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BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DEGLI ARCHITETTI PIANIFICATORI PAESAGGISTI E CONSERVATORI LOMBARDI Direttore Responsabile Paolo Ventura Direttore Maurizio Carones Comitato editoriale Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori www.consultalombardia.archiworld.it Redazione Igor Maglica (caporedattore) Martina Landsberger Daniela Villa Direzione e Redazione via Solferino, 19 - 20121 Milano tel. 0229002165 - fax 0263618903 redazione@consulta-al.it Progetto grafico 46xy studio, Milano Impaginazione Veronica Tagliabue, Action Group srl Service editoriale Action Group srl Concessionaria per la pubblicità Action Group srl via Londonio 22 - 20154 Milano tel. 0234538338 - 0234533086 fax 0234937691 www.actiongroupeditore.com info@actiongroupeditore.com Coordinamento pubblicità Riccardo Fiorina rfiorina@actiongroupeditore.com Pubblicità Romina Brandone Filippo Giambelli Salvatore Nocera Cinzia Riganti Stampa Tiber S.p.A. - Officine Grafiche via della Volta 179, 25124 Brescia www.tiber.it Autorizzazione Tribunale n. 27 del 20.1.1971 Distribuzione a livello nazionale La rivista viene spedita gratuitamente a tutti gli architetti iscritti agli Albi della Lombardia che aderiscono alla Consulta Tiratura: 30.006 copie In base alla documentazione postale del numero di marzo 2010 sono state postalizzate 28.968 copie in Italia In copertina: Elaborazione grafica di una foto di Filippo Poli realizzata nella provincia di Mantova Gli articoli pubblicati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti PPC né la Redazione di AL Chiuso in Redazione: 5 novembre 2012 Il tema del numero 491 è stato curato da Paolo Ventura e Gian Luca Perinotto
SETTEMBRE-OTTOBRE I 2012
COSTRUIRE PAESAGGI 4 LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE PROVINCIALE IN LOMBARDIA di Paolo Ventura 6 VALORIZZARE E COSTRUIRE IL PAESAGGIO CON INTELLIGENZA di Gian Luca Perinotto 8 PAESE E PAESAGGIO di Silvano Tintori 12 LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE IN AMBITO REGIONALE di Gian Angelo Bravo 14 TUTELA DEL PAESAGGIO E SVILUPPO DEL TERRITORIO NEGLI STRUMENTI DI GOVERNO DELLA LOMBARDIA di Luisa Pedrazzini 16 18 20 22 24 26 28 30 32 34 36 38
PTCP PTCP PTCP PTCP PTCP PTCP PTCP PTCP PTCP PTCP PTCP PTCP
BERGAMO di Sara Pace BRESCIA di Fabio Gavazzi COMO di Giuseppe Cosenza CREMONA di Maurizio Rossi LECCO di Ernesto Crimella LODI di Barbara Fugazza MANTOVA di Giancarlo Leoni e Giorgio Redolfi MILANO di Emilio De Vita MONZA E BRIANZA di Laura Brioschi PAVIA di Vincenzo Fontana SONDRIO di Italo Rizzi VARESE di Silvio Landonio
PROFESSIONE 40 LA S.C.I.A. IN LOMBARDIA di Walter Fumagalli 41 AGRICOLTURA, ALIMENTAZIONE E ARCHITETTURA | SI ABBASSA LA SOGLIA DI TUTELA di Manuela Oglialoro 42 CHALLENGING PRACTICE di Vito Redaelli 43 A PIANICO SI RIQUALIFICA LA PIAZZA DON GHITTI | ALTRI CONCORSI di Roberto Gamba 46 NEWS
OMNIBUS 47 LA RICERCA DEL TERRENO PERDUTO di Michele Caja 48 OTTOLENGHI - BRION, LA POESIA NEL DISEGNO DI CARLO SCARPA di Matteo M. Sangalli 49 VENT’ANNI DI SOLITUDINE di Filippo De Dominicis 50 NEWS
COSTRUIRE PAESAGGI
Il paesaggio lombardo nella pianificazione territoriale provinciale Il convegno tenutosi a Milano il 31 maggio 2012 organizzato dalla Commissione Urbanistica e Territorio della Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti PPC
LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE PROVINCIALE IN LOMBARDIA
Il forum del numero 491 di “AL” scaturisce dal seminario “Il Paesaggio lombardo nella pianificazione territoriale provinciale” del 31 maggio 2012, che ha riunito importanti dirigenti della Regione e delle Province insieme a rappresentanti degli Ordini provinciali per studiare e discutere dei piani territoriali prodotti dalle Province lombarde ai sensi della Legge 8.6.1990 n. 142 (PTCP). La produzione dei piani provinciali lombardi è apparsa di tutto rispetto sul piano della tecnica pianificatoria. In Lombardia, come nelle altre regioni italiane, le Province, dopo uno stallo di qualche anno in carenza di linee di indirizzo regionale, hanno effettuato un’intensa opera di ricognizione e di coordinamento dei piani comunali, per lo più concentrata nella analisi e nella pianificazione
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paesaggistica, contemperando le istanze di sviluppo manifestatesi alla scala comunale. I dati sono stati progressivamente oggetto di elevato grado di informatizzazione e sono consultabili tramite i geo-portali dei sistemi informativi territoriali provinciali integrati a quello regionale. L’efficacia della pianificazione provinciale permane tuttavia fragile. I territori sono assai vasti e sede di fenomeni complessi e contradditori. Le fasi di redazione e approvazione dei piani richiedono tempi assai lunghi e costi elevati. Le previsioni di piano, peraltro di limitata cogenza, sono esposte a inattesi aggiornamenti per ottemperare alle nuove norme che vengono via via emanate dagli enti sopra-ordinati. Sotto questo aspetto la Regione Lombardia negli anni 2000-2010 approva importanti leggi in materia
di pianificazione e si esprime in vari testi di legge e piani di indirizzo: L.R. 1/2000, Linee guida del settembre 2001, Nuova legge urbanistica nel 2005; Nuovo Piano Paesistico Regionale e Piano Territoriale regionale nel 2010. Pure la Regione mantiene potere decisionale in diverse materie strategiche, quali ad esempio i servizi e i centri commerciali di elevate dimensioni o provvedimenti ad hoc. In questo difficile contesto normativo le Province approvano i propri piani intorno e dopo gli anni 2003-4-5. Gli adeguamenti alla Legge Regionale 12/2005, che ridefinisce le competenze specifiche dei PTCP, sono effettuati, parzialmente, negli anni 2009-10-12. Nello stesso arco di tempo il territorio lombardo subisce uno dei ritmi di crescita urbana più alti d’Europa. Il paesaggio tende a prendere l’aspetto
travagliato e pieno di contrasti del non convenzionale servizio fotografico che commenta il forum. Il timore è che, a seguito dell’imminente ridisegno delle circoscrizioni provinciali, approvato come Decreto Legge il 31 ottobre 2012, il patrimonio di studi e di pianificazione delle Province sia ulteriormente indebolito e che il nostro territorio subisca nuove compromissioni. La Consulta regionale lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori mette a disposizione tutta la sua rete professionale affinché ciò non accada. Paolo Ventura Presidente della Consulta regionale lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori Una veduta della provincia pavese. A pagine precedenti: Lago di Varese.
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VALORIZZARE E COSTRUIRE IL PAESAGGIO CON INTELLIGENZA GIAN LUCA PERINOTTO*
L’idea di un incontro pubblico dedicato al paesaggio nell’ambito della pianificazione lombarda è nata e si è concretizzata all’interno della Commissione Territorio della Consulta Architetti in un breve arco di tempo, con il contributo fattivo di molte persone che troverete qui nominate, chi in “maiuscolo” chi in “minuscolo”, ma tutte ugualmente importanti per il buon esito del progetto iniziale. Si è partiti da un particolare assunto: che il confronto tra le diverse realtà territoriali, e i vari modi di declinare il tema paesaggistico negli strumenti pianificatori, fosse utile per sviluppare sempre meglio una materia che dovrebbe “costituire” il fondamento di una nuova prassi urbanistica. Il convegno di studi è stato così organizzato con l’obiettivo di uno scambio di esperienze sui vari livelli di pianificazione, regionale e soprattutto provinciale, e sui rapporti di questi con i piani comunali, avendo come argomento condiviso quello della tutela, valorizzazione e costruzione del paesaggio lombardo. Partendo da questa impostazione, tutti i relatori, per la prima volta riuniti insieme attorno a un tavolo di discussione, hanno svolto i loro resoconti in maniera davvero innovativa proponendo approfondite letture del paesaggio e diversi indirizzi di pianificazione nei relativi contesti di riferimento. Alla riuscita di questa iniziativa (il Convegno si è tenuto nella giornata del 31 maggio di quest’anno, con un notevole interesse da parte di tutti presenti) è seguita, come sua naturale conseguenza,
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la pubblicazione di questo numero monografico di "AL", che contiene una sintesi degli interventi sviluppati in quella sede, riscritti per l’occasione e ricchi di nuovi spunti. Uno speciale apparato iconografico, con una campagna fotografica realizzata ad hoc, accompagna le varie sezioni e ci rende nuovamente manifesta la varietà paesaggistica della Lombardia. Questa si potrebbe ben sintetizzare per mezzo del logogramma cinese che identifica il paesaggio con i termini di “montagna” e “acqua”, i quali rappresentano realmente i due estremi entro i quali si sviluppano tutte le delicate sfumature paesaggistiche dell’ambiente lombardo. Di tale complessità, nonché della capacità di approfondire la problematica del paesaggio, ci sono testimoni i dirigenti di settore dell’ente Regione e degli enti provinciali, che hanno fornito i loro contributi al convegno, e che si impegnano per il buon funzionamento (efficienza ed efficacia) di una parte decisiva di queste, oggi vituperate, istituzioni. Mi preme, infine, rimarcare il saggio richiamo, che abbiamo ascoltato nel convegno e ritrovate in queste pagine, di Silvano Tintori sull’attenzione a non “semplicizzare” il tema del paesaggio, soprattutto in una situazione complessa come quella della Lombardia. Questo fattore è da tenere in costante considerazione anche in ogni trasformazione territoriale ed è utile ricordarsi quanto diceva Carlo Cattaneo, a proposito del paesaggio agricolo lombardo, nel livre de chevet di ogni architetto operante nella nostra regione: “Per tal modo le alpi eccelse
Sirmione (Bs). Nella pagina a fianco: pianura bergamasca con residenze, colline e montagne sullo sfondo.
e gli abissi dei laghi, i fiumi incassati e l'uniforme pianura silicea, le correnti sotterranee e le aque tèpide nel verno, gli aquiloni intercetti e le influenze marine, le generose piogge e l'estate lùcida e serena, èrano come le parti d'una vasta màchina agraria, alla quale mancava solo un pòpolo, che
Il giorno 31 maggio 2012, la Commissione Urbanistica e Territorio della Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti PPC, con il patrocinio della Regione Lombardia, ha tenuto a Milano, un Convegno dal titolo “Il paesaggio lombardo nella pianificazione territoriale provinciale”. Il convegno si configurava come un incontro utile allo scambio di esperienze ai vari livelli della pianificazione territoriale, regionale e provinciale, e ai rapporti di questa con i piani comunali. Il tema comune era quello della tutela, valorizzazione e costruzione del paesaggio
compiendo il voto della natura, ordinasse gli sparsi elementi a un perseverante pensiero. Il progresso dell'incivilimento dimostrerà con fatto posteriore, che in ogni regione giàciono così predisposti gli elementi di qualche gran compàgine, che attende solo il soffio dell'intelligenza.”
lombardo. Gli interventi sono stati organizzati in modo da fornire brevi sintesi dello stato dell’arte degli atti pianificatori vigenti o in itinere. Segreteria scientifica del Convegno Responsabile: Paolo Ventura; Coordinatore: Gian Luca Perinotto; Delegati: Luca Bertagnon, Francesco Cappa, Stefano Castiglioni, Elisabetta Cavalleri, Giuseppe Coti, Marco Engel, Roberto Fusari, Vittorio Gandolfi, Fabio Maffezzoni, Elio Mauri, Chiara Panigatta, Roberto Pozzoli, Elisabetta Ripamonti, Gianni Roncaglia, Fulvio
Santarossa, Alberta Stavanoni, Nicola Tateo, Silvano Tintori FOTOGRAFIE FILIPPO POLI architetto e fotografo di architettura e paesaggio, collabora con studi di architettura in Spagna e in Italia pubblicando sulle principali riviste internazionali di settore (“Domus”, “Abitare”, “Architectural Review”, “Arquitectura Viva”, “Mark”, ecc). Ha ricevuto riconoscimenti all'IPA prize, Prix de la Photographie ed ha esposto al Centro di fotografia di Philadelphia.
* Coordinatore del convegno “Il paesaggio lombardo nella pianificazione territoriale e provinciale” e consigliere dell’Ordine degli Architetti PPC di Pavia.
Il progetto fotografico qui presentato è un percorso attraverso il territorio e il paesaggio antropizzato lombardo: dall’agricoltura che si insinua fino ai limiti della città, ai capannoni industriali che occupano pianure e valli, dal paese di montagna difficilmente raggiungibile, alla cementificazione delle seconde case nelle località sciistiche, dal paesaggio metafisico e mutevole degli argini dei grandi fiumi lombardi alla calma immobile degli ambienti lacustri. Questo servizio è stato realizzato, espressamente per “AL”, in collaborazione con gli Ordini degli 491 lombardi. | 2012 7 Architetti PPC
PAESE E PAESAGGIO SILVANO TINTORI*
“Paese”, parola della nostra lingua fin dai suoi esordi nel Basso Medioevo; l’altra, “paesaggio”, nasce alla fine del sedicesimo secolo dall’interesse, già vivo nell’affresco e nella pittura medievali e del Rinascimento, verso gli aspetti apprezzabili fra “le cose di ogni specie”, come scriveva Simmel cent’anni fa, che “si estendono, una accanto all’altra, su un pezzo di terra”: il “paese” può esistere senza di noi, non il “paesaggio”, prodotto di uno sguardo volto a stabilire un rapporto aperto fra il soggetto e lo spazio (1). Molti gli sguardi che si sono affiancati e rincorsi. Dice Simmel: non esiste un soggetto assoluto, quanto e piuttosto “spiriti individuali” per cui, se può mancarci una visione del mondo “vera” o imposta dal “dato”, questi spiriti svelano “insopprimibili aspirazioni umane” (2). Viviamo in un sistema sociale popolato da attori dissociati e indifferenti all’ambiente umanamente e fisicamente difficile che caratterizza il territorio della tarda modernità e del capitalismo maturo: vi sono, però, buone ragioni per credere che il “paesaggio” conti sempre di più nel momento in cui si va alla ricerca di qualche “punto di unità” (è di nuovo Simmel a suggerircela) adatto a frenare la caduta del nostro mondo nell’ipercomplessità e nel caos. Cede il compito di mobilitazione sociale attribuito a lungo al piano, avanza quello di un apprendimento capace di rinnovare i nostri sguardi (3), oggi probabilmente necessario anche per aggredire dissociazioni e indifferenze prodotte dallo spread nell’accesso all’istruzione e alla conoscenza, che va pervadendo il mondo globale (4): non ci tornerebbe utile qualche “parola-chiave”? “Identità”, per esempio, che non sceglierei causa la sua natura ambigua, ma perché il nostro legislatore l’ha inserita nell’ordinamento: soltanto la memoria può però connettere all’attualità impressioni e idee immagazzinate nel passato o rimaste, ieri come oggi, incolte senza percorrere i vicoli ciechi del localismo. Non si tratta di contrastare unicamente il “rinnovamento urbano” e ogni altra forma di compromissione del suolo che parta dalla tabula rasa (la mappe blanche di Le Corbusier) per scrivervi, come annota Michel de Certeau, “con il cemento la composizione disegnata in laboratorio sulla base di bisogni distinti a cui fornire risposte funzionali” (5): occorre andare alla scoperta e verso l’elogio che lo stesso de Certeau scrive dell’opacità e della testardaggine dei luoghi sopravviventi a “la scrittura artificiale e universale della tecnologia” come resistere alla diffusione di quelle immagini “idolo” o “miraggio” (6), aleggianti nell’oblio della storia, che oramai sul territorio di gran 8
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parte del pianeta vanno alienando la risorsa della differenza. Senza nasconderci dietro il muro dello storicismo, come ha fatto e spesso fa ancora molta cultura della conservazione: diventa fondamentale “ricomunicarla”, questa storia, in un frangente dove la globalizzazione e il ruolo preminente che vi gioca la cultura anglo-sassone tendono a mettere in disparte gli “spiriti” umanistici. Ci viene in soccorso un libro (peraltro inglese) di Peter Burke (7). Spiega l’approccio di un nuovo ramo della ricerca storica - la storia culturale - che, pur avendo radici lontane negli studi di Burckhardt e Huizinga e debiti nei confronti dei maestri delle Annales (Febvre, Bloch, Braudel e altri), esprime la necessità del mondo tardomoderno di proseguire nella modifica dei concetti tradizionali di cultura e di storia della cultura come di storia e di storiografia: idee, concetti,
mentalità, discorsi e rappresentazioni che scandagliano i processi storici oltre l’evento e l’istituzione secondo l’approccio degli annalisti, allargando il loro orizzonte problematico. Corpo, sessualità, vissuti propri di chi è trascurato o addirittura dimenticato dalla storiografia tradizionale, come da molti “tecnicismi” (8), si affollano in una “controcultura storiografica” (9) per cui il territorio o – discutiamone – il paesaggio o magari entrambi prendono posto nel magazzino dove frugare per uscire da una visione irriflessiva o, peggio, xenofobica dell’identità. De Certeau individua nel “camminare” per le strade di insediamenti troppo premeditati, che chiama “città-concetto”, un riappropriamento dei luoghi identificabile in un testo, inteso al di là dell’enunciato verbale od orale, che svela “modifiche episodiche” di spazi destinati a rimanere illeggibili fuori dalla mobilità quotidiana del cittadino: economia informale, arte di strada e certe “trasgressioni”, come le occupazioni di questi giorni a Milano, sono tuttavia sotto i nostri occhi. Gli storici “culturali” mi sembrano adombrare spunti penetranti in quell’illeggibilità attraverso la storia della memoria, la storia del corpo, le nuove costruzioni delle classi e dei generi (il territorio e le donne: un binomio troppo poco esplorato principalmente dagli urbanisti), delle comunità e delle identità individuali. È anche in corso un ampliamento della storia culturale invadente campi negletti, come quelli della politica, della violenza, delle emozioni, e possiamo, infine, aspettarci nuovi materiali dagli studi di genetica, che si occupano delle analogie fra
evoluzione biologica e culturale (10), come dalle ricerche sulla “rispazializzazione” della sfera virtuale (11): da tutto questo traspare uno spettro memoriale in grado di sovvertire la visione ingenua dell’identità. Il consumo di suolo: le ultime statistiche denunciano disfunzioni riguardanti la produzione alimentare – il deficit del suolo agricolo è nel nostro Paese uno dei nodi che strozzano la sua crescita – lo stato dell’aria e della temperatura, dissesti e danni di ordine biologico e idrogeologico. Non basta, però, incidere sulla produzione del “paese” con regole di sostenibilità, quanto comprendere come oggi, in un sistema sociale complesso e nel suo ambiente difficile, il “paesaggio” esca da sguardi molteplici o (vedi nota 2) da impulsi che frantumano il concetto classico dello “spazio assoluto” frequentato da un “osservatore unico”: venuto meno il vecchio e tranquillizzante dualismo città-campagna, ci troviamo di fronte a un “paesaggio” dove “sottourbanizzazione” e “deruralizzazione” limitano la sua leggibilità e ne confondono la struttura. Ora, il “paesaggio geografico” rappresenta da più di mezzo secolo un’avventura intellettuale sviluppata a scala planetaria in rapporto alle risorse naturali che, indipendentemente dalle attività umane, plasmano l’ambiente fisico (12). Clima e morfologia, idrografia e vegetazione, ancorché logorati dalla placcatura del suolo operata dall’artefatto moderno, conservano la loro attualità nel quadro di un “paesaggio potenziale” in prossimità del bivio verso un “paesaggio terzo”
* Delegato della segreteria scientifica del Convegno e già professore ordinario di Urbanistica (1981-2004) e docente di Fondamenti di urbanistica (1999-2001) presso la Facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano.
