Milano 24orenews | italiadagustare - Febbraio 2021

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FRANCESCO GIORGINO

Anno 11 - Febbraio 2021 • Periodico di Cultura e Società

«Da piccolo avevo due sogni: diventare giornalista e professore universitario»

A PALAZZO REALE Le Signore dell’Arte

EVE LA PLUME La “Regina del Burlesque”



MILANO TRA STORIA E LEGGENDA

IL “TEMPIO DELLA NOTTE” A cura di PAOLO MINOTTI

ilano è una città ricca di risorse e con tante sorprendenti curiosità, dove meno te l’aspetti. Credo che pochi milanesi sappiano che a Milano si trova il cosiddetto “Tempio della notte”, un misterioso tempietto neoclassico, scavato nella terra sotto la superficie calpestabile di uno dei più antichi parchi della città: Villa Finzi. Questo tempietto fu voluto all’inizio dell’Ottocento dal conte ungherese Antonio Giuseppe Batthyàny, ufficiale degli ussari, che lì (tra il 1826 e il 1836) si fece costruire una bellissima villa con giardino. All’epoca la villa si trovava in piena campagna a due passi dalla Martesana, nel punto in cui incrociava il lungo viale per Monza, e dal non lontano borgo di Gorla. Il giardino era attraversato dall’Acualunga, uno degli antichi fontanili caratterizzanti l’area milanese, che all’epoca dei Romani sgorgava a Precotto e scorreva sino all’odierno Corso Vittorio Emanuele. Il fontanile in prossimità della Martesana formava un laghetto nel giardino e poi sottopassava il canale per proseguire il suo percorso (oggi il fontanile è interrato al di sotto del parco). Nel giardino il conte fece costruire due tempietti neoclassici: uno in superficie, il “Tempio dell’Innocenza”, e un secondo ipogeo, il “Tempio della notte”, in una grotta artificiale, utilizzato a suo tempo come tempio e luogo di riunione e successivamente adibito a ghiacciaia per i residenti della villa. La struttura è composta da tre corridoi coperti a volta con blocchi di ceppo d’Adda alti circa due metri (cavati a Trezzo d’Adda), che giungevano a Milano navigando lungo il corso del Naviglio Martesana. I cunicoli tra loro collegati conducono alla camera centrale dove è stato innalzato il tempio

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circolare costituito da 8 colonne in marmo bianco con capitelli in stile corinzio collegate tra loro da nicchie. Nella seconda metà del secolo, la nuova proprietaria della villa, Fanny Finzi Ottolenghi, destinò il parco a scopi benefici, facendovi edificare una “casa-giardino per i bambini di Gorla”, seguita, nei primi anni del XX secolo, da un “rifugio per ragazzi inabili”, in collaborazione con l’Istituto ortopedico Gaetano Pini, che divenne in pochi anni la più grande struttura per il recupero motorio in Italia. Nel 1934, dopo che la struttura fu trasferita, l’intera proprietà fu acquisita dal Comune che la destinò a parco pubblico. Il Tempio della notte spesso è fonte di curiosità per molti ragazzi, anche perché - come immaginabile - sul manufatto regna un velo di mistero. Nonostante sia terribilmente degradato e piuttosto in rovina, è considerato una straordinaria architettura da giardino, appartenente alla stagione del “Giardino paesaggistico”, conosciuto anche come “Giardino all’inglese” che trovò ampia diffusione in Lombardia durante l’Ottocento. 24oreNews

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24 orenews.it

Milano Periodico di Cultura e Società

Anno 11 - N. 2 Febbraio 2021

In copertina: Francesco Giorgino

PERSONAGGIO

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Francesco Giorgino, “Da piccolo avevo due sogni: diventare giornalista e professore universitario”

ARTE E CULTURA

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Le signore dell’arte: storie di donne tra ‘500 E ‘600

MILANO SI RACCONTA

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San Valentino: direttamente a casa nostra i “menu” firmati Claudio Sadler

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Too Good To Go, contro gli sprechi alimentari post-natalizi Eve La Plume, “Regina del Burlesque”

FASHION

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Cappotti: i modelli ispirati a Nicole Kidman Milano Moda Uomo A/I 2021-2022

BEAUTY

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Trattamenti medico-estetici… cosa fare dopo? I consigli di Marina Mazzolari

DESIGN

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Ernesto Gismondi: addio a un grande designer

RUOTE & MOTORI

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Elettrificazione in corso & mobilità green: novità 2021

HI-TECH

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Novità hi-tech

VIAGGI

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Bruxelles, passeggiando per il centro

FINANZA & FUTURO

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Leggi e vaccini… in tempi di pandemia

COME STAI?

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Non esiste solo il Coronavirus Stiamo in rete per superare la malattia

ERBARIO MAGICO

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L’elleboro: un antico rimedio contro la follia

AMICI A 4 ZAMPE

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Quando arriva un gatto in casa

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24oreNews

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EDITORIALE

C’ERA UNA VOLTA… Questa pandemia ci ha abituati a ripetere anche la frase “c’era una volta…”. Ricordate la mancata apertura della Scala, le luci di Natale accese nel silenzio di strade e piazze, i fuochi d’artificio per salutare la fine dell’anno… E poi il corteo di migliaia di moto per portare doni ai più piccoli con la Befana in piedi sul sellino posteriore di una moto al centro di una interminabile fila rombante… Nulla, tutto cancellato!!! In questo mese di febbraio ci aspettavano due appuntamenti attesi di anno in anno da bambini e giovani: Carnevale e San Valentino. Piazza Duomo era il punto d’incontro, come sempre, di “indiani, damine, principesse, Zorro, moschettieri”, di bambini in maschera che si rincorrevano colorando il sagrato di coriandoli e stelle filanti. Tutto annullato! Vorrei ricordare ai meno giovani che persino negli anni del dopoguerra con una città ancora in ginocchio, fra le pietre accatastate di case “graffiate” dalle bombe, si accendevano i colori dei coriandoli e si distinguevano i fili multicolori delle stelle filanti, un segnale meraviglioso di vita che ci regalavano i bambini di quegli anni… C’era una volta il Carnevale! Il 14 febbraio toccava ai giovani incontrarsi per la giornata più “romantica” dell’anno, quel San Valentino che gli innamorati tutti aspettavano con ansia per scambiarsi o rinnovarsi una promessa d’amore. Quante occasioni per una cenetta a due, in ristorantini d’atmosfera, vi abbiamo segnalato anche da queste pagine. Quanti piccoli regali, originali, vi abbiamo suggerito e oggi? Che dire… c’era una volta San Valentino! Noi tutti , non importa l’età, aspettiamo con immutata “resistenza” per i bambini che devono tornare a mascherarsi e a colorarsi di coriandoli, per i più giovani che torneranno ad abbracciarsi come vuole il 14 di febbraio la festa degli innamorati. Siamo certi che la vita non può essere finita per causa di una pandemia più orribile di altre già subite e comunque sempre sconfitte in passato. Siamo sicuri che vinceremo anche questa “guerra” e sorrideremo ogni volta che racconteremo ad amici o bambini, “c’era una volta”… È stata dura ma come nelle favole, credeteci, ci sarà un lieto fine e torneremo a vivere, a sorridere, ad abbracciarci! Carlo Kauffmann 24oreNews

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PERSONAGGIO

FRANCESCO GIORGINO

«DA PICCOLO AVEVO DUE SOGNI: DIVENTARE GIORNALISTA E PROFESSORE UNIVERSITARIO» A cura di ALESSANDRO TRANI

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a realizzato i sogni che coltivava sin da piccolo. Francesco Giorgino, il familiare conduttore del Tg1 delle 20 e delle trasmissioni speciali di politica, nasce ad Andria nel 1967.

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Si laurea con lode in Giurisprudenza a Bari nel 1990 e dal 1993 è giornalista professionista. Pugliese doc, è romano di adozione. Ha insegnato per molti anni Sociologia della Comunicazione alla Sapienza di Roma e attualmente insegna Comunicazione e Marke-


PERSONAGGIO

ting alla Luiss e all’Università di Bari. È autore di decine di saggi sui temi della Comunicazione, del Marketing e del Giornalismo. Il suo ultimo libro è “Alto Volume” edito da Luiss University Press. Appassionato di tennis, è un istruttore di secondo grado della Federazione Italiana Tennis. Quest’anno festeggia 30 anni di Rai. È entrato al Tg1 all’età di 24 anni, nel 1991, e da allora non ha mai lasciato la redazione dell’ammiraglia del servizio pubblico. Inizia a Uno Mattina, poi passa alla redazione società, quindi alla redazione cronaca. Ha fatto l’inviato su casi nazionali molto delicati: diviene prima caposervizio e poi vicecaporedattore della redazione cronaca. Avendo sempre avuto una forte attenzione per i temi politici, viene trasferito alla redazione interni assumendo poi il ruolo di caporedattore centrale. Contem-

poraneamente al percorso dirigenziale porta avanti anche una carriera da conduttore: prima alle 13:30 e poi alle 20, l’edizione più importante in assoluto. Da 30 anni in RAI, ha il TG1 nel cuore, ma è anche il volto più popolare del TG1. Per gli italiani è diventato “uno di famiglia”. È normale quando vai in video da tanto tempo, nel mio caso dal 2000, diventare un volto popolare e familiare. Sei uno di famiglia per chi ti accoglie in casa tutte le sere ad ora di cena e consideri il pubblico al quale ti rivolgi come la tua famiglia allargata. Questo è il motivo per cui molti telespettatori avvertono il bisogno di scrivermi, di interagire con me come se ci conoscessimo di persona. Vogliono avere spiegazioni su ciò che dico al Tg, rivolgono domande e inter-

loquiscono sull’attualità. Io cerco di rispondere a tutti. Per me il pubblico è sacro. TG1 ore 20: Lei entra ogni giorno nelle nostre case, sempre con grande discrezione. Più per carattere o per esigenze della professione? Ho un carattere mite e una postura moderata davanti alla realtà, sempre più complessa e quindi sempre più difficile da osservare, interpretare e descrivere. La discrezione fa parte del Dna mio e della mia famiglia. Rai 1 è una rete generalista dove è ancora più importante che altrove il rispetto del pluralismo. Una parola che va declinata in tanti modi: pluralismo politico e culturale, valoriale e religioso, territoriale. Anche per questo motivo considero il Tg1 la mia seconda abitazione. Quando ero un adolescente sognavo di lavorare proprio lì, perché apprezzavo il modo equilibrato e pacato con cui i miei predecessori raccontavano la realtà. Il Tg1 è sempre stato il mezzo di comunicazione in cui fare sintesi con autorevolezza, in cui agevolare la cultura delle istituzioni, in cui parlare dell’Italia, ma anche degli italiani. È stato il primo a condurre uno speciale sulla pandemia… Da osservatore, quanto tempo immagina che occorrerà per venirne fuori… Si intravede una luce? Vorrei tanto risponderle con l’ottimismo dell’intelligenza e non solo con quello della volontà. La speranza fa parte della mia formazione da cattolico, ma non posso non riscontrare elementi di criticità nella tabella di marcia rispetto a quella che rappresenta la soluzione al pro24oreNews

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PERSONAGGIO

blema. Mi riferisco alla vaccinazione di massa. Registriamo un preoccupante ritardo già nella vaccinazione della fascia degli anziani. Speriamo di recuperare subito. Ritengo che per venirne fuori -come lei dice- ci vorrà almeno tutto il 2021. Nel frattempo dovremo abituarci a considerare nuovi modus operandi in tutti gli ambiti della vita. Dovremo continuare a trasformare le avversità in opportunità ricorrendo alle categorie della resilienza e della responsabilità individuale e collettiva. Lei è anche un professore universitario. Un’altra sua grande passione? Da 20 anni accompagno la mia attività giornalistica a quella di docente universitario. Ho insegnato per molti anni Sociologia della Comunicazione alla Sapienza di Roma. Da cinque anni insegno alla Luiss Content Marketing & Brand Storytelling, ma anche Newsmaking. Nella stessa università dirigo il Master di secondo livello in Comunicazione e Marketing politico e istituzionale. La Luiss è un luogo fantastico dove si coltiva una visione prospettica e dove si può sperimentare tanto. Amo formare i giovani, provando ad abituarli nel mio piccolo al valore dell’interdisciplinarità. Da studioso di scienze sociali le dico che sarebbe un errore continuare ad affrontare la pandemia solo sotto il versante dell’emergenza sanitaria. Dobbiamo presto occuparci delle ricadute economiche e sociali di questa situazione che sta lasciando tracce significative anche a livello piscologico e che rischia di avere ricadute per8

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sino dal punto di vista antropologico. La pandemia è uno spartiacque tra un prima e un dopo. La passione per il giornalismo è nata prima o dopo la laurea in Giurisprudenza? Prima. È una passione nata addirittura durante la scuola media. La mia professoressa d’italiano ci faceva andare in giro per la città di Andria a fare interviste alla popolazione con tanto di registratore a tracolla. Al liceo classico frequentai un corso di giornalismo. A 18 anni già scrivevo su un periodico locale e lavoravo in una televisione inter-provinciale dove poco dopo avrei condotto il Tg e alcune trasmissioni d’approfondimento. Quando a settembre del 1991 feci il provino con Bruno Vespa, allora direttore del Tg1, al netto di qualche “incertezza” di dizione, non ebbi grossi problemi proprio perché avevo già fatto un po’ di palestra. Quanto è difficile usare un linguaggio espressivo accessibile a tutti, soprattutto evitare i tecnicismi della Politica? Le confesso una cosa. È difficile sempre, ma per me lo è ancora di più, visto che nell’arco delle 12 ore lavorative della mia giornata standard mi capita di trascorrere molto tempo a studiare saggi e ricerche di comunicazione e marketing politico, a scrivere paper e articoli scientifici, a fare lezione agli studenti con codici specialistici. Devo prestare molta attenzione alla diversificazione del linguaggio. Detto questo, in Tv il pubblico ha il diritto a fruire un lessico semplice, accessibile, di-

vulgativo, improntato alla verità, efficace. Per ottenere questo risultato c’è un solo sistema: studiare, studiare, studiare. Più conosci, più sei chiaro. “Giornalismo senza informazione” “informazione senza giornalismo”. Sono due espressioni del suo libro “Alto Volume” che mi hanno colpito. Ce le spiega? Partiamo dalla seconda, ovvero dalla “informazione senza giornalismo”. L’ecosistema digitale ci sta abituando a nuove forme di comunicazione. Cambiano i luoghi di produzione e quelli di fruizione dei contenuti. Il Web 2.0 ha allargato la partecipazione dei cittadini ai processi di trasferimento e acquisizione della conoscenza. A fornire informazioni, magari con l’idea anche di poter fare informazione, ci sono soggetti che non appartengono a organizzazioni professionali come il giornalismo. Non è questione trascurabile la disintermediazione o la reintermediazione. Sulle piattaforme social, indispensabili per tante atti-


