AL 7/8, 2010

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AL Mensile di informazione degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori Lombardi

Ordini degli Architetti P.P.C. delle Province di: Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza e della Brianza, Pavia, Sondrio, Varese

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EDITORIALE

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luglio - agosto 2010

Expo 2015

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FORUM Expo 2015 Vie d’acqua interventi di Matteo Gatto, Milena Bertani, Moira Perruso, Adriana May Acque lombarde

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FORUM ORDINI Bergamo Como Cremona Lecco Lodi Mantova Milano Monza e Brianza Pavia Varese

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OSSERVATORIO Argomenti Storie locali Conversazioni Concorsi Libri Itinerari

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PROFESSIONE Legislazione Norme e progetti Architetti e lavoro

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INFORMAZIONE Dagli Ordini

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INDICI E TASSI

Expo 2015 Vie d’acqua

Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, via Solferino 19 - 20121 Milano

Vie d’acqua

Direttore Responsabile Ferruccio Favaron Direttore Maurizio Carones Comitato editoriale Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori Redazione Igor Maglica (caporedattore) Irina Casali, Martina Landsberger, Cecilia Fumagalli, Valeria Giuli Direzione e Redazione via Solferino, 19 - 20121 Milano tel. 0229002165 - fax 0263618903 e-mail Redazione: redazione@consulta-al.it Progetto grafico Gregorietti Associati

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Impaginazione Francesca Forte Service editoriale Action Group srl Concessionaria per la pubblicità Action Group srl Via Londonio 22 – 20154 Milano Tel. +39 02.34.53.8338 +39 02.34.53.3086 Fax +39 02.34.93.7691 www.actiongroupeditore.com info@actiongroupeditore.com Coordinamento pubblicità Riccardo Fiorina rfiorina@actiongroupeditore.com Pubblicità Leonardo Cereda Filippo Giambelli Cesar Rodriguez Stampa Arti Grafiche G.Vertemati Srl Via Bergamo 2 20059 Vimercate (MB) Autorizzazione Tribunale n. 27 del 20.1.1971 Distribuzione a livello nazionale La rivista viene spedita gratuitamente a tutti gli architetti iscritti agli Albi della Lombardia che aderiscono alla Consulta Tiratura: 29597 copie In base alla documentazione postale del numero di marzo 2010 sono state postalizzate 28968 copie in Italia Abbonamento annuale (valido solo per gli iscritti agli Ordini Lombardi e 3,00) In copertina: Milano, Naviglio Grande, foto di Antonio Ottomanelli Gli articoli pubblicati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti PPC né la Redazione di AL Chiuso in redazione: 19 ottobre 2010

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Mensile di informazione degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori Lombardi


Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, tel. 02 29002174 www.consultalombardia.archiworld.it Segreteria: segreteria@consulta-al.it Presidente: Ferruccio Favaron; Past President: Giuseppe Rossi; Vice Presidente: Paolo Ventura; Segretario: Sergio Cavalieri; Tesoriere: Emiliano Ambrogio Campari; Consiglieri: Paolo Belloni, Stefano Castiglioni, Fabiola Molteni, Angelo Monti, Gianluca Perinotto, Giuseppe Sgrò, Daniela Volpi Ordine di Bergamo, tel. 035 219705 www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Presidente: Paolo Belloni; Vice Presidente: Vittorio Gandolfi; Segretario: Elena Sparaco; Tesoriere: Carlos Manuel Gomes de Carvalho; Consiglieri: Stefano Baretti, Achille Bonardi, Matteo Calvi, Remo Capitanio, Fabio Corna, Francesco Forcella, Arianna Foresti, Francesca Carola Perani, Matteo Seghezzi, Marco Tomasi, Franceso Valesini (Termine del mandato: 13.7.2013) Ordine di Brescia, tel. 030 3751883 www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Presidente: Paolo Ventura; Vice Presidente: Gianfranco Camadini; Paola Faroni, Roberto Saleri; Segretario: Laura Dalè; Tesoriere: Luigi Scanzi; Consiglieri: Mauro Armellini, Umberto Baratto, Stefania Buila, Franco Maffeis, M. Paola Montini, Roberto Nalli, Enzo Renon, Patrizia Scamoni, Lucio Serino (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine di Como, tel. 031 269800 www.ordinearchitetticomo.it Informazioni utenti: info@ordinearchitetticomo.it Presidente: Angelo Monti; Vice Presidente: Angelo Avedano; Segretario: Margherita Mojoli; Tesoriere: Enrico Nava; Consiglieri: Matteo Ardente, Antonio Beltrame, Alessandro Bellieni, Stefania Borsani, Alessandro Cappelletti, Alessandra Guanziroli, Veronica Molteni, Giacomo Pozzoli, Stefano Seneca, Marco F. Silva, Marcello Tomasi (Termine del mandato: 15.3.2014) Ordine di Cremona, tel. 0372 535422 www.architetticr.it Presidenza e segreteria: segreteria@architetticr.it Presidente: Emiliano Ambrogio Campari; Vice Presidente: Carlo Varoli; Segretario: Andrea Pandini; Tesoriere: Luigi A. Fabbri; Consiglieri: Claudio Bettinelli, Giuseppe Coti, M. Luisa Fiorentini, Antonio Lanzi, Massimo Masotti, Vincenzo Ogliari, Silvano Sanzeni (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine di Lecco, tel. 0341 287130 www.ordinearchitettilecco.it Presidenza, segreteria e informazioni: ordinearchitettilecco@tin.it Presidente: Ferruccio Favaron; Vice Presidente: M. Elisabetta Ripamonti, Livio Dell’Oro; Segretario: Marco Pogliani; Tesoriere: Vincenzo D. Spreafico; Consiglieri: Enrico Castelnuovo, Guido De Novellis, Carol Monticelli, Valentina Redaelli, Paolo Rughetto, Diego Toluzzo (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine di Lodi, tel. 0371 430643 www.lo.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilodi@archiworld.it Informazioni utenti: infolodi@archiworld.it Presidente: Vincenzo Puglielli; Vice Presidente: Giuseppe Rossi; Segretario: Laura Boriani; Tesoriere: Massimo Pavesi; Consiglieri: Paolo Camera, Simonetta Fanfani, Paola Mori, Chiara Panigatta, Guido Siviero (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine di Mantova, tel. 0376 328087 www.mn.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettimantova@archiworld.it Informazioni utenti: infomantova@archiworld.it Presidente: Sergio Cavalieri; Vice Presidente: Alessandro Valenti; Segretario: Alessandra Fortunati; Tesoriere: Manuela Novellini; Consiglieri: Gianni Girelli, Cristiano Guernieri, Sandro Piacentini, Enrico Rossini Alberta Stevanoni, Pietro Triolo, Sabrina Turola (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine di Milano, tel. 02 625341 www.ordinearchitetti.mi.it Presidenza: consiglio@ordinearchitetti.mi.it Informazioni utenti: segreteria@ordinearchitetti.mi.it Presidente: Daniela Volpi; Vice Presidenti: Marco Engel, Franco Raggi; Segretario: Valeria Bottelli; Tesoriere: Annalisa Scandroglio; Consiglieri: Maria Luisa Berrini, Maurizio Carones, Maurizio De Caro, Rosanna Gerini, Paolo Mazzoleni, Alessandra Messori, Emilio Pizzi, Vito Mauro Radaelli, Clara Maria Rognoni, Antonio Zanuso (Termine del mandato: 3.12.2013) Ordine di Monza e della Brianza, tel. 039 2307447 www.ordinearchitetti.mb.it Segreteria: segreteria@ordinearchitetti.mb.it Presidente: Fabiola Molteni; Vice Presidenti: Ezio Fodri, Fabio Sironi; Segretario: Mariarosa Vergani; Tesoriere: Carlo Mariani; Consiglieri: Francesco Barbaro, Giuseppe Caprotti, Giuseppe Elli, Marta Galbiati, Enrica Lavezzari, Cristina Magni, Roberto Pozzoli, Biancalisa Semoli, Nicola Tateo (Termine del mandato: 1.2.2014) Ordine di Pavia, tel. 0382 27287 www.ordinearchitettipavia.it Presidenza e segreteria: architettipavia@archiworld.it Informazioni utenti: infopavia@archiworld.it Presidente: Aldo Lorini; Vice Presidente: Lorenzo Agnes; Segretario: Paolo Marchesi; Tesoriere: Alberto Vercesi; Consiglieri: Marco Bosi, Raffaella Fiori, Paolo Lucchiari, Luca Pagani, Gianluca Perinotto, Paolo Polloni, Andrea Vaccari (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine di Sondrio, tel. 0342 514864 www.so.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettisondrio@archiworld.it Informazioni utenti: infosondrio@archiworld.it Presidente: Giuseppe Sgrò; Vice Presidente: Giovanni Vanoi; Segretario: Aurelio Valenti; Tesoriere: Claudio Botacchi; Consiglieri: Marco Del Nero, Andrea Forni, Marco Ghilotti, Carlo Murgolo, Nicola Stefanelli (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine di Varese, tel. 0332 812601 www.ordinearchitettivarese.it Presidenza: presidente.varese@awn.it Segreteria: infovarese@awn.it Presidente: Laura Gianetti; Segretario: Matteo Sacchetti; Tesoriere: Emanuele Brazzelli; Consiglieri: Luca Bertagnon, Maria Chiara Bianchi, Riccardo Blumer, Claudio Castiglioni, Stefano Castiglioni, Ada Debernardi, Alberto D’Elia, Mattia Frasson, Ilaria Gorla, Carla G. Moretti, Giuseppe Speroni, Stefano Veronesi (Termine del mandato: 15.10.2013)


Maurizio Carones

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Un altro tema che la programmazione dell’Expo ci propone è quello della valorizzazione del sistema delle “vie d’acqua” che il nostro territorio, a partire dalla naturale presenza strutturale dei fiumi e dell’acqua, ha consolidato nel corso del tempo. Il sistema di canali, navigli, rogge ha talmente caratterizzato il territorio della pianura padana da avere resistito – pur se talvolta a fatica – alla diffusa espansione degli insediamenti e dell’edificato. È sufficiente forse ricordare le differenti descrizioni del nostro territorio, dalla analogia trattatistica di Filarete, agli studi di Leonardo, agli scritti di Carlo Cattaneo, rappresentazioni tutte che evidenziano il forte carattere dell’acqua nel territorio padano. Sin dalle prime ipotesi progettuali che hanno accompagnato la candidatura di Milano a sede dell’Expo, il tema dell’acqua, intesa anche come rete di collegamento fra luoghi, è stato individuato come elemento caratterizzante. Più volte è stata proposta in questo senso la realizzazione di una nuova “via d’acqua” che collegasse il sito espositivo con il Naviglio Grande e quindi con la Darsena di Milano. Proposta più volte criticata per la sua astrattezza. Oggi le idee iniziali possono trovare una definizione approfondita, realmente esecutiva, solamente se accompagnate da riflessioni e studi adeguati. In questo modo una iniziale idea, da generica proposta, può avere il valore positivo di indicazione generale di un problema. L’Expo in questo senso diventerebbe l’occasione per rilanciare un tema che più volte ha visto impegnati le amministrazioni pubbliche, gli istituti di ricerca, le associazioni e i progettisti. Non sempre questa attenzione ha prodotto evidenti conseguenze. Si pensi ad esempio alle condizioni in cui attualmente versa la stessa Darsena di Milano, uno dei luoghi simbolici in Lombardia di questo secolare rapporto tra insediamenti e acqua, oppure alla mancata valorizzazione della già esistente rete dei Navigli. Su questi temi non sono certamente mancati dibattiti, polemiche, studi e progetti. È, invece, probabilmente mancata una sistematica intenzione esecutiva che può partire solamente da una costante programmazione, attraverso un tempestivo e adeguato coinvolgimento degli ambiti disciplinari appropriati. Programmazione che consentirebbe, forse, di evitare che importanti eventi – come la stessa Expo – siano occasione per l’affermarsi di estemporaneità, diventando invece una utile contingenza per dare corso a seri e realistici programmi, con conseguenti effettive attuazioni, rapportate alle ipotesi originarie. Sul tema della valorizzazione delle vie d’acqua che innervano il territorio lombardo vi può essere la ragionevole speranza che l’occasione venga realmente colta, anche per la stretta relazione che la regimazione delle acque ha sempre avuto in Lombardia in rapporto all’agricoltura, tema specifico della rassegna espositiva del 2015.


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Nel forum di questo numero intervengono: Matteo Gatto, Chief Architect della Direzione Infrastrutture e Costruzioni di Expo Milano 2015 SpA; Milena Bertani, Presidente del Parco Ticino; Moira Perruso, Pubbliche relazioni di Navigli Lombardi... Adriana May, Dirigente Struttura Programmi Speciali Direzione Territorio e Urbanistica della Regione Lombardia. Ringraziamo tutti i partecipanti per il loro contributo.

La Via d’Acqua - Parco dell’Expo di Matteo Gatto

La “Via d’Acquaâ€? costituisce parte fondamentale del progetto di candidatura di Milano per l’Expo 2015 e si configura come il progetto territoriale di maggiore rilevanza per la connessione tra il sito espositivo, la cittĂ e il suo territorio, nonchĂŠ la piĂš grande legacy materiale che verrĂ lasciata alla regione urbana milanese dall’Expo insieme alle nuove infrastrutture di trasporto. Ragioni di prioritĂ , legate alla registrazione presso il BIE dell’evento, fondamentalmente imperniata intorno alla progettazione del sito espositivo hanno fatto sĂŹ che le maggiori attenzioni progettuali e di comunicazione in quest’ultimo anno si siano concentrate sull’area espositiva. Questo non ha però voluto dire che si sia in qualche modo ridotto o ridimensionato il progetto che rappresenta un’opportunitĂ unica per Milano e il suo territorio. In questo anno, infatti, il confronto progettuale sulla Via d’Acqua non si è mai arrestato ed anzi, se vogliamo, ha visto una sua estensione territoriale all’intera regione urbana, valicando i confini comunali, per includere tutti gli elementi che possono concorrere alla concreta attuazione del progetto, secondo i piĂš ottimali principĂŽ ambientali, paesaggistici, culturali e turistici. Nell’ultimo anno è stato svolto un approfondito studio di fattibilitĂ condotto dal tavolo interistituzionale composto da Comune, Regione e dai molti altri enti coinvolti oltre alla societĂ Expo 2015, guidato dall’arch. Tancredi, che ne ha indagato tutti gli elementi costitutivi e ne ha confermato l’utilitĂ nonchĂŠ le previsioni di investimento e le tempistiche di realizzazione. Il quadro di riferimento è stato nei fatti esteso per farvi confluire le strategie Regionali e Provinciali sulla ricomposizione e riqualificazione del reticolo idrico regionale e milanese e sul sistema delle aree rurali produttive. Si tratta del vasto sistema territoriale metropolitano milanese costituito dai bacini idrografici di Olona, Lura, Seveso, Lambro, in cui i corpi idrici superficiali e sotterranei sono arricchiti dalle acque provenienti dal Ticino attraverso le Dighe del Pamperduto e il Canale Villoresi. La Via d’Acqua-Parco dell’Expo può cosĂŹ estendere la sua influenza ai territori dei comuni del Rhodense, nell’ambito dei quali, attraverso un insieme di interventi di potenziamen-

to, rigenerazione e riqualificazione del reticolo idrografico, si vengono a creare le condizioni per l’affluenza di acqua pulita alla Via d’Acqua - Parco dell’Expo, al Naviglio Grande e da ultimo alla Darsena e alle aree agricole del Sud Milano, oggi in carenza di risorse idriche. Il progetto Via d’Acqua-Parco dell’Expo si muove cosĂŹ sempre sul doppio livello di disegno di un vasto parco periurbano, legato al capoluogo, e di contributo ad uno scenario piĂš ampio di valorizzazione del paesaggio agrario, dei sistemi fluviali e delle aree protette regionali. Gli obiettivi del progetto sono plurimi e di differente orizzonte spaziale e temporale: s OFFRIRE AI VISITATORI DI %XPO E AI CITTADINI UN TERRITORIO A PARCO di straordinarie dimensioni (810 ha); s RIQUALIlCARE I NAVIGLI STORICI DI -ILANO E L ANTICA $ARSENA s ALLEGGERIRE IL NODO IDRAULICO MILANESE E CONTRIBUIRE ALLA riqualificazione degli ambiti vallivi Olona-Lambro; s RIQUALIlCARE E RICOMPORRE IL RETICOLO IDRICO DEL TERRITORIO agricolo dell’ovest milanese; s PROMUOVERE UNA NUOVA RURALITĂŒ POTENZIANDO I MODELLI produttivi multifunzionali rilanciando il sistema delle cascine dell’area milanese. L’acqua, risorsa base per la nutrizione del pianeta e matrice storica del paesaggio milanese, è proposta quale ritrovato elemento di relazione tra la cittĂ di Milano e il suo territorio e proietta il progetto ben oltre i confini comunali. Reti d’acqua, verdi e della mobilitĂ dolce divengono strumenti di valorizzazione e promozione delle specifiche identitĂ territoriali, dei differenti contesti paesaggistici e tradizioni rurali, di costruzione di nuove solidarietĂ cittĂ -campagna. La parte del progetto piĂš immediatamente correlata con il sito espositivo e la cittĂ di Milano è sicuramente il grande sistema di 800 ettari di verde, ricreativo e agricolo, caratterizzato dalla presenza di elementi d’acqua naturali e artificiali, percorso da itinerari ciclabili e pedonali, che lambisce la cittĂ aprendosi verso il paesaggio rurale milanese in piĂš direzioni. Questo sistema ha il suo cuore negli esistenti Parco di Trenno e Ippodromo, Parco delle Cave e BoscoincittĂ che vengono piĂš efficacemente messi in rete tra loro e connessi con l’area Fiera-Expo a nord e con il Naviglio Grande e la Darsena riqualificata a sud tramite una serie di nuovi parchi e corridoi verdi ciclopedonali in corso di realizzazione o in programma. Un susseguirsi di spazi urbani, parchi e aree agricole di diversa estensione e caratterizzazione in grado di offrire un ampio ventaglio di opportunitĂ di fruizione e di relazione con temi di Expo e il territorio. Se le testate urbane della nuova dorsale verde e ciclabile, di riconnessione del sistema, sono da una parte il sito espositivo e dall’altra la Darsena, quelle a livello sovraccomunale sono a nord il Parco Groane–Canale Villoresi e a Sud il proposto parco delle Risaie, che il progetto riconnette al suddetto parco periurbano. Il Naviglio Grande, tassello fondamentale del collegamento urbano del sistema


