AL 4, 2009

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AL Mensile di informazione degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori Lombardi

Direttore Maurizio Carones Comitato editoriale Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori Redazione Igor Maglica (caporedattore) Irina Casali, Martina Landsberger, Annalisa Bergo Direzione e Redazione via Solferino, 19 - 20121 Milano tel. 0229002165 - fax 0263618903 e-mail Redazione: redazione@consulta-al.it Progetto grafico Gregorietti Associati Impaginazione Francesca Forte Concessionaria per la pubblicità service editoriale Action Group srl Via Londonio 22 – 20154 Milano Tel. +39 02.34.53.8338 Fax +39 02.34.93.7691 www.actiongroupeditore.com info@actiongroupeditore.com Coordinamento pubblicità Riccardo Fiorina rfiorina@actiongroupeditore.com Pubblicità Leonardo Cereda Emanuele Ghelfi Gianmarco Trenti Stampa Mondadori Printing s.p.a. sede legale 24034 Cisano Bergamasco via L. e P. Pozzoni 11 Rivista mensile: Poste italiane Spa – Spedizione in a.p. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB Milano Autorizzazione Tribunale n. 27 del 20.1.1971 Distribuzione a livello nazionale La rivista viene spedita gratuitamente a tutti gli architetti iscritti agli Albi della Lombardia che aderiscono alla Consulta Tiratura: 36160 copie In base alla documentazione postale del numero di maggio 2008 sono state postalizzate 26931 copie in Italia. Abbonamento annuale (valido solo per gli iscritti agli Ordini Lombardi E 3,00) In copertina: Adda Danza 2009, Alonzo King’s Lines Ballet, Irregular Pearl, coreografia di Alonzo King, foto Marthy Sohol Gli articoli pubblicati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti né la Redazione di AL Chiuso in redazione: 8 aprile 2009

EDITORIALE

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FORUM Lo spazio dei sensi interventi di Michele Abbondanza, Alberto Morelli, Pier Paride Vidari

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FORUM ORDINI Brescia Como Cremona Milano Monza e Brianza Pavia Pavia Sondrio Varese

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OSSERVATORIO Argomenti Concorsi Libri Mostre

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PROFESSIONE Legislazione Normative e tecniche Strumenti

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INDICI E TASSI

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INDICI 2008

4 APRILE 2009

Direttore Responsabile Ferruccio Favaron

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Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, tel. 02 29002174 www.consultalombardia.archiworld.it Segreteria: segreteria@consulta-al.it Presidente: Ferruccio Favaron; Past President: Giuseppe Rossi; Vice Presidenti: Giorgio Tognon, Paolo Ventura; Segretario: Sergio Cavalieri; Tesoriere: Emiliano Ambrogio Campari; Consiglieri: Achille Bonardi, Stefano Castiglioni, Angelo Monti, Biancalisa Semoli, Giuseppe Sgrò, Daniela Volpi Ordine di Bergamo, tel. 035 219705 www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Presidente: Achille Bonardi; Vice Presidenti: Paola Frigeni; Segretario: Stefano Cremaschi; Tesoriere: Matteo Calvi; Consiglieri: Mario Salvetti, Carolina Ternullo (Termine del mandato: 15.10.2009) Ordine di Brescia, tel. 030 3751883 www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Presidente: Paolo Ventura; Vice Presidente: Roberto Nalli; Segretario: Gianfranco Camadini; Tesoriere: Luigi Scanzi; Consiglieri: Stefania Annovazzi, Umberto Baratto, Franco Cerudelli, Laura Dalé, Antonio Erculiani, Paola Faroni, Franco Maffeis, Donatella Paterlini, Silvia Pedergnaga, Enzo Renon, Roberto Saleri (Termine del mandato: 15.10.2009) Ordine di Como, tel. 031 269800 www.ordinearchitetticomo.it Informazioni utenti: info@ordinearchitetticomo.it Presidente: Angelo Monti; Vice Presidente: Chiara Rostagno; Segretario: Margherita Mojoli; Tesoriere: Marco Balzarotti; Consiglieri: Angelo Avedano, Antonio Beltrame, Alessandro Cappelletti, Laura Cappelletti, Enrico Nava, Michele Pierpaoli, Andrea Pozzi (Termine del mandato: 15.3.2010) Ordine di Cremona, tel. 0372 535422 www.architetticr.it Presidenza e segreteria: segreteria@architetticr.it Presidente: Emiliano Ambrogio Campari; Vice Presidente: Gian Paolo Scaratti; Segretario: Federica Fappani; Tesoriere: Luigi Fabbri; Consiglieri: Luigi Agazzi, Giuseppe Coti, Davide Cremonesi, Antonio Lanzi, Fiorenzo Lodi, Fabio Rossi, Paola Samanni (Termine del mandato: 15.10.2009) Ordine di Lecco, tel. 0341 287130 www.ordinearchitettilecco.it Presidenza, segreteria e informazioni: ordinearchitettilecco@tin.it Presidente: Massimo Dell’Oro; Vice Presidente: Elio Mauri; Segretario: Marco Pogliani; Tesoriere: Vincenzo Spreafico; Consiglieri: Ileana Benegiamo, Fernando Dè Flumeri, Ferruccio Favaron, Massimo Mazzoleni, Elena Todeschini, Diego Toluzzo, Alessandra Valsecchi (Termine del mandato: 15.10.2009) Ordine di Lodi, tel. 0371 430643 www.lo.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilodi@archiworld.it Informazioni utenti: infolodi@archiworld.it Presidente: Vincenzo Puglielli; Vice Presidente: Giuseppe Rossi; Segretario: Paolo Camera; Tesoriere: Cesare Senzalari; Consiglieri: Samuele Arrighi, Erminio Antonio Muzzi, Massimo Pavesi, Fabretta Sammartino, Ferdinando Vanelli (Termine del mandato: 15.10.2009) Ordine di Mantova, tel. 0376 328087 www.mn.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettimantova@archiworld.it Informazioni utenti: infomantova@archiworld.it Presidente: Sergio Cavalieri; Segretario: Enrico Rossini; Tesoriere: Manuela Novellini; Consiglieri: Lara Gandolfi, Cristiano Guernieri, Filippo Mantovani, Giuseppe Menestò, Sandro Piacentini, Alberta Stevanoni, Luca Rinaldi, Graziella Trippini (Termine del mandato: 15.10.2009) Ordine di Milano, tel. 02 625341 www.ordinearchitetti.mi.it Presidenza: consiglio@ordinearchitetti.mi.it Informazioni utenti: segreteria@ordinearchitetti.mi.it Presidente: Daniela Volpi; 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Maurizio Carones

3 EDITORIALE

Il lavoro dell’architetto attraversa i diversi campi del sapere al fine di costruire il progetto: questo attraversamento è spesso articolato e sofferto, sorta di itinerario tortuoso in cui alcuni meandri sono l’occasione per soffermarsi ed approfondire una ricerca che può essere anche molto particolare. Talvolta in uno di questi approfondimenti l’architetto può indugiare, trovando altro e decidendo di fermarsi in quel determinato ambito. Solitamente invece, la ricerca progettuale continua il suo cammino perché ha nuovi e differenti problemi da risolvere, accettando così il rischio dell’ingenuo entusiasmo dei neofiti, in un certo senso analogamente ai flaubertiani Bouvard e Pécuchet, ma più spesso avanzando con la caparbietà dell’esploratore che sa cosa deve cercare per raggiungere l’obiettivo programmato. La condizione del mestiere nel progetto contemporaneo sembra accentuare tale “doppio gioco” che fa oscillare la ricerca progettuale fra la capacità di governare i differenti aspetti della costruzione ed i vari specialismi. Oscillazione che evidenzia ed accentua, allo stesso tempo, la sempre maggiore complessità e l’indiscutibile fascino del mestiere dell’architetto. Ma in questo contrasto fra istanze apparentemente differenti ci sono due invarianti: la prima riguarda il ruolo civile dell’architetto che deve costituire un aspetto ineludibile del suo operare. La seconda costante riguarda la centralità dell’uomo, imprescindibile parametro di riferimento. Da qui viene l’attenzione alla sensorialità che è lo strumento di cui l’uomo dispone per relazionarsi con il mondo e che è evidentemente un aspetto prioritario del fare architettonico. Non sempre però l’architettura affronta la questione del corpo e delle sue differenti sensorialità nel pieno delle sue potenzialità. Si può dire infatti che l’architettura consideri solitamente come prioritario il senso della vista, tralasciando di valutare appieno le risorse progettuali che derivano dagli altri sensi: udito, olfatto, tatto sono capacità del nostro corpo che hanno relazioni evidenti con la definizione spaziale ed architettonica. Esiste uno spazio per un’attenzione progettuale ai sensi che negli ultimi anni inizia ad essere finalmente indagato dalla disciplina architettonica, grazie anche alle risorse tecnologiche di cui oggi disponiamo e che consentono di sollecitare in misura sempre maggiore il campo percettivo. La necessaria attenzione che nei prossimi anni si dovrà dare ad un consumo responsabile delle risorse energetiche, alla qualità in luogo della quantità, alla valorizzazione di ciò di cui disponiamo in natura, porterà inevitabilmente ad assegnare nuova importanza al ruolo del corpo nello spazio e alle sue capacità percettive. In questo numero di “AL” diamo spazio ai sensi, al corpo e alle sue relazioni con l’architettura, con riferimento anche ai rapporti privilegiati che con essi spesso l’architettura ha stabilito,guardando anche a quei campi liminari che in questa direzione possono portare grandi contributi alle nostre discipline.


Lo spazio dei sensi

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Il Forum di questo numero è composto dagli interventi di Michele Abbondanza, coreografo, danzatore e cofondatore della Compagnia Abbondanza-Bertoni; Alberto Morelli, compositore e sound designer, co-fondatore del progetto Tangatamanu; Pier Paride Vidari, architetto e docente di Design degli Interni presso la Facoltà del Design del Politecnico di Milano. Ringraziamo tutti i partecipanti per la loro collaborazione.

Padre spazio di madre forma di Michele Abbondanza

Questione di spazio: o dentro o fuori. Nel momento in cui si decide di passare da una zona all’altra, tutto può mancare ma non il coraggio. Infatti: nelle cose si può stare o dentro o fuori. Il momento di entrare in scena le contempla tutte e due. In quel piccolo istante in cui il piede ti porta dal privato al “pubblico”, non hai più diritto di esercitare interesse privato in atto pubblico, in quei piccoli centimetri da percorrere inizia il mistero dell’essere scenico. Quel breve spazio dal backstage alle assi del palcoscenico, corrisponde in realtà ad una distanza infinita da percorrere per coloro che hanno deciso di entrare: il primo passo dell’essere scenico. Tutto comincia da lì. Una volta in questo nuovo spazio, può prendere forma l’architettura poetica della danza con un accurato lavoro di cesello, togliendo la materia in più o aggiungendone quando manca, al golem iniziale: in questo nuovo dove, in questa scatola magica può avvenire l’inverosimile: non solo, com’è normale, che il sotto sostenga il sopra, ma può anche succedere che il sopra calamiti irresistibilmente il sotto, (le vette cercano gli abissi e viceversa). In questo caso spesso necessitiamo di base larga perché l’architettura tenga nell’emozione e nell’espansione; a meno che non succeda, per leggerezza e magia di quella scatola, che si sostenga da sola, semplicemente controventata, allora basta anche un piccolo appoggio ovunque per sollevare tutti e tutte le cose. L’incedere visionario e metaforico trova conforto nella riflessione che noi inventori e portatori di movimenti, con gli architetti, abbiamo in comune l’esprimerci attraverso delle forme: in fondo non posso che lasciarmi andare parlandovi dello spazio che visito spesso e abito così come lo sento, pieno di porte segrete, passaggi nascosti, strettoie e trabocchetti: lo spazio scenico. Uno spazio infinito nella sua finitezza. Ci entro dentro, mi siedo, sto. Una forma attraversa uno spazio in un certo tempo e l’accadimento teatrale avviene. M’immergo in quel nuovo luogo come tuffatore in una piscina, avvertendo il cam-

biamento di densità della materia, lasciandomi contenere e contemporaneamente contenendola, poiché ho sempre la possibilità di definirla attraverso la mia posizione o movimento. Lo spazio è densità. Lo spazio è negli occhi di chi vi è contenuto che offrendosi alla vista di chi guarda (il pubblico) fa da cartina tornasole di distanze siderali o minime. Il pubblico vede quello che tu, sull’altare sacrificale del palco, vedi. Questione di spazio, questione di forma. Se la forma è il tempo della mia presenza (se solo la coscienza della mia forma, cioè il sapere dove comincio e dove finisco, mi rende veramente presente in quel momento), allora lo spazio è il luogo dove questa formatempo si manifesta. È il luogo della visione. È il dove. Padre spazio di madre forma. Quando l’emozione è troppo forte e la parola non basta più, l’uomo comincia a muoversi: si scuote, si sposta, danza. Ribadisce attraverso l’architettura del corpo e il suo durare in scena e quindi attraverso la finitezza dell’essere umano, la sua tensione verso l’infinito e la bellezza. Se nel meraviglioso mondo dei suoni l’architettura può essere definita musica congelata allora definirei la danza un’architettura organica. Ancora meglio: l’architettura una grandiosa danza della materia, una danza immobile.

SinestesicoSpazioAcustico di Alberto Morelli

Il rapporto fra spazio e suono è documentabile fin dall’antichità. Dai miti cosmogonici desumiamo la forte connessione fra suono e atto creativo. Marius Schneider, nel suo scritto sulla musica primitiva, ci mostra come le divinità si manifestino attraverso una forma acustica, un tuono, un alito di vento, un percuotere. Da questi eventi acustici vengono generati spazi immensi quali sono i mondi, comprensivi delle infinite forme che li abitano. E rimanendo nell’ambito del sacro, nelle stesse architetture dedicate al divino il suono è sempre stato in relazione allo spazio e questo diveniva non solo cassa di risonanza, ma luogo di sintesi in cui l’elemento acustico e quello visivo si fondono offrendo un’esperienza che potremmo definire plurisensoriale o sinestesica. Ma questa dimensione di plurisensorialità non è solamente circoscritta al sacro, piuttosto noi siamo sempre immersi in un’esperienza plurisensoriale, solo che non ne abbiamo consapevolezza. Forse anche a causa di un’attitudine specialistica che ci porta spesso a relazionarci con il mondo attraverso modalità unisensoriali. La priorità dell’occhio, nella cosiddetta società dell’immagine, è cosa ormai nota. Eppure qualcosa sta cambiando. Sempre più cerchiamo


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Adda Danza 2003. Compagnia Marie Chuinard, Les 24 PrĂŠludes de Chopin, coreografia di Marie Chuinard. Foto Marie Chuinard.


Le immagini che illustrano questo numero di AL sono riferite al Festival di danza contemporanea “Adda e dintorni” e ci sono state fornite dall’Associazione Milano Oltre che ringraziamo. Il Festival, curato da Milano Oltre, promosso dalla Provincia di Milano e dal polo culturale Adda e dintorni, da 14 anni valorizza il territorio, inserendo le più belle località che costeggiano il corso del fiume Adda in un’ottica metropolitana. Adda Danza punta i riflettori sulle sfaccettature dell’arte tersicorea, dando visibilità alla danza contemporanea del nostro Paese e affiancandola a quella straniera. Le prime edizioni si sono svolte nel parco dell’antico Castello Visconteo di Trezzo sull’Adda, con appendici nei luoghi più significativi degli altri comuni del Polo. Negli ultimi anni la manifestazione ha invece trovato nella Centrale Idroelettrica Taccani di Trezzo – un esempio di archeologia industriale in perfetto stile Liberty - la sua sede ideale.

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Adda Danza 2005. Compagnia Arearea, La terra, coreografia di Roberto Cocconi.

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Adda Danza 2008. Balletto Teatro di Torino, Petruska, coreografia di Matteo Levaggi. Foto Guerzoni.

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Adda Danza 2008. Balletto dell’Esperia, Offertorium, coreografia di Paolo Mohavich. Foto di G. Sottile. A pag. 10: Adda Danza 2008. Diversions Dance Company, Practice Paradise, coreografia di Stijn Celis. Foto di Roy Campbell-Moore. A pag. 11: Adda Danza 2006. Alonzo King’s Lines Ballet, The Moroccan Project. Foto di Marthy Sohol. A pag. 12: Adda Danza 2008. Compagnia Eliopoli, Il mare in catene, coreografia di Francesco Ventriglia. Foto di Pippo d’Incà.

environment. Nell’arte il quadro e la statua sono esplosi spandendo i loro frammenti nello spazio performativo e nelle installazioni. Nel cinema il rapporto frontale sta ampliandosi attraverso la simulazione immersiva dell’audio surround. Questa modalità percettiva è piaciuta così tanto da volersela portare a casa con la formula dell’home theatre. Nella musica il suono è sempre più spazializzato, capace di evocare articolati ed immersivi mondi acustici. Nei musei sta avvenendo qualcosa di analogo: le teche, prigioni trasparenti che separavano l’oggetto dall’osservatore, sono esplose e gli oggetti che ne erano prigionieri si sono espansi entro e oltre gli spazi algidi e un po’ stantii in cui erano esposti. Tutto questo anche grazie alle nuove tecnologie elettroniche, come ci insegna Marshall McLuhan. La dimensione immersiva diviene sempre più elemento costitutivo dell’esperienza museale. È questo il caso dei progetti realizzati da “Studio Azzurro”, “Stalker Video” e “Studio ennezerotre”, giusto per citare tre realtà milanesi che si occupano anche di musei. Una delle particolarità di questa dimensione immersiva sta nella relazione fra l’oggetto e lo spazio. L’oggetto, ormai alleggerito, non è più costituito da atomi, ora è un insieme di bit proiettati e diffusi dalle tecnologie digitali. Lo spazio museale non è più un semplice contenitore, ma diventa parte integrante dell’esperienza immersiva. Le sue specifiche offrono spunti per progettare flussi percettivi (visivi, sonori, olfattivi e tattili) e questi entrano in relazione dialettica con lo

spazio fornendo un continuum in cui il corpo del visitatore si può immergere. Inoltre, grazie all’utilizzo di tecnologie come i sensori, questo spazio museale diviene sensibile, promuovendo l’interazione col visitatore. Uno dei recenti progetti di carattere museale realizzati da “Studio Azzurro”, in collaborazione con “Space”, si inserisce in un contesto archeologico: il sito Fenicio-Punico di Pani Loriga a Santadi, in provincia di Cagliari. Una parte significativa di questo progetto, cui ho partecipato in tandem con Stefano Scarani in qualità di compositore e sound designer, era costituita da una installazione acustica, il sentiero sonoro, di cui un aspetto rilevante era quello di fornire un percorso di visita guidato dal suono. Questo è stato realizzato mediante due procedimenti, il primo costituito dalla distribuzione lungo il territorio di una serie di punti sonori (tripodi con un sistema di diffusione nell’area circostante attivabile da sensori che rilevano la presenza dei visitatori), il secondo tramite la realizzazione di audioguide a fruizione facoltativa e personale (ascoltate in cuffia e attivabili a comando). Alle audioguide è affidato il contenuto informativo e di approfondimento tradizionale, attraverso l’ascolto di testi multilingua riguardanti di volta in volta le zone che si stanno visitando, evitando così di disseminare l’ambiente di cartelli e di invaderlo con flussi sonori didascalici. Ai tripodi sonori è affidato invece un compito più sottile e sperimentale in questo genere di intervento: quello di diffondere una serie di composizioni di suoni e musica la

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cui funzione è di aiutare il visitatore a calarsi sinestesicamente in ciò a cui assiste. Questo percorso viene sviluppato attraverso 11 punti di diffusione indipendenti, costituiti da speciali tripodi sonori progettati da “Studio Azzurro” e “Tangatamanu”, autoalimentati e mobili. Per ciò che riguarda il progetto del flusso acustico dell’installazione sentiero sonoro, si è proceduto su due piani:

uno teorico-analitico, fortemente orientato archeologicamente, e l’altro di tipo suggestivo-creativo. In un certo senso la nostra ricerca ha prodotto un sonoro che è stato riportato, attraverso questa macroinstallazione a cielo aperto, nel luogo da dove si suppone sia stato attinto. Il lavoro di archeologia musicale ha ricreato questo flusso sonoro, fatto di timbri, musiche, melodie, idiomi antichi e sonorità concrete, che nasce a partire dalle tracce lascia-


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te dalle persone che nel corso del tempo hanno abitato quei siti. Anche grazie al lavoro di mediazione sviluppato con ricercatori archeologi ed archeomusicologi, il luogo ridiviene protagonista e, attraverso la restituzione di frammenti della sua memoria sonora, torna a far vivere i frammenti oggettivi, materici, dei reperti archeologici. La suggestione che si è voluto fornire al visitatore attraverso il sentiero sonoro è quella di cogliere delle tracce,

seppur vaghe, di un flusso acustico proveniente dalle profonditĂ del tempo. I tripodi divengono sorta di macchine di carotaggio sonoro che estraggono dalla terra voci, melodie e timbri, riportandoceli alle orecchie in una forma approssimativa, ma comunque suggestiva. Suggestione rimanda a suggerire, e in tal senso non pretendiamo di indicare una prospettiva interpretativa storico-scientifica, piuttosto di suggerire un atteggiamento emotivo (e la mu-


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Adda Danza 2007. Spellbound Dance Company, Duende/Nafas, coreografia di Mauro Astolfi.

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sica si pone proprio in questo solco) che accompagna e arricchisce un percorso di approfondimento storico e scientifico. In altre parole noi forniamo una linea emotiva e poetica su cui si aggiunge un’altra, più rigorosa e scientifica (audioguide), e che nel loro interagire possono fare della visita al sito archeologico un’esperienza non solo intellettuale, ma anche emotiva e sinestetica.

Dialogo nel buio di Pier Paride Vidari

Questa nostra esperienza si basò sui principÎ del dottor Andreas Heinecke, che nel dicembre 1989 aveva presentato per la prima volta a Francoforte Dialog im Dunkeln. Occorreva proporre una serie di luoghi esperienziali per diminuire la distanza fra diverse realtà, cioè fra il mondo dei


Pensammo infine a una caverna marina – con i suoi odori di alghe e di muschio –, a un canneto – dove (così pareva) sguazzavano delle anatre e in alto volava un aereo –, a una capanna di legno – dove ospitare e dialogare con le persone –, a un borgo in riva al mare – con il mercatino di frutta. Naturalmente erano presenti i “pezzi fissi” suggeriti da Heinecke: il ponte sospeso e dondolante sullo stagno, la gita in barca (vera): con il rumore e la vibrazione del motore e gli spruzzi delle onde (falsi). Nel bar gli ospiti potevano consumare bibite, in bottiglia o nel bicchiere, e pagare ricevendo con grandissimo stupore il resto e poi abbandonarsi alla discussione fra i tavolini. Nell’allestimento erano di primaria importanza tutti gli accorgimenti per oscurare e isolare, e Marras non solo risolse da par suo molti degli interrogativi di progettazione, ma superò anche gli ostacoli normativi che un tale allestimento comportava. Le piante “naturali” godevano di una particolare manutenzione serale, mentre la presenza dell’acqua in buona quantità impose un doppio rivestimento impermeabile, come per le piscine, ma quanta preoccupazione! Gli scenari sonori furono progettati e realizzati in particolare da Federico Vidari, così come il controllo del vento, della temperatura e dell’umidità. In questi spazi occorreva ricostruire anche altri odori e Simona Dal Barco fu la grande progettista dei profumi. Il contenimento dei costi obbligò a usare materiali comuni, come cartongesso e fono-isolanti al piombo; e poi esistevano le aree illuminate normalmente, con impianti separati da quelli per l’emergenza. L’accesso avveniva dalla Piazzetta Reale, con grafiche adatte a segnalare l’avvenimento e indicazioni per i nonvedenti, come le mappe in rilievo. Seguivano ingresso, guardaroba, biglietteria, servizio telefonico di prenotazione, sala per il riposo delle guide, area d’attesa dei visitatori, la saletta di preparazione alla visita per impartire poche istruzioni sull’uso del bastone bianco. Le sale erano di circa 40 metri quadrati ciascuna. I visitatori furono altre 32.000 in sette mesi e altre 20.000 richieste non poterono essere soddisfatte. Alla mostra si avvicendarono numerosi giornalisti e uscirono, infatti, molti articoli. Ricordo come il più vicino al mio e nostro sentire fu quello di Guido Vergani. La visitatrice più giovane fu una neonata di cinque mesi che passò il tempo fra le braccia della guida non vedente; e la più anziana: una signora novantenne. Gli incontri, soprattutto di non vedenti, furono straordinari: e dopo noi fummo diversi. Dialogo nel Buio, seppure in forma contenuta, è presente in modo permanente dal 2005 presso l’Istituto dei Ciechi in via Vivaio 7 a Milano, dove l’hanno sperimentata circa 110.000 persone.

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non vedenti o degli ipo vedenti e quello dei normo vedenti. Heinecke aveva anche intuito che le persone coinvolte in una comune e straordinaria esperienza sensoriale, tendono a dialogare. Al buio chi non dialoga scompare. Alla primitiva volontà di suscitare minori pregiudizi, maggiori sensibilità verso il mondo dei non vedenti, ci si accorse che ne nasceva una metafora della società in toto. Ogni volta che un progettista affronta quel percorso-metafora sensoriale, favorisce il nascere d’una positiva narrazione e le idee possono navigare anche molto lontano. Per l’edizione milanese di Dialogo nel Buio fui avvicinato dalla dottoressa Laura Gorni che la coordinava. Subito chiesi ai colleghi Nicola Marras e Federico Vidari, mio figlio, di aiutarmi in questa iniziativa. Cercammo di condensare, all’interno degli spazi concessi a Palazzo Reale a Milano (400 metri quadri, di cui 280 completamente oscurati), tutte le forti impressioni ricevute da Andreas Heinecke, nella sede di Dialog im Dunkeln ad Amburgo, e cercammo di combattere contro uno spazio ridotto e affascinante. Non basta: una volta negata la vista, i sensi, sembrano moltiplicarsi. Sentivamo per la prima volta di avere a che fare con la pelle del viso, i polpastrelli, l’olfatto, e percepire anche le sensazioni di calore umano, il sentire (gomito a gomito) un’altra persona, sconosciuta, emozionata come noi, uguale a noi. Al buio, infatti, davo del tu al Presidente del Comitato, dottor Zanone Poma, mentre alla luce ci si dava del lei… Dato il rilievo sociale e culturale del lavoro, l’allestimento non poteva che prendere nuovi tracciati in un’operazione eccezionale. In quegli spazi i gruppi di visitatori, accompagnati da una guida non vedente, compivano un tragitto nel buio più assoluto di circa quaranta minuti dove si esperimentavano diversi ambienti con gli altri sensi. La guida non vedente era protagonista, contrariamente a ciò che accade nel mondo della realtà quotidiana. Va anche detto che Dialogo nel buio cerca di creare occasioni di lavoro per i non vedenti. Volgiamo l’attenzione ad alcune considerazioni, per così dire, disciplinari. Per la prima volta fummo impegnati in un allestimento (piuttosto di tipo scenografico, come per un racconto riprodotto in teatro o da un film), dove però la sostanza visiva è negata, una cosa nuova e sconvolgente. Al contrario sono in allerta tutti gli altri sensi: a loro abbiamo rivolto l’attenzione progettuale. Nel fare questo ci si rese subito conto di quanto Andreas Heinecke avesse già inventato, collaudato e raffinato, e che dovevamo porre in atto una “traduzione”. La nostra responsabilità era di rendere funzionale e funzionante il concetto e lo strumento. L’idea venne rifiutando di riprodurre una zona di Milano, piuttosto di riferirci ad ambienti della costa mediterranea, con un apporto della natura ben diverso dalle strade trafficate di Milano che erano lì, a due passi dal Palazzo.


