dicembre 2003
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VI Congresso nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori
Mensile di informazione degli Architetti Lombardi Ordini degli Architetti delle Province di: Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi Mantova Milano Pavia Sondrio Varese
Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti via Solferino, 19 - 20121 Milano Anno 23 - Sped. in a.p. - 45% art. 2 comma 20/B - Legge 662/96 - Filiale di Milano
AL Mensile di informazione degli Architetti Lombardi numero 12 Dicembre 2003
Editoriale
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VI Congresso C.N.A.P.P.C. – Bari, 30. X - 1. XI 2003 Interventi di Raffaele Sirica, Massimo Gallione, Gianfranco Pizzolato
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Considerazioni sul Congresso Contributi degli Ordini di Bergamo, Cremona, Lecco, Milano
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Il Documento finale del Congresso
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Conversazioni Intervista a Leopoldo Freyrie
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“11 punti per costruire una linea” Il Dvd della Consulta Lombarda presentato a Bari
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Rassegna stampa
Progetto grafico: Gregorietti Associati
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Informazione Libri, riviste e media M ostre e seminari
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Indici e tassi
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I temi esposti dalla Consulta Lombarda a Bari di Stefano Castiglioni
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Sommario
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Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti, tel. 02 29002174 w w w.consultalombardia.archiw orld.it Segreteria: consulta.al@flashnet.it Presidente: Stefano Castiglioni; Vice Presidente: Daniela Volpi; Vice Presidente: Giuseppe Rossi; Segretario: Carlo Varoli; Tesoriere: Umberto Baratto; Consiglieri: Achille Bonardi, Marco Bosi, Franco Butti, Sergio Cavalieri, Simone Cola, Ferruccio Favaron Ordine di Bergamo, tel. 035 219705 www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Presidente: Achille Bonardi; Vice Presidente: Paola Frigeni; Segretario: Italo Scaravaggi; Tesoriere: Fernando De Francesco; Consiglieri: Barbara Asperti, Giovanni N. Cividini, Antonio Cortinovis, Silvano Martinelli, Roberto Sacchi (Termine del mandato: 18.3.03) Ordine di Brescia, tel. 030 3751883 www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Presidente: Paolo Ventura; Vice Presidente: Roberto Nalli; Segretario: Gianfranco Camadini; Tesoriere: Luigi Scanzi; Consiglieri: Umberto Baratto, Gaetano Bertolazzi, Laura Dalé, Paola E. Faroni, Franco Maffeis, Daniela Marini, Mario Mento, Aurelio Micheli, Claudio Nodari, Patrizia Scamoni (Termine del mandato: 2.10.02) Ordine di Como, tel. 031 269800 www.co.archiworld.it Presidenza e segreteria: architetticomo@archiworld.it Informazioni utenti: infocomo@archiworld.it Presidente: Franco Butti; Vice Presidente e Tesoriere: Gianfranco Bellesini; Segretario: Franco Andreu; Consiglieri: Marco Brambilla, Giovanni Cavalleri, Gianfredo Mazzotta, Marco Ortalli, Michele Pierpaoli, Corrado Tagliabue (Termine del mandato: 13.6.03) Ordine di Cremona, tel. 0372 535411 www.architetticr.it Presidenza e segreteria: segreteria@architetticr.it Presidente: Emiliano Campari; Vice Presidente: Carlo Varoli; Segretario: Massimo Masotti; Tesoriere: Federico Pesadori; Consiglieri: Edoardo Casadei, Luigi Fabbri, Federica Fappani (Termine del mandato: 1.8.03) Ordine di Lecco, tel. 0341 287130 www.lc.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilecco@archiworld.it Informazioni utenti: infolecco@archiworld. Presidente: Ferruccio Favaron; Vice Presidente: Elio Mauri; Segretario: Arnaldo Rosini; Tesoriere: Alfredo Combi; Consiglieri: Davide Bergna, Carmen Carabus, Massimo Dell’Oro, Gerolamo Ferrario, Massimo Mazzoleni (Termine del mandato: 15.2.03) Ordine di Lodi, tel. 0371 430643 www.lo.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilodi@archiworld.it Informazioni utenti: infolodi@archiworld.it Presidente: Vincenzo Puglielli; Segretario: Paolo Camera; Tesoriere: Cesare Senzalari; Consiglieri: Samuele Arrighi, Patrizia A. Legnani, Erminio A. Muzzi, Giuseppe Rossi (Termine del mandato: 10.7.03) Ordine di Mantova, tel. 0376 328087 www.mn.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettimantova@archiworld.it Informazioni utenti: infomantova@archiworld.it Presidente: Sergio Cavalieri; Segretario: Manuela Novellini; Tesoriere: Michele Annaloro; Consiglieri: Francesco Cappa, Cristiano Guernieri, Paolo Tacci, Manolo Terranova (Termine del mandato: 25.5.03) Ordine di Milano, tel. 02 625341 www.ordinearchitetti.mi.it Presidenza: consiglio@ordinearchitetti.mi.it Informazioni utenti: segreteria@ordinearchitetti.mi.it Presidente: Daniela Volpi; Vice Presidente: Ugo Rivolta; Segretario: Valeria Bottelli; Tesoriere: Annalisa Scandroglio; Consiglieri: Giulio Barazzetta, Maurizio Carones, Arturo Cecchini, Valeria Cosmelli, Adalberto Del Bo, Marco Engel, Marco Ferreri, Jacopo Gardella, Emilio Pizzi, Franco Raggi, Luca Ranza (Termine del mandato: 15.10.01) Ordine di Pavia, tel 0382 27287 www.pv.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettipavia@archiworld.it Informazioni utenti: infopavia@archiworld.it Presidente: Marco Bosi; Vice Presidente: Lorenzo Agnes; Segretario: Quintino G. Cerutti; Tesoriere: Aldo Lorini; Consiglieri: Anna Brizzi, Maura Lenti, Paolo Marchesi, Giorgio Tognon (Termine del mandato: 2.10.03) Ordine di Sondrio, tel. 0342 514864 www.so.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettisondrio@archiworld.it Informazioni utenti: infosondrio@archiworld.it Presidente: Simone Cola; Segretario: Fabio Della Torre; Tesoriere: Giuseppe Sgrò; Consiglieri: Giampiero Fascendini, Giuseppe Galimberti, Francesco Lazzari, Giovanni Vanoi (Termine del mandato: 19.2.03) Ordine di Varese, tel. 0332 812601 www.va.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettivarese@archiworld.it Informazioni utenti: infovarese@archiworld.it Presidente: Riccardo Papa; Segretario: Emanuele Brazzelli; Tesoriere: Gabriele Filippini; Vice Presidente: Enrico Bertè, Antonio Bistoletti, Minoli Pietro; Consiglieri: Claudio Baracca, Maria Chiara Bianchi, Claudio Castiglioni, Stefano Castiglioni, Orazio Cavallo, Giovanni B. Gallazzi, Laura Gianetti, Matteo Sacchetti, Giuseppe Speroni (Termine del mandato: 3.7.03)
Stefano Castiglioni
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Editoriale
Il tema primario del congresso “ Dai 100 degli anni ’90 ai 1.000 concorsi di oggi – mille nuove architetture – cambia l’Italia” , tenutosi a Bari dal 30 ottobre al 1° novembre 2003, ha sicuramente restituito, con efficaci effetti visuali più che con parole e documenti, un messaggio in termini essenziali e immediati per una platea ben più vasta degli operatori architetti, rivolgendosi direttamente a una opinione pubblica oggi certamente attenta alla qualità architettonica e consapevole del fatto che questa rappresenta un diritto della collettività. Gli Ordini lombardi, a latere dell’impegno mediatico rivolto come si è detto essenzialmente all’” esterno” , hanno tuttavia inteso offrire un contributo aggiuntivo e peculiare, sottolineando l’esigenza di trasferire le enunciazioni di principio, già esposte a Torino nell’autunno ’99, in atti concreti, di passare quindi dalla teorizzazione al campo applicativo, di concludere l’attuale congresso con “ testi” piuttosto che, come in passato, con “ manifesti” . Senza dunque nuovamente ribadire il ruolo dell’architettura nella formulazione già pienamente condivisa quattro anni or sono e senza soffermarsi oltre sul riconoscimento della professione “ intellettuale” , sul ruolo “ etico” che alla stessa compete, peraltro ancora al centro dell’imminente dibattito (vedasi la tematica di cui alla definizione “ professionalismo-terza logica” ), si è preferito soffermarsi sul bilancio di quanto sinora positivamente perseguito ed effettivamente raggiunto: • la promulgazione del Dpr 328/2001con la riforma di corsi di laurea; • l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri della “ Legge quadro sulla qualità architettonica” ; • il disegno di legge sulla riforma delle professioni in avanzato itinere; affinché siano completati e perfezionati gli esiti legislativi e possa avviarsi una concertazione sistematica con le istituzioni in primis su scala regionale (per via del ruolo determinante assegnato dal titolo V della Costituzione alla legislazione concorrente in cui ricadono ambiti strettamente attinenti alla nostra professione (governo del territorio, lavori pubblici, valorizzazione dei beni culturali e ambientali). Se, infatti, per aspetti che investono l’ambito statale il Consiglio Nazionale ha potuto operare con efficacia e risultati, non altrettanto si può dire sia avvenuto a scala regionale ove la legislazione del territorio, dell’ambiente, delle opere pubbliche ha dato luogo a una situazione frazionata e decisamente differenziata, se non ad una vera e propria “ diaspora disciplinare” , cui gli Ordini Provinciali hanno avuto difficoltà a relazionarsi. Purtroppo le difficoltà di raccordo con il pre-esistente impianto legislativo professionale hanno finito, nei disegni di legge in itinere di riforma delle professioni (Vietti e Mantini), col produrre evasività circa un’adeguata rappresentatività istituzionale a scala regionale degli Ordini: il compito sopraesposto, peraltro ineludibile, resterà pertanto ancora demandato al Consiglio Nazionale e soprattutto ai singoli Ordini. La Consulta Lombarda, producendo nel dibattito congressuale una serie di specifici contributi relativi ad “ aree di intervento” , costituite da problematiche attuali, urgenti e critiche su cui incidere tempestivamente, documentando iniziative in corso ed esiti ottenuti, ha inteso evidenziare come sia comunque possibile sin d’ora, senza attendere riforme e codifiche di ruoli, intervenire su poteri e problemi che travalicano l’ambito provinciale, traducendo l’esperienza di undici Ordini, nel rispetto delle singole specificità e autonomie, in una espressione regionale unitaria e coordinata.
VI Congresso C.N.A.P.P.C. Bari, 30. X - 1. XI 2003
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Bari - VI Congresso nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori
VI Congresso C.N.A.P.P.C.
di Raffaele Sirica Presidente C.N.A.P.P.C. Le direttive europee Stiamo vivendo, oggi, in Europa, come mai era accaduto nel passato, la fase più intensa e delicata della stagione di riforme, europee, nazionali e regionali, riguardanti il prossimo futuro di tutte le professioni intellettuali. La nuova Direttiva Servizi, Appalti Pubblici e Forniture, che modificherà anche le leggi nazionali e regionali sui lavori pubblici, la nuova Direttiva sul Reciproco Riconoscimento delle Qualifiche Professionali, che consentirà finalmente la piena circolazione dei professionisti nel mercato unico, ora all’esame del Parlamento europeo, e poi la nuova Carta Costituzionale Europea, che è oggetto di discussione tra gli stati membri, rappresentano eventi decisivi per il futuro di tutti i cittadini d’Europa. E poi nel nostro Paese, la nuova fase federalista, derivante dalla modifica del Titolo V della Costituzione, rende molte materie, compresa quella delle professioni intellettuali, oggetto della Legislazione concorrente Stato - Regioni. Una fase del tutto nuova, assai difficile, a causa della confusione, anche giuridica, nella stessa definizione di concorrenza. I professionisti italiani, allora, organizzati nel Comitato Unitario delle Professioni, per primi si sono candidati ad assistere le Istituzioni, nella nuova fase federalista, e relativamente alle importanti materie che li riguardano, attraverso l’impegno corale delle proprie strutture centrali e periferiche, contribuiscono all’armonizzazione delle iniziative legislative, alle varie scale istituzionali. Il progetto italiano di riforma delle professioni intellettuali Per la prima volta nella storia delle professioni italiane si è ottenuta la piena convergenza sullo stesso testo di tutte gli Ordini e Collegi italiani, di tutte le Casse di Previdenza, di tutti i sindacati delle Professioni Regolamentate, e di parte di quelle cosiddette non regolamentate, nonché delle associazioni di professionisti, come l’ALP. Il mese scorso il ministro Castelli ha finalmente assunto come atto di governo il testo Vietti, che, pertanto, non è più un testo tecnico ma un testo politico. L’assunzione del Progetto Vietti come testo del governo da parte del Ministro della Giustizia è un primo passo importante. Si tratterà ora di integrare il Testo unificato della Commissione Giustizia del Senato con i princìpi, condivisi da tutte le professioni, contenuti nel testo Vietti. La legge La Loggia Contemporaneamente però, si è aperto un altro importante e decisivo fronte, in materia di legislazione concorrente, con il Ministero degli Affari Regionali. Poiché le professioni, così come molte altre materie, rimangono oggetto di legislazione concorrente, per il Go-
verno, il Ministro Enrico La Loggia ha una delega del Parlamento per stabilire, entro il prossimo giugno, per tali materie, quali sono i princìpi fondamentali. Si tratta di una nuova legge entrata in vigore, appunto, in agosto, e che, entro un anno, deve definire tali princìpi mediante Decreto Legislativo. Trattandosi dunque di un decreto legislativo, per questioni di tecnica parlamentare, questa fase diviene la marca di confine più importante. La revisione del Decreto 328 Altro tema strategico per le professioni italiane è quello della formazione permanente, della revisione del Decreto 328, degli esami di Stato e del tirocinio. Per la prima volta nella storia italiana, su questi temi, si è aperto presso il Ministero dell’Università un tavolo di confronto tra i presidenti nazionali delle professioni e i presidenti delle conferenze dei presidi. Il disegno di “Legge quadro sulla qualità architettonica” Il 25 luglio 2003 rappresenta una data storica per gli architetti italiani. Segna l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del disegno di “ Legge quadro sulla qualità architettonica” , fortemente voluto dagli architetti, e realizzato dall’azione corale degli Ordini degli architetti italiani. Una legge che può attivare quel processo virtuoso di riqualificazione urbana e dell’ambiente fondato sulla qualità delle nuove architetture, necessario per far ripartire con forza il nostro Paese, e porlo, così, tra i primi, se non addirittura in testa, nella competizione internazionale propria del turismo qualificato e dell’industria culturale. Il provvedimento, realizzato in perfetta simbiosi con i Ministri Urbani, costituisce il felice esito di un processo che aveva visto gli Ordini riuscire a trasformare il loro Manifesto del Congresso di Torino del ‘99 nella Risoluzione sulla qualità architettonica dell’ambiente urbano e rurale, approvata all’unanimità dal Consiglio dell’Unione Europea nel 2000. Il disegno di legge quadro rilancia definitivamente il concorso di progettazione in linea con gli altri Paesi d’Europa, e raccomanda una particolare attenzione al coinvolgimento delle giovani professionalità. In particolare introduce l’obbligo del concorso di idee e di progettazione per l’ideazione e la progettazione di tutte le opere di competenza dei Ministeri delle Infrastrutture e dei Beni culturali. In conclusione, possiamo affermare che attraverso questa legge, è possibile attivare, anche nel nostro paese, con la rete degli Ordini, quel processo di “ democrazia urbana” già consolidato in Europa: attraverso i concorsi, associare amministratori, professionisti e cittadini al fine di realizzare il diritto fondamentale di tutti ad un ambiente fatto di architetture di qualità. Si possono così recuperare, nel nostro paese, cinquant’anni di architettura interrotta. “ Architettura interrotta” è uno slogan nato ad Assisi nel 1998.
Il condono edilizio Si tratta, oggi, con la nuova legge di tentare di recuperare rapidamente cinquant’anni di architettura interrotta. Si tratta anche, però, di uscire finalmente da una fase post bellica e guardare veramente all’Europa. Ma, attenzione, nei maggiori paesi europei, se chiedete ad un architetto cosa sia un condono edilizio, egli vi guarderà sbigottito, poiché gli riuscirà impossibile associare logicamente le due parole, edilizia e condono. Il condono edilizio, è totalmente sconosciuto nei paesi europei più sviluppati, e costituisce, nel nostro paese, sciaguratamente, un atto in stridente contraddizione con qualsiasi azione positiva che riguardi la qualità dell’ambiente. Come ha affermato coraggiosamente il ministro Giuliano Urbani, non solo il condono rappresenta un insulto al paesaggio, ma anche un atto di devastazione dello stato di diritto. La mostra Urban Center Italia del VI Congresso La mostra Urban Center Italia, ha rappresentato la volontà di segnare con forza il processo di cambiamento che è in atto nel nostro Paese negli ultimi 4 anni. Una inversione di una tendenza storica che ha visto in prima fila i 102 Ordini italiani e i quasi mille consiglieri che hanno dedicato la loro professionalità e il loro tempo affinché questo avvenisse.
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VI Congresso C.N.A.P.P.C.
Da Assisi ’98 a Torino ’99, a Bari 2003 Ad Assisi, esattamente cinque anni fa, si tenne la Prima Conferenza sulla Politica Europea per l’Architettura. Si parlò di Architettura italiana interrotta, dopo tremila anni di formidabile continuità. E la causa della crisi fu sintetizzata nello slogan: “ mille concorsi all’anno in Francia e in Germania, poche decine in Italia.” La conferenza di Assisi, si collocava in un delicato momento per l’architettura e per gli architetti italiani. Il Consiglio nazionale degli architetti aveva, da poco, avuto ragione, in sede di Commissione europea, su un decreto del Governo Prodi (noto come decreto Karrer, poi definitivamente soppresso da una legge comunitaria dello scorso anno) poiché le gare realizzate attraverso l’offerta economicamente più vantaggiosa, dell’epoca, premiavano solo la capacità economica dei partecipanti, a vantaggio dei grandi gruppi, e trascuravano le regole europee, escludendo soprattutto i giovani professionisti meritevoli. Cinque anni fa, al tempo di Assisi ’98, la parola architettura era completamente assente sulla grande stampa nazionale. Il “ Corriere della Sera” , per Assisi, titolò: Architettura, consulto mondiale per una Cenerentola. Eppure l’architettura, in Europa, era proprio uno dei principali indicatori dello sviluppo economico dei paesi dell’Unione. Pensiamo alle nostre banconote europee, agli Euro: l’Unione europea, avendo la necessità di identificare nuovi simboli emblematici dell’unità, li ha rintracciati nell’architettura, rappresentando sui fronti della cartamoneta, sequenze di segni architettonici che alludono a connotazioni della sua storia. I valori più modesti delle banconote mostrano elementi di
architetture più antiche; i valori dei livelli intermedi delle banconote rappresentano architetture più recenti; al settimo livello – all’ultimo e più elevato valore (la banconota da 500 euro) – si mostrano segni e simboli architettonici della città del futuro. Metafora chiara, che lega appunto i maggiori valori delle banconote alle architetture più recenti e future. Allora è necessario che l’architettura del futuro, ben impressa sulla cartamoneta di maggior valore, torni ad essere fondamentale, anche per paesi come il nostro, che l’avevano estromessa dalla loro attuale cultura, o meglio, paesi dove spesso è diffusa la credenza che l’architettura rappresenti solo un valore del passato. Ad Assisi, nel ‘98, nacque anche il Forum Europeo per le politiche architettoniche. Il Forum, costituito dalle amministrazioni dei quindici stati membri che si occupano di architettura, e dalle organizzazioni degli architetti europei, ha prodotto La Risoluzione sulla Qualità Architettonica dell’ambiente urbano e rurale, approvata dai Ministri della Cultura Europei, nel semestre di presidenza francese. Dunque già all’ultimo congresso, quello di Torino’99, gli architetti italiani avevano ottenuto un primo importante risultato: avevano salutato il Disegno di legge per la promozione della cultura architettonica e urbanistica, proposto dell’allora Ministro dei Beni Culturali Giovanna Melandri. Il Disegno di legge non riuscì a concludersi nella passata legislatura, e però parecchi furono i provvedimenti che lo surrogarono grazie all’azione del Ministro Melandri.
Allo slogan di Assisi’98: Mille concorsi all’anno in Francia e in Germania, poche decine in Italia è possibile oggi sostituire quello del nostro VI Congresso: Dai 100 degli anni ’90 ai 1000 concorsi di oggi, mille nuove architetture: cambia l’Italia. Va sottolineato, inoltre che ai mille nuovi concorsi hanno partecipato decine di migliaia di architetti, offrendo un contributo, il più delle volte completamente gratuito, per realizzare al massimo la competizione delle idee. La mostra nasce dall’Osservatorio Concorsi che sarà disponibile su internet a partire dal prossimo anno e che permetterà a chiunque di conoscere quello che sta avvenendo in ogni regione e provincia italiana. La rete degli Ordini assicurerà il suo aggiornamento.
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Gli altri temi di Bari Sono stati messi a fuoco i temi più attuali vissuti nelle città europee. Dal “ trattamento choc” , come l’ha definito “ Le Monde” , a cui saranno sottoposti i grandi insediamenti popolari delle periferie francesi, alle importanti trasformazioni delle città europee. Poi molti seminari, incontri, tavole rotonde di grande prestigio: si è parlato del progetto europeo GAUDI (Governo, Architettura, Urbanistica, Democrazia e Interazione). Quattordici Istituzioni di nove Paesi sono impegnate per far crescere i rapporti tra la cultura architettonica e le esigenze della società civile. L’Istituto di Cultura Architettonica (I.C.AR.), del C.N.A.P.P.C., unico partner italiano, coordina 2 degli 8 progetti attivati da GAUDI: 1. Il Club dei Leader che riunisce qui a Bari oltre 30 rappresentanti della politica, delle istituzioni, sindaci, critici e architetti di 6 paesi europei (Francia, Spagna, Olanda, Inghilterra, Belgio e Italia) che si incontrano per confrontarsi su leggi, politiche e iniziative in grado di incentivare l’architettura di qualità tra competizione e cooperazione. 2. La prima Festa europea dell’Architettura 2004 Aperta a chiunque voglia partecipare realizzando un evento per la diffusione dell’architettura al grande pubblico nel corso del 2004. Nel novembre 2004, inoltre grazie all’iniziativa degli Ordini di Genova ed Avellino si potrà realizzare quella Nave degli Architetti annunciata a Torino. La Nave, ricordando il Patris II di Le Corbusieur e la Carta d’Atene, partirà a novembre da Venezia per raggiungere Genova, Capitale Europea della Cultura 2004. Inoltre si sono tenuti: • un incontro con le Redazioni delle pubblicazioni di Ordini e Federazioni; • un seminario sulla Trasparenza e sicurezza degli edifici; • una tavola rotonda L’architetto nella rete (gli architetti disegnano il proprio futuro nel Web) • un incontro su Architettura e diversabilità Infine, sul tema del comunicare architettura sono stati invitati i principali attori che incidono profondamente sul futuro dell’architettura nel nostro Paese a discutere sui risultati delle due importanti indagini svolte in questi ultimi mesi, la prima dall’Abacus Gli italiani e l’architettura, condotta dalla Fondazione degli architetti di Torino, e la seconda dal Censis: L’architettura come elemento di valore dello sviluppo, voluta dal Consiglio Nazionale in continuità di quella svolta nel 1999 in occasione del V Congresso nazionale. Infine, il tavolo dell’UIA ha affrontato, insieme al suo presidente Jaime Lerner due temi: il primo è stato legato ad una grande iniziativa nelle città, il secondo ha riguardato le strategie in prospettiva del Congresso mondiale degli architetti di Torino 2008. La celebrazione delle città è un grande progetto lanciato dall’Unione Internazionale degli architetti.
L’idea è quella di creare attraverso un concorso di idee a scala mondiale dinamismi in favore dei cittadini e dei luoghi da essi vissuti. Un concorso mondiale per Interventi puntuali; delle agopunture urbane come ama definirli Jaime Lerner, che, con effetto domino, creino una rinascita e una crescita della qualità urbana. E a proposito di agopunture urbane, lo scorso anno, senza aver ancora conosciuto Jaime Lerner, in una magica coincidenza architettonica, così scrivevo su “ l’Architetto” : “ A Berlino, Torino ha battuto Tokio, Siviglia e Busan, poiché ha vinto un’idea-progetto assunta in una singolare metafora: la Mole Antonelliana quale antenna che trasmette messaggi di democrazia urbana alle istituzioni e ai cittadini del mondo, attraverso la rete organizzata degli architetti. Una rete che ormai, se collegata e attiva, può essere straordinariamente efficace. È un’immagine che ricorda le antenne fatte di architetture nate dalla fantasia di Umberto Eco nel Pendolo di Foucault: architetture come spinotti ermetici infissi sulla crosta del globo. Un reticolo di stazioni ricetrasmittenti che si comunicano a vicenda le potenze e le direzioni dei fluidi, gli umori e le tensioni delle misteriose correnti sotterranee. Allora trasmettere architettura, attraverso i nodi della rete, può significare: captare i fluidi sotterranei positivi latenti, riportarli in superficie, renderli comprensibili, comunicarli alla società, coinvolgere i poteri decisionali, i professionisti, gli utilizzatori. Con la democrazia urbana.” Affinchè l’architettura e la qualità dell’ambiente diventino un fondamentale diritto di tutti i cittadini del mondo, nel nuovo tempo.
