiche dal partito al governo a fai f ansiva anti-cattolica Dal nostro inviato L a V a l l e t t a , 6 maegio Alle dieci di aera, La Valletta è come una fortezza abbandonata: strade deserte, pub con la serranda abbassata, camerieri che portano frettolosamente il conto afili ultimi avventori rimasti a chiacchierare nei ristoranti. Solo alla Berfiia di Castiglia, il palazzo defgoverno, le luci restano accese fino a tardi, dietro le bizzarre persiane dal color blu guercino. Lui, il capo, lavora fino a tardi, ogni giorno ed ogni notte per il bene del popolo maltese; proprio come nei pannelli che si trovano in molte, vie e piazze dell'isola, e che lo raffifiurano pensoso ma sereno di fronte ad una folla in attesa del verbo. Sono oramai tredici anni che Dom Mintoff regna su questi 300 chilometri quadrati di rocce e terra arida, sovrappopolati (quasi 340.000 abitanti) e per molti versi sottosviluppati. Un regno che ha rischiato di finire nel 1981, quando il 51 per cen to dei voti andò al Partito nazionalista, affiliato alle democrazie cristiane europee, ed il «Labour Party» conservò una risicata maggioranza di seggi (34 contro 31 ) solo grazie ai meccanismi elettorali ed a piccoli aggiustamenti nella geografia dei collegi varati giusto alla vigilia delle consultazioni. Un regno che rischia di non finire mai, se la tentazione totalitaria che pare animare il capo ed i suoi fidi dovesse prendere corpo, come grida senza timore l'opposizione, o come sussurra con maggiore discrezione la Chiesa cattolica. Mintoff lo ha ripetuto a >iù riprese negli ultimi mesi: e elezioni nejl'87 si faranno solo se ci sarà la certezza che i nazionalisti non useranno metodi sleali. Ma chi stabilirà la lealtà della competizione? E a quale livello sarà fissato il limite della correttezza? Carmelo Mifsud Bonnici, il vice primo ministro, ministro dell'Istruzione e delfino designato per la successione, dà una risposta quanto meno ambigua. «Alle ultime elezioni — dice — ci sono state massicce ingerenze straniere, e l'opposizione si è servita di una Tv siciliana per fare propaganda sulT isola. Questo non deve più succedere; noi siamo disposti a giocare il gioco democratico, ma fino ad un certo

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punto». Come dire: anche la democrazia ha un limite, e saremo noi a stabilire quale. E che il laburismo maltese abbia idee tutte proprie sui concetti di libertà singola e individuale è storia di un recente passato, è cronaca di uesti giorni. «Non c'è dubio — tuona Fenech Adami, da sette anni leader del Partito nazionalista — sul fatto che l'erosione del sistema sia seria e sistematica, e che questo processo si sia accelerato dopo il voto dell'81».

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Uno dei momenti più significativi di questa sindrome collettivistica, innaturale per un partito che ha rigettato ufficialmente il marxismo, lo si può collocare nel 1978. Fu m quell'anno che i socialisti, e dunque il governo, chiesero e ottennero la fusione con il più potente sindacato dell'isola, là General Work Union; risultato: osmosi totale col potere, fine di ogni conflittualità nelle fabbriche e nelle campagne. Qualche sciopero, in realtà, esiste ancora, ma sono i piccoli sindacati liberi ad attuarlo, e con risultati a dir poco sconfortanti. I medici ospedalieri, ad esempio, sono in agitazione dal 1977per contrasti sulla riforma del servizio sanitario nazionale, ma l'unica cosa che hanno ottenuto in sette anni è che Dom Mintoff è andato a prendere i medici da altri Paesi, e che ora questa legione straniera occupa più di un terzo dei posti disponibili. Sempre nel '78, il regime ne pensò un'altra che fa ancora ridere gli operatori e piangere i maltesi: l'accesso all'università solo per i giovani che avevano un'occupazione, o un .padrino» che garantisse il futuro impiego. Il modello, come è facile intuire, sono gli studenti lavoratori della rivoluzione culturale cinese, la fase che l'ex Celeste imperò ha cancellato persino dai libri di storia e che invece Dom Mintoff non sembra affatto intenzionato a chiudere.

notte negli uffici centrali del Partito nazionalista, mettendo tutto a soqquadro. «Quando arrivai — dice Adami — avevano già sfondato anche la porta, qui nel mio ufficio, e stavano rovistando dappertutto. Un saccheggio in piena regola». «E'stata una normale operazione di polizia — replica Bonnici — che permise di trovare armi e bottiglie molotov: guardi queste foto — aggiunge mostrando un bollettino della rivista ufficiale 'Malta Review' in cui compaiono immagini di fucili, cocktail incendiari e radiotrasmittenti — e capirà che non si è trattato di un abu- I so». Comunque sia, i fatti sono stati accompagnati dalle parole: «Sfidiamo Fenech Adami a scendere nelle strade ed a combattere — disse alcune settimane fa Dom Mintoff —. Siamo pronti per uno scontro, perché siamo i più forti». E Adami nelle piazze c'è sceso: 70.000persone alla Valletta il 6 aprile per protestare contro la politica governativa; quasi 50.000 nella cittadina di Paola il primo I maggio, mentre i socialisti nella capitale rischiavano il loro corteo a causa della pioggia. Perii potere, che ha dovuto fare buon viso, è stato uno smacco ed una risposta inequivocabile; o almeno avrebbe dovuto esserlo se Mintoff non fosse uno di quei leader che governano seguendo la voce della propria coscienza e non quella delle piazze. Eia sua coscienza di laico gli sta dicendo, ad esempio, che bisogna mettere in einocchio la Chiesa cat-

ìtolica. ' La prima bordata è partita nel giugno scorso con una legge che impone all'Episcopato maltese di «devolvere» allo Stato i beni ricevuti per donazione da più di venticinque anni e quelli per cui non esista un titolo speciiico di proprietà. «E'una follia — dice John Borg, il portavoce della Curia — perché gran parte dei nostri beni hanno Ciò che quanto ai si dice secoli e secoli, e quindi non chiuderebbe volentieri, in- esistono i documenti origivece, sono le sedi dell'oppo- nari. E quanto alle donaziosizione, le roccheforti della ni, è semmai la Chiesa che religione cattolica; e se con le può decidere se affidarle ai prime usa i metodi della privati o allo Stato, ma non «guerriglia», con le seconde può tollerare di essere esprolo scontro è in campo aperto priata da altri». Il 12 ottobre e con l'artiglieria pesante. Il scorso è stato presentato ri26 novembre scorso, un cen- corso alla Corte Costituziotinaio di agenti in borghese nale, da cui ai attende ancora fece irruzione verso l'una di

