AL Mensile di informazione degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori Lombardi
Ordini degli Architetti P.P.C. delle Province di: Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza e della Brianza, Pavia, Sondrio, Varese
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dicembre 2009
Lombardia ed Expo 2015
Lombardia ed Expo 2015
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FORUM Expo 2015 e Lombardia interventi di Ferruccio Favaron, Angelo Monti e Paolo Ventura Expo: storia di un’esposizione
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FORUM ORDINI Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi Milano Monza e Brianza Varese
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OSSERVATORIO Argomenti Riletture Conversazioni Concorsi Libri Mostre
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PROFESSIONE Legislazione Normative e tecniche Organizzazione professionale Strumenti
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INFORMAZIONE Dagli Ordini Dalla Regione
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INDICI E TASSI
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Direttore Responsabile Ferruccio Favaron Direttore Maurizio Carones Comitato editoriale Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori Redazione Igor Maglica (caporedattore) Irina Casali, Martina Landsberger, Cecilia Fumagalli Direzione e Redazione via Solferino, 19 - 20121 Milano tel. 0229002165 - fax 0263618903 e-mail Redazione: redazione@consulta-al.it Progetto grafico Gregorietti Associati Impaginazione Francesca Forte Concessionaria per la pubblicità service editoriale Action Group srl Via Londonio 22 – 20154 Milano Tel. +39 02.34.53.8338 Fax +39 02.34.93.7691 www.actiongroupeditore.com info@actiongroupeditore.com Coordinamento pubblicità Riccardo Fiorina rfiorina@actiongroupeditore.com Pubblicità Leonardo Cereda Filippo Giambelli Cesar Rodriguez Gianmarco Trenti Alessio Vassallo Stampa Grafica Editoriale Printing srl via Enrico Mattei 106 40138 Bologna Rivista mensile: Poste italiane Spa – Spedizione in a.p. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB Milano Autorizzazione Tribunale n. 27 del 20.1.1971 Distribuzione a livello nazionale La rivista viene spedita gratuitamente a tutti gli architetti iscritti agli Albi della Lombardia che aderiscono alla Consulta Tiratura: 29200 copie In base alla documentazione postale del numero di agosto - settembre 2009 sono state postalizzate 28653 copie in Italia Abbonamento annuale (valido solo per gli iscritti agli Ordini Lombardi e 3,00) In copertina: vista prospettica del progetto Expo 2015 © Herzog e De Meuron. Gli articoli pubblicati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti né la Redazione di AL Chiuso in redazione: 11 gennaio 2010
12 DICEMBRE 2009
Mensile di informazione degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori Lombardi
Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, tel. 02 29002174 www.consultalombardia.archiworld.it Segreteria: segreteria@consulta-al.it Presidente: Ferruccio Favaron; Past President: Giuseppe Rossi; Vice Presidenti: Giorgio Tognon, Paolo Ventura; Segretario: Sergio Cavalieri; Tesoriere: Emiliano Ambrogio Campari; Consiglieri: Achille Bonardi, Stefano Castiglioni, Angelo Monti, Biancalisa Semoli, Giuseppe Sgrò, Daniela Volpi Ordine di Bergamo, tel. 035 219705 www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Presidente: Paolo Belloni; Vice Presidente: Vittorio Gandolfi; Segretario: Elena Sparaco; Tesoriere: Carlos Manuel Gomes de Carvalho; Consiglieri: Stefano Baretti, Achille Bonardi, Remo Capitanio, Fabio Corna, Francesco Forcella, Arianna Foresti, Paola Frigeni, Francesca Carola Perani, Matteo Seghezzi, Marco Tomasi, Franceso Valesini (Termine del mandato: 13.7.2013) Ordine di Brescia, tel. 030 3751883 www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Presidente: Paolo Ventura; Vice Presidente: Gianfranco Camadini; Paola Faroni, Roberto Saleri; Segretario: Laura Dalè; Tesoriere: Luigi Scanzi; Consiglieri: Mauro Armellini, Umberto Baratto, Stefania Buila, Franco Maffeis, M. Paola Montini, Roberto Nalli, Enzo Renon, Patrizia Scamoni, Lucio Serino (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine di Como, tel. 031 269800 www.ordinearchitetticomo.it Informazioni utenti: info@ordinearchitetticomo.it Presidente: Angelo Monti; Vice Presidente: Chiara Rostagno; Segretario: Margherita Mojoli; Tesoriere: Enrico Nava; Consiglieri: Angelo Avedano, Antonio Beltrame, Alessandro Cappelletti, Laura Cappelletti, Michele Pierpaoli, Andrea Pozzi, Marco F. Silva (Termine del mandato: 15.3.2010) Ordine di Cremona, tel. 0372 535422 www.architetticr.it Presidenza e segreteria: segreteria@architetticr.it Presidente: Emiliano Ambrogio Campari; Vice Presidente: Carlo Varoli; Segretario: Andrea Pandini; Tesoriere: Luigi A. Fabbri; Consiglieri: Claudio Bettinelli, Giuseppe Coti, M. Luisa Fiorentini, Antonio Lanzi, Massimo Masotti, Vincenzo Ogliari, Silvano Sanzeni (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine di Lecco, tel. 0341 287130 www.ordinearchitettilecco.it Presidenza, segreteria e informazioni: ordinearchitettilecco@tin.it Presidente: Ferruccio Favaron; Vice Presidente: M. Elisabetta Ripamonti, Livio Dell’Oro; Segretario: Marco Pogliani; Tesoriere: Vincenzo D. Spreafico; Consiglieri: Enrico Castelnuovo, Guido De Novellis, Carol Monticelli, Valentina Redaelli, Paolo Rughetto, Diego Toluzzo (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine di Lodi, tel. 0371 430643 www.lo.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilodi@archiworld.it Informazioni utenti: infolodi@archiworld.it Presidente: Vincenzo Puglielli; Vice Presidente: Giuseppe Rossi; Segretario: Laura Boriani; Tesoriere: Massimo Pavesi; Consiglieri: Paolo Camera, Simonetta Fanfani, Paola Mori, Chiara Panigatta, Guido Siviero (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine di Mantova, tel. 0376 328087 www.mn.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettimantova@archiworld.it Informazioni utenti: infomantova@archiworld.it Presidente: Sergio Cavalieri; Vice Presidente: Alessandro Valenti; Segretario: Alessandra Fortunati; Tesoriere: Manuela Novellini; Consiglieri: Gianni Girelli, Cristiano Guernieri, Sandro Piacentini, Enrico Rossini Alberta Stevanoni, Pietro Triolo, Sabrina Turola (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine di Milano, tel. 02 625341 www.ordinearchitetti.mi.it Presidenza: consiglio@ordinearchitetti.mi.it Informazioni utenti: segreteria@ordinearchitetti.mi.it Presidente: Daniela Volpi; Vice Presidenti: Marco Engel, Franco Raggi; Segretario: Valeria Bottelli; Tesoriere: Annalisa Scandroglio; Consiglieri: Maria Luisa Berrini, Maurizio Carones, Maurizio De Caro, Rosanna Gerini, Paolo Mazzoleni, Alessandra Messori, Emilio Pizzi, Vito Mauro Radaelli, Chiara Rognoni, Antonio Zanuso (Termine del mandato: 3.12.2013) Ordine di Monza e della Brianza, tel. 039 2307447 www.ordinearchitetti.mb.it Segreteria: segreteria@ordinearchitetti.mb.it Presidente: Biancalisa Semoli; Segretario: Pietro Giovanni Cicardi; Tesoriere: Paolo Vaghi; Vice Segretario: Giovanna Perego; Vice Tesoriere: Federico Pella; Consiglieri: Laura Cortinovis, Angelo Dugnani, Ezio Fodri, Clara Malosio, Maria Rosa Merati, Fabiola Molteni, Roberta Oltolini, Roberto Pozzoli, Francesco Redaelli, Francesco Repishti (Termine del mandato: 1.2.2010) Ordine di Pavia, tel. 0382 27287 www.ordinearchitettipavia.it Presidenza e segreteria: architettipavia@archiworld.it Informazioni utenti: infopavia@archiworld.it Presidente: Aldo Lorini; Vice Presidente: Lorenzo Agnes; Segretario: Paolo Marchesi; Tesoriere: Alberto Vercesi; Consiglieri: Marco Bosi, Raffaella Fiori, Paolo Lucchiari, Luca Pagani, Gianluca Perinotto, Paolo Polloni, Andrea Vaccari (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine di Sondrio, tel. 0342 514864 www.so.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettisondrio@archiworld.it Informazioni utenti: infosondrio@archiworld.it Presidente: Giuseppe Sgrò; Vice Presidente: Giovanni Vanoi; Segretario: Aurelio Valenti; Tesoriere: Claudio Botacchi; Consiglieri: Andrea Forni, Luca Gatti, Marco Ghilotti, Carlo Murgolo, Nicola Stefanelli (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine di Varese, tel. 0332 812601 www.ordinearchitettivarese.it Presidenza: presidente.varese@awn.it Segreteria: infovarese@awn.it Presidente: Laura Gianetti; Segretario: Matteo Sacchetti; Tesoriere: Emanuele Brazzelli; Consiglieri: Luca Bertagnon, Maria Chiara Bianchi, Riccardo Blumer, Claudio Castiglioni, Stefano Castiglioni, Ada Debernardi, Alberto D’Elia, Mattia Frasson, Ilaria Gorla, Carla G. Moretti, Giuseppe Speroni, Stefano Veronesi (Termine del mandato: 15.10.2013)
Maurizio Carones
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L’Esposizione Universale “Nutrire il Pianeta, Energia per la vita” che si terrà a Milano nel 2015 è una questione di grande importanza. Essa si propone alla discussione secondo diversi aspetti, da quelli direttamente riferibili alla rilevanza del tema proposto, a quelli relativi agli aspetti organizzativi e logistici, a quelli che attengono agli assetti urbanistici ed infrastrutturali che accompagnano sempre questo tipo di eventi. L’importanza di tale occasione è evidenziata dalla proposta, avanzata più volte da voci autorevoli, che la stessa data del 2015 possa, più in generale, essere adottata quale obiettivo temporale che l’Italia potrebbe darsi per attuare quelle trasformazioni e riforme strutturali che da molti sono ritenute improrogabili, poiché è spesso molto utile avere scadenze precise per darsi tempi certi. Da quando, nel marzo 2008, la candidatura milanese ha ottenuto il maggior consenso rispetto a quella della città turca Smirne è passato più di un anno e mezzo: il primo anno è stato occupato sostanzialmente da schermaglie politiche che non hanno certamente offerto la migliore immagine sulla capacità gestionale dell’evento. Più recentemente la vicenda ha assunto i caratteri dell’esecutività e si può dire che negli ultimi sei mesi siano finalmente cominciati i lavori. Se è pur vero – come è stato anche osservato - che l’Expo non rappresenta solamente problemi di urbanistica ed architettura, pensiamo che le questioni poste dall’organizzazione di questo importante evento possano invece trarre grande vantaggio da un adeguato coinvolgimento delle nostre discipline. Ci pare quindi opportuno che gli architetti lombardi, attraverso la loro Consulta e la loro rivista, seguano assiduamente la vicenda Expo 2015 partecipando a questa fase progettuale esprimendo i loro punti di vista. È giusto farlo adesso, nel periodo in cui vengono definiti programmi, progetti, obiettivi e modi e procedure per raggiungerli. Questo numero di AL introduce quindi il tema dell’Expo 2015 affrontando la questione proprio dall’osservatorio che la Consulta lombarda e gli stessi Ordini possono progressivamente costituire. Sono punti di vista particolari, sia per competenze che per conoscenza del territorio, e perciò crediamo di grande utilità. A questo numero introduttivo seguirà la programmazione del 2010, secondo un indice che attraverserà i vari argomenti che l’Expo stessa propone: dall’agricoltura, alla mobilità, alla ricettività, al turismo, al sistema di relazioni. Ciò sarà fatto proponendo, volta per volta, un punto di vista riferito alla scala regionale, cercando di illustrare la potenzialità dell’evento nella valorizzazione e qualificazione delle risorse di una intera regione. Un punto di vista che tenterà di invertire quello che solitamente tende a dare maggior rilievo al sito dell’esposizione, affermando invece una logica di relazioni che può avere nello stesso tema dell’alimentazione una particolare chiave di lettura che valorizzi le tradizioni agricole e territoriali che si declinano nelle differenze di un paesaggio molto vario, esempio riconosciuto di una sofisticata costruzione del territorio. Questa attenzione intende anche mettere in evidenza come l’Expo costituisca una grande opportunità, sia per Milano che per tutta la Lombardia. Un’occasione che potrà essere ben utilizzata se ci sarà uno sforzo collettivo verso la serietà delle programmazioni, la trasparenza delle procedure e la comune condivisione di obiettivi, innanzitutto qualitativi. Ciò comporta anche la preventiva rinuncia ad utilizzare procedure di urgenza, espediente in altre analoghe occasioni utilizzato per superare le inevitabili difficoltà che obiettivi più alti possono invece porre. Non sempre la via più sbrigativa è quella migliore.
Expo 2015 e Lombardia
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Il Forum di questo numero propone il punto di vista della Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti PPC sul tema dell’Expo 2015. È composto dagli interventi di Ferruccio Favaron, presidente della Consulta, e Angelo Monti e Paolo Ventura, presidenti degli Ordini degli Architetti PPC di Como e di Brescia e curatori del progetto “Expo 2015 e mobilità sostenibile in Lombardia” della Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti PPC.
Interrogativi verso l’Expo di Ferruccio Favaron
A poco più di un anno e mezzo dai generali entusiasmi per l’assegnazione dell’Expo 2015 a Milano, i non addetti ai lavori faticano a trovare risposte, non comprendono e sono infastiditi anche un po’ dall’intromissione della politica in questo viavai di poltrone e di polemiche: gli 8 milioni di euro di disavanzo per il 2009 di Expo 2015 spa, annunciati in questi ultimi giorni, non contribuiscono certo a fare chiarezza. Il dibattito in corso anche su queste pagine sulle opportunità che una manifestazione di questo genere comporta, può essere un contributo ai progetti che si stanno elaborando per la grande occasione che non può essere perduta, né prima, né durante, né dopo. Molti sono però gli interrogativi che si pongono. La manifestazione internazionale che si aprirà il primo maggio 2015 e che è stata definita dal sindaco Letizia Moratti “la grande metafora di cosa dovrà essere la Milano del 2015” sarà solo un momento espositivo o l’opportunità di consolidare con servizi adeguati il ruolo di riferimento internazionale che Milano e la Lombardia hanno l’ambizione di esercitare? Queste manifestazioni possono ancora ricoprire il ruolo comunicativo che hanno avuto nel passato? L’Expo 20015 nella sua struttura generale potrà divenire un evento capace di confrontarsi con una realtà difficile come la nostra diventando uno strumento davvero innovativo e attuale? Quali saranno gli scenari che si presenteranno nel 2016, ad evento concluso? Sarà effettivamente rafforzato con adeguate infrastrutture l’impianto urbano della città metropolitana e il processo di internazionalizzazione in atto? Dagli oltre 20 miliardi di euro in infrastrutture previsti si avranno nuove opportunità a beneficio effettivo di tutti? O sarà l’ennesima occasione per favorire una speculazione immobiliare dove a trarre profitto saranno i soliti noti? Quale sarà la ricaduta su tutto il territorio lombardo? Solo flussi turistici ed immagine o anche infrastrutture e servizi in grado di ridurre il distacco che oggi lo caratterizza rispetto ad altre realtà europee? I servizi pubblici saranno più efficienti? Come saranno realizzati i lavori e che impatto ambientale avranno? Che disagi comporteranno per il traffico? Saranno sufficienti i grandissimi
investimenti previsti? Come saranno gestiti gli appalti? Si riuscirà ad evitare quanto successo con Italia ’90 e le Colombiadi del 1992 con opere che sono costate ai contribuenti molto di più del loro preventivo? L’idea vincente di Expo 2015 di un grande orto con tutti i prodotti del Pianeta, che simbolicamente vuole nutrire tutti i suoi abitanti, sarà realmente quella che si ricorderà di questo evento? Tutto sarà studiato all’insegna dell’ecologia? Sarà effettivamente realizzato il quartiere a sviluppo sostenibile promesso dal Sindaco Moratti, dove si circolerà solo con biciclette o navette con motore funzionante ad idrogeno e dove riscaldamento e raffreddamento saranno garantiti utilizzando solo fonti pulite? I progetti delle infrastrutture previste, tanti e condivisi, potranno essere realmente realizzati da qui all’apertura della manifestazione? Roberto Formigoni nella prefazione del libro di Marco Reguzzoni, ha scritto che “Un evento come l’esposizione universale segna un territorio per anni”. Le vicende che hanno caratterizzato il percorso dall’assegnazione ad oggi consentono però di chiedere se l’attuale classe politica sia in grado di utilizzare questa occasione per incentivare crescita e sviluppo. E quale sviluppo? Finalizzato a nuovi traguardi di vivibilità per i cittadini, o all’incremento dell’edificabilità per compiacere i proprietari delle aree? In tutta questa bagarre quale sarà il ruolo degli architetti? Sapranno contribuire con le loro opere al progresso della città e del territorio? O finiranno per essere asserviti alle esigenze di un mercato che costruirà altri alloggi ed ulteriori grandi spazi di terziario vuoti da aggiungersi a quelli già esistenti? Non devono essere sottovalutate le prese di posizione di chi teme che l’Expo si riduca soltanto ad una grande operazione immobiliare. Preoccupano non poco le velleità dell’Assessorato all’Urbanistica del Comune di Milano in contrasto con gli indicatori della tendenza demografica che ha caratterizzano la popolazione negli ultimi anni che non giustificano la necessità di case per mezzo milione di nuovi residenti. È quanto mai opportuno anche da parte nostra “ricorrere al dialogo, al confronto ed alla collaborazione sociale” come auspicato dal sindaco Moratti, partecipando alla divulgazione a tutti i livelli di questi temi e delle perplessità esposte, così da poter contribuire ad un maggior coinvolgimento della cittadinanza.
Il Concorso “Expo dei Territori”: nuove opportunità per il 2015 di Angelo Monti e Paolo Ventura
L’iniziativa MOSLO proposta e avviata dalla Consulta Regionale Lombarda degli Ordini deglI Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori va collocata nella serie di iniziative della Provincia di Milano per diffondere l’evento Expo 2015 sul territorio provinciale e lombardo.
Il Forum di questo numero è illustrato da immagini tratte dal Masterplan dell’Expo 2015 a cura della “Consulta Architettonica” comitato internazionale appositamente costituito per supervisionare i progetti - composta da: Stefano Boeri, Richard Burdett, Joan Busquets, Jacques Herzog, William McDonough. Alle pp. 6-7, 15 e 25: vedute del modello; pp. 16, 17 e 29: viste prospettiche; pp. 18, 19, 20, 22, 26 e 27: tavole di analisi. Le immagini sono state gentilmente fornite dall’ufficio stampa dell’Expo 2015 che qui ringraziamo.
L’Esposizione internazionale e obiettivi generali del progetto L’Expo 2015, proprio tramite una visione strategica coordinata e condivisa delle trasformazioni territoriali ed infrastrutturali che dovranno aver luogo nei prossimi anni, può rappresentare non solo una concreta opportunità di sviluppo locale, rigenerazione urbana, miglioramento della qualità dell’ambiente costruito - e conseguentemente anche di quello naturale - ma anche una sfida di riorganizzazione territoriale ed infrastrutturale. Il grande evento costituito dall’Expo 2015 a Milano può essere considerato come un catalizzatore per l’implementazione di progetti e strategie capaci di amplificare e realizzare le grandi potenzialità delle due maggiori aree metropolitane di Milano e Torino, oltre che il loro ruolo internazionale nello scenario della macroregione nordoccidentale italiana. Una prospettiva, quindi, per l’attivazione di un programma di opere infrastrutturali, la cui valenza può estendersi ben oltre la loro stretta funzionalità di interventi connessi all’evento espositivo. Pur contemplando le specifiche esigenze legate alle attività necessarie alla realizzazione dell’Expo, la circostanza è tale da richiedere la formulazione di un vero e proprio progetto infrastrutturale unitario per l’intero territorio regionale, tale da determinare un decisivo salto di qualità dell’assetto territoriale lombardo. Nell’elenco delle priorità già prefigurate nella recente legislazione di rilancio economico (2) e per le quali debbono
risultare praticabili integrazioni e parziali rielaborazioni, è infatti rilevabile l’incidenza attribuita alla mobilità su rotaia a livello sia comunale che territoriale. Proprio approfittando di detto evento, è possibile perseguire un articolato progetto per il “trasporto su ferro” idoneo ad integrare il sistema di trasporti a livello comunale con le reti non solo dell’hinterland milanese ma anche regionali: si tratterebbe di un’opportuna azione concertata tra Stato, regioni, province, comuni ed enti preposti alle infrastrutture di trasporto volta alla concretizzazione del progetto “Milano-Città Regione”. La distribuzione della “qualità metropolitana” sull’intera area lombarda, unita all’ampliamento e alla equipotenzialità della “movimentazione tramite i mezzi pubblici”, realizzerebbero di fatto un’effettiva dimensione regionale della mobilità di persone e merci. L’intervento organico sulle infrastrutture ferroviarie e sui mezzi di trasporto dovrebbe porsi l’obiettivo di un alleggerimento della morsa del traffico stradale e di un concreto miglioramento delle esigenze dei pendolari: in sostanza, si tratterebbe di far coincidere il “vivere a Milano” con il “vivere in Lombardia”, estendendo lo standard metropolitano a una più ampia quota di residenti lombardi ora periferici. Si deve osservare che tale progetto, configurandosi come programma infrastrutturale con caratteristiche di sostenibilità ambientale (in quanto orientato alla drastica riduzione del trasporto individuale e quindi a un abbattimento dell’inquinamento atmosferico ormai sistematicamente al di sopra della soglia critica), avrebbe titolo per accedere ai Fondi Strutturali U.E. - come tali esulanti dai limiti di spesa posti dal trattato di Maastricht - colmando, inoltre, il gap finanziario previsionale delle opere. Il progetto MOSLO vuole raccogliere e inquadrare le istanze programmatiche prima espresse in una ricerca interdisciplinare strutturata per individuare il quadro aggiornato degli studi e dei progetti sviluppati alle varie scale territoriali. Il progetto auspica pertanto “la formulazione di un progetto infrastrutturale unitario” per l’assetto territoriale regionale, incentrando l’attenzione sul progetto della mobilità su “ferro”, per la sua peculiare potenzialità di interpretare i sistemi a rete a più livelli di utenza, dal trasporto comunale a quello regionale. La diffusione della qualità urbana attraverso la mobilità pubblica è la premessa per una interconnessione dei territori lombardi al di fuori della logica centro-periferia della diffusione urbana, secondo obiettivi di mobilità che orientino il disegno di sviluppo e non si limitino a inseguire le iniziative deregolate e parcellizzate dell’attuale crescita urbana. Il progetto MOSLO individua alcuni obiettivi potenziali orientati a supportare disegni organici sulla mobilità: s RECUPERO URBANISTICO DEI SEDIMI DISMESSI DAL DEMANIO ferroviario; s INDIVIDUAZIONE A SCALA REGIONALE DEI SEDIMI FERROVIARI LA
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In questo quadro nel 2008 Milano Metropoli - società per azioni a prevalente capitale pubblico promossa dalla Provincia di Milano - ha lanciato il bando “Expo dei Territori: Verso il 2015”, con il sostegno di alcuni importanti istituti bancari (1). La Consulta, insieme a tutti gli Ordini lombardi, ha ritenuto cogliere l’opportunità della esposizione internazionale per proporre un progetto di ricerca e di attività relativo all’incentivazione della mobilità sostenibile nel territorio lombardo. L’acronimo MOSLO sta appunto per Mobilità Sostenibile in Lombardia. I primi esiti della manifestazione e della nostra partecipazione sono assai promettenti. Il bando ha visto la partecipazione di ben 170 i progetti, riconducibili a tre temi: il sistema alimentare; l’energia e l’ambiente; la cultura, l’accoglienza e il turismo, con 694 organizzazioni partecipanti (enti pubblici, mondo no profit, università e scuole, associazioni di categoria). I 42 progetti premiati, tra i quali il progetto MOSLO delle Consulta e degli Ordini degli Architetti PPC Lombardi, costituiscono il Parco Progetti “Expo dei Territori”: un ricco patrimonio di idee che gli organizzatori dell’iniziativa hanno presentato come progetti di eccellenza alla società di gestione dell’Expo.
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FORUM GLI INTERVENTI
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cui preservazione possa garantire nel tempo aree strategiche per i futuri sviluppi della mobilitĂ ; s REGESTO DOCUMENTALE DEGLI EDIlCI FERROVIARI CHE PALESINO potenzialitĂ di recupero architettonico e funzionale; s PROGETTO DI INTEGRAZIONE DELLA MOBILITĂŒ SU FERRO E MOBILITĂŒ “dolceâ€?, anche attraverso l’impulso ad una rete di bikesharing coordinata con il tema del progetto urbano dei percorsi ciclabili ed integrata all’individuazione di itinerari storico-culturali e ai relativi progetti di comunicazione e divulgazione; s RIQUALIlCAZIONE DI AREE AD USO DI INTERSCAMBIO E SERVIZI s RISOLUZIONE ARTICOLATA DELLE TRATTE URBANE FinalitĂ e risultati da conseguire MOSLO propone di pervenire non solo ad uno schema di progetto generale di assetto della mobilitĂ regionale, ma anche ad un complesso di progetti locali costruito nel modo seguente: s INDIVIDUAZIONE DI ASSI PRIORITARI E STRATEGICI NELLA PROgrammazione infrastrutturale dei territori anche attraverso l’“ascoltoâ€? delle istanze emergenti nei diversi ambiti provinciali; s STRUTTURAZIONE ORGANIZZAZIONE DI UN network che metta a rete le fonti esistenti per la condivisione e la raccolta delle informazioni e dei materiali sull’argomento; s ELABORAZIONE DI UNA PROPOSTA A SCALA REGIONALE DELLE PRIOritĂ strategiche della mobilitĂ su “ferroâ€? come sintesi di una lettura critica degli scenari emersi dalla fase analitica; s INDIVIDUAZIONE DI AREE CAMPIONE A CUI APPLICARE UN ANALISI territoriale piĂš puntuale e di dettaglio che esamini i corridoi infrastrutturali recuperandone la dimensione urbana e architettonica (con riferimento alla questione dei sedimi dismessi, delle implicazioni paesistiche, delle compensazioni e mitigazioni ambientali, del recupero dei patrimoni edilizi); s COINVOLGIMENTO DI GIOVANI ARCHITETTI E STUDENTI DI ARCHITETtura con tirocini orientati; s LANCIO DI CONCORSI DI PROGETTAZIONE URBANISTICA SULLE AREE campione con il coinvolgimento delle amministrazioni pubbliche; s ANALISI DEI RISULTATI DEI CONCORSI DISCUSSIONE E PUBBLICIZzazione; s ELABORAZIONE E ORGANIZZAZIONE DELLA COMUNICAZIONE DELla ricerca e delle proposte derivate (workshop, convegni, conferenze, accordi di programma). L’elaborazione degli elaborati conclusivi potrĂ avere forma di poster dei progetti locali e di relazione critica sull’attivitĂ analitica e progettuale svolta. VerrĂ , inoltre, predisposto un documento guida per la progettazione del sistema della mobilitĂ lombarda con il compito di supportare la selezione di azioni sostenibili per lo sviluppo locale. Infine si provvederĂ alla organizzazione della conferenza finale del programma e alla redazione
dei materiali per la pubblicazione. Ăˆ chiaro dal meccanismo organizzativo previsto che la ricerca si propone di promuovere la cultura del progetto, di valorizzare la figura dell’architetto, nonchĂŠ quella del pianificatore, paesaggista e conservatore, e di incentivare l’assegnazione d’incarichi professionali attraverso procedure concorsuali di pubblica evidenza. Partnership L’iniziativa si basa inizialmente, restando aperta ad ulteriori contributi che emergeranno nel corso del lavoro, sul partenariato tra i seguenti organismi professionali e enti di alta formazione e ricerca: s /RDINI PROFESSIONALI DEGLI ARCHITETTI PAESAGGISTI PIANIlCAtori e conservatori delle province lombarde singolarmente e associati tra loro nella Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori. Gli Ordini professionali sono organismi di autogoverno della professione. Sono enti di diritto pubblico a tutela dei cittadini riguardo a prestazioni professionali di tipo intellettuale. Gli Ordini costituiscono una rete di comunicazione specialistica tecnica e professionale capillarmente radicata nel territorio e supportata negli ultimi anni da sistemi di informatizzazione molto elevati. Gli Ordini sia a scala provinciale, che a scala regionale, tramite associazioni volontarie tra ordini, che a scala nazionale, tramite il Consiglio nazionale, svolgono un’attivitĂ sinergica sul piano culturale e sul piano tecnico con molti soggetti pubblici e privati e enti istituzionali. s $)!0 0OLITECNICO DI -ILANO )L $)!0 NASCE SULLA BASE DI un progetto culturale, centrato sulla valorizzazione e sull’innovazione della tradizione politecnica e sulla costruzione di percorsi di ricerca tematici, capaci di far convergere intorno ai temi della progettazione e del governo della cittĂ e del territorio contributi disciplinari e culturali profondamente diversi e persegue obiettivi di ricerca scientifica e di formazione nel campo delle trasformazioni architettoniche, urbane, territoriali, ambientali. s $)#!4! "RESCIA )L $IPARTIMENTO DI )NGEGNERIA CIVILE DELL 5NIVERSITĂŒ DI "RESCIA SVOLGE ATTIVITĂŒ MULTIDISCIPLINARE ed interdisciplinare nel campo dell’ingegneria e dell’architettura, da quella strutturistica a quella idraulica, da quella urbanistico-territoriale a quella sanitario-ambientale, da quella dei trasporti a quella della topografia, da quella della sociologia a quella del disegno e del rilievo architettonico, da quella della storia dell’architettura a quella del restauro, da quella della produzione edilizia a quella dell’impiantistica, da quella della geotecnica a quella della geologia applicata, ecc. Piano operativo dettagliato Il progetto di ricerca sarĂ portato avanti su un arco di tempo di 36 mesi (2010-13) da 4 unitĂ operative: UnitĂ
Il programma qui brevemente illustrato è consapevolmente complesso, ma solo apparentemente ambizioso. Di fatto, la verifica della possibilità di costruzione di sinergie, che riteniamo possibili e in molti casi auspicate dalla società civile, sarà la prima concreta azione che consentirà , in tempi relativamente brevi, di appurare la credibile e concreta opportunità di successo dell’iniziativa e la sua ricaduta in termini di proposta condivisa dalle realtà socio economiche dei territori. Proprio per queste ragioni e
per meglio equilibrare le potenzialitĂ della ricerca con la partecipazione e le risorse concretamente coinvolte, un punto cruciale sarĂ rappresentato dall’iniziale lavoro di divulgazione che i partner, ed in particolare gli Ordini, dovranno attivare nelle differenti realtĂ locali con gli interlocutori istituzionali, ma anche economici e sociali. Il progetto vorrebbe, infatti, individuare e far emergere le risorse del territorio, espresse o inespresse, disponibili a valorizzare, con la figura professionale dell’architetto, quelle istanze di ricerca, formazione e gestione di un patrimonio che non è solo fisico ma umano, intellettivo, culturale. La crescita, l’utilizzo e la valorizzazione del territorio in ambito locale è strettamente legata all’interconnessione con il livello regionale ed internazionale. Il progetto coglie questa “scolaritĂ â€? promuovendo le opportunitĂ di dialogo tra i livelli, nella convinzione che l’individuazione di linee di sviluppo generali da perseguire per un’infrastrutturazione sostenibile del territorio, è possibile solo attraverso la conoscenza minuziosa e approfondita del territorio. Un apprendimento ed un’analisi di peculiaritĂ e potenzialitĂ che la redazione di progetti e casi studio e concordati a livello locale potrebbe contribuire a strutturare. Un progetto, dunque, in cui la fase di “ascoltoâ€? delle prioritĂ coinvolga da subito la progettualitĂ disciplinare che la professione e la ricerca lombarda testimoniano. Note 1.Cfr. http://www.milanomet.it/it/ultime/26-novembre-2008-7.html. Per quanto riguarda l’Expo 2015 si veda il sito ufficiale http://www.milanoexpo-2015.com/. Superato il messaggio di benvenuto troviamo enunciato Il tema dell’Expo: Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. All’Expo i grandi problemi dello sviluppo sostenibile e la mission: “uno straordinario evento universale che darĂ visibilitĂ alla tradizione, alla creativitĂ e all’innovazione nel settore dell’alimentazione, raccogliendo tematiche giĂ sviluppate dalle precedenti edizioni di questa manifestazione e riproponendole alla luce dei nuovi scenari globali al centro dei quali c’è il tema del diritto ad una alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il pianetaâ€?. Utile e stimolante appare pure consultare l’attivitĂ pubblicistica sul tema della disseminazione di Expo 2015 nel territorio lombardo in: http://www.emiliobattisti.com/expodiffusa/ index.asp. Altrettanto utile è consultare il sito http://www. eddyburg.it/ e cercare nel motore di ricerca interno al sito “expo 2015â€?. Vi si trovano vari saggi critici sul tema Expo di qualificati autori (G. Consonni e altri) ovvero articoli apparsi su periodici di grande tiratura. 2. Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112 Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitivitĂ , la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione Tributaria.