Etica della professione e qualità della progettazione di Massimo Gallione Vice Presidente C.N.A.P.P.C. Dal 1997 ad oggi C.N.A. e Ordini hanno sempre privilegiato il tema del concorso, non solo proponendolo alle amministrazioni pubbliche e ai privati, ma cercando di incidere concretamente con miglioramenti che via via lo stanno facendo diventare uno strumento sempre più convincente. Ma perché insistiamo tanto sul tema dei concorsi? Principalmente per un aspetto etico legato in modo indissolubile al fondamento della nostra professione e cioè la ricerca della migliore qualità architettonica in rapporto con le esigenze della società in cui viviamo. Questo aspetto etico cerchiamo di praticarlo in base ad alcuni princìpi sostanziali: • il principio di interesse pubblico che giace nel rapporto tra il concorso e la necessità oggettiva di miglioramento della qualità architettonica; • il principio di concorrenza tra progettisti, soprattutto in ambito di gare pubbliche, che lo strumento del concorso riesce a soddisfare appieno; • la possibilità che i giovani progettisti hanno di emergere in occasione di concorsi, soprattutto di idee, con procedura anonima, laddove con la gara, visti i numerosi requisiti richiesti, non ne avrebbero assolutamente; • il confronto fra più soluzioni progettuali permette l’identificazione delle migliori soluzioni progettuali a tutto vantaggio dell’ente banditore; • il principio della trasparenza negli incarichi: in conseguenza di una scelta motivata mediante una giuria di esperti che determina secondo criteri qualitativi il progetto vincitore. In base a questi princìpi il tema del concorso è sempre stato alla base delle nostre iniziative negli ultimi sei anni.
Il disegno di Legge Quadro sulla Qualità Architettonica, varato ad agosto 2003 dal Consiglio dei Ministri rilancia definitivamente il concorso di progettazione in linea con gli altri Paesi d’Europa, e raccomanda una particolare attenzione al coinvolgimento delle giovani professionalità. In particolare s’introduce l’obbligo del concorso di idee e di progettazione per l’ideazione e la progettazione di tutte le opere di competenza dei Ministeri delle Infrastrutture e dei Beni culturali. Per incoraggiare il ricorso da parte di soggetti pubblici e privati ai concorsi viene istituito un fondo che fa capo al dicastero dei Beni culturali, ripartito secondo modalità che saranno dettate da un decreto dei Beni culturali e delle Infra-
stione trasparente ed efficace ai fini dell’interesse pubblico. Vediamone alcuni aspetti: nella legislazione europea degli ultimi due decenni si è affermato il principio che gli appalti di servizi, anche nel campo dell’architettura, possono avvenire, solo tramite due sistemi che si possono così semplificare: o tramite il sistema dei numeri, o tramite il sistema del giudizio legato all’intuitu personae e cioè alla capacità insindacabile di un soggetto esperto in una materia di giudicare un altro soggetto, sulla stessa materia. Entrambi i soli due sistemi consentiti dalla norma, come è ovvio, possiedono pregi e difetti. Come è facile constatare il concorso è intimamente legato, sia eticamente che normativamente, ad un sistema di giu-
strutture. Un ruolo nell’elaborazione degli interventi potrà spettare, infine, alla neo-costituita Fondazione per la Qualità Architettonica che si candida a svolgere un ruolo simile a quello della MIQCP francese. Il provvedimento interviene anche sulla “ Merloni” puntando al definitivo rafforzamento della procedura del concorso di progettazione. Si rendono più trasparenti le giurie e si consolida la programmazione dei concorsi attraverso la valorizzazione del “ documento preliminare” . È innegabile che la società si stia accorgendo di tutto il complesso lavoro compiuto dal C.N.A. e dagli Ordini nel settore dei Concorsi. I concorsi stanno aumentando di numero e di importanza; l’architettura ritorna, positivamente, oltre che sulle pagine culturali ed economiche, anche sulle prime pagine dei giornali più importanti. Proprio nel dibattito avvenuto durante l’estate, sulla stampa nazionale, si evince una sorta di richiesta, ma anche di riconoscimento su questo tema e cioè che gli Ordini si possono assumere anche l’onere della gestione delle norme sul giudizio nell’ambito dei concorsi. Argomento molto complesso per le sue innumerevoli implicazioni etiche e nel campo del diritto, ma argomento ineludibile se vogliamo candidarci autorevolmente a questo importante ruolo sociale. Argomento che però in tutti questi anni non ci ha visto inerti: anzi. Tutte, ma proprio tutte, le norme richieste ed ottenute in questi anni mirano sempre a quello scopo: di ottenere non solo la promozione dei concorsi, ma anche una loro ge-
ria costituito come sommatoria e mediazione di decisioni di singoli soggetti esperti, prese a titolo personale, in base alle proprie competenze e responsabilità. Punto essenziale, quindi, è un livello ragionevolmente ottimale di qualificazione dei componenti della giuria ed un sistema trasparente ed efficace nella scelta dei singoli soggetti. È quindi intuibile che se accanto agli evidenti successi in ambito normativo, accanto ai finanziamenti ottenuti e a quelli che si stanno ottenendo a favore dei concorsi, non possiamo non ritenere, nel prossimo futuro, di dare una risposta complessiva e coordinata in questo settore da parte dell’intero sistema ordinistico. Ritengo che nei prossimi dodici mesi dovremo tutti insieme operare in tal senso.
Professionalismo - Terza logica a cura di Gianfranco Pizzolato Vice Presidente Aggiunto C.N.A.P.P.C. Il primo Congresso Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori si è concluso a Bari con un documento approvato per acclamazione dai delegati, e ha tracciato una nitida linea programmatica per la politica professionale dei prossimi anni, additando con chiarezza le leve legislative nazionali, europee e regionali su cui intervenire. Il Congresso ha posto al centro delle proprie riflessioni la
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centralità del ruolo delle professioni intellettuali nella società post-industriale e le strategie della comunicazione con la società e il cittadino.
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Professionalismo - Terza logica Il Congresso ha evidenziato come la più recente e qualificata sociologia, l’azione del legislatore europeo e nazionale e la dottrina giuridica abbiano riconosciuto ormai l’esistenza di una “ Logica” propria delle professioni intellettuali. Logica autonoma e terza, rispetto a quelle del mercato e della burocrazia; essa riconosce dignità ed autorevolezza al ruolo delle professioni nella società, nel presupposto che queste fondano sul lavoro una propria peculiare missione di vita, adempiendo appieno al dettato costituzionale di garanzia e salvaguardia dell’interesse generale, pur nell’esercizio delle libertà economiche. Tale logica si differenzia quindi sia dalla logica del mercato tesa nei nuovi scenari della globalizzazione a ridurre il valore del lavoro a mero miglioramento delle condizioni retributive e ad incrementare il bisogno dei beni di consumo, sia dalla logica della burocrazia che punta esclusivamente all’efficientismo produttivo e quindi alla separazione dei saperi e alla loro specializzazione. Il Congresso dell’Architettura italiana si è mostrato consapevole che per il “ riconoscimento” delle professioni, non è sufficiente una pretesa enucleazione sul piano fenomenologico, ma è bensì necessario che le stesse (professioni) siano espressamente qualificate e determinate normativamente. L’Architettura italiana vuole far conoscere e riconoscere: “l’ideologia della propria professione” , esplicitando a pieno le sue peculiarità con riferimento a • il ruolo etico e la professione; • la professione e il ruolo di indipendenza fra pubblico e privato. Coerentemente con tali premesse oggi l’Architettura italiana pretende l’emanazione di una legge Quadro sulle professioni intellettuali. Di questa molto si è detto e si sa: sui nuovi ruoli e sul riconoscimento degli Ordini professionali, sul sistema duale Ordini-Associazioni; poco si è ancora evidenziato quanto il noto disegno Vietti/Commissione, innovi sul piano dell’organizzazione delle attività professionali per migliorarne la competitività. Legge quadro sulle professioni (Il d.d.l. Comm.ne Vietti) Per valutare la portata innovativa del progetto di riforma ordinamentale delle professioni, è utile una ricognizione su alcune questioni che nel tempo si sono trasformate in apparenti dogmi che continuano a suggestionare le riflessioni in materia: in primo luogo quello della personalità della prestazione professionale e l’identificazione di quest’ultima con l’opera intellettuale, questione attorno alla quale a ben vedere ruotano i ruoli cruciali della materia da riformare. Nell’impostazione della dottrina giuridica tradizionale, l’identificazione della prestazione professionale col lavoro autonomo è stato sostenuto in ragione della collocazione delle professioni nel titolo terzo del libro quinto del C.C., dedicato appunto al lavoro autonomo: conseguentemente si è risolto l’ordinamento delle professioni nella disciplina del contratto d’opera intellettuale da cui sono stati tratti i princìpi informatori, primo tra tutti, quello della personalità della prestazione, ossia della diretta ed immediata esecuzione dell’opera da parte del professionista. L’analisi della legislazione di settore dimostra invece che sì il contratto d’opera può essere considerato il negozio tipico dell’esercizio professionale, ma certamente non è quello esclusivo: lo appalesa il fatto che la giurisprudenza civile più recente ha ritenuto che le professioni tecniche contraggono (anche nel settore dei lavori privati) una obbligazione di risultato.
La tesi che risolve l’attività professionale nella prestazione d’opera intellettuale, risulta del resto superata anche alla luce della legislazione vigente. La professione appare sempre più preordinata, non solo alla produzione di opera intellettuale, ma anche di atti giuridici e soprattutto di servizi (a tale riguardo si pensi alla progettazione di lavori pubblici così come disciplinata dall’art.16 della L. 109/94). Ciò comporta che oggi alla stessa non può essere più considerata estranea quella di produzione di servizi (fattispecie che, nella dottrina tradizionale, era riservata espressamente al solo imprenditore). Nella legislazione vigente, del resto, non è mai stabilito espressamente che la professione si risolve nel lavoro intellettuale, ma piuttosto le professioni configurano un’attività, un comportamento che (in funzione di interessi o valori sociali ultra individuali) diviene immediato punto di riferimento della disciplina gius-pubblicistica, a prescindere dalla natura e dal negozio giuridico che regolamenta la singola prestazione. La definizione legislativa di professione intellettuale “ La riforma” dovrà tener conto di tale ricognizione per definire l’ambito oggettivo della legge dettando, per la prima volta, espressamente la nozione di professione intellettuale, chiarendo che la stessa è: “ l’attività, anche organizzata, diretta al compimento di atti ovvero la predisposizione di servizi ed opere a favore di terzi, esercitata abitudinalmente in via prevalente con lavoro intellettuale per la quale è richiesto un titolo universitario o equipollente avente valore legale” . La professione dovrà conseguentemente configurarsi come “ espressione unitaria” di atti di diversa natura e regolamentazione che vengono ad essere assoggettati ad unità e disciplina in ragione di precise finalità, ovvero: • la tutela degli interessi generali sui quali incide; • la valorizzazione della sua rilevanza economico e sociale; • la tutela dell’interesse generale al corretto esercizio della professione; • la tutela dell’affidamento della clientela e della collettività. Esigenza organizzativa nel lavoro professionale L’esplicita presenza dell’” organizzazione” nella definizione legislativa di professione intellettuale, consentirà di dare definitivamente conto di quell’elemento organizzativo, che si riscontra già nell’Art. 2232 del Codice Civile quando consente al professionista di avvalersi di ausiliari e sostituti, ma anche nell’Art.2238 quando estende a questi ausiliari e sostituti la tutela del lavoro e dell’impresa. Dell’esigenza organizzativa si fa carico il progetto di riforma, prevedendo esplicitamente che l’attività professionale possa anche essere organizzata, senza con ciò subire l’attrazione da parte dello Statuto dell’impresa, come invece sostenuto dalla giurisprudenza oggi; dovendo piuttosto essere, per la prima volta, sostenuta la necessaria prevalenza del lavoro intellettuale, su cui si fonda la professione. Il lavoro intellettuale deve risultare prevalente e diventare criterio identificativo per la qualificazione dell’attività. Del resto, la dottrina più attenta ha già avvertito che la sottrazione allo statuto dell’imprenditore del professionista si basa proprio sul permanere della distinzione fra opera intellettuale e servizio. Occorre quindi che si escluda – in modo radicale – l’applicazione della disciplina d’impresa a favore della cosiddetta “ società senza impresa” , coerentemente con il dettato dell’Art. 2247 che riconduce la creazione delle società, non allo svolgimento dell’attività imprenditoriale, ma dell’attività economica, ed attività economica è anche l’esercizio professionale.
In merito a trasparenza e sicurezza degli edifici Più che la problematica del “ fascicolo del fabbricato” , la cui attivazione tra l’altro resta condizionata (per ciò che attiene i fondamentali presupposti di assenso amministrativo) all’attuazione di una diffusa “ codifica informatizzata delle pratiche edilizie” (attuata per ora solo episodicamente in pochissimi comuni lombardi) e che rischia inoltre di assumere i connotati di un “ censimento” con i limiti di uno strumento conoscitivo temporaneo e quindi non propositivo, l’obiettivo vero resta piuttosto la redazione di una normativa “ prestazionale” per l’edilizia in grado di superare e consentire di accantonare quella anacronistica “ prescrittiva” propria degli attuali regolamenti edilizi comunali e igienico-sanitari delle A.S.L.. Una significativa prima opportunità in proposito è stata offerta dalla collaborazione con l’Assessorato regionale alle OO.PP. a proposito dell’attuazione del recentissimo D.M. “ 20.000 abitazioni in affitto” per delineare una qualità tipologica ed edilizia specifica per l’uso residenziale-sociale. È stato anzitutto sancito il principio per l’ente pubblico preposto della “ promozione della qualità della casa secondo declinazioni di quaClassi di esigenze 1. comfort termico e igro-termico
2. comfort acustico
3. comfort visivo
4. qualità dell’aria indoor 5. qualità d’uso
lità architettonica, qualità ambientale e tecnica, qualità di servizio” . Per beneficiare di provvedimenti legislativi di edilizia pubblica regionali (vedi i decreti ministeriali “ 20.000 abitazioni in affitto” , “ Contratti di quartiere” , “ Alloggi in affitto per gli anziani del 2000” , “ Programmi regionali per l’edilizia residenziale sociale” ) saranno infatti richiesti d’ora innanzi dalla Regione Lombardia “ standard prestazionali” del manufatto edilizio in sede sia di progettazione che di esecuzione e collaudo. Detti standard prestazionali, a oggi identificati e richiesti, che dovranno essere garantiti nel progetto, sono riconducibili a 5 ambiti: • 1. comfort termico e igro-termico; • 2. comfort acustico; • 3. comfort visivo; • 4. qualità dell’aria indoor; • 5. qualità d’uso. Si dovranno quindi adottare e certificare esiti progettuali e costruttivi tesi al raggiungimento attuale delle “ soluzioni progettuali di riferimento” e delle “ prestazioni attese” e cioè all’esito di performances riscontrabili oggettivamente. In proposito si intende riferirsi all’ottenimento di performances prestazionali oggettivamente riscontrabili, anche mediante accertamenti strumentali, sulla base del quadro riepilogativo sotto riportato:
Obiettivi e soluzioni progettuali di riferimento 1.1 temperatura dell’aria nell’alloggio 1.2 comfort termo-igrometrico 1.3 inerzia termica 2.1 isolamento acustico di facciata 2.2 isolamento acustico delle partizioni interne 2.3 isolamento acustico da calpestío 2.4 isolamento acustico dei sistemi tecnici 3.1 illuminazione naturale e radiazione solare diretta 3.2 uniformità di illuminamento – – qualità della luce interna 4.1 ventilazione e ricambi d’aria nell’alloggio 5.1 manutenzione 5.2 sicurezza dell’edificio – safety e security 5.3 contenimento dei consumi 5.4 fruibilità dell’organismo edilizio e spazi multifunzionali comuni 5.5 flessibilità degli spazi interni e arredabilità degli alloggi
L’obiettivo finale, benché arduo, resta in ogni caso l’estensione di detto criterio normativo a tutte le tipologie di intervento e soprattutto l’adozione generalizzata di tali nuovi criteri normativi in definitiva sostituzione degli attuali modelli obsoleti, vessatori e costrittivi (in
primisi Regolamenti d’igiene A.S.L.). (vedi documento 1: Linee guida per normativa prestazionale per edilizia residenziale sociale elaborata da Assessorato OO.PP. Regione Lombardia con collaborazione della Consulta Lombarda – Giovanni Cavalleri)
Sul governo del territorio (rapporto tra programma piano e progetto) Si è intervenuto: • con una puntuale disamina dei problemi posti dal raccordo, non sufficientemente considerato tra normativa nazionale e normativa regionale che comunque resta una riflessione prioritaria per qualsiasi successiva elaborazione o proposta; • sia analizzando l’esperienza della Consulta Lombarda circa la concertazione con l’Assessorato Regionale al Territorio a proposito del nuovo testo unico urbanistico regionale (illustrando in sintesi la legge e gli interventi svolti in un rapporto passo-passo fino alla sua formulazione finale); • sia proponendo l’azione svolta della Consulta quale paradigma e metodo a livello nazionale mirando ad un testo unico urbanistico riepilogativo del vasto compendio attuale e non a un semplice “ testo guida” quale quelli attualmente in itinere (Lupi/Mantini). (vedi documento 2.1: Quale raccordo tra pianificazione urbanistica nazionale e regionale? – Paolo Ventura; vedi documento 2.2: Documento di osservazioni alla proposta di legge per il “ Governo del territorio” della Regione Lombardia – Gianfredo Mazzotta). Circa la professione nell’agenda economica di governo e regioni Su scala regionale l’impegno già sperimentato sarà quello di riconoscere ai soggetti architetti occasioni e disponibilità per l’” aggiornamento professionale” intese non quali circostanze occasionali e limitate ma istituzionalizzate, finanziate e defiscalizzate (come già avviene per altre categorie). Ciò non solo per garantire l’inserimento nel mondo del lavoro ma anche per evitare la marginalizzazione o l’espulsione di soggetti meno giovani. La problematica fiscale riveste invece dimensione nazionale e coinvolge diffusamente tutti gli iscritti, anche coloro che non sono direttamente coinvolti in problematiche architettoniche. È infatti tempo che gli architetti pongano attenzione, oltre a ciò che li differenzia, anche a quanto hanno in comune con le altre professioni, concertando quindi con le stesse fondate rivendicazioni che consentono di operare con doverose garanzie, riconoscimento di diritti ed eque condizioni. Accantonando le circostanze e gli aspetti che in passato nei confronti talune categorie (quali ingegneri, geometri e periti) hanno dato luogo a vibrate dialettiche, se non a conflittualità, si porrà dunque l’esigenza di un’azione congiunta e coordinata estesa alle diverse libere professioni, mirata alle finalità sopra esposte. Sinora infatti l’opera dell’architetto, forse più di altre categorie, ha sofferto da parte dei passati governi della considerazione semplificativa e riduttiva di “ lavoro autonomo” contrapposto a “ lavoro dipendente” , soggetta quindi del sospetto (non
sottaciuto) di opportunità di elusione se non di evasione fiscale e quindi sottoposto a una serie di anacronistiche limitazioni e oltremodo onerosi vincoli fiscali. La circostanza che le professioni non disponessero di una rappresentatività istituzionale unitaria ha fatto sì che, in particolare per i vari provvedimenti fiscali, tributari e finanziari via via succedutisi, gli interlocutori fossero solo “ poteri forti” (Sindacati dei lavoratori, Confindustria, Segreterie dei partiti, ecc.) relegando il professionismo nel limbo del lavoro autonomo, quasi alla stregua di “ paria” del sistema economico. A livello statale si pone dunque l’esigenza di riequilibrare una fiscalità che presenta connotati propriamente vessatori, proprio per consentire alle professioni di uscire da una condizione di asfitticità e recuperare efficienza con condizioni paritetiche rispetto a strutture aziendali destinate a breve a inserirsi anche nel settore della progettazione. Seppure considerazioni di opportunità richiedano di trattare attualmente l’argomento con una certa cautela, per non sollevare insidiose accuse di “ cartello professionale” e “ violazione della concorrenza” , non deve infine essere ignorato come la completa e definitiva sistematizzazione della materia tariffaria, sia per i lavori pubblici che privati, resti un’aspettativa, o meglio un’esigenza, particolarmente avvertita dai colleghi. Al riguardo si riferirà in merito a una estesa azione svolta, congiuntamente alla Consulta Ingegneri Lombardi, presso tutte le Amministrazioni pubbliche della Lombardia, rendendo disponibile uno specifico software mirato a facilitare l’applicazione in modalità corretta, senza equivoci o fraintendimenti, della tariffa dei LL.PP. di cui al D.M. 04/04/2001. (vedi documento 3.1: Professioni nell’agenda fiscale ed economica governo/regioni: le problematiche fiscali, di responsabilità civile e assicurative – Stefano Castiglioni; vedi documento 3.2: Impegno congiunto con Consulta Ingegneri sul D.M. 4 aprile 2001 – Gianclaudio Di Cintio; La proposta di idonea ed esaustiva polizza RC Professionale per i professionisti architetti degli Ordini lombardi – Valeria Cosmelli – verrà illustrata dettagliatamente in uno dei prossimi numeri di “ AL” ). Per quanto attiene alla problematica dei Concorsi di Architettura Verrà documentata l’esperienza avviata di un corso di formazione per programmatori di concorso, a carico degli ordini e riservato ai referenti degli stessi. Un concorso di architettura infatti costituisce un procedimento che necessariamente non può essere affrontato da tecnici esterni alle problematiche della stessa o peggio mediante formulazioni e modulistiche convenzionali. Troppo spesso la qualità architet-
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I temi esposti dalla Consulta Lombarda a Bari
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tonica resta condizionata e vanificata da un bando inadeguato. La figura del programmatore e/o coordinatore di concorsi configura, purché espressione diretta dell’ordine professionale (e non titolo per ruoli o iniziative autonome) l’opportunità di diffondere prevalentemente presso gli enti pubblici (ma non escludendo anche operatori privati) il ricorso al concorso di architettura, superando le difficoltà e le diffidenze presso la committenza (oggi orientata a temere svolgimenti difficoltosi e esiti controversi). (vedi documento 4.1 inerente: Riflessioni e motivazioni alla base della proposta di Corso per formazione di programmatore di concorsi – Giovanni Cavalleri) nota: il Corso di formazione per programmatori di concorsi indetto dalla Consulta si è concluso il 14.11. 2003 traducendo le finalità sopra espresse in esito operativo. A proposito di tirocinio professionale Verrà illustrato il testo della convenzione stipulata con il Politecnico di Milano dall’Ordine di Milano, (con l’adesione di tutti gli Ordini Lombardi), già attivata per stages nell’ambito dei piani di studio universitari ma altresì idonea per l’applicazione all’esame di stato in applicazione del D.P.R .328/2001. Detta iniziativa (che attua una decisa e generalizzata sperimentazione “ sul campo” della problematica inerente il rapporto formazione-professione) verrà illustrata sia nei contenuti, che nell’iter, che nelle finalità poste a fondamento della stessa. (vedi documento 5: Convenzione di tirocinio – Adalberto Del Bo). In merito a “Comunicare Architettura” (transmitting architecture - la forza della rete) Al di là di interventi di miglioramento qualitativo e dell’estensione del sito nazionale, è necessario che segua una costruzione sistematica di analoghi siti regionali nelle modalità opportune e consentite e avviare una diffusione tempestiva di informazione tramite news-letters direttamente agli iscritti. Si tratta poi comunque di colmare un vuoto sui servizi di carattere generale che altri ordini (geometri, commercialisti, ingegneri e notai) distribuiscono efficacemente e diffusamente ai propri iscritti: esemplificativamente la rete dovrebbe offrire accessi a condizioni agevolate a banche dati di interesse generale. In proposito la Consulta Lombarda ha già attivato una convenzione per una banca dati normativa legislativa con Stelnet e polizza assicurativa per i rischi professionali. L’offerta ai servizi di corrente utilizzo infatti consente di rendere l’accesso ai siti non episodico ma abituale e favorire nel contempo trasmissione di cultura. (vedi documento 6: “Trasmitting Architecture” : L’esperienza della Consulta Lombarda – Michele Annaloro).
Di particolare rilievo resta poi l’esperienza della rivista mensile “ AL” degli architetti lombardi che consente uno scambio di informazioni e riflessioni di problematiche e aspetti di valenza regionale. Un forum delle riviste degli Ordini e delle Federazioni dovrebbe essere istituzionalizzato in una specifica commissione per meglio focalizzarne i contenuti, le finalità, il ruolo e in particolare per agevolarne diffusione e sviluppo. Un periodico qualificato consente infatti di non limitare dibattiti e approfondimenti eventuali alla sfera della nostra categoria ma di relazionarsi e confrontarsi con gli ambiti amministrativi, politici e soprattutto far sì che terziario e architettura facciano “ opinione” . A proposito dell’impegno della Redazione del mensile della Consulta Lombarda “ AL” la comunicazione multimediale (DVD) relativa a riflessioni critiche visuali sull’esperienza di tre anni di Concorsi in Lombardia, proposta durante lo svolgimento del Congresso restituisce un messaggio sicuramente più efficace di qualsiasi testo. Stefano Castiglioni
Documento 1 Linee guida per normativa prestazionale per edilizia residenziale sociale Nota: l’elaborazione sopracitata nella sua completa estensione è divenuta cogente per l’edilizia residenziale sociale in Lombardia (mediant e Del. G.R.L. 31.10.2003 n. 7/14843).
