Anno 6 - Ottobre 2018
Cultura del territorio, Turismo e Benessere
PERSONAGGIO
GIANCARLO MORELLI TORNARE CON I PIEDI PER TERRA
SOMMELIER
I GRANDI VINI DELLA MAREMMA
[ TV DA GUSTARE]
TRE DIVERTENTI DEBUTTI
Ottobre 2018
indice
[ PERSONAGGIO] 6
Giancarlo Morelli: «Torniamo con i piedi per terra»
[ SCOPRI L’ITALIA]
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10 Autunno in Alto Adige, sulle tracce della Grande Guerra 15 Borghetto sul Mincio e “il nodo d’amore”
16 Antichi sapori, profumi, colori nelle terre dell’Amiata
[ SOMMELIER]
18 I grandi vini della Maremma
[ SALUTE E BENESSERE]
18 Cancro e inquinamento, Italia maglia nera per i tumori infantili
[ TV DA GUSTARE]
19 Le giuste scelte in televisione
[ LIBRI]
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20 Raffaele La Capria e Silvio Perrella: Di terra e mare 21 Le nostre recensioni
[ AGENDA ITALIA]
22 Weekend di ottobre
Direttore Responsabile Dario Bordet Direttore Editoriale Evelina Flachi ViceDirettore Editoriale Alessandro Trani Art Director Patrizia Colombo Progetto grafico/Impaginazione Milano Graphic Studio S.r.l. Hanno collaborato Francesca Bastoni Valerio Consonni Edmondo Conti Francesco Garosci Carlo Kauffmann Sandro Nobili ottobre 2018
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O T T O B R E
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Cari lettori, dopo una lunga estate è ormai giunto l’Autunno. I colori della natura in questa stagione sono un vero spettacolo, con sfumature e tonalità che vanno dal verde al giallo, dal rosso all’arancione fino al marrone. Ottobre è il mese migliore per mantenere una buona attività motoria, camminando all’aria aperta, e per godere la temperatura ancora mite e l’aria tersa soprattutto se abbiamo la possibilità di fare salutari passeggiate in un paesaggio che incanta come mai in questa stagione o nei boschi per raccogliere gustose castagne. Iniziamo questo numero con l’intervista a Giancarlo Morelli, un brillante e creativo cuoco bergamasco, brianzolo di adozione, che ha inventato una bizzarra linea di occhiali, a suo uso e consumo, dalla storia divertente. È stellato ma è convinto che la moda degli “star chef” dovrà essere ridimensionata perchè «Bisogna tornare con i piedi per terra». Insieme attraverseremo magici territori ricchi di leggende, sulle rive del Mincio e tra i borghi medievali della Toscana, su una delle tre strade del vino e dei sapori della Maremma. Non perdetevi il secondo appuntamento con la “TV da gustare” curata da Edmondo Conti, produttore di programmi di successo delle principali reti TV, con una grande passione per la Televisione. Buona lettura!
SCARICALO ORA! Hai il nostro numero precedente? Se non ce l’hai, non preoccuparti, puoi scaricarlo gratuitamente tramite il nostro sito: www.24orenews.it ottobre 2018
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[ per s onaggio ]
GIANCARLO MORELLI
«TORNIAMO CON I PIEDI PER TERRA» Intervista a cura di Dario Bordet
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[ per s ona ggio ]
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Classe 1959, bergamasco di nascita ma brianzolo d’adozione. Fin da piccolo ha avuto ben chiaro in testa cosa volesse fare da grande: il cuoco. Parliamo di Giancarlo Morelli. Creativo, eclettico, travolgente, è fermamente convinto che il cibo sia la poesia della terra, che un piatto debba scatenare emozioni, attivare la memoria e generare benessere per l’individuo. Dopo il diploma all’Istituto Alberghiero di San Pellegrino Terme, parte e inizia la sua gavetta in giro per il mondo. Nel 1993 apre il Pomiroeu a Seregno (dal 2010 unica Stella Michelin in terra brianzola), un nome che rivendica quel legame viscerale con la terra ed i suoi frutti, che distinguerà sempre di più la sua arte culinaria. Dal 2014 si occupa della gestione estiva del Phi Beach in Costa Smeralda. A Milano ha aperto due ristoranti: la Trattoria Trombetta, nel 2016, di Largo Bellintani (viale Tunisia) e il Ristorante Morelli, nell’estate 2017, all’interno dell’Hotel Viu nell’emergente area di Porta Volta.
o del professore universitario. Fino a 10 anni fa questo non accadeva. Credo che dobbiamo tutti tornare un po’ con i piedi per terra.
Chef stellato di fama internazionale, imprenditore di successo e 6 locali da gestire. Solo una grande passione può portare fin qui.
Hai lasciato piuttosto presto Bergamo la tua città natale. Cosa è rimasto della cucina bergamasca?
Sì, una passione nata da bambino. È stato un sogno che si è trasformato in realtà: volevo diventare un cuoco, un cuoco di successo, ma a 8-10 anni non potevo immaginare il cuoco così come lo si vede oggi. Purtroppo questa figura è uscita un po’ fuori dai suoi binari. Il cuoco alla fine è una persona che deve trasmettere qualche cosa che ti dia gioia, che ti dia emozione, ma non bisogna confondere questo lavoro con quello dell’opinionista, dell’uomo di spettacolo
Da giovane hai fatto la tua gavetta a fianco di chef come Loiseau, Vergé, Ducasse… Qual è stato il tuo maestro?
