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100.000 lire per Dante
Sul pavimento della navata centrale della Basilica di San Francesco, in prossimità della cripta, è chiaramente visibile lo stemma papale di Benedetto XV, realizzato dalla Ditta Medici di Roma. La sua presenza si lega indissolubilmente a quella dell’anniversario dantesco del 1921 del quale il Ponte ce fu insigne benefattore come indicato da un’iscrizione posta all’inizio della navata sinistra della Basilica. Della sua generosità, ben più ampia di quella ministeriale, ce ne lascia un indelebile ricordo don Giovanni Mesini in un opuscolo intitolato Memorie del centenario Dantesco (1921) e di altre opere dantesche, edito a Ravenna, per le Arti gra che, nel 1959. Don Mesini ricordando l’udienza papale del 25 aprile 1921, nella quale aveva presentato il programma delle celebrazioni dantesche, esprimeva la sua riconoscenza verso il Santo Padre che, interessatosi dei lavori di restauro della Basilica, volle donare 100.000 lire, la cifra necessaria af nché fossero portati a conclusione i lavori di tutto il pavimento della Basilica senza dover lasciare indietro quello delle navate laterali. La sera del giorno seguente, dopo aver ritirato la cifra promessa, don Mesini e i suoi accompagnatori incontrarono il Sindaco di Ravenna, anche lui a Roma per chiedere nanziamenti: «La sera ci trovammo al ristorante S. Chiara […] col Sindaco di Ravenna e Piccioni segretario del Comune: noi lieti, essi seccati. Invano erano stati a non solo quale Ministero per ottenere alcune migliaia di lire!».
MOSTRE/1 I “pesci fuor d’acqua” di Antonia Zotti alla Pallavicni22
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Sabato 6 maggio dalle 18.30 allo spazio espositivo Pallavicini22 Art Gallery di Ravenna (viale Giorgio Pallavicini 22) verrà inaugurata “Madre natura, pianeta terra. - Pesci fuor d’acqua. Come sarebbe se i nostri oceani, fiumi e laghi fossero puliti?”. La personale di Antonia Zotti, a cura di Antonia Zotti, Isabella Correra, Valentina Aversano e con testi di Simona Negrini e Lara Maria Ferrari a catalogo, rimarrà allestita fino a domenica 28 maggio e sarà aperta al pubblico dal martedì alla domenica dalle 16 alle 19.
Artista e designer molto sensibile al messaggio ambientalista, Zotti utilizza materiali di uso comune e riciclati, con installazioni che rendono protagonisti gli animali e il loro ambiente.
Incontri
Reading con Gianni Vacchelli a Santa Maria dell’Angelo
In occasione della mostra “Anastasis”, giovedì 4 maggio dalle 17.30 è in programma un reading con lo scrittore Gianni Vacchelli, autore della trilogia “I Vivi”. L’appuntamento è allo spazio espositivo di Santa Maria dell’Angelo, a Faenza.
A Sala D’Attorre il catalogo sul patrimonio artistico dell’Ausl
Martedì 9 maggio alle 18, a Ravenna, in sala D’Attorre di via Ponte Marino 2, è in programma la presentazione del catalogo della mostra che si è svolta fino a metà aprile a Palazzo Rasponi, “La cura attraverso l’arte. Opere dal patrimonio storico e artistico dell’Ausl Romagna”. Il volume è edito da FP Ravenna con la realizzazione grafica di Filippo Farneti. Intervengono Sonia Muzzarelli e Paolo Trioschi, curatori del volume e della mostra.
MOSTRE/2 L’omaggio della Manfrediana allo scenografo Liverani
Domenica 7 maggio torna “La biblioteca delle meraviglie”, il tradizionale appuntamento che da sette anni la Manfrediana organizza per la città di Faenza. In programma l’inaugurazione (alle 10, con visita guidata) di una mostra dedicata a Romolo Liverani e un concerto (alle 11.30) organizzato in collaborazione con il Collegium Musicum Classense, nell’ambito della rassegna “Tasti”. La vicenda artistica di Romolo Liverani (1809-1872) prende l’avvio nella Faenza del terzo decennio dell’Ottocento e da quella Scuola di Disegno che per diversi decenni educò i giovani all’esercizio scrupoloso secondo le linee indicate sia da Felice Giani sia dal primo direttore Giuseppe Zauli. Romolo fu tra i migliori allievi del corso biennale della Scuola di Architettura, diretta da Pietro Tomba a latere dei corsi di disegno di figura e di ornato, che impostava le basi di un rigoroso disegno geometrico e architettonico per poi spaziare alla rappresentazione scenografica. La versatile attività di Romolo trova uno sbocco naturale nel teatro, ma si muove in altri ambiti, rappresentando con la sua personale visione i paesaggi d’invenzione, inseriti nelle decorazioni murali del fratello Antonio, e soprattutto le splendide vedute di cui riempie una quantità impressionante di taccuini durante le passeggiate in città e dintorni, i viaggi e i trasferimenti per il lavoro di scenografo.
