AL Mensile di informazione degli Architetti Lombardi numero 5 Maggio 2004
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Forum Le riviste degli Ordini interventi di Maurizio Carones, Alberto Caruso, Cristiana Chiorino, Leonardo Fiori, Angelo Torricelli Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi M ilano Pavia Sondrio Varese
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Argomenti
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Concorsi
40 42
Professione e aggiornamento Legislazione Strumenti
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Informazione Dagli Ordini Stampa Libri, riviste e media M ostre
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Itinerari
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Indici e tassi
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Direttore Responsabile: Stefano Castiglioni Direttore: Maurizio Carones Comitato editoriale: Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Redazione: Igor Maglica (caporedattore) Martina Landsberger, Mina Fiore Assistente di Redazione: Irina Casali Direzione e Redazione: via Solferino, 19 - 20121 Milano tel. 0229002165 - fax 0263618903 e-mail Redazione: redazione.al@flashnet.it Progetto grafico: Gregorietti Associati Servizio Editoriale e Stampa: Alberto Greco Editore srl viale Carlo Espinasse 141, 20156 Milano tel. 02 300391 r.a. - fax 02 30039300 e-mail: age@gruppodg.com Concessionaria di Pubblicità: Profashion srl viale Carlo Espinasse 141, 20156 Milano tel. 02 30039330 r.a. - fax 02 30039300 e-mail: profashion@gruppodg.com Stampa Diffusioni Grafiche, Villanova Monf.to (AL) Rivista mensile: Spedizione in a.p.- 45% art. 2 comma 20/b Legge 662/96 - Filiale di Milano. Autorizzazione Tribunale Civile n° 27 del 20.1.71 Distribuzione a livello nazionale La rivista viene spedita gratuitamente a tutti gli architetti iscritti agli Albi della Lombardia che aderiscono alla Consulta Tiratura: 23.460 copie Abbonamento annuale (valido solo per gli iscritti agli Ordini) € 3,00 In copertina: logo disegnato da Michele Provinciali per il numero zero del Bollettino di informazione dell’Ordine degli Architetti di Milano Pavia Sondrio, dicembre 1970. Gli articoli pubblicati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti né la redazione di AL
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Editoriale
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Sommario
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Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti, tel. 02 29002174 w w w.consultalombardia.archiw orld.it Segreteria: consulta.al@flashnet.it Presidente: Stefano Castiglioni; Vice Presidenti: Daniela Volpi, Giuseppe Rossi, Ferruccio Favaron; Segretario: Carlo Varoli; Tesoriere: Umberto Baratto; Consiglieri: Achille Bonardi, Marco Bosi, Franco Butti, Sergio Cavalieri, Simone Cola Ordine di Bergamo, tel. 035 219705 www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Presidente: Achille Bonardi; Vice Presidente: Paola Frigeni; Segretario: Italo Scaravaggi; Tesoriere: Fernando De Francesco; Consiglieri: Barbara Asperti, Giovanni N. Cividini, Antonio Cortinovis, Silvano Martinelli, Roberto Sacchi (Termine del mandato: 18.3.03) Ordine di Brescia, tel. 030 3751883 www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Presidente: Paolo Ventura; Vice Presidente: Roberto Nalli; Segretario: Gianfranco Camadini; Tesoriere: Luigi Scanzi; Consiglieri: Umberto Baratto, Gaetano Bertolazzi, Laura Dalé, Paola E. Faroni, Franco Maffeis, Daniela Marini, Mario Mento, Aurelio Micheli, Claudio Nodari, Patrizia Scamoni (Termine del mandato: 2.10.02) Ordine di Como, tel. 031 269800 www.co.archiworld.it Presidenza e segreteria: architetticomo@archiworld.it Informazioni utenti: infocomo@archiworld.it Presidente: Franco Butti; Vice Presidente e Tesoriere: Gianfranco Bellesini; Segretario: Franco Andreu; Consiglieri: Marco Brambilla, Giovanni Cavalleri, Gianfredo Mazzotta, Marco Ortalli, Michele Pierpaoli, Corrado Tagliabue (Termine del mandato: 13.6.03) Ordine di Cremona, tel. 0372 535411 www.architetticr.it Presidenza e segreteria: segreteria@architetticr.it Presidente: Emiliano Campari; Vice Presidente: Carlo Varoli; Segretario: Massimo Masotti; Tesoriere: Federico Pesadori; Consiglieri: Edoardo Casadei, Luigi Fabbri, Federica Fappani (Termine del mandato: 1.8.03) Ordine di Lecco, tel. 0341 287130 www.lc.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilecco@archiworld.it Informazioni utenti: infolecco@archiworld. Presidente: Ferruccio Favaron; Vice Presidente: Elio Mauri; Segretario: Arnaldo Rosini; Tesoriere: Alfredo Combi; Consiglieri: Davide Bergna, Carmen Carabus, Massimo Dell’Oro, Gerolamo Ferrario, Massimo Mazzoleni (Termine del mandato: 15.2.03) Ordine di Lodi, tel. 0371 430643 www.lo.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilodi@archiworld.it Informazioni utenti: infolodi@archiworld.it Presidente: Vincenzo Puglielli; Segretario: Paolo Camera; Tesoriere: Cesare Senzalari; Consiglieri: Samuele Arrighi, Patrizia A. Legnani, Erminio A. Muzzi, Giuseppe Rossi (Termine del mandato: 10.7.03) Ordine di Mantova, tel. 0376 328087 www.mn.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettimantova@archiworld.it Informazioni utenti: infomantova@archiworld.it Presidente: Sergio Cavalieri; Segretario: Manuela Novellini; Tesoriere: Michele Annaloro; Consiglieri: Francesco Cappa, Cristiano Guernieri, Paolo Tacci, Manolo Terranova (Termine del mandato: 25.5.03) Ordine di Milano, tel. 02 625341 www.ordinearchitetti.mi.it Presidenza: consiglio@ordinearchitetti.mi.it Informazioni utenti: segreteria@ordinearchitetti.mi.it Presidente: Daniela Volpi; Vice Presidente: Ugo Rivolta; Segretario: Valeria Bottelli; Tesoriere: Annalisa Scandroglio; Consiglieri: Federico Acuto, Giulio Barazzetta, Antonio Borghi, Maurizio Carones, Valeria Cosmelli, Adalberto Del Bo, Marco Engel, Emilio Pizzi, Franco Raggi, Luca Ranza, Antonio Zanuso (Termine del mandato: 30.6.04) Ordine di Pavia, tel 0382 27287 www.pv.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettipavia@archiworld.it Informazioni utenti: infopavia@archiworld.it Presidente: Marco Bosi; Vice Presidente: Lorenzo Agnes; Segretario: Quintino G. Cerutti; Tesoriere: Aldo Lorini; Consiglieri: Anna Brizzi, Maura Lenti, Paolo Marchesi, Giorgio Tognon (Termine del mandato: 2.10.03) Ordine di Sondrio, tel. 0342 514864 www.so.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettisondrio@archiworld.it Informazioni utenti: infosondrio@archiworld.it Presidente: Simone Cola; Segretario: Fabio Della Torre; Tesoriere: Giuseppe Sgrò; Consiglieri: Giampiero Fascendini, Giuseppe Galimberti, Francesco Lazzari, Giovanni Vanoi (Termine del mandato: 19.2.03) Ordine di Varese, tel. 0332 812601 www.va.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettivarese@archiworld.it Informazioni utenti: infovarese@archiworld.it Presidente: Riccardo Papa; Segretario: Emanuele Brazzelli; Tesoriere: Gabriele Filippini; Vice Presidente: Enrico Bertè, Antonio Bistoletti, Minoli Pietro; Consiglieri: Claudio Baracca, Maria Chiara Bianchi, Claudio Castiglioni, Stefano Castiglioni, Orazio Cavallo, Giovanni B. Gallazzi, Laura Gianetti, Matteo Sacchetti, Giuseppe Speroni (Termine del mandato: 3.7.03)
Stefano Castiglioni Presidente della Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti *** In data 24 marzo 2004 è avvenuto il rinnovo dei ruoli nel Consiglio del Direttivo della Consulta con il seguente esito: Presidente: Stefano Castiglioni; Vice Presidenti: Daniela Volpi, Giuseppe Rossi, Ferruccio Favaron; Segretario: Carlo Varoli; Tesoriere: Umberto Baratto.
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Editoriale
L’imminente Assemblea Generale del Consiglio Architetti d’Europa, che si terrà il 6 maggio 2004 presso la Triennale di Milano, ha in agenda il tema “rapporto Architetti - mercato” che a sua volta comporta la definizione di dirette e rilevanti implicazioni relative alla nostra professione tra le quali: • la semplificazione delle regole che normano l’attività professionale; • la diffusione di chiara informativa preventiva per il committente; • la pubblicità con i soli limiti della dignità e dell’etica; • le eliminazioni di divieti per le società professionali; • l’abolizione di tariffe e relativi criteri applicativi a meno di interesse pubblico chiaramente evidente e comunque non di emanazione della categoria; • la promozione di associazioni professionali interdisciplinari; • il riconoscimento oggettivo della qualità professionale; • l’introduzione di nuove norme deontologiche comuni all’UE, tenendo presente che, comunque operando in paesi terzi, valgono quelle dell’Ordine di appartenenza e origine; • l’obbligo dell’assicurazione professionale. I connotati della professione dunque saranno d’ora innanzi definiti essenzialmente in sede Europea lasciando alla legislazione nazionale il compito di pura traduzione delle direttive di Strasburgo mentre dall’altro lato la riforma costituzionale del titolo V e “la devolution” hanno trasferito le problematiche e le normative territoriali alla prevalente scala regionale. A fronte di ciò anche i tradizionali canali e pubblicazioni degli Architetti necessitano di un conseguente adeguamento fondato sulle sottoposte considerazioni: • è ormai matura l’esigenza di un’informazione a scala sovrannazionale per i problemi propriamente dell’assetto della professione; • è necessaria una comunicazione periodica a cadenza regolare e ravvicinata che dia spazio ed evidenza a aspetti, settori culturali e normativi riferiti alla dimensione territoriale regionale; • resta conseguentemente più ridotto ed angusto lo spazio per un messaggio a livello nazionale per gli operatori Architetti, risultando in progressiva ascesa i primi due ambiti sopra descritti. È così apparso più che naturale che la nostra rivista “AL”, cui compete il compito dell’informazione per i 22.000 Architetti lombardi, operasse una panoramica generale sulla stampa degli Ordini a livello locale, constatando come però, a fronte di un’indubbia disponibilità e varietà di contributi, resti un diffuso “frazionamento” a livello provinciale, una sorta di “diaspora” di temi e contenuti a inevitabile discapito e dispersione degli ambiti problematici trattati e soprattutto di sistematicità e continuità. Tutto ciò configura altresì sorta di debolezza, fragilità della presenza della categoria quale interlocutrice dei poteri forti che incidono sul Governo e sulla gestione del territorio, operante come si è detto in ambito regionale. Consulte e Federazioni, che costituiscono gli interlocutori preposti dagli Ordini provinciali e quindi degli Architetti nel loro insieme nei confronti delle strutture e comunicazioni di cui sopra possono infatti svolgere un efficace confronto e darne gli esiti agli iscritti solo disponendo di un’adeguata espressione editoriale. Se poi oltre alla traduzione fisica/cartacea si accompagna una presenza on-line, come avviene già per “AL”, si avrà altresì l’opportunità del confronto diretto e sistematico con le altre realtà regionali: esperienza che per ora resta realtà di pochi, ma per la quale gli undici Ordini della Lombardia si sono impegnati con decisione nel ruolo di promotori per una necessaria, se non indifferibile, diffusione generalizzata di analoghe equivalenti espressioni di informazione periodica che consentano a tutti i colleghi architetti l’accesso, la conoscenza, il rapporto nelle diverse realtà di tutto il territorio nazionale, per intervenire e operare nei contesti regionali intesi non quali ambiti interclusi, ma entità diversamente e specificamente articolate e regolate.
Le riviste degli Ordini
Forum
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Il Forum di questo numero è composto dagli interventi di Alberto Caruso, direttore di “ Archi” , Cristiana Chiorino, redattrice de “ Il giornale dell’architettura” , Leonardo Fiori, direttore di “ Costruire” dal 1982 al 2002, Angelo Torricelli, professore ordinario presso la Facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano e direttore di “ AL” nel biennio 1982-1983, oltre a quello di Maurizio Carones, attuale direttore di “ AL” . La seconda parte del Forum raccoglie una tabella che documenta il panorama editoriale italiano degli Ordini e delle Federazioni e la presentazione di alcune delle più significative riviste. Il Forum e la sezione relativa ad “ AL” sono stati curati da Sonia Milone. Il direttore e la redazione ringraziano tutti gli intervenuti per i loro contributi.
Riviste o bollettini? di Maurizio Carones Quando, circa tre anni fa, “ AL” ha rinnovato la sua impostazione editoriale, una delle prime osservazioni fatte al nostro lavoro fu che non si doveva fare una rivista di architettura ma un bollettino. Su questa distinzione lessicale si discusse tanto che, in alcune riunioni di redazione, il primo che, inevitabilmente, usava la parola “ rivista” veniva scherzosamente interrotto e richiamato alla correttezza. Più recentemente alcuni hanno, in modo amichevole, osservato che “ AL” sembra una edizione un po’ dimessa di una rivista di architettura. Nel fare quindi “ AL” – come forse qualsiasi altra rivista edita da un ordine professionale di architetti – il rapporto con l’” ingombrante” figura della rivista di architettura è una questione costante, forse ineludibile. Nei decenni scorsi le riviste di architettura – come si sa – hanno infatti avuto un ruolo così determinante nella stessa ridefinizione dell’ambito disciplinare, nella costruzione del dibattito e nella diffusione della conoscenza dell’architettura, da costruire attorno a sé, spesso, gruppi di tendenza molto riconoscibili e diventare, a volte più delle scuole, i luoghi di costruzione del pensiero architettonico. Verrebbe dunque da pensare che una rivista di un Ordine professionale dovrebbe avere un ruolo differente: essere testimonianza del cosiddetto “ mondo del lavoro” , dei vari aspetti professionali, più legati al “ fare” . Credo però che, in realtà, il panorama sia oggi un po’ più com-
plesso: l’elaborazione teorica e la pratica cercano interazioni continue, a volte inseguite in modi affannosi. Ciò riguarda anche le riviste: ci sono riviste di architettura che funzionano come grandi meccanismi pubblicitari di prodotti o progetti, riviste di settori merceologici che riescono ad elaborare contributi di qualità, riviste professionali che organizzano dibattiti culturali. Tutto ciò ha, inoltre, relazioni con i problemi del fare una rivista: la redazione, le sue competenze, la frequenza delle uscite, i tempi redazionali, le risorse. Diventa allora importante cercare di comprendere, ogni volta, non tanto quale sia la tipologia a cui appartiene quella determinata rivista, ma piuttosto qual è il suo progetto e come si cerchi di attuarlo. Le stesse grandi riviste, d’altra parte, hanno i loro cambiamenti, si rifondano, altre nuove ne nascono, altre terminano le loro pubblicazioni. In questa articolata situazione, anche le riviste degli Ordini professionali vedono messo in discussione il loro ruolo di semplice “ bollettino” e forse si inseriscono in questo panorama per quello che riescono a fare, in considerazione del fatto che, rispetto alle riviste convenzionali, hanno la possibilità di rappresentare le realtà territoriali a cui si riferiscono, talvolta ambiti ad elevate specificità e con condizioni normative ed operative particolari. Il lavoro che abbiamo fatto ad “ AL” è stato, innanzitutto, di interrogarci sulle caratteristiche che dovesse avere la rivista ed una delle principali, da subito evidenziata, è stata quella di punto di incontro fra gli Ordini degli architetti delle undici province lombarde. Province – come si sa – molto diverse fra loro che, insieme, contribuiscono a definire una identità regionale articolata, sia per tipologie di territorio, di paesaggio, di città e culture. E per questo si è scelta su una struttura doppia: da una parte l’informazione, fatta di notizie dagli ordini, di aggiornamenti, recensioni, argomenti e rubriche, dall’altra una sezione monografica, costruita attorno ad un forum che ogni mese individua un argomento comune di discussione – temi definiti da riunioni con le redazioni di tutti gli Ordini provinciali all’inizio dell’anno editoriale. Questa sezione monografica è costituita a sua volta da una parte di argomentazione, che raccoglie interventi di alcuni esperti, e da una parte di esemplificazione in cui i redattori degli Ordini danno una interpretazione della stessa questione alla scala locale. Da questo lavoro emerge spesso come lo stesso argomento produca contributi molto differenti tra provincia e provincia. Differenze talvolta dovute a mancanza di perfetto coordinamento ma, più spesso, a differenti interpretazioni. In questo senso se ne ricava una immagine della Lombardia – che vede circa 22.000 architetti iscritti nei vari ordini provinciali – come un territorio ricco di differenze, in grado di discutere nello stesso tempo sulla stessa questione, senza dover necessariamente concordare. Riviste, bollettini, almanacchi?
Il caso svizzero
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Ad una condizione del mestiere profondamente diversa da quella italiana, corrispondono in Svizzera istituzioni professionali altrettanto diverse. Innanzitutto il ruolo degli architetti nella società, il loro status sociale, ha un rilievo per noi sconosciuto. Se è vero che, in generale, l’inutilità tecnica del nostro mestiere caratterizza la nostra epoca rispetto a quelle passate, è anche vero che il grado di consapevolezza del valore aggiunto dell’architettura nella costruzione degli edifici e del paesaggio offre l’esatta misura della civiltà elvetica, che in questo senso è tra le più avanzate in Europa. Gli stessi ingegneri ed i tecnici edili hanno una precisa coscienza del carattere tecnico del loro contributo e del fatto che è propria dell’architetto la competenza della concezione spaziale e della regìa dei diversi saperi tecnici. Ovviamente la condizione differisce da cantone a cantone, ma anche, per esempio, nei Grigioni, dove è giuridicamente consentito ad ogni cittadino di essere l’autore del progetto della propria casa, la consapevolezza della necessità dell’architettura è, se possibile, ancora più estesa. La condizione dell’architetto ticinese è, nel panorama elvetico, meno brillante, tuttavia privilegiata rispetto alla nostra. L’istituzione professionale è la SIA, Società Ingegneri e Architetti, fondata nel 1837. È una società di diritto privato, la cui autorevolezza è tuttavia consolidata e riconosciuta ovunque. La SIA, che raccoglie sia gli architetti che gli ingegneri, ha elaborato nel tempo, e continua ad aggiornare, tutto il patrimonio normativo in base al quale si costruisce. La normativa tecnica, relativa alla sicurezza, alla statica, alla resistenza e qualità dei materiali, ed anche gli onorari e le regole dei concorsi e, in generale dell’attribuzione degli incarichi, sono elaborazioni, per così dire, “ autogestite” dagli architetti e dagli ingegneri, attraverso la loro società. Nella Svizzera Italiana gli iscritti alla SIA sono circa 700, metà dei quali architetti, il che vuol dire (essendo gli abitanti circa 300.000) un architetto ogni 850 abitanti. La sezione ticinese della SIA, oltre a promuovere una intensa attività culturale, da circa un secolo ha un suo organo di informazione in lingua italiana, che si è sempre distinto da quelli in tedesco ed in francese, pubblicati a Zurigo e a Losanna, per essere una vera e propria rivista di architettura e di ingegneria, mentre gli altri organi sono poco più che dei bollettini dell’attività sociale. Fino al 1997 la rivista della SIA era “ Rivista Tecnica” , poi, da quell’anno, è stata fondata “ Archi“ , che esce ogni due mesi, viene distribuita ai soci e diffusa attraverso abbonamenti e librerie in circa tremila copie. A Milano, “ Archi” si trova da Hoepli e alla Triennale. Divisa in due sezioni (quella di architettura occupa circa 50 pagine, quella di ingegneria circa 20), è una rivista te-
Forum
di Alberto Caruso
“ Domus” n. 641, luglio-agosto 1983.
“ Casabella Continuità” n. 266, agosto 1962.
“ Domus” , n. 112, aprile 1937.
Forum
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matica, la cui redazione è indipendente dagli organismi dirigenti della SIA, che si limitano a nominare i responsabili. La sezione di architettura, diretta fin dalla fondazione da chi scrive, persegue un programma di illustrazione e rappresentazione critica della produzione architettonica ticinese e, insieme, di offerta di materiali critici diversi ed anche geograficamente lontani, sempre finalizzati alla ricerca e alla riflessione intorno al mestiere. Costituita esclusivamente da progetti inediti e testi originali, la rivista a volte tratta di temi comuni tra le due sezioni, come nel caso dell’ultimo numero del 2003, dedicato alla “ Ferriera” di Livio Vacchini a Locarno e alla stazione di Basilea di Cruz-Ortiz e Giraudi-Wettstein, progetti molto diversi ma accomunati dal rilievo degli aspetti strutturali, illustrati diffusamente insieme a quelli architettonici.
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Riviste degli Ordini: un panorama nuovo dell’architettura In Italia ci sono troppe riviste di architettura? Gli Ordini pensano di no. Forse, non soddisfatti dalla pubblicistica di settore – divisa tra cronache anodine e raccolte fotografiche ad effetto –, oppure in cerca di uno strumento che sia a metà strada tra il quotidiano e la rivista, molti Ordini professionali, negli ultimi anni, hanno scelto di dotarsi di una “ rivista” ; non tanto per approfondire gli aspetti legislativi e normativi della professione – compito per lo più demandato ancora al tradizionale bollettino –, ma per avere uno strumento di approfondimento critico maggiormente calato nella realtà territoriale. Incuriositi dal fenomeno che inizialmente pensavamo peculiare solo di alcuni Ordini principali, l’anno scorso avevamo avviato con il nostro “ Giornale” un’indagine per saperne qualcosa in più: fummo letteralmente sommersi da un numero spropositato di queste insolite riviste. Quali sono i loro caratteri distintivi? Spessi volumi corposi, stampati ricchi e sontuosi, con tanto di carta patinata e immagini a tutta pagina, queste pubblicazioni – che gli ordini amano chiamare “ supplementi culturali” – hanno preso a prestito dalle riviste più consolidate l’impostazione grafica, ma non la scala di analisi. Sono soprattutto rassegne di architettura che pongono l’attenzione alle realtà locali, o che propongono riflessioni sui mutamenti apportati dall’introduzione di nuove normative alla professione quotidiana, strumenti che sembrano essere la risposta al nuovo ruolo, affidato dal CNA agli Ordini provinciali, di comunicazione e diffusione della qualità in architettura. Gli argomenti proposti sono orientati a costruire una maggiore condivisione sociale, attraverso l’attenzione alla dimensione ambientale dei progetti, partendo dal presupposto che sia necessario diffondere un clima di fiducia tra gli architetti, le amministrazioni e i cittadini, attraverso racconti, opinioni e processi trasparenti che possano rendere tutti partecipanti. Queste riviste, spesso dirette da un apposito consiglio e, in alcuni casi, sostenute dalle sempre più frequenti Fondazioni degli Ordini, si basano su autori esterni alla redazione, come professionisti locali o docenti dei vicini istituti universitari. A distribuzione gratuita, per non gravare sui bilanci degli Ordini, si reggono sulla raccolta pubblicitaria, che ne condiziona inevitabilmente la cadenza. Che vantaggio hanno rispetto alle riviste a tiratura nazionale? Consentono di comporre un panorama nuovo e diverso dell’architettura, dando voce alle generazioni
“ Ottagono” , n. 47, dicembre 1977.
“ Edilizia moderna” , n. 80, settembre 1963.
Forum
di Cristiana Chiorino
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“ Edilizia popolare” , n. 125, luglio-agosto 1975.
più giovani – a quella classe professionale che, rispetto alla pubblicistica più consolidata, lavora nell’ombra –, o di riportare l’attenzione ad ambiti territoriali periferici. Propongono, inoltre, un’analisi più mirata e ragionata delle grandi trasformazioni territoriali, o dell’incidenza di architetture spesso calate dall’alto – frutto del crescente ricorso al sistema concorsuale, che vede intervenire, sempre più spesso, architetti estranei alle realtà locali. Riportano l’attenzione alla scala provinciale, alle ricadute delle grandi trasformazioni infrastrutturali sul territorio locale, alla dimensione paesaggistica, ricostruendo geografie non convenzionali a cavallo dei confini; dal Trentino si va in Austria o in Svizzera, dal Friuli in Slovenia, dalla Sardegna in Spagna o in tutta l’area mediterranea. Il loro fuoco d’interesse, infatti, non è rappresentato tanto dalla città di afferenza, la campagna e il territorio, largamente urbanizzati alla scala provinciale o regionale, ne sono invece il termine di confronto inevitabile. Pensate quindi come strumento di confronto tra la scala nazionale e le ricadute a livello locale, o come tentativo di trasferire alla scala locale le direttive di carattere nazionale, diventano riferimento di informazione sull’architettura e sull’attualità del territorio regionale per la classe professionale. Strumento indispensabile per una città o un ambito provinciale che voglia indagare maggiormente su se stesso, offrono quel necessario confronto con la scala locale, un’esigenza manifestata d’altronde dalla recente diffusione di vere e proprie riviste regionali, riviste che hanno scelto di puntare l’attenzione alla piccola scala, regionale, provinciale o comunale, per poter sondare sfumature e trasformazioni che sfuggono ai grandi racconti.
I miei vent’anni a “Costruire” di Leonardo Fiori
“ Lotus International” , n. 15, giugno 1977.
Nell’Aprile del 1982 uscì il primo numero di “ Costruire” . All’epoca, le riviste del settore erano zeppe di frontoni e capitelli postmoderni, di paralizzanti sistemi prefabbricati, di rigidi piani urbanistici. Venne naturale pensare ad una rivista differente. All’editore Renato Minetto proposi per la nuova pubblicazione una scelta radicale, distante dalle accademie, vicina al mestiere dell’architetto, con l’obiettivo di fornire un’informazione a 360 gradi dei “ materiali per” fare architettura. Un progetto completo per ricordare la divaricazione accademica fra forma e mezzi per attuarla, per ristabilire il rapporto fra società e architettura, per ripristinare la necessaria comunicazione fra teoria e concretezza del costruire, ma soprattutto per essere nel “ presente” . L’architetto nell’accezione di “ costruttore” fu il codice genetico della cultura dei redattori di “ Costruire” sin dall’inizio. Volle essere emblematica la decisione di pubblicare nel primo numero il dipinto “ I Costruttori” di Fernand Léger e il riferimento a “ Les batisseurs” di Le Corbusier. L’obiettivo dell’architettura diffusa e dell’uscita dal ghetto della sparuta élite di opere uniche, portò a fare un giornale che fosse luogo d’incontro e di dibattito fra le forze della produzione, della progettazione e della società committente-utente. A “ Costruire” si è lavorato negli anni per una buona architettura, foriera di giovani talenti, nella prospettiva dell’innovazione temperata da un realistico “ regionalismo critico” . Nel mio primo editoriale scrivevo: “ È necessario un linguaggio comune, di concetti e di forme, che faccia di-
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Forum
ventare la ricerca dell’opera unica ricerca di architettura reale, nel processo urbano unitario di stilizzazione” . Si affastellano i ricordi. Non è ovviamente possibile, in questa sede, ripercorrere con un assetto puntuale un’esperienza di direttore durata vent’anni. La storia giornalistica e grafica della rivista nelle sue tappe fondamentali si è snodata nel continuo impegno di un linguaggio chiaro e accessibile, capace di dialogare con tutto l’ampio spettro degli operatori nel mondo delle costruzioni, senza rinunciare ai necessari approfondimenti tematici. I grandi reportage, l’inchiesta come metodo, partivano dal presupposto che se non si accetta la realtà per quella che è, non si riesce a capirla e non se ne viene a capo. I molti avvenimenti tragici sul territorio, dai terremoti in Friuli, in Irpinia, alle frane in Valtellina, alle inondazioni, hanno avuto interpretazioni in chiave sociale, economica e tecnica. Negli anni ‘90 la corruzione nei lavori pubblici ha portato ad una ricerca volta a raccontare la radice dei fenomeni. Le interviste hanno toccato tutti i ministri dei Beni culturali, dei Lavori pubblici e i principali esponenti della politica nazionale e locale. L’intervista al presidente della Repubblica Sandro Pertini fu fissata “ il giorno dopo” il 16 maggio 1983. Forse una data scaramantica per via del suo passato di muratore in Francia. L’urbanistica, la città, le periferie sono state seguite con approcci spesso fortemente critici, non solo sulle pagine della rivista, ma anche con convegni come quello nel 1985 alla Triennale, organizzato con la presenza di Roland Castro, responsabile della Mission Baulieue, e dei sindaci delle principali città europee. Dal 1986 l’attenzione per tutto quanto fa edilizia di qualità si è tradotta in una serie di articoli dedicati alla comparazione, all’analisi e alla presentazione di categorie omogenee di prodotti. L’architettura sostenibile era un argomento per pochi adepti quando gli abbiamo dedicato molte pagine e allegati specifici. Il dibattito architettonico è sempre stato presente in ogni numero di “ Costruire” . Il primo numero pubblicò un confronto acceso fra Zevi e Portoghesi sul postmoderno. Nel ciclo di articoli sul “ Progetto completo” 1991 e nel ciclo “ Dove và l’architettura” 1996 sono stati coinvolti critici e architetti famosi, da Blake a Valle, da Polesello a Farrel, da Gabetti a Gardella, da Natalini a Botta e altri. L’attenzione al progetto è stata una costante. Sono stati pubblicati progetti molto diversi fra loro, facendoli rientrare nel più ampio quadro urbano e territoriale, evitando di enfatizzare formalismi e prodotti dello show business dell’architettura, irraggiungibili nella loro eccezionalità. L’architettura italiana, l’architettura dei giovani ha sempre avuto la nostra attenzione. Voglio qui ricordare Julia Banfi, che per molti anni mi ha aiutato in questa ricerca e scelta dei progetti. Fondamentale è stato l’apporto della redazione del decollo con l’art director Italo Lupi, i giornalisti Paolo Cavaglione, Alessandro Robecchi e Angela Betteo, segretaria. Poi si sono aggiunti in redazione Maurizio Favalli, Chiara Maranzana, Fulvio Bertamini. Numerosi sono stati i collaboratori interni ed esterni, i titolari di rubriche, gli opinionisti. Emilio Tadini, personaggio unico, d’intelligenza imprevedibile, narratore critico, pittore, con la sua rubrica “ Architettura e Volgare” , tenuta su “ Costruire” dalla fondazione della rivista, raccontando la favola e il grottesco del quotidiano, ci faceva sognare la città più bella. Ho provato a pensare cosa non rifarei in un bilancio autocritico dei miei vent’anni a “ Costruire” . Impossibile. Ho vissuto “ Costruire” con i suoi pregi e i suoi difetti, la sua esteriorità e la sua anima. Un periodo collegato al passato che appartiene ai lettori. Da non rimestare.
“ Rassegna” , n. 1, dicembre 1979.
“ Hinterland” , n. 13/14, gennaio-giugno 1980.
Professione e ricerca di Angelo Torricelli
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“ Stile” , n. 13, gennaio 1942.
“ Stile” , n. 17, maggio 1942.
Assumendo la direzione di “ AL” all’inizio del 1982, dichiaravo che mi sarebbe interessato produrre informazione specifica sul mestiere dell’architetto inteso nella sua continuità e nella sua evoluzione, nel suo modo di essere trasmesso e nell’acquisizione di consapevolezza circa il proprio compito; dibattere sugli armamentari sempre più complessi che ne distorcono la funzione; documentare quanto e come esso incida nelle reali trasformazioni della città e del territorio. Ritenevo che una rivista di categoria come “ AL” potesse ritagliarsi un ruolo contribuendo a fornire un’interpretazione critica delle condizioni e degli spazi reali entro cui si svolge il lavoro dell’architetto, producendo informazione finalizzata e prendendo posizione nella ricerca e nella selezione di questa. Il fatto, oggi ampiamente dibattuto, che l’architettura incorpori sempre di più valori complessi si rendeva evidente all’inizio degli anni ’80, mentre si apriva, dopo circa vent’anni di intensa crisi sociale, un periodo che alcuni hanno definito come un secondo “ miracolo economico” . Ma contemporaneamente si palesava anche una sorta di parallelismo tra l’appannamento degli ideali degli anni ’60 e l’idea che anche per gli architetti si dovessero definire nuovi compiti e aprire nuove prospettive entro le quali progettare significasse gestire, valutare, organizzare, molto più che definire l’ambiente fisico e funzionale dell’uomo. Allo stesso tempo, tuttavia, l’esito delle scorribande nei territori che avrebbero dovuto spalancare nuovi orizzonti alla professione dell’architetto era quello di far perdere dignità e spessore al suo mestiere, di produrre una crisi di identità sempre più evidente. Rispetto a questa crisi e all’esigenza di portare le questioni dell’architettura al centro di un dibattito civile, il problema che si voleva affrontare sulle pagine di “ AL” non era quello di approfondire le specifiche discipline a cui si può ricondurre il mestiere dell’architetto e neppure quello di sconfinare in altre discipline, oppure nella politica culturale tout court. Al contrario, si voleva assumere un compito “ formativo” dibattendo sui “ fatti” che costituiscono l’oggetto del nostro mestiere, che sono la progettazione e la costruzione alle diverse scale dell’ambiente in cui viviamo, concentrando l’attenzione sul lavoro degli architetti e non sull’architetto come categoria o come “ specie biologica” . Così i quindici numeri della rivista usciti negli anni 1982 e 1983 sotto la mia direzione affrontavano temi attuali allora come oggi, considerando che il lavoro in architettura ha dei caratteri essenziali molto meno mutevoli nel tempo di quanto non si voglia spesso far credere. Il dibattito sull’architettura, sul suo rapporto con la normativa e con l’urbanistica, su Milano e sulle città lombarde, sul progetto e la tutela del territorio e dei beni ambientali, sulla formazione universitaria e sul tirocinio – per citare alcuni tra gli argomenti trattati – veniva condotto mettendo a confronto opinioni autorevoli, mentre veniva contestualmente organizzata e selezionata l’informazione sullo “ stato dell’arte” relativamente ai vari temi. Si tentava in definitiva di superare astratte discriminazioni tra formativo e informativo, tra disciplinare in senso professionale e non, tra cultura e servizio: insomma fra la penna e la matita, il libro e il tecnigrafo.
Nota Gli scritti più espressivi del lavoro di ricerca e del dibattito sono raccolti nel volume da me curato Architetti lombardi. Professione e ricerca. Argomenti della rivista “ AL” 1982-1983, Giessea Edizioni, Milano, 1984.
“ Casabella Continuità” n. 232, ottobre 1959.
Forum
11
Uno a cento
Note
Pescara
Teramo
Campania
Calabria
Basilicata
Il giornale degli Architetti
L’Aquila
Abruzzo
Architetti Napoletani
AI Architetti Irpini
Mète
Avellino
Caserta
Mario Occhiuto (Direttore responsabile) Fiorino Sposato (Direttore editoriale)
Mario Occhiuto (Direttore responsabile)
Biagio Cantisani (Direttore responsabile)
Biagio Cantisani (Direttore responsabile)
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1982
2003
Vincenzo Martone (Direttore responsabile)
2000
Carmine Soricelli (Direttore responsabile) Erminio Petecca (Direttore editoriale)
Paolo Pisciotta (Direttore responsabile) Vincenzo Corvino (Direttore editoriale)
1981
2002
1983
2002
1999
2002
1985 Pubblicazione sospesa dal 1998
1981
Alfonso De Albentiis (Direttore responsabile) Paolo Assenti (Coordinatore) Mario Pisani (Direttore responsabile)
1988 Pubblicazione sospesa dal 2000
1999
1974
ANNO DI FONDAZIONE
Domenico Potenza (Direttore responsabile)
Giuseppe Tempesta (Direttore responsabile) Gianlorenzo Conti (Direttore editoriale)
Raffaele Sirica (Direttore responsabile) Massimo Gallione (Direttore editoriale)
DIREZIONE
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Informa
Arch
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BAC
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Napoli
Reggio Calabria
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SEDE REDAZIONE
OAC
Siti
Matera
Catanzaro
AB
Potenza
L’Architetto
C.N.A.P.P.C.
Nazionale
TITOLO
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LE RIVISTE DEGLI ORDINI E DELLE FEDERAZIONI
Quadrimestrale
Quadrimestrale
Bimestrale
Periodico
Mensile
Trimestrale
Bimestrale
1, 2 numeri l’anno
Semestrale
2, 3 numeri l’anno
Trimestrale
Quadrimestrale
Quadrimestrale
Periodico
CADENZA
Forum
64 pp.
20 pp.
24 pp.
84 pp.
4 pp.
30-40 pp.
6 pp.
38 pp.
78 pp.
50 pp.
24 pp.
64 pp.
32 pp.
38 pp.
PAGINE
12 Numerose immagini a colori. Numeri tematici
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Immagini a colori. Numeri tematici
Numerose immagini a colori. Numeri tematici
Tipo: bollettino. Rivista presente on line: www.cs.archiworld.it
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NOTE
a cura di Sonia Milone
AL
OA
Notes
Acanto
Consulta Regionale
Brescia
Lecco
Varese
Lombardia
AL
Federazione Regionale
AV Architetti Viterbo
Viterbo
Liguria
L’architetto. La casa di pietra
Latina
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Via Roma 28 22053 Lecco Tel. 0341/287130
Via Grazie 6 25122 Brescia Tel 030/3751883
Via Solferino 19 20121 Milano Tel 02/63618910 Redazione.al@flashnet.it
Piazza S. Matteo 15/5 16123 Genova Tel 010/2473272
Via V.Veneto 1/E 01100 Viterbo Tel 0761/222822
Viale XVIII Dicembre 76/1 - 04100 Latina Tel 0773/696352
Piazzale De Matthaeis 41 - 03100 Frosinone Tel 0775/873517
Viale Pilsudski 124 00197 Roma Tel 06/8079771
Ars
Territori
Viale Pilsudski 124 00197 Roma Tel 06/8079771
Via Canciani 19 33100 Udine Tel 0434/506363
Corso D’Augusto 18 47900 Rimini Tel 0541/709399
Corso Giovecca 102 44100 Ferrara Tel 0532/210544
Strada Maggiore 24 40125 Bologna Tel. 051/6152831
Trav. G. Verdi 10 84100 Salerno Tel 089/241472
Via G. M. Bosco pal. Anto - 81100 Caserta Tel. 0823/326565
AR
Frosinone
Roma
Lazio
Architetti Rimini
Rimini
Architettiregione
La mandragola
Ferrara
Federazione Regionale
AER
Progetto
Federazione Regionale
Friuli-Venezia Giulia
Emilia Romagna
Salerno
Architetti Caserta
Claudio Castiglioni (Direttore responsabile) Fabio Giffoni (Responsabile di redazione)
Ferruccio Favaron (Direttore responsabile) Arnaldo Rosini (Direttore editoriale)
Semestrale
1997
Forum
Trimestrale
Mensile
Mensile
Trimestrale
Trimestrale
Trimestrale
Quadrimestrale
Quindicinale
Bimestrale
Trimestrale
Bimestrale
Bimensile
Mensile
Quadrimestrale
Bimestrale
2003
1998
1970
Stefano Castiglioni (Direttore responsabile) Maurizio Carones (Direttore editoriale) Mario Conserva (Direttore responsabile)
1981 Pubblicazione sospesa dal 1999
1984 Pubblicazione sospesa dal 1995
1975 Pubblicazione sospesa dal 1996
1994
1995
1967
1994
1996 Pubblicazione sospesa dal 2003
1999
1990 Pubblicazione sospesa dal 1998
1990
1989 Pubblicazione sospesa dal 1994
Giuliano Tonelli (Direttore responsabile)
Francesco Pio Marcoccia (Direttore responsabile)
Antonio Magaudda (Direttore responsabile) Paolo Costanzo (Direttore editoriale)
Giovanni Fontana (Direttore responsabile)
Amedeo Schiattarella (Direttore responsabile) Fabrizio Pistolesi (Direttore editoriale)
Amedeo Schiattarella (Direttore responsabile) Lucio Carbonara (Direttore editoriale)
Raffaella Mestroni (Direttore responsabile)
Marco Zaoli (Direttore responsabile)
Anna Maria Ghisini (Direttore responsabile)
Piergiorgio Massaretti (Direttore responsabile)
Pasquale Caprio (Direttore responsabile)
Bartolomeo D’Angelo (Direttore responsabile) Numerose immagini a colori Immagini in bianco e nero Rivista digitale inviata agli iscritti e presente on line: www.fe.archiworld.it/html/notizie/ mandragola.htm
48 pp.
30 pp.
6 pp.
