Roma 24orenews Italiadagustare Marzo 2021

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Roma GUSTAV THÖNI

«Lo sci è la mia vita… è stata la chiave che mi ha aperto il mondo»

MAX LEONIDA Un regista italiano in America

A Palazzo Orsini sfila la linea Privé Photo: Courtesy of Armani Privé

Anno 11 - Marzo 2021 • Periodico di Cultura e Società

GIORGIO ARMANI



ROMA TRA STORIA E LEGGENDA

RIONE CAMPITELLI E LA LEGGENDA DEL DRAGO A cura di CLAUDIO CONTI

gni rione di Roma ha una sua storia che merita di essere raccontata, soprattutto a chi è curioso di conoscere tutti i segreti, gli aneddoti e le particolarità della città eterna. Uno dei Rioni più importanti dal punto di vista storico è senza dubbio il Rione Campitelli. Infatti da questo suggestivo luogo si dirama la storia della capitale, che parte dalle capanne di Romolo al Foro Romano, passando dalla Roma imperiale fino ad arrivare al periodo cristiano e alle chiese medievali. Qui venne celebrata l’Unità d’Italia. Il Rione Campitelli inoltre è molto famoso per il suo mix tra storia e leggenda, dove da un lato vediamo la presenza del prestigioso Museo del Risorgimento, dall’altra il mito che il Rione sia il luogo del fondatore di Roma Romolo, di Augusto e degli altri imperatori. Molto particolare è il suo stemma ove campeggia un feroce drago con le fauci spalancate, ricordo di un’antica e popolare leggenda, tratta dagli "Acta Silvestri". Si dice che nel IV secolo dopo Cristo vivesse in una caverna del monte Palatino con vicino un laghetto stagnante, un terribile drago, che con il suo alito uccideva chiunque gli passasse vicino per poi divorarlo. Stanchi, gli abitanti del luogo decisero di chiedere aiuto a Papa Silvestro I, che già in precedenza si era incaricato del caso di una bestia simile a Poggio Catino. Il santo Pontefice per mettere fine a questa strage di innocenti decise di intervenire personalmente. Tuttavia, vedendo che si trattava di un compito arduo, decise di chiedere consiglio ai santi Pietro e Paolo. Su consiglio dei santi si diresse alla grotta del mostro completamente disarmato, ma con un crocifisso in mano, invocando l’aiuto della Vergine Maria. Il drago divenne

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subito così mansueto che il Papa riuscì a legarlo con un filo della sua tunica e lo portò alla presenza dei fedeli perché lo uccidessero. Molti sacerdoti pagani, colpiti dall’evento, si convertirono al cristianesimo. L’enorme corpo venne poi trascinato al Foro Romano fino al tempio di Castore e Polluce, di cui restano ancora tre eleganti colonne corinzie scanalate, sormontate da un breve tratto di architrave, e venne sepolto in quel luogo. Il significato della leggenda di Papa Silvestro è piuttosto chiaro. Esso si riferisce alla vittoria del cristianesimo sul paganesimo, che proprio in quegli anni si realizzava con la conversione dell’imperatore Costantino. La diffusione della leggenda è testimoniata dalle numerose raffigurazioni dell’episodio, a cominciare dall’affresco del XIII secolo, ormai molto rovinato, dell’oratorio di San Silvestro presso la chiesa dei Santi Quattro Coronati. Sempre duecenteschi sono i cicli pittorici di San Silvestro a Tivoli, comprendenti la conversione di Costantino e la vittoria di San Silvestro sul drago. 24oreNews

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Roma Periodico di Cultura e Società

Anno 11 - N. 3 Marzo 2021

PERSONAGGIO

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Gustav Thöni: «Lo sci è la mia vita… è stata la chiave che mi ha aperto il mondo»

ROMA IN MOSTRA

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Una storia per il futuro: dieci anni di MAXXI

ROMA SI RACCONTA

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Pallini: 145 anni nel segno del Mistrà, raccontato in un libro OpenArt 2021

ROMA INCONTRA

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Max Leonida: un regista italiano in America

FASHION

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Giorgio Armani omaggia Milano con l’Alta Moda Accessori: stivali anche in primavera

BEAUTY

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I consigli di Marina Mazzolari Il Gynostemma Pentaphillum: «L’erba dell’immortalità»

DESIGN

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Icone di stile

RUOTE & MOTORI

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Riaperto a Torino il Museo dell’Automobile

HI-TECH

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Novità hi-tech

VIAGGI

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Da Lombok a Bali: l’Indonesia da scoprire

FINANZA & FUTURO

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Cara Ministra…

ERBARIO MAGICO

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Dittamo, l’erba infiammabile

COME STAI?

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Ortopedia 3.0: verso una migliore qualità della vita Danzaterapia online... al tempo del Covid

AMICI A 4 ZAMPE

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L’invecchiamento dei nostri amici

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In copertina: un abito della collezione Giorgio Armani Privé per la primavera/estate 2021

Marzo Direttore Responsabile Dario Bordet Direttore Editoriale Alessandro Trani Art Director Patrizia Colombo Impaginazione Milano Graphic Studio S.r.l. Hanno collaborato Ferdinando Asnaghi Francesca Bocchi Luigi Clelia Patrizia Colombo Jacques Cruasier Carlo Kauffmann Antonello Martinez Marina Mazzolari Luca Medici Riccardo Ruggeri Viridiana Schmidt Edizioni Le Roy srl - Milano | Roma redazione@24orenews.it redazione@le-roy.it www.24orenews.it Telefono: 377.4695715 Promozione & PR Anna Nannini, Dante Colombo, Carlo Kauffmann info@le-roy.it Pubblicità & Advertising Team Entertainment Milano, Via Melchiorre Gioia, 72 info@teamentertainment.eu Telefono: 02.89412141 Stampa La Serigrafica Arti Grafiche Via Toscanelli, 26 - Buccinasco MI Periodico mensile Reg. trib. di Milano n. 321 del 10/06/11 N° iscrizione ROC: 22250 Distribuzione Gratuita Desideriamo informarLa che i suoi dati personali raccolti direttamente presso di lei o fornitici saranno utilizzati da parte di “24orenews.it Milano” nel pieno rispetto dei principi fondamentali dettati dalla direttiva 95/46/CE e dal D.lgs. 171/98 per la tutela della Privacy nelle Telecomunicazioni e dalla direttiva 97/07/CE e dal d.lgs. 185/99 Eventuali detentori di copywriting sulle immagini - ai quali non siamo riusciti a risalire - sono invitati a mettersi in contatto con: Le Roy srl


EDITORIALE

LA CITTÀ “IN GIALLO” Vi siete accorti ogni anno al giorno 8 del mese di marzo Roma, come mille altre città in Italia, si tinge di giallo. Oggi nessuno più si fa domande perché ci siamo abituati che con questo delizioso fiore primaverile, proprio della mimosa, si festeggiano le donne. Donne di ogni età sembra quasi un rito collettivo, un magico compleanno “inventato” per unirle tutte in un caloroso augurio. Sappiamo bene che a quel compleanno ogni anno qualcuna di loro, a Roma come altrove, manca e tutti pensano si è “dimenticata”. Non è venuta a Trinità dei Monti a prendere la sua mimosa, non c’è sul Lungotevere e l’omino delle mimose è rimasto con qualche ramo in mano. Ogni anno ci sono mimose che ritornano, non consegnate, alla festa qualche amica si è dimenticata di dire che non potrà essere più presente... a causa di “qualcuno” che lo ha deciso per lei, per sempre. Al Pantheon ieri sera ne ho sentito parlare quasi con fastidio “…se non si vuole festeggiare basta dirlo, e non buttiamo tante mimose”. Non ho commentato, avrei voluto intervenire da donna, ma ho pensato che fosse opportuno stare in silenzio. Inutile far notare che le assenze non sono dimenticanze e che le mimose non consegnate ognuno di noi dovrebbe sapere dove recapitarle. Viva comunque Roma, colorata dal giallo delle mimose è proprio bella e in ogni sua strada le risa delle festeggiate e i silenzi delle assenti risuonano della nostra infinita voglia di vivere. Laura Vorro 24oreNews

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GUSTAV THÖNI

PERSONAGGIO

«LO SCI È LA MIA VITA… È STATA LA CHIAVE CHE MI HA APERTO IL MONDO» A cura di MARCO RIVA

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n luogo e una data: Cortina, 28 febbraio. Per Gustav Thöni quest’anno sono più significativi che mai: il giorno del suo compleanno, importante perché celebra i 70 anni, lo porta a ricordare quello del 1967 quando, sedicenne, ha vinto entrambi gli slalom studenteschi sulle piste di Cortina che ospitano i Campionati del Mondo di Sci Alpino 2021. Il campione ricorda il

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suo sedicesimo compleanno nel 1967, quando vinse due ori ai Campionati Studenteschi di Cortina, proprio sulle piste coinvolte nei Campionati del Mondo di Sci Alpino 2021. L’attualità si intreccia ai ricordi della leggenda dello sci, che da un paesino in Alto Adige si è fatto conoscere in tutto il mondo, aggiudicandosi quattro volte la Coppa del Mondo, varie vittorie olimpiche e più volte il titolo di Campione del Mondo.


Le immagini del servizio sono di www.bella-vista.it

A sinistra: Gustav Thöni al caminetto del suo Bella Vista Hotel; sotto: a un anno sulla carrozzina con sci; a destra: durante la discesa libera Kitzbühle e in basso: nello slalom delle Olimpiadi Invernali di Innsbruck nel 1976

Quella volta a Cortina sei arrivato studente per diventare campione... Arrivare a Cortina per i Campionati Studenteschi 1967 non è stato così semplice… In quel periodo ero in collegio a Merano e ricordo di essermi alzato alle 5 per raggiungere a piedi la stazione, con due borsoni pieni di attrezzatura, scarponi compresi, e due paia di sci sulle spalle. Da qui in corriera a Bolzano, dove c’era il cambio per Cortina d’Ampezzo. Sino a quando gareggiavo senza far parte di una rappresentativa, da quella giovanile alla Nazionale vera e propria, i trasferimenti per andare a sciare erano così. Ma, nonostante la fatica, l’esperienza di Cortina ai Campionati Studenteschi nel 1967 è stato un bellissimo regalo per il mio sedicesimo compleanno, perché ho vinto entrambe le gare: lo slalom speciale proprio il giorno del mio compleanno e lo slalom gigante l’indomani. È stata anche l’occasione per me di mettermi sulle tracce del mio eroe d’infanzia Toni Sailer, provando le piste che nel 1956 lo avevano reso leggenda, come l’Olympia delle Tofane e quella che oggi è la Drusciè A di Tofana - Freccia nel Cielo; alcune fra le piste che ritengo più belle al mondo. Quest’anno festeggi un traguardo importante, congratulazioni per il tuo settantesimo compleanno!

Grazie... come vola il tempo. 70 anni sembrano tanti, ma in realtà mi sento ancora giovane! (sorride) Come stai oggi e com’è la situazione dal tuo punto di vista come albergatore? A livello di salute sto molto bene, mi sento in forma, anche se ogni tanto ho dolore al ginocchio. Come albergatore, la situazione attuale è drammatica. Mia figlia maggiore Petra gestisce il nostro Hotel Bella Vista a Trafoi. L’hotel è chiuso da mesi e tutto è fermo. Economicamente parlando, è un disastro! Ma il Bella Vista è sopravvissuto sia alla Prima che alla Seconda Guerra Mondiale, sopravviveremo anche al covid. La gente sente il bisogno di viaggiare e tornerà in montagna. Abbiamo una natura stupenda ed un sacco di spazio aperto qui, cose che oggi sono fondamentali. 24oreNews

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PERSONAGGIO A sinistra: Gustav Thöni e le 4 Coppe del Mondo; sotto: durante la storica rimonta nello slalom di St. Moritz nel 1974

Molti ospiti abituali hanno rimandato le loro vacanze al prossimo inverno o all’estate. Nell’estate del 2020 abbiamo già dimostrato che la gestione di un hotel col rispetto delle regole funziona benissimo anche in tempi di covid. Dobbiamo tutti quanti imparare a conviverci! Sei già stato vaccinato? No... ma adesso con i mei 70 anni anch’io faccio parte del gruppo a rischio. Penso che sia molto importante che a breve termine un vasto numero di persone si faccia vaccinare. Quando mi daranno la data, mi farò vaccinare immediatamente. La vaccinazione è un dovere civico, è l’unico modo per uscire da questa crisi. Hai già sciato quest’inverno? Quest’anno è stata la prima volta nella mia vita che non ho sciato a Natale. Abbiamo una neve da sogno, ma gli impianti di risalita sono chiusi, è molto triste. Di solito vado regolarmente a sciare con i nostri ospiti, quest’anno mi sono preso un paio di sci da alpinismo, salgo con le pelli e poi scendo con gioia. Mi ricorda la mia infanzia, anche allora andavamo a sciare senza skilift. Hai avuto degli eroi da bambino? Mio padre Georg è stato il mio primo maestro, era uno sciatore stilisticamente perfetto, ha anche vinto più volte nei campionati Balilla. Successivamente il mio eroe sugli sci era Toni Sailer, aveva vinto 3 medaglie d’oro a Cortina nel 1956, tenevo il suo libro sotto il cuscino e studiavo attentamente tutte le foto. Non avrei mai pensato che da ragazzo avrei seguito le sue orme sulla pista Tofana a Cortina... E rivali? Più che rivali erano concorrenti. Solo per citarne 8

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qualcuno potrei dire Ingemar Stenmark, Franz Klammer, Bernhard Russi, ma soprattutto nella Squadra Nazionale: Piero Gros, Tino Pietrogiovanna, Helmut Schmalzl, Erwin Stricker, Paolo De Chiesa... Questa competizione interna era però alla base del successo per la mitica “Valanga Azzurra”. Oggi siamo tutti amici e siamo felici quando ci incontriamo. Se guardi indietro: quali sono stati i tuoi migliori successi e le più forti emozioni? Tra i successi più belli ci sono certamente le 4 Coppe del Mondo complessive. Ma anche l’oro olimpico a Sapporo nel 1972 è qualcosa di molto speciale... naturalmente anche i Campionati del Mondo a St. Moritz nel 1974, dove ho vinto l’oro due volte: nello slalom dopo la prima manche ero solo ottavo, poi ho fatto una gara da sogno. Poi l’indimenticabile “Slalom parallelo” in Val Gardena nel 1975. Ma ho anche bellissimi ricordi e soddisfazioni da allenatore di Alberto Tomba, è stato un periodo molto emozionante. Cosa significa per te lo sci? Lo sci è la mia vita. Grazie a questo sport ho potuto condurre una vita straordinaria. Lo sci è stata la mia chiave, che mi ha aperto - da timido ragazzino di Trafoi - l’intero mondo. Come hai festeggiato il tuo 70° compleanno? Le grandi celebrazioni non hanno mai fatto per me, da questo punto di vista il periodo attuale mi si addice (sorride). Ho festeggiato in famiglia, che non è più così piccola. Mia moglie Ingrid ed io eravamo figli unici, abbiamo 3 figlie ed una “valanga di 11 nipoti” tra i 18 e i 3 anni. 9 di loro stanno già sciando, nel nostro Bella Vista c’è tanta vita e movimento. Questi bellissimi momenti in famiglia mi rendono veramente felice.



ROMA IN MOSTRA

UNA STORIA PER IL FUTURO DIECI ANNI DI MAXXI

17 FEBBRAIO - 4 AGOSTO 2021 www.maxxi.art

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ieci anni fa apriva le sue porte il MAXXI, il primo Museo Nazionale in Italia dedicato alla creatività contemporanea. Una grande opera architettonica, dalle forme audaci e spettacolari, ma soprattutto un luogo in cui immergersi e dove far circolare le idee. Museo “permeabile” e in continuo divenire, in questi dieci anni il MAXXI è stato un moderno Foro romano per la creatività contemporanea, aperto alla città e al mondo, un crocevia del pensiero in cui le visioni e i bagliori degli artisti si sono incontrati e confrontati con le questioni più urgenti e pressanti dei nostri tempi.