Beverate (Lc). Nella pagina a fianco: veduta di Cremona.
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(la seconda parola-chiave) identificabile nella sopravvivenza e, magari, nel peggioramento di quello irretito da infrastrutture dirompenti e da sciami di capannoni e “villette” – i protagonisti dello sprawl – come possibile nella prospettiva di una lettura multipla e innovativa delle “cose di ogni specie che si estendono su un pezzo di terra”. Se possiamo percorrere, guidati da criteri abbastanza generalizzabili e sempre più accettati dall’opinione pubblica, la corsia ecologica allo scopo di salvare il salvabile nelle risorse del “paesaggio geografico” come di agire responsabilmente in materia di energia, mobilità, rifiuti e via dicendo, è lo stesso “paesaggio culturale” ad apparirci invaso dalla folla eterogenea indagabile fuori dalla tradizione logocentrica del “territorio della modernità” e, ricorrendo a de Certeau, alle trame della “città-concetto”: siamo, dunque, in prossimità di un “paesaggio terzo” decadente nella sopravvivenza e, magari, nel peggioramento di quello odierno oppure sull’orlo di uno specchio riflessivo di significati incolti o dimenticati? (13) Se vogliamo brandirlo, dobbiamo spalancare le porte alla green economy affinché sviluppo socioeconomico e salvataggio dell’ambiente possano trovare coniugazioni nel sistema sociale, altrimenti disattese dai governi oppressi dalla crisi economica, ma anche accostarci a una “modernità del territorio”, quando sotto la pressione del nuovo urbanesimo si interverrà, come già avviene, sul “paese”, interpretandolo. Va, invece, imponendosi sui suoli della dismissione a Milano e in gran parte del mondo un’altra “città-concetto”, foggiata sul modello esclusivo park and tower, per contro vissuta come momento di ulteriore crisi dello “spazio assoluto” e dell’“osservatore unico”; viene, infatti, emergendo uno “spazio agito”, secondo la definizione dello stesso de Certeau, che fa traboccare in quello pubblico ciò che è in conflitto con il “comando” impartito dai poteri cosiddetti forti. Ricorro a un secondo esempio: assistiamo in Lombardia alla demolizione e ricostruzione di edifici esistenti con la scusa di un costo inferiore della sostenibilità del fabbricato nuovo, di norma ininfluente sul prezzo di mercato e sull’uso sociale di questi immobili, ma devastante il paesaggio della città e a un altro ancora: quello dei parcheggi pubblici che andrebbero allestiti come supporto alle aree pedonali e a traffico limitato e che rappresentano troppo spesso uno dei più stolidi massacri dello spazio urbano; pensiamo, inoltre, a non poche “biocase” brutte e produttrici, un po’ dappertutto, di tessuti urbanisticamente non promettenti. Forse dobbiamo anche aprire una riflessione sullo “spazio agito” in essere nelle aree pedonali 10
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e orientato a favorire il “camminare” nella città: per domandarsi se, invaso dai riti collettivi “alla moda”, che lo convertono in fabbrica del chiasso e della sporcizia, non si avviti propria volta in immagini “idolo” o “miraggio”di nuovo conio. Procedo oltre: dal recupero del “dismesso” (principalmente prodotto da fabbriche, caserme, infrastrutture e quant’altro diventi obsoleto, come potrebbe accadere nella nostra regione anche in parti della residenza estensiva) sortirà un’altra città, dove dovremmo fare più posto non soltanto a un verde di arredo, ma alla terra, all’acqua, alle coltivazioni e, infine e più generalmente, a un “paesaggio” reimpostato attraverso un’altra avventura intellettuale, cui esperti di varia estrazione (si vedano le note 7, 10 e 11) mi sembrano offrire tracce consistenti (14). È, dunque, sulla differenziazione dello spazio che va riaperto il discorso identitario: le complessità - sottolineo l’uso del plurale (15) – del sistema sociale e del suo ambiente umano e fisico – sono però a-paradigmatiche, se non antiparadigmatiche, in quanto che l’esercizio razionale della previsione ha perduto da tempo la propria efficacia. Ricorriamo pure a quei costrutti (il “paesaggio geografico”, il “paesaggio culturale”, il “paesaggio terzo”), ma, e soltanto, come sonde da proiettare sul territorio per aprirvi nuovi sguardi; cerchiamo di offrire agli attori sociali occasioni di apprendimento in una nuova cultura dei luoghi; induciamoli a ripensare i rapporti fra costruzione e suolo; promuoviamo il dialogo fra una storia ricomunicata e un “paesaggio terzo” in grado di aiutarci a vivere il presente; accantoniamo la “città-concetto” come espressione del “territorio della modernità”, in quanto generatrice di situazioni sulle quali incombono spinte omologanti e aliene alla “modernità del territorio”. Sassen ha incalzato de Certeau introducendo il concetto di “spazio conteso”, scosso dalle disuguaglianze che vanno diffondendosi nella popolazione dei maggiori centri del globo (16): l’acutizzarsi della crisi europea potrebbe accrescerle, né è da escludere un traboccamento negli Stati Uniti o in qualche paese emergente (17). Vi sarà comunque un ulteriore spostamento dell’economia globale verso est che accentuerà la posizione già oggi marginale del nostro Paese (18): la “grande narrazione” del liberismo è in sofferenza e la città mutante dentro la città potrebbe presentare dismissioni senza sostituzioni.
Basilica San Bassiano (Lo), cascina.
Note 1. G. Simmel, Filosofia del paesaggio in Il volto e il ritratto. Saggi sull’arte, il Mulino, Bologna, 1985. 2. Due ricerche più recenti possono fornire, la prima, uno schizzo storico degli sguardi rinvenibili nella storia dell’arte e, la seconda, un orizzonte problematico che sollecita il passaggio da uno sguardo contemplativo (il “paesaggio” peraltro inteso come fattezza sensibile della pittura tradizionale) a una esplorazione esistenziale della forma sollecitata nella pittura stessa dalla complessità del territorio. Si vedano rispettivamente di: P. Bruscoli, Il paesaggio nell’arte occidentale: una traccia storica in B. Vecchio e C. Capinera (a cura di), Museo del paesaggio di Castelnuovo Berardenga, Protagon Editori Toscani, Colle Val d’Elsa, 1999; F. Tedeschi, Paesaggio e territorio: due termini complementari e Un viaggio fra luoghi e idee nella monografia illustrativa della mostra Dal paesaggio al territorio. L’arte interpreta i luoghi. Opere del Novecento dalle collezioni Intesa Sanpaolo, museo di Santa Chiara a Gorizia, dicembre 2011 - febbraio 2012 e stampata presso la Tipografia Poligrafiche San Marco, Cormons, sd. 3. J. Friedmann, Pianificazione e dominio pubblico. Dalla conoscenza all’azione, Edizioni Dedalo, Bari, 1993. 4. M. Augé, Per strade e fuori rotta, Bollati Boringheri, Torino, 2012. 5. M. de Certeau, L’invenzione del quotidiano, Edizioni Lavoro, Roma, 2001, pp. 143-167. 6. M. Fumaroli, Paris - New York. Voyage dans les arts et les images, Fayard, Parigi, 2009.
7. P. Burke, La storia culturale, il Mulino, Bologna, 2006. 8. A distanza di tanti anni pare pur sempre obbligante il richiamo a due testi fondamentali per riflettere sulla potenza e sui limiti di scienza e tecnica per cui sono da ricordare: E. Husserl, Il crepuscolo delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, il Saggiatore, Milano, 1961; M. Heidegger, La questione della tecnica, in G. Vattimo (a cura di), Saggi e discorsi, Mursia, Milano, 1976. 9. A. Arcangeli, Che cos’è la storia culturale, Carocci, Roma, 2007. 10. L. Cavalli Sforza, L’evoluzione della cultura, Codice edizioni, Torino, 2010. 11. C. Giaccardi e M. Magatti, L’io globale, Laterza, Bari, 2003. 12. R. Biasutti, Il paesaggio terrestre, UTET, Torino, 1947. 13. B. Vecchio, L’effetto specchio, o il paesaggio come deposito di significati, in F. Tedeschi, Paesaggio e territorio: due termini complementari, op. cit. 14. Si veda ancora A. Arcangeli, Che cos’è la storia culturale, op. cit., in particolare pp. 75-84. 15. N. Luhmann, Comunicazione ecologica. Può la società moderna adattarsi alle minacce ecologiche?, Franco Angeli, Milano, 1990. 16. S. Sassen, Le città nell’economia globale, il Mulino, Bologna, 2003 . 17. P. Larrouturou, Svegliatevi. Perché l’austerità non può essere una risposta alla crisi, PIEMME, Milano, 2012. 18. Si veda il database Mgi Cityscope del McKinsey Global Institute che quest’anno ha investito con la propria indagine 2.600 città del mondo. 491 | 2012
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LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE IN AMBITO REGIONALE GIAN ANGELO BRAVO*
La pianificazione territoriale si articola principalmente a vari livelli: scala regionale, scala provinciale, scala comunale e vede forme di pianificazione a scala intermedia come i Piani Territoriali d’Area vasta. Lo strumento per eccellenza della pianificazione è sempre stato quello a scala comunale (PRG), in quanto è stato di fatto lo strumento che ha governato le trasformazioni del territorio per settantatre anni, dal 1942 (Legge 1150/42) al 2005 (L.R. 12/2005). È stato il primo strumento che ha permesso di pianificare l’intero territorio comunale, a differenza del Programma di fabbricazione, soppresso nel 1975 dalla L.R. 51/75, ma è stato anche il primo strumento che si è dovuto confrontare con la pianificazione sovraordinata come i Piani dei Parchi (nazionali e regionali) e i Piani Territoriali Provinciali. Di fatto il Piano Regolatore Generale ha però denunciato una forte limitazione in quanto le determinazioni assunte nascevano quasi sempre da considerazioni endogene, nella convinzione che all’interno di ogni territorio comunale dovessero essere presenti il maggior numero di funzioni, indipendentemente dalla specifica vocazionalità dell’area, in una logica di marketing territoriale.
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In contrapposizione a questa logica, sviluppata in decenni di prassi urbanistica, è maturata la consapevolezza della necessità che la pianificazione fosse articolata a livello “differenziato” in relazione alla necessità di sviluppare una visione più organica del territorio e quindi a scala più vasta di quella comunale. Il ruolo della pianificazione Provinciale assume di conseguenza un valore importante sia come strumento ricognitivo delle molteplici valenze ed esigenze territoriali, sia di indirizzo per la pianificazione a scala locale, ruolo indispensabile per assicurare una traduzione coerente delle esigenze territoriali verso indirizzi pianificatori a scala locale più equilibrati. Con la L.R. 1/2000 prima e successivamente con la L.R. 12/2005, la Regione ha riconosciuto un ruolo strategico alle Province per il governo del territorio locale, ruolo invocato anche dal principio della sussidiarietà. Il PTCP ha assunto nel tempo un valore strategico sia come strumento ricognitivo delle molteplici valenze ed esigenze territoriali (assetto e tutela del proprio territorio), sia di indirizzo e verifica per la pianificazione a scala locale. A sette anni dall’approvazione della L.R. 12/2005, si è ora di fronte all’esigenza di un rinnovamento
* Dirigente Unità Organizzativa Programmazione integrata e Pianificazione territoriale, Direzione generale Territorio e Urbanistica, Regione Lombardia
della pianificazione di “prima generazione”, sia a livello locale, con una maggiore consapevolezza nella predisposizione dei PGT che non hanno ancora raggiunto la maturità auspicata, sia a livello provinciale attraverso un corretto recepimento degli indirizzi del PTR. La sua concreta attuazione, infatti, risiede nella “traduzione” che deve essere fatta a livello provinciale delle dinamiche di evoluzione territoriale secondo i criteri e i principî di sussidiarietà, autonomia locale e identità dei territori. In questo quadro, Regione Lombardia sta pensando anche alla revisione del Piano Territoriale Regionale. La portata e la complessità delle sfide indicate dal PTR a due anni dalla sua approvazione, richiedono di perfezionare le azioni relative alla coerenza fra le politiche di sviluppo con quelle di sostenibilità ambientale e di tutela delle risorse naturali. È sempre più sentita l’esigenza di una visione unitaria dell’evoluzione del territorio attraverso l’integrazione fra varie politiche settoriali regionali, inoltre sono da riconsiderare i livelli della governance territoriale, l’aggiornamento del quadro delle conoscenze, la verifica degli effetti prodotti per arrivare ad individuare nuovi indirizzi e orientamenti su cui basare la nuova generazione dei Piani, anche attraverso misure innovative per un più razionale uso del suolo a immediata prevalenza (ed efficacia) sulla pianificazione sottostante.
Architettura e paesaggio della campagna mantovana dopo il terremoto. Nella pagina a fianco: Foppolo (Bg).
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TUTELA DEL PAESAGGIO E SVILUPPO DEL TERRITORIO NEGLI STRUMENTI DI GOVERNO DELLA LOMBARDIA LUISA PEDRAZZINI*
La Legge “per il governo del territorio” della Lombardia (n. 12/2005) interessa una regione connotata da una solida tradizione di strumentazione urbanistica e, nell’ultimo decennio, caratterizzata anche da un’estesa “copertura” di piani territoriali di scala provinciale. Per quanto riguarda le scelte di pianificazione d’area vasta, poiché in ognuna delle dodici province che compongono la regione è vigente un piano territoriale di coordinamento, talvolta anche di seconda o terza generazione, nel rapporto tra scelte localizzative di funzioni a scala territoriale ed esigenze comunali, il punto di riferimento è la provincia, con cui i comuni hanno sviluppato solide relazioni e che costituisce riferimento per gli indirizzi di pianificazione territoriale generale. L’apparato della regolamentazione delle trasformazioni urbane e territoriali si fonda sull’applicazione del principio di sussidiarietà, che, dagli anni ’90, vede direttamente attribuita ai comuni la responsabilità in materia paesaggistica e urbanistica. La Legge del 2005 interviene dunque su un sistema consolidato e maturo, ordinando le numerose disposizioni normative esistenti sino al momento della sua approvazione, introducendo diverse novità e promuovendo un rinnovato ruolo della regione nel campo della pianificazione territoriale ad orientamento strategico e programmatico, forse l’unico ambito in cui il pianificatore non si era ancora efficacemente espresso e che non era adeguatamente praticato, anche se riconosciuto sempre più rilevante per via delle relazioni instaurate tra i diversi enti competenti in materia di pianificazione, di una congiuntura sempre più affannata sul fronte finanziario e di una regione a cui è richiesto un ruolo di indirizzo efficace in tempi di risorse scarse. Un compito di rilievo nel costruire una nuova architettura relazionale è attribuito al Piano territoriale della Lombardia (PTR) insieme al Piano paesaggistico regionale (PPR), approvati con unico atto il 16 gennaio 2010. La scelta strategica del piano è stata quella dell’integrazione con il Piano paesaggistico elaborato secondo il dettato del “codice dei beni culturali e del paesaggio”. Per dare attuazione alla valenza paesaggistica del PTR, con attenzione al dibattito anche a livello nazionale nell’attuazione del D.Lgs. 42/2004, gli elaborati del Piano paesistico del 2001 sono stati aggiornati e assunti dal PTR che ne ha fatto propri contenuti, obiettivi, strumenti e misure, ribadendo l'importanza della valorizzazione dei paesaggi lombardi, quale fattore identitario, occasione di promozione e di crescita anche economica, nonché di attenzione alle specificità dei diversi contesti. In tal modo assumendo i principî fondamentali della Convenzione europea del paesaggio (2000). 14
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Il PTR si caratterizza per l’impianto di natura strategica e relazionale verso gli altri strumenti di pianificazione e gli enti locali, primari interlocutori, mostrando attenzione ai portatori di interessi territoriali in genere e non solo agli attori istituzionali. È stato intenzionalmente proposto senza norme di attuazione (ad esclusione del piano paesaggistico) e presenta un range di operatività che va da indirizzi cogenti a orientamenti operativi generali. I tre macro obiettivi del PTR relativi a tutela, competitività e riequilibrio sono declinati in 24 obiettivi articolati e calati sui sei diversi sistemi territoriali che compongono la Lombardia (Montagna, Pedemontano, Laghi, Pianura Irrigua, Po e Grandi Fiumi, Metropolitano). Questa successione di declinazioni e di maggiore definizione delle specificità regionali, che è interpretazione e non cristallizzazione del futuro del territorio, trova compimento nell’azione degli enti locali e delle forze economi-
che e sociali della regione. Il Piano paesaggistico (PPR) costituisce quadro di riferimento e contiene la disciplina paesaggistica del PTR, mantenendo una propria compiuta unitarietà ed autonoma identità nei contenuti. In coerenza con l'impostazione sussidiaria di Regione Lombardia, le indicazioni del PPR sono declinate e articolate su tutto il territorio lombardo attraverso i diversi strumenti di pianificazione territoriale e di governo del territorio. Specifici criteri guidano la trattazione del paesaggio nei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale e nei Piani di Governo del Territorio, che rappresentano gli strumenti di “maggior dettaglio” attraverso cui il Piano paesaggistico è attuato, orientando i contenuti delle trasformazioni territoriali. Dedicate linee guida forniscono, inoltre, indicazioni per la progettazione di interventi ricadenti in ambiti non soggetti a vincolo paesaggistico, quali quelli relativi alle infrastrutture per la mobilità, agli impianti energetici ed, entro il 2012, anche degli ambiti degradati, come quelli di cava, seguiti poi dalle aree periurbane. Le politiche regionali in materia paesaggistica sono orientate dai contenuti della “Convenzione europea”, una particolare attenzione è attribuita alla costruzione partecipata da parte dei cittadini alle scelte di trasformazione della città e del territorio con un approccio integrato al paesaggio, da sviluppare nei piani urbanistici (PGT), che rappresentano lo strumento più vicino al cittadino per gestire le trasformazioni del paesaggio. Secondo quanto sopra esposto, i temi aperti nella rinnovata stagione della pianificazione paesaggistica riguardano le relazioni tra Stato e regioni (nel rapporto tra tutela e valorizzazione), la politica regionale volta all’integrazione tra la componente paesaggistica e
naturalistica (parchi, rete ecologica regionale, rete verde e sistemi verdi), la relazione tra pianificazione paesaggistica e le politiche per il contenimento del consumo di suolo (con particolare attenzione alle aree periurbane e all’agricoltura periurbana) e, non ultimo, all’uso di strumenti integrati per promuovere azioni di sistema per il miglioramento, la salvaguardia e la valorizzazione del paesaggio lombardo. Una legge così complessa non trova facile vita nella sua applicazione (circa 200 sono state le modificazioni e solo la metà dei comuni ha un PGT adeguato). Ciò nonostante si può affermare che il monitoraggio delle esperienze locali e provinciali e lo sviluppo dell’Osservatorio del paesaggio saranno fondamentali per capire come i processi più innovativi possano essere rilanciati e sostenuti, per interpretare gli elementi più critici, con l’obiettivo di promuovere una nuova cultura del piano che assuma il territorio come il teatro in cui convergono gli effetti di tutte quelle politiche che se non vengono messe in coerenza proprio tramite un disegno di equilibrato sviluppo urbano e territoriale mostrano i loro effetti più negativi. Nello stesso modo l’efficacia del piano territoriale e del piano paesaggistico, si misurerà anche con la capacità di sviluppare una nuova cultura nei decisori pubblici competenti in materia di trasformazioni urbane, territoriali e paesaggistiche, nell’applicazione concreta del principio di sussidiarietà e con la responsabilizzazione, orientando e indirizzando l’azione degli enti territoriali verso l’innovazione e il miglior uso delle risorse (ambientali ed economiche), senza timore nel proporre una visione di crescita che vada oltre l’orizzonte della legislatura, perché questo richiedono le scelte di sviluppo territoriale durature e sostenibili.