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vità specie in questo periodo in cui stiamo coltivando disegni di socialità sostitutiva o di socialità altra, si corre il rischio dell’eccesso di de-contestualizzazione degli accadimenti che entrano a far parte della narrazione pubblica. Quanto alla seconda espressione, ovvero il “giornalismo senza informazione”, il riferimento è all’allargamento delle scelte di notiziabilità anche a contenuti riconducibili più al bisogno di diversione che a quello della sorveglianza della realtà. L’infotainment, ovvero la contaminazione tra il macro genere dell’informazione e il macro genere dell’intrattenimento, è un segnale evidente di quanto sto sostenendo. Un segno dei tempi. Uno dei grandi eventi che ha

raccontato in prima linea e che ricorderà sempre con emozione particolare. Ce ne sono tanti. Ho avuto la possibilità di raccontare, tra gli altri, l’esodo degli albanesi a metà degli anni Novanta, il terremoto di Umbria e Marche, il G8 di Genova e dell’Aquila, le elezioni di due Presidenti della Repubblica, la nascita di molti governi, l’incendio della cattedrale di Notre Dame a Parigi, le straordinarie sulle misure anti-Covid, le dimissioni di Ratzinger e l’elezione di Papa Francesco, gli speciali elettorali e di politica in Italia e all’estero. Tutti avvenimenti che, a diverso titolo e in diversa misura, mi hanno emozionato e fatto crescere professionalmente. Una curiosità, un aneddoto vissuto nel backstage, “dietro le quinte” in tutti questi anni Rai. C’è un episodio che risale alla notte prima del mio esordio alla conduzione dell’edizione delle 13:30, nell’estate del 2000. La trascorsi a fare le prove di lettura dei titoli. Non tutti sanno che, essendo quella dei titoli la parte in cui l’eloquio di un conduttore si fa iper-accelerato, è anche quella in cui si rischia di sbagliare di più. Non volevo cominciare con una “papera”, insomma. Per fortuna andò tutto bene. Parliamo di una sua altra passione di sempre, quella per il tennis, che la vede istruttore e docente FIT. Come ci è arrivato? Ho sempre avuto questa passione, fin da adolescente. Il tennis è uno sport che si fonda sulla tecnica e che predispone alla tattica. Una

bella metafora dell’esistenza umana, posto che senza tecnica e senza tattica non si va da nessuna parte. Le qualifiche da istruttore, di primo e secondo grado, le ho conseguite da adulto. La Federazione Italiana Tennis mi ha proposto di insegnare alla scuola maestri. Ho accettato, ma prima ho fatto i due corsi da istruttore e superato gli esami di abilitazione. Per insegnare qualcosa a qualcuno devi sapere ciò di cui egli ha bisogno e immedesimarsi nelle loro esigenze. Lei è nato ad Andria e sappiamo anche che è molto legato alla sua città. Una ricetta che ama, un piatto di Andria a cui proprio non riesce a rinunciare? Premetto che gli alimenti più identificativi di Andria sono la burrata e l’olio extravergine d’oliva. Non mangio formaggi, per cui tutte le mie attenzioni sono concentrate su quella meraviglia con cui noi pugliesi e soprattutto noi andriesi condiamo tutte le pietanze. Il piatto a cui non riesco a rinunciare è orecchiette e cime di rape, naturalmente innaffiate da olio di prima spremitura. Quello che pizzica e che ti fa sentire a casa alla velocità della luce. Per me, oltretutto, ricordi d’infanzia. Un sogno nel cassetto… Glielo dico con il massimo di sincerità: continuare a fare quello che faccio. Mi reputo un uomo fortunato a fare due lavori, quello di giornalista e quello di professore universitario, che ho sempre sognato di fare. Grazie Giorgino, ci vediamo stasera alle 20! 24oreNews

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LE SIGNORE DELL’ARTE

STORIE DI DONNE TRA ‘500 E ‘600

Ginevra Cantofoli, Sibilla

A cura di FRANCO D’ALESSANDRO

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i potrà ammirare a Palazzo Reale - dal 5 febbraio al 6 giugno pv (salvo diverse disposizioni sanitarie) - una mostra unica dedicata alle più grandi artiste vissute tra ‘500 e ‘600: Artemisia Gentileschi, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana, Elisabetta Sirani, Fede Galizia, Giovanna Garzoni e molte altre. La mostra, promossa dal Comune di Milano-Cultura, realizzata da Palazzo Reale e Arthemisia, con il sostegno di Fondazione Bracco, aderisce al palinsesto “I talenti delle donne” promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e dedicato alle protagoniste del pensiero creativo, dalle figure esemplari del passato alle molte testimoni di oggi nel mondo dell’arte, della cultura, dell’imprenditoria, dello sport, della scienza. L’arte e le incredibili vite di 34 diverse artiste vengono oggi riscoperte attraverso oltre 150 opere, a testimonianza di un’intensa vitalità creativa tutta al femminile, in un singolare racconto di appassionanti storie di donne già “moderne”. Nomi altisonanti ma non solo: la mostra pone in evidenza anche una costellazione di giovani talentuose che, seppur con storie e percorsi differenti, fanno comprendere come il ruolo delle donne acquisito nel corso del XVI e XVII secolo non sia legato solo a singoli episodi sporadici o straordinari, ma è un fenomeno che abbraccia, con caratteristiche diverse, tutta l’Italia. Sotto la curatela di Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié, le opere selezionate per la mostra provengono da ben

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67 prestatori diversi, tra cui - a livello nazionale le gallerie degli Uffizi, il Museo di Capodimonte, la Pinacoteca di Brera, Castello Sforzesco, Galleria nazionale dell’Umbria, la Galleria Borghese, i Musei Reali di Torino e la Pinacoteca nazionale di Bologna e - dall’estero - dal Musée des Beaux Arts di Marsiglia e il Muzeum Narodowe di Poznan (Polonia). Il catalogo della mostra è edito da Skira. La mostra. Figlie, mogli, sorelle di pittori, o a volte donne di religione: “Le Signore dell’Arte” presenta non solo la grandiosa abilità compositiva di queste pittrici, ma - attraverso il racconto delle loro storie


ARTE E CULTURA

IL SOSTEGNO DELLA FONDAZIONE BRACCO

«La nostra Fondazione - spiega la Presidente Diana Bracco - anche per questa esposizione ha dato vita a un progetto scientifico, in collaborazione con diverse Università di Milano, che permette di valorizzare un’opera presente in mostra attraverso il supporto offerto dalla ricerca tecnologia - l’imaging diagnostico, settore in cui Bracco è leader mondiale: si tratta del “Ritratto di Carlo Emanuele I Duca di Savoia” di Giovanna Garzoni, pittrice miniaturista ascolana del ‘600, un olio su pergamena di proprietà dei Musei Reali di Torino». La Fondazione nasce dal patrimonio di valori maturati nei 90 anni di storia del Gruppo Bracco, con l’intento di creare e diffondere espressioni della cultura, dell’arte e della scienza quali mezzi per migliorare la qualità della vita e la coesione sociale.

Elisabetta Sirani, Cleopatra

personali - guarda al ruolo da loro rivestito nella società del tempo, al successo raggiunto da alcune di esse presso le grandi corti internazionali, alla loro capacità di sapersi relazionare, distinguere e affermare trasformandosi in vere e proprie imprenditrici, e di sapersi confrontare con i loro ideali e diversi stili di vita. Queste pittrici sfidano l’universo dell’arte “al maschile”, adottando le canoniche regole compositive e iconografiche riuscendo però ad apportare inediti guizzi inventivi ed espressioni audaci. Che siano ritratti o composizioni simboliche di frutti e fiori, i soggetti ritratti diventano potenti strumenti di libertà dell’espressione, testimoni dei misteri della psiche in bilico tra virtù e pathos sordo e doloroso, dalla carica eroica intima e quotidiana ma che a volte raggiunge un’ampiezza teatrale che mescola l’esistenza con la storia. Donne che fanno, tutte, della pittura la loro professione, al di fuori delle botteghe dei Maestri. Un percorso, che porterà alcune di loro a far parte delle Accademie del tempo: Artemisia Gentileschi viene ammessa all’Accademia del disegno di Firenze nel 1616; della prestigiosa Accademia di San Luca a Roma faranno parte Giovanna Garzoni, Anna Maria Vaiani, Virginia Vezzi, Maddalena Corvina, Plautilla Bricci, Elisabetta Sirani, Diana Scultori e Maddalena Corvina. Informazioni: www.palazzorealemilano.it | www.lesignoredellarte.it

Sofonisba Anguissola, Partita a scacchi

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MILANO SI RACCONTA

SAN VALENTINO DIRETTAMENTE A CASA NOSTRA I “MENU” FIRMATI CLAUDIO SADLER A cura di DARIO BORDET

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a pandemia che ha ferito gravemente le imprese di tanti settori, ha sicuramente colpito al cuore il mondo della ristorazione. Ha anche radicalmente cambiato le nostre abitudini di acquisto e di consumo. La parola “Delivery” è entrata con sempre maggior frequenza nel nostro quotidiano. Un tempo, per una serata in famiglia o con gli amici, era soprattutto la pizza ad arrivare a casa nostra. Nell’anno del Covid ci siamo abituati a ordinare, con una semplice telefonata o via mail, più o meno tutti i prodotti enogastronomici, ma anche pranzi e cene per ogni esigenza di gusto e tasca, fino ai più raffinati, anche per tavole “stellate”. Così, per chi non vuole rinunciare alle delizie offerte dai migliori ristoranti, gli chef si sono reinventati e, proprio con la formula di un delivery perfettamente organizzato “Cosaporto, il tuo quality delivery”, sono di nuovo pronti a servire ai propri affezionati clienti “una food

experience” di alto livello. Tra le proposte stellate da gustare nella speciale occasione di San Valentino, ce n’è una imperdibile, anzi due. Infatti, a Milano, lo chef stellato Claudio Sadler ha organizzato due fantastici menu, uno a base di carne e l’altro (per chi lo preferisce) di pesce, che potremo gustare direttamente a casa nostra. Dalla cucina ricercata di Sadler arrivano materie prime di qualità e sempre fresche, creatività e un servizio impeccabile. Ma ecco, nel dettaglio, i menu che ci ha proposto per domenica 14 febbraio.

MENU CARNE € 150 per due persone

MENU PESCE € 190 per due persone

• Salame di foie gras d’oca con uvetta e noci, mostarde fatte in casa con pan brioches • Tortelli farciti di carbonara con puntarelle saltate • Aletta di vitello al forno con carciofo alla brace, burrata e olio d’acciuga • L-O-V-E banana, passion fruit e liquirizia calabra • Cioccolatini: olio d’oliva Tenuta Rocchetta e Jasmine bianco cinesr

• Ostriche, crescione e caviale • Tartare di tonno con bagnetto giallo e nocciole tostate • Raviolini di carciofo con sughetto di canocchie • Morone in casseruola con verdurine alla griglia, salsa tzatziki delicata e croccante di olive • L-O-V-E banana, passion fruit e liquirizia calabra • Cioccolatini: olio d’oliva Tenuta Rocchetta e Jasmine bianco cinesr

Info e prenotazioni Il menu di San Valentino può essere ordinato nella sezione e-shop del sito www.sadler.it/delivery oppure su www.cosaporto.it/partner/sadler 12

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TOO GOOD TO GO CONTRO GLI SPRECHI ALIMENTARI POST-NATALIZI

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el tempo del Coronavirus, complici le restrizioni di movimento e l’obbligo di evitare assembramenti e tavolate numerose, si è assistito a una riduzione dei consumi (Indagine Coldiretti/Ixè 2020). La notizia è “storica” per qualsiasi indagine sullo spreco alimentare domestico degli ultimi 10 anni: per la prima volta i dati monitorati nelle case degli italiani registrano un calo di circa il 25%. Ciò nonostante i dati appaiono ancora preoccupanti. Infatti, il valore dello spreco settimanale medio per famiglia nel 2020 ammonta a 4,9 euro che, sommato agli sprechi della filiera di produzione e distribuzione, determina un costo totale di circa 10 miliardi di euro (www.sprecozero.it/waste-watcher). Considerando che il settore panettone, pandoro e dolci natalizi sforna da solo 78mila tonnellate di panettoni all’anno (www.ilsole24ore.com), “Too Good To Go”, l’app n.1 contro lo spreco alimentare, esorta a “Far durare il Natale più a lungo”, invitando gli esercenti commerciali e i cittadini a salvare i dolciumi in eccesso e prestare attenzione agli avanzi dopo le feste. E dopo che le festività natalizie si sono concluse, ha preso l’impegno di aiutare i propri partner a fornire un’ultima occasione a quei prodotti natalizi, panettone in primis, che rischiano ogni anno di essere dimenticati e quindi sprecati dopo il 6 gennaio. Attraverso l’iniziativa “Save The Panettone”, per tutto il mese di gennaio e fino alla data simbolica del 3 febbraio, il giorno di San Biagio - quando a Milano per tradizione si assapora l’ultima fetta di panettone per scongiurare i malanni - gli utenti dell’app possono trovare delle Magic Box speciali di pasticcerie, gastronomie, supermercati contenenti gli ultimi prodotti natalizi che


MILANO SI RACCONTA

va oltre l’app e continua con la campagna di sensibilizzazione e informazione verso i consumatori “Condividi, Conserva, Crea”, che ha avuto inizio a dicembre e che ora vede il proprio coronamento attraverso i consigli e le ricette per non sprecare neanche una fetta di panettone.

necessitano di essere salvati. «Too Good To Go si impegna in prima linea spiega il Country Manager Italia Eugenio Sapora - per offrire un aiuto concreto ai propri partner tramite l’app e allo stesso tempo, per fornire ai consumatori consigli e trucchi così da approfittare appieno dei dolci delle Feste, anche a gennaio. Dopotutto, chi non vorrebbe che il Natale, per una volta, durasse un po’ più a lungo?». L’impegno di Too Good To Go, infatti

I consigli dei Maestri Iginio Massari e Vincenzo Santoro Protagonisti d’eccezione il Maestro Iginio Massari e il Maestro Vincenzo Santoro della Pasticceria Martesana di Milano, due istituzioni quando si parla del dolce tipico natalizio. «Reinventare il panettone rimasto in dispensa dopo le Feste risveglia la fantasia e la voglia di creare nuove ricette, che possono essere poi gustate per tutta la settimana. Un esempio? Lo zuppone russo a base di panettone, crema pasticcera al cioccolato e vaniglia, e un po’ di whisky… la delicatezza di questo dolce esalterà ogni boccone e non ne farà avanzare nemmeno una briciola!», consiglia il Maestro Iginio Massari. Il Maestro Santoro, che quest’anno si è anche aggiudicato il premio “Artisti del Panettone” 2020, interpreta il panettone rimasto dopo le Feste con una ricetta salata: un club sandwich composto da fette di panettone tostate, ripiene di prosciutto e formaggio. «Il segreto per non sprecare? Ricordarsi che in cucina ci si può sbizzarrire usando anche gli ingredienti rimasti in frigorifero per creare ricette gustose», ha aggiunto.

