AL Mensile di informazione degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori Lombardi
Ordini degli Architetti P.P.C. delle Province di: Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza e della Brianza, Pavia, Sondrio, Varese
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luglio 2009
Piani di Governo del Territorio
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Direttore Responsabile Ferruccio Favaron Direttore Maurizio Carones Comitato editoriale Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori Redazione Igor Maglica (caporedattore) Irina Casali, Martina Landsberger, Annalisa Bergo Direzione e Redazione via Solferino, 19 - 20121 Milano tel. 0229002165 - fax 0263618903 e-mail Redazione: redazione@consulta-al.it Progetto grafico Gregorietti Associati Impaginazione Francesca Forte Concessionaria per la pubblicità service editoriale Action Group srl Via Londonio 22 – 20154 Milano Tel. +39 02.34.53.8338 Fax +39 02.34.93.7691 www.actiongroupeditore.com info@actiongroupeditore.com
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INDICI E TASSI
Coordinamento pubblicità Riccardo Fiorina rfiorina@actiongroupeditore.com Pubblicità Leonardo Cereda Gianmarco Trenti Stampa Grafica Editoriale Printing srl via Enrico Mattei 106 40138 Bologna Rivista mensile: Poste italiane Spa – Spedizione in a.p. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB Milano Autorizzazione Tribunale n. 27 del 20.1.1971 Distribuzione a livello nazionale La rivista viene spedita gratuitamente a tutti gli architetti iscritti agli Albi della Lombardia che aderiscono alla Consulta Tiratura: 36160 copie In base alla documentazione postale del numero di maggio 2008 sono state postalizzate 26931 copie in Italia. Abbonamento annuale (valido solo per gli iscritti agli Ordini Lombardi E 3,00) In copertina: veduta aerea di Gera Lario (Como). Gli articoli pubblicati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti né la Redazione di AL Chiuso in redazione: 14 luglio 2009
FORUM Piani di Governo del Territorio iinterventi di Davide Boni, Franco Aprà, Federico Oliva, Fortunato Pagano, Giorgio Tognon
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Mensile di informazione degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori Lombardi
Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, tel. 02 29002174 www.consultalombardia.archiworld.it Segreteria: segreteria@consulta-al.it Presidente: Ferruccio Favaron; Past President: Giuseppe Rossi; Vice Presidenti: Giorgio Tognon, Paolo Ventura; Segretario: Sergio Cavalieri; Tesoriere: Emiliano Ambrogio Campari; Consiglieri: Achille Bonardi, Stefano Castiglioni, Angelo Monti, Biancalisa Semoli, Giuseppe Sgrò, Daniela Volpi Ordine di Bergamo, tel. 035 219705 www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Presidente: Paolo Belloni; Vice Presidente: Vittorio Gandolfi; Segretario: Elena Sparaco; Tesoriere: Carlos Manuel Gomes de Carvalho; Consiglieri: Stefano Baretti, Achille Bonardi, Remo Capitanio, Fabio Corna, Francesco Forcella, Arianna Foresti, Paola Frigeni, Francesca Carola Perani, Matteo Seghezzi, Marco Tomasi, Franceso Valesini (Termine del mandato: 13.7.2013) Ordine di Brescia, tel. 030 3751883 www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Presidente: Paolo Ventura; 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Ferruccio Favaron
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Sono passati più di quattro anni dall’approvazione della L.R. 12/2005 ed è ormai tempo di bilanci. Pochi comuni hanno provveduto all’approvazione del Piano di Governo del Territorio, solo il 5% dei 1.546 comuni lombardi lo ha adottato e tantissimi non hanno ancora avviato il procedimento. La Regione, prendendo atto di questa situazione ha provveduto con la recente Legge 5/2009 a prorogare di un anno l’originale termine del 31 marzo 2009 per consentire ai comuni della Lombardia di dotarsi del Piano di Governo del Territorio. E per i più ritardatari è stata fissata la data del prossimo 15 settembre per iniziare la procedura: in caso contrario sarà nominato un commissario ad acta per provvedere a questo adempimento. Dai primi esempi disponibili si è potuto constatare che il PGT è uno strumento molto più dinamico ed attuale, ma anche molto più complesso del vecchio Piano Regolatore Generale. La sua articolazione è suddivisa in più atti, dotati ciascuno di una propria autonomia tematica, ma predisposti all’interno di un unico e coordinato processo di pianificazione: il Piano dei Servizi e il Piano delle Regole devono infatti garantire coerenza con gli obiettivi strategici e quantitativi di sviluppo complessivo contenuti nel Documento di Piano. Non è soltanto uno strumento di pianificazione urbanistica, ma un articolato progetto in grado di influire profondamente sullo sviluppo sociale, economico e dei servizi, facendo propri gli obiettivi del programma dell’Amministrazione comunale e specificandone tempi e modi di attuazione. Da questa rilevanza discende la necessità di coinvolgere per la sua stesura non solo enti sovra comunali come la Regione, la Provincia, l’ASL e l’ARPA, ma anche tutti i portatori di interesse e i singoli cittadini, chiamati a partecipare già nelle prime fasi del processo di elaborazione del Piano e non soltanto, sotto forma di osservazioni, dopo la prima adozione del Consiglio comunale. Interazione che non finisce poi con la sua approvazione, così da poter effettivamente determinare le condizioni organizzative del contesto sociale, dalle infrastrutture ai servizi e non limitarsi a fissare le regole del costruire. L’espansione si è arrestata: il territorio non è riproducibile all’infinito e contestualmente è cresciuta l’esigenza di recuperare e riqualificare il patrimonio edilizio esistente, adeguandolo al risparmio energetico e a nuove necessità. È aumentata la necessità di non limitarsi a rigide e impraticabili pianificazioni, ma di governare le trasformazioni con strumenti flessibili e largamente partecipati. Occorre abbandonare la logica quantitativa degli standard, in favore di servizi reali e di qualità. Così come è necessario superare i vincoli espropriativi mediante il ricorso ai meccanismi di perequazione e l’utilizzo mirato di strumenti di negoziazione, così da garantire una giusta ripartizione fra tutti gli interessati sia dei vantaggi che degli obblighi derivanti dalle trasformazioni insediative. Tutto questo, paradossalmente, in un quadro legislativo nazionale ancora fermo ai principî della Legge 1150 del 1942, la cui riforma, assieme alla abbreviazione e semplificazione delle procedure, è fra le più urgenti e necessarie per la modernizzazione e lo sviluppo sostenibile del Paese.
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Il Forum di questo numero è composto dagli interventi di: Davide Boni, Assessore regionale al Territorio e Urbanistica; Franco Aprà , architetto e urbanista; Federico Oliva, Presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica dal 2006, professore ordinario di Urbanistica presso la Facoltà di Architettura e Società del Politecnico di Milano; Fortunato Pagano, Presidente dell’INU Lombardia, docente di Diritto urbanistico e per il governo del territorio e Diritto urbanistico presso la Facoltà di Architettura e Società del Politecnico di Milano; Giorgio Tognon, vicepresidente della Consulta Regionale degli Ordini degli Architetti PPC e coordinatore della Commissione Urbanistica e Territorio. Ringraziamo tutti i partecipanti per la loro collaborazione.
Programmazione e pianificazione per governare al meglio il territorio: l’esempio della regione Lombardia di Davide Boni
L’VIII legislatura regionale è stata indubbiamente caratterizzata, dal punto di vista territoriale, dall’entrata in vigore della L.R. 12/2005 per il Governo del Territorio. Lo sforzo fatto è stato quello di ripensare totalmente la natura del governo del territorio alla luce dei principÎ di chiarezza amministrativa e procedurale, di sussidiarietà nella distribuzione dei ruoli e competenze fra soggetti pubblici e fra questi ultimi e la società civile. In questo senso la Legge Regionale comporta un profondo cambiamento nella programmazione e pianificazione territoriale in Lombardia, comprendendo in un unico scenario i diversi livelli di pianificazione (regionale, provinciale e comunale) e integrandoli tra loro. La consapevolezza che le attuali dinamiche territoriali in Lombardia sono caratterizzate da un elevato grado di complessità e da una forte interdipendenza tra attori diversi, ha reso necessario introdurre un nuovo sistema di pianificazione, basato su un modello di accentuata collaborazione interistituzionale. Si può dire tuttavia che attualmente stiamo vivendo ancora una fase di prima applicazione della legge, dopo che la Regione ha predisposto e completato il quadro dei riferimenti normativi necessari. La Legge 12/2005 infatti contiene il superamento della vecchia legge gerarchica degli atti di pianificazione, nel rispetto della piena autonomia degli enti e, coerentemente con il dettato costituzionale, attribuisce la maggior parte delle funzioni amministrative in materia di governo del territorio ai comuni. I comuni lombardi stanno intraprendendo, quindi, un percorso innovativo sotto l’aspetto culturale, metodologico e disciplinare per dotarsi dei PGT che si configurano come
strumenti strategici e programmatici, aventi l’ambizione di governare l’insieme dei fenomeni che agiscono sul territorio e di definirne le scelte di sviluppo per la comunitĂ locale. Nell’ambito dell’attivitĂ dell’Osservatorio Permanente della Programmazione Territoriale viene effettuata una sistematica rilevazione dell’andamento della pianificazione territoriale in Lombardia, con particolare riferimento alle iniziative comunali di predisposizione dei Piani di Governo del Territorio. Ăˆ necessario tuttavia puntualizzare che le fonti informative attualmente a disposizione restituiscono un dato in difetto per quanto riguarda la fase di avvio del procedimento dei PGT, mentre garantiscono una ricognizione assolutamente esatta sull’avanzamento della procedura comunale con riferimento alle fasi di adozione e approvazione finale degli strumenti urbanistici. Fatte queste precisazioni, la situazione aggiornata al 30 aprile 2009 è la seguente: s COMUNI SONO NELLA FASE DI AVVIO DEL PROCEDIMENTO di PGT; s #OMUNI HANNO ADOTTATO IL 0'4 s #OMUNI HANNO APPROVATO IL 0'4 In totale quindi il numero di comuni lombardi che risultano aver attivato la procedura di predisposizione dei nuovi 0'4 Ă’ SUI COMUNI DELLA ,OMBARDIA Emerge quindi la grande differenza numerica esistente tra i comuni che hanno avviato la procedura e quelli dove l’iter ha compiuto gli avanzamenti significativi relativi all’adozione prima e all’approvazione poi dello strumento urbanistico; segno evidente di come sia stato non privo di criticitĂ il processo di applicazione concreto, sul territorio, dei nuovi strumenti di pianificazione comunale introdotti dalla L.R. 12/2005. Tuttavia nell’ambito delle analisi condotte sul triennio Ă’ EMERSO COME NONOSTANTE IL PROCESSO DI AVvio sia stato inizialmente lento, successivamente abbia acquistato piĂš consistenza (i comuni che hanno avviato il 0'4 RISULTANO NEL NEL A TUTTO IL OTTOBRE )N SECONDO LUOGO ESISTONO SIGNIlCATIVE differenziazioni nell’ambito delle diverse province lombarde riguardo la percentuale di comuni sul totale provinciale che hanno sinora attivato il PGT (si passa infatti dalla 0ROVINCIA DI #REMONA DOVE IL DEI COMUNI HA AVVIATO IL 0'4 A -ANTOVA CON IL 0AVIA CON IL SINO AD ARRIVARE ALLA 0ROVINCIA DI ,ECCO CON IL E ,ODI CON IL Le esperienze condotte in questi anni dalla Regione attraverso il supporto e la consulenza ai comuni, nonchĂŠ le varie sperimentazioni di accompagnamento ai comuni nella predisposizione dei PGT, hanno portato ad individuare alcuni temi rilevanti ai fini di una comprensione delle difficoltĂ intervenute nel processo di attuazione della
Veduta aerea di Cavriana (MN).
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Vedute aeree di Bergamo e (nella pagina a fianco) di Tromello (PV).
L.R. 12/2005. Tra queste si segnalano: il carattere fortemente innovativo dei nuovi strumenti rispetto ai contenuti e alle procedure dei vecchi Piani Regolatori Generali, le importanti novità disciplinari introdotte (ad esempio la contestuale procedura di VAS per redigere il Documento di Piano) e il necessario completamento della piena operatività della legge, attraverso atti successivi emanati dalla Regione. A fronte di queste difficoltà la Regione si è fortemente impegnata nel sostenere un ruolo attivo a supporto degli enti locali sviluppando una serie di azioni, come quelle di accompagnamento e di consulenza ai comuni nella for-
mazione dei PGT, le azioni di formazione professionale sul territorio, la messa a disposizione delle banche dati costituenti il Sistema Informativo Territoriale Integrato e l’erogazione di significativi contributi finanziari, finalizzati a ridurre l’onere del costo di predisposizione dei PGT, soprattutto per i piccoli comuni. In merito a questo ultimo aspetto la Giunta regionale, al fine di accompagnare gli enti locali nell’attuazione della Legge 12/2005, ha previsto per il 2009 lo stanziamento di una serie di fondi pari A EURO PER I COMUNI CON POPOLAZIONE lNO A 2.000 abitanti e con popolazione tra i 2.001 e 15.000 ABITANTI AL DICEMBRE DEL
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Qualche considerazione generale a partire dai primi PGT di Franco Aprà
È oggettivamente difficile monitorare i risultati della prima applicazione da parte dei comuni della Legge sul Governo del Territorio. Sostiene Silvano Tintori che per il piano urbanistico, come più in generale nell’esercizio di ogni giurisdizione, più della norma vale la giurisprudenza. Declinando diversamente lo stesso concetto: la buona gestione di un piano fa aggio sulla sua intrinseca bontà. Per la stagione presente e futura dei PGT, fin dalla loro elaborazione varranno più le pratiche (auspicabilmente buone) che la ricerca di un inesistente paradigma scientifico dell’urbanistica. #IÛ PREMESSO DALLE PRIME ESPERIENZE Ò LECITO INDIVIDUARE alcuni spunti generalizzabili, anche se certamente in forma aperta e problematica. PGT e consumo di suolo Il tema della massima riduzione nel consumo di suolo è stato assunto in modo diffuso nella nuova stagione dei PGT. Si assiste a un generalizzato rifiuto di ulteriori espansioni dell’urbanizzazione e spesso, in modo a ciò connesso, di ulteriori saldi migratori positivi. È questo
un orientamento che sembra avere una certificazione di qualità: risponde al grande obiettivo regionale e provinciale della massima riduzione del consumo di suolo, e localmente emerge con evidenza nel corso dei processi di partecipazione. Sono varie le motivazioni rintracciabili nei Documenti di Piano, anche di segno politico contraddittorio, quasi sempre riconducibili alla difesa della cosiddetta identità locale: del paesaggio, della cultura, della dimensione dei piccoli centri ove questa sia sopravvissuta ai processi di conurbazione, anche nella forma delle frazioni. Tuttavia, si ammette il fabbisogno di nuove abitazioni, almeno per rispondere alla domanda locale, certificando l’esistenza di una competizione tra diverse ipotesi d’uso del suolo. La contraddizione trova spesso una composizione nella riduzione in ambito urbano di almeno una parte delle attuali aree industriali, non necessariamente dismesse, dandola per così dire vinta alla residenza nella logica della competizione di mercato tra diversi usi del suolo. Il Documento di Piano come documento strategico L’identificazione di obiettivi di pubblica utilità (criterio fondamentale per la pianificazione urbanistica trasfigurato nel testo della Legge nel più sfumato cenno agli interessi diffusi) nell’elaborazione del PGT passa necessariamente
Vista aerea di Verolanuova (BS).
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per alcune strettoie concettuali e operative. La prima: fino a che punto la tutela degli interessi di una comunità locale esaurisce il campo della pubblica utilità e, soprattutto, consente di cogliere le linee di tendenza di fenomeni non controllabili alla scala comunale? Più esplicitamente: ha senso, è possibile un quadro strategico di pubblica utilità a scala comunale in sostanziale assenza di un quadro STRATEGICO DI AREA VASTA ) 04#0 NON COSTITUISCONO OGGI un riferimento strategico di area vasta al di là dell’attenzione generalizzata al consumo di suolo e al tema del paesaggio (sacrosanto, ma quanto scivoloso!). Non c’è in fondo una sensibile differenza dai piani urbanistici comunali degli anni Sessanta: quelli che, in assenza di pianificazioni di area vasta, hanno corrisposto alle necessità delle grandi migrazioni interne verso il triangolo industriale e che, lungi dal rispondere alle necessità delle comunità locali del dopoguerra, ne hanno largamente determinato nuove configurazioni (oggi siamo almeno ai nipoti di “Rocco e i suoi fratelli”). Si deve riconoscere che la pianificazione di area vasta è, storicamente, la sommatoria incrementale delle pianificazioni locali, sulle quali si è di volta in volta imposta la programmazione sovraordinata delle infrastrutture della mobilità, largamente deTERMINATA DAL #OMUNE DI -ILANO E DAGLI ANNI 3ETTANTA
dalla Regione. Dunque un primo tema di riflessione nasce dalla considerazione che, nella permanente assenza di pianificazione di area vasta, il “sistema” dei PGT lombardi
non sarà probabilmente in grado di governare i fenomeni migratori e le connesse tendenze del mercato immobiliare. I documenti di piano non possono, loro malgrado, assumere un effettivo orizzonte strategico. La perequazione In uno scenario di contenimento del consumo del suolo in avvio del terzo millennio, i buoi sono già scappati. Dopo la stagione delle aree di standard acquisite con la (per merito della) precedente legge urbanistica regionale, i comuni sembrano avere bisogno più di opere che di aree. È tuttavia ben possibile collegare obiettivi di acquisizione di nuove aree all’attuazione anche di ambiti di ristrutturazione urbanistica (anziché solo di espansione), ove i maggiori costi d’intervento (demolizioni, bonifiche delle aree industriali) sono spesso compensati dal valore posizionale di localizzazioni a ridosso dei centri urbani quando non al loro interno. Le nuove aree da acquisire sono spesso necessarie non già per una nuova scuola, o un giardino di quartiere, ma per una politica ambientale pubblica che mira alla costituzione di ambiti ecologici di rimboschimento e fruizione pubblica (si afferma anche a scala locale il concetto di parco agricolo). Il meccanismo perequativo classico (quello che implica un mercato dei diritti edificatori complesso e di non scontata efficacia) è spesso sostituito, soprattutto nei PGT dei comuni di non grande dimensione, dall’identificazione di
L’intreccio PGT-VAS Un solo accenno alle prime esperienze di VAS sul versante della “partecipazione”: si deve evitare il rischio che la finalità teorica di “inclusione” delle comunità locali nei processi decisionali si deteriori in meccanismi effettivi di vera e propria “esclusione”. Per esempio: difficilmente nelle assemblee pubbliche si sente emergere il problema del fabbisogno di abitazioni originato dalla domanda non solvibile. Oppure: il valore del paesaggio dei centri storici non si afferma come un portato della cultura diffusa (e spesso neppure di quell’esperta degli architetti). # Ò DUNQUE PER GLI ARCHITETTI UN REALE PROBLEMA DI COLLABOrazione tra incaricati della VAS e del PGT, e un compito importante, nella partecipazione: far emergere i punti di vista delle “minoranze silenziose”, e far interagire i saperi diffusi del cosiddetto “pubblico” con i saperi esperti di cui si è portatori responsabili, assumendoci appieno il ruolo dell’uomo-cittadino-architetto nel processo di formazione collettiva delle scelte di piano. La finanza locale È di moda porre domande che non hanno risposta. Se la costruzione della città pubblica - la città degli spazi pubblici e dei servizi - è l’aspetto strategico fondamentale del PGT (in comproprietà tra Documento di Piano e Piano dei Servizi), come la mettiamo con gli oneri di urbanizZAZIONE CHE lNISCONO IN MEDIA DAL AL IN SPESA corrente anziché in opere pubbliche? Nuovamente, dunque, si riafferma la centralità della fase della gestione del piano-processo, della programmazione annuale (effettiva) e triennale (già questa notevolmente onirica) delle opere pubbliche, del rapporto tra PGT e bilancio.
Le contraddizioni della Legge Regionale 12/05 di Federico Oliva
Il modello di Piano proposto dalla Legge Regionale 12/05 è diverso da quello della maggioranza delle leggi regionali riformiste che, con varie differenze, utilizzano una soluzione tripartita articolata nel Piano Strutturale, un Piano solo programmatico a validità indeterminata, nel Piano Operativo conformativo dei diritti edificatori ma di durata quinquennale e nel Regolamento Urbanistico, anch’esso conformativo ma relativo alla gestione della città esistente. Un modello, che in questi quindici anni di applicazione si è rivelato in grado non solo di superare la crisi del PRG, ma anche di proporre piani utili ed efficaci. La Legge lombarda ha rifiutato quel modello, proponendone uno diverso, per non contraddire l’approccio già sperimentato negli anni precedenti con la stagione dei PII. Peraltro, non sfugge a nessuno come nella normativa lombarda permanga una sorta di “doppio regime” tra PGT e PII che durerà nel tempo, perché rappresenta la sostanza della via milanese prima e lombarda poi all’urbanistica. Nonostante ciò, nel 2005 avevo dato una valutazione positiva della Legge perché pensavo che tornare a ragionare in termini di Piano fosse comunque meglio per i comuni lombardi del rifiuto pregiudiziale di tale approccio: meglio cioè un PGT pur poco convincente, che un Documento d’Inquadramento per i PII, che spesso si riduceva alla copertura della deregulation. Penso che oggi, nonostante le varie modifiche introdotte che hanno peggiorato la Legge riavvicinandola al vecchio modello regolativo, quel giudizio sia ancora valido, anche se fare buoni piani con quella Legge non è semplice, per le molte contraddizioni e gli aspetti critici che essa presenta. Di questi, evidenzio solo i due principali. Il primo elemento critico riguarda la natura del DP, sia per la contraddizione della breve durata, cinque anni, rispetto alle finalità strategiche ad esso attribuite, sia per le incertezze del suo carattere non conformativo. Del primo aspetto, nessuno si preoccupa: tutti i DP fino ad ora prodotti presentano dimensioni di trasformazione urbana e previsioni infrastrutturali non certo rapportate alla scadenza quinquennale, che, peraltro, trattandosi di uno strumento non conformativo, non comporta alcuna conseguenza rilevante. Ma anche del secondo aspetto, i cui risvolti giuridici sono evidenti, non sembra esservi una grande consapevolezza: come può uno strumento non conformativo dei diritti edificatori individuare con “rappresentazioni grafiche in scala adeguata” gli ambiti di trasformazione? E con quale elaborato grafico, visto che per il DP la legge non ne rende obbligatorio alcuno? Nei PGT finora approvati,
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obiettivi pubblici già direttamente collegati a ciascun ambito di trasformazione, con un incentivo volumetrico connesso in parte al conseguimento dell’obiettivo e in parte all’ottenimento di altre utilità pubbliche rinviate a una possibile fase di contrattazione (PII come strumento ordinario di attuazione del PGT). Dal dibattito che ha visto contrapposti nell’ultimo quarto di secolo le due visioni - quella contrattualistica e quella vincolistica - è parsa emergere una terza via (una volta tanto efficace), né affaristica né manichea, che ha accolto in buona sostanza le indicazioni emerse in sede INU: ammettere la contrattazione per obiettivi di pubblica utilità, non in deroga al piano bensì in un quadro di regole trasparenti predefinite dal piano stesso, limitando la discrezionalità degli amministratori. Dovendo convivere una regola e una contrattazione - concetti intimamente contraddittori - si deve determinare una dose omeopatica di discrezionalità. Se il monitoraggio confermerà questa tendenza, sarà un buon passo avanti per la cultura degli urbanisti e degli amministratori locali.