Beh, sarebbe troppo facile dare uno di questi nomi. Dico sempre che il pennello di Giotto era di Giotto e tutti i suoi allievi non hanno mai fatto quanto ha fatto Giotto. Ho avuto un maestro su tutti, un maestro di vita. Era un uomo della terra che arrivava da un piccolo paese della Val Brembana, Zogno, era un reduce degli Alpini di Russia della ritirata di Nikolajewka, perciò pensiamo quale carattere e quale voglia di vivere che aveva, essendo un sopravvissuto. Mi ha insegnato l’umiltà, la serietà, che ognuno di noi deve partire dalle proprie basi. Anche il cuoco deve partire dalle basi, dai fondi, dalle salse. Questa è la mia filosofia perciò chi ricordo con grandissimo piacere sopra tutti, senza fare torto a nessuno dei grandi, è Ferruccio Traini.
Sì, è vero, avevo 14 anni quando mi sono un po’ allontanato dalla tradizione “del fuoco” della mia famiglia bergamasca. Però forse quando ti allontani da così giovane ti rimangono nella bocca e nel naso, e nella mente, tutte le cose più belle. Perciò io rimetto in ogni piatto un po’ dalla mia giovinezza e un po’ della mia Bergamo. Tutti i miei piatti hanno sempre qualche cosa che ti riporta, dopo la seconda forchettata, coi piedi per terra.
Sappiamo che hai legame particolare col Perù… ce ne parli?
Il Perù è stato per me una grande scoperta da dieci anni a questa parte. Prima di allora non avrei mai immaginato di potermi innamorare di un Paese così lontano, lontano come distanza, lontano come cultura… Invece è bastato un viaggio per illuminarmi su tante cose, perché i viaggi aiutano a crescere. Riguardo alla cultura del cibo, legata agli ingredienti e ai prodotti locali, questa esperienza mi ha aiutato a migliorare le mie conoscenze. Il Perù fa parte di questi ultimi 10 anni della mia vita e ha contribuito non poco alla mia trasformazione come cuoco, ma anche come persona.
I tuoi figli condividono questa passione? Seguiranno le tue orme?
Ho due figli meravigliosi e tutti e due sanno cosa vuol
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[ per s ona ggio ] dire lavorare nella ristorazione. Però chiedo sempre a ciascuno di loro di fare il proprio percorso, di fare quello che vorrà nella vita, perché forse è meglio avere qualche soldo in meno in tasca ma fare quello che ti piace, perché questo non ha prezzo. Perciò non sta a me spingerli a fare questo lavoro… Spero che facciano quello che a loro piacerà di più.
C’è un alimento, un piatto particolare che hai nel cuore?
A dir la verità sono due. Il primo che fa parte delle mie tradizioni, è il mais, tradotto in polenta, per un bergamasco. Il secondo è il riso, il cibo del mondo. Secondo me è una delle grandi ricchezze dell’uomo, per cercare di portare, da questo piccolo chicco, una uguaglianza alimentare nel mondo.
È nota la tua passione per il golf. Come è nata e come trovi il tempo per praticarlo? In effetti oggi ho davvero poco tempo. La passione per il golf risale a tanti anni fa quando, da giovane, mi trovavo negli Stati Uniti. Un lavapiatti indiano mi volle portare un giorno in un campo pratica comunale a giocare a golf e da lì mi nacque una scintilla d’amore che non si è mai spenta. Allora avevo un po’ di tempo e così imparai anche a giocare piuttosto bene. Oggi lo faccio anche per andare a prendermi qualche mezz’ora d’aria, però purtroppo è sempre poca l’aria che prendo col golf!
Parliamo della tua originalissima linea di occhiali. Come è nata?
È una cosa divertente. Era un periodo in cui andavano di moda i piatti quadrati. Avevo un nuovo menù e avevo appena disegnato su un foglio un piatto quadrato e uno rotondo posizionando nel centro di entrambi lo stesso piatto del menù. Ad un tratto mi ha squillato il telefono: avevo in mano un pennarello nero e nello spostarmi per prendere il telefono ho fatto involontariamente una riga su questi due piatti. Quando mi sono girato mi sembrava di aver disegnato un paio di occhiali e mi son detto “ho inventato i miei occhiali!”. Ma perché rotondo e quadrato? Perché a questo punto ho pensato: “è come la mia vita, con un ponte tra certi momenti in cui è stata tutta rotonda, ogni cosa andava per il meglio, e ti faceva volare e altri momenti in cui era quadrata, spigolosa, piena di difficoltà… e ti riportava con i piedi per terra”. È così un po’ per tutti… Così sono i miei occhiali ed è anche un po’ un mio modo per sorridere della vita.
Aumentano ogni giorno gli aspiranti chef… è ottobre 2018
più una moda o reale passione?
Credo che oggi sia soprattutto una moda e come sempre le mode fanno tanti proseliti. Poi però sono pochissimi quelli che rimangono. Perciò ben venga la moda che ci dà la possibilità di avere tantissimi che vogliono provare, ma poi rimangono solo i talenti. Ne trae beneficio solo l’utente finale, cioè il cliente.
Un sogno nel cassetto?
Vorrei staccare per un anno e andare nei paesi più bisognosi dall’Africa o dell’India a cercare di insegnare il mio lavoro ai bambini, perché se vogliamo salvare una parte del nostro futuro dobbiamo lavorare su quella che è la coscienza dei ragazzi. Allora mi piacerebbe riuscire a costruire delle scuole di formazione per i bambini che vivono una situazione difficile, per non dire disperata, perché alla fine il lavoro del cuoco, del cameriere, il lavoro della ristorazione, dell’accoglienza, è un lavoro per persone con l’anima gentile, perché devono essere sempre a disposizione, sempre sorridere… non c’è al mondo persona più adatta di chi ha sofferto per aiutare gli altri, per vederli sorridere quando tu gli porti un piatto o che gli dai un bicchiere d’acqua. Questo è un po’ il mio sogno.
