AL Mensile di informazione degli Architetti Lombardi numero 7/8 Luglio-Agosto 2002
Direttore: Maurizio Carones Comitato editoriale: Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Redazione: Igor Maglica (caporedattore) Paola Giaconia
Editoriale
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Forum Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Mantova Milano Varese
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Argomenti
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Concorsi
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Professione e aggiornamento Legislazione Normative e Tecniche
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Informazione Dagli Ordini Lettere Stampa Libri, riviste e media Mostre e Seminari
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Itinerari
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Indici e tassi
Segreteria: Augusta Campo Direzione e Redazione: via Solferino, 19 - 20121 Milano tel. 0229002165 - Fax 0263618903 e-mail Redazione: redazione.al@flashnet.it Progetto grafico: Gregorietti Associati Servizio Editoriale e Stampa: Alberto Greco Editore srl viale Carlo Espinasse 141, 20156 Milano tel. 02 300391 r.a. - fax 02 30039300 e-mail: age@gruppodg.com Impaginazione Chiara Giuliani Fotolito Marf-Progetto Fotolito, Milano Stampa Diffusioni Grafiche, Villanova Monf.to (AL) Rivista mensile: Spedizione in a.p.- 45% art. 2 comma 20/b Legge 662/96 - Filiale di Milano. Autorizzazione Tribunale Civile n° 27 del 20.1.71 Distribuzione a livello nazionale La rivista viene spedita gratuitamente a tutti gli architetti iscritti agli Albi della Lombardia che aderiscono alla Consulta Tiratura: 21.800 copie Come sarà risultato evidente a molti e come segnalatoci puntualmente da alcuni lettori la fotografia pubblicata a pag. 5 del numero di giugno è riferita al cortile progettato dal Richini. Gli articoli pubblicati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti né la redazione di AL
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Sommario
Direttore Responsabile: Stefano Castiglioni
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Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti, tel. 02 29002174 consulta.al@flashnet.it Presidente: Stefano Castiglioni; Vice Presidente: Daniela Volpi; Vice Presidente: Giuseppe Rossi; Segretario: Carlo Varoli; Tesoriere: Umberto Baratto; Consiglieri: Achille Bonardi, Marco Bosi, Franco Butti, Sergio Cavalieri, Simone Cola, Ferruccio Favaron Ordine di Bergamo, tel. 035 219705 http://www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Presidente: Achille Bonardi; Vice Presidente: Paola Frigeni; Segretario: Italo Scaravaggi; Tesoriere: Fernando De Francesco; Consiglieri: Barbara Asperti, Giovanni N. Cividini, Antonio Cortinovis, Silvano Martinelli, Roberto Sacchi (Termine del mandato: 18.3.03) Ordine di Brescia, tel. 030 3751883 http://www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Presidente: Paolo Ventura; Vice Presidente: Roberto Nalli; Segretario: Gianfranco Camadini; Tesoriere: Luigi Scanzi; Consiglieri: Umberto Baratto, Gaetano Bertolazzi, Laura Dalé, Guido Dallamano, Paola E. Faroni, Franco Maffeis, Daniela Marini, Mario Mento, Aurelio Micheli, Claudio Nodari, Patrizia Scamoni (Termine del mandato: 2.10.02) Ordine di Como, tel. 031 269800 http://www.co.archiworld.it Presidenza e segreteria: architetticomo@archiworld.it Informazioni utenti: infocomo@archiworld.it Presidente: Franco Butti; Vice Presidente: Gianfranco Bellesini; Segretario: Franco Andreu; Tesoriere: Gianfranco Bellesini; Consiglieri: Marco Brambilla, Giovanni Cavalleri, Gianfredo Mazzotta, Marco Ortalli, Michele Pierpaoli, Corrado Tagliabue (Termine del mandato: 13.6.03) Ordine di Cremona, tel. 0372 535411 http://www.cr.archiworld.it Presidenza e segreteria: architetticremona@archiworld.it Informazioni utenti: infocremona@archiworld.it Presidente: Emiliano Campari; Vice Presidente: Carlo Varoli; Segretario: Massimo Masotti; Tesoriere: Federico Pesadori; Consiglieri: Edoardo Casadei, Luigi Fabbri, Federica Fappani (Termine del mandato: 1.8.03) Ordine di Lecco, tel. 0341 287130 http://www.lc.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilecco@archiworld.it Informazioni utenti: infolecco@archiworld. Presidente: Ferruccio Favaron; Vice Presidente: Elio Mauri; Segretario: Arnaldo Rosini; Tesoriere: Alfredo Combi; Consiglieri: Davide Bergna, Carmen Carabus, Massimo Dell’Oro, Gerolamo Ferrario, Massimo Mazzoleni (Termine del mandato: 15.2.03) Ordine di Lodi, tel. 0371 430643 http://www.lo.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilodi@archiworld.it Informazioni utenti: infolodi@archiworld.it Presidente: Vincenzo Puglielli; Segretario: Paolo Camera; Tesoriere: Cesare Senzalari; Consiglieri: Samuele Arrighi, Patrizia A. Legnani, Erminio A. Muzzi, Giuseppe Rossi (Termine del mandato: 10.7.03) Ordine di Mantova, tel. 0376 328087 http://www.mn.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettimantova@archiworld.it Informazioni utenti: infomantova@archiworld.it Presidente: Sergio Cavalieri; Segretario: Manuela Novellini; Tesoriere: Michele Annaloro; Consiglieri: Francesco Cappa, Cristiano Guarnieri, Paolo Tacci, Manolo Terranova (Termine del mandato: 25.5.03) Ordine di Milano, tel. 02 625341 http://www.ordinearchitetti.mi.it Presidenza: consiglio@ordinearchitetti.mi.it Informazioni utenti: segreteria@ordinearchitetti.mi.it Presidente: Daniela Volpi; Vice Presidente: Ugo Rivolta; Segretario: Valeria Bottelli; Tesoriere: Annalisa Scandroglio; Consiglieri: Giulio Barazzetta, Maurizio Carones, Arturo Cecchini, Valeria Cosmelli, Adalberto Del Bo, Marco Engel, Marco Ferreri, Jacopo Gardella, Emilio Pizzi, Franco Raggi, Luca Ranza (Termine del mandato: 15.10.01) Ordine di Pavia, tel 0382 27287 http://www.pv.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettipavia@archiworld.it Informazioni utenti: infopavia@archiworld.it Presidente: Marco Bosi; Vice Presidente: Lorenzo Agnes; Segretario: Quintino G. Cerutti; Tesoriere: Aldo Lorini; Consiglieri: Anna Brizzi, Gianni M. Colosetti, Maura Lenti, Paolo Marchesi, Giorgio Tognon (Termine del mandato: 2.10.03) Ordine di Sondrio, tel. 0342 514864 http://www.so.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettisondrio@archiworld.it Informazioni utenti: infosondrio@archiworld.it Presidente: Simone Cola; Segretario: Fabio Della Torre; Tesoriere: Giuseppe Sgrò; Consiglieri: Giampiero Fascendini, Giuseppe Galimberti, Francesco Lazzari, Giovanni Vanoi (Termine del mandato: 19.2.03) Ordine di Varese, tel. 0332 812601 http://www.va.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettivarese@archiworld.it Informazioni utenti: infovarese@archiworld.it Presidente: Riccardo Papa; Segretario: Emanuele Brazzelli; Tesoriere: Gabriele Filippini; Vice Presidente: Enrico Bertè, Antonio Bistoletti, Minoli Pietro; Consiglieri: Claudio Baracca, Maria Chiara Bianchi, Claudio Castiglioni, Stefano Castiglioni, Orazio Cavallo, Giovanni B. Gallazzi, Laura Gianetti, Matteo Sacchetti, Giuseppe Speroni (Termine del mandato: 3.7.03)
Maurizio Carones
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Editoriale
Questo numero di “AL” è dedicato ad illustrare le attività svolte dagli Ordini lombardi nell’anno 2001/2002. Il numero “estivo” così come lo scorso anno - serve, da una parte, a fare un bilancio delle diverse iniziative svolte e, dall’altra, per sviluppare qualche considerazione sul loro complesso. Gli Ordini qui illustrano un intenso quadro di attività anche se evidentemente parziale in quanto non tutto è riportato fatto di mostre, conferenze, seminari, corsi di formazioni, viaggi, pubblicazioni, redazione di siti internet. Un insieme di iniziative che manifesta un positivo dinamismo caratterizzato da una capacità di coinvolgere anche altre istituzioni - amministrazioni pubbliche, istituzioni culturali, università - sollevando questioni che riguardano lo svolgimento della professione di architetto in un momento di forte ridefinizione delle diverse specializzazioni della disciplina in rapporto con la società. Questo quadro nel complesso rivela allo stesso tempo l’impegno dei vari Ordini a rinnovare costantemente la qualità dell’offerta di servizi, anche con l’importante coinvolgimento degli iscritti più giovani che rappresentano, considerato il grande incremento delle iscrizioni negli ultimi anni, proporzionalmente la maggioranza. Impegno che dovrà essere consolidato in vista del ruolo che agli Ordini è assegnato dalla riforma delle professioni, ruolo che richiederà - ad esempio nell’ambito della formazione un progressivo incremento dell’attività di servizio. In questa direzione le attività degli Ordini dovranno intercettare sempre più le necessità degli iscritti che, a loro volta, potranno individuare con più chiarezza nell’Ordine un luogo al quale rivolgere una precisa domanda di servizio. Tale domanda potrà essere tanto più alta ed esigente quanto l’Ordine verrà considerato da tutti gli iscritti anche con un’attiva partecipazione - un’istituzione rappresentativa (gli architetti degli Ordini lombardi sono 20.000, poco meno di un quarto di quelli italiani), da cui ottenere servizi per lo svolgimento di una professione sempre più articolata e complessa e non una sorta di “dopolavoro” ad iscrizione obbligatoria che organizza qualche interessante viaggio “culturale” o un’affollata conferenza.
Bergamo a cura di Antonio Cortinovis e Alessandro Pellegrini
Convegno “Incentivi per interventi di architettura sostenibile”
Forum
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Il 20 aprile scorso si è tenuto in città presso il centro Congressi Papa Giovanni XXIII il convegno “Incentivi per interventi di architettura sostenibile”, organizzato dalla Commissione per l’edilizia sperimentale e innovativa dell’Ordine Architetti di Bergamo. Il convegno, che si è svolto alla presenza del presidente dell’Ordine arch. Achille Bonardi, dell’assessore al Territorio della Provincia di Bergamo arch. Felice Sonzogni, dell’assessore all’edilizia privata del Comune di Bergamo avv. Pierluigi Buzzanca e del presidente dell’Associazione Comuni Bergamaschi e sindaco del comune di Ponteranica Claudio Armati, ha illustrato alcuni interventi di architettura e urbanistica sostenibile attuati in tre differenti città italiane: Faenza, San Donato Milanese e Padova, tre esempi che costituiscono tre differenti scale di approccio per definire come poter migliorare la qualità della vita a scala edilizia e urbanistica con interventi mirati al rispetto ambientale, in una logica di riequilibrio ecologico. Gli esempi riportati hanno impegnato l’arch. Mauro Benericetti (Capo servizio programmazione urbanistica e casa del comune di Faenza), che ha illustrato nel dettaglio il P.R.G. di Faenza, (Premio nazionale Enea nel dicembre 1999), con un intervento intitolato “Strategie ed incentivi per la qualità della città e per lo sviluppo sostenibile dell’ambiente”; Marco Menichetti (assessore all’edilizia privata e pubblica del comune di San Donato Milanese) ha illustrato un esempio di “Pianificazione sostenibile per un comparto di edilizia residenziale pubblica” in atto presso il comune di San Donato Milanese, (premiato dal Ministro dell’Ambiente per “Città sostenibile”); mentre l’arch. Sergio Lironi (libero professionista e fino ai primi di quest’anno responsabile dell’Ufficio Casa del Comune di Padova) ha illustrato alcuni interventi di edilizia residenziale pubblica attuati ed in corso di attuazione nel contesto cittadino di Padova. L’arch. Roberto Sacchi, coordinatore della Commissione per l’edilizia sperimentale e innovativa dell’Ordine Architetti di Bergamo, ha infine definito il significato di sostenibilità in architettura, tracciando una resoconto storico-critico e illustrando quindi gli obbiettivi e le finalità del convegno con la relazione “L’architettura sostenibile come logica di intervento”, di cui di seguito si riporta il testo integrale. Nella logica di una definizione propositiva e non solo culturale al tema, l’Ordine Architetti di Bergamo nell’ambito del convegno ha presentato inoltre un documento tecnico elaborato per le amministrazioni pubbliche che contiene alcuni “suggerimenti per la stesura di norme ad integrazione dei regolamenti edilizi comunali e dei piani attuativi per lo sviluppo sostenibile del territorio”, con lo scopo sia di definire e identificare i criteri generali di una progettazione edilizia ed urbanistica sostenibili, sia di stimolare la ricerca di forme di incentivi in tal senso.
L’architettura sostenibile come logica di intervento Questo convegno vuole essere un contributo di conoscenza ed uno stimolo rivolto alle Amministrazioni Comunali oltre che ai tecnici e finalizzato a far prevalere nelle scelte urbanistiche e nell’architettura una coscienza ecologica, av-
vicinandosi quindi a quella sostenibilità dell’ambiente che gli stati industrializzati hanno auspicato nei precedenti congressi internazionali delle Nazioni Unite in cui sono stati trattati i grandi problemi ambientali. A questo scopo abbiamo invitato alcune amministrazioni che in Italia stanno sperimentando sul territorio, attraverso varie realtà, il senso di questa coscienza ecologica. Costruire architettura sostenibile, cioè una architettura attenta al rispetto dell’ambiente e della comunità, vuol dire fare una scelta ponderata, affrontando anche un notevole impegno a vari livelli, ma con un riscontro decisamente duraturo e stabile nel tempo, con un ritorno non solo per il proprietario o l’abitante, ma anche per la comunità in termini di risparmio energetico, scarso o nullo inquinamento, autogestione, mantenimento delle risorse primarie, ecc. Operare per la sostenibilità in architettura e urbanistica vuol dire però andare incontro a impegni consistenti sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista economico, impegni che nella fase iniziale sono maggiormente gravosi rispetto ad una progettazione tradizionalmente intesa. È chiaro che chi si adopera in questo senso e persegue quindi una logica di lavoro che tenda a far del bene alla comunità, oltre che a se stesso, credo abbia diritto in qualche modo a essere premiato con un riconoscimento che in termini pratici si potrebbe tramutare in qualche forma di sgravio di tipo economico o fiscale o comunque in una forma di incentivo che consenta di limitare l’onere iniziale della realizzazione dell’opera. L’incentivo dovrebbe servire anche a stimolare nuove proposte e nuovi interventi in questo senso a tutti i livelli, sia da parte imprenditoriale, che da parte di privati per lavori a scala minima. In questa sede non si disquisirà né sulle modalità, né sulla definizione dei criteri di incentivo, poiché credo che ogni realtà cittadina debba decidere in merito alle proprie esigenze, anche se dall’esempio del Comune di Faenza si potranno avere spunti interessanti su cui riflettere. Ciò che è necessario sapere invece è come si deve giudicare un intervento sostenibile da uno che non lo è, evitando il rischio possibile di vedersi mascherare ipocritamente sotto il termine di sostenibilità operazioni tradizionali e meramente speculative, rette da criteri che nulla hanno a che vedere con la difesa del suolo, dell’ambiente e del cittadino. La Commissione per l’Edilizia Sperimentale e Innovativa, prendendo spunto dalle norme di attuazione del PRG di Faenza, ha elaborato un documento introduttivo che vuole essere una guida di definizioni, in cui sono elencate le varie problematiche da considerare e da affrontare per poter definire un intervento realmente sostenibile. Il resto del lavoro, cioè la definizione dei criteri tecnici e delle modalità amministrative per inserire queste cognizioni nei regolamenti edilizi, nelle NTA dei Piani attuativi, nelle scelte politiche e operative che stabiliranno l’entità e la possibilità degli eventuali incentivi, saranno operazioni che dovranno essere affrontate da amministratori pubblici e da tecnici sensibili o esperti del campo. Gli esempi che in questo Convegno saranno riportati non sono casuali. Sono stati chiamati a testimoniare del lavoro svolto o in corso di svolgimento i comuni di Faenza, San Donato Milanese e Padova, tre realtà italiane di tre regioni differenti che tratteranno tre temi con esempi anch’essi differenti, ma che proprio per questo aiuteranno a tracciare un panorama sufficientemente esaustivo di possibili modalità di approccio alla sostenibilità del territorio. Faenza è un Comune che tra i primi in Italia ha introdotto i concetti di sostenibilità in ambito urbanistico ed edilizio, impostando il nuovo Piano Regolatore generale su caratteristiche decisamente innovative, con la finalità di far prevalere il rispetto dell’ambiente, (e non solo del verde), come conditio sine qua non allo sviluppo futuro della collettività. San Donato Milanese presenta l’esperienza di un
zo delle emissioni di gas nocivi in atmosfera, co-responsabili dell’effetto serra. Il dato è grave se pensiamo che soltanto in Italia ogni anno i consumi energetici del settore edilizio sono il 30% del consumo nazionale, responsabile di circa il 30-40% delle emissioni di ossido di carbonio in atmosfera. Nella scala dei consumi energetici l’edilizia si colloca quindi al secondo posto dopo il settore dei trasporti e prima di quello industriale. Alla Conferenza di Kyoto l’Italia, che si è schierata tra i paesi sostenitori del Protocollo, si è impegnata ad assumere nell’ambito dell’Unione Europea l’obiettivo di arrivare ad una consistente riduzione delle emissioni in atmosfera, prevedendo il 7% in meno nel periodo 2008-2012 rispetto ai valori rilevati nel 1990. Nel 1998 venne presentata al Parlamento Europeo una Comunicazione intitolata “Quadro di azione per lo sviluppo urbano sostenibile nell’Unione Europea” e indirizzata a tutte le nazione dell’Unione nella quale si sostenne l’impegno di “rendere le città più sostenibili in termini ambientali, evitando di accollare l’onere dello sviluppo alle immediate periferie, alle aree rurali attorno ai centri urbani, alle regioni, all’intero pianeta e alle generazioni future”. La tendenza auspicata è chiaramente quella di evitare un inurbamento sconsiderato del territorio, ma al contrario incentivare una politica del riuso e della riqualificazione dell’esistente in una chiave di riassetto funzionale in cui si tenga conto delle necessità della comunità ad ampia scala. Nell’ambito dell’Unione Europea l’80% della popolazione vive in aggregati urbanizzati ad alta concentrazione, dove si riscontrano i principali problemi di consumo eccessivo delle risorse naturali, delle risorse energetiche e dove è maggiore l’inquinamento, la produzione di scorie e dei rifiuti che rischiano sempre più di generare dissesti nell’ecosistema. In Italia i questi ultimi anni hanno preso avvio alcune iniziative valide a sostegno degli impegni presi con il Protocollo di Kyoto, tra questi il Programma di edilizia sperimentale del MM.LL.PP. chiamato anche “Contratti di quartiere” nel quale è privilegiato l’approccio bioclimatico per la riqualificazione e il miglioramento delle condizioni di benessere degli abitanti nella città;oppure l’iniziativa nazionale denominata 10.000 tetti fotovoltaici, che ha portato a definire norme regionali per lo sviluppo e l’incentivazione del sistema fotovoltaico, ora anche da parte di privati; o anche l’incentivazione all’uso di pannelli solari. In altro modo alcune regioni italiane, come l’Emilia Romagna, da tempo stanno avviando una politica di gestione del territorio tesa verso una riqualificazione ecologica sia attraverso la normativa regionale, sia attraverso gli strumenti urbanistici preposti al controllo del territorio. Ma che cos’è l’architettura sostenibile dunque? È l’etica della costruzione secondo il non spreco. La logica per il futuro della costruzione, dell’architettura e dell’urbanistica dovrebbe tendere in questo senso, cioè a voler creare iniziative che portino a un miglioramento della qualità ecosistemica attraverso metodiche di progetto e soluzioni costruttive volte verso l’eliminazione o comunque la limitazione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua, della terra, tendendo a una diffusione del miglioramento della qualità ambientale e di conseguenza della vita della comunità, creando una architettura in armonia con la natura, che utilizzi al meglio il sole, il vento, la vegetazione, le caratteristiche fisiche dei materiali da costruzione, impiegando per esempio sistemi di risparmio energetico alternativi all’uso artificiale del riscaldamento e del raffrescamento. L’approccio necessario per una progettazione sostenibile,a varie scale di intervento, deve arrivare a definire costruzioni sostanzialmente di tipo bioecologico e bioclimatico e quindi essenzialmente con i seguenti requisiti: • che impieghino materiali e prodotti bio-compatibili, con materiali possibilmente di origine naturale e comunque
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concorso di assegnazione di aree di edilizia economico-popolare per nuove costruzioni caratterizzate da una particolare attenzione alle scelte dei materiali costruttivi, al risparmio energetico, e a scelte che in generale si avvicinano a un concetto di costruzione attenta al rispetto dell’ambiente. Padova invece tratterà l’aspetto più pratico e operativo, portando l’esempio di realizzazioni che nell’ambito dell’Ufficio Casa del Comune da diversi anni sono state realizzate con una particolare attenzione all’aspetto bioecologico; il relatore, che già nel 1998 su invito dell’Ordine di Bergamo illustrò alcune realizzazioni nell’ambito del “Corso di introduzione all’architettura ecologica”, aggiornerà l’argomento mostrando altre realizzazioni. Un breve excursus storico credo sia necessario per introdurci al tema di questo convegno e per capire meglio l’evoluzione che ha assunto un argomento di enorme importanza e che sta influenzando il nostro futuro modo di operare e di vivere l’architettura, la città e la realtà quotidiana. Per conoscere l’origine e il significato di architettura sostenibile credo sia inutile iniziare da troppo lontano; la sostenibilità nell’architettura sostanzialmente nasce dai grandi problemi ambientali e dalla necessità di riqualificare l’ambiente e lo spazio vitale dai rischi derivati dai problemi dell’inquinamento e del disordine. Il concetto di Sviluppo Sostenibile compare per la prima volta in occasione del World Commission on Environment and Development che si tenne ad Oxford in Gran Bretagna, presso l’Oxford University Press nel 1987. Nel rapporto conclusivo della Commissione per le Nazioni Unite per l’ambiente e lo sviluppo, meglio conosciuto come Rapporto Bruntland, (dal nome del Primo Ministro Norvegese Sig.ra Gro Harlem Bruntland che presiedeva), lo sviluppo sostenibile viene definito come:“lo sviluppo capace di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i loro propri bisogni”. Si parla ancora di sviluppo sostenibile in occasione della Conferenza Mondiale dell’Ambiente e dello Sviluppo denominato anche “Vertice della terra” (United Nations Conference on Environment and Developement), tenutosi a Rio De Janeiro nel giugno del 1992, dove le nazioni partecipanti, insieme alla trattazione dei grandi problemi ambientali, quali la Desertificazione, il Cambiamento Climatico del globo e la Biodiversità, sottoscrissero in Convenzione un “Piano di azione per la realizzazione dello sviluppo sostenibile proiettato nel XXI secolo”, chiamato anche AGENZIA 21. Nel 1996, al termine del Convegno Mondiale “Habitat” di Istanbul, fu indicata la necessità di attuare una azione di coordinamento tra la politica energetica e la pianificazione degli insediamenti umani per il futuro dello sviluppo delle nazioni industrializzate, riportando che “l’attuale dipendenza da fonti energetiche non rinnovabili nella maggior parte dei centri urbani potrà generare sensibili cambiamenti climatici e diffuso inquinamento atmosferico, con conseguenti problemi ambientali e sulla salute dell’umanità, diventando una grave minaccia per lo sviluppo sostenibile”. Nel 1997 a Kyoto, i 170 paesi firmatari della Convenzione del 1992, in occasione della III Conferenza delle Parti, approvarono un Protocollo di intesa che comportava una serie di impegni che i paesi industrializzati avrebbero dovuto assumersi in futuro; tra questi venne indicata l’urgenza di attuare una riduzione del forte impatto delle emissioni in atmosfera, responsabili per la maggior parte dell’effetto serra e, in parte, delle alterazioni climatiche a livello mondiale. In merito a ciò viene attribuita una forte componente di responsabilità all’inquinamento ambientale da parte dell’industria dell’edilizia. Nell’ambito dell’inquinamento atmosferico il settore edilizio mantiene infatti a livello mondiale un peso significativo, risultando responsabile di oltre un ter-
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privi di sostanze che possano generare tossicità a vari livelli di manipolazione, con basso impiego di energie in fase di produzione e smaltimento, con possibilità di riciclaggio e di restituzione all’ambiente senza danno alla natura stessa e all’uomo; • che impieghino e privilegino sistemi passivi e attivi per la produzione di energia elettrica, per il riscaldamento, per il raffrescamento degli ambienti, per la produzione di acqua calda sanitaria, evitando emissioni in atmosfera dannose, produzione di componenti non riciclabili, spreco energetico e di risorse energetiche; • che utilizzino al meglio la luce naturale; • che tendano al risparmio e all’ottimizzazione dell’uso dell’acqua; • che rispettino il luogo, l’orografia, la caratteristica vegetazionale, le energie del campo magnetico terrestre; • che rispettino le forme ricorrenti e tipiche del contesto,per un approccio corretto in termini ambientali, che rispettino quindi l’esterno come parte integrante dell’interno; • che non siano produttori di rifiuti e di inquinamento in genere, ma tendano a ottimizzare lo smaltimento anche con sistemi di riciclaggio o reimmissione nell’ambiente senza danno. Pertanto, richiamando i benefici per la comunità, sinteticamente, possiamo affermare che: • adottare sistemi di risparmio energetico o di indipendenza dalle fonti energetiche pregiate e non rinnovabili vuol dire evitare costi, emissioni in atmosfera dei prodotti combusti; possibili rischi e danni ambientali derivanti dal trasporto dei prodotti energetici; depauperamento delle risorse, riduzione dell’effetto serra, riappropriazione delle condizioni climatiche naturali; • adottare materiali idonei per la costruzione vuol dire evitare inquinamenti ambientali in fase di produzione, dispendi energetici notevoli ed emissioni in atmosfera, ecc.; rischi per la salute degli abitanti, formazione di discariche con inquinamenti e trasformazioni ambientali; • risparmiare l’acqua potabile vuol dire evitare sprechi inutili, ottimizzare l’uso, consentire ad altri di appropriarsi di un bene prezioso; • evitare produzione di rifiuti anche organici vuol dire evitare inquinamenti delle acque e dei terreni, dell’aria, disse-
sti ambientali, modifiche del territorio; • rispettare le forme ricorrenti dei contesti vuol dire mantenere l’identità storica, la tradizione, rispettare la natura e gli individui. Nel 1998, nell’ambito della Conferenza Nazionale Energia e Ambiente a cui aderirono alcuni comuni italiani insieme al Ministero dei LL.PP., dei Beni culturali e alla presenza tra gli altri anche del CNA e del CNI e nell’ambito della quale furono riproposti gli obiettivi del Protocollo di Kyoto, fu presentato un Codice di raccomandazioni per il miglioramento della qualità degli edifici e degli spazi aperti. Questo Codice, che definisce con semplici indicazioni gli elementi necessari a chi deve progettare e costruire normative per la gestione del territorio, elenca una serie di raccomandazioni che non sono nient’altro che la riproposizione in parte di un’antica prassi di lavoro: • adottare negli strumenti urbanistici le conoscenze sul clima e l’orientamento degli edifici; • inserire nei regolamenti edilizi e nelle norme attuative elementi che favoriscano la costruzione di edifici bioecologici e bioclimatici; • riqualificare gli edifici, soprattutto pubblici, con sistemi di risparmio energetico anche adottando sistemi passivi; • promuovere incentivi per la manutenzione e la ristrutturazione. È brutto parlare di sostenibilità solo in relazione all’emergenza ambientale, perché costruire architettura bioecologica vuol dire anche costruire un habitat umano, sano e bello, dove la bellezza non deve essere intesa solo come un fatto estetico di piacere visivo, ma anche come annullamento del disagio emotivo, come luogo dove è fisicamente percepibile lo stare bene dove si è. Vorrei concludere questo intervento aggiungendo alla famosa frase di William Morris “L’architettura è la scienza che manipola il territorio”, una estensione che credo possa intendersi come attuale diretta conseguenza: “l’architetto è l’individuo che con la sua opera manipola il territorio e quindi, con tale responsabilità, deve essere attento a far si che il territorio e la natura stessa che ne è parte non ne soffrano irrimediabilmente a conseguenza del suo operato”. Roberto Sacchi Bibliografia Maurizio Spada, L’uomo, l’ambiente, la casa, Ed. Guerini Sergio Lironi, La casa ecologica, Ed. GB Cettina Gallo, Architettura Bioclimatica, in “L’Architetto” n. 154/2001 Roberto Sacchi, intervento all’incontro “Una ecologia per l’architettura”, Società Umanitaria, Milano 1998 Roberto Sacchi, intervento “Le nuove frontiere della progettazione” (Atti Corso di formazione all’esercizio della professione di architetto), Bergamo 1998
Suggerimenti per la stesura di norme ad integrazione dei Regolamenti Edilizi Comunali e dei Piani Attuativi per lo sviluppo sostenibile del territorio Criteri generali per la progettazione urbanistica Un piano progettato con criteri di “Riordino ecologico ed Urbanistico” ad alto contenuto sociale ed ambientale rivolto alla pianificazione urbana, al recupero, alla ricucitura, alla viabilità, alla compatibilità ambientale, dovrà attuarsi mediante strumenti integrati a livello operativo, pertanto ai fini dell’edificazione degli incentivi per la formazione di piani, i progetti urbanistici programmatori ed attuativi dovranno avere i seguenti requisiti:
Criteri generali per la progettazione architettonica Nel caso di nuovo progetto o nel recupero del costruito, la procedura eco-compatibile prevede sempre, come analisi preliminare, l’esecuzione di un’indagine ambientale al fine di definire i valori relativi ad una serie di fonti inquinanti o di disturbo eventualmente presenti, quali l’inquinamento acustico, l’inquinamento elettromagnetico, la qualità dell’aria e dell’acqua, il microclima degli ambienti, il radon e la radioattività nell’ambiente e nei materiali da costruzione, le geopatie, il cui grado di pericolosità è stabilito in riferimento a valori limite desunti da ricerche mediche e studi statistici eseguiti da parte di organi competenti (O.M.S., EPA, etc.), nonché dalle raccomandazioni proposte dalle Associazioni di Bioarchitettura e dagli Ordini Professionali in genere. Una progettazione architettonica ed urbanistica concepita con i criteri della sostenibilità dovrà tenere in debita considerazione i seguenti parametri: 1. L’analisi del contesto ambientale: • aspetti geo-morfologici (configurazione luogo, indagine geologica, etc.); • aspetti climatici (venti, piovosità, esposizione e soleggiamento, escursioni termiche); • aspetti legati alla morfologia artificiale e abaco dei materiali (densità edilizia, tipologie, materiali e tecniche costruttive, colore); • aspetti igienico-sanitari (sistemi di approvvigionamento delle acque, qualità delle acque, impianti di raccolta e trattamento delle acque reflue e dei rifiuti);
• aspetti storico-culturali e paesaggistici (storia del luogo, toponomastica, mappa del tessuto sociale, tradizioni locali, emergenze architettoniche, punti panoramici, parchi naturali, aree di particolare interesse paesaggistico); • aspetti floreali e faunistici (agricoltura, vegetazione e flora endemica, parchi); • fattori di rischio ambientale (sismicità dell’area, incendi boschivi, dissesti idrogeologici, inquinamento acustico, inquinamento chimico, inquinamento elettromagnetico, radon e radioattività, geopatie). Per la costruzione bioecologica andranno considerati alcuni aspetti di carattere progettuale e costruttivo, finalizzati a ridurre l’impatto dell’edificio e della sua gestione sull’ambiente nonché a creare le migliori condizioni di vivibilità e salubrità possibili. 2. L’analisi del sistema costruttivo • aspetti energetici (adozione di sistemi bioclimatici - esposizione dell’edificio, solare attivo e passivo; impianti di riscaldamento a bassa temperatura, coibentazione con materiali naturali, ecc.); • aspetti impiantistici (impianto elettrico - posizionamento esterno del contatore, rete di distribuzione “aperta”, impiego di disgiuntori automatici di corrente, uso di cavi schermati, massa a terra delle strutture metalliche; impianto idrico-sanitario e di riscaldamento - utilizzo di economizzatori d’acqua per rubinetti e vaschette wc, sistemi di fitodepurazione e recupero delle acque reflue, raccolta delle acque piovane, wc a compostaggio, impianto di riscaldamento funzionante prevalentemente per irraggiamento; impianto per il trattamento dell’aria - sistemi di ventilazione naturale, apparecchi per la depurazione e la ionizzazione dell’aria, impianti solari, impianti fotovoltaici, impianti eolici, ecc.); • aspetti costruttivi (recupero dei materiali e delle tecniche costruttive locali; scelta dei materiali guidata da caratteristiche di ecologicità e biologicità previlegiando materie prime naturali, produzione a ridotto impatto ambientale, limitazione dei costi energetici e dei trasporti, assenza di emissioni nocive quali radiazioni o sostanze tossiche, riduzione degli imballaggi e degli scarti di lavorazione, biodegradabilità; impiego di materiali che assicurino la traspirabilità dell’involucro edilizio e favoriscano il comfort interno sotto il profilo igrotermico nonché dello smorzamento/accumulo termico rispettivamente nel periodo estateinverno; adozione della muratura portante, limitazione dei sistemi costruttivi in calcestruzzo armato i quali schermano gli ambienti interni dagli effetti benefici del campo elettrico naturale e producono, come tutte le parti metalliche, variazioni del campo magnetico naturale; ricorso ad elementi vegetali - pergole, rampicanti con funzione decorativa e rinfrescante durante il periodo estivo; serre; riduzione delle pavimentazioni esterne al fine di favorire il raggiungimento delle falde, acquifere da parte delle acque piovane, ecc.); • aspetti d’arredo (utilizzo di fibre naturali in luogo di quelle sintetiche; scelta di mobili possibilmente in legno ad esclusione di essenze esotiche, se non per usi particolari e comunque prodotti con collanti naturali e trattati con oli, cere o altre sostanze anch’esse naturali o per lo meno atossiche; riduzione delle fonti d’illuminazione artificiali ed impiego, se possibile, di lampade a spettro completo specie per luoghi di lavoro a lunga permanenza; arredo dei locali con piante adatte in modo da favorire i processi di depurazione naturale dell’aria ed il miglioramento dei valori igrotermici; utilizzo nel giardino di materiali naturali locali e specie vegetali endemiche, ecc.). Commissione per l’edilizia sperimentale e innovativa dell’Ordine degli Architetti di Bergamo
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• Piani Attuativi di Recupero del Patrimonio Edilizio esistente ai sensi della Legge 457/1978 art. 31 paragrafi b - c - d così come definiti dal D.G.R. 25.9.1998 n. 6/38573 paragrafi 1.2 - 1.3 - 1.4, ove al loro interno vengano previsti interventi di edilizia sperimentale e innovativa con particolare riferimento ad impianti tecnologici tesi sia la risparmio energetico che delle risorse naturali ed ambientali; • Piani Attuativi di Recupero del Patrimonio Edilizio esistente, come sopra indicati, con presenze di particolari e specifici valori ambientali, architettonici, paesistici, se pur non vincolati ed inseriti negli elenchi di cui alla L. n. 1497 del 29.6.1939 “Protezione delle bellezze naturali” e L. n. 1089 del 01.6.1939 “Tutela delle cose d’interesse artistico e storico” così come regolate dalla L.R. n. 18 del 09.6.1997; • Piani Attuativi redatti ai sensi della L.R. n. 9 del 12.4.1999 relativa ai Programmi integrati d’intervento ove venga recuperata una dotazione di standard primari (V + P) superiore al 30% della dotazione minima (m2/ab 18.00 parametri c - d) prevista dalla L.R. 51/75 art. 22; • Piani Attuativi redatti ai sensi della L.R. n. 9 del 12.4.1999 ove vengano individuati e reperiti standard qualitativi destinati ad opere e/o infrastrutture d’interesse e utilizzazione collettiva, dotazione aggiuntiva a quanto previsto dalla L.R. 51/’75 art. 27 paragrafi a - b; • Piani Attuativi redatti ai sensi della L.R. n. 9 del 12.4.1999 avente contenuti d obiettivi di riqualificazione urbana ed ambientale con particolare riferimento a comparti di Centri storici, a nuclei esterni di antica formazione, ad aree periferiche degradate nonché a insediamenti produttivi dismessi con presenze di “archeologia industriale”; • Piani Attuativi di Recupero tesi alla riqualificazione e riconversione funzionale di insediamenti di natura rurale, dismessi, localizzati nei Centri Storici, in nuclei esterni di antico impianto e isolati che contengano anche attività ricettive e/o agrituristiche; • Piani Urbanistici tesi alla realizzazione di interventi singoli a livello condominiale e/o consortile o cooperativistico dei residenti per il risanamento edilizio / tecnologico di edifici e/o blocchi di edifici e la realizzazione di parcheggi ai sensi della L.R. n. 22 del 19.11.1999.