Documento 2.1 Quale raccordo tra pianificazione urbanistica nazionale e regionale? Questo contributo tiene conto delle recenti approfondite elaborazioni svolte dalla Consulta Architetti della Regione Lombardia in occasione della elaborazione e discussione della proposta di nuova Legge Regionale ed è finalizzato a richiamare l’attenzione del legislatore su un tema per gli architetti molto importante, quello relativo al chiarimento delle relazioni tra pianificazione urbanistica nazionale e pianificazione regionale e di un rafforzamento delle componenti tecniche e compositive della disciplina. Inadeguatezza della legislazione esistente La classe politica appare concorde, maggioranza e opposizione unite, nel constatare l’inadeguatezza della legislazione urbanistica nazionale vigente e la notevole disomogeneità delle nuove leggi urbanistiche regionali, approvate ed in cantiere (1). La classe politica pare pure aver rinunciato a redigere una legge complessa, optando, anche alla luce
delle competenze costituzionali nell’urbanistica e nel governo del territorio, affidate alle regioni, per una legge di soli princìpi. Infatti: • nella XIII legislatura si era pervenuti a una proposta complessa, innovativa licenziata dalla Commissione parlamentare nel gennaio 2001 dal titolo “ testo unificato per il governo del territorio” , che aveva tenuto conto di una ventina di contributi diversi; • nell’attuale legislatura, la presentazione alla proposta di Legge n. 153, Legge quadro per il governo del territorio, del maggio 2001, (2) iniziava riconoscendo la “ vetustà dell’impianto normativo dello Stato in materia urbanistica (…) e l’esigenza di una revisione complessiva del quadro normativo in materia di pianificazione territoriale verso una moderna concezione del processo di urbanizzazione e di gestione del territorio.” ; • la recentissima proposta di legge Lupi e altri (Casa delle libertà) ” Princìpi fondamentali per il governo del territorio” (3), (aprile 2003), ritiene “assolutamente non procrastinabile un intervento legislativo volto a chiarire il significato e la portata della nuova competenza fissata in Costituzione di legislazione concorrente Stato – Regioni” . • così pure d’altra parte la proposta di legge di Mantini e altri (Margherita) ” Princìpi fondamentali in materia di governo del territorio” , presentata poco prima, sostiene che “ la riforma urbanistica è tra le più urgenti e necessarie per la modernizzazione del Paese” e che l’impianto della legislazione statale risale “ ai princìpi della Legge n. 1150 del 1942, mentre la realtà delle cose è fortemente cambiata” (4). Alcuni punti deboli del Governo del Territorio (5) Tali unanimi giudizi negativi sulla legislazione esistente della classe politica si contrappongono alla riflessione preoccupata dei tecnici, architetti, ingegneri, operanti nel settore, la cui azione è condizionata e frustrata da diversi ordini di tendenze: • In primis agiscono le richieste degli amministratori, i quali per quanto mossi da istanze, oggettive o soggettive, di utilità pubblica, sono, a loro volta, sollecitati dai privati miranti a lucrare destinazioni d’uso vantaggiose per i loro terreni. Si sottolinea, sotto questo aspetto, che le recenti innovazioni relative alla trasparenza dei procedimenti amministrativi hanno incentivato le richieste dei proprietari immobiliari, mettendo in ulteriore più grande difficoltà amministratori e tecnici. Il piano urbanistico in queste condizioni è pesantemente influenzato, se non dettato dagli amministratori e dalle commissioni comunali preposte. In questa prospettiva i piani tendono ad essere sempre più sovradimensionati per accontentare le “ esigenze” e i tecnici, non raramente, per zelo nei riguardi dei committenti, sono spinti ad ampliare ulteriormente le possibilità edificatorie in relazione alle leggi vigenti.
• Da parte dei tecnici appare difficile dare una chiara risposta negativa a tali domande, che spesso sono poco meditate, basandosi su oggettivi motivi scientifici. Manca in particolare il supporto di norme perentorie: anche le classificazioni geologiche sono soggette a deroghe e a articolazioni normative! Mancano linee pianificative chiare e condivise a livello sovraordinato. Nuoce la non considerazione degli aspetti di costo economico delle scelte di piano: costi pubblici di gestione della rete stradale e costi privati per una città sempre più espansa! La parte ideativa, progettuale, compositiva del piano urbanistico appare oggettivamente sempre più costretta da queste due tendenze contrapposte. Ogni idea alternativa alle sollecitazioni economiche appare difficile da attuarsi, spesso vana, perché destinata alla non realizzazione. Donde la tendenza in certi piani alla banalizzazione delle proposte, in altri all’evasione formalistica. Alcuni buoni princìpi Si auspica quindi che al più presto riprenda la discussione relativa alla nuova legge urbanistica nazionale, migliorando radicalmente i due testi di legge in discussione in Parlamento. Tale legge non potrà non essere che snella e di princìpi, ma proprio per questo non dovrà dimenticare alcuni aspetti qualificanti, che le bozze in discussione non sembra tengano nella giusta considerazione: • Circa gli scopi ed i contenuti, si auspica che siano espressi con chiarezza positivi obiettivi di tutela del territorio e di qualità dell’ambiente urbano. Appare necessario manifestare la necessità di coordinamento con la pianificazione paesistica e la legislazione di protezione ambientale. Appare pure importante sottolineare l’aspetto progettuale compositivo e tecnico nell’urbanistica e nel governo del territorio. Le due bozze in discussione in parlamento esaltano l’aspetto di regolazione del processo edificatorio, ma sottovalutano, se non ignorano l’aspetto tecnico – progettuale di disegno della città futura. Perché, dunque, non stabilire, per legge, come già avviene nelle normative sui lavori pubblici, la necessità di ricorrere in certi casi all’istituto del concorso pubblico, già spesso adottato con successo sui temi dell’arredo urbano e del recupero di aree degradate? • Per quanto riguarda la mobilità – il termine è menzionato, in modo riduttivo, in entrambe le proposte in discussione – è opportuno che la nuova Legge quadro sottolinei alcuni princìpi fondamentali di compatibilità ecologica, ovvero, la necessità di potenziamento delle reti di trasporto pubblico, per evidenti motivi di risparmio ecologico e di tutela ambientale, e di moderazione nell’uso dell’automobile privata. Ciò in linea con le recenti politiche sancite dall’Unione europea. • Circa gli aspetti quantitativi, è opportuno che la nuova Legge quadro ancori i processi di piano alla
Paolo Ventura Note 1. Le leggi sono consultabili, oltre che nei siti ufficiali del Parlamento, anche in http://eddyburg.it/, che raccoglie scritti, attività didattica e studi del prof. Edoardo Salzano. Altri siti di interesse: http://www.inu.it/ (sito ufficiale dell’Istituo Nazionale di Urbanistica), http://www.associazionepolis.it/ sito dell’associazione Polis, ht t p://gazzet t e.comune.jesi.an.it/ sito del comune di Jesi e http://site.voila.fr/UrbLink/ sito di link sull’urbanistica e governo del territorio. 2. La proposta di Legge n. 153, (d’iniziativa del deputato Bossi), Legge quadro per il governo del territorio, è stata depositata il 30 maggio 2001.
3. Camera dei Deputati, N. 3860, Proposta di legge d’iniziativa dei deputati Lupi, Foti, Brusco, Armani, Antonio Barbieri, Coronella, Dell’Anna, Germanà, Ghiglia, Lamorte, Lenna, Anna Maria Leone, Maione, Mereu, Mondello, Osvaldo Napoli, Paroli, Pinto, Paolo Russo, Scalia, Stradella, Verro, Zaccheo,” Princìpi fondamentali per il governo del territorio”, presentata il 3 aprile 2003. 4. Camera dei Deputati, N. 3627, Proposta di legge d’iniziativa dei deputati Mantini, Iannuzzi, Realacci, Reduzzi, Monaco, Maccanico, Santagata, Duilio, Fistarol, Gentiloni Silveri, Rocchi, Stradiotto, Rusconi, Ruggeri, De Franciscis, Annunziata, Lettieri, Piscitello, Ladu, Cialente, Di Gioia,” Princìpi fondamentali in materia di governo del territorio” presentata il 4 febbraio 2003. 5. Governo del territorio è definito, un po’ farragginosamente, nel testo unico licenziato dalla XIII legislatura “ le disposizioni e i provvedimenti per la tutela, per l’uso e per la trasformazione del territorio e degli immobili che lo compongono”. Secondo la proposta Lupi e altri il governo del territorio consiste: “ nella disciplina degli usi del suolo e della mobilità, nel rispetto della tutela del suolo, dell’ambiente e dei beni culturali e ambientali. Quest’ultima definizione supera ampiament e quella della La legge 1150/42 e successive modificazioni, che recitava: “assetto e l’incremento edilizio dei centri abitati e lo sviluppo urbanistico in genere” . 6. Il caso di Punta Perotti a Bari è emblematico. I terreni sono stati confiscati con sentenza confermata dalla Cassazione il 19.1.01. Il comune ha deliberato a maggioranza di demolire gli edifici nell’ottobre 2003, ma nello stesso tempo il TAR, su ricorso delle imprese, ha imposto al comune di verificare la conformità urbanistica degli edifici con gli strumenti urbanistici. Cfr. Giù Punta Perotti. L’augurio di Lunardi in: “Gazzetta del Mezzogiorno”, quotidiano, del 31.10.03, p. 1.
Documento 2.2 Il Governo del Territ orio t ra princìpi di buon governo e pratica urbanistica Documento di osservazioni alla Proposta di legge per il Governo del territorio della Regione Lombardia – Prima bozza La Consulta Regionale degli Architetti Lombardi ha già da molti anni intrapreso la strada per essere in prima linea in forma propositiva e senza preconcetti politico-disciplinari, nel dibattito sul Governo del Territorio, ricercando in questo modo un dialogo concreto con le istituzioni interessate. Il documento prodotto come “ osservazioni” alla proposta di legge sulla Riforma Urbanistica del luglio 2003 intende dunque dare un contributo culturale e specialistico all’interno del dibattito aperto nella nostra Regione sul tema, e non una
semplice e pleonastica critica di parte. Il tema della riforma è ormai da anni al centro del lavoro e dell’impegno culturale degli architetti italiani e in special modo di quelli lombardi, che intendono la riforma e la nascita dei testi unici (edilizia ed urbanistica) come strumenti sicuramente necessari per chi opera oggi sul territorio, ma che non devono solo “ riordinare” il panorama legislativo regionale, ma devono sopratutto avere il compito di promuovere la qualità urbanistica, paesistica ed architettonica dei progetti, ma in generale anche occuparsi del modo di concepire e agire sul territorio. La Consulta ha organizzato due convegni (e relativi documenti di osservazioni) già nel 2001 e nel 2002 (si vedano i numeri specifici di “ AL” ) sul tema, con ricadute positive sul testo di legge proposto. La Consulta con il proprio documento dell’ottobre 2003, riafferma la necessità, sicuramente irrinunciabile, di un aggiornamento e revisione della attuale L.R. 51/75 (legge regionale urbanistica) alla luce dei mutati scenari sociali, economici e disciplinari. Ma al contempo afferma anche la necessità, che questa debba essere una legge attenta alle diversità di assetto territoriale e sociale; alle differenti necessità urbanistiche e dei diversi caratteri paesistici, che esprime oggi il territorio lombardo. Per esportare magari a livello nazionale, un nuovo modello di governo del Territorio. Il testo di legge Regionale in sintesi propone il superamento dello zoning della città, per permettere di giungere ad una trasformazione del territorio attraverso un’equilibrata crescita “ programmata e progettata” , cioè ad un “ piano” che si attua per “ progetti urbani” , all’interno di un sistema coordinato e coerente di pianificazione. L’evoluzione urbanistica per progetti si intende porsi come una proposta per ottenere un assetto organizzato del territorio ed un’elevata qualità architettonica consapevole dello stato dei luoghi. L’attuazione del piano attraverso progetti urbani consentirà anche un maggior controllo, nella costruzione della città pubblica, dell’armatura urbana e dei servizi, legando i processi di pianif icazione alla programmazione delle opere pubbliche, ai processi di concertazione pubblico-privato, nella logica del raggiungimento del più alto livello del pubblico interesse. Nel nuovo testo, però a giudizio della Consulta, continua a mancare una esplicitazione chiara dei rapporti e delle relazioni fra i vari livelli di pianificazione (Piani Regionali, P.T.C.P., P.R.G.), ed un concreto approfondimento disciplinare del metodo proposto. Emerge infatti la “ precarietà” del ruolo di ogni singolo strumento rispetto agli altri subordinati o sovraordinati. Appare necessario esplicitare in modo chiaro ed articolato cosa si intende per li-
velli territoriali pari o differenti. Ci si chiede, alla luce anche delle diverse leggi regionali e della legislazione nazionale tuttora vigente, se si possa superare in questo modo il rapporto gerarchico tra livelli di piano. Nello stesso modo la “libertà metodologica”, definita dalla legge, risulta essere infatti sia un aspetto positivo che negativo del testo legislativo. La preoccupazione è che la strumentazione urbanistica che ne deriva possa essere utilizzata in maniera non consona ai princìpi di flessibilità a cui si ispira la legge. Tenendo conto che la mancanza di invarianti strutturali che determina un controllo (ai vari livelli) seppur calibrato di quanto pensato sul territorio, aumenta i gradi di preoccupazione; tanto più che concetti come la tutela attiva del paesaggio e dell’ambiente (elementi Osservazioni al Testo Unico sul Governo del Territorio trasversali a tutte le tematiche urbanistiche e architettoniche) risultano presenti nella legge ma con toni sfumati e non strategici. Infatti uno dei contributi che ci si attendeva dalla nuova legge per il Governo del territorio è la traduzione dei princìpi in disposizioni e prassi urbanistica, una migliore e più chiara definizione delle competenze e degli strumenti per la disciplina delle componenti ambientali dei processi di pianificazione; oggi caratterizzate, nell’attuale quadro legislativo, dal sovrapporsi e incrociarsi un poco caotico di strumenti e spettanze, cosa che invece non è avvenuta. Ci si aspettava cioè la definizione di requisiti (regole seppur attente alle esigenze attuali del fare urbanistica in maniera flessibile) di pianificazione che tendano a ricomporre unitariamente e valutare preventivamente gli esiti delle trasformazioni insediative e infrastrutturali del territorio sotto il profilo della sostenibilità ambientale. La difficoltà sembra risiedere nel passaggio dai princìpi alla applicazione pratica di essi, scontrandosi con una poca chiarezza metodologica. Sicuramente la legge lascia spazio all’esperienza ed alla capacità propositiva dell’Architetto di produrre soluzioni consone alle singole realtà locali, consentendogli di costruire modelli flessibili da proporre alla componente politico-amministrativa. Ma questo potrebbe anche comportare una “ anarchia urbanistica” , al cospetto di professionisti ed amministratori poco attenti. Quindi il ruolo delle Consulte e degli Ordini e del CNA aumenta, sotto l’aspetto dell’aggiornamento e formazione professionale. Il rapporto Consulta - Assessorato: un paradigma nazionale? La Consulta intende inoltre ribadire il proprio apprezzamento sul rapporto intrapreso con l’Assessorato Regionale, durante la costruzione del nuovo testo di legge sul “ Governo del Territorio” . Infatti pur nel rispetto del ruolo di ciascun attore istituzionale coinvolto e con alcuni distinguo sui contenuti della legge la possibilità di un confronto co-
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definizione, di volta in volta, di obiettivi certi, eventualmente misurabili, correlati a precise variabili economiche, sui quali poter motivare le scelte di edificazione. Che differenza rispetto alla Legge 1150/42, come sono lontani i valori dimensionali fissati dal D.M. 1444/68! Adesso per pervenire a quei valori, al tempo desunti da ricerche e studi teorici, si dovrebbe predisporre un tavolo di contrattazione! Ma, se è davvero superata l’era dei piani quantitativi e ci inoltriamo in quelli qualitativi, perché dimenticare che la tecnica di redazione dei piani, con le tecniche informatiche, è profondamente migliorata e che i calcoli sono divenuti molto più facili, precisi e quasi divertenti? Ci sono giochi elettronici che simulano molto accuratamente lo sviluppo della città, i flussi di autoveicoli derivati dalla collocazione di un importante luogo pubblico, molto meglio di quanto richiesto dei piani ufficiali! • Circa gli aspetti di innovazione legislativa, pare opportuno che la nuova legge abbia a mente che modifiche profonde nel lessico e nelle normative possono avere conseguenze critiche sulla già fragile organizzazione degli uffici comunali, attualmente principali agenti di controllo delle attività edilizia. Si pensi alla difficoltà, più volte richiamata, da parte dei comuni a far fronte all’impegno della sorveglianza e alla repressione degli abusi, fino alla difficoltà di portare avanti un provvedimento di demolizione! Si pensi ai vantaggi che vengono dati ai proprietari in caso di possibili nuovi termini e, conseguentemente, nuove interpretazioni. (6) – Non vi è dubbio che i giuristi siano altrettanto se non più dotati di fantasia e capacità inventiva degli architetti! –Si auspica inoltre che la nuova legge sia cauta nella previsione di abrogazione delle vigenti normative per evitare una vacatio legis nelle regioni in ritardo nella promulgazione di quelle leggi, che tenga ben conto delle esperienze di legislazione regionale più mature e che promuova la redazione di un testo unico ragionato delle leggi nazionali ancora valide nel periodo transitorio e in quello a regime.
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stante e dialettico tra le parti risulta essere un momento importante per costruire uno schema di lavoro efficace e culturalmente formativo. L’esperienza e il lavoro svolto dalla Commissione Territorio della Consulta, di analisi, critica e proposta nei confronti dell’assessorato che ha prodotto specifici articoli nel testo di legge, con tutti i limiti e le problematiche che tale modalità di lavoro ha comportato in termini di tempo e ricadute pratiche, potrebbe essere riproposta a livello di commissioni del CNA, per quanto riguarda la legge urbanistica nazionale. La definizione di una nuova Commissione Territorio Nazionale, che potrebbe avere diversi compiti, oltre a quello di essere un importante referente tecnico, con ricadute concrete, con il ministero per la stesura del nuovo testo di legge nazionale. Ad esempio: • archivio legislativo delle normative regionali in materia di Governo del Territorio; • archivio strumentazione urbanistica delle varie regioni, di vario livello; • referente nazionale per una eventuale sperimentazione concreta sul territorio; • referente per la formazione di corsi di aggiornamento e formazione professionale; • istituzionalizzazione del rapporto con l’I.N.U. (istituto nazionale di urbanistica). Il documento è stato redatto dalla Commissione Territorio della Consulta con i contributi delle Commissioni Territorio e Urbanistica degli Ordini degli Architetti Lombardi. Commissione Territorio della Consulta: Claudio Nodali, Elio Mauri, Erminio Muzzi, Francesco Cappa, Gianfredo Mazzotta, Giovanni Vanoi, Mario Barberis, Pietro Minoli, Stefano Catiglioni. Gianfredo Mazzotta
Documento 3.1 Professioni nell’agenda fiscale ed economica Governo/Regioni Le problematiche fiscali, di responsabilità civile e assicurative L’attenzione alla specificità della professione di Architetto e alle tematiche primarie alla stessa connesse non deve abdicare dall’incidenza sui contesti e situazioni organizzative in cui si esplica comunque quale struttura produttiva di servizi e cultura. Ci si sofferma pertanto analiticamente su criteri, circostanze e situazioni fiscali che discriminano il lavoro professionale in modalità tanto penalizzante quanto ingiustificate ed anacronistiche, in particolare se raffrontate alle condizioni di altri paese europei. Si consideri in proposito: • Come per l’auto venga imposta una detraibilità per un importo sottostimato a Euro 18.076,00 e per di più solo al 50% . L’auto dunque, strumento indi-
spensabile per il professionista (in particolare per l’Architetto che svolge gran parte della propria attività al di fuori dell’ufficio) e presente ormai in tutte le famiglie in numero di 2 o 3, viene considerata pretestuosamente un bene promiscuo e ammesso solo come utilitaria di segmento inferiore. Si deve considerare poi che, a differenza non solo delle aziende ma anche dei semplici artigiani, ai professionisti è comunque consentito detrarre (parzialmente) una sola autovettura. Inutile osservare che in un momento in cui l’attuale Governo si interroga su come rilanciare il mercato dell’auto, un provvedimento che comportasse la detraibilità completa, elevandone congiuntamente il valore massimo ammesso in detrazione, (pur mantenendo l’indeducibilità dell’IVA) porterebbe con evidenza benefici anche all’Erario in termini di incremento di introiti IVA. • Analogamente per carburanti e riparazioni connesse all’automezzo dovrebbe essere rimossa la qualifica di “ promiscuità” , consentendo quindi detraibilità totale (sempre con l’IVA indeducibile). • Non si comprende perché per la formazione e per l’aggiornamento professionale (Corsi e Convegni), che resta una necessità irrinunciabile, debba essere limitata la detraibilità al 50% e non doverosamente consentita “ in toto” . • Le tabelle dei beni ammortizzabili risultano chiaramente anacronistiche (in particolare non avendo senso che computer e attrezzature CAD, abbiano ammortamenti annui del 20%): dovrebbero pertanto correttamente essere riequilibrate, consentendo inoltre anche per i professionisti la possibilità di un ammortamento anticipato. • Per beni strumentali detraibili “ nell’esercizio” il limite attuale di Euro 516,46 (Lit. 1.000.000), rimasto invariato per decenni, dovrebbe essere rivalut at o almeno a Euro 1.000,00 per singola attrezzatura. • Andrebbe poi consentito il ricorso al leasing immobiliare per uffici sede dell’attività, tenendo presente che l’argomento in ogni caso richiederebbe approfondimento e specificazioni “ ad hoc” . • Per le spese di rappresentanza l’attuale quota dell’1% del fatturato dovrebbe essere portata almeno all’1,5% , aumentando la detraibilità totale di spese alberghiere dall’attuale 2% al 5% . • Quanto osservato a proposito di indebita deducibilità parziale va analogamente riproposto anche per il telefono cellulare (ormai indispensabile strumento di lavoro e di crescente onerosità) per il quale deve essere riconosciuta la completa detraibilità. • Osservazione di maggior rilievo merita l’applicazione dell’IRAP ai professionisti, che invece ne dovrebbero essere esclusi. Vale la pena ricordare che detta imposta è nata per garantire all’Erario comunque un gettito certo dalle aziende che sempre più frequentemente, operando con bilanci di competenza e
avvalendosi di operazioni societarie, riescono a minimizzare gli utili dell’esercizio anche in presenza di crescita di ricavi, riducendo a entità modeste (se non azzerando) l’I.R.P.E.G.. Tale circostanza non vale per le professioni dove l’utile di esercizio è quasi sempre superiore al 50% del fatturato per cui ad un’IRPEF già gravosa si aggiunge così l’IRAP, come una seconda equivalente quanto onerosa imposta destinata a divenire insostenibile all’atto del già preannunciato aumento dei contributi previdenziali. • Inoltre dovranno essere rivisti radicalmente gli attuali parametri di congruità e soprattutto i criteri di cui agli studi di settore stante l’estrema generalizzata difficoltà a rispettare i target posti che impongono una produttività da azienda con produzione seriale e non tengono invece conto che la professione di Architetto è anche attività culturale e promozionale (quindi non direttamente generatrice di reddito) o connesse alla ricerca di opportunità professionali quali i Concorsi che qualora (come frequentemente accade) non ottengano esito, producono semmai solo costi d’ufficio. Si ha la sensazione che i parametri di congruità e studi di settore siano in realtà intenzionalmente irrealistici in quanto finalizzati solo a imporre coattivamente il periodico ricorso a “ concordati” e “ condoni” in modo diffuso e generalizzato. • Un aspetto tutt’altro che irrilevante resta poi il criterio della tassazione dei professionisti “ per cassa” (anziché “ per competenza” ) che, come tale, non tiene conto del fatto che il flusso di reddito spesso può risultare (in una professione che, come quella dell’architetto, resta connesa a compensi concentrati e legati ad attività congiunturale come l’edilizia) sensibilmente disomogeneo da un anno all’altro. • Dovrebbe essere reintrodotta, come già nella prima versione della normativa IVA, una quota forfettaria detraibile proporzionale al fatturato per piccole spese in modo da evitare scritturazioni per importi irrisori (inferiori a Euro 2,50). • Andrebbe ripristinata come base imponibile IVA, l’importo dei compensi a netto della contribuzione per la Cassa di Previdenza, eliminando una volta per tutte il criterio di un’imposta applicata a una base a sua volta gravata da un’altra imposta (del resto anche la stessa R.A. viene effettuata sugli importi a netto della contribuzione per la Cassa di Previdenza). • La creazione di un regime fiscale agevolato per i primi 5 anni di attività favorirebbe doverosamente l’avvio della professione per i giovani (come del resto già avviene per la contribuzione previdenziale). • Ancora dovrebbe venir considerata, per familiari che operino congiuntamente nello studio professionale, la possibilità dell’istituto del cosiddetto “ reddito familiare” come esiste già del resto per le “ Imprese familiari” .
