AL Mensile di informazione degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori Lombardi
Ordini degli Architetti P.P.C. delle Province di: Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza e della Brianza, Pavia, Sondrio, Varese
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EDITORIALE
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Parchi tematici
Parchi tematici
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FORUM Parchi tematici interventi di Franco Barazzoni, Matteo Vercelloni; intervista a Maurizio Frisoni a cura di Antonio Borghi Rassegna parchi tematici
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OSSERVATORIO Argomenti Riletture Concorsi Libri Mostre
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PROFESSIONE Legislazione Normative e tecniche Strumenti
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INFORMAZIONE Dagli Ordini Dalla Regione
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INDICI E TASSI
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Direttore Responsabile Ferruccio Favaron Direttore Maurizio Carones Comitato editoriale Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori Redazione Igor Maglica (caporedattore) Irina Casali, Martina Landsberger, Annalisa Bergo Direzione e Redazione via Solferino, 19 - 20121 Milano tel. 0229002165 - fax 0263618903 e-mail Redazione: redazione@consulta-al.it Progetto grafico Gregorietti Associati Impaginazione Francesca Forte Concessionaria per la pubblicità service editoriale Action Group srl Via Londonio 22 – 20154 Milano Tel. +39 02.34.53.8338 Fax +39 02.34.93.7691 www.actiongroupeditore.com info@actiongroupeditore.com Coordinamento pubblicità Riccardo Fiorina rfiorina@actiongroupeditore.com Pubblicità Leonardo Cereda Gianmarco Trenti Stampa Grafica Editoriale Printing srl via Enrico Mattei 106 40138 Bologna Rivista mensile: Poste italiane Spa – Spedizione in a.p. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB Milano Autorizzazione Tribunale n. 27 del 20.1.1971 Distribuzione a livello nazionale La rivista viene spedita gratuitamente a tutti gli architetti iscritti agli Albi della Lombardia che aderiscono alla Consulta Tiratura: 36160 copie In base alla documentazione postale del numero di maggio 2008 sono state postalizzate 26931 copie in Italia Abbonamento annuale (valido solo per gli iscritti agli Ordini Lombardi E 3,00) In copertina: vista del Parco tematico “Italia in Miniatura” a Rimini. Foto d’epoca. Gli articoli pubblicati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti né la Redazione di AL Chiuso in redazione: 10 ottobre 2009
10 OTTOBRE 2009
Mensile di informazione degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori Lombardi
Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, tel. 02 29002174 www.consultalombardia.archiworld.it Segreteria: segreteria@consulta-al.it Presidente: Ferruccio Favaron; Past President: Giuseppe Rossi; Vice Presidenti: Giorgio Tognon, Paolo Ventura; Segretario: Sergio Cavalieri; Tesoriere: Emiliano Ambrogio Campari; Consiglieri: Achille Bonardi, Stefano Castiglioni, Angelo Monti, Biancalisa Semoli, Giuseppe Sgrò, Daniela Volpi Ordine di Bergamo, tel. 035 219705 www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Presidente: Paolo Belloni; Vice Presidente: Vittorio Gandolfi; Segretario: Elena Sparaco; Tesoriere: Carlos Manuel Gomes de Carvalho; Consiglieri: Stefano Baretti, Achille Bonardi, Remo Capitanio, Fabio Corna, Francesco Forcella, Arianna Foresti, Paola Frigeni, Francesca Carola Perani, Matteo Seghezzi, Marco Tomasi, Franceso Valesini (Termine del mandato: 13.7.2013) Ordine di Brescia, tel. 030 3751883 www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Presidente: Paolo Ventura; 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Maurizio Carones
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Anni fa, in un noto saggio su New York, il famoso architetto olandese Rem Koolhaas si soffermava sul ruolo che, agli inizi del ‘900, la vicenda di Coney Island aveva avuto nella costruzione della grande città americana. Nell’isola di Coney Island, di fronte a Manhattan, proprio nel periodo in cui si stava definendo il mito di New York come modello della città contemporanea, si era concentrata la realizzazione di una città del “divertimento”, speculare alla città “reale”. A Coney Island si erano succedute le realizzazioni di diversi “Luna Park” - il termine nasce proprio qui nel 1903 – complessi di attrazioni che si affermavano per un tema particolare. Il Luna Park originario ambientava il suo “altro” mondo sulla luna ed entrare in quella diversità consentiva al cittadino una esperienza analoga a quella urbana e, per certi aspetti, complementare. Koolhaas ha ben descritto la vicenda di Coney Island in rapporto a quella di Manhattan, evidenziando come le due storie avessero avuto uno stretto rapporto. Da una parte la città “vera” si era costruita a partire dagli spazi predefiniti in una sorta di spettacolarizzazione, privilegiando l’altezza e la funzionalità come elementi caratterizzanti gli edifici. Dall’altra parte la città “finta” aveva costruito mondi altri, spettacolari anch’essi, eclettici, fantastici. In fondo le due città parlavano la stessa lingua e il Luna Park in questo senso svolgeva un particolare ruolo nella costruzione della città. Adottando una differente scala territoriale, potremmo dire che oggi il ruolo del tradizionale Luna Park viene interpretato dai cosiddetti parchi tematici. Luoghi del divertimento – inteso talvolta anche come approfondimento didattico e culturale – in cui si realizzano più che una città o una parte di città ad essa fortemente relazionata, una porzione di territorio, anche ampia, costruita secondo un particolare tema. Grandi parchi dell’acqua, parchi storici, naturalistici, faunistici, ricostruzioni di scenari particolari costellano il territorio, anche quello lombardo. Talvolta nati da una occasionale collocazione, altre volte da articolati progetti insediativi, questi parchi tematici, in Italia e non solo, spesso diventano attività molto importanti per il territorio. Dal punto di vista economico costituiscono considerevoli risorse, a volte in zone prive di precise vocazioni. Gli effetti sul territorio corrispondono in modo proporzionale al loro successo: flussi di visitatori e incremento del traffico si concentrano soprattutto in periodi specifici, fine settimana e stagioni favorevoli. La vicenda dei parchi a tema ha quindi un grande impatto sul territorio e sull’equilibrio degli insediamenti e, allo stesso tempo, può essere una positiva risorsa che valorizza specificità locali. In qualche caso questi parchi hanno visto il contributo dell’architettura, chiamata a dare forme, anch’esse guidate dal tematismo, ad edifici di tipo ricettivo o di servizio che necessariamente fanno da corona alle “attrazioni”, sorta di grandi macchinari scenici. Più raramente si è fatto ricorso alle discipline della pianificazione, spesso accettando uno stato di fatto determinato dallo spontaneo incremento delle attività. Ciò ha rapporto con le modificazioni di una città che sempre più si “svuota” di alcune funzioni e diventa progressivamente dipendente da un più vasto territorio che solamente uno sguardo trasversale e multiscalare può abbracciare. Sguardo che deve riconoscere questi fenomeni, talvolta giudicati estranei ai problemi dell’architettura, come invece ad essa pienamente attinenti. Come nella New York descritta da Koolhaas la loro complementarità con la città e l’abitare è tema di grande interesse.
Parchi tematici
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Il Forum di questo numero è composto dagli interventi di Franco Barazzoni architetto e socio fondatore di BAUSAA BAUStudio Architects Associates e di Matteo Vercelloni, architetto e docente presso la Facoltà del Design del Politecnico di Milano. Completa la rubrica un’intervista a Maurizio Frisoni, amministratore di General Display, società di produzione e progettazione nel campo dei parchi a tema, realizzata da Antonio Borghi. Ringraziamo tutti i partecipanti per la loro collaborazione.
“Theme parks design” di Franco Barazzoni
Come spesso succede, le cose arrivano per caso. Nel 1977 frequentavo il terzo anno del DAMS di Bologna (esami con Umberto Eco, Renato Barilli, Thomas Maldonado, ecc.) e mi sarei probabilmente occupato di Industrial Design, se la voglia di mantenermi autonomamente agli studi non mi avesse fatto incontrare la SDC di Reggio Emilia, leader mondiale nella costruzione di attrezzature per parchi divertimento. Iniziai con la presunzione di chi aveva fino ad allora considerato quello delle “giostre” un ambiente di livello minore. Mi resi conto molto presto che il mondo con cui ero entrato in contatto era invece qualcosa di straordinario. Dai primi piccoli lavori di scenografia e design, si passò in breve tempo a lavori più consistenti, a volte completamente estranei al settore. Il più eccentrico fu un campo militare mobile, costituito da bilici estensibili che la SDC (grazie alla tecnologia delle abitazioni mobili dei giostrai) realizzò per la Libia. Poi vennero i primi parchi completi. Ne realizzammo sette per l’Algeria. Certo, all’inizio erano più Luna Park che veri e propri “Amusement Parks”, molto semplici, ma oltre alle giostre dovevano contenere ristoranti, chioschi, e tutti i servizi che permettevano al parco di funzionare: uffici, magazzini, officina, ecc. Il mio diploma di geometra mi aiutò molto. Nel 1980 la commessa di un grosso parco in Cina (ShenZhen), fece decidere alla società di istituire un settore di “Theme Parks Design” veramente specializzato e professionale. Mi chiesero se ero disponibile a recarmi negli Stati Uniti per studiare ed imparare lavorando a fianco dei consulenti specializzati della loro consociata americana. Decisi di andare, lasciare il DAMS ed iscrivermi alla UTA per laurearmi in Architettura Ambientale. Gli anni passati negli Stati Uniti ed i parchi realizzati sono stati fondamentali per la mia formazione, senza di quelli non avrei mai potuto capire veramente come si progetta un parco a tema. Sono troppe le differenze che esistono fra l’architettura tradizionale e quella dei parchi a tema e gli americani, con tutti i loro difetti, in questo campo sono assolutamente ineguagliabili.
Il parco a tema è sì una grande città in miniatura, ma funzionale ad un giorno e non ai secoli. È necessario situarla dal punto di vista ambientale e rendere compatibile il suo collocamento. Poi, come una città, ha bisogno delle opere di urbanizzazione, degli impianti, delle infrastrutture che la facciano funzionare, dei diversi tipi di viabilità, degli edifici di servizio, dei ristoranti, dei negozi, degli alberghi, dei teatri, delle aree verdi, dei giardini, e di tante altre cose. Solo da ultimo vengono le giostre, le attrazioni. Tutto questo in ambiente scenografico “tematizzato”. Ed è l’interazione e la “compatibilità” fra costruzione, aspetto scenografico funzionale al divertimento, ma soprattutto investimento necessario che complica le cose. A questo si aggiunge l’imperativo categorico della “ottimizzazione”, cioè del miglior risultato al costo più basso, che porta ad una minuziosa scelta delle metodologie e dei materiali di costruzione, che solo conoscendo profondamente l’ambiente si può adottare. Il parco a tema è un po’ a metà fra l’architettura tradizionale e quella cinematografica. Non è come quest’ultima utilizzata solo poche ore, ma non lo è neanche in pianta stabile. A volte accade che per uno stesso elemento, sia necessario l’utilizzo di più materiali: per esigenza di robustezza (dove sia raggiungibile dal pubblico), di leggerezza (per le parti alte), o di costo (se in più esemplari o esemplare unico). Il materiale principe è la “Gunite” (dall’inglese gun) uno speciale calcestruzzo alleggerito, che viene spruzzato con una pistola (gun appunto) e poi modellato. Per i parchi all’aperto è molto utilizzata in quanto oltre ad essere praticamente indistruttibile, può essere pigmentata e non avere bisogno di pitturazione. In caso di danneggiamento lo strato interno ha lo stesso colore. Dopo i molti Luna Park della fine degli anni Settanta, gli Amusement (sette in Algeria, otto in Irak), le partecipazioni progettuali a Magic Mountain e Six Flags negli USA, Gardaland e Mirabilandia in Italia (e molti altri nel mondo) degli anni Ottanta e dell’inizio dei Novanta, il primo progetto completamente realizzato da BAUSAA è stato il parco a tema “Al Qurum” di Muscat in Oman nella seconda metà dei ’90. Un parco “piccolo” (circa 50.000 mq) se si pensa alle normali dimensioni, ma completo e con tutti gli elementi del parco a tema. Ancora più importante all’inizio del nuovo millennio è stato il parco a tema “AlHokairLand” di Riyadh in Arabia Saudita (100.000 mq): i cinque continenti rappresentati in differenti aree tematiche, un centro commerciale ed il FEC (Family Entertainment Center), vero e proprio parco a tema indoor realizzato all’interno ed in sinergia con il centro commerciale. Ed è proprio nel settore dei FEC che BAUSAA ha operato molto negli ultimi anni, realizzandone sul territorio dell’ex USSR, ed in Arabia Saudita.
FORUM GLI INTERVENTI
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Intervista a Maurizio Frisoni a cura di Antonio Borghi
Milioni di visitatori, me compreso, hanno visitato l’Italia in Miniatura dalla sua inaugurazione nel 1970 ad oggi, in famiglia o in comitiva, accompagnati dai genitori o professori, attraversando con un misto di stupore e ilarità le oltre duecento riproduzioni in scala dei principali
monumenti architettonici. Qualche anno dopo, alcuni di quegli stessi visitatori si saranno soffermati di fronte ad una vetrina di un negozio Prada - orgoglio del made in Italy in giro per il mondo - ad ammirare scintillanti carillon, giganteschi ingranaggi o quinte traslucenti, o avranno assistito ad uno spettacolo di danza di Aterballetto, con le scenografie di Fabrizio Plessi, ma pochissimi tra loro sanno che tra queste realtĂ - tra loro
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distanti anni luce - esiste un inaspettato legame. Il trait d’union tra il parco tematico romagnolo e varie espressioni della creatività all’avanguardia in Italia è General Display, azienda amministrata da Maurizio Frisoni al quale chiediamo di raccontarci come ha avuto inizio la sua attività. General Display è un “laboratorio seriamente magico” come qualcuno ci ha definito. Nato oltre 30 anni fa per la realizzazione dei modelli di Italia in Miniatura, oggi é una società di progettazione integrale, in grado di elaborare progetti e realizzare manufatti per parchi a tema, attrazioni, exhibits, elementi di arredo, modelli, miniature, prototipazione rapida e così via. La nostra attività è frutto di un’integrazione sapiente tra l’originaria formazione artigianale, tecnologie avanzate e lavorazioni innovative sia nella progettazione che nell’esecuzione. Agli albori le miniature erano realizzate a mano secondo interpretazioni piuttosto personali del-
le proporzioni e dell’estetica, quindi non era raro vedere campanili sottilissimi ed altissimi oppure edifici tutt’altro che slanciati. Col tempo si sono affinate le tecniche di rilevamento, restituzione grafica, lavorazione, così come l’uso di materiali che sono diventati sempre più affidabili. Ora le nostre miniature sono il frutto di tecniche diverse che contribuiscono a realizzare un modello di grande qualità garantendone persino i pezzi di ricambio. Questa evoluzione non ha interessato unicamente il settore delle miniature, ma anche quello della progettazione, elettronica, meccanica, ecc., quindi, se oggi dovessimo realizzare la Monorotaia “Arcobaleno” inaugurata nel 1987 avrebbe delle caratteristiche ben diverse. C’è da dire poi che, nel tempo, all’oggetto quale iniziale ambito di competenza di General Display si è aggiunto lo spazio. Sono così nate le prime attrazioni come il Luna Park della Scienza oppure Venezia (la riproduzione del Canal Grande in scala 1:5) presso il parco Italia in Miniatura.
Le immagini che illustrano questo numero di AL ci sono state gentilmente fornite da S.e.p.a.r. spa. Esse si riferiscono al parco tematico Italia in Miniatura di Rimini e sono state realizzate a partire dagli anni ‘70 sino ai giorni nostri. Il parco si compone di 270 miniature di monumenti e paesaggi italiani ed europei fedelmente riprodotti, di 5.000 alberi in miniatura e numerose attrazioni: Venezia (Canal Grande, navigabile, in scala 1:5), Scuola Guida Interattiva, Luna Park della Scienza, Sling Shot (fionda che scaglia in un secondo a 55 m di altezza), Cannonacqua, Monorotaia, Piazza Italia, ecc. Il parco è aperto dalle 9.30 al tramonto fino al 1 novembre 2009 con tutte le attrazioni in funzione, e fino al 31 dicembre per la sola mostra delle miniature. Italia in Miniatura si trova a 8 km dal casello di Rimini Nord sull’A14. Info: www.italiainminiatura.it; tel. 0541736.736.
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Per quali motivi i parchi di tutto il mondo si rivolgono a voi? Recentemente abbiamo progettato l’attrazione intitolata “Italian Tour” all’interno del progetto Ferrari Experience di Abu Dhabi per la Jack Rouse Associates proprio perchè abbiamo una grande esperienza in parchi, attrazioni ed, in questo caso specifico, in miniature dei più grandi monumenti architettonici d’Italia. Come già detto, l’incredibile esperienza maturata nella realizzazione di miniature, la padronanza nel coniugare alta artigianalità e tecnologia avanzata, ed il saper integrare tecniche di fabbricazione, materiali e processi rappresentano senza dubbio il nostro punto di forza unitamente a preziosi contatti internazionali che questo tipo di lavoro comporta. C’è da aggiungere che il nostro staff composto da architetti, ingegneri, artigiani ed artisti con esperienza pluridecennale è molto apprezzato per l’approccio in-
novativo e creativo al lavoro, per la capacità di interagire in modo stimolante con il cliente e per saper arricchire le proprie competenze professionali con l’entusiasmo, ingrediente fondamentale per il nostro tipo di lavoro. Grazie a tutto questo le nostre miniature e le nostre microanimazioni sono ora in Francia, Germania, Brasile, Canada e così via. Oltre a ingegnerizzare e produrre qualsiasi tipo di modellini, prototipi e marchingegni la vostra azienda ha all’attivo diversi brevetti. Occupandoci principalmente di pezzi unici e/o piccole serie di prodotti realizzati con tecniche originali ed innovative, si rende spesso necessario il brevetto o quantomeno la certificazione. La Maurite SP2 ne è un esempio; dovendo riprodurre la tana dell’orso in roccia all’interno del museo di Spormaggiore serviva un materiale leggero che garantisse la
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fedeltà della ricostruzione nel rispetto delle norme. È nata così la miscela della Maurite SP2, una resina acrilica bicomponente addittivata con inerti gessosi e silicei, che abbiamo poi utilizzato nella scenografia di “Romeo and Juliet” di Aterballetto e nella Hall del Golden Palace Hotel di Torino, entrambi progettati da Fabrizio Plessi così come, con tre tipi di finiture diverse, nel Centro Commerciale Orio al Serio per Cogestil su progetto dello studio londinese Benoit. Questo materiale ha il pregio di poter essere colato in stampi che possono riprodurre qualsiasi superficie dimostrando un’estrema libertà nell’utilizzo. Un altro esempio è invece un sistema di binari modulare per i treni in scala che produciamo. Dopo un’attenta analisi ci siamo resi conto che i prodotti in commercio erano o troppo rigidi, o troppo grandi, o deperibili in esterno e così abbiamo brevettato un sistema che risponde alle nostre esigenze. Come è avvenuto il passaggio dalle attrazioni agli allestimenti commerciali, museali e teatrali?
Sicuramente la flessibilità e professionalità maturata nel gestire progetti complessi ci ha avvicinato a nuove realtà. Così come l’utilizzo di materiali innovativi e la continua sperimentazione ci rendono sempre aperti a nuovi contatti. In questo senso General Display si interessa a tutto ciò che ha a che fare con l’esporre inteso come “mostrare” ma anche “narrare” con strumenti e metodi originali, coinvolgendo ambiti colti, commerciali, ludici, e così via. Creare esperienze scientifiche per il Luna Park della scienza, ad esempio, avvicina ai musei e viceversa; creare pannelli in roccia che sembra vera e pesa come il legno torna utile nel teatro oppure in un centro commerciale. I collegamenti e gli scambi sono infiniti spaziando agilmente tra entertainment, edutainment, exhibit, ecc. Tra le vostre realizzazioni troviamo anche i sistemi espositivi per le vetrine di Prada, uno dei vostri fiori all’occhiello. In genere lavoriamo per Prada in occasione di progetti particolari che richiedono molta collaborazione, creatività
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e professionalità. Si parte dalle loro idee e si lavora insieme per ottenere il prodotto finito. È stato così per le vetrine Carillon, per gli ingranaggi e cucù di corso Venezia, numerosi prototipi e così via. Si tratta di un tipo di lavoro molto coinvolgente ed utile per noi perché ci spinge verso sfide in ambiti nuovi molto interessanti. Lo sconfinamento nell’arte contemporanea è una scelta o un caso? Finora il nostro coinvolgimento nell’arte contemporanea è sempre stato di tipo tecnico e comunque rientrano sempre nei casi dei “progetti impossibili” a noi cari. Ne è un esempio la riproduzione 10 volte più grande del bozzetto originale della opera intitolata “Melilla” di Miguel Ortiz Berrocal in fibra di carbonio, oppure il muro di roccia per Fabrizio Plessi lungo 7 metri, o lavori eseguiti per Massimo Pulini, Francesco Vezzoli, ecc. Attualmente i confini tra arte e tecnologia possono essere molto labili e noi ci adoperiamo per renderli quasi inesistenti…
Tornando alle radici, la vostra attività principale è ancora lo sviluppo di attrazioni per l’Italia in Miniatura: che cosa uscirà dal vostro cilindro nei prossimi anni? Italia in Miniatura, che ora conta oltre 500.000 visitatori all’anno, sta progettando l’ampliamento del parco, che porterà al raddoppio della superficie (da 12,5 a oltre 25 ettari) e all’introduzione di imponenti attrazioni interattive. General Display sta lavorando ad una riproduzione in scala 1:1,33 (cioè 3/4 dell’originale) dell’antica Pompei, ricostruita nel suo aspetto originale, dove sarà possibile muoversi all’interno di case, strade e templi abitati da “animatronici” che simulano scene di vita quotidiana. Di sera, con il favore dell’oscurità, si assisterà a una spettacolare riproduzione dell’ultimo giorno di Pompei, invasa dal fiume di magma e fumo di un Vesuvio improvvisamente tornato in eruzione. Quando si dice un finale col botto!