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di 800 ettari, è però anche forte elemento strategico di relazione con il territorio fino al Ticino in virtù sia della sua forza ed estensione territoriale e dell’incomparabile valore storico-paesaggistico che della recente valorizzazione idroviaria. Un progetto complesso la Via d’Acqua-Parco dell’Expo che deve necessariamente attuarsi su più livelli tematici e territoriali tra loro integrati, individuando con chiarezza priorità di intervento e margini di flessibilità, secondo un approccio strategico che mette in valore le risorse esi-

stenti tenendo presente il funzionamento complessivo del sistema: s DI LINEEnPRINCIPALI CONNESSIONI VERDI CANALI E DORSALI CIclopedonali; s DI RETInCASCINE RETICOLO IDRICO E ITINERARI CICLABILI E PEDOnali; s DI AREE E PUNTInPARCHI AREE RURALI E NATURALI CAPISALDI MOnumentali e attrezzature. Un progetto complesso che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi.


Antonio Ottomanelli (1981) prosegue la collaborazione con “AL”, pubblicando, in questo numero, un lavoro documentario sulla costruzione del paesaggio urbano in rapporto al corso dei navigli milanesi, realizzato appositamente per la rivista.

L’Expo e l’economia legata alla natura di Milena Bertani

Le aree protette sono la grande “infrastruttura verde” che affiancata all’immensa “infrastruttura grigia” – considerata da molti un importante elemento per rendere competitivo il Paese – hanno permesso di arricchire e rendere maggiormente efficace e compatibile la convivenza tra due orientamenti di sviluppo differenti.

Per svolgere questo ruolo i nostri parchi hanno interpretato al meglio il significato di “landscape”: sono diventati paesaggi, mosaici complessi in cui si fondono le caratteristiche culturali, naturali e geologiche di un territorio. Paesaggi che, oltre al grande valore ambientale e di biodiversità, hanno in sé un importante valore antropologico da annoverare nel patrimonio culturale dell’umanità. È grazie a questa intuizione che sono cresciuti d’importanza nell’opinione comune e che, per conseguenza, hanno


nali di cintura metropolitana (dal Ticino all’Adda). La storia dei parchi italiani – a differenza di altre realtà di incontaminata bellezza ma prive di antropizzazione – dimostra che è davvero possibile costruire un’economia basata sui tempi della natura e sulla qualità, elementi fondamentali per distinguersi dalla omologazione e dalla globalizzazione. Expo 2015 può quindi rappresentare un’importante vetrina per promuovere l’eccellenza del sistema delle aree protette e l’affermazione di nuova filosofia e di uno stile di vita che hanno contraddistinto, da un quarto di secolo, le politiche dei parchi in Italia. Perché questo si realizzi, occorre che i parchi siano al centro e non ai margini, di una rete complessa di decisori e che vede coinvolti tutti gli stakeholders del territorio; occorre che il sistema delle aree protette della Lombardia diventi il perno centrale di una fitta rete costituita dai parchi che afferiscono al bacino padano, dai parchi d’Europa e di quelli dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Se il futuro economico è green, le aree protette sono già oggi i capisaldi di questo sistema.

Navigli Lombardi: le vie d’acqua che guardano all’Expo di Moira Perruso

La società consortile è in prima fila nella valorizzazione del “Sistema Navigli”, dal successo della navigazione turistica al confronto europeo nel Waterways Forward, passando per l’idrovia Locarno-Milano e il progetto della Darsena, con lo sguardo rivolto al grande appuntamento del 2015. Il “Sistema Navigli” è un’area che si estende su una superficie di 1.800 km2 adiacenti a 160 chilometri di canali, in cui risiedono 3 milioni di abitanti e che produce il 35% del PIL della Lombardia e il 9% di quello nazionale. Questo territorio racchiude un patrimonio ambientale e culturale unico, che vede Navigli Lombardi s.c.a.r.l. impegnata nella sua valorizzazione e nel garantire, a fianco di consolidati partner istituzionali come la Regione Lombardia, la Provincia di Milano e il Comune di Milano, una sempre migliore fruizione di esso da parte di cittadini e visitatori attraverso un’offerta di qualità accessibile a tutti. I Navigli, infatti, oltre ad essere un bene monumentale da tutelare, possono costituire una dorsale infrastrutturale vitale non solo per l’irrigazione, la navigazione e la produzione di energia, ma anche per il turismo, la cultura e il tempo libero: un’opportunità di sviluppo per interconnettere i poli urbani, con l’obiettivo di rappresentare la via d’acqua navigabile dell’Expo 2015. Navigazione turistica e mobilità dolce Fiore all’occhiello di Navigli Lombardi s.c.a.r.l., coronato da un grande apprezzamento del pubblico (25.000 viaggiatori nel 2009), è la navigazione turistica, con 5 linee che interes-

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prodotto una nuova sensibilità ambientale. Queste “complesse ricchezze” e gli elementi distintivi – identità e peculiarità – che le contraddistinguono consentono di promuovere nuove attività turistiche e di beneficiare di altre tipologie di investimenti economici. Tra le tante forme oggi in uso per conoscere un territorio abbiamo pensato ad un viaggio particolare per il Parco del Ticino: un “lento cammino” per scoprire un territorio ricco e vasto come il nostro, per creare una nuova solidarietà sociale nel rapporto città-campagna. La lentezza, nella nostra concezione, non rappresenta un limite, ma è una risorsa che si traduce nella capacità di vivere a una diversa velocità per scoprire il “senso del viaggio”: un’opportunità per conoscere, per fare nuove esperienze e nuovi incontri. La lentezza, la pausa, il sintonizzarsi con i ritmi della natura, il far niente quando le circostanze lo consentono o lo richiedono, non rappresentano “tempo perso”, ma il modo per ritrovarsi con se stessi e con gli altri in un contesto piacevole. La cultura del vivere bene rappresenta un nuovo modello turistico centrato non più sulla crescita continuata, ma sulla qualità della vita: l’ambiente, il patrimonio storico, artistico e culturale, la salvaguardia della valorizzazione delle produzioni tipiche, dei servizi, ma soprattutto le questioni delle identità delle città, del rapporto con gli operatori e con i cittadini, dell’accoglienza e dell’ospitalità sono gli elementi distintivi di questa nuova modalità di sviluppo. Queste opportunità – coordinate, condivise e programmate su vasta scala – offrono autenticità, unicità e tradizione. La qualità che riflette le peculiarità del territorio del Parco del Ticino, dei suoi paesaggi, dei suoi sapori, della sua gente e della sua cultura non potrà mai essere simile ai “non luoghi” che spesso si trovano nei cataloghi di viaggio e che sono identici da una nazione all’altra, da un continente all’altro. Ancorata fortemente al territorio e alle sue tradizioni, la nostra qualità propone un modo di vivere ancora a misura d’uomo, vuole favorire l’osservazione della natura e dei suoi ritmi millenari, vuole coinvolgere il visitatore nel nostro tessuto sociale: quello fatto da gente che conserva gelosamente la propria cultura ed è orgogliosa di farla conoscere al mondo. Un nuovo Italian lifestyle può ripartire da qui, da questo modello di vita. L’Italia – nei momenti di splendore – è sempre stata per l’economia che si occupava di culture, di identità, di territori, di origine, di storia e di storie; si occupava di paesaggio, di turismo (il Grand Tour e il Bel Paese), di bellezza e di armonia; si occupava di vigne, di campi, di terre, di imprenditoria, di mercato, di relazioni, di comunità, di coerenza. Oggi tutto questo, a volte solo in parte, è esercitato dai parchi. Su queste semplici osservazioni potrebbe davvero essere costruito il nuovo Rinascimento milanese e italiano partendo dall’ossatura portante costituita dai grandi parchi regio-



L’idrovia Locarno-Milano La Linea del Parco del Ticino testimonia la validità del binomio infrastrutture-turismo: la navigazione sul tratto caratterizzato dalla Conca Miorina rappresenta, infatti, un significativo tassello nel progetto di recupero dell’idrovia Locarno-Milano, promosso nel 2006 da Regione Lombardia ed inserito nel Piano Expo 2015. Interamente finanziata dalla Regione Lombardia, la Conca della Miorina è la prima diga in Italia completamente automatizzata e permette la riconnessione tra il lago Maggiore e il fiume Ticino: ai 58 Km di navigazione lacustre da Locarno a Sesto Calende si aggiunge così un itinerario fluviale di 12 Km, immerso nella natura incontaminata del Parco, che ripercorre inoltre la celebre “via dei marmi”, l’antico sistema idroviario utilizzato già nel Trecento per trasportare i blocchi di marmo delle famose cave di Candoglia dal Lago Maggiore a Milano per la costruzione del Duomo. Partendo dalla grande potenzialità dell’area, si può sviluppare tra Locarno e Milano un’offerta turistica esemplare e competitiva imperniata sulla navigazione, da quella di linea a quella esclusiva e a pacchetti, comprensiva di interessanti proposte didattiche e capace di valorizzare numerosi luoghi di interesse storico, artistico, ambientale e sportivo. “Il recupero e la valorizzazione di un complesso sistema ter-

ritoriale – sostiene il Presidente di Navigli Lombardi s.c.a.r.l. Emanuele Errico – oggi non può più prescindere da innovative forme di partnership tra pubblico e privato, in grado di attrarre capacità progettuali, gestionali e di investimento. È questo il modello di sviluppo e di governance scelto e portato avanti da Navigli Lombardi. Si tratta di un modello di sviluppo sostenibile e condiviso che prevede anche il coinvolgimento della popolazione e di tutti i soggetti interessati nel tessuto socio-economico-culturale e attivi sul territorio, dalle amministrazioni locali alle associazioni di volontariato”. “Le vie d’acqua, patrimonio storico della città – aggiunge Errico – si stanno confermando luoghi sempre più capaci di attrarre l’attenzione di milanesi, grazie al frutto di un’efficace sinergia pubblico-privato, come hanno dimostrato i successi del nuovo Salone Nautico NavigaMI, una prima edizione con oltre 50.000 visitatori, e di eventi quali i rinati Cimento Invernale e Trofeo Leonardo, rilanciati dopo decenni di oblio”. “Tra i nostri prossimi obiettivi – conclude Errico – c’è la realizzazione, in collaborazione con il Comune di Milano, di una piattaforma polifunzionale un importante passo sulla strada della riqualificazione della Darsena come porto, non più commerciale ma turistico”. Un “respiro” europeo L’azione di Navigli Lombardi sta maturando un respiro sempre più ampio: la Società consortile partecipa infatti attivamente come partner a “Waterways Forward”, il progetto triennale previsto dalla Commissione Europea per promuovere lo sviluppo sostenibile delle vie navigabili interne e dei loro territori. L’obiettivo è quello di promuovere politiche che contribuiscano a creare le migliori condizioni per un uso misto delle vie d’acqua e diano impulso a uno sviluppo socioeconomico-culturale equilibrato ed eco-sostenibile delle regioni navigabili.

Il sistema delle acque di Adriana May

Il tema dell’acqua, fonte di vita, elemento fondamentale dell’ambiente e del paesaggio e fattore indispensabile dello sviluppo, ha un forte legame con le tematiche dell’Expo. In Lombardia, dove la cultura e la civiltà sono caratterizzate da una secolare tradizione di cura e governo dell’ambiente, del paesaggio e delle acque, sviluppare un’opera e un evento di questa portata significa semplicemente valorizzare quanto già esiste e si è sedimentato nei secoli su questo territorio, ma non ha ancora espresso le sue reali potenzialità per mancanza di strategie unitarie, mirate a far emergere a livello internazionale la qualità dei luoghi, delle proposte e dei prodotti locali. Solo in questo modo potrà essere raccolta con successo la sfida dell’Expo 2015. Per questo motivo Regione Lombardia sta da tempo dedi-

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sano i Navigli Grande, Pavese, Martesana e il fiume Ticino. Inediti paesaggi cittadini, l’oasi del Parco del Ticino, il Parco Agricolo Sud Milano e poi ville, abbazie, cascine, dimore storiche, oltre alle tradizioni enogastronomiche più apprezzate: queste le bellezze del territorio che le minicrociere permettono di gustare da una prospettiva assolutamente inedita e suggestiva. La Linea 1 delle Conche porta alla scoperta della vecchia Milano tra Naviglio Grande e Naviglio Pavese; quest’anno, inoltre, ai passeggeri della prima corsa mattutina, viene servita la colazione a bordo, a base di alimenti naturali e prodotti territoriali, grazie a partner come la storica azienda Carnini. La Linea 2 dei Fontanili e degli Aironi di Milano conduce tra le meraviglie del Parco Agricolo Sud Milano, mentre la Linea 3 delle Delizie accompagna attraverso la natura, l’arte e la storia tra Abbiategrasso e Magenta, con quattro possibili itinerari; la Linea 4 dell’Ecomuseo conduce sul naviglio Martesana da Concesa di Trezzo a Vaprio d’Adda, tra l’Ecomuseo di Leonardo e il Parco Adda Nord; infine, la Linea 5 del Parco del Ticino percorre il “fiume azzurro” tra Sesto Calende e Porto Torre. In un territorio che rappresenta un’eccellenza a livello internazionale nel settore dell’ecoturismo, Navigli Lombardi ha sposato la mobilità sostenibile come uno degli elementi chiave di valorizzazione. All’interno dei propri itinerari, infatti, la società ha attivato dei percorsi in bicicletta e in carrozza perfettamente inseriti nelle proposte per i viaggiatori e mira a potenziare sempre più l’integrazione di percorsi ciclabili con le crociere.


cando una specifica attenzione alla riqualificazione del bacino dell’Olona, con l’obiettivo di riequilibrare le risorse idriche e migliorarne la sicurezza idraulica, favorendo anche un uso più attento delle risorse idriche; è questo il filo conduttore dei diversi strumenti di governance attivati: Piano Territoriale Regionale, Piano Territoriale d’Area Navigli e Contratto di fiume del bacino dell’Olona. Il Bacino dell’Olona, con i suoi affluenti Lura e Bozzente, nel suo assetto attuale è il frutto di un’evoluzione secolare in cui l’opera dell’uomo e i fenomeni naturali hanno interagito dando luogo a un contesto ricco nello stesso tempo di

criticità e di opportunità. All’origine, questi corsi d’acqua avevano portate ordinarie modeste o addirittura nulle, che traevano origine nella parte superiore del loro bacino, perchè nella parte inferiore la maggior parte delle acque di pioggia si infiltravano nel sottosuolo; l’alveo del Bozzente era persino utilizzato come percorso stradale, anche se in caso di precipitazioni intense andava soggetto a piene che investivano soprattutto Cislago. Nei secoli il corso dell’Olona è stato deviato verso Milano, nel ‘700 è stato realizzato un importante intervento di regimazione di Bozzente, Fontanile e Gradaluso che ha


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comportato oltre alla sistemazione degli alvei la creazione di un’ampia area boscata nei territorio di Mozzate, Uboldo, Origgio... in cui le acque di piena potevano esondare liberamente e infiltrarsi nel sottosuolo, senza caricare il sistema idrico a valle. Lo sviluppo del sistema irriguo alimentato da Ticino e Adda, la realizzazione dei fontanili per bonificare i terreni e recuperare le acque ad uso irriguo, lo sfruttamento dell’acqua come forza motrice, sono fattori nel contempo dello sviluppo economico del territorio ed elementi di un paesaggio di qualità. L’intenso sviluppo urbano del secolo scorso ha inci-

so profondamente sull’equilibrio idraulico e sulla qualità delle acque: la necessità di utilizzare l’acqua, sia per i processi produttivi, sia come forza motrice o per la produzione di energia, ha portato a un’elevata concentrazione di insediamenti industriali lungo le aste fluviali; l’impermeabilizzazione di ampie porzioni del bacino ha portato a un costante incremento della frequenza e dell’intensità delle piene, arrivando fino a raddoppiare le portate di picco; l’occupazione delle fasce fluviali ha portato a un graduale restringimento dell’alveo e una forte riduzione delle aree di laminazione naturale delle piene; la mancanza di manutenzione degli alvei e delle


sponde ha portato a una riduzione della loro capacità di smaltimento delle portate; la pressione antropica, urbana e industriale, ha compromesso seriamente la qualità delle acque. Questi sintetici elementi di contesto rendono evidente che il bacino dell’Olona, analogamente al Lambro e al Seveso che insieme concorrono a dare luogo a quello che è conosciuto come “il nodo idraulico di Milano” richiede per il suo recupero e valorizzazione l’adozione di misure straordinarie, che richiedono l’impegno e la collaborazione di tutti i soggetti interessati, una progettazione di alta qualità, e l’integrazione di misure strutturali con azioni mirate di governo del territorio.