A lato delle problematiche propriamente fiscali, sussistono anche quelle di natura di responsabilità civile, e assicurative (che, oltre che l’ambito fiscale, investono anche il settore delle OO.PP.). • Un aspetto da considerare è la facoltà di operare con assetti societari (costituiti comunque esclusivamente da professionisti) che consentono di evitare la condizione capestro di rispondere personalmente con tutti i propri beni a fronte non solo di sinistri ma anche di contenziosi e rivendicazioni in sede civile (ormai sempre più frequenti e diffusi). • Dovrebbe essere rivisto l’Art. 3 comma 2 punto T e l’Art. 30 comma 5 e 7 della Legge sulle OO.PP. 109/94 ed Art. 105-106 D.P.R. 554/99 eliminando la polizza specifica sullo “ sforamento del budget” e rendendo effettivamente obbligatoria una polizza di responsabilità civile sufficientemente cautelativa, con applicazione generalizzata, anche per chi opera nel settore privato delle costruzioni civili. L’attuale formulazione di polizze RC come riportata nella 109/94 risulta oltremodo gravosa scaricando sul professionista oneri connessi anche all’inadempienza/inefficienza del committente pubblico. Alcune anomalie che necessitano di ulteriori approfondimenti in proposito riguardano: – la garanzia di una polizza di responsabilità civile relativa all’opera specifica, attualmente richiesta per lo sforamento del budget al solo progettista, anche da parte di tutti coloro che ricoprono altri ruoli tecnico-professionali (geotecnici, direttori lavori, coordinatori alla sicurezza per l’esecuzione delle opere ex D.Lgs n. 494/96 ecc.); – l’esigenza da parte dell’appaltatore di fornire una garanzia assicurativa di congrua durata (almeno triennale) contro vizi, anomalie e necessità di ripristini dell’opera; – l’applicazione di una clausola che sospenda la polizza fornita all’atto del progetto definitivo dal progettista, quando l’approvazione di detto progetto e quindi il suo sviluppo esecutivo, vengano differiti dalla stazione appaltante per oltre 1 anno: – l’immotivata duplicazione della tutela dell’opera con la richiesta ai progettisti anche di una cauzione in aggiunta alla polizza di garanzia. Non ultimo resta il problema della particolare onerosità della polizza a garanzia del rispetto delle previsioni di spesa che, essendo rapportata al costo dell’opera, grava poi in misura più che consistente sul compenso professionale inerente la sola progettazione. Esemplificativamente si osservi che un premio pari all’1% sul valore dell’opera inciderebbe, per alcune tipologie di incarico, fino al 20% dell’importo del compenso riferito alla fase progettuale. Tale onerosità risulta oltretutto sproporzionata a fronte della cauzione prestata dall’appaltatore quale garanzia per il mancato adempimento degli obblighi contrattuali (pari al 10% dell’importo a base d’asta ex
Per quanto attiene infine gli assetti tariffari per le prestazioni di Ingegneri e Architetti a latere della revisione in atto per le prestazioni relative alle OO.PP. di cui al D.M. 404/04/01, dovrebbe essere accelerato l’adeguamento della L.. 143/49 sia per le aliquote, sia per la gamma di nuovi servizi professionali attualmente in essere ed inizialmente non previsti. Riguardo alla manutenzione straordinaria e ristrutturazione dei fabbricati residenziali per i quali dovrebbero essere rese permanenti le attuali agevolazioni (detraibilità decennale) per i committenti, si dovrebbe in concomitanza applicare un’IVA ridotta al 10% anche per le relative prestazioni professionali. Quanto sopra costituisce un’esigenza irrinunciabile soprattutto a fronte della prospettiva imminente dell’adozione del “ libretto di fabbricato” e della relativa “ certificazione degli impianti” che dovrebbe comportare diffusi e generalizzati interventi per il necessario (e auspicabile) recupero del patrimonio residenziale esistente, che presenterebbe l’aspetto più che positivo di scoraggiare l’eventuale tentazione dei commit t ent i di corrispondere compensi senza fatturazione. Più articolato, ma non di minore interesse, l’impegno rivolto all’attività legislativa regionale che dovrebbe sostenere e finanziare adeguatamente non solo l’opera edilizia vera e propria, quando fosse ritenuta di prevalente interesse pubblico, ma soprattutto la relativa progettazione dato che il progetto costituisce proprio l’innesco strategico per lo sviluppo e l’attuazione concreta di programmi in settori prioritari. Per l’urbanistica (come già nella proposta di “ legge di Governo del Ter-
ritorio” della Regione Lombardia per i Comuni minori di cui all’Art. 24 ma anche per programmi di riqualificazione urbana e per politiche di sviluppo del territorio che si ritiene di attivare) dovrebbero essere previsti negli specifici provvedimenti normativi e nelle “ finanziarie” capitoli di spesa per il rimborso parziale agli Enti di Committenti della quota parte del costo di progettazione. Un’attenzione specifica dovrebbe essere posta alle “ Leggi Regionali sulle OO.PP.” ed ai “ testi unici sugli appalti” sia per favorire la partecipazione dei giovani (rendendo impegnativa una effettiva partecipazione diretta e nominale nei raggruppamenti temporanei e quindi non di assoluta marginalità o disattesa come attualmente), sia per promuovere l’adozione di provvedimenti normativi integrativi per il corretto affidamento e svolgimento dell’incarico (criteri trasparenti e semplificati per la selezione nei bandi di gara, disciplinari tipo adeguatament e diff erenziat i secondo la gamma delle prestazioni). In proposito si renderà necessario intervenire affinché le attuali diffuse proposte in itinere di “ Consulte Regionali” non rappresentino un’occasione perduta (diffondendo una sorta di assemblearismo generico del lavoro autonomo in cui finiscono con l’essere amalgamate e confuse le valenze e specificità delle diverse professioni) ma consentano invece di interloquire e attivare una concertazione negli ambiti di competenza per incidere effettivamente ed ottenere esiti concreti.
finalizzato a fornire i necessari chiarimenti secondo comuni modalità interpretative, comuni criteri applicativi e, quindi, di corrette liquidazioni delle parcelle professionali Il documento software, con il logo delle due Consulte, inviato a tutte le Amministrazioni pubbliche della Lombardia ha voluto essere un preciso riferimento per gli ArchitettiIngegneri, per i Responsabili del procedimento delle Amministrazioni, per gli Ordini professionali provinciali e riaffermare la certezza di come il corretto rapporto tra prestazione e servizio sia la base del rapporto fiduciario tra il committente ed il professionista, di cui la parcella è lo strumento di riconoscimento del lavoro professionale svolto. Considerata la frequenza con cui le Amministrazioni pubbliche derogano dalla legislazione, arrogandosi il diritto di dare proprie (e discordanti) interpretazioni circa le competenze professionali, è auspicato che le due Consulte, tramite adeguata politica di sensibilizzazione presso l’Ente Regione riescano, di concerto, ad indirizzare le Amministrazioni Pubbliche verso modalità comuni di applicazione del Decreto Ministeriale 4 aprile 2001, circolare Ministero LL.PP. 1 dicembre 1969, n. 6679 e la creazione di un comune disciplinare-tipo per il conferimento di incarichi. Gianclaudio Di Cintio
Documento 4.1 Riflessioni e motivazione alla base della proposta di corso per formazione di programmatore di concorso
Stefano Castiglioni
Documento 3.2 Impegno congiunto con Consulta Ingegneri sul D.M. 4 aprile 2001 La Commissione Professione-Tariffa, della Consulta Regionale Lombarda degli Ordini provinciali Architetti, si è proposta di fornire i necessari chiarimenti e comuni modalità interpretative dei criteri di applicazione della Tariffa Lavori Pubblici, di cui al D.M. 4 aprile 2001. In un primo momento attraverso l’analisi ed il confronto tra tutti gli Ordini provinciali Architetti lombardi ed in seguito confrontandoci con la Consulta Ingegneri Lombardi, si è conseguito l’importante risultato di ottenere una uniforme interpretazione delle regole che individuano le competenze economiche degli architetti ed ingegneri, rapportate ad una realtà professionale in continua evoluzione, individuando, inoltre, i corrispettivi di prestazioni professionali non contemplati dalla Tariffa in questione. L’esito dell’approfondimento e del sistematico confronto con la Consulta Ingegneri Lombardi, ha portato le due Consulte ad unirsi per produrre, di concerto, un software
Un attento monitoraggio quantitativo e qualitativo effettuato dalla Redazione del mensile degli Architetti Lombardi “ AL” , edito dalla Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti, con il n. 11 del novembre 2002, ha permesso alla Commissione Concorsi di detta Consulta Regionale, di fare una attenta riflessione sulla situazione attuale dei Concorsi di architettura dopo il Congresso di Torino/99, o meglio, sul dopo “ Merano” – Assemblea dei Presidenti del 28 gennaio 2000 – in cui si adottò il famoso “ Decalogo per la diffusione coordinata dei concorsi di architettura” . Decalogo, che fu considerato un primo passo che si limita a raccogliere alcuni princìpi – 10 per l’appunto – in una griglia flessibile di riferimento per la valutazione dei bandi di concorso, nel rispetto delle normative vigenti. L’impegno preso al Congresso di Torino era però anche quello di proseguire nella elaborazione di direttive comuni per la competente formulazione dei bandi, per un corretto svolgimento delle procedure e delle valutazioni. Perché, è ovvio, la qualità del risultato del Concorso è la migliore promozione per il ricorso diffuso dei concorsi stessi.
I risultati di tale riflessione appaiono apprezzabili in quantità e anche in qualità. Infatti, vi sono stati certamente più concorsi: in Lombardia ove, per esempio, l’Ordine di Como ha visto in un anno lo stesso numero di concorsi che nei dieci anni precedenti. Ma anche la qualità è migliorata, sono diventati inesistenti i ricorsi, si procede di più alla realizzazione, i banditori si mostrano soddisfatti, i concorrenti si mostrano appagati anche dal fatto che in qualche modo, a volte anche con la pubblicazione di cataloghi, ma sempre con lo svolgimento delle mostre, il loro lavoro diviene visibile. I partecipanti aumentano, tanto che è questo uno dei problemi: la concentrazione eccessiva dei partecipanti laddove i concorsi vengono ben organizzati divengono un deterrente per i Banditori, che ora vogliono sì i concorsi, ma puntano e chiedono le preselezioni per avere migliori condizioni di giudizio. Per contro vi sono ancora zone dove non vi è stata alcuna opportunità. Non vi è equilibrio sul territorio! Questo sembra dovuto a una non sufficiente promozione. Si è infatti constatato, e si constata, che la cosiddetta Committenza, sia pubblica che privata, non è sufficientemente consapevole degli aspetti positivi del Concorso e non è sufficientemente informata sulle procedure, denuncia difficoltà economiche e organizzative, in particolar modo evidenzia che la procedura concorsuale non è assimilata come strumento per l’affidamento dell’incarico. Sembra quindi che vi sia bisogno, e ci sia spazio per fare – si deve fare – promozione dei concorsi. Eche la migliore promozione è quella di fare bene quelli che già si fanno e di comunicare e fornire al dibattito culturale i risultati. La Consulta Regionale Lombarda ha già profuso un notevole impegno di promozione, ha redatto un piccolo libretto Linee guida per la redazione di bandi di concorsi di architettura – nel marzo 2001 – (lo trovate nei siti degli Ordini lombardi o meglio nel sito della Consulta Regionale w w w.archit et t ilombardia.archiworld.it) che in sostanza è uno sviluppo del “ decalogo” . Gli Ordini Lombardi lo hanno divulgato e lo divulgano abbondantemente e lo accompagnano nell’attività di promozione. È anche uno strumento aggiornato di consulenza operativa. La promozione “ ha pagato e paga” , ma non basta, perché la buona riuscita di un concorso è la migliore promozione. E la carenza di competenze specifiche nelle pubbliche amministrazioni richiede la preparazione di consulenti o comunque l’intervento di una figura in grado di rendere chiare e comprensibili le esigenze della committenza e di guidarla fino agli esiti, affinché questi siano coerenti con i presupposti. La normativa, quella Europea e quella nazionale, in materia di procedura concorsuale si è solo preoccupata
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Art. 10 L. n. 109/94) e dell’irrilevante penale massima per ritardata consegna imposta sempre dall’appaltatore in misura compresa tra lo 0,3% e lo 0,1% giornaliero, fino a un massimo del 10% dell’ammontare contrattuale come da Art. 117 del D.P.R. n. 554/99. Si osserva tra l’altro che a tutt’oggi il comma 6 lettera t) della L. n. 109/94 non è stato recepito dal regolamento (D.P.R. n. 544/99), rendendo di fatto facoltativa tale polizza. • Per il soggetto professionista che abbia reddito prevalente dalla propria attività, dovrebbe essere consentita la completa detraibilità della polizza infortuni e vita per un ammontare di premio annuo non inferiore a Euro 5.000,00 e comunque in entità commisurata al fatturato, rimuovendo gli attuali criteri assolutamente inadeguati, eliminando l’attuale condizione di trend familiare a rischio (non disponendo i professionisti di adeguate provvidenze quali l’INAIL ed essendo palesemente insufficiente quanto garantito dalla Cassa Previdenza).
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di garantire la massima trasparenza, imparzialità e concorrenza, pone attenzione alla pubblicizzazione e alla documentazione degli esiti; niente viene detto sui contenuti e le caratteristiche che devono avere i Concorsi. In quasi tutti gli Ordini Provinciali sono operative le Commissioni Concorsi, in genere sono chiamate a esaminare bandi già fatti dai banditori stessi, ma ormai sempre più spesso si è chiamati alle funzioni di consulenza riguardanti la scelta del tipo di Concorso, le prestazioni e i requisiti richiesti ai concorrenti, l’ammontare del monte premi, la composizione della Giuria e le scadenze del Concorso. Gli Ordini lombardi si sono convinti che è un ruolo che va preparato e coltivato. Ha perciò deciso, buon “ terzo” , ci risulta, dopo i soliti Bolzano, e Torino che ne ha organizzato uno a livello universitario, di partire con un corso, sperimentale, di programmatori e coordinatori. È già in corso, è iniziato il 17 ottobre e terminerà alla fine di novembre, 5 sessioni per circa 30 ore; la partecipazione è limitata a un massimo di cinque delegati per Ordine (in tutto circa 60 partecipanti); agli Ordini è stato chiesto di inviare partecipanti già in parte e in qualche misura esperti in materia, perché l’obiettivo è quello di formare e guidare soggetti che poi riportano l’esperienza all’interno dei propri Ordini e delle proprie Commissioni Concorsi, magari ripetendo a livello provinciale l’esperienza del corso. Il programma prevede la partecipazione dei principali soggetti, già esperti, coinvolti nelle fasi di redazione e gestione del Concorso, ma fa anche molto affidamento alle esperienze dei partecipanti. Gli obiettivi sono, oltre a quelli soliti, ambìti, di: • fornire strumenti per aiutare la promozione dei Concorsi; • migliorare la qualificazione tecnica degli operatori coinvolti nelle procedure; • dare indicazioni per garantire uno svolgimento corretto ed efficace dell’iter concorsuale; sono anche quelli di: • elaborare uno strumento completo e duttile, una sorta di manuale, che possa essere utile ai programmatori e agli organizzatori per tutti i passi da seguirsi nei Concorsi: i partecipanti del corso vengono già forniti di una corposa ed impegnativa dispensa di circa cento pagine che anticipa ed illustra i temi trattati. Tale dispensa, che sarà aggiornata e corretta con gli sviluppi emersi durante il corso stesso, costituirà un “ Manuale del programmatore” – titolo assolutamente provvisorio! – che la Consulta si è impegnata a stampare, ma che sarebbe opportuno ed utile che il C.N.A.P.P.C. stesso si faccia carico di una adeguata diffusione. Altri obiettivi sono: • fornire ulteriori elementi di valutazione per iniziative più articolate da collocare nel quadro della promozione;
• adeguare le future edizioni, eventualmente di iniziativa degli Ordini provinciali alle reali esigenze del mercato ed alle aspettative della committenza e delle singole realtà locali. Le sessioni del corso sono articolate in aree che riguardano: • gli aspetti generali informativi: cultura ed etica dei Concorsi; procedure concorsuali in campo europeo,ecc.; • gli aspetti giuridici ed i princìpi fondamentali; • gli aspetti della programmazione; • gli aspetti della gestione. A conclusione, vi è l’invito a che tutti gli Ordini si dotino di Commissioni Concorsi ed investano parte della loro attività nella promozione ed affinché, nel mutato quadro costituzionale – ove le Regioni stanno predisponendo varie versioni di Leggi sui LL.PP. – siano presenti e vigili affinché la procedura concorsuale assuma una più adeguata importanza, e al C.N.A.P.P.C. perché faccia funzionare delle Commissioni (Concorsi) veramente operative e che produca e faccia circolare strumenti ed ausili utili alla promozione.
zione di un miglior rapporto tra Ordini e Università, istituzioni necessariamente legate da interessi e obiettivi comuni. Hanno partecipano ai lavori della Commissione: per l’Ordine degli A.P.C.C. della provincia di Milano: arch. Maurizio Carones, arch. Ugo Rivolta, arch. Annalisa Scandroglio, arch. Daniela Volpi per la Facoltà di Architettura Leonardo del Politecnico di Milano: prof. Aldo Castellano e prof. Valerio di Battista per la Facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano: prof. Matilde Baffa, prof. Adalberto Del Bo, prof. Maria Grazia Folli, prof. Giancarlo Perotta per la Facoltà di Ingegneria EdileArchitettura: prof. Emilio Pizzi Adalberto Del Bo
Documento 6 “Trasmitting Architecture”: L’esperienza della Consulta lombarda
Giovanni Cavalleri
Documento 5 Convenzione di tirocinio Al Congresso di Bari è stata presentata la Convenzione sul tirocinio curriculare universitario concordata tra gli Ordini Lombardi e il Politecnico di Milano. Si tratta di un accordo redatto da una Commissione costituita su iniziativa dell’Ordine di Milano insieme a rappresentanti delle Facoltà di Architettura e di Ingegneria Edile del Politecnico per la regolamentazione degli stage che gli studenti del Nuovo Ordinamento devono obbligatoriamente svolgere presso studi di progettazione pubblici e privati nel corso del terzo e del quinto anno per un periodo di circa 150 ore. Da pochi anni i tirocini sono normati nel nostro paese da una Legge che assicura le procedure necessarie per consentire l’effettuazione di periodi di formazione garantiti sul piano assicurativo e del lavoro, tutelando sia gli studenti che i professionisti; a questi la Facoltà affianca un tutore universitario con il compito di valutare il progetto di formazione dello studente e certificare, alla fine dell’esperienza, il lavoro svolto. Per la definizione della convenzione è stato utile quanto messo a punto dell’Ufficio Stage del Politecnico (attivo ormai da diversi anni e dotato di un efficace sistema di registrazione on-line) e l’esperienza avviata in materia dalla Facoltà di Design. La Convenzione (pubblicata su “ AL” n. 3, marzo 2003, p. 26), accolta da tutti gli Ordini Lombardi ed anche da alcuni Ordini di altre Regioni, è stata proposta a livello nazionale per consentire a tutti gli Ordini di poter utilizzare una esperienza di grande impegno che ha costituito un passo significativo nella costru-
Che cosa è stato fatto Il sito della consulta ha avviato un circolo virtuoso con alcuni risultati positivi che oggi sono ampiamente visibili e più precisamente: • si è concretizzata una piena visibilità “ istituzionale” della Consulta; • si è raggiunta una buona efficienza nella divulgazione dell’informazione sia attraverso le pagine del portale, sia attraverso l’invio capillare di newsletter; • è valorizzato il lavoro delle commissioni attraverso la pubblicazione degli atti (in campo tariffario, nelle linee guida di bandi dei concorsi di architettura e nella valutazione e analisi di offerte in campo assicurativo - R.C. professionale). Sono anche stati creati dei servizi di primaria utilità rivolti non solo alla categoria, ma anche agli enti che rafforzano l’immagine dell’architetto in rapporto alla collettività. Tali servizi comprendono: • una banca dati legislativa Stelnet (legislazione nazionale e regionale, comprensiva di un modulo a pagamento agevolato sulla giurisprudenza) corredata da opportuni motori di ricerca per la consultazione veloce, in materia di territorio, OO.PP., edilizia e problematiche attinenti l’esercizio della professione; • dopo un attenta valutazione in tema di polizze R.C. professionale, attraverso il confronto dell’offerta di dieci compagnie assicurative, accordo e proposta per una polizza ad hoc, a costo agevolato, coerente con le esigenze degli architetti. Che cosa si potrà fare Il sito della Consulta, oltre ad essere uno strumento per veicolare informazioni, deve diventare sempre più un mezzo per erogare servizi. A tal proposito la Commissione Internet ha elaborato un piano per rendere concreti alcuni servizi nell’immediato futuro e più precisamente:
• convenzione speciale da attuarsi con l’Agenzia del Territorio, per l’utenza del servizio telematico relativo all’accesso negli archivi informatici del catasto terreni, del catasto edilizio urbano e del catasto geometrico, per la consultazione degli atti; conseguentemente potrà essere organizzato dalla Consulta un corso di informazione per la Visura degli Architetti; • convenzione per l’interrogazione a distanza degli archivi informatici dei servizi di pubblicità immobiliare degli uffici provinciali dell’Agenzia del Territorio; • convenzione per l’interrogazione a distanza delle banche dati delle Camera di Commercio (servizi Telemaco e Jorba) mediante convenzione con la società Infocamere, società consortile di Informatica delle Camere di Commercio italiane, per Ricerca persone, ricerca imprese, ricerca protesti e servizi aggiuntivi; • accordi con le Camere di Commercio per l’accesso Telematico ai Bollettini delle Camere di Commercio sui prezzi praticati in edilizia. Infine, sulla sfida che attende gli Ordini sulla formazione professionale permanente dei propri iscritti si ritiene opportuno indispensabile un approccio alle problematiche dell’apprendimento per mezzo dei computer codificati oggi con la parola “ eLearning” e cioè della “ formazione a distanza” effettuata attraverso la telematica (informatica e le telecomunicazioni). Le caratteristiche di questo modo virtuale di apprendimento sono evidenti nei sistemi di insegnamento e nel materiale didattico utilizzato: sono offerti in forma digitalizzata, si distinguono per la loro multimedialità, favoriscono interattività tra i partecipanti, il sistema ed i partner nell’apprendimento – sul posto oppure in rete – e sono disponibili online per l’utilizzatore. L’eLearning è la nuova frontiera della formazione a distanza, che in molti paesi europei, ha già alle spalle anni di esperienza. In Italia è notizia recente che il Politecnico di Milano ha rilasciato “ Lauree a distanza” , ed il quadro normativo attuale, attraverso il decreto Moratti-Stanca, lascia presagire che il fenomeno avrà un’accelerazione che coinvolgerà anche le imprese per i corsi di formazione e di riqualificazione. Mancano soltanto i professionisti e gli architetti in questo senso hanno la caratteristica di una vera avanguardia. Si pensi ad esempio all’enorme potenziale che avrebbe la formazione degli architetti in materia paesisticoambientale, anche ai fini di un consolidamento della specificità della nostra professione, realizzata mediante corsi di “ formazione a distanza” con il contributo dell’amministrazione regionale, in alternativa a quello attualmente vigente basato sui corsi di formazione esperti in materia ambientale aperti a tutte le categorie professionali e con risultati negativi nel quadro generale della tutela. Michele Annaloro
Nella nostra Provincia non si registra un alto numero di concorsi d’architettura, sia di idee sia di progettazione. È, ancora, in auge l’affido “ fiducioso” da parte delle amministrazioni pubbliche, a professionisti conosciuti che abbiano già mat urat o un curriculum corposo nella loro prassi professionale. Prevale perciò, una sorta di antipatia per lo strumento del concorso e questo nonostante che il Consiglio dell’Ordine abbia cercato in vari modi di promuovere tale strumento, non da ultimo quello di dare indicazioni non solo per la stesura del bando, ma mettendo a disposizione delle Amministrazioni che lo desiderano anche il supporto organizzativo e gestionale effettuato da iscritti all’Ordine. Questi non sono ancora dei programmatori e coordinatori di concorsi, ma con il corso che la Consulta Lombarda ha in itinere, si apprestano a divenirlo. Pressoché assenti i committenti privati che nella nostra provincia fanno ricorso allo strumento del Concorso di architettura ed alcuni esempi, degli ultimi anni, non hanno avuto gli esiti sperati. In questo quadro, il limite strutturale è evidente: i giovani architetti, ma soprattutto le nuove creatività, anziché trovare terreno fertile di espressione, avranno poche opportunità per potersi affermare. Tuttavia nella nostra Provincia nell’ultimo triennio si possono registrare in alcuni concorsi un’inversione di tendenza in concomitanza con un nuovo e significativo impulso verso la progettazione e realizzazione di opere nel settore dei servizi ed assistenza alla persona. Le proposte presentate sono state dall’Ordine indicate al di fuori di ogni valutazione di merito o valenza estetica. Nella raccolta del materiale documentale dei concorsi ci siamo mossi coinvolgendo sia le Amministrazioni Committenti, sia i progettisti lasciando a loro la scelta delle immagini che meglio potessero dimostrare i fondamenti progettuali delle loro proposte. È stata un’esperienza che speriamo possa dare in futuro dei risultati volti non solo a valorizzare lo strumento del concorso in architettura, ma a diffonderlo sempre più. Un ringraziamento a tutta la redazione di AL per il lavoro di raccordo ed elaborazione svolto e che è stato travasato nella costruzione del DVD presentato al Congresso di Bari ove il nostro Ordine era presente con il nostro Presidente Bonardi e con una delegazione del Consiglio.