* Dirigente responsabile Struttura Paesaggio, Promozione del paesaggio e tutela dei beni paesaggistici, Direzione Generale Sistemi Verdi e Paesaggio, Regione Lombardia
Alserio (Co). Nella pagina a fianco: Chiesa Sassella (So). 491 | 2012
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BERGAMO
Quella del paesaggio-ambiente è una tematica fondamentale che può essere affrontata in modo efficace solo se fortemente integrata nell’ambito di ogni processo di pianificazione e progettazione territoriale e urbanistica. In provincia di Bergamo il principale strumento di riferimento a valenza paesaggistica è dato dal vigente PTCP, approvato nel 2004 ai sensi della L.R. 1/00 e attualmente in fase di adeguamento alla L.R. 12/05 (1). Accanto al Piano territoriale, che ha individuato e definito la disciplina generale degli ambiti ed elementi di rilevanza paesistico-ambientale (2), sono rappresentativi anche alcuni strumenti d’attuazione specifici dello stesso PTCP di Bergamo: b[ B_d[[ ]k_ZW f[h ]b_ il_bkff_ _di[Z_Wj_l_ (3), che, riferendosi anche alla scala della progettazione, propongono un Abaco progettuale e un Manuale di Buone Pratiche contenenti indicazioni operative per la qualificazione degli interventi di trasformazione (4); _b F_Wde Z_ i[jjeh[ Z[bbW h[j[ [Yebe]_YW provinciale (5), che individua il progetto di rete ecologica a partire dallo schema generale indicato nel PTCP, avendo cura di definire, oltre agli elementi della struttura ecologico-ambientale, anche le presenze più significative dell’armatura storico-paesaggistica del territorio. Avendo questi riferimenti provinciali, a partire dal 2005 (6), i 244 comuni della provincia di Bergamo stanno sviluppando i PGT. La situazione attuale rispecchia la media regionale: meno di due terzi dei comuni della provincia (n. 156) hanno adottato o approvato il PGT, mentre più di un terzo dei comuni si trova ancora nella fase di VAS propedeutica all’adozione o nella fase preliminare d’avvio del procedimento (7). Dalle verifiche di compatibilità dei piani comunali con il PTCP è emerso come questa prima generazione di PGT non ha sempre saputo o potuto approfondire in maniera adeguata le tematiche paesaggistiche utilizzando gli strumenti messi a disposizione dal livello provinciale. Una maggiore attenzione alle questioni ambientali è determinata in alcuni casi dalla presenza sul territorio comunale di siti della Rete Natura 2000 che comportano la predisposizione di uno studio di incidenza allegato al PGT. Tuttavia capita che le procedure di valutazione di incidenza dei piani, così come peraltro quelle di valutazione ambientale, vengono alle volte considerate come “fastidiosi” adempimenti amministrativi anziché come utili strumenti di pianificazione. Forse per questo motivo alcune tematiche rilevanti, e da tempo presenti nella 16
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pianificazione provinciale, come ad esempio il tema del consumo di suolo (8), non sempre emergono nei procedimenti di approvazione dei PGT, ove potrebbero essere adeguatamente affrontate, ma vengono sottoposte all’attenzione pubblica e degli amministratori quasi solo per opera dei media. Si osserva allora che, sebbene siano disponibili gli strumenti della valutazione e della pianificazione, in particolare riferibili al coordinamento territoriale provinciale, spesso questi strumenti non sono adeguatamente conosciuti alla scala locale, oppure vengono utilizzati male o ancora non vengono utilizzati perché troppo complessi o scarsamente efficaci. Appare pertanto necessario operare su più fronti: promuovere iniziative di comunicazione, di formazione, di sensibilizzazione rispetto alle tematiche più urgenti, ma anche interventi legislativi in grado di introdurre semplificazioni e meccanismi attuativi più efficaci per gli strumenti della pianificazione d’area vasta (9). A questo proposito, e con particolare riferimento alla sensibilizzazione rispetto alle tematiche paesaggistiche, è sembrato opportuno proporre in provincia di Bergamo, accanto agli strumenti ordinari della pianificazione territoriale, anche altre iniziative in un’ottica di collaborazione intersettoriale (10): sul fronte della comunicazione, si sta promuovendo una più approfondita conoscenza dei documenti di studio e analisi correlati al PTCP, già nell’ambito delle procedure VAS che accompagnano le prime fasi di elaborazione dei PGT; sul fronte della sensibilizzazione, si stanno predisponendo in collaborazione con i comuni e le realtà locali, alcuni progetti di attuazione del PTCP per la realizzazione di tratti della rete ecologica provinciale e per la valorizzazione di percorsi e paesaggi di particolare interesse storico artistico, con l’obiettivo di qualificarli come progetti pilota replicabili anche alla scala territoriale. Pare auspicabile che iniziative analoghe vengano sviluppate anche in futuro, ritenendo che l’attenzione al paesaggio possa essere promossa, non tanto imponendo strumenti vincolanti, bensì più opportunamente offrendo efficaci strumenti di conoscenza e di coordinamento, unitamente a meccanismi incentivanti per l’attuazione di interventi sempre più capaci di salvaguardare e progettare i paesaggi, valorizzando il prezioso patrimonio che abbiamo avuto la fortuna di avere in eredità. Sara Pace Funzionario Settore Grandi infrastrutture, Pianificazione territoriale ed Expo, Provincia di Bergamo
Chignolo d’Isola (Bg).
Provincia: Bergamo Estensione: 2.722,86 kmq Numero di Comuni: 244 Abitanti: 1.075.592 (Istat 1.1.2009) Densità demografica: 395 ab/kmq Caratteri fisici e morfologici: Il territorio può essere suddiviso in tre principali fasce altimetriche: fascia montana (circa il 63% del territorio); fascia collinare (circa il 12%); fascia di pianura (25%). Il territorio ospita importanti corsi d’acqua e laghi: i fiumi Adda e Oglio, che delimitano rispettivamente a ovest e a est la Provincia, insieme ai fiumi Brembo e Serio, sono i principali corsi d’acqua che dalle quote più elevate delle Alpi Orobie scorrono nella pianura della bassa bergamasca. Il Lago d’Iseo e il Lago d’Endine sono invece i corpi idrici superficiali più estesi Tasso di urbanizzazione: 14% (Fonte DUSAF 2007 – classe 1
Note 1. Sulla base di quanto definito nel Documento di indirizzo approvato dalla giunta provinciale nel 2008, il procedimento di adeguamento del PTCP alla L.R. 12/05 si sta sviluppando per fasi successive e con procedure differenziate. La fase più avanzata riguarda la Variante del PTCP di adeguamento in materia di ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico, per la quale si è svolta la prima conferenza VAS nell’ottobre 2011. 2. Le disposizioni relative al Paesaggio e Ambiente sono contenute in particolare al Titolo II delle Norme di attuazione del PTCP e si riferiscono alle rappresentazioni cartografiche riportate negli elaborati “E2” ed “E5”. 3. Le “Linee guida per il dimensionamento e l'individuazione degli sviluppi insediativi, per la verifica dell'impatto ambientale e della qualificazione architettonica e urbanistica degli interventi di trasformazione territoriale”, già assunte dalla giunta provinciale e proposte ai comuni nel 2008, sono attualmente in fase di aggiornamento per la parte relativa agli sviluppi insediativi. 4. L’Abaco e il Manuale delle Linee guida contengono un pacchetto di schede tecniche che, per ogni tipologia d’intervento (residenziale, produttivo, ecc.) e di contesto territoriale (tessuti insediativi, spazi aperti), forniscono una matrice di sostenibilità con indirizzi e indicazioni progettuali supportate da altrettante schede esemplificative di “buone pratiche”, che a loro volta richiamano anche altri studi tematici del PTCP (Il progetto di strade nel territorio; Interventi di valorizzazione
Aree antropizzate) PTCP vigente: PTCP approvato con DCP n. 40 del 22/04/2004 – pubblicato sul BURL n. 31 del 28/7/2004 Incarico di redazione: Ufficio di Piano della Provincia e progettisti esterni - coordinamento Giuliano Lorenzi Adeguamento alla L.R. 12/2005: in itinere la Variante PTCP per adeguamento alla L.R. 12/05 in materia di ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico: avviato procedimento con DGP n. 297 del 27/6/2011; pubblicato Documento di scoping il 7/10/2011; effettuata prima Conferenza di valutazione il 21/10/2011 Comuni con PGT adottato/approvato: 64% (maggio 2012) Fonti: ISTAT, DUSAF, dati e documenti degli uffici provinciali Link PTCP: http://www.provincia.bergamo.it/ProvBgSettori/ provBgSettoriHomePageProcess.jsp?page&myAction=&folderID=594
delle aree spondali e corsi d’acqua). 5. Il “Piano di settore della rete ecologica provinciale”, già sviluppato a livello di Documento preliminare e assunto dalla giunta provinciale nel 2008, è attualmente in fase di adeguamento alla rete ecologica e alla rete verde regionale individuate nel Piano territoriale della Lombardia. 6. Il nuovo strumento urbanistico comunale in Lombardia è stato introdotto nel 2005 con la L.R. 12, ma la quasi totalità dei comuni della provincia di Bergamo ha avviato le procedure d’approvazione del PGT solo a partire dal 2008. 7. In particolare 8 comuni della provincia hanno solo avviato formalmente il processo di predisposizione del PGT, mentre 53 comuni hanno svolto la prima conferenza VAS e 27 comuni hanno effettuato anche una seconda conferenza VAS approssimandosi così all’adozione del Piano. 8. Il tema/problema del consumo di suolo è particolarmente attuale in provincia di Bergamo e presente in maniera diffusa sul territorio, anche nelle zone di montagna, dove è stato determinato nelle alte valli Brembana e Seriana dalla proliferazione delle cosiddette “seconde case”, motivo per cui Regione Lombardia ha recentemente attivato il Piano Territoriale Regionale d’Area Valli Alpine. 9. Ad esempio introducendo forme di regolazione e incentivazione nel campo della perequazione territoriale e dell’uso/ consumo del suolo. 10. A questo proposito il Settore Pianificazione territoriale della Provincia collabora in particolare con i settori Ambiente, Tutela risorse naturali e Cultura. 491 | 2012
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BRESCIA
La provincia di Brescia, occupando una superficie di 4.700 kmq, è la più estesa provincia lombarda (la tredicesima a livello nazionale) e la seconda per popolazione e numero di comuni con 1.200.000 residenti in 206 comuni, ma al di là dei numeri la caratteristica che la contraddistingue risiede nella varietà complessità del territorio, che va dal Parco Nazionale dello Stelvio alla bassa pianura dell’Oglio e dal Lago d’Iseo al Garda, abbracciando tutti i sistemi territoriali del PTR ad eccezione del Po. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Brescia, redatto ai sensi della L.R. 1/2000 e approvato nel 2004, si fonda sul principio delle “intese” fra Comuni e Provincia. Quest’ultimo interviene quando ci si trova in presenza di previsioni urbanistiche, nuove o pregresse, che eccedono una data quantità di consumo di suolo riferita alla crescita esogena media del Sistema Urbano Sovracomunale di riferimento (la provincia è divisa in 9 SUS). Il piano 2004 prevedeva che, superata tale quantità, fosse necessario aprire un confronto, comunque a carattere consultivo, anche con i comuni dell’intero Sistema Urbano Sovracomunale di appartenenza, ma l’approvazione della Legge 12 a marzo 2005, con la precisa indicazione dei temi prevalenti sul livello comunale, ha di fatto determinato un primo adeguamento del piano con l’automatico ridimensionamento di alcune disposizioni, inizialmente prescrittive, fra le quali il consumo di suolo. Al contempo altre indicazioni di piano sono uscite rafforzate, ad esempio limitando gli interventi insediativi non concertati nelle cosiddette “zone agricolo-boschive” (di fatto le zone agricole dei PRG). Alle criticità di attuazione del piano si sono aggiunte negli ultimi anni rilevanti novità sotto il profilo socio-economico e programmatorio. La crisi economica dal 2008 ha portando allo scoperto le contraddizioni del settore edilizio che l’hanno alimentata mettendo in crisi la finanza pubblica che proprio nell’edilizia trovava, e tuttora trova, un importante fonte di sostentamento (oneri, ICI, standard qualitativi). La diffusa presenza di aree industriali dismesse e capannoni invenduti, o l’offerta di volumi residenziali ampiamente superiori alla domanda, sono diventati più evidenti e prioritari nell’agenda delle attività da mettere in campo per riportarli ad un livello fisiologico accettabile. Il quadro della programmazione sovraordinata ha visto importanti opere passare dalla fase programmatoria, finalizzata a mantenere liberi i corridoi infrastrutturali, alla progressiva esecuzione, con tempi ormai certi (2014) per l’apertura di Bre.Be.Mi. e del raccordo autostradale A4-A21 fino all’aeroporto di Montichiari. A livello regionale, nel 2011 è stato approvato il PTRA di Montichiari per la cui attuazione la provincia dovrà definire, in accordo con i 18
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Provincia: Brescia Estensione: 4.784 kmq Numero di Comuni: 206 Abitanti: 1.266.998 Densità demografica: 264,82 ab/kmq Caratteri fisici e morfologici: provincia più estesa della regione, vanta tre laghi principali - Lago di Garda, Lago d'Iseo ed il Lago d'Idro, più altri numerosi laghi minori di montagna - tre valli - Val Camonica, Valtrompia e Valle Sabbia, più altre valli minori - oltre che ad un'ampia zona pianeggiante a sud del territorio cittadino, conosciuta come la Bassa Bresciana, e varie zone collinari che circondano il panorama cittadino e si estendono ad est verso il veronese e ad ovest verso la Franciacorta Tasso di urbanizzazione: 11,3% (Fonte Dusaf 2.1.2007) PTCP vigente: approvazione con delibera n. 22 del 21 aprile 2004 Incarico di redazione: Ufficio di Piano della Provincia e progettisti esterni coordinamento Umberto Ferrari Adeguamento alla L.R. 12/2005: adozione variante con delibera n. 14 del 31 marzo 2009 Link PTCP: http://www.provincia.brescia.it/portal/page/portal/provincia/ temiProvincia/territorio/pianoTerritorialeDiCoordinamentoProvinciale
comuni, modalità di perequazione territoriale che necessariamente dovranno estendersi e coordinarsi all’intero territorio provinciale. I termini per l’adeguamento al Piano Paesaggistico Regionale (PPR) del 2010 sono stati prorogati al 2013 dettando di fatto l’orizzonte per l’adeguamento del PTCP che, anche sulla base degli elementi sopra richiamati, si avvia alla revisione generale accompagnando quella che sarà la nuova fase della pianificazione regionale una volta che i piani comunali risulteranno adeguati alla L.R. 12/05 e al piano provinciale vigente. La revisione del piano, avviata nel 2011 con la stesura di un documento tecnico di indirizzo ed ora nel vivo della consultazione di enti e altri
soggetti interessati, dovrà quindi trovare, in un clima di incertezza generale e con uno sguardo alle innovazioni normative nazionali e regionali, un nuovo equilibrio fra obiettivi di tutela e conservazione degli spazi aperti non edificati (il cosiddetto “sistema rurale-paesistico-ambientale” del PTR) ed esigenze di sviluppo insediativo dei singoli comuni; queste ultime sostenute in alcuni ambiti territoriali da nuove opere infrastrutturali che segneranno per sempre la percezione e la vocazione del territorio provinciale.
Sirmione (Bs).
Fabio Gavazzi Coordinatore Uffici Pianificazione territoriale, Urbanistica e VAS, Provincia di Brescia 491 | 2012
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COMO
La Provincia valuta la compatibilità dei Piani di Governo del territorio dei comuni in rapporto alla coerenza con i contenuti prescrittivi del PTCP, con particolare riferimento al Sistema Paesisticoambientale e Storico-culturale e al Sistema Urbanistico-territoriale. Occorre premettere che la Provincia di Como non è stata solo la prima ad approvare il PTCP in coerenza con i contenuti della L.R. n. 12/2005 e del D.Lgs 42/2004, ma anche la prima ad introdurre una limitazione del consumo di suolo attraverso la definizione di "indici di sostenibilità insediativa" che definiscono "incrementi addizionali" massimi della superficie urbanizzata esistente con l’obiettivo della sostenibilità ambientale dei nuovi PGT in relazione alla limitazione di consumo di "nuovo" suolo, Tale previsione è finalizzata alla tutela della rete ecologica, definita dal PTCP, quale strumento di salvaguardia degli aspetti concernenti la biodiversità. Infatti uno degli elementi cardine del PTCP di Como è rappresentato dalla definizione della rete ecologica, rappresentata nella cartografia del PTCP mediante poligoni, la cui classificazione ed estensione può essere meglio definita da parte degli strumenti urbanistici comunali e intercomunali, nonché dai piani di settore e altri strumenti di programmazione negoziata. Poiché i PRG e gli altri strumenti urbanistici vigenti alla data di approvazione del PTCP conservano piena validità ed efficacia, l’applicazione degli indici di sostenibilità insediativa si applicano esclusivamente ai nuovi PGT.