TOO GOOD TO GO Nata nel 2015 in Danimarca con l’obiettivo di combattere lo spreco alimentare, l’applicazione è presente in 14 Paesi d’Europa e negli Stati Uniti, conta ad oggi oltre 28 milioni di utenti ed è tra le prime posizioni negli App Store e Google Play di tutta Europa. Too Good To Go permette a bar, ristoranti, forni, pasticcerie, supermercati ed hotel di recuperare e vendere online - a prezzi ribassati - il cibo invenduto “troppo buono per essere buttato” grazie alle Magic Box, delle “bag” con una selezione a sorpresa di prodotti e piatti freschi che non possono essere rimessi in vendita il giorno successivo. Gli utenti della app non devono far altro che geolocalizzarsi e cercare i locali aderenti, ordinare la propria Magic Box, pagarla tramite l’app e andarla a ritirare nella fascia oraria specificata per scoprire cosa c’è dentro. Informazioni: www.toogoodtogo.itcaff

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“REGINA DEL BURLESQUE”

EVE LA PLUME A cura di MOMI SYMON

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ve La Plume è la Regina del Burlesque, un’icona di stile ma soprattutto, una donna tutta da scoprire. Innamorata del suo lavoro, si ritiene fortunata ad avere questo “fuoco sacro” che anima da sempre la sua vita. Un dono che, inevitabilmente, la “costringe” a lavorare con impegno per migliorare e perseguire quella bellezza, quell’eleganza che da sempre la ispira. Eve La Plume tra il 2009 e il 2011 appare in TV nel Chiambretti Night e in talkshow come Alle falde del Kilimangiaro, Porta a Porta, Maurizio Costanzo Talk, Lilit. Influenti riviste quali Playboy, Kult, Maxim, Marie Claire, Amica, Donna Moderna, Diva & Donna, Silhouette Donna, Grazia e Chi, pubblicano articoli dedicati alla performer, inusuale e unica. Nel maggio 2011 Vanity Fair dedica cinque pagine a Eve La Plume assegnandole il titolo di “Regina del Burlesque” in Italia. Eve La Plume con i suoi spettacoli sa incantare e sorprendere. Incontrarla è un meraviglioso viaggio attraverso il tempo, attraverso le mode e i modi, potendo guardare alla bellezza senza pregiudizi e apprezzarne ogni sfumatura.

Eve secondo te, ci si educa all’eleganza? Credo che sia innata, ma che dipenda anche dalla personalità di ognuno di noi e dalla possibilità che le concediamo di sbocciare. L’ambiente in cui si cresce condiziona moltissimo, perché evidentemente può essere stimolante o, al contrario, mortificante. Ho avuto la fortuna di crescere nella casa di mio nonno che amava circondarsi del bello abituandomi a cose preziose e di gusto; una casa dove mi divertivo a fare cacce al tesoro e che mi riservava sempre gran16

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di sorprese. Sono stati anni importanti per me, in cui la mia innata sensibilità nei confronti del “bello” ha trovato anche un terreno fertile sul quale fiorire. In che modo possiamo definire lo stile? Lo stile comprende la personalità e contiene informazioni, di gusto, di pensiero e di background. Ci sono persone che tendono a occuparsi di altro e pertanto ne sembrano prive: in realtà anche quello è uno stile. Credo che sia un modo per mostrare l’anima, quella parte di noi che contiene maggiori infor-


Photo credit: Matteo Gastel

Cappello Mirko Tomei

MILANO INCONTRA

mazioni che ci riguardano e per questa ragione è un peccato che non si possa esprimere al meglio. Ti definisci “icona di stile”: non ti piacerebbe essere definita influencer? L’influencer condiziona, induce a fare riferimento a un certo prototipo di donna imposto dalla moda del momento. Ritengo, personalmente, che questa operazione sia tutt’altro che liberatoria. Lo stile è personale e deve poter aiutare a sentirci belle, a nostro agio secondo un modello di donna che ci somigli, a cui ispirarci. Nel mio caso non è un’epoca precisa o una ricostruzione storica ma un mix di anni che vanno dalla fine dell’Ottocento dove prediligo gli abiti maschili, perfetti per la stagione fredda e gli anni ‘20 e ‘30 per i mesi caldi. Il trucco è ispirato agli anni ‘50, la pettinatura e le onde degli anni ‘30. Tutto viene filtrato dalla mia sensibilità in un incontro di epoche diverse, che creano il mio personale stile. Eve, cos’è per te “l’armadio dimenticato”? Ci sono abiti e tessuti che non possono essere buttati. In ogni trama, in ogni capo c’è una storia che mani abili hanno intessuto con maestria. Questi si possono

sempre rivedere, smontare per recuperarne passamanerie, perline e dettagli che possono essere preziosi per “creare” il nuovo dal vecchio. I vestiti che si sono amati, si possono “dover rivedere” o modificare, ma non si buttano. Quello che oggi può sembrare inutile o superato, domani con qualche accorgimento potrebbe diventare perfetto. Disegni e cuci personalmente gli abiti per la scena e per tutti i giorni? Saper cucire è il mio super potere. Ho frequentato il liceo artistico ma le cose che disegnavo erano lì su un foglio, lontane da me. Volevo poter mettere le mani su quei disegni, per renderli miei, davvero. È scattato qualcosa, aggiunto al fatto che ho sempre avuto la passione per il bello e una certa sfrontatezza, o coraggio se preferisci, di scegliere quello che rispondeva al mio gusto. A undici anni ho fatto il mio primo abbonamento a Vogue; mi sono fatta regalare la prima macchina da cucire; in seguito ho studiato Storia del costume ed eccomi qua. Sono sempre alla ricerca di cose per costruire quello che sto immaginando: smonto, scucio e ricreo per fare quello che ho in testa. 24oreNews

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MILANO INCONTRA

Sei costantemente in ricerca: di stoffe, abiti, accessori. Dove vai a scovare questi tesori? Bisognerebbe divertirsi a cercare, uscendo dai soliti percorsi, dai so18

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liti luoghi. Personalmente amo i mercati che appartengono a un mondo che, per certi versi, non c’è più. Quando parto per la mia avventura in uno di questi, che sia rionale o più specifico di cose vintage, sono emozionata e curiosa per quello che potrò ARTIGIANI trovare. Il mercato è ancora un A bag to Heaven: è uno dei banchi del luogo dove si chiacchiera con mercatone dell’antiquariato dei Navigli chiunque, ci si relaziona come di Milano (ultima domenica del mese) non si fa più. Ho sempre avuto ma ha un bel sito dove poter acquistare. Vende borse originali degli la passione per i banchi che anni ‘30-’40-’50-’60 ma restaurate e hanno merce proveniente da rimesse a nuovo. stock, da negozi antichi che https://www.abagtoheaven.com/ spesso mettono in vendita a poco, cose preziose e rare. Si può Il Marchesato: ombrelli artigianali dalle acquistare a prezzi accessibili fogge uniche e indistruttibili. in quelli che non sono i circuiti https://www.ilmarchesato.com/it/ tradizionali della moda, se solo si riesce a guardare con attenLa Fabbrica degli ombrelli di Maglia zione, esplorando con pazienza Francesco di via Ripamonti 194 a Milano. Il proprietario è un uomo e partendo dal presupposto che elegantissimo che sembra arrivato con nei mercati spesso si torna a cala macchina del tempo. sa con qualcosa che non stavahttps://www.francescomaglia.it/ mo cercando e niente di quello che avremmo voluto. Mirko Tomei: accessori per i momenti Ci sono artigiani o botteghe gioiosi e la moda fatta su misura con la in Italia che producono accura di un tempo in un ambiente cessori? creativo e curatissimo nello studio di Ci sono ancora tante piccole Pietrasanta. Molto presente su fabbriche e artigiani che proInstagram Mirko Tomei è uno stilista poliedrico da seguire. ducono ad arte ombrelli dalle https://instagram.com/mirko.tomei?igsh fogge bellissime e molto robuid=5fg9qnisd4el sti, dove mi procuro le strutture per gli ombrellini che utilizzo Zoccoli fatti a mano e adattati al piede per ripararmi dal sole e per i al momento da Giovanni del Forte a miei spettacoli. Gli ombrelli Forte dei Marmi. antichi che colleziono sono http://www.giovannidelforte.it/ molto delicati e quotidianamente non sarebbe possibile Merceria Del Prato: non un artigiano ma una vecchia merceria che seleziona utilizzarli. In Italia, abbiamo prodotti di qualità. Calze di lana una bella tradizione e moltis(davvero lana!) sottovesti splendide e sime botteghe artigianali che durevoli e intimo per ogni taglia. In confezionano zoccoli, accessoCorso di Porta Romana 82/83 a Milano. ri, stoffe che meriterebbero di Non fatevi ingannare, non è una delle essere aiutate a portare avanti solite mercerie! la loro tradizione.



CAPPOTT 20

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FASHION

NICOLE KIDMAN

«THE UNDOING» A cura di PATRIZIA COLOMBO

Arrivato l’8 gennaio su Sky Atlantic, “The Undoing - Le verità non dette” è già culto fashion. Soprattutto per un dettaglio di stile: i cappotti indossati dalla protagonista Nicole Kidman nel ruolo di Grace Fraser, nella serie-evento di Hbo. Un binomio moda/personaggio così ben riuscito, simbolico e potente non si vedeva da un po’ di serie tv. La scelta dei capispalla ha a che fare con l’estetica, ma riflette anche l’evoluzione del personaggio nella storia. Ognuno dei cappotti sfoggiati da Nicole Kidman è stato realizzato dalla costumista danese Signe Sejilund giocando sui colori caldi e intensi ma il taglio resta sempre lo stesso, espressamente desiderato: coat lungo, minimo sotto il ginocchio, slim q.b., avvolgente. 24oreNews

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Tod’s

K-Way

Prada

Zegna

Fendi A cura di PATRIZIA COLOMBO

on solo sfilate digitali. Milano Moda Uomo autunno inverno 2021 2022 è anche ricca di presentazioni. Ecco in anteprima quali saranno le tendenze della prossima stagione fredda. E i pezzi chiave, fra collezioni e accessori, destinati a diventare must have. Vediamo sfilare maglieria, pantaloni jogging e giacche destrutturate e sfoderate. Lo stile indoor e outdoor ormai parlano la stessa lingua.

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Brunello Cucinelli

MILANOMODAUOMO

FASHION


BEAUTY Dr.ssa Francesca Bocchi Medico Estetico Medico di Medicina Generale Consulente in sessuologia clinica www.dottoressafrancoise.com

TRATTAMENTI MEDICO-ESTETICI… COSA FARE DOPO? ompletare i ritocchi medico estetici con l’applicazione di creme idratanti e anti-rossore con tanto di massaggio rilassante al viso e collo, nella stessa seduta, è un quid in più per ottimizzare la performance del trattamento, fidelizzare il paziente e regalare un po’ di relax evitando il rischio di gonfiori o lividi. Si tratta di un trattamento completo da offrire alle pazienti, di grande effetto, piacevole e consentirà una ripresa più rapida con un viso più curato all’uscita dello studio. Ma da dove partire dopo l’iniezione di un filler o di un biorivitalizzante? I dati americani sostengono che il 90% delle pazienti gradisce e addirittura si aspetta il consiglio su quali prodotti dermocosmetici utilizzare dopo i trattamenti: il lavoro di sinergia tra medico ed estetista diventa pertanto indispensabile. Per prima cosa bisogna analizzare la pelle della paziente. Si inizia la-

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vando accuratamente il viso con un detergente delicato ma con un lieve effetto esfoliante indicato per tutti i tipi di pelle. Una volta detersa la pelle si tampona con le veline e si vaporizza acqua termale per lenire eventuali rossori, lasciandola asciugare per un paio di minuti. Si procede quindi con l’applicazione di alcune gocce di siero a base di acido ialuronico su tutto il viso, si picchietta delicatamente facendolo assorbire, poi si passa il Cellular Bar, un piccolo dispositivo che produce 8mila microvibrazioni al minuto, non invasivo con cui le sostanze iniettate, fillers o biorivitalizzanti, vengono “distese” in modo uniforme. A questo punto l’estetista può applicare una maschera lenitiva e calmante lasciandola in posa 15 minuti. Si rimuove delicatamente e si applica una seconda maschera all’alginato, lasciandola in posa per circa 15 minuti, prima di rimuoverla come una seconda pelle to-

gliendo i residui con acqua tiepida. Si vaporizza nuovamente acqua termale e si lascia asciugare. Si applica una fiala di elastina, proteina del tessuto connettivo che aiuta la pelle a mantenersi tonica ed elastica e si picchietta in modo da far penetrare il prodotto pizzicando dolcemente la pelle. L’ultima tappa consiste nello stendere una crema con fattore di protezione 50+ composta da preziosi fito-estratti, vitamine, antiossidanti, aminoacidi e collagene. Potrà essere gradita l’applicazione di un make-up leggero che vada a coprire eventuali piccoli ematomi e rossori dati dalle procedure medico-estetiche, che farà comprendere alle pazienti che vi siete prese cura di loro in modo completo. Consiglio un velo di fondotinta applicato con il pennello che risulta più delicato sulla pelle e viene sfumato meglio e non applicate ciprie e terre che asciugano troppo e danno all’incarnato un effetto “polveroso”. Se la procedura effettuata dal medico sarà il botulino, potrete procedere con le stesse fasi di pulizia e maschere facendo però attenzione a non utilizzare il Cellular Bar nella zona di inoculo del Botox perché questo massaggio potrebbe spostare il prodotto da dove sia stato posizionato. All’uscita le pazienti saranno state sottoposte ad una vera cura di bellezza personalizzata e professionale, che conquisterà la loro fiducia. 24oreNews

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BEAUTY OLYMPÉA PACO RABANNE Eau de Parfum Donna Una fragranza provocante e moderna ispirata a una donna sensuale e irriverente, a cui nessuno può resistere. Olympéa esalta la figura femminile al grado di divinità: note di vaniglia salata, mandarino verde, gelsomino acquatico e fiore di zenzero si combinano per creare un profumo incantevole e carnale che fa cadere gli uomini in ginocchio!

I profumi invernali femminili, si sa, sono una vera e propria coccola, un abbraccio caldo che ci avvolge e che in un attimo ci rende di buonumore. I nuovi profumi invernali uomo hanno accordi misteriosi, speziati, ricchi di sensualità. Da noi troverete le migliori fragranze di questo inverno 2021, tra nuove uscite e irresistibili evergreen. Vi aspetto!

SÌ GIORGIO ARMANI Eau de Parfum Donna Cipriato, elegante, sensuale, adulto: Sì è un vero e proprio omaggio alla donna di oggi, moderna e indipendente, capace di prendere in mano il proprio destino mantenendo intatti fascino ed eleganza. Un profumo caratterizzato da un trio di accordi che rompe le tradizioni: l’irresistibile avvolgenza dell’accordo di Ribes Nero gioca con l’opulenza del Chypre Moderno, intensificata dall’accordo di Legno Biondo.

GOOD GIRL CAROLINA HERRERA Eau de Parfum Donna La luce e l’oscurità, la brava e la cattiva ragazza: una fragranza sensuale, suggestiva, nata dalle bellissime contraddizioni e dalla onnipresente dualità della donna di oggi. Le qualità dolci e seducenti del gelsomino esprimono luminosità e femminilità. Il lato bad e misterioso della “brava ragazza” si esprime con il cacao profumato e un’inebriante Fava Tonka, mentre la mandorla e il caffè portano note di vivacità. La tuberosa, estratta con una nuova tecnica che crea una ricca raffinatezza, è la wild card della fragranza, che conferisce fluidità e femminilità.

VALENTINO UOMO NOIR ABSOLU VALENTINO Eau de Parfum Uomo L’Eau de Parfum Valentino è un’interpretazione misteriosa ed eloquente dei profumi legnosi orientali. La fragranza italiana di Iris viene rivisitata attraverso le note del legno di sandalo, della cannella e del pepe e un prezioso velo di incenso per un’interpretazione moderna dell’autentica ricchezza dell’alta profumeria. Le note di testa sono Cannella e Pepe; le note di cuore sono Incenso e Olibano; la nota di base è Sandalo.

