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BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DEGLI ARCHITETTI PIANIFICATORI PAESAGGISTI E CONSERVATORI LOMBARDI Direttore Responsabile Paolo Ventura Direttore Maurizio Carones Comitato editoriale Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori www.consultalombardia.archiworld.it Redazione Igor Maglica (caporedattore) Irina Casali Martina Landsberger Daniela Villa Direzione e Redazione via Solferino, 19 - 20121 Milano tel. 0229002165 - fax 0263618903 redazione@consulta-al.it Progetto grafico 46xy studio, Milano Impaginazione Veronica Tagliabue, Action Group srl Service editoriale Action Group srl Concessionaria per la pubblicità Action Group srl via Londonio 22 - 20154 Milano tel. 0234538338 - 0234533086 fax 0234937691 www.actiongroupeditore.com info@actiongroupeditore.com Coordinamento pubblicità Riccardo Fiorina rfiorina@actiongroupeditore.com
MARZO-APRILE | 2012
PENSARE “SMART” 4 LE MACCHINE DEL FUTURO di William J. Mitchell 6 MILANO DIVENTERÀ UNA SMART CITY di Pierfrancesco Maran 9 VERSO UNA CITTÀ INTELLIGENTE di Maria Berrini 13 LE CITTÀ EUROPEE DI MEDIE DIMENSIONI IN COMPETIZIONE PER LA CRESCITA: SMART, SOSTENIBILI, INCLUSIVE? di Rudolf Giffinger, Nataša Pichler-Milanovic 15 LE VOCI DEGLI ORDINI: MONZA E BRIANZA, MILANO, VARESE, PAVIA, CREMONA, BERGAMO
PROGETTI 20 UN QUARTIERE PER COMPARTI Quartiere Sanpolino a Brescia, comparti 14, 15 e 21 di Daniela Villa 28 UNA RICONVERSIONE URBANA ECOCOMPATIBILE Tengbom Groupen, quartiere Hammarby Sjöstad, Stoccolma, Svezia di Stellan Fryxell
PROFESSIONE 34 35 36 38
Pubblicità Romina Brandone Filippo Giambelli Salvatore Nocera Cinzia Riganti Federica Vallotto Stampa Tiber S.p.A. - Officine Grafiche via della Volta 179, 25124 Brescia www.tiber.it Autorizzazione Tribunale n. 27 del 20.1.1971 Distribuzione a livello nazionale La rivista viene spedita gratuitamente a tutti gli architetti iscritti agli Albi della Lombardia che aderiscono alla Consulta Tiratura: 30.006 copie In base alla documentazione postale del numero di marzo 2010 sono state postalizzate 28.968 copie in Italia In copertina: Dettaglio del prototipo di ciclomotore realizzato da MIT Media Lab. Gli articoli pubblicati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti PPC né la Redazione di AL Chiuso in Redazione: 4 giugno 2012 Il tema del numero 488 è stato curato da Maria Berrini
DAL MIT A MILANO di Manuela Oglialoro IL SUOLO “BENE COMUNE” di Walter Fumagalli NEWS TRE PROGETTI PER RIQUALIFICARE IL CENTRO CITTADINO DI LUVINATE di Roberto Gamba
OMNIBUS 42 43 44 45 46
RECYCLE, MOSTRA DI RICERCA di Valeria Giuli FRIBURGO MODELLO VERDE di Irina Casali COSTRUIRE IL SENSO DELL’ARCHITETTURA di Martina Landsberger UN SOGNO CHE DIVENTA REALTÀ di M.L. BLACK LIST DELL’ARCHITETTURA I CITIES IN TRANSFORMATION: UN CONVEGNO AL POLITECNICO di M.L. 47 NEWS
DAGLI ORDINI 50 BREVI DAGLI ORDINI 51 DALLA CONSULTA
PENSARE "SMART" “Un futuro possibile, non una profezia. Non si tratta d’inevitabile sviluppo tecnologico, ma di un obiettivo conseguibile da una collettività che tutta insieme lavora per perseguirlo” William J. Mitchell
LE MACCHINE DEL FUTURO WILLIAM J. MITCHELL
Che aspetto avrà la città del futuro? Non abbiamo una visione utopistica, ma una serie di idee che crediamo importante discutere. Sono idee che hanno a che fare con la sostenibilità delle città - la capacità delle città di rimanere, nel tempo, in equilibrio con le risorse - con la giustizia sociale e l’equità delle condizioni fondamentali dei cittadini. Queste sono le questioni che ci stanno a cuore, questioni classiche per la pianificazione e la progettazione urbanistica, che vengono ridefinite nel momento di pensarle nel contesto della città intelligente. Per essere specifici, abbiamo guardato alla reinvenzione dei sistemi di mobilità, per esempio la reinvenzione dei mezzi di trasporto, perché è lì che si può ottenere un grande riscontro. L’automobile esiste da circa un secolo, ed è sicuramente una delle invenzioni di maggior successo di tutti i tempi, ma oggi è del tutto obsoleta. Reinventando l’automobile, pensandola essenzialmente come un robot su quattro ruote, qualcosa che possa comunicare con altri dispositivi intelligenti, potrebbe operare in maniera coordinata; così si può cominciare a ripensare radicalmente la mobilità urbana personale.
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Perché ritiene che le automobili siano obsolete? Pensi ad un’automobile; innanzitutto pesa, almeno, venti volte più del conducente. Questa è pura follia. Non è necessario. Oppure guardi lo spazio che occupa. La maggior parte delle automobili passa l’80 per cento del proprio tempo ferma, inutilizzata. Queste auto sono alimentate a gasolio e possono raggiungere velocità molto elevate, ma di fatto, in condizioni urbane, non ne hanno bisogno. Velocità così elevate generano, tra l’altro, enormi problemi di sicurezza. Si potrebbe progressivamente migliorare l’automobile, rendere il propulsore più efficiente e migliorare la sicurezza, ma ciò che ci interessa è fare un passo indietro e domandarsi: si può ripensare l’intera questione? È possibile cominciare a pensare alla mobilità urbana personale in termini completamente diversi, in modo che sia radicalmente più sostenibile? Radicalmente più equa e migliore per il pianeta? Questo è ciò che stiamo cercando di fare. Quindi, non stiamo lavorando sull’intorno/cornice, per un progressivo miglioramento: lavoriamo all’interno della cornice a una radicale reinvenzione.
Reinventare i sistemi di mobilità significa incidere profondamente non solo sul disegno della città ma anche sul suo utilizzo da parte del cittadino.
Come pensate di coinvolgere la gente in questo cambio comportamentale e come pensate di incuriosirla verso qualcosa di nuovo? Il modo in cui lavoriamo è teso a identificare gli assunti sottintesi che ognuno intende come stabiliti e inamovibili. Noi tentiamo di sfidarli. Per esempio, tutti pensano che un’automobile abbia bisogno di un motore. Ecco, in realtà, un’automobile non per forza necessita un motore. Quello che costruiamo sono motori elettrici all’interno delle ruote delle nostre automobili, in modo da avere quattro ruote intelligenti, indipendenti, invece che un tradizionale motore a scoppio, propulsore. Tentiamo di creare prodotti e sistemi di soluzioni ai problemi che non rappresentino solo buone soluzioni tecniche, ma che siano in grado di carpire l’immaginazione e i desideri della gente. Un’automobile non è semplicemente un modo per andare in giro, è un’espressione di se stessi tanto quanto i vestiti che si indossano: una rappresentazione di sé al resto del mondo. Il legame personale con la propria automobile è qualcosa di intensamente emozionale. Cerchiamo di fare progetti che siano fortemente attraenti, non solo a livello tecnico, ma anche su un piano fondamentalmente emozionale ed umano. Non penso che si possa avere successo senza tutto questo. Quali sono le componenti della Mobilità a Richiesta? Se si guarda alla mobilità urbana personale ci sono svariate componenti che costituiscono il sistema. Una componente è il veicolo: di che tipo di veicolo si tratta, se è una bicicletta, un motorino o qualche altro genere di dispositivo. E quindi parte di ciò che facciamo è reinventare il veicolo, pensando a macchine piccole e leggere, ma anche ad altri tipi di veicoli. Un’altra componente è il rifornimento energetico di questi veicoli: in che modo portare l’energia a questi veicoli. Il modo tradizionale è la distribuzione di benzina all’interno della città. Ovviamente abbiamo guardato ad infrastrutture elettriche di ricarica. Una terza parte di questo sistema riguarda il modo in cui si accede a questi veicoli nel momento in cui se ne ha bisogno, e il cosa farne quando non li si usa. Qui vi sono problemi enormi: le nostre città sono soffocate dai parcheggi che occupano un’incredibile quantità di spazio che potrebbe essere utilizzato in maniera molto migliore per altri scopi; ciò sarebbe molto più umano ed efficace. Non è sempre facile raggiungere il nostro veicolo nel momento in cui si ha bisogno di andare da qualche parte. Spesso è necessario fare dei lunghi tratti a piedi per raggiungere un parcheggio, o è difficile trovare un taxi. Quindi, in
risposta a quest’ultimo problema, abbiamo enunciato un concetto che chiamiamo Mobilità a Richiesta, che, in linea di principio, è un’idea semplice. L’idea è che vi siano parcheggi di veicoli sparsi per la città, in luoghi opportunamente distanziati tra loro. Quando uno vuole una macchina per andare da qualche parte, semplicemente cammina fino al più vicino parcheggio, preleva un veicolo, lo guida fino al parcheggio vicino alla sua destinazione e lo lascia lì. Una sorta di noleggio a tratta, e il tempo totale del viaggio comprende il cammino fino al punto di prelievo del veicolo, la transazione necessaria per il prelievo, l’effettivo tragitto fino al punto di arrivo e il tratto a piedi per raggiungere la propria destinazione. Siamo in grado di dimostrare che con questo sistema si otterrebbero il più delle volte tempistiche da porta a porta molto migliori, considerando condizioni realistiche, rispetto a quelle che si ottengono con un’auto privata. Posto il caso che davvero i tempi siano migliori, il vantaggio dell’auto privata è che la puoi avere quando e dove vuoi. Ma questo è un falso mito, perché di fatto bisogna sempre andare prenderla in qualche parcheggio, e poi non si trova più da parcheggiare e via dicendo. Quindi, ritengo che i tempi da porta a porta che otterremmo con questo sistema sarebbero ottimi; le simulazioni che abbiamo fatto ci suggeriscono tutto ciò. Inoltre, con questo sistema, si otterrebbe un’alta percentuale di utilizzo dei veicoli che non starebbero molto tempo fermi, inutilizzati. E si occuperebbe una minima parte di spazio urbano per fare tutto questo. Sarebbe davvero un sistema estremamente vantaggioso se lo si facesse funzionare davvero. (Intervista del 21 gennaio 2010 tratta da www.bigthink. com/ideas/18980. Traduzione di Lynda Scott).
!"##"$%&'(&%")*+,## È stato (1944-2010) tra i principali teorici di urbanistica al mondo; col lavoro del suo gruppo di ricerca sulle Smart cities presso il MIT Media Lab, ha studiato approcci che integrassero design e tecnologia per rendere le città adeguate ai bisogni dei cittadini ed efficienti nell’uso delle risorse. Secondo le sue idee le città future sono paragonabili a robot, hanno un sistema nervoso capace di rispondere ai cambiamenti dei bisogni dei propri abitanti.
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MILANO DIVENTERÀ UNA SMART CITY PIERFRANCESCO MARAN
Stiamo lavorando per realizzare questo obiettivo e siamo già partiti con Area C, che è certamente una politica Smart. Si tratta, infatti, di un provvedimento che abbiamo attuato utilizzando un sistema molto innovativo di tecnologie di controllo, registrazione, archiviazione dati, informazione ai cittadini. Area C è un sistema di road pricing, un pedag-
acquistare gli ingressi. Un sistema che si integra con altre modalità d’acquisto diverse tra loro e molto accessibili: dalle edicole e tabaccherie al bancomat, dal Rid bancario al Telepass, fino al parchimetro su strada. Tutti gli utenti di Area C, e più in generale ogni cittadino che voglia conoscerne il funzionamento, vengono informati tramite una rete molto estesa di tecnologie di
gio applicato, che ha l’obiettivo di disincentivare l’accesso in centro in auto. Attraverso le telecamere in oltre 40 varchi di accesso vengono rilevati gli ingressi dei mezzi, registrate le targhe, trasmessi i dati al sistema, che ci restituisce l’informazione sulla tipologia di veicolo, sul numero di ingressi, l’orario, il giorno. Il sistema informatico poi permette agli utenti di registrarsi e
informazione, dal sito internet ai social network, dalla stampa alla televisione, dalle varie forme di informazione sui mezzi pubblici ai messaggi sul telefonino o via mail. L’infomobilità è, poi, l’altra linea di sviluppo su cui ci stiamo impegnando molto. Oggi la città dispone di un asset di strumenti e di reti molto vasto: i display su strada e alle fermate
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del trasporto pubblico, i monitor nelle stazioni e sui mezzi, il sistema di monitoraggio del trasporto pubblico, quello di trasmissione dati e le applicazioni smartphone per conoscere tempi di percorrenza e di attesa dei mezzi. Ma si tratta di risorse ancora non troppo valorizzate. Il nostro intento è che il sistema della mobilità diventi sempre più flessibile e capace di offrire una ri-
movimento: dal mezzo privato al trasporto pubblico, dal mezzo a chiamata (come i taxi) a quello in condivisione (bike e car sharing). Ma questa integrazione è possibile se all’utente viene offerta ogni informazione necessaria (accessibilità, orari, costi, condizioni) e, soprattutto, in tempo reale, con ogni mezzo possibile, dalla mappa cartacea alle App per smartphone.
sposta “on demand” agli utenti che affrontano spostamenti sempre meno sistematici e che vogliono, quindi, poter scegliere il modo migliore per muoversi sulla base di un mix di motivazioni (convenienze economiche, corrispondenza ai vincoli o alle opportunità del momento, stile di vita). Per questo vogliamo riorganizzare la mobilità integrando tra loro tutte le modalità di
La Milano Smart che stiamo progettando, inoltre, potrà finalmente gestire la sosta dei mezzi grazie alla distribuzione nelle piazzole di sensori intelligenti. Autonomi dal punto di vista energetico o collegati alla rete, questi sensori sono in grado di rilevare la presenza dei veicoli e di comunicare a un server centrale le informazioni in tempo reale. La sperimentazione che vogliamo 488 | 2012
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realizzare a Milano riguarderà le diverse tipologie di domanda di sosta: aree carico e scarico merci, piazzole dei taxi, soste regolamentate, riservate ai residenti e alle persone con disabilità. In questo modo gli utenti potranno conoscere la disponibilità di posti, evitando di muoversi per la città inutilmente, creando congestione e inquinamento. La sosta potrà quindi essere anche prenotata e pagata online e le infrazioni potranno essere individuate con maggiore facilità. Smart, infine, sono anche i contabilizzatori per il controllo dei consumi energetici che, anche per obbligo di legge, presto dovranno essere instal-
lati in tutti gli appartamenti. A Milano vogliamo accompagnare questa trasformazione pervasiva diffondendo soluzioni intelligenti, utili a ridurre gli sprechi energetici: dalla valvole termostatiche, alle pompe di calore, fino alla completa ristrutturazione energetica degli edifici. E lo faremo a partire da quelli di proprietà pubblica, che per troppo tempo sono stati gestiti in modo tutt’altro che energeticamente intelligente. Su questo fronte serve una grande rivoluzione, che coinvolga tutti i settori dell’edilizia, dagli architetti agli impiantisti. Un Rinascimento Green, che sia trainato anche da un’architettura bella, intelligente e utile a Milano.
GLI AUTORI DEGLI INTERVENTI
Regional Science del Dipartimento di Pianificazione, Sviluppo Territoriale e Pianificazione infrastrutturale e ambientale dell’University of Technology di Vienna.