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Brescia

Abbiamo scelto, per declinare il tema dell’architettura dei sensi, il Lefay Resort & SPA di Gargnano, una grande struttura alberghiera, recentemente inaugurata sul Lago di Garda, perché fulcro di questa struttura è proprio, sia fisicamente che concettualmente, la SPA, il cui obiettivo, attraverso la sollecitazione ed il coinvolgimento dei sensi, è quello di ricercare e recuperare l’equilibrio della persona. Il progetto dell’architetto Hugo Demetz, specialista nelle strutture alberghiere dedicate al benessere, contribuisce, dal canto suo, al raggiungimento dell’obiettivo, non solo attraverso la composizione e i materiali, ma anche cercando un equilibrio e una sostenibilità dal punto di vista ambientale. La struttura è stata concepita e realizzata prevedendo l’uso di energie alternative rinnovabili: un impianto a biomassa che, per l’approvvigionamento prevede un coinvolgimento e valorizzazione dell’agricoltura locale tramite l’utilizzo della legna dei boschi, pannelli fotovoltaici, risparmio idrico e controllo dell’illuminazione, tanto che non solo l’edificio è praticamente autosufficiente dal punto di vista energetico, ma si prevede la cessione dell’energia in sovrappiù. Il complesso, inserito all’interno di un grande parco di undici ettari, in posizione dominante, con vista panoramica su tutto il lago, si articola in due parti: al centro un corpo su quattro livelli, ospitante tutti i servizi comuni, reception, ristorante, SPA, ai lati le residenze. In entrambe queste parti si percepisce il contrasto tra il fronte rivolto verso il lago, luminoso, aereo, caratterizzato

da grandi vetrate tra i pilastri, appena schermate da esili strutture in legno, a ricordo delle limonaie, e la parte addossata ed incassata nella collina, dove si percepisce, attraversando i corridoi che conducono alle stanze, la presenza della roccia. Questa sensazione è ancora più esaltata nella parte centrale, quella della SPA: sembra di entrare nelle viscere della terra, diversi ambiti, diverse grotte, ognuna caratterizzata da temperatura, umidità, colori, suoni, materiali diversi, il tutto in una sorta di penombra, che sembra trasportare in altri mondi, dove ad ispirare sono i miti antichi, e poi si esce verso le vasche e le piscine, la luce e la realtà, e il lago è lì come sempre, a rassicurare ed inquietare. La “fisicità” dell’ambiente è coinvolgente ed è stata traccia e stimolo per la realizzazione dell’opera anche per il progettista che, qui di seguito, ci offre il ricordo delle sue sensazioni. “Alla prima visita, il luogo, la collina a balze con la vista mozzafiato sopra il lago di Garda, mi ha talmente impressionato che ho chiesto di rimanere solo per distendermi su una delle balze coltivata ad ulivi. Lo spirito del luogo era talmente presente che, a voce alta, mi sono ripromesso di fare di tutto per ristabilirlo e potenziarlo alla fine. Avevo già in testa le gravi ferite che avrei inferto alla collina, per inserirvi gran parte del fabbricato. Il progetto di massima mi era già chiaro: la testa dell’albergo avrebbe contenuto solo le sale comuni, le braccia, piegate intorno alla collina, sarebbero stati edifici a due piani, lunghi e sfalsati, che, seguendo le balze, avrebbero ospitato le stanze. Le braccia incastonate nel pendio e coperte di verde, in modo da lasciare visibile solo la facciata verso valle, la testa prominente e centrale. Tutto mi venne dato dal luogo, e, durante le visite seguenti, cominciai ad assemblare elementi di cultura materiale ed architettonica dei dintorni, che potessero sposarsi con la prima idea di immersione nella natura. I muri in pietra, le esili strutture in legno delle limonaie, la pietra arenaria rossa e rosa locale; questi elementi tradizionali del luogo avrebbero dovuto

Vista del complesso dall’ovest.

Vista prospettica del Resort.

a cura di Rosanna Corini, Roberto Saleri, Paola Tonelli

Lefay Resort & SPA – Gargnano


Palestra con attrezzature collettive a Olgiate Comasco La prima palestra completata nel 2007, è realizzata su progetto dello studio “Quattroassociati” di Milano (arch.tti C. Annoni, S. Parodi, M. Reginaldi, D. Saviola) e dell’arch. S. Mugnani. Nel gennaio 2009 vince il primo premio al “Concorso Nazionale Architettura e Colore”.

Particolare di uno degli edifici del complesso.

combinarsi con nuove tecnologie, piegate però al concetto iniziale, senza contrasto. Ad esempio il vetro: così l’ampia volta sopra all’edificio centrale è coperta da lastre in vetro, che con l’inserimento di tessere fotovoltaiche, crea una situazione di penombra, ispirata all’ombra data dalle foglie di un albero. Ad esempio il cemento armato: i pilastri esterni che portano le strutture in legno dei balconi sono creati inserendo nei casseri i rami degli alberi tagliati sul posto, creando un cemento a vista strutturato dalla natura del luogo. I percorsi interni nei lunghi corridoi ciechi, illuminati da lampade ricavate dai vecchi coppi del tetto della costruzione rurale preesistente, trasmettono la forma della collina, cui sono addossati da un lato, mentre dall’altro, brevi viste di orientamento verso il lago, passano attraverso i portoncini delle camere private…”.

Vista della palestra di Olgiate Comasco.

P. T.

Como a cura di Roberta Fasola

La Palestra tra benessere fisico e mentale Partendo dal presupposto che la corporeità coinvolge i sensi, si è scelto di affrontare la tematica proposta con la presentazione di due palestre che prestano attenzione, seppure con modalità differenti, al rapporto con l’ambiente. Si vuole raccontare di spazi fisici che permettono ai loro fruitori di rapportarsi con stimoli alternativi a quelli tradizionali (che coinvolgono il corpo con l’“oggetto” dell’at-

Vista del corridoio interno.

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tività fisica), approfondendo i significati del rapporto tra interno ed esterno, attraverso l’uso di luce e/o colore. Per individuare la stretta relazione che intercorre tra equilibrio del corpo e della mente.


corsi che compiono i bambini. Il progetto grafico della lunga galleria di collegamento climatizzata, vuole trasformare un tragitto funzionale in un luogo proprio, dando vita ad un dialogo tra edificio e contesto: l’utilizzo di una palette multicolore dalle tonalità pure carica emotivamente i volumi attraverso l’uso dei colori primari che si ritrovano nell’immaginario dei disegni infantili; i motivi a forme triangolari si incrociano ed esplodono, ricoprendo muri e soffitti, sfidando ogni prospettiva: ad ogni passo la percezione è differente e la galleria si trasforma in un vortice caleidoscopico, in cui l’effetto “tourbillon” è esaltato dal dislivello in discesa, dove il soffitto degrada in altezza verso l’uscita. Negli ambienti che sono in parte interrati, ampie superfici vetrate annullano la separazione fra dentro e fuori rendendo visibili i colori anche dal giardino e permettendo alla luce naturale di illuminarli e ravvivarne le tonalità.

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Planimetria della palestra a Olgiate Comasco.

Palestra polifunzionale comunale di Bulciago (Lecco) Al seconda palestra, realizzata su progetto dell’arch. D. Cazzaniga e dell’ing. F. Gerosa, ripropone, all’interno di una collina morenica, l’idea di un antico patio romano. La struttura, costruita in cemento armato con muratura a vista e copertura in pannelli coibenti e guaina impermeabile di tipo ardesiato, grazie alla presenza delle vetrate continue in vetro camera di sicurezza, valorizza la sua posizione privilegiata, sfruttando il naturale andamento del terreno, uno spiccato collinare digradante a terrazze verso l’intorno: l’edificio rispetta la conformazione orografica

Olgiate Comasco, dettaglio dell’ingresso.

L’intervento può essere schematicamente suddiviso in due volumi che, seppur articolati su livelli diversi, mantengono sempre una forte continuità tra dentro e fuori: s IL CORPO ALLUNGATO COLLEGATO CON L EDIlCIO DELLE SCUOLE ESIstenti) ospita l’ingresso principale con un atrio a doppia altezza, la mensa e, al piano superiore, un salone pluriuso; s LA PALESTRA AD ESSO ACCOSTATA E SOTTOSTANTE IL PRATO A garantire la salvaguardia ambientale e mantenere inalterato l’aspetto del luogo), è dichiarata in superficie da un lungo lucernaio in vetrocemento: la luce naturale invade l’interrato e stare “ sotto suolo” diviene confortevole; gli spazi vengono orientati, definendo la posizione del corpo in rapporto all’esterno. La peculiarità di questo progetto riguarda l’attenzione che è stata posta agli aspetti cromatici degli spazi interni, in contrasto col bianco puro utilizzato per i volumi semplici ed essenziali che fuoriescono dal terreno verde: l’utilizzo del colore non è scelta decorativa bensì funzionalmente strutturale in quanto rende “allegramente instabili” i per-

Fronte ovest della palestra di Bulciago.

Vista panoramica del complesso di Bulciago.


a cura di Fiorenzo Lodi

Le canottieri di Cremona

Vista dell’interno, palestra di Bulciago.

del luogo, sia dal punto di vista dell’impianto urbanistico complessivo, sia dal punto di vista dello sviluppo dimensionale dei prospetti e delle sezioni. Compatibilmente con le esigenze organizzative e funzionali, ne è stata contenuta l’altezza, facendolo fuoriuscire solo di un piano dalla quota del terreno ed interrando parzialmente i locali destinati ai vani accessori e servizi. Tale scelta ha consentito di definire gli spazi soprastanti come un continuum pedonalizzato, una sorta di “terrazzo” coperto raggiungibile attraverso percorsi e piani inclinati che si raccordano con l’andamento del terreno e dal quale è possibile godere della vista del verde circostante. Sopra tale terrazzo poggia il volume vero e proprio della palestra, reso visivamente permeabile grazie ad un involucro completamente trasparente a conferma di un’integrazione e di un dialogo con la natura, rendendo possibile la continuità visiva fra interno ed esterno. L’immagine architettonica della grande copertura metallica, nella sua visione frontale, è quella di una elemento lineare, leggero, che, se visto da lontano, sembra galleggiare nell’aria. L’impostazione planimetrica rispecchia, nel suo orientamento e nelle sue rigorose assialità, la centralità funzionale e distributiva della nuova palestra all’interno del complesso sportivo che, oltre a racchiudere il campo coperto e le relative tribune capaci di ospitare circa 500 spettatori, organizza al suo interno gli spogliatoi ed i relativi servizi, nonchè gli spazi necessari al funzionamento di tutta l’area, compresi gli eventuali spogliatoi dei nuovi campi da tennis e del campo di calcio, in sostituzione di quelli esistenti. Un’architettura, dunque, dove il fare sport diviene rispettoso del silenzio del contesto naturale in cui si colloca, osservandolo. E dove l’attività fisica diviene un’occasione di benessere per la mente.

L’imperativo del Terzo Millennio sembra essere quello della cura del proprio corpo e del benessere della mente attraverso un’attività fisica e alimentazione equilibrata. Ritagliare spazi sempre più ampi da dedicare a se stessi, per ritrovare la forma e regalarsi momenti di puro piacere magari in ambienti o luoghi di alta ed antica qualità architettonica, immersi in oasi verdi è la regola dello star bene. L’acqua è uno degli elementi primari per il benessere dell’anima e del corpo. Questa premessa introduttiva attuale è legata alla presentazione di una realtà locale che negli anni ha trasformato parte del territorio urbano della città di Cremona: “Le canottieri o società rivierasche” dove attualmente si concentra la maggior richiesta di ricerca del benessere. L’acqua identificata nel fiume Po ha da sempre “condizionato” la vita cremonese permettendone o limitandone lo sviluppo; asse portante della navigazione fluviale, dall’epoca dei romani ai giorni nostri, ne è stato la naturale prolunga. Ed è proprio per praticare due sport fluviali per eccellenza, canottaggio e nuoto, che sorge già nel 1887 la prima “Canottieri Baldesio” seguita poi da un’ampia crescita dal 1920 di altre società rivierasche lungo il Po. In tempi

R. F. Marco Nolli, Anna Cavazzi e Gianluca Lanfredi, progetto vincitore del concorso indetto dalla società Baldesio nel 2008.

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Cremona


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Marco Nolli, Anna Cavazzi e Gianluca Lanfredi, progetto vincitore del concorso indetto dalla società Baldesio nel 2008.

più recenti nuove società con premesse sportive diverse dalle storiche, si spostarono all’interno della città, in aree verdi più ampie. Si contano sette società canottieri per una popolazione di circa 70.000 abitanti. In questi luoghi chiamati dai cremonesi le Vacanze alternative c’è il meglio delle strutture sportive e l’eccellenza sportiva in alcuni settori è da premiazione olimpica. Ma c’è anche il meglio delle strutture per il tempo libero e da anni si fa attenzione nella progettazione architettonica all’ampliamento delle aree benessere. Nelle sedi più antiche e importanti, per numero di iscritti e pluralità dell’offerta dei servizi, si è riscontrata una carenza nell’immagine architettonica dell’edificio e del luogo, dovuta ad un cambiamento naturale delle richieste di fruizione ed di utilizzo, che l’architettura di alcune società risalenti al regime nel periodo del ventennio fascista non può recepire. Il linguaggio razionalista dell’architettura, diventato linguaggio nazionale e di Stato, è stato utilizzato per la progettazione delle sedi di colonie fluviali e delle sedi di società rivierasche. Il loro sviluppo o la loro nascita spesso hanno coinciso con una interpretazione populista delle trasformazioni economiche e sociali. Nonostante la ricerca formale nelle culture di avanguardia italiana di allora, l’autonomia degli intellettuali e degli architetti coincise sempre con un fiancheggiamento all’ideologia mussoliniana, che nelle sue rappresentazioni urbanistiche ed architettoniche oltre alla riqualificazione funzionale e monumentale, portò vantaggi a rafforzate concentrazioni finanziarie dando origine al valore della rendita urbana. Nasce la figura dell’architetto d’apparato che progetta architetture riconoscibili nella funzione e nelle stile ad idee e valori del regime fascista. La sede sorta nel 1887, della Canottieri Baldesio, inizialmente fu in uno chalet tipico delle architetture fluviali utilizzate per deposito barche. Nel 1940 l’edificio fu trasformato con un’architettura razionalista fascista ricordante nelle linee e nel segno le architetture di Luigi Piccinato (vedi Progetto della stazione del 1928) ed è arrivato fino ai giorni attuali con poche trasformazioni.

Nel marzo 2008 la società Baldesio indice un concorso di progettazione aperto ad Architetti ed Ingegneri della Provincia di Cremona per un’ottimizzazione degli spazi esistenti interni e riqualificazione degli spazi esterni. Vincitore risulta il gruppo composto da: ing Marco Nolli, arch.tti. Anna Cavazzi e Gianluca Lanfredi. Il progetto, oltre a rispondere alle richieste del bando, entra nel merito della qualità architettonica, ed elimina le sovrapposizioni di stili ritornando all’origine dell’architettura razionale, enfatizzando le linee geometriche rotondeggianti e aumentando la percezione dell’immagine fluviale, con la riconoscibilità nella forma e nel segno dell’edificio simile ad un battello di fiume (vedi immagine). Un concorso riguardante un’altra società, il Centro sportivo San Zeno, più periferica ed immersa in una ampia area verde è stato presentato nel 2006. Il Progetto vincitore è dello Studio O+A, Ori+Arienti di Cremona e non è stato realizzato per un intreccio di interessi economici e professionali in cui non sono esenti architetti ed ingegneri. Un’occasione persa in una realtà come quella cremonese, con un contesto culturale e paesaggistico, che permette di esaltare gli interventi legati al territorio affiancandoli a interventi tesi a migliorare la qualità ambientale e dove i centri sportivi e le società canottieri associano benessere ed osai verde in pari qualità. Susi Zagheni

Milano a cura di Roberto Gamba Esistono nella provincia di Milano vari organismi che si occupano in modo diverso di sensorialità e corporeità, per rapportarsi agli interventi di allestimento o di costruzione e renderli differentemente fruibili. Tre sono i contributi che ci sono stati inviati sull’argomento. Francesca Neonato, agronoma, partner in PN Studio, si occupa di inserimento e mitigazione ambientale, di ripristini vegetazionali e di recupero di aree dismesse, della progettazione e gestione di aree verdi; di interventi di forestazione urbana e di reti ecologiche, oltre che della progettazione di spazi terapeutici secondo i principÎ dell’Ecoterapia. L’Istituto dei Ciechi di Milano (www.istciechimilano.it) – diretto dal professor Giancarlo Abba – promuove l’indipendenza, l’autonomia, la scelta di opportunità formative e culturali dei disabili visivi. L’Istituto dispone di un centro trascrizioni e stampa in braille; ricerca, progetta, produce materiale didattico tiflologico per diverse aree disciplinari; offre consulenza informatica; corsi di formazione professionale; corsi di orientamento e mobilità. Accoglie nella struttura sanitaria “Casa Famiglia” non vedenti anziani.


La Natura come fonte di benessere

F. Neonato, studi per il nuovo assetto paesaggistico, Ospedale Buzzi di Milano.

Da diversi anni stiamo progettando spazi per il recupero, la riabilitazione, la terapia e la prevenzione; giardini per anziani e per malati di Alzheimer, a Parma e a Mirandola (Mo), un parco per bimbi malati lungodegenti a Genova, con un percorso didattico esperenziale, spazi a verde per la riabilitazione all’Ospedale Niguarda di Milano, e recentemente, all’interno del rinnovamento dell’Ospedale dei Bambini V. Buzzi di Milano, il nuovo assetto paesaggistico. Di quest’ultimo gli interventi progettuali prevedono la riqualificazione del giardino esistente, la mitigazione dei volumi visibili dall’alto e, in copertura al nuovo edificio, un giardino pensile con finalità terapeutiche. È uno spazio dove poter giocare, sostare tra le piante aromatiche, osservare la natura del piccolo giardino delle farfalle, coltivare fiori e ortaggi, ma anche prepararsi al parto, allattare, chiacchierare con le altre mamme. C’è anche una serra, direttamente collegata con un corridoio agli edifici, che consente di sostare nel giardino anche nella stagione più fredda o quando le condizioni fisiche non permettono di uscire all’aria aperta. Francesca Neonato

L’arte a portata di mano

F. Neonato, studi per la sistemazione di un’area all’interno del Parco Nord di Milano.

Le arti così dette “visive” compaiono poco e in modo discontinuo nel percorso formativo dei ciechi e nella maggior parte dei casi attraverso supporti didattici inadeguati. In molti casi, il lavoro degli artisti contemporanei si presta meglio delle opere “classiche” alla lettura tattile e dunque alla comprensione della poetica e dei messaggi che l’artista veicola attraverso le opere. Per questo motivo l’Istituto dei Ciechi ha collaborato con la Fondazione Arnaldo Pomodoro all’iniziativa “Un Museo Senza Confini”, per l’esposizione delle “Grandi opere” dell’artista. Le opere di Pomodoro, per il loro indubbio valore e le loro caratteristiche, sono adatte all’esplorazione tattile. Il tatto è un veicolo di conoscenza del bello; quando l’opera si presta, non è inferiore alla vista nel far partecipe chi tocca all’emozione che l’opera d’arte trasmette. Il percorso di visita è stato pensato per permettere di arrivare adeguatamente preparato all’esplorazione aptica (tattilo-motoria) delle opere. Ogni visitatore non vedente ha trovato una guida che lo ha accompagnato, per illustrargli verbalmente l’esplorazione tattile, enfatizzando le informazioni e le sensazioni che solo il tatto permette di

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Il dottor Giulio Senes coordina i corsi di “Progettazione del verde nelle strutture di cura”, presso la Facoltà di Agraria di Milano, finalizzato all’approfondimento delle problematiche relative ai diversi settori di applicazione (ospedali, RSA, residenze per malati di Alzheimer).


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Il giardino dell’Ospedale San Raffaele di Milano (foto di Sara Pasqui).

esperire e le caratteristiche formali delle singole opere; ha integrato quei dati, non direttamente rilevabili al tatto, con l’ausilio di tavole illustrate a rilievo e di alcuni modelli in scala.

La Facoltà di Agraria ha organizzato Corsi di perfezionamento post-Laurea sul tema (tra i docenti Clare Cooper Marcus della Università della California, Nathan Perkins dell’Università di Guelph).

Aurelio Sartorio

Giulio Senes

“Healing gardens” Gli healing gardens, in italiano letteralmente “giardini terapeutici”, aree verdi e spazi aperti, risultano tali per due motivi: fanno parte di strutture di cura e assistenza; se adeguatamente progettati, possono contribuire a migliorare il benessere psicofisico di pazienti, visitatori e staff. Negli ospedali, è necessario porre attenzione agli spazi della cura, per renderli meno asettici e più vivibili. Il benessere dipende anche dalla qualità dello spazio che ci circonda, del tempo vissuto e delle relazioni sociali; la qualità dell’ambiente ha un ruolo importante all’interno del processo terapeutico, insieme alla distribuzione degli spazi, alle visuali, ai colori e all’illuminazione, al tipo e alla collocazione della vegetazione. È stato costituito, presso il Dip. di Ingegneria agraria dell’Università di Milano, Club di Milano, un gruppo di lavoro coordinato da Alessandro Toccolini, che riunisce componenti tecnico-progettuali e mediche. Esso ha in corso ricerche su “la valutazione dell’effetto della fruizione del verde sui familiari”, in collaborazione con la RSA Saccardo e su “gli effetti della frequentazione del verde nei soggetti affetti da disturbi dell’umore”, in collaborazione con la clinica psichiatrica Ville di Nozzano (Lucca).

Monza e Brianza a cura di Francesco Redaelli e Francesco Repishti

La voliera per umani Esistono luoghi dove la percezione del nostro corpo viene risvegliata dal nostro io pensante, attraverso un forte stimolo sensoriale di forme e materiali. Gli esempi migliori si possono avere nell’arte, come puro linguaggio espressivo, quando si occupa del rapporto tra corpo, sensi e architettura. Mirabili esempi sono la ricostruzione a blocchi in cemento degli isolati della città di Ghibellina di Burri o la primitività degli igloo costruiti con materiale povero di Mario Merz. Nel nostro territorio, all’interno del Parco di Monza, già luogo ricco di percezioni sensoriali, abbiamo, forse, uno di questi riuscitissimi esempi. È la Voliera per umani dell’artista Giuliano Mauri. L’opera si pone come pura istallazione artistica, ma in verità ha già ospitato conferenze ed altre manifestazioni.


Giuliano Mauri e Marcello Garavaglia

Giuliano Mauri, Voliera per umani.

Pavia a cura di Vittorio Prina

Itinerario sensoriale tra città, fiumi e campagne Le qualità sensoriali partecipano alla costruzione dell’abitare domestico. Viste, suoni, colori, profumi, odori, temperature, tattilità, umidità, vibrazioni rivestono i luoghi di capacità evocativa, vi orientano (o disorientano) le relazioni, partecipano a definire gradi d’intimità e caratterizzazione esistenziale della casa. “Mi sembra ancora di sentire nella mano la maniglia della porta – ricorda Peter Zumthor in Pensare architettura – quella porzione di metallo, configurata come il dorso di un cucchiaio. La stringevo quando entravo nel giardino di mia zia. Ancora oggi quella maniglia mi appare come un segno distintivo dell’accesso a un mondo di sensazioni e odori molteplici”. Declinate in scala diversa tali qualità concorrono nondimeno al quadro emotivo dell’abitare urbano (o postmetropolitano). “Uscire dalla città, a piedi, è faticosissimo – lamenta Guido Ceronetti in Un viaggio in Italia – t’investe la lava bollente del brutto, del rumore, strade sopra strade, tremendi ponti di ferro, treni, camion, tir, corsie con sbarramenti, impraticabili autostrade, un vero teatro di guerra”. Intorno a questi temi verteva il terzo festival pavese L’anima dei luoghi (2008) in seno al quale è nata una mappa, curata da chi scrive e pubblicata da Diabasis nella collana di geofilosofia Terra e Mare diretta da Luisa Bonesio e Caterina Resta. “Mappa per tornare nel tardo pomeriggio dal silenzio dell’argine del Siccomario alla folla di Strada nuova dalle voci dei cani nei cortili a quelle dei dehors di Piazza grande, dalla terra battuta al selciato, dall’odore dei campi e di Ticino a quello di caffè e profumerie. Esperienza dei sensi ormai infrequente, che con un po’ di immaginazione riconduce all’idea stessa di città e al ‘senso’ di Pavia dentro il suo contado d’acqua”. L’itinerario invita a rinnovare la percezione appiattita dall’abitudine: a percorrere l’argine come opera di landart, a respirare l’odore dell’acqua di fiume, di roggia e di risaia come liquido amniotico di questa terra, a gustare l’arenaria bionda della basilica di San Michele che irrompe preziosissima nello skyline d’argilla della città. Alla tappa 23 si propone per esempio un piccolo esperimento percettivo sulla pianura. “Ho chiesto a mia figlia di disegnare un’isola e una montagna, ha tracciato dei contorni e poi li ha riempiti di particolari e colori. La pianura è più difficile da disegnare. La pianura non ha contorno, sfugge. Qui sull’argine nelle giornate terse si ha l’impressione di vedere la pianura (…) si osservano tratti di arco alpino, il Monte Rosa e a meridione le colline. Solo a levante manca il margine e la vista si perde in direzione del mare. Quel che si vede è pianura o un’ampia valle? Di nuovo attraverso la vista la

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È perciò definibile una vera e propria architettura, ha la funzione di delimitazione di uno spazio in un prato aperto, costruita tutta dai rami di taglio del parco legata ed inchiodata tanto da formare una grande gabbia a pianta circolare nella quale il visitatore può entrare. Il sistema costruttivo è a cupola con pilastro centrale incavo, costruito con legni robusti come il castagno, il nocciolo, l’olmo, il faggio, legato col fango e le corde. In modo simile alle architetture dei Paesi più poveri e tribali. È, infatti, nel linguaggio dell’artista porsi come obiettivo quello di intervenire sul paesaggio costruendo installazioni che paradossalmente ne evidenziano l’aspetto naturale e spirituale. Il titolo dell’opera pone già il significato forte di voliera, come una limitazione al nostro corpo, che pur volendosi librare come un uccello, rimane imprigionato nello spazio costruito. Il luogo pone subito il rapporto spaziale con il nostro corpo e le sensazioni. Non ha un fine di gabbia, ma la ricerca esclusiva di stimolare i sensi di percezione attraverso una delimitazione architettonica in contrapposizione alla vastità dello spazio esterno. Nella visita alla voliera l’aspetto della struttura porta ad un rapporto immediato al nostro essere più primitivo, legato strettamente alla natura; un pensiero sfuggente di trovarsi parte della natura e dentro di essa, imprigionati all’interno di una grande struttura che però è permeabile per tutti i sensi coll’esterno. I sensi sono fuori dall’opera e recepiscono la naturalità del luogo, ma il corpo è chiuso, dentro uno spazio circoscritto; posso sentire i profumi dei fiori, vedere il cielo e il prato, udire il cinguettio degli uccellini e toccare la superficie ruvida della corteccia dei rami, ma il mio io è in verità chiuso in un luogo spirituale.


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Antonio Oberto, Bagnanti, particolare, olio su tela, 1932, Musei Civici del Comune di Pavia.

nozione di pianura sfugge. Torniamo allora in altre giornate: quando l’umidità ingrossa l’aria e l’orizzonte sfuma nella prospettiva di spedizione [Leonardo], quando d’estate c’è la garsana e si vede come attraverso una garza. In quelle giornate di foschia le montagne intorno non si vedono. Si perde l’idea di valle. Allora possiamo provare a pensare la pianura come una sconfinata tela di pittore. Wassily Kandinsky in Punto, linea, superficie ha cercato nei margini della tela le prime fondamentali linee di tensione del quadro. Con la foschia i margini della tela, le linee di tensione del quadro-pianura, non ci sono più. Non c’è più quadro, ma solo tela. Via via che la nebbia sale cancella la vista progressivamente dal fondo al primo piano. Scompaiono dapprima l’orizzonte, poi fiumi, canali, campi bagnati, boschi, edifici, infine le cose più vicine, i segnali, le luci. Cosa resta quando non si vede più nulla? Resta lo sconfinato tessuto di un’opera d’arte materica solo da toccare. Resta la tela di terra che si perde nel bianco o nel buio. Si sente soltanto la superficie calcata dalle suole. Superficie. Super-facies, faccia superiore, ma di cosa? Della pianura, del suo corpo. L’esperienza tattile ha integrato il sogno incerto della vista. [M. MazzocutMis] Su antichi sedimenti marini – spiegano i geologi – poggiano gli spessi depositi alluvionali pleistocenici fatti di ghiaie intercalate da lenti di sabbia e limo. Ecco cosa calchiamo: un frammento superficiale del vasto corpo d’acqua, ghiaia e argilla sul quale viviamo. Affondandovi il piede riconosciamo le prime parole della pianura: il preciso carattere di superficie piana, la cifra della sua genesi, il gioco circolare tra l’acqua sospesa nell’aria e l’acqua che ne impregna lo spessore. Così, nelle giornate terse, da un luogo rialzato come l’argine, la vista dispone di un’ampia prospettiva, oggettiva, esplicita, dai contorni definiti, soddisfacente. Con la nebbia – dentro quella che Giacomo Leopardi chiamava ignoranza percettiva, l’ignoranza

che lascia spazio all’immaginazione di espandersi – non resta che calcare la terra zuppa, provando in modo frammentario e soggettivo la pianura, paesaggio umido come quelli di William Turner e Claude Monet, che fa pensare al giardino della Creazione”. Luca Micotti

Bernardino Lanzani (attr.), Affresco di Pavia, Basilica di San Teodoro, particolare, 1522 ca.