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un elaborato grafico del DP è sempre presente, con l’individuazione degli ambiti di trasformazione normalmente affidata a perimetri e campiture, con soluzioni quindi molto simili a quelle dei vecchi PRG. Sostenere che elaborati siffatti non comportino alcun effetto giuridico sul regime degli immobili, appare molto difficile ed improbabile. Peraltro, un’applicazione corretta della Legge evidenzia le contraddizioni che emergono per tale aspetto fondamentale: gli ambiti di trasformazione devono essere individuati con precisione nel DP e non devono comparire nel Piano delle Regole che è uno strumento relativo all’esistente, con carattere prescrittivo e conformativo e con validitĂ indeterminata; compaiono invece nel Piano dei Servizi (che ha le stesse caratteristiche giuridiche del Piano delle Regole), ma solo per la parte di cessione pubblica. In questa sequenza, che comporta una relazione diretta tra $0 A 0IANI !TTUATIVI #OMUNALI NON REGOLATA IN ALCUN MODO dalla Legge, emerge tutta la strampalata costruzione del modello lombardo. Il secondo elemento critico, riguarda l’assenza del Piano Operativo, che nelle leggi regionali riformiste rappresenta il momento nel quale si fanno i conti della trasformazione urbana, con i costi e le risorse che essa comporta e genera, ma rappresenta anche l’indispensabile momento programmatico della trasformazione e della sua correlazione con il sistema dei servizi e delle infrastrutTURE !FlDARE TUTTO CIĂ› ALLA SEMPLICE GESTIONE DEI 0!# non è evidentemente possibile, mentre viene a mancare anche un minimo controllo delle quantitĂ in gioco, tutte attivabili contemporaneamente, senza nessuna considerazione delle stesse logiche di mercato. Nel vecchio modello regolativo si era cercato di ovviare a questo problema con i PPA, rapidamente accantonati per l’incapacitĂ di selezionare gli interventi da parte delle amministrazioni e per l’ostilitĂ degli operatori ai quali venivano attribuiti “dirittiâ€? che però non potevano esercitare. La situazione è però del tutto diversa nel modello della riforma, dove il Piano Operativo trasforma in progetti le indicazioni del Piano Strutturale, conforma e attribuisce diritti reali, circoscritti nello spazio e nel tempo. Attraverso il Piano Operativo passa la costruzione della “cittĂ pubblicaâ€? con il contributo e la partecipazione dei privati, sulla base però di un progetto che non può essere garantito dai tanti interventi puntuali della pianificazione negoziata. Ăˆ vero che il Piano dei Servizi, uno dei tre strumenti del PGT, potrebbe svolgere, almeno parzialmente, questo compito, ma si tratta di una interpretazione che va al di lĂ della finalitĂ di questo strumento, che è quella di “assicurare una dotazione globale di aree per attrezzature pubbliche e di interesse pubblico o generaleâ€? e non di programmare la trasformazione.
Venti di regressione verso il vecchio PRG di Fortunato Pagano
Dati i limiti del presente intervento si assumono come oggetto di quasi esclusiva attenzione il Documento di Piano e i modi ed i problemi del passaggio da esso a previsioni operative relative agli ambiti di trasformazione dallo stesso individuati e, solo in linea di massima, disciplinati. Molteplici ed anche molto diverse possono essere e giĂ sono risultate le applicazioni della disciplina del Documento di Piano. Occorre subito rilevare che le modifiche apportate alla diSCIPLINA DEL $OCUMENTO DI 0IANO CON LA , 2 PER promuovere un maggiore approfondimento delle scelte relative agli ambiti di trasformazione, probabilmente hanno indotto tentazioni e non solo tentazioni. Si fa riferimento ad un allontanamento dal documento di inquadramento non in direzione di un Documento di Piano strategico, approfondito e ricco di componenti strutturali e, anche, in alcuni casi, al contempo di componenti operative, ma in direzione di un sostanziale ritorno al vecchio Piano Regolatore, assunto come strumento che definisce le scelte e lascia margini ristretti alle successive fasi del processo. Le esperienze giĂ maturate e quelle che potrebbero essere maturate, possono essere, in breve classificate come segue: s 3I HANNO ALCUNI POCHI 0'4 CHE QUANTO ALLE PREVISIONI relative alle trasformazioni di rilievo, si configurano come strumenti, nella sostanza, promossi ancora secondo la logica di cui alla Legge n. 9/99. s %LEVATO INVECE SEMBRA SIA IL NUMERO DEI COMUNI CHE
nella sostanza, hanno, sÏ, deciso una politica urbanistica assimilabile a quella dei comuni che hanno promosso i PGT aventi la suddetta impostazione da Legge 9/99 e che, però, hanno addirittura ritenuto opportuno omettere la formazione o la adozione del PGT e considerato opportuno e piÚ agevole affrontare i problemi delle trasformazioni di rilievo da promuovere, ricorrendo all’approvazione di nuovi documenti di inquadramento, ai sensi del comma 7 dell’Art. 25 della Legge, o all’applicazione di vecchi documenti di inquadramento. L’esigenza di contenere la propensione non poco diffusa ad operare in tal senso è stata (occorre riconoscerlo) avvertita di recente dalla Regione. Le misure all’uopo assunte con la L.R. 5/2009 e la delibera di Giunta Regionale ad essa conseguente si dubita, però, possano efficacemente valere ai fini di detto contenimento. Non pochi risultano i casi di comuni che si sono dotati o si stanno dotando di PGT che presentano, nella sostanza, le sembianze di Piani Regolatori contenenti, quanto alle trasformazioni di rilievo, scelte dettagliate che, sem-
Qui, vista zenitale di Gera Lario (CO) e, nelle pagine 14-15, veduta prospettica.
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pre nella sostanza, sembra assicurino conformazioni edificatorie o nuove conformazioni edificatorie, solo formalmente differite al momento dell’approvazione dei Piani o Programmi Attuativi. Purtroppo non elevato, stando alle nostre conoscenze, risulta il numero dei comuni che si sono dotati o si stanno dotando di un PGT frutto di quella che può essere indicata come una possibile ed auspicabile applicazione virtuosa della disciplina del Documento di Piano, quella che si ha in forza dell’attribuzione al documento stesso del ruolo di strumento (che presenta alcune componenti strutturali ed anche, data la sua efficacia quinquennale, alcune, solo alcune componenti operative; che lascia comunque ampi margini alle successive fasi del processo; che regola le fasi stesse con “criteriâ€? relativi anche alle negoziazioni; che non conforma la proprietĂ a fini edificatori; che contempla, se possibile, varie alternative ipotesi
di sviluppo, prevedendo, ove possibile - in alcuni casi tale previsione non è in concreto configurabile - il ricorso a procedure concorsuali, oltre che piĂš approfondite verifiche di sostenibilitĂ ambientale ed urbanistica e verifiche di fattibilitĂ economica. Alcune perplessitĂ sono giĂ da manifestare quanto al “governoâ€? delle trasformazioni di rilievo che viene promosso in applicazione della L.R. 12/2005. A valle del Documento di Piano, che può essere un vaporoso documento programmatico da overtoure non molto accorta di un processo di negoziazioni senza reti, oppure NEL CASO SUDDETTO DI VIRTUOSA APPLICAZIONE DELL !RT della L.R. 12/2005 - uno strumento generale strategico con rilevanti componenti strutturali e, fors’anche, qualche componente operativa, non risulta previsto un organico piano operativo avente la finalitĂ di rendere conformative a fini edificatori (e certo non solo a tal fine) le previsioni
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contemplate, le ipotesi formulare con il documento stesso, ma un diretto passaggio ai Piani Attuativi. #I SI RENDE CONTO DELLA DIFlCOLTĂŒ DI PREVEDERE UN PIANO operativo di durata limitata nel tempo, magari quinquennale, ai fini della proiezione operativa di previsioni fatte e di ipotesi formulate con uno strumento (il Documento di Piano) di efficacia temporale quinquennale. Riconosciuto ciò, occorre, però, rilevare che, poichĂŠ il Documento di Piano non è per legge conformativo della proprietĂ a fini edificatori, si pone l’esigenza di governare il passaggio alla conformazione edificatoria; ciò a meno che, dando per scontato lo snaturamento della nuova disciplina, non si ritenga di rendere, nella sostanza, la conformazione stessa automatica, operando cosĂŹ in direzione del ritorno al vecchio PRG. Può riconoscersi che la previsione di un “piano operativoâ€?, quale quelli di cui al modello INU previsti da alte leggi regionali, non è da assumere come una scelta obbligata. Può anche sostenersi che piĂš che il contenitore, ovverosia lo strumento, interessano la politica, il processo, la gestione, interessa la pianificazione operativa che può risultare in vari modi disciplinata, magari non in modo approfondito, ma disciplinata, se non dalla legge dallo stesso Documento di Piano che ben può, forse deve contenere regole e criteri adeguati al fine di “governareâ€? la sua attuazione. L’attuazione stessa certo non dovrebbe comunque risolversi in un happening. In breve ci si chiede – da “laiciâ€? senza pregiudizi che non manifestano passioni feticistiche per modelli che propongono e che sono sempre pronti a mettere in discussione – se si possa promuovere una pianificazione operativa comunque necessaria (mi si perdoni l’asserzione) senza il piano operativo. Alla luce delle esperienze giĂ maturate in applicazione della L.R. 12/2005, e di risultanze di analisi di “lavori in corsoâ€? si può, a mio avviso, ritenere possibile assumere come validi strumenti della pianificazione operativa: s UNA DISCIPLINA CON IL $OCUMENTO DI 0IANO DELLE NEGOziazioni relative agli ambiti di trasformazione, mediante I hCRITERIv CONTEMPLATI SI BADI BENE DALL !RT SECONDO comma lett. e) della Legge 12/2005, disciplina avente la finalitĂ di garantire che gli interventi da definire con le negoziazioni stesse siano realmente preordinati, rectius preordinati anche al perseguimento degli obiettivi strategici individuati con il documento stesso; s IL RICORSO AD UNA APPLICAZIONE DEL PRINCIPIO DELLA CONcorsualitĂ strumentale al fine di una selezione delle iniziative proposte - ciò ovviamente sempre che alternative e quindi le condizioni della previsione di una selezione sussistano; s UNA DISCIPLINA ATTA A GARANTIRE NON SI BADI BENE hINterferenzeâ€? delle amministrazioni comunali, ma l’esercizio
del ruolo che ad esse spetta quando trattasi di definire, sia pur con piani attuativi di iniziativa privata e non pubblica, l’assetto di parti del futuro tessuto urbano nella fase del passaggio dal Documento di Piano ai PA conformativi delle proprietĂ a fini edificatori. Le suddette riserve suggerite dalla constatazione della mancata previsione di un piano operativo e le considerazioni esposte e gli interrogativi posti con riferimento all’ipotesi di alternativi modi di soddisfacimento dell’esigenza di una pianificazione operativa e conformativa risultano palesemente inutili a fronte del ritorno, per vischiositĂ e (in alcuni casi) per incapacitĂ tecnica, all’antico piano regolatore, dirigistico rigido, conformativo. Il PRG travestito da PGT comporta sotto il profilo adesso in considerazione, minime riflessioni problematiche e, però, l’esigenza di tornare a lamentare le distorsioni che esso faceva e fa configurare. Anche a causa di pochezza culturale alcuni amministratori ed alcuni non pochi “addettiâ€? (urbanisti e non solo) vogliono essere certi di ciò che in termini di edificabilitĂ le loro scelte inducono. Di ciò vogliono essere certi anche non pochi operatori che, però, oltre alla certezza dei diritti edificatori, vorrebbero anche che vengano garantiti ampi margini di flessibilitĂ e, infatti, hanno lamentato e lamentano le rigiditĂ di vecchi piani e dei nuovi non dissimili o non molto dissimili piani. L’accoppiata che, a mio modesto avviso, è da paventare è quella costituita da: s UNA REGRESSIONE VERSO IL VECCHIO 02' CHE Ă’ STATA RESA piĂš agevole dalle modifiche alla disciplina del Documento DI 0IANO PROMOSSE CON LA ,EGGE N CHE HANNO indotto ed inducono un approfondimento delle scelte relative agli ambiti di trasformazione; s UN ABUSO SOTTO LA SPINTA DI RICHIESTE DI SODDISFACIMENTO di esigenze di flessibilitĂ (in parte sussistenti realmente), spesso avanzate con insistenza da operatori che pur vogliono piani generali che garantiscono certezze, del ricorso a negoziazioni senza reti o con non adeguate reti a maglie larghissime, quelle che si hanno nel caso di documenti di inquadramento o di piano molto vaporosi. La politica urbanistica di alcuni comuni può forse giĂ considerarsi marchiata e macchiata dalla suddetta accoppiata.
La Commissione Urbanistica e Territorio: un impegno nel tempo tra realtĂ professionali ed istituzionali di Giorgio Tognon
$A QUANDO Ò STATA ISTITUITA LA #OMMISSIONE 5RBANISTICA E 4ERRITORIO DELLA #ONSULTA 2EGIONALE ,OMBARDA DEGLI /RDINI DEGLI !RCHITETTI 00# HA SEMPRE DIMOSTRATO DI ESSERE UN gruppo di lavoro molto attivo. Attraverso l’elaborazione
La commissione prestazioni professionali $URANTE L ESTATE DEL Ă’ STATA ISTITUITA UNA COMMISSIOne ad hoc che si occupasse delle prestazioni professionali legate alla redazione dei PGT, al fine di colmare un vuoto normativo che, con l’abolizione delle tariffe minime, aveva tolto ogni forma di dignitĂ ai professionisti, per quanto riguardava le tariffe urbanistiche imposte dalle pubbliche amministrazioni nelle gare per la redazione dei PGT. Grazie a questa iniziativa, è stato redatto un documento molto articolato nel quale è stato affermato con forza che, il compenso per una prestazione urbanistica di cosĂŹ alto livello, come la redazione di un PGT e di tutti i documenti allegati ad esso, doveva avere come base minima un compenso economico adeguato e non un compenso che dipendeva esclusivamente da una gara al massimo ribasso. )L DOCUMENTO PRODOTTO DALLA #OMMISSIONE 5RBANISTICA E 4ERRITORIO E DELIBERATO DAL $IRETTIVO DELLA #ONSULTA Ă’ STATO PRESENTATO IN 2EGIONE L GIUGNO E INVIATO A TUTTE LE amministrazioni comunali lombarde. Questo documento, peraltro poco utilizzato dalle amministrazioni, è diventato la base di calcolo per le prestazioni urbanistiche in Lombardia. La commissione revisione L.R.12 Ăˆ una commissione molto attiva in quanto monitora con attenzione tutte le varianti che vengono proposte, nell’arco del tempo, e che hanno caratterizzato il percorso legislativo della L.R. 12, le esamina e ne propone le eventuali modifiche. Un documento ufficiale è stato trasmesso alla Regione in occasione delle prima variante alla L.R. 12 NEL MAGGIO DEL MENTRE UN ALTRO DOCUMENTO Ă’ STATO presentato in Regione nel novembre del 2007 in occasione della proposta di variante della L.R. 12 (approvata il 14 MARZO DEL )N ENTRAMBI I CASI MOLTE DELLE ECCEZIONI sollevate e motivate sono state oggetto di accoglimento da parte della Regione. Proprio grazie a questa collaborazione, continuativa e TEMPESTIVA LA #ONSULTA SI Ă’ RITAGLIATA UN RUOLO DI PRIMO
piano come interlocutore privilegiato con l’assessorato Territorio e Urbanistica della Regione. La commissione Osservatorio Territoriale Ăˆ l’ultima commissione costituita, in ordine di tempo. Nel febbraio del 2007 su sollecitazione della Regione è stata analizzata la bozza del Rapporto dell’Osservatorio Permanente per la Pianificazione Territoriale che la Regione ha elaborato, richiedendoci una valutazione. Il documento è stato presentato in Regione ed è stato inserito, come contributo di enti esterni, nella versione ufficiale del Rapporto dell’Osservatorio pubblicato dalla Regione Lombardia. .EL DICEMBRE DEL Ă’ STATO PRESENTATO ALLA $IREZIONE Generale Territorio e Urbanistica un ulteriore documento relativo all’Osservatorio Territoriale all’interno del quale venivano dibattuti i criteri per la redazione dei PGT per i comuni con popolazione tra 2001 e 15000 abitanti. L’ultima iniziativa è una proposta operativa, da sottoporre alla Direzione Territorio e Urbanistica della Regione, per un sistema di controllo e monitoraggio dei PGT e la redazione di una scheda comparativa di valutazione. A tal fine si sta istituendo un sistema di verifica e di analisi dei PGT approvati, affidando tale compito agli Ordini ProVINCIALI DEGLI !RCHITETTI 00# 'LI /RDINI DEGLI !RCHITETTI 00# TERRITORIALMENTE COMPETENTI
una volta approvati i PGT, promuoveranno un incontro, con l’estensore del Piano o con l’Ufficio di Piano del comune, aperto a tutti i professionisti ed alla cittadinanza, durante il quale saranno evidenziate le scelte e le strategie che hanno caratterizzato la stesura del PGT. Al termine dell’incontro sarà redatta una scheda che contenga gli aspetti piÚ significativi e rilevanti del Piano approvato. Pur consapevoli delle difficoltà che la proposta contiene, si ritiene che, con opportuni approfondimenti ed aggiustamenti si possa trovare una soluzione adatta allo scopo. Tale iniziativa potrebbe restituire un campione estremamente significativo ed utile per riflessioni e considerazioni da utilizzarsi per eventuali e successive modifiche legislative. #OLGO L OCCASIONE DI QUESTO INTERVENTO PER RINGRAZIARE pubblicamente, personalmente e a nome del Direttivo DELLA #ONSULTA TUTTI I MEMBRI DELLA #OMMISSIONE 5RBANIstica e Territorio che con il loro lavoro hanno contribuito alla continua crescita di questo organismo.
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di documenti tematici si è rafforzato, nel tempo, un rapporto di fattiva collaborazione con la Direzione Generale Territorio e Urbanistica della Regione Lombardia. ,A #OMMISSIONE 5RBANISTICA E 4ERRITORIO Ò FORMATA DA CIRca 25 membri nominati dagli Ordini Provinciali e strutturata in sottocommissioni che, in funzione dell’argomento da trattare, convocano i relativi membri. Le commissioni si riuniscono su semplice convocazione e solo quando c’è la necessità di un confronto diretto. Il coordinatore delle commissioni riceve tutti i contributi inviati via mail, le compone al fine di strutturare un unico documento, che sarà successivamente re-inviato a tutti i componenti per la validazione definitiva.
Bergamo a
PGT di Bergamo
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Progettisti Giorgio Cavagnis, Gianluca Della Mea, Marina Zambianchi consulenti: Bruno Gabrielli, Aurelio Galfetti, Margherita Fiorina, Fortunato Pagano, Paolo Bonomi, Studio Eurogeo Dati territoriali abitanti: 17.528 superficie: 4,0033 kmq Dati procedimento valutazione di incidenza ecologica: si avvio procedimento PGT: 3.5.2006 adozione PGT: 4.3.2008
Dati quantitativi aree urbanizzate: 1.869 ha aree per servizi: 257 ha aree di trasformazione residenziale: 21,34 ha aree di trasformazione produttiva, commerciale, terziaria: 38,76 ha aree agricole e di valore paesaggistico: 1.127 ha abitanti teorici aggiuntivi previsti dal PGT: 12.954
L’elaborazione di uno strumento urbanistico di scala urbana rappresenta un’esperienza unica per importanza, complessità e delicatezza, oltre che un processo in costante aggiornamento, difficilmente sintetizzabile, perché sempre in fieri. Quando tale esperienza si contestualizza in una realtà, come quella di Bergamo, quarto capoluogo lombardo per numero di abitanti e undicesimo in Italia per ricchezza prodotta, e, soprattutto, in presenza di una Legge Regionale nuova, con pochi casi di riferimento a scala analoga, la complessità del processo aumenta in modo evidente. Una realtà urbana riconosciuta per le sue eccellenze storiche, ambientali e paesaggistiche, meta indiscussa del turi-
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A fianco: il PGT di Bergamo: schema strategico. Sotto: Il Piano delle Regole: estratto.
smo italiano, ma anche importante scalo aeroportuale, collegato con le principali città europee, in costante confronto con le dinamiche urbane ed economiche della vicina metropoli milanese e in continua ricerca del difficile equilibrio tra tradizione e sviluppo. Una realtà tra le prime a dotarsi del nuovo strumento urbanistico comunale introdotto dalla L.R. 12/05: il PGT adottato il 4 marzo 2009. Uno strumento innovativo, articolato in atti di carattere spiccatamente strategico (Documento di Piano), attento alla tematica della sostenibilità nella riqualificazione di aree già urbanizzate e nella valorizzazione di aree libere per nuovi servizi e attrezzature, da realizzare con modalità attuative di tipo perequativo-
compensativo (come nel progetto della Cintura Verde), verso un progetto della città pubblica efficace nella gestione (Piano dei Servizi), ma calibrato in termini di tempi e costi di realizzazione. Uno strumento improntato alla ricerca della sostenibilità, anche economica, degli interventi di trasformazione, mirati alla riduzione del consumo di suolo, alla rigenerazione urbana e ambientale, alle politiche di housing sociale, alla promozione della ricerca avanzata e del turismo, oltre che a forme di produzione tecnologicamente innovativa, anche legate allo sviluppo di aree agricole non più produttive, ma ecologicamente rilevanti (Parco Agricolo Ecologico). Uno strumento rigoroso, dotato di un’impostazione metodologica rispettosa della
tradizione urbanistica di alto valore che la città ha da sempre vissuto in esperienze (fra cui quelle di Piacentini, Muzio, Astengo e Secchi) divenute riferimenti e guide nelle scelte relative alle definizione di criteri insediativi per i diversi tipi di città e di aree verdi e nella costruzione della struttura normativa del Piano delle Regole. Giorgio Cavagnis, dirigente Div. Pianificazione urbanistica generale, Comune di Bergamo Silvia Pergami, ufficio PGT, Comune di Bergamo
Brescia a cura di Rosanna Corini, Roberto Saleri, Paola Tonelli
PGT di Verolanuova
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Tavola delle previsioni di Piano.