Grazie, Giancarlo Morelli
Grazie a voi… e un saluto particolare a tutti i vostri lettori.
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[ s copr i l’ita lia ]
AUTUNNO IN ALTO ADIGE SULLE TRACCE DELLA GRANDE GUERRA
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Ci sono almeno tre modi per vivere la montagna: lo si può fare sfrecciando sugli sci lungo piste innevate, assaporando il brivido della velocità e il piacere del controllo; lo si può fare “armati” di moschettoni e casco, per mettersi alla prova e superare i limiti o lo si può fare lentamente, godendo del sapore del bosco, ammirando i colori delle foglie che si tingono di giallo, rosso e arancio: un’armonia di colori che fa pensare alle tele di Monet. Noi abbiamo scelto questa terza strada quando ci siamo recati in val Fiscalina, in Alto Adige, nel comune di Sesto, porta d’accesso per il Parco naturale Tre Cime, che comprende le famose Dolomiti di Sesto. È qui infatti che si trovano le Tre Cime di Lavaredo (2.999 metri slm),
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tre colonne di roccia che si stagliano contro il cielo come segni di un ancestrale passato. Fermarsi ad ammirarle significa sentirsi parte di una storia che trascende l’uomo e i suoi futili conflitti che diventano nulla di fronte alla magnificenza della natura. Eppure queste montagne raccontano anche una storia diversa, quella di giovani ragazzi italiani e austriaci costretti a combattere gli uni contro gli altri per una guerra decisa da altri. Da un lato il magnifico tramonto sulle Dolomiti, dall’altro il fuoco dei cecchini. Passeggiare su questi sentieri, ammirando i dolci colori della natura rende ancor più stridente questo contrasto. Ma ne vale la pena, per riscoprire la storia e ritrovare se stessi. ottobre 2018
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Dal “Sentiero dei camosci” alle “trincee austriache”
La nostra passeggiata è cominciata a Moso, frazione del comune di Sesto (Bz), meta frequentatissima soprattutto nella stagione invernale. Qui, a pochi metri dall’hotel Bad Moos, una cabinovia conduce i visitatori ai prati di Croda Rossa, un altopiano a circa 1925 metri s.l.m. da cui si dipartono numerosi percorsi escursionistici. Ci siamo affidati all’esperienza e competenza di Pietro, dell’associazione storica Bellum Aquilarum, ONLUS che si occupa di valorizzare le testimonianze storiche della “Grande Guerra” soprattutto attraverso visite guidate nei vari settori del “Museo all’aperto” che si sviluppa lungo i sentieri che un tempo furono percorsi da giovani soldati. Abbiamo preso il “Sentiero dei camosci”, che dai Prati di Croda Rossa conduce alle trincee austriache, per poi fare ritorno passando per i Costoni di Croda Rossa. In totale abbiamo percorso circa cinque chilometri per due ore e mezza circa di passeggiata, non troppo faticosa, a dire il vero. Dopo circa quarantacinque minuti di cammino, accompagnati dai meravigliosi colori dell’autunno e dalla vista delle imponenti Dolomiti di Sesto che si stagliavano di fronte a noi, abbiamo raggiunto la “Porta dei Sassi”. Si tratta di uno stretto passaggio tra le rocce che, fino al 1916, era la ‘porta di accesso agli accampamenti austriaci’. Stando bene attenti, a lato di quest’apertura si possono rico-
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noscere i resti di una ripida scalinata che un tempo portava alle infermerie, dove i malati trovavano un minimo sollievo tra rocce, freddo e privazioni di ogni tipo. Proseguendo lungo il sentiero è possibile avvistare lo storico Passo Sentinella, conquistato dagli italiani nel 1916, al fianco del quale si stagliano spettacolari pinnacoli naturali come la torre di roccia che gli abitanti della Val Pusteria hanno battezzato “Bambina che prega” perché, in effetti, la forma delle rocce sembra richiami quella di due piccole mani giunte in preghiera o come la Torre Vinatzer (2.965 metri) che prende nome da due fratelli austriaci deceduti nel corso del conflitto su queste montagne. Lasciata alle spalle la Porta dei Sassi siamo giunti al luogo da cui un tempo arrivava la teleferica, fondamentale per portare in quota armi e strumenti, ma soprattutto cibo e altri generi di conforto per permettere ai giovani soldati di resistere ai rigori dell’inverno che ferivano più dei colpi del nemico. Accompagnati dai racconti di Pietro, che ci hanno permesso di rivivere gli episodi della Grande Guerra, la nostra escursione ci ha condotto fino alle trincee austriache, stretti corridoi di roccia mimetizzati nel cuore della montagna. È stata l’ultima tappa di questo interessante viaggio nel nostro passato. (tratto da “itinerari-e-weekend” | www.touringclub.it)
A sinistra: le Tre Cime di Lavaredo; sotto: il panorama delle Dolomiti e al centro la struttura del Bad Moos Dolomites Spa Resort; a destra: una trincea ancora visibile durante il percorso
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LA TUA CASA…
ANZI, MOLTO DI PIÙ!!