Sondrio I “Bagni” di Bormio Le acque dei bagni di Bormio, son note fin dai tempi più antichi e da sempre hanno attirato e rendono lustro alla nostra valle. Immerse nel verde del Parco Nazionale dello Stelvio e a pochi minuti dal centro di Bormio sorgono due delle principali strutture termali della valle: i “Bagni Vecchi”, collocati sulla strada che porta allo Stelvio, dominano tutta la vallata, risalgono addirittura ad epoca romana, da cui si pensa abbiano preso il nome i “bagni romani”; i “Bagni Nuovi”, recentemente rinnovati insieme al suo storico Grand Hotel e ampliati con un percorso outdoor immerso nel verde del parco che circonda l’intera struttura. Queste “strutture”, ripropongono la filosofia propria

Percorso Giardini di Venere – Bagni Nuovi Bormio, Vasche di Saturno: due ampie piscine rettangolari tra loro comunicanti con musicoterapica subacquea e acque a temperatura differenziata.

delle terme romane come luogo di aggregazione, svago e soprattutto benessere attraverso l’acqua, riassunto dall’acronimo SPA: salus per aquam. L’ingresso ai Centri termali permette di usufruire di diversi tipi di saune (secca, bio, aromatizzata, con musicoterapia, ecc.) numerose vasche idromassaggio, diversi tipi di bagno turco, sale relax, cromoterapia, musicoterapia, aromaterapia, cascate a differente pressione, idrogetti a muro, cascate di ghiaccio, piscine e vasche all’aperto, fanghi con essiccatoio, tinozze in legno all’aperto, ampio solarium circondato da eleganti giardini, e ai Bagni Vecchi, la piscina panoramica da cui ammirare il paesaggio innevato e la grotta sudatoria naturale che conduce a una delle sorgenti di acqua termale nel cuore della montagna e tanto altro ancora… due realtà uniche al mondo. Il complesso dei Bagni Nuovi, inaugurato nel 1836, fu in più riprese ampliato nel corso dell’Ottocento. Oggi si presenta come un gioiello dell’architettura liberty, rispecchiante i gusti e i fasti della Belle Epoque. L’affermazione dei Bagni Vecchi quale momento di vacanza termale, portò alla realizzazione di un nuovo albergo e Bagni Vecchi Bormio, Piscina esterna panoramica. di un secondo centro benessere localizzato in un’area più ampia e più facilmente raggiungibile. Nel 1836 fu costruito il Grand Hotel Bagni Nuovi che sancì la consacrazione di Bormio quale località turistico-termale di prima grandezza. Successive sistemazioni e ampliamenti si inserirono armoniosamente sull’originario impianto neoclassico, conferendo all’albergo l’aspetto festoso ed elegante dei Grandi Alberghi svizzeri della Belle Epoque, non ultimo il recente intervento di restauro conservativo, iniziato nel 1992, ha riportato alla riapertura dell’albergo e del complesso delle terme (2003-04). Immerso in un parco monumentale, il Grand Hotel Bagni Nuovi offre 70 camere, ognuna con caratteristiche che la rendono unica, così come la vista che cambia dalla vallata di Bormio a quella sulle dolomiti retiche. Annesso al Grand Hotel, il Centro Termale SPA & benessere Bagni Nuovi, accessibile direttamente dalle camere dell’albergo. Cinque differenti percorsi, una realtà unica fatta di aromi, Bagni Vecchi Bormio, Vasca dell’Arciduchessa: grande vasca in legno all’aperto nel solarium antistante la grotta dei Bagni Romani. luci, immagini e colori tutti naturali, dall’uso della pietra

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a cura di Marco Ghilotti ed Emanuele Tagliabue


Varese

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a cura di Enrico Berté e Claudio Castiglioni

Sentire l’architettura ma non vederla

Complesso Grand Hotel Bagni Nuovi.

locale di serpentino per i rivestimenti, all’acqua stessa dei trattamenti, differenti servizi termali con vasche e piscine all’aperto utilizzabili dodici mesi l’anno in un ampio e soleggiato giardino; questo offre il centro termale dei bagni nuovi, per chi arriva alla ricerca di un po’ di tempo da dedicare a se stessi. Il percorso inizia nei giardini, inondati dal calore e dalla luce del sole sin dalle prime ore del mattino, prosegue attraverso un moderno tunnel che porta nel seminterrato in stile liberty dell’albergo. Cinque settori ognuno per un diverso percorso termale: si parte con i Giardini di Venere con il loro percorso rigenerante, le cui piscine e vasche sono state realizzate là dove nell’Ottocento sorgeva l’orto-giardino dell’albergo; si prosegue nella Grotta di Nettuno che offre un percorso disintossicante, percorso indoor attraverso un moderno e funzionale tunnel minimalista realizzato nel 2004 che collega il seminterrato con i giardini esterni; i Bagni i Giove inoltre offrono un percorso acqua tonico-rivitalizzante, ricavato nel seminterrato del Grand Hotel sotto volte ad arco dove, sin dall’800, era situato il primo stabilimento termale dei Bagni Nuovi, ed infine i Bagni di Ercole un percorso rilassante, con vapori e aromaterapia. All’interno l’impronta della Belle Epoque caratterizza la disposizione delle sale comuni e la loro decorazione con motivi floreali e a grotteschi, ma si possono anche ammirare tracce di più antiche decorazioni neoclassiche nei soffitti della Sala degli Affreschi; nei saloni del pianterreno si respira ancor oggi il carattere dei Grand Hotel delle Alpi del secolo scorso; esternamente è ritornata al suo splendore l’imponente facciata in stile gotico veneziano. In ogni settore, in ogni luogo, si vivono momenti speciali, diverse tonalità di luce, stimolando i sensi del proprio corpo e del proprio spirito, benessere fisico e psichico; la bellezza della cornice naturale, i profumi della natura e i suoni del bosco offrono sensazioni uniche e senza tempo. E. T.

Parlare d’architettura a chi non possiede il dono della vista, sembra quanto di più impertinente si può immaginare, quest’affermazione è certamente vera se s’identifica la disciplina progettuale con mere questioni di proporzione formale, stilemi, decori, ma se, viceversa, si condivide l’ipotesi che l’architettura sia innanzitutto l’espressione del bisogno di realizzare un habitat che, oltre ad essere necessario, sia confortevole, culturalmente consapevole e responsabile, un habitat composto di spazi, di connessioni e di materia, prima che di finiture, di design o di fashion, se si assume questa visione allora si ammette che l’architettura può dialogare anche con chi non beneficia del senso della vista. Di ciò ci rende testimonianza l’Istituto per ciechi “Villa Letizia” in quel di Caravate in Provincia di Varese, realizzato dal 1962 al 1966 da Luciano Baldessari autore, tra l’altro, del padiglione Breda alla Fiera di Milano (1951-56) e dello scalone d’onore alla IX Triennale di Milano (1951). Ci troviamo di fronte ad un’architettura gentile che, partendo dai canoni geometrici e tradizionali dell’edificio dedicato alle camere di degenza, evolve, con serena disin-

L. Baldessari, percorso all’interno di “Villa Letizia” a Caravate (Va). Foto di F. M. Dos Santos Marques.


C. C.

Percorso all’interno della Villa. Foto di F. M. Dos Santos Marques.

voltura ma con progressiva tensione, fino alla raffinata e educata plasticità della piccola Cappella di Santa Lucia sita, in direzione della vetta della collina (come una piccola Ronchamp) al culmine di una poetica passeggiata. È soprattutto nei percorsi e nelle aree di sosta all’aperto che Baldessari sa cortesemente e rispettosamente interloquire con i suoi ospiti. Si dedica loro con particolare attenzione, rassicurandoli, confortandoli ed allietandoli, soprattutto laddove i medesimi registrano il massimo delle difficoltà: lungo il cammino. Baldessari coniuga, con estrema eleganza, la bellezza formale ai segnali informativi, associa gli spazi di sosta e riposo all’ombrosa vegetazione, ricorre a profumi e suoni naturali per comunicare distanze e luoghi raggiunti. Tutto si svolge grazie ad un’architettura bella da vedere, ma, ritengo, altrettanto utilmente bella da ascoltare e toccare per chi deve compensare con altri sensi la mancanza della vista. Un’architettura che si esprime nella modulazione delle pavimentazioni, nella tattilità dei lunghi parapetti bianchi che proteggono dai pericoli ed orientano i percorsi indicando, con dolci sagomature, l’avvento di gradini, il raggiungimento di punti di sosta, l’avanzamento della passeggiata. Suoni che accompagnano ed orientano con il gorgogliare della sorgente che precipita dalle rocce, scorre sotto le rampe del percorso, si allontana lungo il piccolo canale. Vegetazione appositamente selezionata e posizionata per offrire persistente riparo dal sole, emanare profumi o attrarre e raccogliere stormi di uccelli che, oltre a rasserenare, danno indicazione del luogo raggiunto. Un compendio di forme e di materiali, di suoni ed odori,

L. Baldessari, Cappella di Santa Lucia, Caravate (Va). Foto di F. M. Dos Santos Marques.

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che stimolano contestualmente tutti i cinque sensi, che anticipano e vanno oltre i linguaggi stilistici. Un linguaggio fondato sulla percezione sensoriale, atavico, certamente evolutosi tra diverse e successive culture ma senza appannaggio di nessuna. Un approccio naturale al progetto, un modo di agire ingiustamente sminuito, nel corso del secolo scorso, dalla colpevole arroganza umana di riformulare la natura, di possedere smisurate risorse, di sprecare energia, un approccio che, oggi, forse e finalmente, indotti dalla necessità, stiamo lentamente riscoprendo. “Allungo una mano, tocco il muro, lo seguo nascondendo la trepidazione sotto il passo incerto del cieco: il portale, gli spigoli arrotondati degli angoli. Ad un tratto sento una corda sfiorarmi il capo: è la campana della Chiesa, la possono suonare anche i ciechi” (citazione e fotografie tratte dal volume: Verso la luce, del fotografo F. M. Dos Santos Marques).


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Convegno della Consulta sul Restauro La Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori ha promosso il Convegno “La conservazione dell’architettura contemporanea in Lombardiaâ€?, che si terrĂ il 23 maggio 2009 all’Autodromo Nazionale di Monza, per due motivi principali: s INNANZITUTTO PER AFFRONTARE LA questione della conservazione in Lombardia, dato che tale argomento in ambito ordinistico non ha ad oggi avuto uno spazio di rilievo condiviso dagli Ordini provinciali; s IN SECONDO LUOGO PER FORNIRE uno strumento orientativo agli architetti su questioni che, a mio AVVISO DEVONO ESSERE FOCALIZZATE E CONDIVISE E CHE SFUGGONO agli addetti ai lavori. Parrebbero due motivazioni abbastanza scontate ma per il vero non lo sono. La Commissione appositamente costituita per la preparazione del Convegno, composta dai rappresentanti degli Ordini, ha evidenziato con grande competenza molteplici aspetti del tema che verranno esposti nella giornata di lavoro. )N PARTICOLARE SI Ă’ FOCALIZZATO LO spazio temporale oggetto del Convegno che è stato identificato nel periodo compreso tra gli anni ’20 ed il secondo dopoguerra. Le sessioni di lavoro AFFRONTERANNO MOLTEPLICI QUEstioni come la possibilitĂ di dare STRUMENTI AI PROFESSIONISTI PER AFFRONTARE GLI ASPETTI hNON DElNITIv e per consentire un approccio al patrimonio del contemporaneo CHE SFUGGE AGLI STRUMENTI CONsolidati per entitĂ ed epoca della TUTELA 6ERRĂŒ AFFRONTATA LA QUEstione della conoscenza del patrimonio attraverso il censimento degli archivi e l’aspetto conoscitivo dei materiali che è di primaria importanza per predisporre corrette tecniche di restauro. Un altro aspetto oggetto del Convegno sarĂ quello normativo, che per molti aspetti risulta incerto. Abbiamo quindi voluto, attraverSO RELATORI QUALIlCATI AFFRONTARE I molteplici aspetti della conservazione per cercare di proporre un quadro il piĂš possibile completo anche se non esaustivo. Il Convegno, che sarĂ articolato su due sessioni, avrĂ un momento

centrale costituito dalla sezione poster che presenterĂ una serie DI INTERVENTI DI CONSERVAZIONE EFFETTUATI SUL TERRITORIO LOMBARDO Visto il notevole interesse suscitato, soprattutto dagli Ordini, ritengo che la giornata di lavoro potrĂ essere di grande aiuto per gli architetti lombardi che POTRANNO CONFRONTARSI SU METOdologie di restauro e approcci alla progettazione, nella certezza che il Convegno potrĂ anche contribuire a dare indicazioni per la costruzione di un quadro normativo certo, attraverso un’azione che a vari livelli e su diverse tematiche la Consulta da anni CERCA DI FORNIRE il Past President Coordinatore del Convegno arch. Giuseppe Rossi “La conservazione dell’architettura contemporanea in Lombardiaâ€? Autodromo Nazionale di Monza ingresso Vedano al Lambro Palazzina OspitalitĂ (Building 1), 2° piano 23 maggio 2009 ore 9.00-17.00

Il belvedere di Ponti restituito alla cittĂ Dopo sei mesi di restauro, è stato inaugurato il 31° ed ultimo piano dello storico Grattacielo Pirelli che ospita il rinnovato Belvedere pubblico voluto dallo stesso Ponti. Due serate presenziate dalle autoritĂ della Regione hanno dato avvio ad una serie di eventi che si sono conclusi con la terza edizione del Vertical Running. 5N VOLUME LEGGERO FATTO DI LUCE e cemento, uno spazio traspaRENTE E POLIFUNZIONALE APERTO alla cittĂ ed ai suoi cittadini: questo, in sintesi, il nuovo Belvedere che avrĂ un doppio utilizzo, istituzionale e pubblico. Il progetto, ideato e realizzato dagli studi De8 architetti e 2 architetti con Lombardia InFRASTRUTTURE RIPRENDE IL TEMA originario della comunicazione tra edificio e cittĂ , restituendo idealmente lo spazio occupato dal grattacielo alla collettivitĂ attraverso la realizzazione di una vera e propria “piazzaâ€?, come testimonia il motivo del pavimento, a bande bianche e nere, che riprende lo stesso della piazza antistante l’ingresso. Un piano mezzanino ospita una sala di rappresentanza di MQ A FRONTE DEI DE-

stinati ad esposizioni temporaNEE CONCERTI SlLATE E CONFErenze pubbliche. Il volume tecnico centrale, denominato “PODâ€?, è rivestito da un involucro in vetro bianco e si PUĂ› TRASFORMARE DI VOLTA IN VOLTA SECONDO LE ESIGENZE FUNZIONALI dei vari allestimenti. Un pavimento galleggiante permette l’alloggiamento degli impianti E LA CONSERVAZIONE DEL FONDO originale. Alle vetrate, alcune decalcomanie indicano distanze e direzioni dei principali monumenti e cittĂ . Il risultato è uno spazio unitario e flessibile, trattato nella sua totalitĂ come un allestimento temporaneo, cosĂŹ che sia sempre possibile ripristinare il luogo originario. Il restauro conservativo, primo esempio al mondo applicato ad un edificio moderno, conclude i lavori di recupero del Pirellone, necessari dopo l’incidente aereo del 2002, e si inserisce nel piano di Regione Lombardia per la valorizzazione dei propri immobili denominato “Amate l’architetturaâ€?. Un omaggio a Ponti, un comandamento per tutti. Annalisa Bergo

Una casa di carta contro la povertĂ

Una casa universale per sostituire le baracche del Terzo Mondo. Ecco l’ambizioso progetto di The Wall AG, società svizzera che, in collaborazione con l’Università Bauhaus di Weimar, ha ideato la nuova tipologia abiTATIVA SFRUTTANDO UN SEMPLICE quanto attuale principio: il riciclo della carta. L’elemento base per la realizzazione dei pannelli

COSTRUTTIVI INFATTI

è la cellulosa mista a resina che, pressata a caldo, permette di ottenere un materiale tanto leggero e flessibile quanto stabile ed isolante, secondo i procedimenti giĂ attuati nel campo dell’aeronautica. Il risultato è una vera e propria abitazione di 36 mq, composta da otto posti letto, un bagno ed una veranda, piĂš leggera di UN AUTOMOBILE CON LE FONDAmenta pesa solo 800 Kg), ma soprattutto economica: costa meno di 4.000 euro. ,A RIDUZIONE DEI COSTI Ă’ FAVORIta dall’intenzione della societĂ IDEATRICE DI FORNIRE MATERIALI E

macchinari per la produzione DI PANNELLI IN LOCO VICINO AI FUturi insediamenti delle “case di cartaâ€?. Le prime sperimentazioni SARANNO FATTE IN !FRICA LO :IMbawe, con l’aiuto di una ONG tedesca, è stato il primo Paese ad ordinare le case universali, cosĂŹ come due aziende legate all’estrazione del petrolio hanno giĂ richiesto duemila esemplari destinati alla Nigeria. Non solo sostituzione delle biDONVILLE AFRICANE PERĂ› POICHĂ? le caratteristiche delle case permettono il loro utilizzo anche in risposta alle situazioni di emergenza come le catastrofi natuRALI E FORSE SI POTREBBE PENSARE ad un loro uso come alloggi anche nelle aree povere dei nostri Paesi occidentali. A. B.


La rinascita delle ferrovie dimenticate però, con gli accordi firmati dal sindaco di Milano e l’A. D. del GRUPPO &S INFATTI SOLO UNA PARte del milione di mq delle aree FERROVIARIE DISMESSE SARĂŒ DESTInato a verde pubblico, mentre la rimanente superficie sarĂ convertita in zona commerciale e residenziale, con il vincolo dell’housing sociale. SorgerĂ , quindi, un mix abitativo con alloggi a canone sociale venduti a prezzo convenzionato. Per ora sono state identificate sette stazioni dell’area milanese, tra cui l’area dello scalo FaRINI CIRCA MQ L AREA DI Porta Romana e l’ex scalo merci di Lambrate. Il ricavato dalla vendita delle aree e degli edifici SARĂŒ INVESTITO NELLA TRASFORMAZIOne dell’attuale linea extraurbana S9 in una “circle lineâ€?, sorta di metropolitana leggera, e nella realizzazione delle nuove stazioni di Rho-Pero, Dergano e ForLANINI ,A RINASCITA DELLE FERROVIE dimenticate procederĂ al ritmo lento di una passeggiata in biciCLETTA OPPURE A QUELLO FRENETICO dell’ennesima “cittĂ nella cittĂ â€?? A. B.

LIDA: Science Center dedicato all’acqua L’acqua in ogni sua declinazione. Questo sarà il filo conduttore che unirà le diverse sezioni che andranno a comporre il LIDA, Laboratorio Internazionale dell’Acqua, ideato da TASM (Società partecipata della Provincia che gestisce le acque del sud milanese) e sostenuta da Regio-

ne Lombardia con altre società milanesi pubbliche dell’acqua e da Fondazione LIDA, ente creato appositamente. Il LIDA sorgerà ad Assago, dove ha sede il depuratore delle acque civili e industriali del sud del capoluogo, che sarà ammodernato e integrato nel Laboratorio

29 RENDENDO VISIBILE IL FUNZIONAMENTO DELL IMPIANTO MQ di superficie coperta che comprenderanno l’area espositiva e di servizio, a cui si aggiunge il Parco Tecnologico esterno con giochi d’acqua, un bosco e una zona per l’intrattenimento, per un totale di 70.000 mq. PiĂš di exhibits progettati e realizzati con la collaborazione di esperti e scienziati, costruiranno diversi percorsi all’interno delle nove sezioni, in cui sarĂ possibile spaziare dalle origini dell’Universo al clima, dal rapporto tra acqua e corpo all’uso come risorsa industriale ed economica. Il risultato sarĂ un “non museoâ€? sul modello dei Science Center europei e americani, per avvicinare in modo ludico le persone di ogni etĂ al mondo scientifico, stimolando la curiositĂ e lo spirito di ricerca. Uno spazio del divertimento, dell’innovazione,

MA ANCHE DELLA RICERCA POICH� ospiterà un’area a disposizione di quei centri di ricerca universitari e aziendali che vorranno stabilire qui la propria sede. RiCERCANDO CONTRIBUTI DA PROFESsionalità ed esperienze diverse, Fondazione LIDA ha coinvolto alcune università , tra cui Politecnico, Bocconi e Bicocca ed il Museo A come Ambiente di Torino. L’impegno per il LIDA ha contribuito alla candidatura di Milano all’EXPO, dedicato al TEMA DELL ALIMENTAZIONE FOCAlizzando l’attenzione sull’acqua come risorsa. Un progetto ambizioso, quindi, che s’inserisce nel filone di eventi promossi dalLA 2EGIONE ALLO SCOPO DI DIFFONdere una cultura dell’uso consapevole e intelligente dell’acqua e l’educazione al rispetto di un bene vitale e limitato. A. B.

Milano, Cariplo rilancia l’housing sociale Il Fondo Abitare Sociale 1 - il PRIMO FONDO IMMOBILIARE ETICO dedicato all’edilizia sociale lanciato in partnership con Credit Agricole Asset Managment SGR, la societĂ di gestione del FONDO n ATTRAVERSO ,A &ONDAZIOne Housing Sociale, si è aggiudicato 3 delle 11 aree comunali milanesi riservate ad operatori etici messe in gara dal Comune per costruire 600 alloggi a canone sostenibile. La Fondazione Housing Sociale pur essendo un ente privato - è stata costituita nel 2004 dalla FONDAZIONE #ARIPLO COL SOSTEgno della Regione Lombardia e dell’ANCI Lombardia - sviluppa progetti in collaborazione con soggetti pubblici e per le medesime finalitĂ dell’ERP (Edilizia Residenziale Pubblica). Per l’area di v. Rosario - la piĂš amplia delle tre, con 330 appartamenti - si prevede un concorSO INTERNAZIONALE IN DUE FASI ,A PRIMA FASE SELEZIONARĂŒ CINQUE progetti; questi saranno esaminati e discussi da committenza,

commissione aggiudicatrice, territorio e stakeholders e, in un secondo tempo, saranno ogGETTO DI CONFRONTO TRA I PROGETTIsti. L’intento è rendere ciascuno partecipe delle migliori soluzioni di ogni progetto. In seguito a QUESTA FASE NEGOZIALE SARĂŒ SElezionata la proposta migliore in relazione agli obettivi prefissati, tra cui: low budget, mix di classi sociali - per eludere il rischio di UN EFFETTO GHETTO - e il rapporto con lo spazio aperto. Per l’area DI VIA #ENNI ALLOGGI SI TERRĂŒ un concorso internazionale di IDEE CON UNA SOLA FASE DI GARA Nessun concorso è previsto invece per l’area di via Ferrari. I bandi dei concorsi non hanno LIMITI D ETĂŒ L OBIETTIVO Ă’ FAVORIRE IL CONFRONTO TRA PROGETTISTI DI GEnerazioni diverse in modo paritario, supplendo alle eventuali carenze organizzative dei piĂš GIOVANI PRIVI DI UNA FORTE STRUTTURA ALLE SPALLE CON L AFlANCAMENto di una societĂ di ingegneri. Irina Casali

OSSERVATORIO ARGOMENTI

Domenica 1 marzo 2009 si è svolta la seconda edizione della Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate. Organizzata, tra gli altri, da Italia Nostra, SocietĂ Geografica Italiana e Greenways, con la partecipazione di Co.Mo.Do. (Comitato per la MobilitĂ Dolce), l’iniziativa sostiene la riconversione delle linee minori o dismesse della rete italiana, sottolineando il loro interesse sul piano storico e paESAGGISTICO PER FARLE RINASCERE come percorsi di mobilitĂ alternativa, soprattutto ciclabile. Una serie di eventi si sono svolti in contemporanea in tutta Italia, in cui le escursioni, a piedi o in bicicletta, sono state accompagnate da convegni e mostre a tema, ma anche da pranzi e FESTE ORGANIZZATE DALLE ASSOciazioni locali. A sostegno di questa giornata, Italia Nostra e Repubblica.it hanno promosso il concorso “Paesaggi dal trenoâ€? per raccontare, attraverso scritti, video o immagini, le sensazioni trasmesse dalla vista di quei paesaggi inquadrati dal finestrino di un treno. L’iniziativa sembra scontrarsi,


a cura di Roberto Gamba

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Nuova scuola materna di Rovera a Malnate (Varese) luglio – novembre 2008 Il Comune di Malnate ha promosso un concorso di idee per la costruzione della nuova scuola materna nella frazione di Rovera. L’edificio dovrà ospitare cinque sezioni e sarà realizzato su un terreno comunale di mq 4.445, con un importo

dell’intervento stimato in euro 1.300.000. I premi sono stati di euro: 6.000, 5.000 e 4.000. La Commissione giudicatrice era composta da Massimiliano Filipozzi (presidente), Alberto d’Elia, Davide Bressan.

1° classificato Giorgio Santagostino (Milano), Monica Margarido, Alessandro Gasparini collaboratori: Olga Chiaramonte, Claudio Chiodi L’orografia e la ricca vegetazione hanno suggerito l’idea per l’elaborazione di un’architettura forte e compatta, che coinvolgesse contemporaneamente interno ed esterno, edificio e spazio naturale. Le distanze dai confini sui quattro lati sono state il primo vincolo che ha dato limiti e fisionomia all’edificio: le linee risultanti indirizzano il progetto verso un impianto chiuso e protetto, ma con ampie visuali aperte sull’esterno e un rapporto con le aree verdi che mira ad includere in un unico gesto ar-

chitettonico l’edificio scolastico vero e proprio e la porzione di territorio che avvolge. I quattro lati che circondano il “chiostro” sono costituiti da due ali, in cui si concentrano tutte le funzioni didattiche, e da due lati distributivi, che articolano e differenziano lo spazio aperto. La scelta di organizzare il programma attorno ad un grande spazio aperto centrale offre alla scuola un punto focale, un centro anche simbolico attorno al quale si organizza la vita dei bambini. L’edificio si serve, inoltre, del dislivello per instaurare un rapporto caratteristico e specifico col suolo: parzialmente interrato alle quote più alte e staccato da terra a quelle più basse, sul lato occidentale dell’area di progetto.


Le linee guida alla collocazione planimetrica dell’edificio sono state: il percorso del sole, la scoscesità del terreno, la connessione con la viabilità e gli accessi, la massima fruibilità degli spazi interni-esterni, la salvaguardia delle presenze arboree. L’edificio aderisce alle varie quote del terreno senza frammentare gli spazi verdi, creando sicuri accessi, suddivisi tra quelli dei bambini, dei genitori e quelli di servizio. Il giardino accoglie una zona strutturata e pavimentata posta lungo il

3° classificato Davide Spreafico (Cernusco Lombardone - Lecco), Giovanni Maggioni consulenti: Francesco Salvador, Giuseppe Diana

percorso del sole, da utilizzare come aula all’aperto e un’ampia area attrezzata con giochi. Il progetto è ipotizzato come un unico edificio funzionale, suddiviso in due fasi esecutive come richiesto nel bando. Il sistema costruttivo ipotizzato è compatibile con impianti che utilizzino fonti rinnovabili di energia, con sistemi capaci di ridurre i costi di gestione, integrati a serre bioclimatiche.

Il progetto è fondato sullo studio delle possibili relazioni tra la morfologia urbana e l’area di intervento, partendo dal presupposto che adeguate scelte tipologiche e un attento rapporto con il suolo siano i cardini su cui possa incentrarsi la costruzione non del solo edificio, ma del luogo. La scuola è definita da un impianto ad “L” che, insistendo sui

lati nord ed est dell’area, delimita lo spazio conchiuso del giardino. Il corpo a nord presenta due livelli, uno interrato con gli spazi di servizio e uno fuori terra con gli spazi collettivi. Il corpo a est ospita le aule, gli spazi per gli insegnanti, i servizi e le attività speciali. La precisazione delle caratteristiche generali del progetto, riguardo a materiali, forme, esposizione, rapporti tra superfici opache e trasparenti, impiego di pannelli solari e fotovoltaici nelle coperture, è adeguata ai requisiti richiesti dallo “sviluppo sostenibile”, per quanto attiene alla riduzione dei consumi, dell’inquinamento e dei costi di gestione.

31 OSSERVATORIO CONCORSI

2° classificato Eleonora Ariano (Lodi), Gianluca Perottoni, Luca Trabattoni, Fernanda Sabatelli, Giulio Agnelli, Matteo Munari


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Nuovo polo scolastico per Cernusco sul Naviglio (Milano) luglio 2007 – marzo 2008 Si è trattato di un concorso di progettazione per la realizzazione di un nuovo polo scolastico per scuola dell’infanzia, scuola primaria, scuola secondaria di primo grado e per la definizione del nuovo assetto viario dell’area al contorno, nella cittadina in provincia di Milano. Nel bando, veniva espressa l’esigenza di ottenere proposte progettuali innovative, con applicazione di tecnologie per il contenimento energetico e di bioedilizia e nel contempo la definizione di aree a standard pubblico del comparto. Si dovevano prevedere 6 classi di scuola materna; 10 di scuola elementare; 6 di scuola

media; 1 palestra con accesso indipendente. L’opera è prevista nel piano triennale delle opere pubbliche in corso di adozione. L’intervento è ubicato tra la via Cavour, la sp 121, la via Lario e la via alla Castellana su una superficie di circa mq 12.500. L’ammontare della spesa stabilito era di euro 8.700.000. I premi erano fissati in euro 30.000, 20.000 e 16.000. Il secondo premio non è stato attribuito. La commissione giudicatrice era formata da Giorgio Goi (presidente), Giancarlo Scaramozzino, Giulio Massimo Barazzetta, Francesco Zurlo, Maura Galli.