DYLAN BLUE VERSACE Eau de Parfum Uomo Una fragranza decisa e maschile, che racchiude i profumi sensuali del Mediterraneo. Dylan Blue rivela delle note di ambra grigia, rivisitate con il bergamotto e il pompelmo. Le note olfattive terrose e agrumate sono avvolte dal pepe nero, dal papiro e dall’incenso, insieme al muschio minerale, alle fave di Tonka e allo zafferano. Il profumo grintoso è custodito in un flacone geometrico blu impreziosito da dettagli color oro, rievocando il mare e la sabbia del Mediterraneo.

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DESIGN

ERNESTO GISMONDI ADDIO A UN GRANDE DESIGNER “GENIALE E VISIONARIO A cura di LUCA MEDICI

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ll’età di 89 anni è mancato, un mese fa, Ernesto Gismondi. Così è cominciato questo nuovo anno, con la perdita di un grande designer, ma non solo, oserei dire “di un grande visionario”. Il fondatore e presidente di Artemide Group - una delle più conosciute aziende nel settore dell’illuminazione - plu-

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ripremiato a livello internazionale, è stato tra i grandi protagonisti del Made in Italy nel mondo per il design. Milano negli anni ‘60 ha accolto la sua immensa creatività, nato a Sanremo nel 1931, dopo la laurea in Ingegneria Aereonautica al Politecnico di Milano, fonda nel ‘59 con il designer Sergio Mazza lo Studio Artemide sas dal quale si svilupperà il Gruppo Ar-


Due immagini dell’imprenditoreingegnere; sotto: la lampada Tolomeo (1987) (design: Michele De Lucchi, Giancarlo Fassina) e la lampada da terra Minomushi (design: Issey Miyake + Reality Lab)

temide. La sua grande capacità di creare oggetti innovativi gli è valso importanti riconoscimenti quali il Premio Compasso d’Oro alla Carriera (1994) e l’European Design Prize (1997), ma non solo. Nel 2008 ha ricevuto il premio Ernst & Young “L’Imprenditore dell’Anno 2008” per la categoria Innovation, oltre alla prestigiosa nomina a Cavaliere del Lavoro conferita dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nel 2009 invece ha ricevuto il Premio Ernst & Young “L’Imprenditore dell’Anno 2009” per la categoria Comunication. Il suo primo premio arrivò già nel 1967: il prestigioso Compasso d’Oro per la lampada ‘Eclisse’, disegnata da Vico Magistretti. A questo premio ne seguono poi molti altri, a livello nazionale e internazionale, rendendo Artemide una delle aziende simbolo nel settore delle lampade di design. L’azienda ha vinto in seguito altre tre volte il Premio Compasso d’oro: nel 1989 per lampada ‘Tolomeo’ di Michele De Lucchi e Giancarlo Fassina; nel 2004 per l’applique ‘Pipe’ di Herzog & De Meuron, nel 2014 per lampade ‘In-Ei’ Collection di Issey Miyake. In particolare la lampada Tolomeo è tra i prodotti che hanno contribuito a rendere famosa l’azienda diventando una vera icona evergreen del design italiano. Progettata nel 1986 da De Lucchi e Fassina, la lampada Tolomeo è stata realizzata in diversi modelli, tutti caratterizzati da un innovativo meccanismo di sospensione che rappresentano un’evoluzione delle tradizionali molle già impiegate sulle lampade a braccio. Altra celebre lampada è ‘Nesso’ disegnata da Giancarlo Mattioli nel 1965. Una carriera formidabile che senza dubbio ha regalato al mondo del design una storia da ricordare, da prendere come esempio, fatta di passione, amore e fantasia, la stessa che ha sempre saputo abbinare alle sue idee e alle sue intuizioni, creando di fatto oggetti dal design unico e riconoscibile che resteranno per sempre a ricordo della sua visione straordinaria del design abbinato alla luce. www.my-home.biz 24oreNews

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ELETTRIFICAZIONE IN CORSO & MOBILITÀ GREEN NOVITÀ 2021 A cura di LUCA MEDICI

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l nuovo anno si è aperto con tanta voglia di novità nel settore automotive: l’Italia non resta a guardare e si annuncia un periodo di grande fermento per il settore delle auto elettriche e ibride, ma non solo. Sempre più case stanno aggiungendo ai loro listini modelli ecologici e addirittura si parla di mobilità a idrogeno, un ulteriore passo avanti nella mobilità verde. Vediamo insieme alcuni dei modelli più attesi.

NUOVA CITROEN C4

All’ardito design (a mio avviso fin troppo simile alla fortunata Toyota CHR) la nuova nata promette una versione a zero emissioni capace di percorrere 350 km senza rinunciare alla capacità di carico. Il baule infatti, sia nella versione termica che in quella elettrica, mantiene una discreta capacità di carico, 380 litri.

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RUOTE & MOTORI NUOVA LAND ROVER RANGE V

La regina delle fuoristrada si rinnova, diventa ancora più bella, ma non solo, diventa ancora più ecologica grazie a nuovi motori elettrificati e a una nuova e inedita piattaforma, chiamata “MLA”, che condividerà con la nuova ammiraglia XJ. In futuro arriverà anche una versione totalmente elettrica, per il momento ci accontenteremo di motorizzazioni mild-hybrid e ibride plug-in. NUOVA ALFA ROMEO TONALE

NUOVA SKODA FABIA

Non si tratta di un modello rivoluzionario, ma certamente attento all’ambiente. Con l’adozione della piattaforma “MQB A0”, che condivide con l’Audi A1, Seat Ibiza e Volkswagen Polo, si presenterà con una versione a metano da 90 cavalli. Il design si fa più interessante e sofisticato e ci sarà anche una versione wagon.

La sorellina della Stelvio sarà il primo modello del biscione ibrido plug-in con un design degno di nota. Se tutto resterà come abbiamo visto nella concept presentata il design sarà una gioia per gli occhi, muscoloso e sportivo, ma anche elegante ed aerodinamico. Questa nuova C-Suv promette almeno 50 km di autonomia elettrica, non molti, ma in linea con la concorrenza.

NUOVA BMW IX

NUOVA AUDI E-TRON GT

Linea da coupé, praticità da berlina, bagagliaio generoso e lo stesso pianale della Porsche Taycan sono gli ingredienti di questa nuova sportiva con gli anelli. Due le versioni, una da 440 CV e una ancora più cattiva, la RS da ben 598 CV (646 con la funzione overboost). Si collocherà al top della gamma elettrica e potrà contare su un pacco batterie formato da 396 celle con capacità di 93 kWh.

L’elettrica da 600 km si avvia alla produzione e lo fa con pieno di hi-tech mai visto prima. Finalmente il design diventa bello e accattivante, il rinnovamento non solo estetico, le sue batterie sono prodotte con energie rinnovabili e si potrà ricaricare in soli 40 minuti (per passare dal 10 all’80% della capacità, 11 ore per la ricarica totale da una wallbox trifase da 11 kW).

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HI-TECH by VILLAGGIO TECNOLOGICO www.villaggiotecnologico.it

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XIAOMI MI WATCH

SONY SRS-RA5000 E SRS-RA3000

IROBOT ROOMBA I3+

PITPAT2

Arriva in Italia questo smartwatch che strizza l’occhio a 117 diverse modalità di esercizio, con funzioni e programmi dedicati alle diverse discipline, un display ad alta risoluzione, chip GPS di fascia alta e una batteria a lunga durata (16 giorni con solo 2 ore di ricarica). Dotato di un display Amoled luminoso da 1,39” e di un tasto sport sul lato, permette di controllare in modo completo la propria salute: 6 diversi sensori e GPS offrono i parametri chiave per la salute come la frequenza cardiaca, il livello di ossigeno nel sangue e i dati ambientali come la pressione dell’aria. Inoltre, Mi Watch supporta oltre 100 diversi stili di visualizzazione, una modalità di funzione remota della fotocamera, emoji native sulle notifiche, controllo vocale e altro ancora.

Sony ha annunciato questi 2 nuovi speaker wireless in grado di riempire le stanze di un suono appagante in verticale e orizzontale. RA5000 è dotato di 3 diffusori orientati verso l’alto che diffondono la musica in verticale, mentre i 3 diffusori intermedi agiscono in senso orizzontale. L’unità include magneti al neodimio ad alta intensità e un diaframma in materiale cellulare rinforzato in mica. Completa la struttura il subwoofer. RA3000 produce un suono multidirezionale con bassi potenti grazie all’uso di un diffusore full range, un omni-diffusore che emana il suono in ogni direzione, mentre il doppio radiatore passivo conferisce profondità alle basse frequenze. Sono entrambi dotati di tecnologia Sound Calibration.

iRobot annuncia la disponibilità del suo nuovo robot aspirapolvere che consente lo smaltimento automatico dello sporco. La stazione di ricarica Clean Base infatti può anche contenere l’equivalente di 60 giorni di sporco. Questo, una volta aspirato, finisce nel sacchetto AllergenLock che utilizza 4 strati di materiale allergenico capace di intrappolare il 99% di pollini e muffa. Roomba i3+ pulisce in modo mirato e logico, secondo un percorso lineare e ordinato, che gli permette di navigare in più stanze all’interno della casa, su qualsiasi genere di pavimento (anche moquette e tappeti). Se la batteria si esaurisce, il dispositivo torna automaticamente alla base di ricarica e, una volta rigenerato, riprende la pulizia dal punto in cui l’aveva interrotta.

La scatola è davvero carina, sembra una scatola di croccantini: al suo interno, trova posto il Pitpat 2 e un foglio di istruzioni che introduce l’utente al primo set-up.Pitpat 2 è un piccolo activity tracker per cani e gatti, dotato di accelerometro, che si connette allo smartphone trasmettendo i dati raccolti dall’apposita app. Permette di misurare con precisione i livelli di allenamento dell’animale, il riposo, la distanza e le calorie, oltre a ottenere consigli personalizzati in base alla razza, al peso e all’età, e tenere traccia degli obiettivi prefissati. Si adatta a qualsiasi collare: robusto, leggero e confortevole è resistente all’acqua e possiede una batteria di lunga durata. Un eccellente regalo al nostro pelosetto preferito!

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AB OIL & GAS SRL è una società di ispezioni, certificazioni e collaudi fondata nel 2014 in base ad un’esperienza specifica principalmente nell’ambito oil & gas ed energia. Società giovane, dinamica, motivata e professionale si avvale della collaborazione di professionisti del settore, opera sul mercato con sistema di qualità certificato ISO 9001:2015 (TUV) al fine di assicurare la massima performance ai clienti a livello mondiale. Le sedi operative sono a: Busto Arsizio (VA) Bergamo (BG) China (Suzhou)

In funzione della consolidata esperienza e competenza siamo in grado di poter soddisfare le più restrittive richieste dei clienti nel settore OIL & GAS, valvole ed attuatori, Impianti industriali, componentistica elettrica/pneumatica/idraulica, skid completi, imballi, pompe, verniciature, energia rinnovabile, materiali metallici anche con servizi di verifica qualitativa.

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RUXELLES

PASSEGGIANDO PER IL CENTRO

A cura di TEOBALDO FORTUNATO

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VIAGGI Nella pagina a fianco in senso orario: Gallerie Reali Saint- Hubert; Mont des Arts; la Grande Place e le famose Moules et frites

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ruxelles, considerata la capitale d’Europa, è conosciuta da tutti in quanto sede di varie istituzioni, tra cui la Commissione Europea, il Consiglio Europeo, il Consiglio dell’Unione Europea: in realtà, al di là degli aspetti politici e istituzionali, è una vivace storica metropoli sotto ogni angolazione. Abbiamo chiesto di raccontarcela a un artista italianissimo, Gennaro Scarpetta che afferma: «Bruxelles è diventata la mia seconda casa, mi sono trasferito qui nel 2015, dopo aver vissuto in Francia, a Parigi e poi in Svizzera. Qui, ho trovato uno stile di vita che piace molto a me, a mia moglie Maria Grazia e persino al nostro piccolo Samuel, di appena 16 mesi». Gennaro ha installato il suo atelier “Le Hic” nel quartiere di Forest; l’idea era quella di creare uno spazio dove poter produrre le sue opere che fosse allo stesso tempo - aperto al pubblico. «Bruxelles è affascinante, una città dalla bellezza anche nascosta con un grande fermento culturale. Il miglior modo per visitarla credo, sia girare a piedi o in bicicletta per lasciarsi sorprendere dai suoi monumenti». Punto di partenza è la Grande Place: da qui si può partire per proseguire verso le Gallerie Reali Saint- Hubert, il salotto buono di Bruxelles, con le sue boutiques stilose e storiche. «Tra i miei preferiti il negozio “Monsel”, con i suoi cappelli per tutti i gusti, e “Ligne” per gli oggetti design». Un’attrazione particolare è il Teatro Nazionale “De la Monnaie”, per il fascino architettonico e la programmazione avanguardista di ogni stagione. Piacevole soffermarsi nel quartiere della “Bourse” a Place Saint Gery con i suoi caffè e ristoranti. «Da non perdere nemmeno le Pralines di

cioccolato, una delle specialità belghe, che potete trovare nel bellissimo punto vendita “Marcolini” nel quartiere del “Sablon”: ad ogni stagione la facciata del suo edificio storico viene decorata con spettacolari installazioni». Una pausa poi a le “Mont des Arts” per ammirare il panorama e arrivare nella zona dei Musei: il Museo Magritte e quello delle Belle Arti con le collezioni della pittura fiamminga e belle mostre temporanee, fino al Palazzo Reale con il Parc Royale di fronte. Immenso è le Bois de la “Cambre”, un vero bosco in città, ma anche belli e storici parchi come quello del “Cinquantenaire” e il parco “Roi Baudouin”. I posti per lo shopping vanno dal quartiere du “Chatelain”, con le piccole boutique alternative di abbigliamento e design, al quartiere dei “Marolles” per gli amanti degli oggetti vintage. «La vita serale brussellese si svolge, con uno stile quasi mediterraneo, per strada e nei bar. Appuntamento al “Parvis di Saint Gilles” per l’aperitivo, alla “Maison du peuple” o al café “Ci piace” per un cocktail fatto a regola d’arte. Immancabile, prendere delle Frites sulla Piazza Flagey, e una birra al cafè “Belga”, uno dei più noti della città. Grande passione del popolo belga è la birra; tante e buonissime». Gennaro ci svela la sua preferita: «L’Ermitage”, un giovane progetto brussellese che cerca di innovare la tradizione con la sua produzione audace nei gusti». La cucina belga parte da prodotti popolari, per gustare uno dei piatti tipici, a “Le Pré Salé”, nel cuore della città. Nel menù la “Carbonnade” o le immancabili “Moules et frites” (cozze e patatine fritte) ai vari gusti possibili e strani. «Altra passione culinaria è la “Croquette aux crevettes” e il posto in assoluto dove mangiarla è “La Mer du Nord”, una pescheria sulla piazza “Sainte Chaterine”». Tanta musica da ascoltare nei piccoli café-concert come “L’Archiduc” per una serata jazz, stile nave da crociera, o alla “Machine” più rock o le “Botanique”, con 3 sale nell’antico orto botanico, dove passare una serata nel verde dei giardini e ascoltare un concerto. «Ovviamente, poi vi aspetto nel mio atelier “Le Hic”, per scoprire meglio il mio lavoro e dare un’occhiata alla libreria, alla mostra in corso, per un caffè, o giusto per perdere un po’ di tempo, come piace molto fare a noi italiani». 24oreNews