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Con “Una storia per il futuro. Dieci anni di MAXXI”, grande mostra enciclopedica con cui il museo inaugura il prossimo decennio, questo straordinario patrimonio di idee, azioni, e intuizioni riprende vita. Il progetto, a cura di Hou Hanru con il coordinamento curatoriale e scientifico di Elena Motisi, ha coinvolto tutto il team del MAXXI in un monumentale lavoro di ricerca iconografica e di sintesi durato oltre due anni, per raccogliere e organizzare un imponente archivio di fotografie, interviste, pub-

blicazioni. La missione di organizzare visivamente e nello spazio questa esplosione di idee e stimoli è stata affidata al celebre studio olandese Inside Outside di Petra Blaisse, che ha ideato l’allestimento. “Una storia per il futuro” è una mostra ‘non mostra’, immateriale, in cui le opere non sono presenti fisicamente ma sono raccontate ed evocate in tutta la loro vitalità espressiva attraverso le immagini e le parole. Non un semplice racconto, ma una rilettura profonda e di ampio respiro dell’esperienza del museo - le mostre, le performance, le collezioni, gli eventi pubblici, i progetti educativi e editoriali - in relazione alle trasformazioni e all’evoluzione della società. Ne emerge un profondo legame tra la creazione artistica e la realtà contemporanea, sottolineato anche dalla collaborazione con l’Agenzia ANSA, che ha contribuito alla realizzazione di un potente racconto per immagini dei principali fatti del decennio. Un invito a “tornare indietro” per guardare avanti, a ripercorre la storia recente, non solo quella del Museo ma anche quella globale, per fare luce sul prossimo futuro, a esplorare e a perdersi in una galassia di immagini, suoni, colori, proiezioni e ad essere parte attiva in questo eccezionale brainstorming collettivo. Dice Hou Hanru, Direttore Artistico MAXXI: «Il MAXXI è il Foro Romano del nostro tempo, è un museo nella strada e una strada-museo, un dispositivo per generare idee creative, un luogo della memoria, una piazza pubblica, un giardino segreto dove tramare visioni per un futuro esaltante ma imprevedibile. È aperto alla città, al mondo e, naturalmente, a ogni individuo. È molteplicità di espressioni artistiche che confluiscono in una forma pura, in un’epoca di ibridazione culturale in cui la purezza non è più concepibile. In questo mondo, che volge sempre più verso il “virtuale”, il MAXXI è il luogo dove situarsi per radicarsi nel reale. È qui che ha inizio “Una storia per il futuro”». LA MOSTRA MAXXI DNA è un grande poster che accoglie il visitatore all’ingresso e che presenta la fitta costellazione di reti e connessioni di tematiche che hanno plasmato il DNA del museo, la sua anima e la sua identità. Si entra poi in una “sala a scacchi bianchi e neri”, de24oreNews

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ROMA IN MOSTRA

dicata al “MAXXI prima del MAXXI”, ovvero il periodo tra il 2000 e il 2009, quando il museo era in costruzione ma era già in pieno fermento con le sue attività. Qui troviamo un mosaico di immagini, alcune delle quali riprodotte su specchi che, come giganteschi pixel di un vecchio televisore, ripropongono alcuni dei momenti salienti di questo periodo. Si prosegue all’interno della Galleria 4: qui 14 banner sospesi e 11 monitor compongono la Timeline, spina dorsale della mostra, punto di riferimento cronologico che aiuta a orientarsi nel magma dei contenuti e che come un’autostrada taglia in due la galleria, anche cromaticamente, metà bianca e metà nera. I banner elencano anno per anno le varie attività del museo - mostre, eventi, performance, nuove opere acquisite, progetti educativi, di formazione e di public engagement -, mentre i monitor trasmettono un montaggio di potenti fotografie in stile breaking news, realizzato in collaborazione con l’ANSA, con i principali eventi nazionali e internazionali avvenuti nello stesso anno. Una passeggiata a ritroso nella storia recente, che restituisce una corrispondenza tra i fatti del mondo e i temi sviluppati contemporaneamente dagli artisti e dagli architetti al MAXXI. Al racconto lineare, cronologico, bianco e nero della Timeline, si contrappone un altro modo, radicalmente opposto di raccontare la storia: colorato e composito. È il gigantesco ATLANTE per immagini che invade le pareti, complesso puzzle di testi e fotografie composti e assemblati per temi, che racconta la ricchezza di suggestioni, riflessioni, connessioni innescate da opere e artisti ai temi sociali, economici, politici, ecologici della contemporaneità. Le immagini sono organizzate in cinque macrosezioni (Il MAXXI e la Città, La Moltitudine, Mondi, Le Sfide della Realtà e Credete nell’innovazione?) a loro volta suddivise in diversi nuclei tematici, racchiusi da cornici di nastro adesivo, identificati da diversi colori e caratterizzati da una grafica dinamica, tipica dei linguaggi delle manifestazioni di strada. Ogni sezione, come anche il titolo della mostra, è illuminata e contraddistinta da grandi scritte al neon (Città, Piazza, Mondi, Realtà, Credo) ispirate da alcuni momenti iconici delle recenti proteste per la libertà e la giustizia a Hong Kong. Il racconto è interrotto sporadica12

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mente da fessure colorate nelle pareti, aperture che invitano a entrare e a scoprire quattro AMBIENTI monocromi e immersivi. ‘The Yellow Room’ presenta la storia orale del museo, realizzato in collaborazione con RUFA Rome University of Fine Arts e affidato allo staff del museo. ‘The Pink Room’ ospita una selezione di materiali d’archivio, interviste video con artisti, architetti e curatori che negli anni hanno lavorato al MAXXI, mentre nello spazio immacolato e silenzioso di ‘The White Room’ i visitatori possono consultare oltre 200 tra libri e cataloghi prodotti dal MAXXI. In ‘The Blue Room’ infine, si ha l’impressione di entrare virtualmente nelle mostre, nelle performance, nel vivo delle attività che si sono svolte al museo, grazie al Museum-scape, un viaggio virtuale realizzato grazie a un montaggio dei tanti video con cui il museo, nel corso degli anni, ha documentato la sua vita.



ROMA SI RACCONTA

PALLINI: 145 ANNI NEL SEGNO DEL MISTRÀ, RACCONTATO IN UN LIBRO La storica azienda romana di Pallini celebra 145 anni di attività. Per l’occasione, è stato editato il libro “Il Mistrà: storia di un sapore antico”. Il volume, non in commercio e ritirabile presso l'azienda, sulla via Tiburtina a Roma, riunisce il legame affettivo tra azienda e prodotto: il Mistrà è stato, infatti, il trampolino di lancio della Pallini, quando nel 1875 muoveva i primi passi nel piccolo centro di Antrodoco, tra Lazio e Abruzzo. Nel suo emporio si svolgeva la vendita delle bottiglie di uno speciale ‘tonico’ prodotto con una ricetta segreta. Nel tempo quel liquore di Mistrà si è consolidato come tradizione italiana, legandosi indissolubilmente al nome dell’azienda. Il libro scritto col contributo di Fulvio Piccinino e Valerio Bigano, ripercorre la storia dell’antica tradizione italiana del liquore che affonda le radici tra Veneto e Friuli. Venezia all’epoca primeggiava nel commercio delle spezie e i suoi marinai entrarono in contatto nel Peloponneso con un liquore, a Misithra poi Mistrà, che da lì prese il nome. «Il nostro Mistrà - ha dichiarato Micaela Pallini presidente e Ceo dell’azienda, esponente di quinta generazione e prima donna alla guida dell’impresa di famiglia - è adatto come digestivo, ma risponde bene anche come ingrediente per la miscelazione nei cocktail. Si tratta di un prodotto 100 per cento naturale, senza zucchero, derivato da tre distillazioni e contiene 7 tipi di anice differenti, tra cui lo stellato, il verde e, in più, ad impreziosirlo, il finocchio». Pallini è oggi leader in Italia con Mistrà e i suoi sciroppi, ha la sede degli stabilimenti a Roma ed esporta i prodotti in oltre 35 paesi del mondo. Oltre al liquore d’anice, si ricorda anche il Limoncello con cui ha il primato nel segmento duty-free e nel mercato Usa e recentemente vincitore della Medaglia d'Oro al Concours Mondial de Bruxelles Spirit Selectin 2020. Informazioni www.pallini.com www.youtube.com/watch?v=Vkhex4OHJEU 14

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ROMA SI RACCONTA A cura di GIANLUCA MORABITO

OPENART 2021

Si è svolta a Roma il mese scorso per 4 giorni, presso la Biblioteca Angelica in Piazza Sant’Agostino, la XVIII edizione del premio “OpenArt”. La rassegna-premio è stata organizzata dal 9 al 12 febbraio in collaborazione con “www.marguttarte.com”, una galleria virtuale che si occupa della promozione dei giovani artisti. OpenArt 2021 ha visto il suo esordio presso le splendide Sale del Bramante in Piazza del Popolo per poi trasferirsi per alcuni anni al Teatro dei Dioscuri al Quirinale. All’interno del catalogo OpenArt di quest’anno è presente la splendida poesia di Marco Corsi dal titolo Nora. Il Premio OpenArt si è avvalso della preziosa collaborazione della dott.ssa Elisabetta La Rosa, critico d’arte e di Michele Crocitto, risorsa fondamentale per la promozione artistica dell’evento. I canali social del premio : Instagram - premiopenart e Facebook - OpenArt 2021, hanno seguito l’evento pubblicando le immagini della manifestazione ed alcune sue curiosità. La Biblioteca Angelica ormai sembra essere la casa naturale del premio OpenArt che ogni edizione presenta artisti provenienti da diverse parti del mondo. Anche in questa edizione gli artisti stranieri erano presenti : Giappone, Argentina, Messico e nonostante la pandemia che ha colpito il mondo, OpenArt ha voluto e potuto esporre i lavori presso la Biblioteca Angelica. Gli artisti partecipanti: Agostini Loretta, Nicoleta Bautu, Claudiu Bellocchio, Nicoletta Bertoncini, Anna Rita Boccacci, Barbara Busetto, Marco Castellari, Camilla Cedroni (Milart), Vincenzo Costanzi, Odette Cuervas Ceròn, Anna D’Elia, Taichi Ichikawa, Alberto Gulminetti, Andrea Felice, Katarzyna Lata, Khrystyna Hrynyshyn, Carla Lupi, Stefania Luz Noya, Luigi Marano, Maria Felice Vadalà, Laura Minuti, Nue_Art (Antonella Castrovillari), Tommaso Patruno, Giuseppe Perrone, Patrizia Piccioni, Davide Quaglietta, Rana Sayegh, Marlè Robinson, Domenico Risiglione, Ema Resart, Manuela Scannavini, Massimo Schito, Thea Vasta, Domenico Zaccaria, Marina Zanello. La premiazione è avvenuta il 12 febbraio ed ha decretato i seguenti vincitori, per la sezione pittura la prima classificata è stata l’artista Nicoleta Bautu con l’opera “Solitudine”, il secondo posto è andato ad Andrea Felice con “I Figli dell’invasione” ed il terzo classificato è stato Massimo Schito “vibrazione ottica”. Oltre ai premi sono state consegnate le Menzioni speciali : Taichi Ichikawa, Camilla Cedroni (Milart), Luigi Marano, Giuseppe Perrone e Marlè Robinson. La scultura è stata rappresentata dall’artista Laura Minuti con “La Dolce Vita”. Il premio OpenArt si appresta a preparare l’edizione OpenArt 2022. 24oreNews

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UN REGISTA ITALIANO IN AMERICA

MAX LEONIDA

A cura di VIRIDIANA SCHMIDT

«A

ffrettati a vivere bene e pensa che ogni giorno è in se stesso una vita…» Così recita il celebre motto di Lucio Anneo Seneca che Max Leonida, regista milanese trasferitosi dieci anni fa negli Stati Uniti, deve aver preso a modello per la sua esistenza. La passione per la letteratura lo fece iscrivere alla facoltà di let-

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tere moderne all’Università Cattolica, mentre passione per il teatro lo fece ammettere all’antica prestigiosa Accademia dei Filodrammatici di Milano. Oggi Max Leonida, vive nell’Iowa, nel Midwest ovvero l’autentico centro degli Stati Uniti. Uno dei molti italiani che hanno lasciato il cuore in Italia e ottenuto successi e fama nel Paese che li ha ospitati. È infatti attualmente il titolare della cattedra di cinematografia


ROMA INCONTRA A sinistra: Max Leonida sul set di Mandala con l’attore Giorgio Biavati a Milano; sotto: Max Leonida e Paola Cipollina, nel loro ufficio della Astarox Productions in Iowa e sul set di Beauty in the Broken con l’attrice Briana Cuoco a Los Angeles

in una prestigiosa università, la più antica di quel Paese, la William Penn University di Oskaloosa. Sua moglie, Paola Cipollina, produttrice, lo affianca da sempre nella realizzazione di film e documentari attraverso la società cinematografica “Astarox” che si è portato dietro dall’Italia, quando partirono dieci anni fa. Giovanissimo, a Milano Max Leonida creò l’Accademia dello Spettacolo e fondò il Teatro Estremo. Lo studio e la recitazione, nella sua prima vita milanese, sono stati le chiavi per rivoluzionare il teatro, ispirato dal carisma di Carmelo Bene. «Sfruttare i mezzi che l’attore ha per offrire una performance più naturale e di autentico impatto sul pubblico, nell’abbandono totale e quasi dionisiaco alla scena. Questo dovrebbe essere il vero obbiettivo dell’attore e il fine ultimo della sua presenza in scena», è solito dire Max Leonida. Di quel periodo fecondo si ricordano due spettacoli: “Mutilazioni” - cinque monologhi forti tra i quali quello di un serial killer di pedofili e l’invettiva di Jacopone Da Todi contro Bonifacio Ottavo e la corruzione nella Chiesa - e “Kolbe”, nell’Abbazia di Chiaravalle, portando in scena il martirio di Padre Kolbe, il sacerdote diventato Santo, che si offrì di prendere il posto di un padre di famiglia destinato ai campi di concentramento di Auschwitz. «In seguito, con lo sviluppo di nuove opportunità - continua il racconto di Max Leonida - nacque la società Astarox inaugurata con la produzione di due lungometraggi, su soggetti entrambi scritti da me. Il primo “Mandàla”, interpretato dall’attore Giorgio Biavati era ispirato alla pratica religiosa degli antichi tappeti creati per essere distrutti. Il film ripercorre le tappe

nel percorso di spiritualità di un uomo di Chiesa alla fine del suo cammino, quando viene forzosamente messo a confronto con una giovane e violenta terrorista che gli chiede aiuto. Il secondo fu “Backward”, un film antesignano della denuncia del “calcio malato”, presentato anche nel maggio 2010 fuori concorso al Festival di Cannes, col quale compii un salto tematico, affrontando le dinamiche e il mondo del calcio scommesse». La crisi del cinema e del teatro italiani, la difficoltà di potersi esprimere liberamente, convinsero Max e la moglie Paola a cercare un nuovo futuro per sé e per la figlioletta Elisa, nata nel frattempo. Ecco la seconda vita di Max e Paola: trasferirsi a Hollywood, la terra che ha visto la nascita dell’epoca d’oro del cinema senza sosta sino ai nostri giorni. Furono anni difficili e complessi per Max e la famiglia. «Sì, è vero, non è stato tutto rose e fiori. Abbiamo avuto momenti duri», confessa Paola Cipollina. «Ma per noi era solo l’ennesimo pungolo per andare avanti. In quegli anni con Max infatti, senza mai abbassare la guardia, abbiamo realizzato pubblicità, documentari e videoclip musicali per artisti internazionali, come ad esempio il rapper Jamai o la finalista 2014 a “The Voice” Brittnee Camelle. Per la televisione io ho prodotto e lui ha diretto i numeri pilota delle serie televisive “Bruna in Beverly Hills” e “Rossi and White”: ambedue contaminazioni tra attori italiani e americani per rivelare in modo comico la differenza tra due modi opposti di vivere e pensare». Per Max Leonida a Hollywood si aprono anche le porte del cinema. Dirige infatti tre pellicole: “Be24oreNews