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Ciò significa che solo in fase di redazione dei PGT (e del relativo procedimento di Valutazione Ambientale Strategica – VAS) la verifica di compatibilità in relazione agli aspetti paesaggisticoambientali trova piena applicazione. Il problema è che, ad oggi, solo il 30% dei comuni della provincia ha adottato/approvato il piano mentre il rimanente 70% è ricorso ad atti di programmazione negoziata, quali PII e Accordi di Programma, in variante allo strumento urbanistico vigente. Tali indicazioni sono estremamente interessanti se si rileva che le norme di salvaguardia definite dal PTCP in materia paesaggistico-ambientale e dallo stesso PTR (con l’eccezione di alcuni contenuti immediatamente operativi) assumono efficacia dalla redazione dei nuovi PGT. Non solo, significa anche che quasi i 3/4 dei comuni della provincia hanno come atto di pianificazione di riferimento il PRG, non sottoposto a VAS e pertanto contenente scelte di trasformazione dei suoli non verificate in relazione alla sostenibilità ambientale. Il tutto su un territorio che nello scenario Lombardo è al terzo posto per aree antropizzate e al secondo per territori boscati: ovvero un territorio dove la concentrazione di consumo di suolo nell’area pedemontana raggiunge livelli estremamente elevati (basti pensare che alcuni comuni hanno più del 60% del loro territorio urbanizzato) con tutte le conseguenti ricadute in ordine all’impatto sul paesaggio e alla compromissione della qualità ecologico-ambientale. Con tale scenario troppo spesso si finisce per attribuire un ruolo improprio alle funzioni amministrative in materia paesaggistica che
Como. Nella pag. a fianco, dall’alto: Alserio (Co), Santuario di Alzate (Co).
peraltro non può in alcun modo incidere sulle scelte, a monte, di pianificazioni urbanistiche che prevedono, ad esempio, trasformazioni d’uso del suolo non compatibili: nella scelta del luogo (es. terrazzamenti di oliveti, contiguità con beni ed edifici vincolati); nelle volumetrie (es. eccessive rispetto al contesto). Non è un problema, quindi, di corretta individuazione degli enti che autorizzano (forse andrebbero meglio approfondite le modalità nell’accertamento della preparazione professionale e culturale dei funzionari e dei componenti delle commissioni del paesaggio) ma anche nella "qualità" degli strumenti urbanistici. Allo stato attuale, infatti, la verifica dei progetti riguarda l’approvazione o il diniego "motivato" sulla base di aspetti: estetico – visuali; tipologici – architettonici. A mio avviso ciò non e sufficiente soprattutto in questo momento ove la Regione Lombardia ha definito un impianto normativo che consente ai comuni di approvare i PGT e pertanto, in assenza di un cambiamento culturale, è necessario definire direttive sul contenimento del consumo di suolo, prioritariamente puntando al soddisfacimento dei fabbisogni attraverso la riqualificazione del tessuto urbano consolidato (es. "rottamazione" e sostituzione dell’edificato obsoleto, utilizzo aree dismesse, degradate e vuoti urbani, ecc.) e solo in subordine ricorrendo a nuovi ambiti di trasformazione, la cui compatibilità deve essere accertata attraverso "qualificate" procedure di VAS e per le quali si potrà ricorrere a meccanismi di perequazione anche in funzione delle necessarie compensazioni ecologico-ambientali. Giuseppe Cosenza Dirigente Settore Grande Viabilità, Parchi, Prog. e territorio, Grandi Opere Strategiche, Trasporti e Motorizzazione, Provincia di Como
Provincia: Como Estensione: 1.288 kmq Numero di Comuni: 160 Abitanti: 594.988 (fine 2010) Densità demografica: 461,9 ab/kmq Caratteri fisici e morfologici: Il territorio si sviluppa con un andamento nordsud, partendo dalle pendici delle Alpi fino alla zona della Brianza Comasca, nella fascia compresa fra la Confederazione Elvetica e il ramo occidentale del Lago di Como (Lario). Il territorio della provincia presenta caratteristiche morfologiche e paesaggistiche molto singolari, viste le sue complesse, ma significative origini geologiche che contribuiscono ad esaltarne le naturali bellezze, e che determinano, allo stesso tempo, alcune limitazioni nel rapporto tra sistema naturale e antropizzato Tasso di urbanizzazione: 21,86% PTCP vigente: dal 20 settembre 2006 Incarico di redazione: Uffici provinciali Adeguamento alla L.R. 12/2005: si Comuni con PGT adottato/approvato: 56% Link PTCP: http://www.provincia.como.it/temi/territorio/territorio-trasportiviabilita/piano-territoriale-coordinamento-provinciale/
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CREMONA
Il territorio appartiene alla bassa pianura lombarda. In posizione periferica rispetto all’area centrale della regione, si articola in ambiti spaziali che costituiscono l’esito dell’interrelazione di fattori fisico-naturali e antropici. Formato da un piano – livello fondamentale della pianura – è attraversato da morfologie depresse (valli fluviali) e interessato da alcuni leggeri rilevati (dossi e pianalti). Nel processo di costruzione del territorio e del paesaggio ha avuto notevole importanza l’azione delle acque che hanno inciso i territori montani e riempito, e poi sagomato, il bacino padano. L’analisi del sistema paesistico-ambientale è stata effettuata sulla base delle indicazioni del PTPR. I tre circondari della Provincia rispecchiano le connotazioni assunte dal paesaggio. Sono di pertinenza strettamente cremasca le valli dell’Adda, del Moso e del Serio Morto e la fascia dei fontanili e delle risorgive; il sistema dei pianalti e dei dossi e la valle del Morbasco costituiscono una zona di transizione tra il territorio cremasco e cremonese e individuano e delimitano a nord-est il soncinasco. Il cremonese è rappresentato dalla pianura bordata dalla valle del Po a sud, da quella dell’Oglio a nord e a est; il casalasco è quasi interamente situato nella valle del Po. La struttura del paesaggio provinciale è stata individuata sulla base di una lettura comparata dei fattori naturali e antropici ed è stata suddivisa nelle componenti di interesse paesaggistico primario e secondario in due ambiti: il paesaggio agricolo della pianura cremasca e quello della pianura cremonese-
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Provincia: Cremona Estensione: 1.771 kmq Numero di Comuni: 115 Abitanti: 365.115 Densità demografica: 206 ab/kmq Caratteri fisici e morfologici: territorio completamente pianeggiante, plasmato da valli fluviali e da una fitta rete idrografica. L’alto cremasco è caratterizzato dalla linea delle risorgive, con una massiccia presenza di fontanili Tasso di urbanizzazione: 13,2 % (fonte: primo rapporto di monitoraggio PTCP – dicembre 2011) PTCP vigente: Vedi voce sotto (Adeguamento alla L.R. 12/2005). Approvazione originaria con DCP n. 95 del 9/7/2003 Incarico di redazione: Provincia di Cremona; Politecnico di Milano; Labter Adeguamento alla L.R. 12/2005: Variante approvata con DCP n. 66 del 08/04/2009 e pubblicata sul BURL n. 20 del 20/5/2009 Percentuale di Comuni con PGT approvato: 83% Link PTCP: http://www.provincia.cremona.it/territ/?view=LivDue&id=147
casalasca. Le componenti di interesse paesaggistico primario rappresentano sistemi di ampie dimensioni delimitanti o attraversanti il territorio, sono caratterizzate da una stretta relazione con i corsi d’acqua; le componenti di interesse secondario presentano caratteri paesaggistici simili a quelli dei paesaggi agricoli contermini. L’agricoltura, per la presenza storica sul territorio, per la superficie utilizzata, per i processi produttivi e mercantili, è stata la generatrice dei cambiamenti del paesaggio. Gli elementi fondanti del paesaggio agricolo lombardo tradizionale sono il sistema di regimazione idraulica, tra cui spiccano i fontanili, le siepi e i filari (piantata). Elemento caratterizzante il paesaggio è la cascina che si ritrova in tutta la zona pianeggiante con caratteri diversi a seconda delle tecniche costruttive, delle dimensioni
Canale Vacchelli, Spino d’Adda (Cr). Nella pag. a fianco: un'allevamento a Camisano (CR).
fondiarie e delle funzioni. Se ne osservano tre differenti tipologie: nel cremasco (piccole unità poderali a base familiare) la cascina funge anche da abitazione ed è costituita da corpi di fabbrica giustapposti con la presenza di un porticato antistante; nel cremonese, caratterizzato da poderi più vasti, si trova la cascina isolata in cui la struttura a corte chiusa si coniuga con la necessità di ospitare i braccianti; nelle cascine del casalasco si ritrovano entrambe le tipologie in funzione delle dimensioni poderali e delle modalità di conduzione delle aziende agricole. Il territorio provinciale presenta molteplici fenomeni insediativi dovuti ai differenti caratteri fisico-naturali che hanno influenzato l’organizzarsi dei centri edificati. La struttura insediativa è caratterizzata da alcuni elementi di dimensioni maggiori, poli urbani attrattori di nuove attività e insediamenti, e molti centri minori. Nei centri urbani sono spesso presenti nuclei edificati di notevole rilevanza storica. La crescita insediativa, che ha interessato le aree adiacenti ai centri edificati, segue molteplici configurazioni, da quelle compatte a quelle frammentate a quelle articolate. Si rilevavano forme più compatte nel cremasco e nelle zone piatte della provincia che tendono ad articolarsi man mano che ci si sposta verso il casalasco. Lo sviluppo parcellizzato ha
dato origine a frazioni autonome che si sono affiancate ai centri urbani: il caso più comune è rappresentato dalla cascina cui man mano si sono aggiunti edifici a costituire un borgo rurale. Sulla base dei“Criteri ed indirizzi relativi ai contenuti paesaggistici dei piani territoriali di coordinamento provinciali”, sono stati introdotti all’interno del PTCP nuovi temi che costituiscono un approfondimento rispetto a quanto definito nel PTCP del 2003. Nello specifico: alberi monumentali; aree a rischio archeologiche; centuriazione; aree caratterizzate da baulature; geositi. L’introduzione recepisce sia le indicazioni regionali, sia permette una lettura più precisa dei caratteri paesaggistici e ambientali del territorio. Tali livelli informativi possono riguardare trasversalmente l’intero contesto provinciale come lo specifico contesto di uno o più degli 8 ambiti paesistico-territoriali omogenei. Maurizio Rossi Dirigente Settore Pianificazione territoriale e trasporti, Provincia di Cremona
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LECCO
Nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Lecco si assegna un ruolo di riferimento al paesaggio come matrice del riconoscimento degli aspetti strutturali per l’intero territorio e di quelli caratterizzanti le singole parti. Il territorio lecchese è particolarmente ricco paesaggisticamente grazie anche alla sua estensione, dalla pianura alle colline pedemontane, alle prealpi lungo l’invaso esteso di quel “ramo” del Lario. La particolarità strutturale dell’area lecchese genera contesti locali molto differenziati, in molti casi assolutamente unici. È il caso del “paesaggio lariano” che è certamente uno dei più significativi della Lombardia e dell’Italia settentrionale. Il nostro lago, considerato dal punto di vista paesaggistico, presenta due caratteri che devono essere posti alla base della pianificazione: l’unicità e l’unitarietà. Il paesaggio del Lario è unico, in quanto prodotto della combinazione di una condizione naturale straordinariamente felice (la morfologia, il clima) e di una cultura materiale che ha saputo sfruttarne al massimo le risorse, al tempo stesso garantendone la conservazione nella lunga durata. L’unicità lo rende eccezionale e famoso nel mondo. Il paesaggio è unitario, cioè una sorta di “condominio” visuale e ambientale nel quale i comportamenti di ogni condomino influenzano tutti gli altri, più direttamente di quanto accada nella maggior parte del territorio. L’unitarietà, amplificando le relazioni tra le sue diverse parti, lo rende vulnerabile. L’unitarietà chiama in causa il metodo, ossia le procedure, sollecita livelli di condivisione delle scelte più elevati che in altri contesti meno interconnessi. L’unicità chiama in causa il merito delle scelte, impone limiti quantitativi e qualitativi severi al campo delle trasformazioni operabili, fa salire i costi (ma anche i valori). Al fine di meglio perseguire gli obiettivi di qualità il PTCP definisce cartograficamente nella tavola “Scenario 9B” il paesaggio del Lario Orientale in: WcX_je Z_ fh_ce W\\WYY_e Wb bW]e ikZZ_l_ie _d ambiti elementari di paesaggio); \hedj[ bW]e Z_ij_d]k[dZed[ _ jhWjj_ i[YedZe ejje tipologie). Ai fini della valutazione dell’impatto di progetti di trasformazione le norme fanno esplicito riferimento ai seguenti tre criteri di valutazione: hWffehje Z_ _dj[hl_i_X_b_j} Yed _b bW]e1 hWffehje Yed _ f[hYehi_ Z_ h_b[lWdpW paesaggistica; hWffehje Yed _b Yedj[ije beYWb[$ Nell’Allegato 2 delle Norme di Attuazione del piano sono riportate le indicazioni e i criteri 24
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di corretto comportamento che valgono come indirizzi di tutela, e a cui si rimanda per una maggiore specificazione. Con questo approfondimento il PTCP ritiene di aver apportato un contributo significativo come “buone pratiche” alla tutela e valorizzazione del paesaggio lariano. Ora tocca un po’ a tutti, in particolare alla scuola e alle università insegnare ai giovani il valore della bellezza e dell’eredità culturale che deriva da un grande passato. La diffusione dell’attaccamento al “bello della natura e al bello dell’arte” è il presupposto irrinunciabile per avere, domani, una cittadinanza consapevole e capace di difendere il proprio patrimonio.
Lecco. Nella pag. a fianco: Civate (Lc).
Ernesto Crimella Dirigente Settore Territorio e Trasporti, Provincia di Lecco
Provincia: Lecco Estensione: 816,17 kmq Numero di Comuni: 90 Abitanti: 341.354 (al 31.12.2011) Densità demografica: 418 ab/kmq Caratteri fisici e morfologici: lago, montagna, collina e alta pianura Tasso di urbanizzazione: circa il 15% della sup. prov. (Banca dati Dusaf 2.1 Regione Lombardia) PTCP vigente: D.C.P. n. 4 del 16 marzo 2004 Adeguamento alla L.R. 12/2005: D.C.P. n. 7 del 23 e 24 marzo 2009 Comuni con PGT approvato: 43% (39 comuni) Comuni con PGT adottato: 64% (58 comuni) Link PTCP: http://www.provincia.lecco.it/territorio-2/ptcp/
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LODI
Il Lodigiano è territorio complesso e conteso da una pluralità di usi e funzioni, spesso antagonisti e in contrasto fra loro, che generano fattori di conflitto, disequilibrio e insostenibilità, da conciliare con risorse sempre più ridotte. I dati che fotografano il territorio, da leggere con criticità e da interpretare a servizio di un progetto di sviluppo condiviso, sono caratterizzati da: un indice relativo a infrastrutture e reti pari al doppio del parametro dell’ottimalità (194,14% Istituto Tagliacarne 2004), da una percentuale di “superficie naturale” variabile dall’83 all’87% dell’estensione territoriale e un consumo di suolo, dal 1999 al 2007, pari a 7,5 mq/ab anno, con l’urbanizzazione giornaliera di 4.553 mq, pari a circa 1,1 volte piazza del Duomo di Lodi (CRCS – Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo). Come si inseriscono in questo contesto gli strumenti di governo e i procedimenti di trasformazione? La risposta è in linea con quanto rassegna la storia urbanistica italiana: gli strumenti di pianificazione difficoltosamente e sporadicamente sono la risposta e il quadro nel quale si declinano e trovano concretezza le visioni di sviluppo delle comunità locali. La dimensione straordinaria, in variante e in deroga, unitamente alla “progettualità esogena” (Leggi obiettivo e grandi progetti infrastrutturali) hanno minato e tarlato il “sistema delle regole” di piano e il paesaggio identitario. In merito, è rilevante segnalare che il 20% del consumo di suolo registrato tra il 1999 e il 2007, circa 265 ha, è stato fagocitato dalla
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infrastrutturazione TAV (CRCS 2011). Recentemente, la relazione paesaggio e usi del suolo ha trovato nuovi “motori di novità e di potenziale disequilibrio” nell’evoluzione degli usi del suolo agricolo, verso pratiche e “filiere” integrative del reddito, funzionali alla produzione di energia da fonti rinnovabili, agevolate e incentivate. Questo ha modificato l’immagine e la natura del paesaggio rurale, intensificando la tendenza verso la monocoltura, la banalizzazione e l’artificializzazione del paesaggio. La volontà della Provincia di Lodi è stata, ed è, quella di attivare proposte di programmazione e sviluppo in una visione territoriale condivisa che recuperi, e metta a sistema, gli elementi vocazionali e identitari del territorio, attraverso progetti d’ambito, anche perequabili territorialmente. Coerentemente, la Provincia, come ente capofila di un articolato sistema di partenariato, ha attivato un PIA – Progetto Integrato d’Area “Lodigiano per Expo: terra buona e percorsi di fiume” e Azioni emblematiche, attuative di Bando di finanziamento Cariplo. Tali iniziative possono innervare di forza e vigore nuovi gli strumenti di governo del territorio e promuovere la cooperazione e la collaborazione interistituzionale, secondo i principî di adeguatezza, sussidiarietà e partecipazione. L’obiettivo è quello di declinare e di perseguire la sostenibilità del territorio, anche per le generazioni future, ponendo al centro salute, vivibilità e paesaggio. Lavorare, quindi, per una riforma istituzionale che non svuoti di
Ponte Bonaparte (Lo). Nella pag. a fianco: Basilica di san Bassiano (Lo).
ruolo e di significato l’ente intermedio e per una riforma fiscale che consenta una reale gestione delle risorse economiche e finanziarie. Operare nella consapevolezza che la qualità progettuale e gli elementi risarcitori delle comunità locali debbano essere urgentemente attivati per garantire la sostenibilità sociale,
fortemente compromessa dalle trasformazioni d’uso del suolo. Barbara Fugazza Responsabile dell'Unità Operativa Sviluppo Urbanistico e conservazione dei beni paesaggistici e architettonici. Provincia di Lodi
Provincia: Lodi Estensione: 78.309 ha (dato CRCS, 2012) Numero di Comuni: 61 (ISTAT 2011) Abitanti: 229.085 (anno 2011) Densità demografica: 292,54 ab/kmq Caratteri fisici e morfologici: Tre corsi d’acqua racchiudono il territorio: il fiume Adda, ad est, affluisce nel Po che segna il limite sud; il Lambro scorre ad ovest e sfocia anch’esso nel Po. L’80% della superficie è coperta da suoli agricoli. In questo contesto la Regione Lombardia ha istituito il Parco Adda Sud: 230 kmq di superficie quasi interamente coltivata, con zone boschive, insediamenti a carattere ricreativo e didattico e, nel territorio del Comune di Lodi, il progetto della grande “Foresta di Pianura”. Di rilievo, inoltre, la riserva naturale delle Monticchie, un’oasi curata dal WWF. Dal punto di vista infrastrutturale la Provincia è una direttrice radiale del sistema urbano milanese costituita da un fascio di direttrici nord-ovest, sud-est, (A1, TAV, Via Emilia, Ferrovia Mi-Bo), incrociate dalle direttrici est-ovest delle corone metropolitane. Tasso di urbanizzazione: 7,5 mq/ab anno (dato CRCS, 2012) PTCP vigente: Redatto ai sensi della L.R. 1/2000; Approvato con delibera di Consiglio Provinciale n. 30 del 18 luglio 2005; Vigente dall’8 febbraio 2006, (dati Provincia di Lodi) Incarico di redazione: Politecnico di Milano - M.C. Treu - DGP n. 100/2002 Adeguamento alla L.R. 12/2005: Avvio procedimento con DCP n. 23 del 18.7.2006; incarico gruppo lavoro interno con consulenze - DGP 162/2007; Assetto organizzativo con DD 614/2008; Adozione con DCP n. 8 del 6.4.2009, (dati Provincia di Lodi) Comuni con PGT approvato: 58% (dati provinciali al 31 maggio 2012) Link PTCP: http://cartografia.provincia.lodi.it/index.php/i-progetti/ptcp
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MANTOVA
Il PTCP della provincia di Mantova, adeguato alla L.R. 12/2005 e ai criteri regionali, si configura quale strumento flessibile e aperto di riferimento per gli strumenti di pianificazione e le azioni dei comuni (PGT), degli altri enti locali e della Provincia stessa. I contenuti del piano sono articolati in cinque sistemi tematici: 1. sistema paesaggistico e ambientale; 2. sistema insediativo e produttivo; 3. sistema del rischio e del degrado; 4. sistema della mobilità e dei trasporti; 5. sistema agricolo e rurale. Ogni sistema comprende: quadro conoscitivo, sistema degli obiettivi, indirizzi normativi e previsioni di piano. In generale per tutti i sistemi tematici vengono proposti limiti di sostenibilità (di tutela, sviluppo e valorizzazione), nonché criteri di compatibilità (qualitativi e quantitativi) che attengono alla tutela e alla valorizzazione paesaggistica e ambientale. Gli obiettivi per il paesaggio si possono sintetizzare nei seguenti punti: iWblW]kWhZWh[ ]b_ WcX_j_ [ ]b_ [b[c[dj_ caratteristici e significativi dei paesaggi mantovani; Yedj[d[h[ _b Yedikce Z_ j[hh_jeh_e b_X[he1 _dYh[c[djWh[ ]b_ [Yei_ij[c_ dWjkhWb_" gkWb_ risorse paesaggistiche e ambientali del territorio; WjjkWh[ _ fhe][jj_ Z[bbW h[j[ l[hZ[ fhel_dY_Wb[" in coerenza e integrazione con la rete ecologica regionale e le reti locali; h_YedeiY[h[ [ h_fh_ij_dWh[ b[ i_jkWp_ed_ Z_ rischio e degrado; _dY[dj_lWh[ \ehc[ Z_ Yeef[hWp_ed[ _dj[h# istituzionali per la salvaguardia, la gestione e la pianificazione del paesaggio. Sia nelle tavole che nella normativa di piano, il paesaggio è assunto con riferimento alle seguenti categorie: Wh[[ Wiie]][jjWj[ W if[Y_\_YW jkj[bW Z_ b[]][ (Vincoli, Siti Natura 2000 e aree protette); Wh[[ fW[iW]]_ij_Y^[ Z_ h_b[lWdpW fhel_dY_Wb[ (corsi d’acqua, aree umide, aree verdi, elementi geomorfologici, nuclei storici, beni architettonici, luoghi di valore simbolico, percorsi, ecc.); WcX_j_ Z[bbW H[j[ L[hZ[ Fhel_dY_Wb[" Whj_YebWjW in 3 livelli di rilevanza, per i quali sono definiti i principali progetti di intervento comprensivi dei Parchi Locali di interesse Sovralocale proposti; WcX_j_ Z_ :[]hWZe" H_iY^_e [ 9ecfhec_ii_ed[ paesaggistica (in essere e a rischio). Per tutte le categorie sono definite prescrizioni e indirizzi di tutela e valorizzazione, nonché progetti e programmi di intervento che devono essere verificati e approfonditi dai Comuni nel 28
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recepire i temi del paesaggio nei PGT. Significativa la disciplina di piano per le previsioni di trasformazione territoriale dei Comuni, finalizzata a verificarne la compatibilità paesaggistica e ambientale, a limitare il consumo di suolo e a salvaguardare le aree agricole. In particolare il PTCP: _dZ_l_ZkW ]b_ WcX_j_ W]h_Yeb_ ijhWj[]_Y_ ZW conservare per la loro rilevanza sia produttiva che paesaggistica (circa il 90% della superficie agricola esistente); Z[j[hc_dW Yh_j[h_ [ fWhWc[jh_ WdY^[ quantitativi) per la localizzazione e il dimensionamento delle nuove previsioni insediative dei comuni; f[h gkWdje h_]kWhZW bW beYWb_ppWp_ed[ l[d]ede definiti criteri orientati all’adeguatezza e alla sostenibilità delle scelte rispetto ai valori e ai rischi presenti sul territorio, privilegiando la densificazione, il riuso, la riqualificazione e l’ampliamento di zone urbane esistenti, evitando la frammentazione, l’interessamento di aree sensibili, le conurbazioni lungo le strade; f[h gkWdje h_]kWhZW _b Z_c[di_edWc[dje viene assunto il 2,5% all’anno delle aree urbane esistenti (20% in meno degli ultimi anni), quale soglia quantitativa massima per ogni Comune. Tale soglia si distingue in una quota base dell’1% (di competenza comunale), e in una quota condizionata dell’1,5% (di rilevanza sovralocale) che deve essere accompagnata da misure compensative di sostenibilità (almeno il 10% per interventi di rinaturazione, 20% di fonti energetiche rinnovabili, misure per la tutela del suolo e delle acque). Sia i criteri localizzativi che quantitativi sono assunti nei procedimenti di approvazione di progetti pubblici e privati di competenza della provincia, per i quali, in generale, devono essere sempre previsti adeguati interventi di mitigazione e compensazione paesaggistica e ambientale. Giancarlo Leoni Dirigente Settore Ambiente, Pianificazione Territoriale e Autorità Portuale, Provincia di Mantova Giorgio Redolfi Responsabile Servizio Pianificazione e Parchi, Provincia di Mantova
Nella pag. a fianco: architettura e paesaggio della campagna mantovana dopo il terremoto. Lago di Mantova.