-",./.$0*,1*2&%$.$0& Si laurea in Scienze Politiche. Nel 2006 entra nel Consiglio comunale di Milano. In qualità di membro della Commissione mobilità e ambiente, pone al centro della sua attività l’efficienza dei servizi del trasporto pubblico. Attualmente ricopre la carica di assessore alla Mobilità, Ambiente, Arredo Urbano, Verde della Giunta Pisapia. %$."$&3,.."0"& Architetto, è attualmente presidente di Agenzia Mobilità Ambiente Territorio del Comune di Milano. È stata presidente di Ambiente Italia srl e membro del panel di
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esperti per il Premio Green Capital Europea. Ha curato la Mostra "Green Life, costruire città sostenibili". Negli ultimi trentanni ha coordinato numerosi progetti europei e attività professionali in materia di sostenibilità locale e pianificazione ambientale, valutazione territoriale, gestione ambientale integrata. .452#/&6"//"06,.& Esperto di sviluppo urbano e regionale, i suoi studi si concentrano sull’espansione e sul degrado urbano, sulla segregazione/ integrazione oltre che sulla competitività urbana/metropolitana di alcune città, rispetto a specifici aspetti strategici. Insegna Regional Science ed è direttore del Centre of
0$)$7$& 3,&+/(5 0,/$129,û È ricercatrice presso la cattedra di Pianificazione territoriale della Facoltà di Ingegneria Civile dell’Università di Ljubljana. Ha ricoperto ruoli di ricercatrice, consulente e docente, presso le università di Belgrado, Londra, Tokyo. I suoi attuali interessi riguardano lo sviluppo policentrico delle città europee, la competitività, gli studi sull’abitazione, le analisi spaziali e la cooperazione transfrontaliera.
LE ILLUSTRAZIONI DI QUESTA SEZIONE Le immagini sono state gentilmente fornite da Massachusetts Institute of Technology Media Lab di Cambridge, USA e riguardano prototipi di auto, cicli e motocicli elettrici ad uso urbano. %")&%,5"$&#$3 Il MIT Media Lab è un luogo dove il futuro è vissuto, non immaginato. Lo scopo è applicare approcci di ricerca non ortodossi per immaginare l’impatto delle nuove tecnologie sulla vita di tutti i giorni. Liberi dai vincoli delle discipline tradizionali, designers, ingegneri, artisti e scienziati del laboratorio portano avanti più di 350 progetti che vanno dalla
neuroingegneria, alle modalità di apprendimento dei bambini, fino alle macchine elettriche impilabili per la città del futuro. I ricercatori del Laboratorio incoraggiano una cultura del learning by doing (imparare facendo), sviluppando tecnologie che consentono a persone di ogni età, di qualsiasi strato sociale, in ogni società, di inventare e progettare nuove possibilità per se stessi e per le proprie comunità.
VERSO UNA CITTÀ INTELLIGENTE MARIA BERRINI
Il concetto di Smart City sta entrando rapidamente nel lessico delle politiche urbane. La Commissione Europea declina, infatti, l’aggettivo Smart insieme ad altri due, che ritengo chiariscano bene questa idea. Si parla, infatti, di Smart, Green and Inclusive Cities. L’aggettivo Smart rimanda all’idea di una città intelligente perchè sa promuovere e utilizzare il meglio dell’innovazione tecnologica per offrire e rendere più accessibili, e ambientalmente sostenibili, le trasformazioni urbane in tutti i campi: sviluppo e riqualificazione edilizia, spazi pubblici, mobilità, gestione delle acque e dei rifiuti, servizi sociali, formazione e informazione, ecc.
Lo spazio di applicazione è davvero ampio. La domotica ci permette di contabilizzare e tenere sotto controllo i consumi di energia e acqua, e ci permette di governarli in modo ottimale attivando gli impianti di illuminazione, di riscaldamento e di raffrescamento con sensori che registrano la presenza effettiva e le necessità specifiche delle persone. Sistemi di telecontrollo ci permettono di attivare gli impianti e gli elettrodomestici a distanza, negli orari in cui l’energia costa meno, in questo modo evitando anche di incrementare la domanda di picco, evitando, quindi, di aumentare la potenza di nuove centrali di generazione dell’energia.
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E se è possibile, e utile, farlo a livello del singolo edificio, è ovviamente possibile e utile realizzarlo sull’intero patrimonio edilizio di una città (centinaia di edifici, tra scuole, uffici, residenze di proprietà pubblica) e sul sistema di illuminazione stradale, con il risultato di evitare sprechi di energia, inquinamento locale e globale e di ridurre di molti milioni la bolletta energetica di comuni grandi e piccoli. Gli ITS, i sistemi informatici, se applicati alla mobilità, raccolgono e forniscono informazioni utili a orientare la domanda a modalità di minore impatto. Chi si sposta sceglie di rinunciare al mezzo privato anche perchè viene aiutato ad accedere a quello pubblico, ne conosce le frequenze e le tratte, magari grazie a un App sul cellulare; oppure, perchè scopre quando e dove è possibile caricare la bicicletta su un treno; o ancora, dove è possibile usare la bicicletta in sicurezza, o posteggiarla in uno stallo dedicato. Allo stesso modo si possono gestire le politiche per la sosta, permettendo di prenotare un taxi o un radiobus, di vedere dove è la piazzola libera più vicina per il carico e scarico merci, di scegliere il parcheggio meno costoso perchè fuori dalle aree congestionate, di pagare on line questi servizi e on line controllare e sanzionare gli abusi. Anche la gestione dei rifiuti ha molto da innovare in questa direzione. Software, chip e transponder che permettono di ottimizzare la raccolta, riducendo i chilometri percorsi e di incentivare la raccolta differenziata, pesando i rifiuti e riducendo le tariffe a chi meno ne produce. Gli esempi potrebbero continuare, estendendosi alle politiche sociali, o alla formazione. Ridurre i costi energetici e migliorare il trasporto pubblico e l’accessibilità con mezzi meno costosi è senza dubbio un modo per ridurre le disuguaglianze sociali e per diffondere innovazione e informazione. In Europa molte città si stanno muovendo in questa direzione. Hanno ricevuto il riconoscimento di Green Capital Europea Stoccolma e Amburgo. Grandi capitali (Copenhagen, Vienna, Berlino, Londra, Amsterdam, Barcellona) hanno creato eco-quartieri e hanno fatto scuola sulle politiche della mobilità e dell’energia. Tante città, anche di dimensioni minori, hanno puntato sulle politiche ambientali: da Bristol, a Francoforte, a Nantes, a Vitoria-Gasteiz, a Vaxio, a Friburgo, ecc. Si tratta di città che hanno innanzitutto costruito un terreno favorevole a queste innovazioni, sviluppando visioni e Piani strategici, attivando la partecipazione, dotandosi di programmi strutturati, di sistemi di gestione e monitoraggio della loro attuazione, investendo quote importanti del
loro bilancio. Anche in Italia, certamente, si può muoversi in questa direzione. Diverse città hanno già iniziato a ragionarci. È nato da poco un coordinamento delle Smart Cities italiane, tra le quali ci sono Genova, Torino, Milano, Firenze, Udine, Bari, L’Aquila e altre. Da tempo molte città italiane si stanno sforzando in questo senso, tra impegni sottoscritti solennemente (l’Agenda 21 con il Piano di Azione per la sostenibilità locale, il Patto dei Sindaci per la riduzione delle emissioni climalteranti, ecc.) e tante piccole azioni quotidiane. Ci sono anche professionisti sensibili, capaci di cogliere quest’opportunità, anche per reinventarsi in un momento di crisi profonda. Ci sono associazioni culturali e gruppi di volontariato molto innovativi, che spingono sull’acceleratore. È certamente mancata una regia nazionale, che ha lasciato campo libero a una sorta di movimento dal basso, molto dinamico, ma fragile sul piano delle risorse, incapace di fare “sistema paese”, in difficoltà a valorizzare i Fondi europei – quelli che contano – come i Fondi Strutturali). C’è ancora modo di recuperare. Ma occorre che anche la politica si faccia Smart.
L’aggettivo Smart rimanda all’idea di una città intelligente che promuove e utilizza il meglio dell’innovazione tecnologica per offrire e rendere più accessibili, e ambientalmente sostenibili, le trasformazioni urbane in tutti i campi.
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La ricerca Smart City è stata condotta nel 2006-2007 dal Centro di Scienze Regionali dell’Università di Tecnologia di Vienna in collaborazione con l’Università di Ljubljana e l’OTB Insitute dell’Università di Tecnologia di Delft. I risultati più importanti del progetto sono disponibili sul sito www.smart-cities.eu. Con il database online è possibile avere una visione dall’interno sulle 70 città medie europee e sulle loro forze e debolezze comparative a livello di caratteristiche e fattori.
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LE CITTÀ EUROPEE DI MEDIE DIMENSIONI IN COMPETIZIONE PER LA CRESCITA: SMART, SOSTENIBILI, INCLUSIVE? RUDOLF GIFFINGER, NATAŠA PICHLER-MILANOVIĆ
Il progetto Smart City si occupa di città di medie dimensioni e delle loro prospettive nello sviluppo competitivo e sostenibile. Nonostante la grande maggioranza della popolazione urbana viva in queste città, l’attenzione della ricerca urbanistica tende a focalizzarsi sulle metropoli “globali”. Le città di medie dimensioni, che devono affrontare la competizione delle grandi metropoli rispetto a medesime questioni, sembrano essere peggio equipaggiate in termini di massa critica, risorse e capacità organizzativa. Per rafforzare uno sviluppo endogeno e raggiungere una buona posizione, anche queste città devono mirare ad identificare le proprie forze e le proprie possibilità nel raggiungere una posizione e garantire ed estendere vantaggi in determinate risorse chiave rispetto ad altre città dello stesso livello. Il ranking e il benchmarking delle città sono strumenti utili a identificare tali assetti. Uno sguardo al futuro dello sviluppo urbano dovrebbe considerare questioni come consapevo-
lezza, flessibilità, trasformabilità, sinergia, individualità, autodeterminazione e comportamento strategico. In particolare, la consapevolezza è importante per una Smart City, in quanto certi potenziali possono essere mobilitati solo se gli abitanti, le aziende o le amministrazioni sono consapevoli della città dall’interno, del contorno e del sistema delle città. Il termine Smart City è inteso come una qualche abilità di una città ma non si focalizza su un singolo aspetto, richiede l’identificazione di specifiche caratteristiche; la Smart City è una città che ha un buon andamento rispetto a sei aspetti basati sulla combinazione intelligente di sovvenzioni e attività di cittadini auto-determinati, indipendenti e consapevoli. Il termine Smart City non è usato in modo olistico: si riferisce a precise caratteristiche di differenti campi dello sviluppo urbano, nonché alla consapevolezza e partecipazione degli abitanti
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rispetto a questioni particolari dello sviluppo urbano. Le sei caratteristiche chiave smart sono: economia, popolazione, mobilità, ambiente, vivibilità e governo. Queste vengono poi suddivise in 31 fattori rilevanti, insieme alla selezione di 74 indicatori ricavabili da banche dati pubblici (Eurostat, Urban Audit, Eurobarometar, Espon) che riflettono i più importanti aspetti di ogni caratteristica smart chiave. La maggioranza degli indicatori (65%) sono definiti a livello locale (della città). Altri indicatori che derivano da dati nazionali (Nuts 0/Nuts 1) o regionali (Nuts2) forniscono informazioni aggiuntive non solo riguardo al sovvenzionamento delle città, ma anche riguardo la percezione e l’assestamento di specifici sviluppi in aree urbane più grandi. È stato sviluppato un approccio di classificazione che si concentra sulle città di media grandezza. Questo studio è stato il primo nel suo genere. Dal momento che non c’è alcuna definizione chiara delle città di medie dimensioni in Europa, i ricercatori hanno definito personali criteri per la selezione e per poter considerare una serie di indicatori del concetto di Smart City. Ogni città mostra un valore della propria “smartness”. Per ogni Smart City viene mostrato il profilo relativo alle sei caratteristiche. L’analisi delle caratteristiche delle Smart City permette di delineare forze e debolezze delle città. È poi necessaria 14
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un’analisi più dettagliata, in quanto la prestazione relativa alle singole caratteristiche chiave o addirittura rispetto all’interno dei fattori può variare. La valutazione delle forze e delle debolezze può essere fatta basandosi sull’analisi comparativa con città diverse, considerando profili di Smart City definiti. L’approccio Smart City fornisce una prova empirica del profilo di una città e l’identificazione di gruppi di città con profili tipici. L’approccio Smart City è uno strumento che supporta la trasformazione delle informazioni in sforzi strategici. Questo presume e necessita di una partecipazione attiva dei residenti come attori e azionisti nei corrispondenti sforzi del governo per l’implementazione di progetti strategici che sorreggeranno più efficacemente lo sviluppo delle Smart City. (Traduzione di Lynda Scott)
UN PIANO DI ILLUMINAZIONE STRADALE IN RETE TRA COMUNI DELLA BRIANZA
L’INTELLIGENZA PARTE DALLA STRADA MONZA E BRIANZA a cura di Cristina Magni e Francesco Redaelli
Le opportunità offerte dalle cosiddette tecnologie smart riguardano, tra le tante possibili applicazioni, anche la razionalizzazione e il risparmio di energia elettrica in ambito illuminotecnico. In particolare, nel campo dell’illuminazione pubblica la dimensione economicoorganizzativa costituisce una possibile applicazione offerta dalle nuove tecnologie smart, in grado di supplire alle difficoltà tecniche, ai vincoli di bilancio, e alla complessità dei processi decisionali che riguardano i singoli comuni. In questo quadro si colloca lo studio di fattibilità tecnico-economica condotto nell’ambito della collaborazione tra il Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio e l’ENEA per il contesto territoriale costituito dai 55 comuni della Provincia di Monza e della Brianza. Nell’ambito di questa collaborazione è stato sviluppato un progetto pilota, denominato “illumina”, finalizzato a delineare una procedura inter-organizzativa che, partendo dalla riqualificazione energetica degli impianti d’illuminazione pubblica dei comuni della provincia, conduca all’integrazione di tecnologie smart e alla
realizzazione di Smart Street. Nello specifico, lo studio proposto è stato articolato in tre differenti attività sviluppate in parallelo: la raccolta e l’analisi dei dati sugli impianti per la realizzazione di uno studio di fattibilità; lo sviluppo di una procedura inter-organizzativa per l’implementazione di una Smart Street quale primo passo per la Smart Town; la creazione di un network dei comuni della provincia. L’obiettivo della fase di raccolta e di studio dei dati disponibili, a partire da un campione significativo di 15 comuni coinvolti, si è concretizzato quindi nello sviluppo di un modello di analisi tecnicoeconomica utile per simulare differenti soluzioni in grado di garantire i più efficienti risultati in ambito illuminotecnico, a livello sia del singolo comune, sia di aggregazioni di più comuni della provincia. Il modello sviluppato ha così consentito di analizzare, per ognuno dei 54 comuni della provincia, l’investimento complessivo, e i risparmi prevedibili sia in termini economici, sia in termini di inquinamento atmosferico. Al fine di sviluppare un progetto pilota dimostrativo e potenzialmente replicabile, sono state condotte una serie di riunioni operative che hanno coinvolto gli amministratori dei comuni coinvolti, organizzati per aree omogenee (Brianza orientale, centrale, occidentale). Si è deciso quindi di intervenire lungo la direttrice dei comuni di Desio, Limbiate, Misinto, in grado di avviare sia le procedure di riscatto degli impianti coinvolti, laddove necessario, sia le attività operative capaci di garantire una più efficace resa illuminotecnica. Con la collaborazione dei comuni coinvolti dal progetto pilota, si è quindi proceduto a selezionare le funzionalità più significative da implementare al fine di sviluppare un progetto di massima non limitato alla realizzazione di una singola Smart Street, ma rivolto al tentativo di creare un’unione di comuni che abbia come obiettivo quello di promuovere un bando innovativo per la realizzazione di un progetto complessivo. Infine, si è proceduto alla realizzazione di un network, consolidato attraverso la creazione di un sito internet dedicato e attraverso l’organizzazione di un convegno specifico, che ha coinvolto non solo i comuni e la Provincia di Monza e Brianza, ma anche i soggetti che a vario titolo si configurano quali fornitori o finanziatori dei diversi progetti di riqualificazione finalizzati allo sviluppo di una Smart Town. F.R. 488 | 2012
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LA CITTÀ CANDIDATA A SMART CITY ITALIANA
MILANO CITTÀ INTELLIGENTE? MILANO a cura di Roberto Gamba
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Una serie di concorsi, “Energy Efficient Buildings”, “Smart Cities and Communities” e “Sustainable Surface Transport”, banditi lo scorso anno da Comune e Provincia, hanno candidato Milano a Smart City italiana, nell’ambito di un’iniziativa della Commissione Europea, intesa a rendere le città più efficienti e sostenibili. Tra i progetti, riferiti al primo tema, quelli del Dipartimento di Progettazione del Politecnico - “Identità e qualità dei luoghi dell’abitare riqualificazione sostenibile in contesti urbani degradati della città di Milano”; di Aler, insieme al Dipartimento di Energia del Politecnico - “Cost optimal retrofit to nearly zero energy of Social Housing” e di Avanzi - “EnergyMob – L’energia che produci”, accorpati, sono confluiti in un’unica proposta da sottoporre alla Commissione Europea. I progetti sono impostati su diversi livelli: alla scala urbana, in coerenza con gli obiettivi di sviluppo dell’intera città; alla scala del quartiere e a quella degli edifici, sviluppando soluzioni economicamente efficaci di adeguamento. Ce ne riferiscono Raffaella Neri e Laura Pezzetti, che hanno contribuito al primo di essi. La riqualificazione energetica di un ambito urbano dovrebbe essere rivolta a garantire qualità e identità ai luoghi dell’abitare. Sostenibilità ambientale significa, non solo corretta applicazione di innovazioni tecniche ai manufatti, ma maggior considerazione delle condizioni al contorno e ottimizzazione delle risorse, legate al contesto. Un aspetto ancora poco considerato concerne, infatti, l’inefficienza energetica della grandi città, che riduce il potenziale incremento dell’efficienza degli edifici, in operazioni di riqualificazione. Ad esempio l’isola di calore, in estate, determina
incrementi anomali nel consumo di energia elettrica e l’inagibilità degli spazi pubblici da parte dei soggetti più deboli. Il progetto si pone quindi l’obiettivo di integrare esperienze di miglioramento dell’efficienza di edifici, con esperienze di mitigazione degli spazi urbani, attraverso una corretta strutturazione del verde: grandi parchi e giardini di quartiere, corridoi alberati o pergolati. In particolare, nel progetto finale, ci sono azioni riferite a un’area pilota di Zona 4 a Milano, comprendente un gruppo di cinque residenze di nove piani, costruite negli anni ‘70 e di proprietà ALER e una scuola comunale degli anni ‘60. Si intende intervenire sugli involucri e su ogni tipo di impianto (riscaldamento, ventilazione, acqua calda sanitaria, illuminazione, ascensori, gas di scarico), installando sensori di controllo, affinché siano ridotti i consumi, o raggiunti livelli di “Passivhaus”, con l’uso di energie rinnovabili e del teleriscaldamento. In tutta la zona, la proposta agirà come catalizzatore di azioni già previste: la nuova linea 4 della metropolitana e la ristrutturazione delle stazioni ferroviarie; consentirà di implementare la gestione integrata di energia, acqua, rifiuti e mobilità circostante; prevede una riorganizzazione delle strade, delle piste ciclabili e pedonali; migliora la dotazione dei parcheggi, dell’illuminazione pubblica, per ottenere maggiore efficienza, riduzione delle manutenzioni e una maggiore qualità estetica; promuoverà la creazione di un centro informativo, in grado di ospitare attività utili a coinvolgere cittadini, alunni, insegnanti e professionisti del risparmio energetico, nel processo di rigenerazione degli edifici e dell’area circostante, sui temi dell’acqua, della gestione dei rifiuti, del car e bike sharing. R.G.