Progettisti Stefano Molgora Dati territoriali abitanti: 8.009 superficie: 25,8 kmq Dati procedimento valutazione di incidenza ecologica: no avvio procedimento PGT: 23.3.2007 adozione PGT: 28.11.2008 approvazione PGT: 18.4.2009
Dati quantitativi aree urbanizzate complessive: 470 ha aree per servizi: 51 ha aree di trasformazione residenziale: 6 ha aree di trasformazione produttiva, commerciale, terziaria: 20 ha aree agricole e di valore paesaggistico: 2.032 ha abitanti teorici aggiuntivi previsti dal PGT: 2.566
Situato all’estremo sud della Provincia, il Comune è caratterizzato da un territorio pianeggiante e da un paesaggio agricolo con corsi d’acqua naturali e canali artificiali antichi. Vi è la presenza contestuale di settore primario, secondario e terziario, in realtà sociale con buona dotazione generale di servizi. Si riscontra la perdita del ruolo primario dell’occupazione in agricoltura e la localizzazione di insediamenti industriali con la conseguente nascita, a partire dal dopoguerra, in aree periferiche, di abitazioni: espansione iniziale, a macchia d’olio, nelle zone nord, nord-ovest, senza uno sviluppo urbanisticamente ordinato. Sviluppo, per mezzo del PRG, nella zona sud e nella zona est, dove ora continua con un disegno urbano organizzato. Attività economiche sviluppatesi negli ultimi anni; a contrazione del settore primario e secondario ha corrisposto l’incremento delle attività commerciali e dei servizi
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Carta dei vincoli ambientali e monumentali.
terziari. Attività commerciali costituite da esercizi di vicinato nel capoluogo, di recente potenziate nel centro con medie strutture attraverso piani di recupero di aree industriali dismesse. Due strutture di vendita ubicate una sulla Quinzanese, l’altra in località Bettolino. Le strategie di Piano sono: riconversione aree industriali dimesse; guida per gli interventi di recupero; intervento diretto dell’Amministrazione, eventuale ed alternativo in caso di mancanza di operatori privati; gestione delle risorse energetiche e dell’ambiente attraverso società di servizi specifiche. Di seguito si riassumono gli obiettivi per i settori che guidano le strategie del PGT. Residenza: sviluppo demografico graduale e costante, frutto dell’immigrazione per cause esogene legate all’occupazione e provenienti dai comuni limitrofi. Industria e artigianato: potenziamento mediante recupero aree già urbanizzate o uso di aree di nuova previsione.
Vincoli amministrativi in atto sul territorio.
Commercio e terziario: conservazione del PRG previgente e potenziamento del settore terziario di uffici e servizi privati. Servizi pubblici, per i trasporti: asse nord-sud, sviluppo linea ferroviaria e scalo merci secondo l’accordo di programma con Provincia di Brescia e Cremona e previsione di opere relative all’interscambio della viabilità; asse estovest, potenziamento trasporto pubblico locale sulla linea autobus Montichiari – Orzinuovi. Servizi a rete: sfruttamento di fonti alternative e forme di recupero di energia. Potenziamento delle reti di fognatura, acquedotto e gas metano. Agricoltura: depotenziamento attività potenzialmente inquinanti, miglioramento qualitativo della produzione, utilizzo di terreni a bassa resa da destinare a colture per uso energetico. Ambiente ed energia: controllo sostenibilità degli interventi; ricerca e incentivo all’uso energie alternative, ad uso
residenziale e industriale con possibile integrazione; miglioramento bilancio energetico dei fabbricati. Come strategie di secondo livello e più localizzate si elencano i seguenti punti: s PARCO DEL FIUME 3TRONE INTERVENTI DI valorizzazione del territorio; s NUCLEI ANTICHI MIGLIORE CONOSCENZA dell’esistente, classificazione e modalità di intervento differenziate; s COMPENSAZIONE SU ACCORDI CON I PRIVATI secondo direttive e previsioni del Piano dei Servizi; s PEREQUAZIONE SOLO ALL INTERNO DEI 0IANI Esecutivi. R. S.
Delegati Commissione “L.R. 12/05: Urbanistica e Territorio”: Umberto Baratto Roberto Nalli
Como a cura di Roberta Fasola
PGT di Gera Lario
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Ambiente e paesaggio.
Progettisti Studioquattro responsabili del progetto: Bruno Comi, Enzo Bonazzola, Luigi Conca, Silvano Molinetti Dati territoriali abitanti: 945 (al 31.12.2005) superficie: 7,98 kmq (dato SIT) Dati procedimento valutazione di incidenza ecologica: si (SIC ZPS) avvio procedimento PGT: 6.3.2006 adozione PGT: 15.1.2007 approvazione PGT: 20.6.2007
Dati quantitativi aree urbanizzate: 108,3 ha aree per servizi: 10,8 ha aree di trasformazione residenziale: 18 ha aree di trasformazione produttiva, commerciale, terziaria: 1,01 ha aree agricole e di valore paesaggistico: 688,8 ha abitanti teorici aggiuntivi previsti dal PGT: 740
Situato all’estremo nord della provincia di Como, il Comune è diviso in due aree non contigue: il capoluogo in una esigua porzione di territorio litoranea del Lario, e la piana alluvionale, che da Ponte del Passo si estende verso l’Adda, ricadente per buona parte nella Riserva Naturale Pian di Spagna (la cui normativa di piano è stata recepita nel PGT, integrandola con lo Studio di Incidenza di SIC e ZPS). Il capoluogo si distingue per una crescita a “corona” a monte del centro storico, i rimanenti ambiti urbanizzati si caratterizzano per uno sviluppo lineare lungo la trama stradale. In località Trivio di Fuentes, in coincidenza col sistema della grande mobilità, si è strutturato nel tempo un polo produttivo e commerciale
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Previsioni e obiettivi di Piano.
sovralocale. Il territorio si caratterizza in due unità di paesaggio: quella rivierasca del capoluogo, tipica delle valli e dei versanti del Lago, e il Pian di Spagna. Nella stesura del PGT sono state articolate norme di tutela degli elementi storico culturali, dei luoghi identitari e del paesaggio agrario; tra gli elementi di maggior rilevanza paesaggistica l’ampia “piana alluvionale” con i prati del Pian di Spagna, il canale Borgofrancone e la “zona umida “di S. Agata. È emersa la difficoltà nella gestione dei servizi data la distanza tra il capoluogo e le frazioni; si evidenziano limitati ambiti di degrado e abbandono, per lo più legati a realtà dismesse (ex Trivio). Nella pianificazione sono stati recepiti gli
indirizzi di tutela geologica, “congelando” gli ambiti PAI – 267. Come emerso nella fase di orientamento si è regolamentata la fascia del territorio prospiciente il lago per la conservazione dei cannocchiali visivi; sono stati tutelati i corridoi ecologici, lungo i corsi d’acqua naturali e artificiali e nelle zone di cerniera tra la riserva naturale e gli specchi d’acqua. Per l’ambito a monte del capoluogo sono state introdotte norme di tutela morfologica. L’espansione residenziale sostenibile è stata localizzata in ambiti urbanizzati adiacenti al tessuto consolidato. Nelle NTA del piano delle regole si è incentivato lo sviluppo dell’edilizia bioecologica. Per la tutela e la valorizzazione dell’edilizia storica sono state
dettate norme e criteri relativi all’utilizzo di materiali, finiture e colori. Sono stati articolati elementi per la tutela e realizzazione di formazioni verdi lineari e piante isolate in base ai contenuti del PTCP e al Piano della Riserva. Bruno Comi – Studioquattro
Delegato Commissione “L.R. 12/05: Urbanistica e Territorio”: Angelo Avedano
Cremona a cura di Fiorenzo Lodi
PGT di Agnadello
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Progettisti Ernesto Riboli, studio A.R.S. Dati territoriali abitanti: 3.409 superficie: 12,14 kmq Dati procedimento valutazione di incidenza ecologica: no avvio procedimento PGT: 30.4.2005 adozione PGT: 30.6.2007 approvazione PGT: 17.12.2007
Dati quantitativi aree urbanizzate: 105 ha aree per servizi: 14 ha aree di trasformazione residenziale: 13 ha aree di trasformazione produttiva, commerciale, terziaria: 2,75 ha aree agricole e di valore paesaggistico: 572 ha abitanti teorici aggiuntivi previsti dal PGT: 288
La piccola località del Cremasco, dove s’infransero le mire della Serenissima nella battaglia del 1509, nasce e si sviluppa intorno al Mille su un dosso argilloso emergente dal vasto impaludamento del lago Gerundo. Il territorio è suddivisibile in 2 aree d’interesse paesaggistico: importante, lungo il confine est dove corre la scarpata morfologica di circa 2,5 m, segno orografico della vecchia riva lacustre, nel cui alveo bonificato numerose risorgive attive alimentano il piccolo fiume che attraversa il borgo storico; vecchie cascine, funzionali alla ricca attività agricola di un tempo, arricchiscono l’ambito attraversato da un reticolo di suggestive stradine campestri ora usate come percorsi ciclabili. 28 le cascine censite e oggetto di particolare
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studio. A bassa sensibilità, la parte ovest è occupata dalla vasta area industriale lungo la ex SS472 e la comunale per Rivolta. Il nucleo storico si forma attorno alla chiesa di S. Bernardino, al castello e alla meno datata chiesa parrocchiale; li unisce la grande villa e il parco. I valori territoriali, sui quali gli estensori hanno svolto il loro compito sono: il sistema di regole per recuperare il patrimonio delle cascine, in gran parte disabitate e che necessitano di manutenzione: la loro enucleazione dal contesto di servizio ai fondi agricoli allarga ora l’interesse al recupero architettonico e residenziale anche a soggetti diversi; il divieto alla modifica dei percorsi storici (stradine e sentieri); l’attuale tessuto produttivo con le sue realtà di rilievo viene ritenuto
sufficiente, tanto da non concedere altri ambiti di sviluppo per i prossimi 5 anni ed è coerente con i dispositivi della pianificazione sovracomunale; il forte tasso d’immigrazione degli ultimi anni e l’espansione residenziale conseguente non permette di protrarre il disagio alla Comunità, per il disequilibrio tra servizi insediati e qualità urbana percepita. La limitazione d’incremento dei volumi residenziali si sostanzia con: l’identificazione degli interventi nel nucleo urbano e in alcuni ambiti di completamento; il veloce e concentrato interesse degli operatori e realizzabilità delle opere d’urbanizzazione prima del completamento edilizio dei comparti; il mantenimento di equilibrio nei valori immobiliari per limitare la domanda senza il necessario corredo
urbano e sociale; i servizi. Il documento intende intervenire sul potenziamento del campus, in parte già attrezzato, con la realizzazione di nuove scuole elementari e di una mensa; al potenziamento del Centro sportivo comunale con un nuovo campo di calcio e una palestra. I contenuti, in sintesi, riportano ai valori di sostenibilità che, sia la norma sulla VAS, sia i comportamenti etici che dobbiamo perseguire, indicano. Gian Paolo Scaratti
Delegato Commissione “L.R. 12/05: Urbanistica e Territorio”: Gian Paolo Scaratti
Lecco a cura di Enrico Castelnuovo e M. Elisabetta Ripamonti
PGT di Garbagnate Monastero
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Progettisti Gianluigi Sartorio Maddalena Gioia Gibelli (Valutazione Ambientale Strategica) Paola Lafranconi (studio geologico) Dati territoriali abitanti: 2.307 superficie: 3,45 Kmq Dati procedimento valutazione di incidenza ecologica: no avvio del procedimento PGT: 4.5.2005 adozione PGT: 14.12.2006 approvazione PGT: 29.5.2007
Dati quantitativi aree urbanizzate: 8,74 ha aree per servizi: 1,33 ha aree di trasformazione residenziale: 5,88 ha aree di trasformazione produttiva, commerciale e terziaria: 1,53 ha aree agricole e di valore paesaggistico: 58 ha abitanti teorici aggiuntivi previsti dal PGT: 526
La riqualificazione ambientale delle aree degradate, il mantenimento dei vincoli presenti, la salvaguardia di un corridoio verde di connessione est-ovest rispetto al territorio comunale e la tutela delle fasce di biopermeabilità costituiscono gli obiettivi principali del PGT, individuati anche nel Rapporto Ambientale della VAS, per quanto riguarda la tutela dell’ambiente. In riferimento ai centri abitati il Documento di Piano individua due ambiti di trasformazione: quello del Polo Civico con destinazione residenziale che prevede nuovi comparti comprensivi anche di edilizia economica e popolare e quello di via De Gasperi con destinazione artigianale e produttiva. Vi è poi un ambito di perequazione desti-
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nato a servizi con una dotazione globale di aree per attrezzature pubbliche. Detto ambito comprende parti del territorio non edificate per le quali si prevede la cessione al Comune e il trasferimento dei relativi diritti volumetrici nella limitrofa area di trasformazione del Polo civico. Le possibilità edificatorie potranno, infatti, concretizzarsi solo a seguito dell’approvazione dei relativi Piani Attuativi i cui contenuti saranno da definirsi in modo interlocutorio con l’Amministrazione comunale. La formazione del nuovo Polo civico, in posizione baricentrica rispetto al comune, costituisce obiettivo primario del PGT e comprende parti del territorio non edificate la cui trasformazione è finalizzata alla formazione di una centralità
urbana. Il Polo civico prevede strutture quali la sede municipale, i luoghi per servizi alle persone, quelli per attività ludico sociali e quelli commerciali. L’ambito di trasformazione di via De Gasperi comprende, invece, parti del territorio non edificate ed è destinato ad accogliere impianti produttivi in risposta all’obiettivo di riqualificazione urbana del PGT e relativo al decentramento degli impianti industriali attualmente presenti all’interno dell’abitato. Al fine di salvaguardare l’accessibilità a queste aree si è prevista una maglia viaria interna con calibri adeguati a sopportare il traffico futuro. La creazione di una rete di percorsi ciclopedonali di collegamento permettono lo sviluppo della mobilità leggera,
mentre la formazione di corridoi ecologici, il sistema del verde di connessione tra territorio rurale e quello edificato consentono una razionale distribuzione delle funzioni sul territorio comunale. Per quanto riguarda le previsioni d’interesse sovra comunale si evidenziano il sistema ferroviario integrato nell’area metropolitana di Lecco e la riqualificazione della linea Milano-Monza-Lecco. E. C. e M. E. R. Delegati Commissione “L.R. 12/05: Urbanistica e Territorio”: Ileana Benegiamo Elio Mauri Elena Todeschini
Lodi a cura di Antonino Negrini
PGT di Salerano sul Lambro
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Documento di Piano estratto dalla Tavola “Previsioni di Piano”.
Progettisti Antonio Muzzi Giovanna Fontana (Valutazione Ambientale Strategica) Dati territoriali abitanti: 2.591 superficie: 4,30 kmq Dati procedimento valutazione di incidenza ecologica: no avvio procedimento PGT: 8.12.2007 adozione PGT: 22.12.2008 approvazione PGT: 26.3.2009
Dati quantitativi aree urbanizzate: 72,48 ha aree per servizi: 6,23 ha aree di trasformazione residenziale: 5,25 ha aree di trasformazione produttiva, commerciale, terziaria: 0 ha aree agricole e di valore paesaggistico: 67,36 ha abitanti teorici aggiuntivi previsti dal PGT: 404
Il Comune di Salerano sul Lambro, parte della provincia di Lodi, confina amministrativamente con i territori dei comuni di Lodivecchio, Castiraga Vidardo, Caselle Lurani e Casaletto Lodigiano; è collegato dalle sp n. 115 per Lodi e n. 17 per Sant’Angelo Lodigiano, Melegnano e Milano. Prevalentemente pianeggiante è irrigato da un sistema di rogge a supporto dell’attività agricola; il fiume Lambro caratterizza dal punto di vista ambientale e paesaggistico il territorio comunale. Il Comune, dotato di PRG, ha da sempre avuto particolare cura del proprio territorio dotandosi fin dagli anni ‘70 del Piano di Fabbricazione con annesso Regolamento Edilizio, per adottare a partire dagli anni ‘80 il Piano Regolatore Generale e successivamente le Varianti
La nuova porta di ingresso alla cittadina: il recupero della cascina Ghione con il novo centro sportivo e la razionalizzazione della viabilità veicolare e ciclopedonale.
Generali. La popolazione residente dagli anni ‘90 ad oggi è aumentata di circa 1.000 abitanti; nonostante la forte crescita, le trasformazioni del territorio comunale sono avvenute tutte con Piani Attuativi (PL, PEEP e PIP per il non costruito e PR per il tessuto di antica formazione) e in modo ordinato e coerente con le tipologie esistenti consentendo all’Amministrazione di incrementare i servizi pubblici. L’Amministrazione, per valutare le opportunità di recupero e trasformazione del territorio comunale, ha redatto il Documento di Inquadramento delle politiche urbanistiche comunale ex Art. 25 comma 7 L.R. 12/00. La filosofia del PGT si fonda sulla tutela e valorizzazione del territorio agricolo,
produttivo, di mediazione tra il costruito e l’agricolo, di salvaguardia dell’urbano e di valorizzazione ambientale e paesaggistica. Nel caso specifico il PGT è stato costruito indagando il territorio comunale secondo i sistemi territoriale, naturale, paesistico e storico culturale e infrastrutturale evidenziando le criticità e le potenzialità dei siti. Il Piano prevede a nord est una nuova porta di accesso alla città che valorizza gli aspetti naturalistici e storici presenti quali il Lambro, la vegetazione spontanea delle aree di fiume, il campanile della chiesa e il castello Vistarini. L’inserimento di nuove aree di trasformazione, a ridosso del nucleo di recente edificazione, consente di soddisfare il fabbisogno residenziale emergente pre-
vedendo spazi pubblici per la formazione della piazza Mercato, quote di edilizia convenzionata, percorsi ciclopedonali e attività commerciali di vicinato. Il recupero di parti di territorio degradato prevede la realizzazione del centro sportivo, del poliambulatorio e della scuola per l’infanzia. Antonio Muzzi
Delegato Commissione “L.R. 12/05: Urbanistica e Territorio”: Antonio Muzzi
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Il progetto di valorizzazione ambientale previsto dal Piano di recupero della cascina Ghione. Sono visualizzati gli interventi di trasformazione della cascina Ghione, il nuovo centro sportivo la ricostruzione ambientale delle aree spondali del fiume Lambro e il percorso ciclopedonale di collegamento al nucleo storico della città.
Mantova a cura di Elena Pradella e Nadir Tarana
PGT di Cavriana
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Documento di Piano. Le strategie del Documento di Piano.
Progettisti Francesco Cappa Alberta Stevanoni Dati territoriali abitanti: 3.864 superficie: 36,75 kmq Dati procedimento valutazione di incidenza ecologica: si avvio procedimento PGT: 21.6.2006 adozione PGT: 11.2.2009 approvazione PGT: 22.4.2009
Dati quantitativi aree urbanizzate: 270 ha aree per servizi: 55 ha aree di trasformazione residenziale: 6 ha aree di trasformazione produttiva, commerciale, terziaria: 11 ha aree agricole e di valore paesaggistico: 3.333 ha abitanti teorici aggiuntivi previsti dal PGT: 235
Le indagini conoscitive del PGT di Cavriana hanno consentito di approfondire, per la prima volta, in modo puntuale, la conoscenza del sistema socio-economico locale, del sistema insediativo, dei caratteri ambientali e paesaggistici, del sistema geologico-naturale, del sistema agro-forestale, mettendo in luce i caratteri di eccezionalità e di eccellenza sotto il profilo naturalistico, paesaggistico, e storico-monumentale di questo territorio, esteso in buona parte sull’anfiteatro morenico gardesano, formatosi nell’era Quaternaria dal ghiacciaio pleistocenico del Garda, e in parte sull’alta pianura pedemorenica. Il territorio annovera all’interno del suo perimetro la presenza di un
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Documento di Piano. Carta della qualità dei suoli (estratto).
S.I.C., di una Riserva Naturale e di molte aree boscate, di un centro urbano di antica formazione in posizione dominante, caratterizzato da un ricco patrimonio di beni storico-monumentali (pieve romanica, castello, villa) e di molti piccoli borghi detti “contrade”. Le indagini sullo sviluppo del sistema insediativo, sui caratteri del paesaggio e sulle valenze ambientali hanno condotto ad azioni di piano tese alla salvaguardia dei caratteri identificativi del territorio e dell’immagine urbana. Quelle sul centro storico, sui borghi e corti rurali hanno portato alla definizione di una concreta normativa di tutela degli stessi; quelle sulla qualità dei suoli hanno costituito le basi per
una puntuale differenziazione normativa degli ambiti agricoli, in funzione delle caratteristiche colturali rilevate e della loro valenza ambientale. Gli obiettivi delle trasformazioni territoriali programmate sono riconducibili alla complessiva riqualificazione dell’ambiente urbano attraverso l’organizzazione dell’offerta dei servizi (costruzione del nuovo polo scolastico e riorganizzazione del centro sportivo comunale), la caratterizzazione dei tessuti edificati, la valorizzazione delle significative specificità dell’area e delle peculiarità della genesi del suo paesaggio, la conservazione dei caratteri della sua identità culturale e la valorizzazione della sua radicata vocazione agricola.