Provincia: Mantova Estensione: 2.338,84 kmq Numero di Comuni: 70 Abitanti: 415.442 (31.12.2010) Densità demografica: 177,63 ab/kmq Caratteri fisici e morfologici: Provincia pianeggiante, articolata in Alto Mantovano delle colline moreniche; Alta e Media pianura ghiaiosa fra Oglio e Mincio; Bassa pianura e Pianura alluvionale dell’Oltrepò. Tasso di urbanizzazione: (non disponibile) PTCP vigente: 1° PTCP approvato con D.C.P. n. 61 del 28/11/2002 (il PTCP vigente è la Variante Generale di adeguamento alla L.R. 12/2005) Incarico di redazione: Politecnico di Milano Adeguamento alla LR 12/2005: Variante Generale al PTCP approvata con D.C.P. n. 3 del 8.2.2010 Comuni con PGT approvato: 64% (45 comuni) Link PTCP: http://www.provincia.mantova.it/context_docs.jsp?ID_LINK=175&area=8
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MILANO
Il processo di adeguamento del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) alla L.R. 12/05 è stato avviato il 28 luglio 2009 contestualmente alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Dopo l'avvio del percorso per l'acquisizione delle proposte dei soggetti istituzionali, delle rappresentanze sociali e dell'individuazione dell' Autorità competente per la VAS si sono svolte quattro fasi di consultazione con i Comuni che hanno portato alla stesura del Documento Linee Guida approvato poi in Consiglio Provinciale. La Giunta Provinciale, successivamente alle Conferenze dei Comuni e alla conclusione del procedimento di VAS ha adottato il PTCP lo scorso 7 giugno. Le strategie di fondo che orientano e caratterizzano il Piano adottato sono da un lato il potenziamento del sistema urbano policentrico - articolato in una Città centrale (Milano e altri 24 comuni), e in 13 Poli attrattori - e dall'altro la riduzione del consumo di suolo non qualificato (fino al suo azzeramento). Il piano prevede la messa in "rete" delle reti infrastrutturali, garantendo una maggiore integrazione tra infrastrutture su ferro e piste ciclabili attraverso il rafforzamento delle connessioni trasversali e il prolungamento delle linee metropolitane. Particolare attenzione è rivolta al potenziamento della rete ecologica e alla connessione tra i parchi, alla definizione degli ambiti agricoli di interesse strategico e all'incremento di interventi di housing sociale in risposta al fabbisogno abitativo. Il Piano Provinciale si è adeguato agli obiettivi e alle misure generali di tutela paesaggistica dettati dal Piano Territoriale Regionale (PTR) e alle prescrizioni del Piano Paesaggistico Regionale (PPR) provvedendo all'individuazione delle aree assoggettate a tutela, alla definizione di unità tipologiche di paesaggio, all'individuazione di ambiti agricoli strategici, e all'individuazione e articolazione della rete verde provinciale e le correlate proposte di PUS. La promozione di "grandi progetti territoriali" in particolare le grandi dorsali territoriali, (rappresentate dalle valli dell'Olona, del Lambro e dalla Dorsale Verde Nord), il Parco della terra, sul tema dell'integrazione tra città e campagna, il Parco dell'acqua, incentrato sull'Idroscalo, dedicato ad attività sportive e di svago legate all'acqua ed Expo fuori le mura, rappresentano l'occasione di azioni di supporto al rafforzamento della rete territoriale provinciale. La previsione di "Progetti Strategici" di elevata qualità è condizione necessaria per accedere a nuovo consumo di suolo nella "Città Centrale" e consente di raddoppiare il consumo di suolo nei "poli attrattori". 30
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Provincia: Milano Estensione: 1.575 Kmq Numero di Comuni: 134 Abitanti: 3.156.000 (1.1.2011, Istat) Densità demografica: 2.003 ab/kmq Caratteri fisici e morfologici: Collina, alta pianura asciutta e pianura irrigua Tasso di urbanizzazione: 32,8% PTCP vigente: DGP n. 55 del 14.10.2003. Incarico di redazione: Settore Pianificazione Territoriale e Programmazione delle Infrastrutture Adeguamento alla L.R. 12/2005: DCP n. 16 del 7.6.2012 Comuni con PGT adottato: 19% Comuni con PGT approvato: 57% Comuni con PGT non ancora adottato: 25% Link PTCP: http://www.provincia.milano.it/ pianificazione_territoriale/piano_territoriale/PTCP_ vigente/index.html
Milano, Porta Nuova.
Il PTCP promuove la qualificazione delle trasformazioni, prevedendo il miglioramento del rapporto tra insediamenti e servizi, in particolare a verde, il sostegno alla progettazione architettonica di qualità ecosostenibile non impattante sulle componenti ambientali, il mantenimento di un'elevata qualità sociale e vitalità economica degli insediamenti. Le indicazioni normative del PTCP hanno carattere prescrittivo per aree e ambiti, tematici e territoriali, corrispondenti alle competenze tecnico-amministrative provinciali definite dalla L.R. 12/2005, in particolare: attività agricole di interesse strategico, cave, rifiuti, strade, boschi, impianti per la produzione di energia da fonti
rinnovabili (FER), rete verde e rete ecologica (varchi). Per consumare nuovo consumo è necessario che siano realizzate l’80% delle trasformazioni previste dallo strumento vigente, che si riusi almeno il 20% delle aree dismesse, e sia migliorata la "concentrazione degli insediamenti". I Comuni possono prevedere un consumo di suolo massimo del 2% - non ripetibile nella vigenza dello strumento urbanistico - se rispettano gli indicatori di sostenibilità. Emilio De Vita Direttore Centrale, Pianificazione e Assetto del Territorio, Provincia di Milano 491 | 2012
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MONZA E BRIANZA
Un territorio tradizionalmente ricco per imprenditorialità, attrattività residenziale e offerta di servizi, ma nuovo per identità giurisdizionale (la Provincia di Monza e Brianza è stata istituita nel 2004 ed è operativa dal 2009) è l’oggetto di un piano di coordinamento recentemente adottato e prossimo all’approvazione. Il confine amministrativo ritaglia dalla geografia fisica una realtà che, pur evocando nel nome Brianza una caratteristica qualità del paesaggio, è nota in questi ultimi tempi per ragioni ben diverse. Città diffusa, conurbazione, continuum urbanizzato, saturazione sono alcuni dei termini comunemente utilizzati per descrivere l’esito del processo di trasformazione urbana che ha interessato questo territorio negli ultimi decenni, territorio conosciuto, come sottolineato di recente anche dalla stampa nazionale, per il primato nel consumo di suolo. In questo quadro lo spazio aperto, lo spazio non urbanizzato, è oggetto di attenzione particolare del piano e, nello specifico, della sua componente paesaggistica; al motto generale di “fare buon uso del suolo”, la salvaguardia dello spazio aperto è la priorità che la Provincia si è data per avviare un’inversione di tendenza che, da residuale, lo elevi a spazio vitale. Il compito è stato affrontato mediante la costruzione di un sistema delle tutele del suolo volto a proteggere lo spazio aperto residuo, a mantenere (dove ancora è possibile) la continuità degli spazi liberi, a riqualificare il territorio rurale e il suo fragile rapporto con il tessuto edificato. Al sistema delle tutele del suolo concorrono
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principalmente, con diversi gradi di vincolo: bW h[j[ l[hZ[ Z_ h_Yecfei_p_ed[ fW[iW]]_ij_YW$ Discendente da indicazioni contenute nel Piano territoriale regionale e nel relativo Piano paesaggistico, nel particolare contesto insediativo della Provincia di Monza e della Brianza la rete verde si sviluppa collegando tra loro i parchi regionali e i PLIS (parchi locali di interesse sovracomunale), le aree agricole e i margini dei nuclei urbani; pur con un perimetro alquanto frastagliato connette da un punto di vista paesaggistico, naturalistico e fruitivo i territori compresi tra l’altopiano delle Groane e la valle dell’Adda. Oltre al vincolo di inedificabilità, sono previsti il riequipaggiamento delle aree in senso naturalistico e fruitivo, secondo modalità compatibili con l’attività agricola, la caratterizzazione dello spazio rurale e la previsione di opere di mitigazione e compensazione. _ fWhY^_ h[]_edWb_ [Z _ PLIS; ]b_ WcX_j_ W]h_Yeb_ Z_ _dj[h[ii[ ijhWj[]_Ye1 ]b_ WcX_j_ Z_ _dj[h[ii[ fhel_dY_Wb[$ I_ jhWjjW di aree ritenute strategiche per ridisegnare il confine urbano e per ricostruire il rapporto tra margini edificati e spazi aperti che non hanno le caratteristiche necessarie ad essere inserite nella rete verde o negli ambiti agricoli strategici e che non sono parte di PLIS, ma che il piano sceglie di assoggettare ad un’attenzione particolare; bW Z_\[iW Z[b ikebe$ In aggiunta al tradizionale concetto di tutela applicato a beni e ad aree cui sono riconosciute qualità di pregio, nel PTCP l’approccio alla
Parco villa Reale di Monza (MB). Nella pag. a fianco: Lissone (MB). Parco villa Reale di Monza (MB). Parco Valle del Lambro (MB).
tutela è funzionale a preservare un bene perché scarso. Ciò tenderebbe a connotare il piano come un progetto “difensivo”; in realtà un ruolo primario è dedicato anche alla ricerca della qualità degli spazi aperti, e del loro rapporto con i luoghi della città costruita, che evidenzia la volontà di costruire un modello di tutela “non statica”, ma “attiva”. Testimoni di questa attenzione sono gli studi conoscitivi che il PTCP ha riservato al tema: individuando le tipologie di paesaggio cui appartengono, riconoscendo le morfologie fondamentali dello spazio aperto (areali, nella Brianza centro-occidentale; a rete, nella Brianza orientale), interpretandone il diverso ruolo, enunciando gli indirizzi per azioni paesaggistiche e indicando gli strumenti per la loro attuazione. Laura Brioschi Ufficio di piano, Settore Pianificazione Territoriale e Parchi, Provincia di Monza e della Brianza
Provincia: Monza e Brianza Estensione: 405,57 kmq (PTCP MB) Numero di Comuni: 55 Abitanti: 849.636 (al 1 gennaio 2011) Densità demografica: 2.094,91 ab/kmq PTCP vigente: PTCP della Provincia di Milano, 2003 PTCP adottato: PTCP della Provincia di Monza e della Brianza, dicembre 2011 Comuni con PGT approvato: 67% (37 comuni) Fonti: PTCP di Monza e della Brianza; Istat Link PTCP: http://www.provincia.mb.it/Temi/ Pianificazione_territoriale/ptcp/pianoterr/piano_ vigente.html http://www.provincia.mb.it/Temi/Pianificazione_ territoriale/ptcp/pianoterr/PianoMB.html
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PAVIA
Governo del territorio, programmazione e coordinamento per gli interventi di tutela e valorizzazione del paesaggio, cartografia: sono queste le tre articolazioni che sostanziano le politiche provinciali per l'assetto del territorio. La cornice legislativa è costituita, oltre che dalle norme nazionali quali il Codice Culturale del Paesaggio, dalla Legge Regionale n. 12 del 2005 “Norme per il governo del territorio”, che individua i soggetti, le procedure e gli strumenti per la pianificazione territoriale e i diversi atti di governo del territorio, oltre a disciplinare il funzionamento del Sistema informativo Territoriale regionale e provinciale. Sia il vigente PTCP che quello in corso di adeguamento, specificano obiettivi e linee d’azione che costituiscono il riferimento per i diversi livelli di pianificazione. Per una parte del territorio provinciale individuata come Barco Certosa, la Provincia ha approvato uno specifico Piano Paesistico di dettaglio i cui contenuti sono stati poi ripresi nel Piano Territoriale Regionale. In tale piano vengono dettate specifiche norme di tutela per gli elementi caratterizzanti il paesaggio. La Provincia di Pavia è dotata di un Piano Territoriale di Coordinamento approvato nel dicembre 2003. Attualmente si sta procedendo
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al suo adeguamento alle disposizioni della L.R. 12/2005 e succ. modif., e integraz., nonché ai contenuti del Piano Territoriale Regionale approvato nel 2010, e alle ulteriori disposizioni introdotte dalla L.R. 12/2011 con particolare riferimento alla definizione della Rete Ecologica Provinciale, verificata alla scala provinciale. Particolare attenzione visti i risvolti che ne conseguono è dedicata alla individuazione degli ambiti agricoli strategici. A tal fine la Provincia ha innescato un percorso di condivisione con i comuni per la loro definizione per arrivare a un risultato di vera tutela delle aree agricole stesse. La Provincia di Pavia è composta da 190 comuni. Di questi poco più del 50% (circa 100 comuni), si sono adeguati alla L.R. 12/2005 dotandosi del nuovo Piano di Governo del Territorio. Preciso anche che per i più diversi motivi molti comuni arriveranno alla data del 31 dicembre 2012 senza neanche aver adottato i PGT. Facendo una breve disamina dei PGT pervenuti in Provincia per la verifica di compatibilità al vigente PTCP, si può senz’altro ammettere che non sempre si sono comprese le finalità del nuovo strumento, che non dovrebbe essere più esclusivamente una pianificazione urbanistica, ma appunto governare il territorio attraverso una serie di azioni. Di contro molti comuni pensano di risolvere i loro
Campagna pavese. Nella pag. a fianco: filari di pioppi nella campagna.