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FINANZA & FUTURO Prof. Avv. Antonello Martinez Studio Legale Associato Martinez & Novebaci www.martinez-novebaci.it

LEGGI E VACCINI… in tempi di pandemia

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n un periodo dove è di gran moda il concetto del ‘politically correct’ del quale peraltro se ne fa un costante e, in certi casi, esagerato abuso, forse vale la pena vedere cosa esattamente dice la vecchia e cara Treccani a proposito di tale concetto: “L’espressione angloamericana politically correct (in ital. politicamente corretto) designa un orientamento ideologico e culturale di estremo rispetto verso tutti, nel quale cioè si evita ogni potenziale offesa verso determinate categorie di persone. Secondo tale orientamento, le opinioni che si esprimono devono apparire esenti, nella forma linguistica e nella sostanza, da pregiudizi razziali, etnici, religiosi, di genere, di età, di orientamento sessuale o relativi a disabilità fisiche o psichiche della persona”. Ho fatto questa premessa perché anche per la questione legata al vaccino anti-Covid, all’insegna di tale principio, si sta gradatamente anteponendo la ingiustificata posizione di una minoranza costituita, prevalentemente, dai cd no-vax, a totale discapito e grave danno della maggioranza. Nei salotti televisivi si assiste sempre più spesso a dibattiti dove all’insegna del succitato concetto del ‘politically correct’ si pongono in essere, sostenendo l’inviolabilità della sfera della determinazione dei singoli, delle evidenti distorsioni anche al

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concetto chiaro e inequivocabile espresso dalla nostra Carta costituzionale. Certamente la Costituzione all’Art. 32 pone la salute come un diritto e non come un dovere ma è altrettanto vero che il medesimo articolo prevede in modo chiaro ed incontrovertibile i trattamenti sanitari obbligatori, tra i quali ovviamente rientrano con assoluta certezza le vaccinazioni. L’obbligo del vaccino è dunque possibile, perché nonostante quanto detto, c’è un interesse primario che è quello di tutelare la salute altrui. Le condizioni affinché la Legge possa imporre un trattamento sanitario obbligatorio sono sostanzialmente due, consistenti nella ragionevolezza della misura e nella proporzionalità relativa alle condizioni oggettive in cui l’obbligo viene determinato. In sostanza deve esserci in modo concreto e inequivocabile un evidente pericolo esterno e l’obbligo deve essere quindi proporzionato rispetto alle condizioni determinate da questa situazione esterna. È evidente che anche il più fazioso negazionista non può avere alcunché da eccepire sul fatto che le condizioni oggettive di una pandemia come quella della Sars-Cov2 concretizzi in modo assoluto tali elementi: basti pensare che l’odierno “flagello” non ha niente a che invidiare in termini di letalità e di natura numerica alle peggiori pandemie che nella storia hanno colpito il genere umano. Dopo gli innumerevoli DPCM con i quali ci è stata stravolta la vita non vedo quindi quale possa essere la difficoltà a promulgare la legge relativa all’obbligatorietà della vaccinazione nell’interesse della collettività senza per questo violare il rispetto della persona umana e della sua dignità. Quando nel 1996 venne resa, con apposita Legge, obbligatoria la vaccinazione contro la poliomelite che peraltro venne praticamente azzerata nessuno ritenne tale risultato scarsamente: ‘politically correct’.



COME STAI?

Dr. Cristiano Messina Studi Medici Vercelli www.studimedicivercelli.it

NON ESISTE SOLO IL CORONAVIRUS on questa seconda parte completiamo la carrellata sulle infezioni dei genitali maschili e femminili iniziata a gennaio. Nella grande famiglia degli herpes virus si distingue l’Herpes simplex, infezione virale a trasmissione sessuale, detto anche “herpes genitale” (HSV-2). Provoca lesioni sui genitali simili a quelle della varicella, con presenza di pustoline associate a prurito e lieve bruciore: una volta che si contrae non guarisce più completamente e si ripresenta nel corso degli anni. Le donne sono più soggette a contrarre l’HSV-2: la probabilità per una donna di contrarre questo virus è doppia rispetto a quella di un uomo. Si calcola che 1 donna su 5 sia affetta da herpes genitale. La diagnosi è clinica o attraverso la ricerca di anticorpi specifici nel sangue. Da molto tempo si studia un vaccino ma a tuttora non ne esiste uno veramente efficace. Tuttavia la fase attiva l’infezione può essere efficacemente trattata con farmaci antivirali. Nei Paesi industrializzati la “clamidia” è l’infezione batterica sessualmente trasmissibile più frequente, insieme a Gonorrea e Sifilide. È nota inoltre come “epidemia silente”, poiché spesso asintomatica o caratterizzata da sintomi sfumati e poco specifici, che la fanno passare inosservata nel 75% delle donne e nel 50% degli uomini. La Clamidia colpisce prevalentemente le donne e si localizzata a livello del collo dell’utero. Se non trattata può avere conseguenze anche gravi: può dare come complicanze infezioni dei genitali interni, utero e tube, dando in questo caso febbre e dolori addominali, fino a portare a problemi di infertilità. La diagnosi avviene con un tampone cervicale nella donna o uretrale nell’uomo, o con ricerca di anticorpi specifici. La terapia si basa sulla somministrazione di antibiotici mirati. Il “mi-

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coplasma” e “l’ureaplasma” sono minuscoli batteri localizzati nella cervice uterina nella donna e nell’uretra nell’uomo. Provocano sintomi aspecifici, bruciore e secrezioni che, se non riconosciuti, possono sfociare in infezione pelvica diffusa, con problemi di sterilita nella donna. La diagnosi si effettua sempre tramite tampone o ricerca anticorpale nel sangue, mentre la terapia si basa su antibiotici mirati. Concludiamo con l’infezione da “papilloma virus”. Ne esistono oltre cento sierotipi che danno disturbi e sintomi diversi, dalle lesioni pretumorali ai condilomi lesioni verrucose dei genitali esterni e interni. Si diagnostica clinicamente o attraverso l’hpv test che consente anche di differenziarne il sierotipo e comprendere i rischi a cui il paziente va incontro. Trattamenti efficaci non ne esistono, va fatta prevenzione e sia per evitare l’ infezione che per bloccarla è possibile eseguire la vaccinazione adesso presente nella versione da 9 sierotipi e offerta gratuitamente dal servizio sanitario alle pazienti che compiano 12 anni. Per le lesioni verrucose il trattamento è locale con pomate che bruciano le lesioni o mediante azoto liquido per la loro totale eliminazione.


COME STAI?

STIAMO IN RETE PER SUPERARE LA MALATTIA A cura di LUIGI CLELIA

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gni volta che la vita ci sottopone a una prova importante e dolorosa, come può essere l’esperienza della malattia grave, nostra o di una persona a noi cara, ci troviamo nella condizione di dover modificare il nostro modo di vivere. In parte ciò avviene per gli effetti stessi della malattia e delle cure, in parte è conseguenza della necessità di adattarsi e di reagire alla situazione. I cambiamenti che si verificano possono essere anche influenzati da emozioni violente e difficili da governare (quali paure, ansie, tristezze) che si sovrappongono tra loro e coinvolgono anche chi ci è vicino. Questa esperienza accomuna, in modi e intensità differenti di caso in caso, milioni di persone in Italia; tra queste un numero molto grande è dato dagli ammalati di cancro, i loro partner, genitori, figli, famigliari, amici, colleghi. Fa dunque parte della quotidianità, della vita sociale e famigliare intorno a noi, se non anche delle nostre stesse vite. La malattia che ci fa soffrire e potrebbe anche farci morire induce spesso a ripensare a come si è vissuto finora, a ciò che non ci si è consentito, alle rinunce fatte. Un effetto positivo di questi pensieri può essere quello di cambiare, di voler essere migliori di prima, di avere una vita più autentica e di concedersi più spazio, più possibilità. Reagire al trauma del cancro è un’operazione complessa, che comporta la necessità di accogliere prima di tutto la sofferenza, i timori e i bisogni di tutti i protagonisti della scena della malattia, ma anche di sostenere i processi di evoluzione e cambiamento che possono nascere da una reazione vitale. Reagire è un fatto intimo e sociale al tempo

stesso, che riguarda sia le persone nella loro soggettività e nella concretezza delle loro vite, sia il loro intorno affettivo e relazionale. Ciò richiede, in molte situazioni, un aiuto che affianchi l’opera sempre più efficace dei medici. La pandemia ha ulteriormente accresciuto le difficoltà degli ammalati oncologici e dei loro famigliari e ha ridotto non solo la possibilità di accedere alle cure e agli esami oncologici, ma anche ad altri aiuti, lasciando spesso nell’isolamento persone che invece hanno un forte bisogno di aiuto e sostegno. Attivecomeprima Onlus, dal 1973, aiuta pazienti oncologici e famigliari a trovare un nuovo equilibrio dopo una diagnosi di cancro e, in questo periodo di emergenza sanitaria, ha trasformato il suo modo di lavorare: ha istituto un servizio (“Supporto in Rete”) che rende possibile essere aiutati con consulenze psicologiche e mediche, ma anche di partecipare ad attività di gruppo di diversa natura per via telefonica e telematica. Questo servizio ha inoltre permesso all’Associazione di ampliare il suo raggio d’azione, perché ora può aiutare persone che vivono in ogni parte d’Italia. Se sei un paziente oncologico o un famigliare o conosci qualcuno che sta vivendo questa esperienza puoi contattare l’Associazione: www.attive.org tel. 026889647 segreteria@attive.org oppure supportoinrete@attive.org 24oreNews

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ERBARIO MAGICO

L’ELLEBORO

Un antico rimedio contro la follia A cura di MARICA DE BONIS

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er il suo aspetto e per il periodo in cui fiorisce è conosciuta anche con il nome di ‘Rosa di Natale’. Questa pianta tanto bella e resistente quanto di difficile uso per i suoi potenziali effetti velenosi, viene spesso scelta come regalo perché produce dei bellissimi fiori simili per certi versi a delle roselline selvatiche e dal colore bianco, con dei pistilli gialli. La polvere ricavata dalle radici e dai rizomi raccolti in primavera o in autunno ha proprietà cardiotoniche, narcotiche, emetiche e curative degli edemi: tali proprietà la rendono una delle piante officinali cardiotoniche e purganti più utilizzate in erboristeria. Chiaramente, non si parla di fai da te, ma di preparati dell’industria medica: essendo molto difficile da dosare è vivamente sconsigliato di farne uso come rimedio casalingo fai-da-te (ad esempio per preparare infusi o tisane) in quanto un dosaggio errato potrebbe provocare conseguenze altamente tossiche. Al contrario: è bene saper riconoscere e maneggiare l’elleboro con la dovuta cautela, anche perché spesso i

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suoi fiori sono utilizzati a scopo decorativo per composizioni e bouquet. In Italia è l’helleborus niger la varietà più diffusa, ma col tempo si stanno diffondendo alcuni ibridi molto belli e variegati per colore e fattezze. Miti e leggende. Fin da tempi antichi, l’elleboro nero era considerato un rimedio straordinario nella cura delle malattie mentali. Secondo Plinio il Vecchio, in un’epoca antecedente il 1400 a.C. questa pianta veniva utilizzata per trattare i disturbi mentali: si pensava, infatti, che l’elleboro avesse la capacità di far espellere la “bile nera”, causa di follia, secondo la Teoria dei Quattro Umori. Plinio ne parla anche nella “Naturalis historia” raccontando il mito del pastore e veggente Melampo, che con

una ciotola del latte munto da capre alimentate a elleboro, avrebbe guarito le tre figlie di Preto, re di Argo, che credevano di essere diventate vacche. La mitologia greca narra che Eracle (Ercole) guarì dalla pazzia grazie all’elleboro. Nella famosa opera teatrale di D’Annunzio, La figlia di Iorio, il pastore Aligi si rivolge alla donna delle erbe e le dice: “...su svegliati, su levati e vammi in cerca dell’elleboro nero che il senno renda a questa creatura”. Gli stessi antichi filosofi greci, secondo una tradizione popolare, pare facessero ricorso all’elleboro per raggiungere la liberazione dai sensi, uno stato molto simile alla meditazione profonda. Un uso particolare ne fece Paracelso che usò le foglie dell’elleboro per la preparazione di un “elisir di lunga vita”.


AMICI A 4 ZAMPE

Dr. Ferdinando Asnaghi Medico Veterinario Specialista in Patologia e Clinica Animali da affezione Giudice ENCI/FCI Allevamento Granlasco - Pavia

tenere d’occhio il tuo gatto in modo da non metterlo accidentalmente in pericolo. Dà da lavorare e a volte mette a dura prova la nostra pazienza. Ma, quando il gatto farà le fusa mentre lo terrai sulle ginocchia, tutti questi problemi verranno subito dimenticati. Ti auguro tante soddisfazioni con il tuo nuovo coinquilino! E ricorda: il gatto è un compagno di vita meraviglioso!