9 FORUM GLI INTERVENTI
operativa 1 di coordinamento – Consulta, Ordine di MiLANO #OMO E "RESCIA #OORDINAMENTO CON COLLABORAZIOne DIAP-Politecnico di Milano; UnitĂ operativa 2 – Ordini DI "RESCIA #REMONA E -ANTOVA CON $)#!4! 5NIVERSITĂŒ DI "RESCIA 5NITĂŒ OPERATIVA n /RDINE DI ,ECCO #OMO
"ERGAMO CON EVENTUALMENTE POLO 5NIVERSITARIO DI ,ECco; Unità operativa 4 – Ordini di Milano, Como, Varese, Monza, Lecco. Evidentemente nel corso delle operazioni di ricerca le unità operative potranno essere modificate e migliorate. Ogni unità svolgerà un proprio tema specifico per l’ambito geografico di maggiore competenza. Il compito di coordinamento generale, di lancio delle operazioni di ricerca con una conferenza di avvio, di gestione del sito web di coordinamento, di comunicazione principale con gli enti coinvolti sarà svolto dall’unità 1 sede della Consulta. Le unità 2-3 (Lombardia Orientale e Pedemontana) tenderanno ad esempio ad approfondire le tematiche relative alla mobilità dolce e al trasporto metropolitano. L’unità 4 approfondirà i temi delle connessioni internazionali. Sono previste diverse fasi di ricerca. La prima fase corrisponde all’avvio con un aggiornamento dello stato dell’arte, predisposizione dei mezzi strumentali, prima individuazione delle aree di approfondimento, Una seconda fase sarà incentrata sull’analisi territoriale vera e propria con individuazione di casi studio sul nodo Milanese, Expo 2015, Polo fieristico Rho, Malpensa, Linate, nella Lombardia Orientale, intorno alla polarità di Orio, lungo la direttrice Pedemontana, e nel corridoio Transalp con particolare attenzione alle connessioni internazionali e nazionali. La fase 3, cruciale, contempla un momento di analisi e progetto su casi studio con gruppi di progettisti coordinati dagli ordini provinciali. Tale analisi si basa sull’approfondimento metaprogettuale sulle aree studio, come base istruttoria per il lancio di concorsi di progettazione urbanistica con il coinvolgimento di soggetti partner pubblici e privati e fasi di progettazione partecipata. I concorsi sono organizzati insieme alle amministrazioni locali in modo da creare sinergie con la pianificazione locale. Gli obiettivi sono anche di valorizzazione delle figure professionali degli Architetti PPC e di promozione di concorsi pubblici di architettura e progettazione urbanistica. La fase conclusiva contempla la valutazione dei risultati, catalogo delle manifestazioni, grande conferenza finale.
1889, Parigi Exposition Universelle Tour Eiffel, G. Eiffel
1851, Londra Great Exhibition of the Works of Industry of all Nations Crystal Palace, J. Paxton (demolito)
1939, New York New York World’s Fair Padiglione Finlandia, A. Aalto (demolito)
1957, Berlino Interbau – Berlin ‘57 Edificio all’Hansaviertel, O. Niemeyer 1970, Osaka Japan World Exposition Expo ‘70 Padiglione brasiliano, P. Mendes da Rocha (demolito)
1967, Montreal Canadian World Exhibition Cupola Geodetica, R. Buckminster Fuller (demolita)
1851, Londra - Great Exhibition of the Works of Industry of all Nations Crystal Palace, J. Paxton (demolito) 1855, Parigi - Exposition Universelle des produits de l’Agriculture, de l’Industrie et des Beaux-Arts 1862, Londra - London International Exhibition of 1862 1867, Parigi - Exposition Universelle de l’Agriculture, de l’Industrie et des Beaux-Arts 1873, Vienna - Kultur und Erziehung 1876, Filadelfia - Centennial International Exhibition 1878, Parigi - Exposition Universelle de l’Agriculture, de l’Industrie et des Beaux-Arts 1880, Melbourne - The Melbourne International Exhibition 1888, Barcellona - La Exposiciòn Universal de las Artes y las Industrias de Barcelona 1889, Parigi - Exposition Universelle
Tour Eiffel, G. Eiffel 1893, Chicago - World’s Columbian Exposition 1897, Bruxelles - Exposition International de Bruxelles 1900, Parigi - Exposition Universelle 1904, Saint Louis - Louisiana Purchase International Exposition 1905, Liegi – Exposition Universelle et International de Liège 1906, Milano - Esposizione Internazionale del Sempione Acquario Civico, S. Locati 1910, Bruxelles - Exposition Universelle et Internationale de Bruxelles 1911, Torino - Esposizione Internazionale delle Industrie e del Lavoro 1913, Gand - Wereldtentoonstelling 1915, San Francisco – Panama-Pacific International Exposition 1929, Barcellona - Exposicion International de
Barcelona Padiglione tedesco, L. Mies van der Rohe 1933, Chicago – A Century of Progress 1935, Bruxelles - Exposition Universelle et International de Bruxelles 1936, Stoccolma – Internationella Luftartsutstallingen i Stokholm 1937, Parigi – Exposition Internationale des Arts et Techinques dans la vie moderne 1938, Helsinki - Second International Aeronautic Exhibition 1939, Liegi – Exposition Internationale de la technique de l’eau 1939, New York - New York World’s Fair Padiglione Finlandia, A. Aalto (demolito) 1947, Parigi – Paris 1947 1949, Lione – Lyon 1949 1949, Port-au-Prince – L’Exposition Internationale de Port au Prince 1949, Stoccolma – Universal Sport Exhibition
1906, Milano Esposizione Internazionale del Sempione Acquario Civico, S. Locati
1929, Barcellona Exposicion International de Barcelona Padiglione tedesco, L. Mies van der Rohe 1961, Torino Centenario dell’Unità d’Italia Palazzo del Lavoro, P. Nervi
1958, Bruxelles Exposition Universelle et Internationale de Bruxelles Padiglione Philips, Le Corbusier (demolito)
1998, Lisbona Lisboa Expo ‘98 Padiglione portoghese, A. Siza
2008, Saragozza Agua y Desarrollo Sostenible Padiglione spagnolo, F. Mangado
1992, Genova Cristoforo Colombo. La nave e il mare Sistemazione del Porto Antico, R. Piano
1951, Lille – International Exhibition of Textile 1953, Gerusalemme – International Exhibition and Fair Jerusalem Istrael Conquest of the desert 1953, Roma - Agricoltura 1954, Napoli – Mostra d’Oltremare 1955, Torino – International Sport Exhibition 1955, Helsingborg – Exposition Internationale des Arts appliques de l’Habitation et de l’amenagement interieure 1956, Beit Dagon – Exhibition of Citriculture 1957, Berlino - Interbau – Berlin ‘57 Edificio all’Hansaviertel, O. Niemeyer 1958, Bruxelles - Exposition Universelle et Internationale de Bruxelles Padiglione Philips, Le Corbusier (demolito) 1961, Torino - Centenario dell’Unità d’Italia Palazzo del Lavoro, P. Nervi 1962, Seattle – Century 21 Exposition 1965, Monaco – International Transport Exhibition
1967, Montreal - Canadian World Exhibition Cupola Geodetica, R. Buckminster Fuller (demolita) 1968, San Antonio – Hemisfair 1968 1970, Osaka - Japan World Exposition Expo ‘70 Padiglione brasiliano, P. Mendes da Rocha (demolito) 1971, Budapest, World Exhibition Hunting 1974, Spokane – Expo ‘74 1975, Okinawa – International Ocean Exposition 1981, Plovdiv – Exposition Cynegetique Mondiale 1982, Knoxville – Knoxville International Energy Exposition 1984, New Orleans - The 1984 Louisiana World Exposition 1985, Plovdiv – World Exhibition of achievement of the young inventor 1985, Tsukuba – The International Exposition Tsukuba
1986, Vancouver – The 1986 World Exposition on Transportation 1988, Brisbane – The International Exposition on leisure in the Age of Technology 1991, Plovdiv - Second Wold Exhibition of achievements of the young inventors 1992, Genova - Cristoforo Colombo. La nave e il mare Sistemazione del Porto Antico, R. Piano 1992, Siviglia – Universal Exhibition Sevilla ‘92 1993, Taejon – The Taejon International Exposition 1998, Lisbona - Lisboa Expo ‘98 Padiglione portoghese, A. Siza 2000, Hannover -Universal Exhibition Hannover 2000 2005, Aichi - International Exhibition of 2005 2008, Saragozza - Agua y Desarrollo Sostenible Padiglione spagnolo, F. Mangado
Expo: storia di un’esposizione a cura di Cecilia Fumagalli
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Esposizioni universali Le Esposizioni Universali sono manifestazioni espositive internazionali, promosse da una specifica nazione, con una durata superiore alle tre settimane e a carattere non commerciale. Un organo ufficiale, il Bureau International des Expositions (BIE), costituitosi a Parigi nel 1928, ha il compito di controllare l’applicazione di una Convenzione ratificata nel 1931 da 31 nazioni. Attualmente i Paesi membri del BIE sono 156. Il BIE, fin dall’anno della sua fondazione, ha classificato le esposizioni patrocinate sulla base della loro durata, frequenza, dimensione dell’area di esposizione e tipo di intervento economico relativamente alla realizzazione dei padiglioni. Dal 1931 al 1938 sono riconosciute due forme di Expo: s %SPOSIZIONE 'ENERALE O 5NIVERSALE CHE
a sua volta, poteva essere di: 1° categoria con una durata massima di 12 mesi, si svolgeva ogni 6 anni e i partecipanti realizzavano a proprie spese i padiglioni; di 2° categoria, con una durata massima di 12 mesi, si svolgeva ogni 4 anni e i padiglioni erano realizzati a spese dell’Expo; s %SPOSIZIONE SPECIALIZZATA O )NTERNAZIOnale) con una durata di 6 mesi: i padiglioni erano realizzati dal Paese organizzatore. Nel 1972 ha inizio la seconda fase (198096) che codifica due tipi di esposizioni: s %SPOSIZIONE )NTERNAZIONALE -ONDIALE O Universale): si svolge ogni 10 anni, con una durata massima di 6 mesi e la costruzione dei padiglioni a spese dei partecipanti; s %SPOSIZIONE )NTERNAZIONALE 3PECIALIZzata (o, semplicemente, Specializzata): si svolge ogni 2 anni, ha una durata di 6 mesi e i padiglioni sono realizzati a spese degli organizzatori. L’ultimo protocollo risale al 1988 e distingue fra: s )NTERNATIONAL 2EGISTERED %XHIBITION (Expo registrata o mondiale, detta Universale). Si svolge ogni 5 anni con una durata massima di 6 mesi e i padiglioni realizzati a spese dei partecipanti. Il tema della mostra è di carattere generale; s )NTERNATIONAL 2ECOGNIZED %XHIBITION (Internazionale): si tiene nell’intervallo fra due Expo registrate, ha una durata mas-
sima di 3 mesi, un tema specifico e una superficie espositiva di massimo 25 ha. I padiglioni sono realizzati a spese dell’organizzazione. Dal 1960 il BIE ha, inoltre, riconosciuto le Esposizioni Internazionali di Orticoltura e le Esposizioni Triennali di Arti Decorative di Milano svoltesi dal 1933 in avanti. La prima Esposizione si tiene a Londra nel 1851, quasi un secolo prima della fondazione del BIE. Parigi, a sua volta, ospita, fra il 1855 e il 1937, sei famose Expo. A Parigi si aggiungono, Vienna, Barcellona, Bruxelles e Saint-Louis. Nel 1907 la Francia, a seguito della grande diffusione e aumento di dimensione dell’evento, ne propone la regolamentazione; nel 1912 il governo tedesco riunisce gli Stati partecipanti nella Conferenza di Berlino che pone le basi per una regolamentazione delle Expo. A causa dello scoppio della I Guerra Mondiale l’iniziativa non viene ratificata. Bisogna aspettare il 1920 per tornare sull’argomento, e il 1928 per organizzare una seconda Conferenza, questa volta a Parigi. Il 22 novembre del 1928 i rappresentanti di 31 Paesi firmano una convenzione che regolamenta la frequenza delle Expo e stabilisce i diritti e le responsabilità degli organizzatori e dei partecipanti. Il BIE nasce allo scopo di garantire la corretta applicazione della Convenzione. Organizzare un’Expo s $EPOSITARE UNA NOTIFICA AL ")% CONTEnente il tema, le date, la durata, lo stato legale degli organizzatori e la garanzia del supporto governativo. Nel caso di Esposizioni Universali la notifica deve essere consegnata tra i 9 e i 6 anni prima, nel caso di Esposizioni Internazionali tra i 6 e i 5. s MESI DOPO LA PRESENTAZIONE DELLA NOtifica una commissione del BIE visita la città e il Paese ospitanti, valutando: tema dell’esposizione, la sua definizione e i suoi contenuti, le date e la durata, il luogo, le aree che verranno assegnate ad ogni partecipante, il numero di visitatori e le misure finanziarie previsti. Il rapporto dei commissari, esposto a un Comitato Esecutivo, costituisce la base di valutazione durante la fase di voto. s .ELLA FASE DI VOTO GLI 3TATI MEMBRI VAlutano la fattibilità ed attuabilità del progetto, il tema, che deve essere non solo di interesse universale, ma deve anche fornire contributi positivi agli Stati partecipanti. s 2EGISTRAZIONE DEL PROGETTO O ANNI
prima rispettivamente per le Esposizioni Internazionali e Universali) tramite la consegna di un dossier contenente misure legislative e finanziarie, stato legale degli organizzatori, contenuti, durata, masterplan del sito dell’esposizione, piano finanziario, piano promozionale e di comunicazione, piano di riutilizzo ad esposizione terminata. s $OPO LA REGISTRAZIONE DEL PROGETTO SI può dare ufficialmente inizio alla preparazione, che comprende: spedizione degli inviti, coordinamento dei progetti dei Paesi partecipanti, promozione del progetto, costruzione. In questa fase gli organizzatori dell’esposizione devono riferire regolarmente agli organi ufficiali del BIE. s ) COMMISSARI DEL ")% SONO PRESENti in varie forme durante lo svolgimento dell’esposizione, al fine di assicurarsi che i regolamenti siano rispettati. s !D %XPO TERMINATA I COMMISSARI DEL BIE visitano i luoghi dell’Expo per verificare che sia rispettato il progetto di riutilizzazione. Esposizioni milanesi Le prime esposizioni che Milano ospitò furono accomunate dal tema dell’industria: all’interno di questi eventi venivano mostrati i progressi scientifici e tecnologici raggiunti. Nel 1871 ai Giardini Pubblici, nel palazzo detto Salone, si tenne la prima Esposizione Industriale Italiana, in concomitanza con l’inaugurazione del traforo ferroviario del Frejus che univa l’Italia con la Francia; l’eco dell’evento ebbe però scarsa risonanza: la crisi economica che investiva la nazione pesava infatti sulla ricerca tecnologica e sugli scambi commerciali. Il 1881 vide trionfare l’Esposizione Nazionale, la seconda nell’Italia post-unitaria, dopo quella di Firenze: la celebrazione delle attività industriali fu ospitata nell’area dei Giardini di Porta Venezia e fu legata all’imminente apertura del traforo del San Gottardo, che avrebbe reso Milano il più importante nodo ferroviario italiano; l’arte fu celebrata nel Palazzo del Senato e, in questo contesto, la casa-museo Poldi Pezzoli diventò un punto di riferimento internazionale. Nel 1894 si tennero le Esposizioni Riunite sull’area prospiciente il Castello e nel parco Sempione, nei pressi dell’Arena: in questa occasione furono gettate le basi per le fiere di settore. A fianco della promozione del settore industriale, operaio, pubblicitario, fotografico, delle belle arti, sportivo, filatelico, trovò
del 1936, in cui Pagano e Persico coinvolsero la rivista “Casabella�, e del 1947, in cui Bottoni promosse la costruzione del quartiere sperimentale QT8.
Expo 2015: cronologia
spazio anche un’ampia parte dedicata all’intrattenimento del pubblico (il Water toboggan, la ferrovia aerea, il Panorama Giordano) e la presentazione di una recente invenzione, l’ascensore (Torre Stigler). Il 1906 vide l’inaugurazione della prima Esposizione Universale a Milano: l’evento era legato all’inaugurazione, ancora una volta, di un traforo ferroviario, quello del Sempione. L’esposizione si concentrò in due aree, collegate da una ferrovia elettrica sopraelevata: il parco del Castello Sforzesco e la piazza d’Armi, che diciassette anni dopo sarebbe diventata la sede della Fiera di Milano; il parco accoglieva le sezioni di maggiore rappresentanza (arti decorative, belle arti, architettura), mentre nella piazza d’Armi si concentravano i padiglioni, provvisori e smantellati (ad eccezione dell’Acquario Civico) alla chiusura dell’Esposizione, piÚ tecnici e relativi alle attività produttive e industriali. Il 1923 fu un anno molto importante per il futuro di Milano: alla Villa Reale di Monza si aprÏ la prima Biennale delle Arti Decorative; qualche anno piÚ tardi, nel 1933, la sede fu trasferita a Milano, nel Palazzo dell’Arte progettato da Muzio, e le esposizioni da biennali diventarono triennali. Da ricordare sono le Triennali
s PRESENTATO AL ")% IL PROGETTO s INIZIO DELLA CAMPAGNA PUBBLIcitaria per la promozione della candidatura; s PRIMA CONFERENZA STAMPA DI presentazione delle linee guida: ambiente e nutrizione; s CONFERENZA STAMPA AL TERMIne della tre giorni milanese degli ispettori del BIE e del Segretario Generale Vicente Gonzales Loscertales; s -ILANO SI AGGIUDICA L %XPO PER il 2015; s FISSATE LE PRIORITĂŒ DEGLI INTERventi sulle infrastrutture di collegamento comunale, provinciale e regionale; s Stefano Boeri, Richard Burdett, Joan Busquets, Jacques Herzog, William McDonough costituiscono la “Consulta degli architettiâ€?, comitato nato per supervisionare i progetti; s !LL %XPO DEI 0OPOLI GLI ORGAnizzatori di Expo 2015, Expo Giusto e Colomba (organizzazione che riunisce le ONG e le associazioni di cooperazione) si confrontano su proposte e programmi; s IL 3INDACO ,ETIZIA -ORATTI ILLUstra il lavoro in corso all’Assemblea Generale del BIE; s 0RESENTAZIONE DEI RISULTATI DEL sondaggio “eXponitiâ€?: il 77% degli intervistati giudica positivi gli effetti che Expo 2015 avrĂ sul territorio, sul coinvolgimento di giovani ed immigrati e la considera un evento capace di una ripresa in termini occupazionali; il 60% degli intervistati esprime la necessitĂ di organizzazione di eventi culturali, musicali e di intrattenimento; s CONFERENZA STAMPA DI PREsentazione degli Stati Generali di Expo 2015; s USCITA DEL LIBRO Expo 2015. Una guida a tutte le opportunitĂ ; s 3TATI 'ENERALI DI %XPO 2015; s ,UCIO 3TANCA INTERVIENE AL Forum economico e finanziario del Mediterraneo in materia di cooperazione internazionale ed energie rinnovabili; s IL PROFESSOR #ARLO 3ECCHI Ă’ eletto rappresentante della Provincia di Milano;
s L INGEGNER 2ENZO 'ORINI Ò NOminato Direttore Infrastrutture; s PRESENTAZIONE A 0ALAZZO 2EALE del Masterplan per Expo 2015; s IN UN INCONTRO CON LE COMmissioni di Expo e Sviluppo del Territorio di Palazzo Marino Lucio Stanca espone l’articolazione della società e la pianificazione degli obiettivi; s %XPO 3 P ! PARTECIPA ALLA MOstra itinerante Expo x Expos ad Osaka; s ,UCIO 3TANCA PRESENTA IL PROgetto al Cardinale Dionigi Tettamanzi; s SI RIUNISCE IL GRUPPO CULTURA s ,UCIO 3TANCA ILLUSTRA AL #Omitato Esecutivo del BIE lo stato d’avanzamento; s SI INSEDIA ALLA "OVISA L 5FFICIO di piano per Expo 2015. La squadra è composta da 15 neolaureati del Politecnico di Milano, guidati da cinque giovani professionisti (Matteo Gatti e Renzo Gorini); s PRESENTAZIONE DEL #OMITATO Scientifico Expo Milano 2015, formato da: Roberto Schmid, presidente, Gian Tommaso Scarascia Mugnozza, vicepresidente, Adriano Gasperi, segretario generale, Z. B. Lakhdar, R. Berger, M. Jones, H. Karaki, P. Pinstrup Anderson, A. Saez, Z. Shilling, J. Von Braun, R. Watson, A. Ballarin Denti, G. M. Calvi, M. Carruba, M. Montanari, E. Porceddu, F. Salamini, C. Sorlini, G. Vittadini; s L !SSEMBLEA DEL ")% SI PROnuncia positivamente alla presentazione dello stato dei lavori da parte del Sindaco Moratti e di Stanca.
FORUM GLI INTERVENTI
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Bergamo a cura di Francesca Perani e Francesco Valesini
Intervista a Paolo Belloni e a Vittorio Gandolfi In un paese sempre incline a evidenziare più le differenze che le convergenze, anche l’Expo, come altri eventi di questa natura, ha visto per ora coagularsi posizioni contrapposte tra chi ci vede un’importante occasione economica e culturale per l’intero Paese e un possibile rilancio per il made in Italy nel mondo, e chi ritiene, invece, che ci si troverà inevitabilmente di fronte all’ennesimo spreco di risorse pubbliche per un evento ormai del tutto inutile e fuori tempo e al pericolo sempre presente di una indiscriminata speculazione immobiliare. Con quale di queste opposte posizioni vi sentite più in sintonia? P.B. La prima rappresenta le reali potenzialità, la seconda invece un rischio probabile, ma assolutamente da scongiurare. I discutibili risultati ottenuti dal nostro paese nelle ultime occasioni di visibilità internazionale rappresentano un precedente che incombe nella memoria di tutti. Le premesse di tali insuccessi non sono ancora totalmente superate. Tale consapevolezza rappresenta un importante monito che deve tradursi in uno stimolo ad operare con la necessaria serietà. V.G. Chi ha visto almeno una Esposizione Universale tra quelle che si sono succedute in questi ultimi 50 anni ha certamente un ricordo di qualcosa di significativo, in generale, e trattiene tuttora in sé la memoria di qualcosa di particolare che lo ha certamente colpito. Il padiglione della musica per la Philips realizzato da Le Corbusier per l’Expo ’58, ormai distrutto, piuttosto che il sistema di raffrescamento dell’aria, sia interno che esterno, usato per l’Expo di Siviglia nel 1992, o la lunga curva del ponte sulla foce del Tago, che ha risolto un grave problema di collegamenti territoriali, realizzato per l’Expo di Lisbona del 1998, sono esempi di alcuni stimoli del progresso, a diversa scala, che l’occasione di una mostra internazionale può ancor oggi dare a scala architettonica, urbanistica e ambientale e quindi di sicuro interesse per la nostra categoria d’architetti e per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Ai primi di luglio sono stati organizzati a Milano gli Stati Generali, occasione pensata per raccogliere idee e sollecitazioni dal mondo economico e culturale della regione. Anche a Bergamo, proprio in questi giorni, si è formato un tavolo di coordinamento tra istituzioni locali e realtà imprenditoriali e associative. Ritenete necessaria una presenza a questo tavolo anche del nostro Ordine e, se sì, con quale ruolo? V.G. Un evento come quello che avrà luogo a Milano tra
poco più di cinque anni, cioè ormai assai prossimo nel tempo, è giusto che venga preparato sollecitando la raccolta di idee del mondo economico e culturale della Regione e, direi, anche dell’intera Nazione. Poiché gli architetti operano sul territorio incidendo col loro lavoro, sia sugli aspetti economici che culturali del loro ambiente, ritengo che anche all’interno degli Stati Generali, rivolti logicamente in via prioritaria ai Comuni e agli Enti territoriali, ma certamente all’interno dei Comitati per la preparazione dell’Expo 2015 e di ogni iniziativa per la sua buona riuscita, sia non solo utile ma indispensabile la presenza anche degli architetti. Ritengo fondamentale il loro contributo con un ruolo di stimolo critico e propositivo affinché l’iniziativa non degeneri in una mera operazione economico-finanziaria fine a se stessa e quindi facendo in modo che gli aspetti quantitativi non vengano mai disgiunti da quelli qualitativi. P.B. Proprio sulla qualità, credo importante ricordare come l’Esposizioni siano diventate eventi di interesse per i loro contenuti, ma anche soprattutto per le architetture, gli spazi, e l’immagine della città e del territorio che intendono trasmettere. Il risultato sarà tanto più interessante quanto meno proporrà stereotipi già visti, privi di contenuti, privi di intelligenza in senso lato. In questo processo la presenza degli Ordini nei tavoli di lavoro è fondamentale non tanto per dovere istituzionale, ma per le reali risorse che può mettere a disposizione per la buona riuscita dell’evento. Il 2010 sarà un anno cruciale per elaborare idee e progetti necessari alla buona riuscita dell’intero evento in un’ottica però che sappia anche proiettarsi oltre Expo 2015. Quali ipotesi vi sentite di avanzare in questa prospettiva per il territorio che rappresentate come Ordine professionale? P.B. Ritengo che per Bergamo l’Expo possa produrre due importanti effetti benefici sul breve e sul lungo periodo. Sul piano infrastrutturale, sistemate Pedemontana e Brebemi, sarebbe importante concentrare le attenzioni sul collegamento ferroviario con l’aeroporto, sul recupero del collegamento tramviario con la Valle Brembana e la prosecuzione della prima linea della Valle Seriana attraverso il centro cittadino almeno fino al nuovo ospedale, in avanzato stato di esecuzione, oltre che al potenziamento dei collegamenti capillari con il centro storico di città alta. In questo modo si sfrutterebbe la contingenza dell’evento Expo per indurre risultati utili alla città sul lungo periodo, sia in termini di servizio ai cittadini, sia in termini di valorizzazione della vocazione turistica che già in questi ultimi anni il potenziamento dell’aeroporto ha contribuito a valorizzare. Il tema di questa edizione è quello della nutrizione e dell’alimentazione, cruciali per un riequilibrio delle risorse del pianeta. L’occasione è particolarmente propizia per poter elaborare risposte convincenti e l’Italia può giocare un ruolo importante soprattutto nei confronti dei paesi del Mediterraneo e quindi indirettamente del sud del mondo, dove il problema è più
FORUM ORDINI
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sentito. Il rischio è che però un evento come l’Expo dimentichi nel tempo questo suo prioritario compito, concentrando la propria attenzione esclusivamente sulle possibilità offerte di sfruttare i necessari investimenti economici per riequilibrare le proprie arretratezze infrastrutturali o, in funzione anticiclica, per rilanciare la propria economia. Per evitare che ciò accada è necessario che tutti i soggetti coinvolti alle diverse scale, sappiano apportare il loro contributo. Quale pensate possa essere quello di Bergamo e della sua provincia? P.B. Per le società povere il problema dell’alimentazione rappresenta un problema di quantità, mentre per il mondo occidentale il tema è quello della qualità degli alimenti. In entrambi i casi il nodo cruciale è rappresentato dalla necessità e dall’opportunità di valorizzare un rapporto più stretto tra luogo della produzione e luogo del consumo e della coerenza di un sistema produttivo che sia più radicato in una situazione “locale”. In questo senso Bergamo rappresenta un esempio interessante con una valenza quasi didattica proprio per la natura non solo del suo territorio provinciale caratterizzato da una molteplicità di specificità e microeconomie che si reggono su questi aspetti, ma anche per la natura stessa del tessuto urbano della città e della relazione che esiste tra edificato e tessuto agricolo. Ancora oggi sono presenti aree dove, ai piedi delle mura venete vengono coltivati ortaggi, nell’ansa verde che si inserisce nel tessuto della città antica in corrispondenza di Colle Aperto (il cuore della città storica) può capitare di
vedere alcuni greggi al pascolo, all’interno del Parco dei Colli e nei territori limitrofi si sta recuperando la presenza di numerose attività agricole di piccola dimensione che riattivano l’economia e l’uso di suoli caduti per anni nell’abbandono di fronte alla concorrenza dell’agricoltura intensiva. L’interessante progetto del “Giardino planetario” proposto nel masterplan dell’Expo potrebbe allora agire, oltre che nel chiuso di un recinto, anche ad una scala più diffusa. Da questo punto di vista credo che Bergamo possa costituire, anche su questo aspetto, un reale luogo di interesse, un padiglione alla scala urbana, che possa trasmettere un’idea forte di modello sul tema “Nutrire il Pianeta”. F. V.
