AL Mensile di informazione degli Architetti Lombardi
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FORUM Parchi in Lombardia interventi di Marco Engel, Francesco Borella, Fabio Lopez Nunes, Fosco M. Magaraggia, Domenico Zambetti Aree protette in Lombardia
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INFORMAZIONE Dagli Ordini
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INDICI E TASSI
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EDITORIALE
10 OTTOBRE 2006
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Gallazzi, Matteo Sacchetti, Giuseppe Speroni, Adriano Veronesi (Termine del mandato: 15.10.2009)
Maurizio Carones
3 EDITORIALE
Guardando una carta della Lombardia in cui siano evidenziate le aree sulle quali è stato istituito un parco nazionale, regionale o locale, se ne ricava lâimpressione di una regione il cui territorio ĂŠ in buona parte tutelato. Se poi leggiamo il lungo elenco dei parchi, ne riconosciamo alcuni come molto noti, altri ci risultano poco o per niente conosciuti, come ad indicare una loro rassicurante diffusione. Da questa lettura sembrerebbe dunque poter dedurre una grande attenzione alla salvaguardia e alla tutela ambientale, atteggiamenti strettamente relativi allâidea piĂš diffusa che si ha del âparcoâ. Dâaltra parte, sovrapponendo a questa rappresentazione una recente fotografia satellitare del territorio lombardo si potrebbe invece facilmente rilevare come, soprattutto negli ultimi decenni, il costruito si sia notevolmente esteso, in modo particolare in alcune aree, determinando una sorta di continuo urbano. Se poi, ancora, si analizzassero alcune soglie storiche di questi stessi territori, confrontando una rappresentazione del 1950 con una del 2000, si rileverebbe come in questi ultimi cinquantâanni si sia completamente trasformato un paesaggio che, sino a quella data, era rimasto per secoli quasi invariato. Da questo quadro apparentemente contraddittorio si potrebbe quindi evincere che la questione della tutela del paesaggio, proprio per la recente vicenda di intensa costruzione del territorio lombardo, sia diventata una delle prioritĂ della societĂ e delle politiche, quasi necessario rimedio ad una saturazione insediativa. Si sa invece che non è cosĂŹ e che la pulsione allâuso estensivo del suolo è continua, spesso contenuta solamente grazie allâistituzione di parchi che, in questi casi, diventano una sorta di linea di frontiera, talvolta non proprio gradita, nei confronti dellâespansione. Allo stesso tempo, dallo scorrere lâelenco dei parchi lombardi è evidente come essi differiscano notevolmente fra loro, dai grandi parchi alpini a quelli fluviali, a quelli di pianura, a quelli periurbani. Conseguenza della varietĂ del paesaggio regionale, sorta di campionario di situazioni, che rende molto difficile stabilire a priori obiettivi comuni, mettendo in un certo senso in crisi una astratta nozione di parco. Ciò indica, come proposto anche nei qualificati interventi qui raccolti nel Forum, che un adeguato atteggiamento di tutela del paesaggio non può coincidere esclusivamente con scelte vincolistiche e di perimetrazione, ma deve essere in grado di proporsi come individuazione di risorse, cultura del territorio che forse dovrebbe interessare lâintera estensione del territorio regionale, corrispondendo ad una differente idea dello sviluppo e dellâuso dei suoli. Questione che peraltro riguarda lâintero territorio nazionale, che a differente scala da quella regionale, propone una varietĂ di paesaggi ancora maggiore, con gli stessi contrasti e con analoghe situazioni di degrado, talvolta in modo ancora piĂš drammatico. Se letta in questi termini, la differente cultura della tutela, della salvaguardia e della valorizzazione del territorio che sembra diffondersi, si presta ad essere una grande occasione di âricostruzioneâ nazionale, che, diversamente da quella che seguĂŹ la seconda guerra mondiale, dovrĂ riparare i danni provocati da processi di sviluppo molto accelerati, svoltisi senza adeguate politiche di pianificazione territoriale. In questa sorta di âricostruzioneâ la nostra cultura architettonica potrebbe far valere la sua preparazione scientifica, che negli anni, alle scale del progetto del territorio e del paesaggio, ha accumulato esperienze e specificitĂ disciplinari che vanno costantemente riaffermate.
Parchi in Lombardia
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Nel forum di questo numero intervengono Marco Engel, architetto, vicepresidente dellâOrdine degli architetti di Milano, Francesco Borella, architetto, progettista, giĂ direttore del Parco Nord Milano (1983â2000); Fabio Lopez Nunes direttore settore Parchi e mobilitĂ ciclabile della Provincia di Milano, giĂ presidente sezione italiana di Europarc (Federazione dei Parchi nazionali e naturali dâEuropa); dott. Fosco M. Magaraggia, dirigente Struttura, Culture e Sviluppo locali, Direzione Generale Culture, IdentitĂ e Autonomie della Lombardia, Regione Lombardia; Domenico Zambetti, giĂ assessore alla QualitĂ dellâambiente della Regione Lombardia. Ringraziamo tutti i partecipanti per la loro collaborazione.
Una nuova stagione per i parchi regionali della Lombardia di Marco Engel
Con crescente insistenza si sente parlare di una prossima revisione della Legge quadro regionale sulle aree protette (L.R. 30 novembre 1983, n. 86): lâunica, fra le leggi lombarde con effetti di organizzazione del territorio, a non essere stata toccata dalla recente stagione di riforme. Ă dunque tempo di bilanci, del resto piĂš che giustificati dalla storia ormai piĂš che trentennale dei parchi regionali lombardi. La L.R. 86/83 giungeva a conclusione di una lunga fase di studio e sperimentazione avviata, nella prima metĂ degli Anni â70, con lâattivitĂ della commissione speciale costituita presso il Consiglio Regionale (1972), poi col primo progetto di legge per un sistema di parchi regionali, di iniziativa dellâassessore allâEcologia Nino Pisoni, nella stessa legislatura; quindi con lâistituzione, fra il â74 e il â76, dei primi parchi regionali: Ticino, Parco Nord, Groane. Di questa è bene ricordare gli inizi, perchè hanno avuto unâinfluenza determinante sullâimpostazione delle politiche che verranno seguite con una certa uniformitĂ da quasi tutti i parchi lombardi, anche quelli piĂš recentemente istituiti. Primo fra tutti ha fatto scuola il Parco del Ticino: istituito nel 1974, con una legge dedicata a lui solo, a seguito di una campagna di sensibilizzazione condotta da ambientalisti, gruppi politici, associazioni locali. La legge istitutiva contiene tre indicazioni fondamentali, che si ritroveranno in seguito in quasi tutti i parchi regionali lombardi: ⢠il parco è costituito dallâintero territorio dei comuni; ⢠il territorio del parco, quindi lâintero territorio dei comuni del parco, sarĂ oggetto di un unico piano territoriale; ⢠il governo del parco sarĂ affidato ad un consorzio composto dalle amministrazioni locali territorialmente interessate: comuni e province. Quanto allâorganismo di governo del parco, la forma scelta, il consorzio, per molti anni è rimasto lâunica forma adottata dalla Regione Lombardia, ma anche la forma piĂš diffusa nelle altre regioni italiane. Allâepoca dellâistitu-
zione del Parco del Ticino doveva apparire come lâunica in grado di superare la naturale diffidenza delle amministrazioni locali, pertanto fu preferita ad altre forme, che avrebbero potuto forse garantire una maggiore efficienza complessiva, come gli enti autonomi che giĂ governavano con successo alcuni parchi nazionali. Il Piano territoriale del Parco del Ticino, al quale, ancor fresco di laurea, ebbi modo di collaborare, rimane un caposaldo nella storia della pianificazione dei parchi lombardi: alla sua impostazione si sono riferite quasi tutte le esperienze successive, con la significativa eccezione di Parco Nord. In sintesi il Piano territoriale del parco si presenta come uno strumento urbanistico sovracomunale che definisce: ⢠la ripartizione del territorio inedificato in zone di diverso valore, alle quali sono attribuite differenti forme di salvaguardia; ⢠la perimetrazione delle aree lasciate alla pianificazione comunale, come ritagliate dal territorio del parco, per le quali sono dettate norme di indirizzo, riguardanti i centri storici, le aree di loro pertinenza paesaggistica, lâindivduazione di particolari altri valori da assoggettare a tutela, ecc. Il Piano contiene molto altro, ma interessa qui sottolineare la sua funzione urbanistica, poichĂŠ a questa si accompagna inevitabilmente un ruolo politico: ciascun comune infatti dovrĂ ottenere dal parco il parere sul proprio strumento urbanistico, ossia accettare un intervento di verifica aggiuntivo rispetto alla prassi ordinaria, operato da un ente sovraordinato, posto a metĂ strada fra il Comune stesso e la Regione. Alla fine degli anni â70, nel periodo della redazione del Piano del parco del Ticino, si sviluppa un dibattito serrato fra due fazioni contrapposte: da un lato chi sostiene il ruolo di supplenza che il piano deve svolgere di fronte allâassenza di strumenti di pianificazione di area vasta, particolarmente necessari in situazione dallâequilibrio ambientale delicato e prezioso; dallâaltro chi ritiene che il piano debba avere carattere specialistico, occuparsi cioè principalmente dei territori di maggior pregio e degli interventi necessari alla costruzione del parco stesso. Le due impostazioni, che potremmo definire semplicisticamente âurbanistico-amministrativaâ ed âambientalistico-fruitivaâ, continueranno a confrontarsi per un lungo periodo e talvolta riusciranno anche a convivere, come nel caso del Parco delle Groane. Ma alla fine la prima è destinata a prevalere, con conseguenze vistose: prima fra tutte la minore attenzione dedicata alla costruzione del parco rispetto alle maggiori energie profuse per attrezzare la struttura preposta al rilascio di pareri e autorizzazioni. Ne è un esempio lampante il Parco Agricolo Sud Milano, al quale si deve una efficace salvaguardia passiva del territorio, garantita dalla gestione di perimetrazioni e vincoli, accompagnata una politica realizzativa poco piĂš che marginale. Diversamente non si spiegherebbe per qual motivo si senta oggi lâesigenza di lanciare, come unâassoluta novitĂ , lâidea di una nuova cintura verde per Milano, un bosco metropolitano destinato ad occupare gran
Il forum di questo numero è illustrato da fotografie tratte da un lavoro sul Parco del Mincio, realizzato dal fotografo Arnaldo Genitrini nel maggio 2006, appositamente per âALâ. Lo ringraziamo della collaborazione.
FORUM GLI INTERVENTI
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parte delle aree dello stesso Parco Sud, istituito da oltre quindici anni. Con lâapprovazione dei piani territoriali di quasi tutte le province lombarde e con la riforma degli strumenti di governo del territorio, contenuta nella Legge regionale del 2005, vengono a cadere i motivi che avevano fatto prevalere lâimpostazione âurbanistico amministrativaâ: potrebbe essere un buon momento per riaprire una discussione che sembrava ormai chiusa e dotarsi di nuovi strumenti per la valorizzazione del grande patrimonio ambientale della nostra regione.
Lâesperienza del Parco Nord Milano di Francesco Borella
Ho cominciato a lavorare al Parco Nord Milano nellâ83, quandâera poco piĂš che un segno sulla carta. Erano anni ormai che lâidea, il sogno urbanistico di un nuovo grande polmone verde nel nord milanese, proposto da quei matti del PIM, dei quali facevo parte, nonostante un intenso decennio di impegno politico amministrativo e di studi e
progetti, non riusciva a decollare, non riusciva a concretarsi in un qualche intervento di riqualificazione ambientale, o di rimboschimento, o di pista ciclabile. Anche la Regione Lombardia, che nel â75 aveva recepito il progetto PIM riconoscendo PNM di rilevanza regionale, nellââ83, con la Legge quadro sulle aree protette n. 86, che prevedeva la sola categoria dei parchi naturali, lo aveva declassato a parco locale. Per convincere la Regione a tornare sui suoi passi è stata certamente importante la motivazione culturale addotta, riassumibile allâincirca nei seguenti termini: si può capire che la preoccupazione principale del legislatore regionale sia stata quella di tutelare i âsantuari della naturaâ (Adamello, Ticino ecc.); non si capisce affatto, e si ritiene anzi una grave lacuna, la mancata tutela delle aree verdi strategiche per lâequilibrio ecologico delle aree metropolitane, aree preziose quindi per la loro collocazione anche in assenza di valori naturalistici, aree che in tutta Europa con la politica delle green belts ci si premura di tutelare, di valorizzare, di riqualificare, di promuovere; sulla base di questo nuovo quadro culturale la Regione, con la L.R. 41/85,
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serelle, le connette tra loro e con il tessuto edificato circostante, proiettandosi quindi allâesterno del parco e stimolando il nascere di nuove reti di percorsi allâinterno dei comuni del parco, col risultato complessivo di dar vita, gradualmente, ad una grande rete ciclo-pedonale sovraccomunale, vero sistema di mobilitĂ alternativa al servizio di un vasto settore metropolitano. Non câè spazio, in questa sede, per una vera riflessione sopra questa esperienza (anche se, per chi fosse interessato allâapprofondimento, sono disponibili su CD gli atti del convegno per il trentennale di PNM dellâottobre 2005, allegati al n. 14 della rivista Architettura del Paesaggio, e stanno per uscire sulla rivista âTerritorioâ alcune relazioni di un seminario tenutosi lo scorso marzo al Politecnico di Milano, PTUA, sul tema degli spazi aperti metropolitani, muovendo proprio dallâesperienza PNM). Solo una breve considerazione finale, in estrema sintesi. Il PNM ha trasformato unâarea che âera il retrobottega della cittĂ costruitaâ, quella terra di nessuno che allora separava, anche a nord, Milano dai comuni della prima cintura esterna; è un parco interamente circondato dallâedificato e comprensivo di tutte le aree rimaste libere (in parte liberate, con intervento attivo di recupero) allâinterno di questo edificato; aree allora marginali, sottoutilizzate, spesso degradate, di periferia e oggi diventate aree pregiate, nuova centralitĂ verde. La valutazione degli effetti ambientali e urbanistici dellâoperazione Parco Nord muove per me da questa constatazione: il parco, questa nuova centralitĂ verde (nuova piazza, dice spesso Balducci) ha innescato un processo di riqualificazione urbanistica, ambientale e paesaggistica di area vasta, esteso potenzialmente allâintero settore metropolitano; ha provocato un contrarsi, un restringersi di quel non luogo urbano che si chiama periferia e un ampliarsi della cittĂ vivibile, con tutto ciò che ne consegue e che spero ci sia altra occasione per approfondire.
Pensare agli ambienti protetti di Fabio Lopez Nunes
Lâambiente naturale non ha, in astratto, alcuna necessitĂ di âprotezioneâ, poichĂŠ si evolve in autonomia; ma esiste lâuomo, con la sua capacitĂ di distruggere e cementificare in tempo ormai infinitamente breve. Si pensi soltanto che, nelle nostre regioni, gli ultimissimi decenni di âciviltĂ â hanno urbanizzato e quindi desertificato la stessa quantitĂ di superficie che era stata urbanizzata dallâalba della storia ai giorni nostri. La Regione Lombardia nel 1983 aveva giustamente individuato un insieme di aree da sottrarre a tale processo distruttivo, verso una dimensione piĂš sostenibile di governo del territorio, vincolando il 20% circa del proprio territorio. Fu il frutto di una felice intuizione il cui merito va in particolare ascritto alla caparbia inziativa di pochi intellettuali e politici, fra i quali Achille Cutrera, Giorgio Morpurgo e Vittorio Rivolta.
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ha integrato la normativa della 86/83 istituendo la nuova categoria dei parchi di cintura metropolitana, entro la quale si è reso possibile il recupero al livello regionale del Parco Nord, ma anche la successiva istituzione del Parco Sud. Ma altrettanto importante e convincente della âbuona ideaâ è stata in quella circostanza la âbuona prassiâ avviata, la politica dei piccoli passi, delle prime forestazioni, delle prime bonifiche ambientali, dei primi interventi concreti che ha consentito a PNM di dare avvio al processo realizzativo e di recuperare sul campo quella credibilitĂ sulla fattibilitĂ del parco che si era andata poco a poco perdendo. Quei primi anni, dallââ83 allââ88 circa, sono stati gli anni critici, gli anni veramente difficili del Parco Nord, gli anni in cui si è passati dal parco che non câera, anche se tutti ne parlavano da quasi ventâanni, ai primi segni leggibili sul territorio, ai primi rimboschimenti, ai primi tracciati, ai primi prati curati e fruibili, alla montagnetta recuperata. Quando si è cominciato a capire che quei bastoncini infilzati nel terreno fitti fitti, in una sterpaglia ove un contadino entrava ogni tanto con un trattore, trainando a volte una botte e a volte una fresa, diventavano pianticelle, e poi piante vere, e quindi un bosco e che quindi il paesaggio cominciava a cambiare e che la realizzazione del futuro parco era davvero cominciata, si è capito che la scommessa era vinta, che quello che si era fatto si poteva ormai considerare irreversibile (anche perchĂŠ, per fortuna, câera la partecipazione corale dei cittadini a difenderlo); da parte mia, ho capito che da quel momento potevo dedicare la mia attenzione prevalente al problema della qualitĂ , architettonica e paesaggistica, del futuro Parco. Quel periodo difficile è stato anche, per altro verso, lâavvio di una straordinaria esperienza, di lavoro collettivo, dâimpegno, di ricerca; tutte le scelte piĂš importanti per il futuro del Parco sono maturate in quegli anni, in primo luogo quella metodologica di fondo, la scelta della gradualitĂ , del work in progress, sia progettuale che realizzativo, allâinterno della quale è maturato poco a poco il disegno, il progetto (ma meglio sarebbe dire il processo e il progetto) complessivo del parco (il primo e lâunico, mi risulta, di questa dimensione e tipologia, realizzato in Italia nel secolo scorso). Oggi, a piĂš di ventâanni dallâavvio di quellâesperienza attuativa, PNM, pur ancora in fase di completamento (ma ben oltre la metĂ dellâopera), ha una sua specifica connotazione, sia rispetto agli altri parchi regionali (tra i quali è lâunico totalmente âartificialeâ), sia rispetto ai parchi locali e di trasformazione urbana: si caratterizza per il verde estensivo, a basso costo sia dâimpianto che (relativamente) di gestione, con prevalenza di prati e boschi e acque (poche, per ora, ma destinate a crescere in questo work in progress che è la metodologia del farsi di questo parco); con attrezzature leggere soprattutto periferiche, di bordo parco, e invece un cuore naturaliforme; con un vasto sistema di percorsi ciclo-pedonali che innerva capillarmente le aree del parco e, attraverso pas-
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In questa chiave, le Aree protette lombarde sono state un autentico successo, soprattutto nella regione metropolitana. I loro obiettivi primari sono stati pienamente conseguiti: la tutela degli habitat, del paesaggio ed in particolare il blocco allâavanzata del cemento. Ă sufficiente il raffronto fra le ortofoto degli anni â80 e quelle attuali: piĂš ci si avvicina alla cittĂ , e piĂš la marmellata urbana ha cinto dâassedio i parchi regionali. Ormai parchi come le Groane, il Nord Milano, la Valle del Lambro sono perfettamente riconoscibili nelle foto del 2000 senza tracciare a penna il confine amministrativo, semplicemente osservando le isole di verde assediato dal grigio dellâedificato. Nonostante questo indubbio merito, molte sono tuttavia le critiche che sono state mosse allâuniverso dei parchi in questi anni. Se si eccettuano alcuni rilievi âdi nicchiaâ provenienti dal mondo ambientalista, soprattutto dai puristi della natura, la loro matrice è riconducibile ad un bisogno represso di maggior consumo dei parchi e non di maggior tutela. Sia chiaro, spesso esprimono esigenze piĂš che legittime, talvolta sono portatrici di importanti pubblici interessi, ma pur sempre sono tese a facilitare il sacrificio di aliquote del capitale parco piuttosto che il ânon usoâ: esigenze per esempio sulle grandi infrastrutture,
sulla allocazione di opere e servizi che il sindaco non sa piĂš dove mettere (perchĂŠ il suo comune ha consumato tutto il resto del territorio), necessitĂ di risparmiare i costi per le opere di mitigazione ambientale (quando esse vadano a beneficio delle aree protette), e cosĂŹ via. Câè poi chi ritiene che i parchi avrebbero dovuto essere contenitori dove inserire tutto lo scibile universale in materia di ricreazione, da ripartire a pezzi per far campi da golf o altre attrezzature sportive, piuttosto che parchi divertimenti, o circuiti per corse di ogni tipo. Molte critiche poi derivano dalla circostanza che i parchi âcostanoâ e non sono autosufficienti nel loro budget annuale; tali posizioni confondono lâente parco con una societĂ produttrice o erogatrice di servizi alla persona. La tutela della natura e del paesaggio non genera denaro, ma produce risparmio di risorse per il futuro (quelle che si dovranno altrimenti spendere per gli inevitabili disastri che lâurbanizzazione eccessiva procurerĂ prima o poi). Ă pur vero che taluni servizi alla persona possono anche essere erogati nelle aree protette, ma sempre per una quota modesta del budget. Neanche lo stratosferico National Park Service americano riesce a quadrare il proprio budget (da Yellowstone alla Statua della LibertĂ ) senza ingenti sostegni
altre parole, deve crescere una consapevolezza e unâiniziativa di governance del non urbano, con gli enti parco al centro delle relazioni e delle azioni attorno al quale far convergere, per esempio, le politiche di sviluppo rurale, di forestazione o assetto idrogeologico, nonchĂŠ le opere di mitigazione e compensazione ambientale. Ă il modello sul quale si è regolato, fra gli altri, il sistema dei parchi regionali di Francia, che ha conseguito un risultato straordinario di crescita e di capacitĂ dâiniziativa. La nostra realtà è diversa, ma lâidea è valida per trasformare gli enti parchi da meri gestori di un vincolo territoriale (che deve comunque perpetuarsi) a soggetti attori dello sviluppo e della crescita sostenibile nella realtĂ in cui operano.
Il Parco culturale integrato quale motore dello sviluppo locale di Fosco M. Magaraggia
Il Turismo culturale âtradizionaleâ quale fruizione di un singolo bene culturale, sia esso un castello, un museo, una abbazia, una mostra, un giardino storico in Italia è quasi ovunque in contrazione. La filosofia del Turismo culturale come turismo dâarte â attivitĂ legata solo alla fruizione di una âeccellenzaâ â non convince piĂš. I ânuoviâ turisti si muovono verso un territorio nel suo complesso e vi cercano, sĂŹ la Cultura (beni culturali storico-artistici quali i beni architettonici, archeologici, demo-antropologici), ma anche paesaggio, cucina locale, prodotti agro-alimentari o di artigianato di qualitĂ , spettacoli, escursioni ed altro. Questo turista cerca un mix di elementi attrattivi, piuttosto che una meta singola, un capolavoro singolo. Non è piĂš il turista âdel vedereâ, quanto âdellâesserci e del fareâ. Si tratta di progettare percorsi turistici alternativi che si basino sulla conoscenza del territorio e sulla valorizzazione delle eccellenze diffuse ivi presenti. Il contesto territoriale di riferimento può essere esso stesso patrimonio che produce ricchezza ed essere in grado di contribuire allo sviluppo economico, sociale e culturale delle comunitĂ locali. Vale la pena di mutuare il richiamo alla centralitĂ del paesaggio nellâazione di valorizzazione e fruizione dei beni culturali di una area culturale omogenea, di una area vasta. Il Paesaggio è un bene culturale, unâidentitĂ profonda e radicata dei singoli territori relazionata alle popolazioni che in quei territori vivono ed operano, una risorsa trasformabile, ma non rinnovabile e quindi da proteggere nella sua evoluzione. I paesaggi identificano e rendono riconoscibili le differenti parti dei territori, ne testimoniano la storia, tramandando i segni delle loro trasformazioni avvenute in tempi piĂš o meno lunghi e legate alla cura ed al lavoro. Per il territorio lombardo si può esplorare il ricchissimo materiale dellâArchivio di Etnografia e Storia sociale della Regione Lombardia, il piĂš grande e ricco archivio
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federali, nonostante il ticket dâingresso applicato a ciascun parco (procedura praticabile solo in ambiti ben delimitati, totalmente diversi dalle nostre realtĂ ) e il carosello di servizi offerti a pagamento. In Europa câè solo qualche parco cintato o demaniale che riesce a quadrare il bilancio senza aiuti di Stato: conosco solo due casi, su migliaia. Il parco olandese della Hoghe Veluwe (6.000 ettari di riserva cintata famosa in tutto il mondo), e il parco croato di Plitvice (25.000 ettari nel cuore dei Balcani), ma in questo caso tutto è statale, compresa la catena degli alberghi, ristoranti e camping, per cui lâente può permettersi di dedicare il 10-15% delle risorse umane e finanziarie ai costi di gestione dellâambiente, contro un 80-90% di business turistico di massa. Sarebbe, per esempio, come immaginare una sola societĂ che avesse la contestuale proprietĂ di tutte le strutture turistiche di Ponte di Legno e dellâintero Parco dellâAdamello. Tutti scenari forse affascinanti, ma poco credibili. Certo, il sistema delle aree protette lombarde può e deve riformarsi, ma solo per crescere e rafforzarsi, non per lasciare piĂš spazio al consumo o al mercato: non è quella la sua mission. Con lâapprossimazione inevitabile in uno spazio cosĂŹ limitato, si possono solo enunciare un paio di temi per una riforma che, se fosse cosĂŹ concepita, potrebbe essere la benvenuta. Innanzitutto occorre passare da una logica della protezione per isole ad una tutela di rete ecologica. La buona scienza, cominciando da Odum, ci insegna che la conservazione dellâambiente richiede anche nelle aree metropolitane la destinazione di parti del territorio al non uso o allâuso durevole, e soprattutto alla interazione fra di esse. Per questo è fondamentale creare una strategia globale, integrando e rafforzando le iniziative che giĂ le province lombarde hanno avanzato nella stesura dei loro Piani territoriali di coordinamento (PTCP), con lâindividuazione dei corridoi ecologici, delle greenway e dei parchi locali (PLIS): la Regione dovrebbe rafforzarne gli istituti (anche attraverso le norme di governo del territorio), e fornire agli enti intermedi gli strumenti amministrativi assieme alle risorse finanziarie occorrenti. Per dare maggiore vitalitĂ a ciascun ente parco (sia regionale che locale) non servono stravolgimenti istituzionali, ma occorre che le regole e i comportamenti vengano prioritariamente destinati al conseguimento di un pacchetto unitario di obiettivi e interventi, concertato e condiviso da tutti gli attori del governo del territorio: lo Stato, la Regione, gli Enti locali, i portatori degli interessi diffusi e i rappresentanti delle categorie economiche coinvolte. Tutti insieme dovrebbero decidere per un programma decennale dâiniziativa, condividerlo e sottoscriverlo. Si tratterebbe di un contratto volontario fra le parti, vincolante per tutti, monitorato a cadenza sistematica, verificato e aggiornato. Il Parco deve diventare soggetto attivo, partecipe e primario del governo sostenibile di quel segmento di territorio, non solo allâinterno di un perimetro artificioso, ma in tutte le relazioni con il suo contesto. In
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demo-etno-antropologico dâEuropa (www.aess.regione.lombardia.it). Questa visione di integrazione progettuale sottintende che gli enti territoriali e gli operatori turistici e culturali del territorio si pongano un obiettivo comune condiviso e una programmazione comune. Si tratta di concordare linee di sviluppo e comportamenti congruenti con questa visione che tengano in conto tutta la filiera produttiva messa in moto dal progetto di turismo culturale, sia come valorizzazione che come fruizione: lo strumento privilegiato di questo intervento integrato su un territorio omogeneo si è rivelato il Parco culturale integrato: un piano di promozione e fruizione delle eccellenze di un territorio omogeneo che sia condiviso e sostenibile dalle ComunitĂ locali (eccellenze culturali da promuovere e valorizzare, trasporto di persone sul territorio, ospitalitĂ , servizi, ecc.); fruizione sostenibile in quanto mezzo di crescita civile e di benessere locale per i residenti. Nel quadro programmatico il Parco culturale integrato va inteso nella sua duplice valenza di strumento di attuazione connesso alle dinamiche di sviluppo locale (infrastrutture, regimi di aiuto, interventi formativi, promozione integrata) e di strumento di innovazione del sistema amministrativo-istituzionale secondo le logiche del
partenariato, della sussidiarietĂ e della programmazione negoziata. Alla base deve esserci unâaccurata ricerca storica che tracci i perchĂŠ quel territorio oggi si configuri cosĂŹ comâè e ne individui anche un filo conduttore, un segno distintivo che lo contraddistingua; ad esempio, per il Distretto del Garda (pur distinto nei territori omogenei dellâAlto Garda, ecc.) il filo rosso che âcuceâ il territorio, oltre al lago stesso, può essere il Romanico del Garda, in quanto la ricerca storica ha individuato nelle costruzioni romaniche lâelemento storico e culturale peculiare di questo territorio trentino-lombardo-veneto (il Triangolo dâoro del Romanico). Presentiamo di seguito alcuni Parchi Culturali Integrati che sono a vario grado di realizzazione in Lombardia (www.lombardiacultura.it/itinerari). ⢠Lâacqua ed il Riso: dalla Lomellina in poi, (in via di completamento), per la cui promozione/attuazione 14 Comuni, con capofila Mortara, due Consorzi di bonifica, la Diocesi di Vigevano e lâArcidiocesi di Vercelli, Associazioni di categoria degli Operatori (Camera di Commercio, Associazione Albergatori, ecc.) hanno fondato ad hoc lâAssociazione culturale âLeonardoâ, con sede a Mortara (www.associazioneleonardo.it).