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The Theme Park. Dalla città del tempo libero alla città reale: note sul mutamento di un modello insediativo di Matteo Vercelloni
I primi Theme Park, nati inizialmente come diretta trasposizione dell’universo cinematografico e dei cartoon disneyani in senso lato, si devono a Walt Disney e hanno conosciuto dal 1955 (anno di inaugurazione della prima Disneyland angelena) ad oggi una crescita esponenziale sia dal punto di vista del successo di pubblico (40 milioni di visitatori all’anno solo per le attrazioni americane), sia per crescita urbanistica e architettonica, sviluppandosi in Florida con gli interventi di Disneyworld, Epcot e MGM Studios, sino ad approdare a Parigi con il grande complesso di EuroDisney, oggi “Disneyland Paris” (1992), dopo la replica di Magic Kingdom in Giappone (Tokyo 1983) e l’apertura del gemello di Hong Kong (2006) per la Cina del nuovo millennio. Caratteristica comune dei parchi Disney, corredati da complessi alberghieri anch’essi “a tema” e da palazzi per uffici progettati da architetti di fama internazionale invitati a interpretare e a partecipare all’atmosfera disneyana, è il loro carattere autonomo e indipendente; sorta di “luoghi di fondazione” radicati paradossalmente proprio nell’assenza di un luogo di riferimento, e proprio per questo ripetibili e riproducibili in ogni parte del mondo, per non dire dell’universo. Nell’accezione data al termine da Michel Foucault potremmo classificare i grandi parchi Disney nella famiglia delle Eterotopie, “sorta di luoghi fuori da tutti i luoghi e, tuttavia, effettivamente localizzabili”, o più specificatamente nelle “Eterotopie della compensazione”, nel senso che il legame che questi luoghi altri, costruiti da Disney e dalla famosa Disney Imagineering, “hanno in rapporto allo spazio restante, una funzione che si svolge tra due poli estremi. Da una parte, assolvono il compito di creare uno spazio d’illusione che denunci come più illusorio tutto lo spazio reale, tutti i posizionamenti all’interno dei quali la vita è frammentata. Dall’altra, hanno la funzione di formare un altro spazio, un altro spazio reale, altrettanto perfetto, meticoloso e ben disposto, quanto il nostro è disordinato, mal congegnato e allo stadio di abbozzo” (M. Foucault). La formula del Theme Park si è poi sviluppata in esempi ‘”locali”, il parco di Asterix in Francia, Legoland in Danimarca, sino ai più nostrani Gardaland e Mirabilianda nel nostro Paese, agglomerazioni di attrazioni spontanee via via cresciute nel tempo seguendo il modello disneyano (Jungleland, Fantasyland, Adventureland, Frontierland e Tomorrowland) delle diverse zone a soggetto più o meno identificato. Si tratta di una formula sperimentata e ripetuta con un certo successo secondo specifici elementi di attrazione turistica che vedremo probabilmente
ripetersi anche nel nuovo millennio in forme più o meno evolute. Ciò che appare interessante è lo slittamento, la contaminazione del modello del Theme Park nella città reale. La “città rassicurante” e “a tema” trova in realtà principalmente e inizialmente nell’architettura del villaggio turistico, nella formula della “Resort totale”, il terreno più fecondo e di massima espressione per poi ritornare a proporsi nella città reale, o meglio a margine e lontana da essa, offrendo sul mercato un prodotto di tipo innovativo, che se da un lato garantisce servizi (sicurezza, pulizia, controllo) e atmosfere simili a quelle trovate nelle vacanze tutto compreso, formula nove giorni-sette notti, dall’altro estende il sogno di un “luogo altro” legato al piacere della vacanza, alla vita di ogni giorno. Si configurano così delle cittadine residenziali “a misura d’uomo”, il cui paradigma di riferimento, nella comunicazione, è appunto il villaggio turistico, luogo sicuro (a ingresso controllato) dove tutti si preoccupano del nostro benessere e di realizzare i nostri sogni. L’esempio più eloquente di tale tendenza è indubbiamente la cittadina di “Celebration” costruita tra il 1987/97 dalla Disney Imageneering, nei pressi di Disneyworld in Florida, che peraltro contravviene ai dettami futuribili e sperimentali pensati da Walt Disney negli studi per il famoso Project X (1966). “Celebration” ricorre invece a semplici casette “in stile”, su modello della casa di Mickey Mouse, visitabile poco lontano all’interno dell’enclave del Theme Park. Le rassicuranti casette in legno colorato a tinte pastello di “Celebration” sono affiancate da edifici pubblici e per uffici griffati dagli archistar internazionali. Molti sono gli esempi ormai realizzati, soprattutto in America, ma anche in Europa e nell’Asia, di questi piccoli “paradisi residenziali”, in realtà veri e propri “fortini”, scenograficamente ineccepibili, supercontrollati, asfissianti nella loro celata veste di gated community. Contestualismo, regionalismo, situazionismo, memoria storica ritrovata e reinterpretata; sembrano essere questi alcuni riferimenti per comprendere la serie di nuove piccole città, pensate in modo “più umano” rispetto alla brutalità della crescita della città reale. “Seaside”, una piccola città per le vacanze costruita nella prima metà degli anni ‘80 in Florida, nel tratto di costa che va da Pensacola a Panama City lungo il Golfo del Messico, appare di grande significato sia per scelte urbanistiche, sia per soluzioni architettoniche di tipo linguistico e volumetrico. Significativo però è anche il fatto che l’intera città è stata impiegata quale set cinematografico per il film The Truman Show, presentandola quindi come città artificiale, “set nel set” , della vicenda dello “show 24 ore su 24” che caratterizza la vicenda del film. “Autentico” e “contraffatto” non sono più riferimenti contrastanti,
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quanto piuttosto concetti che si miscelano in una sintesi abitabile rassicurante e seducente. “Seaside” e gli interventi seguenti (“Kentlands”, “Windsor”, “Bamberton”, solo per citare alcuni progetti firmati dagli architetti Andres Duany e Elizabeth Plater-Zyberk, già appartenenti al gruppo “Arquitectonica” di Miami) si caratterizzano per la formula del low rise-high density (edifici da tre a cinque piani con densità medio-alte, costruiti formando corti interne o semplicemente affiancati a definire le strade e gli isolati), la pratica di disegno residenziale urbano che ha conosciuto il maggior successo dal punto di vista della qualità ambientale. Gli edifici residenziali rispecchiano e rileggono le tipologie del sud come le case di Charleston, quelle porticate del Vieux Carré di New Orleans, la residenza neoclassica di prima della guerra di Secessione con i colonnati-veranda a scandire la facciata segnata dal timpano sopra l’ingresso. Inutile dire che “Seaside”, come altri interventi dello stesso genere, ha conosciuto un grande successo di mercato visto che il solo terreno è stato valutato 400.000 dollari l’acro, circa dieci/venti volte il costo dei terreni limitrofi. Riferimenti significativi di questo modo di progettare “a scala umana” e con figure storiche assunte come modello di riferimento per sedurre il mercato vanno rintracciati anche nell’opera di François Spoerry, l’architettoscenografo francese autore del famoso “Port Grimaud”,
villaggio provenzale per le vacanze costruito negli anni ‘70 nelle vicinanze di Saint Tropez. Nell’Orange County angelena, l’Irvine Company ha costruito intorno al famoso Campus universitario, una serie di insediamenti residenziali “a tema” dove le immagini che li pubblicizzano giocano su diversi registri: un primo schema è quello “shop-live-work-play” (compra-vivi-lavora-divertiti) e comprende le varianti familiari, terza età, vita sociale, passioni sportive e, argomento essenziale, architetture residenziali calde e accoglienti, abbellite da mille variazioni stilistiche ormai fatte poltiglia dal logorio delle infinite ripetizioni e copiature, ma comunque “in stile”, cioè di qualsiasi forma e aspetto purché non riconoscibili come moderne. Un opuscolo pubblicitario per la promozione di un nuovo hotel a cinque stelle nell’isola di Tenerife, l’Hotel “Villa Cortés” del Gruppo “Europe Hotels”, illustra, in una significativa sequenza cinematografica la demolizione dell’Hotel precedente; l’Hotel Europe costruito in perfetto linguaggio tardomodernista. Al suo posto sorgerà la nuova costruzione, di sapore moresco, dai colori pastello, sorta di abile bricolage stilistico-compositivo, in linea con un ingenuo “bisogno della storia”, quale infantile appagamento artificiale, categoria irrinunciabile per il nuovo turismo di massa, traslata in chiave residenziale, nella mutazione evolutiva del Theme Park, nella città reale.
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Rassegna parchi tematici a cura di Annalisa Bergo
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Lombardia s "ERGAMO Minitalia Leolandia Park Capriate San Gervasio www.minitalia.com (vedere articolo pp. 20-21) Le Cornelle Valbrembo www.lecornelle.it Nato come parco-rifugio per specie in via d’estinzione si è poi tramutato in parco faunistico, integrato negli ultimi anni con alcune attrazioni classiche riprese dai lunapark. s "RESCIA Adamello Adventure Vezza d’Oglio www.adamelloadventure.it Parco avventura situato nel Parco Regionale dell’Adamello. Si tratta di una struttura sportiva con percorsi di abilità in sospensione, integrati in aree boschive tramite l’installazione di cavi, piattaforme aeree in legno e cordame. Acquasplash Franciacorta Cortefranca www.acquasplash.it Si estende su una superficie di 40.000 mq. della quale oltre 2000 mq. sono di acqua azzurra dove si tuffano complessivamente 700 m di scivoli. Waterland - Le Ninfee Desenzano del Garda www.parcowaterland.it Il parco acquatico è immerso in una delle oasi del lago di Garda. Molteplici attrazioni, la maggior parte slegate dal tema acquatico, pensate soprattutto per i bambini. s #OMO Jungle Raider Park Civenna www.jungleraiderpark.com (vedere articolo p. 23) s #REMONA Parco Della Preistoria Rivolta D’Adda www.parcodellapreistoria.it (vedere articolo pp. 25-26) s ,ECCO Jungle Raider Park Margno loc. Pian delle Betulle (vedere articolo pp. 26-28)
s ,ODI Parco Acquatico Lodisplash Cornegliano Laudense www.lodisplash.it Il parco acquatico del Lodigiano, oltre ai classici scivoli, è caratterizzato dalla spiaggia di sabbia e palme e da un’ ampia area verdeggiante. Parco Ittico Paradiso Zelo Buon Persico www.parcoittico.it Esteso su 130.000 metri quadrati, il parco si è formato nel passati dal fiume Adda che, deviando il suo corso, ha ritagliato un territorio ricco di sabbie e ghiaie. Sono stati ricreati numerosi ambienti fluviali e palustri modificando il corso dei canali progettati per l’allevamento e ripopolati di nuove specie ittiche e arboree. s -ILANO (vedere articolo pp. 31-32) Novo Village Cinisello Balsamo www.novovillage.com Luna Europark Idroscalo Segrate www.lunaeuropark.it Città Satellite – Greenland Limbiate Gardaland Waterpark (Ex Aquatica) Milano www.gardalandwaterpark.it
Acquaneva Inzago www.aquaneva.it Parco acquatico di modeste dimensioni, inserito in un’area verdeggiante nella quale si collocano anche una spiaggia ed un parco avventura. s 0AVIA Cowboyland Voghera www.cowboyland.it L’unico parco a tema western in Italia. Il
parco si sviluppa su un’area di 30.000 mq e comprende una serie di attrazioni classiche proposte in “stile western”. Inoltre, ospita animali “da fattoria” e molte specie che vivono oltre oceano. Ondasplash Zerbolò www.ondasplash.it Situato nello splendido scenario dell’oasi naturale del Parco del Ticino, Ondasplash è un parco acquatico di medie dimensioni costruito sul classico connubio aree divertimento per famiglie e aree relax. Oasi di Sant’Alessio Sant’Alessio con Vialone www.oasisantalessio.it (vedere articolo pp. 32-33)
Veneto Gardaland Castelnuovo del Garda (Verona) www.gardaland.it Si estende su una superficie di 600.000 mq ed al suo interno si trovano attrazioni meccaniche, tematiche e acquatiche. Ha anche una propria struttura ricettiva. Ogni anno viene visitato da più di 2,8 milioni di persone. Fondato da un imprenditore locale, influenzato dai parchi americani, è stato inaugurato nel 1975 ed a metà degli anni ‘80 era già il parco divertimenti italiano più famoso. Nel 2005 Gardaland è stato classificato al quinto posto dalla rivista Forbes nella classifica dei migliori dieci parchi di divertimento del mondo con il miglior fatturato.
Canevaworld Resort Acquaparadise Movieland Studios Lazise sul Garda (Verona) www.canevaworld.it Canevaworld Resort è un polo d’intrattenimento che si compone di quattro aree indipendenti: Aquaparadise, Movieland Studios, Medieval Times e Rock Star Restaurant. La struttura nasce negli anni ’60 con la costruzione di una sala da ballo e di impianti sportivi. Nella prima metà degli
Emilia Romagna Mirabilandia Savio - località Mirabilandia (Ravenna) www.mirabilandia.it Inaugurato nel 1992, per estensione superficiale è il più grande parco divertimenti italiano. La superficie complessiva dell’area è di 850.000 mq, di cui 400.000 occupati dal parco tematico-meccanico, 100.000 mq dal parco acquatico e i restanti da parcheggi o aree di espansione. Mirabilandia (“Terra delle meraviglie”) si compone di due zone: parco tematico (suddiviso in sette aree) e parco acquatico (aperto nel 2003). Il sito era in origine una ex cava, senza alcuna presenza di alberi, in seguito, l’attenzione mostrata per le specie animali e vegetali presenti ha fatto ottenere al parco il patrocinio del Ministero dell’ambiente.
Italia in Miniatura Rimini www.italiainminiatura.com Acquafan Riccione (Rimini) www.aquafan.it Acquario di Cattolica Cattolica (Rimini) www.acquariodicattolica.it
Toscana Parco di Pinocchio Collodi Pescia (Pistoia) www.pinocchio.it
Il Parco, inaugurato nel 1956, non è un classico parco di divertimento, ma piuttosto il risultato della collaborazione di artisti e dall’ unione fra arte e ambiente: attraverso un percorso letterario, scandito da mosaici, edifici e sculture immerse nel verde, prendono vita gli episodi tratti dai racconti di Pinocchio. Il Parco stesso ospita diverse attività culturali, tra cui mostre d’arte e d’illustrazioni ispirate alla lettura per ragazzi e alla Storia di Pinocchio, laboratori di creazione burattini, spettacoli di burattini, marionette e cantastorie che arricchiscono la visita del Parco.
Altri esempi in Europa s $ANIMARCA Legoland Billund www.legoland.dk 50 milioni di mattoncini colorati compongono le attrazioni di questo parco sempre molto frequentato (1 milione e mezzo di visitatori all’anno) e ricco di attività ludiche. Altri Legoland sono sorti in seguito (a Windsor, in Inghilterra, in California e recentemente anche in Germania), ma questo di Billund, sorto nel 1968, è il capostipite.
s &RANCIA Disneyland Park Paris Marne-la-Vallèe (Parigi) www.disneylandparis.com Inaugurato nel 1992, è il primo parco a tema Disney in Europa e il quarto nel mondo. Copre una superficie attuale di 19 Kmq ed è collegato al centro di Parigi dalla metropolitana di superficie. È formato da due parchi a tema Disney, Disneyland Park e Walt Disney Studios Park. Al suo interno, sono stati costruiti 6 hotel tematizzati in stile Disney con ambientazioni differenti, più un ranch a pochi chilometri dai parchi. Nel 2007, il resort ha contato 14,5 Milioni di visitatori all’anno, con una media di 40.000 visitatori al giorno.
Parc Asterix Plailly (Picardie) www.parcasterix.com Posizionato a meno di 50 Km da Disneyland park, Parc Asterix è il secondo parco divertimenti francese per importanza mondiale. Il parco è ricco di roller coaster, anche molto particolari, ispirato alle celebri storie dell’eroe francese Asterix. Vulcania Clermont Ferrand (Auvergne) www.vulcania.com Con i suoi 57 ettari, il parco si configura come un viaggio al centro della terra, con effetti speciali e pretese scientifiche, come la lava che scorre dietro le vetrate per stupire gli oltre 500 mila visitatori annuali. Il progetto vede la prestigiosa firma dell’architetto austriaco Hans Hollein. Il cono, simbolo del parco che richiama la forma classica di un vulcano, raggiungendo un’altezza massima di 28 m, è l’unico elemento visibile dai dintorni. Coperto di pietra lavica all’esterno, per integrarsi con il paesaggio punteggiato da reali vulcani, all’interno ha pareti trattate con vapore di titanio, creando contrasto materiale e cromatico, che simboleggia la conflagrazione dei vulcani. Il pubblico, attraverso una lunga spirale, viene calato nel cratere, 35 metri sotto terra: fumarole, rivoli incandescenti, effetti sonori, scosse di terremoto dovrebbero dare la sensazione virtuale di un’esplorazione scientifica, secondo una formula ludico-educativa. La Cité De La Villette Parigi www.cite-sciences.fr La Villette comprende un grande parco tematico, la Cité des Sciences et de l’Industrie, dove sono presentate con grande chiarezza e originalità, i progressi scientifici e tecnici del XX secolo, la Gèode (cinema con schermo emisferico che fu il primo e il più grande al mondo, nel suo genere), la Cité de la Musique, la Grande Halle (uno spazio per festival e spettacoli), lo Zénith (dedicato a concerti rock o varietà). Futuroscope Poitiers (Poitou Cherentes) www.futuroscope.com Parco divertimenti, secondo per dimensioni in Francia, orientato alla multimedialità: si tratta dell’unico luogo in cui si trovano tutti i tipi di schermo IMAX (normal, dome, 3D, dome 3D e flying-carpet-style) La frequentazione del parco era nel 2008 di 1,61 milioni di visitatori.
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anni ’80 inizia ad evolvere in un vero parco divertimento: viene aperta al pubblico una delle prime strutture italiane che presenta una serie di piscine nelle quali approdano percorsi di acquascivoli di forma diversa ed una delle prime piscine ad onde d’Europa. Nel 2002 viene realizzato, in un’area adiacente l’attuale «Movieland Studios», il primo parco divertimenti cinematografico italiano dedicato alle grandi produzioni hollywoodiane, ispirato a corrispondenti strutture americane.
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Bergamo a cura di Francesca Perani e Francesco Valesini
Nella primavera di quest’anno la Provincia di Bergamo ha dato il suo benestare all’accordo di programma per la riqualificazione del Parco Minitalia a Capriate san Gervaso, con l’attivazione di un tavolo interistituzionale con i Comuni interessati. Riportiamo di seguito una breve relazione a firma della responsabile stampa dello studio di progettazione vincitore del concorso indetto dalla Società proprietaria dell’intero comparto.
Un nuovo progetto di trasformazione per il rilancio di Minitalia L’originario Parco di Minitalia nacque a metà degli anni ‘60 da un’idea maturata dalla famiglia Pendezzini, industriali tessili di Capriate e primi proprietari dell’intero insediamento. Dopo alcuni anni passati a progettare un’iniziativa di questo genere, nel 1969 iniziarono i lavori che si conclusero parzialmente nel 1971, anno della prima inaugurazione fatta nell’arena adibita a spettacoli, allora scoperta. Gli anni ’70-‘80 furono anni floridi per il parco Minitalia, ma con il passare degli anni cominciarono a nascere un po’ ovunque nuovi parchi di divertimento. Minitalia inizia, così, a soffrire la concorrenza e subisce negli anni a seguire un drastico calo di visitatori. Nel 1996 la famiglia Pendezzini
Minitalia Parks & Village, planivolumetrico del progetto di Joseph di Pasquale, AM progetti, Milano.
Minitalia Parks & Village, vista.
cede l’intero comparto e la nuova proprietà, seguendo l’esempio dei parchi più recenti, inserisce una serie di nuove attrazioni quali un acquario di dimensioni modeste, un rettilario, un piccolo zoo per animali, un trenino del west, ecc. Realizza inoltre Leolandia e Leomonster, un modesto museo di Leonardo, ora ristrutturato, con le riproduzioni delle sue opere: un omaggio al genio che abitò questa zona per diversi anni lasciando un segno tangibile della sua presenza. Tale cambiamento però contribuisce a far perdere l’interesse verso l’Italia in miniatura, vera originaria attrazione dell’intero Parco e lentamente tutto il comparto degrada, gli impianti e le strutture invecchiano, le normative cambiano: il Parco necessita quindi di una sua completa revisione. La nuova proprietà indice un concorso di idee, vinto dal progetto dell’arch. Joseph di Pasquale della AM progetti di Milano. Il progetto implica la riorganizzazione del parco, con la ristrutturazione degli immobili, la revisione degli spazi per il posizionamento di nuove attrazioni, un nuovo acquario e una grande voliera, la riorganizzazione dello zoo, un nuovo museo di Leonardo e il restauro totale dell’Italia in miniatura. Vengono inoltre create strutture alternative ad integrazione del parco stesso con una sorta di cittadella multifunzionale operativa tutti i giorni dell’anno, capace di catturare l’interesse di tutte le fasce di età. Il progetto si articola in due grandi aree indipendenti, ma fortemente connesse l’una all’altra: il Village, per la parte alberghiera e commerciale, e il Parco, per gli aspetti legati all’intrattenimento ludico educativo (entertainment ed edutainment). Il nuovo nome del parco ne riflette la duplice natura: Minitalia Parks & Village. Il plurale “parks” tiene conto della molteplicità dei parchi tematici presenti in Minitalia: Minitalia Diorama (la riproduzione in scala ridotta dell’Italia e dei suoi monumenti), Borgo Da Vinci (un’area di sperimentazione scientifica ispirata a Leonardo) e Leolandia (la parte di intrattenimento puro). Il codice morfo-genetico che genera il progetto è l’elica leonardesca. Leonardo Da Vinci aveva disegnato nel Codice Atlantico una planimetria elicoidale per rappre-
Minitalia Parks & Village, vista notturna.
sentare il progetto di un porto. Per Leonardo l’elica è intrinsecamente legata ai fluidi in generale e all’acqua in particolare. Altre sue idee confermano questo rapporto, come per esempio il progetto di un elicottero con un’ala rotante a forma elicoidale che, appunto, doveva consentire al mezzo di “avvitarsi” verticalmente nel fluido aria, ed i suoi studi della coclea, un sistema idraulico ancora oggi utilizzato che consente ad un’elica continua che ruota in un tubo di “sollevare” l’acqua. Nel progetto, l’origine di questo elicoide è il centro della piazza di accesso al parco e lungo il suo sviluppo si definiscono gli spazi per le nuove attività del Village. Sono nastri sinuosi di metallo microforato finemente traforato da aperture di varie dimensioni che assumono l’aspetto di una trasposizione in codice della geometria organica di questi elementi architettonici. Anche qui il movimento elicoidale conduce l’acqua all’interno del complesso. Verso l’esterno invece il Village si chiude, cinto da un lieve terrapieno che salendo leggermente si tramuta in tetto, dividendosi e aprendosi sucessivamente in vari lembi separati che si innalzano progressivamente ad altezze diverse, contenendo e proteggendo sotto di se’ gli am-
Minitalia Parks & Village, sky terrace.
Daniela Cipriani
Brescia a cura di Rosanna Corini, Roberto Saleri, Paola Tonelli
La Miniera avventura S. Aloisio Ricordo un seminario di Bernardo Secchi, in cui, in modo provocatorio, affermava che “l’urbanistica si fa coi piedi” a sottolineare che la fase iniziale del lavoro dell’urbanista è “camminare attraverso”, “mettersi in ascolto dei luoghi”, ed è proprio riprendendo questo “mettersi in ascolto dei luoghi” che si dovrebbe compiere il percorso miniera avventura e il trekking minerario nell’alta Val Trompia. Così salendo in auto la valle e lasciando la città alle spalle si ascolta il passaggio da un ambiente fortemente antropizzato ad una natura quasi intatta, aspra, che si scosta e si apre a mostrare un paesaggio industriale ormai dismesso, abbandonato, dove i manufatti di archeologia industriale parlano di un tempo, neppure troppo lontano, in cui il lavoro in miniera e le attività di trasformazione del metallo erano l’unico mezzo di sostentamento accanto alle poche produzioni agricole. È da queste testimonianze, dal desiderio di raccontare la storia, ma anche di ricordare il lavoro di un popolo di minatori che la Comunità Montana della Valle Trompia ha creato un sistema museale in divenire lungo la via del ferro e di cui la “Miniera Avventura S. Aloisio” è uno dei poli museali nell’ambito del Parco Minerario Dell’Alta Val Trompia. Un parco tematico diffuso, per ricreare, riqualificare e favorire il territorio dall’alta valle fino a Brescia, ricostruendo percorsi secondo un tema che va dall’attività estrattiva alla lavorazione e trasformazione del ferro, in grado di generare nuove potenzialità turistico-culturali. La Miniera S. Aloisio, una delle più grandi del Nord Italia
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bienti e gli spazi dei vari edifici per poi curvare in copertura e ridiscendere dalla parte opposta fino a lambire il pelo dell’acqua. Il linguaggio architettonico elabora giocosamente il tema di Minitalia, basato sul rapporto di scala e sulla miniatura. Dialoga ludicamente con il fruitore, cercando di svelare le reali dimensioni del costruito. Nei prospetti il ritmo dei fianchi laterali vetrati è infatti doppio rispetto al numero dei piani, e l’ordito delle aperture nella lamiera traforata è addirittura quadruplo. L’altezza apparente quindi si raddoppia e si quadruplica rispetto al reale: i cento metri reali della torre alberghiera divengono quindi apparentemente duecento, quattrocento. L’effetto si amplifica notevolmente di notte e osservandolo da lontano il complesso assume l’aspetto di un’intera “fantastica” metropoli.
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Immagine del trekking minerario.