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ROMA INCONTRA

auty in the broken”, “Memento Mori” e “A Very Lovely Dress”. «E come se il lavoro e gli affanni non bastassero sorride Max Leonida - Paola in quel periodo creò dal nulla, la prima e più grande comunità in grado di collegare tutti gli italiani in America, da Los Angeles a New York. Il gruppo, oggi è un punto di riferimento per gli italiani negli Stati Uniti e conta decine e decine di migliaia di membri». E a proposito della presenza italiana in California, tra le molte iniziative promosse da Paola e Max con l’Istituto di Cultura Italiano in America, c’è la mostra Epicureology che promuove con successo la cultura italiana e il made in Italy in America. La terza tappa nella vita di Max Leonida, l’attuale, è estremamente importante perché vede finalmente coesistere, in modo equilibrato le sue tre identità di scrittore, regista e docente. Dalla parte opposta degli Stati Uniti, in Iowa, a distanza di cinque stati dalla originaria California, la William Penn University di Oskaloosa cercava uno studioso e un docente creativo per affidargli la docenza di un nuovissimo e super attrezzato, originale e innovativo dipartimento di studi incentrati sullo spettacolo. «L’obiettivo dell’Università di Oskaloosa - continua Max - è di portare produzioni di livello hollywoodiano in Iowa. Qui Sotto: Max assieme ai suoi studenti, assistenti e collaboratori sul set; a destra: John E. E. Ottosson, Rettore della William Penn University, Max Leonida e Noel Stahle, Vice-Rettore della William Penn University

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posso contare su una vastissima libertà creativa ed intellettuale, nonché su supporti tecnici, economici e logistici del valore di decine di milioni di dollari, messi a mia disposizione. Non mi sono mai tirato indietro, neppure per un attimo, di fronte alle sfide della vita!». E così Max Leonida, Paola e la figlia Elisa, hanno traslocato per la terza volta, in Iowa. L’Università e la popolazione li hanno accolti subito con generosa simpatia. A far la pendolare fra l’Iowa e la California è rimasta così Elisa Giulia, sua figlia, che diplomatasi con lode al liceo, oggi fa la spola fra Hollywood e Oskaloosa. È in attesa di laurearsi in psicologia e scienze politiche con l’obiettivo di diventare una studiosa di comportamento criminale. «Beh, buon sangue non mente - conclude con un sorriso Max Leonida -. Elisa non ha mai approfittato del mio lavoro per entrare nel mondo del cinema e della televisione, preferendo studiare. Però qualcosa del cinema le è rimasto dentro: è la figura dei famosi “killer profiler” che vediamo in tante serie TV e romanzi thriller. Solo che lei, in futuro, al contrario di me, li scoprirà dal vero e non davanti alla cinepresa…».



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Photo: Courtesy of Armani Privé


FASHION

L’OMAGGIO DI RE GIORGIO A MILANO A cura di PATRIZIA COLOMBO

Giorgio Armani sceglie Palazzo Orsini e rende ancora una volta omaggio a Milano, mantenendo la promessa resa qualche mese fa, quando con un messaggio ai suoi concittadini dichiarò:«Io ci sono per Milano, con i milanesi, con sentimento». Giacche disegnate sul corpo, delicati abiti-sottoveste ricamati, raffinate tuniche scivolate in satin. Tra ricami floreali in cristalli e paillettes, giocose scollature geometriche e proporzioni mai esagerate. L’alta moda secondo Giorgio Armani non è mai eccessiva e resta sempre fedele a se stessa. È lo stesso designer a spiegare la sua idea di couture: «Preferisco creare qualcosa che sembri senza tempo ed elegante, credo che questa sia l’essenza della vera raffinatezza». 24oreNews

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FASHION

A cura di PATRIZIA COLOMBO

on pensate di riporli nella scarpiera fino al prossimo inverno, eh! Gli stivali alti (con tacco o flat che siano), sono un must anche sui look primaverili. A differenza di quanto molti pensano, non conoscono stagione. Quindi, abbandonarli nella scarpiera alla prima giornata di sole sarebbe uno “scivolone”! Il loro potenziale glamour si esprime alla perfezione anche sui look primaverili.

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1. BRUNELLO CUCINELLI, 2. GUCCI; 3. JIL SANDER; 4. DIOR; 5. JIMMY CHOO; 6. DOLCE & GABBANA; 7. ISABEL MARANT; 8. ZARA

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Fm Accessori Bracciali bangles a manetta

Accessori in argento 925 placcati oro 24KT interamente realizzati a mano da abili orafi italiani locali - Valenza, Vicenza. Anelli e bracciali personalizzati. INFO Instagram @fmaccessori


BEAUTY SET COMPLETO RICOSTRUZIONE PER CAPELLI DANNEGGIATI OLAPLEX Trattamento per capelli Olaplex è un trattamento ristrutturante e rigenerante professionale. Si articola in sei distinte fasi. Le prime due sono esclusive per l’uso in salone, le restanti possono essere utilizzate per il trattamento casalingo. L’intera gamma è formulata con ingredienti di alta qualità, sicuri e non contiene siliconi né altri elementi nocivi per il capello.

Si avvicina la primavera e con essa tante nuove proposte di beauty look & hair-styling. Il make up sarà essenziale, un nude look luminoso reso speciale da tanto eyeliner per gli occhi effetto bold, labbra piene e tanto blush rosa da mettere all over. Restano di gran tendenza gli accessori per creare acconciature più o meno semplici, utili a domare anche le ‘teste disordinate’. Vi aspetto!

DOLCISSIMO DOLCE&GABBANA Rossetto liquido Dolce&Gabbana Beauty presenta un nuovo rossetto liquido dalla formula innovativa. Dolcissimo esalta al massimo la sensualità: è l’accessorio ideale per vestire le labbra di un colore matte intenso e a lunga durata, creando un’allure irresistibile. L’indizio è nel suo nome: un gioco di parole, il superlativo di “Dolce”, che ne coglie l’essenza portandola all’estremo.

DIOR FOREVER CUSHION DIOR Cipria Questa cipria in polvere dalla texture fresca e setosa si abbina al colore della pelle per ottenere un colorito uniforme, opacizzato e naturalmente vibrante in qualsiasi circostanza. Infusa di acqua e arricchita con un estratto di viola del pensiero selvatica, la cipria rispetta la natura della cute migliorando la qualità dell’incarnato.

EVEN BETTER™ ALL-OVER CONCEALER + ERASER CLINIQUE Correttore Correttore multiuso dalla textura leggera, a copertura totale, che corregge e perfeziona la pelle nel tempo. Il doppio applicatore permette di stendere il prodotto e sfumarlo con facilità. Potenziato con Vitamina C, acido ialuronico e caffeina, per correggere immediatamente e ridurre visibilmente occhiaie, macchie scure e imperfezioni.

EYE INSTANT STRESS RELIEVING MASK VALMONT Patch occhi levigante Grazie a un estratto di alghe ricco di minerali, queste patch offrono un equilibrio minerale ideale e un effetto rassodante. Levigano le rughe e rimpolpano la zona sotto gli occhi, riducendo i segni dell’invecchiamento e rilassando lo sguardo. Donano sollievo immediato con 4 azioni essenziali che rinfrescano lo sguardo, levigando, idratando, rivitalizzando e decongestionando il contorno occhi.

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LASH IDÔLE LANCÔME Mascara Il nuovo mascara, dalla formula volumizzante e incurvante, è dotato di un particolare scovolino dal design innovativo, che promette di andare a colorare le ciglia una a una, riempiendole e curvandole al massimo. Il suo nome è ispirato a quello dell’iconico profumo del brand, Idôle Eau De Parfum, uno dei più amati, al quale si va ad unire ampliando la celebre linea.


BEAUTY Dr.ssa Francesca Bocchi Medico Estetico Medico di Medicina Generale Consulente in sessuologia clinica www.dottoressafrancoise.com

IL GYNOSTEMMA PENTAPHILLUM «L’ERBA DELL’IMMORTALITÀ» alla cucina alla cura della pelle, le erbe sono di gran moda nel mondo del benessere e spesso ci viene consigliato come e perché dovremmo aumentarne l’assunzione. Entra nel panorama della “botanica della salute” il Gynostemma Pentaphillum (chiamato anche Jiaogulan o Jiao Gu Lang), una pianta rampicante appartenente alla famiglia botanica delle Cucurbitacee, la stessa di zucche, cocomeri e zucchine, ancora poco conosciuta in Occidente, ma nota e utilizzata da tempo in Cina e, soprattutto, nel Sud Est Asiatico. Per le sue numerose doti benefiche è spesso definita «Erba dell’immortalità»: si dice che le persone della provincia cinese di Guizhou, dove viene regolarmente consumata sotto forma di tè, abbiano una storia insolita di longevità. Jiaogulan è un ottimo adattogeno e descritto come simile al Ginseng, ma si ritiene che le proprietà mediche del Gynostemma siano superiori a quelle del Ginseng: è stato scoperto che contiene sei volte più saponine, composti chimici con effetti antinfiammatori, di protezione del fegato e di rafforzamento delle ghiandole surrenali. L’erba sembra essere un antiossidante potente e unico. Gli antiossidanti endogeni sono la difesa naturale e primaria dell’organismo contro i radicali liberi e ne

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produciamo cinque diversi tipi. Uno dei più importanti è il superossido dismutasi (SOD), che è stato collegato alla longevità ed è responsabile del disarmo dei radicali liberi più pericolosi e comuni: i radicali superossido. Fino alla scoperta del Jiaogulan, non erano stati trovati modi naturali ed efficaci per aumentare i livelli di SOD, quindi in questo senso non c’è niente di simile. Jiaogulan è anche rinomato per promuovere la salute cardiovascolare. È stato scoperto che previene danni al rivestimento arterioso (una causa chiave dell’aterosclerosi) neutralizzando il danno ossidativo e regolando la pressione sanguigna; in numerosi studi ha dimostrato la capacità di limitare l’accumulo di placca abbassando i livelli di colesterolo cattivo e trigliceridi mentre

aumenta il colesterolo buono. Per finire, l’erba aumenta la produzione di ossido nitrico che riduce la viscosità delle piastrine, aiutando così a proteggere dalla formazione di coaguli di sangue. L’elenco dei benefici offerti da Jiaogulan sembra quasi infinito: è stato dimostrato che aiuta ad alleviare l’ansia e lo stress, rafforzare il sistema immunitario, bilanciare la funzione ormonale e proteggere la pelle dai danni del sole, per citarne solo alcuni. Per iniziare a testarne i benefici si può provare con il tè Jiaogulan di Natur Boutique. Sebbene non presenti particolari controindicazioni (specialmente se assunto sotto forma di tisana e in quantità non eccessive) è bene consultare sempre il proprio medico prima di fare uso di questa pianta officinale. 24oreNews

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l design spesso si occupa di colmare un bisogno, una necessità di creare qualcosa di utile, di bello, di innovativo, ma non sempre riesce a creare oggetti unici. Pochi sono i capolavori che durano negli anni, diventando vere icone di stile. Fra le lampade che amo di più c’è il modello Luxo L-1 progettata nel 1937 dall’ingegnere norvegese Jacob Jacobsen. Prima di tutto Jacobsen acquistò il

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brevetto della lampada Anglepoise, ideata nel 1932 da George Carwardine e messa in produzione nel 1938 da un fabbricante di molle. Jacobsen ne sviluppò una variante più elegante, perfezionando il meccanismo, ingentilì le linee e migliorò il sistema elastico. Il risultato è quello che ancora oggi possiamo ammirare, una lampada moderna e senza tempo, un vero e proprio pilastro del design applicato al mondo dell’illuminazione.

STORIE DI CAPOLAVORI A CONFRONTO

A cura di LUCA MEDICI


DESIGN

Per una buona lettura oppure per una buona conversazione abbiamo bisogno di una poltrona comoda, se è anche bella abbiamo fatto bingo. Una delle mie preferite è il modello 904 di Poltrona Frau, un gran classico del Made in Italy. Torniamo indietro nel tempo e arriviamo nel 1930. Renzo Frau era un artigiano tappezziere, lavorava nel suo laboratorio prendendo spunto dalle sellerie automobilistiche e ispirandosi ai modelli delle poltrone inglesi. Lui però non si limitava a copiare, apportava sempre delle utili varianti per rendere sempre migliori i suoi prodotti. Dopo la sua morte (1926) lasciò alla moglie le redini del laboratorio che, con uno stile Déco, creò nel 1930 il modello 904. Fu un successo immediato entrando in set cinematografici, navi, alberghi e abitazioni private fino all’uscita di produzione nel 1940. Rieditata nel 1982 con un nuovo nome, Vanity Fair, è venduta ancora oggi come un gran classico dello stile italiano, soprattutto con l’iconico rivestimento in pelle rossa. Le sedie in rete metallica hanno una storia interessante da raccontare. Correva l’anno 1951 quando Charles e Rey Eames svilupparono un progetto capace di coniugare sviluppo e ricerca di nuovi materiali fino ad arrivare a concepire la piegatura del filo d’acciaio. Questo filo, se saldato con una speciale saldatura elettrica di tipo industriale, crea un elegante disegno regolare che, piegato e bordato, conferisce alla struttura la giusta solidità. Il modello DK fu l’apripista di una lunga serie. Nel 1952 Harry Bertoia,

un collaboratore di Eames, lascia lo studio e mette a punto una personale interpretazione di questa sedia, che verrà prodotta dalla concorrente Knoll International con il nome “modello n. 420C”. Questa sedia è entrata di diritto nelle icone evergreen del design internazionale per il suo alto valore simbolico ed evocativo ispirato al prodotto industriale. A volte c’è un’idea valida, ma talmente all’avanguardia da non essere immediatamente realizzabile: è il caso della prima sedia al mondo in plastica stampata in un unico pezzo, la bellissima e sinuosa Panton Chair. Torniamo indietro nel tempo e arriviamo negli anni ‘60, quando Verner Panton modellò con le sue mani la forma di una sedia monolitica che ha fatto la storia del design. L’idea fu quella di plasmare una sedia in un unico blocco, realizzata con un solo materiale, senza stacchi e senza nessuna giuntura. Ci volle un anno per realizzare il primo prototipo, dal 1959 al 1960, ma ai tempi non esisteva nulla di adatto per realizzare questa sedia scultura. Nessuna resina e nessuna plastica di allora infatti poteva garantire la necessaria solidità all’intero volume della sedia. Il progetto fu accantonato e ripreso da Herman Miller solo nel 1967 quando, grazie ad una resina prodotta dalla Bayer, che potè assicurare le dovute garanzie. Entrò dunque in produzione con il brand Vitra, per conto di Herman Miller e tutt’oggi la sedia di Panton è ancora in catalogo. Nel 1965 Artemide lancia la lampada da tavolo Eclisse, disegnata da Vico Magistretti. Stiamo parlando di una doppia rivoluzione del design, vi spiego il perché. Le forme della lampada, che si ispira alle fasi lunari, si compongono dall’utilizzo contemporaneo di due sfere ed una semisfera. Una sfera contiene un’altra sfera che, tramite una semplice rotazione distribuisce e regola il flusso luminoso, le due sfere poggiano su una base a semisfera creando un gioco di volumi unici nel suo genere. Inoltre troviamo la plastica come unico materiale per realizzare questa lampada, una vera rivoluzione per l’epoca. L’unione del genio di Magistretti con l’intuizione avanguardista di Artemide ha portato fino ai giorni nostri un piccolo capolavoro del design italiano conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo! www.my-home.biz 24oreNews

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SI TORNA A VIAGGIARE NELLA STORIA DELL’AUTO Riaperto a Torino il Museo dell’Automobile

A cura di LUCA MEDICI

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l Museo Nazionale dell’Automobile di Torino (MAUTO) ha finalmente riaperto le proprie porte! Tante novità attendono i visitatori, torinesi e non, che il Museo è felice di poter accogliere dopo il lungo periodo di chiusura.