Le azioni più urgenti dovranno essere volte ad arrestare la crescita delle portate di piena attraverso la laminazione delle acque piovane che dovranno essere preferibilmente trattenute nelle aree di caduta, con soluzioni diverse in funzione della morfologia e del grado di permeabilità naturale del terreno; è inoltre fondamentale la protezione delle aree naturali di laminazione delle piene e la creazione di vasche di laminazione artificiali ben inserite nel contesto ambientale. Un altro filone d’intervento riguarda il recupero e la valorizzazione delle fasce fluviali, attraverso interventi di rinaturazione e di ricostruzione morfologica dell’alveo, lo sviluppo delle fasce filtranti di vegetazione, valorizzando anche tutte le opportunità paesaggistiche, ambientali e di tempo libero


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di questi ambiti territoriali. In questo contesto, la presenza sul territorio di importanti aree dismesse di cui si sta promuovendo e progettando il recupero rappresenta un’opportunità di miglioramento della qualità territoriale che va sfruttata al meglio. Altrettanto importante la promozione degli usi responsabili delle risorse idriche, il completamento delle opere di depurazione, il controllo degli scarichi. Un tema trasversale rispetto a tutto quanto detto finora riguarda la qualità della progettazione, sia in materia di pianificazione che in materia di opere strutturali; per questo motivo Regione Lombardia, insieme con gli Ordini professionali delle discipline territoriali ha attivato un lavoro comune che

sta producendo come primo frutto delle linee guida per la progettazione delle opere di difesa del suolo. L’obiettivo è favorire l’integrazione organica delle diverse componenti disciplinari, lo scambio e la diffusione della cultura nella materia. Qualità nella progettazione significa operare sulla base di una solida conoscenza delle caratteristiche, della storia e delle tendenze evolutive del territorio, cogliere e valorizzare le opportunità di integrazione e sinergia fra i diversi aspetti coinvolti, prestare attenzione alle interazioni con l’equilibrio complessivo del territorio in cui si opera, per proporre soluzioni sempre più efficaci utilizzando al meglio le risorse finanziarie a disposizione.



Master Plan Navigli Il Master Plan Navigli – che coinvolge il Politecnico di Milano, la Bocconi, la Statale di Milano e di Pavia, Province, Comuni, Camere di Commercio – è un programma finalizzato all’individuazione degli interventi prioritari da intraprendere per il recupero del patrimonio dei Navigli. Gli obiettivi generali del progetto sono: la conservazione e la riqualificazione, il consolidamento, il restauro e la manutenzione, il recupero ed il riuso dei Navigli e delle strutture idrauliche ed architettoniche a questi collegate. Il programma prevede inoltre una serie di interventi più specifici, quali: il recupero e il riuso dei Navigli come occasione di riqualificazione paesistico-ambientale (recupero della navigabilità delle alzaie e dei canali, recupero, a fini culturali o ad uso pubblico, di centri storici, ville e palazzi); il ripristino della navigabilità dei Navigli per il diporto ed il tempo libero; la costruzione di un sistema di circuiti ciclo-pedonali lungo le alzaie; l’utilizzo dei Navigli come struttura di connessione e collegamento tra i parchi regionali, le aree verdi, i parchi urbani e gli ambienti naturali regionali; il riutilizzo e la valorizzazione del patrimonio architettonico di ville, palazzi, monumenti e giardini che si dispiegano lungo il corso dei Navigli; il potenziamento e la razionalizzazione del sistema irriguo; la riqualificazione delle aree agricole. Informazioni dettagliate sui progetti in corso sono consultabili al sito internet www.naviglilive.it. Idrovia Locarno-Milano-Venezia In seguito all’accordo del 2008 tra l’Italia e la Svizzera, l’antica via d’acqua commerciale è in corso di ripristino: un lungo itinerario, paesisticamente interessante, lungo circa 540 km, ricongiungerà l’Europa continentale al Mar Mediterraneo, dalle Alpi alla laguna di Venezia, dal Lago Maggiore, lungo il Ticino, il Canale Industriale, il

Naviglio Grande, il Naviglio Pavese, ancora sul Ticino, per sboccare nel Po ed infine nella Laguna di Venezia. Il progetto ha un grande valore storico: ripristina infatti la “strada d’acqua”, utilizzata dai Visconti nel 1400 che si spostavano tra i loro castelli di Locarno, Abbiategrasso, Milano e Pavia lungo il Naviglio detto Ticinello; questo imponente sistema collegava inoltre le cave di Baveno e della Val d’Ossola ai cantieri del Duomo; questa idrovia d’altri tempi costituiva insomma un’importante arteria di comunicazione e di trasporto delle merci. Il ripristino in atto riveste inoltre un importante ruolo nella promozione di un turismo sostenibile ed ecocompatibile, avvicinandosi a quanto avviene lungo la Loira, sul bacino fluviale di Berlino o lungo il Reno tra Basilea e Rotterdam. Il progetto si presenta irto di ostacoli e difficoltà, rappresentate dalle conche ormai in disuso presenti tra Milano e Pavia, dalla necessità di creare canali e conche, impianti idraulici, attracchi e porti e dagli alti costi (per cui si prevede una possibile partecipazione anche della Svizzera); ma già qualche passo in avanti è stato compiuto: il Lago Maggiore ed il Ticino sono stati collegati, molte conche ripristinate e tanti progetti sono infine in fase di ultimazione (compreso quello che prevede la costruzione di un porto lungo il Canale Industriale, nei pressi di Vizzola Ticino, per un collegamento diretto con l’aeroporto di Malpensa). Trasporto passeggeri e trasporto merci lungo i Navigli In un’ottica di risparmio energetico e di limitazione dell’espulsione di sostanze inquinanti è fondamentale un radicale ripensamento della rete di comunicazione: un potenziamento dei trasporti su ferro e su acqua sarebbe auspicabile non solo in alternativa, ma soprattutto in sostituzione, del trasporto su gomma. In quest’ottica si collocano numerosi progetti e poche realizzazioni.

Il Porto di Cremona, che dista dal Mar Adriatico circa 280 km, si colloca appunto in questa direzione: è stato infatti concepito come un centro di smistamento di merci da e per l’Adriatico, grazie alla presenza combinata di trasporto su acqua e su ferro. Un interessante progetto, promosso dal Comune di Milano e dalla Regione Lombardia, prevede la navigabilità pubblica su battelli elettrici a pannelli solari tra la stazione di San Cristoforo sul Naviglio Grande e la Conchetta sul Naviglio Pavese; la collocazione di punti di bike sharing lungo il percorso e la possibilità di trasportare biciclette sui battelli si collocano inoltre nella direzione di un servizio di trasporto pulito ed economico. Lungo la stessa linea l’associazione Amici dei Navigli ha elaborato un progetto preliminare per il per la distribuzione delle merci ai punti vendita che affacciano sui Navigli Grande e Pavese. Parchi fluviali In Lombardia ne possiamo vantare numerosi: il Parco del Ticino, il Parco del Mincio, il Parco del Serio, il Parco della Valle del Lambro, il Parco dell’Oglio, il Parco dell’Adda. “I Parchi fluviali sono istituiti per tutelare gli ambienti rivieraschi dei principali corsi d’acqua della regione nei loro tratti planiziali e pedemontani, con specifico riguardo alla tutela delle zone umide e dei complessi boschivi di ripa, al recupero delle aree degradate ed alla ricostruzione della continuità dell’ambiente naturale lungo l’asta del corso d’acqua, alla difesa dai fenomeni di inquinamento e di degrado ecologico degli ecosistemi fluviali, al consolidamento idrogeologico ed alla regimazione delle acque nel rispetto delle dinamiche naturali del fiume”, recita la definizione della Provincia di Milano. Cecilia Fumagalli

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Acque lombarde


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Bergamo a cura di Francesca Perani e Francesco Valesini

Le vie d’acqua e la mobilità dolce Il territorio della provincia di Bergamo è caratterizzato dall’accostamento e l’integrazione tra due parti morfologiche distinte facenti parti di due sistemi più ampi e complessi quali l’arco alpino e la pianura padana irrigua. Gli ambienti che si sono venuti a formare sono un susseguirsi di paesaggi con caratteri propri generati dalla storia geologica, dalla storia degli insediamenti urbani e soprattutto dal loro rapporto con l’acqua. Questo sistema complesso è infatti solcato nel centro da due valli principali la Brembana e la Seriana, con i rispettivi fiumi. Ai lati sono invece i fiumi Adda e Oglio e i gli invasi lacustri che fungono sia da confine che da “cerniera” con le province di Lecco, Milano e Brescia. Tra queste grandi vie d’acqua esiste una fittissima rete di canali e rogge irrigue ormai quasi cancellata negli ambiti urbani, ma ancora ben presenti nella pianura, e in certi casi posta sotto tutela in quanto generatrice di ambienti naturalistici di estremo interesse. Poter percorrere questo “paesaggio d’acqua” attraverso una modalità “dolce” e “sostenibile” quale quella ciclabile offrirebbe l’opportunità di fruire di tutte le caratteristiche di un paesaggio ricco di emergenze storico-culturali e naturalistiche. La realizzazione di una ciclovia lungo le via d’acqua è un’operazione intelligente e valida, ma perché possa avere successo occorre che ci siano dei presupposti solidi. Tali presupposti si fondano non solo sulla rivisitazione dei luoghi, ma anche sulla capacità di chi li osserva di riconoscere in essi il “genius loci” che li ha suggeriti e generati. Le vie d’acqua, con le loro alzaie e le strade vicinali e comunali secondarie che le collegano alla più ampia rete stradale, offrono un’opportunità unica di percorrere la Lombardia in modo “dolce” pedonale e ciclabile. Opportunità che già nel 2001, su iniziativa della FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) con Regione Lombardia, trovava riscontro nell’individuazione cartografica di un itinerario denominato “Ciclovia del Laghi” che connetteva est-ovest tutti i laghi lombardi. L’itinerario, seppure sommariamente indicato, trovava poi collocazione nel più generale “Quadro BicItalia” che costituisce la rete nazionale primaria della connessione interregionale. La “Ciclovia dei Laghi” costituisce quindi per la Lombardia, la bretella predominante di connessione orizzontale tra i due “canali” individuati da EUROVELO (rete ciclabile europea così denominata) che penetra le Alpi in direzione Roma. Nel 2007 le Province di Varese, Como e Lecco, nel più vasto programma transfrontaliero INTERREG Italia-Svizzera

per la valorizzazione turistico-ambientale, hanno ripreso tali indicazioni portandole a livello di fattibilità sviluppando un articolato progetto di connessione dolce e principalmente ciclabile lungo le vie d’acqua. Il territorio bergamasco, seppure dotato di bacini lacustri ed interposto tra i sistemi dei laghi lombardi, non è stato purtroppo inserito in tale studio ora già concluso. L’individuazione e lo sviluppo delle valenze ecomuseali di eccellenza del territorio bergamasco, di cui le vie d’acqua sono elemento fondamentale per la conoscenza storica delle trasformazioni agricole e industriali e, prima ancora, delle ragioni di dominio e culturali, richiedono naturalmente di essere considerate e riproposte. Le prossime “finestre” per gli studi del nuovo INTERREG Italia-Svizzera 2007-2013 offrono una straordinaria ed irripetibile occasione di progettazione e programmazione. Il sistema delle vie d’acqua bergamasche per la sua articolazione, posizione e diffusione, merita un approfondimento strategico per lo sviluppo socio-economico del territorio con pieno inserimento nelle previsioni di connessione dolce turistico-culturale lombardo ed europeo. Nell’ultimo decennio la Provincia di Bergamo si è dotata del Piano della rete ciclabile poi riportato nel PTCP (piano territoriale di coordinamento provinciale) ed ha avviato la realizzazione di due importanti strutture ciclo-pedonali lungo le valli Seriana, Brembana e Cavallina. L’impostazione assunta dal Piano della rete ciclabile ha fin qui privilegiato l’individuazione di sistemi di trasferimento alternativo ciclabile lungo le principali direttrici di traffico su gomma e ferro. Ultimamente la pianificazione provinciale ha dato valenza a due direttrici di connessione ciclabile ovest-est e, tra queste, quella pedemontana che unisce i laghi di Lecco ed Iseo transitando dalla Valle San Martino, la piana degli Almenno, Bergamo città e la Val Calepio raggiungendo Sarnico e la vicina Franciacorta attraverso l’importante area naturalistica delle Torbiere. Questa previsione è la naturale continuazione della “Ciclovia dei Laghi” in attuazione delle previsioni regionali ed europee ed interseca le strutture di mobilità dolce nord-sud che percorrono i fiumi e i canali bergamaschi raggiungendo i laghi minori di Endine e Moro. Possiamo auspicare che gli organi politici provinciali, nell’attesa di dare impulso e definizione alle aspettative di promozione turistica e sociale del territorio, diano seguito a quanto programmato facendo divenire la provincia di Bergamo fulcro di un sistema cicloturistico lombardo, area europea che offre la maggior concentrazione di laghi e vie d’acqua. Alberto Capitanio con Edo Bricchetti


a cura di Roberta Fasola

Il nostro lago come risorsa economica e ambientale Questo articolo, frutto di un’intervista fatta all’ing. Piunti, Direttore della Gestione Navigazione Laghi - sezione di Como, non vuole essere un semplice regesto dei servizi che il nostro lago offre, ma intende attualizzare lo stato dell’arte, per individuarne le possibili opportunità di crescita a livello economico, turistico e culturale. Innanzitutto ci preme capire quanto incide la mobilità sull’acqua all’interno della “mono-area” lariana rispetto agli altri mezzi di trasporto (gomma e ferro), valutandone il duplice utilizzo di trasporto (pubblico) di persone e trasporto (privato) di merci? La nostra Azienda muove poco meno di 3.000.000 di persone l’anno, di cui circa il 25% appartengono al territorio ed utilizzano il lago per recarsi al lavoro o a scuola; i rimanenti 3/4 dell’attività sono riferiti al turismo, che riveste, quindi, un ruolo economicamente predominante. Tra i nostri obiettivi principali, dunque, quello di fornire un servizio valido ai minori costi possibili, soddisfacendo le esigenze (di orari e frequenze) delle diverse categorie di utenza, rendendo il trasporto su acqua complementare a quello su gomma e ferro (e che hanno il pregio aggiunto di introdursi all’interno dei paesi). Potrebbe essere fattibile un miglioramento complessivo del servizio, sia per incrementare l’offerta di percorsi turistici alternativi ma soprattutto per

incentivare il lavoro nell’alto lago e il pendolarismo di chi viene a lavorare in città o che, interscambiandosi su ferro, raggiunge il territorio milanese? Nel suo ruolo di azienda di trasporto pubblico, la Navigazione Lago di Como ha sempre cercato di agire in questa direzione: gli orari del 1° bacino sono stati incrementati, tanto da prevedere un mezzo ogni 30’. La frequenza ha un ruolo determinante nel rendere il mezzo di trasporto appetibile e il servizio pubblico è una necessità che il territorio chiede di associare ai cambiamenti del nostro modo di vivere. Rispetto a 30 anni fa si hanno ritmi di vita sicuramente più frenetici e per questo motivo sono state attuate una serie di modiche negli orari, cercando di creare una maggiore flessibilità: l’anno scorso è stata introdotta, ad esempio, una doppia navetta sul centro lago che collega ogni ora Lenno con S. Giovanni, Varenna, Menaggio e Bellagio: connessione che precedentemente era resa possibile interpolando tra loro varie linee, così come già fatto nel primo bacino. Ritengo sia fondamentale capire le logiche del trasporto pubblico: la massa ha le stesse esigenze del privato; ciò che è necessario è rendere accattivante la tipologia dell’offerta. Vogliamo approfondire la questione del trasporto merci, in virtù di un alleggerimento del trasporto pesante dalle rive asfaltate del lago… È da anni che si discutono teorie favorevoli e contrarie. Al momento questo tipo di trasporto riguarda solo quello di numerosi camion che traghettano da una sponda all’altra. Personalmente, credo, che lo spostamento di beni abbia bisogno di troppe intermodalità per essere attuabile e che queste non possano essere banalmente ridotte alle sole questioni di carico e scarico. Ritengo che un maggiore avvicendamento delle corse per i trasporti delle merci su acqua non possa essere supportato da un ritorno economico valido ed ancora meno da un accettabile impatto ambientale sul lago stesso. Approfondiamo ulteriormente il discorso cercando di comprendere come si potrà incentivare il trasporto su lago per farne opportunità, sfruttando l’occasione del milanese Expo 2015. Ad oggi non c’è un’evidenza di progetti che coinvolgano la navigazione direttamente. Per quel che mi riguarda però, mi sento di affermare che Como potrebbe avere una grande opportunità di sviluppo in questo senso, in quanto “salotto dell’Expo”. E se la nostra città diventasse veramente tale la Gestione Navigazione Laghi sarebbe pronta a perfezionare lo stato delle cose per adeguarsi con entusiasmo alle nuove esigenze, compatibilmente alle proprie risorse.