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⢠Alpi-Prealpi e i percorsi della Grande Guerra: quattro Parchi Culturali Integrati per il Turismo culturale. - La Guerra Bianca: il suo territorio, le sue genti (completato); va dal Pizzo del Diavolo alla sponda lombarda del Lago di Garda; coinvolge il territorio di 3 Province, con 3 Parchi ambientali, 7 ComunitĂ Montane, 49 Comuni, una UniversitĂ , varie Associazioni di categoria ed alcune Associazioni culturali (www.museoguerrabianca.it). - La Linea Cadorna: non per la guerra, ma per il tempo libero (completato); va dalla sponda lombarda del Lago Maggiore al Pizzo del Diavolo in territorio bergamasco; coinvolge il territorio di 5 Province, con 16 ComunitĂ Montane, 262 Comuni (www.lineacadorna.it). - I Forti della Grande Guerra in Lombardia (avviato), naturale continuazione e sviluppo del precedente; vedrebbe nei suoi percorsi turistico-culturali la presenza degli unici due manufatti completamente integri di tutto il fronte della Grande Guerra: il Forte di Oga sopra Bormio (a 1748 s.l.m.) ed il Forte di Colico sul Lago di Como. - I Forti di Pian di Spagna e dellâ Alto Lario (a livello di progetto), snodo geografico e storico dei precedenti parchi, rappresenterebbe una vera cerniera di svincolo e di unione storico-ambientale; comprenderebbe il territorio lecchese che si snoda dalla Abbazia di Piona ai complessi fortificati di Forte Fuentes ( XVI° secolo ) e di Forte Montecchio (XIX° secolo ) nel comune di Colico, sino a Verceia. ⢠Il Po di Matilde di Canossa (finanziato il progetto preliminare dalla U.E. su Cultura 2000; ulteriore finanziamento con un InterregIIIC in partner con la cittĂ spagnola di Valencia, la cittĂ greca di Eleus, Tolone in Francia, Bergen in Norvegia, ecc.; sviluppo previsto verso la Provincia di Reggio Emilia con lâintegrazione con âI Percorsi Matildici del Reggianoâ), copre il territorio dellâOltrepò mantovano e comprende le terre piĂš amate da Matilde, che lĂŹ vi si fece seppellire; vi hanno formalmente aderito 23 Comuni e lâAmministrazione provinciale di Mantova (www.terredimatilde.it). ⢠La Via dei Metalli (parzialmente finanziato ed in via di attuazione) è finalizzato alla riqualificazione delle aree minerarie della Val Seriana, della Val del Riso, della Val di Scalve e della Valle Trompia a fini di Turismo culturale. Vi sono coinvolte, in primis, le ComunitĂ Montane competenti per territorio e la Regione Lombardia (www.scalve.it/ski-mine; www.miniereinvaltrompia.it). ⢠LâIsola Comacina (in via di attuazione e finanziato come sopra riportato a seguito di Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale â AQST) comprende il territorio dellâAlto Lario comasco, sino al Canton Ticino. Rappresenta uno dei territori piĂš significativi di tutto il nord lombardo, un vero e proprio scrigno culturale. I Percorsi di SpiritualitĂ (Itinerari in www.lombardiacultura.it): ⢠Le Abbazie del Sud Milano (in via di completamento) comprende il territorio tra le Abbazie storiche cistercensi di Chiaravalle, Viboldone e Morimondo, in provincia di Milano; tre perle di spiritualitĂ , arte e storia, in un territorio, il Sud Milano, che va dalla alta antropizzazione intorno a Viboldo-
ne ad un paesaggio principalmente agricolo intorno a Morimondo (www.comune.morimondo.it; www.viboldone.it). ⢠I Sacri Monti di Piemonte e Lombardia (parzialmente attuato) che comprende il territorio dei sette Sacri Monti del Piemonte (Belmonte, Crea, Domodossola, Ghiffa, Oropa, Orta, Varallo Sesia) e dei due Sacri Monti della Lombardia (Ossuccio e Varese) dichiarati dallâUnesco patrimonio dellâUmanitĂ (www.sacrimonti.net). ⢠La Via Francigena (quasi attuato) comprende i luoghi, dalla Val dâAosta alla Puglia, percorsi dai pellegrini che da Canterbury andavano a Roma, per poi proseguire per Gerusalemme. Il territorio oggi promosso è quello percorso da Sigerico, vescovo di Canterbury, che tenne un diario del suo viaggio sino a Roma nel 990 d.C. Questo percorso di un pellegrinaggio laico ciclo-pedonale si snoda da Canterbury, attraversa la Francia, la Svizzera e, in Italia, attraversa la Val dâAosta, il Piemonte, la Lomellina e la Bassa Pavese in Lombardia, lâEmilia Romagna, la Lunigiana in Liguria, la Toscana ed il Lazio sino a Roma. La Lombardia è coinvolta con le province di Pavia e Lodi in un percorso molto suggestivo che attraversa 19 comuni (www.associazioneviafrancigena.com). Nel volume di Renata Salvarani, Storia locale e valorizzazione del territorio, dalla ricerca ai progetti, Vita e Pensiero, 2005, si potranno trovare analizzati altri casi emblematici, sia nazionali che internazionali.
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La politica delle Aree protette in Regione Lombardia di Domenico Zambetti
Il territorio lombardo In Lombardia risiede il 16,1% della popolazione nazionale e il 19% di quella dei comuni italiani. La densitĂ media è di 394 abitanti per kmq (circa il doppio del valore medio nazionale). Al 31.12.2005 la Lombardia contava oltre 798 mila imprese pari al 15,6% del totale nazionale. La forte densitĂ degli insediamenti produttivi regionali risulta evidente dal fatto che si contano mediamente 33,5 imprese attive per kmq, il valore piĂš elevato fra tutte le regioni italiane, per le quali la media è di 17. Anche lâindice di motorizzazione in Lombardia è superiore al valore nazionale. Dal punto di vista territoriale il sistema lombardo comprende superfici e componenti naturali e seminaturali di buona od ottima qualitĂ , superfici di verde storico di grande valore culturale, paesaggi naturali e agricoli di rilevante bellezza, ma anche molte superfici aperte non particolarmente pregiate o addirittura degradate. Quella lombarda è unâidentitĂ e una struttura diversa e piĂš complessa rispetto a quella dei sistemi territoriali che comprendono in prevalenza aree marginali di alta naturalitĂ : è la regione piĂš urbanizzata e industriale dâItalia con la massima complessitĂ dâintreccio di problemi territoriali e ambientali. La legislazione regionale in materia di aree protette La Regione Lombardia ha dovuto sviluppare un sistema di aree naturali protette, prevalentemente in territorio ad altissima densitĂ demografica e produttiva, comprendente, accanto a ecosistemi naturali di valore (soprattutto in ambito montano), anche paesaggi culturali di qualitĂ non eccezionale o addirittura degradati, ma con eleva-
te potenzialitĂ compensative dei carichi ambientali provenienti dalle adiacenti aree industriali ed urbane. La Regione Lombardia è stata la prima in Italia a istituire un assessorato allâEcologia (1970) e la sua attivitĂ legislativa in materia di parchi e riserve è iniziata nel â73, con la L.R. n. 58, quando sono stati istituiti i primi Parchi: Ticino (â74), Nord Milano (â75), Groane (â76), Colli di Bergamo (â77) e sono stati tutelati molteplici biotopi e geotopi di interesse naturalistico e scientifico. Il piĂš importante passo legislativo successivo è rappresentato dalla L.R. 86/83 âPiano generale delle aree protette. Norme per lâistituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali nonchĂŠ delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientaleâ, che ha inteso realizzare un organico sistema di aree protette regionali. La L.R. 86/83 ha chiaramente esplicitato lâintento non solo di tutelare e conservare il patrimonio naturale esistente, bensĂŹ di recuperare, riqualificare e valorizzare il territorio con un minore grado di naturalitĂ e con livelli piĂš o meno elevati di degrado. In questâottica sono nati ad esempio il Parco della Valle del Lambro e il Parco del Serio, su aree che di valori naturalistici ne avevano ormai pochi ma che presentavano estesi ambiti caratterizzati da forti potenzialitĂ riqualificative. Col passare degli anni il sistema regionale delle aree protette ha assunto una significativa consistenza: attualmente conta 22 parchi regionali, 62 riserve, 28 monumenti naturali e 60 parchi locali di interesse sovracomunale, per un totale di circa 550 mila ettari su una superficie di territorio lombardo pari a 2.386.060 ettari. Nel 1991 è stata approvata la Legge quadro nazionale sulle aree protette, L. 394/91, e la Regione Lombardia che prevede lâindividuazione, allâinterno degli stessi parchi regionali, di aree da destinare a parco naturale (Art. 2 L. 394/91). Fino ad oggi sono stati approvati 9 parchi naturali. Sulla base
delle direttive comunitarie 92/43/CEE e 79/409/CEE che prevedono lâindividuazione di siti per costituire una rete europea di difesa della biodiversitĂ denominata Rete Natura 2000, la Regione ha intrapreso forme di tutela e riqualificazione del territorio che sâintegrano con le scelte precedentemente avviate. Sono quindi stati istituiti 175 Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e 62 Zone di Protezione Speciale (ZPS) che costituiscono fondamentali elementi al fine della contemporanea definizione della Rete ecologica regionale. Nella sua totalitĂ il sistema delle aree protette regionali rappresenta quindi circa il 25% del territorio regionale, dato decisamente superiore alla media nazionale che si attesta allâ11%. Oggi lâobiettivo prioritario della pianificazione ambientale nel contesto lombardo, al di lĂ di alcune limitate eccezioni, non deve essere quello della costituzione di nuove ampie aree protette, ma, piĂš opportunamente, la messa in rete di questo importante patrimonio che altrimenti correrebbe il rischio di vedere esaurirsi la sua insostituibile dotazione di naturalitĂ e biodiversitĂ . Oggi appare inderogabile definire forme di salvaguardia e di riqualificazione per la costituzione di corridoi ecologici di collegamento allâesterno delle aree protette, piĂš che al loro interno. Oggi emerge sempre piĂš la necessitĂ di creazione di una rete ecologica che protegga e colleghi tra loro habitat caratterizzati da un certo grado di naturalitĂ , ottimizzando cosĂŹ lâefficacia nella conservazione della biodiversitĂ . In questo contesto il sistema delle Aree protette lombarde giĂ di per sĂŠ delinea sul territorio regionale una rete ecologica in cui i nuclei funzionali sono rappresentati dai Parchi regionali, dalle Riserve, dai monumenti naturali e dai Siti di Rete natura 2000, mentre i corridoi e le zone tampone trovano supporto su alcuni Parchi Locali di Interesse Sovracomunale.
Principali motivazioni della politica delle aree naturali protette Le principali motivazioni che hanno spinto la Regione Lombardia a dotarsi di una puntuale politica sulle Aree protette si basano su alcune considerazioni di fondo legate allo specifico contesto lombardo. In passato la crescita economica e urbanistica si è sviluppata in modo disordinato e ha determinato una progressiva compromissione dellâambiente naturale con effetti diretti per la vita stessa dellâuomo. La politica delle aree naturali protette della Regione Lombardia ha inteso porre importanti basi per contribuire ad arrestare questo processo e ristabilire lâequilibrio tra lâuomo e la natura mirando alla realizzazione di una rete di aree naturali protette costituenti lâossatura di un sistema composto da un continuum di aree verdi interconnesse, a rottura delle conurbazioni e a superamento della frammentazione causata in primo luogo dal tessuto delle infrastrutture stradali e ferroviarie. Una delle preoccupazioni è stata assicurare la fruizione di ambienti naturali ai propri cittadini attraverso lâerogazione di un servizio pubblico. Un altro elemento importante riguarda gli strumenti di pianificazione territoriale. La creazione di un sistema di aree naturali protette con il coinvolgimento di una pluralitĂ di Comuni ha offerto lâoccasione per la Regione e per gli Enti locali coinvolti di avviare e sperimentare un processo di pianificazione territoriale sovracomunale attraverso il Piano generale delle aree regionali protette. La Regione Lombardia ha perseguito la protezione della natura e quella della fruizione, concependo, anche attraverso lâutilizzo delle opportunitĂ messe a disposizione della legislazione di settore, il sistema delle aree naturali protette come elemento di crescita economica, sociale e culturale delle comunitĂ residenti e avente unâorganizzazione territoriale unitaria.
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Aree protette in Lombardia a cura di Anna Ramoni
PoichĂŠ piĂš di un quarto del territorio lombardo è tutelato dal punto di vista ambientale, ci sembra utile segnalare tutte le Aree protette esistenti nella nostra regione. La mappa pubblicata e tutte le informazioni sono tratte dal sito www.parks.it, il portale dei parchi italiani, dove sono reperibili ulteriori indicazioni e rimandi ai siti dei singoli parchi. 1. Cascate dellâAcquafraggia (Sondrio) MN 2. Marmitte dei giganti (Sondrio) RNR 3. Pian di Spagna â Lago di Mezzola (Como â Sondrio) RNR 4. Parco del Bernina, del Disgrazia, della Val Masino e della Val Codera (Sondrio) PR
5. Piramidi di Postalesio (Sondrio) RNR 6. Bosco dei Bordighi (Sondrio) RNR 7. Parco locale della Bosca (Sondrio) PLIS 8. Parco delle Orobie Valtellinesi (Sondrio) PR 9. Parco delle Orobie Bergamasche (Bergamo) PR 10. Boschi del Giovetto di Palline (Bergamo â Brescia) RNR 11. Parco locale del Lago Moro (Brescia) PL 12. Parco locale del Barberino (Brescia) PLIS 13. Parco dellâAdamello (Brescia) PR 14. Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo (Brescia) RNR 15. Parco nazionale dello Stelvio (Brescia â Sondrio) PN 16. Parco del Livignese (Sondrio) PR 17. Paluaccio di Oga (Sondrio) RNR 18. Parco locale delle Incisioni Rupestri (Sondrio) PLIS
19. Pian Gembro (Sondrio) RNR 20. Valli di SantâAntonio (Brescia) RN 21. Masso di Arenarie rosse del Permico (Brescia) MN 22. Parco Alto Garda Bresciano (Brescia) PR 23. Valle di Bondo (Brescia) RNR 24. Sorgente FuntanĂŹ (Brescia) RNR 25. Buco del Frate (Brescia) MN 26. Altopiano di Cariadeghe (Brescia) MN 27. Parco locale delle Colline di Brescia (Brescia) PLIS 28. La Balota (Brescia) MN 29. Torbiere di Iseo (Brescia) RNR 30. Piramidi di Zone (Brescia) RNR 31. Valle del Freddo (Bergamo) RNR 32. Valpredina (Bergamo) RNR 33. Parco dei Colli di Bergamo (Bergamo) PR 34. Parco dellâOglio nord (Bergamo â Brescia â Cremona) PR
93. Garzaia di SantâAlessandro (Pavia) MN 94. Abbazia Acqualunga (Pavia) RNR 95. Garzaia del Bosco Basso (Pavia) RNR 96. Garzaia di Cascina Notizia (Pavia) MN 97. Garzaia di Villa Biscossi (Pavia) RNR 98. Boschetto di Scaldasole (Pavia) RNR 99. Parco locale le Folaghe (Pavia) PLIS 100. Parco locale Palustre (Pavia) PLIS 101. Garzaia della Roggia Torbida (Pavia) RNR 102. Parco locale di Fortunago (Pavia) PLIS 103. Parco locale del Castello di Verde (Pavia) PLIS 104. Parco locale del Castello dal Verme (Pavia) PLIS 105. Monte Alpe (Pavia) RNR 106. Parco locale del Monte Lesima (Pavia) PLIS 107. Garzaia di Colpenchio (Pavia) MN 108. Parco locale della Brianza centrale (Milano) PLIS 109. Sasso di Guidino (Milano) MN 110. Monticchie (Lodi) RNR 111. Parco dellâAdda Sud (Cremona â Lodi) PR 112. Adda Morta (Cremona â Lodi) RNR 113. Parco locale Valle del Serio Morto (Pavia) PLIS 114. Palata di Menasciutto (Cremona) RNR 115. Naviglio di Melotta (Cremona) RNR 116. Boschetto della Cascina Campagna (Bergamo) RNR 117. Bosco de lâIsola (Bergamo) RNR 118. Bosco di Barco (Brescia â Cremona) RNR 119. Bosco della Marisca (Brescia â Cremona) RNR 120. Isola Uccellanda (Brescia â Cremona) RNR 121. Lanche di Azzanello (Cremona) RNR 122. Parco locale dello Strone (Brescia) PLIS 123. Parco locale del Basso Mella (Brescia) PLIS 124. Parco locale del Basso Chiese (Brescia) PLIS 125. Lanca di Gabbioneta (Cremona) RNR 126. Parco dellâOglio Sud (Cremona â Mantova) PR 127. Le Bine (Cremona â Mantova) RNR 128. Parco locale del Po e del Morbasco (Cremona) PLIS 129. Lanca di Gerole (Cremona) RNR 130. Parco locale della Golena del Po (Cremona) PLIS 131. Garzaia di Pomponesco (Mantova) RNR 132. Parco locale San Colombano (Mantova) PLIS 133. Parco locale San Lorenzo (Mantova) PLIS 134. Torbiere di Marcaria (Mantova) RNR 135. Parco del Mincio (Mantova) PR 136. Palude di Ostiglia (Mantova) RNR 137. Isola Boschina (Mantova) RNR 138. Isola Boscone (Mantova) RNR 139. Vallazza (Mantova) RNR 140. Valli del Mincio (Mantova) RNR 141. Bosco Fontana (Mantova) RNS 142. Complesso morenico di Castellaro Lagusello (Mantova) RNR 143. Lago dâEndine (Bergamo) RNR Legenda: MN = Monumento naturale PLIS = Parco locale di interesse sovracomunale PN = Parco nazionale
PR = Parco regionale RNR = Riserva naturale regionale RNS = Riserva naturale statale
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Una diversa forma di protezione: i biotopi I biotopi (biotopo significa letteralmente âluogo di vitaâ) sono aree protette di piccole dimensioni che tutelano ambienti particolari, un tempo molto diffusi ma divenuti oggi assai rari a causa delle alterazioni causate dalle varie attivitĂ dellâuomo. Si tratta soprattutto di zone umide quali stagni, paludi e torbiere, dove vivono piante e animali minacciati di estinzione. Lâistituzione dei biotopi permette di frenare la progressiva scomparsa di questi preziosissimi ambienti, tutelando lâhabitat di specie che altrimenti andrebbero incontro ad una progressiva rarefazione e nei casi peggiori allâestinzione locale. In Trentino â Alto Adige i biotopi sono stati definiti con la Legge Provinciale n. 14 del 23 giugno 1986 âNorme per la salvaguardia dei biotopi di rilevante interesse ambientale, culturale e scientificoâ (modificata dalla L.P. n. 28 del 29 agosto 1988). Lâindividuazione ufficiale dei biotopi risale al 1987, quando ne vennero individuati cartograficamente 287. Successivamente, con la L.P. n. 7 del 7/8/2003 âApprovazione della variante 2000 al piano urbanistico provincialeâ, il numero totale dei biotopi divenne 289, di cui 222 di interesse âlocaleâ la cui istituzione e gestione è di competenza comunale, e 67 di interesse provinciale. Allâistituzione di un biotopo segue sempre la sua tutela attiva, condotta attraverso interventi di gestione mirata, a seconda dei casi limitati o radicali. In particolare, per tutelare la flora e la fauna è spesso necessario ricorrere a interventi di carattere anche molto diverso tra loro: interventi di ripristino naturalistico, interventi straordinari di miglioramento ambientale e interventi ordinari di tutela attiva e miglioramento. Con i primi si cerca di riparare i danni prodotti in passato dallâuomo, soprattutto ripristinando ambienti precedentemente esistenti; con i secondi si migliora lâambiente, creando ex novo habitat adatti alle piante e agli animali; con i terzi, senza modificare in maniera permanente lâhabitat naturale, si introducono elementi âartificialiâ finalizzati alla tutela attiva soprattutto della fauna o si conserva âartificialmenteâ lâattuale stadio vegetazionale. Queste aree di dimensioni contenute e spesso degradate possono diventare, dunque, risorsa per il territorio in cui sono inserite, sia da un punto di vista naturalistico che da un punto di vista turistico, incidendo positivamente sullâeconomia locale.
FORUM GLI INTERVENTI
35. Parco del Serio (Bergamo â Cremona) PR 36. Parco locale dei Fontanili e dei Boschi (Bergamo) PLIS 37. Fontanile Brancaleone (Bergamo) RNR 38. Parco dellâAdda nord (Bergamo â Lecco â Milano) PR 39. Valle Brunone (Bergamo) MN 40. Parco delle Grigne (Lecco) PR 41. Parco locale del Valentino (Lecco) PLIS 42. Sasso di Preguda (Lecco) MN 43. Parco locale San Tomaso (Lecco) PLIS 44. Sass Negher (Lecco) MN 45. Parco del monte Barro (Lecco) PR 46. Parco San Genesio â Colle Brianza (Lecco) PR 47. Lago di Sartirana (Lecco) RNR 48. Parco di Montevecchia e della Valle del Curone (Lecco) PR 49. Parco della Valle del Lambro (Como â Lecco â Milano) PR 50. Riva orientale del Lago di Alserio (Como) RNR 51. Parco locale del Lago del Segrino (Como) PLIS 52. Sasso Malascarpa (Como) RNR 53. Pietra Luna (Como) MN 54. Pietra Lentina (Como) MN 55. Fontana del Guercio (Como) RNR 56. Parco della Brughiera (Como) PR 57. Lago di Montorfano (Como) RNR 58. Parco Spina verde di Como (Como) PR 59. Parco della Pineta di Appiano Gentile e Tradate (Como â Varese) PR 60. Parco locale del Lura (Como) PLIS 61. Parco locale della Brughiera Briantea (Como â Milano) PLIS 62. Pietra Nairola (Como) MN 63. Pietra Pendula (Como) MN 64. Lago di Piano (Como) RNR 65. Parco locale Primo Maggio (Varese) PLIS 66. Parco del Campo dei Fiori (Varese) PR 67. Lago di Ganna (Varese) RNR 68. Lago di Biandronno (Varese) RNR 69. Sasso Cavallaccio (Varese) MN 70. Palude Brabbia (Varese) RNR 71. Parco Lombardo della Valle del Ticino (Milano â Pavia â Varese) PR 72. Preia Buia (Varese) MN 73. Parco locale Alto Milanese (Milano â Varese) PLIS 74. Parco locale del Bosco di Legnano (Milano) PL 75. Parco locale del Roccolo (Milano) PLIS 76. Bosco WWF di Vanzago (Milano) RNR 77. Fontanile Nuovo (Milano) RNR 78. Parco Agricolo Sud Milano (Milano) PR 79. Parco Nord Milano (Milano) PR 80. Parco Locale Grugnotorto â Villoresi (Milano) PLIS 81. Sorgenti della Muzzetta (Milano) RNR 82. Parco delle Groane (Milano) PR 83. Parco Locale della Molgora (Milano) PLIS 84. Parco Locale del Rio Vallone (Milano) PLIS 85. Garzaia della Cascina Villarasca (Pavia) MN 86. Garzaia di Porta Chiosa (Pavia) RNR 87. Garzaia della Carola (Pavia) RNR 88. Bosco Siro Negri (Pavia) RNS 89. Garzaia della Cascina Verminesca (Pavia) MN 90. Garzaia della Cascina Isola (Pavia) RNR 91. Garzaia della Rinalda (Pavia) MN 92. Palude Loja (Pavia) RNR
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Bergamo a cura di Alessandro Pellegrini
Lâarticolo è stato scritto dallâarch. Moris Lorenzi quale responsabile del Servizio Aree Protette dellâAmministrazione Provinciale di Bergamo, cosĂŹ come la foto è stata gentilmente concesse dallo stesso servizio.