La riorganizzazione in senso qualitativo del sistema insediativo esistente ha condotto alla previsione di pochissimi nuovi ambiti di trasformazione residenziale, e di alcuni nuovi ambiti di valorizzazione del sistema turistico-ricettivo, privilegiando il recupero del patrimonio edilizio esistente. Alberta Stevanoni
Delegati Commissione “L.R. 12/05: Urbanistica e Territorio”: Francesco Cappa Alberta Stevanoni
Milano a cura di Roberto Gamba
PGT di Cassinetta di Lugagnano
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Il Documento di Piano.
Progettisti Antonello Boatti e Silvia Paolini Architetti Associati Dati territoriali abitanti: 1.846 superficie. 3,364 kmq Dati procedimento valutazione di incidenza ecologica: no avvio procedimento PGT: 27.2.2006 adozione PGT: 20.6.2006 approvazione PGT: 4.4.2007
Dati quantitativi aree urbanizzate: 91,7 ha aree per servizi: 8,9 ha aree di trasformazione residenziale: 0,8 ha aree di trasformazione produttiva, commerciale, terziaria: 2,61 ha aree agricole e di valore paesaggistico: 244,64 ha abitanti teorici aggiuntivi previsti dal PGT: 695 vani
Il Comune è caratterizzato dalla presenza di un centro storico di valore inserito in un contesto di paesaggio (Parco del Ticino e Naviglio Grande). Il quadro conoscitivo riporta in modo originale tale patrimonio con il ricorso a disegni e prospettive. L’adozione del principio ispiratore cosiddetto della “crescita zero” è stata promossa, insieme con l’amministrazione, per la particolarità territoriale del Comune secondo due principi: ridurre il consumo del suolo, arginare l’impoverimento delle risorse naturali e ostacolare la conurbazione; contrastare l’idea di “utilizzare” il territorio come risorsa per finanziare le attività del Comune e addirittura la spesa corrente. Tali scelte sono state supportate da una
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Estratto delle modalità di intervento di alcuni edifici del centro storico lungo via Roma e relativi prospetti del Piano del colore. politica di “emancipazione” del bilancio dagli oneri di urbanizzazione. I “tavoli di partecipazione” hanno favorito la comprensione di questi obiettivi tra la popolazione. Il Documento di Piano ha quindi avuto un’importanza marginale soprattutto riguardo alle aree di trasformazione, mentre il Piano dei Servizi e in particolare il Piano delle Regole hanno assunto un ruolo fondamentale. Le aree di trasformazione sono limitate alla formazione di nuove attrezzature pubbliche, a una zona di ampliamento industriale e alla trasformazione di un piano di espansione industriale previsto dal vecchio PRG e mai attuato in un piano di lottizzazione convenzionato residenziale. Inoltre il Documento di Piano ha richiesto modifiche e un
Dettagli delle Guide agli elementi architettonico-costruttivi e abaco morfologico.
ridimensionamento della strada di collegamento tra la S.S. 11 a Magenta e la tangenziale ovest a Milano per salvare il paesaggio. Il Piano delle Regole per conseguire il risultato di trasformare il recupero del centro storico in rigenerazione urbana, innova le tradizionali modalità di intervento edificio per edificio. E così alla manutenzione ordinaria e straordinaria, al restauro e al risanamento conservativo si aggiungono, (perché disegnate nei loro effetti reali attraverso la ricostruzione dei prospetti sulle principali strade pubbliche) i casi in cui, attraverso il risanamento, è consentito effettuare un sopralzo della quota di gronda, la trasformazione dei rustici in fabbricati residenziali o in accessori per la residenza. Nello stesso
modo le cascine diventano agriturismi con laboratori e aule didattiche. Infine, anche le pavimentazioni e gli spazi verdi ed aperti vengono studiati e progettati attraverso alcuni criteri guida. Tutto è coordinato da tre elaborati: “La Guida agli elementi architettonico – costruttivi e abaco morfologico”, “Il Piano del Colore” e “Le modalità di intervento e prescrizioni puntuali per gli edifici”. Antonello Boatti e Silvia Paolini Delegati Commissione “L.R. 12/05: Urbanistica e Territorio”: Marco Engel Silvano Tintori
Monza e Brianza a cura di Francesco Redaelli e Francesco Repishti
Valutazione dei PGT
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Analisi del PGT della Provincia di Monza e della Brianza. Nella pagina a fianco: scheda tecnica di valutazione dei PGT.
La Commissione Urbanistica dell’OAMB autonomamente dal 2006 e, in seguito, su indirizzo della Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti PPC, ha iniziato un’attività di monitoraggio sul territorio provinciale per verificare gli aspetti operativi dell’elaborazione dei PGT. L’attività di verifica è iniziata con un’indagine conoscitiva nel gennaio 2007 mediante la divulgazione a tutti i comuni della Provincia di una scheda informativa sui PGT la cui compilazione ci ha consentito di strutturare, in prima battuta, una banca dati “sullo stato dell’arte”, individuando i comuni che hanno fatto l’avvio del procedimento, quelli che hanno assegnato gli incarichi necessari e quelli che erano già nella fase istrut-
toria e preliminare dell’elaborazione del PGT. Ad oggi, su 55 comuni della nuova Provincia (compresi i 5 di prossimo ingresso), 16 hanno approvato il PGT, 6 lo hanno adottato, mentre solo uno non ha ancora fatto l’avvio di procedimento. Fin dall’inizio del 2008, a seguito dell’approvazione dei primi PGT nei comuni della nostra Provincia, ci eravamo proposti di organizzare seminari tecnicooperativi orientati a fornire un supporto per l’utilizzo e la lettura del PGT. L’ipotesi era di analizzare, in alternativa ai soliti convegni espressioni di sola teoria, una serie di PGT differenziati per dimensioni, problematiche, caratteristiche territoriali e metodologie di elaborazione. Il 25 marzo scorso abbiamo organizzato un incontro con tema “Prove tecniche
di valutazione dei Piani di Governo del Territorio” a Burago di Molgora, grazie alla disponibilità dell’amministrazione comunale e dei tecnici redattori, ottenendo un buon successo di pubblico e fornendo quello a cui aspiravamo cioè un supporto tecnico/critico alla redazione, alla lettura e all’applicazione dei PGT. L’incontro di Burago di Molgora ci ha fornito occasione e stimolo per strutturare una nuova scheda di valutazione, più completa rispetto alla precedente, che abbracciasse l’intero processo della pianificazione comunale con l’obiettivo di descrivere le diverse metodologie di declinazione dei contenuti della L.R. 12/2005 sul governo del territorio e di far emergere interrogativi e punti critici.
La scheda infatti pone l’attenzione sull’intero procedimento del PGT, dal suo avvio fino all’approvazione, sulle forme di rappresentazione degli atti di Piano, sull’applicazione dei nuovi istituti previsti dalla Legge Regionale, sulla metodologia di elaborazione e sui contenuti della VAS, sui rapporti tra questa e il PGT, così da estrapolare, al di là di dati organizzati forzatamente in modo schematico, criticità ed informazioni strutturate in ordine all’applicazione della nuova forma di pianificazione comunale. La promozione di nuovi incontri con i tecnici di alcuni comuni della nostra Provincia offrirà ulteriori elementi di verifica e consentirà di affinare i contenuti applicativi della scheda così che la stessa possa essere proposta all’“Osserva-
torio permanente della programmazione territoriale” nell’ambito dell’attività di monitoraggio e di collaborazione richiesta agli Ordini Provinciali, con l’obiettivo di divulgare, di definire e di produrre una banca dati omogenea su tutto il territorio regionale. Alberto Biraghi, Giuseppe Caprotti, Pietro Cicardi, Ambrogio Erba, Barbara Magni Commissione Urbanistica e Territorio, Ordine Architetti PPC della Provincia di Monza e della Brianza
Pavia a cura di Vittorio Prina
PGT di Tromello
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Progettisti gruppo Argo architetti associati: Marco Colla, Gabrielle Ferrari, Roberto Pellino, Gian Luca Perinotto Dati territoriali abitanti: 3.409 superficie: 35,17 kmq Dati procedimento valutazione di incidenza ecologica: no avvio procedimento PGT: 21.6.2007 adozione PGT: 26.1.2009 approvazione PGT: 22.4.2009
Dati quantitativi aree urbanizzate: 140 ha aree per servizi: 15 ha aree di trasformazione residenziale: 18 ha aree di trasformazione produttiva, commerciale, terziaria: 2 ha aree agricole e di valore paesaggistico: 3.342 ha abitanti teorici aggiuntivi previsti dal PGT: 818
Il territorio di Tromello appartiene all’ambito geografico della Lomellina e presenta molti aspetti comuni a questa parte della Provincia pavese, soprattutto per due peculiarità: la prevalenza della superficie rurale rispetto a quella urbanizzata e la presenza di un articolato sistema irriguo e di importanti corsi d’acqua, che qui trovano la propria asta principale nel torrente Terdoppio, attraversante il Comune da nord a sud e passante per il centro abitato. Sulla base di un quadro conoscitivo, particolarmente approfondito ed esteso a tutte le tematiche e problematiche territoriali, Tromello decide di utilizzare l’occasione della Legge Regionale 12 per dotarsi non solo del cogente e nominale Piano di Governo del Territorio, ma
Area del torrente Terdoppio.
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Nella pagina a fianco: il progetto del PGT di Tromello definisce le componenti del territorio agricolo, introducendo una rete ecologica comunale e precisando come asse di maggiore tutela paesaggistica l’area del torrente Terdoppio ad Est del centro abitato. L’espansione residenziale è prevista in stretto rapporto con il centro edificato attuale, confermando inoltre la zona produttiva entro il limite della strada di supermento localizzata a Sud dell’abitato. di un moderno strumento di pianificazione che consideri l’ambito comunale nella sua complessità, ovvero nei suoi punti di forza e di debolezza, e individui il progetto concreto applicabile per il proprio futuro. Pertanto il PGT di questo Comune approfondisce in primis l’analisi delle componenti del territorio agricolo, classificate sotto il profilo agronomico, ecologico e paesaggistico, definendo e normando specialmente la fascia di tutela del percorso torrentizio; in secondo luogo fissa un limite all’espansione dell’urbanizzato, individuando le nuove aree di trasformazione a prevalenza residenziale in stretto rapporto con il nucleo edificato esistente ed escludendo ampliamenti dell’area produttiva già concentrata oggi
nella porzione occidentale dell’abitato. Il PGT di Tromello prevede altresì che i nuovi interventi urbanistici ed edilizi siano legati a due principi fondamentali, che consistono nel miglioramento e sviluppo del sistema della viabilità e sosta, e dell’articolazione della rete del verde, a cui devono contribuire tutte le trasformazioni di nuova previsione. Tale apporto di ogni singolo intervento alla costruzione del piano tromellese segue un progetto generale, studiato appositamente, di maglia viaria e di distribuzione dei parcheggi, nonché uno schema di rete ecologica comunale che lega il centro edificato al territorio agricolo fino al perimetro amministrativo ovvero verso i comuni limitrofi. Il tracciato di progetto dell’autostrada
regionale Broni-Mortara, che attraversa il territorio meridionale del Comune, dovrà trovare le opportune compensazioni e mitigazioni anche in relazione al sistema del verde comunale definito dal PGT. Gian Luca Perinotto
Delegati Commissione “L.R. 12/05: Urbanistica e Territorio”: Gian Luca Perinotto Giorgio Tognon
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Varese a cura di Enrico Berté e Claudio Castiglioni
In merito al presente numero l’Ordine di Varese ha assunto una posizione differente dai restanti interventi. La complessità del tema proposto, a fronte del ridotto spazio redazionale disponibile, ci ha fatto preferire un contributo di analisi anziché di cronaca dimensionale e procedurale. C. C.
Risorse per la costruzione della città pubblica Uno dei temi di fondo della progettazione urbanistica riguarda le modalità di realizzazione della città pubblica in relazione alle trasformazioni urbane e in definitiva al rapporto con la rendita fondiaria. La progressiva diminuzione dei trasferimenti di risorse dallo Stato costituisce una perenne emergenza che viene spesso risolta incentivando, di fatto, il consumo di suolo. Questo spiega molto bene la diffusa nostalgia per i PII dove la discrezionalità e la contrattazione insita nello strumento permetteva di valorizzare al massimo l’azione di conformazione dei suoli svolta dai comuni. La L.R. 12 ha affrontato il tema della costruzione della città pubblica in molti modi, mettendo a disposizione delle amministrazioni e dei progettisti una serie di strumenti funzionali a questo scopo: la non conformazione dei suoli delle aree di trasformazione, le tecniche della perequazione, compensazione e incentivazione. La prima fase di attuazione della Legge ha tuttavia messo in luce alcune criticità nell’applicazione di queste tecniche, soprattutto per i comuni di piccole dimensioni, spingendo alcune amministrazioni a rivalutare ed a seguire in maniera più precisa i contenuti del Piano dei Servizi per quanto riguarda gli aspetti relativi alla fattibilità economica. Si tratta in particolare degli articoli 9, 25 e 44 che, oltre a richiedere la dimostrazione della sostenibilità economica delle previsioni contenute nel Documento di Piano, impongono di adeguare con cadenza triennale le previsioni progettuali in relazione non solo ai costi prevedibili delle opere di urbanizzazione, ma anche in rapporto ai costi generali. Si richiede quindi di individuare una forma di bilanciamento tra le attività immobiliari e il costo che l’amministrazione deve sostenere per completare e dare adeguatezza a queste trasformazioni.
Il costo reale dei servizi, infatti, non è solo quello che deriva dalla realizzazione delle urbanizzazioni, ma anche quello necessario alla gestione, riorganizzazione, mantenimento ed implementazione della rete di servizi indispensabili per il funzionamento della città pubblica. Dato il generale sottodimensionamento del valore degli oneri, infatti, i costi sono in buona parte sostenuti dalla fiscalità generale, determinando una sperequazione tra le aree di trasformazione e il resto della città che a volte sopporta le criticità indotte. Si tratta di una strada tutto sommato semplice che permette di raggiungere molti risultati: s RENDERE COMPRENSIBILE A TUTTI I CITTADINI IL SIGNIFICATO DELLA pianificazione; s METTERE IN LUCE I REALI COSTI DI COSTRUZIONE E DI GESTIONE della città pubblica; s AVERE MAGGIORE CHIAREZZA DEGLI OBIETTIVI E DEI LORO COSTI per supportare le amministrazioni nelle contrattazioni con la rendita. Il fatto che questa procedura sia poco utilizzata è fin troppo comprensibile anche se, di fatto, le basse tariffe degli oneri ricadono sulla totalità dei cittadini. Massimo Giuliani
a cura di Manuela Oglialoro
Dibattito sul PGT di Bergamo (Giuliano Olivati, Bergamo e il nuovo PGT, 21 mila nuovi abitanti in 15 anni?, in www.bergamonews.it, 3.11.08). Su questi ed altri aspetti del nuovo Piano, l’amministrazione di centro sinistra viene attaccata dall’opposizione: Un Piano che resta un “libro dei sogni” – secondo Gianfranco Ceci, di Forza Italia – che dovrà essere modificato e soprattutto non stabilisce il vero nesso tra l’aumento di popolazione stimato in
zione ammontano a 1 milione e 321 mila mq. Il secondo punto riguarda le previsioni demografiche che ipotizzano un aumento di popolazione nei prossimi quindici anni, per cui la popolazione della città passerebbe dagli attuali 117 mila e 518 abitanti presumibilmente a 138 mila e 781 abitanti, con un incremento di circa 21 mila nuovi abitanti. Allora è proprio vero, come ha detto qualcuno in questi mesi: Palafrizzoni si prepara ad una colossale colata di cemento sulla città. Secondo i dati degli architetti che hanno elaborato il piano no. Anzi, il saldo sarà a favore del verde. Nel complesso infatti il consumo del suolo è in saldo in positivo di sei ettari
20 mila abitanti e i nuovi metri cubi che dovranno essere costruiti sul territorio (…) Nulla da dire sul lavoro che è stato svolto tecnicamente, è un PGT innovativo, soprattutto per il metodo adottato – secondo Silvia Lanzani, della Lega Nord –. Il problema è che si tratta di un Piano che recepisce i volumi di precedenti Programmi Integrati di Intervento e soprattutto porta avanti il pensiero politico della Giunta, che è quello di riempire il territorio. Il suolo è risorsa fondamentale e tale deve restare.”( A. D. L. redazione@bergamonews.it, Adottato il Pgt, parola alla futura amministrazione, in www.bergamonews.it, 4.3.09).
37 Sviluppo armonico della città A Bergamo, differentemente da ciò che accade in altre province, si determina questo fatto: tocca agli esponenti della Lega Nord di difendere lo “sviluppo armonico” del territorio e di predicare il risparmio di suolo come “risorsa fondamentale”. Questo effetto paradosso è stato descritto così da Alberto Sangalli: Premesso che la maggior attività delle amministrazioni comunali, in questo periodo di “vacche magre” per le entrate finanziarie, è essenzialmente rivolta alla ricerca dei pochi strumenti, a loro disposizione, per ottenere ciò che lo Stato non concede loro. La via maggiormente seguita, sia che siano rette da maggioranze di centro destra, sia di centro sinistra, è quella di basarsi sugli introiti derivanti dagli “oneri di urbanizzazione”. Questa finalità giustifica in parte la prevista occupazione, tramite i PGT, prevedendo edificazioni con volumetrie, in molti casi, abnormi rispetto al territorio complessivo che compete al singolo comune. Questo aspetto mette, in un certo senso, sullo stesso piano amministrazioni rette da maggioranze di centro destra, sia quelle di centro sinistra; esemplare il PGT di Milano e quello recentemente approvato dal Consiglio comunale di Bergamo, ciascuno ovviamente nelle giuste proporzioni (…) Ciò che per il centro destra è “buono e necessario” a Milano, diventa “scandaloso” a Bergamo e viceversa (Alberto Sangalli, Il federalismo egoistico, in www. bergamonews.it, 10.3.09). Una certa preoccupazione per le ingenti volumetrie previste viene espressa anche da parte degli agenti immobiliari dell’area bergamasca: Tutte queste volumetrie (5,42 milioni di metri cubi, per 1 milione 828 mila metri quadrati di superfici previste) a chi le vendiamo? Non si rischia un doping, anzi un dumping del mercato immobiliare, con conseguente stagnazione delle vendite?, (Comitato scientifico
dell’Osservatorio Fiaip Bergamo, Commento al PGT e alla Situazione Urbanistica della Città, in www.bergamonews.it, 12.3.09). Recentemente la Fiaip (Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali) ha organizzato un forum nella propria sede, in cui hanno potuto confrontarsi tra loro gli agenti immobiliari e i candidati al consiglio comunale; tra questi Massimiliano Serra, esponente del centro sinistra, ha spiegato: L’ansia di futuro che ha guidato la redazione del PGT, recuperando e riqualificando aree dismesse, riducendo al minimo il consumo di suolo, imponendo particolare attenzione alla qualità dell’architettura e all’estetica del costruito dei prossimi interventi. “Il PGT”, ha affermato con forza Serra, “crea le condizioni affinché Bergamo sia una città sempre più bella, accogliente e sicura”. Ha poi difeso la scelta dell’amministrazione Bruni di porre le condizioni per incrementare in maniera sostenibile gli abitanti della città, per raggiungere una massa critica che permetta di offrire ai propri cittadini servizi e strutture sempre più efficienti (Candidati a confronto sulla “città che vogliamo, in www.bergamonews. it, 21.5.09). Il confronto elettorale di giugno ha visto cambiare il profilo dell’amministrazione comunale di Bergamo in cui prevarrà la maggioranza di centro destra. Ora le domande, circa le preoccupazioni sul futuro della città verranno poste al nuovo sindaco: Dalla risposta, chiara e inequivocabile, a queste semplici e fondamentali domande emergerà il nuovo PGT, cioè il volto della Bergamo futura, nella consapevolezza che scegliere sia inevitabile, e la non-scelta sarebbe a sua volta una decisione. Ma la peggiore delle decisioni. (Giuliano Olivati, Quattro domande a Tentorio su urbanistica e nuovo PGT, in bergamoblog.it, 9.6.09). M. O.