1° classificato Marco Gigliotti (Roma), Luca Braguglia, Maria Antonietta Motta, Alfredo Iglietti - 3ti Progetti, collaboratori: Moatasem Hebi, Elena D’Angelo

spazio pubblico. L’obiettivo è quello di riunire tutte le attività in un unico elemento unitario. Al livello +0.75 i quattro gusci materici, segnati da tagli orizzontali e verticali, racchiudono rispettivamente le tre scuole e la palestra. Nei gusci in basso sono collocate rispettivamente la scuola elementare e la scuola media. La particolarità di questi due gusci e quindi di queste due scuole, è la presenza all’interno degli stessi di una serra bioclimatica a tutta altezza e di camini per la ventilazione naturale. Lo spazio denominato “hall” a doppia altezza è accessibile da quattro ingressi, in prossimità delle singole scuole e della mensa. La palestra si sviluppa ad un livello sottostante.

L’edificio appare come uno speciale oggetto modellato e conformato che diventa un grande

3° classificato Tiziana Pallone (Cosenza), Gemma Potestio, Raffaella Consentini, Francesco Pallone, Andrea Vasta L’idea sviluppata si basa su un’organizzazione “settoriale” dell’impianto planimetrico che garantisca il funzionamento indipendente delle diverse funzioni richieste, sia negli accessi che nella circolazione. La coerenza e l’unità del percorso formativo, insite nella logica degli istituti comprensivi, è rispecchiata dall’individuazione di percorsi di collegamento tra i diversi settori, al fine di ottenere un superamento di ordini e gradi scolastici separati. È stato individuato un percorso principale coperto, sul quale si innestano i percorsi secondari di collegamento ai diversi plessi. Tale percorso che

funge non solo da spazio di distribuzione, ma anche di interrelazione, si presenta come uno spazio in continua evoluzione nell’apparente casualità compositiva di una forma in divenire. L’inserimento di interruzioni nelle pareti laterali del camminamento fa sì che ogni fotogramma appaia differente dall’altro in un costruito che si snoda nel tempo e nello spazio.


Ricomposizione dell’area dello scalo ferroviario di Rho (Milano) Il concorso di idee riguardava la riqualificazione urbana e la ricomposizione dell’area dello scalo merci ferroviario, localizzato a ridosso del centro storico della cittadina e l’identificazione del sistema degli spazi pubblici, in variante al PRG vigente. È stato bandito dal Comune in collaborazione con la Rete Ferroviaria Italiana, in qualità di proprietaria di parte delle aree. Era richiesta la realizzazione di parcheggi (anche interrati, o in elevazione); l’identificazione di una stazione bus di interscambio, di un percorso pedonale, del sistema del verde e dell’ar-

redo urbano, il miglioramento dell’aspetto compositivo e architettonico di piazza Libertà e il rifacimento e ammodernamento del parcheggio biciclette. L’importo per la realizzazione non doveva essere superiore a euro 10.000.000. Erano richiesti massimo 3 elaborati in formato A0. I premi sono stati di euro 8.500 e 4.000; il terzo premio non è stato assegnato. La commissione giudicatrice era composta da Walter Varesi (presidente), Mario Antonio Arnaboldi, Davide Chiodaroli, Marco Engel, Paola Tessitore, Serena Fincato. In graduatoria, si sono classificati: 3° Renato Brignani, Marusca Gabanetti; 4° Francesco Galli; 5° Roberto Tocci; 6° Vittorio Piaggi Fortunato; 7° Maurizio Valera Mario, Felice Banfi Stefano, Giovanni Eusebio, Vittorio Meazza, Daniela Evelina Maruti, Anna Rita Negroni, Alberto Pessina, Enrico Carlo Pessina, Donato Teora, Marco Antonini, Maurizio Paolini, Roberto Iori.

1° classificato Paolo Favole (Milano), Luca Compri, Roberto Mascazzini, Stefano Santambrogio L’obiettivo è la creazione di un parco pubblico - con recupero e valorizzazione dell’elemento acqua; giochi bambini, spazio anziani un auditorium, un albergo, funzioni commerciali e terziarie come richiesto dal bando; una stazione di interscambio con parcheggio per auto e pensilina. Una cortina urbana alberata conferisce concretezza percettiva al sistema verde ed offre la protezione agli edifici residenziali che lo circondano. Per creare nuovi stimoli sonori, nel parco sono introdotte sorgenti sonore “attive”.

L’architettura dell’albergo - a basso impatto ambientale, con accesso da un collegamento diretto dal sottostante parcheggio interrato oppure dall’ingresso principale posto sotto la pensilina vetrata che collega la struttura ricettiva alla piastra commerciale - su una superficie di 8.450 mq distribuita su 15 livelli, è definita dall’incastro e dalla composizione di tre volumi principali.

2° classificato Marino La Torre (Montesilvano - Pescara), Alessandra Ondeggia, Alberto Ulisse Il “cuore centrale” del progetto è caratterizzato dal luogo pubblico per eccellenza: la piazza, declinata a corte urbana, che viene ripensata come un foyer verso la nuova centralità urbana. Essa costituirà il fulcro da cui si apriranno tutte le prospettive visive per congiungere i poli principali della città. L’EcoCORTe è un grande spazio aperto collettivo sospeso tra istanze di intimo raccoglimento e apertura verso un pensare e agire metro-

politano. È duale, tiene insieme, crea continuità, raccoglie, organizza e razionalizza, scherma, protegge. La corte urbana e le torri-cristalli energetici, che per la loro conformazione spaziale costituiscono la porta di accesso all’EcoCORTe, sono in diretto contatto sia simbolico che visivo con la torre civica e con il campanile, da un lato, e con le modernissime strutture espositive dall’altro. Esse permettono a questo nuovo spazio di racchiudere in sé entrambe le nature di snodo metropolitano e piazza civica, restituendo un luogo che fà della dualità il suo punto di forza.

OSSERVATORIO CONCORSI

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giugno – novembre 2008


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Architettura e Decostruzione Jacques Derrida (a cura di Francesco Vitale) Adesso l’architettura Libri Scheiwiller, Milano, 2008 pp. 374, % 24,00 È questa una raccolta - di interviste, dialoghi, conferenze, ecc. - in cui il filosofo francese Derrida parla di spazio ed architettura, e del rapporto tra questi e la decostruzione. Qui non si tratta di comprendere un pensiero, un punto di vista sull’architettura, non ci si trova di fronte a risposte, ma a domande. Domande che non conducono ad una verità, ma che aprono la strada a molte altre domande, delineano le porte di molti discorsi possibili. Una cosa forse risulta chiara, la decostruzione è un metodo, ma non un metodo strutturato, e per essere applicato in architettura deve essere appositamente reinventato. Derrida sembra non applicare la decostruzione all’opera d’architettura, al costruito, ma alla filosofia dell’architettura “riguardo all’architettura, io credo che la decostruzione accade (…) quando si decostruisce una filosofia dell’architettura, degli assunti architettonici - per esempio come l’egemonia dell’estetica, della bellezza, l’egemonia dell’utilità, della funzionalità, del vivere, dell’abitare. Ma poi si devono reinscrivere questi motivi nell’opera (…) bisogna costruire, per così dire, un nuovo spazio e una nuova forma, delineare un nuovo modo di costruire in cui quei motivi e quei valori siano reinscritti, avendo (...) perso la loro egemonia esterna. L’inventiva degli architetti più dotati consiste, io credo, in questa reinscrizione”. Ma una domanda ritorna, che cos’è l’architettura? Se la spogliamo delle finalità politiche, filosofiche, estetiche, sociali, ecc., cioè del rapporto con ciò che è altro ma che la impregna, quello che rimane può essere chiamato ancora architettura? Rimane qualcosa da cui partire per costruire quei nuovi rapporti (con musica, cinematografia, ecc.) che dovrebbero permettere all’opera di architettura di essere qualcosa di nuovo? Se l’opera di architettura si fonda solo su certezze e competenze, ricalcherà sempre e solo il già fatto senza creare nulla di nuovo. L’architettura deve dunque accettare ed accogliere anche l’incompetenza, sopratutto quella che si ha sul futuro, per generare un qualcosa di nuovo che costituisca una possibilità, un suggerimento, per indirizzare l’avvenire o per avere con questo un legame. Ma quanto e come tutto questo può influire o manifestarsi nell’architettura reale? Ogni risposta genera una domanda e questo si traduce, per chi legge, in un continuo ampliamento dei propri orizzonti di ragionamento, cosa già in sé positiva per la creazione di qualcosa di nuovo. Veronica Vignati

Remote e rinnovate suggestioni Giovanni Leoni Isolarchitetti Skirà, Milano, 2008 pp. 240, % 30,00 L’eredità dell’audace lavoro con cui Roberto Gabetti e Aimaro Isola, a partire dalla metà del 1950, diedero vita ad una nuova tendenza architettonica tutta italiana destinata a prendere il nome di Neoliberty è scrupolosamente raccolta nelle pagine di questo libro dove le opere dello studio Isolarchitetti sono chiamate a raccolta a partire dal 2000, anno della scomparsa di Roberto Gabetti. Si deve infatti ricordare che l’edificio per una libreria antiquaria ed appartamenti che prese il nome della Bottega d’Erasmo, realizzato a Torino da Gabetti e Isola nel lontano 1956, contribuì non indifferentemente ad innescare un acceso dibattito internazionale, nel quale il recupero per i valori della tradizione, avanzato da una schiera di giovani architetti italiani veniva frainteso dall’autorevole critico inglese Reyner Banham come “la ritirata italiana dall’architettura moderna”, rea di “regredire”, secondo lo storico, verso certi schemi stilistici tipici dello Jugendstil, del Liberty o della Secessione Viennese. A ben guardare, la Bottega d’Erasmo fu un gesto coraggioso che, nell’ambito di un generale rifiuto per un modello evoluzionistico della modernità, recuperando remote suggestioni derivate da un certo simbolismo decorativo e plastico, inaugurò un atteggiamento di revisione critica dei canoni linguistici del Movimento Moderno e dell’Internationl Style. Osservando oggi le opere dello studio Isolarchitetti è possibile verificare come le remote suggestioni che i due architetti torinesi col tempo contrapposero ai valori di standard e serialità, così radicati nella cultura modernista abbiano trovato un loro compimento evolutivo in una produzione architettonica eco-compatibile e sostenibile supportata dall’attenzione per il dettaglio costruttivo e da un ricercato e ricorrente dialogo tra paesaggio e corpo di fabbrica. Matteo Baborsky

Mostrare l’architettura AA.VV. Allestimenti fra le quinte di Palladio Saggi di Donata Battilotti e Sergio Polano Electa, Milano, 2008 pp. 136, % 35,00 Una grande aula, uno spazio recintato di 54 x 21 metri senza alcuna divisione interna, coperto, all’altezza di 25 metri, da una altrettanto grande copertura in legno, conformata a carena di nave: questa è la Basilica del Palladio. Qui, in questo spazio spettacolare, si sono tenute alcune fra le più importanti mostre di architettura italiane. Si è trattato sempre di “personali” in cui l’architetto invitato è ogni volta stato chiamato ad affrontare, per così dire, un doppio progetto: da un lato quello riferito alla costruzione di un percorso attraverso la propria opera e dall’altro quello relativo alla realizzazione materiale di questo “viaggio” nel suo lavoro, a partire da un progetto di allestimento che, volente o nolente, con il contenitore ha necessità di fare i conti. Mettere in mostra l’architettura, quindi. Mettere in mostra l’architettura in senso ampio: l’architettura del contenitore e l’architettura del contenuto. Questa, in sintesi, la chiave di lettura del volume che Electa dedica alla documentazione delle 17 mostre che, a partire dal 1986, l’associazione Abaco ha organizzato a Vicenza, all’interno della Basilica. Il tema che appare dominante, anche a una lettura superficiale del volume, è quello legato al rapporto da istituire con il monumento: se cercare di relazionarsi con esso o, al contrario, costruire un progetto di allestimento per così dire autoreferenziale, che faccia riferimento solo al lavoro esposto. Entrambe le strade sono state percorse, e nel libro sono documentate, anche se forse la prima soluzione appare quella maggiormente sperimentata. Nell’ottica di evidenziare la necessità di un confronto con il capolavoro palladiano, il volume si apre con uno scritto, in chiave storica, dedicato all’analisi e alla storia della Basilica. A questo segue il saggio critico di Sergio Polano, di introduzione alla sezione documentaria dei diversi progetti di allestimento. I 17 interventi sono, infine, documentati da una breve scheda descrittiva riferita al senso generale del progetto, da una serie di immagini fotografiche in cui risulta evidente il rapporto che l’architettura dell’allestimento intende instaurare con quella palladiana e da due disegni, sempre gli stessi - una pianta e una sezione -, in cui il progetto dell’allestimento è inserito nel grande spazio libero dell’aula palladiana. Martina Landsberger


Dulio su Zevi

La forma della città

Vittorio Prina Architettura e involucri complessi. Pelle, rivestimento, texture, tecnologia, leggerezza, metamorfosi, luce e spazio: sistemi innovativi dal dettaglio alla complessità urbana e ambientale Maggioli, Santarcangelo di Romagna, 2008 pp. 342, % 29,00

Roberto Dulio Introduzione a Bruno Zevi Laterza, Roma-Bari, 2008 pp. 180, % 12,00

Guido Morpurgo Gregotti & Associati. L’architettura del disegno urbano Rizzoli, Milano, 2008 pp. 312, % 55,00

L’autore propone un’antologia di scritti e opere inerenti alle infinite declinazioni contemporanee del tradizionale tema della facciata. Di conseguenza, limita la sua esplorazione agli ultimi cento anni, in quanto individua nelle innovazioni tecniche dell’architettura moderna (quelle che permettono ad esempio la distinzione tra struttura portante e tamponamento) l’origine di quella tensione alla scomponibilità della costruzione che si manifesta principalmente nel luogo per eccellenza dell’evocazione: la facciata appunto. Il lungo sottotitolo del libro è indicativo dello smisurato campo d’indagine, tecnico e formale, al quale Vittorio Prina stoicamente non intende sottrarsi. “La facciata intesa come spazio d’affaccio e di filtro declinata in una miriade di elementi quali logge, terrazzi, ballatoi, balconi, ecc.”; la tridimensionalità scomponibile dell’“involucro complesso”; i “metamorfici schermi abitati”; sono tutti temi, nelle intenzioni dell’autore, di una ambiziosa ricerca che esclude di fatto un approfondimento e una lettura di carattere esclusivamente “tecnologico”. Uno studio esposto attraverso una corposa serie fotografica che forse, per renderla maggiormente incisiva, andava integrata con l‘utilizzo della pianta, a nostro avviso lo strumento più adeguato per raccontare il limite della facciata nel suo complesso rapporto interno/esterno. Il rischio, considerato l’argomento, di ricadere in una sorta di tecnologismo ingenuo è scongiurato dalla scelta sapiente di Prina di farsi accompagnare lungo la stesura del suo lavoro, passo dopo passo, dai maestri dell’architettura moderna. Qui infatti, la loro lezione mette al riparo il lettore da una possibile deriva tecnico-formalistica e lo aiuta nel discernimento delle migliori architetture contemporanee: quelle in cui “permane un rapporto di unitarietà tra superficie, struttura, spazio interno e contesto” e nelle quali “l’involucro non vive di vita propria, avulso e mimetico rispetto all’edificio [ma risulta] complementare o interamente integrato”. Tali esiti espressivi, riscontrabili appunto nell’opera dei migliori (come Zumthor o Herzog & de Meuron) sono difatti il frutto di un fenomeno che non si esaurisce nelle concomitanze tecniche e formali, ma si basa sul pensiero fondativo della cultura della nostra epoca. Ovvero il pensiero analitico della decostruzione logica. Fabio Licitra

Bruno Zevi rappresenta una buona metà della storiografia e della critica della scena architettonica italiana del dopoguerra. Ciò per ricordare stringatamente la sua opera instancabile e limitandosi a quella di critico “operativo” dell’architettura. Chi di noi non ha fra le sue prime letture da appassionato dilettante, se non già da universitario, Saper vedere l’architettura? Anche se forse pochi hanno letto Verso un’architettura organica, quasi tutti hanno perlomeno aperto la sua Storia dell’architettura moderna. “Introduzione a Bruno Zevi” è sostanzialmente incentrato sul periodo degli esordi e della sua affermazione. Dall’esilio londinese di un antifascista azionista allo studio nel Regno Unito e negli Stati Uniti; il rientro in patria nel 1943 e gli anni della ricostruzione, sino alla pubblicazione della sua Storia nel 1950. La suddivisione in quattro capitoli esamina questo soggetto dalla formazione, nell’incontro con l’America di Wright, alla fondazione dell’USIS e dell’APAO, all’insegnamento a Venezia e l’invenzione di una didattica per la cultura dell’architetto e infine alla diffusione del pensiero attraverso le riviste. Al quinto capitolo finale è affidato il difficile compito di sintetizzare in un giro d’orizzonte il contributo degli anni successivi, del suo ruolo di animatore culturale con INU e inArch, il suo impegno politico. Cose non da poco ripensando anche a L’architettura. Cronache e storia e alla sua decennale, assidua, rubrica su “L’espresso”. Seguono apparati, bibliografia e fortuna critica, nella migliore tradizione. Roberto Dulio si sofferma con acutezza e profondità di indagine, e soprattutto - è il caso di sottolinearlo - con una scrittura piacevole che cattura da subito il lettore con una curiosa narrazione argomentata, ma animata da un soffio vitale, sempre scarso nel quadro della letteratura del nostro mestiere. È questo un bel libro che esce in una collana popolare fra intellettuali e pubblico, di ottima fama e di capillare diffusione. Un libro importante, fra l’altro, perchè rompe il silenzio su una figura chiave della architettura moderna e della sua ideologia. A Dulio va sicuramente l’onore di essersi cimentato in un compito ritenuto inavvicinabile e il merito di averne riportato un punto di chiara evidenza. Giulio Barazzetta

Guido Morpurgo, da diversi anni uno dei più stretti collaboratori di Vittorio Gregotti, pubblica un libro che è una aggiornata raccolta del lavoro della Gregotti Associati, inscritta nell’articolata vicenda dei gruppi che nel corso del tempo si sono avvicendati attorno alla centrale figura di Gregotti. Pubblicazione che segue quella che lo stesso Morpurgo aveva dedicato qualche anno fa (Skira, 2004) all’attività dello studio e che, per un verso, ne costituisce un naturale seguito riprendendone la struttura ed integrandola con la documentazione dell’intenso lavoro degli ultimi anni e, per altro verso, propone una specifica lettura critica che assegna al ruolo della città un’importanza particolare. È significativo di ciò il raggruppamento in una sezione unica del lavoro riferito alla redazione dei molti piani urbanistici, con un saggio introduttivo di Augusto Cagnardi, dal titolo Master Plan e Piano Progetto, in cui - in riferimento allo specifico contributo di Cagnardi all’attività dello studio - si tratta del rapporto fra piano e progetto indicando la continua oscillazione fra la scala dell’urbanistica e quella dell’architettura come procedimento per affrontare sia il progetto sulla città esistente che quello della nuova città. Il libro - evidente il valore documentale del ricco materiale iconografico pubblicato organizza l’opera della Gregotti Associati in periodi, classificati secondo tematismi assunti a specifici criteri di lettura e propone la chiave unificante del disegno urbano quale continuità metodologica nelle differenti manifestazioni: dal lavoro teorico, alla saggistica, all’editoria, al design, alla costruzione, al progetto urbano, all’urbanistica. La pratica della variazione scalare, con l’individuazione del rapporto con la città come unificante codice operativo, indica un’interpretazione che ripropone il carattere civile dell’architettura, proprio a partire dall’attenzione alle complesse relazioni che ogni “modificazione” progettuale determina. Solamente la coscienza di tali relazioni può produrre un’architettura che si ponga realmente come un contributo alla società, al vivere civile, al di là delle forme e delle caducità delle mode. In questo senso il lavoro di Gregotti e del suo studio può essere considerato esemplare, fondamentale contributo al sapere architettonico del nostro tempo. Maurizio Carones

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Il limite dell’edificio


a cura di Sonia Milone

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Tre maestri “Guido, i’vorrei che tu Carlo ed io fossimo presi per incantamento…” Opere, progetti, documenti di Aymonino, Canella e Rossi Roma, Galleria AAM 2 - 28 marzo 2009 Aymonino, Canella, Rossi: nella stimolante mostra organizzata negli spazi della galleria AAM di Roma, il fuoco dell’attenzione critica viene rivolto non tanto

to ci descrive una dimensione solidale e condivisa del mestiere dell’architetto, - oggi quasi completamente perduta - in cui veniva favorito lo scambio collettivo delle esperienze e delle riflessioni. E, più che le rilevanti differenze esistenti fra le rispettive poetiche, in questo caso dall’insieme dei disegni - che sempre costituiscono un testo rivelatore degli interessi e delle preoccupazioni personali degli autori - sono maggiormente le affinità ed i punti di vista comuni a trapelare.

concettuale rispetto alla precedente generazione dei loro diretti maestri, sempre interessati - il Rogers della Torre Velasca su tutti - ai passaggi di scala e al modo in cui le prerogative materiali e spaziali prolungano nella dimensione raccolta dell’interno l’esperienza architettonica iniziata alla grande distanza. Amanzio Farris

Architetture di luce Anthony McCall: breath Milano, Hangar Bicocca 20 marzo - 21 giugno 2009

sull’opera del singolo, quanto sul territorio intermedio delle relazioni culturali ed umane tra questi tre protagonisti. La selezione dei materiali messi in mostra - dai disegni sino alle foto e agli inediti documenti privati - è orientata a far emergere questa fitta rete di rapporti e di contaminazioni reciproche, sino a comporre un appassionante racconto sull’amicizia e sulla complicità, in cui le vicende della vita si mescolano a quelle delle architetture. Dai progetti concepiti a stretto contatto - fra gli altri l’occasione di lavoro offerta da Aymonino a Rossi per il completamento del Gallaratese a Milano -, ai ricordi gioiosi delle feste, sino alla foto di gruppo degli architetti italiani in visita alla fine degli anni Sessanta al monumento sovietico di Treptower Park a Berlino, tut-

Nelle diverse elaborazioni progettuali, infatti, dove vengono esplorati molto raramente gli aspetti propri della scala più vicina all’uomo, appare condivisa la scelta di una lunga e media distanza sulla quale concentrare le risorse compositive e da cui concepire la figura architettonica, prediligendo decisamente una scala urbana. Del resto - non è casuale - pure le splendide foto di Gabriele Basilico condividono lucidamente la scelta di questa distanza ottica affinché i caratteri più pregnanti delle architetture dei tre autori possano essere colti compiutamente. È in questo astenersi dall’indagine più ravvicinata in favore della concezione complessiva, il nucleo problematico del contributo teorico di questi tre architetti, e la più rilevante discontinuità

Dalla caverna delle ombre di Platone al lume della ragione degli Illuministi, dalle lanterne magiche del ‘500 al teatro delle ombre giapponese, dalle illuminazioni buddiste a Dio “suprema luce” per i cristiani, dai mosaici d’oro bizantini a Caravaggio. Immenso è il fascino esercitato dalla luce, quale grande archetipo universale attorno a cui si sono giocate infinite speculazioni di ordine culturale, filosofico, artistico. Ma anche architettonico, con Borromini che affondava lo spessore delle sue superfici ritorte in un gioco continuamente cangiante di luci e ombre o Bruno Taut che sognava architetture di vetro che brillassero come stelle sulle vette delle Alpi. E se László Moholy-Nagy profetizzava dalle aule del Bauhaus l’avvento delle nuove arti della luce, vedendo nel cinema e nella fotografia la possibilità di scrivere con la

luce (letteralmente foto-grafia) su un supporto piano, Anthony McCall è riuscito, oggi, a creare, con la sola luce, suggestive opere tridimensionali disegnate direttamente nello spazio. Classe 1946, inglese di nascita e americano d’adozione, McCall ha iniziato a lavorare nei primi anni ’70 servendosi del fuoco come materiale artistico per una serie di performance all’aperto. Oggi utilizza semplici proiettori per conferire qualità scultoree e volumetriche a dei fasci luminosi in modo da creare figure astratte tridimensionali. Si tratta di cerchi, coni ed ellissi, che si espandono e contraggono, “illuminando” uno spazio ondeggiante. Così, negli spazi appositamente scuriti e densi di foschia (è questo il segreto della tridimensionalità) dell’Hangar Bicocca, sette gigantesche coni di luce cadono dall’alto generando delle “stanze” traslucide dalle pareti architettoniche effimere. I visitatori hanno la tentazione di toccarle come se fossero volumi solidi (l’artista le chiama “Solid Light Films”, ovvero film di luce solida), possono camminarvi dentro, intersecando col proprio corpo i fasci luminosi e modificandone le forme transitorie. È un percorso cognitivo e sensoriale, al contempo, quello cui è invitato il pubblico che si muove nella magia argentata dei fasci luminosi. Se, infatti, la tradizione occidentale è, per definizione, una civiltà della luce, della vista, della mente, con tutte le sue apollinee astrazioni cerebrali, McCall ci invita a esplorare gli spazi luminosi con il corpo, a sperimentare la tattilità della luce, la sua eterna danza col buio. Sonia Milone

Acqua Anima dell’acqua Milano, Palazzo Reale 28 novembre 2008 13 aprile 2009 L’essenzialità dell’acqua come base della vita trascende i tempi e le culture. La mostra “Anima dell’acqua” pone l’accento sul rapporto simbiotico che l’uomo


Sei sezioni ripercorrono la storia dell’uomo attraverso le tappe delle principali civiltà del passato: dalle antiche cosmogonie orientali, attraverso le culture mediterranee, l’acqua è stata protagonista di rituali e miti, ma anche soggetto per la costruzione di fonti, terme e acquedotti. La sacralità dell’acqua è amplificata dalla simbologia della religione cristiana, in cui appare il tema della “sorgente di vita” e purificazione attraverso il sangue. Ma è soprattutto durante il viaggio, reale o immaginario, che l’uomo compie alla ricerca di se stesso, che ci si domanda se anche l’acqua non abbia una propria anima a governarla e se, spesso, non si diverta a prendersi gioco del destino umano. A completamento dell’esposizione, il catalogo approfondisce i temi esposti e ne presenta di nuovi. La mostra rappresenta l’evento principale del progetto “EnergiAcqua”, ideato da Fondazione DNArt con il sostegno di Regione Lombardia e Fondazione LIDA, allo scopo di sensibilizzare la società civile sui temi del risparmio dell’acqua. Fra le varie manifestazioni promosse, ricordiamo “Splash!”, piccolo laboratorio interattivo destinato

alle scolaresche, allestito fino al 29 marzo presso gli spazi dell’Acquario Civico, per educare fin da piccoli ad una “cultura dell’acqua”. Annalisa Bergo

Architetture come sguardi Valerio Olgiati Mendrisio, Accademia di Architettura 27 febbraio - 13 aprile 2009 Secondo la definizione del curatore della mostra, il prof. Laurent Stalder del Politecnico di Zurigo, “questa non è un’esposizione che riunisce in retrospettiva i progetti dell’architetto. È in primo luogo un’opera indipendente che va esplorata e che è illustrativa soprattutto perché indica un metodo per studiare a fondo la costruzione di un oggetto e considerarlo da un nuovo punto di vista”. Una definizione particolarmente appropriata, data la struttura dell’allestimento e la scelta dei materiali esposti. La mostra propone infatti in tutto sette progetti, raccontati attraverso una suggestiva raccolta di 27 fotografie di grande formato (appartenenti a una serie intitolata “Ikonografische Autobiografie/Autobiografia Iconografica”), che non rappresentano dei riferimenti iconografici in senso tradizionale, che possono servire da modello per motivi o temi del progetto architettonico, ma piuttosto dei riferimenti mentali, che derivano dal bagaglio di esperienze personali dell’autore e testimoniano un percorso conoscitivo individuale, intrapreso mediante il mezzo visivo. Queste fotografie sono associate a disegni, rendering e modelli, disposti in un rapporto sempre variabile, che costringe l’osservatore a costruire un proprio punto di vista e una specifica ipotesi di lettura dei progetti: “e così non sono le singole riproduzioni, i modelli o le presentazioni digitali ad essere il fulcro dell’esposizione, bensì le possibili relazioni tra di loro”. Si tratta di un approccio interessante soprattutto se messo

37 in relazione al lavoro di Valerio Olgiati, la cui ricerca personale da sempre suscita interesse e curiosità, non soltanto all’interno del mondo dell’architettura. I progetti di Olgiati si caratterizzano infatti per la loro natura di procedimento conoscitivo e intellettuale allargato, che prende le mosse dall’osservazione della realtà e da tutte le condizioni che la definiscono, per arrivare al disegno attraverso un percorso di riduzione: riduzione dei materiali,

degli elementi formali, dei procedimenti costruttivi. Si realizza così un’architettura precisamente definita in tutti i suoi elementi costitutivi, ma che lascia trasparire nella sua astrazione concettuale il procedimento che l’ha generata e che la rende razionalmente controllabile (nella precisione del progetto e nella qualità della realizzazione) e insieme suggestiva e sorprendente.