Una provincia âverdeâ La Provincia di Bergamo, fortemente urbanizzata e industrializzata, è anche una tra le piĂš ricche in Lombardia di aree protette, contando ad oggi ben ventuno ambiti territoriali appositamente istituiti per la tutela della natura oltre a diciassette siti di importanza comunitaria e a otto zone di protezione speciale della Rete europea Natura 2000. Ciò ne fa un piccolo paradiso di natura e biodiversitĂ , che però non a tutti è noto. La prima area protetta istituita sul territorio orobico è stato il Parco regionale dei Colli di Bergamo, previsto dalla Legge Regionale 18 agosto 1977 n. 36, ed esteso su una superficie di 4.050 ettari nel comprensorio di Bergamo e dei comuni della corona settentrionale del capoluogo. A questo hanno fatto seguito altri quattro parchi regionali, nellâordine: Parco dellâAdda Nord e Parco dellâOglio Nord, istituiti con la Legge Regionale 13 settembre 1983 n. 80, la legge lombarda che definisce il sistema regionale delle aree protette, estesi rispettivamente per 7.400 e 14.170 ettari; quindi il Parco del Serio (7.750 ettari), istituito con la L. R. 1 giugno 1985 n. 70, e il Parco delle Orobie Bergamasche, previsto con la L. R. 15 settembre 1989 n. 56, si estende su una superficie di circa 70.000 ettari, tutti in Provincia di Bergamo, ed interessa 44 comuni appartenenti alle ComunitĂ Montane di Valle Brembana, Seriana Superiore e di Scalve. Oltre ai cinque parchi regionali, il territorio bergamasco ospita anche sei riserve naturali di grande interesse. Queste sono: la Valle del Freddo (70,3 ettari di superficie), situata in territorio comunale di Solto Collina, famosa per i fenomeni microtermici derivanti dalla presenza di buche nel suolo da cui fuoriesce aria sensibilmente fresca, la quale favorisce la presenza di specie vegetali tipiche di ambienti alpini. Lungo il fiume Oglio, ai confini meridionali della Provincia di Bergamo si trovano altre due piccole riserve naturali: il Boschetto della Cascina Campagna (1,50 ettari di superficie) e il Bosco de lâIsola (42 ettari di superficie circa), interessanti per la presenza di farnie e lembi residuali di bosco che richiamano alla memoria le antiche foreste planiziali ormai quasi del tutto scomparse. A nord di Caravaggio, quasi al confine con Pagazzano, si trova il Fontanile Brancaleone, riserva naturale estesa su
10,15 ettari di superficie attorno ad una delle piĂš importanti risorgive della provincia. In Valle Cavallina, precisamente in Comune di Cenate Sopra è possibile visitare lâOasi WWF di Valpredina, estesa per oltre 90 ettari, di cui 37 a riserva naturale lungo le falde meridionali del Monte Misma tra quota 380 e 1.100 m circa. In alta Valle di Scalve, infine, si trova la riserva naturale dei Boschi del Giovetto di Palline, ad una altitudine che varia dagli 800 ai 1.800 m. La motivazione che ha spinto alla tutela dei Boschi del Giovetto è la presenza di una ricca popolazione di Formica lugubris, molto simile alla Formica rufa, che costruisce nelle abetaie dei vistosi nidi alti fino ad un metro, utilizzando gli aghi delle conifere. Queste formiche sono rigorosamente protette per la loro grande importanza ecologica in quanto sono i principali nemici naturali della Processionaria del Pino, una specie di lepidottero molto dannoso allo stadio larvale, quando i bruchi costruiscono tra gli aghi delle piante grandi bozzoli sericei in grado di contenere centinaia di individui che ogni notte escono in lunghe file per nutrirsi, defoliando con grande voracitĂ anche interi alberi. La Provincia di Bergamo ospita anche un interessante monumento naturale: la Valle Brunone, in Comune di Berbenno; la principale valenza dellâarea è rappresentata dal giacimento paleontologico denominato âPonte Giurinoâ dove, a partire dal 1973 è stata trovata una serie di affioramenti di argilliti nere a granulometria fine, ben stratificate e finemente laminate, del Triassico superiore. Queste rocce conservano una ricca fauna fossile comprendente rettili (tra cui Eudimorphodon ronzii e Drepanosaurus unguicaudatus), pesci e numerosi crostacei e insetti. Le piĂš recenti aree protette istituite sul territorio provinciale riguardano i Parchi Locali di Interesse Sovracomunale, istituto di tutela piĂš snello e direttamente gestibile dai
Parco dellâOglio Nord: il naviglio di Cremona.
comuni, singoli o associati o da enti sovracomunali da questi ultimi delegati. Sono stati sino ad oggi istituiti e riconosciuti nove PLIS, quasi tutti interessanti ambiti di pianura: questi sono nellâordine: il PLIS dei Fontanili e dei Boschi di Lurano e Pognano (150 ettari di superficie), il
Moris Lorenzi
Como a cura di Roberta Fasola
Spina Verde: come un parco può costruire la cittĂ Con il nome di Spina Verde viene individuata la dorsale collinare che si estende a sud-ovest del centro storico di Como, a cavallo del confine italo svizzero. Si è scelto di affrontare lâanalisi di questo Parco oltre che per le sue valenze paesaggistiche ed ambientali anche per la presenza di monumenti e di testimonianze storiche e preistoriche: risalendo il Colle del Baradello si incontrano i resti della Chiesa S. Martino in Silvis, sino a raggiungere lâomonimo Castello; nelle sue immediate vicinanze il Parco delle Rimembranze, realizzato nel â34, e le cascine fortificate medioevali; sui suoi declivi meridionali le antiche dimore (Villa Odescalchi di Monte Caprino, Villa Giovio a Breccia, Villa Imbonati e Villa Archinto a Cavallasca, Palazzo Odescalchi a Parè) o vari luoghi dedicati al culto. Sulle pendici meridionali del Monte Croce le tracce lasciate dagli antichi abitanti: le Camere di Roccia, basamenti di complessi abitativi scavati nellâarenaria, lâinsediamento di Pianvalle, le rocce con incisioni rupestri e la Fonte della Mojenca, unitamente ai resti archeologici dellâabitato preromano di Como (Comum Oppidum). Una prima attenzione a questa porzione di territorio risale agli Anni â30 grazie ad un bando di concorso per lo studio di massima del PRG promosso allo scopo di individuare un modello organico di sviluppo urbano. Nel â52 emergerĂ una prima riconfigurazione delle previsioni urbaniste sancite nel â37 e che convoglierĂ in una sua approvazione definitiva nel 1967. Le normative del piano che seguiranno nel â69 e le sue precisazioni risalenti al â72 e â74, hanno definitivamente confermato il valore naturalistico di questâarea e che si è consolidato nel PRUG del â75. In questa occasione vengono evidenziate
anche le possibilitĂ offerte dai suoi percorsi interni, con una serie di suggerimenti e spunti offerti da Guglielmo Zambrini, che per primo ha colto lâimportantissimo significato strategico coperto da questâarea allâinterno dello sviluppo urbano comasco. Lâavv. Antonio Spallino, ex sindaco della cittĂ di Como, è stato tra i primi a sostenere la ricchezza di questo parco e a lavorare affinchĂŠ la Regione si attivasse in merito: le varie iniziative che sono state promosse intorno agli Anni â70 miravano tutte sia al suo recupero a funzione collettiva che alla sua valorizzazione naturalistica, contenendo gli indici di edificabilitĂ ed assumendosi come obiettivo quello di recuperare a prevalente funzione pubblica la zona di interesse archeologico. Inizialmente la salvaguardia di questo Parco venne proposta per impedire una saldatura completa del territorio urbanizzato e per mantenere unâarea inedificata esterna alla CittĂ Murata. In seguito si è esteso il Parco a tutte le aree libere non edificabili, tentando di individuare allâinterno del perimetro edificato percorsi pedonali di approccio arricchendo cosĂŹ i percorsi interni allo stesso e le aree ad esso legate, sino a modificare in gran parte della cittĂ la struttura del tessuto urbano. Nel â93 viene costituito, con la L.R. n.10 il Parco Spina Verde, la cui gestione è affidata ad un Consorzio tra la Provincia di Como, i comuni di Como, S. Fermo della Battaglia, Cavallasca, Parè e Drezzo. Le indagini preliminari del â99 ed il Progetto del Parco del 2001 redatto dallâarch. Silvano Cavalleri con lâing. Riccardo Colombo, grazie anche ad una serie di preziose collaborazioni, sembra essere la logica conclusione di questo lungo percorso. Sostanzialmente questo progetto nasce come somma di quattro aree: ⢠1° versante, con una connotazione omogenea che da Drezzo va fino a San Fermo il cui obiettivo è la conservazione della naturalitĂ in termini qualitativi, con lâindividuazione di una serie di percorsi pedonali; ⢠2° versante, su Como, caratterizzato da un ambito investito da forte naturalitĂ e non antropizzato, a causa sia delle sue caratteristiche orografiche che per un non interesse a portarvi elementi insediativi; ⢠3° versante, che rivela la presenza di insediamenti antropici a partire dal 9 sec. a.C. e che, giunti in Convalle, hanno portato alla fondazione della cittĂ di Como e rimane la zona piĂš consumata dal punto di vista dellâutenza; ⢠4° versante, su Albate, in cui si alternano zone boscate a radure povere dal punto di vista vegetazionale; unica risorsa presente è la ex polveriera, una struttura fatiscente, inserita in una zona soggetta a degrado e che necessita di rimboschimento, che potrebbe essere recuperata per funzioni di riferimento allâarea. Fondamentale nella redazione di questo progetto, è stata lâindividuazione di obbiettivi precisi, tra cui: ⢠la costruzione della Spina Verde come elemento caratterizzante del sistema tranfrontaliero dellâarea pedemontana lombarda;
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PLIS del Lago dâEndine (1.606 ettari), il PLIS del Brembo e dei Cantoni di Lenna (200 ettari), il PLIS del Monte Canto e del Bedesco (2.969 ettari), il PLIS del Rio Morla e delle Rogge (1.365 ettari), il PLIS dellâAlto Sebino (7.768 ettari), il PLIS del Basso Corso del Fiume Brembo (978 ettari), il PLIS del Fiume Tormo ad Arzago dâAdda (200 ettari) e il PLIS delle Valli dâArgon (549 ettari). Sono in corso di definizione ulteriori PLIS, tra cui il Parco della Gera dâAdda, quello del Serio Nord, il Monte Varro e il Torrente Malmera, che rafforzeranno ulteriormente il giĂ ricco sistema di aree protette bergamasche.
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⢠la valorizzazione delle reti ecologiche che porta legata a sĂŠ vincoli di inedificabilitĂ (nel versante su Como i falchi migratori trovano riposo prima di procedere nella loro tratta successiva); ⢠la promozione di laboratori di ricerca a carattere storico-culturale di interesse ambientale (area archeologica); ⢠la valorizzazione delle presenze arboree; ⢠lâincentivazione, attraverso lâagriturismo, di aree a forte vocazione agricola; ⢠lâutilizzazione dellâingegneria naturalistica. Nella relazione che guida la lettura degli elaborati del Piano Territoriale di Parco figura, tra lâaltro, un elaborato grafico che rappresenta, ad una scala territoriale piĂš vasta, la situazione delle previsioni di pianificazione contigue allâambito del Parco della Spina Verde, che formano un sistema di grande rilevanza paesistico-ambientale: verso ovest, in territorio Svizzero il âBosco del Penzâ, che conclude la dorsale collinare residua; verso est in senso antiorario la conclusione della dorsale collinare nei territori dei comuni di Lipomo e Capiago Intimiano (parte del Parco della Brughiera Comasca non istituito) sino alla riserva del lago di Montorfano (decreto Regionale), lo specchio dâacqua piĂš bello dei laghi Briantei, poi la proposta del piano locale del Monteorfano che vi si specchia e per finire il parco di interesse sovraccomunale della Valle del Cosia nei comuni di Tavernerio e Como: una ipotesi di un grande parco âoltre il Parco della Spina Verdeâ. Per promuovere il Parco in tutti questi suoi aspetti è stato creato il WebGIS, sito internet a supporto sia della ricerca archeologica che come mezzo di comunicazione volto a farlo conoscere anche allâesterno dei suoi ambiti tipici di fruizione. R. F.
Cremona a cura di Fiorenzo Lodi
Intervista allâarch. Marco Ermentini: il Parco Regionale del Serio Istituito con legge regionale nel 1985, il Consorzio Parco Regionale del Serio ha lo scopo di tutelare le testimonianze dellâantico paesaggio fluviale del Serio, importante affluente del fiume Adda. Incastonato, con i suoi 7.500 kmq di superficie e 54 km di sviluppo fluviale, nel territorio sempre piĂš antropizzato ed urbanizzato della pianura lombarda, costituisce una roccaforte della biodiversitĂ . Con i suoi molteplici ecosistemi (fasce boscate, zone umide, aree agricole) si caratterizza per la varietĂ degli
aspetti naturali e si distingue per la presenza di due riserve naturali: la Palata Menasciutto, inserita nei siti di importanza comunitaria e habitat di numerosissime specie animali e la Malpaga-Basella, gioiello botanico e morfo-paesistico. Per avvicinare la realtĂ di questo parco ci siamo rivolti allâarch. Marco Ermentini, giĂ presidente della Shy Architectural Association, in qualitĂ di consigliere di Amministrazione del Parco del Serio. Dallâintervista emerge la sua approfondita, appassionata e chiara conoscenza della realtĂ del parco e si delinea con precisione il carattere fondante di quellââatteggiamento timidoâ, suggerito da Marco Ermentini come linea guida da adottare non solo nellâambito del restauro dellâarchitettura, ma anche in quello della tutela degli ambiti naturali. Adriano Alchieri Alla luce dello Statuto, dellâOrganigramma e soprattutto del Piano Territoriale di coordinamento, come si può delineare la âpoliticaâ generale di questo Consorzio Parco Regionale del Serio? Il Parco Regionale del Serio è stato istituito da 20 anni e comprende lâarea del fiume dalla periferia di Bergamo alla sua immissione nellâAdda a Montodine con 26 comuni nelle province di Bergamo e Cremona. Si tratta di un territorio in gran parte agricolo che, soprattutto nella sua parte meridionale, possiede particolari caratteristiche. Il Piano Territoriale di coordinamento è stato approvato nel 2000. Il territorio è diviso in aree differenziate in base al diverso utilizzo previsto ed al grado di naturalitĂ , nelle quali sono in vigore norme specifiche. Gli scopi principali sono quelli legati alla tutela e alla valorizzazione delle bellezze paesaggistiche, architettoniche ed artistiche, alla tutela ed alla conservazione delle specie animali e vegetali, dei boschi e per la difesa degli equilibri ecologici ed idrogeologici, allo studio ed alla conoscenza dellâambiente, allo sviluppo delle iniziative di educazione ambientale, fruizione sociale e turistico-ricreativa, alla promozione delle attivitĂ compatibili e alla istituzione di aree di riserva naturale. Come si traducono le previsioni e gli obiettivi del PTC nella pianificazione attuativa e nei singoli interventi? Le previsioni del PTC vengono attuate tramite i piani di gestione che prevedono gli interventi necessari per la tutela e la valorizzazione del patrimonio naturale ed ambientale, gli interventi di carattere culturale, educativo, ricreativo e turistico-sportivo per lo sviluppo dellâutilizzazione sociale del parco, le previsioni di spesa per lâattuazione del piano e le prioritĂ di intervento. Qual è la âpoliticaâ del Parco, nel suo territorio, in ordine alla questione delle infrastrutture territoriali e come si rapporta con il recupero e la valorizzazione del paesaggio?
Che rapporti esistono tra il Parco e gli enti locali consorziati, in relazione alla pianificazione urbanistica, allâattivitĂ edilizia e a quella turistica? Il Parco è nato dalla volontĂ degli enti locali ed i rapporti sono di fattiva collaborazione. In particolare la redazione degli strumenti urbanistici generali comunali viene concordata con il Parco nel rispetto degli obiettivi di tutela degli ambiti fluviali; particolare attenzione viene posta nel rapporto con le attivitĂ economiche insediate, con le zone di riqualificazione ambientale e le zone agricole. LâattivitĂ edilizia è disciplinata nel Piano Territoriale e lâUfficio Tecnico del Parco svolge anche unâattivitĂ di consulenza ai singoli progettisti che propongono gli interventi negli ambiti protetti. Nei giovani professionisti è migliorata la sensibilitĂ e la preparazione specifica. Per quanto riguarda le attivitĂ turistiche, câè ancora molto da fare. Il paesaggio fluviale ha grandi potenzialitĂ ancora inespresse. Il Parco ha come obiettivo il completamento dellâintero percorso ciclo-pedonale sulle sponde da Bergamo a Montodine e ritorno. Molti interventi sono in corso e altri in fase di progettazione. Spesso si tratta di realizzare piccoli ponticelli e collegamenti di percorsi giĂ esistenti, come strade campestri, ripe e sentieri. Si stanno realizzando anche aree di sosta e parcheggi. Nei tratti giĂ realizzati il successo è evidente, gli abitanti escono dai centri e in breve tempo i percorsi e le aree di sosta nelle zone naturalistiche o lungo i laghetti e le lanche vengono frequentati. Gli interventi effettuati nel parco debbono essere, a mio parere, âtimidiâ. Penso che sia giunto il momento di ripensare molti dei nostri atteggiamenti verso la natura. Di fronte allâefficientismo, al produrre risultati a tutti i costi in tempi brevissimi è necessario prendersi una pausa, cioè trovare il tempo per pensare e prendere distanza dalle cose. Intendo promuovere lâatteggiamento timido nei progetti di conservazione e trasformazione. Le persone coraggiose cambiano, modificano e alterano la realtĂ ma i timidi sono i protettori della vita. Sono i veri âconservatoriâ. I timidi sono attenti e sensibili, sono le nostre sentinelle, se li ascoltiamo, la loro paura può proteggere tutti quanti. Il progetto timido è lâarte di saper ascoltare. Certo è molto difficile imparare a farlo. Il timido impara ad ascoltare lâaltro, astenendosi dal volerne anticipare il pensiero ed è disposto a prestare attenzione. La vera ricchez-
za dellâintervento timido è data da saper intervenire con poco, del quale poco non vi è mai penuria, la sua grande ricchezza è lâassenza, la rinuncia allâintervento, lâinutilitĂ dellâintervento se non strettamente necessario. La sua qualità è il nascondersi, il fermarsi al momento opportuno, la non spettacolarizzazione dellâintervento, la consapevolezza di non poter capire tutto, la prudenza, in una parola la timidezza. Ritengo che questo atteggiamento possa essere suggerito come guida per ristabilire un rapporto piĂš attento e consapevole con gli ambiti naturali. Come si traducono in azioni le politiche di acquisto, esproprio o utilizzo convenzionato di aree private per lâattuazione degli obiettivi del Parco? I progetti del Parco comportano spesso lâacquisto di aree da privati. Per nostra fortuna, trattandosi di aree residuali non adatte allo sfruttamento agricolo intensivo, i prezzi di acquisto sono contenuti. Le aree piĂš interessate sono quelle per i percorsi ciclo pedonali, le aree di sosta, le aree naturali, i fontanili, i boschi. Sono attive anche numerose convenzioni che permettono il recupero di aree degradate e la creazione di nuove fasce erborate. Quali sono oggi i temi di maggiore attualitĂ che il Parco dovrĂ affrontare? Si intravede la necessitĂ di una revisione del PTC? Il Parco, trascorsi i primi 20 anni di funzionamento e di applicazione del Piano Territoriale, ha in corso unâapprofondita riflessione sul proprio ruolo, sugli obiettivi e sugli strumenti che si è dato. Se alziamo lo sguardo ci accorgiamo che lâintera pianura lombarda è diventata una grande conurbazione nella quale lo spazio, la natura è stata quasi cancellata. Tuttavia nella bassa pianura le fasce fluviali, lungo le quali è stato istituito il sistema dei parchi, conserva i lembi di natura che nellâalta pianura non ci sono piĂš. Molte cose sono cambiate, lâagricoltura ad esempio; è anche aumentata la sensibilitĂ degli abitanti che richiedono piĂš natura di fronte allâaccerchiamento dellâartificiale, dellâurbano. Anche in un territorio come il nostro torna a farsi sentire lâesigenza di stabilire un rapporto di affetto con i luoghi, con la memoria, con la storia, con il passato. Certo il nostro paesaggio è costituito dalla stratificazione degli interventi, dalla tecnica dellâuomo; non esiste unâipotetica ânatura originariaâ. Nessuno vuole riportare il paesaggio ad una supposta origine naturale. Dâaltro canto siamo tutti consapevoli di cosa significa il troppo consumare, il troppo volere sfruttare un bene collettivo quale è il territorio. Un bene di tutti che è indispensabile alla nostra sopravvivenza e alla nostra identitĂ . Questi sono i principali temi in discussione che costituiscono anche una riflessione che il parco sta effettuando con il Politecnico di Milano in vista di una revisione del Piano Territoriale. A. A.
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M.E.: Il Parco è molto attento allâimpatto delle infrastrutture territoriali, ad esempio la TAV o la BREBEMI, con studi specifici e collaborazioni con gli enti interessati, osservazioni e proposte; a questo proposito è nato da poco un coordinamento tra i parchi fluviali della regione, che si sta occupando dei criteri di compensazione e degli obiettivi comuni nellâaffrontare lâesame di progetti cosĂŹ incisivi sul territorio. A livello locale vi è una proficua collaborazione con le province ed i comuni nella valutazione degli interventi minori che spesso possono subire miglioramenti nellâinserimento nel paesaggio, mitigazioni e compensazioni del loro impatto.
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Lecco a cura di M. Elisabetta Ripamonti
Il piccolo parco dai grandi primati Il piccolo Parco del Monte Barro (665 ettari) vanta diversi primati: è lâunico in Lombardia ad essere stato fortemente voluto dalle comunitĂ locali, è lâarea protetta con la maggior ricchezza flogistica, è il primo parco naturale individuato in Lombardia e accoglie il primo museo etnografico riconosciuto dalla Regione. Lunghe ricerche archeologiche hanno portato alla luce uno dei piĂš importanti e rari insediamenti della dominazione gota: la cittĂ di Barra. Il Barro è un rilievo isolato e costituisce una sorta di balcone panoramico (sito a 922 metri s.l.m.) aperto a 360° sul territorio circostante. Lâinteresse paesaggistico ed escursionistico è legato soprattutto ai magnifici panorami che esso offre sulle colline della Brianza, costellata da laghi di origine glaciale, sulla valle dellâAdda, sulle Grigne, sul Resegone, sui Corni di Canzo, per finire con unâampia porzione della Pianura Padana, sino alle Alpi piemontesi. Il prof. Giuseppe Panzeri, attuale presidente del Parco, giĂ sindaco di Galbiate (che occupa circa il 70 % del territorio del parco) e, dal lontano 1974, presidente del Consorzio Parco del Monte Barro; oltre ad aver contribuito a scrivere pagine di storia del Parco, da sempre coltiva interessi per la cultura popolare e la storia Galbiatese. Con lâoccasione lo ringraziamo per aver cosĂŹ fervidamente contribuito a delineare le peculiaritĂ di questo piccolo, grande parco. Prof. Panzeri, ci racconti come nasce il Parco. La nostra caratteristica è quella di essere sorti per volontĂ delle comunitĂ locali: con il Decreto Prefettizio del 1974, dieci anni prima che venisse istituito il parco regionale (L.R. del 16 settembre 1983 n° 78), è sorto ai piedi di Monte Barro un consorzio comprendente i comuni di Galbiate, Oggiono, Pescate, Malgrate, Garlate, Valmadrera, la ComunitĂ Montana del Lario Orientale ed il Comprensorio Lecchese. Questo organismo di tutela e valorizzazione è nato spontaneamente prima che la regione istituisse il Parco regionale. Tuttora comuni come Lecco, Oggiono e Garlate (che non hanno nemmeno un metro quadro di territorio comunale nel Parco) sono parte del consorzio e partecipano allâassemblea consortile. Lecco ha un collegamento storico con la montagna e da sempre il Monte Barro costituisce unâattrattiva per i lecchesi. In che modo viene attuata la legge istitutiva del Parco? Con la Legge Regionale si è elaborato il piano territoriale di coordinamento del Parco, individuando delle zone che
Nucleo medioevale di Camporeso sede del Parco e del Museo Etnografico.
si distinguono per particolari caratteristiche. Il PTC ha valenza superiore a qualsiasi altro strumento di pianificazione territoriale ed ogni comune è tenuto a recepirne le previsioni. Nel nostro Parco, anche considerata lâesigua dimensione, la politica di notevole salvaguardia non ha mai consentito ulteriore sviluppo edificatorio. Quando e perchĂŠ il Parco del Monte Barro è divenuto il primo parco naturale in Lombardia? La Regione, recependo la Legge Nazionale 394/91, ha provveduto allâindividuazione dei parchi regionali nelle zone di maggior pregio ambientale classificate come parco naturale regionale. Il piccolo Parco del Barro è stato il primo ad esser divenuto parco naturale in Lombardia, seguito dal Parco del Ticino (parco regionale piĂš grande). Ă esclusa dal parco naturale la parte costituente il versante lecchese (circa un terzo del parco) che coincide con la zona allâinterno delle quale è ancora consentita attivitĂ venatoria. La nostra è lâarea protetta in Lombardia con il piĂš alto livello di biodiversitĂ vegetale: in meno di 700 ettari si rinvengono oltre 1000 specie di piante superiori (il Parco del Ticino, esteso 150 volte piĂš del Barro, ne ha 600!). Nel maggio 2006 è stata inaugurata presso la nostra villa Bertarelli la sede centrale del Centro Regionale per la tutela della Flora Autoctona (CFA) a cui la Regione Lombardia ha affidato la gestione. Lâobiettivo fondamentale di questo centro dâeccellenza è quello di promuovere azioni tali da garantire la disponibilitĂ di piante autoctone compatibili con le popolazioni lombarde. FinalitĂ didattiche si associano a temi di notevole interesse scientifico-conservatoristico; il CFA offre i propri servizi a tutte le aree protette regionali in collaborazione con gli orti botanici lombardi ed è gestore della Banca del Germoplasma delle Piante Lombarde. Quali sono le iniziative in corso per salvaguardare e valorizzare la risorsa parco? La nostra politica è caratterizzata dalla notevole attivitĂ di ricerca, non solo in campo naturalistico ma anche in quello storico-archeologico. Scavi archeologici condotti dal 1986 al 1997 hanno portato alla scoperta dellâinsediamento fortificato della cittĂ di Barra proprio alla sommitĂ del monte, risalente al periodo della dominazione dei goti (V-VI d.C.). Il territorio di scavo interessato dal Parco Naturale Archeologico dei
Ci descriva il rapporto con le amministrazioni locali. Quando su un territorio ci sono due enti che hanno competenza è inevitabile che possano sorgere delle conflittualitĂ . La maggior parte del territorio del Parco nel comune di Galbiate non è sottratto alla giurisdizione comunale. Dal punto di vista della pianificazione urbanistica la decisione spetta al parco mentre le infrastrutture sono di competenza comunale. Vi è sostanziale sinergia tra Parco e Comune perchè operiamo tutti per lo stesso territorio, frequenti sono le occasioni per la gestione comune di alcuni aspetti. Quali sono i programmi a breve e lungo termine, quali gli auspici per il futuro? Ă in programma il recupero della chiesa di S. Michele, monumento architettonico opera di Attilio Arrigoni originario di Galbiate. Inizieremo a breve i lavori di messa in sicurezza di questa importante opera della presenza umana allâinterno del Parco. Lâauspicio è che centri di ricerca, che innalzano il livello qualitativo della gestione, possano funzionare; abbiamo una missione culturale, educativa che trascende il piccolo territorio in cui operiamo, dobbiamo svolgere un servizio a favore di tutta la regione riassumibile nello slogan: âIl parco fuori dal Parco!â M. E. R.
Lodi a cura di Antonino Negrini
Conservazione ambientale e gestione delle zone umide nel Parco Adda Sud Oltre alla resistenza di fruitori legati a modelli a volte inaccettabili di uso del patrimonio naturale e di categorie tra-
dizionalmente insofferenti a vincoli ritenuti vessatori, ai rischi connessi alla realizzazione di opere di interesse regionale o nazionale e alla progressiva antropizzazione del territorio, ogni parco deve affrontare e cercare di risolvere â con risorse sempre piĂš limitate â i problemi gestionali di una moderna conservazione ambientale. Uno degli esempi migliori è costituito dal governo naturalistico delle zone umide, che sono spesso gli elementi di maggior pregio in parchi di pianura come lâAdda Sud, ampio oltre 24.000 ettari e nato ventâanni fa per proteggere gli ultimi 70 chilometri di fiume prima del suo sbocco in Po. Infatti, tali ambienti evolvono naturalmente, attraverso stadi successivi, in aree boscate dotate di biodiversitĂ modesta, mentre per contro il fiume â regimato in modo a volte eccessivo e con alveo in abbassamento â molto difficilmente realizza nuove zone umide nel corso delle piene. Si rende quindi necessario contrastare questa tendenza allâimpoverimento, per mantenere in condizioni ottimali almeno gli ambienti di maggior interesse naturalistico e le specie che vi trovano condizioni adatte alla sopravvivenza. Inoltre, alcune importanti zone umide artificiali sono soggette allâabbassamento della falda superficiale, che ha determinato scomparsa o periodiche crisi ambientali nelle residue teste di fontanile, e altre alla perdita di interesse economico dei loro prodotti: per questo motivo le marcite sono praticamente scomparse nel Parco Adda Sud. La fauna collegata alle acque ferme e alle loro sponde, fondamentali anche per garantire riproduzione, sosta durante le migrazioni e svernamento dellâavifauna, include numerose specie rare e minacciate, di interesse conservazionistico europeo e in alcuni casi endemiche (cioè esclusive a livello mondiale di territori ristretti, come la Pianura Padana o il Nord Italia). Per la salvaguardia e lâincremento delle popolazioni sono stati recentemente effettuati interventi mirati, con la realizzazione di tre siti di acclimatazione della testuggine di palude, destinati a fornire individui da liberare poi nelle paludi del Parco adatte allo scopo, e lâacquisto e miglioramento ambientale di due siti adatti alla nidificazione degli aironi, che sono stati circondati completamente dalle acque per garantire la sicurezza contro predatori terrestri e disturbo antropico. Inoltre sono stati presi accordi con la proprietĂ di una piccola garzaia di recente costituzione per la necessaria riqualificazione della palude nella quale è collocata. Ovviamente sono stati eseguiti anche alcuni interventi mirati a contrastare direttamente gli effetti dellâabbassamento del letto del fiume (con la riseparazione dalla sponda di unâisola nella Lanca di Soltarico), dellâinterrimento di zone umide (con la risagomatura della porzione asciutta della Morta di Abbadia Cerreto), dellâanossia di corpi idrici lentici (con la sistemazione di un canale per lâadduzione di acqua nella Morta di Soltarico), della gestione scorretta di paludi (con la progettazione di interventi nella Lanca di Soltarico, nellâAdda Morta di Pizzighettone e nella Torbiera dei Praâ Marzi di Crotta dâAdda).