OSSERVATORIO RILETTURE
Il PGT della città di Bergamo è stato adottato dal Consiglio comunale in data 4 marzo 2009. Nel dibattito che ha accompagnato lo svolgersi dei lavori, si sono evidenziati due punti su cui si è maggiormente concentrata la discussione: il primo è relativo alle previsioni insediative stimate intorno a 1 milione e 824 mila mq di insediamenti complessivi, (incluse anche le aree di ristrutturazione). Gli ambiti ascrivibili alla nuova edifica-
a cura della Redazione
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La Scuola di Milano Bene ha fatto Antonio Monestiroli a dar vita a questa collana di monografie su “La scuola di Milano”, promossa dalla Facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano. Infatti, credo che fosse necessario riprendere le analisi su quella straordinaria serie di produzioni con caratteri originali, regionali e/o cittadini, che attraversa tutta la storia del nostro paese. E in particolare la storia dell’arte e dell’architettura. A fronte di un’attuale acquiescenza alla “globalizzazione” anche dell’architettura e alla perdita - senza alcuna contropartita - del rapporto con il locus, cioè con la storia di una città, con la sua tradizione morfologica ed esistenziale, era tempo di ricuperare e approfondire le differenze tra la produzione degli architetti della Scuola romana, della Scuola di milanese e così via. Differenze riscontrabili negli anni tra le due guerre (a Roma: Piacentini, De Renzi, Del Debbio e le prime esperienze di Moretti, Libera e Ridolfi; a Milano: Terragni, Lingeri, Cattaneo
e le prime esperienze di Figini e Pollini, Albini, Gardella e i BBPR. Nonché le due Triennali di Milano del ‘33 di Ponti e Sironi e del ‘36 di Pagano). Ma anche negli anni del Secondo dopoguerra le differenze, di tendenze, di scelte e di esiti progettuali tra i protagonisti dell’architettura a Roma e a Milano sono molto forti (a Roma: la tendenza organica di Zevi e le esuberanti espressività di Quaroni e della maturità di Ridolfi, nonché la presenza urbanistica di Piccinato e gli esordi di Aymonino; a Milano: l’evoluzione critica delle esperienze razionaliste, coniugate in forme
differenti da Bottoni, Asnago e Vender, Albini, Gardella, Figini e Pollini, De Carli e dai BBPR). Ma nell’articolazione della cultura architettonica italiana vanno ricordate anche, almeno, la Scuola fiorentina in cui s’intrecciano vocazioni fortemente espressionistiche (Michelucci, Savioli, Ricci) e la Scuola veneta e veneziana (Scarpa, Valle e il decisivo ruolo didattico di Samonà). A Milano, Rogers, sulle pagine di “Casabella”, di cui era diventato direttore nel 1953 e al cui titolo aveva programmaticamente aggiunto il sostantivo “continuità”, metteva in guardia dai formalismi del cosiddetto International Style e teorizzava le variabilità storiche e geografiche e una metodologia del progetto fondata sulla coscienza e sulla tradizione, ma al tempo stesso non nostalgica ma improntata da scelte di modernità e di concretezza. Le “preesistenze ambientali” erano da Rogers poste al centro di una progettazione colta e di una creatività fondata sulle radici dell’intera storia dell’architettura. Naturalmente la tradizione più vicina, nel tempo, al concretarsi progettuale ed espressivo della Scuola di Milano, dalle prime esperienze razionaliste degli anni ‘30 a quelle più sicure e originali degli anni ‘50-’70, era il Novecento milanese (Muzio, De Finetti, Fiocchi, Zanini, Portaluppi, Lancia e il primo Ponti), soprattutto per l’approfondimento della casa d’abitazione urbana della prima modernità. Certo il Novecento milanese ha avuto anche delle cadute di qualità e dei cedimenti estetizzanti in un decorativismo superficiale, ma va anche ricordato, oltre che per alcune opere magistrali di De Finetti (come la Casa della Meridiana e la Villa Crespi) per alcune finalità ed aspirazioni ideali: mi riferisco allo scritto di Muzio Milano ‘800 e ‘900 (“Emporium”, 1921) in cui auspicava “il ristabilimento del principio di ordine” e dichiarava la sua ammirazione per la continuità delle cortine edilizie nelle strade della Milano neoclassica; e allo scritto di Raffaello Giolli (Architettura alla garçonne, 1926) in cui au-
spicava “le case senza cornicioni, le finestre senza stipiti, le porte senza colonne, i piani rasi nelle masse serrate del cemento armato”. Personalmente, andrei più indietro, cioè almeno al neoromanico ottocentesco di Camillo Boito, che da tale produzione architettonica congeniale all’architettura lombarda pensava dovesse partire una modernità in cui “il decoro potesse associarsi all’economia”: una sorta di pratica moralità, dunque. Le prime due monografie della collana, pubblicate, sono Ignazio Gardella di Antonio Monestiroli e Franco Albini di Federico Bucci. Gardella (1905-1999) attivo con i primi lavori giovanili ad Alessandria (col padre Arnaldo) ha detto a Monestiroli in un’intervista del 1997: “Milano è dentro di me, il suo carattere l’ho nel sangue, circola nel mio corpo e quindi in un certo senso mi appartiene”. Infatti, se è stato il Dispensario Antitubercolare di Alessandria (1934-38) a segnalare il suo personale e precoce distacco dal lessico corrente del Razionalismo, sono state due opere milanesi, la Casa presso il
Parco Sempione (1947-48, con quella trama modulata di pilastri e travi, come un ordine architettonico stilizzato) e il Padiglione d’Arte Contemporanea (194754, con la magistrale chiarezza distributiva, frutto di una naturale “spezzatura” all’antica) a dare a Gardella una notorietà internazionale e fare di lui in Italia un punto inevitabile di riferimento. Naturalmente, anche la straordinaria sicurezza e novità compositiva della Casa per gli impiegati della Borsalino ad Alessandria (1948-52) che però
nelle vicende dell’architettura milanese tra le due guerre. Vicino a Persico e collaboratore di Pagano alla Triennale del ‘33 (la Casa a struttura d’acciaio) e nel grande piano di “Milano verde” (‘38), ha costruito con Camus e Palanti il Quartiere Fabio Filzi (1936-38) con le case orientate secondo l’asse nord-sud, che mostrano le nitide ed eleganti testate lungo il grande viale della periferia di Milano. Bucci sottolinea come, fin dagli esordi, Albini “mantenga un metodo progettuale coerente durante tutta la carriera”, e che soprattutto negli anni della ricostruzione postbellica si evidenzi “quello ‘stile Albini’ ... rigoroso, quasi maniacale nell’attenzione riservata allo studio del dettaglio”. L’architetto sviluppa i temi
dell’abitare non più essenzialmente sulla ricerca tipologica, ma nell’ordinamento dello spazio interno, nell’arredo e nel disegno dei mobili. Ma è negli allestimenti museali (per esempio Palazzo Bianco e Palazzo Rosso a Genova, 1952-62) e nelle numerose esposizioni che Albini (con lo Scarpa dei Musei di Palermo e Verona e con i BBPR del Museo al Castello Sforzesco di Milano) procura notorietà internazionale all’architettura italiana in questi temi che si stanno affermando come tra i più attuali e importanti. Non a caso le parole più esplicite sul proprio lavoro, da parte di un architetto così schivo e riservato, riguardano proprio le esperienze nelle esposizioni (prolusione accademica a Venezia 195455): “Occorre che l’invenzione
espositiva susciti attorno alle opere l’atmosfera più adatta a valorizzarle, senza tuttavia mai sopraffarle. (...) Bisogna ricorrere a soluzioni spaziali piuttosto che a soluzioni plastiche... È mia opinione che sono proprio i vuoti che occorre costruire, essendo aria e luce i materiali da costruzione”. L’esito più sorprendente è il Tesoro di San Lorenzo a Genova (‘52-56) in cui la sua architettura moderna riesce a dialogare con quella romanica della cattedrale, senza alcuna concessione stilistica: Bucci lo descrive come “tholos micenea... una successione di stanze delle meraviglie”. Le “preesistenze ambientali”, così a lui connaturate, sono state in forme originali evidenziate nel Rifugio Pirovano a Cervinia (‘4852), nell’Edificio Ina a Parma (‘50-52, esaltando la continuità della cortina edilizia) e ne La Rinascente di Roma (‘57-61, dove Albini sembra volersi confrontare con la forte creatività plastica della tradizione romana). A conclusione di questa monografia Bucci ha posto le parole del più tormentato intellettuale lombardo e storico dell’arte, Giovanni Testori, scritte in occasione della morte di Albini nel 1977: “... fu architetto eminentemente pariniano... nel suo lavoro sono stati sempre dominanti il concetto e la realtà della giustizia; e, dunque, nelle misure dell’architettura e del design... evitò ogni consumistica degradazione...”. Occorrerà forse valutare se e come inserire in questa collana figure di professionisti che certamente hanno attraversato, con maggiore o minore coerenza, alcuni temi della Scuola di Milano; mi riferisco a Griffini, Caccia Dominioni e Magistretti, e poi anche ai fratelli Monti, Menghi, Sgrelli e forse anche altri. Luciano Patetta
Federico Bucci Franco Albini Electa, Milano, 2009 pp. 80, ` 24,00 Antonio Monestiroli Ignazio Gardella Electa, Milano, 2009 pp. 80, ` 24,00
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nella sua insolita articolazione volumetrica ha costituito un esempio ammiratissimo, ma più sconcertante che imitabile. Monestiroli dimostra di ritrovare in Gardella i fondamenti della migliore cultura architettonica lombarda e milanese: “la riflessione sul tema”, “la conoscenza del valore civile di un’opera”, “il mestiere... fatto con atteggiamento critico... senza asservimento alla committenza”. La questione non è di negare il rapporto legittimo tra l’architetto e un singolo committente, ma di ricordare che il suo lavoro sostanzialmente “urbano” è rivolto a una “committenza allargata all’intero corpo dei cittadini”. Abbastanza insolita è la costruzione del testo di Monestiroli, perché, anche se vengono analizzate le opere di Gardella, queste non vengono mai isolate,
descritte come episodi solitari, ma insistentemente raccordate con le opere coeve degli altri protagonisti della Scuola di Milano: con le case d’abitazione di Bottoni, dei Figini e Pollini, di Albini e Asnago e Vender, sia nel centro della città sia nella periferica edilizia economicopopolare. Con la Torre Velasca. Con i musei di Albini e con la chiesa di Sant’Ildefonso di De Carli. L’autore pare prediligere il progetto per il teatro di Vicenza e questa predilezione sembra appartenere anche a Gardella che lo illustra con un lungo e appassionato testo, di cui cito solo pochi passi: “Ho deciso per un cubo spaccato in due da una fessura dove s’infilano le scale. Questo definisce due prismi triangolari, uno più alto che contiene la scena, uno più basso che contiene la platea. (...). Dal punto di vista culturale il teatro è rappresentazione di se stessi. Noi vediamo noi stessi... sul palcoscenico: è come uno sdoppiamento di due parti che appartengono a una stessa unità... volevo una figura unica che rendesse monumentale il loro rapporto”. Giusto l’accenno di Monestiroli alla realizzazione in insieme del Teatro Carlo Felice di Genova (1982) “che segna il momento in cui due maestri del Novecento italiano, Ignazio Gardella e Aldo Rossi, si passano le consegne”. Albini (1905-1977) ha avuto subito un ruolo di primo piano
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Helsinki: città più vivibile d’Europa La ricerca Ecosistema Urbano Europa – realizzata da Legambiente e dall’Istituto di Ricerche Ambiente Italia con il contributo di Dexia Crediop – è la prima ricerca a livello mondiale di benchmarking ambientale per rilevare la sostenibilità di un centro urbano, grazie all’elevato numero di città analizzate e l’ampio spettro di parametri utilizzati. Sono 26 le città europee prese in esame, secondo i seguenti indicatori: inquinamento atmosferico (concentrazioni di biossido di azoto, polveri sottili e ozono); depurazione delle acque reflue; consumi idrici; aree verdi e zone pedonali; uso del trasporto pubblico; densità delle linee urbane su ferro; gestione dei rifiuti e gestione energetica (con focus su impianti solari e teleriscaldamento); politiche ambientali delle amministrazioni (dagli acquisti verdi alla progettualità sostenibile). 20 parametri che hanno consentito di stilare una classifica di eco-performance dei centri urbani europei con più di 500.000 abitanti. Helsinki si aggiudica il 1° posto, davanti a grandi città, come Berlino e Barcellona - che pure ottengono un giudizio po-
sitivo - e medie, come Goteborg Dresda o Copenaghen. Gli altri centri europei arrancano, assediati dallo smog, congestionati dal traffico, con poco verde o poca qualità urbana, scarsa raccolta differenziata e tanta spazzatura, senza isole pedonali o poche piste ciclabili. Se Vienna e Stoccolma sono a un passo dalla sufficienza, Madrid, Parigi, Londra e Bruxelles sembrano lontane dalla sostenibilità; malissimo le italiane, in coda Milano e Napoli. Assenti in questa prima ricognizione, che si estenderà ad altre città in futuro: Atene, Amsterdam, Budapest, Lisbona e Varsavia, per scarsa disponibilità di informazioni.
dal punto di vista del verde. “Capitale verde europea” sarà qualsiasi città di almeno 200.000 abitanti che avrà dimostrato i migliori standard di qualità ambientale del continente (soluzioni urbane all’avanguardia nel rispetto dell’ambiente, progetti che migliorino il vivere quotidiano, diffusione di esperienze e buone pratiche di gestione ambientale presso altre municipalità). Nelle intenzioni del promotore, Stavros Dimas, Commissario europeo dell’ambiente, ciò potrà essere da stimolo per le municipalità a impegnarsi maggiormente sul fronte ambientale, compito improrogabile, se pensiamo che l’80% della popolazione europea vive in città. Saranno ammessi a partecipare al premio anche Paesi candidati
membri (Turchia, Ex Repubblica iugoslava di Macedonia e Croazia) e Paesi facenti parte dello spazio economico europeo (Islanda, Norvegia e Lichtenstein). Su 35 città candidate e 8 finaliste, le prime premiate sono 2: Stoccolma si aggiudica il premio del 2010 - per la pulizia delle acque, i mezzi di trasporto alternativi al traffico delle auto e la grande incidenza del verde -, Amburgo ottiene il premio del 2011. Queste le cifre verdi di Stoccolma: 800.000 abitanti, di cui il 93% vive a meno di 300 metri da un’area verde; 10% della superficie cittadina coperta d’acqua; 50% in meno di emissioni per abitante rispetto alla media nazionale; la città intende divenire indipendente dai combustibili fossili entro il 2050.
Sindaci verdi europei
Irina Casali
Stoccolma: la capitale verde 2010 La Commissione europea, a partire dal 2010, premierà la città d’Europa che durante l’an-
no si sarà distinta nel migliorare la qualità di vita dei cittadini o nell’arricchire lo spazio urbano
Oltre 350 città in Europa hanno siglato un accordo per tagliare il 20% delle emissioni di CO2 entro il 2020. Da Parigi a Bruxelles, da Roma a Stoccarda, da Barcellona, a Nottingham fino a città più piccole. Tra i firmatari anche la Svizzera con Zurigo e la Turchia con Tuzla e Istambul, Bosnia-Erzegovina con Banja Luka e l’Ucraina con Lviv.
Il network delle città verdi è iniziativa della Commissione europea per promuovere un ambiente a basso consumo energetico e incoraggiare l’uso di energie alternative. I partecipanti dovranno fornire alla Commissione il loro piano energetico e dichiarare in un resoconto biennale, anche ai propri cittadini, i risultati raggiunti.
L’incidente occorso al sindaco di Londra Boris Johnson, quasi investito mentre partecipava ad un sopralluogo per trovare nuove vie ciclabili, ha rilanciato l’attenzione sul tema della mobilità
in bicicletta. Già nel 2007, Parigi aveva dato avvio a Velib, uno dei maggiori sistemi di bike sharing con i suoi 10.000 mezzi condivisibili distribuiti in 750 stazioni. Riprendendo il modello parigino, il primo cittadino di Londra ha promesso di attuare una “rivoluzione ciclistica” nella città: un investimento pari a circa 700 milioni di euro, consentirà
di mettere a dispoizione, già dal prossimo anno, 6.000 biciclette e 400 stazioni per il noleggio e costruire entro il 2012, anno delle Olimpiadi, 12 “autostrade ciclabili” e 200 aree pedonali intorno a scuole e negozi. Anche Milano, ha intrapreso una direzione “ecologica”, con il progetto BikeMi, avviato alla fine del 2008, il cui successo è stato sancito dal prolungamento notturno del servizio. Durante la conferenza internazionale sulla ciclabilità “Velo-city 2009”, appena conclusasi, 27 comuni europei, tra cui Milano e Reggio Emilia, hanno firmato la “Carta di Bruxelles”: entro il 2020, si impegneranno a attivare politiche per aumentare l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto abituale e dimezzare il numero degli incidenti mortali, migliorando la sicurezza delle strade ciclabili. Annalisa Bergo
Il “crocevia del mondo” pedonale
Sei mesi in cui il cuore di New York non sembrerà più lo stesso: dalla fine di maggio, in occasione del Memorial Day, Times Square è diventata isola pedonale. L’esperimento, che durerà fino alla fine dell’anno, prevede la chiusura parziale di Broadway e della vicina Herald Square. Il progetto, promosso dal sindaco Michael Bloomberg, è un tentativo per rendere un’area attraversata ogni giorno da oltre 300mila persone, più vivibile e sicura e, soprattutto, facilitare gli spostamenti, attualmente resi impossibili a causa del traffico. La giunta newyorkese non è
nuova a questo tipo di esperimenti: già lo scorso anno il comune aveva chiuso due corsie di Broadway destinandole alle biciclette. Ora il progetto si articola trasformando la nuova zona pedonale in area relax con sedie e tavolini, sede di spettacoli, concerti e attività sportive. Il primo esempio concreto si è avuto alla presentazione dei Tony Awards trasmessi di fronte ad un pubblico seduto letteralmente in mezzo alla strada. Pareri contrastanti accompagnano l’esperienza temporanea che verrà valutata solo a fine anno quando si deciderà se renderla definitiva.
Nel segno di Wright Sono passati 50 anni dal termine dei lavori di costruzione del Guggenheim Museum di New York e dalla sua successiva apertura al pubblico. Nello stesso anno, il 1959, Frank Lloyd Wright muore, senza riuscire a vedere conclusa la sua ultima opera: un progetto cominciato molti anni prima e la cui storia, dai rapporti con la committenza e con i direttori del museo stesso, alle dinamiche relative alla scelta del luogo in cui realizzare l’opera fino alle caratteristiche ed esigenze espositive delle collezioni, può essere ripercorsa attraverso la lettura del saggio di Francesco Dal Co, Frank Lloyd Wright e il Guggenheim Museum. A mezzo secolo di distanza il museo decide di festeggiare il proprio compleanno con una mostra sull’opera del suo artefice. 64 progetti per un totale di più di 200 disegni originali – alcuni dei quali mai esposti prima d’ora -, alcuni modelli e video, punteggiano il percorso della famosa rampa elicoidale che, dal piano terra, si snoda fino a sotto la copertura trasparente, e che sintetizza l’idea stessa di museo, rappresentandone il senso e il carattere. Frank Lloyd Wright: from within outward è il titolo della mostra (15 maggio – 23 agosto) realizzata con la collaborazione della Solomon R. Guggenheim Foundation e dei Frank Lloyd Wright Archives. Frank
Lloyd Wright: dall’interno verso l’esterno potrebbe essere la sua traduzione in italiano. Nel titolo il senso dell’esposizione: la volontà di dimostrare che, secondo quanto affermato da David van der Leer, uno dei curatori: “Wright progettava sempre i suoi spazi a partire dall’interno, e il Guggenheim stesso ne è la dimostrazione: è lo spazio interno che dà forma all’esterno dell’edificio”. Sempre a proposito della figura di Wright si segnala la recente traduzione in italiano per i tipi di Electa - riproposto in facsimile, con un bel saggio di Margo Stipe - di The japanese Print. An interpretation un testo fondamentale per i cultori dell’arte giapponese e anche per tutti coloro che vogliono studiare l’opera del maestro. Composto nel 1912, in seguito ai suoi numerosi viaggi e soggiorni in Giappone, il testo permette una lettura dell’opera dell’architetto secondo nuove chiavi interpretative. Testimone di ciò è una dichiarazione che Wright rese nel 1954 ad alcuni allievi: “Non vi ho mai confessato in che misura le stampe giapponesi mi abbiano ispirato. Non ho mai cancellato quella mia prima esperienza e mai lo farò. È stato per me il grande Vangelo della semplificazione che porta all’eliminazione del superfluo”. Martina Landsberger
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Il bike sharing conquista l’Europa
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Itinerari di Architettura milanese 2009 Sabato 6 giugno si è svolta la sesta edizione degli Itinerari di Architettura Milanese organizzati dall’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano e dalla sua Fondazione. Nel corso della mattina e del pomeriggio è stato possibile partecipare a sette percorsi di architettura. Gli itinerari costituiscono un’attività riferita alla promozione del patrimonio moderno della Provincia di Milano e si prefiggono l’obiettivo di favorire una più profonda comprensione delle forme della città e del significato civile dell’architettura. Ritratti, Tecniche, Tipi, Temi e Luoghi, corrispondenti ad altrettante possibili chiavi di lettura della città, sono le cinque aree tematiche che hanno inquadrato i sette percorsi: Vittoriano Viganò, Vico Magistretti, l’Architettura Sostenibile, le Università milanesi, i Depuratori di Milano e Architetture d’autore in provincia: il caso di Bollate e Baranzate. Il settimo percorso, sperimentale, è stato riservato ai bambini tra i 6 e i 12 anni ed
ha previsto visite a edifici di Gio Ponti. Gli itinerari rappresentano uno strumento per affrontare un percorso di conoscenza della città e del suo territorio, guidati da uno sguardo disciplinare, al fine di comunicare il valore collettivo dell’architettura. Il progetto è strutturato con un coordinatore scientifico ed una redazione che, assieme ai curatori, produce del materiale scientifico che confluisce nell’apposita sezione del sito della Fondazione. Qui, attraverso un sistema di mappe virtuali, è possibile ripercorrere gli itinerari già svolti, stampare le schede degli edifici, consultare gli approfondimenti bibliografici e organizzare percorsi personalizzati. In attesa di poter consultare online le schede degli Itinerari 2009, segnaliamo l’indirizzo web dell’apposita sezione del sito:http://fondazione.ordinearchitetti.mi.it/index.php/ page,Attivita.Itinerari.Home Alessandro Sartori e Stefano Suriano
L’architettura in TV Arcadata, gruppo che da anni si occupa di architettura attraverso la pubblicazione della rivista l’Arca, ha lanciato sul proprio sito web (www.arcadata.com) una nuova iniziativa: una tv che trasmette filmati dedicati all’architettura ed ai suoi personaggi, dai progetti personali alle opere
famose altrui. Una sorta di youtube di settore, in cui chiunque può inviare video che la redazione provvede a selezionare in base alla qualità del girato ed alle richieste del pubblico. Una chatroom aperta a tutti, denominata “Fromspoontocity”, affianca la messa in onda.