È iniziato con un confronto serrato tra i professionisti e i politici il VI “ Congresso degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori” svoltosi a Bari dal 31 ottobre al 1° novembre 2003, all’interno della struttura della Fiera del Levante. Argomento in discussione, il condono edilizio, che il governo si appresta a varare (approvato il 18 novembre) nonostante da più parti si sia levato un coro di critiche contro questo provvedimento. Significativa, a tal proposito, la dichiarazione, in sede congressuale, rilasciata da Raffaele Sirica, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti: “ ... il condono stride con qualsiasi azione positiva per il territorio, è la devastazione del diritto” . Anche nel documento finale, votato per acclamazione dai delegati, si è ribadita la ferma contrarietà ad ogni forma di condono, in particolare edilizio, in quanto premia la cultura dell’infrazione alle regole e alle normative vigenti e arreca danni all’ambiente e al paesaggio, ponendosi in aperto conflitto con la qualità architettonica, materia oggetto di una risoluzione UE del gennaio 2002 e di un disegno di legge del governo italiano del luglio 2003. Il conflitto, la contraddizione tra l’abusivismo premiato e la promozione della qualità architettonica è palese e riguarda la politica e il governo del territorio, intesi nel senso più ampio. Questi due estremi sono ben esemplificati, proprio in terra pugliese, da due realtà che sono state visitate dalla delegazione bergamasca partecipante al Congresso. Una è il complesso noto come “ Punta Perotti” ecomostro divenuto emblema dello scempio paesaggistico, costruito in faccia al mare di Bari, oggetto di un lungo iter burocratico tra Comune, Tar e Consiglio di Stato e del quale ci si augura un rapido abbattimento. L’altro esempio sono i trulli di Alberobello, monumento architettonico ed urbanistico unico nel suo genere, dichiarato patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco. Molte di queste costruzioni a pianta circolare sono ora oggetto di restauri conservativi che ne tutelano l’integrità, mantenendo legami evocativi con il contesto rurale grazie alle scelte dei materiali appartenenti alla tradizione locale. Uno dei temi forti dibattuti al Congresso è stato quello relativo al concorso di idee e di progettazione come sistema ottimale per l’affidamento di incarichi, strumento che dovrebbe essere più utilizzato dagli Enti pubblici ma anche dai privati. Negli spazi attigui alla sala convegni era allestita una mostra che presentava una rassegna di progetti a concorso provenienti da tutti gli Ordini d’Italia e realizzati negli ultimi dieci anni, che illustrano come il ricorso a questa modalità organizzativa per la rappresentazione delle idee progettuali sia andata crescendo nell’ultimo decennio. Prossimo appuntamento importante in Italia sarà il XXIII Congresso Mondiale di Architettura che si terrà a Torino nel 2008 con il tema “ Trasmitting architecture” .
A. C.
A. P.
a cura di Antonio Cortinovis e Alessandro Pellegrini
L’ordine di Bergamo per il Congresso di Bari
Cremona a cura di Massimo Masotti
Da Bari a M ilano “senza passare” da Roma? Alcuni passaggi del Documento finale del Congresso di Bari chiamano gli Ordini ad un maggiore impegno nell’attività da svolgere. In esso infatti si afferma “ il ruolo essenziale dell’architetto, quale professionista garante della qualità complessiva, nel processo di trasformazione del territorio” ; si dichiara che “ il concorso, come metodo di scelta del progetto, è il modo migliore per individuare la qualità di un intervento” ; si dichiara inoltre che “ il concorso porta ad una migliore qualità della progettazione” . È sicuramente giusto e rafforzativo del ruolo sociale della professione di architetto tendere ad un nostro maggiore coinvolgimento, nell’attività di conservazione/trasformazione del territorio, attraverso il ricorso sistematico al metodo concorsuale. Questo però impone agli Ordini un doppio impegno; uno sicuramente teso a garantire che coloro che parteciperanno a questi “concorsi” siano in grado di offrire un prodotto/progetto di qualità; l’altro, sicuramente non meno importante, ovvero, quello di riuscire finalmente a capire di chi e di che cosa essi sono o debbono essere rappresentativi. Rispetto al primo impegno se è vero che i “ giovani architetti” sono culturalmente più frizzanti, è altrettanto vero che quelli “ meno giovani” mettono nei loro progetti il peso della maggiore esperienza. Entrambi però, proprio grazie a queste loro specificità, sono in grado di offrire un prodotto di qualità. All’Ordine spetta il compito di mantenere alto “ l’interesse culturale” fra i propri iscritti. Certamente la scelta del “ concorso” assolve a tale compito perché il confronto che in esso avviene, anche se a posteriori, induce il progettista a riconsiderare le proprie scelte progettuali alla luce di quelle degli altri concorrenti. Ciò è senza dubbio culturalmente stimolante. In sostanza gli Ordini dovranno riuscire ad essere sempre più “ frequentati” dagli iscritti. Perché ciò avvenga, però, è necessario che questi diventino “ luoghi di interesse capaci di stimolare la partecipazione, il dibattito e, mi sia concesso, alimentare la passione per la nostra professione” . L’architetto, dopo una buona formazione deve, all’Ordine o attraverso l’Ordine, imparare la professione, mantenersi culturalmente aggiornato e dialogare di architettura con tutti gli altri soggetti interessati e/o partecipi. Rispetto al secondo impegno è doveroso fare una premessa. Gli architetti vengono “ considerati” per le opere che realizzano. Anche la recente ricerca fatta dall’Abacus mirava a “ esplorare l’atteggiamento
degli italiani verso l’architettura e la professione dell’architetto” . Ma, se ciò è vero, allora perché anche a Bari, cosi come a Torino, i “ grandi architetti” erano assenti? Non ne cito alcuno, ma mi chiedo: saranno bene iscritti ad un Ordine? Perché allora non hanno portato alcuni esempi della “ qualità” che con tanta forza si và proponendo? Si percepisce sempre di più uno scollamento, quasi un distacco, fra l’Ordine e questi “ grandi iscritti” . Ma allora l’Ordine chi rappresenta? Chi deve rappresentare? Ogni categoria, ogni gruppo è orgoglioso dei propri “ pezzi da novanta” . Noi invece no! Perché? Evidentemente ci sono alcuni aspetti della vita degli ordini che vanno necessariamente rivisti e ridisegnati. Se all’esterno dell’Ordine veniamo considerati per le opere che facciamo è altrettanto vero all’interno dello stesso prevale maggiormente l’aspetto politico dell’architetto. Bisogna allora riuscire a meglio bilanciare i due versanti, quello politico e quello architettonico. Bisogna riuscire anche a disegnare un diverso rapporto fra le varie figure professionali ed il tipo di rappresentanza che, all’interno dell’Ordine, queste devono avere. Non possiamo perdere l’opportunità, che ci viene data dalla nascente legge di riforma delle professioni, di essere soggetti attivi. Solo un Ordine maggiormente rappresentativo della professione, in qualunque forma questa si esprima, potrà garantire quella qualità che a Bari è stata “ promessa” ! L’impegno, pertanto, che ci viene richiesto è molto gravoso e la situazione di “ stallo” in cui si trovano i Consigli non lo agevola sicuramente. La vita di un Ordine oggi è molto difficile. Ci sono troppe domande che non trovano risposta. Ci sentiamo troppo soli, stiamo navigando a vista perché non sappiamo quale sarà l’approdo finale! Bari è orami passata. Diciamo allora viva Bari! Roma è lontana, molto lontana, troppo lontana. Milano, intesa come Lombardia, è qui ed è importante. Milano non deve scappare. L’imminente rinnovo degli organi della Consulta deve portare ad un maggiore rafforzamento e ad una più forte coesione sulle problematiche di fondo. Dobbiamo riuscire a trovare, nella nostra dimensione regionale, quegli stimoli capaci di trasmettere da un lato nuovo vigore ai singoli Ordini provinciale e dall’altro un segnale forte al Consiglio Nazionale. Bari chiama Milano! Milano è presente! E Roma? ...dovrà rispondere! Carlo Varoli
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VI Congresso C.N.A.P.P.C.
Bergamo
Lecco a cura di Maria Elisabetta Ripamonti
Il concorso come ricerca di qualità
VI Congresso C.N.A.P.P.C.
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Dal 30 ottobre al 1° novembre i delegati provinciali hanno partecipato a Bari al VI Congresso nazionale degli architetti italiani. Manifestazione che, al di là di qualche perdonabile pecca organizzativa e qualche eccesso di protagonismo ha lasciato intendere quanto sia ormai aperta la campagna per l’elezione del Consiglio Nazionale, con i suoi incontri, le tavole rotonde e le manifestazioni collaterali e ha mostrato, a dispetto di tanti detrattori, quanto sia vivace e quante potenzialità possa esprimere il nostro mondo. Esaurita la sfilata dei personaggi politici, i cui contributi hanno occupato buona parte della prima giornata, omaggio doveroso all’impegno di Raffaele Sirica e del Consiglio Nazionale, ho personalmente trovato interessante l’incontro sul futuro delle professioni intellettuali fra riforma e federalismo. Nella giornata di venerdì, fra i vari temi che si sono affrontati, oltre alla riflessione sulle riviste degli Ordini che da semplici bollettini stanno sempre più assumendo un importante ruolo di comunicazione dell’architettura, ho particolarmente apprezzato nel progetto “ Celebrations of Cities” come il collega brasiliano Jaime Lerner intenda intervenire nella società rivalorizzando il ruolo delle città. Curioso e interessante infine quanto messo in evidenza sabato nella tavola rotonda sui risultati di due ricerche sul rapporto che gli italiani hanno con l’architettura e gli architetti. Ma il grande evento è quanto presentato nei tre giorni, in parallelo ai lavori congressuali, nella grande sala multimediale, Urban Center Italia. Accanto a trenta plastici di opere dei più conosciuti architetti italiani contemporanei, sono stati proiettati su dodici grandi schermi, i progetti inviati dai 102 Ordini. Progetti vincitori e segnalati dei concorsi che dal 1998, con il coinvolgimento delle pubbliche amministrazioni, hanno partecipato alla grande sfida per il rilancio dell’architettura nel nostro paese. Accurato l’allestimento e molto efficace il messaggio: mille progetti che con il loro linguaggio architettonico mettono in evidenza come stia cambiando l’Italia. Il concorso di architettura nel nostro paese fin dal Rinascimento costituisce la procedura ottimale a disposizione della committenza pubblica per la ricerca della qualità, mettendo a confronto proposte basate su metodi di approccio progettuale e culture diverse e con-
sentendo anche ai più giovani di mettere in mostra le proprie idee. Dall’inizio degli anni settanta questo strumento è divenuto però sempre più marginale sino ad essere relegato a svolgere un ruolo per lo più di valenza accademica. Le scarse occasioni di confronto hanno costretto i nostri più noti colleghi ad affermarsi all’estero andando a vincere concorsi fuori dai confini nazionali. Fortemente richiesto nel congresso di Torino, il ricorso alla competizione concorsuale ha mostrato nell’evento di Bari di poter contribuire alla riqualificazione di una corretta immagine degli architetti quali protagonisti della svolta atta a migliorare qualitativamente il loro operare, consentendo al nostro paese di allinearsi a quelli più culturalmente evoluti dell’unione europea. Dall’alleanza fra amministratori pubblici, professionisti e cittadini, come si legge nel documento finale approvato per acclamazione dai delegati dei 110 mila architetti italiani, attraverso i concorsi, si può attuare quel concetto di democrazia urbana in cui gli architetti hanno ancora un grande ruolo da giocare. Ferruccio Favaron
Milano a cura di Roberto Gamba
Gli architetti e l’Europa Il Congresso nazionale degli architetti italiani a Bari, è stato caratterizzato dalla verifica del fatto che gli Ordini ed il Consiglio Nazionale svolgono una politica professionale ormai ben inquadrata negli sviluppi della politica europea ed internazionale. Infatti, sulle orme del precedente Congresso e delle altre manifestazioni pubbliche, a Bari si è dato largo spazio al confronto con i problemi e le esperienze dei colleghi europei e dei diversi Governi dell’Unione. La questione non è di poco conto, in quanto è ormai non solo indispensabile coordinare le politiche nazionali a quelle comunitarie, ma anche trovare le sinergie con tutti i soggetti istituzionali dell’Unione disponibili a condividere i medesimi obiettivi di promozione e salvaguardia della qualità dell’architettura. La discussione sulla “ Legge quadro per la qualità architettonica” approvata questo anno dal Consiglio dei Ministri, per esempio, ha assunto significati più ampi proprio perché vista alla luce della “ Risoluzione sulla qualità architettonica dell’ambiente urbano e rurale” approvata dal Consiglio dell’Unione Europea nel 2000, risoluzione promossa in sede europea proprio dagli Ordini italiani. Così come di grande interesse sono stati i dibattiti baresi sulle iniziative legislative simili realizzate o in corso nei diversi Paesi dell’Unione, a cominciare dalla storica legge francese, fino alle ultime iniziative spagnole olandesi o finlandesi. Che si faccia una politica per la qualità dell’architettura, per i Concorsi di progettazione o per riformare la professione l’intervento degli Ordini deve essere contemporaneamente sui diversi livelli di governo: regionale, nazionale ed europeo. Al progetto di riforma delle professioni presentato dal Sottosegretario Vietti al Congresso, infatti, corrispondono la riforma delle Direttiva europea 384/85 o il nuovo progetto di Direttiva della Commissione Mercato Interno ma anche i progetti regionali sulle professioni; alle modifiche della Merloni corrispondono le modifiche della Direttiva Appalti; alla questioni nazionali sulle tariffe professionali corrisponde l’azione del Commissario Monti. Il Congresso di Bari, insomma, ha sottolineato la complessità delle questioni e l’integrazione dei problemi: nello stesso tempo ha evidenziato la capacità degli Ordini e del Consiglio Nazionale di affrontarla adeguatamente, con una
visione sintetica complessiva ed un sistema di relazioni internazionali. A Bari abbiamo avuto la presenza del Governo e dell’opposizione, rappresentati al livello più alto, del Presidente dell’U.I.A. e del Presidente del Consiglio Europeo degli Architetti, di colleghi provenienti da numerose nazioni europee, di rappresentanti dei Ministeri di numerosi Paesi dell’Unione, di rappresentanti importanti del mondo della committenza: tutto ciò non è casuale, bensì il risultato di un lavoro approfondito nello stabilire le relazioni e le sinergie indispensabili per promuovere una politica per l’architettura. Ritengo che ciò, assieme alla rilevanza nazionale sui mass media, sia stato la dimostrazione pubblica di come negli ultimi anni si sia profondamente trasformata l’attitudine e la capacità di promozione politica degli Ordini degli Architetti italiani ed i risultati, in termini di riforme e credibilità, si cominciano a vedere. Gli architetti italiani hanno infatti abbandonato la vecchia attitudine corporativa per fare una politica di alto profilo a favore dell’architettura, prima che a favore di loro stessi: il trend positivo, e fino a poco tempo fa impensabile, nella crescita dei Concorsi di progettazione ne è la dimostrazione. Con il “ corporativismo” hanno anche rimosso una sorta di “ provincialismo” che li chiudeva nel particolare locale, aprendo la porta all’integrazione europea e facendosi anzi promotori di azioni comuni europee per l’architettura. Daniela Volpi
L’architettura italiana, intesa come l’insieme dei soggetti professionali che, nell’ambito delle proprie competenze riservate o attribuite, operano nel campo del progetto delle trasformazioni fisiche del territorio la loro direzione e pianificazione e dei loro organismi di governo e rappresentanza, riunita a Congresso Nazionale in Bari - addì 1.11.2003, a conclusione dei propri lavori, richiamato • il “ diritto” della collettività e dei cittadini all’architettura, alla tutela dell’ambiente e alla valorizzazione del paesaggio urbano e rurale; • la rilevanza economica e sociale delle trasformazioni urbane e territoriali ed in queste dell’architettura; • l’utilità della competizione professionale attuata principalmente per mezzo del concorso come strumento efficace per elevare la qualità della progettazione delle costruzioni e favorire l’emergere di nuovi talenti professionali; • la centralità dei saperi professionali e quindi delle professioni intellettuali nella civiltà post-industriale e, conseguentemente, il primario interesse economico e sociale della nazione per la riforma delle professioni, delle modalità del loro accesso, esercizio e delle relative strutture di rappresentanza, considerando • che l’azione del Consiglio Nazionale e degli Ordini provinciali, in questi ultimi anni, è stata positivamente orientata al concreto radicamento dei diritti e degli obiettivi sopra indicati, in particolare conseguendo la: – Risoluzione sulla qualità architettonica urbana e rurale (approvata dal Consiglio UE gennaio 2002); – Rif orma delle Diret t ive Servizi/Appalti/Forniture (approvata in prima lettura dal Parlamento Europeo); – Legge Quadro sui Lavori Pubblici – Importanti emendamenti (Collegato Infrastrutture – 2002) e al Regolamento di Attuazione D.M. 554/99; – Riforma strutturale della formazione universitaria e dell’accesso alle professioni (D.Lgs. 328/2001); – Legge quadro sulla qualità architettonica (Il disegno di legge governativo del 25.7.2003); – Legge quadro sulle professioni (accordo quadro tra governo e professioni sul testo Vietti); • che la modifica costituzionale ha radicalmente mutato il quadro di riferimento legislativo, la cui struttura poggia ormai su pilastri ineludibili: la legislazione europea e gli accordi internazionali, la legislazione statale, la legislazione regionale (per ambiti di esclusiva potestà espressamente designati o concorrenti);
• che l’ampiezza tematica del capitolo della legislazione concorrente ha aperto – in carenza di emanazione di princìpi generali – una complessa stagione di conflittualità istituzionale per altro foriera di stimoli culturali nel dibattito politico-sociale; • che l’evoluzione del confronto istituzionale sta portando ad una nuova riforma costituzionale che gli architetti ritengono indispensabile e necessaria limitando, per quanto possibile e necessario, la legislazione concorrente, per addivenire ad una più precisa allocazione delle tematiche di esclusiva potestà statale e regionale. assunto e condiviso: • il documento programmatico del Congresso; • contributi emersi dal dibattito congressuale, i contributi provenienti dagli Ordini e gli esiti dei forum che si sono tenuti durante il Congresso su: – Politiche urbane e governo del territorio (Club dei Leader); – Qualità, trasparenza e sicurezza degli edifici; – Architettura e diversabilità; – Formazione e Tirocinio; – Trasmettere architettura; – Qualità dell’architettura, riafferma • La centralità del “ sistema architettura” nei processi di trasformazione del territorio ed il ruolo essenziale dell’architetto quale professionista garante della qualità complessiva del processo. • Che non può esistere qualità architettonica senza fruibilità ed accessibilità per tutti e che non può essere ignorato il rapporto con le esigenze delle “ persone reali” compresi coloro che hanno svantaggi motori e/o sensoriali. esprime il proprio sostegno alla promulgazione di norme quadro nazionali: • per l’architettura; • per il governo del territorio e per la tutela, la valorizzazione e la gestione dei beni Culturali e Ambientali; • per le professioni (la loro definizione, organizzazione e i sistemi di rappresentanza); • per l’accesso alla professione e il tirocinio; • per la gestione organizzativa e fiscale delle professioni, dichiara • che le professioni intellettuali e il sistema ordinistico nel quale sono organizzate, stante i ritardi e le contraddizioni che si registrano tra la legislazione regionale e nazionale di settore, si pongono come elemento di armonizzazione dei diversi livelli legislativi enucleando quei princìpi generali che i “ saperi professionali” ben conoscono in
quanto qualificanti la loro professione. • la propria disponibilità a concorrere alla formazione di specifiche leggi regionali che, per quanto di propria competenza, sappiano affrontare: – la qualità, la trasparenza e la sicurezza; – il governo del territorio; – l’incentivazione della competizione professionale sul progetto; – la materia dei lavori pubblici; – l’aggiornamento permanente delle professioni; – l’ammodernamento e la riaggregazione degli studi professionali; – il rilevante ruolo economico e sociale delle professioni. • che il gap tra la cultura professionale (architettonica e paesaggistica) e l’opinione pubblica è così sensibile da rendere urgente la programmazione di iniziative per una campagna informativa e di sensibilizzazione per avvicinare i cittadini italiani all’architettura: alla comprensione, al gusto e alla passione per l’architettura (in particolare quella moderna) e per il paesaggio e per la nostra professione. • che occorre rendere coscienti cittadini e governanti che, se la qualità architettonica costituisce un reale obiettivo della società, la qualità del nostro paesaggio architettonico e del nostro ambiente quotidiano dipende sostanzialmente dalla crescente consapevolezza che ogni cittadino saprà dimostrare nel prendere decisioni o dare commesse nel campo dell’architettura. • che occorre valorizzare e rendere evidente la forza della rete del sistema ordinistico per comunicare (transmitting) architettura alla società civile (a tutti i livelli) e al mondo politico. Nella rete assume funzione significativa la struttura regionale del sistema ordinistico che deve trovare adeguato ruolo istituzionale e di rappresentatività. La rete può e deve quindi progressivamente predisporsi per raccogliere e divulgare messaggi di democrazia urbana, messaggi sull’architettura italiana. • che occorre consolidare, negli amministratori pubblici e negli investitori privati, la consapevolezza che: – I processi decisionali possono rinnovare le forme della partecipazione al fine di valorizzare la qualità delle scelte compiute e da compiere, da parte delle Amministrazioni, attraverso modalità articolate di governance, di partecipazione e di condivisione dei processi di trasformazione. – I grandi progetti, così come i piccoli interventi in luoghi decentrati o periferici, hanno la potenzialità decisiva di trasformare le nostre vite attraverso l’architettura. Essi rivestono, infatti, un ruolo strategico per il rinnovamento del Paese e costituiscono, spesso, una risorsa non rinnovabile. – L’architettura di oggi è il patrimonio del domani. In tale ottica i concorsi sono uno dei principali strumenti a disposi-
zione degli amministratori e degli investitori e realizzano nel concreto la Democrazia urbana. • che il “ concorso” – come metodo di scelta dei progetti da parte dell’ente banditore pubblico o privato – appare in tutta evidenza il metodo migliore per individuare la qualità di un intervento: confronti e giudizi critici consentono infatti di valutare alternative e scegliere la migliore “ concezione” . Si ritiene essenziale nel processo concorsuale: – la formazione da parte del programmatore/coordinatore di un bando adeguato agli obiettivi del soggetto banditore; – la certezza di una giuria competente e qualificata. • Il concorso produce vantaggi evidenti: – Migliore qualità dell’opera: Maggiore qualità della progettazione. – Ottimizzazione nella scelta degli investimenti: Maggior trasparenza negli incarichi. – Sostegno ai giovani architetti: Sensibilizzazione alla cultura architettonica. – Democrazia urbana. Il concorso, quale elemento di mediazione tra pianificazione e progetto dell’opera, concretizza, attraverso forme allargate di valutazione, nuove regole di democrazia urbana. conferma • Il principio della regola contro quello della deroga. • La ferma contrarietà ad ogni forma di condono, in particolare edilizio, in quanto: – questo reiterato ricorso legislativo premia la cultura del non progetto e della infrazione delle regole del piano e di quelle intrinseche dell’ambiente e del paesaggio; – concreta una insicurezza diffusa in ambienti e territori soggetti sia a pericolo sismico che idrogeologico; – si pone in palese conflitto con la recente proposta governativa sulla qualità architettonica e quelle parlamentari sul governo del territorio. Bari, 1° novembre 2003 Documento finale votato per acclamazione dai delegati al Congresso
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VI Congresso C.N.A.P.P.C.
Il Documento finale del Congresso
costruzione e questo va a danno della deontologia professionale e soprattutto della qualità dell’opera, perché l’impresa non ha alcun interesse a promuovere la qualità, mentre ha il massimo interesse a contenere i costi. Questa è una delle cause della scarsa qualità media dell’edilizia in Italia. Un’altra causa è che gli architetti firmano meno del dieci per cento delle realizzazioni, mentre in Francia, ad esempio, ci si lamenta di non superare il trenta.
Conversazioni a cura di Antonio Borghi
Intervista a Leopoldo Freyrie
VI Congresso C.N.A.P.P.C.
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• Nella prossima Assemblea Generale del Consiglio degli Architetti d’Europa – il CAE che riunisce le rappresentanze istituzionali degli architetti di 17 Paesi dell’Unione Europea e della Svizzera – Leopoldo Freyrie – attuale Vicepresidente aggiunto del Consiglio Nazionale degli Architetti – verrà eletto Presidente per il 2004. Che cosa significa, concretamente, questa carica? • Innanzitutto ero curioso di sapere davvero che cosa succede in un Ordine degli Architetti: per questo mi sono candidato a Milano, più di dieci anni fa, e sono stato eletto. Dopo due mandati, prima da segretario (insieme a Michele Faglia, l’attuale Sindaco di Monza – lui ha fatto molta più carriera di me!) e poi da vice presidente, sono entrato a far parte del Consiglio Nazionale presieduto da Raffaele Sirica e ho iniziato a occuparmi delle relazioni con il CAE, che erano molto deboli sebbene l’Italia fosse tra i membri fondatori. L’attività del CNA a livello europeo è stata riconosciuta dal CAE che ha voluto un rappresentante italiano stabilmente nell’Executive Board fino a quando non fosse toccata a noi la presidenza di turno che mi avvio a ricoprire. • Il suo periodo di presidenza coincide con l’ingresso di dieci nuovi membri nell’EU. Cosa comporta questo processo? • I rischi dell’allargamento ai paesi dell’est europeo sono essenzialmente di due tipi: da un lato l’ingresso sul mercato di professionisti le cui qualifiche non sono verificate e allineate ai parametri comunitari e con un costo del lavoro molto basso oppure – viceversa – quello di una “ colonizzazione” dei nuovi paesi membri da parte dei professionisti provenienti da paesi più forti. Inoltre bisogna evitare che si aprano dei varchi che permettano l’ingresso a senso unico di professionisti da altri continenti – soprattutto americani – che fanno una politica piuttosto aggressiva sul mercato. Un buco nella rete si è già aperto nella Repubblica Ceca, dove la locale organizzazione professionale ha fatto un accordo bilaterale con la grande associazione professionale americana NCARB permettendo ai colleghi americani di registrarsi nel loro paese. In questo modo gli americani potrebbero esercitare la professione in tutta Europa, mentre il loro mercato resta chiuso per gli architetti europei ad eccezione dei colleghi cechi. Il CAE si impegna affinché le norme sulla professione e sulla concorrenza vengano rispettate allo stesso modo da ogni paese europeo, ed è anche una camera di compensazione dove si dibatte delle normative a livello nazionale e si danno indirizzi ai singoli paesi per una sempre maggiore integrazione sovranazionale.