Numerose immagini in bianco e nero. Formato A5 Numerose immagini a colori. Numeri tematici Dal 2003 la rivista è solo digitale: www.architettiroma.it/ars
Numerose immagini a colori Alcune immagini
Immagini a colori Immagini a colori Immagini in bianco e nero. Rivista presente on line: www.consultalombardia.archiworld.it Immagini in bianco e nero. Rivista presente on line: www.bs.archiworld.it Immagini a colori
Numerose immagini a colori
64 pp.
10 pp.
48 pp.
70 pp.
84 pp.
84 pp.
48, 56 pp.
16 pp.
24 pp.
54 pp.
6 pp.
Immagini in bianco e nero
32 pp.
80 pp.
13
Via F.lli Rosselli 10 28100 Novara Tel 0321/35120
Architetti News
AN - Architetti Novaresi
Novara e VerbanoCusio-Ossola
&
AG
Arezzo
Grosseto
Album
Ragusa
Opere
AM
Messina
Firenze e Prato
Aa
Agrigento
Toscana
Architetti di Palermo
Palermo
Sicilia
Architetti Taranto
Taranto
Arte Architettura Ambiente
Architetti Lecce
Lecce
Cagliari
Proiezioni
Bari
Sardegna
Puglia
Via F.lli Rosselli 10 28100 Novara Tel 0321/35120
OA Notizie
Torino
Pietro Paolo Mincio (Direttore responsabile)
Dario La Fauci (Direttore responsabile) Uccio Di Sarcina (Direttore editoriale)
Maria Elena Fauci (Direttore responsabile)
Raffaello Frasca (Direttore responsabile)
Nazzareno Bisogni (Direttore responsabile) Luisella Girau (Direttore editoriale)
Aldo Caforio (Direttore responsabile)
Enrico Ampolo (Direttore responsabile)
Vincenzo Sinisi (Direttore responsabile)
Marco Plata (Direttore responsabile)
Marco Plata (Direttore responsabile) Antonella Ferrari (Coordinatore)
Riccardo Bedrone (Direttore responsabile) Adriano Sozza (Responsabile di redazione)
Liliana Rossini (Direttore responsabile)
DIREZIONE
Via Roma 15 58100 Grosseto Tel 0564/23045
Piazza Grande 35 52100 Arezzo Tel 0575/350022
Mauro Pasquali (Direttore responsabile)
Bruno Benci (Direttore responsabile)
Piazza Stazione 1 Maurizio De Vita 50123 Firenze (Direttore responsabile) Tel 055/2608671 Opere@architoscana.org
Via A.Maiorana 48 97100 Ragusa Tel 0932/624961
Via Romagnosi 5 98122 Messina Tel 090/364360
Via Gaglio 1 Agrigento Tel 0922/29455
Piazza Principe di Camporeale 6 Palermo Tel 091/6512310
Via L. B. Alberti 9 09131 Cagliari Tel 070/403205
Via Ciro Giovinazzi 5 74100 Taranto Tel 099/4535588
Piazza Mazzini 42, Galleria - Lecce Tel 0832/316128
Via Cognetti 33 70121 Bari Tel 080/5533482
Via Giolitti 1 10123 Torino Tel 011/546975
Viale Indipendenza 7 63100 Ascoli Piceno Tel 0736/336173
Piemonte
Architetti
Ascoli Piceno
SEDE REDAZIONE
Marche
TITOLO
EDITORE
AREA
1984 Pubblicazione sospesa dal 2000
2002
2003
2003
1980
1997
1987
1999
1996
1992
1991 Pubblicazione sospesa dal 2002
1988
1997
1995
1995 Pubblicazione sospesa dal 2000
ANNO DI FONDAZIONE
Bimestrale
Periodico
Trimestrale
Trimestrale
Periodico
Quadrimestrale
Bimestrale
2, 3 numeri l’anno
Semestrale
Periodico
Bimestrale
Periodico
Mensile
Mensile (10 numeri l’anno)
Trimestrale
CADENZA
Forum
8 pp.
30 pp.
PAGINE
30 pp.
1-2 fogli formato A0
80 pp.
1 foglio formato tabloid
32 pp.
72 pp.
60 pp.
48 pp.
30 pp.
8 fogli formato tabloid
4 pp.
58 pp.
2 fogli formato tabloid
14 Immagini in bianco e nero
Rivista della Fondazione Professione Architetto, onlus degli ordini di Firenze e Prato
Immagini a colori. Numeri tematici
Immagini a colori. Numeri tematici
Immagini anche a colori
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Immagini in bianco e nero Doppio testo italiano e inglese
Immagini in bianco e nero
Alcune immagini in bianco e nero. Tipo: bollettino
Nessuna immagine. Tipo: bollettino
Immagini a colori
Alcune immagini in bianco e nero. Tipo: bollettino
Il mensile raccoglie i settimanali inviati via e-mail agli iscritti ed è presente on line: www.to.archiworld.it
Immagini in bianco e nero. Formato A 4 plus
NOTE
Dorsoduro 2525 Fondamenta Rossa 30123 Venezia Tel 041/5203466 Dorsoduro 2525 Fondamenta Rossa 30123 Venezia Tel 041/5203466
Vivere a Venezia
Notiziario
Venezia
Limina
Notizie architetti e ingegneri
Architetti Verona
Notiziario
Treviso
Verona
Vicenza
Viale Roma 3 36100 Vicenza Tel 0444/323548
Via Oberdan 3 37121 Verona Tel 045/8034959 Red-arch-verona@tiscali.it
Prato della Fiera 21 31100 Treviso Tel 0422/591885
Via D.Piva 27 45100 Rovigo Tel 0425/411768
Piazza G.Salvemini 20 35137 Padova Tel 049/662340
Architetti Notizie
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Piazza G. Salvemini 20 35137 Padova Tel 049/662340
Architetti Padova
Padova
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Arch Belluno
Belluno
Prato della Fiera 21 31100 Treviso Tel 0422/591885
AV
Federazione Regionale
Via Campo di Marte 9 06124 Perugia Tel 075/5001153
Via Cassa di Risparmio 15 – 39100 Bolzano Tel 0471/971741
Veneto
Bollettino architetti
Turrisbabel
Bolzano
Emilio Fannini (Direttore responsabile)
Roberto Mannocci (Direttore responsabile) Mauro Carmicelli (Direttore editoriale)
Quindicinale
Bimestrale
Bimestrale
Trimestrale
Bimensile
Trimestrale
Trimestrale
Mensile
Trimestrale
Quadrimestrale
Bimestrale
Trimestrale
Mensile (10 numeri l’anno)
Trimestrale
Bimestrale
Trimestrale
Forum
1980
1959
Giorgio Massignan (Direttore responsabile)
Giuseppe Pilla (Direttore responsabile)
1981
1997 Pubblicazione sospesa dal 2001
2000
1987
2003
1997
1984
1990
2003
1984
1982
1984 Pubblicazione sospesa dal 1987
1985 Pubblicazione sospesa dal 1997
1987
Italo Rebuli (Direttore responsabile)
Alessandro Massarente (Direttore responsabile)
Paolo Roncali (Direttore responsabile)
Paolo Roncali (Direttore responsabile) Danilo Turato (Caporedattore)
Franco Frison (Direttore responsabile)
Gianfranco Vecchiato (Direttore responsabile)
Gianfranco Vecchiato (Direttore responsabile)
Gianfranco Vecchiato (Direttore responsabile)
Maria Carmela Frate (Direttore responsabile)
Luigi Scolari (Direttore responsabile)
Galleria dei Legionari 4 Ivo Fadanelli 38100 Trento (Direttore responsabile) Tel 0461/236364
Via Cavour 26 51100 Pistoia Tel 0573/367676
Via del Fosso 164 55100 Lucca Tel 0583/492159
Perugia
A
APT
Pistoia
Trento
Architetti Lucca
Lucca
Piazza Benamozegh 17 Riccardo Porciatti 73100 Livorno (Direttore responsabile) Tel 0586/897629
Umbria
Trentino-Alto Adige
L’architetto e il suo territorio
Livorno Numerose immagini in bianco e nero. Formato A 4 plus Immagini in bianco e nero
Immagini in bianco e nero
Alcune immagini in bianco e nero Numerose immagini in bianco e nero. Doppio testo italiano-tedesco. Rivista presente on line: www.bz.archiworld.it/tb/index.html Immagini a colori
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Tipo: bollettino
Immagini a colori
Immagini a colori
Tipo: bollettino
Immagini in bianco e nero e a colori Nessuna immagine
Numerose immagini a colori. Rivista presente on line: www.vr.archiworld.it Alcune immagini in bianco e nero
24-32 pp.
40 pp.
22 pp.
40 pp.
84 pp.
56 pp.
72 pp.
40 pp.
12 pp.
16 pp.
80 pp.
40 pp.
20 pp.
1 foglio formato tabloid 46 pp.
1 foglio formato tabloid
15
L’edicola degli Ordini a cura di Sonia Milone
Aa
Forum
16
AGRIGENTO
rispetto a temi quanto più generali possibili, nella convinzione che l’architettura abbia sempre bisogno, per manifestarsi, di un luogo ed un tempo precisi ed altrettanto precise condizioni, ma anche di un pensiero quanto più possibile “ universale” . La “ rivista” rinnova la sua veste grafica ad ogni numero per adeguarsi al tema affrontato e per sottolineare l’importanza della continuità nella ricerca. Bruno Benci
Fin dai primi numeri Aa si è posta come rivista di connotazione culturale. In origine, l’obiettivo da perseguire era quello di coinvolgere i colleghi alle iniziative che il Consiglio dell’Ordine promuoveva, ma in maniera spontanea e già nelle prime uscite, si è trasformata in un magazine con rubriche nel quale un solo argomento veniva approfondito volontariamente sconfinando dalle tematiche prettamente architettoniche. I temi affrontati sono stati il colore, il mediterraneo, il paesaggio, la pietra, l’Islam, la torre, il restauro, il sacro, il teatro e, di prossima uscita, è il numero sull’architettura contemporanea all’interno di preesistenze storiche. La veste grafica ed il materiale fotografico così come gli articoli ci vengono forniti dai colleghi e da collaboratori esterni in un costante e significativo contributo maturato in più di otto anni di attività editoriale.
Erminio Petecca
Luigi Scolari
BOLZANO
CAGLIARI
Turrisbabel
Arte, Architettura, Ambiente
AI - Architetti Irpini
AREZZO
Vorremmo, con la nostra “ rivista” &, contestualizzare, nell’ambito provinciale, il dibattito e i temi che animano lo scenario nazionale ed internazionale. Tentiamo di farlo attraverso le opinioni dei colleghi (ed il loro lavoro),
dazione di giovani professionisti e del contributo di esperti esterni, la rivista è il principale strumento crit ico di document azione aggiornata sul fare architettura in Alto Adige. Essa affronta, con approccio multidisciplinare, un’analisi del territorio antropizzato che indaga e discopre le molteplici valenze del costruito, svelandone il significato culturale. Ogni edizione è dedicata ad un tema specifico, del quale si approfondiscono i contenuti e si tracciano i possibili sviluppi, promovendo progetti locali, o, se necessario, con riferimenti esterni. Alle rubriche di architettura dedicate a progetti realizzati, esiti di concorsi, si accompagnano quelle destinate ai viaggi, conferenze, arte, letteratura ed informazione sui siti internet.
AVELLINO
Maria Elena Fauci
&
per rubriche fisse (architettura, urbanistica, argomenti, viaggi, arte, attualità, storia, convegni, ecc.). Modi diversi di guardare gli spazi della città e della provincia, attraverso chiavi di lettura e racconti che non devono coincidere esclusivamente con l’architettura. Le arti figurative e la narrativa assumono un ruolo strategico nella stesura della rivista. Redazione: la rivista è redatta da persone interne all’Ordine, che offrono volontariamente la loro collaborazione. Di volta in volta vengono ospitati contributi di scrittori, artisti, progettisti, critici d’arte, storici, fotografi, che collaborano con i loro servizi a scandire la vita in movimento del territorio, denunciandone, spesso, il degrado urbano ed ambientale, la deturpazione e la patologia dell’eccesso.
Finalità e contenuti: la rivista ha un’uscita quadrimestrale, essa è il riferimento degli Architetti della provincia di Avellino, ed offre la visibilità della figura professionale dell’architetto verso l’esterno, poiché viene inviata a tutti gli Enti pubblici della provincia. Struttura: la rivista è organizzata
Rivista trimestrale dell’Ordine degli Architetti, paesaggisti, ecc, della Provincia Autonoma di Bolzano. La prima edizione risale al 1984, tra le poche riviste bilingue pubblicate in provincia, si autofinanzia e viene distribuita in 2800 copie tra i colleghi iscritti all’Ordine, le sedi dell’amministrazione pubblica, gli enti culturali, i lettori affezionati, ed i colleghi italiani e stranieri. Stampata in b/n è presente anche in formato pdf sul sito: www.bz.archiworld.it Frutto della collaborazione appassionata e volontaria della re-
Dal 1999, la prima testata di architettura fondata in Sardegna, propone vari livelli di discussione. Tra questi: il ruolo dell’architettura nel XXI sec.; l’adeguamento ai bisogni della società contemporanea; il valore della produzione esteticamente qualificata o il significato della “ bellezza” nella progettazione contemporanea tra Arte, Architettura, Ambiente. La rivista è quindi sede di iniziative molteplici con l’intento di avvicinare diversi approcci disciplinari. Due aspetti caratterizzano il di-
per la categoria, si esprime con l’individuazione di un ideale luogo di incontro che possa vedere tutti coinvolti nello sforzo di determinare ed esplorare nuove ed ampie dinamiche comunicative, direttrici da percorrere, campi da esplorare. Non a caso la denominazione scelta per la rivista è mète, uno stimolo a formulare domande sul presente e sul futuro del ruolo dell’architetto. La rivista è incentrata su un unico tema, presentato dalla redazione e sviluppato per sezioni con i contributi degli iscritti e di architetti invitati. La sezione centrale architettura ed urbanistica è affiancata da altre quali design, arte, fotografia, nelle quali è richiesto il contributo di artisti, teorici ed esperti e da rubriche fisse: avvenimenti, cinema, libri, web, notizie. La rivista è redatta da iscritti all’Ordine, affiancati da un’agenzia di grafica pubblicitaria.
trario appunto della rivista, che rimane un periodico in cui si tenta di evidenziare progetti, concorsi; in cui si parla del territorio e dell’ambiente soprattutto calabrese, le cui rubriche tentano di proporre argomenti che possano stimolare dibattiti culturali. La redazione è affidata a giovani colleghi interni che ne curano direttamente l’impaginazione e la grafica. I contributi provengono sia dall’interno che dall’esterno con finestre aperte soprattutto verso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria. Biagio Cantisani
“ Informa” nasce nel 2002 come risposta all’esigenza di un’informazione più veloce, quasi una newsletter che raccolga le comunicazioni tra Ordine ed iscritto in attesa di trasformarsi completamente e quasi “ naturalmente” in una pubblicazione elettronica. Contiene un argomento di stretta attualità in prima pagina e poi le varie comunicazioni sull’attività dell’Ordine, delle Commissioni interne, del delegato Inarcassa, una selezione dei concorsi di Architettura, i bandi d’interesse per gli iscritti dall’ambito europeo a quello locale. La redazione è parte della Commissione per i rapporti con gli Enti Locali.
COSENZA
Fiorino Sposato
BAC Informa
FRIULI VENEZIA GIULIA
Architettiregione
Vincenzo Martone CATANZARO
OAC
Luisella Girau CASERTA
Mète
L’esigenza di tenere aperto il dibattito tra gli iscritti, il confronto e la volontà di stabilire una rete di connessioni con le realtà esterne, l’obiettivo di un maggior radicamento nella vita politica, economica e culturale della provincia, la rivendicazione di un ruolo sociale
La rivista è nata nel 1999 come antitesi al vecchio “ bollettino” , un format che tende ad essere un raffinato complemento all’informazione che ha bisogno di essere commentata, supportata di ulteriori chiavi di lettura per entrare in sempre maggiori livelli di aggiornamento. Essa infatti affianca un altro format: “ architetticatanzaronews” che cura una informazione più ordinistica e generalizzata, al con-
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Forum
battito in questa sede. Da un lato c’è la volontà di favorire il confronto fra i diversi soggetti coinvolti nei processi scientifico/culturali - processi che influenzano grandemente, spesso al di là di ogni previsione, l’evoluzione della realtà. Da questo punto di vista, la scelta del titolo Arte, Architettura, Ambiente, è in sé emblematico rispetto al suo stesso disegno editoriale, perseguendo un bisogno di contaminazione che si arricchisce proprio dalla relazione con tali diversità. Consapevoli che l’architettura è una risorsa, anzi, l’unica risorsa portatrice di spazi, servizi ed arte che circonda la nostra vita urbana e per la quale occorre mobilitare mezzi, interessi e riscatto territoriale, “ tra le righe” c’è il desiderio di comprendere cosa capita in periferia, poiché facciamo parte di una realtà i cui strumenti di comunicazione sono ormai, con internet, senza confini. Dall’altro, dalle pagine della rivista, emerge il racconto, non mistificato, di una dimensione professionale “ di frontiera” , fatta di ridotta popolazione professionale, immersa in un silenzio che a volte avvinghia e soffoca. Difficoltà che tuttavia incitano i colleghi e gli autori partecipi alla rivista, i quali guardano “ oltre il loro mare” , fornendo preziosi messaggi ai lettori. Così Arte, Architettua, Ambiente può intendersi come “ uno spaccato di vita” professionale e delle molteplici differenze che caratterizzano il mondo degli architetti: nord e sud, grandi città e periferia, personalità autorevoli e giovani che iniziano il percorso professionale, ma può intendersi anche come testimonianza delle sensibilità creative, emozionali che orientano verso nuovi orizzonti, alla ricerca di un respiro dalla cultura unificante.
Il Bollettino “ BAC” è nato nel 1983 con lo scopo di mettere in contatto una categoria “ in crescita” , tra loro e con gli Enti sui temi dell’attualità professionale in ambito locale; in seguito, dà sempre maggiore spazio alle tematiche più vicine alla cultura architettonica del Territorio e del Paesaggio. Ogni numero contiene un tema guida sul quale gli iscritti sono invitati a produrre dei contributi; il tema ha carattere generale con l’occhio rivolto alle possibili ricadute in ambito locale, e una serie di rubriche fisse. Attualmente è in fase di rivisitazione con l’ambizione di diventare un piccolo “ quaderno d’architettura” . La redazione è parte della Commissione Cultura.
A.R. Friuli Venezia Giulia è nata con l’obiettivo di offrire, agli iscritti ai quattro Ordini della regione, ma anche agli amministratori, ai politici e ai media locali, uno strumento diverso per interpretare ciò che accade sul territorio in materia di architettura e progettazione. La rivista è strutturata in tre macro-aree: la prima dedicata alle problematiche della professione, la seconda a un focus, individuato di volta in volta, che punta a “ sezionare” un argoment o, approfondendone tutti gli aspetti, mentre la terza, più “ leggera” , propone originali itinerari culturalgastronomici, un calendario delle mostre/esposizion/rassegne/convegni e recensioni di libri “ freschi di stampa” . L’attuale versione di A.R. (il restyling è del 2001) rappresenta un’evoluzione della pub-
blicazione storica della Federazione realizzata su un progetto editoriale curato da una giornalista che dirige la testata. Il comitato di redazione, coordinato dal direttore, individua i temi di ogni numero e i collaboratori da contattare. I testi sono predisposti per la maggior parte da architetti, ma frequenti sono le collaborazioni esterne. La grafica è curata da uno studio di Udine e le foto, quando necessario, sono per la maggior parte scattate da fotografi professionisti.
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Raffaella Mestroni
sformazioni attuate. Strumento di crescita culturale e disciplinare degli iscritti per meglio operare professionalmente nel rispetto dei luoghi e della storia urbana. La rivista raccoglie saggi, articoli e interviste; ha una sezione destinata al dibattito, segnala interventi esemplari, mostre ed eventi. La rivista è redatta da persone interne all’Ordine ed è aperta al contributo di esperti esterni tentando di coniugare il dibattito locale con quello globale. La veste grafica della rivista è curata da esperti grafici esterni all’Ordine.
FROSINONE
Luigi Acito
L’AQUILA
Il giornale degli Architetti
Territori
MESSINA
AM
Forum
Nasce dall’esigenza di avere nel territorio provinciale un punto di riferimento per gli iscritti, ed è motivo di riconoscibilità presso gli enti. Lo scopo è quello dell’informazione e dell’aggiornamento sugli sviluppi del dibattito architettonico sia locale che nazionale, cercando di stimolare una riflessione. La rivista è strutturata con rubriche che spaziano dall’architettura alla cultura all’urbanistica alla tecnologia, in collaborazione con l’Università, con la Soprintendenza BAP d’Abruzzo e con tutti quegli Enti interessati. La rivista è redatta da professionisti e da cultori sia interni che esterni alla redazione che è formata da un gruppo di iscritti; ospita contributi di professionisti e di quanti siano interessati al dibattito architettonico culturale. Giuseppe Tempesta MATERA
Siti “ Territori” non vuole porsi come bollettino di informazione professionale. L’idea che la sostiene si basa sulla necessità del collegamento tra gli architetti e le differenti realtà territoriali, individuando un pubblico non necessariamente di addetti ai lavori. Nell’editoriale del primo numero si legge: “ questa rivista (...) intende configurarsi come mezzo di osservazione, di analisi e di studio delle problematiche dei territori (...) intesi anche come ambiti di ricerca e di dibattito” . I temi trattati sono molto vari: dall’architettura all’urbanistica, dal design al restauro, con spazi per la teoria e la tecnica, per la storia e la critica, con particolare attenzione alle tesi di laurea e alle problematiche degli “ altri linguaggi” . La rivista è redatta da iscritti all’Ordine, ma è aperta a collaborazioni esterne. Giovanni Fontana
Con la nuova edizione, AM af fronta argomenti monografici da una pluralità di angolazioni aperte anche alle esperienze esterne al contesto locale ma a questo pertinenti per analogia di contenuti. Argomenti già trattati: waterfront, paesaggio; di prossima trattazione: il restauro è un progetto di architettura, concorsi, il cantiere. 8 pagine di news dal Consiglio ed eventi, 16 pagine di un argomento monografico, 8 per design, sostenibilità, associazioni, INARCH, recensioni, web, foyer. Ai pochi redattori si aggiungono di volta in volta i contributi di architetti, amministratori, istituzioni e associazioni e, in genere, di coloro i quali, a qualsiasi titolo, svolgono un ruolo ritenuto significativo in rapporto ai temi affrontati dalla rivista. Dario La Fauci Antonio Di Sarcina
identità culturale ed un proprio ruolo sociale, in una dimensione europea; quella stessa dimensione che vede l’architettura al centro di tutte le questioni e che assegna ad essa quel giusto valore aggiunto, capace di creare sviluppo, non solo sociale e culturale, ma anche economico. Una rivista che mira al superamento degli stretti confini disciplinari, per proiettare la categoria in un composito sociale più articolato, ponendosi un duplice scopo: • informare tutti gli iscritti dell’azione politica avviata dal Consiglio, tesa al rilancio della categoria, in un momento di grande scontro politico sul futuro sistema legislativo che attiene alla professione di architetto; • costruire quel luogo del dibattito aperto, dove accogliere anche le diverse opinioni del mondo della politica, delle forze sociali, imprenditoriali e culturali, sui grandi temi dell’architettura, del territorio e dell’ambiente. Per molti un progetto editoriale “ ambizioso” , per noi solo un importante progetto politico in cui, da tempo, abbiamo creduto, per cui ci siamo battuti e continueremo a batterci. “ Architetti napoletani” si è soffermata su temi quali la formazione, il paesaggio, gli interni, le periferie. Tutte le tematiche sono state affrontate in relazione alla prassi della professione. La Redazione è affiancata da un numero di stretti collaboratori iscritti al nostro Ordine. Paolo Pisciotta Vincenzo Corvino
NOVARA E VERBANO-CUSIO-OSSOLA
AN Architetti Novaresi Architetti Napoletani Architetti News NAPOLI
Strumento di conoscenza del territorio in cui si opera, d’indagine storica della politica urbanistica e delle migliori espressioni delle tra-
Con il proprio bimestrale, l’Ordine si è dotato di uno strumento che meglio interpreta il processo di rinnovamento politico ed organizzativo a cui il Consiglio sta dedicando da qualche biennio tutte le sue energie. Una rivista tesa a recuperare agli architetti napoletani una propria
“ AN - Architetti Novaresi” e “ Architetti News” sono le pubblicazioni edite dal Consiglio dell’Ordine degli Architetti P.P.C. di Novara e V.C.O. “ AN - Architetti Novaresi” nasce alla fine degli anni Ottanta (1988), è il primo periodico strutturato di cui si dota il Consiglio; con cadenza
stre, convegni, architettura contemporanea, parole chiave) che, a rotazione, esplorano vari aspetti della professione. La redazione è composta da una quindicina di architetti, diretti da un membro del Consiglio dell’Ordine; un componente della redazione coordina il lavoro redazionale, il progetto grafico e l’impaginazione. Danilo Turato
Antonella Ferrari
territorio regionale adoperando forme di dibattito attorno al tema della qualità della vita, vista dalla prospettiva privilegiata dell’architettura. Quindi, pur non negando spazio alla riflessione e allo studio dei fenomeni e delle tendenze internazionali, la scelta è quella di mostrare la faccia scura, ma non brutta, del nostro lavoro. Al suo terzo numero, è bimestrale e si basa su rubriche ricorrenti: l’“ Editoriale” , il “ Redazionale” con testi di princìpi generali, “ Personalità & Responsabilità” , “ Città & Territorio” , con tematiche riferite prevalentemente all’Umbria, e le “ Recensioni” . L’aspetto tecnico è contenuto in alcune pagine di prezzario per quelle lavorazioni che il prezzario regionale non contempla (bioarchitettura e restauro). Una figura di garanzia svolge le funzioni di direttore responsabile, mentre il ruolo di direttore esecutivo è assunto dalla Presidente del Consiglio. Il Comitato di redazione è composto da 13 membri e vi partecipano buona parte dei Consiglieri e alcuni membri della Commissione Cultura. Vi è un gruppo di collaboratori esterni, colleghi che collaborano in maniera saltuaria, specie per il monitoraggio dei prezzi. La veste grafica è curata dall’editore, mentre le fotografie sono fornite dalla redazione.
passaggi di rilievo per la professione, gli Incontri con i personaggi, I campi della formazione professionale, Le tesi di Laurea, le Ricerche. Una sezione è dedicata ai “ campi contigui del sapere” con le rubriche: Il mondo dell’archeologia, L’innovazione del prodotto, Artigianato e design. La sezione Non solo tecnici si offre per fare conoscere i percorsi di vita degli architetti che vogliono raccontarsi attraverso le Pagine di viaggio, l’Identità tra memoria e progetto e Percorsi ed esperienze desuete. Concetta Fallanca De Blasio TARANTO
Architetti Taranto
Maria Carmela Frate REGGIO CALABRIA
Arch
PADOVA
Architetti Notizie Architetti Padova “ Architetti Notizie” è una pubblicazione contenente tutte le notizie di carattere istituzionale, legislativo, concorsuale, fiscale, vi sono inoltre contenute segnalazioni di corsi di aggiornamento professionale, di mostre, fiere e convegni e di altre iniziative culturali legate all’attività professionale. Stampato in b/n, viene preparato e redatto dallo staff della Segreteria dell’Ordine. “ Architetti Padova” ha come finalità l’aggiornamento dei professionisti padovani in merito alle realizzazioni che vengono portate a termine nel loro territorio (città e provincia). La rivista è strutturata in tre sezioni. La prima riguarda il tema del numero, a carattere monografico; la seconda, Forum, è luogo aperto ai contributi degli architetti ed altri soggetti su vari temi legati alla professione; la terza raccoglie varie rubriche (tesi di laurea, architettura e letteratura, concorsi, libri, arte e architettura, mo-
PERUGIA
Bollettino Architetti
Il Bollettino Architetti è nato con la finalità di ricostruire una coscienza collettiva degli Architetti del territorio, facendosi carico anche della responsabilità culturale che in altre città è condivisa con le Facoltà di Architettura. Si pone l’obiettivo di essere sussidiario al
La rivista si pone come punto d’incontro per alimentare il dibattito sui temi del fare architettura. I temi di riflessione riguardano L’identità culturale della Calabria. Nella nostra piazza-rivista i residenti sono gli architetti e gli ospiti sono tutti coloro che vogliono offrire un contributo alla riflessione: l’Università, gli amministratori, ecc. La sezione centrale è dedicata agli esiti dei concorsi più recenti. Le sezioni strutturanti riguardano le architetture, gli spazi urbani, i progetti di città, per il territorio e le prospettive programmatiche (con le rubriche: La città si trasforma, La pianificazione locale, La pianificazione territoriale, La programmazione regionale). Altre rubriche riguardano le Attività degli organi del Consiglio, I
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Forum
bimestrale tratta le tematiche professionali, le iniziative culturali o le evenienze territoriali. La rivista oggi ha carattere monografico e ha una cadenza periodica (biennale). “ Architetti News” nasce nel 1997 come “ bollettino” mensile di informazione nelle materie strettamente connesse all’esercizio professionale. Il “ bollettino” , in formato folio, è strutturato per rubriche fisse: dal Consiglio; dalle Commissioni; dal C.N.A.P.P.C.; dagli Iscritti; Inarcassa e Previdenza; dalla Federazione; Deontologia e Professione; Parcelle e Tariffa; Formazione e Lavoro; Bandi e Concorsi; Multimedia; Appuntamenti e Biblioteca; Appunti e Informazioni utili. Gli approfondimento e le “ evidenze” trovano spazio nell’articolo di fondo mentre le segnalazioni nella rubrica “ dagli Iscritti” . Il “ bollettino” è redatto da persone interne all’Ordine ed il coordinamento editoriale è affidato ad un delegato del Consiglio.
La rivista esce ormai da sette anni, con un grande sforzo e impegno di un comitato di redazione che si riunisce un paio di mesi prima dell’uscita del numero previsto, composto da volontari interni ed esterni al Consiglio dell’Ordine, sotto la tutela di un giornalista e storico tarantino il dott. Giovanni Acquviva. Abbiamo iniziato questo percorso con una cadenza quadrimestrale e siamo passati al numero semestrale, per problemi di tempo e di impegni. È una rivista, e non un semplice bollettino, perché fin dall’inizio del suo percorso il nostro ordine ha posto una particolare attenzione alla veste grafica, alla carta patinata, ecc. Il tutto comporta un notevole sforzo anche economico che in parte viene coperto dagli sponsor, e in parte da una spesa prevista nel bilancio del nostro Ordine. Ha trattato in passato con alcuni numeri monografici le realtà e della provincia, le emergenze architettoniche, gli interventi urbanistici, la storia dei nostri centri storici. In genere ci occupiamo di problemi legati all’architettura, ai confronti che si possono fare con la nostra città e altre realtà nazionali e internazionali. È un utile veicolo di informazione per gli iscritti sulla normativa, sulle attività del nostro ordine, sulle tariffe, e spesso viene utilizzata per comunicazioni che riguardano la professione. Nicola Piccinno
TERAMO
Note
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Da allora le finalità della pubblicazione sono rimaste le medesime, e l’impianto del bollettino non ha subito sostanziali variazioni. “ A” è una pubblicazione di carattere prettamente tecnico-giuridico. Poiché il bacino di utenza è pensato coincidente con la circoscrizione dell’Ordine, le novità su scala provinciale vengono privilegiate.La pubblicazione non ha rubriche fisse, poiché viene data notizia di tutto ciò che può interessare sia i professionisti sia le amministrazioni locali. Normalmente l’attività redazionale è svolta dal personale della segreteria, con interventi (editoriali, approfondimenti, ecc.) di figure istituzionali dell’Ordine.
Forum
Ivo Fadanelli “ Note” , rivista dell’Ordine della Provincia di Teramo, dal 1981, tende ad offrire non soltanto un servizio di informazione agli iscritti sulle iniziative ed i temi istituzionali dell’Ordine, ma, principalmente, un’osservazione sistematica e critica delle vicende professionali e architettoniche in atto, a livello tecnico, culturale, sociale e teorico, rapportandole alla realtà degli avvenimenti locali. La struttura della rivista è attualmente in fase di revisione, in ogni modo non sarà abbandonata la tradizione di non avere rubriche fisse. Ogni numero presenta un’alternanza di temi e anche di posizioni, eccezionalmente sono trattati argomenti in modo quasi monografico. La redazione è composta da iscritti ed ha il compito di tramite critico selettivo, di individuare e proporre argomenti e questioni. Gli articoli sono in maggior parte opera d’esterni alla redazione e di competenti estranei all’ordine. Si sta costruendo una rete di corrispondenti provenienti da organismi istituzionali e culturali, nonché dalle altre province della regione.
VENEZIA
AV Vivere a Venezia Notiziario
Paolo Assenti TRENTO
A
Il bollettino “ A” nacque, ormai 23 anni fa, con l’obiettivo di fornire un valido ausilio ai professionisti nell’esercizio della loro attività.
L’attività editoriale di un Ordine professionale rivela a volte consuetudini, valenze, obiettivi su cui influiscono la storia e il territorio di riferimento. Questi aspetti trovano riscontro nelle pubblicazioni dell’Ordine di Venezia, in cui l’editoria occupa una parte significativa dell’impegno istituzionale e si sviluppa da tempo su alcune direttrici: dialogo con la pubblica opinione, confronti nella categoria sul piano culturale, informazioni di carattere tecnico e legislativo. Gli articoli sulle attività culturali
nei settori dell’architettura, dell’arte, del costume, riassumono avvenimenti, mostre, ricerche, sul territorio di Venezia ed anche del Triveneto. La rivista che se ne occupa è “ Vivere a Venezia” , nata oltre vent’anni fa, distribuita agli iscritti e ad organismi istituzionali, su di essa scrivono sia iscritti che esterni. Per le informazioni più prettamente tecnico operative di categoria si utilizza il “ Notiziario” , in cui trovano posto anche una rassegna di mostre e di convegni e un editoriale di costume su diversi argomenti di attualità di categoria. Nel biennio 2001-03 quale Direttore Responsabile e per conto della Federazione degli Ordini A.P.P.C. del Veneto, sono stati pubblicati 5 numeri della rivista “ AV” (Architetti Veneto). Va infine segnalata anche l’attività che si svolge nel sito Internet dell’Ordine e che con il “ Notiziario Flash” dà le informazioni di carattere urgente che vengono per e-mail inviate agli iscritti. Questa complessa attività segnala l’esigenza di mantenere elevato il dibattito culturale nella categoria in una città che ospita avvenimenti internazionali di alto profilo e che si cimenta da sempre con l’eccezionalità della sua struttura fisica ed urbana. La rivista “ Vivere a Venezia” ha raccolto in questi anni riflessioni monotematiche diverse sulla natura della città, sui temi concorsuali, sull’architettura “ spontanea” , sui centri commerciali, sulle periferie urbane, sulle aree industriali dismesse, sulle infrastrutture, sui rapporti tra architettura, paesaggio e ambiente, ecc. Fra tanti argomenti desidero ricordare il numero dedicato ai rapporti fra Venezia e Bergamo e le terre lombarde un tempo nei confini della Serenissima, con le relazioni di un Convegno svoltosi all’Ateneo di Bergamo con i colleghi di quella città. Il filo conduttore della rivista riflette la cultura multidisciplinare entro cui si esercita il mestiere dell’architetto e del pianificatore, con l’attenzione alla storia, all’ambiente ed ai processi economici intensivi che stanno sempre più modificando società, costumi, territori. Questi argomenti hanno ispirato anche i primi cinque numeri della rivista regionale “ AV” , dedicata ai temi delle infrastrutture e dei rapporti fra ambiente ed architettura trattati dai singoli Ordini provinciali del Veneto. Una parte dei servizi è stata riservata all’Osservatorio Europa ed all’Osservatorio Regionale, mettendo a confronto legislazione, progetti, proposte provenienti dalle rispettive competenze istituzionali. Infine gli estratti della rassegna stampa regionale sui temi trattati nel numero della rivista, aprivano a riflessioni ed approfondimenti. L’interesse per i grandi problemi del nostro tempo, ha condotto al continuo sforzo di tracciare l’evoluzione del dibattito in corso, fornendo occasione all’intervento dei
lettori che hanno spesso dimostrato con i loro scritti, di partecipare al confronto, richiamandosi ciascuno alle proprie esperienze e fornendo a loro volta chiavi di lettura originali ed a volte appassionate, di un mestiere difficile, pulsante e creativo. Gianfranco Vecchiato VERONA
Architetti Verona
Si è cercato di promuovere il dibattito sull’architettura e l’urbanistica di Verona e Provincia tentando di realizzare un momento di confronto per professionisti, amministratori e cittadini, cercando inoltre di armonizzare l’aggiornamento professionale con la riflessione culturale. La rivista è strutturata per lo più per tematiche fisse alcune trovano spazio in rubriche presenti all’interno di ogni numero altre con cadenza diversa. Rubriche fisse: “ nella bella Verona...” (approfondisce temi della città); “ 1° piano” architetture contemporanee in territorio veronese; “ biblioteca” ; “ mostra” ; “ eventi” (mostre, incontri, corsi, concorsi, norme). Ciascun numero approfondisce un tema d’ampio dibattito cittadino, nella rubrica “ la bella Verona ...” , la cui trattazione viene svolta con confronto d’opinioni tra progettisti, amministratori, gruppi coinvolti. Inoltre, vengono pubblicati i concorsi di progettazione o di idee di città e provincia riportando le motivazioni dell’Ente Banditore, i giudizi della giuria e le tavole dei primi tre classificati. Quasi in tutti i numeri vengono poi trattati per temi argomenti d’aggiornamento professionale (restauro, tecnologia, ambiente, ecc.). La redazione è composta da architetti iscritti all’Ordine. La redazione, secondo gli argomenti trattati, chiede specifici contributi ad amministratori, docenti, storici e quanti per affinità e complementarietà condividano gli stessi interessi. Susanna Grego
AL: numero dopo numero
S. M.
Luciana Calvano direttore di “AL” dal 1984 al 1988
L’invito a fissare qualche nota sulla conduzione di “ AL” è diventata l’occasione di rintracciare buoni ricordi e pensare a Giulio Redaelli e Gio Vercelloni, due precedenti direttori scomparsi, amici e maestri cui probabilmente si potrebbe dedicare qualche parola in più senza paura di sprecarla.
Prima di contribuire ad “ AL” come direttore, vi ho lavorato per anni come caporedattore, avviando con Vercelloni, una trasformazione strutturale dell’house organ, che il tempo ha fatto evolvere, ma sostanzialmente consolidato e riconfermato a lungo, visto che nel palinsesto tuttora esistono molte rubriche nate in quel momento. Una rivista che si limiti ad impaginare i documenti emanati dagli organi direttivi ed a fornire visibilità alle opinioni di amici ed affini di pensiero non è difficile da produrre, altra cosa diventa la costruzione di un apparato informativo accettabilmente esteso, preciso e puntuale. Naturalmente parlando di un giornale di categoria e – in particolare per allora – di una redazione operante su base volontaria (praticamente “ senza portafoglio” ), in tempi in cui la “ rete” esisteva solo per il Pentagono, in un paese in cui un giudizio non si nega(va) mai a nessuno, ma per ottenere un dato bisogna(va) superare molte opacità. E forse, alla fine, anche all’interno di una nazionale inclinazione a identificare come colta l’espressione di un’idea purchessia – magari superf iciale e disinformata – piuttosto che un sobrio impegno di servizio alla comunità. D’altra parte, in quella fase della polemica sulla funzione degli Ordini (cui solo la fine degli Ordini forse porrà fine), non era ritenuto “ politicamente corretto” il manifestare punti di vista necessariamente soggettivi in un sistema a partecipazione obbligatoria. Così, anche la pubblicazione opzionale e saltuaria di numeri speciali di inchiesta doveva limitarsi ad argomenti strettamente professionali – l’utilizzo delle nuove tecnologie per gli studi di architettura, il sistema di giudizio istituzionale sul progetto, gli sbocchi per i neolaureati, la valutazione dei compensi, ecc. – e nonostante questo diventava spesso occasione di contrasto all’interno stesso della compagine degli editori. In generale, mi farebbe piacere trovare le riviste di architettura sempre di più “ dentro” tutti gli altri giornali, perché l’apprezzamento del progetto diventi un fatto di cultura quotidiana diffusa; da associato, continuo a credere parallelamente che l’organo degli ordini debba condensare
dall’esterno il massimo delle informazioni utili ad una consapevole at t ivit à prof essionale. M a una volta garantito questo, e garantito l’ accesso a qualunque comunicazione di qualunque iscritto, credo anche che le redazioni che offrono ulteriori contenuti debbano essere solo ringraziate per questo.