una risposta. Ese all'Arcivescovado sono inquieti, il governo dorme sonni tranquilli. «Se ci daranno torto — dice secco Bonnici — abbiamo altri mezzi per raggiungere il nostro scopo». Nel frattempo, per non perdere l'allenamento, Mintoff ha lanciato l'offensiva contro le scuole confessionali, in cui studia il 30 per cento dei giovani maltesi. I socialisti partono da un principio semplice semplice: la Chiesa è molto ricca (ma lo sarà molto meno se le sue proprietà saranno espropriate) e quindi deve garantire la gratuità dell'insegnamento; se non lo fa, gli istituti passeranno dal prossimo ottobre sotto il controllo dello Stato. Replica degli interessati: sì, abbiamo dei terreni, ma sono aridi e sassosie lo Stato li ha tutti destinati ad area verde per impedirci di realizzare un po' di soldi, e quanto agli immobili, i costi ai manutenzione sono superiori alle rendite; la Chiesa è quindi in passivo, e nonostante ciò ta pagare dalle 35 alle 72 lire maltesi all'anno per studente (dalle 130 alle 270.000 lire), mentre allo Stato ofini alunno ne costa 350, cioè più di un milione e 300.000 lire. Che il movente dell'iniziativa sia ideologico e non economico, lo ha comunque confermato indirettamente due giorni fa lo stesso Bonnici, dichiarando preventivamente nulli tutti gli esami di ammissione che si svolgeranno a maggio nelle scuole private, perché è ilfioverno che intende gestirli. Detto questo, Malta è evidentemente ancora ben lontana dalla dittatura: la stampa è libera e per lo più vicina all'opposizione, il Parlamento esiste e funziona, ¡agente può sfilare e protestare per le strade. Ma la tentazione totalitaria non è solo «uno stato d'animo distorto dei nazionalisti»: c'è, esiste in tutti gli avvenimenti interni apiena citati, ed in un neutraestera che fa le spallucce all'Ovest, e strizza teneramente l'occhio ai Paesi dell'Est. Gabriele C a n è

Í ismo in politica

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Sparire a Managua, a vent'anni

Larivoluzionesandinista inghiotte un ragazzo milanese, E tutti taccion VALERIO RIVA Abbiamo anche noi. da oggi, il nostro «Missing» italiano Anche nel «Missing» italiano, come nel film di Costa Ga vras, c'è un padre che cerca disperatamente, ma lucidamente, il figlio desaparecido in un paese dell'America Ialina Ma a differenza del padre americano del film, questo padre italiano della realti non t r o v i , alla fine, del proprio figlio neanche il cadavere da riportare, almeno, pietosamente a casa Trova si. indizi inquietami, tracce terrificanti, sospetti tanto più angosciosi quanto più fondali, ma niente di più Anzi, più niente di niente. Sparilo, desaparecido per davvero Ogni ricerca si infrange contro un muro Un massiccio, invalicabile muro di silenzio E dietro questo muro di silenzio finiscono nel nulla la vita d i un ragazzo di vent'anni e le speranze di un padre. Eppure questa sarebbe una storia da gridare. Ma solo una giovane cronista del Corriere della sera. Benedetta de M i cheli, é riuscita finora a far filtrare, di questa storia, qualche sussurro. E solo nelle pagine di cronaca milanese del suo giornale. «Ma non sarahbe una notizia da prima pagina?» ha chiesto, giustamente stupito, i l padre del ragazzo desaparecido «Eh.» gli é slato risposto, «con Tana che tira, caro signore, si accontenti se non altro della cronaca milanese'.. L'aria che lira! Si perché la stona di Ettore Cesa Bianchi, milanese, che oggi avrebbe (se fosse ancora vivo, come suo padre testardamente spera) appena 22 anni, e di cui da un anno non si sa più nulla, è una storia che ha un difetto Ettore non è desaparecido in Cile o in Argentina, ma é scomparso in Nicaragua. E dunque, non se ne parla E dunque, se suo padre insiste, gli si risponde: «Per favore, non secchi Abbiamo altro a cui pensare. E tuttavia che storia! Nella sua terribili!!, anche se si vuole, abbastanza semplice La famiglia Cesa Bianchi é a Milano una famiglia illustre Due generazioni fa: un grande chi-

rurgo La generazione d i mezzo: un famoso psichiatra. L'ultima generazione: dei figli che si drogano Perfino banale, d i questi tempi Estremo rampollo della famiglia Ettore Cesa Bianchi, fino a vent'anni. alterna periodi di tossicodipendenza a vani tentativi di recupero Va anche hai. come tanti, in India. Crede di tornare .guarito., o almeno spera. Ma una ragazza lo lascia. Riprecipita nella droga. Adesso però ha vent'anni. Vuol finirla davvero. E per uscirne, si nvolpe (come si dice appunto in sinistrese) a una .struttura pubblica». E cosi, in un centro pagato dal denaro pubblico sbatte, mal per lui. in un'assistente psichiatrica che gli tiene il seguente discorsino: «Vuoi davvero guarire? C é un solo modo datti al sociale! Fai la rivoluzione' Vai in Nicaragua!» E ipso facto lo presenta a una specie di padre Mitra E' un cappuccino, molto amalo dai salotti, gran frequentatore alla pan del circolo San Fedele e delle sezioni periferiche della Firn: ma per lutti, ispiralo e veneralo rappresentante a M i lano del sandinismo al potere di Managua Questo cappuccino-mitra mette dunque Ettore su un volo speciale diretto in Nicaragua Siamo ai primi di gennaio del 1983. Per cinque settimane, da Managua e dintorni. Ettore chiama regolarmente per telefono i suoi genitori a Milano Poi l'ultima telefonata: 14 febbraio 1983. Dal quel momento Ettore scompare nel nulla. Per un paio dt mesi suo padre si arianna a telefonare a lutti i numeri di telefono di Managua che riesce a reperire, mentre in Italia balte consolali, ambasciate, parliti, conventi e ordini religiosi, la Farnesina Niente Alla fine, d i speralo, prende un aereo e va a Panama A Panama chiede un visto per i l Nicaragua Con sua sorpresa, lo ottiene molto facilmente Con sorpresa ancora più grande, arrivalo a Managua. noleggia una macchina della Hertz e invece gli viene assegnala un'auto «del governo, munita di buoni non meno «del governo» per la benzina Comincia la ricerca

Una pattugli M nMiimfd Va al Centro Valdivieso, un'organizzazione «ecumenica» a cui i l cappuccino-mitra aveva indirizzato suo figlio... Nessuna traccia. Sempre a Valdivieso, un certo padre Molina, prete mollo influente con una sorella che fa da segretaria al ministro dell'Interno Tomas Borge. si offre di aiutarlo in indagini «ufficiali»... Ma nebbia. Il padre di Ettore però non i uno sprovveduto. E' anzi un esperto d i Terzo Mondo. L ' O nu. infatti, lo ha mandalo per un certo periodo in Somalia come consigliere tecnico d i Stad Barre- Ha lavorato e lavora da molti anni nei paesi arabi (4 ingegnere) Ha g i i avuto occasione di vedere cubani e sovietici all'opera Conosce la realti del cosiddetto «internazionalismo proletario» e dunque neanche a Managua si la ingannare dalle apparenze - D i giorno.» racI