Esistono luoghi dove si sogna di poter vivere, posti dove la propria vita ed il proprio lavoro diventano un sogno realizzabile. La propria casa è il luogo centrale della vita quotidiana, il proprio microcosmo, il proprio nido, nella propria casa si trascorrono i momenti più belli, ci si rinfranca dallo stress quotidiano. L’importanza di vivere in una casa che ci rappresenti è forse pari al vivere in una casa che ci dia benessere e al tempo stesso rispetti l’ambiente facendoci anche risparmiare. Immaginate ora la gioia di veder nascere in poco tempo tutto questo.
www.casebio.it
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BORGHETTO SUL MINCIO E “IL NODO D’AMORE” A cura di Gabriella Poli
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C’è una leggenda che narra di una storia d’amore tormentata, tra la ninfa Silvia e il capitano Malco, ambientata in epoca medievale sulle rive del Mincio che scorre a Borghetto, antica terra di confine tra Lombardia e Veneto. La leggenda racconta l’amore tra un capitano delle armate dei Visconti, Malco, e una ninfa, Silvia. Il capitano Malco, innamoratosi di lei a prima vista, la seguì nelle acque del Mincio per diventare suo sposo, lasciando il mondo terreno. Silvia abbandonò sulle rive del fiume un fazzoletto di seta gialla annodato, come ricordo del loro amore. Da quel giorno le donne del paese, in loro onore, crearono una sfoglia sottile come un velo per realizzare dei tortellini chiamati “nodo d’amore”. Fu così che nacque una vera specialità gastronomica che attrae ogni anno a giugno, migliaia di turisti, partecipanti a una tavolata, lunga un chilometro, imbandita sul ponte visconteo, con le specialità locali: tortellini ovviamente, pesche sciroppate, trota e vino bianco di Custoza. Una visita al Borghetto al tramonto, quando il sole infuoca e fa guizzare pesci d’argento tra le rapide del Mincio è uno spettacolo che si può ammirare dalle terrazze dei numerosi ristoranti e relais, aperti nelle antiche case dei pescatori, costruite proprio in mezzo al fiume con i mulini ad acqua che girano vorticosamente, i cigni e le anatre che riposano sulle secche. La leggenda ottobre 2018
Piatto Milo di Manara Nodo d’Amore 2014
di Silvia e Malco è ripresa dell’artista orafo veneziano, Alberto Zucchetta, che ogni anno, in occasione della cena sul ponte, realizza un piatto commemorativo. Nel 2014 anche il noto artista Milo Manara si cimentò nella realizzazione di un bellissimo piatto ricordo. Ma torniamo alla storia medievale. I Templari avevano un’affezione speciale per la figura della Vergine e qui gestivano la chiesa intitolata a Santa Maria, oggi scomparsa ad eccezione di un abside in stile romanico che si può vedere accedendo al cimitero situato dietro l’attuale chiesa di S. Marco (rifatta completa-
mente nel 1759 in stile neoclassico). Molto venerata è l’icona della Madonna all’interno, ritenuta miracolosa. Di fronte alla chiesa c’è il piccolo ponte S. Marco, fatto di legno e pietra per volere della Repubblica Veneta (che governò dal 1405 al 1796). Incassata in una nicchia a destra a protezione del ponte una piccola statua di San Giovanni Nepomuceno, patrono dei fiumi e dei ponti. Dal ponte si possono ammirare scorci meravigliosi: da un lato un tranquillo paesaggio scandito dallo scorrere placido del fiume, dall’altro la forza delle acque che girano in mulinelli e rapide.
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NELLE TERRE DELL’AMIATA
ANTICHI SAPORI, PROFUMI, COLORI A cura di Sandro Nobili
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Terra ibrida e complessa, compresa tra la Val d’Orcia e la Maremma del sud, l’Amiata è un grande museo all’aperto, un parco ambientale in cui arte, cultura e natura convivono in perfetta armonia. Intorno al monte che dà il nome a questo territorio, sì è forgiato il carattere di questa zona, un carattere fortemente legato alle forze naturali e alla presenza di questo antico vulcano, attivo tra 400mila e 200mila anni fa, le cui eruzioni hanno per secoli inondato le basse colline circostanti di cenere, lapilli e lava che, una volta condensati e stratificati al suolo, sono diventati tufo, contrassegno ed emblema di un’intera civiltà, quella etrusca. La montagna è per metà in provincia di Grosseto e per metà in quella di Siena che insieme hanno costruito un sistema di riserve naturali protette, in quella che lo scrittore Ernesto Balducci, nato a Santa Fiora, chiamava un’isola in terraferma. Il Monte Amiata è una importante meta turistica: nei mesi inottobre 2018
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Da sinistra in senso orario: una bella veduta della la Val d’orcia: la vite della Tenuta Poggio Mandorlo; il paese di Santa Fiora e un particolare del paese di Arcidosso
POGGIO MANDORLO
vernali il richiamo principale sono le piste da sci (con 15 impianti di risalita), mentre nei mesi estivi le località attorno alla montagna diventano rinomate stazioni di villeggiatura estiva. È la terrazza della Maremma, il belvedere della Toscana. Dall’alto dei suoi 1738 metri si possono vedere, nelle giornate più nitide, le cime appenniniche della Toscana, dell’Emilia, della Romagna, dell’Umbria, e delle Marche, si vedono i monti del Lazio, le isole dell’Arcipelago, e poi ancora la Sardegna, e la Corsica. E sempre d’estate e d’inverno - folle di fedeli vanno a rendere omaggio all’antico vulcano, al gigante della Maremma che sa di eterno e d’infinito, alla leggendaria montagna che profuma di tempi remoti. Se decidete di arrivare fino in cima alla vetta, non aspettatevi di vedere un cratere vulcanico: troverete una monumentale croce in ferro (del 1910, alta 22 metri) ed un panorama dominato dalle tipiche cupole di lava. ottobre 2018