Claudio M affiolini direttore di “AL” dal 1997 al 2001
La responsabilità è di Piergiorgio Tosetti. Pigliatevela con lui, che nella sua qualità di Presidente della Consulta, verso la fine del 1997 mi invitò ad assumere il ruolo di direttore della nostra rivista. Il mio incarico si concludeva dopo tre anni, con all’attivo l’uscita di 33 numeri di “ AL” . Quando ti volgi indietro a valutare il risultato di una tua esperienza – nel campo professionale o nei settori più diversi – ti rendi conti che avresti potuto fare di più e meglio. Così faccio io oggi quando rifletto, con il dovuto distacco, sulla mia esperienza con la rivista della Consulta lombarda (“ AL” ) e con quella del Consiglio Nazionale (“ L’Architetto” ). Avrei potuto fare di più e meglio, sicuramente; ma non sono pentito. È stata una bella esperienza: quella ruspante di Milano mi vedeva coinvolto nella corsa mensile contro il tempo, con Alessandra Monticone, Augusta Campo e Fernando Ruggiero che smanettavano i testi; quella romana, molto professionale e paludata,
con il celebre grafico Maoloni che ritmava spazi, colori e immagini della rivista, dove i testi chiedevano timidamente permesso? per entrare. Nel periodo 1998-2000 “ AL” ha mantenuto un carattere rigorosamente istituzionale, ospitando le comunicazioni della Consulta e degli Ordini provinciali, oltre ad alcune rubriche tecnico-legislative; gradualmente si è tentato di f ornire alcuni spunt i per approfondimenti tematici relativi al mestiere di architetto. Ricordo le interviste a Tosetti e a De Amicis, allora Presidente dell’Ordine di Milano, per registrare intuizioni e sensibilità circa il destino della nostra professione. Ricordo il 1° Congresso degli Architetti lombardi, con la preparazione preliminare dei documenti; e le assemblee pre-congressuali in vista del Congresso nazionale di Torino; e i frequenti convegni, su specifiche tematiche, spesso in accordo con la Regione. Ricordo le giornate interminabili dedicate a sintetizzare i fiumi di discorsi registrati, attenendomi al criterio di rielaborare gli interventi “ a braccio” per garantire la fluidità del discorso ed evitare ripetizioni in vista della puntuale pubblicazione degli “ Atti” . Ricordo il volume “ I Congressi Int ernazionali di Archit et t ura Moderna, 1928-1959” del collega Nestorio Sacchi, che fu test imone di alcune edizioni del CIAM, e la fatica che ne accompagnò l’edizione; e i volumi tecnici di informazione e aggiornamento offerti agli architetti lombardi da Epiquadro che allora provvedeva alla stampa e alla diffusione di “ AL” . Ricordo quando dicevo al subentrato Presidente Campari che era tempo di dare un altro taglio alla rivista, ridimensionando gli interventi degli Ordini provinciali e privilegiando temi di interesse concreto per la nostra categoria professionale; e quando gli scrivevo che era giunto il momento di voltar pagina, di cambiare cavallo, di ricercare nuove idee e nuovi entusiasmi. È stato così che dopo 33 numeri ho passato il testimone ad una redazione più lucida, più attrezzata e, soprattutto, più giovane. Che ha saputo far crescere un albero frondoso dal piccolo seme della precedente esperienza.
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Forum
Il tema del Forum ha fornito l’occasione per approfondire la conoscenza della “ storia” del nostro mensile. Una “ storia” che, pagina dopo pagina, numero dopo numero, scorre senza interruzioni da 33 anni durante i quali la rivista ha cambiato titolo, veste grafica, direttori, finalità e contenuti. La ricostruzione della “ storia” di “ AL” è stata effettuata consultando i numeri ancora conservati presso l’archivio della Consulta, mentre per il reperimento di quelli andati persi (praticamente tutte le annate dal 1971 al 1977) si è dovuta attuare una ricerca presso chi collaborava a quei primi numeri. Lo scopo di questo lavoro è documentario: il materiale raccolto è ordinato cronologicamente per “ periodi editoriali” distinti in base ad alcuni parametri quali titolo della rivista, sede della redazione, direttori, ecc. Di seguito pubblichiamo, ringraziandoli per il contributo offerto, la testimonianza di due ex-direttori.
0, 1970
Cadenza: mensile Pagine: 40 Note: Formato A 5. Nessuna immagine dal 2/ 1973 all’1/ 1974
Sottotitolo: Bollettino regionale d’informazione degli architetti (1) Sede redazione: corso Italia 47 Direttore responsabile: Virgilio Vercelloni Cadenza: mensile (10 numeri) Pagine: 40, 48 Not e: Format o A 4. Copert ina senza immagini. Nessuna immagine. Inizia a comparire la pubblicità dal 3/ 1979 al 3/ 1980
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Forum
dal 3/ 1982 all’11-12/ 1983 Titolo: Bollettino d’informazione dell’Ordine degli Architetti di Milano Pavia Sondrio Sede redazione: via S. Nicolao 3 Direttore responsabile: Raul Gattermayer Pagine: 24 Note: Formato A 5. Logo in copertina. Nessuna immagine. Michele Provinciali cura l’impaginazione dall’1/ 1971 al 9/ 1971
Titolo: Bollettino regionale d’informazione degli Architetti (1) Sede redazione: corso Italia 47 Direttore responsabile: Pietro Monti Cadenza: mensile Pagine: 40 Note: Formato A 5. Nessuna immagine dal 2/ 1974 al 6/ 1976 Titolo: Bollettino regionale d’informazione degli Architetti (1) Sede redazione: corso Italia 47 Direttore responsabile: Raffaella Crespi Cadenza: mensile Pagine: 40, 48 Note: Formato A 5. Nessuna immagine
Titolo: Bollettino d’informazione dell’Ordine degli Architetti di Milano Pavia Sondrio Sede redazione: via S. Nicolao 3 Direttore responsabile: Raul Gattermayer Cadenza: mensile Pagine: 32 Note: Formato A 5. Logo ridotto in copertina. Nessuna immagine
dal 7/ 1976 al 12/ 1977 Titolo: Bollettino regionale d’informazione degli architetti (1) Sede redazione: corso Italia 47 Direttore responsabile: Alberto Scarzella Cadenza: mensile (10 numeri) Pagine: 40, 48 Note: Formato A 5. Nessuna immagine dall’1-2/ 1978 all’1-2/ 1979
dal 10/ 1971 al 3/ 1972 Titolo: Bollettino d’informazione dell’Ordine degli Architetti di Milano Pavia Sondrio Sede redazione: via S. Nicolao 3 Direttore responsabile: Pietro Monti Cadenza: mensile Pagine: 32 Note: Formato A 5. Logo ridotto in copertina. Nessuna immagine dal 4/ 1972 all’1/ 1973 Titolo: Bollettino d’informazione dell’Ordine degli Architetti di Milano Pavia Sondrio Sede redazione: corso Italia 47 Direttore responsabile: Pietro Monti
Titolo: Mensile d’informazione degli architetti lombardi
Titolo: AL Sottotitolo: Bollettino regionale d’informazione degli architetti (2) Sede redazione: corso Italia 47 Direttore responsabile: Angelo Torricelli Cadenza: mensile (10 numeri) Pagine: 82, 86, 98 Note: Formato A 4. Copertina con immagini a colori. Alcune immagini. Rilegatura a brossura Titolo: Mensile d’informazione degli architetti lombardi Sottotitolo: Bollettino regionale d’informazione degli architetti (1) Sede redazione: corso Italia 47 Direttore responsabile: Giulio Redaelli Cadenza: mensile (10 numeri) Pagine: 32, 36, 40, 48, 52 Not e: Format o A 4. Copert ina con immagini o st rilli. Alcune immagini in bianco e nero. Roberto Nucci cura il progetto grafico dal 4-5/ 1980 all’1-2/ 1982 Titolo: AL Sottotitolo: Bollettino regionale d’informazione degli architetti (2) Sede redazione: corso Italia 47 Direttore responsabile: Giulio Redaelli Cadenza: mensile (10 numeri) Pagine: 24, 32, 40, 52 Note: Formato A 4. Copertina con immagini. Alcune immagini in bianco e nero
dall’1-2/ 1984 al 12/ 1984
Titolo: AL Sottotitolo: Bollettino regionale d’informazione degli architetti (2) (3) Sede redazione: corso Italia 47 Direttore responsabile: Luciana Calvano Cadenza: mensile (10 numeri)
Pagine: 54, 64 Note: Formato A 4. Spesso copertina con immagini a colori. Logo AL molto particolare. Rilegatura a brossura dall’1-2/ 1985 all’11/ 1987
Sede redazione: via S. Cecilia 5/7 Direttore responsabile: Luciana Calvano Cadenza: mensile (10 numeri) Pagine: 24, 32, 64 Note: Formato A 4. Copertina con strilli. Sommario e colophon in quarta di copertina
Direttore responsabile: Piergiorgio Tosetti Direttore: Donata Almici Cadenza: mensile (10 numeri) Pagine: 38, 54, 62 Note: Formato A 4. Copertina senza immagini. Nessuna immagine. Luciano Gatti cura il progetto grafico della copertina
Pagine: 48, 56 Note: Formato A 4. Copertina con immagini. Immagini in bianco e nero
dal 9-10/ 1988 al 6/ 1993
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Titolo: AL Sottotitolo: Mensile d’informazione degli Architetti Lombardi (3) Sede redazione: corso Italia 47 Direttore responsabile: Luciana Calvano Cadenza: mensile (10 numeri) Pagine: 24 Note: Formato A 4. Copertina con riquadri in cui sommario e strilli. Due allegati speciali nel 1986: “ Ambiente e paesaggi” e ” Concorsi di architettura” dal 12/1987 al 7-8/1988
Titolo: AL Sottotitolo: Mensile d’informazione degli Architetti Lombardi (3) Sede redazione: via S. Cecilia 5/7 Direttore responsabile: Donata Almici Cadenza: mensile (10 numeri) Pagine: 24, 28, 32, 36 Note: Formato A 4. Copertina con strilli. Sommario e colophon in quarta di copertina. Nessuna immagine. Allegato speciale nel 1992: “ La direzione dei lavori”
dall’11-12/ 1997 al 9/ 1998 Titolo: AL Sottotitolo: Mensile d’informazione degli Architetti Lombardi (3) Sede redazione: via della Passione 5 Direttore responsabile: Piergiorgio Tosetti Direttore: Claudio Maffiolini Cadenza: mensile (10 numeri) Pagine: 64 Note: Formato A 4. Copertina senza immagini. Nessuna immagine
dal 7-8/ 1993 al 12/ 1994 Titolo: AL Sottotitolo: Mensile d’informazione degli Architetti Lombardi (3) Sede redazione: via della Passione 5 Direttore responsabile: Donata Almici Cadenza: mensile (10 numeri) Pagine: 24, 28, 32, 36 Note: Formato A 4. Copertina con strilli. Sommario e colophon in quarta di copertina. Nessuna immagine
dal 10/ 1998 al 2/ 2000 Titolo: AL Sottotitolo: Mensile d’informazione degli Architetti Lombardi (3) Sede redazione: via Solferino 19 Direttore responsabile: Piergiorgio Tosetti Direttore: Claudio Maffiolini Cadenza: mensile (10 numeri) Pagine: 64 Note: Formato A 4. Copertina senza immagini. Nessuna immagine
dall’1/ 1995 al 9/ 1995 Titolo: AL Sottotitolo: Mensile d’informazione degli Architetti Lombardi (3) Sede redazione: via della Passione 5 Direttore responsabile: Pier Franco Dallera Direttore: Donata Almici Cadenza: mensile (10 numeri) Pagine: 46 Note: Formato A 4. Sommario e colophon in quarta di copertina. Nessuna immagine
Titolo: AL Sottotitolo: Mensile d’informazione degli Architetti Lombardi (3)
dal 10/ 1995 al 10/ 1997 Titolo: AL Sottotitolo: Mensile d’informazione degli Architetti Lombardi (3) Sede redazione: via della Passione 5
dal 3/ 2000 al 2/ 2001 Titolo: AL Sottotitolo: Mensile d’informazione degli Architetti Lombardi (3) Sede redazione: via Solferino 19 Direttore responsabile: Emiliano Campari Direttore: Claudio Maffiolini Cadenza: mensile (10 numeri) Pagine: 62 Note: Formato A 4. Copertina senza immagini dal 3/ 2001 al 3/ 2002 Titolo: AL Sottotitolo: Mensile d’informazione degli Architetti Lombardi (3) Sede redazione: via Solferino 19 Direttore responsabile: Emiliano Campari Direttore: Maurizio Carones Cadenza: mensile (10 numeri)
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dal 4/ 2002
Titolo: AL Sottotitolo: Mensile d’informazione degli Architetti Lombardi (3) Sede redazione: via Solferino 19 Direttore responsabile: Stefano Castiglioni Direttore: Maurizio Carones Cadenza: mensile (10 numeri) Pagine: 48, 56 Note: Formato A 4. Copertina con immagini.Immagini in bianco e nero
Note 1. Ordine degli Architetti della Provincia di Bergamo; Ordine degli Architetti di Brescia per le province di Brescia, Cremona, Mantova; Ordine degli Architetti della Provincia di Como; Ordine degli Architetti di Milano, Pavia, Sondrio; Ordine degli Architetti della Provincia di Varese. 2. Ordine degli Architetti della provincia di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Milano e Pavia, Sondrio, Varese. 3. Ordini degli Architetti delle province di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Milano, Pavia, Sondrio, Varese (a partire da AL 9/1984).
Bergamo a cura di Antonio Cortinovis e Alessandro Pellegrini
Stampa e architettura
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L’Ordine di Bergamo non pubblica una sua rivista, agli iscritti viene regolarmente recapitata una Circolare informativa. Per supplire a questa parziale “carenza” ci siamo rivolti ad un giornalista del quotidiano locale “ L’Eco di Bergamo” , Paolo Aresi, al quale abbiamo chiesto di esprimere un suo giudizio circa il rapporto che oggi intercorre tra stampa locale ed architetti. “ C’è un risveglio di attenzione da parte del giornalismo bergamasco nei confronti dell’urbanistica e dell’architettura. C’è un risveglio d’attenzione nei confronti della forma della città, delle sue costruzioni, di ciò che è bello e di ciò che non lo è, di quello che regala un senso di accoglienza e di benessere e degli edifici che invece gettano un senso di anonimato se non addirittura di squallore. L’interesse nei confronti dell’urbanistica, dei piani regolatori e delle relative varianti è sempre stato presente sui nostri giornali, ma in questi ultimi anni mi pare che l’attenzione si sia fatta più viva e precisa. Ricordo gli interventi sul tema dell’ultimo piano regolatore, l’intervista che io stesso feci a Bernardo Secchi il quale mi raccontò di volere dare più forma, più ordine, in particolare alle periferie cittadine. Invece il discorso dell’architettura è abbastanza inedito. C’è stata una presa di posizione decisa del giornale sul problema del colore della città. Io stesso me ne occupai. La considerazione era prettamente giornalistica: in città, nei bar, fra la gente, si commentavano i colori che da qualche tempo venivano attribuiti alla facciata, quei rossi, quei gialli, quelle tinte forti a cui Bergamo non era abituata. Ascoltai l’opinione autorevole di Trento Longaretti, con lui passeggiai per le vie della città e lui mi additò quelli che considerava colori gradevoli, in sintonia con l’anima di Bergamo. E sottolineò questo discorso di armonia affermando che ogni luogo dotato di un’identità vanta le sue forme e i suoi colori. E così Bergamo è davvero città dei grigi, delle tinte tenui, dei giallini e dei “ besholini” , tinte che comunque si legano alla pietra. Per questa ragione non vedeva di buon occhio a Bergamo tinte che stanno benissimo a Burano o a Camogli. Difficile dargli torto. Sebbene le ragioni di Paolo Ghilardi, pittore, consulente del Comune di Bergamo, per quanto riguarda i colori delle facciate dei borghi storici, non appaiono infondate. Ghilardi avvertiva il pericolo della monotonia dei colori. Ma l’inchiesta sul colore della città, questo risveglio nei confronti del-
l’estetica, non è rimasta isolata. Il giornale ha pubblicato una serie di interventi dal tema “ La città ferita” che prendeva in considerazione una serie di edifici dalle torri di via Caprera, ai condomini Miriam, allo “ Steccone” . Una serie di servizi interessanti che avrebbero meritato maggiore profondità. Abbiamo promosso un’inchiesta sui quartieri durante l’estate del 2002 che prendeva in considerazione anche l’aspetto architettonico. Addirittura nella serie di inchieste (una trentina) che aveva per titolo “ Bergamo 2 Volti” dedicammo sempre una delle otto pagine all’aspetto urbanistico e architettonico. Il tema era: come è cambiata la Bergamasca in questi ultimi quarant’anni? E il cambiamento è stato forte, tremendo. Per ogni zona della provincia, e per la città, abbiamo cercato i particolari della trasformazione, anche in campo architettonico. E così la “ filosofia” degli anni Sessanta, la distruzione di tanti borghi storici. Gli anni Settanta e il rinsavimento. L’esplosione delle villette a schiera. Il sovente ipocrita ambientalismo degli ultimi anni. Ricordo quel fruttivendolo di Serina, che per anni era stato muratore, il quale mi confessò: “ Quante arcate, quante volte, quante colonne abbattemmo in quegli anni. Adesso ci sembra impossibile. Ma allora era così, si voleva fuggire da un passato di stenti, di povertà, di emigrazione” . Dovrebbe esserci ancora più attenzione da parte dei giornali nei confronti dell’architettura, sia da un punto di vista sociale, territoriale, sia da un punto di vista estetico. Perché l’architettura contribuisce a “ fare” la città, in maniera determinante. C’è bisogno di bellezza, di armonia, di recuperare qualcosa della vecchia armonia realizzata nei borghi storici. Ma è difficile, perché viviamo tempi caotici, certo, tempi frammentari e accelerati che si riflettono in tutti i campi. Noi giornalisti dobbiamo informare, arricchire i lettori riguardo all’ambiente che ci circonda. Fare conoscere. Fare sapere. Spesso pecchiamo di superficialità. Ma spesso gli stessi architetti non ci aiutano, sembra che abbiano timore di esporsi, preoccupati forse di non apparire critici nei confronti di amministrazioni pubbliche, Comuni, Sovrintendenze e via dicendo. Ci vorrebbe più dibattito, ci vorrebbero prese di posizione chiare, invece spesso il giornalista ha l’impressione di lanciare sassi nello stagno” . Paolo Aresi
Brescia a cura di Laura Dalè e Paola Tonelli
OA - notiziario degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Brescia Due fasce orizzontali colorate, che delimitano tra loro una fascia più alta con le lettere “ o” ed “ a” a righe grigio scuro su fondo grigio chiaro, occupano il terzo superiore della prima pagina, il rimanente spazio ospita il testo del servizio di apertura ed un box con l’indice del numero: questa è la spartana copertina del Notiziario dell’Ordine di Brescia, che viene pubblicato con cadenza bimestrale, con una tiratura media di 2.200 copie, inviate agli iscritti, ai Comuni della provincia, enti vari, Ordini degli architetti d’Italia, ecc. L’edizione a stampa del notiziario ha avuto inizio con il primo numero del 1998, in sostituzione delle circolari periodiche, che venivano fotocopiate in proprio presso la sede dell’Ordine. La scelta fu giustificata dal numero sempre crescente dei colleghi iscritti, e dal proposito di migliorare la comunicazione delle informazioni agli stessi, accrescendo contemporaneamente la visibilità dell’Ordine all’esterno, focalizzando l’attenzione su temi di interesse provinciale. Il bollettino si propone di essere
uno strumento di informazione utile per la professione, per cui, a fianco del rendiconto sistematico dell’attività del Consiglio, con la pubblicazione dei verbali delle riunioni, e le comunicazioni di servizio della segreteria, vi sono numerose rubriche con diversa cadenza, che trattano problemi specifici: dalle questioni fiscali alle note interpretative di leggi e tariffa professionale, dalla segnalazione di convegni, incontri mostre e seminari alla rassegna stampa, dalle informazioni dal C.N.A.P.P.C. a quelle da Inarcassa a quelle da altri enti ed anche associazioni di architetti che si sono costituite. Presenza quasi costante sono poi due rubriche, quella a cura di Lauro Boselli, che argomenta su vari temi architettonici nello spazio “ cultura” , e quella a cura di Lucio Serino che raccoglie schede storiche di personaggi bresciani legati al mondo del costruire. Assieme al bollettino, con cadenza circa quadrimestrale viene poi offerto agli iscritti un cd contenente l’albo professionale aggiornato, informazione, documentazione e comunicazione dell’Ordine, un’interessante raccolta di leggi, decreti e norme regionali e nazionali, numerose pagine di modulistica di uso corrente, normative e regolamenti comunali, note interpretative delle tariffe professionali disciplinari d’incarico, software docfa, docte, pregeo e gerico. Il “ Notiziario OA” è consultabile, in f ormat o pdf , anche sul sit o www.bs.archiworld.it P. T.
a cura di Roberta Fasola
Bilancio di un’attività editoriale Pur non avendo una propria rivista interna, l’attività editoriale dell’Ordine degli Architetti di Como, appare senza alcun dubbio molto motivata e per questo produttiva. Numerose e differenti sembrano infatti essere le pubblicazioni nate in questi ultimi anni, a testimonianza di un’ampia serie di momenti di approfondimento culturale, alcuni dei quali trovano addirittura una scadenza cadenzata nel tempo. Tra queste si annoverano: • Le pubblicazioni biennali relative al “ Premio Maestri Comacini” (alle quali si è già dedicato un articolo nel n. 3/2004 di “ AL” ); • La pubblicazione della dispensa relativa al “ Corso di formazione e aggiornamento per esperti in materia di Tutela Ambientale” ; • Le pubblicazioni inerenti il programma di viaggi-studio che l’Ordine stesso ha organizzato a partire dall’anno 1997 all’oggi; • La pubblicazione del nuovo sito internet. Opinioni sul Paesaggio Una dispensa, che in realtà ha più le sembianze di un vero e proprio libro, a testimonianza dell’accuratezza che il Consiglio dell’Ordine ha avuto nel programmare il Corso di Aggiornamento sulla Tutela del Paesaggio e dei Beni Ambientali, considerando perciò, non solo gli argomenti relativi alla formazione di base prevista dalla Regione Lombardia, ma anche tutti quei temi e quelle problematiche inerenti il paesaggio, che sono necessari per una maggiore consapevolezza, per una più vasta conoscenza teorica e pratica, per una sensibilizzazione alla percezione ed al rispetto dei valori ambientali. Sull’esempio dei corsi già attivati nei vari Paesi Europei, è stata voluta la definizione del ruolo di Esperto Ambientale mediante l’introduzione di molteplici contributi al fine di ampliare le informazioni rispetto alla professione tradizionalmente intesa; si ricordano interventi di: avv. Giuliano Sala, arch. Umberto Vascelli Vallara, prof. arch. Darko Pandakovic, arch. Luigia Martinelli e ing. Clemente Tajana, arch. Enzo Rho, prof. Eugenio Turri, prof. arch. Maurizio Boriani, arch. Alberto Artioli, prof. arch. Gianni Beltrame, prof. Lanfredo Castelletti, arch. Danila Palazzo, arch. Angelo Dal Sasso e arch. Antonio Trabella, prof. Guglielomo Scaramellini, arch. Marco Testa, prof. arch. Arturo Lanzani, prof. arch. Luigi Snozzi, prof. Mario Belloni, prof. arch. Giuliana Ricci, arch. Silvano Cavalleri con arch. Augusto Roda e arch. Maurizio Veronelli, prof. arch. Richard Ingersoll, dott.ssa Emilia Ben-
fante, arch. Piero Mazzoli e prof. arch. Cesare Macchi Cassia. Interventi che sono stati di volta in volta raccolti in quattro distinte aree tematiche: 1. Paesaggio, sintesi complessa: in questa sezione vengono comunicate conoscenze sul paesaggio e testimonianze sul ruolo che esso ha sempre svolto nella vita collettiva, nell’arte, nella letteratura e nella cultura in genere, vale a dire nell’immagine stessa che si ha di un popolo o di un Paese. 2. Normativa di tutela e di valorizzazione del paesaggio: in questa sezione vengono sviluppati i temi previsti dalla Regione Lombardia per l’aggiornamento degli esperti sulla normativa e sugli aspetti gestionali di tutela. 3. Lettura ed interpretazione del paesaggio: sezione dedicata ai temi inerenti la tutela e la pianificazione del territorio, dalle analisi conoscitive di carattere più ampio, sino all’applicazione del vincolo paesistico nella realtà del progetto. Argomenti che sono sviluppati facendo specifico riferimento al territorio della Provincia di Como, secondo diversi punti di vista, quali quello archeologico, vegetazionale e naturalistico, del paesaggio agrario, dei parchi e dei giardini, delle tradizioni morfologiche stratificate nella pianura delle forme e degli spazi del lago, dell’uso dei materiali, tecniche ed economie in montagna. 4. Criteri di valutazione dei contenuti progettuali: è la sezione che fornisce i dati operativi al futuro esperto ambientale che dovrà operare nelle Commissioni Edilizie. Nello specifico, vengono sviluppati temi quali il restauro, inteso non tanto come disciplina teorica quanto piuttosto come prassi applicata ai giardini ed in generale al patrimonio vegetazionale, la protezione del territorio fisico attraverso la salvaguardia dell’assetto idrogeologico e dell’ambiente naturale. Nel promuovere questa pubblicazione l’Ordine ha voluto ribadire, accanto ai propri compiti istituzionali, la funzione altrettanto importante di approfondimento e contributo alla definizione delle politiche attuabili dai governi e dalle istituzioni nazionali e comunitarie per perseguire l’obiettivo della qualità ambientale, in ottemperanza al detto costituzionale a “ tutela” del paesaggio e del patrimonio storico-artistico della nazione. La formazione permanente è tema essenziale per gli architetti che si devono assumere il compito culturale ed economico, di sostenere la necessità. Nel segno della massima qualità e della salvaguardia della peculiarità intellettuale che la storia ha consegnato al mestiere di architetto. Pubblicazioni sui viaggi-studio Molto presente ed approfondita l’attività dell’Ordine in quest’ambito, tanto da diventare una sorta di appuntamento annuale. Il viaggio diventa così occasione di
socializzazione, momento aggregativo e di svago oltre che, e soprattutto, di scambio e crescita culturale. Il viaggio diventa così momento di incontro umano, di conoscenza tecnica, di rapporto diretto con l’opera. L’iniziativa ha il merit o di met t ere a conf ront o un’ampia e quanto mai diversificata produzione di architettura. A prescindere dalle valutazioni di ogni singolo edificio o spazio pubblico scelto, quello che soprattutto risulta interessante, è il valore documentaristico che intende evidenziare, anche se in modo par-
1999 Amsterdam, 2000 Berlino, 2001 Copenhagen, 2002 Madrid, 2003 Helsinki (oltre ad un piccolo tour tra Svizzera ed Austria). I viaggi, articolati solitamente nell’arco di cinque giorni, vogliono essere un accurato approfondimento dell’architettura degli ultimi dieci anni nei vari Paesi: quasi una sorta di verifica in loco sull’evoluzione cui il fare progettuale è andato soggetto, in relazione alla specifica tradizione storica, architettonica e artistica proprie del sito. Tutte le pubblicazioni risultano volutamente uniformate sia nell’im-
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Como
Il logo dell’Ordine.
ziale, lo stato dell’architettura dei paesi europei. Sfogliando le pagine di questi piccoli libri, si possono verificare le influenze culturali delle varie scuole, le citazioni di moda, oppure il definirsi di linguaggi propri. Promuovere l’immagine dell’architettura, in generale, significa prendere coscienza della sua natura, del suo ruolo sociale e con questo avere, noi progettisti, uno strumento per elaborare dei giudizi critici più consapevoli, in modo da poter distillare l’essenza del progetto. Sostenere queste iniziative diventa quasi un obbligo per la nostra categoria, perché più conosciamo e meglio potremo difendere le nostre idee, i nostri progetti. È all’inizio degli anni Novanta che l’Ordine utilizza il viaggio studio come una delle modalità di aggiornamento professionale, affiancando al viaggio, un ciclo di conferenze attinenti al tema: 1990 con destinazione Barcellona; a seguire: 1991 Berlino, 1992 Siviglia, 1993 Olanda, 1994 Portogallo, 1995 Vienna, 1996 Parigi. Sino al 1996 i viaggi erano organizzati raccogliendo materiale fotocopiato preso da riviste del settore attinenti agli edifici da visitare. Dal 1997 con meta Londra questo materiale documentale prende una consistenza diversa. C’è nella Commissione Cultura una consapevolezza che tale lavoro possa essere, in qualche modo, valorizzato; ecco che viene redatto e pubblicato un libretto che racchiude itinerari, architettonici, mappe, indirizzi, note bibliografiche degli autori e delle opere, il tutto avvalorato da patrocini culturali di Ambasciate dei Paesi e di Enti Culturali.
paginato che nelle scelte grafiche, a creare una specie di divertente e colorata raccolta da tenere in mostra nella propria libreria, come una sorta di piccolo diario di viaggio, appunti di emozioni e frammenti di architettura. Basate su un regesto degli ultimi dieci anni delle riviste più note, ognuna di esse propone meno di una settimana di viaggio ricca di tappe scelte, alcune, secondo itinerari ben precisi (e riportati su una mappa) e altri invece solo suggeriti (riferiti agli edifici storici più noti), al fine di fornire un’immagine coerente e coordinate del luogo visitato. Una serie di articoli presenti in ciascuna di queste pubblicazioni redatti la maggior parte da professionisti indigeni, i rimanenti selezionati invece da riviste o libri del settore, introduce alla poetica architettonica dei luoghi visitati; un cappello conclusivo, invece, presenta una breve biografia di ogni progettista del quale si sono visitate le opere. A concludere il tutto una serie di indicazioni relative a trasporti pubblici, indirizzi ed orari di musei, ristoranti e bar, luoghi per lo shopping e per la vita notturna (apprezzati indistintamente da tutti i partecipanti ai viaggi!). Una sorta, dunque, di vera e propria guida fatta dagli architetti ma non solo per gli architetti, bensì anche per tutte quelle persone dotate di una particolare sensibilità architettonica ed artistica; una guida che potrebbe essere utilizzata da chiunque ed in qualunque momento, senza alcuna difficoltà, per ripercorrere le tappe, che esulano dagli itinerari tradizionali, di un viaggio già sperimentato (e che sono facilmente reperibili presso la sede stessa dell’Ordine di Como). “ Forse dovremmo concedere alla
natura umana una istintiva voglia di spostarsi, un impulso al movimento nel senso più ampio. L’atto stesso del viaggiare contribuisce a creare una sensazione di benessere fisico e mentale, mentre la monotonia della stasi prolungata o del lavoro fisico tesse nel cervello delle trame che generano prostazione e un senso di inadeguatezza personale“ (Bruce Chatwin).
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Pubblicazione del Sito Internet “ e se questo mestiere (l’architetto), che ti chiede di guardarti dentro e di guardare dentro le cose, non lo fai con amore, con passione e dedizione, allora rischi di cadere nel formalismo, nell’accademia” (Renzo Piano, La responsabilità dell’architetto). È con questa frase emblematica, che racchiude lo spirito e i sentimenti con cui l’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti, conservatori della Provincia di Como attua e promuove le proprie iniziative a sostegno della categoria, ma, più in generale, del territorio e di tutti i suoi utenti, si apre la rinnovata home page del nuovo sito internet. Il nuovo sito è nato in continuità con il vecchio, dal punto di vista delle suggestioni grafiche e dello spirito di servizio e comunicazione, in primis, verso i propri iscritti, ma anche verso tutti i professionisti, amministratori e cittadini che, sempre di più, si rivolgono alla nostra istituzione, per domande, consigli, suggerimenti. La necessità quindi di dare sempre un servizio efficiente ed aggiornato agli iscritti, coniugata alle rinnovate richieste del mondo del lavoro, e al ruolo di referente culturale che l’Ordine svolge non solo nell’ambito comasco ma sempre di più in ambito regionale, ha portato ad un rinnovamento profondo dello spazio web. Il rinnovamento del sito passa anche da un nuovo modo di concepire la navigazione sulla rete, basata soprattutto sul concetto di portale web, attraverso cui accedere facilmente a tutte le informazioni e ai servizi desiderati. Infatti la home page dell’Ordine permette in modo intuitivo e veloce di accedere alle diverse pagine del sito. La nuova legislazione nazionale in materia di riforma degli Ordine professionali, ha comportato inoltre la modifica dello statuto e quindi dell’albo professionale, con l’introduzione di nuove figure professionali. Il nuovo sito partendo da questa esigenza permetterà a tutti i colleghi e a chi lo desiderasse di prendere visione dell’intero rinnovato elenco degli iscritti. Caratteristiche del sito sono soprattutto i nuovi servizi che questo offre, ed in particolare: • aggiornamenti settimanali sugli eventi ed iniziative promosse dall’Ordine e da enti ed istituzioni pubbliche e private (News); • aggiornamenti relative a scadenze fiscali, burocratiche e legislative (News);
• possibilità di scaricare on line la modulistica relativa all’ufficio tecnico del Comune di Como (Modulistica); • possibilità di scaricare on line la modulistica relativa alle pratiche dei Vigili del Fuoco (Modulistica); • aggiornamenti settimanali dei concorsi di progettazione, bandi e risultati (Concorsi); • possibilità di attivare un contatto on line con il rappresentante provinciale Inarcassa (Inarcassa); • possibilità di scaricare on line le circolari interne dell’Ordine, la normativa deontologica e quanto prima anche quella urbanistica; • possibilità di conoscere settimanalmente i lavori delle varie commissioni attive nell’Ordine; • aggiornamento costante degli eventi culturali promossi o patrocinati dall’Ordine (Eventi); • messa on line dell’Albo provinciale degli architetti, secondo le nuove direttive nazionali (Albo). Questi sono alcuni dei più importanti servizi che il nuovo sito offre dal 22 marzo 2002. Dal mese di aprile il sito dedicherà delle pagine speciali inerenti le celebrazioni dei 100 anni della nascita di Giuseppe Terragni. Al progetto dell’architetto Sant’Elia, il monumento ai caduti, elemento guida del portale, si affiancherà la figura e le opere di Terragni. Quest o insieme al nuovo logo dell’Ordine, che vede come elemento principale la casa del fascio di Giuseppe Terragni, vuole essere un omaggio ai padri dell’architettura comasca di inizio secolo, così ancora attuale per il modo in cui è stata concepita e realizzata. Inoltre la grafica delle pagine web riporta come elementi guida, icone significative, progetti ed architetture dei più importanti architetti ed artisti comaschi come Terragni, Cattaneo, Lingeri e Radice. La scelta di dedicare la copertina all’architetto Sant’Elia rappresenta anche la volontà da parte dell’Ordine di riaffermare, l’importanza dei giovani architetti nella vita associativa dell’ente, ma soprattutto nel mondo del lavoro e culturale della nostra provincia. Nuove idee e modi di vedere l’architettura che si fondano con l’esperienza e lo spirito, infaticabile della nostra terra, così ben rappresentato dai Maestri Comacini. Pare giusto in questa occasione ricordare e ringraziare tutti i membri della Commissione internet, protagonisti principali della costruzione del sito e tutti i consiglieri dell’Ordine che hanno sempre appoggiato con entusiasmo e creduto nell’iniziativa di rinnovare lo spazio web dell’Ordine. Infatti il Consiglio crede fermamente che la comunicazione con gli iscritti sia la base primaria per la crescita e lo sviluppo della nostra categoria, e dei rapporti con la società civile. R. F.
Cremona a cura di Massimo Masotti
Le pubblicazioni dell’Ordine L’impegno dell’Ordine di Cremona nel campo delle pubblicazioni è stato rivolto, negli ultimi anni, principalmente alla partecipazione a iniziative editoriali improntate sul recupero della memoria storica, alla valorizzazione del lavoro artistico di architetti cremonesi del passato che hanno operato in ambito locale e che hanno anche saputo distinguersi per abilità creativa e sobrietà di linguaggio. Altre pubblicazioni, realizzate grazie alla collaborazione dell’Ordine, hanno invece dato spazio al lavoro dell’architetto, sia che si tratti di ricerca universitaria nel campo della pianificazione urbanistica, in particolare al lavoro di giovani studenti e neolaureati, sia che si riferisca al lavoro quotidiano degli architetti professionisti. Proprio con quest’ultimo soggetto si è iniziato a lavorare per la prima volta attorno ad una pubblicazione. Questo breve resoconto non può che partire da Cremonarchitettura (Ordine Architetti, 1998), prima e unica pubblicazione curata interamente dall’Ordine, catalogo della mostra omonima tenutasi a Cremona del novembre del 1998. Con pionieristica incoscienza si realizzò allora, nel breve arco di qualche mese, una mostra e una successiva pubblicazione di progetti e realizzazioni di architetti cremonesi, organizzate senza alcun intento selettivo, per fotografare (forse è più giusto parlare di una raccolta di autoscatti) la realtà professionale degli architetti del nostro territorio. Il risultato? Una buona idea con i limiti di un’opera prima, ma coraggiosa negli intenti (coraggiosi soprattutto gli architetti che hanno scelto di mettersi in mostra). Il libro su Aldo Ranzi (Edit rice A.D.A.F.A., 1999; contributo per la pubblicazione degli atti di un incontro studio del 1997) è il primo capitolo del recupero della memoria di cui si parlava in apertura. Aldo Ranzi è st at o, per più di vent’anni, architetto responsabile della Sezione edilizia ed Urbanistica del Comune di Cremona ed ha realizzato importanti edifici di impronta razionalista a Cremona. Tra questi ricordo solo alcuni tra gli edifici i più rappresentativi: la palazzina della Canottieri Baldesio (bellissimi gli schizzi preparatori), l’ex caserma dei Vigili del Fuoco (ora sede dei Vigili Urbani), la scuola elementare Bissolati. L’anno più prolifico in campo editoriale è stato sicuramente il 2003: ben cinque pubblicazioni sono state presentate grazie alla collaborazione del nostro Ordine. L’impegno più corposo ha portato
alla pubblicazione del volume Francesco Arata - Progetti e disegni (Vittorio Adenti - 2003, Edizioni del Soncino), un libro “ (...) in linea con la nuova stagione culturale di approfondimenti del periodo storico posto tra gli anni Venti e Quaranta del 1900, in particolare sui protagonisti dell’area cremonese in campo architettonico” (dalla presentazione del libro). Arata, valente pittore castelleonese, viene svelato anche nella sua equilibrata misura compositiva in campo architettonico. Dal libro emerge la figura di un artista che rappresenta forse uno degli ultimi testimoni di un’antica vocazione di concezione dell’arte a tutto campo, prerogativa che ad oggi sembra essere solo ad appannaggio dei grandi del passato. In linea con i testi su Arata e Ranzi, la pubblicazione degli atti dell’incontro di studi del maggio 2001 su Vito Rastelli - architetto a Cremona 1892-1981 (Provincia Nuova - 2002; Provincia di Cremona, in collaborazione con l’A.D.A.F.A. di Cremona; presentazione avvenuta nel 2003), mette in risalto il non facile lavoro dell’architetto quando è chiamato ad esprimersi in diversi momenti della storia. Vito Rastelli, architetto eclettico, razionalista e attento alla memoria (questi i cicli individuati dagli autori della tesi su Rastelli, gli architetti Ambra e Sonia Milone) attraversa quasi per intero tutte le principali vicende del 1900 e lascia una testimonianza di “ buona architettura” , così come la definisce Michele de Crecchio nel suo intervento, che “ (...) non fosse solamente quella di un certo periodo o di un certo architetto, ma fosse piuttosto data dal modo felice nel quale il tecnico-artista riesce ad intendere e a risolvere le esigenze, anche formali, di un momento storico, mettendo al servizio dei tempi le capacità personali.” Differenti obiettivi si pone invece Cremona - aree dismesse e connessioni urbane (collana del Politecnico di Milano diretta da M. Molon e curata di Marco Lucchini - 2003, Edizioni Unicopli), una pubblicazione che, a circa un anno dal seminario internazionale di architettura tenutosi a Cremona, espone i lavori prodotti dagli studenti italiani e stranieri sull’area della Ferrovia, a nord di Cremona. Tre settimane di lavoro intenso e tante proposte per l’amministrazione sul futuro di questa importante area di Cremona. Un prezioso contributo è stato dato dall’Ordine anche al libro dell’architetto Alberto Faliva, Francesco e Giuseppe Dattaro - La Palazzina del Bosco e altre opere (Alberto Faliva - 2003), coraggiosa analisi storica del Cinquecento cremonese, e alla pubblicazione curata dal Gruppo fotografico Beltrami – Vacchelli su Santa Maria Maddalena a Cremona (2003), un bel testo ricco di sorprendenti fotografie, arricchito dall’analisi storicoartistica della chiesa curata dai più autorevoli e competenti studiosi in ambito cremonese.