DA STRUMENTO DI PIANIFICAZIONE A RISORSA: QUANDO IL PGT CREA RICCHEZZA
RIQUALIFICAZIONE LOW COST VAR E S E a cura di Claudio Castiglioni Carla Giulia Mortetti
intervista di Patrizia Kopsch Ufficio Stampa Ordine Architetti PPC di Varese
risposte di Massimo Giuliani Architetto e urbanista
Uno degli aspetti della crisi economica che stiamo attraversando è che la sua evoluzione sembra destinata a cambiare gli equilibri e le dinamiche di sviluppo. Si apre una fase dove strategie consolidate sembrano non funzionare più e non c’è nessuna sicurezza che tornino a funzionare in futuro? In una fase così caotica, la sperimentazione di nuovi approcci al problema dello sviluppo urbano è meno rischiosa che in passato e la disponibilità a farlo, a partire dagli aspetti ambientali, sta guadagnando terreno in misura proporzionale alle crescenti difficoltà della rendita di assicurare un contributo al mantenimento della città pubblica. Un esempio di un processo di Piano che va in questa direzione è quello del Comune di Busto
Arsizio, nel quale l’amministrazione comunale ha deciso di rimettere in gioco tutto il sistema delle aree pubbliche per generare sviluppo attraverso la riqualificazione urbana. Può spiegare meglio? L’idea di fondo, contenuta nel primo Documento preliminare approvato in Consiglio è quella di mettere in campo in modo dinamico tutto il patrimonio di aree pubbliche non ancora utilizzate per produrre effetti rapidi di riqualificazione su parti estese del tessuto urbano tramite una piantumazione generalizzata. Per le aree che sono già dotate di diritti volumetrici, è possibile prevedere bandi per l’assegnazione di aree per la realizzazione di centri sportivi, oltre che bandi per la realizzazione di nuovi format commerciali nei quartieri periferici che contribuiscano alla creazione di nuove centralità. Alcune aree dotate di opportune caratteristiche possono infine essere utilizzate per promuovere concretamente l’unica politica veramente innovativa prevista a suo tempo dal Piano Casa, che garantiva incentivi volumetrici nel caso di demolizione di edifici particolarmente inefficienti dal punto di vista energetico. Partendo dalla constatazione che questa opportunità non è mai stata utilizzata per una serie di difficoltà operative, è possibile prevedere la possibilità di una permuta dell’area sulla quale sorge l’edificio da ristrutturare, con aree pubbliche di dimensioni simili. La permuta potrà avere luogo concretamente solo a conclusione della fase di costruzione del nuovo edificio, garantendo in questo modo la continuità delle attività in essere, ed evitando i possibili problemi derivanti dall’aumento della volumetria nel sito originario; da punto di vista dell’interesse pubblico il risultato principale è quello di conseguire una diminuzione delle emissioni senza ridurre il patrimonio comunale. Quali saranno, le ricadute sul territorio? Come penso emerga anche da questa breve descrizione, lo scopo del progetto non è quello di sostituirsi al mercato, ma di contrastare la crisi e i processi di decadenza urbana producendo innanzitutto una diffusa riqualificazione del sistema urbano e fornendo incentivi a soggetti che vogliano investire nel welfare od operare nel recupero del patrimonio edilizio esistente. La scelta di partire con un intervento di piantumazione generalizzata ha l’obiettivo di valorizzare l’immagine della città e la qualità percepita, nonché di migliorare le condizioni ambientali producendo al contempo un risparmio nelle spese di gestione dell’amministrazione. 488 | 2012
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UN TERRITORIO VALORIZZATO IN CHIAVE SMART O IRREPARABILMENTE ANNICHILITO
PAVIA SARÀ MAI SMART CITY? PAVIA a cura di Luca Micotti, Vittorio Prina, Alessandro Trevisan e Andrea Vaccari
risposte di Luca Grugni Consiglio nazionale Legambiente
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Come decrescita (la semplicità volontaria di Gandhi, 1936) e sviluppo sostenibile (Rapporto Brundtland, 1987) anche il recente anglicismo Smart City è rapidamente diventato d’uso comune nell’ambito della politica per una qualità di vita consapevole. Il concetto trae origine da Smart Community (John Eger, 1997): comunità che sfrutta consapevolmente la tecnologia della comunicazione per migliorare la propria qualità di vita. Oggi il termine connota diverse ricerche – quella del Politecnico di Vienna volta alla misurazione dinamica della qualità di vita nelle medie città – ma anche iniziative commerciali che fanno leva sul credo tecnologico e sull’immagine verde (greenwashing). Chiedo all’ingegnere pavese Luca Grugni, esperto di sviluppo sostenibile e membro del Consiglio nazionale di Legambiente: come si collocano Pavia e provincia rispetto alle sei note proprietà smart (economia innovativa, apertura culturale, mobilità sostenibile, governo trasparente e partecipato, qualità dell’ambiente e dell’abitare)? Oggi nel nostro territorio si sta giocando una rapida, vasta e dura partita in merito alle infrastrutture, alle aree protette, agli insediamenti logistici e commerciali, alla produzione di energia, al trattamento dei rifiuti e sono in corso di ridefinizione tutti i PGT. È in gioco la migliore vocazione del territorio, che
potrebbe uscire valorizzata in chiave smart o irreparabilmente annichilita. Partiamo dal capoluogo. Pavia ha ereditato due risorse potenzialmente smart: il patrimonio storico-naturalistico e un importante complesso universitario e sanitario. Ma la città è in stallo. Vi è poca innovazione, trasparenza, sostenibilità, dinamismo, pochi spazi di partecipazione al processo decisionale: scarseggia la smartness. Un esempio? Paradossalmente esce da una consulenza dell’Università al Comune (contestata dagli architetti) l’idea di un PGT basato ancora sul paradigma postbellico della crescita fondata sull’edificabilità del suolo agricolo. Il paradigma obsoleto della progettata autostrada Broni-Mortara, utile forse a insediare cave e logistiche... Già, ci sono amministratori lomellini che credono che un casello (ne sono previsti 7 in 50 km) dia il via allo sviluppo del loro Comune. Come si potrebbe investire in chiave smart il miliardo di euro pubblici e privati oggi pronti a diventare asfalto? Riqualificando il trasporto pubblico locale in vista delle generazioni future, penso alle ferrovie leggere modello bavarese, valorizzando biodiversità e agricoltura di qualità, promuovendo l’ICT, l’efficienza energetica degli edifici, una dotazione di servizi per l’abitare rurale di livello paragonabile a quello urbano. L.M.
CONCORSO DI IDEE PER RIQUALIFICARE UNA PARTE DI CITTÀ
CREMONA CITY HUB CR EM ON A a cura di Maria Luisa Fiorentini
Il Comune di Cremona in accordo con Aem SpA, ha condiviso l’obiettivo di riqualificazione del comparto ex Annonaria. Il nuovo disegno di Cremona City Hub parte da un concorso internazionale di idee. Con poco meno di 200mila mq, compresi tra i principali collegamenti cittadini (via Mantova, via Brescia e la linea ferroviaria Cremona– Mantova), il comparto è caratterizzato da edifici, pubblici o semipubblici, realizzati negli ultimi due secoli, spesso dismessi o in altamente degradati. Situata ai margini del centro storico, ma da esso slegata, l’area si presenta come un contenitore di oggetti indipendenti incapaci di dialogare con il resto della città: un insieme di individualità sovrapposte spesso in conflitto tra loro. L’effettivo ruolo strategico del comparto può
costituire l’occasione per ricucire la frattura tra la città storica e i quartieri di completamento. Gli obiettivi riguardano il collegamento viabilistico, la qualità urbana e architettonicopaesaggistica, l’innovazione tecnologica, la pluralità funzionale, l’integrazione delle dotazioni vegetali pubblico/private, la riqualificazione delle emergenze storiche. Un progetto ambizioso volto a superare l’approccio tecnico-numerico dell’urbanistica, per lasciare spazio alla qualità della progettazione architettonica attraverso un insieme sistematico e coerente di interventi che affidino un ruolo fondamentale alla sostenibilità ambientale. Un’impresa non facile ma stimolante per vivere, di nuovo, spazi in cui la qualità sia la protagonista. M.L.F.
IL FUTURO DELLE CITTÀ È INTEGRAZIONE SISTEMICA
RIORGANIZZARE IL VIVERE BERG A MO a cura di Francesco Valesini
di Gianpaolo Gritti Componente Commissione energia e sostenibilità presso Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti PPC
All’inizio c’era il “green”, poi è venuto l’“eco”, e successivamente tutto è diventato “sostenibile”. Oggi sta diventando tutto “smart” e sta sostituendo le precedenti in abbinata alla parola “city”. Nella logica di trovare soluzioni semplici a problemi complessi le “parole d’ordine” non aiutano. Sono termini che si usano sempre più per moda e che si svuotano dal loro significato originario. In questo modo stiamo correndo il rischio che del green rimanga solo il colore, dell’eco solo la lettura parziale legata ad alcuni
stereotipi, del sostenibile solo l’intenzione, ma non l’azione reale e ora dello smart sembra interessi solo la parte forse meno importante legata alla tecnologia o alle sole reti, dimenticando che il problema è nel nome che si abbina a questo termine che è la città. Sembra, leggendo alcuni articoli, che sarà grazie a una “app” di uno smartphone che potremo finalmente dare nuova vitalità alle nostre città. Invece no, come per i termini citati in precedenza, il tema è molto più interessante e complesso. La città-intelligente è un contenitore che comporta riorganizzare in modo intelligente e sinergico più livelli come l’ambiente (l’inquinamento, la tutela, la gestione risorse, l’attrattività dei luoghi), la mobilità (l’accessibilità locale e internazionale, i sistemi di trasporto, le infrastrutture delle ICT), l’economia (la nuova imprenditorialità, la produttività, la flessibilità, le strategie di mercato), le persone (la qualificazione, l’aggiornamento, la pluralità sociale, la flessibilità, la creatività, il cosmopolitismo, la partecipazione), il vivere (la cultura, la sanità, la sicurezza, la qualità delle case, l’istruzione, il turismo, la coesione sociale) e il governare (la progettazione partecipata, i servizi pubblici, la trasparenza, le strategie politiche e le prospettive per il futuro). Allora, il problema è un altro, parlare di città intelligenti è pensare alla città del futuro in maniera integrata.
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PROGETTI DI ARCHITETTURA | 1
UN QUARTIERE PER COMPARTI
BRESCIA
Sanpolino, un impegno preso nei confronti della città: aggregazioni tipologiche, qualità architettonica e tecnologia DI DANIELA VILLA
Nel 2002 il Comune di Brescia bandiva alla costruzione del vicino Villaggio un concorso-appalto per l’assegnazione Violino, concepito nello stesso anno. Il delle prime aree edificabili del nuovo primo obiettivo è di carattere sociale, la Piano per l’edilizia economica e popolare necessità di differenti tipologie di alloggio zona A/21 Sanpolino, approvato nasce per far fronte a una domanda nell’agosto 2000. altamente differenziata: nuclei familiari Il progetto, previsto nel PRG di Bernardo composti da anziani singoli o in coppia, Secchi del 1998, si colloca a sud-est della famiglie con pochi figli, single, separati, città, in continuità con il quartiere San immigrati, studenti. Il secondo obiettivo Polo, ideato da Leonardo Benevolo nel riguarda la qualità della progettazione 1972 e realizzato negli anni ’80 e ’90. rispetto all’innovazione dei caratteri Il quartiere, denominato “Sanpolino”, distributivi e funzionali dell’edificio, ad esteso su un’area di 566 mila mq e diviso un corretto impiego dei materiali e delle in tredici comparti di intervento, prevede tecnologie. Il terzo è l’ottenimento di ',$*5$00$ 35(/,0,1$5( B B 0$75,&( ,16(',$7,9$ '(/ ',6(*12 85%$12 &203$57, B B B la realizzazione di 1.900 alloggi per elevate prestazioni tecnico-costruttive: circa 6.180 nuovi abitanti, in parallelo massimo comfort acustico e igrometrico,
',$*5$00$ 35(/,0,1$5( B B 0$75,&( ,16(',$7,9$ '(/ ',6(*12 85%$12 &203$57, B B B &RPS B
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Diagramma preliminare con matrice insediativa dei comparti 14,15 e 21. Nella pagina a fianco, in alto: la distribuzione degli edifici e degli spazi pubblici di Sanpolino, dal piano di Zona A/21 del marzo 2002; in basso da sinistra: veduta aerea del quartiere esistente di San Polo; veduta aerea del cantiere di Sanpolino (da M. Tedeschi, N. Rocchi, Sanpolino e Violino, un’idea di città, ed. Grafo, San Zeno Naviglio, Brescia, 2007).