Brescia a cura di Laura Dalè e Paola Tonelli
L’attività dell’Ordine nel 2001
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Il Duemila è stato un anno intenso per il nostro Ordine. Le elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine hanno portato a 15 il numero dei consiglieri, offrendoci la possibilità di una riorganizzazione della nostra attività per rispondere alle esigenze dei nostri iscritti e della società. Abbiamo, mutuando dal Consiglio Nazionale, strutturato l’Ordine in dipartimenti, dotati di autonomia funzionale ed economica, accentuando l’indirizzo svolto nel passato di distribuzione delle diverse competenze ai consiglieri, i quali hanno coordinato commissioni di lavoro a tema con un’ampia partecipazione di colleghi. Il consiglio dell’Ordine mantiene il ruolo centrale di coordinamento e di controllo dell’attività dei dipartimenti e delle commissioni. Dipartimento Interni • L’albo: Aggiornando i dati al 30 novembre 2001, la crescita dei nuovi iscritti si mantiene sui livelli dello scorso anno, confermando un incremento del 25% rispetto alla media del periodo 1990-2000. Si evidenzia, un incremento della componente femminile (38 nuove colleghe), mentre le cancellazioni e i trasferimenti ad altri Ordini provinciali sono stati undici. Il numero degli iscritti all’Albo provinciale al 30 novembre è di 1608 architetti. Le informazioni depositate all’Ordine riguardanti le specializzazioni acquisite e la condizione professionale registrano l’aggiornamento continuo del corpo professionale. È particolarmente significativo che già oltre 400 colleghi hanno seguito il corso ex D. Lgs. 494. • Tutela della professione: L’Ordine di Brescia è impegnato nella tutela della professione in una prospettiva di garanzia dei fruitori del pubblico servizio svolto dagli iscritti all’albo. Le riunioni delle organizzazioni interprofessionali hanno dato la possibilità di analizzare situazioni particolari e di ricercare accordi concreti, caso per caso, con le categorie tecniche a noi vicine (Ingegneri e i Geometri). L’Ordine ha operato un’attiva tutela dell’esercizio della professione di architetto, secondo le seguenti direzioni: - La repressione degli abusi di titolo; - Delimitazione delle competenze professionali. • Comitato unitario delle professioni provinciale (C.U.P.): Durante l’anno il nostro Ordine ha partecipato, attraverso il vice presidente, alle riunioni e alle iniziative indette dal C.U.P. Nel complesso gli incontri sono serviti per introdurci nel dibattito politico, proponendoci non più deboli e frammentati in molteplici richieste corporative ma uniti per essere l’unico interlocutore con il governo nel processo di riforma delle libere professioni. • Deontologia: Dal 1994 sono stati considerate più di ottanta questioni di ordine deontologico, talvolta con il coinvolgimento di più colleghi. I casi sottoposti all’Ordine sono esaminati collegialmente dal Presidente insieme ad una Commissione apposita, che valuta la necessità di aprire un procedimento formale, che, come è noto necessita del massimo rispetto delle garanzie degli incolpati e presenta una procedura simile a quella del diritto penale, con tempi piuttosto lunghi (un minimo di sei mesi che si sommano ai due/tre mesi della fase preliminare). La nostra azione è comunque indirizzata allo scopo prioritario di prevenire, moderare e dirimere le questioni, aprendo i procedimenti disciplinari solo dove si accerti una violazione della normativa.
• Parcelle: Il lavoro della commissione parcelle ha riguardato principalmente la liquidazioni di onorari inerenti contenziosi fra privati, non essendoci più obbligo del visto su quelle pubbliche, per un totale di L. 2.118.048.265, con un incremento rispetto al 2000 del 9,5%. Da segnalare inoltre l’entrata in vigore in aprile del decreto riguardante la nuova tariffa sui lavori pubblici. All’inizio del prossimo anno si prevede di fare congiuntamente con l’Ordine degli ingegneri un breve corso esplicativo e applicativo di questa nuova tariffa, per consentire, almeno nell’ambito provinciale interpretazioni univoche anche in caso di contenziosi con gli enti pubblici. Sempre nel prossimo anno la commissione parcelle prevede di eseguire un breve corso propedeutico sulla corretta stesura delle parcelle ed i vari criteri interpretativi della nostra tariffa, rivolto specialmente ai giovani architetti che incominciano la loro carriera professionale. • Rapporti con il Consiglio Nazionale Architetti e Inarcassa: Con il Consiglio Nazionale Architetti intercorrono frequenti e normali rapporti di comunicazione per la soluzione di problemi specifici inerenti tematiche normative e alla gestione dell’ordine. Le periodiche assemblee dei Presidenti che si sono tenute in varie realtà decentrate (Matera, Reggio Calabria, Salerno) hanno contribuito a riavvicinare il Consiglio Nazionale e gli Ordini provinciali. Per quanto riguarda Inarcassa sussiste un buon rapporto di cooperazione tramite l’arch. G. Dusi, delegato provinciale. In particolare si rammenta la nostra adesione al programma Inarcassa di nodi periferici. • Rapporti con la Consulta AL: La ricerca di un rapporto di collaborazione con la Regione, rappresenta da sempre l’obiettivo primario della Consulta. È di tutta evidenza l’importanza che può avere il coinvolgimento delle associazioni professionali, nel complesso legislativo, a fronte di un costante processo di spostamento di funzioni a livello locale. L’istituzione in Consulta della Commissione “Osservatorio LLPP”, ha come obiettivo il continuo confronto con l’Amministrazione Regionale sui temi che attengono alle trasformazioni del territorio. • Rapporti con gli Enti Territoriali: L’Ordine con i vari dipartimenti interagisce con molte pubbliche amministrazioni per questioni riguardanti la predisposizione di bandi d’incarico, di concorsi, di calcolo delle parcelle, di richiesta di terne, di pareri tecnici. Frequenti sono stati i rapporti con il Comune di Brescia, che, anche sotto la nostra richiesta, negli ultimi anni ha dato luogo ad alcune importanti iniziative concorsuali. Abbiamo seguito le alterne vicende del nuovo piano regolatore ed insieme alle altre categorie professionali (ingegneri, geometri, costruttori) abbiamo segnalato al Comune un certo malessere davanti al pericolo di una gestione urbanistica priva di linee guida. Con l’Amministrazione Provinciale abbiamo in corso alcune iniziative di carattere formativo di un certo interesse. Dipartimento Professione • Commissione urbanistica: La Commissione ha ripreso il proprio lavoro organizzando alcuni incontri su due filoni principali: quello generale sulle tematiche dei nuovi progetti di legge urbanistica regionale e nazionale e quello più specifico sui temi legati alle problematiche urbanistiche della nostra città. Per lo specifico bresciano sono stati esaminati dalla commissione il piano di recupero del “Carmine”, il piano di lottizzazione del “Comparto Milano”, la recentissima vicenda dell’annullamento da parte del TAR di Brescia del Piano Regolatore adottato. • Commissione Prezziario: La Commissione Prezziario sarà riconvocata al fine del rinnovo dei rappresentanti in seno alla Commissione Interprofessionale. In quella sede saran-
Dipartimento Cultura e formazione L’anno è stato caratterizzato da numerose iniziative culturali, legate alla nostra professione, che l’Ordine ha ritenuto opportuno patrocinare. Si è consolidata la collaborazione con le diverse associazioni di architetti, costituitesi sul territorio provinciale – Gruppo Giovani Architetti, IN-ARCH sezione di Brescia, Associazione Architetti del Garda Bresciano, Sindacato Federarchitetti e Associazione Liberi Architetti (ALA) sezioni di. Le competenze dell’Ordine in materia di aggiornamento professionale si sono moltiplicate dando luogo a numerose iniziative a tema. • Corsi di Aggiornamento e di perfezionamento: Per l’organizzazione dei corsi di aggiornamento si è pensato di creare più filoni distinti per comunicazioni didattiche; corsi destinati alla specializzazione e all’adeguamento professionale e normativo; corsi destinati alla preparazione specifica all’esame di stato con temi e lezioni propedeutiche nel merito; informative generali su temi generali dell’architettura. Si è mantenuto il rapporto di collaborazione positiva con la Fondazione di Civiltà Bresciana, sull’esperienza del Corso svolto congiuntamente l’anno passato, relativo alla formazione di “Progettista e Direttore Lavori degli interventi di restauro nell’edilizia storica”, corso già richiesto alla Regione Lombardia anche per l’anno futuro. Ulteriori iniziative intraprese riguardano inoltre argomenti relativi alla “Carta del Rischio” e “Città sostenibile per le bambine e i bambini”. L’Ordine ha organizzato vari corsi di aggiornamento. Sono stati inoltre patrocinati dei corsi, svoltisi presso anche altri enti, (ANAB, ecc.). Quest’anno sono stati organizzati, come tradizione, i due “Corsi di avviamento alla professione di architetto” in preparazione all’Esame di Stato, introducendo, oltre alle lezioni propedeutiche varie, anche esercitazioni pratiche di progettazione. Riepilogando l’attività svolta nel corso di quest’ultimo anno, ricordiamo:
- Corso di Formazione ex D.Lgs.494/96, organizzato in collaborazione con la società Proservizi, emanazione dell’Associazione Liberi Architetti; - XVII e XVIII Corso di formazione alla professione di architetto, organizzato dalla Commissione Cultura in occasione delle sessioni d’esame per il conseguimento dell’abilitazione all’esercizio della professione (maggio e novembre); - Corso di formazione per esperti ambientali ex L.R.n.18/97, (coord. Stefano Folgora) che ha riscosso un notevole interesse tra i colleghi; - Corso di Aggiornamento ex D.Lgs 528/99 - Sicurezza Cantieri, organizzato in collaborazione con ALA Assoarchitetti e la società operativa Proservizi. Per il prossimo anno sono in programma i seguenti: - Corso base ANAB-IBN.SIB di Architettura Bioecologica; - XIX e XX Corso di formazione alla professione di architetto; - Corso di Formazione ex D.Lgs.494/96, organizzato in collaborazione con la società Proservizi, emanazione dell’Associazione Liberi Architetti; - Corso di AUTOCAD; - Corso “Città sostenibili delle bambine e dei bambini”, in collaborazione con la Provincia di Brescia, nel quadro delle iniziative previste dall’Agenda 21; - Corsi brevi per la gestione degli studi professionali, su proposta della società Proservizi, sui seguenti argomenti: 626 - la sicurezza negli studi professionali; 675 - la Privacy negli studi professionali; Il sistema di qualità negli studi professionali; Il superamento delle barriere architettoniche e sensoriali; Il disciplinare d’incarico; La gestione delle riunioni di lavoro. • Conferenze e manifestazioni varie: In occasione dell’incontro con il Sindaco prof. Paolo Corsini e dell’Assessore all’Urbanistica Mario Venturini, presso la sede dell’Ordine degli Architetti di Brescia nel febbraio scorso, è stato dato avvio ad un nuovo rapporto collaborativo tra l’Ordine e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Brescia per l’organizzazione di un ciclo di incontri pubblici dedicati all’architettura, che avranno luogo nell’Auditorium di S. Barnaba nel periodo aprile-maggio 2002. L’evento, dal titolo “La città e i suoi simboli. Architettura e architettura”, consisterà in una serie di incontri che si svolgeranno con cadenza all’incirca, settimanale, con la formula dell’intervista pubblica della durata media di un’ora e mezza. Il programma propone di sviluppare un dibattito-confronto attorno a temi specifici e ad altri aspetti del vivere e dell’operare, al fine di avvicinare il pubblico alle problematiche ed ai volti dell’architettura, in un momento di particolare trasformazione urbanistica ed architettonica della città di Brescia. Prospettive Le linee guida della nostra operatività per il prossimo anno e per quelli successivi ci vedono impegnati sui molteplici campi, secondo degli indirizzi ormai tracciati e consolidati. • Riorganizzazione e rilancio dell’Ordine ai sensi del DPR 328/01: Il primo tema riguarda l’applicazione del decreto 328/01. Indubbiamente l’applicazione del DPR 328 creerà ulteriori problemi, specie in materia deontologica, di competenze riservate, di tariffe, di riorganizzazione dell’ordine nelle sezioni e nei settori. Un secondo tema riguarda il rilancio dell’istituzione ordinistica, in un ambito di cooperazione con altre categorie professionali, nella prospettiva unitaria confermata dalla recente manifestazione nazionale di Roma delle professioni (12 dicembre 2001). Per quanto riguarda la scala locale il Comitato Unitario Professioni, sezione di Brescia, al quale il nostro Ordine aderisce dalla sua costituzione, costituisce una importante base di raccordo, che va valorizzata.
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no valutate le modalità della nostra partecipazione per l’aggiornamento del prezziario, riprendendo il lavoro già iniziato nel 1999. • Commissione Concorsi: La Commissione sta svolgendo un duplice ruolo: il controllo e l’analisi dei Bandi inviati all’Ordine o pubblicati senza richiesta di parere da una parte, attività di consulenza e informazione a favore di Enti pubblici e privati che intendono definire concorsi di idee o progettazione dall’altro. Sono stati predisposti sul sito internet dell’Ordine degli Architetti i bandi-tipo per Concorsi di Idee e Progettazione ed è stata inviata a tutte Amministrazioni Comunali la pubblicazione redatta dalla consulta regionale lombarda titolata “Linee guida per la redazione di bandi di concorso di architettura”. • Bandi d’Affidamento Incarico: È pervenuto all’Ordine un numero ancora limitato di bandi per la progettazione relativamente all’attività edilizia pubblica dei comuni della nostra provincia. I bandi pervenuti sono stati esaminati dal nostro delegato congiuntamente con l’Ordine degli Ingegneri, per dare ai colleghi interpretazioni univoche e unitamente abbiamo inviato richieste di modifiche ed in alcuni casi di diffida all’ente banditore. • Rassegna delle Architetture Bresciane: La Rassegna delle Architetture Bresciane ha riscontrato successo sia a livello locale che nazionale. L’inaugurazione della mostra ha visto la presenza di 250 persone, con la partecipazione del Presidente della Provincia Arch. Cavalli e del Sindaco di Brescia Prof. Corsini, nonché la presenza dell’arch. Casamonti direttore della rivista “Area”. Nella mostra sono stati esposti 80 pannelli illustranti i progetti.
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Occorrono tuttavia alcune messe a punto. I ragionamenti e le rivendicazioni del CUP debbono basarsi su una specifica conoscenza delle diverse realtà professionali componenti, che hanno natura molto diversa (associazioni, sindacati, collegi, ordini, organismi peraltro riunenti professionisti con diverso grado di formazione e campo operativo) e che, come è noto, hanno diverse posizioni sul futuro assetto delle professioni liberali. • L’accesso alla professione dei giovani: Un altro importante tema riguarda l’attenzione dell’Ordine per i più giovani. Indubbiamente il DPR 328/01 rende l’ingresso alla professione dei giovani più difficile. L’inasprimento della selezione dell’Esame di Stato, comprensibile per i laureati triennali, si applica anche ai laureati specialistici, che sappiamo pervenire al diploma per la gran parte dopo oltre sette ani di studio invece dei cinque curricolari. Ciò nonostante l’Ordine degli Architetti di Brescia ribadisce l’intenzione di agevolare i giovani nell’accesso all’attività lavorativa, con molteplici iniziative. Due sono le linee guida, come nel passato, rivolte a migliorare, in generale, le condizioni per un colloquio tra le nuove generazioni e i colleghi più esperti: - l’organizzazione di corsi di formazione e di perfezionamento; - la creazione di percorsi di tirocinio finalizzati alla creazione di rapporti di lavoro. Abbiamo riproposto le borse di tirocinio alla Soprintendenza di Brescia, dalla quale avevamo avuto parere favorevole dal soprintendente uscente, senza mai pervenire al beneplacito della direzione centrale del ministero. Sono state pure richieste delle borse di tirocinio al Comune di Brescia, settore urbanistica, e ad altre amministrazioni comunali, senza pervenire tuttavia ad un esito favorevole delle iniziative. Il DPR 328/01 istituzionalizza un importante ruolo degli ordini nel tirocinio, per quanto subordinato ad accordi con le università. • Il miglioramento dei servizi: Un ulteriore tema, conseguente e già ribadito in apposita posta di bilancio, riguarda la necessità di un progressivo ulteriore attrezzamento dell’Ordine per rispondere ai nuovi compiti che gli sono affidati di formazione e di aggiornamento professionale. Ma la condizione per conseguire questi obiettivi è il miglioramento ulteriore della “macchina” dell’Ordine. Ciò vuol dire valorizzazione prima di tutto delle risorse umane: consiglieri, colleghi componenti le commissioni e personale strutturato dell’Ordine. Ciò vuol dire pure il miglioramento ulteriore delle attrezzature disponibili, ovvero della dotazione informatica, dei mezzi di comunicazione, il potenziamento radicale della sede, ovvero il trasferimento con disponibilità di spazio più adeguate. Un ulteriore tema prioritario riguarda il monitoraggio dei problemi inerenti l’attività professionale, specie a seguito all’approvazione de Regolamento per l’attuazione della Legge Quadro sui lavori pubblici. • La visibilità dell’Ordine: Un ulteriore tema prioritario riguarda l’immagine dell’Ordine all’esterno, come ente professionale che rappresenta un numero cospicuo d’iscritti, diverse professionalità in un quadro di pubblico interesse, di promozione della qualità dell’ambiente urbano e della figura dell’architetto, come tecnico idoneo. Nell’anno prossimo due importanti iniziative pubbliche concentreranno l’attenzione sull’architettura: - in primavera i pomeriggi di San Barnaba, che vedranno la partecipazione d’alcuni architetti noti a livello internazionale, e le mostre e gli eventi collaterali, che saranno organizzati; - in autunno la seconda edizione della Rassegna delle Architetture Bresciane dedicata alla residenza, che completa il ciclo iniziato due anni fa dedicato agli edifici non residenziali. P. T.
Como a cura di Roberta Fasola
Attività del Consiglio nel biennio 2000/2002 Anno 2000 • Conferenza “Il concetto di trasparenza e opacità in Architettura: Giuseppe Terragni e il suo Danteum”, (in lingua inglese) 26 settembre 2000, Casa del fascio, Como Relatori: prof. Gene Egger e prof. Ruggero Pierantoni Conferenza proposta in collaborazione con l’Università di architettura Virginia Tech (USA) • Convegno “La concretezza nell’architettura del Legno” 26 marzo 2000, Sala Porro Elmepe, Erba • Conferenze sulla Città di Berlino - Paesaggio, Architettura, Urbanistica 19 maggio: arch. M. Caroselli e Arch. S. Montagnoli; 26 maggio: studio arch. J. Kleihues e J. Tophof; 2 giugno: studio di architettura Aldo Rossi associati • Viaggio studio a Berlino 5-9 giugno 2001 • Presentazione delle Osservazioni al PRG adottato del Comune di Como giugno 2001 • Incontro Informativo sul tema ”Sistemi Qualità, qualificazione del progetto e certificazione per lo studio di progettazione” 28 novembre 2000, sede Ordine, Como Relatore: ing. Attilio Barberi Anno 2001 • Corso di aggiornamento alla professione per architetti Como, gennaio-marzo 2001 6 incontri con diversi relatori appartenenti direttamente all’ordine di Como. Il Corso si è posto come obiettivo quello di dare una comunicazione di tipo pratico-operativo, legata ai problemi attuali della professione dell’architetto, sia per i nuovi iscritti sia per i colleghi che vogliano aggiornarsi rispetto all’evoluzione tecnico-teorica. I temi trattati sono stati svolti attraverso nozioni teoriche ma soprattutto con esempi/esercitazioni, che in concreto hanno esemplificato i problemi e le necessità espresse dai colleghi. • Conferenze sul Paesaggio - Landschape, La Forma del Paesaggio 20 aprile 2001, Casa del fascio, Como: relatore: WEST 8; 10 maggio 2001, Salone Cà d’Industria, Como: relatore: Michel Desvigne. • Incontri di architettura Bioecologica: “Qualità del costruire” 15-16 marzo 2001, Sala Convegni Porro Elmepe, Erba. relatori: arch. Leonardo Maggioli, prof. Loris Bagli • Presentazione delle Osservazioni al documento inerente i PII (l.r. 9/99) del Comune di Como, maggio 2001 • Seminario Internazionale “Interventi contemporanei nei centri storici minori della Provincia di Como” 23-28 giugno 2001 Comune di Alzate Brianza: docente arch. L. Snozzi; Comune di Lurago Marinone: docente. arch. A. Croset • Conferenze Danimarca - Paesaggio, Design, Architettura 8 maggio: arch. Darko Pandakovic e arch. Lara Gianporcaro; 15 maggio: arch. Arturo Dell’Acqua Bellavitis; 25 maggio: studio 3 Nielsen e studio Shimidt+Hammer+Lassen • Viaggio studio in Danimarca 29 maggio - 3 giugno 2001
Anno 2002 – Primo Semestre • Presentazione e attivazione nuovo sito Internet ordine architetti 22 marzo 2002, Biblioteca Comunale di Como • Mostra e Premiazione “Premio Maestri Comacini 2001” 3 maggio 2002, Broletto, Como • Viaggio Studio in Svizzera e Austria, visite alle più importanti opere di architettura moderna 24-26 maggio 2002 • Collaborazione per Organizzazione Viaggio Studio Ordine Architetti Bolzano – viaggio studio architetture razionaliste a Como dal 20 maggio 2002 • Seminario sulla Luce (in collaborazione con Erco illuminazione) 22 maggio 2002, Elmepe • Presentazione del Coordinamento Gruppo Giovani Interistituzionale provinciale Il 20 giugno2002 è prevista la conferenza stampa di presentazione. Pubblicazioni • Guida Viaggio Studio Berlino, 2001 • Guida Viaggio Studio Danimarca + Cd Rom, 2001 • Guida Viaggio Studio Svizzera +Austria, 2002 • Cd Rom presentazione logo e premiazione 40 di professione, 2002 • Catalogo Premio Maestri Comacini, 1999 • Catalogo Premio Maestri Comacini + Cd Rom, 2001 Roberta Fasola, Gianfredo Mazzotta, Corrado Tagliabue
Coordinamento Gruppo Giovani Nel mese di Aprile 2002 è stato ufficialmente costituito il “Coordinamento dei Gruppi Giovani della Provincia di Como”. Ne sono membri fondatori: Associazione Provinciale Artigiani Como; Collegio dei Periti Industriali della Provincia di Como; Collegio delle Imprese Edili della Provincia di Como; Collegio Provinciale dei Geometri Como; Ordine degli Architetti della Provincia di Como; Ordine degli Ingegneri della Provincia di Como. Scopi, obiettivi e motivazioni del coordinamento sono cosi sintetizzabili: • 1. Necessità, espressa da tutti i gruppi, di creare momenti di reciproca collaborazione e coordinamento attraverso lo scambio e il confronto di: informazioni, esperienze, iniziative d’interesse comune;
• 2. La volontà di essere presenti e partecipi nelle scelte riguardanti le tematiche e le problematiche relative alla condizione dei giovani imprenditori e professionisti; • 3. La volontà di creare delle vere e concrete sinergie tra le diverse componenti del mondo del lavoro comasco, attraverso le diverse esperienze e professionalità, iniziando dai gruppi giovani, come componente innovativa e vivace dell’associazionismo. Obbiettivo, primario insieme alla volontà di dialogo tra le diverse componenti il coordinamento, è quello di sviluppare un lavoro di sensibilizzazione degli enti pubblici e dei cittadini, al valore concreto dell’urbanistica, dell’architettura, del mondo artigianale ed industriale, cioè del lavoro quotidiano e della continua ricerca culturale e tecnica delle diverse associazioni, come strumento di intervento sulla qualità della vita quotidiana di ogni città. Come momento multidisciplinare dove si fondano diverse componenti (economia, sociologia, paesaggio, tecnica edilizia), per arrivare alla risoluzione dei problemi di grande e piccola scala. La qualità della vita quotidiana, il miglioramento di essa, la creazione di nuovi rapporti sociali tra le persone, passano inevitabilmente attraverso la costruzione di un nuovo modo di interpretare il territorio e vivere il paesaggio costruito e “naturale”.
Gianfredo Mazzotta Coordinatore Gruppo Giovani
Premio Maestri Comacini (edizione 2001) La premiazione e la mostra si sono svolte il 3 maggio 2002 presso il Broletto della città di Como. La Giuria si è riunita presso la sede dell’Ordine degli Architetti di Como nei giorni 28 e 29 Settembre 2001. La Giuria, composta da arch. prof. Marco Casamonti, ing. prof. Sergio Croce, arch. prof. Marco de Michelis, dott. ing. Sergio Pozzi, arch. prof. Luigi Snozzi, dott. ing. arch. Franco Gerosa, geom. Pierluigi Spini in rappresentanza dell’Impresa Edilizia Spini, assistita dall’arch. Marco Vido, alla quinta esperienza come Segretario al Premio, coadiuvato dagli architetti Franco Andreu e Stefano Seneca. Fin dalle prime battute la qualità appare buona ed anche all’attenta valutazione si delineano delle opere che ben si affacciano nel panorama contemporaneo, tanto che per ogni categoria si sono facilmente individuati un progetto vincitore e un progetto segnalato (under 35). In una fase istruttoria si è ritenuto di dover escludere un’opera realizzata sul territorio della provincia di Lecco, la costruzione della Biblioteca per conto del Comune di Costa Masnaga. La Giuria di questa edizione, non per carenza organizzativa, ma per i tanti impegni dei singoli Giurati, si è dovuta dividere, nella valutazione dei progetti, dalla prima scrematura fin quasi alle ultime battute in due momenti temporali ben distinti. Infatti parte dei giurati si è incontrata già dal venerdì proseguendo i lavori anche nella giornata successiva; l’altra parte della Giuria, incontrandosi sabato mattina, ha valutato separatamente le opere giungendo, se non per alcune sfumature, alle medesime conclusioni, e a quanto già espresso dai Giurati il giorno precedente. La Giuria riunita si è confrontata confermando reciprocamente le medesime conclusioni; conferma questa che i valori dell’architettura non rientrano nell’ambito soggettivo ma, quando ben individuati, divengono elementi di evidente ed indiscutibile oggettività. Conclusa la fase istruttoria dei progetti e definite le categorie di appartenen-
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• Conferenze di Urbanistica. “Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Contenuti, Metodologia, Obiettivi” 13 giugno 2001, Sede Ordine Como: “Il PTCP della Provincia di Mantova. Un esempio Metodologico”. Relatori: arch. G. Leoni, Arch. C. Peraboni; 16 giugno 2001, Villa Galia Como: “Il PTCP della Provincia di Como. Le linee guida per il piano”. Relatori: arch. A. Selva (presidente della Provincia di Como), arch. G. Cosenza • Mostra di Urbanistica “Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Mantova” 11-22 giugno 2001, Sede Ordine Como: “Il PTCP della Provincia di Mantova” • Festa Danese: presentazione CD immagini Viaggio studio a Copenaghen 6 novembre 2001, Sede Ordine Como • Presentazione Logo Ordine e Premiazione Quarant’anni di professione 18 dicembre 2001, Casa del fascio, Como
za, si sono attentamente analizzate le diverse opere, attraverso le immagini e le relazioni dei progettisti, per poi effettuare i sopralluoghi di alcune opere per confermare gli indirizzi emersi.
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Nuove costruzioni • progetto vincitore: Costruzione di edificio residenziale in via S. Rocco ad Erba, arch. Marco Ortalli L’edificio è sito in una zona della cittadina di Erba il cui tessuto urbano disegnato da edifici poco significativi, condizione che sottolinea ulteriormente l’originalità dell’opera. Il progetto appare interessante per come le 5 unità residenziali sono distribuite all’interno del corpo di fabbrica che si presenta con i connotati della villa. L’asse distributivo del corpo scale crea una divisione organizzando in due corpi l’edificio. La grande copertura in legno lamellare retta dalle colonne in acciaio protegge la facciata “leggera” di vetro e legno che arretrandosi ad ogni piano crea un grande spazio vuoto il cui foro in copertura, che inizialmente ha sollevato alcuni dubbi, è di fatto una necessità funzionale rispetto alle norme. • progetto segnalato: Nuova scuola materna a Casnate con Bernate, arch. Renato Conti L’edificio appare interessante e di buon carattere architettonico, anche se alcune parti o meglio elementi sembrano applicati, estranei e poco convincenti. La condizione naturale del luogo ha determinato un manufatto che nello sviluppo delle quattro facciate risulta essere in continuo movimento. Al rigore con cui è disegnato il lato delle aule si contrappongono il fronte a doppia altezza e quello successivo, in cui il ponte pedonale è risolto in modo poco convincente. Recupero di costruzioni esistenti • progetto vincitore: Restauro ex convento di S. Caterina in Como, via Borgovico 33, arch. Paolo Brambilla Per il convento di S. Caterina il progettista ha ritenuto di rispettare filologicamente il sapore che la Chiesa aveva acquisito nel corso dei secoli,diventando un simbolo storico monumentale del Borgo Vico. Con questa logica il progetto si è ridotto in modo sintetico ed efficace agli interventi indispensabili per un recupero atto a riqualificarne l’architettura storica che recupera sapientemente il proprio spazio. La volta, completamente riconsolidata, è stata reintegrata con l’aggiunta di un soffitto piano in alluminio realizzato con pannelli di aluflex che riflettono la luce della vetrata denunciando il nuovo intervento. Nelle zone absidali sono stati inseriti dei corpi in legno di betulla. Il primo, in aderenza a un lato della chiesa, nasconde il vano scala della proprietà attigua, il secondo è costituito da una parete scala che porta al piano soppalcato dell’ufficio e dietro cui sono alloggiati un piccolo magazzino e un bagno. Il pavimento in cemento al quarzo è una finitura austera sotto cui sono alloggiati tutti gli impianti. • progetto segnalato: Ristrutturazione libreria di via Volta ad Erba, arch. Marco Ortalli
Il fabbricato oggetto dell’intervento, costituito da una semplice struttura in legno e mattoni addossata a un angolo del muro di cinta in pietra prospiciente alla via Volta, era destinato in origine a legnaia. L’idea progettuale conferma concettualmente la struttura esistente utilizzando le scaffalature della libreria per dividere lo spazio interno da quello esterno. Le necessità commerciali di una vetrina hanno imposto la foratura del muro in sasso allineato alla strada; quella che a una prima battuta è parsa una forzatura, a seguito del sopralluogo è risultata essere un dettaglio risolto con raffinatezza. • progetto segnalato: Recupero della casa d’affitto 193839 di Cesare Cattaneo a Cernobbio, arch. Elena Bianchi L’intervento è stato ritenuto meritevole di attenzione per qualità e metodo d’approccio. Il lavoro all’interno di un simbolo dell’Architettura moderna è stato affrontato con scrupolo sforzandosi di evitare gratuite aggiunte. Sistemazione di spazi urbani e infrastrutture • progetto vincitore: Sistemazione della piazza mercato ad Albese con Cassano, architetti Marco Castelletti, Fabio Rabbiosi e Gianmatteo Romegialli Uno spazio aperto attento all’intorno e ben gestito nella scelta materica. La quinta che scherma il poco qualificante edificio esistente è l’elemento architettonico che con un valido pretesto risolve uno spazio altrimenti privo di fronti privilegiati. La pavimentazione è disegnata con abilità progettuale risolvendo il problema funzionale del posto auto e posto mercato. • progetto segnalato: Sistemazione del parco e della piazza Libertà a Cabiate, arch. Marco Castelletti e Sergio Fumagalli Il tema, reso estremamente complesso dalla compresenza di verde, corso d’acqua e viabilità, è stato risolto in modo convincente. Sistemazione spazi interni • progetto vincitore: Progetto di arredo della sede del comune di Cermenate, arch. Angelo Monti Il progetto mostra un approfondito disegno delle diverse componenti, apprezzabili anche dalla dovizia di particolari delle tavole progettuali che dimostrano un’eloquente capacità e conoscenza dei materiali. Un continuo studio attento e misurato dà l’impressione di una ricerca mai scontata e sempre in discussione, che ha come obiettivo un risultato raffinato e attento a non eccedere nelle ripetizioni, dove i locali degli uffici non vogliono prevaricare gli spazi della villa e le sale riunioni non eccedono in eleganza. • progetto segnalato: Restauro e ristrutturazione di edificio storico “galleria d’arte contemporanea Roberta Lietti” in Como, arch. Marco Balzarotti Una piccola galleria d’arte sita nel centro storico della città di Como è disegnata sull’idea di recuperare un antico percorso urbano, un’illuminazione a filo pavimento sottolinea così l’asse che dalla strada attraverso la vetrina porta l’occhio al cortiletto interno, ricostruito come ambiente teatrale, e trasformabile in bacino d’acqua grazie al pavimento “galleggiante”. Under 35 • progetto vincitore: Costruzione di casa studio a Lurago d’Erba, arch. Cristina Viganò L’interessante tema della casa studio, facilitata dalla coincidenza della figura del committente-progettista, è sviluppato su di un lotto stretto e lungo. L’impianto è costituito da quattro muri paralleli a due a due che generano dei volumi a gradoni in mezzo ai quali la zona giorno si affaccia verso il giardino interno.
Veduta della premiazione.
Il Consiglio dell’Ordine. I responsabili del Premio: Stefano Seneca, Franco Andreu, Marco Vido
a cura di Massimo Masotti
Attività dell’Ordine (maggio 2001 – maggio 2002) L’attività dell’Ordine dell’ultimo anno si è concentrata su quattro aspetti principali: 1. Il miglioramento del sistema informativo In questi ultimi mesi sono state messe in atto sostanziali modifiche nel sistema di comunicazione delle informazioni, tra la segreteria dell’Ordine e gli iscritti. Da poco più di un mese è attivo il nuovo sito Internet www.architetticr.it, che riporta in tempo reale tutte le ultime notizie dall’Ordine, contenute anche nella newsletter che periodicamente viene mandata agli iscritti che hanno aderito all’iniziativa. L’adesione è stata buona: al progetto newsletter hanno aderito quasi 100 iscritti. Nel mese di aprile, inoltre, è stato presentato un prontuario su CD completo di albo iscritti, repertorio normativo aggiornato, leggi di settore e tante altre informazioni utili alla professione. L’aggiornamento trimestrale del CD, quello giornaliero del sito Internet e l’invio periodico delle newsletter garantiscono più informazione in tempi sempre più brevi.L’impegno per offrire questo servizio è stato consistente. Il Consiglio è convinto che si può sempre migliorare. Quanto prodotto è sicuramente un cambio di direzione coraggioso ma obbligato. 2. La promozione dell’architettura Il Seminario Internazionale di Architettura, tenutosi a Cremona nel periodo febbraio-marzo del 2002, è stato l’obiettivo primario dell’Ordine in tema culturale, con l’intento di far crescere il dibattito su architettura e urbanistica nel nostro territorio. L’idea di portare a Cremona un seminario internazionale di architettura è nata più di due anni fa, grazie all’iniziativa della Commissione Cultura dell’Ordine degli Architetti. Raccogliendo la proposta di alcuni neoarchitetti facenti parte della commissione, con esperienze di seminari a livello europeo, il Consiglio dell’Ordine ha ritenuto di portare avanti il progetto dell’iniziativa, con il preciso intento di sostenere una proposta che avrebbe interessato ambiti non solo squisitamente professionali ma anche culturali, per penetrare lo stagnante clima di dibattito culturale cremonese. Partendo dal presupposto che l’idea architettonica e urbana della città di Cremona è consolidata su alcuni punti irremovibili (la Cattedrale, il Torrazzo, Piazza Duomo) si è voluto in qualche modo spostare l’attenzione su parti della città che non hanno la stessa valenza storica ma sono potenziali bacini di sviluppo della città, come l’area della ferrovia. Lo spunto per lavorare su quest’area è arrivato da una tesi di laurea di un neo architetto. La tesi metteva in luce i complessi problemi di una estesa e articolata area a ridosso del centro cittadino, facendo emergere la necessità di uno studio complessivo che affrontasse tutti gli aspetti in gioco: viabilità, riqualificazione urbana, identità urbana, spazi di interscambio viabilistico, architettura esistente e di progetto. Il passo successivo è stato coinvolgere la Facoltà di Architettura. I contatti con l’ateneo di Mantova hanno portato a sottoporre la nostra iniziativa al gruppo di lavoro coordinato dalla prof.ssa Molon, che da subito si è mostrata interessata all’iniziativa. Il successivo, e non facile lavoro, è stato quello di cercare le alleanze più idonee per attivare il progetto. Sono stati contattati Comune e Provincia e successivamente anche l’AEM. Con non poca fatica, è stata fatta una convenzione tra i patrocinanti e sono stati avviati i contatti per trovare le sedi di lavoro e di alloggio degli studenti, oltre che mettere in moto la macchina organizzativa del
seminario. Per la sede di lavoro è stato individuato l’istituto per geometri Vacchelli. Il dirigente scolastico, prof. Carini, è stato molto disponibile e ha permesso lo svolgimento dell’attività seminariale in piena tranquillità, dandoci tutti i supporti necessari. Lo stesso dicasi per i Frati Missionari Saveriani, che hanno messo a disposizione i loro alloggi a condizioni molto favorevoli e con grande disponibilità nella flessibilità d’uso, contando che la attività dei ragazzi (anche notturna) avrebbe comportato qualche disagio. I ragazzi però sono stati veramente stupendi. Tutto è andato liscio. Sabato 23 febbraio ha preso avvio il seminario con un primo approccio alla città: visite al centro storico e all’area di progetto. Poi, nei giorni successivi, si sono susseguiti incontri di approfondimento sul tema. Poi si è passati alla progettazione. Prima la verifica degli aspetti urbanistici e poi quelli di destinazione degli interventi e, in ultimo, il progetto architettonico dei diversi spazi. Numerosi visiting professor si sono alternati per dare consigli preziosi e per fare le revisioni dei vari progetti. Il seminario si è concluso il 15 marzo con la premiazione dei migliori progetti e la mostra degli elaborati. Alla premiazione e alla mostra erano presenti il prof. Cesare Stevan, preside della Facoltà di Architettura e la prof.ssa Maria Cristina Treu, prorettore del Politecnico di Milano. Il commento che si può dare a seminario concluso è che la fatica di queste tre settimane di intenso lavoro (non solo per gli studenti ma anche dello staff organizzativo di assistenti) non vada persa. Il pericolo è che tutto rientri nell’anonimato, come tante altre iniziative cremonesi legate all’architettura. Agli architetti cremonesi, ad esempio, non di è certo sfuggito come nel tempo si sono susseguiti concorsi di idee che non hanno trovato applicazione. I concorsi di Piazza Marconi, dell’area delle Colonie Padane, dell’edificio dei VV.FF. sono solo alcuni esempi di come a Cremona siano sempre fallite le occasioni di rilancio di spazi e di edifici significativi. La colpa di tutto ciò? Chi ha partecipato ai concorsi, chi ha sudato sui tavoli, chi si è illuso di poter dare il proprio contributo ai cambiamenti della città sa benissimo dove puntare il dito. Ed è proprio per evitare che il lavoro del seminario cada in questa trappola che è intenzione dell’Ordine promuovere prossimamente una nuova esposizione degli elaborati del seminario, corredata da incontri sui diversi temi affrontati. Attualmente la mostra è a Milano, poi si sposterà a Mantova. Infine sarà la volta di Cremona, presumibilmente verso la fine del 2002. Vorrei citare in questa sede i partner che hanno sostenuto l’iniziativa: in primo luogo l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Cremona e a seguire Collegio Imprese Edili della Provincia di Cremona, API - Associazione Piccole e Medie Imprese di Cremona, Associazione Industriali della provincia di Cremona, Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Cremona, Banca del Credito Cooperativo Cremonese di Casalmorano, Impresa Edile Feroldi Francesco, Ditta Trasmec, Ditta Aris.
Il nuovo logo dell’Ordine.
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Cremona
Lecco a cura di Carmen Carabus e Giorgio Melesi
“Si può disegnare la felicità? Noi - tutti - la possiamo sperimentare e costruire.” Bruno Taut
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Seminario Internazionale di Architettura, marzo 2002. Veduta della mostra con gli elaborati.