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Piani di Barra è di circa 100 mila mq. Il Museo etnografico dellâalta Brianza, che ha sede nel nostro Parco, è il primo museo etnografico riconosciuto dalla Regione Lombardia ed è dedicato agli usi e costumi della gente della Brianza storica. Si tratta di un museo che parla dei lavori tradizionali e delle usanze, delle credenze, delle forme espressive delle classi popolari nei secoli XIX e XX. Occupando il Monte Barro una posizione strategica rispetto alle rotte migratorie, in quanto collocato presso lâasse lariano, e vedendo la presenza di centinaia di specie di invertebrati nelle sue praterie, esso costituisce una stazione di sosta e alimentazione prima e dopo lâattraversamento delle Alpi. La Stazione Ornitologica Sperimentale di Costa di Perla investiga gli aspetti legati alle presenze ornitiche nidificanti sul Barro.
ricchezza e diversitĂ biologiche, ereditato dalle generazioni che hanno preceduto la nostra, deve essere mantenuto e se possibile implementato per quelle che la seguiranno.
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Riccardo Groppali direttore del Parco Adda Sud
Mantova a cura di Sergio Cavalieri
Parco Adda Sud.
Il Piano delle Piste e dei Percorsi Ciclopedonali
Nella prospettiva di applicare successivamente le conoscenze acquisite, sono in corso alcune importanti indagini naturalistiche: per quanto riguarda esclusivamente le acque ferme sono in fase di completamento studi riguardanti la fauna di marcite e fontanili, la situazione degli aironi nidificanti nelle garzaie, i risultati di interventi di salvaguardia attiva degli anfibi rana di Lataste e Pelobate, e le libellule del Parco. In questo caso lo scopo è anche quello di fornire ai fruitori dellâarea protetta una guida allâosservazione del suo patrimonio entomologico, per proporre forme di fruizione ecocompatibile, successivamente alla realizzazione tematica del Sentiero delle Libellule lungo le sponde della Morta di Abbadia Cerreto. Inoltre sono stati attivati rapporti internazionali con altre aree che tutelano zone umide di importanza internazionale e che condividono in parte le medesime specie di avifauna migratrice e svernante del Parco Adda Sud: in particolare sta dando buoni risultati la collaborazione con la Riserva svizzera delle Bolle di Magadino, il Parco bosniaco Hutovo Blato, la Riserva slovena Salina di Sicciole, il Parco croato del Lago Vrana, e il Parco Ornitologico senegalese Djoudj. Per questâultimo è stato pubblicato un testo ornitologico in francese, fornito gratuitamente ai gestori dellâarea protetta africana e ai villaggi circostanti per essere messo in vendita ai visitatori, con ricavato che servirĂ a finanziare iniziative conservazionistiche e di miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni locali. In questo modo il Parco Adda Sud cerca di assolvere al suo compito istituzionale di laboratorio per il governo del patrimonio naturale collettivo, adottando tutte le misure possibili per la gestione corretta delle sue preziose zone umide, che contribuiscono alla conservazione del fiume come uno degli ultimi grandi corridoi ecologici della Pianura Padana, sempre piĂš antropizzata e solcata da manufatti privi di possibilitĂ di transito per la fauna. Infatti è dovere prioritario di ogni parco la conservazione della biodiversitĂ , in considerazione che lâattuale patrimonio di
Allâinterno del piĂš ampio quadro sui parchi regionali lombardi si vuole porre lâattenzione su uno strumento di pianificazione redatto dallâArea Gestione del Territorio della Provincia di Mantova, ai sensi del PTCP: Il Piano delle Piste e dei Percorsi Ciclopedonali. Il Piano ha lâobiettivo di connettere, attraverso la costruzione di un sistema di rete ciclabile provinciale, le principali risorse del territorio in termini di emergenze paesaggistiche, parchi regionali, riserve naturali, beni storico-culturali, ecc. A partire dal raggiungimento di obiettivi generali, quali la continuitĂ , la sicurezza, lâattrattivitĂ e la riconoscibilitĂ degli itinerari e dei percorsi individuati, si sono riconosciuti una pluralitĂ di obiettivi settoriali che rappresentano i riferimenti assunti nella definizione delle azioni strategiche e per la predisposizione di specifici interventi. In particolare tra gli obiettivi strategici si evidenzia la necessitĂ di: ⢠garantire la continuitĂ dei percorsi a livello extra-provinciale, provinciale e intercomunale, attraverso la costruzione di un modello a rete identificato da tratti e nodi connessi e la messa a sistema di singole tratte ciclabili non collegate tra di loro; ⢠sviluppare lâattrattivitĂ della rete e dei territori, attraverso la dotazione ed integrazione di attrezzature, servizi e strutture ricettive per il cicloturismo, nonchĂŠ la valorizzazione e la riqualificazione degli ambiti a maggior valenza ambientale e storico-culturale; ⢠potenziare la fruizione del sistema delle aree protette; ⢠valorizzare lâintermodalitĂ di trasporto in tutte le sue formule (bici+treno, bici+bus, bici+barca); ⢠sviluppare il turismo sostenibile ed eco-compatibile basato sulla messa in valore di un insieme ampio e diversificato di risorse ambientali, culturali, enogastronomiche e tradizionali. Al fine di raggiungere questi obiettivi e affinchĂŠ il ruolo del Piano provinciale possa essere di coordinamento per la progressiva attuazione della rete ciclabile territoriale, nellâelaborazione del Piano si è applicata la seguente metodologia:
tualitĂ ai diversi livelli istituzionali e territoriali e valutazione delle criticitĂ e delle opportunitĂ in essere; ⢠individuazione degli ambiti di fruizione turisticoâambientale in funzione delle risorse (storico-culturali, ambientali, enogastronomiche e legate alle tradizioni locali) che caratterizzano le diverse parti del territorio; ⢠definizione dello Schema strutturale della rete dei percorsi provinciali costituita da corridoi e nodi ai quali sono stati attribuiti differenti ruoli e livelli strategici, coerenti con quelli della rete ecologica provinciale del PTCP; ⢠individuazione dei percorsi e classificazione degli stessi in funzione della loro rilevanza nella costituzione della rete; ⢠qualificazione e denominazione dei percorsi in ciclovie attraverso caratteristiche che ne completano la fisionomia, la qualitĂ e la percorribilitĂ , ovvero in itinerari che devono assumere una identitĂ che va al di lĂ di una semplice successione di tratti, avere caratteristiche tecniche (fondo stradale, pendenze, ecc.) che li rendano percorribili, avere una specifica segnaletica da renderli riconoscibili; ⢠individuazione dei programmi strategici, dei progetti e delle prioritĂ dâintervento, da proporre e condividere con gli altri soggetti interessati, atti a garantire la continuitĂ e la riconoscibilitĂ della rete, ad attuare la mobilitĂ sostenibile a scala urbana ed extra-urbana, a valorizzare e a riqualificare il territorio; ⢠sviluppo di progetti per la risoluzione di alcuni elementi di criticitĂ individuati e per la valorizzazione delle opportunitĂ presenti; ⢠definizione di indirizzi normativi (di carattere orientativo, prestazionale e prescrittivo) di riferimento per la provincia, i comuni e gli altri enti e soggetti interessati e di criteri progettuali a supporto delle strategie individuate e per la realizzazione degli interventi. Il Piano fornisce quindi la lettura del territorio in termini di percorribilitĂ ciclo-pedonale, di opportunitĂ legate alla realtĂ territoriale e di sviluppo di contenuti, e si configura come uno strumento di indirizzo che organizza e orienta le scelte strategiche da verificare nel tempo. Annarosa Rizzo Area Gestione del Territorio e Infrastrutture Provincia di Mantova
Milano a cura di Roberto Gamba
MetĂ del territorio della Provincia di Milano è edificato o comunque urbanizzato. LâAmministrazione si impegna,
sia attraverso la rete dei parchi regionali, sia attraverso quella dei parchi locali (PLIS) alla conservazione dellâambiente naturale e del paesaggio. Sei sono i parchi regionali sul territorio. Gli altri cinque sono governati da consorzi partecipati dalla Provincia. Undici sono i parchi locali dâinteresse sovracomunale, brani del territorio agroforestale, significativi per i valori paesaggistici, ambientali e di rete ecologica che rappresentano. Lâindividuazione e la gestione è scelta volontaria dei comuni interessati, singoli o associati (in convenzione o con consorzi specifici). La Provincia ne cura il riconoscimento istituzionale, la pianificazione e la programmazione. Abbiamo ricevuto il contributo scritto, di seguito pubblicato, da Cristina Boca, una dei funzionari progettisti del Parco Agricolo Sud Milano, che illustrano le ragioni e gli indirizzi del loro operare. R. G.
Cosâè il Parco Agricolo Sud Milano Il Parco Agricolo Sud Milano, parco regionale di cintura metropolitana, gestito dalla Provincia di Milano, istituito nel 1990, occupa 46.300 ha. Il suo territorio comprende aree agricole (riso, cereali, foraggio e pioppo) e quelle a vocazione naturalistica (boschi planiziali e zone umide) di 61 comuni, tra cui Milano, ed è attraversato da una fitta rete irrigua. Ha come principale obiettivo la tutela di queste zone agricole straordinariamente produttive e la valorizzazione delle emergenze storiche del territorio (le Abbazie di Morimondo, Chiaravalle e Mirasole, i castelli Rocca, BrivioâŚ) ed importanti infrastrutture (i tre depuratori e lâalta velocitĂ , per esempio). Tra le sue finalitĂ câè la tutela e il recupero paesistico e ambientale delle fasce di collegamento tra cittĂ e campagna e il miglioramento delle connessioni con i sistemi di verde urbano. In questâottica appare fondamentale la creazione di una rete di piste ciclabili che connetta i punti piĂš interessanti e degni di nota come le ghiacciaie (Cornaredo, Albairate), i musei agricoli esistenti (Albairate, San Giuliano), le cascine trasformate in centri di attivitĂ espositiva-culturale o agriturismi, le aree naturalistiche e le emergenze ambientali-paesaggistiche. Ai sensi delle norme di attuazione del Piano Territoriale di Coordinamento del 2000, lâente gestore ha il compito di promuovere atti di pianificazione urbanistica di concerto e dâintesa con i comuni e gli enti interessati. Il Parco procede alla redazione dei Piani di Cintura Urbana (in cui si articolano le destinazioni dâuso del suolo e di singoli edifici o monumenti, aree a servizi, attrezzature, a regimi di vincolo ecc.); il âPiano di settoreâ (identifica gli
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⢠ricognizione, analisi e rappresentazione della proget-
Monza e Brianza
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a cura di Francesco Redaelli e Francesco Repishti
Il Parco Locale di Interesse Sovracomunale âBrianza Centraleâ
Agricoltura e canali a Chiaravalle, Milano.
insediamenti rurali isolati di interesse paesistico, le emergenze storico-architettoniche e monumentali, nonchĂŠ i nuclei aventi valore storico-monumentale, prevedendo le modalitĂ di intervento, recupero e riuso consentiti); il Piano di settore Fruizioneâ (che organizza la funzione ricreativa, educativa, culturale e sociale) e quello per la âVulnerabilitĂ idrogeologicaâ (miglioramento della qualitĂ delle acque superficiali e sotterranee; riequilibrio del bilancio idrico). Inoltre lâEnte Gestore segue la progettazione di interventi di miglioramento e recupero ambientale, rimboschimenti e valorizzazione di aree umide, opere di ingegneria naturalistica lungo i corsi dâacqua e bonifiche di aree degradate. Presta attenzione allâinserimento ambientale e paesistico di infrastrutture (depuratori, canali scolmatori, nuova viabilitĂ ), tramite lo studio di opere di mitigazione e compensazione (filari, aree boscate, marcite). Contestualmente opera per una corretta fruizione del territorio: dal 2002 è reso disponibile, dopo un accurato restauro, un Polo Botanico con finalitĂ didattico-scientifiche, a Casa Gola (Rodano); sta approntando la sede per il centro etnografico e storico delle arti e delle tradizioni contadine presso cascina Castello (Settala); sta creando i Punti Parco, per divulgare informazioni destinate ai cittadini (vedi www.provincia.milano.it/parcosud). Non si dimentichino poi il restauro al Mulino dellâabbazia di Chiaravalle, che ritornerĂ a macinare grano, grazie allâacqua proveniente dal depuratore Milano Nosedo; e lâopera sui canali navigabili e Navigli, per i quali è stato firmato un protocollo dâintesa con la Regione, per lo studio della âGreenway Milano-Pavia-Varziâ, di collegamento ciclabile tra Milano e lâOltrepò pavese. Cristina Boca, Alessandro Caramellino, Gaetano Randazzo settore programmazione e controllo Parco Agricolo Sud Milano
Nel 1983 la Legge Regionale n. 86 introdusse â accanto a forme giĂ sperimentate di tutela ambientale â parchi regionali, riserve, monumenti naturali, i cosiddetti PLIS Parchi Locali dâInteresse Sovracomunale. Si tratta di una istituzione con grado vincolistico limitato, ma con interessanti potenzialitĂ finalizzate alla conservazione e alla riqualificazione del territorio inedificato. I PLIS hanno riscosso notevole interesse, soprattutto negli ultimi anni, da parte di molte Amministrazioni comunali, le quali in forma singola o in raggruppamenti, tramite convenzioni e consorzi, hanno deciso di individuare porzioni di territorio, in genere aree a standard e agricole di particolare pregio ambientale e strategiche nella rete ecologica, da tutelare con maggiore vigore rispetto ai tradizionali strumenti di pianificazione locale (PRG-PGT). I vantaggi di questo strumento sono senza dubbio le modalitĂ di istituzione, riconoscimento e gestione piĂš semplificati e agili rispetto ai parchi regionali: caratteristiche fondamentali per incentivare i comuni a proteggere il proprio territorio senza il timore di ingessature irreversibili. Partendo da questi presupposti, il Comune di Seregno ha istituito il Parco âBrianza Centraleâ il 30.1.2001 e la Regione Lombardia lo ha riconosciuto quale Parco locale dâinteresse Sovracomunale il 15.6.2001. Il parco è localizzato nella zona nord della Provincia di Milano, in quella che prossimamente sarĂ la Provincia di Monza e Brianza, su aree del territorio del Comune di Seregno per una superficie di oltre 385 ettari, dimensione raggiunta in seguito al recente ampliamento riconosciuto dalla Provincia di Milano nel 2005. Attualmente il parco è âmonocomunaleâ, anche se le potenzialitĂ e le aspettative per ampliamenti verso i comuni confinanti ed in particolare Albiate, Carate Brianza, Desio, Cesano Maderno, Seveso, sono crescenti. Pur essendo un PLIS di dimensioni relativamente piccole, il Parco Brianza Centrale è sicuramente un caso interessante ed un buon esempio: è costituito da una tipologia di aree particolarmente importante per la politica ambientale del verde nella Provincia, quel sistema di aree, di spazi aperti non ancora edificati, ormai totalmente interclusi nellâurbanizzato, in quella parte molto densa dellâurbanizzazione continua, reticolare, pluricentrica che è la Brianza milanese. Questi spazi aperti non hanno rilevanti valori intrinseci dal punto di vista paesistico: quel paesaggio stupendo che era la pianura asciutta è praticamente scomparso nellâimmediato dopoguerra; i filari di gelsi, talvolta con la vite maritata, sono stati tolti; non vi sono aree umide, non vi
convenzionando con il PLIS la realizzazione di siepi e filari ecologici ed eventualmente valorizzandoli anche economicamente applicando criteri di perequazione urbanistica. La salvaguardia e la valorizzazione ambientale del Parco viene perseguita attraverso una pianificazione e una programmazione di dettaglio: il Parco Brianza Centrale è stato tra i primi PLIS (2005) ad approvare un Piano Particolareggiato riguardante lâintera superficie vincolata. Il Piano individua gli indirizzi e le modalitĂ di attuazione degli interventi, sia privati che pubblici: in particolare per questi ultimi è previsto un Programma pluriennale degli interventi. Il Programma prevede una serie di opere pubbliche che vanno dalle piste ciclabili, alla riqualificazione a parco urbano, alla formazione di aree boscate, ai corridoi ecologici ecc.. Di particolare interesse è la costituzione di nuovi boschi, permanenti o produttivi: i cosiddetti boschi di pianura, peraltro al centro delle politiche ambientali di Regione e Provincia, sono un elemento fondamentale per la costituzione di grandi isole verdi da connettere con il sistema dei corridoi ecologici. Il Parco Brianza Centrale partiva da un patrimonio boschivo
Il âParco 2 Giugnoâ.
molto ridotto, residuale e circoscritto dallâattivitĂ agricola, costituito prevalentemente da robinie e sambuchi. Ci si è attivati per la creazione di nuovi boschi, prevalentemente querco-carpineto: negli ultimi anni ne sono stati piantati oltre tre ettari e a breve ne sono previsti altri sette. SarĂ questa una delle armi per combattere i processi di saldatura urbana in Brianza? Alberto Colombo responsabile tecnico del Parco Brianza Centrale Parco Brianza Centrale ente gestore: Comune di Seregno via Umberto I, 78 20038 Seregno (MI) tel. 0362263308 www. parcobrianzacentrale.it info.parcobrianzacentrale@seregno.info
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sono boschi. Da un punto di vista qualitativo non è un bel paesaggio, però ha un enorme valore potenziale per riqualificare questa conurbazione molto densa, molto inquinata, e per costruire degli spazi pubblici fruibili per i cittadini. Quindi, vi è un valore intrinseco bassissimo, un valore potenziale rilevante, molto rilevante, in un momento in cui su questi spazi aperti si gioca il destino di questa conurbazione della Brianza, cioè il raggiungimento di un certo livello di sostenibilitĂ ambientale dello sviluppo economico, oppure una traiettoria evolutiva che può essere molto problematica da questo punto di vista. La costituzione del parco va inquadrato in una visione di insieme piĂš ampia: la vicinanza con il parco delle Groane, il parco della Valle del Lambro e il parco della Brughiera Briantea, è sicuramente di importanza strategica. La creazione di un parco sovracomunale in posizione baricentrica rispetto a questi parchi rappresenta unâoccasione imperdibile per dare garanzie di un possibile mantenimento di spazi verdi e la creazione di corridoi ecologici tali da consentire il passaggio di specie faunistiche da una zona allâaltra. Le aree incluse nel Parco Brianza Centrale sono essenzialmente di tre tipi. Le aree piĂš consistenti sono quelle agricole: nella parte di Brianza in cui ci troviamo è legittimo domandarsi che tipo di agricoltura câè e che senso ha. Ci si interroga ormai da un poâ di tempo sul futuro di un agricoltura che si basa essenzialmente su finanziamenti pubblici e non sulla propria capacitĂ di generare reddito autonomamente. Di fatto è un agricoltura che preserva lâambiente, gli spazi aperti, affinchĂŠ non diventino incolti, discariche o depositi di materiali vari, edili piuttosto che rottami. Con la riduzione o il taglio dei finanziamenti comunitari a favore dei nuovi Paesi entrati recentemente nella UE, si apre una sfida importante per quella che sarĂ la gestione delle aree agricole: enorme potenziale per incrementare la rete ecologica o nuove discariche a cielo aperto? Il secondo tipo di aree, il piĂš apprezzato, è chiaramente quello costituito dai parchi urbani attrezzati: nel Parco Brianza Centrale in particolare câè il âParco 2 Giugnoâ di quasi 50 ettari, che è il frutto di un costante processo di acquisizione e trasformazione di aree private, attraverso cessione di standard per operazioni immobiliari, cessioni bonarie e, purtroppo dove non è stato possibile raggiungere un accordo, anche tramite espropri. Lâultima tipologia di aree incluse nel parco è quello di piĂš difficile lettura e interpretazione. Una rete discontinua di piccoli appezzamenti, in genere recintati, delle dimensioni variabili da 1000 mq allâettaro circa. Sono aree che non hanno un utilizzo definito (agricolo, depositi, orti ecc.), su cui i privati hanno forti e pressanti aspettative edilizie. Diventa molto difficile gestire e dare ordine a questi spazi: una sfida aperta per renderli un possibile strumento di valorizzazione ambientale. Un modo potrebbe essere quello di intendere questi spazi come luoghi privati di fruizione/aggregazione del tempo libero e come orti, magari
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Pavia a cura di Vittorio Prina
Il Parco Lombardo della Valle del Ticino: un parco fuori e dentro le cittĂ Gli oltre 90.000 ettari di territorio del Parco del Ticino costituiscono un patrimonio di inestimabile valore. Il fiume, i 20.000 ettari di foreste planiziali, i 50.000 ettari di territorio rurale, con la fitta presenza di rogge, canalizzazioni irrigue, fontanili, zone umide, costituiscono un habitat ideale per oltre 2400 specie vegetali ed oltre 2500 specie animali. LâoriginalitĂ di questo ricco ambito di biodiversitĂ , che si è meritato il riconoscimento di Man and Biosphere Reserve da parte dellâUNESCO, è la compresenza di una cospicua antropizzazione: lungo il corso del Ticino, dal Lago Maggiore fino al Po, nei 47 comuni consorziati nelle Province di Varese, Milano e Pavia, vivono ed operano oltre 450.000 abitanti, con tutte le loro esigenze di insediamenti ed infrastrutture. Le presenze sono arricchite poi dallâenorme numero di turisti che apprezzano le possibilitĂ di visita offerte dagli 8 centri Parco, dagli oltre 120 chilometri di piste ciclabili e 420 chilometri di sentieri, dagli agriturismi, dalle fattorie didattiche e da tante realtĂ connesse allâospitalitĂ . Gestire ed orientare un cosĂŹ articolato complesso territoriale non è stato e non è certo semplice. Dopo la legge istitutiva del 1974, il Parco si è dotato di un Piano Territoriale di Coordinamento, approvato nel 1980. Oltre allâindividuazione delle zone di riserva, necessarie per la tutela degli habitat naturali, sono state previste delle zone agricole e forestali per le aree di valle incisa dal Ticino, delle zone agricole per le porzioni di Parco ricadenti sul livello fondamentale della pianura e delle zone di iniziativa comunale a favore di una gestione decentrata da parte dei singoli comuni consorziati, sempre in un quadro di coordinamento ed indirizzo degli strumenti urbanistici comunali. Agli estensori di questo strumento va riconosciuta grande capacitĂ di lettura del territorio e grande lungimiranza strategica, che ha permesso al PTC di rimanere il valido punto di riferimento di governo per le diverse amministrazioni che si sono alternate fino allâanno 2001, anno dellâapprovazione del nuovo Piano Territoriale. Lâattuale strumento rispetta la struttura del precedente, risultando però strutturato secondo lâorientamento normativo della legge quadro sulle aree protette, distinguendo quindi il territorio in Parco Naturale e in Parco Regionale. Lâaspetto senzâaltro innovativo del nuovo PTC è quello legato alla tutela del paesaggio che, prima solo indirettamente prevista, oggi ne è componente fondamentale. Questa parte del piano è stata affrontata sotto il duplice aspetto di tutela dei singoli elementi di percezione visiva del paesaggio tipico della Valle del Ticino e di tutela del
valore intrinseco di interi âsistemi ambientaliâ cosĂŹ come individuati dalla ex legge 431/85. LâattivitĂ di tutela e di miglioramento del paesaggio del Parco è diventata ancora piĂš incisiva allâindomani della approvazione della L. R. 12/2005, che trasferisce ai parchi le funzioni amministrative per il rilascio dellâautorizzazione paesaggistica. Il primo atto assunto dal Parco del Ticino per esercitare in maniera completa la delega assegnata, è stata lâistituzione della Commissione per il Paesaggio. Consapevoli che, come definisce il Codice dei beni culturali e del paesaggio, il paesaggio è una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni, i componenti scelti per la commissione hanno diverse professionalitĂ (architetto, forestale, naturalista, biologo, agronomo) che ben si completano per una lettura interdisciplinare del paesaggio in tutte le sue componenti. Gli strumenti principali di riferimento per il lavoro della commissione, che nel primo
Morimondo Cascina Fiorentina (foto di Norino Canovi).
anno di gestione della delega ha giĂ espresso oltre 350 pareri, sono i due PTC, che contengono precise norme di riferimento per il mantenimento ed il miglioramento del paesaggio. Vista lâestensione e lâimportanza del territorio agricolo, il primo ambito strutturato di intervento di conservazione e riqualificazione del paesaggio si fonda sullâabaco delle tipologie rurali del Parco del Ticino. In questo allegato al PTC sono individuati i caratteri fondamentali della architettura rurale del Parco ed alcune regole compositive, tipologiche ed architettoniche a cui riferirsi nella progettazione degli interventi nelle zone agricole. Un approfondimento del tema âcascineâ è contenuto in una pubblicazione che individua âschede tecniche di progettoâ riferite ai singoli elementi architettonici caratteristici delle cascine e unâimportante sezione relativa alle mascherature a verde (siepi e filari). Si cerca quindi di indirizzare in senso sostenibile gli interventi, garantendo la conservazione delle strutture di pregio e consentendo però il ricorso a tecniche e materiali a minor costo per le strutture produttive agricole, sempre in un contesto di attento inserimento per forme, colori, materiali e mascherature. Il lavoro di tutela, valorizzazione e ricostruzione del paesaggio non può limitarsi allâambito agricolo: è stata attivata una collaborazione con il Politecnico di Milano FacoltĂ di Architettura, per lâelaborazione di una nuova sezione dellâabaco relativa a tutte le categorie di edifici
Isabella DallâOrto responsabile settore Urbanistica e Tutela del Paesaggio, Parco del Ticino
Varese a cura di Enrico Bertè e Claudio Castiglioni
Parchi: dalla cultura del vincolo al vincolo della cultura Non mi sono mai piaciute le imposizioni. Pertanto epidermicamente prendo sempre le distanze dai vincoli. Questo mi porta troppo spesso a litigare con funzionari incaricati di valutare miei progetti in zone paesisticamente interessanti. Ma non riesco a capire come ciò coesista con la mia indole di soggetto sensibile alle emozioni che il paesaggio ci riserva. Ho voluto pertanto indagare su questa forte e presunta contraddizione. Leggendo alla voce âParchi Nazionaliâ nellâedizione originale del 1935 dellâenciclopedia Treccani lasciatami in custodia da mio nonno, ho trovato la seguente definizione: âTerritori caratteristici per le bellezze naturali in genere, per la raritĂ delle piante e degli animali che vi si trovano o anche per qualche fenomeno geologico, che lo stato o altri enti intendono proteggere con disposizioni legislativeâŚâ. Oggi, utilizzando internet, la De Agostini fornisce, invece, la seguente definizione: âTerritorio sottoposto a tutela dello stato per protezione e conservazione della flora, della fauna o di elementi notevoli del paesaggio...â. Dal confronto di queste due definizioni insorge una lieve differenza, ma, a mio avviso, di enorme significato. Dal 1922, data di definizione del primo parco italiano, quello del Gran Paradiso, ad oggi, la componente legislativa ha rubato il campo a quella culturale, vero motivo di tutela. Ă lâennesimo caso in cui il metodo ha superato il concetto, prendendo il sopravvento e travisandone i veri scopi. Ripercorrendo a ritroso il percorso di concetto di parco diviene difficile individuare il momento di questo ribaltamento concettuale che ha messo in crisi lo strumento di tutela, facendolo diventare lâennesimo âlenzuoloâ di norme e limitazioni steso a macchia dâolio sul territorio. Diventa pertanto urgente mettere in atto un forte processo culturale per ridefinire lâesatto rapporto esistente tra territorio ed abitanti al fine di rendere ovvia e non obbligata la difesa della propria identitĂ . Ora, questo percorso di riculturizzazione del territorio appare piĂš gravoso in quan-
to deve forzatamente fare i conti con lâabitudine al vincolo che la legislazione italiana ha prodotto in tutti i fruitori territoriali. Lâappartenenza ad un parco non è mai motivo di vanto, ma quasi sempre preoccupazione per iter burocratici e perdite di valore che le proprie parcelle di territorio finiscono per subire. Si è perso completamente quel rapporto con il territorio che è sempre stato lâenzima di ogni processo culturale significativo. La presunta tutela voluta dallo Stato italiano, non è stata affiancata alla necessaria musealizzazione che ne avrebbe garantito la vera salvaguardia. Quello che nel Settecento è successo alle collezioni private dei signorotti locali, con la nascita dei musei ottocenteschi, non è ancora capitato, se non in qualche raro caso, con le parti di territorio degne di essere musealizzate. Qualche esempio possono essere i primi ecomusei in nascita in questi anni, soprattutto in Piemonte, cosĂŹ vicino agli esempi Francesi ma comunque in ritardo di circa trenta anni. Ma questi ecomusei sembrano piĂš dei parchi a tema che altro, e sono ben lontani dal concetto di museo diffuso studiato ed enunciato dal prof. Luca Basso Peressut del Politecnico di Milano. Nel testo âIl museo fuori dal museoâ curato da Valeria Minucciani, il prof. Basso Peressut scrive: âil museo nei luoghi diventa strategia di intervento, ponendosi a catalizzatore di progetti di valorizzazione dei sedimenti storici presenti sul territorioâ. E non è proprio questo il motivo generatore dei parchi nel lontano 1922? Pertanto, a mio personale avviso, è proprio da qui che è necessario ripartire. Solo attraverso la musealizzazione del territorio se ne ottiene la reale elevazione culturale. In primo luogo occorre rianalizzare la collezione, costituita da tutto ciò che è presente nel territorio, non solamente con gli occhi della tutela, ma anche con quelli del tradizionale conservatore museale, che ne studia tutti gli elementi, anche nelle loro interconnessioni. Poi occorre rivolgersi ai visitatori, in prima analisi costituiti dagli abitanti, per una loro crescita ed erudizione nei confronti del territorio di appartenenza. Solo cosĂŹ il compito affidato al concetto di parco potrĂ avere il suo corso e divenire non semplice vincolo ma blasone culturale. Ricordo sempre una starna coincidenza capitatami nel corso della mia vita professionale. Contemporaneamente un cliente francese ed uno italiano hanno ricevuto la notizia che un loro terreno edificabile era stato inserito in un parco. Il primo mi ha chiesto con entusiasmo un bel progetto per non sfigurare con la bellezza del luogo, il secondo di fare opposizione per togliere il terreno dalla perimetrazione del parco. Questo è sintomatico di quanto tempo si sia perso in Italia per lâaffrancamento culturale del paesaggio. Ma non si deve assolutamente abbandonare il percorso culturale che già è stato tracciato da altre nazioni e da progetti pilota nazionali. La conoscenza del reale valore del nostro territorio è intimamente insita in tutti noi. Occorre confrontarsi con esso, semplicemente inserendolo nella nostra quotidianitĂ , come facciamo con la musica o la letteratura. Matteo Sacchetti
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non rurali, che ponga particolare attenzione allo studio dei margini urbani con lâobiettivo di migliorare la parte di territorio di connessione tra cittĂ e campagna.