La parte alta del forno di arrostimento in funzione.
attiva fino al 1985, sviluppa il proprio impianto di superficie a fianco del torrente Mella; qui la fabbrica esterna accanto a binari abbandonati e gallerie recuperate ritorna a vivere e a far rivivere il lento e faticoso lavoro di generazioni di minatori, diventando “La Miniera Avventura S.Aloisio”, a tutt’oggi la prima e unica miniera avventura presente in Europa con percorsi acrobatici in quota. Prima della realizzazione del percorso acrobatico, l’intera struttura di superficie è stata oggetto di un restauro conservativo partito nel 2001 e terminato a fine 2002; il complesso, che da giugno 2003 ospita anche gli uffici della società “Agenzia Parco Minerario dell’Alta Valle Trompia s.c.r.l.”, società che nasce nel 1999 e gestisce il polo museale che è aperto da maggio a settembre e attira circa 4.000 visitatori l’anno. Si è trattato di recuperare un’architettura imponente ma anonima, un’architettura senza architetti ma ricca di forme funzionali legate ad una secolare storia carpentieristica, ad una nuova funzione di intrattenimento culturale trasformandola in un’architettura dell’esperienza, dove imparare sia emozione e piacere. Nasce così l’idea di raccontare al visitatore la trasformazione della siderite facendogli compiere lo stesso percorso: “Nelle imponenti
strutture di superficie della S. Aloisio è possibile seguire passo passo il percorso dalla cernita fino all’arrostimento ed alla raccolta nei silos. Vengono così illustrate tutte le fasi di trasformazione del minerale grazie a pannelli informativi e installazioni. Un percorso di grande suggestione per mantenere viva la cultura mineraria.” La realizzazione dell’idea viene affidata alla società francese “Prisme France di Saint Jean de Maurienne”; la società specializzata nella realizzazione di percorsi avventura realizza i primi 14 passaggi acrobatici, rendendo possibile nel luglio 2003 l’apertura della prima tranche del percorso “Miniera Avventura”. Nel 2006 la Società Libera Avventura di Brescia porta a 22 i passaggi aerei su funi, passerelle, ponti sospesi, mentre scale e pareti di arrampicata completano le discese o salite verticali, lungo gallerie, forni, tramogge, silos o in volata sul torrente con l’adrenalina a mille. A tutt’oggi si attende il completamento dell’intervento con strumenti video ed audio opportunamente progettati e in grado di aggiungere quel valore proprio dell’entertainment design che ancora manca e che porterebbe ad aumentarne l’aspetto attrattivo. Nel frattempo, grazie ad un accordo di programma siglato nel 2003 con la Regione Lombardia, la Comunità Montana di Valle Trompia e i comuni soci di Agenzia Parco Minerario dell’Alta Valle Trompia, è in corso di realizzazione a fini turistici un collegamento ferroviario della Miniera con l’area periurbana di Collio, mentre nel 2008 accanto al percorso avventura è stato inaugurato il trekking minerario. Questo si svolge lungo un itinerario di 4 km all’interno di gallerie con continui cambi di livello, rimonte e discenderie, accompagnati a turno da ex minatori, attraverso percorsi scavati ad inseguire la vena metallifera, dove si sfiorano concrezioni naturali colorate dal ferro e dal manganese in una sorprendente ed inaspettata gamma di colori, mentre il tempo sembra si sia fermato accanto ai carrelli, ai puntelli e agli attrezzi lasciati a testimoniare un’attività che ormai rivive solo in una storia raccontata. Un ringraziamento particolare alla dott.ssa Simona Poli per le informazioni fornite. R. C.
La Miniera avventura S. Aloisio.
a cura di Roberta Fasola
Percorsi ludici e culturali: “andare oltre” lo stato reale dei luoghi naturali Non è semplice trovare parole adatte per definire la qualità percepita di un luogo soprattutto quando questo ha caratteristiche di naturalità e coinvolge profondamente i sensi: ne esistono di appropriate per le percezioni distinte della vista, del tatto, dell’udito e dell’olfatto ma non una sola in grado di definire contemporaneamente per tutti la loro importanza nella percezione del territorio, primordiale o costruito che sia. Trattando in particolare di parchi tematici (quindi luoghi composti da una natura modificata) ci si pone sulla linea di confine tra questi due elementi, la cui percezione sensoriale consente di valutare la qualità dello specifico ambiente vissuto. Nel rispetto del tema proposto si è deciso di trattare di due progetti tra loro molto differenti ma accomunati dal rispetto per la natura e delle sue trasformazioni, attraverso la messa in atto di progetti capaci di evitare i rischi di una modifica troppo strutturata e che possa per questo risultare degenerativa del contesto. Per i così detti “Parchi Avventura” (moda diffusa in modo capillare in Francia e negli USA e che ora comincia a propagarsi anche in Italia, per riportare i propri utenti a contatto con la natura) si porta come esempio il Jungle Raider Park, mentre per i “Parchi Culturali” quello della Spina Verde. Il Jungle Park di Civenna, Loc. Piano Rancio (e analogamente quello di Margno, Lc - Pian Delle Betulle), è un parco per divertimenti costruito sugli alberi, con lo sco-
Jungle Raider, Civenna, loc. Piano Rancio.
po di riqualificare un’area che altrimenti sarebbe risultata abbandonata. La sua formula innovativa sta nel proporre un modo nuovo di vivere lo spazio boschivo, abbinando divertimento ed esercizio fisico alla natura. Sostanzialmente si tratta di un percorso di abilità sospeso per aria, che si sviluppa tra tronchi, passerelle di legno, ponti nepalesi e liane che collegano un albero all’altro; più di una quarantina di piattaforme di legno, assicurate alle piante in assoluto rispetto della loro salute e del loro impatto visivo sull’ambiente, consentono di passare tra un ostacolo e l’altro. Durante la progettazione, estrema attenzione è stata dedicata al tema della sicurezza: i vari percorsi (che si sviluppano tra i 120 cm e sin oltre 15 m) sono stati disegnati in modo concentrico per permettere ai gestori di averne un controllo completo, mentre sistemi di sicurezza passiva prevedono arredi, cavi di sicura, segnaletica e dettagli costruttivi che consentano di ridurre eventuali incidenti. Il tutto in risposta a principî di conformità alla Norma Europea EN 15567-1 utilizzando materiale e attrezzature certificate a norma CE. Un ulteriore servizio è offerto dalla possibilità di affittare delle mountain bike per visitare i dintorni attraverso quattro percorsi dai due ai trenta chilometri di lunghezza. Differente sicuramente per finalità e contenuti, il Parco della Spina verde, che nasce nel 1993 con la Legge Regionale n. 10 a seguito delle istanze di tutela del patrimonio archeologico e naturale provenienti da ampi settori dell’opinione pubblica comasca avanzate sin dagli anni ‘70; l’area protetta, che con le sue colline fa da sfondo al primo bacino del Lario, parte dal Monte Goi ad Albate e termina sulle sponde del torrente Faloppia a Drezzo. Il Parco occupa una superficie di 1179 ettari, con un’altimetria variabile da 216 a 610 m. nel punto più alto (Sasso di Cavallasca). Il dott. Franco Binaghi, direttore del Parco, durante il nostro incontro, ha evidenziato che ciò che rende così particolare il Parco è la possibilità di osservare numerosi manufatti storici immersi nel contesto naturale: in uno spazio moderatamente concentrato e facilmente accessibile, infatti, si possano incontrare segni del passato che coprono un arco di tempo di più di 2000 anni. Si va dalla protostoria (con numerose testimonianze sul versante del monte Caprino tra Breccia e Prestino), al medioevo (nel simbolo del Castel Baradello), fino alla prima Guerra Mondiale (con le trincee della Linea Cadorna). Nel giugno del 2004 la Conferenza Programmatica deSindaci del Parco ha avviato il riconoscimento dell’area come Parco Naturale, ai sensi della Legge Nazionale 394/91, culminata con l’istituzione dello stesso con la L. R. 10/2006. La naturalità dei luoghi, l’importanza cruciale nella rete ecologica regionale e la presenza di numerose specie protette a livello europeo, hanno portato al riconoscimento del Parco come Sito di Importanza Comunitaria (SIC). Tali classificazioni consentono oggi una maggiore tutela, controllo e valorizzazione del territorio. L’amministrazione del Parco ha promosso, sin dalla sua istituzio-
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Como
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ne, interventi di valorizzazione paesaggistica e ambientale, di potenziamento della rete sentieristica, di protezione e difesa del suolo, nonché di promozione del patrimonio storico-culturale. L’attenzione è stata posta sulle “eccellenze” storico-culturali del Parco, con l’ambizioso obiettivo di fare del Parco un soggetto erogatore di una nuova offerta turistico-ricreativa. Tutto questo ha portato all’individuazione di 13 sentieri, opportunamente messi in sicurezza annualmente dall’Ente Parco, differenziati per tipologia: itinerari di tipo naturalistico (n. 3: Valbasca, sentiero didattico di Parè, sentiero dell’acqua), panoramico (n. 2: la dorsale collinare e del Monte Goi), storico-religiosi (n. 3: Sant’Eustachio, Monte Caprino, via Lucis), della storia e delle tattiche militari (n. 3: sentiero confinale, Cavallasca, Baradello), culturali (n. 1: precorso protostorico), sportivi (n. 1: percorso vita di Drezzo). Tra le opere programmate per il prossimo biennio, in stretta continuità con quanto già realizzato, spiccano: s LA RIQUALIlCAZIONE FORESTALE DELLA COLLINA DEL "ARADELLO
Parco della Spina Verde, area umida di Parè.
con la sistemazione dei dissesti presenti, la piantumazione di essenze arboree di pregio e cospicui interventi di manutenzione straordinaria delle fasce boscate; s IL RIFACIMENTO DELLA PISTA FORESTALE DI ACCESSO ALLA TORre, per renderla più agevole, anche ai fini della sicurezza antincendio e di servizio, con sistemazione del fondo, collettamento delle acque meteoriche e allargamento di alcuni tornanti, all’interno della più ampia programmazione del Parco volta al miglioramento dell’accessibilità che ha visto il recupero di numerose piste forestali all’interno dell’area protetta; s IL RESTAURO CONSERVATIVO DEL #ASTEL "ARADELLO CHE PREVEde un nuovo lotto di lavori sulla prima cerchia murata e sui resti della cosiddetta “palazzina del Barbarossa” e che segue i due primi importanti lotti conclusi lo scorso novembre che hanno visto il restauro del paramento lapideo interno ed esterno, la nuova impiantistica antincendio ed elettrica e un innovativo sistema di illuminazione a led a basso consumo energetico che rendono più accattivante
Cremona a cura di Fiorenzo Lodi
Parco della Preistoria a Rivolta d’Adda
R. F.
Ricostruzione di animale preistorico: Tericeratops.
Parco della Spina Verde, trincea.
Parco della Spina Verde, prima cerchia muraria del Castel Baradello.
Il Parco della Preistoria nasce da un’iniziativa privata del signor Amedeo Mazzoleni che ne avviò i lavori di costruzione nel marzo 1976, sviluppando il proprio progetto personalmente. Venne quindi selezionata un’area naturalistica di grande pregio in Comune di Rivolta d’Adda, formata da 100 ettari di bosco secolare situato lungo la riva sinistra del fiume Adda. L’idea di base – creare un parco tematico dedicato alle ere geologiche – venne poi perfezionata e arricchita nel tempo: occorsero due anni per inserirvi le prime ricostruzioni in vetroresina di animali preistorici, riprodotti in scala 1:1, verificando l’attendibilità delle riproduzioni attraverso la comparazione con i dati provenienti da autentici rinvenimenti fossili. Aperto al pubblico nel settembre 1978, il parco è stato dotato di una mostra di fossili e minerali inaugurata nel 1982, migliorato nelle sue attrezzature nel 1988 e arricchito di ulteriori modelli di animali preistorici nel 2000, fino ad arrivare ad un numero di trenta ricostruzioni. Esse illustrano l’eone Fanerozoico, detto della “vita manifesta”, cioè i 470 milioni di anni che hanno portato allo sviluppo di forme di vita sempre più complesse fino a giungere all’uomo di Neanderthal. Sono dunque visibili tra la vegetazione, lungo un sentiero prefissato, i seguenti modelli: Pterigoto, Coccosteo e Cefalaspide, Eryops, Dimetrodonte, Moscops, Sauroctono e Scutosauro, Plesiosauri, Stegosauro, Scolosauro, Brontosauro, Triceratopo, Stiracosauro, Gallimimo, Iguanodonte,
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la visione scenografica notturna del complesso. s LA VALORIZZAZIONE DELLA ,INEA #ADORNA COMPRESA TRA I Comuni di Como e Cavallasca e che riguarda le opere di fortificazione permanente che, a partire dal 2004, e grazie all’appoggio finanziario di Fondazione Cariplo, Regione Lombardia e Provincia di Como, nonché alla collaborazione con l’Assocazione Nazionale Alpini Sezione di Como, ha portato alla pulizia di numerose trincee, gallerie e postazioni militari ed è attualmente oggetto di un progetto INTERREG per attivare ulteriori finanziamenti al fine di chiudere l’anello di visita in parte già realizzato con i passati progetti. Da entrambi gli esempi portati emerge la volontà di instaurare con i propri fruitori la consapevolezza di una diversa relazione con l’ambiente, che non sia il semplice attraversamento di un luogo: l’incontro naturacultura nel caso della Spina Verde, quello tra natura e benessere psico-fisico per Jungle Park.
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Ricostruzione di animale preistorico: Brontosauro.
Anatosauro, Tirannosauro, Tarbosauro, Velociraptor, Proconsul, Australopitechi, Uomini di Cro-Magnon, Diatryma, Platybelodonte e Macairodo, Pteranodonte, Orso delle caverne, Mammuth, Uomini di Neanderthal. Il percorso principale – esclusivamente pedonale – si snoda lungo il perimetro esterno dell’area costeggiando il bosco naturale di latifoglie accanto al quale sono stati creati uno spazio per la fauna protetta (cervi, daini, cavalli, capre ricoverati in ampi recinti) e un itinerario botanico. Due laghi e una palude offrono la possibilità di visitare altri ecosistemi di natura differente, mentre un labirinto e due aree di servizi collocate alle estremità opposte del parco permettono al pubblico di riposare e divertirsi. Il parco è calibrato su un’utenza costituita principalmente da famiglie con bambini che amino trascorrere il tempo libero tra la vegetazione con la possibilità di acquisire informazioni e approfondire tematiche naturalistiche. A tale proposito, infatti, il parco offre una serie di programmi e visite guidate per le scuole elementari e medie, ed è in corso il completamento un piccolo museo paleontologico comprendente 3 diorami, 30 pannelli didattici, 60 reperti tra calchi e fossili e 4 ambienti che spiegano le metodologie dello scavo paleontologico, le tecniche di laboratorio per lo studio dei materiali rinvenuti, l’allestimento di un museo per l’esposizione dei reperti e la ricostruzione di uno scheletro. È, infine, interessante ricordare che il parco offre anche memoria di un passato molto recente, oltre che del passato remoto: visibile dalla strada che fiancheggia l’area emergono i ruderi di una colonia fluviale elioterapica degli anni Trenta. Realizzata in muratura essa testimonia l’attività terapeutica di derivazione ottocentesca che, negli anni tra le due guerre, era praticata in ogni comune della provincia cremonese tramite strutture stabili o temporanee. Teresa Feraboli
Ricostruzione di animale preistorico: Mammuth.
Lecco a cura di Enrico Castelnuovo e Maria Elisabetta Ripamonti
Jungle Raider Park Margno I parchi avventura nascono come infrastrutture ludiche appoggiate ad alberi e, quindi, in contesti naturali di bosco o seminaturali di parco cittadino. Sono caratterizzati da percorsi con vari livelli di difficoltà che consentono ai fruitori il passaggio da una pianta all’altra ancorati a cavi d’acciaio. I Jungle Parks sono iniziative relativamente recenti nella nostra provincia, permettono la valorizzazione di aree con attività compatibili con il mantenimento della naturalità del luogo, risultano facilmente integrabili in una politica ad uso turistico-ecologico del territorio e di basso impatto sul paesaggio. La loro caratterizzazione originale, che ne prevede la realizzazione sugli alberi, fa si che queste strutture siano oggi di norma dislocate fuori dalle città e lontane dalle grandi conurbazioni. Il triangolo lariano ha visto lo sviluppo del Jungle Raider Park di Civenna (provincia di Como) e quello di Margno (Lecco) realizzato nel 2005. Quest’ultimo, al Pian delle Betulle, si trova in prossimità dell’asse infrastrutturale di collegamento Milano-Sondrio (strada statale n. 36) ed è raggiungibile dalla nuova Lecco-Ballabio. Dall’ampio parcheggio di Alpe di Paglio si può raggiungere il parco con quindici minuti di passeggiata oppure tramite la funivia di Margno. Il parco avventura potrebbe, nell’auspicabile uso didattico e per il tempo libero degli spazi aperti, vedere in adiacenza alle aree ludiche vere e proprie anche lo sviluppo di altre attività. Si pensi alla predisposizione di orti sperimentali, oppure alla creazione di biodiversità con finalità
Jungle Raider Park, Margno.
creazione dei percorsi aerei che costituiscono il cuore del parco avventura. L’orientamento è innanzitutto quello di poter realizzare i percorsi su soggetti arborei di rilevanti dimensioni che consentano il posizionamento di percorsi con tre diversi livelli di altezza e difficoltà variabili da 1,20 metri a oltre 14 metri. La configurazione del parco avventura è pianeggiante, sia per garantire facilità di realizzazione e manutenzione dell’impianto, sia per la sicurezza degli utenti. Detta configurazione consente accessibilità ed assistenza in condizioni di pericolo e limita la difficoltà tecnica dei percorsi che in condizioni di pendenze elevate diverrebbero oltremodo difficili. Prima di accedere al parco avventura si ha la possibilità di sostare in spazi adibiti ad attività di briefing; integrata a questi spazi vi è una piccola area di ristoro dotata di servizi igienici e spazi per un presidio medico. Analisi condotte anche all’estero su aree caratterizzate da una bassa densità residenziale valutano che un parco avventura eserciti un’influenza commerciale su un raggio di circa venti chilometri. Il parco avventura di Margno vicino e Lecco è operativo di norma da maggio a ottobre consentendo un’integrazione con il calendario scolastico
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sia naturalistica in senso stretto sia didattica. Molte sono le scuole sul territorio lecchese interessate a questo tipo di attività. Rammentiamo, a tal proposito, la notevole e continua attività del parco di Montevecchia e della valle del Curone o quello del Monte Barro, mete di scolaresche nelle varie stagioni dell’anno. Il parco avventura, di cui Margno è un esempio, è una zona ludico-sportiva en plein-air che si sviluppa accanto ad altre come il tiro con l’arco, la pista da ciclocross e aree per attività a cavallo. L’intento è la creazione di uno spazio per la collettività, un parco multiattività, un luogo dove poter trascorrere anche tutta la giornata nel verde. Alle attrezzature del parco tematico in senso stretto se ne aggiungono pertanto di nuove per accontentare molteplici esigenze di svago per un’utenza ampia, dalle famiglie alle scuole, dai ragazzi in età prescolare ad adulti appassionati da attività sportive outdoor. Al fine di rendere conveniente l’iniziativa, ci spiega Alessio Ramazzotti, responsabile del parco e titolare della Italiana Parchi Srl, è necessario approfondire fattori quali: il bacino di utenza, stanziale o stagionale, l’accessibilità dell’area e la dotazione di infrastrutture. La fattibilità tecnica, invece, valuta le principali soluzioni adottabili per la
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Jungle Raider Park, Margno.
e l’attivazione di convenzioni per una fruizione sportiva nell’ambito delle attività collaterali e complementari a quelle scolastiche locali. Ricordiamo che questo parco può accogliere sino a 80 persone contemporaneamente con un picco di affluenza nei periodi estivi di circa 150 fruitori. L’offerta di servizi integrati, quali per esempio il noleggio di biciclette mountain bike, attività di ristoro e didattiche in senso lato, potrebbero formare, inoltre, oggetto di appositi accordi con le pubbliche amministrazioni locali. Il parco avventura nasce dall’esigenza di una forte caratterizzazione tipologica che lo renda facilmente identificabile e differenziabile rispetto ad altre proposte legate al tempo libero e ad attività ludico sportive all’aria aperta. La pluralità dell’offerta, la collocazione in un’area protetta nonché l’integrazione e la sinergia con altre attività di valorizzazione territoriale, sono i più significativi elementi strategici del Jungle Raider Park di Margno e si ritiene possano essere riproposti in diversi ambiti provinciali magari con altre originali soluzioni. Sotto il profilo strategico più che la realizzazione di un parco avventura nel senso classico, le valutazioni di opportunità portano a considerare conveniente orientare la scelta verso una proposta multifunzionale per il tempo libero all’aria aperta. Nel nostro territorio il recupero di aree degradate (si pensi alle cave dismesse, oppure ad ambiti produttivi non più attivi) potrebbero vedere lo sviluppo, tramite la realizzazione di parchi avventura, di nuove sinergie sul territorio. Si stanno, infatti, diffondendo ed affermando anche impianti completamente o parzialmente artificiali normalmente preferiti nelle aree prive di boschi o di soggetti arborei di rilevanti dimensioni. La localizzazione del parco avventura in area di pianura a marcata urbanizzazione, inoltre, vedrebbe detti parchi divertimento entrare in concorrenza con altre proposte del tempo libero quali fitness, piscine, acquapark facilmente accessibili dalla collettività.
Le iniziative di tal genere possono facilmente beneficiare di sinergie con programmi di valorizzazione e promozione territoriale. Ricordiamo che il progetto della Regione per l’ampliamento delle piste ciclabili ha il duplice obiettivo di salvaguardare l’ambiente e di promuovere la fruizione turistico-ricreativa del territorio. Un maggiore sviluppo dei percorsi pedonali e ciclabili in grado di collegare i vari nuclei destinati ad aree naturalistiche e spazi per l’attività all’aperto configurano un’architettura che non è nel paesaggio, ma che del paesaggio diventa fondamento. E. C. e M. E. R.
Mantova a cura di Elena Pradella e Nadir Tarana
L’arch. Chiara Lanzoni collabora alla redazione di strumenti urbanistici quali Piani di Governo del Territorio, Piani Strutturali Comunali e Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale. Dal 2009 collabora al programma di ricerca PRIN 2007 “Fare paesaggio. Dalla pianificazione di area vasta all’operatività locale”, all’interno dell’Unità di ricerca di Milano (UR-MI): tema centrale è il progetto del paesaggio delle reti multifunzionali nelle città in estensione, interpretazioni, attori e declinazioni progettuali. Dal 2008 è assegnista di ricerca presso il DIAP – Dipartimento di architettura e pianificazione, del Politecnico di Milano, per la collaborazione al programma di ricerca “Tutela e valorizzazione del paesaggio negli strumenti urbanistici”, coordinatore scientifico prof.ssa Maria Cristina Treu.
Parco Sigurtà. Foto: Chiara Lanzoni.