Design Museum: nuovo ciclo espositivo

intermedie - rappresentate dalle sezioni del percorso espositivo -, come nella “serie numerata” in cui il pezzo fuori serie viene comunque diffuso da gallerie e riviste entrando a far parte della cultura del design o come l’oggetto in serie creato, però, per essere un “best seller” unico. Con questo secondo ciclo, che ruota intorno alla dialettica fra cultura del progetto e cultura imprenditoriale (dialettica grazie alla quale ben il 65% del design del mondo è prodotto in Italia ), il museo ha voluto dare un segno forte di fronte alla crisi globale di oggi. Vale la pena ricordare che il Design Museum è composto, oltre che dalla collezione permanente della Triennale, anche dai giacimenti di numerose aziende riunite nella “rete del design”, valorizzando un patrimonio diffuso sul territorio, in particolare lombardo. Il nuovo allestimento è stato curato da Antonio Citterio and Partners che ha studiato una “messa in scena” leggera, pulita, volta a valorizzare l’architettura di Muzio e a non sovrapporsi ai prodotti esposti. Citterio ha curato anche lo spazio che sarà adibito a mostre temporanee dedicate a sette giovani designers italiani contemporanei.

Come era stato promesso, a due anni dall’inaugurazione, il Triennale Design Museum - primo museo in Italia dedicato al design - cambia oggetti esposti, tema e allestimento, confermando la volontà di proporsi come uno spazio dinamico in grado di offrire, periodicamente, nuovi percorsi espositivi e inedite letture critiche. Non quindi un museo chiuso e statico, dedito esclusivamente alla conservazione e celebrazione del passato, ma un luogo vivo e mutante, al passo con la realtà del design, capace mettersi in discussione, smentirsi, interrogarsi. Così dopo “Che Cosa è il Design Italiano?”, tema del primo ciclo espositivo incentrato sul progetto, è stata ora inaugurata Serie e fuoriserie, mostra dedicata ad esplorare il “sistema design” nel suo complesso, puntando l’attenzione sui rapporti fra processo creativo e processo produttivo. Un sistema che, dal pezzo che rimane unico perché frutto di una ricerca sperimentale non messa in produzione, arriva fino alla grande serie dei mercati di massa. “Serie” e “Fuori serie”, standard e oggetto unico, sono, dunque, gli estremi di un circuito dinamico in cui l’impresa incontra la ricerca su materiali, tecnologie, linguaggi estetici. Fra questi due poli, una molteplicità di tappe

Silvia Malcovati

Sonia Milone Serie e fuoriserie Milano, Triennale Design Museum www. triennale.it

OSSERVATORIO MOSTRE

ha da sempre intessuto con questo elemento, cui sono legate le sue origini. “Dall’acqua nasce l’anima”, affermava Eraclito, ancor prima della comparsa degli dei creatori. L’evento si offre come un’importante occasione per riflettere sul tema dell’acqua attraverso l’intreccio di linguaggi diversi: dall’arte alla letteratura, dalla mitologia alla religione, fra immagini, suoni, oggetti sacri e della quotidianità.


a cura di Walter Fumagalli

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Risarcimento danni provocati da atti amministrativi illegittimi Le regole previgenti Nonostante il principio sancito dall’Articolo 24 della Costituzione (“tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimiâ€?), per decenni è stata negata ai cittadini la possibilitĂ di agire in giudizio per ottenere la condanna della pubblica amministrazione a risarcire i danni dagli stessi subiti a causa di atti amministrativi illegittimi. PerchĂŠ questo? In estrema sintesi, perchĂŠ si sosteneva che, secondo la legge vigente, i giudici potevano condannare la pubblica amministrazione al risarcimento dei danni solo quando ravvisavano la lesione di veri e propri diritti soggettivi, mentre la posizione giuridica pregiudicata dagli atti amministrativi illegittimi era da qualificare come interesse legittimo, la cui lesione non dava quindi diritto ad ottenere il risarcimento dei pregiudizi economici subiti. Si trattava di una situazione che l’opinione pubblica giudicava iniqua (e come darle torto?), e che generava critiche e malcontento anche presso gli studiosi di diritto amministrativo. Le nuove regole Sulla spinta di tali critiche e di tale malcontento, come spesso accade la magistratura ha fatto da apripista: con una storica Sentenza (la n. 500 del 22 luglio 1999), poi seguita da un nutrito numero di decisioni analoghe, la Corte di Cassazione ha riconosciuto il diritto dei cittadini di chiedere al giudice il risarcimento dei danni derivanti da atti amministrativi illegittimi. A ruota è poi arrivato il legislatore, il quale ha recepito e codificato in specifiche norme di legge il nuovo orientamento maturato dalla magistratura. Attualmente la materia è regolata dall’Articolo 7 della Legge 21 luglio 2000 n. 205, il quale, da un lato:

s HA SOSTITUITO IL TESTO DELL !RTICOLO DEL $ECRETO ,EGISLATIVO MARZO N IL QUALE IN TALE NUOVO TESTO dispone che “il giudice amministrativo, nelle controversie devolute alla sua giurisdizione esclusiva, dispone, anche attraverso la reintegrazione in forma specifica, il risarcimento del danno ingiustoâ€?; dall’altro: s HA SOSTITUITO ANCHE IL TESTO DELL !RTI colo 7, terzo comma, della Legge 6 DICEMBRE N IL QUALE OGGI stabilisce dunque che “il tribunale amministrativo regionale, nell’ambito della sua giurisdizione, conosce anche di tutte le questioni relative all’eventuale risarcimento del danno, anche attraverso la reintegrazione in forma specifica, e agli altri diritti patrimoniali consequenzialiâ€?. In virtĂš quindi di queste disposizioni, per esempio, se oggi un cittadino chiede a un comune di rilasciargli un permesso di costruire per realizzare un intervento edilizio conforme a tutte le norme ad esso applicabili, se illegittimamente il comune rigetta l’istanza, e se tale illegittimo provvedimento provoca un danno economico al richiedente, quest’ultimo può pretendere che il giudice amministrativo condanni il comune stesso a risarcirgli tale danno (ben inteso, sempre che ricorrano tutti i presupposti a tal fine stabiliti dalla legge). La “pregiudiziale amministrativaâ€? Com’era facile prevedere, è stato frapposto piĂš di un ostacolo alla piĂš ampia applicazione di questa regola, tant’è che tuttora, dopo nove anni dalla citata sentenza della Corte di Cassazione, le decisioni giudiziarie che condannano la pubblica amministrazione al risarcimento dei danni da provvedimenti illegittimi sono ancora relativamente poche, e quanto mai contenuta è l’entitĂ dei risarcimenti concretamente disposti. Uno di tali ostacoli nasce dal dubbio se, nella fattispecie in esame, debba essere applicata o meno la regola denominata (in modo non del tutto preciso)“pregiudiziale amministrativaâ€?: in pratica, ci si chiede se per ottenere

il risarcimento del danno provocato da un provvedimento amministrativo sia indispensabile che detto provvedimento venga prima annullato (da un giudice o dalla pubblica amministrazione), oppure il giudice possa emettere una sentenza di condanna anche in assenza di tale preventivo annullamento. La questione non è di poco conto, dal momento che la legge assegna ai cittadini un termine molto breve (in genere, sessanta giorni) per chiedere al giudice amministrativo l’annullamento dei provvedimenti illegittimi, un termine leggermente piĂš ampio (centoventi giorni) per chiederlo con ricorso straordinario al Capo dello Stato, ed un termine decisamente piĂš lungo (solitamente cinque anni) per chiedere il risarcimento dei danni. Non è raro il caso, quindi, che l’interessato abbia lasciato scadere i termini per chiedere l’annullamento dell’illegittimo provvedimento lesivo, ma poi intenda agire per ottenere almeno il risarcimento dei danni. Sulla questione si registra una profonda divergenza tra l’orientamento espresso dalla magistratura amministrativa, e quello maturato dalla magistratura ordinaria. L’orientamento del Consiglio di Stato Il primo orientamento ha trovato espressione (fra le pronunce piĂš recenti) nella Sentenza n. 12 del 22 ottobre 2007 emessa dall’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato (il massimo giudice amministrativo). Secondo tale orientamento, il giudice non può condannare la pubblica amministrazione a risarcire i danni provocati da un proprio provvedimento ritenuto illegittimo, se prima quest’ultimo non sia stato annullato. A giustificazione del proprio convincimento l’Adunanza plenaria ha invocato molteplici considerazioni, fra le quali: s LA CIRCOSTANZA CHE L !RTICOLO della Legge n. 205/2000 definisca il risarcimento del danno come “consequenzialeâ€?, il che lascerebbe intendere che esso deve costituire


L’orientamento della Corte di Cassazione La citata sentenza dell’Adunanza plenaria è stata impugnata per ragioni di giurisdizione davanti alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione le QUALI CON LA 3ENTENZA N DEL DICEMBRE MENTRE DA UN LATO hanno dichiarato inammissibile il relativo ricorso, dall’altro hanno approfittato dell’occasione per esercitare il potere LORO ATTRIBUITO DALL !RTICOLO DEL Codice di Procedura Civile (“il principio di diritto può essere pronunciato dalla Corte anche d’ufficio, quando il ricorso proposto dalle parti è dichiarato inammissibile, se la Corte ritiene che la questione decisa è di particolare importanzaâ€?). Ed il principio sancito dalle Sezione Unite è il seguente: “proposta al giudice amministrativo domanda risarcitoria autonoma, intesa alla condanna al risarcimento del danno prodotto dall’esercizio illegittimo della funzione amministrativa, è viziata da violazione di norme sulla giurisdizione ed è soggetta a cassazione per motivi attinenti alla giurisdizione la decisione del giudice amministrativo che nega la tutela risarcitoria degli interessi legittimi sul presupposto che l’illegittimitĂ dell’atto debba essere stata precedentemente richiesta e

dichiarata in sede di annullamentoâ€?. In altri termini, anche chi non abbia mai chiesto l’annullamento di un provvedimento amministrativo illegittimo, può chiedere (ed ottenere) il risarcimento dei danni subiti a causa dello stesso. Questi i punti salienti dell’argomentazione della Corte di Cassazione: s DALL !RTICOLO DELLA #OSTITUZIONE si deve desumere il principio per cui, “dei diritti e degli interessi, di cui è titolare, ognuno è arbitro di chiedere tutela e (‌) perciò a ciascuno spetta non solo di scegliere se chiedere tutela giurisdizionale, ma anche di scegliere di quale avvalersi, tra le diverse forme di tutela apprestate dall’ordinamento (‌)â€?; s DALL !RTICOLO DELLA #OSTITUZIONE deve poi essere tratto il precetto che “è sempre ammessa la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi dinanzi agli organi di giustizia ordinaria o amministrativa e che tale tutela non può essere esclusa o limitata a particolari mezzi di impugnazioneâ€?; s hSE L ORDINAMENTO PROTEGGE UNA situazione di interesse sostanziale, in presenza di condotte che ne impediscono o mancano di consentirne la realizzazione, non può essere negato al suo titolare almeno il risarcimento del danno, posto che ciò costituisce la misura minima e perciò necessaria di tutela di un interesseâ€?; s hPER I DIRITTI SOGGETTIVI COME PER GLI interessi, spetta al loro titolare tutela sul piano risarcitorio e, se a questa si aggiunge altra forma di tutela, spetta al titolare della situazione protetta, in linea di principio, scegliere a quale far ricorso in vista di ottenere ristoro al pregiudizio provocatogliâ€?; s A PROPOSITO DELLA TUTELA RISARCITORIA autonoma, “se corrisponde alle (‌) esigenze di effettivitĂ della tutela giurisdizionale degli interessi che ad erogarla sia il giudice amministrativo, non può poi dipendere da questo che la fruizione concreta di tale tutela sia condizionata da un presupposto che attiene invece alla tutela di annullamentoâ€?;

s hLA CIRCOSTANZA CHE LA PARTE CHE potrebbe avere interesse all’annullamento dell’atto non lo chieda non comporta che esso divenga valido o cessi di essere rilevante la contrarietĂ del comportamento alla sua regolaâ€?; s hNEL DIRITTO AMMINISTRATIVO L INOP pugnabilitĂ non si traduce in convalidazione del provvedimento illegittimo, di cui resta possibile l’annullamento dall’amministrazione che lo ha emesso. Perciò se, per non esserne stata chiesta la sospensione, l’atto non perde efficacia e può continuare ad essere eseguito, il comportamento tenuto, prima nell’adottarlo e poi nell’eseguirlo, non perde i suoi tratti di comportamento illegittimo, fonte di responsabilitĂ , per il fatto che dell’atto neppure sia stato poi chiesto l’annullamento. Lo stesso vale a proposito del comportamento consistito nel mantenere l’atto o nel darvi esecuzione per essere mancata la domanda di annullamento, anche se il non averlo la parte chiesto può rilevare come comportamento che ha concorso a provocare il dannoâ€?; s hSI PUĂ› DIRE IN DElNITIVA x CHE la parte, titolare d’una situazione di interesse legittimo, se pretende che questa sia rimasta sacrificata da un esercizio illegittimo della funzione amministrativa, ha diritto di scegliere tra fare ricorso alla tutela risarcitoria anzichĂŠ a quella demolitoria e che tra i presupposti di tale forma di tutela giurisdizionale davanti al giudice amministrativo non è quello che l’atto in cui la funzione si è concretata sia stato previamente annullato in sede giurisdizionale o amministrativaâ€?. Quale orientamento prevarrĂ ? Ăˆ presto per dirlo. Ma un fatto è certo: come dimostra anche la Sentenza n. LA #ORTE DI #ASSAZIONE ha titolo per valutare (e se necessario “cassareâ€?) le decisioni del Consiglio di Stato, mentre quest’ultimo non può fare altrettanto con le sentenze della Corte di Cassazione. Forse, quindi, l’esito dello scontro è giĂ segnato in partenza.

39 PROFESSIONE LEGISLAZIONE

necessariamente la “conseguenzaâ€? di una precedente determinazione di annullamento dell’atto lesivo; s LA hPRESUNZIONE DI LEGITTIMITĂŒv DEI provvedimenti amministrativi, presunzione che fino a quando non siano ancora scaduti i termini per la loro impugnazione può essere considerata “relativaâ€?, ma che diventa “assolutaâ€? dopo che tali termini siano maturati senza che l’impugnazione sia stata proposta; s IL CARATTERE DECADENZIALE DEI termini stabiliti dalla legge per l’impugnazione dei provvedimenti amministrativi, termini che di fatto verrebbero elusi se, dopo la loro scadenza, si permettesse agli interessati di ottenere il risarcimento dei danni prodotti da tali provvedimenti.


a cura di Verena Corrà, Emanuele Gozzi, Umberto Maj, Ilaria Nava, Claudio Sangiorgi

40

Salus per aquam e spazi del benessere Tra i nuovi luoghi del vivere collettivo, gli spazi per il benessere e per la rigenerazione fisica sono tra i contenitori sociali di maggior successo di pubblico (e nell’attenzione dei media) degli ultimi anni. Paradossalmente, tuttavia, strutture che uniscono l’aspetto ricreativo, con l’accesso ad attrezzature di tipo sportivo (piscine, giochi d’acqua, palestre per il fitness,…), e la terapia fisica (massaggi, saune, bagni turchi, ecc.) scontano ancora un forte deficit legislativo, non disponendo di una normativa ad hoc, nonostante alcune iniziative parlamentari, in tal senso, siano state promosse anche nella corrente legislatura. A livello regionale è stata la Regione Emilia Romagna la prima a muoversi, con la Legge 62/2008 del 12 febbraio 2008, “Esercizio di pratiche ed attività bionaturali ed esercizio delle attività dei centri benessere”; una legge quadro, importante soprattutto sotto il profilo del tentativo di mettere ordine – in termini già di definizione – alla varietà di soluzioni che il mercato offre. Viene così chiarita la sostanziale differenza tra “Beauty Farm” (qualora in possesso di requisiti igienico-sanitari specifici e con personale medico autorizzato) e semplice “Centro benessere”, con quest’ultimo individuato come: “una o più unità operative, anche fisicamente distinte, ma funzionalmente connesse in un medesimo complesso aziendale, gestite da un unico soggetto giuridico e in possesso di specifici requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi, in cui vengono effettuati trattamenti estetici, nonché almeno una delle seguenti tipologie di attività o trattamenti: a) fitness e wellness (praticati in terra o in acqua, anche tramite appositi attrezzi, individualmente o collettivamente); b) tecniche e pratiche bionaturali” (in cui si utilizzano tecniche naturali e bioenergetiche non eseguite con finalità sanitarie). Per quanto attengono, tuttavia, le caratteristiche

minime di tipo strutturale, tecnologico ed organizzativo che devono possedere i Centri Benessere per essere autorizzati all’esercizio dell’attività, con riferimento ai trattamenti, alle modalità di erogazione dei relativi servizi, alle norme igieniche e di sicurezza, alle apparecchiature e agli impianti e ai requisiti del personale addetto ai Centri stessi, la legge rinvia a un successivo e futuro atto dell’Assessorato competente. In attesa di una normativa ad hoc, dunque, è giocoforza per il professionista, nell’esercizio dell’attività progettuale, ricondursi a una pluralità di disposti, facenti capo alla normativa

locale d’igiene e prevalentemente riferentesi alle piscine e agli spazi pertinenziali (spogliatoi, docce, ecc.) di queste. Con qualche difficoltà di conciliare prescrizioni tipo quelle sulle caratteristiche di pavimenti e rivestimenti dei suddetti ambienti (che devono essere a superficie unita e impermeabile), con – ad esempio – il pavimento sovente in doghe delle saune. In attesa, quindi, di un dettato normativo univoco ed efficace, il progetto dei Centri Benessere è per ora affidato ancora, caso per caso, al rapporto/colloquio diretto tra professionista e tecnici degli enti preposti al controllo e alla verifica,

Emilio Faroldi Associati/ Beauty & Business Srl.


I. N. e C. S.

Verso la SPA ludica Il diffondersi della cultura del benessere e di specifici luoghi preposti al suo ritrovamento scaturisce come reazione e compensazione di quel maggiore livello di stress e stanchezza quotidiana che, in momenti di crisi, esalta al contrario il bisogno di trovare elementi di gratificazione personale. Questa evoluzione si riflette nella natura stessa degli spazi. La funzione squisitamente medicale, un tempo prevalente, ha col tempo lasciato terreno allo sviluppo di un ambito più legato al benessere in senso lato: all’invecchiamento psicofisico causato dallo stress si oppone un’esperienza del sé e del proprio corpo, di trattamenti ed esperienze che permettano di mantenere una dimensione “altra”, la cui traccia prende origine dalle modalità stesse di gestione degli spazi. Un buon progetto, quindi, deve innanzitutto avere una solida base di management e dunque un approfondito studio di fattibilità strategico/

economico. Questo studio iniziale dovrà pri-mariamente tener conto di dati quali l’analisi del bacino di utenza dei clienti potenziali e l’individuazione e analisi dei principali competitori, per poi definire le linee guida del progetto con il suo concept, questo sulla base dei focus gestionali/ economici rilevati, come ad esempio capacità d’accoglienza, target price, tipologie di macro aree SPA, budget realizzazione, budget ricavi. In secondo luogo si dovrà determinare l’elenco dei servizi da offrire in relazione a quanto focalizzato sopra, con la contestuale individuazione delle attrezzature/tecnologie necessarie. Terzo punto, determinare l’andamento dei flussi interni al centro benessere, sia dal punto di vista dell’utenza, sia da quello dell’operatore, concatenandoli al fine di garantire un corretto rapporto fra le emozioni che tendono a determinare e i criteri di gestione ottimale. Non curarsi di questo aspetto (per esempio posizionando le zone piscina, votate alla grande affluenza, accanto a luoghi preposti al silenzio) rappresenta un errore strategico che comporterà disservizio ai clienti e aggravi dei costi di gestione. Le passate tendenze, che puntavano a reinterpretare l’utente in qualità di ospite, proponendo una dimensione più ricercata e intima, sono state ora affiancate da una nuova esigenza di mercato, che viene caratterizzata da un fruitore dal budget day SPA di 35-50 euro. Un orizzonte, questo, che determina la creazione di SPA ludiche (e non più individuali o contraddistinte dalla forte attenzione all’utente), parchi di divertimento del benessere giocosi, grandi luoghi di socializzazione e convivialità. Un eccellente management di progetto SPA è fondamentale anche perché permette di pianificare in modo ottimale il rapporto percentuale fra gli spazi, spazi umidi e spazi asciutti, spazi individuali e spazi di gruppo e fra tutte le loro sottoclassificazioni, questo in linea con Flussi/Spesa procapite/Costi di Gestione determinati nel business plan. Ad esempio gli

spazi umidi, a parità di superficie, permettono un’affluenza maggiore, minori costi di gestione team, ma maggiori investimenti iniziali e costi di funzionamento; per contro gli spazi asciutti, che consistono quasi sempre in sale di trattamento o di relax, richiedono l’apporto di un alto numero di operatori individuali ma minori investimenti strutturali ed impiantistici. Per connettere o determinare la sensazione dello spazio, la luce si trasforma in elemento fondamentale per la versatilità del luogo e la sua valorizzazione. Un corretto progetto illuminotecnico, l’utilizzo sempre più diffuso della tecnologia a Led Rgb (per i suoi bassi costi di gestione e minori consumi) e l’ausilio delle innovazioni concesse dalla domotica, permettono una gestione sempre mutevole del luogo del benessere, focalizzandolo alla necessità di una percezione sempre nuova degli spazi da parte dei clienti. Nelle architetture destinate al benessere psicofisico dell’uomo, il rapporto fra spazio interno ed esterno rappresenta elemento fondamentale. Sempre più attività trovano collocazione nell’outdoor, nel verde, per trasferire la sensazione di salute e armonia che solo l’aria aperta trasmette, esaltando il concetto di continuità e permeabilità fra interno ed esterno, portando l’acqua delle piscine nei giardini e i giardini all’interno. In quest’ottica è l’ambiente stesso a trasmettere il contatto con la natura e ad applicare il concetto di sostenibilità anche a livello architettonico, attraverso l’uso di materiali ecocompatibili. (sintesi di una conversazione con Régis Boudon-Doris, manager della Beauty & Business Srl) I. N.

41 PROFESSIONE NORMATIVE E TECNICHE

con le ovvie difficoltà di consolidare interpretazioni univoche e specifiche tecniche universalmente accettate. Sotto il profilo, invece, dell’approccio progettuale, è indubbio che gli spazi per il wellness comportano la necessità di una progettazione integrata, con forte attenzione – sia tecnica, sia compositiva – alla tematica degli impianti e al loro rapporto con la definizione architettonica degli ambienti. Aspetti illuminotecnici e igrotermici sono solo i due principali fattori da cui non si può prescindere nella progettazione di un Centro Benessere, inevitabilmente configurandosi la necessità di un team di progetto pluridisciplinare per il conseguimento di un risultato soddisfacente sotto il profilo prestazionale e della piena fruibilità dei luoghi.


a cura di Camillo Onorato

42

Circolare per le nuove “Norme Tecniche per le Costruzioni” G.U. n. 47 del 26.2.2009 Suppl. ordinario n. 27 Circolare 2 febbraio 2009, n. 617 Istruzioni per l’applicazione delle “Nuove norme tecniche per le costruzioni” di cui al Decreto Ministeriale 14 gennaio 2008 Con il D.M. del 14 gennaio 2008 sono state approvate le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni, che raccolgono tutte le norme relative alla progettazione, all’esecuzione e al collaudo delle costruzioni. Tali norme rappresentano i più avanzati criteri di progettazione ed esecuzione applicabili al settore delle costruzioni garantendo migliori livelli di sicurezza a salvaguardia della pubblica incolumità. I principî in esse contenute recepiscono le direttive europee in tema di costruzioni, in relazione all’emanazione degli eurocodici, i cui contenuti costituiscono l’avanguardia sia sotto il profilo scientifico sia sotto il profilo tecnologico, e in riferimento ad una valutazione oggettiva della pericolosità sismica del territorio nazionale ed ad una più moderna progettazione sismoresistente delle opere di ingegneria civile da realizzare in Italia. Trattandosi di argomenti estremamente innovativi all’emanazione del Decreto del 14 gennaio 2008 fa seguito la presente circolare esplicativa che ha lo scopo di specificare con maggiore puntualità e precisione gli argomenti più innovativi e complessi contenuti nelle nuove NTE e costituisce, al contempo, una risposta esaustiva per gli operatori del settore relativamente all’applicazione della nuova normativa. La circolare non modifica gli argomenti trattati dalle nuove NTE ma per la complessità degli argomenti della materia fornisce informazioni, chiarimenti ed istruzioni applicative. Il testo tratta della sicurezza e delle prestazioni attese in relazione alla vita nominale dell’opera, alle classi d’uso,

al periodo di riferimento dell’azione sismica, agli stati limite ultimi e alla verifica delle tensioni ammissibili. L’azione sismica esamina gli stati limite e relative probabilità di superamento. Le categorie del sottosuolo e le condizioni topografiche e la valutazione dell’azione sismica in riferimento allo spettro di risposta elastico in accelerazione della componente verticale e l’impiego di accelerogrammi. Le azioni sulle costruzioni sono classificate secondo la differente natura. Riguardo alle azioni del vento si analizzano la velocità di riferimento ed il coefficiente di forma o aerodinamico relativo al tipo di copertura, piana o inclinata, con il vento diretto normalmente o parallelamente alle linee di colmo, stabilendo i coefficienti di attrito sulle strutture in generale. Le azioni della neve, riferite al carico della neve sulle coperture, sono analizzate con l’applicazione di coefficienti di forma per i vari tipi di copertura. Le azioni eccezionali riguardano le richieste di prestazioni, i criteri di progettazione, le analisi di comportamento meccanico e le verifiche di sicurezza. Relativamente alle costruzioni civili e industriali, vengono esaminate le costruzioni in calcestruzzo in riferimento alla valutazione della sicurezza e ai metodi di analisi tramite il metodo elastico-lineare e le verifiche agli stati limite. Le costruzioni in acciaio sono trattate in riferimento ai materiali, alla valutazione della sicurezza e all’analisi strutturale che considera la classificazione delle sezioni, i metodi di analisi globale, gli effetti delle deformazioni e delle imperfezioni, l’analisi di stabilità delle strutture intelaiate e le relative verifiche oltre a considerare tutti i tipi di giunzione fra gli elementi con chiodi o bulloni e opportune verifiche sulle stesse. Le costruzioni composte in acciaio e calcestruzzo sono esaminate in relazione alla verifica di sicurezza ed analisi strutturale con classificazione delle sezioni, verifica delle resistenze e delle connessioni acciaio-calcestruzzo. Anche le costruzioni in

legno sono soggette alla verifica di sicurezza ed analisi strutturale, tramite lo studio delle azioni e loro combinazione, gli stati limite, le resistenza degli elementi strutturali, la resistenza al fuoco e i controlli a prove di carico. Relativamente alle strutture in muratura sono precisate le necessarie verifiche agli stati limite e alle tensioni ammissibili. La circolare approfondisce i criteri di realizzazione delle grandi opere quali i ponti stradali e ferroviari analizzandone la compatibilità idraulica e le azioni variabili dovute al traffico in relazione ai carichi permanenti e mobili dovuti anche alle condizioni di carico più gravose, offrendo un’ampia argomentazione relativa ai carichi verticali ed orizzontali sui terrapieni adiacenti ai ponti. Ampia analisi e documentazione è rivolta alla progettazione geotecnica rispetto alla caratterizzazione e modellazione del sito, approfondendo le indagini sulla modellazione geotecnica e le verifiche di sicurezze delle prestazioni sia in riferimento agli stati limite ultimi, sia in riferimento agli stati limite di esercizio. In riferimento alla progettazione per azioni sismiche vengono esaminati i requisiti nei confronti degli stati limite, i criteri generali di progettazione e modellazione delle strutture, degli elementi strutturali secondari ed elementi non strutturali con precise definizioni circa i criteri di progettazione degli impianti in riferimento alla modellazione dell’intera struttura e dell’azione sismica. I metodi di analisi ed i criteri di verifica si basano sull’analisi lineare e non lineare statica o dinamica esaminando la risposta alle diverse componenti dell’azione sismica ealla variabilità spaziale del moto dettando i criteri di verifica agli stati limite di esercizio e agli stati limite ultimi. Tali premesse vengono applicate alle costruzioni in calcestruzzo nelle varie tipologie strutturali a telaio o a pilastri, oltre alle strutture in acciaio, alle strutture composte in acciaio e calcestruzzo e a quelle in muratura.