Expo 2015 La Triennale di Milano ha ospitato il 3 giugno scorso l’affollata serata conclusiva del ciclo di conferenze Expo dopo Expo, organizzate dall’Ordine degli Architetti PPC di Milano e volto a indagare l’eredità lasciata dalle quattro Expo europee – Siviglia 1992, Lisbona 1998, Hannover 2000, ed Expo Suisse 2002. In programma un confronto sulla realtà della futura Expo di Milano atraverso un dibattito con i rappresentanti degli organi amministrativi. Per l’occasione avrebbero dovuto partecipare Letizia Moratti, Roberto Formigoni e Filippo Penati affiancati da Armando Besio di “Repubblica” in qualità di moderatore, Daniela Volpi, presidente dell’Ordine, Franco Raggi e Manolo De Giorgi, curatori delle “serate” e della mostra fotografica che la Triennale stessa ha ospitato fino al 14 giugno. Il condizionale in questo caso è d’obbligo, in quanto né il Sindaco, né il presidente della Regione si sono presentati all’appuntamento. Filippo Penati occupato nell’ultimo giorno di campagna elettorale, ha mandando un proprio delegato, l’assessore Matteo Mauri, È stata Daniela Volpi a sottolineare, con un certo disappunto, l’assenza al dibattito delle rappresentanze amministrative, circostanza che non fa che avvalorare l’impressione di un deciso stato di “spaesamento” nei confronti del tema. In mancanza delle “autorità” si è dovuto procedere a un
dibattito diverso che ha visto Daniela Volpi introdurre il tema dell’Expo 2015 a partire da un breve percorso volto a ricostruirne la storia della candidatura e la scelta del tema: “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Sono poi seguiti gli interventi degli altri relatori volti ad illustrare l’eredità delle esperienze europee. Matteo Mauri, manifestando un certo imbarazzo rispetto alle domande sullo stato di realizzazione del “progetto Expo”, ha sottolineato come un progetto di tale natura non possa prescindere da una precisa “idea di costruzione della città”. Animato il dibattito che ha visto la partecipazione di diversi architetti, rappresentanti del mondo della cultura, della professione e dell’università - Philippe Daverio, Emilio Battisti, Marco Romano, Paolo Favole, Luca Beltrami Gadola, Paolo Deganello e Pierluigi Mantini. Per un resoconto dettagliato della serata si rimanda all’articolo di Francesco De Agostini pubblicato sul sito dell’Ordine: www.ordinearchitetti.mi.it (foto: Claudio Gobbi).
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L’eredità di Raffaele Sirica groviglio della politica nazionale, irrimediabilmente incapace di comprendere il carattere civile dell’architettura e il valore sociale della sua qualità. Ogni volta Raffaele ricominciava a tessere da capo la sua tela con intelligenza, determinazione, tenacia, astuzia, privo di interessi personali e ricco della grande cortesia e cordialità napoletane, tutte qualità che hanno consentito gli importanti risultati dei quali gli saremo sempre grati: dall’opposizione al Decreto Karrer e dalle iniziative sulla Legge Merloni per i concorsi di architettura, al Forum di Assisi, ai rapporti con il quadro internazionale e in particolare con la Francia, fino alla linea della “Democrazia Urbana” e al Congresso mondiale di Torino, giustamente indicato come capolavoro dal filmato “Dialogo e ostinazione” di Daniele Rotondo, una breve e intensa ricostruzione del percorso politico e intellettuale di una figura straordinaria che ha saputo riportare al centro della discussione il senso, il ruolo e le responsabilità dell’architettura. Un’eredità preziosa, la cui continuità ha oggi più che mai bisogno dell’unità degli architetti italiani. Adalberto Del Bo
Convegno su Eugenio Battisti Il Politecnico di Milano e la Triennale di Milano hanno promosso il convegno internazionale “Eugenio Battisti. Storia, critica, progetto nella continuità della ricerca”, che si è tenuto ai primi di maggio. Il convegno è stata l’occasione per una presentazione critica della figura e della ricerca di Eugenio Battisti: storico, innovatore degli studi interpretativi dell’arte e dell’architettura, an-
ticipatore dell’interdisciplinarità tra storia e progetto. L’intera giornata è stata animata da diversi incontri e presentazioni organizzati secondo quattro macroaree che ripercorrono le principali attività ed interessi di Battisti: storia, utopia e archeologia industriale. A conclusione dei lavori, i ricordi e le analisi di Gillo Dorfles e Umberto Eco, compagni di Battisti nell’avventura della rivista “Marcatrè”.
OSSERVATORIO ARGOMENTI
Alla fine di maggio, nella splendida Cappella Palatina di Palazzo Reale a Napoli, si è svolta una manifestazione in ricordo di Raffaele Sirica, presidente del Consiglio Nazionale Architetti Paesaggisti e Conservatori, la cui improvvisa scomparsa in aprile ha colpito al cuore il mondo dell’architettura italiana. I diversi interventi hanno sottolineato il ruolo strategico decisivo svolto da Sirica nella politica professionale italiana e la sua figura di combattente per l’architettura, come ricordato nel numero speciale di “Architetti napoletani” la rivista dell’Ordine di Napoli. Con grande dolore abbiamo perso un amico speciale, capace di delineare, in ogni momento, il quadro preciso della situazione e il disegno di prospettiva che, fin dalle prime iniziative sviluppate nel 1996 dagli Ordini di Napoli, Milano, Torino e Roma per il rinnovamento della politica ordinistica, ha guardato con attenzione al ruolo svolto dall’Europa. Si è trattato di un impegno totale per la causa dell’architettura e per il compito che gli Ordini devono svolgere in quanto istituzioni: un impegno che, lontano da corporativismi, non ha mai cessato di cercare nuove strade di fronte al disperante
R. Sirica alla Biennale di Venezia, settembre 2006 (foto: A. Del Bo).
a cura di Sonia Milone
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Fotografare Le Corbusier Architettura in immagini. Lucien Hervé fotografa Le Corbusier Mantova, Palazzo Te 7 giugno – 13 settembre 2009 Le stampe d’epoca del fotografo franco-ungherese Lucien Hervé (1910-2007) sono la perfetta trasposizione su un unico piano – quello del supporto cartaceo – di un carattere imprescindibile dell’architettura del secondo Le Corbusier, ma ugualmente difficile da cogliere se non dal vivo: il suo essere tridimensionale. Attraverso l’uso sapiente del chiaroscuro fortemente contrastato e del taglio d’inquadratura, dalle belle immagini che ritraggono particolari sorprendenti della cappella di Ronchamp, dell’Alta Corte di Chandigarh o dell’Unité d’Habitation marsigliese (l’opera che ha segnato l’inizio della lunga collaborazione tra i due, interrotta solo dalla morte di Corbu), emerge con forza il ruolo svolto da luci ed ombre nel formare il carattere di “monumentalità” che si associa ad opere e progetti elaborati dall’architetto svizzero dopo il 1945 e che in buona parte deriva dalla scomposizione delle facciate su piani non più complanari. Se l’architettura per Le Corbusier diventa “gioco sapiente, rigoroso e
magnifico di volumi assemblati dalla luce”, le fotografie di Hervé catturano lo sguardo di chi le osserva per un uso altrettanto drammatico e scultoreo dei raggi del sole, tanto sapiente da spingere progettisti del calibro di Nervi, Aalto, Niemeyer e Gropius – tra gli altri – a chiedere la collaborazione dell’artista. Il significato che la luce ha per entrambi è sintetizzato nella frase di Le Corbusier impressa sui pannelli a cui sono appese le immagini nelle due sale di Palazzo Te: “ho nel mio animo del bianco e del nero; sento dell’oscuro nella mia luce e avverto che qualcosa di tragico ed aspro dimora in me”. È forse questo il tocco più interessante dell’allestimento, che per il resto si limita ad agganciare alle pareti fondali bianchi su cui spiccano le cornici delle fotografie. Ma se appare comprensibile il tentativo di inquadrare le figure del fotografo e dell’architetto attraverso brevi testi riportati sui supporti nei pressi dell’ingresso, meno chiaro è il ruolo che dovrebbero avere le riproduzioni in scala ridotta di alcuni arredi progettati da Corbu e protette – insieme a pubblicazioni d’epoca su cui sono riportate foto di Hervé – all’interno di una teca al centro della seconda stanza del percorso espositivo, quasi fossero il cuore della mostra. M. Manuela Leoni
I mobili di Enrico Baj Enrico Baj. Mobili animati Milano, Fondazione Marconi 27 maggio – 24 luglio 2009 “Nella sua lunga esplorazione delle cose che ci circondano, era quasi fatale che Baj si imbattesse nei mobili”, ha scritto Octavio Paz nel 1961, in occasione delle prime opere di questa serie create dall’artista. A distanza di quasi cinquant’anni, Germano Celant ne rilegge la portata e il significato con una ricca mostra allestita presso la Fondazione Marconi di Milano e un approfondito catalogo, edito da Skira. I “mobili” di Baj sono quadrioggetto, collages, in cui, sullo sfondo di frammenti di carta da parati, sono montati pezzi di legno impiallacciato, intarsi, maniglie e pomelli di ante e cassetti. Si tratta quindi di sagome di mobili catturati sempre in una frontalità bidimensionale che, però, recuperano il gusto per lo spessore della materia, la mano dell’artigiano, i giochi della decorazione. Sono opere fatte recuperando gli scarti del mondo domestico, le banalità del quotidiano, che vengono riassemblate in una dimensione totalmente altra, per disvelare ciò che la visione abituale nasconde. Sottraendo ai mobili la loro finalità utilitaria e la loro tridimensionalità, Baj ne libera, con quel suo gusto unico per lo humour, valenze e associazioni impensate. D’altronde, lui che – dopo aver fondato il Movimento Nucleare insieme a Joe Colombo, Sergio Dangelo
e Beniamino Dal Fabbro – si era fatto promotore nel 1954 del Movimento Internazionale per un Bauhaus immaginista, gioca, nella serie dei mobili, con tipologie e invenzioni, schemi e deviazioni. E se è vero che Baj è considerato uno dei maggiori eredi, nel secondo dopoguerra, dello spirito surreal-dadaista (è nota l’ammirazione di Breton che lo invita alle mostre surrealiste e gli dedica un ampio saggio ne Le surréalisme e la peinture), è altrettanto vero che non è la liberazione dell’inconscio individuale o gli involamenti di un’arte mentale che gli interessano, ma un’arte che ricerca ancora il racconto collettivo, che gioca, fra il tragico e il grottesco, con desideri e proiezioni sociali, in cui la fantasia è sempre unita alla sensualità. Sonia Milone
500 anni di Made in Italy Magnificenza e Progetto. Cinquecento anni di grandi mobili italiani a confronto Milano, Palazzo Reale 22 aprile – 21 giugno 2009
La mostra-evento, voluta da Cosmit in collaborazione con il Comune di Milano, è nata con, e per, il Salone del Mobile di Milano, un progetto di informazione sulla nobile cultura artigianale italiana: cinquecento anni di mobili italiani a confronto. L’allestimento, curato da Mario Bellini, si sviluppa lungo l’enfilade delle dieci sale voltate del piano nobile di Palazzo Reale di Mila-
Matteo M. Sangalli
Il legno secondo Hannes Wettstein
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Hannes Wettstein Milano, Istituto Svizzero 22 aprile – 3 luglio 2009 L’installazione, realizzata in occasione del 48° Salone del Mobile di Milano, rappresenta un omaggio al designer svizzero Hannes Wettstein (1958-2008), a un anno dalla sua scomparsa, da parte dello studio di Zurigo, insieme al mobilificio Horgenglarus, del quale Wettstein è stato art director dal 1999 al 2008. Il progetto rispecchia fedelmente i caratteri principali del lavoro di Wettstein: la sua disponibilità a ripensare continuamente la realtà delle cose e a sovvertire le convenzioni, per trovare negli oggetti d’uso comune e nei gesti della quotidianità nuovi significati e nuove finalità; la sua propensione a contaminare le tecniche di lavorazione dei materiali con processi provenienti da ambiti diversi per arrivare a svelarne le caratteristiche essenziali e intrinseche; la sua ricerca di nuovi modi di organizzare lo spazio senza tradirne la riconoscibilità; l’obiettivo categorico di trovare sempre e comunque soluzioni semplici e durevoli, dalle forme pulite, rigorose e essenziali. Protagonista della mostra è il legno, materiale prediletto da Wettstein, sul quale aveva da tempo concentrato la propria ricerca, a partire dall’uso di materiali di esclusiva provenienza locale, da tecniche di lavorazione basate sull’innovazione dei processi di piegatura, da una idea di produzione ecologicamente sostenibile. L’installazione esalta il legno nelle sue qualità naturali e sensoriali (le superfici, i colori, il profumo) per invitare lo spettatore a un rapporto emozionale con gli oggetti, prima che a una comprensione razionale della loro destinazione d’uso. Un tappeto denso di trucioli ricopre il pavimento su cui sono disposti pochi oggetti, sapientemente illuminati in un percorso che conduce, in fondo, a una grotta di materiali intrecciati che ospita un semplice allestimento. Tutta la messa in scena è costruita come dall’interno del mondo della lavorazione del
legno, come una sorta di backstage di un processo produttivo: le lampade, così come la grotta, sono fatte con materiali di recupero tutti provenienti dai magazzini della Horgenglarus, composte con schienali di vecchie sedie, pezzi difettosi, scarti
di lavorazione. La musica, tratta dalla colonna sonora del film Solaris di Tarkovskij, completa l’atmosfera fiabesca, a tratti un po’ straniante, di questo insolito luogo.
Centro per il dialogo fra culture
diale e la prefazione di Derrida in catalogo – e dalle banalizzazioni dell’esotismo, la Casa delle Culture cerca la nuova arte nei punti interstiziali fra “qui” e “là”, fra Noi e l’Altro, promuovendo artisti, musicisti e scrittori che, portando un inedito sguardo “meticcio”, possono riservarci bellissime sorprese nell’attuale panorama estetico. La mappatura dei talenti stranieri presenti sul territorio milanese è avvenuta grazie a una ricerca condotta insieme alla cattedra di Antropologia Culturale della Bicocca e alle comunità immigrate. La Casa delle Culture nasce dalla ristrutturazione di uno spazio di 500 mq in disuso da anni. Il progetto, curato dagli architetti Valerio Gallinella, Massimo Cò e Silvia Greco, ha previsto la realizzazione di una facciata trasparente per dare luce all’interno e consentire, dall’esterno, la lettura delle funzioni interne. Ne è derivata una luminosa scatola bianca, i cui spigoli sono stati sottolineati da colonne in ferro verniciato a caldo. Bellissimi gli arredi, curati dallo studio di interior design A&G Achilli Ghizzardi Associati, che personalizzano i vari ambienti come il bar e la sala lettura. La cura dei dettagli ha permesso di creare un luogo caldo e accogliente, perché la bellezza facilita l’ospitalità e lo scambio di idee di tutto il mondo.
Mentre Parigi apre in pochi anni il Museo du Quai Brainly dedicato alle arti extra-occidentali, Milano continua a rimandare (il 2011 è l’ultima data comunicata) la realizzazione della “Città delle Culture”, il grande spazio ideato per ospitare collezioni e mostre sulle arti “altre” nell’area dell’Ansaldo su progetto di David Chipperfield, vincitore del concorso già nel 2000. Ritardi che rischiano di far perdere a Milano un appuntamento importante con le città che aspirano veramente a essere capitali della cultura contemporanea, per definizione, oramai multietnica. In attesa di una “città”, però, è nata, più umilmente, una “Casa delle Culture”, centro d’arte promosso dalla Provincia di Milano che ha deciso di investire nella cultura quale elemento capace di svolgere un ruolo fondamentale nei processi di integrazione sociale, perché – come ha detto Graziella Favaro – si è cittadini non solo quando si accede ai servizi di una città, ma soprattutto “quando si partecipa attivamente e in vario modo alla produzione di cultura e di senso”. Nella sola Milano i residenti di nazionalità straniera sono il 13,1%, stima che sale al 20% nella fascia di età minorile. L’Altro, lo straniero, oramai è qua, fra di noi, vive nelle nostre città. Eppure lo conosciamo poco. Arriva dal Senegal, dalle Filippine, dal Perù. Con sé porta un mondo ricco di storia, cultura, arte; un mondo che, però, è in fieri, mutato, a sua volta, dal suo incontro con Noi perché l’identità non è mai fissa né statica. Lontana dalle mode dell’ethno-chic di tante gallerie d’arte – che vogliono l’urlo primor-
Silvia Malcovati
Sonia Milone
La Casa delle Culture del Mondo Milano, via Giulio Natta 11 www. provincia.milano. it/culturedelmondo
OSSERVATORIO MOSTRE
no. Un confronto all’americana tra la Magnificenza, cinquantasei arredi italiani compresi tra il Manierismo e l’Impero, e il Progetto, il mobile italiano del Novecento. Opere di Gian Lorenzo Bernini, Filippo Juvarra, Pelagio Pelagi, Andrea Fantoni, fra gli altri, che si confrontano con il design dei maestri contemporanei come Ico Parisi, Gio Ponti, Franco Albini, Ettore Sottsass, Achille Castiglioni, Joe Colombo e Marco Zanuso (foto di Saverio Lombardi Vallauri). Si tratta di pezzi raccolti da palazzi, musei e collezioni di tutta Europa (Victoria and Albert Museum di Londra, Kunsthistorisches Museum di Vienna, Galleria Palatina di Palazzo Pitti, ecc.), disposti in sequenze tematiche lungo l’enfilade delle sale. Così un prezioso tavolo intarsiato e decorato, del 1664 di Leonardo van der Vinne, sfida il TL2, del 1952, di Franco Albini, un cavalletto o un mobile alleggerito nella forma di un Meccano in legno e ferro. Oppure l’alcova, del XVIII secolo, della bottega dei Fantoni, proveniente dalla Pinacoteca dell’Accademia Carrara di Bergamo, si confronta con la geometria astratta del sistema Oikos, del 1972, di Antonia Astori prodotto da Driade. La messa in scena della Magnificenza, i cinquantasei antichi capolavori, segue una linea fluttuante: gli arredi, drammaticamente illuminati con fari teatrali, sono disposti su trentuno piattaforme movibili con fondale, costruite con ferro ossidato di laminatoio. I mobili del Novecento, che devono rispondere colpo su colpo agli arredi storici, sono posizionati al centro di ciascuna delle sale su una piattaforma circolare, avvolti dietro uno schermo di garza scenica che si innalza a cono verso il soffitto. Presenti e assenti per l’effetto combinato della garza scenica che al variare della luminosità interna li cela e li rivela. L’allestimento si conclude, nella Sala delle Udienze, con un’installazione video che vede protagonisti gli attori Gérard Depardieu e Sergio Rubini.