bilanci prevedendo nuove aree di trasformazione. Il risultato è un sovradimensionamento di questi piani, con un sempre più elevato consumo di suolo, e una poca attenzione alla pianificazione del paesaggio. Questo è conseguente anche al debole ruolo delle Province che la L.R. 12/2005 individua espressamente. Norme nazionali poi che discendono direttamente dalla disciplina europea quale lo sviluppo delle energie sostenibili, permettono, in assenza di una norma regionale che individui le aree non idonee, la loro localizzazione in zone anche tutelate, facendo venir meno una qualsivoglia forma di tutela. Per concludere, la pianificazione del paesaggio e delle aree protette richiede saperi diversi e nuovi modelli di governo del territorio, fondati sulla cooperazione tra istituzioni, e la partecipazione responsabile di attori pubblici e privati. Ruolo importante dovrebbero rivestirlo anche i progettisti e pianificatori. Ritengo indispensabile un percorso formativo che introduca politiche e strumenti innovativi di gestione territoriale e del paesaggio, in linea con i principî di sostenibilità, sussidiarietà e multidisciplinarietà. Vincenzo Fontana Dirigente Settore Territorio e Trasporti, Provincia di Pavia
Provincia: Pavia Estensione: 2.965 kmq Numero di Comuni: 190 Abitanti: 548.307 (ISTAT 31.12.2010) Densità demografica: 184,93 ab/kmq Caratteri fisici e morfologici: i fiumi Ticino e Po, che si incontrano 4 km a sud del capoluogo, dividono la provincia in tre zone: il Pavese, a nordest, la Lomellina, a nordovest tra Ticino e Po, e l'Oltrepò, a sud. La provincia è in gran parte pianeggiante. A sud di una limitata fascia pianeggiante l'Oltrepò presenta un'ampia area collinare che lentamente si innalza in modeste montagne (tutte sotto i 1000 m). Solo all'estremità meridionale, a sud di Varzi, le montagne si fanno più impervie e raggiungono altitudini considerevoli con alcune delle maggiori vette dell'Appennino Ligure, tra cui il Monte Lesima (1724 m) e il Monte Chiappo (1700 m) Tasso di urbanizzazione: 9,0% (Fonte Dusaf 2.1.2007) PTCP vigente: approvazione con delibera n. 53 del 7 novembre 2003 Adeguamento alla L.R. 12/2005: avviato il 1 marzo 2006, linee guida definite con delibera n. 385/19927 del 5 luglio 2007 Link PTCP: http://www.provincia.pv.it/index.php?option=com_content&view=categ ory&id=111&Itemid=201&lang=it
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SONDRIO
La provincia di Sondrio, nota come Valtellina, evoca i caratteri territoriali e ambientali connaturati nell’ambito amministrativo dell’ente locale. Le peculiari caratteristiche geomorfologiche, i ripidi terrazzamenti vitati del versante retico e più in generale l’uso del suolo e delle risorse e le relazioni tra fondovalle e montagna, definiscono l’unicità di un ambiente e paesaggio, non associabile ad altre realtà lombarde. Unicità che, per vastità e varietà, non ha uguali anche nell’arco alpino. Questa consapevolezza ha guidato la redazione del Piano Territoriale di Coordinamento nella ricerca dei punti di forza e debolezza, nell’individuazione degli obiettivi e delle strategie. Frutto di ripetute elaborazioni la pianificazione è iniziata nel 1998, ma si è conclusa ed è stata approvata solo nella primavera del 2010. Certamente è stato un lungo percorso che progressivamente si è arricchito di temi e procedure, introdotti e/o precisati prima dalla Legge Regionale n. 1/2000 poi dalla L.R. 12/2005 quali l’ambiente, nelle sue componenti sostanziali e giuridiche, gli ambiti agricoli strategici, o dettati da argomenti e problematiche di primaria importanza come la produzione di energia da fonte rinnovabile (utilizzo e tutela della risorsa idrica). Attorno alla risorsa idrica, in accordo con il Ministero dell’Ambiente per la Tutela del Territorio e del Mare, l’Autorità di Bacino del fiume Po, la Regione Lombardia e APAT (oggi ISPRA), il Piano Territoriale è stato integrato con il Piano del Bilancio Idrico del bacino dell’Adda sopralacuale, che con la successiva sottoscrizione dell‘intesa ai sensi dell’Art. 57, comma 1, del D.Lgs. 112/1998 è diventato piano di settore in materia di tutela e gestione delle risorse idriche. Estensione che risponde sia alla direttiva comunitaria 2000/60 sia all’inscindibile relazione tra uso della risorsa, ambiente e paesaggio, ove l’acqua e il regime torrentizio tipico dell’area montana è, in molti casi, l’elemento di prima importanza. Il piano territoriale di coordinamento, ripercorrendo le indicazioni della pianificazione regionale, riconosce quattro macrounità tipologiche del paesaggio, due dell’area montana (di versante, delle energie di rilievo) e due di fondovalle (dei laghi insubrici, del fondovalle) a loro volta suddivisi in sottounità tipologiche che declinano i caratteri fondamentali e indicano gli indirizzi di conservazione-gestione da dettagliare e 36
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sviluppare nei piani di governo del territorio. La scelta più “forte”, scritta tra le norme prescrittive e prevalenti, escluso il Piano di Bilancio Idrico, riguarda le aree più antropizzate dei fondovalle dell’Adda e della Mera, dove le espansioni urbane e produttive degli ultimi decenni hanno profondamente, e spesso negativamente, alterato paesaggio e ambiente. In queste aree sono state individuate le fasce perifluviali per conservare e riqualificare il paesaggio e l’ambiente fluviale, i corridoi paesistico-ambientali, posti in prossimità della viabilità principale, esistente e programmata e degli abitati, finalizzati a interrompere il processo di conurbazione che cancella l’identità dei “paesi”, nonché
Bianzone (So).
gli ambiti agricoli strategici per la tutela e valorizzazione della produzione agricola e i terrazzamenti vitati e non, con valenza agricola di tipo produttivo e paesaggistico di tipo estetico percettivo. La strategia del piano è volta a riqualificare e valorizzare gli elementi che caratterizzano paesaggio e ambiente montano; traccia le linee, da precisare nella pianificazione comunale, per conseguire uno sviluppo sostenibile, interrompe o quantomeno limita l’ingiustificato e irrazionale consumo di suolo. Italo Rizzi Dirigente Settore Pianificazione Territoriale, Energia e Cave, Provincia di Sondrio
Provincia: Sondrio Estensione: 3.211,9 kmq Numero di Comuni: 78 Abitanti: 183.343 ab/kmq Densità demografica: 57,08 ab/kmq Caratteri fisici e morfologici: territorio prevalentemente montuoso solcato da valli che si estendono principalmente per via longitudinale; le principali sono la Valtellina e la Valchiavenna. Una voce importante per l'economia e la tradizione culturale è la coltivazione della vite da cui si ottengono diverse varietà vinicole molto rinomate. Il difficile territorio montuoso è stato terrazzato attraverso la costruzione di muri a secco. I terrazzamenti costruiti nel corso dei secoli rappresentano un esempio di ingegneria rurale e un interessante esempio di trasformazione del territorio da parte dell'uomo. La coltivazione della vite rappresenta tuttora un punto nodale nel mantenimento delle tradizioni popolari ancora molto radicate soprattutto nei paesi. Tasso di urbanizzazione: 2,4% (Fonte Dusaf 2.1.2007) PTCP vigente: approvazione con delibera n. 4 del 25 gennaio 2010; pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia n. 14, 7 aprile 2010 Adeguamento alla L.R. 12/2005: si Link PTCP: http://www.provincia.so.it/pianificazione%20territoriale/PTCP/ default.asp
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VARESE
La Provincia di Varese amministra un territorio di 1.096 kmq (escluse le superfici lacustri), orograficamente assai mutevole, dalla montagna prealpina del nord all’alta pianura asciutta del sud, e all’interno del quale vi sono ben 141 comuni, con circa 873.000 residenti, il che porta la densità demografica media a circa 797 ab/kmq. Il paesaggio si caratterizza sulle fasce prealpina, collinare e dell’alta pianura in maniera peculiare: nella parte nord dei laghi insubrici, delle montagne e delle grandi valli, l’ambiente naturale e seminaturale ha il sopravvento. L’insediamento tende a saturarsi sul fondovalle. Nella parte centrale delle colline, la presenza antropica è più forte, ma i laghi e gli ambienti boscati rappresentano comunque un paesaggio semi naturale ancora consistente. Nella parte sud dell’alta pianura la pressione antropica è invece dominante e le “isole” verdi rappresentano l’ultimo baluardo per la riconoscibilità dell’identità dei luoghi. In particolare il paesaggio del laghi insubrici, richiamando la storia geologica della formazione delle Alpi, le vicende climatiche, e con queste, anche le morfologie e le forme di insediamento di periodo storico, è uno dei più peculiari della fascia prealpina. La presenza dei laghi condiziona fortemente il clima e l'abito vegetale dei luoghi assumendo quella specificità - detta insubrica - rappresentata da una flora spontanea o di importazione (dai lecci, all'ulivo, al cipresso) propria degli orizzonti mediterranei. Alla presenza delle acque lacustri si devono numerosi altri elementi di singolarità riguardanti l'organizzazione degli spazi (tipo di colture, di insediamento, attività tradizionali come la pesca, interrelazioni per via d'acqua) e le testimonianze storiche, la percezione e la fruizione del paesaggio come scenario di soggiorno e turismo. Il territorio urbanizzato è pari a circa il 32% dell’intera superficie, con una maggior incidenza nel sud (ambiti territoriali 9 – 10 – 11) col 44% e nel centro (ambiti territoriali 5 – 6 – 7 – 8) col 36%, rispetto al nord (ambiti territoriali 1 – 2 – 3 – 4) col 17%. Il PTCP ha visto la sua genesi nel 2003, con la stesura delle prime linee programmatiche. L’anno successivo è stato redatto il Documento direttore, in collaborazione tra Provincia e IRER, per poi giungere nel 2005 al Documento programmatico, che sostanziava la proposta di piano. Quest’ultima è frutto di un lavoro redazionale condotto internamente all’ente, avvalendosi di collaborazioni esterne limitatamente ad aspetti specialistici non coperti da personale interno. A dicembre 2005, ad esito di un percorso da tempo avviato nell’ambito della conferenza di 38
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Comuni, Comunità Montane e Parchi, è stata trasmessa agli enti una bozza del piano, al fine di una revisione riguardante gli errori materiali nell’identificazione degli ambiti agricoli. A giugno 2006 il piano è stato adottato e pubblicato per la raccolta di pareri e osservazioni. L’approvazione è avvenuta nell’aprile 2007 e la pubblicazione dell’avviso sul BURL è del 2.5.2007, data a partire dalla quale il PTCP è vigente ed è iniziato il lavoro di verifica di compatibilità degli strumenti urbanistici comunali (PGT e loro varianti). Attualmente (alla data del 28.09.2012) sono settantuno i Comuni che hanno un PGT approvato, corrispondenti al 50,35% del totale (141). La verifica di compatibilità si è rivelata utile anche ai fini di “registrare” quelle previsioni del PTCP meritevoli di perfezionamento o modifica, in prospettiva dell’adeguamento dello stesso alle sopravvenute disposizioni legislative (in particolare a quelle che riguardano
Provincia: Varese Estensione: 1.201,70 kmq (1.096 escludendo le sup. lacustri) Numero di comuni: 141 Abitanti: 873.241 (ISTAT 2011) Densità demografica: 797 ab/kmq Caratteri fisici e morfologici: Il “varesotto” si caratterizza come area di collegamento tra l’area alpina e la pianura; presenta un territorio suddivisibile in tre grandi fasce: a nord quella montana prealpina, i cui ambienti sono prevalentemente naturali, al centro la fascia collinare, caratterizzata dalla presenza dei laghi, al sud la pianura, fortemente antropizzata Tasso di urbanizzazione: 32% (aree antropizzate/sup. territoriale al netto delle sup. lacustri – dato DUSAF 2.1, agg. 2007) PTCP vigente: approvato con Delibera del Consiglio prov. n. 27 dell’11.4.2007. L’avviso di approvazione è stato pubblicato sul BURL, serie Inserzioni e Concorsi, n. 18 del 2.5.2007 Incarico di redazione: redatto internamente all’ente, salvo per alcuni temi a carattere specialistico Adeg. alla LR 12/2005: il PTCP è stato redatto conformemente alla versione iniziale della L.R. 12/2005 Comuni con PGT approvato: 50,35% (dato aggiornato al 4.10.2012) Link PTCP: http://cartografia.provincia.va.it/PTCP/
l’individuazione dei cosiddetti ambiti per l’attività agricola di interesse strategico e a quelle in materia di paesaggio). Riguardo il processo di adeguamento, esso ha già trovato disponibilità economica, ma in attesa della definizione del
futuro assetto delle Province si è interrotto.
Santa Caterina del Sasso (Va).
Silvio Landonio Dirigente Settore Territorio e Urbanistica, Provincia di Varese
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PROFESSIONE
IL LAVORO DEGLI OPERATORI DELL’EDILIZIA È SEMPRE PIÙ COMPLICATO
LA S.C.I.A. IN LOMBARDIA
Come se la crisi non bastasse, da Palazzo Lombardia ecco arrivare un’altra bella gatta da pelare
Nella speranza di rendere più semplice la vita dei cittadini, il legislatore nazionale aveva aggiornato l’Articolo 19 della Legge 7 agosto 1990 n. 241, introducendo nel nostro ordinamento l’istituto della Segnalazione Certificata di Inizio di Attività. Tale articolo stabilisce oggi che “ogni atto di autorizzazione, licenza, concessione non costitutiva, permesso o nulla osta comunque denominato (…) il cui rilascio dipenda esclusivamente dall’accertamento di requisiti e presupposti richiesti dalla legge o da atti amministrativi a contenuto generale (…) è sostituito da una segnalazione dell’interessato, con la sola esclusione dei casi in cui sussistano vincoli ambientali, paesaggistici o culturali (…) nonché di quelli previsti dalla normativa per le costruzioni in zone sismiche”. Subito sono sorte accese discussioni tra gli operatori del diritto: la S.C.I.A. si applica anche ai titoli abilitativi edilizi oppure no? Per risolvere questo dubbio il legislatore ha approvato l’Articolo 5.2, lettera “c”, del Decreto Legge 13 maggio 2011 n. 70, in forza del quale le disposizioni dell’Articolo 19 “si interpretano nel senso che le stesse si applicano alle denunce di inizio attività in materia edilizia disciplinate dal Decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, con esclusione dei casi in cui le denunce stesse, in base alla normativa statale o regionale, siano alternative o sostitutive del permesso di costruire”. La norma prosegue stabilendo poi che le disposizioni dell’Articolo 19 “si interpretano altresì nel senso che non sostituiscono la disciplina prevista dalle leggi regionali che, in attuazione dell’Articolo 22, comma 4, del Decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, abbiano ampliato l’ambito applicativo delle disposizioni di cui all’Articolo 22, comma 3, del
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medesimo decreto”. Detto in parole più comprensibili, la S.C.I.A. sostituisce tutte le D.I.A., tranne quelle che secondo la normativa statale o regionale sono “alternative o sostitutive del permesso di costruire” (e per ragioni di coerenza non sostituisce ovviamente i permessi di costruire), e comunque rimangono in vita le disposizioni regionali che hanno ampliato il campo di applicazione della D.I.A. Per uniformarsi alla normativa statale il Consiglio regionale lombardo ha approvato la Legge Regionale 13 marzo 2012 n. 4, il cui Articolo 15 ha così aggiornato l’Articolo 41, primo comma, della Legge Regionale 11 marzo 2005 n. 12: “ferma restando l’applicabilità della segnalazione certificata di inizio attività (S.C.I.A.) nei casi e nei termini previsti dall’Articolo 19 della Legge 241/1990 e dall’Articolo 5, comma 2, lettera c), del D.L. n. 70/2011, chi ha titolo per presentare istanza di permesso di costruire ha facoltà, alternativamente e per gli stessi interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia, di inoltrare al comune denuncia di inizio attività”. Alla luce di questa disposizione non può non nascere un dubbio così sintetizzabile: đƫ%*ƫ2%.0Úƫ !((Ě .0% +(+ƫăăƫ !(( ƫ !##!ƫ Regionale n. 12/2005, in Lombardia “tutti gli interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio sono subordinati a permesso di costruire”; đƫ %ƫ/!*/%ƫ !(ƫ/1 !//%2+ƫ .0% +(+ƫąāČƫ in Lombardia le D.I.A. possono essere presentate “alternativamente” al permesso di costruire e “per gli stessi interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia” (e quindi sono “alternative” e “sostitutive” del permesso di costruire”); đƫ%*ƫ"+.6 ƫ !(ƫ)! !/%)+ƫ .0% +(+ƫąāČƫ in Lombardia la S.C.I.A. si applica solo “nei casi e nei termini” previsti dalla
legge statale; đƫ0 (!ƫ(!##!ƫ/0 0 (!ƫ/0 %(%/ !ƫ $!ƫ(!ƫ S.C.I.A. possono sostituire le D.I.A. solo allorquando, in base alla normativa regionale, queste ultime non siano “alternative o sostitutive del permesso di costruire”; đƫ%*ƫ +) . % ƫ-1%* %ƫ(!ƫ ċ ċ ċ ċƫ*+*ƫ possono sostituire le D.I.A. Ma se ciò è vero, allora come può l’Articolo 41 fare salva in Lombardia “l’applicabilità della segnalazione certificata di inizio di attività”? Attendiamo lumi dai giudici o dal Palazzo, ma nel frattempo la cautela è d’obbligo. Walter Fumagalli
Nella pag. a fianco: cantiere di Porta Vittoria a Milano.
UN CONVEGNO E UNA MOSTRA SULLA PROGETTAZIONE DEL PAESAGGIO CONTEMPORANEO AL MADE EXPO 2012
AGRICOLTURA, ALIMENTAZIONE E ARCHITETTURA
Il convegno “Next Landscapes” presente all’interno della mostra AAA+A: Agricoltura, Alimentazione, Architettura affronta le future trasformazioni nell’ambito del paesaggio costruito
L’edizione di Made Expo 2012 ha allestito, come già nelle esposizioni precedenti, un’area espositiva dedicata al Salone Forestazione Urbana e Verde Attrezzato, ideata per le aziende e i professionisti che lavorano nel campo del costruire eco-sostenibile. Il tema della mostra di quest’anno era rivolto all’interazione tra Agricoltura, Alimentazione e Architettura con la finalità di coinvolgere i tre settori nella ricerca di strategie che possano garantire scelte sostenibili per il Pianeta. L’argomento scelto è stato “Costruire paesaggi”. All’interno della mostra sono stati presentati progetti i cui obiettivi sono variamente modulati: arricchire il patrimonio vegetale in città, conciliare
agricoltura urbana e periurbana, migliorare le metodiche per gestire le risorse idriche, privilegiare tecniche costruttive e soluzioni architettoniche eco-compatibili. Tali esperienze sono state selezionate in base ad un'idea di Progetto di paesaggio che si ispira al concetto complesso di paesaggio, identità frutto di azioni umane, di fattori naturali e delle loro interrelazioni, come espresso dalla Convenzione europea del Paesaggio. La mostra AAA+A: Agricoltura, Alimentazione, Architettura, divisa in tre sezioni, “Esploratorio Costruire Paesaggi”; “Planetarium 2012”; “Territorio”, ha ospitato il Convegno internazionale dal titolo “Next Landscapes”, quarta edizione di High
Green Tech Symposium, organizzato da Nemeton High Green Tech Magazine. Operatori di varie discipline, architettura, agricoltura, paesaggio, ma anche letteratura, arte, scienza, sono stati coinvolti per dare il loro contributo all’incontro. L’attenzione generale si è orientata verso le profonde trasformazioni attese per il futuro. La ricerca si rivolge alla creazione di nuove forme di habitat sostenibili, in cui si realizzi una rivoluzione dell’ambito urbano, cioè, l’interazione tra paesaggio costruito, sistema del verde e agricoltura. Manuela Oglialoro
MODIFICATO IL DECRETO LEGISLATIVO 70 DEL 2011
SI ABBASSA LA SOGLIA DI TUTELA La Legge 106/2011 di conversione del Decreto Sviluppo (D.Lgs 70/2011) modifica la tutela dei beni culturali e paesaggistici
In seguito all'entrata in vigore del Decreto Legge c.d. Sviluppo (D.Lgs. 70 del 2011), e alla sua conversione con Legge n. 106/2011, sono state introdotte significative modifiche nel D.Lgs. 42/2004. Le più importanti da considerare sono quelle riguardanti la definizione di Beni culturali e alcuni
cambiamenti nelle procedure di Autorizzazione paesaggistica. Per quanto riguarda i Beni culturali (Art. 10), la Legge 106 /11 abbassa la soglia di tutela degli immobili pubblici o di persone giuridiche no profit, innalzando il limite temporale per la “presunzione dell’interesse culturale” da 50 a 70 anni,
escludendo automaticamente dalla tutela tutte quelle opere di architettura e urbanistica realizzate in Italia nel periodo del secondo dopoguerra, espressione artistica di alcune delle più affermate personalità in campo progettuale. Relativamente all’Autorizzazione (Art. 146), la Legge 106/11 stabilisce che, nel caso in cui le previsioni del piano paesaggistico siano state recepite dagli strumenti urbanistici locali e quindi il parere del Soprintendente sia obbligatorio ma non vincolante, tale parere se non reso entro 90 giorni dal ricevimento della documentazione inviata dall'autorità competente può far scattare il silenzio assenso, ovvero il parere è da considerarsi favorevole. M.O.