Quattro amici, di diversa provenienza, spinti da una comune passione per l’Alta Maremma decidono di realizzare insieme un sogno: nasce così nel 2001 nel comune di Seggiano, ai piedi del vulcano spento Amiata - nella zona del Montecucco DOC - la Tenuta Poggio Mandorlo. Questo angolo di Toscana dalla suggestiva bellezza paesaggistica si trova proprio al crocevia tra la Val d’Orcia (a 12 km da Montalcino e 5 km dalla famosa Abbazia di Sant’Antimo), e gli avamposti collinari della maremma (a 10 Km da Arcidosso e 60 Km da Grosseto). L’azienda agricola si sviluppa in un incrocio di diverse condizioni climatiche ed agronomiche: le pendici dell’Amiata non sono solo un paesaggio premontano ma anche e soprattutto un susseguirsi di microzone ad altissima vocazione vinicola. Il microclima mitigato dai venti della Maremma e la straordinaria ricchezza dei suoli vulcanici rendono questa zona un piccolo paradiso per la produzione di vini di qualità. Poggio Mandorlo è una realtà fatta di terra, passione e conoscenza, dove la qualità assoluta premia ogni giorno il lavoro delle persone che dedicano la loro vita a produrre grandi vini. È una delle realtà vitivinicole più interessanti della provincia di Grosseto, la cui produzione è un ottimo esempio di espressione di un territorio che utilizza vitigni internazionali. Le vigne sono state impiantate con cloni rari e unici di Merlot e Cabernet Franc di provenienza francese, dalla zona di Saint Emilion (Bordeaux), poi acclimatati in questo territorio unico (intorno ai 400 metri s.l.m.) che si contraddistingue per requisiti di ricchezza e complessità molto utili ai fini della personalità e della espressività del vino. L’immancabile Sangiovese invece proviene dalle ultime popolazioni di Sangiovese accuratamente selezionate a Montalcino. La grande tecnologia disponibile in cantina, la cura certosina dei vigneti e la profonda conoscenza della zona consentono di operare in modo ottimale e di ottenere vini molto diversi tra loro, affascinanti ed unici nella loro complessità. Informazioni info@poggiomandorlo.it • www.poggiomandorlo.it
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Sotto: Tortelli Maremmani e a destra: le Terme di Saturnia
LE TERME
L’Amiata offre numerose sorgenti di acque termali caldissime (dai 37 ai 45°C), frutto della residuale attività vulcanica che continua a sopravvivere all’interno della montagna. Queste acque termali, ricche di zolfo e di altri elementi curativi, sgorgano ancora oggi in prossimità di quasi ogni borgo, da Bagni di San Filippo, a Bagno Vignoni, da Santa Fiora a Saturnia. Ognuno di questi paesi ha sviluppato un sistema di raccolta delle acque termali che ha permesso la nascita di moderni centri della salute, con piscine, saune, salemassaggio e così via. Per i più avventurosi, esistono ancora molte sorgenti, tra i boschi o in aperta campagna, dove tutto è rimasto immutato da migliaia di anni. La Strada del Vino Montecucco… Qui, in questa fascia di terra compresa tra le pendici del Monte Amiata e la zona costiera compresa tra Castiglione della Pescaia e Orbetello si snoda - tra borghi medievali, filari di uliveti e vigneti, castelli e oasi naturalistiche di rara bellezza - la Strada del Vino Montecucco e dei Sapori d’Amiata. Arcidosso, Campagnatico, Castel del Piano, Castell’Azzara, Cinigiano, Civitella Paganico, Roccalbegna, Santa Flora, Seggiano e Semproniano sono i 10 comuni (in ordine rigorosamente alfabetico) attraversati dalla Strada. È la più recente delle tre “Strade del Vino della Maremma Toscana”, quella che si colloca in un contesto vitivinicolo di grande prestigio, con vicini blasonati come il Morellino di Scansano o il Brunello di Montalcino, tanto per fare qualche esempio. Protagonista principale della “strada” è il Vino di Montecucco doc. Nel 1998 sono state, infatti, riconosciute le quattro tipologie di vino della categoria: il Rosso, il Sangiovese, il Bianco e il Vermentino. I due vini rossi sono intensi, persistenti e ben strutturati, perfetti in abbinamento
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con i piatti di carne, i primi di terra e i formaggi più stagionati. Più delicati, fruttati e leggeri i due bianchi, che si rivelano ideali per accompagnare i piatti di pesce e i formaggi meno strutturati. Il Vin Santo Occhio di Pernice di Montecucco doc, infine, si sposa perfettamente con i ricchi dolci della tradizione. …e dei Sapori d’Amiata La cucina maremmana ha origini antichissime e trae i propri elementi fondamentali dalle tradizioni contadine e marinare: ingredienti semplici per piatti nati “poveri” ma dai sapori genuini e spesso anche intensi. Tra gli antipasti più caratteristici troviamo i salumi di cinghiale, crostini maremmani (a base di fegatini di pollo o di coniglio) e la bottarga. Le zuppe dell’entroterra, come l’Acquacotta, si alternano con il Risotto di Femminelle (di Orbetello) o le paste - come le Pappardelle o i Tortelli Maremmani - condite con sughi a base di selvaggina o con i preziosi tartufi e gustosi porcini locali. Per i secondi piatti si parte dal Baccalà alla Maremmana o l’Anguilla dorata oppure secondi a base di cinghiale, lepre e agnello, come il Buglione, una sorta di spezzatino che contiene tutti e tre i tipi di carne e un crostone di pane. Frugali ma gustosissimi anche i dolci, tra cui citiamo il Castagnaccio, il Panficato, il Ciaramito e i Topi di Castell’Azzara. Da menzionare sono i prodotti tipici come il prestigioso olio extra-vergine di oliva di Seggiano, la castagna del Monte Amiata, il Pecorino Toscano DOP e della Carne di Vitellone IGP, il Miele, il tartufo sia bianco che nero, presente soprattutto nei boschi di Castell’Azzara, e lo Zafferano purissimo di Maremma di Campagnatico, il Biscotto Salato di Roccalbegna, il Salame e la Salsiccia di Cinghiale. ottobre 2018