43 alle caratteristiche dimensionali e di impiego, alle procedure di controllo nei centri di trasformazione e di accettazione in cantiere e le prove di aderenza. Per i materiali in legno e a base di legno, quali legno massiccio e il legno lamellare composto, sono precisate tutte le caratteristiche di impiego e le procedure di qualificazione ed accettazione. Analogamente sono definite tutte le disposizioni riguardanti gli edifici in muratura e le strutture prefabbricate in cemento armato e in cemento armato precompresso. Sono trattate tutte le caratteristiche tipologiche dei dispositivi antisismici sia in riferimento alle procedure di qualificazione, sia alle procedure di accettazione, analizzando i diversi dispositivi a comportamento lineare, a comportamento non lineare, a comportamento viscoso e isolatori elastomerici. C. O.

Leggi correlate s ,EGGE NOVEMBRE N h.ORME PER LA DISCIPLINA DELLE OPERE IN conglomerato cementizio, normale e precompresso e a struttura metallica�; s ,EGGE FEBBRAIO N h0ROVVEDIMENTI PER LE COSTRUZIONI con particolari prescrizioni per le zone sismiche�; s $ 0 2 GIUGNO N h4ESTO UNICO DELLE DISPOSIZIONI legislative e regolamentari in materia edilizia�; s ,EGGE LUGLIO N Conversioneinlegge,conmodificazioni, del Decreto Legge 28 maggio 2004, N RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI per garantire la funzionalità di taluni

settori della pubblica amministrazione. Disposizioni per la rideterminazione di deleghe legislative ed altre disposizioni connesse; s $ - SETTEMBRE h.ORME tecniche per le costruzioni�; s $ - GENNAIO h.UOVE Norme tecniche per le costruzioni�.

Bibliografia sull’argomento s -INISTERO DELLE )NFRASTRUTTURE -INISTERO dell’Interno, Dipartimento per la Protezione Civile, Nuove norme Tecniche per le Costruzioni, Dei, Roma, 2008 s !NTONIO #IRILLO Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni N.T.C 2008 commentate ed integrate - Integrazione con gli Eurocodici, Sistemi Editoriali, Napoli, 2008 s !! 66 Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni D.M. Infrastrutture 14 gennaio 2008, Legislazione Tecnica, Roma, 2008 s $ONATA 'UZZONI Norme Tecniche per le Costruzioni. Analisi e commento del D.M. 14 settembre 2005. Progettazione esecuzione collaudo manutenzione ed utilizzo delle opere, il Sole 24 Ore-Pirola, Milano, 2006

Siti internet di consultazione www.gazzettaufficiale.it www.regionelombardia.it www.ordinearchitetti.mi.it www.edilportale.com www.ediliziainrete.it

PROFESSIONE STRUMENTI

Particolare attenzione è rivolta alla costruzione di ponti con isolamento e/o dissipazione tramite le indicazioni progettuali riguardanti i dispositivi, il controllo dei movimenti indesiderati, il controllo degli spostamenti sismici differenziali del terreno e degli spostamenti relativi al terreno e alle costruzioni circostanti. La circolare esprime inoltre la valutazione di sicurezza degli edifici esistenti classificando tre categorie di intervento, quali adeguamento, miglioramento, riparazione o intervento locale. Le procedure per la valutazione della sicurezza e la redazione dei progetti si esprimono attraverso un’analisi storico-critica, e l’esame delle caratteristiche meccaniche dei materiali. Il Decreto Ministeriale del 14 gennaio 2008 ha fissato specifici dettami relativamente alle operazioni di collaudo statico delle costruzioni. La presente circolare precisa i criteri generali del collaudo statico e delle prove di carico da effettuarsi sulle strutture, sulle strutture prefabbricate, su ponti stradali e ferroviari anche con isolamento e/o dissipazione. Relativamente alla redazione di progetti strutturali esecutivi e alle relazioni di calcolo sono precisate le caratteristiche generali e le analisi e verifiche svolte con l’ausilio di codici di calcolo. Infine, nel testo sono classificati tutti i materiali e prodotti per uso strutturale. Il calcestruzzo è analizzato secondo le specifiche tecniche, le valutazioni preliminari di resistenza, i prelievi di campioni ed i controlli della resistenza dello stesso calcestruzzo in opera, e sono definite con precisione ogni prova complementare sulle strutture edificate. Relativamente all’acciaio da costruzione vengono dettate le prescrizioni comuni a tutte le tipologie di acciaio, i controlli di produzione in stabilimento e le procedure di qualificazione. Per quanto concerne l’acciaio utilizzato per il cemento armato, per ogni tipologia vengono specificati i necessari accertamenti relativi alle proprietĂ meccaniche,


A cura di Carlo Lanza (Commissione Tariffe dell’Ordine di Milano)

Variazione Indice Istat per l’adeguamento dei compensi 1) Tariffa Urbanistica

Circolare Minist. n° 6679 1.12.1969 Base dell’indice - novembre 1969: 100

Anno

Gennaio Febbraio Marzo

2006

1590 1589,76 1593,53 1596,04 1599,81 1620 1613,62 1617,39 1619,9 1622,41 1660 1670 1660,08 1663,85 1672,64 1676,41

2007 2008

Aprile

Maggio

Giugno

Luglio

1600 1604,83 1606,09 1630 1627,44 1631,2 1680 1690 1685,2 1692,73

Agosto

Settembre Ottobre Novembre Dicembre

1610 1609,85 1612,37 1612,37 1634,97 1637,48 1637,48 1700 1690 1700,27 1701,52 1697,76

1600 1610 1609,85 1611,11 1640 1642,5 1648,78 1697,76 1691,48

1612,37 1650 1655,06 1680 1688,97

2009

44

1685,2

1688,97

2) Tariffa stati di consistenza Anno

2007

Gennaio Febbraio Marzo

278,85

279,5

279,93

286,87

287,53

289,04

291,21

291,87

Maggio

Giugno

Luglio

280 280,36 281,23 281,88 290 289,7 291,21 292,52

2008

INDICI E TASSI

(in vigore dal dicembre 1982) anno 1982: base 100

Aprile

Agosto

Settembre Ottobre Novembre Dicembre

282,53

282,97

282,97

283,84

284,92

286,01

293,82

294,04

293,38

293,38

292,3

291,87

2009 n.b. I valori da applicare sono quelli in neretto collocati nella parte superiore delle celle

3) Legge 10/91 (Tariffa Ordine Architetti Milano) Anno

2007 2008 2009

Gennaio Febbraio Marzo

123,32 126,87 128,79

123,60 127,15 129,07

Aprile

123,80 127,83

Maggio

123,99 128,11

anno 1995: base 100 Giugno

124,37 128,79

Luglio

124,66 129,36

124,95 129,94

Agosto

giugno 1996: 104,2

Settembre Ottobre Novembre Dicembre

125,14 130,03

125,14 129,75

125,52 129,75

4) Legge 10/91 (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) anno 2000: base 100 5) Pratiche catastali (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Anno

2007 2008 2009

Gennaio Febbraio Marzo

113,31 116,57 118,34

113,58 116,84 118,60

Aprile

113,75 117,46 118,60

Maggio

113,93 117,72

Giugno

114,28 118,34

Luglio

114,55 118,87

114,81 119,40

6) Collaudi statici (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Anno

2007 2008 2009

Gennaio Febbraio Marzo

118,76 122,18 124,02

119,03 122,45 124,30

Aprile

119,22 123,10

Maggio

119,40 123,38

Giugno

119,77 124,02

120,05 124,58

120,33 125,13

2002 105,42

2003 108,23

8) Tariffa Dlgs 626/94 (Tariffa CNA) Indice da applicare per l’anno

2000 113,89

2001 117,39

2000 105,51

2001 108,65

Agosto

114,99 119,22

115,34 119,22

120,51 124,95

2003 123,27

2002 111,12

2003 113,87

116,22 118,60

gennaio 1999: 108,2

120,88 124,95

2006 114,57

121,34 124,49

121,81 124,30

gennaio 2001: 110,5 2007 116,28

anno 1995: base 100 2002 120,07

115,78 118,78

Settembre Ottobre Novembre Dicembre

120,51 125,23

2005 112,12

2008 119,63

2009 121,44

novembre 2001: 110,6

2004 125,74

9) Tariffa pratiche catastali (Tariffa Ordine Architetti Milano) Indice da applicare per l’anno

Settembre Ottobre Novembre Dicembre

114,99 119,48

anno 2001: base 100

2004 110,40

126,48 129,07

dicembre 2000: 113,4

anno 1999: base 100 Luglio

7) Tariffa Antincendio (Tariffa Ordine Architetti Milano) Indice da applicare per l’anno

Agosto

126,00 129,27

2005 127,70

2006 130,48

anno 1997: base 100

2004 116,34

2005 118,15

2006 120,62

2007 132,44

2008 136,26

2009 138,32

febbraio 1997: 105,2 2007 122,43

2008 125,95

2009 127,85

Tariffa P.P.A. (si tralascia questo indice in quanto non più applicato)

La rivista AL, fondata nel 1970, oggi raggiunge mensilmente tutti i 25.839 architetti iscritti ai 12 Ordini degli Architetti PPC della Lombardia:

2.230 iscritti dell’Ordine di Bergamo; 2.247 iscritti dell’Ordine di Brescia; 1.640 iscritti dell’Ordine di Como; 658 iscritti dell’Ordine di Cremona; 901 iscritti dell’Ordine di Lecco; 390 iscritti dell’Ordine di Lodi: 655 iscritti dell’Ordine di Mantova; 11.452 iscritti dell’Ordine di Milano; 2.334 iscritti dell’Ordine di Monza e della Brianza;

826 iscritti dell’Ordine di Pavia; 352 iscritti dell’Ordine di Sondrio; 2.154 iscritti dell’Ordine di Varese. Ricevono inoltre la rivista:

90 Ordini degli Architetti PPC d’Italia;

Interessi per ritardato pagamento

Con riferimento all’art. 9 della Tariffa professionale legge 2.03.49 n° 143, ripubblichiamo l’elenco, relativo agli ultimi anni, dei Provvedimenti della Banca d’Italia che fissano i tassi ufficiali di sconto annuali per i singoli periodi ai quali devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato articolo 9 della Tariffa. Dal 2004 determinato dalla Banca Centrale Europea. Provv. della B.C.E. (8.10.08) dal 15/10/08 3,75% Provv. della B.C.E. (6.11.08) dal 12/11/08 3,25% Provv. della B.C.E. (4.12.08) dal 10/12/08 2,50% Provv. della B.C.E. (15.1.09) dal 21/1/09 2,00% Provv. della B.C.E. (5.3.09) dal 11/3/09 1,50% Con riferimento all’art. 5, comma 2 del Decreto Legislativo 9 ottobre 2002, n. 231, pubblichiamo i Provvedimenti del Ministro dell’Economia che fissano il “Saggio degli interessi da applicare a favore del creditore nei casi di ritardo nei pagamenti nelle transazioni commerciali” al quale devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato Decreto.

Comunicato (G.U. 10.7.2006 n° 158) dal 1.7.2006 al 31.12.2006

2,83% +7

9,83%

dal 1.1.2007 al 30.6.2007

3,58% +7

10,58%

dal 1.7.2007 al 31.12.2007

4,07% +7

11,07%

dal 1.1.2008 al 30.6.2008

4,20% +7

11,20%

dal 1.7.2008 al 31.12.2008

4,10% +7

11,10%

Comunicato (G.U. 5.2.2007 n° 29)

Comunicato (G.U. 30.7.2007 n° 175) Comunicato (G.U. 11.2.2008 n° 35)

Comunicato (G.U. 21.7.2008 n° 169)

per valori precedenti consultare il sito internet del proprio Ordine.

Comunicato (G.U. 2.2.2009 n° 26) dal 1.1.2009 al 30.6.2009

2,50% +7

9,50%

Per quanto riguarda: Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, relativo al mese di giugno 1996 che si pubblica ai sensi dell’Art. 81 della Legge 27 luglio 1978, n. 392, sulla disciplina delle locazioni di immobili urbani consultare il sito internet dell’Ordine degli Architetti PPC di Milano. Applicazione Legge 415/98 Agli effetti dell’applicazione della Legge 415/98 si segnala che il valore attuale di 200.000 Euro corrisponde a Lit. 394.466.400.

1.555 Amministrazioni comunali lombarde;

Assessorati al Territorio delle Province lombarde e Uffici tecnici della Regione Lombardia; Federazioni degli architetti e Ordini degli ingegneri; Biblioteche e librerie specializzate; Quotidiani nazionali e Redazioni di riviste degli Ordini degli Architetti PPC nazionali; Università; Istituzioni museali; Riviste di architettura ed Editori.


Indici 2008


Indice cronologico 2008

AL 1/2 Architetture dell’esporre

AL 3 Materiali e progetto

Beppe Rossi, Editoriale, p. 3 Paolo Baldacci, Progettare una mostra, pp. 4-7 Luca Basso Peressut, Esporre/mostrare, pp. 8-11 Cini Boeri, Cini Boeri: un parere sull’esporre, p. 9 Sergio Boidi, Allestimenti in luce, pp. 11-13 Ico Migliore e Mara Servetto, Architetture a tempo, pp. 13-15 Veronica Vignati, Architettura dell’esporre: in-formazione, p. 15 Anna Brisinello, La Valle delle Cartiere a Toscolano. Esporre per riabitare e ridare vita, pp. 16-17 Roberta Fasola, Como segreta: gli spazi ritrovati della cultura storica, pp. 17-19 Camilla Girelli, L’arte di allestire e il rapporto tra allestimento, arte e architettura, pp. 19-20 Enrico Castelnuovo e M. Elisabetta Ripamonti, Architettura dell’esporre, pp. 20-21 Samuele Frosio, Rapporto tra le opere e lo spazio, pp. 22-23 Giampaolo Benedini, Sugli allestimenti, pp. 23-24 Roberto Gamba, Milano: architettura dell’esporre, p. 24 Daniela Volpi, Giacomo Balla – La modernità futurista, pp. 24-25 Francesco Repishti, Nuovi musei e spazi per l’arte in Brianza, pp. 25-26 Enrico Valeriani, Museo della tecnica elettrica, pp. 26-27 Adalberto Del Bo, Milano Boom; Veronica Vignati, Congresso nazionale a Palermo; Irina Casali, De Chirico e l’architettura; Veronica Vignati, E-mapping: uno strumento per leggere la città; Martina Landsberger, Ricordando Aldo Rossi; Martina Landsberger, 200 anni di Magnetti; Red., Premio Architettura FBM 2007; Expo 2008 a Saragoza; Martina Landsberger, AR Awards for Emerging Architecture; Federica Blasini, MADE in Milano; Red., Aaron Betsky direttore della XI Biennale di Architettura; A Pavia la 3° edizione de “L’anima dei luoghi”; Festschfrift, pp. 28-32 Manuela Oglialoro, Un limite al “consumo del suolo” in Lombardia, p. 33 Antonio Borghi, Intervista a Josep Maria Serra, pp. 34-35 Roberto Gamba, Polo scolastico per Bonate Sopra (Bergamo); Riqualificazione di una piazza di Gabbioneta Binanuova (Cremona), pp. 36-39 Maria Vittoria Capitanucci, Omaggio ad Ettore Sottsass; Amanzio Farris, Le composizioni di Luigi Moretti; Sonia Milone, Futurismo e pubblicità; Francesco Fallavollita, Kuma: aria,acqua, terra; Sonia Milone, È nato il museo del design, pp. 40-41 Claudio Camponogara, Carlo Ceccucci a Milano, pp. 42-45 Walter Fumagalli, Che aria si respira a Milano?, pp. 46-47 Francesca Lupo, Architetti senza frontiere: un’esperienza di cooperazione, pp. 48-49 Milano (Laura Truzzi, Designazioni; Laura Rossi, Serate), p. 50 Carlo Borgazzi Barbò (a cura di), Le cadute dall’alto, e la sindrome da sospensione, p. 51 Carlo Lanza (a cura di), Indici e tassi, p. 52

Maurizio Carones, Editoriale, p. 3 Manuela Cifarelli, Qualità sostenibile, pp. 4-5 Luciano Crespi, Materiale e carattere, pp. 6-8 Davide Desiderio, Tradizione ed innovazione nella ricerca e nello sviluppo industriale del laterizio, pp. 8-14 Claudio Sangiorgi, Tre domande a... Massimo Majowiecki, p. 15 Gianfranco Bergamo, Componentistica industriale e architettura; Una piazza a Curno; Una cittadella delle aziende, pp. 16-17 Roberto Saleri, Nuovi sguardi sul “Botticino”. L’evoluzione della standarizzazione lapidea, pp. 17-18 Roberta Fasola e Sergio Pozzi, Speranze per la Como del futuro: materia ed innovazione, pp. 18-19 Angelo Micheli, Ritratto, pp.19-20 Enrico Castelnuovo e M. Elisabetta Ripamonti, Materiale e design, pp. 20-21 Samuele Frosio, Il cotto per la ventilazione delle facciate, pp. 22-23 Alessandra Zanelli, Impiego di materiali e sistemi costruttivi iperleggeri nell’architettura della provincia milanese; Progetti e prodotti nell’area milanese, pp. 23-25 Francesco Redaelli, Dalla tradizione dei laterizi alla produzione dei manufatti di calcestruzzo nel Parco delle Groane, p. 25 Arturo Sclavi, Portech Fast – Falso telaio per porte interne, p. 26 Emanuele Tagliabue, L’Architetto e il Materiale, pp. 27-28 Riccardo Blumer, Disegno e materiale di produzione: la scelta come origine dell’atto creativo; Edificio residenziale a Saronno, p. 29 Martina Landsberger, Un appello contro la demolizione del Teatro Romano di Sagunto; Sara Riboldi, Eternità delle rovine; Federica Blasini, MADE eventi: Build&Grow; Francesca Fagnano, Premio Ugo Rivolta 2007; Michele Caja, Una biografia monumentale; Red., La Fondazione Benetton compie vent’anni; Premio PAALMA al “Chiostro della Pace”; WAF 2008 a Barcellona; Alessandro Sartori, Un itinerario per gli 80 anni di “Domus”; Red., Wallpaper design Awards 2008, pp. 30-32 Manuela Oglialoro, Sesto-Milano: dibattito sui due musei d’arte, p. 33 Roberto Gamba, Riqualificazione di vie e piazze di Romano di Lombardia (Bergamo); Riqualificazione di edifici comunali ad Arluno (Milano); Riqualificazione del centro abitato di Bagnolo San Vito, pp. 34-39 Henrique Pessoa Pereira Alves, I giardini planetari di Gilles Clément; Paola Gallo, Comunicare il Museo; Matteo M. Sangalli, Architettura made in Chile; Martina Landsberger, Architettura: “essere per gli altri”; Tomaso Monestiroli, Milano, occasioni perdute; Marialaura Polignano, La “bella forma” delle cose, pp. 40-41 Stefano Cusatelli, Il paesaggio lombardo; Sara Biffi, Arte e pubblicità; Martina Landsberger, Un’unica ricerca; Francesco de Agostini, Italo Rota, un figlio del suo tempo; Francesco Fallavollita, Un nuovo spazio per l’architettura a Como, pp. 42-43 Walter Fumagalli, Più tutela per la proprietà privata, pp. 44-45 Giovanni Miri, Organizzazione in studio: ridurre e gestire la “carta”, pp. 46-47 Camillo Onorato, Rassegne legislative; Il Decreto sulle costruzioni, pp. 48-49 Mantova (Ordine APPC di Mantova, L’architettura come percorso multidisciplinare), p. 50 Fiorenzo Lodi, A proposito del Congresso di Palermo, p. 51 Carlo Lanza (a cura di), Indici e tassi, p. 52


AL 4 Turismo e città

AL 5 Parcheggi in Lombardia

AL 6 Colore e architettura

Maurizio Carones, Editoriale, p. 3 Massimo Cacciari, Venezia e i turisti, p. 4 Umberto Bloise, San Giovanni Rotondo, insediamento garganico sulle vie della transumanza, pp. 4-7 Antonio Oliverio, Una sfida per Milano e Provincia, pp. 7-9 Isabella Brega, Qui Touring e Touring Club Italiano: un secolo di cultura del turismo, pp. 10-11 Gianfranco Bergamo, Parco degli arrampicatori a Bratto; Il Parco della Montagna di Castione della Presolana, p. 12 Rosanna Corini, Il museo diffuso. Musei, ville, palazzi nel territorio: un turismo alternativo al circuito cittadino, pp. 13-14 Roberta Fasola, Il Lago: opportunità del territorio, tema del progetto, pp. 14-17 Enrico Castelnuovo e M. Elisabetta Ripamonti, Città e turismo, pp. 17-19 Nadir Tarana, Turismo e infrastrutture. Un ritardo da recuperare, p. 20 Roberto Gamba (a cura di), Milano: masterplan dell’Expo 2015, pp. 20-21 Comitato no-expo, Nessun Expo è possibile, p. 22 Francesco Repishti, Turismo e sistemi architettonici, pp. 22-24 Susanna Zatti, Il fascino discreto di Pavia, città dei saperi, pp. 25-26 Filippo Crucitti, Ferrovia Retica. Un’occasione per Tirano, pp. 26-28 Claudio Castiglioni, Varese “Land of Tourism”, p. 29 Marco Belloni, Manuale di buona pratica; Il mercato della progettazione architettonica in Italia; Red., Obiettivo Architettura: concorso fotografico; Stefano Cusatelli, Villa Vigoni: per un’Accademia critica; Veronica Vignati, Una nuova porta per Venezia; Martina Landsberger, A proposito di Egle Trincanato; Chiara Odorizzi, 2003-2006: tre anni di concorsi nella Provincia di Milano; Red., Nuove cappelle al Sacro Monte di Varese, pp. 30-32 Manuela Oglialoro, Grattacieli a Milano, le ragioni di una scelta, p. 33 Roberto Gamba, Edifici pubblici sull’area dell’ex cotonificio “Cederna” a Monza, pp. 34-35 Stefano Cusatelli, Italian Cityscapes; Giulio Barazzetta, Pietre che non cantano; Veronica Vignati, Un viaggio nel Paesaggio; Luca Scalingi, Una scarpa da donna nell’erba; Carlo Gandolfi, Rino Tami o dell’“orgogliosa modestia”; Maurizio Carones, Altri Eisenman, pp. 36-37 Sonia Milone, Futur-Balla!; Maria Vittoria Capitanucci, Le esposizioni universali; Stefano Cusatelli, Lirismi pittorici; Matteo M. Sangalli, La solidarietà dell’arte; Sonia Milone, Le sette torri dell’arte, pp. 38-39 Walter Fumagalli, L’indennità di esproprio delle aree fabbricabili: il “viaggio” è arrivato al capolinea (forse), pp. 40-41 Riccardo Rotoli, Gli interventi di riforma economica-sociale, p. 41 Claudio Sangiorgi, La “norma”: opportunità e problemi, pp. 42-43 Camillo Onorato, Rassegne legislative; Le ultime disposizioni in tema di Ambiente, pp. 44-45 Carlo Lanza (a cura di), Indici e tassi, p. 46 Indici 2007, pp. 47-52

Beppe Rossi, Editoriale, p. 3 Paola Frigeni, Il parcheggio del Jolly, pp. 4-5 Gianfranco Bergamo, Il parcheggio nell’ex Duse, p. 6 Giuseppe Gambirasio, Parcheggio sotterraneo in piazza della Libertà e sistemazione della piazza, pp. 6-7 Paola Tonelli, Progetti in città, pp. 7-10 Roberta Fasola, Il parcheggio e la qualità del suo inserimento ambientale, pp. 10-12 Fiorenzo Lodi, Cremona: un parcheggio senza architettura. Intervista all’arch. Massimo Terzi, pp. 12-15 Enrico Castelnuovo e M. Elisabetta Ripamonti, Parcheggi nel territorio lecchese, pp. 16-17 Dino Nicolini, Il parcheggio “Mazzini” a Mantova, pp. 17-20 Roberto Gamba, Le aree di parcheggio di interscambio, pp. 20-21 Francesco Redaelli, Il parcheggio interrato come occasione di riqualificazione degli spazi aperti della città, pp. 22-24 Vittorio Prina (a cura di), Aggiornamento del Programma Urbano Parcheggi di Pavia, pp. 24-27 Emanuele Tagliabue, Parcheggi come architettura, pp. 28-30 Laura Gianetti, Siamo oltre la mort de la rue, p. 31 Federica Blasini, Quarantasettesimo Salone del Mobile a Milano; Red., Architettura del Paesaggio. Un Master; Red.,Palladio Adwards; Irina Casali, Casa per tutti: concorso under 40; Red., Concorso per giovani scultori; Città Territorio Festival; Paola Cofano, Grecia. SOS Hotel Xenia; Red., Architetti italiani al “Brick Award 2008”, pp. 32-34 Manuela Oglialoro, Questioni aperte: parcheggi interrati nel centro città, p. 35 Antonio Borghi, Intervista a Giancarlo Marzorati, pp. 36-37 Roberto Gamba, Nuova palazzina direzionale Cremona; Riqualificazione del centro urbano di Marnate (Varese), pp. 38-41 Amanzio Farris, Obiettivo architettura; Stefano Cusatelli, Architettura olandese: Jo Coenen; Silvia Malcovati, Una vita per il design; Carlotta Torricelli, Frontiere; Matteo M. Sangalli, “Un bosco d’antiche querce” per la fotografia, pp. 42-43 Walter Fumagalli, La disciplina urbanistica dei parcheggi in Lombardia, pp. 44-45 Riccardo Rotoli, Chi può utilizzare i parcheggi privati, p. 45 Ilaria Nava e Claudio Sangiorgi, L’isolamento della copertura a falde, pp. 46-47 Camillo Magni, Progettare nei Paesi in via di sviluppo. L’esperienza di “Architetti senza Frontiere Italia”, pp. 48-49 Milano (Laura Truzzi, Designazioni; Serate), pp. 50-51 Salvatore Lo Buglio, Una proposta per la valorizzazione del mezzogiorno, p. 51 Carlo Lanza (a cura di), Indici e tassi, p. 52

Ferruccio Favaron, Editoriale, p. 3 Manlio Brusatin, Colore Novecento in architettura, pp. 4-6 Giancarlo Consonni, Il colore nel progetto di architettura e città, pp. 7-8 Giulio Bertagna e Aldo Bottoli, Un’esperienza: il progetto percettivo cromatico, pp. 8-9 Jorrit Tornquist, Cromonovella, pp. 10-11 Gianfranco Bergamo, Colore e trasparenza a Nembro, pp. 12-13 Roberto Saleri, Il ritorno programmatico del colore nel progetto di architettura, pp. 13-14 Chiara Rostagno, I toni della Como razionalista. Lacerti cromatici nell’opera di Terragni, pp. 14-15 Camilla Girelli, Rosso come Cremona, pp. 16-17 Enrico Castelnuovo e M. Elisabetta Ripamonti, Il piano del colore dei centri storici di Lecco, pp. 17-19 Silvana Garufi, Il colore in architettura nel campo della conservazione e del restauro, pp. 19-20 Giorgio Sebastiano Bertoni, Città, colore, mito, pp. 20-21 Roberto Gamba, Nuovi colori nella metropoli, pp. 22-23 Vittorio F. Rognoni, Il Piano del colore della città di Pavia. “Una metodologia operativa per l’immagine di tutta la città”, pp. 23-25 Emanuele Tagliabue, Colori nascosti, pp. 25-26 Angela Viola, Dall’avventura dei pittori in vacanza alla Galleria permanente dell’affresco: Arcumeggia è un paese che vive nel colore, pp. 26-27 Federica Blasini, È tempo di rosso; Martina Landsberger, Omaggio a Vittoriano Viganò; Carmen Inés Carabús, Associazione Alberto Sartoris; Sara Riboldi e Carlotta Torricelli, “Un’intiera Corona di delitie à quest’Augusta Città di Torino”; Red., Architettura sostenibile; Un appello per la salvaguardia di Ronchamp; Martina Landsberger, Ritratti di designer; Francesca Fagnano, Cinque conversazioni su fotografia e architettura; Martina Landsberger, “Se questo è un uomo”, pp. 28-31 Manuela Oglialoro, Expo Milano sinonimo di rinascimento Lombardo?, pp. 32-33 Roberto Gamba, Soluzione viabilistica e ridefinizione di una piazza a Cremella (Lecco); Spazi da destinare ad uffici comunali a Malnate (Varese), pp. 34-37 Ilario Boniello, Oggetti e architetture; Francesca Scotti, Una “poetica” passeggiata; Martina Landsberger, Un’utopia realizzata: l’Ena dell’Avana; Tomaso Monestiroli, La difficile arte del fare; Roberto Gamba, Per avere più parcheggi di qualità; Marco Andréula, La casa delle automobili, pp. 38-39 Silvia Malcovati, Sambonet: la logica come arte; Sonia Milone, Nervi: poetica del cemento armato; Mina Fiore, Abitare con; Maria Vittoria Capitanucci, Il design di Fabio Novembre; Sonia Milone, La fabbrica della creatività, pp. 40-41 Walter Fumagalli, La nuova riforma della legge per il Governo del territorio, pp. 42-43 Ilaria Nava, Piani del colore e abachi tipologici, pp. 44-45 Sara Gilardelli, La qualità a sostegno delle nuove qualifiche professionali in ambito UE, pp. 46-47 Camillo Onorato, Rassegna legislativa; Definizione dei valori limite di fabbisogno di energia primaria e trasmittanza termica ai fini della detrazione del 55%, pp. 48-49 Milano (Laura Truzzi, Designazioni; Serate), p. 50 RegioneLombardia (Davide Boni, Presentazione; Andrea Piccin, Gli strumenti di comunicazione sul web per il governo del territorio), p. 51 Carlo Lanza (a cura di), Indici e tassi, p. 52