Parco Sigurtà. Il giardino mostra se stesso Il Parco Giardino Sigurtà di Valeggio sul Mincio, un’oasi botanica tra le più suggestive al mondo, custode di un ampio e variegato patrimonio naturale, sorge in una zona collinare di natura morenica in prossimità del fiume Mincio e a due passi dal Lago di Garda. Il terreno ondulato e il paesaggio naturale del Mincio caratterizzano i 560.000 mq del Parco, in un contesto di particolare valore ecologico e ambientale. Il Parco Giardino Sigurtà vanta una storia lunga quattro secoli, attraverso i quali ha mantenuto le stesse dimensioni e forme documentate a partire dal 1617. Le prime fonti attestano di un “brolo cinto del muro”, un vasto terreno perimetrato da un’alta muraglia e attraversato da numerose strade panoramiche, un’area di appezzamenti destinati a giardino, all’agricoltura, al frutteto, all’orto e al bosco. Nel XVII secolo viene costruita la villa Maffei, che le fonti catastali riportano insieme ai due attigui giardini all’italiana e al grande brolo che si estende sul retro: quest’ultima è l’area che contiene in nuce la futura espansione e trasformazione del giardino in parco. All’epoca il giardino presentava una commistione tra la tradizione del giardino all’inglese, così come descritto dal poeta Ippolito Pindemonte ospite della famiglia Maffei nel 1792, e la tradizione del giardino all’italiana, riconoscibile nella prospettiva architettonica del viale che conduce all’eremo, ancora oggi leggibile, e nei due giardini geometrici a fianco della villa. Il Parco nella sua configurazione attuale nasce dalla fusione tra il giardino storico e il parco moderno realizzato da Carlo Sigurtà che nel 1941 compra la tenuta agricola, al momento dell’acquisto frazionata e in stato di abbandono. Dopo qualche anno, sfruttando un diritto risalente al 1766 di attingere l’acqua dal fiume Mincio, dà vita al parco. Grazie al nuovo sistema di irrigazione Carlo Sigurtà rende verdi e fertili le aride colline e crea un’azienda agricola connessa alle attività della ditta farmaceutica di
cui era proprietario, realizzando così il primo prototipo del parco in un connubio tra otium e negotium che esisteva già all’origine del brolo. Nel 1978 il Parco viene aperto al pubblico per la prima volta. Un parco tematico è solitamente strutturato attorno ad un tema portante, fonda la sua essenza sul fatto di essere rivolto ad uno spettatore, è progettato per essere ammirato e per divertire. Allora quale tema può essere individuato per il Parco Giardino Sigurtà? L’origine del Parco come “brolo cinto del muro” rende evidente la genesi dell’area, uno spazio a giardino contenuto da un muro perimetrale che permane tutt’oggi e che presenta una successione di ambienti diversi. Nel Parco è il paesaggio che espone se stesso, mutevole nelle forme e nei colori attraverso le stagioni e le grandi fioriture; il parco costituisce la valorizzazione di un patrimonio naturale e culturale, fortemente connesso al contesto un cui sorge. Le relazioni con il Castello Scaligero, la Villa Maffei Sigurtà e la valle del Mincio non sono solo visuali ma strutturali, alla base del disegno del paesaggio e dei percorsi del giardino. Il Parco deve essere letto come un palinsesto, una trama in cui i segni dell’antico orto hanno continuato a vivere ed evolversi nel corso dei secoli anche attraverso nuove realizzazioni. La ricca vegetazione incornicia lo spazio centrale, il Grande Tappeto erboso, come fosse una piazza verde in cui i visitatori possono sostare e camminare liberamente. Le cinque grandi fioriture (Tulipani, Iris, Rose, Ninfee ed Aster) e le stagioni sono i temi del parco: la primavera è il primo spettacolo che il giardino offre ai visitatori, con il lento risveglio della natura, seguita dall’estate in cui dominano le ombre dei viali e dei boschi, la grande fioritura delle Ninfee, i 30.000 esemplari di Rose che fiancheggiano il viale a loro dedicato. E il paesaggio autunnale arricchisce il parco di nuovi colori: gli Aster tingono di azzurro il Grande tappeto erboso e gli Aceri giapponesi esplodono nelle tonalità accese del rosso e del giallo. Il Parco Giardino Sigurtà prevede molteplici itinerari per la visita: può essere visitato a piedi, con
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Parco Sigurtà: pianta della villa e del giardino, particolare dalla mappa del Catasto Napoleonico. In bianco il perimetro del giardino ottocentesco, in tratteggio nero la villa e annessi rusticali.
i trenini panoramici, oppure in bicicletta. Recentemente il Parco ha introdotto dei golf-cart dotati di un sistema di rilevamento satellitare GPS che offre tutte le informazioni e le curiosità relative alle attrazioni naturali che si snodano lungo i 20 km del percorso. Tra le attività del Parco, la Fattoria didattica, luogo dedicato alle famiglie e ai bambini: l’antica fattoria trasformata in area ludica è un luogo in cui far conoscere gli animali e le attività del passato legate all’antico mestiere del fattore, oltre a costituirsi come elemento di conservazione e valorizzazione delle razze avicole locali. Chiara Lanzoni
Milano a cura di Roberto Gamba
Parchi di divertimento nella provincia di Milano I parchi tematici di divertimento sono strutture che si stanno diffondendo ovunque e che coinvolgono nel loro attuarsi, questioni ambientali e tecniche, spesso rilevanti. Purtroppo la loro realizzazione non sempre rappresenta un’occasione di architettura, quanto piuttosto, avendo un’origine sovente occasionale, non pianificata, sono esempi di disordine e di approssimazione costruttiva. Alcuni di questi insediamenti appartengono a società,
dotate di organizzazione tecnica di supporto che dispone dell’esperienza necessaria per la progettazione e la manutenzione degli edifici e delle attrezzature; altri si costituiscono man mano, affiancando manufatti concepiti e attuati artigianalmente. Nella provincia di Milano, nella periferia ovest del capoluogo, c’è Aquapark, esteso su 10.000 mq (Gardaland Waterpark - Ex Aquatica - via Gaetano Airaghi, 61. Fa capo al più famoso complesso di Gardaland, nel veronese e comprende varie strutture acquatiche, piscine, dotate di scivoli e divertimenti, adatte e un pubblico di ogni età. Acquaneva è a Inzago (via Verdi e si estende su 40.000 mq, con 2000 mq di acqua e 700 m di scivoli: ci sono un “fiume lento”, da percorrere a bordo di ciambelloni; piscine; una torre scivoli; due fontane gioco; la spiaggia con sabbia bianca; vasche idromassaggio; aree ombreggiate e attrezzate per spettacoli; “percorsi avventura”, per equitazione, arrampicata, tiro con l’arco; un “ecovillaggio”, caratterizzato dai giochi della tradizione popolare. A Limbiate, nel cuore del Parco delle Groane, sorge Greenland, parco acquatico, inaugurato nel 2006 in via Tolstoj. Dispone al coperto di una vasca di 25 metri, di una vasca per attività ludiche di m 11 x 12 e di una per bambini di m 11 x 5. All’esterno c’è una piscina con scivoli di 48 m, un toboga e un idrotubo coperto di 98 m. È stato approvato nel luglio scorso, tra Regione Lombardia, Direzione generale qualità e ambiente, Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste, Parco delle Groane, Comune di Limbiate e società Parco giochi Groane, il Protocollo d’intesa per il maxi progetto di riqualificazione dell’area denominata “Città satellite”, dove esso sorge. Lo studio di fattibilità prevede tre fasi d’intervento, con preventivi di spesa di 16 milioni di euro per il completamento del parco divertimenti (delimitazione, messa a norma degli edifici, realizzazione del sistema fognario, parcheggi e viabilità), che verranno sostenute dalla società proprietaria dell’area; successivamente di 7 milioni di euro, per la realizzazione di un centro di recupero della fauna selvatica, un parco avventura acrobatico, un teatro tenda; infine di 700 mila euro per piste ciclabili e aree da pic-nic. Né le società proprietarie, né le amministrazioni comunali di Inzago e di Limbiate hanno accettato di illustrare a questa rivista le caratteristiche dei propri impianti; le modalità di svolgimento della propria attività; gli effetti positivi e negativi che questo tipo di strutture provocano sul territorio, riguardo alla mobilità delle persone, ai disagi urbanistici (parcheggi, traffico); alle problematiche legate alle procedure amministrative di concessione edificatoria. Sempre sul tema dei parchi tematici, vanno citati anche i più semplici parchi gioco, che si stanno diffondendo nel milanese, secondo schemi organizzativi che prendono spunto dal desiderio di natura e di socializzazione della popolazione. Il Novo Village di Cinisello Balsamo (al km 0 della strada statale 36 Milano-Lecco, in fondo al viale Fulvio Testi) è un’area di 72 mila mq, che ospita diverse strutture per
la musica e lo spettacolo (palatenda); per il benessere; per lo sport; animali da fattoria e da cortile (minipony e cavalli), con un centro equitazione omologato per concorsi ippici; uno spazio multifunzione attrezzato, di oltre 6.000 mq, per giochi e divertimenti (autoscontro su acqua, percorsi in canoa, trenino elettrico su binario, pista di miniquad, minigolf e animazione). Il Luna Europark Idroscalo (a Segrate via Rivoltana, 64) è un vero e proprio luna-park, con molteplici attrazioni: simulatore di volo; percorso acquatico, dotato di imbarcazioni riproducenti tronchi di legno; cinema in più dimensioni; un grande galeone con le gabbie; il “rollercoaster”; la ruota panoramica; la casa degli specchi; gli autoscontri. Di diversa concezione, sulla base di temi riguardanti la natura, è L’Oasi dell’Adda, azienda agricola – fattoria didattica (via 1° Maggio a Porto D’Adda), che organizza visite guidate per privati, scuole ed associazioni. Vi sono ricoverati vari animali (capre, tacchini) e vi è consentito assistere alla mungitura, alle operazioni per la trasformazione del latte; giocare nel fieno, cavalcare cavalli e ponies; acquistare animali, alimenti, di cui alcuni prodotti in loco. La struttura, che si estende con spazi all’aperto e percorsi lungo il fiume, è costituita da tettoie e stalle di semplice conformazione e da un edificio principale porticato, di forma regolare, pianta a “L”, singolo piano. L’“Adventure Golf” – al Parco Forlanini di Milano (via Corelli 138) – è uno dei più grandi minigolf d’Europa. Si sviluppa su 22.000 mq, con 2 percorsi da 18 buche, ognuna caratterizzata diversamente e che si snodano attraverso paesaggi esotici con palme, rocce, cascate e piccoli fiumi. È dotato anche di attrezzature di divertimento, tra cui tappeti elastici; gonfiabili, trampolini. Comprende un giardino botanico; laghetti con 24 metri lineari di cascate. C’è un’area giochi per bambini con giostra e una montagna gonfiabile; una vasca per le palline, un percorso di “baby golf”. Nel complesso la struttura è allestita scenograficamente secondo un disegno di iper-
R. G.
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Adventure Golf, Milano.
realisticità. I percorsi sono opportunamente pavimentati. In centro a Milano esistono strutture di giochi e divertimenti al coperto, tra cui alcune ideate da società specializzate nella loro progettazione e realizzazione secondo moduli codificati (soft modular play per Family Entertainment Center – FEC), ove i bambini in compagnia possono fare attività fisica, in un ambiente controllato. Presente in città la filiale del gruppo Play Co (via dei Partigiani 31 - Cinisello Balsamo), la Play Mart che fornisce ai propri clienti assistenza completa per la messa a punto di un FEC. Propone soluzioni “chiavi in mano”, per aprire e gestire un FEC, sia la formula di gestione in franchising, con Play Planet. Nel primo caso, offre la definizione della planimetria e l’identificazione delle differenti zone e attività che andranno a caratterizzare il centro; le ricerche di mercato per stabilire i prezzi, i prodotti, i servizi da offrire e il mercatoobiettivo da raggiungere; la progettazione e la realizzazione della struttura, disegnata su misura, la scelta dei giochi (gonfiabili, giochi ad acqua); la preparazione dell’area ristoro, la fornitura delle attrezzature e i manuali operativi; la decorazione del centro; il software gestionale; la definizione del numero e delle competenze del personale; la preparazione di un piano di promozione per l’apertura del centro. La società dichiara di disporre di un’esperienza per la realizzazione di varie tematizzazioni di parchi, con soluzioni scenografiche che coinvolgono immagini, suoni, luci: i pirati, la giungla, l’antico Egitto, il mondo marino, il Far West, i Maya, i Castelli Medioevali, lo spazio, il circo, la fattoria, la Formula 1, Atlantide. Fun&Fun è ugualmente un parco giochi al coperto (via Beroldo 2 a Milano) di 2.000 mq - creato in collaborazione con un esperto in psicomotricità e psicopedagogia. Ha al suo interno varie zone gioco divise per fasce di età. La struttura di tipo “soft play” è progettata secondo criteri psicomotori su 700 mq e su 6 piani. Comprende un’area costruzioni con solidi in materiale morbido; un’area gioco con camion, automobiline e trenini; uno spazio gioco riservato ai più piccoli (da 0 a 24 mesi) e piscina di palline. C’è una sala disco, con cabina di regia e maxischermo. Parte della struttura è disponibile attrezzata per eventi, con set fotografici e televisivi, da allestire per stand pubblicitari. Infine. Snow Park è stato installato nell’inverno 2008-09 a Milano, nell’area del Parco Sempione, in piazza del Cannone, per offrire in pieno centro città la possibilità di sciare, su due piste artificiali installate dietro il Castello, una lunga 70 metri, fornita di impianto di risalita; una, più piccola, riservata allo “snowtubing”, per la discesa seduti su grossi gonfiabili.
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Pavia a cura di Vittorio Prina
Nel deserto paesaggistico e culturale delle nostre campagne l’Oasi di Sant’Alessio, a Sant’Alessio con Vialone, costituisce un punto di riferimento non solo didattico o di semplice ricostruzione turistica in “stile” o “a effetto”: è un vero e proprio laboratorio di sperimentazione naturale. A questo si aggiunge la presenza del Castello omonimo e la magia di avvicinarsi a specie animali nel loro habitat, osservate magari solo in televisione, e di provare sensazioni non solo visive ma che coinvolgono anche l’olfatto e l’udito: ricordo con emozione il passaggio attraverso tunnel che restituiscono la sensazione di trovarsi “immersi” in stagni; ambienti tropicali nei quali il forte e inquietante ronzio dei velocissimi colibrì contrasta con il silenzioso volo di stupende farfalle… Riporto parte di una relazione redatta da Giulio Salamon che insieme alla famiglia gestisce l’Oasi. V. P.
Oasi nel deserto Nel 1994, su invito degli amici della LIPU, decidemmo di rendere l’Oasi di Sant’Alessio visitabile. Scoprimmo presto, con qualche sorpresa, che gli animali selvaggi che popolavano il nostro ambiente tolleravano bene la presenza umana. Osammo, un passo alla volta, costruire camminamenti “segreti”, che consentono ora al visitatore di penetrare nel cuore della garzaia (così si chiama, in gergo, la nidificazione coloniale degli aironi), o a pochi centimetri dal martin pescatore e dal picchio rosso, o a pochi metri dai fenicotteri, dalle cicogne, dai mignattai. Ricorremmo agli specchi dei confronti all’americana per portarci, non visti, nell’intimità della vita degli uccelli. Restava, in cattività, la rilevante popolazione di riproduttori, necessari ai nostri programmi di reintroduzione. Cominciammo a creare voliere e altri spazi, dove la ricostruzione della natura non si limitasse, come nel cosiddetto bioparco, a uno statico diorama in cui una, sia pur meticolosa, ricostruzione ambientale fa soltanto da sfondo alla presenza degli animali. Al contrario, ricostruimmo, almeno in parte: le catene alimentari; le relazioni fra specie che in natura convivono e interagiscono; l’azione delle specie spazzine e predatrici, una lotta naturale, quindi limitata, alle cosiddette specie nocive. In altre parole, abbiamo replicato, per quanto possibile, quella situazione di apparente e temporaneo equilibrio che la semplificazione divulgativa chiama “equilibrio ecologico”.
Castello, fioriture azalee.
Il risultato non è stato soddisfacente solo dal punto di vista didattico, ma ha dimostrato anche che, riportati a condizioni di vita finora ignote in cattività, i nostri animali recuperano i comportamenti originali: per esempio, la pesca in rastrello delle spatole, l’allevamento di una prole che, quando viene reimmessa in natura, non presenta i limiti fisici e culturali che abitualmente ne rendono difficile la reintroduzione. (…) Col passare del tempo, scoprimmo che la ricostruzione dei processi naturali andava perfino oltre quanto avevamo programmato e sperato. Valga anche qui un esempio. Nel 1998 il professor Riccardo Stradi dell’Università di Milano, il celebre studioso della pigmentazione degli uccelli, iniziò a lavorare su un pigmento (la guaranaxantina), appena scoperto nelle piume degli ibis scarlatti selvatici, in Sudamerica. Il pigmento manca in tutti i mangimi artificiali e di conseguenza in tutte le popolazioni di ibis scarlatti esistenti in cattività… salvo da quella dell’Oasi di Sant’Alessio. E abbiamo iniziato ad osservare fenomeni nuovi. Alleviamo le farfalle del genere Caligo in una serra popolata da alcune centinaia di specie diverse di piante tropicali. Ora, bisogna sapere che le Caligo sono, in Sudamerica il flagello principale delle coltivazioni di banani, divorati dal loro bruco. Abbiamo scoperto che vi sono piante affini al banano, in particolare alcune Strelitzie ed alcune Eliconie, che le Caligo preferiscono di gran lunga per l’allevamento delle larve. Se questa osservazione sarà, come probabile, reiterata in natura, ne nascerà una possibilità più economica e meno inquinante di lotta contro la farfalla: poche siepi di Strelitzie o Eliconie, potrebbero attirare le deposizioni di Caligo che verrebbero quindi aggredite con irrorazioni più mirate e meno abbondanti di insetticidi. Merita ricordare che gli antiparassitari impiegati nella bananicoltura, sono i principali responsabili della perdita della barriera corallina sulle coste caraibiche del Centro America. Dalla ricostruzione ambientale controllata, potrebbe quindi nascere un nuovo ruolo per i parchi naturalistici: banco
di studio e di prova, o terreno da esperimento di fenomeni naturali che in qualche caso potrebbero venire riapplicati alla natura selvaggia. (…) Per gli ambienti naturali, popolati da animali selvatici, spontanei o immessi da noi (cicogna, cavaliere d’Italia, mignattaio, picchio, gru europea e così via), abbiamo invertito il concetto di parco faunistico: stiamo creando un reticolo di strutture in cui è il visitatore, ingabbiato e nascosto, ad avvicinarsi e poter spiare la natura selvaggia. Negli anni, abbiamo messo a punto un modello di giardino che unisce i paesaggi selvatici creati in America da Wolfgang Oehme e James van Sweden, alla “gabbia senza sbarre” di Tony Soper, aggiungendo a quest’ultima qualche marchingegno basato sulla conoscenza dei comportamenti animali. Si tratta di un giardino che consente a chi ama la natura di entrare in contatto ravvicinato con alcuni dei suoi fenomeni più segreti, senza sottoporsi ad addestramenti particolari e ad estenuanti attese, e senza possedere attrezzature e conoscenze che sono prerogativa di pochi professionisti. Fra l’altro, senza infastidire popolazioni di animali selvatici. (…) L’altro aspetto, cui avevamo lavorato fin dal 1973, era stata la ricostruzione dell’ambiente dell’Oasi. Essa era, in origine, un grande campo per l’agricoltura industriale, privo di alberi e di acque e solcato da una maleodorante fognatura a cielo aperto. Vi operammo per anni, scavammo stagni e ruscelli, piantammo boschi, creammo paludi e prati. Perdonateci un po’ di orgoglio, ma il risultato è stato spettacolare. Migliaia di coppie di uccelli selvatici scelgono, ogni primavera, di nidificare nell’Oasi. Ancora oggi, tutti gli anni, una specie nuova, o più di una, si aggiunge alla lista; anche se forse non sarà facile provare di nuovo l’emozione di assistere alla nostra prima nidificazione coloniale di aironi, nel 1992, con 130 nidi, oggi giunta a superare i trecento (e anche cinquecento negli anni umidi). In tarda primavera, quando in meno di mezzo ettaro si possono ammirare forse duemila aironi, intenti alle loro faccende, la mente corre ai grandi spettacoli naturali delle paludi d’Africa. Giulio Salamon
FORUM ORDINI
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Ponte sullo stagno.
a cura della Redazione
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Legge Regionale 13/09: rilancio per l’edilizia Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, lunedì 21 settembre 2009 presso la Sala Orlando dell’Unione del Commercio di Milano in corso Venezia, ha promosso un seminario, a partecipazione gratuita, dal titolo “Piano Casa” in Lombardia: prospettive e attese alle soglie dell’entrata in vigore della nuova Legge, dedicato alla Legge Regionale straordinaria 13/09 per il rilancio dell’edilizia che sostituirà le leggi in itinere e gli stessi PGT già approvati. Si tratta di una Legge dagli effetti immediati che nelle intenzioni e nei fatti si svincola da lungaggini e procedure burocratiche. Per fare solo un esempio di non poca importanza: il 15 ottobre 2009 è il “termine perentorio” entro il quale possono deliberare le eventuali aree escluse dall’applicazione della Legge (indicando gli edifici del centro storico non passibili di demolizione e ricostruzione – che la Legge, con un escamotage linguistico, definisce “sostituzione”). Il saluto introduttivo è stato a cura dell’arch. Ferruccio Favaron, Presidente della Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti PPC; ha introdotto le linee guida della Legge l’Assessore al Territorio e Urbanistica della Regione Lombardia Davide Boni; sono intervenuti ad illustrazione puntuale della stessa: l’arch. Gian Angelo Bravo, dirigente Pianificazione Territoriale e Urbana di Regione Lombardia, l’avv. Umberto Sala, professional settore giuridico della Direzione Territoriale e Urbanistica della Regione Lombardia, l’arch. Diego Terruzzi, dirigente presso la Direzione Generale Territorio Urbanistica di Regione Lombardia; ha moderato l’incontro l’arch. Marco Engel, membro della Commissione “Piano casa” della Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti PPC. La Legge riguarda 4 tipologie di edifici: edifici residenziali e misti – per i quali sono previste diverse possibilità di intervento: riutilizzo di volumi esistenti, ampliamento di edifici all’esterno dei centri storici, demolizione e ricostruzione di edifici non co-
erenti con le caratteristiche dei centri storici; edifici produttivi – per i quali è prevista la possibilità di demolizione e ricostruzione di edifici industriali e artigianali con incrementi volumetrici, se ubicati in zone specificatamente individuate dai comuni; edifici agricoli – per i quali è consentito il recupero edilizio e funzionale per destinazioni residenziali o attività di servizio compatibili, ad uso del proprietario e dei dipendenti dell’azienda agricola; edilizia residenziale pubblica – dove si prevede la riqualificazione di quartieri di edilizia pubblica, con la possibilità di realizzare nuovi edifici avviando azioni di recupero energetico ed ambientale. Gli interventi concordati hanno toccato i seguenti temi: modalità di calcolo del volume esistente, coordinamento con la normativa edilizia nazionale, rapporto con la disciplina degli strumenti di pianificazione sovracomunali, effetti della legge sui PGT in corso di approvazione, disposizioni derogabili della disciplina urbanistica ed edilizia, interventi sugli edifici condonati, infine sono stati ascoltati i punti di vista dei funzionari pubblici. Il seminario ha riscontrato una massiccia partecipazione di professionisti (presenti in sala oltre 600 persone) che hanno contribuito al dibattito porgendo dubbi e sollevando questioni su alcuni punti che la Legge non specifica, tra questi: la modalità di definizione delle prestazioni relative al risparmio energetico richiesto per i nuovi edifici; il senso del termine “non coerenti” rispetto al contesto usato per la legittimità dei nuovi edifici di cui è prevista la costruzione nel centro storico. A seguito del dibattito è stato offerto un rinfresco dalla Consulta. Il filmato dell’evento è disponibile sul sito della Consulta: www.consultalombardia.archiworld.it. Il testo di Legge è scaricabile al sito www.rilancioedilizia.regione.lombardia.it; qui si trovano anche risposte alle domande più frequenti (FAQ). Sul presente numero si trovano riferimenti alla Legge 13/09 a p.