Brescia a cura di Rosanna Corini, Roberto Saleri, Paola Tonelli
Le sinapsi di Expo 2015 Expo è una sfida che assume molteplici significati. Dal sottotitolo della manifestazione universale “Nutrire il pianeta” emergono tutte le preoccupazioni ambientali di sostenibilità riguardo il pianeta stesso e le sue capaci-
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tà di ospitare organismi che si nutrono dei suoi prodotti; dunque un significato legato alla cultura e al concetto di sostenibilità. Ma forti significati si possono leggere anche nell’aspetto antropologico, sociologico, economico e soprattutto di pianificazione dell’evento. È una sfida enorme perché ci obbliga a riferirci ad un modello sistemico vasto e complesso quanto lo sono le sinapsi del cervello umano, con la necessità di prevedere nei minimi termini quali siano le strategie di pianificazione, le tecniche e la tecnologia di cui avvalersi per perseguire gli obiettivi prefissati. Il territorio bresciano, spesso invidiatoci da molti per la presenza, peraltro abbastanza concentrata, dei monti, dei laghi e della prima pianura, non è esclusivamente panoramico. In esso risiedono tradizioni eno-gastronomiche scaturite dalla necessità ancestrale dell’uomo di nutrirsi, divenute cultura peculiare, ma al tempo stesso diffusa, dei luoghi. In un territorio così orograficamente variegato si spazia dagli alpeggi, dediti alla produzione di formaggi conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo, alla Franciacorta – rinomata per la produzione del “bollicine”, ma dalle cui terre nascono anche altri pregevoli vini – alla zona del lago di Garda, anch’essa rinomata per la produzione vitivinicola oltre che per la produzione di olio da frantoio dalle specifiche caratteristiche, per terminare con la pianura che per le sue caratteristiche ha da sempre una maggiore vocazione all’uso estensivo del terreno. L’insieme di tutti questi territori e della produzione agricola che ne scaturisce ha la necessità culturale di essere posto in rete in un sistema di relazioni facilitato affinché non si perda traccia del sapere tramandato, non disgiunto dalla costruzione di itinerari turistici tematici volti alla diffusione della conoscenza dei luoghi posti al di fuori dei percorsi turistici tradizionali. Il sistema storico dei castelli della pianura, le incisioni rupestri della valle canonica, i rifugi, gli alpeggi ed i passi di montagna, con il sistema
degli insediamenti monastici, costituiscono un humus estremamente fertile sotto il profilo culturale che si vorrebbe riscoperto per recuperare e valorizzare i tratti più reconditi della brescianità. Contestualmente, gli insediamenti presenti in tali luoghi si prestano in modo egregio a divenire anche strutture ricettive di tipo alternativo, come peraltro sta già in parte accadendo. A fianco, dunque, di un sistema di ospitalità turistica di tipo classico, diffuso soprattutto sulle aree dei laghi, della città e delle stazioni sciistiche, vi può essere lo sviluppo di attività ricettive legate a percorsi ed itinerari eno-gastronomici, didattici e religiosi con positive ricadute sulle attività culturali, sociali ed economiche e culturali. La creazione di percorsi tematici itineranti, non può essere scevra da un percorso di ammodernamento, aggiornamento e recupero dell’infrastruttura territoriale del trasporto. La mobilità su ferro a scala regionale, se razionalmente ristrutturata mediante l’informatizzazione e l’automazione, assumerebbe il ruolo di valida alternativa al trasferimento su gomma, qualora si creasse una valida rete di coincidenze nello scambio dei mezzi di trasporto. Il recupero, il potenziamento e la ristrutturazione di vecchie linee ferroviarie, quali ad esempio quella che collega la zona a confine tra bresciano-bergamasco con il lago d’Iseo, oppure la trasformazione della linea Brescia-Iseo-Edolo in metropolitana regionale, sono progetti che si pongono l’obiettivo di creare una rete di interconnessioni con la navigazione lacustre fortemente apprezzata dal flusso turistico. Il potenziamento della mobilità su gomma, ammodernata mediante la realizzazione dell’autostrada Brebemi, l’ampliamento ed aggiornamento della tangenziale sud, il completamento della SP 19 e la realizzazione dell’anello di circonvallazione esterno, opportunamente messa a sistema con il trasporto ferroviario, metropolitano ed aereo, è perseguita oggi come obbiettivo primario in una visione di supporto e
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complementarietà ad ampia scala verso il sistema centripeto milanese. Il trasporto aereo, che nel bresciano soffre la forte polarità milanese e veronese, se rivitalizzato sull’aeroporto di Montichiari, anche mediante l’integrazione nel sistema di trasporto aereo regionale e comunque globale, potrebbe costituire la porta principale di accesso a Brescia ed al suo territorio. In definitiva, Expo 2015 per il territorio bresciano si pone quale insieme di forti opportunità di valorizzazione locale, di sensibilizzazione delle pubbliche amministrazioni riguardo le risorse territoriali attraverso lo sviluppo di aree di interesse, temi e progetti che siano in grado di sollecitare il ricorso a concorsi pubblici e ad una progettazione partecipata, nell’ambito di una visione regionale e sistemica, che permetterà di condividere appieno l’evento milanese. R. S.
Como a cura di Roberta Fasola
Conversazione col presidente Seduta in una piacevole stanza illuminata da una parete arancione, col pretesto di affrontare il tema dell’Expo, mi ritrovo a parlare con l’arch. Angelo Monti di questioni inerenti la nostra città, il benessere e la qualità della vita e di come il nostro lavoro possa contribuire al miglioramento di questi elementi. Cosa si aspetta la città di Como dall’Expo 2015? Ho partecipato a molti incontri che si sono svolti a Como
su questo tema e ciò che mi ha colpito, e credo abbia sorpreso anche gli stessi organizzatori dei vari eventi, è stata la grande partecipazione. Sono convinto che, almeno sul piano dell’attesa, questo significhi molto. Cito come ulteriore conferma l’esperienza, condivisa dalla nostra Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Achitetti PPC, del sorprendente successo del Bando Expo dei Territori (indetto dalla Provincia di Milano e che aveva finalità assolutamente non economiche ma di puro accreditamento) a cui gli Ordini lombardi hanno partecipato con il progetto MOSLO, di cui sono stato uno dei curatori, riportando un importante riconoscimento. Tutto questo è un chiaro segno delle attese che i soggetti della società civile e gli stessi cittadini avvertono nei confronti dell’Expo, interpretandolo non come evento fine a se stesso, ma possibile motore di cambiamenti durevoli. Pensando a Como ritengo sia una città “bella” ma anche irrisolta, che si deve confrontare, a seguito della mutazione della propria struttura sociale ed economica, con la riformulazione dei limiti e dei confini del suo territorio, con la dispersione e la diffusione dell’abitare, con le conseguenti questioni della mobilità e della comunicazione tra le parti dei nuovi territori urbani, nonché tra questi e le più ampie conurbazioni regionali. Questo interesse, quindi, è indirizzato verso tematiche specifiche… Penso che sia fondamentale riflettere sulla condizione del nostro paesaggio urbano, sulla complessità, le contraddizioni, sul grado della sua compiutezza e qualità: percepisco l’ambito territoriale nel senso più generale del termine come cuore della questione, con tutti i temi che ad esso rimangono legati ed, in particolare, a quello delle infrastrutture e della mobilità che costituisce il collegamento, ideale ma al contempo concreto e letterale, tra i diversi ambiti. Le città, contraddistinte tutte da un’alta densità abitativa, soffrono i
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tempi del ritardo di questo sistema di integrazione e l’Expo potrebbe essere interpretato come elemento di accelerazione. Potrebbe essere, anche, evento in grado di incentivare, per esempio, un turismo sostenibile e attento all’impegnativo equilibrio tra momento di rispetto e valorizzazione del territorio e motore dell’economia. Non sono però fiducioso che ciò possa avvenire per tempo, anche se condivido l’idea che una manifestazione come questa possa essere occasione e opportunità per lanciare iniziative, interventi e opere che definirei strutturali. È finita la stagione degli Expo intesi come eventi temporanei: l’Expo deve essere interpretato come opportunità di sviluppo e di messa a regime delle criticità. E di questo, purtroppo, non sono molto certo, visto che l’aspetto infrastrutturale, tra i più nevralgici, sta già vivendo un ritardo, temo, compromesso. Ammesso e non concesso che ci siano le risorse, mi attenderei comunque che, per affrontare la questione, si lavorasse per condividere un’idea unitaria e programmatica in grado di superare la sommatoria dei singoli progetti frammentari. E credo che in questa ricerca, la “buona architettura diffusa” dovrebbe essere finalmente colta come una risorsa della crescita, così come è in molti paesi d’Europa. Rileva la necessità per la nostra città di incrementare le offerte turistico-alberghiere? Dai dati forniti, di fronte ad una crisi che non è solo di questo momento specifico, bensì è generata da un processo di decadimento più complesso a cui ha fortemente contribuito la crisi del sistema tessile monoproduttivo di Como, emerge, da parte di molti, la convinzione condivisibile che la nostra città possa puntare in modo significativo per un consolidamento economico, sul comparto turistico. Se così è, si deve partire proprio dal ripensamento e dal potenziamento qualitativo del sistema della ricettività e, secondo
me, ripensarlo. Como ha delle buone strutture, ma queste devono fare capo a un piano complessivo – al momento assente – della ricettività, concepito in forma di concorrenzialità, ma anche in funzione delle esigenze reali esaminate e verificate nel nostro contesto. In questo non c’è chiarezza: manca ancora un’idea, un progetto che sia in grado di coordinare e sviluppare un sistema turistico orientato ad individuare e valorizzare quelle eccellenze e quelle eccezionalità che possono distinguere Como dalle molteplici qualificate offerte del nostro Paese. Di più: non si può pensare a Como città turistica se non se ne evidenzia, per esempio, l’unicità storico-razionalista. Questo Expo potrebbe essere un’occasione per sviluppare questa riflessione e la conseguente riqualificazione. La bellezza di Como è una bellezza misurata e discreta, per nulla stereotipata o pittoresca, ma, al contrario, contemporanea, disegnata così come è dalla cultura dell’Avanguardia del ‘900 e da un rapporto straordinario con un paesaggio sedimentato dalla storia. Una bellezza fragile però, dove i segni di un consumo “usa e getta” dei suoi spazi apparentemente marginali, si rivelano affronti gravi. Penso a questo osservando le recenti trasformazioni turistiche e commerciali, che mi sembrano prive di progetto e di qualità. Semplice constatazione di uno smarrimento d’identità. Le vengono in mente altre occasioni di valorizzazione del nostro territorio? Il nostro lago è noto per le sue caratteristiche di bellezza sia naturale che storica; in realtà è anche una risorsa idrica molto importante, con tutte le peculiarità che ne derivano. Grazie ad esso si potrebbero sviluppare, nei prossimi anni, grandi opportunità di valorizzazione che porterebbero a connotare Como come “città dell’acqua”, identificandola in rapporto al territorio regionale. Altra aspettativa dell’Expo
WATER WAYS AND CASCINE
Isola Nuova Anna San Giuseppe Cattabrega Trivulza
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Madonna Della Provvidenza
Case Nuove
Case Nuove Cavriana
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Parco delle Cave
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Parco Forlanini
Monastero Sant'ambrogio
Basciana
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Nosedo San Giacomo
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S.Bernardo
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(pur non avendo ancora capito quali risorse effettivamente troverà sui territori limitrofi a quello milanese, che raccontano di progetti ancora molto indeterminati) è quella di incentivare le iniziativa locale, attraverso procedure di assegnazione di alcune opere pubbliche. A tale proposito mi preme segnalare il fatto che l’opera pubblica è un motore molto importante per la nostra professione: è necessario che gli enti preposti trasformino le poche opportunità in occasioni per sostenere il nostro lavoro e la ricerca della qualità dell’architettura, per non bruciare l’attuale generazioni dei professionisti, come è accaduto per la nostra. Noi architetti non ci sottraiamo al libero e trasparente confronto dello strumento concorsuale se davvero utilizzato con finalità concrete. Considero in tal senso l’Expo un pre-testo: non è certo la panacea, la soluzione ai problemi del nostro presente, ma può essere strumento utile ad individuare nella città quei temi forti che possono costituire delle opportunità. Ricordando però che questo lavoro non può dipendere solo dall’amministrazione pubblica, ma deve dare ascolto alle opinioni pubbliche. L’Ordine, in questo senso, è un soggetto che può sollecitare il dibattito su questi passaggi cruciali. Tra questi il turismo, la salvaguardia ambientale, il PGT. Il PGT è un nodo decisivo. Come Ordine abbiamo, a tal proposito, predisposto un documento che auspico possa diventare, con altri contributi, occasione di confronti pubblici. Se non vogliamo spegnere la nostra città, appiattirla e omologarla a ruoli di ambito subalterno dell’arcipelago urbano della nostra era, se la qualità è il nostro principale obbiettivo, non possiamo esimerci dal richiamare i compiti che la politica delle opere pubbliche deve intraprendere. E credo che proprio il disegno dello spazio pubblico possa essere una delle chiavi di questa nuova fondazione della identità e della qualità. Costruire una nuova civiltà urbana è un disegno alto ed ambizioso dove un chiaro ripensamento
degli spazi collettivi urbani costituirebbe il raccordo necessario per superare l’urbanistica dei vincoli, senza cadere in iperliberismi deregolati ed estremi. Il futuro di una città e di un territorio passa anche dalla capacità di aprire opportunità, di sperimentazione e di crescita, alle energie e agli entusiasmi tipici delle forze più giovani. L’Expo quindi inteso non come evento ma come occasione… Esattamente. Deve essere preparazione paziente per un lavoro lungo che non crei in alcun modo prodotti autistici. Vorrei portare, quale esempio, il museo Guggenheim di Bilbao: è progetto dato per una città che voleva un determinato indirizzo, ossia la capacità di proporsi con un volto culturalmente dinamico, dove la grande opera straordinaria non è fine a sé stessa, ma viene dotata di un senso attraverso politiche di ridisegno urbano. E Como, in questo senso, è avvantaggiata: non ha bisogno di questo, ha già le proprie straordinarietà, basti ricordare il progetto del “Km della conoscenza” proposto dalla Camera di commercio, a cui aggiungerei il “Km della storia” che collega Viale Geno, alla Casa del fascio allo Stadio. Le strutture per Como esistono: devono solo essere messe in rete, per relazionarsi e relazionare; se non c’è motore rimangono cattedrali isolate nel deserto. Gio Ponti scrisse, pensando alla nostra città: “il presente non esiste, c’è solo il futuro che istantaneamente si fa continuamente passato: noi siamo in quell’attimo”. Non perdiamo l’attimo. Una società matura deve proteggere il proprio passato, ma deve anche poter generare un proprio luogo, capace di rapportarsi dialetticamente col presente, attraverso un principio di “appropiatezza delle scelte”, per dirla con Vittorio Gregotti. R. F.
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Bosco
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Melgera
Cascinetta di Trenno
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Cremona a cura di Fiorenzo Lodi
Verso l’Expo “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, nel maggio 2015 verrà finalmente inaugurata l’Esposizione Universale più attesa della storia. L’Expo milanese sarà il primo esempio ad impatto zero nella storia: 200.000 visitatori attesi al giorno che si muoveranno solo con mezzi di trasporto pubblico a emissione zero. Un nuovo look; il nuovo bosco urbano, realizzato al posto del vecchio quartiere fieristico, sarà il simbolo della prima città mondiale ad aver risolto i problemi energetici e della mobilità con un ricorso totale ad energie rinnovabili, con una rete di linee pubbliche e percorsi ciclabili che non ha paragone al mondo. I quartieri periferici saranno trasformati in tante cittadelle dove cultura, socialità e vivibilità sono le nuove parole d’ordine. Il Parco Agricolo Sud dovrebbe diventare il principale fornitore di alimenti biologici per la città. Spiccherà l’innovazione di una rete wireless cittadina. Il 40% del territorio comunale milanese sarà pedonalizzato. Milano diventerà una città dove chiunque vorrebbe vivere, modello cui tutte le metropoli si ispirano per superare i problemi che stanno portando il pianeta al collasso... Ma sarà veramente così? La realtà attuale sembra molto diversa nella stessa Milano ed anche nelle realtà provinciali e comunali che hanno fatto accordi di programmi per le realizzazioni di progettualità da presentarsi entro gennaio-febbraio 2010 per l’Expo 2015. Per la Provincia di Cremona il programma si basa su opere infrastrutturali di grande rilevanza come la TiBre, il raddoppio della Paullese, la creazione
della Gronda Nord come “bretella”, esterna alla città di Cremona e la creazione della Strada sud, che passerà in un area tutelata a Parco Sovracomunale sempre a Cremona. Punti di eccellenza saranno le nostre aziende agricole, la loro produzione, la Fiera dell’agricoltura. Si progetta di creare una via d’acqua attraverso il Po che diventi un punto di collegamento tra più regioni. Trasformare la Regione in un grande centro intermodale per i trasporti, con autostrade che solcano la superficie in ogni direzione collegando centri commerciali, interporti, grandi infrastrutture. È questa la finalità dell’Expo 2015? Questi aspetti si possono considerare generici ed apprezzabili se non si considerasse che il punto dolente del collegamento pubblico, ossia la metropolitana e la ferrovia, non esistono o sono in dismissione. Altra considerazione per le cascine: nel nostro territorio, come in altri, non esistono tutele per gli aspetti architettonici e il loro recupero è solo finalizzato allo scopo produttivo. Ultimo esempio: il Comune di Cremona nel Piano casa inserisce le aree di tutela per solo 10 cascine su 150. Per la nostra città le qualità ricettive, con creazioni di nuovi alberghi e la valorizzazione della eccellenza come la Liuteria, che verrà riconosciuta nel 2010 come patrimonio dell’Unesco, sono gli obiettivi prioritari in vista dell’Expo. Alcune domande rivolte al presidente dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Cremona Emiliano Campari. I bandi di concorso aperti ai professionisti anche giovani crede saranno utilizzati per gli appalti delle opere pubbliche dell’Expo? La tempistica delle opere non offre questa opportunità e gli Ordini professionali sono purtroppo in ritardo nello stabilire rapporti programmatici a livello territoriale con i vari comuni. A Cremona si è riuscito a fare questo con il bando della riqualificazione di piazza Stradivari, un progetto di piazza nel centro storico.
Le tematiche quali recupero, energie rinnovabili e infrastrutture, che opportunità e approfondimento offrono per la nostra professione? Forse i termini più esatti da utilizzare dovrebbero essere non “nutrire il pianeta”, ma “riutilizzare”, “riciclare”, “riparare”. Questi dovrebbero essere i temi di un’Expo credibile oggi. Con una maggior considerazione dell’ambiente, con politiche energetiche e sui rifiuti, che puntino alla rinnovabilità delle fonti, al riciclo totale e all’emissione zero di CO2. Le nuove norme tecniche come il Piano casa, in sede di sviluppo per l’Expo, che impatto avranno sul territorio e sull’operato degli architetti? Gli interventi sul territorio, sia cremonese che milanese, muteranno completamente anche il carattere sociale, economico e culturale delle città, e chi ci amministra deve considerare l’impatto che questo produce sui cittadini. Ma le prime scelte progettuali ed operative sembrano regolate da norme tecniche che lasciano largo spazio ad azioni speculative, purtroppo. Si chiede agli architetti ed ai professionisti del nostro Ordine di vigilare su queste azioni anche per una maggior tutela ambientale. Susi Zagheni
Lecco a cura di Enrico Castelnuovo e M. Elisabetta Ripamonti
A proposito dell’Expo 2015 Qualche giorno fa è apparso un articolo sulla stampa nazionale relativo all’Expo 2015 dal titolo: “tradurre in realtà la visione dell’archistar”. In riferimento all’esposizione internazionale si parla ancora di “visioni”, mastreplan, concept, senza che si possa comprendere quali saranno le architetture. A tal proposito ci viene in mente una provocazione di Franco La Cecla, architetto e scrittore pungente: “L’archistar non lavora per la moda, diventa moda egli stesso e dunque brand, logo, garanzia per poter firmare un pezzo
di città, un museo, un negozio, un’isola di Dubai come se fosse una T-shirt… occorre trasformare finalmente le città in qualcosa di moderno, usando tecnologie, edilizia, servizi per correre ai ripari adesso e non tra un po’, questo è forse l’unico compito che dovrebbero assumersi gli architetti, a patto che ne siano capaci e che la loro competenza non sia invece ridotta a quella di semplici vetrinisti di boutique”. Le tante considerazioni legate all’Expo ci inducono a ipotizzare quali saranno le sensazioni di un cittadino della nostra provincia quando aprirà gli occhi sulla città una volta che si saranno spente le luci della kermesse. Cosa rimarrà a Lecco, quali concrete possibilità l’Esposizione internazionale avrà dato al nostro territorio ma, soprattutto, quali nuovi scenari di sviluppo avrà aperto? Ciò che tutti vorremmo scongiurare sono bilanci negativi di risorse sprecate, tristi considerazioni di opere rivelatisi inutili e sterili, finalizzate al solo spettacolo dell’Expo quando tutto il mondo ci osserva. Non saranno firme prestigiose avulse dalla nostra realtà territoriale, architetture prive di qualità e di contenuti ad accogliere esigenze concrete. Probabilmente non saranno le archistar (con la connotazione negativa che abbiamo sopra citato) a determinare nuove occasioni di sviluppo, ma progettisti che pongano attenzione alla nostra realtà, al nostro territorio con la sua storia e le sue valenze paesaggistiche. Proprio l’Expo sarà occasione preziosissima per respirare aria nuova, consentirà dialogo e confronto con realtà diverse, ci auguriamo si riveli anche utile strumento per il prosperare di iniziative tese a migliorare l’economia locale. L’Esposizione universale potrebbe, infatti, avere ricadute positive per lo sviluppo turistico lecchese qualora siano attuate iniziative e interventi in grado di attirare nel territorio i visitatori della rassegna; a tal fine servono infrastrutture per ridurre i tempi di percorrenza tra Milano e Lecco.Nei primi mesi di quest’anno è stato siglato un protocollo d’intesa fra le amministrazioni di Milano e Lecco riguardante la collaborazione tra le due realtà in vista dell’Expo del 2015. I temi oggetto di tale intesa riguardano soprattutto lo sviluppo del territorio, la promozione del turismo, in particolare quella legata al lago, e il rafforzamento dei progetti in ambito culturale. Dalle prime indicazioni programmatiche emerge che, con molta lungimiranza, le due amministrazioni comunali stanno pensando all’esposizione non come evento finale di un processo ideato e che si realizzerà nei prossimi anni, ma come un cantiere di idee e di investimenti che troverà l’inizio proprio nell’Expo e che proseguirà come base per ulteriori opportunità di sviluppo nei lustri successivi. Negli ultimi anni la nostra città ha potuto esprimere un grande legame con Milano: pensiamo alla creazione di un polo universitario lecchese del Politecnico o all’adeguamento della tratta ferroviaria Lecco-Milano. Il risultato è stato sia un flusso continuo di studenti provenienti da tutto il mondo verso la città di Lecco, sia la maggiore facilità a raggiungibile il nostro territorio.
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I rapporti instaurati tra Regione, il nostro Ordine professionale e i comuni interessati all’Expo… Gli Ordini professionali, attraverso una continua formazione, possono offrire alla committenza di qualsiasi livello professionisti preparati. Purtroppo mancano idee di città e di cultura architettonica. A Cremona si è fermi a progetti come quello del Museo del Violino che derivano da una mancanza di visione progettuale della città, ma servono per riempire dei contenitori architettonici considerati di prestigio della città.
Expo Milan 2015
Access & Circulation
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Water as Framing Device
Biodiversity Areas
National Pavilions Regions and Themes
Main Elements
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© HERZOG & DE MEURON
Il progetto di formare ingegneri stranieri a Lecco persegue il duplice obiettivo di legare la città a orizzonti internazionali e di fornire preziose risorse alle imprese locali alla ricerca di una sempre maggiore professionalità. Con questi presupposti pare chiaro che la partnership viene a crearsi in un momento estremamente fertile per le relazioni tra le due economie. Se le opere sopra citate, infatti, hanno reso ancora più coese le due realtà territorialmente già contigue, l’auspicio è che anche l’Expo costituisca un punto di partenza per nuove idee e progetti in tale direzione. Il contributo che il nostro territorio potrà offrire al tema dell’Expo Feeding the Planet, ossia “Nutrire il Pianeta”, sarà legato a temi più prettamente culturali; anche in assenza di grandi investimenti, infatti, si potrà dar vita a eventi legati alla storia dei luoghi, alle tradizioni, ai tesori paesaggistici. Gli esempi sono molti: si pensi al corso dell’Adda, ai paesi che si affacciano sul lago, ancora alla Valsassina o alla Brianza con tutto il loro patrimonio di
tradizioni culturali e gastronomiche. La nostra speranza, in questo contesto di euforia data dalla condivisione di una kermesse importantissima, è che si inneschi un ciclo virtuoso che, come un fil rouge, possa dare un senso univoco alle istanze culturali del territorio sottolineandone le forti peculiarità. Rappresentanti di categorie professionali e di associazioni locali si stanno attivando per valutare i benefici e le sinergie che potrebbero derivare da questo importante progetto per tutte le aree limitrofe a Milano e per il comprensorio lecchese in particolare. È importante che le amministrazioni comunali, lontane da favoritismi, condividano progetti volti alla riqualificazione di comparti dismessi. Le scelte di politici e progettisti dovrebbero essere connotate non da interessi personali ma da una visione globale, non dall’arroccarsi in soluzioni legate al passato, ma da responsabilità e lungimiranza. Allora forse si potrebbero ipotizzare previsioni positive anche sul dopo-Expo,
E.C. e M.E.R.
Lodi a cura di Manuela Camia
A colloquio con la neoeletta Consigliera dell’Ordine della Provincia di Lodi, delegato alla Commissione Territorio e Urbanistica presso la Consulta, Pian. Chiara Panigatta.
A colloquio con Chiara Panigatta Il presidente Formigoni ha equiparato Expo 2015 all’“Esperienza di bellezza” intesa come “vita che accadrà dentro questo sito e che sarà messa in moto dalle centinaia di eventi sparsi in tutto il territorio della città e della regione”, rimarcandone in tal modo il carattere sia regionale che locale. La Provincia di Lodi, le amministrazioni e gli enti territoriali come si collocano in questo scenario? Expo 2015 ha prodotto un grande fermento lungo tutto il territorio lodigiano. D’altra parte il tema portante dell’evento si coniuga perfettamente con la vocazione agricola espressa dal nostro territorio. L’evento Expo appare come un’occasione per coniugare i temi della pianificazione del territorio con le risorse (conoscitive, informative, economiche e sociali) che già si trovano e gravitano sul contesto lodigiano con modalità che consentano l’attuazione di un disegno di sviluppo che sia realmente sostenibile e strategico; basti pensare ai contenuti del “Piano strategico per il lodigiano”, documento redatto dalla Provincia di Lodi in partnership con la Ca-
mera di commercio; oppure, ai nuovi contenuti del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - PTCP, ed in particolare alla “Tavola delle Strategie di Piano”, che riassume in un’unica immagine tutte le potenzialità espresse dal contesto lodigiano in tema di “fruizione” dello spazio agro-ambientale. Nella presentazione del Conceptual Master Plan Expo 2015 Stefano Boeri, (rif. www.youtube.com/user/ expomilanotv#p/u/16/1c-sYa_FDn4), stigmatizza come anacronistico il visitare un luogo solo per assistere a delle esposizioni di grandi monumenti, rivendicando il rivoluzionario modo di pensare l’Esposizione Universale a Milano come “luogo dove vivrà il tema, l’alimentazione del 2015”. Un esempio similare e precursore nel lodigiano è offerto dal Parco Tecnologico Padano - PTP. A mio avviso la chiave per sviluppare il tema, sia dal punto di vista “politico” che urbanistico ed architettonico, passa proprio per il PTP (rif. www.tecnoparco.org) e tocca le specificità e le funzioni che ad esso sono state collegate attraverso la definizione dei vari atti di programmazione strategica e negoziale stipulati da Regione Lombardia, Comune di Lodi, Provincia di Lodi, partner territoriali (Camera di commercio, Università, associazioni di categoria) ed Operatori. All’interno del PTP, il territorio si incontra con la formazione (Università), la ricerca (Parco Scientifico Tecnologico) e le imprese (Incubatore di Imprese e Business Park), in uno spazio dedicato allo sviluppo del settore agro-alimentare e zootecnico. Non si tratta solo di un “contenitore funzionale”, ma di un cluster che struttura e gestisce progetti di rilevanza internazionale. Osservando con distacco gli eventi, un pensiero si avvicina... Siamo in un periodo di crisi planetaria e proprio a Milano, a pochi chilometri da qui, spetta il compito di pensare e progettare nuovi scenari di sviluppo da esibire in un prossimo futuro. Qui entra in gioco lo spirito dell’Italia “artigiana” che si costruisce giorno dopo giorno, con umiltà e maestria. Si ricomincia guardando all’agricoltura, settore primario che affonda le radici nella storia del territorio della pianura. In questo contesto quale è il contributo propositivo e culturale che gli architetti della Provincia di Lodi possono offrire all’amministrazione? Quali scenari ipotizzare? Nel nostro contesto operativo e culturale, l’elemento di maggior interesse sul piatto è costituito dall’area Business Park del PTP. Si tratta di un ambito di trasformazione che al momento è stato solo “immaginato”. In relazione a tale condizione e avendo ben in mente alcuni esempi virtuosi di “riqualificazione e neo-progettazione urbana” a livello europeo (ed in particolare i casi svedesi di Malmo e Göteborg, dove alla definizione di “Masterplan” è seguita e sta seguendo un’attuazione per comparti basata sulla promozione di procedure concorsuali, con aggiudicazione e realizzazione dei progetti vincitori), il Business Park potrebbe essere un’occasione per “progettare uno sviluppo del territorio che sia realmente sostenibile”. Può
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unitamente a soluzioni ai problemi di crescita del nostro territorio. I benefici economici, infatti, potrebbero ridare nuovi spunti al sistema-Lecco, da sempre ricettivo verso nuove opportunità lavorative, e contribuire ad attivare una valida alternativa turistica che comprenda anche la valorizzazione del patrimonio storico. Per la prossima esposizione universale è previsto l’arrivo di quasi venti milioni di visitatori, la costruzione a Milano e nel suo circondario, Lecco compresa, di innumerevoli strutture alberghiere, l’equivalente di ventiquattromila nuove stanze. Solo attraverso la cooperazione e una promozione istituzionale, che faccia emergere il protagonismo del nostro territorio, si potrà garantire la gestione dei risultati al termine dell’intervento su tutto il territorio limitrofo a Milano. Ci auguriamo che lo sguardo sulla nostra provincia alla fine dell’Expo veda, oltre ad alberghi, anche strade e strutture di ausilio a un nuovo sviluppo e non solo edifici vuoti e inutilizzabili vicini ai rifiuti lasciati dall’ultimo visitatore.
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diventare una vetrina in cui coniugare la trasformazione del territorio con i temi dell’innovazione e della sperimentazione (sia in termini di tecniche che di materiali). In un ambiente strutturato come quello del PTP è possibile immaginare di arrivare a “gestire le trasformazioni”, coniugando le risorse economico-finanziarie e i capitali privati che muovono la realizzazione dei progetti, alle regole di “Governo del Territorio” che sono competenza delle pubbliche amministrazioni. M. C.
Milano a cura di Roberto Gamba
Abbiamo parlato di Expo 2015 e di architettura con Franco Raggi che segue per l’Ordine di Milano le vicende preparatorie. Raggi, insieme a Andrea Kerbaker e Manolo De Giorgi, ha coordinato e allestito, in maggio, la mostra “EXPO dopo EXPO” alla Triennale; ha, inoltre, organizzato le “serate” promosse dalla Fondazione cui hanno partecipato Lucio Stanca, amministratore delegato di Expo e i rappresentanti delle istituzioni comunali, provinciali e regionali.
