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ione delle ac ue andranno delocali ati alcuni insediamenti

Legam iente scrive al sindaco di avenna e sottolinea la sorpresa per la mancanza di ri essioni sulle corresponsa ilit di scelte di pianificazione e gestione territoriale: «Le nutrie si possono contenere»

Legambiente ha scritto una lettera aperta al sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, per commentare alcune sue dichiarazioni rilasciate ai media nei giorni successivi all’alluvione.

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Sindaco De Pascale, una sua intervista pubblicata sui quotidiani nazionali a ne maggio ci ha lasciato basiti.

Mentre altri sindaci hanno ammesso la corresponsabilità di scelte di piani cazione e gestione territoriale sbagliate, lei ha scelto di dare la colpa a nutrie e ambientalisti.

A sottolineare la necessità che fossero quanto prima realizzate le casse di espansione del ume Senio sono stati per primi gli ambientalisti che, negli ultimi 15 anni, hanno più volte chiesto spiegazione rispetto ai ritardi. Non può essere imputata a noi la mancata realizzazione di questa opera.

Gli ambientalisti dicono no al rigassi catore perché non solo non è uno strumento per gestire in via emergenziale un periodo di prezzi dell’energia elevati, ma è addirittura un intervento strutturale che ci legherà al fossile per i prossimi 25 anni con ulteriori emissioni climalteranti.

La relazione diretta tra gli stessi cambiamenti climatici prodotti dalle emissioni di gas serra e la nefasta alternanza di lunghi periodi di siccità e periodi di piogge molto intense è certi cata dalla comunità scienti ca internazionale. I dati dei climatologi parlano chiaro: ogni aumento di 0,5 gradi della temperatura globale comporta il raddoppio o la triplicazione degli eventi estremi.

Gli ambientalisti dicono sì alla manutenzione di umi e canali, a patto però che sia ben fatta e continuativa. Purtroppo, invece, vengono stipulati contratti di manutenzione che prevedono che una parte dei guadagni delle ditte esecutrici derivi dalla vendita del legno: questo fa sì che vengano realizzate manutenzioni a dir poco spregiudicate, come testimonia anche il lavoro dei carabinieri forestali: solo nel 2020 sono stati eseguiti in questo campo 886 controlli di cui 127 hanno accertato irregolarità.

Come ha ricordato il segretario dell’Autorità di bacino del ume Po, la manutenzione ordinaria e straordinaria degli argini la gestione di sedimenti e vegetazione ripariale in futuro non saranno suf cienti. Serve un cambiamento d’approccio nella piani cazione che, come ricordato sempre dal segretario, dovrà orientarsi verso l’incremento dello spazio disponibile per la divagazione dell’acqua, arretrando le arginature e creando nuove golene, aumentando quindi i volumi contenibili all’interno degli argini ma lavorando in termini di super cie, non di altezza. Questo richiederà sforzi economici, compreso quello per delocalizzare alcuni insediamenti. Né va ignorato il contributo, in negativo, dato dall’impermeabilizzazione del suolo che determina effetti negativi sulla possibilità di ricarica delle falde freatiche e quindi sulla capacità dei territori di far fronte alla siccità.

Le nutrie, così come le specie fossorie in genere, contribuiscono a rendere le sponde dei fiumi meno solide, ma credere che abbiano avuto un ruolo determinante ha il sapore di una chiacchiera da bar. Da qualche tempo siamo impegnati, come associazione, insieme al Consorzio della Bonifica Renana e all’Università di Bologna, nel progetto Life Green4Blue, che ha tra i suoi obiettivi il ripristino della biodiversità in pianura anche attraverso il contenimento di due specie alloctone invasive, tra le quali proprio la nutria (Myocastor coypus). In tale contesto si sta sperimentando un metodo di contenimento innovativo e non cruento, lo stesso recentemente adottato dal Ministero anche per il cinghiale.

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