Veduta del Lago di Como (foto: Michele Bollini).

A questo punto è immediato il collegamento con la “questione Sant’Agostino”, che ha fortemente sensibilizzato noi architetti (parallelamente a quella del “muro”), quale area di interscambio tra acqua, ferro

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Como


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e gomma, e che ha visto avanzare la proposta di arretrare il sistema del ferro… È sicuramente un’operazione contraria al principio di “Como-città turistica”. Le scelte che abbiamo fatto in questi ultimi anni sono mirate al potenziamento del turismo, e un nodo di interscambio come quello di Sant’Agostino è da ritenersi importante all’interno di una politica di sostegno e di incremento; credo che Como abbia molte opportunità ancora da esaltare. Ritengo sia necessario, per la nostra città, applicare politiche gestionali nuove che siano in grado di sfruttare la ricchezza delle risorse locali, per incrementarle. E questo punto non può che trovare il pieno consenso di noi architetti, estremamente sensibili (causa anche le spiacevoli vicende degli ultimi mesi, purtroppo) al destino del nostro Lago. R. F. Bodrio San Rocco: l’ultimo bodrio all’interno della città di Cremona inserito in un parco sovracomunale.

Cremona a cura di Maria Luisa Fiorentini

Vie d’acqua 1960-2010. Cinquant’anni dalla creazione del porto mercantile, che avrebbe dovuto segnare la rinascita cremonese, e siamo ancora fermi. Si parte dalla storia: già nel Medioevo, e in particolare nell’VIII secolo d.C., la città recuperava la propria autonomia economica e gestionale grazie al porto commerciale, sviluppatosi extra muros in quello che un tempo era stato baluardo trincerato bizantino, e grazie alla flotta mercantile che navigava sino a Venezia. Oggi invece, richiamando un articolo di Giorgio Bocca, “non è facile capire per quale involuzione dello sviluppo questa Lombardia che scavava i navigli per cui passavano le merci provenienti da Genova e dall’Adriatico fino alla fossa interna milanese dove si legavano a quelli provenienti dall’Europa attraverso i laghi, come mai la Lombardia dei grandi ingegneri idraulici come l’Aristotele Fioravanti e il Bertola da Novate non sia capace oggi di collegare il Po a Milano, non riesca a fare di questo Po cadaverico e puzzolente il fiume della rinascita”. Il Po è il grande padre avvelenato dai suoi figli, con una soglia di inquinamento addirittura triplicata negli ultimi cinque anni. Fino a poco tempo fa la gente faceva le vacanze sul fiume, scegliendo i ghiaioni rispetto alle spiagge affollate della riviera, mentre ora dopo un’esondazione, restano visibili sul terreno solo chiazze di olio e macchie calcinate di residui chimici, sacchetti e nastri di

plastica appesi ai rami più bassi in uno scenario del tutto raccapricciante. Molti i tentativi di piano, ma pochi i risultati. Novanta Comuni e tredici Province che si affacciano sul Po hanno varato un piano strategico per il rilancio del Grande Fiume da realizzare entro il 2013. Il Piano viene approvato dalla Autorità di Bacino. Stanziati 180 milioni di euro suddivisi in 5 linee di azione, ma il piano non decolla perché i fondi sono stati destinati al sud. Il successivo progetto di potenziamento del porto di Cremona del 2009 prevede la realizzazione di un nuovo terminal intermodale su un’area di 80 mila metri quadri con una connessione diretta fra le vie d’acqua, il percorso autostradale e i binari della ferrovia. Tutto questo grazie ad un maxi finanziamento di 19 milioni e 300 mila euro per migliorare le strutture esistenti e risolvere problemi di scarsità d’acqua in alcuni canali della Provincia. È il 22 gennaio 2009 e la chiatta “Jacopo”, con un carico di 1.200 tonnellate di sfarinati, decreta ufficialmente l’apertura di Venezia al porto di Cremona, in una linea di collegamento via fiume per un trasporto merci ecosostenibile. Questo ed altri progetti, come la grande area industriale in località Tencara a Pizzighettone (dove si attesta verso Milano il Canale navigabile) ed il terzo ponte sul Po, sono affiancati da adeguate strutture logistiche che tolgono traffico dalle strade sempre più congestionate. Per citare qualche esempio: un nuovo scalo merci ferroviario a Cavatigozzi o i collegamenti dal terminal ferroviario (già realizzato dalla Tamoil) per le aziende Oleificio Zucchi e Acciaieria Arvedi. Quindi, un’infrastrutturazione necessaria, al pari dei sistemi europei del Rodano, del Reno e del Danubio, per affrontare le sfide del futuro e parallelamente l’Expo 2015 ormai alle porte. Certo è che sul tema “Po”, da secoli, troppi parlano


Camilla Girelli e Susi Zagheni

Lecco a cura di Enrico Castelnuovo e M. Elisabetta Ripamonti

L’Ecomuseo dell’Adda di Leonardo L’Ecomuseo dell’Adda di Leonardo e il progetto di navigabilità del fiume Adda hanno dato vita a un nuovo e consapevole turismo, ideato e sviluppato nel tempo grazie alla collaborazione di associazioni e comuni. Il Parco Adda Nord è un parco fluviale che tende alla valorizzazione delle vie d’acqua, sistema di scambio, forma antica e attuale di cerniera ecologica tra territori. L’obiettivo è la tutela delle zone rivierasche nelle province di Lecco, Bergamo e Milano lungo il tratto a valle del lago di Como. “Abbiamo iniziato il progetto dell’Ecomuseo nel 1999 - spiega Giuseppe Petruzzo, direttore dell’Ecomuseo

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Il ponte di Brivio (foto: Simone Lomuoio).

dell’Adda di Leonardo e vice coordinatore regionale degli ecomusei in Lombardia - in funzione di un accordo quadro Stato-Regioni per il recupero dell’alzaia e di alcuni immobili posti su quest’ultima, all’altezza di Cornate e Paderno. Uno dei tre edifici recuperati ha funzione eco-museale. Si sono allestiti gli spazi con l’intento di una doppia rappresentazione: Leonardo ingegnere idraulico e Leonardo pittore artista che dipinge il paesaggio dei Tre Corni dell’Adda nello sfondo della Vergine delle Rocce. Il cuore del paesaggio pittorico leonardesco rappresenta il primo nucleo comprendendo il territorio fino a Imbersago, a nord, dove si trova il celebre traghetto realizzato su disegno di Leonardo e, fino a Groppello, a sud, prima conca del naviglio della Martesana. Nel 2006 si è costituita l’Associazione Ecomuseo Adda di Leonardo formata dal Parco Adda Nord e dai comuni di Imbersago, Villa d’Adda, Robbiate, Paderno d’Adda, Cornate d’Adda, Trezzo sull’Adda, Vaprio d’Adda, Canonica d’Adda, Fara Gera d’Adda e Cassano d’Adda”. L’Ecomuseo è percorribile a piedi o in bicicletta, partendo a nord in prossimità del traghetto che collega Imbersago a Villa d’Adda, sino alla diga di Robbiate; dal fiume si ammira il ponte di Paderno d’Adda. Ai Tre Corni inizia il tratto degli scorci leonardeschi: qui Leonardo pensò dovesse iniziare il Naviglio di Paderno. La conca vecchia è il primo dei due salti previsti da Giuseppe Meda che proponeva un canale parallelo al fiume per aggirare le rapide. Il salto alla conca delle risorgive prende il nome dalle acque che sgorgano spontaneamente dal terreno. Lo stallazzo, un tempo stazione per il ricovero e il cambio dei cavalli lungo l’alzaia, è oggi punto di sosta e d’informazione. La conca grande coincideva con il termine del naviglio. Prima impiegate per azionare i mulini, le acque dell’Adda

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dell’urgenza di interventi radicali. Il coinvolgimento di altri enti pubblici da parte della Provincia di Cremona in questo tipo di iniziative sembra tuttavia portare ad un’idea condivisa: la soluzione di molti problemi passa attraverso la bacinizzazione del fiume. Qui i primi dubbi: tutti gli affluenti del Po, Adda e Oglio compresi, sono bacinizzati, cioè “armati” con opere di stabilizzazione che in pianura sono chiamate “traverse” (sbarramenti, dighe, scogliere). Per tutti tranne che per il Po. Il quale, escluso lo sbarramento di Isola Serafini, non solo è privo di traverse che ne isolano il fondo, ma è anche costretto tra alte scogliere che ne accrescono la potenza erosiva. Peccato che, proprio nel momento in cui si decide di bacinizzare, vengano a mancare i fondi. Risulta, infatti, difficile credere all’esistenza di risorse proprio per il Po, quando sulle traverse di ogni suo affluente sono in corso lotte acerrime per realizzare centrali idroelettriche interamente finanziate da capitali privati. Forse il problema non è solo quello, forse ci sarebbe bisogno di altro. Idee nuove, innovative, per produrre energia pulita e migliorare un patrimonio ambientale che non è solo del territorio, ma è di tutti. L’agonia del Po è anche l’agonia dei suoi pesci, della sua fauna e della flora e sarebbe auspicabile anche un progetto di miglioria del concetto di Natura. In questo senso l’esempio del Bosco Didattico di Castelleone con la sua rinaturazione e la ricostruzione della vegetazione parzialmente presente nel sito, può costituire ad oggi il migliore esempio nel nostro territorio di osservazione-fruizione e riqualificazione ambientale di una superficie degradata dall’uomo.


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erano sfruttate dalle centrali elettriche: la centrale Bertini di Porto d’Adda (1898), costruita dalla Edison per fornire energia elettrica a Milano; la centrale Esterle di Cornate d’Adda (1919) richiama l’architettura monumentale del Rinascimento lombardo; la centrale Taccani, monumento dell’archeologia industriale è ancora in funzione. Tra le presenze storiche, il Castello Visconteo (1300) è oggi un centro di documentazione sul periodo longobardo. Alla fine del XVI secolo l’Adda assume notevole importanza per il trasporto delle merci che provenivano dal lago di Como. I navigli sono realizzati per completare le vie d’acqua che portano a Milano e i canali artificiali servono per irrigare i campi. Il naviglio di Paderno (1777), gioiello d’ingegneria idraulica, permette di superare un tratto del fiume troppo ripido (28 m di dislivello), quello della Martesana (naviglio piccolo) nasce per muovere macine, torchi dell’olio, cartiere e per irrigare la Bassa milanese. I vari itinerari proposti pongono l’Ecomuseo e il Parco Adda Nord al vertice del sistema dei parchi regionali con più di 12.000 visite annuali. “L’Ecomuseo ha ampia autonomia decisionale - continua Petruzzo - sebbene il Parco Adda ne sia il titolare e ne gestisca l’attività burocratica e amministrativa. Con il sostegno della Regione Lombardia l’Ecomuseo ha conseguito il riconoscimento dell’Unione Europea che l’ha incluso nel Canaux Historiques – Voies d’Eau Vivantes”. Oggi la mobilità fluviale è prevalentemente di tipo turistico: “Recuperare conche e sistemi di chiuse è difficilissimo anche perché Edison capta tutta l’acqua. Oggi la navigazione avviene con due linee: da Imbersago alla diga di Robbiate fino a Brivio e con un’imbarcazione più piccola, attraverso il naviglio fino a Vario, comune che si sta attivando per consentire la navigazione sino alla diga dell’Italcementi. In questo tratto è possibile visitare il villaggio operaio di Crespi d’Adda (patrimonio Unesco) e il parco di villa Castelbarco-Albani. Il territorio è facilmente raggiungibile da Milano in bicicletta sino alle porte di Lecco. Moltissimi sono i turisti olandesi che trascorrono qui le vacanze”. Riguardo la futura progettualità Petruzzi sostiene: “Si sono sviluppate una serie di attività aderendo ad accordi di partecipazione internazionale; si è esportata la mostra dell’Ecomuseo in Germania, in Serbia e altre ne abbiamo in programma. Oggi stiamo lavorando al progetto mappe di comunità, volto alla ricerca delle tradizioni produttive locali. Abbiamo attivato tre insegnamenti in università diverse (Politecnico di Milano e Università di Bergamo Scienze dell’Educazione ed Economia e Scienza del Turismo) e istituito percorsi di formazione per educatori ambientali. Intendiamo continuare la proposta formativa ed educativa che consideriamo un’opportunità per il parco e un servizio per i cittadini”. E.C. e M.E.R.

Lodi a cura di Manuela Camia

Vista del Po.

Vie d’acqua: riflessioni in atto L’acqua non è un prodotto commerciale al pari degli altri, bensì un patrimonio che va protetto, difeso e trattato come tale. (Direttiva 2000/60/CE) Uno degli elementi che caratterizza e distingue maggiormente la Lombardia dalle altre regioni è sicuramente la ricchezza delle sue acque sia di superficie che sotterranee. L’acqua, fattore storico determinante nell’economia regionale, grazie anche alla fitta rete di canali, alcuni dei quali navigabili, realizzati soprattutto per regolamentare le acque fluviali e irrigare le coltivazioni, diviene ora nel “Progetto Idrovie” la soluzione/scommessa per una nuova grande operazione di infrastrutturazione che collegherà il territorio padano con il mare Adriatico. È evidente il richiamo al progetto degli anni ‘60-’70 di “bacinizzazione” del Po che avrebbe dovuto trasformare il fiume in un enorme canale artificiale e che per alterne vicissitudini ha portato allo sviluppo di progetti spesso frammentari e disorganici. Nel disegno attuale del governatore Formigoni l’idrovia


cui il miglioramento dell’ecosistema fluviale sia un obiettivo centrale e in cui tutti i vantaggi di un fiume più naturale vengano adeguatamente tenuti in considerazione”. Ciò che è più contestato è l’approccio tecnico nella gestione dei corsi d’acqua considerati esclusivamente negli aspetti idraulici svilendo la trattazione di ecosistemi che meriterebbero un’impostazione rispettosa ed attenta agli aspetti geomorfologici, idrologici ed ecologici concorsuali. M. C.