Una serata sull’Expo. Da una conversazione con Franco Raggi Dal colloquio con Raggi emerge l’interesse che gli incontri hanno dimostrato: la richiesta di notizie e trasparenza sui programmi; la disponibilità da parte dell’Ordine a offrire competenze, idee, impegno, per condividere questa importante manifestazione. C’è l’obiettivo di approfondire il progetto nei suoi aspetti architettonici, territoriali e strategici, rispetto alla città di Milano e non solo, soprattutto alla luce del nuovo masterplan per l’area espositiva, elaborato dalla “Consulta Architettonica”, formata da Boeri, Burdett, Busquets, Herzog, McDonough: un’ipotesi suggestiva, che propone un’Expo leggera, concettualmente diversa dal progetto di candidatura, che prevedeva una tradizionale e massiccia concentrazione di padiglioni. Nel dibattito sono state rilevate le attuali indeterminatezze, con riferimento agli aspetti costruttivi, finanziari, ai temi e ai contributi da richiedere alle diverse nazioni partecipanti, alle ipotesi di riutilizzo e di ridestinazione dell’area ad Expo conclusa. Mancano le infrastrutture, il sistema ricettivo non è adeguato ai 21 milioni di visitatori previsti nei sei mesi. Sono stati chiesti chiarimenti sul ruolo operativo della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano, e dell’Asso-
ciazione Slow food; quali saranno i limiti della “Consulta Architettonica” nel definire l’assetto fisico e quali le linee guida per la determinazione delle strutture architettoniche da mettere a concorso internazionale? Sul tema l’Ordine propone collaborazione per la stesura dei bandi, ma sullo stesso cercherà di esercitare la necessaria attenzione rispetto alla correttezza delle procedure concorsuali. Le idee emerse finora, riguardano gli aspetti della nostra civiltà, che, influenzati da differenti condizioni climatiche, determinano diverse modalità di produzione delle risorse alimentari, diverse tradizioni culinarie, cibi, gusti, infrastrutturazioni. Riguardo ai quesiti posti dall’Ordine, l’onorevole Stanca, ha puntualizzato che il progetto definitivo sarà illustrato al BIE a Parigi in aprile e che, dopo questo passaggio, si entrerà nella vera e propria fase esecutiva dell’Expo. L’Ordine ha sottolineato in parallelo che è necessario completare, entro il 2015, le opere che nella città da tempo aspettano una conclusione (Darsena, Museo delle Culture all’Ansaldo, Museo di Arte contemporanea, nell’ex recinto fieristico, Biblioteca BEIC); che è importante riservare una coerenza tra le strutture previste nell’area dell’Expo e le linee di sviluppo indicate del nuovo PGT milanese, tema, rispetto al quale non appare evidente, a tutt’oggi, alcuna sinergia; che è da tenere in considerazione l’ipotesi riguardante la riqualificazione e il riutilizzo delle cascine di proprietà comunale; che sia riconsiderata la proposta - “Progetto 100 Cascine” – lanciata tempo addietro dal Touring Club. Al dibattito ha partecipato Emilio Battisti, sostenitore con Paolo Deganello di un’Expo diffusa, che utilizzi e incrementi strutture espositive esistenti e adotti il modello già collaudato del FuoriSalone proprio del Salone del Mobile: una visione radicalmente alternativa per Milano e per il suo già notevolmente strutturato hinterland. Expo diffusa significa rifiutare la costruzione di un ennesimo pezzo di città, costituito di padiglioni e strutture decentrate, condannati a divenire, al termine della mostra internazionale, un vuoto senza vita; significa far sì che la capitale lombarda divenga la città dello slow food di massa: un luogo, al centro di una nuova campagna agricola, capace di educare a una diversa cultura dell’alimentazione. Gli spazi espositivi già esistenti, i parchi, le piazze della periferia divengano, quindi, i padiglioni dell’Expo coinvolgendo, in mostre ad hoc, gli altri Paesi e costituendo un circuito espositivo interno e diffuso nella città. Per Assimpredil, Claudio De Albertis ha ricordato la necessità di programmare lo sviluppo di tutto il territorio cittadino, legando l’Expo a una rinascita edilizia esemplare, coinvolgendo le energie dei privati con l’obiettivo di realizzare una mostra a costo zero e individuando nelle opportunità di gestione economica futura il motore finanziario di una manifestazione i cui costi non possono essere supportati dal solo capitale pubblico. R. G.
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CASCINE
Cascina Anna
Cascina Basciana
Cascina Cantalupa
Cascina Basmetto
Cascina Carliona
Cascina Casanova
Cascina Bellaria
Cascina Biblioteca
Cascina Boldinasco
Cascina Brusada
Cascina Grande Caravalle
Cascina Case Nuove Corelli
Cascina Case Nuove Paravia
Cascinetta San Gregorio
Cascina Cattabrega
Cascina Cottica
Cascina Cuccagna
Cascina Geregnano
Cascina Isola Nuova
Cascina Molinello
Cascina Molino Codovero
Cascina Monastero
Cascina Moncucco
Cascina Nosedo
Cascina Rizzardi
Cascina Ronchettino
Cascina Rosa
Cascina San Paolo
Cascina San Romano
Cascina Sant'Ambrogio
Cascina Sella Nuova
Cascina Turro
Vaiano Valle
Villa Landa
Villa Lonati
Casinetta di Trenno
26 Cascina Cavriana
Cascina Linterno
Cascina Monlue´
Cascina San Bernardo
Cascina Taverna
Cascina Chiesa Rossa
Cascina Madonna della Provincia
Cascina Monterobbio
Cascina San Giacomo
Cascina Torchiera
used cascina
Cascina Colombé
Cascina Melghera
Mulino San Gregorio
Cascina San Giuseppe
Cascina Torrette di Trenno
empty cascina
Cascina Corba
Cascina Mezzenate
Mulino Torrette
Cascina San Gregorio Vecchio
Cascina Tre Ronchetti
partially used cascina
Monza e Brianza a cura di Francesco Redaelli e Francesco Rephisti
Expo 2015: dare e avere Ad oggi non è per nulla chiaro quale sarà il rapporto tra il territorio della provincia più prossima al sito dell’Expo (Monza e Brianza) e l’Expo stessa. O più chiaramente, non è ancora possibile rispondere alla questione di quali cambiamenti territoriali, urbanistici ed architettonici questa occasione si farà portatrice nella nostra provincia. Annunciata inizialmente come una grande panacea dei mali infrastrutturali del territorio e vista come un’occasione da spremere alla luce anche della crisi economica, l’Expo è stata utilizzata finanche per mascherare e giustificare insane proposte speculative. Ma, ad un anno di distanza dai primi proclami, ci si sta accorgendo come in un ipotetico bilancio del dare e avere, la lista stia progressivamente pendendo verso la presa di coscienza che al territorio tocchi dare, piuttosto che ricevere benefici, e che l’operosa Brianza, sempre che lo voglia, sia chiamata ad investire risorse in questo progetto piuttosto del contrario. Una situazione che potrebbe rovesciare una prassi tipica di queste occasioni: il clima di emergenza che si creerà all’intorno dell’Expo (una enorme deroga a tutte le leggi) e i ricchi finanziamenti per ovviare allo stato di emergenza questa volta non potranno sanare i molti problemi che si sono accumulati negli ultimi anni. Credo che in questo breve contributo, sicuramente pre-
CASCINE ABACUS
maturo nei tempi, il ragionamento possa essere impostato velocemente intorno a cinque punti: il tema dell’Expo e l’impegno di un territorio in termini di stili di vita con quanto proposto a scala planetaria, le infrastrutture per il movimento (ma non dei visitatori), la cultura e i flussi turistici, il tutto, ovviamente, come anticipazione di un esame più approfondito delle possibili ricadute/interessi per i nostri Ordini professionali. “Nutrire il pianeta, energia per la vita” Ancora di recente si è sostenuto che il territorio della provincia (che ha una densità abitativa tra le più alte d’Europa) sia un banco d’assaggio del tema su cui ruoterà l’Expo. Sfido chiunque nel percorrere la tangenziale nord, la Milano-Meda, la Nuova Valassina e la tangenziale est o la A4 a dimostrarlo. Certamente esistono enclave in cui si attua una particolare ricerca di un equilibrato connubio tra risorse planetarie e produzione alimentare, ma nulla più che oasi. Il tema dell’Expo affronta uno degli otto obiettivi fissati nel 2000, i millennium developement goals, che gli Stati membri dell’Onu si sono impegnati a raggiungere per l’anno 2015 (sradicare la povertà estrema e la fame; garantire l’educazione primaria universale; promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne; ridurre la mortalità infantile; migliorare la salute materna; combattere l’HIV/AIDS, la malaria ed altre malattie; garantire la sostenibilità ambientale; sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo). Le ricadute che il tema specifico dell’alimentazione potrà avere con la nostra professione, al di là di una diversa attenzione ad un minor consumo di suolo, appaiono non immediate e dovranno essere ancora del tutto esplorate.
THREE PROJECTS FOR MILAN EXPO 2015
1 the expo site 2015
2 the land way and the knowledge corridors
3 the water ways and the cascinas
Infrastrutture Solo una (Pedemontana) delle 17 opere, ritenute prioritarie, per un costo di 11 miliardi e 390mila euro, presentate dall’assessore alle infrastrutture della Regione Lombardia riguarda direttamente la provincia di Monza e della Brianza. È dunque la mobilità la cenerentola delle possibili ricadute sul nostro territorio dei benefici influssi derivati dall’Expo. Dalla Pedemontana al tunnel di viale Lombardia, alla metropolitana che collegherà Brugherio, Agrate e Vimercate (MM2, ma recentemente è stato però stralciato dai progetti prioritari dell’Expo per dirottare i finanziamenti a tratte urbane milanesi), Cinisello e Bresso (MM5), con Milano; ancora nessuna linea metropolitana arriverà a Monza. Ma, visto il tono “verde”, “ecologico”, “naturalista”, “sostenibile” con cui è stata presentata l’Expo perché non pensare anche ad una mobilità alternativa? Cultura e turismo Già in altre occasioni si è riflettuto sulle potenzialità turistiche e culturali della provincia. La domanda schietta che ci si deve porre è quanti visitatori stranieri (o nazionali se sarà confermato il valore dell’80% misurato all’Expo di Saragozza 2008) saranno attratti dai patrimoni e “giacimenti” culturali, dalle offerte espositive, dalle eccellenze che la Brianza possiede oppure gestisce come tali (vedi il caso della Villa Reale, chiusa per restauri dal 1985). Neppure i tentativi, comunque deboli, di una messa a “sistema” di alcune presenze (vedi il Progetto Molta + Brianza e il tema delle Ville storiche) sembrano in grado di fornire l’attrazione da richiamare un turismo culturale,
opponendosi alle più note e meritevoli città d’arte. Mi è difficile credere che un visitatore straniero in Italia possa essere dirottato al termine della visita milanese verso le amene colline briantee piuttosto che verso le più note città d’arte (Roma, Venezia e Firenze). Stabilito dunque che questo territorio abbia uno scarso appeal culturale, potrebbe dotarsi di un evento temporaneo che possa in qualche modo fare da volano. Lucio Stanca, ministro con delega per l’Expo, ha recentemente ribadito che: “sin dai primi atti si è prevista per l’Expo di Milano la realizzazione di migliaia di eventi che compongano quello che abbiamo definito un grande palinsesto (…). Pensiamo che questa grande produzione culturale possa svolgere un’occasione di approfondimento del tema e non solo il ruolo di intrattenimento di qualità (ruolo peraltro prezioso, che certo non mancherà). Il processo di alimentazione, la convivialità, la condivisione o la mancanza del cibo, la storia del cibo e dei cibi, il significato metaforico dell’alimentazione e del cibo, le tradizioni culinarie, le invenzioni alimentari, ma anche le tecniche di produzione e la trasformazione della terra e del mondo per mangiare sono stati da sempre oggetto dell’arte e dell’anelito espressivo dell’uomo”. Da par suo, Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro, ha espresso soddisfazione “perché non si è attribuita alla cultura una funzione collaterale. Del resto, cultura e coltura hanno radici comuni”. Non c’è che dire. Eccellenze ed eredità Carlo Edoardo Valli, presidente della Camera di Commercio di Monza e Brianza e leader della Confindustria locale, ha affermato, rivendicando un ruolo negli organismi di go-
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vernance dell’Expo, che la Brianza è “ormai una potenza economica a livello nazionale, con una concentrazione di imprese che è la maggiore in assoluto, una ogni nove residenti. Primeggiamo per innovazione e propensione all’internazionalizzazione”. E per i preparativi legati a Expo 2015 le imprese della Brianza si aspettano un aumento del giro d’affari di circa 400 milioni di Euro. Per l’80,6% delle imprese della Brianza Expo 2015 rappresenta una grande opportunità. Ma c’è di più, anche nel campo dell’eccellenze alimentari: la Brianza scende in campo anche con la sua eccellenza alimentare ovvero il Pan Tramvai, a base di uva sultanina (così chiamato perché secondo la leggenda era acquistato con il resto del biglietto del tram), e assicurandosi così una vetrina sul palcoscenico planetario. Da internazionale a planetaria, il cambio di aggettivo segna dunque il progresso della Brianza, grazie all’Expo. Tra tutte queste molte cose, un solo auspicio: che questo enorme sforzo creativo e operativo lasci un’eredità e qualcosa di utile per la crescita del nostro capitale culturale e umano e che non sia solo un’occasione da “sfruttare” e da “consumare”. Ma già si respira un’aria diversa, e la cultura, la politica, l’economia si stanno sempre più colorando di verde (un “colore” che trasversalmente sta diventando di moda), così come l’architettura e le nostre città. F. Repishti
Varese a cura di Enrico Bertè e Claudio Castiglioni
Intervista a Laura Gianetti La redazione di “AL” ha deciso di dedicare i numeri che usciranno nel 2010 all’Expo che si terrà nell’anno 2015 ed ha ritenuto di avviare l’indagine interrogando i Presidenti degli Ordini in merito ai possibili influssi dell’evento sui territori delle rispettive Province. Certamente l’Expo 2015 avrà un ruolo rilevante nell’area milanese e, speriamo, nell’ambito dell’intera Regione. In particolare la contiguità della provincia di Varese con la città di Milano e, ancor più, con l’area della Fiera di Milano, fa pensare a un rilevante coinvolgimento per la nostra Provincia. Tutto ciò premesso non si possono nascondere imbarazzo e perplessità in ordine all’opportunità, invero prematura, di affrontare questo tema. Perché affermi che l’opportunità è prematura? Cinque anni per organizzare un evento tanto rilevante non sembrano un tempo eccessivo!
È vero, la tempistica non è eccessiva ma le condizioni oggettive non sembrano favorevoli. Da quanto si apprende dalla stampa, come da quanto si riesce a cogliere da esponenti politici ben informati la situazione è affatto chiara sia in ordine ai finanziamenti sia, conseguentemente, alle opere che saranno realizzate. A riguardo sembra di capire che anche le scelte pubblicizzate sulla stampa, sia in merito ai contenuti progettuali del villaggio espositivo, sia alle procedure di affido delle stesse attività di progettazione, sono più incerte di quanto si lasci intendere. Per questa ragione, stante il ruolo tecnico progettuale della nostra professione, avrei ritenuto più saggio non bruciare prematuramente un tema tanto importante. La tue considerazioni sono assolutamente condivisibili, tuttavia “cosa fatta capo ha”, e pertanto ti chiedo un’opinione in merito ad alcune questioni generali che, forse, sono parzialmente indipendenti dallo specifiche scelte che saranno oggetto dell’Expo. Per prima cosa, nell’ambito provinciale, ti risultano iniziative in qualche modo riconducibili a questo evento? Di certo so che nel settembre del 2008, in occasione dei Campionati del Mondo di Ciclismo tenutisi a Varese è stato allestito un padiglione e sono state promosse delle manifestazioni in cui si coniugava l’evento sportivo in corso con l’evento del 2015. Gli organizzatori sembravano orientati a una continuità di azione che giungesse fino all’Expo stesso. Purtroppo, dopo di allora, non abbiamo più avuto notizie in merito. Informalmente ho saputo di ulteriori progetti, ancora a uno stadio estremamente embrionale. Provo a generalizzare le mie domande per evitare le difficoltà che hai già dichiarato e che ben comprendo. Ti sottopongo alcuni temi che sono negli obiettivi di indagine che AL si è data, riguardo l’Expo, per i numeri del 2010: ospitalità e strutture ricettive, turismo ed itinerari tematici, infrastrutture e strade. Ti ringrazio perché effettivamente mi dai modo di parlare di questioni importanti svincolandomi, almeno in parte, dal tema Expo. Le tematiche che poni hanno storia annosa e complessa nella nostra Provincia, proverò tuttavia a riassumerle: il tema dell’ospitalità ha radici antiche specie nel nord della provincia dove, fino all’inizio del secolo scorso il turismo (seppure assai diverso da quello contemporaneo) era una risorsa significativa. Negli ultimi anni si sono realizzate due circostanze che hanno rilanciato le infrastrutture ricettive: l’aeroporto di Malpensa attorno al quale sono spuntati alberghi come funghi, a tutt’oggi è in costruzione un albergo di quattrocento camere progettato da King e Rosselli e sito proprio di fronte all’aerostazione. Purtroppo, però, come ben sappiamo le aspettative che avevano caratterizzato gli anni ’90 in ordine sia alla quantità, sia alla qualità dello sviluppo aeroportuale e del suo indotto sono state ampiamente smentite, non solo per ragioni congiunturali internazionali bensì, parrebbe, per i
limiti infrastrutturali e funzionali interni ed esterni all’aeroporto stesso, per l’insostenibilità economica dei progetti aziendali di Alitalia, in sintesi, per una proposizione politico-demagogica anziché tecnico-economica delle questioni. Resta il fatto che i dati sembrano dimostrare che le strutture alberghiere neo-nate sono sovradimensionate e versano in gravi difficoltà economiche. Altra questione è quella che riguarda la città di Varese che da molti anni lamentava una profonda carenza quantitativa e qualitativa delle strutture ricettive. Qui le cose sono repentinamente evolute in relazione ai Mondiali di ciclismo 2008. L’offerta alberghiera si è decuplicata nel corso di meno di un anno, purtroppo però, passato l’evento sportivo sono emerse le difficoltà di occupazione. Tutto ciò premesso gli sviluppi futuri potrebbero migliorare le cose, ma ne riparlerò nel punto successivo. Certamente l’evento l’Expo potrà dare ossigeno a questa realtà ma non risolverne definitivamente la problematicità; per contro il pubblico della grande esposizione potrà avvalersi di numerose e recenti strutture ricettive a meno di mezz’ora d’auto dalla fiera. Per concludere ho appreso dell’intenzione di recuperare alcune cascine agricole per relazionare il tema dell’Expo a quello dell’ospitalità e per sviluppare, in futuro, un’offerta agrituristica oggi poco praticata nel nostro territorio. Lo spunto è certamente interessante ma il rischio di omologare l’ospitalità in cascina a quella alberghiera tradizionale è molto elevato, conseguentemente è molto alto il rischio di inflazionare ulteriormente un’offerta già satura. Il turismo tematico è un’opportunità di cui, soprattutto nel nord, ma anche nel sud della Provincia si parla da anni. Certamente esistono possibilità progettuali e idee da sviluppare per realizzare un sistema articolato e complesso; il tutto dovrebbe fare capo a un sistema ecomuseale della cui fruizione potrebbero beneficiare, innanzitutto, le strutture dell’ospitalità, specie nell’ambito di Varese. Questo è un tema interessante ma oltremodo complesso perché deve investire tutto il territorio con un’illuminante visione progettuale e con la realizzazione di opere conseguenti organiche ed articolate. Un tema non facile da affrontare né da interpretare e cui sembra improbabile dare compimento in soli cinque anni tenuto conto che non se ne sente affatto parlare in termini o con visioni adeguate. Infrastrutture e strade soffrono da decenni di una cronica inadeguatezza. L’esigenza di un asse stradale est-ovest,
la cosiddetta Pedemontana, è all’ordine del giorno da circa sessanta anni! In questi ultimi mesi il tema è tornato d’attualità (ammesso che ne sia mai uscito), c’è da auspicare che l’evento del 2015 induca, finalmente, ad esiti concreti. Stesso auspicio va rivolto ai progetti di estensione, completamento ed ammodernamento delle linee ferroviarie che collegano la Provincia con Milano, e alla realizzazione della bretella Arcisate-Stabio che permetterà il collegamento passeggeri tra la Federazione Svizzera, Varese, l’aeroporto di Malpensa e Milano. Dell’aeroporto di Malpensa hai già accennato parlando del sistema dell’ospitalità, cosa mi dici invece in relazione all’opportunità di realizzare opere architettoniche celebrative dell’evento? Ritengo superfluo, parlando tra noi architetti, sia sostenere le ragioni della qualità dell’architettura, sia affermare che la stessa offre, come storicamente ha sempre fatto, autorevolezza e memoria alle maggiori imprese umane. Tuttavia, in questo preciso momento storico ed economico credo si debba superare l’idea di architettura celebrativa per dedicare energie e risorse ad opere che sappiano coniugare utilità, efficienza, e qualità spaziale. Rivolgo auspici più convinti a che si realizzino opere funzionalmente e socialmente utili e rispettose dei valori ambientali, piuttosto che a capolavori formali che esprimono messaggi esclusivamente simbolici. Per la nostra Provincia non ho comunque riscontro di specifiche iniziative architettoniche, o celebrative, correlate all’evento Expo. Ti ringrazio per l’articolazione delle tue osservazioni, ma vorrei concludere rivolgendoti un’ultima domanda per la quale, immagino, ti ricollegherai alle osservazioni che hai già formulato in merito alla tempestività del tema Expo: il nostro Ordine promuoverà specifiche iniziative correlate all’evento internazionale? In effetti ritengo ancora prematura ogni iniziativa. Tuttavia monitoreremo le evoluzioni in corso per cogliere agilmente le opportunità che si presenteranno. Analogamente sono certa che anche chi mi succederà (giacché il mandato dell’attuale Consiglio terminerà nel 2013) saprà promuovere iniziative culturali che mettano in luce il ruolo e le competenze professionali degli architetti. C. C.
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a cura della Redazione
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Tre convegni della Consulta
Novembre 2009 è stato un mese ricco di iniziative per la Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti PPC, che si è fatta promotrice di due convegni dedicati al tema dell’energia e di un terzo incontro sul tema della sicurezza nei cantieri. Sabato 21 novembre, presso l’Hospitality Building dell’Autodromo di Monza, si è, infatti, svolto il convegno “Architetti ed energia 2009. Verso una progettazione consapevole”, secondo di un analogo incontro svoltosi esattamente un anno fa. Come nell’edizione precedente anche quest’anno il seminario, che ha visto la partecipazione di circa 250 architetti, si è svolto secondo una duplice procedura: una discussione su alcuni temi relativi alla normativa in atto e la presentazione, da parte di alcune ditte specializzate, delle novità tecnologiche in relazione al campo del risparmio energetico da un lato, e l’esposizione di 53 progetti realizzati in Lombardia, dall’altra. Legata a questa seconda parte, si è svolta nella seconda mattinata e nel primo pomeriggio la cosiddetta sessione poster con la presentazione, da parte di 8
architetti rappresentanti di altrettanti Ordini, del loro progetto con l’obiettivo di evidenziarne le caratteristiche tecniche e l’iter seguito. Questa sessione è stata preceduta da due interventi a cura di Paolo Boni in rappresentanza di ANAB, Associazione Nazionale Architettura Bioecologica, e di Emilio Pizzi. Ha concluso la giornata l’intervento di Filippo Pagliani (Park Associati) che ha mostrato due progetti in fase di realizzazione: l’Edificio U14 Milanofiori Nord ad Assago (vedi foto) e l’international Headquarters Salewa a Bolzano, progettato insieme a Cino Zucchi. Sullo stesso tema, o meglio sulle “incertezze” legate ai problemi della certificazione energetica, lunedì 23, si è tenuto un incontro a Milano presso l’Unione Commercio di corso Venezia, dal titolo particolarmente esplicito “Lombardia: le incertezze della certificazione energetica”. Professionisti tecnici, imprese di costruzione, proprietari di immobili, amministratori condominiali, agenti immobiliari, installatori di impianti, ecc. si sono dati convegno per evidenziare le criticità della normativa vigente e chiedere una revisione della stessa alla Regione Lombardia. Venerdì 20, sempre a Monza, si è invece tenuto il Convegno “La sicurezza nei cantieri temporanei e mobili. Cosa cambia con il D.Lgs 106/09. Dibattito e confronto”, organizzato insieme al C.R.O.I.L., Consulta Regionale Ordini Ingegneri Lombardia.
Concorso sulle Architetture sostenibili L’Ordine degli Architetti PPC di Monza e Brianza, in collaborazione con la Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti PPC, ha indetto la prima edizione del concorso a cadenza biennale “Architetture sostenibili: qualità formale e innovazione tecnica dell’architettura”. Oggetto del concorso saranno opere che, realizzate in conformità ai criteri di sostenibilità, spicchino per la qualità formale del segno architettonico La partecipazione è aperta a tutti gli architetti lombardi o che abbiano realizzato edifici in Lombardia. Bando e informazioni al sito: www.ordinearchitetti.mb.it disponibile a partire dal 20 gennaio 2010. I premi
andranno alle prime tre opere classificate. Tutti i progetti meritevoli, inoltre, saranno pubblicati in un catalogo monografico, sul sito della Consulta, quello dell’Ordine di Monza e Brianza e sulla rivista “AL”.
Ricordando Adriano Olivetti
Lettera 22, è il titolo di un filmdocumentario che Emanuele Piccardo e Chiara Rolandi hanno dedicato ad Adriano Olivetti, di cui, il prossimo 27 febbraio ricorreranno i cinquant’anni della morte. Presentato alla Triennale di Milano, al teatro Farnese di Roma e, lo scorso 28 novembre a Parma nella giornata conclusiva del Festival dell’Architettura, il film, che ha ricevuto il patrocinio della Fondazione Olivetti e del Consiglio nazionale degli Architetti, intende documentare il lavoro e la personalità di Adriano Oli-
vetti. Le parole di operai, intellettuali (Luciano Gallino, Franco Ferrarotti, Furio Colombo), architetti (Annibale Fiocchi, Aimaro Oreglia d’Isola, Edoardo Vittoria, recentemente scomparso) e di alcuni familiari fanno da sfondo alle immagini delle architetture “olivettiane” di Ivrea, quelle più, o meno, conosciute: la grande fabbrica progettata da Figini e Pollini – con il suo recente restauro –, l’asilo, ma anche i quartieri residenziali, gli spazi di servizio, ecc. “Non si può fare a meno dell’architettura” scrive
interno, permette di riconoscerne parti ed elementi). Le parole, poi, di coloro che con “l’ingegnere” hanno lavorato rendono ancora più efficace la visione di quanto realizzato: ne evidenziano la coerenza e l’assoluta modernità. Si comprende allora il senso di vuoto, il silenzio, che improvvisamente invade il Carnevale di Ivrea il 27 febbraio 1960, quando sopraggiunge la notizia della prematura morte di Adriano. Tutto ciò costituisce l’apertura di un altrettanto splendido spettacolo – teatrale, in questo caso – che, in “due puntate”, Laura Curino e Gabriele Vacis hanno dedicato alla famiglia Olivetti: alla figura di Camillo e del figlio Adriano, appunto. Martina Landsberger
BBPR 100 A cent’anni dalla nascita di Lodovico Barbiano di Belgiojoso ed Ernesto Nathan Rogers, il Politecnico ne ha celebrato la figura di studenti, architetti e docenti organizzando un convegno internazionale che, per cinque giorni, ha coinvolto diverse sedi istituzionali. Il 30 novembre 2009, a Palazzo Reale, Gillo Dorfles, Vittorio Gregotti e Giuliano Banfi, introdotti dal rettore del Politecnico Giulio Ballio, hanno ricordato lo Studio BBPR Il giorno successivo presso l’aula Rogers del Politecnico di Milano, la Facoltà di Architettura e Società ha reso omaggio a Lodovico Belgiojoso in un incontro dal titolo “Lodovico Belgiojoso architetto. Per un’Italia altra”, in cui è stato affrontato il tema dell’impegno civile e politico di Belgiojoso e le differenze tra le personalità dei quattro architetti che fecero dello Studio un laboratorio culturale. Dal 2 al 4 dicembre presso l’aula De Carli della Facoltà di Architettura Civile si è svolto, infine, il convegno internazionale “Esperienza dell’Architettura. Ernesto Nathan Rogers” volto alla celebrazione della sua figura nell’ottica di un’attualizzazione del concetto di “continuità” che Rogers intendeva come
una forma possibile del presente, come riconoscimento di una tradizione in cui l’artista opera, a partire da una interpretazione critica del passato. Il convegno internazionale è stato il risultato di una call for papers cui hanno preso parte più di ottanta studiosi da tutto il mondo.
Ischia: tutela per le Terme Regina Isabella Sono passati due anni, da quando, quasi per gioco, nell’ambito del convegno “Antico Moderno. Paesaggi in trasformazione”, organizzato a Ischia dall’Isam – Istituto per l’Architettura Mediterranea – si propose di porre un vincolo di tutela al progetto di Ignazio Gardella per l’Hotel e Terme Regina Isabella (195054) a Lacco Ameno. Con il Decreto del 31 luglio 2009 l’Hotel Regina Isabella è stato “dichiarato di interesse particolarmente importante ai sensi dell’Art. 10 comma 3 lettera a del Codice ed è, pertanto, sottoposto a tutte le disposizioni di tutela in esso contenute”. Le terme sorgono sull’area di un edificio ottocentesco di cui Gardella mantiene il colonnato, ridipingendolo in calce bianca, e accostandolo al nuovo volume dalla facciata rosa. “Caposaldo e testimone di un diverso modello turistico dell’isola, ancorché esplicitamente elitario, il complesso termale insiste in un’area marginale del centro abitato a ridosso dei rioni baraccali che si affacciano nella piazza Santa Restituta. Il progetto di Gardella prevedeva infatti la formazione di una sorta di polo alberghiero e termale intorno alla piazza Municipio, oggi piazza Restituta (...), investendo e trasformando il rione Ortalo, un sito baraccale residuato del terremoto del 1982. L’intervento previsto non fu mai realizzato integralmente (...) In merito agli aspetti e al ruolo urbanistico delle opere, si ritiene che l’Ho-
tel Regina Isabella costituisca un’opera di significativa qualità architettonica, sul piano della produzione dei primi anni del secondo dopoguerra, opera (...) che si segnala per l’uso misurato e ben amalgamato di un ampio spettro di suggestioni linguistiche, dalle permanenze del colonnato neoclassico al classicismo del giardino e di alcuni interni, al vernacolare dei loggiati di facciata (...). Questa gamma linguistica si compone felicemente in un edificio fortemente connotante sul piano urbanistico e paesaggistico”. Queste le motivazioni della relazione – a firma di Paolo Mascilli Migliorini e Stefano Gizzi – allegata al Decreto di tutela.