3. La nuova identità Da mercoledì 28.11.2001, data in cui il Consiglio dell’Ordine ha ratificato il cambio del nome in “Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Cremona”, in ottemperanza al dettato dell’art. 15 del Regolamento di riforma delle professioni D.P.R. n. 328 del 5 giugno 2001, il nostro Ordine ha avviato, come del resto tutti gli altri ordini provinciali, un percorso che lo porterà a rinnovarsi radicalmente. Le nuove disposizioni normative articolano, infatti, l’Albo in due sezioni specifiche, all’interno delle quali sono definite le diverse specializzazioni, in linea a quanto già tracciato dalla recente riforma universitaria. Il primo passo concreto verso questa trasformazione è proprio il cambio di denominazione. Ogni rinnovamento comporta inevitabili riflessi sul piano logistico e formale. Se sul piano organizzativo siamo ancora in un ambito di “lavori in corso”, un aspetto che il Consiglio ha da subito riconsiderato è la nostra immagine e, in primo luogo, ciò che contrassegna l’Ordine, il logo. Per meglio diffondere il segno di rinnovamento, Il Consiglio dell’Ordine ha scelto di proporre agli iscritti di partecipare a questo progetto di rinnovo. Da qui la decisione di bandire un concorso interno. Sono stati presentati, complessivamente, 21 bozzetti. Durante la seduta di Consiglio del 22 gennaio 2002 sono stati esaminati i bozzetti presentati dagli iscritti e, dopo un’attenta valutazione di tutti i disegni, si è passati alla proclamazione del logo vincitore, che è risultato essere quello proposto dall’architetto Bettina Venturini. 4. L’attività di Consiglio Spesso data per scontata, merita invece un posto specifico nel bilancio finale, non solo dell’anno trascorso ma anche dei precedenti. Le crescente complessità della professione si riflette sempre di più anche sull’attività dell’Ordine. Pensiamo solo alle recenti novità introdotte dal decreto di riforma delle professioni. L’alto numero di iscritti (quasi 500 effettivi al mese di giugno 2002), in rapporto all’offerta professionale non soddisfacente, crea spesso conflitti tra gli iscritti, anche in virtù della quasi totale amnesia di alcuni iscritti in merito al rispetto delle norme deontologiche. Sempre più frequenti, inoltre, sono i ricorsi a pareri legali, proprio nella logica di essere sempre tempestivi nelle risposte ma accorti nel giudizio. E il futuro? Piacerebbe che fossero gli architetti a suggerirlo. Magari con qualche proposta. Le riunioni e le assemblee sempre deserte non fanno ben sperare. In mancanza di ciò si è pensato, per il prossimo anno, di programmare una serie di incontri tecnici su aspetti della professione, associati ad altri incontri con caratteristiche di approfondimento culturale. Il segretario dell’Ordine Massimo Masotti
Con questa tensione cerchiamo di raccontare, trasportando dalla forma disegnata alla vita, il desiderio che fu anche di Frank Lloyd Wright di coniugare uomo, tempo e luogo per foggiare attraverso le mani dell’architetto un mondo in mutamento, espressione di una “città” senza confini. Attenzione all’uomo, alla sua concreta determinazione nel raggiungimento di un mondo di bellezza in cui non sia l’uomo misura dell’universo, bensì cuore pulsante, cosciente della posta in gioco. Carmen Carabus e Giorgio Melesi
Breve elenco di alcune attività dell’Ordine • Meeting sul corretto utilizzo della luce nel campo dell’architettura; • Avviamento alla professione: Corso di sicurezza D.L. 494; • Nell’ambito della IV Settimana della cultura “Il romanico nel territorio lecchese”, in collaborazione con vari Enti; • Visita all’auditorium di Roma; mostra 1948-1959 - Arte, Cronaca e Cultura dal Neorealismo alla Dolce Vita.
Lecco: una città in evoluzione Vorrei partire da uno dei contenuti principali che oggi il dibattito sulla città e sulla sua evoluzione pone alla base di ogni tipo di riflessione: mi riferisco al problema della qualità architettonica dell’ambiente urbano. Nella recente risoluzione del Consiglio Europeo si afferma: • che l’architettura è un elemento fondamentale della storia, della cultura e del quadro di vita di ciascuno dei nostri paesi, essa rappresenta una della forme di espressione artistica essenziale nella vita quotidiana dei cittadini e costituisce il patrimonio del domani; • che un architettura di qualità, migliorando il quadro di vita ed il rapporto dei cittadini con il loro ambiente, può contribuire efficacemente alla coesione sociale. Mi sembra molto pertinente il collegamento proposto in questa risoluzione tra la qualità architettonica e coesione sociale. Ma se è vero che la qualità architettonica può favorire la coesione sociale è ancor più vero il contrario. Ritengo infatti che la coesione sociale e quindi la consapevolezza che si ha della portata delle proprie responsabilità può senz’altro favorire la qualità architettonica dell’ambiente urbano. Sorgono a questo punto però spontanee alcune domande quali: • che percezione ha l’uomo di oggi di fronte ad una città così concepita?; • quale sarà il futuro del luogo della nostra convivenza?; • come si evolverà quel senso originariamente positivo di innovazione e di arditezza che sono stati alla base dei movimenti culturali che hanno inciso sulla costruzione della città contemporanea? Penso, come veniva sottolineato a Milano in un recente convegno sulla città dal titolo vero e suggestivo “L’amore custodisce la città”, che gli avvenimenti tragici dell’11 settembre a New York, del mese scorso al grattacielo Pirelli a Milano (an-
Anselmo Gallucci intervento al Convegno: “Lecco: una città in evoluzione - i nuovi strumenti di pianificazione urbana”, Lecco 10.5.2002
Commissione edilizia e qualità urbana Tutti gli sforzi condotti dall’Amministrazione Comunale hanno un obiettivo fondamentale: il miglioramento della qualità dell’ambiente quotidiano dei cittadini facendo proprio totalmente il principio che la creazione architettonica, la qualità edilizia, il loro inserimento armonico nell’ambiente circostante e il rispetto del paesaggio e dell’assetto urbano nonché del patrimonio collettivo e privato rivestono un interesse pubblico (Direttiva 85/384 del Consiglio dell’Unione Europea). Ambedue queste affermazioni sottolineano il valore, il significato che vengono assunti dall’attività di modificazione del territorio, dell’ambiente urbano e rurale da parte dell’attività edilizia, pubblica o privata. Tali affermazioni devono tuttavia essere tradotte quotidianamente nei comportamenti e nelle proposte progettuali. L’affermazione del significato del valore pubblico dell’architettura ha trovato una recente consacrazione nella Direttiva dell’Unione Europea. Indurre ad un’attenzione più puntuale verso l’importanza ”pubblica” che riveste l’attività edilizia, pur di iniziativa privata, vuole essere il compito primario dei due strumenti normativi “Norme di P.R.G. e “Regolamento edilizio”. È chiaro che senza cogliere la sollecitazione e l’aiuto per un approfondimento e un miglioramento del progetto, gli obiettivi della Direttiva Europea, molto chiari e per niente generici, rimarrebbero un auspicio e non invece lo stimolo per una più attenta considerazione e analisi dell’ambiente, nei suoi valori naturali e architettonici. L’esperienza ha offerto la possibilità di rilevare, in ogni seduta della Commissione Edilizia, la presenza di atteggiamenti che si possono così classificare: • quale risposta potrebbe dare il mercato posto di fronte a prodotti diversi dal punto di vista architettonico di quelli ora largamente diffusi; • paura dell’architettura moderna; • monotona ripetizione di proposte morfologiche e materiche. Di fronte a queste manifestazioni viene spontaneo di chiedere alla progettazione un maggiore coraggio e di invitarla ad allargare gli orizzonti. Il dibattito che si è aperto dovrebbe essere in proposito uno stimolo efficace anche per la progettazione: l’esempio e la spinta verso una architettura contemporanea. Bruno Bianchi
Bioarchitettura: Sensazioni e benessere Si è conclusa la prima esperienza dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura®, Sezione di Lecco - alla Mostra dell’Edilizia Civile e Industriale, M.E.C.I. - svoltasi dal 22 al 24 Marzo scorsi presso Lariofiere di Erba. Bioarchitettura® - Sezione di Lecco, ha curato due eventi: • un allestimento di un area di circa 100 mq nel cuore della mostra il “laboratorio sensoriale”, dedicato a “sensazioni e benessere” pensato per coinvolgere i visitatori in una serie di esperienze sensoriali, facendoli interagire con gli elementi e i materiali presenti in esso, creando spazi, ambienti e “luoghi” stimolando sensazioni di benessere psico-fisico; • il convegno “Architettura a basso impatto - Esperienze, tecnologie, sensorialità e percezione degli spazi” come momento di approfondimento sul vasto tema della percezione. La manifestazione è stata realizzata grazie al contributo di Lariofiere e a diverse aziende del settore e con il patrocinio di: Regione Lombardia, Provincia di Lecco, Comune di Lecco, Politecnico di Milano, Associazione Costruttori della Provincia di Lecco, Unitel, Eurotec, Associazione Ingegneri e Architetti della Provincia di Lecco, Ordine Ingegneri della Provincia di Como, Collegio dei Geometri della Provincia di Lecco, Collegio dei Geometri della Provincia di Como, Collegio Periti Industriali della Provincia di Lecco, Collegio Periti Industriali della Provincia di Como, Camera di Commercio Industria e Artigianato della Provincia di Lecco. Per qualunque informazione, o per avere gli atti del Convegno (disponibili sul sito: www.bioarchitetturalecco.it) basta contattare Bioarchitettura® Istituto Nazionale - Sezione di Lecco - all’indirizzo e-mail: lecco@bioarchitettura.it Architettura a basso impatto: esperienze, tecnologie, sensorialità e percezione degli spazi Moderati da Paolo Rigetti, della rivista “Modulo”, sono intervenuti al convegno, proponendo approfondimenti diversi sulla percezione e sensorialità, accomunati dal rapporto fra l’architettura e l’ambiente. • Architettura come esperienza: il progetto delle qualità sensoriali: L’arch. Barbara Ferrari di Total Tool di Milano ha sottolineato come il ruolo dell’architetto si sia modificato radicalmente, costretto a contaminarsi con altre dimensioni, estranee al linguaggio formale ed estetico di cui l’architetto si sentiva il massimo interprete e responsabile. “Oggi la qualità dell’architettura non può stare solo in una scelta di tipo linguistico ed espressivo, nella formulazione di uno stile o di un modello formale (…) non può essere solo “retinica” cioè limitata alla percezione bidimensionale e puramente figurativa dello spazio, senza la volontà di concepire la vita e le trasformazioni nel tempo, le dinamiche attive e complesse che lo rendono poi di fatto abitabile”. Il tema della progettazione non può più essere solo “composizione formale” ma deve confrontarsi con i contenuti e le implicazioni interagenti a diversi livelli: da quello sociale e comportamentale, alle problematiche ambientali ed energetiche, alle questioni legate ai servizi e alla gestione temporale. • Colorworks rumore di fondo – segnale: L’arch. Jorrit Tornquist, professore, architetto-biologo d’origine austriaca, ha affrontato la dicotomia fra “segnali” e “rumore di fondo”: “Noi vediamo, per cogliere segnali. Il segnale visivo non sta per se, ma essendo sinestetico, allude ogni qual volta a qualcosa di specifico: al pericolo di aggressione,al pericolo di intossicazione, al sesso (…) ecc, (…) il segnale visivo è una promessa verso gli altri sensi, che verificano se il messaggio è veritiero, verosimile o falso (…) il lavoro vero del vedere sta nello scernere tra rumore di fondo, perciò nello scartare, per trovarne segnali. (…) ogni giorno cer-
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che se di diversa entità) offrono con l’atteggiamento dimostrato da chi ne è stato più direttamente coinvolto, la volontà di riaffermare una vita che continua come fiducia nel positivo che è alla base di una convivenza, un insegnamento, una testimonianza da raccogliere per pensare al domani di ogni città. Un nuovo punto di vista deve essere posto alla base del modo di pensare al futuro delle città e della nostra città. Penso che occorra ripartire da un nuovo atteggiamento culturale e operativo: quello fondato su una concezione di città intesa come organismo vitale. Con un rovesciamento, mi auguro, di prospettiva; se vogliamo perseguire il bene della città nel suo complesso e in tutte le sue articolazioni, non può essere il punto di vista del singolo intervento ad essere investito di questa responsabilità. Deve essere la città, cittadini e amministratori che li rappresentano, ad avere questo sguardo più ampio, più appassionato, più completo. Non per privarci delle nostre legittime responsabilità, ma per collocare la nostra azione in una prospettiva più profonda e più ampia, alla luce di un ideale che è costitutivo della città stessa.
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chiamo segnali d’interesse nel tessuto fatto di innumerevoli stimoli sovrapposti, il difficile è scernere tra segnale e rumore di fondo. Il mondo visivo però raramente ci propone solo un rumore di fondo con i suoi relativi segnali ma rumori di fondo sovrapposti. Prima dovremo scegliere il rumore di fondo, che ci interessa, per poi trovare i relativi segnali”. Fra i vari interventi presentati c’e il nuovo Termoutilizzatore ASM di Brescia, biglietto da visita tecnologico della città di Brescia, edificato accanto all’autostrada Milano-Venezia, e richiedeva un inserimento particolarmente attento nel paesaggio. La soluzione è stata trovata nel progetto cromatico. “La torre, alta 120 metri, abbandona le classiche striscie orizzontali bianco-rosse e diventa un segno blu-grigio semitrasparente, che si fonde con i colori del cielo, mutando aspetto a ogni variazione atmosferica”. Altro esempio significativo, l’intervento sul Cementificio Lafarge a Tavernola Bergamasca, dove Tornquist, riflettendo sulle differenze di forma e volume degli elementi spezza i grandi volumi in campi visivi minori, dando all’insieme il ritmo particolare a modo di un “mega pixel”. I colori utilizzati sono ripresi dal contesto: il blu richiama il lago ed il cielo, il marrone le rocce, il verde la vegetazione, ed aggiunge a questi il rosso freddo come colore “artificiale”. Il tutto è modificato verso il grigio, acquistando la chiarezza della polvere, elemento oggi presente in minore quantità, ma ancora vivo nella memoria. • Meta progetto di ambiente per l’infanzia/le soft qualities: Michele Zini, architetto e designer di Modena, ci ha portato nel mondo dell’infanzia attraverso il lavoro presentato che è il frutto di una ricerca, durata diversi anni, sulla progettazione dell’ambiente per l’infanzia, capace di relazionare la filosofia pedagogica all’avanguardia di Loris Malaguzzi e dei Nidi e Scuole dell’Infanzia comunali di Reggio Emilia. Il lavoro, che ha visto coinvolti architetti, designer, pedagogisti, artisti, psicologi e storici (fra cui citiamo oltre a Zini, Andrea Branzi, Giulio Ceppi, Alberto Veca fra gli altri), ha l’obiettivo di fornire a chi deve progettare, programmare, interfacciarsi con l’ambiente per l’infanzia degli strumenti di conoscenza, d’analisi critica, di progetto e dei valori di riferimento. “La ricerca mira a fornire una ‘cassetta degli attrezzi’ multidisciplinare per progettare luoghi e oggetti per bambini che siano belli, interessanti e contemporanei e che veicolino l’immagine di un bambino competente, complesso, dai cento linguaggi e dalle tante capacità”. • Dall’urbanistica all’edificio: il percorso della bioarchitettura: Emilia Costa, architetto e docente presso la Facoltà di Architettura, Dipartimento di Tecnologia del Politecnico di Milano ha trattato il tema come un viaggio, attraverso esempi anche stranieri, dove anche la partecipazione dell’utente finale gioca un ruolo determinante. Un percorso per la Bioarchitettura che investe le relazioni fra luogo, utenza, urbanistica e edificio, capace di pianificare gli interventi con strategie attente alle risorse e alle caratteristiche del luogo, capace al di là della mera tecnologia e formalismi di creare luoghi “amorevoli”, dove ci si riconosce, si sta bene. • Architettura e ambiente: un approccio sostenibile: L’ultimo intervento ha visto la partecipazione dello Studio SITE (Sculpture in the environmental) di New York, rappresentato dall’arch. Denise Mc Lee, fondato nel 1970 dall’arch. James Wine. Essendo un gruppo multidisciplinare, si occupa di arte applicata all’architettura ed all’ambiente e lavora nel campo della progettazione di edifici, spazi pubblici, paesaggi, interni e prodotti industriali. L’intervento dell’architetto Denise Mc Lee ha illustrato il metodo, l’approccio, alle diverse tematiche affrontate, illustrando alcuni dei più famosi progetti dello studio SITE. Infine ha illustrato la proposta di SITE per il sito del World Trade Center a New York. Il progetto cerca nella stratigrafia urbana
gli elementi fondanti, le linee direttrici, propongono uno spazio dove diverse funzioni trovino la loro collocazione, da luogo degli affari a luogo ricco delle molteplici e diverse attività e culture che connotano New York. A commemorare le vittime del disastro del 11 settembre, SITE, propone la creazione di due parchi piantumati sul sedime delle torri abbattute. Volendo significare che il dramma che ha coinvolto tutta la città, ha coinvolto la intera nazione, dai siti si irradiano verso gli ambiti più esterni della città, filari di alberi. Attualmente lo Studio SITE è impegnato con alcuni lavori in Italia fra cui il Garden Pavillon Ranger/Rossigni a Briosco in provincia di Milano. Livio Dell’Oro, Angelo Perego Bioarchitettura® Istituto Nazionale, Sezione di Lecco
Il percorso sensoriale “Nella mente del creatore, del fruitore o dello spettatore, ogni costellazione architettonica determina il proprio sistema spaziale, che è il prodotto del più semplice scheletro strutturale compatibile con la situazione fisica e psicologica. In certe condizioni elementari la struttura determinata dal tracciato architettonico può dominare incontrastata”. Rudolf Arnheim L’area interessata all’allestimento, un quadrato di circa 100 mq. situato presso l’ingresso, costituisce un passaggio obbligato per giungere ai vari stand. L’allestimento di quest’area è stato pensato per coinvolgere i visitatori in una serie di esperienze sensoriali, facendoli interagire con gli elementi e i materiali presenti in esso, creando spazi, ambienti e “luoghi” che diano sensazioni di benessere psico-fisico, argomento focale dell’evento di Bioarchitettura® e dell’annesso convegno. Percorribile in entrambi i sensi, lo spazio è stato organizzato come un labirinto, attraverso cui si snodano vari ambienti, associati a diverse esperienze sensoriali. Si sono creati spazi che stimolassero nelle persone che li avrebbero attraversati la volontà di far riscoprire le qualità cromatiche, i profumi, i riflessi, la rugosità o la levigatezza di alcuni materiali che ci circondano nei vari momenti della giornata nell’ambiente dove abitiamo. Una barriera di canne di bambù mosse dal passaggio dei visitatori provoca suoni e rumori, un filtro visivo irregolare posto all’ingresso, una sorta di parete naturale che ci accompagna lungo la rampa d’accesso al padiglione. Sulla destra si troverà una parete in argilla, una finitura dal colore giallo terra di Siena, piacevole alla vista e al tatto, un magico fondale per il verde del bambù. In fondo alla rampa una pare-
Una “parete” di canne di bambù.
Mantova a cura di Nadir Tarana
Corsi di formazione
te di iuta messa in diagonale ci guida all’interno di una stanza completamente in legno di abete, decine di fasce orizzontali di listelli che con le loro venature, i riflessi, il colore, le ombre e le imperfezioni dello stesso materiale disegnano una textura di grande effetto. Qui, ci si trova già immersi nel percorso, senza alcun riferimento con l’esterno, se non la vista verso l’alto, schermata da un tessuto bianco che ci lascia intravedere l’esterno. Il profumo del legno resinoso ci accompagna fino al prossimo ambiente, che si presenta completamente nero, buio, una specie di camera oscura, in un ambiente privo di riferimenti, dove non si percepisce più la differenza fra il pavimento e le pareti, solo una linea luminosa di colore rosso ci rivela la presenza di un soffitto. Negli adulti si crea uno stato di disagio, mentre i bambini che si ritrovano in questo ambiente si divertono, in quanto il nero per loro è un colore come un’altro, anzi più interessante, misterioso, stimolante della curiosità infantile ancora senza preconcetti. Alla fine di questo tunnel svoltando l’angolo si giunge ad una stanza circolare, isolati dall’esterno, abbracciati dalla forma curva che è per antonomasia la forma più accogliente, quasi come in un ventre materno. Il forte contrasto con la stanza precedente rende ancora più rilassante quest’ultima, il tappeto di erba che fa da pavimento naturale, e l’apertura verso l’alto, schermata da un leggero tessuto metallico che riflette la luce intima delle lampade di sale; rendono questo ambiente rilassante, una specie di Ortus conclusus delle ville romane. La sensazione di benessere è enfatizzata da una serie di suoni naturali, le persone che vi transitano si soffermano a lungo, quasi come se fosse un luogo di meditazione. Uscendo da quest’ultima si trova uno spazio chiuso anche verso l’alto dove le campiture di colore su fondo bianco smaterializzano i rapporti fra pareti, pavimento e soffitto, stimolando l’utente, che percepisce lo spazio come frammentato da queste superfici colorate. Il visitatore, incuriosito e stimolato nei sensi, sarà interessato a rivivere sensazioni ormai dimenticate, ricordando con piacere quest’evento. Eros Colzani Bioarchitettura® Istituto Nazionale, Sezione di Lecco
Gli incontri sono stati presentati dalla Dott.ssa Cinzia Fabbri di Studio Luce Comet
Seminari L’innovazione e la qualità dell’abitare: isolare con Eps Mantova, 29 novembre 2001 presso la Sala Rossa, Collegio Costruttori edili ANCE Mantova Programma: - Progettazione nuovi sistemi per nuovi edifici; - La tecnologia per risparmiare energia; - EPS: affidabilità, durata, innovazione. I progetti di conservazione e riuso per edifici ex legge 1089.39. Quale documentazione? Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura; Ordine degli Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori della Provincia di Mantova; Consorzio Universitario Mantovano.
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Stanza con campiture di colore.
Corso di illuminazione organizzato dall’Ordine di Mantova e da Studio Luce Comet Si tratta di un corso di illuminazione qualificato riservato agli architetti, tenuto in sei incontri pomeridiani. Questo il programma degli incontri: • giovedì 20.9.2001 (1° incontro) - Introduzione al corso ed apertura dei lavori (Dott. Arch. Sergio Cavalieri, Presidente dell’Ordine degli Architetti della provincia di Mantova) - Presentazione Studio Luce Comet spa (Dott.ssa Cinzia Fabbri) - La luce, colore, percezione ecc. (Prof. Farini dell’Istituto Nazionale di Ottica) - Comunicare con la luce: l’esperienza del teatro (Arch. Carlo Cerri, Lighting designer teatrale) • giovedì 27.9 (2° incontro) - Presentazione: fare luce (Luca Turrini) - Tipi di Lampade, rese luminose, nuove lampade, grandezze fotometriche (Ing. Silvio Bruni) - Fibre ottiche, tecnologia e loro utilizzo (Arch. Lorella Primavera) • giovedì 4.10 (3° incontro) - Illuminazione di esterni, illuminazione di centri storici (Ing. Pietro Palladino, Lighting designer, Presidente Apil, Docente del Politecnico di Milano) - Cenni di impiantistica e norme (Renzo Tedeschi, Lighting designer, socio Apil) • giovedì 11.10 (4° incontro) - Illuminazione di interni: museo Kartell (Arch. Matteo Fiore) - Illuminazione di interni: chiese (Ing. Giancarlo Castoldi) • giovedì 18.10 (5° incontro) - Illuminazione spazi museali e mostre temporanee, come nasce un apparecchio di illuminazione (Arch. Giordana Arcesilai, moderatore, Lighting designer indipendente) - Arch. Piero Castiglioni (Lighting designer, socio APIL) • giovedì 25.10 (6° incontro) - Introduzione e considerazioni sull’illuminazione nelle città storiche (Arch. Elio Garzillo della Soprintendenza ai beni Architettonici e per il Paesaggio dell’Emilia Romagna) - Illuminazione di ambienti storico architettonici (Dott. Armando Ginesi, storico dell’arte e Arch. Mario Cucinella)
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Mantova, 25 gennaio 2002 presso l’Aula Magna della Facoltà di Architettura di Mantova Sono intervenuti: Il Preside della Facoltà di Architettura di Milano, Prof. Cesare Stevan - Saluto e introduzione; Il Presidente dell’Ordine degli Architetti di Mantova, Arch. Sergio Cavalieri - Saluto e introduzione; Soprintendente ai Beni Monumentali delle Provincie di Brescia, Cremona e Mantova, Prof. Luca Rinaldi - I principi del progetto di Conservazione; Responsabile Soprintendenza ai Beni Monumentali di Brescia, Prof. Elena Romoli - Le ragioni e la sostanza della nuova documentazione richiesta per i progetti di restauro; Dott. Daniela Ferrari - Il senso della ricerca storica; Prof. Carlo Monti - Dal rilievo alla concezione progettuale; Prof. Alberto Grimoldi - Dalla redazione progettuale al cantiere; Prof. Luigia Binda - Il consolidamento dal vecchio schema alla pratica innovativa; Prof. Paolo Farina - Il progetto di riuso; Prof. Alfredo Castiglioni - Il capitolato speciale per le opere di conservazione. Direttore del Convegno: Prof. Mauro Bianconi
Attività in corso di realizzazione nel 2002 Guida all’Architettura del Novecento nella Provincia di Mantova L’ordine degli architetti della Provincia di Mantova, attraverso la commissione cultura, nell’ambito delle proprie attività, ha deciso di pubblicare una guida sulle architetture moderne d’oggettivo valore situate nel territorio mantovano, realizzate dal 1900 in poi. L’intento è di valorizzare il territorio attraverso la conoscenza delle opere non soltanto del passato ma anche del nostro tempo. Sono stati coinvolti nell’iniziativa altri Enti quali la Provincia - area Pianificazione e Assetto del territorio - che ha fornito, come materiale di supporto, l’Archivio dei Beni Architettonici e Ambientali del territorio mantovano, redatto nell’ambito degli studi per il PTCP. Questo censimento è stato dedotto dall’elenco dei Beni della Soprintendenza, dalle indicazioni dei piani generali comunali, nonché da un’indagine bibliografica e dalla ricognizione sul territorio. Ulteriori informazioni stanno provenendo dagli Uffici Comunali vicini alle realtà locali, dai liberi professionisti operanti nel settore, nonché dal gruppo di architetti della commissione cultura, attraverso loro sopralluoghi e ricerche. L’auspicio è che la pubblicazione sia un utile strumento, per chi si accinge a conoscere il territorio, e che sia di supporto agli Enti locali per le iniziative volte alla valorizzazione e diffusione dell’Architettura moderna. Rassegna ed esposizione di Tesi di Laurea Sperimentazioni di architettura Maggio-Giugno 2002 Sala delle Colonne, Centro Culturale “G. Baratta” • Martedì 21 Maggio: Ipotesi di progetto nel quartiere di Fiera Catena Introduzione e coordinamento: Arch. S. Cavalieri, Presidente dell’Ordine - Nuova portualità a Mantova: ridefinizione del paesaggio storico nell’intorno di Porto Catena di Andrea Negrisoli
Rel. Prof. Arch. A. Acuto, Corr. Arch. C. Pallini Politecnico di Milano Bovisa, A.A. 1999-2000 - Progetti didattici dell’Atelier Veneziano/Kentucky University Intervento curato dall’Arch. Maria Grazia Dallerba Ricci Intervengono: Prof. Arch. M. G. Dallerba Ricci, Scuola di Architettura di Venezia; Prof. Arch. A. Acuto, Arch. C.Pallini, Politecnico di Milano-Bovisa • Martedì 28 Maggio: Architetture e suggestioni - Il Santuario della Beata Vergine delle Grazie presso Mantova: ricomposizione di un vuoto di Federica Ghidorzi Rel. Prof. Arch. G. Fraziano, Corr. Arch. C. Crotti I.U.A.V., A.A. 2000-01 - Progetto di un edificio smontabile pensato per un evento musicale contemporaneo di Alessio Artoni Rel. Prof. Arch. M. Toni, Università di Ferrara, A.A. 1998-99 Intervengono: Arch. S. Cavalieri, Presidente dell’Ordine; Arch. C. Crotti, professionista esterno • Martedì 4 Giugno: Museo nel luogo e luoghi nel museo - Parco e museo del Petrolio: recupero a fini musicali e turistici del Borgo e della Miniera petrolifera in Vallezza di Enrico Vincenzi Rel. Prof. Arch. G. Canali, Corr. Prof. Arch. P. Simonetti Università di Ferrara, A.A. 1997-98 Quartiere Fiera Catena: Rilettura di uno spazio attraverso nuovi percorsi - Progetto del nuovo Palazzo di Giustizia nell’area dell’ex-ceramica nel quartiere di Fiera Catena di Giuseppe Gradella Rel. Prof. Arch. M. Carmassi, Corr. Prof. Arch S. Bucci Università di Ferrara, A.A.1998-99 - Progetto per l’Area di Fiera Catena di Matteo Vairo Rel. Prof. Arch. V. Spigai, Corr. Arch. P. Pinese I.U.A.V., A.A.1999-2000 Corso di formazione per “Responsabile di Sistema Qualità ISO 9000” Si comunica che è stato finanziato dalla Regione Lombardia (finanziamento comunitario “Fondo Sociale Europeo - FSE - obbiettivo 3) il progetto per la realizzazione di un corso di formazione per “responsabile del sistema qualità ISO 9000”. La domanda, presentata dalla Consulta Provinciale delle professioni dell’area tecnica della provincia di Mantova (capofila) consentirà l’erogazione di una somma pari a 26.855,76 Euro, a favore dei 21 partecipanti, a maggioranza architetti, che hanno aderito all’iniziativa. Al fine di ottimizzare l’acquisizione di materiali e metodologie, si formeranno tre gruppi. Il corso consentirà, successivamente, di ottenere la certificazione di qualità. Trattandosi di finanziamento CE si dovrà costituire, con atto notarile, una associazione temporanea di scopo. Si ricorda che la partecipazione è fondamentale per la riuscita dell’iniziativa. In caso contrario la Regione avrà facoltà di non erogare il finanziamento con conseguente danno per gli interessati. Si sottolinea altresì che si è prodotto un notevole sforzo organizzativo, con accordi finanziari con un Istituto di Credito, al fine di risparmiare anticipazioni di somme da parte degli interessati. Tale sforzo sarà ripagato alla sola condizione che i firmatari si impegnino con la loro presenza e partecipazione al successo dell’iniziativa. Si invierà una lettera circolare agli interessati dove sarà comunicato quanto segue: data dell’appuntamento per la firma dell’atto presso lo studio del Notaio Chizzini; inizio del corso (prima lezione presso la sede dei Periti industriali -Comune di Porto Mantovano.
a cura di Antonio Borghi e Roberto Gamba
Attività della Fondazione dell’Ordine La “Fondazione”, quale strumento dell’Ordine, non soggetto ai vincoli istituzionali, istituisce corsi di perfezionamento ed aggiornamento; promuove e realizza iniziative editoriali; promuove attività di ricerca tecnico scientifica nelle materie oggetto della professione di architetto, anche tramite convegni, riunioni, mostre, seminari di studio; provvede alla tutela e alla conservazione degli archivi e del materiale di architetti di particolare interesse culturale. Vengono di seguito elencate le iniziative che essa ha promosso, nel corso dell’ultimo anno. • Corso di Formazione 2001, marzo/luglio 2001; • Corso base di bioarchitettura 2001, marzo/luglio 2001; • Corso di formazione, settembre/novembre 2001; • Programma serate 2002, gennaio/marzo 2002: - Scrivere d’architettura (Giornalismo e progetto, cronache e discussioni a partire dal libro “Dimenticare Vitruvio”); - Progettare per frammenti (Discussione sull’opera di Pietro Derossi); - Chi farà la città della moda? (Il progetto dell’area Garibaldi-Repubblica); - Progetto come costruzione. • La grande casa delle parole (discussione sui risultati architettonici e gli aspetti urbanistici del Concorso per la nuova BEIC, Biblioteca Europea di Informazione e Cultura a Milano), 8 aprile 2002; • Concorso di idee Planivolumetrico del lotto P.E.E.P. - Comune
di Settimo Milanese, 16 maggio 2002; • Programma serate 2002, maggio/giugno 2002: - Piero Bottoni e Milano; - Aldo Rossi e le ceneri della Fenice; - L’ultima lezione di Giovanni Michelucci; - Architetture per l’hinterland (l’opera di Guido Canella tra espressività architettonica e figuratività urbana). R. G.
Serate d’architettura: Piero Bottoni e Milano Nell’ormai nutrito programma di iniziative proposto dalla Fondazione dell’Ordine degli architetti di Milano si sta consolidando la consuetudine di allestire piccole mostre nei locali interrati, introdotte da una conferenza che ne illustra i contenuti. Il 23 maggio è toccato a Piero Bottoni, un architetto ed urbanista di grande spessore, fondamentale per il dopoguerra milanese, e tuttavia non ancora apprezzato come meriterebbe da settori della storiografia architettonica. Giulio Barazzetta ha invitato Marco Biraghi, Giacomo Borella e Riccardo Palma a discutere del lavoro di Bottoni con Graziella Tonon, Giancarlo Consonni e Lodovico Meneghetti, fondatori e curatori dell’Archivio Piero Bottoni (Dpa, Politecnico di Milano) e che da trent’anni ne studiano e ne valorizzano l’opera con un’ampia produzione di saggi, monografie e mostre (compresa quella esposta in questa occasione e intitolata Piero Bottoni e Milano. Case, quartieri, paesaggi 1926-1970). Come molti altri architetti della sua generazione, Bottoni ha avuto una formazione ampia in cui combinava un sapere politecnico con la pratica artistica coltivata all’Accademia di Brera. Se i primi riconoscimenti del suo lavoro riguardano l’architettura d’interni e il design (con opere che entrano nel catalogo della Thonet France), ben presto - lo ha ricordato Lodovico Meneghetti - egli si distingue per la capacità di praticare tutte le scale del progetto con opere che spaziano dall’edificio, al restauro, al disegno urbano e di paesaggio, alla pianificazione urbanistica. Il dialogo fra l’architettura e le altre arti, leitmotiv di tutta la sua opera, verrà in piena evidenza nei monumenti alla Resistenza del dopoguerra (cinque progetti di straordinaria intensità, di cui due realizzati). La pratica della pittura e della scultura, la passione per la musica e la poesia possono spiegare come Bottoni giunga a interpretare l’architettura in una poetica unità con l’urbanistica, o meglio con il progetto di città. “Portare il sogno nella realtà urbana”: questo l’obiettivo che egli persegue e che è esemplificato al meglio - ha sostenuto Giancarlo Consonni - nella realizzazione di cui forse Bottoni andava maggiormente fiero e che non era né un edificio
Piero Bottoni, Piano particolareggiato del quartiere Gallaratese a Milano, 1955-56.
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né un piano urbanistico, bensì una collina artificiale: il Monte Stella. Questa presenza, che contrassegna mirabilmente il paesaggio di Milano a nord-ovest, gli era comparsa in sogno mentre, in una interpretazione feconda e mai più riproposta del ruolo della Triennale, ragionava sulla struttura del QT8, il capolavoro incompiuto del suo lungo lavoro sul tema del quartiere. Facendo tesoro di questa esperienza e in qualche modo superandola, nel 1956 Bottoni elaborò per il Gallaratese un progetto incentrato sul modello della strada vitale, punto di arrivo in cui urbanistica e architettura trovavano una significativa convergenza. D’altro canto un forte pensiero urbanistico è alla base delle principali architetture di Bottoni. Lo attestano opere come l’edificio polifunzionale in corso Buenos Aires - incentrato sul contrappunto corpo alto-cor-
pi che Bottoni esplicita in diversi scritti e nel suo insegnamento, a partire dalle lezioni tenute nel 1952 all’interno del corso di Gio Ponti, in cui sviluppa una polemica aperta contro coloro che allora auspicavano una invasione di grattacieli nelle città e la distruzione della rue corridor. Bottoni rompe anche con il dogma dell’autosufficienza dei quartieri residenziali: i suoi quartieri sono tasselli di una nuova città, ma istaurano un dialogo con la città storica, anche attraverso elementi topografici quali la collina del QT8 dal cui belvedere sono evidenti le connessioni tra il nuovo insediamento ed i tracciati urbani. Altra questione è quella dell’eredità di Bottoni: un enorme e ricchissimo Archivio che testimonia il suo lavoro e la collaborazione con molti colleghi dell’epoca, e che, come hanno sottolineato Giulio Barazzetta e Adalberto Del Bo,
P. Bottoni, M. Morini, C. Villa, Due case Ina-Casa in via San Giusto al quartiere Harrar a Milano, 1951-53.
P. Bottoni, Palazzo Ina in corso Sempione 33 a Milano, 1953-58.
po basso - il palazzo Ina in Corso Sempione: due interventi in cui si evidenzia la particolare attenzione alla strada come spazio pubblico per eccellenza, la cui integrità doveva essere mantenuta e rigenerata grazie a una originale sintassi che incamerava modalità compositive e principi di organizzazione dello spazio propri del movimento moderno. Un’altra questione affrontata dai relatori è stata la definizione di Manfredo Tafuri che ha visto nell’architettura di Bottoni un “asciutto elementarismo”. Alla luce degli argomenti portati nel dibattito dai curatori dell’Archivio Bottoni, una simile definizione appare sicuramente riduttiva dell’opera di questo architetto. Per la sua ampiezza e per la capacità di ascolto dei contesti, i progetti e le realizzazioni di Piero Bottoni sfuggono alle categorie di una critica appiattita sulla logica delle griffes, attenta più alla cifra stilistica ribadita invece che all’architettura dei luoghi. Merita di essere approfondita la critica ai dogmi del Movimento Moderno che Bottoni mette in atto nelle sue realizzazioni e che è stata riassunta da Graziella Tonon in alcuni punti essenziali. Il primo è dato dalla ricerca della bellezza classica che era alla base del razionalismo italiano e quindi la ricerca di unità organica di funzione, costruzione, estetica e sogno, a differenza del funzionalismo che ha dominato a lungo nelle espressioni nordeuropee del movimento moderno. Quindi la difesa e la valorizzazione dei valori della città storica, particolarmente evidenti, oltre che nella proposta della strada vitale, nei suoi restauri ferraresi e in molti altri progetti e realizzazioni: tutti improntati a princi-
ha trovato una collocazione adeguata e piena valorizzazione grazie al paziente lavoro dei curatori e al sostegno del Dipartimento di Progettazione dell’architettura del Politecnico: una eccezione che merita attenzione nel panorama milanese. I curatori della mostra hanno ricordato che l’anno prossimo ricorre il centenario della nascita dell’architetto milanese e che sarebbe opportuno che la sua città gli tributasse un omaggio degno della sua importanza. Se Bottoni non è entrato nell’empireo degli architetti italiani del dopoguerra è perché ha preferito operare concretamente sulla città e trasformare in realtà le sue intuizioni ed i suoi sogni piuttosto che preoccuparsi di essere riconoscibile in ogni realizzazione ed univocamente ascrivibile ad uno schieramento ideologico: per questo molti critici e colleghi lo considerano una figura troppo eclettica e professionistica, difficile da inquadrare e da assumere come esempio. L’opera di Bottoni, come ha sottolineato Marco Biraghi è politica, piuttosto che ideologica, perché appartiene alla sfera del fare insieme per la collettività, senza ricette e modelli precostituiti. Inevitabile quindi pensare ai giorni nostri, a quando osserviamo i grandi quartieri che sorgono sulle grandi aree industriali dismesse (termine che il mio computer continua a voler sostituire con dimesse) e alle opere pubbliche milanesi contemporanee: quali di queste hanno il respiro e la qualità del QT8, o la “potenza e la delicatezza” del Municipio di Sesto San Giovanni?