Mantova a cura di Elena Pradella e Nadir Tarana

Itinerari fluviali: natura, cultura, arte e storia La provincia di Mantova è caratterizzata da un’idrografia ricca di fiumi e canali i cui aspetti naturalistici vengono esaltati e accuratamente tutelati nei due parchi naturali del Mincio e dell’Oglio Sud, più alcune riserve e oasi naturali. Navigando lungo il fiume Mincio nell’area protetta che, dal basso Garda al Po, si snoda attraverso i territori collinari dell’Alto Mantovano fino alla grande pianura, si attraversano territori dove si sovrappongono testimonianze storiche come i castelli e le fortificazioni medioevali o scaligere dell’arco Morenico, i palazzi dei duchi di Mantova, le imprese di regolazione idraulica dei laghi realizzate dal Pitentino o gli ascensori d’acqua della conca di navigazione di Governolo, le testimonianze etrusche del Forcello o quelle preistoriche di Castellaro Lagusello. Stratificazioni storiche che si riflettono nel paesaggio lungo i meandri del fiume, attraverso il quale si incontrano oasi e zone umide di importanza internazionale. Il paesaggio, caratterizzato dall’agricoltura, è segnato da fasce di filari alberati che interrompono la sequenza ordinata delle colture, mentre le aree golenali spiccano per la ricchezza di pioppi, salici bianchi e canneti, che creano vere e proprie boscaglie ove è facile osservare aironi cinerini, aironi rossi, garzette, falchi di palude, martin pescatore e pendolini. Nel Parco del Mincio diverse sono le possibilità di muoversi sull’acqua e scoprire angoli di natura incontaminata a due passi dal cuore storico di Mantova: oltre ad alcune importanti compagnie private di navigazione che collegano il capoluogo virgiliano con la città di Venezia offrendo un servizio di trasporto fluviale pubblico, sono presenti sul territorio consorzi di barcaioli professionisti che navigano nel rispetto dell’ambiente con mezzi ecologici come Enigma, un battello mosso dall’energia del sole. Un progetto sicuramente avvincente che offre un ulteriore impulso all’utilizzo delle fonti alternative

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Milano-Cremona (ad uso di merci e turismo) sarà l’occasione per dirottare il traffico stradale su “un’infrastruttura totalmente ecologica e rispettosa dell’ambiente, che sarà volano per l’economia dei territori attraversati”. Il canale navigabile, già operativo nel tratto tra Cremona e Pizzighettone - da completare nel tratto PizzighettoneTruccazzano - diviene, a partire dal 2012, sede deputata alla realizzazione del terminal intermodale per lo scambio acqua-gomma in funzione delle future arterie stradali previste in loco (Tangenziale est Esterna, Brebemi). Da Trucazzano il canale proseguirebbe attraverso la Martesana fino a Milano dove attraverso il naviglio Pavese si immetterebbe nel Ticino e quindi nell’enorme circuito idroviabile del Po. Anche il presidente leghista Foroni della Provincia di Lodi è a favore di questa soluzione che andrebbe ad interessare fortemente il territorio lodigiano ed in particolare il Comune di Maleo con la realizzazione di un “Canale Ponte”, ed i comuni di Turano, Bertonico, Muzza Sant’Angelo, Tavazzano, Quartino, intersecando le acque dell’Adda con il Canale Muzza. L’iniziativa ha creato un vivace fermento ed una ferma opposizione del Pd provinciale che, rifacendosi al tema di Expo “nutrire il pianeta”, e quindi sottintendendo la particolare attenzione che sarà rivolta al tema dell’acqua, invita il lodigiano a non legarsi con le vie d’acqua a Milano ventilando lo spauracchio di quanto recentemente accaduto al fiume Lambro, investito dalla marea nera riversata dalla “Lombarda Petroli” ed additando questo ultimo, come un tipico esempio del degrado ambientale causato da un incontrollato sviluppo delle attività umane. Il dibattito è aperto fra sostenitori e detrattori di indubbia autorevolezza e competenza. In un suo scritto il prof. Antonello Boatti ripercorre il pensiero di Carlo Cattaneo che sosteneva che “il secolo va innanzi agli architetti”. Gli architetti, nell’ammodernamento delle opere di architettura, non sanno tenere il passo con le trasformazioni in atto sul territorio agrario padano e a quelle delle vie d’acqua. Evidenzia, inoltre, le ripetute perdute occasioni della Lombardia di “diramare le sue navigazioni tanto verso le Alpi e gli Appennini quanto verso il mare”. Già nel 1998 Legambiente attraverso il presidente regionale Andrea Poggio bocciava il prolungamento del canale Milano-Po nel tratto da Pizzighettone a Bertonico adducendo come motivazione che “si vuol prolungare il canale navigabile solo per mantenere in vita il consorzio del canale (...) Il canale non serve a niente. Attestarne il terminal a Bertonico significa far risparmiare ai camion 10 minuti di strada. Inoltre, è un mezzo di trasporto in declino. Da Cremona passano solo 960 mila tonnellate di merce all’anno, lo 0,6% del totale”. Nel 2008 in occasione del IV Convegno Internazionale sulla Riqualificazione Fluviale, WWF e CIRF si sono espressi contro la bacinizzazione fluviale del Po a loro dire spacciata come riqualificazione ambientale, in favore di “una pianificazione e gestione integrata del suo bacino, in


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eco-compatibili, quale l’energia solare, promuovendo in modo nuovo la navigazione fluviale all’interno di una delle riserve naturali più importanti al mondo. La scoperta naturalistica del territorio della provincia mantovana prosegue nel tragitto di navigazione con l’immissione del Mincio nel fiume Po lungo il quale è presente la Riserva Naturale Isola Boschina a Ostiglia, recentemente riconosciuta come “biotopo”, la cui vegetazione comprende boschi di querce e pioppi bianchi e neri, sambuchi, gelsi, biancospini, edere e caprifogli, e la fauna è rappresentata da volpi, lepri, ricci, picchi verdi e rossi. Infine, pochi chilometri verso est completa l’excursus l’Oasi Naturalistica Isola Boscone, nel Comune di Carbonara di Po, un altro grande polmone verde posto in mezzo al fiume. Non di minore rilievo è lo sviluppo del traffico merci su acqua. Non va infatti dimenticato che da gennaio 2009 il porto commerciale di Valdaro, nella periferia nord di Mantova, costituisce un importante nodo di supporto al sistema produttivo e distributivo della intera area padana impostato sul coordinamento strategico tra modalità di trasporto terrestri e modalità di vie d’acqua sull’unica idrovia italiana Mantova-Adriatico (canale Fissero-TartaroCanalbianco-Po di Levante). A marzo dello stesso anno è stato inaugurato il primo viaggio mai effettuato in Italia di trasporto di merce in container via chiatta che rende il porto di Venezia il capolinea di riferimento per il traffico fluviale e fluvio-marittimo che dalla Pianura Padana raggiunge l’Adriatico per poi proseguire verso il resto del mondo. Il trasporto fluviale delle merci risulta essere altamente sostenibile grazie ai bassi livelli di inquinamento prodotto. I bassi costi esterni (risparmio economico per

Parco del Mincio (foto: Archivio fotografico SIAP).

la collettività), i ridotti consumi energetici (17% rispetto al trasporto su strada e 50% al trasporto ferroviario in km/t di merci trasportate) e le modeste emissioni inquinanti, unite ad un alto livello di sicurezza, fanno sì che i costi esterni totali del trasporto fluviale siano sette volte più bassi di quelli del trasporto su strada. Lo sviluppo di questa nuova modalità di trasporto, pone obiettivi importanti in termini di sviluppo di infrastrutture, potenziamento di quelle esistenti e utilizzo di nuove tecnologie informatiche a servizio della navigazione fluviale. La stessa Unione Europea ha creduto nel progetto e nel potenziamento del trasporto merci via fiume, finanziando nel 2009 lo sviluppo infrastrutturale e alcuni studi a sostegno, per un totale di oltre 12 milioni di euro. E. P.

Milano a cura di Roberto Gamba

Navigabilità dei navigli milanesi L’Associazione Amici dei Navigli (www.amicideinavigli.it) vorrebbe che Milano tornasse ad essere una città porto. L’attività è rivolta alla promozione di progetti a scala interregionale, come la realizzazione dell’idrovia LocarnoMilano-Venezia e la valorizzazione funzionale dei navigli. È in atto il recupero dei 550 km del sistema lacuale e fluviale del bacino del Po per rendere funzionale la comunicazione turistica e commerciale del territorio. Il progetto di ripristino in corso ha visto, nel 2007, l’inaugurazione della conca della Miorina che ha riconnesso il lago al Ticino fino allo sbarramento di Porto della Torre. Proseguono i progetti per la conca di Porto della Torre (redatto dalla Regione Piemonte) e per le Conche del Panperduto; entro il 2011, tutte le opere necessarie per la navigazione del fiume, fino all’imbocco del canale Industriale, dovrebbero essere cantierate o completate. Restano da progettare e finanziare quelle lungo il canale Industriale sino a Turbigo. Nel Milanese, da Turbigo ad Abbiategrasso, lungo il Naviglio Grande, va sostituita la diga mobile della centrale termoelettrica di Turbigo. Dal Ticino al Po sono programmati lavori per l’introduzione di un “sentiero” di navigazione lungo i 61 km dal ponte della Becca fino al porto di Piacenza. È in appalto il progetto della conca di Isola Serafini che consentirà di ricollegare Piacenza a Cremona, completando le opere per la navigazione Pavia-Venezia (318 km). Lungo il Naviglio Grande, nei Comuni di Cuggiono, Ber-


nate Ticino, Boffalora sopra Ticino, Magenta, Robecco sul Naviglio, Cassinetta di Lugagnano e Abbiategrasso, Expo 2015. Via d’Acqua: sono state realizzate dalla questa sconosciutaRegione Lombardia e dalla Navigli Lombardi scarl le opere necessarie alla stabilità delle sponde e agli approdi; dalpreliminare 2006 si sono avviate varie iniHo sviluppato il progetto della Via d’Acqua, ziative di navigazione Le mete individuate sono parte del programmaturistica. Expo 2015, a partire dal 2007, le del tratto magentino, quelle di Gaggiano, suville incarico del Comune di Milano (con Alberto PrezzaFinazzi, no, Milano e i borghi Alberto e gli insediamenti nei dintorni della Rocco Latrecchiana, Massa Saluzzo). Il progetto città. Il NaviglioinPavese visto il recupero prime approfondisce termini ha architettonici l’idea didelle Giancarlo due conche di navigazione, la Conchetta e la Conca FalTancredi (Settore Progetti Strategici del Comune - con lata realizzato con la sorveglianza delladi Soprintendenza Mariano Luca La Rosa, Miranda Bassi) un collegamene finanziamento dellauna Regione della d’acqua società A2A. to con Darsena-Expo, lungo rete die corsi preSi attendono progetti perattraversando le altre conche; il recupero del esistenti, noni navigabili, importanti parchi Naviglio dalla Darsena di Pavia fino alla Certosa;non i restauri situati ad ovest di Milano. Caratterizzandosi solo della Pavia, e del tra porto comescala una d’acqua semplicediconnessione siti,del maconfluente, come un per completare tratto e dablu” Rozzano al di Ticino. grande sistema il“verde capace ricucire brandelli Tra le altreurbana, iniziative dell’Associazione, dell’associazione, il progetto “Interdi frangia la Via d’Acqua ha riscosso un succesreg” per un approdo a Malpensa indispensabile per colleso immediato. gare l’Idrovia interconElogiata dagliLocarno-Milano-Venezia architetti della Consultaallo (W.scalo McDonough), tinentale e consentire ai turisti di raggiungere via acqua recentemente è stata ribattezzata “Parco dell’Expo” ed èil lago Maggiore e laimportante città. tuttora una parte di Expo 2015, ma pur pubblicata e più volte citata, non è stata ancora oggetto di R. G. presentazioni ufficiali. Nonostante recenti incognite, forse più cronologiche che non economiche (difficile ormai pensare al completamento dell’intero programma entro il Expo Via d’Acqua: 2015), le2015. ricadute potenziali della Via d’Acqua sull’assetto morfologico della città sono di portata enorme. Questo questa sconosciuta sempre che sia intesa come “processo”: come un granHo progetto preliminare della Viaed’Acqua, de esviluppato complessoil organismo capace di nascere crescere parte 2015,nutrito. a partire dal 2007, con la del città,programma di nutrirla e Expo di esserne su incarico del Comune di Milano (con Alberto Finazzi, Rocco Latrecchiana, Alberto Massa Saluzzo). Il progetto Carlo Ezechieli approfondisce in termini architettonici l’idea di Giancarlo Tancredi (Settore Progetti Strategici del Comune - con Mariano Luca La Rosa, Miranda Bassi) di un collegamento Darsena-Expo, lungo una rete di corsi d’acqua preesistenti, non navigabili, attraversando importanti parchi situati ad ovest di Milano. Caratterizzandosi non solo come una semplice connessione tra siti, ma come un grande sistema “verde e blu” capace di ricucire brandelli di frangia urbana, la Via d’Acqua ha riscosso un successo immediato. Elogiata dagli architetti della Consulta (W. McDonough), recentemente è stata ribattezzata “Parco dell’Expo” ed è tuttora una parte importante di Expo 2015, ma pur pubblicata e più volte citata, non è stata ancora oggetto di presentazioni ufficiali. Nonostante recenti incognite, forse più cronologiche che non economiche (difficile ormai pensare al completamento dell’intero programma entro il 2015), le ricadute potenziali della Via d’Acqua sull’assetto morfologico della città sono di portata enorme. Questo sempre che sia intesa come “processo”: come un grande e complesso organismo capace di nascere e crescere con la città, di nutrirla e di esserne nutrito. Carlo Ezechieli

Conca Fallata.

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R. G.

FORUM O

lata realizzato con la sorveglianza della Soprintendenza e con finanziamento della Regione e della società A2A. Si attendono i progetti per le altre conche; il recupero del Naviglio dalla Darsena di Pavia fino alla Certosa; i restauri della scala d’acqua di Pavia, e del porto del confluente, per completare il tratto da Rozzano al Ticino. Tra le altre iniziative dell’associazione, il progetto “Interreg” per un approdo a Malpensa indispensabile per collegare l’Idrovia Locarno-Milano-Venezia allo scalo intercontinentale e consentire ai turisti di raggiungere via acqua il lago Maggiore e la città.

Conca Fallata. Conca Fallata. Il bacino-porticciolo in via Conca del Naviglio (rendering di Elio Lamarina).

Darsena: a che punto siamo? Le vicende legate al sito della Darsena di Milano tornano ogni tanto alla ribalta delle cronache cittadine, in quanto luogo di muri e fondali lignei in rovina, teatro delle proteste cittadine contro i previsti box interrati, oggetto di

Il bacino-porticciolo in via Conca del Naviglio (rendering di Elio Lamarina).

Darsena: a che punto siamo? Le vicende legate al sito della Darsena di Milano tornano ogni tanto alla ribalta delle cronache cittadine, in quanto luogo di muri e fondali lignei in rovina, teatro delle proVista giardini d’acqua. testedei cittadine contro i previsti box interrati, oggetto di


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“note entusiastiche” per la preziosa flora e conseguente fauna che su quei detriti si sono generate. Dell’area, periodicamente, vengono pubblicati anonimi schizzi che ne prevedono la riabilitazione, secondo punti di vista e programmi sempre diversi. Del progetto vincitore del concorso bandito dal Comune nel 2004, che ho firmato assieme a François Bodin, Paolo Rizzatto, Sandro Rossi, giunto sino all’incarico per l’esecutivo, da anni non si parla più, salvo rare eccezioni, tra cui la recente lettera ai giornali di Daniela Volpi, o gli articoli apparsi in tempi diversi di Fulvio Irace e di Arnaldo Pomodoro. Eppure, il progetto non è condizionato dalla presenza dei box! L’obiettivo principale è la ricostituzione della grande corte d’acqua, nuovo porto, terminale cittadino del grande sistema dei navigli; un nuovo spazio collettivo la cui attualità sembra essere finalmente confermata sia dai rinnovati interessi per la navigabilità delle vie d’acqua che dai programmi che Expo 2015 sta definendo per la città. Edoardo Guazzoni

Monza e Brianza a cura di Cristina Magni e Francesco Redaelli

Per una navigazione impropria della valle del Lambro Storicamente il fiume Lambro non ha mai assolto ad una funzione di navigabilità intesa in senso stretto. Nel Codice Atlantico è contenuto uno schizzo di Leonardo del 1513 nel quale si ipotizza il tracciato di una via d’acqua di collegamento tra il ramo lecchese del lago di Como e il lago di Pusiano, per connettere Milano con il Lario attraverso la navigazione del Lambro, in alternativa all’utilizzo problematico del corso dell’Adda e del Naviglio della Martesana. Il progetto venne, infine, scartato per gli imponenti lavori di scavo nel letto del Lambro che si sarebbero resi necessari per rendere il fiume navigabile. Il Lambro è sempre stato riconosciuto come infrastruttura naturale primaria e vera spina dorsale della Brianza per la sua capacità di attrarre lungo il suo corso differenti modalità di insediamento e molteplici forme di organizzazione delle attività umane. Sulle sue sponde si sono andati a localizzare, nel corso dei secoli, centri abitati, nuclei rurali sparsi, complessi monastici e religiosi, presidi militari posti a controllo del fiume e in particolare dei suoi punti di attraversamento. Sulle rive del Lambro sono state, inoltre, edificate ville, cascine, mulini, manifatture e industrie, tutte tipologie in grado di sfruttare le acque del fiume per alimentare le attività agricole e manifatturiere. Ma il Lambro è stato capace anche di veicolare

lungo il suo corso quelle infrastrutture indispensabili per innervare i centri abitati sviluppatisi lungo le sue sponde e per incentivare scambi e traffici commerciali tra Milano e le valli pedemontane attraverso il territorio brianteo. Ne sono un esempio in questo senso la storica strada di collegamento tra Monza e Carate di probabile origine preromana, il cui tracciato si sviluppava lungo la riva destra del fiume e si biforcava ad Agliate in direzione di Como e di Lecco, o la linea ferroviaria Monza-Molteno-Oggiono, che sulla sponda opposta ancora oggi percorre il territorio in direzione nord-sud. Infrastrutture che hanno consolidato nel corso dei secoli forme differenti di una sorta di navigabilità impropria del fiume Lambro, data da una percorribilità sistematica e continua delle sue sponde, al cui sviluppo hanno contribuito negli ultimi anni il diffondersi di una fitta rete di percorsi ciclopedonali in direzione nord-sud lungo il suo corso. Percorsi ciclopedonali che esprimono un’esigenza sempre più sentita anche da parte delle amministrazioni locali di valorizzare il territorio dal punto di vista culturale, turistico, sportivo, e per il tempo libero, rendendo accessibile a tutti quel paesaggio molto particolare della Valle del Lambro fatto di specificità naturali e morfologiche, ma anche di caratteri antropici stratificatisi nel corso dei secoli. Un paesaggio eccezionale, quello della Valle del Lambro, dato dall’alternarsi di tratti più pianeggianti a sud tipici dell’altopiano asciutto, con tratti collinari a nord dove il corso del fiume ha scavato un’incisone più evidente; un paesaggio costruito anche sulla fortunata successione dei diversi centri storici, delle differenti tipologie architettoniche, e delle molteplici infrastrutture a scala territoriale.