a cura di Walter Fumagalli
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Il consumo del suolo tra norme vigenti e nuove proposte Rapporto annuale 2008 dell’ISTAT Che il suolo sia una risorsa scarsa e ben difficilmente rinnovabile è un dato di fatto incontestabile. Il “Rapporto annuale 2008â€?, pubblicato dall’ISTAT qualche settimana fa, dedica a questo tema alcune preoccupanti considerazioni: s DAL AL hI COMUNI ITALIANI HANno rilasciato, in media, permessi di coSTRUIRE PER MILIARDI DI M¨ PARI A OLTRE MILIONI DI M¨ L ANNO DI CUI POCO PIĂĄ dell’80 per cento per la realizzazione di nuovi fabbricati e il rimanente per l’ampliamento di fabbricati esistentiâ€?; s hLA DOMANDA DI NUOVA EDIFICAZIONE Ă’ SOSTENUTA NON TANTO NON PIĂĄ DALLA CREscita demografica – che pure in questi anni c’è stata, mentre nel quinquennio precedente era stata quasi nulla, senza che ciò avesse effetti apprezzabili sulla domanda di abitazioni – quanto dalla moltiplicazione dei nuclei familiari, e cioè dalla trasformazione strutturale in atto ormai da molti anni nella popolazione e nella societĂ italianaâ€?; s hTRA IL E IL L INCREMENTO DELle superfici edificate è stato del 7,8 per centoâ€?; s NEL PERIODO hSI OTTIENE
per l’intero territorio nazionale, un valore MEDIO DI M¨ L ANNO DI NUOVI VOLUMI edificati per ogni ettaro di suolo (teoricaMENTE consumabile, di cui 7,0 per fabbricati residenzialiâ€?; s hSI POSSONO DEFINIRE CRITICHE O POCO sostenibili le situazioni in cui una forte domanda di edificazione insiste su un territorio giĂ sovraccarico, spingendo ALL OCCUPAZIONE DI AREE SEMPRE PIĂĄ MARginali e all’ulteriore frammentazione dello spazio rurale, con conseguenze negative per l’ambiente (ad esempio, per l’incremento dei volumi di traffico o per il degrado delle aree verdi o agricole residuaLI INTERCLUSE NELLE ZONE URBANIZZATE v s SE COME IN GRAN PARTE DELLA PIANURA padana, “la spinta all’urbanizzazione è forte in aree giĂ densamente popolate, ciò significa che in queste aree un modello insediativo ad alto consumo di suolo tende a riprodursi saturando progres-
sivamente i residui spazi disponibili�; s hIN UN 0AESE COME IL NOSTRO IN CUI IL territorio è da sempre molto sfruttato, in nessun caso una forte intensificazione del consumo di suolo può essere considerata un fenomeno sostenibile�; s hLA CORRELAZIONE POSITIVA FRA CRESCITA economica e crescita del consumo di suolo desta molti elementi di preoccupaZIONE IN UN 0AESE CON UN FORTE DIVARIO economico interno da colmare e in cui lo spazio è, da sempre, una risorsa scarsa e scarsamente rinnovabile�. L’eccessivo consumo del suolo rappreSENTA QUINDI UNO DEI PROBLEMI PIå GRAVI che la pianificazione urbanistica dovrebBE AFFRONTARE E RISOLVERE TANTO PIå GRAVE
IN QUANTO CON GLI ANNI SI Ă’ SEMPRE PIĂĄ consolidata la pessima abitudine delle amministrazioni comunali di programmare lo sfruttamento edilizio delle aree libere non per far fronte ad effettive esigenze delle comunitĂ di riferimento, ma per incamerare denaro sotto forma di oneri di urbanizzazione e tasse varie, o per finanziare iniziative pubbliche o parapubbliche ritenute meritevoli di particolare considerazione. Le norme vigenti Un tema di rilevanza cosĂŹ decisiva non poteva essere trascurato dal legislatore lombardo, al momento di emanare la Legge Regionale per il Governo del TerRITORIO MARZO N Quest’ultima, però, dedica a questo fondamentale argomento solo poche e generiche disposizioni. )N LINEA GENERALE L !RTICOLO DICHIARA solennemente che “la presente Legge si ISPIRA AI CRITERI DI x SOSTENIBILITĂŒv DOPO DI CHE DISPONE CHE hLA 2EGIONE x PROVVEDE x ALLA DEFINIZIONE DI INDIRIZZI DI pianificazione atti a garantire processi di sviluppo sostenibileâ€? nonchĂŠ “alla diffusione della cultura della sostenibilitĂ ambientaleâ€?, mentre il successivo Articolo 2 precisa che gli strumenti di pianificazione territoriale “si uniformano al criterio della sostenibilitĂ , intesa come la garanzia di uguale possibilitĂ di crescita del benessere dei cittadini e di salvaguardia dei diritti delle future generazioniâ€?. Si tratta di disposizioni che, valorizzando il principio dello sviluppo sostenibile, indirettamente rimandano alla necessitĂ di
realizzare quel contenimento del consumo del suolo, che dello sviluppo sostenibile è uno dei pilastri fondamentali. )N MANIERA PIĂĄ SPECIFICA L !RTICOLO DELLA Legge dispone che, nell’individuare gli obiettivi della pianificazione comunale, il $OCUMENTO DI 0IANO PARTE INTEGRANTE DEL 0IANO DI 'OVERNO DEL 4ERRITORIO DEVE FRA l’altro tenere conto “della minimizzazione del consumo del suolo in coerenza con l’utilizzazione ottimale delle risorse territoriali, ambientali ed energeticheâ€? (norma analoga è contenuta nel successivo artiCOLO bis, per i comuni aventi popolaZIONE INFERIORE O PARI A ABITANTI In ogni caso, dunque, la Legge Regionale affida l’adozione di efficaci misure di contenimento dell’uso del suolo alla sensibilitĂ dei singoli comuni, ed alla loro capacitĂ di resistere alle pressioni insediative esterne ed alle endemiche ristrettezze finanziarie interne. Le nuove proposte In questo contesto si inserisce l’iniziativa di Legambiente Lombardia, la quale ha avviato la raccolta di firme a sostegno di un progetto di legge regionale di iniziativa popolare, denominato “norme per il contenimento del consumo di suolo e la disciplina della compensazione ecologica preventivaâ€?. Queste le linee fondamentali di tale progetto di legge. s I principĂŽ generali Fra i principĂŽ generali enunciati dall’ArtiCOLO DUE SEMBRANO AVERE PARTICOLARE importanza per il tema di cui si tratta: quello secondo il quale “la pianificazione del territorio comunale è attuata in modo da garantire il contenimento del consumo di suoloâ€? (quarto comma, il quale rafforza cosĂŹ una regola che, come si è visto, tutto sommato è giĂ presente negli ArtiCOLI E bis della Legge Regionale n. E SOPRATTUTTO QUELLO SECONDO cui “la presente legge stabilisce ulteriori criteri, indirizzi, metodi e contenuti degli strumenti di pianificazione, affinchĂŠ l’utilizzo di nuove risorse territoriali avvenga solo se non esistono alternativeâ€? (terzo COMMA s Il divieto di consumo del suolo Questo secondo principio trova estrinsecazione nel successivo Articolo 4, il quale stabilisce che “gli atti e le attivitĂ di pia-
a dire un documento da aggiornare ogni due anni, nel quale siano individuate e quantificate le aree libere da edificazione, quelle edificate in uso, e quelle edificate ma dismesse, degradate, o comunque INUTILIZZATE O SOTTOUTILIZZATE !RTICOLO s I titoli abilitativi per interventi di nuova costruzione !I SENSI DEGLI ARTICOLI E DEL PROGETTO di legge, i titoli abilitativi per la realizzazione di interventi di nuova costruzione non possono essere rilasciati, se prima non sia stata stipulata una convenzione tra il comune ed il richiedente, mediante la quale: - venga individuata un’area destinata alla “compensazione ecologica preventivaâ€?, la cui estensione (salvo alcune eccezioNI SIA PARI AL DOPPIO DI QUELLA OGGETTO DI intervento; - venga prevista la cessione gratuita di tale area al comune, o in alternativa il suo ASSOGGETTAMENTO AD UNA SERVITĂĄ DI USO pubblico di durata non inferiore a novantanove anni; - vengano indicate le “opere ambientali ed ecologicheâ€? da realizzare su tale area senza alcun onere per il comune;
W. F.
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NIFICAZIONE COMUNALE DI CUI AL COMMA sono consentiti solo se non esistono nel territorio comunale aree giĂ urbanizzate non utilizzate, sottoutilizzate o dismesSE x COMPATIBILI CON LE TRASFORMAZIOni in essi previsteâ€?, fermo restando che “l’eventuale incompatibilitĂ deve essere adeguatamente motivataâ€?. Gli “atti e le attivitĂ di pianificazione coMUNALE DI CUI AL COMMA v SONO - l’individuazione degli ambiti di trasformazione, attraverso i piani di governo del territorio; - l’approvazione di programmi integrati di intervento in variante agli strumenti urbanistici comunali, che comportino l’occupazione di suolo inedificato; - l’approvazione di progetti di insediamenti produttivi in variante agli strumenti urbanistici comunali ai sensi dell’Articolo DEL $ 0 2 OTTOBRE N CHE comportino l’occupazione di suolo inedificato. s La carte del “consumo del suoloâ€? In ogni caso, questi atti e queste attivitĂ non possono essere approvati, prima che il consiglio comunale abbia approvato la “carta del consumo del suoloâ€?, vale
- vengano fissati i tempi e le modalitĂ di realizzazione di dette opere; - vengano stabilite le modalitĂ di gestione e di manutenzione delle opere stesse. .EL CASO DI INTERVENTI DI NUOVA COSTRUZIOne aventi un volume inferiore a 2.000 metri cubi, anzichĂŠ stipulare la convenzione di cui sopra il richiedente potrĂ versare al comune una somma di denaro, il cui ammontare dovrĂ essere pari al valore di mercato delle aree di compensazione ecologica di pertinenza dell’intervento, PIĂĄ IL VALORE DELLE RELATIVE hOPERE DI COMPENSAZIONEv !RTICOLO Il titolo abilitativo edilizio diventerĂ efficace, solo dopo che gli interventi di compensazione ecologica preventiva avranno avuto effettivo inizio. s La “compensazione ecologica preventivaâ€? Ma quali sono gli “interventi di compensazione ecologica preventivaâ€?? Lo stabilisce il primo comma del citato Articolo ESSI hCONSISTONO NELLA REALIZZAZIONE DI nuovi sistemi naturali permanenti quali siepi, filari, prati permanenti, boschi, aree umideâ€?, nonchĂŠ eventualmente le “opere per la fruizione ecologico-ambientale dell’area quali percorsi pedonali, percorsi ciclabili, piccole opere di consolidamento del suolo, ridisegno e ripristino di canali e ROGGEv IL CUI COSTO NON SUPERI IL DEL costo complessivo della riqualificazione a verde ecologico. Le aree destinate alla compensazione ecologica preventiva sono comunque da considerare aggiuntive rispetto alla dotazione di aree per servizi pubblici o di interesse pubblico, STABILITA DALLA LEGGE O DAL 0IANO DEI 3ERVIZI E DEVONO ESSERE INDICATE DAL 0IANO delle Regole che costituisce pare inteGRANTE DEL 0IANO DI 'OVERNO DEL 4ERRITORIO !RTICOLO O IN MANCANZA DI QUEST ULTImo sono individuate dal comune con apposito atto, “secondo criteri che rispondono a esigenze e interessi collettivi e di PUBBLICA UTILITĂŒv !RTICOLO s Le denuncia di inizio di attivitĂ ! MODIFICA DELL !RTICOLO DELLA ,EGGE 2EGIONALE N IL PROGETTO DI legge prevede infine che anche in LomBARDIA NON SIA PIĂĄ POSSIBILE REALIZZARE GLI interventi di nuova costruzione mediante DENUNCIA DI INIZIO DI ATTIVITĂŒ !RTICOLO
a cura di Camillo Onorato
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Attestato di qualificazione energetica: dal 1° luglio 2009 obbligatorio G.U. n. 132 del 10.6.2009 Serie generale Decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59 Regolamento di attuazione dell’Articolo 4, comma 1, lettere “a” e “b” del Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 192, concernente l’attuazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia Il Decreto Legislativo n. 192 del 19 agosto 2005, vista la direttiva 2002/91/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2002 sul rendimento energetico nell’edilizia, prevede al Titolo I, Art. 4, comma 1, lettera “a”, l’emanazione di uno o più decreti per la definizione dei criteri generali, delle metodologie di calcolo e i requisiti minimi attuabili per il contenimento dei consumi energetici in materia di progettazione, installazione, esercizio, manutenzione e ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici, per la preparazione dell’acqua calda per gli usi igienici sanitari e per l’illuminazione degli edifici limitatamente agli edifici adibiti a terziario. Le disposizioni contenute all’Art. 4 stabilivano inoltre la necessità che decreti successivi definissero i criteri generali di prestazione energetica degli edifici per l’edilizia sovvenzionata e convenzionata, per l’edilizia pubblica e privata, e anche relativamente alla ristrutturazione degli edifici esistenti. L’Art. 11 del Decreto Legislativo n. 192/05 stabilisce inoltre che fino alla data di entrata in vigore dei decreti previsti dall’Art. 4, il calcolo per la prestazione energetica degli edifici nella climatizzazione invernale è disciplinato dalla Legge 10 del 9 gennaio 1991, come modificata dal Decreto Legislativo n. 192/05. Relativamente al contenimento dei consumi energetici nell’esercizio e manutenzione degli impianti termici esistenti per il riscaldamento invernale, i criteri di ispezioni periodiche sono disciplinati dagli Artt. 7 e 9 del Decreto del Presidente
della Repubblica del 26 agosto 1993, n. 412 e dalle disposizioni contenute nello stesso Decreto n. 192/05. Il nuovo regolamento, attuato dal D.P.R. n. 59 del 2 aprile 2009 stabilisce all’Art. 1 l’ambito di intervento e la finalità. Al fine di ottenere un’applicazione omogenea, coordinata ed immediatamente operativa delle norme per l’efficienza energetica degli edifici su tutto il territorio nazionale, in attuazione delle disposizioni contenute all’Art. 4 del Decreto Legislativo del 19 agosto 2005 n. 192, il nuovo Decreto stabilisce i criteri generali, le metodologie di calcolo e i requisiti minimi per la prestazione energetica degli impianti termici e per la climatizzazione estiva, anche riguardo agli edifici adibiti a terziario e alle ristrutturazioni di edifici esistenti. L’Art. 2 introduce nuove definizioni in materia, quali i sistemi filtranti costituiti da pellicole polimeriche in grado di modificare le caratteristiche delle superfici vetrate, la trasmittanza termica periodica YIE (W/m2K) quale parametro di valutazione di una parete termica per sfasare e attenuare il flusso termico che la attraversa nelle 24 ore, copertura a verde quali coperture continue dotate di un sistema che utilizza specie vegetali in grado di adattarsi e svilupparsi nelle condizioni ambientali caratteristiche della copertura
di un edificio. L’Art. 3 definisce le metodologie di calcolo della prestazione energetica degli edifici e degli impianti. Tali metodologie di calcolo fanno riferimento alle norme tecniche nazionali, definite nel contesto delle norme EN a supporto della Direttiva 2002/91/CE, della serie UNI/TS 11300 e loro successive modificazioni. I criteri generali e requisiti delle prestazioni energetiche degli edifici e degli impianti sono stabiliti dall’Art 4 del nuovo Decreto così come fissati dalla Legge del 9 gennaio 1991 n. 10 e dal Decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993 n. 412, modificati dal Decreto Legislativo, e dalle ulteriori disposizioni di cui al presente articolo. Relativamente a tutte le categorie di edifici, come classificati in base alla destinazione d’uso secondo il D.P.R. 412/93, e nel caso di edifici di nuova costruzione e nella ristrutturazione di edifici esistenti come previsto dall’Art. 3 del Decreto si procede, in sede progettuale alla determinazione dell’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale (EPI), alla determinazione della prestazione energetica per il raffrescamento estivo dell’involucro edilizio (EPE) e alla verifica che gli stessi risultino inferiori ai valori limite che sono riportati nella pertinente tabella di cui al punto 1 dell’alle-
Province Autonome provvedono affinchĂŠ sia assicurata la coerenza dei loro provvedimenti con i contenuti del presente Decreto. Le disposizioni finali sono contenute nell’Art. 7 del Decreto e riguardano gli strumenti di calcolo, software commerciali, applicativi delle metodologie. Essi “garantiscono che i valori degli indici di prestazione energetica, calcolati attraverso il loro utilizzo, abbiano uno scostamento massimo di piĂš o meno il 5 per cento rispetto ai corrispondenti parametri determinati con l’applicazione dello strumento nazionale di riferimento. La predetta garanzia è fornita attraverso una verifica e dichiarazione resa dal Comitato termotecnico italiano (CTI) o dall’Ente nazionale italiano di unificazione (UNI)â€?. C. O.
Leggi correlate s $ECRETO 0RES 2EPUBBLICA n. 59, Regolamento di attuazione dell’Articolo 4, comma 1, lettere “aâ€? e “bâ€?, del Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 192, concernente attuazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia (G.U 10.6.2009 n. 132). s ,EGGE DELLO 3TATO N Conversione in Legge del Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitivitĂ , la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (Suppl. Ordinario n. 196. G.U. 21.8.2008 n. 195). s $ECRETO ,EGISLATIVO N 115. Attuazione della direttiva 2006/32/ CE relativa all’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE (G.U. 3.7.2008 n. 154). s $ECRETO ,EGISLATIVO N Disposizioni correttive ed integrative al Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 192, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizi (G.U. 1.2.2007 n. 26). s $ECRETO ,EGISLATIVO N Ripubblicazione del testo del Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 192, recan-
te: “Attuazione della direttiva 2002/91/ CE relativa al rendimento energetico nell’ediliziaâ€?, corredato delle relative note (G.U. 15.10.2005 n. 241). s $IRETTIVA #%% N CE Parlamento Europeo - Rendimento energetico nell’edilizia (G.U. ComunitĂ Europee 4.1.2003 n. L.1).
Bibliografia sull’argomento s 342 A CURA DI La via piÚ veloce dall’edificio alla certificazione energetica DL.GS. 192/05 e DLG. 311/06, Il sole 24 ore, Pirola, Milano, 2009. s 0ASQUALE 3ALERNO !NDREA 3ILLANI La certificazione energetica degli edifici. Incentivi ed agevolazioni fiscali. Aspetti tecnici dell’efficienza energetica. Appendice normativa, Buffetti, Roma, 2009. s 4ECNOBIT Certificazione energetica degli edifici. Quarta edizione completamente riscritta, piÚ potente ma ancora piÚ semplice da usare, adeguata al D.LGS. 311/2006 e all’ultima generazione di norme UNI/EN, Maggioli, Santarcangelo di Romagna, 2008. s 'UIDO 2OCHE Prontuario operativo per la cerificazione energetica, Maggioli, Santarcangelo di Romagna, 2009. s!! 66 Certificazione energetica degli edifici, seconda edizione aggiornata al D.M. 7 aprile 2008, DEI, Roma, 2008 Siti internet di consultazione Siti internet di consultazione: www.edilportale.com www.enea.it www.ordinearchitetti.mi.it www.regionelombardia.it www.lavoripubblici.it www.professionisti24.ilsole24ore.com
49 PROFESSIONE STRUMENTI
gato C al Decreto Legislativo relativo alla classificazione di edifici e zona climatica. L’allegato C del Decreto identifica tramite l’applicazione di tabelle, a seconda del tipo e dei contenuti dell’intervento, i valori ed i criteri da applicare nel calcolo per la definizione del valore di trasmittanza termica in relazione alle categorie di edifici e zone climatiche, nell’applicazione corretta dei criteri di installazione e di utilizzo delle varie dotazioni impiantistiche degli edifici cosÏ come disposte dal D.P.R. 412/93. L’Art. 6 del Decreto stabilisce le funzioni delle regioni e delle Province Autonome. Le disposizioni del Decreto si applicano per le Regioni e Province Autonome che non abbiano ancora provveduto ad adottare propri provvedimenti in applicazione della direttiva 2002/91/CE e comunque fino alla data di entrata in vigore dei predetti provvedimenti regionali. Le Regioni e Province Autonome, al fine di promuovere la tutela degli interessi degli utenti attraverso un’applicazione omogenea della predetta norma sull’intero territorio nazionale possono: s DEFINIRE METODOLOGIE DI CALCOLO DELLA prestazione energetica degli edifici, diverse da quelle di cui al comma 1 dell’Articolo 3, ma che trovino in queste stesse metodologie indirizzo e riferimento; s FISSARE REQUISITI MINIMI DI EFFICIENZA energetica piÚ rigorosi attraverso la definizione di valori prestazionali e prescrittivi minimi inferiori a quelli di cui all’Articolo 4, tenendo conto delle valutazioni tecnicoeconomiche concernenti i costi di costruzione e di gestione dell’edificio, delle problematiche ambientali e dei costi posti a carico dei cittadini con le misure adottate, con particolare attenzione alle ristrutturazioni e al contesto socio-economico territoriale; s LE REGIONI E LE PROVINCE AUTONOME CHE alla data di entrata in vigore del presente Decreto abbiano già provveduto al recepimento della direttiva 2002/91/CE adottano misure atte a favorire un graduale ravvicinamento dei propri provvedimenti, anche nell’ambito delle azioni di coordinamento tra lo Stato, le regioni e le province autonome, di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico, adottato ai sensi dell’Articolo 6, comma 9, del Decreto Legislativo. Le regioni e le