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teleriscaldamento, piani a induzione, pannelli solari per la produzione di acqua calda, impianti fotovoltaici connessi alla rete dell’energia elettrica, una rete di acqua non potabile per l’irrigazione del verde pubblico e privato, una rete di smaltimento delle acque bianche mediante pozzi perdenti, orientamento studiato delle facciate, solai in legno. Il concorso assegnava a gruppi di progettazione pluridisciplinari la definizione dei primi tre comparti - 14, 15 e 21 - dove, tra il 2004 e il 2007, sono stati realizzati 866 alloggi, di cui, in ogni comparto, un quarto è rimasto di proprietà del Comune, da riservare a locazione permanente, il resto alla locazione cooperativa o alla vendita. Lo schema distributivo del quartiere si compone di una strada centrale, che ospiterà una fermata della metropolitana leggera in sopraelevata, e sulla quale si affacciano gli edifici con più alta densità edilizia, permeabili al piano terra, verso l’interno del quartiere. Questo è attraversato nuovamente, in senso perpendicolare al tracciato del metrò, da un ampio corridoio verde, che al termine dell’intervento si troverà al centro dell’intero edificato. Luoghi di sosta, alberature, installazioni artistiche, parcheggi pubblici, uffici, negozi, edifici per la collettività (due sale pubbliche, un auditorium, una palestra, un asilo nido) e strutture per anziani, servite da innovativi sistemi di domotica, completano il quartiere, circondato da una vasta riserva di verde.
SCHEDA TECNICA Piano per l’Edilizia Economica e Popolare Zona A/21 Sanpolino Committente: Comune di Brescia, Settore Interventi Speciali sul Territorio Responsabile del Procedimento: Rossana Scarsato Gruppo di Progettazione: Marta Baretti, Sara Carbonera, Wanna Calzavara Pinton Superficie territoriale: 566.260 mq Superficie lorda di pavimento 230.552 mq Cronologia: 2000, Piano di Zona A/21 2004-2007, realizzazione comparti 14,15 e 21
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MAURO GALANTINO E MARCO FRUSCA* COMPARTO 14 Il progetto del gruppo sposta il 25% della volumetria prevista sul bordo sud-ovest, che affaccia sul viale della sopraelevata (denominato “rambla”), per aumentare l’edificazione dei bordi a nord, offerti alla grande scala territoriale. Il bordo su rambla è una morfologia complessa con un piano terra commerciale sul quale si poggiano quattro tipi distinti: un sistema a ballatoio, due blocchi a torre, un sistema in linea e un sistema misto di case a ballatoio montate su schiere duplex. L’elemento di coesione fra i tipi è dato dal progetto di suolo che, tra corti basse-alte e passeggiata su commercio, collega tutti gli elementi, e dai sistemi di distribuzione. Il bordo nordovest è definito da un tipo inventato: la trasformazione di due coppie di bifamiliari in ville urbane, grazie all’uso del muro di cinta dei giardini privati. Il bordo nord-est è nuovamente la trasformazione in edificio di tre tipologie semplici, giuntate per ottenere un unico organismo architettonico: due torri con una distribuzione unica a ponte, una linea di schiere e case a patio. Il quarto bordo, a sud-est, più tradizionale, è una casa a “redants” con un progetto di suolo che trasforma il primo livello in casa a patio. Stabilita la complessità-qualità dei bordi, abbiamo trasformato le file di schiere
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SANPOLINO (ZONA A/21) COMPARTO 14 Operatori Consorzio Ambiente Casa costituito da: Roda spa, Gelfi Costruzioni spa, Giglioli geom. Giampaolo & C. snc, Galli e Benedetti srl, Cooperativa La Speranza Coordinatori progettazione Mauro Galantino, Marco Frusca Progetto architettonico Marco Angelini, Mauro Agosti, Marco Frusca, Nicola Mori, Federico Omodei, Sandro Pintossi, Alberto Platto, Brunella Guizzi, Marco Ticozzi, Valerio Vitali Direzione dei lavori Lotto A Nicola Mori (dir. op.: M. Angelini, M. Agosti, M. Frusca, F. Omodei) Lotto B Alberto Platto, Marco Ticozzi, Sandro Pintossi, Valerio Vitali, Marco Frusca, Nicola Mori Progetto e DL strutture Nicola Mori, Alberto Platto, Brunella Guizzi, Marco Ticozzi, Pietro Brianza Collaboratori Paolo Ungaro, Gualtiero Cigolini, Erika Gregorelli, Luca Saiani, Davide Varisco, Manuela Festa, Sergio Biscaccianti, Andrea Busi, Thomas Balhaus (MorieFrusca srl), Roberto Pancera, Gianluca Andreoli, Massimo Mosconi, Ario Tirelli (Studio ass. Pintossi e Ticozzi), Alice Dodesini, Annalisa Scaramuzzi (Studio Arch. Agosti e Omodei), Massimo Colosio (Studio arch. Angelini), arch.Nicola Apostoli (studio arch. Vitali), Silvia Chiari, Marco Peli, Paola Bossini, Carlotta Medda (Studio Guizzi Platto) D.L. opere di urbanizzazione Marco Ticozzi, Sandro Pintossi, Valerio Vitali Progetto meccanico, impianto elettrico e D.L. Antonio Bernoni, Umberto Bianchini, Roberto Guatta, Edoardo Lunardini, Romano, Paolo Andreassi Progetto acustica Ing. Braga CBF Imprese costruttrici Roda spa, Gelfi Costruzioni spa, Giglioli geom. Giampaolo & C. snc, Galli e Benedetti srl L’ATP 14 è composta da: MorieFrusca srl, Studio Guizzi Platto, Studio ass. Pintossi e Ticozzi, Studio Arch. Agosti e Omodei, Studio Angelini, Vitali Composizione e Territorio, Pietro Brianza
Vista prospettica d’insieme del comparto 14 (disegno di Marco Angelini). Strada interna tra case a schiera (a destra, sullo sfondo, le due torri del bordo nord-est). Nella pagina a fianco: le due torri e le case a patio rivolte a nord-est. Fotografie: Alberto Muciaccia
al centro del lotto in qualcosa di diverso: è nata l’idea di giuntarle in un falso isolato, potenziando le divisioni dei giardini interni fino alla trasformazione in tipo a patio. L’innalzamento del suolo di 80 cm dal piano strada di questi spazi, fa da filtro tra privato e pubblico. Un altro tema interessante è stata la risoluzione del
problema dell’introspezione, sia da parte di chi usa la sopraelevata, sia tra gli alloggi, attraverso la schermatura dei balconi con pannelli dogati in legno massello, parzialmente apribili, che caratterizzano il fronte e lo spazio domestico (dalla relazione di progetto). * progetto urbano e coordinamento generale 488 | 2012
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DI_aRCHON ASS (STEVAN TESIC, MILENA VELJKOVIC) ISOLATI URBANI L 3, 4, 6 E B2.2 - COMPARTO 15
La forma dell’edificio, nel rapportarsi sia alla scala urbana che a quella architettonica, scardina il rapporto canonico tra l’isolato residenziale e il suo elemento conclusivo, in quanto riesce a trascenderlo congiungendo elementi plastici di pura morfologia urbana. L’organismo architettonico così costituito, si compone di grandi unità volumetriche, combinate per aggiunta e sottrazione, secondo la precisa logica distributiva interna e l’orientamento delle quattro unità abitative. Le due unità inferiori hanno accesso alle logge a doppia altezza, mentre alle due superiori è rivolto l’uso esclusivo del tetto giardino, affermando all’interno di un unico edificio una corrispondenza tra organizzazione interna e
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dispiegamento dinamico dei volumi. Percorrere questo edificio in senso verticale è una esperienza sviluppata su un unico piano spaziale che genera un interessante sistema di relazioni con le forme dell’abitare. L’elemento della scala, in altre parole, sviluppa un itinerario spaziale dinamico che diventa il vero fulcro delle principali connessioni fra le tipologie abitative; inoltre, approda sul tetto giardino assumendo la forma specifica della navata a crociera, divenendo così il referente formale conclusivo dell’asse maggiore sul quale si sviluppa l’isolato urbano, moltiplicando i punti di vista e introducendo nuove potenzialità di lettura tra l’architettura e il suo intorno urbano (dalla relazione di progetto).
SANPOLINO (ZONA A/21) COMPARTO 15 Operatori Consorzio “ECO 15” costituito da: Paterlini & Tonolini spa, Gruppo Sandrini srl, Coop Casa sc, Hinterland Brescia sc, Unitaria sc, Unieco sc Coordinatore progettazione Francesco Caprini Progetto architettonico, impiantistico, strutture lotto B1.1-B1.2: Giuliano Venturelli lotto B2.1: Donato Aquilino lotto B3: Corrado Borsoni lotto E: Franco Cerudelli, Paolo Boni, Barbara Ferrari, Stefano Giacomini, Enrico Guastaroba, Abramo Mensi, Antonio Zubani, Giovanni Ziletti lotto L2 lotti L5-B3.2: Paolo Greppi, Roberto Greppi, Pierluigi Bianchetti lotti L3-L4-L6 lotto B2.2: Stevan Tesic, Milena Veljkovic lotto L1: Luciano Lussignoli, Antonio Rubagotti, Flavio Buonopane Direzione lavori Enrico Fermi, Claudio Toniolo, Barbara Carla Ragnoli Consulenti sostenibilità Giuseppe Longhi, Margherita Rossaro, Sergio Rossi Imprese costruttrici Paterlini & Tonolini spa, Unieco sc, Gruppo Sandrini srl
Veduta da sud-est del comparto 15 (in primo piano) e del comparto 14 (sullo sfondo). L’elemento di testata che collega le due file di alloggi, visto da sud-ovest. Nella pagina a fianco, dall’alto: le piante dei tre livelli dell’elemento di testata; vista complessiva dell’edificio da est. Fotografie: Mauro Pini
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MARIO MENTO+UMBERTO BARATTO ARCHITETTI EDIFICIO D, LOTTO 47 - COMPARTO 21
L’edificio a fronte urbano del comparto è stato pensato come un manufatto a doppia natura legato alla sua specificità insediativa: il nuovo volume si confronta con gli spazi dilatati del “mall” e con la scala più minuta del tessuto retrostante. Oltretutto, in virtù della presenza di attività terziarie e commerciali inserite nell’attacco a terra, e della sua collocazione tra il resto del comparto e gli spazi pubblici del quartiere con la fermata della metropolitana, l’edificio diviene il recapito dei percorsi longitudinali di connessione: ciò spiega la massima permeabilità nell’attacco a terra (tenendo ferma la collocazione e la natura delle sagome imposte dal piano). Si è perciò immaginato
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Sezione trasversale dell’edificio. Particolare del fronte sul mall pedonale: i sistemi di schermatura degli alloggi e la galleria commerciale. Nella pagina a fianco, dall’alto: il fronte lineare sul mall pedonale; il fronte frammentato verso l’interno del lotto; la pianta del primo livello di alloggi. Fotografie: Mario Mento
SANPOLINO (ZONA A/21) COMPARTO 21 Operatori Consorzio C21 costituito da: F.lli Garatti spa, Cooperative Tiglio-La Foglia-La Rocca, Sistedim spa Coordinatore progettazione Pippo Cantarelli Progetto architettonico lotto A/47: Umberto Baratto, Mario Mento lotto B1/48: Giordano Pedrazzoli lotto B2/49: Franco Maffeis lotti B3/50-B4/51: Ida Galeazzi lotto C1: Simone Catano, Giuseppe Marrelli, Silvano Marrelli, Bruno Tonelli lotto C2: Alessandro Anelotti, Antonio Lavo, Stefano Bordoli lotto C3: Eugenio Sagliocca, Daniela Galli, Mara Capriotti D.L. lotto A/47: Diego Rubagotti lotti B1/48 - C1 - C2 - C3: Antonio Frangipane lotti B2/49 - B3/50: Arrigo Cinelli lotto B4/51: Marcello Bonetti Direzione operativa Enrico Silvioli, Diego Rubagotti, Cristian Zaniboni, Arturo Cielo Progetto e D.L. strutture Gianmarco Pinchetti, Giuseppe Ballini, Cristiana Cò Progetto opere di urbanizzazione Studio Cantarelli Moro & P.rs D.L. opere di urbanizzazione Antonio Frangipane Progetto meccanico e elettrico Pierluigi Marchesi Progetto acustico Giuliano Arici, Cesare Trebeschi
un edificio a piastra sollevato da terra, che occupa l’intera superficie del lotto; sotto la piastra si collocano i volumi vetrati delle unità commerciali anticipate da un porticato, mentre ai livelli superiori si articolano gli alloggi. Questi ultimi, simplex e duplex, si dispongono a formare un fronte compatto e lineare con schermatura prospiciente il mall e un fronte frammentato con alternanza di pieni e di vuoti dalla parte delle case su lotto. Al quarto livello, posto all’angolo sudest dell’edificio, un volume aggettante con accessi autonomi ospita quattro unità abitative. Particolare ricerca è stata rivolta alle nuove tipologie abitative. Il progetto comprende alloggi duplex, trilocali e quadrilocali con accesso dal percorso sopraelevato pedonale, zona notte al piano d’ingresso e zona giorno al piano superiore; alloggi simplex trilocali affacciati sul mall; alloggi simplex trilocali posti sull’angolo sudovest dell’edificio; alloggi simplex bilocali e duplex trilocali che formano il fronte affacciato sull’interno del comparto e “dialogano” con le altre case su lotto (dalla relazione di progetto). 488 | 2012
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PROGETTI DI ARCHITETTURA | 2
UNA RICONVERSIONE URBANA ECOCOMPATIBILE
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Una ex area portuale, nata come villaggio olimpico, viene riconvertita ad usi abitativi secondo i migliori requisiti ambientali DI STELLAN FRYXELL - FOTOGRAFIE DI STELLAN FRYXELL E LENNART JOHANSSON STOCCOLMA
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TENGBOM GRUPPEN QUARTIERE HAMMARBY SJÖSTAD, STOCCOLMA, SVEZIA
La storia del quartiere di Hammarby Sjöstad inizia quando Stoccolma sceglie di candidarsi alle Olimpiadi del 2004. La Municipalità decide di realizzare un villaggio olimpico ecocompatibile: il team di progettazione individua nell’ex area portuale di Hammarby, a sud della capitale, il sito ideale per l’intervento. Stoccolma non ottiene i giochi olimpici, ma il progetto viene potenziato e riconvertito ad uso abitativo. Il risultato è un sobborgo composto da differenti tipologie edilizie di media e alta densità, distribuite in sei unità urbane, disposte secondo assi di costruzione per lo più paralleli all’acqua, che entro il 2015 ospiterà circa 11.000 nuovi appartamenti. Hammarby per la Svezia è diventato un modello di sviluppo esemplare in termini di dimensioni, sostenibilità e metodi di pianificazione. Questo è stato possibile grazie all’efficiente pianificazione integrata, che ha
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visto l’Ufficio dello Sviluppo del Comune e il Dipartimento di Pianificazione della città, unitamente responsabili del progetto e della sua realizzazione. L’obiettivo era, ed è tuttora, quello di creare un ambiente residenziale basato su un utilizzo sostenibile delle risorse, dove consumo di energia e produzione di rifiuti siano ridotti al minimo e siano invece massimizzati risparmio di risorse e riciclo. La capitale svedese ha elaborato requisiti ambientali selettivi per infrastrutture, edifici, impianti e traffico, che hanno richiesto nuove soluzioni ambientali ed una nuova gestione dell’energia. Un’evidente peculiarità è rappresentata dal sistema di riciclaggio: dai liquami di tutti gli scarichi domestici viene estratto biogas da riutilizzare nelle cucine o come combustibile per bus e auto, mentre i residui solidi vengono prelevati e trasformati in concime. La raccolta dei rifiuti
SCHEDA TECNICA Cliente: Town Planning Office, Stockholm Progetto General plan: Tengbom Gruppen Cronologia: 1997-2008
Henriksdalshamnen, una delle sei unità urbane che compongono Hammarby: la disposizione degli edifici permette di percepire l’acqua anche all’interno dell’isolato. Veduta aerea del quartiere, con la penisola di Sickla Udde in primo piano e l’unità di Henriksdalshamnen sullo sfondo. Nella pag. a fianco: planimetria generale di Hammarby Sjöstad, 2005 (elaborazione: Stockholm City Planning Department). Nelle pagine precedenti: veduta aerea invernale di Hammarby Sjöstad.