Lecco a cura di Maria Elisabetta Ripamonti
“Notes”. La nuova rivista dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Lecco
Il sito dell’Ordine Il sito internet dell’OAPPC della provincia di Cremona, attivo dal 2002 è, a tutt’oggi, uno tra i più aggiornati e visitati. Il dato è rilevabile anche in rapporto al numero degli iscritti all’Ordine. Gli accessi variano, infatti, da 1000 a 1200 visite mensili. Gli aggiornamenti periodici, mediamente ogni 6-7 giorni, riguardano vari settore di interesse: bandi di concorso, affidamenti di incarichi, premi e borse di studio, corsi, seminari, mostre, convegni e notiziari dal CNAPPC. Una caratteristica assolutamente peculiare del sito consiste nella modalità di pubblicazione delle “ news” . Queste, presentate nella pagina principale e suddivise per argomenti, permettono una immediata individuazione e consultazione. Ogni qualvolta il sito viene aggiornato la segreteria dell’Ordine informa tramite e-mail tutti coloro che si sono iscritti ad una semplice mailing-list. Questo servizio “ risparmia” al visitatore inutili accessi al sito alla ricerca di novità e aggiornamenti, per i quali non deve invece fare altro che attendere un comodo avviso. Per quanto riguarda in particolare i concorsi, la loro pubblicazione è estremamente curata e completa: nella quasi totalità dei casi è messa a disposizione sul sito tutta la documentazione allegata a ciascun concorso, con un lavoro di presentazione e sistemazione della
stessa, anche dal punto di vista grafico, certamente non indifferente. Oltre a ciò, viene effettuata una rigorosa selezione dei bandi escludendo quelli che all’atto pratico risultano improponibili, soprattutto per i ristretti tempi imposti per la presentazione delle offerte o degli elaborati. Una nota particolare merita, inoltre, la tempestiva pubblicazione di testi di legge, regolamenti e più in generale di provvedimenti legislativi, i cui testi sono coordinati, ovvero sono redatti e messi a disposizione tenendo presente le modifiche e le integrazioni intervenute fin dalla loro iniziale promulgazione. Questo permette una consultazione estremamente agile di un quadro normativo e regolamentare che diversamente risulterebbe assai dispersiva, complessa e probabilmente anche incompleta. Un ulteriore servizio messo a disposizione non solo degli iscritti all’Ordine, ma di chiunque ne faccia semplice richiesta (tramite email), consiste nel fornire gratuitamente (nel comodo formato pdf) gran parte dei testi normativi pertinenti ai vari campi legati all’attività professionale, anch’essi con testi coordinati. Un cenno conclusivo va alle aziende di settore che, con la loro presenza sul sito in un’area apposita, contribuiscono a mantenere vivace il servizio, del quale sono stati espressi lusinghieri apprezzamenti. M. M.
Alcune pubblicazioni dell’Ordine di Cremona.
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Giunto al terzo numero, il giornale “ Notes” nasce dall’iniziativa di un gruppo di architetti attenti ai risvolti culturali e a tutto ciò che gravita intorno al mondo della progettazione. Rappresenta un trimestrale d’informazione che si propone non solo di divulgare le iniziative culturali e di aggiornamento dell’Ordine degli Architetti, ma anche di fornire un mezzo per lo scambio delle idee e per il dibattito sull’architettura, per costituire un punto vitale per l’identificazione e per il rafforzamento della categoria. “ Notes” vuole essere una rivista in progress, che vive e che si nutre con i contributi di tutti quelli che hanno qualcosa di interessante e di costruttivo da dire, che conta sulla partecipazione di tutti nelle iniziative che intraprende. Vuole diventare uno strumento di comunicazione degli ostacoli inerenti la professione e di dialogo con le istituzioni e con la burocrazia con il solo scopo di rendere più belle e più vivibili le nostre città. Con l’aiuto dei media “ Notes” e la sua struttura intendono coinvolgere tutti i cittadini per sensibilizzarli a un settore che va compreso in tutte le sue problematiche. Suddiviso in diverse aree tematiche, cerca di coprire in ogni numero diversi ambiti, per rendere vivace e interessante la lettura, corredata da numerose fotografie. Ripercorrendo i suggerimenti delle riviste del settore si propone di fornire una sintesi ragionata di notizie interessanti, dalle nuove scoperte tecnologiche, alle novità fiscali, alle emergenze legislative, alle attività culturali. Per fare questo si avvale anche del contributo di professionisti di altri Ordini riconosciuti a livello internazionale. Ogni numero inoltre è corredato da un’intervista a un personaggio chiave del settore che sviscera di volta in volta una problematica emergente. La grafica di “ Notes” , che si presenta con un’immagine attraente utilizzando mezzi espressivi contemporanei, come la buona architettura dovrebbe essere, è progettata da Daniela Fioroni, giovane architetto con esperienza di art direction editoriale che ci spiega: ” L’architettura, che è di per sé tridimensionale, andrebbe capita passandoci attraverso, in realtà invece si progetta e si legge sulla carta, sulle pagine patinate devi cercare di esprimere dei concetti astratti. Attraverso le immagini e il testo scritto si intende fare entrare il lettore attraverso gli spazi architettonici. Il mio lavoro si ispira al mi-
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nimalismo caratteristico delle principali correnti svizzere e tedesche, che parte dalla scelta del carattere, l’Helvetica appunto, alla concezione dell’impaginato. Su una griglia ben definita lascio poi alla mia creatività di architetto di stravolgere un po’ i criteri dell’impaginazione tradizionale prendendo spunti dalle riviste contemporanee e accettando confronti con gli autori degli articoli.” Dal punto di vista dei contenuti, “ Notes” si apre con l’editoriale, scritto dal presidente dell’Ordine Ferruccio Favaron, che spiega: “ È importante che queste pagine sappiano coinvolgere gli architetti lecchesi nel processo di trasformazione della città e del territorio, superando reciproche diffidenze e posizioni antagoniste e favorendo un confronto continuamente arricchito dall’esposizione dei vari modi di percepire gli argomenti portati nel dibattito dai vari interlocutori. In questi tempi in cui la capacità di condividere è sempre più attenuata, per non abdicare all’impegnativo ruolo che stanno assumendo, gli Ordini devono coinvolgere sempre più l’interesse dei propri iscritti. Non è cosa facile perché la fuga all’individualismo,
anacronistico ma tipico della nostra professione, è sempre più diffusa. Queste pagine si pongono l’obbiettivo di valorizzare il ruolo dell’architetto, interprete e mediatore del rapporto uomo-ambiente in tutta la pluralità di significati” . Tra i membri del Consiglio dell’Ordine che contribuiscono alla rivista, Arnaldo Rosini, segretario, è direttore editoriale, studioso di arte contemporanea recensisce le mostre di rilievo; Alfredo Combi, tesoriere, oltre a far quadrare i conti, suggerisce gli argomenti di punta emersi dalle riunioni col Consiglio, tenendo i rapporti con i vari membri e le istituzioni che di volta in volta propongono il loro contributo scritto a “ Notes” . La rivista è coordinata da Tiziana Lorenzelli, giornalista pubblicista che collabora con le principali riviste del settore e che si propone di presentare una panoramica sulle principali fiere e sugli avvenimenti più rilevanti in tema di design e di domotica, argomento del suo corso al Politecnico di Milano. Guido De Novellis, il più giovane dei redattori, oltre a scegliere e a fornire la foto di copertina, redige la sezione “ Itinerario” proponendo
ogni volta un percorso nel mondo dell’architettura colto e propositivo, una traccia per un viaggio vero e proprio da organizzare con i colleghi dell’Ordine. A riguardo ci dice: “ La mia professoressa di Urbanistica al Politecnico diceva sempre che il bravo architetto deve avere esperienza di luoghi felici, cioè vivere l’architettura direttamente sul campo, entrarci, respirarla, toccarla fisicamente con mano. È nata così la mia passione per i viaggi, per la scoperta delle archit et t ure ‘ dal vero’ . Con ‘Notes’ cerco di stimolare l’interesse dei miei colleghi attraverso la pubblicazione di itinerari d’architettura moderna. Itinerari a volte inediti o lontani dai clamori delle grandi firme, ma che contribuiscono a loro modo al dibattito internazionale” . Tra le rubriche fisse, che si propongono di fornire un servizio di risposte ai quesiti più comuni con i quali l’Ordine deve fronteggiarsi, e che costituiscono un filo diretto con gli iscritti, ci sono quella tenuta dall’avvocato Giuliana Valagussa, sulle problematiche legali, quella del dott. Paolo Ripamonti, relativa alle novità fiscali, il contributo dell’arch. Diego Toluzzo riguardo le vigenti normative amministrative, urbanistiche edilizie, e infine “ L’esperto Risponde” dell’arch. Gerolamo Ferrario, che tocca un ventaglio di argomenti professionali diversi. A proposito del suo contributo il Consigliere dell’Ordine Ferrario sottolinea: “ ’Notes’ nasce essenzialmente come una scommessa, una sfida oltre che come una necessità per parlare e discutere dei problemi legati alla nostra attività professionale e per dare visibilità e fare conoscere il nostro Ordine non solo presso i colleghi ma anche presso gli enti e le istituzioni provinciali. La sfida, l’aspettativa per questa iniziativa un po’ folle, è possibilmente quella di vincere il disinteresse presente nella gran parte degli iscritti, portando nelle case, o meglio negli uffici, uno strumento che possa diventare nel tempo una tribuna su cui e da cui fare sentire la nostra voce, parlando e discutendo anche polemicamente degli argomenti della professione e delle problematiche del territorio in particolare, ma non solo, della nostra provincia. Il mio contributo specifico, oltre al comune lavoro redazionale, consiste nel curare alcune rubriche fisse: due che riguardano la mia passione per la musica e la lettura e una invece più strettamente connessa all’esperienza professionale dal titolo un po’ presuntuoso ma soprattutto ironico di L’esperto risponde” . Le due rubriche dedicate alla presentazione di libri e dischi, visti ovviamente non già, e non potrebbe essere, con l’occhio del critico militante, ma del semplice appassionato stanno a sottolineare che la dimensione di “ Notes” non è solo orientata verso temi attinenti
all’architettura e alla professione ma anche verso altri tipi di attività artistiche quasi a riproporre la figura dell’architetto che spazia, da vero individuo universale, tra tecnica e cultura, tra ars mechanica e ars liberalis. L’altra rubrica riguarda invece più concretamente le esperienze professionali, cercando di illustrare aspetti particolari dell’infinito panorama tecnico-normativo, desunti da informazioni e interpretazioni che solo l’esperienza quotidiana “ sul campo” forniscono e che possono essere di aiuto in particolare per i colleghi più giovani. Infine, essendomi occupato all’interno del Consiglio dell’Ordine in particolare di concorsi, il mio impegno nella rivista è diretto a pubblicizzarli in maniera opportuna in particolare con articoli riguardanti gli esiti dei concorsi banditi nella provincia con la pubblicazione dei lavori risultati vincitori e premiati. L’aspettativa, la speranza è che questa nostra pubblicazione possa crescere sempre più nel tempo fino ad assumere una sua struttura precisa ed identificabile per consolidarsi come un concreto e utile punto di riferimento per la categoria che intende rappresentare, per le sue istanze e problematiche e, perché no, anche per gli interessi culturali non direttamente connessi alla professione.” Tiziana Lorenzelli
a cura di Antonino Negrini
L’Ordine sul Web www.lo.archiworld.it, clicca ed entra nel sito dell’Ordine degli Architetti di Lodi! Cosa troverai? Sono a tua disposizione informazioni ut ili per la prof essione, ed inoltre potrai comunicare con l’Ordine per richiedere informazioni od inviare proposte, all’indirizzo di post a elet t ronica: ordarch@appl.lodi.it Il sito, in funzione da qualche anno, è stato elaborato dagli architetti Arrighi ed Uggetti, ed è aggiornato regolarmente dalla Segreteria dell’Ordine, permettendo un contatto diretto da parte degli utenti senza limiti d’orario. In particolare sono consultabili: • elenco di tutti gli iscritti; • regolamento dell’Ordine approvato il 4 febbraio 1998; • norme deontologiche approvate il 18 marzo 1998, confermando il testo approvato dal Consiglio Nazionale degli Architetti in vigore dal 1 gennaio 1994; • Consiglio dell’Ordine, composto dal Presidente, dal Consigliere Segretario, dal Tesoriere e quattro Consiglieri; • commissione parcelle composta dal Presidente, dal Segretario, ed altri sei Commissari di cui uno referente del Consiglio; sulla pagina sono consultabili e scaricabili: la modulistica per vidimazione par-
celle, i disciplinari d’incarico, la dispensa sui criteri tariffari predisposta dalla Commissione Parcelle; • normativa, leggi e tariffe, d’interesse generale; • attività dell’Ordine svolte od in corso; • siti utili; • moduli, quali a titolo d’esempio, modulo d’iscrizione all’Ordine, per l’iscrizione all’elenco dei C.T.U., Consulenti Tecnici d’Ufficio presso il Tribunale, d’iscrizione all’albo collaudatori della Regione e dell’Ordine; • circolari; • altre informazioni, quali notizie da Inarcassa, Asl, Agenzia del Territorio di Lodi, convenzioni con ditte per l’acquisto di strumenti per la professione a prezzi scontati.
Milano a cura di Roberto Gamba
Il sito dell’Ordine degli Architetti di M ilano www.ordinearchitetti.mi.it La nascita Nel giugno del 1996, per iniziativa del Consiglio, si costituisce un gruppo di colleghi in seno all’Ordine per ragionare intorno all’idea di un sito internet.
(http://www.ordinearchitetti.mi.it/servizi/parcelle.html); • approfondimenti, esiti e reperimento di concorsi (http://www.ordinearchitetti.mi.it/concorsi/concorsi.html); • approfondimenti sulla sicurezza nei cantieri (http://www.ordinearchitetti.mi.it/servizi/dlgs494.html); • approfondimenti sulla prevenzione incendi (http://www.ordinearchitetti.mi.it/servizi/incendi.html). Altro aspetto meno legato alla pratica professionale ma più all’aspetto culturale e formativo sono le segnalazioni di eventi, mo-
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Il sito dell’Ordine degli Architetti di Milano compare on-line il 1° gennaio 1997 (http://www.ordinearchitetti.mi.it); come strumento di comunicazione dell’Ordine, definito comunemente ormai new media, si è sempre posto come obiettivo quello di far andare l’Ordine, come istituzione e come distributore di servizi, verso i propri iscritti e non viceversa come accadeva prima dell’avvento di internet. Questo trova maggior ragione e fondamento per un Ordine come quello di Milano che deve fare i conti con un’ampia e diffusa area in cui risiedono molti degli iscritti. Una costante crescita di consensi conferma e sprona a portare avanti il concetto che ancora oggi è il motore delle scelte operative, essere orientati verso l’utente, in particolare verso gli iscritti all’Ordine di MIlano. I contenuti All’interno del sito oltre alle Norme e Regolamenti che regolano l’attività professionale (http://www.ordinearchitetti.mi.it/qua dro/norme.html) e l’albo on-line (http://www.ordinearchitetti.mi.it/qua dro/albo.html) è possibile trovare informazioni relative alle problematiche incontrate durante lo svolgimento della professione, quali: • il reperimento delle normative (http://www.ordinearchitetti.mi.it/servizi/legislazione.html), (http://www.ordinearchitetti.mi.it/servizi/disposizioni.html), (http://www.ordinearchitetti.mi.it/servizi/pareri.html); • la compilazione delle parcelle
stre, corsi di formazione svolti sul territorio (http://www.ordinearchitetti.mi.it/eventi/eventi.html) oppure organizzati dalla Fondazione dell’Ordine che trova all’interno del sito un suo spazio dedicato (http://www.ordinearchit et t i.mi.it /f ondazione/f ondazione.html). I servizi erogati tramite il sito vengono costantemente aggiornati ed attualmente un architetto può: • registrando la propria mail su “ Censimento” (http://www.ordinearchit et t i.mi.it /new s/censimento.html) ricevere tempestivamente comunicazioni o iniziative portate avanti dall’Ordine, ricevere newsletter dedicate ad eventi e corsi di formazione organizzati dalla Fondazione dell’Ordine, usufruire dell’abbonamento gratuito al servizio EC-Pro fornito da Europaconcorsi; • usuf ruire di “ Convenzioni” (http://www.ordinearchitetti.mi.it/ne ws/convenzioni.html) a prezzi vantaggiosi relative all’acquisto di software, libri, materiale di consumo; abbonamenti a riviste di architettura; acquisto di assicurazioni sia personali che professionali; abbonamenti a concerti ed altro ancora; • l’acceso all’ ” Archivio Aziende” (http://www.ordinearchitetti.mi.it/ne ws/segnalazioni.html) che raccoglie i dati ed i link di aziende che vengono utilizzate durante lo svolgimento dell’attività professionale, dando modo agli utenti di avere una rubrica rapida per il reperimento, delle informazioni tecniche che possono poi trovarsi sul
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sito della azienda cercata, o semplicemente per poterla contattare; • ut ilizzare il “ Cerco-Off ro” (http://www.ordinearchitetti.mi.it/ne ws/cercoffro.htm) dove gli architetti e non solo, possono offrire la propria collaborazione o cercare collaboratori gratuitamente. Per le ricerche all’interno del sito l’utente può utilizzare un motore di ricerca testuale (http://www.ordinearchitetti.mi.it/archivio/archivio.html) che ricerca all’interno delle pagine anche quelle ormai archiviate e non disponibili attraverso la consueta navigazione e la mappa del sito (http://www.ordinearchitetti.mi.it/credits.html); ciò consente in un colpo d’occhio di verificare tutta la struttura del sito stesso.
a cura di Vittorio Prina
Pubblicazioni dell’Ordine Due sono i libri editi nel 2003 con il contributo dell’Ordine degli Architetti di Pavia; il primo raccoglie i contributi di seminari ideati e curati da Luca Micotti, responsabile della Commissione Cultura, il secondo analizza l’architettura moderna in Pavia e provincia.
Il futuro Gli sviluppi futuri a cui si sta lavorando, prevedono oltre all’implementazione di nuovi servizi, una revisione del sito per trasformarlo in uno strumento più dinamico e con maggiore interazione con gli iscritti: questi ultimi potrebbero così avere la possibilità di personalizzare le proprie preferenze di visualizzazione, interagire direttamente con l’istituzione Ordine, ricevere servizi e formulare richieste in tempo reale. Enrico Togni
Il ”Giornale dell’Ingegnere” Da oltre mezzo secolo il Collegio degli ingegneri e degli architetti di Milano edita il “ Giornale dell’Ingegnere” , pubblicazione quindicinale, a colori, in formato tabloid. Diffuso in tutta Italia il Giornale dell’ingegnere è distribuito in abbonamento postale e ha una tiratura di oltre 40 mila copie per complessivi 80 mila lettori. Il “ Giornale dell’Ingegnere” promuove la diffusione della cultura scientifica e tecnica, affrontando le tematiche inerenti la professione, la ricerca, l’ambiente e l’energia, le nuove tecnologie, l’urbanistica e l’architettura, la mobilità sostenibile, la sicurezza. Ampio spazio viene anche dato alla formazione e all’aggiornamento professionale, attraverso la segnalazione e la presentazione di convegni, seminari, corsi, o mediante l’approfondimento delle problematiche inerenti la riforma universitaria e l’inserimento nel mondo del lavoro. Questo periodico, dunque, si presenta come uno strumento indispensabile non solo per la categoria degli ingegneri, ma più in generale per tutti i professionisti interessati a un’informazione qualificata, completa, indipendente, e a una formazione di livello superiore. A testimonianza dello spirito interdisciplinare della pubblicazione, tra i contributi più apprezzati in questi ultimi anni sulle pagine del “ Giornale dell’Ingegnere” figu-
rano quelli di numerosi architetti, tra i quali Enrico Bertè, Olivia Carone, Guido Gai, Paola Ronca, Attilio Carotti, Mario Abate, Barbara Bartoli, Laura Facchinelli. Chi fosse interessato a ricevere una copia saggio può contattare il Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano, corso Venezia 16, 20121 Milano; telefono 0276003509. Giulio Galli
La rivista dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di M ilano La Rivista dell’Ordine degli Ingegneri di Milano ha cadenza trimestrale e viene stampata in 12.000 copie. Essa viene inviata agli oltre 11.300 iscritti dell’Ordine ed a numerose personalità del mondo dell’ingegneria, degli Enti Pubblici e della cultura. Gli argomenti trattati sono prevalentemente tecnici e scientifici. Non mancano tuttavia contenuti più diversificati di cultura e di attualità. Lo scopo principale della Rivista è di mantenere un contatto ed un dialogo con gli iscritti dell’Ordine degli Ingegneri di Milano, per dibattere i temi fondamentali della professione dell’ingegnere in Italia, quali: ricerca ed innovazione tecnologica, deontologia, aggior-
namento ed istruzione permanente, qualità, sicurezza, ambiente, legislazione, tecnica, ecc. La Rivista è giunta ad suo settimo anno di vita e riscuote un segnalato successo presso i suoi lettori. La Redazione della Rivista è curata direttamente dall’Ordine degli Ingegneri di Milano. R. G.
• Luisa Bonesio e Luca Micotti (a cura di), Paesaggi di Casa. Avvertire i luoghi dell’abitare, Mimesis, Milano, 2003 Promotori: Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Pavia, Assessorato alla Cultura, Turismo e Promozione della Città del Comune di Pavia. Sponsor pubblicazione: Paver s.p.a., Piacenza; Banca Popolare di Novara, Novara. Sponsor seminari: Edilcommercio s.r.l., Certosa di Pavia; Gado s.n.c., Pavia; Mobili Guidotti s.n.c., Broni (Pavia); Cooperativa Libraria Universitaria, Pavia; Libreria Il Delfino, Pavia. Patrocinio: Università degli Studi di Pavia; Provincia di Pavia. Testi: Luca Micotti, Presentazione; Luisa Bonesio, Introduzione; Vittorio Ugo, “ Topo-graphia” : forma e rappresentazione del paesaggio; Paolo De Benedetti, Dal caos al paesaggio. Concezioni del creato nella Bibbia ebraica; Gianni Pavan, Paesaggi sonori; Alberto Borghini, Alessandro Amirante, Territorio e funzione narrativa. Alcuni racconti folklorici; Giuliano Arrigoni, L’uomo e il suo ambiente: paesaggi del benessere, paesaggi del disagio; Giuseppe Mazzocchi, Paolo Pintacuda, Il paesaggio e le sue deformazioni letterarie: il caso spagnolo; Ottavio de Carli, Paesaggi Musicali; Alberto Massa Saluzzo, La natura del paesaggio agrario della Pianura Lombarda; Luisa Bonesio, Attraversare la soglia; Massimo Marasso, L’opera della vista e l’opera del cuore. Nove modi di guardare una finestra; Vittorio Ugo, Hestía. Il luogo e il rito del desinare; Claudio Risé, In fondo è il letto; Remo Dorigati, Postfazione. Una palestra contro l’indifferenza Abitare un luogo vuol dire averci confidenza. La confidenza è dimestichezza fino all’intimità. Dà abitudine. Per questo motivo la confidenza può acuire la consapevolezza del luogo che abitiamo ma può anche appiattire la capacità di percepirlo. Il contadino (archetipo della conoscenza stanziale) riconosce le minute trasformazioni della campagna che abita comparando l’aspetto di oggi con quello di ieri. Il viaggiatore (archetipo della conoscenza nomade) ne coglie i caratteri distintivi comparandola
Luca Micotti • Vittorio Prina, Pavia Moderna Architettura moderna in Pavia e provincia 1925-1980, Edizioni Cardano, Pavia, 2003. Prefazione di Remo Dorigati Hanno contribuito alla pubblicazione: Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Pavia; Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura e Pianificazione; Azienda di Promozione Turistica, Pavia; Istituto Studi Universitari di Pavia; Assessorato alla Cultura, Turismo e Promozione della Città del Comune di Pavia “ Si racconta che Aalto in visita a Pavia, per studiare l’area di progetto, sia stato accompagnato da
alcune persone colte della città, con il compito di illustrargli la storia e i monumenti pavesi. Mentre gli spiegano la difficoltà di assegnare filologicamente ad un certo autore la paternità di un determinato progetto di architettura, lui sbircia nella strada vicina e vede edifici con diversi livelli di gronda, con un andamento scalare, torri che sono sculture che scattano come saette, un fronte là in fondo che chiude la prospettiva, un lungo muro da cui trabocca il verde, tessiture in mattoni mischiate a intonaci ocra-grigi del colore della sabbia del fiume, una corte interna da cui traspare il suo carattere domestico e raccolto. Poi, verso tardi, dicono, ma ne sono certo, con una scusa qualsiasi si allontana da tutti e, solo, va giù al Chiozzo, si siede ad un tavolino di fronte al fiume, ordina vino dell’Oltrepò, tira fuori il suo quaderno di appunti e di getto butta giù quelle linee incerte che gli appaiono ai bordi dell’acqua. Segni impastati, tremuli che ogni tanto si addensano in grumi. C’è già un’idea. Poi annota ” (...) questo sistema acqua-verde (...) ha nelle rive del Ticino la sua meravigliosa sorgente genetica” . dalla prefazione di Remo Dorigati
Il sito dell’Ordine di Pavia Il sito dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Pavia è esistente già dal 1997. L’Ordine di Pavia fu uno tra i primi Ordini provinciali della Regione Lombardia ad avere uno spazio web dedicato. Nell’autunno del 2001 anche Pavia aderì al progetto “ Archiworld network” , il sito cambiò indirizzo abbandonò il vecchio provider ed entrò ufficialmente nel network, l’operazione consentì di attivare le caselle di posta elettronica AWN per la presidenza e la segreteria, e di mettere a punto il sistema per l’invio in automatico delle e mail dell’Ordine a tutti gli iscritti. In quella occasione la Commissione Giovani e Cultura progettò una nuova struttura per il sito in-
ternet che venne pubblicata a livello sperimentale nel marzo del 2002 e rimase attiva fino all’estate dello stesso anno. L’attività dell’Ordine, in quel periodo prevedeva due eventi di notevole interesse: i seminari “ Abitare/Corpo 4 gradi d’intimità” curati da Luca Micotti, e il viaggio studio a Basilea organizzato dalla Commissone Giovani; durante quel periodo grazie anche alla pubblicità fatta sul circuito nazionale, si registrò una fortissima impennata degli accessi. Il test ebbe quindi un’esito positivo. Oggi il sito di Pavia presenta una struttura molto intuitiva, sviluppata da Paolo Crugnola. L’home page presenta una serie di comodi link verso altri siti internet utili per la professione: enti (Comuni, Provincia, Regione), normative, musei in Italia o all’estero, riviste on line, università, altri ordini professionali, ecc. Una pagina è dedicata alle news dall’Ordine, queste vengono raccolte e pubblicate cronologicamente: è un contenitore di notizie e ci si può trovare di tutto, dalle informazioni relative a mostre organizzate nel territorio pavese, a offerte e sconti, lettere del presidente, ecc. una specie di giornalebacheca per gli iscritti da consultare quotidianamente. Dalla pagina “ Modulistica” si possono scaricare i moduli normalmente forniti dalla segreteria, c’è poi una pagina denominata “ Circolari” da cui è possibile effettuare il download dei documenti ufficiali, inviati normalmente in formato cartaceo agli iscritti. Il sito presenta una struttura molto agile e di facile gestione, cosa che torna molto utile in fase di aggiornamento dello stesso. Nico Papalia
Sondrio a cura di Enrico Scaramellini
Giovanni M uzio e il Palazzo del Governo di Sondrio
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Il libro Giovanni Muzio e il Palazzo del Governo di Sondrio, edito da Skira nel1998, restituisce i contenuti dell’omonima mostra. Un progetto di intervento prevedeva l’organizzazione di tre grandi mostre promosse dall’Amministrazione Provinciale, volte ad indagare il rapporto e le relazioni fra il territorio della Provincia e l’arte lombarda. La mostra dell’opera di Giovanni Muzio (18 aprile - 7 giugno 1998) completa un percorso “ istituzionalizzato” in campo artistico. Per l’organizzazione dell’evento e del relativo catalogo, l’Assessorato alla Cultura della Provincia di Sondrio si è avvalsa della collaborazione diretta dell’Ordine degli Architetti. La costituzione di un “ tavolo di lavoro” ha permesso di coordinare l’intera iniziativa; grazie al patrocinio delle istituzioni (Amministrazione comunale, provinciale e Assessorato regionale alla Cultura) e dell’ente privato CARIPLO, un eterogeneo gruppo di professionisti ha potuto analizzare, secondo punti di vista differenti e con diverse competenze, l’opera di Giovanni Muzio a Sondrio. L’attenzione posta a una singola opera può certamente indurre a una semplice disamina della genesi del manufatto, al contrario, il catalogo della mostra, restituisce la complessità dei rapporti fra il progettista, la sua formazione e i numerosi stimoli originati da una realtà urbana in espansione, come quella della città di Sondrio negli anni Trenta. Fulvio Irace, nel saggio iniziale, sottolinea la figura di Giovanni Muzio e della sua opera, cercando le assonanze fra il progetto per il Palazzo del Governo di Sondrio e alcune delle sue prime opere significative, realizzate nel contesto urbano, altamente strutturato, della città di Milano (blocco degli uffici amministrativi all’ingresso dell’Università Cattolica - Palazzo dei Sindacati in corso di porta Vittoria). L’esame del progetto di con-
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alle altre campagne. Abitare, abitudine, abito e habitat hanno la radice di habitus, l’aspetto, appunto, che racchiude un complesso di caratteri distintivi. Spaesati dalla trasformazione postmetropolitana (Massimo Cacciari) dei luoghi (anche domestici) che abitiamo sentiamo la necessità di rinnovarne la percezione appiattita dall’abitudine (Hans Robert Jauss). A maggior ragione se siamo architetti, e dunque direttamente coinvolti nella trasformazione. Tentiamo di farci contadini ma soprattutto viaggiatori liberi da precomprensioni. Nel 1950 James Gibson scriveva: “ Ciò che sappiamo, ciò che costituisce la norma, ostacola la percezione (...) Il campo visivo è il prodotto dell’abitudine cronica degli uomini civili di vedere il mondo come un quadro” . Paesaggi di casa raccoglie testi molto diversi fra loro. La loro reciproca distanza lascia spazio al lettore per riconoscere luoghi reali e mentali del proprio privato abitare. Sono riletture di paesaggi e di luoghi domestici: una creazione biblica compresa – al contrario dei miti di crescita e dominio – come comandamento di sostenibilità ambientale (Paolo De Benedetti); richiami animali e musiche come il canto sensuale della Susanna di Mozart (Vieni, ben mio, tra queste piante ascose) che danno forma a paesaggi sonori (Gianni Pavan e Ottavio de Carli); annunciazioni rinascimentali che restituiscono il senso religioso ma anche spaziale della soglia (Luisa Bonesio e Remo Dorigati); racconti popolari eziologici che illustrano la diabolica formazione del paesaggio (Alberto Borghini); indagini su quanto si cela dietro una finestra (Massimi Morasso), una tavola apparecchiata (Vittorio Ugo), un letto di amore e di morte (Claudio Risé). Si coglie nell’antologia un’inaspettata palestra della dotazione di senso dove lo spazio concreto gioca con quello simbolico e poetico dando forma a paesaggi molteplici e contraddittori, la cui complessità cela forse la stessa miglior qualità dei luoghi del nostro abitare.
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corso e delle successive versioni, restituisce la capacità di Muzio nell’immaginare un edificio in cui “ l’unitarietà del manufatto passa attraverso la sua frammentazione, o meglio attraverso l’esibizione dei suoi nessi“ . Il saggio evidenzia come “ l’iter progettuale del Palazzo di Sondrio” si contraddistingua per “ aspetti inediti e per molti versi esemplari” . “ Il carnet del viaggio in Valtellina” pone l’attenzione sulle finalità dell’esplorazione di Giovanni Muzio (novembre 1930). Gli schizzi e le fotografie di Muzio restituiscono una volontà indagatrice, volta alla selezione delle “ suggestioni colte dal rapporto con l’ambiente locale” , ai fini di “ realizzare la materializzazione non retorica o folcloristica delle tradizioni e della cultura di un’isolata valle alpina” Nella lettura del catalogo, come per fare mente locale, un’“ Antologia fotografica di Gabriele Basilico” permette, attraverso la purezza compositiva delle fotografie e la forza delle immagini, di vivere l’esperienza del palazzo. La matericità del manufatto è enfatizzata dalle fotografie in bianco e nero, la complessa struttura del linguaggio architettonico appare evidente in una sequenza di immagini “ scultoree” . “ Il Palazzo del Governo, una lettura” , restituisce la complessità dell’opera di Muzio, attraverso un’attenta analisi delle piante, una descrizione della corte, del portico e dei saloni, una spiegazione dei rapporti volumetrici e un’indagine sulle texture delle superfici. La scelta di operare una serie di letture diversificate, a vari livelli, permette di cogliere singolarmente l’essenza delle parti che costituiscono il progetto. Un’operazione che consente al lettore un’osservazione approfondita. Il saggio “ La dimensione urbana del progetto e la riorganizzazione della provincia durante gli anni Venti” consente di valutare la portata del progetto a scala urbana, “ determinante per una modificazione dell’assetto urbano e della distribuzione delle funzioni pubbliche e rappresentative della Sondrio Provincia” . Infatti, il palazzo del Governo per posizione, dimensione e capacità di modificazione delle dinamiche urbane, segna ” l’inizio di una trasformazione urbana tra le più importanti per la città” . Il progetto di Muzio per il Palazzo del Governo di Sondrio è l’esito di un concorso bandito nel 1930. Il capitolo “ La vicenda concorsuale. La formazione del bando e le vicende del concorso” è f ondamentale nella riproposizione di temi propri del dibattito attuale sulla necessità della pratica concorsuale. Nel capitolo successivo, si indaga il rapporto fra i dipinti di Gianfilippo Usellini e l’architettura del palazzo. Una serie di fasce pittoriche costituiscono l’iconografia del palazzo; le scene evocano paesaggi, ripropongono un “ percorso narrativo” della tradizione contadina. L’autore, riconosce che “ la
monumentale semplicità dell’architettura sondriese di Muzio ben si accorda con l’assorta, ieratica riflessione di Usellini sull’anima del paesaggio alpino” . La parte conclusiva del catalogo, organizzata in sezioni distinte, analizza rispettivamente: gli arredi e gli spazi interni in relazione all’opera di Muzio, la portata del cantiere come rappresentazione e le relazioni che esso instaura a livello territoriale, le tecniche e materiali del cantiere. La sequenza, completa il libro, concentrandosi sul manufatto, sulla sua fisicità, sulla matericità che si esprime attraverso le tecniche, sull’importanza dell’arredo come elemento complementare che esprime una rigorosa adesione ai princìpi fondativi del progetto. Il repertorio dei disegni, fornito dall’Archivio Muzio, conclude il catalogo. In esso, una serie di disegni testimoniano che il Palazzo del Governo, in ogni sua pietra, in ogni suo particolare e in ogni sua atmosfera, appartiene a Giovanni Muzio e alla Città di Sondrio. E. S.
Varese a cura di Enrico Bertè e Claudio Castiglioni
Artefici di “Acanto” In alcuni precedenti numeri di “ AL” (n. 8/9, 2001, p. 25; n. 7/8, 2002, p. 21) abbiamo raccontato ed elencato contenuti, obbiettivi e interlocutori di “ Acanto” . In questa occasione diamo spazio ad uno dei più preziosi collaboratori ed artefici della rivista: l’Art Director. Non un architetto ma, per fortuna e per scelta: un “ indipendente” , un irriverente “ fotografo, graphic designer, art director, progettista, copywriter (...) definizioni ostiche un po’ snob, di sicuro chiuse, quasi una sorta di ‘pacchetti’ a gestirsi secondo ‘la bisogna’” , come egli stesso si autodefinisce. Il nostro è un personaggio la cui presenza è di quelle che ... non si possono ignorare! Riflessivo e “ pirotecnico” ; provocatore e accomodante (specie nei momenti di disagio operativo); lamentoso ed esuberante; dissacrante ma rispettoso; istintivo e prevedibilmente imprevedibile nei contenuti; quasi mai programmato nelle sue argomentazioni, va vuotando il “ sacco” mano a mano che lo riempie. Tanto immediato e spontaneo nella parola quanto sofisticato nello scritto, sempre attratto dall’ironia. Gli cediamo la parola ... senza censura ... perché racconti le “ sue” copertine. C. C. Prima della caverna, che è l’ultima e non la prima delle architetture per l’uomo, stante la rovina rotulante del ruolo dell’architetto, lontanissimo ed evanescente archetipo dell’ homo dal multiforme ingegno, prima della caverna, dicevo, l’idea dell’ominide si è accorpata sotto una tenera e materna grande foglia di banano. È guardando la natura che senti l’architettura; forse è così che “ Acanto” si è titolato ad una rivista di operatori e manipolatori di spazio. Foglia ambigua, ora lanceolata, ora morbida, in corinzia metamorfosi a sorreggere l’architrave dell’ archi-sapere, ha f at t o da mamma al desiderio di progettare sul territorio degli architetti varesini. Io, grafico, maledetto, ho decostruito, citando la rovina, ricorrendo al mancante (l’architettura) la testata, questa, barcollando, fa da primo piano a quanto di meno “ edificato” ci sia nell’immagine di copertina per una rivista di settore architettonico. Ecco quindi non più copertine paludate di convenzionale ed usuale innovativo design ma ammiccante ambiguamente al contributo di progetto, d’arte e partecipazione, consegnato da “ altri” quali pittori, grafici, artisti e autori vari.
Alcune copertine della rivista “ Acanto” . Un morso per digerire citazioni e pensose considerazioni di corporativo operare per produrre immagine che consegni, al fine, un incarico dalla comunità da troppo tempo agognato. Ebbene sì, è importante ribadire la professionalità di un’idea, di un lavoro, che se non fosse per mangiare, sarebbe il più bello del mondo. Paolo Zanzi
A cura della Redazione
Milano sul crinale della modernità territorio. La rivista “ Poesia” , fondata da Marinetti nel 1905, scuote poeti e giovani artisti alla ricerca di nuovi registri espressivi con cui rappresentare coerentemente la realtà. Boccioni, senza nessuna nostalgia per una Milano che va scomparendo, sente prepotentemente la necessità di “ dipingere il nuovo, il frutto del (...) tempo industriale” . Intorno a Materia, dipinto nel 1912, sono ora raccolti nell’avvolgente spirale wrightiana del Guggenheim Museum di New York (fino al 9 maggio) dipinti e sculture di Boccioni, affiancati ad interessanti disegni preparatori provenienti dalle Civiche Raccolte d’Arte del Comune di Milano, e diversi capolavori delle avanguardie milanesi e parigine (Balla, Rosso, Picasso, Braque, Duchamp, Léger, Delaunay, per citarne alcuni). Seppur nell’assonanza dell’andamento vorticoso, Boccioni sembra turbare la continuità dello spazio espositivo con una tela dipinta ad olio nel 1911: La strada entra nella casa. Vi è raffigurata la madre dell’artista che, affacciata al suo balcone di via Adige, osserva, e insieme genera compositivamente, il farsi della nuova città: un brulicante cantiere a cielo aperto dove il ritmo del costruire sembra prevalere su valori storicamente condivisi dell’architettura e dell’urbanistica. La frantumazione dei fronti delle case non è semplicemente espressione della poetica futurista, ma allude alla realtà di una città che non regge alle pressioni dell’industrializzazione e della speculazione fondiaria. Boccioni, dipingendo quelli che definisce gli “ equivalenti plastici della vita in sé” , ci restituisce un’immagine di Milano in cui arretramenti, sopraelevazioni, sventramenti e nuove infrastrutture minano, soprattutto da quel momento e per molti anni ancora, l’integrità e l’identità di un tessuto urbano e di un paesaggio che avevano fatto dell’armonia e della convivenza civile la matrice del proprio linguaggio.