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Visioni italiane a Pechino Ha aperto i battenti il 3 luglio, al National Museum of China in Piazza Tien an Men a Pechino, la mostra Visionitaliane: architettura e design verso un ambiente sostenibile, un progetto promosso dal Ministero dellâAmbiente, patrocinato dal Ministero per i Beni e le AttivitĂ Culturali e inserito nella âSino-Italian Green Weekâ, manifestazione dedicata ad illustrare molteplici aspetti della cooperazione italocinese. La mostra, curata da Mario Occhiuto, è un viaggio in un secolo di ambiente, architettura e design italiano e si è sviluppata in partnership con âDomusâ e con il contributo della collezione permanente della Triennale di Milano e dellâADI. Il progetto dellâallestimento, curato da Mario Occhiuto, Gruppo Bandello Comunicazione e Angelo Bucarelli, è concepito come un viaggio che ha inizio dalla grande scala del paesaggio, quindi procede in una sezione dedicata alle cittĂ e alle piazze italiane, per poi giungere ad affrontare i vari ambiti tematici della vita quotidiana (abitare, commercio, sport, culto, lavoro, cultura, gusto/tempo libero, viaggio e infanzia) in altrettante sezioni specifiche. Un tunnel con grandi proiezioni sul rapporto tra costruito e paesaggio accoglie i visitatori allâingresso, per poi immergerli in uno spazio raccolto dedicato a mostrare le qualitĂ architettoniche e ambientali di nove cittĂ italiane, delle quali sono in mostra le viste aerofotogrammetriche accompagnate da altrettanti filmati appositamente girati. Lo spazio dedicato alle piazze presenta in proiezioni a terra filmati girati in tre importanti piazze storiche italiane, ed è esso stesso trattato come uno spazio esterno. Segue la sezione piĂš propriamente dedicata ad una rassegna dellâeccellenza di un secolo di architettura e di design, suddivisa in nove aree tematiche delle quali la prima che si incontra â lâabitare â occupa uno spazio aperto e arioso, affacciato sulla CittĂ Proibita. Una carrellata di esempi eccellenti racconta centâanni di evoluzio-
ne della casa, con sezioni specifiche su case unifamiliari, condomini, quartieri di edilizia popolare, casi di recupero a fini abitativi, accompagnata da una trentina di oggetti e prototipi di arredi in prestito dalla collezione permanente della Triennale di Milano. Le altre otto sezioni occupano altrettanti cubi tematici che riportano allâesterno progetti di architettura di grande valore qualitativo e allâinterno installazioni diverse riferite al tema. CosĂŹ il viaggio vede il racconto dellâevoluzione della Vespa, lo sport racconta Luna Rossa, la nazionale di calcio, il motomondiale, il culto ospita i costumi de Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini, lâinfanzia racconta i molti casi di eccellenza italiana dai libri di Bruno Munari per Corraini alle esperienze di Reggio Children e del Muba al Parco di Pinocchio a Collodi, il gusto ospita una carrellata di oggetti per la tavola, da iGuzzini ad Alessi, mentre il lavoro, la cultura e il commercio presentano una rassegna di immagini,
citazioni e oggetti. Disseminati nello spazio mostra poi vi sono numerosi modelli di recenti architetture prestati da studi di architettura e modelli di treni presenti grazie a Trenitalia. âDomusâ ha dato un deciso contributo alla documentazione fotografica riportata sui pannelli delle varie sezioni, ha pubblicato il catalogo della mostra, curato da Luigi Spinelli, e ha presentato, allâinterno delle manifestazioni, la nuova edizione cinese
della rivista, con una struttura editoriale ad hoc. Il progetto della mostra, sviluppato in tempi molto brevi, è stato possibile grazie alla costituzione di una squadra di lavoro che ha concepito, progettato e diretto in loco i contenuti, lâallestimento, il progetto grafico, i filmati e la comunicazione con lâobiettivo di presentare il meglio della creativitĂ italiana a un pubblico prevalentemente cinese di non addetti ai lavori.
Promosso da Fulvio Irace, responsabile dellâarchitettura della Triennale di Milano e Pio Baldi, direttore della Darc, il prestigioso premio con cadenza triennale (giunto alla sua seconda edizione) viene assegnato ad unâopera realizzata in Italia o allâestero, ma progettata da un architetto o da uno studio italiano. Il premio intende promuovere lâarchitettura contemporanea italiana come costruttrice di qualitĂ ambientale e civile, frutto del dialogo tra progettista, commitenza ed impresa. Una giuria ristretta ha assegnato la Medaglia, il 24 maggio 2006, durante la cerimonia svoltasi presso la Triennale di Milano, a Renzo Piano, per il suo progetto dellâHigh Museum of Art di Atlanta negli Stati Uniti. Premi speciali sono stati, inoltre, assegnati, per la committenza, a Ferrari Spa, per il progetto di Massimiliano Fuksas del Centro Sviluppo prodotto a Maranello; per lâopera prima, a âIaN+â per lâedificio dei labora-
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tori dellâUniversitĂ degli Studi di Roma Tor Vergata; per il restauro, a Corvino + Multari e Renato Sarno per il grattacielo Pirelli a Milano. Numerose sono state anche le Menzioni dâonore. Renzo Piano, presente alla cerimonia e visibilmente commosso, ha reso omaggio a Milano, cittĂ in cui ha studiato, e ha ricordato il notevole ruolo svolto, nel proprio percorso formativo ed umano, dai suoi maestri e dal padre, costruttore, al quale deve lâidea del âpezzoâ come unitĂ generatrice che, nella sua ripetizione ed aggregazione, diventa edificio.
International Architecture Award Si è riunita a Milano, durante il Salone del Mobile (5-10 aprile) una giuria composta da Cinzia Anguissola, Maurizio Carones, Luca Scacchetti e Maria Giulia Zunino che ha selezionato 33 progetti di architettura e urbanisti-
ca partecipanti al 2006 International Architecture Award. La manifestazione, promossa dal Chicago Athenaeum Museum of Architecture and Design e dalla Metropolitan Arts Press Ltd., ha preso il via nel 2005 con lâintento di premiare i migliori progetti, realizzati e non, in ogni parte del mondo.
Anna Ramoni
Edilizia sostenibile premiata Un milione di dollari in premi è stato assegnato il 25 aprile scorso a Bangkok, in Thailandia, alla conclusione della prima edizione del concorso internazionale Holcim Awards per lâedilizia sostenibile, indetto dalla Holcim Foundation. Alla competizione hanno partecipato oltre 3.000 progetti, da 118 paesi diversi, tra cui sono stati selezionati i 15 finalisti; fra questi sono risultati vincitori (300.000 dollari di premio), ex aequo, il team venezuelano Proyectos Arqui 5 CA, per un progetto di valorizzazione ed integrazione dellâinfrastruttura urbana nella baraccopoli di San Rafael a Caracas, e il progettista tedesco Christoph Ingenhoven di DĂźsseldorf per il progetto di una nuova stazione ferroviaria centrale a Stoccarda. Il secondo premio, di 250.000 dollari, è stato assegnato allâitaliano Luigi Centola, dello studio Centola&Associati di Roma, per il master plan regionale mirato a
rafforzare la base economica della Valle dei Mulini nellâentroterra di Amalfi. Terzo classificato, con premio di 150.000 dollari, il team canadese OUEF guidato da Daniel Pearl, per il progetto per il rinnovamento urbanistico e architettonico di Montreal, coinvolgendo la comunitĂ locale e impiegando nuove tecnologie. La giuria internazionale, composta da ingegneri, architetti e professori universitari, ha selezionato i progetti in base a diversi criteri: dalla qualitĂ ambientale ed estetica fino ad elevati standard etici ed economici, ritenendo che progresso e sviluppo sostenibile siano due tematiche strettamente connesse. A. R.
Premio Dedalo Minosse Il Premio Internazionale alla Committenza di architettura Dedalo Minosse, promosso da ALA Assoarchitetti e dalla rivista âlâArcaâ insieme a Caoduro Lucernari, è giunto alla sesta edizione. PeculiaritĂ dellâevento è il fatto di essere indirizzato ai committenti pubblici e privati che, nelle fasi di progettazione, si sono segnalati per volontĂ di partecipazione e dialogo. Questi sono segnalati dai progettisti stessi. La giuria, composta da Stanislao Nievo, Paolo Caoduro, Cesare Maria Casati, Bruno Gabbiani, Kisho Kurokawa, Pier Paolo Maggiora, Adriano Rasi Caldogno, Frederik Samitaur Smith, Roberto Tretti e Claude Vasconi
ha premiato Joji Aonuma per la Gallery in Kiyosato progettata da Satoshi Okada architects. Il premio ALA Assoarchitetti è stato assegnato a Giuseppe Nardini per Bolle, spazio eventi delle Distillerie Nardini, progettato da Massimiliano Fuksas; quello alla Committenza di Architettura Under 40 allo Sweden National Property Board per il Museum of World Culture di Gothenburg, progettato da CÊcile Brisac ed Edgar Gonzalez. La cerimonia di premiazione si è svolta presso il Teatro Olimpico di Vicenza il 30 giugno 2006. Le opere selezionate sono state esposte dal 30 giugno al 30 luglio sempre a Vicenza nella Basilica Palladiana. Martina Landsberger
OSSERVATORIO ARGOMENTI
Medaglia dâOro allâarchitettura italiana
a cura di Roberto Gamba
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Progettazione dellâimmagine esterna di un supermercato GS, a Milano ottobre 2005 â febbraio 2006 La societĂ GS ha bandito un concorso nazionale aperto ad architetti, di etĂ inferiore ai 40 anni, per rinnovare lâimmagine esterna dei suoi punti vendita, utilizzando come modello il fabbricato esistente di piazza Siena angolo via Moroni a Milano. I progetti dovevano essere originali, inediti, concepiti espressamente per il presente concorso. Era richiesto il progetto dellâimmagine esterna del fabbricato proposto a modello, senza sostanziali modifiche della struttura esistente, ma attraverso una ridefinizione delle finiture esterne o lâimpiego di strutture e materiali da sovrapporre allâesistente e individuando elementi caratterizzanti, specialmente sul fronte principale (ingresso clienti); il tutto in modo tale da poter facilmente essere replica-
to su altri edifici con le stesse caratteristiche. Il progetto doveva coinvolgere in termini cromatici e di arredo urbano anche la sistemazione dellâarea antistante adibita a parcheggio. Era richiesta unâunica tavola in formato A0, con pianta, prospetti e sezioni quotate con lâevidenziazione di tutti i materiali strutturali di finitura ed i rispettivi RAL delle cromie; particolari costruttivi; prospettive a colori. Lâimporto complessivo delle opere non doveva essere superiore a centomila euro. La commissione giudicatrice era composta da Luca Scacchetti, Davide Ferrari, Maddalena Fiori, Marco Metti, Vincenzo Brizzi, Claudio DâAntoni. Sono stati attribuiti premi di euro 8.000, 2.000 e 1.000. Il progetto del vincitore subito dopo è stato realizzato.
1° classificato (foto 1-3) Gianpiero Maria Latorre (Roma) collaboratori: Daniele Serretti, Roberto Simeone
con un linguaggio architettonico nuovo. Il muro bianco intonacato â parete muta â cambia colore al variare della luce; il piano verticale in pietra grigia accompagna allâinterno; le lastre di vetro color arancio mutuano il passaggio dallâesterno allâinterno rendendo visibile e riconoscibile lâingresso; la pensilina come segnale urbano, elemento caratterizzante ogni singolo intervento, avvolge il contenitore bianco definendo lo spazio esterno in modo sempre diverso per ogni punto GS; si accende di rosso invadendo con la propria luce la superficie intonacata e lo spazio esterno.
Il progetto propone unâidea architettonica semplice e allo stesso tempo fortemente evocativa, un elemento, un segno, unâicona riconoscibile a distanza. Lâidea raccoglie, rielabora e sintetizza tutti gli elementi che caratterizzano e definiscono, oggi, i centri della grande distribuzione GS: il bianco, lâarancio, il rosso e la pensilina di accesso; non stravolge i segni iconici di riconoscimento dei supermercati GS, ma li re-interpreta
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2° classificato (foto 4-5) Franco Tagliabue (Milano), Chiara Toscani Il colore lucido, brillante dellâalluminio sagomato della panca, è accostato alla parte sovrastante della facciata in vetro U-glass, bianco e satinato, a formare un diagramma che richiami il codice a barre dei prodotti, in un gioco di riferimenti al mondo del commercio. Il marchio storico GS viene serigrafato nel colore rosso, ingigantito e duplicato sopra la superficie vetrata. Il rivestimento non è piĂš una superficie neutra bianca a cui è sovrapposto il marchio luminoso, ma diventa essa stessa logo, senza piĂš distinzione tra immagine pubblicitaria e edificio.
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Questa nuova pelle interagisce costruendo rapporti con lo spazio commerciale e il parcheggio adiacente: attraverso lâaffinitĂ cromatica, la superficie della panca si prolunga sulla pavimentazione esterna, ad identificare una zona limite immediatamente adiacente al filo della facciata, destinata unicamente ai pedoni. Questa superficie continua, ramificandosi in differenti percorsi, come una struttura ad albero allâinterno del parcheggio, in modo tale da accompagnare il cliente dalla macchina allâingresso del supermercato e viceversa e costruisce una sorta di tappeto che potrebbe arrivare ad estendersi ai marciapiedi pubblici, alla fermata dellâautobus, ecc.
La proposta consiste in un nuovo rivestimento composto da pannelli con tre dimensioni standard, che formano un volume cieco sospeso agettante. Questo risulta leggero grazie alla sua matericitĂ e, per riflessione e gioco di luci, smaterializza in parte la sua presenza captando le differenti luci e colori, lungo il variare delle giornate, delle stagioni e delle situazioni atmosferiche. PiĂš precisamente questo volume è composto da una sequenza irregolare di tre moduli differenti di due materiali: alluminio colore naturale e policarbonato alveolare traslucido con pellicola riflettente, questâultimo retroilluminato. I due materiali, uno semiriflettente lâaltro riflettente, rispec6
chiano lo spazio circostante, scomponendolo in una composizione frammentata, ma di una stessa realtĂ . Il logo GS viene mantenuto nella sua forma, ma viene proposto secondo questa logica di riflessione e frammentazione dellâintorno. Dâinverno, nelle ore pomeridiane e serali, o come pubblicitĂ nelle ore notturne, lâimmagine generale proposta si modifica per essere scomposta in elementi luminosi fluttuanti. Infatti, solo i pannelli di policarbonato alveolare sono retroilluminati; si genera cosĂŹ un effetto grafico simbolico particolare, che può diventare facilmente riconoscibile per la sua particolare composizione e cromia. La parte sottostante, quella corrispondente al livello dellâentrata, è composta da un serramento con moduli regolari in alluminio di colore naturale o, in vetro semplice traslucido retroilluminato.
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Riqualificazione della piazza UnitĂ dâItalia di Tirano (So) settembre 2005 â gennaio 2006 LâAmministrazione comunale di Tirano ha in previsione uno stanziamento di 520.000 euro per la riqualificazione della piazza UnitĂ dâItalia. Per la redazione di un progetto preliminare ha bandito questo concorso, che ha lâobiettivo di rafforzare della piazza il ruolo urbano di centro del quartiere, sviluppatosi alla destra idrografica dellâAdda, sotto la stazione ferroviaria, dagli anni â60 ad oggi. Punto di partenza è la riqualificazione del parco esistente, la riorganizzazione del sistema della circolazione, la riconsiderazione del ruolo della vicina struttura scolastica, della zona attualmente coltivata e delle alberature presenti sulle strade; la riorganizzazione e sistemazione della sosta e della circolazione; la considerazione della presenza del complesso scola-
stico; la possibilitĂ di organizzare manifestazioni pubbliche allâaperto ed unâeventuale mercato settimanale; la realizzazione di servizi igienici pubblici. Il progetto doveva essere composto di 2 tavole in formato A1. Il concorso si è concluso con lâattribuzione di tre premi (euro 4.000, 2.000 e 1.000). Il Comune si è impegnato ad affidare lâincarico, per le successive fasi di progettazione, al vincitore del concorso. La commissione giudicatrice era composta da Mauro De Giovanni, Marco Scaramellini, Aurelio Valenti, Paolo Clementi. Oltre ai progetti premiati e qui presentati, sono stati menzionati i lavori di: Paolo Castellanelli e Giovanni Sacchi, con Alessandra Manzoni, Piero Luconi, Laura Luconi, Sergio Fumagalli, Lenny Panzeri, Mario Zappa.
OSSERVATORIO CONCORSI
3° classificato (foto 6-8) Giorgio Santagostino (Milano) collaboratori: Monica Margarido, Katharina Litz
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1° classificato (foto 9-11) Daniele Vanotti (Sondrio), Marco Ghilotti rendering: Andrea Murada La proposta vuole essere un tassello del complesso mosaico urbano teso alla ricostruzione del tessuto periferico presente nel settore sud occidentale dellâabitato. Per queste prerogative, nasce da un profondo confronto con il contesto e cerca di ricomporre le relazioni tra le parti alle diverse scale esistenti, principalmente quella del quartiere dâintervento; di creare una nuova centralitĂ nel quartiere, operata attraverso la costruzione di
una piazza urbana; di coinvolgere la scuola adiacente come edificio istituzionale significativo; di realizzare spazi ad uso ricorrente e temporaneo per il mercato e per attivitĂ commerciali e ricreative. Ă prevista la costruzione di una sala polivalente in grado di ospitare concerti, proiezioni cinematografiche, feste popolari. In sintesi si prevede la realizzazione di un nuovo spazio aperto pavimentato, di un padiglione freddo, lâampliamento dei giardini esistenti, la realizzazione di nuovi parcheggi e una revisione piĂš funzionale della viabilitĂ .
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2° classificato (foto 12-14) Giampaolo Rinaldi (Tirano), Silvano Molinari, Giuseppe Sgrò collaboratori: Paolo Vaja, Stefania Pini, Lorenzo Pola, Duilio Ficcioli
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âgiĂš per la CartieraâŚâ è da sempre stata unâespressione (per chi non ci ha mai abitato) che indica, approssimativamente, una porzione di territorio di mezzo fra la Tirano storicamente consolidata e la prima grande industria che, pionieristicamente, avviava un processo di riconversione e di colonizzazione. Nel mezzo si costruivano con grandi speranze le abitazioni del âboom economicoâ e ne veniva fuori quel magma caotico e indifferenziato che è oggi questo tessuto unicamente resi12
denziale fatto di edilizia popolare e case unifamiliari. Allâinterno, e adiacente al tracciato oramai storico e strutturante di via Vanoni, resiste, superstite, un pezzo di terra a forma triangolare che, da campo per affollati e appassionanti giochi liberi si è spento in una condizione di semiabbandono e di grande parcheggio. Il progetto si organizza dalla forma e si consolida attraverso la creazione di una piazza lineare-passeggio lungo la via Vanoni; di unâaula coperta che è uno spazio protetto per le possibili attivitĂ didattiche della vicina scuola elementare e anche luogo di ritrovo (kuerc); riorganizza il giardino e gli spazi verdi connessi; la mobilitĂ complessiva a livello pedonale, ciclabile e carrabile.
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3° classificato (foto 15-17) Andrea Forni (Sondrio), Paolo Delvò, Alessandro Gusmerini Il progetto ha il compito di definire il limite sud-ovest della cittĂ , attraverso la creazione di un nuovo spazio pubblico che si relazioni con tre elementi esistenti (scuola, edicola e pizzeria), nonchĂŠ di ricucire con nuovi percorsi pedonali la struttura urbana esistente. Lâintervento prevede il mantenimento di tutte le alberature esistenti, il recupero del muro di contenimento del grande spazio verde, la sistemazione
degli spazi verdi e la definizione di una nuova piazza pavimentata e attrezzata per il tempo libero. Il ridisegno urbano, avviene mediante la realizzazione di due strutture: una tettoia in grado di ospitare manifestazioni pubbliche, il mercato settimanale o semplicemente il parcheggio; e una chiusa destinata ai servizi pubblici. Si vengono cosĂŹ a costituire nuove gerarchie tra i percorsi pedonali esistenti, i nuovi collegamenti e lâarea di parcheggio, cosĂŹ come tra la piazza, gli spazi verdi e gli edifici adiacenti i quali diventano parte integrante del progetto.
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Tentori sullâopera di Persico Francesco Tentori Edoardo Persico. Grafico e architetto Clean, Napoli, 2006 pp. 92, ⏠15,00 Con la prosa asciutta di tanti suoi studi, Francesco Tentori, in poco piĂš di 80 pagine, conduce il lettore attraverso unâistruttoria appassionante sulla personalitĂ e lâopera di Edoardo Persico.
Ribadito nelle prime pagine che âil nome di E. P., critico di arti figurative e di architettura, ma addirittura architetto egli stesso, (âŚ) rimane nel nostro panorama, anche a distanza di settantâanni dalla sua morte, come quello di un autentico giganteâ, il volume ha il merito di non cedere a âdeplorevoli distrazioniâ circa episodi oscuri o romanzati della vita del critico napoletano, attorno alle quali costruire una ennesima âpiĂš veritieraâ biografia, ma di addentrarsi in una rassegna puntigliosa della bibliografia esistente, al fine di ricercarne il reale valore artistico e critico. AnzichĂŠ una biografia, una bibliografia. Dopo aver segnalato lacune tuttora persistenti negli studi a lui dedicati, il libro sembra concentrare lâattenzione soprattutto sullâattivitĂ redazionale e grafica di Persico, rispetto a quella critica e architettonica. E questa visuale risulta illuminante, perchĂŠ nel nitore della sua opera grafica sembrano condensati, quasi in metafora, i caratteri piĂš autentici della personalitĂ di Persico, lâintensitĂ spiritualista delle sue architetture non meno del rigore intransigente del suo sguardo critico.