• Lei rappresenta il Consiglio Nazionale presso vari organismi internazionali: nel 1999 ha partecipato alla fondazione del Forum Europeo delle Politiche Architettoniche ed è stato nominato membro del Comitato Consultivo per la Formazione degli Architetti presso la Commissione Europea. Dal suo osservatorio come appare la condizione degli architetti italiani rispetto ai colleghi europei? • La nostra condizione è molto simile a quella dei colleghi francesi, inglesi o tedeschi e – fatte le necessarie distinzioni culturali, sociali e politiche – anche a quella dei nuovi paesi membri. In generale i problemi sono legati al processo di liberalizzazione delle prestazioni professionali, perchè la libera professione ha sempre significato la messa a frutto del proprio capitale intellettuale piuttosto che di quello economico, come richiedono le aziende. Ogni paese ha poi le sue questioni specifiche, come quelle dei tedeschi che – per motivi sindacali – da qualche anno a questa parte sono tenuti ad assumere i loro collaboratori con un costo del lavoro molto alto che a sua volta porta ad avere strutture molto grandi o molto piccole. Oppure la questione della responsabilità civile per i colleghi del Belgio, responsabili in prima persona – insieme alle imprese di costruzioni – di eventuali danni alle proprie opere a distanza di molti anni della loro realizzazione con enormi oneri assicurativi. • Ma in Italia non c’è un particolare problema di sovraffollamento? • Esiste questo problema, soprattutto se consideriamo colleghi anche ingegneri e geometri, ma la concorrenza che viene fatta agli architetti in Italia equivale a quella che devono affrontare gli architetti inglesi o tedeschi da parte di analoghe figure nei loro paesi. In Italia c’è una maggiore confusione dei ruoli, a differenza di paesi come la Spagna dove per legge le concessioni edilizie sono di competenza esclusiva degli architetti. Ma anche la Spagna non è un’isola felice della professione, o meglio non lo è più da quando, a conclusione di un drastico processo di liberalizzazione, il governo Aznar ha eliminato le tariffe professionali.
Tutti gli architetti europei soffrono di un ritardo di tipo organizzativo: la media europea è di due architetti per studio. I grandi studi sono eccezioni mentre l’architetto europeo è più spesso singolo o associato in due o tre – e questo non funziona più. È legittimo che non vogliamo diventare aziende o strutture organizzate e statiche come le società di ingegneria, ma è urgente sviluppare nuovi sistemi di aggregazione abbastanza flessibili per affrontare le oscillazioni del mercato e adatte al mestiere che facciamo, che si basa su un processo creativo. Gli architetti italiani non sono affatto i più penalizzati: chi vince sono i singoli professionisti, piuttosto che i paesi. I più fortunati sono coloro che hanno saputo investire sulla qualità del proprio lavoro e sulla capacità di farlo al di fuori dei confini del territorio comunale. In questo senso l’esercizio della professione deve imparare dagli imprenditori che, sostenuti da un’adeguata politica estera, stringono alleanze con colleghi di altri paesi. • Mi pare dunque che la situazione dell’esercizio della professione presenti analogie e differenze inaspettate in tutta Europa. Ma quali sono le questioni tipicamente italiane? • È l’Europa delle regioni, un paesaggio molto variegato che ha bisogno di alleanze a rete e politiche a sostegno della professione a medio e lungo termine. Il CAE cerca di contribuire alla definizione di queste politiche a livello europeo, come il CNA si deve impegnare ad avere un rapporto sempre più stretto con i singoli Ordini per rappresentarne adeguatamente le istanze a livello nazionale. Un grosso problema è la staticità del professionista che normalmente opera in un territorio ristrettissimo e questo lo rende meno competitivo sul mercato europeo. Un architetto che operi al di fuori della propria regione è una rarità, e questo non funziona più. Inoltre il 60% della committenza privata – ovvero del 70% dell’intero mercato – sono imprese di costruzioni mentre negli altri paesi i soggetti nel processo edilizio sono tre e ben distinti tra loro: l’investitore, il realizzatore e il proprietario. Spesso in Italia i primi due soggetti coincidono nell’impresa di
• Al di là del suo ruolo istituzionale bisogna ricordare che Leopoldo Freyrie è anche e soprattutto un professionista. Lo studio F&P – Freyrie e Pestalozza – ha firmato numerose opere di architettura e interni in Italia, Europa, Stati Uniti e Oriente. Come si concilia la pratica dell’architettura con la sua attività politica e come viene vista questa sua attività dai colleghi? • Malissimo e con grande fatica, perché alla fine tocca lavorare il doppio, la sera, nei fine settimana e anche in vacanza. Ci sono vantaggi di tipo strategico e intellettuale che ti permettono di avere una visione ampia del mestiere e di orientare meglio l’attività professionale. Tutto il resto sono svantaggi. Se io non avessi un socio non credo che riuscirei a conciliare queste due attività. Molti dei colleghi non riconoscono la necessità di una attività degli Ordini o del Consiglio Nazionale. La nostra categoria non ha la coscienza della necessità del lavoro politico per salvaguardare il mestiere: un lavoro con un orizzonte immenso per permettere – ad esempio – agli architetti italiani di andare a lavorare all’estero e viceversa; un lavoro spesso interessante – a volte noiosissimo – con risultati né rapidi né certi, ma necessari. È importante che i professionisti si occupino in prima persona di questi aspetti, anche se sono quelli che hanno meno tempo. Purtroppo molti degli architetti all’interno delle organizzazioni professionali non svolgono la professione, magari l’hanno svolta ma ora non più e quindi non sentono le esigenze di chi ogni giorno è in Comune a chiedere un permesso o deve farsi pagare la parcella da un cliente. Poi ci sono i docenti che possono farsi interpreti delle questioni legate alla formazione e degli aspetti culturali della professione, ma c’è molto bisogno di persone che rappresentino la condizione professionale quotidiana. Purtroppo invece chi è tutti i giorni sul cantiere è poco presente nelle organizzazioni professionali e anche questo vale in tutta Europa. • Chiudiamo con una battuta sul suo futuro: dopo essere arrivato alla presidenza del CAE come proseguirà la sua carriera politica? Pensa di continuare o ne ha abbastanza? • Intanto sarò per un altro anno Past President – come prescrive lo statuto a meno che questa figura non venga cancellata dalla riforma – poi sinceramente non lo so, non ne ho la minima idea.
11 punti per costruire una linea
Stefano Castiglioni Presidente della Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti
■ In questa sezione pubblichiamo i testi e le immagini tratti dal Dvd “ 11 punti per costruire una linea” presentato dalla Consulta Lombarda durante i lavori del Congresso di Bari. La redazione del Dvd è stata coordinata da “ AL” e la sua realizzazione è stata curata da Luca De Fino e Matteo Gregorietti della società Veryweb di Milano.
Curatori designati dai singoli Ordini Bergamo: Antonio Cortinovis Brescia: Mario Mento Como: Giovanni Cavalleri e Gianfredo Mazzotta Cremona: Stefania Manni e Massimo Masotti Lecco: Girolamo Ferrario Lodi: Samuele Arrighi e Vincenzo Puglielli Mantova: Gianni Bombonati e Manuela Novellini
Milano: Maurizio Carones e Valeria Cosmelli Pavia: Paolo Menudo e Luca Micotti Sondrio: Andrea Forni e Aurelio Valenti Varese: Maria Chiara Bianchi e Claudio Castiglioni
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“ È opinione diffusa e condivisa che l’ultimo mezzo secolo anche in Lombardia abbia prodotto solo estensione abnorme dell’edificazione e consumo di territorio senza costruire reali valori e neppure attrattività. Va rilevato che l’intensa attività legislativa urbanistica, nazionale e regionale puntuale e dettagliata, come in nessun altro paese, ha consentito di distribuire diffusi servizi, infrastrutture e corretti criteri edilizio-normativi: non ha però evitato di trasformare una consistente quota del territorio in una megalopoli tanto estesa quanto uniforme e omologata. Gli Architetti Lombardi, per attuare un salto di scala dell’immagine della città, per garantire una diversa qualità dell’habitat, indicano quale metodologia efficace la diffusione del Concorso di Architettura. Tale strumento ha dimostrato nei fatti di non essere solo una diversa procedura di incarico per i progettisti, ma l’occasione di un ampio confronto, di esprimere un impegno culturale prima che professionale: il concorso resta infatti la strategia idonea a offrire la più completa gamma di proposte e soluzioni affinché gli interventi di trasformazione del territorio, possano configurarsi, come già nel passato, quale memoria e testimonianza di civiltà.”
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Per l’attenzione alla persona “ Un luogo dell’istruzione e della formazione, un luogo di cura, un luogo dell’assistenza, interessanti esempi di realizzazioni di edifici di servizio con cui la persona si confronta nel corso della sua esistenza, diventano occasione per sviluppare una ricerca che indaghi il rapporto tra contenuti e forma in architettura. Nel segno di un rilancio del rapporto uomonatura, tale ricerca deve proporsi come veramente originale e non animata da un intento esclusivamente auto-rappresentativo.”
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■ Nuovo Plesso Scolastico a Costa Volpino (Bg), 2003
■ Nuovo Ospedale di Bergamo (Bg), 2000
Lorenzo Noè, Marco Valentino con Simona Bodria.
Aymeric Zublena (Scau s.a), Alessandro Martini, Ferdinando Mart ini, Edoardo M onaco (M m.Ar. Consult s.r.l), Pippo Traversi e Ferdinando Traversi Archit et t i Associat i, Andrea G. Taddia (Progettisti Associati s.p.a). St rut t ure e coordinament o sicurezza: Donato Romano, Giambattista Parietti (E.T.S. s.p.a) Impianti tecnologici e trasporti: Cesare Taddia (Progettisti Associati s.p.a.).
■ “ Mini alloggi per anziani” della Pia Casa di Riposo Cardinal Giorgio Gusmini a Vertova (Bg), 2001
(fotogrammi da 1 a 9)
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Marco Bosi con Cristina Cancelli, Andrea Faravelli, Liliana Volpi, Stefano Papavero. (fotogrammi da 18 a 24)
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Il concorso appalto “ Il comune di Brescia, anche sotto la sollecitazione dell’Ordine, ha lanciato alcuni concorsi impegnativi. Di particolare interesse il concorso appalto per la progettazione dei nuovi comparti di edilizia convenzionata del Sanpolino, estensione del quartiere San Polo progettato negli anni ’70. Il concorso ha visto la partecipazione di numerosi gruppi composti da oltre 200 architetti, cooperative edilizie e imprese. Esperienza che potrebbe trovare la giusta prosecuzione nel completamento dei comparti mancanti.�
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■ Appalto Concorso per l’assegnazione di aree edificabili PEEP 2000, San Polino, comparto 14, Brescia 2002
■ Appalto Concorso per l’assegnazione di aree edificabili PEEP 2000, San Polino, comparto 21, Brescia 2002
Mauro Galantino con M. Frusca, N. Mori, M. Angelini, M. Agosti, P. Brianza, B. Guizzi, F. Omodei, S. Pintossi, A. Platto, M. Ticozzi, V. Vitali.
Pippo Cantarelli, M. Mento, U. Barat t o, G. Barat t o, S. Bordoli, B. Tonelli, B. Marrelli, S. Marrelli, F. Maffeis, G. Pedrazzoli, D. Galli, A. Lavo, A. Anelotti, S. Catano, E. Sagliocca, M. Capriotti.
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Committenza privata “ I concorsi presentati sono stati banditi da privati o Enti non vincolati dalla rigida normativa delle opere pubbliche. La committenza privata ha una determinazione e una elasticità procedurale che consente quasi sempre una concreta e rapida realizzazione delle opere. Il ritorno di immagine, la pubblicità gratuita oltre che la possibilità di essere maggiormente coscienti e responsabili delle proprie scelte sono i motivi che spingono i privati ad interessarsi ai concorsi.”
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■ Concorso di idee per lavori di Edilizia Residenziale a Como, via Anzani n. 37, 1996-98
■ Concorso di progettazione per una Comunità alloggi presso il centro residenziale per disabili motori “ SIM-PATIA” di Valmorea (Co), 2001
Giorgio Orsini, Giovanni Benzoni. (fotogrammi da 1 a 13)
Albert o Bert olini, Crist ina Carozzi, Alessandra Galli. (fotogrammi da 14 a 24)
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Concorso, strumento di qualità “ Recupero funzionale, nuova costruzione e integrazione con il costruito sono i temi proposti dai concorsi per la filanda di Soncino e per la nuova scuola materna di Piadena. Il contesto è quello dei piccoli comuni del cremonese che vogliono rilanciare il proprio ruolo anche attraverso la qualità architettonica degli interventi edilizi più significativi, sia per il recupero di edifici dismessi, come nel caso della filanda, sia per la costruzione di edifici pubblici, come nel caso della scuola.”
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â– Recupero della Filanda Meroni, Soncino (Cr), 2002
â– Scuola materna di Piadena, 2003
Marco Bigozzi, Massimo Bigozzi, Ettore Soffientini, Guido Celada, Marta Celada.
Giovanni Cont i con Emilio Comencini, Angelo Volpi, Rinaldo Bertoletti, Sara Galetti, Giuseppe M ainardi (impiant i t ermosanitari), Atos Penotti (impianti elettrici).
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Per un recupero ambientale “ Il concorso di idee è lo strumento ideale per acquisire soluzioni progettuali su temi che riguardano la riqualificazione ambientale a scala urbana. I progetti presentati coinvolgono elementi naturali privilegiati al fine di creare la riconnessione tra lago e montagna e una valorizzazione turistico-economica della sponda lacustre. Sarebbe auspicabile che le migliori proposte progettuali fossero utilizzate come contributi integrativi della pianificazione urbanistica a livello locale.â€?
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■ Concorso di idee “ Vie d’acqua: dal lago alla montagna” , 2002
■ Concorso di idee per la realizzazione di un attracco battelli con pontile e zona rimessaggio sul lago di Lecco, località Parè di Valmadrera, 2002
(4 progetti ex-aequo) – Giulio Fezzi; – Elisabetta Marta Rossi con Luca Milani; – Emilia Amabile Costa con F. Albani, R. Anelli, P. Biscot t i, M . Brambilla, G. Cavalleri, A. Cipriani, E. Dentis, M. Ferraresi; – Marco Muscogiuri con Gruppo Infrastrutture Sociali (Politecnico di M ilano Polo di Lecco), Giorgio Fiorese. (fotogrammi da 1 a 12)
Alfredo Gardella, con Paolo Gardella, Adriano Alderighi. (fotogrammi da 13 a 24)
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Progettare il concorso “ Per promuovere la Qualità Architettonica, attraverso il metodo concorsuale, l’Ordine degli Architetti di Lodi, ha costituito l’associazione ARCHILODI. Scopo dell’associazione è prestare assistenza alle amministrazioni, agli enti e ai privati, dalla stesura dei bandi fino alla realizzazione del progetto. Tra i concorsi qui presentati due, sono realizzati direttamente con l’assessorato all’urbanistica di Casalpusterlengo, e uno in collaborazione con l’IN/Arch Lombardia per il Comune di Lodi.”
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■ Riqualificazione dell’area/sistema delle tre Piazze: Piazza del Popolo, Piazza del Mercato e Piazza della Repubblica, Casalpusterlengo, Lodi, 2002
■ Oltre Adda, Lodi, 2003
Francesca Tata, Emanuela Bulli, Sonia Rizzo, M assimo M anieri, con St ef ano Rubino e Fabrizio Silvestri. (fotogrammi da 1 a 13)
Cesare Macchi Cassia, Pietro Macchi Cassia, Ugo Ischia, Tommaso Lamera, Diego Stefenino, Arianna Trevisan. (fotogrammi da 14 a 24)
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Concorso di idee: strategie e programmi “ Il concorso indetto dal comune di Monzambano ha colto le potenzialità del concorso di idee assumendolo come occasione per la riqualificazione dell’edificato esistente, ma soprattutto come guida nella programmazione e progettazione dell’espansione ipotizzata. Il concorso di idee risulta così rispondente alle sue proprie finalità, di individuare cioè linee guida di natura strategica e programmatica e non soluzioni architettoniche.”
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■ Concorso di idee per la ristrutturazione urbanistica della località “ Valle” e degli ambiti limitrofi del comune di Monzambano, 2001 Giulio Lampert i, Valerio Vit ali, Barbara Badiani, Pietro Brianza.
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Il ruolo degli Ordini “ Nel Concorso di idee di Settimo Milanese la Fondazione dell’Ordine degli architetti di Milano ha svolto un importante ruolo di consulenza curando l’organizzazione del Concorso, dalla sua definizione sino alla mostra e alla pubblicazione del catalogo. Sostenere e promuovere il concorso di architettura presso le pubbliche amministrazioni, anche attraverso un diretto coinvolgimento nelle differenti fasi organizzative, costituisce un importante obiettivo a cui l’Ordine ha cercato di dare concretezza.”
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■Concorso di idee per la redazione del progetto planivolumetrico del nuovo lotto del Piano di Zona consortile, Settimo Milanese (Mi), 2003 Nicola Braghieri con Denis Pietro Zuffellato, Marlene DoÍrrie, Maria Silva Pèrez.
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Concorso di idee, benefici per la comunità “ Il concorso di idee è la migliore opera pubblica offerta dall’ente alla comunità. L’ente non acquisisce un solo progetto ma fa provvista di idee scegliendo la migliore. Concorrono architetti sconosciuti portatori di un’originale e altrimenti inaccessibile esperienza sul tema, e i giovani. Per vincere gli architetti danno il meglio associandosi fra loro. Al banditore la scelta. Anonimato e una buona giuria garantiscono obiettività; mostra e catalogo rendono le scelte trasparenti.”
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■ Concorso di idee per la sistemazione dello spazio aperto dell’area adiacente la pesa pubblica, Mede (Pv), 2000
■ Concorso di idee per la riqualificazione del centro urbano di Stradella (Pv), 2002
Alessio Gotta, Andrea Zavattaro con Monia Pecchio, Federica Martini, Paola Zavattaro. (fotogrammi da 1 a 13)
Carlo Sozzi, Walter Bosoni, Stefano Antonelli. (fotogrammi da 14 a 24)
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Dalla proposta alla realizzazione “ Da alcuni recenti concorsi di progettazione banditi in provincia di Sondrio, emerge un dato interessante riguardo la continuità tra l’esito del concorso stesso e la realizzazione dell’opera. Il lavoro del coordinatore risulta centrale per tradurre i bisogni e le aspettative di una collettività in obiettivi progettuali da raggiungere. Di qui il dibattito/confronto su temi specifici e, spesso, un generale innalzamento della qualità architettonica delle opere costruite.”
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â– Concorso di progettazione per la nuova piazza comunale del comune di Montagna in Valtellina (So), 2000
■Concorso di progettazione per l’ampliamento del cimitero del comune di Berbenno (So), 2000
Fabio Della Torre, Aurelio Valenti, Claudia Bigi, Francesca Ciapponi.
Piero Luconi, Laura Luconi, Alessandra Manzoni, Giovanni Sacchi, Sergio Fumagalli con Dario Mario Zappa.
(fotogrammi da 1 a 12)
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Per nuove identità urbane “ Spesso le Amministrazioni si rivolgono agli architetti attraverso lo strumento del concorso chiedendo contributi di dee per riqualificare quelle ampie fasce del territorio snaturate da un’incessante proliferazione edilizia. Il concorso presentato evidenzia la necessità storica e morale di riportare alla luce taluni segni territoriali e di tracciare, o riannodare, nuovi e antichi percorsi urbani in un territorio dove i rapporti interni ai borghi o con la campagna circostante sono stati stravolti .”
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■ Concorso di idee per la riqualificazione del centro storico di Olgiate Olona (Va), 2001 (tre vincitori ex-aequo): – Augusto Spada; – Carlo Moretti, Claudio Grimoldi, Renzo Canavesi; – Robert o M ascazzini, Robert a Numi, Letterio Piraino.