AUTO E MOTO DA CONCORSO Per l’occasione speciale della riapertura è tornata a farsi ammirare, dopo un accurato intervento di pulitura e restauro ad opera del Centro di Restauro del Mauto, una parte della collezione del Museo Nazionale dell’Automobile: una selezione di bicicli, tricicli e quadricicli, alcuni non esposti al pubblico da 15 anni, e normalmente conservati nell’Open Garage. Fra questi la moto Guzzi del 1921, capostipite delle 28

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motociclette Guzzi; la Gilera Grand Prix del 1952, campione del mondo tra il 1950 e il 1957; la Ducati 851 Sbk del 1990 e la leggendaria Gilera CX 125 del 1991 con il suo inconfondibile stile avveniristico. E poi la primordiale Bollée 3 HP che esordì nel 1896 alla corsa Parigi-Marsiglia, il De Dion & Bouton mod. 1 ¾ HP Quadri del 1899, versione a quattro ruote del celebre triciclo, la Prinetti & Stucchi mod.1 ¾ HP Quadri del 1899; la Rosselli motocicletta del 1902. Tornano nella sezione design 6 gioielli della collezione museale, che ripercorrono nelle linee l’evoluzione dello stile italiano: la Fiat 500 A Bertone (1936/1947), l’Alfa Romeo Disco Volante (1952), l’Alfa Romeo 2600 Touring Spider (1965), l’Alfa Romeo 1600 Touring

Spider Junior “Duetto” (1972), la Maserati Mexico (1968) e la Ferrari 308 Gtb (1980). LA ABARTH DEI RECORD Altra imperdibile novità è l’esposizione straordinaria, fino al 3 maggio p.v., della Abarth 1000 Record Pinin Farina, vettura da primato che, nel 1960, sull’anello di alta velocità di Monza, conquistò 8 record di classe tra i quali 187km/h sulle 72 ore e 204 km/h sulle 12 ore. L’esposizione speciale della vettura Pinin Farina anticipa la mostra dedicata alla storica carrozzeria e alle celebrazioni per i suoi 90 anni (+1), che sarà inaugurata al MAUTO il 20 maggio 2021. Infine, per la grande gioia degli appassionati di auto d’epoca, tornano nella sezione design 6 gioielli della col-


RUOTE & MOTORI

lezione museale, le cui linee armoniose e iconiche ripercorrono l’evoluzione dello stile italiano: la Fiat 500 A Bertone (1936/1947), l’Alfa Romeo Disco Volante (1952), l’Alfa Romeo 2600 Touring Spider (1965), l’Alfa Romeo 1600 Touring Spider Junior “Duetto” (1972), la Maserati Mexico (1968), la Ferrari 308 GTB (1980). EVENTI E MOSTRE 2021 Il MAUTO ha predisposto predisposto un fitto calendario di eventi per tutto il 2021. Si parte in marzo con le celebrazioni per i 10 anni della riapertura del Museo e la sua intitolazione all’Avv. Gianni Agnelli - di cui ricorrono i 100 anni dalla nascita. A maggio verrà inaugurata la grande mostra dedicata ai 90 anni (+1) della Carrozzeria Pininfarina, mentre in autunno una retrospettiva ricorderà i 100 anni dalla nascita del designer torinese Giovanni Michelotti. Saranno inoltre allestite la mostra dedicata alla pittrice torinese Caty Torta, allieva di Felice Casorati e grande appassionata di automobili, e la mostra “Quei temerari delle strade bianche Nuvolari, Varzi, Campari e altri eroi alla Cuneo Colle della Maddalena” basata sull’archivio Scoffone e realizzata in collaborazione con il Comune di Cuneo. Alcune esposizioni speciali ricorderanno infine i 50 anni della Lamborghini Countach del maestro Marcello Gandini e della

Fiat 127 disegnata da Pio Manzù; un omaggio particolare sarà dedicato alla Jaguar E-type, la leggendaria auto di Diabolik, a 60 anni dal lancio della versione coupé. I 100 ANNI DELLA LANCIA LAMBDA Il 2021 è anche l’anno in cui ricorre il centenario della Lancia Lambda e il Museo, a inizio settembre, sarà il palcoscenico dell’esposizione che vedrà una decina di esemplari in mostra e si terranno alcune conferenze sulla vettura più rivoluzionaria ed innovativa mai costruita, capolavoro di Vincenzo Lancia. Fra le principali innovazioni c’erano la bassa carrozzeria torpedo a struttura portante con conseguente soppressione del tradizionale telaio a longheroni, le sospensioni anteriori indipendenti e il motore a V 5 stretto. La Lambda era diversa non solo nell’estetica e nelle performance - grazie all’aumentata rigidità, compattezza, solidità e stabilità che le consentivano di superare i 100 km/h - ma in tutte le soluzioni tecniche applicate ai diversi elementi. Si trattava insomma di una concezione interamente nuova e originale del concetto di automobile. E fu una grande affermazione commerciale, con 13.000 esemplari costruiti, tra vetture e telai, dal 1922 al 1931. Tutte le informazioni su: www.museoauto.com 24oreNews

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HI-TECH by VILLAGGIO TECNOLOGICO www.villaggiotecnologico.it

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MOTOROLA MOTO G30

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LG TONE FREE TRUE WIRELESS FN7

CROCI AQUA

È ideale per chi cerca uno smartphone dal prezzo contenuto capace però di offrire buone prestazioni. Il display da 6,5″ permette di giocare, guardare film e riprodurre video con una fluidità incredibile. La fotocamera principale posteriore è da 64MP, integra la tecnologia Quad Pixel e permette di scattare foto in notturna con la modalità dedicata. A questa sono affiancati altri tre sensori da 8MP (ultragrandangolare), 2MP (macro) e 2MP (profondità). Davanti la fotocamera è da 8MP. La batteria da 5.000 mAh offre fino a 2 giorni di autonomia con una singola ricarica. Pur essendo costruito tutto in plastica, è certificato IP52 ed è quindi resistente agli schizzi d’acqua.

Sharp presenta questo nuovo purificatore in grado di eliminare sino al 99.97% delle particelle di sporco inclusi fumo, peli di animali, particelle disperse nell’aria e smog. Con un flusso d’aria di 60180 mc all’ora purifica in modo efficace e silenzioso stanze di dimensioni sino a 21 m2. Grazie al suo design compatto e alla sua leggerezza, il purificatore può essere facilmente trasportato con una sola mano da una stanza della casa all’altra. Quattro diverse modalità di utilizzo consentono agli utenti di adattarne le performance nella pulizia in base alle esigenze. Il suo volume estremamente basso ne fa uno dei dispositivi più silenziosi della sua classe sul mercato.

LG espande la propria gamma di cuffie: il nuovo modello FN7 con funzione di ‘Cancellazione Attiva del Rumore’ è efficace nel ridurre i rumori ad alta frequenza che sentiamo nella nostra vita quotidiana, come conversazioni altrui, chiacchiere da caffè, rumori dell’ufficio, suoni della metropolitana e clacson. La tecnologia di Meridian Audio non solo ricrea un palcoscenico sonoro realistico che simula l’esperienza dell’ascolto di diffusori reali, ma garantisce anche la massima nitidezza delle parti vocali. Le nuove cuffie includono inoltre l’innovativa custodia ricaricabile dotata di tecnologia UVnano che, grazie alla luce ultravioletta, elimina il 99.9% dei batteri durante la carica.

Croci presenta questa fontana per pet dalla capacità di 20 litri, dalla quale gatti o cani di piccola taglia possono abbeverarsi, avendo sempre a disposizione una fonte di acqua fresca e pulita. Aqua dispone di una spia di segnalazione della qualità dell’acqua, di una cartuccia filtro a 4 stadi che elimina il cloro, i metalli pesanti e i cattivi odori, e di un serbatoio superiore di riserva dell’acqua che assicura la fornitura anche in caso di blackout elettrico. Un sensore del livello dell’acqua avverte invece quando è necessaria una ricarica del comodo serbatoio estraibile, mentre un prefiltro è in grado di eliminare tutte le impurità grossolane e il pelo, evitando possibili ostruzioni della pompa.

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AB OIL & GAS SRL è una società di ispezioni, certificazioni e collaudi fondata nel 2014 in base ad un’esperienza specifica principalmente nell’ambito oil & gas ed energia. Società giovane, dinamica, motivata e professionale si avvale della collaborazione di professionisti del settore, opera sul mercato con sistema di qualità certificato ISO 9001:2015 (TUV) al fine di assicurare la massima performance ai clienti a livello mondiale. Le sedi operative sono a: Busto Arsizio (VA) Bergamo (BG) China (Suzhou)

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DA LOMBOK A BALI A cura di JACQUES CRUASIER

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arzo, in tempi migliori, spesso si fugge lontano, verso orizzonti sconfinati e spiagge assolate: la destinazione è l’Indonesia o meglio due isole tra le più note al mondo, Lombok e Bali. La nostra guida a Lombok è Ilaria Gallo, esperta di lingua e cultura indonesiana, maturata durante gli studi all’Università di Napoli “L’Orientale”. Dal 2011, abita e lavora a Lombok dove dopo esperienze come docente di italiano ora gestisce l’agenzia “Indonesia Viaggi” (www.indonesiaviaggi.net www.facebook.com/indonesiaviaggi). Lombok è un’isola a 20 minuti di

L’INDONESIA DA SCOPRIRE

volo da Bali: dolci colline, baie con acque cristalline e sabbia bianca, punteggiate da ristoranti locali, i warung. «Nonostante Lombok sia ricca di alberghi e luoghi meravigliosi come il Vulcano Rinjani, le spiagge di Senggigi e di Kuta e il villaggio di Sade con le sue costruzioni tradizionali, i tessuti originali - ci spiega Ilaria -, fermarsi ai

Sopra: mare e spiagge bianchissime dell’isola di Lombok; a destra: la pesca durante il festival di Bau Nyale

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VIAGGI Da sinistra: il tempio di Besakih a Bali; Plasticology painting series 125x125cm permanent ink on plastic trash 2014; Tampaksiring

warung è una delle esperienze più belle da fare a Lombok». Si può mangiare pesce alla griglia appena pescato, accompagnato da noce di cocco fresca e cibo tipico tra cui il Plecing kangkung, fatto di spinaci d’acqua, bolliti e serviti freddi con cocco grattugiato e una salsa di pomodoro cruda, arricchita di spezie. Un ingrediente da gustare solo a Lombok e in un determinato periodo dell’anno sono i Nyale: rara varietà di verme Palolo (Eunice viridis) che si trova nelle acque tropicali in alcune parti del mondo e a Lombok, Sumba e Savu in Indonesia. Si mangiano crudi appena pescati oppure cucinati in vari modi, cotti sulla brace in foglie di banane o fritti e croccanti. Il festival Bau Nyale, che in lingua locale, significa “catturare i vermi d’acqua”, si festeggia ogni anno secondo il calendario Sasak di Lombok (tra febbraio e marzo). «Prima dell’arrivo del Covid, i festeggiamenti duravano più a lungo con gli spettacoli di Peresean, arte marziale tradizionale che utilizza lunghi bastoni flessibili di rattan, con i quali i concorrenti cercano di frustarsi l’un l’altro, proteggendosi con scudi fatti di pelle bovina; un rituale antico legato alla pioggia ed alla fertilità. I festeggiamenti si concludono con la sfilata in costumi tradizionali», conclude Ilaria. Da Lombok, è possibile spostarsi a Bali, “Bali l’isola degli dei, l’isola dei mille templi”, come precisa l’artista balinese Made Bayak. Bali è forse la più nota delle migliaia di isole dell’arcipelago indonesiano, meta di viaggi indimenticabili, di luna di miele. Un’isola che evoca immagini di bellezza naturale ed estetica come le risaie irrigate a Ubud, di danze armoniose, di colori lucenti, di musiche esotiche e di cultura incontaminata che incarna l’induismo bali-

nese, di templi come quello di Besakih o di corse sulla spiaggia a rincorrere aquiloni giganteschi. L’artista, ideatore del movimento di sensibilizzazione sulle questioni ambientali grazie al suo progetto “Plasticology” (plastic + ecology), propone un’immagine alternativa a quella dei depliant turistici. Produce un’arte figurativa utilizzando rifiuti di plastica e conduce una serie di laboratori per aumentare la consapevolezza del rispetto per l’ambiente. «Bali è composta da pianure, montagne e bellissime spiagge», ci racconta Made. Il paesaggio di Bali è noto per la sua bellezza; molti rituali religiosi sono un grande catalizzatore per i turisti. «Oltre a visitare villaggi immersi in un’atmosfera rurale come quello di Tampaksiring, bisogna mangiare presso le bancarelle dove assaggiare il babi guling / il maialino balinese condito con spezie tipiche o i sate lilit, i tipici spiedini». Anche a Bali i problemi ambientali sono sentiti dai giovani. Visitare i laboratori di artisti come quello di Made, può essere un’esperienza bella quanto quella di rilassarsi in luoghi silenziosi, visitare templi e villaggi. «Il vero viaggio - conclude Made - è quello che ci fa trascorrere tempo a visitare le comunità locali, ad apprendere culture diverse ma anche riflettere sui problemi che accomunano tutti e sostenere i movimenti di consapevolezza ambientale». http://madebayak.com 24oreNews

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FINANZA & FUTURO Prof. Avv. Antonello Martinez Studio Legale Associato Martinez & Novebaci www.martinez-novebaci.it

CARA MINISTRA…

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l Governo sotto la guida dello straordinario Mario Draghi si è appena insediato e con lui le speranze di tantissimi Italiani. Tra questi i non più giovanissimi che avevano avuto modo di conoscere il livello degli uomini politici della tanto vituperata prima Repubblica, la quale aveva espresso veri e propri Statisti, a prescindere dal colore politico. Le attese e il diffuso entusiasmo che Draghi ha generato sono giustamente proporzionali alla dimensione e la stima che ha saputo meritarsi in Italia e nel mondo con la propria azione e con una grande classe che lo contraddistingue. Tra le sfide più importanti da affrontare c’è certamente una riforma della Giustizia che finalmente possa essere seria, equilibrata ed efficace. Dopo aver partecipato in prima persona, oltre vent’anni fa, alla riforma del processo civile, purtroppo mai attuata nella forma da noi prospettata e che invece avrebbe tagliato in modo esponenziale la durata di tale processo, ho la speranza che il nuovo Ministro possa essere ricordato per aver finalmente rimosso le incrostazioni di un sistema processuale ormai decadente da ogni punto di vista. Avrei sperato che il Ministro della Giustizia potesse essere un avvocato, ritenendo che tale categoria professionale abbia più di altre una visuale pragmatica sul da farsi a 360°, ma dopo la cocente delusione determinata dall’operato del Ministro uscente (avvocato) ho accolto con entusiasmo l’attuale Guardasigilli, Marta Cartabria, la quale è semplicemente una persona straordinaria il cui percorso professionale costringe chiunque a scattare sull’attenti e a complimentarsi con una donna che incarna perfettamente il concetto del fuoriclasse. Basti pensare che la stessa, che oggi ha solamente 57 anni, ha una grande esperienza internazionale, è Professore Ordinario di Diritto Costituzionale, è stata per 9 anni alla Corte Costituzionale della quale è stata il primo

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Presidente Donna della storia della nostra Repubblica e ultimo ma non ultimo elemento di questo sfolgorante percorso personale è che, nel frattempo, abbia trovato il tempo e il modo di essere una felice mamma di 3 figli. Solo per evidenziare uno dei tanti aspetti che riguarda la sfida che si trova ad affrontare il Ministro, mi limito a riportare la quantificazione dei procedimenti civili pendenti dinanzi a tribunali ordinari, ai giudici di pace, ai tribunali per minorenni, alle corti d’appello e alla Corte di Cassazione, che al 31.12.2018 aveva raggiunto quota 3 milioni e 443mila, di cui 2 milioni e 900mila relativi ad affari contenzioso, lavoro, famiglia e volontaria giurisdizione e 527.792 propri delle esecuzioni e fallimenti. Di tali procedimenti ci sono più di 550mila procedimenti pendenti che potranno essere oggetto della legge Pinto, ovvero che potrebbero causare richieste di risarcimento per l’irragionevole durata del processo. Non basteranno quindi mere riforme processuali ma dovranno essere effettuati gli adeguamenti di personale e la profonda riorganizzazione dei Tribunali.