Facendo parlare la âbibliografiaâ, Tentori lascia intravedere le corrispondenze profonde che legano il ritmo grafico delle âdue pagine in unaâ alla rarefatta astrazione spaziale dei tralicci espositivi per la Galleria o per la Mostra dellâAeronautica; il diradamento, fino quasi al silenzio, della copertina bianca di âCasabellaâ, o la composizione per masse tipografiche di Arte Romana, alla solenne gravitĂ , alla sublimata classicitĂ antica del Salone dâonore alla VI Triennale. I suoi scritti principali Persico li pubblica altrove, non su âCasabellaâ; nella quale, tuttavia, la sua impronta grafica, sempre piĂš limpida e tesa tra avanguardia e classicismo, sembra assumere il ruolo di vero contenuto ideale della rivista, traduzione di una architettura contemporanea di spirito europeo. Ă in questo intreccio di apporti e contributi che il libro ci avvicina a scoprire quel segreto religioso che Persico identifica con il carattere vero dellâarchitettura moderna, e che a ben vedere è anche il carattere piĂš profondo della sua insuperata testimonianza etica e poetica. Enrico Bordogna â
Comporre la casa Nicoletta Ossana Cavadini Casa Cattaneo a Cernobbio Silvana, Milano, 2005 pp. 98, ⏠21,00 LâArchivio Cattaneo inaugura la collana, âQuaderni dellâArchivio Cattaneoâ, con una pubblicazione dedicata alla casa dâaffitto che Cesare Cattaneo realizza fra il 1938 e il 1939 a Cernobbio. Lâautrice del volume non solo ripercorre la storia dellâedificio ma, grazie a una esauriente documentazione grafica dâarchivio, nonchĂŠ a una sezione riservata alla pubblicazione di fotografie appositamente realizzate da Lorenzo Mussi, offre, cosa rara nel panorama dellâeditoria di architettura, una lettura compositiva del progetto. Poche sono, infatti, le pagine dedicate alle traversie e alle vicende progettuali; al contrario, grande spazio è lasciato allo studio della composizione del-
lâedifico nelle sue diverse versioni, analizzata sempre in relazione con la teoria dellâarchitettura del giovane Cattaneo (1912â1943). Lâarchitetto comasco, grazie alla frequentazione di un ambiente particolarmente ricco dal punto di vista culturale (Terragni è il suo primo maestro, conosce Le Corbusier, lavora o incontra direttamente artisti del calibro di Mario Radice, Manlio Rho, Bruno Munari, Osvaldo Licini, Giovanni Sartoris, per fare solo alcuni nomi) non si limita a costruire e progettare, ma si occupa anche di teoria della progetta-
zione. Seguendo la strada giĂ percorsa da Platone e piĂš tardi da Paul ValĂŠry, â pubblica il âdialogoâ Giovanni e Giuseppe in cui i due protagonisti appaiono come emblemi di due diverse forme di pensiero che contraddistinguono il dibattito sullâarchitettura moderna: Giovanni è portavoce del razionalismo, Giuseppe, invece, rappresenta il pubblico comune con la caratteristica diffidenza critica. Giovanni, alter-ego di Cattaneo, chiarisce la propria idea di architettura in quanto âvolto della sintesiâ. A partire dal precetto vitruviano, Cattaneo-Giovanni sostiene lâesistenza di una corrispondenza fra le parti e il tutto: ogni scelta non può prescindere da una visione unitaria del progetto tale per cui il principio fondativo non venga contraddetto. Casa Cattaneo, in questâottica, diventa manifesto di questo pensiero e di una metodologia progettuale in cui studio del luogo, tipologia, decorazione e costruzione â nel senso di realizzazione tecnica â appaiono come i momenti fondamentali dellâintero iter progettuale. Martina Landsberger
Giardini storici Laura Sabrina Pelissetti, Lionella Scazzosi (a cura di) Giardini, contesto, paesaggio. Sistemi di giardini e architetture vegetali nel paesaggio. Metodi di studio, valutazione, tutela Leo S. Olschki, Firenze, 2005 II volumi, pp. 840, ⏠68,00 Sono pubblicati in questi due volumi i contributi presentati a Cinisello Balsamo, nella fastosa cornice di Villa Ghirlanda, in occasione del convegno internazionale sul tema del âGiardino storico, contesto, paesaggioâ, svoltosi nel 2004, organizzato dal locale Centro di Documentazione Storica del Comune. Questi incontri biennali, sono diventati un appuntamento molto importante per studiosi ed esperti del settore relativo alla tutela del paesaggio e dei giardini. La Convenzione europea per il paesaggio, promulgata a Firenze nel 2000 e il nuovo Codice dei Beni culturali e paesaggistici hanno dato nuovo impulso agli studi sulla concezione del paesaggio e sui metodi per il controllo e la gestione degli insiemi paesistici. Attualmente la valenza paesaggistica è stata estesa a tutto il territorio da pianificare e la tutela dei beni non è piĂš limitata alle sole bellezze naturali e ai beni monumentali. In questo studio viene affrontato il tema del giardino storico, con indagini sulle origini degli esempi piĂš rappresentativi, in Italia e allâestero, con ricerche relative alle modalitĂ di realizzazione nelle diverse epoche, in riferimento sia ai modelli del disegno allâinglese sia alla progettazione del giardino allâitaliana. Vengono esaminati anche gli aspetti di valorizzazione e gestione del giardino monumentale. In particolare, le problematiche affrontate vertono sul rapporto tra giardino e contesto, sul ruolo che ogni architettura vegetale intrattiene con tutti gli elementi che concorrono a determinare il sistema paesistico a cui il parco appartiene: edifici, viali di accesso, zone agricole, aree boscate, insediamenti rurali, centri urbani, sistemi idrici naturali e artificiali, connessi visivamente, simbolica-
Manuela Oglialoro
Gestire il costruire Aldo Norsa (a cura di) La gestione del costruire. Tra progetto, processo e contratto Franco Angeli, Milano, 2005 pp. 240, ⏠22,00 Le competenze di gestione del processo edilizio, nei loro risvolti tecnico-economici di confronto dialettico con la produzione, sono da tempo assenti nellâofferta didattica delle facoltĂ di architettura, per uno strabismo un poâ snobistico che punta a centrare tutto lâinteresse del corpo docente sul progetto e a trascurare il concreto farsi dellâarchitettura, fatta eccezione per
il dato materiale della fabbrica in quanto direttamente interagente con la composizione. Attento a indagare ambiti vieppiĂš â invece â cruciali nel determinare la capacitĂ di incidere sulle politiche di trasformazione del territorio, il pool di ricercatori che ruota intorno alla figura di Aldo Norsa a Venezia persegue da anni unâapertura verso il mondo delle imprese e dellâindustria per le costruzioni, per arricchire il corpus disciplinare di quei portati di economia e tecnica gestionale senza i quali la figura dellâarchitetto non può che capitolare dal suo ruolo di âregistaâ degli interventi edilizi. Si tratta, in altre parole, di importare anche in Italia la cultura del Building Surveying, di tradizione anglosassone, conferendole il giusto livello di formazione accademica, ovvero di preparare profili di competenze qualificati per tutti gli operatori del processo edilizio che, prima e dopo il progetto, ne garantiscono i reali termini di cantierabilitĂ . Testimonianza di questo impegno è stato il primo Master in Management delle Costruzioni, organizzato dallo Iuav di Venezia in collaborazione con lâAssociazione dei Costruttori di Treviso, di cui il testo qui recensito restituisce lâapparato teorico che ha presieduto alla sua istituzione e
Claudio Sangiorgi
Dentro Milano AA.VV. CamminaMilano. 10 passeggiate dâautore per unâinconsueta guida alla riscoperta della cittĂ No Replay, Milano, 2006 pp. 112, ⏠16,00 Questa guida, a cura di Francesco Buscemi e Daniela Reale, raccoglie dieci passeggiate di scrittori, giornalisti, artisti legati a Milano, che raccontano altrettante forme di vivere la cittĂ . Gianni Biondillo, con una fiction ambientata dâestate, ci conduce da piazza Duomo alle colonne di San Lorenzo. Gerry Scotti ripercorre in senso inverso il tragitto della propria infanzia, da Piazza Duomo allâAbbazia di Chiaravalle. Nicoletta Rusconi propone un viaggio in bicicletta da corso Venezia ai Giardini Pubblici passando per gallerie fotografiche e locali chic. Alessandra Appiano, esplorando la zona di casa sua, va da via Napo Torriani ai Giardini Pubbli-
ci. Tra poesia e storia, Alessandro Bertante ci porta a spasso per corso Buenos Aires. Eugenio Finardi che da Piazza Amendola arriva a via Conservatorio, ci riconduce nellâimpegnata Milano blues degli anni Sessanta. Nanni Delbecchi, partendo da piazza Duomo sovrappone idealmente le vie di Milano a quelle del âMonopoliâ facendole magicamenete coincidere. Piero Colaprico, nei panni di un detective, viaggia in metrò, da Sesto a Bisceglie ricostruendo episodi di cronaca nera. Pao scivola lungo il naviglio grande rintracciando segni di land art meneghina e siti underground. Alessandro Beretta, infine, compie un colto pellegrinaggio per librerie, da piazza del Carmine al Castello Sforzesco. Che si tratti di ricordi o di invenzione, nel percorrere le strade della cittĂ , lâimportanza dei luoghi è data da un legame affettivo piĂš che estetico: il valore, qui, si misura con lâanima, non con lo sguardo. I tragitti sono rappresentazioni del tempo interno, dove il bello è ciò che pulsa nella âdurataâ. In ciò che i luoghi significano per ognuno. Un omaggio e insieme unâesortazione a guardare diversamente una metropoli che ha perduto piccoli e gradi luoghi, quelli in cui la gente si incontra e si racconta, che diventano cari perchĂŠ sono campi di esperienza, nuclei di memoria. Un riscatto per una cittĂ che si è imbruttita, non solo fuori ma dentro, perchĂŠ è rimasta a lungo senza parole. Senza tarduzione di significati, nĂŠ condivisione di vissuti. Questi brevi racconti, descrivendo qualcosa chè è âlĂŹ fuoriâ, sono un modo di riappropriarsi della cittĂ âda dentroâ. Irina Casali
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mente e funzionalmente tra di loro. Gli interventi sono ordinati in tre sezioni dedicate rispettivamente alle âMetodologie di lettura, studio, valutazioneâ, alle âProblematiche di tutela, restauro, valorizzazioneâ e ai âCasi studio italiani ed europeiâ. La pubblicazione contiene in allegato due documenti fondamentali sulla tutela dei giardini storici: la âCarta di Firenze sui Giardini storiciâ del 1981 e la âCarta Icomos â Ifla, Historic Gardensâ, del 1982.
la ricchezza di riflessioni che ne è derivata quale esito. Un master finalizzato a formare, come efficacemente riassunto da Norsa, âesperti di progettoâ da affiancare agli storici âautori di progettoâ. Lâobiettivo ultimo è quello di creare quadri e figure professionali qualificati per lâimpresa, per le attivitĂ e azioni di controllo e di validazione, per le strutture di progettazione e coordinamento tecnico; ovvero generare un respiro strategico piĂš ampio di quello corrente per le strutture direzionali e associative del variegato universo delle costruzioni.
a cura di Sonia Milone
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Sperimentare una cittĂ nuova Microrealities. Un progetto sui luoghi e sulle persone Vicenza, Museo Palladio in Palazzo Barbaran da Porto 9 giugno â 30 luglio 2006 Nata dalla volontĂ dello studio Cibic&Partners di interrogarsi su quali siano le mancanze, i
Ognuna di queste microrealtĂ , sotto forma di modello, viene presentata allâinterno di un box ed è raccontata, con un linguaggio divertente e vagamente pop, attraverso un video che ne spiega tutte le potenzialitĂ . CosĂŹ lâintersezione della linea metropolitana con la tangenziale si caratterizza come luogo di movimento, ma anche di permanenza, offrendo, a tutte le ore del giorno, molteplici servizi e occasioni di svago; il centro com-
Aree industriali: immagini dai confini Ex Fabrica. IdentitĂ e mutamenti ai confini della metropoli Milano, Castello Sforzesco Sale Viscontee 14 giugno â 10 settembre 2006 I sotterranei del Castello Sforzesco di Milano ospitano la mostra Ex Fabrica. IdentitĂ e mutamenti
nelle aree della Zona della Ex Fabrica metropolitana, sagome rilevate solo quando risulti strettamente necessario ai procedimenti della polizia scientifica, ultimi relitti umani in uno scenario di abbandono o prime avanguardie di fronte al Nemico alle porte in una guerra personale mai veramente conclusa. Questa sotterranea e straordinaria mostra è la rivelazione di come lâattivitĂ di unâistituzione possa divenire, attraverso un atto, dovuto, di documentazione della memoria metropolitana, un concreto contributo critico ad una costruzione metropolitana cosciente. Stefano Cusatelli
desideri e le esigenze legati alla cittĂ e allâabitare, la mostra Microrealities si propone innanzitutto come un esperimento, âun progetto sui luoghi e sulle personeâ. Lâesposizione, ospitata attualmente a Palazzo Barbaran da Porto a Vicenza, era giĂ stata presentata nel 2004 alla Biennale di Venezia e nel 2005 alla Kunsthaus di Graz. Quattro plastici e quattro video descrivono realtĂ possibili per luoghi comuni presenti in ogni grande cittĂ : un nodo di interscambio (âLe porte della cittĂ â), un centro commerciale (âShopping Centerâ), un parco (âLa cittĂ degli ortiâ) e una stazione metropolitana (âShangai: 100 nuove stazioni metroâ). Una riflessione su luoghi reali, privi di una precisa identitĂ , allâinterno di aree metropolitane come Milano e Shangai; situazioni che perdono il loro carattere monofunzionale per diventare luoghi di socializzazione e di qualitĂ urbana.
merciale si trasforma in unâarchitettura osmotica, pubblica e privata, ricca di servizi; il parco assume una valenza di eco-village flessibile in ogni stagione, atto a ristabilire il contatto uomo-natura e per questo dotato di architetture âleggereâ e facilmente raggiungibile dalla cittĂ ; infine, le stazioni della metropolitana diventano una rete di funzioni complementari permettendo alle comunitĂ locali di relazionarsi in spazi aperti, ben progettati, che danno respiro ad un tessuto urbano troppo denso. Questo tentativo di stravolgere alcuni usi e costumi giĂ acquisiti dalla societĂ contemporanea rischia di dare ai progetti di Aldo Cibic un carattere fortemente utopico; nonostante ciò le sue idee, anche quelle piĂš paradossali, nascono da un continuo confronto con le esigenze reali e con la possibilitĂ di essere messe in pratica. Maria Chiara DâAmico
ai confini della metropoli, curata dalla Conservatrice del Civico Archivio Fotografico, Silvia Paoli, che presenta lâacquisizione di una campagna fotografica condotta da Giampietro Agostini, Francesco Giusti e Tancredi Mangano, sul destino degli edifici e delle aree industriali della cintura metropolitana. Lâimpostazione collettiva rifiuta la sistematicitĂ propria delle consuete celebrazioni dellâarcheologia industriale, approdando a una feconda libertĂ dâindagine per ognuno degli autori. Giampietro Agostini si accosta, piĂš dâogni altro, alla centralitĂ fisica dei manufatti industriali abbandonati e alla natura goticoreligiosa della loro tipologia di padiglioni, vere e proprie Cattedrali dei riti antichi del lavoro passato, corpi morti in bianco e nero, relitti da metabolizzare nel presente, con lâimperativo morale di una non cancellazione della memoria. Tancredi Mangano rivela, invece, nei campi della Bovisa, attraverso la documentazione di personali âarchitetture della sopravvivenzaâ lâultima difesa della dignitĂ umana degli Inabitanti, isolati dalla vegetazione dai soprusi della societĂ e delle sue leggi e costretti a colorate autocostruzioni tessili, sfuggendo al confine vitale definitivo di un plastico sudario in bianco e nero. Nelle immagini di Francesco Giusti il crescendo rivela, infine, i volti e i destini degli Stalker di Vietato lâaccesso alle persone non autorizzate, costretti dalla clandestinitĂ delle loro esistenze a vivere
Il gran teatro del mondo Roma Barocca. Bernini, Borromini, Pietro da Cortona Roma, Castel SantâAngelo lungotevere di Castello 50 16 giugno â 29 ottobre 2006 Come in una camera oscura la Roma reale si proietta nelle sale ombrose di Castel SantâAngelo, ricomponendosi nei frammenti di quel gran teatro che è stata la cittĂ in uno dei suoi momenti di massimo splendore artistico e autoritĂ culturale. Assecondando una storiografia
ormai concorde nel fissare a Roma la nascita del Barocco, la mostra, curata da Paolo Portoghesi con Marcello Fagiolo, ne documenta gli atti di fondazione attraverso lâopera della triade Bernini, Borromini, Pietro da Cortona, raccogliendo pezzi rari e sontuose ricostruzioni dei progetti perduti o irrealizzati. Accanto a disegni originali e frammenti di opere effettivamente realizzate e ancora esistenti, infatti, grandi plastici ricostruiscono opere perdute, come la Villa del Pigneto Sacchetti di Pietro da
Filippo Lambertucci
Il paese dipinto in âun grido di coloreâ Aligi Sassu: Milano â Arcumeggia andata e ritorno. Omaggio in quattro tempi sedi varie: Varese, Galleria Ghiggini, via Albuzzi 17; Cunardo (Va), Cunart via Fornaci Ibis 3; Gavirate (Va), Chiostro di Voltorre, piazza Chiostro 23; Arcumeggia (Va), Bottega del pittore, via Beretta 2 luglio â 16 settembre 2006
Fra i vicoli e le case addossate di un piccolo borgo arroccato sulle montagne, si cela un patrimonio artistico unico al mondo. Ă il 1956 quando lâEnte Provinciale per il Turismo di Varese invita i maggiori pittori di allora ad affrescare i muri esterni delle case di Arcumeggia, trasformando un intero paese in una galleria a cielo aperto. Fra i maestri che si alternarono sui ponteggi basti ricordare Usellini, Funi, Dova e Sassu. Oggi la Provincia di Varese festeggia il cinquantesimo anniversario del paese dipinto di Arcumeggia con una grande retrospettiva dedicata ad Aligi Sassu, ricambiando cosĂŹ lâaffetto che lâartista milanese ha sempre nutrito verso il paesino della Valcuvia, tornandovi piĂš volte per affrescare nel 1957 i
saggi, il ciclo dei cavalli, dei ciclisti, dei caffè) in cui riveste un ruolo fondamentale lâattenzione dedicata al sacro. Fu un interesse che Sassu approfondĂŹ in seguito alla forte amicizia sviluppata con Edoardo Persico intorno agli anni â33-â34 e che culmina ne Lâultima cena, ambientata in una moderna periferia urbana. Una vita coraggiosa e avventurosa la sua (immortalata nellâautobiografia Un grido di colore), che ha attraversato da protagonista, per quasi un secolo (1912-2000), i piĂš importanti avvenimenti sociali, politici e artistici di Milano e della Lombardia: dagli esordi futuristi alla Galleria Pesaro al Manifesto âdinamismo e riforma muscolareâ firmato con Bruno Munari, fino a Corrente, al Realismo e al dopoguerra. Sonia Milone
I tempi del progetto Carlo Scarpa. Disegni mai visti Roma, Museo Andersen via P. S. Mancini 20 27 maggio â 2 luglio 2006 celebri Corridori, nel 1963 la stazione della Via Crucis con GesĂš inchiodato alla croce e nel 1991 il San Martino che dona il mantello al povero. Dâaltronde lâaspirazione di Sassu ad unâarte vicina alla gente e lâinteresse per la pittura murale lo accompagnavano da sempre, ritenendo che i muri cittadini fossero il supporto âpubblicoâ ideale âper la rinascita dellâarte nella sua funzione socialeâ. Ne è massimo esempio il monumentale murale in ceramica realizzato nel 1993 per la nuova sede del Parlamento Europeo a Bruxelles, senza dimenticare anche le grandi opere pubbliche collocate a Milano in via Brera, di fronte allâAccademia, e nel giardino del palazzo della Confcommercio. Artista profondamente impegnato (nel â37 viene incarcerato a Milano per attivitĂ antifascista), anche se i temi di carattere politico (basti ricordare I martiri di Piazzale Loreto del â44) o sociale non esauriscono la sua immensa vena creativa, contraddistinta da una fecondissima pluralitĂ di soggetti (i pae-
Se uno degli obiettivi non dichiarati al quale sembra tendere disperatamente la produzione architettonica contemporanea è quello di costringere il momento progettuale in tempi sempre piĂš ridotti â progettare sempre piĂš velocemente â, a questo proposito la mostra allestita negli spazi del Museo Andersen, dedicata ad una serie di progetti di Carlo Scarpa sullo spazio domestico, può indirettamente costituire lâoccasione per alcune considerazioni. Infatti, oltre a permettere la conoscenza piĂš approfondita di progetti notevolissimi e poco conosciuti, prodotti tra il 1930 ed il 1960, i 40 disegni in parte inediti tratti dallâarchivio del maestro veneziano consentono di ricostruire lâavvincente tortuositĂ dei suoi percorsi ideativi rintracciandola nelle sovrapposizioni dei segni, delle campiture, delle intenzioni e dei ripensamenti addensati sulla carta. Ed è proprio la dinamica di questi processi progettuali a indicarci quanto sia ristretta per la poetica scarpiana â ferma restando
la sua sorprendente capacitĂ creativa di dominare le tecniche materiali â la definizione ancora in uso, ma sempre piĂš stanca, di architettura del frammento o del dettaglio sapiente. Approfittando, infatti, di facoltĂ visive supplementari fornite dal suo disegnare, âvedo solo quello che disegnoâ, a venire esplorata da Scarpa è lâinterezza delle problematiche inerenti alla definizione dellâoggetto architettonico: dalla sua apparenza formale alle sue qualitĂ atmosferiche, dalla sua organizzazione spaziale alla sua consistenza materiale, dallâattenzione rispetto alle abitudini della committenza sino allâascolto delle circostanze specifiche dei luoghi. Come conseguenza di unâansiosa, ma feconda attitudine a âconcentrare tutto in ogni cosaâ, questa avventura progettuale esclude le scorciatoie o le accelerazioni dirette a rintracciare soluzioni sbrigative dei problemi, privilegiando invece una strategia di investigazione che raccoglie ed esplora idee e dati procedendo con lente traiettorie circolari sempre piĂš circoscritte, in una strutturazione complessiva di relazioni interne sempre piĂš ricca e raffinata. La reale, percepibile intensitĂ delle architetture di Carlo Scarpa, se comparata con lâinconsistenze presenza di troppe architetture contemporanee concepite nel segno della fretta, sembra avvisarci sullâurgenza di porre la questione del tempo del progetto come condizione necessaria alla costruzione di cose significative. Amanzio Farris
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Cortona, o interi frammenti di cittĂ , episodi di un Barocco interrotto, mai arrivato a compimento, come il âForo Pamphiliâ di Piazza Navona, o ancora le proposte per il Louvre di Bernini e Pietro da Cortona. Attraverso la concordia discors dei pezzi esposti, alcuni dei quali raramente a disposizione del pubblico, si rammaglia lâunitĂ di un progetto culturale che permea la forza rivoluzionaria di un linguaggio che investe tutte le arti, e che proprio nel perseguire lâunitĂ delle arti visive si impone come âemblema assoluto dellâarte come meraviglia, spettacolo, invenzione assolutaâ, come Portoghesi avverte nel catalogo. Meraviglia e invenzione come gioco sapiente e controllatissimo, seppure spinto spesso fino allâesoterismo, raramente fine a sĂŠ stesso, potente e visionario come nel palazzo-fontana di Pietro da Cortona per i Chigi a piazza Colonna, divertito e serissimo nel colossale layout ligneo di Luigi Vanvitelli per lo studio di una luminaria per S. Pietro. Il mondo va in scena e il gran teatro ha bisogno di machine, di luce, di scenari, dove tutto però è vero, ma si fa narrazione, invenzione, stupore; stupore che si rinnova ancora oggi accostando al mondo nuovo anticipato da quelle visioni la solitudine degli oggetti bizzarrissimi e stravaganti, ma irrimediabilmente isolati che cercano di riempire il vuoto di una contemporaneitĂ pseudobarocca ingolfata di icone ma ancora assetata di meraviglia. Un catalogo ricco di contributi e apparati offre punti di vista nuovi e studi aggiornati su un tema che ha ancora molto da insegnarci.
a cura di Walter Fumagalli
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Il Piano di governo del territorio di Milano Ai sensi dellâArticolo 26 della Legge Regionale 11 marzo 2005 n. 12, entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge stessa (cioè entro il 30 marzo 2006) i comuni dovevano deliberare lâavvio del procedimento di adeguamento del loro Piano regolatore, per poi procedere allâapprovazione di tutti gli atti del Piano di governo del territorio. Nel rispetto di tale termine, il 29 giugno 2005 il Comune di Milano ha dato notizia dellâavvio del procedimento preordinato alla redazione del proprio Piano di governo del territorio. A seguito di ciò sono stati redatti gli atti preliminari del P.G.T., dei quali la Giunta comunale ha preso atto con apposita delibera e che sono stati pubblicati sul sito internet del Comune di Milano. Dallâesame di tali atti si può cominciare ad avere unâidea di quella che potrĂ essere la versione definitiva del Piano di governo del territorio di Milano. Appaiono di indubbio interesse, in particolare, alcuni dei temi trattati in uno degli atti costitutivi del P.G.T., il Piano delle regole. Gli obiettivi ed i criteri del Piano delle regole Il dichiarato intento degli estensori del Piano delle regole è stato quello di perseguire tre obiettivi fondamentali. ⢠Anzitutto il Piano delle regole si propone di semplificare le norme, cosĂŹ da fornire ai cittadini âregole chiare e sempliciâ, ovviamente nei limiti in cui la complessitĂ della materia lo consente (piĂš una materia è complessa, infatti, e piĂš una regolamentazione che aspira ad essere âsempliceâ rischia di rivelarsi âsemplicisticaâ, e quindi inadeguata). La semplificazione troverĂ riscontro sia nella struttura delle norme, sia nel contenuto degli elaborati grafici mediante i quali il territorio comunale verrĂ ripartito nelle sole zone omogenee territoriali, laddove invece lâat-
tuale Piano regolatore individua piĂš di venti zone funzionali. ⢠Secondariamente, il piano persegue lo scopo di garantire una tendenziale equitĂ nellâassegnazione dei diritti edificatori. A tal fine, il Piano delle regole darĂ attuazione ai criteri individuati dal documento di piano al fine di garantire la perequazione fra i proprietari di immobili compresi nel territorio comunale, cosĂŹ come espressamente previsto dallâArticolo 8.2, lettera âgâ, della Legge Regionale n. 12/2005. Lo scopo non è solo quello di dare risposta ad un diffuso spirito equitativo nei confronti delle posizioni giuridiche dei diversi titolari di proprietĂ immobiliari, ma è anche quello di creare i presupposti per accrescere a costo zero il patrimonio delle aree comunali, e quindi per ridurre lâonerositĂ della realizzazione di opere pubbliche e conseguentemente per rendere concretamente attuabili le previsioni dello strumento urbanistico generale. ⢠Ed infine, il Piano delle regole si propone di favorire i processi di partecipazione delle proprietĂ pubbliche e private, per il raggiungimento di obiettivi di interesse collettivo. Le zone omogenee Il Piano di governo del territorio suddividerĂ il territorio di Milano in due grandi ambiti: da un lato il âtessuto consolidatoâ, il quale comprenderĂ piĂš o meno le attuali zone omogenee âAâ e âBâ nonchĂŠ quelle porzioni delle zone omogenee âCâ e âDâ che in questi anni sono state edificate, e dallâaltro il âterritorio inedificato o parzialmente edificatoâ. Allâinterno del tessuto consolidato il piano individuerĂ tre classificazioni: ⢠i nuclei di antica formazione; ⢠il tessuto urbano di sviluppo dei piani regolatori storici; ⢠gli ambiti in attesa di trasformazione e di ridefinizione urbanistica. Allâinterno del territorio inedificato o parzialmente edificato, invece, il piano individuerĂ : ⢠il territorio compreso nei parchi regionali e sottoposto a strumenti di pianificazione sopraordinata;
⢠le aree non comprese nei parchi, poste ai margini del tessuto consolidato. La perequazione Come si è giĂ accennato, uno degli obiettivi qualificanti del Piano di governo del territorio sarĂ costituito dalla cosiddetta perequazione. A questo scopo, in ciascuna zona omogenea saranno individuate aree di pertinenza diretta ed aree di pertinenza indiretta. Le aree di pertinenza diretta saranno quelle suscettibili di generare diritti edificatori attuabili sulle stesse, mentre le aree di pertinenza indiretta saranno quelle non edificabili, ma suscettibili di generare ugualmente diritti edificatori che però potranno essere realizzati solo su aree di pertinenza diretta. Le aree di pertinenza indiretta saranno ovviamente quelle che il Comune intenderĂ acquisire gratuitamente per realizzare servizi pubblici. Per poter attuare i diritti edificatori generati dalle aree di pertinenza indiretta, infatti, mediante atto da stipulare contestualmente al rilascio del permesso di costruire oppure mediante la stipula della convenzione di attuazione dello strumento urbanistico esecutivo queste ultime dovranno essere cedute gratuitamente allâAmministrazione comunale, che in questo modo potrĂ incrementare il proprio patrimonio immobiliare senza sostenere oneri economici, e potrĂ poi utilizzare le aree cosĂŹ acquisite per realizzare le opere pubbliche ivi localizzate dal Piano dei servizi. I diritti edificatori potranno inoltre essere trasferiti da unâarea di pertinenza diretta ad unâaltra area di pertinenza diretta, ma questo solamente se lâAmministrazione comunale avrĂ interesse ad acquisire gratuitamente la proprietĂ dellâarea non utilizzata edificatoriamente. Le tavole del Piano di governo del territorio individueranno le aree di pertinenza diretta e le aree di pertinenza indiretta comprese entro le zone omogenee âAâ e âBâ. Tali tavole qualificheranno invece
Il meccanismo della perequazione opererĂ secondo le seguenti regole. Il Piano di governo del territorio attribuirĂ a tutte le aree comprese entro ciascuna zona omogenea un identico indice base territoriale. Alle aree di pertinenza diretta, poi, il Piano di governo del territorio attribuirĂ un indice fondiario minimo, piĂš elevato dellâindice base territoriale, che gli interessati dovranno necessariamente rispettare se vorranno edificare su di esse, nonchĂŠ un indice fondiario massimo che in ogni caso non potrĂ essere superato in sede di edificazione. Il proprietario di unâarea di pertinenza diretta, per poter costruire su di essa, in pratica dovrĂ dunque acquisire dai proprietari di aree di pertinenza indiretta tanti diritti edificatori quanti ne saranno necessari per poter edificare la quantitĂ di volume ivi prescritto in applicazione dellâindice fondiario minimo, e se vorrĂ potrĂ acquisire ulteriori diritti edificatori cosĂŹ da poter realizzare un volume maggiore, fino raggiungere quello consentito applicando lâindice fondiario massimo. Se ben applicato, questo meccanismo consentirĂ di soddisfare le esigenze del proprietario dellâarea di pertinenza diretta, che potrĂ utilizzare i diritti edificatori attribuiti dal Piano di governo del territorio al proprio terreno nonchĂŠ quelli che nel frattempo
avrĂ acquistato secondo i correnti prezzi di mercato, le esigenze del proprietario dellâarea di pertinenza indiretta (area che altrimenti sarebbe stata vincolata per la formazione di servizi pubblici), il quale avrĂ un ritorno economico dalla vendita a valore di mercato dei diritti edificatori generati dal proprio terreno, come se questo fosse direttamente edificabile, nonchĂŠ le esigenze della stessa Amministrazione comunale, la quale acquisterĂ la proprietĂ dellâarea di pertinenza indiretta senza sborsare alcunchĂŠ. Le destinazioni dâuso Il Piano regolatore vigente suddivide il territorio di Milano in una ventina di zone funzionali, e allâinterno di ciascuna di esse individua minuziosamente le specifiche attivitĂ ammesse, fissando per ognuna di esse le percentuali massime consentite in termini di superficie lorda di pavimento: al di fuori di tali destinazioni, nessunâaltra attivitĂ può essere insediata. CosĂŹ impostato, nel tempo il Piano regolatore si è rivelato assai rigido, e quindi inadatto a rispondere alle sempre nuove esigenze manifestatesi nel corso degli anni dalla dinamica societĂ milanese. In passato il Comune di Milano ha cercato di superare tale rigiditĂ non giĂ attraverso la modifica del Piano regolatore, come sarebbe stato logico fare, ma attraverso una strada quanto mai tortuosa e di dubbia legittimitĂ , cioè introducendo nel Regolamento edilizio una norma (lâArticolo 13) che consente di sostituire alle attivitĂ giĂ insediate allâinterno degli edifici esistenti, altre attivitĂ ivi ammesse dal Piano regolatore, senza obbligo di rispettare le percentuali massime e minime prescritte dal Piano regolatore stesso. In applicazione dellâArticolo 10 della Legge Regionale n. 12/2005, il P.G.T. sovvertirĂ questa disciplina, in quanto da un lato si limiterĂ ad individuare le destinazioni dâuso principali (residenza, servizi e attivitĂ economiche), mentre dallâaltro individuerĂ le destinazioni dâuso non consentite in cia-
scuna zona omogenea, ammettendo di conseguenza tutte le altre. In linea generale, nelle zone omogenee âAâ e âBâ sarĂ consentito lâinsediamento di tutte le destinazioni dâuso principali, mentre non saranno ammesse le destinazioni dâuso industriali, le attivitĂ insalubri comunque qualificate, nonchĂŠ le attivitĂ direzionali e terziarie dotate di dimensioni tali da costituire attrattori di traffico incompatibili con le capacitĂ e le criticitĂ della rete stradale e delle linee di strasporto collettivo. Nelle zone âCâ, invece, saranno ammesse tutte le destinazioni dâuso, con la sola esclusione delle attivitĂ insalubri. Ovviamente il Piano di governo del territorio dimensionerĂ i servizi, prevedendo anche gli incrementi indispensabili per soddisfare lâeventuale fabbisogno indotto dai potenziali mutamenti di destinazione dâuso degli edifici esistenti. Per quanto riguarda le destinazioni commerciali, riconducibili nel piĂš generale concetto di âattivitĂ economicheâ, il Piano di governo del territorio consentirĂ liberamente lâinsediamento degli esercizi di vicinato e delle medie strutture di vendita di livello inferiore, mentre lâinsediamento delle medie strutture di vendita di livello superiore e delle grandi strutture di vendita sarĂ consentito solamente se esse risulteranno compatibili con la condizione urbana circostante lâarea di intervento e con il livello di accessibilitĂ della stessa. W. F.