U. Boccioni, Primavera alla periferia di Milano, 1908.
U. Boccioni, La strada entra nella casa, 1911.
Renzo Riboldazzi
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Giochi senza frontiere. I Grandi Incontri della Triennale di Milano Ciò che in architettura potremmo far coincidere più o meno al declino del concetto di firmitas, era già racchiuso in questo passo di Musil circa il destino dell’essere umano: “ Si è sviluppato un mondo di qualità senza uomini, di esperienze senza le persone che fanno esperienza, e sembra quasi che l’esperienza, sebbene idealmente privata, sia una cosa del passato, e che l’amichevole sepoltura della responsabilità personale vada a dissolversi in un sistema di formule di possibili significati. Questo scavalcamento dell’uomo, questa perdita del suo primato antropocentrico, è finalmente arrivato alla dissoluzione dell’io” . Al di là di ogni visione apocalittica o escatologica, la dissoluzione dell’io è la condizione su cui s’innesta il paradigma della modernità, sinonimo di globalizzazione e massificazione dei consumi. Oggi, senza ricorrere ad analisi sociologiche approfondite, sappiamo tutti che sono le performance economiche del marketing e del trade marketing a colonizzare ed orchestrare ogni forma d’aggregazione urbana o d’attività pubblica, a trasformare le chiese in centri commerciali ed i centri commerciali in sant uari dello shopping, i musei in manufatti ad alta soggezione turistica e così via. Occuparsi d’architettura oggi vuole dire farsi colonizzare da questo sistema di segni, da questo “ sistema di formule di possibili significati“ che porta inevitabilmente il manufatto architettonico a coincidere e a confondersi con i profili seducenti di un logo. Come possono le grandi firme dello
star system architettonico riportare la loro cifra compositiva o più semplicemente la loro maestria sotto il profilo dell’esperienza e della responsabilità personale? (quella stessa esperienza che Musil intuiva già come cosa oramai perduta, una cosa del passato). Quale miracolo si nasconde, oltre una committenza oltremodo illuminata, dietro l’alchimia di certe loro risoluzioni architettoniche? Vi saranno sempre Baumaister così abili da riuscire a tradurle in manufatto? Il discorso si fa complesso poiché la sede dei Grandi Incontri organizzati della Triennale di Milano, per gli ovvi limiti di tempo concessi a ciascun incontro con i maestri dell’architettura contemporanea, non permette di approfondire tutti i nodi di un mestiere fatto soprattutto di esperienza e di responsabilità personale. Sarebbe auspicabile che ai nomi di Rem Koolhaas, Steven Holl, Daniel Libeskind ed Arata Isozaki, che sinora hanno animato questa bella iniziativa della Triennale, si affiancassero i nomi d’altri maestri i quali, senza cavalcare necessariamente la tigre della modernità, nel breve spazio offerto da un incontro, sappiano indicare agli studenti o ai giovani architetti la via per un metodo, secondo il quale la trasmissione del proprio lavoro o pensiero avviene attraverso la riduzione dei propri margini di libertà a favore della chiarezza di ciò che si vuol dire. Che è poi in fondo ciò che semplicemente si richiede ad ogni buon architetto. Matteo Baborsky
Argomenti
“ Era arrivato a Milano da qualche giorno. Vestiva giacca e pantaloni di grosso velluto marrone, stivaloni alla cosacca e berretto di pelo alla nordica. Era il 1908 ed era sconosciuto a tutti” . Così Carlo Carrà, in occasione di una mostra nel 1960, ricorda il suo incontro con il ventiseienne Umberto Boccioni, calamitato dal capoluogo lombardo dopo un lungo peregrinare che dalla Calabria, dove nasce nel 1882, lo conduce sia in città di provincia, sia in capitali della cultura internazionale: Roma, Parigi, Venezia e San Pietroburgo. In quell’occasione, viene esposto per la prima volta un piccolo olio su tela, Primavera alla periferia di Milano, dipinto nel 1908 e acquistato, quando nessuno crede nell’arte boccioniana, da Gabriele Chiattone, padre di Mario, l’architetto che, con Sant’Elia, professerà il futurismo in architettura. Milano, da decenni, ha molte delle caratteristiche della metropoli contemporanea. Tuttavia, il suo corpo appare a misura di sguardo. Terreni arati e alberi da frutto fioriti sono dipinti in primo piano con la dolcezza dell’ammirato Previati. Alte ciminiere e bianchi casermoni occhieggiano sullo sfondo del quadro. Milano sembra affacciarsi sul paesaggio, e sul nuovo secolo, senza turbare le ferme atmosfere della campagna lombarda. Eppure, in quel momento, nel capoluogo meneghino sono già evidenti i fenomeni che porteranno alla costruzione della periferia nelle forme che conosciamo oggi. Gli insediamenti produttivi si alternano disordinatamente alle residenze, dentro e fuori la città ottocentesca, spesso contravvenendo alle previsioni del piano berutiano. Mentre l’architettura nasconde la sua anima di cemento armato dietro facciate liberty o eclettiche, l’ingegneria politecnica, libera dalle zavorre dell’accademia e impermeabile a qualsiasi interrogativo sul senso profondo delle trasformazioni in atto, utilizza con libertà espressiva il linguaggio della macchina nell’infrastrutturazione della città e del
Conversazioni a cura di Antonio Borghi
Intervista a Shelley McNamara e Yvonne Farrell • Shelley McNamara e Yvonne Farrell conducono a Dublino lo studio Grafton Architects, che, nell’ottobre 2002, ha vinto il concorso internazionale per l’estensione della Bocconi. Lo stesso progetto è stato selezionato per la Biennale di Ve-
Argomenti
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nezia, mentre il Municipio di Dunshaughlin, in Irlanda, è stato selezionato al premio Mies Van Der Rohe. Intanto, in Viale Bligny, sono stati portati a termine gli scavi. Abbiamo colto l’occasione di uno dei frequenti viaggi a Milano degli architetti per porgere loro alcune domande. Dublino – come Barcellona, Bilbao, Glasgow e Genova – è un esempio di rinnovamento urbano che coinvolge aspetti sociali, economici e culturali. Che ruolo ha avuto l’architettura in questo processo? • SMcN: I ruoli sono stati diversi a seconda dei casi: quando a promuovere i progetti era la pubblica amministrazione, l’architettura ha avuto una certa priorità, quando erano i privati era subordinata agli interessi commerciali. Il restauro di Temple Bar – quartiere nel centro di Dublino – è stato diretto e controllato dal Governo ed è un caso esemplare sia negli obiettivi che nei risultati. Da oltre un secolo, a Dublino, non si erano creati nuovi spazi pubblici, come è stato con la realizzazione del piano generale di Temple Bar. Negli spazi pubblici a Dublino domina il verde, non ci sono “ piazze“ nel senso italiano del termine, ed è significativo che in questo progetto si siano create due nuove piazze. Non succedeva da qualche decennio che si richiedesse un intervento di architettura contemporanea a scala urbana. D’altra parte, come molte altre città, Dublino subisce l’invasione dell’architettura commerciale americana, che si contrappone al consolidamento di una tradizione profondamente radicata in ambiente europeo, che per noi è di fondamentale importanza. • YF: Osservando i cambiamenti delle filosofie politiche ed economiche, ti rendi conto che l’architettura è ciò che resta: non solo rappresenta il tempo in cui è stata realizzata, ma il suo valore resiste e si afferma nel corso del tempo.
È su questo aspetto dell’architettura che bisogna soffermarsi: cosa stiamo facendo, perché lo facciamo e che tipo di sensazioni può dare? Gli architetti danno un contributo alla vita delle persone. È uno dei pochi mestieri generalisti rimasti. Se aumenta l‘individualismo, la cittá diventa sempre più importante per la vita sociale, per nutrire il nostro spirito con una passeggiata in un parco, o per offrire la possibilità di stare seduti in uno spazio ampio e ben illuminato a guardare quello che succede nella strada. Se è vero che la vita contemporanea è sempre più immateriale, il contenitore fisico costituito dall’architettura resta tra le poche realtá fisiche con le quali avere una relazione. Con il crescente consumo di territorio quello che costruiamo è sempre più importante. L’architettura si prende cura di te e anticipa ciò che sarà. • A proposito del progetto di concorso: quali sono state le suggestioni che avete avuto dal luogo e dal brief? Come avete scelto i temi progettuali da sviluppare? • SMcN: Considerando l’edificio un brano del paesaggio urbano, abbiamo trovato interessanti diversi aspetti del programma e del contesto. Abbiamo avuto l’ambizione di infondere nello scheletro strutturale dell’edificio l’idea che gli sta dietro. Le scelte iniziali sono le più importanti e devono mostrare con evidenza lo spessore della percezione del contesto e delle intenzioni di progetto. Credo che solo una parte del carattere di un edificio dipenda dal disegno, mentre la parte principale sia determinata dal potenziale emotivo di cui si carica nella modificazione dei suoi spazi, della luce e del materiale che lo completano. Il sito è caratterizzato dalla presenza dell’architettura “ eroica“ , quella di Muzio e Pagano e in città ci sono molti edifici che suggeriscono l’idea di solidità e forza. Il programma funzionale prevedeva un centro congressi da 20.000 mq nell’interrato e 25.000 mq di laboratori di ricerca fuoriterra, ma presto abbiamo deciso di eliminare questa separazione e anche dopo la visita all’area abbiamo modificato nuovamente l’idea di progetto. Ci siamo resi conto che l’angolo su Viale Bligny era di fondamentale importanza, perché era il lato più pubblico dell’area di progetto. È stato molto difficile risolvere il dilemma tra il carattere pubblico di questo affaccio e la sua caratterizzazione negativa dovuta al traffico e al rumore. Da qui la grande “ finestra“ sulla città, piuttosto che un accesso pubblico vero e proprio. Il punto di partenza dello sviluppo del progetto è stata la decisione di situare l’aula magna per mille persone su questo importante affaccio pubblico. • YF: C’è qualcosa di molto interessante nella permeabilità della Bocconi, che vediamo come parte del contesto urbano e non un edificio a se stante. È stato importante rendersi conto di questa caratteri-
stica e dare un recinto all’edificio senza rinchiuderlo. Abbiamo usato la struttura per sospendere i piani, per creare filtri tra le parti del nuovo edificio e tra questo e le parti preesistenti. All’inizio, l’aula magna era circondata dal resto dell’edificio, quasi nascosta e direttamente connessa alle parti più interne. Poi ci è sembrato che fosse troppo silenziosa e abbiamo preferito che ognuno potesse avvertirne la presenza tornando a casa in tram e sentirsi partecipe di quello che vi succede. L’involucro dell’edificio è un unico blocco lavorato come l’argilla per trasmettere sensazioni: un’esperienza architettonicamente significante. • Come procede la progettazione? Trovate più o meno difficoltà rispetto ai progetti nel vostro paese? • SMcN: L’ediicio è nella fase di appalto dei lavori e siamo sorprese di quanto siano simili le procedure: dappertutto le stesse difficoltà. Qualche differenza l’abbiamo trovata nella preparazione degli esecutivi, ma più a livello di rappresentazione che non di contenuti. • YF: Fin dalle prime fasi facciamo molta attenzione al funzionamento dell’edificio, in relazione alla sua architettura. Questo porta ad una maggiore integrazione tra la realtà e l’utilizzo dell’edificio, cosicchè la sua progettazione esecutiva e di dettaglio risulta agevolata. • È vero che tutto lo staff del vostro studio si riunisce ogni giorno a discutere dello stato d’avanzamento dei progetti in corso? • SMcN: Ogni mattina alle 11 vorremmo trovarci tutti insieme per un caffè. Non sempre è possibile, ma quando ci riusciamo è un momento importante per noi. A volte si discute dell’impostazione di un progetto, a volte di un dettaglio e questo è utile per i progetti e stimolante per le persone. • YF: Lavoriamo in uno spazio aperto, siamo tutti architetti e ogni progetto è importante. Seduti attorno a un tavolo abbiamo la possibilità di discutere un tema, o semplicemente di scambiarci le nostre opinioni sull’architettura. • Quali sono i punti chiave del vostro modo di pensare e di fare architettura? Come nascono le vostre idee e come si sviluppano? • SMcN: Ogni volta iniziamo da capo. Ogni progetto parte da zero e questo è molto difficile. È vero che abbiamo idee e valori che ricorrono in diversi progetti, ma questo non significa che abbiamo uno stile. Innanzitutto cerchiamo l’integrità, valori che abbiano lunga durata, indipendenti dalle mode e dalle logiche di mercato, valori come il mestiere e l’invenzione. • YF: Pensiamo e costruiamo, costruiamo e ridefiniamo e poi ripensiamo ancora. Cerchiamo di essere attenti a quello che ci viene detto da chi vivrà l’edificio che costruiamo e lo osserviamo nel tempo per renderci conto di come si evolve. Guardiamo anche al lavoro di altri archi-
tetti, del passato e del presente e ci meravigliamo sempre dell’enorme impatto che ha l’architettura. • Credete nell’importanza delle tradizionii architettoniche locali? Nella vostra architettura ci sono elementi riconducibili alla tradizione irlandese? • SMcN: Crediamo nell’importanza di creare una tradizione nell’architettura che diventa locale attraverso lo scorrere del tempo, il contesto e la memoria. Questo processo è fatto di piccole cose, che fanno appartenere un edificio al suo contesto. La tradizione architettonica irlandese non ha certo la ricchezza di quella italiana... siamo noi a doverla arricchire. La nostra tradizione è vernacolare. L’architettura contemporanea in Irlanda è un fenomeno post coloniale derivato da modelli stranieri. In Irlanda si importano idee e forme che vengono poi trasformate per renderle più consone alla nostra cultura. È un processo lento, che ha bisogno di tempo per crescere. Gli architetti selezionano particolari elementi della tradizione per portare la propria evoluzione creativa, adattando influenze esterne e scoprendo nuove potenzialitá all’interno di contesti già sviluppati. A volte questo contesto può essere vernacolare, prodotto dai tagliatori di pietra e contadini... forse dalla trama delle coltivazioni, o da un muro di cinta in periferia. Altre volte il contesto è anche di carattere urbano, come il tessuto urbano della Dublino del XVIII secolo. • YF: Il valore che attribuiamo alla tradizione in architettura ci riporta ad un aspetto a cui accennavo prima: gli edifici e lo scorrere del tempo. L’intelligenza e il buon senso delle facciate georgiane del XVIII secolo – con le imbotti intonacate di bianco sulla facciata di mattoni per riflettere la luce all’interno, poca superficie per la manutenzione e magnifiche prospettive date dalle candide “ L“ delle imbotti. Oppure la sequenza splendidamente articolata di spazi urbani tra la discesa di Henrietta Street e King’s Inn’s Court: qualcosa che appartiene alla nostra esperienza quotidiana. Questo tipo di esperienze filtrano nel nostro inconscio e arricchiscono il nostro potenziale emotivo. Possiamo ammirare l’intelligenza costruttiva di ogni residenza tradizionale per la classe media nella campagna irlandese. In un modo semplice e chiaro, questi edifici hanno una forte relazione tra forma, costruzione, paesaggio, destinazione d’uso, materialità e patina del tempo. Ci sono elementi nel nostro lavoro che, speriamo, possono appartenere alla nostra tradizione. In ogni nostro progetto siamo molto attenti al carattere del luogo che influenza ogni tipo di programma, dalla scuola per 450 ragazzi sul versante di una collina, ai siti più urbani e densi. Quello di catturare e amplificare alcune caratteristiche specifiche del contesto è tra i nostri obiettivi prioritari.
A cura di Roberto Gamba
Cassano Magnago (Va): riqualificazione della zona denominata Sant’Anna tenute più significative sono stati di euro 1.000,00 per il “ suggerimento” ritenuto migliore; euro 500,00 per quello ritenuto meglio realizzabile; euro 500,00 per il “ suggerimento” più creativo. Per il primo premio il giudizio è stato ponderato tra quello della giuria (composta dal sindaco, dalla giunta e da alcuni tecnici e urbanisti) e quello del pubblico, che ha visionato i progetti esposti in una mostra. I partecipanti sono stati 21.
1° classificato Daniel Gaido, Magda Antognazza
rie strutture nelle quali si svolgono le diverse attività. L’accesso all’area avviene anche dal parcheggio in progetto (circa 35 posti auto), posto lungo via Sant’Anna; sulla via è previsto un marciapiede che collega i due accessi. Oltrepassato il parcheggio si giunge direttamente alla zona destinata a parco giochi e più in là al teatrino all’aperto con al centro una fontana e un giardino. A completamento del semicerchio si ricavano dei piccoli atelier per pittori. Seguendo i pergolati si arriva al cuore del progetto, ove, superato l’edificio che separa il giardino dallo spazio centrale, viene posta una tensostruttura amovibile. Tutti questi elementi gravitano intorno alla ciminiera esistente. Le tettoie dell’antica fornace vengono riproposte nella loro tipologia originaria e disposte a “ C” in modo da formare una corte. Le stesse vengono utilizzate in modi diversi; come laboratorio per bambini, biblioteca, luogo di ritrovo e di riunioni.
Il progetto è stato impostato nel rispetto della fisionomia dell’area e del suo intorno allo scopo di valorizzare le strutture esistenti dell’antica fornace, riprendendo le tettoie originali (naturalmente rifatte e ridimensionate), mantenendo la ciminiera come elemento simbolico e caratteristico e inserendo nuovi elementi. L’idea di riproporre il complesso della fornace ha lo scopo di conservare una tipologia architettonica tipica, alla quale sono legati molti ricordi locali. Dalla chiesa di Sant’Anna si sviluppa il percorso d’ingresso al parco che conduce ad una scultura intorno alla quale si trova un semicerchio “ gradonato” , utilizzato come spazio di sosta, di meditazione, di lettura. L’asse sul quale è orientato il percorso nasce direttamente dalla chiesa e taglia diagonalmente l’area; su di esso si innesta il sistema di percorsi che conducono alle va-
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Concorsi
L’amministrazione comunale, con questo concorso bandito nel 2002, intendeva valutare suggerimenti per la riqualificazione della zona del territorio comunale denominata Sant’Anna, per definire, in modo coordinato tra loro, le destinazioni d’uso e gli interventi da realizzare sulle aree libere o edificate. La chiesa di Sant’Anna e le zone limitrofe dovevano essere considerate nell’armonia del progetto. I premi stabiliti per le proposte ri-
2° classificato Sara Capitini, Valerio Cozzi; consulente: Simone Comunetti Il progetto individua una serie di proposte versatili e polifunzionali, coordinate e dialoganti tra loro in armonia, alcune a vocazione sociale, altre prettamente ludiche, insediate sia negli edifici esistenti recuperati, sia negli ampi spazi circostanti. Gli edifici esistenti versano in condizioni di forte degrado. Nel progetto si è preferito mantenere solo quelli per cui un recupero ha senso dal punto di vista funzionale ed economico.
La porta di accesso al complesso è costituita da una piazza pedonale ovale. Essa conduce alla hall, il corpo ovest dell’edificio-fornace, recuperata come grande portico aperto su tre lati, che diventa l’ingresso al parco, al ristorante, alla bocciofila, alla serra. L’edificio della fornace con ciminiera, recuperato, ospita un bar ed un ristorante, a sud del quale è previsto un pergolato con piante rampicanti fiorenti affacciato sul parco e due vasche con piante acquatiche. Accanto al ristorante è prevista una serra per la coltivazione e la vendita di piccole piante. Soltanto
una parete vetrata separa il ristorante dalla serra; questo permette la comunicazione visiva tra i due spazi, rendendoli un ambiente unico. Nel vivaio retrostante il complesso, troveranno posto piante di grandi dimensioni. La facciata della chiesa di Sant’Anna dà le spalle al parco; l’abside, che si trova ad un livello superiore al sedime del parco, viene ad esso raccordata con una scala scenografica che funge anche da seduta.
Accanto alla hall, c’è un grande spazio di gioco per adulti. All’interno del parco, è prevista una serie di spazi di uso comune: area di gioco per bambini, pista di pattinaggio adatta anche ad ospitare serate danzanti, area cani, area per attività motoria all’aperto, area concerti con chiosco musicale. L’edificio est (500 mq circa) è recuperato come clinica veterinaria, con strutture per l’addestramento e la rieducazione e percorsi motori per cani (agility dog).
3° classificato Paolo Torresan, Linda Torresan, Roberto Caccia
anche dipinto da un pittore a richiamo degli eventi, la vita, il sesso, o anche un grande portabandiera che sventola sempre a suon di musica. D: Basta retorica! ! ! R: Si. Delle fornaci si potrà farne magari un piccolo museo dentro, ma sarà meglio usare concretamente il mattone per ricreare percorsi, movimenti di terra, posti a sedere, sdraiarsi all’aperto o al coperto; creare laboratori di libero artigianato d’argilla. Ho recuperato tutti gli spazi, dai vecchi uffici, dai forni alle tettoie naturalmente rifatte, e perché no??? con l’aiuto concreto dei giovani che lo gestiscono. D: Cosa ci ha messo dentro? R: Innanzitutto uno spazio di incontri e comunicazione: il circolone. Si ricorda, c’erano sia rossi che bianchi e c’era spazio per tutte le età, buon vino e birra fresca. Potrebbe collaborare ai costi di mantenimento del parco. Saletta di ascolto della musica, film, fumoir per un buon sigaro, lettura di giornali e libri, mostre di liberi artisti e spazi per i giochi. Fuori ci sono spazi al coperto. Mi lasci dire: non ho pensato solo al ventre. Ci sono anche spazi per i mercatini liberi dell’artigianato di tutto il mondo, luogo di incontro di tutte le culture, dalla nostra popolare a quelle che ci vorranno essere. Ho pensato allo sport per tutti: servizi e spogliatoi. La pista di skating board. Il percorso vita, il campo di beach volley, magari un piccolo calcetto... e poi una grande piazza coperta da due ali bianche per i grandi eventi per centinaia di persone. Il resto libero nel verde ripiantumato con piante autoctone e con giardini di alberi da frutto.
Concorsi
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Estratto da Free (liberi tutti) - Il Giornale dei Giovani Intervista in anteprima all’autore della proposta Free, (ovviamente la migliore). D: Ma cosa ha combinato? R: Ho proposto l’uso di uno spazio che manca nel nostro territorio: un parco dedicato ai giovani. Nei giovani c’è speranza nel domani; anche nei meno giovani e nei meno-meno giovani; c’è la freschezza della primavera. Ci ho piantato tanti alberi e tanti da frutto, così di primavera colori, profumi e d’estate frescura e il piacere di soddisfare i golosi. D: Come si arriva al parco? R: Ho pensato a più approdi per auto e pullman, ma anche bici, moto, collegamento con pista ciclabile. D: E la chiesa di S. Anna, che ci sta a fare? R: S. Anna con il campanilino, il piccolo sagrato, il vialetto dei tigli ben ci sta: ho allargato il verde all’intorno, un parcheggio per le cerimonie a creare maggior privatezza ma anche occasione di continuità con il nuovo spazio giovani. D: Il simbolo? Non mi dica che è anche per lei la ciminiera? R: La ciminiera è un pretesto: un osservatorio coperto in cima con vista a 360° dal Monte Rosa alla piana... Un piccolo osservatorio con un bel cannocchiale astronomico. Tavolini e panche per ammirare il silenzio e l’infinito... Ci si arriva da una chiocciola o da un ascensore. Può essere una interessante parete di free-climbing. Può essere un simbolo, un segnale
D: E quale paesaggio? R: Lievemente collinare. Cammini sempre sul rosso del mattone e sul verde del prato fino al laghetto d’acqua azzurra.
D: Pavimenti solo in mattoni? R: Si, il mattone è come l’uomo, terra - acqua - sole - fuoco: Energia, insomma Energia! ! !
Concorso per la nuova sede municipale di San Zeno Naviglio (Bs) e la strada statale 45-bis che attraversa il centro di San Zeno e si pone all’inizio di una piazza lineare di nuova realizzazione. In lato ovest dell’area sarà costruita in futuro la nuova caserma dei carabinieri. L’area e l’edificio non sono soggetti ad alcun vincolo ambientale. La commissione giudicatrice era composta da Luciano Lussignoli, Mario Serpelloni, Mario Mento, Silvestro Faini, Antonio Abba Legnazzi. L’ente banditore ha messo a disposizione per i premi, la somma di euro 10.000,00. L’amministrazione comunale conferirà al primo classificato l’incarico professionale per la redazione del progetto definitivo ed esecutivo.
dosi nella torre civica affacciata sulla strada. Nel restauro della cascina viene riproposta l’originaria finitura a intonaco mentre il nuovo intervento è previsto in mattone faccia a vista.
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Concorsi
L’amministrazione comunale di S. Zeno Naviglio intende realizzare la sede del nuovo Municipio attraverso il recupero di un edificio di origine rurale. Nel marzo 2003 ha bandito questo concorso, per il quale era previsto che ciascuno fosse libero di proporre il grado di intervento ritenuto più adeguato alle caratteristiche ed allo stato di conservazione dell’edificio, con l’esclusione della demolizione con ricostruzione. Erano pure ammessi ampliamenti o nuovi corpi di fabbrica separati. Veniva chiesto inoltre ai partecipanti al concorso (che sono stati 35) una proposta di sistemazione degli spazi esterni. L’edificio e l’area in questione, costituiscono il punto di raccordo fra un quartiere di futura edificazione
Il progetto definisce un sistema di muri e setti, destinato a restituire unità all’insieme dell’intervento; una sorta di grande recinto che coinvolge nella trasformazione l’edificio esistente e organizza e struttura gli spazi esterni concluden-
2° classificato Paolo Greppi, Pierluigi Bianchetti, Vittorino Bottazzi, Raffaella Gatti, Giovanni Ziletti, Sergio Rossi
1° classificato Carlo Alberto Maggiore, Rinaldo Ciravolo, Angelo Lorenzi, Fabio Nonis, Fortunata Parente Il progetto prevede un ampliamento e disegna una figura architettonica a grande scala che possa confrontarsi con le altre emergenze del territorio circostante. Questa figura forte e unitaria nel suo risultato si costruisce per addizione di parti definite ricomposte a comporre un’unità più complessa, riprendendo il principio che regola anche l’aggregazione nel tempo delle parti nella cascina. La cascina, ridefinita e precisata nella sua struttura tipologica, viene assunta come principio compositivo del progetto e insieme ne diviene una delle parti. Il nuovo intervento non cerca un rapporto mimetico con l’edificio rurale, ma ne continua il dispositivo trasfigurandolo; riprendendone e potenziandone alcuni elementi strutturali quali la grande loggia, la costruzione per corpi au-
tonomi, il rapporto tra spazi coperti e spazi aperti. Gli spazi interni della cascina vengono modificati con pochi interventi, rispettandone il carattere, compatibilmente con le nuove destinazioni a uffici. Il nuovo ampliamento si costruisce prolungando la loggia esistente in una sorta di corridore di distribuzione a varie altezze, su cui si innestano le funzioni principali: il sistema degli ingressi, il corpo scale ascensori, il patio interno e la sala consigliare. La sala, pensata come un servizio rivolto a una scala più ampia, può ospitare più di cento persone; è caratterizzata da una grande copertura inclinata e da un lucernario disposto sulla testata che si innalza fino alla quota di colmo della cascina diventando uno dei principali elementi di identità del nuovo municipio. Accanto a essa sono disposti oltre alle necessarie dotazioni di servizi un nucleo di uffici, legati a funzioni sociali e culturali direttamente collegate all’utilizzo della sala.
Come scriveva C. G. Jung la psiche non è dentro di noi, ma siamo noi dentro la psiche. Quindi, perché non immaginare che nel nuovo edificio e nel suo giardino, oltre alla percezione dell’anima attraverso le proporzioni o lo studio di materiali e dettagli, che non abbiamo la presunzione
di affermare riuscito, molto più semplicemente si percepisca, dal corpo di fabbrica al nostro corpo, che possiamo considerare la stessa cosa, il respiro o il soffio di un’architettura che pulsa con e per l’ambiente, nell’interpretazione di quel logos dell’anima mundi che le più recenti correnti filosofiche contemporanee cercano di recuperare dalla cultura classica del bacino mediterraneo? L’intervento si colloca nella situazione definita dal tessuto del nuovo
piano all’ingresso del centro urbano. Ne accetta e prosegue le linee direttive concludendo nel nuovo giardino il sistema del verde pubblico. La torre civica, simbolo del nuovo municipio, si allinea con gli edifici prospettanti sul viale e cerca il confronto con la scala del campanile della chiesa. Il progetto prevede il restauro conservativo della corte rurale e dispone il nuovo corpo di fabbrica sullo sfondo di un giardino che lascia al vecchio edificio il proprio carattere autonomo.
La sostenibilità dell’intervento, intesa come riduzione al minimo degli impatti ambientali associati alla realizzazione ed all’utilizzo dell’edificio, viene pensata attraverso soluzioni che riguardano lo sviluppo di un sistema giardino in piena armonia con i fattori ambientali e tradizionali del luogo, la riduzione del fabbisogno energetico (controllo delle temperature estive e delle dispersioni invernali), l’utilizzo di sistemi solari attivi e passivi e di materiali rinnovabili ed a basso contenuto energetico.
3° classificato Alfonso Ventura, Roberto Pagani, Roberto Ventura
del sistema, sono le giaciture delle due corti: quella dell’edificio esistente, di impronta rurale, orientata secondo il tracciato dell’antica strada (anima generatrice del borgo), quindi della memoria; quella nuova, di progetto, orientata parallelamente alla nuova strada ed alla piazza lineare della nuova espansione (la città futura), che da corte diventa piazza coperta, luogo pubblico per eccellenza, ma intimo
carattere privo di ipocrisie storicistiche e l’antico con il suo patrimonio d’equilibrio e di ricchezza semantica di materiali e tecnologie consolidate, entrambi all’insegna della massima sobrietà di linguaggio. Il Municipio ha da sempre ricoperto un ruolo di rappresentatività urbana e sociale che un restaurorecupero dell’edificio esistente, anche se perfetto, non potrebbe raggiungere; potrebbe diventare al massimo uno splendido edificio rurale oppure se al contrario prevalesse il nuovo sull’esistente, integrandolo, correrebbe il rischio di prevaricarlo annullando di fatto il suo ruolo di memoria storica. È, invece, il confronto tra passato e presente che potrà far scaturire quella tensione positiva che l’architettura può ancora trasmettere.
Concorsi
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per proporzioni, su cui gravitano tutti gli edifici-funzione del nuovo Municipio. I soggetti secondari sono invece gli effettivi elementi costitutivi del sistema e cioè i corpi di nuova costruzione e quelli esistenti recuperati funzionalmente ed architettonicamente. L’intersezione e il sovrapporsi delle giaciture sono l’anima e l’origine del progetto. Il “ fulcro” di tutto il sistema, quindi, è una piazza coperta che, come un grande atrio pubblico, è accessibile da tutti i lati e che per altezza e per funzionalità diventa simbolo e immagine della nuova sede municipale. La vecchia corte recuperata ed i nuovi corpi uffici con l’aula civica devono dialogare tra di loro senza confondersi, il nuovo con il suo
Un sistema municipio, più che un unico edificio o palazzo, è la soluzione adottata per questo concorso. Tale sistema è costituito da soggetti primari e secondari. I soggetti primari, che interagiscono tra loro e creano l’origine
San Martino Siccomario (Pv): riqualificazione e recupero di via Roma L’Amministrazione comunale di San Martino Siccomario, ha ritenuto di ricorrere a questo concorso di idee, bandito nel marzo del 2003, quale strumento di confronto di più proposte, per avviare un processo di riqualificazione urbana di alta qualità. Il recupero della via Roma, opera di importante interesse urbano, può trovare una risposta adeguata attraverso la realizzazione di nuove attrezzature, la riorganizzazione dei sottoservizi esistenti. Le proposte di indirizzo dovevano considerare gli aspetti funzionali e architettonici della sede stradale destinata a viabilità, degli spazi da destinare a parcheggio, a verde, ad arredo urbano mediante nuova illuminazione pubblica, panchine, fioriere, individuazione di spazi da destinare a mini piazzole per rac-
colta differenziata R.S.U., segnaletica orizzontale e verticale, ecc.; proporre la sistemazione delle aree per ricavare parcheggi e arredi per la sosta, garantendo un adeguato sistema dell’accessibilità veicolare pubblica e privata dei parcheggi e delle soste temporanee per i mezzi pubblici; suggerire modalità di intervento e di collaborazione tra pubblico e privato per favorire ed incentivare il recupero e la ristrutturazione di aree pertinenziali a edifici privati e opere di rinnovo urbano; considerare la necessità di procedere all’eventuale manutenzione dei sottoservizi esistenti, nonché all’eventuale dismissione e sostituzione di impianti tecnologici esistenti. L’idea presentata doveva comportare una spesa di realizzazione non superiore a euro 2.500.000,00.
Nello specifico il disegno di tale piazza nasce dalla riproposizione della maglia morfologica del contesto che si interseca in prossimità di via Trieste, dove la sovrapposizione viene evidenziata dall’elemento fontana (esistente) che ricopre un ruolo fondamentale nel disegno complessivo dei percorsi d’acqua. La prima questione affrontata è stata quella relativa alla viabilità: l’obiettivo è stato quello di eliminare il traffico di attraversamento mantenendo tuttavia efficiente il
servizio autobus. La proposta consiste nella realizzazione di due rotonde, all’incrocio con via Piemonte e via Togliatti. Si è previsto di realizzare sul lato est di via Roma un percorso ciclopedonale in porfido separato dalla carreggiata da un cordolo di 50 cm di larghezza. In prossimità della piazza, di nuova formazione, anche la carreggiata stradale abbandona l’asfalto per uniformarsi alla pavimentazione più nobile in listelli in cotto. Si prevedono punti di illuminazione con maggiore frequenza rispetto agli attuali in modo da poter collocare pali più bassi che meno interagiscono con l’alberatura esistente.
Per la sede pedonale si propone l’utilizzo di un autobloccante anticato e burattato nei toni del grigio in formato misto. La nuova piantumazione di alberi e arbusti consiste in una generosa fioriera che come un nastro si snoda
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3° classificato Chiara Scortecci, Andrea Cotti, Gorge Heinsen Latour
2° classificato Lucia Rozza, Luciana Delich, Eleonora Ariano, Maria Elisabetta Tonali, Stefania Rozza Il progetto propone di creare un percorso lungo la via Roma a senso unico per le autovetture e i ciclomotori e a doppio senso per gli autobus di linea; di spezzare la continuità lineare di via Roma per evitare l’effetto “ tunnel” , sfruttando i punti di incrocio con altre vie o attraversamenti pedonali e per creare zone di sosta o di servizio (ad esempio raccolta di rifiuti differenziata, attesa bus, parcheggio biciclette, cabina telefonica) completa di panchine e cestini portarifiuti; di utilizzare le zone più ampie prospetticamente anche in lontananza, che possano essere l’inizio di una rivalorizzazione della via Roma, fino a trasformarla in una promenade architecturale o me-
glio un museo all’aperto, che inizia all’incrocio con la via Marzabotto e termina davanti al Municipio con l’esistente scultura alla pace. Si è ritenuto di proporre la localizzazione di artisti famosi quali potrebbero essere Pomodoro, Sciola, Staccioli o Panamarenko. È prevista un’isola attrezzata, ripetibile, flessibile e dedicata ad usi diversi, ma compatibili quali zona per la sosta, attrezzata con panchine, cestini portarifiuti e fontanelle, zona per la raccolta di rifiuti differenziata, dotata di apposita schermatura, zona di collocazione di servizi vari quali cabina telefonica, bacheca informativa, parcheggio di biciclette. Una pista ciclabile, a doppio senso, affianca l’isola attrezzata; le dimensioni sono di 3 m nelle zone più ampie fino ad un minimo di 2,5 m.
lungo tutta la via. Una fontana, a zampilli o getti verticali, ricadenti su superfici pavimentate in pietra, è localizzata all’inizio della via Roma, all’incrocio con via Piemonte, un’altra tra gli ingressi e uscita del parcheggio antistante la banca.
Viene proposta la riduzione della carreggiata a 4 m, l’introduzione di una pista ciclabile lungo tutto il percorso della strada e l’allargamento dei marciapiedi, mentre il parcheggio locale sarebbe consentito, con solo sporadiche eccezioni, lungo tutto la via Roma, solo su un lato della strada. Il progetto mira così, attraverso il ridisegno della sezione stradale di via Roma, a costituire una immagine unitaria e urbana della via, che dovrebbe diventare la promenade degli abitanti di S. Martino, luogo all’occorrenza di mercato e di festa. Il progetto individua inoltre alcune aree che per la loro collocazione o per il loro valore simbolico di (spazio antistante il Comune e la chiesa) possono assumere un’importanza strategica nella riqualificazione di S. Martino. Dalla piazza del Rondò inizia la
zona a traffico limitato del paese; l’ellisse degli alberi al centro della piazza diventa elemento di segnalazione e di caratterizzazione dello spazio. Una particolare illuminazione ne valorizza le chiome. All’incrocio con via Trieste è prevista una fontana costituita da una lama d’acqua con vasca che rafforza il dialogo tra la via e quello che possiamo definire il Centro Antico di San Martino, cioè la zona di più alta densità e la strada (via Trieste) che conduce alla chiesa. La propost a prevede la ripavimentazione di tutta l’area antistante il municipio, la piantumazione di alcuni alberi decorativi parallelamente alla facciata (tipo magnolia giapponese) che schermano parzialmente la vista del fronte del comune e la costruzione di una pensilina sul lato sud della piazza. L’attuale parcheggio viene ripavimentato e una parte, attualmente a parcheggio regolamentato, viene trasformata in piazza a tutti gli effetti, mentre la parte retrostante, consente un uso misto della stessa.