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I GRANDI VINI DELLA MAREMMA
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La Maremma è terra fantastica, con una tradizione vinicola molto antica. La presenza contemporanea e ravvicinata di mare, montagna e colline, la rendono unica, inoltre gli inverni non sono mai troppo rigidi e le estati mai eccessivamente calde. Le sue peculiarità climatiche, pedologiche e morfologiche, molto diverse tra loro, caratterizzano e rendono unici i vini prodotti in queste terre: suoli vulcanici a est del fiume Fiora, nel comprensorio di Pitigliano e Sorano; formazioni prevalentemente marnose e marnoso-pelitiche sui rilievi collinari tra il fiume Fiora e l’Ombrone; suoli argillosi e argilloso-limosi nell’Alta Maremma, sui rilievi costieri di bassa collina e sulla piana alluvionale. In Maremma troviamo vini di altissimo spessore tra i rossi, bianchi, rosati, passiti, vinsanti, i vendemmia tardiva, ed anche tra le bollicine. Nessun altro territorio in Toscana può offrire una scelta così variegata di vini, con vitigni autoctoni (come Ciliegiolo, Alicante, Sangiovese, Vermentino, Trebbiano, Malvasia, Grechetto, Pugnitello, Aleatico) e varietà internazionali (Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Syrah, Viognier, Chardonnay, Petit Verdot). Il Sangiovese è la più diffusa e versatile varietà italiana: da essa si producono sia vini di eccellente qualità che vini di quotidiano consumo, dal Chianti Classico al Brunello di Montalcino, dal Morellino di Scansano a svariati “Super Tuscan”. Il Clima caldo e la vicinanza al mare conferiscono al Sangiovese prodotto qui un buon un livello alcolico, un carattere deciso e la caratteristica sapidità del finale. Oggi in Maremma troviamo una DOCG, sette DOC, due IGT e inoltre tre… Strade del Vino. In questo contesto, numerose aziende del settore sono divenute piacevoli realtà, conosciute ed apprezzate a livello internazionale.
Poggio Mandorlo “La Querce” 2012, Montecucco Sangiovese
Rosso rubino intenso con riflessi granato. Complesso ed elegante, al naso esprime un buon impatto olfattivo con espressioni di rosa, viola e glicine, poi marasca e mora, cioccolato, bastoncino di liquerizia, ginepro e foglia di tè. All’assaggio si presenta con un gusto pieno ed equilibrato, con una struttura di nerbo, grazie alla sua acidità a cui si accompagna un tannino ben definito e integrato. Chiude con finale persistente. Abbinamenti: accompagna molto bene il Filetto al pepe nero, i Bocconcini di agnello in umido, la Tagliata di chianina e la Polenta con gorgonzola. Temperatura di servizio: 16-18°C
Giuseppe Vaccarini Miglior Sommelier del Mondo A.S.I.® Presidente dell’Associazione della Sommellerie Professionale Italiana
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CANCRO E INQUINAMENTO
ITALIA MAGLIA NERA PER I TUMORI INFANTILI
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Ambiente e salute, un legame indissolubile, considerando la stretta correlazione tra l’uomo e lo spazio che lo circonda. È ormai noto come l’inquinamento di acqua, aria e terra abbia ricadute negative sul nostro benessere e rappresenti un fattore determinante nello sviluppo di malattie a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare e di patologie oncologiche. Di questo tema si è discusso il 19 settembre a Roma, in occasione del convegno “Emergenza cancro – Fattori ambientali modificabili e stili di vita non corretti”, organizzato dal Dr. Alessandro Miani, Presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), in prima linea nella tutela della salute umana tramite la salvaguardia della natura, in collaborazione con Confassociazioni Ambiente. All’evento partecipano oltre 60 rappresentanti del Governo, del Parlamento, delle Associazioni di consumatori, della scienza e dell’imprenditoria, riuniti per fare il punto sulle criticità nel rapporto tra ambiente e condizione fisica e proporre possibili soluzioni per ridurre gli effetti dell’inquinamento sulla salute e qualità di vita. Nel 2016 il Ministero della Salute ha diffuso una mappa delle aree più contaminate presenti nel nostro Paese, associata all’eventuale rischio di sviluppare malattie oncologiche. I dati hanno evidenziato un incremento anche del 90% in soli 10
anni: cancro alla tiroide, alla mammella e il mesotelioma i tumori più diffusi nelle zone prese in esame, causati dall’esposizione a sostanze tossiche, quali diossina, amianto, petrolio, policlorobifenili e mercurio. L’Italia, inoltre, detiene la maglia nera in Europa per quanto riguarda l’incidenza di malattie oncologiche in età pediatrica. È quanto emerge da uno studio condotto in 62 Paesi dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), in collaborazione con l’Associazione Internazionale dei Registri del Cancro e pubblicato nel 2017 su “Lancet Oncology”1. La maggiore incidenza di tumori si registra nei bambini tra 0 e 14 anni e negli adolescenti tra i 15 e i 19 anni nell’area del Sud Europa che comprende, oltre all’Italia, Cipro, Malta, Croazia, Spagna e Portogallo. Anche l’ultimo rapporto Sentieri (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) a cura dell’Istituito Superiore di Sanità rileva una “emergenza cancro” tra i più giovani. I dati raccolti nel periodo 2006-2013 in 28 dei 45 siti italiani maggiormente inquinati hanno infatti sottolineato un incremento di tumori maligni del 9% nei soggetti tra 0 e 24 anni, registrando picchi del 50% per i linfomi Non-Hodgkin, del 62% per i sarcomi dei tessuti molli e del 66% per le leucemie mieloidi acute.