Castello di Berlino: le vicende di un concorso Sono passati ormai due anni dalla conclusione del concorso per la ricostruzione del castello degli Hohenzollern di Berlino e la vicenda dell’assegnazione della vittoria pare avviarsi ad una risoluzione solo ora. Nel novembre 2008 viene proclamato vincitore il progetto dell’architetto vicentino Franco Stella. L’11 settembre scorso il Kartellamt – “una via di mezzo fra i nostri antitrust e un tribunale amministrativo” – ha annullato l’esito del concorso. Alla base della decisione un
cavillo: nel bando di concorso – già per l’ammissione allo stesso – era richiesto che gli studi partecipanti dimostrassero di aver fatturato almeno 300 mila euro tra il 2004 e il 2006 e di avere alle loro dipendenze tre architetti a contratto fisso; lo studio di Franco Stella pare essere troppo piccolo per poter gestire una simile mole di lavoro. A questo fatto va aggiunto che “non può essere un italiano a costruire il nuovo simbolo della Germania unificata”.
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E. N. Rogers. È l’architettura, infatti, la protagonista del film; l’architettura che, con Olivetti, riesce a dimostrare il proprio valore e la propria specificità di arte il cui fine è la costruzione di un ambiente “umano”, secondo l’accezione rogersiana del termine “umanità”. E proprio a Rogers – di cui quest’anno ricorre invece il centenario della nascita - potrebbe essere affiancata la figura di Adriano Olivetti: entrambi appartenenti a quella borghesia illuminata alla continua ricerca del “decoro”, entrambi intellettuali e grandi organizzatori di cultura. Il film, componendo documenti storici e di repertorio a immagini attuali, la costruzione di Ivrea, città “voluta” e realizzata da Olivetti (oggi un museo all’aperto, che si snoda al suo
OSSERVATORIO ARGOMENTI
32 La denuncia, che ha fatto sì che il Kartellamt giungesse a una tale decisone, è stata presentata da Hans Kolloff, architetto di chiara fama e, per di più, berlinese. Il suo progetto aveva ottenuto, allora, solo il terzo posto. Ma, a ristabilire l’ordine e a fare chiarezza nella vicenda, arriva una sentenza, emessa dal tribunale di Düsseldorf il 2 dicembre scorso, che ratifica la precedente e chiude, pare definitivamente, la questione: la procedura
di assegnazione della vittoria a Franco Stella rimane dunque valida, anche se andranno perfezionate alcune voci del contratto d’appalto sottoscritto dall’architetto. Franco Stella, oltre ad avere i requisiti richiesti dal bando di concorso, resta dunque l’architetto incaricato di portare a compimento la ricostruzione dell’Humboldt-Forum.
sti di manutenzione e dalla sua mancanza di utilità e significato. Teresa Feraboli
Cecilia Fumagalli
Palazzo dell’Arte a Cremona: quasi 70 anni di contestazioni Il Palazzo dell’Arte di Cremona, progettato dall’architetto napoletano Carlo Cocchia nel 1941, è, insieme alla chiesa di Sant’Ambrogio opera di Giovanni Muzio nel 1938, una delle testimonianze più significative dell’architettura cremonese e italiana negli anni tra le due guerre mondiali. Fortemente voluto dal gerarca fascista Roberto Farinacci come sede espositiva del neonato “Premio Cremona” per le arti figurative, il Palazzo è l’esito di un iter tormentato fin dalla sua concezione. Venne ricusato dalla Commissione d’Ornato che non condivise né la prima versione caratterizzata da una monumentalità astratta memore della Casa del fascio di Terragni, né la seconda che ne ripropose la medesima massa rivestita da una ricercata tessitura di mattoni. “Destinato anche a sede della R. Scuola Internazionale di Liuteria” ottenne le necessarie “assegnazioni di ferro e di cemento” e poté essere costruito, ma fu davvero utilizzato solo a partire dall’immediato dopoguerra. Negli anni Cinquanta-Sessanta rimase sede dell’IPIALL (Istituto Professionale Internazionale Artigianato Liutario e del Legno) e, grazie alle sue potenzialità di “contenitore” multifunzionale, divenne luogo di incontro ed esposizione dell’Associazione Artisti
inficiare quella della struttura sottostante. L’aumento di volumetria e il suo conseguente impatto sullo spazio ridotto di piazza Sant’Angelo (dove, infatti, Palazzo dell’Arte riduce manifestamente la sua mole), nonché la mancanza di un’accurata previsione del successivo utilizzo e dei costi di manutenzione e di esercizio rappresentano un ulteriore e sottovalutato problema. Come “memento” dell’importanza dei costi e della reale funzionalità del progetto, infatti, è sufficiente ricordare l’avviata rimozione della pensilina in piazza Stradivari, resa preferibile alla conservazione dagli elevati co-
Professionisti ed ospitò anche serate musicali e danzanti nel salone “Odeon”. Il Palazzo, da alcuni anni non più in uso, insiste a tutt’oggi sull’ampio spazio vuoto di piazza Marconi, attualmente sventrata per la costruzione di un parcheggio sotterraneo. Una volta richiusa la piazza, la sua volumetria nitida e compatta tornerà ad equilibrare la massiccia mole del coevo ex “Palazzo del Regime Fascista”, l’edificio che lo fronteggia. Dalla volontà della scorsa amministrazione comunale di destinare il Palazzo dell’Arte a “Museo del calcio” sono derivate l’attuale mancanza di utilizzo e un progetto, redatto da uno studio cremonese, caratterizzato da un volume aggiuntivo in titanio e vetro posizionato sulla copertura dell’edificio, verso la retrostante, piccola, piazza Sant’Angelo. Tale progetto, già apertamente contestato, è stato riproposto dall’attuale amministrazione riadattato a “Museo del violino”, senza tenere conto delle ulteriori proteste che gran parte della cittadinanza riversa sui quotidiani locali, nonché sui siti cremonesi on-line. Questi ultimi, inoltre, collaborano alla raccolta di firme avviata da “Italia Nostra” per la salvaguardia dell’edificio contro un progetto di cui si continua a ignorare l’effettiva fattibilità statica senza
Kazuyo Sejima: una donna dirige la Biennale Kazuyo Sejima sarà la prima donna a dirigere la Biennale di Architettura di Venezia. Nata nel 1956 in Giappone, Kazuyo Sejima si laurea nel 1981 alla Japan Women’s University e inizia a lavorare nello studio di Toyo Ito. Nel 1987 apre un proprio studio a Tokyo e nel 1995, con Ryue Nishizawa, fonda SANAA, lo studio che ha firmato alcune tra le più rappresentative architetture contemporanee tra cui il New Museum of Contemporary Art di New York, il Serpentine Pavillon di Londra, il Christian Dior Building di Omote-
sando a Tokyo e il 21st Century Museum of Contemporary Art di Kanazawa (Leone d’oro nel 2004 come opera più significativa della 9 Mostra internazionale di Architettura della Biennale di Venezia). Kazuyo Sejima ha insegnato alla Princeton University e al Politecnico di Losanna; attualmente è docente alla Keio University. “Gli edifici, l’atmosfera che essi creano e il modo in cui vengono concepiti possono costituire il punto centrale di partenza della prossima Mostra” - ha dichiarato Sejima - “…l’uomo dentro l’architettura, le relazioni tra persone in contesti pubblici e privati, sia in qualità di creatori che come utenti”. Paolo Baratta, presidente del Cda della Biennale, così ha motivato la scelta della neodirettrice: “dopo una serie di Biennali affidate a eminenti critici o storici, si è voluto ora affidare questo settore nuovamente a un architetto, per riportare in primo piano il grande tema della qualità dell’architettura, attraverso una personalità che della qualità fa una vocazione personale”. La dodicesima edizione della Mostra Internazionale di Architettura è in programma dal 29 agosto al 21 novembre 2010 presso i Giardini e all’Arsenale. Curatore del padiglione italiano sarà Luca Molinari. Irina Casali
a cura di Manuela Oglialoro
Sviluppo, mobilità e ambiente nel PGT di Cremona
Contenuto del Piano “Lo sviluppo, la solidarietà, la sicurezza e la salute”, sono i quattro fondamenti su cui si basa la concezione di una Cremona “bella, sicura, accogliente e produttiva”. Si legge nella “Relazione di Intenti” del PGT, del Giugno 2007: Per dar corpo a quest’idea, occorre concentrare politiche territoriali, azioni e risorse in una grande opera di riqualificazione dell’esistente (dal centro storico, alle aree industriali dismesse), limitando il consumo del territorio, perseguendo i fini primari della mobilità e delle nuove esigenze abitative, appartenenti ad una società aperta e integrata (Comune di Cremona, Piano di Governo del Territorio, Relazione di Intenti, giugno 2007). Già pre-
cedentemente Cremona aveva predisposto una pianificazione di tipo strategico a livello sovra comunale che coinvolge i centri urbani del cremonese in uno sviluppo coordinato ed integrato. Con il progresso del Piano strategico, il documento programmatico che è stato sottoscritto da molti comuni nell’aprile 2009, Cremona ha inteso: avviare un processo di “messa in rete” di attori e politiche, interessi ed obiettivi, per individuare e perseguire una visione condivisa del futuro della città (Comune di Cremona, giugno 2007). Attraverso varie fasi di pianificazione, tra cui la redazione del Piano di Governo del Territorio (PGT) e la contestuale procedura di Valutazione Ambientale strategica (VAS), l’elaborazione del Piano strategico insieme al processo di Agenda 21 locale, la città sta perseguendo obiettivi complessi di pianificazione che riguardano tutte le politiche urbane e territoriali e dello sviluppo sostenibile, con progetti finalizzati alla realizzazione di una programmazione integrata per l’ambiente. La ricerca di una dimensione sovra comunale, all’interno della quale considerare i problemi territoriali caratterizza in modo originale tutta la pianificazione nell’area cremonese; Luigi Doldi, consigliere comunale, sottolinea: Rispetto alle proposte proprie dei vecchi Piani Regolatori, ora si tratta di inquadrare complessivamente le esigenze di un territorio più ampio, di cui la dimensione strettamente urbana è solo uno degli aspetti da tener presente (PGT: l’architetto Pomodoro incontra i capigruppo, www.e-cremonaweb.it). In questo quadro, gli obiettivi per il futuro di Cremona consistono nell’attuare politiche atte a recuperare alla città una funzione attrattiva, sviluppando gli interessi generali, senza dimenticare la salvaguardia dell’esistente e la valorizzazione delle aree urbane sottoutilizzate.
Mobilità sostenibile Oltre alla riqualificazione urbana, altri argomenti sono stati al centro del dibattito in fase di Valutazione Ambientale Strategica del PGT. Il consigliere Doldi si interroga: Ma quali sono le problematiche che maggiormente fanno discutere? È il tema della viabilità quello più complesso; non tanto in riferimento alla situazione interna alla città quanto ai collegamenti esterni, periferici, che soffrono di inadeguatezza o di irrazionalità. Questo incide anche sulle proposte di collocazione dei vari progetti annunciati: nuovo palazzetto, pista di atletica, villeggio turistico espositivo, nuovo campo di calcio… tutte realtà che devono poter far riferimento ad una viabilità scorrevole e adeguata (PGT: l’architetto Pomodoro incontra i capigruppo, www.e-cremonaweb.it). Come è possibile rilevare nei vari documenti elaborati nel corso della formazione del PGT e nelle relazioni che illustrano gli incontri tra gli amministratori, le diverse parti sociali e la cittadinanza, il tema della mobilità, è quello che in maggiore misura ha impegnato gli amministratori nella ricerca di soluzioni valide per il progresso economico dell’area: Il PGT ha avuto un’incubazione durata due anni durante i quali gli uffici dell’urbanistica, con l’assessore Daniele Soregaroli hanno delineato quella che sarà la città del futuro. “Abbiamo tenuto conto degli ambiti di sviluppo a sostegno dell’economia del territorio a Est
e Ovest, a ridosso delle grandi infrastrutture che sorgeranno, l’autostrada Cremona-Mantova e il terzo ponte, per generare opportunità oltre che di sviluppo, anche di competizione con gli altri territori. Inoltre c’è stata un’attenta ed equilibrata proposta verso lo sviluppo residenziale di qualità, con una particolare attenzione ai servizi pubblici innovativi e a minor consumo energetico degli edifici. Il tutto portato avanti in parallelo ad interventi che migliorino il nostro sistema ambientale attraverso la mitigazione della infrastrutture, dunque con una particolare attenzione all’ambiente” (Il PGT ridisegna il volto futuro della città, www.cremonaweb.it 30.9.08). Insieme alla considerazione per i problemi ambientali, nella pianificazione cremonese si evidenzia quindi la centralità del tema riguardante la mobilità sostenibile: realizzazione di piste ciclabili, costruzione del terzo ponte sul Po, previsione di una nuova direttrice Cremona-Mantova, incremento del trasporto pubblico urbano e creazione di parcheggi (Comune di Cremona, Valutazione Ambientale Strategica del Piano di Governo del Territorio, 6.2.08, (Il sistema della mobilità, www.ecremonaweb.it). (fotografie tratte da: Lombadia. Guide d’Italia, Touring Club Italiano, Milano, 2004). M. O.
OSSERVATORIO RILETTURE
Il Comune di Cremona ha approvato, con deliberazione consiliare del 2 marzo 2009, il Piano di Governo del Territorio (PGT), che è diventato efficace con la pubblicazione sul Burl del 15 aprile 2009. Questa vivace cittadina posta su una sopraelevazione sulla riva sinistra del Po, in una zona ricca d’acqua e con terre fertili, che ha visto crescere il suo ruolo strategico sul piano commerciale con la realizzazione di importanti infrastrutture, tra cui l’autostrada di collegamento con Brescia e il porto fluviale, è stata la prima città capoluogo della Lombardia a giungere alla definizione del nuovo strumento di pianificazione del territorio comunale, introdotto con la Legge regionale per il Governo del Territorio n. 12 del 2005 e successive integrazioni e modificazioni. Il Piano si articola in tre atti: Documento di Piano, Piano dei Servizi Piano delle Regole, dotati ciascuno di propria autonomia tematica, ma concepiti all’interno di un unico e coordinato processo di pianificazione. Come parte integrante del procedimento per la formazione del Piano di Governo del Territorio, agli atti sopra citati, si aggiunge la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) per quanto riguarda il Documento di Piano.
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a cura di Antonio Borghi
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Conversazione con Elena Balsari Berrone Elena Balsari Berrone si è laureata in architettura al Politecnico di Milano nel 1945 e ha dedicato la sua vita professionale al progetto del verde. Come è nata questa scelta, piuttosto inconsueta soprattutto in quegli anni? Nel secondo dopoguerra pochi architetti si occupavano del disegno dei giardini e anche la stessa categoria del “verde” doveva ancora nascere. Ricordo che ad un esame mi fu rivolta una domanda usando questo termine e io non lo collegai immediatamente al disegno dello spazio aperto e della vegetazione, perché non mi sembrava una domanda pertinente ad un esame di architettura. A disegnare i giardini erano i paesaggisti, giardinieri colti ed evoluti, come Roda in Piemonte e Porcinai in Toscana e Maria Teresa Parpagliolo in Italia centrale. Il mio mestiere nasce dall’unione dell’amore per le piante ereditato da mia madre Adele Gavazzi e da mio padre, lo scultore argentino Juan Berrone. Mia madre era grande conoscitrice della botanica e curava il giardino di casa mentre mio padre, modellando le sue sculture mi comunicava il senso della terza dimensione. Ho studiato durante la guerra per diventare architetto, in un Politecnico in cui prevalevano le figure maschili, ma dove ho conosciuto anche colleghe di grande talento e professionalità, come Anna Castelli e Franca Helg. Tra i miei compagni di studio anche molti architetti con i quali ho collaborato nell’arco della mia carriera, come ad esempio Vico Magistretti e Marco Zanuso. Solo dopo la laurea ho sviluppato l’amore per il disegno del paesaggio anche grazie ad un corso di landscape design che ho frequentato a Londra dove ho conosciuto le teorie di Russel Page, autore del celebre testo L’educazione di un giardiniere. Fin dagli inizi della sua carriera ha avuto modo di confrontarsi con le princi-
pali figure dell’architettura milanese del dopoguerra e con temi di grande rilevanza urbana, come nel caso del Monte Stella. In realtà il mio contributo al Monte Stella è stato molto limitato. Piero Bottoni, che era il grande regista VII Triennale e del quartiere sperimentale QT8 - al punto di dedicare questa collinetta artificiale alla moglie - aveva chiesto a me e Vittoriano Viganò di supervisionarne la realizzazione e la sistemazione paesaggistica, modellandone il pendio e selezionando le essenze. Le macerie continuarono ad arrivare per anni alla “montagnetta” e io dovetti interrompere la mia attività professionale con la nascita dei primi due dei miei quattro figli. Nella sua configurazione definitiva il Monte Stella e il parco circostante furono realizzati da altri progettisti tra i quali Porcinai.
a loro, ma a mio parere le caratteristiche del mio modo di lavorare sono essenzialmente due. La prima è il genuino amore per le piante che si traduce nella attenzione a collocarle in modo che possano crescere e integrarsi bene nell’ambiente sfruttando le loro potenzialità in favore della gradevolezza del giardino nell’intero arco dell’anno. La seconda caratteristica del mio lavoro è la cura della composizione tridimensionale, l’ordinamento dei volumi, dei movimenti di terra e dei percorsi in funzione di un insieme armonico e gradevole per coloro che lo fruiscono. Nel mio lavoro ho sempre cercato di immedesimarmi nel punto di vista del cliente per creare intorno a lui un ambiente confortevole grazie alla varietà delle essenze, creando positive tensioni spaziali, giochi di colori, di riflessi, di vedute e anche di profumi.
Gli impegni famigliari non l’hanno però tenuta a lungo lontana dall’attività professionale, che ha ripreso presto con grande successo. Negli anni Cinquanta ho iniziato a realizzare parchi e giardini a complemento dei progetti dei più importanti architetti milanesi. Per fare alcuni esempi con Marco Zanuso ho realizzato giardino nella pineta di Arenzano per un complesso alberghiero, con Ignazio Gardella gli spazi aperti della mensa Olivetti di Ivrea, con Gio Ponti l’aiuola verde davanti all’edificio Pirelli (Ponti non usava mai l’espressione “grattacielo”), con Luigi Caccia Dominioni il parco di una villa nei pressi di Stresa. Molti di questi lavori hanno subìto sostanziali modifiche nel tempo, alcuni, come l’aiuola davanti al Pirelli, non esistono più, per questo ho deciso di pubblicare la documentazione che ho raccolto negli anni in un libro: Giardini Disegnati, 50 anni di Architettura del Paesaggio edito da Archideos, Milano, 2008.
Quali sono stati i momenti chiave della sua vita professionale? Fui molto lusingata quando Gio Ponti, all’apice della sua carriera, mi mandò a Teheran per curare il parco di Villa Nemazee. Avevo solo 32 anni ed era una grande sfida realizzare quel giardino in mezzo al deserto, a duemila metri di altezza, con le piante e le beole che arrivavano dall’Italia via mare. Un momento importante è stato la partecipazione alla Triennale del 1960. Eravamo un gruppo molto affiatato, si progettava discutendo insieme le scelte come succede di rado nella professione. Ci occupavamo di un nuovo ingresso all’edificio della Triennale dalla parte del Parco, dove ora c’è la Fontana di De Chirico, che sarebbe dovuto diventare l’ingresso principale. Bisognava superare un certo dislivello e la mia proposta è stata di fare un’ampia scalinata le cui pedate sarebbero state prato verde, mentre le alzate potevano essere traversine di legno delle ferrovie, per contenere il terreno. L’idea piacque e fu realizzata nella variante suggerita da Caccia Dominioni, con i binari di ferro invece delle traversine di legno, mentre Gae Aulenti progettò l’articolato disegno complessivo.
Come mai tutti chiamavano lei per i giardini dei loro edifici? Quali sono le peculiarità del suo approccio progettuale che hanno fatto apprezzare così tanto i suoi giardini? Questo dovrebbero chiederlo
Nella sua carriera ha avuto la fortuna di confrontarsi spesso con una committenza illuminata che dedica molta attenzione alla qualità. Le è mai capitato di misurarsi con la produzione edilizia/paesaggistica corrente? Negli ultimi anni, nei quali la gestione dello studio è sempre più nelle mani di mia figlia Chiara, ci siamo misurate spesso con progetti di edilizia corrente e disponibilità di spesa più modeste, ma con risultati comunque soddisfacenti. È il caso del Parco Pubblico “Cascina Caimera” lungo il Naviglio Pavese in questo caso abbiamo posto particolare attenzione ai costi di manutenzione che devono essere contenuti, e quindi il grande prato è caratterizzato da movimenti di terra, campi da gioco per ragazzi ed essenze autoctone di alto fusto. La cintura di carpini che “abbraccia” gli edifici funge da filtro verso i numerosi svincoli stradali che li circondano, mentre abbiamo rinunciato a cespugli fioriti che necessitano una manutenzione più onerosa. I carpini, con le differenti colorazioni che assumono nell’arco delle stagioni, introducono quegli elementi di varietà che in giardini più piccoli e preziosi possono dare le fioriture, rispondendo ad un’esigenza progettuale della scala dell’intervento. Quale è stato il suo impegno per la realizzazione di verde pubblico? Certamente mi sono dedicata con grande passione alla realizzazione di parchi pubblici, quando ne ho avuto l’occasione, ma devo dire che i risultati sono stati spesso deludenti sul lungo periodo. Penso ad esempio al parco di Villa Milius a Sesto San Giovanni dove ho realizzato un piccolo, ma importante giardino botanico a carattere didattico, a beneficio degli alunni delle scuole e, perché no, delle loro maestre e dei loro genitori. In questo giardino si potevano trovare e conoscere insieme agli alberi del nostro paesaggio lombardo quali le querce e i platani, ma anche piante che utilizziamo comunemente, ma di cui non sappiamo niente quali il cotone, il lino, il caffé, la canapa, il the, coltivate in una serra. Questo
piccolo parco rispondeva ad un’esigenza fondamentale nelle nostre città, quella di stimolare la fantasia, l’interesse e la partecipazione dei giovani verso il mondo vegetale che costituisce una parte fondamentale del nostro ambiente, al quale troppo spesso noi italiani siamo indifferenti. Infatti il parco di Villa Milius è caduto nell’oblio; volevo fotografarlo per la pubblicazione dei miei lavori, ma ho dovuto desistere, visto lo stato di degrado in cui l’ho trovato a causa della cattiva manutenzione.
Milano ha molto verde, la maggior parte del quale purtroppo risulta scarsamente fruibile dalla cittadinanza, che perciò si addensa nei piccoli parchi del centro. Come valuta il verde pubblico milanese? Vivo ad Oleggio da diversi anni e frequento Milano meno intensamente di prima. Milano ha avuto una grande tradizione di verde urbano, che purtroppo si è interrotta nel secondo dopoguerra. Da allora la città è andata densificandosi senza lasciare lo spazio necessario a parchi, giardini e alberature, come invece era stata una priorità fino al Piano Beruto. Oggi la pubblica amministrazione è determinata a porre rimedio a questa situa-
zione, investendo nella realizzazione di nuovi parchi urbani, ma la loro qualità e accessibilità non è sempre ottimale. Il restauro e i nuovi piantamenti con molti arbusti fioriti in grandi masse del parco dell’Alemagna e tutt’intorno all’Arena è stato realizzato dalla Parchi e Giardini con abilità e ottimi risultati. Il Canonica aveva progettato ben due secoli fa di piantare dei carpini alla sommità delle gradinate dell’Arena quasi a coronamento della stessa ed il Comune bene ha fatto a ripiantarli dove erano mancanti: alberi sui tetti, niente di nuovo... Dai suoi progetti emerge come l’amore per le piante è il fulcro attorno al quale ruota la progettazione dei giardini… quale è il suo giardino preferito a Milano? Sono i Giardini pubblici di Via Palestro progettati dal Balzaretto alla fine del ’700. Egli ha molto curato i movimenti di terra verso i Bastioni ed ha creato il fulcro di tutto il giardino con un corso d’acqua ed un bacino. La bellissima fontana di disegno classico completa il fronte di Palazzo Dugnani verso il giardino. Le specie vegetali sono piantate in grandi masse dello stesso genere sia per quanto riguarda gli arbusti sia per gli alberi; fiorite in gennaio e dal profumo intenso il gruppo di Hamamelis mol-
lis all’ingresso di Via Manin, un bosco di Magnolie grandiflora fiorite in tarda primavera sul percorso centrale e, lungo il corso d’acqua tantissimi Taxodium distichum con le radici nell’acqua e i colori fiammeggianti d’autunno. Dopo duecento anni è ancora bellissimo. Un augurio per il futuro di questa città? Milano vista dall’alto è molto più verde di quanto non sembri, grazie ai tanti giardini pensili in cima ai condomini. Questo è indice di una diffusa passione per il verde che purtroppo non riesce ancora a concretizzarsi in maggiori spazi aperti di una città troppo densa di edifici. Per questo mi auguro che Milano faccia di più e meglio per la qualità dei suoi spazi verdi, in particolare per il verde pubblico. Per cominciare avrei due suggerimenti: il primo è quello di promuovere la diffusione della conoscenza delle piante a partire dalle scuole, di come e dove vivono e di che cosa necessitano per crescere. I bambini amano le piante e ne sono affascinati, basta fargliele
conoscere. Mi chiedo perché ogni bambino deve saper riconoscere un leone o una zebra, che probabilmente non incontrerà mai nella sua vita, se poi non sa distinguere un tiglio da un ulivo? Ci vuole più attenzione per il mondo vegetale, che è fondamentale per la qualità della vita, soprattutto nelle grandi città come Milano. In secondo luogo il Comune di Milano dovrebbe formare i suoi giardinieri come faceva una volta, organizzando corsi di istruzione di base e affidando a stesse squadre di giardinieri sempre la stessa zona o quartiere. Qualche tempo fa ho visitato i giardini di Ninfa nei pressi di Roma e li ho trovati meravigliosi. Ho chiesto come fosse organizzata la manutenzione e mi hanno spiegato che ci sono una dozzina di giardinieri divisi in squadre, ad ognuno dei quali è attribuita la responsabilità di una zona dei giardini. In questo modo ognuno ha una responsabilità precisa e si crea una sorta di competizione virtuosa tra i giardinieri che si appassionano del loro lavoro, ne vedono i risultati e ne sono fieri.
OSSERVATORIO CONVERSAZIONI
Il verde ha una valenza molto rilevante nei confronti della qualità urbana, soprattutto in una città densa come Milano. Quale è la sua visione e la sua esperienza professionale della Milano di oggi? Con il verde pubblico a Milano non ho avuto molto a che fare negli ultimi anni. Mi hanno chiesto di seguire il restauro del giardino di Piazza Repubblica, dove si trova il monumento di Cascella dedicato a Giuseppe Mazzini. Abbiamo seguito il restauro delle pietre che delimitano le aiuole, rifatto le pavimentazioni e gli impianti di illuminazione ed idraulico e piantato numerosi arbusti da fiore. Nell’aiuola centrale abbiamo messo a dimora grandi cespugli di rose chinensis Mutabilis, una rosa che fiorisce molto a lungo, non ha bisogno di particolari cure ed ogni giorno cambia colorazione. Qualche tempo fa mi sono accorta che sono state rimosse e sostituite. Peccato.
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a cura di Roberto Gamba
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Parco fotovoltaico a Castelleone (Cremona) dicembre 2008 – aprile 2009
Il concorso si inserisce nel programma della Provincia di Cremona che mira a promuovere l’uso delle energie alternative da fonti rinnovabili; tenendo in considerazione anche la componente didattica e la componente paesaggistica, per un corretto inserimento nel contesto extraurbano. Obiettivo è la realizzazione di un parco fotovoltaico e la riqualificazione delle aree dell’ex discarica di rifiuti urbani di circa 63.000 mq, nel Comune di Castelleone, che confina con il corso d’acqua Retorto e con un’area agricola. Un impianto fotovoltaico è un sistema di produzione di energia elettrica, mediante conversione diretta della radiazione solare in elettricità (effetto fotovoltaico), costituito dal generatore fotovoltaico e dal gruppo di conversione. Date le caratteristiche del progetto, era stata dichiarata
la necessità che i gruppi partecipanti fossero composti da esperti in impianti elettrici, in automazione, tele controlli e da un paesaggista. Doveva essere presentato un progetto di livello preliminare studio di fattibilità e di fruizione dell’impianto di tipo didattico (aree di parcheggio, pannelli didattici) - possibilmente integrato con l’Ecomuseo e la Stazione sperimentale di Castelleone. Il bando manifestava altresì l’impegno a effettuare la progettazione definitiva e esecutiva e la realizzazione dell’intervento, se finanziate, entro il 2010. I premi sono stati di euro 10.000, 3.500, 1.500. La commissione giudicatrice era composta da Mara Pesaro (presidente), Luigi Agazzi, Adriano Faciocchi, Vanore Orlandoti, Pierluigi Lucchi, Elia Fiumi, Roberto Fogazzi, Franco Lavezzi, Marco Antoniazzi (segretario).
1° classificato Gabriele Ghilardi (Gorle – BG), Roberto Cigliano, Elena Capuzzo (Studio Green Design), Angelo Ghirelli collaboratori: Ilaria Paradiso, Giuliana Ghilardi, Margherita Brembilla, Roberta di Palma, Thomas Meitz L’organizzazione del parco si sviluppa lungo un percorso che, dall’ingresso alla sommità della collina, consente di osservare e capire il funzionamento delle tecnologie solari attive e passive e le applicazioni edilizie proprie della progettazione bioclimatica. Le strutture tecnologiche si alternano ad allestimenti di carattere storico, nei quali si illustrano le molteplici forme con le quali il sole è rappresentato nelle culture, nelle religioni e nelle mitologie dei popoli della terra. La produzione energetica principale viene svolta dalle superfici fotovoltaiche, installate sulla pendice sud del rilevato e sui grandi “girasoli” semoventi installati alla base. La struttura del centro accoglienza si ispira ai principi dell’architettura bioclimatica e consen-
te di osservare i vantaggi offerti dai sistemi solari di tipo passivo per il riscaldamento, il raffrescamento e il trattamento dell’aria (camino solare, torre del vento, patio, tecniche per regolare la captazione, azione della vegetazione). La tipologia costruttiva dell’edificio viene, inoltre, finalizzata alla rappresentazione delle differenti modalità di integrazione architettonica del fotovoltaico, grazie all’uso dei nuovi materiali tecnologici (pareti, coperture, vetrate, frangisole, pensiline, celle colorate).
Si ricerca una continuità arborea tra la collina artificiale dettata dalla presenza dei rifiuti e il fiume esistente (con l’ausilio di specie arboree autoctone). Un corridoio biologico invade l’ex-discarica attraverso la co-
struzione di un nuovo suolo, una topografia a spessore variabile in cui, tra gli alberi del parco, si collocano la pergola e i giardini fotovoltaici, entrambi produttori di energia sostenibile e fautori di nuove spazialità. Infatti, se da un lato la pergola leggerissima, ecologica, in legno strutturale, appare diafana nel sostenere i pannelli fotovoltaici sospesi nell’aria, sino a raccogliere sotto di sé, come un gigante brise soleil, i grandi eventi pubblici della campagna cremonese nelle sue giornate estive; dall’altro i giardini fotovoltaici appoggiati al suolo della collina-parco, indicano le possibili percorrenze vegetali, i luoghi del relax, del riposo raccolto e silenzioso.