da e dalla stampa compiacenconta, «seguivo le vie ufficiali, te...E un bel ( o b n i l l o 1 ) giorno benché vanamente Ma quando scendeva la notte, andavo, viene finalmente a sapere che a cercarmi mio figlio per conto c'é qualcuno a Managua che possiede la macchina fotogramio...» E lungo questa perifica di suo figlio pezia notturna, che sarebbe Ma qui l'ingegner Cesa Bianpiaciuta a Graham G reene, chi é purtroppo costretto ad durata esattamente trenta arrestarsi. Perché quel «qualgiorni (quanti gliene concedocuno» é puramente t semplino il visto turistico che, sa bene cemente un (diciamo) prenessuno gli rinnoverà), l'ingesunto terrorista italiano. Anzi gner Cesa Bianchi arriva a popadovano. U n ragazzo della co a poco molto vicino alla stessa e l i di Ettore Uno di verità.. quelli che. secondo i l giudice Segue pazientemente le tracce Calogero, hanno costituito per lasciale dal figlio in ostelli, anni, a Padova e dintorni, i l pensioncine, case private, inbraccio violento dell'Autonoterroga discretamente impiemia. E' sfuggilo miracolosagali di agenzie turistiche, homente al cosiddetto «blitz di stess d i linee aeree interne, Quaresima» del 23 febbraio conducenti di autobus ..Fre1982 E'stato imputato da Cauenta i bar e le discoteche di rapina (avrebbe asilove vanno i ragazzi, i luoghi logero saltato un'agenzia immobiliadeputali del turismo politico, re durante la .battagli» del gli evanescenti sentieri della Portello», a Padova, nel 1979. droga... Si addentra in un N i rubalo «tsegni. malmenalo i l caragua ben diverso da quello rappresentato dalla propaganproprietario e dalo fuoco al

locale) e naturalmente di banda armata, ma poi é stato prosciolto per non aver commesso il fallo dal giudice Palomba rini. e infine (20 giorni fa) nuovamente rinvialo a giudi DO, in base al nuovo ricorso presentalo, contro Palombartni. da Calogero . E ora' Latitante? Uccel d i bosco 1 Bé. non poi tanto I I presunto terrorista Libero Prevaio detto William, nato in Australia venlidue anni fa. residente a due passi da Padova, in un paesino dei colli Euganei. Luvigliano di Torreglia. fa adesso il latitante di lusso a Managua. capitale del Nicaragua. Gira in divisa, con un pistolone alla cintura II suo primo impiego, guarda un po' é a spese del governo italiano ha una scrivania negli uffici dell'assistenza tecnica che l'Italia presta al governo di Managua Poi. dopo il viaggio dell'ingegner Cesa Bianchi c'é un po di maretta, alcuni funzionari vengono rimandati a Roma e Prevaio passa lout court, alle dipendenze del ministero dell'Interno, nicaraguense. Agli ordini di chi? Guarda, guarda: del companero Tomas Borge, lo slesso datore di lavoro della sorella, appunto, di quell'in fluente padre Molina che dirige l'ecumenico centro Valdivieso e al quale i solerti psichiatri dell'assistenza pubbli ca milanese spediscono i ragazzi drogati delle buone (e meno buone) famiglie della Capitale Morale d'Italia .Gira m divisa, i l bravo William autralo patavino, con tanto di pistolone. ma si fa chiamare Enrique e possiede un falso

l'itinerario lungo cui quella Olympus Om 10con trascinatore elettrico é finita in quelle caritatevoli mani Un Itinerario lungo il quale si incontrano un altro giovane drogalo milanese, anche lui di buona famiglia, il solilo centro Valdivieso, uno strino viaggio all'Isola del Mais (dove si dice la Seguridad cubana organizzi un suo personale traffico di stupefacenti, e poi il nulla A questo nulla l'ingegner Cesa Bianchi non é riuscito finora a dire un contenuto Si é rivolto a giornalisti italiani che lavorano a Managua Niente Alla nostra ambasciata. Zero Al ministero degli esteri a Roma. Nulla Poi c'é stala qualche timida apertura Ha scritto a Susanna Agnelli sollosegrelana agli esteri per l'America latina Ne ha ricevuto un paio di cortesi letterine, é difficile ma vedremo, faremo A Pettini: e riceve in risposta una lettera indiretta di Maccanico. che dice vedremo, faremo è difficile E'difficile, certo Ma commenta sconsolato l'ingegnere, «cosa vuole, quando sentono parlare di Nicaragua, scappano lutti ..« Eppure ce ne sarebbero, in questa storia, intorno a questa storia, dietro • questa storia, di cose da appurare, da scoprire, da stroncare! Che eos é questa vera ; propria «tratta dei ragazzi», drogati e no. che certe organizzazioni paraufficiah hanno messo in piedi in Italia con la scusa del volontariato, per alimentare in realti di carne da macello il vacillante potere dei Nove Comandanti di Managua 1

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A che titolo portano impunemente a spasso per le strade di Managua la loro arroganza e le loro ben visibili armi un mucchio di nostri connazionali inseguiti da nostri mandati di cattura intemazionali per banda armata, per insurrezione contro ki Stalo italiano pet omicidio, strage, furto e rapina 1 O é forse perché questo «Missing. italiano é mollo più inquietarne del «Missing» cinematografico di Costa Gavrav che da noi finora non ne ha parlalo nessuno, tranne una piccola, benemerita cronio.i

assaporto danese al nome d i einrich Liehamann. E chi gli ha procurato il passaporto falso 1 La Seguridad cubana, naturalmente Che lo protegge, lo finanzia, e lo utilizza. Ma •un tipo da far paura», dicono a Managua ali ingegner Cesa Bianchi: «Meglio lasciarlo perdere, non averci a che fate...». E naturalmente l'ingegner Cesa Bianchi rinuncia ad andare a chiedere d i persona al falso Heinrich / vero William come mai la macchina fotografica di suo figlio sia capitala nelle sue mani Vorrei vedere Però o r s i , In sfc-svo ;i ri, nvtriiire


Come ormai ogni anno, i vietnamiti hanno sferrato il consueto attacco di prinutvera, cercando di trasformare i khmer da resistenti in profughi t» L'obiettivo è quello di far considerare vero rappresentante del Paese il governofantoccio privando di riconoscimento quello della Kampucea Democratica ^

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Le ore più difficili della Cambogia M e n t r e gli occhi dell'opinione pubblica erano r i v o l t i , negli u l t i m i mesi, alla crisi l i banese, Mosca ba cercato d i accelerare le aue operazioni in a l t r i p u n t i caldi, dalla Polonia alla Cambogia. I vietn a m i t i , che rappresentano e l i interessi dell'Uree nel M e d i o Oriente, hanno sferr a t o l'abituale attacco d i p r i mavera contro la resistenza c a m b o g i a n a , cercando d i completare l'opera iniziata negli anni scorsi e cioè d i trasformare i khmer da resistenti i n profughi. Per alleggerire la pressione sui suoi amici attaccati, la Cina si è mossa, m i l i t a r m e n te contro i l Vietnam (e anche questo rientra negli schemi a b i t u a l i ) con r i s u l t a t i incert i . Adesso i l V i e t n a m , schiacciata la resistenza cont r o i confini thailandesi e costrette le popolazioni khmer a riprendere la via dei campi p r o f u g h i , sta s v i l u p p a n d o una pesante azione diplomatica anche nei confronti dell ' I t a l i a p e r c h é la situazione d i fatto venga accettata, i l governo fantoccio insediato dai viet a P h n o m Penh sia considerato i l vero rappresentante del Paese, e i l governo d i coalizione antivietp a m i t a della Kampucea Democratica, attualmente riconosciuto anche d a l l ' O n u e u f f i c i a l m e n t e insediato i n u n villaggio ai confini con la T h a i l a n d i a , venga p r i v a t o dei riconoscimenti internazionali d i cui gode.