51, nella rubrica “Dalla Regione” a cura di Francesca Patriarca e alle pp. 44-45, nella rubrica “Legislazione” a cura dell’avv. Waler Fumagalli. Dai prossimi numeri, l’avvocato Fumagalli risponderà
all’interno della propria rubrica, alle domande che i lettori vorranno fare in merito a suddetta Legge. Irina Casali
Le nuove cariche del CNAPPC Il giorno 22 luglio 2009 il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha insediato quale proprio quindicesimo componente Paolo Pisciotta, che dal 1997 al giugno 2009 ha rivestito la carica di Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Napoli e Provincia. L’elezione da parte degli Ordini provinciali del collega, in sostituzione dell’architetto Raffeaele Sirica recentemente scomparso, ha permesso di completare la composizione del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori. Il 30 luglio 2009 Massimo Gallione è stato eletto dai quindici componenti del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC nuovo presidente dei 140 mila architetti italiani. Sarà alla guida dei progettisti italiani fino al dicembre del 2010. Piemontese, cinquantotto anni, Massimo Gallione svolge la professione di architetto a Novara soprattutto nel campo dei Lavori Pubblici (scuole, ospedali e restauri di beni culturali civili e religiosi) e in quello privato nel settore dell’architettura civile ed industriale. È stato per tre mandati, Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Novara e, per un mandato, Presidente della Federazione degli Ordini degli Architetti del Piemonte e della Valle d’Aosta. Sempre per tre mandati è stato componente del Consiglio Nazionale degli Architetti dove ha ricoperto anche la carica di Vice Presidente vicario con delega ai Concorsi e Lavori Pubblici. www.archiworld.it
Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori: Massimo Gallione, Presidente Simone Cola, Vice Presidente Vicario con delega all’Informazione ed alla Comunicazione Luigi Cotzia, Vice Presidente con delega agli Affari Regionali e al coordinamento Osservatorio Leggi Regionali Nevio Parmeggiani, Vice Presidente con delega ad Ordinamento e Magistratura, Presidente Ufficio di Presidenza Gianfranco Pizzolato, Vice presidente con delega all’Università, alla Ricerca, alla Formazione e all’Accesso Luigi Marziano Mirizzi, Consigliere Segretario Giuseppe Antonio Zizzi, Tesoriere e Presidente Dipartimento Amministrazione e Contabilità Matteo Capuani, Presidente Dipartimento Profili Professionali, Lavoro, Inarcassa, Protezione Civile Pasquale Felicetti, Presidente Dipartimento Interni, Organizzazione, Coordinamento Conferenza degli Ordini Miranda Ferrara, Presidente Dipartimento Democrazia Urbana e Professioni - Rapporti con il CUP Leopoldo Emilio Freyrie, Presidente Dipartimento Esteri e Amministratore Delegato I.C.A.R. Paolo Pisciotta, Delega ai Concorsi e ai Lavori Pubblici Domenico Podestà, Presidente Dipartimento Legislazione Nazionale e Europea (Osservatorio), Protocolli Prestazionali Pietro Ranucci, Presidente Dipartimento Ambiente e Territorio Marco Belloni, Presidente Dipartimento Magistratura e Strategie Architetto Iunior
Il Percorso Arienti è costituito da 12 installazioni inserite nella parte terminale dell’itinerario museale di Palazzo Ducale. L’esposizione mantovana costringe inevitabilmente il visitatore a riflettere sul rapporto tra le forme in cui si manifesta l’arte contemporanea e gli spazi storico-monumentali del palazzo. Questo rapporto in Palazzo Ducale si snoda secondo varie modalità lungo l’itinerario espositivo. L’allestimento stesso sembra coincidere con l’opera d’arte, nel senso che in alcuni ambienti non è l’opera d’arte in sé che assume o esprime un significato, quanto il rapporto che intrattiene con il contesto in cui è inserita Alcune opere, come le palline di gomma sui tappeti di lana neri, esprimono innanzitutto il “rumore” assordante della loro colorita presenza per contrasto con l’ambiente storico (Il tempo considerato come una spirale di pietre semi-preziose, 2001, Sala dei Fiumi). In altri casi la presenza dell’opera d’arte è talmente discreta che solo la targhetta informativa aiuta a riconoscerla (Corde sospese 2009, Nomi al taglio 2009). Nella loggetta di S. Barbara, Rettilario in gomma (2009) è una collezione di vasi colorati contenenti sabbia e rettili in gomma, che allude al naturali-
smo di grottesche e rappresentazioni cinquecentesche sempre apprezzate alla corte dei Gonzaga. Alianto d’oro (2009) è una delle opere che invece intrattiene un dialogo interessante e specifico con l’ambiente che la ospita; si tratta infatti di un grande albero raffigurato su un telo antipolvere da ponteggio con colori oro e nero; l’opera copre a tutta altezza una porzione del Cortile di S. Croce, all’inizio del percorso espositivo; la natura virtuale evocata dall’albero trasforma un cortile di pietra in un luogo pieno di vita. Anche la Lucertola in cortile (2009), posta nel Cortile delle Otto Facce, sembra alludere alla natura metamorfica dell’arte, alla trasformazione infinita dei materiali poveri, con i quali si possono ricombinare forme e superfici. Nei Ritratti (1996/7/8) Arienti ritorna ad una forma artistica su un supporto tradizionale, ma non a caso confinata in un ambiente a parte, il Camerino del Guardaroba, ubicato in un angusto ed impervio sottotetto. Il Libro d’oro (2009) conclude l’esposizione, lasciando letteralmente l’ultima parola al visitatore, che prima di uscire nella luce di piazza Sordello, può scrivere un messaggio sulle pagine lasciate in bianco dall’artista. Nadir Tarana
Il “Nuovo Bagno di Bellinzona” a Mendrisio
L’Accademia di Architettura della Svizzera Italiana e l’Archivio del Moderno hanno aperto, a Mendrisio, presso la Galleria dell’Accademia di Palazzo Canavée, la mostra Il bagno di Bellinzona di Aurelio Galfetti, Flora RuchatRoncati, Ivo Trümpy: l’esposizione, a cura di Nicola Navone e Bruno Reichlin, rientra nel ciclo dedicato all’illustrazione di opere esemplari del Novecento analizzate attraverso il materiale d’archivio e di produzione recente. Il ciclo è stato inaugurato l’anno scorso con la mostra L’Istituto Marchiondi Spagliardi di Vittoriano Viganò. Il progetto oggetto della mostra, come spiega Valentin Bearth, direttore dell’Accademia: “è stato realizzato quasi 40 anni fa. Ancora oggi rappresenta un riferimento chiaro e preciso: proseguendo le antiche fortificazioni cittadine ed estendendosi simbolicamente nella piana fino al fiume Ticino, testimonia una grande sensibilità verso il territorio nel quale si inserisce, sensibilità che emerge proprio in quegli anni, mentre recentemente si è un po’ persa. In Ticino, infatti, dal 1970 si è costruito molto e non sempre il rapporto fra intervento architettonico e paesaggio è stato rispettato re valorizzato. È quindi interessante confrontarsi con un’opera esemplare come il Bagno e (tornare a) riflettere sulle interrelazioni fra la singola opera
di architettura e il suo contesto”. Aurelio Galfetti, Flora RuchatRoncati e Ivo Trümpy vincono il concorso, bandito nel 1967, e indetto in vista della sostituzione del Bagno precedente, collocato più a nord e destinato alla demolizione a causa dei lavori di costruzione dell’autostrada N2. Il Nuovo Bagno di Bellinzona, pur essendo riconosciuto come un’opera coraggiosa, è stato oggetto, fin da subito, di un animato dibattito. La sua costruzione è stata approvata in Consiglio Comunale a larga maggioranza ma poi ha dovuto sottostare al giudizio popolare che, in un referendum, si è espresso in suo favore. Attraverso tavole di analisi la mostra intende mettere in luce i temi introdotti dall’opera e il suo inquadramento nel dibattito europeo. Una vasta documentazione fotografica consente di seguirne la “storia”: dal cantiere – rappresentato da immagini in bianco e nero – allo stato attuale documentato dalla campagna fotografica di Enrico Cano. Parallelamente alla mostra (18 settembre – 2 novembre), in collaborazione con Do.co.mo.mo. Suisse si è tenuto, il 14 ottobre scorso, il convegno Il Bagno di Bellinzona: l’opera e la sua salvaguardia a cura di Franz Graf, Nicola Navone e Bruno Reichlin. Martina Landsberger
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Arienti a Palazzo Ducale di Mantova: arte in-percettibile
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Ricostruzioni Quattro anni dopo l’uragano Katrina, che aveva messo in ginocchio New Orleans e raso al suolo il quartiere nero Lower 9th Ward, le prime nuove case sono state consegnate, mentre si prevede di terminare la ricostruzione nel 2010. Le abitazioni sono il risultato del concorso di progettazione promosso dalla fondazione Make It Right, voluta e finanziata dall’attore Brad Pitt, e della collaborazione con lo studio Graft ed un gruppo di esperti in architettura ambientale: 13 diversi modelli di case che rispondono tutti a requisiti di eco sostenibilità, sicurezza ed accessibilità economica, scelti dai cittadini stessi (vedi “AL” 1/2, 2009, p. 30). Per il suo impegno umanitario, Pitt ha ricevuto un premio alla Clinton Global Initiative, la fondazione filantropica dell’ex presidente Usa, per aver creato la “più vasta e verde comunità del
mondo per famiglie”. Il confronto con la situazione in Abruzzo è inevitabile. A sei mesi dal terremoto, sono state consegnate le prime case temporanee ai cittadini di Onna, piccolo paese tra i più colpiti. Realizzate dalla Provincia autonoma di Trento e finanziate dalla Croce rossa, si tratta di 47 edifici bifamiliari con struttura in legno, per un totale di 94 appartamenti dai 45 ai 74 metri quadrati, in grado di ospitare circa 300 persone, la quasi totalità del paese. Risultato del progetto C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili), sono costruzioni prefabbricate fissate a piastre isolate sismicamente, rispondenti a standard qualitativi elevati, nonostante i costi contenuti, dovuti alla consistente partecipazione alle gare d’appalto. Si stima che le costruzioni saranno completate entro l’anno. La risposta alle tragedie deve diventare un’opportunità per una progettazione intelligente: è soprattutto in questi casi, seppure tristi, che le persone e l’ambiente tornano ad essere il vero centro di attenzione. Annalisa Bergo
Milano dall’alto 7 milioni di euro, questo il costo della grande ruota panoramica che, da dicembre, e comunque entro Natale, dovrebbe innalzarsi in via Malta a Milano, di fianco all’Arena, all’interno del Parco Sempione. Per i prossimi nove anni anche Milano, come Vienna, Parigi e Londra, avrà la sua ruota panoramica. La concessione è stata assegnata il 9 settembre scorso ed è andata – la gara ha visto concorrere 5 diverse società – alla Wonder Wheel di Fulvio Pelucchi. È lo stesso Pelucchi – la cui famiglia è quella che ha fondato Gardaland e l’ex parco dei divertimenti delle Varesine a Milano – ad avere, qualche anno fa, avanzare la proposta al Comune di Milano. La costruzione di una ruota panoramica, infatti,
nelle aspettative dovrebbe attrarre 110 mila visitatori all’anno, garantendo così alle casse comunali i 112 mila euro annui previsti. I visitatori, pagando un biglietto di 7 euro (4 per i bambini) potranno salire a circa 60 metri di altezza e godere, per 15 minuti, dello spettacolo di Milano “quella che esiste e quella che sta nascendo, il presente e il futuro”, secondo quanto affermato dall’assessore al Decoro Urbano Cesare Cadeo, che si sta apprestando a portare il provvedimento di aggiudicazione dell’appalto in giunta, per dare inizio ai lavori. Lavori che verranno intrapresi da una ditta svizzera (la stessa che ha realizzato la ruota di Parigi situata di fronte al Louvre) e che si protrarranno per solo due settimane, non avendo la struttura
della ruota necessità di ancoraggio sotto terra. L’iniziativa non trova però, il consenso di Italia Nostra che, con la costruzione della grande ruota panoramica,
prevede la trasformazione del Parco Sempione in una succursale del luna park e che invita il sindaco a difendere il verde storico milanese.
Award for best actor playing architect Tramite le pagine di facebook (archiworld.tv) è possibile premiare il miglior attore nel ruolo di un architetto. Sul sito si trova una rassegna di 100 attori “diventati” architetti al cinema dal 1934 ad oggi. Tra questi: Joel Mc Crea (Dead End, 1937), Henry Fonda (Angry man, 1959), Kirk Douglas (Strangers when we meet, 1960), Michel Piccoli (Les Choses de la vie, 1970), Paul Newman (The Towering Inferno, 1974) Robert De Niro (Falling in love, 1984), Tom Sellec (Tree man and a baby, 1987), Steve Martin (Housesitter, 1992) Richard Gere (Intersection, 1994), Matt Dillon (There’s something about Mary, 1998), Kevin Klein (Life as a house, 2001). Per lo più in questi film l’architettura spesso fa da sfondo alla trama e solo nel 30% dei casi è trattata nel dialogo; si tratta di film di ogni genere: sentimentali, thriller, commedie, noir, ma anche storici, come Speer und er, di Heinrich Breloer (del 2005) con Sebastian Koch, che narra il
ruolo di Albert Speer durante il Terzo Reich. Non mancano le nomination per attori italiani, tra cui Giorgio Pasotti (Voce del verbo amore, 2007) e Nicolas Vaporidis (Iago, 2009). Pochissime invece le donne candidate, tra queste Michelle Pfeiffer (One fine day, 1996). Che c’entri qualcosa ciò che rileva un’inchiesta del 2005 dell’agenzia londinese “Drawin Down the moon”? Ovvero: gli architetti maschi sarebbero gli uomini più sexy, partner ideali perché con un carattere sereno: creativi e attenti, reagiscono allo stress in modo rilassato. Mentre le professioni ritenute più sexy per le donne sarebbero quelle di attrici e giornaliste.
a cura di Manuela Oglialoro
Il Comune di Como sta procedendo all’attività di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) degli atti di pianificazione urbanistica in variante allo strumento urbanistico generale vigente, secondo quanto previsto dalla Legge Regionale 12/2005. I primi atti procedurali risalgono al 2006, quando la Giunta comunale di Como aveva avviato il processo di adeguamento del PRG vigente al Piano di Governo del Territorio (www.comune. como.it). Tali operazioni avrebbero dovuto concludersi nel marzo 2009, ma sono ancora in corso. Il territorio comasco, dalle caratteristiche ambientali di rara bellezza e dai monumenti di grande valore storico artistico, presenta complesse problematiche relative allo sviluppo di diverse parti dell’area comunale: la riqualificazione dell’area ex Ticosa, il ridisegno della zona dello stadio, la variante urbanistica dell’Ospedale S. Anna, la localizzazione universitaria a San Martino. Tali questioni hanno tenuto impegnati in lunghe controversie e polemiche gli amministratori, i cittadini e le diverse parti sociali. Sui vari temi dello sviluppo urbanistico il quotidiano “La Provincia di Como” ha ospitato un consistente dibattito, dal titolo La Como che verrà, sulle pagine del suo sito web (www.laprovinciadicomo.it). In una serie di venti interviste gli amministratori attuali e quelli delle precedenti amministrazioni, gli urbanisti, i sindacalisti, e gli ambientalisti hanno avuto la possibilità di esprimersi sul futuro della città.
“La Como che verrà” Tra i vari contributi vi sono quelli dell’attuale sindaco, Stefano Bruni e del suo antesignano, Antonio Spallino. Bruni, interrogato da Emilio Frigerio sull’emergenza urbanistica di Como, risponde polemizzando sull’operato delle precedenti gestioni: Il problema nasce dallo scempio degli anni ’60, ’70 e ’80. Oggi c’è la città che ci hanno lasciato gli ultimi quarant’anni di amministrazione (...) La pedonalizzazione, ad esempio, ha creato un centro storico bello, elitario e “ingessato”, dentro al quale tutto era vietato, e periferie dove qualsiasi scempio era consentito. L’intervistatore osserva che: Il ritardo del Piano di Governo del Territorio (PGT), che pure era al primo punto del programma urbanistico dell’amministrazione attuale, è sotto gli occhi di tutti. Ora è arrivata la proroga regionale di un anno, fino al 31 marzo 2010. Bruni risponde: Sarà tema di grande dibattito nei prossimi mesi e contiamo di approvarlo entro i nuovi termini fissati dalla Regione. L’intenzione è di lavorare sulla qualità e la vivibilità dei quartieri. Il PGT - che comprenderà anche il Piano dei servizi, della mobilità e dei parcheggi - sarà costruito secondo questi criteri. Non più e non solo palazzi e strade come il vecchio PRG, ma l’intero sviluppo della città (Emilio Frigerio, Da Spallino fino a Botta, quarant’anni di scempio, www.laprovinciadicomo.it, 22.3.09). Pronta la replica dell’ex sinda-
co Antonio Spallino: Avvocato Spallino, secondo lei oggi c’è un’emergenza urbanistica a Como? Sì. Non si studia più, non si programma più e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Il fatto è - e non mi riferisco solo al capoluogo - che alcuni sindaci si dedicano troppo alla raccolta di contributi, attraverso gli oneri di urbanizzazione, “svisando” il paesaggio (…) Il punto di partenza imprescindibile è dotarsi al più presto di uno strumento urbanistico. L’altra scelta che io ritengo fondamentale è la sinergia con le istituzioni culturali per le scelte qualificanti per il futuro della città. Io nel futuro di Como non vedo solo il turismo, ma anche la cultura (Emilio Frigerio, Parla Spallino: “Ecco i guai della città e ora siamo al bivio”, www.laprovinciadicomo. it, 3.3.09). Sul problema di un’eccessiva cementificazione in atto nell’area cittadina, Il presidente dell’Ordine degli Architetti di Como, Angelo Monti, intervistato da Michele Sada, risponde: A Como c’è ancora spazio per nuove edificazioni? Torniamo al PGT, alla necessità di un piano urbanistico, che sappia mediare bene tra una densificazione, una buona struttura di città pubblica che innervi queste densificazioni e una politica di recupero, quella che Gregotti chiama “ristrutturazione critica”. Invece il PGT ancora non c’è e mancano anche le nuove norme sulle zone “A” (Michele Sada, Città usa e getta. Si sta consumando troppo territorio, www.laprovinciadicomo.it, 28.2.09). Il punto di vista degli ambientalisti viene espresso da Elisabetta Patelli. La responsabile provinciale dei Verdi sottolinea la priorità dell’aspetto viabilistico per riorganizzare il territorio di Como: In concreto, cosa farebbe? Ricucirei la città. Partendo dal Piano (…) Pietro Gemini, uno dei più grandi studiosi di mobilità, nel 1992 si occupò di Como con una ricerca accuratissima e fece una serie di proposte rivoluzionarie, rimaste in un cassetto (…) L’idea principale era di pensare alla zona che va dalla Ticosa fino al Borgovico come un elastico. La proposta era di spostare in galleria la ferrovia, con una strada tangenziale a ridosso della
montagna (Giorgio Bardaglio, “Basta brutti palazzoni. Ci vuole una rivoluzione”, Il leader dei Verdi, Elisabetta Patelli, boccia l’attuale sviluppo urbanistico, www.laprovinciadicomo.it, 27.2.09). Accordo Comune - Provincia per la Valutazione ambientale strategica A causa del mancato rispetto dei termini per l’adozione del PGT, nella città lacustre si è sfiorato il commissariamento dell’ente pubblico. Una svolta si è determinata con l’accordo di collaborazione tra Comune e Provincia di Como per la stesura della Valutazione Ambientale Strategica (VAS), strumento fondamentale per misurare l’impatto che il PGT avrà sul territorio. Il Comune ha costituito l’Ufficio di Piano che si occuperà di pianificare il futuro urbanistico della città (Provincia e Comune di Como insieme per Pianificare il nuovo PGT, www.laprovinciadicomo.it). Tali accordi hanno portato a un primo documento di scoping sul PGT, redatto congiuntamente da Comune e Provincia, presentato a fine luglio nel corso di una conferenza: “Obiettivo di questa VAS - spiega l’ingegner Roberto Laria (dirigente dell’Area Governo del Territorio, NdA) è coniugare la sostenibilità dello sviluppo con la tutela dell’ambiente. Nel corso della conferenza Pierluigi Paolillo, coordinatore scientifico dei lavori di redazione del PGT, ha illustrato le fasi del procedimento di VAS e di PGT: La prossima conferenza di valutazione sarà in ottobre. L’adozione del PGT, da parte del Consiglio comunale, dovrà avvenire in novembre per arrivare all’approvazione definitiva, pena il commissariamento del Comune, entro il marzo 2010. Paolillo ha poi esposto gli obiettivi del nuovo Piano: I principi ispiratori sono la sussidiarietà, il bene comune, la solidarietà, l’efficienza, il metodo del dialogo e del confronto. Tutte le nuove istanze che perverranno (…) dovranno perseguire, nell’ottica della sussidiarietà, l’interesse collettivo e privato (www.comune.como.it, 8.7.09). M. O.
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Fasi di predisposizione del PGT di Como
a cura di Roberto Gamba
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Centro culturale polivalente per Samarate (Varese) giugno – ottobre 2008 L’area sulla quale dovrà essere realizzato il nuovo centro culturale polivalente è di circa 12.000 mq ed è di proprietà dell’Amministrazione comunale che ha bandito il concorso. L’opera dovrà insistere sulla metà dell’area disponibile; occupando un terzo di questa con il centro culturale e due terzi con verde e parcheggio. L’esecuzione è prevista in due lotti. L’intervento intende sopperire in parte alla mancanza di edifici che, con le loro caratteristiche estetiche, funzionali e tipologiche, sottolineino la presenza dell’istituzione pubblica sul territorio e che si distinguano dall’insieme degli edifici privati, caratterizzati da un’architettura comune. Il servizio principale sarà fornito dalla biblioteca, poi da una serie di servizi complementari che prevedono anche un auditorium. I concorrenti dovevano prevedere soluzioni bioclimatiche (corretta esposizione al sole, ventilazione naturale) e, per quanto possibile, fare ricor-
so alle fonti energetiche alternative e comunque a impianti termici e di raffrescamento di tipo avanzato. L’importo massimo presunto dei lavori è stato fissato in ` 2.696.000. Al concorso hanno partecipato 42 gruppi. La commissione giudicatrice era composta da Marta Cundari, Piercarlo Viterbo, Matteo Francesco Ruta, Emanuele Brazzelli, Giulio Luigi Fortunio. Al primo classificato è stato corrisposto un premio di ` 24.500, al secondo ` 14.700, al terzo ` 9.800. Oltre ai premi attribuiti ai progetti qui presentati, sono state assegnate menzioni d’onore a Gianni Cinquegrana; Valerio Campi; Federico Bargone; Marzio Mercandelli; Paolo Mestriner, con Matteo Facchinelli, Alessandro Dotti, Alessandro Gasparini; Marco Castelletti. Il vincitore ha già consegnato il progetto preliminare del primo lotto (biblioteca) e ora è in attesa di incarico per lo sviluppo del progetto definitivo ed esecutivo.
1° classificato Marco Muscogiuri Alterstudio partners (Milano), progetto architettonico e coordinamento; Ariatta srl, progetto impianti; Francesco Iorio, progetto strutture; Il progetto propone di realizzare un sistema di piazze e spazi verdi attrezzati, nonché un nuovo insediamento residenziale con attività commerciali di quartiere, che concorrano a rendere più vitale la piazza-parco, favorendo un naturale presidio degli spazi pubblici in ogni ora del giorno. Il complesso edilizio è composto dal corpo compatto dell’auditorium (con foyer vetrato su strada e palco apribile verso l’esterno per uso estivo) e quello della biblioteca, più arti-
colato. L’insieme gioca sul contrasto tra vuoto e pieno, luce e ombra, levigatezza del metallo brunito e del vetro e scabrosità degli intonaci. I due corpi (realizzabili in rame brunito, in fasi successive), aggettanti sulla piazza, sono separati da una galleria coperta, di accesso al parco e alla biblioteca. In posizione asimmetrica si eleva un alto elemento monolitico in vetro opaco (contenente le scale e l’ascensore, nonché i camini per la ventilazione naturale), che di sera si illumina con colori, immagini e video retroproiettati. Il cuore è la “Piazza dell’informazione”, a doppia altezza, con affaccio sul giardino di pertinenza. Qui si trovano l’angolo caffetteria, le sezioni musica e spettacolo, le novità, la narrativa, l’emeroteca..
Il nuovo centro culturale polivalente è organizzato in un unico piano, attorno alla piazza coperta, ambiente trasparente e permeabile e si configura
come uno spazio che mette in comunicazione visiva l’esterno - quindi la città - con la biblioteca. Sulla piazza si affacciano tutte le funzioni del centro culturale: laboratori, sala prove e zona ascolto/visione, auditorium, sala studio, sala di lettura a scaffale aperto. Il giardino della lettura, che rappresenta un ulteriore luogo di aggregazione ma allo stesso tempo di raccoglimento e concentrazione, prolunga il piacere della lettura in uno spazio naturale organizzato con sedute informali. La progettazione ha utilizzato componenti di involucro ad elevate prestazioni (tamponamenti in balle di paglia); collettori solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria; un impianto fotovoltaico; un sistema di supervisione e controllo per il comando dei sistemi impiantistici e dei sistemi edilizi; tetto verde a copertura dell’intera superficie edificata.
3° classificato Giuseppe Bonfante (Torino), Michela Rota, Sergio Corsaro, Nicola Veneri, Manuel Ramello, Alberto Tessari, Franco Pautasso, Innocente Porrone, Alberto Goio, Alessia Paola Griginis, Daniele Guglielmino Il complesso si relaziona con l’esterno per mezzo della piazza/corte, permeabile dai quattro lati e per mezzo del verde, che si insinua all’interno a costituire un giardino d’inverno; grandi vetrate mobili hanno, in alcuni punti, la funzione distributiva di separare le sezioni e i percorsi diurni da quelli notturni. Tracce nel terreno segnano i percorsi
con cambi di pavimentazione e percorsi alberati proseguono nella copertura. Nei volumi della biblioteca la luce, proveniente dall’esterno, è controllata e filtrata dalla schermatura di pannelli in policarbonato, mentre l’interno della corte è illuminato attraverso grandi pareti vetrate. Le sale lettura e studio sono al primo piano, orientate a nord; i laboratori e l’area ragazzi, costituita da quattro aree distinte, ma in stretta relazione funzionale, sono collocati al piano terreno. Gli spazi della sezione “Musica ed immagine” si trovano al livello interrato, collegati alla piazza con una gradonata che serve anche come palco per la visione di eventi.