3° classificato Letizia Lionello (Milano) collaboratori: Sandra Palma, Barbara Ligari, Massimo Gamba Il progetto non nasconde la sagoma della discarica e non la mimetizza. Vuole mettere in rilievo sia la storica macchina di produzione di energia elettrica, sia la nuova macchina che deriva dall’uso di pannelli fotovoltaici e che viene a sovrapporsi. Le parti caratteristiche del progetto sono tre: i pannelli fotovoltaici installati lungo la collina, composti e assemblati in modo semplice e naturale, su una superficie di circa 5.400 mq, sul pendio sud della discarica, con moduli tapezzanti di tipo flessibile non integrato, di dimensioni 2 x 5,80 m; il museo dell’energia sulla sommità delle balze, una grande scatola di 30 x 30 m e alta 5 m, traslucida di giorno e luminosa di notte, con un involucro formato da una doppia intercapedine di tessuto di fibra di vetro spalmato in silicone; un oggetto misterioso con i vecchi impianti alla base,
parcheggio e zona di accoglienza (la “centrale Enel” che risulta elemento conclusivo e operativo del nuovo impianto, raccoglie l’energia prodotta dai moduli fotovoltaici per la sua messa in rete, ha un’ingombro di circa 4 x 8 m, è nascosta all’interno di una spirale formata da alte siepi).
37 OSSERVATORIO CONCORSI
2° classificato Elisabetta Bianchessi (Milano), (Ai engineering) Florindo Bozzo, Roberto Mancini, Enzio Bestazzi, Stefano Cremo, Carlo Micono, Ottavia Berta, Giorgio Piccarreta, Sabina Carucci, Greenenergy Srl, Anna Detheridge collaboratori: Marco Gottini, Marta Guerini, Margherita Fenati, Michele Nebuloni‚ Stefano Travisani
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Manuale di progettazione acustica degli edifici Loic Hamayon L’acustica nell’edificio Sistemi Editoriali, Napoli, 2009 pp. 294, % 40,00 La sempre maggiore importanza acquisita dal tema dell’acustica edilizia appare evidente dall’evoluzione del quadro normativo ad essa relativo, ma anche dall’attenzione da parte dei professionisti e della popolazione, per la quale gli aspetti di comfort ambientale indoor non sono più elementi trascurabili. La pubblicazione di Loic Hamayon, fra le varie presenti nell’orizzonte editoriale, pur partendo da un quadro normativo relativo all’ambito francese (ma sapientemente integrato dai curatori italiani con tutta la legislazione italiana parallela), ha il pregio di affrontare attraverso una struttura chiara e un lessico semplificato il tema del progetto e della scelta tecnologica finalizzata alla corretto assetto acustico del costruito. Interlocutore privilegiato è certamente il progettista architettonico che non abbia approfondite conoscenze in materia acustica, cui l’autore si indirizza strutturando basi teoriche trasferite in modo semplificato cui fanno seguito numerosi esempi applicativi di verifica dei concetti esposti. Attraversando per temi il complesso quadro necessitante di una oculata progettazione acustica, questo manuale restituisce schemi di progetto architettonico ideali e stratigrafie e tecnologie edilizie idonee al rispetto della normativa, fino ad arrivare a descrivere espedienti correttivi di situazioni acusticamente problematiche o non conformi a legislazione. Il testo si articola quindi in capitoli corrispondenti ai principali tipi di rumore normati dal D.P.C.M. 5/12/1997, indicando come prevedere e progettare, come calcolare l’isolamento idoneo o correggere i difetti di isolamento per la protezione contro i rumori trasmessi per via aerea, per via solida e i rumori degli impianti. Hamayon svela dunque al progettista le motivazioni sottese a soluzioni applicative tecnologiche attraverso una esposizione semplificata di argomenti propri dell’ambito della fisica dei materiali. La lettura di tutto ciò viene inoltre resa più scorrevole e comprensibile grazie al generoso apparato iconografico, che include disegni tanto di soluzioni progettuali-tipo – in pianta e sezione – quanto di edifici (realizzati da importanti progettisti del panorama internazionale) con soluzioni acustiche esemplari a scala architettonica e urbana. Non ultimo, riporta un ampio apparato bibliografico (anche se quasi esclusivamente dedicato alla letteratura francese di settore) e riferimenti normativi e legislativi italiani. Ilaria Nava
XVT 35 anni dopo
Un architetto milanese
Federica Visconti, Renato Capozzi (a cura di) Architettura razionale 1973_2008 Clean, Napoli, 2008 pp. 164, % 15,00
Piero De Amicis, Stefania Mason (a cura di) Lorenzo Forges Davanzati: architettura e oltre Franco Angeli, Milano, 2009 pp. 172, % 28,00
A 35 anni dall’inaugurazione della XV Triennale curata e progettata da Aldo Rossi, il cui “libro-catalogo” recava il titolo programmatico di “Architettura razionale”, un gruppo di giovani architetti napoletani, impegnati anche in campo universitario, decide di ripercorrerne la storia con l’obiettivo di provare a verificare se le ipotesi messe in campo allora possano tornare oggi di attualità, o meglio, quanto sia necessario, oggi, riconsiderarle. Il rapporto fra teoria e pratica, il “realismo” dell’architettura, il suo valore civile e il ruolo che essa ricopre nella società: ecco i temi su cui Rossi aveva chiamato architetti italiani e non ad esporre il proprio lavoro, convinto che di architettura si potesse discutere solo a partire dal progetto, realizzato o meno. Queste sono, pure, le questioni su cui oggi, più che mai, vale la pena tornare ad interrogarsi. Il volume, curato da Federica Visconti e Renato Capozzi, riannoda i “fili” di quel dibattito riconducendolo all’oggi. Il mezzo utilizzato è quello dell’intervista, sette colloqui - effettuati da Ivano La Montagna - a sette dei protagonisti della mostra rossiana: Carlo Aymonino, Salvatore Bisogni, Gianni Braghieri, Antonio Monestiroli, Valeria Pezza, Uberto Siola e Daniele Vitale. È interessante soffermarsi sulla costruzione delle domande che, volendo verificare i diversi punti di vista degli intervistati, propende per alcuni quesiti, il primo e l’ultimo, riproposti sempre uguali a se stessi. Da questi deriva il resto del colloquio che, necessariamente – coinvolgendo personaggi con esperienze diverse – pur concentrandosi sul tema della cosiddetta Tendenza, deve costruirsi ad hoc, ogni volta di nuovo. La prima domanda riguarda gli antecedenti di quella Triennale, qualcosa cui far risalire la nascita della Tendenza e quindi la possibilità di riconoscere nella mostra un punto di arrivo del dibattito teorico-pratico in corso allora. La domanda finale, invece, intende verificare quali progetti ognuno degli intervistati, esporrebbe, oggi, in una mostra analoga, costruita cioè sui medesimi presupposti. Ecco, allora, ricomparire la questione pratica: l’architettura è prima di tutto progetto. Il progetto, a sua volta, è frutto di un percorso conoscitivo lungo, faticoso e di grande responsabilità. Con i progetti, in quanto risultato di un’elaborazione teorica, ogni intervista viene, quindi, opportunamente illustrata. Martina Landsberger
Prima opera monografica dedicata a Lorenzo Forges Davanzati, il volume a cura di Piero De Amicis e Stefania Mason ripercorre i cinquant’anni di professione dell’architetto milanese attraverso un cospicuo corpus di materiale inedito. Sin dal sottotitolo, “architettura e oltre”, il taglio critico dell’opera evidenzia la versatilità di un personaggio che, nella Milano del dopoguerra, ha progettato con una costante tensione allo sperimentalismo, esplorando i confini del proprio ambito disciplinare. Dagli studi tipologici legati ai quartieri Gescal di edilizia pubblica tra Milano (Quarto Cagnino) Monza (San Rocco e Cazzaniga) e Lissone (Comprensorio LS/1) passando per la ricerca sulla prefabbricazione (Complesso uffici in via Grazioli a Milano e il prototipo di Scuola Prefabbricata ELP), Forges Davanzati ha delineato gli aspetti di maggior originalità della sua poetica attraverso i progetti di carattere infrastrutturale e di mitigazione ambientale (Ponte in via Palizzi, Autorimesse di Molino Dorino e Lampugnano, Piano per la Valassina). Le commesse per la costruzione di ponti, viadotti e autorimesse vengono superate nelle loro istanze meramente funzionali, diventando occasioni qualitative per il disegno della città, in cui si inseriscono riflessioni di carattere civile e rappresentativo: una concezione allargata del lavoro dell’architetto che si iscrive nel solco della tradizione culturale politecnica, da Carlo Cattaneo ai grandi progetti di Giuseppe De Finetti per l’asse del Sempione e che manifesta un approccio sistemico in cui il disegno costituisce lo strumento privilegiato di verifica del proprio lavoro. Progettista trasversale, Forges Davanzati si è anche confrontato in anticipo con argomenti delicati e oggi molto discussi: gli incarichi per la Torre al Parco di Ponti, la Palazzina Liberty a Milano e la Casa del Fascio di Terragni a Lissone rappresentano precoci casi di restauro del moderno nell’area milanese. Impreziosiscono il libro i contributi di Davide Boriani, Gabriele Devecchi, Marco Petrus, Oki Izumi, Maurizio Duranti e Ugo La Pietra, che restituiscono aspetti curiosi e divertenti della sua personalità, integrati da un’appendice di disegni ironici a carattere religioso e cimiteriale, dal sapore di colto divertissement. Alessandro Sartori
Artigiano del paesaggio
Fabrizio Paone Controcanti. Architettura e città in Italia 1962-1974 Marsilio, Venezia, 2009 pp. 284, % 34,00
Gilberto Oneto Ladro di paesaggi. L’attività professionale di Gilberto Oneto. Volume primo: 1978-2008 Il verde editoriale, Milano, 2008 pp. 236, % 30,00
Tra il 1962 e il 1974 vengono realizzati sei quartieri residenziali in altrettante città italiane: il Biscione a Genova, il Gallaratese a Milano, Le Vele a Napoli, Rozzol Melara a Trieste, lo Zen a Palermo, il Corviale a Roma. Sei quartieri che provano a ridefinire il tema dell’abitare contemporaneo partendo dall’interpretazione della città. Sei architetture eterogenee che insieme riescono a delineare il contorno di una bella stagione della cultura architettonica italiana. Una stagione in cui il mondo guardava all’Italia come al principale campo di sperimentazione sulla città contemporanea e dove l’architettura italiana, grazie al coraggio delle proprie idee, riusciva finalmente ad intrecciare sentimento e funzione. Controcanti sembra essere composto da intrecci analoghi agli oggetti che descrive. Ad ogni quartiere è dedicato un capitolo, dove immagini, testo e note si mescolano in un gioco di rimandi che configurano una descrizione tanto eloquente quanto necessaria. Mi piace pensare – scrive Fabrizio Paone nell’introduzione – a ciascuno dei sei capitoli come a un libro compiuto, accidentalmente rilegato in un unico volume: le sei descrizioni declinano in modo diverso la medesima matrice discorsiva componendo, forse, un unico esercizio di variazione. Dosando sapientemente poesia e ragione il libro di Paone ricostruisce le vicende che hanno reso possibile l’ideazione, la costruzione e il giudizio delle più significative architetture residenziali realizzate a cavallo del ’68. L’immagine che ne scaturisce è quella di un itinerario architettonico tracciato sul terreno dell’immaginazione responsabile, che conduce verso luoghi inediti, ma credibili, perché capaci di instaurare una relazione profonda con le memorie della città. In questo senso le sei architetture, anche se molto diverse fra loro, costruiscono una tensione con la città antica fondata sulla capacità di riscrivere i luoghi reinterpretandoli. Forse, possiamo dire che quarant’anni fa, quell’esperienza lanciò un segnale difficilmente decifrabile dalla cultura politica, sociale e imprenditoriale del Paese. Il risultato, oggi, è che queste sei straordinarie architetture sopravvivono mestamente nella loro solitudine, allontanate dal destino della città. Marco Andréula
Davanti al titolo di quest’ultima opera di Gilberto Oneto sarebbe possibile pensare alla pluricentenaria tecnica giapponese del shakkei, in cui il paesaggio circondante viene “preso in prestito”, ovvero, rubato e utilizzato dal progettista come uno dei materiali compositivi di un giardino. Non è propriamente questo il senso del “furto” secondo Oneto, “ladro di paesaggi”, ma nondimeno si presta a indicare, in forma metaforica, molti dei concetti e dei principî espressi dal prolifico autore e paesaggista. Oneto ha come tema ricorrente della sua riflessione il rapporto del paesaggista con il proprio contesto, con le tradizioni locali e con i “valori dell’ambiente”. Rifiuta i dettami del movimento moderno, osserva criticamente l’attività pianificatoria e urbanistica, va alla ricerca di radici. Tuttavia, in contrasto con quanto vi è di più tradizionale in questa visione, Oneto si rivolge continuamente agli altri, anche all’estero, riconoscendo i propri “furti” in quanto prestiti, inspirazioni, punti di partenza, contaminazione. E attraverso i suoi viaggi, la sua formazione americana, Oneto prende spunto per i suoi progetti e per i suoi libri da esperienze in molteplici Paesi e da differenti paesaggisti. Gilberto Oneto è nome ben noto tra quanti, in Italia, si sono dedicati alla diffusione della cultura del paesaggio. In quest’opera autobiografica, dal tono amichevole, ironico e quasi confessionale, ci racconta il suo processo di avvicinamento all’attività paesaggistica e descrive il suo percorso e la sua metodologia di apprendimento della professione. Oneto si sofferma sui propri viaggi, sui suoi taccuini, sulle informazioni che serviranno poi alla pratica della progettazione. Illustra il volume con foto, disegni, progetti, caricature. Lo stile è vivace, le posizioni alle volte polemiche, la scrittura scorrevole. Il genere “autobiografico” si trasforma in una continua riflessione sul paesaggio, sugli architetti paesaggisti e sulle trasformazioni della realtà urbana e ambientale nel mondo contemporaneo. Henrique Pessoa Pereira Alves
Gino Pollini: lezioni di architettura Giacomo Polin (a cura di) Gino Pollini. Elementi di architettura Archivio Cattaneo, Como, 2009 pp. 108, % 10,00 L’Archivio Cattaneo di Como pubblica, a cura di Giacomo Polin, una riedizione del volume che raccoglie le lezioni tenute da Gino Pollini nel corso di Elementi dell’Architettura I presso il Politecnico di Milano nell’anno accademico 1965-66. In apparenza l’iniziativa si colloca sul piano della pura ricostruzione filologica, restituendo al lettore contemporaneo un testo poco praticato dalla storiografia dell’architettura italiana. In questo senso gli Elementi attestano quella propensione di Gino Pollini verso la riflessione teorica che alimenta la sua attività di insegnamento a Milano (prima) e a Palermo (dal 1969), consentendo di delineare il suo ruolo specifico in quel sodalizio con Luigi Figini che si è dispiegato in 55 anni di intensa attività professionale. Ma le riflessioni che Pollini rivolge ad un pubblico di studenti del primo anno di Architettura, nel loro intreccio con l’intensa attività di “architetto militante”, costituiscono una lettura di grande interesse oltre il discorso storiografico, in quanto contribuiscono a delineare un modo molto efficace di intendere il rapporto tra riflessione ed esperienza dell’architettura. Viene richiamata una tradizione di pensiero che definisce il lavoro dell’architetto come percorso che soltanto attraverso la conoscenza può giungere all’azione, al progetto e alla costruzione. Sullo sfondo quell’articolata vicenda che, nel periodo del Razionalismo, ha visto emergere un gruppo di architetti milanesi accomunati da un modo peculiare di intendere il progetto di architettura. Secondo questo approccio, il progetto non può essere mimesi né della natura, né dei modelli costituiti dalla tradizione disciplinare, bensì costruzione di un metodo di correlazione tra i problemi specifici e la loro organizzazione significativa, anche in relazione alla discussione attorno ad alcuni valori della modernità che vengono trattati nelle differenti lezioni: la nozione di identità, tra storia, tradizione e memoria; le tecniche e la razionalità produttiva al servizio del progresso della società; le nuove modalità della percezione e della rappresentazione. Il metodo entra in gioco in quanto strumento per stabilire (con l’architettura) una distanza che renda possibile il confronto critico con le condizioni del proprio lavoro, gli strumenti della disciplina, la committenza, il luogo e il tema di ogni progetto. In questo modo il progetto diviene esercizio per la possibile ricostituzione di un dover essere, di una morale del mestiere e, dunque, affermazione del valore civile dell’architettura. Sara Protasoni
39 OSSERVATORIO LIBRI
Sentimento e funzione
a cura di Sonia Milone
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Michelangelo e l’architettura Michelangelo Architetto a Roma Roma, Musei Capitolini 6 ottobre 2009 7 febbraio 2010
Dando alle fiamme i propri disegni, e quindi cancellando le tracce del proprio umano operare per porre gli itinerari mentali percorsi nell’opaco campo del misterioso, Michelangelo pareva impegnarsi consapevolmente a costruire per i posteri quella mitica ed impenetrabile immagine di sé – mai meno che perfetto – continuamente perseguita. Pervenuti sino a noi sfuggendo fortunosamente alla volontà distruttiva dell’autore, i pochi ma preziosi materiali originali che costituiscono il corpus di questa mostra dedicata alle architetture romane di Michelangelo ci permettono, invece, l’appassionante tentativo di scorgervi frammenti di personali ragionamenti ed intuizioni, ancora più preziosi perché auspicati segreti, rimasti incastrati tra le pieghe dei segni. Seppur caratterizzate da ripetuti momenti di sconforto (non sono architector), le incursioni michelangiolesche nel campo dell’architettura sono segnate dalla capacità – che è attributo del genio – di impossessarsi a fondo dei modelli per poi superarli in rielaborazioni più sofisticate, e i disegni – alla stregua di stratigrafie del pensiero – sono rivelatori di questi singolari ap-
prendimenti, come quelli sulla grammatica degli ordini classici rilevata dalle architetture antiche, in cui l’interesse tutto rivolto al dominio della sintassi più che a quello della misura è già presagio delle successive interpretazioni costruttive. Proprio attraverso un impiego degli ordini considerati non come apparato applicato ma come parte inseparabile ed organicamente connessa all’insieme, verranno da Michelangelo non solo ottenuti quei vigorosi effetti plastici e chiaroscurali che, anticipando temi poi sviluppati dal barocco romano, coinvolgeranno la totalità del corpo architettonico, ma andranno poi articolandosi quelle costruzioni di tempi e ritmi diversi e sovrapposti che con la loro profonda complessità – è il caso del Campidoglio – determineranno il caratteristico rifiutarsi dell’architettura michelangiolesca al consumo facile, senza lunga ed impegnata partecipazione. Quasi a cementare nell’unità della fabbrica le tensioni interne che agitavano il suo temperamento, nelle differenti ma comunque sempre dense strutturazioni di Michelangelo affiorano continuamente insieme la serena logica dell’ingegno nella precisa impostazione del problema – quelle figure chiare schiette luminose da lui auspicate ad esempio per San Pietro – e la tensione nervosa dell’inquietudine che poi le attraversava rendendole vibranti, in una combinazione in cui paiono convergere razionalità e deragliamento. Amanzio Farris
Il falò delle vanità Gli anni 80. Il trionfo della pittura Monza, Serrone della Villa Reale e Arengario 17 ottobre 2009 14 febbraio 2010 Gli Anni ’80 sono stati anni di eccessi ed esagerazioni, di euforia e leggerezza, anni intensi bruciati in fretta, e che si ha avuto fretta di dimenticare. In architettura gli anni del Postmoderno,
all’insegna del formalismo, della scenografia, di uno storicismo disimpegnato e spregiudicato. In questi anni si è consumata una vera e propria rivoluzione nel mondo del linguaggio e della comunicazione che ha investito la moda, la musica, il design, il cinema, la letteratura, e anche le arti e la pittura, in particolare. Una rivoluzione tutta estetica delle forme e delle immagini, in equilibrio tra euforia e inquietudine, leggerezza e spaesamento, senso di vuoto. È forse proprio la pittura, per la sua stessa natura di “immagine”, ad aver dato, in contrapposizione al minimalismo e all’arte concettuale degli anni ’60 e ‘70, i risultati più convincenti. A partire dalla cosiddetta Transavanguardia – teorizzata da Bonito Oliva come “ideologia del traditore” per la scioltezza con cui attingeva senza inibizioni dal passato e accostava, sovrapponeva, mescolava segni e significati –, la pittura conosce in Italia negli anni ’80 una stagione straordinaria, segnata anche da un enorme successo di pubblico e di mercato. Un successo europeo, ma anche americano, che investe gli stessi fondamenti della disciplina e con essi i concetti di galleria e di museo, celebrando gli spazi alternativi della vita e della città. Recupero della vitalità della figurazione contro l’ordine astratto-geometrico dell’Astrattismo, della tecnica pittorica, del colore, della matericità, della soggettività e del quadro come palinsesto autobiografico. La mostra allestita a Monza, a cura di Marco Meneguzzo, propone 100 opere appartenenti a tutti i principali movimenti di quegli anni – dalla Transavanguardia ai Nuovi Selvaggi tedeschi, dai graffitisti statunitensi alla Young British Sculpture, dagli Anacronisti italiani alla Figuration Libre francese – di oltre 40 artisti, da Schifano a Paladino, da Clemente a Ontani, da Baselitz a Lupertz, da Kiefer a Middendorf,
da Haring a Basquiat, da Halley a Schnabel, da Barceló a Kapoor a Tony Cragg, solo per citare i più noti. Una celebrazione dell’espressività più autentica e immediata di quegli anni, allestita con lo sguardo disincantato e sereno di chi ha, ormai, misurato le distanze. Silvia Malcovati
L’arte cinetica di Colombo Gianni Colombo Rivoli (To), Castello di Rivoli 16 settembre 2009 10 gennaio 2010 Il Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanea – prezioso restauro di Andrea Bruno che ha recuperato l’incompiuta residenza sabauda progettata da Filippo Juvarra sui lacerti di un palazzo del ‘600 – mette in scena la più importante retrospettiva dedicata all’opera di Gianni Colombo (1937-1993) protagonista dell’arte cinetica internazionale. I curatori, Carolyn Christov-Bakargiev e Marco Scotini, hanno selezionato circa cento opere che raccontano in modo completo il lavoro dell’artista. Una promenade ininterrotta che si svolge lungo i 140 metri per 7 di larghezza della Manica Lunga recuperata, in chiave contemporanea, alla sua originale destinazione di Pinacoteca. Il viaggio inizia con una selezione di pitture e ceramiche che rivelano le sue fonti in Paul Klee e nel Surrealismo, in uno spazio dominato dalla grande parete vetrata con tiranti in acciaio che chiude la fabbrica interrotta. Dal successivo ambiente oscurato, sono ospitate opere che coinvolgono il visitatore con effetti di luce: “0 220 Volt” e “Cro-
Una sede espositiva del ‘500 mostrutture” restituiscono una continua trasformazione con sorgenti luminose ad intermittenza e mutazioni cromatiche. L’interesse di Colombo per il rapporto interattivo – presente anche in alcune delle sculture in ceramica – si palesa nei lavori successivi tra cui i “Rilievi intermutabili” (1959), superfici in gomma che cambiano con lo spostamento di sfere o cilindri sottostanti, “In-Out” (195963) e le “Superfici in variazione” (1959), tutte opere il cui aspetto formale muta a seguito dell’intervento dello spettatore. L’interesse per le tecniche e i materiali di derivazione industriale – che Gianni condivide con il fratello designer Joe Colombo – si sviluppa insieme all’attenzione verso le dinamiche percettive. Così il cammino prosegue manipolando e percorrendo opere in movimento come le “Strutturazioni pulsanti” (1959), le “Strutturazioni fluide” realizzate dal 1960, e sei ambienti che vanno dalla “Strutturazione cinevisuale abitabile” (1964) alla “Topoestesia” del 1977, fino allo “Spazio curvo” del 1992. Ricco anche il programma di eventi collaterali legati alla mostra che diventa anche occasione per ampliare la collezione permanente del Museo, grazie alla Fondazione CRT, con l’acquisizione dell’opera cinetica “Rotooptic” (1964) e dell’ambiente “Bariestesia” (1974-1975). Matteo M. Sangalli
Italiani alla corte degli zar Schiavoni e Dagnini: un pittore e un architetto alla corte degli zar Mantova, Palazzo Te 11 ottobre 2009 10 gennaio 2010 Dalle collezioni russe del Museo Carskoe Selo della città di Pushkin (San Pietroburgo) arrivano in Italia le opere degli artisti italiani Schiavoni e Dagnini, entrambi rinomati per il servizio prestato alla corte degli imperatori Alessandro II e Nicola II. Fino al 10 gennaio 2010, al museo di Palazzo Te, a Mantova, è in esposizione, oltre alla tela restaurata La morte di Raffaello di Felice Schiavoni (1803-1881) proveniente dal Museo Carskoe Selo della città di Pushkin, una serie di circa cinquanta disegni di architettura del mantovano Silvio Dagnini, al servizio della corte dell’ultimo zar di Russia Nicola II. Anche i progetti autografi provengono dal Museo Carskoe Selo. Dagnini (1867-1942), annoverato tra i “razionalisti”, chiude la serie dei grandi urbanisti italiani – tra cui Rastrelli e Quarenghi –, al servizio della corte imperiale russa. Tra le principali opere da lui progettate e realizzate, delle quali sono in mostra i disegni preparatori, si ricordano l’edificio della centrale elettrica (1896-98); il portale d’ingresso del palazzo di Alessandro;
Il nostro reportage sugli spazi espositivi della Lombardia ci porta oggi in un luogo insolito e ricco di fascino. Siamo all’angolo fra corso Italia e via Sant’Eufemia, a due passi dal Duomo di Milano, dove sorge la Fondazione Metropolitan, che occupa i 1000 metri quadrati di una struttura ecclesiastica del XVI secolo, nell’area di San Paolo Converso. Un ampio sagrato conduce alla splendida chiesa risalente al 1549 opera, probabilmente, di Domenico Giunti (architetto personale del governatore Ferrante Gonzaga), e di Giovanni Battista Crespi, detto il Cerano, per la facciata, eretta poco più tardi. L’interno della chiesa, a una sola navata con volta a botte e cappelle laterali, presenta un importante ciclo di affreschi della seconda metà del ‘500, con opere dei tre fratelli Campi. Il complesso fu fondato per volontà della contessa Ludovica Torelli della Guastalla e prevedeva originariamente, oltre alla chiesa, anche l’attiguo monastero per le monache (soppresso nel 1808). Per questo la navata della chiesa è ancora oggi suddivisa dall’abside in due sale: nella prima entravano i fedeli da corso Italia, nella seconda, non viste, stavano invece le monache di clausura. Nel secondo dopoguerra, il monumento è stato adibito, con decreto arcivescovile, ad uso profano, probabilmente per favorire la vicina basilica
voluzione del 1917 e poi durante le repressioni staliniane degli anni Trenta, Dagnini è impiegato in progettazioni di carattere industriale, come dighe, chiuse, edifici annessi alle centrali elettriche sul fiume Svir’. La mostra dedicata a Schiavoni e bagnini è corredata da due cataloghi editi da Skira che approfondiscono separatamente i temi di pittura e architettura trattati. Elena Pradella
di Sant’Eufemia. Da allora la struttura ha vissuto molteplici destinazioni (negli anni ’60 Mina veniva qui, “nella cattedrale”, a incidere le sue canzoni, ma – ricordano le signore più anziane del quartiere – anche la Callas veniva a provare con alcuni orchestrali della Scala) fino a che, nel 1995, è stata presa in gestione dalla Fondazione Metropolitan, che l’ha trasformata in spazio polifunzionale per mostre ed eventi culturali. Nel corso dei suoi 14 anni di attività, la Fondazione, presieduta da Franco Montali, ha realizzato – anche in collaborazione con musei pubblici – importanti eventi culturali dedicati sia all’arte sia alla scienza, come le mostre su Goya, Dalì, Leonardo, i libri rinascimentali, ecc. La Fondazione svolge, inoltre, attività di organizzazione di mostre all’estero: aprirà il prossimo marzo a Madrid un’esposizione sui dinosauri con reperti fossili originari della Mongolia. All’attività espositiva, la Fondazione ha da subito affiancato un progetto di valorizzazione della sede cinquecentesca, che ha permesso di riaprire alla città le porte di un monumento di grande valore storico-artistico nel cuore di Milano. Sonia Milone
Fondazione Metropolitan Milano, via Santa Eufemia 25
www.twisterartecontemporanea.it
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il Liceo scientifico (1900-1902) intestato all’Imperatore; ville padronali e palazzine (1905-07) per ricchi commercianti e mecenati tra cui Kokarev e Gudovic; i primi garages per le automobili dello zar; l’ospizio per i mutilati della guerra russo-giapponese; l’edificio della Croce Rossa, la cui prima pietra viene posata dall’Imperatrice e dalle figlie assistite dall’architetto stesso, momento documentato da una ripresa video proiettata a Palazzo Te. Negli anni che seguono la ri-
a cura di Walter Fumagalli
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Legge Regionale n. 13/09 (terza parte) Prosegue qui l’analisi, avviata nello scorso numero di “ALâ€?, delle disposizioni della Legge Regionale n. 13/2009 relative agli specifici interventi dalla stessa previsti. 3. La sostituzione Nei casi ivi indicati, il terzo, il quarto, il quinto e il sesto comma dell’Articolo 3 permettono di sostituire gli edifici esistenti, indipendentemente dall’epoca della loro costruzione (è però difficile ipotizzare che di fatto la norma possa essere applicata anche agli edifici ultimati dopo la sua entrata in vigore, essendo difficile ipotizzare che nel giro di pochi mesi un edificio venga ultimato e subito dopo venga “sostituitoâ€?, nel rispetto dei tempi fissati dallo stesso Articolo 3). L’articolo non specifica che cosa debba intendersi per “sostituzione ediliziaâ€?, nĂŠ la definizione di tale concetto è rintracciabile nell’Articolo 27 della Legge 11 marzo 2005 n. 12 (che pure contiene le “definizioni degli interventi ediliziâ€?). Probabilmente con tale termine il legislatore ha inteso riferirsi alla demolizione di un edificio, e alla costruzione al suo posto di un edificio diverso (in questo senso, vd. per esempio l’Articolo 78 della Legge Regionale Toscana n. 1 del 3 gennaio 2005). 3.a) La sostituzione degli edifici esistenti all’esterno dei centri storici e delle zone individuate quali nuclei urbani di antica formazione dagli strumenti urbanistici vigenti o adottati, è regolata dal terzo comma il quale, in via generale, stabilisce che essa può essere realizzata anche in deroga alle disposizioni dei regolamenti edilizi e alle “previsioni quantitativeâ€? degli strumenti urbanistici comunali, purchĂŠ assicuri una riduzione del fabbisogno annuo di energia primaria per la climatizzazione del nuovo edificio, superiore al 30% del valore limite fissato dalla normativa vigente. Il comma in esame individua fondamentalmente due fattispecie. s 'LI EDIFICI ESISTENTI TOTALMENTE RESIDENziali possono essere sostituiti con nuovi organismi edilizi, il cui volume può supe-
rare del 30% quello dell’edificio preesistente, e addirittura del 35% se, su almeno il 25% del lotto interessato, venga assicurato un “congruo equipaggiamento arboreoâ€?, ovvero vengano costituite quinte arboree perimetrali secondo criTERI STABILITI DALLA 'IUNTA 2EGIONALE DETTI criteri sono stati approvati in forza della $ELIBERA DELLA 'IUNTA 2EGIONALE N del 7 agosto 2009). La norma nulla prescrive in merito alla destinazione d’uso del nuovo edificio, e quindi lascia aperta la possibilitĂ di sostenere che quest’ultimo possa essere adibito anche ad una funzione non residenziale (sul sito internet della Regione si sostiene invece che la norma non consentirebbe la modifica della destinazione d’uso, ma a sostegno di questa tesi non viene svolta alcuna argomentazione). s 'LI EDIFICI DESTINATI SOLO IN PARTE A RESIdenza e quelli non residenziali possono essere sostituiti con nuovi organismi edilizi, purchĂŠ ubicati in zone a prevalente destinazione residenziale (dal contesto della norma pare logico arguire che siano da considerare “zone a prevalente destinazione residenzialeâ€? solo le porzioni di territorio nelle quali lo strumento urbanistico generale preveda la residenza come funzione principale, consentendone la presenza in misura superiore al 50%); in tal caso: - il nuovo edificio deve essere destinato esclusivamente a residenza; - il volume del nuovo edificio non può superare quello preesistente; - la sua altezza non può superare il valore maggiore tra l’altezza dell’edificio esistente e quella massima ammessa dallo strumento urbanistico, vigente o adottato; - la sua superficie coperta non può superare del 25% quella consentita dallo stesso strumento urbanistico, nella zona residenziale in cui ricade. Ci si chiede, a questo punto, se la “volumetriaâ€? degli edifici debba essere calcolata applicando le ordinarie regole della geometria, oppure i criteri di volta in volta stabiliti dai rispettivi strumenti urbanistici. Nel sito Internet della Regione si legge, a questo proposito, che “per volumetria dell’edificio si deve intendere il volume reale dell’edificioâ€?. Questa tesi sembra suffragata anche
dalla giurisprudenza maturata fino ad oggi, seppure con riferimento ad una differente disposizione di legge (l’Articolo quinquies, sesto comma, della Legge AGOSTO N hOVE LE SINGOLE Amministrazioni fossero libere di fissare per il computo del volume criteri del tutto avulsi da una base reale, la norma primaria (‌) e il decreto ministeriale applicativo (‌) che pongono limiti di densitĂ edilizia valevoli su tutto il territorio nazionale senza stabilire criteri uniformi per il calcolo della volumetria, verrebbero diversamente applicati e sostanzialmente vanificatiâ€? (T.A.R. Lombardia, Milano, Sezione II, 29 dicembre 2008 n. 6188, confermata, seppure solo in sede cautelare, dall’ordinanza del Consiglio di Stato, Sezione IV, FEBBRAIO N Mutatis mutandis, questo principio pare applicabile anche ad una disposizione di legge (oltretutto di carattere eccezionale) che in definitiva fissa limiti di edificabilitĂ valevoli per tutto il territorio regionale. 3.b) La sostituzione degli edifici esistenti all’interno dei centri storici e delle zone individuate quali nuclei urbani di antica formazione dagli strumenti urbanistici vigenti o adottati, è regolata dal quarto comma. Anch’essa può essere realizzata in deroga alle disposizioni dei regolamenti edilizi e alle “previsioni quantitativeâ€? degli strumenti urbanistici comunali, purchĂŠ assicuri una riduzione del fabbisogno annuo di energia primaria per la climatizzazione del nuovo edificio, superiore al 30% del valore limite fissato dalla normativa vigente. Non è chiaro, invece, se il volume del nuovo edificio possa superare quello dell’edificio preesistente, e se esso possa essere adibito ad una funzione diversa da quella residenziale. La sostituzione può avere ad oggetto solamente singoli edifici aventi destinazione esclusivamente residenziale, che non siano coerenti con le caratteristiche storiche, architettoniche, paesaggistiche e ambientali della zona, ed ovviamente (anche se la norma non lo specifica) il nuovo fabbricato deve essere coerente con dette caratteristiche. L’intervento può essere realizzato solamente se la Commissione regionale per
3.c) La sostituzione degli edifici industriali e artigianali esistenti all’interno delle aree destinate dallo strumento urbanistico ad attivitĂ produttiva secondaria, è regolata dal quinto comma. Tale sostituzione può essere realizzata solamente sulle aree che i comuni competenti, con apposita delibera motivata, abbiano individuato entro il 15 ottobre 2009. Anch’essa può essere realizzata in deroga alle disposizioni dei regolamenti edilizi e alle “previsioni quantitativeâ€? degli strumenti urbanistici comunali, purchĂŠ assicuri una riduzione del fabbisogno annuo di energia primaria per la climatizzazione del nuovo edificio, superiore al 30% del valore limite fissato dalla normativa vigente; anche in questo caso il volume del nuovo organismo edilizio può superare del 30% quello dell’edificio preesistente, e addirittura del 35% se, su almeno il 25% del lotto interessato, venga assicurato un “congruo equipaggiamento arboreoâ€?, ovvero vengano costituite quinte arboree perimetrali secondo i criteri stabiliti dalla 'IUNTA REGIONALE CON LA CITATA $ELIBERA N DEL AGOSTO Anche in questo caso, nulla prescrive la norma circa la destinazione d’uso del nuovo edificio: ciò induce a ritenere che questo ultimo possa avere anche una destinazione diversa da quella preesistente, purchĂŠ riconducibile fra quelle ivi permesse dallo strumento urbanistico generale e salva la possibilitĂ di derogare alle “previsioni quantitativeâ€? di questo ultimo. 4. Norme comuni all’ampliamento ed alla sostituzione I commi settimo, ottavo, nono e decimo dell’Articolo 3 contengono le seguenti
regole applicabili tanto agli interventi di ampliamento, quanto a quelli di sostituzione, con o senza incremento volumetrico: s DETTI INTERVENTI NON POSSONO ESSERE realizzati cumulativamente, per cui per esempio non si può ampliare un edificio esistente alla data del 31 marzo 2005, ed una volta ampliatolo sostituirlo con un nuovo organismo edilizio avente maggior volume; s GLI INTERVENTI CHE COMPORTANO UN AUmento della volumetria preesistente non possono determinare un superamento maggiore del 50%, dell’indice fondiario e del rapporto di copertura previsti dallo strumento urbanistico vigente o adottato, nÊ possono superare di quattro metri l’altezza massima consentita da tale strumento; s GLI INCREMENTI VOLUMETRICI AMMESSI DALla norma vanno conteggiati applicando i criteri fissati dall’Articolo 2, comma 1-ter, della Legge Regionale 20 aprile 1995 n. 26, cioè senza considerare lo spessore dei muri perimetrali portanti e di tamponamento, nonchÊ quello dei solai che costituiscono l’involucro esterno dell’edificio; s GLI INTERVENTI DA REALIZZARE ALL INTERNO DEI centri storici e dei nuclei urbani di antica formazione, e quelli da eseguire nei comuni classificati in zona sismica 2 o 3, devono essere assentiti mediante permesso di costruire, mentre gli altri interventi possono essere realizzati anche mediante denuncia di inizio di attività ; s IN OGNI CASO LE RICHIESTE DI PERMESSO DI costruire e le denunce di inizio di attività vanno presentate entro il 16 aprile 2011; s LE OPERE RELATIVE DEVONO ESSERE PROgettate e realizzate nel rispetto della normativa antisismica vigente, ed una volta ultimate sono soggette alle verifiche sismiche ed ai controlli previsti dalla normativa nazionale e regionale vigente in materia. W. F.