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In alto: il sistema automatizzato di raccolta dei rifiuti: 1. I rifiuti vengono gettati in condotti a caduta, differenziati per frazione; 2. I rifiuti restano in stoccaggio per breve tempo, finché inizia il processo di svuotamento, controllato da un computer; 3. I rifiuti vengono trasportati attraverso un sistema di tubazioni, alla velocità di 70 km/h; 4. Dei ventilatori creano condizioni di vuoto d’aria che favoriscono l’aspirazione dei rifiuti verso la stazione di raccolta; 5. I rifiuti vengono condotti negli appositi container; 6. L’aria di trasporto viene pulita attraverso dei filtri prima di essere rilasciata; 7. Le frazioni di rifiuti più grandi vengono compresse. Immagine a sinistra: una delle corti con giardino racchiusa dagli edifici. Nella pag. a fianco: illustrazione dell’unità Hammarby Gård dello studio di progettazione Tengbom e veduta aerea della stessa.
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è suddivisa in tre livelli: per edificio, in appositi contenitori; per isolato, attraverso stanze per lo stoccaggio e il riciclaggio di imballaggi, ingombranti, materiale elettrico, elettronico e tessuti; per quartiere, in stazioni di raccolta per materiali inquinanti e rifiuti chimici, servite da un sistema automatizzato che convoglia qui, tramite aspirazione, i rifiuti suddivisi dai cassonetti adiacenti le case: un sistema di controllo invia poi le varie frazioni al giusto container, così che i camion di raccolta possano prelevarli senza introdursi nel quartiere. I rifiuti non riciclabili vengono trasportati all’inceneritore, dalla loro combustione viene ricavata energia elettrica e calore sufficiente a coprire il 47% del riscaldamento domestico. La restante metà è fornita dalla combustione di olio biologico e dall’energia prodotta dalle acque reflue. L’energia elettrica proveniente dai pannelli solari posti sui tetti degli edifici è in grado di garantire l’illuminazione degli spazi comuni e parte del fabbisogno di acqua calda
per uso domestico. Nel 2005 è stata inaugurata una stazione di servizio per rifornire le prime auto a idrogeno, già in produzione nel paese, che si vanno ad aggiungere agli autobus pubblici ecologici (dalla relazione di progetto, traduzione Daniella Villa).
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PROFESSIONE
UN INCONTRO “SMART” CON L’INGEGNERE ARCHITETTO CARLO RATTI
DAL MIT A MILANO
Le Smart Cities, città digitali che ci permettono di capire i problemi e le esigenze relativi alle attività e funzioni urbane, devono essere dirette da cittadini connessi e consapevoli del potere delle reti
In occasione degli incontri organizzati dalla Mediateca Santa Teresa di Milano dal tema Meet the Media Guru si è svolto il secondo appuntamento dell’edizione 2012 con ospite l’ingegnere e architetto Carlo Ratti. L’evento ha avuto grande successo di pubblico ed è stato trasmesso in streaming sul Web consentendo la partecipazione di molti gruppi di ascolto, sparsi in diverse città italiane ed estere. Carlo Ratti è partner di uno studio di architettura a Torino ed è direttore del MIT Senseable City Lab, fondato nel 2004 presso il Massachusetts Institute of Technology. L’ingegnere architetto è autore di molti progetti di successo. Nel maggio 2007 ha realizzato il Digital Water Pavilion, padiglione costituito da pareti fatte di acqua sincronizzate digitalmente, collocato all’ingresso dell’Expo 2008 a Saragozza. Nell’aprile del 2008, è stata realizzata l’area outdoor glass-and-green del Trussardi Cafè a Milano, in collaborazione con il paesaggista Patrick Blanc. Nel 2006 è stato presentato alla Biennale di Venezia il lavoro del gruppo svolto al
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MIT Senseable City Lab, sulle Smart Cities, incentrato su uno studio dei flussi di comunicazione nella Città di Roma, mappato attraverso l’analisi di reti cellulari. Il lavoro di Ratti presso il MIT Senseable City Lab si fonda sulla convinzione che la tecnologia digitale trasformerà le nostre città. Ratti parte dalla constatazione che la città del passato era formata dalla tecnologia dell’epoca e si chiede qual è l’equivalente della forma della città oggi. Osservando le nostre metropoli, a partire dai dati che quotidianamente vengono scambiati attraverso la telefonia mobile ed il Web, si scopre che i centri urbani stanno diventando un sistema di reti di controllo in tempo reale di informazioni. Dal 1979, anno in cui fu creata in Giappone la prima rete urbana cellulare, al 2000 si è raggiunto 1 miliardo di connessioni. Nel 2011 si è arrivati a 5 miliardi di connessioni cellulari. La crescita continuerà secondo stime Ericsson fino a 50 miliardi di connessioni, perché oltre alle informazioni inizialmente scambiate da persona a persona, poi tra persona e macchina (pc, automobili,
elettrodomestici, ecc.), si passerà allo scambio di dati tra macchina e macchina. L’ingegnere architetto spiega che il sistema informativo si basa sul crescente sviluppo di sensori ed attuatori (presenti, ad esempio, negli smartphone), sul sensing e sull’actuating. Dalla captazione dei dati rilevabili in città, per mezzo dei sensori che ci permettono di capire i problemi e le esigenze relativi alle attività e funzioni urbane, si può poi procedere a dare delle risposte alle diverse necessità attraverso gli attuatori, in termini di soluzioni fattive in tempo reale. Quindi, la tecnologia può far funzionare meglio le città. L’infinita fonte di informazioni deve servire a costituire delle banche dati che possono rendere più efficienti le infrastrutture complesse delle città relativamente a tematiche emergenti, consumo energetico, rifiuti, sanità, istruzione. Ma le città digitali per essere delle vere Smart Cities capaci di guidare il cambiamento devono essere dirette da cittadini intelligenti, cioè, connessi e consapevoli del potere delle reti. Manuela Oglialoro
DALLA LOMBARDIA UNA SVOLTA NELLA GESTIONE DEL TERRITORIO
IL SUOLO “BENE COMUNE”
I singoli terreni appartengono ai loro proprietari, ma il suolo è un bene dell’intera Comunità
Il suolo costituisce un elemento essenziale dello “spazio bioriproduttivo”, cioè dello spazio indispensabile per la riproduzione del genere umano. Lo “spazio bioriproduttivo” presente nell’intero pianeta è pari a 120.000 miliardi di mq, e poiché sul Pianeta vivono più di 7 miliardi di persone lo “spazio bioriproduttivo” disponibile per ogni persona è pari a poco più di 17.000 mq. È stato calcolato però che in media ogni persona consuma 22.000 mq di “spazio bioriproduttivo”: si va dai 96.000 mq. consumati dagli abitanti degli Stati Uniti ai 2.000 mq consumati da quelli dell’Africa, passando per i 45.000 mq degli europei ed i 38.000 mq degli Italiani. In altri termini, gli abitanti dei paesi ricchi stanno vivendo sulle spalle degli abitanti dei paesi poveri, e soprattutto sulle spalle delle generazioni future. In questo contesto, tutt’altro che tranquillizzante, la Regione Lombardia ha approvato la Legge Regionale 28 dicembre 2011 n. 25, entrata in vigore il 13 gennaio 2012, la quale ha aggiornato il Testo unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale (Legge Regionale 5 dicembre 2008 n. 31). In particolare, la Legge 25/2011 ha introdotto nel Testo Unico l’articolo 4-quater, il quale si apre con l’enunciazione di un principio di fondamentale importanza: “la Regione riconosce il suolo quale bene comune”. Anche nel caso in cui sia di proprietà privata, dunque, il suolo rappresenta un bene di tutti, e quindi ogni volta che viene consumato, viene consumato un bene di tutti. Il che vale soprattutto per il “suolo agricolo”, espressamente definito dalla legge “quale spazio dedicato alla produzione di alimenti, alla tutela della biodiversità, all’equilibrio del territorio e dell’ambiente, alla produzione di utilità pubbliche quali la qualità dell’aria e dell’acqua, la difesa idrogeologica, la qualità della vita di tutta la popolazione e quale elemento costitutivo del sistema rurale”. Per questa ragione, la legge stabilisce che “la Regione considera il sistema
Batle i Roig Arquitectes, Vall d’en Joan, 2009.
rurale una componente fondamentale del suo sistema territoriale e ritiene che le criticità emergenti sul consumo di suolo agricolo devono essere affrontate con adeguate politiche finalizzate a salvaguardare le destinazioni di uso di suoli e territori agricoli indispensabili all’esercizio delle attività agricole, in una sempre crescente ottica di multifunzionalità”. Da qui l’obiettivo di salvaguardare tale bene comune, per raggiungere il quale “la Regione elabora politiche per il contenimento del consumo di suolo agricolo finalizzate ad orientare la pianificazione territoriale regionale”, stabilendo a tal fine, fra l’altro, le forme e i criteri per inserire negli strumenti urbanistici “apposite previsioni di tutela del suolo agricolo, introducendo
altresì metodologie di misurazione del consumo del suolo agricolo stesso e prevedendo strumenti cogenti per il suo contenimento”. Se una volta l’utilizzazione agricola del suolo era considerata una funzione “debole”, destinata inevitabilmente a soccombere di fronte all’incalzare delle pressioni insediative, d’ora in poi andrà rivalutata e protetta in quanto componente fondamentale del sistema territoriale della Lombardia. Ora gli amministratori locali, in sede di redazione dei nuovi strumenti urbanistici e in sede di attuazione e revisione di quelli vigenti, dovranno dimostrare di aver recepito queste disposizioni, e di essersi affrancati da logiche vecchie e superate. Walter Fumagalli
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PROFESSIONE l NEWS
BENI PAESAGGISTICI
Nuovi criteri regionali per la tutela e la valorizzazione dei beni paesaggistici
Nei mesi di marzo e aprile 2012, la Struttura Paesaggio della Regione Lombardia ha organizzato, nelle varie sedi territoriali, incontri di presentazione dei nuovi criteri regionali per la tutela e la valorizzazione dei beni paesaggistici e delle procedure amministrative per il rilascio delle autorizzazioni. I nuovi criteri sono stati approvati con DGR 2727 del 22.12.2011 e pubblicati sul BURL n. 2 del 13 gennaio 2012. Si tratta di un passaggio normativo molto importante che modifica i precedenti criteri emanati nel 2006 ed attuativi della LR 12/2005. La delibera DGR 2727 nasce dalla necessità di adeguare i criteri alle innovazioni normative e regolamentari intervenute nell’ultimo quinquennio in materia. Parallelamente risponde all’esigenza di conformare i metodi della valutazione delle trasformazioni paesaggistiche dei diversi territori lombardi agli indirizzi dettati dal nuovo Piano Paesaggistico Regionale, approvato il 19.1.2010 dal Consiglio Regionale Lombardo. Le nuove disposizioni si pongono sia l’obiettivo di incrementare la sensibilità delle comunità locali nei confronti della tutela paesaggistica, sia quello di semplificare le procedure per l’esercizio delle funzioni paesaggistiche da parte degli Enti Locali lombardi (Comuni, Enti gestori parchi, Comunità montane e Province). M.O. CONCORSI PER GIOVANI
Next Landmark per la Biennale di Venezia
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Il portale di architettura Floornature, in collaborazione con IUSVE (Istituto Universitario Salesiano Venezia), ha promosso la prima edizione di Next Landmark. Il concorso, rivolto ai progetti inediti di giovani architetti, è diviso in due categorie: Opera prima (architettura realizzata) e Ricerca (“progetti non realizzati di riqualificazione urbana, di architetture ideali, tesi di laurea e riflessioni teoriche sull’abitare contemporaneo”). Ad essere premiati saranno i progetti e le ricerche che contengono i requisiti di originalità, ecosostenibilità, e “tutte quelle idee che valorizzano il rapporto tra uomo, architettura e territorio”. Previa registrazione presso contest. floornature.com, i progettisti di tutto il mondo laureati dopo l’1 gennaio 2000, possono inviare i propri lavori online (senza costi di partecipazione) entro il 30 giugno 2012. La giuria, costituita da professionisti internazionali, premierà 1 vincitore per sezione con un viaggio a Venezia di 3 giorni (in occasione della Vernice della Biennale di Architettura), l’esposizione del progetto nell’ambito di un evento collaterale e la pubblicazione su www. floornature.com del progetto e di una video intervista al progettista. Inoltre, sono previste 2 menzioni speciali per sezione. La premiazione si svolgerà in concomitanza con la 13. Biennale di Architettura, nel corso di una serata in cui saranno esposti i progetti vincitori e i meritevoli.
PATRIMONIO STORICO
Centro di Interpretazione di Salamanca
Nella città spagnola di Salamanca, dichiarata nel 1988 Patrimonio dell’umanità dall’Unesco per la singolare bellezza del suo centro storico, è stato creato il Centro di Interpretazione del Patrimonio storico architettonico della città ad opera della Fondazione omonima. Si tratta di un allestimento multimediale aperto nel 2010 nell’antica chiesa di San Millan, nel quale è possibile accedere ad informazioni sul centro storico grazie ad una avanzata tecnologia. Riproduzioni virtuali, infografica e installazioni multimediali, in diverse lingue, illustrano le trasformazioni urbanistiche della città attraverso i secoli e permettono ricerche specifiche su centinaia di edifici e spazi urbani, secondo vari tagli metodologici, storico, tipologico, stilistico. M.O. TRIBUTO ALL’ARCHITETTURA
Cinquant’anni di professione
Lo scorso 12 marzo, presso la Sede dell’Ordine degli Architetti di Milano, 64 iscritti, che hanno raggiunto i 50 anni di professione, sono stati “premiati” con l’attribuzione di una medaglia appositamente disegnata da Italo Lupi e con la presentazione di un volume dedicato al loro lavoro. In continuità con la precedente edizione che raccoglieva il lavoro degli iscritti dal 1955, anche questo nuovo volume pone l’attenzione sulle opere realizzate a Milano e in provincia con l’obiettivo di rendere manifesta l’esperienza collettiva di una cultura architettonica che – come ha evidenziato Maurizio Carones curatore del libro insieme ad Alessandro Sartori – può essere riconosciuta in quanto scuola: “una scuola milanese dell’architettura moderna”. La serata è stata aperta da Daniela Volpi che, citando alcune note definizioni di architettura, ha messo in evidenza come questa generazione di architetti si sia fatta
carico di interpretare il nuovo – secondo gli obiettivi del Moderno – in continuità con la storia: il libro, ha spiegato il Presidente, vuole proprio essere un contributo a che questa lezione non vada perduta. Il valore complessivo di quest’opera è stato poi sottolineato da Marco Biraghi che, in quanto storico, ha evidenziato come nelle loro individualità, le opere di questi professionisti siano in grado di costruire un unicum, cioè l’identità di una città, necessariamente espressione di un’opera collettiva. Sono seguiti gli interventi di Claudio De Albertis, presidente di Assimpredil, Alessandro Maggioni, presidente di Confcooperative e Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC.
CNA / 1
Competenze dei geometri Il CNAPPC ha espresso la propria contrarietà al disegno di Legge n. 1865 “Disposizioni in materia di competenze professionali dei geometri, dei geometri laureati, dei periti industriali con specializzazione in edilizia e dei periti industriali laureati nelle classi di laurea L-7, L-17, L-21 e L-23”. Il CNAPPC sostiene, infatti, che il disegno di Legge sia in contrasto con le direttive della CE in materia di architettura e urbanistica secondo le quali, la Laurea Magistrale per esercitare la professione risulta un requisito necessario nell’ottica di alzare il livello di conoscenze tecniche dei professionisti e non di abbassarlo. Spiega il CNAPPC: “Abbiamo formalmente proposto a geometri e periti di costruire assieme un percorso di autoregolamentazione che adegui le competenze alla realtà tecnica, senza ledere i diritti della comunità a fruire di progetti da parte di professionisti che abbiano svolto adeguati corsi di studio. Spiace che il Consiglio Nazionale dei Geometri persegua logiche estranee al dovere, in un momento di crisi come
quello che stiamo vivendo (…) Per questo motivo chiediamo ai parlamentari di impedire il prosieguo di un progetto di legge illogico, non necessario e totalmente slegato da qualsiasi logica di tutela del patrimonio edilizio, del territorio e del paesaggio italiano”.
italiani (il 75% dei 15.000 partecipanti alla consultazione) si è espresso, infatti, favorevole al mantenimento del valore legale della laurea.