Leonardo da Vinci, rappresentazione di possibile percorso di una via d’acqua tra il ramo lecchese del lago di Como e il Lambro passando per il lago di Pusiano, Codice Atlantico (275 r.a.), 1513.


F. R.

Pavia a cura di Vittorio Prina

Idroscalo: un inizio per Pavia Ho trattato in differenti occasioni sulle pagine di AL (1) il rapporto tra Pavia e l’acqua: il fiume Ticino, il lungofiume, le architetture balneari correlate, il Naviglio, i porti…

Scelgo ora di esporre qualche considerazione in merito all’Idroscalo pavese che rappresenta puntualmente l’idea moderna e anche contemporanea del rapporto che intercorre tra architettura, acqua e memoria degli antichi edifici fluviali (case di pescatori, ecc.) e risponde all’irrisolto problema del lungofiume urbano. L’Idroscalo riqualificato potrebbe rappresentare un elemento nodale nell’ambito degli itinerari turistici pavesi. Riprendo una mia lettera inviata a un quotidiano locale in risposta a una proposta di demolizione dell’edificio. Le successive lettere di alcuni cittadini sono significative in relazione all’interesse ancora vivo per l’edificio ma soprattutto (considerate le debite eccezioni, Legambiente in testa) alla mancanza di conoscenza del Moderno e del pensiero contemporaneo. Si discute da molti anni – senza esito – relativamente alla possibilità di riutilizzo dell’edificio, alla luce anche di una successione di passaggi di proprietà e della necessità di una variante urbanistica. Alcuni anni orsono ho rinvenuto i disegni originali di progetto (unitamente a carteggi e documenti) scoprendo che sono opera di Giuseppe Pagano Pogatschnig. Ho pubblicato parte dei citati disegni su libri e riviste (2), sperando fossero utili al fine di un restauro scientifico dell’opera (che non esclude consone modifiche ai fini funzionali o normativi). L’Idroscalo, realizzato nel 1925-26 sul lungo fiume di Pavia, era un grande hangar di ricovero degli idrovolanti della linea che collegava Torino, Pavia, Venezia e Trieste per conto della Società Italiana Servizi Aerei (SISA). L’edificio è mutuato dalle antiche case fluviali a palafitta: alcuni esempi moderni o contemporanei ripropongono, declinando differenti soluzioni, temi legati alla tradizione e adottano linguaggi contemporanei e non mimetici: ad esempio l’edificio balneare “Lido” realizzato a Pavia lungo la riva destra del fiume Ticino da Giuseppe Massari nel 1957, la casa alla Zelata di Bereguardo di Guglielmo Mozzoni del 1951 e il progetto di villa Bay a Borgo Ticino presso Novara di Aldo Rossi del 1973. Il progetto è redatto dal giovane Pagano appena laureato che adotta un linguaggio vicino sia a Wagner e Olbrich che a Perret (3). Nel 1928 Pagano è nominato Direttore tecnico dell’Esposizione Internazionale di Torino ove realizza numerosi padiglioni; nella fotografia aerea dell’epoca del complesso espositivo si può notare la presenza, lungo il corso del fiume, di un “gemello” dell’idroscalo pavese (purtroppo non più esistente). Il grande hangar, lievemente ruotato rispetto alla riva del fiume, è posato su una piastra collegata alla riva da una passerella. La lieve rotazione, dettata da motivi funzionali, determina una tensione dinamica di grande fascino. Pagano studia raffinate soluzioni per la struttura inferiore in cemento a vista: la sezione poligonale dei pilastri (attualmente maldestramente incamiciati a conformare un’inadeguata sezione cilindrica), i fazzoletti triangolari incrociati che si legano alla piastra principale, le grandi travi con sezione a “V” dei binari inclinati…; a questo “basamento” è contrapposto e sovrapposto il volume dell’hangar: copertura a falde composite, decorazioni lungo le

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Sarebbe forse possibile rendere più sistematiche queste forme di navigazione impropria del fiume e della sua valle, individuando dei veri e propri circuiti disposti ad anello, tra loro congiunti in corrispondenza dei punti di attraversamento del fiume, alimentati dal sistema del trasporto su ferro e su gomma in corrispondenza delle stazioni ferroviarie e di appositi parcheggi d’interscambio. Si possono così selezionare quattro circuiti principali a partire dall’antico ponte d’Arena, oggi dei Leoni, di origini romane, a Monza, per poi passare al ponte di Canonica Lambro in Comune di Triuggio, quindi raggiungere il ponte storico di Agliate presso la basilica romanica dei Santi Pietro e Paolo, e infine arrivare al ponte di Briosco. Percorsi ciclopedonali disposti ad anello, alimentati rispettivamente dalle stazioni ferroviarie di Monza, Macherio-Canonica Lambro, CarateCalò e Villa Raverio, lungo la linea delle Ferrovie dello Stato Monza-Molteno-Oggiono. Circuiti che potrebbero coinvolgere e valorizzare un ricco patrimonio di tipologie di valore storico-architettonico articolato nel sistema delle ville, da quelle barocche come villa Taverna a Canonica Lambro, a quelle neoclassiche come la villa Reale di Monza con le ville “Mirabello” e “Mirabellino” all’interno del Parco e di villa Somaglia “Il Gernetto” a Lesmo, a quelle eclettiche come villa Litta Modiglioni a Vedano al Lambro e villa Visconti di Modrone “Il Belvedere” a Macherio, nel sistema delle cascine e dei mulini che trapuntano il corso del fiume, dalla cascina Costa Bassa nel Parco di Monza a cascina Guzzafame a Giussano, dal mulino Colombo a Monza, ai mulini “Asciutti” e S. Giorgio nel Parco, al mulino Ronchi a Peregallo di Briosco, nel sistema delle antiche manifatture e degli esempi più significativi di archeologia industriale, oggi disponibili per un nuovo utilizzo strategico e d’incentivo per il territorio, come nel caso del cotonificio Dell’Acqua a Canonica Lambro o dell’antica cartiera Villa di Briosco, infine nel sistema delle chiese e degli edifici religiosi, quali l’oratorio barocco di Sant’Eurosia a Canonica Lambro e il complesso romanico di Agliate. Questa navigazione impropria della Valle del Lambro potrebbe, quindi, costituire una risorsa di sviluppo alternativa per l’intero contesto brianzolo, con particolare riferimento all’Expo 2015.


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superfici cieche, un ballatoio continuo con balaustre in liste di legno o tamponate con elementi decorativi. I prospetti mostrano una maglia strutturale a vista tamponata da due ordini sovrapposti di bucature definite dal ritmo verticale dei serramenti e parti cieche risolte con motivi ornamentali. Le nuove funzioni attualmente proposte (e da altri avversate) sono le più varie: locale espositivo, museo di arte moderna o contemporanea, museo del fiume Ticino, “discobar”, locale “modello New York” (?), “libreria con caffè”, spazio multifunzionale, loft culturale con bar, sede di associazioni di volontari ambientalisti, spazio collettivo per la musica, spazio per l’Archivio Chiolini (fotografo), piano bar, caffetteria, locale da ballo, acquario, ristorante (destinazione funzionale auspicata dall’attuale proprietario), ripristino della funzione originaria con tanto di idrovolante (un servizio di idrovolanti è peraltro attualmente attivo presso il Lago di Como)… Qualche cittadino “tuttologo” che guarda, ma non vede, lo definisce “scatolone posticcio” auspicandone la demolizione, altri lo definiscono semplicemente “brutto” perché “non si inserisce nel paesaggio”. Il dibattito si è superficialmente esteso in seguito all’architettura moderna e contemporanea in Pavia. Vaga appare la concezione da molti espressa relativa alla riqualificazione che è intesa ad esempio conside-

rando soprattutto l’involucro – tralasciando la forma dello spazio e la connessione tra esterno e interno – adottando vetrate (magari “a specchio”), pannelli fotovoltaici e amenità varie. Pochi i sostenitori di un restauro scientifico: inutile ribadire che il “Restauro del Moderno” è una disciplina ormai consolidata. Ben vengano alcune proposte funzionali e i relativi adeguamenti da eseguire in fase di restauro al fine di rendere fruibile l’edificio; per quanto mi riguarda – come ho già scritto – mi accontenterei di sorseggiare un caffè seduto in uno spazio ritrovato e “sospeso” sull’acqua godendomi la vista del fiume. V. P. Note: 1. In: “AL” n. 5, maggio 2005, pp. 25-26 e “AL” n. 6, giugno 2009, pp. 21-23. 2. V. Prina, Pavia Moderna. Architettura moderna in Pavia e provincia 1925-1980, Cardano, Pavia, 2003; V. Prina, L’idroscalo di Pagano, in: “Architetti” n. 1/2, gennaio-febbraio 2004, p. 4. 3. C. De Seta, Giuseppe Pagano architetto e critico, in: C. De Seta, Il destino dell’architettura. Persico Giolli Pagano, Laterza, Bari, 1985, pp. 168-69.

Veduta dell’epoca dell’Idroscalo, Giuseppe Pagano Pogatschnig, Pavia, 1925-26 (foto: G. Chiolini).


Varese Tutto nasce alle Dighe del Panperduto Come ha affermato il presidente del Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi, Alessandro Folli, in occasione del convegno promosso presso il Collegio degli Ingegneri ed Architetti il 12 febbraio scorso: “c’è un forte legame fra gli anni di Eugenio Villoresi, quelli dell’inaugurazione delle Dighe del Panperduto ed i tempi che viviamo. È infatti grazie a questa grande opera che la ricchezza della nostra regione, la sua agricoltura, ma anche la sua industria hanno potuto crescere e svilupparsi nell’interesse di tutti. E da ultimo anche l’Expo 2015 potrà avere l’acqua per realizzare il suo progetto centrale perché ad Eugenio Villoresi venne in mente l’ardito progetto delle Dighe del Panperduto e dei canali collegati”. L’area del Panperduto è ubicata nella zona nord ovest della pianura padana, nelle vicinanze dello scalo di Malpensa, tra le località di Somma Lombardo e Varallo Pombia, al confine tra le province di Varese e di Novara, nel Parco Lombardo della Valle del Ticino. ll Consorzio di Bonifica Est Ticino-Villoresi (www.etvilloresi) è parte del sistema regionale allargato lombardo, operante nel rispetto della Legge della Regione Lombardia n. 31/2008; il comprensorio di bonifica, della superficie complessiva di quasi 280.000 ettari, è identificato nell’area idrografica compresa tra il Ticino, l’Adda, il Lambro e il Po. ETVilloresi si occupa della bonifica idraulica e dell’irrigazione di quest’area gestendo a questo fine le acque superficiali e di falda e si occupa altresì di valorizzare le acque e la rete a fini energetici, paesaggistici, turistici e ambientali. Unitamente ad alcuni partner, si sta impegnando nella valorizzazione del paesaggio agricolo tradizionale e del sistema irriguo compresa la sua caratteristica dotazione infrastrutturale: rete di strade arginali, chiuse, caselli idraulici, ecc. proponendo di creare una rete di “centri visita” e di “itinerari–vie verdi / azzurre” sul proprio comprensorio. Le Dighe di Panperduto, sul fiume Ticino, costituiscono un monumento del XIX secolo, frutto di un grande progetto di riorganizzazione del bacino idraulico del fiume che ha coinvolto sia l’Italia che la Svizzera e in particolar modo proprio il Canton Ticino e la Lombardia. Le Dighe rappresentano l’ultimo grande intervento di regimazione idraulica sul Ticino e costituiscono oggi la vera “sorgente” del sistema dei Navigli milanesi occidentali e del Canale Villoresi. Questo nodo idraulico, unito alle trasformazioni a monte (nel bacino idrografico ticinese soprattutto) si è continuamente evoluto per mano dell’uomo negli ultimi 2 mila anni portando ad un sottile equilibrio tra l’ambiente e

Veduta della Diga del Panperduto (foto: dall’archivio del Consorzio Villoresi).

gli usi irrigui, energetici e trasportistici. Il Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi, che gestisce le Dighe del Panperduto e il sistema di canali collegato, ha predisposto un progetto completo e trasversale per la messa in sicurezza e la valorizzazione ambientale delle Dighe del Panperduto, che comprende: la messa in sicurezza del bacino e delle opere di presa, il ripristino della navigabilità primaria, l’adeguamento strutturale e funzionale degli edifici di servizio, la creazione di un ostello nel casello idraulico, la valorizzazione turistica, ambientale e culturale attraverso la creazione del Museo delle acque italo-svizzere, nonché interventi per il ripristino dei percorsi di risalita della fauna ittica realizzato dal Parco del Ticino. L’Ostello che il Consorzio ETVilloresi si propone di realizzare, cofinanziato da Regione Lombardia nell’ambito del programma “Nuova generazione di idee. Le politiche e le linee di intervento per i giovani di Regione Lombardia”, con il progetto degli architetti Gianetti Architetti Associati e del prof. arch. Michele Ugolini con arch. Stefania Varvaro, propone, un intervento “silenzioso“ rispetto ad un contesto fortemente strutturato e ampiamente radicato, rifunzionalizzando il casello idraulico della Diga del Panperduto. Il nuovo Ostello, situato lungo la ciclovia E1, potrà essere anche un “Bicigrill” per accogliere, rifocillare, assistere, informare il flusso cicloturistico e nautico, che è in continuo aumento lungo le alzaie dei canali e lungo l’idrovia Locarno-Milano-Venezia. L’apertura dell’ostello avverrà nella primavera del 2012. Francesco Occhiuto

FORUM ORDINI

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a cura di Claudio Castiglioni e Carla Giulia Moretti


a cura della Redazione

Premio di architettura Raffaele Sirica

Proporre agli architetti italiani un confronto progettuale sul tema della “sicurezza dell’abitare”: è questo l’obiettivo della prima edizione del “Premio di Architettura Raffaele Sirica”, bandito dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC). Oltre il 90% della residenza – nei centri storici e nelle periferie italiane – è realizzata in luoghi a diverso rischio sismico e con una struttura, in tal senso, inadeguata. Oltre il 45% degli edifici realizzati dal dopoguerra in avanti – a causa di abusivismo e piani urbanistici inadeguati – si trova in zone ad alto rischio idro-

geologico. Dal punto di vista del risparmio energetico, il 90% della residenza, attualmente, è realizzata senza tenere conto del minimo fattore di contenimento dei consumi energetici previsto dalla UE. La prima edizione del Premio di Architettura Raffaele Sirica, che è stato reso possibile grazie al patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività culturali e la partnership della Società Saint-Gobain/ Weber Italia, è stato articolato in due sezioni, “Progetti realizzati” e “Nuovi progetti di idee”, ognuna delle quali è ulteriormente divisa nelle categorie “Recupero di edifici esistenti” e “Nuove costruzioni”. Al Premio hanno potuto partecipare tutti coloro che, al 12 luglio 2010, risultavano iscritti nella Sezione A, settore Architettura, di uno degli Ordini degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.