ERBARIO MAGICO

DITTAMO

L’ERBA INFIAMMABILE A cura di MARICA DE BONIS

a la caratteristica di “incendiarsi” se posta vicino a una fiamma: “Burning bush” è perciò la denominazione inglese del dittamo. Tale caratteristica, determinata dalla infiammabilità degli olii essenziali contenuti nei suoi fiori, è da attribuire molto probabilmente alla natura chimica alcoolica di queste essenze. Il termine “dittamo” è di origine greca e significa “arbusto del Monte Dikti”, monte che si trova sull’isola di Creta, a testimonianza del fatto che è in Grecia che questa pianta ha il suo habitat originario. L’erba è nota anche con i nomi “frassinella” - per la forma delle sue foglie, che ricordano quella del frassino - e “limonella”, poiché esse, se sfregate, emanano un intenso profumo del tutto simile a quello del limone. Pianta fitoterapica, nell’antichità il dittamo era considerato una panacea per tutti i mali. Era utilizzato per curare lo stomaco, le ulcere gastriche, problemi alla milza, reumatismi e anche l’infertilità. Le proprietà del dittamo

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sono innumerevoli: ricco di molti oli essenziali e di antiossidanti, è in grado di aumentare l’appetito, è diuretico, digestivo, antispasmodico, astringente e calmante. Ha anche proprietà antifungine, antibatteriche e antielmintiche, tanto che fin dall’antichità in Grecia veniva proprio usato come medicina. Nel pieno rispetto della legislazione europea, il dittamo è riconosciuto come medicina tradizionale e ne è permesso l’utilizzo come erba aromatica. In campo gastronomico il suo utilizzo è più problematico per via del suo profumo troppo intenso e per il sapore troppo forte. Purtuttavia, attraverso una ricerca delle giuste dosi e quantità, si possono utilizzare le foglie, le infiorescenze ed i germogli in diversi piatti di carne e pesce e in diversi dolci. Utilizzando davvero pochi grammi di questa erba officinale, l’esperienza di utilizzare il dittamo in cucina è sorprendente. Purtroppo si tratta di una pianta a rischio estinzione e quindi fatta oggetto di attenzione da parte di studiosi e istituzioni.

La “pianta letteraria” Il suo aspetto leggiadro e il profumo intenso hanno richiamato su questo arbusto, nel corso dei secoli, l’attenzione di poeti e scrittori, oltre che dei botanici. Cicerone e Virgilio ce lo ricordano per le sue proprietà cicatrizzanti e antisettiche. Ludovico Ariosto fa curare la ferita nel petto di Medoro ad Angelica col dittamo in “Orlando Furioso”, canto XIX. Torquato Tasso nella “Gerusalemme Liberata” canto XI, invia un angelo a cogliere il dittamo sul Monte Ida per curare la gamba di Goffredo, colpito da una freccia di Clorinda. Sono tanto numerosi i poeti e gli scrittori che ne hanno parlato che si potrebbe definire il dittamo come “pianta letteraria”. Baudelaire lo usa come metafora della bellezza nella sua poesia “Tout Entière”. Alessandro Manzoni ne fa cenno nel carme “In morte di Carlo Imbonati”. Ne parlano nelle loro opere anche Gabriele D’Annunzio, Luigi Bertelli (“Il giornalino di Gianburrasca”), più recentemente Umberto Eco e J. K. Rowling, la madre di Harry Potter. 24oreNews

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COME STAI?

Dott. Riccardo Ruggeri dott.rruggeri@gmail.com www.studimedicivercelli.com www.grappiolo.fondazione.it

ORTOPEDIA 3.0 VERSO UNA MIGLIORE QUALITÀ DELLA VITA

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pesso, quando parlo con i pazienti, mi rendo conto che la chirurgia ortopedica spaventa ancora molto, soprattutto si è legati ad antichi concetti in cui gli interventi erano invasivi e prevedevano lunghe settimane di riabilitazione prima di tornare alla propria quotidianità; così ho deciso di raccontare brevemente quale è stata l’evoluzione negli ultimi 20 anni anziché descrivere patologie ormai divenute famose. Sono un ortopedico del Gruppo Grappiolo e con i miei colleghi operiamo presso l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano occupandoci di chirurgia dell’anca e del ginocchio. Non è necessario andare indietro nel tempo oltre agli anni Duemila per vedere quanto è cambiato l’approccio verso la chirurgia protesica; allora già con spirito pioneristico il Prof. Spotorno e il Prof. Grappiolo avevano codificato il percorso di ricovero e cura in modo che il paziente non si sentisse un malato ma fosse lì, in ospedale, per riacquistare la propria autonomia, ringiovanire di qualche anno tornando a camminare libero dal dolore. Nel decennio seguente l’attenzione della ricerca è stata indirizzata sia a individuare il miglior design protesico, impianti sempre più conservativi e mininvasivi e dall’altro canto si è compresa l’importanza del team di persone che ruotano attorno al paziente, ovvero il Fast-Track. Vera rivoluzione, trasmutata dalla chirurgia generale, si è posto il paziente al centro e l’obiettivo fu aiutare il paziente a recuperare meglio e velocemente la propria autonomia; questo è stato possibile grazie alla chirurgia mininvasiva, all’assistenza anestesistica mirata e alla fisioterapia intensiva. Gli ultimi 5 anni cosa hanno portato a quello che già sembrava un protocollo efficiente? La robotica di nuova generazione e la stampa 3D. Con la stampa in 3D il chirurgo può simulare le fasi più delicate dell’intervento, ancora prima di iniziarlo, con la precisa anatomia del pa-

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ziente anticipando i passaggi più difficili. La chirurgia robotica ci proietta “nell’ortopedia 3.0”; qui la sinergia tra chirurgo, robot e intelligenza artificiale (IA) ha rivoluzionato il percorso di cura. Il chirurgo programma sulla radiografia e TAC del paziente come sarà l’intervento calibrato sulle specifiche caratteristiche dell’articolazione da operare, l’IA verifica e simula in 3D come lavorerà l’impianto e il robot affiancando il chirurgo permette di riprodurre precisamente quanto studiato. Il risultato è che già poche ore dopo il paziente è in grado di muovere i primi passi, assieme al fisioterapista personale. Cosa riserveranno i prossimi 20 anni non lo conosciamo ma lo stiamo costruendo già da adesso con la centralità del paziente, il Fast-Track, la chirurgia mininvasiva e le nuove tecnologie riducendo la distanza tra pazienti, medici e personale paramedico. Ma soprattutto il Gruppo Grappiolo si dedica alla continua e precisa raccolta, archiviazione ed elaborazione dei dati clinici e radiografici, alimentando il proprio registro protesico, che in futuro aiuterà ogni paziente ad essere seguito in maniera omogenea e costante.


COME STAI?

DANZATERAPIA ONLINE... AL TEMPO DEL COVID A cura di LUIGI CLELIA

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entisei anni fa, ad Attivecomeprima nasceva questa attività, che trova le sue radici nella Danzaterapia di Maria Fux (danzatrice e coreografa argentina), condotta da Nicoletta Buchal, medico, psicoterapeuta e danzaterapeuta, oggi ancora conduttrice degli incontri insieme a Marie-France Migazzi, danzaterapeuta. Si tratta di un gruppo di supporto psicologico e riabilitativo durante e dopo la malattia oncologica che viene adattato ai bisogni e alle potenzialità di chi sente il desiderio e la curiosità di esprimere la propria emotività e creatività con il corpo. È un gruppo “aperto” che, non essendo basato su particolari competenze, ma sull’intensità dell’esperienza, consente l’inserimento di nuove persone in ogni momento o anche eventuali sospensioni momentanee. Con l’aiuto della musica, delle suggestioni, della fantasia e della creatività gestuale, gradualmente si verificano cambiamenti anche nelle persone più rigide e controllate, inibite o bloccate dalla convinzione di non poter esprimere mai con il corpo la propria emotività e i propri sentimenti. Questo produce una trasformazione positiva che porta ad essere più aperti, più flessibili e consapevoli. La pandemia e il lockdown ha portato inevitabilmente all’interruzione dell’attività in sede. Immediatamente, le partecipanti hanno manifestato il timore che potessero perdere un momento fondamentale del difficile percorso di recupero di chi è stato toccato dalla malattia oncologica. Hanno chiesto quindi quell’incontro settimanale in cui poter condividere stati d’animo e ritrovare, attraverso la danza individuale e di gruppo, stimoli diversi per reinte-

grarsi nella vita quotidiana in tutti i suoi aspetti dopo il trauma del cancro e del lockdown in corso. Rispondendo a questa richiesta e cercando di superare gli ostacoli tecnologici strutturiamo una forma d’incontro virtuale riadattando il metodo e proponendo degli incontri online. Col perdurare della situazione affiniamo la qualità degli incontri, dell’organizzazione e dell’atmosfera. Al di là del normale grande desiderio di muoversi iniziamo a osservare con chiarezza alcuni aspetti positivi e inaspettati di questa nuova modalità d’incontri, segnali importanti del funzionamento di questa attività. Sicuramente il contatto fisico reale, parte integrante della danzaterapia nel processo di riabilitazione oncologica, manca, ma questi incontri virtuali si sono rivelati uno strumento utile e creativo. Uno spazio in cui la mente e il corpo si esprimono in armonia e ritrovano insieme vitalità ed espressione per reagire alla malattia e testimoniare la verità dell’essere e delle sue emozioni. Attivecomeprima riprenderà in presenza questa attività non appena possibile ma è disponibile online, per chi lo desiderasse ora. Se sei un paziente oncologico o un famigliare o conosci qualcuno che sta vivendo questa esperienza puoi contattare l’Associazione: www.attive.org • tel. 026889647 segreteria@attive.org • supportoinrete@attive.org 24oreNews

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L’INVECCHIAMENTO DEI NOSTRI AMICI 38

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nche se a volte un po’ triste, l’invecchiamento è un processo naturale. Diventando anziano il nostro amico cane o gatto va incontro ad una serie di modifiche che riguardano sia il corpo e alcuni organi, che la mente e le loro emozioni. Vediamo assieme quali sono i principali cambiamenti e come possiamo aiutarli. In tutto il mondo, grazie anche ai progressi della medicina veterinaria, l’aspettativa di vita di cani e gatti è in costante aumento. Come per noi, anche per cane e gatto l’invecchiamento è un processo naturale, la cui velocità dipende da diversi fattori fra cui certamente: genetica, taglia - questo soprattutto per quanto riguarda i cani, che come sappiamo invecchiano prima se sono di taglia grande - alimentazione, fattori stressanti ambientali. Con il passare del tempo assistiamo a una diminuzione della loro massa magra, spesso associata ad un aumento della massa grassa, i fabbisogni nutrizionali cambiano in relazione a cambi del loro metabolismo. Inoltre anche le loro funzioni organiche e il loro sistema immunitario risentono dell’età. Fra i cambiamenti più evidenti che un proprietario può notare nel suo cane o gatto dovuti all’età, vi sono ad esempio l’incanutimento dei peli della testa (cioè diventano bianchi), le variazioni di peso, la diminuzione di attività e una diminuzione di vista, olfatto o udito. Quest’ultima situazione in particolare spesso compromette seriamente la capacità di adattamento a situazioni o cambiamenti, provocando nel nostro Amico uno stato di stress. La classificazione attuale prevede di cominciare a considerare il nostro pet anziano (senior) quando raggiunge l’ultimo quarto della sua speranza di vita. Questo significa ad esempio che un gatto, che possiamo considerare mediamente vive 14 anni, andrà considerato senior a partire dagli 10-11 anni di età circa, un cane di taglia piccola-media attorno ai 9 anni, mentre un cane di razza grande o gigante potrebbe aver bisogno di alcuni accorgimenti già a partire dai 6-7 anni. Alimentazione del cane e gatto anziano Una buona e sana alimentazione è sempre importante per mantenere in salute cane e gatto. Questo è però ancor più vero nel caso di animali anziani, dove l’alimentazione gioca un vero e proprio ruolo di medicina preventiva, volta a evitare e appunto prevenire le più comuni patologie e a rallentare l’invecchiamento. In linea generale quello che dovremo valutare è prima di tutto il suo stato fisico. Abbiamo detto infatti che con l’età i nostri Amici 24oreNews

Dr.ssa Cristina Coman Medico Veterinario Clinica Veterinaria Beatrice D’este V.le Beatrice d’Este, 47 - Milano Via Sedone, 10 - Zerbolò - PV

tendono ad accumulare qualche kg in più e al contempo possono perdere la loro massa magra. Al contrario di quello che comunemente si pensa, l’apporto proteico NON va diminuito in un cane o gatto anziano, a meno che non sia presente una patologia renale cronica, che necessiterà di una valutazione medico veterinaria accurata. Le proteine della dieta infatti servono al nostro amico anziano per contrastare la perdita di massa magra e per sostenere il sistema immunitario che potrebbe perdere l’efficacia durante l’ultima fase della loro vita. Il consiglio è quindi di somministrare con la dieta proteine di ottima qualità (= di origine animale, quelle più facilmente utilizzabili dall’organismo di un carnivoro) in quantità non inferiori o addirittura leggermente superiori a quelle previste per il mantenimento di un animale adulto.