Sopra: Paola Fermo, Evelina Flachi, Vincenzo Belgiorno, Antonino Di Pietro, Annalisa Manduca, Barbara Valenzano; a sinistra Alessandro Miani
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ottobre 2018
[ tv da gus ta re ] A cura di Edmondo Conti Eccoci al secondo appuntamento con la TV DA GUSTARE, una rubrica che si propone di dimostrare come ancora oggi la TV possa essere tutta da gustare, con le giuste scelte. Siamo arrivati con ottobre nel pieno della stagione autun-
nale e tutte le reti sono impegnate a proporre i loro pezzi migliori: grandi show serali ma anche appuntamenti quotidiani interessanti e rassicuranti. In prima serata vi voglio parlare di 3 divertenti debutti.
Da martedì 25 settembre ‘Raidue’ ha dato il via alla quarta edizione di STASERA TUTTO È POSSIBILE, il gioco spettacolo condotto da Amadeus in cui un gruppo di simpatici ospiti si sottopone a una serie di divertenti prove al solo scopo di intrattenere il pubblico in studio e a casa. Il culmine dello show è costituito dalla prova della “Stanza inclinata” in cui i concorrenti devono cercare di rimanere in equilibrio in una stanza con il pavimento inclinato di 22.5°, improvvisando uno sketch in base alle indicazioni fornite da Amadeus. Contemporaneamente su ‘Sky Uno’ Alessandro Cattelan è stato promosso nella prestigiosa fascia del prime time con il suo E POI C’È CATTELAN, in onda dal Teatro Franco Parenti di Milano con le sue argute e pungenti interviste a personaggi celebri e con numerosi momenti di spettacolo. La comicità è di casa anche sul canale ‘Nove’ dove anche quest’anno, a partire da venerdì 28 settembre è tornato Maurizio Crozza con la terza edizione di FRATELLI DI CROZZA, in cui ha già iniziato a interpretare i personaggi della più stretta attualità a cui si aggiungeranno nuove ed esilaranti imitazioni. In day time due signore del piccolo schermo si occuperanno di informare il loro pubblico sui fatti legati alla cronaca, alla politica e all’attualità.
Ogni mattino su ‘Canale 5’, già dallo scorso 10 settembre Federica Panicucci è tornata per il decimo anno alla guida dell’elegante contenitore MATTINO CINQUE affiancata dal giornalista Francesco Vecchi. La grande novità è invece rappresentata dall’arrivo di Barbara Palombelli alla conduzione di STASERA ITALIA in onda già dal 3 settembre ogni sera alle 20.30 su ‘Retequattro’ per raccontare con estrema chiarezza e obiettività le situazioni più calde e discusse del nostro Paese. Appuntamento al prossimo numero per parlare di un sensazionale show che tornerà dopo più di 30 anni sul piccolo schermo.
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LIBRI A cura di Valerio Consonni
Raffaele La Capria e Silvio Perrella
È Raffaele La Capria e Silvio Perrella Editori Laterza
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DI TERRA E MARE
È il dialogo ironico e malinconico di un’amicizia, scritto a quattro mani da Raffaele La Capria e Silvio Perrella, e edito da Laterza. Sette capitoli stratificati nel tempo, oltre trent’anni di racconti, di viaggi, di sentimenti. Un libro bellissimo e struggente. Ci si sente a bordo di un guscio di noce che viene trasportato dalle onde del mare. Ci si sente amati e basta. Volando sopra i grandi temi universali della vita (felicità, passione, amore, dolori, ricordi, sul mare, sull’abbandono…) grazie alla sensibilità dell’ormai novantacinquenne la Capria che dialoga con un suo amico (e collega), ci si immerge in una dimensione spirituale in cui luce e mare invadono l’esperienza di lettura. «Di terra e mare ci indica come girare il vento a favore anche quando appare avverso», sottolinea Perrella. Ma è anche «un testo carico di umorismo, come del resto lo è sempre stata la mia amicizia con La Capria, tanto che l’ultimo capitolo termina con una risata...». I due scrittori dichiarano che “Di terra e mare” è un dialogo essenziale scritto con la voce: «Se tu scrivi con la voce e la depositi nell’orecchio di un’altra persona, rimane. Il foglio, il foglio su cui scrivi con la voce, non è fatto di carta ma è l’anima dell’altro, la pagina mutevole dell’altro» (p. 59). Tutto il delizioso dialogo a due, a volte condotto di persona altre volte al telefono tra Roma e Napoli, è un continuo accostare percezioni diverse, toccando i temi più disparati e lambendo i messaggi dei grandi scrittori del passato che hanno cambiato la vita di La Capria. Con Napoli e il Palazzo Donn’Anna, abitazione dello scrittore per molti anni a partire dalla sua infanzia e fonte di ispirazione di molte delle immagini ricorrenti dei suoi romanzi, sempre sullo sfondo, si spazia da Proust che «riscatta la frantumazione del tempo con la sua idea di circolarità» (p. 39) all’amica Anna Maria Ortese con cui ha condiviso tante riflessioni sulla vita e l’esistenza umana, da Virginia Woolf e la sua poetica dolorosa alle “epifanie” di James Joyce, dalle scelte espressive di Goffredo Parise fino ai drammi artistici della famiglia De Filippo. Un romanzo tratto direttamente dal disordine della vita. ottobre 2018
[ libri ] IL MERCANTE DI LUCE