QUANDO ARRIVA UN GATTO IN CASA Credit: Piadina

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uesta volta parliamo dell’arrivo di un gatto nella nostra casa, ma soprattutto nella nostra vita!!! E sì, i teneri gattini diventano presto gatti adulti con esigenze che ti accompagneranno per i prossimi 15-20 anni! L’adozione di un gattino o di un gatto adulto dovrebbe quindi essere prima meditata a lungo… Ci saranno tante piccolegrandi decisioni che dovrai prendere pensando anche al tuo coinquilino felino. Perciò, prima di adottare un gatto, tieni presente che la tua vita cambierà e sarà così per un lungo periodo di tempo! Per avere la certezza che il nuovo membro della famiglia si senta a suo agio e rassicurato quando arriva il grande giorno, elimina tutti gli elementi che potrebbero essere nocivi o tossici, come i prodotti per la pulizia della casa, ma anche cioccolato, tè, caffè e addirittura alcune piante (oleandri, gigli, stelle di Natale, filodendri, ortensie, giacinti, giunchiglie e tulipani) contengono tossine pericolose per i gatti. Non dimenticare di acquistare alcuni articoli per la toelettatura: se lo spazzolerai una o due volte alla settimana, a seconda della lunghezza e del tipo di pelo, eviterai la formazione di nodi e che il gatto ingerisca palle di pelo quando si lecca. Ricorda che gatti vanno (quasi) dappertutto! Che si tratti della mensola più in alto o nel tuo guardaroba, nell’aprire le porte e nel dirigersi in tua assenza verso il frigorifero per fare un tour alla scoperta delle prelibatezze che contiene. Alcuni si fanno un pisolino nel cestello della lavatrice, altri al mattino fanno un salto in garage o direttamente in auto quando nessuno li nota. Contrariamente alla maggior parte dei cani, i gatti camminano anche sulla scrivania, sul bancone della cucina o su un davanzale. Insomma, dovresti sempre

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Anno 8 - Febbraio 2021

Venezia - Caffè Florian

Teatro greco di Taormina

Cultura del territorio, Turismo e Benessere

STILE ITALIANO SCOPRI L’ITALIA

IL CAFFÈ FLORIAN HA COMPIUTO 300 ANNI

VIAGGIO NEL TEMPO A CAPO SANT’ANDREA

[GOURMET]

TANTI DOLCI MA POCHI CORIANDOLI


Giochi Montessori

Il giocattolo che si fa in 3 per l’educazione della prima infanzia

Via Montebello, 14 Busto Arsizio (VA) Tel. 340.0018502 | e-mail shop@acorsrls.it


Febbraio 2021

indice

[ STILE ITALIANO]

6 Fondazione Biscozzi Rimbaud: arte contemporanea 10 Compleanno “amaro” per il Caffè Florian

[ SCOPRI L’ITALIA]

12 Capo Sant’Andrea: viaggio nel tempo nell’isola d’Elba 15 Viareggio: slitta all’autunno il Carnevale 2021 16 Cortina a ritmo lento

[ GIURMET]

18 Carnevale con pochi coriandoli ma… tante golosità 19 San Valentino all’insegna dell’amore gourmand

[ LIBRI]

20 Il libro: L’uomo con la vestaglia rossa 21 Libri da gustare

[ L’ITALIA DI CARTA]

22 Leo Longanesi: giornalista, scrittore, pittore, disegnatore

Direttore Responsabile Dario Bordet Direttore Editoriale Evelina Flachi ViceDirettore Editoriale Alessandro Trani Art Director Patrizia Colombo Progetto grafico/Impaginazione Milano Graphic Studio S.r.l. Hanno collaborato Valerio Consonni Edmondo Conti Elena Fossati Carlo Kauffmann Paolo Minotti Sandro Nobili Febbraio 2021

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Utilizzato come set cinematografico per tanti film cult, tra cui “Summertime” con Katherine Hepburn e “Il talento di Mr Ripley” con Gwyneth Paltrow, il più antico caffè d’Italia, venne inaugurato il 29 dicembre del 1720

Marco Riva Momi Symon Edizioni Le Roy srl Redazioni: Milano | Roma redazione@le-roy.it www.italiadagustare.com Telefono: 377.4695715 Promozione & PR Anna Nannini, Dante Colombo, Carlo Kauffmann info@le-roy.it Pubblicità & Advertising Team Entertainment - Milano Via Melchiorre Gioia, 72 info@teamentertainment.eu Telefono: 02.89412141

Stampa La Serigrafica Arti Grafiche Via Toscanelli 26 - Buccinasco Periodico mensile Reg. trib. di Milano n. 287 del 02/07/12 N°iscrizione ROC: 22250 Distribuzione Gratuita

Desideriamo informarLa che i suoi dati personali raccolti direttamente presso di lei o fornitici saranno utilizzati da parte di “Italia da Gustare” nel pieno rispetto dei principi fondamentali dettati dalla direttiva 95/46/CE e dal D.lgs. 171/98 per la tutela della Privacy nelle Telecomunicazioni e dalla direttiva 97/07/CE e dal d.lgs. 185/99. Eventuali detentori di copywriting sulle immagini - ai quali non siamo riusciti a risalire - sono invitati a mettersi in contatto con: Le Roy srl

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F E B B R A I O

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Cari lettori, questo mese ci regala finalmente giornate più lunghe e speriamo più serene per due momenti importanti come San Valentino e il Carnevale! In queste occasioni forse potremo godere di un po’ di buonumore in più garantito, se possibile, anche da un romantico pranzetto casalingo o da qualche gustoso dolcetto. Mi raccomando comunque di evitare gli eccessi, per stare in salute e per non pentirsi troppo visto che presto dovremo pensare anche alla nostra linea! Nelle pagine seguenti vi presentiamo alcune novità come la nascita di un nuovo spazio di “buon gusto”, dove questo mese vi parleremo dei dolci tipici del Carnevale con la ricetta degli “Sgonfietti” di Daniele Persegani, bravo chef del programma di Rai 1 “È sempre Mezzogiorno”, condotto da Antonella Clerici e a cui ogni giorno partecipo anch’io. Inoltre, per San Valentino, troverete un paio di gustose proposte del Viaggiator Goloso®. Abbiamo dedicato l’apertura di questo numero all’arte, in particolare alla nascita a Lecce di un nuovo spazio espositivo di arte contemporanea, mentre i nostri itinerari vi accompagneranno in un viaggio nel tempo a Capo Sant’Andrea, uno scrigno di antiche testimonianze nell’Isola d’Elba, e a Viareggio dove in questi giorni si sta celebrando il “Virtual Carnival” 2021. Buona lettura!

SCARICALO ORA! Hai il nostro numero precedente? Se non ce l’hai, non preoccuparti, puoi scaricarlo gratuitamente tramite il nostro sito: www.24orenews.it Febbraio 2021

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FONDAZIONE BISCOZZI RIMBAUD NASCE A LECCE UN NUOVO SPAZIO ESPOSITIVO DI ARTE CONTEMPORANEA A cura di Momi Symon

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Verrà inaugurata il 6 febbraio a Lecce, in un immobile storico di Piazzetta Baglivi 4, la sede espositiva della Fondazione Biscozzi | Rimbaud. L’evento sarà il coronamento di un sogno, il sogno di Luigi Biscozzi e di sua moglie Dominique di realizzare a Lecce un nuovo spazio espositivo per l’arte contemporanea. Luigi Biscozzi, tra i nomi più autorevoli nel settore della consulenza fiscale e tributaria in Italia, nato a

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Salice Salentino nel 1934 e purtroppo scomparso nel 2018 all’età di 84 anni, inizia a collezionare opere d’arte nel 1969. Un anno dopo conosce a Parigi Dominique Rimbaud, che diventerà sua moglie e con la quale condividerà per oltre quarant’anni la passione per l’arte. Luigi frequenta gli studi laureandosi alla Bocconi di Milano, e in questa città ha anche l’occasione di vivere e respirare l’atmosfera magica Febbraio 2021


Luigi Biscozzi

della Milano degli Anni ‘60, dal grande fervore artistico: il bar Jamaica a Brera con i fotografi Mulas, Dondero, Alfa Castaldi, ma anche Lucio Fontana, Piero Manzoni, Ettore Sordini, Angelo Verga, Dadamaino e giornalisti, scrittori, critici d’arte. Con la moglie Dominique viaggia per Biennali e mostre internazionali, interessandosi al dibattito, anche politico, tra realismo, figurazione, informale, astrazione. Negli anni la collezione si amplia e si arricchisce notevolmente fino a comprendere oltre duecento opere di grande qualità tra dipinti, sculture e grafiche. Annovera opere di grandi nomi italiani e internazionali dell’arte del ‘900, da Filippo de Pisis a Enrico Prampolini, Arturo Martini, Alberto Magnelli, Luigi Veronesi, Josef Albers, con particolare riferimento agli anni ‘50, ‘60 e ‘70: Fausto Melotti, Alberto Burri, Piero Dorazio, Renato Birolli, Tancredi Parmeggiani, Emilio Scanavino, Pietro Consagra, Kengiro Azuma, Dadamaino, Agostino Bonalumi, Angelo Savelli, Mario Schifano e molti altri. La costanza e la passione dei coniugi Biscozzi hanno fatto sì che si costituisse nel febbraio del 2018 la Fondazione Biscozzi | Rimbaud, riconosciuta di pubblico interesse, con l’obiettivo di creare, all’interno della città di Lecce, uno spazio dove esporre stabilmente al pubblico una selezione dei migliori pezzi della collezione, e inoltre impiantare una biblioteca specializzata, fare attività didattica e allestire a cadenza periodica mostre temporanee di arte del XX e XXI secolo. La direzione tecnico-scientifica della Fondazione e la curatela della collezione sono state affidate allo storico dell’arte Paolo Bolpagni e l’incarico di progettarne la sede allo studio Arrigoni ArFebbraio 2021

Nasce il 2 agosto 1934 a Salice Salentino (Lecce). Ultimati gli studi a Lecce, si trasferisce a Milano per iscriversi all’Università Bocconi. Laureatosi nel 1959, lavora nel settore contabile-fiscale della Montecatini, della Montedison e successivamente della CGE. Crea a Milano nel 1969 il settore fiscale dell’allora PMM, oggi rete internazionale di società indipendenti KPMG, di cui diventa partner nel 1972. Nel 1977 fonda, insieme con Augusto Fantozzi e Carlo Garavaglia, il proprio studio professionale (ora Studio Biscozzi Nobili Piazza), che diventerà uno dei maggiori riferimenti nazionali e internazionali nella consulenza fiscale. Nel corso della sua carriera ha fatto parte di molti collegi sindacali. In particolare è stato presidente del collegio sindacale di Costa Crociere, Il Sole 24 Ore e Nuova Sidap, nonché consigliere di Touring Servizi, sindaco effettivo di Indesit Company, Helvetia Vita Compagnia Italo Svizzera Assicurazioni sulla Vita, Chiara Vita, Helvetia Italia Assicurazioni e Autogrill. Curioso e poi appassionato dei movimenti artistici dal dopoguerra in poi, di cui colleziona opere rappresentative, istituisce nel 2018, con la moglie Dominique, la Fondazione Biscozzi | Rimbaud per la divulgazione – a scopo didattico – dell’arte contemporanea nel suo territorio di origine, Lecce. Si spegne a Salina, nelle isole Eolie, il 12 settembre 2018.

Dominique Rimbaud

Nasce a Brignoles (Provence) il 28 settembre 1947. Ultimati gli studi ad Avignone, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza di Aix-en-Provence, dove si laurea nel 1969. Dal settembre 1970 si trasferisce a Parigi (prima donna professionista in Europa), assunta nel settore fiscale dell’allora PMM, oggi rete di società indipendenti KPMG. Nel 1972 si trasferisce a Milano per raggiungere Luigi Biscozzi. Nello studio dell’avvocato Michele Strina di Milano diventa consulente di gruppi francesi stabiliti in Italia (BIC, Seb-Rowenta) e referente di vari studi svizzeri. Nel 1992 lascia la vita professionale per impegni famigliari. Vive a Milano, con lunghi soggiorni a Lecce e in Provenza.

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[ stile

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In senso orario: Angelo Savelli, Danza, 1956, olio su tela, 56 x 71 cm, collezione privata; Collezione Biscozzi Rimbaud: Milani, Consagra, Burri, Signori. Sopra: Savelli, Chighine; a sinistra: Agostino Bonalumi, Viola, 1965

chitetti. Il percorso della collezione permanente prevede per l’apertura un itinerario cronologico e per tipologie stilistico-formali di circa settanta opere: dalle origini del contemporaneo alla sezione sull’informale in Italia e in Europa, per passare poi al filone astratto-geometrico e cinetico-programmato, alla pittura analitica e, infine, alle ricerche che oltrepassano gli statuti tradizionali del quadro e della scultura. Un percorso di visita che vuole comunque essere molto leggibile e godibile, per un pubblico vasto ed eterogeneo. Inoltre una parte degli spazi al piano terra sarà destinata a mostre temporanee: la prima programmata è dedicata ad Angelo Savelli, noto ar-

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tista di origine calabrese vissuto a Roma e New York, famoso per le sue opere bianche. L’intenzione è di realizzare una mostra temporanea ogni anno sull’arte del XX e XXI secolo e in questa prospettiva sono già stati presi contatti con varie istituzioni e con collezionisti, anche nell’ottica di scambi e rapporti con altri enti nazionali ed europei. In occasione dell’apertura esce, in triplice versione italiana, francese e inglese, il catalogo generale della collezione, a cura di Roberto Lacarbonara, pubblicato da Silvana Editoriale.

Informazioni: www.fondazionebiscozzirimbaud.it Febbraio 2021



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PER IL CAFFÈ FLORIAN

COMPLEANNO “AMARO” A cura di Carlo Kauffmann

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Venezia doveva festeggiare nel 2020, precisamente il 29 dicembre, un’importante ricorrenza: i 300 anni del Florian, il più antico Caffè d’Italia (e del mondo), un simbolo per la Serenissima. Ma la pandemia ha deciso di infliggere alla città una ferita - speriamo rimarginabile - e questo storico compleanno è finito risucchiato dal silenzio infinito, in una Piazza San Marco desolatamente deserta. Ma non si può certo dimenticare l’importanza storica del celebre locale, aperto per la prima volta il 29 dicembre del 1720 da Floriano Francesconi nella prestigiosa posizione dov’è sempre stato, sotto i portici delle Procuratie Nuove. Il nome originario “Alla Venezia Trionfante” fu poco dopo ribattezzato semplicemente “Florian”, dal nome del suo proprietario. Il Caffè Florian, oggi conosciuto in tutto il mondo, fu nel XVIII secolo bottega del caffè di qualità, frequentata da tanti artisti, intellettuali e personalità

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illustri dell’epoca come Casanova, Canaletto, Goldoni, Guardi… e poi ancora, nel corso degli anni, da Silvio Pellico, Lord Byron, Parini, Foscolo, Dickens, Goethe, Hemingway, Rousseau, D’Annunzio. Aperto inizialmente con due semplici e modeste sale, il Florian e gli arredi così come noi oggi li conosciamo, risalgono nelle loro componenti essenziali al 1858, quando la struttura preesistente del Caffè venne totalmente modificata e decorata. Ispirazione orientale nella Sala Cinese; le quattro stagioni dipinte da Cesare Rota nella Sala delle Stagioni; una teoria di uomini illustri racchiusi in medaglioni dorati, nella sala omonima; infine la Sala del Senato che vide nel 1893, grazie all’incontro dell’allora sindaco-poeta Riccardo Selvatico con un gruppo di intellettuali, la nascita di una rassegna internazionale d’arte contemporanea, l’embrione della Biennale d’Arte. Ha scritto recentemente La RepubFebbraio 2021


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blica «Se il Florian chiudesse non si perderebbe solo un Caffè, ma una pagina fondamentale di storia della civiltà europea, in cui si sono vissute idee, personaggi e aneliti imprescindibili di libertà».