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2° classificato Pierluigi Feltri (Genova), UNA2 architetti associati, Paola Arbocò, Maurizio Vallino, Area_Progetti srl (Torino) - Giorgio Gazzera, Raffaella Magnano, Domenico Racca, Marco Cuccureddu; 2C ingegneria (Torino), Andrea Michelini (Genova), Valentina Esposito (Torino), Maurizio Vivarelli (Firenze)
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Progetto e ricerca nel dialogo urbano Marco Muscogiuri, Piero Poggiolo (a cura di) Università e territorio. Studi e progetti per l’Ambito Urbano Lecchese nel Decennale del Corso di Laurea di Ingegneria Edile-Architettura Polipress, Milano, 2009 pp. 192, % 25,00 Il volume raccoglie i contenuti della mostradocumento del lavoro di indagine, analisi e progetto sviluppato da alcuni gruppi di ricerca del Politecnico di Milano e di didattica presso la Facoltà di Ingegneria Edile/ Architettura del Polo regionale di Lecco dello stesso Ateneo. La mostra, celebrativa dei primi dieci anni di fondazione della sede distaccata e della Facoltà, ha costituito un momento di confronto e dialogo con la città, i suoi abitanti, le amministrazioni e gli operatori locali e un’occasione di racconto di metodi, contenuti, programmi e ipotesi progettuali elaborate all’interno dell’università, con il territorio di Lecco come contesto del progetto. Il libro documenta da un lato i punti di vista architettonico e ingegneristico, che, nell’unitarietà del binomio, hanno trovato casi di applicazione, dall’altro i diversi livelli di osservazione della città e di indagine artistica, architettonica e scientifica, che inevitabilmente influiscono le modificazioni urbane. Vengono restituiti i molteplici orientamenti culturali e scientifici della Facoltà, quali componenti essenziali per l’elaborazione del patrimonio dinamico di indagine e pensiero che l’Università intende offrire alla città e alla società, per indurre un naturale cambiamento. Infatti nella realtà attuale è fondamentale ridefinire il ruolo dell’università e promuovere l’Istituzione al fine di concederle l’esercizio del proprio ruolo di servizio attivo del nostra società con la finalità di fare ricerca e produrre cultura. L’approccio “architettura/ingegneria edile” nell’esperienza di formazione lecchese percorre le conoscenze di storia dell’architettura, analisi urbana, urbanistica, disegno, tecnologia edilizia: strumenti di elaborazione e di controllo di un progetto “integrato”. Ormai la vastità e la complessità del progetto architettonico nel rapporto fra progettazione, costruzione della città e processo edilizio convergono verso un approccio integrato, in cui i diversi saperi si fondono, si completano per rispondere le crescenti esigenze della società avanzata. Ciò dimostra come un progetto fondato sulla cultura politecnica sia terreno di sperimentazione e formazione per nuove figure professionali, che devono acquisire capacità di controllo di scelte complesse, sull’ambiente naturale e costruito, con finalità di qualità architettonica e sostenibilità dell’intervento edilizio. Carol Monticelli
Pensare e costruire l’abitare
Il viaggio dell’architetto
Iñaki Ábalos Il buon abitare. Pensare le case della modernità Christian Marinotti, Milano, 2009 pp. 236, % 22,00
Andrea Maglio L’Arcadia è una terra straniera. Gli architetti tedeschi e il mito dell’Italia nell’Ottocento Clean, Napoli, 2007 pp. 240, % 20,00
Sette case; sette modi di pensare la casa, o, più in generale, “l’abitare” inteso in senso etimologico, come possibilità di possedere un luogo; sette possibilità di stare al mondo, di interpretare, e costruire, l’esistenza. A dispetto del titolo, “Il buon abitare” non è da intendere come un manuale di tecnica della progettazione della casa moderna, bensì come una riflessione sulla relazione esistente fra pensiero e costruzione del progetto della casa. L’autore – architetto operante e teorico spagnolo – si propone di ripercorrere il pensiero della modernità e di verificarne il riflesso in alcune case esemplari. Il lettore – visitatore è piacevolmente accompagnato in un viaggio che si dipana attraverso sette diverse case – reali o immaginate e, nella maggior parte dei casi, lontane dagli esempi celebrati dalla letteratura architettonica – corrispondenti ad altrettanti modi di intendere e rappresentare la vita. Iñaki Ábalos, guida ideale, presenta, caso per caso, l’oggetto della visita, sottolineando come esso sia la rappresentazione, sempre, di un particolare modo di intendere la vita nella sua manifestazione “totale”, non solamente circoscritta al piccolo ambito privato domestico, ma allargata a quello pubblico-urbano di più ampia dimensione. Ecco, allora, che l’affermazione dell’Alberti secondo cui la casa è una piccola città e la città una piccola casa, pare prendere corpo con particolare evidenza. A ognuna delle tappe del nostro viaggio corrisponde un particolare modo di intendere la vita sociale e la famiglia, di rappresentare le due dimensioni fondamentali dell’abitare: la dialettica di pubblico e privato. Di tutto ciò la casa è la materializzazione. Sinteticamente, si potrebbe dire, che ciò che Ábalos intende dimostrare è come l’architettura moderna si sia costruita, sempre, a partire dalla rappresentazione di un’idea. Questa stessa esigenza permea alcuni progetti contemporanei e dovrà continuare a manifestarsi nel futuro. L’architetto d’oggi, infatti, dovrà porsi come obiettivo la risposta ad alcune domande fondamentali: per chi si costruisce una casa, chi l’abiterà, quale tipo di famiglia? Solo in questo modo “potremo pensare la casa che ancora non abbiamo, potremo costruire la casa che davvero ci emoziona” dando così forma al “buon abitare”. Martina Landsberger
Come colonne d’Ercole, le cime dolomitiche conducono il viaggiatore d’oltralpe verso il limite estremo del mondo conosciuto, disegnando un italico itinerario costruito soltanto delle orme lasciate dai propri passi. Il libro di Andrea Maglio indaga con coraggio il particolare rapporto che intercorre tra autore e opera, e tra biografa dell’architetto e propri edifici, attraverso l’analisi di numerosi viaggi di formazione nel Bel Paese intrapresi da diverse generazioni di architetti tedeschi nel corso dell’Ottocento. Grazie ad una trama storiografica intelligentemente ordinata per scuole d’architettura - legate ai principali centri urbani come Berlino, Monaco, Karlsruhe - L’Arcadia è una terra straniera ripercorre differenti itinerari di viaggio, che diverranno nuova architettura nei paesi d’origine. Oltre i celebri soggiorni di Karl Friedrich Schinkel il volume raccoglie - tra gli altri - gli itinerari italiani di Leo von Klenze, Goffried Semper e Friedrich Weinbrenner. Le belle immagini d’archivio (disegni, dipinti, acquarelli) che accompagnano il testo hanno tra i diversi pregi quello di svelare il carattere specifico del viaggio dell’architetto: oltre a costituire un momento formativo fondamentale, il viaggio in Italia rappresenta per gli architetti tedeschi l’occasione di scoprire le opere dell’antichità per ricomporle nella città di provenienza. Dal teatro di Karlsruhe (1804-08) di Weinbrenner, alla chiesa per il Kaiser Wilhelm a Berlino (1891-95) di Franz Schwechten, sono numerosi i progetti tedeschi che testimoniano l’affezione e il riferimento all’universo formale italiano. In epoca di sfrenate passioni digitali, questo bel libro riscopre il valore quasi dimenticato del contatto diretto con l’architettura. Perché se esistono diverse modalità di presa di contatto col mondo, è solo attraverso il viaggio che l’architetto si lascia dominare dai propri sensi, conoscendo realmente e profondamente il paesaggio che lo circonda attraverso un appassionato abbraccio con esso. Marco Andréula
Sara Marini Architettura Parassita. Strategie di riciclaggio per la città Quodlibet, Macerata, 2008 pp. 320, % 25,00 La ricerca sullo stato della città contemporanea e la critica alle sue contraddizioni, formano il continuum sul quale l’autrice innesta il tema della sua indagine: il parassitismo come pratica architettonica. Muovendo dalla propria tesi di dottorato, la Marini costruisce un testo che prende la forma di una mappa concettuale incentrata sulla figura del parassita. Il concetto di parassita si diffonde prepotentemente a seguito delle esperienze sperimentali olandesi che ne delineano i caratteri fondativi: si tratta di strutture temporanee, mobili, leggere ed adattabili, costruite sfruttando spazi interstiziali e dotandoli di un nuovo significato, per rispondere a necessità abitative singolari e urgenti. Alla base della strategia parassitaria c’è l’atteggiamento ecologico verso l’uso degli spazi: l’inserimento di corpi nuovi sopra, accanto o all’interno di preesistenze inutili e dimenticate risponde da un lato, all’esigenza di limitare la colonizzazione del suolo e dall’altro porta ad un recupero, vero e proprio ready-made duchampiano, di strutture in disuso, con le quali instaura un rapporto di dipendenza spaziale e strutturale, pur mantenendo sempre distinte le identità individuali. La pratica parassitaria nasce dalla sinergia tra arte e architettura, sfociata nelle installazioni artistiche temporanee come concretizzazione del rifiuto dell’arte, più sensibile ed esplicita nel mostrare i paradossi della società contemporanea, a rimanere vincolata all’interno degli spazi museali prestabiliti. Il concetto di parassita attraversa trasversalmente diverse discipline come un insieme fluido, instabile: arte, scienza e letteratura supportano e significano una nuova visione della progettazione architettonica in grado di influenzare la progettazione urbanistica rendendola permeabile ai cambiamenti. La ricerca della Marini muove da un’indagine etimologica del termine e, oscillando tra principi base, citazioni ed interviste, approda alla presentazione di diversi casi studio, selezionati attraverso una distinzione tassonomica basata sul rapporto parassita/ ospite. Il testo non fornisce una risposta alle problematiche delle città contemporanee, ma apre ad un dibattito su possibili nuove strategie di intervento, sovvertendo un sistema di pensiero in piena logica parassitaria. Annalisa Bergo
Egomostri
Architettura territoriale
John Silber Architetture dell’assurdo. Come il “genio” ha tradito un’arte al servizio della comunità Lindau, Torino, 2009 pp. 110, % 18,50
Cesare Macchi Cassia e Ugo Ischia Architettura & territorio. Una ricerca attraverso il progetto Forum Editrice Universitaria Udinese, Udine, 2008 pp. 296, % 30,00
Silber – docente di Filosofia e Diritto, membro onorario dell’American Institute of Architects, già rettore della Boston Univeristy – non si sarebbe aspettato che l’architettura, disciplina al servizio della società, potesse seguire le sorti delle altre arti in quella rincorsa della novità fine a se stessa, “divenuta la raison d’être della notorietà di un artista chiamato di ‘successo’”. Eppure, l’egemonia dell’“Assurdo” (dall’Oxford English Dictionary: ciò che è “disarmonico, di cattivo gusto, ridicolo, contrario alla ragione, alla decenza”) ha colpito anche l’architettura piegandola all’“estetica dell’oltraggio” – quella smania a fare qualcosa di “nuovo, scioccante, stravagante, proibito” pur di attirare l’attenzione. Con efficacia argomentativa, Silber mostra come dietro alle altisonanti spiegazioni a posteriori di opere realizzate da cosiddette archistar si nasconda una sostanziale ignoranza o diniego dei principî essenziali del buon gusto. L’autore passa in rassegna alcuni esempi paradigmatici di assurdità smascherando la presunzione di architetti travestiti da “artisti geniali”, che, invece di soddisfare le esigenze funzionali, estetiche ed economiche del committente – in una logica autoreferenziale e auto celebrativa – privilegiano il proprio “capriccio”. Qui ogni regola è abolita a favore di un’ostentata volontà di potenza: le opere sono intese come sculture da guardare piuttosto che edifici in cui la gente vive e lavora. Di fronte all’analisi del prof. Silber, crollano i miti dell’architettura contemporanea, e coloro che ancora non si spiegano la realizzazione di opere come la Piramide del Louvre di Pei, il Denver Art Museum di Liebeskind o lo Stata Center del MIT di Gerhy possono tirare un sospiro di sollievo: “II Re è nudo!”. Silber mostra, infatti, come dietro a questi esempi negativi non ci sia nulla da capire se non l’ingenuità e poca competenza di funzionari istituzionali che, non gestendo danaro proprio, finiscono facilmente nella rete del personaggio celebre dal progetto strampalato e milionario. Ciò dà ragione del fatto che la maggior parte di architetture dell’assurdo si trova tra musei, teatri e università. Il libro è una lezione di stile e misura dove non mancano cenni alla megalomania di Le Corbusier o all’arroganza di Wright, ad ammonirci che anche i migliori, quando si credono onnipotenti, commettono ubris.
Il libro è una raccolta e sistematizzazione di un’attività progettuale svolta in un ampio arco di tempo da parte di Cesare Macchia Cassia, in collaborazione con varie figure, da Ezio Bonfanti e Marco Porta sino allo stesso Ugo Ischia, scomparso nel 2005, coautore del saggio. Vengono qui raccolti lavori diversi, sia temporalmente (dal 1961 al 2007), sia per occasione - da progetti di concorso, a progetti professionali, a progetti di ricerca e ambito didattico, tesi di laurea - sia per scala - da progetti di architettura a progetti territoriali. Eterogeneità che è, allo stesso tempo, la cifra attraverso cui rileggere un intenso e coerente lavoro e dall’altra è strumento proposto quale precisa posizione sul progetto, chiave di lettura e di intervento sulla realtà. “Questo libro tratta dell’architettura costruttrice di paesaggi urbani: i progetti attraverso i quali il libro esprime la sua tesi contribuiscono al proprio contesto scegliendosi una scala, al di là del livello problematico al quale erano chiamati, e ciò li caratterizza per dimensione e modi espressivi.” La questione della scala è quindi determinante: si assegna all’architettura il ruolo di “costruttrice di paesaggi”, dal singolo edificio al territorio, attraversando le differenti scale del progetto con lo stesso approccio metodologico, memori della lezione etica di Rogers. Da questo punto di vista il libro assume la valenza teorica di un pensiero costruito attraverso l’esemplificazione, volto ad un rapporto positivo con la realtà, affrontata con “atteggiamento propositivo”. Gli scritti che organizzano le varie sezioni del testo assumono allora il ruolo di indice di un ragionamento ampio ed articolato: Flessibilità, Forma, Storia, Paesaggio, Milano si propongono non solo come elementi ordinatori ma come programma di un impegno che, attraverso il progetto, deve essere continuo. Ne è un esempio il capitolo dedicato a Milano: la costante pratica del progetto e della ricerca sul “territorio urbano” milanese - documentata peraltro anche da altre pubblicazioni di Macchi Cassia - rappresenta la passione civile di un mestiere che guarda alla città in cui si vive come inevitabile campo di ricerca. Un libro ben fatto, anche dal punto di vista del prodotto editoriale: bel progetto grafico, stampa di qualità e prezzo controllato.
Irina Casali
Maurizio Carones
41 OSSERVATORIO LIBRI
I parassiti conquistano le città
a cura di Sonia Milone
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La grande forma Divus Vespasianus. Il Bimillenario dei Flavi Roma, Colosseo 27 marzo 2009 – 10 gennaio 2010 A duemila anni dalla nascita dell’imperatore Vespasiano, la Soprintendenza per i beni archeologici di Roma ripercorre, con una mostra curata da Filippo Coarelli, le gesta della dinastia Flavia: Vespasiano (6979), il primogenito Tito (79-81) e il figlio minore Domiziano (81-96). Chiamando a raccolta un ricco insieme di materiali, il racconto si impernia sulla singolare figura di Vespasiano e sulla sua avventurosa vicenda di homo novus – non aristocratico – nel ruolo di imperatore. Segnando infatti una discontinuità definitiva, con Vespasiano la gestione del potere da parte dell’aristocrazia senatoria si interrompe, e alla alta nobiltà repubblicana della dinastia Giulio-Claudia si sostituisce una modesta famiglia di origini sabine. E se furono rilevanti le conseguenze di questa discontinuità sotto il profilo politico, con la dinastia Flavia Roma conobbe pure una stagione edilizia intensa ed estesa: non è quindi un caso che la mostra si svolga all’interno del Colosseo, da
Vespasiano voluto ed iniziato. Marchingegno dalla straordinaria complessità costruttiva ed organizzativa, destinato a spettacoli crudeli quanto sofisticati, con l’edificazione dell’Anfiteatro Flavio e della vicina fontana della Meta Sudante, non solo si restituiva alla città la valle tra Oppio e Palatino che arbitrariamente Nerone aveva incluso nella propria Domus Aurea, ma si andava incrementando quella collezione di oggetti posati sul suolo grandiosi e dall’assoluto valore geometrico che, prendendo la consistenza di una lezione di architettura capace di parlare per secoli, arrivò sino a commuovere Le Corbusier. Ritraendo l’uomo nel cuore dell’architettura da lui generata, per il solo tempo di questa mostra la scultura proveniente da Copenhagen raffigurante Vespasiano sembra descriverci – in virtù di una eccezionale espressività plastica – il temperamento dell’uomo, stabilendo una segreta risonanza con il carattere e la forza che al contempo si sprigionano proprio dalle pietre del suo monumento. Un’ulteriore conferma, se necessaria, della legge che pretende, dietro ad ogni architettura importante, una figura di committente altrettanto energica e significativa. Amanzio Farris
Il plasticismo di Mangiarotti Angelo Mangiarotti. Scolpire/ costruire Mantova, Casa del Mantegna 12 settembre – 8 novembre 2009 La ricca mostra curata da Beppe Finessi copre l’intera carriera dell’architetto, designer e scultore milanese Angelo Mangiarotti, considerato figura
di spicco nel panorama della progettazione non solo italiana già a partire dagli anni ’60, ma raramente portato agli onori della cronaca popolare. Sviluppata in due sezioni che tentano di leggere lungo una linea diacronica le multiformi esperienze di questo maestro secondo i rispettivi paradigmi della forma scultorea e della costruzione, la rassegna raggiunge pienamente l’obiettivo quando pone l’accento sull’interesse di sempre che Mangiarotti manifesta nei confronti della ricerca plastica, applicata tanto agli oggetti di design e alle sculture quanto alle sue architetture, che interpretano temi cardine della figurazione visiva quali il segno verticale, la forma organica del fungo, l’iperbole e il corpo piegato trasformandoli in edifici la cui valenza scultorea arriva ad eclissare la funzione, senza intaccarne l’efficienza: dai progetti per l’obelisco del Terzo Millennio (2000), si
passa a quelli per il complesso residenziale di Gavirate del 1959 (elaborato come molti in coppia con Bruno Morassutti), per il serbatoio idrico disegnato nel 1961 o per la genovese torre residenziale inclinata del 1985. Un approccio artistico che appare evidente anche a chi osservi fugacemente gli affascinanti disegni originari provenienti dall’archivio dell’architetto, che hanno molte più affinità con il mondo pittorico di quante non ne mostrino con le
poche tavole tecniche esposte nella sezione dedicata alla costruzione. Qui l’accento si sposta sulle molteplici soluzioni che negli anni Mangiarotti ha elaborato per rispondere ai quesiti e alle opportunità offerti dalla sperimentazione industriale, vista come l’unico processo possibile per la realizzazione sia di quelli che il catalogo della mostra definisce pezzi unici (identificati con la celeberrima chiesa Mater Misericordiae di Baranzate, con il deposito industriale Splügen Braü di Mestre e con il padiglione della Fiera del Mare di Genova), sia di megastrutture e strutture anonime che nell’arco del tempo si muovono da sistema trilitico verso quello monolitico e che consentono di affiancare la figura di Mangiarotti a quella di costruttori moderni del calibro di Fuller, Candela e Nervi. M. Manuela Leoni
La scapigliatura Milano, Palazzo Reale 26 giugno – 22 novembre 2009 La mostra organizzata a Palazzo Reale – posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana – presenta 250 opere, tra dipinti, sculture e incisioni, che celebrano la Scapigliatura. L’esposizione, curata da AnniePaule Quinsac, propone i lavori di trentotto artisti provenienti da raccolte pubbliche e private italiane e da istituzioni straniere. Un racconto che si svolge lungo quattro decenni, che costituiscono altrettante sezioni in cui è organizzata la mostra: dai primi passi (1860), verso una visione in dissolvenza delle forme dipinte o scolpite, per arrivare agli albori del Novecento, “in cui si dipana una sorta di accademismo scapigliato”. Da un romanzo di Cletto Arrighi (pseudonimo di Carlo Righetti), La Scapigliatura e il 6 febbraio (1858-62), deriva il termine per designare il gruppo, che è una versione italiana del francese bohème. Accomuna il gruppo, oltre all’amicizia tra i suoi componenti, l’ostentata ribellione alle convenzioni del mondo borghese, la volontà di sovvertire le regole e le gerarchie, il gusto della trasgressione provocatoria anche nei comportamenti sociali. La rassegna si apre con l’eredità del Piccio – nel suo antiaccademismo nei comportamenti così come nelle proposte pittoriche – e quella di Faruffini – delle sue ricerche luministiche ma anche delle contraddizioni delle sue scelte – che alimentano le esperienze degli scapigliati lombardi. Le raccolte di versi di Emilio Praga – Tavolozza (1862), Penombre (1864), Trasparenze (1878) – descrivono gli effetti di luce che sono il tema fondamentale della ricerca pittorica e plastica di Tranquillo Cremona (virtuoso acquarellista), Daniele Ranzoni (ritratti e paesaggi del Lago Maggiore che sembrano dipinti “col fiato”) e Giuseppe Grandi che, con Il paggio di Lara (1873), propone il rinnovamento della scultura attraverso il modellato sensibile alle vibrazioni della luce. Conclusione della
sua ricerca e insieme della sua vita il monumento alle Cinque giornate di Milano (1881-94). Dal gusto per i piani spezzati e nervosi di Grandi, per gli effetti di luce che dissolvono i contorni delle figure nella pittura degli “scapigliati”, prenderà avvio Medardo Rosso. Matteo M. Sangalli
Tutto su Leonardo Il laboratorio di Leonardo. I codici, le macchine e i disegni Vigevano, Castello Visconteo 13 settembre 2009 – 5 aprile 2010 Ha inaugurato, nella splendida cornice architettonica del castello visconteo-sforzesco di Vigevano (da non mancare la visita alla strada coperta, alla strada segreta, alla torre del Bramante e alle scuderie ducali), la mostra dedicata a Leonardo inventore e costruttore, cui ne seguirà a breve una seconda (Gli splendori di corte. Gli Sforza, il Rinascimento, la città, dal 3 ottobre al 31 gennaio) a completare il quadro delle celebrazioni leonardesche nella città previste dal progetto “Leonardo e Vigevano”. Codici, macchine e disegni sono gli elementi su cui è costruita la mostra, realizzata con il contributo della società Leonardo 3, che da anni si occupa di nuove tecnologie applicate al settore dei beni culturali. Tre codici, il Codice Atlantico, il Codice del Volo e il Manoscritto B di Leonardo (riuniti, anche se solo virtualmente, per la prima volta dal 1796, quando furono trafugati da Napoleone), sono la base scientifica da cui il progetto prende le mosse, at-
traverso un lavoro di “restauro digitale” che consente letteralmente di sfogliare i manoscritti, di ingrandire i particolari e di attivare modelli tridimensionali e animazioni. Le macchine sono la principale attrattiva e l’elemento centrale del percorso espositivo: entrando nella seconda scuderia ci si trova immersi in un mondo di invenzioni sorprendenti e spettacolari che spaziano dalla natura all’arte della guerra, dalla meccanica all’architettura. Il leone meccanico, la bombarda multipla, il cavaliere robot, la macchina volante, la vite aerea, il pipistrello meccanico, solo per citarne alcune, sono ricostruiti in modelli funzionanti a scala reale e analizzati attraverso strumenti multimediali e interattivi che
permettono al visitatore di vedere e di capire. Una sezione è dedicata ai disegni, tra cui quelli della città ideale i cui progetti – contenuti prevalentemente nel Manoscritto B – hanno influenzato generazioni di architetti. Una città-macchina fondata sull’idea della circolazione separata di cose e persone e sullo sfruttamento delle acque come strumento per produrre energia e garantire l’igiene, i cui elementi sono stati riconosciuti nel sistema dei navigli a Milano, ma anche in molte architetture della stessa Vigevano, e sono stati fondamento di tanti progetti del moderno. Perché da Leonardo non si finisce mai di imparare.
L’arte siglata Marconi
è registrata anche nello spazio espositivo. All’inizio lo Studio Marconi consisteva in una sala al secondo piano di un edificio di via Tadino, dietro Porta Venezia a Milano; poi, nel 1970 Giorgio Marconi acquista altri spazi dello stabile. Oggi la Galleria e la Fondazione sorgono in uno spazio di 1.000 mq che occupa tutti e 4 i piani dell’edificio: uno dei pochi spazi cittadini adeguati alla fruizione dell’arte contemporanea. Lo spazio è stato completamente rinnovato e ampliato nel 2003 su progetto dello studio di architettura Kuehn Malvezzi di Berlino e dello studio Roberto Rosmarini di Milano. I primi due piani sono occupati dalla Galleria, mentre il secondo e il terzo sono dedicati esclusivamente alla Fondazione, con sale mostre, uffici e archivi. Al piano terra è situata la reception, delimitata da una struttura parallelepipeda gialla, che suddivide l’ampia zona espositiva in due aree simmetriche che possono, eventualmente, essere isolate grazie a vetrate scorrevoli in modo da poter organizzare più mostre simultaneamente, conferendo grande flessibilità allo spazio. L’esterno è caratterizzato da una fascia gialla, colore rappresentativo del logo Marconi.