M e d i o Oriente, allungando le mani sul Libano. Il guaio è che a fornire d i buone carte Hanoi non è solo l'ormai proverbiale cinismo dell'Occidente, ma anche l'ingarbugliata storia recente della C a m b o g i a , una delle p i ù complicate e più fosche del nostro secolo, una delle più ignorate, anche, a causa d i quella grande mistificazione giornalistica operata dalla stampa nel Sud Est asiatico, dopo la fuga degli americani dal Vietnam. Questa storia comincia i l 17 aprile 1975 quando gli armati del fronte d i liberazione, i «Khmer rossii come l i aveva ironicamente battezzat i i l principe Siahnouk, prima d i allearsi con loro, occu pano Phnom Penh, salutati dalla stampa e dagli intellettuali occidentali come emuli dei vietcong e dei pathet lao, come i liberatori del Paese dal «colonialismo» Usa. Chi sono i nuovi leaders cambogiani? I n gran parte, intellettuali che hanno i m p a r a t o il comunismo nelle un i v e r s i t à parigine: Kjiieu Samphan, H o u Yuon, H u N i m Ieng Sary, t u t t i compagni d i banco di altri marxisti terzomondisti, come i magrebini Ben Barka e Mohamed Harbi. I l più influente di loro, il capo, e anche il più misterioso: si chiama Poi Pot ed è i l leader del partito comunista cambogiano. La sua biografia è colma d i zone d'ombra: nato nel 1928 da famiglia contadina, entra giovanissimo i n un monastero per diventare bonzo, ma nel 1940 lascia la contemplazione per gli studi tecnici. Nel '49 arriva i n Francia, con una borea d i studio per l'«Ecole française de radio électricité». Viene subito inserito negli ambienti comunisti e passa ogni anno le vacanze i n Jugoslavia: entra i n una cellula comunista clandestina e

La fragile diplomazia cambogiana è i n allarme. Sabato scoreo, i n un convegno tenuto a Venezia dall'associazione Italia-Cambogia ed al quale nessun politico italiano si è degnato d i aderire (ad eccezione di Carlo Ripa d i Meana e del sindaco d i Milano), sono risuonate le 'parole pessimiste dall'ambasciatore cambogiano a Parigi Ngo Pin: i vietnamiti stanno purtroppo riscuotendo buoni risultati diplomatirende i l nome d i Saloth ci i n un Occidente che si va abr. Espulso nel 1952 dalla abituando alle invasioni dei Francia, rientra in patria dosovietici e dei loro gregari. ve organizza le formazioni armate contro i colonialisti, I vietnamiti hanno le idee col nuovo nome d i battaglia chiare: vogliono annetterei di Nong Suon. Quando, nel la Cambogia, affidandola a 1960, viene fondato ufficialun governo sempre più affol- mente i l partito comunista lato d i vietnamiti che si sono cambogiano Poi Pot vi entra dati un nome, khmer, per poi già con alte funzioni e i n soli estendere la loro influenza tre anni ne diviene il capo i n su t u t t o i l Sud Est asiatico, discusso. Amico d i H o Chi trasformandosi i n potenza M i n h modellerà la resistenregionale filosovietica, un za cambogiana su quella vietnamita. po come la Siria ha fatto in

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Poi Pot e i suoi prendono dunque i l potere, nel '75, e possono finalmente passare dalla teoria alla pratica ed applicare i l loro comunismo che è un misto d i marxismo alla cinese, d i rigore monastico, d i ferocia staliniana e d i sadismo o r i e n t a l e . Le frontiere vengono chiuse, le c i t t à svuotate i n poche ore sotto la minaccia degli armat i , la popolazione prelevata d i casa i n casa, senza vestiario e senza viveri, viene gettata a lavorare nelle risaie in nome d i un ritorno alla civiltà rurale e della acoperta d i un comunismo letterale. Viene soppressa ferocemente t u t t a la classe intellettuale, uccisi t u t t i i possessori d i un titolo d i studio, d i visi gli uomini dalle donne ier i l lavoro collettivo, che è avoro forzato, imposto i l razionamento del riso, unico n u t r i m e n t o , imposta l ' u n i forme nera, d i foggia cinese. I l terrore si sparge i n u n clima d i delazione, nel quale gli stessi bambini denunciano le deviazioni dei genitori, e si d e n u n c i a n o t r a loro eseguendo sul posto esecuzioni feroci, con metodi rispolverati dal medioevo orientale.

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La vera storia d i questo genocidio non è mai stata raccontata i n Italia: chi vuole averne un'idea legga, i n francese, i l libro d i testimonianze d i P i n Yathay, «L'utopie meurtrière» (Ea. Laffont). Deportazioni i n massa, abolizione della cartamoneta, abolizione delle biblioteche, sterminio. Su t u t t o , 1' occhio vigile dell'Angkar, «1' Organizzazione», invisibile e onnipresente i l cui braccio armato è un esercito d i m i norenni allevato nell'odio e nella ferocia. N o n si conosce i l bilancio di questa «soluzione finale»: si parla d i tre milioni d i mort i , cifra • ovviamente contestata dagli interessati. L'occidente tace. L a Cambogia, come il Vietnam, è diventata il luogo dove i l popolo cade nella schiavitù più nera, ma il mondo «civile» tace. Tacciono i grandi giornalisti che hanno preannunciato l'era radiosa dell'avvento comunista, tacciono i grandi quotidiani americani ed europei, tacciono gli intellettuali «liberala» che per anni hanno marciato, a favore d i questi liberatori. Nel '77, la Cambogia cerca di liberarsi dei solasti vietnamiti che si sono installati

sul suo suolo al tempo in cui la pista di Ho Chi M i n h passava i n terra cambogiana, ma i l Vietnam rivela le sue .vere intenzioni: appropriarsi del vicino Paese, ormai prostrato da una purga interna che ne ha quasi dimezzata la popolazione. Comincia così una nuova guerra, quella che d u r a ancor oggi, tra una Cambogia filocinese, debole e poco armata, e un Vietnam che ('Urss trasforma sempre più i n una potenza militare del Sud Est asiatico. Sibanouk che ha appoggiato i khmer rossi è stato i n seguito da loro stessi posto in stato di prigionia non dichiarata, la resistenza filoccidentale è stata ridotta al lumicino dal trionfo comunista. Nel '79, cón un bliz in grande siile durato solo 13 giorni, le truppe vietnamite dilagano in Cambogia, appoggiale da un fantomatico «Fronte di lille razione interno»; occupano la capitale e sospingono il gì i verno ufficiale e le truppe ¿1 lui fedeli nella fascia di torri torio ai confini -con la Thailandia. I khmer rossi sono aiutati dalla Cina, in armi e viveri, i vietnamiti dall'I 'rss e il suolo cambogiano diven ta il terreno-di scont.ro ira due potenze comuniste, che si combattono per inferito sta persona. Il popolo khmer, da f i n ue anni, vive in questo.stato i belligeranza, nuovamente decimato da un esercito mo derno come quello viet natitita, che fa ampio uso di armi chimiche con la complicità dell'occidente che di tale uso non sa mai trovare -le prò ve». R i a w i c i n a t i dall'istinto di sopravvivenza e dalI orgo glio nazionale. 1 vecchi tienii ci, filoccidentali e filorotmi nisti della Cambogia, sono venuti a patti. 1/operazione è stata difficile, ma la f "ititi, che a sua volta si è ravvicina ta agli Usa, l'ha fucilitaia Quelli che si battono coni m i viet ora si contano: ci sono 1 30 mila khmer rossi, coniali dati da Khieu Samphaiv i à mila filoccidentali di Soli Sann; ci sono i sihanouisii del Moulinaka. del Sercika. del Camp 211. Le diffidenze sono molte: con Samphan c'è un'intera popolazione che e stata decimata dai khmer rossi nei giorni del terrore: le varie fazioni armate spess.. si sparano. Ma si arriva lati cosamente all'alleanzu. alla costituzione di un governi • di coalizione, riconosciuto