PREMI DI ARCHITETTURA
Brick ’12
CNA / 2
Obblighi assicurativi Il Consiglio Nazionale degli Architetti PPC ha reso note due precisazioni in merito alla questione delle assicurazioni obbligatorie per coloro che esercitano la professione con timbro e firma. In particolare il CNAPPC ha specificato come il decorrere dell’obbligo di copertura assicurativa sia da intendersi a partire dallo scorso 24 gennaio e valga per tutti coloro che sottoscrivono nuovi contratti. Rispetto alla questione dei dipendenti, collaboratori e tirocinanti, questi sono da intendere compresi nella polizza assicurativa stipulata dal titolare dello studio.
TITOLI DI STUDIO
Valore legale del titolo di studio Il 22 marzo scorso, in diretta televisiva, ha preso avvio una consultazione popolare sul tema del valore legale del titolo di studio. È stato lo stesso ministro della Pubblica Istruzione, Francesco Profumo, dalla sede del MIUR, a dare l’inizio a questa sorta di referendum popolare. Sul sito del Ministero sono comparse 15 domande indirizzate a tutti, perché in qualche modo siamo tutti coinvolti dall’argomento. Il tema rispetto cui, fino al 24 aprile scorso, gli utenti registrati sul sito hanno potuto esprimere un proprio giudizio era quello riferito al valore del titolo di studio, che si trattasse di laurea o diploma. Le lauree sono tutte uguali, oppure il luogo, l’ateneo, in cui si consegue il titolo gioca un ruolo di distinzione? Il fatto di laurearsi in una scuola piuttosto che in un’altra incide sulla carriera futura? È stato Luigi Einaudi il primo esponente politico e delle cultura italiana, a mettere in discussione il tema del valore legale del titolo di studio con il saggio intitolato “Vanità dei titoli di studio”. “Sono vissuto per quasi mezzo secolo nella scuola; ed ho imparato che quei pezzi di carta che si chiamano diplomi di laurea, certificati di licenza valgono meno della carta su cui sono scritti” scriveva, ormai 65 anni fa. Il risultato? Forse, lo si poteva immaginare fin da subito: una netta preferenza degli
Il prestigioso premio internazionale Brick Award, promosso da uno dei più grandi produttori di laterizio nel mondo, la viennese Wienerberger AG, è giunto ormai alla sua quinta edizione. Il 3 maggio scorso, nella sede nobile del Wiener Rathaus, sono stati premiati i 5 progettisti proclamati vincitori solo dopo una lunga e qualificata selezione. È risultato vincitore assoluto l’architetto sudafricano Peter Rich che, insieme a Michael Ramage e John Ochsendorf, ha progettato il Mapungubwe Interpretation Centre, situato nell’omonimo Parco Nazionale di Limpopo (vedi foto). Gli altri vincitori sono: Bart Lens con il Rabbit Hole realizzato a Gaasbeek, Belgio, (“Abitazioni unifamiliari”); Francisco e Manuel Aires Mateus, casa per anziani ad Alcaler Do Sal, Portogallo (“Edifici residenziali”); NORD Architecture, sottostazione elettrica realizzata a Londra per le prossime Olimpiadi (“Edifici non residenziali”); Pavol Paňák, riconversione di un’ex fornace in casa per weekend a Čachtice, Slovacchia (“Ristrutturazioni”). Fanno parte dei 50 progetti selezionati (tra oltre 260 opere scelte da selector nazionali) anche 5 architetti italiani: Bruno Stocco, riconversione dell’ex fornace Morandi di Padova; TraversoVighy, Airport Retail di Palermo; Massimo Mariani, Museo Benozzo Gozzoli a Castelfiorentino; Mario Occhiuto, UBPA Padiglione Shanghai Expo 2010, Cina; Filippo Taidelli, edificio in via Zenale, Milano (uno dei vincitori del “nostro” premio “Under 40”). I lavori selezionati, insieme a una parte saggistica e di news denominata Brick+, compongono le 240 pagine del libro Brick’12, edito da Callwey. I.M. 488 | 2012
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PROFESSIONE | CONCORSI
T R E PROGETTI PER RIQUALIFICARE I L C E NTRO CITTADINO DI LUVINATE COMUNE DI LUVINATE (Varese) via San Vito 3 tel. 0332824130 www.comune.luvinate.va.it responsabile del Procedimento: Paolo Turconi Concorso di idee maggio-dicembre 2011 RIQUALIFICAZIONE DI SPAZI URBANI A LUVINATE Commissione giudicatrice: arch. Paolo Turconi arch. Ilaria Gorla arch. Paola Ramella ing. Alberto Mazzucchelli arch. Gianluca Gardelli Montepremi € 4.500 (3 premi di € 1.500)
1° classificato ex aequo Pier Francesco Seclì con Giuliana Gatti, Lucia Bossi e Silvia Rotondi collaboratore: Sonia Cucci.
Il progetto di Pier Francesco Seclì, con Giuliana Gatti, Lucia Bossi e Silvia Rotondi (collaboratore: Sonia Cucci) prevede la realizzazione di un percorso pedonale ai piedi del Campo dei Fiori; un camminamento, sospeso alla quota di 7 m, sostenuto da un muro realizzato con sistema a gabbioni, per delimitare l’affaccio all’area del giardino didattico. Piccole piazzette e una terrazza belvedere verso il Lago di Varese ne fanno anche luogo dello stare. Un giardino didattico, costituito da orti e serre, dedicate alle specie protette, delimitato dalla biblioteca e dalla palestra, insieme al nuovo percorso che corre lungo le propaggini del Parco Campo dei Fiori, diventa occasione per studiarne la flora.
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Luvinate è un comune di 1.300 abitanti della provincia di Varese, attraversato dal torrente Tinella. La presenza di prestigiosi campi da golf, dei verdi declivi verso il lago di Varese, dell’ingresso ai sentieri che conducono alla vetta del massiccio del Campo dei Fiori, dove si trova la Cittadella di scienze della natura, con l’Osservatorio astronomico. Il Centro geofisico Prealpino e il Centro studi botanici “Lombardia”, garantisco al territorio un’alta qualità ambientale. L’Amministrazione comunale aveva bandito lo scorso anno questo Concorso di idee per acquisire progetti di massima per la riqualificazione degli spazi pubblici intorno al centro sociale, al municipio, alle scuole primarie e per connetterli con le vie principali del paese. Vi hanno partecipato 8 concorrenti e la
Commissione giudicatrice ha attribuito 3 primi premi ex aequo. La vicenda è ancora una volta emblematica della difficoltà che caratterizza in Italia l’istituto del concorso di architettura: l’Amministrazione, che non sembra ora in grado di disporre di sufficienti finanziamenti per la realizzazione di tutte le opere, a causa della situazione di crisi assai diffusa nel settore pubblico, sta cercando di mettere comunque a frutto il lavoro dei progettisti che hanno partecipato alla competizione. Così promette ora, a ciascuno dei vincitori, l’affidamento di un incarico di approfondimento progettuale, per piccoli ambiti di intervento. La soluzione, pur discutibile sotto certi aspetti, se porterà a qualche attuazione, merita di essere evidenziata e promossa.
Dario Vanetti (Urban Studio), collaboratori: Walter Villa, Marco Barbero, Maurizio Rini e Luca Salvarezza, hanno cercato con la loro proposta di interpretare i segni identitari dei luoghi e di ricostruire la morfologia urbana, configurando piani pavimentati e riflettendo sul tema spaziale del margine e della soglia. La terrazza sul Parco del Sorriso pone in relazione diversi piani spaziali e di paesaggio: villa Mazzorin, il parco, il panorama verde del golf club, il profilo del Lago di Varese. Essa è anche elemento di connessione, che prolunga e dilata lo spazio del sagrato della chiesa, riqualificato. La sequenza innescata dalla rampa e dalle gradonate che scendono dalla quota di imposta del municipio sino al piano pavimentato della piazza, definisce un nuovo rapporto fra edifici e spazio pubblico. A est, l’approdare del sistema a verde sulla via Vittorio Veneto marca una nuova soglia e definisce, anche in questo caso virtualmente, un nuovo margine che annette al centro di Luvinate anche gli spazi pertinenziali del centro sociale, riqualificati e utilizzati.
1° classificato ex aequo Dario Vanetti (Urban Studio) collaboratori: Walter Villa, Marco Barbero, Maurizio Rini, Luca Salvarezza
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1° classificato ex aequo Francesco Adorni
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Chiave del progetto di Francesco Adorni è, invece, l’arretramento della recinzione dell’edificio scolastico che si affaccia sulla piazza Don Sironi. Si crea così, lungo il sistema dei bastioni in pietra, una scalinata di accesso al municipio, che funziona come sistema di sedute e teatrino per eventi. La piazza, liberata dal parcheggio, diventa un luogo in grado di gestire la complessità dei dislivelli e di rievocare la struttura dei Sacri Monti, con i monumenti collegati da un percorso
votivo. Anche il sagrato della chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano, liberate dalle auto, viene integrato nel suo disegno con un percorso in pietra, centrale alla facciata; mentre un sistema di vasche d’acqua affiora nei vari ambiti del progetto, per rievocare un ruscello attualmente interrato. Roberto Gamba
ALTRI CONCORSI PROGETTARE OPERE DI LUCE PER VALORIZZARE IL CENTRO URBANO (BERGAMO) LUGLIO - SETTEMBRE 2011
Concorso di idee bandito dall’Ordine degli Architetti PPC e dalla Camera di Commercio di Bergamo, dedicato alla memoria del prof. Walter Barbero, per promuovere la progettazione di opere di luce nell’ambito della tredicesima edizione del Festival Notte di Luce, per valorizzare il centro urbano della città bassa (Centro Piacentini), antica sede della fiera settecentesca e che oggi accoglie la Camera di Commercio. Tre gli ambiti di intervento: la Camera di Commercio – la luce che racconta e dà spettacolo (show lighting); la luce “architetturale” (facciata della Camera di Commercio, prospiciente piazza Dante); la piazza Dante e il Sentierone – installazioni di luce. 1° classificato Rover Divisione Atelier, Gaspare Inglese, Pietromaria Davoli, Vittorino Belpoliti, Marta Calzolari, Sara Fabbri, Stefano Mezzogori (Bologna)
2° classificato Stefano Vitali Alvarex (Osio Sotto - BG)
3° classificato Sofía Quiroga Fernández (Madrid)
RIQUALIFICAZIONE DEL CENTRO STORICO DI SARNICO GIUGNO - NOVEMBRE 2011
Concorso di idee per la riqualificazione del centro storico della cittadina in provincia di Bergamo, bandito dal Comune. L’obiettivo era ottenere un progetto che desse continuità e omogeneità al sistema degli spazi pubblici e che tenesse conto dell’origine medioevale dell’impianto urbanistico; del nucleo antico che rimane ancora oggi fortemente connotato e identificabile e dell’affaccio del centro storico verso il lungolago. Qui il sistema di tre piazze, che ospita bar, ristoranti, attività commerciali e il mercato settimanale, è già stata oggetto di un concorso di idee, conclusosi nel dicembre del 2010.
1° classificato Carmine Cimino, Guido Cimino (Lamezia Terme - CZ), Emanuele Cannatà, Erica Logozzo
2° classificato Francesco Campidonico, Paolo Granara, Diego Pedemonte, Emiliano Bugatti, Elisabetta Canepa (Savona)
3° classificato ex aequo Pasqualino Sacchetti, Marco Zannoni, Daniela Amadei, Simone Casagrande, Lucia Socci (Jesi - AN)
3° classificato ex aequo Giuseppe Bellinelli, Alessandra Dall’Angelo (Castione della Presolana - BG)
ARREDO DELLE ROTATORIE STRADALI DELLA PROVINCIA DI SONDRIO LUGLIO - OTTOBRE 2011
1° classificato ex aequo Simone Cola (Sondrio)
2° classificato Giorgio Isella (Molteno - LC)
1° classificato ex aequo Deonstudio (Milano) - Giulio Renzi Michele Antonelli - Hanna Manassa
Concorso di idee bandito dalla Provincia di Sondrio per un progetto tipo di arredo delle rotatorie stradali nel territorio provinciale. Finalità sono: la presentazione ambientale e turistica del territorio; la valorizzazione estetica delle rotatorie, con connotazione identitaria locale, per l’uso dei materiali e delle tipologie di arredo; l’economia di manutenzione; la capacità di rapportarsi con la specificità del luogo, la valorizzazione degli elementi emergenti, la qualità estetica e di inserimento ambientale della proposta.