AMICI A 4 ZAMPE

Combattere l’infiammazione e rallentare l’inflammaging È stato dimostrato che uno stato infiammatorio di bassa intensità, ma cronico può avere un effetto deleterio sull’organismo, velocizzando il processo di invecchiamento. Contrastare l’infiammazione cronica, anche in animali apparentemente sani, è quindi un punto essenziale per aiutare un cane o gatto anziano. Una delle condizioni più comuni che predispongono all’infiammazione cronica è l’obesità. La sterilizzazione, la diminuzione dell’attività fisica associata ad una generale diminuzione del metabolismo possono infatti far aumentare di peso il nostro cane o gatto quando giunge in età avanzata. Questo stato di sovrappeso è accompagnato da una infiammazione sistemica a bassa intensità. Primo passo sarà quindi riportare il nostro animale al peso forma oppure prevenire questa condizione. Pesarli un paio di volte l’anno ci aiuterà a monitorare meglio il cambiamento di peso forma. L’integrazione di acidi grassi essenziali Omega-3 è il passo successivo. Sia nell’uomo che negli animali infatti gli acidi grassi della famiglia Omega-3 hanno dimostrato un elevata efficacia nella diminuzione dell’infiammazione. Un alleato importante troviamo anche in alcune piante. Una delle più conosciute è senza dubbio la Curcuma. Altre piante molto interessanti sono la Boswellia serrata, specialmente in caso siano presenti patologie infiammatorie articolari, e l’Aloe vera, pianta ricca di enzimi e micronutrienti particolarmente benefici e dalle notorie attività antinfiammatorie. Stress ossidativo Ogni cellula è sede di meccanismi ossidativi intensi, che le servono ogni giorno per produrre energia e per questo il corpo necessità di molecole ad attività antiossidante che possano neutralizzare le molecole ossidanti prodotte. Tutto è questione di equilibrio fra molecole ossidanti e anti-ossidanti e il processo di invecchiamento è velocizzato proprio dall’ossidazione cellulare. Lo stress ossidativo inoltre sembra essere correlato anche all’invecchiamento cerebrale e in effetti una loro integrazione aiuterà i nostri compagni anche a contrastare la normale perdita di funzioni cognitive dovute all’età. Un altro fantastico antiossidante è rappresentato dalla vitamina C, pur non essendo essenziale per i nostri animali (i carnivori

hanno la capacità di sintetizzare la vitamina C nel fegato). Anche la vitamina E è molto importante per prevenire l’ossidazione dei grassi di cui ad esempio sono formate le membrane cellulari. Mantenere un sistema digestivo attivo e sano Il tratto gastroenterico dei nostri amici a quatro zampe è una delle più importanti barriere di difesa del loro organismo. Il sistema immunitario mucosale e il microbioma (la totalità del patrimonio genetico dei nostri microbi) associato, dalla bocca fino all’intestino, infatti partecipano e interagiscono permettendo al nostro amico di rimanere sano negli anni. L’assunzione di antibiotici, le allergie alimentari o alcune malattie infiammatorie croniche, oltre ad una dieta industriale priva di variabilità, possono ridurre o selezionare eccessivamente la flora microbica intestinale del nostro cane e gatto, con ripercussioni difficilmente prevedibili sulla salute dell’intero organismo. È molto importante quindi, dopo una terapia con antibiotici, assumere probiotici che aiutano a ripristinare l’equilibrio al livello intestinale. I probiotici sono microrganismi vivi che, quando aggiunti alla dieta in quantità adeguate, possono produrre effetti benefici sulla salute dell’ospite. Un tuffo con fido Se al tuo cane piace (o anche se non gli piace), l’attività in acqua è un vero toccasana. Il nuoto è un attività completa che è utile per migliorare il movimento, l’artrite, aiutare a dimagrire e mantenere in salute il nostro amico a quatro zampe, indipendentemente dall’età. 24oreNews

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Anno 8 - Marzo 2021

Giovane capriolo in Valle Olona Teatro greco di Taormina

Cultura del territorio, Turismo e Benessere

PERSONAGGIO

ORIETTA BERTI TORNA A SANREMO

SCOPRI L’ITALIA

CORTINA A CIELO APERTO TRA CINEMA E SPORT

[STILE ITALIANO]

L’ASTRATTISMO DI GRAZIANO PASTORI



Marzo 2021

indice

[ PERSONAGGIO] 6

Orietta Berti: «“Quando ti sei innamorato” è la storia di ciascuno di noi»

[ SCOPRI L’ITALIA]

10 Primavera in Valle Olona 12 Cortina si racconta: cinema e sport in un set a cielo aperto

[ STILE ITALIANO]

14 L’astrattismo poetico di Graziano Pastori 16 Le opere sensoriali di Licia Fusai

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[ GOURMET]

18 La ricetta del mese

[ TV DA GUSTARE]

19 Sanremo 2021

[ LIBRI]

L’artista emiliana torna al Festival, 55 anni dopo il debutto e a 29 anni dall’ultima volta con un brano che racconta la sua lunga, meravigliosa storia d’amore

20 Il libro: Milano nasce celtica 21 Libri da gustare

[ L’ITALIA DI CARTA] 22 Garzanti

Direttore Responsabile Dario Bordet Direttore Editoriale Evelina Flachi ViceDirettore Editoriale Alessandro Trani Art Director Patrizia Colombo Progetto grafico/Impaginazione Milano Graphic Studio S.r.l. Hanno collaborato Alessandro Colombo Valerio Consonni Edmondo Conti Franco D'Alessandro Carlo Kauffmann Sandro Nobili Marzo 2021

Marco Riva Momi Symon Edizioni Le Roy srl Redazioni: Milano | Roma redazione@le-roy.it www.italiadagustare.com Telefono: 377.4695715 Promozione & PR Anna Nannini, Dante Colombo, Carlo Kauffmann info@le-roy.it Pubblicità & Advertising Team Entertainment - Milano Via Melchiorre Gioia, 72 info@teamentertainment.eu Telefono: 02.89412141

Stampa La Serigrafica Arti Grafiche Via Toscanelli 26 - Buccinasco Periodico mensile Reg. trib. di Milano n. 287 del 02/07/12 N°iscrizione ROC: 22250 Distribuzione Gratuita

Desideriamo informarLa che i suoi dati personali raccolti direttamente presso di lei o fornitici saranno utilizzati da parte di “Italia da Gustare” nel pieno rispetto dei principi fondamentali dettati dalla direttiva 95/46/CE e dal D.lgs. 171/98 per la tutela della Privacy nelle Telecomunicazioni e dalla direttiva 97/07/CE e dal d.lgs. 185/99. Eventuali detentori di copywriting sulle immagini - ai quali non siamo riusciti a risalire - sono invitati a mettersi in contatto con: Le Roy srl

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M A R Z O

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Care Lettrici e Cari Lettori, il grande freddo è ormai passato e si avvicina la bella stagione. Come di consueto qualcuno ha già deciso di mettersi a dieta, mentre qualcun altro penserà a recuperare il proprio peso forma solo dopo Pasqua. Fate attenzione alle diete troppo drastiche per evitare l’effetto yo-yo! Vi ricordo che il mio libro “La Dieta del 5” vi potrà aiutare a rimettervi in forma in sole 5 settimane con una alimentazione sana ma gustosa, insegnandovi anche dei trucchi in cucina per stare bene e perché possiate avere cura di voi stessi anche a tavola!!! Su questo numero troverete un personaggio molto noto e amato dal grande pubblico, Orietta Berti, che vedremo in gara a Sanremo nella prima (e speriamo anche l’ultima!) edizione antiCovid. I nostri itinerari ci condurranno nella lombarda Valle dell’Olona, affascinante e ricca di storia, e ritorneremo a Cortina, che da poco ha festeggiato 65 anni dalla cerimonia di apertura dei suoi primi Giochi Olimpici Invernali del1956. Vi “parleranno” di arte le opere di Graziano Pastori e Licia Fusai, prima di proporvi la ricetta del mese, i “Maltagliati al ragù di Coregone” di Francesca Marsetti, brava chef del programma Rai “È sempre Mezzogiorno”, condotto da Antonella Clerici e a cui partecipo anch’io ogni giorno, a partire dalle 12. Non perdetevi la “TV DA GUSTARE” a cura del bravissimo Edmondo Conti e le consuete pagine dedicate ai libri. Buona lettura!

SCARICALO ORA! Hai il nostro numero precedente? Se non ce l’hai, non preoccuparti, puoi scaricarlo gratuitamente tramite il nostro sito: www.24orenews.it Marzo 2021

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[ per s onaggio ]

ORIETTA BERTI P

«”QUANDO TI SEI INNAMORATO” È LA STORIA DI CIASCUNO DI NOI» A cura di Momi Symon

“…Poi un giorno quella bambina, l’Orietta, cresciuta in un mondo alla Guareschi tra i comizi del PCI e la messa la domenica, scopre di avere una voce meravigliosa, e incoraggiata dal papà inizia a cantare, e da allora non smetterà più. Come in un film, sulla sua adorata bicicletta pedalerà attraverso cinquanta e più anni di vita, di carriera e di storia d’Italia, vendendo oltre 16 milioni di dischi, partecipando a 11 Festival di Sanremo (12 con l’edizione 2021 - ndr), lasciando una traccia indelebile nel mondo musicale e in quello televisivo con canzoni e programmi semplicemente mitici” (dal libro “Tra bandiere rosse e acquasantiere”, Rizzoli, 2020). Oggi dopo 55 anni di carriera, in lei fa ancora capolino quella bambina che prende il sopravvento ogni qualvolta lei riesce a sorprendere con ironia e una verve invidiabile che ce la fa amare, incondizionatamente. Il segreto della lunga e produttiva carriera di Orietta è racchiuso nella forza della famiglia. «Mio marito Osvaldo mi è sempre stato accanto così come i miei figli. Decidiamo sempre tutti insieme».

Orietta, sei una delle interpreti italiane più amate da tutto il pubblico, non solo per le tue indubbie doti vocali ma anche per la simpatia e per la spontaneità che ti contraddistinguono. Qual è la tua “arma”? Non ho nessuna arma segreta, questo è il mio carattere e sono sempre stata così. Quando vado da Fabio (Fazio - ndr), non prepariamo mai niente e non esiste un copione; avrei dovuto fare solo una puntata o due, invece guarda quanti anni! Non mi piace parlar male degli altri, quindi ironizzo su di me e questo mi mantiene giovane. Ho fatto anche Masterchef Celebrity e Ballando, per gioco: non so ballare, mi sono buttata e anche divertita. In cucina poi, tra mia suocera e mia mamma, che erano bravissime, non osavo avvicinarmi ai fornelli e mio figlio mi rimproverava di non saper fare la sfoglia che mi veniva sempre con i buchi...

Orietta sei “beata” tra gli uomini, i tuoi uomini: Osvaldo, Omar e Otis. Quanto è importante la famiglia in una carriera così lunga e di successo? È sempre stata al primo posto e abbiamo anche sacrificato un po’ di lavoro per la famiglia e la sua unione, rinunciando a trasmissioni importanti, solo per

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[ personaggio ]

non allontanarmi da casa e dai bambini. Non ho mai lasciato che il lavoro prevalesse. Abbiamo condiviso quasi tutto, non senza qualche discussione, ma confrontandoci e prendendo ogni decisione insieme. È stata una grande fortuna avere mio marito vicino, col quale abbiamo portato avanti la nostra famiglia e il lavoro. Tutti i nostri colleghi portavano i figli nei camerini, noi li abbiamo portati una sola volta e rendendoci conto che erano disorientati, non lo abbiamo più fatto. Tra un concerto e l’altro tornavamo a casa anche solo per poche ore, per non fargli sentire la mancanza. Sono stai anni di grandi sacrifici che sono stati ripagati: oggi, nonostante qualche volta mi dicano che sono troppo apprensiva (li chiamo di continuo, grazie ai cellulari!), lavoriamo insieme e uniti, siamo una vera forza...

Orietta con le tue interpretazioni riesci a coniugare generazioni musicali diverse al punto che autori, giovani e meno giovani, ti propongono di continuo collaborazioni. Come scegli i brani che interpreterai? Quando seleziono le canzoni, che talvolta custodisco a lungo nel cassetto, lascio che siano le emozioni a guidarmi. Quando un autore, qualunque sia, trova la strada del cuore, le canzoni diventano mie. A volte capita che al primo ascolto le senta lontane, poi cantandole scopro che la melodia e la mia interpretazione le avvicinano alle mie corde sorprendendomi.

Quale consiglio potresti dare a chi intraprende questo mestiere?

È un lavoro per il quale avere rispetto, senza la presunzione di fare tutto da soli. È importante confrontarsi e collaborare. Saper dire dei no e scegliere. Oggi purtroppo non tutti si rendono conto di quanto sia impegnativo, quanta fatica e quali sacrifici si debbano fare. Spesso succede che non ci si aspetti tanto e invece arrivi molto oppure si rimanga scottati da cocenti delusioni, quando si era certi del contrario. Mi capita spesso dopo uno spettacolo, di vedere dei giovani artisti che “fanno i preziosi” con i loro fans. Sbagliano, perché arriverà un giorno che quel pubblico che oggi evitano, lo andranno a cercare. Domani è un altro giorno, come diceva Rossella O’Hara e si deve ricominciare da capo se si vuole andare avanti… perché i tempi delle dive di Hollywood sono finiti.

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Oltre 16 milioni di dischi venduti, 4 dischi d’oro, 1 disco di platino e 2 d’argento, tournée in tutte le parti del mondo, ma soprattutto un affetto sempre vivo da parte del tuo pubblico, sono le coordinate attraverso le quali si può leggere il tuo successo. Quanto è stato importante il loro sostegno? Ci sono fan che hanno cominciato a seguirmi che erano bambini e le nonne cantavano loro le mie canzoni, oggi sono grandi e amano ancora la mia musica. Il pubblico è artefice del mio successo, senza il suo affettuoso consenso, non avrei avuto niente di tutto questo. È anche grazie a loro se ho avuto tanto e non posso che essergliene grata.

Sanremo è sempre Sanremo?

È sempre una grande emozione: il palco del teatro Ariston è proiettato sul mondo e la manifestazione è seguita da milioni di persone. Nonostante le tante presenze e l’esperienza, è proprio questa emozione che ci permette di comunicarci meglio al grande pubblico emozionandolo. Se non si emoziona l’artista, com’è possibile che si emozioni il pubblico che lo ascolta? Conservo nel cuore ricordi preziosi e in modo particolare il mio primo debutto del 1966, al Teatro del Casinò, con “Io Ti Darò di Più” con Ornella Vanoni e l’ultima partecipazione del 1992 al fianco di Giorgio Faletti con “Rumba di Tango”, che mi è particolarmente cara.