48

AL 7 Architetture per bambini

AL 8/9 Attività nel 2008

Maurizio Carones, Editoriale, p. 3 Valeria Bottelli, A misura di bambino, p. 4 Paola Frigeni, Asilo nido per gli Ospedali di Bergamo, pp. 5-6 Gianfranco Bergamo, Dietro la vigna, in Comune di Mozzo, p. 6 Rosanna Corini, Asilo nido nell’area P.E.E.P. a Montirone; Asilo nido aziendale ASM a Brescia due; Ampliamento e ristrutturazione della scuola secondaria di primo grado a Castenedolo (Bs), pp. 7-10 Roberta Fasola, L’asilo aziendale: attualizzazione di una struttura radicata nel tempo per la promozione del lavoro femminile, pp. 11-15 Teresa Feraboli, Una struttura a misura di bambino, pp. 15-17 Genziana Bertoni e Valerio Pedroni, Edilizia scolastica sostenibile. Una scuola materna a Commessaggio realizzata con materiali naturali o derivanti da riciclo; Scuola materna con asilo nido a Valeggio sul Mincio, pp. 17-19 Roberto Gamba, Bambini e architettura, pp. 20-23 Alberto Campolunghi, L’Osservatorio Progetto Bambino, p. 24 Francesco Redaelli, Le scuole di Luigi Ricci a Monza, pp. 25-26 Marco Ghilotti, Complesso scolastico a Morbegno, pp. 27-28 Giorgio Faccincani, Il museo europeo del gioco e del giocattolo in villa Ada a Roma, pp. 29-30 Daniela Zandonella Necca, Un parco giochi e un parco sensoriale, p. 31 Federica Blasini, L’Europa del pallone; Valeria Bottelli, MUBA – Museo dei Bambini di Milano; Fabiana Pedalino, Milano, città a misura di bambino; Renato Capozzi, Salvatore Bisogni: progetto e ricerca; Red., Milano aperta. Le nuove architetture; Martina Landsberger, Festarch 2008, seconda edizione; Fabiana Pedalino, Premio Scarpa al “campo dei musei” di Amsterdam; Red., Decennale del Premio Dedalo Minosse; Marco Andréula, La tradizione di una corte milanese; Fabiana Pedalino, Aperitivo a Villa Necchi, pp. 32-36 Manuela Oglialoro, Torri da raddrizzare, p. 37 Roberto Gamba, Recupero funzionale dell’ex Cinema Leone di Castelleone (Cremona), pp. 38-39 Sara Riboldi, La compresenza degli opposti; Mina Fiore, Luoghi in cerca di testimoni; Silvia Malcovati, Amedeo Albertini a Torino; Manuela Oglialoro, Nuovi confini per i sistemi urbani; Daniele Mariconti, La Scuola romana per Albini; Maurizio Carones, Fra teoria e pratica, pp. 40-41 Maria Vittoria Capitanucci, Abitare l’emergenza; Silvia Malcovati, Olivetti tra industria e cultura; Carlotta Torricelli, Futuri di ieri; M. Manuela Leoni, Capolavoro in pericolo; Sonia Milone, Arte e territori, pp. 42-43 Walter Fumagalli, Il riordino delle norme sugli impianti negli edifici, pp. 44-45 Studio Roli Associati, Parcheggi in struttura, pp. 46-47 Camillo Onorato (a cura di), In vigore dal 15 maggio il Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, pp. 48-49 Carlo Lanza (a cura di), Indici e tassi, p. 50

Ferruccio Favaron, Editoriale, p. 3 Emanuele Brazzelli, Premio di Architettura Under 40. Un nostro sogno, p. 4 Red., Vincitori ex aequo “Architettura realizzata”, pp. 5-7 Martina Landsberger, “Restauro e riabilitazione del Teatro Romano di Sagunto”. Una mostra, pp. 8-9 Elena Zoppetti, Attività dell’Ordine nel 2007, p. 10 Roberta Fasola, “Premio Maestri Comacini” al Congresso di Torino, pp. 11-13 Fiorenzo Lodi, L’Associazione muove i primi passi, p. 14 Enrico Castelnuovo e M. Elisabetta Ripamonti, Giovani all’UIA, pp. 15-16 Nadir Tarana, Attività dell’Ordine nel 2007-08, pp. 16-17 Daniela Volpi, Attività dell’Ordine, pp. 18-22 Susanna Conte, Premio Europeo di Architettura Ugo Rivolta, pp. 22-24 Francesco Repishti, Comunicare la qualità dell’architettura, pp. 25-26 Luigi Leoni e Andrea Vaccari, L’Ordine e la Fondazione Frate Sole, pp. 26-27 Enrico Scaramellini, L’Ordine a New York, p. 28 Corrada Patrizia Sichera, Due seminari: Il progetto di PGT e la Valutazione Ambientale Strategica, pp. 29-30 Emanuele Brazzelli, Premio di architettura Insubrica Claudio Baracca 2008, pp. 30-31 Federica Blasini, Biennale Venezia: architettura oltre il costruire; Fabiana Pedalino, Premio Mies van der Rohe 2007; Lezione di design in metropolitana; Michele Caja, Itinerari milanesi; Fabiana Pedalino, A Torino il primo Parco d’Arte Vivente; Red, Convegno della Consulta: “Architetti ed energia”; Manuela Oglialoro, Ilias picta alla Biblioteca Ambrosiana; Martina Landsberger, “Casabella” compie ottanta anni; Red., A cosa serve l’architettura?, pp. 32-34 Manuela Oglialoro, Fasi decisive per la costruzione del “Corridoio 5” in Italia, p. 35 Antonio Borghi, Intervista a Roberto e Gianmaria Beretta, pp. 36-37 Roberto Gamba, Riqualificazione di piazze a Somaglia (Lodi); Riqualificazione della piazza Volta a Verghera di Samarate (Varese), pp. 38-41 Sonia Milone, Speciale UIA Torino 2008: guida alle mostre, pp. 42-45 Walter Fumagalli, Le nuove norme regionali sulle attività economiche, pp. 46-47 Ilaria Nava, L’acustica nell’edilizia abitativa residenziale. Normative e soluzioni costruttive, pp. 48-49 Camillo Onorato, Emanato il Decreto legge per la Finanza Pubblica e la perequazione tributaria, pp. 50-51 Francesca Patriarca, Verso Expo 2015; Valorizzazione delle aree dismesse in Lombardia; Andrea Piccin, Il data base topografico, occasione per la nuova cartografia regionale, pp. 52-53 Carlo Lanza (a cura di), Indici e tassi, p. 54


AL 11 Letteratura e città

AL 12 Energia e ambiente

Maurizio Carones, Editoriale, p. 3 Giancarlo Consonni e Graziella Tonon, La cascina lombarda come laboratorio sociale, pp. 4-8 Giorgio Diritti, A proposito de “Il vento fa il suo giro”, pp. 8-13 Stella Agostini, Segni significanti e insignificanti del progetto, p. 13 Fabiana Pedalino, Beni “rurali”, p. 14 Adele Sironi, Restauro di una cascina lombarda, p. 15 Maria Claudia Peretti, Fabbricato rurale con abitazione, stalla, fienile e deposito, p. 15 Paolo Tonelli, Due progetti bresciani, pp. 16-17 Marco Ortalli, Cascina Casalina a Erba: visione contemporanea di un’architettura rurale, pp. 17-19 Teresa Feraboli, Architetture rurali a Cremona, pp. 19-20 Enrico Castelnuovo, Tiri alpini, prealpini e di pianura, pp. 21-22 Silvana Garufi, La questione della tutela, pp. 22-23 Elena Pradella, La riconversione di una corte nel mantovano, p 24 Roberto Gamba, Milano rurale, pp. 25-26 Loredana D’Ascola e Alessandro Caramellino, Il recupero del patrimonio edilizio nel Parco Agricolo Sud Milano, p. 27 Marcello Garavaglia, La cascina della Brianza, pp. 28-29 Luca Micotti, La Colombara di Mirabello nel parco urbano della Vernavola, pp. 29-30 Manuela Oglialoro, Recupero delle antiche cascine in Lombardia, p. 31 Fabiana Pedalino, La Grande Brera; Martina Landsberger, Milano, un circuito fra le Case Museo; Isola Comacina. “Un nuovo Rinascimento”; A forma di bambino; La città interrotta, pp. 32-33 Antonio Borghi, Intervista a Guillermo Vázquez Consuegra, pp. 34-35 Roberto Gamba, Stradella (Pavia): valorizzazione di ambiti a verde pubblico; Riqualificazione del centro storico di Uggiate Trevano (Como); Riqualificazione della piazza Risorgimento a Bulgarograsso (Como), pp. 36-39 Martina Landsberger, L’arte di costruire la città; Giulio Barazzetta, Ergonomia estesa; Massimo M. Brignoli, Genesi di un’idea di città e di progetto urbano; Mina Fiore, Il senso delle strade; Lodovico Meneghetti, I paesaggi di Sebastiano Vassalli; Irina Casali, Senza perdere la tenerezza, pp. 40-41 M. Manuela Leoni, Abitare oggi; Silvia Malcovati, Tre maestri per Torino; Matteo M. Sangalli, Paesaggi e architettura; Stefano Cusatelli, I Gardella: la genealogia alessandrina; Martina Landsberger, Ritratto di un maestro. Oscar Niemeyer, pp. 42-43 Walter Fumagalli, Quali norme per le architetture rurali?, pp. 44-45 Emanuele Gozzi, Vincoli alla conversione e al recupero dell’edilizia rurale, p. 46 Claudio Sangiorgi, Cascina Cavalla Tavernola bergamasca: un esempio di riuso, pp. 46-47 Ilaria Nava, Innovazione nell’uso di materiali di origine naturale, p. 47 Camillo Onorato, Rassegna legislativa, pp. 48-49 Milano (Laura Truzzi, Designazioni; Laura Rossi, Serate), p. 50 Regione Lombardia (Francesca Patriarca, Il piano territoriale regionale della Lombardia; Andrea Piccin, Il dato territoriale: un questionario; News), p. 51 Carlo Lanza (a cura di), Indici e tassi, p. 52

Maurizio Carones, Editoriale, p. 3 Arduino Cantafora, Città, p. 4 Piero Colaprico, La bellezza del cemento, p. 6 Andrea Vitali, Una diroccata casa di campagna, p. 8 Paola Tonelli, L’immagine del Lago, pp. 11-12 Chiara Rostagno, Il ventre e l’anima di Como nelle parole di Cesare Cattaneo, p. 13 Adriano Alchieri, Crema nella letteratura, p. 14 Enrico Castelnuovo e Maria Elisabetta Ripamonti, Il territorio lecchese nella letteratura, pp. 15-16 Laura Boriani, La bella di Lodi, pp. 16-17 Francesco Caprini, Festivaletteratura, pp. 17-18 Roberto Gamba, Milano, letteratura e architettura, pp. 19-20 Francesco Redaelli, Il paesaggio della Brianza tra natura e architettura, p. 21 Vittorio Prina, “È una città sotterranea, le nevrosi si riparano nelle vie strette”, pp. 22-23 Marco Ghilotti, Vedere il paesaggio leggendo le parole, pp. 24-25 Irina Casali e Federica Blasini, Periferie urbane e centralità utopiche, p. 26 Martina Landsberger, Milano nell’arte; Luciano Semerani, La coscienza di Giorgio; Fabiana Pedalino, Il Sole: primo Forum di architettura; a cura della Com. Cultura e Giovani dell’Ordine degli APPC di Mantova e di Elena Pradella, Gino Valle in Carnia; Red., I premi della Biennale, pp. 27-28 Manuela Oglialoro, Restauri a Milano: dal Museo Bagatti Valsecchi al rilancio della Biblioteca Ambrosiana, p. 29 Antonio Borghi, Intervista a Paolo Caputo, pp. 30-31 Roberto Gamba, Edilizia residenziale pubblica a Grumello del Piano (Bergamo); Riqualificazione del parco urbano dell’Isola Carolina di Lodi; Riqualificazione di una piazza a Locate Varesino (Como), pp. 32-35 Giulio Barazzetta, Design Made in Italy; Francesca Scotti, Sull’abitare contemporaneo; Carlo Gandolfi, Immaginare un’architettura possibile; Gianfranco Bergamo, Costa e le sue opere; Fabiana Pedalino, Un annuario per ricordare il presente; Maurizio Carones, Disegni come costruzioni, pp. 36-37 Maria Vittoria Capitanucci, Cinquecento anni e non li dimostra: Palladio; Silvia Malcovati, Architettura fotosensibile; Sonia Milone, Gli anni ’70 in Lombardia; M. Manuela Leoni, Scarpa e i Giardini della Biennale; Francesco Fallavollita, Mostre di architettura nel cuore dell’università, pp. 38-39 Laura Scambiato, Le nuove norme sul risparmio energetico nell’edilizia, pp. 40-41 Walter Fumagalli, Le disposizioni statali e regionali, quali vanno applicate?, p. 41 Umberto Maj, Norme e certificazioni di sistemi di pavimentazione antitrauma per spazi gioco per bambini, pp. 42-43 Rosalba Pizzulo, Ritorno alla semplificazione. Manovra estiva 2008 contro manovra estiva 2006, pp. 44-45 Camillo Onorato, Lavori Pubblici: emanato il terzo decreto correttivo che modifica il Codice degli Appalti (D.Lgs 163/2006), pp. 46-47 Pavia (Luigi Leoni, Premio Internazionale di Architettura Sacra “Frate Sole”), pp. 48-49 Mantova (Luca Rinaldi, La qualità architettonica come esercizio democratico), p. 50 Milano (Rettifica), p. 50 Mara Colombo, Per la difesa del suolo; Giancarlo Consonni, Rem Koolhaas a Bovisa; Piero Baracchi, Pensioni, p. 51 Carlo Lanza (a cura di), Indici e tassi, p. 52

Ferruccio Favaron, Editoriale, p. 3 Beppe Rossi, Progetto ed energia: un primo bilancio, p. 4 Martin Haas, Sustainable design, pp. 4-6 Alessandro Trivelli, Più involucro, meno energia, pp. 6-7 Adalberto Del Bo, Architettura, natura, energia, pp. 7-8 Francesca Scotti (a cura di), Approfondimenti bibliografici, p. 10 Fabiana Pedalino, Il convegno della Consulta, p. 11 Ordini APPC della Consulta, 27 progetti presentati al convegno “Architetti ed energia”, novembre 2008, pp. 12-25 Serena Maffioletti, Uno dei quattro BBPR: Enrico/Aurel Peressutti, p. 26 Martina Landsberger, Una cappella nel bosco; Mina Fiore, Giardini da leggere; Roberto Gamba, Portici (Na): al via la riqualificazione del fronte mare; Manuela Oglialoro, Un capolavoro del rinascimento fiorentino al Museo Diocesano; Ilario Boniello, Per una progettazione consapevole; Red., Lezioni di progettazione; Giorgio Casati a Vigevano; M. L., Cinque architetti in mostra; Red., Royal Gold Medal 2009; Irina Casali, Vincolo ambientale sul QT8; Red., Samsung Young Design Award 2008; I. C., Zingonia sarà abbattuta dalle ruspe; Red., “Under 40” in Triennale, pp. 27-30 Manuela Oglialoro, Architettura eco-compatibile in Lombardia, p. 31 Roberto Gamba, Realizzazione di un impianto sportivo ad uso palestra a Comerio (Varese); Sistemazione aree pubbliche del centro storico di Gorgonzola (Milano); Nuova biblioteca per Legnano (Milano), pp. 32-37 Sonia Milone, Fanta-architettura; Maria Teresa Feraboli, “Terrazzo” con vista; Giovanni Iacometti, Antico e moderno; Francesco Fallavollita, L’architettura di Michele Arnaboldi; Sonia Milone, Ad Artandgallery va in scena l’arte, pp. 38-39 Walter Fumagalli, La “tolleranza zero” e il paesaggio, pp. 40-41 Ilaria Nava, Scenari urbani e costruttivi nel nuovo quadro esigenziale energetico, pp. 42-43 Camillo Onorato, Rassegna legislativa, pp. 44-45 Como (Roberta Fasola e Stefania Borsani, Novembredicembre 2007: testimonianza di un’attività attenta da parte dell’Ordine; Cesare Cattaneo e i Littoriali della Cultura e dell’Arte 1934 e 1935), pp. 46-47 Lecco (Massimo Dell’Oro, Caro Wilhelm), pp. 47-48; Milano (Laura Truzzi, Designazioni; Serate), pp. 48-49 Cremona (Saba Rivaroli, Risparmio energetico: due realizzazioni nella provincia di Cremona), pp. 49-50 Mantova (Giusi Leali, Silvia Mirandola, Lisa Modenini, Tecnologie efficienti: un percorso di studio per innovare l a tradizione), p. 50 Regione Lombardia (Francesca Patriarca, Piano Territoriale Paesistico Regionale - aggiornamenti e integrazioni 2008), p. 51 Carlo Lanza (a cura di), Indici e tassi, p. 52

49 PROFESSIONE NORMATIVE TECNICHE

AL 10 Architetture rurali


Indice per argomenti 2008

un secolo di cultura del turismo, pp. 10-11 n. 4, pp. 4-11 s Manlio Brusatin, Colore Novecento in architettura; Giancarlo Consonni, Il colore nel progetto di architettura e città; Giulio Bertagna e Aldo Bottoli, Un’esperienza: il progetto percettivo cromatico; Jorrit Tornquist, Cromonovella, n. 6, pp. 4-11 s Valeria Bottelli, A misura di bambino, n. 7, p. 4 s Emanuele Brazzelli, Premio di Architettura Under 40. Un nostro sogno; Red., Vincitori ex aequo “Architettura realizzata”; Martina Landsberger, “Restauro e riabilitazione del Teatro Romano di Sagunto”. Una mostra, n. 8/9, pp. 4-9 s Giancarlo Consonni e Graziella Tonon, La cascina lombarda come laboratorio sociale; Giorgio Diritti, A proposito de “Il vento fa il suo giro”; Stella Agostini, Segni significanti e insignificanti del progetto; Fabiana Pedalino, Beni “rurali”, n. 10, pp. 4-14 s Arduino Cantafora, Città; Piero Colaprico, La bellezza del cemento; Andrea Vitali, Una diroccata casa di campagna, n. 11, pp. 4-8 s Beppe Rossi, Progetto ed energia: un primo bilancio; Martin Haas, Sustainable design; Alessandro Trivelli, Più involucro, meno energia; Adalberto Del Bo, Architettura, natura, energia; Francesca Scotti (a cura di), Approfondimenti bibliografici; Fabiana Pedalino, Il convegno della Consulta, n. 12, pp. 4-11 FORUM ORDINI

EDITORIALE

s Beppe Rossi, Editoriale, n. 1/2, p. 3 s Maurizio Carones, Editoriale, n. 3, p. 3 s Maurizio Carones, Editoriale, n. 4, p. 3 s Beppe Rossi, Editoriale, n. 5, p. 3 s Ferruccio Favaron, Editoriale, n. 6, p. 3 s Maurizio Carones, Editoriale, n. 7, p. 3 s Ferruccio Favaron, Editoriale, n. 8/9, p. 3 s Maurizio Carones, Editoriale, n. 10, p. 3 s Maurizio Carones, Editoriale, n. 11, p. 3 s Ferruccio Favaron, Editoriale, n. 12, p. 3 FORUM GLI INTERVENTI

s Paolo Baldacci, Progettare una mostra; Luca Basso Peressut, Esporre/mostrare; Cini Boeri, Cini Boeri: un parere sull’esporre; Sergio Boidi, Allestimenti in luce; Ico Migliore e Mara Servetto, Architetture a tempo; Veronica Vignati, Architettura dell’esporre: in-formazione, n. 1/2, pp. 4-15 s Manuela Cifarelli, Qualità sostenibile; Luciano Crespi, Materiale e carattere; Davide Desiderio, Tradizione ed innovazione nella ricerca e nello sviluppo industriale del laterizio; Claudio Sangiorgi, Tre domande a... Massimo Majowiecki, n. 3, pp. 4-15 s Massimo Cacciari, Venezia e i turisti; Umberto Bloise, San Giovanni Rotondo, insediamento garganico sulle vie della transumanza; Antonio Oliverio, Una sfida per Milano e Provincia; Isabella Brega, Qui Touring e Touring Club Italiano:

s BRESCIA (a cura di R. Corini, R. Saleri e P. Tonelli): Anna Brisinello, La Valle delle Cartiere a Toscolano. Esporre per riabitare e ridare vita; COMO (a cura di R. Fasola): Roberta Fasola, Como segreta: gli spazi ritrovati della cultura storica; CREMONA (a cura di F. Lodi): Camilla Girelli, L’arte di allestire e il rapporto tra allestimento, arte e architettura; LECCO (a cura di E. Castelnuovo e M. E. Ripamonti): Enrico Castelnuovo e M. Elisabetta Ripamonti, Architettura dell’esporre; LODI (a cura di A. Negrini): Samuele Frosio, Rapporto tra le opere e lo spazio; MANTOVA (a cura di N. Tarana): Giampaolo Benedini, Sugli allestimenti; MILANO (a cura di R. Gamba): Roberto Gamba, Milano: architettura dell’esporre; Daniela Volpi, Giacomo Balla – La modernità futurista; MONZA E BRIANZA (a cura di F. Redaelli e F. Rephisti): Francesco Repishti, Nuovi musei e spazi per l’arte in Brianza; PAVIA (a cura di V. Prina): Enrico Valeriani, Museo della tecnica elettrica, n. 1/2, pp. 16 -27 s BERGAMO (a cura di G. Bergamo e A. Pellegrini): Gianfranco Bergamo, Componentistica industriale e architettura; Una piazza a Curno; Una cittadella delle aziende; BRESCIA (a cura di R. Corini, R. Saleri e P. Tonelli): Roberto Saleri, Nuovi sguardi sul “Botticino”. L’evoluzione della standarizzazione lapidea; COMO (a cura di R. Fasola): Roberta Fasola e Sergio Pozzi, Speranze per la Como del futuro: materia ed innovazione; CREMONA (a cura di F. Lodi): Angelo Micheli, Ritratto; LECCO (a cura di E. Castelnuovo e M. E. Ripamonti): Enrico Castelnuovo e M. Elisabetta Ripamonti, Materiale e design; LODI (a cura di A. Negrini): Samuele Frosio, Il cotto per la ventilazione delle facciate; MILANO (a cura di R. Gamba): Alessandra Zanelli, Impiego di materiali e sistemi costruttivi iperleggeri nell’architettura della provincia milanese; Progetti e prodotti nell’area milanese; MONZA E BRIANZA (a cura di F. Redaelli e F. Rephisti): Francesco Redaelli, Dalla tradizione dei laterizi alla produzione dei manufatti di calcestruzzo nel Parco delle Groane; PAVIA (a cura di V. Prina): Arturo Sclavi, Portech Fast – Falso telaio per porte interne; SONDRIO (a cura di M. Ghilotti e E. Tagliabue): Emanuele Tagliabue, L’Architetto e il Materiale; VARESE (a cura di E. Berté e C. Castiglioni): Riccardo Blumer, Disegno e materiale di produzione: la scelta come origine dell’atto creativo; Edificio residenziale a Saronno, n. 3, pp. 16-29 s BERGAMO (a cura di G. Bergamo e A. Pellegrini): Gianfranco Bergamo, Parco degli arrampicatori a Bratto; BRESCIA (a cura di R. Corini, R. Saleri e P. Tonelli): Rosanna Corini, Il museo diffuso. Musei, ville, palazzi nel territorio: un turismo alternativo al circuito cittadino; COMO (a cura di R. Fasola): Roberta Fasola, Il Lago: opportunità del territorio, tema del progetto; LECCO (a cura di E. Castelnuovo e M. E. Ripamonti): Enrico Castelnuovo e M. Elisabetta Ripamonti, Città e turismo; MANTOVA (a cura di N. Tarana): Nadir Tarana, Turismo e infrastrutture. Un ritardo da recuperare; MILANO (a cura di R. Gamba): Roberto Gamba, Milano: masterplan dell’Expo 2015; Comitato no-expo, Nessun Expo è possibile; MONZA

e BRIANZA (a cura di F. Redaelli e F. Repishti): Francesco Repishti, Turismo e sistemi architettonici; PAVIA (a cura di V. Prina): Susanna Zatti, Il fascino discreto di Pavia, città dei saperi; SONDRIO (a cura di M. Ghilotti e E. Tagliabue): Filippo Crucitti, Ferrovia Retica. Un’occasione per Tirano; VARESE (a cura di E. Berté e C. Castiglioni): Claudio Castiglioni, Varese “Land of Tourism”, n. 4, pp. 12-29 s BERGAMO (a cura di G. Bergamo e A. Pellegrini): Paola Frigeni, Il parcheggio del Jolly; Gianfranco Bergamo, Il parcheggio nell’ex Duse; Giuseppe Gambirasio, Parcheggio sotterraneo in piazza della Libertà e sistemazione della piazza; BRESCIA (a cura di R. Corini, R. Saleri e P. Tonelli): Paola Tonelli, Progetti in città; COMO (a cura di R. Fasola): Roberta Fasola, Il parcheggio e la qualità del suo inserimento ambientale; CREMONA (a cura di F. Lodi): Fiorenzo Lodi, Cremona: un parcheggio senza architettura. Intervista all’arch. Massimo Terzi; LECCO (a cura di E. Castelnuovo e M. E. Ripamonti): Enrico Castelnuovo e M. Elisabetta Ripamonti, Parcheggi nel territorio lecchese; MANTOVA (a cura di N. Tarana): Dino Nicolini, Il parcheggio “Mazzini” a Mantova; MILANO (a cura di R. Gamba): Roberto Gamba, Le aree di parcheggio di interscambio; MONZA e BRIANZA (a cura di F. Redaelli e F. Repishti): Francesco Redaelli, Il parcheggio interrato come occasione di riqualificazione degli spazi aperti della città; PAVIA (a cura di V. Prina): Vittorio Prina (a cura di), Aggiornamento del Programma Urbano Parcheggi di Pavia; SONDRIO (a cura di M. Ghilotti e E. Tagliabue): Emanuele Tagliabue, Parcheggi come architettura; VARESE (a cura di E. Berté e C. Castiglioni): Laura Gianetti, Siamo oltre la mort de la rue, n. 5, pp. 4-31 s BERGAMO (a cura di G. Bergamo e A. Pellegrini): Gianfranco Bergamo, Colore e trasparenza a Nembro; BRESCIA (a cura di R. Corini, R. Saleri e P. Tonelli): Roberto Saleri, Il ritorno programmatico del colore nel progetto di architettura; COMO (a cura di R. Fasola): Chiara Rostagno, I toni della Como razionalista. Lacerti cromatici nell’opera di Terragni; CREMONA (a cura di F. Lodi): Camilla Girelli, Rosso come Cremona; LECCO (a cura di E. Castelnuovo e M. E. Ripamonti): Enrico Castelnuovo e M. Elisabetta Ripamonti, Il piano del colore dei centri storici di Lecco; LODI (a cura di A. Negrini): Silvana Garufi, Il colore in architettura nel campo della conservazione e del restauro; MANTOVA (a cura di N. Tarana): Giorgio Sebastiano Bertoni, Città, colore, mito; MILANO (a cura di R. Gamba): Roberto Gamba, Nuovi colori nella metropoli; PAVIA (a cura di V. Prina): Vittorio F. Rognoni, Il Piano del colore della città di Pavia. “Una metodologia operativa per l’immagine di tutta la città”; SONDRIO (a cura di M. Ghilotti e E. Tagliabue): Emanuele Tagliabue, Colori nascosti; VARESE (a cura di E. Berté e C. Castiglioni): Angela Viola, Dall’avventura dei pittori in vacanza alla Galleria permanente dell’affresco: Arcumeggia è un paese che vive nel colore, n. 6, pp. 12-27 s BERGAMO (a cura di G. Bergamo e A. Pellegrini): Paola Frigeni, Asilo nido per gli Ospedali di Bergamo; Gianfranco Bergamo, Dietro la vigna, in Comune di Mozzo; BRESCIA (a cura di R. Corini, R. Saleri e P. Tonelli): Rosanna Corini, Asilo nido nell’area P.E.E.P. a Montirone; Asilo nido aziendale ASM a Brescia due; Ampliamento e ristrutturazione della scuola secondaria di primo grado a Castenedolo (Bs); COMO (a cura di R. Fasola): Roberta Fasola, L’asilo aziendale: attualizzazione di una struttura radicata nel tempo per la promozione del lavoro femminile; CREMONA (a cura di F. Lodi): Teresa Feraboli, Una struttura a misura di bambino; MANTOVA (a cura di N. Tarana): Genziana Bertoni e Valerio Pedroni, Edilizia scolastica sostenibile. Una scuola materna a Commessaggio realizzata con materiali naturali o derivanti da riciclo; Scuola materna con asilo nido a Valeggio sul Mincio; MILANO (a cura di R. Gamba): Roberto Gamba, Bambini e architettura; Alberto Campolunghi, L’Osservatorio Progetto Bambino; MONZA e BRIANZA (a cura di F. Redaelli e F. Repishti): Francesco Redaelli, Le scuole di Luigi Ricci a Monza; SONDRIO (a cura di M. Ghilotti e E. Tagliabue): Marco Ghilotti, Complesso scolastico a Morbegno; VARESE (a cura di E. Berté e C. Castiglioni): Giorgio Faccincani, Il museo europeo del gioco e del giocattolo in villa Ada a Roma; PAVIA (a cura di V. Prina): Daniela Zandonella Necca, Un parco giochi e un parco sensoriale, n. 7, pp. 5-31 s BERGAMO (a cura di G. Bergamo e A. Pellegrini): Elena Zoppetti, Attività dell’Ordine nel 2007; COMO (a cura di R. Fasola): Roberta Fasola, “Premio Maestri Comacini” al Congresso di Torino; CREMONA (a cura di F. Lodi): Fiorenzo Lodi, L’Associazione muove i primi passi; LECCO (a cura di E.