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d a l l ' O n u , con Sihanonk . r i ciclato» come presidente II governo non ha vitti I m i l r . pihanouk vive all'estero, i suoi m i n i s t r i i n una ospitale d i capanne (dove ho avuto modo p i ù volte di essere rive vuto). Poi Pot veglia in di aperte, spesso malato: du r a n t e i l mio u l t i m o soggiorno i n Cambogia, era ricoveralo i n un ospedale thailandese, r e t t o da religiosi. I n questi giorni, dopo gli u l t i m i furiosi attacchi viet n a m i t i , i l governo ha ripreso fiato. Ilquartogabinetiodel la coalizione non più capeg giata da uno khmer rosso si e r i u n i t o sul suolo Cambogia no, sot to la presidenza di Si hanouk, del primo ministro Son Sann, del vice primo min i s t r o degli esteri Kh.ieu Samphan. Le riunioni sono avvenute i l 24 gennaio, i l 3 febbraio, i l 29 marzo, per studiare contromisure milit a r i e politiche. I l rischio più grave che corre oggi la Cam bugia è appunto quello che «in nome della pace», model 10 sovietico, molti Paesi, an che, occidentali, riconoscimi » 11 governo fantoccio imposto a Phnom Penhdai vietnamiti. Hanoi ha molte carte da giocare: smentisce d i usare i gas tossici i n Cambogia, ma sottobanco lascia intendere che se l i usa, non sono solo quelli d i fabbricazione sovietica che ha ricevuto da M o fica, ma anche quelli abbandonati in Vietnam dagli americani. Questo argomento, finora, ha tappato la bocca agli Usa e congelata l'indignazione americana. I viet si presentano anche come liberatori del popolo Cambogia no «dalla cricca d i Poi Pot e dagli autori del genocidio». N o n è una giustificazione da sottovalutare. L a piaga, i n ogni caso, è putrida. La grande opinione pubblica, alla uuale si fa appello i n nome aei «principi», e posta davanti ad una dura alternativa: o perdonare ai khmer rossi i l loro terribile passato ed aiutarli a liberare fa Cambogia dagli invasori, o accettare i l principio che Mosca sa sempre scegliere astute giustificazioni per in viare i suoi proconsoli alla conquista d i nuove coionie. dall'Afghanistan alla Cam bogia.al Laos. Per le sinistre occidentali, i l tema è egunl mente scabroso, perche la sanguinosa guerra tra comu n i s t i , con i viet a r m a t i dall'Urss, i n funzione d i truppe coloniali, manda in cocci i sacri dogmi marxisti, a partire da quello dell'ibi er nazionalismosocialistn Nel la vicenda cambogiana, dun que, le mani sporche le bau no un po' t u t t i : ed è ciò ehi spaventa i resti del popolo khmer e ringalluzzisce i ntu > vi padroni venuti dall Kst 1 .ucio I ami

e da ai

Deputato assassinato

in Salvador. Castro ha inviato 2 mila «insegnanti» in Nicarag SAN S A L V A D O R — U n gruppp di uomini armati e mascherati ha assassinato a colpi di pistola il deputato salvadoregno Héctor Tulio Flores mentre si dirigeva alla facoltà di legge dell'università locale di cui è uno dei professori. Flores era stato eletto al Parlamento nelle liste del partito di conciliazione nazionale, uno degli otto partiti che partecipano alla campagna elettorale in vista del voto del 25 marzo. Le autorità hanno detto che Flores è stato crivellato di colpi. Con la sua morte sono già cinque i parlamentari assassinati dal dicembre 1982. Le precedenti vittime sono: David Quinteros, René Barrios Amaya, Ricardo Arnoldo Pohl e Ismael Ayala. Sul fronte della guerriglia, intanto, viene segnalata la riconquista da parte di 1500 soldati governativi della città di Corinto, nella provincia di M o razan. La città era rimasta nelle mani dei ribelli di sinistra quasi ininterrottamente dal novembre del 1982. Alcuni giornalisti che hanno visitato la zona hanno riferito che i guerriglieri hanno opposto scarsa resistenza perdendo solo cinque uomini. U n certo numero di soldati sono rimasti feriti nei combattimenti per la

riconquista della città. Nella provincia settentrionale di San Miguel, cinque militari hanno perduto la vita ed altri trenta sono rimasti feriti in violenti scontri con forze guerrigliere. Nella regione è in atto una vasta operazione militare

che ha lo scopo di impedire che l'attività dei ribelli interferisca con le elezioni politiche. Fonti militari nicaraguensi hanno reso noto che violenti combattimenti sono avvenuti nelle ultime ore in una isolata regione del Nord del paese tra reparti dell'esercito e forze della guerriglia antisandinista. Le perdite da ambo le parti sono pesanti, ma non son state fornite cifre' in proposito. Nel frattempo è arrivato a Managua i l primo gruppo del contingente di duemila insegnanti rurali cubani che i l regime dell'Avana ha deciso di inviare in Nicaragua per aiutare i l regime sandinista nel programma di alfabetizzazione della popolazione contadina. II gruppo era composto di centosessanta insegnanti, giunti a bordo d i un aereo della compagnia «Cubana del aviacion» decollato dall'Avana. I primi docenti sono stati accolti for- malmente al loro arrivo dal comandante Bayardo Arce, coordinatore politico del fronte sandinista. I l resto dei duemila insegnanti promessi da Fidel Castro giungerà nei prossimi giorni in gruppi di centocinquanta - duecento persone. 1 docenti formeranno la «brigata Augusto Cesar Sandino».


Riacceso da una drammatica confessione il dibattito sull'eutanasia

Due mediti hanno ucciso «per pietà» centinaia di inguarìbili in Germania .