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UNA NUOVA OPPORTUNITÀ PROFESSIONALE PROPOSTA DA ARCHITECTURE SANS FRONTIÈRES
CHALLENGING PRACTICE
Un corso di formazione, on line e sul campo, che si occupa del ruolo delle discipline del progetto in contesti di povertà urbana e marginalità
Quando si pensa di lavorare all'estero, anche temporaneamente, può emergere il timore di affrontare culture e procedure nuove, o di non potere sostenere economicamente queste idee. “Professione nel mondo” si è prefisso, tra gli altri, l'obiettivo di diminuire tale incertezza, promuovendo opportunità per affrontare in modo più preparato queste sfide. Un progetto innovativo in questa prospettiva è “Challenging Practice: Essentials for the Social Production of Habitat”, di Architecture Sans Frontières International, sviluppato con il sostegno della Commissione Europea attraverso il programma Leonardo da Vinci e lanciato nel luglio 2012. Il titolo è già un bel programma: ragionare sui principî per la produzione di un habitat rappresenta, infatti, un esercizio utile per
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ogni architetto. Ne abbiamo discusso con Beatrice De Carli, capoprogetto per ASF-Italia. Il programma consiste in un corso - on line e sul campo - che nasce dall’esigenza di una più solida formazione degli architetti che intendano occuparsi del ruolo delle discipline del progetto in contesti di povertà urbana e marginalità. Una disciplina poco trattata nei corsi di studi tradizionali: ci sono dei Master in Europa, anche di alto profilo, ma sono impegnativi in termini di durata e costi. “Abbiamo voluto colmare”, sottolinea De Carli, “un vuoto nell’offerta formativa a disposizione dei progettisti che desiderano avvicinarsi al campo dello sviluppo internazionale, per interesse proprio o perché hanno saltuariamente occasione di lavorare in questo ambito, ma che non hanno tempo o risorse da investire in formazione specifica”: il corso sarà tendenzialmente gratuito con un minimo rimborso spese. Lo stesso titolo, Challenging practice, riflette il senso della sfida culturale alla ricerca di una expertise per l’interazione tra il progetto di spazio e i temi dell’inclusione sociale e dello sviluppo internazionale. Il corso è strutturato in quattro fasi: la prima, attivabile sin d'ora su www. challengingpractice.org, introduce alle conoscenze di base per affrontare i progetti/processi. La seconda fase prevede un seminario intensivo della durata di un week-end, il cui scopo è approfondire i principî d'azione. Vi saranno almeno cinque seminari all'anno, uno per paese aderente al progetto (Francia, Inghilterra, Italia, Spagna, Svezia): il primo è previsto per l’inverno 2012. La terza fase consiste in un approfondimento teorico on-line dei contenuti del corso. L'ultima fase offrirà al progettista la possibilità di un’esperienza sul campo per mettere in pratica gli insegnamenti: il primo workshop è previsto per l'estate 2013. Considerato che una delle domande fondamentali di “Professione nel
mondo” è capire se vi sia una geografia d’azione specifica per l'architetto italiano, chiediamo a De Carli se il corso privilegi più un taglio “tematico” (per problemi) oppure per paesi di intervento: l'attenzione è prevalentemente tematica, attraverso l’esplorazione di alcune questioni trasversali (discriminazione, povertà urbana), e di alcuni ‘principles of engagement’ (partecipazione, approcci sostenibili) poi investigati per casi studi. La prospettiva di ricerca è comunque interessante: se apparentemente vi è un bacino geografico “naturale” professionale nel sud del mondo con maggiori disagi socio-economici (America Latina, Africa, India, ecc.), in realtà i “principî” proposti da ASF sono utili anche, ad esempio, per ambiti di povertà urbana o esclusione sociale a Milano. Challenging practice, in definitiva, ha tutte le premesse per diventare una sperimentazione snella e di grande interesse verso nuove professionalità da spendere nel mondo su particolari tematizzazioni progettuali, in questo caso ad alto contenuto sociale. Senza dimenticare che l’equivalenza “lavoro etico = lavoro volontario e non remunerato” non è così automatica: al contrario, siamo convinti che questo impegno potrebbe nel prossimo futuro tradursi in opportunità nuove, expertise specifiche e modelli di sviluppo culturale attualizzabili, con profitto economico, anche in Italia, dove sempre più ritroviamo ambiti di marginalità, degrado sociale e urbano. Vito Redaelli Inviate le vostre segnalazioni o proposte di argomenti a: professionenelmondo@consulta-al.it
PROFESSIONE | CONCORSI
A P IANICO SI RIQUALIFICA L A P IAZZ A D O N GH ITTI COMUNE DI PIANICO (BERGAMO) via Nazionale 74 www.comune.pianico.bg.it Concorso di idee dicembre 2011 - aprile 2012 RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE E URBANA DI PIAZZA DON GHITTI E AREA ADIACENTE Commissione giudicatrice Ettore Fontana (Presidente) Angelo Chigioni (Sindaco) arch. Alessandro Dagai arch. Dario Lambertenghi 1° premio: € 1.000,00 2° premio: € 500,00 3° premio: € 250,00
Pianico (poco più di 1.400 abitanti) si estende su un territorio collinare, a 40 chilometri da Bergamo, al termine della valle del fiume Borlezza, prima della sua confluenza di questo nel Lago d’Iseo. Il paese, di origini antiche, conserva un borgo medievale, costruito su un piccolo colle. Qui, l’antica chiesa parrocchiale dedicata a San Zenone ha lasciato spazio a un nuovo edificio, eretto nel 1925 e, di fronte, al monumento ai Caduti e a una nuova torre campanaria. Il Comune aveva indicato con questo bando la sua intenzione di veder
concepito un intervento di qualità, che individuasse un’area di parcheggio; razionalizzasse la viabilità, i percorsi pedonali, le aree verdi, l’illuminazione, con un costo massimo di €. 250.000. L’iniziativa è stata apprezzata e ha oggi avuto un seguito, che vede il progetto vincitore (nel frattempo evolutosi in esecutivo) in via di attuazione. Il programma d’intervento, minimo, ma significativo per il paese, nato come concorso di idee, si è infatti rivelato una positiva opportunità costruttiva. Il suo probabile soddisfacente esito
1° classificato David Lumina (Pianico - BG), Massimo Castellani, Enrico Carlessi, Fabrizio Ghilardi
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si verifica nonostante il numero dei concorrenti (15) sia stato molto limitato: un’esiguità evidentemente dovuta alla bassa entità dei premi messi in palio che ha scoraggiato una più numerosa partecipazione. La giuria ha proclamato vincitori un gruppo di professionisti del paese, con una proposta che ha saputo raccogliere, in un disegno unitario ben percepibile, tutta l’area oggetto di studio, pur distinguendo gli spazi funzionali della piazza; effettuando una scelta di materiali lapidei, che si mantengono in sintonia con quelli utilizzati anche nel resto del centro storico. David Lumina, Massimo Castellani, Enrico Carlessi, Fabrizio Ghilardi hanno utilizzato infatti il ridisegno delle pavimentazioni per realizzare un virtuale collegamento tra la chiesa e la torre campanaria; hanno contornato il monumento esistente; creato un nuovo parcheggio pubblico seminterrato, che sfrutta il dislivello tra la via e il soprastante sagrato e, nella piazza, di fronte all’area deputata alla collocazione della nuova fontana, hanno ricavato sedute lineari, generate da nuovi muri, rivestiti in acciaio corten. Roberto Gamba
GLI ALTRI CLASSIFICATI
2° classificato Paolo Crippa, UrbanStudio (San Donato Milanese, MI) Dario Vanetti, Mirco Figaroli
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3° classificato Maria Vittoria Mastella (Ferrara), Fabio Figaroli, Paolo De Simone, Laura Mazzei
ALTRI CONCORSI CONCORSO DI IDEE PER LE ARCHITETTURE DI SERVIZIO DEL SITO DI EXPO MILANO 2015 DICEMBRE 2011 - APRILE 2012
La programmazione del concorso è stata motivata dalla rilevanza delle architetture di servizio che, distribuite su tutto il lotto di intervento dove, nel 2015, si svolgerà la manifestazione, caratterizzeranno fortemente il sito e ospiteranno funzioni determinanti per la piacevolezza della visita. È prevista la realizzazione di edifici temporanei, costruibili in modo rapido e sostenibile dal punto di vista ambientale e che assicurino la reale possibilità di riciclo e riutilizzo di materiali e componenti al termine dell’evento.
1° classificato Andrea Liverani, Enrico Molteni, Onsitestudio, Angelo Lunati, Gian Carlo Floridi (Milano) Collaboratori: Lorenzo Tamberi Philipp Wuendrich
2° classificato Jesús Orúe Vázquez, Pedro Javier Ledo Márquez, Jesùs Làzaro Izquierdo (Jerez de la Frontera - Cadice - Spagna) Collaboratori: Javier Bononato Vázquez, Javier Perdigones Gómez, Giulia Giovannoni, Sebastian Moya Benicio, Francesca Cristiano
3° classificato Ternullomelo Architects, Nuno Marcos (Lisbona) Collaboratori: Stefania Stellacci, Paolo Maselli Consulenti: Gonçalo Pinheiro, João Paulo Cardoso (PRPC engenheiros), João Mira (Ohmsor), Rui Batista, João Mira (Ohmsor)
CENTRO POLIFUNZIONALE DI FIESSE (BRESCIA) OTTOBRE 2011 - MARZO 2012
Concorso di idee, bandito dal comune della cittadina della Bassa Bresciana, per il recupero funzionale dell’area Madella e la realizzazione di un centro polivalente, composto da uffici comunali, sala consiliare, sala convegni per 90 posti, locali per ospitare istituto bancario, ambulatorio medico, centro diurno anziani e migliorare la fruibilità degli spazi urbani circostanti.
1° classificato Cesare Masina (Piacenza) Collaboratore: Danilo Cremonesi
2° classificato Paolo Boschi (Pontedera PI), Andrea Marchi, Serena Paloschi, Tosca Bertini
3° classificato Alfredo Borghi (Madrid), Vittorino Belpoliti (Reggio Emilia), Giovanni Mecozzi (Ravenna)
RIQUALIFICAZIONE DELLA PIAZZA GARIBALDI DI CASTERNO A ROBECCO SUL NAVIGLIO (MILANO) OTTOBRE 2011 - APRILE 2012
Il concorso di idee aveva come tema l’individuazione di una soluzione che attribuisse il giusto valore a una zona nevralgica del paese, con la formazione di una proposta complessiva che promuovesse la riqualificazione della piazza, la rivalutazione architettonica del contesto storico di uno dei luoghi più antichi del paese, tenendo conto delle preesistenze circostanti, del traffico viario, ciclistico e pedonale. Bisognava porre attenzione a sistemi in grado di limitare il consumo energetico e lo sfruttamento delle risorse naturali, in rispetto all’ambiente e al benessere collettivo.
1° classificato Marco Sartori (Treviso), Roberto Pezzini
2° classificato Simona Cornegliani (Milano), Maria Silvia Borsani, Petra Hirsch
3° classificato Marco Giola (Casorezzo, MI), Valentina Chinosi, Valentina Morelli, Edoardo Spadoni
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PROFESSIONE l NEWS
REGIONE LOMBARDIA: PAESAGGIO
LETTURE
Nell’ambito delle proprie attività Éupolis Lombardia (l’Istituto superiore per la ricerca, la statistica e la formazione), ha concluso, su mandato della Direzione Generale Sistemi Verdi e Paesaggio di Regione Lombardia, il progetto per l’Osservatorio per la qualità del paesaggio. Menzionato dal Codice dei Beni culturali e Paesaggio in relazione all’articolazione territoriale dell’Osservatorio nazionale per la qualità del paesaggio, ha trovato riconoscimento nel Piano Paesaggistico Regionale lombardo del 2010. Il gruppo di ricerca, composto da Lorenzo Penatti, Matteo Mai e Laura Boi (coordinato da Guido Gai), ha sviluppato un modello di osservatorio che prende le mosse dalle finalità perseguite da Regione ed enti locali: la conservazione dell’identità dei paesaggi lombardi attraverso il controllo dei processi di trasformazione, per tutelare le preesistenze e i relativi contesti; il miglioramento della qualità paesaggistica degli interventi di trasformazione del territorio; la diffusione della coscienza dei valori del paesaggio, e la sua fruizione, da parte dei cittadini. L’Osservatorio, considerando la complessità del significato di paesaggio, individua vari “moduli” di lettura: questi, impostati come un sistema aperto, potranno essere ampliati o ridotti, rispetto alle priorità emergenti o a specifiche indicazioni di policy regionali.
Conoscere e rendere riconoscibile la realtà architettonica di una città. Raccogliere il lavoro di chi per la città si è adoperato e coinvolgere la collettività in un processo di progressiva presa di coscienza dell’identità dei propri luoghi: è questo l’obiettivo che si pone il libro dedicato al lavoro di un architetto, scomparso prematuramente, cui l’Ordine degli Architetti PPC di Varese, in occasione dei festeggiamenti per i 50 della propria fondazione, ha pensato di dedicare anche una bella mostra. Attraverso la pubblicazione di disegni originali e fotografie, oltre che attraverso una serie di testimonianze dirette raccolte in un cd allegato, il libro – primo di una collana dedicata ai professionisti che hanno costruito la città e la provincia di Varese – ricostruisce il lavoro e l’impegno di Luciano Brunella. Nato a Varese nel 1940 Brunella si trasferisce a Milano dove si laurea in architettura con una tesi con relatore Ernesto Nathan Rogers. Nel 1966 torna a Varese dove comincia una proficua attività progettuale che, purtroppo, si concluderà prematuramente.
L’Osservatorio della qualità del paesaggio
PROVINCIA DI MILANO: PTCP
Concluso il periodo per le osservazioni Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Milano, adeguato alla L.R. 12/2005, è stato adottato dal Consiglio Provinciale il 7.6.2012. Il Piano è stato elaborato dalla struttura del Settore Pianificazione Territoriale e Programmazione delle Infrastrutture, con il supporto del Centro Studi PIM. Negli elaborati,
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Luciano Brunella a Varese: un itinerario
Milano: Porta Nuova e Bresso, Parco Nord.
presenti su www.provincia.mi.it, leggiamo gli obiettivi: “rafforzamento del policentrismo milanese, articolato in una città centrale, costituita da Milano e da altri 24 Comuni, e in 13 poli attrattori intermedi (…) prolungamento verso l’esterno della rete metropolitana e dei servizi ferroviari (…) costruzione di una Rete verde di raccordo dei PLIS, rete ecologica e spazi aperti tra i vari poli del sistema policentrico (…) creazione di un sistema qualificato di Grandi Dorsali Territoriali (verde nord, ovest-valle dell’Olona ed est-valle del Lambro)”. Il periodo previsto per le osservazioni si è concluso e molte sono le osservazioni pervenute dalle associazioni presenti sul territorio, dirette a chiedere una migliore tutela della aree ancora agricole, non edificate e di pregio ambientale. M.O.
B. Bosetti, A. Del Corso, L. Trentin (a cura di) Una stagione breve. Le architetture di Luciano Brunella Ordine degli Architetti PPC di Varese, 2012 pp. 144 (con cd), € 10,00
OMNIBUS
La ricerca del terreno perduto Già da un primo sguardo all’elenco degli invitati colpisce la presenza confortante di molti nomi conosciuti, nuovi e vecchi. Quasi come se la ricerca di un terreno comune – Common Ground è il tema centrale della esposizione della XIII Biennale coordinata da David Chipperfield – abbia innestato un gioco di relazioni sovratemporali, slegato dall’ansia del nuovo a tutti i costi. Non che non venga dato spazio ai ‘giovani’, ma il fatto di accostarli accanto a nomi consolidati del panorama internazionale fa riflettere e diviene momento di verifica. Il confronto, infatti, è forse uno dei fili rossi che tiene insieme l’eterogeneità delle diverse sezioni. Seguendo le indicazioni del curatore gli autori hanno coinvolto a partecipare altri colleghi di varie discipline. Nasce così una serie di mostre dentro la mostra, in cui si sperimentano prove di collaborazione di natura differente. Da una parte la collaborazione tra architetti: nel padiglione svizzero Miroslaw Sic costruisce, con altri due studi, una sorta di città analoga in forma di affresco; V. M. Lampugnani espone il Campus Novartis, in bilico
tra l’ordine dell’impianto e la varietà linguistica dei singoli progetti; Hans Kollhoff espone i modelli in legno dei suoi progetti accanto a quelli in gesso dei suoi studenti; Sergison Bates espongono progetti di housing urbano di diversi studi europei. Dall’altra la collaborazione come momento di ricerca di radici comuni: Valerio Olgiati invita 41 architetti ad esporre le loro immagini di riferimento; gli irlandesi O’Donnell Toumey espongono teche e modellini di progetti a loro cari, da Alvar Aalto ad Aldo Rossi; Caruso St John riuniscono sette architetti, accomunati da un gusto per il dettaglio e per la storia, su cui aleggia lo spirito collezionistico di John Soane. Una certa nostalgia per un mondo di forme perdute traspare, a volte, attraversando le sale dell’esposizione. Il rimpianto di un linguaggio condiviso, di contro all’esasperato individualismo di molte architetture contemporanee, diviene il terreno che lega esperienze lontane tra loro nel tempo. Un atteggiamento riflessivo, che anche nelle espressioni più radicali, sembra ritrovare la presenza del passato, come nel Campo Marzio di Peter Eisenmann rielaborato in chiave razionalista, quasi un omaggio alla continuità di Tafuri tra Piranesi e le neoavanguardie degli anni 70.