Itinerari d’architettura al “Milano Design Weekend” Dal 14 al 17 ottobre si è svolta a Milano l’iniziativa “Milano design Weekend” promossa congiuntamente da RCS MediaGroup e Gruppo Mondadori sotto il patrocinio del Comune di Milano – attraverso l’Assessorato Eventi, Moda e Design e l’Assessorato all’Arredo, Decoro Urbano e Verde – e dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Milano e di ADI, Associazione per il Disegno Industriale. L’evento, che ha visto anche la partecipazione di Case Museo Milano, La Triennale di Milano, Brera Design District e di numerose librerie, showroom e negozi del settore, ha cercato di riunire il mondo della produzione,

dei media, della cultura e della professione in una manifestazione unitaria rivolta al grande pubblico. In questi quattro giorni dedicati ad arredamento, design e architettura l’Ordine degli APPC di Milano ha presentato due nuovi “Itinerari d’architettura” riferiti alle parti di città interessate dall’iniziativa: “Brera - Garibaldi. Città storica, moderna e contemporanea” a cura di Piergiorgio Vitillo e Federico Ferrari e “La Racchetta, la grande incompiuta” a cura di Paolo Galuzzi e Manuela Leoni. Il primo itinerario, che si sviluppa lungo l’asse di corso Garibaldi, comprende 12 realizzazioni (tra le quali l’edificio di via Broletto di Figini e Pollini, la casa di via

Giulianova di Lingeri, mentre il secondo illustra le vicende urbanistiche della “Racchetta” milanese con altrettanti esempi

(tra cui Palazzo del Toro in c.so Matteotti di Lancia e Merendi, e i due edifici per uffici e negozi in via Albricci di Asnago e Vender).

La nuova casa del Compasso d’Oro Sono passati 50 anni dalla fondazione dell’ADI – Associazione per il Disegno Industriale – e, finalmente la sua Fondazione ottiene, dal Comune di Milano, una prestigiosa sede di più di 4000 metri quadrati, proponendosi di diventare un nuovo punto di riferimento per la cultura milanese. Il luogo prescelto è situato negli spazi dell’ex sede dell’Edison di via Bramante precedentemente utilizzati come deposito dei tram a cavalli. I 4000 metri quadrati, recuperati e ristrutturati (se ne prevede l’apertura al pubblico nella prima metà del 2013) ospiteranno, fra

l’altro, la sede dell’ADI e della sua Fondazione, una esposizione permanente della Collezione Storica Compasso d’Oro, il deposito e l’archivio, esposizioni temporanee, spazi per incontri aperti al pubblico e per convegni dedicati a progettisti ed aziende, una libreria, un ristorante, sale polivalenti finalizzate ad attività creative e culturali. In questi spazi, dopo 50 anni (l’ADI è, infatti, stata fondata nel 1956), sarà, finalmente, possibile mettere in mostra un patrimonio di più di 2000 oggetti di design premiati e segnalati dalle giurie nel corso del tempo, ad oggi giacente in un magazzino.


I temi dell’abitare Housing Sociale –, sono intesi come nuovi modelli abitativi e gestionali di edifici e insediamenti, in cui spazi collettivi, parti comuni ed elementi distributivi possono diventare luoghi dell’abitare e dell’identità urbana. Nella sezione “abitare”, di cui Giampiero Sanguigni dei DEMO Architects (vincitori della precedente edizione di AAA architetticercasi) è portavoce, si pone l’accento sulla necessità di studiare nuovi moduli abitativi, flessibili ed “indifferenziati”, per una società sempre più differenziata e con nuove esigenze. La parte dedicata alla “costruzione”, che vede come relatore principale Aljosa Dekleva, considera la residenza come scena delle azioni dell’uomo, nell’ottica di una costruzione consapevole e rispettosa dell’ambiente e di chi lo abita. Gli ami sono stati dunque gettati, il dibattito è aperto: non ci resta che attendere l’esito del concorso per capire in quale maniera questi temi possano strutturare il progetto d’architettura.

Lingeri in mostra Il lago di Como ha un’isola. Proprio davanti ad Ossuccio, infatti, si trova la piccola, verde, Isola Comacina. La sua è una storia ricca: baluardo contro i Longobardi, si schiera con Milano e nel 1169 viene rasa al suolo dal Barbarossa. Da quel momento resta disabitata fino a quando, nel 1911, viene comperata da un albergatore di Sala Comacina che, per sdebitarsi del trattamento ricevuto durante la guerra

la copertura, vetrocemento. La documentazione del progetto nel suo diverso iter – da resort con un albergo a più piani, ville e spiaggia attrezzata fino alla soluzione realizzata, frutto di continui ridimensionamenti – è in mostra, fino al 31 ottobre, nella canoviana Villa Carlotta di Tremezzo. La mostra dal titolo L’isola degli artisti, oltre alla sezione dedicata al progetto delle tre case, ne presenta altre due, rispettivamente

da rifugiato in Belgio, la lascia in eredità al Re Alberto I. Il re, a sua volta, la restituirà all’Italia negli anni Trenta, affidandola all’Accademia di Brera che avrà il compito di trasformarla in un centro studi. Il progetto viene affidato a Pietro Lingeri che, in quegli stessi anni, sta fruttuosamente collaborando con Attilio Terragni. Lingeri progetta per l’Isola tre case unifamiliari che, a partire da quanto già sperimentato da Le Corbusier nella costruzione della spartana Maison aux Mathes sulla costa atlantica, devono essere realizzate con materiali poveri e del luogo: assi di legno per i pavimenti, serramenti in castagno, pietra di Moltrasio e ardesia per

riferite alla storia dell’isola e alle altre opere di Lingeri costruite nei dintorni. Le tre case, utilizzate come residenze fino agli anni Ottanta e poi abbandonate nel degrado, dal 2005, grazie ad un accordo fra Regione, Fondazione Cariplo ed enti locali, sono state restaurate e dal 2011 torneranno ad accogliere un artista italiano, uno fiammingo e uno vallone, come stabilito nello statuto originario. La visita della mostra, curata da Stefano Della Torre e Serena Bertolucci, comprende anche la possibilità di un ingresso in una delle tre case, la più grande e, nel weekend anche l’accesso a Villa Leoni ad Ossuccio, edificio sempre progettato da Lingeri.

Cecilia Fumagalli

Paesaggi e giardini in mostra sul lago Il 2° e il 3° fine settimana di settembre scorso, sulla sponda bresciana del lago di Garda, si è svolto “I Giardini del Benaco. Mostra botanica, rassegna internazionale del paesaggio e del giardino”. Organizzato dai comuni di Gardone Riviera, Salò e Limone sul Garda in cooperazione con enti turistici e culturali locali, la manifestazione (11-12 settembre) ha unito due giornate di convegno ad una mostra mercato di piante, arredi e oggetti da giardino con oltre 60 espositori e prestigiose aziende nel settore

botanico. Il 18 e il 19 settembre, invece, si è svolta la prima edizione della “Rassegna Internazionale del Paesaggio e del Giardino” intesa come prosecuzione del precedente incontro del 2009 “I protagonisti del paesaggio”. In queste due giornate alcuni tra i più importanti progettisti di paesaggio, italiani e stranieri, riuniti al Vittoriale, hanno avuto occasione di presentare al pubblico e agli addetti ai lavori, i loro più recenti progetti, la loro filosofia di approccio al tema e il loro metodo di lavoro.

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Lo scorso 8 settembre, presso la Sala delle Colonne della Banca Popolare di Milano, si è tenuto il convegno “AAA architetticercasi – I temi dell’abitare”. Inserito nell’ambito del concorso “AAA architetticercasi 2010”, l’incontro ha visto la partecipazione di una quindicina di giovani architetti, rigorosamente under 35 e selezionati attraverso la community online www. architetticercasi.eu, che hanno presentato progetti e ricerche attorno ai quattro temi che strutturano il bando di concorso: “urbanità”, “stili di vita”, “abitare”, “costruzione”. Sebbene si sia svolto in occasione di un concorso la cui scadenza era fissata per il 30 settembre, il convegno costituisce un importante momento per la città di Milano e per il dibattito sull’abitare contemporaneo. Si riportano dunque di seguito, seppur brevemente, i temi sui quali si è dibattuto (per approfondimenti si rimanda alla consultazione del sito www.architetticercasi.eu). Gli interventi sul tema “urbanità”, introdotti dall’architetto Marotta – di MAB Arquitectura, vincitore del concorso “Abitare a Milano” nel 2005 –, hanno focalizzato l’attenzione sul progetto urbano come motore di socialità, di identità e di identificazione. Gli “stili di vita”, introdotti da Giordana Ferri – rappresentante della Fondazione


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Sesto San Giovanni patrimonio mondiale dell’umanità? Sesto San Giovanni è una città che, in meno di un secolo, è passata dalla condizione originaria di borgo agricolo a quella di quinta città industriale italiana. A metà degli anni ‘90, con la chiusura delle Acciaierie Falck, la sua storia, sviluppatasi all’interno delle fabbriche (Falck, Marelli, Osva, Breda, Campari) e contraddistinta da “un’autentica cultura del lavoro, dell’imprenditoria e dei diritti”, si è conclusa. L’Amministrazione comunale, consapevole della propria ricchezza culturale, ha candidato il proprio patrimonio industriale alla “Lista del patrimonio mondiale dell’umanità” nella categoria del “paesaggio culturale evolutivo” (secondo la definizione proposta dall’UNESCO “un paesaggio che è il frutto di un’iniziale esigenza sociale, economica, amministrativa e/o religiosa e che si è sviluppato nella sua forma attuale in associazione con e in risposta al suo ambiente naturale. Questi paesaggi riflettono tale processo evolutivo nella loro forma e nei loro elementi costitutivi”). Il frutto del lavoro di redazione del dossier di partecipazione al bando UNESCO è stato presentato in un Convegno internazionale pubblico, “Sesto San Giovanni: una storia un futuro. Un patrimonio industriale per tutto il mondo”, svoltosi lo scorso 24 e 25 settembre. In questa occasione,

oltre alla presentazione degli elaborati consegnati, è stato possibile confrontarsi con esperienze analoghe, italiane e straniere, sul recupero del patrimonio industriale, e analizzare le attività di gestione del patrimonio svolte con il sostegno del Comune e l’intervento di soggetti pubblici e privati nel campo delle politiche culturali e museali e in quello del recupero di edifici e complessi industriali coinvolti da fenomeni di trasformazione urbana.

Studio di settore europeo Il Consiglio degli Architetti d’Europa (CAE) sta raccogliendo, in tutta Europa, dati sulla professione per esaminare i cambiamenti avvenuti nella professione dell’architetto dal 2008 (anno della scorsa inchiesta) ad oggi, specialmente alla luce dei recenti cambiamenti economici. Le informazioni raccolte saranno usate soltanto per la compilazione di statistiche. Lo studio, tradotto in 13 lingue, realizzato grazie alla sponsorizzazione di importanti compagnie e associazioni euro-

pee, verrà presentato all’Assemblea Generale del CAE di dicembre che si terrà al Parlamento Europeo. Obiettivo dello studio è dimostrare ai rappresentanti politici del continente che quella dell’architetto non è una professione in via di estinzione, come qualcuno sostiene ma, al contrario, una professione necessaria al progetto del nostro futuro. Lo studio è compilabile on line all’indirizzo: www.tickbox.org/IT.asp. I risultati verranno pubblicati sul sito www.ace-cae.eu

Nottingham prima in classifica Nottingham è la prima città del Regno Unito per qualità di trasporti e impegno nel ridurre l’inquinamento. Con investimenti per 50 km di piste ciclabili, una rete di tram di 15 km, un ampio servizio di bus e scuolabus e un’avversione per i centri commerciali periurbani, la città della sceriffo che dava la caccia a Robin Hood – attualmente amministrata dal partito laburista – ha efficacemente dissuaso i suoi cittadini dall’uso dell’auto privata. L’istituzione di una multa di 300 sterline ad aziende ed

uffici i cui dipendenti usano la macchina per andare in centro ha contribuito a convincere la popolazione a non utilizzarla e permetterà e all’amministrazione di reinvestire gli introiti in trasporti pubblici. Al secondo posto troviamo Londra, con la sua ramificata underground e i caratteristici autobus rossi a due piani che trasportano rispettivamente 4 e 3 milioni di persone al giorno; la capitale ha inoltre da poco introdotto il noleggio bici. Irina Casali


a cura di Manuela Oglialoro

La Legge urbanistica della Regione Lombardia, L.R. 12/05, disponeva che entro un anno dalla sua approvazione, le province dovessero avviare l’adeguamento dei loro piani e che si provvedesse inoltre alla valutazione degli effetti di questi sull’ambiente, secondo le disposizioni della Direttiva comunitaria n. 42 del 2001 che introduceva l’uso della VAS (valutazione ambientale strategica). I contenuti del PTCP sono stati modificati rispetto alle procedure attuabili dai vari enti istituzionali coinvolti nella gestione del territorio (Regione, enti gestori dei parchi regionali, Provincia, comuni e altri soggetti). In conformità con la normativa, la Provincia di Milano aveva già predisposto nel 2005 la revisione del PTC vigente, e poi, nel 2009, la nuova amministrazione provinciale ha deciso di rivedere complessivamente il progetto di adeguamento sviluppato, riavviando le procedure di aggiornamento sia del Piano che della Valutazione Ambientale Strategica. Gli approfondimenti settoriali Nel quadro delle operazioni previste per il progetto di adeguamento sono stati sviluppati approfondimenti di vari aspetti delle dinamiche territoriali, relativamente ai temi del fabbisogno abitativo, della localizzazione

di servizi comunali dell’insediamento di centri commerciali e della parametrazione del consumo del suolo. Su queste ed altre problematiche di settore sono stati pubblicati vari contributi nella serie dei “Quaderni del Pianoâ€? (vedi:www.provincia.milano.it/pianificazione_territoriale/piano_territoriale/Approfondimenti_settoriali/index.html). Questi approfondimenti si pongono come validi strumenti analitici di supporto nella predisposizione dei PGT e nelle alle attivitĂ di pianificazione e progettazione urbanistico-territoriale in genere. La componente paesaggistica Nell’ambito del processo di adeguamento del PTCP è stato dato largo sviluppo alle tematiche relative alla componente paesistica della pianificazione, nel rispetto dei lineamenti espressi dal PTPR Lombardia e in considerazione dell’ipotetico impatto ambientale provocato da particolari progetti di trasformazione del territorio. L’attivitĂ di ricerca svolta dal Centro studi PIM, in collaborazione con la Provincia di Milano, è consistita sia nell’esame degli aspetti normativi e pianificatori, modificatisi in base ai nuovi riferimenti legislativi, sia nell’attenta rilettura dello stato del territorio, soprattutto in relazione al livello di degrado ambientale e della compromissione paesaggistica. In particolare, sono state scelte due aree campione su cui sono state fatte convergere le analisi paesaggistiche e lo studio del

degrado ambientale, nella prospettiva di fornire indicazioni utili per le scelte pianificatorie a scala comunale. I contesti oggetto di specifica investigazione si collocano lungo alcuni dei maggiori assi viabilistici in uscita da Milano, il primo verso Ovest: Il caso studio 1 (ambito lungo la A4 Milano-Torino) rappresenta un paesaggio agrario caratterizzato ancora dalla presenza di macchie boscate e di siepi; di cascine, di corsi d’acqua e risorgive. Tali caratteri sono però insidiati dall’avanzare dell’espansione urbana che crea zone di frangia che si incuneano tra gli spazi agricoli e dalla presenza di attivitĂ produttive non sempre compatibili. (Centro Studi Pim e Provincia di Milano – Direzione Centrale Pianificazione e Assetto del Territorio, La Componente Paesistica nei processi di pianificazione a scala provinciale, Milano, maggio 2010). Il secondo esame si applica su di un’area del sud est milanese: Il caso studio 2 (ambito lungo la via Emilia) è rappresentativo, invece, di un paesaggio agrario di frangia in cui le destrutturazioni urbane giĂ mature tendono a saldarsi e dove il degrado è dato oltre che dalla specifica tipologia di alcune attivitĂ , anche dal disordine e dalla mancanza di razionalizzazione di servizi e infrastrutture. (Centro Studi Pim, op. cit.). Si tratta di aree che presentano una situazione giĂ parzialmente compromessa dal punto di vista paesaggistico, ma in cui tuttavia permangono zone, soprattutto nella fascia a sud-est, caratterizzate dal paesaggio agrario della pianura irrigua, le cui tracce strutturali sono ancora ben conservate: nuclei rurali, cascine, mulini, manufatti della produzione agricola, sistema dell’organizzazione idraulica del territorio. CriticitĂ del territorio e degrado ambientale Questi elementi di pregio nella fisionomia del territorio appaiono frammentati all’interno di contesti denotati dal disordine urbanistico. La ricerca quindi propone delle proiezioni di organizzazione territoriale che tentino di ricucire i vuoti, sviluppando una rete di percorsi

ciclopedonali che permettano un’idonea e facile fruizione dei luoghi che hanno conservato unicitĂ e bellezza. Per ciascun caso studio sono state individuate “le criticitĂ â€? piĂš manifeste, su cui si deve concentrare l’attivitĂ di ricerca per contrastarne gli effetti maggiormente deleteri e d’impatto sul paesaggio: sviluppo incontrollato delle periferie; disordine generato dalla mancata pianificazione di interventi infrastrutturali; inserimento in territorio agricolo di funzioni incompatibili; distruzione dei segni tipici del paesaggio agrario; elevato consumo di suolo legato a grossi insediamenti industriali e commerciali; l’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee. In base a tali studi sono state avanzate delle ipotesi di soluzioni dei problemi che hanno portato al degrado paesaggistico, con proposte di riqualificazione delle aree e interventi di mitigazione delle emergenze piĂš compromesse. Sono stati redatti degli elaborati per descrivere il “Degrado paesaggistico provocato da processi di urbanizzazione e infrastrutturazioneâ€? e il “Degrado paesistico provocato da dissesti idrogeologici, trasformazioni della produzione agraria e zootecnica, dismissione, criticitĂ ambientaliâ€?. M. O. Pubblicazioni s 1UADERNO N #2%3-% Ricerche, “Gli scenari della domanda residenziale nella Provincia di Milano 2006-2015â€?; s 1UADERNO N #ENTRO 3TUDI PIM, “Il sistema dei servizi di livello sovralocale nella Provincia di Milanoâ€?; s 1UADERNO N 0OLITECNICO DI Milano, Laboratorio Urb&Com, “Il commercio nella Provincia di Milano. Geografia e indirizzi strategiciâ€?; s 1UADERNO N #ENTRO 3TUDI PIM, “Consumo di suolo. Atlante della Provincia di Milanoâ€?; Centro Studi Pim e Provincia di Milano – Direzione Centrale Pianificazione e Assetto del Territorio, “La Componente Paesistica nei processi di pianificazione a scala provinciale, Milano, maggio 2010â€?.