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In base alla legge tedesca chi aiuta un cittadino a suicidarsi non è perseguibile: ma è un aiuto o un delitto? Giuristi, clinici e opinione pubblica profondamente divisi Dal nostro

corrispondente Bonn, 3 maggio «Sinora ho aiutato a morire m o l t i malati inguaribili»: la sconvolgente confessione d i u n anziano medico d i Wurzburg, seguita a quella del noto chirurgo professor J u l i u s Hacketal, che due settimane fa rivelò d i aver dato la «buona morte» ad una sua paziente sofferente d i cancro, ha riacceso i l d i b a t t i t o pubblico sull'eutanasia: argomento quasi t a b ù i n Germania, per gli infami abusi che commisero i nazisti autorizzando la discussa pratica allo scopo d i sopprimere le cosiddette «vite inutili». Il medico d i Wurzburg, d o t t o r W i l h e l m Rasche, che da due anni non esercita più e che è vice-presidente della «Società tedesca per la morte u m a n i t a r i a » , ha fatto la sua confessione alla Biìd e poi l'ha confermata all'agenzia d i stampa Dpa. Secondo i l iornale i casi in cui i l medico avori la «morte per pietà» sarebbero stati settecento, ma i n una dichiarazione a l l ' agenzia d i stampa i l dottor Rasche ha ridotto i l numero a v e n t i . Ecco comunque la sua intervista alla Biìd: «In 35 anni d i professione ho l i berato da inaudite sofferenze settecento i n f e r m i che non avevano più alcuna speranza d i guarigione e che m i avevano chiesto d i morire. Io ho reso loro possibile un trapasso indolore e dignitoso, mettendo fine a i n u t i l i patimenti».Il dottor Rasche — 67 anni, tarchiato, occhialuto, barba e capelli bianchi — ha aggiunto: «Io cominciai a meditare sulla morte durante l'ultima guerra mondiale, quando vidi soffrire atrocemente t a n t i soldati, straziati da orrende ferite e che nessuno poteva aiutare. Da allora io sono convinto che fra i doveri d i un medico c'è anche quello di non far penare senza scopo chi, affetto da un male incurabile, desidera ed implora la morte».

G

Il dottor Rasche ha poi spiegato che, o perscriveva ai malati un forte sonnifero i n dicando la dose da prender «per dormire in eterno», o faceva loro delle iniezioni d i 'morfina. Sia alla Biìd sia alla I)pa ha detto: «Sul certifi-

cato d i morte io scrivevo "morte naturale" per evitare indagini. So che dopo quanto ho dichiarato m i aspettano giorni difficili. M a , data la mia e t à , che cosa p u ò succedermi? H o agito con pura, serena coscienza, nella piena convinzione che è eticamente legittimo aiutare a morire un essere umano affetto da un male inguaribile e tormentato da dolori inimmaginabili». Le parole del dottor Rasche riecheggiano quelle del professor Hacketal. I l chirurgo, i n un articolo sulla Biìd, ha raccontato che nel settembre scorso si p r e s e n t ò nella sua clinica presso lo Chiemensee (Baviera) la signora Hermy E. d i 69 anni, che aveva i l viso devastato dal cancro, dalle cicatrici d i tredici interventi chirurgici e dagli effetti delle radiazion i . L a signora soffriva pene infernali che nessun medicamento poteva lenire, e, u n giorno, durante una delle v i site periodiche, disse al chirurgo: «Professore, la prego, miiaccia morire. Io non ce la faccio p i ù . Abbia p i e t à d i me». I l l u n e d ì della settimana santa — prosegue l'articolo — Julius Acketal giunse alla conclusione che sarebbe stato una c r u d e l t à non porre fine alle sofferenze della paziente». «Dopo un u l t i m o colloquio con la signora al quale assistevano la sua figliuola adottiva e un amico — egli ha scritto — consegnai all'uomo un bicchiere d i plastica contenente quattro grammi d i cianuro, spiegandogli d i sciogliere ¡1 veleno con l'acqua. U n minuto prima delle ore 21 dello stesso giorno, fui informato per telefono che Hermy E. si era addormentata...». Lo scorso lunedì i l secondo canale della televisione ha diffuso un impressionante video-film nel quale si vedeva il chirurgo accanto alla paziente, che lo scongiurava di aiutarla a morire; q u i n d i si sentiva la voce del professore: «Stasera m a n t e r r ò la mia p r o m e s s a » . H a c k e t a l , che ha pubblicato a l t r i a r t i coli sulla Biìd, ripete d i non

sentirsi assolutamente colpevole. M a m o l t i suoi colleghi lo accusano d i aver violato non solo i l Codice Penale e la morale religiósa, ma anche i l giuramento d i Ippocrate. Interrogato sulle conseguenze giudiziarie i n cui p u ò i n correre Hacketal, i l segretario d i Stato al ministero della Giustizia Benno Erhard ha affermato che, secondo l u i , «Il professore non è condannabile, ma bisogna accertare le esatte circostanze». I n base alla legge tedesca, non è perseguibile chi aiuta qualcuno a suicidarsi, ma far morire una persona, anche se questa l'ha chiesto, p u ò portare una pena che arriva sino ai cinque anni d i carcere. A parere dei giuristi, però, Hacketal non ha da temere una condanna p e r c h é — ben consigliato — ha preso la precauzione d i non porgere l u i stesso i l cianuro a l l ' ammalata. P i ù delicata invece è la posizione del dottor Rasche, che certificava come m o r t i naturali i decessi da lui provocati, sia pure per pietà.

Michele Topa


•Mera

Conferenze

ZA

GEORGE

AÌA2IOA)£

un v e g g e n t e •scomodo"

su Orwell e lo

ORWELL:

Stato

totalitario «Chi controlla il passato (...) questa conversazione su «Tracontrolla i l futuro; chi control- dizionale e storia nello Stato la i l presente, controlla i l pas- totalitario» è i l Centro cattosato»: è una delle tante frasi lico di documentazione e i n che, estrapolate dal suo più formazione generale e pedagofamoso libro ¡984, hanno d i gica d i Manna d i Pisa (dove nuovo reso attuale in questo ha sede in piazza Baleari J5), inizio d i anno uno dei più ap- in collaborazione con gli prezzati scrittori «anti - uto- «Amici d i Cristianità» di Pipici» Eric Blair alias, ovvia- sa. mente, George Orwell. «Manipolazione del passato, Appunto su quello Stato to- menzogna nel linguaggio, tectalitario i l cui «incubo» — ri- nologia del potere: tutto m i n cordano nel loro annuncio gli alla completa distruzione della stessi organizzatori — / 984 de- persona», si legge ancora nel scrive in termini profelici, s'in- comunicato del centro marinetratteiTà stasera venerdì il pro- se, ma «la storia umana è opefessor Marco Tangheroni, nel- ra dell'uomo, ed è quale gH la conferenza in programma uomini la fanno», ed è anche iore 21,15) all'hotel Duomo su questo che i l pubblico d i di via S. Maria. Promotore d i scuterà stasera col professor Tangheroni.