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Rassegna stampa a cura di Roberta Castiglioni
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Dal 30 ottobre al 1° novembre 2003 la città di Bari ha ospitato, presso la Fiera del Levante, un grande evento nazionale annunciato dai più importanti periodici. Gli architetti d’Italia a convegno in Fiera, titolava la “ Gazzetta del Mezzogiorno” del 29 ottobre e le parole di Cristiana Cimmino ci informavano dell’arrivo nella città pugliese di “ centodiecimila architetti a convegno, provenienti da tutte le regioni d’Italia, e anche dall’estero, da ben 102 ordini professionali, nel complesso. Un popolo di addetti ai lavori che supera le 280mila unità. Tutto questo, in cifre, è il VI congresso nazionale degli architetti, ma che comprende anche le riunioni di professionalità del mondo della pianificazione urbanistica, della paesaggistica e dei conservatori.” Gli obiettivi dibattuti al congresso, ai quali il Cnappc, Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, sta lavorando da oltre cinque anni, venivano elencati lo stesso giorno da Simonetta Scarane su “ Italia Oggi” : “ Aprire una nuova stagione per l’architettura in Italia e promuovere l’innalzamento della qualità architettonica attraverso il ricorso sistematico da parte degli enti pubblici ai concorsi di progettazione. (...) Attivare l’alleanza tra professionisti, amministratori, cittadini per arrivare a una progettazione partecipata e condivisa. (...) Realizzare ‘la rete delle reti’ network per trasmettere i valori dell’architettura etica che nascerà dal collegamento orizzontale tra gli ordini professionali e i consigli provinciali del Cup (Comitato unitario delle professioni). Inoltre, è annunciata la nascita dell’osservatorio informatico dei concorsi nel 2004 con il quale il Cnappc inizierà un’opera di monitoraggio sulla pratica della competizione tra i progettisti. (...) Adesso, a Bari, il Cnappc (...) dovrà trovare gli strumenti per attuare il programma di rinnovamento. Non solo, ma dare gambe al nuovo documento programmatico che ruota intorno a sei punti chiave: l’azione del Cnappc e degli ordini per la democrazia urbana; la modifica del titolo V, parte seconda, della Costituzione; professionalismo e terza logica (etica in architettura secondo le teorie di Eliot Freidson); la competizione professionale (concorsi); trasmitting architecture: la forza della rete; forum delle professioni” . Il congresso di Bari ha ospitato “ centinaia di ospiti, troppi per citarli (di sicuro, i ministri per le politiche comunitarie, Rocco Bottiglione, per gli affari regionali, Enrico La Loggia, e infrastrutture, Pietro Lunardi), e numerosi seminari” . Nel corso del congresso si è tenuto anche l’Urban center Italia, una mostra multimediale dei progetti
vincitori dei concorsi d’Italia dal 1998 ad oggi, intitolata Dai 100 degli anni 90 ai 1000 concorsi di oggi. Mille nuove architetture. Cambia l’Italia. Inoltre si è tenuta la riunione del comitato di pilotaggio del Forum europeo per le politiche architettoniche in vista del congresso mondiale che si terrà a Torino nel 2008. La prima giornata del congresso è stata dedicata sostanzialmente al confronto politico con ministri, sottosegretari ed ex ministri che si sono confrontati su due temi principali: la nuova normativa relativa all’ordine professionale, anche in vista della disciplina europea, e il progetto di legge sulla qualità architettonica. Claudio D’Amato, professore ordinario al Politecnico di Bari, ha introdotto la questione della riforma dell’ordine professionale e quella connessa della qualità in un articolo pubblicato sul “ Giornale dell’Architettura” dell’ottobre scorso. Scrive D’Amato che “ l’ordine professionale sempre più organizza se stesso come un moloch autoreferenziale, e che nell’ansia di accentramento progressivo delle competenze trova inspiegabili corrispondenze all’interno dell’organizzazione governativa. È noto a tutti che siamo da anni in attesa di una legge sul riordino delle professioni; è noto che esiste un dibattito sulla concorrenza in cui si vorrebbero sopprimere tutte le strutture corporative e consentire la libera associazione proprio in nome di una reale ed efficace concorrenza. Ma è anche vero che le spinte corporative di ogni ordine professionale sono tostissime (...) e nessun governo, di destra o di sinistra, è riuscito fin qui se non ad abbatterle, almeno a contenerle.” A partire da questa considerazione D’Amato conclude l’intervento con tre proposte in relazione al tema della qualità: “ 1 • Perché non precludere l’esercizio della professione anche ai protagonisti della politica professionale così come ai professori-architetti a tempo pieno? Entrambi avrebbero così le carte in regola per stare in tutte le giurie e in tutte le commissioni in cui si deve scegliere il progetto di architettura migliore, senza condizionamenti di sorta. 2 • Se il conclamato rapporto con le università non vuole esser solo una copertura culturale, perché il CNA e gli ordini regionali, non si impegnano a nominare, per quanto è nelle loro competenze, docenti universitari a tempo pieno, in qualsiasi forma e grado di concorso (anche quelli locali)? 3 • Perché il CNA non promuove un’azione volta a richiedere che i bandi dei concorsi nazionali siano sempre redatti in collaborazione
con i dipartimenti universitari di architettura?” . Sempre sulla questione dell’ordine professionale Rosanna Lampugnani riportava sul “ Corriere del Mezzogiorno” del 31 ottobre l’intervento del sottosegretario alla Giustizia Michele Vietti, autore del progetto di riforma che parte da un assunto preciso: “ gli ordini, ripuliti dalle incrostazioni corporative, rappresentano un punto di equilibrio tra la professione e la committenza (...). I punti di snodo della riforma sono: il richiamo alla deontologia, il procedimento disciplinare, il tirocinio retribuito, la formazione permanente garantita da un sistema di scuole.” Riguardo al sistema tariffario Vietti ha dichiarato: “ abolirlo non garantisce un abbassamento dei prezzi, bensì l’abbassamento della qualità del prodotto.” Il ministro per le Politiche comunitarie Rocco Buttiglione ha sostenuto che “ la riforma degli ordini (...) sarà sottoposta all’attenzione del parlamento europeo” . Su “ ItaliaOggi” del 31 ottobre Ginevra Sotirovic, in un articolo dal titolo Riforma a norma Ue, trattando la questione della riforma delle professioni scriveva: “ il sottosegretario Michele Vietti ha già preso contatti con il commissario UE Monti per armonizzare il disegno di legge delega del governo con la legislazione europea e in particolare con le regole sulla concorrenza” . La nuova normativa, secondo le richieste dei professionisti, dovrebbe essere al passo con i tempi e in grado di arginare le spinte liberiste dell’Europa e quelle autonomiste delle regioni.” Dal congresso di Bari è emerso quindi un “ quadro ancora una volta difficile da interpretare per il futuro della riforma delle professioni intellettuali” . In particolare “ l’iniziativa del commissario per la concorrenza Mario Monti, che contesta all’Italia soprattutto il sistema tariffario, preoccupa non poco Buttiglione che ha invitato Monti a ricordarsi che la commissione competente sulle professioni è quella del mercato interno” . Il congresso di Bari ha consentito anche di fare il punto sulla proposta relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, ai fini della libera circolazione, del diritto di stabilimento e del regime di libera prestazione dei servizi. Il “ Sole 24 Ore” del primo novembre pubblicava un articolo di Massimo Frontera in cui leggevamo: “ La mediazione tra Commissione e Parlamento è condotta dall’Italia (in qualità di presidente di turno dell’UE) attraverso il ministero delle Politiche comunitarie. A riferire alla platea degli architetti sullo stato dell’arte è stata Armanda Bianchi Conti, braccio destro di Rocco Buttiglione in materia di libera circolazione di persone, merci, servizi. Bruxelles preme l’acceleratore sulla libera circolazione dei professionisti nell’UE. Il testo proposto dalla Commissione ammette che la prestazione temporanea in un altro Stato membro
rispetto a quello del migrante non comporti alcun obbligo di iscrizione all’Albo di riferimento, sempre che il periodo di permanenza non superi il limite di 16 settimane. (...) D’altra parte (...) gli Stati membri concordano su una posizione più ‘prudente’. La comunicazione della prestazione temporanea deve avvenire prima della prestazione. Non solo. Il professionista deve dare adeguata informazione sui titoli in suo possesso” . Altre proposte di emendamento al testo della Commissione riguardano “ la rappresentatività all’interno degli organi che incidono più direttamente negli atti di Bruxelles. La proposta italiana riguarda il comitato di regolamentazione, cioè l’organo che ha voce in capitolo sulle procedure per l’esecuzione delle decisioni UE. L’Italia ha proposto un comitato a ‘geometria variabile’, per così dire. Nel quale cioè possa essere sempre rappresentato sia il mondo delle professioni, sia il mondo accademico. (...) La terza buona notizia per gli architetti riguarda la proposta di prevedere, nel testo emendato della direttiva servizi professionali, il mutuo riconoscimento delle specializzazioni formative successive al tradizionale corso di laurea di cinque anni” . Quanto al disegno di legge sulla qualità architettonica il ministro per le Infrastrutture Pietro Lunardi ha garantito che diventerà operante entro il prossimo anno. Si tratta di una legge che è frutto del lavoro del Forum europeo per le politiche architettoniche, nato ad Assisi nel ’98: le linee guida del Forum sono state perfezionate al congresso di Torino del ’99 e presentate a Parigi nell’estate del 2000. Dalla successiva risoluzione europea sulla qualità architettonica, approvata dal Consiglio dell’UE nel 2000, discende la legge quadro sulla qualità architettonica approvata dal consiglio dei ministri italiano e il cui iter il Cnappc si impegna a seguire passo passo. Qualità dell’architettura e concorsi di progettazione sono due temi strettamente legati: i concorsi sono lo strumento di cui dispone la collettività per valutare e scegliere la migliore risposta alle sue domande di trasformazione dello spazio. Giovanni Capozzi ci ha riportato sulle pagine di “ Il Denaro” del 31 ottobre la posizione espressa dalla federazione degli architetti campani, per i quali “ la richiesta di definire ‘una consolidata prassi di concorsi’ non è sufficiente” . Il documento congressuale presentato a Bari dagli architetti campani ha indicato “ alcuni punti fissi che vanno tenuti presenti affinché i concorsi siano veramente uno strumento efficace: domande di progetto articolate in forma chiara ed esauriente (...); apparato normativo del Bando agile (...); coinvolgimento dei cittadini ampio e ben costruito (...); commissioni giudicatrici che operino con metodologie chiare (...); velocità di realizzazione dell’opera” . Qualche perplessità sull’argomento
è stata espressa ancora da Claudio D’Amato. In un articolo pubblicato sul “ Corriere del Mezzogiorno” il 1° novembre D’Amato, pur riconoscendo gli aspetti positivi del documento elaborato dal gruppo dirigente del CNA sul tema della competizione professionale, ritiene che tale documento ponga molti dubbi “ soprattutto alla luce dei risultati che i concorsi di progettazione stanno avendo in Italia, da quando il ricorso a questo strumento di affidamento di incarico sta prendendo quota. In primo luogo la filosofia che questo documento fa sua (pensare globalmente ed agire localmente) non può essere sottoscritta da nessuna persona di cultura che abbia contezza del ruolo e del peso della identità culturale nazionale e del ruolo della tradizione. Basta vedere i risultati di importantissimi concorsi di progettazione, per rendersi conto che questo slogan si è tradotto nell’assegnazione dei primi premi ad un numero altissimo di progettisti stranieri di qualità veramente discutibile nella opinione di chi scrive. Risultati impensabili in altri contesti culturali; ma possibili in Italia, dove vittoria fa rima con provincialismo” . D’Amato sostiene dunque che “ il provincialismo italico è favorito grandemente da una parte da meccanismi di selezione in gran parte basati su fatturati e curricula specialistici; e dall’altra dalla definizione dei bandi e delle giurie. Se, come il CNA auspica, il ricorso ai concorsi di progettazione dovrà essere generalizzato, non sfuggirà a nessuno come la formazione della giuria richiederà il massimo della trasparenza e della competenza. E dovrà essere fugato qualsiasi ragionevole dubbio sui rapporti tra coloro che giudicano e coloro che partecipano” . Per garantire dunque una qualità dell’architettura da perseguire con lo strumento
dei concorsi, D’Amato sottolinea “ l’incompatibilità fra le cariche di presidenti e consiglieri delle associazioni professionali e ruolo di membri di giurie di concorso; o in alternativa, della incompatibilità tra l’esercizio della professione e il mandato di presidente e consigliere degli ordini” . Un altro argomento che contrasta fortemente con quello della qualità dell’architettura e di cui si è discusso molto al congresso di Bari, è quello del condono edilizio. No al condono, è il titolo di un articolo di Nicola Signorile, pubblicato sulla “ Gazzetta del Mezzogiorno” del 31 ottobre. A proposito della legge quadro sulla qualità architettonica che il Governo sta per portare in Parlamento, e che influirà fortemente sul futuro dell’architettura, Signorile scrive: “ Grandi speranze, ma anche fosche nubi all’orizzonte. Lo si è capito subito, quando Raffaele Sirica, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, è approdato con la sua relazione introduttiva allo scoglio del condono edilizio. Un applauso liberatorio ha attraversato la platea. ‘Ètotalmente sconosciuto nei paesi più sviluppati, e costituisce, sciaguratamente, un atto in stridente contraddizione con qualsiasi azione positiva che riguardi la qualità dell’ambiente’. Un applauso convinto che segna la dissociazione dell’intera categoria” . Lo stesso giorno, sul “ Corriere del Mezzogiorno” , Rosanna Lampugnani scriveva: “ Sirica ha così aperto il fronte di una polemica che è ritornata poi nella tavola rotonda – coordinata dal direttore del Tg2, Mauro Mazza – cui hanno partecipato Lunardi, il ministro per le Politiche comunitarie Rocco Buttiglione, il sottosegretario alla Giustizia Michele Vietti e la ex ministra ai Beni culturali, Giovanna Me-
landri” . Il ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi “ ha parlato del condono, affermando che c’è il margine per ritoccare la norma, per esempio riducendo le cubature condonabili. (...). Ma sul condono la polemica si è sviluppat a soprattutto tra Melandri e Buttiglione. La prima (...) ha sottolineato la contraddizione del governo Berlusconi che mette in cantiere la norma sulla qualità architettonica e contemporaneamente quella sul condono edilizio e, infine, ha portato cifre a dimostrazione che i condoni edilizi non fanno cassa come auspicherebbe il ministro Giulio Tremonti. La replica di Buttiglione, quasi provocatoriamente, è partita da un interrogativo: ‘Lo scandalo è il condono edilizio o l’abusivismo’? E a questa domanda la sala (...) ha replicato con fischi. Perché se è vero che la normativa sanzionatoria non ha prodotto grandi risultati, è accertato – come ha aggiunto Melandri – che ogni annuncio di condono scatena nuovo abusivismo.” Il congresso di Bari, oltre ad essere occasione di confronto sui temi “ scottanti” della nuova normativa relativa all’ordine professionale e del progetto di legge sulla qualità architettonica, è stato anche occasione del debutto on-line dell’Osservatorio concorsi del Cnappc (www.architetturaitalia.it), che sta lavorando insieme alla società New italian blood per brevettare le procedure telematiche per rendere applicabili in Internet, secondo la legge, l’organizzazione e la gestione dei concorsi di progettazione sul web. Leggevamo il giorno 1° novembre su “ ItaliaOggi” in un articolo di Simonetta Scarane le parole di Luigi Centola, editore del sito www.newitalianblood.com: “ Il concorso virtuale costa il 50% in meno rispetto allo svolgimento tradizionale sia per quanto riguarda
i costi a carico dei partecipanti che le spese per la giuria chiamata a votare da casa o in videoconferenza” . Seguivano le parole del presidente del Cnappc Raffaele Sirica: ” L’osservatorio concorsi è un mezzo per garantire la trasparenza e la democrazia urbana. Grazie alla collaborazione della rete degli ordini professionali, sarà in grado non soltanto di monitorare l’iter di sviluppo e realizzazione dei progetti vincitori dei concorsi di progettazione, ma fornirà anche le informazioni sui bandi” . Primo nucleo dell’osservatorio concorsi è stata la mostra multimediale Urban Center Italia. Su “ La Stampa” del 3 novembre Tonio Attino scriveva: “ Nelle sale della Fiera del Levante di Bari il Consiglio nazionale degli architetti ha portato così, al seguito del suo congresso, una mostra multimediale sull’architettura moderna. Èla prima volta in Italia. Regione per regione, 300 progetti: è la nuova Italia proposta sulla giostra elettronica della mostra il cui lungo titolo (“ Dai 100 degli anni 90 ai 1000 concorsi di oggi. Mille nuove architetture: cambia l’Italia” ) è un po’ il bilancio di un decennio. La grande architettura ha infatti moltiplicato gli interventi sulle città e attratto progettisti italiani e stranieri per una riqualificazione urbana che il brasiliano Jaime Lerner, presidente mondiale degli architetti, chiama curiosamente ‘agopuntura urbana’.” I numerosi contributi e dibattiti che hanno avuto luogo nelle sale della Fiera del Levante di Bari hanno generato il documento finale votato per acclamazione dai delegati del VI congresso nazionale Cnappc, Architettura, concorso garante della qualità, pubblicato su “ ItaliaOggi” come pure sul sito del Cnappc: www.archiworld.it alla voce “ VI Congresso di Bari” e nel presente numero di “ AL” .
VI Congresso C.N.A.P.P.C.
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Libri, riviste e media a cura della Redazione
Informazione
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Rassegna di Valentina Cristini e Giulia Miele Sebastiano Sanna Le sistemazioni idraulico-forestali nella difesa del suolo Dario Flaccovio, Palermo, 2003 pp. 332, € 35,00 Renato De Fusco L’idea di architettura. Storia della critica da Viollet le Duc a Persico Franco Angeli, Milano, 2003 pp. 224, € 18,00 AA.VV. Le architetture vegetali del milanese. Parchi, giardini e alberi di interesse storico e monumentale Guerini e Associati, Milano, 2003 pp. 198, € 17,50 Roberto Gargiani Princìpi e costruzione nell’architettura italiana del’400 Laterza, Bari, 2003 pp. 732, € 45,00 Massimo Mussini Francesco Di Giorgio e Vitruvio, le traduzioni del De Architectura nei Codici Zichy, Spencer 129 e Magliabechianoi II.I.141. Leo S.Olschki, Firenze, 2003 pp. 704, € 88,00 Federico Bucci (a cura di) Periferie e nuove urbanità Electa, Milano, 2003 pp. 224, € 48,00 Cesare De Seta Architettura della fede in Italia Bruno Mondadori, Milano, 2003 pp. 212, € 20,00 Paolo Cottino La città imprevista, il dissenso nell’uso dello spazio urbano Eleutera, Milano, 2003 pp. 152, € 12,00 Carlo Quintelli (a cura di) Ritratti. Otto maestri dell’architettura italiana. Anselmi, Aymonino, Canella, Grassi, Gregotti, Isola, Polesello, Semerani Celid, Torino, 2003 pp. 136, € 12,00 Giovanna Calvenzi (a cura di) Italia: ritratto di un paese in sessant’anni di fotografia Contrasto, Roma, 2003 pp. 352, € 65,00
Fotografia e rilievo
Percorrendo il medioevo
Sulla città contemporanea
Per le operazioni di rilievo si possono scegliere strumenti e metodi di misura (livelle, teodoliti, tacheometri, strumenti a onde elettromagnetiche) utili per la topografia classica: necessitano di un alto numero di punti di rilievo e di una completa accessibilità al manufatto. In alternativa, la fotogrammetria terrestre e aerea permette di determinare le coordinate di un oggetto di rilievo, con un limite nella precisione di restituzione; nella necessità di specialisti utilizzatori; di programmi per computer; di foto scattate con regole rigide, di apparecchiature complesse e di un rilievo tradizionale delle coordinate. Giuseppe e Quintino d’Annibale – ingegneri topografi liberi professionisti – di Fotogram – hanno sviluppato l’algoritmo di calcolo e l’innovativo e ingegnoso programma elettronico, allegato a questo volume, che consente di effettuare rilievi fotogrammetrici, con un ordinario PC e con Autocad; una qualsiasi macchina fotografica, un’eventuale scanner, un solo operatore. Quanto fotografato può essere così disegnato in 2D o 3D, nelle sue misure reali, secondo le istruzioni descritte nel libro, partendo da due semplici fotografie parallele dello stesso oggetto. Quindi si possono rilevare reperti archeologici fragili, siti non accessibili, particolari di parti alte di edifici, con una precisione in condizioni ottimali del 99,5% . Una parte del libro analizza le teorie fotogrammetriche e le terminologie; la scelta degli strumenti necessari; l’esecuzione delle foto, le misurazioni, la preparazione e l’allineamento delle immagini; segue la restituzione vettoriale, esemplificativa, di una serie di manufatti rilevati in provincia di Chieti.
“ I monumenti degli anni preistorici, nelle loro manifestazioni più semplici, documentano il legame inevitabile che esiste tra un modo di costruire e una società” , scrive Auguste Choisy, ingegnere e storico francese vissuto nella seconda metà dell’800. Questo stesso principio sembra essere la chiave di lettura sulla quale Carlo Bertelli costruisce il suo “ viaggio” nella Lombardia medievale. Si tratta di un percorso che interessa una vasta area culturale, impossibile da rinchiudere nei limiti geografici della Lombardia. La tesi che Bertelli, grande studioso del medioevo, intende proporre è quella secondo la quale allo sviluppo di un movimento culturale contribuiscono sempre la conoscenza e la successiva reinterpretazione delle culture precedenti. Lo studio del medioevo lombardo non potrà, quindi, fare a meno di confrontarsi non solo, con la cultura romana e paleocristiana diffusa in Italia, ma anche con la cultura orientale, che tanto influisce sulla costruzione per esempio di Ravenna, e soprattutto con quella germanica, propria cioè di quelle popolazioni che a partire dal 568 cominciano a insediarsi nella nostra regione. L’arte e l’architettura di questi anni documentano la “ civiltà” di una società costruita su princìpi differenti da quelli propri della tradizione cristiana italiana ma che con quest’ultima è costretta a confrontarsi (basti pensare al progressivo diffondersi del cristianesimo anche presso le popolazioni germaniche). Il libro si compone di una serie di saggi, riccamente illustrati, inerenti lo sviluppo artistico in genere: il più corposo è rappresentato dal testo di apertura di Carlo Bertelli; seguono poi gli scritti più brevi riferiti ai diversi “ regni” che si avvicendano in Lombardia, fino ad arrivare all’affermazione del “ comune” e alla conseguente diffusione dell’arte romanica.
Obbiettivo del libro è la lettura del territorio, analizzato a partire da una sistematica rilettura degli studi e dei testi che se ne sono occupati in maniera estesa durante l’ultimo decennio mettendone in luce i criteri più generali e i protagonisti principali. Emergono alcune questioni aperte, come la ricerca di un ordine nella lunga durata e il degrado del pubblico rispetto a un far-da-sé che indebolisce alla base la credibilità di visioni sovrane e totalizzanti. Visioni come quelle delle avanguardie storiche, il cui merito è stato quello di esaltare la discontinuità e le fratture rispetto a una storia che risulta apparentemente inadeguata alle condizioni contemporanee. Un atteggiamento analogo all’antistoricismo, piuttosto che al formalismo ideologico di certa urbanistica militante del dopoguerra, che sembra proseguire nello sperimentalismo contemporaneo, in crisi per il fatto stesso di non avere chiaro quale sia l’oggetto a cui contrapporsi. Un’apparente libertà che cela di fatto una lettura del territorio sviluppata all’interno di pratiche tradizionali, autonomie locali e specializzazioni culturali. Tra le singole analisi si individuano posizioni oscillanti tra un carattere più analitico, in cui l’oggetto della ricerca diviene una sorta di substrato fossile da indagare attraverso i nuovi metodi di rappresentazione informatici, a quello più propriamente classificatorio, entro cui limitare il disordine della realtà attraverso categorie comparative, che lavorano su sottili somiglianze e deviazioni per evitare teorizzazioni troppo astratte. Intesi come esercizi di lettura, questi scritti tentano dunque di riproporre elementi di discussione sulle trasformazioni della città contemporanea, a partire dalle differenti concezioni in merito ai fenomeni di dispersione, messi alla prova da concrete indagini sul campo basate sull’osservazione diretta.
Roberto Gamba
Michele Caja Martina Landsberger
Giuseppe D’Annibale Fotogram. Restituzione 2D e 3D dalle fotografie Dario Flaccovio, Palermo, 2003 pp. 110 (con cd-rom), € 75,00
Carlo Bertelli Lombardia medievale. Arte e architettura Skira, Milano, 2003 pp. 368, € 80,00
Cristina Bianchetti Abitare la città contemporanea Skira, Milano, 2003 pp. 110, € 30,00
Usi d’Europa
Dieste: non solo volte in laterizio
La costruzione di una fabbrica
Appartenente ad una collana di schizzi e disegni di architettura, il libro ha un formato allungato che ricorda un taccuino o un album di viaggio. Ed il tema del viaggio è ben presente nei disegni, negli schizzi, nei progetti di Luca Scacchetti qui raccolti. Viaggio come attitudine all’osservazione, alla descrizione già intenzionalmente architettonica, anche “ autour de ma chambre” , come nel famoso viaggio di Xavier de Maistre, citato anni fa da Scacchetti in uno scritto dal valore in un certo senso programmatico. Un’attività in cui il disegno ha sempre rappresentato un importante passaggio per la costruzione del progetto, secondo le linee di una scuola che ha considerato come il progetto muova innanzitutto da una descrizione dell’architettura e della città. Il libro, oltre a note riferite ai progetti, contiene una scelta di “ schizzi, appunti, disegni preparatori e di presentazione tracciati in quasi vent’anni di mestiere” , quasi una “ autobiografia scientifica” , tutta disegnata, in cui l’architetto milanese riproduce la sua rappresentazione del mondo che è anche, allo stesso tempo, la sua architettura, in una oscillazione continua, in cui lo schizzo, il progetto e la costruzione vivono in un tempo sincronico, caratterizzato da continui scambi. Lo scritto introduttivo di Paolo Portoghesi, preoccupato per il modo in cui l’architettura contemporanea si avvale della “ forza d’urto di immagine inconsuete” , si sofferma sul lavoro di Scacchetti, riconoscendo in esso la tradizione di un mestiere, attraverso la presenza di temi quali il ritmo variabile, la centralità, il sentimento del luogo. Nella postfazione Manlio Brusatin compie una ricognizione fra i progetti di Scacchetti cogliendovi una tensione verso le forme di una città europea intesa in senso lato e sempre memore della tradizione dell’architettura lombarda e milanese.
USE è una indagine sull’Europa che cambia che si presenta come catalogo di attività e contributi di Multiplicity e della mostra itinerante USE esposta alla Triennale lo scorso anno. Un allestimento dalla regia ad effetti speciali in piena tradizione ideologica delle mostre di architettura. Di questa intenzionalità tendenziosa il libro tenta di conservare il carattere. Gioco di parole e uso delle immagini generano però un affollamento di interpretazioni che nello spostamento mediatico di libro verso sito, transitando da pamphlet e da performance, rischia di fermarsi a rivista e spettacolo. 11 casi di studio ritenuti emblematici dello stato incerto delle città europee pubblicati con immagini e testimonianze spiazzano la nostra visione piroettandola nella molteplicità di sguardi che avvolge la città attuale fissandosi sull’uso dello spazio fisico. Usi imprevisti che mutano l’interpretazione rivelandone potenzialità innovatrici. Un saggio di Stefano Boeri inquadra i problemi generati dalla osservazione di queste metamorfosi. Emblematicamente il testo si chiude con tre pagine che sintetizzano in: grandi sommovimenti dello spazio, moltitudine, regole combinatorie e auto-organizzazione, gli slogan di Multiplicity. Contribuisco alla discussione osservando che il mutamento del territorio mostra la natura del nostro tempo, ma anche la ricchezza di relazione della comunità cittadina europea e la forma mai definitivamente configurata della città. Rivela come la città cristallizzi la ricerca conflittuale dell’equilibrio, la continua reciproca misura della convivenza. Alla ricerca dei nuovi spazi della metropoli contemporanea dobbiamo procedere oltre la descrizione geografica verso una pratica analitica che cerchi nuove rappresentazioni che siano già – concretamente – progetto di architettura, e farne esperienza.
Il presente volume, la prima monografia in lingua italiana di Eladio Dieste, illustra, attraverso numerose “ schede progettuali” e scritti teorici, l’opera del noto ingegnere uruguaiano. Leggendo attentamente, ciò che sorprende maggiormente è la complessità della sua figura, associata nella memoria collettiva troppo spesso a quella di un ingegnere virtuoso del laterizio, “ inventore” delle volte sottilissime di “ mattoni posati in folio” . Intrapresi gli studi quasi un po’ per caso, volendo “ comprendere la realtà attraverso il linguaggio fisico matematico” , alla fine si trovò immerso nella cultura umanistica degli ingegneri della società uruguayana del periodo. Convertitosi al cattolicesimo, nonostante il padre fosse un fervente repubblicano e nonostante numerose amicizie con esponenti delle avanguardie agnostiche degli esiliati della guerra civile spagnola, fonda il complesso dell’opera progettuale sulla teoria del bello di san Tommaso. Il punto di svolta della carriera è rappresentato dall’incontro con Antoni Bonet, architetto catalano in esilio; cioè con il progetto delle coperture a volta della casa Berlinghieri (1946) e con la questione di “ come mai un architetto razionalista, proponesse strutture (di calcestruzzo) così poco razionali” . Dieste individua la mancanza di coerenza formale tra la copertura pesante e la volontà di leggerezza del progetto realizzando delle volte sottilissime in “ mattoni” . Da qui in poi sarà un susseguirsi di realizzazioni dove vengono affrontate altre importanti questioni: l’utilizzo del laterizio come elemento costruttivo di base, interpretando in maniera moderna un materiale “ povero” contrariamente al suo uso tradizionale di “ massa inerte” ; l’introduzione all’interno di trame razionali di movimenti curvi di mura e tetti, progettati non in chiave espressionista, ma secondo il concetto per cui il rigore e la “ bellezza” dello spazio devono essere percepiti dalla ragione.
Da tempo l’idea di città è al centro di molte e rinnovate attenzioni. Ad essere messa in discussione è principalmente la tutela avanzata sulla città dalla cultura architettonica e urbanistica. In questo contesto, il volume offre materiali di riflessione e costituisce un interessante contributo critico. Terzo Quaderno scaturito dagli archivi della Fondazione Dalmine, il volume curato da Carolina Lussana evita di concentrare lo sguardo sui soli edifici, cercando piuttosto di evidenziare la molteplicità di relazioni sottese alla loro realizzazione. Prospera azienda a controllo pubblico, a lungo anomala rispetto agli assetti del capitalismo famigliare italiano, la Dalmine ha beneficiato di rapporti privilegiati con il potere centrale (nello specifico il governo fascista) e di una insolità stabilità di gestione. Condizioni che hanno permesso a Giovanni Greppi di assolvere al ruolo di progettista unico, accompagnando le espansioni dell’azienda ma, soprattutto, la formazione di una nuova comunità urbana contigua alla fabbrica. Le immagini e i saggi evidenziano sia le relazioni culturali dell’architetto e l’evolversi del suo linguaggio quanto le motivazioni ideologiche e politiche delle scelte compiute. Inserendo le vicende architettoniche all’interno delle strategie della Dalmine, il volume ci restituisce una visione del progetto architettonico forse meno egemone ma partecipe a pieno titolo di un disegno sociale e collettivo. Allo stesso tempo, diviene possibile comprendere come “ il modello Dalmine” abbia poi potuto essere esportato in realtà lontane come quelle latino-americane. Di là da ogni giudizio sul periodo storico, il volume presenta un eccellente apparato di documenti e un primo percorso di analisi, dimostrando l’insostituibile risorsa costituita dagli archivi privati, tanto più se gestiti da una illuminata fondazione.