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A. B.
a cura di Enrico Bertè e Claudio Castiglioni
Radici d’Acanto Da alcuni anni le pagine di “Acanto” ospitano un dibattito incentrato sui più importanti temi di sviluppo del territorio varesino, temi attorno i quali, in futuro, crescerà la consapevolezza della collettività per il ruolo della cosiddetta Regio Insubria (appellativo con il quale, nell’attuale accezione amministrativa, si intende il territorio composto dalle province di Varese, Como, VCO e Canton Ticino). • Lo sviluppo dell’area Malpensa; • La realizzazione di nuove infrastrutture viarie e ferroviarie ed il prolungamento di altre già esistenti: in direzione nord-sud (funzionali al potenziamento dei valichi internazionali); in direzione est-ovest (per “disimpegnare” lo sviluppo delle Province, a nord della Lombardia, dal fagocitante ed egocentrico hinterland milanese); • La qualificazione e valorizzazione complessiva ed organica del sistema ambientale, paesaggistico e storicomonumentale che compone l’area in questione, “scandibile” al più, tra fascia pedemontana e prealpina; • Lo sviluppo ed il coordinamento tra le varie facoltà accademiche esistenti sul territorio della Regione insubrica. Questi sono alcuni dei temi che la Redazione ha affrontato attraverso un percorso che, seppure contenuto per quantità di numeri editati, è stato qualificato dalla autorevolezza degli autori che vi hanno preso parte. A questi argomenti se ne aggiungeranno di nuovi nei prossimi numeri di “Acanto”. La rivista ha compiuto un percorso grazie al quale è maturata progressivamente tanto che, oggi, riteniamo rappresenti molto più di un “semplice” organo di informazione della categoria professionale. “Acanto” sta divenendo uno strumento di indagine, di dibattito e di approfondimento; un riferimento documentale cui, volutamente, sono invitati a collaborare enti e personalità esterni allo stretto ambito disciplinare della professione di architetto. La stessa attività redazionale della rivista si valorizza progressivamente di quei “momenti” di riflessione, ricerca ed analisi che sono paradossalmente “fuoriusciti” dal ritmo burocratico ed angosciato della quotidiana prassi professionale. I prossimi numeri, pur proseguendo l’approfondimento dei più importanti argomenti che coinvolgono la Provincia di Varese, non rinunceranno a sviscerare alcuni temi di carattere più generale, la cui comprensione è però essenziale per valutare appieno anche alcuni fenomeni locali. “Acanto”, come ha già fatto in precedenza, vorrà comprendere taluni processi urbani ed architettonici caratteristici del “costume” urbano e sociale contemporaneo: • La proliferazione dei centri commerciali cui, sempre più spesso, è delegata la raffigurazione della scala dei valori e dei modi di relazionarsi in cui si identifica questa nostra società post-moderna; ruolo un tempo svolto, in modo sostanzialmente diverso, dalla piazza urbana, dal mercato e da pochi altri luoghi pubblici; • L’invasione sistematica del territorio da parte del villino unifamiliare, modello di vita e di rappresentazione profondamente omologante con cui l’utente tenta di gratificare, non riuscendovi, la propria individualità.
Approfondire questi fenomeni ci permetterà di analizzare le evoluzioni in atto anche nell’area geografica che precipuamente interessa ad “Acanto”. Sarà possibile interpretare modelli evolutivi talvolta omogenei e talaltra contraddittori rispetto alle qualità specifiche di questo territorio. In particolare: • in un imminente numero si dedicherà attenzione agli insediamenti commerciali e di intrattenimento che, massivi ed autoreferenziali, costituiscono una temibile minaccia al delicato e peculiare sistema ambientale che ci circonda; • successivamente si guarderà al modello residenziale unifamiliare, modello che ha fortemente caratterizzato la storia architettonica insubrica, a cominciare dalle ville del settecento ed ottocento, passando per il periodo liberty, sino a giungere agli importanti esempi che hanno “affermato” gli architetti della scuola ticinese e molti altri architetti moderni e contemporanei, luminosi esempi di architettura sommersi da una proliferazione indiscriminata di villini di dubbio “gusto” architettonico ed ambientale. Nel folto panorama editoriale offerto dagli ordini professionali, “Acanto” si inserisce certamente tra le riviste di approfondimento e si distingue, tra queste ultime, per il proprio radicamento territoriale; scelta che la Redazione ha compiuto nel convincimento che, l’ambito culturale cui un Ordine provinciale deve offrire tutta la sua competenza, è proprio quello locale. Lungo questo percorso si è sviluppata una proficua sinergia tra la Redazione e le altre Commissioni di lavoro dell’Ordine varesino, in particolare con la Commissione Territorio presieduta da Claudio Baracca; con quest’ultima si è protratta una fattiva collaborazione da cui la Redazione di “Acanto” ha tratto vari spunti con particolare riferimento al convegno “Area metropolitana e aree marginali” (1997), al “Corso di formazione per esperti in materia di tutela paesistico-ambientale” (2001) ed, infine, alla dialettica critica sviluppatasi con la Segreteria Tecnica del Piano Strategico Varesino. Claudio Castiglioni Redazione di “Acanto”
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Varese
A cura della Redazione
Elezioni del Consiglio dell’Ordine di Milano
Argomenti
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Il giorno 11 maggio 2002 si sono concluse le votazioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Milano per il biennio 2001-2003. Lo spoglio delle schede, iniziato tempestivamente e concluso il 27 maggio 2002, ha portato il seguente risultato: n. 6 candidati hanno raggiunto il quorum del 50% + 1 delle schede valide e sarebbero quindi risultati eletti; n. 1.230 hanno ottenuto uno o più voti (i risultati sono riportati integralmente nel sito Internet dell’Ordine e sono stati inviati a mezzo lettera a tutti gli iscritti). Al momento di indire le elezioni di ballottaggio per la nomina degli altri 9 membri del Consiglio è stato pubblicato il Decreto Legge 10 giugno 2002 n. 107 che proroga i Consigli di tutti gli Ordini Professionali. Il Consiglio dell’Ordine ha ritenuto a questo punto di inviare al Ministro della Giustizia una richiesta di chiarimenti e, contemporaneamente, di acquisire un parere legale in merito alla particolare situazione dell’Ordine di Milano. Il Ministero non ha ancora fatto pervenire alcuna risposta. Lo Studio Legale Danovi ci ha invece inviato la lettera che ritengo utile riportare integralmente, qui di seguito. Dott. Arch. Ugo Rivolta
Ho ricevuto la Vostra del 17 giugno e la successiva del 19 giugno con la documentazione allegata e Vi ringrazio. In ordine ai due problemi emersi Vi faccio presente il mio punto di vista. Sospensione delle elezioni • 1. A seguito della entrata in vigore del decreto legge 10 giugno 2002 n. 107 (che dovrà comunque essere convertito in legge), i consigli degli ordini delle varie professioni “sono prorogati nella composizione comunque vigente” fino alla emanazione di uno specifico regolamento e comunque fino al 30 giugno 2003. Ciò significa che l’attuale Consiglio è prorogato di diritto in tutte le sue componenti e funzioni, senza alcuna limitazione. • 2. Il fatto che siano in corso operazioni elettorali (la prima assemblea si è conclusa, mentre dovrebbe iniziarsi l’assemblea di ballottaggio) non ha alcuna rilevanza, poiché (come è chiaramente espresso anche nella comunicazione del Ministero 7.6.2002) “ogni elezione è sospesa” (cioè ogni attività che tenda a modificare lo stato attuale della composizione degli ordini). Detto in altre parole: poiché le operazioni elettorali in corso non si sono concluse, ogni ulteriore attività è so-
spesa e quindi rimane in carica il Consiglio attuale (in effetti, anche gli eletti al primo turno non hanno in questo momento alcuna legittimazione ad ottenere il riconoscimento della loro elezione, dal momento che solo con la composizione integrale del nuovo Consiglio, il vecchio verrebbe privato dei suoi poteri). • 3. Tale essendo la situazione, ritengo che sia stata opportuna la richiesta di chiarimenti al Ministero, pur non essendovi dubbi sulla piena competenza dell’attuale (vecchio) consiglio ad operare in conformità con i propri doveri istituzionali. Più in particolare, in ordine ai quesiti formulati al Ministero, e in attesa della risposta ufficiale dello stesso, mi sentirei di precisare questi punti: - a. La sospensione delle procedure elettorali non ammette distinzioni e anche l’avvenuta proclamazione dei 6 nuovi Consiglieri è irrilevante agli effetti pratici, poiché soltanto con la nomina dell’intero (nuovo) Consiglio il vecchio Consiglio viene a decadere. Quanto poi agli effetti della sospensione, quando questa cesserà (entro il 30 giugno 2003, salvo proroghe), il regolamento dovrà chiarire i vari aspetti: l’elezione di ballottaggio potrà proseguire se sarà compatibile con il nuovo sistema, altrimenti tutto dovrà cominciare da capo (come io ritengo); - b. Il fatto che il C.O. di Milano sia da tempo scaduto e sia in regime di prorogatio, non toglie alcun potere, tanto più che con l’attuale decretolegge sostanzialmente si riconoscono i pieni poteri ai Consigli attualmente esistenti. In effetti, anche in periodo di prorogatio, quando questa è prevista per legge, e con una durata predeterminata (come è in questo caso), non può contestarsi l’obbligo di esercitare le pubbliche funzioni inerenti alle cariche esistenti (in tal senso, per quanto riguarda il Consiglio nazionale forense, si veda N. Riccardelli, Brevi note sulla c.d. prorogatio del Consiglio nazionale forense, in Rassegna forense, 1994,27). Reclamo al Consiglio nazionale La documentazione che mi avete inviato conferma la legittimità delle operazioni elettorali svolte e la piena regolarità delle stesse (1). Né le singole modalità inficiano in alcun modo le operazioni e i risultati ottenuti. Note: 1. La lettera cita il reclamo presentato dall’arch. Zanaboni circa le modalità di conteggio delle schede valide, dando come corretta la linea seguita dagli scrutatori, rispecchiante peraltro la linea indicata dal C.N.A. e seguita anche nei precedenti mandati elettorali.
Sandro Angelini o l’architettura per il restauro Sandro Angelini (1915-2001) fu architetto, scenografo, scultore, incisore, disegnatore. Per l’architettura - quan-
do l’architettura andava dal cucchiaio alla città - fu figlio d’arte: suo padre Luigi, del quale basta qui ricordare la
collaborazione con M. Piacentini alla progettazione e realizzazione del centro moderno di Bergamo, fu uomo di estesissimi interessi culturali, spazianti dal recupero dei centri storici alla riscoperta e valorizzazione delle architetture e delle produzioni materiali vernacolari (la cosiddetta “architettura spontanea”) (1). È, dunque, su questo terreno ricchissimo di stimoli culturali che si forma la complessa e sfaccettata personalità culturale di S. Angelini e, con queste righe, non si vuole certo riassumerne la vicenda, ma, piuttosto, suggerire con alcune riflessioni, un itinerario intellettuale di architetto che diventi tema di più approfonditi studi e pubblicazioni. Laureatosi al Politecnico di Milano nel 1940, Angelini è già attivo come scenografo (sue opere nelle esposizioni internazionali di scenografia di Chicago e Berlino del 1937 e 1938) e come artista (Quadriennale di Roma del 1939 e Biennale di Venezia del 1942; ed è con questo ruolo - cioè di “pittore di guerra” - che viene immediatamente impegnato per tutto il periodo bellico. Con il rientro a Bergamo, dopo un breve periodo di collaborazione col padre, comincia ad affrontare la progettazione architettonica su propri incarichi. È il primissimo dopoguerra e l’architettura italiana più consapevole, mentre si ricompatta attorno agli ideali del Movimento Moderno ne comincia a considerare in modo critico gli irrigidimenti stilistici e avvia la ricerca per una architettura moderna più organicamente legata alla cultura locale. È in questo flusso di ricerche che Angelini, esordiente come architetto ma già maturo come artista, consapevolmente colloca i suoi primi progetti. Si tratta dei temi più classici dipendenti dalle dinamiche imposte dalla ricostruzione postbellica: stabilimenti industriali e case popolari. Dove i primi più facilmente si adattano a reiterare l’ideale razionalista della produzione industriale come nuova natura del linguaggio architettonico, mentre le seconde sempre più suggeriscono un riavvicinamento (così fortemente espresso dal contemporaneo cinema neorealista) del linguaggio alla cultura d’origine degli abitanti. Così, nelle opere, la realizzazione, nel 1946, del Cotonificio di Redona (Bergamo) offre, con il corpo degli uffici, l’occasione di verificare di persona il linguaggio di quel razionalismo all’italiana che si era andato consolidando negli anni precedenti la guerra. Ricerca linguistica che volentieri ingloba esperienze plastiche lontanamente alludenti a De Stijl, come nel Cotonificio Marelli a Palosco (Bergamo) del 1947; lo stesso anno in cui il progetto, elaborato insieme a P. Pizzigoni, del concorso per il superamento della ferrovia a Bergamo vince il primo premio con una proposta di grande asciuttezza, dove tutto è lasciato alla nuda espressività della tecnica costruttiva. Queste esperienze che così bene testimoniano nei risultati una ricerca linguistica capace di trasformare in pratica le indicazioni delle avanguardie del Movimento Moderno, trovano ulteriore e forte espressione nella tessitura M.V.B. a Zogno (Bergamo), dove la soluzione tecnica di sospendere le coperture dei capannoni si esprime con la forza di una immagine espressionista.
Ma negli stessi anni si ricostruiscono e costruiscono anche case: case popolari per gli operai della rinascente industria, nuove case conseguenti ai riassetti territoriali del dopoguerra. Ed è progettando queste case che la ricerca di Angelini si spinge sempre più a rintracciare i nessi possibili fra l’eredità intellettuale del Movimento Moderno e la permanenza sul territorio di un patrimonio architettonico tradizionale le cui figure sono ancora l’elemento dominante del paesaggio antropizzato. Così, nell’intervento INA-Casa a Villa D’Ogna (Bergamo) del 1950, il telaio razionalista della struttura resta nudo, a ricordare la figura dei sovrapposti impalcati-ballatoi, connessi dalle diagonali aeree delle scale all’aperto delle cascine delle valli. E, sempre a Villa D’Ogna, nel 1952, è la materia stessa dell’architettura tradizionale a suggerire la soluzione per un gruppo di case a schiera: materia frammentata della presenza architettonica nel paesaggio e plasticità della materia muraria che ha ritrovato i materiali della tradizione. Del 1951 è, inoltre, la casa Colombo sotto le mura di Bergamo, dove, alle ricerche appena accennate, si affianca una adesione ai principi dell’architettura organica che, dalla conservata presenza di cinque abeti, fa discendere un impianto planimetrico dove unitariamente convivono alberi e casa. L’insieme di queste sperimentazioni ha un esito maturo nel Golf Club House all’Albenza (Bergamo), nel 1959. Qui l’impianto si adatta organicamente a una curva di livello del pendio spezzandosi in più corpi di fabbrica fra di loro connessi sui lati opposti di un corpo centrale, quasi ali di un uccello in volo. La materia di questa architettura fa fluidamente convivere le memorie vernacolari dei muri costruiti in ciottoli di fiume con la esibita plasticità di membrature in cemento armato e grandi superfici vetrate. Ma questa architettura è anche l’occasione, per l’autore, di far convivere in un’unica opera alcune delle sue tante anime: nel grande soggiorno pentagonale con il camino (2) che parla dell’esperienza di ceramista e con i disegni a mosaico del soffitto; con il comignolo della cucina il cui coronamento diventa l’occasione per modellare una capra nel ferro e ironicamente lasciarla sul tetto. Durante il primo decennio di attività, dunque, Angelini approfondisce in modo appassionato un rapporto con l’architettura del passato che, incontrata alla ricerca di un linguaggio, finisce col trasformarsi in soggetto del tutto autonomo dei suoi interessi. Al punto di fargli dichiarare, dopo oltre cinquant’anni di professione, che “a parte il restauro, in architettura non ho fatto grandi cose, ho fatto l’architetto condotto”. Un interesse per il patrimonio storico che, da subito, si manifesta con il diretto coinvolgimento e impegno ai massimi livelli del nascente dibattito sul destino dei centri storici e le conseguenti problematiche di restauro. Non è, però, questa la sede per il lunghissimo elenco di congressi e convegni dedicati a questo tema che registrano la partecipazione di Angelini: bastino alcuni punti significativi come il Congresso Internazionale di Architettura dei Monumenti (Parigi, 1957), il convegno dell’Associazione Nazionale Cen-
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5 tri Storici (Venezia, 1962), la partecipazione alla fondazione dell’Associazione Centri Storici (Gubbio, 1962) e dell’ICOMOS (Varsavia, 1965). Questa appassionata partecipazione a un quarantennio di dibattito non lo spinge, però, mai a considerare il restauro come disciplina totalmente autonoma, fino all’estraneità, dalla progettazione architettonica. Sarà, anzi, sempre il giudizio dell’architetto a configurare il ruolo del restauratore; per cui i limiti dell’intervento specifico sull’oggetto da restaurare troveranno definizione nel sistema di relazioni che lo stesso oggetto intrattiene o si progetta che dovrà intrattenere con il contesto nel quale è situato. In questo quadro metodologico assume quasi il valore di manifesto il primo grande incarico di restauro a Bergamo: quello della Cittadella di origine viscontea. Il grande complesso aveva, nella sua storia, subito profonde trasformazioni e l’ultima, quasi secolare, destinazione a caserma lo aveva completamente escluso dalla vita urbana. Da qui la tematica progettuale del restauro: riconoscere, manifestandola, la stratigrafia del monumento e, soprattutto, restituirlo all’uso dei cittadini. Mentre il primo obiettivo viene perseguito con un
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1. Cotonificio di Redona (Bg), 1946. 2. Cotonificio Marelli a Palosco (Bg), 1947. 3. INA-Casa a Villa D’Ogna (Bg), 1950. 4. Case a schiera a Villa D’Ogna, 1952. 5. Tessitura M.V.B. a Zogno (Bg), 1954. 6-9. Golf Club House all’Albenza (Bg), 1959. vero “scavo archeologico” del fronte tardobarocco fino al ritrovamento di quanto sopravvissuto degli archi viscontei, la destinazione urbana prevale, poi, nella definitiva scelta architettonica di restituire ai cittadini l’uso del portico relativo a quegli archi. È così che le necessarie integrazioni murarie, pur non corrispondendo a una rigida filologia stratigrafica, consentono il restauro, per l’uso, di un importante spazio pubblico. Il restauro della Cittadella si conclude nel 1962 con l’allestimento, progettato dallo stesso Angelini, del Civico Museo di Scienze Naturali e del Museo Archeologico, che vanno ad occupare gli spazi riabilitati. Nello stesso periodo è l’UNESCO ad offrirgli la direzione dei restauri delle chiese rupestri di Lalibela, in Etiopia, avviandone una nuova fase di attività che lo vede alternarsi fra lo studio di Bergamo e il lavoro sula campo nei siti di grandi complessi del patrimonio culturale mondiale. A Lalibela - cui seguirà, sempre in Etiopia, il restauro dei castelli di origine portoghese di Gondar - Angelini si trova di fronte a dei monumenti in stato di grande degrado e spesso semisepolti dalla terra che ha di nuovo invaso l’area scavata che separa le chiese monolitiche dal circo-
stante banco roccioso. In questo caso il restauro è stato interpretato come restituzione dell’accessibilità, in quanto poli territoriali, dell’agibilità funzionale, in quanto luoghi di culto, e dell’integrità materica e linguistica nell’eccezionalità della loro natura rupestre e ipogea. Dunque, uno scavo condotto con l’attenzione dell’archeologo - per ripristinare tutti gli spazi vuoti di accesso e circostanti i monumenti e un’applicazione rigorosa dei principi e delle procedure del restauro scientifico per liberare i blocchi monolitici dalle superfetazioni e incrostazioni di maldestri tentativi di restauro e riadattamento praticati nei precedenti decenni. All’Etiopia di Lalibela e Gondar segue l’Isola di Pasqua (per l’International Fund for Monuments), dove, oltre alle note sculture, una grande attenzione viene riservata agli antichi insediamenti. Nel 1971, per l’UNESCO, elabora la proposta metodologica “The historic route. A work plan for the development for the sites and monuments”, cui segue nel 1977, sempre per l’UNESCO, “Guatemala: recomandaciones para un programma de conservacion, de restauracion de los bienes culturales”. Del 1978 sono il restauro del palazzo del Mahara-
ja di Dhougadhra (India) e il progetto di restauro del complesso di Gokarna (Nepal), entrambi per l’International Fund. Di nuovo l’UNESCO lo chiama più volte (fra il 1979 e il 1989) a occuparsi del patrimonio dell’America latina e, in particolare, del Guatemala; dove i principi metodologici del 1971 si concretizzano nel progetto della “Ruta Maya”. Anche nell’economia di queste poche righe non può essere, infine, dimenticato il Piano Particolareggiato di Risanamento Conservativo di Bergamo alta (1975), dove lo strumento pianificatorio abbandona l’appiattente logica zonizzatoria per ritrovare la specificità architettonica di ogni singolo edificio. Walter Barbero Note: 1. Su L. Angelini, si vedano: AA. VV., Luigi Angelini Ingegnere-architetto, Electa, 1984 e i recenti contributi in “Atti dell’Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Bergamo”, vol. LXIII, Bergamo, 2002. 2. È curioso notare come un camino di identica concezione fosse stato disegnato da Asplund per la sua casa estiva nel 1937 e solo recentissimamente pubblicato in AA. VV., One-hundred houses for one-hundred European architects of the XX century, Politecnico di Milano, 2001.
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La cittadella di Bergamo 10. Prima del restauro. 11. Il ritrovamento degli archi viscontei. 12. Il portico visconteo restaurato. Missioni UNESCO 13. Palazzo del maharaja di Dharangadhara (Gujarat). 14. Programma di restauro all’Isola di Pasqua. 15. Programma di restauro nella valle di Katmandu. 16. Isola di Pasqua: case a Orongo. 17. Planimetria generale di Gokarna (Katmandu). 18. Gokarna, veduta del complesso monumentale. 19. Planimetria di un gruppo di chiese rupestri a Lalibela (Etiopia). 20. Trincea attorno alle chiese prima del restauro. 21. Biet Mercoreos, il fianco tamponato prima del restauro. 22. Biet Mercoreos, il portico liberato dal restauro. 23. Biet Mercoreos, trittico recuperato per il restauro. 24-26. Biet Ghiorghis: planimetria; prima del restauro; dopo il restauro.
2° classificato Marco Ciaccio, Nicoletta Carini
Riqualificazione di Piazza Matteotti e Largo Martiri della Libertà, Gonzaga Le più consistenti sopravvivenze storiche del grosso paese agricolo, della provincia di Mantova, già centro benedettino, poi conquistato dai Bonacolsi e infine dai Gonzaga, che da esso presero il nome, sono appunto visibili intorno alla grande e centrale piazza porticata, aperta con funzioni di area di mercato, presso il Castello, di cui restano due torri quattrocentesche.
Il concorso prevedeva una serie di interventi atti a “riqualificare” la piazza principale del nucleo urbano, puntando alla valorizzazione di quegli elementi architettonici e di arredo che costituiscono per tradizione lo specifico spaziale della città europea. I lavori dovranno comportare un onere compreso tra i 40.000 e i 200.000 Euro.
1° classificato Gabriele Lelli, Davide Cristofani
na di verde pubblico ridisegnano Piazza della Vittoria. Le due aree alberate agli estremi opposti dell’area ne definiscono i limiti e sono collegate da un percorso che idealmente prosegue oltre esse e ricalca il tracciato della viabilità storica. La pavimentazione dei portici è in continuità con la quota della piazza e del largo, si eliminano così passaggi obbligati per i disabili, garantendo a tutti il libero attraversamento degli spazi. È stata scelta, come essenza, il Tiglio selvatico (Tilia cordata) poiché è l’albero più ricorrente nella composizione dei filari dei viali di Gonzaga, ma anche per la “densità” dell’ombra che produce e per il profumo che diffonde durante la fioritura. La componente olfattiva ha determinato la scelta della siepe di lavanda che accompagna il percorso pedonale in prossimità del Monumento ai Caduti, dove è collocato un filare di Prunus cerasifera pissardii nigra che fa da contrappunto cromatico alla macchia di tigli selvatici del parcheggio.
L’estensione di Piazza Matteotti rappresenta un fatto unico per centri di dimensioni quali Gonzaga, ma non viene valorizzato. L’idea di progetto mira a collegare le parti dell’area mediante una successione di spazi diversificati uniti da percorsi evidenti. Lo spazio è definito mediante alberi che creano un volume assimilabile a quello dei fronti degli edifici, con i tronchi dei tigli che, reinterpretando la permeabilità del portico, mostrano, sebbene mediata, l’originale estensione dell’area. La presenza dell’acqua è un filo sottile che lega l’intervento: memoria del corso d’acqua che attraversava il sito ma anche elemento tipico della piazza urbana. L’acqua si vede, si ascolta, compare e scompare sfuggente fino a prorompere nella grande vasca che conclude lo spazio di Piazza Matteotti. Un parcheggio alberato e una zo-
Questo concorso propone tra i suoi temi quello del rapporto centro-periferia, tipico della situazione contemporanea di molte città europee. La piazza diventa il centro di un sistema urbano, trasformandosi da sistema chiuso a spazio con fitte relazioni con le altre parti della città; collega mediante percorsi trasversali le aree di espansione a nord con le aree a sud. Intorno a questo sistema si organizza una sorta di “circonvallazione”, e la piazza pertanto diviene uno spazio pedonale con accessibiiltà limitata. Le operazioni che rafforzano le relazioni tra la piazza e le aree circostanti sono principalmente due: l’individuazione di un sistema di parcheggi ed il rafforzamento del sistema di corti nel tessuto a nord della piazza. La piazza contiene inoltre “tre luoghi” di sosta costituiti dalla combinazione di elementi vegetali e architettonici (pioppi-fontana, quercia-
progetto segnalato Giovanni Galafassi con Anna Messori Il progetto ipotizza uno schema di viabilità che prevede di potenziare e realizzare nuovi parcheggi a ridosso del centro. Il giardino di Piazza della Vittoria attualmente più che luogo della memoria collettiva è spazio di passaggio non definito. Il progetto prevede la trasformazione in una architettura del verde che
progetto segnalato Antonello Sado Di fronte alla spazialità propria di Piazza Matteotti, il progetto propone interventi nei limiti di sola sistemazione della pavimentazione, escludendo possibilità di consistenti risignificazioni, cercando
panca, giardino-monumento). Questi si susseguono a margine di un percorso che richiama “le vie d’acqua”, sempre presenti nella memoria collettiva. Il progetto ipotizza di ricostruire appunto la “traccia”, conferendole però tutte quelle caratteristiche tecnologiche necessarie per uno spazio contemporaneo. Il vecchio fiume diventa così una sorta di canale “hi-tech” che contiene il sistema di raccolta di acque meteoriche, l’impianto d’illuminazione pubblica, le utenze pubbliche necessarie per il funzionamento ottimale del mercato settimanale e anche due punti contrapposti dove l’acqua affiora (in una vasca e in una fontana) quasi a volere suggerire lo scorrimento sotterraneo del corso d’acqua. I terminali della nuova piazza sono costituiti a ovest dal parcheggio pensato come “giardino di pietra” e a est dal giardino con il Monumento ai Caduti pensato anche come luogo di raduno per manifestazioni cittadine.
si struttura, sia come sfondo prospettico al monumento, sia come spazio interno di sosta e relazione. La Piazza Matteotti nel progetto viene articolata in una gerarchia di spazi e di funzioni in grado di rapportarsi alle architetture che vi si affacciano. Le pavimentazioni sono scandite in riquadri in pietra di Prun che proiettano in planimetria la scansione delle arcate dei portici.
di risultare il più possibile “morbido” su di una realtà ambientale ed architettonica che è già ben definita e qualificata. Pertanto si traduce sostanzialmente in un progetto di “nuova pavimentazione”. Si ritiene infatti che un ipotesi progettuale flessibile consente e consentirà un uso diver-
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A cura di Roberto Gamba
sificato degli spazi, relazionato alle esigenze che via via si andranno a consolidare, evitando scelte
progettuali condizionanti e definitive di sistemazione del traffico veicolare.
del corpo di fabbrica parallelo alla via determina la definizione di uno spazio aperto dal carattere di piazza o sagrato civile. All’interno la corte chiusa, definisce il rapporto con l’area prevista a parco. L’atrio d’ingresso è uno spazio ampio e aperto, con affaccio sulla corte in-
terna. Ai due lati ci sono i corpi scala e i blocchi servizi. Dall’atrio si accede all’auditorium (e da questo alla corte) e agli uffici demografici. Il piano primo, dedicato all’utenza esterna (biblioteca, sale per le associazioni) è caratterizzato da un “open space” e da partizioni leggere.
2° classificato Alessio Gotta
prendono la forma quadrata che ha scandito tutto il progetto architettonico, dalle strutture sino ai dettagli, creando una scansione regolare su tutti e quattro lati, ripresa poi anche all’esterno nel disegno della pavimentazione. L’edificio è organizzato su tre livelli. A piano terreno sono localizzati gli uffici demografici, la polizia municipale, lo sportello del cittadino e la biblioteca. Al seminterrato l’archivio, il magazzino, la centrale termica e uffici da destinarsi ad associazioni cittadine. Infine al primo piano è posta la sala ove si riunisce il Consiglio Comunale, con cento posti a sedere per il pubblico e diciotto posti per il collegio.
Concorsi
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progetto segnalato Luigi Paolo Bellocchio, Andrea Bellocchio, Alberta Chiari Il ridisegno degli spazi urbani principali hanno trovato la loro omogeneità e coerenza di progettazione nell’uso prevalentemente pedonale degli stessi. Questi spazi rivissuti, integrati tra loro e sono stati unificati anche dalla scelta di valorizzare gli stessi a mezzo di elementi che si richiamino al tema del-
l’acqua. I criteri progettuali possono essere individuati nei seguenti punti: l’elemento unificatore è il reticolo geometrico progettuale; l’organizzazione dello spazio non dipende dalle direttrici del traffico, ma dalla sua reinterpretazione urbanistico-storica; le corsie stradali sono sottoposte al medesimo principio riorganizzativo degli spazi; nella vasta area concepita come superficie omogenea si inseriscono i segni dell’antico corso d’acqua.
La proposta prevede la demolizione dell’attuale edificio preesìstente, un tempo adibito a scuola. Il nuovo edificio comunale viene inserito al centro dell’area; si configura come un volume aperto alla città, dove ampie quinte in mattoni segnano i due ingressi contrapposti e una corte centrale ne illumina l’interno grazie a pareti completamente finestrate. Nel cuore della piazzetta che si viene a creare è posta una fontana a raso e un doppio filare di alberi crea un invito prospettico verso l’ingresso principale. Le aperture verso l’esterno ri-
Concorso per il nuovo municipio di Truccazzano Truccazzano sorge appena al di qua del fiume Adda, lungo la strada che da Milano porta a Rivolta. Il suo nome lo si fa derivare dal famoso capitano Trocazano da Soncino (Cremona) che militò sotto Martino Torriani. Fu appunto questo uomo d’arme che ferì e catturò il feroce Ezzelino da Romano, traducendolo al castello di Soncino, dove morì nel 1259. Lo storico Giulini afferma che Giovanni Trocazano avrebbe dato il suo nome alla località in cui riportò la vittoria. In paese, sorge la parrocchiale di San Michele, del 1585; mentre lungo la strada che conduce a Rivolta, esiste un rudere di Ca-
stello detto “il Torrettone” che si fa risalire al X secolo. Il bando di questo concorso svoltosi nell’autunno scorso, prevedeva due distinte alternative di lavoro: la prima, la realizzazione del nuovo edificio nell’area ove adesso sorge la vecchia e da un anno inutilizzata, scuola elementare; la seconda, la realizzazione del nuovo edificio, nell’area ove adesso è presente un vecchio cascinale. Oltre ai tre progetti qui presentati, a cui sono stati assegnati i primi tre premi, al quarto posto si sono classificati Massimo Fanizza; al quinto Antonio Garau, con Maria Cristina Soru e Giovanni Mulas.
1° classificato Arco Associati Giulio Fenyves, Attilio Bianchi coll: Lorena Giovanessi, Orsetta Rossi
suto compatto del centro storico e quello di frangia, di più recente edificazione. L’impronta dell’edificio è quella di una “S” allungata: con il lato lungo disposto parallelamente alla via, ma da questa arretrato; con i due lati corti disposti perpendicolarmente, uno sul fronte, l’altro sul retro, alla stessa strada. Il corpo corto sul fronte riprende l’allineamento dell’edificazione storica, attestandosi con la sua facciata sulla via. L’arretramento
Il progetto prevede la demolizione dell’edificio scolastico esistente, che permette di liberare pienamente il lotto a disposizione. Il nuovo edificio ricalca in parte la sagoma del precedente, con l’aggiunta di due altri corpi di fabbrica; si pone a confine tra il tes-
3° classificato Giuseppe Nicora, Giancarlo Cerveglieri, Enrico Magistretti, Leanza Gennaro La proposta intende suggerire oltre all’edificio municipale anche la formazione di una piazza “civica” significativa parallela alla centrale piazza Roma; in questo senso si è ritenuto di dover abbattere l’edificio esistente. La forma dell’edificio si sviluppa dunque come una
cortina atta a racchiudere e determinare lo spazio intercluso della piazza, con gli uffici posti a corona e sul fronte strada il volume forte della sala consigliare e della sovrastante biblioteca. L’edificio destinato ad accogliere gli uffici comunali si sviluppa con due corpi di fabbrica fra loro ortogonali, raccordati in angolo da una sorta di “cerniera” che diviene ingresso, atrio, punto di accoglienza e di informazione.