La partecipazione alla 71a edizione del Festival della Canzone Italiana cosa significa per te? Rappresenta l’occasione importante di fare un bel regalo a chi ama la mia musica celebrando la mia lunga carriera con un ‘cofanetto’ che uscirà dopo il Festival contenente le canzoni più belle. È stata un’idea del mio Manager, oltre che amico, Pasquale Mammaro che ha creduto nella mia candidatura al Festival come occasione (anche) di festeggiare il mio matrimonio artistico con la musica e nella musica. “Quando ti sei innamorato” racconta un grande e importante incontro, quello della vita: sentimenti ed emozioni che possono nascere da ragazzini per diventare poi una vera passione di cui non si può fare a meno e che dura per tutta la vita. Potrebbe essere la storia di ciascuno di noi, innamorati di un unico grande amore: sicuramente la mia. Marzo 2021



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PRIMAVERA

IN VALLE OLONA

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A cura di Sandro Nobili

Originatasi per escavazione fluvio-glaciale, la Valle Olona si presenta ancora oggi come una valle profondamente incisa con i centri abitati posti in posizione elevata sulle colline circostanti. Il fiume che l’attraversa, l’Olona, è stato definito “Fiume Civiltà”, per l’antico e proficuo legame tra le sue acque e gli abitanti del territorio dove scorre, dalla Rasa fino alle porte di Milano, passando per Legnano. Area di passaggio per mercanti e pellegrini, terra di scontri violentissimi per la supremazia su Milano, la valle dell’Olona è ricca di storia ed è tra i territori più affascinanti della Lombardia. Castelseprio con le rovine dell’antico castrum e Santa Maria Foris Portas, il Monastero di Torba (patrimoni UNESCO), il monastero di Cairate, Castiglione Olona “Isola di Toscana in Lombardia”, sono solo alcuni dei tesori d’arte e di storia che la valle custodisce. Il fiume fu artefice indiscusso dello sviluppo economico delle popolazioni della valle. Fin dal X secolo si

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moltiplicarono lungo il corso dell’Olona i mulini (nel 1608 se ne contavano 116), protetti dalle varie torri e case fortificate poste sui cigli della valle e dominanti l’antica Strada delle Obbedienzierie. Le acque del fiume facilitarono il sorgere di numerosi altri insediamenti di tipo preindustriale: concerie, sbianche per la lavatura della tela (tela olona), segherie per il legname e marmo. Verso la metà del XIX secolo crebbero lungo il corso del fiume cartiere, filande di cotone e seta, tintorie, sbianche, fornaci, industrie meccaniche. Le vecchie ruote venivano man mano sostituite dalle moderne turbine, in grado di sfruttare meglio la corrente del fiume. Lo sviluppo industriale della zona ha inferto però un grave danno all’ambiente inquinando il fiume: negli ultimi anni è in atto un’azione di recupero degli edifici dismessi e una tardiva opera di bonifica con la costruzione di depuratori e collettori. Esempio illustre di questo recupero urbanistico è il Cotonificio Cantoni di Castellanza divenuto sede dell’Università Carlo Cattaneo. Nel 2010 venne inaugurata la pista ciclopedonale che porta da Castellanza a Castiglione Olona: percorrendo questi 20 chilometri a piedi o in bicicletta è possibile passare del tempo a contatto con un ambiente dove l’uomo da sfruttatore si è trasformato in alleato. Soprattutto, è possibile scoprire i paesi sovrastanti al ritmo di una passeggiata: tanti piccoli, alcuni più grandi, qualcuno molto ricco di storia, altri un po’ meno. Tutti, con in comune qualcosa di unico da scoprire e da gustare. Marzo 2021


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l’ita lia ]

IL CONTADO DEL GOBBO

Nella pagina a fianco in alto: il mulino della Valle Olona: in basso: il Monastero di Torba; qui a destra: Davide Semprini durante la preparazione di un buffet

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Ci sono luoghi nel nostro Paese che diventano spesso “luoghi del cuore”. Chi si trova nella fortunata coincidenza, per passaparola o per scelta di un itinerario insolito, scopre ambienti che rivelano straordinarie bellezze. In questi territori spesso nascono agriturismi che sanno coniugare amore per la terra, per i suoi frutti, per i suoi prodotti, che diventano cibi genuini e capacità di creare “tavole” uniche nella loro genuinità e creatività. È il caso del Contado del Gobbo, un’oasi a conduzione famigliare dove poter gustare piatti tipici della cucina lombarda, preparati con prodotti a Km0. Un luogo che nel rispetto e nella cura amorosa del territorio mostra in ogni stagione la prorompente bellezza dei suoi itinerari fra i sentieri fioriti di rose, gli orti verdeggianti di prodotti che nascono dalle attenzioni di “mani sapienti e attente” per finire poi sulle tavole dell’agriturismo dove poter ritrovare sapori di un tempo oramai dimenticati. Qui al Contado del Gobbo si coltiva nei campi il frumento che poi viene macinato in un piccolo mulino “personale” per garantire una preparazione artigianale di pane, pasta, dolci e molte altre cose buone per gli ospiti dell’agriturismo. Non mancano i nostri amici animali che i più piccoli possono ammirare, conoscere, avvicinare nei vari recinti che li ospitano, per non dimenticare le visioni di albe mozzafiato che creano spettacoli davvero unici. Tranquillità, accoglienza e cordialità qui sono di casa, tutto è curato nei minimi dettagli. Davide, il Gobbo, si occupa della cucina e della produzione di verdure nell’orto e nelle serre. La moglie Stella, sempre con le mani in pasta, lo affianca e sforna dolci ideali per ogni occasione. Il figlio Romeo, il contadino, con passione governa gli animali e mantiene calda la brace per preparare gustose grigliate. La figlia Martina, la ragioniera, si occupa degli ospiti in sala e organizza gli eventi. “Il Contado” è un luogo ideale dove trascorrere ore in totale relax con il proprio partner, con la famiglia o gli amici, oppure una piacevole colazione di lavoro. Un’esperienza da vivere per riscoprire la cultura, le tradizioni e le memorie di uno degli “infiniti” angoli meravigliosi della nostra Italia, che magari diventerà un “luogo del cuore” da raccontare e suggerire alle persone più care.

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[ s copri l’ita lia ]

Dopo i Mondiali di Sci Alpino, la località si prepara ad ospitare la prima edizione delle Cortiadi, che trasformerà Cortina d’Ampezzo in un set cinematografico. Un’eredità importante, quella del cinema ampezzano, che guarda al 2026

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Photo credit: Archivio foto Zardini

CORTINA SI RACCONTA CINEMA E SPORT IN UN SET A CIELO APERTO

Cortina e il Cinema. Un binomio dalla lunga storia, quasi un secolo in cui la località è stata protagonista di numerose e importanti produzioni cinematografiche. Ma la Regina è anche fucina e laboratorio di talenti: Cortinametraggio, il primo e più importante festival di corti nazionale, diretto da Maddalena Mayneri, ogni anno riunisce nella conca ampezzana registi emergenti da tutta Italia. Un momento di racconto e di confronto per la località, che coglie l’occasione per mostrarsi al pubblico con linguaggi sempre diversi. Per questa sedicesima edizione l’appuntamento è dal 22 al 28 marzo: volto della rassegna è la giovanissima attrice Jenny De Nucci, protagonista della locandina della manifestazione. Il festival, naturalmente nel rispetto delle normative vigenti, vuole portare gli ospiti in presenza, e sarà ricco di eventi e iniziative. Tra queste, un’importante novità: Cortina tornerà a trasformarsi in un set cinematografico a cielo aperto per la prima edizione delle Cortiadi Winter Sport Short, dirette da Enrico Protti. Una vera

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e propria gara fra cortisti che hanno partecipato alle ultime edizioni di Cortinametraggio. L’iniziativa, nata in collaborazione e con il patrocinio della FICTS - Fédération Internationale Cinéma Télévision Sportifs, riconosciuta dal Comitato Internazionale Olimpico, promuove i valori dello sport attraverso le immagini nelle 116 Nazioni affiliate. Il cinema di Cortinametraggio racconta così anche lo sport, tema fortemente identitario di Cortina e valore da promuovere attraverso l’arte. Sarà un filo narrativo non solo dell’edizione 2021 del festival, ma anche delle prossime, fino al grande appuntamento con i Giochi Olimpici del 2026, come racconta Maddalena Mayneri: «Cortinametraggio continua ad affermarsi come un unicum nel panorama festivaliero italiano e come una realtà sempre più attenta allo scouting dei nuovi talenti del cinema. Grazie al progetto delle Cortiadi, che accompagnerà nel corso dei prossimi sei anni fino al 2026 la stagione dei grandi eventi di Cortina d’Ampezzo, la cultura cammina a fianco dello sport». Marzo 2021

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l’ita lia ]

CORTINA FESTEGGIA I 65 ANNI DALLE OLIMPIADI DEL ‘56 E GUARDA AL FUTURO

SMART WORKING HOLIDAY

È un nuovo modo di viaggiare che unisce lavoro e svago, e permette di andare in vacanza senza perdere giornate lavorative. L’iniziativa, nata da un’idea di Cortina Marketing per rispondere all’esigenza diffusa di coniugare professione e vita privata, in un contesto che vede sempre più affermarsi il lavoro a distanza, ha avuto un grande successo nella trascorsa versione estiva. Ora che la località è completamente innevata, l’esperienza del telelavoro in alta quota assume connotati completamente diversi, e forse ancora più suggestivi, complici il silenzio della neve e le tante attività da fare nella natura, una volta spento il pc e chiusa l’ultima telefonata. Anche il Marzo 2021

programmata a dodici anni di distanza. I Giochi Olimpici di Cortina del ‘56, i primi in Italia, sono stati visti come un simbolo di rinascita di un paese che si rialzava dalle ceneri della guerra. L’evento accese finalmente i riflettori sulla bellezza della località e inaugurò Cortina come destinazione turistica di portata internazionale. Sessantacinque anni dopo, Cortina è pronta per le sue seconde Olimpiadi invernali che ospiterà in sinergia con Milano nel 2026, e dimostra quindi di essere ancora la sede ideale per gli eventi più importanti dello sport invernale. In un momento in cui il mondo trattiene il respiro, questa importante ricorrenza ci dà la speranza di guardare al futuro, soprattutto disegnando un parallelo con il passato.

pranzo diventa una vera pausa, con il sapore e il gusto della cucina di Cortina, nei tanti ristoranti, rifugi e agriturismi della località. E la possibilità di passeggiare lungo le strade del centro, ai piedi dello storico campanile di Corso Italia e circondati dalle boutique che hanno reso questa via una delle più famose per lo shopping. Per il dopolavoro, appuntamento con la natura. Le meraviglie del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo si possono scoprire, a piedi o con le ciaspole, lungo i numerosi sentieri del territorio, oppure lungo i 70 km di piste di sci di fondo disponibili. Per emozioni in discesa, ci sono lo sci alpinismo e il freeride, meglio se guidati dall’esperienza di una

Photo credit: Elisa Lucia

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Photo credit: Archivio foto Zardini

Tra cinque anni e Cortina d’Ampezzo potrà aggiornare il proprio album dei ricordi con le foto delle Olimpiadi invernali (in partnership con Milano). Nel frattempo, il 26 gennaio 2021 ha celebrato il 65° anniversario della manifestazione del 1956, la prima organizzata in Italia. Quella cerimonia che vide per la prima volta pronunciare il giuramento olimpico a una donna, la sciatrice recentemente scomparsa Giuliana Chenal Minuzzo, e che vide i giochi per la prima volta entrare negli schermi tv. Cortina d’Ampezzo, conosciuta come la “Regina delle Dolomiti”, era da tempo in attesa dell’evento. La città fu infatti originariamente nominata a ospitare i giochi olimpici nel 1944, data che, a causa del conflitto mondiale, fu ri-

guida alpina. Alla fine della giornata, aperitivo all’italiana in centro con vista sull’Enrosadira e la notte il riposo, avvolti dal silenzio. Info: www.dolomiti.org/it/cortina/smart -working-holiday

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L’ASTRATTISMO POETICO DI GRAZIANO PASTORI

A cura di Alessandro Trani

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Graziano Pastori è un artista poliedrico che fa dell’arte una ragione assoluta di vita. Dipinge da sempre e condivide con il suo lavoro quel rapporto di rara intimità che si stabilisce solo quando si ama profondamente quello che si sta facendo. Da giovanissimo inizia “a pasticciare” con i suoi gessetti colorati e ad appena quattordici anni, con la prima scatola di colori a olio, comincia a dipingere le prime figure e piccoli paesaggi su cartoni e qualche piccola tela. Frequenta i fratelli Michele e Raffa Festa, scultore il primo e pittore il secondo, due talenti già ben introdotti nel mercato dell’arte, che contribuiscono alla sua formazione artistica. In seguito consolida le sue tecniche con altri maestri - lo scultore Pietro Giampaoli (incisore della Zecca di Stato e del Vaticano) e il pittore brianzolo Gino Meloni - e girovagando per gallerie e musei eu-

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ita lia no ]

A sinistra: Graziano Pastori nel suo studio; a destra: Tutto è attualità 2019, collage su cartone bristol 70x50cm.; sotto: Attualità - 2006, tecnica mista su tavola 61x50cm

ropei e d’oltreoceano. Curioso, grande sperimentatore, Pastori è sempre stato alla ricerca di nuove tecniche che potessero dare il giusto risalto alla sua espressività. Dall’esperienza figurativa dei primi anni l’artista viene gradualmente a contatto con l’arte degli action painters e dell’espressionismo astratto, approdando infine all’interazione tra i materiali più disparati (sabbia, sacchi di juta, catrame, giornali…) e lo “spazio arte” fisico proprio del quadro, messa in atto dopo lo studio di moderni maestri quali Mimmo Rotella e Anselm Kiefer. Fortissimo il legame di con gli Stati Uniti, dove Pastori lavora per molti anni senza però mai trascurare la sua innata passione per la pittura. In America ha l’occasione di conoscere protagonisti dell’Espressionismo astratto gestuale del calibro di Willem de Kooning, Robert Motherwell, Sam Francis, Joan Mitchell, ma è Jackson Pollock tra i geni d’elezione per la sua pittura gestuale, carica di colore riccamente modulato, dove grandi pennelli creano “indelebili sciabolate” sulla superficie della tela. Graziano Pastori è un artista a tutto tondo, un poeta del colore, un maestro senza segreti, un convinto assertore della ricerca emotiva. Instancabile osservatore dell’universo, immagina quasi in senso onirico quello che trasporta nei suoi quadri. E ne nascono poesie colorate che sembrano quasi voler uscire dal confini della tela «Fare arte non è copiare ma farne parte. La coscienza, il pensiero, l’arte, tutto esiste e prende forma se gradatamente rinunciamo al controllo con il mondo oggettivo» ci spiega mostrandoci nel suo studio a Rho i suoi più recenti lavori, opere realizzate in quest’anno dominato dalla pandemia. L’artista dimentica il reale per diventare cosmico. Si ispira ai sentimenti quest’uomo dal sor-

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riso silenzioso che non lascia trasparire l’emozione se non nei colori, nelle forme, nelle composizioni multicromatiche. Pastori intinge il pennello nel profumo del mattino, nell’umore di una giornata spesso allietata dalla musiche di Beethoven, Bach, Chopin... Crea con passione dando alle forme movimenti lenti, ai colori luminescenze intense. Costantemente consapevole che la sua arte trasmette una suggestione personale, l’artista affronta ogni nuova tela con il desiderio di contribuire a fare dell’arte contemporanea un capolavoro senza tempo.

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LE OPERE SENSORIALI DI LICIA FUSAI

“IL CIBO NELL’ARTE” - “L’ARTE DAL CIBO” A cura di Alessandro Trani

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Il cibo ha ricoperto un ruolo da protagonista nelle opere d’arte di tutte le epoche. Partendo dalle scene di caccia dei graffiti preistorici, passando dai mosaici pompeiani e bizantini alla raffigurazione del cibo nella pittura religiosa, così intensa nell’illustrare il pane e il vino nelle tante interpretazioni della famosa “Ultima cena” di Leonardo o l’immagine della mela, frutto proibito per Adamo ed Eva. Ma c’è anche chi ha avuto l’idea di trasformare in arte elementi naturali quali cereali,

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legumi e semi di vario genere giocando sulla differenza tra forma e colore, con risultati sorprendenti. Un suggestivo esempio di questo tipo di lavori artistici si potrà ammirare grazie alle opere sensoriali di Licia Fusai, in esposizione fino al 31 marzo a Pero presso il magnifico Unahotels Expo Fiera Milano. La mostra personale dell’artista artista fiorentina, milanese di adozione, inaugurata il 1° febbraio, è curata da PassepARTout Unconventional Gallery, sotto la direzione artistica di Elena Ferrari. In esposizione oltre trenta opere dell’artista che celebrano con slancio creativo il binomio arte & cucina attraverso creazioni da cui emerge il suo stile personale, facendo emergere un linguaggio intimo, denso di memorie, consapevolezze e nodi interiori. Il visitatore è guidato in un percorso espositivo in cui l’arte viene vissuta non soltanto come forma espressiva, ma anche e soprattutto come parte di un cammino intimista, riuscendo ad utilizzare il cibo come nutrimento per l’anima attraverso la vista, il tatto e l’olfatto. Cannella, peperoncino, chicchi di caffè, semi di papavero si mescolano al curry e all’anice in un concentrato di forme, colori e profumi che inducono lo spettatore a farsi catturare dall’opera stessa, evocando ricordi di viaggi ed esperienze passate.

Licia Fusai e a destra Elena Ferrari

Unahotels Expo Fiera Milano Via Keplero 12 – Pero (MI) Mostra personale di Licia Fusai Fino al 31 marzo 2021 Ingresso Gratuito previo appuntamento Orari: tutti i giorni dalle 10,00 alle 20,00 Per ulteriori informazioni scrivere a: direzioneartistica.pug@gmail.com WhatsApp 3382144483 Marzo 2021

Le opere di Licia Fusai (www.liciafusai.com) nascono dall’attenta osservazione della natura, vista non solo come fonte d’ispirazione, ma anche e soprattutto come possibile e straordinario mezzo espressivo. I suoi dipinti sono composti da profumi e sapori, nella ricerca dell’origine organica e minerale del cibo, usato nelle sue infinite sfumature cromatiche.