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LE VOSTRE DOMANDE
A partire dal n. 1/2 del 2010 nella rubrica “Legislazioneâ€? il curatore risponderĂ ad una delle questioni che i lettori vorranno inviare all’indirizzo e-mail legislazione@consulta-al.it Le domande non dovranno avere una lunghezza maggiore di 500 battute nĂŠ contenere allegati.
PROFESSIONE LEGISLAZIONE
l’individuazione dei beni paesaggistici, prevista dall’Articolo 78 della Legge Regionale 11 marzo 2005 n. 12, esprime parere favorevole: se tale Commissione non si pronuncia nel termine di sessanta giorni dal ricevimento della relativa richiesta, il parere è da considerare negativo e quindi l’intervento non può essere realizzato. L’eventuale parere positivo della Commissione regionale, peraltro, non esime i comuni dall’acquisire successivamente anche il parere della commissione comunale per il paesaggio.
a cura di Verena Corrà, Emanuele Gozzi, Umberto Maj, Ilaria Nava, Claudio Sangiorgi
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La questione tecniconormativa: criticità e possibili approcci ,A QUESTIONE NORMATIVA SI PRESENTA COME CRUCIALE NELLA DEFINIZIONE DEL PROGETTO CONTEMPORANEO ,A QUALITÌ DEL COSTRUITO
INFATTI NON Ò AFFIDATA PIá ALLA SOLA TRADIZIONALE CONFORMITÌ ALLE REGOLE DELL ARTE DELLA FASE ESECUTIVA MA POGGIA SU UNA prequalificazione di processo e di prodotti MATERIALI SEMILAVORATI ED ELEMENTI TECNICI NONCHÏ DEI RELATIVI ASSEMBLAGGI ATTRAVERSO L OPERATO DI STRUTTURE DI VALIDAZIONE E L OTTENIMENTO DI MARCHI DI GARANZIA E DI certificazioni del rispetto delle norme che REGOLANO I SINGOLI SPECIALISTICI SETTORI La tecnica, dunque, ormai non si dà se NON IN QUANTO TECNOLOGIA CIOÒ SE NON QUALE PRASSI RAZIONALE NORMATA E VALIDATA OVVERO SE NON RISPONDENTE A UN PROCESSO LOGICO DI ANALISI DELLA TRIADE ESIGENZE REQUISITI PRESTAZIONI DEI SINGOLI COMPONENTI E DEI PROCESSI PRODUTTIVI A MONTE E A VALLE IN CUI ESSI SONO COINVOLTI -A PROPRIO PERCHÏ OGNI ATTO TECNICO Ò ANCHE ORMAI ATTO NORMATIVO SI PONE una concreta e reale difficoltà – se non IMPOSSIBILITÌ n PER IL PROGETTISTA DI MANTENERE UN ADEGUATO LIVELLO DI CONOSCENZA E AGGIORNAMENTO SUL VASTO COMPLESSO DI NORME DI PROCESSO PROGETTO PRODOTTO CHE PRESIEDONO A QUALSIVOGLIA REALIZZAzione; tanto da imporre il ricorso a consulenze specialistiche di supporto alla PROPRIA ATTIVITÌ E UN PERCORSO DI FORMAzione permanente finalizzato al costante AGGIORNAMENTO DEL PERSONALE DOMINIO DI COMPETENZE PROFESSIONALI ,E PERIZIE TECNICHE ORDINATE DAI GIUDICI (Ctp-Ctu) per la risoluzione del crescente contenzioso in edilizia, sempre più cenTRATE SULL ANALISI DELLE SOLUZIONI TECNICHE concretamente applicate in riferimento ALLO SPECIALISTICO QUADRO NORMATIVO DEL DIFETTO REGISTRATO SONO LA PARALLELA CARTINA DI TORNASOLE DI UN PROGETTO CHE NON PUÛ PIá OMETTERE O SOTTOVALUTARE TALI QUESTIONI !NCHE PERCHÏ LA GIURISPRUDENZA HA PROGRESSIVAMENTE SPOSTATO IL PROFILO DI RESPONSABILITÌ DEL TECNICO PROGETTISTA
DA UN OBBLIGAZIONE DI MEZZI A UN OBBLIGAZIONE DI RISULTATO E NEL RISULTATO C Ò IL comportamento in uso dei componenti conforme alla prestazione attesa nei li-
VELLI SANCITI DALLA NORMA .E DISCENDE LA NECESSITÌ PER IL PROGETTISTA DIRETTORE LAVORI di assumere un approccio mentale ordiNATO SU DUE REGISTRI DI VERIFICA E CONTROLLO 5NO IN FASE DI IDEAZIONE ATTRAVERSO UNA check-list di analisi del proprio operato e DEI CONTRIBUTI SPECIALISTICI CHE Ò VIEPPIá NECESSARIO INTEGRARE NEL PROGETTO E UNO in fase di realizzazione, tramite anche processi di auditing IN CORSO D OPERA E IN FASE DI COLLAUDO BASTI QUI CONSIDERARE LA PROBLEMATICA DEL CONTENIMENTO DEI CONSUMI E LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA CONSEGUENTE ATTI A PROVARE LA CONFORMITÌ ALLE NORME DI QUANTO REALIZZATO 'LI STUDI DI PROGETTAZIONE DI MAGGIORI DImensioni e le realtà strutturate in forma SOCIETARIA HANNO DA TEMPO AVVIATO UN percorso di certificazione dei propri proCESSI INTERNI DI GESTIONE E SVOLGIMENTO DELLE SINGOLE COMMESSE E USUALMENTE
SONO IMPEGNATI IN INTERVENTI DI ENTITÌ TALE da permettere, nella definizione del quaDRO ECONOMICO GENERALE DA PARTE DELLA COMMITTENZA IL PREVENTIVO STANZIAMENTO DI APPOSITE VOCI DI SPESA PER AZIONI DI PRE VALIDAZIONE DEL PROGETTO E auditing DELLA COSTRUZIONE )L VERO PROBLEMA OVVIAMENTE POSTO DA TALE ORMAI IMPRESCINDIBILE CONSIDERAZIONE DELL UNIVERSO NORMATIVO E DEI SUOI RIflessi e reciproci condizionamenti con il panorama tecnico della produzione per L EDILIZIA SI PONE PER I PICCOLI STUDI PROFESSIONALI LA STRAGRANDE MAGGIORANZA
CHIAMATI n ANCHE IN INTERVENTI DI MODESTA entità – a tener conto di un orizzonte di REGOLE E PRESCRIZIONI IN COSTANTE INCREMENTO "ASTI PENSARE ALL ESPERIENZA DELLA BANALE MANUTENZIONE STRAORDINARIA DI UN ALLOGGIO OVE n SENZA PRETESA DI ESAUSTIVITÌ E SENZA CONSIDERARE LE QUESTIONI PIá PROPRIAMENTE URBANISTICOnEDILIZIE E ATTINENTI IL PROFILO CIVILISTICO DEI PROGETTI n
DEVONO ESSERE TENUTI IN CONSIDERAZIONE ASPETTI CONCERNENTI FRA GLI ALTRI s NORME PER IL SUPERAMENTO DELLE BARRIERE architettoniche; s NORME PER IL CONTENIMENTO DEI CONSUMI ENERGETICI s NORME TECNICHE DI PRODOTTO s NORME ATTINENTI LE RETI DI ADDUZIONE DI fluidi e aeriformi; s NORME DI SICUREZZA DEI CANTIERI TEMPORANEI O MOBILI s NORME DI CORRETTA ESECUZIONE IMPIANTI-
stica (sia nella sua componente idraulica, sia in quella elettrica, sia in quella di reciproca interferenza); s NORME RELATIVE ALLA FRUIZIONE DI DISPOSITIVI A FIAMMA LIBERA s NORME DI COIBENTAZIONE ACUSTICA SIA IN TERMINI DI REQUISITI PASSIVI SIA PER L EMISSIONE SONORA DI MACCHINE E DISPOSITIVI AL SERVIZIO DEGLI IMPIANTI s REGOLAMENTI CONDOMINIALI s NORME FISCALI E TRIBUTARIE SGRAVI E SUL RECUPERO EDILIZIO E SUGLI INTERVENTI DI CONTENIMENTO DEI CONSUMI ENERGETICI Una pluralità di elementi che, molto spesSO ANCHE NEI CASI PIá SEMPLICI OBBLIGA IL PROFESSIONISTA A POGGIARE LA PROPRIA ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÌ SULLA COMPETENZA E CONOSCENZA DEI TERMINI DI LEGGE DA PARTE DEI TECNICI DELL IMPRESA ESECUtrice e dei suoi fornitori, in realtà molto SPESSO DETENTORI DI UN hSAPEREv VEICOLATO IN FORMA ORALE TRA COLLEGHI E VIZIATO da non poche pecche, lacune e malinteSI ANCHE PER GIUSTA ONESTÌ INTELLETTUALE
PER I LARGHI MARGINI INTERPRETATIVI CHE IN MOLTI CASI LA STESSA NORMA CONSENTE #HE FARE DUNQUE 1UATTRO SEMBRANO LE PRIORITARIE STRADE DI AZIONE PER hCAVALCAREv LA COMPLESSITÌ TECNICO NORMATIVA DEL PROGETTO CANTIERE CONTEMPORANEO s UN AZIONE DEGLI /RDINI PROFESSIONALI MIRATA A MONITORARE L ATTIVITÌ DEGLI ENTI NORMATORI INDIVIDUANDO SUL NASCERE MEDIANTE LA PARTECIPAZIONE A TAVOLI DI CONSULTAZIONE CON GLI STESSI ELEMENTI PROBLEMATICI DI APPLICAZIONE DELLE NORME LORO EVENTUALI SOVRAPPOSIZIONI E CONTRADDIZIONI CON DISPOSIZIONI GIÌ VIGENTI NECESSITÌ DI SEMplificazione e di coordinamento in testi UNICI DELL AMPIA PRODUZIONE IN MATERIA s UN AZIONE DEGLI /RDINI PROFESSIONALI DI COSTITUZIONE DI BANCHE DATI INDICIZZATE E AGGIORNATE SULLE NORME E I REGOLAMENTI
CHE TROVANO LA LORO INTERSEZIONE NEL PROGETTO DI ARCHITETTURA E DI ORGANIZZAZIONE DEGLI INDISPENSABILI MOMENTI DI AGGIORnamento e formazione permanente dei PROPRI ISCRITTI )NTERESSANTE A QUEST ULTIMO PROPOSITO E FORSE REPLICABILE LA MODALITÌ DI AUTOVALUTAZIONE E REGISTRAZIONE DEL PERSONALE PERCORSO DI AGGIORNAMENTO COME ORGANIZZATA DAL 2ICS Royal Institution of Chartered Surveyors); s UN INTERESSAMENTO DEGLI /RDINI PROFESSIONALI A CREARE I PRESUPPOSTI DI CONVEN-
C. S.
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LE VOSTRE DOMANDE
! PARTIRE DAL N DEL LA RUBRICA h.ORMATIVE E TECNICHEv CAMBIA IN h.ORME E PROGETTIv ) CURATORI RISPONderanno ad una delle questioni che i LETTORI VORRANNO INVIARE ALL INDIRIZZO E mail NORMEEPROGETTI CONSULTA AL IT ,E DOMANDE NON DOVRANNO AVERE UNA LUNGHEZZA MAGGIORE DI BATTUTE NÏ CONTENERE ALLEGATI
02/&%33)/.% NORMATIVE E TECNICHE
ZIONI CON SOGGETTI CERTIFICATORI DOTATI DEI NECESSARI STRUMENTI E DISPOSITIVI DI PREcisione (solitamente alquanto costosi), PER OPERAZIONI DI VERIFICA E RILIEVO QUANTITATIVO NUMERICO DEI VALORI DI PRESTAZIONE SANCITI NEI DIVERSI CAMPI APPLICATIVI DALLA NORMA !NCHE PER QUESTO ASPETTO INFATTI
LA PUNTUALE CAMPAGNA DI RILIEVO NECESSARIA IN SEDE PREVENTIVA DI ACQUISIZIONE DI DATI AMBIENTALI FUNZIONALI ALLA CORRETTA IMPOSTAZIONE DEL PROGETTO O A POSTERIORI ALL INSORGERE DI UN CONTENZIOSO
PUÛ ASSUMERE UN ONERE RILEVANTE CHE Ò SOVENTE DIFFICILE PER IL SINGOLO PROFESSIONISTA VEDERSI RICONOSCERE DALLA PROPRIA committenza; s UN NUOVO APPROCCIO AL PROGETTO E AL CANTIERE DA PARTE DEL SINGOLO PROFESSIONISTA FONDATO SULLA VERIFICA DI check-list DI ANALISI DI RISPONDENZA NORMATIVA DI processi e forniture e sul riconoscimenTO DELLA QUESTIONE TECNICO NORMATIVA NEL proprio operare; in questo comprendenDO ANCHE UNA MAGGIORE PROPENSIONE AL LAVORO DI team CON ESPERTI DEI SINGOLI SETTORI E UNA MIGLIORE ATTITUDINE A CONSIDERARE I VINCOLI NORMATIVI DELLE OPPORTUNITÌ PROGETTUALI DI CUI TENER CONTO SIN DAI PRIMI MOMENTI DELLA FASE IDEATIVA È, in altri termini, necessario e opportuno n A TUTTI I LIVELLI n UN CAMBIO DI MENTALITÌ rispetto alla consuetudine della prassi PROFESSIONALE UN CAMBIO DI MENTALITÌ DI CUI QUESTA RUBRICA INTENDE ESSERE PUNGOLO E PROMOTRICE SEMMAI ANCOR PIá centrando la propria attenzione, rispetto al passato, sul rapporto tra processo/ PROGETTO PRODOTTO E NORMA TECNICA CON STRETTO RIFERIMENTO ALL AMBITO DELL ESERCIZIO PROFESSIONALE NEL CAMPO DELL ARCHITETTURA E DELL EDILIZIA .EI PROSSIMI NUMERI PERTANTO IL NOSTRO intento sarà quello di mettere a fuoco, PER ARGOMENTI CHE CI AUGURIAMO IN QUALCHE MISURA SUGGERITI DAGLI STESSI LETTORI
I NODI CRUCIALI DEL RAPPORTO NORMATIVA E TECNICA PRESENTATI DAI DIVERSI AMBITI OPERATIVI DEL FARE ARCHITETTURA
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Architetti e crisi Tutti abbiamo risentito o stiamo ancora risentendo, chi più chi meno, dei contraccolpi della crisi economica che ha colpito tutto il mondo; televisioni, radio, giornali ci tempestano di notizie e di fatti: di come la crisi abbia investito tutti i settori economici e produttivi, della situazione in cui versano ampi strati della popolazione e del modo in cui molti sono stati coinvolti. Fabbriche e industrie mandano in cassa integrazione i loro dipendenti, nel peggiore dei casi li licenziano; e il potere d’acquisto diminuisce vistosamente. Sulle pagine dei nostri quotidiani nazionali litri d’inchiostro sono stati spesi a divulgare le più disparate notizie (1): i lavoratori dipendenti sembrano essere quelli più coinvolti, ma non dimentichiamo che anche i liberi professionisti sono colpiti, e duramente, dallo spettro della crisi. Professionisti: 300 mila a rischio (2) titola un articolo sulla prima pagina del “Corriere Economia”. “Da Milano a Palermo, secondo le stime del Cup (Comitato unitario degli Ordini e dei collegi professionali), circa 300 mila persone rischiano di rimanere senza lavoro, su una platea di quasi 2 milioni. In sostanza un professionista su sei è a rischio” (3). Massimo Gallione, presidente del Consiglio Nazionale Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori, aggiunge: “il rischio di povertà per una gran massa di professionisti – in particolare i giovani che sono almeno il 50% dei nostri iscritti – è, letteralmente alle porte” (4). “Ad accusare il colpo ci sono nomi illustri, ma soprattutto una miriade di piccole realtà che nel 2008 hanno guadagnato, in media 15 mila euro in meno, hanno dovuto ridurre il budget destinato alle consulenze e alle risorse umane, quindi tagliare contratti e posti di lavoro. Tra le categorie più colpite gli architetti, legati a doppio filo alla crisi edilizia” (5). Così molti si vedono costretti a chiudere i loro studi, altri si vedono invece costretti ad operare cospicui tagli tra i loro dipendenti; e questo succede a Milano come a Londra: grandi studi internazionali, come quelli di Zaha Hadid, Norman Foster e Richard Meier hanno già licenziato decine di
collaboratori. L’architetto Dante Benini, intervistato da Isidoro Trovato del “Corriere della Sera”, sostiene che “esistono tre livelli e tre categorie della crisi che ha colpito gli architetti. Chi nell’ultimo anno ha lavorato soprattutto nel settore dei lavori pubblici, è riuscito a limitare i danni e ha sentito molto meno la crisi. Chi, come il mio studio, aveva un mix di commesse pubbliche e private, specie se di vecchia data, ha dovuto congelare i propri lavori con la prospettiva di riprenderli quando la tempesta sarà passata. Il vero terremoto sembrano viverlo gli studi legati al real estate, quel mondo di progetti e plastici letteralmente azzerati dalla crisi economica. Si tratta del terzo livello, quello più colpito dalla recessione. In quei casi l’occupazione si è dimezzata. Si tratta di colleghi che lavoravano quasi esclusivamente su progetti di carta, rivelatasi poi straccia” (6). In questo scenario ci pare doveroso dare spazio alla trattazione dei temi che più riguardano il mestiere dell’architetto, nei suoi aspetti quotidiani e nelle sue difficoltà pratiche giornaliere, e dare voce a tutti quei problemi che ci coinvolgono direttamente. I temi più diffusi che emergono da un’analisi della situazione ed i problemi che gli architetti, giovani e meno giovani, devono affrontare quotidianamente paiono essere: i pagamenti, ritardati o addirittura mancati. I liberi professionisti - avvocati, ingegneri, architetti, geometri -“lamentano cali di fatturato del 15 per cento e hanno sempre più difficoltà a farsi pagare”; “facciamo fatica ad incassare e anche senza contenzioso”, dice Angelo Tedeschi, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Parma (7); i licenziamenti, o meglio le interruzioni delle collaborazioni: “i grandi studi sono costretti a tagliare gli organici e i piccoli chiudono uno dietro l’altro, lasciando fuori della porta una generazione di laureati che aveva già pagato duramente le barriere all’ingresso” (8); “gli studi potrebbero essere costretti a diminuire il numero dei collaboratori mentre quelli appena avviati faticano a reggere. Così rischiano soprattutto i giovani”; gli esordi dei giovani: in questo difficile contesto sono dunque i praticanti, i tirocinanti con contratti di collaborazione,
quasi sempre a tempo determinato o a progetto, ad essere più colpiti (si ricordi che circa il 50% degli iscritti agli ordini sono proprio i giovani laureati); gli strumenti di previdenza sociale: “da quasi un anno c’è, per la prima volta, anche la cassa integrazione in deroga per i dipendenti degli studi professionali, ma finora sono solo 695 quelli che l’hanno utilizzata (...) Gli studi sono pieni di praticanti, tirocinanti e giovani con contratti di collaborazione, che sono i primi a saltare e per i quali è prevista dalle leggi, a certe condizioni, solo l’una tantum pari al 20% di quanto guadagnato l’anno prima, istituto anche questo quasi del tutto inutilizzato” (9). la composizione e la configurazione degli studi professionali: sempre più, da voci diverse, si sente dire che “studi troppo piccoli, scarsa concorrenza, regole corporative” (10) caratterizzano il lavoro dei liberi professionisti. Siamo dunque di fronte alla proliferazione di studi professionali in ogni angolo d’Italia; ciò pare determinare “quello che potremmo definire con terminologia industrialista “un eccesso di capacità produttiva”, ovvero un’offerta sovrabbondante e non competitiva” (11). Secondo un’indagine dell’Inarcassa su un campione di 1195 ingegneri e architetti: “gli studi associati e le società tra professionisti sono localizzati in prevalenza al Nord (54,6%), seguiti da quelli del Sud (30,6%) e del Centro (14,7%), e sono più presenti tra i giovani. [...] la forma tipica di attività professionale rimane lo studio di piccole dimensioni: oltre un terzo degli ingegneri e degli architetti, ad esempio, ha lo studio in casa (35,6%), mentre il 73% è un unico titolare dello studio in cui lavora. Oltre l’80% degli studi individuali, inoltre, è composto al massimo da due addetti. Si osserva che al crescere delle dimensioni dello studio sono preferite forme giuridiche più complesse. Il 50% degli studi associati ha almeno 3 soci (il 4% oltre 5 soci)” (12). la riforma delle professioni: “una promessa lunga, per ora, oltre un quarto di secolo, quella della riforma delle professioni, destinata a rimanere tale per chissà quanto ancora. Il mondo del lavoro intellettuale è uno snodo cruciale per l’economia, che la politica cerca di ammaliare. Sin qui il confronto, però, ha
trascurato le misure che possono aiutare i professionisti: l’accesso degli studi alle agevolazioni, l’orientamento per i giovani, la possibilità di borse di studio e di aiuti per chi è impegnato in programmi di formazione, facilitazioni nell’accesso al credito e per l’innovazione degli strumenti di lavoro” (13). Il Presidente del Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori Massimo Gallione, in un articolo pubblicato nello scorso numero di AL, sente profondamente la necessità di una riforma delle libere professioni ed afferma: “abbiamo già proposto alle istituzioni nazionali e locali (Governo, Parlamento, Anci, ecc.) un ampio e dettagliato schema di misure anticrisi che attengono ai LLPP, alla edilizia provata, all’urbanistica, a nuove regole di semplificazione in più settori, a criteri di sussidiarietà degli Ordini a favore dell’interesse pubblico e a norme di gestione economica, finanziaria, fiscale, previdenziale della professione. Abbiamo di fatto iniziato un percorso di riforma interna, tramite le nuove norme di deontologia e trasparenti capitolati prestazionali che agevolino i rapporti tra cliente e progettista, anticipando almeno in parte i prevedibili lunghi tempi di una auspicata legge di riforma” (14). Cecilia Fumagalli
Note 1. Anche il mondo del web è stato coinvolto: il Corriere della Sera ha attivato un blog, curato da Dario di Vico, dedicato alle piccole imprese ed ai professionisti (www.generazionepropro.corriere.it). 2. Isidoro Trovato, Professionisti: 300 mila a rischio, “Corriere della Sera”, 21 settembre 2009. 3. Isidoro Trovato, L’altro volto della crisi: avvocati e architetti sono i più colpiti, “Corriere della Sera”, 21 settembre 2009. 4. Massimo Gallione, Comunicato stampa del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, 25 settembre 2009. 5. cfr. nota 1. 6. Isidoro Trovato, L’architetto Dante Benini: “Sarò costretto a bruciare il talento dei più giovani”, “Corriere della Sera”, 21 settembre 2009. 7. Marco Bettazzi, Lo spettro della recessione negli studi dei professionisti, “la Repubblica”, edizione locale di Bologna, 20 ottobre 2009. 8. Dario Di Vico, Professioni, quella decimazione che si consuma nell’indifferenza, “Corriere Economia”, 21 settembre 2009. 9. Enrico Marro, Pochi sanno che anche loro hanno la Cassa, “Corriere della Sera”, 21 settembre 2009. 10. cfr. nota 7. 11. Dario Di Vico, Professioni, quella decimazione che si consuma nell’indifferenza, “Corriere Economia”, 21 settembre 2009.
12. Inarcassa, Comunicato Stampa, 26 novembre 2009. 13. Occhio ai falsi amici – 2/La volpe e i professionisti, “Il Sole 24Ore”, 13 ottobre 2009. 14. Massimo Gallione, Architetti e crisi, AL, n. 11, novembre 2009.
LE VOSTRE DOMANDE
A partire dal n. 1/2 del 2010 la rubrica “Organizzazione professionale” cambia in “Architetti e lavoro”. Il curatore risponderà ad una delle questioni che i lettori vorranno inviare all’indirizzo e-mail architettielavoro@ consulta-al.it Le domande non dovranno avere una lunghezza maggiore di 500 battute né contenere allegati.