Legislazione a cura di Walter Fumagalli
Ormai la disciplina del recupero abitativo dei sottotetti, in Lombardia, sta assumendo i ritmi di una partita di ping-pong: • il Consiglio regionale ha approvato la legge regionale 15 luglio 1996 n. 15, con cui ha introdotto la possibilità di procedere al recupero abitativo “dei sottotetti esistenti” anche in deroga alle disposizioni dei piani regolatori e dei regolamenti edilizi; • l’Assessorato regionale competente ha poi emanato una serie di circolari che hanno forzato non poco il testo della legge, estendendo la possibilità di recupero anche ai sottotetti che alla data di entrata in vigore della legge non erano stati ancora costruiti; • il Tribunale Amministrativo per la Lombardia, con sentenza n. 5310 del 31 luglio 2001, ha sconfessato tali circolari, arrivando alla conclusione che la normativa citata “consente il recupero solo per i vani esistenti al momento dell’entrata in vigore della legge e (…) al contempo, lo esclude per quelli edificati successivamente”; • a fronte di questa decisione il Consiglio regionale si è affrettato a correre ai ripari approvando la legge regionale 23 novembre 2001 n. 18 la quale, asserendo di voler fornire un’interpretazione autentica dell’articolo 1 della legge regionale n. 15/1996, ha disposto che la parola “esistente” contenuta in tale articolo “è da intendersi riferita al momento della presentazione della domanda di concessione edilizia ovvero della denuncia di inizio di attività”, dopo di che ha integrato il secondo comma dello stesso articolo 1, per cui esso ora stabilisce che “si definiscono come sottotetti i volumi sovrastanti l’ultimo piano degli edifici (…) dei quali sia stato eseguito il rustico e completata la copertura”, ed infine ha stabilito che l’espressione “tutti gli interventi edilizi”, contenuta nell’articolo 4.3 della legge regionale 19 novembre 1999 n. 22 (il quale aveva ampliato i casi in cui è da considerare ammissibile la presentazione della denuncia di inizio di attività), “è da intendersi riferita agli interventi di ristrutturazione edilizia, di ampliamento e di nuova costruzione”; • a questo punto la palla è tornata al Tribunale Amministrativo il quale, con ordinanza n. 24 dell’11 febbraio 2002, non ha esitato a sollevare davanti alla Corte costituzionale la questione di legittimità costituzionale degli articoli 1 e 2 della legge regionale n. 18/2001, nonché dell’articolo 4.3 della legge regionale n. 22/1999, così come interpretato dall’articolo 3 della medesima legge n. 18/2001. Le questioni sollevate dai giudici (i quali stentano, qua e là, a nascondere una certa indignazione per il contenuto delle norme contestate) non sono certo peregrine e, anche se non tutte appaiono pienamente convincenti, lasciano presagire una dura battaglia legale davanti alla Corte. Dette questioni possono essere così sintetizzate. Contrasto con gli articoli 3 e 97 della Costituzione Le norme contestate sono state ritenute in conflitto con il criterio generale della ragionevolezza della legge, desumibile dagli articoli 3 e 97 della Costituzione. In pratica, il Tribunale ha
espresso il convincimento che, con le innovazioni introdotte mediante la legge n. 18/2001, “una misura eccezionale ad applicazione limitata e circoscritta sia stata elevata al rango di regola generale”, per cui un beneficio inizialmente concepito come “deroga eccezionale, è stato trasformato in una forma di esonero generalizzato delle mansarde dal rispetto dei consueti limiti urbanistici”. Secondo i giudici, dunque, “appare violato il principio di ragionevolezza per il profilo dell’intrinseca contraddizione tra le finalità in origine perseguite dal legislatore regionale e il contenuto delle norme” censurate. Tale contraddizione è stata individuata nel fatto che: • il recupero abitativo dei sottotetti è previsto anzitutto allo scopo di “contenere il consumo di nuovo territorio” (articolo 1.1), ma questo obiettivo secondo i giudici deve “essere perseguito attraverso la fissazione di ridotti indici di fabbricabilità”, mentre deve ritenersi frustrato dalle norme contestate le quali, “ampliando di fatto le potenzialità edificatorie, incentivano le nuove costruzioni o che, a parità di volumi, favoriscono la diffusione dei fabbricati nella prospettiva di formare più volumi sottotetti da recuperare”; • il recupero dei sottotetti è inoltre previsto per “favorire la messa in opera di interventi tecnologici per il contenimento dei consumi energetici” (sempre articolo 1.1), ma secondo il Tribunale questa finalità “è già assicurata dall’introduzione delle prescrizioni, in materia di isolamento termico degli edifici di nuova costruzione, dettate nella L. n. 10/91, che ha definito criteri costruttivi diretti a ridurre i fenomeni di dispersione termica”; per i nuovi edifici, pertanto, il recupero abitativo dei sottotetti non può avere lo scopo di favorire il contenimento energetico e quindi “non è più dato comprendere la ragione di un premio siffatto, il che colora anche di arbitrarietà la scelta legislativa”. Un ulteriore profilo di irrazionalità è stato colto dai giudici “per la disattenzione al profilo etico che deve ispirare il legislatore nella disciplina dei rapporti tra i poteri amministrativi e i cittadini”, e ciò in quanto “consentire il recupero dei sottotetti dei quali sia stato eseguito il rustico rappresenta un implicito invito all’elusione delle regole in materia e legittima l’adozione di espedienti volti a raggirare i limiti derivanti dalle prescrizioni urbanistiche comunali”. Irrazionale, infine, è stato ritenuto “un sistema che consenta di eseguire in corso d’opera ciò che non può essere assentito con la concessione edilizia iniziale”, con l’aggravante che questo, “oltre a introdurre nel procedimento amministrativo comportamenti ispirati a slealtà ed artificio, rappresenta pure la negazione di principi costantemente affermati dalla giurisprudenza, secondo cui gli interventi in variante rispetto al progetto originario restano soggetti alla medesima disciplina che regola il progetto medesimo”. Ulteriore contrasto con l’articolo 97 della Costituzione Il Tribunale ha ritenuto che le norme in esame siano in contrasto con il principio di buon andamento della pubblica amministrazione sancito dall’articolo 97 della Costituzione, sotto tre profili:
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Professione e Aggiornamento
Sui sottotetti è scontro aperto (o quasi)
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• a. anzitutto, perché “la previsione di una generalizzata facoltà di deroga è idonea a vanificare la programmazione urbanistica e ad alterare l’equilibrio tra gli insediamenti residenziali e le aree a standard”; • b. secondariamente, perché “consegnare ai privati uno strumento idoneo ad attuare forme di sostanziale raggiro della disciplina comunale non può non apparire lesivo della stessa dignità delle amministrazioni locali, di fatto costrette a rilasciare la concessione in deroga”; • c. ed infine perché le norme in esame finiscono per pregiudicare la linearità del procedimento di rilascio delle relative concessioni edilizie giacché, “in contraddizione con la tendenza legislativa volta a pretendere la massima trasparenza nei procedimenti amministrativi, sono stati invece legittimati comportamenti privati che possono essere improntati anche a malafede”. Contrasto con l’articolo 114 della Costituzione Il Tribunale ha ritenuto che le norme regionali censurate siano lesive dell’autonomia comunale sancita dall’articolo 114 della Costituzione (ai sensi del quale “i Comuni (…) sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione”), ed in particolare “della funzione di sovrintendere allo sviluppo edilizio del proprio territorio”. In proposito i giudici hanno sottolineato che “il provvedimento ordinario di deroga presuppone l’iniziativa comunale e l’ammissibilità della deroga in base alle norme regolamentari locali, laddove il sistema inaugurato dalle norme qui censurate prescinde totalmente dalla volontà comunale e, anzi, può attuarsi anche contro detta volontà”. Addirittura la nuova normativa, avendo attribuito ai cittadini il diritto di recuperare a fini abitativi anche i sottotetti delle nuove costruzioni in deroga ai piani regolatori ed ai regolamenti edilizi, senza riconoscere ai Comuni il potere di opporsi, “disarma le amministrazioni comunali, che sono poste in una condizione di sostanziale impotenza a fronte dell’esercizio della facoltà di recupero delle mansarde, che è volta alla soddisfazione di interessi di natura esclusivamente privata, cui l’iniziativa regionale assicura una protezione totale a scapito delle attribuzioni comunali in materia di assetto del territorio”. Contrasto con gli articoli 101, 102, 103 e 104 della Costituzione Secondo il Tribunale (e il convincimento trova conferma nella stessa motivazione della delibera della Giunta regionale n. 6207 del 1° ottobre 2001, di approvazione del progetto di legge poi sfociato nella legge n. 18/2001), si deve ritenere che “la norma di interpretazione autentica, avente come tale efficacia retroattiva, sia stata ispirata dall’intento di neutralizzare l’orientamento restrittivo già assunto in materia da questo Tar, il che non può non risultare lesivo della funzione giurisdizionale, con conseguente violazione degli artt. 101, 102, 103, e 104 Cost.”. Contrasto con l’articolo 117 della Costituzione Sia secondo il testo originario dell’articolo 117 della Costituzione, sia secondo quello risultante dalla riforma introdotta con la legge costituzionale 18 ottobre 2001 n. 3, le leggi regionali non possono contrastare con i principi fissati dalle leggi dello Stato. Secondo il Tribunale, invece, le norme contestate violano molteplici principi contenuti nella legislazione statale vigente in materia, e precisamente: • a. quello contenuto nell’articolo 4 della legge 28 gennaio 1977 n. 10, “il quale stabilisce che la concessione edilizia può essere rilasciata esclusivamente per gli interventi conformi alle previsioni degli strumenti urbanistici e dei regolamenti edilizi”, mentre le norme regionali ammettono il recupero dei sottotetti “in deroga agli indici di fabbricabilità e alle prescrizioni volte ad assicurare l’equilibrio tra la dotazione di aree per attrezzature pubbliche e l’edificazione a scopo residenziale”;
• b. quello contenuto nell’articolo 41-quater della legge 17 agosto 1942 n. 1150, “recante il principio secondo cui le concessioni in deroga possono essere rilasciate esclusivamente per la costruzione di edifici pubblici o di interesse pubblico”, mentre le norme regionali “prevedono il rilascio della concessione in deroga per destinazioni residenziali aventi interesse esclusivamente privato”; • c. quello contenuto nell’articolo 15 della legge 28 febbraio 1985 n. 47, “a tenore del quale le varianti in corso d’opera, che possono essere richieste prima dell’ultimazione dei lavori, devono essere conformi agli strumenti urbanistici e non devono comportare modifiche della sagoma, né delle superfici utili”, mentre le norme regionali permettono di “recuperare in corso d’opera i sottotetti, dei quali sia stato eseguito il rustico e completata la copertura, in deroga alle prescrizioni urbanistiche, con l’ampliamento delle superfici utili a fini abitativi e con modifiche delle linee di pendenza delle falde, nonché delle altezze di colmo e di gronda”; • d. quello risultante dal combinato disposto dell’articolo 19 della legge 7 agosto 1990 n. 241 (che ha espressamente escluso il regime della denuncia di inizio di attività per le concessioni edilizie) e dell’articolo 2.60 della legge 23 dicembre 1996 n. 662 (che ha ammesso la denuncia di inizio di attività “soltanto per gli interventi di minore rilievo, con esclusione di quelli che comportino ampliamenti e che richiedano i controlli propri della procedura necessaria per il rilascio della concessione edilizia”), mentre l’articolo 3.1 della legge regionale n. 18/2001 “stabilisce che gli interventi di ristrutturazione, di ampliamento e di nuova costruzione sono realizzabili mediante la procedura della Dia”. Adesso, dunque, la palla passa alla Corte Costituzionale, che forse sferrerà il colpo decisivo di questa strana “partita”. W. F.
Sottotetti in pericolo? Con ordinanza 24 febbraio 2002, n. 24, la Seconda Sezione del TAR Lombardia ha rimesso alla Corte Costituzionale la questione di legittimità costituzionale della legge regionale Lombardia 23 novembre 2001, n. 18 per il tramite della quale, come noto, il Consiglio Regionale ha elaborato, nel non celato tentativo di porre rimedio ai contenuti della precedente sentenza del TAR 31 luglio 2001, n. 5310 - che ha escluso la possibilità del recupero dei sottotetti non ancora realizzati alla data di entrata in vigore della legge regionale 15 luglio 1996, n. 15 - l’interpretazione autentica dell’articolo 1 della predetta legge, statuendo che la locuzione “sottotetto esistente” in esso contenuta “è da intendersi riferita al momento della presentazione della domanda di concessione edilizia ovvero della denuncia di inizio attività”. La questione di costituzionalità è stata sollevata dal Comune di Bresso nel corso di un giudizio promosso da un privato cui era pervenuta una diffida, emanata dalla predetta amministrazione, a non dare corso alle opere, avviate attraverso il procedimento della denunzia di inizio attività, volte al recupero abitativo di un sottotetto sito in un erigendo edificio. L’Amministrazione comunale, infatti, aveva sostenuto l’inapplicabilità del disposto della legge regionale n. 15/96 ai nuovi fabbricati in corso di costruzione e l’impossibilità di avvalersi della DIA per porre in essere un intervento soggetto a concessione edilizia. Il TAR Lombardia, preso atto della rilevanza della questione, l’ha ritenuta non manifestamente infondata, considerando la norma in esame confliggente con numerosi principi enunciati dalla Carta Costituzionale ed in particolare con quelli che attengono alla ragionevolezza dell’impianto normativo, alla le-
la sussistenza dei presupposti della procedura ed al rispetto delle prescrizioni di legge; • giudizi pendenti relativi a concessioni edilizie rilasciate o DIA impugnate da terzi, o a dinieghi di concessione ovvero inibizione di attività edilizia. Per quanto attiene agli effetti da riconoscere alle sentenze della Corte, va rilevato che l’articolo 136 della Costituzione si limita a stabilire che la norma dichiarata incostituzionale cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione. Tale disposizione, sin troppo sintetica e che induceva a ritenere che l’inefficacia della norma dovesse operare strettamente ex nunc, ha trovato una interpretazione più estensiva con l’introduzione da parte della legge costituzionale n. 1/1948, del meccanismo del giudizio incidentale (esattamente quello avviato dal TAR Lombardia con l’ordinanza n. 24/2002). Gli effetti della sentenza di accoglimento, pertanto, devono trovare applicazione anche con riguardo al fatto dedotto nel giudizio di costituzionalità e, in forza del principio di eguaglianza e del riconoscimento del diritto di tutelare i propri interessi, anche a tutti i rapporti giuridici dedotti o suscettibili di essere dedotti in giudizio. Restano esclusi, pertanto, solo gli effetti della norma dichiarata incostituzionale prodotti anteriormente in modo definitivo, e cioè nei casi di sentenze passate in giudicato, azioni decadute o prescritte, e così via. Differentemente da ciò che accade nell’ipotesi di abrogazione di una norma che, comunque, continua a spiegare i propri effetti sino alla entrata in vigore di quella abrogante, la dichiarazione di incostituzionalità colpisce la norma fin dalla sua origine, eliminandola dall’ordinamento e rendendola inapplicabile ai rapporti giuridici in corso e con incidenza sulle situazioni pregresse, salvo il limite invalicabile del giudicato e delle situazioni giuridiche divenute, comunque, irrevocabili. Svolto questo breve excursus sulla efficacia delle sentenze del giudice delle leggi, è possibile valutare meglio quali siano le conseguenze che potranno derivare dall’eventuale dichiarazione di incostituzionalità della legge n. 18/2001. Per quanto attiene alle concessioni edilizie rilasciate o DIA che hanno superato la verifica amministrativa e non risultano essere state impugnate da terzi nei termini di decadenza dell’azione, le stesse saranno immuni dagli effetti della sentenza di accoglimento della Corte, trattandosi di rapporti ormai esauriti. Né pare probabile che le Amministrazioni si avvarranno del proprio potere di autotutela per annullare tali atti, atteso che ben difficilmente tale annullamento potrebbe trovare la propria giustificazione in un interesse pubblico, trattandosi, fra l’altro, di posizioni venutesi a creare in un momento di piena vigenza della norma dichiarata incostituzionale. Con riferimento alle istanze di concessione edilizia ancora in fase di istruzione o DIA ancora sottoponibili alla verifica d’ufficio in ordine alla sussistenza dei presupposti della procedura ed al rispetto delle prescrizioni di legge, alla data della decisione della Corte, la pronunzia di incostituzionalità della norma sulle quali le medesime si fondano dovrebbe comportarne il rigetto o la inibizione dei lavori, stante l’efficacia retroattiva della sentenza di accoglimento. Per quanto attiene, infine, ai giudizi pendenti relativi concessioni edilizie rilasciate o DIA impugnate da terzi o a dinieghi di concessione ovvero a inibizioni di attività edilizia, anche a fronte della circostanza che la questione di costituzionalità può essere sollevata in qualsiasi fase e grado del giudizio (nel caso di specie la questione è stata sollevata nel contesto della discussione in Camera di Consiglio della domanda cautelare di cui il ricorso era corredato) e se respinta in primo grado, può essere riproposta in appello, deve ritenersi che l’effetto della sentenza di accoglimento si riverbererebbe sui giudizi pendenti escludendo, in radice, l’applicazione di una norma ormai espulsa dal mondo giuridico. Matteo Salvi
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sione dell’autonomia comunale e della funzione giurisdizionale, alla violazione del principio di buon andamento della Pubblica Amministrazione, nonché con i principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato. Le circostanziate argomentazioni elaborate dal giudice amministrativo a sostegno della ordinanza di rimessione al giudice delle leggi appaiono puntuali e potenzialmente idonee ad indurre la Corte a pronunziarsi sulla illegittimità costituzionale della legge regionale n. 18/2001. A questo punto, sorge spontanea la domanda in ordine alle conseguenze che potrebbe riverberare, sulle istanze di recupero dei sottotetti presentate dai privati, sugli atti abilitativi rilasciati dalle Amministrazioni comunali ovvero sulle denunzie di inizio attività che trovano fondamento sulla normativa all’esame della Corte Costituzionale, l’eventuale decisione di accoglimento da parte di quest’ultima, della questione di costituzionalità sollevata dal TAR Lombardia. Prima di cercare di dare risposta a tali quesiti è forse opportuno preconizzare quale potrebbe essere l’atteggiamento delle Amministrazioni comunali che, nelle more della decisione del Giudice delle Leggi, si dovessero trovare ad affrontare una istanza di concessione edilizia ovvero una denunzia di inizio attività aventi ad oggetto il recupero abitativo di un sottotetto “esistente” secondo l’interpretazione autentica elaborata nella contestata legge regionale n. 18/2002. Senza volersi sbilanciare in profezie più o meno inquietanti, si potrebbe ipotizzare che, non potendo attendere l’esito del giudizio (che, verosimilmente, non avrà breve durata) per assumere le determinazioni al riguardo, l’atteggiamento delle Amministrazioni sarà, certamente, improntato alla massima cautela, che potrebbe giungere al costante diniego delle istanze presentate ovvero alla inibizione dei lavori oggetto delle DIA, con provvedimenti motivati in modo analogo a quello del Comune di Bresso che ha, poi, dato origine all’odierna vicenda. Tale “modus operandi” (che a prescindere dalla sua condivisibilità sarebbe volto ad evitare che, nelle more del giudizio avanti la Corte, vengano assentiti interventi che potrebbero, in caso di accoglimento della questione, porsi in contrasto con la normativa di settore) sarebbe potenzialmente idoneo a generare un forte aumento del contenzioso, atteso che il giudizio di legittimità costituzionale non spiega effetto sospensivo sull’efficacia della norma regionale oggetto del medesimo. Ed invero, siffatto comportamento (che si configurerebbe come un mero escamotage) sarebbe, comunque, afflitto da indubbi aspetti di illegittimità, non potendo le Amministrazioni, in presenza di una normativa ancora vigente e solo al vaglio della Consulta, arrogarsi il potere di non applicarla. Il che esporrebbe il fianco dei Comuni alla potenziale richiesta di risarcimento del danno da parte del privato che si vedesse inibire il proprio jus aedificandi a fronte di una normativa efficace e posta a sostegno della iniziativa da esso proposta e ciò, anche nel caso in cui la Corte Costituzionale dovesse, successivamente, dichiarare la incostituzionalità della legge regionale. Tuttavia, la pendenza del giudizio di costituzionalità dovrebbe, di fatto, “raffreddare” gli entusiasmi dei privati nell’intraprendere interventi di recupero dei sottotetti, in ragione della circostanza che l’eventuale giudizio incardinato con il ricorso avverso il provvedimento di diniego della concessione o di inibizione a dar corso alle opere previste dalla DIA, verrebbe certamente sospeso dal TAR, in attesa della pronunzia del Giudice delle leggi. Venendo a rispondere al quesito principale di cui si occupano queste brevi annotazioni, vanno, in primo luogo, evidenziate le diverse situazioni che potrebbero verificarsi al momento del deposito della sentenza dichiarativa della incostituzionalità della legge in esame e che potrebbero essere così riassunte: • concessioni edilizie rilasciate o DIA che hanno superato la verifica amministrativa, non impugnate da terzi; • istanze di concessione edilizia ancora in fase di istruzione o DIA ancora sottoponibili alla verifica d’ufficio in ordine al-
Rassegna
a cura di Camillo Onorato
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G.U. n. 10 del 9.3.2002 – 3a Serie Speciale Legge Regionale 23 novembre 2001, n. 18 Interpretazione autentica ed integrazione della legge regionale 15 luglio 1996, n. 15 “Recupero dei ai fini abitativi dei sottotetti esistenti” ed interpretazione autentica della legge regionale 19 novembre 1999, n. 22 “Recupero di immobili e nuovi parcheggi: norme urbanistico-edilizie per agevolare l’utilizzazione degli interventi fiscali in Lombardia” Il Consiglio Regionale ha approvato la seguente legge: All’art. 1 la parola “esistente” di cui all’art 1, comma 2 della legge regionale 15 luglio 1996 n. 15 “Recupero ai fini abitativi dei sottotetti esistenti” è da riferirsi al momento della presentazione della domanda di concessione edilizia ovvero della denuncia di inizio attività. All’art. 2 è integrato l’art. 1, comma 4 della legge regionale n.15/1996 dopo le parole “degli edifici di cui al comma 2” si aggiungono le parole “dei quali sia stato eseguito il rustico e completata la copertura”. All’art. 3 l’espressione “tutti gli interventi edilizi” di cui all’art 4, comma 3 della legge regionale 19 novembre 1999 n. 22, “Recupero di immobili e nuovi parcheggi: norme urbanistico- edilizie per l’utilizzazione degli incentivi fiscali in Lombardia”, si riferisce agli interventi di ristrutturazione edilizia, di ampliamento e di nuova costruzione. G.U. n. 61 del 13.3.2002 – Serie Generale Decreto 14 febbraio 2002 Attuazione dell’art. 23, comma 4, del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni ed integrazioni, in materia di vigilanza sull’applicazione della legislazione sulla sicurezza e sulla salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro Il presente decreto all’art. 1 demanda al Corpo della Guardia di Finanza il compito ad effettuare con propri servizi sanitari i controlli tecnici, le verifiche, i collaudi, gli accertamenti sanitari ed a rilasciare certificazioni in materia di sicurezza e salute sul luogo di lavoro. I servizi sanitari e tecnici potranno anche avvalersi della collaborazione di personale civile in caso di mancanza di tecnici appartenenti alla pubblica amministrazione. All’art. 2 i servizi sanitari e tecnici di cui all’art. 1 espletano attività di vigilanza sull’applicazione della legislazione in materia di sicurezza e salute nelle aree ove vengano svolte attività di carattere riservato o operativo o che presentino analoghe esigenze. Il personale dei servizi tecnici e sanitari che svolge attività di vigilanza non può far parte del servizio di prevenzione e protezione. Si precisa inoltre quali siano le aree riservate ed operative. L’art 3 stabilisce che l’esatta ubicazione delle aree e dei manufatti di cui all’art. 2 e dei restanti ambienti ordinari di lavoro è portata a conoscenza dei competenti organi di vigilanza con apposite comunicazioni dei datori di lavoro. G.U. n. 68 del 21.3.2002 Suppl. Ord.- Serie Generale Deliberazione 21 dicembre 2001. Legge obiettivo: 1° Programma delle infrastrutture strategiche Viene approvato, ai sensi dell’art 1, comma 1, della legge promulgata in data odierna con il n. 443 in corso di pubblicazione, il programma delle “infrastrutture pubbliche e private e degli insediamenti produttivi” che assume carattere strategico e di preminente interesse nazionale per la modernizzazione e lo sviluppo del paese. Una prima valutazione dei dati di costo e degli importi disponibili già esistenti per i singoli investimenti inclusi nel programma sono stati allegati alla presente delibera; gli altri allegati riguardano: il programma degli interventi dei trasporti, il piano degli schemi idrici, i piani degli interventi nel comparto energetico, la sintesi del piano degli interventi nel comparto delle telecomunicazioni. La definizione del quadro finanziario viene demandato al disegno di legge finanziaria per il 2002. G.U. n. 75 del 29.3.2002 Circolare 22 febbraio 2002, n. 27 Criteri direttivi per l’applicazione dell’art. 43 del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490. Contributi in conto interessi per interventi di restauro, conservazione e manutenzione di beni immobili sottoposti alle disposizioni del titolo I del decreto legislativo n. 490/1999 L’art. 43 riguarda i contributi in conto interessi sui mutui accordati da istituti di credito ai proprietari, possessori o detentori di immobili per la realizzazione di interventi di restauro. Il ministero autorizza la concessione del contributo nella misura massima corrispondente ad un tasso di sei punti percentuali sul capitale concesso a mutuo. L’art. 45 stabilisce che gli immobili di proprietà privata per i quali siano stati concessi contributi in conto interessi restano accessibili al pubblico secondo modalità fissate da apposite convenzioni. L’art. 57 riguarda gli altri casi di alienazione per cui i soggetti di cui all’art. 5 del decreto legislativo n. 490/1999 sono tenuti ai sensi dell’art. 57 a richiedere la preventiva autorizzazione alla costituzione di ipoteca. Tale articolo definisce inoltre gli adempimenti del richiedente e dell’Amministrazione. B.U.R.L. 2° Suppl. Straord. al n. 11 del 14 marzo 2002 D.g.r. 1 marzo 2002 – n7/8239 Aggiornamento del prezziario regionale in materia di opere pubbliche, ai sensi del regolamento attuativo della legge 109/94
La Giunta Regionale delibera di approvare l’elenco dei prezzi regionali delle Opere Pubbliche per il 2002, da adottare per la stima dei costi di opere regionali, come specificati agli artt. 23, 34 e 43 del “Regolamento di attuazione della legge quadro in materia di lavori pubblici 11 febbraio 1994 n. 109 e successive modificazioni”, approvato con D.P.R. 21 dicembre 1999 n. 554. Vengono incaricate la Direzione Generale Opere Pubbliche, politiche per la casa e Protezione Civile di individuare idonee procedure di divulgazione informatica dei dati contenuti nel prezziario. B.U.R.L 1° Suppl. Ord. al n. 14 del 4 aprile 2002 Legge Regionale 2 aprile 2002 – n. 5 Istituzione dell’Agenzia interregionale per il fiume Po (AIPO) La seguente legge all’art. 1 designa la Regione Lombardia a concorrere all’istituzione dell’agenzia interregionale per il fiume Po. L’art. 2 stabilisce il contenuto e la modifica dell’accordo fra le Regioni interessate secondo i rispettivi ordinamenti. I successivi articoli riguardano l’efficacia della legge, le norme speciali, le disposizioni finanziarie e le informazioni del Comitato alla competente commissione del Consiglio Regionale sugli obiettivi programmatici dell’Agenzia. B.U.R.L. 1° Suppl. Ord. al n. 19 del 10 maggio 2002 Legge Regionale 9 maggio 2002 – n. 9 Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 12 aprile 1999, n. 10 “Piano territoriale d’area Malpensa. Norme speciali per l’aerostazione intercontinentale Malpensa 2000” La presente legge stabilisce le modifiche ed integrazioni alla legge regionale 12 aprile 1999 n. 10 “Piano territoriale d’area Malpensa. Norme speciali per l’aerostazione intercontinentale Malpensa 2000”. Fra le modifiche ed integrazioni, la legge prevede che fino all’entrata in vigore dei piani territoriali di coordinamento provinciali, la Regione, in sede istruttoria dei piani regolatori generali dei comuni compresi nel Piano territoriale d’area Malpensa provvede all’accertamento della loro compatibilità con il contenuto del Piano territoriale d’area. Inoltre, qualora per la definizione ed approvazione degli interventi di carattere prioritario del Piano territoriale d’area Malpensa si proceda alla stipulazione di accordi di programma, all’istruttoria provvede la commissione tecnica regionale Malpensa. B.U.R.L. 1° Suppl. Straord. al n. 20 del 14 maggio 2002 D.g.r. 21 dicembre 2001 – n. 7/7574 Legge Regionale 30 novembre 1983, n. 86 e successive modifiche, art. 34 – Riconoscimento del Parco Locale di Interesse Sovracomunale delle “Cascine” nel Comune di Pioltello (Mi) La Giunta Regionale delibera di riconoscere il Parco locale di Interesse Sovracomunale delle “Cascine” situato nel Comune di Pioltello (Mi) e di demandare ad un successivo decreto del Presidente della Giunta Regionale le prescrizioni attinenti le modalità di pianificazione e gestione del Parco anche ai fini dell’ammissione al piano annuale dei contributi regionali. B.U.R.L. 1° Suppl. Straord. al n. 20 del 14 maggio 2002 D.g.r. 21 dicembre 2001 – n.7/7573 Legge Regionale 30 novembre 1983, n. 86 e successive modifiche, art. 34. Ampliamento del Parco Locale di Interesse Sovracomunale del Molgora. Comuni di Bussero (Mi) e Pessano con Bornago (Mi): ampliamento in comuni attualmente esterni al Parco. Comune di Caponago (Mi): ampliamento in comune già inserito nel Parco La Giunta Regionale delibera di ampliare, recepite le premesse, il perimetro del Parco Locale di Interesse Sovracomunale del Molgora nel territorio dei Comuni di Bussero (Mi), Caponago (Mi) e Pessano con Bornago così come individuato nella planimetria in scala 1:10.000. Inoltre il Presidente della Giunta Regionale provvederà con proprio decreto ad aggiornare le prescrizioni attinenti le modalità di pianificazione e gestione del Parco anche ai fini dell’ammissione al piano annuale dei contributi. B.U.R.L. 1° Suppl. Straord. al n. 20 del 14 maggio 2002 D.p.g.r. 10 aprile 2002 – n. 6632 Direzione Generale Qualità dell’Ambiente – Legge Regionale 30 novembre 1983, n. 86 e successive modifiche, art. 34 – Modalità di pianificazione e di gestione del Parco Locale di Interesse Sovracomunale “Molgora”. Il Presidente della Regione Lombardia decreta di sostituire il D.p.g.r. 15 giugno 1999 n. 3441 con il presente decreto. L’allegato riguarda le modalità di pianificazione e di gestione del Parco Locale di Interesse Sovracomunale “Molgora” La redazione delle proposte di pianificazione e l’attività di gestione del Parco sono assicurate da un Consorzio fra i comuni interessati. B.U.R.L. 2° Suppl. Straord. al n. 21 del 23 maggio 2002 D.g.r. 12 aprile 2002 – 7/8733 Approvazione della variante al Piano territoriale del Parco Campo dei Fiori (ai sensi dell’art 19 della legge regionale n. 86/83 e successive modificazioni ed integrazioni) La giunta Regionale delibera di approvare la variante al Piano territoriale di coordinamento del Parco Campo dei Fiori. Le tavole allegate riguardano l’azzonamento delle varie aree. Viene approvata inoltre la Relazione Istruttoria e si definisce che la predetta variante di Piano territoriale di Coordinamento assume i contenuti di Piano territoriale Paesistico.
Normative e tecniche a cura di Emilio Pizzi e Tiziana Poli
Per i cantieri temporanei e mobili le principali novità apportate al D.Lgs. 494/96 dal D.lgs. 528/99 sono così riassumibili: • variazione nella modalità di calcolo degli uomini/giorno; • entità pari o superiore a 200 uomini/giorno; • lavoratori autonomi conteggiati nel calcolo degli uomini/giorno; • lavoratori autonomi non considerati come Imprese e quindi non calcolati ai fini della notifica; • introduzione del POS (Piano operativo di sicurezza), che il datore di lavoro dell’Impresa redige o fa redigere in riferimento al singolo cantiere interessato. Il campo legislativo in grado di inquadrare tutti gli attori sulla scena del cantiere non è ad oggi perfettamente chiaro; inoltre non è ancora stato emanato un regolamento che definisca i contenuti minimi nei piani di sicurezza, in attuazione all’art. 31 della Legge Quadro sui lavori pubblici ed all’art. 22 del D.Lgs. 528/99. È sempre interessante effettuare un confronto tra il campo legislativo e la realtà quotidiana di un cantiere, riflettendo sulla proliferazione della documentazione cartacea. Desidero portare a conoscenza dei lettori sinteticamente un’esperienza vissuta che riguarda un appalto pubblico a Milano: un nuovo edificio di circa 4.500 mq a servizio del quartiere per attività culturali e ricreative. La progettazione esecutiva si è conclusa appena prima dell’entrata in vigore del D.Lgs. 528/99. Il piano della sicurezza è stato redatto tenendo in considerazione le future modifiche al D.Lgs. 494/96. Sono chiaramente state verificate tutte le regolarità contributive, così come previsto anche dalla Legge Merloni. Il cantiere è iniziato nel febbraio 2001. Nei mesi successivi il Coordinatore
della sicurezza ha richiesto un programma settimanale contenente le informazioni riguardanti le attività svolte, il numero degli operai, le Ditte presenti, le attrezzature utilizzate. Le visite avevano cadenza settimanale, con ulteriori sopralluoghi durante le interferenze (getti in c.a., scavi e movimenti terra, ecc.). Tutte le situazioni inerenti inadempimenti a Leggi vigenti sono state prontamente fotografate. Il cantiere ha subito il controllo della Commissione nominata dal Ministero dei LL.PP. Ispettori della ASL, funzionari dell’Ispettorato del lavoro, rappresentanti della Cassa edile hanno controllato tutta la documentazione di cantiere che attestava la regolarità contributiva ed amministrativa delle Ditte presenti; hanno verificato l’idoneità dei mezzi di protezione collettiva (ponteggi, parapetti, protezione di asole, ecc.), gli impianti elettrici, le attrezzature (sega circolare), entrando anche in merito alle modalità esecutive degli apprestamenti in sicurezza come ad esempio i getti del calcestruzzo in opera a quota + 6.00 m. Il giudizio generale espresso dagli ispettori è stato positivo. L’aspetto che mi preme sottolineare è che nella vita di un cantiere ci sono oggettivamente dei momenti in cui la sicurezza è facilmente “ottenibile” sulla carta, ma è difficilmente perseguibile, o meglio è compito del professionista incaricato della sicurezza individuare la soluzione più idonea che riduca al minimo il rischio. Un altro aspetto importante riguarda la difficoltà di individuare soggetti che operano all’interno delle Imprese edili con una sufficiente preparazione al coordinamento dei subappaltatori e/o lavoratori autonomi sia dal punto di vista tecnico che della sicurezza (v. imprese edili-imprese impiantistiche). Esiste una cultura diffusa che porta a considerare i subappaltatori come degli antagonisti e/o degli estranei, anziché dei collaboratori che concorrano al medesimo risultato. Il susseguirsi delle attività di cantiere avviene in un contesto dove spesso i soggetti disattendono norme in vigore da cinquant’anni. Sicuramente l’esperienza consolidata di cantieri edili da parte del coordinatore, è garanzia di maggiore professionalità nella redazione di un piano di sicurezza. Nonostante l’entrata in vigore del D.Lgs. 494/96 e succ. modifiche, non è ancora diffusa l’attenzione in fase di elaborazione del progetto alle esigenze della sicurezza. Nella realtà pochi progetti diventano esecutivi, “studiando” gli aspetti della sicurezza; troppo spesso essi sono “figli” dei tempi ristretti, dovendo pertanto adempiere prima ad aspetti burocratici ed amministrativi (DIA, Autorizzazioni, Deroghe, ecc.), soddisfare le richieste di “budget” del Cliente, senza approfondire ed ingegnerizzare soluzioni valide per la sicurezza ed efficaci per la fase cantieristica. Debra Balucani
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Sicurezza nei cantieri: teoria e pratica
Dagli Ordini
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Bergamo Programma della visita in Riva al Serio (21 aprile 2002) Coordinatori: Antonio Cortinovis, Mauro De Simone, Francesco Pavoncelli • ore 8.30: 1° ritrovo dei partecipanti al piazzale della Malpensata e partenza con mezzi propri; • ore 9.00: 2° ritrovo dei partecipanti (con mezzi propri) in Piazza Garibaldi di fronte alla Rotonda del Cagnola a Ghisalba. Visita guidata dall’arch. Antonio Cortinovis. • ore 9.45: spostamento con mezzi propri a Romano di Lombardia. Visita guidata dall’arch. Mauro De Simone con la collaborazione dell’arch. Silvia Carminati al Castello, al centro storico ed alle sue Chiese; • ore 12.00: trasferimento a Malpaga e pausa pranzo presso la tipica Osteria del Castello. • ore14.00: preambolo dell’arch. Adolfo Ragionieri sulla vita ed i possedimenti di Bartolomeo Colleoni e successiva visita con guida, costo 5, presso il castello di Malpaga; • ore 16.00: trasferimento a Martinengo e visita guidata dall’arch. Mauro De Simone, su ricerche dell’arch. Francesco Pavoncelli, al Castello ed al Centro storico Medievale con i suoi portici. A seguire spostamento al vicino Convento dell’Incoronata (sec. XV) con la possibilità di visitare la chiesa ed il chiostro recentemente restaurati
Gita culturale in Valle Imagna (12 maggio 2002) Un’intera domenica dedicata alla Valle Imagna, alle sue chiese romaniche, ai suoi tipici edifici in pietra, ai suoi luoghi più emblematici. È la gita culturale organizzata dalla Commissione cultura dell’Ordine degli architetti di Bergamo e che per ogni tappa ha visto la presenza di un relatore ad illustrare le particolarità e le qualità dei monumenti visitati. La Valle Imagna si trova a circa 15 chilometri da Bergamo, ed è chiusa a nord dal monte Resegone che la separa dalla vicina provincia di Lecco. La prima sosta è ad Almenno San Bartolomeo, dove ha sede l’Antenna Europea del Romanico e che, insieme ad Almenno San Salvatore, forma il “Parco del Romanico”, suggestivo itinerario che si snoda tra le chiese di San Tomè, San Nicola, Santa Maria del Castello e San Giorgio. Nel passato i due comuni formavano una unica entità amministrativa, fino al 1601, anno in cui venne sancita la loro separazione. Ad Almenno San Bartolomeo si è visitata la rotonda di San Tomè, tempio romanico a pianta circolare e capolavoro del patrimonio artistico della bergamasca per il suo impianto architet-
tonico singolare dovuto alla sovrapposizione di tre cilindri a dimensioni scalari, per la ricchezza delle decorazioni scultoree delle colonne e dei capitelli, per il suo rapporto con il contesto ambientale. La sua edificazione si può collocare in un periodo compreso tra i secoli XI° e XII° e annesso al tempio esisteva un monastero femminile benedettino. In questi spazi, dopo consistenti opere di restauro, trova ora sede l’Antenna Europea del Romanico, per lo studio del romanico in ambito europeo. Le altre chiese sorgono nel territorio di Almenno San Salvatore. San Nicola, originariamente dedicata a Santa Maria della Consolazione, è la chiesa del convento costruito dai padri Agostiniani intorno all’anno 1488. Presenta una navata unica con sei cappelle per ogni lato e, nella parte alta, un matroneo. Conserva uno splendido organo Antegnati, recentemente restaurato. Santa Maria del Castello si trova nella parte bassa del paese, a picco sul Brembo, ed è costituita da tre corpi di costruzione: la cripta databile al VII-VIII secolo, la primitiva chiesa plebana del IX secolo, il santuario del XVI secolo. Severo nella sua bellezza l’imponente ambone in pietra arenaria del XII secolo, con i simboli degli evangelisti. San Giorgio è la più grande chiesa romanica della diocesi di Bergamo dopo Santa Maria Maggiore. Edificata nei primi anni del XII secolo ha un impianto basilicale a tre navate, delimitate da solidi pilastri che reggono il tetto a capriate. Le sue pareti interne erano coperte da un ciclo di affreschi che, per ragioni di restauro, sono stati rimossi nel 1971 ma ancora non hanno trovato una loro definitiva ed appropriata collocazione. Dopo il parco del Romanico si sale verso l’alta valle in visita al complesso monumentale di Cà Berizzi, nel comune di Corna Imagna, oggetto di un recente restauro finanziato con contributi del Gruppo di Azione Locale Valle Imagna e dalla Provincia di Bergamo. Si tratta di una dimora nobiliare del XVIII secolo costituita da un’abitazione padronale, una chiesetta privata ed edifici annessi destinati all’attività agricola. Il tetto con la tipica copertura in piöde, i suggestivi camini, gli stipiti e le architravi delle finestre in pietra, il ballatoio al primo piano, sono alcuni dei particolari costruttivi che rendono il complesso di grande importanza storico-artistica. Il termine piöde designa, nel dialetto locale, le spesse lastre in pietra squadrata usate, durante secoli, come copertura per i tetti ed il cui spessore varia dai 4 ai 6 cm. Si è continuato poi in direzione di Fuipiano Imagna verso il borgo storico di Arnosto, antica sede della dogana veneta fino al 1797; l’abitato è formato da due
fitte schiere di case in pietra locale che si affacciano su una breve mulattiera e con edifici di notevole valore architettonico come la piccola chiesa e l’austero palazzo della dogana della Serenissima. Passava proprio qui la linea di confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, ed Arnosto rappresentava l’ultimo avamposto e l’estremo lembo occidentale del territorio dominato dal Leone di San Marco. Una parte del borgo è ora oggetto di un nuovo restauro finanziato dalla Regione Lombardia nell’ambito dell’Anno Internazionale delle Montagne promosso dall’ONU. Una recente e suggestiva ricostruzione storica farebbe risalire le origini del borgo alle influenze determinate dalle emigrazioni Celto-Gaeliche, in questo territorio di passaggio tra le Alpi. Ne sarebbero testimonianza le dimensioni ed i moduli costruttivi corrispondenti ai piedi ed ai pollici anglosassoni, le etimologie dei luoghi, le tipologie degli edifici e l’organizzazione stessa dei locali disposti secondo sistemi di gestione comunitaria, più affini alle culture nordiche. La giornata culturale organizzata dall’Ordine degli architetti si è conclusa a Rota Imagna, in località Cà Piatone, con una doverosa visita alla casa natale di Giacomo Quarenghi (1744-1817), valdimagnino, celeberrimo architetto chiamato in Russia dall’imperatrice Caterina II che realizzò una serie di capolavori architettonici per la corte zarista e per l’aristocrazia russa, contribuendo allo sviluppo neoclassico della città di San Pietroburgo. Alessandro Pellegrini
Programma della visita a Padova: Cappella degli Scrovegni - Battistero - Duomo (1° giugno 2002) • ore 7.15: ritrovo presso il Piazzale della Malpensata; • ore 7.30: partenza in pullman; durante il viaggio Don Giuseppe Sala, Direttore del Museo Adriano Bernareggi, Diocesi di Bergamo, ha illustrato il ciclo degli affreschi di Giotto della Cappella degli Scrovegni; • ore 10.30: arrivo a Padova; • ore 11.00: visita al Museo degli Eremitani; • ore 12.00: visita primo gruppo alla Cappella degli Scrovegni; • ore 12.15: visita secondo gruppo alla Cappella degli Scrovegni; • ore 13.00: pranzo presso il Ristorante Zaramella in Largo Europa, 9; • ore 14.45: ritrovo presso il Battistero; • ore 15.00: visita al Battistero con illustrazione del ciclo di affreschi (Don Giuseppe Sala); • ore 16.00: visita al Duomo con illustrazione del nuovo presbiterio (Prof.ssa Maria Antonietta Crippa);
Programma della visita in Valle Brembana (9 giugno 2002) Coordinatore: Loris Maria Pediconi Relatore ed accompagnatore: Alberto Fumagalli. • ore 8.30: 1° ritrovo dei partecipanti al piazzale della Malpensata e partenza; • ore 9.30: 2° ritrovo dei partecipanti in piazza della Stazione di San Giovanni Bianco: visita alla frazione di Cornalita, chiesetta del 1400 con affreschi; • ore 10.30: spostamento alla frazione di Oneta con visita al borgo medioevale ed alla casa di Arlecchino; • ore 12.00: pausa pranzo presso tipica Trattoria in Camerata Cornello; • ore 14.00: spostamento in Comune di Camerata Cornello per visita alla frazione di Cornello del Tasso: visita borgo con strada porticata medievale ed alla chiesa del 1400 con affreschi restaurati.