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Ordine di Bergamo tel. 035 219705 www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Ordine di Brescia tel. 030 3751883 www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Ordine di Como tel. 031 269800 www.co.archiworld.it Presidenza e segreteria: architetticomo@archiworld.it Informazioni utenti: infocomo@archiworld.it Ordine di Cremona tel. 0372 535422 www.architetticr.it Presidenza e segreteria: segreteria@architetticr.it Ordine di Lecco tel. 0341 287130 www.ordinearchitettilecco.it Presidenza, segreteria, informazioni: ordinearchitettilecco@tin.it Ordine di Lodi tel. 0371 430643 www.lo.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilodi@archiworld.it Informazioni utenti: infolodi@archiworld.it Ordine di Mantova tel. 0376 328087 www.mn.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettimantova@archiworld.it Informazioni utenti: infomantova@archiworld.it Ordine di Milano tel. 02 625341 www.ordinearchitetti.mi.it Presidenza: consiglio@ordinearchitetti.mi.it Informazioni utenti: segreteria@ordinearchitetti.mi.it Ordine di Monza e della Brianza fax: 039 3309869 www.ordinearchitetti.mb.it Segreteria: segreteria@ordinearchitetti.mb.it Ordine di Pavia tel. 0382 27287 www.ordinearchitettipavia.it Presidenza e segreteria: architettipavia@archiworld.it Informazioni utenti: infopavia@archiworld.it Ordine di Sondrio tel. 0342 514864 www.so.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettisondrio@archiworld.it Informazioni utenti: infosondrio@archiworld.it Ordine di Varese tel. 0332 812601 www.va.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettivarese@archiworld.it Informazioni utenti: infovarese@archiworld.it
Milano
a cura di Laura Truzzi Designazioni s #/.42/6%23)! SIG -ARIO Berardinetti – sig. Gokhan BayKAM ISTANZA DI NOMINA DEL 4ERZO !RBITRO IN FUNZIONE DI 0RESIDENTE DEL #OLLEGIO !RBITRALE 3I SORTEGgia e si approva il seguente noMINATIVO 3ERGIO "),)/44) s #/.42/6%23)! 3OCIETÌ 'ALLIGANI )MPIANTI 3 R L n 2Edac S.r.l.: istanza di nomina DEL 4ERZO !RBITRO IN FUNZIONE DI 0RESIDENTE DEL #OLLEGIO !RBITRAle. Si sorteggia e si approva il seguente nominativo: Giuseppe 0!$/6!. s 02/6).#)! $) -),!./ RIchiesta di designazione esperto per prove di accertamento finale QUALIlCA !SSISTENTE )NTERIOR $Esigner e di specializzazione InTERIOR $ESIGNER ! ! PRESSO L )3!$ 3RL )STITUTO 3UPERIORE DI !RCHITETTURA E $Esign. Si sorteggia e si approva IL SEGUENTE NOMINATIVO -ARCO &/2,/.) Serate #ICLO h0ROGETTARE IL PAESAGGIOv s Boschi, raggi e cinture: i nuovi TEMI DEL VERDE A -ILANO 14 maggio 2009 HA PRESENTATO ,AURA 4RUZZI SONO INTERVENUTI &LORA 6ALLONE
Franco Giorgetta Serata divisa tra pianificazione e progettazione del verde urbaNO CON &LORA 6ALLONE GIÌ PRESIDENTE DELL !IAPP DIRETTORE DEL SETTORE h!RREDO VERDE E QUALITÌ URBANAv DEL #OMUNE DI -ILANO
e Franco Giorgetta, architetto paesaggista, autore di numerosi interventi urbani, nonché doCENTE AL 0OLITECNICO DI -ILANO Introducendo la serata, Laura 4RUZZI COORDINATRICE DEL CICLO DI SERATE ORGANIZZATO DALL /RDINE
oltre che paesaggista, ripercorre brevemente le principali tappe della costituzione del sisteMA DEL VERDE A -ILANO A PARTIRE DAL 0IANO "ERUTO )N EFFETTI LA -ILANO STORICA NON Ò SOLO UNA CITTÌ d’acqua, come generalmente SI PENSA MA ANCHE UNA CITTÌ verde (purtroppo compromesso dall’urbanizzazione degli ultimi ANNI ,AURA 4RUZZI PASSANDO
LA PAROLA ALL ARCH &LORA 6ALLONE SI chiede se e come sia possibile oggi ricomporre e riorganizzare i pochi spazi verdi oramai disordinatamente distribuiti nella NOSTRA CITTÌ 3E QUESTO Ò ANCORA possibile, è certamente compito dell’amministrazione che dal 2006 sta realizzando, attraverso l’importante strumento della pianificazione, un nuovo sistema del verde. &LORA 6ALLONE CI INTRODUCE ALLA SUA ATTIVITÌ DI TECNICO RESPONSABILE DEL SETTORE PER IL #OMUNE DI -ILANO NATO DALLA CONmUENZA delle strutture prima afferenti ai due distinti assessorati dedicati AD !RREDO E 6ERDE URBANO IN UN UNICO h!RREDO 6ERDE E 1UALITÌ 5RBANAv OVVERO LO SPAZIO APERto considerato in un’unica soluzione dei cosiddetti verdi e grigi DELLA CITTÌ .EL SONO STATE STESE SUBIto le linee guida, con l’obbiettivo di far sì che la contaminazione TRA QUESTE DUE hCITTÌv n GRIGIA E verde, appunto – fosse di contenuto e non solo di lessico. Il PiaNO DEL 6ERDE HA PER ALTRO COSTITUito parte importante del tessuto connettivo dell’elaborazione del 0'4 E PER QUESTO Ò DI FATTO GIÌ operativo, anche se non ancora ADOTTATO !L SUO INTERNO VI Ò UN primo distinguo tra: s 0IANO DELLA QUALITÌ URBANA #ONTIENE hLA TRASFORMAZIONE DEL paradigma culturale di riferimenTOv GLI ABACHI DELLA GESTIONE DI strade, rotatorie, infrastrutture del sottosuolo, hanno l’obbiettivo di delineare una visione integrata tra infrastruttura e verde, NELLO SPIRITO DI hTANTO MENO SONO TANTO PIá SONO IMPORTANTIv s 0IANO DEL 6ERDE ORIENTATO ALLA definizione della rete pervasiva e continuativa, in cui si delineano le strategie per aggiungere verde al grigio e puntare alla fruizione degli spazi aperti. #ON L AMBIZIOSO OBIETTIVO DI PASSARE DAL MQ AB DI VERde fruibile nel 2007 a 30 nel 1UESTO in primis grazie alla contrattazione con le grandi aree di trasformazione – Santa 'IULIA #ITYLIFE ECC ED IN PARticolare il Parco Sud. In questo modo si stanno aggiungendo 1.000.000 mq di verde fruibile, oltre alla valorizzazione dell’ofFERTA DIFFUSA !LL INTERNO DEL 0'4 a sua volta sono state identificate 5 aree di tendenza per lo sviluppo del verde:
s Invarianti: i corsi d’acqua, lo spazio agricolo, le emergenze storiche – le cave, ad es.; s Fruizioni spazi: i raggi verdi completati dalle piste ciclopedonali; s %PICENTRI IN SVILUPPO RAdiale sulla fascia esterna; s $IVERSE MORFOLOGIE LE PARTI DELLA CITTÌ s -ICROPROGETTUALITÌ PROGETTI PIlota, significazione delle strade, dei parcheggi, ecc. La rete degli 8 raggi verdi funge da struttura portante del Piano DEL 6ERDE .EL SONO STATE SPECIlCATE LE MODALITÌ DI ATTUAZIONE
attraverso sezioni tipo e abachi di riferimento per l’allestimento stradale, orientati ad agganciare il verde sottocasa, a rilanciaRE LA BIODIVERSITÌ MA ANCHE LE QUALITÌ ESTETICO PERCETTIVE ,E Greenways, così da lei definite, puntano a rendere fruibili ai peDONI I GRANDI ASSI URBANI ! TITOLO di esempio sono citate le oltre 100 aree a verde urbano sponsorizzate dai condomini antiSTANTI /PERATIVAMENTE SONO GIÌ stati avviati lavori lungo 3 degli 8 raggi di collegamento con la cintura verde, tra cui in particoLARE IL N %XPO #ITYLIFE -ON TE 3TELLA %XPO sostanzialmente coinvolgendo i diversi operatori DEI 0IANI !TTUATIVI )L lLO ROSSO dell’operazione è costituito dai percorsi ciclopedonali, il cui trattamento è subordinato ad abachi costruttivi in cui si pone molta attenzione alla immediata RICONOSCIBILITÌ DEL PERCORSO MEdiante l’utilizzo di essenze che li caratterizzano, nel quadro di una più generale depalificazione della segnaletica ed a favore di UNA RICONOSCIBILITÌ IDENTITARIA ! &LORA 6ALLONE SUCCEDE IL PRAGmatismo dell’architetto Franco Giorgetta, che presenta alcuni suoi importanti lavori: Santa 'IULIA !DRIANO -ARELLI 3ESTO 3AN 'IOVANNI &ALCK 3OTTOLINEA come virtualmente incidano tutti sul percorso del Lambro, di cui cita il delicato lavoro di ricucitura DEL 0ARCO DELLA 6ALLE DEL -EDIO Lambro, coordinato da Francesco Borella. Il Piano di Santa Giulia è composto da 350.000 mq di verde all’interno dell’area di PII e 200.000 mq esterni ad ESSO -OSTRA COME SIA IN FASE DI completamento la sola area legata alla residenza gestita dalle COOPERATIVE IL CUI -ASTERPLAN Ò
zi si domanda perché in Italia sia così difficile l’uso dei corsi d’acqua nel disegno degli spaZI APERTI &LORA 6ALLONE INDICA due ragioni: da una parte vi è un atteggiamento di prudenza diffusa, legata alla normativa E ALLA SICUREZZA $ALL ALTRA UNA diversa consapevolezza civile, rispetto i paesi del nord ad esempio, in cui la cura del paTRIMONIO COLLETTIVO Ò SENSIBILITÌ individualmente diffusa, mentre in Italia spesso si riduce ad un problema di costi di gestione. 4RA IL PUBBLICO INTERVIENE !NTONIO Borghi, in rappresentanza del #ONSIGLIO CHE SOTTOLINEA QUANto sia importante diffondere la cultura del verde. Per far questo suggerisce che manifestazioni COME /RTICOLA RECENTEMENTE conclusasi con grande successo ai giardini di via Palestro, si aprano ad un pubblico più vasto, sul modello del Salone del -OBILE Francesco de Agostini
s Grandi parchi per grandi progetti? Il ruolo del verde PER LA QUALITÌ URBANA 21 maggio 2009 hanno presentato: &RANCESCA 2IVA "ELLI 0ACI SONO INTERVENUTI !LESSANDRA 2OSSI 6ITTORIO )NGEGNOLI La terza serata dedicata al paesaggio ha visto nuovamente due attori del verde pubblico MILANESE !LESSANDRA 2OSSI DEL 3ETTORE 4ECNICO 0ARCHI E 'IARDINI DEL #OMUNE DI -ILANO E 6ITTORIO Ingegnoli, progettista di diverse AREE VERDI MILANESI TRA CUI #ITYLIFE nonché docente universitario. Introducendo la serata FranceSCA 2IVA "ELLI 0ACI ARCHITETTO
51 paesaggista, si rallegra che, DOPO TANTO TEMPO L /RDINE DEGLI !RCHITETTI INCLUDA ANCHE I PAEsaggisti e che abbia dato loro voce attraverso questo ciclo di conferenze che si augura essere solo il primo. Per perseguire lo scopo di far conoscere un po’ più a fondo cosa ci riservano le TRASFORMAZIONI DELLA NOSTRA -ILANO !LESSANDRA 2OSSI FORNISCE una rapida carrellata dei progetti in corso di realizzazione all’interNO DEL #OMUNE DI -ILANO ALCUNI di progettazione diretta del settore Parchi e Giardini, altri inseriti nei piani urbanistici a carico degli operatori privati in accordo CON IL #OMUNE )L SETTORE 0ARCHI e Giardini, infatti, gestisce non solo le proprie aree verdi ma anche, nell’obbiettivo di migliorare LA QUANTITÌ QUALITÌ E FRUIBILITÌ del verde, le realizzazione degli operatori privati a scomputo di oneri. È sorprendente sapere da !LESSANDRA 2OSSI CHE IL #OMUNE DI -ILANO DISPONE PER LA GESTIOne dei 21.000 mq. di verde pubblico, di euro 1,50 all’anno menTRE IL #OMUNE DI 0ARIGI DISPONE di 10,50 euro all’anno per metro QUADRATO /GNUNO DEI PROGETTI che sono stati illustrati ha una SUA PECULIARITÌ INTERESSANTE DAL 025 DI 2IBATTINO PER VIA del laghetto artificiale realizzato sotto alla tangenziale per vietare la permanenza di persone in QUELL AREA AL 3ISTEMA -OLISE #ALVAIRATE INSERITO NEI #ONTRATTI di quartiere II interessante per la coesione tra diversi enti all’interno dell’intervento. Interessante il connubio tra tecnologia e natura nell’intervento di mitigazione e di compensazione ambientale dell’area intorno al depuratore DI .OSEDO 0ARCO DELLA 6ETTAbia) dove, per la prima volta in Italia, viene creata una porzione di bosco umido con funzione di lTODEPURAZIONE 4RA I PROGETTI A scomputo di oneri a carico degli operatori privati e, per questo, molto interessanti dal punto di vista di coordinamento tra le parti in causa, vediamo il Portello con il suo sistema verde
molto plastico e scultoreo che FA DA CONTRALTARE AL -ONTE 3TELLA E IL PARCO &RANCO 6ERGA A NORD DI -ILANO DOVE LA PARTE DEGLI OPERATORI PRIVATI GIÌ REALIZZATA Ò servita da esperienza per la progettazione della parte a carico DEL #OMUNE ANCORA DA REALIZZARE 6ITTORIO )NGEGNOLI ESSENDO non solo paesaggista, ma anCHE DOTTORE IN 3CIENZE .ATURALI
introduce il suo intervento con un tema che gli sta particolarMENTE A CUORE h0ROGETTARE UN paesaggio (anche urbanizzato) non può più prescindere dalla dimostrazione scientifica che il PAESAGGIO Ò UN ENTITÌ VIVENTE
cioè rappresenta uno specifico livello di organizzazione della 6ITA SULLA 4ERRAv !SSOCIANDO LE DISFUNZIONI PAESIstiche con le patologie umane, Ingegnoli trova che oggi i parchi urbani rivestano, a condizione che siano progettati secondo i principi scientifici della bio-ecologia, una funzione fondamentale e non più trascurabile per la diminuzione dell’inquinamento DOVUTA AI mUSSI ASCENSIONALI della temperatura verso i centri cittadini. È importantissimo, quindi, che siano creati grandi parchi (non servono i filari o le cinture verdi) il più possibile all’interno del tessuto urbano, affinché creino un sistema fotosintetizzante significativo. In tal senso, quale miglior occaSIONE PER -ILANO VIENE DAI 025 che riqualificano e convertono le grandi aree, rese libere dalla dismissione delle aree industriali, lasciate libere in questi ultimi 10 anni. !LCUNE DOMANDE DEI PRESENTI in sala per chiedere chiarimenti sul sistema del verde urbano ecocompatibile e sulle conseguenze negative che possono avere i grattacieli (ora molto alla moda) sull’inquinamento delle CITTÌ 'RANDI PARCHI PER GRANDI progetti? La risposta di IngeGNOLI Ò hSIv %D Ò DECISAMENTE ed ecologicamente categorica. L. T.
).&/2-!:)/.) DAGLI ORDINI
STATO REDATTO DALL ARCH #APUTO Si caratterizza attraverso grandi spazi verdi al centro, attraversati da percorsi rettilinei, ed una fitta alberatura verso i bordi, lungo le residenze, arricchita da numeROSE ATTREZZATURE !TTORNO ALLA scuola materna sono disegnati 'IARDINI 4EMATICI n IL GIARDINO delle erbe giganti, la foresta degli alberi parlanti, in cui sono inseriti giochi per bambini di sapiente e puntuale definizione. Lo stesso per i giardini vicini alle abitazioni, attraverso fiori – la cui cura è affidata ai rapporti di vicinato condominiali –, gioco di bocce e poi giardini per non vedenti, pergolati attrezzati. -ARELLI !DRIANO ANCHE QUESTO un progetto coordinato dagli arCHITETTI #APUTO E "ENATI IN CUI A 6,5 ettari di verde si affiancano 4 HA DI PARCHEGGI ALBERATI !NCHE qui il disegno dello spazio centrale è libero, in cui si preserva il chiostro esistente, e poi aree giochi e filari di fiori con gestione semplificata. Infine, ci presenta il progetto Sesto San 'IOVANNI &ALCK NATO dalla collaborazione con l’architetto paRIGINO -ICHAEL #ORAjoud, per 1 milione di mq. Il progetto, secondo l’orientamento condiviso dalla amMINISTRAZIONE E 2EN zo Piano, mira a conservare la memoria del sito, la sua storia. Per far questo si è proposto di disegnare l’impronta al suolo di alcune strutture attraverso le sistemazioni del verde. Fondamentale il rapporto con il paesaggio: le montagne SULL ORIZZONTE SONO hAVVICINATEv attraverso 2 sistemi di colline lungo l’autostrada e la tangenZIALE CHE FANNO hALZARE LO SGUARDO VERSO DI ESSEv ,A BONIlCA SI COMPIRÌ SENZA LA RIMOZIONE DEL terreno e la sua sostituzione, diventando così risorsa per la moDELLAZIONE DEL SUOLO -A LA BONIlCA RIGUARDERÌ ANCHE LA FALDA
MOLTO PROLIlCA LITRI SEC CHE SARÌ UTILIZZATA COME FONTE ENERgetica, prima di essere riversata nel Lambro. Un ulteriore segno SARÌ DATO DA 500 m lineari di campo fiorito, con manutenzione meccanizZATA 'IUSTAMENTE ,AURA 4RUZ-
A cura di Carlo Lanza (Commissione Tariffe dell’Ordine di Milano)
Variazione Indice Istat per l’adeguamento dei compensi 1) Tariffa Urbanistica
Gennaio Febbraio Marzo
2006
1590 1589,76 1593,53 1596,04 1599,81 1620 1613,62 1617,39 1619,9 1622,41 1660 1670 1660,08 1663,85 1672,64 1676,41 1690 1685,2 1688,97 1688,97 1692,73
2007 2008 2009
52
Circolare Minist. n° 6679 1.12.1969 Base dell’indice - novembre 1969: 100
Anno
Aprile
Maggio
Luglio
Agosto
Settembre Ottobre Novembre Dicembre
1610 1609,85 1612,37 1612,37 1634,97 1637,48 1637,48 1700 1690 1700,27 1701,52 1697,76
1600 1610 1609,85 1611,11 1640 1642,5 1648,78 1697,76 1691,48
1612,37 1650 1655,06 1680 1688,97
1696,50
n.b. Il valore da applicare, arrotondato alla diecina inferiore, è quello, in grassetto collocato nella parte superiore delle celle, immediatamente precedente al momento dell’assegnazione dell’incarico
2) Tariffa stati di consistenza Anno
2007
INDICI E TASSI
Giugno
1600 1604,83 1606,09 1630 1627,44 1631,2 1680 1690 1685,2 1692,73
Gennaio Febbraio Marzo
(in vigore dal dicembre 1982) anno 1982: base 100
Aprile
Maggio
Giugno
278,85
279,5
279,93
286,87
287,53
289,04
280 280,36 281,23 281,88 290 289,7 291,21 292,52
291,21
291,87
291,87
292,52
2008
Luglio
Agosto
Settembre Ottobre Novembre Dicembre
282,53
282,97
282,97
283,84
284,92
286,01
293,82
294,04
293,38
293,38
292,3
291,87
2009 293,17
n.b. I valori da applicare sono quelli in neretto collocati nella parte superiore delle celle
3) Legge 10/91 (Tariffa Ordine Architetti Milano) Anno
2007 2008 2009
Gennaio Febbraio Marzo
123,32 126,87 128,79
123,60 127,15 129,07
Aprile
123,80 127,83 129,07
Maggio
123,99 128,11 129,36
anno 1995: base 100 Giugno
124,37 128,79 129,65
Luglio
124,66 129,36
124,95 129,94
Agosto
giugno 1996: 104,2
Settembre Ottobre Novembre Dicembre
125,14 130,03
125,14 129,75
125,52 129,75
4) Legge 10/91 (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) anno 2000: base 100 5) Pratiche catastali (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Anno
2007 2008 2009
Gennaio Febbraio Marzo
113,31 116,57 118,34
113,58 116,84 118,60
Aprile
113,75 117,46 118,60
Maggio
113,93 117,72 118,87
Giugno
114,28 118,34 119,13
Luglio
114,55 118,87
114,81 119,40
6) Collaudi statici (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Anno
2007 2008 2009
Gennaio Febbraio Marzo
118,76 122,18 124,02
119,03 122,45 124,30
Aprile
119,22 123,10 124,30
Maggio
119,40 123,38 124,58
Giugno
119,77 124,02 124,86
120,05 124,58
120,33 125,13
2002 105,42
2003 108,23
8) Tariffa Dlgs 626/94 (Tariffa CNA) Indice da applicare per l’anno
2000 113,89
2001 117,39
2000 105,51
2001 108,65
Agosto
114,99 119,22
115,34 119,22
120,51 124,95
2003 123,27
2002 111,12
2003 113,87
116,22 118,60
gennaio 1999: 108,2
120,88 124,95
2006 114,57
121,34 124,49
121,81 124,30
gennaio 2001: 110,5 2007 116,28
anno 1995: base 100 2002 120,07
115,78 118,78
Settembre Ottobre Novembre Dicembre
120,51 125,23
2005 112,12
2008 119,63
2009 121,44
novembre 2001: 110,6
2004 125,74
9) Tariffa pratiche catastali (Tariffa Ordine Architetti Milano) Indice da applicare per l’anno
Settembre Ottobre Novembre Dicembre
114,99 119,48
anno 2001: base 100
2004 110,40
126,48 129,07
dicembre 2000: 113,4
anno 1999: base 100 Luglio
7) Tariffa Antincendio (Tariffa Ordine Architetti Milano) Indice da applicare per l’anno
Agosto
126,00 129,27
2005 127,70
2006 130,48
anno 1997: base 100
2004 116,34
2005 118,15
2006 120,62
2007 132,44
2008 136,26
2009 138,32
febbraio 1997: 105,2 2007 122,43
2008 125,95
2009 127,85
Tariffa P.P.A. (si tralascia questo indice in quanto non più applicato) Con riferimento all’art. 9 della Tariffa professionale legge 2.03.49 n° 143, ripubblichiamo l’elenco, relativo agli ultimi anni, dei Provvedimenti della Banca d’Italia che fissano i tassi ufficiali di sconto annuali per i singoli periodi ai quali devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato articolo 9 della Tariffa. Dal 2004 determinato dalla Banca Centrale Europea. Provv. della B.C.E. (4.12.08) dal 10/12/08 2,50% Provv. della B.C.E. (15.1.09) dal 21/1/09 2,00% Provv. della B.C.E. (5.3.09) dal 11/3/09 1,50% Provv. della B.C.E. (2.4.09) dal 8/4/09 1,25% Provv. della B.C.E. (7.5.09) dal 13/5/09 1,00% Con riferimento all’art. 5, comma 2 del Decreto Legislativo 9 ottobre 2002, n. 231, pubblichiamo i Provvedimenti del Ministro dell’Economia che fissano il “Saggio degli interessi da applicare a favore del creditore nei casi di ritardo nei pagamenti nelle transazioni commerciali” al quale devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato Decreto. dal 1.7.2006 al 31.12.2006
2,83% +7
9,83%
dal 1.1.2007 al 30.6.2007
3,58% +7
10,58%
dal 1.7.2007 al 31.12.2007
4,07% +7
11,07%
dal 1.1.2008 al 30.6.2008
4,20% +7
11,20%
dal 1.7.2008 al 31.12.2008
4,10% +7
11,10%
Comunicato (G.U. 5.2.2007 n° 29)
Comunicato (G.U. 30.7.2007 n° 175) Comunicato (G.U. 11.2.2008 n° 35)
Comunicato (G.U. 21.7.2008 n° 169)
per valori precedenti consultare il sito internet del proprio Ordine.
Comunicato (G.U. 2.2.2009 n° 26) dal 1.1.2009 al 30.6.2009
2.241 iscritti dell’Ordine di Bergamo; 2.254 iscritti dell’Ordine di Brescia; 1.641 iscritti dell’Ordine di Como; 674 iscritti dell’Ordine di Cremona; 909 iscritti dell’Ordine di Lecco; 394 iscritti dell’Ordine di Lodi: 663 iscritti dell’Ordine di Mantova; 11.610 iscritti dell’Ordine di Milano; 2.348 iscritti dell’Ordine di Monza e della Brianza;
843 iscritti dell’Ordine di Pavia; 354 iscritti dell’Ordine di Sondrio; 2.200 iscritti dell’Ordine di Varese. Ricevono inoltre la rivista:
90 Ordini degli Architetti PPC d’Italia;
Interessi per ritardato pagamento
Comunicato (G.U. 10.7.2006 n° 158)
La rivista AL, fondata nel 1970, oggi raggiunge mensilmente tutti i 26.131 architetti iscritti ai 12 Ordini degli Architetti PPC della Lombardia:
2,50% +7
9,50%
Per quanto riguarda: Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, relativo al mese di giugno 1996 che si pubblica ai sensi dell’Art. 81 della Legge 27 luglio 1978, n. 392, sulla disciplina delle locazioni di immobili urbani consultare il sito internet dell’Ordine degli Architetti PPC di Milano. Applicazione Legge 415/98 Agli effetti dell’applicazione della Legge 415/98 si segnala che il valore attuale di 200.000 Euro corrisponde a Lit. 394.466.400.
1.555 Amministrazioni comunali lombarde;
Assessorati al Territorio delle Province lombarde e Uffici tecnici della Regione Lombardia; Federazioni degli architetti e Ordini degli ingegneri; Biblioteche e librerie specializzate; Quotidiani nazionali e Redazioni di riviste degli Ordini degli Architetti PPC nazionali; Università; Istituzioni museali; Riviste di architettura ed Editori.