La consapevolezza per la storia combinato ad un certo gusto per la raccolta tassonomica – dalle teche di Cino Zucchi che raccolgono modellini souvenir di monumenti storici, alla sezione di Diener & Diener sui padiglioni della Biennale, con foto di Basilico e testi di vari autori, a quella di Fulvio Irace che compara facciate di architetture milanesi del dopoguerra – si pone come atteggiamento condiviso, quasi una reazione al diffuso minimalismo delle precedenti Biennali. Che sia questo un segnale di inversione di rotta, a indicare un possibile ritorno a intendere l’architettura come parte della storia urbana? Così sembrerebbe, guardando all’intervento conclusivo di Rafael Moneo, intitolato programmaticamente “Architetti della città”, che declina al plurale l’esperienza del progetto all’interno del contesto storico delle nostre città. ◆ Michele Caja
Common Ground XIII Biennale 2012 Venezia 29 agosto – 25 novembre 2012
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Ottolenghi – Brion, la poesia nel disegno di Carlo Scarpa
Il primo rifugio dell’uomo, sprovvisto di intenzioni trascendentali, era la manifestazione della sua natura che significava proteggersi dalla Natura. Fu solo nel e con il disegno che vide la luce il primo concetto di spazio che superò quel rifugio, e nei segni si depositarono le intenzioni e i significati del costruire. Il desiderio e il possibile rimasero da allora inseriti nell’azione creatrice del disegnare, l’unica in grado di creare una narrazione delle idee nello spazio. Idee che, raramente, si cristallizzano in architetture poetiche, come nel caso di due opere di Carlo Scarpa: la tomba Brion e la casa Ottolenghi. Qual è l’importanza del disegno nel fare architettura di Scarpa? Se alcuni indizi ce li da l’architetto attraverso le trascrizioni delle sue conferenze - “La poesia nasce dalle cose in sé (…)” due mostre dedicate a questi progetti ci permettono di “vedere le cose” attraverso i suoi disegni. A Roma al MAXXI Architettura è in corso L’architettura può essere poesia?, una mostra dedicata alla Tomba Brion e articolata in due sezioni: disegni e fotografie. I disegni originali e alcuni prototipi relativi al monumento sono esposti nelle teche della Sala Centro Archivi di Architettura mentre alle pareti sono appese 17 fotografie di Guido Guidi, parte di un lavoro commissionatogli, nel 1996, dal CCA di Montréal. In questa sezione, a cura di Francesca Fabiani, gli scatti di Guidi restituiscono attraverso la geometria delle ombre una visione poetica dell’opera di
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Scarpa e raccontano la suggestiva ricerca del fotografo sulle nozioni di tempo, spazio e luce. Un viaggio attraverso il processo mentale dell’architetto, che considera la luce nel suo trasformarsi nel tempo per contemplare l’architettura nel suo farsi. L’altra sezione, curata da Guido Pietropoli, dedicata ad una selezione di disegni, ci permette di vedere come la poesia dell’architettura passa attraverso il gesto creatore della mano. La rappresentazione del progetto è anche la narrazione degli intenti dell’architetto, i fogli di spessori e superfici diversi vengono interrogati e tormentati come i materiali da costruzione: i disegni concorrono in maniera determinante a formare l’atmosfera del Brion. La seconda mostra è al Centro Carlo Scarpa a Treviso, I disegni di Carlo Scarpa per casa Ottolenghi. Una selezione di 28 disegni che appartengono al MAXXI Architettura e sono conservati al Centro presso l’Archivio di Stato di Treviso, eccetto uno che è della collezione di Giuseppe Tommasi, l’allievo scomparso nel 2012 che ha concluso, alla morte del maestro nel 1978, i lavori della casa. Tommasi, nel 2011, ha portato a termine anche la pubblicazione sui disegni per casa Ottolenghi, un volume curato da Alba di Lieto che approfondisce l’offerta della mostra. Un video accompagna l’allestimento e racconta le vicende della casa di Bardolino che non si pone come una presa di possesso della natura e del luogo ma è di esso una sorta
di condensazione, un disvelamento attraverso l’architettura. Un obiettivo raggiunto attraverso un progetto con un tasso di esecutività non certo, variabile, crescente; un modo di procedere connaturato alla poetica di Scarpa dove il disegno era lo strumento principale di controllo del lavoro. ◆ Matteo M. Sangalli L’architettura può essere poesia? MAXXI Architettura Sala Centro Archivi di Architettura, Roma 16 giugno 2012 – 13 gennaio 2013 I disegni di Carlo Scarpa per casa Ottolenghi Centro Carlo Scarpa, Treviso 28 giugno – 6 ottobre 2012
Vent’anni di solitudine Entrando, la sequenza serrata che accoglie e cattura lo sguardo potrebbe indurci a un pensiero immediato. Eppure il plastico del municipio di Segrate al centro, il prototipo delle cabine per l’isola d’Elba sullo sfondo, il gigantesco collage della “Città Analoga” da un lato, la foto di gruppo, il maestro al centro e gli ‘allievi’ intorno, dall’altro, non sembrano sufficienti per mettere a fuoco un tema. La Tendenza – Architectures Italiennes 1965-1985, curata da Frédéric Migayrou, è difficilmente riconducibile all’interpretazione del titolo, o meglio, dei titoli, a fronte dello straordinario affresco di idee che propone. Ma è proprio dopo aver preso atto di quella diversità che lega, negli spazi del Centre Pompidou, i pattern del gruppo Metamorph all’intima monumentalità di Aldo Rossi, che si deve riflettere sul senso di una tendenza che è, in senso letterale, continuo avvicinamento al limite degli elementi stessi che fanno l’architettura della città: elementi sognati che spesso sfuggono gli stessi codici della rappresentazione, segni trasfigurati dietro le atmosfere pesanti, che attraversano le case di Dario Passi, o i recinti di Franz Prati. All’interno di questo manifesto di
instabilità, in cui le distanze e le crisi stimolate dalla critica contemporanea (davvero ben documentata attraverso una ampia selezione bibliografica, quasi in una sorta di mostra parallela) appaiono evidenti, non c’è spazio per chi il limite verso cui tendere lo ha toccato, raggiungendo, nella costruzione, nella configurazione o più semplicemente nell’ironia, una condizione di apparente equilibrio. In questo senso sarebbe più semplice poter leggere l’esposizione attraverso i pochi ma significativi assenti: sono questi a costituire il confine, più o meno consapevole, più o meno solido, di una rassegna che testimonia tutta l’ambiguità del problema - centrale per i protagonisti in scena legato alla rappresentazione della città. Che lavorino attraverso procedimenti di riduzione progressiva, o che riflettano su continue sovrapposizioni e intersezioni, a tutti i partecipanti spetta di diritto il posto in una ipotetica città analoga, analoga a quella firmata Rossi, Consolascio, Reichlin, Reinhart, e costruita questa volta attraverso la ricomposizione dei brani esposti: una città fatta di tanti tempi, discontinua, non misurabile, in cui non trova spazio né il luogo senza tempo di Giorgio Grassi, né il monumento continuo
G.R.A.U., nuovo cimitero di Nizza, 1982-86.
di Superstudio, né la strutturazione territoriale di Costantino Dardi. Il cerchio si può chiudere: in una istantanea lunga venti anni convivono sogni e fantasmi che finiscono inevitabilmente per ripiegare su se stessi, quando dimenticano di rintracciare, negli insegnamenti di Ludovico Quaroni o negli studi veneziani di Saverio Muratori, origini troppo frettolosamente rimosse. Resta, in questa parentesi ventennale, un filo sottile, mai troppo evidente ma neppure così celato, tra il Mario Ridolfi del ciclo delle Marmore, precedente nobile secondo l’interpretazione curatoriale, e quel Paolo Portoghesi che, nonostante la presenza tutto sommato marginale all’interno del percorso espositivo, tra Roma Milano e Venezia ha sempre rappresentato il centro intorno a cui gli architectes italiens non hanno mai faticato a riconoscersi. ◆ Filippo De Dominicis La Tendenza. Architectures Italiennes 1965-1985 20 giugno – 10 settembre Parigi, Centre Pompidou
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OMNIBUS I NEWS
MOSTRE / 1
Finestre sul mondo “Think of this as a window” recita la scritta al neon di Cerith Wyn Evans campeggiante sul muro dirimpetto all’arrivo della scala che distribuisce i vari piani del Museo Cantonale d’Arte di Lugano. È questo un invito a immaginare un mondo diverso che possa manifestarsi al di là del confine fisico. Il Museo Cantonale d’Arte è la seconda tappa - la più vicina alla nostra contemporaneità - di un viaggio che si compie all’interno dell’universo “finestra”. La finestra, in questo percorso, è intesa in quanto soggetto fisico da rappresentare e strumento necessario per la conoscenza di ciò che sta oltre: la realtà che essa inquadra. La bella mostra, curata da Giovanni Iovane, Marco Franciolli, Silvie Wuhrmann e Francesca Bernasconi, attraverso 200 opere provenienti da musei internazionali e importanti collezioni private e lo sguardo di 114 artisti che spaziano dalla pittura classica alla videoinstallazione, offre l’occasione, anche attraverso l’individuazione di nuclei tematici specifici, di provare a pensare, e a guardare alla finestra, e al mondo da essa incorniciato, con una nuova profondità.
fotografia e design. L’immagine come progetto, lo Spazio Enzo Pifferi di Como ha promosso una mostra fotografica dedicata all’opera di Parisi. Circa sessanta stampe in bianco e nero e alcune monografie e riviste dell’epoca raccontano i molteplici aspetti della vita e del lavoro dell’architetto, fotografo e designer. Se dal maestro Giuseppe Terragni l’allievo Parisi apprende la capacità di dialogo con le più varie espressioni dell’arte, è però l’inventiva che lo guida, in un costante rapporto con la storia e le avanguardie, nella definizione di una personale poetica progettuale.
dai primi anni Sessanta al 1997. Attraverso circa 120 tra studi e schizzi architettonici, modelli di studio e di concorso, disegni, la mostra, a cura di Germano Celant, affronta il tema del teatro esponendo architetture progettate e costruite, scenografie per opera e balletto e allestimenti spettacolari. Per questa occasione è stato anche ricostruito il modello del Teatro del Mondo ricollocato in quella parte di laguna dove, trainato da un rimorchiatore, era approdato nel 1979, per ripartire, l’anno successivo alla volta di Dubrovnik. Aldo Rossi Disegni 1980-1996 Milano, Galleria Antonia Jannone 20 settembre – 31 ottobre 2012 Aldo Rossi Teatri Venezia, Fondazione Emilio e Annabianca Vedova Magazzini del Sale 30 giugno – 25 novembre 2012
Ico Parisi, architettura fotografia design Como Spazio Enzo Pifferi 6-11 settembre 2012
MOSTRE / 3
Aldo Rossi a Milano e a Venezia Giuseppe Uncini, Finestra con ombra, 1968. Courtesy Fondazione Marconi, Milano.
Una finestra sul mondo. Da Dürer a Mondrian e oltre. Sguardi attraverso la finestra dell’arte dal Quattrocento ad oggi Lugano (Svizzera), Museo Cantonale d’Arte e Museo d’Arte 16 settembre 2012 – 6 gennaio 2013
MOSTRE / 2
A Como Ico Parisi In occasione della pubblicazione del volume di Giovanna D’Amia e Lucia Tentoni, Ico Parisi, architettura
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Acquerelli, collage, disegni a penna e a matita di Aldo Rossi sono esposti fino a fine ottobre presso la Galleria Antonia Jannone di Milano. Non si tratta di schizzi o appunti di studio, ma opere su carte, cartoncini e veline, in cui è possibile riconoscere la riflessione che Rossi ha elaborato per alcuni suoi progetti: la scuola di Cantù, il Centro commerciale Letzipolis di Zurigo, la sistemazione dell’ospedale e di un complesso amministrativo di Hasselt, il Palazzo dello Sport di Milano, il Marburg Museum e il Monumento a Sandro Pertini a Milano. Contemporaneamente, a Venezia, i Magazzini del Sale, ospitano sedici progetti dell’architetto milanese:
Aldo Rossi, Triennale, 1992, acquarello e inchiostro su carta.
LETTURE / 1
Terragni, una retrospettiva a Foligno
Il CIAC, Centro italiano arte contemporanea, di Foligno celebra con una mostra (fino al 9 dicembre) l’opera di Giuseppe Terragni, per affrontarne l’espressività artistica, gli aspetti tecnologici e la teoria compositiva, mettendone in evidenza il (forse non abbastanza riconosciuto) ruolo d’impegnato modernista e protagonista del razionalismo. Nella mostra, i due curatori, il primo cofondatore del Centro studi Giuseppe Terragni di Como, il secondo responsabile scientifico del CIAC, non solo illustrano le numerose opere che hanno reso celebre l’architetto, ma propongono, anche in questo catalogo (graficamente un po’ disordinato), una lettura approfondita dei principî compositivi, da Terragni adottati e considerati nei suoi scritti. Ciò avviene attraverso l’esposizione di documenti, maquette dell’Archivio Terragni e delle foto particolari della campagna realizzata da Paolo Rosselli, in occasione del centenario della sua nascita. I principî, definiti “le regole della sua arte, che sono anche quelle dell’architettura”, sono focalizzati in una serie d’argomentazioni che compongono una sorta di programma di viaggio nell’architettura. Il catalogo presenta, inoltre, con inediti approfondimenti, il Danteum, il monumento romano da Terragni concepito, ma non costruito, nelle cui stanze egli avrebbe voluto depositare il racconto allegorico della storia dell’architettura. In alcuni suoi progetti (il Negozio Vitrum, il Monumento ai Caduti, la Casa del fascio di Como) sono state d’altra parte sperimentate le innovazioni tecniche che il Danteum avrebbe espresso; in
altri (Monumento ai caduti di Erba, Monumento a Sarfatti, Asilo Sant’Elia, Casa Giuliani Frigerio, Casa del fascio di Roma, Casa Vietti, Piano per il quartiere satellite di Rebbio) possono essere riconosciuti i temi riassunti nel Danteum: la narrazione astratta, la sezione aurea, il centro molteplice, la storia dell’architettura e della colonna, i rapporti di luce e ombra, il telaio in cemento armato, i tagli nelle murature, l’ascesi. Roberto Gamba Attilio Terragni e Italo Tomassoni (a cura di) Giuseppe Terragni viaggio nell’architettura CIAC, Foligno, 2012 pp. 128, € 25,00
LETTURE / 2
Expo 2015: un pro memoria Il libro di Alessia Gallione – giornalista di “Repubblica” che segue costantemente la vicenda Expo 2015 - è molto utile a fissare in modo organico una serie di accadimenti che, con buona probabilità, nel prossimo futuro saranno destinati a essere marginalizzati dall’approssimarsi dell’evento Expo, dalle necessità e dalle urgenze dal “fare” e del “fare in tempo” che inevitabilmente si imporranno. Proprio per questo, ricostruire i passaggi che si sono succeduti dal 30 ottobre 2006, data della candidatura di Milano, al 31 marzo 2008, data dell’assegnazione di Expo 2015, sino ad oggi (2012), corrisponde a fissare la cronologia di una vicenda che – come è stato detto da molti e più volte – ha avuto numerosi problemi di gestione. Il lavoro di Alessia Gallione è molto documentato, completato da tabelle e dati cronologici, e si riferisce anche a numerosi colloqui che la giornalista ha avuto con molti dei personaggi che nel corso di questi anni si sono avvicendati sulla scena di Expo 2015. Alcuni di loro hanno parole chiare sui ritardi che una gestione non lineare dell’affaire Expo ha causato. D’altra parte il libro sottolinea, ancora una volta, come Expo 2015 sia un’occasione per Milano e per l’Italia, nata da un impegno di molti, condiviso da tutte le parti politiche, e
in particolare da Letizia Moratti, l’exsindaco di Milano, in carica nel periodo di candidatura e di assegnazione dell’Expo e nei primi anni di gestione. E, a questo punto, è augurio generale che l’organizzazione e la realizzazione dell’Expo possano essere da qui in avanti ben condotte. Con una certa dose di ottimismo, è ragionevole allora pensare che il lavoro puntuale contenuto in “Dossier Expo” possa essere di memoria e utilità per il futuro, al fine di evitare che i problemi che si sono avuti sino a ora si verifichino anche la prossima volta. Anche se, è giusto dire, furono chiari i segnali d’allarme espressi sin dall’inizio da alcuni che ben ricordavano le modalità di gestione di altri “grandi eventi” italiani. Il sottotitolo del volume è: Milano 2015: i grandi interessi economici, la politica, i costruttori. Come le promesse di una città nuova sono cadute e come si può, allo scadere del tempo, riprovarci. Dopo la premessa, Un capolavoro al contrario, le tre parti che compongono il libro, sono: Il sogno; Il risveglio; La sfida. Si spera che un auspicabile secondo volume possa trattare di cose fatte finalmente bene. Maurizio Carones
Alessia Gallione Dossier Expo RCS libri, Milano, 2012 pp. 366, € 12,00
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Consiglieri: Mauro Armellini, Umberto Baratto, Stefania Buila, Franco Maffeis, M. Paola Montini, Roberto Nalli, Enzo Renon, Patrizia Scamoni, Lucio Serino (Termine del mandato: 15.10.2013)
Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori tel. 02 29002174 www.architettilombardia.com Segreteria: segreteria@consulta-al.it Presidente: Paolo Ventura; Vice Presidente: Angelo Monti; Segretario: Fabiola Molteni; Tesoriere: Sergio Cavalieri; Consiglieri: Laura Boriani, Laura Gianetti, Gianluca Perinotto, M. Elisabetta Ripamonti, Silvano Sanzeni, Giuseppe Sgrò, Franceso Valesini, Daniela Volpi Ordine APPC di Bergamo tel. 035 219705 www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Presidente: Franceso Valesini; Vice Presidente: Vittorio Gandolfi, Francesca Carola Perani; Segretario: Remo Capitanio; Tesoriere: Arianna Foresti; Consiglieri: Angela Giovanna Amico, Stefano Baretti, Fabio Corna, Francesco Forcella, Emilio Braian Giobbi, Carlos Manuel Gomes de Carvalho; Matteo Seghezzi, Elena Sparaco, Marco Tomasi, Roberto Francesco Zampoleri (Termine del mandato: 13.7.2013) Ordine APPC di Brescia tel. 030 3751883 www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Presidente: Paolo Ventura; Vice Presidente: Gianfranco Camadini; Paola Faroni, Roberto Saleri; Segretario: Laura Dalè; Tesoriere: Luigi Scanzi;
Ordine APPC di Como tel. 031 269800 www.ordinearchitetticomo.it Informazioni utenti: info@ordinearchitetticomo.it Presidente: Angelo Monti; Vice Presidente: Angelo Avedano; Segretario: Margherita Mojoli; Tesoriere: Enrico Nava; Consiglieri: Matteo Ardente, Alessandro Bellieni, Stefania Borsani, Elisabetta Cavalleri, Alessandro Cappelletti, Alessandra Guanziroli, Veronica Molteni, Giacomo Pozzoli, Stefano Seneca, Marco F. Silva, Marcello Tomasi (Termine del mandato: 15.3.2014) Ordine APPC di Cremona tel. 0372 535422 www.architetticr.it Presidenza e segreteria: segreteria@architetticr.it Presidente: Silvano Sanzeni Vice Presidente: Carlo Varoli; Segretario: Andrea Pandini; Tesoriere: Claudio Bettinelli; Consiglieri: Giuseppe Coti, Luigi A. Fabbri, M. Luisa Fiorentini, Antonio Lanzi, Massimo Masotti, Nunzia Vanna Musoni, Vincenzo Ogliari (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine APPC di Lecco tel. 0341 287130 www.ordinearchitettilecco.it Presidenza, segreteria e informazioni: ordinearchitettilecco@tin.it Presidente: M. Elisabetta Ripamonti; Vice Presidente: Paolo Rughetto; Segretario: Marco Pogliani; Tesoriere: Vincenzo D. Spreafico; Consiglieri: Davide Bergna, Enrico Castelnuovo, Favio Walter Cattaneo, Alfredo Combi, Guido De Novellis, Carol Monticelli, Diego Toluzzo (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine APPC di Lodi tel. 0371 430643 www.lo.archiworld.it Presidenza e segreteria:
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Giuseppe Caprotti, Giuseppe Elli, Marta Galbiati, Enrica Lavezzari, Cristina Magni, Roberto Pozzoli, Biancalisa Semoli, Nicola Tateo (Termine del mandato: 1.2.2014) Ordine APPC di Pavia tel. 0382 27287 www.ordinearchitettipavia.it Presidenza e segreteria: architettipavia@archiworld.it Informazioni utenti: infopavia@archiworld.it Presidente: Aldo Lorini; Vice Presidente: Lorenzo Agnes; Segretario: Paolo Marchesi; Tesoriere: Alberto Vercesi; Consiglieri: Marco Bosi, Raffaella Fiori, Paolo Lucchiari, Luca Pagani, Gianluca Perinotto, Paolo Polloni, Andrea Vaccari (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine APPC di Sondrio tel. 0342 514864 www.so.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettisondrio@archiworld.it Informazioni utenti: infosondrio@archiworld.it Presidente: Giuseppe Sgrò; Vice Presidente: Giovanni Vanoi; Segretario: Aurelio Valenti; Tesoriere: Claudio Botacchi; Consiglieri: Marco Del Nero, Andrea Forni, Marco Ghilotti, Carlo Murgolo, Nicola Stefanelli (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine APPC di Varese tel. 0332 812601 www.ordinearchitettivarese.it Presidenza: presidente.varese@awn.it Segreteria: infovarese@awn.it Presidente: Laura Gianetti; Segretario: Matteo Sacchetti; Tesoriere: Emanuele Brazzelli; Consiglieri: Luca Bertagnon, Maria Chiara Bianchi, Riccardo Blumer, Claudio Castiglioni, Stefano Castiglioni, Ada Debernardi, Alberto D’Elia, Mattia Frasson, Ilaria Gorla, Carla G. Moretti, Giuseppe Speroni, Stefano Veronesi (Termine del mandato: 15.10.2013)
La rivista AL, fondata nel 1970, raggiunge ogni due mesi tutti i 27.635 architetti iscritti ai 12 Ordini degli Architetti PPC della Lombardia:
2.379 2.399 1.722 721 951 403 719 12.199 2.562 870 370 2.340
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iscritti dell’Ordine di Bergamo iscritti dell’Ordine di Brescia iscritti dell’Ordine di Como iscritti dell’Ordine di Cremona iscritti dell’Ordine di Lecco iscritti dell’Ordine di Lodi iscritti dell’Ordine di Mantova iscritti dell’Ordine di Milano iscritti dell’Ordine di Monza e della Brianza iscritti dell’Ordine di Pavia iscritti dell’Ordine di Sondrio iscritti dell’Ordine di Varese
491 | 2012
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