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LA RICETTA DEL MESE Photo credit: dal programma Rai1 “È sempre mezzogiorno”

A cura di Franco D’Alessandro

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Evelina Flachi con Francesca Marsetti

L’avvicinarsi della primavera ci invoglia a lunghe passeggiate nel verde e tra i colori della natura che si risveglia: a piedi o in bici, in collina, lungo i fiumi o in riva ai laghi. E proprio dal lago arriva la ricetta dei “Maltagliati al ragù di Coregone” che questo mese ci viene proposta dalla brava Francesca Marsetti, volto di “È sempre mezzogiorno”, programma condotto ogni giorno su Rai 1 dalla più che mai amata Antonella Clerici. Ma prima scopriamo chi è Francesca Marsetti (francesca@francichef.it). Classe 1975 (Bilancia il suo segno zodiacale), è nata a Grumello del Monte, in provincia di Bergamo. Tanta teoria e passione ma anche pratica e fatica nel suo percorso di chef: dopo la scuola Alberghiera di San Pellegrino Terme inizia la sua “bella” gavetta in ristoranti e gastronomie finchè, 12 anni fa, concretizza finalmente la sua idea di svolgere la professione di “chef a domicilio”. Da venti anni vive sul Lago d’Iseo, in Franciacorta, dove abbinare vino e cibo non è poi così difficile. Viaggia in tutta Italia! Uno dei suoi motti preferiti: “Di imparare… non si smette mai”. Il lavarello, o coregone, è un pesce d’acqua dolce molto diffuso nei nostri laghi e dalle carni morbide e delicate molto digeribili e di veloce cottura. Ecco la ricetta.

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MALTAGLIATI AL RAGÙ D I COREG di Francesca Mar

per 4 persone

setti

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Per la pasta fres ca • 300 g farina 00 • 50 g farina di semola rimacinat a • 1 uovo intero grande • 5 tuorli d’uovo • sale qb

Fare la classica fontana con la fa rina, e al centro mettere l’uovo e i tuorli leggermen te sbattuti insieme con un pizzic o di sale. Lasciare riposare coperta con pellicola pe r circa 20 minut i in frigorifero. Tr scorso questo te ampo, tirare la pa sta sottile e ricavarne dei malta gliati (fazzoletti di pasta quadra ti). Per la salsa • 400 g Corego ne • 50 g scalogno • olio extraverg ine di oliva • maggiorana fre sca • 1 limone non trattato • 100 ml di vino bianco • 200 ml di brod o di pesce bianco (Orata o Branzino) • sale e pepe qb

Tagliare a cubetti il filetto di corego ne. Tritare lo scalogno e soffrigge rlo in poco olio ex tra vergine di oliva; aggiungere il core gone e sfumare co n il vino bianco. Evaporato il vino bianco aggiunge re poco brodo, non tutto e cuoc ere dolcemente per circa 20 min Aggiustare di sale uti. e pepe ed aggiun gere poca buccia di limone grattu giata e la maggi orana. Cuocere maltagliati in ab i bondante acqua salata e unire al ragù di coregone . Decorare con un filo di olio extravergine di oliva e poca maggioran a fresca.

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[ tv da gus ta re ]

A cura di Edmondo Conti

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Con un mese di ritardo rispetto al tradizionale appuntamento di febbraio, finalmente si apre la 71a edizione di Sanremo che quest’anno risentirà profondamente del perdurare della pandemia, tant’è che è stato deciso dal Comitato tecnico scientifico che il pubblico all’interno del Teatro Ariston sarà totalmente assente. Ma vediamo tutte le conferme e le novità di questo attesissimo appuntamento televisivo. A guidare le 5 serate che si svolgeranno dal 2 al 6 marzo, sarà per il secondo anno il direttore artistico Amadeus, accompagnato ancora una volta dallo showman Rosario Fiorello. Ogni sera ci sarà inoltre una co-conduttrice differente e a inaugurare la prima puntata a calcare il palco sarà la celebre top model Naomi Campbell. In qualità di ospiti fissi in tutte e 5 le serate potremo applaudire l’istrionico cantante Achille Lauro e il calciatore svedese Zlatan Ibrahimovic, attaccante del Milan. Tra gli ospiti confermati Ornella Vanoni, AlesMarzo 2021

sandra Amoroso e i Negramaro. Ma veniamo ora ai 26 partecipanti, 2 in più rispetto allo scorso anno. Anzitutto da segnalare la presenza tra i campioni di ben 12 esordienti assoluti: Aiello, Colapesce e Di Martino, Coma_Cose, Extraliscio con Davide Toffolo, Fulminacci, Gaia, Gio Evan, La Rappresentante di Lista, Madame, Maneskin, Random e Willie Peyote; altri 2 esordienti duetteranno con nomi già visti sul palco: Fedez che canterà con Francesca Michielin e la Trifluoperazina Monstery Band si esibirà con Max Gazzè. Per quanto riguarda i cantanti più noti e affermati assisteremo alle esibizioni di Annalisa, di Arisa, che si è aggiudicata già due volte la vittoria a Sanremo: la prima volta tra le nuove proposte nel 2009 con “Sincerità” e la seconda tra i Campioni nel 2014 con il brano “Controvento”; inoltre parteciperanno Bugo, dopo le polemiche dello scorso anno quando abbandonò il palco in aperta polemica

con Morgan, Ermal Meta, Fasma, che partecipò tra le nuove proposte dello scorso anno, Francesco Renga, Ghemon che aveva debuttato a Sanremo nel 2019; inoltre sempre tra i campioni troveremo Irama, Lo Stato sociale, Malika Ayane, Noemi e Orietta Berti, che tornerà a Sanremo per la dodicesima volta dopo ben 19 anni dall’ultima volta in cui partecipò col compianto Giorgio Faletti interpretando “Rumba di tango”. Confermato dal 27 febbraio al 6 marzo, alle 20.30 su Raiuno l’appuntamento con PrimaFestival che quest’anno sarà condotto dalla first lady del Festival, Giovanna Civitillo con la partecipazione dei comici Giovanni Vernia e Valeria Graci. Insomma un festival pieno di sorprese e di colori, con la speranza di distrarci per almeno una settimana dalle angosce di questo difficile anno e sarà certamente un festival… tutto da gustare!

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LIBRI

MILANO NASCE CELTICA

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A cura di Valerio Consonni

MILANO NASCE CELTICA Tito Livraghi Meravigli edizioni, 2020

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Il mondo celtico risulta talmente diversificato da rendere quasi impossibile il raggiungimento di una sua completa comprensione. Questo libro riporta meticolosamente quanto è stato scritto sui Celti che hanno popolato l’Italia, facendo un riferimento particolare alla Lombardia e a Milano, sulla scorta delle fonti storiche, delle ricerche archeologiche e della saggistica di oggi. Provando, una volta di più, che la storia può essere davvero appassionante quando la si sa raccontare. L’autore è Tito Livraghi, medico con la passione per la scrittura e la storia milanese. Tutti conoscono l’esistenza di altri imperi, come quello romano o quello asburgico. Tuttavia anche se non è mai esistito un impero celtico, cioè con imperatore che comandava su altri popoli, questi popoli senza imperatore hanno comunque dominato gran parte dell’Europa, Lombardia inclusa, per svariati secoli. Essi, di derivazione indoeuropea, si stanziarono attorno al II millennio nelle regioni danubiane e renane; da lì sciamarono poi fra l’VIII e il VI secolo, in altre parti del continente, fra cui i Galli in Francia e da qui in Italia settentrionale. Così l’antica Mediolanum sorse a opera dei Galli insubri e si sviluppò contro le vittoriose lotte contro i Liguri, i Taurini, gli Etruschi. Bene, potrete leggere tutta quanta la storia della sua fondazione con grande curiosità e passione. Prendiamo ad es. la nota espressione dialettale “Ciàpa sü!”, (“beccati questa!” “ingoia il rospo!”): pochi sanno che ciapar deriva dal verbo celtico hapà (che significa prendere) e che la pronuncia della “u” alla milanese è anch’essa di origine celtica e non francese. “Insomma anche in queste due parole è racchiuso un minuscolo compendio di celticità…”, scrive Livraghi. I celti vengono quasi sempre dimenticati dai libri scolastici o liquidati in maniera sbrigativa. Eppure molti toponimi (quali Brianza, Brescia…), alcuni nomi di fiumi (Reno, Dora) e vocaboli quali carro, betulla, allodola, berretto… derivano dalla lingua celtica. E che dire dell’arte celtica? Quel loro “vegetale continuo”, quegli intrecci di natura floreale fatti di linee sinuose, doppie volute, curve e controcurve, a cui si associano immagini di draghi, cavalli, cervi, uccelli con un impressionante similitudine ai motivi dell’Art Nouveau di inizio ‘900. L’oggetto celtico di maggiori dimensioni trovato a Milano è la famosa pietra del Tredesin de Marz, nella chiesa di Santa Maria del Paradiso, in corso di Porta Vigentina: si tratta di una ruota di pietra, con un buco in mezzo, dal quale si dipartono 13 raggi. Ma leggete nel libro la sua leggenda! In Brianza è ben rappresentata la dispersione di villaggi tipica degli insediamenti celtici: Casatenovo, Erba, Biassono, Montorfano, Cantù… con diversi ritrovamenti di suppellettili che attestano la loro presenza. Ma da quando Roma iniziò ad espandersi (I secolo a.C.), da città stato a impero, i regni dei Celti iniziarono a cadere. Così scrisse Tacito: «Combatterono disuniti e li unì la sorte della sconfitta. Se fossero stati uniti, sarebbero stati insuperabili». Marzo 2021


[ libr i ]

VETRINA BIANCO È IL COLORE DEL DANNO

Quattro anni fa Francesca Mannocchi scopre di avere una patologia cronica per la quale non esiste cura. È una giornalista che lavora anche in zone di guerra, viaggia in luoghi dove morte e sofferenza sono all’ordine del giorno, ma questa nuova, personale convivenza con l’imponderabile cambia il suo modo di essere madre, figlia, compagna, cittadina. La spinge a indagare se stessa e gli altri e a confrontarsi con il proprio corpo. Francesca Mannocchi (Einaudi)

LA DISCIPLINA DI PENELOPE

Con questo romanzo, Gianrico Carofiglio ci consegna una figura femminile dai tratti epici. Una donna durissima e fragile, carica di rabbia e di dolente umanità. Un personaggio che rimane a lungo nel cuore, ben oltre l’ultima pagina del sorprendente finale. Gianrico Carofiglio (Mondadori)

LUCE NELLA NOTTE

Chiara ha fatto un sogno. Canta e conta, si diceva nel sogno, ma il buio non voleva andarsene. Così, Chiara si è affidata alla luce invisibile della notte per muovere i propri passi nel bosco. Ma quello che ha trovato scavando alle radici dell’albero l’ha sconvolta. Perché forse non era davvero un sogno. Forse era una spaventosa realtà. Ilaria Tuti (Longanesi)

SEMBRAVA BELLEZZA

“La bellezza è una specie di armonia visibile che penetra soavemente nei cuori umani”, scriveva Ugo Foscolo. E in questo romanzo la bellezza senza tempo si concentra tutta nella persona di Livia: bionda, belle gambe, attraente, proporzionata. Che suscita l’invidia di amica e sorella: più piccole, con corpi non proprio perfetti, ragazze normali. Teresa Ciabatti (Mondadori)

LE NOSTRE VERITÀ

In questo libro Kamala Harris, prima donna, Vice Presidente degli Stati Uniti, affronta le sfide del nostro tempo: attingendo agli insegnamenti e alle intuizioni conquistate durante la sua carriera, grazie all’esempio di coloro che l’hanno maggiormente ispirata, racconta la sua visione, un impegno quotidiano fondato sulla difesa di obiettivi e valori condivisi. Kamala Harris (La nave di Teseo) Marzo 2021

GIOVANISSIMA E IMMENSA

Lo spirito di questo libro è quello di tenere vivo il ruolo storico di Milano, e della sua regione, come motore di crescita, di innovazione, di ricerca, di produzione di valore: in sintesi, di progresso. “Giovanissima e immensa”, come recita il titolo, essa è tale proprio per la capacità costante di rinnovarsi, di apertura e di forza attrattiva di ciò che a livello economico, sociale, culturale si muove e accade in tutto il Paese anche in ottica europea e mondiale. Achille Colombo Clerici dedica alla città di Milano, della cui vita culturale, sociale, economica e amministrativa è stato ed è eminente protagonista, uno straordinario affresco, una vera dichiarazione d’amore.

Achille Colombo Clerici (Giampiero Casagrande Editore)

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[ l’ita lia di car ta ] A destra: Aldo Garzanti con Aldo Spallicci in una foto d’epoca; in basso: Livio Garzanti

GARZANTI È

È una delle più antiche e prestigiose case editrici italiane. Ha infatti raccolto l’eredità della Fratelli Treves Editori, fondata nel 1879 da Emilio e Guido Treves, che pubblicò tra gli altri D’Annunzio, Verga, de Amicis e Pirandello. Nel 1938 la Fratelli Treves viene acquistata da Aldo Garzanti, che dà il suo nome alla casa editrice, la rilancia portandola nuovamente a una posizione di primo piano nell’editoria italiana. La nuova casa editrice conquista subito notorietà dando alle stampe il romanzo di Riccardo Bacchelli “Il mulino del Po”. Nel 1952 Aldo lascia la guida della Garzanti a suo figlio Livio, uomo colto e raffinato che non solo rilancia la struttura editoriale con nuove importanti opere, ma dotando l’azienda di un nuovo stabilimento tipografico, fiore all’occhiello di questa casa editrice, nascono decine di collane. All’inizio degli anni Sessanta risale la felice invenzione delle Garzantine, le enciclopedie monovolume che nel corso dei decenni si sono imposte come un marchio di riferimento tra le enciclopedie tematiche. Negli anni ‘70 nascono e si affermano rapidamente i Grandi Libri, l’unica collana economica riservata unicamente ai classici, esemplare nella cura delle traduzioni, degli apparati critici e delle bibliografie, che ha in

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catalogo oltre 600 titoli. Mentre alla direzione editoriale si avvicendano, tra gli anni ‘60 e gli anni ‘90, Piero Gelli, Ernesto Ferrero e Gianandrea Piccioli, la Garzanti fa conoscere autori italiani come Gadda, Pasolini, Parise, Volponi, Soldati; scrittori stranieri come Faulkner, Capote, Canetti; e i poeti Bertolucci, Luzi, Penna e Caproni. Ma lancia in Italia anche best seller come Ian Fleming, i coniugi Golon (autori della saga di Angelica) o Michael Crichton… Per non dimenticare l’intuizione di Garzanti nel pubblicare “Love story” nel lontano 1971, “bruciando” - come si usa dire in campo editoriale - centinaia di migliaia di copie in poche settimane. In questi anni la casa editrice ha proseguito con la pubblicazione di nuove opere di importanti autori già presenti tra i quali Claudio Magris, Kenzaburo Oe, Andrea Vitali, Tzvetan Todorov, George Steiner, la scoperta di nuovi autori come Clara Sánchez e Vanessa Diffenbaugh e ha intensificato anche la ricerca di nuovi narratori italiani. Inoltre l’acquisizione di autori come Vito Mancuso e Malala Yousafzai, premio Nobel per la pace 2014, e la pubblicazione di libri evento come le Ultime conversazioni di papa Benedetto XVI hanno dato nuovo impulso anche alla saggistica. Marzo 2021




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