George O r w e l l , uno dei p i ù noti scrittori anti - utopici, nel suo celebre romanzo « 1984 », descrive i n termini profetici l'incubo dello Stato totalitario. 'fg Manipolazione del passato, meozogna nel linguaggio, tecnologia del potere: tutto mira alla completa distruzione della persona. Alla tristezza infinita e ossessiva di questo mondo senza speranza si p u ò reagire. La storia umana è opera dell'uomo, ed è ' q u a l e gli uomini la fanno. A cura del Centro Cattolico d i documentazione d i Marina d i P i s a (P.za Baleari, 15, C P . 6 1 ) . V e n e r d ì ' 16 Marzo 1984 all'Hotel Duomo, Via S. Maria n. 94 i n Pisa, si terrà una conferenza sul tema':' 1 0 " TRADIZIONE E STORIA NELLO STATO T O T A L I T A R I O - tratterà il tema i l prof. M A R C O T A N G H E R O NI. VITA NOVA -

Ha aperto gli Si è aperto il ciclo di conferenze dedicale a George Orwell incontri Tanghero-

Radiografia dello stato totalitario

IL PROFESSOR Marco Tangheroni, docente di storia medioevàle presso la nostra universilà, ha aperto i l ciclo d i conferenze dedicato a George O r w e l l , o meglio, ad «Orwell, veggente scomodo», promosso dai Centro cattolico di documentazione. Il ciclo non vuole essere l'analisi d i uno dei più noti scrittori antiutopici del nostro tempo, ma di questi t e n t e r à d i sviluppare g l i spunti e le considerazioni che si possono trarre dalla sua opera più famosa: «1984». E' stato infatti un passo diquesto libro: «Chi controlla i l passato (...) controlla il futuro, chi controlla il presente, controlla i l passato», a suggerire il tema della prima conferenza. I l professor Tanghero-

ni ha infatti trattato i l problema: «Tradizione e stona dello statototalitario». «Senza dubbio - ha detto non si p u ò considerare O r w e l l né un profeta, né un veggente; egli è stato, prima d i ogni altra cosa, un acuto osservatore del suo tempo e ha saputo così individuare e descrivere, come nessun altro, i l meccanismo oppressivo dello stato totalitario». «Proprio per questo - ha aggiunto i l professor Tangheroni - è stato e continua ad essere uno scrittore scomodo, tanto che alcuni paesi, tra cui la Russia, la sua opera è stata pubblicata solo adesso e con notevoli distorsioni nella presentazione». •Storia e tradizione - ha proseguito i l relatore - non

possono che essere manipolate o addirittura occultate da un regime totalitario, che ha b i sogno di poter sopravvivere, d i cancellare la memoria storica di un popolo. N o n si p u ò costruire un nuovo modello utopico di società se prima non si cancellano quelli precedenti. Chi manipola i l passato a fini politici sa bene che ogni popolo ha le sue radici nella storia e da essa potrebbe trarre insegnamenti pericolosi, ma - ha affermato Tangheroni - d i mentica che una società che rifiuta il passato è destinata a non avere un futuro». M o l t o interessanti sono apiarse le osservazioni del proessor Tangheroni per ciò che concerne il tentativo di modificare anche la storia che v i viamo e contribuiamo a co-

f

[fx*AAXX.tA. Jc

fùìa>\

ni che ha parlato di storia e tradizione,

stru\re. Questo infatti sembra il «compito» d i una informazione pilotata che diventa troppo spesso deformazione. «Ma proprio perchè abbiamo la conoscenza di tutto ciò - conclude Tangheroni - dobbiamo impegnarci a combattere deformazioni esplicite o silenziose, poiché solo conservando la memoria si difende la libertà». Si ricorda che i l ciclo prevede altri due incontri, i quali affronteranno i temi «Menzogna nel linguaggio» e «Il perc h è dello Stato totalitario». G l i incontri saranno tenuti sempre all'hotel Duomo. Eugenia Mirani


RIFLESSIONI

La

"1984,.

DI

ORWEL

manipolazione della storia nello stato totalitario

Il

Centro

cattolico

zione e informazione sa

SV

e gli Amici

organizzato

documenta-

poli,

cht' costituiscono

di Marino di Pi-

di

della

I c o identità

di Cristianità

hanno

un ciclo di conferenze

prendendo

spunto

dal noto

dei fatt ; , al punto da rendere

romanzo

sente; protagonisti

di questa manipo-

ne di

tenzione dei m a s s - m e d i a e dei grup-

orientati

pi culturali e politici.

sista e rivoluzionarla.

generale dell'iniziativa è

quello di offrire un'analisi dello totalitario

e dei suoi

ne d e s c r i v e

sta-

condiziona

menti a partire da un'opera che

letteraria

suggestivamente

i

Il ciclo è stato aperto

il 16 marzo

con una conferenza di Marco Tanghe ordinario

sità

di

Pisa.

trattato

di Il

storia

nell'Univer-

prof. Tangheroni ha

l'argomento storia

della

nello

manipola

zione

della

tario

stalo

totali-

Il presupposto di questa ango-

lazione sta in una frase del romanzo di

Orwell:

(...)

massa, che sono in pian parte in una prospettiva

progres-

questo

A

pro-

posito Tangheroni ha citato a'euni studi compiuti

dal demografo

e storico

francese Pierre Chaunu, che ha mostra to come le tendenze

di fondo

della

grande stampa siano sostanzialmente omogenee, anche in c a s o di posizioni

procedimenti.

roni.

irrico-

lazione sono i mezzi di comunicazio-

s u cui quest'anno si è incentrato l'at-

to

parte

deformazione

noscibile la verità, tocca anche II pre-

dello scrittore inglese George Orwell,

L'obiettivo

larga

La

« Chi

controlla

controlla

II passate

Da queste

e m o r g e , se-

indicazioni

condo Tangheroni, la necessità di custodire le memoria storica e di impegnarsi a combattere

deformazioni

e-

sp'ic'rte o silenziose, perchè solo conservando la memoria si difende

la li-

bertà La conferenza

è

stata

seguita da

futuro ». Tangheroni

un pubblico molto numeroso, e

alla

ha mostrato con alcuni esempi come

fine 6ono state fatte all'oratore

mol-

questa operazione non s i a frutto del

te domande; questo ha dato modo di

le profezie di Orwell, ma s i a costante

chiarire e sviluppare alcuni passaggi

In tutti

i fenomeni

della conferenza.

l'epoca

moderna,

voluzione verso

II

politiche diverse.

rivoluzionari

a partire

francese,

del-

dalla Ri-

passando

la cancellazione della

attra-

memoria

storica nelle società, fino a giungere alle più morbide, ma non meno

insi-

diose,

pre-

senti

deformazioni anche

avviate

nelle

verso

della società

storia

occidentali

il totalitarismo

tecno-

cratico. Il fatto è c h e , per tentare di instaurare

il « mondo

rivoluzionarie

nuovo », le ideologie

hanno

bisogno

di can-

Il ciclo è proseguito con una conferenza

sulla

manipolazione

guaggio, tenuta

del lin-

il 6 aprile do Vaclav

Belohradsky, un e s u l e cecoslovacco docente versità

di

sociologia

di Genova.

sarà con Giovanni

presso

Il terzo

l'Uni-

incontro

Centoni, direttore

di Cristianità, c h e tratterà

del « per-

chè delio stato totalitario»

111 mag-

gio. La sede sarà sempre all'Hotel Duomo, alle 21,15.

cellare la memoria del passato, in cui affondano

"VITA

le radici

titfpf

cristiane dei po-

45-<x'&H

R.T.


¿i

Una conferenza «Politica e linguaggio nell'età della tecnologia» è i l tema della seconda conferenza del ciclo dedicato ali orwelliano «1984» dal Centro cattolico d i documentazione d i Marina di Pisa. L'appuntamento col relatore professor Vaclav Belohradsky (università di Genova) è per stasera venerdì all'hotel Duomo (ore 21,15)."

LtfAUOAifc

Í-W4

A cura del Centro Cattolico di documenta ione venerdì 6 aprilo 1984 alle ore 21,15, presso l'Hotel Duomo in Via S. Maria n. 94, si terrà una cqn-^. v forenza sul tema: $fi POLITICA E LINGUAGGIO NELL'ETÀ' DELLA TECNOLOGIA tratterà li tema 11 prof. Vaclav Belohradsky docente presso l'Università di Genova.