ARGOMENTI

s Adalberto Del Bo, Milano Boom; Veronica Vignati, Congresso nazionale a Palermo; Irina Casali, De Chirico e l’architettura; V.V., E-mapping: uno strumento per leggere la città; Martina Landsberger, Ricordando Aldo Rossi; 200 anni di Magnetti; Red., Premio Architettura FBM 2007; Expo 2008 a Saragoza; M.L., AR Awards for Emerging Architecture; Federica Blasini, MADE in Milano; Red., Aaron Betsky direttore della XI Biennale di Architettura; A Pavia la 3° edizione de “L’anima dei luoghi”; Festschfrift, n. 1/2, pp. 28-33 s Martina Landsberger, Un appello contro la demolizione del Teatro Romano di Sagunto; Sara Riboldi, Eternità delle rovine; Federica Blasini, MADE eventi: Build&Grow; Francesca Fagnano, Premio Ugo Rivolta 2007; Michele Caja, Una biografia monumentale; Red., La Fondazione Benetton compie vent’anni; Premio PAALMA al “Chiostro della Pace”; WAF 2008 a Barcellona; Alessandro Sartori, Un itinerario per gli 80 anni di “Domus”; Red., Wallpaper design Awards 2008, n. 3, pp. 30-32 s Marco Belloni, Manuale di buona pratica; Il mercato della progettazione architettonica in Italia; Red., Obiettivo Architettura: concorso fotografico; Stefano Cusatelli, Villa Vigoni: per un’Accademia critica; Veronica Vignati, Una nuova porta per Venezia; Martina Landsberger, A proposito di Egle Trincanato; Chiara Odorizzi, 2003-2006: tre anni di concorsi nella Provincia di Milano; Red., Nuove cappelle al Sacro Monte di Varese, n. 4, pp. 30-32

s Federica Blasini, Quarantasettesimo Salone del Mobile a Milano; Red., Architettura del Paesaggio. Un Master; Palladio Adwards; Irina Casali, Casa per tutti: concorso under 40; Red., Concorso per giovani scultori; Città Territorio Festival; Paola Cofano, Grecia. SOS Hotel Xenia; Red., Architetti italiani al “Brick Award 2008”, n. 5, pp. 32-34 s Federica Blasini, È tempo di rosso; Martina Landsberger, Omaggio a Vittoriano Viganò; Carmen Inés Carabús, Associazione Alberto Sartoris; Sara Riboldi e Carlotta Torricelli, “Un’intiera Corona di delitie à quest’Augusta Città di Torino”; Red., Architettura sostenibile; Un appello per la salvaguardia di Ronchamp; M.L., Ritratti di designer; Francesca Fagnano, Cinque conversazioni su fotografia e architettura; M.L., “Se questo è un uomo”, n. 6, pp. 28-31 s Federica Blasini, L’Europa del pallone; Valeria Bottelli, MUBA – Museo dei Bambini di Milano; Fabiana Pedalino, Milano, città a misura di bambino; Renato Capozzi, Salvatore Bisogni: progetto e ricerca; Red., Milano aperta. Le nuove architetture; Martina Landsberger, Festarch 2008, seconda edizione; F.P., Premio Scarpa al “campo dei musei” di Amsterdam; Red., Decennale del Premio Dedalo Minosse; Marco Andréula, La tradizione di una corte milanese; F.P., Aperitivo a Villa Necchi, n. 7, pp. 32-36 s Federica Blasini, Biennale Venezia: architettura oltre il costruire; Fabiana Pedalino, Premio Mies van der Rohe 2007; Lezione di design in metropolitana; Michele Caja, Itinerari milanesi; F.P., A Torino il primo Parco d’Arte Vivente; Red., Convegno della Consulta: “Architetti ed energia”; Manuela Oglialoro, Ilias picta alla Biblioteca Ambrosiana; Martina Landsberger, “Casabella” compie ottanta anni; A cosa serve l’architettura?, n. 8/9, pp. 32-34 s Fabiana Pedalino, La Grande Brera; Martina Landsberger, Milano, un circuito fra le Case Museo; Isola Comacina. “Un nuovo Rinascimento”; A forma di bambino, La città interrotta, n. 10, pp. 32-33 s Irina Casali e Federica Blasini, Periferie urbane e centralità utopiche; Martina Landsberger, Milano nell’arte; Luciano Semerani, La coscienza di Giorgio; Fabiana Pedalino, Il Sole: primo Forum di architettura; a cura della Com. Cultura e Giovani dell’Ordine degli APPC di Mantova e di Elena Pradella, Gino Valle in Carnia; Red., I premi della Biennale, n. 11, pp. 26-28 s Serena Maffioletti, Uno dei quattro BBPR: Enrico/Aurel Peressutti; Martina Landsberger, Una cappella nel bosco; Mina Fiore, Giardini da leggere; Roberto Gamba, Portici (Na): al via la riqualificazione del fronte mare; Manuela Oglialoro, Un capolavoro del rinascimento fiorentino al Museo Diocesano; Ilario Boniello, Per una progettazione consapevole; Red., Lezioni di progettazione; Giorgio Casati a Vigevano; M.L., Cinque architetti in mostra; Red., Royal Gold Medal 2009; Irina Casali, Vincolo ambientale sul QT8; Red., Samsung Young Design Award 2008; Samsung Young Design Award 2008; I.C., Zingonia sarà abbattuta dalle ruspe; Red., “Under 40” in Triennale 26-31 RILETTURE

s Manuela Oglialoro, Sesto-Milano: dibattito sui due musei d’arte, n. 3, p. 33 s Manuela Oglialoro, Grattacieli a Milano, le ragioni di una scelta, n. 4, p. 33 s Manuela Oglialoro, Questioni aperte: parcheggi interrati nel centro città, n. 5, p. 35 s Manuela Oglialoro, Expo Milano sinonimo di rinascimento Lombardo?, n. 6, pp. 32-33 s Manuela Oglialoro, Torri da raddrizzare, n. 7, p. 37 s Manuela Oglialoro, Fasi decisive per la costruzione del “Corridoio 5” in Italia, n. 8/9, p. 35 s Manuela Oglialoro, Recupero delle antiche cascine in Lombardia, n. 10, p. 31 s Manuela Oglialoro, Restauri a Milano: dal Museo Bagatti Valsecchi al rilancio della Biblioteca Ambrosiana, n. 11, p. 29 s Manuela Oglialoro, Architettura eco-compatibile in Lombardia, n. 12, p. 31 CONVERSAZIONI

s Antonio Borghi, Intervista a Josep Maria Serra, n. 1/2, pp. 34-35 s Antonio Borghi, Intervista a Giancarlo Marzorati, n. 5, pp. 36-37

s Antonio Borghi, Intervista a Roberto e Gianmaria Beretta, n. 8/9, pp. 36-37 s Antonio Borghi, Intervista a Guillermo Vázquez Consuegra, n. 10, pp. 34-35 s Antonio Borghi, Intervista a Paolo Caputo, n. 11, pp. 30-31 CONCORSI

s Roberto Gamba, Polo scolastico per Bonate Sopra (Bergamo); Riqualificazione di una piazza di Gabbioneta Binanuova (Cremona), n. 1/2, pp. 36-39; s Roberto Gamba, Riqualificazione di vie e piazze di Romano di Lombardia (Bergamo); Riqualificazione di edifici comunali ad Arluno (Milano); Riqualificazione del centro abitato di Bagnolo San Vito, n. 3, pp. 34-39; s Roberto Gamba, Edifici pubblici sull’area dell’ex cotonificio “Cederna” a Monza, n. 4, pp. 34-35; s Roberto Gamba, Nuova palazzina direzionale Cremona; Riqualificazione del centro urbano di Marnate (Varese), n. 5, pp. 38-41 s Roberto Gamba, Soluzione viabilistica e ridefinizione di una piazza a Cremella (Lecco); Spazi da destinare ad uffici comunali a Malnate (Varese), n. 6, pp. 34-37 s Roberto Gamba, Recupero funzionale dell’ex Cinema Leone di Castelleone (Cremona), n. 7, pp. 38-39 s Roberto Gamba, Riqualificazione di piazze a Somaglia (Lodi); Riqualificazione della piazza Volta a Verghera di Samarate (Varese), n. 8/9, pp. 38-41 s Roberto Gamba, Stradella (Pavia): valorizzazione di ambiti a verde pubblico; Riqualificazione del centro storico di Uggiate Trevano (Como); Riqualificazione della piazza Risorgimento a Bulgarograsso (Como), n. 10, pp. 36-39 s Roberto Gamba, Edilizia residenziale pubblica a Grumello del Piano (Bergamo); Riqualificazione del parco urbano dell’Isola Carolina di Lodi; Riqualificazione di una piazza a Locate Varesino (Como), n. 11, pp. 32-35 s Roberto Gamba, Realizzazione di un impianto sportivo ad uso palestra a Comerio (Varese); Sistemazione aree pubbliche del centro storico di Gorgonzola (Milano); Nuova biblioteca per Legnano (Milano), n. 12, pp. 32-37

LIBRI

s Henrique Pessoa Pereira Alves, A. Rocca (a cura di), Gilles Clément. Nove giardini planetari; Paola Gallo, V. Vercelloni, Cronologia del museo; Matteo M. Sangalli, A. Aravena, Progettare e costruire; Martina Landsberger, N. Emery, L’architettura difficile; Tomaso Monestiroli, M. Bolocan Goldstein, B. Bonfantini, Milano incompiuta. Interpretazioni urbanistiche del mutamento; Marialaura Polignano, P. Zumthor, Atmosfere. Ambienti architettonici. Le cose che ci circondano, n. 3, p. 40-41 s Stefano Cusatelli, R. Lumley, J. Foot (a cura di), Le città visibili. Spazi urbani in talia, culture e trasformazioni dal dopoguerra ad oggi; Giulio Barazzetta, F. Pouillon, Il canto delle pietre; Veronica Vignati, L. Bonesio, Paesaggio, identità e comunità tra locale e globale; Luca Scalingi, F. Irace (a cura di), Gio Ponti a Stoccolma. L’istituto italiano di cultura “C. M. Lerici”; Carlo Gandolfi, K. Frampton, R. Bergossi, Rino Tami. Opera Completa; Maurizio Carones, P. V. Aureli, M. Biraghi, F. Purini, Peter Eisenman. Tutte le opere, n. 4, pp. 36-37 s Ilario Boniello, A. Cappellieri, Antonio Citterio. Architettura e design; Francesca Scotti, M. Cucchi, La traversata di Milano; Martina Landsberger, E. Giani, Il riscatto del progetto. Vittorino Garatti e l’Ena dell’Avana; Tomaso Monestiroli, F. Bonami, Lo potevo fare anch’io. Perché l’arte contemporanea è davvero arte; Roberto Gamba, A. Roli, M. Roli, M. Medeghini, Parcheggi. Soluzioni per la sosta nelle città italiane; Marco Andréula, S. Henley, The architecture of Parking, n. 6, pp. 38-39 s Sara Riboldi, G. Motta e C. Ravagnati (a cura di), Alvei meandri isole e altre forme urbane. Tecniche di rappresentazione e progetto nei territori fluviali; Mina Fiore, G. Calvenzi, M. D’Alfonso (a cura di), Ereditare il paesaggio; Silvia Malcovati, G. Montanari, Amedeo Albertini. Fantasia e tecnica nell’architettura; Manuela Oglialoro, G. Boatti, L’Italia dei sistemi urbani; Daniele Mariconti, F. Tentori, F. Cultroni, M. Argenti (a cura di), Rassegna di architettura e urbanistica 123/124/125. Ricordo di Franco Albini; Maurizio Carones, M. V. Capitanucci, Vito e Gustavo Latis.

PROFESSIONE NORMATIVE TECNICHE

Castelnuovo e M. E. Ripamonti): Enrico Castelnuovo e M. Elisabetta Ripamonti, Giovani all’UIA; MANTOVA (a cura di N. Tarana): Nadir Tarana, Attività dell’Ordine nel 2007-08; MILANO (a cura di R. Gamba): Daniela Volpi, Attività dell’Ordine; Susanna Conte, Premio Europeo di Architettura Ugo Rivolta; MONZA e BRIANZA (a cura di F. Redaelli e F. Repishti): Francesco Repishti, Comunicare la qualità dell’architettura; PAVIA (a cura di V. Prina): Luigi Leoni e Andrea Vaccari, L’Ordine e la Fondazione Frate Sole; SONDRIO (a cura di M. Ghilotti e E. Tagliabue): Enrico Scaramellini, L’Ordine a New York; Corrada Patrizia Sichera, Due seminari: Il progetto di PGT e la Valutazione Ambientale Strategica; VARESE (a cura di E. Berté e C. Castiglioni): Emanuele Brazzelli, Premio di architettura Insubrica Claudio Baracca 2008, n. 8/9, pp. 10-31 s BERGAMO (a cura di G. Bergamo): Adele Sironi, Restauro di una cascina lombarda; Maria Claudia Peretti, Fabbricato rurale con abitazione, stalla, fienile e deposito; BRESCIA (a cura di R. Corini, R. Saleri e P. Tonelli): Paolo Tonelli, Due progetti bresciani; COMO (a cura di R. Fasola): Marco Ortalli, Cascina Casalina a Erba: visione contemporanea di un’architettura rurale; CREMONA (a cura di F. Lodi): Teresa Feraboli, Architetture rurali a Cremona; LECCO (a cura di E. Castelnuovo e M. E. Ripamonti): Enrico Castelnuovo, Tiri alpini, prealpini e di pianura; LODI (a cura di A. Negrini): Silvana Garufi, La questione della tutela; MANTOVA (a cura di E. Pradella e N. Tarana): Elena Pradella, La riconversione di una corte nel mantovano; MILANO (a cura di R. Gamba): Roberto Gamba, Milano rurale; Loredana D’Ascola e Alessandro Caramellino, Il recupero del patrimonio edilizio nel Parco Agricolo Sud Milano; MONZA e BRIANZA (a cura di F. Redaelli e F. Repishti): Marcello Garavaglia, La cascina della Brianza; PAVIA (a cura di V. Prina): Luca Micotti, La Colombara di Mirabello nel parco urbano della Vernavola, n. 10, pp. 15-30 s BRESCIA (a cura di R. Corini, R. Saleri e P. Tonelli): Paola Tonelli, L’immagine del Lago; COMO (a cura di R. Fasola): Chiara Rostagno, Il ventre e l’anima di Como nelle parole di Cesare Cattaneo; CREMONA (a cura di F. Lodi): Adriano Alchieri, Crema nella letteratura; LECCO (a cura di E. Castelnuovo e M. E. Ripamonti): Enrico Castelnuovo e Maria Elisabetta Ripamonti, Il territorio lecchese nella letteratura; LODI (a cura di A. Negrini): Laura Boriani, La bella di Lodi; MANTOVA (a cura di E. Pradella e N. Tarana): Francesco Caprini, Festivaletteratura; MILANO (a cura di R. Gamba): Roberto Gamba, Milano, letteratura e architettura; MONZA e BRIANZA (a cura di F. Redaelli e F. Repishti): Francesco Redaelli, Il paesaggio della Brianza tra natura e architettura; PAVIA (a cura di V. Prina): Vittorio Prina, “È una città sotterranea, le nevrosi si riparano nelle vie strette”; SONDRIO (a cura di M. Ghilotti e E. Tagliabue): Marco Ghilotti, Vedere il paesaggio leggendo le parole, n. 11, pp. 11-25 s Ordini APPC della Consulta, 27 progetti presentati al convegno “Architetti ed energia”, novembre 2008, n. 12, pp. 12-25


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Frammenti di città, n. 7, pp. 40-41 s Martina Landsberger, G. Consonni, La difficile arte. Fare città nell’era della metropoli; Giulio Barazzetta, L. Bandini Buti, Ergonomia olistica, il progetto della variabilità umana; Massimo M. Brignoli, R. Riboldazzi, Una città policentrica. Cesare Chiodi e l’urbanistica milanese nei primi anni del fascismo; Mina Fiore, Aa. Vv., Strade del Nordest. Territori e paesaggi, architettura e ingeneria; Lodovico Meneghetti, M. A. Perletti, Novara. Sebastiano Vassalli fra città e paesaggio globale; Irina Casali, L. Meneghetti, Libere osservazioni non solo di urbanistica e di architettura, n. 10, pp. 40-41 s Giulio Barazzetta, M. Vercelloni, Breve storia del Design italiano; Francesca Scotti, M. A. Segantini, Atlante dell’abitare contemporaneo; Carlo Gandolfi, Baukuh, Cento Piante; Gianfranco Bergamo, F. Gritti, M. Invernizzi, G. Piacentini, C. Rota Nodari (a cura di), Andrea Costa architettura e disegno; Fabiana Pedalino, L. Molinari (a cura di), Y08 – The Skira Yearbook of World Architecture 2007-2008; Maurizio Carones, C. Nepote e A. Rossari (a cura di), Ugo Rivolta. Disegni e costruzioni, n. 11, pp. 36-37 MOSTRE

s Maria Vittoria Capitanucci, Omaggio ad Ettore Sottsass; Amanzio Farris, Le composizioni di Luigi Moretti; Sonia Milone, Futurismo e pubblicità; Francesco Fallavollita, Kuma: aria,acqua, terra; Sonia Milone, È nato il museo del design, n. 1/2, pp. 40-41. s Stefano Cusatelli, Il paesaggio lombardo; Sara Biffi, Arte e pubblicità; Martina Landsberger, Un’unica ricerca; Francesco de Agostini, Italo Rota, un figlio del suo tempo; Francesco Fallavollita, Un nuovo spazio per l’architettura a Como, n. 3, pp. 42-43 s Sonia Milone, Futur-Balla!; Maria Vittoria Capitanucci, Le esposizioni universali; Stefano Cusatelli, Lirismi pittorici; Matteo M. Sangalli, La solidarietà dell’arte; Sonia Milone, Le sette torri dell’arte, n. 4, pp. 38-39 s Amanzio Farris, Obiettivo architettura; Stefano Cusatelli, Architettura olandese: Jo Coenen; Silvia Malcovati, Una vita per il design; Carlotta Torricelli, Frontiere; Matteo M. Sangalli, “Un bosco d’antiche querce” per la fotografia, n. 5, pp. 42-43 s Silvia Malcovati, Sambonet: la logica come arte; Sonia Milone, Nervi: poetica del cemento armato; Mina Fiore, Abitare con; Maria Vittoria Capitanucci, Il design di Fabio Novembre; Sonia Milone, La fabbrica della creatività, n. 6, pp. 40-41 s Maria Vittoria Capitanucci, Abitare l’emergenza; Silvia Malcovati, Olivetti tra industria e cultura; Carlotta Torricelli, Futuri di ieri; M. Manuela Leoni, Capolavoro in pericolo; Sonia Milone, Arte e territori, n. 7, pp. 42-43 s Sonia Milone, Speciale UIA Torino 2008: guida alle mostre, n. 8/9, pp. 42-45 s M. Manuela Leoni, Abitare oggi; Silvia Malcovati, Tre maestri per Torino; Matteo M. Sangalli, Paesaggi e architettura; Stefano Cusatelli, I Gardella: la genealogia alessandrina; Martina Landsberger, Ritratto di un maestro. Oscar Niemeyer, n. 10, pp. 42-43 s Maria Vittoria Capitanucci, Cinquecento anni e non li dimostra: Palladio; Silvia Malcovati, Architettura fotosensibile; Sonia Milone, Gli anni ’70 in Lombardia; M. Manuela Leoni, Scarpa e i Giardini della Biennale; Francesco Fallavollita, Mostre di architettura nel cuore dell’università, n. 11, pp. 38-39 s Sonia Milone, Fanta-architettura; Maria Teresa Feraboli, “Terrazzo” con vista; Giovanni Iacometti, Antico e moderno; Francesco Fallavollita, L’architettura di Michele Arnaboldi; Sonia Milone, Ad Artandgallery va in scena l’arte, n. 12, pp. 38-39 ITINERARI

Claudio Camponogara, Carlo Ceccucci a Milano, n. 1/2, pp. 42-45

s Walter Fumagalli, L’indennità di esproprio delle aree fabbricabili: il “viaggio” è arrivato al capolinea (forse), n. 4, pp. 40-41 s Walter Fumagalli, La disciplina urbanistica dei parcheggi in Lombardia; Riccardo Rotoli, Chi può utilizzare i parcheggi privati, n. 5, pp. 44-45 s Walter Fumagalli, La nuova riforma della legge per il Governo del territorio, n. 6, pp. 42-43 s Walter Fumagalli, Il riordino delle norme sugli impianti negli edifici, n. 7, pp. 44-45 s Walter Fumagalli, Le nuove norme regionali sulle attività economiche, n. 8/9, pp. 46-47 s Walter Fumagalli, Quali norme per le architetture rurali?, n. 10, pp. 44-45 s Laura Scambiato, Le nuove norme sul risparmio energetico nell’edilizia; Walter Fumagalli, Le disposizioni statali e regionali, quali vanno applicate?, n. 11, pp. 40- 41 s Walter Fumagalli, La “tolleranza zero” e il paesaggio, n. 12, pp. 40-41

percorso multidisciplinare; Cremona: Fiorenzo Lodi, A proposito del Congresso di Palermo, n. 3, pp. 50-51 s Milano: Laura Truzzi, Designazioni; Serate, n. 5, pp. 50-51 s Milano: Laura Truzzi, Designazioni; Serate, n. 6, pp. 50 s Milano: Laura Truzzi, Designazioni; Laura Rossi, Serate, n. 10, p. 50 s Pavia: Luigi Leoni, Premio Internazionale di Architettura Sacra “Frate Sole”; Mantova: Luca Rinaldi, La qualità architettonica come esercizio democratico; Milano, Rettifica, n. 11, pp. 48-50 s Como: Roberta Fasola e Stefania Borsani, Novembredicembre 2007: testimonianza di un’attività attenta da parte dell’Ordine; Cesare Cattaneo e i Littoriali della Cultura e dell’Arte 1934 e 1935; Lecco: Massimo Dell’Oro, Caro Wilhelm; Milano: Laura Truzzi, Designazioni; Serate; Cremona: Saba Rivaroli, Risparmio energetico: due realizzazioni nella provincia di Cremona; Mantova: Giusi Leali, Silvia Mirandola, Lisa Modenini, Tecnologie efficienti: un percorso di studio per innovare la tradizione, n. 12, pp. 46-50

NORMATIVE E TECNICHE

DALLA CONSULTA

s Claudio Sangiorgi, La “norma”: opportunità e problemi, n. 4, pp. 42-43 s Ilaria Nava e Claudio Sangiorgi, L’isolamento della copertura a falde, n. 5, pp. 46-47 s Ilaria Nava, Piani del colore e abachi tipologici, n. 6, pp. 44-45 s Studio Roli Associati, Parcheggi in struttura, n. 7, pp. 46-47 s Ilaria Nava, L’acustica nell’edilizia abitativa residenziale. Normative e soluzioni costruttive, n. 8/9, pp. 48-49 s Emanuele Gozzi, Vincoli alla conversione e al recupero dell’edilizia rurale; Claudio Sangiorgi, Cascina Cavalla Tavernola bergamasca: un esempio di riuso; Ilaria Nava, Innovazione nell’uso di materiali di origine naturale, n. 10, pp. 46-47 s Umberto Maj, Norme e certificazioni di sistemi di pavimentazione antitrauma per spazi gioco per bambini, n. 11, pp. 42-43 Ilaria Nava, Scenari urbani e costruttivi nel nuovo quadro esigenziale energetico, n. 12, pp. 42-43

s Carlo Borgazzi Barbò (a cura di), Le cadute dall’alto, e la sindrome da sospensione, n. 1/2, p. 51

ORGANIZZAZIONE PROFESSIONALE

s Francesca Lupo, Architetti senza frontiere: un’esperienza di cooperazione, n. 1/2, pp. 48-49 s Giovanni Miri, Organizzazione in studio: ridurre e gestire la “carta”, n. 3, pp. 46-47 s Camillo Magni, Progettare nei Paesi in via di sviluppo. L’esperienza di “Architetti senza Frontiere Italia”, n. 5, pp. 48-49 s Sara Gilardelli, La qualità a sostegno delle nuove qualifiche professionali in ambito UE, n. 6, pp. 46-47 s Rosalba Pizzulo, Ritorno alla semplificazione. Manovra estiva 2008 contro manovra estiva 2006, n. 11, pp. 44-45 STRUMENTI

s Camillo Onorato, Rassegne legislative; Il Decreto sulle costruzioni, n. 3, pp. 48-49 s Camillo Onorato, Rassegne legislative; Le ultime disposizioni in tema di Ambiente, n. 4, pp. 44-45 s Camillo Onorato, Rassegna legislativa; Definizione dei valori limite di fabbisogno di energia primaria e trasmittanza termica ai fini della detrazione del 55%, n. 6, pp. 48-49 s Camillo Onorato, In vigore dal 15 maggio il Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, n. 7, pp. 48-49 s Camillo Onorato, Emanato il Decreto legge per la Finanza Pubblica e la perequazione tributaria, n. 8/9, pp. 50-51 s Camillo Onorato, Rassegna legislativa, n. 10, pp. 48-49 s Camillo Onorato, Lavori Pubblici: emanato il terzo decreto correttivo che modifica il Codice degli Appalti (D.Lgs 163/2006), n. 11, pp. 46-47 s Camillo Onorato, Rassegna legislativa, n. 12, pp. 44-45

LEGISLAZIONE DAGLI ORDINI

s Walter Fumagalli, Che aria si respira a Milano?, n. 1/2, pp. 46-47 s Walter Fumagalli, Più tutela per la proprietà privata, n. 3, pp. 44-45

s Milano: Laura Truzzi, Designazioni; Laura Rossi, Serate, n. 1/2, p. 50 s Mantova: Ordine APPC di Mantova, L’architettura come

LETTERE E COMMENTI

s Salvatore Lo Buglio, Una proposta per la valorizzazione del mezzogiorno, n. 5, p. 51 s Mara Colombo, Per la difesa del suolo; Giancarlo Consonni, Rem Koolhaas a Bovisa; Piero Baracchi, Pensioni, n. 11, p. 51

DALLA REGIONE

s Davide Boni, Presentazione; Andrea Piccin, Gli strumenti di comunicazione sul web per il governo del territorio), n. 6, p. 51 s Francesca Patriarca, Verso Expo 2015; Valorizzazione delle aree dismesse in Lombardia; Andrea Piccin, Il data base topografico, occasione per la nuova cartografia regionale, n. 8/9, pp. 52-53 s Francesca Patriarca, Il piano territoriale regionale della Lombardia; Andrea Piccin, Il dato territoriale: un questionario; News), n. 10, p. 51 s Francesca Patriarca, Piano Territoriale Paesistico Regionale - aggiornamenti e integrazioni 2008, n. 12, p. 51

INDICI E TASSI

s Indici e tassi, n. 1/2, p. 52 s Indici e tassi, n. 3, p. 52 s Indici e tassi, n. 4, p. 46 s Indici e tassi, n. 5, p. 52 s Indici e tassi, n. 6, p. 52 s Indici e tassi, n. 7, p. 52 s Indici e tassi, n. 8/9, p. 52 s Indici e tassi, n. 10, p. 52 s Indici e tassi, n. 11, p. 52 s Indici e tassi, n. 12, p. 52

INDICE

s Indici 2007, n. 4, pp. 47-52


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