La Biblioteca Manfrediana, depositaria di innumerevoli album di Romolo Liverani, con questa esposizione intende rendere omaggio al grande artista faentino. Percorso espositivo e testi a cura di Marcella Vitali, con il contributo di Ilaria Chia. La mostra, allestita nella Sala del Settecento, sarà visitabile fino al 30 giugno negli orari di apertura della biblioteca.
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I tre multiversi di Nanni Moretti nel suo ultimo lm, molto bello
di Albert Bucci
Il sol dell’avvenire, l’ultimo lm di Nanni Moretti, pronto a partecipare al prossimo Festival di Cannes, è sicuramente l’evento di questa primavera. Nanni interpreta qui il suo alter ego Giovanni, regista cinematogra co sposato da 40 anni con Paola, la sua produttrice, che sta per iniziare le riprese del suo nuovo lm ambientato nel 1956, dove Silvio Orlando interpreta Ennio, giornalista dell’Unità e segretario di una sezione romana del Pci, che entra in crisi politica ed esistenziale durante i giorni dell’invasione dell’Ungheria da parte dell’Urss. Mentre la realizzazione del lm sul 1956 va a rotoli per mancanza di soldi, Paola da mesi sta segretamente andando in terapia da uno psicoanalista perché vuole separarsi. Giovanni vede il suo mondo sgretolarsi, inizia a sognare le vicende sentimentali di una giovane coppia degli anni ‘70 (lui e Paola da giovani?), sua glia Emma vuole sposarsi con un uomo più vecchio di lei di 40 anni, la produzione del lm si ferma per l’arresto del produttore francese… In questa escalation di eventi, Giovanni decide di cambiare il nale (e quindi il tema) del suo lm: cosa sarebbe successo se il Pci italiano nel 1956 si fosse schierato contro l’Urss?
Di Nanni Moretti spesso si enfatizza il lato “politico” e “psicoanalitico” dei suoi lm. Che però andrebbe considerato sotto un aspetto più generale e globale: e cioè che il suo cinema si colloca esplicitamente nel genere grottesco e fantastico. Se in Sogni d’oro il protagonista diventa realmente un lupo mannaro, più in generale tutti i lm di Moretti (Bianca, La messa è nita, Palombella rossa, Il caimano, Habemus Papam) convergono verso un coté visionario grottesco e surreale tra Kafka, Bulgakov e Pirandello. Nello stesso Aprile, Moretti abbandona il documentario su Berlusconi per dedicarsi a un musical, che è di per sé un genere fantastico. Il sol dell’avvenire è infatti costruito sulla storia di Giovanni (nel 2023) che racconta di un lm (nel 1956), col regista che sogna una coppia (negli anni ‘70), e con inserti di realtà “documentaria” (i camei di Renzo Piano, Corrado Augias e Chiara Valerio). Queste storie sono in effetti i tre multiversi di Nanni Moretti: il presunto presente; la presunta storia del lm; la presunta storia dei due giovani. E qui comprendiamo il ruolo delle canzoni nel cinema di Moretti: per un verso omologhe delle madeleines proustiane, detonatrici di ricordi e vite passate, ma anche aperture verso i mondi paralleli dati dalle alternative della Storia collettiva (la sinistra italiana e il 1956) e personale (Giovanni e sua moglie). Il musical allora è una specie di portale stile sliding doors che attraverso le canzoni e la danza può cambiare la Storia personale. Tenco, De André, Aretha Franklin riportano “indietro” nel tempo; e Voglio vederti danzare di Battiato, facendo danzare tutti i personaggi, cambia le scelte e porta in quell’universo parallelo dove la Storia è cambiata veramente, come nella scena nale del lm, per me molto bello.