Questa è la cronaca degli ultimi dieci giorni di un ragazzo colto e curioso, emozionato di fronte a quello che sa della vita, e di un padre che gliene spiega il senso, l’unico che conosce. Il filo che li unisce, che trasforma il pensiero in un racconto che non potrà essere dimenticato, è la poesia greca: un excursus appassionato, un viaggio luminoso in cui si rincorrono i grandi gesti e le tenere paure di poeti e poetesse dell’unico tempo possibile, quello tra il mito e l’invenzione dell’amore. Roberto Vecchioni (Einaudi)
LASCIATE UN MESSAGGIO DOPO IL SEGNALE
Marina, Carmela, Sara e Viviana non si conoscono. Qualcosa però le accomuna: tutte parlano con una segreteria telefonica per alleviare le proprie angosce, le paure, le diverse solitudini. Almeno un po’. C’è chi sa che qualcuno dall’altra parte è in ascolto, chi invece sa che nessuno ascolterà mai, e chi ci spera. Arantza Portabales (Solferino)
MAL CHE VADA CI INNAMORIAMO
Arriva il primo romanzo di Mary G. Baccaglini. Opinionista in televisione e speaker radiofonica, è un fenomeno della rete, la sua pagina Facebook conta più di 120mila fan. Una storia sui sentimenti quando sono troppo grandi da gestire. Una storia sulla solidarietà femminile fatta di indimenticabili chiacchierate. Un romanzo d’autore sulle continue sorprese - come la vita - che l’amore riserva a tutti noi. Mary G. Baccaglini (Garzanti)
VETRINA INGANNO
Tre ragazzi, il Sudtirolo, il terrorismo secessionista degli anni Sessanta. Sono questi gli elementi chiave del nuovo libro di Lilli Gruber, terzo episodio della saga altoatesina scritta dalla giornalista, iniziata con “Eredità” e proseguita con “Tempesta”. Un mix di storia e fiction, con al centro i fatti avvenuti in Sudtirolo alla fine degli anni Cinquanta. Lilli Gruber (Rizzoli)
I COLORI DELL’INCENDIO
I colori dell’incendio è il secondo attesissimo romanzo della trilogia inaugurata con ‘Ci rivediamo lassù’ - premio Goncourt 2013, tradotto in ventisei lingue e un milione di copie vendute nel mondo - un’opera in cui ritroviamo appieno il talento straordinario, l’originalità visionaria e la lingua immaginifica di Pierre Lemaitre. Fin dall’inizio l’autore tiene i lettori con il fiato sospeso con una scena altamente drammatica che cambierà il destino di molti. Pierre Lemaitre (Mondadori)
LA MIA NAVE
Un capitano racconta i 50 anni di storia della sua nave, la Clementine, dagli anni ‘30, quando fu costruita e varata, passando attraverso i suoi numerosi viaggi attorno al mondo, in periodo di guerra e poi di pace, fino alla sua fine, sul fondo del mare. In questo straordinario libro, le illustrazioni piene di dettagli di Roberto Innocenti portano in vita una nave e la sua storia. Un libro per tutti, grandi e piccoli. Roberto Innocenti (La Margherita) ottobre 2018
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[ a genda italia ] Ottobre è un mese particolarmente ricco di feste e di sagre in molte parti della nostra penisola. Ovviamente la parte del leone è svolta dall’enogastronomia e dalle tradizioni della civiltà contadina che rappresentano un vero patrimonio del nostro passato. ALPEN FEST Livigno (SO) 21 Settembre - 13 Ottobre
ISERA IN VALLAGARINA Isera (TN) 12-14 Ottobre
Isera vi aspetta per una grande festa durante il secondo weekend di ottobre. Questi terreni della Vallagarina sono i migliori per la produzione del Marzemino, il vino trentino conosciuto ormai nel mondo della enologia più raffinata. Si premierà il vigneto più curato domenica 14, ma wine tasting, laboratori per grandi e piccini, visite guidate per apprezzare luoghi d’arte, precederanno la cerimonia ufficiale di premiazione. Tante le occasioni per un fine settimana più che piacevole.
Ph. Fabio Borga
Ghirlande e campanacci preziosi, decorazioni in stile rustico, sono gli elementi dell’atmosfera contadina che si respira durante i giorni di questa manifestazione voluta per salutare l’estate e celebrare l’arrivo dell’autunno. Allevatori e contadini celebrano così la passeggiata di bovini, ovini, asini, cavalli e capre per la transumanza stagionale, i pastori in occasione delle sfilate a tema montano, intratterranno grandi e piccini con numerosi eventi. “TRA TERRA E LUNA” Alba (CN) 6 Ottobre - 25 Novembre
Torna il fascino della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba dove si svolgerà la 88a edizione, tra cultura, territorio, esperienze sensoriali e gastronomiche. L’appuntamento con il grande re di questo splendido territorio del Roero e delle Langhe del Monferrato, il “tartufo” inizia il 6 ottobre e prosegue fino al 25 novembre. Sono weekend di grande rilievo per l’enogastronomia, che lo scorso anno ha visto la presenza di oltre 600mila persone.
SAGRA DELLA CASTAGNA Ranchio (FC) 14 Ottobre Giunta al suo 30° compleanno, si svolge la seconda domenica di ottobre a Ranchio, cittadina della Val Borello, la tradizionale festa dedicata alla castagna. Diverse le proposte messe in campo per attirare gli ospiti. Prima di tutto il mercato dei prodotti tipici di stagione: funghi, miele, formaggi, salumi e naturalmente castagne a iosa! Ci saranno anche i ciccioli tipici di questa zona, da assaggiare caldi e croccanti e poi menù tipici e ricette di dolci a base di castagne.
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