• ore 7.30: partenza in pullman; • ore 12.30: arrivo a Ronchamp - a seguire pranzo; • ore 15.00: visita alla Cappella di Le Corbusier (relatrice Prof.ssa Maria Antonietta Crippa); • ore 17.00: partenza per località limitrofa e sistemazione in albergo - serata libera. Domenica 16 giugno: • ore 9.00: colazione e ritrovo nella hall dell’albergo; • ore 9.30: partenza per Colmar e visita alla città con guida - a seguire pranzo; • ore 16.00: partenza da Colmar; • ore 21.30: arrivo a Bergamo.
Programma della visita a Ronchamp-Cappella di Le Corbusier (15-16 giugno 2002) Sabato 15 giugno: • ore 7.15: ritrovo presso il Piazzale della Malpensata;
Movimento iscritti • Iscrizioni: Lara Magnati, Oliviero Manzoni, Alessandro Gambirasio, Pietro Toffetti, Andrea Colori, Alessandro Nava, Massimo Fanizza, Chiara Passera, Maria-
Foto scattata durante la visita in Valle Brembana.
Foto scattata davanti alla Cappella di Ronchamp.
chiara Mazza, Massimiliano Mandarini, Daniela Finazzi, Patrizia Gritti, Giorgio Bonassoli, Fabio Marabini, Alessandra Rigoli, Barbara Consonni, Francesca Pagnoncelli Folcieri, Emiliano Bellini, Marzia Lomboni, Bruno Caronna, Marcello Ambrosiani, Paolo Visinoni, Floriana Bosisio, Efrem Giuseppe Cortinovis, Elena Tadini, Rossana Magno, Candice Valvassori, Alberto Basetti, Giorgio Cortinovis, Simona Lecchi, Massimo Mazzoleni, Lara Mascia Mazzoleni, Enrica Rigamonti, Silvia Vitali, Paolo Oscar, Michele Zimbelli, Alessio Negri, Oreste Belotti, Laura Valeri, Francesca Rossi, Monica Previtali, Valeria Maffioletti, Massimo Brambilla, Raffaello Sandri, Enrico Giuseppe Mazzoleni, Dario Ferrari, Silvia Ziglioli, Marcello Zenoni, Stefano Pelaratti, Emilio Giovanni Ziglioli, Simona Pievani, Mauro De Simone, Cristiano Consoli, Michela Zucchini,
Andrea Pandolfi, Ivano Alberto Mancini, Marianna Paola Vanoni, Patrizia Marcandalli, Claudio Ferrari, Alfredo Gerosa, Matteo Riva, Graziella Leyla Ciagà, Ferdinando Baruffi, Claudia Cominetti, Emanuele Bertoni, Luigi Lo Porto, Giuliano Castoldi, Massimo Bertola, Sara Paruta, Giordano Graff, Beatrice Agazzi, Erika Martinelli, Andrea Locatelli, Anna Gagliardi, Zeno Galbiati, Mara Garatti, Silvio Savini, Pietro Lattaruolo, Giosuè Savoldelli, Dimitri Di Tonno, Silvia Gasparini, Stefania Olmi, Mario Gustinelli, Alberto Rossi, Marco Offredi, Vanessa Piazzalunga, Mirko Varischi, Elena Sparaco, Micaela Vergani, Roberto Centurelli, Alessandro Maria Oggionni, Basilio Moioli, Anna Carubia, Vito Sgrò, Natascia Eleonora Fasolini, Agostino Brembilla, Sonia Ghisleni, Desireè Vismara, Tullio Imi, Stefania Zucchinali, Roberto Zanelli, Paolo Faraci, Anna Cremonesi, Nicoletta Milesi, Eugenio Bonomi, Carmen Natali, Stefano Terzi, Filippo Solvetti, Emma Vecchiarelli, Marco Bellini, Simona Laura Vigano, Paola Maritati, Francesca Ferri, Agata Melania Bussini, Alessandro Cortesi, Luca Monachese, Sonia Fumagalli, Walter Imberti, Aldo Terzi, Fabiano Zigliani, Ivan Longa, Caterina Anna Zanchi, Andrea Giovanni Croce, Andrea Franzoni, Patrizia Russo, Samanta Cantini, Omar Benedetti, Laura Berlucchi, Francesco Rampinelli, Paolo Macchione, Marco Bolzoni, Thomas Ravasi, Luca Bentoglio, Giuseppe Gherardi, Cristina Luisoni, Giosuè Rota, Cristian Sangaletti, Chiara Zordan, Michele Cavalleri, Roberto Carfagno, Annalisa Ceribelli, Bruno Tassi, Giuseppe Armanni, Sabrina Fattorini, Annamaria Nervi, Gloria Giuseppina Barbera, Giovanni Bassani, Eleonora Parrini, Stefano Cremaschi, Angelo Brena, Roberto Locatelli, Fabio Bosio, Monica Nossa, Gianluca Ambrosini, Paolo Cassotti, Marco Azzola, Valentina Tagliaferri, Stefano Sonzogni, Diego Gamba, Stefano Gargantini, Paolo Cottinelli, Giorgio Amadei, Barbara Maculan, Elena Brazis, Dolores Carolina Lanzeni, Marco Eugenio Goisis, Marzia Medici, Gianmario Grimani, Santina Arrigotti, Silvia Pel liccioli. • Cancellazioni: Claudio Villa, Gian Carlo Tebaidi, Graziella Clerici, Antonio Brunelli, Alessandro Angelici, Giuseppe De Vecchi (Pino), Giuseppe Comana, Euripide Sorosina, Elena Marcandalli, Luigi Ghetti, Carlo Ardrizzo, Pierluigi Lazzaroni, Vittorio Baiguini, Luigi Fumagalli, Claudio Mario Torri, Giovanni Scandella, Elena Invernizzi. • Iscrizioni per Trasferimento: Pasquale Pio Ferrara, Fernando Antonio Del Verme, Rosaria Di Mento, Maria Zerillo, Silvia Coppo, Miria Cassader, Dario Baratteri, Alberto Marrone. • Cancellazioni per Trasferimento: Myriam Biella, Paola Belassi, Giandomenico Caragnano, Cristina Guazzetti, Valeria Maria Iannilli.
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• ore 16.30: visita libera (visita alla Basilica di S. Antonio e nel deambulatorio retrostante il presbiterio del Crocifisso di Pietro Annigoni); • ore 18.15: ritrovo presso il parcheggio autobus sito al Foro Boario (Prato della Valle); • ore 18.30: partenza in pullman; • ore 21.30: arrivo a Bergamo.
Milano Interruzione delle elezioni del Consiglio dell’Ordine di Milano Pubblichiamo di seguito in forma sintetica lo scambio di comunicazioni intercorso nei mesi di giugno e luglio tra il Ministero della Giustizia, l’Ordine degli architetti di Milano ed i suoi iscritti, riguardo alle elezioni per il rinnovo dei professionisti membri del nuovo Consiglio. Antonio Borghi
Informazione
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Ministero della Giustizia Dipartimento per gli Affari di Giustizia Direzione generale della Giustizia Civile, Ufficio III Prot.n. 3/3886/02/U Roma lì 7.6.2002 Al Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Milano v. Solferino, 19 20121 Milano Oggetto: Sospensione delle elezioni in corso In data 6.6.2002 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il Decreto Legge recante “disposizioni urgenti in materia di accesso alle professioni”. L’art. 4 del suddetto Decreto Legge che verrà pubblicato nella G.U. del 8.6.2002 ed entrerà in vigore lo stesso giorno, prevede che “fino alla data di entrata in vigore del regolamento di cui all’articolo 4, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica del 5.6.2001 n. 328, in materia di procedure elettorali e funzionamento degli organi degli ordini professionali regolamentati, e in ogni caso non oltre il 30.6.2003, i consigli provinciali, regionali e nazionali degli ordini di dottore agronomo e dottore forestale, architetto, assistente sociale, attuario, biologo, chimico, geologo, ingegnere e psicologo, sono prorogati nella composizione comunque vigente alla data di entrata in vigore della presente legge”. In osservanza del dettato dell’art. 4 citato ogni elezione dei Consigli locali degli Ordini sopraelencati è sospesa. Si prega di dare assicurazione dell’osservanza di quanto sopra. Il Direttore generale Dott. Francesco Mele
Decreto-Legge 10 giugno 2002, n. 107 Disposizioni urgenti in materia di accesso alle professioni Il Presidente della Repubblica Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione; Ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di assicurare ai possessori dei titoli universitari conseguiti nell’ambito dell’ordinamento previgente alla riforma universitaria la possibilità di sostenere esami di Stato coerenti con il percorso formativo svolto, nonché di assicurare uno sbocco professionale immediato ai possessori dei nuovi titoli universitari nelle materie economiche;
Ritenuta, altresì, la straordinaria necessità ed urgenza di assicurare il regolare svolgimento delle prove selettive per l’accesso alle scuole di specializzazione per le professioni legali nell’anno accademico 2002-2003, nonché di prorogare gli organi degli ordini professionali interessati fino all’emanazione delle relative disposizioni regolamentari, al fine di garantire che nelle prossime elezioni sia assicurata una adeguata rappresentatività di tutti gli iscritti; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 6 giugno 2002; Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro della giustizia; Emana il seguente decreto-legge: Art. 1. (omissis) Art. 2. (omissis) Art. 3. (omissis) Art. 4. 1. Fino alla data di entrata in vigore del regolamento di cui all’articolo 4, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328, in materia di procedure elettorali e funzionamento degli organi degli ordini professionali regolamentati, e in ogni caso non oltre il 30 giugno 2003, i consigli provinciali, regionali e nazionali degli ordini di dottore agronomo e dottore forestale, architetto, assistente sociale, attuario, biologo, chimico, geologo, ingegnere e psicologo, sono prorogati nella composizione comunque vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto. Art. 5. (omissis)
6 Consiglieri mentre era già stata fissata la data delle elezioni di ballottaggio per la nomina dei restanti 9 Consiglieri: la sospensione investe l’intero procedimento amministrativo e quindi anche la proclamazione dei 6 nuovi Consiglieri? La sospensione ha carattere di temporaneità? In caso di risposta positiva questa procedura riprenderà dal momento in cui si è interrotta? (e quindi nel caso di questo Ordine dalle elezioni di ballottaggio?). • Secondo quanto previsto dal Decreto-Legge, i Consigli degli Ordini sono “prorogati nella composizione comunque vigente alla data di entrata in vigore della presente legge”. Il Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Milano è formalmente scaduto in data 14.10.2001 e da allora è in regime di “prorogatio” in attesa dello svolgimento delle procedure elettorali. Sembrerebbe quindi che il DecretoLegge abbia nuovamente prorogato un Consiglio già scaduto (a sua volta in regime di “prorogatio”); se così fosse quali sarebbero i poteri dell’attuale Consiglio? Quelli tipici di un regime ad interim e quindi sostanzialmente i poteri di ordinaria amministrazione oppure deve trattarsi di un prolungamento “ex lege” del periodo in carica di un Consiglio? In attesa di un Vostro cortese riscontro inviamo cordiali saluti.
Milano, 12 giugno 2002 Prot. 020633 Spett. Ministero della Giustizia Dipartimento per gli Affari di Giustizia Direzione Generale della Giustizia Civile, Ufficio III via Arenula, 71 00186 Roma
Caro Collega, Il 27 maggio si è concluso il primo turno delle elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine per il biennio 20012003. La convocazione dell’Assemblea di ballottaggio, già programmata per il 25 giugno non ha avuto seguito in quanto il Ministero della Giustizia, con lettera del 7 giugno 2002, ci ha comunicato che, per effetto del decreto-legge n. 107 del 10 giugno 2002 tutti i Consigli degli Ordini in carica saranno prorogati fino all’entrata in vigore del regolamento di attuazione del DPR 328/2001 e comunque non oltre il 30 giugno 2003, invitandoci ad osservare quanto disposto dal decreto pertanto a sospendere le elezioni. Il decreto, pubblicato sulla G.U. n. 135 del giorno 11.6.2002, ha infatti previsto all’art. 4 la proroga dei Consigli degli Ordini “nella composizione comunque vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto”. Trovandoci tuttavia nella situazione di riapertura dell’Assemblea per le operazioni di ballottaggio e con dei Consiglieri eletti già al primo turno, abbiamo formulato al Ministero alcuni quesiti per meglio comprendere la nostra specifica situazione. Pubblicheremo le risposte del Ministero sulla rivista “AL” e sul sito Internet. Riteniamo comunque opportuno comunicarvi l’esito delle operazioni dello scrutinio dei voti espressi, con l’indicazione dei professionisti che ave-
Alla c.a. del Direttore Generale Dr. Francesco Mele Oggetto: Sospensione delle elezioni in corso - Vostra comunicazione del 7.6.2002 prot. N. 3/3886/02/U Il Decreto-Legge n. 107 del 10.6.2002 recante “disposizioni urgenti in materia di accesso alle professioni” pubblicato sulla G.U. del 11.6.2002 ha previsto, all’art. 4 la proroga dei Consigli degli Ordini “nella composizione comunque vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto.” In data 7.6.2002 ci avete comunicato che, in osservanza del dettato dell’art. 4 del Decreto-Legge sopra indicato, ogni elezione in corso dei Consigli locali degli Ordini deve considerarsi sospesa. Il Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Milano, trovandosi nella situazione di riapertura della assemblea per le elezioni di ballottaggio, richiede alcuni chiarimenti e all’uopo formula i seguenti quesiti: • Prima dell’entrata in vigore del DL di cui si tratta, sono risultati eletti già
Il Presidente dell’Ordine Dr. Arch. Daniela Volpi
Milano, 4 luglio 2002 Prot.n. 020698 A tutti gli iscritti all’Albo
vano già ottenuto la maggioranza e di coloro che avrebbero partecipato alla votazione di Ballottaggio. Vi alleghiamo inoltre la lettera del Ministero del 7.6.2002, il D.L. 107 del 10.6.2002 e la richiesta di chiarimenti al Ministero inviati con lettera del 12.6.2002. Con i migliori saluti Il Presidente dell’Ordine Dr. Arch. Daniela Volpi
Fondazione dell’Ordine Antonio Monestiroli: Progetto come costruzione Parole e disegni d’architettura hanno animato le due principali sale dell’Ordine degli Architetti di Milano in via Solferino 19, in occasione della presentazione della monografia di Antonio Monestiroli e dell’apertura della piccola mostra fotografica a lui dedicata nella saletta all’interrato. Adalberto Del Bo ha introdotto l’incontro illustrando brevemente le peculiarità del lavoro di Monestiroli, in ambito professionale, accademico e nel dibattito sulla qualità dello spazio urbano milanese contemporaneo, sottolineandone la sua “profonda e autentica passione per l’architettura insieme alla spregiudicata apertura alla conoscenza ed alla interessata ricerca delle contaminazioni proposte dalla realtà.” Primo tra gli invitati a prendere la parola è stato Stefano Boeri il quale, per la sua militanza al di fuori dei tradizionali circoli architettonici milanesi e la costanti frequentazione della scena mondiale dell’architettura contemporanea, ha impostato il proprio intervento come giustificazione della propria presenza tra gli invitati Monestiroli, Canella, Bel Bo e De Rossi. La sue riflessioni sono partite dal riconoscimento dell’impegno di Monestiroli per il controllo dello spazio urbano tramite lo strumento della continuità, in una architettura che è materializzazione delle relazioni che compongono lo spazio urbano. Nobile tradizione questa, nata alla metà degli anni sessanta, che ha purtroppo subito molte declinazioni di scarso valore fino al prematuro declino e che merita oggi di essere rivalutata nelle sue accezioni migliori. Nel lavoro di Monestiroli Boeri vede inoltre “l’attitudine a disegnare la solitudine degli edifici”, con particolare attenzione alla loro “pelle”, osservazione che torna spesso a proposito del suo lavoro, e per la quale ogni tanto si parla di tendenza manierista. Più radicato nella tradizione milanese è stato il discorso di Piero De Rossi, il quale innanzitutto attribuisce a Monestiroli la capacità di giungere alla forma dell’edificio solo dopo averne messo a punto il concetto, ovvero di interpretare l’architettura come forma di pensiero e di conoscenza, con un robusto sustrato filosofico. In questo senso gli edifici di Monestiroli si muovono alla ricerca di una sintesi tra identità e tipologia dell’edificio, ovvero il suo carattere di permanenza, e la specificità di un luogo. Guido Canella aggiunge a questa interpretazione la definizione di “reali-
Antonio Borghi
a
Deliberazioni 104 Seduta di Consiglio del 22.4.2002 Domande di prima iscrizione presentate nel mese di febbraio 2002 (n. 87, di cui 66 architetti unicamente l.p. e 21 architetti che svolgono altra professione): 12905, Abbate, Maria Giuseppa, 3.6.1968, Erice; 12887, Adami, Federica, 25.11.1975, Milano; 12889, Agrati, Andrea, 19.8.1974, Rho; 12879, Amato, Daniela, 27.5.1973, Taranto; 12852, Antonelli, Stefano, 12.4.1972, Sesto S.Giovanni; 12828, Armensi, Vittoriana, 2.3.1972, Cuggiono; 12884, Barghini, Patrizia, 17.11.1965, Milano; 12854, Barzaghi, Stefania, 26.12.1975, Seregno; 12894, Battaglia, Luca, 7.6.1970, Milano; 12850, Bertaggia, Paola, 22.1.1975, Sesto S.Giovanni; 12825, Bettin, Ennio, 16.9.1956, Caorle; 12881, Bianco, Christian Matteo, 6.11.1974, Milano; 12907, Bigliardi, Veronica, 7.9.1971, Cantu’; 12837, Bosisio, Alberta, 11.5.1972, Inzago; 12878, Bovolenta, Barbara, 3.1.1968, Novara; 12849, Brambilla, Davide, 30.12.1969, Melzo; 12873, Branduini, Paola Nella Maria, 11.1.1973, Milano; 12833, Brioschi, Isacco, 15.5.1970, Monza; 12822, Busolini, Giovanni Battista, 5.1.1973, Gorizia; 12826, Calandrino, Natasha, 31.1.1966, Hampstead; 12841, Cambiaghi, Paola, 29.1.1973, Monza; 12892, Caponegro, Antonio, 16.12.1969, Canna; 12858, Cassani, Federico, 16.2.1972, Milano; 12862, Cattaneo, Edoardo Paolo, 15.6.1969, Paderno Dugnano; 12899, Cattaneo, Gabriella, 5.1.1966, Seregno; 12875, Cattaneo Trissino Da Lodi, Elena Savina, 21.11.1970, Milano; 12860, Cazzaniga, Francesca, 26.6.1972, Monza; 12871, Cecchi, Jacopo, 26.3.1974, Milano; 12851, Cefis, Lorenzo Cristiano, 17.8.1973, Milano; 12895, Chiodo, Cristina, 05.5.1970, Vimercate; 12830, Ciafaloni, Sergio, 18.4.1970, Carate Brianza; 12847, Colla, Matteo, 25.6.1971, Cuggiono; 12845, Colombo, Daniela, 26.2.1975, Milano; 12901, Colombo, Gabriela, 22.6.1971,
Magnago; 12870, Colombo, Sergio, 19.4.1973, Milano; 12861, Cucchi, Maria, 29.10.1974, Milano; 12856, D’alesio, Simona, 16.8.1972, San Severo; 12912, De Simone, Salvatore, 21.12.1959, Avellino; 12840, Faré, Anna, 9.3.1971, Rho; 12864, Formenti, Daniela, 25.5.1972, Seregno; 12843, Galati, Ilaria Sara, 10.10.1974, Milano; 12906, Galbiati, Cristina, 7.4.1970, Monza; 12820, Galliano, Stefania, 11.11.1966, Milano; 12844, Garbetta, Daniela, 22.10.1974, Milano; 12857, Garofalo, Michela, 25.7.1970, Milano; 12865, Gelmetti, Elena, 18.11.1973, Milano; 12882, Gennusa, Diego, 9.1.1974, Milano; 12827, Gualtieri, Francesca, 2.3.1971, Roma; 12891, Gurian, Ilaria, 18.7.1974, Vizzolo Predabissi; 12836, Lanzoni, Ilaria, 11.6.1975, Milano; 12911, Larosa, Enrico Antonio, 25.11.1963, Rossano; 12848, Lonati, Elena Vincenza, 20.8.1969, Milano; 12846, Lorenzini, Elena, 3.4.1966, Milano; 12838, Magnani, Andrea, 1.4.1966, Adria; 12886, Magnani, Daniela, 23.3.1969, Milano; 12831, Marazzi, Davide, 5.10.1974, Mirandola; 12888, Margiotta, Lucia, 28.4.1975, Milano; 12839, Maritano, Adriana, 22.2.1965, Torino; 12874, Mastrocinque, Elisabetta, 8.7.1969, Milano; 12880, Mazzola, Matteo Marcello, 15.6.1973, Milano; 12853, Memoli, Alessandra, 23.6.1975, Napoli; 12821, Miranda, Paola, 10.1.1976, Milano; 12867, Mismasi, Paola Raffaella, 24.8.1969, Milano; 12908, Musica, Giovanni, 7.7.1968, Vittoria; 12859, Parolotto, Federico, 17.9.1968, Verona; 12855, Pavan, Roberto, 30.11.1970, Monza; 12883, Pisano, Francesca, 7.2.1973, Milano; 12823, Porro, Ivan Luigi, 16.8.1971, Rho; 12890, Porta-Maffe’, Monica, 23.11.1971, Milano; 12872, Quattrocchi, Anna Maria Prianka, 24.11.1972, Nuova Delhi; 12835, Radaelli, Francois, 18.4.1975, Cernusco S.Naviglio; 12842, Ramella, Paola, 29.1.1976, Legnano; 12885, Re, Roberta Mascia, 20.4.1969, Rho; 12909, Ritacco, Anna Teresa, 20.1.1971, Belvedere Marittimo; 12903, Riva, Roberta, 12.3.1969, Besana Brianza; 12877, Rizzaro, Sonia, 27.1.1973, Monza; 12869, Rizzo, Francesca Stefania, 18.2.1973, Milano; 12893, Sacchi, Gianluca, 5.11.1972, Monza; 12868, Sala, Rita, 1.10.1964, Monza; 12824, Sanchini, Nicoletta, 31.3.1972, Milano; 12832, Scaramuzza, Erica, 26.7.1974, Milano; 12900, Scime’, Alexia, 9.3.1969, Agrigento; 12897, Spadaro, Domenica, 19.11.1963, Parma; 12902, Spina, Olga, 1.3.1974, Vimercate; 12896, Tardio, Luciana Giovanna, 24.6.1965, Campi Salentina; 12876, Tommasi, Michela, 2.7.1974, Verona; 12910, Ugo, Michela, 27.9.1946, Genova; 12904, Usuelli, Michela, 10.11.1973, Melzo; 12834, Verza, Laura, 6.5.1965, Milano; 12829, Volonterio, Paola, 14.3.1967, Milano; 12898, Zamperetti, Andrea, 27.5.1974, Castellanza; 12866, Zaniolo, Andrea, 23.2.1969, Legnano; 12863, Zontini, Luisa, 9.11.1973, Rovereto. Iscrizioni per trasferimento da altro Albo: Veronica Bigliardi da Como; Salvatore De Simone da Avellino; Enrico Antonio Larosa da Cosenza; Giovanni Musica da Ragusa; Anna Teresa Ritacco da Venezia; Michela Ugo da Alessandria.
Giri interni di posizione da “Milano” a “Elenco Speciale”: Sergio Mazzucchi quale professore associato per il biennio accademico 2001-03 ha optato per il regime a t. pieno; Annalisa Trentin quale professore associato ha optato per il regime a t. pieno dall’1.10.2001. Cancellazione su richiesta: Paolo Giuseppe Lovagnini. Cancellazione per decesso: Alfredo Guarneri (dec.li 22.3.2002). Cancellazioni per trasferimento ad altro Albo: Sonia Favaro a Lecco (11.4.2002); Umberto Roncoroni a Como (20.3.2002); Rita Paola Spinelli a Udine (18.3.2002). Rilascio nulla osta per trasferimento ad altro Albo: Cristian Blora a Varese; Carmine Caputo a Imperia; Salvatore Corvaia ad Enna; Domenico Introcaso a Pavia; Elisabetta Parisi Presicce ad Ancona.
Deliberazioni della 107a Seduta di Consiglio del 27.5.2002 1a parte Domande di prima iscrizione presentate nei mesi di marzo-aprile 2002 (n. 203, di cui 146 architetti unicamente l.p. e 57 architetti che svolgono altra professione): 13089, Adamo, Loredana, 4.3.1970, Monza; 13015, Amatuzzo, Giovanbattista, 29.1.1971, Belvedere Marittimo; 12929, Annoni, Alessandra, 14.11.1974, Carate Brianza; 13091, Antonicelli, Renzo, 21.10.1971, Monza; 13028, Balzaretti, Loredana, 15.3.1968, Milano; 12997, Banfi, Patrizio, 9.9.1963, Milano; 12983, Barzaghi, Kathia, 17.2.1971, Melzo; 12930, Battaglia, Giovanna, 15.3.1972, Napoli; 13044, Belbruno, Luca, 9.4.1972, Rho; 12952, Beligni, William, 15.7.1976, Milano; 12922, Benedetti, Monica, 15.9.1971, Rovereto; 13059, Bentivegna, Tiziana, 24.8.1976, Monza; 13029, Biagi, Marco Enzo Francesco, 5.6.1967, Milano; 13053, Bigatti, Luigia, 27.7.1954, Treviglio; 13007, Birch, Eva Katherine, 25.6.1975, Milano; 12969, Blandino, Giovanni, 2.5.1972, Rocca Di Neto; 12917, Blasi, Barbara Rita, 30.10.1959, Milano; 12921, Bleu, Fulvia, 12.7.1971, Asti; 13086, Boggio, Francesca, 31.5.1971, Cambridge; 13010, Boneschi, Sara, 2.3.1973, Melzo; 13024, Bonori, Piercarlo, 14.1.1970, Vimercate; 13090, Borgese, Viviana, 31.1.1974, Milano; 13082, Bosani, Angelo, 10.11.1974, Rho; 13092, Botta, Mauro, 28.5.1972, Milano; 13054, Brambilla, Nello, 9.11.1968, Milano; 13105, Brandis, Gianluca, 15.5.1971, Monza; 12974, Brighenti, Fabio, 6.8.1972, Milano; 12931, Brioschi, Alessia, 25.11.1972, Milano; 13107, Bruno, Fabio, 25.11.1969, Vasto; 13072, Bruno, Ombra Katina, 5.4.1977, Torino; 13116, Burgio, Francesco, 22.10.1974, Gela; 12959, Camozzi, Chiara, 17.1.1975, Milano; 12954, Capasso, Francesco, 15.10.1965, Ercolano; 13063, Cappelletti, Vittorio Giuseppe, 1.5.1971, Desio; 12946, Caravaggi, Stefano, 6.1.1968, Piacenza; 13018, Carbone, Bartolomeo, 1.2.1965, Rodi Garganico; 12975, Carella, Fausto Massimo, 13.8.1970, Milano; 12916, Casiraghi, Maria Antonietta,
1.7.1968, Milano; 13006, Casiraghi, Micaela, 13.3.1972, Monza; 12950, Casu, Marina Demetra, 17.8.1975, San Gavino Monreale; 13062, Cattaneo, Massimiliano, 18.12.1971, Milano; 13085, Cavalera, Monica, 2.2.1974, Milano; 13060, Cazzola, Manuela, 7.1.1976, Desio; 13098, Celada, Guido, 24.12.1970, Milano; 12999, Cermenati, Massimo, 29.6.1972, Giussano; 12935, Chessa, Idaester, 22.10.1971, Milano; 13064, Collu, Eliana, 4.5.1975, Monza; 13041, Colombo, Elena, 17.8.1973, Monza; 12962, Colombo, Giuseppe Carlo, 9.9.1972, Legnano; 13095, Colombo, Roberta, 26.6.1967, Legnano; 12968, Console, Nicola, 17.2.1968, Mestre; 13096, Conte, Sara, 23.7.1975, Milano; 13088, Conti, Galeazzo Maria Eugenio, 15.4.1957, Milano; 13046, Coppola, Antonella, 29.11.1973, Magenta; 13023, Corapi, Domenico Roberto, 12.7.1968, Monza; 12979, Corno, Matteo, 26.10.1976, Monza; 12972, Corrent, Monica, 8.9.1969, Milano; 13005, Corsi, Margherita, 20.8.1974, Milano; 12961, Cosenza, Luigi, 18.9.1970, Seregno; 13001, Costa, Raffaella, 11.4.1969, Milano; 13045, Croci, Barbara, 27.2.1975, Milano; 13074, Croci, Luca, 22.8.1971, Legnano; 12964, Cuffari, Barbara, 20.2.1976, Milano; 13014, Curti, Claudia, 15.12.1970, Sesto S.Giovanni; 13099, Dal Zio, Elena Paola, 12.11.1967, Milano; 13009, D’ambros, Matteo, 25.7.1973, Valdagno; 12987, Damian, Francesca, 4.7.1972, Milano; 13112, De Bonis, Davide, 9.9.1971, Milano; 12937, De Palo, Matilde, 23.8.1972, Milano; 12957, De Ponti, Nicola, 6.9.1971, Milano; 13003, Donisi, Chiara Mariateresa, 7.1.1977, Gravedona; 12939, Dossi, Gaetano Gabriele, 15.12.1973, Monza; 13019, Duroni, Danilo, 28.12.1972, Seregno; 13067, Fantozzi, Alessandro, 7.1.1970, Milano; 13030, Faravelli, Federico Arnaldo, 11.1.1972, Milano; 12945, Ferrari, Laura, 29.12.1972, Milano; 13114, Ferraroli, Fabrizio Iuri, 12.12.1968, Milano; 12940, Fiordelisi, Silvia, 22.1.1973, Piacenza; 13081, Fiorenza, Rosalba, 13.2.1974, Aarau; 13017, Fontana, Morena, 24.8.1972, Milano; 13038, Fumagalli, Stefano, 4.2.1972, Desio; 12989, Gabellone, Salvatore, 27.1.1976, Castellammare Di Stabia; 12976, Gallio, Giorgio, 22.7.1969, Milano; 12934, Gambino, Paolo Giorgio, 12.10.1971, Milano; 13061, Gentili, Simona, 8.9.1973, Roma; 13039, Ghioni, Marco, 23.5.1973, Sesto S.Giovanni; 12986, Giuliano, Veronica, 1.12.1972, Milano; 13066, Gorla, Francesca Elena, 28.11.1972, Milano; 13104, Gramaglia, Elena, 28.4.1972, Milano; 12914, Gramigna, Alice, 28.2.1975, Milano; 13087, Greco, Andrea, 16.1.1972, Roma; 13076, Greco, Domenico, 23.3.1976, Milano; 13033, Gregato, Giorgia, 10.6.1975, Sesto San Giovanni; 12955, Grifoni, Giovanna, 7.8.1974, Sassocorvaro.
Chiusura estiva Gli uffici della Segreteria dell’Ordine rimarranno chiusi dal 5 agosto al 23 agosto compreso per ferie estive.
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smo magico” e classicità delle opere di Monestiroli, classicità intesa come chiarezza ed originalità dell’architettura italiana come scriveva Persico interpretando l’essenza dell’architettura come un mistero religioso, una questione intimamente legata alla civiltà che la produce. Al termine degli interventi ha preso la parola Monestiroli stesso il quale, riferendosi all’intervento di Stefano Boeri, ha precisato la sua concezione dell’architettura come costruzione di luoghi urbani, e della loro gerarchia, e quindi non come sommatoria di singoli solitari edifici, in centro come in periferia. Dal pubblico è intervenuto in chiusura anche Antonio Acuto, predecessore di Monestiroli nella carica di Preside della seconda Facoltà di Architettura di Milano-Bovisa, che ha voluto metterne in luce l’impegno civile, il richiamo al senso di responsabilità dell’architetto portato avanti in tanti anni di attività didattica, di fronte all’attuale tendenza al disinteresse rispetto alle questioni politiche e sociali.
Lettere redazione.al@flashnet.it
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Stazione Centrale - Milano Caro Direttore, apprezzo molto il tuo modo di dirigere “AL” ed il nuovo orientamento che hai saputo dare alla nostra rivista. Mi permetto perciò di darti alcuni consigli con l’intenzione di non scoraggiarti ma anzi di farti perseverare nella strada intrapresa. Sono andato a sentire, martedì sera 7 maggio, un commento al nuovo progetto della Stazione Centrale; commento fatto dal dott. Sacerdoti, dal dott. Parini per Italia Nostra, e dall’arch. Filippo Beltrami Gadola; quest’ultimo aveva già scritto sulla Stazione un articolo (quotidiano “la Repubblica”, 30 aprile 2002). Infine ho letto nel n. 3 di “AL”, numero dedicato alle infrastrutture, la nota sulla Stazione Centrale stampata a pag. 23. Sai che ho sempre giudicato la politica del nostro Consiglio troppo remissiva e accondiscendente. Ho invece apprezzato fin dai primi numeri il tono di “AL”, perché più coraggioso e combattivo. In particolare ho trovato molto utile, sempre nel numero 3, il dibattito sulla stampa relativo agli appalti delle nuove infrastrutture, con i giudizi assai critici dell’economista Francesco Giavazzi (Università Bocconi). Poiché la Stazione ferroviaria è una importante infrastruttura era giusto parlarne nel n. 3 di “AL”; ma poiché la procedura di incarico del suo progetto è gravemente scorretta, sarebbe stato doveroso, in quel numero di “AL”, parlarne in tono di aperta condanna. Mi rammarico invece che nella nota di “AL” non appaia nessun giudizio negativo, né sul carattere architettonico del progetto (che è pessimo e pieno di errori), né sul modo del suo conferimento. Su quest’ultimo punto desidero soffermarmi; e chiedermi perché non sia stato fatto un concorso. La società Grandi Stazioni, a cui le Ferrovie dello Stato hanno dato l’incarico di rinnovare gli edifici ferroviari delle maggiori città italiane, è società con danaro principalmente pubblico e solo in parte anche privato (Benetton, Caltagirone, Tronchetti Provera); ciò non le dispensa affatto dall’agire come
dovrebbe, cioè mediante concorsi. Il nostro Ordine non protesta? Almeno alzi una vibrata voce di protesta la tua rivista, in difesa dei diritti della nostra categoria. Lo stesso vale per altri casi analoghi verificatisi in questi anni a Milano, e per i quali non è stato bandito un regolare concorso; dalla ormai passata piazza delle Ferrovie Nord al prossimo rifacimento del Teatro alla Scala. Sono tutti grossi interventi urbani sui quali le idee e le capacità dei professionisti, soprattutto giovani, dovrebbero essere messe alla prova. Capisco che “AL”, rivolgendosi agli iscritti dei vari ordini, non possa prendere posizioni polemiche e settoriali, non possa dare giudizi di qualità architettonica, né possa infierire contro i nostri colleghi. Potrebbe tuttavia riservare una rubrica particolare, in cui dare spazio a giudizi individuali, senza necessariamente essere tenuta a condividerne il contenuto. Si avrebbe così modo di leggere sulle sue pagine un dibattito vivace e costruttivo, al quale anch’io darei volentieri un convinto contributo. Con stima. Jacopo Gardella Milano, 13 maggio 2002
Tito Varisco Al direttore di AL, Ho davanti a me la bella rivista AL Mensile di informazione degli architetti lombardi. Leggo con particolare interesse gli articoli dedicati ai protagonisti dell’architettura. Alcuni di essi, pur essendo autori di importanti opere, non sono ricordati dalla informazione specializzata nella misura in cui meritano. Mi riferisco, in particolare, all’architetto milanese Tito Varisco, che ho avuto prima come docente al Politecnico di Milano, e direttore, poi, negli anni in cui ho insegnato. all’Accademia di Brera a Milano. Dedito completamente al suo lavoro non si è preoccupato che venisse pubblicata una sua monografia e neppure un esauriente articolo sulla sua opera. Sento quindi la necessità che venga colmata questa grave lacuna. Ne ho raccolto una biografia essenziale, riguardante le sue molteplici attività e le sue opere principali. Ne ho stralciato l’allegato brevissimo articolo pubblicato sul Giornale dell’Ingegnere di Milano, che però non si presta ad una informazione più esauriente, accompagnata da alcune immagini. Quindi Le chiedo: è possibile pubblicare notizie più complete su AL? Sarei ben lieto così di poter contribuire a colmare questa lacuna. Nell’attesa, colgo l’occasione per salutarLa vivamente. Andrea Disertori Milano, 9 aprile 2002
Villa a Selvino.
Manifattura Givaudan a Milano.