Una famiglia legata all’eccellenza dell’arte contemporanea milanese quella dei Marconi. Innanzitutto fu Egidio Marconi, corniciaio prediletto da alcuni giovani sconosciuti di allora come Pomodoro e Tadini, oltre che per i musei cittadini (la maggior parte delle cornici dei quadri esposti a Brera è sua). Poi è stata la volta di Giorgio che, partito dalle amicizie createsi intorno al laboratorio paterno, apre nel 1965 lo Studio Marconi lanciando artisti che hanno segnato la storia dell’arte del secondo Novecento. Infine, il figlio Giò che, insieme al padre, apre nel 1992 la galleria Giò Marconi, a cui si affianca, dalla primavera 2004, la creazione dell’omonima Fondazione. Se la Galleria si occupa delle ultime tendenze artistiche, la Fondazione ha il compito di gestire la ricca eredità dello Studio Marconi promovendo, in collaborazione con enti istituzionali, la ricerca e divulgazione di artisti che sono oramai dei “classici” dell’arte contemporanea. Alla Fondazione fanno capo, infatti, importanti fondi e collezioni di artisti come Adami, Baj, Fontana, Gianni Colombo, Sonia Delaunay, Man Ray, Arnaldo Pomodoro, Paolini, Rotella, Schifano, Tadini, ecc. La storia della famiglia Marconi
Silvia Malcovati
Sonia Milone Galleria e Fondazione Marconi Milano, via Tadino 15 www. fondazionemarconi.com
43 OSSERVATORIO MOSTRE
Milano Scapigliata
a cura di Walter Fumagalli
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La Legge Regionale n. 13/09 per il rilancio dell’edilizia (prima parte) Sullo scorso numero della rivista “AL” è stato pubblicato un commento al progetto di legge approvato dalla Giunta regionale nella seduta del 3 giugno 2009, generalmente noto come “Piano Casa”. Dopo essere stato esaminato dalla competente Commissione consiliare, il progetto di legge è approdato nell’aula del Consiglio Regionale, che nella seduta del 16 luglio 2009 l’ha approvato apportandovi numerose modifiche. È nata così la Legge Regionale 16 luglio 2009 n. 13, intitolata “azioni straordinarie per lo sviluppo e la qualificazione del patrimonio edilizio ed urbanistico della Lombardia”. Tale Legge, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione del 17 luglio 2009, è entrata in vigore il 18 luglio 2009, ma come si vedrà gran parte delle sue previsioni diverrà concretamente operativa solo a far tempo dal 16 ottobre 2009. Sulla base del testo definitivo della Legge approvato dal Consiglio, è ora possibile svolgere un commento più approfondito delle norme riguardanti gli interventi privati. Le finalità della Legge L’Articolo 1 stabilisce che la Legge persegue tre obiettivi di fondo: s hCONSEGUIRE LA MASSIMA VALORIZZAZIONE e utilizzazione del patrimonio edilizio ed urbanistico presente nel territorio lombardo”; s hRISPONDERE ANCHE AI BISOGNI ABITATIVI delle persone e delle famiglie”; s CONTRIBUIRE hAL RILANCIO DEL COMPARTO economico interessato”. Per raggiungere tali obiettivi la Legge “promuove un’azione straordinaria dei soggetti pubblici e privati”, la quale deve estrinsecarsi nella “tempestiva ed urgente riqualificazione” del patrimonio edilizio ed urbanistico, “nel rispetto dei suoi caratteri identitari”. Il legislatore ha quindi fissato alcuni “paletti” da rispettare in sede di applicazione di una normativa che, consentendo di operare in deroga alle previsioni degli strumenti urbanistici, deve essere interpretata in modo quanto mai rigoroso.
Stando all’Articolo 1, infatti, gli interventi promossi dalla Legge devono produrre la “riqualificazione” degli edifici esistenti salvando i loro caratteri “identitari”: si deve quindi ritenere che, al momento di esaminare i progetti presentati per l’approvazione, i comuni dovranno di volta in volta verificare se le opere relative comportino un’effettiva “riqualificazione” dell’edificio interessato e se ne rispettino i caratteri “identitari”, e dovranno adeguatamente motivare sul punto i relativi atti abilitativi, soprattutto se li rilasceranno in deroga alla normativa urbanistico-edilizia. L’operatività della Legge La riqualificazione di cui sopra si realizza fondamentalmente attraverso tre tipi di intervento: il recupero edilizio e funzionale, l’ampliamento, e la sostituzione degli edifici esistenti. Le relative richieste di permesso di costruire e le relative denunce di inizio di attività non possono però essere presentate prima del 16 ottobre 2009 (Articolo 6.1), e ciò in quanto fino al 15 ottobre 2009 i comuni possono esercitare due facoltà (Articolo 5.6). La prima facoltà è quella di individuare le parti del territorio in cui è preclusa la possibilità di realizzare gli interventi previsti dalla Legge n. 13/2009; si tratta di una facoltà che probabilmente è stata prevista nell’intento di salvaguardare le prerogative riservate ai comuni dall’Articolo 118 della Costituzione, e preservare così la nuova normativa da eventuali eccezioni di incostituzionalità. Stando alla lettera dell’Articolo 5.6, comunque: s I COMUNI POSSONO INDIVIDUARE SOLO “parti del proprio territorio”, e quindi non possono escluderlo per intero dal campo di applicazione delle nuove norme; s TALI PARTI DI TERRITORIO POSSONO ESSERE individuate solamente a causa di loro “speciali peculiarità storiche, paesaggistico-ambientali ed urbanistiche (…), compresa l’eventuale salvaguardia delle cortine edilizie esistenti”; s L INDIVIDUAZIONE DEVE ESSERE FORMALIZzata con una delibera adeguatamente motivata, che indichi quali siano le “speciali peculiarità” presenti nelle zone individuate, e spieghi per quale motivo le stesse siano ritenute incompatibili con la realizzazione degli interventi previsti dal-
la Legge. Nella sua sintetica formulazione la disposizione non sembra escludere la possibilità che, in determinate parti del loro territorio, i comuni escludano la realizzazione di determinati interventi (per esempio, quelli di “sostituzione”), e non altri (per esempio, quelli di “recupero edilizio e funzionale”). La seconda facoltà che i comuni possono esercitare fino al 15 ottobre 2009 è quella di dettare prescrizioni per la realizzazione degli interventi ammessi, allo scopo di imporre agli interessati di reperire parcheggi pertinenziali ed aree a verde. Il termine del 15 ottobre 2009 è espressamente definito “perentorio”, il che significa che una volta scaduto i comuni non possono più esercitare legittimamente le facoltà di cui sopra. Nulla esclude però che, fino a tale data, essi possano approvare più di una delibera, aggiornando di volta in volta quelle adottate in precedenza sia per quanto riguarda l’individuazione delle parti di territorio escluse, sia per ciò che concerne le prescrizioni da rispettare. Le disposizioni comuni (prima parte) L’Articolo 5 contiene alcune disposizioni che si applicano a tutti gli interventi previsti dalla Legge. I casi esclusi (terzo comma) Esso individua anzitutto le seguenti tre fattispecie, ricorrendo le quali detti interventi non possono essere realizzati. a) Essi non possono essere eseguiti “in aree soggette a vincolo di inedificabilità in base a disposizioni di legge o di pianificazione territoriale ed urbanistica”. La norma non chiarisce il significato dell’espressione “vincolo di inedificabilità”. In proposito può soccorrere la giurisprudenza formatasi con riferimento all’Articolo 33 della Legge 28 febbraio 1985 n. 47 (che sancisce l’impossibilità di condonare le opere abusive realizzate su aree soggette a vincolo comportante la loro inedificabilità), la quale ha ritenuto che siano soggette a tale vincolo fra le altre: s LE AREE COMPRESE NELLE FASCE DI RISPETTO cimiteriale (Consiglio di Stato, Sezione V, 8 settembre 2008 n. 4256; Consiglio di Stato, Sezione IV, 12 marzo 2007 n.
utilizzato un’espressione completamente diversa, quest’ultima conclusione non pare giustificata. c) Ed infine, gli interventi non possono riguardare “edifici realizzati in assenza di titolo abilitativo o in totale difformità, anche condonati”. Stante il tenore letterale di questa disposizione, il divieto non riguarda gli edifici realizzati con variazioni essenziali o in parziale difformità dal titolo abilitativo. Le deroghe ammesse e le norme da rispettare (primo comma) Salvo quanto specificamente previsto per ciascuno di essi dagli Articoli 2 e 3 della Legge, gli interventi di cui si tratta possono essere realizzati: s IN DEROGA ALLE PREVISIONI DEI PIANI TERritoriali di coordinamento dei parchi regionali, escluse quelle relative alle “aree naturali protette”; sSENZA LA PREVENTIVA APPROVAZIONE DI un piano attuativo, anche in deroga alle disposizioni che tale piano dovessero eventualmente imporre; s IN DEROGA ALLE PREVISIONI DEI PIANI ATTUAtivi vigenti o adottati. Detti interventi non possono invece derogare alle norme del codice civile, alle leggi per la tutela dei diritti dei terzi (cioè, a quanto sembra di capire, a tutte le norme di legge che attribuiscono a terzi diritti soggettivi), alle norme vigenti in materia di tutela igienico-sanitaria, di stabilità e di sicurezza degli edifici, nonché alle norme vigenti in materia di tutela idrogeologica, del paesaggio e dei beni culturali e monumentali (che poi sono sempre beni culturali). Insomma, tutte le norme cui non è espressamente consentito derogare devono essere rispettate. W. F.
45 PROFESSIONE LEGISLAZIONE
1185; T.A.R. Lombardia, Milano, Sezione II, 23 dicembre 1988 n. 653); s QUELLE COMPRESE NELLE FASCE DI RISPETTO stradale e autostradale (T.A.R. Campania, Napoli, Sezione III, 9 agosto 2007 n. 7434; Corte di Cassazione, Sezione I civile, 26 gennaio 2000 n. 841); s QUELLE COMPRESE NELLE FASCE DI RISPETTO delle acque pubbliche (Consiglio di Stato, Sezione V, 30 agosto 2006 n. 5079); s QUELLE RISERVATE DAGLI STRUMENTI URBAnistici generali alla formazione di strade (T.A.R. Puglia, Bari, Sezione II, 9 aprile 2003 n. 1660); s MA NON QUELLE DESTINATE DAGLI STRUMENti urbanistici generali alla formazione di verde pubblico (T.A.R. Lazio, Latina, 17 febbraio 2000 n. 103). b) Gli interventi non possono avere ad oggetto “edifici e relativi ambiti di particolare rilievo storico, architettonico e paesaggistico, specificamente vincolati in relazione a tali caratteri”. L’espressione “specificamente vincolati” lascia intendere che deve trattarsi di immobili individuati come beni culturali o beni paesaggistici ai sensi della normativa di settore succedutasi dall’Unità d’Italia in poi (la Legge 12 giugno 1902 n. 185, il Regio Decreto 17 luglio 1904 n. 431, la Legge 20 giugno 1909 n. 364, la Legge 23 giugno 1912 n. 688, il Regio Decreto 30 gennaio 1913 n. 363, la Legge 11 maggio 1922 n. 778, la Legge 1° giugno 1939 n. 1089, la Legge 29 giugno 1939 n. 1497, il Decreto Legislativo 29 ottobre 1999 n. 490 e il Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42). Ci si chiede peraltro se il divieto riguardi anche i beni che l’Articolo 142 di quest’ultimo Decreto Legislativo vincola direttamente, senza l’intermediazione di uno specifico provvedimento amministrativo. A questa domanda sembra lecito rispondere affermativamente, giacché anche tali beni sono “specificamente vincolati”. A conclusione differente si sarebbe potuti pervenire, se il legislatore regionale avesse utilizzato l’espressione contenuta nell’Articolo 181 del citato Decreto n. 42/2004, il quale al comma 1-bis parla dei beni dichiarati di notevole interesse pubblico “con apposito provvedimento” (e tali non sono, evidentemente, quelli dichiarati di notevole interesse pubblico direttamente dalla Legge); ma siccome il legislatore ha
a cura di Verena CorrĂ , Emanuele Gozzi, Umberto Maj, Ilaria Nava, Claudio Sangiorgi
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Normative sui parchi tematici La normativa nazionale in materia I parchi tematici, a livello normativo, sono equiparati ai cosiddetti “parchi di divertimento permanente o temporaneiâ€?, cosĂŹ come definiti dal Decreto del 23 maggio 2003 del Ministro per i Beni e le attivitĂ culturali. Sebbene la normativa si rivolga in modo differenziato a queste due tipologie di parco, la quasi totalitĂ dei casi studio esaminati dal Decreto rientra nel caso di parchi divertimento permanenti. L’autorizzazione di tali attivitĂ sul territorio è prevista e regolamentata, oltre che dal D.M. citato, dall’Art. 69 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (T.U.L.P.S.) e dall’Art. 8 del D.P.R. n. 394 del 21 aprile 1994. Le caratteristiche principali di tali strutture, secondo la definizione di legge, possono riassumersi come segue: s SI TRATTA DI COMPLESSI DI ATTRAZIONI INtrattenimenti ed attrezzature dello spettacolo viaggiante, rispondenti alle tipologie previste nell’elenco di cui all’Art. 4 della Legge n. 337 del 18 marzo 1968; s SONO DESTINATI ALLO SVAGO E AD ATTIVITĂŒ ludiche e ricreative; s INSISTONO SU UNA MEDESIMA AREA s SONO DOTATI DI UNA ORGANIZZAZIONE COmunque costituita, di servizi comuni. I parchi di divertimento possono essere, secondo la definizione contenuta nell’Art. 8 del D.P.R. n. 394/1994, “permanentiâ€?, se raggiungono almeno 120 giorni/anno di permanenza su una stessa area, altrimenti sono classificabili come “parchi temporanei o ambulantiâ€?. L’Art. 25 del D.M. del 23 maggio 2003 specifica ulteriormente la disciplina per il rilascio dell’autorizzazione per queste attivitĂ e delinea delle categorie dimensionali e delle tipologie di gestione, di seguito descritte, a cui corrisponde una precisa procedura per la richiesta dell’autorizzazione: s PRIMA CATEGORIA PARCHI COSTITUITI DA UN numero di attrazioni non inferiore a 30, di cui almeno 6 grandi; s SECONDA CATEGORIA PARCHI COSTITUITI DA un numero di attrazioni non inferiore a 15 e non superiore a 29, di cui almeno 4 grandi;
s TERZA CATEGORIA PARCHI COSTITUITI DA UN numero di attrazioni non inferiore a 10, di cui almeno 2 grandi, oppure 5 medie. Rientrano nell’ultima categoria anche i parchi sprovvisti del numero minimo di grandi attrazioni previsto per la classificazione nelle due categorie superiori, nonchÊ i parchi permanenti di genere acquatico, faunistico e naturalistico, a prescindere dal numero minimo di grandi attrazioni ivi presenti. Competenze delle amministrazioni comunali e rilascio autorizzazioni L’esercizio dei parchi di divertimento, e quindi dei parchi tematici, è subordinato alla preventiva autorizzazione dell’Amministrazione comunale a imprese appartenenti ai Paesi dell’Unione Europea (ai sensi dell’Art. 8 del D.P.R. n. 394, del 21 aprile 1994), restando ferme anche le competenze di altre autorità amministrative come le Commissioni di vigilanza (di cui agli Artt. 141 e 142 del Regolamento di Pubblica Sicurezza), per quanto attiene le autorizzazioni e l’agi-
bilità di impianti e strutture, sia fissi che mobili, installati e realizzati nel parco e non rientranti nell’elenco di cui all’Art. 4 della Legge 18 marzo 1968, n. 337. Il progetto dovrà quindi essere conforme alle indicazioni della pianificazione regionale e comunale, attuarsi tramite specifico Piano, sottostare alla Valutazioni d’Impatto Ambientale e alle indicazioni di un’eventuale Conferenza dei Comuni se l’insediamento di questa attività dovesse interessare ambiti sovracomunali. Nell’ipotesi che sia verificata la conformità urbanistica, occorre verificare se le attrazioni che si intendono installare rientrano tra quelle indicate nell’elenco degli spettacoli viaggianti (Art. 4 della Legge 337/1968): in caso affermativo l’attività deve essere autorizzata ai sensi dell’Articolo 69 del T.U.L.P.S., previa verifica dell’agibilità di cui all’Articolo 80 del medesimo Testo Unico. Occorre inoltre verificare se il numero delle attrazioni che si andranno a installare può configurare un vero e proprio parco tematico.
utilizzando la simbologia di cui al D.M. 30.11.1983. Anche la relazione tecnica, redatta con riferimento agli elaborati grafici, dovrà essere conforme a simbologia, termini e definizioni di cui al D.M. 30.11.1983, e dovrà chiaramente evidenziare la conoscenza e l’osservanza dei criteri generali di prevenzione incendi e delle normative specifiche, descrivendo in modo sintetico: s L AREA OCCUPATA COPERTA SCOPERTA IL tipo di manifestazione, il programma e le attività previste, la modalità di utilizzazione dei luoghi e/o dei locali, gli affollamenti massimi ipotizzabili suddivisi per luoghi e/o locali e/o piani; s LE CARATTERISTICHE DI STRUTTURE E MATERIALI tipologie costruttive, resistenza al fuoco, carico d’incendio, compartimentazioni, reazione al fuoco, vie di fuga; gli impianti elettrici normali e di emergenza; gli impianti termici; la descrizione schematica di eventuali altri impianti tecnologici. Centralità della normativa sulla prevenzione incendi e verifica degli impianti meccanici ed elettrici All’atto della visita di sopralluogo da parte della Commissione comunale di vigilanza, dovranno essere prodotte, a seconda della tipologia della struttura e dell’attività , le certificazioni rilasciate da
Massimo Brignoli e Vincenzo Gaglio
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Ruolo delle Commissioni di vigilanza Ăˆ competenza della Commissione di vigilanza il rilascio delle autorizzazioni tecniche e amministrative e il rilascio della licenza all’esercizio dell’attivitĂ . Fondamentalmente il Comune e la Commissione provinciale devono accertarsi che un locale destinato allo spettacolo, casistica entro cui rientrano anche i parchi in oggetto, sia idoneo ad ospitare il pubblico. Anche qui la norma fondamentale di riferimento è il T.U.L.P.S., ovvero il R.D. 773/1931, e in particolare gli Art. 69 (necessitĂ di autorizzazione) e 80 (obbligo verifica agibilitĂ ). Ne consegue che la presentazione del progetto architettonico (tramite richiesta di Permesso di Costruire o D.I.A.), deve essere corredata da specifica documentazione tecnica che attesti la corretta realizzazione delle opere e degli impianti, la sussistenza dei requisiti richiesti, nonchĂŠ la regolaritĂ e validitĂ di dispositivi, materiali, attrezzature e impianti. Tale documentazione, redatta in modo opportuno ed esauriente dovrĂ comprendere gli elaborati necessari ad una corretta valutazione degli aspetti legati alla normativa prevenzione incendi e verifica impianti elettrici e meccanici. Tutti gli elaborati grafici dovranno essere quotati, chiaramente leggibili, e redatti
tecnici abilitati o, se richiesto, da laboratori legalmente riconosciuti (ai sensi del D.M. 25.3.85), attestanti il rispetto della normativa sulla prevenzione incendi e sicurezza nei luoghi dello spettacolo (D.M. 30.11.1983) tra cui: s IDONEITĂŒ DEI MATERIALI IMPIEGATI SIA PER le strutture che per le finiture, per quanto riguarda la resistenza al fuoco; s VERBALI DI COLLAUDO STATICO E DI CORRETTA installazione di elementi strutturali, quali tribune, palchi, solai, scale e piani di calpestio in genere; s CERTIFICAZIONE CHE ATTESTI LA RISPONDENZA dell’impianto elettrico alle norme CEI; s OMOLOGAZIONE DI DISPOSITIVI MATERIALI E attrezzature particolari; s IL COLLAUDO STATICO DELL IMMOBILE O DELLA parte di esso destinata a locale di pubblico spettacolo; s IL PERMESSO DI COSTRUIRE O COPIA DELLA denuncia di inizio attivitĂ ai sensi dell’Art. 2 Legge 662/96 (ove necessaria); s LA DICHIARAZIONE DI CONFORMITĂŒ E REAlizzazione a regola d’arte degli impianti elettrici; s LA CERTIFICAZIONE DI CONFORMITĂŒ DELLE APparecchiature da cucina alle norme UNICIG. Ăˆ, inoltre, necessario produrre una relazione tecnica di previsione d’impatto acustico, firmata da un tecnico competente in acustica ambientale riconosciuto dalla Regione Lombardia alla data del 31.12.2001, in attuazione dell’Art. 2, commi 6 e 7 della Legge 26/10/1995, n. 447 e della Deliberazione 17.5.1996, n. 13195; Certificati e/o omologazioni rilasciate da Enti o Laboratori legalmente autorizzati (D.M. 26.3.1985). Per un ulteriore approfondimento si rimanda alla normativa citata.