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tutte le aree comprese entro le zone âCâ come aree di pertinenza indiretta, e demanderanno quindi ai singoli Piani attuativi il compito di scegliere quelle di pertinenza diretta, sulle quali i diritti edificatori potranno essere concretamente attuati. Ovviamente, anche le aree di proprietĂ comunale saranno suscettibili di essere classificate come aree di pertinenza diretta o indiretta, e il Comune potrĂ utilizzare direttamente gli inerenti diritti edificatori per realizzare opere pubbliche, ivi compresa lâedilizia residenziale pubblica, oppure potrĂ decidere di commercializzarli e di utilizzare il relativo ricavato per il perseguimento dei propri fini istituzionali.
a cura di Emilio Pizzi e Claudio Sangiorgi
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Innovazione nei cicli di manutenzione di facciate a intonaco Tra le problematiche che piĂš di sovente uno stabile condominiale e la sua amministrazione si trovano a dover affrontare, vi è la necessitĂ di provvedere a interventi di manutenzione straordinaria sugli intonaci di facciata, allorquando questi, dopo un ciclo di vita utile di durata estremamente variabile â in funzione della perizia esecutiva iniziale, della qualitĂ dei materiali e delle condizioni climatiche di applicazione â perdono di coesione e danno luogo a piĂš o meno estesi distacchi. Sul piano normativo e regolamentare, il rifacimento degli intonaci, qualora non si vada a modificare il colore dei fronti, ricade, sotto il profilo delle categorie di intervento ex Legge 457/78,
nel perimetro della manutenzione ordinaria, senza quindi obbligo di comunicazione preventiva alla pubblica Amministrazione, sempre che ovviamente un vincolo specifico di natura architettonica o paesaggistica, legato allâintorno edificato dello stabile oggetto di intervento, non obblighi in ogni caso a verificare in via preventiva, presso gli appositi enti di tutela, la piĂš corretta modalitĂ con cui operare sui paramenti di facciata interessati. Problematiche di modalitĂ tradizionali dâintervento Lâintervento di manutenzione straordinaria di una facciata in intonaco ha conosciuto negli ultimi anni una radicale revisione delle tecniche esecutive, finalizzata ad accelerare i cicli lavorativi, a contenere gli oneri di rimozione dei vecchi strati in parte decoesionati e a incrementare
le prestazioni delle nuove finiture applicate. Alla tradizionale âstonacaturaâ fino al vivo della muratura da realizzarsi sulle intere superfici oggetto dâintervento, si è infatti andata sostituendo, al giorno dâoggi, una modalitĂ operativa che prevede la rimozione delle sole parti in effettivo distacco di queste e la stesura di una rasatura uniformante sul fronte trattato. Soprattutto in edifici a telaio in calcestruzzo armato degli anni â50/â60 â laddove i tamponamenti laterizi dei prospetti sovente erano realizzati con soluzione di muratura a cassetta e con tavolato esterno in semplice tavella â un intervento di radicale sostituzione dellâintonaco può, in effetti, scontrarsi con la difficoltĂ di procedere alla sua rimozione senza di fatto contestualmente demolire lâintero paramento esterno del doppio tavolato, o, comunque, senza dover dare luogo a rabbocchi di
Le diverse fasi di un moderno ciclo di facciata Per ovviare a questi inconvenienti, lâevoluzione dei prodotti per questa specifica tipologia di interventi, ha condotto al diffondersi di veri e propri cicli di lavorazione, messi a punto dalle diverse case produttrici, che operano nel senso di consentire il mantenimento dellâantico strato di sacrificio sotto il nuovo intonaco protettivo e di aumentare il potere idrofobizzante del rivestimento cosĂŹ ottenuto prima e miglior garanzia per il contenimento del degrado dei prospetti. PiĂš nel dettaglio, indipendentemente da quale sia la scelta finale di finitura, essi prevedono la seguente successione di fasi: ⢠battitura dei fronti allo scopo di individuare le parti in distacco e rimozione di questi ultimi; se si ravvisasse una percentuale di superficie in distacco superiore al 40%, allora è gioco forza riconsiderare lâopportunitĂ di un intervento di radicale rimozione; ⢠strollatura e successiva rasatura di malta bastarda sotto staggia sulle superfici riportate al vivo della muratura; tali operazioni, ovviamente, devono essere precedute da una buona pulitura del supporto e da una bagnatura fino a rifiuto dello stesso al fine di evitare la âbruciaturaâ della malta in seguito applicata; ⢠idrolavaggio a pressione della facciata per ottenerne idonea depolveratura, (per rimuovere residui di qualsivoglia natura si siano su di essa depositati nel corso degli anni), eliminazione di parti decoese non rimos-
se nella fase precedente ed eliminazione di scaglie di pitturazione. ⢠applicazione di un primer quale promotore di adesione per gli strati a finire di successiva stesura; ⢠rasatura cementizia additivata in due mani, con interposta rete portaintonaco in fibra di vetro annegata nella prima mano; ⢠applicazione di un primer quale promotore di silicatizzazione (nel caso di strato di finitura ai silicati); ⢠esecuzione di spatolato colorato in pasta, ai silicati piuttosto che ai silossani, quale mano a finire, in sostituzione dellâusuale, ancorchĂŠ collaudata, pittura al quarzo per esterni. Risultati e prestazioni Il risultato che si ottiene, come detto, è di economia di tempi e di materiali (basti pensare alle quantitĂ di sabbia e cemento che una tradizionale strollatura di un fronte anche di modeste dimensioni comporta) e di efficacia prestazionale rispetto alla tenuta agli agenti atmosferici e allâazione aggressiva delle atmosfere metropolitane. Ma lâaffermarsi e il successo di tali cicli, oltre che ai fattori sopra menzionati, si deve anche alla intrinseca possibilitĂ di razionalizzazione dellâintervento sul piano logistico che essi comportano, con squadre di addetti specializzati che intervengono in serie, operando come subappaltatori rispetto al corpo principale dellâimpresa, permettendo una piĂš agevole organizzazione del cantiere e riducendo i tempi morti. Carlo Sironi
Facciata con ciclo ai silicati, in ambito vincolato a Milano per prossimitĂ ai Navigli.
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Facciata con ciclo ai silossani, per migliorare le qualitĂ di tenuta allâacqua di un fronte privo o quasi di aggetti, sporti e cornici.
Per saperne di piĂš Tra le recenti pubblicazioni sul tema degli intonaci, di particolare interesse risulta il volume Intonaco Terranova. Storia e attualitĂ di un materiale (a cura di Valerio Di Battista e Alessandra Cattanei), frutto della collaborazione tra Saint-Gobain Weber spa e Politecnico di Milano, che, in 160 pagine riccamente illustrate, ripercorre la storia dellâintonaco premiscelato in polvere e pigmentato, detto per lâappunto Terranova, dalle origini alle piĂš aggiornate formulazioni e varianti. Un testo vieppiĂš significativo per Milano, la cui architettura, a partire dagli anni â30 in poi, vede molti tra i piĂš significativi edifici della cittĂ , sotto il piano linguistico, esibire tale soluzione di facciata.
PROFESSIONE NORMATIVE E TECNICHE
malta nei punti di rottura che penalizzino le prestazioni termiche giĂ scarse di simili manufatti. Ma anche sulle murature in mattoni pieni, lâazione del martello demolitore, quando non condotta con lâadeguata perizia, può portare a un danneggiamento della sezione resistente e alla trasmissione di vibrazioni, che sarebbe comunque sempre meglio evitare su strutture di carattere storico, magari giĂ compromesse da precedenti incongrui interventi quali nuove aperture o similari.
a cura di Sara Gilardelli
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Il progetto edilizio: piccoli suggerimenti per evitare grandi problemi Raccogliendo la richiesta formulata da molti giovani professionisti che si affacciano alla professione vogliamo indirizzare specificatamente a loro questo breve vademecum preparato dallâarch. Giulio Orsi, consulente presso lâOrdine di Milano in materia di procedure e normative edilizie, per sintetizzare come affrontare i momenti piĂš delicati nella richiesta dei titoli abilitativi.
o piĂš conveniente al proprio caso particolare. Come noto, con lâintroduzione di elementi di semplificazione procedurale, i titoli abilitanti si sono ridotti a due: il Permesso di costruire e la Denuncia di Inizio AttivitĂ . Il D.P.R. 380/2001 (Testo unico dellâedilizia) riservava agli interventi maggiori e piĂš complessi il ricorso al Permesso di costruire. Lo stesso Testo unico prevedeva, però, che le regioni potessero intervenire modificando lâapplicazione di una procedura piuttosto di unâaltra. La Regione Lombardia con la L.R. 12/2005 (Legge per il Governo del Territorio) ha ulteriormente semplificato prevedendo che âchi ha titolo per presentare istanza di permesso di costruire ha facoltĂ , alternativamente e per gli stessi interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia, di inoltrare al Comune Denuncia di Inizio AttivitĂ â. Il ricorso, quindi, alla Denuncia di Inizio AttivitĂ in alternati-
La procedura Ogni opera di trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio comporta, in linea di principio, la necessitĂ di acquisire idoneo titolo abilitante allâesecuzione delle opere stesse. La concreta redazione del progetto edilizio deve essere preceduta da opportune ricerche e verifiche presso gli uffici urbanistici ed edilizi del Comune nel quale si vuole effettuare lâintervento. In particolare occorrerĂ acquisire il certificato di destinazione urbanistica e, alla luce di quanto in esso indicato, verificare sulla base della strumentazione vigente urbanistica (tavole di PRG e Norme Tecniche di Attuazione) ed edilizia (Regolamento edilizio) lâammissibilitĂ di quanto si intende progettare. Essenzialmente due sono le verifiche principali da eseguire: una riguarda la possibilitĂ di insediare una determinata destinazione dâuso e lâaltra è volta ad accertare se lâintervento sia realizzabile liberamente, se sia vietato o se necessiti di preventivi atti di pianificazione urbanistica o di convenzionamento. Una volta verificata lâammissibilitĂ dellâintervento si potrĂ procedere ad individuare il titolo abilitante necessario Burocrazia, scultura di Vincenzo Pellegrini.
va al Permesso di costruire è sempre possibile; si tratta di valutare, caso per caso, se tale possibilitĂ non debba essere preceduta da qualche altra incombenza procedurale. I casi piĂš frequenti riguardano interventi, anche di lieve entitĂ , che ricadono in ambiti con vincolo (monumentale o ambientale): in questi casi è indispensabile acquisire preventivamente lâautorizzazione allâintervento da parte dellâente preposto alla verifica del rispetto del vincolo. Procedura analoga si deve seguire quando lâintervento edilizio è soggetto alla preventiva stipula di una convenzione con il Comune. Si potrĂ quindi presentare una Denuncia di Inizio AttivitĂ solo successivamente alla stipula della convenzione. Non sarĂ invece possibile utilizzare la Denuncia di Inizio AttivitĂ quando per la realizzazione dellâintervento sia necessaria la richiesta di una deroga ad una normativa vigente. In questi casi sarĂ sempre indispensabile la richiesta di un Permesso di costruire. Lo strumento della Denuncia di Inizio AttivitĂ potrĂ quindi essere utilizzato dal progettista tutte le volte che si sarĂ estremamente sicuri del rispetto di tutte le normative (urbanistiche, edilizie, igieniche, ecc.), quando si sarĂ accertata lâassenza di qualsiasi tipo di vincolo (monumentale, ambientale, idrogeologico, aeroportuale, ecc.) e quando non sarĂ necessario richiedere alcuna deroga. Non si deve dimenticare, infatti, che il progettista, con la Denuncia di Inizio AttivitĂ , assevera sotto la propria responsabilitĂ anche penale (persona esercitante un servizio di pubblica necessitĂ ) che le opere progettate sono conformi alle norme urbanistiche vigenti e adottate, ai regolamenti edilizi, alle norme di sicurezza statica e a quelle igienico-sanitarie.
ti ammessi quelli che âpossono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedenteâ. Ben si comprende la diversa portata di tali interventi che possono determinare, con la demolizione totale o parziale dellâorganismo preesistente, la realizzazione di un ânuovoâ edificio, ma nel rispetto della volumetria preesistente. Un particolare cenno va fatto al concetto di volumetria preesistente. In molti comuni, tra cui Milano, la volumetria è determinata dal calcolo della Slp (Superficie lorda di pavimento) moltiplicata per unâaltezza virtuale di tre metri. Nel caso di interventi sullâedificato, anche se lâedificio è stato costruito in base a norme che prevedevano un diverso calcolo della volumetria, la verifica della volumetria esistente va effettuata utilizzando i criteri del vigente Regolamento edilizio. Le verifiche Potremmo ora riassumere le principali verifiche da effettuare per consentire un percorso il piĂš agevole possibile ad un progetto edilizio: ⢠verifica della fattibilitĂ dellâintervento consultando il PRG e relative NTA (destinazioni dâuso e modalitĂ ); ⢠qualifica dellâintervento con particolare riguardo, nel caso di opere su edifici esistenti, alle opere che potrebbero far modificare la qualifica da risanamento conservativo a ristrutturazione edilizia; ⢠calcolo, esatto e conforme alle norme del vigente Regolamento edilizio, della Slp ammissibile in funzione degli indici di PRG o calcolo della Slp esistente nel caso di interventi di ristrutturazione edilizia; ⢠perfetta conoscenza della presenza di eventuali vincoli (monumentali, ambientali, idrogeologici, aeroportuali, ecc.) e necessitĂ delle autorizzazioni preventive; ⢠corredare, sin dallâinizio, la documentazione progettuale di tutti gli elaborati richiesti per ogni tipo di intervento; ⢠documentarsi, nel caso di edifici esistenti, sulla legittimitĂ di quanto
precedentemente eseguito (atti di fabbrica, concessioni e autorizzazioni precedenti, condoni, ecc.); ⢠non eseguire varianti in corso dâopera, nel caso di varianti essenziali, senza aver preventivamente ottenuto il necessario titolo abilitante; ⢠ricordarsi sempre che la Denuncia di Inizio Attività è uno strumento assolutamente valido ma espone il progettista a maggiori rischi professionali e penali. Giulio Orsi
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La qualifica degli interventi Un altro argomento che deve sempre essere tenuto nella massima considerazione da ogni progettista è quello relativo alla âqualifica degli interventiâ. Una prima sommaria distinzione si può fare considerando due categorie di interventi: quelli non onerosi e quelli onerosi. LâonerositĂ di un intervento è costituita dal fatto che lâoperatore deve corrispondere il cosiddetto âcontributo di costruzioneâ, alla cui formazione concorrono sia gli oneri di urbanizzazione sia la quota relativa al costo di costruzione. Ben si comprende, quindi, come sia importante per lâeconomia di un intervento lâesatta individuazione del regime a cui sarĂ sottoposto. La discriminante tra gli interventi non onerosi e quelli onerosi è tutta da individuare tra le due qualifiche âlimiteâ: quella di ârisanamento conservativo e restauroâ e quella di âristrutturazione ediliziaâ. Mentre non vi dovrebbero essere molti dubbi sulle qualifiche piĂš facilmente individuabili quali la manutenzione ordinaria, la manutenzione straordinaria, la nuova costruzione o la ristrutturazione urbanistica, molta attenzione va portata alle definizioni di ârisanamento conservativo e restauroâ e di âristrutturazione ediliziaâ. Nel definire il risanamento conservativo il legislatore ha usato la dizione âconservare e recuperare lâorganismo edilizioâ mentre nel definire la ristrutturazione edilizia ha usato la dizione âtrasformare gli organismi ediliziâ. Per entrambe le tipologie di intervento è previsto che si operi con un âinsieme sistematico di opereâ. La caratteristica principale di un intervento di risanamento conservativo è senzâaltro quella che permette di rispettare gli elementi tipologici, formali e strutturali. Semplificando molto si potrebbero annoverare tra questi interventi quelli che si mantengono allâinterno della sagoma dellâorganismo edilizio. La definizione di âristrutturazione ediliziaâ permette, invece, di annoverare tra gli interven-
a cura di Manuela Oglialoro e Camillo Onorato
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Legge G.U. n. 25 del 24.6.2006 a 3 Serie speciale Regolamento regionale 27 marzo 2006, n. 5 Modifiche al Regolamento regionale 10 febbraio 2004, n. 1 (Criteri generali per lâassegnazione e la gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica (Art. 3, comma 41, lettera m), Legge Regionale 5 gennaio 2000, n. 1) Il regolamento apporta talune modifiche al Regolamento regionale n. 1 del 10 febbraio 2004 riguardante i criteri generali per lâassegnazione e la gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. G.U. n. 152 del 3.7.2006 Provvedimento 18 maggio 2006 Trattamento dei dati personali nellâambito dellâamministrazione condominiale Il Garante per la protezione dei dati personali in relazione a diversi quesiti e segnalazioni inviate, inerenti al trattamento dei dati personali effettuate nellâambito delle attivitĂ connesse allâamministrazione dei condomini, prescrive, ai sensi dellâArt. 154, comma 1, lettera c del Codice, di adottare le misure necessarie indicate nel provvedimento allo scopo di rendere conforme alle disposizioni vigenti il trattamento dei dati personali ai soggetti titolari di un trattamento di dati personali nellâambito dellâattivitĂ di amministrazione dei condomini. B.U.R.L. 4° Suppl. straordinario l al n. 22 del 1 giugno 2006 D.d.g. 29 maggio 2006 â n. 5918 Interventi ex L.R. 30/2002 Approvazione del bando per lâassegnazione di contributi finalizzati alla realizzazione di interventi per la qualificazione e lâinfrastrutturazione dei centri fieristici â anno 2006 Il direttore generale della direzione commercio, fiere e mercati decreta di approvare il Bando per la concessione di contributi finalizzati alla realizzazione di interventi per la qualificazione e lâinfrastrutturazione di centri fieristici â anno 2006. Il Decreto, in attuazione della L.R. n. 30 del 10 dicembre 2002, Promozione e sviluppo del sistema fieristico lombardo e s.m., degli indirizzi regionali in materia fieristica contenute nel PRS, del piano strategico per la competitivitĂ e lo sviluppo
del sistema fieristico lombardo, concede contributi in conto capitale destinati a sostenere la qualificazione e lâinfrastrutturazione dei quartieri fieristici lombardi mediante lâammodernamento strutturale, il potenziamento delle tecnologie informatiche e telematiche, il miglioramento dellâaccessibilitĂ con interventi di completamento della infrastrutturazione e della segnaletica. B.U.R.L. 3° Suppl. straordinario al n. 23 del 9 giugno 2006 D.g.r. 31 maggio 2006 â n. 8/2638 Piano triennale di programmazione degli interventi di edilizia scolastica 2006/2008 e determinazione delle tipologie e delle modalitĂ di finanziamento degli interventi di edilizia scolastica â Fondi anno 2006 in attuazione della L.R. 23/1996 e L.R. 1/2000 La giunta regionale delibera di approvare il piano generale triennale di programmazione degli interventi di edilizia scolastica 2006/2008 provvisto di allegati relativi ai fabbisogni di edilizia scolastica segnalati dalle Amministrazioni comunali e provinciali. B.U.R.L. 3° Suppl. straordinario al n. 26 del 30 giugno 2006 Com. r. 13 giugno 2006 â n. 80 Piano delle Cave della Provincia di Milano â L.R. 8 agosto 1998, n. 14 Il piano delle cave della Provincia di Milano è stato elaborato in conformitĂ ai criteri ed alle direttive per la formazione dei piani delle Cave emanate dalla Regione Lombardia. Il piano individua i giacimenti sfruttabili, identifica gli ambiti territoriali estrattivi, definisce i bacini territoriali di produzione a livello provinciale, individua le aree di riserva di materiali inerti, identifica le cave cessate da sottoporre a recupero ambientale, le destinazione dâuso delle aree, determina tipi e quantitĂ di sostanze di cava estraibili, stabilisce le normative generali applicabili a tutte le attivitĂ estrattive. B.U.R.L. 3° Suppl. straordinario al n. 27 del luglio 2006 D.g.r. 27 giugno 2006 â n. 8/2844 Contributi per agevolare lâaccesso ed il recupero della prima casa di abitazione (Art. 3 L.R. 23/1999) â Determinazione criteri, procedure e modalitĂ operative per lâattuazione del sesto bando In relazione alla Legge Regionale 23/1999
la Giunta regionale delibera di approvare lâindizione del sesto bando finalizzato allâerogazione di contributi per agevolare lâaccesso alla prima casa di abitazione delle famiglie lombarde âgiovani coppieâ. Il Decreto definisce i soggetti beneficiari, le prioritĂ allâinterno della categoria, contenuti e procedure relative alle presentazioni delle domande. C. O.
Stampa Ambiente Ambiente, la riforma tira il freno. Stop a Via e a Vas fino al 2007. D.Lgs. verso la sospensione (da âItalia Oggiâ, del 28.6.06) Dopo la spallata allâeco-codice, il D.Lgs. n. 152/06, con la dichiarazione dâinefficacia di 17 decreti di attuazione, un nuovo stop arriva con il maxi â emendamento al Ddl di conversione del decreto proroghe presentato sul quale verrĂ votata la fiducia: lâArticolo 1-septies contiene lo slittamento al 31 gennaio 2007 dellâentrata in vigore della parte seconda del codice sulle procedure di valutazione dâimpatto ambientale, la Vas e la Via. Appalti Il codice appalti slitta a febbraio. Sette mesi in piĂš per lâappalto integrato e la trattativa privata (da âItalia Oggiâ, del 28.6.06) Proroga al 1 febbraio 2007 delle norme del codice appalti su centrali di committenza, dialogo competitivo, appalto integrato, accordi quadro, trattativa privata e abrogazione della norma premiante sui subappalti negli affidamenti a contraente generale. Ă quanto prevede lâArticolo 1octies del maxi emendamento presentato dal Governo al Decreto Legge 12 maggio 2006, n. 173 sulla proroga dei termini. Lâemendamento, che a questo punto sembra superare quello parlamentare presentato dalla presidente della Commissione Lavori pubblici, Anna Donati, incide direttamente sul Codice degli appalti pubblici, ma prevede anche una novitĂ rispetto alla proposta del ministro Antonio Di Pietro, cioè la soppressio-
Metropoli Emergenza periferie. Avvicinarle al centro contro il degrado (da âItalia Oggiâ, del 28.6.06) âOggi tutti parlano di periferie, ma nessuno capisce che siamo ormai alle soglie di unâemergenza mondialeâ. CosĂŹ lâantropologo e architetto Franco La Cecla ha introdotto la tavola rotonda sul tema âFuturo delle periferie, futuro delle cittĂ â svoltasi a Milano, in occasione della presentazione del rapporto annuale 2005 della Fondazione âUnidea - Unicreditâ, fondazione privata costituita nel 2003 da Unicredito per progettare e sostenere interventi nel campo della solidarietĂ . Il rapporto è stato presentato allâindomani dellâuscita del nuovo rapporto delle Nazioni Unite sulle cittĂ e riguarda il tema delle periferie. Normativa Costruzioni, modifiche al Testo unico. LâOice propone tavolo tecnico contraltare al monitoraggio (da âItalia Oggiâ, del 28.6.06) Il monitoraggio sul testo delle norme tecniche per le costruzioni sarĂ concluso a fine anno e saranno pronte le norme migliorative. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, Angelo Calducci, al convegno organizzato dallâOice dal titolo âGli effetti delle norme per le costruzioniâ svoltosi a Roma. Lâobiettivo prioritario è quello di semplificare lâinsieme delle norme in vista di una loro applicazione univoca âche eviti periodi di incertezza al momento dellâentrata in vigoreâ. Professione Architetti e ingegneri, le donne guadagnano la metĂ dei colleghi. Solo il 55% sceglie lo studio con 2-3 addetti (da âIl Sole 24 Oreâ del 26.6.06) A tracciare i contorni di queste due professioni è una ricerca del Censis sulla
segmentazione dei ceti professionali, relativa al periodo tra il 2001 e il 2005, che evidenzia come la specializzazione crescente di molti profili abbia contribuito da sola a segmentare le categorie. Non solo le donne guadagnerebbero in media meno dei loro colleghi, sia che si tratti di ingegneri o di architetti, ma avrebbero anche redditi minori. Sulle parcelle pesa lâincognita dei costi. Il Decreto Bersani accresce gli oneri di gestione (da âIl Sole 24 Oreâ del 10.7.06) La manovra-bis varata dal Governo Prodi ha come finalitĂ la tutela del cittadino in quanto consumatore di beni e utente si servizi, anche professionali. La nota esplicativa della manovra (contenuta nel Decreto Legge 223/06, pubblicato sulla âGazzetta Ufficialeâ n. 153 del 4 luglio 2006), indica tra gli effetti auspicabili la âriduzione delle parcelleâ da pagare per le prestazioni fornite da professionisti. Traguardo perseguito iniettando nellâattivitĂ dei professionisti una forte dose di concorrenza. Sono ammesse: la liberalizzazione degli spot, la possibilitĂ di creare societĂ multidisciplinari, lâabolizione delle tariffe minime e del divieto di pattuire compensi parametrati al raggiungimento di determinati risultati. Vizi dellâopera, la divisione delle responsabilitĂ tra impresa e autore del progetto (da âEdilizia e Territorioâ del 26.6.06-1.7.06) Viene pubblicata la relazione di uno degli esperti di âEdilizia e Territorioâ tenuta al seminario dedicato alla progettazione nellâambito del terzo forum della rivista. Il tema al centro della relazione è la responsabilitĂ dellâappaltatore, ovvero dei rischi dellâappaltatore, nellâesecuzione dellâopera sia pubblica che privata. Il tema dei vizi e delle difformitĂ deve essere letto in connessione anche con il profilo della responsabilitĂ del progettista e del direttore dei lavori Urbanistica Il Sindaco Faglia sfida Formigoni: âNo al cemento sulle zone agricoleâ. Monza, la nuova Legge urbanistica permetterĂ di lottizzare la Cascinazza (dal âCorriere della Seraâ del 6.7.06) Al centro della disfida, la Cascinazza, una grande area agricola su cui la âIeiâ (che fa riferimento al fratello dellâex premier) dal
1980 vorrebbe realizzare insediamenti residenziali per circa 338 mila metri cubi. LâAmministrazione comunale vorrebbe inserire questa area nel sistema dei parchi cittadini. La situazione procedurale è molto intricata e risale al 1964. Nel 2005 la svolta arriva con la nuova Legge Regionale n. 12/2005. La Legge sancisce la nullitĂ delle varianti al piano regolatore per i comuni il cui piano sia precedente al 1975, (Monza e Campione dâItalia). Quindi, Monza dovrebbe attenersi al PRG del 1964-1971, che non conteneva misure di salvaguardia ambientale, in relazione appunto allâinsediamento rurale in oggetto. In sintesi, la normativa regionale permetterebbe, nel comparto la Cascinazza, la possibilitĂ di costruire altri due milioni di metri cubi di cemento. M. O.