PROFESSIONE ORGANIZZAZIONE PROFESSIONALE
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a cura di Camillo Onorato
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Rassegna legislativa B.U.R.L. 4° Suppl. straordinario al n. 25 del 26 giugno 2009 D.d.g. 11 giugno 2009 - n. 5796 Aggiornamento della procedura di calcolo per la certificazione energetica degli edifici Il D.G.R. 5018 del 26 giugno 2007 ha introdotto le “Disposizioni inerenti all’efficienza energetica in edilizia”, includendo la disciplina per certificare il fabbisogno energetico degli edifici. Successivi aggiornamenti degli anni 2007 e 2008 avevano previsto che fosse aggiornata anche la procedura di calcolo per la predisposizione dell’attestato di certificazione energetica. Il presente decreto introduce pertanto i nuovi criteri relativi alle procedure di calcolo in sostituzione dei metodi di calcolo riportati nell’allegato E del Decreto 15883 del 13 dicembre 2007. L’applicazione delle nuove procedure di calcolo decorre dal 7 settembre 2009. Le finalità del decreto consistono nella definizione delle modalità di calcolo volte alla determinazione della prestazione energetica del sistema edificio-impianto al fine di effettuare le verifiche previste dalla Delibera della Giunta Regionale 8/5018 e succ. m.i. e il calcolo degli indici di prestazione energetica riportati nell’attestato di certificazione energetica. Il Soggetto Certificatore, in presenza dell’asseverazione del Direttore Lavori riguardante la conformità delle opere realizzate previste dal progetto e successive varianti, compreso le dichiarazioni contenute nella relazione tecnica di cui alla Legge 10/91, Art. 18 ed aggiornamenti, può utilizzare i dati contenuti in tali documenti. Permane tuttavia l’obbligatorietà della verifica, attraverso accessi al cantiere, della congruenza tra i dati mutuati dalle documentazioni fornite al Certificatore e lo stato di fatto dei luoghi, esonerando il compito di procedere a prove invasive. Il Certificatore dovrà tuttavia, in fase di registrazione dell’attestato di certificazione energetica, verificare la congruità tra catasto energetico “CENED” e Catasto Fabbricati, relativamente all’effettiva destinazione d’uso dell’edificio, in ottem-
peranza al D.P.R. 412/93 e la rispettiva categoria catastale. È fatto obbligo, inoltre, conservare, per i successivi 5 anni la registrazione dell’attestato nel catasto energetico, tutta la documentazione acquisita ed utilizzata al fine del calcolo degli indici di prestazione energetica. Il calcolo delle prestazioni energetiche dell’edificio deve essere effettuato per singolo subalterno, salvo quanto contenuto nel punto 10.2 della D.G.R. 8/8745, con la redazione di un attestato di certificazione energetica riferito anche a più unità immobiliari appartenenti ad un medesimo edificio. Relativamente all’appli-
cazione delle procedure di calcolo sono da considerarsi riscaldati o mantenuti a temperatura controllata anche gli ambienti privi di sottosistema di emissione quando la somma dei loro volumi sia inferiore al 10% del volume complessivo dell’unità medesima e gli ambienti privi di sottosistema di emissione se collegati in modo permanente ad ambienti riscaldati o mantenuti a temperatura controllata mediante sistemi progettati per lo scopo. I criteri di calcolo tengono in considerazione inoltre i fabbisogni energetici dell’involucro nel funzionamento continuo, quindi nel mantenimento di una temperatura costante nel corso delle 24
ratura controllata o climatizzati, quali le verande e logge chiuse in cui è presente una parete divisoria tra il volume interno all’edificio e quello soleggiato esterno. La zona termica è la parte di edificio come insieme di ambienti a temperatura controllata o climatizzati in cui la temperatura dell’aria, ed eventualmente l’umidità abbia sufficiente unità spaziale, oltre a possedere caratteristiche comuni, quali la tipologia di occupazione e di destinazione d’uso. B.U.R.L. 4° Suppl. straordinario al n. 257 del 9 luglio 2009 D.d.u.o. 18 giugno 2009 - n. 6104 Disposizioni tecnico-operative per le attività di controllo, manutenzione ed ispezione degli impianti termici e per la gestione del relativo catasto La Regione Lombardia, al fine di conoscere in modo unitario le caratteristiche degli impianti termici e ed operare in modo omogeneo relativamente alle attività di ispezione, gestisce un sistema informativo secondo i principi e criteri stabiliti dalle disposizioni approvate con Delibera della Giunta Regionale n. 5117 del 18 luglio 2007 e succ.m.i. Il sistema informativo persegue gli obiettivi di raccogliere i dati certi degli impianti, uniformare i servizi per tutti i soggetti, fornire dati ad enti locali e ad ispettori da essi incaricati per la gestione e controllo degli impianti, integrare nelle attività del catasto tutte le informazioni relative ad impianti e forniture di combustibile, gestire anomalie e stabilire prescrizioni per impianti non in regola, gestire il versamento dei contributi degli utenti al catasto regionale. I soggetti che rientrano nella gestione di un impianto sono il proprietario dell’immobile in cui è installato un impianto, l’occupante dell’immobile, l’amministratore dell’immobile, l’intestatario della fornitura di combustibile, il distributore di combustibile, il terzo responsabile, l’ente locale interessato, il manutentore, l’installatore, il progettista, il costruttore, l’ispettore, i Centri di Assistenza Impianti Termici. Il Catasto gestisce tutte le interazioni fra le varie categorie di utenti con le defini-
zioni anagrafiche e profili specifici. Il Catasto effettua tutte le registrazioni delle comunicazioni da presentare all’Ente da parte di soggetti preposti e tutti i riferimenti relativi ai dati tecnici dell’impianto e i dati anagrafici del manutentore incaricato del controllo. Tutti i modelli di comunicazione sono riconducibili all’impianto che diviene il centro delle relazioni fra soggetti, documenti e provvedimenti. L’identificazione dell’impianto viene garantita dal Codice presente nella relativa Targa e ad ogni impianto sono riferiti i soggetti, le prove ed ispezioni, le varie documentazione ed i contributi versati. La collocazione dell’impianto è individuata sul territorio con l’identificazione del comune, frazione, quartiere, via, civico, scala, piano, interno immobile. C. O. Siti internet di consultazione www.edilportale.com www.ordinearchitetti.mi.it www.regionelombardia.it
49 PROFESSIONE STRUMENTI
ore, anche in relazione al livello di occupazione, agli apporti interni e ricambi d’aria. Il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici presuppone una temperatura costante ed è variabile in riferimento alla destinazione d’uso. Relativamente alla climatizzazione invernale l’umidità relativa dell’aria interna varia a seconda della categoria di edificio. Il fabbisogno di energia termica “Qnh” dell’involucro per il riscaldamento o il raffrescamento, la climatizzazione invernale o estiva, viene calcolato mensilmente su un arco temporale stabilito dalla classificazione delle zone climatiche. Per la corretta applicazione delle procedure di calcolo si dovrà inoltre tenere conto delle definizioni riportate nella Delibera della Giunta Regionale 8/5018 e succ. m.i. Come edifici di nuova costruzione sono da considerarsi gli edifici per i quali la richiesta di permesso di costruire o denuncia di inizio attività per interventi di nuova costruzione e/o demolizione e ricostruzione in ristrutturazione sia stata presentata successivamente all’entrata in vigore della Delibera della Giunta Regionale 8/5018 del 20 luglio 2007. Come edifici esistenti si intendono gli edifici per i quali il permesso di costruire o la denuncia di inizio attività sia stata presentata precedentemente all’entrata in vigore della Delibera della Giunta Regionale 8/5018 del 20 luglio 2007. L’impianto termico dell’edificio è da considerarsi come l’insieme dei sistemi impiantistici predisposti al soddisfacimento dei servizi di riscaldamento o di climatizzazione invernale, di raffrescamento o climatizzazione estiva, alla produzione di acqua calda sanitaria, e all’eventuale autoproduzione combinata di energia elettrica con energia termica. Il sistema di generazione è il sistema preposto alla conversione in energia termica di altre forme di energia, come la chimica del combustibile ecc., quale quota richiesta dai vari sistemi impiantistici. Il sistema impiantistico consiste nell’insieme dei sottosistemi impiantistici predisposti al soddisfacimento dei vari servizi. Gli spazi soleggiati sono gli ambienti non riscaldati adiacenti ad ambienti a tempe-
INFORMAZIONI DAGLI ORDINI
50
Ordine di Bergamo tel. 035 219705 www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Ordine di Brescia tel. 030 3751883 www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Ordine di Como tel. 031 269800 www.co.archiworld.it Presidenza e segreteria: architetticomo@archiworld.it Informazioni utenti: infocomo@archiworld.it Ordine di Cremona tel. 0372 535422 www.architetticr.it Presidenza e segreteria: segreteria@architetticr.it Ordine di Lecco tel. 0341 287130 www.ordinearchitettilecco.it Presidenza, segreteria, informazioni: ordinearchitettilecco@tin.it Ordine di Lodi tel. 0371 430643 www.lo.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilodi@archiworld.it Informazioni utenti: infolodi@archiworld.it Ordine di Mantova tel. 0376 328087 www.mn.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettimantova@archiworld.it Informazioni utenti: infomantova@archiworld.it Ordine di Milano tel. 02 625341 www.ordinearchitetti.mi.it Presidenza: consiglio@ordinearchitetti.mi.it Informazioni utenti: segreteria@ordinearchitetti.mi.it Ordine di Monza e della Brianza fax: 039 3309869 www.ordinearchitetti.mb.it Segreteria: segreteria@ordinearchitetti.mb.it Ordine di Pavia tel. 0382 27287 www.ordinearchitettipavia.it Presidenza e segreteria: architettipavia@archiworld.it Informazioni utenti: infopavia@archiworld.it Ordine di Sondrio tel. 0342 514864 www.so.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettisondrio@archiworld.it Informazioni utenti: infosondrio@archiworld.it Ordine di Varese tel. 0332 812601 www.va.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettivarese@archiworld.it Informazioni utenti: infovarese@archiworld.it
Milano
a cura di Laura Truzzi Designazioni s Impr. GULTI COSTRUZ.: richiesta terna collaudo opere in c.a. relative alla realizzazione di un parcheggio interrato costituito da 11 box e dal sovrastante edificio residenz. in Peschiera Borromeo, via IV Novembre. Si sorteggiano: L. DE SANCTIS, C.G. MILICIANI, M.A. TROTTA s 0/,)4%#.)#/ $) -),!./ Si sorteggiano come membri dell’Ordine per le Commissioni di laurea a.a. 2008-09: – Laurea spec. “Design degli Interniâ€? del 21.7.09, I Com.: R. NUCCI. II e III Com. non è stato possibile nominare rappresentanti – Laurea “CDL Design degli Interni - Milanoâ€? del 22.7.09. I Com.: E. BOSCIANO; III Com.: E. PAGANELLI. II, IV e V Com. non è stato possibile nominare rappresentanti – “Laurea Trien. in Scienze dell’Arch.â€? del 21.7.09: G. ATTANASIO – “Laurea Trien. in Arch. delle Costruzioniâ€? del 21.7.09: M. PARIANI – Laurea in “Urbanistica D.M. 270/04â€? del 23.7.09. Ordine progress. Com.: E. LEONARDI, P. BORGHI – Laurea in “Arch. Ambientale D.M. 270/04â€? del 22.7.09. Ordine progress. Com.: S.P. GREGORIO, U. ANDOLFATO, E. MAGI – Laurea in “Scienze dell’Arch. D.M. 270/04â€? del 23.7.09. Ordine progress. Com.: G. TIENGO, A. VALERI, U. DUBINI, R. INNOCENTE, F. MELILLO, P.A. PATELLA, L. MORGANTI, R. GAMBA, F. GUCCIONE, M. MOLINARI – Laurea “CDS in Arch. e Prod. Edilizia - Milano D.M. 509/99â€? del 22.7.09: M. BOLCHINI – Laurea spec. in P.U.P.T. e P.T.U.A. Vec.Ord. del 21.7.09. Ordine progress. Com.: G.M. MAI, A. CUSARO – Laurea spec. in “Arch. Milanoâ€? Vec.Ord. del 21.7.09. Ordine progress. Com.: R.F. DELL’ACQUA BELLAVITIS, A.M. MELONE, A. FIORI, G. GHITTURI, C.M. MARTINI, G. SELLERI, R. MENEGHELLO, A. BERTOLUZZI, F. LAZZATI, G. CACCIA,
L. COLOMBO, O. G. CARBONELL – “Laurea Spec./Magistrale in Arch.� del 22-23.7.09: A. GEROLDI – “Laurea Spec. in Arch. Arch. delle Costruzioni� del 2223.7.09: L. SALMOIRAGHI – Laurea in Arch. Vec.Ord. del 22.7.09: O. DEL BARBA – Laurea “Scienze dell’Arch. D.M. 270/04� del 23.9.09. Ordine progress. Com.: E.A. ROCCA, U. DUBINI, A.M. FIORENTINI, M. DE CARO, G. ATTANASIO, S. BELLINZONA, R. GAMBA, F. GUCCIONE, M. MOLINARI – Laurea “Arch. Ambient. D.M. 270/04� del 22.9.09. Ordine progress. Com.: S.P. GREGORIO, U. ANDOLFATO, E. MAGI – Laurea “Urbanistica D.M. 270/04� del 23.9.09. Ordine progress. Com.: E. LEONARDI, P. BORGHI – Laurea “CDS in Arch. e Prod. Edilizia - Milano D.M. 509/99� del 22.9.09: M. BOLCHINI – “Laurea Trien. in Arch. delle Costruzioni� del 22-23.9.09: M. PARIANI – “Laurea Trien. in Scienze dell’Arch.� del 22.9.09: A. MARZORATI – Laurea in “Design degli Interni� del 22.9.09. Ordine progress. sub Com.: S. CARBONE, A.VIRZI’, R. TRASI, A.T. RITACCO – Laurea Spec. in P.U.P.T. e P.T.U.A. Vec.Ord. del 23.10.09. Ordine progress. Com.: M. LO PRESTI, A. CUSARO – Laurea in Arch. Vec.Ord. del 22.10.2009: G.P. BANFI – Laurea Spec./Magistrale in Arch. del 22.10.09: G. BROLLO – Laurea Spec. in Arch. - Arch. delle Costruzioni� del 22.10.09: L. SALMOIRAGHI – Laurea Magis. - Design degli Interni Vec.Ord. del 22.10.09. Ordine progress. Com.: M.M. DUINA, E. BOSCIANO – Laurea Spec. “Arch. Milano� Vec.Ord. del 23.10.2009. Ordine progress. Com.: R.F. DELL’ACQUA BELLAVITIS, C. BLORA, A. FIORI, G. GHITTURI, C.M. MARTINI, G. SELLERI, R. MENEGHELLO, A. BERTOLUZZI, F. LAZZATI, G. CACCIA, O.G. CARBONELL.
Serate s Il 5 novembre si è svolta la serata Opere pubbliche: procedure europee ed esperienza italiana a confronto, alla presenza di Marco Engel, Angelo Bianchi, Antonio Valero Di Michele, Massimo Gallione, Chiara Odorizzi, Gian Paolo Scaratti. Per le presentazioni dei relatori scrivere a concorsi.fondazione@ordinearchitetti.mi.it s Il 25 novembre si è svolta in Triennale la premiazione e inaugurazione della mostra dei risultati del Premio Rivolta, II edizione. Premiato il progetto di Kis PÊter a Budapest. s Milano, Torino, Roma: tre amministrazioni a confronto 26 novembre 2009 Ha introdotto: Daniela Volpi Ha presentato: Marco Francesco Bianchi. Sono intervenuti: Riccardo Bedrone, Giancarlo Bianchi Jannetti, Antonello Fatello, Livio Mandrile, Amedeo Schiattarella, Massimiliano Spada. La serata organizzata dall’Ordine è stata trasferita, per numero di adesioni, presso l’Unione del Commercio in corso Venezia. Lo spunto: un sondaggio promosso dall’Ordine di Milano sui problemi dei professionisti nei rapporti con l’amministrazione comunale (settore edilizia privata). Daniela Volpi apre la serata mettendo sul tavolo gli argomenti piÚ scottanti dell’esercizio della professione: i rapporti con le amministrazioni pubbliche e le complicazioni normative e burocratiche. Si parla di semplificazione come panacea di tutti i mali, ma bisogna distinguere tra semplificazione burocratica e semplificazione normativa. La trasmissione Report (RAI3), che Volpi ringrazia, ha reso note le difficoltà in cui si incorre nell’edilizia privata; la Legge Finanziaria - al dibattito alla Camera per il sÏ definitivo - eliminerà le pratiche autorizzative per le opere di manutenzione straordinaria. Il Presidente si chiede se in questo modo non si stia pensando che eliminando l’effetto si elimini anche la causa. Invitati i presidenti degli Ordini di Torino e Roma e i dirigenti dei rispettivi settori dell’edilizia
per mancanza di personale, solo il mercoledÏ). Bianchi Jannetti presenta le novità : il Progetto Elisa che renderà accessibile il fascicolo del fabbricato, il Progetto GIT - che raggrupperà tutti i poli catastali lombardi -, un protocollo d’intesa con il notariato per agevolare gli accessi agli atti da parte del Comune e il nuovo regolamento edilizio che dovrebbe essere redatto in formato informatico. Impossibile riassumere le tante domande dai colleghi presenti in sala che sostengono la scarsissima chiarezza di informazioni date ai professionisti, tenuti all’oscuro di disposizioni interne, arbitrariamente interpretate dai tecnici comunali, cosÏ come le circolari interne che, invece di chiarire un metodo comune di intervento, rendono piÚ complicato districarsi nei meandri del Comune. Bianchi Jannetti risponde e tenta di rassicurare i presenti che il Comune si sta muovendo per una maggior chiarezza e collaborazione con loro: sta tentando di attribuire dei punteggi oggettivi per stabilire la qualifica di un intervento (se risanamento conservativo o ristrutturazione); il nuovo regolamento edilizio prevederà il parere preventivo a pagamento i cui proventi andranno ad incentivare, con un pagamento a cottimo, i tecnici comunali che istruiranno le pratiche di questi pareri preventivi. L. T.
RegioneLombardia Territorio e Urbanistica a cura di Francesca Patriarca 0RIMI ESITI DEL MONITORAGGIO SULLA , 2 Al momento in cui si scrive, 9 di novembre, gli Uffici regionali sono impegnati a raccogliere le delibere di consiglio che le amministrazioni comunali inviano e stanno procedendo al monitoraggio delle scelte amministrative definitivamente operate in merito all’applicazione della Legge. Sono pervenute le delibere di 654 comuni, pari al 42% dei comuni lombardi. Da una veloce indagine telefonica su un campione di 100 comuni, è risultato che il 90% di questi ha deliberato (e sta completando la formalizzazione e la trasmissione delle delibere) mentre solo il 10% ha deciso di non deliberare, e quindi di attuare la Legge senza limitazioni. Significativi i primi dati che siamo in grado di comunicare. Circa il 60% dei comuni ha deciso di escludere parti del territorio dall’applicazione della Legge sia in toto (di questi il 75% ha escluso il centro storico) che per tipologia di interventi; la tipologia di intervento che risulta maggiormente limitata è quella per l’ampliamento di edifici residenziali uni-bifamiliari, quella con minor limitazioni è per interventi per volumetrie edilizie in seminterrato per attività professionali. Circa il 40% dei comuni ha scelto di individuare aree produttive secondarie ove attuare la sostituzione degli edifici produttivi, mentre la maggioranza dei comuni ha deciso di operare una riduzione sugli oneri contenuta entro il 5%. A partire dal 15 di luglio è anche stato messo in rete un sito web (www.rilancioedilizia.it) di supporto alle amministrazioni comunali, cittadini, liberi professionisti. Il sito web, oltre a delle schede. esplicative delle diverse tipologie di intervento, contiene una sezione dedicata alle amministrazioni comunali per guidarle nell’adozione degli adempimenti di competenza nonchÊ i provvedimenti attuativi interve-
nuti dopo l’approvazione della Legge. Infine, c’è una sezione dedicata al monitoraggio dell’attuazione della Legge, comprensiva di un servizio nel web per la comunicazione interattiva da parte dei comuni sugli adempimenti assunti e sugli interventi che verranno autorizzati e una casella e-mail dedicata per rispondere a quesiti interpretativi di interesse generale. Un ultimo aspetto che ci preme evidenziare è che Regione ha previsto di accompagnare l’azione dei comuni nella valutazione dei progetti di sostituzione edilizia nei centri storici e nuclei di antica formazione. Il Decreto n. 10411/09 â€?ModalitĂ operative per interventi nei centri storiciâ€? stabilisce le procedure per il rilascio del permesso di costruire o dell’autorizzazione (in caso di vincolo ex D.Lgs. 42/04 “Codice dei beni culturali e del paesaggioâ€?) attraverso una scheda per la valutazione “guidataâ€?, da parte del comune, del progetto e per l’espressione di parere da parte della Commissione Regionale e della Commissione Paesaggio locale. F. P.
51 INFORMAZIONI DALLA REGIONE
privata. Amedeo Schiattarella, presidente dell’Ordine di Roma, dichiara che il suo Ordine sta lavorando da anni a semplificare le regole: è possibile la semplificazione senza eliminare le regole, purchè queste siano chiare e semplici. L’Ordine di Roma ha collaborato con i dirigenti dell’amminitrsazione comunale trovando un metodo per la trasformazione del sistema burocratico delle pratiche edilizie; il metodo, illustrato da Massimiliano Spada, consiste in un programma informatico per la compilazione e presentazione delle pratiche edilizie. L’ing. Antonello Fatello (direttore generale della IIa Unità organizzativa Ufficio Permessi di Costruire del Comune di Roma) fa notare che le lungaggini comunali sono anche dovute ai PRG, spesso di difficile interpretazione anche da parte dei tecnici interni. Fatello prega gli Ordini di farsi portavoce dell’esigenza di semplificazione dei PGT in corso di redazione. Il Comune di Roma punta sulla partecipazione e concertazione, organizzando incontri con i professionisti, rivedendo il regolamento edilizio comunale per abbreviarlo, semplificando le procedure di presentazione dei progetti, cercando di uniformare il pagamento degli oneri e completando il processo di informatizzazione in corso. Anche l’Ordine di Torino sta lavorando per il nuovo programma di semplificazione e informatizzazione; tuttavia il presidente Bedrone evidenzia gli ostacoli tipici del nostro Paese: potere troppo frammentato (troppi i comuni) con conseguente moltiplicazione delle interpretazioni delle norme edilizie. Dall’altra parte della scrivania torinese, Livio Mandrile, Dirigente del Settore Servizi per l’Edilizia e l’Urbanistica del Comune di Torino, è convinto che la semplificazione burocratica debba venire dai comuni, in attesa della semplificazione normativa del Governo. Infine l’architetto Giancarlo Bianchi Jannetti, direttore del settore Sportello Unico per l’Edilizia del Comune di Milano, atteso per le domande dai presenti, insoddisfatti per le difficoltà che il professionista deve affrontare ogni mercoledÏ (gli uffici sono aperti,
A cura di Carlo Lanza (Commissione Tariffe dell’Ordine di Milano)
Variazione Indice Istat per l’adeguamento dei compensi 1) Tariffa Urbanistica
Gennaio Febbraio Marzo
2006
1590 1589,76 1593,53 1596,04 1599,81 1620 1613,62 1617,39 1619,9 1622,41 1660 1670 1660,08 1663,85 1672,64 1676,41 1690 1685,2 1688,97 1688,97 1692,73
2007 2008 2009
52
Circolare Minist. n° 6679 1.12.1969 Base dell’indice - novembre 1969: 100
Anno
Aprile
Maggio
Luglio
Agosto
Settembre Ottobre Novembre Dicembre
1610 1609,85 1612,37 1612,37
1634,97 1637,48 1637,48 1700 1690 1700,27 1701,52 1697,76 1700 1696,50 1699,01 1699,01 1705,29 1700,27
1600 1610 1609,85 1611,11 1640 1642,5 1648,78 1697,76 1691,48
1612,37 1650 1655,06 1680 1688,97
1701,52
n.b. Il valore da applicare, arrotondato alla diecina inferiore, è quello, in grassetto collocato nella parte superiore delle celle, immediatamente precedente al momento dell’assegnazione dell’incarico
2) Tariffa stati di consistenza Anno
2007
INDICI E TASSI
Giugno
1600 1604,83 1606,09 1630 1627,44 1631,2 1680 1690 1685,2 1692,73
Gennaio Febbraio Marzo
(in vigore dal dicembre 1982) anno 1982: base 100
Aprile
Maggio
Giugno
278,85
279,5
279,93
286,87
287,53
289,04
280 280,36 281,23 281,88 290 289,7 291,21 292,52
291,21
291,87
291,87
292,52
2008
Luglio
Agosto
Settembre Ottobre Novembre Dicembre
282,53
282,97
282,97
283,84
284,92
286,01
293,82
294,04
293,38
293,38
292,3
291,87
293,6
294,69
293,82
294,04
2009 293,17
293,6
n.b. I valori da applicare sono quelli in neretto collocati nella parte superiore delle celle
3) Legge 10/91 (Tariffa Ordine Architetti Milano) Anno
2007 2008 2009
Gennaio Febbraio Marzo
123,32 126,87 128,79
123,60 127,15 129,07
Aprile
123,80 127,83 129,07
Maggio
123,99 128,11 129,36
anno 1995: base 100 Giugno
124,37 128,79 129,65
Luglio
124,66 129,36 129,84
124,95 129,94 129,84
Agosto
giugno 1996: 104,2
Settembre Ottobre Novembre Dicembre
125,14 130,03 130,32
125,14 129,75 129,94
125,52 129,75 130,03
4) Legge 10/91 (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) anno 2000: base 100 5) Pratiche catastali (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Anno
2007 2008 2009
Gennaio Febbraio Marzo
113,31 116,57 118,34
113,58 116,84 118,60
Aprile
113,75 117,46 118,60
Maggio
113,93 117,72 118,87
Giugno
114,28 118,34 119,13
Luglio
114,55 118,87 119,31
114,81 119,40 119,31
6) Collaudi statici (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Anno
2007 2008 2009
Gennaio Febbraio Marzo
118,76 122,18 124,02
119,03 122,45 124,30
Aprile
119,22 123,10 124,30
Maggio
119,40 123,38 124,58
Giugno
119,77 124,02 124,86
120,05 124,58 125,04
120,33 125,13 125,04
2002 105,42
2003 108,23
8) Tariffa Dlgs 626/94 (Tariffa CNA) Indice da applicare per l’anno
2000 113,89
2001 117,39
2000 105,51
2001 108,65
Agosto
114,99 119,22 119,40
115,34 119,22 119,48
120,51 124,95 125,13
2003 123,27
2002 111,12
2003 113,87
116,22 118,60
gennaio 1999: 108,2
120,88 124,95 125,23
2006 114,57
121,34 124,49
121,81 124,30
gennaio 2001: 110,5 2007 116,28
anno 1995: base 100 2002 120,07
115,78 118,78
Settembre Ottobre Novembre Dicembre
120,51 125,23 125,50
2005 112,12
2008 119,63
2009 121,44
novembre 2001: 110,6
2004 125,74
9) Tariffa pratiche catastali (Tariffa Ordine Architetti Milano) Indice da applicare per l’anno
Settembre Ottobre Novembre Dicembre
114,99 119,48 119,75
anno 2001: base 100
2004 110,40
126,48 129,07
dicembre 2000: 113,4
anno 1999: base 100 Luglio
7) Tariffa Antincendio (Tariffa Ordine Architetti Milano) Indice da applicare per l’anno
Agosto
126,00 129,27
2005 127,70
2006 130,48
anno 1997: base 100
2004 116,34
2005 118,15
2006 120,62
2007 132,44
2008 136,26
2009 138,32
febbraio 1997: 105,2 2007 122,43
2008 125,95
2009 127,85
Tariffa P.P.A. (si tralascia questo indice in quanto non più applicato) Con riferimento all’art. 9 della Tariffa professionale legge 2.03.49 n° 143, ripubblichiamo l’elenco, relativo agli ultimi anni, dei Provvedimenti della Banca d’Italia che fissano i tassi ufficiali di sconto annuali per i singoli periodi ai quali devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato articolo 9 della Tariffa. Dal 2004 determinato dalla Banca Centrale Europea. Provv. della B.C.E. (4.12.08) dal 10/12/08 2,50% Provv. della B.C.E. (15.1.09) dal 21/1/09 2,00% Provv. della B.C.E. (5.3.09) dal 11/3/09 1,50% Provv. della B.C.E. (2.4.09) dal 8/4/09 1,25% Provv. della B.C.E. (7.5.09) dal 13/5/09 1,00% Con riferimento all’art. 5, comma 2 del Decreto Legislativo 9 ottobre 2002, n. 231, pubblichiamo i Provvedimenti del Ministro dell’Economia che fissano il “Saggio degli interessi da applicare a favore del creditore nei casi di ritardo nei pagamenti nelle transazioni commerciali” al quale devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato Decreto. dal 1.1.2007 al 30.6.2007
3,58% +7
10,58%
dal 1.7.2007 al 31.12.2007
4,07% +7
11,07%
dal 1.1.2008 al 30.6.2008
4,20% +7
11,20%
dal 1.7.2008 al 31.12.2008
4,10% +7
11,10%
dal 1.1.2009 al 30.6.2009
2,50% +7
9,50%
Comunicato (G.U. 30.7.2007 n° 175) Comunicato (G.U. 11.2.2008 n° 35)
Comunicato (G.U. 21.7.2008 n° 169) Comunicato (G.U. 2.2.2009 n° 26)
per valori precedenti consultare il sito internet del proprio Ordine.
Comunicato (G.U. 28.8.2009 n° 199) dal 1.7.2009 al 31.12.2009
2.258 iscritti dell’Ordine di Bergamo; 2.275 iscritti dell’Ordine di Brescia; 1.656 iscritti dell’Ordine di Como; 678 iscritti dell’Ordine di Cremona; 915 iscritti dell’Ordine di Lecco; 396 iscritti dell’Ordine di Lodi: 668 iscritti dell’Ordine di Mantova; 11.699 iscritti dell’Ordine di Milano; 2.363 iscritti dell’Ordine di Monza e della Brianza;
846 iscritti dell’Ordine di Pavia; 350 iscritti dell’Ordine di Sondrio; 2.220 iscritti dell’Ordine di Varese. Ricevono inoltre la rivista:
90 Ordini degli Architetti PPC d’Italia;
Interessi per ritardato pagamento
Comunicato (G.U. 5.2.2007 n° 29)
La rivista AL, fondata nel 1970, oggi raggiunge mensilmente tutti i 26.324 architetti iscritti ai 12 Ordini degli Architetti PPC della Lombardia:
1% +7
8,00%
Per quanto riguarda: Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, relativo al mese di giugno 1996 che si pubblica ai sensi dell’Art. 81 della Legge 27 luglio 1978, n. 392, sulla disciplina delle locazioni di immobili urbani consultare il sito internet dell’Ordine degli Architetti PPC di Milano. Applicazione Legge 415/98 Agli effetti dell’applicazione della Legge 415/98 si segnala che il valore attuale di 200.000 Euro corrisponde a Lit. 394.466.400.
1.555 Amministrazioni comunali lombarde;
Assessorati al Territorio delle Province lombarde e Uffici tecnici della Regione Lombardia; Federazioni degli architetti e Ordini degli ingegneri; Biblioteche e librerie specializzate; Quotidiani nazionali e Redazioni di riviste degli Ordini degli Architetti PPC nazionali; Università; Istituzioni museali; Riviste di architettura ed Editori.