Concorsi
1° classificato Valerio Testa, Silvio Antonio Petronella, Filippo Francesco Pizzamiglio, Luca Riva
Legislazione a cura di Walter Fumagalli
Professione e Aggiornamento
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La disciplina dei beni culturali Nello scorso numero questa rubrica si è occupata delle nuove disposizioni sulla tutela del paesaggio, contenute nel “ Codice dei beni culturali e del paesaggio” approvato con il Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 41, la cui entrata in vigore è stata fissata per il 1° maggio 2004. In questo numero ci occuperemo invece di alcune delle disposizioni dettate dal Codice a tutela dei beni culturali, che unitamente ai beni paesaggistici concorrono a costituire il “ patrimonio culturale” della Nazione (Articolo 2.1). Le tipologie di beni culturali Il codice, al pari delle leggi che l’hanno preceduto, elenca numerose tipologie di beni culturali (Articolo 10). Senza addentrarsi nell’esame analitico di tale elencazione, ai fini che qui interessano è sufficiente ricordare che sono considerate beni culturali le cose mobili o immobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico (Articolo 10.1 e Articolo 10.3 lettera “ a” ). In particolare, fra tali cose sono da ricordare (Articolo 10.4): • le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico o storico (lettera “ f” ); • le pubbliche piazze, le vie, le strade e gli altri spazi aperti urbani di interesse artistico o storico (lettera “ g” ); • le tipologie di architettura rurale aventi interesse storico od etnoantropologico quali testimonianze dell’economia rurale tradizionale (lettera “ i” ). Rimane comunque ferma la regola per cui non costituiscono beni culturali ai fini dell’applicazione delle norme dettate dal Codice, le cose di cui sopra che siano opera di autore vivente, e quelle che siano state eseguite da meno di cinquant’anni (Articolo 10.5). L’individuazione dei beni culturali Uniformandosi ad una tradizione che affonda le proprie radici nel secolo scorso, anche il Codice prevede due meccanismi differenziati per l’individuazione dei beni culturali, a seconda dei soggetti cui essi appartengono. I beni che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico e che appartengano allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali (province, città metropolitane e comuni), ad ogni al-
tro ente ed istituto pubblico, nonché alle persone giuridiche private senza fine di lucro, sono soggetti direttamente alla tutela prevista dal Codice, ove siano opera di autore non più vivente e siano state eseguite da più di cinquant’anni (Articolo 12.1). Successivamente, peraltro, il Ministero per i beni e le attività culturali è tenuto a verificare se tali beni possiedano effettivamente interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico (Articolo 12.2), e nel caso in cui accerti che tale interesse non sussiste li esclude dall’applicazione del Codice (Articolo 12.4). Le cose appartenenti a soggetti diversi da quelli di cui sopra, invece, entrano a far parte dei beni culturali solamente dopo che la sussistenza dell’interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico sia stata accertata mediante apposita dichiarazione (Articolo 13.1). Allo scopo di evitare che sia messa in pericolo l’integrità dei beni culturali immobili, oppure ne sia danneggiata la prospettiva o la luce o ne siano alterate le condizioni di ambiente e di decoro, il Ministero ha la facoltà di prescrivere le distanze, le misure e le altre norme ritenute a tal fine necessarie (Articolo 45.1), misure che possono coinvolgere anche beni privi di un interesse culturale diretto ed immediato. La dichiarazione di interesse culturale Ai sensi dell’Articolo 2.2 della Legge 7 agosto 1990 n. 241, il Ministero per i beni e le attività culturali, con proprio provvedimento, deve anzitutto stabilire il termine entro il quale il procedimento di dichiarazione di interesse culturale deve concludersi (per i beni immobili, attualmente vige il termine di 210 giorni, stabilito dal Decreto Ministeriale 13 giugno 1994 n. 495, Tabella “ A” , Quadro I, voce 13). Tale procedimento si inizia quindi con la comunicazione di avvio del procedimento, che il competente soprintendente deve far pervenire al proprietario, al possessore ed al detentore del bene (Articolo 14.1). Dal giorno in cui la comunicazione perviene al suo destinatario, si applicano in via cautelare le disposizioni dettate dal Codice a salvaguardia del bene (Articolo 14.4), fermo restando che tali misure cautelari cessano nel momento in cui scade il termine entro il quale il procedimento deve concludersi (Articolo 14.5) ovvero, se precedente, nel momento in cui il procedimento si conclude con un prov-
vedimento espresso, cioè con un provvedimento esplicito di archiviazione (nel qual caso le predette disposizioni non si applicano più), ovvero con la dichiarazione di interesse culturale (nel qual caso le predette disposizioni si applicano in via definitiva e non più soltanto in via cautelare). La comunicazione di avvio del procedimento deve contenere gli elementi indispensabili per identificare il bene, deve indicare le valutazioni che inducono a prospettare l’interesse culturale dello stesso, e deve altresì indicare il termine entro il quale gli interessati possono presentare osservazioni (Articolo 14.2). Tenuto conto anche delle osservazioni eventualmente pervenute, con provvedimento adeguatamente motivato il Ministro dichiara l’interesse culturale del bene (Articolo 14.6). La dichiarazione deve essere notificata al proprietario, al possessore e al detentore del bene, mediante messo comunale o a mezzo posta raccomandata con avviso di ricevimento (Articolo 15.1), ove riguardi beni immobili deve essere trascritta nei registri immobiliari, ed ha efficacia nei confronti di ogni successivo proprietario, possessore o detentore della cosa (Articolo 15.2). Le prescrizioni di tutela indiretta Il procedimento preordinato all’adozione del provvedimento contenente le prescrizioni di tutela indiretta è simile a quello testé esaminato, rispetto al quale si possono evidenziare le seguenti differenze: • se, per il numero di destinatari, la comunicazione personale risulta impossibile o troppo gravosa, il soprintendente comunica l’avvio del procedimento mediante idonee forme di pubblicità (Articolo 46.1); • la comunicazione deve indicare i contenuti essenziali delle prescrizioni che si intendono impartire (Articolo 46.2); • la comunicazione comporta, in via cautelare, la temporanea immodificabilità dell’immobile limitatamente agli aspetti cui si riferiscono le prescrizioni contenute nella comunicazione (Articolo 46.4); • gli enti pubblici territoriali devono recepire le prescrizioni nei loro regolamenti edilizi e nei loro strumenti urbanistici (Articolo 45.2). L’impugnazione della dichiarazione e delle prescrizioni di tutela indiretta Come tutti i provvedimenti amministrativi, anche la dichiarazione ed il provvedimento contenente le prescrizioni di tutela indiretta possono essere impugnati dagli interessati per motivi di legittimità, con ricorso al Tribunale amministrativo ovvero con ricorso straordinario al Capo dello Stato. In più, però, il Codice stabilisce che entro trenta giorni dalla loro notifica essi possono essere impugnati, sia per motivi di legittimità che per motivi di merito, con ricorso al Ministero per i beni e le attività culturali (Articoli 16.1 e 47.3). In quest’ultimo caso la proposizione del ricorso, mentre non sospende gli effetti del provvedimento contenente le prescrizioni di tutela indiretta (Ar-
ticolo 47.3), comporta di per sé la sospensione degli effetti della dichiarazione; fino alla decisione del ricorso, tuttavia, riprendono ad applicarsi le misure cautelari conseguenti alla comunicazione di avvio del procedimento di dichiarazione (Articolo 16.2). Il ricorso deve essere deciso entro novanta giorni dal Ministero (Articolo 16.3), il quale se lo accoglie può annullare l’atto impugnato, oppure può anche mantenerlo in vita, modificandone però il contenuto (Articolo 16.4). L’autorizzazione per gli interventi edilizi Il Codice conferma la regola per cui “ i beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione” (Articolo 20.1). Al fine di verificare il rispetto degli elementi di interesse culturale, “ l’esecuzione di opere e lavori di qualunque genere su beni culturali è subordinata ad autorizzazione del soprintendente” (Articolo 21.4). La relativa istanza deve essere corredata del relativo progetto ovvero, qualora ciò sia sufficiente, solo della descrizione tecnica dell’intervento (Articolo 21.5). Entro centoventi giorni dal ricevimento della richiesta (Articolo 22.1), la soprintendenza deve rispondere motivatamente alla stessa, rilasciando l’autorizzazione oppure negandola. Il citato termine di centoventi giorni può peraltro essere sospeso in due casi: • qualora la soprintendenza chieda chiarimenti o elementi integrativi di giudizio, nel qual caso il termine rimane sospeso fino al ricevimento della documentazione richiesta (Articolo 22.2); • qualora la soprintendenza, previa comunicazione al richiedente, proceda ad accertamenti di natura tecnica, nel qual caso il termine rimane sospeso fino all’acquisizione delle risultanze di tali accertamenti, e comunque per non più di trenta giorni (Articolo 22.3). Una volta venuta meno la causa di sospensione, il termine di centoventi giorni riprende a decorrere dal momento in cui era stato sospeso, per cui la soprintendenza deve dare la propria motivata risposta entro il termine così residuato. Decorso inutilmente il termine di centoventi giorni, in mancanza di un provvedimento espresso il richiedente può diffidare la soprintendenza a provvedere (Articolo 22.4). La norma non precisa quali formalità debbano essere osservate per tale diffida, ma considerati anche gli effetti che la stessa è destinata a produrre deve ritenersi che la stessa vada notificata a mezzo di ufficiale giudiziario. Se entro trenta giorni dal ricevimento della diffida la soprintendenza non assume un provvedimento espresso (che peraltro potrebbe essere comunicato al richiedente anche dopo tale termine), la richiesta si intende accolta e quindi l’autorizzazione si intende rilasciata per silenzio assenso (Articolo 22.4).
W. F.
Gli appalti di lavori pubblici concernenti i beni culturali Lo scorso 8 febbraio è entrato in vigore il Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 30 (pubblicato sulla G.U. n. 31 del 7 febbraio 2004), che detta una specifica disciplina per gli appalti di lavori pubblici concernenti, secondo il disposto dell’articolo 1.1, “ i beni mobili ed immobili e gli interventi sugli elementi architettonici e sulle superfici decorate di beni del patrimonio culturale, sottoposti alle disposizioni di tutela del Decreto Legislativo 29 ottobre 1999 n. 490” (decreto quest’ultimo abrogato dal nuovo “ Codice dei beni culturali e del paesaggio” ). Le disposizioni del decreto n. 30/2004 si applicano altresì all’esecuzione di scavi archeologici, così come espressamente previsto dal successivo articolo 1.2. Con il decreto in esame il legislatore ha dunque inteso stralciare dalla vigente disciplina in materia di opere pubbliche (Legge 11 febbraio 1994 n. 109, c.d. Legge Merloni) gli appalti di lavori afferenti i beni culturali, pur non trattandosi, a ben vedere, di un distacco totale, anche in considerazione di quanto stabilito dall’Articolo 1.5 del decreto stesso, il quale prevede che “ per quanto non diversamente disposto (...) resta ferma la disciplina legislativa statale e regionale in materia di lavori pubblici” . Tra le novità più significative contenute nel Decreto n. 30/2004, risaltano quelle inerenti i requisiti di qualificazione dei soggetti esecutori dei lavori di cui trattasi (Articolo 5), il potenziamento del ruolo dei restauratori (Articolo 6) e le procedure di affidamento degli appalti per l’esecuzione dei predetti lavori (Articolo 7). Requisiti di qualificazione I soggetti esecutori di lavori pubblici concernenti beni culturali dovranno essere in possesso di specifici requisiti di qualificazione, ulteriori rispetto a quelli definiti nel D.P.R. 25 gennaio 2000 n. 34. L’Articolo 5.1 del Decreto Legislativo
n. 30/2004 stabilisce al riguardo che entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore dello stesso il Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con quello delle infrastrutture e dei trasporti, dovrà definire con apposito provvedimento “ specifici requisiti di qualificazione dei soggetti esecutori dei lavori indicati all’Articolo 1, commi 1 e 2, ad integrazione di quelli definiti dal Decreto del Presidente della Repubblica 25 gennaio 2000 n. 34, anche al fine di consentire la partecipazione delle imprese artigiane” . Mentre il successivo Articolo 5.2 prevede che nel termine di centottanta giorni dall’entrata in vigore del decreto medesimo saranno apportate alcune modifiche al citato D.P.R. n. 34/2000. Fino all’approvazione dei nuovi requisiti di qualificazione ed all’attuazione delle suddette modifiche al D.P.R. n. 34/2000, le stazioni appaltanti potranno utilizzare quale ulteriore requisito di partecipazione alle procedure di gara per l’affidamento dei relativi lavori pubblici “ l’avvenuta esecuzione di lavori nello specifico settore cui si riferisce l’intervento, individuato in base alla tipologia dell’opera oggetto dell’appalto” (Articolo 5.3). Ai fini della dimostrazione del possesso di tale requisito potranno essere utilizzati unicamente i lavori effettivamente realizzati dal soggetto esecutore, anche in esecuzione di subaffidamenti o di cottimi. Il decreto in esame precisa altresì che per l’affidamento di lavori afferenti ai beni culturali “ è sempre necessaria la qualificazione nella categoria di riferimento, a prescindere dall’incidenza percentuale che il valore degli interventi sui beni tutelati assume nell’appalto complessivo” (Articolo 5.4). Il ruolo dei restauratori Il decreto in esame sembrerebbe aver rafforzato il ruolo professionale dei restauratori, rispetto alle previsioni contenute nella Legge Merloni. L’Articolo 16.3 bis di tale legge si limitava infatti a stabilire, con riferimento ai lavori di restauro e manutenzione di beni mobili e delle superfici decorate di beni architettonici, che “ il progetto preliminare dell’intervento deve ricomprendere una scheda tecnica redatta e sottoscritta da un soggetto con qualifica di restauratore di beni culturali ai sensi della vigente normativa e finalizzata alla puntuale individuazione delle caratteristiche del bene vincolato e dell’intervento da realizzare” . Tale disposizione è stata abrogata per effetto dell’entrata in vigore del Decreto n. 30/2004, il cui Articolo 6.1 stabilisce che l’Amministrazione aggiudicatrice, in fase di progettazione preliminare, può prevedere, per interventi di particolare complessità o specificità inerenti ai lavori di cui al precedente Articolo 1.1 e 1.2, la redazione di una o più schede tecniche per la puntuale individuazione delle caratteristiche dell’opera da realizzare; con la precisazione che tale scheda è obbligatoria qualora si tratti di interventi relativi a beni mobili ed
alle superfici decorate di beni architettonici. La redazione di tale scheda è di competenza di professionisti o restauratori con specifica competenza sull’intervento da realizzare, ed unicamente dei restauratori di beni culturali se si tratta di interventi su beni mobili o su superfici decorate di beni architettonici (Articolo 6.2). Oltre a tale funzione, i restauratori possono altresì espletare, laddove non sia necessaria un’idonea abilitazione professionale, anche le prestazioni relative alla progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva, nonché le funzioni di direzione lavori ed incarichi di supporto tecnico alle attività del responsabile del procedimento e del dirigente competente alla formazione del programma triennale (Articolo 6.3). Viene infine previsto che “ per i lavori concernenti beni mobili e superfici decorate di beni architettonici sottoposti alle disposizioni di tutela dei beni culturali, l’ufficio di direzione del direttore lavori deve comprendere, tra gli assistenti con funzioni di direttore operativo, un soggetto con qualifica di restauratore di beni culturali ai sensi della vigente normativa, in possesso di specifiche competenze coerenti con l’intervento” (Articolo 6.5, che ha abrogato la norma di analogo tenore di cui all’Articolo 27.2 bis della Legge Merloni). L’affidamento dei lavori Per quanto attiene alle procedure per l’individuazione dei soggetti esecutori cui le stazioni appaltanti devono affidare la realizzazione dei lavori concernenti i beni culturali di cui si tratta, la novità di maggior rilievo contenuta nel Decreto n. 30/2004 riguarda l’innalzamento, da 300.000,00 euro a 500.000,00 euro, della soglia per l’affidamento dei predetti lavori a trattativa privata, rispetto a quanto stabilito dalla Legge Merloni. Con riguardo all’affidamento di lavori concernenti beni culturali, detta legge ammetteva il ricorso alla trattativa privata solo nel caso di “ appalti di importo complessivo non superiore a 300.000,00 euro, per lavori di restauro e manutenzione di beni mobili e superfici architettoniche decorate di cui alla Legge 1° giugno 1939 n. 1089” (Articolo 24.1, lettera “ c” ), fermo restando che per i lavori di importo inferiore a 40.000,00 euro l’affidamento poteva avvenire direttamente a soggetti di fiducia della stazione appaltante, mentre per gli incarichi di importo superiore a 40.000,00 euro era comunque necessario l’espletamento di una gara, seppur informale, alla quale dovevano essere invitati almeno quindici concorrenti (Articolo 24.5 bis). Tali disposizioni sono state abrogate dall’Articolo 7 del D.Lgs. n. 30/2004, il quale ammette il ricorso alla trattativa privata non più solo nel caso di lavori concernenti beni mobili e superfici decorate di beni architettonici, ma anche nel caso di lavori afferenti i beni immobili di cui all’Articolo 1.1 (e dei lavori di cui al successivo Articolo 1.2) del decreto medesimo, nei seguenti casi:
• per lavori di importo non superiore a 500.000,00 euro, mediante gara informale, alla quale devono essere invitati almeno quindici concorrenti (Articoli 5.1, lettera “ a” e 5.2, lettera “ a” ); • per lavori di importo complessivo inferiore a 40.000,00 euro, mediante affidamento a soggetti, singoli o raggruppati, scelti dalla stazione appaltante, che deve comunque verificare la sussistenza dei requisiti richiesti dalla normativa e motivare l’individuazione del contraente in relazione alle prestazioni da affidare (Articoli 5.1, lettera “ b” e 5.2, lettera “ c” ); • per lavori relativi a lotti successivi di progetti generali approvati, consistenti nella ripetizione di opere similari affidate all’impresa titolare del primo appalto, a condizione che tali lavori siano conformi al progetto generale, che il lotto precedente sia stato aggiudicato con procedure aperte o ristrette e che negli atti di gara del primo appalto sia stato esplicitamente previsto l’eventuale ricorso a tale procedura e sia stato considerato anche l’importo successivo al fine dell’applicazione della normativa comunitaria; tale procedura è però ammessa solamente entro il triennio successivo all’ultimazione del lavoro dell’appalto iniziale (Articoli 5.1, lettera “ c” e 5.2, lettera “ d” ). Per i lavori invece di importo complessivo superiore a 500.000,00 euro, continuano a trovare applicazione le disposizioni previste dalla normativa statale (Legge Merloni) e regionale in materia di lavori pubblici. Tuttavia, con riguardo ai soli lavori concernenti i beni immobili di cui all’Articolo 1.1 (ed ai lavori di cui all’Articolo 1.2) del Decreto n. 30/2004, il ricorso alla trattativa privata è ammesso eccezionalmente anche per interventi di importo superiore a 500.000,00 euro, ma solo nel caso di ripristino di opere già esistenti e funzionanti, danneggiate e rese inutilizzabili da eventi imprevedibili di natura calamitosa, qualora motivate ragioni di urgenza attestate dal responsabile unico del procedimento rendano impossibile per la stazione appaltante l’espletamento di un qualsiasi tipo di gara (Articolo 5.2, lettera “ c” ). L’Articolo 5.4 stabilisce infine che per i lavori di cui all’Articolo 1.1 (ed 1.2) del Decreto n. 30/2004 “ è ammissibile l’affidamento a trattativa privata al soggetto esecutore di un appalto, di lavori complementari non figuranti nel progetto inizialmente approvato o nell’affidamento precedentemente disposto, i quali siano diventati, a seguito di circostanze imprevedibili, necessari alla realizzazione dell’intervento complessivo, sempre che tali lavori non possano essere separati dall’appalto principale senza gravi inconvenienti tecnici o economici per l’amministrazione, oppure quantunque separabili dall’esecuzione dell’appalto iniziale, siano strettamente necessari al suo perfezionamento” . L’importo di tali lavori complementari non può comunque superare complessivamente il cinquanta per cento di quello dell’appalto principale. Luca de Nora
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Resta da stabilire come questo silenzio assenso si concili con la regola per cui in questa materia le autorizzazioni devono essere motivate, mediante l’indicazione delle ragioni per cui l’intervento sia stato ritenuto compatibile con i valori protetti in virtù della dichiarazione di interesse culturale (la necessità della motivazione risulta confermata dall’Articolo 25.1 del Codice). Una volta ottenuta l’autorizzazione della soprintendenza, nei casi previsti dalla legge il richiedente può procedere anche mediante denuncia di inizio di attività, nel qual caso unitamente alla denuncia deve inoltrare al comune detta autorizzazione corredata del progetto approvato (Articolo 23.1).
Strumenti a cura di Manuela Oglialoro e Camillo Onorato
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Leggi G.U. n. 40 del 18.2.2004 - Serie generale Regolamento concernente modifica dell’Art. 7 del Decreto del M inistro dei trasporti e della navigazione 4 agosto 1998, n. 400, recante norme per le funicolari aeree e terrestri in servizio pubblico destinati al trasporto di persone Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti adotta il seguente regolamento. All’Art. 1 sono apportate le modifiche al Decreto del Ministro dei trasporti e della navigazione 4 agosto 1998, n. 400. In particolare il comma 6 dell’Art. 7, che riguarda l’area che interessa la stabilità delle opere e la sicurezza dell’esercizio, deve essere immune dal pericolo di frane a valanghe. Per quanto riguarda gli aspetti geologico e geotecnico si applica la Legge 2 febbraio 1974, n. 64 e relative norme tecniche di applicazione; in ogni caso devono essere applicati i criteri di stabilizzazione e di protezione. Riguardo alla materia nivologica devono essere effettuati interventi di deviazione o di arresto delle valanghe, al fine di evitare che le stesse valanghe investano gli elementi strutturali fissi. In alternativa agli interventi di difesa, è ammesso il distacco artificiale e controllato delle masse nevose che non devono interferire con gli elementi strutturali dell’ impiant o. È ammessa, quale intervento di tipo preventivo, la chiusura dell’ impiant o f ino al superamento della situazione di rischio. Viene istituito, inoltre, subordinandolo all’approvazione da parte delle regioni e delle province autonome, un piano di gestione della sicurezza al fine di individuare le modalità operative e gli accorgimenti relativi alla sicurezza. Tale piano deve contenere il nominativo di un responsabile e delle figure necessarie all’attuazione del piano, i quali devono essere in possesso di attestato di frequenza a corsi di specializzazione riguardanti la materia oggetto del presente regolamento, rilasciata dall’Associazione Interregionale Neve e Valanghe (AINEVA).
G.U. n. 45 del 24.2.2004 - Serie generale Decreto Legge 23 febbraio 2004, n. 41 Disposizioni in materia di vendita degli immobili pubblici oggetto di cartolarizzazione Il Presidente della Repubblica, visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione, ritenuta la necessità di adottare misure volte a favorire il processo di privatizzazione del patrimonio immobiliare pubblico, emana il seguente Decreto Legge. L’Art. 1 riguarda le modalità di determinazione del prezzo di immobili pubblici oggetto di cartolarizzazione. L’Art 2 tratta dell’entrata in vigore del presente Decreto Legge. G.U. n. 49 del 28.2.2004 - Serie generale Circolare 16 febbraio 2004, n. 20 Art. 188, comma 3, e Art. 210, comma 1 e 2, del Decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 199, n. 554, recante “Regolamento di attuazione della Legge 11 febbraio 1994, n. 109, legge quadro in materia di lavori pubblici, e successive modificazioni”. Compensi spettanti a professionisti pubblici dipendenti, incaricati di eseguire operazioni di collaudo. Circolare esplicativa Le numerose incertezze emerse nell’applicazione della normativa sui compensi per l’attività di collaudo, prestata da professionisti pubblici dipendenti, hanno reso opportuna la formulazione di un quesito al Consiglio di Stato. La presente circolare è volta a puntualizzare la disciplina dei compensi per le prestazioni di collaudo rese da professionisti pubblici dipendenti. Viene considerata la posizione dei professionisti incaricati dell’attività di collaudo appartenenti al ruolo dell’Ammistrazione dei beni e delle attività culturali, ma non incardinati nelle Soprintendenze che hanno appaltato i lavori e ne controllano l’esecuzione. G.U. n. 52 del 3.3.2004 - Serie generale Decreto 6 febbraio 2004. Verifica dell’interesse culturale dei beni immobiliari di utilità pubblica All’Art. 1 il presente decreto stabilisce i criteri e le modalità per la predisposizione e la trasmissione
degli elenchi e delle schede descrittive dei beni immobili di pertinenza delle amministrazioni dello Stato, delle regioni, delle province, delle città metropolitane, dei comuni e di ogni altro ente ed istituto pubblico oggetto di verifica, relativamente alla sussistenza dell’interesse artistico, storico, archeologico ed etnoantropologico. G.U. n. 54 del 5.3.2004 - Serie generale Decreto 14 marzo 2003. Istituzione, ai sensi dell’Art 15, comma 5, del Decreto Legislativo n. 190/ 2002, del Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere Il presente decreto all’Art 1 tratta delle attività oggetto di monitoraggio, all’Art 2 della rete di monitoraggio; l’Art. 3 definisce il Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere; l’Art. 4 tratta delle attività del Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere; l’Art. 5 tratta dell’attività della Direzione investigativa antimafia dei Gruppi Interforze presso gli uffici territoriali del Governo e del Servizio per l’alta sorveglianza delle grandi opere; l’Art. 6 definisce le disposizioni finali. B.U.R.L. del 12 febbraio 2004, 2° Suppl. Ordinario al n. 7 D.d.s. 30 gennaio 2004, n. 1034 Assegnazione contributi FRISL 2003-2005 iniziativa m Edilizia scolastica - Scuole materne, element ari e medie, L.R. 14 dicembre 1991, n. 33 Il dirigente della struttura strumenti finanziari integrati decreta di finanziare i progetti descrittivamente indicati nell’elenco allegato sotto la lettera A, parte integrante del presente provvedimento, sulla base della relazione del Nucleo di valutazione allegata sotto la lettera B, parte integrante del presente provvedimento. B.U.R.L. del 12 febbraio 2004, 2° Suppl. Ordinario al n. 7 D.d.s. 3 febbraio 2004, n. 1161 Assegnazione contributi FRISL 2003-2005 iniziativa U Impiantistica sportiva, L.R. 14 dicembre 1991, n. 33 Il dirigente della struttura strumenti finanziari integrati decreta di finanziare i progetti descrittivamente indicati nell’elenco allegato sotto la lettera A, parte integrante del
presente provvedimento, sulla base della relazione del Nucleo di valutazione allegata sotto la lettera B, parte integrante del presente provvedimento. B.U.R.L. del 19 febbraio 2004, 1° Suppl. Straordinario al n. 8 Legge Regionale 16 febbraio 2004, n. 1 Contenimento dei consumi energetici negli edifici attraverso la contabilizzazione del calore La Regione Lombardia, al fine di contribuire alla salvaguardia dell’ambiente e favorire il risparmio energetico, stimolando gli utenti ad evitare lo spreco di risorse energetiche, si fa promotrice della trasformazione degli impianti di riscaldamento centralizzati in impianti autonomi mediante l’adozione di sistemi di termoregolazione e di contabilizzazione del calore per ogni singola unità immobiliare. C. O.
getto di verifica comprende cose mobili e immobili la cui esecuzione risalga a oltre cinquant’anni.
Architettura Architettura con più qualità. L’obiettivo del D.L. dei Beni culturali è realizzare opere e infrastrutture con elevati standard estetici (da “ Il Sole 24 Ore” del 28.2.2004) Opere pubbliche con il bollino di qualità. È lo scenario prefigurato dal disegno di legge del ministero per i Beni culturali sullo sviluppo armonico delle città. L’obiettivo del disegno di legge è di realizzare le opere pubbliche e le infrastrutture secondo elevati standard architettonici che rispettino il contesto storico e ambientale, in modo da salvaguardare il territorio, già fin troppo degradato. Lo strumento è quello del concorso di idee o di progettazione, che riguarderà sia le nuove costruzioni sia gli interventi di recupero e permetterà agli architetti, in particolare ai giovani, di esprimere creatività.
Collaudi Collaudi, “stretta” dei Beni culturali sugli incarichi a professionisti esterni. Una circolare stabilisce le regole per l’affidamento “in house” (da “ Edilizia e Territorio” Norme e Documenti del 15-20 marzo 2004) Stop alla prassi di affidare all’esterno i collaudi delle opere appaltate. È questo il senso della Circolare 20/2004 diramata dal Ministero di Beni culturali. Prima di rivolgersi a professionisti esterni, si legge nel provvedimento, bisogna escludere l’esistenza di altri professionisti, all’interno dell’organico ministeriale, in grado di svolgere tale attività. La circolare stabilisce le procedure per selezionare le possibili candidature e ribadisce l’obbligo di istituire una gara per affidamenti all’esterno. Comuni
Codice unico Beni culturali, arriva il Codice Unico. Pubblicato il Tu di Urbani per immobili vincolat i e paesaggio (da “ Edilizia e Territorio” Norme e Documenti del 1-6 marzo 2004) È stato pubblicato sul supplemento ordinario alla “ Gazzetta” del 24 febbraio il Codice unico dei Beni culturali e del paesaggio che diventa il Dlgs 41/2004. Il codice entrerà in vigore il primo maggio prossimo. Tra le novità vi è la procedura di verifica del permanere dell’interesse culturale sui beni vincolati dalla quale può scaturire anche l’eliminazione del vincolo. Con il Codice Urbani la stessa tutela per i Beni culturali e il paesaggio. Per valorizzare il patrimonio, il Tu prevede intese con le Regioni (da “ Edilizia e Territorio” Norme e Documenti n. 9/2004) Con il Codice unico vengono unificati nella stessa nozione di bene culturale il patrimonio storico, artistico e archeologico insieme con quello paesaggistico. Questa, secondo il capo ufficio legislativo del Ministero dei Beni culturali, Mario Torsello, è una delle novità più importanti apportate dal Codice. Va sotto esame l’intero patrimonio per verificare l’interesse culturale. Esclusi dalla procedura solo gli edifici con meno di cinquant’anni (da “ Edilizia e Territorio” Norme e Documenti n. 9/2004) È operativo il silenzio-assenso di 120 giorni per la verifica dell’interesse culturale degli immobili del patrimonio artistico, architettonico, storico, archeologico o etnoantropologico. La misura è espressamente richiamata dall’Articolo 12 del Codice unico dei Beni culturali e del paesaggio varato dai Beni culturali. L’elenco dei beni og-
Infrastrutture, più contributi per i piccoli Comuni (da “ Edilizia e Territorio” del 15-20 marzo 2004) Finanziamenti a fondo perduto fino al 50% destinati alle infrastrutture, agevolazioni fiscali, semplificazioni burocratiche e amministrative. È quanto previsto dal progetto di legge della Regione Lombardia sui “ piccoli Comuni” , destinato al sostegno delle realtà locali sotto i duemila abitanti. Il provvedimento riguarda 693 Comuni accomunati da problematiche demografiche e di disagio economico e sociale. Tra i beneficiari rientrano anche i Comuni cosiddetti montani, già definiti “ svantaggiati” dalla Legge Regionale 10/1998. Demanio Dismissione degli immobili storici, fissati paletti severi per la verifica. Operativo il D.M. sulle procedure (da “ Edilizia e Territorio” Norme e Document i del 15-20 marzo 2004) Per gli immobili di pregio culturale dello Stato, entra nel vivo la procedura di verifica dell’interesse artistico, storico, archeologico ed etnoantropologico. Secondo la procedura indicata dal D.M. Beni culturali, di concerto con l’Agenzia del Demanio entro il 2 aprile prossimo, le sedi periferiche dell’Agenzia del Demanio devono trasmettere alle soprintendenze un primo elenco di beni oggetto di verifica. Il procedimento prende l’avvio dal momento della ricezione della richiesta. Demanio, sanatoria da 200 milioni. Centrato l’obiettivo finanziario e ora parte l’invito all’acquisto per chi non ha aderit o (da “ Il Sole 24 Ore” del 29.2.2004) Il Governo ha raggiunto l’obiet-
tivo che si era prefissato di un incasso di 200 milioni di euro dalla regolarizzazione delle opere private regolari sconfinate abusivamente in aree demaniali. “ A presentare la domanda sono stati soprattutto grandi società ed enti di servizio pubblico, come Ferrovie o Enel o società di telecomunicazioni, proprio come ci aspettavamo” , informa il sottosegretario all’Economia, Maria Teresa Armosino. Minore è stata invece l’adesione da parte degli enti locali, Comuni in particolare. Opere pubbliche General contractor in dirittura d’arrivo con la nuova M erloni. Il regolamento all’esame della conferenza Stato-Regioni (da “ Italia Oggi” del 3.3.2004) È cominciato in via preliminare, l’esame davanti alla conferenza unificata Stato-regioni-autonomie locali del decreto sul sistema di qualificazione dei contraenti generali; è in fase di definizione il regolamento sulla progettazione della legge obiettivo e a breve saranno pronte le modifiche al regolamento della legge Merloni. È ciò che si apprende dai tecnici nominati dal viceministro alle Infrastrutture, Ugo Martinat, riguardo i decreti legislativi, in via di approvazione per attuare e aggiornare la normativa sui grandi interventi infrastrutturali considerati strategici dal governo e sulle opere da realizzare in base alle norme della legge Merloni. Ristrutturazioni Per le ristrutturazioni edilizie torna il binomio sconto 36% e Iva al 10% . La legge di conversione porta il tetto di spesa da 60 a 48 mila euro (da “ Edilizia e Territorio” Norme e Documenti del 15-20 marzo 2004) Pubblicata sulla “ Gazzetta ufficiale” la Legge di conversione 47/2004 del cosiddetto D.L. “ milleproroghe” (355/2003) che ha riportato la detrazione per restauro e ristrutturazioni edilizie al 36% e l’Iva sulle manutenzioni al 10% . Urbanistica Due miliardi per rinnovare le città. Entro aprile i Comuni dovranno presentare le domande per accedere ai finanziamenti statali e regionali (da “ Il Sole 24 Ore” del 1.3.2004) La nuova generazione di contratti di quartiere arriva alla fase operativa. Ad aprile scadono i bandi regionali e si apre la strada a un fiume di risorse: quasi 1,4 miliardi di investimenti statali e regionali, a cui si aggiungono almeno 500 milioni degli enti locali, finalizzati ad un insieme di interventi di edilizia con particolare attenzione alla riqualificazione sociale della città. Al centro dei flussi di finanziamento ci sono le Regioni che sono chiamate anche a valutare i progetti elaborati dai Comuni. Rispetto a quanto
accaduto nel 1998, quando furono presentati in tutto un centinaio di progetti, oggi sui tavoli delle amministrazioni dovrebbero arrivare 600 richieste di finanziamento. Progetti pubblici per le città. I privati arrivano a procedure già concluse. Fondi immobiliari in pole position (da “ Edilizia e Territorio” del 15-20 marzo 2004) I fondi immobiliari di diritto italiano si preparano a un salto di scala, per numero di iniziative e valori economici, e si candidano a diventare interlocutore privilegiato delle amministrazioni pubbliche che gestiscono il territorio. A cominciare dall’agenzia del Demanio, il braccio immobiliare del Tesoro, ormai lanciatissima nella promozione di progetti di valorizzazione e trasformazione di parti di città. Il futuro della collaborazione ai massimi livelli fra pubblico e privato emerge dal Mipim, il salone immobiliare di Cannes. Partono i fondi per le Stu. Risorse tagliate del 20% . Resta il nodo della partecipazione dei proprietari (da “ Edilizia e Territorio” del 15-20 marzo 2004) Si stanno sbloccando i fondi statali per promuovere le società di trasformazione urbana (Stu). Il ministero delle Infrastrutture sta firmando i protocolli d’intesa con i Comuni selezionati con la seconda graduatoria. I progetti a cui stanno lavorando i Comuni prevedono l’impiego delle Stu per sbloccare trasformazioni urbane “ complesse” , dove una società mista, promossa dal Comune, serve a farsi carico di aree in prevalenza pubblica o dove la proprietà privata sia frammentata o inerte. M. O.
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Cremona L’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Cremona organizza, per il prossimo mese di maggio, un’esposizione di architettura, dal titolo “ Scala 1:1” . Dal 7 al 30 maggio 2004, presso il centro culturale di S. Maria della Pietà in Cremona saranno esposti cinque progetti di architettura contemporanea dello studio MCA di Mario Cucinella, con un allestimento innovativo che metterà il visitatore nella particolare condizione di percorrere gli spazi della mostra sentendosi a contatto diretto con i progetti. Prototipi al vero, video proiettati su maxi schermi, gigantografie e plastici metteranno in scena frammenti di vita quotidiana, nel coinvolgente gioco tra la materialità dei prototipi in scala reale e il susseguirsi virtuale degli stimoli visivi prodotti dalle immagini fisse e da quelle in movimento. L’esposizione vuole essere la prima di una serie di iniziative, accomunate naturalmente dal fatto di avere ad oggetto l’architettura, che il nostro Ordine si propone di organizzare con l’obiettivo di portare a Cremona i temi di maggiore attualità nel campo architettonico, proponendo la conoscenza diretta di progetti e realizzazioni di autorevoli architetti del nostro tempo. L’opportunità di esporre cinque progetti dello studio MCA nasce dalla fortunata occasione di avere a Cremona un cant iere, quale quello dell’ex Casa di Bianco, curato dall’architetto Mario Cucinella. L’attività di questo professionista, noto a livello nazionale ed internazionale, verte sui temi dell’architettura sostenibile e sulle problematiche ambientali ed energetiche (già ampiamente divulgate nella mostra di Cucinella “ More with less” , che ha toccato importanti capoluoghi italiani ed europei). Per questo si è ritenuto di fornire import ant i st rument i di approfondimento della materia esponendo i progetti più recenti dello studio MCA, che ben esprimono nuovi contenuti del linguaggio contemporaneo dell’architettura: tra questi luce, trasparenza, colore ed energia spiccano come elementi caratterizzanti della qualità del vivere nel nostro tempo. A corollario della mostra saranno organizzati degli incontri a tema, ai quali saranno presenti autorevoli esponenti del settore che forniranno, con i loro interventi, preziosi contributi. Non mancherà la partecipazione di personaggi della cultura e dello spettacolo. Gli incontri analizzeranno nel dettaglio alcuni temi e, tra questi: • il rapporto tra edificio ed energia naturale; • l’uso di materiali innovativi, ad alto contenuto tecnologico e a basso impatto ambientale;
• il linguaggio dell’architettura contemporanea e il rapporto con il contesto storico. Massimo Masotti Scala 1:1. M ostra di progetti dello studio M CA, M ario Cucinella Architects Cremona, Chiesa di Santa Maria della Pietà, P.zza Giovanni XXIII 7 maggio - 30 maggio 2004 Apertura tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 19.00. Il giovedì dalle 10.00 alle 23.00. Lunedì chiuso Ingresso libero. La mostra illustrerà cinque degli ultimi progetti di MCA particolarmente significativi per la loro attualità (tutti sono in fase di cantiere o appena costruiti) e per la loro posizione. La mostra non intende essere una semplice esposizione di disegni ma un momento di contatto del pubblico con l’opera costruita attraverso una serie di prototipi in scala reale (1:1) che riproducono gli elementi tecnologici caratterizzanti il progetto. Ad esempio, per il progetto dell’ex Casa di Bianco a Cremona verrà esposta una porzione della facciata composta dall’antone in
legno massiccio, mentre per il proget t o di Bergonone 53 ci sarà un’ampia porzione della facciata a doppia pelle e per il padiglione eBo di Bologna sarà ricostruita una sezione dell’involucro esterno realizzato con tubi di plexiglass illuminati al loro interno da led luminosi. Ogni progetto sarà corredato di modelli di st udio con approfondimenti dei dettagli fino alla scala reale. Tre video proiettati su grandi schermi in aree dedicate dello spazio espositivo illustreranno la genesi dei progetti ed il loro sviluppo in studio e in cantiere. Uno di questi documentari è gia stato prodotto e diffuso in occasione del “ Festival Image Architetture in Video” a Firenze per far conoscere al pubblico tutte le fasi di realizzazione del Padiglione eBo a Bologna. Si prevede di realizzare altri documentari per il progetto di Cremona e, in maniera più astratta, per il progetto di Piacenza. Il critico Marco Brizzi, architetto e curatore del “ Festival Image” , direttore del sito di architettura Arch’it (www.architettura.it) e attualmente docente di Progettazione all’Università di California a Firenze, sarà consulente per le installazioni.
a cura di Laura Truzzi Servizi agli iscritti Nelle News del sito dell’Ordine http://www.ordinearchitetti.mi.it/new s/novita.html si trova il calendario marzo/luglio 2004 relativo ai servizi di consulenza gratuita per gli iscritti. Convenzioni Nel proseguire con la pubblicazione delle nuove convenzioni, si ricorda che tutti i dettagli delle stesse sono reperibili sul sito dell’Ordine (www.ordinearchitetti.mi.it), settore convenzioni. • Allplan: sistema CAD integrato per la progettazione – convenzione con Nemetschek Italia (www.nemetschek.it) – offre a particolari condizioni agli iscritti all’Ordine l’acquisto del prodotto Cad Allplan 500 • SPEKTRA - convenzione per la fornitura, offre ad un prezzo particolarmente vantaggioso per gli iscritti, lo strumento HD150, distanziometro laser. Corsi 2004 La Fondazione ha inaugurato il terzo corso formativo di Bioarchitettura e Allplan 2003. • Bioarchitettura, modulo di Biocompatibilità e tecnologia edilizia. Contenuti: benessere psicofisico, inquinamento indoor, aggressività elettromagnetica e radioattiva, materiali bioedili, impiantistica bioedile. Direttore: prof. arch. Emilio Pizzi Orario: dalle ore 16.00 alle ore 20.00 Durata: 50 ore Calendario: 23, 30 aprile 2004; 5, 7, 12, 14, 19, 21, 26, 28 maggio 2004; 4 e 9 giugno 2004 Numero di iscritti: min. 30 Costo: 280,00 € + IVA • Allplan 2003. Organizzato in collaborazione con Harpaceas s.r.l., il corso si propone di affrontare le potenzialità del programma relativamente alla progettazione architettonica e alle tematiche correlate (computi e realizzazioni di rendering dei progetti elaborati). Ai partecipanti verrà fornita una copia integrale di Allplan 2003 con validità temporale di un mese, in modo tale che, durante il periodo di svolgimento del corso, possano esercitarsi anche a domicilio. Direttore: ing. Paolo Odorizzi Coordinatore: arch. Massimo Stefani Orario: 18.30 - 21.30 lunedì e giovedì Durata: 8 lezioni di 3 ore cadauna Calendario: 19, 22, 26 e 29 aprile 2004; 3, 6, 10 e 13 maggio 2004 Numero di iscritti: min. 5, max. 7 Costo: 480,00 € + IVA
Sede: Harpaceas s.r.l., viale Richard 1 - 20143 Milano Chi fosse interessato potrà preiscriversi mandando una e-mail alla Segreteria della Fondazione all’indirizzo fondazione@ordinearchitetti.mi.it, o compilando il modulo scaricabile dal sito della Fondazione all’indirizzo www.ordinearchitetti.mi.it/fondazione/corsi.html Designazioni • Procedimento arbitrale arch. Gianpaolo Tomasi/Piccolo Principe s.r.l.: nomina terzo arbitro Si sorteggia e si approva il seguente nominativo: Luigi Maria Guffanti • Impresa Edile Fratelli Faletra s.r.l.: richiesta terna per collaudo di opere in c.a. relative ad una costruzione residenziale in Meda - via Moroncelli. Si sorteggiano e si approvano i seguenti nominativi: Biagio La Spada, Antonio Rottino, Ivano Scuratti Agenzia del Territorio. Costituzione comitato consultivo misto dell’Osservatorio del M ercato Immobiliare In seguito alla richiesta inoltrata dall’Agenzia del Territorio, il Consiglio dell’Ordine ha sorteggiato ed approvato, quale rappresentante in seno al Comitato: Francesco Vannuccini. Serate di architettura 5 domande sulla nuova Legge Urbanistica Regionale 4 marzo 2004 Hanno partecipato: Claudio De Albertis, Mario Lanata, Alessandro Moneta, Giulia Rota e la Commissione Urbanistica dell’Ordine rappresentata da Emilio Pizzi, Franco Aprà, Gregorio Praderio, Carlo Baccalini, Federico Acuto. Moderatore: Marco Engel I temi generali della nuova Legge Urbanistica, in discussione al Consiglio Regionale, sono stati al centro della serata, la prima di un ciclo dedicato a questo argomento scottante e ancora poco conosciuto. Davanti alla commissione urbanistica dell’Ordine e ad un nutrito pubblico, hanno parlato legislatori e operatori economici del settore, coordinati da Marco Engel, che ha annunciato una prossima conferenza riservata più in particolare ai professionisti. I cinque temi della discussione sono stati: la ricerca di un nuovo equilibrio tra flessibilità operativa e regole della pianificazione; l’attribuzione dei diritti volumetrici; lo standard e la realizzazione delle attrezzature pubbliche; le nuove partizioni di azzonamento del piano comunale; i compiti della pianificazione sovracomunale. Giulia Rota, Direttore Generale dell’Assessorato Regionale al Territorio e all’Urbanistica, ha sottolineato come la legge, nata dalle positive sperimentazioni delle leggi regionali di questi ultimi anni, modifichi i rapporti fra i diversi livelli di
Governo, Regione, Provincie, Comuni, delineando un sistema decisionale radicalmente nuovo. Abbandonando l’impostazione tesa al controllo dell’espansione sul territorio, la nuova legge garantisce uno schema per il rilancio del ruolo dei singoli ambiti, gestiti direttamente dai comuni, seguendo il criterio della valutazione dei bisogni in stretta connessione con lo strumento di bilancio. Sullo sfondo del piano dei servizi, la contrattazione avverrà in base alla logica degli obiettivi delle pubbliche amministrazioni e non dei puri standard numerici. L’arch. Mario Lanata, della Pirelli Ing., ha indicato il merito principale della legge nel superamento delle rigidità, ma ha osservato che bisogna facilitare maggiormente gli interventi nelle grandi aree industriali, rendendoli meno onerosi, fare chiarezza sulle richieste e, soprattutto, sui tempi di approvazione. Lanata avverte, inoltre, l’esigenza di conciliare la deregulation con i vincoli, in particolar modo nelle piccole amministrazioni: non bisogna bloccare l’operatività, (lo standard deregolarizzato è certamente un fattore positivo a favore della qualità dei progetti), tuttavia, servono anche norme contro le incertezze che la legge può ingenerare. L’ing. Claudio De Albertis, Presidente dell’ANCE, dopo aver sollevato il problema dell’integrazione tra tutela e sviluppo del territorio, ha espresso la necessità di una legge nazionale con linee guida che chiariscano, ad esempio, come risolvere eventuali conflitti tra Stato e regioni. Individuando elementi positivi nella nuova legge, tra cui gli atti nego-
ziali alla base dell’attività e la centralità dei comuni nella gestione del territorio, De Albertis ha esortato questi ultimi a realizzare un monitoraggio costante del piano dei servizi e, soprattutto, ad instaurare un clima di sana competitività per realizzare le soluzioni urbanistiche più efficaci. Infine, date le molte implicazioni di una legge come quella in discussione, De Albertis suggerisce un periodo di transizione prima della sua effettiva entrata in vigore. L’Assessore al Territorio e Urbanistica della Regione Lombardia, Alessandro Moneta, ha concluso la serie degli interventi difendendo il criterio di sussidiarietà e negando che si possa parlare di deregulation: la legge regionale non elimina le regole, ma ne impone di nuove, in particolare il principio della maggiore responsabilità dei comuni, chiamati ad assumersela davanti ai cittadini, per dar loro risposte concrete. La conoscenza del territorio e dei suoi bisogni è alla base di una giusta progettazione, in relazione a ciò non contano le dimensioni dei singoli comuni. La legge non è stata calata dall’alto e non manca il coordinamento tra gli enti: è previsto che le province cooperino con i comuni e redigano il piano territoriale provinciale. Il testo di legge è ancora in fase istruttoria e qualche modifica potrà essere apportata, ma solo la sperimentazione sarà in grado di chiarire i vari meccanismi attuativi. La serata si è conclusa con un animato dibattito, da cui sono emerse le molte perplessità dei professionisti in merito alle prospettive legislative delineate.