NATALE AL CAFFÈ FLORIAN La nebbia rosa e l’aria dei freddi vapori arrugginiti con la sera il fischio del battello che sparve nel largo delle campane. Un triste davanzale, Venezia che abbruna le rose sul grande canale. Cadute le stelle, cadute le rose nel vento che porta il Natale. Alfonso Gatto

(da “Il capo sulla neve”, 1949)

Appare attualissima (se non scritta proprio il 29 dicembre 2020) questa bella poesia, scritta più di 70 anni fa da Alfonso Gatto, poeta e scrittore salernitano del ‘900, milanese di adozione, amico di Montale e Ungaretti. Trovandosi nella notte di Natale nel famoso caffè di Piazza San Marco, il poeta non dà alcun accenno al lusso del locale allestito a festa o alla bellezza della laguna veneziana ma, lontano dalla sua città, sembra smarrirsi nei meandri del rimpianto: tutto il contorno si fa piccola cosa per dar spazio alla riflessione. I vapori sono arrugginiti nel freddo della sera e il battello sparisce, tutto si dissolve nella brumosa nebbia della sera e perfino si fa triste il davanzale. A cosa pensava Gatto? Alla vita che sfugge, alle cose smarrite e mai più ritrovate, alla nostalgia dell’atmosfera natalizia della sua casa lontana? Ci emozione e ci commuove una descrizione poetica così lucida e così amara, così bella e così attuale! Lo scorso dicembre Poste Italiane ha comunicato l’emissione di un francobollo ordinario dedicato al Caffè Florian nel 300° anniversario di attività, appartenente alla serie tematica “le Eccellenze del sistema produttivo ed economico”. La vignetta raffigura la vetrata esterna del Caffè Florian da cui si intravede la Sala del Senato e su cui si riflette un particolare del Palazzo Ducale. Il francobollo è stato accompagnato da una motivazione che ribadisce il ruolo culturale del caffè storico, che “racchiude qualità, tradizioni e caratteristiche di uno stile di vita che sono perdurate nei secoli, tramandate da una generazione all’altra e diventate un’icona dello stile italiano”. Febbraio 2021

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CAPO SANT’ANDREA

VIAGGIO NEL TEMPO NELL’ISOLA D’ELBA A cura di Sandro Nobili

Una strada stretta e tortuosa che scende verso il mare, poche case immerse in una natura rigogliosa e incontaminata. Davanti agli occhi uno scenario incantevole: l’acqua è così limpida che si vede il fondo del mare anche nei punti più profondi. Stiamo parlando di Capo Sant’Andrea, un piccolo borgo antico alle pendici del maggiore complesso montuoso dell’isola d’Elba, il gruppo di Monte Capanne, Monte Cote, Monte Giove. Qui i castagni arrivano a lambire le co-

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ste, come a sottolineare il felice connubio tra mare e monti. Alla fine della strada, una spiaggia di sabbia finissima e sul moletto adiacente barche a remi di pescatori. Ai lati della splendida spiaggia un sentiero scavato nella scogliera conduce alla scoperta di rocce uniche al mondo: le “Cote Piane”. Non si tratta dei soliti scogli, ma di dune dalle forme arcane, composte di cristalli di ortoclasio incastonati nel magma granitico solidificatosi sette milioni di anni fa.

A sinistra: Portoferraio; a destra: Capo Sant’Andrea; il Posidonieto; il Santuario della Madonna del Monte

La scogliera di Sant’Andrea è percorribile agilmente grazie a una serie di percorsi ricavati nella roccia e ponticelli in legno che dalla spiaggia conducono oltre Capo Sant’Andrea. Gli scogli levigati e comodi sono un luogo incantevole per prendere il sole, in un’atmosfera lunare, e trascorrere qualche ora in piena tranquillità, immersi nella natura. A primavera, con la punta completamente ricoperta di praterie di Fico degli Ottentotti, che rende la scogliere colorata di fucsia, l’effetto è da togliere il fiato. Il mare limpidissimo e le rocce presenti sul fondale rendono questa zona ricca di flora e fauna marina, ideale per per chi ama praticare lo snorkeling o per gli appassionati di immersioni subacquee. Tanto per cominciare, proprio qui a Sant’Andrea i biologi marini hanno osservato che la Posidonia, pianta marina dalle lunghe e sottili foglie verdi, si riproduce sessualmente: evento raro nell’Alto Tirreno e che testimonia la pulizia di queste acque. E i suoi frutti, simili a delle piccole olive (si chiamano appunto “olive di mare”) sono visibili in primavera. Il Posidonieto, ovvero la prateria di questo vegetale, è un habitat ideale per molte specie di pesci che qui sono presenti in abbondanza: nugoli di piccole castagnole dal colore blu elettrico si muovono nel verde brillante della Posidonia, e poi ancora, tordi, pesci ago, saraghi, salpe. Febbraio 2021


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Mentre sul fondale spiccano le stelle di mare e le pinne nobili. Per i più esperti, molto interessanti sono le “Formiche della Zanca”, una delle zone d’immersione più belle della costa settentrionale dell’Elba, ad ovest di Marciana Marina tra Capo Sant’Andrea e Punta della Zanca. Si tratta di un gruppo di scogli affioranti che nella loro parte sommersa danno origine a fondali scenografici offrendo la possibilità di seguire vari itinerari. Scendendo lungo il lato esterno, dai 40 metri in poi, si presentano ventagli di gorgonie dai colori intensi. Qui è facile incontrare aragoste, murene, grosse rane pescatrici e dentici. E in estate, con un po’ di fortuna, è possibile scorgere il simpatico e curioso pesce luna, o addirittura un branco di barracuda. Uno scrigno di storia Conosciuta e frequentata sin dal Paleolitico, la zona di Capo Sant’Andrea è uno scrigno di antiche testimonianze: dall’età etrusca al periodo romano fino all’era Napoleonica. E così che, un soggiorno a Capo Sant’Andrea, non sarà solo un viaggio tra le bellezze naturali Febbraio 2021

ma anche un viaggio a spasso nel tempo. Durante il Paleolitico l’uomo occupò buona parte dell’isola d’Elba e località come quella di Sant’Andrea hanno, nel corso degli anni, restituito un consistente numero di piccoli strumenti in pietra, utilizzati prevalentemente come arnesi per sezionare le prede. Capo Sant’Andrea venne scelta dagli Etruschi per la sua felice collocazione e per quegli scogli granitici che fanno buona guardia all’insenatura difendendola dai venti di ponente. Questi nostri illustri antenati trovarono a Capo Sant’Andrea terre fertili, acqua in ab-

l’ita lia ]

bondanza e soprattutto il legname che permetteva di alimentare i forni per fondere il ferro. E ancora oggi, nel terreno, si rinvengono ammassi di “schiumoli”, che in vernacolo locale sono le scorie di lavorazione del ferro. In seguito furono i Romani a solcare il mare dell’Isola d’Elba con un intenso traffico commerciale, come testimoniano due relitti rinvenuti proprio qui a Capo Sant’Andrea, che resero nota questa località. Il primo, di circa 8 metri, chiamato Sant’Andrea A e datato al 50 a. C., trasportava anfore da vino prodotte tra Lazio e Campania. Fu casualmente scoperto (a soli 10 metri di profondità) il 26 luglio 1958, durante i Campionati nazionali di Pesca Subacquea. Il secondo relitto denominato Sant’Andrea B e datato al 125 - 100 avanti Cristo, si trova a 45 metri di profondità e venne scoperto nel 1969. All’interno del carico, anch’esso di origine campana e corredato da vasellame di piccole dimensioni, furono trovate alcune anfore ancora sigillate dal tappo in sughero: a riva ne fu aperta una, e da essa uscì vino vecchio di due millenni. Una parte consistente dei materiali raccolti dai due relitti sono oggi conservati e visibili presso il Museo civico archeologico di Marciana. Infine, proprio alle falde del Monte Giove si trova il santuario più famoso ed antico dell’Isola d’Elba, il Santuario della Madonna del Monte. Si tratta di un edificio sacro - eretto a più riprese e le cui modifiche principali risalgono alla prima metà del ‘500 - noto per aver ospitato Napoleone Bonaparte e Maria Walewska.

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[ scopri

l’italia ]

Questi lasciti di tempi lontani fanno da corollario a un paesaggio naturale unico e inconfondibile, appassionando ed emozionando il visitatore e regalandogli una vacanza completa in qualsiasi periodo dell’anno.

I resti del cargo greco affondato nella costa meridionale

A sinistra: il Caciucco; sotto: Stoccafisso alla riese, e i Totani alla diavola

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Per gli amanti del buon gusto La ricchezza dell’Isola d’Elba non è data soltanto dalle sue spiagge, dalle coste, dalle tante bellezze naturalistiche e storico-culturali. Situata nel Mediterraneo e circondata per intero dal mare, l’Elba ha una tradizione culinaria che rispecchia perfettamente la sua posizione geografica e la sua natura di isola. Il fatto di essere circondata per intero dal mare, infatti, ha naturalmente reso il pesce la portata principale di molti piatti tipici locali, come la Sburrita, lo Stoccafisso alla riese, i Totani alla diavola e il Caciucco. Ma non si dimentichi la lussureggiante vegetazione presente sul territorio, la cui floridezza consente di porta in cucina verdure molto saporite (il Gurguglione è la ratatouille elbana), oltre che vini rinomati (primo tra tutti l’Aleatico). All’Elba non vengono trascurati nemmeno i dolci, altro fiore all’occhiello della tradizione gastronomica, come il Panficato, la Schiacciunta, Schiaccia briaca (dolce tipico del periodo natalizio) e le Frangette (le bugie di carnevale). Febbraio 2021


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SLITTA ALL’ AUTUNNO IL CARNEVALE 2021

VIAREGGIO

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Non è stato annullato ma solo rimandato per il Covid: il Carnevale di Viareggio si terrà dal 18 settembre al 9 ottobre. Cinque sfilate dei carri allegorici sui Viali a Mare, in programma il 18, 26 settembre, 2, 3 e 9 ottobre, per un “Carnevale Universale”, dedicato a tutte le tradizioni, storie e culture del Carnevale nel mondo. È la prima volta, in quasi 150 anni, che i Corsi Mascherati del Carnevale di Viareggio sono in programma tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno: una rivoluzione del calendario causata dalla pandemia. Un’edizione unica e straordinaria per la città di Viareggio, voluta dalla Fondazione Carnevale e dagli artisti che stanno lavorando negli hangar della Cittadella per completare le loro gigantesche costruzioni allegoriche. Le sfilate dei carri allegorici e delle mascherate si apriranno sul Lungomare di Viareggio sabato 18 settembre con il primo Corso Mascherato. Il secondo, che si terrà domenica 26 settembre, sarà l’occasione per celebrare un importante anniversario per il Carnevale di Viareggio: i 20 anni dallo storico trasferimento dei carri dai vecchi hangar di Via Marco Polo alla Cittadella, che da quel giorno del 2001 è il luogo dell’arte e della creatività. Super week-end di Carnevale sabato 2 e domenica 3 ottobre con due eccezionali sfilate dei carri allegorici. Gran finale sabato 9 ottobre con il quinto Corso Mascherato. Per promuovere il CarFebbraio 2021

nevale Universale è stato realizzato uno speciale manifesto. Si tratta della rielaborazione grafica di quello firmato dall’artista Uberto Bonetti per il Carnevale di Viareggio 1959. In quel manifesto il creatore di Burlamacco e Ondina immaginò un mondo sorridente, pronto a festeggiare a Viareggio. In questa edizione il mondo torna a sorridere per celebrare proprio a Viareggio il “Carnevale Universale”. Una grande festa di rinascita, speranza e soprattutto testimonianza della volontà di sostenere e augurare il ritorno del Carnevale in tutto il mondo. Il manifesto dell’artista Piero Figura per l’edizione 2021 diventerà da collezione. Il rinvio delle sfilate 2021 non ha fermato però la Fondazione Carnevale di Viareggio che sta celebrando il tradizionale periodo carnevalesco con il “Virtual Carnival”, una serie di eventi online e televisivi. Ogni giorno sui canali ufficiali del Carnevale (Youtube, Facebook e Instagram) un ricco palinsesto di video e musica accompagna il pubblico alla scoperta dell’arte, della storia e delle tradizioni della kermesse del Carnevale di Viareggio. Tra questi appuntamenti, il 30 gennaio è stata issata la Burlamacca sul pennone più alto di piazza Mazzini ed è stato inaugurato il nuovo “Archivio storico”, che custodisce la più ricca e completa documentazione originale composta da oltre 2.500 bozzetti, preziosi documenti storici e le principali pubblicazioni dedicate al Carnevale.

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CORTINA A RITMO LENTO A cura di Marco Riva

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Paesaggi imbiancati, angoli di pace, da godere senza fretta. I modi sono tanti: a piedi, con le ciaspole. Praticando sci di fondo, sci alpinismo. Oppure, semplicemente, tornando un po’ bambini con la realizzazione di un pupazzo di neve.

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Il Guardian l’ha recentemente inserita nella top ten dei paesaggi invernali più belli. Un panorama da sogno, quello di Cortina d’Ampezzo, che ha conquistato non solo i lettori inglesi, ma anche i milioni di visitatori che ogni anno arrivano nella località per assistere alla magia unica delle Dolomiti imbiancate. La stagione invernale in corso diventa l’occasione, per chi si trova a Cortina, di immergersi total-

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mente e in modo nuovo nella bellezza e nei silenzi di questi luoghi innevati. Seguendo il ritmo lento della natura. Una natura da vivere a piedi, sulle ciaspole, con gli sci di fondo, lo sci alpinismo, o semplicemente costruendo un pupazzo di neve. Un passatempo che, grazie a un contest speciale appena lanciato, diventa anche un’occasione di condivisione, con uno scopo benefico. Febbraio 2021


Per apprezzare la pace e la bellezza delle Dolomiti basta passeggiare lungo le sue strade, cogliendo quegli scorci e quegli angoli che le stagioni più affollate nascondono, camminando senza fretta magari ai piedi dello storico campanile lungo Corso Italia. Circondati dalle boutique che hanno reso questa via una delle più famose per lo shopping. E poi ci si può allungare nei dintorni del centro, dove si aprono diversi itinerari adatti a tutta la famiglia, come La Lunga Via delle Dolomiti, che percorre parte del tracciato dell’ex ferrovia. Con le ciaspole ai piedi si parte alla scoperta della natura, lungo i numerosi sentieri del territorio, molti dei quali immersi nel Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo. Nel corso dell’escursione si possono incontrare laghi ghiacciati, foreste maestose e, se si è fortunati, simpatici caprioli e cervi. Un’esperienza

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Considerata la “Regina delle Dolomiti”, è ora anche ufficialmente uno dei paesaggi invernali più belli al mondo

che si può fare da soli o in compagnia delle Guide Alpine di Cortina (che forniscono anche l’attrezzatura), per scoprire insieme a loro itinerari inusuali (www.guidecortina.com | www.guide.cortina360.it). Una disciplina che permette di vivere la montagna a stretto contatto con la natura è senz’altro lo sci di fondo. A Cortina sono diversi gli itinerari dedicati, solcando i 70 km di piste che attraversano il meraviglioso Parco Naturale Dolomiti d’Ampezzo. Una varietà di percorsi che soddisfa le esigenze di sportivi di ogni livello tecnico. Il Nordic Center Fiames è il punto di partenza del percorso Cortina-Dobbiaco e dei 7 km di anelli del Parco Naturale Dolomiti d’Ampezzo, di cui due dotati di illuminazione notturna. I fondisti esperti possono inoltre cimentarsi sulla pista, molto tecnica e impegnativa, del Passo Tre Croci (www.scuolascifondocortinadolomiti.it). Lontano da tutto e tutti, nell’incontaminato biancore e nell’aria pura delle vette: con lo sci alpinismo si torna all’origine dello sci, camminando sulle “pelli di foca” alla ricerca della neve migliore, per poi scendere sugli sci. Un’emozionante avventura da fare in totale sicurezza in compagnia delle Guide Alpine. Ma c’è un modo ancora più semplice per godere della montagna d’inverno: tornando un po’ bambini, con la creazione di un pupazzo di neve. Quest’anno è nato il “1° concorso nazionale online pupazzi di neve”. Il contest nazionale e a scopo benefico si è svolto online e tutto il ricavato sarà devoluto a favore del Soccorso Alpino di Cortina d’Ampezzo. Per partecipare bastava iscriversi fino al 31 gennaio, facendo una piccola donazione a favore del Soccorso Alpino, e inviare due foto del pupazzo di neve realizzato, alto almeno un metro (in mancanza di neve andavano bene anche materiali naturali e/o di recupero). In palio ci sono 10 premi messi a disposizione dagli sponsor, per altrettanti finalisti: dai cesti alimentari forniti dalla Cooperativa di Cortina a una notte in rifugio. La premiazione si terrà il 16 febbraio in diretta social con la partecipazione del giornalista, regista e autore televisivo Andrea Gris.