3° classificato Patrizia Dell’Agosto (Sondrio)
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OMNIBUS
RE-CYCLE, mostra di ricerca Come affermato dal curatore Pippo Ciorra, RE-CYCLE. Strategie per l’architettura, la città e il pianeta è una ricerca più che una mostra. Una ricerca trasversale e interdisciplinare che indaga in maniera inedita l’idea di riciclo in architettura. “Da un lato l’architettura come cura dell’ambiente, e quindi il riciclaggio (di materiali, edifici, spazi, luoghi, scarti, rifiuti) inteso come buona pratica civile. Dall’altro l’architettura come arte, e quindi il riciclaggio come reinvenzione creativa dell’opera costruita sull’opera (La Gioconda coi baffi di Duchamp) o dell’opera costruita sull’oggetto quotidiano e banale (Warhol) applicata all’architettura e al progetto urbano. La mostra tesse continuamente percorsi che si muovono liberi tra questi due poli”. La ricerca parte da lontano, con il Wagristoratore di Portaluppi del 1931, i disegni sulla sopraelevazione del Colosseo di Superstudio del 1969 e il progetto di Eisenman per Cannareggio a Venezia, per soffermarsi poi sull’architettura del terzo millennio e i suoi autori più innovativi. Tra architetti affermati e
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giovani studi emergenti troviamo: Diller Scofidio + Renfro con il plastico originale della High Line di New York, Lacaton&Vassal con le immagini del Palais de Tokyo a Parigi, Elisabetta Terragni con il modello nei tunnel di Piedicastello, sede del Museo storico del Trentino, Battle i Roig autori della trasformazione di una discarica vicino Barcellona in centrale a biogas e in sito produttivo agricolo, o Hawort Tompkins e naumann. architektur con le loro particolari soluzioni di restauro. Oltre 80 i “pezzi” esposti, tra disegni, modelli, fotografie, progetti di architettura, urbanistica e paesaggio, in un allestimento che utilizza materiali poveri e molta grafica. Niente muri e cartongesso ma grandi tavoli in cartone pressato e riciclabile, sia per coerenza all’idea di riciclo che per entrare meglio in relazione con l’edificio ospitante dall’architettura potente e celebrativa. La mostra si espande anche all’esterno del museo con due installazioni, e comprende infine un’interessante quanto inquietante mostra fotografica di Pieter Hugo sull’enorme discarica di rottami tecnologici in Ghana, a
RE-CYCLE Strategie per l’architettura, la città e il pianeta Roma, MAXXI 1 dicembre 2011 – 20 maggio 2012
denunciare un’azione di riciclo fine a se stessa a totale discapito della popolazione beneficiara. Dopo oltre un ventennio di dominio delle archistar con le loro sorprendenti, autoreferenziali nonché costose creazioni, l’architettura ha una crisi di indirizzo e cerca nuove strade. RE-CYCLE ci mostra la via del riuso. Riuso di materiali, di spazi e di idee: un atteggiamento pluralista indispensabile per rispondere alla complessità e alle emergenze della società e del pianeta. X Valeria Giuli
Friburgo modello verde La città della Germania del sud rappresenta un modello di civiltà del dopo-petrolio e testimonia che rinunciare ai carburanti fossili non è più un’utopia. Il movimento ecologista scoppiò a Friburgo nei primi anni ’70 contro la costruzione di una centrale nucleare: prima furono i viticoltori preoccupati dell’inquinamento a scendere in piazza, poi gli studenti e gli ex sessantottini, infine la ricca borghesia; tutti restarono uniti nel reclamare una visione verde, pulita, sostenibile e la protesta trasversale vinse. Oggi la green city, guidata da un modello integrato e sistemico, funziona, produce ricchezza e lavoro. Solo il 50% degli abitanti usa l’auto (contro la media tedesca del 67%). Un terzo del traffico è coperto da tram e bus e un terzo fa uso della bici; l’ultimo terzo si serve ancora dell’automobile, ma coloro che usano la macchina sono incoraggiati al car sharing. Nel quartiere Vauban, roccaforte della nuova borghesia verde, praticamente tutte le case hanno pannelli solari sul tetto e persino lo stadio – il primo in Europa – si alimenta con pannelli fotovoltaici. Entro il 2050 Friburgo è decisa a raggiungere un saldo zero di emissioni. Ma nel frattempo il pianeta resta indietro: con l’incremento della popolazione, in vent’anni raddoppierà il consumo di elettricità nel mondo. Se non cresceranno
le fonti rinnovabili, le emissioni di C02 aumenteranno del 50%, con conseguenze disastrose per la specie. Oggi dipendiamo dalle energie fossili all’80% e riconvertire le risorse non è più procrastinabile. Per la sopravvivenza dell’umanità è necessario un cambiamento di mentalità
che vada di pari passo con la rivoluzione tecnologica: un nuovo paradigma culturale e antropologico – oltre che scientifico, economico e politico – deve prendere il posto di quello attualmente in disfacimento. Come è stato per il passaggio dal modello tolemaico a quello copernicano, o dal meccanicismo newtoniano alla relatività di Einstein, è la visione del mondo col suo intero sistema di valori che viene messa in discussione dalla crisi energetica e ambientale in atto. Siamo chiamati a lasciare un modello di civiltà aggressiva, espansiva, fondata sullo sfruttamento dell’uomo, del suolo e della natura, per abbracciare una coscienza planetaria ed empatica, rispettosa dei limiti e della fragilità del pianeta. Storicamente, ogni mutamento radicale è apparso impensabile nel periodo di “splendore” del paradigma vigente (l’epistemologo Thomas Kuhn, riferendosi ai modelli delle teorie scientifiche, definisce periodo di “scienza normale” il momento in cui il sistema pare indiscutibile); ma quando le anomalie del sistema superano le possibili soluzioni, la crisi, la messa in discussione dei principî e la successiva “rivoluzione di paradigma” risultano inevitabili. X Irina Casali
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Costruire il senso dell’architettura An engineer Imagines, è il titolo inglese del primo volume di una nuova collana, diretta da Attilio Pizzigoni, che la casa editrice Marinotti dedica al “pensiero dell’ingegneria”. Un titolo, quello inglese, che tradotto letteralmente suonerebbe come “Un ingegnere immagina”. E l’immaginazione, nel senso d’invenzione, è proprio quella che Peter Rice – ingegnere che ha avuto la fortuna di lavorare ad alcuni dei più conosciuti progetti contemporanei in collaborazione con i maggiori architetti della nostra epoca: Richard Rogers, Renzo Piano, Norman Foster, Jørn Utzon, fra i tanti – ci racconta, seguendo il fluire dei suoi ricordi che si dipanano proprio attraverso le numerose occasioni presentatesi nel corso di una “densa” avventura professionale. Attraverso le parole di Rice, come raramente accade, siamo finalmente
indotti a confrontarci con un aspetto della progettazione che, nella maggior parte dei casi, la letteratura architettonica tende a lasciare nell’ombra, e cioè la stretta relazione che, nei migliori progetti, intercorre fra le scelte compositivoarchitettoniche e quelle propriamente costruttivo-tecnologiche. Il ruolo dell’ingegnere, inteso innanzitutto come progettista capace di inventare - nel senso picassiano del termine di trovare - la soluzione costruttiva più adeguata a rappresentare una particolare idea di architettura e, solo in secondo luogo, in quanto tecnico e la capacità di un team composto da professionalità diverse ma tutte univocamente e solidalmente coinvolte alla soluzione coerente del medesimo problema, è il tema dominante dei singoli capitoli di cui si compone il volume, ognuno dei quali è
Peter Rice L’immaginazione costruttiva (a cura di Attilio Pizzigoni) Marinotti, Milano, 2012 pp. 176, € 23,00
dedicato specificamente a un progetto e, di conseguenza, alla soluzione di un particolare problema ideativo-costruttivo. Ciò che stupisce, leggendo le pagine di Rice, è come alla fin fine il giudizio sulla singola opera tenda a passare in secondo piano se messa in relazione con la ricerca costruttiva più adeguata a rappresentarne il carattere. Non è quindi importante che il Beaubourg – l’avventura progettuale del Beaubourg nel volume appare forse come la più affascinante per complessità e aspirazione ideale - sia giudicato “bello”. Importa invece, comprenderne la logica complessiva fatta di scelte architettoniche precise e forti, ma soprattutto di una altrettanto strenua ricerca, nel campo della costruzione, tutta indirizzata a rappresentare con coerenza l’idea e il carattere che lo contraddistinguono. Nella ricerca di Rice – come ben spiega Attilio Pizzigoni nella postfazione – alla complessità di un pensiero in cui le più diverse discipline (la biologia, la matematica, il greco e il latino, l’arte, ecc.) si compongono e si relazionano, si affianca una inevitabile profonda conoscenza della realtà, intesa quale strumento necessario e determinante per attribuire “senso alle cose”. X Martina Landsberger
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Un sogno che diventa realtà rischia la demolizione, recuperandola a parco, confermandone cioè il carattere che ha assunto dal 1980, anno in cui termina il suo utilizzo: da quel momento, infatti, l’High Line abbandonata diviene terra di conquista da parte della natura che, indisturbata, qui può crescere rigogliosa, nei suoi caratteri autoctoni. Il sogno di preservare questo ambiente naturale, fino a quel momento inaccessibile, donandolo alla città, spinge Friends of the High Line, con l’appoggio successivo del nuovo sindaco di New York, Michael Bloomberg, a organizzare un concorso – prima un concorso di idee e poi a inviti – attraverso cui individuare il/i progettisti cui affidare l’incarico di costruire e rappresentare questa grande “utopia”. Zambelli e Pessoa ci accompagnano in questo sogno, presentandoci gli attori che ne hanno permesso la realizzazione e documentando con un nutritissimo apparato iconografico la realtà attuale – nel 2011 è stata aperta la 2° sezione e ora ci si appresta a terminare il progetto dell’ultimo tratto – e quella – identica – immaginata dai progettisti (James Corner Field Operations e Diller Scofidio + Renfro) nei loro disegni. X M.L.
Passeggiare e correre sopra la città di New York; attraversare prati, radure, boschi; fermarsi per prendere il sole sdraiandosi su una chaise-longue, oppure solamente per godere di un panorama diverso da quello abituale; guardare i tetti degli edifici del Meatpacking District - quartiere della zona sud-ovest di Manhattan – e arrivare, con lo sguardo, al fiume Hudson; riprendere il cammino seguendo sentieri che si intrecciano o vagando liberamente; sperimentare una natura diversa, solamente in apparenza artificiale; insomma, stare in città essendone al di sopra, esserne dentro ma fuori, vicini ma lontani. È il recupero di una linea ferroviaria sopraelevata dismessa che, realizzata fra il 1929 e il 1934, attraversava un quartiere industriale caratterizzato da magazzini e fabbriche
specializzate nella lavorazione delle carni (Meatpacking district), a rendere possibile tutto ciò. L’High Line – questo il nome sia dell’originaria linea ferroviaria che del nuovo parco della città – sorgeva, e sorge tuttora, a circa 9 metri di altezza dalla quota della città, aveva una lunghezza di circa 2,30 km e una larghezza variabile compresa fra i 9 e i 27 m. Il libro di Matteo Zambelli ed Henrique Pessoa racconta di una grande idea, un progetto carico di idealità – come tutti i progetti dovrebbero essere – che grazie alla grande forza di volontà dei cittadini e degli abitanti del quartiere, e al successivo coinvolgimento dell’amministrazione pubblica, riesce a giungere a compimento. Il sogno è dare nuova vita a questa infrastruttura che
Matteo Zambelli, Henrique Pessoa Alves La High Line di New York (a cura di Attilio Pizzigoni) Mimesis, Milano, 2012 pp. 284, € 24,00
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Black list dell’architettura “Protagonista del panorama urbano grazie alla sua originalità” e “simbolo della città sia in senso assoluto sia in rapporto alla società e alla cultura di quegli anni”. Con questa parole la Soprintendenza di Milano ha deciso di porre un vincolo monumentale sull’edificio della Torre Velasca edificio che “si distacca dai grattacieli a lui precedenti e dai pochi edifici a torre proposti in alcune altre realizzazioni milanesi nel dopoguerra”. È il soprintendente milanese Alberto Artioli a firmare il documento e a spiegare la “necessità” di istituire un vincolo e mettere sotto tutela la Torre Velasca in quanto “patrimonio unico, da difendere”. A distanza di 5 mesi circa – e sembra quasi uno scherzo – la Torre, ormai un simbolo della città di Milano, entra a far parte di una sorta di black list stilata dal “Daily Telegraph” e sottoposta al giudizio dei lettori. Qual è l’edificio più brutto fra quelli selezionati, si chiede il
quotidiano inglese? Si tratta di scegliere selezionando architetture fra loro diversissime per carattere, luogo e anno di costruzione. Prima in classifica per “bruttezza” la torre della televisione di Praga, segue la torre con i tre ventilatori ad Elephant & Castle (Londra), la National Gallery di Minsk, il Gran Lisboa Hotel di Macao, l’Elephant Building di Bangkok, l’edificio Mirador di Madrid degli MVRDV, l’ambasciata russa a L’Avana e la Biblioteca Nazionale di Pristina. Al 21 posto – ultima in classifica – la Torre Velasca realizzata dai BBPR su un’area devastata dai bombardamenti americani della Seconda Guerra Mondiale, in pieno boom economico. Alta 108 metri, composta di due volumi sovrapposti – quello inferiore occupato da uffici e quello superiore residenziale – la Torre è stata più volte utilizzata come set per famose pellicole cinematografiche quali “Il vedovo” di Dino Risi e Milano “Calibro 9” di Fernando Di Leo. X M.L.
Cities in transformation: un convegno al Politecnico Dal 7 al 10 giugno presso il Politecnico di Milano (8 giugno, Campus Bovisa; 9 giugno, p.zza Leonardo da Vinci) si è tenuta la Conferenza internazionale EAAE/ARCC Milano 2012 Cities in transformation. Research and Design. È a partire dal 1998 che la EAAE (European Association for Architectural Education, cui aderisce un gran numero delle Scuole di Architettura europee) e l’ARCC (Architectural Research Centers Consortium, che promuove la ricerca in campo architettonico con una forte presenza di adesioni in Nord America e Canada) organizzano, ogni due anni, alternativamente in Europa e Nord America, conferenze internazionali di confronto e di scambio sulle esperienze di ricerca nel campo dell’architettura e del suo insegnamento. Le precedenti edizioni si sono svolte a Parigi, Montreal, Dublino, Philadelphia, Copenhagen
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e Washington ed hanno visto la partecipazione di ricercatori e docenti provenienti da Australia, Africa ed Estremo Oriente. L’edizione di quest’anno ha visto confrontarsi sul tema delle trasformazioni urbane circa 130 relatori provenienti da scuole di architettura internazionali di 27 paesi diversi, i cui interventi sono stati selezionati, fra le 500 proposte pervenute, da un nutrito gruppo di revisori italiani e stranieri. Per poter ampliare il numero dei contributi e il confronto, ai panel di discussione è stata poi affiancata una sezione Poster con circa 80 contributi. La Conference è stata articolata in sette sessioni parallele di lavoro ognuna dedicata a un tema: dalla conoscenza della città nell’ottica di una sua trasformazione, alla storia e alla critica, alla questione della conservazione, ai temi della tecnica coinvolti dai processi di trasformazione urbana, alle infrastrutture fino alle sperimentazioni in campo didattico. Le due giornate di dibattito sono state
aperte e chiuse da key lecture svolte da professori stranieri e italiani. Nello specifico il Convegno è stato aperto il 7 giugno dall’intervento di Aseem Inam che insegna alla Parsons The New School for Design di New York; il giorno successivo è stata la volta di Masood A. Khan dell’Aga Khan Trust for Culture/ Aga Khan Cultural Service Pakistan e Daniele Vitale della Scuola di Architettura Civile del Politecnico di Milano e il 9 giugno Ferran Sagarra Trias, Direttore ETSAB – UPC Universitat Politècnica de Catalunya di Barcellona. Domenica 10 giugno, presso la Triennale, si è svolta la giornata conclusiva: la relazione di Franco Purini ha introdotto gli interventi di diverse figure istituzionali (CNA, ACE, UIA, Ordine Architetti e amministrazione comunale) che hanno affrontato i temi delle trasformazioni urbane in relazione alla figura dell’architetto, al ruolo produttivo delle scuole e all’internazionalizzazione della cultura. Il programma dettagliato del convegno è consultabile sul sito: www.eaae-arcc2012.polimi.it. X M.L.