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Informazione
M ilano
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scomposta, metropolitana, policentrica. La giornata di studio sul futuro della città, “ Milano, quale identità” , organizzato dalla Triennale nell’ambito della mostra La città infinita, ha messo in luce quali possono essere i criteri con i quali pensare la Milanometropolitana del XXI secolo, una Milano che non è più di 182 chilometri quadrati, ma lunga da Lodi a Lugano, dove vivono più di 4 milioni di abitanti e dove sono attive 430.000 imprese. M ilano
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Rassegna
il concetto di porte, finestre, pavimenti, scale, vernici e rivestimenti murari” .
a cura di Manuela Oglialoro Grattacieli
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Beni culturali Tagli ai fondi dei Beni culturali, Urbani protesta. Al centro della polemica il no ai finanziamenti urgenti per il cinema e la mancata erogazione del 3% delle risorse destinate alle Grandi Opere (dal “ Corriere della Sera” del 6.3.04) Il ministro per i Beni e le attività culturali, Giulio Urbani, ha saputo che il Consiglio non avrebbe esaminato il suo decreto legge per gli interventi finanziari urgenti destinati al suo dicastero, riservati per la maggior parte al rilancio del cinema, oltre che ai beni culturali. Il ministro ha disertato il Consiglio e ha mandato una nota e una lettera, riservata al Presidente del Consiglio, in cui Urbani si dichiara “ a completa disposizione confidando in una sollecita definizione di un problema così delicato. Le politiche della cultura appartengono a tutto il governo, non solo al mio ministero” . Edilizia “Fornelli, vernici e fumo: troppi veleni in casa”. Studio di Legambiente in dieci zone della città. “Negli appartamenti più inquinamento che nel traffico” (dal “ Corriere della Sera” del 1.3.04) Spesso può essere più inquinato l’ambiente di casa delle vie trafficate di Milano, per colpa di mobili in truciolare, vernici, colle, solventi, materiali da costruzione, fumo di sigaretta e fornelli che possono sprigionare composti organici volatili, in particolare benzene. È il risultato di un’indagine realizzata da Legambiente in città. Dieci case e scuole di Milano sono state monitorate per cinque giorni. Edilizia, intrecci con l’innovazione. SaieDue, i saloni internazionali dell’architettura alla Fiera di Bologna (da “ Italia Oggi” del 17.3.04) L’edilizia scommette sull’innovazione per non rimanere imbrigliata nella stagnazione e al SaieDue si punta quest’anno soprattutto sui materiali innovativi, sui pavimenti di ultima generazione, sull’intreccio tra design e tecnologia. È stata avviata una collaborazione con Material ConnerXion, il più importante centro di documentazione e ricerca sui materiali che proporrà soluzioni per “ reinventare
Nuovo carcere per M ilano in un grattacielo. Progetto del Comune. Nello stesso edificio sarà ospitato anche il Tribunale (dal “ Corriere della Sera” del 13.3.04) Un carcere grattacielo con il Tribunale nello stesso edificio e i detenuti suddivisi in base alla pena, piano per piano. L’amministrazione comunale non vuole più solo pensare al problema della dismissione di San Vittore. “ La questione – spiega l’assessore all’Urbanistica, Gianni Verga – si risolve inventando una o più cittadelle della giustizia che garantiscano nuovi spazi sia al carcere sia al Tribunale” . “Grattacieli, il futuro della città”. Parla uno degli architetti in gara per la Fiera: giusto costruire in altezza (dal “ Corriere della Sera” del 25.2.04) A Shangai sta costruendo un grattacielo di 500 metri. Ma Milano non è Shangai e l’architetto americano Lee Polisano sta pensando a qualcosa di più contenuto per l’area della vecchia Fiera. Nel progetto per Milano punta molto sul parco, facendosi appoggiare, per questo, dal paesaggista Peter Latz. Milano, al Comune una sede di 35 piani, edificio simbolo. Gara entro l’estate (da ” Il Sole 24 Ore” del 11.3.04) Per presentare la nuova sede del Comune nell’ambito del progetto Garibaldi Repubblica-Città della moda, l’assessore allo Sviluppo del territorio Gianni Verga ha scelto il Mipim, la mostra di programmi immobiliari internazionali che vede ogni anno la partecipazione di oltre 15 mila investitori da tutto il mondo a Cannes. “ La nuova sede dovrà essere un grattacielo di almeno 35 piani, collegato ad un altro edificio di sei piani da una struttura a ponte che attraverserà via Melchiorre Gioia” ha spiegato Verga ad un ampio auditorio. L’edificio svilupperà una superficie lorda di pavimento di circa 33.000 mq e ospiterà parte degli uffici comunali che oggi sono sparsi un po’ in tutta Milano.
“Così hanno distrutto il nostro bosco”. Gli abitanti di corso Garibaldi: “Abbattuto l’orto botanico, vogliono i palazzoni. Bloccheremo le ruspe” (dal “ Corriere della Sera” del 11.3.04) Il via libera definitivo del Comune era arrivato, dopo 62 anni di contenzioso, il 24 dicembre scorso. Due mesi più tardi, ruspe e motoseghe sono arrivate alle sette di mattina e in un’ora hanno spazzato via 56 alberi, un altro giardino che resisteva da un secolo. Al suo posto il Comune farà costruire due palazzi e tre parcheggi sotterranei. Si oppongono i residenti del quartiere e tanti cittadini che gravitano quotidianamente nella zona. Ciampi alla Scala, elogio al modello Milano. Il Presidente visita il cantiere (dal “ Corriere della Sera” del 5.3.04) Carlo Azeglio Ciampi in visita nel capoluogo lombardo è parso voler tendere una mano a Milano per rilanciarla come “ modello” di efficienza del Paese. “ Il 7 dicembre sarò qui con voi per l’inaugurazione” , ha annunciato il Presidente. “ Sarà una giornata importante non soltanto per i milanesi. Abbiamo dimostrato come in venti mesi sia possibile ridare un teatro alla città” . Sarà abbattuto il muro di piazza Schiavone. De Corato: troppi errori, stiamo studiando un nuovo progetto (dal “ Corriere della Sera” del 10.3.04) Gli uffici tecnici dell’Arredo urbano hanno già preparato i bozzetti della nuova configurazione della piazza alla Bovisa, finita nei mesi scorsi al centro di mille proteste perché considerata invivibile dai cittadini. Il vicesindaco, De Corato aveva ammesso gli errori del progetto, costato 3 miliardi di lire. Garibaldi, la st azione divent a “piazza”. Aprono i cantieri: nuovi negozi, ristorante e bancomat (dal “ Corriere della Sera” del 28.2.04) La stazione cambia volto: diventerà qualcosa a metà tra una piazza e un centro commerciale dove sarà bello fermarsi a chiacchierare. Partono da qui i lavori di riqualificazione voluti da Centostazioni, società costituita al 60% da Fs e al 40% da azionisti privati. M usei
M etropoli Politici e urbanisti: M ilano è superata. Bisogna pensare all’area metropolitana (dal “ Corriere della Sera” del 4.3.04) Milano è diventata una città infinita,
Il gioiello sarà il nuovo Arengario (da ” Il Sole 24 Ore” del 14.3.04) Le collezioni del Cimac (Civico museo d’arte contemporanea) custodite all’ultimo piano di Palazzo Reale troveranno una collocazione definitiva, en-
tro tre anni, nel Museo del Novecento. Uno dei due edifici gemelli dell’Arengario, (quello contiguo a Palazzo Reale) progettati nel 1937 da Portaluppi, Muzio, Magistretti e Griffini, sarà ristrutturato secondo il progetto vincitore del concorso internazionale d’architettura indetto dal Comune di Milano. M usei aperti per lavori. M olte le iniziative in corso, dalla messa a norma del Castello al restauro di Palazzo Reale. Ma rimane la difficoltà di comunicare questi progetti (da ” Il Sole 24 Ore” del 14.3.04) L’Assessore alla cultura Salvatore Carruba fa il punto sul rinnovamento delle raccolte civiche. Si parla dei molti progetti in corso: il Castello rimesso a norma, la reggia neoclassica, il Palazzo Reale, ristrutturata dopo i danni della guerra, i nuovi musei. Uno sarà dedicato all’Ottocento e verrà ospitato nella Villa Reale di via Palestro, ora in ristrutturazione; l’altro è il Museo del Novecento, a questi si aggiunge la Casa-Museo Boschi, con una collezione d’arte contemporanea da capogiro. “ La progettualità ha come esito immediato la generosità. Il fatto che all’Ansaldo sia stato previsto un Museo delle culture extraeuropee ha indotto il lascito Balzarotti di arte mesoamericana – spiega l’Assessore Carruba – e così spero che il Museo dell’Arengario attiri lasciti o faciliti acquisizioni di importanti collezioni del Novecento italiano” . Navigli Traghetti e piste ciclabili per il rilancio dei Navigli (dal “ Corriere della Sera” del 28.2.04) Un servizio di “ traghetti” turistici fra Abbiategrasso e Turbigo nel tratto fuori Milano e nel capoluogo, le alzaie trasformate in isole pedonali e piste ciclabili, arricchite da un elegante arredo urbano. Sono alcune delle indicazioni per il rilancio turistico dei Navigli contenute nel “ Masterplan” adottato dalla Giunta regionale. Per 18 mesi gli esperti del Politecnico hanno studiato lo stato di conservazione e le potenzialità turistico-ricreative dei cinque navigli lombardi. Ne è nato uno studio scientifico che individua interventi urgenti per salvare i canali dal degrado. Provincia Interramento della M ilano-Asso. Raccolta di firme in 12 comuni (dal “ Corriere della Sera” del 28.2.04) L’interramento della Milano-Asso? La Regione non lo vuole ma in Brianza non si danno per vinti. E se vent’anni fa avevano raccolto 30 mila firme per tentare di convincere il Pirellone a far correre in trincea i 24 chilometri di binari tra Milano-Bovisa e Mariano-Comense, adesso alzano il tiro e puntano a battere il record con il lancio della proposta di trasformare la tratta brianzola in metropolitana.
a cura di Vittorio Prina La torre civica di Pavia: un dibattito ancora aperto Il dibattito relativo alla torre civica pavese, crollata il 17 marzo 1989, presente da quindici anni sia sulla stampa locale che nazionale, annoverando pareri illustri accanto ad improbabili proposte sostenute da varie associazioni locali, continua ancora oggi senza che nulla sia stato fatto. Molte le ipotesi, dalla ricostruzione “ com’era e dov’era” , all’edificazione di un’architettura contemporanea, alla valorizzazione dei resti restaurati della base ancora esistenti, ad altre declinazioni del problema. È forse utile ripercorrere, in estrema sintesi per ragioni di spazio e rimandando ai testi integrali sulle riviste segnalate per un maggiore approfondimento, i principali interventi del dibattito dall’anno del crollo sino ad oggi. Rossana Bossaglia (docente di Storia dell’Arte all’Università di Pavia) in un’intervista (a cura di Pierangela Fiorani, “ La Provincia Pavese” , 16 aprile 1989) oltre a segnalare la priorità di interventi urgenti di manutenzione e restauro sul patrimonio esistente e non ancora perso, espone un giudizio cauto: “ Non si possono avere, a caldo, sulla Torre, che è stata una realtà ed ora è un simbolo. A proposito dell’eventuale ricostruzione io non ho un atteggiamento purista, cioè non mi scandalizzo all’idea del ‘falso’: l’architettura antica è per larga parte falsificata nel senso che non può rimanere integra come era alle origini (...) La torre è caduta. Se la rifacciamo oggi o tra dieci anni non cambia niente. Lascerei un po’ decantare la cosa, senza i gesti nevrotici (...) La violenza del contemporaneo che può essere anche attraente (...) non so che impatto potrebbe creare proprio nel cuore della città... non so se sarei contenta)” . Cesare De Seta, proponendo il com’era e dov’era, cita gli altri celebri esempi di ricostruzione e prosegue con sarcasmo e sfiducia nei confronti dei migliori progettisti contemporanei (“ Corriere della Sera” , 7 maggio 1989): “ questi manufatti architettonici non sono certo gli originali, anche se ricomposti con le stesse pietre, gli stessi marmi e gli stessi mattoni. Sono ricostruzioni fedeli: ma a distanza di molti decenni nessuno contesta una tale scelta e nessuno sarebbe disposto a rinunciare a questi straordinari monumenti (...) L’altra ipotesi di costruire un campanile ex novo fa accapponare la pelle (...) Con un computer ben attrezzato potremmo fin d’ora simulare i progetti di Rossi, Piano, Portoghesi, Gregotti, Aymonino e cento altri degni e meno degni di loro: tutti esemplari per intelligenza del sito, straordinari nell’interpretare il rapporto tra antico e nuovo. Ma tutti, ahimè, risulterebbero imparagonabili alla vecchia torre medievale sedimentata nei secoli in quel luogo.” Federico Zeri intervistato in occasione di una conferenza tenuta a Pavia (a cura di Donatella Mele, “ La Provincia Pavese” , 9 maggio 1992) sostiene che
“ la torre va ricostruita senz’altro: il mio terrore è il postmoderno. Il criterio deve essere quello di salvaguardare il tessuto della piazza. Io farei una torre con le proporzioni di prima, il materiale di prima e il coronamento di prima. Solo il materiale in mattoni, ma non per carità le patine false: stare ad imitare quelle che sono le varie stratificazioni del tempo costituirebbe soltanto una falsificazione ignobile” . Sempre sulle pagine del quotidiano locale Giulio Guderzo (direttore dell’Istituto di Storia Moderna dell’Università di Pavia) acceso sostenitore della ricostruzione, scrive che “La Torre – scrivevo tre anni fa e mi sento di confermare oggi – è il vero spartiacque: più del Fraschini, più dell’isola pedonale, più dei parcheggi lungo le mura; è sulla Torre, su quel che essa significa e può significare, che davvero si gioca il destino di questa odiosamata città. Se si dà mano alla Torre, il resto seguirà” . A seguito di un disegno di legge relativo alla ricostruzione della torre pavese presentato da Vittorio Sgarbi (allora presidente della Commissione cultura della Camera) un gruppo di 41 esperti, pubblica una lettera di opposizione alla proposta (“ Corriere della Sera” , 7 dicembre 1994; “ La Provincia Pavese” , 11 dicembre 1994): “ La tutela ha subìto l’ennesima sconfitta: il monumento, vincolato e giuridicamente protetto non è stato salvato; ora si vuole anche la sconfitta a priori della cultura architettonica proponendo una desolante falsa immagine, consolatoria ma menzognera (...) Se la ricostruzione fosse possibile, ci adatteremmo al facile parlato dei sostenitori di una architettura fatta di approssimative facciate: siamo certi che quei dieci miliardi siano il miglior impiego per il patrimonio antico della città? Noi siamo persuasi del contrario” . Amedeo Bellini (ordinario di Teoria del Restauro al Politecnico di Milano e direttore della scuola di specializzazione post-laurea in Restauro dei Monumenti) risponde sulle pagine del quotidiano locale replicando anche ad una risposta di Giulio Guderzo: “ Ecco dove Guderzo è offensivo: non nei miei confronti, certo, ma pensando che Roberto Di Stefano, Salvatore Boscarino, Marco Dezzi Bardeschi, Giovanni Carbonara, Gaetano Miarelli Mariani, e cito i primi che mi vengono in mente, alcuni miei coetanei, altri miei maestri, possano appartenere alla rumorosa schiera della ‘mia’ scuola (...) Non voglio polemizzare sui suoi (nda. di Stabile) argomenti scientifici come quelli dell’inesistenza del falso in architettura o della riproducibilità tecnica dell’opera d’arte applicato ad un’opera di origine medievale, perché sono di quelli che meritano di passare agli atti imperturbati, in tutta la loro limpidezza: qualsiasi commento ne sciuperebbe l’aulica fragranza” . Sull’inutilità della ricostruzione Stefano Della Torre (ordinario al Politecnico di Milano, Laboratorio di Restauro Architettonico), in risposta ad un intervento di Luciano Patetta su “ L’Informazione” , prosegue ben delineando i termini del problema sul quotidiano locale: “ Ogni pretesa ricostruzione, anche se non lo vuoi ammettere, è proprio un gesto consolatorio, che comporta il pericoloso tentativo di con-
vincere ‘la gente’ che nulla è mai perduto, finchè vi saranno architetti capaci di copiare. Invece questa pretesa è folle: ciò che è perso è perso, e ciò che interviene in sostituzione appartiene alla propria epoca, e alle future, ma senza più recare in sé alcuna testimonianza autentica di quel passato che dovrebbe rappresentare (...) Dunque se i pavesi vorranno esercitare il loro diritto a ricostruire Torri, se le costruiscano, e se ne consolino, ma senza illudere nessuno che sia stato restituito alcunchè” . Recentemente nuovi interventi sono stati pubblicati sulle pagine del numero
saputo dialogare con l’antica gallo-romana Maison Carrée realizzando a pochi metri un nuovo splendido edificio”. Per Mario Mocchi (docente al Politecnico di Milano) il problema è progettuale: “ Ma come rifare la torre? In un momento che produce soprattutto immagini, interessato più all’aspetto esteriore delle cose che al loro contenuto, di fronte al rischio della disgregazione della città come struttura fisica, non credo che ci sia oggi bisogno di una ‘torre di luce’, né di altre forme ipertecnologiche e spettacolari (...) E neppure che abbiamo bisogno di ricostruire per forza una finta torre civica antica.
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Veduta della torre prima del crollo. di gennaio 2004 de “ Il giornale di Socrate al caffè” (bimestrale dell’omonima Associazione diretto da Salvatore Veca) ad evidenziare che il dibattito è tutt’altro che sopito. Ne riporto alcuni stralci. Federico Oliva (ordinario di Urbanistica al Politecnico di Milano) sostiene “ la non opportunità di ricostruire (...) Ne sottolineo le due ragioni principali (...) Nell’iconografia corrente di Pavia, infatti, altri sono i simboli della sua identità (...) Né convincente è la motivazione che la torre ha lasciato un vuoto nella città, nel suo profilo monumentale, che va recuperato: il centro di Pavia ha conservato la struttura dell’impianto romano e medioevale, nonostante le trasformazioni successive ne abbiano cambiato la pelle (...) la torre, come tanti altri monumenti della storia della città, non c’è più e di questo va preso definitivamente atto”. Angelo Bugatti (ordinario di Composizione Architettonica e Urbana all’Università di Pavia) propone di recuperare strutturalmente il basamento a sostegno dell’opera di un artista-costruttore quale ad esempio Frank O. Gehry: “ allora costruiamo una torre, per ricaratterizzare quell’angolo, ricomporre il contesto, dare splendore al monumento. C’è chi (Giorgio Grassi) ha costruito nel teatro romano di Sagunto valorizzandolo e rifunzionalizzandolo; c’è chi (Norman Foster) ha
Credo che tutta la storia si renda disponibile alla difficile impresa di ricomporre un’idea di torre civica pavese ‘equivalente all’antica struttura’” . In conclusione il pensiero di Arturo Carlo Quintavalle (professore di Storia dell’Arte all’Università di Parma e critico d’arte del “ Corriere della Sera” ): “ Il problema della Torre Civica è prima di tutto un problema di ‘restauro’. Restauro della Torre Civica vuol dire restauro di una skyline (...) La questione del come intervenire è quindi, prima di tutto, urbanistica; senza la Torre il sistema di Pavia non ha più punti di riferimento (...) Devo peraltro dire che l’idea di fare degli enormi falsi storici (...) non è più oggi sostenibile alla luce dei moderni princìpi di restauro. Intendo che inventarsi un paramento murario perduto, falsificare mattoni e malte, costruire certo in modo approssimativo un finto Medioevo poteva andare bene per progettisti di fine Ottocento o inizi Novecento, ma certo non ha più senso dopo la teoria del restauro di Cesare Brandi (...) Ma veniamo al che fare. La soluzione che mi sembra plausibile (...) è di costruire una struttura che sia perfettamente corrispondente o equivalente alla struttura antica, che abbia una sua densità architettonica, dunque che non sia un’architettura di luce ma che tanto meno sia uno pseudo grattacielo medioevale trascritto alla moderna” .
Libri, riviste e media a cura della Redazione
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Rassegna di Valentina Cristini e Giulia Miele Edoardo Gellner, Valeria Fols e Michele Merlo (a cura di) Percepire il paesaggio Skira, Milano, 2003 pp.192, € 35,00 Marco Porrino (a cura di) 130 domande ai presidi delle Facoltà’ di Architettura italiane (G. Braghieri, B. Gravagnuolo, C. Magnani, A. Monestiroli) Clean, Napoli, 2003 pp. 208, € 10,00 Ministero per i Beni e le Attività Culturali I luoghi del contemporaneo. Musei, Gallerie, Centri d’Arte e Fondazioni in Italia Gangemi, Roma, 2003 pp. 222, € 22,00 Oriol Bohigas Tra strada del dubbio e piazza della rivoluzione. Epistolario sulle Arti, l’Architettura e l’Urbanistica. Gangemi, Roma, 2003 pp. 240, € 20,00 Marco Mulazzani Gabriella e Massimo Carmassi Electa, Milano, 2004 pp. 410, € 50,00 Joseph Abram Emanuelle e Laurent Beaudouin Electa, Milano, 2004 pp. 400, € 42,00 Andrew Barrie, Rachaporn Choochuey, Stefano Mirti Toyo Ito. Istruzioni per l’uso Postmedia Book, Milano, 2004 pp. 112, € 14,90 Adriana Labella (a cura di) Georg W. Reinberg. Solar Architecture Libria, Melfi, 2004 pp. 112, € 40,00 Samir Younes e Ettore Maria Mazzola Como, la modernità della tradizione Gangemi, Roma, 2003 pp. 94, € 22,00 Jasper Cepl (a cura di) Hans Kollhoff Electa, Milano, 2003 pp. 448, € 68,00 I. Bonetti, M. Carones, G. Motta, A. Pizzigoni Le Carte di Robbiate. La costruzione di un piano tra cartografia e progetto Tecnograph, Bergamo, 2003 pp. 162, € 28,00
Oltre le pareti domestiche
Sull’estetica industriale
Adalberto Libera: una biografia
La linea editoriale impressa da Stefano Boeri, neo-direttore di “ Domus” , porta un deciso cambio di rotta che tende a orientare la rivista verso una visione dell’architettura che travalica i confini disciplinari comunemente accreditati per aprire nuovi orizzonti capaci di evidenziarne la forza culturale. Se, come si legge nel primo editoriale, per Boeri l’architettura è “ un modo, uno dei più efficaci, per capire il mondo e raccontarlo” , ecco allora che la rivista, lungo l’itinerario di questo (inesauribile) racconto, incrocia e coinvolge la sociologia, l’antropologia urbana, l’arte, la cronaca e il reportage, per esplorare con differenti coordinate critiche le diverse estensioni e intensioni dello spazio contemporaneo. Tornare sul luogo di un delitto compiuto a New York, spingersi alla frontiera del muro di guerra che divide il deserto del Sahara, fino ad andare più in là, oltre i confini della Terra, con le riflessioni di De Carlo intorno alle orbite di Marte, sono temi che convivono con la tradizionale presentazione dell’architettura d’autore. Con la nuova direzione si entra dunque in una domusdai confini frastagliati e dagli affacci molteplici per riguardare l’architettura alle diverse latitudini dell’abitare. Il terreno su cui essa poggia rimanda, io credo, al pensiero di quei geo-filosofi e rabdomanti (Bachelard, Levy, Deleuze), portatori di quella nozione di “ territorio” quale geografia di luoghi molteplici e spazi intermittenti, zone a intensità variabile e paesaggi a temperatura differente. La rivista si pone allora come la mappatura delle aree e dei transiti, dei flussi e delle derive, che solcano e arano i territori della contemporaneità. Un racconto, dunque, che scorre su una superficie scabra in modo non lineare: ogni pagina è una regione non confinante con quella successiva, obbligando a saltare, anche graficamente, dal fumetto all’inchiesta, dal disegno alla fotografia...
Quando Ron Arad, progettando nel lontano 1981 la Rover chair, sovrappose il sedile reclinabile di una Rover 2000 a una struttura ricurva in tubi d’acciaio e ferro, qualcosa di nuovo avvenne all’interno delle regole che disciplinano la tecnica del design: l’inalterabile familiarità dell’oggetto domestico veniva sovvertita. Lo stratagemma e la chiave del successo di tale processo creativo risiedono nel rimuovere l’oggetto dal suo contesto d’origine per proiettarlo, mantenuta la funzione originaria, in uno spazio diverso quale, in tal caso, l’ufficio o la casa d’abitazione.Inizia così, con un gesto apparentemente banale e scontato, il lento e crescente percorso formativo di Ron Arad, basato su una ricerca progettuale che, imparentata ai radicalismi ready made (si pensi alle sedie di Duchamp o alla seduta improvvisata dai fratelli Castiglioni con il sedile di un trattore) finisce a riprodurre nelle sue più riuscite manifestazioni arte o tecnica della meraviglia.Il bellissimo libro con cui Deyan Sudjic ha ricostruito le tappe di tale percorso, dimostra come tale tecnica si tramuti in costante espressiva nell’opera di Arad, presentandosi nei primi esperimenti artigianali così come nei pezzi ad altissima tiratura realizzati per la Kartell, accomunati da quel senso di spaesamento che riescono a trasmettere ai mecenati privati come al grande pubblico (ad esempio la libreria Bookworm, capace, attorcigliandosi su se stessa, non solo di ospitare un buon numero di libri, ma d’incutere quel senso di vertigine che, sconvolgendo la quiete delle mura domestiche di migliaia di dimore, ha celebrato il successo internazionale del suo autore). Ecco come un buon designer è capace di tramutare i requisiti funzionali cui il suo progetto deve rispondere in un alibi per dire qualcosa d’altro. Ecco dove architettura e design, con metodo e prassi differenti, possono incontrarsi.
“ L’ipotesi da cui parte la mia ricerca è che la progettazione sia attività conoscitiva e che in quanto tale debba sottostare alle regole generali della conoscenza (...) è mia intenzione analizzare quale sia l’oggetto della conoscenza nel progetto di architettura: se sia l’architettura stessa, l’universo logico delle sue forme o, più in generale la vita reale degli uomini, se si vuole che l’architettura assolva il suo compito che è quello di essere costruzione materiale adeguata ad essa” scrive Antonio Monestiroli in “ L’architettura della realtà” . Queste poche righe spiegano l’operazione compiuta da Paolo Melis. Componendo una sorta “ di biografia vasariana come luogo di una convergenza ideale di arte e vita” – scrive Franco Purini introducendo il testo – l’autore si pone l’obiettivo di mettere in evidenza la necessità, per un “ buon” architetto e per la sua architettura, di un consapevole legame con il proprio tempo, con la propria realtà. Si tratta di una necessità che Libera ricerca continuamente. “ L’architettura autentica non nasce nel seguire una tendenza ma dalla conoscenza approfondita di problemi (...) Comporre presuppone il conoscere” , diceva agli studenti che frequentavano nel 195455 il IV anno del suo corso di Composizione Architettonica. E conseguente ai suoi princìpi – siamo in piena Ricostruzione – assegnava, come tema di progetto, la residenza per 2000 abitanti, tema che già aveva affrontato collaborando con l’InaCasa. È proprio nel capitolo dedicato all’attività didattica che Melis riassume esplicitamente i temi con cui Libera si confronterà continuamente durante la propria vita: il problema del legame forma-funzione, la relazione esistente fra tipo e costruzione, “ la ricerca di un linguaggio tecnico che doveva essere controbilanciata dalla presenza di un’idea chiara” , la costruzione di una propria idea di città, oltre alla questione del “ realismo” , di cui ho già detto.
Matteo Baborsky
Sonia Milone
Domus Rivista mensile di architettura 8.50 €
Martina Landsberger
Deyan Sudjic Ron Arad. Cose di cui la gente non ha veramente bisogno Postmedia Books, Milano, 2003 pp. 112, € 16,00
Paolo Melis Adalberto Libera. 1903-1963 I luoghi di una vita Nicolodi, Villa Lagarina, 2003 pp. 282, € 24,00
Materiali e forme: storia e immagini
Lo spazio pubblico esiste
Castelli nel Parco sud
Nessuna concessione ai temi architettonici nell’ultimo romanzo di Luciano Patetta, Ario l’eretico; identica alle esperienze narrative precedenti, tuttavia, l’intenzione di fornire una ricostruzione storica dettagliata della vicenda narrata e dei suoi protagonisti; in parte certo per un’attitudine dell’autore, che insegna storia dell’architettura al Politecnico di Milano, in parte per la consonanza tra la soglia storica affrontata e taluni avvenimenti a noi contemporanei. È dunque a partire dalla biografia di Ario, il prete di Alessandria che sfidò a Nicea l’imperatore Costantino, che l’autore costruisce un romanzo storico, ricco di riferimenti culturali per la frequentazione assidua e controllata della dottrina filosofica e teologica dell’antichità classica. “ Dobbiamo liberarci dalla pretesa che un’idea sola possa contenere la verità intera. Vi raccomando l’incertezza, che deve accompagnare ogni nostra crescita spirituale e la nostra vita. Non fatevi uccidere mai per le mie opinioni, potrei avere torto” suggerisce l’eretico Ario ai suoi seguaci. “ Pensiero debole” in una Roma imperiale messa a dura prova dall’intransigenza ideologica e dal conflitto tra religioni; “ Rome as New York” , come preannunciava Mumford molti anni fa. Coerente con queste premesse, Patetta assegna ai suoi personaggi un linguaggio omogeneo, un monolinguismo diffuso che accomuna servi a nobili, matrone a cortigiane, credenti a non credenti. Una scelta che si discosta dalla linea espressionistica lombarda e si ricollega piuttosto alla tradizione del “ romanzo bizantino” fatta propria da certa letteratura italiana di epoca romantica; un percorso inevitabile per chi, come Patetta, cercando di restituire la koinè parlata ad Alessandria nel IV secolo, tratteggia attraverso Ario l’archetipo del credente “ esemplare” .
Come dichiarato nell’introduzione, non si tratta di un libro sui materiali da costruzione, né di un manuale di tecnica delle costruzioni, quanto piuttosto di una raccolta di saggi (“ materiali e forma” , “ proprietà dei materiali” , “ contesto ambientale” , “ contenuto semantico” , ...) che illustrano, invero senza una logica sequenzialità di analisi e in assenza di una ben precisa tesi conduttrice, problemi e questioni della materialità in architettura. Per mezzo di una ricchissima dotazione iconografica, forte di 480 immagini, per lo più dello stesso autore e rappresentative di manufatti che vanno dall’antichità egizia ai giorni nostri, Weston ripercorre assunti e princìpi dei grandi maestri di ogni epoca circa il fondamentale problema del rapporto tra forma e costruzione in architettura, ma con un approccio storico-antologico, privo di netti tagli critici, che alla lunga risulta eccessivament e didascalico. Del rest o, quando, al contrario, il testo cerca di assumere un tono conclusivo, si avverte – in forma piuttosto evidente – l’assenza, alla base, di un ragionamento disciplinare forte e coerentemente strutturato: di un’idea di architettura, in altri termini, capace di costituire la chiave di lettura e di approfondimento di questioni che, diversamente, sono per necessità destinate a essere solo tangenzialmente e superficialmente accennate. In certi frangenti, poi, anche le pagine di più discorsiva carrellata storica evidenziano inaccettabili banalizzazioni concettuali, unicamente spiegabili con una non esatta restituzione della traduzione. Alla fine, è proprio nell’apparato iconografico che accompagna la trattazione scritta (alcune foto, per la forza rivelatrice del pensiero sotteso ai manufatti ripresi, valgono davvero più di un intero capitolo) il maggior merito di un volume altrimenti povero di spunti e di reali elementi di interesse.
Se ne parla spesso come di una specie in via di estinzione, mantenuta in vita artificialmente ad uso dei turisti e restaurata in occasione delle sfilate dei potenti. Il suo degrado, il deturpamento causato dal traffico veicolare e l’impoverimento che ne denuncia il progressivo abbandono, è esperienza comune degli abitanti di molte metropoli europee, mentre altre cittá hanno invertito la tendenza e con grandi investimenti riescono a risalire la china. Boris Podrecca affronta in modo sintetico e puntuale una vasta gamma di “ casi urbani“ e li risolve in modo originale e allo stesso tempo radicato nella tradizione. Il suo campo d’azione è lo spazio pubblico quotidiano in città di diverse dimensioni, accomunate da una grande tradizione mitteleuropea e la volontà ed il coraggio di reinterpretarla. In Italia troviamo progetti a Venezia, Verona, Ravenna, Bolzano, Trieste, Torino e Motta di Livenza. Questo libro offre una ricca documentazione di circa quaranta progetti – in gran parte realizzati – in Germania, Austria, Slovenia, Croazia e Italia. Le tavole e le relazioni di progetto sono accompagnate da una saggio critico di Werner Oechslin e da una conversazione tra l’architetto ed il curatore del volume, Matthias Boeckl, nella quale viene affrontato con luciditá, spessore culturale e tensione architettonica quel vasto conglomerato di tematiche che afferiscono allo spazio pubblico. Un peccato che non sia stato ancora reso disponibile in italiano.
Il volume di Maria Cristina Ricci offre una documentata ricognizione sui luoghi fortificati esistenti all’interno della zona delimitata dai confini del Parco Agricolo Sud Milano. Questo studio si aggiunge a molte altre ricerche patrocinate dalla Provincia di Milano, quale Ente gestore del Parco, pubblicate nella collana “ Fonti e studi del territorio Basso M ilanese” e f inalizzat e ad approfondire la conoscenza della complessa stratificazione storica della campagna. È difficile, come sottolinea l’esplicativo saggio iniziale di Claudio M. Tartari, assimilare, con un unico criterio, i diversi manufatti architettonici che compongono il variegato insieme dell’architettura fortificata preso in esame. Le denominazioni tipologiche variano altrettanto, quanto le origini e la storia di ciascun edificio: castelli rurali, edifici agricoli fortificati, edifici religiosi fortificati, case forti. Il volume presenta una sessantina di schede in cui sono descritti gli edifici fortificati con un taglio analitico che coniuga sapientemente il punto di vista storico con quello architettonico. Ogni caso è accompagnato da una sintesi della sua storia, dall’indicazione dell’ubicazione sulla cartografia e dalla documentazione fotografica. Vi compaiono, oltre ai più celebri castelli di Peschiera Borromeo, di Binasco o di Melegnano, rilievi di numerosi edifici trasformati dal tempo, le cui originarie funzioni difensive sono state quasi cancellate. L’opera paziente di ricostruzione storica e di dettaglio architettonico effettuata in questa ricerca restituisce la memoria dei luoghi, contribuendo alla difesa dei valori del paesaggio e dell’ambiente che si sono conservati fino ad oggi.