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ne dal corpus dellâarticolato di una disposizione prevista dalla Legge obiettivo (443/2001). In particolare, negli affidamenti a contraente generale non sarĂ piĂš oggetto di valutazione lâentitĂ dei sub-affidamenti disposti dal contraente generale.
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Ordine di Bergamo tel. 035 219705 www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Ordine di Brescia tel. 030 3751883 www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Ordine di Como tel. 031 269800 www.co.archiworld.it Presidenza e segreteria: architetticomo@archiworld.it Informazioni utenti: infocomo@archiworld.it Ordine di Cremona tel. 0372 535411 www.architetticr.it Presidenza e segreteria: segreteria@architetticr.it Ordine di Lecco tel. 0341 287130 www.ordinearchitettilecco.it Presidenza, segreteria e informazioni: ordinearchitettilecco@tin.it Ordine di Lodi tel. 0371 430643 www.lo.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilodi@archiworld.it Informazioni utenti: infolodi@archiworld.it Ordine di Mantova tel. 0376 328087 www.mn.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettimantova@archiworld.it Informazioni utenti: infomantova@archiworld.it Ordine di Milano tel. 02 625341 www.ordinearchitetti.mi.it Presidenza: consiglio@ordinearchitetti.mi.it Informazioni utenti: segreteria@ordinearchitetti.mi.it Ordine di Monza e della Brianza fax: 039 3309869 www.ordinearchitetti.mb.it Segreteria: segreteria@ordinearchitetti.mb.it Ordine di Pavia tel. 0382 27287 www.pv.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettipavia@archiworld.it Informazioni utenti: infopavia@archiworld.it Ordine di Sondrio tel. 0342 514864 www.so.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettisondrio@archiworld.it Informazioni utenti: infosondrio@archiworld.it Ordine di Varese tel. 0332 812601 www.va.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettivarese@archiworld.it Informazioni utenti: infovarese@archiworld.it
Milano
a cura di Laura Truzzi Designazioni ⢠IMMOBILIARE SAVINO SRL di Milano: richiesta di terna per collaudo di opere strutturali relative alla costruzione di n. 3 villette bifamiliari in Comune di Villa Cortese â Via di Lottizzazione PL 11. Si sorteggiano e si approvano i seguenti nominativi: Elena BOSCIANO, Stefano COZZAGLIO, Roberto F. DELLâACQUA BELLAVITIS. Serate ⢠Verso la riforma delle professioni. La questione tariffaria in Europa: Spagna e Irlanda, due realtĂ professionali a confronto 3 luglio 2006 Ha presentato: Alberto Scarzella Hanno partecipato: Massimo Gallione, John Graby, Rafael Pellicer Lâimpegno dellâOrdine di Milano sul tema della riforma delle professioni è un punto fermo che il Consiglio sta portando avanti, affrontandolo sia attraverso opportune azioni istituzionali relative alle proposte di legge che vengono presentate, sia approfondendolo attraverso la conoscenza delle esperienze giĂ in atto in Europa e il dibattito proposto in un ciclo di conferenze presso la sede di via Solferino. Lo scorso 3 luglio, presentati dal consigliere Alberto Scarzella, John Graby, direttore del Royal Institute of Irish Architects, Rafael Pellicer avvocato del Consiglio Nazionale Spagnolo degli Architetti, e Massimo Gallione, vice-presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti si sono confrontati su quello che avrebbe dovuto essere lâorientamento della futura riforma degli Ordini professionali in tema di parcelle e che invece è stato varato dal Consiglio dei Ministri giusto tre giorni prima. Massimo Gallione introduce le novitĂ inserite nel Decreto Legge, varato appunto il 30 giugno 2006 dal Consiglio dei Ministri, âDisposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonchĂŠ interventi in materia di entrate e di contrasto allâevasione fiscaleâ il cui Art. 2 si occupa
della concorrenza nel settore dei servizi professionali eliminando le tariffe minime per le prestazioni delle attivitĂ libero professionali e intellettuali, il divieto di pubblicizzare i titoli e le specializzazioni professionali, le caratteristiche del servizio offerto e il prezzo delle prestazioni e il divieto di fornire allâutenza servizi professionali di tipo interdisciplinare da parte di societĂ di persone o associazioni tra professionisti. Rafael Pellicer racconta di una riforma, avvenuta in Spagna nel 1997 per volere dellâAutoritĂ antitrust nazionale, che ha eliminato le tariffe minime e che ha determinato il passaggio da un carattere fortemente corporativo del Collegio degli Architetti alla maggiore libertĂ nellâesercizio della professione senza prescindere dalla linea etica che la professione stessa comporta. Concretamente però, rileva Pellicer, la riforma non ha modificato sostanzialmente il modo di tariffazione dei servizi professionali, in quanto a livello europeo manca completamente uno studio economico sistematico sul mercato dei servizi professionali che aiuterebbe la razionalizzazione della politica e degli orientamenti comunitari. La riforma in Spagna è stata voluta e indotta solo dalla politica dellâAutoritĂ di Competenza Antitrust e non da uno studiato piano politico economico. Se lâobiettivo comunitario è il miglioramento del servizio e lâabbassamento dei costi per lâutenza, secondo Pellicer è indispensabile lo studio economico del settore dei servizi professionali e piĂš sicurezza giuridica che indichi ai professionisti cosa si può fare e cosa non si può fare. La realtĂ irlandese, dove ci sono associazioni e non Ordini, è invece esposta da John Graby che introduce il suo intervento dichiarando che lâeliminazione delle tariffe minime non rappresenta la fine del mondo per i professionisti. Pur essendo un Paese abbastanza regolato lâIrlanda non ha piĂš le tariffe minime giĂ dal 1986. Qui lâincarico viene affidato ad un consulente esterno per stabilire i prezzi ed il valore di mercato della prestazione. I vantaggi di questo sistema sono stati: lâapprovazione da parte dellâanti-trust; la dota-
zione di strumenti utili alla contrattazione per gli architetti e lâespansione del mercato con le tariffe che sono passate in secondo piano in quanto i servizi richiesti erano aumentati. Conclude Graby che comunque lâopposizione ai professionisti non è costituita dai governi, ma dalle autoritĂ anti-trust. Ancora una volta, visto il tema decisamente interessante per gli architetti liberi professionisti, non sono mancati i numerosissimi interventi del pubblico, alcuni anche favorevoli alle associazioni libere per la tutela degli interessi degli architetti come in Irlanda. Da altri interventi emerge invece che non deve spaventare lâeliminazione delle tariffe minime se si informa bene lâutente sul servizio che va a proporre; câè piuttosto una âliberazioneâ positiva della burocrazia anche in questo senso. Coclusione di Rafeal Pellicer che sostiene il diritto alla concorrenza; oggi tutti i diritti sono in gioco: degli architetti, dei politici, dei clienti e dei cittadini. Lâobbiettivo è comune ed è quello di tutelare lâinteresse comune... bisogna solo trovare la strada migliore per raggiungerlo. L. T. ⢠Fare parchi a Barcellona 6 luglio 2006 Sono intervenuti: Giovanni Cutolo, Toni Falcon Ha presentato: Franco Raggi Chi oggi si occupa di progettazione degli spazi pubblici urbani sa che la Spagna, specie Barcellona, rappresenta un riferimento, per le similitudini ambientali e sociali che ci sono con le aree metropolitane italiane e per la qualitĂ e quantitĂ degli interventi: prima dei giochi olimpici del 1992, Barcellona disponeva di circa 500 ettari di spazi verdi; oggi sono 1.100 ettari. La Spa-
to micro-climatico (fino a 4 gradi), gli alberi abbattono il rumore (circa del 10%), le polveri e i gas inquinanti in atmosfera. Le aree verdi urbane, oltre a generare plusvalore immobiliare, costituiscono un fattore di attrazione e occasione di rapporti sociali, danno la possibilitĂ di svolgere attivitĂ sportive, di relax o anche di contesto al trasferimento ciclo-pedonale. Come in ogni settore della progettazione, per realizzare spazi verdi bisogna conoscere i âmaterialiâ che si intende utilizzare e saper unire gli aspetti estetici con quelli funzionali e gestionali; qui si tratta di alberi o comunque di materiali vivi, che esigono conoscenze specifiche: âè necessario capire gli alberi, il loro sviluppo nel tempo, il loro comportamento nelle stagioni e il loro fabbisogno agronomicoâ, dice Falcon. La possibilitĂ di disporre di piante giĂ sviluppate, preparate e trapiantate in modo da garantirne lâattecchimento è unâagevolazione per il progettista e un miglior servizio per il fruitore dellâarea verde. Nel processo creativo bisogna considerare la totalitĂ delle percezioni sensoriali: ogni specie arborea ha uno specifico sviluppo (rapporto tra altezza e diametro), una forma naturale della coppa (che può essere controllata nella gestione), una densitĂ e quindi una trasparenza fogliare, una gamma di colori nel corso delle stagioni, una geometria del tronco, profumi ed aromi. Inoltre, produce suoni, attira un certo tipo di fauna, e cosĂŹ via. Tutti elementi che definiscono paesaggi molto diversi. Infine, per i viali, i parcheggi e tutte le aree di maggior passaggio pedonale e veicolare, è indispensabile considerare anche le caratteristiche delle diverse specie che possono risultare incompatibili con lâambiente urbano o che comporterebbero problemi gestionali come la resistenza dei tronchi, la caduta di frutti o la perdita delle foglie eccessivamente frazionata nel tempo. Alessandro Ferrari ⢠Lâarchitettura degli ingegneri 13 luglio 2006 Tavola rotonda con Chiara Molina, Antonio Monestiroli, Emilio Pizzi
47 Pubblichiamo di seguito una sintesi degli interventi. â Emilio Pizzi, vice preside della FacoltĂ di Ingegneria EdileArchitettura del Politecnico di Milano, polo universitario di Lecco: il rapporto tra architettura e ingegneria è stato un tema importante nel dibattito sullâarchitettura, e lo è anche rispetto al nostro momento storico, in cui è decisiva, sia sul piano della formazione, sia sul piano della costruzione dellâarchitettura, la questione della multidisciplinarietĂ del progetto e della complementarietĂ , o quantomeno dellâalternanza delle figure professionali nelle diverse fasi del processo. Ă riduttivo relegare lâingegnere al ruolo di progettista della struttura cosĂŹ come ridurre lâarchitetto a semplice artefice della forma. Oggi è necessario prendere le distanze dal progetto, guardarlo in tutte le sue diverse parti, senza mai perdere di vista lâobiettivo finale, cioè la qualitĂ dellâoggetto architettonico. Riflettere sullâarchitettura degli ingegneri significa riflettere sullâunitĂ dei saperi che concorrono alla definizione del progetto, che corrisponde allâidea di mutidisciplinarietĂ portata avanti dalle FacoltĂ di Ingegneria Edile-Architettura. â Chiara Molina, vice preside della FacoltĂ di Architettura Civile del Politecnico di Milano: la mostra, prodotta dalla FacoltĂ di Architettura Bovisa, risale a cinque anni fa. In questi anni, qualche passo nel senso dellâapprofondimento del rapporto tra le due figure, dellâarchitetto e dellâingegnere, è stato fatto. Il corso di laurea in Architettura delle Costruzioni considera la didattica come educazione al mestiere, ed è quindi basato espressamente sul rapporto tra progetto architettonico, progetto strutturale e costruzione, come ricerca trasversale in cui le diverse discipline, composizione, tecnologia, impiantistica, interagiscono tra loro. Non basta
far sedere attorno allo stesso tavolo progettisti con competenze diverse per ottenere una sintesi, occorre affrontare le discipline a partire dalle loro radici storiche. â Antonio Monestiroli, preside della FacoltĂ di Architettura Civile del Politecnico di Milano: la mostra propone 18 esempi, 9 di architettura antica e 9 di architettura moderna, scelti allâinterno di un panorama molto piĂš vasto di opere per la cui architettura è molto importante la costruzione. Quello che impressiona è che le opere moderne sono assolutamente allâaltezza di quelle antiche. E questo non capita spesso, vale solo per quelle architetture in cui struttura logica e apparato tecnico coincidono, in cui tutte le azioni del costruire sono rivolte a mettere in evidenza il fine ultimo dellâarchitettura. âArchitettura degli ingegneriâ sono quindi le architetture fatte dagli ingegneri, ma non solo, anche tutte le architetture che si fondano sulla costruzione: non basta lâintegrazione delle discipline, ma è necessaria la loro convergenza verso un unico obiettivo. Il corso di studi in Architettura delle Costruzioni fa riferimento appunto al fatto che non tutte le costruzioni hanno unâarchitettura, una forma espressiva di sĂŠ, del motivo per cui sono state costruite. LâonestĂ , la veritĂ della costruzione come garanzia di buona architettura è un gravissimo equivoco, che porta al formalismo tecnologico: gli edifici diventano degli oggetti di design perfettamente risolti dal punto di vista tecnico-costruttivo, ma non sono architettura. Silvia Malcovati Al termine della serata è stata inaugurata la mostra giĂ allestita nellâottobre 2000 presso la FacoltĂ di Architettura Civile del Politecnico di Milano.
INFORMAZIONE DAGLI ORDINI
gna è uno dei Paesi piĂš allâavanguardia per la progettazione del paesaggio e per lâattenzione allâintegrazione fra gli spazi verdi e il costruito a partire dal piano urbanistico, fino alla definizione dallâarredo urbano. Giovanni Cutolo, docente presso la FacoltĂ di Design del Politecnico di Milano e presidente della Santa & Cole Italia, inquadra il ruolo della Spagna nel panorama del design di arredo urbano e spiega come Santa & Cole, fondata nel 1985 e da due anni presente anche sul mercato italiano, sia oggi riconosciuta come una delle ditte di design allâavanguardia. Ciò è dimostrato anche dalla scelta aziendale di sviluppare, dal 2004, la produzione e commercializzazione di alberi e piante ornamentali per rimboschimenti e per la creazione di giardini urbani. Santa & Cole impiega lâinnovazione tecnologica delle coltivazioni per garantire la manipolazione, il trapianto e la radicazione di esemplari anche di grandi dimensioni, apprezzati dai progettisti di paesaggio, meno dagli agronomi per le difficoltĂ di attecchimento e sviluppo. Toni Falcon, paesaggista catalano, docente di Architettura del Paesaggio presso lâUniversitat Politecnica de Catalunya e il Centro Superior de Arquitectura di Madrid, è il direttore generale del comparto forestale di Santa & Cole del Parc Belloch e per 17 anni è stato direttore del Settore Parc y Jardins, del Comune di Barcellona. Falcon racconta la sua esperienza alla direzione del Settore Parchi e Giardini, trasformato in una vera e propria societĂ di proprietĂ del Comune, che si occupa non solo della gestione di tutto il verde urbano di Barcellona, ma che partecipa e vince appalti in altre cittĂ , arrivando a produrre anche un utile economico. Il verde urbano, se progettato correttamente, apporta alla cittĂ benefici specifici sul piano estetico, ambientale e di comfort sociale. Gli elementi vegetali, se da un lato vengono percepiti come elementi di identificazione del paesaggio urbano, dallâaltro ne costituiscono lâelemento di maggior variabilitĂ nel corso delle stagioni. Oltre allâapporto di ossigeno, con il conseguente miglioramen-
A cura di Carlo Lanza (Commissione Tariffe dellâOrdine di Milano)
Variazione Indice Istat per lâadeguamento dei compensi Tariffa Urbanistica. Circolare Minist. n° 6679 1.12.1969
Base dell'indice-novembre 1969:100
Anno 2003
Giugno
2004 2005 2006
48
Maggio
Luglio
1513,16 1514,42 1544,56 1548,32 1570 1570.93 1573,44 1600 1604,83 1606,09
Agosto Settembre Ottobre Novembre 1520 1518,19 1520,70 1524,46 1525,72 1529,49 1550 1549,58 1552,09 1552,09 1552,09 1555,86 1580 1577,21 1579,72 1580,97 1583,48 1583,48
Tariffa stati di consistenza (in vigore dal dicembre 1982)
anno 1982: base 100
Anno 2004 2005
INDICI E TASSI
Gennaio Febbraio Marzo Aprile 1500 1510 1501,86 1504,37 1509,40 1511,91 1530 1540 1532 1537,02 1538,28 1542,04 1560 1555,86 1560,88 1563,39 1568,42 1590 1589,76 1593,53 1596,04 1599,81
Dicembre
Nota Lâadeguamento dei compensi per le tariffe 1) e 2) si applica ogni volta che la variazione dellâindice, rispetto a quello di base, supera il 10%. Le percentuali devono essere tonde di 10 in 10 (come evidenziato)
1529,48
G.U. n° 163 del 13.07.1996 ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA
1555,86 1586
Gennaio 260 264,74
Febbraio Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre Ottobre
Novembre Dicembre
265,61
266,48
266,91
267,56
267,78
268,21
268,21
268,21
268,86
268,86
268,86
269,73
271,03
271,47
271,90
272,55
272,99
273,20
273,64
273,64
274,07
265,82 270 270,17
2006
274,72 275,37 275,81 276,46 277,33 277,54 n.b. I valori da applicare sono quelli in neretto nella parte superiore delle celle
Legge 10/91 (Tariffa Ordine Architetti Milano) Anno 2004 2005 2006
Gennaio 117,08 118,90 121,49
Febbraio 117,46 119,28 121,78
Marzo 117,56 119,48 121,97
Aprile 117,85 119,86 122,26
anno 1995: base 100 Maggio 118,04 120,05 122,64
Giugno 118,33 120,24 122,74
Luglio 118,42 120,53
Legge 10/91 (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Pratiche catastali (Tariffa Consulta Regionale Lombarda)
anno 2000: base 100
Anno 2004 2005 2006
Giugno 108,73 110,49 112,78
Gennaio 107,58 109,25 111,64
Febbraio 107,93 109,61 111,90
Marzo 108,02 109,78 112,08
Aprile 108,28 110,14 112,34
Maggio 108,46 110,31 112,69
Luglio 108,81 110,75
Collaudi statici (Tariffa Consulta Regionale Lombarda)
anno 1999: base 100
Anno 2004 2005 2006
Giugno 113,95 115,80 118,20
Gennaio 112,75 114,51 117,00
Febbraio 113,12 114,87 117,28
Marzo 113,21 115,06 117,46
Aprile 113,49 115,43 117,74
Maggio 113,67 115,61 118,11
Tariffa Antincendio (Tariffa Ordine Architetti Milano) Indice da applicare per lâanno
2001 103,07
2003 108,23
2004 110,40
1997 108,33
1998 110,08
1999 111,52
2000 113,89
1998 101,81
Agosto 108,99 110,93
1999 103,04
2000 105,51
2001 117,39
2002 111,12
Settembre Ottobre 108,99 108,99 111,02 111,19
Novembre Dicembre 109,25 109,25 111,19 111,37
Settembre Ottobre 114,23 114,23 116,35 116,54
Novembre Dicembre 114,51 114,51 116,54 116,72
gennaio 2001: 110,50 2006 114,57 novembre 1995: 110,60 2002 120,07
2003 123,27
2003 113,87
2004 116,34
anno 1997: base 100 2001 108,65
Novembre Dicembre 118,90 118,90 121,01 121,20
gennaio 1999: 108,20 Agosto 114,23 116,26
anno 1995: base 100
Tariffa pratiche catastali (Tariffa Ordine Architetti Milano) Indice da applicare per lâanno
2005 112,12
Settembre Ottobre 118,61 118,61 120,82 121,01
dicembre 2000: 113,40
anno 2001: base 100
2002 105,42
Tariffa DLgs 626/94 (Tariffa CNA) Indice da applicare per lâanno
Luglio 114,04 116,08
giugno 1996: 104,20 Agosto 118,61 120,72
2004 125,74
2005 127,70
2006 130,48
febbraio 1997: 105,20 2005 118,15
2006 120,62
Tariffa P.P.A. (si tralascia questo indice in quanto non piĂš applicato)
Interessi per ritardato pagamento Con riferimento allâart. 9 della Tariffa professionale Legge 2.03.49 n° 143, ripubblichiamo lâelenco, a partire dal 1994, dei Provvedimenti della Banca dâItalia che fissano i tassi ufficiali di sconto annuali per i singoli periodi ai quali devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato Articolo 9 della Tariffa. Provv. della Banca dâItalia (G.U. 5.9.2000 n° 207) dal 6.9.2000 4,50% Provv. della Banca dâItalia (G.U. 10.10.2000 n° 237) dal 11.10.2000 4,75% Provv. della Banca dâItalia (G.U. 15.5.2001 n° 111) dal 15.5.2001 4,50% Provv. della Banca dâItalia (G.U. 3.9.2001 n° 204) dal 5.9.2001 4,25% Provv. della Banca dâItalia (G.U. 18.9.2001 n° 217) dal 19.9.2001 3,75% Provv. della Banca dâItalia (G.U. 14.11.2001 n° 265) dal 14.11.2001 3,25% Provv. della Banca dâItalia (G.U. 6.12.2002 n° 290) dal 11.12.2002 2,75% Provv. della Banca d'Italia (G.U. 12.3.2003 n° 59) dal 12.3.2003 2,50% Provv. della Banca d'Italia (G.U. 9.6.2003 n° 131) dal 9.6.2003 2,00% Con riferimento allâArt. 5, comma 2 del Decreto Legislativo 9 ottobre 2002, n. 231, pubblichiamo i Provvedimenti del Ministro dellâEconomia che fissano il âSaggio degli interessi da applicare a favore del creditore nei casi di ritardo nei pagamenti nelle transazioni commercialiâ al quale devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato Decreto.
Comunicato (G.U. 10.2.2003 n° 33) dal 1.7.2002 al 31.12.2002 dal 1.1.2003 al 30.6.2003
3,35% +7 2,85% +7
10,35% 9,85%
dal 1.7.2003 al 31.12.2003
2,10% +7
9,10%
Comunicato (G.U. 12.7.2003 n° 160) Comunicato (G.U. 15.1.2004 n° 11)
Comunicato (G.U. 8.1.2005 n° 5) dal 1.1.2005 al 30.6.2005
dal 1.7.2005 al 31.12.2005
2,02% +7
9,02%
dal 1.1.2006 al 30.6.2006
dal 1.7.2004 al 31.12.2004
2,01% +7
9,01%
dal 1.7.2006 al 31.12.2006
C Per valori precedenti consultare il sito internet del proprio Ordine.
2,05% +7
Comunicato (G.U. 13.1.2006 n° 10)
dal 1.1.2004 al 30.6.2004
Comunicato (G.U. 9.7.2004 n° 159)
2,09% +7
Comunicato (G.U. 28.7.2005 n° 174)
2,25% +7
Comunicato (G.U. 10.7.2006 n° 158)
2,83% +7
9,09% 9,05% 9,25% 9,83%
Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, relativo al mese di giugno 1996 che si pubblica ai sensi dellâArt. 81 della legge 27 luglio 1978, n° 392, sulla diiplina delle locazioni di immobili urbani. 1) Fatto uguale a 100 lâindice del mese di giugno 1978, lâindice del mese di giugno 1979 è risultato pari a 114,7 (centoquattordicivirgolasette). Fatto uguale a 100 lâindice del mese di giugno 1978, lâindice del mese di giugno 1980 è risultato pari a 138,4 (centotrentottovirgolaquattro). Fatto uguale a 100 lâindice del mese di giugno 1978, lâindice del mese di giugno 1981 è risultato pari a 166,9 (centosessantaseivirgolanove). Fatto uguale a 100 lâindice del mese di giugno 1978, lâindice del mese di giugno 1982, è risultato pari a 192,3 (centonovantaduevirgolatre). Fatto uguale a 100 lâindice del mese di giugno 1978, lâindice del mese di giugno 1983 è risultato pari a 222,9 (duecentoventiduevirgolanove). Fatto uguale a 100 lâindice del mese di giugno 1978, lâindice del mese di giugno 1984 è risultato pari a 247,8 (duecentoquarantasettevirgolaotto). Fatto uguale a 100 lâindice del mese di giugno 1978, lâindice del mese di giugno 1985 è risultato pari a 269,4 (duecentosessantanovevirgolaquattro). Fatto uguale a 100 lâindice del mese di giugno 1978, lâindice del mese di giugno 1986 è risultato pari a 286,3 (duecentottantaseivirgolatre). Fatto uguale a 100 lâindice del mese di giugno 1978, lâindice del mese di giugno 1987 è risultato pari a 298,1 (duecentonovantottovirgolauno). Fatto uguale a 100 lâindice del mese di giugno 1978, lâindice del mese di giugno 1988 è risultatopari a 312,7 (trecentododicivirgolasette). Fatto uguale a 100 lâindice del mese di giugno 1978, lâindice del mese di giugno 1989 è risultato pari a 334,5 (trecentotrentaquattrovirgolacinque). Fatto uguale a 100 lâindice del mese di giugno 1978, lâindice del mese di giugno 1990 è risultato pari a 353,2 (trecentocinquantatrevirgoladue). Fatto uguale a 100 lâindice del mese di giugno 1978, lâindice del mese di giugno 1991 è risultato pari a 377,7 (trecentosettantasettevirgolasette). Fatto uguale a 100 lâindice del mese di giugno 1978, lâindice del mese di giugno 1992 è risultato pari a 398,4 (trecentonovantottovirgolaquattro). Fatto uguale a 100 lâindice del mese di giugno 1978, lâindice del mese di giugno 1993 è risultato pari a 415,2 (quattrocentoquindicivirgoladue). Fatto uguale a 100 lâindice del mese di giugno 1978, lâindice del mese di giugno 1994 è risultato pari a 430,7 (quattrocentotrentavirgolasette). Fatto uguale a 100 lâindice del mese di giugno 1978, lâindice del mese di giugno 1995 è risultato pari a 455,8 (quattrocentocinquantacinquevirgolaotto). Ai sensi dellâArt. 1 della Legge 25 luglio 1984, n° 377, per gli immobili adibiti ad uso di abita-zione, lâaggiornamento del canone di locazione di cui allâArt. 24 della Legge n° 392/1978, relativo al 1984, non si applica; pertanto, la variazione percentuale dellâindice dal giugno 1978 al giugno 1995, agli effetti predetti, risulta pari a piĂš 310,1. Fatto uguale a 100 lâindice del mese di giugno 1978, lâindice del mese di giugno 1996 è risultato pari a 473,7 (quattrocentosettantatrevirgolasette). Ai sensi dellâArt. 1 della Legge 25 luglio 1984, n° 377, per gli immobili adibiti ad uso di abitazione, lâaggiornamento del canone di locazione di cui allâArt. 24 della Legge n° 392/1978, relativo al1984, non si applica; pertanto, la variazione percentuale dellâindice dal giugno 1978 al giugno 1996, agli effetti predetti, risulta pari a piĂš 326,2. 2) La variazione percentuale dellâindice del mese di maggio 1996 rispetto a maggio 1995 risulta pari a piĂš 4,3 (quattrovirgolatre). La variazione percentuale dellâindice del mese di giugno 1996 rispetto a giugno1995 risulta pari a piĂš 3,9 (trevirgolanove). Applicazione Legge 415/98 Agli effetti dellâapplicazione della Legge 415/98 si segnala che il valore attuale di 200.000 Euro corrisponde a Lit. 394.466.400.