OMNIBUS l NEWS
MOSTRE / 1
Senza respiro
urbano (ne è stato allestito uno con alberi di limoni, piante di rosmarino e mini-arnie per fare il miele in casa), al generatore eolico, fino ai prototipi di biciclette per affrontare lunghi viaggi. I.C. Breathe in! Respira! Milano, Spazio FMG 8-30 marzo 2012
MOSTRE / 2
Visioni di città
Presso lo spazio FMG (Fabbrica Marmi e Graniti e Iris Ceramica) in via Borgognone a Milano, dal 8 al 30 marzo, si è tenuta la mostra “Breathe in! Respira!” realizzata da Simona Galateo e Luca Molinari (curatore di un luogo che in pochi anni è divenuto riferimento cittadino per l’architettura contemporanea). La provocazione del titolo sostiene una sfida tanto ambiziosa quanto necessaria: trasformare Milano dal peggiore al miglior modello in Europa in tema di sostenibilità ambientale, candidandola all’European Green Capital Award in occasione dell’Expo 2015. Mentre Stoccolma, Amburgo, Vitoria-Gasteiz, Nantes sono state elette “European Green Capital” dalla Comunità Europea, Milano è leader nell’inquinamento e occupa uno degli ultimi posti in quanto a buone pratiche per il miglioramento della qualità dell’aria: ossidi di azoto, ozono troposferico, PM10 continuano a soffocare la città compromettendo la salute dei cittadini. L’inaugurazione della mostra è stata accompagnata da una lettera aperta al primo cittadino di Milano, cui questi ha risposto impegnandosi a precedere in tale direzione. Area C è solo l’inizio, l’attuale Giunta dovrà associare tempestivamente altre misure se non vuole perdere un’occasione inderogabile. In esposizione architetture ecocompatibili e progetti dal carattere sperimentale, nonché semplici idee e azioni per un vivere più ecologico: “best practices”, che vanno dall’orto
Una città policentrica ed efficacemente infrastrutturata. È questa la Bruxelles che tre gruppi di progettazione - 51N4E, l’AUC e Bureau Bas Smets, Studio 012 Bernardo Secchi Paola Viganò e KCAP Architects & Planners – hanno provato a immaginare. Tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, quando Bruxelles è diventata capitale dell’Unione Europea, la sua architettura storica medievale è stata sopraffatta dalla costruzione di moderni grattacieli, sorti, in apparenza, casualmente, senza rispondere ad alcun disegno pianificatorio. A questa condizione – conosciuta come “Bruxellizzazione”: una sorta di grave malattia – hanno provato a dare risposta i quattro gruppi di progettazione i cui lavori sono stati esposti nella mostra “Brussels 2040. Three visions for a metropolis” presso Bozar a Bruxelles. Tre punti di vista differenti. Una città delle diversità, uno snodo più che un polo, è quella immaginata dallo studio italiano Secchi-Viganò; Studio 012 pensa a una città orizzontale efficientemente connessa attraverso la sua grande cintura verde. Una città internazionale, aperta e multiculturale, è invece quella immaginata dal team
51N4E, l’AUC e Bureau Bas Smets; KCAP Architects & Planners punta, infine, sulla diversificazione funzionale della sua area settentrionale e su una riqualificazione delle zone lungo i canali attualmente desolate, isolate, abitate solamente da industrie abbandonate. M.L. Brussels 2040. Three visions for a metropolis Brussels, Bozar Centre for fine Arts 16 marzo – 20 maggio 2012
MOSTRE / 3
A new american dream
Ripensare la periferia – suburbia – americana: è questo il tema di una mostra in corso al MOMA di New York fino al 30 luglio prossimo. Cinque gruppi di progettisti sono stati chiamati ad affrontare il tema della “ricostruzione” del sogno americano distrutto dalla crisi, il tema della costruzione di nuove parti di città da attuarsi attraverso la riproposizione del progetto della casa unifamiliare. “Foreclosed: Rehousing the American dream” è il titolo della mostra ideata da Barry Bergdoll. Qui
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sono stati esposti i lavori dei cinque progettisti invitati che, per un anno, hanno studiato e, successivamente, formulato soluzioni progettuali per altrettanti specifici luoghi suburbani: Keizer in Oregon, Rialto in California, Cicero in Illinois, The Oranges nello Stato di New York e Temple Terrace in Florida. L’ipotesi di partenza era quella che ognuna delle proposte, alla carica ideale, dovesse affiancare una buona dose di realismo. Questo ha portato i diversi gruppi di progettazione – Studio Gang, MOS, Visible Weather, WORKac e Zago Architecture – a lavorare affiancati da tecnici quali ingegneri, ambientalisti, avvocati, esperti di questioni abitative, ecc. Il risultato è stato una messa in crisi della tradizionale forma della suburbia americana e il progetto di una nuova città fondata su un diverso rapporto con la natura, sull’abolizione della macchina in favore di un nuovo uso dei sistemi di trasporto collettivo, su un diverso rapporto di pubblico e privato. M.L. Foreclosed: Rehousing the American dream New York, MOMA 15 febbraio - 13 agosto 2012
LETTURE / 1
Omaggio a Giorgio Grassi
libro, edito da Franco Angeli, che permette al lettore, allo studioso d’architettura e allo studente che non si sia mai confrontato con l’architetto milanese, di capire qualcosa di più del perché, e del come, del suo lavoro. A partire dalla Genealogia e dagli Antichi Maestri, membri a pieno titolo della sua “famiglia spirituale”, vengono ripercorse le esperienze più significative di Grassi: i giorni di Pescara dove il “Maestro” – così lo hanno soprannominato i suoi studenti – formava gli allievi nella “bottega”; l’insegnamento a Milano e Zurigo; gli incontri e le collaborazioni in Spagna e Germania; infine un cospicuo numero di saggi che mettono in luce le questioni di metodo del lavoro di Grassi, la relazione tra il contenuto e la rappresentazione e la ricorrenza di alcuni elementi cari all’architetto. A chiudere, una serie di saggi introduce temi attorno cui Grassi si interroga e contro cui si batte da sempre, ad indicarci che la lezione dell’architetto milanese è quanto mai attuale. Cecilia Fumagalli Silvia Malcovati (a cura di) Una casa è una casa. Scritti sul pensiero e sull’opera di Giorgio Grassi Franco Angeli, Milano, 2011 pp. 352, € 39,00
LETTURE / 2
Dalla Germania un libro sull’architettura di Pyongyang
Cinquantacinque, tra amici, colleghi, collaboratori ed ex-studenti, sono raccolti a raccontare ognuno aspetti della vita e della professione di Giorgio Grassi. Il risultato è un bel
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Pyongyang è la capitale della Repubblica democratica popolare di Corea, praticamente sconosciuta. Conta tre milioni di abitanti e vanta un’architettura caratterizzata da diffusa figuratività, rivelatrice di un orientamento sociologico che riflette i modelli politici sostenuti da Partito e Stato. Due volumi compongono una guida, riccamente illustrata, confezionata in cofanetto, appena pubblicata da DOM Publishers. Il curatore Philipp Meuser, architetto e giornalista berlinese, osserva criticamente quasi un centinaio di edifici, segnalati al
termine, su una mappa, espressione della politica culturale della Corea del Nord. Nel primo volume, la suddivisione propone immagini della pianificazione urbana (ampie piazze e grandi viali, scanditi da imponenti palazzi che mettono in comunicazione, anche visiva, monumenti celebrativi del regime). Nel secondo, inframmezzati da foto di vita quotidiana e di ambienti cittadini, una serie di saggi di approfondimento. Il curatore ricorda che per un viaggio turistico in Corea è necessario preavviso e accompagnamento, con guida, interprete e autista, per evitare l’accusa di spionaggio; non nasconde la sua perplessità riguardo al parlare di architettura, in una nazione abituata a considerare ogni sorta di divulgazione e critica un atto di “propaganda imperialista”. Sostiene tuttavia che a Pyongyang si ha la possibilità di scoprire innumerevoli curiosità architettoniche e di valutare pregi e difetti di questa società e di un’urbanistica basata sulla nazionalizzazione di terreni e immobili. Di seguito Ahn Chiang-mo (docente sudcoreano di architettura) racconta la storia della città; cita la liberazione dal dominio giapponese (1945) e la sua distruzione durante la guerra di Corea (1950-53); quindi spiega i principî su cui è basata la pianificazione socialista per lo sviluppo
urbano. Christian Posthofen (storico di Colonia) analizza le aree pubbliche e il loro aspetto floreale, creato per simboleggiare il potere illimitato che ha oggi la dinastia Kim: il dominio della natura come svago sociale. Infine, vengono presentati estratti dal trattato sull’architettura, pubblicato sotto il nome del supremo leader Kim Jong-il, ove viene dimostrata l’ideologizzazione di ogni attività che si svolge in Nord Korea, incluse quella delle discipline tecniche e dell’architettura. R.G.
LETTURE / 4
Gli architetti raccontano
Philipp Meuser Pyongyang architectural and cultural guide DOM Publishers, Berlino, 2012 pp. 368, € 38,00
LETTURE / 3
Architettura politecnica
Il volume raccoglie le lezioni tenute dall’autrice per il Dottorato di ricerca in “Architettura e progettazione edilizia” del Politecnico di Torino. L’architettura è vista attraverso altri saperi, in particolare con gli occhi del cinema. L’architettura non è qui considerata come oggetto delle riprese o scena in cui si svolge l’azione (città, case, territorio), ma come espressione di pensiero che si concretizza nell’edificio e che si esprime nel corso della progettazione. Ciò che succede in un progetto di architettura risulta più chiaro se lo si mette in rapporto con la rappresentazione di luoghi, propria della disciplina dell’immagine. Antonia Pizzigoni (a cura di Giancarlo Motta) Educazione all’architettura Franco Angeli, Milano, 2011 pp. 186, € 29,00
Il giornalista Enrico Arosio, inviato del settimanale “l’Espresso”, ha incontrato per 15 anni numerosi autori di importanti opere architettoniche che hanno contributo a trasformare l’identità delle maggiori città contemporanee. Conclamati maestri internazionali (da Jacques Herzog a Mario Botta e tanti altri) e italiani (Piano, Fuksas, Tagliabue, Boeri, De Lucchi, Mendini, Gregotti) raccontano le loro vite e le ultime “imprese”. Sullo sfondo di questo lungo viaggio letterario troviamo grandi trasformazioni urbane, progetti straordinari, controversie politiche e culturali, ma, innanzitutto, il grande amore per l’architettura da parte di tutti i suoi protagonisti qui rappresentati. Enrico Arosio Piccoli incontri con grandi architetti Skira, 2012, Milano pp. 224, € 19,90
LETTURE / 5
Mappando l’architettura
“Gli scritti presenti in questo volume sono dei percorsi, linee immaginarie che attraversano il nuovo continente architettonico e ciascuno sarebbe la rappresentazione delle caratteristiche
di una di queste vie e delle scoperte fatte durante il viaggio. I saggi dunque non trattano di una verità come se la si fosse già trovata, seguono piuttosto una linea di ricerca con un metodo analitico o intenzionale, che potrebbe essere chiamato anche metodo d’invenzione”, scrive Pierluigi Nicolin introducendo la sua raccolta di brevi saggi. Per l’apertura di questi “varchi” nel vasto mondo dell’architettura, l’autore introduce una sorta di percorso parallelo che si svolge attraverso immagini e brevi annotazioni a carattere “informale”, con l’obiettivo di innescare un più profondo percorso razionale. Pierluigi Nicolin La verità in architettura. Il pensiero di un’altra modernità Quodlibet, Macerata, 2012 pp. 208, € 18,00
LETTURE / 6
Natura ripensata
L’esperienza trentennale di Patrizia Pozzi e del suo studio, nel campo della progettazione del paesaggio e degli spazi verdi pubblici e privati, è qui raccontata attraverso più di trecento immagini a colori, supportate da testi redatti dallo Studio Viapiranesi. I progetti sono suddivisi in quattro sezioni: Energy landscape (ecosostenibilità e biocompatibilità), Abitare la natura (paesaggio come fonte di ispirazione e integrazione), Nuove tendenze (nuove dinamiche di approccio allo spazio pubblico e alla vita quotidiana) e Nursery (sostenibilità e integrazione tra architettura e spazi aperti). Ad emergere è il cambiamento di mentalità della committenza italiana nei confronti della pianificazione degli spazi aperti e, allo stesso tempo, il cambiamento di sensibilità della popolazione rispetto ai luoghi dell’abitare. Luca Molinari & Viapiranesi (a cura di) Patrizia Pozzi. Contemporary Landscape Skira, Milano, 2011 pp. 320, € 30,00
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BREVI DAGLI ORDINI
Î VARESE
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Amiamo Varese Nell’ambito delle celebrazioni per il 50° dell’OAPPC di Varese, continuano le proposte culturali aperte a professionisti e cittadinanza, finalizzate alla diffusione della cultura del progetto e della qualità architettonica. Fra queste segnaliamo il ciclo “Quale città? Riflessioni per il futuro della città e del territorio”, in collaborazione con il Comune di Gorla Minore, e le conferenze, nella affascinante cornice di villa Panza, dal titolo “Amiamo Varese?”. Gli eventi organizzati, tutti con relatori di spicco provenienti dal mondo dell’architettura, del design, dell’arte, dell’economia, della filosofia e della cultura, danno vita ad un dibattito intenso e di respiro internazionale. Per il calendario dei prossimi incontri: http://www.ordinearchitettivarese.it/iniziative-ordine.html e per i video delle conferenze passate: http://www.primopianoitalia.tv/ ordinearchitettivarese/ Laura Gianetti e João António Ribeiro Ferreira Nunes.
Î VA R E S E
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Proseguono gli incontri a Villa Panza Il secondo semestre di incontri a Villa Panza, per il 50° dell’Ordine, si apre il 17 luglio con Paola Antonelli, Senior Curator, Architecture and Design, The Museum of Modern Art, MoMA New York e Luisa Bocchietto, Presidente Nazionale ADI (Associazione per il Disegno Industriale), incontro sul tema “Design e Territorio”.
Î M I L A N O
Itinerari d’architettura milanese Giunti alla nona edizione, gli Itinerari di architettura dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano, a cura della sua Fondazione, sono uno strumento per conoscere l’anima della città attraverso le sue più rilevanti espressioni del Novecento. Nel 2012 si è scelto di concentrarsi sulle “Figure”, organizzando 7 itinerari dedicati a maestri dell’architettura moderna milanese: Piero Bottoni (a cura di Giancarlo Consonni e Graziella Tonon), Giovanni Muzio (a cura di Annegret Burg), Piero Portaluppi (a cura di Stefano Poli), Luigi Figini e Gino Pollini (a cura di Giacomo Polin), Gio Ponti (a cura di Fulvio Irace e Manuela Leoni), Mario Asnago e Claudio Vender (a cura di Massimo Novati), Luigi Caccia Dominioni (a cura di Marco Ghilotti e Alberto Gavazzi). Il ritrovo per i primi 4 Itinerari (Bottoni, Muzio, Portaluppi, Figini e Pollini) è stato fissato il giorno 16 giugno, presso la Sede dell’Ordine degli Architetti PPC, via Solferino 19, Milano, mentre i restanti 3 Itinerari si svolgeranno il giorno 6 ottobre 2012. Info: http://fondazione.ordinearchitetti.mi.it/ index.php/page,Notizie.Dettaglio/id,2269 http://fondazione.ordinearchitetti.mi.it/ index.php/page,Attivita.Itinerari.Home
Figini e Pollini, foto (in alto) di Barbara Palazzi; Piero Bottoni, foto Archivio Bottoni.
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DALLA CONSULTA
In memoria di Emiliano Ambrogio Campari
Ho conosciuto Emiliano Campari negli anni 1997/98, quando fu eletto presidente dell’Ordine di Cremona, carica che ha mantenuto, con pieno merito e orgoglio, fino ad oggi. Presto la nostra conoscenza è mutata, anche se i motivi erano principalmente legati all’attività degli Ordini, ai vari livelli, in un rapporto di grande stima e amicizia. Ho apprezzato subito le sue grandi doti di equilibrio e bonomia. È stato, fino all’ultimo, un uomo forte, curioso del nuovo, ma anche pragmatico e concreto, nell’orgoglio della propria semplicità, capace di prendere entusiasmo per imprese anche difficili, generoso di consigli e capace di offrire sostegno a chi vi si rivolgesse. Ha sempre tenuto ad essere devoto e attaccatissimo alla famiglia, specie quella recentemente allargata a seguito dei matrimoni dei figli e la nascita delle nipotine Anita, Maria, Viola e Sole. È stato un architetto molto capace e di buon gusto – confermato anche nella tavola e in cucina – che ha avuto la
fortuna di vivere e lavorare tutta la vita qui a Casaletto Ceredano e nel territorio cremasco. Emiliano ha svolto un’intensa attività professionale già dal 1962 appena iscritto al collegio dei geometri. Ha conseguito poi la laurea in Architettura nel 1982, continuando un’attività che gli è stata congeniale, fertile di buoni risultati e rapporti costruiti con trasparenza e umanità, e con anche notevole competenza. Qualità che gli è stata particolarmente riconosciuta nella continuativa ed apprezzata attività come consulente presso il Tribunale di Crema. Ma credo che i lavori ai quali più si sia appassionato siano gli ultimi, di restauro, che purtroppo rimarranno per lui incompiuti: Come coordinatore del gruppo di lavoro nominato dal vescovo di Crema, dove controllava quotidianamente l’andamento delle opere nella cattedrale del Duomo. E come architetto incaricato dei lavori di restauro, insieme ai due figli architetti, della Chiesa di San Pietro la parrocchiale del suo paese. La sua attività per gli Ordini professionali è stata generosissima. A livello nazionale, come componente della Conferenza nazionale degli Ordini. Nel 2009 fu nominato dal Consiglio Nazionale nel difficile compito di commissario per l’Ordine di Bergamo. Particolarmente proficua ed intensa è stata la sua attività presso la nostra Consulta degli Architetti della Lombardia, associazione alla quale aderiscono tutti gli Ordini degli Architetti della Lombardia. È stato presidente dal 2000 al 2002, vicepresidente dal 2005 al 2007, segretario dal 2007 al 2009, tesoriere dal 2009 al 2010, sempre apprezzato per la sua opera e la sua esperienza. Negli ultimi tempi tuttavia la sua presenza
in Consulta si era diradata. Nel suo ultimo breve intervento alla riunione del 26 aprile 2012, dedicata a programmare l’attività dell’associazione per gli anni 2012-2013, ha brevemente manifestato, seppure in modo indiretto, fiducia nell’istituzione e nella struttura organizzativa, alla quale aveva dedicato tante energie. Se ne è andato via prima della fine della seduta, per rientrare per tempo a casa per poter cenare con sua moglie, ci disse, e ci salutò con discrezione. L’indomani ci ha lasciato sgomenti e addolorati venire a conoscenza che mentre continuavamo la discussione, lui, da solo, ci stava lasciando per sempre. Rinnovo quindi da parte mia e dei presidenti degli Ordini degli Architetti PPC della Lombardia, Angelo Monti, Fabiola Molteni, Sergio Cavalieri, Laura Boriani, Paolo Belloni, Laura Gianetti, Aldo Lorini, Elisabetta Ripamonti, Pino Sgrò, Daniela Volpi, delle segretarie e dei redattori della rivista “AL”, unitamente al direttore Maurizio Carones: il più profondo rammarico per la scomparsa dell’architetto Emiliano Campari e la più intensa partecipazione al cordoglio della Signora Piera, dei figli Eleonora col marito Jacopo e Eugenio con la moglie Kamila e degli altri familiari. Emiliano, ci manchi molto! Paolo Ventura
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