Alberta Bergomi
Antonio Borghi
Manuela Oglialoro
Claudio Sangiorgi
Luciano Patetta Ario l’eretico Tranchida, Milano, 2003 pp. 208, € 15,00
Richard Weston M ateriali e forme in architettura Logos, Modena, 2003 pp. 240, € 34,95
Matthias Boeckl, Boris Podrecca Boris Podrecca. Offene Räume / Public Spaces Testo tedesco/inglese Springer, Vienna-New York, 2004 pp. 240, € 64,00
Maria Cristina Ricci Le fortificazioni del Basso milanese Parco Agricolo Sud Milano-Provincia di Milano, Milano 2003 pp. 168, € 14,00
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Informazione
La storia di Ario
Mostre e seminari a cura della Redazione
Informazione
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Rassegna mostre
Rassegna seminari
International Trompe l’oeil. Festival. Seconda edizione Lodi, chiostro di San Cristoforo via Fanfulla 21-23 maggio 2004
Architettura, restauro, tutela, arte e storia Ciclo di conferenze (ore 17.00) • 24 maggio 2004: Giovanni Carbonara, Antico e nuovo nel restauro: alcuni casi; • 31 maggio 2004: Sergio Poretti, Costruzione e conservazione dell’architettura moderna: il “Colosseo Quadrato”; • 7 giugno 2004: Nicoletta Cardano, Il cimitero del Verano: un museo all’aperto; • 14 giugno 2004: Maria Luisa Neri, Modernità nella tradizione: architettura tra le due guerre; • 21 giugno 2004: Mario Manieri Elia, Temi di archeologia urbana SBAPPSAD, Soprintendenza per i Beni Architettonici ed il Paesaggio e per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico Roma, via di S. Michele 25 tel. 06 588951 Il bene comune Le conferenze di ecologia umana di Riccardo Petrella (ore 20.30) • 12 maggio 2004: La forza degli esseri umani. Rendere possibile l’impossibile; • 26 maggio 2004: Il diritto di sognare un altro mondo Università della Svizzera italiana. Accademia di Architettura Mendrisio, Villa Argentina Edificio Canavée (aula C 0.63/64) tel. +41 91 6404848 e-mail: info@arch.unisi.ch Le forme del cinema moderno proposte da Marco Müller Ciclo di proiezioni (ore 18.30) • 10. maggio 2004: M (1931) di Fritz Lang (117’); • 24 maggio 2004: Cat People (1942) di Jacques Tourneur (71’) e Detour (1945) di Edgar Ulmer (69’) Università della Svizzera italiana. Accademia di Architettura Mendrisio, Villa Argentina Edificio Canavée (aula C 0.63/64) tel. +41 91 6404848 6 Conferenza MondoGIS “ GEOesplora Workshop 2004” Roma, S.G.M. Conference Center Via Portuense, 741 26 e 27 maggio 2004 tel. 0640801106 www.geoesplora.net
Milano la fabbrica del futuro. Il rinnovamento di una metropoli del ‘900 Milano, Spazio Oberdan viale Vittorio Veneto 2 31 marzo - 6 giugno 2004 Joan Mirò. Alchimista del segno Como, Villa Olmo via Cantoni 1 13 marzo - 6 giugno 2004 Design scandinavo al di là del mito Milano, Triennale viale Alemagna 6 2 aprile - 13 giugno 2004 L’incontro. Morbelli e Brabarino: dalla poetica della natura all’impegno sociale Milano, Fondazione Mazzotta Foro Bonaparte 50 20 marzo - 31 maggio 2004 Nel giardino futurista. Balla e gli altri Milano, Galleria Fonte d’Abisso Arte via del Carmine 7 18 marzo - 29 maggio 2004 Richard Long e Yivya SomaMache: un incontro Milano, PAC Padiglione d’Arte Contemporanea via Palestro 14 17 marzo - 6 giugno 2004 Francesco Vezzoli Milano, Fondazione Prada via Fogazzaro 36 25 marzo - 16 maggio 2004 Alessandro Anselmi: piano superficie progetto Roma, Museo nazionale delle arti del XX secolo via Guido Reni 2 13 marzo - 16 maggio 2004 Premio internazionale “ Dedalo Minosse” alla commitenza di architettura Vicenza, Basilica Palladiana piazza dei Signori 14 maggio - 11 luglio 2004 10 anni di Emergency Milano, Stazione Centrale binario 21/22 26 aprile - 22 maggio 2004
L’innovazione nell’architettura
Luce – Spazio
Saiedue Living - Saloni Internazionali dell’Architettura, delle Finiture d’Interni, del Recupero e delle Tecnologie per l’Edilizia Bologna, Fiera 17-21 marzo 2004
Campo Baeza. Alla luce di Palladio Vicenza, Basilica Palladiana 21 febbraio - 2 maggio 2004
Il Saiedue rappresenta uno dei principali momenti di aggiornamento professionale, per tecnici e progettisti, (come confermano i dati dell’edizione del 2003) sulle novità offerte dalla produzione e dal variegato mondo dell’industria per le costruzioni. Anche quest’anno, seguendo una filosofia di approccio già sperimentata nelle edizioni precedenti, la manifestazione si è articolata in Saloni tematici (Salone del colore e della decorazione, Prodotti ecologici per l’edilizia, Salone del pavimento, Salone del marmo e delle pietre naturali, ecc.), ed eventi speciali (soluzioni contract, soluzioni innovative per le pavimentazioni, materiali innovativi per l’architettura, domotica e sistemi intelligenti per la casa e l’ufficio), a maggior tasso di specializzazione (e quindi anche di approfondimento). Ricchissimo anche il panorama di incontri e convegni a latere dell’esposizione, con in primo piano le questioni della sostenibilità e dell’efficienza energetica degli edifici e i sistemi antintrusione per la sicurezza dell’utenza. Di particolare interesse e coinvolgimento sono risultati i test dal vero dell’area prove, organizzati da Saiedue Living, in collaborazione con produttori e testate di settore, e relativi a verifiche di efficacia antieffrazione di porte e finestre (con alcune inattese sorprese rispetto a certificazioni e dati di laboratorio) e corrette metodologie di posa in opera di infissi (porte e finestre) e porte blindate. Decisamente suggestivo, e pieno di spunti di riflessione per i progettisti, anche “ 100% Calpestabile” , mostra-catalogo dei materiali e delle soluzioni innovative per pavimenti, con oltre 100 proposte a declinare i paradigmi della naturalità (legno, cotto, terra, ecc.) e dell’alta tecnologia (metallo, ceramica, laminato, ecc.), nonché a proporre utilizzi e abbinamenti inconsueti e a volte inediti.
In tempi in cui il discorso di e sull’architettura tenta in tutti i modi di attingere o di aggrapparsi ai campi propri di altre discipline, il lavoro di Alberto Campo Baeza, mantenendosi saldamente incardinato al nucleo dello specifico disciplinare, si offre alla critica privo di cascami e velature sovrastrutturali, come si sarebbe detto un tempo. Con coerenza pervicace ma non tetragona Campo Baeza è capace quasi sempre di isolare nelle sue architetture quella dialettica circolare tra luce e spazio che, origine e fine di ogni buona architettura, si esplica attraverso la strumentale riduzione dei corpi ad identità definite con precisione, e dei materiali ad una gamma ristretta e coerente. La riduzione non è privazione ma lavoro paziente di espressione dell’idea, sia nella sua dimensione logica, sia in quella sensibile e tettonica; la regolarità del prisma è il presupposto che chiarifica la messa in tensione tra la durezza degli involucri e la complessità di spazi che per contrasto rivelano la ricchezza intrinseca e irriducibile dello spazio architettonico svelato dalla luce. Assunto perseguito programmaticamente nell’allestimento stesso della mostra che, non a caso, nella camera oscura della Basilica costruisce una sorta di laboratorio in cui mettere in mostra luce e spazio; la luce che fora il buio dagli oculi del lato sud viene registrata nei suoi movimenti su uno dei grandi velari che occupano la camera oscura e riecheggiata sugli altri dalla riproduzione del gioco della luce all’interno della Caja General de Granada. Prismi luminosi occupano posizioni precise del parterre, ospitando con la stessa distaccata eleganza una selezione accurata di progetti che ripercorre il continuo rinnovarsi di un archetipo sempre, come nello straordinario progetto per il museo Mercedes-Benz, capace di sorprendere. Filippo Lambertucci
Claudio Sangiorgi
De Chirico: la metafisica scolpita
Frammenti di una Milano sgomenta
Una storia che parla di futuro
Clorindo Testa. L’architettura animata Milano, Facoltà di Architettura Civile 17 marzo - 2 aprile 2004
Il grande metafisico. Giorgio De Chirico scultore Cremona, Palazzo Trecchi via Trecchi 20 13 marzo - 2 maggio 2004
Bombe sulla città. Milano in guerra 1942-1944 Milano, Rotonda di via Besana 21 febbraio - 9 maggio 2004
1923-1930. Monza verso l’unità delle arti. Oggetti d’eccezione delle Esposizioni Internazionali di Arti Decorative Monza, Arengario 14 marzo - 9 maggio 2004
Esponente di spicco della cultura architettonica argentina, Clorindo Testa si distingue nel panorama architettonico contemporaneo per la sua capacità di reinterpretare e trascrivere le tradizioni culturali europee, contaminandole con lo spirito dei luoghi dell’America Latina, in cui memoria, sviluppo, preesistenze e megalopoli convivono in un quadro originale. Invenzioni libere da conformismi e culturalmente fondate è ciò che offre la mostra che si sta svolgendo in questi giorni alla facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano, un incontro fra tradizione e modernità che ha prodotto una ricerca libera da preconcetti. L’universo artistico dell’architetto italoargentino, pittore, cosmopolita, allude a un mondo visionario affrancando la sua opera da ogni localismo. Attraverso un approccio figurativo ai temi dell’architettura e della città, Clorindo Testa realizza, ricorrendo a un proprio immaginario, invenzioni che rimandano a forme organiche primordiali, multiformi e colorate. Nel recente testo dedicatogli Clorindo Testa l’architettura animata, Armando Dal Fabbro scrive: “ in realtà le figure sghembe, il segno interrotto, l’orientamento tradito, lo spazio ricavato per assenza, sono cifre di una composizione fatta per frammenti, per intervalli ditirambici, che si scosta dalla dimensione reale del progetto e paradossalmente, in alcuni casi, s’avvicina di più a una ricca naturalezza figurativa con risvolti anche naif” . I progetti esposti alla mostra, dalla banca di Londra del 1959, la Biblioteca Nazionale del 1962, il Centro della Recoleta del 1982, fino ai più recenti progetti per la nuova sede dell’Università di Architettura di Venezia o per il Campus del Salvador, mostrano multiformi e coloratissime architetture, sintetizzando una ricerca che si distingue per la forte tensione estetica ma soprattutto per l’umanità che attraverso la costruzione edilizia, Clorindo Testa riesce a trasmettere.
Cremona, mentre illustra il Rinascimento de “ I pittori della realtà” , propone anche un artista contemporaneo: Giorgio De Chirico, un interprete del Novecento che ha travalicato il reale per darne una lettura metafisica. L’allestimento ha voluto privilegiare il percorso meno noto di De Chirico “ scultore” , correlandolo però alla sua evoluzione pittorica: infatti, i quadri esposti testimoniano lo svolgersi poi parallelo delle due attività dell’artista. I “ meccanismi del pensiero” di De Chirico scultore sono inscindibili da quelli del pittore e la mostra, curata da Franco Ragazzi, riesce ad evidenziare tale dualità; essa presenta le prime terrecotte dipinte e le rare fusioni in bronzo degli anni Quaranta “ protette” dallo sguardo del mecenate di De Chirico, Luigi Bellini, ritratto dal pittore stesso. Il quadro, datato 1932 ed esposto per la prima volta, rappresenta il mecenate che stringe ed osserva compiaciuto una piccola scultura, preludendo al futuro lavoro del pittore-scultore. La mostra, oltre a sottolineare tale relazione, permette di confrontare l’operato degli anni Quaranta e la riproposizione di tali tematiche a partire dagli anni Sessanta, quando si sviluppa la stagione della “ nuova metafisica” . Tornano Gli archeologi, su olio e in bronzo, le diverse versioni di Ettore e Andromaca, che rammentano lo stretto legame con la classicità che anima l’artista. Molto significativa è l’ultima sezione, dedicata alla Fontana dei Bagni misteriosi, realizzata da De Chirico per la XV Triennale del 1973 a Milano, nel parco Sempione. Gli studi e le litografie degli anni Trenta, il bozzetto e l’olio per la Triennale dovevano essere completati dalle due sculture dei bagnanti che animavano la Fontana, da tempo in restauro. La mostra, infatti, coglie lo spunto per ricordare il grave stato di degrado in cui tale opera è tuttora abbandonata dal Comune di Milano.
Alessandra Moro
Maria Teresa Feraboli
Gli archeologi del prossimo millennio, scrive Piero Bottoni intorno al 1967, avranno forse qualche difficoltà a capire come, sotto al Monte Stella, “ accanto a blocchi di cemento armato (...) si trovino cornicioni e sagome di pietra dei secoli XV e XVI e basi e tronchi di colonne neo-classiche” . Sotto la coltre erbosa della “ collinetta” al QT8, fra le radici dei suoi alberi, sono infatti sepolte le testimonianze di alcuni fra i momenti più tristi della storia del capoluogo lombardo, quelle dei bombardamenti che colpirono duramente Milano fra il 1942 e il 1944. Frammenti di quei tragici episodi, che, così come gli edifici, le piazze e le strade, hanno contribuito a costruire le basi dell’identità civile meneghina, riaffiorano ora, sia dagli archivi pubblici sia da quelli privati di molti milanesi, in una mostra coordinata da Roberto Guerri. Nell’eterogeneità degli oggetti raccolti a futura memoria di quei momenti (manifesti, giornali, fotografie, ma anche uniformi, bombe e mitragliatrici), colpisce come lo sgomento traspaia ancora vivido dalle opere che Gabriele Mucchi dipinse fra il 1949 e il 1951 in ricordo della strage di Gorla, dove il 20 ottobre 1944 persero la vita 184 bambini e i loro insegnanti. Ma soprattutto impressionano le fotografie desolanti scattate dopo i bombardamenti dell’agosto del 1943, quelli per i quali Quasimodo, interpretando il sentimento dei milanesi al risveglio dagli incubi notturni, scriverà che “ La città è morta, è morta” . Gli aerei avevano colpito non solo obiettivi militari considerati fino ad allora “ moralmente corretti” , ma avevano sfigurato il volto di Milano distruggendo, in tutto o in parte, case, scuole, ospedali. Ne avevano incrinato l’identità colpendo i suoi monumenti più significativi: il Duomo, la Galleria, la Scala. Ne avevano annichilito l’anima, oltre che con i lutti, lacerando irreparabilmente un tessuto urbano vitale che non verrà più ricostruito. Renzo Riboldazzi
Monza accoglie una mostra di cui poter essere orgogliosa: una raccolta di oggetti provenienti dalle Biennali internazionali di arti decorative e industriali moderne ospitate in questa città prima di tramutarsi in Triennali, lasciando la sede di Villa Reale per l’allora Nuovo Palazzo dell’Arte di Milano. La mostra, apparentemente semplice, è molto ben organizzata: alle pareti un percorso cronologico illustra le Biennali degli anni 1923, 1925, 1927, 1930. Attigui alle pareti, tavoli espositori mostrano cartoline, modelli, foto di allestimenti o di oggetti. Nello spazio centrale corrispondente alle diverse edizioni, elementi di arredo, soprammobili, modelli, tessuti e oggetti personali. Una raccolta d’oggetti che sintetizza per analogia l’impegno di un’epoca per dirigere la cultura del progetto verso l’unità, per promuovere l’evoluzione dell’artigiano verso il designer e il passaggio dall’oggetto unico a quello standardizzato. Si passa dai pezzi memorabili della Venini Murano (1922), alla chiavarina (1925), dalle porcellane di Ponti e Lancia (1927) alla sedia in tubolare di Mies van der Rohe (1930). Ma non si tratta solo di un’esposizione di oggetti: i temi scatenati dalla mostra forse superano gli stessi intenti per cui è stata concepita. Da quando la Biennale, nata a Monza, si è trasferita, la Villa Neoclassica aspetta un destino, qualsiasi sia, ma migliore di quello odierno, che speriamo si compia definitivamente con l’attuale concorso europeo che la vede protagonista. Con la sua nuova destinazione saprà allora muovere tutto quello che al suo intorno – dai trasporti, alle comunicazioni con Milano, allo stesso livello delle produzioni artigianali che potrebbero trovare in essa luoghi di rielaborazione – da quel lontano 1930, fatica a migliorare. Una menzione speciale va fatta al catalogo della mostra, unitario nel progetto editoriale con i percorsi espositivi. Cecilia Bolognesi
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Informazione
Invenzioni “fantastiche”
Carlo Perogalli e la sintesi delle arti: architetture a Milano di Cristina Colleoni
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Carlo Perogalli – nella sua generazione – è l’unico rappresentante di una tradizione di architetti milanesi che furono ad un tempo storici dell’architettura; dopo quella di Paolo Mezzanotte e Ferdinando Reggiori, a loro volta preceduti da Camillo Boito, Luca Beltrami, Gaetano Moretti. Egli infatti ha conciliato la produzione di studioso (riguardante in particolare alcune tematiche, quali l’architettura altomedievale, fortificata, residenziale, rurale) con l’intensa attività di progettista (oltre cento edifici dal 1950 sino agli inizi degli anni Settanta); nonché di docente: ben cinquantadue anni passati alla Facoltà di Architettura, da studente prima, poi da assistente, infine docente (1960-92). Perogalli, non fu il solo ad esercitare una intensa attività professionale: gli appaiono prossimi per intensità di interventi nella città, Mario Asnago e Claudio Vender, Luigi Caccia Dominioni, Giancarlo Malchiodi, Anna, Gianemilio e Piero Monti; per limitarsi a coloro coi quali si verificò pure un’affinità espressiva e più ampiamente umana. Avendo alle spalle la grande lezione razionalista (in particolare Giuseppe Terragni, Pietro Lingeri, Luigi Figini e Gino Pollini), le sue opere si inseriscono all’interno di tale tradizione, peraltro nell’intento di rinnovarla; egli ritiene infatti che passato, presente, futuro non vanno considerati epoche contrapposte, bensì da porre in termini di continuità storica. Le sue opere sono da considerare la palese testimonianza di quella sintesi delle arti da Perogalli perseguita all’interno del MAC (Movimento Arte Concreta, 194858). Un’esperienza condivisa peraltro
da altri progettisti (Piero Bottoni, Vito Latis, Marco Zanuso, Ernesto Bianchi e Carlo Paccagnini). Il MAC, nato inizialmente come movimento esclusivamente pittorico, in seguito si propose l’allargamento della creatività a più forme d’arte; ciò in parallelo al consimile movimento francese Espace. Perogalli assieme al socio di studio (1950-58) Attilio Mariani, a Pier Luigi Nervi, a Tito Varisco, a Vittoriano Viganò ed altri, fu uno degli architetti operanti nel MAC. Fra i pittori del Movimento egli frequentò in particolare: a Milano Atanasio Soldati (presidente), Gianni Monnet (segretario), Galliano Mazzon, Luigi Veronesi, Bruno Munari, Max Huber, Augusto Garau, Nino Di Salvatore; a Como Manlio Rho, Mario Radice, in seguito pure Aldo Galli. Altrettanto intensa fu la collaborazione con il Movimento Origine (Mario Ballocco), ma da ricordare pure i contatti con taluni esponenti dello “ Spazialismo” (Lucio Fontana, Roberto Crippa, Gianni Dova), nonché con alcuni altri artisti (Aligi Sassu, Attilio Rossi e soprattutto Carlo Nangeroni). A proposito della sintesi delle arti, spicca l’esempio della casa in viale Beatrice d’Este 24 (cosiddetta “ Casa astratta” ), che richiama un quadro di Alberto Magnelli. Ma rientrano più ampiamente nella ricerca pure altre architetture, quali le case in via Castelmorrone 2b, in piazzale Siena 16, in viale Beatrice d’Este 26, in via Raffaello Sanzio 30: sorta di “ archipitture” per lo studio compositivo, plastico, cromatico delle superfici e l’importanza data alla scelta dei materiali. Un disincantato colloquio tra la “ brutalità” di certi materiali moderni (come
il cemento a vista) e le possibilità d’impiego che offrono; nonché il ritorno a una cura per i dettagli artigianali (rivestimenti in tesserine a mosaico ed elementi decorativi in ceramica). Biografia Carlo Perogalli nasce a Milano il 25 giugno 1921. Si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano nel 1940: la sua classe è la prima di studenti universitari chiamati alle armi, per la presunta “ guerra-lampo” , durata in realtà fino al 1945. Ha maestri della statura di Piero Portaluppi, di Gio Ponti, di Giovanni Muzio, all’insegnamento dei quali riesce ad assistere, pressoché furtivamente, fra il 1943 e il 1945. Malgrado il prolungato servizio militare (evita quello per la Repubblica di Salò) si laurea entro il proprio anno accademico, nel maggio 1946. Da studente, con Arturo Morelli, cura il primo numero di Quaderni degli studenti della Facoltà di Architettura, 1945; ove pubblica l’Intervista con gli architetti sul problema della scuola di architettura; nell’anno accademico successivo a quello della laurea diventa assistente volontario di Ambrogio Annoni alle cattedre di “ Caratteri stilistici e costruttivi dei monumenti” (nel 1947 incaricato, nel 1948 di ruolo) e di “ Restauro dei monumenti” . I suoi primi articoli, scritti ancora da studente, sono pubblicati dalla rivista Stile diretta da Gio Ponti. Nello studio di questi lavora per breve tempo dopo la laurea. Diventa vice-redattore, poi redattore del mensile Informatore Tecnico Cantieri (medaglia d’argento alla VIII Trien-
nale di Milano) diretto da Maurizio Mazzocchi. Dal 1950 al 1958 condivide studio e lavoro con l’ex compagno di corso Attilio Mariani, prosegue poi da solo una intensa attività professionale sino al 1971; opta infine per il tempo pieno nell’insegnamento. Nel settembre 1957 è membro e segretario del Comitato Esecutivo (presidente Roberto Pane) del Congresso Internazionale “ Attualità urbanistica del monumento e dell’ambiente antico” , indetto dalla Triennale di Milano; ne ha redatto gli atti. Consegue due libere docenze: in ” Caratteri stilistici e costruttivi dei monumenti“ (1954) e in ” Restauro dei monumenti” (1958). Ininterrottamente per trent’anni, dal 1960 al 1991, è professore di “ Storia dell’architettura II” alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Per due anni insegna alla Facoltà di Ingegneria di Milano e per sette anni alla Facoltà di Architettura dell’Università di Genova. Durante la tormentata crisi della Facoltà di Architettura di Milano (196373) è stato direttore dell’Istituto di Materie Umanistiche. Negli a.a. 1991-92 e 1992-93, il Consiglio della Facoltà di Architettura di Milano gli affida un corso a contratto. Tiene lezioni al centro “ Andrea Palladio” a Vicenza (diretto da Renato Cevese) e i corsi di perfezionamento in Restauro (diretti da Roberto Pane) alla Facoltà di Architettura di Napoli. Membro del Consiglio del Collegio Regionale Lombardo degli Architetti e successivamente di quello dell’Ordine degli Architetti; presidente per sei anni dell’Istituto Italiano dei Castelli (dopo esserlo stato della Sezione Lombardia); presidente per tre anni della Sezione di Milano di “ Italia Nostra” ; primo presidente di “ Ruralia, Associazione Italiana per il Recupero Unitario delle Realtà Agricole e dei Luoghi” ; membro del Consiglio Scientifico dell’” Associazione per le città murate di Lombardia” ; membro del Consiglio della Fondazione Bagatti Valsecchi di Milano; membro Consultivo della rivista “ Arte Lombarda” ; ispettore onorario del Ministero per i Beni culturali e ambientali; soprintendente alla “ Organizzazione Visite di Studio” (O.V.S.) Medaglia d’oro della Provincia di Milano (1989); medaglia d’argento del Politecnico di Milano (1991); medaglia d’argento dell’Istituto Italiano dei Castelli (1992) e medaglia dell’Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda (1993). A iniziare dal 1952 pubblica una quarantina di libri (compresi quelli in collaborazione) per la maggior parte di storia dell’architettura e sul restauro e centinaia di scritti minori (relazioni, comunicazioni, articoli, recensioni). Le sue opere sono state pubblicate in libri e riviste d’architettura. La Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano gli ha dedicato due libri: La fabbrica la critica la storia. Scritti in onore di Carlo Perogalli (1993); Guardare l’architettura. Passato e presente negli scritti di Carlo Perogalli, un architetto moderno (2002). L’archivio dei progetti in suo possesso è stato donato alla Facoltà di Architettura di Milano.
1. Casa d’abitazione in viale Beatrice d’Este, 1951-52 Milano viale Beatrice d’Este 24 (con Attilio Mariani)
2. Casa d’abitazione in via Castelmorrone, 1951-52 Milano via Castelmorrone 2B (con Attilio Mariani)
3. Quartiere IACP Comasina, 1956-57 Milano (con Attilio Mariani)
4. Casa d’abitazione in via Filippino Lippi, 1958 Milano via Filippino Lippi 16 (con Attilio Mariani) 5. Casa d’abitazione in piazza Luigi di Savoia, 1958-59 Milano piazza Luigi di Savoia 24 (con Attilio Mariani)
1. L’unità inscindibile delle arti si manifesta in maniera significativa in quest o esempio, la “ Casa astratta” , così chiamata; essa presenta una composizione della facciata che si ispira all’opera di Alberto Magnelli, noto pittore astratto di origini toscane trasferitosi a Parigi. Facciata dotata di movimento e plasticità per gli aggetti dei balconi e dei bow-window che il gioco cromatico esalta: rivestimento in spaccato di marmo bianco, specchiature in mosaico di ceramica nera, balconi in mosaico di ceramica azzurra. L’edificio è stato concepito con cura: dallo studio della distribuzione planimetrica, alla facilità d’accesso al seminterrato grazie all’androne alto due piani, alle scelte di dettaglio; da segnalare nell’androne il disegno dell’intarsio del pavimento in gomma, che ripropone (in negativo) il motivo compositivo della facciata (perduto).
2. Felice connubio di esigenze funzionali e formali, l’edificio, posto tra due frontespizi, nell’andamento della fronte ad angoli rientranti e quello contrario dei balconi risponde ad un migliore orientamento ed esposizione delle finestre verso i giardini di corso Indipendenza piuttosto che verso le case di fronte. Tale soluzione, inoltre, supera la condizione limitante legata all’inserimento planimetrico dell’edificio nella cortina edilizia esistente, a superficie piana (due dimensioni); crea invece un movimento plastico su tre dimensioni. Gli accostamenti cromatici della fronte rispondono a tale scelta progettuale: rivestimento in mosaico di ceramica di colore giallo (pareti piene) e grigio (pareti finestrate); cosicchè l’edIFICIO Appare tutto grigio o tutto giallo se lo si osserva arrivando dalla destra della via o dalla sinistra.
3. La planimetria del quartiere era precostituita: il progetto urbanistico dell’area è di Irenio Diotallevi, Max Pedrini, Camillo Rossetti, Enrico Ratti. Il progetto dei singoli edifici è stato affidato a vari professionisti: oltre a Mariani e Perogalli ci sono Piero Bottoni, Giancarlo de Carlo, Luigi Dodi, Marco Tedeschi e molti altri. Il quartiere, nonostante la qualità degli interventi, per la diversa formazione dei vari progettisti, manca di unità e coerenza e si presenta come la somma di episodi architettonici tra i più disparati. Il gruppo di edifici (quattro case) progettate da Mariani e Perogalli si qualifica per il gioco delle finestre sfalsate che caratterizza lo schema compositivo delle fronti.
Itinerari
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4. Edificio inserito fra due altri contigui; la soluzione della fronte presenta una composizione ritmica determinata dalle porte-finestre e dai balconi sfalsati; rivestimento in klinker giallo.
5. Edificio di otto piani fuori terra. La composizione della facciata è caratterizzata dalla sequenza delle aperture e dalla scansione creata dai balconi, con il motivo sfalsato in vetro retinato. Il gioco del cromatismo, tipico motivo di Mariani e Perogalli, contribuisce ad aumentare l’effetto plastico d’insieme.
6. Complesso edilizio di corso Plebisciti, 1958-62 Milano corso Plebisciti, angolo via Cicognara e via Gozzi
7. Palazzina d’abitazione in via Filippo Carcano, 1963-65 Milano via Filippo Carcano 30, angolo via Paris Bordone 8. Complesso edilizio di via Arzaga, 1963-64 Milano via Arzaga 4
9. Casa d’abitazione in via Boccaccio, 1966-67 Milano via Boccaccio 15/A 10. Casa d’abitazione in via Zurigo, 1966-67 Milano via Zurigo 12
11. Casa d’abitazione in piazza Bertarelli, 1966-68 Milano piazza Bertarelli 2, angolo via Amedei
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6. Complesso polifunzionale posto all’incrocio della primaria radiale che collega piazza San Babila con l’aeroporto di Linate e la nuova circonvallazione cittadina. L’architetto soddisfa le esigenze delle diverse destinazioni d’uso: abitazioni, uffici, supermercato; con una soluzione planimetrica e tipologica che lega il corpo maggiore, sul corso Plebisciti, ai due corpi perpendicolari affacciati rispettivamente sulle vie Cicognara e Gozzi, questi ultimi arretrati dal filo strada. Tali due corpi, con antistante giardino, sono interamente porticati, così da consentire una ininterrotta continuità spaziale, sistemata a verde e posta a quota ribassata, fra le due vie. I corpi su via Cicognara e corso Plebisciti hanno funzione residenziale, mentre quello su via Gozzi è destinato ad uffici. Il supermercato si estende per l’intero pianterreno del corpo su corso Plebisciti. Parte della superficie dei portici, da cui si accede alle abitazioni, è chiusa da tamponamenti in cristallo temperato, la cui trasparenza garantisce la predetta continuità spaziale. Da notare la diversa soluzione per le aperture: porte finestre per le abitazioni, a nastro sfalsato per gli uffici.
7. L’edificio è caratterizzato da uno schema formale assai dettagliato, consono alla limitata volumetria: un corpo a pianta rettangolare, smussata all’incontro tra le due vie, di quattro piani fuori terra, animato da balconi e bow-window. Il motivo dei parapetti con pilastrini bianchi agli angoli viene ripreso nel coronamento che contorna il piano arretrato, nonché nel superiore terrazzo.
8. È costituito da cinque edifici simili fra loro, disposti in due file parallele rispettivamente di tre e due, tutti perpendicolari alla via, con interposto giardino, ove sorge il piccolo corpo della comune portineria, sovrapposto alla rampa dei box sotterranei. Il complesso si caratterizza soprattutto per gli ampi balconi angolari, aggettanti oltre il frontespizio; nonché per i cappelli bianchi in cemento, a forma di timpano, delle aperture, che risaltano sul fondo marrone del rivestimento in terracotta.
9. Tutte le facciate su via Boccaccio erano state vincolate per conservare alla strada il suo aspetto primonovecentesco, concedendo tuttavia un sopralzo regolamentare. Quanto sta a tergo delle stesse si poteva ricostruire liberamente. Alla salvaguardia dell’aspetto urbano esterno corrisponde dunque una soluzione del tutto innovativa per l’interno: rivestito in klinker ripartito da lesene in cemento come i contorni che inquadrano le aperture, finestre e porte-finestre.
10. Costruzione sperimentale di sette piani, compreso il piano rialzato, eretta interamente con pareti piene portanti in cemento gettato in casseformi metalliche e lasciato a vista; l’edificio possiede pianta rettangolare con spigoli rientranti, da cui spiccano i balconi. Pannelli in legno sfalsati scorrono sulle facciate a chiusura delle finestre, animando il partito architettonico.
11. Interessante esempio di architettura residenziale, in posizione angolare, che chiude il lato di fondo della piazza, situata questa in pieno centro cittadino accanto al palazzo eclettico sede del Touring Club Italiano. Le fronti (sei/quattro piani fuori terra, di cui il terreno occupato dagli ingressi e da negozi) sono rivestite nei piani superiori con lastre di pietra chiara su cui spicca il disegno scuro delle spalle delle finestre; motivo che prosegue sulle falde della copertura mansardata, senza sporto di gronda.
12. Chiesa di S. M aria della Pace, 1967 Milano via S. Barnaba
13. Autosilo di via Gozzi, 1967-69 Milano via Gozzi 5
14. Casa d’abitazione in via S. Vito, 1968-69 Milano via S. Vito 18
15. Casa d’abitazione in via Banfi, 1971 Milano via Banfi 10
12. S. Maria della Pace, notevolissima chiesa gotica solariana di origine monastica, è dotata di un chiostro del quale solamente due quinti tuttora ad essa pertinenti (la rimanente parte appartiene al complesso dell’Umanitaria). Prima del restauro era sede di suore di clausura; queste avevano apportato al chiostro gravi manomissioni, tanto da renderlo invisibile. La nuova destinazione a luogo di rappresentanza dei cavalieri dell’Ordine del Santo Sepolcro è stata l’occasione per il recupero della porzione del chiostro e per la liberazione della chiesa dalle superfetazioni di epoca romantica che ne mortificavano l’interna spazialità.
13. All’epoca della sua costruzione era il più capiente al mondo ed ha costituito un evento di ampia risonanza cittadina. Consta di ventidue piani, di cui undici interrati, interamente meccanizzato per autoricovero senza assistenza, con una stazione per il lavaggio e rifornimento di carburante.
14. La costruzione è composta da due corpi di diversa altezza; delle quattro fronti, tutte libere, quella su via San Vito si trova ad un livello stradale notevolmente inferiore all’opposta. Ciò ha determinato la soluzione di aprire i box direttamente sulla via San Vito, formando con l’ingresso una sorta di zoccolo, che comprende pure il mezzanino caratterizzato da una teoria di finestre quadrate. I piani superiori, residenziali, sono nettamente differenziati, ritmati dalle spalle delle finestre e da lesene in cemento (in corrispondenza dei pilastri) che formano campiture sul fondo del rivestimento in klinker; gli angoli sono plasticamente animati dallo sporto dei profondi balconcini.
15. Casa d’abitazione di sei piani fuori terra posta in una cortina di edifici affacciati sul Parco delle Basiliche, fra San Lorenzo e Sant’Eustorgio. Ciò comportava dei problemi di inserimento ambientale. La fronte è rivestita in klinker verde scuro; le aperture si allineano ritmicamente uguali su tutta la superficie della facciata, con un disegno a “ trifora” : una porta-finestra mediana affiancata da due finestre.
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A cura di Carlo Lanza (Commissione Tariffe dell’Ordine di Milano)
Variazione Indice Istat per l'adeguamento dei compensi 1) Tariffa Urbanistica. Circolare Minist. n° 6679 1.12.1969 Base dell'indice - novembre 1969:100 Anno 2001 2002 2003 2004
Gennaio 1430 1430,28 1460 1462,93 1500 1501,86 1530 1532,00
Febbraio
Marzo
Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre 1440 1435,31 1436,56 1441,59 1445,35 1446,61 1447,86 1447,86 1449,12 1470 1480 1467,96 1471,72 1475,49 1478 1480,51 1481,77 1484,28 1486,79 1510 1520 1504,37 1509,4 1511,91 1513,16 1514,42 1518,19 1520,7 1524,46
2001
56
2002 2003
Indici e tassi
2004
1525,72 1529,49 1529,48
1537,02
2) Tariffa P.P.A. (in vigore dal novembre 1978) Anno
Ottobre Novembre Dicembre 1450 1452,89 1455,4 1456,65 1490 1490,56 1494,33 1495,58
Gennaio Febbraio
Marzo
novembre 1978: base 100
dicembre 1978:100,72
Aprile
Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre 500 495,00 496,74 497,18 498,91 500,22 500,65 501,09 501,09 501,52 502,83 510 506,30 508,04 509,35 510,65 511,52 512,39 512,82 513,69 514,56 515,86 520 519,78 520,64 522,38 523,25 523,69 524,12 525,43 526,29 527,6 528,03 530 530,21 531,94
Novembre Dicembre 503,70 504,13 517,17 517,6 529,34 529,34
3.1) Legge 10/91 (Tariffa Ordine Milano)
anno 1995: base 100
Anno
Gennaio Febbraio
Giugno
2002 2003 2004
111,80 112,18 112,47 112,76 112,95 113,14 113,24 113,43 113,62 113,91 114,2 114,29 114,77 114,97 115,35 115,54 115,64 115,73 116,02 116,21 116,50 116,60 116,89 116,89 117,08 117,46
Marzo
Aprile
Maggio
Luglio
giugno 1996: 104,2
Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
3.2) Legge 10/91 (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) anno 2000: base 100 Pratiche catastali (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Anno 2002 2003 2004
Gennaio Febbraio
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
dicembre 2000: 113,4
Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
102,73 103,08 103,35 103,61 103,79 103,96 104,05 104,23 104,4 104,67 104,93 105,02 105,46 105,64 105,99 106,17 106,26 106,34 106,61 106,79 107,05 107,14 107,40 107,40 107,58 107,93
4) Collaudi statici (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
gennaio 1999: 108,2
Anno
Gennaio Febbraio
2002 2003 2004
107,67 108,04 108,31 108,59 108,78 108,96 109,05 109,24 109,42 109,7 109,98 110,07 110,53 110,72 111,09 111,27 111,36 111,46 111,73 111,92 112,19 112,29 112,56 112,56 112,75 113,12
5) Tariffa Antincendio (Tariffa Ordine Milano) Indice da applicare per l’anno
Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
anno 2001: base 100
gennaio 2001: 110,5
2001 2002 2003 2004 103,07 105,42 108,23 110,40
6) Tariffa Dlgs 626/94 (Tariffa CNA) Indice da applicare per l’anno
Luglio
anno 1999: base 100
anno 1995: base 100
1996 1997 1998 105,55 108,33 110,08
7) Tariffa pratiche catastali (Tariffa Ordine Milano) Indice da applicare per l’anno
1998 1999 2000 101,81 103,04 105,51
novembre 1995: 110,6
1999 2000 2001 2002 2003 2004 111,52 113,89 117,39 120,07 123,27 125,74 anno 1997: base 100
febbraio 1997: 105,2
2001 2002 2003 2004 108,65 111,12 113,87 116,34
Interessi per ritardato pagamento Con riferimento all'art. 9 della Tariffa professionale legge 2.03.49 n° 143, ripubblichiamo l'elenco, a partire dal 1994, dei Provvedimenti della Banca d'Italia che fissano i tassi ufficiali di sconto annuali per i singoli periodi ai quali devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato articolo 9 della Tariffa.
Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv.
della Banca d'Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U.
3,25% 3,75% 4,25% 4,50% 4,75% 4,50% 4,25% 3,75% 3,25% 2,75% 2,50% 2,00%
8.2.2000 n° 31) dal 9.2.2000 3.5.2000 n° 101) dal 4.5.2000 14.6.2000 n° 137) dal 15.6.2000 5.9.2000 n° 207) dal 6.9.2000 10.10.2000 n° 237) dal 11.10.2000 15.5.2001 n° 111) dal 15.5.2001 3.9.2001 n° 204) dal 5.9.2001 18.9.2001 n° 217) dal 19.9.2001 14.11.2001 n° 265) dal 14.11.2001 6.12.2002 n° 290) dal 11.12.2002 12.3.2003 n° 59) dal 12.3.2003 9.6.2003 n° 131) dal 9.6.2003
Con riferimento all'art. 5, comma 2 del Decreto Legislativo 9 ottobre 2002, n. 231, pubblichiamo i Provvedimenti del Ministro dell’Economia che fissano il “ Saggio degli interessi da applicare a favore del creditore nei casi di ritardo nei pagamenti nelle transazioni commerciali” al quale devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato Decreto.
Comunicato (G.U. 10.2.2003 n° 33) dal 1.7.2002 al 31.12.2002 dal 1.1.2003 al 30.6.2003
3,35% +7 2,85% +7
Comunicato (G.U. 12.7.2003 n° 160) 10,35% 9,85%
dal 1.7.2003 al 31.12.2003
2,10% +7
9,10%
Comunicato (G.U. 15.1.2004 n° 11)
dal 1.1.2004 al 30.6.2004 Per valori precedenti, consultare il sito internet o richiederli alla segreteria del proprio Ordine.
2,02% +7
9,02%
Nota L’adeguamento dei compensi per le tariffe 1) e 2) si applica ogni volta che la variazione dell’indice, rispetto a quello di base, supera il 10% . Le percentuali devono essere tonde di 10 in 10 (come evidenziato) G.U. n° 163 del 13.07.1996 ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, re-lativo al mese di giugno 1996 che si pubblica ai sensi dell’art. 81 della legge 27 luglio 1978, n° 392, sulla disciplina delle locazioni di immobili urbani 1) Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1979 è risultato pari a 114,7 (centoquattordicivirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1980 è risultato pari a 138,4 (centotrentottovirgolaquattro). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1981 è risultato pari a 166,9 (centosessantaseivirgolanove). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1982, è risultato pari a 192,3 (centonovantaduevirgolatre). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1983 è risultato pari a 222,9 (duecentoventiduevirgolanove). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1984 è risultato pari a 247,8 (duecentoquarantasettevirgolaotto). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1985 è risultato pari a 269,4 (duecentosessantanovevirgolaquattro). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1986 è risultato pari a 286,3 (duecentottantaseivirgolatre). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1987 è risultato pari a 298,1 (duecentonovantottovirgolauno). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1988 è risultatopari a 312,7 (trecentododicivirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1989 è risultato pari a 334,5 (trecentotrentaquattrovirgolacinque). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1990 è risultato pari a 353,2 (trecentocinquantatrevirgoladue). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1991 è risultato pari a 377,7 (trecentosettantasettevirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1992 è risultato pari a 398,4 (trecentonovantottovirgolaquattro). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1993 è risultato pari a 415,2 (quattrocentoquindicivirgoladue). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1994 è risultato pari a 430,7 (quattrocentotrentavirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1995 è risultato pari a 455,8 (quattrocentocinquantacinquevirgolaotto). Ai sensi dell’art. 1 della legge 25 luglio 1984, n° 377, per gli immobili adibiti ad uso di abita-zione, l’aggiornamento del canone di locazione di cui all’art. 24 della legge n° 392/1978, relativo al 1984, non si applica; pertanto, la variazione percentuale dell’indice dal giugno 1978 al giugno 1995, agli effetti predetti, risulta pari a più 310,1. Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1996 è risultato pari a 473,7 (quattrocentosettantatrevirgolasette). Ai sensi dell’art. 1 della legge 25 luglio 1984, n° 377, per gli immobili adibiti ad uso di abitazione, l’aggiornamento del canone di locazione di cui all’art. 24 della legge n° 392/1978, relativo al1984, non si applica; pertanto, la variazione per-centuale dell’indice dal giugno 1978 al giugno 1996, agli effetti predetti, risulta pari a più 326,2. 2) La variazione percentuale dell’indice del mese di maggio 1996 rispetto a maggio 1995 risulta pari a più 4,3 (quattrovirgolatre). La variazione percentuale dell’indice del mese di giugno 1996 rispetto a giugno1995 risulta pari a più 3,9 (trevirgolanove).
Applicazione Legge 415/ 98 Agli effetti dell’applicazione della Legge 415/98 si segnala che il valore attuale di 200.000 Euro corrisponde a Lit. 394.466.400.