Grande professionista con la passione del teatro Due anni or sono è scomparso Tito Varisco architetto e scenografo. Questo mio breve ricordo nasce principalmente da due motivi: in primo luogo il suo valore eccezionale, secondo, la sua indifferenza ad autocelebrarsi come hanno fatto e fanno molti nostri colleghi. Parecchi di loro hanno mirato infatti più alla propria notorietà attraverso i mezzi di comunicazione di massa, che alla qualità delle loro opere. Varisco nacque nel 1915 a Milano, dove morì nel 1998. Aveva studiato scenografia all’Accademia di Brera e frequentato la facoltà di architettura prima a Roma, poi al Politecnico di Milano, dove si laureò nel 1937. La brevità di questo articolo non permette di ricordare tutte le sue opere di architettura e di teatro, elencate e descritte recentemente in vista di una prossima monografia. Mi limito solo ad alcune tra le principali. Ancora studente vinse nel 1935 il primo premio per il progetto di una caserma d’artiglieria e realizzò alcune scene al Teatro di Filodrammatici a Milano e pere l’allora Teatro Sperimentale di Firenze. Nel dicembre 1941 la rivista Domus, diretta da gio Ponti, pubblicava la Casa-Laboratorio Nichi Chini, in via Villasanta Riva, di fronte alla attuale R.A.I. La bella linea razionalista degli equilibrati volumi
rivestiti di Sarizzo grigio e nero, la rende tuttora di grande attualità. È probabilmente la prima realizzazione importante, progettata da Varisco insieme all’architetto Pepp Calderara e all’ingegnere strutturista Giorgio Keffer. Si erano associati nel 1938 nello studio CKV, rimasto attivo oltre il dopoguerra e dal quale sono uscite molte altre architetture, tra le quali il Gruppo Rionale “Crespi” accanto alla casa Chini e il cinema di Seveso. Grazie alla sua originale e inconfondibile forma razionalista, il garage di via De Amicis è I’opera più conosciuta di Varisco. Era stato realizzato nell’immediato dopoguerra con cemento armato in vista. I calcoli statici vennero affidati all’ingegnere Mario Guerci. Restaurato dieci anni fa e ampliato nel sotterraneo, è stato rivestito con dei pannelli protettivi contro la corrosione dello smog. Questo intervento non ne ha sostanzialmente alterato l’estetica. Il complesso residenziale di via Cadibona propone una originale soluzione planivolumetrica, che consente di ridurre il numero di ascensori e scale, servendo più fabbricati. Le originali facciate a risega consentono di ottenere il migliore orientamento. Il quartiere di via Palmanova dimostra come sia stato possibile in una casa-torre servire dieci appartamenti per piano con una sola colonna di scale. Tra le opere più recenti non è possibile dimenticare, sempre a Milano, la Casa - Studio dello scultore Francesco Messina. È stata ricavata nel 1970 dal salvataggio e dalla trasformazione della chiesa sconsacrata seicentesca di San Sisto al Carrobbio. L’intensa attività di architetto non impedì a Varisco di accettare importanti incarichi direttivi e di insegnamento. Fin dal 1937 lo troviamo docente di Geometria Descrittiva e Scenografia presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, prima come assistente e poi come professore fino agli anni sessanta. Dal 1958 al 1980 è stato Titolare della Cattedra di Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera, di cui fu Direttore nel periodo 1960-70. Risolse allora l’annoso problema di mancanza di spazio realizzando le luminosissime aule del Liceo Artistico, le “serre” di fronte all’Orto Botanico di Brera. Venne quindi chiamato a dirigere gli Allestimenti Scenici del Teatro alla Scala. Vi rimase fino al 1978. È opera sua la bella sede di una banca, in via Verdi, al fianco della Scala.
Il canile posto all’intemo del Parco Meier in via Peduzzi a Tremezzo, sul Lago di Como, è un lavoro di pregevole bellezza scaturito dalla collaborazione dell’architetto Pietro Lingeri col suo committente, il signor Roberto Meier. Come tutti i proprietari di ville e giardini, il signor Meier possedeva dei cani adibiti alla “guardia”, e accuditi dai giardinieri-custodi che li lasciavano liberi dal tramonto all’alba, e li tenevano legati di giorno, affinché non ostacolassero il loro lavoro e disturbassero il riposo dei signori. Per i suoi cani, dei pastori tedeschi, il proprietario volle un canile che li proteggesse dal freddo e dalla pioggia, e si inserisse armoniosamente nel giardino di piante pregiate, dove il Lingeri aveva già edificato la serra in ferro e vetro, sistemato artisticamente la casa del custode, e creato il giardino a lago, sfruttando abilmente la posizione panoramica, inserendo i suoi lavori scenografici in un contesto naturale unico. A nome del proprietario, il custode Giuseppe Geninazza informò il Comune dell’intenzione di costruire un canile “come da presentato disegno” andato purtroppo perduto (1), sicuramente firmato dall’architetto di fiducia. L’elegante costruzione a pianta circolare con tetto piatto a terrazzo recintato da un muro coperto di coppi come la tettoia sottostante, ambedue in funzione di cornice dello spazio decorato con l’iconografia del levriero in puro stile anni Venti, si trova poco distante dal campo da tennis, realizzato in un secondo tempo, ed è pavimentato all’esterno con ciottoli genovesi bicromi. Il campo da tennis venne creato dopo l’acquisto della proprietà ex-Peduzzi e la demolizione dell’antico Collegio, avvenuta nel dicembre 1928 (2) per aderire ad uno sport, in quegli anni, molto in voga. Oltre alla orinai celebre Quinta messa come muro decorativo (3), risentono dell’adesione del Lingeri al gusto “novecentista”, il chioschetto rettangolare adibito a bar, con bancone rotondo e i dipinti del De Amicis, raffiguranti angioletti che giocano a tennis e scene della vendemmia; le panchine in forme diverse, tutte moderne; le nicchie e gli sfondati ornati con colonne e sfere; lo zig-zag dei muri della proprietà. Tutto testimonia l’abilità di un uomo attaccato alle sue origini provinciali, ma aperto a esperienze innovative che sa ben coniugare con l’antica tradizione degli stuccatori e decoratori del Lago di Corno, i famosi Maestri Comacini.
A. D.
Lucia Pini
Il parco Meier di Tremezzo Opere di un Lingeri ancora sconosciuto
Note 1. Lettera dell’1 agosto 1927. 2. Ufficio Imposte Dirette di Menaggio, Tremezzo, Fabbricati 4. 3. Lettera della signora Angela Severini Meier del 6 gennaio 1929.
Chiosco rettangolare adibito a bar del campo da tennis.
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Particolare del chiosco adibito a bar; si intravedono sul bancone i dipinti del De Amicis rievocanti la vendemmia.
Panchina di gusto “novecentista”.
Canile a pianta circolare con l’iconografia del levriero.
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dì, in occasione dei 150 anni dalla sua nascita, uno spazio e un’attenzione mai prima dedicata a nessun artista, neppure al prediletto Mirò. Hinterland
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Rassegna a cura di Manuela Oglialoro
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Architettura E Gio disse: “Il Pirellone non mi soddisfa. In un’intervista del ’74, Ponti raccontava che il progetto originario era stato modificato a causa dei calcoli dei tecnici (da “Il Giornale” del 20.5.02) Il Pirellone deve essere restaurato. Chi riprenderà in mano gli antichi progetti, oggi preziosi quasi come antiche icone? Se fosse ancora in vita, l’Architetto Gio Ponti sarebbe già al lavoro, anzi avrebbe già trovato le soluzioni. Il Pirellone è una sua invenzione, un’idea insomma, così come furono le bottiglie morandiane e la sedia superleggera (…) non era completamente soddisfatto del Pirellone, non rispondeva del tutto ai suoi intenti, ma gli esperti non erano riusciti a far stare in piedi il suo progetto così come l’aveva concepito. Le operazioni di restauro? Nel rispetto della tradizione. Seminario al Politecnico sul futuro della struttura. E una tesi di laurea potrebbe dare le prime linee guida (da “Il Giornale” del 20.5.02) Prove tecniche per il Pirellone. Intorno al capolavoro di Gio Ponti, vittima di un tragico quanto paradossale incidente aereo, fervono le ipotesi di restauro. Su questo tema il Politecnico ha tenuto un seminario dal titolo ”Grattacielo Pirelli: il restauro possibile”. L’incontro ha preso spunto da un lavoro di tesi di tre ragazzi, Andrea Spinelli, Luca Romanò e Daniele Serra. Lo studio compiuto dagli studenti, prima che avvenisse il drammatico incidente che ha gravemente lesionato il grattacielo, è interessante in quanto diventa guida e strumento per un primo punto di partenza del restauro dell’opera di Ponti. Il visionario di Barcellona (da “Il Giornale” del 27.4.02) Oggi le guide turistiche definiscono Barcellona “la città di Gaudì” ma non è stato sempre così. Questo genio isolato dell’architettura, che ha dato a Barcellona una fisionomia talmente originale forte da metterne in secondo piano tutti gli altri aspetti artistici e urbanistici, fu per molto tempo misconosciuto e considerato un personaggio bizzarro e anomalo. Una situazione che sembra impossibile nella Barcellona del 2002 che sta dedicando a Gau-
Così rinascerà la Villa Reale. Accordo firmato, restauro da 21 milioni di euro. Intesa fra ministero dei Beni culturali, Pirellone, comuni di Monza e Milano: sarà sede di rappresentanza della Regione (da “la Repubblica” del 21.5.02) Musei, esposizioni, sede di “alta rappresentanza” per la Regione e gli altri enti proprietari. Questo il futuro della Villa Reale di Monza, già residenza estiva di Casa Savoia che da tempo ha bisogno di corposi interventi di ristrutturazione. I lavori, con l’appalto del primo lotto, dovrebbero partire a metà dell’anno prossimo. L’operazione restyling costerà quasi 21 milioni di euro: 17 e mezzo serviranno per il recupero e la valorizzazione dello storico edificio progettato dal Piermarini, il resto per la sistemazione degli annessi giardini. Lo prevede l’accordo di programma siglato ieri al grattacielo Pirelli tra il ministero dei Beni culturali, la Regione, i Comuni di Milano e Monza, la Provincia, il Consorzio Parco regionale della Valle del Lambro, l’Agenzia del Demanio. Falck, dall’altoforno al parco del futuro (da “la Repubblica” del 7.5.02) Due miliardi di euro per fare delle acciaierie Falck di Sesto San Giovanni un grande parco da 600 mila metri quadrati, da integrare con il vicino parco della media Valle del Lambro, creando un immenso polmone verde per Milano e l’intero Hinterland. È il progetto presentato dalla commissione di esperti nominata dalla Pasini immobiliare, il gruppo che un anno e mezzo fa ha acquistato dalla famiglia Falck l’intera area per 447 miliardi di lire, circa 230 milioni di euro. Il progetto, firmato dall’Architetto Mario Botta, con la collaborazione del professor Alessandro Balducci del Politecnico, si propone di riconsegnare ai sestesi ma anche ai milanesi, un’immensa area di un milione e mezzo di metri quadrati, interamente dismessa dal ’96. Infrastrutture L’autostrada che non c’è, incubo della Maremma. Scontro sul tracciato: il ministro punta sulle colline dietro Capalbio, la Regione non vuole allontanarsi dalla costa. Deciderà Berlusconi (da “la Repubblica” del 3.6.02) Il “partito del no” questa volta ha detto sì. Anzi ne ha detti sei. E così tutto il fronte ambientalista - da Legambiente al Wwf e Italia Nostra - è sceso in campo compatto contro il progetto dell’autostrada Grosseto-Civitavecchia che dovrebbe attraversare la Maremma, ultimo eden pressoché incontaminato del Bel Paese, per ampliare il cosiddetto “corridoio tirrenico” sulla fascia orientale della Penisola. Per contrastare entrambe le proposte sul tavolo, un tracciato esterno lungo la costa e uno interno in collina, gli ecologisti dicono sì innanzitutto all’adeguamento del-
l’Aurelia; poi sì “all’abbandono definitivo delle due sciagurate ipotesi autostradali”; alla protezione dell’ambiente maremmano e delle sue attività turistiche e agricole; alla modernizzazione dei collegamenti stradali tra la costa e l’interno; al potenziamento del trasporto delle merci su treno e nave; e sì infine “a una qualità di vita migliore per tutti”. Milano Territori in movimento. Quartieri e zone una volta connotati cambiano repentinamente identità (da “Il Sole 24 Ore” del 28.4.02) Milano è profondamente cambiata nel corso degli ultimi 30 anni. Ha perso circa un terzo dei suoi abitanti (da quasi 1.750.000 nel 1973 a 1.182.000 nel 2001), più delle altre grandi città europee di pari rango (…) Alcuni significativi interventi che costellano le periferie non sembrano contribuire ad affrontare questi problemi (…) Ma c’è anche un’altra Milano che faticosamente si fa spazio, che è importante rendere visibile, recentemente esplorata da un progetto di ricerca Murst. Una città fatta di progetti e iniziative, in larga parte auto organizzati, spesso informali, che superando notevoli ostacoli riescono ad assumere solidità e maturare capacità di rigenerazione. Esperienze che affrontano gravi problemi di disagio e di emarginazione, come quelle del Comitato inquilini del quartiere Molise-Calvairate, o dell’Associazione Naga che presta assistenza agli immigrati che vivono nelle aree dismesse. Parcheggi, eterno miraggio. Diciassette progetti, neppure un colpo di piccone (da “la Repubblica” del 16.5.02) Cinque anni di giunte Albertini, 19972002, senza che si sia visto un solo cantiere per un nuovo autosilos in centro. Palazzo Marino ha prodotto progetti, bandi di gara, iter, promesse. Ma non un solo posto auto nella cerchia dei Bastioni. Qualche numero per capire. I parcheggi pubblici a rotazione ad esempio, sono in tutta Milano undici per un totale di 4.550 posti auto. Ma di posti ne servirebbero, conto ufficiale del Comune, almeno 36.400. Gli ultimi di questi silos sono stati inaugurati a inizio Anni Novanta. Poi il nulla. La prima giunta Albertini ha iniziato le procedure per 17 aree (4.500 posti auto). Ma a oggi solo una, piazza Meda, sulla carta è a buon punto e si potrebbe veder realizzato l’autosilos nel 2005-06. Milano fa rima con Oxford: avrà il campus universitario (da “Il Giornale” del 8.5.02) Milano imita Oxford e Cambridge. La nostra città avrà infatti un college universitario sullo stesso modello dei famosi istituti inglesi e americani. Inizialmente saranno disponibili 150 posti che, a progetto ultimato, diventeranno 500. I lavori cominceranno in agosto e le aule apriranno in gennaio per gli studenti degli ultimi anni. Accadrà grazie ad un complesso di 23mila metri quadri dislocati in zona Famagosta, attorno a San Vigilio dove già sorge un primo edificio di 2.800 metri quadri progettato negli anni ‘70
dall’architetto Zanuso e che attualmente ospita la Fondazione Giordano Dell’Amore. Mediateca, battesimo nel 2003. Sbloccato l’allestimento della ex chiesa di Santa Teresa (da “la Repubblica” del 21.5.02) Verrà aperta fra poco più di sei mesi la prima biblioteca senza libri della città, quando si concluderanno i lavori di recupero funzionale della ex chiesa di San Giuseppe e Santa Teresa, destinata ad ospitare la sede della futura Mediateca di Santa Teresa, un progetto in discussione da molti anni e che arriva finalmente a conclusione. L’edificio diventerà non solo la sezione digitale della Braidense ma un vero e proprio centro di raccolta, catalogazione e consultazione di tutto il sapere disponibile su reti informatiche e di quanto viene prodotto dall’editoria elettronica. La mediateca si svilupperà su tre piani, con oltre 150 postazioni di lavoro dotate di moderne attrezzature multimediali. Parchi Inchiesta sul verde pubblico. Perquisizioni a Palazzo Marino per l’appalto sui parchi (da “la Repubblica” del 24.5.02) Un corsorzio discusso, un appalto da 60 milioni di euro, un migliaio di lettere di protesta da parte dei cittadini, e 13 milioni di metri quadrati di parchi e giardini da curare. Eccoli, riassunti in poche cifre, gli elementi su cui si basa l’ultima inchiesta della procura. Al centro di tutto, un tema da sempre e da tutti ritenuto vitale per la città: il verde pubblico sullo sfondo, la Global Service, un sistema di imprese, nato cresciuto sull’asse Italia-Francia, sul quale la magistratura vuole ora vederci chiaro. Pianificazione Ok di 188 comuni al piano regolatore della Provincia (da “Il Giornale” del 8.5.2) Con il 53 per cento di pareri favorevoli, dopo più di due anni e 300 incontri, il Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) ha raggiunto il primo traguardo. I 188 comuni della Provincia hanno dato il via libera alla proposta del Presidente Ombretta Colli e dell’assessore alla Pianificazione del Territorio Marco di Tolle. Il Piano è uno strumento di programmazione per il coordinamento e l’indirizzo delle scelte necessarie allo sviluppo del territorio. La caratteristica principale del Piano è di non essere stato redatto come un piano regolatore tradizionale, con regole fisse e immutabili, ma come un “progetto” aperto e flessibile: non punta a pianificare il territorio nei dettagli, ma disegna il quadro delle scelte strategiche, in grado di adeguarsi alle situazioni e alle esigenze più imprevedibili. Sul fronte ambientale, il Piano prevede la ricostruzione della rete ecologica provinciale: degli 80 varchi ecologici censiti, 30 versano in pessime condizioni e hanno bisogno di interventi di tutela. Sono componenti paesaggistiche: alberi monumentali, fontanili, beni culturali.
a cura di Antonio Borghi I luoghi-simbolo di Milano, seconda parte: la torre Branca e l’eredità del Duce Altro simbolo di Milano potrebbe diventare la Torre Branca, della cui riapertura davano notizia le cronache milanesi dei principali quotidiani all’inizio di febbraio, ognuno a suo modo. Cominciamo con il resoconto di Pierluigi Panza sul “Corriere della Sera” dell’8 febbraio, intitolato Da domani i primi visitatori. In primavera la sistemazione del ristorante. “Non sarà la torre girevole dell’Alexanderplatz di Berlino e tanto meno la Torre Eiffel dei Campi di Marte a Parigi, ma da domani la Torre Branca di Milano, più nota qui come Torre del Parco, riaprirà al pubblico. ‘È stata restaurata grazie alla sinergia tra pubblico e privato’, ha dichiarato il vicesindaco Riccardo De Corato, ‘per diversificare, qualificare e rendere più ampio l’ambito nelle proposte offerte a cittadini e ai turisti per vivere piacevolmente Milano’. La torre, denominata alla nascita Littoria, fu innalzata in occasione della Quinta Esposizione Triennale delle Arti Decorative su progetto del grande architetto milanese Gio Ponti. Inaugurata il 10 agosto 1933, è stata riaperta al pubblico per la prima volta nell’estate del ‘97, in seguito al restauro effettuato dalla società Fratelli Branca che, per convenzione con il Comune, ne ha in concessione l’esercizio in esclusiva dal 2001 per 29 anni. Offre una visio-
ne panoramica sul Parco Sempione, con l’Arco della Pace da una parte e il Castello Sforzesco dall’altra. L’ascensore panoramico consente di salire, in un minuto e mezzo, i 99 metri che dividono il suolo dal locale belvedere. Peccato che al suolo, pochi metri distante, ci sia la fontana I bagni misteriosi di De Chirico ancora in attesa (dovrebbe partire con la bella stagione) di restauro. E sempre in primavera aprirà anche il nuovo ristorante bar della torre, realizzato però a terra e non, come un tempo, alla sommità, e ispirato alla modularità degli elementi strutturali della struttura architettonica. Alla sommità non si può più realizzare per motivi di sicurezza, in quanto i Vigili del fuoco non potrebbero raggiungere la sala del ristorante autonomamente dall’esterno ma solo attraverso l’ascensore. Fino ad aprile, l’apertura al pubblico sarà di due giorni alla settimana: mercoledì e sabato, dalle ore 9 alle ore 16. Da aprile a settembre è prevista la visita per 4 giorni alla settimana dalle 11 alle 18. Con questo progetto, la Branca intende riconsegnare alla città un ‘simbolo di un fermento creativo proiettato nel futuro’ come fu, in parte, l’architettura degli anni Trenta precedente il ‘ritorno all’ordine’ invocato dal Fascismo. Il vicesindaco spera che il recupero della Torre del Parco possa ‘arricchire l’area intorno al Parco Sempione di un nuovo polo di attrazione’. Un polo che potrebbe effettivamente decollare soprattutto se la Triennale riuscirà ad incentivare iniziative anche serali nel campo della moda e del design e se ri-
uscirà a coordinare un intero sistema costituito da un teatro (Il Teatro dell’arte) una discoteca (l’Old Fashion) e, appunto, la Torre Branca. Un desiderio della Triennale, però, è di ritornare in possesso dello spazio ora dell’Old Fashion appena scadrà il contratto di locazione. ‘La collaborazione con la Branca’, ha concluso De Corato presentando l’intervento, ‘partecipa alla valorizzazione del Parco, un’area cara ai milanesi per la quale il Comune ha investito dal ‘97 ad oggi, 20 miliardi, realizzando, tra altri interventi sul verde, nuove aree gioco per i bambini e l’impianto di videosorveglianza’.” Partecipe e poetico l’articolo di Anna Cirillo su “la Repubblica” del 10 febbraio intitolato Bentornata vecchia torre - dopo trent’anni riapre il belvedere di Milano. Da ieri i visitatori possono salire a quota 99 metri sull’impianto disegnato nel ’33 da Giò Ponti. “Visti così, dall’alto, il Castello Sforzesco e l’Arco della Pace sono come giocattoli per bambini, il Duomo, diafano e fatato, quasi un corpo anomalo ed estraneo alla città. E poi l’Arena, il Pirellone, la torre Velasca, la distesa sorprendentemente verde, puntinata di marmi bianchi del Monumentale e un grande mare di tetti con insospettabili terrazze. Se la giornata è bella persino il Resegone. Dalla torre Branca si domina Milano, sembra di poterla avere tutta tra le mani. 108 metri di altezza, cento centimetri meno della Madonnina, la torre costruita nel ’33 su disegni di Gio Ponti a Parco Sempione, di fianco alla Triennale, dopo trent’anni riapre al pubblico. Un veloce ascensore porta i visitatori a quota 99 metri, nel Belvedere chiuso da vetri che offre uno sguardo a 360 gradi. Ieri, prima giornata d’assaggio un po’ in sordina, gli ospiti sono stati 150, compreso il vicesindaco De Corato, venuto a vedere un’opera che, come ha detto ed è vero, nel suo complesso aiuta a qualificare tutta l’area e ‘funzionerà come polo d’attrazione’. Alla base della torre una bella struttura semicircolare in cristallo e acciaio, completamente trasparente, con pavimento in legno di tek, costruzione recentissima disegnata dall’ingegner Giovanni Meriggi e dall’architetto Fiammetta Raveggi, ospiterà un bar e un ristorante, che funzionerà probabilmente anche di sera con tavolini all’aperto. L’inaugurazione ufficiale è prevista in primavera, una volta completati i lavori del ristorante-serra che si affaccia sul parco ed è sufficientemente lontano dalla strada in modo da assicurare tranquillità in mezzo al verde. Una condizione particolarmente felice, non facile da trovare a Milano. La torre Littoria in tubi d’acciaio, di modernità quasi sfacciata per quei tempi, fu costruita a tempo di record, due mesi e mezzo, in occasione della V mostra Triennale. In cima, nel belvedere, aveva anche un piccolo bar. Ma negli anni Sessanta cominciò ad avere qualche problema di vibrazioni, fino a
quando, nel 1972, fu dichiarata inagibile e chiusa. Nel 1985 il Comune ha dato in concessione alla società Fratelli Branca la torre per il restauro, una concessione che durerà ancora per i prossimi 29 anni. Solo nel ’97 i milanesi poterono salire sulla torre, riaperta in via sperimentale, per i due mesi estivi. Ma l’infrastruttura non era ancora a posto con le norme di legge: mancavano i servizi igienici e la biglietteria, opere che sono poi state realizzate nel corso degli anni.” Riportiamo infine la versione che dello stesso evento ci offre Gioia Locati dalle pagine de “Il Giornale” dell’8 febbraio, mettendo in luce altre “specificità” della torre. Domani riapre la Tour Eiffel meneghina – fu Mussolini a volerla nel ‘33. “La Torre Littoria fu inaugurata il 10 agosto del 1933 per celebrare Milano, capitale industriale sotto il fascismo, eretta a pochi metri dal palazzo della Triennale, in occasione della V mostra delle arti decorative, la torre è stata disegnata dall’architetto Gio Ponti: un intreccio di tubi targati Dalmine (che l’industria offrì gratuitamente al regime) su base esagonale, che salgono su e su fino a coprire 108 metri di spazio aereo. ‘Agile, snella, ardita e svettante’ commentavano i giornali dell’epoca di fronte al nuovo monumento. Si dice che Mussolini avrebbe voluto farla salire di più, ma per non offendere i credenti suggerì all’architetto di non superare la Madonnina, simbolo della fede oltre che della città (…) Torna un angolo panoramico di Milano. Quello che svetta a 108 metri dal cemento e nelle giornate di cielo azzurro ci regala anche il profilo delle Alpi. La torre Branca, ex Littoria o ‘Tour Eiffel del Parco Sempione’. (…) Quella che vedremo sabato sarà in un certo senso la proiezione futuristica della torre Littoria voluta dal Duce nel 1933, ‘agile, snella, ardita e svettante’. Mussolini l’avrebbe desiderata altissima ma, per rispetto della religione, fermò l’architetto Gio Ponti: la Littoria non deve superare la Madonnina. Fu così che restò più bassa di circa un metro. Negli anni Cinquanta-Sessanta si eliminò il nome di Littoria e la torre venne detta semplicemente ‘del Parco’. Nel 1972 il monumento chiuse perché considerato inagibile. È negli anni Ottanta che entrò in gioco la famiglia Branca, propose di riattrezzare e gestire l’eredità di Mussolini. Ci vollero tempi, studi, progetti e denari, alla fine Palazzo Marino approvò la convenzione con la fabbrica del Fernet.” A parte il tono ossessivamente nostalgico dell’intera rievocazione, che conferisce a Mussolini ed al suo regime ogni merito riguardo all’edificazione di questo monumento, vorrei sapere dove la solerte giornalista è andata a pescare l’esilarante definizione di “Tour Eiffel meneghina” e se le pare davvero così opportuno identificarla in una qualsiasi “eredità di Mussolini”.
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Libri,riviste e media a cura della Redazione
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Enrico Mantero Architettura a cura di Federico Bucci Unicopli, Milano, 2002 pp. 176, € 20,00 Massimo Martignoni Gio Ponti. Gli anni di Stile 1941-1947 Abitare Segesta, Milano 2002 pp. 140, € 18,00 Marco Romanelli con la consulenza di Lisa Ponti Gio Ponti, a world Abitare Segesta, Milano 2002 pp. 156, € 26,00 (in inglese) F. Lechi, G. G. Negri, D. Paparoni, L. Spagnol fotografie di Vincenzo Castella Campi di colore collana “Paesaggio lombardo” Electa, Milano, 2002 pp. 144, € 39,00 Maria Bonaiti Architettura è. Louis I. Kahn, gli scritti Electa, Milano, 2002 pp. 180, € 27,00 Isabella Romanello Il colore: espressione e funzione Hoepli, Milano, 2002 pp, 168, € 15,50 Kenneth Frampton Labour, Work and Aechitecture: Collected Essays and Writings, 1964-2001 Phaidon, New York, 2002 pp. 352, $ 49,95 Silvia Suardi Michele De Lucchi. Dopotolomeo Skira. Milano, 2002 pp. 124, € 28,00 Stefano Guidarini Ignazio Gardella nella architettura italiana. Opere 1929-1999 Skira. Milano, 2002 pp. 262, € 22,00
Classicità di Villa Crespi
I mille volti di Milano
Mediolani mediocritas
La scelta di dedicare un numero monografico a Villa Crespi vuole da una parte dimostrare il carattere esemplare dell’opera, dall’altra la continuità della ricerca definettiana sulla villa urbana sperimentata già nei progetti residenziali milanesi; la sua riedizione, in seguito a pochi altri contributi critici, tra cui il catalogo della mostra del ‘81, sembra la riconferma del suo significato autonomo rispetto agli orientamenti storiografici e architettonici contemporanei. Il libro non sembra tuttavia orientato a una nuova interpretazione dell’opera di De Finetti, in grado di approfondire, ad esempio, la sua singolarità rispetto al contesto storico e al tema della villa isolata. La via prevalentemente descrittiva seguita dagli autori, coerente all’impostazione editoriale della collana, non riesce a tradursi in uno sforzo ulteriore di interpretazione e analisi necessaria a comprendere la sua logica compositiva interna. Forse il suo ridisegno o l’impiego di schemi grafici comparativi sarebbe sufficiente a ricostruire il progetto dal punto di vista del suo impianto e della sua sezione (la sala a doppia altezza), dei suoi rapporti volumetrici (l’incastro tra corpo principale tripartito e ali laterali), delle sue scelte costruttive (l’uso insolito del mattone) e di decoro (l’ordine gigante a fasce), del suo orientamento, infine, rispetto ai rapporti, solo accennati, con il paesaggio circostante (il bosco, il sistema dei campi e delle rogge). Da qui forse la possibilità di ritrovare nuove genealogie di esempi, in grado di specificare più puntualmente i riferimenti al mondo classico (dai Romani al Palladio, da Schinkel a Loos) e i caratteri duraturi del progetto.
John Foot, docente al London University College, aderisce all’ampia corrente di pensiero che interpreta le metropoli contemporanee come un collage di eterogenei frammenti, ed applica questa metodologia anche alla città di Milano componendo un interessante mosaico a partire dallo sguardo di cineasti, fotografi, romanzieri e drammaturghi, saggisti e studiosi di varie discipline, con una trattazione “generalista” adatta ad un’opera divulgativa e di piacevole lettura. Milano viene affrontata come metropoli multiculturale, capitale mondiale della moda e del design, sede delle maggiori concentrazioni del potere mediatico italiano, luogo di produzione e sperimentazione politica, sociale, artistica ed urbanistica. Un capitolo è dedicato al tema delle periferie milanesi: “La periferia è quel luogo dove ci si perde facilmente, dove tutto è uguale, dove non c’è connessione con la vera identità della città di cui la periferia è formalmente parte (la parte dove vivono la maggior parte dei cittadini). Questa è la periferia-labirinto, un ammasso di case tutte uguali e strade dove campeggia l’indicazione Milano centro, ma che in realtà portano sempre sul sistema delle circonvallazioni, mentre nessun segnale indica Milano Periferia”. Il metodo di analisi adottato, la critica alla vecchia contrapposizione centro/periferia basata sullo stereotipo della città storica, ma anche quella dell’abuso e banalizzazione della definizione di “non-luogo” che ha portato Marc Augè alla notorietà, derivano e si richiamano spesso alle letture di Motta e Pizzigoni, Boeri e Martinotti, Branzi e Zardini, ed altri autori contemporanei ai cui studi John Foot si riferisce, riconosce loro una autentica e meditata attenzione alle questioni delle periferie, finalizzate all’indicazione di criteri progettuali in grado di risollevarne le sorti.
L’Assimpredil (Associazione Imprese Edili Lombarde) pubblica su CD una raccolta di fotografie su Milano di Federico Brunetti con testo introduttivo di Piero Torretta e saggi di Marco Biraghi e dello stesso Brunetti. Al CD è allegato un port-folio con dodici stampe fotografiche in formato 30x40. Il CD consente una navigazione con itinerari che rappresentano la struttura con la quale il lavoro è pensato. Milano è qui descritta attraverso dodici sguardi differenti che coincidono con temi architettonici (la città civile, la città storica, la città in espansione…) e con temi metaforici (la città non, la città congestionata, la città iperbolica…). Il lavoro offre una prospettiva particolare su Milano, in cui la città appare descritta in quella “mediocrità” di cui Biraghi parla nel saggio introduttivo come caratteristica positiva della città. Caratteristica ben rappresentata da sguardi che colgono una città sempre ritratta - anche nei suoi aspetti monumentali - in momenti della sua vita “normale”, con il traffico, le persone: città che ha una sua bellezza, forse proprio data da una pulsione costante alla modificazione e dall’intendere anche il carattere monumentale come questione che riguardi più la forma urbana nel suo complesso che il singolo edificio. La Milano “senza qualità” è allora il paradigma della città contemporanea, in cui la descrizione è possibile solamente a partire da un continuo sovrapporsi di descrizioni e di attenzioni, analisi che si appoggi sempre più a quella molteplicità di sguardi che ha rapporti con le diverse tecniche di rappresentazione, di cui anche la fotografia potrebbe - come appare in questo lavoro - far parte in maniera maggiormente architettonica. Milano ne risulta così un testo continuamente interpretabile, possibilità da non lasciare evidentemente solo al dinamismo costruttivo ma da sperimentare innanzitutto con una continua e analitica attenzione descrittiva.