Fiori Musicali
Gli storici si chiedono come sarà ricordato il periodo attuale. Forse per la prima volta nel mondo moderno l’umanità sta perdendo non solo la ducia nel futuro, ma vive una crisi di prospettive che a metà del secolo scorso era impensabile. Questa disillusione ormai permea tutta la società che, infatti, sta abbandonando lentamente ciò che nei secoli passati era veicolo principe delle emozioni, deputate a creare un immaginario e imagini co ideale cui tendere: l’arte. Ovviamente (e per fortuna) l’umanità non sta abbandonando l’arte, tuttavia, questa si sta sempre più sviluppando su un piano differente rispetto al passato, nel quale era vissuta in maniera più sincrona e reale da parte dei fruitori che quindi condividevano esperienze capaci di forgiare un ideale. Un secondo impulso a questa china è dato, molto spesso, dalle amministrazioni che, andando alla ricerca di consenso popolare, si rendono incapaci di visualizzare null’altro che il presente, lasciando al futuro briciole di attenzione e panieri di problemi irrisolti. Alla luce di queste premesse si notano, talvolta, piacevoli note fuori dal coro che tendono a recuperare un respiro più ampio, rivolto all’avvenire, e colpisce ancor di più quando questi slanci provengono dalle amministrazioni. Lugo, in particolare, nel corso dell’ultimo decennio ha manifestato una notevole attenzione alla (ri)costruzione di una società che possa vivere l’arte come comunità. L’ultimo tassello, forse il più importante e de nitivo, messo dall’amministrazione Ranalli è la realizzazione di un auditorium. Presentata al pubblico il 30 aprile nei locali che verranno abbattuti per far spazio a questa costruzione di prospettiva e che propone di offrirne, questa opera sarà, nelle intenzioni, un importante centro di accagliamento sociale nel quale si potrà esperire e l’arte e il senso di comunità.
Prendendo ispirazione dalla piazza di Lugo, questo centro è pensato in bianco (l’esterno) e nero (l’interno della sala) e si pone come collegamento tra il passato architettonico della città e il futuro nel quale vuole accompagnarla.
Non mancano, e ci mancherebbe, detrattori attivi soprattutto a contestare le dif coltà della quotidianità che, a loro dire, quest’opera porterà. Non è dato sapere se e quanto impatterà sul presente dei lughesi (come dir si suole, chi vivrà vedrà), ma non ci si può altro che augurare che quest’opera lasci un segno nel loro futuro.
* musicista e musicologo
Spesso mi chiedono: «Qual è il tuo scrittore contemporaneo preferito?».
È una domanda a cui non so mai ben rispondere, o meglio a cui la mia risposta varia molto a seconda del momento, e anche dell’umore del giorno. In questa costellazione di nomi però ce n’è uno sempre ben presente ed è quello di Domenico Starnone. Romanzi come Via Gemito o Lacci sono stati per me imprescindibili per capire con quanta leggerezza si possono trattare i più dolorosi sentimenti umani. E se venisse confermata la voce secondo cui dietro lo pseudonimo di Elena Ferrante si nasconde proprio Starnone la cosa non mi meraviglierebbe affatto.
Il suo ultimo romanzo L’umanità è un tirocinio (Einaudi) è un libro intimo e autobiografico, ma anche una sorta di manuale di scrittura, in cui l’autore racchiude spunti e riflessioni sull’antica arte di narrare storie.
Il suo personalissimo punto di vista è anticonformista e radicale, e io mi ci sono molto ritrovato. Spiega, ad esempio, che il narratore non deve aver paura di mentire. Se è vero che “dietro ogni aneddoto si nasconde un potenziale romanzo” è anche vero che “solo quando si impara ad essere disonesti con i fatti nasce il racconto”.
Per spiegarlo fa un esempio tratto dalla campagna di Napoleone, in cui un suo fedele maresciallo, chiamato Junot, sopravvisse a un violento scontro, ma venne deturpato. Anni dopo Junot si suicidò lanciandosi dal terzo piano. Questo è un fatto, ma non è ancora una storia. Per narrarlo lo scrittore Kazimierz Brandys inventa che il maresciallo deturpato, per colpa del conflitto era impazzito. Quando Napoleone lo rivide gli disse “Mi caro Junot cosa ti hanno fatto? Eri così bello.
Ti hanno riempito di tagli”. E lui avrebbe risposto “È vero, però le ali non sono riusciti a tagliarmele” e così dicendo si era lanciato dalla finestra, schiantandosi al suolo.
Ebbene la letteratura è questo, è la realtà, a cui però sono state messe le ali.
Domenico Starnone sarà ospite a ScrittuRa Festival (di cui si parla nelle pagine del Primo piano di questo giornale) venerdì 26 maggio alle 21 alla biblioteca Classense. *