Igor Maglica
Carolina Lussana (a cura di) Dalmine dall’impresa alla città. Committenza industriale e architettura “ Quaderni della Fondazione Dalmine” n. 3, 2003
Giulio Barazzetta Maurizio Carones
Cinzia Anguissola d’Altoè e Sara Biffi (a cura di) Luca Scacchetti. Disegni 1983-2002 Federico Motta, Milano, 2003 pp. 224, € 29,50
Multiplicity USE Uncertain states of Europe Viaggio nell’Europa che cambia Skira, Ginevra-Milano, 2003 pp. 496, € 39,00
Mercedes Daguerre (a cura di) Eladio Dieste. 1917-2000 Electa, Milano, 2003 pp. 312, € 100,00
Enrico Morteo
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Informazione
Viaggio intorno alla mia architettura
Mostre e seminari a cura della Redazione
Informazione
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Rassegna mostre
Rassegna seminari
E il Duomo toccò il cielo Milano, Museo del Duomo piazza Duomo 14 25 ottobre 2003 - 1 febbraio 2004
Ecoscape - valorizzazione del patrimonio ambientale e paesaggistico Corso di perfezionamento on-line Università Gabriele D’Annunzio di Chieti - Pescara http://riconversioni.mmedia.it/ecos cape/
Il gran teatro del mondo Milano, Palazzo reale piazza Duomo 12 13 novembre 2003 - 12 aprile 2004 Giovanni Testori. I segreti di Milano Milano, Palazzo Reale piazza Duomo 12 28 novembre 2003 - 15 febbraio 2004 Canova Bassano del Grappa (Vi) piazza Garibaldi 22 novembre 2003 - 12 aprile 2004 Mosè in palcoscenico. Viaggio nei laboratori della Scala Milano, Museo della Scala corso Magenta 71 7 dicembre 2003 - 18 gennaio 2004 Grattacieli all’orizzonte Milano, Urban Center Galleria Vittorio Emanuele 11/12 11 dicembre 2003 - 28 gennaio 2004 Mario Botta. Luce e gravità. Architetture 1993-2003 Padova, Palazzo della Ragione 12 dicembre 2003 - 15 febbraio 2004 Concept Room. Progetta il tuo spazio Milano, Palazzo della Triennale viale Alemagna 6 12 dicembre 2003 - 11 gennaio 2004 La casa popolare 1903-2003. 100 anni di edilizia residenziale pubblica in Lombardia Milano, Palazzo della Triennale viale Alemagna 6 12 dicembre 2003 - 25 gennaio 2004 Alberto Campo Baeza Vicenza, Basilica Palladiana 12 dicembre 2003 - 2 maggio 2004 La cattedrale scolpita. Il romanico in San Pietro a Bologna Bologna, Museo Civico Medievale via Manzoni 4 13 dicembre 2003 - 12 aprile 2004
Master in conservazione gestione e valorizzazione del patrimonio industriale • Inventari, archivi e musei Master di primo livello • Macchinari e cicli produttivi storici. Progettazione e recupero architettonico e urbano Master di secondo livello Padova, Università degli Studi di Padova, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Storia piazza Capitaniato 3 tel. 049 8274506, fax 049 8274511 Impatto ambientale dei grandi progetti ANIMP OICE Milano, Arum Centro Convegni via Larga 31 20 - 21 gennaio 2004 tel. 02 67100740, fax 02 67071785 Mobility Conference Exhibition 2004 Milano, Assolombarda via Pantano 9 e Camera di Commercio, Palazzo Affari ai Giureconsulti piazza Mercanti 2 19 - 21 gennaio 2004 www.mobilityconference.it Ri-pensare l’urbanistica Corso di perfezionamento promosso dal Politecnico di Milano e dall’Associazione Terzo Millennio Informazioni: Dipartimento di Progettazione dell’Architettura via Golgi 9 tel. 02 23995020 Associazione Terzo Millennio onlus via Meravigli 3 tel. 02 86993450 Mobility management e controllo ambientale Corso di formazione in coll. con la Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna, Provincia di Bologna Bologna, presso OIKOS, v. Capraria 5 dicembre 2003 - giugno 2004 www.oikoscentrostudi.com
Marco Introini: diario di viaggio
Sommaruga e il liberty milanese
• Paesaggio Analogico Piacenza, Laboratorio delle Arti via Giordano Bruno 6 25 ottobre - 12 novembre 2003 • Piacenza Per Arteincantiere Piacenza, Tunnel della Tangenziale Sud 25 ottobre 2003
Il Liberty a Milano 8 ottobre - 8 dicembre 2003 Spazio Oberdan via Vittorio Veneto 2 Milano
Paesaggio analogico è una sintesi, operata a posteriori dall’autore, delle immagini raccolte in tre anni di lavoro sulla città europea, alla ricerca di un paesaggio intimo, in cui la successione dei luoghi è determinata dalle analogie. Le immagini di Introini hanno un’eleganza un po’ distante, fortemente intellettuale, quasi aspra, rivelatrice della complessità delle premesse. Gabriele Basilico, presentando la mostra, ha sottolineato con chiarezza il carattere del lavoro di Marco: la “ classicità” della ricerca, impostata secondo i princìpi che appartengono tradizionalmente alle discipline della rappresentazione, quali le proporzioni e la misura; la grande attenzione al luogo, l’importanza del viaggio conoscitivo. Ogni suo lavoro infatti presuppone a priori il tracciamento dell’itinerario per le singole tappe dell’indagine, la scelta della direzione. A questa segue una sintesi concettuale di tipo grafico e infine la rappresentazione con la strumentazione fotografica; l’utilizzo del banco ottico corrisponde nei tempi e nei modi alla profondità e all’attenzione del lavoro generale. Piacenza è invece un repertorio di 80 immagini sulla città commissionato per “ Arteincantiere” . Il 25 ottobre ha avuto luogo il primo appuntamento di questo progetto per l’apertura al pubblico dei grandi cantieri tramite un evento d’arte. Per due ore è stato possibile passeggiare, sulle note della Traviata, all’interno della galleria della tangenziale in costruzione, mentre sullo schermo appositamente costruito, scorreva il racconto per immagini di Piacenza “ scritto” da Introini. Il catalogo (reperibile presso l’Ordine degli Architetti di Piacenza tel. 0523 388464) inaugura il nuovo programma editoriale dell’Ordine degli Architetti P.P. e C. di Piacenza, promotore della mostra, e contiene i saggi critici di Lucia Miodini e Stefano Fugazza. Olga Chiesa
In occasione del centesimo anniversario dell’inaugurazione di Palazzo Castiglioni, maggio 1903, la Provincia di Milano ha deciso di realizzare una mostra che potesse dare lustro al Liberty milanese e alla vicenda creativa di Giuseppe Sommaruga. La mostra allo Spazio Oberdan è dedicata agli artisti operosi a Milano e nel territorio, di esplicita cultura simbolista e liberty, e presenta più di un centinaio di oggetti: dalla grafica alle vetrate, dalle ceramiche agli arredi, dai dipinti alla scultura, dai ferri artistici ai disegni architettonici. È la testimonianza della straordinaria creatività di Milano tra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi dieci del Novecento, avendo come fulcro simbolico il 1903 con Palazzo Castiglioni – capolavoro di questa fase dell’architettura moderna, che pur non mostrando innovazioni strutturali e distributive, si pone come prototipo di assoluta novità nel panorama milanese ed italiano, sia per l’enfatizzazione dei materiali di rivestimento, che per il repertorio decorativo che si dipana sulla superficie della facciata – e che comprende anche le ceramiche della Società Ceramica Italiana di Laveno; i manifesti pubblicitari creati tra gli altri da Dudovich e Feltrami; e i progetti architettonici, i disegni esecutivi e le fotografie d’epoca dedicate alla Milano d’inizio Secolo dominata dalla figura di Giuseppe Sommaruga. In occasione della mostra e dell’apertura di Palazzo Castiglioni sono previste due pubblicazioni edite da Skira: una guida al Liberty a Milano, contenente itinerari per la città e per la provincia nonché il catalogo dei pezzi esposti allo Spazio Oberdan, e un ricco volume dedicato ad una ricapitolazione sul fenomeno del Liberty nella cultura milanese in architettura, nella scultura monumentale e nelle arti decorative. Marco Grassi
Quotidiano solidale
Sull’archetipo dell’arte
Storia di un’arte danzata
Architettura/Europa 1 - 2003, Scuola Italiana di Architettura: crisi, continuità, evoluzione. Architetti storici e architetti compositivi a confronto. Università degli studi di Parma, Facoltà di Architettura Parma, Palazzo Cusani, Casa della Musica 24-25 novembre 2003
Quotidiano sostenibile. Scenari di vita urbana Triennale di Milano via Alemagna 6 23 settembre - 21 dicembre 2003
Giulio Paolini 1960-72 Milano, Fondazione Prada via Fogazzaro 36 29 ottobre - 18 dicembre 2003
Africa. Capolavori da un continente Torino, Galleria d’Arte Moderna via Magenta 31 2 ottobre 2003 - 15 febbraio 2004
Autoritratto, del 1968, è costituito dalla riproduzione fotografica a grandezza naturale dell’autoritratto di Poussin, con la sovrapposizione della sola testa di Poussin, sempre nella stessa grandezza, che cade al centro del quadro e cioè in corrispondenza della testa riprodotta come originale. Così l’autoritratto può riferirsi indifferentemente a Poussin come a Paolini, rivelando l’interesse per la rivisitazione degli archetipi opposta alla ricerca di un’espressione dell’io. La mostra di Paolini alla Fondazione Prada è solo uno degli elementi di un’operazione culturale più ampia e t ut t a impost at a sulla possibilità/necessità di un ritorno ciclico agli stessi temi, allo stesso tema in definitiva. Le opere esposte appartengono a un intervallo temporale preciso (dall’opera prima alla pubblicazione della prima monografia) e cristallizzato nel passato, ma il loro valore storico è riattualizzato dal fatto stesso di rimetterle in mostra (Paolini considera l’esposizione come atto originale, opera nelle opere). Il progetto espositivo – che nega l’orientamento del contenitore – crea un suo ordine con uno schema labirintico al centro del quale è allestita quella che doveva essere la prima personale dell’autore nel 1963, ma che non fu. La volontà di ripercorrere e rileggere quell’intervallo della produzione di Paolini nasce da Giuliano Celant, autore della monografia del 1972, che si è impegnato a scrivere ancora ma un’altra volta lo stesso testo, oggi. Coraggiosamente, lentamente, Paolini è tornato più volte a indagare i presupposti della disciplina, senza paura dell’inattualità. Con lo stesso coraggio ripercorre oggi, insieme a Celant, quei dodici anni del suo lavoro ripartendo un’altra volta da Disegno geometrico del 1960 (squadratura geometrica della tela pittorica) “ il mio primo quadro, che più volte mi è capitato di considerare come il mio ultimo” .
Il pericolo di un pensiero come il nostro, che per meglio com-prendere deve sezionare e separare l’artistico, il religioso, l’economico, il politico, là dove in altre culture non avviene, è quello di autonomizzare la categoria selezionata, offrendola come istanza, dato a cui l’” altro” può essere ridotto. La nozione di “ arte africana” è tutt’altro che neutra, non indica una realtà esistente di per sé in un altro luogo, ma è frutto di un certo modo con cui la nostra cultura ha accolto (e continua ad accogliere) l’” estraneo” , a partire dagli inizi del XX secolo sulla scia delle avanguardie storiche. Dall’Africa alla galleria occidentale, il significato originario dell’opera si eclissa dietro l’orizzonte di un sistema che col suo ordine e le sue costellazioni di sapere-potere lo rimodella. Uno studioso di etno-estetica come Thompson ha scritto, ad esempio, che “ la storia dell’arte africana è la storia dell’arte danzata” : i caratteri generali di un’estetica capace di superare l’eterogeneità degli stili e dei mezzi espressivi, possono essere trattati solo a partire dall’unità polifonica e multisensoriale della performance. Da questo punto di vista allora, occorre riconoscere che il museo, espressione delle potenti pratiche istituzionali della nostra cultura che privilegiano una definizione di arte in termini di arti visive e di “ oggetti” (forma stabile, durevole, idonea alla conservazione) più che di eventi (in cui si intrecciano inestricabilmente dimensione visiva, uditiva, tattile, olfattiva), si rivela topos fisico e concettuale assai restrittivo. Non sfugge a queste problematiche la meravigliosa mostra torinese, che con oltre 400 opere di assoluta qualità, costituisce un’occasione eccezionale per entrare nel vertiginoso paesaggio di maschere, feticci, idoli dell’Africa nera.
La conclusione logica della rassegna coordinata da Carlo Quintelli è rappresentata dalle due giornate di studi che hanno messo a confronto le risposte di giovani storici dell’architettura e progettisti sul tema Scuola Italiana di Architettura: crisi, continuità, evoluzione. Si è, quindi, cercato di individuare la consistenza del contributo italiano all’insegnamento, alla riflessione sui compiti della professione di architetto e allo svolgimento della stessa, attraverso le esperienze che derivano dall’impegno in materie differenti come la storia e la composizione architettonica. Gli interventi degli storici: Sergio Pace, Marco Biraghi, Marco Mulazzani, Mario Lupano, Federico Bucci, Rosa Tamborrino, Federico Bellini, Fabio Mangone, Giovanni Leoni, conclusi da Bruno Adorni, sono stati coordinati da un progettista, Aldo De Poli. Egli ha presieduto anche il dibattito tra i progettisti: Alberto Ferlenga, Gianfranco Neri, Pippo Ciorra, Giovanni Durbiano, Marco Casamonti, Roberto Serino, Paolo Desideri, Riccardo Campagnola e Carlo Quintelli, con la partecipazione di Luciano Semerani e Vittorio Savi. Il quadro che emerge al termine delle due giornate si conferma assai vario e né dagli storici, né dai progettisti proviene una risposta univoca alle tematiche sollevate, come hanno osservato Bruno Adorni e Luciano Semerani. Gli interventi evidenziano, però, una sorta di consapevolezza generazionale fondata sul riconoscimento che oggi l’identità dell’architettura italiana non si esaurisce in una singola scuola, ma in una pluralità di voci e di apporti che rivendicano l’importanza della multidisciplinarietà da un lato e la riscoperta delle fonti degli archivi dall’altro. Semerani conclude i lavori sottolineando che la diversificazione tra un’architettura astratta e figurativa è sempre esistita e, quindi, il maggior problema dell’architettura rimane comunicare e sapere in che misura la sua forma diventa figura o icona. Maria Teresa Feraboli
Quick 38%, Slow 31%, Co-Op 31%: così sarebbe il mio quotidiano sostenibile, la mia scelta tra gli scenari futuri tramite i quali le politiche di sostenibilità ambientale potrebbero diventare efficaci sul territorio. La mostra propone il lavoro di 15 workshop internazionali in cui si sono definite le strategie e gli esempi sviluppati sul tema Soluzioni sostenibili per modi di vita urbani. I temi trattati, le variazioni dei modi di vita e l’apprendimento sociale delle problematiche della sostenibilità ambientale, sono rappresentati con un doppio allestimento: laboratorio e scenari. Il primo dedicato al lavoro degli studenti, il secondo alla formulazione di alternative interattive di scelte sostenibili, sei luoghi (atelier alimentare, il negozio tutto-fare, il club della connettività, l’agenzia della mobilità, il laboratorio energetico, la serra abitabile) in cui il visitatore può esprimere la sua preferenza fra le modalità di approccio al problema: quick, slow, co-op. Interessante l’allestimento e la presentazione degli scenari, alcuni con variabili forse non alternative una all’altra ma ugualmente il meccanismo della partecipazione permette una maggiore concentrazione sulla valutazione degli scenari e a rendere piacevole la visita. Rimane un forte dubbio leggendo le proposte e gli scenari: sostenibilità è anche solidarietà? Il tema è giustamente ambientato nella città che nel prossimo futuro accoglierà la maggior parte della popolazione della terra, dove la disponibilità del prossimo e la solidarietà non è quella degli ambienti sub-urbani. In molte proposte il nodo è questo: perché siano economicamente sostenibili è necessario che il problema sia equamente condiviso dalla collettività. Nostalgia della comunità rurale o recupero di valori civili e sociali che vengono dimenticati nella tentacolare città? All’ingresso viene consegnata una scheda per votare lo scenario preferito e al termine viene tracciato il proprio profilo. Alessandro Trivelli
Massimo Ferrari
Sonia Milone
47
Informazione
Tra storia e composizione
A cura di Carlo Lanza (Commissione Tariffe dell’Ordine di Milano)
Variazione Indice Istat per l'adeguamento dei compensi 1) Tariffa Urbanistica. Circolare Minist. n° 6679 1.12.1969 Base dell'indice - novembre 1969:100 Anno 2000 2001 2002 2003
Gennaio Febbraio 1390 1387,59 1393,87 1430 1430,28 1435,31 1460 1462,93 1467,96 1500 1501,86 1504,37
Marzo
Aprile
Maggio Giugno Luglio 1400 1410 1398,89 1402,66 1407,68 1410,19 1440 1441,59 1445,35 1446,61 1447,86 1480 1475,49 1478 1480,51 1481,77 1510 1511,91 1513,16 1514,42 1518,19
1397,63 1436,56 1470 1471,72 1509,4
2) Tariffa P.P.A. (in vigore dal novembre 1978) Anno 2000
48
2001 2002
Indici e tassi
2003
Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio 480 480,23 482,40 483,70 484,14 485,44 500 495,00 496,74 497,18 498,91 500,22 510 506,30 508,04 509,35 510,65 511,52 520 519,78 520,64 522,38 523,25 523,69
Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre 1420 1410,19 1412,70 1416,47 1422,75 1424,01 1450 1447,86 1449,12 1452,89 1455,4 1456,65 1490 1484,28 1486,79 1490,56 1494,33 1495,58 1520 1520,7 1524,46 1525,72
novembre 1978: base 100 Giugno
dicembre 1978:100,72
Luglio
Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre 490 487,18 488,05 488,05 488,92 490,22 492,40 492,83 500,65 501,09 501,09 501,52 502,83 503,70 504,13 512,39 512,82 513,69 514,56 515,86 517,17 517,6 524,12 525,43 526,29 527,6
528,03
3.1) Legge 10/91 (Tariffa Ordine Milano)
anno 1995: base 100
Anno
Gennaio Febbraio
Giugno
2001 2002 2003
109,30 109,69 109,78 110,17 110,46 110,55 110,65 110,65 110,74 111,03 111,22 111,32 111,80 112,18 112,47 112,76 112,95 113,14 113,24 113,43 113,62 113,91 114,2 114,29 114,77 114,97 115,35 115,54 115,64 115,73 116,02 116,21 116,50 116,60
Marzo
Aprile
Maggio
Luglio
giugno 1996: 104,2
Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
3.2) Legge 10/91 (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) anno 2000: base 100 Pratiche catastali (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Anno 2001 2002 2003
Gennaio Febbraio
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
dicembre 2000: 113,4
Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
100,44 100,79 100,88 101,23 101,49 101,58 101,67 101,67 101,76 102,02 102,20 102,29 102,73 103,08 103,35 103,61 103,79 103,96 104,05 104,23 104,4 104,67 104,93 105,02 105,46 105,64 105,99 106,17 106,26 106,34 106,61 106,79 107,05 107,14
4) Collaudi statici (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
gennaio 1999: 108,2
Anno
Gennaio Febbraio
2001 2002 2003
105,26 105,63 105,73 106,09 106,37 106,46 106,56 106,56 106,65 106,93 107,11 107,20 107,67 108,04 108,31 108,59 108,78 108,96 109,05 109,24 109,42 109,7 109,98 110,07 110,53 110,72 111,09 111,27 111,36 111,46 111,73 111,92 112,19 112,29
5) Tariffa Antincendio (Tariffa Ordine Milano) Indice da applicare per l’anno
Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
anno 2001: base 100
gennaio 2001: 110,5
2001 2002 2003 103,07 105,42 108,23
6) Tariffa Dlgs 626/94 (Tariffa CNA) Indice da applicare per l’anno
Luglio
anno 1999: base 100
anno 1995: base 100
1996 1997 1998 105,55 108,33 110,08
7) Tariffa pratiche catastali (Tariffa Ordine Milano) Indice da applicare per l’anno
1998 1999 2000 101,81 103,04 105,51
novembre 1995: 110,6
1999 2000 2001 2002 2003 111,52 113,89 117,39 120,07 123,27 anno 1997: base 100
febbraio 1997: 105,2
2001 2002 2003 108,65 111,12 113,87
Interessi per ritardato pagamento Con riferimento all'art. 9 della Tariffa professionale legge 2.03.49 n° 143, ripubblichiamo l'elenco, a partire dal 1994, dei Provvedimenti della Banca d'Italia che fissano i tassi ufficiali di sconto annuali per i singoli periodi ai quali devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato articolo 9 della Tariffa.
Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv.
della Banca d'Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U.
8.2.2000 n° 31) dal 9.2.2000 3.5.2000 n° 101) dal 4.5.2000 14.6.2000 n° 137) dal 15.6.2000 5.9.2000 n° 207) dal 6.9.2000 10.10.2000 n° 237) dal 11.10.2000 15.5.2001 n° 111) dal 15.5.2001 3.9.2001 n° 204) dal 5.9.2001 18.9.2001 n° 217) dal 19.9.2001 14.11.2001 n° 265) dal 14.11.2001 6.12.2002 n° 290) dal 11.12.2002 12.3.2003 n° 59) dal 12.3.2003 9.6.2003 n° 131) dal 9.6.2003
3,25% 3,75% 4,25% 4,50% 4,75% 4,50% 4,25% 3,75% 3,25% 2,75% 2,50% 2,00%
Con riferimento all'art. 5, comma 2 del Decreto Legislativo 9 ottobre 2002, n. 231, pubblichiamo i Provvedimenti del Ministro dell’Economia che fissano il “ Saggio degli interessi da applicare a favore del creditore nei casi di ritardo nei pagamenti nelle transazioni commerciali” al quale devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato Decreto.
Comunicato (G.U. 10.2.2003 n° 33) dal 1.7.2002 al 31.12.2002 dal 1.1.2003 al 30.6.2003
3,35% +7 2,85% +7
10,35% 9,85%
Per valori precedenti, consultare il sito internet o richiederli alla segreteria del proprio Ordine.
Nota L’adeguamento dei compensi per le tariffe 1) e 2) si applica ogni volta che la variazione dell’indice, rispetto a quello di base, supera il 10% . Le percentuali devono essere tonde di 10 in 10 (come evidenziato) G.U. n° 163 del 13.07.1996 ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, re-lativo al mese di giugno 1996 che si pubblica ai sensi dell’art. 81 della legge 27 luglio 1978, n° 392, sulla disciplina delle locazioni di immobili urbani 1) Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1979 è risultato pari a 114,7 (centoquattordicivirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1980 è risultato pari a 138,4 (centotrentottovirgolaquattro). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1981 è risultato pari a 166,9 (centosessantaseivirgolanove). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1982, è risultato pari a 192,3 (centonovantaduevirgolatre). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1983 è risultato pari a 222,9 (duecentoventiduevirgolanove). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1984 è risultato pari a 247,8 (duecentoquarantasettevirgolaotto). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1985 è risultato pari a 269,4 (duecentosessantanovevirgolaquattro). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1986 è risultato pari a 286,3 (duecentottantaseivirgolatre). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1987 è risultato pari a 298,1 (duecentonovantottovirgolauno). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1988 è risultatopari a 312,7 (trecentododicivirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1989 è risultato pari a 334,5 (trecentotrentaquattrovirgolacinque). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1990 è risultato pari a 353,2 (trecentocinquantatrevirgoladue). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1991 è risultato pari a 377,7 (trecentosettantasettevirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1992 è risultato pari a 398,4 (trecentonovantottovirgolaquattro). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1993 è risultato pari a 415,2 (quattrocentoquindicivirgoladue). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1994 è risultato pari a 430,7 (quattrocentotrentavirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1995 è risultato pari a 455,8 (quattrocentocinquantacinquevirgolaotto). Ai sensi dell’art. 1 della legge 25 luglio 1984, n° 377, per gli immobili adibiti ad uso di abita-zione, l’aggiornamento del canone di locazione di cui all’art. 24 della legge n° 392/1978, relativo al 1984, non si applica; pertanto, la variazione percentuale dell’indice dal giugno 1978 al giugno 1995, agli effetti predetti, risulta pari a più 310,1. Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1996 è risultato pari a 473,7 (quattrocentosettantatrevirgolasette). Ai sensi dell’art. 1 della legge 25 luglio 1984, n° 377, per gli immobili adibiti ad uso di abitazione, l’aggiornamento del canone di locazione di cui all’art. 24 della legge n° 392/1978, relativo al1984, non si applica; pertanto, la variazione per-centuale dell’indice dal giugno 1978 al giugno 1996, agli effetti predetti, risulta pari a più 326,2. 2) La variazione percentuale dell’indice del mese di maggio 1996 rispetto a maggio 1995 risulta pari a più 4,3 (quattrovirgolatre). La variazione percentuale dell’indice del mese di giugno 1996 rispetto a giugno1995 risulta pari a più 3,9 (trevirgolanove).
Applicazione Legge 415/ 98 Agli effetti dell’applicazione della Legge 415/98 si segnala che il valore attuale di 200.000 Euro corrisponde a Lit. 394.466.400.