Antonio Borghi
Maurizio Carones
John Foot Milan since the miracle. City, Culture and Identity Berg, Oxford New York, 2001 pp. 240, € 32,00
Marco Biraghi, Federico Brunetti Le stagioni del costruire Assimpredil, Milano, 2001 edizione fuori commercio
Michele Caja
Laura Mancini, Vittorio Notari Giuseppe De Finetti. Villa Crespi Alinea, Firenze, 2002 pp. 36, € 6,50
Neoclassicismo: un’altra mostra Neoclassicismo in Italia da Tiepolo a Canova Milano, Palazzo Reale 2 marzo - 28 luglio 2002
a cura di Ilario Boniello e Martina Landsberger
Rassegna mostre
Rassegna seminari
Tendenze del vivere contemporaneo Milano, ISAD Istituto superiore di architettura e design via Orobia 26 13 giugno – 30 settembre 2002
Città e campagne del Ticino. Idee di architettura per costruire nuovo paesaggio Terzo seminario di progettazione architettonica e urbana Vigevano, Castello di Vigevano 30 agosto – 14 settembre 2002
Zaha Hadid. Opere e progetti Roma, Centro nazionale per le arti contemporanee via Guido Reni 8/10 10 maggio – 11 agosto 2002 L’ombre del genio. Michelangelo e l’arte a Firenze dal 1537 al 1631 Firenze, Palazzo Strozzi piazza Strozzi 13 giugno – 29 settembre 2002 Edil levante abitare Bari, Fiera del Levante lungomare Starita 8 – 16 settembre 2002 Abitare il tempo Verona, Quartiere fieristico 16 – 23 settembre 2002 Il ritorno dei giganti Milano, Fondazione Mazzotta Foro Bonaparte 50 21 giugno – 8 settembre 2002 Dubuffet e l’arte dei graffiti Brescia, Palazzo Martinengo via Musei 30 26 maggio – 6 ottobre 2002 Sonia Delaunay, L’atelier Simultanè, 1923-1934 Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa Galleria di piazza San Marco 15 giugno – 14 ottobre 2002 Carlo Carrà. Il realismo lirico degli anni Venti Aosta, Centro Saint-Bènin via Festaz 27 22 giugno – 3 novembre 2002 Glassway. Le stanze del vetro. Dall’archeologia ai giorni nostri Aosta, Museo Archeologico Regionale piazza Roncas 1 15 giugno – 27 ottobre 2002 Pianpiano. Il lavoro dello studio Piano design Cantù, Riva R1920 Centre via Bergognone 12 fino al 6 ottobre 2002 Next. Biennale di Venezia. Mostra Internazionale di Architettura Venezia, giardini di Castello e Arsenale 8 settembre – 3 novembre 2002
Palladio e le parole. Il racconto dell’architettura dal cinquecento al novecento Vicenza, Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio 11 – 21 settembre 2002 Summer Academy for mediterranean solar architecture Roma, Università degli Studi di Roma Tre 29 luglio – 10 agosto 2002 Progettare per tutti senza barriere architettoniche Cassino, Università degli studi di Cassino 17 ottobre – 19 novembre 2002 Dal mare ai centri storici Laboratorio di progettazione, Sibari 15 – 28 settembre 2002 Designing the exhibition Milano, Domus Academy via Savona 97 25 giugno – 12 settembre 2002 Progettazione e gestione delle strutture per la scuola superiore e l’università Corso di formazione permanente Politecnico di Milano, Dipartimento di progettazione dell’Architettura via Durando 10 13, 20, 27 settembre; 4, 11 ottobre 2002
Nelle sale di Palazzo Reale (alcune riaperte per l’occasione) è in corso una grande rassegna sulla produzione artistica della seconda metà del ‘700 in Italia. La mostra definisce nelle intenzioni un ciclo storico concluso, compreso tra l’opera di Tiepolo, il precursore della nuova estetica, e quella di Canova, il sommo artefice del rinnovamento del gusto e affronta il tema da una molteplicità di punti di vista. Da quelli più generali e conosciuti, come il rapporto con l’antico e con il paesaggio, a quelli più puntuali e inediti, come il ruolo sociale delle arti e la consapevolezza degli artisti, o la questione della formazione e della scuola. Quattro grandi opere di Tiepolo introducono alla pittura sacra e anche, con il Mecenate presenta le Arti liberali ad Augusto dell’Ermitage, alla rassegna complementare sulla pittura storico/mitologica. Le sezioni conclusive sono dedicate alle singole realtà regionali: la Roma papale, la Napoli borbonica, la Toscana degli Asburgo-Lorena, il Ducato di Parma, il Regno di Sardegna, la Milano degli Asburgo. Mostre nella mostra, un po’ costrette, che portano in primo piano il tema della produzione manifatturiera “in stile”, indispensabile corollario alla vita di corte ma anche importante cimento socioeconomico della cultura illuminista. Attraverso le diverse sezioni si articola, infine, il percorso della scultura, che culmina nella Sala delle Cariatidi, con il lavoro di Canova. È strano che in una rassegna come questa, con delle intenzioni evidenti di concentrazione e completezza, e che si sforza di costruire, attraverso un percorso che incrocia evoluzione dell’arte
e della società, una lettura “etica” e non estetica del neoclassicismo, sia assente (non giustificata) l’architettura. Non le rovine dell’architettura, reali o ideali (che fanno da fondale ai paesaggi di Bacigalupo e Mengs, o ai ritratti di Kauffmann e Batoni), né l’architettura antica, greca o romana (l’Interno Tempio di Nettuno a Paestum di Joli, le vedute di Benevento di Panini); e neppure l’architettura alla maniera degli antichi (basti pensare alla Veduta ideale di Vicenza con celebrazione allegorica di Andrea Palladio di Zuccarelli, o al Capriccio romano con arco trionfale, la piramide di Caio Cestio, S. Pietro in Vaticano e Castel Sant’Angelo, di Bellotto e Zuccarelli, per rendersi conto dell’indissolubile legame che unisce l’architettura classica a quella dei maestri del Rinascimento). No. L’architettura antica è presente, documentata anche con l’esposizione di alcuni volumi di incisioni che illustrano la riflessione teorica che accompagna lo studio delle rovine. C’è tutta l’architettura classica, ma non quella neoclassica, cui si accenna solo per inciso nei pannelli introduttivi delle sezioni monografiche sulle corti. Per esempio al ruolo di Piermarini a Milano (nello stesso Palazzo Reale) o a quello di Petitot a Parma, nel processo di rinnovamento dell’architettura, dal punto di vista dello stile, ma soprattutto del significato civile degli edifici nella trasformazione delle città e degli spazi urbani voluta dalle monarchie illuminate. Non solo residenze reali e casini di caccia, ma anche istituzioni per la cultura, attrezzature per il verde pubblico e lo svago, strutture sociali e assistenzialistiche, che esprimono nella concretezza delle realizzazioni quello straordinario afflato civile, quell’unità di intenti e di obiettivi, che è anche la ragione prima dell’unità di linguaggio che le caratterizza. Un’unità forse mai più raggiunta. Ma questa è un’altra mostra. Silvia Malcovati
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Informazione
Mostre e seminari
Verso il moderno Da Puvis de Chavannes a Matisse e Picasso – verso l’arte moderna Venezia, Palazzo Grassi 9 febbraio - 16 giugno 2002
Informazione informazione
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L’esposizione, curata da Serge Lemoine, ha voluto presentare in maniera innovativa la nascita e lo sviluppo dell’arte del Novecento, mettendo in evidenza concatenazioni di genealogie, anche impreviste, molto lontane da punti di vista convenzionali. La mostra si prefigge di documentare questa “catena” (non di certo evolutiva) con ampiezza e precisione; percorre (e seleziona) la storia dell’arte moderna, usando l’opera di Puvis de Chavannes come antecedente logico di alcuni protagonisti a partire da Cézanne, i “Nabis”, Gauguin, Matisse, Picasso, fino alle sperimentazioni più estreme di Léger. L’opera Pierre Puvis de Chavannes (1824-1898) - usualmente ricollegata alla corrente Simbolista, sulle orme dei poeti del “caffè Voltaire”, in opposizione a Naturalismo e Realismo - si presta a molteplici interpretazioni. Furono proprio i “moderni” a raccogliere le sue forme plastiche per renderle funzionali ai nuovi indirizzi, in maniera anche inimmaginabile. Così le sperimentazioni formali e le variazioni cromatiche modulate dell’artista francese - che danno a prima vista un’impressione di “freddezza”, in alcuni casi quasi spettrale - non hanno soltanto segnato le origini della corrente Simbolista europea, ma hanno fatto dell’artista un precursore dell’arte del Novecento. Puvis è autore di opere monumentali come i dipinti murali parigini per il Panthéon, l’Hôtel de Ville, il Palazzo di Léon Bonnat, la Sorbonne; le decorazioni per il Musée des Beaux-Arts a Lione e la Biblioteca di Boston, ma an-
che di opere “da cavalletto”, la maggior parte esposta nella mostra veneziana. Il suo grande quadro intitolato Doux pays (1882) mostra figure mitiche idealizzate, inserite in un paesaggio magico dal quale emana un senso di perfetta armonia, conferita dal rapporto tra le forme e dalla modulazione dei colori. L’arte di Puvis si fonda su un procedimento compositivo nel quale prevale la disposizione orizzontale delle figure; il suo stile è plastico e astratto; i soggetti sono rappresentati entro un paesaggio poetico, allo stesso tempo nuovo e fondato sulla tradizione, alla ricerca di una nuova classicità che rispecchia un’esigenza diffusa nella cultura francese del tempo. Così lungo l’itinerario espositivo si succedono opere, che se osservate in sequenza, si presentano unite da un “filo rosso” di affinità e argomentazioni comuni, che a partire da Puvis, via via vengono rielaborate da ogni singolo pittore (o scultore) e variate secondo il proprio codice personale di segni. Mano a mano che il visitatore si addentra nei processi mentali soggettivi, gli è possibile capire come molti celebri autori hanno mentalmente rifatto certe azioni e ricreato certe creazioni: nel celebre dipinto Le bagnanti (19026) - il “testamento spirituale” di Paul Cézanne - lo sviluppo della composizione riconduce in maniera evidente al “segreto tecnico” dell’opera di Puvis. Del resto proprio l’affermazione di Pablo Picasso “se c’è da rubare rubo” legittima la rivisitazione dei motivi tratti dalla grande arte del passato (anche dell’immediato passato) e sancisce l’impegno in un processo mentale sintetico di ri-creazione. E nel suo dipinto Bagnanti che guardano un aereo (1920) il riferimento alle composizioni di Puvis è molto evidente, la citazione è rimontata e rielaborata con estrema lucidità e precisione. Luisa Ferro
Jean Nouvel: immagine o costruzione? Jean Nouvel. Produzione Centre Pompidou Milano, Palazzo della Triennale viale Alemagna 6 21 marzo - 2 giugno 2002 Il confine tra realtà e simulacro è subito superato: basta oltrepassare la soglia della zona introduttiva dove Nouvel avverte il visitatore che “tutto è immagine”. Nessun dubbio. La profondità senza dimensione del nero assoluto rinvia alle sue architetture sempre più visionarie. Nella prima stanza come in un caleidoscopio, piccoli fotocolor disegnano un affollato paesaggio in cui immagine e costruzione si confondono l’una nell’altra sostituendo reale e virtuale con le icone di una nuova città senza luogo. Ma è solo un artificio per attivare quella serie di sapienti “strategie di sfalsamento” che ci proiettano dentro una contemporaneità inevitabile, riassunta dall’avvincente pratica renderistica della “società dei simulacri”. Ecco il salto di scala: dalla miniatura dei fotocolor alla grande immagine di dettaglio. La gigantografia renderistica della sequenza di progetti “eroici” disvela il tentativo di ricostituire l’orizzonte del progetto che ha introiettato l’architettura visionaria riproponendone alcuni temi nei termini inevitabili e sempre urgenti del “nuovo”. Così, il problema del rapporto tra natura e tecnica si risolve in una vegetazione selvaggia e incontenibile che si vendica dell’artificio, sostituendolo nel Museo dell’Evoluzione di Burgos. Qui il “mistero dell’origine” reinventa il Pantheon, ora trasmutato in una sorta di montagna sacra cava, abitata da fotomodelli, dal cui enorme lumen filtra l’abbacinante luce della pubblicità. Vegetali tanto incontenibili quanto improbabili, selve lussureggianti che raggiungono il cuore della città attraverso piani-sequenza di rendering avvincenti che si inseguono sulle pareti nere, hanno fiutato la soglia dell’arte, senza tuttavia riuscire ad oltrepassarne l’aspetto immaginifico.
Sapientemente sfocate sul primo piano, le grandi immagini fotorealistiche lasciano un margine nella definizione dei progetti, suggerendo al visitatore di completarle con il proprio immaginario: “a ciascuno le proprie risonanze”. Strategie di sfalsamento dunque, tra artificio e natura, tra scale dimensionali, tra il “qui ed ora” delle “maggioranze silenziose” e i “vasti paesaggi del tempo” della città, sottilmente rievocati dalle molte citazioni. La geografia è riscoperta, non solo dove viene faticosamente -e si direbbe ambaszianamente- riportata nella città attraverso i progetti per Burgos e Tokyo (museo temporaneo Guggenheim) ma anche sulla scala territoriale del centro culturale di Santiago di Compostela, dove appare con enfasi eroica e sorprendente l’innesto dell’apparato figurativo di Boullée sulla diafana texture semitrasparente delle facciate high-tech, che diventa un gioco di ombre cinesi nella Dentsu tower (Tokyo), o di atmosfere leonidoviane nella torre Aguas (Barcellona). Così come la “machine à habiter” riappare nel progetto per lo stadio di Saint Denis. Spietato nella sua coerenza interna, lo stadio è uno spazio modificabile, ricco di suggestioni robotiche e pubblicitarie. Ma la contemporaneità è anche movimento. L’architettura deve essere percepita al volante. Il polo tecnologico di Brembo trasforma il chilometro autostradale in un dardo rosso che cela un giardino idilliaco. Le immagini della mostra suggeriscono uno sguardo da lontano. Da vicino i rendering si dissolvono, diventano “puntinisme”. Di fronte a tanta eloquenza iconica, sorge il dubbio che questa rinnovata “architecture parlante”, sottilmente risarcitiva e moralizzatrice, persegua la ricerca di un effimero consenso. Nonostante la sapienza architettonica, Nouvel sembra volerci convincere che “tutto è immagine”, lasciando al visitatore, ora spettatore-fruitore, il compito di riconsegnare quelle immagini “magiche” a un contesto affannosamente rivendicato ma sostanzialmente rimosso. Annalisa de Curtis
Anticipazioni per il nuovo museo d’Arte Moderna e Contemporanea Milano, PAC Padiglione d’Arte Contemporanea via Palestro 13 22 febbraio – 28 aprile 2002 Nelle Collezioni Civiche, attraverso donazioni, lasciti e acquisizioni sono entrate oltre 140 opere d’arte tra dipinti, sculture e disegni a firma di Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla, Gino Severini, firmatari del Manifesto dei pittori futuristi, di altri “pittori giovani d’Italia” cui il Manifesto era indirizzato quali Soffici, Sironi, Depero, Funi e della generazione più giovane che diede origine alla cosiddetta “seconda stagione”. Mostrare le opere della collezione è dunque l’occasione per ricordare alla città di Milano una delle tappe fondamentali nella formazione della sua identità culturale e l’importanza delle collezioni che l’arricchiscono, tra le più ampie e significative, in particolare nell’ambito del Futurismo. Non una mostra sul Futurismo dunque ma l’esposizione al completo delle opere futuriste delle Civiche Raccolte d’Arte di Milano. Il nucleo futurista è composto da capolavori che costituiranno l’aggancio ideale per una lettura del Novecento che partirà dalle opere della sua prima Avanguardia e che si concretizzerà nel futuro Museo dedicato alle collezioni del Novecento all’Arengario di Piazza Duomo, nel centro di Milano. Nel percorso della mostra a cura della Direzione Raccolte d’Arte,
infatti, il Comune di Milano presenta i risultati dell’ideazione del nuovo museo che sarà realizzato entro il 2005, esponendo i disegni e i plastici del progetto di Italo Rota. La mostra si presenta in questo contesto più ampio come un’anticipazione o una sorta di “prova generale” della prima sezione del Museo del Palazzo dell’Arengario che troverà nel Quarto Stato il suo avvio. Si propone come anticipazione e verifica innanzi tutto delle soluzioni museografiche ideate da Italo Rota con Emanuele Auxilia, Fabio Fornasari e Paolo Montanari al fine di potenziare le capacità comunicative del nuovo Museo. Alcuni tipi di allestimento che si ritrovano al PAC mirano all’evocazione dell’ambiente pre-futurista mettendo in scena, per fare un esempio, nella prima sala, con proiezioni, mobili e quadri alle pareti un virtuale interno borghese ottocentesco. Più volte nel corso degli anni si era proposto di costituire un Museo del Futurismo svincolato dal resto delle raccolte ma sembra più interessante, per un movimento così articolato e multiforme, non accontentarsi di esporre solo le proprie opere, per quanto altissime, ponendole invece in continuità con il passato. In questo senso sono carichi di interesse i numerosi documenti, tra cataloghi di mostre, libri, fotografie, lettere, opuscoli, cartoline propagandistiche con la Bandiera Futurista e manifesti provenienti da collezioni private milanesi capaci di ricostruire quello specifico clima di dinamismo culturale, le relazioni di amicizia, gli scambi di idee, i commenti e le critiche fra gli aderenti al movimento. Francesca Scotti
Architettura e decorazione Gio Ponti. Maestro del Déco. Milano, Biblioteca di via Senato 9 novembre 2001-31 marzo 2002 La mostra documenta un ciclo di particolari realizzazioni dell’architetto Gio Ponti relativamente all’ideazione di oggetti in ceramica e porcellana, prodotti tra il 1923 e il 1930, periodo in cui egli collaborava con la manifattura di Doccia. Si tratta di opere di raffinata fattura, identificabili per stile e linguaggio decorativo con una spiccata connotazione Déco, movimento artistico che si diffonde in Europa negli anni Venti, dopo la stagione dell’Art Nouveau e del Liberty. Tutte le “famiglie” di ceramiche esposte sono accompagnate da una grande produzione di disegni preparatori ed esplicativi e da un corredo epistolare che commenta la genesi di ogni matrice figurativa. Nelle collezioni di maioliche e di porcellane esposte, i temi decorativi sono vari, sovente con citazioni di cultura classica. La serie delle maioliche intitolata Le mie donne include piatti, vasi ovali grandi e piccoli, vasi rotondi, grandi vasi, ognuno dedicato ad una donna dal nome specifico: Agata, Apollonia, Balbina, Emerenziana, Domitilla, Donatella, Fabrizia e Leonia. Le figure femminili, dai corpi con forme morbide e arrotondate, si stagliano su sfondi monocromi, rosso, verde, blu. Tre sono le composizioni che si alternano: le donne sono adagiate tra le nuvole, sui fiori o tra le corde. Le ambientazioni richiamano l’architettura classica o rinascimentale. Nella collezione chiamata La conversazione classica, le porcellane
e le maioliche ripetono modelli di derivazione romana ed etrusca, l’”urna” e la “cista”, decorati con figure di vario tipo, ma tutte d’ispirazione classica. La serie delle maioliche dal nome Venatoria, comprende soggetti dedicati alla caccia con figure umane e animali stilizzati, cavalli, cerbiatti, levrieri. Oltre alla produzione della ceramica, l’impegno di Gio Ponti si rivolge, in questo periodo, anche all’arredamento e all’architettura. Nell’allestimento sono esposti alcuni mobili, realizzati in radica di noce, in cui si può riconoscere il tentativo di conciliare la nuova funzionalità dell’oggetto d’uso domestico con la sua vocazione a costituire un ornamento. Questa commistione tra razionalismo e Déco caratterizza lo stile Novecento. Sebbene l’allestimento privilegi la creatività espressa nella decorazione ceramica, per completezza di descrizione dell’attività dell’artista di quel periodo, sono esposte alcune tavole raffiguranti alcuni edifici. La Casa Ponti, in Via Randaccio a Milano è forse l’esempio più significativo di composizione di un edificio come idealizzazione di quei motivi decorativi, architettonici e monumentali, che compaiono sulle ceramiche di questo periodo. La pianta a trapezio, un’ampia scalinata interna, una facciata con cuspidi e fregi, sormontata da quattro obelischi, sono solo alcuni degli elementi stilistici che descrivono quest’architettura progettata come residenza per la propria famiglia e di cui lo stesso architetto dice: “L’obelisco, sibillino, metafisico - non per nulla incisivo di segni indecifrabili – rappresenta l’Architettura arcana, non funzionale, il puro, il solo atto plastico, l’accento.” Manuela Oglialoro
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Informazione
Il Futurismo a Milano
A cura di Carlo Lanza (Commissione Tariffe dell’Ordine di Milano)
Variazione Indice Istat per l'adeguamento dei compensi 1) Tariffa Urbanistica. Circolare Minist. n° 6679 1.12.1969 Base dell'indice - novembre 1969:100 Anno
Gennaio Febbraio
1999
1360 1370 1380 1358,71 1361,22 1363,73 1368,75 1371,26 1371,26 1373,78 1373,78 1377,54 1380,05 1385,08 1386,33 1390 1400 1410 1420 1387,59 1393,87 1397,63 1398,89 1402,66 1407,68 1410,19 1410,19 1412,70 1416,47 1422,75 1424,01 1430 1440 1450 1430,28 1435,31 1436,56 1441,59 1445,35 1446,61 1447,86 1447,86 1449,12 1452,89 1455,4 1456,65 1460 1470 1462,93 1467,96 1471,72 1475,49 1478
2000 2001 2002
Marzo
Aprile
Maggio
2) Tariffa P.P.A. (in vigore dal novembre 1978)
48
Anno
Gennaio Febbraio
1999
470 470,23 471,10 480 480,23 482,40
2000 2001
Indici e tassi
2002
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
novembre 1978: base 100 Giugno
Luglio
dicembre 1978:100,72
Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
471,97
473,71 474,58 474,58 475,45 475,45 476,75 477,62 479,36 479,79 490 483,70 484,14 485,44 487,18 488,05 488,05 488,92 490,22 492,40 492,83 500 495,00 496,74 497,18 498,91 500,22 500,65 501,09 501,09 501,52 502,83 503,70 504,13 510 506,30 508,04 509,35 510,65 511,52
3.1) Legge 10/91 (Tariffa Ordine Milano)
anno 1995: base 100
Anno
Gennaio Febbraio
Giugno
2001 2002
109,30 109,69 111,80 112,18
Marzo
Aprile
Maggio
Luglio
giugno 1996: 104,2
Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
109,78 110,17 110,46 110,55 110,65 110,65 110,74 111,03 111,22 111,32 112,47 112,76 112,95
3.2) Legge 10/91 (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) anno 2000: base 100 Pratiche catastali (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Anno
Gennaio Febbraio
2001 2002
100,44 100,79 102,73 103,08
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Gennaio Febbraio
2001 2002
105,26 105,63 107,67 108,04
Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
100,88 101,23 101,49 101,58 101,67 101,67 101,76 102,02 102,20 102,29 103,35 103,61 103,79
4) Collaudi statici (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Anno
dicembre 2000: 113,4
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
anno 1999: base 100
gennaio 1999: 108,2
Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
105,73 106,09 106,37 106,46 106,56 106,56 106,65 106,93 107,11 107,20 108,31 108,59 108,78
5) Tariffa Antincendio (Tariffa Ordine Milano) Indice da applicare per l’anno
gennaio 2001: 110,5
2001 2002 103,07 105,42
6) Tariffa Dlgs 626/94 (Tariffa CNA) Indice da applicare per l’anno
anno 2001: base 100
anno 1995: base 100
1996 1997 1998 105,55 108,33 110,08
1999 2000 2001 2002 111,52 113,89 117,39 120,07
7) Tariffa pratiche catastali (Tariffa Ordine Milano) Indice da applicare per l’anno
1998 1999 2000 101,81 103,04 105,51
novembre 1995: 110,6
anno 1997: base 100
febbraio 1997: 105,2
2001 2002 108,65 111,12
Interessi per ritardato pagamento Con riferimento all'art. 9 della Tariffa professionale legge 2.03.49 n° 143, ripubblichiamo l'elenco, a partire dal 1993, dei Provvedimenti della Banca d'Italia che fissano i tassi ufficiali di sconto annuali per i singoli periodi ai quali devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato articolo 9 della Tariffa
Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv.
della della della della della della della della della della della
Banca Banca Banca Banca Banca Banca Banca Banca Banca Banca Banca
d'Italia d'Italia d'Italia d'Italia d'Italia d’Italia d’Italia d’Italia d’Italia d’Italia d’Italia
(G.U. (G.U. (G.U. (G.U. (G.U. (G.U. (G.U. (G.U. (G.U. (G.U. (G.U.
14.4.1999 n° 86) dal 14.4.1999 10.11.1999 n° 264) dal 10.11.1999 8.2.2000 n° 31) dal 9.2.2000 3.5.2000 n° 101) dal 4.5.2000 14.6.2000 n° 137) dal 15.6.2000 5.9.2000 n° 207) dal 6.9.2000 10.10.2000 n° 237) dal 11.10.2000 15.5.2001 n° 111) dal 15.5.2001 3.9.2001 n° 204) dal 5.9.2001 18.9.2001 n° 217) dal 19.9.2001 14.11.2001 n° 265) dal 14.11.2001
Per valori precedenti, consultare il sito internet o richiederli alla segreteria dell’Ordine.
2,5% 3% 3,25% 3,75% 4,25% 4,50% 4,75% 4,5% 4,25% 3,75% 3,25%
Nota L’adeguamento dei compensi per le tariffe 1) e 2) si applica ogni volta che la variazione dell’indice, rispetto a quello di base, supera il 10%. Le percentuali devono essere tonde di 10 in 10 (come evidenziato) G.U. n° 163 del 13.07.1996 ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, re-lativo al mese di giugno 1996 che si pubblica ai sensi dell’art. 81 della legge 27 luglio 1978, n° 392, sulla disciplina delle locazioni di immobili urbani 1) Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1979 è risultato pari a 114,7 (centoquattordicivirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1980 è risultato pari a 138,4 (centotrentottovirgolaquattro). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1981 è risultato pari a 166,9 (centosessantaseivirgolanove). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1982, è risultato pari a 192,3 (centonovantaduevirgolatre). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1983 è risultato pari a 222,9 (duecentoventiduevirgolanove). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1984 è risultato pari a 247,8 (duecentoquarantasettevirgolaotto). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1985 è risultato pari a 269,4 (duecentosessantanovevirgolaquattro). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1986 è risultato pari a 286,3 (duecentottantaseivirgolatre). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1987 è risultato pari a 298,1 (duecentonovantottovirgolauno). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1988 è risultatopari a 312,7 (trecentododicivirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1989 è risultato pari a 334,5 (trecentotrentaquattrovirgolacinque). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1990 è risultato pari a 353,2 (trecentocinquantatrevirgoladue). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1991 è risultato pari a 377,7 (trecentosettantasettevirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1992 è risultato pari a 398,4 (trecentonovantottovirgolaquattro). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1993 è risultato pari a 415,2 (quattrocentoquindicivirgoladue). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1994 è risultato pari a 430,7 (quattrocentotrentavirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1995 è risultato pari a 455,8 (quattrocentocinquantacinquevirgolaotto). Ai sensi dell’art. 1 della legge 25 luglio 1984, n° 377, per gli immobili adibiti ad uso di abita-zione, l’aggiornamento del canone di locazione di cui all’art. 24 della legge n° 392/1978, relativo al 1984, non si applica; pertanto, la variazione percentuale dell’indice dal giugno 1978 al giugno 1995, agli effetti predetti, risulta pari a più 310,1. Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1996 è risultato pari a 473,7 (quattrocentosettantatrevirgolasette). Ai sensi dell’art. 1 della legge 25 luglio 1984, n° 377, per gli immobili adibiti ad uso di abitazione, l’aggiornamento del canone di locazione di cui all’art. 24 della legge n° 392/1978, relativo al1984, non si applica; pertanto, la variazione per-centuale dell’indice dal giugno 1978 al giugno 1996, agli effetti predetti, risulta pari a più 326,2. 2) La variazione percentuale dell’indice del mese di maggio 1996 rispetto a maggio 1995 risulta pari a più 4,3 (quattrovirgolatre). La variazione percentuale dell’indice del mese di giugno 1996 rispetto a giugno1995 risulta pari a più 3,9 (trevirgolanove).
Applicazione Legge 415/98 Agli effetti dell’applicazione della Legge 415/98 si segnala che il valore attuale di 200.000 Euro corrisponde a Lit. 394.466.400.
Giovanni Rota e Vigevano di Vittorio Prina
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L’itinerario è costituito da una scelta di progetti maggiormente significativi, ridotta rispetto alla svariata produzione di progetti e realizzazioni di Giovanni Rota in Vigevano soprattutto negli anni Venti e Trenta, prima dell’”esilio” e del ritorno nella sua città natale. Sono esclusi anche i progetti ancora
caratterizzati da un linguaggio eclettico e non propriamente “moderno”. L’intensa attività progettuale di Rota è limitata quasi esclusivamente all’ambito vigevanese, se si escludono le realizzazioni dell’esilio in Ecuador e Colombia, e limitate nel tempo al secondo e terzo decennio del Novecento, pe-
riodo assai fecondo per l’architettura razionalista europea e italiana. Una ulteriore particolarità è la totale assenza di committenza pubblica, aspetto che, al contrario, caratterizza la produzione di altri progettisti che operano quasi esclusivamente in provincia, quali Morandotti e Sacchi
ad esempio in Pavia, e che ci informa dell’opposizione di Rota al regime fascista. L’opera di Rota, che si tratti di una villa oppure di un edificio residenziale o industriale, è permeata da un’adesione ai caratteri del razionalismo mai limitata ad un piatto o acritico modernismo, ma piuttosto ricca di citazioni dei maestri e intrecciata ad alcune particolarità mutuate da caratteristiche che denotano rispetto per la tradizione e attenzione ai valori insiti nel contesto. Un linguaggio coerente e unitario nella accezione che non si limita alla cifra stilistica ma che comprende ricerca e scelte nell’ambito compositivo, spaziale nonché tipologico, è individuabile in ogni sua opera e tradotto in elementi primari che ritroviamo costantemente quali: la partizione asimmetrica di molti prospetti principali in due episodi distinti; l’adozione di una fascia basamentale continua bugnata che ingloba gli accessi principali e che determina una sorta di bassa quinta che prosegue oltre i lati dell’edificio sottolineando la conferma a mantenere il filo stradale e a connettersi con l’esistente; la classica divisione del prospetto su strada in basamento, parte centrale e coronamento che volumetricamente si traduce nell’arretramento, rispetto all’asse viario, del corpo principale rispetto ai volumi minori che si innestano su quest’ultimo, determinando una tensione spaziale che media il rapporto tra esterno e interno del lotto edificato, tensione accentuata dall’uso compositivamente complesso ma assai efficace di elementi quali balconi, logge, finestre, cornici nonché materiali che concorrono a scavare, trasformare, sovrapporre i citati volumi e ad ottenere mai scontate e raffinate soluzioni dense di risposte all’immediato contesto. Biografia Giovanni Rota nasce a Vigevano nel 1899, si laurea in ingegneria al Politecnico di Milano nel 1922 e in architettura nel 1934. Vive e lavora a Vigevano sino al 1943, quando - quale antifascista - viene imprigionato e fugge in seguito in Svizzera. Nel dopoguerra si trasferisce in Sud America; nel 1947 a Quito, in Ecuador, lavora e insegna nella Scuola di architettura e urbanistica. Nel 1955 si trasferisce in Colombia e insegna presso la Facoltà di architettura. Nel 1957 ritorna a Vigevano ove lavora sino al 1962. (I dati biografici sono tratti da: Roberto Dulio, Giovanni Rota. Un modernista a Vigevano, in: Viglevanum, marzo 2000, pp.8-15).
1. Edificio industriale Dafarra, 1928 Vigevano via Diaz
3. Villa Ottone, 1934 Vigevano via Madonna degli Angeli
2. Casa Raschioni, 1932 Vigevano via Toscanini
4. Stabilimento industriale s.a. Ursus, 1934 Vigevano via Pisani
5. Casa Crespi, 1935 Vigevano via Oberdan
6. Villa Dondi, 1935 Vigevano via Matteotti
1. L’edificio è caratterizzato dal linguaggio semplice e privo di ornamenti del fronte su strada - se confrontato con altri progetti dell’epoca o con il progetto di villa a Vigevano per Dafarra, del 1926, dello stesso Rota - giustificato dal carattere industriale del manufatto. La quota della cortina edilizia adiacente è proseguita da due volumi accostati: il prospetto del primo ha un asse di simmetria centrale e composizione triangolare determinata dal portone centrale con porte laterali e, in sommità, dal balcone curvo leggermente aggettante; il secondo, asimmetrico, con bucature regolari e bovindo, spostato verso l’angolo, che chiude compositivamente l’edificio.
2. L’edificio a cinque piani presenta una scansione volumetrica molto articolata determinata dal volume principale - prisma regolare con i lati minori svuotati dalle finestre accoppiate agli angoli - al quale sono sovrapposti sul fronte principale il volume verticale centrale del vano scale, racchiuso tra i piccoli locali cucina, al quale sono innestate lateralmente le fasce orizzontali dei balconi; sul fronte opposto in primo piano uno schema compositivo simile a quello descritto presenta il volume verticale dei servizi con i piccoli balconi laterali di servizio addossati ad un volume più stretto, sempre con finestre agli angoli, sporgente dal volume principale. La distribuzione in pianta, simmetrica rispetto all’asse di mezzeria, prevede quattro alloggi minimi per piano.
3. La costruzione, caratterizzata dal volume principale con pianta a settore di cerchio, risolve l’estremità triangolare di un isolato il cui apice è destinato a giardino di ingresso delimitato da un muro bucato in cemento e cotto. Il secondo giardino, interno, è chiuso verso la via, su di un lato soltanto, da un belvedere in muratura con cornicione aggettante, bucature al primo livello, due piccoli balconi con pianta a semicerchio e scaletta metallica a chiocciola verso l’interno; il belvedere è collegato al volume della villa da una passerella in quota. I diversi episodi sono uniformati da una fascia di basamento comune, corrispondente al piano terra, in mattoni a vista lungo il fianco della villa. Piante e prospetto principale sono composti con asse di simmetria centrale e perfetta rispondenza tra esterno e interno. Il piano nobile è costituito da un salone centrale che continua verso la corte con un balcone curvilineo, separato con una galleria vetrata dal terrazzo stretto e continuo su tutto il prospetto, verso l’apice ad angolo acuto del lotto.
4. Rota inserisce in un’area centrale, frammentata dalla presenza di edifici preesistenti, alcuni capannoni industriali con una copertura a volta ribassata e una teoria di sheds ai quali corrisponde su via Pisani un basso prospetto che si adegua alle differenze di quota della via e caratterizzato da lunghe finestre a nastro.
5. La villa a due piani, con pianta a “T” asimmetrica, prevede locali di servizio al piano terra e abitazione al primo piano, con scala principale interna al lotto e affaccio del salone verso lo spazio della corte giardino che costituisce una complessa soluzione d’angolo risolta con la chiusura verso strada concepita come prolungamento del prospetto esterno, con il piano terra trattato a bugnato come in altri esempi, a formare un angolo acuto che determina al primo livello una quinta con bucature, frangisole e angolo stondato.
6. La soluzione in pianta è costituita da quattro elementi quadrati con nodo di distribuzione centrale; i due verso strada (studio e cucina al piano terra) allineati e simmetricamente separati dall’ingresso centrale; i due retrostanti ruotati rispetto ai primi di circa trenta gradi. Il prospetto principale con ingresso è caratterizzato da una simmetria rispetto alla mezzeria, con scalinata centrale che collega il giardino alle terrazze, il cui muro di contenimento - bugnato a fasce alterne in cotto e intonaco rigira con angolo curvo verso i prospetti laterali e prosegue al livello inferiore determinato dalla differenza di quota del terreno; una fascia in paramano in cotto corrispondente al piano terra è proseguita con due quinte laterali con bucature ad arco. Uno dei quadranti, in pianta retrostante rispetto alla via, è costituito dal vano scala e da una grande pergola con la quale Rota svuota l’angolo relativo. Caratteri adottati di consueto quali le quinte bucate, il bugnato al piano terra e le finestre superiori poste in angolo con il pilastro leggermente arretrato e con i contorni delle bucature leggermente aggettanti, si inseriscono in un contesto il cui linguaggio principale è costituito da concessioni a caratteri stilistici mutuati dalla tradizione quali tetto a falde con gronda in legno molto aggettante, mansarda e bucature ad arco.
Itinerari
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7. Casa Firpo, 1935 Vigevano corso Genova
8. Casa Sartorio, 1937 Vigevano via del Carmine
9. Casa in via dei Mulini, 1937 Vigevano
10. Palazzo Vandoni Banco Ambrosiano, 1937-38 Vigevano via Merula
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7. La palazzina a quattro piani è allineata alla quota degli edifici adiacenti, mantiene il perimetro rettilineo su strada con la consueta fascia bugnata al piano terra, leggermente prolungata alle estremità, come una quinta a determinare un terrazzo al primo livello. I volumi superiori digradano verso l’interno del lotto con angoli svuotati da bucature e pilastro arretrato, logge e aggetti dei balconi e con i servizi individuati da bucature ad oculo. Il prospetto interno è caratterizzato dal volume sporgente del vano scale, racchiuso dai balconi laterali, e segnato dalle finestre a nastro che seguono l’andamento diagonale della scala. Sono previsti negozi al piano terra e, al livello superiore, due appartamenti per piano, contraddistinti da una distribuzione tradizionale con corridoi.
8. L’edificio presenta un volume unitario - a quattro piani - su strada segnato da logge e da aggettanti balconi che risolvono l’angolo verso l’accesso interno al lotto; sul prospetto laterale è posizionato il portone d’ingresso principale, con portale bugnato, e il vano scale. I volumi vanno rastremandosi verso l’interno del lotto; il piano terra è segnato da un rivestimento di pianelle in cotto mentre la sommità dell’edificio è risolta da un cornicione molto aggettante.
9. Il prospetto su strada è contraddistinto da un volume principale con bucature regolari e dalla consueta fascia bugnata al piano terra con fasce sporgenti in ceppo, prolungata come una quinta a sorreggere il primo dei balconi aggettanti che risolvono l’angolo - con un volume svuotato - e proseguono sul prospetto laterale a segnare l’ingresso verso l’interno del lotto, ove il corpo di fabbrica presenta una base con bugnatura più leggera in intonaco. Il volume principale è intonacato, mentre quello in secondo piano è rivestito da pianelle in clinker. Il prospetto interno, segnato da un basso volume in angolo, è più articolato e presenta una rientranza centrale con piccoli balconi laterali di servizio e due nastri verticali delle finestre del vano scale. Il coronamento dell’edificio è completamente svuotato con un lungo e continuo terrazzo-balcone delimitato dall’aggetto del cornicione. Il piano tipo è costituito da due appartamenti distribuiti da un nodo centrale allungato che comprende ingressi, disimpegni e servizi; le cucine si affacciano verso l’interno del lotto e sono poste ai lati del vano scale.
10. Il palazzo occupa l’angolo di un isolato in centro storico; i due prospetti principali - segnati da una fascia basamentale con bugnato a fasce in marmo nero - sono articolati secondo la composizione di un volume principale e di volumi centrali aggettanti costituiti dai pieni e vuoti di logge e balconi, soluzione di matrice razionalista. Il piano terra è destinato a sede di una banca con ampio salone per il pubblico e accesso posto sull’angolo principale originariamente svuotato; un androne conduce al vano scale a pianta elicoidale - posto nell’angolo interno al lotto - che distribuisce agli appartamenti, il principale dei quali è destinato a casa-studio professionale distribuita su due livelli da una scala a chiocciola secondaria interna.
11. Stabilimento industriale s.a. Ursus, 1938 Vigevano via San Giacomo (con G. Zanetti)
12. Palazzo Mainardi, 1938 Vigevano corso Novara
13. Palazzo Locatelli, 1939 Vigevano piazza della Stazione
14. Abitazione e studio Rota, 1939 Vigevano via Diaz 15. Villa Rossi, 1939 Vigevano via Gravellona
11. Lo stabilimento industriale occupa un lotto irregolare del centro storico. Primaria importanza riveste il fronte su strada composto da fasce alterne in vetrocemento e con finestre continue, con elementi parasole rotanti e regolabili; episodio leggermente aggettante rispetto alla fascia di coronamento e al basamento rivestito in ceppo. Il linguaggio, che ben si sposa con la funzione dell’edificio, appare decisamente razionalista determinando un netto distacco dagli edifici storici e mostra particolare attenzione alla definizione dei particolari tecnici e costruttivi.
12. Il palazzo a cinque piani emerge per altezza dagli edifici contigui; il prospetto su strada presenta una dinamica costruzione compositiva supportata dalla consueta divisione in basamento, con mezzanino, rivestito in ceppo, coronamento svuotato e arretrato, e parte centrale divisa in due episodi distinti composti su di un grande e stretto volume che appare, alle estremità opposte, come una imponente lama verticale: il primo è costituito da una cornice aggettante che comprende grandi logge con parapetto chiuso, ad esclusione dell’ultimo piano, innestate ad un volume posto asimmetricamente nel punto in cui l’angolo è svuotato da finestre d’angolo con pilastri arretrati dal filo di facciata; il secondo è caratterizzato da balconi aggettanti innestati con finestre ad angolo al volume principale a tratti svuotato da piccole logge, una delle quali, all’ultimo piano, costituisce una bucatura che incornicia il cielo. All’interno della corte i volumi minori più bassi e articolati si attestano sul volume unitario principale con giacitura parallela alla via, a formare uno spazio irregolare. Al piano terra l’episodio principale è costituito dalla pianta asimmetrica dell’androne di ingresso con parete curva che si apre verso la corte interna, grande cancello metallico scorrevole a scomparsa con barre diagonali, portineria segnata da una grande bucatura vetrata e rivestimento a fasce orizzontali alterne in marmo bianco e nero. Una grande scala a quarto di cerchio distribuisce ai piani occupati ognuno da un vasto appartamento; una delle estremità si va svuotando, in pianta e volumetricamente, verso l’alto con il grande salone del primo piano che diventa terrazzo al secondo e grande vuoto al terzo con un balcone-passerella che lo attraversa. L’ultimo piano è costituito da un ampio attico.
13. I volumi principali e articolati sono “posati” su un basamento al piano terra a fasce in chiaro-scuro di rivestimento in pianelle di grès. La soluzione d’angolo verso la piazza è costituita da un volume verticale, collegato agli altri elementi con fasce verticali arretrate dal filo di facciata, con balconi triangolari posti nell’angolo svuotato e tagliato diagonalmente in pianta; l’innesto con gli edifici adiacenti è costituito da un grande vuoto al di sopra del quale in un caso si inseriscono a sbalzo i volumi orizzontali dei balconi innestati al volume principale e appoggiati all’estremità opposta ad una lama verticale.
14. Una raffinata composizione di piani e volumi caratterizza il fronte su strada della abitazione-studio Rota. I volumi asimmetrici “galleggiano” su un basamento apparentemente svuotato; un primo volume con stretta loggia al secondo piano sembra posato su due esili lesene in ceppo ai lati del portone in legno; un secondo volume leggermente aggettante e corrispondente ad un locale del secondo piano gravita sulla parete in vetrocemento della sala al primo piano con sottostante rivestimento in legno e sembra reggersi sull’esile pilastrino che segna il vuoto verticale ospitante l’ingresso e la rettilinea prima rampa di accesso all’abitazione. Il volume al terzo piano è arretrato dal filo stradale, a determinare un terrazzo collegato al vuoto superiore di un solarium. In pianta un nucleo centrale trasversale composto da disimpegni, servizio e secondo vano scala su due rampe, disimpegna i locali principali disposti a pettine verso i fronti opposti.
15. Il volume principale irregolare, e maggiormente articolato sul fronte retrostante a tre piani, è arretrato rispetto al filo viario segnato dalla recinzione - che ingloba porta di ingresso, cancello di accesso al giardino e portone del ricovero auto - che costituisce una sorta di basamento-quinta bugnata a fasce orizzontali in parte semitrasparenti. Sul basamento si appoggia un terrazzino e un prisma regolare aggettante svuotato da una profonda loggia a prosecuzione del salone al primo piano; volume collegato con una passerella al terrazzo che corona il volume semicilindrico in primo piano del primo vano scale. La distribuzione è proseguita verso il secondo piano da una scala interna rettilinea.
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