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CARNEVALE CON POCHI CORIANDOLI MA… TANTE GOLOSITÀ A cura di Franco D’Alessandro

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Il Coronavirus ha scombinato, anche in questo 2021, i piani dei nostri carnevali storici, ma non può impedire il ritorno dei dolci tipici della tradizione: frappe, zeppole, castagnole, frittelle, tortelli dalle panetterie e pasticcerie di tutta Italia saranno sulle nostre tavole a deliziare i palati dei più golosi e non solo. Sono tanti anche gli italiani che si cimenteranno a prepararli in cucina: da mesi, costretti dal virus trascorrere più tempo in casa, ci siamo tutti riscoperti un po’ chef. La tradizione dei dolci di carnevale è molto ricca: le castagnole, le chiacchiere e le ciambelle sono ricette diffuse in tutta Italia, dalle regioni del nord arrivano i tortelli e le frittelle di mele mentre dal meridione arrivano gli struffoli e le zeppole. Sono quasi tutti dolci a base di pasta fritta e spesso guarniti con il miele o lo zucchero a velo. Le ricette sono tutte molto semplici e golose, come quella degli “sgonfietti” che ci ha svelato per i nostri lettori il bravissimo Daniele Persegani, chef del programma di Antonella Clerici “È sempre mezzogiorno”, in onda ogni giorno alle 12 su Rai 1, che continua a riscuotere un grandissimo successo.

SGONFIETTI DI CARN EVALE FRITTI

• 250 gr di latte • 250 gr di acqua • 250 gr di burro • 300 gr di farina • 6 uova • la buccia di 1 limone • 2 cucchia i di zucchero • ½ lt di cre ma pasticce ra alla vanig • zucchero lia a velo q.b. • olio per fr iggere Bollire acqua latte e burro, unire la farin fino a che l’i a e cuocere mpasto non si stacca. La pidire ed unir sc iare intiee tutti gli altri ingredienti. C di un cucchia on l’ausilio io prendere d elle piccole d come una no osi grosse ce e tuffarle in abbondan lente. Frigge te re fino ad ott olio bolenere una d forme e riem oratura unipire a piacere con crema alla o con crema nocciola pasticcera. C ospargere di velo e servir zucchero a e.

DANIELE PERSEGANI

(Classe 1972) nasce a Cremona da mamma emiliana e padre cremonese, ma è piacentino d’adozione. Vive infatti a Castelvetro Piacentino, un antico borgo agricolo situato nella bassa Emiliana sulle rive del Po, in un paesaggio e un clima perfettamente descritti da Guareschi in “Don Camillo e Peppone”. La cucina è da sempre nel cuore di Daniele: da piccolo passava il tempo in cucina nell’osteria della nonna e la guardava incantato mentre tirava a mano col mattarello di rovere chili di sfoglia all’uovo ed affettare, quasi con riti magici, i salumi emiliani: da lì la passione per la cucina e per le tradizioni. Ancora studente, Daniele inizia a 14 anni la sua gavetta in cucina sulla riviera romagnola. Consegue la Maturità presso l’Istituto Alberghiero di Salsomaggiore Terme, e dopo aver fatto pratica in diversi ristoranti con la sorella apre a Castelvetro Piacentino, in Via Po 14, l’Osteria del Pescatore dove - rievocando la cucina della nonna - la pasta si fa ancora a mano e il brodo con tre tipi di carne!

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SAN VALENTINO ALL’INSEGNA DELL’AMORE GOURMAND

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Una pizza Margherita a forma di cuore e due appetitose varianti di pasta fresca ripiena. Così il Viaggiator Goloso® ha deciso di celebrare l’amore e gli innamorati in occasione della festa di San Valentino, proponendo veri e propri messaggi d’amore culinari, delizie da gustare con chi si ama.

Pizza Margherita Fatta a mano, lievitata naturalmente per 24 ore e cotta in forno a legna, questa fragrante versione romantica della pizza margherita è un omaggio alla più romantica delle forme: un messaggio d’amore in cui il sapore del pomodoro si unisce al fior di latte. Per gustarla basterà metterla in forno per pochi minuti prima di portarla a tavola. Febbraio 2021

Cuori ripieni Sempre a marchio il Viaggiator Goloso® sono i Cuori ripieni di pasta fresca all’uovo, un impasto genuino che racchiude un perfetto connubio dal sapore intenso e avvolgente. L’eccellenza ha il gusto e la forma dell’amore, grazie a questa gustosa pasta fresca all’uovo. I Cuori sono disponibili in 2 varianti: “ricotta, spinaci e burro di montagna” oppure “Parmigiano Reggiano e tartufo nero”. Entrambe le versioni, incredibilmente gustose, sono il piatto perfetto per una cena romantica a lume di candela.

UNES, nata a Milano nel 1967 da un gruppo di piccoli imprenditori, è stata acquisita dal Gruppo Finiper nel 2002. Oggi è presente in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna con oltre 200 punti vendita diretti e franchising. Sul mercato italiano opera con diverse insegne: U! Come tu mi vuoi - Supermercati all’insegna del servizio e dei prodotti freschi, con offerte promozionali quindicinali. U2 Supermercato coniuga la qualità dei supermercati Unes con una linea prezzi aggressiva (nessuna tessera fedeltà, niente volantini, attenzione all’ambiente). il Viaggiator Goloso®, il luogo del cibo felice, evoluzione del marchio da brand di prodotto a insegna, offre un assortimento selezionato di prodotti sia freschi che confezionati. U2 Supermercato è presente su Amazon PrimeNow che permette di fare la spesa on line e riceverla a casa in un’ora a Milano e Hinterland, e offre il servizio “Click. Ritira La Spesa” per ordinare online e ritirare presso il supermercato. Il servizio di prenotazione della spesa online è disponibile anche sull’App il Viaggiator Goloso®. In tutte le insegne del gruppo sono presenti le linee di prodotti a marchio privato: il Viaggiator Goloso®, Green Oasis e U! Confronta e Risparmia. Unes conta su un organico di oltre 3.000 dipendenti e ha chiuso l’esercizio 2019 con un fatturato totale di circa 1 miliardo di euro.

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LIBRI A cura di Valerio Consonni

L’UOMO CON LA VESTAGLIA ROSSA Julian Barnes Einaudi Editore

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L’UOMO CON LA VESTAGLIA ROSSA

Un libro fantastico che si legge tutto di un fiato. Scritto in modo superbo dal bravissimo Julian Barnes, inglese, scrittore pluripremiato con così numerosi riconoscimenti che sarebbe troppo lungo elencarli. Una delle sue opere più famose è “Il pappagallo di Flaubert”. Ma ritorniamo al nostro “L’uomo con la vestaglia rossa”. Già la copertina è ipnotica: due mani da pianista su una stoffa rossa meravigliosamente brillante da cui occhieggia una camicia bianca da camera tutta orlata di pizzi. Sembra pronta a spiccare il volo. L’eroe del libro è il dottor Samuel Pozzi ritratto da John Singer Sargent nel 1881. Siamo a Parigi durante la Belle Époque. Uomo di grande bellezza e carattere aperto, solare, primo titolare della cattedra di ginecologia, seduttore etero per tutta la vita. Sarah Bernardt, amica e amante, lo chiamava Doctor Dieu. Il romanzo inizia con l’estate del 1885 quando tre francesi arrivano a Londra a seguito di un viaggio di piacere. I tre formano un trio davvero strano: il conte Robert de Montesquiou e il principe Edmond de Polignac, entrambi con “tendenze elleniche” e Samuel Pozzi, decisamente eterosessuale – sposato con una figlia di nome Catherine. Dimenticavo di dire che tutto quanto leggete è vero, corrisponde a realtà. Tutti e tre frequentano i medesimi salotti mondani della Parigi di fine secolo, e li influenzano al punto di meritare “una trasposizione artistica, in forma letteraria o pittorica, ad opera di alcuni fra i più grandi artisti loro contemporanei, da Marcel Proust a John Singer Sargent”. Pozzi entra nelle grazie dell’aristocrazia parigina per aver curato numerosi esponenti femminili, ma la sua affinità con gli artisti, i poeti e i pensatori più celebri della Belle Époque, è dovuta al suo fascino di uomo di scienza e al suo amore per la razionalità e il libero pensiero. Lontano dall’accademico potere che si appropria delle pubblicazioni dei ricercatori, accettò anzi di scrivere per giovani medici per conferire loro un nome accademico. Suo assistente era il fratello di Marcel Proust e certe operazioni vennero ribattezzate “proustectomie”. Julian Barnes disegna un quadro vivacissimo di un’intera epoca e delle grandissime figure che la animavano. Fra le pagine si trovano le splendide fotografie e ritratti di un parterre eccezionale, il tutto arricchito da testimonianze, epistole, diari, articoli di giornali, atti processuali, inserti saggistici… Il libro si dipana anche attraverso storie divertentissime, come i clisteri tonificanti, e i tantissimi gossip, più o meno velenosi. È un viaggio affascinante in un’epoca tanto simile alla nostra: decadente, frenetica, violenta, narcisistica e nevrotica… Ma il finale ha un vero colpo di scena, a voi scoprirlo! Febbraio 2021


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VETRINA CAFFÈ VOLTAIRE

Una commedia fresca, incalzante, brillante, attuale, che coniuga un riuscitissimo ritratto generazionale al racconto di una campagna elettorale perfettamente descritta e come spiega l’autrice: «Ora, se da piccola ambivi alla presidenza della Repubblica e da grande ti arrabatti tra collaborazioni e lavoretti precari, non è andata proprio alla grande, questo lo so. Solo che certi giorni brucia più di altri. Oggi, per esempio». Laura Campiglio (Mondadori)

UN’AMICIZIA

Il paradosso degli opposti che riguarda le relazioni, nell’amore come nell’amicizia, è il tema esplorato in questo romanzo ricco di sfumature. L’amicizia è affetto, complicità, amore, litigio, incomprensione, riappacificazione, cambiamento e mille altre cose. Quella tra Elisa e Beatrice è un’amicizia travolgente, come solo quelle tra due adolescenti sanno essere, tra due ragazze che non potrebbero essere più diverse. Silvia Avallone (Rizzoli)

STEVE JOBS NON ABITA PIÙ QUI

Molti luoghi del mondo sono macchine del tempo, quasi sempre rivolte al passato. Poi ce ne sono alcuni - pochissimi - che portano direttamente, se non al futuro, a quello che del futuro riusciamo a immaginare. Uno è la California di Michele Masneri: con una ricchezza di dettagli che lascia davvero poco margine all’immaginazione e una scrittura brillante, Masneri ci svela i segreti di ogni angolo di questo mondo. Michele Masneri (Adelphi)

LA GIUSTA DISTANZA

Il titolo che nell’intento dell’autrice non ha nulla a che vedere con la “distanza fisica” a cui siamo costretti dal maledetto virus che sta affliggendo il mondo. Sara Rattaro torna a disegnare le imprevedibili traiettorie dell’esistenza, tra destini che invertono la rotta e coincidenze mancate per un soffio, distacchi che dilatano l’assenza e distanze che misurano il peso di un amore. Sara Rattaro (Sperling & Kupfer) Febbraio 2021

ROMA. VIAGGIO SEGRETO CON EROS

A distanza di sette anni dalla sua ultima pubblicazione, durante il periodo del lockdown Di Costanzo ha ideato questa nuova opera che ha come protagonisti due capisaldi della vita dell’artista: la sua amata Roma ed il suo gatto nero Eros. Il libro, narrato per immagini, vuole essere un tributo alla bellezza romana, un percorso visionario ed onirico attraverso gli occhi del gatto Eros, che scopre e celebra le meraviglie architettoniche della Città Eterna. Nel carnet de voyage, dedicato al suo maestro Piero Tosi, l’artista intende destinare al suo pubblico di estimatori ed allievi un forte messaggio di tenacia e di speranza, nel quale la difficoltà del momento storico vissuto può diventare opportunità creativa, trasformando la sofferenza in vera bellezza. Roberto Di Costanzo (Edizioni Efesto)

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[ l’ita lia di car ta ]

LEO LONGANESI

GIORNALISTA, SCRITTORE, PITTORE, DISEGNATORE E CARICATURISTA

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Nella sua breve, ma intensa vita, Leo Longanesi (19051957) verrà ricordato certo per la sua produzione letteraria, per aver dato vita ad una fra le più note case editrici italiane, per i suoi elzeviri taglienti, ma anche come ideatore delle tante pubblicazioni di successo che contribuirono a sviluppare il mercato dei periodici in Italia. Ha infatti fondato alcuni periodici che ebbero un’importante funzione nella vita politico-culturale italiana: nel 1926 il quindicinale “L’Italiano”, nel 1937 il settimanale ‘a rotocalco’ “Omnibus”, primo nel suo genere (fu sospeso dalla commissione di censura del regime fascista nel 1939, per “la troppa libertà di pensiero del suo fondatore”), nel 1946 il mensile “Il Libraio”. Nel 1950, insofferente allo sviluppo poco corretto, secondo lui, della nuova democrazia italiana, Longanesi fondava un nuovo settimanale di grande notorietà: “Il Borghese”. Nel 1946 creava la casa editrice che porta ancor oggi il suo nome e presso la quale pubblica “Parliamo dell’elefante” (1947), “In piedi e seduti” (1948), “Una vita” (1950), “Il destino ha cambiato cavallo” (1951), “Un morto fra noi” (1952), “Ci salveranno le vecchie zie?” (1953). Nel 1957, poco dopo la morte del suo fondatore, Longanesi pubblica “La sua signora” che raccoglie tutta la profondità del suo autore negli scritti che vanno dal 1947 al 1957.

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È il racconto di quell’Italia degli anni Cinquanta in cui conformismo, retorica, inganno e mammismo si davano la mano senza vergogna. Il libro nasce orfano, ma somigliantissimo al padre, di cui riecheggia alla perfezione gli umori e i malumori: è infatti il suo ‘taccuino’, in cui ritroviamo intuizioni, epigrammi, sarcasmi e frammenti di un uomo che «amava appassionatamente tutto ciò che diceva di odiare». Postumi sono stati pubblicati anche “Me ne vado” (1957), “Il meglio di Leo Longanesi” (1958), “L’italiano in guerra” (1965), la raccolta di articoli “Fa lo stesso” (1996) e “Il generale Stivalone” (2007). Presso altri editori sono usciti “Il mondo cambia” (1949), “Lettera alla figlia del tipografo” (1957), “I borghesi stanchi” (1973). Nel 2016 è uscita un’antologia di suoi scritti, “Il mio Leo Longanesi”, a cura di Pietrangelo Buttafuoco. Leo Longanesi morì a Milano, nel suo ufficio, colto da un infarto, ma prima di esalare l’ultimo respiro ebbe il tempo di scrivere su un pezzo di carta trovato sulla sua scrivania: “...come avevo sempre sperato, alla svelta e fra i miei aggeggi”. Era il 27 settembre 1957, terminava a poco meno di sessant’anni la vita di un uomo libero, coraggioso, certo controverso, grande editore, scrittore, artista, che merita un posto di rilievo nella nostra “Italia di Carta”. Febbraio 2021




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