a cura di Camillo Onorato
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Rassegna legislativa G.U. n. 145 del 25.6.2009 Suppl. ordinario n. 98 Determinazione n. 3/2009 Procedure di cui all’Articolo 153 del Codice dei contratti pubblici: linee guida per i documenti di gara La disciplina dell’istituto della “finanza di progetto” veniva introdotta dal decreto Legislativo 11 settembre 2008, n. 152, terzo decreto correttivo al Decreto Legislativo 12 aprile 2006, n. 163. L’autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, previa audizione degli operatori di settore e con il contributo dell’Unità Tecnica Finanza di Progetto, al fine di orientare le stazioni appaltanti nella scelta e nell’applicazione delle nuove procedure, aveva emanato la Determinazione n. 1 del 14 gennaio 2009 contenente le linee guida per l’affidamento delle concessioni secondo la procedura di cui all’Art. 153 del Codice e per la redazione dello studio di fattibilità. La Determinazione n. 3/2009 si pone in relazione alle nuove indicazione contenute nel Decreto n. 152/08 e vuole fornire un ulteriore contributo di studio relativamente alla nuova disciplina, attraverso la redazione di modelli di documenti di gara che possano indicare le linee guida alle stazioni appaltanti per l’affidamento delle concessioni in project financing. “In particolare, l’Autorità ha predisposto modelli di documentazione da allegare al bando di gara per la procedura aperta (disciplinare di gara) e ristretta (norme integrative del bando di gara e lettera di invito). La documentazione è stata redatta sia per la procedura a gara unica ex Art. 153, commi 1 - 14, sia per la procedura a doppia gara, ex Art. 153, comma 15 (prima e seconda fase) del Codice”. “La nuova disciplina della ‘finanza di progetto’ prevede tre diverse procedure per l’affidamento del contratto di concessione di lavori pubblici: s UNA GARA UNICA PER L INDIVIDUAZIONE DEL promotore e l’aggiudicazione del contratto di concessione (Art. 153, commi 1-14); s UNA DOPPIA GARA CON DIRITTO DI PRELAzione a favore del promotore (Art. 153, comma 15);
s UNA PROCEDURA SU INIZIATIVA DEL PRIVAto in caso di inerzia dell’amministrazione aggiudicatrice, qualora quest’ultima non provveda alla pubblicazione dei bandi entro sei mesi dall’approvazione dell’elenco annuale di cui all’Art. 128, nel quale siano inserite operazioni finanziabili in tutto o in parte con capitali privati”. “Al fine di orientare le amministrazioni aggiudicatrici ad una corretta applicazione delle nuove norme sono stati elaborati schemi di documenti, quali il disciplinare di gara, le norme integrative al bando di gara e la lettera di invito, che potranno costituire un modello per la regolamentazione delle gare per l’affidamento delle concessioni ex Art. 153 del Codice; sono state altresì predisposte alcune indicazioni per la compilazione dei bandi di gara”. “In linea generale i documenti sono stati strutturati con l’inserimento di soluzioni alternative che in alcuni casi corrispondono alle diverse opzioni legittimamente ammesse alla normativa vigente (ad esempio: facoltà o obbligo di costituzione della società di progetto ex Art. 153 del codice), in altri casi, invece, prospettano ipotesi astrattamente possibili in relazione ai contenuti della concessione (esempio: eventuale corrispettivo del concessionario - punto 1 del disciplinare di gara predisposto per la procedura a gara unica). È evidente che relativamente a tali ultimi casi le linee guida non sono esaustive di tutte le possibili ipotesi che in concreto possono realizzarsi, ma contengono alcuni esempi finalizzati a supportare le amministrazioni aggiudicatrici dell’individuazione delle possibili soluzioni”. G.U. n. 145 del 25.6.2009 Suppl. ordinario n. 98 Determinazione 20 maggio 2009 Linee guida per l’utilizzo del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa nelle procedure previste dall’Articolo 153 del Codice dei contratti pubblici Nel recepire il principio dato dalla giurisprudenza europea che ha stabilito la perfetta equiparazione dei due criteri di aggiudicazione del prezzo più basso e dell’offerta economicamente più vantaggiosa, il Decreto Legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e successive modifiche ed
integrazioni aveva liberalizzato la scelta, da parte delle stazioni appaltanti, del criterio di aggiudicazione degli appalti, rendendola indipendente dalla tipologia di procedura adottata e condizionandola all’oggetto dell’appalto e all’obiettivo perseguito. Tuttavia, l’obbligo per le stazioni appaltanti di utilizzare, come criterio di aggiudicazione, il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa è stato stabilito dallo stesso legislatore con specifico riferimento alle procedure di affidamento delle concessioni di lavori pubblici, di cui agli articoli 142 e seguenti, nonché quelle di finanza di progetto, di cui agli articoli 153 e seguenti del Decreto Legislativo n. 163/2006. La scelta del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa consente l’aggiudicazione dei contratti pubblici non tanto con una valutazione meramente quantitativo-economica, quanto con una complessa integrazione tra il dato economico, quello tecnico e quello qualitativo e, pertanto, è particolarmente adatto a selezionare il contraente privato per l’affidamento di contratti, come le concessioni di lavori pubblici, in cui le prestazioni contrattuali comprendono la progettazione di un’opera, la sua esecuzione e la sua gestione funzionale ed economica. Tale criterio è caratterizzato da una maggiore flessibilità, che consente quindi, alle imprese partecipanti, di esprimere al meglio le proprie capacità innovative, incrementando in tal modo la loro concorrenzialità, anche dal punto di vista delle soluzioni offerte per soddisfare le esigenze perseguite dalle stazioni appaltanti. L’individuazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa è fondata sull’applicazione integrata di una pluralità di criteri di valutazione: ciò implica la necessità di risolvere i problemi di comparabilità tra gli stessi criteri, a causa della loro diversa natura, quantitativa o qualitativa e delle diverse unità di misura e questo rende complesse le operazioni relative alla concreta valutazione delle offerte. Con la Determinazione n. 5 del 2008, l’Autorità aveva identificato le condizioni che, negli appalti di lavori pubblici, suggeriscono l’utilizzo del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. La deliberazione delle linee guida contenute nelle presente determinazione
B.U.R.L. 4° Suppl. straordinario al n. 16 del 23 aprile 2009 Deliberazione Giunta Regionale 8 aprile 2009 - n. 8/9275 Determinazioni relative alle misure di conservazione per la tutela delle ZPS lombarde in attuazione della Direttiva 92/42/CEEe del D.P.R. 335/97 ed ai sensi degli articoli 3, 4, 5, 6 del D.M. 17 ottobre 2007 n. 184 - Modificazioni all D.G.R. n. 788/2008 La presente deliberazione apporta talune modifiche alla D.G.R. del 30 luglio 220 n. 8/7844 “Misure di conservazione per
la tutela delle ZPS lombarde ai sensi del D.M. 17 ottobre 2007, n. 184 - Integrazione alla D.G.R. n. 6648/2008 Allegato A - Divieti, obblighi ed ulteriori disposizioni per tutte le tipologie di ZPS insistenti sul territorio lombardo”. Le ZPS, Zone di Protezione Speciale, sono identificate a seconda della naturale vocazione, in tipologie quali zone umide, ambienti aperti alpini, ambienti forestali alpini, ambienti fluviali, risaie. Le modifiche si riferiscono prevalentemente a prescrizioni e divieti in tali zone meglio identificando gli ambiti di applicazione dei regolamenti applicativi in tema di attività venatoria, interventi di realizzazione di infrastrutture ed uso di impianti sul territorio, regolamentazioni relative all’ambiente boschivo ed all’alboricoltura ed alla conservazione della qualità idrica adeguata alla sopravvivenza di organismi acquatici. Ulteriori modifiche riguardano la realizzazione di infrastrutture che prevedano la modifica dell’ambiente fluviale del regime idrico ad esclusione delle opere idrauliche finalizzate alla difesa del suolo, alle derivazioni d’acqua destinate all’approv-
vigionamento idropotabile o idroelettrico anche a servizio di strutture ricettive e agricole.
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C. O. Siti internet di consultazione www.edilportale.com www.lavoripubblici.it www.ordinearchitetti.mi.it www.regionelombardia.it
PROFESSIONE STRUMENTI
forniscono pertanto le indicazioni circa gli aspetti giuridici ed operativi maggiormente problematici di tale criterio di aggiudicazione. Al documento è stata allegata un’analisi di alcuni metodi “multicriteri” per l’individuazione della migliore offerta ed, inoltre, un esempio concreto di applicazione del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa ad una procedura di affidamento di una concessione.
INFORMAZIONI DAGLI ORDINI
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Ordine di Bergamo tel. 035 219705 www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Ordine di Brescia tel. 030 3751883 www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Ordine di Como tel. 031 269800 www.co.archiworld.it Presidenza e segreteria: architetticomo@archiworld.it Informazioni utenti: infocomo@archiworld.it Ordine di Cremona tel. 0372 535422 www.architetticr.it Presidenza e segreteria: segreteria@architetticr.it Ordine di Lecco tel. 0341 287130 www.ordinearchitettilecco.it Presidenza, segreteria, informazioni: ordinearchitettilecco@tin.it Ordine di Lodi tel. 0371 430643 www.lo.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilodi@archiworld.it Informazioni utenti: infolodi@archiworld.it Ordine di Mantova tel. 0376 328087 www.mn.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettimantova@archiworld.it Informazioni utenti: infomantova@archiworld.it Ordine di Milano tel. 02 625341 www.ordinearchitetti.mi.it Presidenza: consiglio@ordinearchitetti.mi.it Informazioni utenti: segreteria@ordinearchitetti.mi.it Ordine di Monza e della Brianza fax: 039 3309869 www.ordinearchitetti.mb.it Segreteria: segreteria@ordinearchitetti.mb.it Ordine di Pavia tel. 0382 27287 www.ordinearchitettipavia.it Presidenza e segreteria: architettipavia@archiworld.it Informazioni utenti: infopavia@archiworld.it Ordine di Sondrio tel. 0342 514864 www.so.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettisondrio@archiworld.it Informazioni utenti: infosondrio@archiworld.it Ordine di Varese tel. 0332 812601 www.va.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettivarese@archiworld.it Informazioni utenti: infovarese@archiworld.it
Como Cinquant’anni dell’Ordine degli Architetti PPC di Como Il 30 ottobre del 1958, con il successivo atto formale della riunione del suo primo Consiglio e la nomina di Mario Cereghini alla presidenza, si costituiva ufficialmente l’Ordine degli Architetti nella nostra Provincia. L’Ordine ha così voluto ricordare questi “nostri primi cinquant’anni” con una giornata celebrativa che ha trovato spazio in uno scenario “importante” come quello della Casa del fascio del Terragni: il recente 16 settembre il prof. Francesco Venezia vi ha tenuto una lectio magistralis. Professore presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, dopo le esperienze presso le Università di Genova, Berlino, Losanna e Harward, coglie l’opportunità di questa “commemorazione festosa” per parlare del progetto di architettura, per sottolineare come questo debba sempre confrontarsi con di chi ci ha preceduti: l’interpretazione della memoria storica come stimolo al miglioramento; in tal modo il senso del progetto non è la manieristica e scontata riproposizione di forme e proporzioni, ma ricerca paziente di antichi valori, disegno che nasce oltre che dal riconoscimento del nostro vissuto storico anche dalla reinterpretazione delle sue regole e proporzioni attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie dei materiali; per arrivare ad ottenere un progetto ordinatamente composto e dotato di significato, e per questo “immortale”. In occasione dell’incontro è stata organizzata la cerimonia di commemorazione del cinquantenario con la consegna della serigrafia (appositamente creata dall’artista Fabrizio Musa) agli iscritti del primo decennio di fondazione e ai presidenti, in rappresentanza dei Consigli che hanno coordinato l’attività della Istituzione durante un lungo ed impegnativo periodo. È stata anche l’occasione per premiare il vincitore e i segnalati del Premio di fotografia indetto proprio sul tema degli Anni ‘50 dal nostro Ordine. A riassumere il senso di que-
Como, Casa del fascio, giornata celebrativa in occasione dei 50 anni dell’Ordine. sto momento riproponiamo alcuni spunti dalla lettera aperta del presidente Angelo Monti, indirizzata per l’occasione agli iscritti, “Noi architetti conosciamo la ‘fragilità’ di questo nostro mestiere e questa consapevolezza è, oggi, ancor più profonda di fronte alla durezza della nuova recessione globalizzata. Sappiamo quanto esposta sia una categoria professionale ben lontana da logiche e protezionismi corporativi e quanto una società realmente matura dovrebbe, a maggior ragione, attivarsi a sostegno della propria qualità architettonica e di opportunità lungimiranti per la nostra disciplina (…) Gli Ordini non sono libere associazioni ed è, quindi, comprensibile che per molti rappresentino un atto formale dovuto. Dovremmo, però, riflettere sulla loro potenzialità di straordinaria rete di contatto e organizzazione che, accanto ai propri fondativi compiti istituzionali e deontologici, può essere aperta a quelle forme partecipate di informazione e formazione, alla base di una seria professione moderna (…) Credo che la necessità di rinnovamento e di salto culturale, che auspichiamo nella società, non possa non trovarci attori e promotori. Rifiutare la marginalità in cui rischiamo di essere confinati è innanzitutto compito nostro (…) Credo anche che la necessità più o meno consapevole di una nuova figura professionale, o meglio, di diverse figure, sia un problema di tutta la società. La qualifica della formazione, per affrontare difficoltà di inserimento nell’ambito del lavoro, delle
nuove tecnologie e delle modalità di lavoro ancora spesso da sondare, accanto a problemi di concorrenza e di globalizzazione, costituiscono materia sufficiente per complicare non poco questo compito. Un lavoro ambizioso che gli Ordini non possono certo risolvere da soli ma che possono cercare, nei limiti delle loro risorse, di contribuire ad affrontare. Questo impegno significa, innanzitutto, costituire una presenza e una voce costruttiva della società civile, attraverso proposte culturali e formative costruite grazie all’azione paziente e silenziosa delle commissioni e dei gruppi di lavoro aperti, va sottolineato, al contributo di tutti gli iscritti. Un lavoro che, come già richiamato, parte da lontano e che ha segnato il percorso e la continuità di questo nostro Ordine. Per testimoniare anche ai più giovani di noi questa lunga (ma non remota) storia vogliamo idealmente ricordare le presidenze e, con loro, tutti i colleghi che hanno partecipato alla attività dell’Ordine di questi cinquant’anni. A chi ci ha preceduto è dedicato questo giorno, che permettetemi di dire, dobbiamo considerare un po’ speciale. A tutti noi l’augurio che, nelle trasformazioni inevitabili e, spesso, imprevedibili che attendono ancora la nostra professione, si possano accogliere e incentivare gli elementi di innovazione conservando il valore aggiunto di quella che Ridolfi definì l’“artigianalità mentale”. Roberta Fasola
Territorio e Urbanistica a cura di Francesca Patriarca La legge regionale per il rilancio edilizio Nuovi spazi per le famiglie, qualità degli interventi, priorità all’utilizzo del patrimonio esistente, riordino delle aree produttive, risparmio energetico, riqualificazione dei quartieri di edilizia pubblica: queste sono le priorità della nuova legge lombarda per il rilancio edilizio. L’iniziativa straordinaria di Regione Lombardia attua l’Intesa Stato-Regioni del 1° aprile 2009 con la finalità di coniugare la ripresa economica del settore edilizio con il miglioramento della qualità del patrimonio edilizio esistente. La valutazione complessiva dell’impatto economico generato dagli interventi edilizi prevede investimenti per una cifra pari a circa 6.000 milioni di euro, quella relativa al risparmio energetico si attesta sul valore di 611.000 Megawattora (Mwh) per una cifra di circa 44 milioni di euro. Vediamo meglio i contorni. Nel più ampio quadro dei principî ispiratori che guidano il governo del territorio regionale (risparmio di suolo, efficienza energetica, sicurezza degli edifici, edilizia di qualità) gli interventi edilizi previsti riguardano l’utilizzo del patrimonio edilizio esistente, l’ampliamento di edifici esistenti o la loro sostituzione, la riqualificazione di quartieri di Edilizia Residenziale Pubblica. Le finalità dell’“utilizzo”, definite dall’Art.2 della legge, sono in sintesi il recupero, per gli edifici ultimati alla data del 31/03/2005, di parti inutilizzate di volumetrie e superfici edilizie, anche in seminterrato, per destinazioni residenziali accessorie, economiche e professionali. Tra le condizioni poste dalla legge per intervenire in quest’ambito ricordiamo il rispetto dei caratteri dell’architettura, del paesaggio e degli insediamenti urbanistici e dei requisiti di efficienza energetica. Possibilità diverse sono previste per il re-
cupero edilizio funzionale degli edifici agricoli fino a un massimo consentito di 600 mc per destinazione residenziale ad uso del proprietario anche se non imprenditore agricolo. Per quanto riguarda la tipologia d’intervento di “ampliamento” i limiti posti sono l’aumento volumetrico non superiore al 20% del volume esistente per gli edifici uni-bifamiliari ed anche per i plurifamiliari ma di volume inferiore ai 1.200 mc. Le condizioni? Che si tratti di edifici esclusivamente residenziali e all’esterno dei centri storici, che vengano rispettati i caratteri dell’architettura, del paesaggio e degli insediamenti urbanistici e i requisiti di efficienza energetica, che l’intervento non comporti un incremento maggiore del 50% dell’indice fondiario e del rapporto di copertura previsti da PGT/PRG e non più di 4 m di altezza oltre l’esistente, che vengano rispettate le norme antisismiche. Più complessa è la casistica relativa agli interventi di “sostituzione” con un nuovo organismo edilizio a seconda che si tratti di edifici in tutto residenziali, per i quali è ammesso un incremento del 30% della volumetria esistente o in parte residenziali per i quali non si ammette incremento. E ancora, a seconda che si intervenga nel centro storico, ove è consentita la sostituzione solo di edifici in contrasto con le caratteristiche storico-architettoniche paesaggistiche e ambientali con parere della commissione regionale di cui all’Art.78 della L.R.12/05. Si cita anche la possibilità di sostituire edifici industriali e artigianali esistenti nelle aree classificate dallo strumento urbanistico comunale come aree a specifica destinazione produttiva purchè individuate dal Comune. L’ultima tipologia di intervento prevista è la “riqualificazione di quartieri di Edilizia Residenziale Pubblica” per cui si prevede la realizzazione di nuove volumetrie fino al 40% della volumetria
struttive curate e innovative. In conclusione è importante richiamare il ruolo dei comuni che possono definire modalità specifiche per l’applicazione della legge. In particolare, gli adempimenti previsti, da ottemperare entro il termine del 15/10/09, consistono nello stabilire le parti del territorio escluse dall’applicazione della Legge, le aree, tra quelle classificate a destinazione produttiva secondaria, nelle quali è ammissibile la sostituzione con eventuale incremento volumetrico di edifici produttivi esistenti, le prescrizioni relative alle dotazioni di parcheggi pertinenziali e a verde, la definizione di riduzione del contributo del costo di costruzione. F. P.
51 INFORMAZIONI DALLA REGIONE
RegioneLombardia
esistente. Per un esame dettagliato delle varie possibilità d’intervento, della tempistica, della disciplina specifica in aree protette, degli interventi soggetti a parere paesistico, dei titoli abilitativi degli interventi, si veda il sito web Rilancio Edilizia: www.rilancioedilizia.regione.lombardia.it Tutti gli interventi ammessi dalla legge sono subordinati al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici interessati e al rispetto dei requisiti previsti dalla Legge regionale n. 24/2006 “Norme per la prevenzione e la riduzione delle emissioni in atmosfera”. Questa normativa incentiva la diffusione di pratiche per l’uso efficiente dell’energia edilizia, sia sul fronte dei materiali ecosostenibili che di tecniche co-
A cura di Carlo Lanza (Commissione Tariffe dell’Ordine di Milano)
Variazione Indice Istat per l’adeguamento dei compensi 1) Tariffa Urbanistica
Gennaio Febbraio Marzo
2006
1590 1589,76 1593,53 1596,04 1599,81 1620 1613,62 1617,39 1619,9 1622,41 1660 1670 1660,08 1663,85 1672,64 1676,41 1690 1685,2 1688,97 1688,97 1692,73
2007 2008 2009
52
Circolare Minist. n° 6679 1.12.1969 Base dell’indice - novembre 1969: 100
Anno
Aprile
Maggio
Luglio
Agosto
Settembre Ottobre Novembre Dicembre
1610 1609,85 1612,37 1612,37
1634,97 1637,48 1637,48 1700 1690 1700,27 1701,52 1697,76 1700 1696,50 1699,01 1699,01 1705,29
1600 1610 1609,85 1611,11 1640 1642,5 1648,78 1697,76 1691,48
1612,37 1650 1655,06 1680 1688,97
n.b. Il valore da applicare, arrotondato alla diecina inferiore, è quello, in grassetto collocato nella parte superiore delle celle, immediatamente precedente al momento dell’assegnazione dell’incarico
2) Tariffa stati di consistenza Anno
2007
INDICI E TASSI
Giugno
1600 1604,83 1606,09 1630 1627,44 1631,2 1680 1690 1685,2 1692,73
Gennaio Febbraio Marzo
(in vigore dal dicembre 1982) anno 1982: base 100
Aprile
Maggio
Giugno
278,85
279,5
279,93
286,87
287,53
289,04
280 280,36 281,23 281,88 290 289,7 291,21 292,52
291,21
291,87
291,87
292,52
2008
Luglio
Agosto
Settembre Ottobre Novembre Dicembre
282,53
282,97
282,97
283,84
284,92
286,01
293,82
294,04
293,38
293,38
292,3
291,87
293,6
294,69
2009 293,17
293,6
n.b. I valori da applicare sono quelli in neretto collocati nella parte superiore delle celle
3) Legge 10/91 (Tariffa Ordine Architetti Milano) Anno
2007 2008 2009
Gennaio Febbraio Marzo
123,32 126,87 128,79
123,60 127,15 129,07
Aprile
123,80 127,83 129,07
Maggio
123,99 128,11 129,36
anno 1995: base 100 Giugno
124,37 128,79 129,65
Luglio
124,66 129,36 129,84
124,95 129,94 129,84
Agosto
giugno 1996: 104,2
Settembre Ottobre Novembre Dicembre
125,14 130,03 130,32
125,14 129,75
125,52 129,75
4) Legge 10/91 (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) anno 2000: base 100 5) Pratiche catastali (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Anno
2007 2008 2009
Gennaio Febbraio Marzo
113,31 116,57 118,34
113,58 116,84 118,60
Aprile
113,75 117,46 118,60
Maggio
113,93 117,72 118,87
Giugno
114,28 118,34 119,13
Luglio
114,55 118,87 119,31
114,81 119,40 119,31
6) Collaudi statici (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Anno
2007 2008 2009
Gennaio Febbraio Marzo
118,76 122,18 124,02
119,03 122,45 124,30
Aprile
119,22 123,10 124,30
Maggio
119,40 123,38 124,58
Giugno
119,77 124,02 124,86
120,05 124,58 125,04
120,33 125,13 125,04
2002 105,42
2003 108,23
8) Tariffa Dlgs 626/94 (Tariffa CNA) Indice da applicare per l’anno
2000 113,89
2001 117,39
2000 105,51
2001 108,65
Agosto
114,99 119,22
115,34 119,22
120,51 124,95
2003 123,27
2002 111,12
2003 113,87
116,22 118,60
gennaio 1999: 108,2
120,88 124,95
2006 114,57
121,34 124,49
121,81 124,30
gennaio 2001: 110,5 2007 116,28
anno 1995: base 100 2002 120,07
115,78 118,78
Settembre Ottobre Novembre Dicembre
120,51 125,23 125,50
2005 112,12
2008 119,63
2009 121,44
novembre 2001: 110,6
2004 125,74
9) Tariffa pratiche catastali (Tariffa Ordine Architetti Milano) Indice da applicare per l’anno
Settembre Ottobre Novembre Dicembre
114,99 119,48 119,75
anno 2001: base 100
2004 110,40
126,48 129,07
dicembre 2000: 113,4
anno 1999: base 100 Luglio
7) Tariffa Antincendio (Tariffa Ordine Architetti Milano) Indice da applicare per l’anno
Agosto
126,00 129,27
2005 127,70
2006 130,48
anno 1997: base 100
2004 116,34
2005 118,15
2006 120,62
2007 132,44
2008 136,26
2009 138,32
febbraio 1997: 105,2 2007 122,43
2008 125,95
2009 127,85
Tariffa P.P.A. (si tralascia questo indice in quanto non più applicato) Con riferimento all’art. 9 della Tariffa professionale legge 2.03.49 n° 143, ripubblichiamo l’elenco, relativo agli ultimi anni, dei Provvedimenti della Banca d’Italia che fissano i tassi ufficiali di sconto annuali per i singoli periodi ai quali devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato articolo 9 della Tariffa. Dal 2004 determinato dalla Banca Centrale Europea. Provv. della B.C.E. (4.12.08) dal 10/12/08 2,50% Provv. della B.C.E. (15.1.09) dal 21/1/09 2,00% Provv. della B.C.E. (5.3.09) dal 11/3/09 1,50% Provv. della B.C.E. (2.4.09) dal 8/4/09 1,25% Provv. della B.C.E. (7.5.09) dal 13/5/09 1,00% Con riferimento all’art. 5, comma 2 del Decreto Legislativo 9 ottobre 2002, n. 231, pubblichiamo i Provvedimenti del Ministro dell’Economia che fissano il “Saggio degli interessi da applicare a favore del creditore nei casi di ritardo nei pagamenti nelle transazioni commerciali” al quale devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato Decreto. dal 1.1.2007 al 30.6.2007
3,58% +7
10,58%
dal 1.7.2007 al 31.12.2007
4,07% +7
11,07%
dal 1.1.2008 al 30.6.2008
4,20% +7
11,20%
dal 1.7.2008 al 31.12.2008
4,10% +7
11,10%
dal 1.1.2009 al 30.6.2009
2,50% +7
9,50%
Comunicato (G.U. 30.7.2007 n° 175) Comunicato (G.U. 11.2.2008 n° 35)
Comunicato (G.U. 21.7.2008 n° 169) Comunicato (G.U. 2.2.2009 n° 26)
per valori precedenti consultare il sito internet del proprio Ordine.
Comunicato (G.U. 28.8.2009 n° 199) dal 1.7.2009 al 31.12.2009
2.254 iscritti dell’Ordine di Bergamo; 2.258 iscritti dell’Ordine di Brescia; 1.656 iscritti dell’Ordine di Como; 678 iscritti dell’Ordine di Cremona; 914 iscritti dell’Ordine di Lecco; 398 iscritti dell’Ordine di Lodi: 669 iscritti dell’Ordine di Mantova; 11.683 iscritti dell’Ordine di Milano; 2.354 iscritti dell’Ordine di Monza e della Brianza;
847 iscritti dell’Ordine di Pavia; 357 iscritti dell’Ordine di Sondrio; 2.219 iscritti dell’Ordine di Varese. Ricevono inoltre la rivista:
90 Ordini degli Architetti PPC d’Italia;
Interessi per ritardato pagamento
Comunicato (G.U. 5.2.2007 n° 29)
La rivista AL, fondata nel 1970, oggi raggiunge mensilmente tutti i 26.287 architetti iscritti ai 12 Ordini degli Architetti PPC della Lombardia:
1% +7
8,00%
Per quanto riguarda: Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, relativo al mese di giugno 1996 che si pubblica ai sensi dell’Art. 81 della Legge 27 luglio 1978, n. 392, sulla disciplina delle locazioni di immobili urbani consultare il sito internet dell’Ordine degli Architetti PPC di Milano. Applicazione Legge 415/98 Agli effetti dell’applicazione della Legge 415/98 si segnala che il valore attuale di 200.000 Euro corrisponde a Lit. 394.466.400.
1.555 Amministrazioni comunali lombarde;
Assessorati al Territorio delle Province lombarde e Uffici tecnici della Regione Lombardia; Federazioni degli architetti e Ordini degli ingegneri; Biblioteche e librerie specializzate; Quotidiani nazionali e Redazioni di riviste degli Ordini degli Architetti PPC nazionali; Università; Istituzioni museali; Riviste di architettura ed Editori.