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Il Tirreno Giovedì 12 A p r i l e 1984

Proseguono gli incontri dedicati ad Orwell e a «1984

Tecnica e potere

Il dissidente ceka Belohradsky ha p di politica e linguaggio netterà tecno PROSEGUONO all'hotel Duomo s i i incontri dedicati a George O r w e l l ed alla sua più famosa opera: «1984». L ' u l t i mo incontro ha visto un relatore d'eccezione, i l dissidente cecoslovacco Vaclav Belohradsky, i n Italia dal 1970, og- , gi docente d i sociologia a l l ' U niversità d i Genova. Belohradsky ha trattato i l tema «Politica e linguaggio nell'età della tecnologia» partendo da quella che è stata la sua personale esperienza in un regi me totalitario. «Quale sia i l rapporto tra politica, linguaggio e tecnologia - ha detto roratore - si p u ò facilmente capire analiz- ^ zando l'opera d i Orwell; biso- . gna quindi chiederci i l p e r c h è della sua a t t u a l i t à . N e l l o stato totalitario descrittoci da

O r w e l l ilprotagonista della repressione è i l 'partito' ohe riesce ad imporsimobilitando gente che non c o m p r e n d e » . «E' proprio da questa incap a c i t à d i capire e d i pensare autonomamente delle masse ha proseguito i l professor Belohradsky - che il partito trae la sua forza. L a possibilità che ha un partito d i 'catturare' g l i individui è divenuta sempre maggiore, vi è infatti una necessità d i realizzare ' i l principio' a t u t t i i costi, indipendentemente dal fatto che questo sia vero o meno». « T u t t o diventa così necessario che - ha aggiunto il disbidente cecoslovacco - persino 'la menzogna assurge a principio universale. D'altra parte come potrebbe affermarsi tale menzogna se non attraverso la

tecnologia e la distorsione della lingua?. E ' , i n f a t t i , proprio la tecnica a metterci a disposizione cigni cosa senza ilbisogno di capirla. Essa è quel processo i n cui le differenze vengono l i vellate a tal punto da rendere tutto riproducibile ed ordinabile». «Il potere q u i n d i - ha detto ancora Belohradsky - non p u ò fare a meno della tecnica per ordinare l u t t o a suo piacimento. T u t t a v i a la tecnica non basta, bisogna anche creare una nuova lingua, proprio come la Neolingua parlata daiprotagonisti d i '1984'. I l fine della Neolingua non era infatti solo quello d i f o r n i re un mezzo d i espressione ma soprattutto quello d i rendere

impossibile pensiero».

ogni

forma

di

«Se l'essenza della lingua è infatti dar vita a nuove idee attraverso i l dialogo, quella della neolingua è u dire ciò che è già stato detto e precostituito. Purtroppo tutto ciò è già presente nei paesi dell'Est e sta facendosi strada anche in O c c i d e n t e » . «Bisogna quindi - ha suggerito infine Belohradsky nelle conclusioni della sua conferenza - dare nuovo slancio alla società civile oggi oppressa dagliapparati organizzativi che rendono g l i individui sempre meno coscienti del mondo in cui si trovano ad o p e r a r e » . Eugenia M i r i m i


cronaca di pisa

I l I irreno M e r c o l e d ì 16 maggio 1984

Concluse le conferenze su Orwell

Come nasce e cos'è il regime totalitario

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41

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S I E* concluso, presso l'hotel D u o m o , i l ciclo d i conferenze dedicato ad O r w e l l , «veggente s c o m o d o » , organizzato dal « C e n t r o cattolico d i documentazione». I l ciclo, traendo spunto dal più celebre romanzo d i O r w e l l «1984», è stato una chiara analisi dei meccanismi, delle distorsioni e dei modi di operare dello stato totalitario. N o n rimaneva che chiedersi i l p e r c h é della sua nascita e come lo si potesse eventualmente prevenire o combattere. H a risposto a questi interrogativi G i a n n i Cantoni, direttore della rivista « C r i s t i a n i t à » , organo d i stampa d i Alleanza Cattolica. «Bisogna innanzi t u t t o - ha esordito C a n t o n i - dare una definizione precisa del t e r m i ne totalitarismo che troppo spesso si d à per scontata. Questa parola, o r m a i entrata nel linguaggio comune, ha as-

sunto un significato molto evanescente che rende impossibile una chiara e precisa i n terpretazione. C i si potrebbe fermare alla definizione d i un noto giurista svizzero per i l quale l o stato totalitario non è una forma d i Stato, ma l'assorbimento d i tutte le istituzioni e i d i r i t t i da parte dello Stato. M a ciò non basta, poic h é manca q u i un qualsiasi r i ferimento al suo aspetto in quanto regime. Bisognerebbe rifarci al pensiero filosofico classico e più precisamente ad Aristotele e alla sua distinzione tra forme pure e degenerate d i stato». «Il fine della vita politica ha detto ancora Cantoni - è l'organizzazione della vita sociale tenendo conto delle ugualianze e disigualianze, mentre l'esercizio del governo dovrebbe perseguire i l bene comune. Affinché avvenga tutto ciò bisogna che al d i so-

dei governanti si ponga la filiraegge e Tra essi ed i governati consenso». « U n a volta che venga meno da parte dei governanti, i l r i spetto della legge e la necessità del consenso, i governi degenerano. Poiché nella r e a l t à non esistono forme pure d i Stato ma solo regimi m i sti, i l totalitarismo si potrebbe definire proprio la degenerazione assoluta d i tali regimi». « Q u e s t a , mancando i l r i spetto per la legge ed i l consenso, si traduce in un potere i l l i m i t a t o , capace solo di i m porre i l suo volere con la forza e la violenza. I l suo fine, attraverso un saldo gruppo d i r i gente e la manipolazione culturale, s a r à la disorganizzazione' della società. Dove per disorganizzazione non si i n tende mancanza d i organizzazione bensì una cattiva, o me-

glio, eccessiva ne».

«Se prima avevamo lo stato per la società e la società per l'uomo, ora avremo l'uomo per la società e lo stato per se stesso. Per impedire che t u t t o ciò avvenga è assolutamente necessario prestare attenzione alla società nei suoi momenti prepolitici, organizzando la loro difesa, affinché questi non vengano politicizzati. Vanno cosi difesi la famiglia ed i corpi intermedi». «Bisogna inoltre - ha concluso Gianni Cantoni - prestare molta attenzione alla legge ed ai suoi contenuti ideologici. Affinché nessun ordinamento contrasti i d i r i t t i naturali dell'uomo si richiede una continua verifica del rapporto tra morale e politica ed una profonda coscienza politica». Eugenia M i r a n i

Centro cattolico .

Il centro cattolico di documentazione di Marina di Pisa, con la collaborazione degli «Amici della cristianità» d i Pisa, organizza la terza e conclusiva conferenza del ciclo dedicato allo scrittore inglese Orwell. L'incontro (oggi venerdì ore 21,15)' all'hotel Duomo avrà come fema: «Le radici gnostiche del totalitarismo». Relatore Giovanni Cantoni, direttore della rivista «Cristianità», organo ufficiale d i 1 «Alleanza cattolica».'

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