OSSERVATORIO :;690, 36*(30

Adeguamento del PTCP della Provincia di Milano


a cura di Antonio Borghi

Conversazione con Michele de Lucchi Nel suo intervento agli Stati Generali nel luglio 2009 ha interpretato l’Expo come un contributo alla trasformazione di Milano in un nuovo modello di produzione e consumo di beni e di idee. Ci illustra i punti salienti di questo nuovo modello e le ragioni che l’hanno ispirato? Tutto quello che tocchiamo e mangiamo è prima passato per le mani dell’industria e la società di oggi è fatta da chi produce, chi distribuisce, chi vende, chi compra, chi consuma. Milano può realizzare un modello alternativo al sistema industriale per la produzione, distribuzione, vendita e consumo che sia anche un modello architettonico di sviluppo urbano. Il tema dell’agricoltura e dell’alimentazione è quanto mai adatto a questo scopo perché esemplifica magistralmente il processo, le difficoltà e le opportunità del sistema industriale che oggi, per la crisi economica, etica e di coscienza sociale, deve essere rinnovato. Si tratta di una idea forte che intercetta i bisogni della nostra società, soprattutto delle nuove generazioni. A un anno di distanza, quando mancano poco più di quattro anni alla manifestazione, come si può intervenire concretamente? Milano può organizzare piccoli nuclei di produzione completa di ortofrutticoltura e allevamento che possono essere realizzati in piccola scala, in periferia e alle porte della città: sono parchi agricoli di piccole dimensioni (8/10 ettari) dove viene sviluppata una produzione attenta, consapevole, di qualità che viene distribuita nei mercati comunali opportunamente riqualificati, valorizzati, reinventati. La sperimentazione, oltre che per il carattere innovativo del coinvolgimento sociale, ha il valore di riportare l’attenzione alla piccola imprenditoria di coltivatori/ allevatori e di commercianti che controllano l’intero ciclo produttivo e distributivo a favore di un contenuto ricarico dei prezzi, di un uso proporzionato di chimi-

ca e concimi, di una vigile programmazione delle quantità, di una riduzione degli sprechi. Questo sistema avrebbe anche il vantaggio di riavvicinare le persone ad una cultura del fare pratico, legato alla terra, che si è da tempo perso e che invece porta con sé valori di rispetto verso i tempi (tempi di crescita di un bene) e i luoghi (necessità di prendersi cura della terra e dei suoi meccanismi di rigenerazione) che sono importanti anche nella comprensione dei ritmi di sviluppo di una società più equilibrata. La dicotomia tra produzione industriale di massa e produzione artigianale affonda le radici nella rivoluzione industriale e da allora accompagna l’evolversi della civiltà occidentale. Che armi possono opporre il contadino o l’artigiano di fronte ai flussi globali delle merci e dei capitali? Con la piccola imprenditoria, soprattutto, si rivaluta la figura dell’artigiano riferito a chi fa un lavoro con impegno personale per una gratificazione emotiva (Richard Sennet), unica soluzione per dare significato attuale, moderno e contemporaneo alla ricerca del profitto. Mai come oggi - forse per la recessione economica, forse per una generale crisi di identità delle grandi corporazioni internazionali, forse per alcuni temi e ricerche pubblicati di recente -, è evidente la dicotomia tra industria e artigianato, tra grande produzione potenzialmente illimitata e piccola produzione per una gestione attenta ed equilibrata. L’artigianato ha lo scopo di insegnare all’industria i suoi valori di cura verso il prodotto: è utopia, ma sarebbe veramente interessante vedere la trasposizione della bellezza, della raffinatezza e dello spirito artigianale nella produzione dell’industria. L’industria è etica nel momento in cui mette a disposizione un bene a una grande quantità di persone; ma perde di etica nel momento in cui produce omologazione e perdita di personalità. La scelta di un artefatto implica un grande coinvolgimento emotivo, spesso trascurato dagli utenti in quanto vissuto

come utilitaristico e non come espressione nel tempo e verso l’intorno. L’artigianato non riuscirà a plasmare totalmente l’industria, ma come spesso è accaduto alle utopie nella storia, l’artigianato potrà far correre l’industria lungo i nuovi binari virtuosi. Le professioni liberali nascono con l’affrancamento dalle attività manuali e sono tradizionalmente indipendenti e complementari nei confronti dei processi di produzione standardizzati. Architettura e disegno industriale si evolveranno più verso la manualità o verso l’industria? L’industria tradizionale punta al grande numero, inevitabilmente, per convenzione e per ingordigia probabilmente. Non c’è dubbio che non c’è freno al profitto ed è sempre stato motivo di grande orgoglio dimostrare che è possibile produrre tanto, tantissimo, sempre più e a costi sempre più bassi, per stock giganteschi e alla fine inevitabili discount per svuotare i magazzini. L’artigianato, quello da far nascere, ha in sé la prerogativa di puntare all’equilibrio, di ricercare la migliore combinazione tra risorse a disposizione e produzione finita per non eccedere nel troppo o nel troppo poco. L’artigianato deve essere interpretato come un laboratorio di libera sperimentazione produttiva che è molto utile all’industria. Credo che questa dicotomia nella definizione del sistema artigianale e industriale, andrà sempre più riducendosi, man mano che i due ambienti si toccheranno e si compenetreranno. Si potrebbe prevedere un’industria fatta dell’insieme dei laboratori artigianali più differenti e una filiera artigianale composta di tanti piccoli processi industriali e artigianali che si compensano. Non vedo antitesi, ma progressiva migrazione di una definizione verso l’altra. Il masterplan dell’Expo prevede degli itinerari del sapere nel tessuto urbano milanese che ne valorizzino le eccellenze e alcuni dei suoi lavori più recenti o tuttora in corso sono architetture per la cultura milanese, in

particolare Teatro Parenti, Triennale di Milano e Castello Sforzesco. Ritiene anche lei come la Consulta degli Architetti che ci sia bisogno di fare sistema tra le diverse istituzioni culturali e di ricerca della città? Sicuramente sì e ho sempre pensato che l’integrazione sia fondamentale e necessaria per costruire ragioni di efficienza, progresso, innovazione, buon design e buona architettura. Del resto il contrario della parola integrazione è disintegrazione e questa parola contraria così catastrofica mi porta a pensare proprio che all’integrazione culturale non ci sia alternativa. Riguardo all’Expo, è estremamente significativa e stimolante e va ammirata l’attività dell’Abbazia di Chiaravalle che da secoli opera in un ideale spirito di produzione, vendita e consumo locale. Il modello della fattoria a ciclo completo per la produzione, l’elaborazione e la commercializzazione di prodotti alimentari è la metafora di un nuovo mondo, dove va premiata con il profitto non la quantità, ma la precisione nella gestione delle risorse e, insieme, una concreta opportunità di un nuovo sviluppo dove la città si integra in modo inedito al suo contado in una prospettiva di un ambiente più ricco e più abitabile. Le relazioni commerciali tra parchi agricoli nella cintura della città e mercati comunali nei quartieri urbani ricuce la città con il suo hinterland e favorisce la crescita di una educazione alla coscienza sociale che ha nell’alimentazione il riferimento più diretto alla qualità della vita e al valore del progresso. Vicinissimo a Milano, il borgo di Chiaravalle trae insegnamenti dalla grande metropoli, organizzando un’offerta culturale all’altezza del modello di vita che propone: spettacoli, conferenze, occasioni di incontro e condivisione che stimolano la vitalità del piccolo centro attraendo anche interessati dall’esterno. Un modello che merita di essere applicato anche a tantissimi altri piccoli centri delle nostre campagne che possono ricalcare, secondo le loro eccellenze, il modello di Chiaravalle, allo scopo di frenare l’onda migratoria che da anni li sta condannan-


Anche luoghi della storia e del-i do alloi spopolamento. Anche la cultura di luoghi dellamilanese storia e meritano della cultuessere coinvolti in questa strara milanese meritano di essere ordinaria Il mondo coinvolti inprospettiva. questa straordinaria intero conosce l’Italia intero e Milano prospettiva. Il mondo coper le sue straordinarie bellezze nosce l’Italia e Milano per le sue storiche, ma bellezze spesso individua straordinarie storiche, nei percorsi di visita ma suoi spesso individua nei solo suoi alcune le più celebri. percorsididiqueste, visita solo alcune di Invece ne sono un’infinità di queste,ce le più celebri. Invece ce altre, magari conosciute ne sono un’infinità di altre, solo maall’interno di circuiti dedicati, gari conosciute solo all’interno che possono essere di circuiti dedicati, chevalorizzapossono te se inserite in mappe sensibili essere valorizzate se inserite in alle trasformazioni città, mappe sensibili alle della trasformache nonpermettono solo ai tuzionipermettono della città, che risti stessi ma abitanti, di vinon ma soloagli ai turisti agli stessi vere la città ogni volta secondo abitanti, di vivere la città ogni un’ottica differente, vitale. diffevolta secondo un’ottica rente, vitale. Ha mai visitato un’Esposizione Universale? Se sì, che Ha mai visitato un’Esposiimpressione ne ha Se tratto? zione Universale? sì, che

impressione ne ha tratto? Ho visitato Siviglia e Hannover e ho visitato Siviglia Shanghai purtroppo Ho e Hannover e un mese prima dell’inaugurazioho visitato Shanghai purtroppo ne.mese Ne traggo dell’enorme un primal’idea dell’inauguraziopotenzialità strune. Ne traggoche l’ideaquesto dell’enorme mento offre indipendentemente potenzialità che questo strudal suooffre successo commerciale. mento indipendentemente Anche pensando alla quandal suosolo successo commerciale. tità di persone che si alla muovono Anche solo pensando quanin queste occasioni comtità di persone che si può muovono prendere il dinamismo checomuna in queste occasioni si può città ne ricava. prendere il dinamismo che una Sononemolto attratto dall’idea di città ricava. un’Expo milanese sobria di e Sono molto attrattopiù dall’idea più concentrata a produrre un’Expo milanese più sobriabee nefici strutturali godibili in tempi più concentrata a produrre bepiù lunghi che non i pochi mesi nefici strutturali godibili in tempi dellalunghi manifestazione. più che non i pochi mesi Per quello che conosco, l’imdella manifestazione. postazione dell’Expo 2015 è Per quello che conosco, l’imottima e mi dell’Expo auguro che2015 il propostazione è cesso organizzativo e amminiottima e mi auguro che il pro-

strativo non metta a repentaglio quest’ottima formula. Spero cesso organizzativo e amminisoprattutto venga frustrata strativo non non metta a repentaglio l’aspettativa di formula. un’Expo istitutiquest’ottima Spero vo di infrastrutture fortifrustrata che fasoprattutto non venga vorisca la realizzazione opel’aspettativa di un’Expo diistitutire di vo di architettura infrastruttureutili, fortipratiche, che faintelligenti e sufficientemente vorisca la realizzazione di opestraordinarie da soddisfare l’atre di architettura utili, pratiche, tenzione che il mondo è intelligenti e tutto sufficientemente disposto a portare verso Milano straordinarie da soddisfare l’ate la cultura italiana. tenzione che tutto il mondo è disposto a portare verso Milano Che tipo diitaliana. esperienza si aue la cultura gura che possa trarre il visitatore dall’Expo milanese? Che tipo di esperienza si auIl temache dell’alimentazione, gura possa trarre il della visisostenibilità, dell’organizzazione tatore dall’Expo milanese? grandissimi temi che coinIlsono tema dell’alimentazione, della volgeranno l’umanità per molti sostenibilità, dell’organizzazione secoligrandissimi e per tutto temi il futuro vesono che acoinnire. Oggi possiamo volgeranno l’umanitàsolamente per molti dare un’indicazione di volontà e secoli e per tutto il futuro a ve-

di impegno perché abbiamo bisogno di immagini e visioni che ci indichino versioni possibili per il mondo che aspetta le prossime generazioni. Penso che il design dei prodotti e dell’architettura sia responsabile di elaborare oggi questo nuovo paesaggio con l’etica che le è propria. Parte degli interventi sul paesaggio mi pare che riguardino le vie di transito all’interno del centro e tra centro e periferia: così penso che l’Expo sarà anche un’occasione per far riscoprire le antiche vie di comunicazione. Del resto, paesaggio fa rima con saggio. Il ritratto ritratto elaborato di MichelegraficamenDe Lucchi, te di Michele De Lucchi è è di elaborato graficamente, di Giovanni Gastel. Giovanni Gastel

OSSERVATORIO *65=,9:(A0650


a cura di Roberto Gamba

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Riqualificazione di piazza Ongaro Parroci a Fonteno (Bergamo) marzo - maggio 2009

Tema del concorso di idee era la riqualificazione ambientale e urbana di piazza Ongaro Parroci e dei relativi accessi alle strade che su di essa prospettano, mediante la progettazione di elementi formali e funzionali in grado di valorizzare e caratterizzare lo spazio urbano. Era richiesta esplicitamente un’attenzione alla qualità dell’intervento, attraverso l’individua-

zione di soluzioni che incentivassero una migliore fruizione ed offerta dei servizi, un corretto uso degli spazi e che consentissero la percezione della migliore qualità dell’ambiente. I premi sono stati di 3.000,1.500 e 500 euro. La giuria era composta dal Sindaco Alessandro Bigoni, da Gabriele Donda, Marco Barbieri, Debora Nezosi.

1° classificato Marino Pizio (Casazza – Bg), Massimo Carminati, Francesco Rinaldi, Nicole Scudeletti

Il progetto persegue come obiettivi la riduzione dell’impatto dovuto all’attraversamento automobilistico delle aree; la caratterizzazione e qualificazione delle zone di sosta e pedonali; il miglioramento dell’area destinata al mercato del giovedÏ; la definizione dell’area di manovra degli autobus; la riqualificazione degli arredi e delle pavimentazioni.

Il progetto prevede la creazione di uno spazio di sosta e di relax attrezzato cui si accede da tutte le vie del paese, con percorsi e attraversamenti pedonali specifici; uno spazio davanti alla chiesa destinato a eventi culturali e commerciali (mercato) ed alla sosta degli autobus. L’asse visivo della chiesa costituisce il principio su cui poggia tutto l’impianto della piazza. Ăˆ da questo asse che partono le direttrici dal parcheggio-non parcheggio, dello spazio tondo antistante le fontane e del percorso che si collega alla via Campello.


Il progetto coniuga necessità funzionali ed estetiche riorganizzando il sistema della circolazione, migliorando la confluenza con le vie Campello e Fontana mediante l’eliminazione degli spazi di parcheggio esistenti sul lato a valle e della sosta degli autoveicoli e degli autobus, nonché delle aree mercatali, ma soprattutto consentendo ai pedoni un percorso per quanto possibile continuo. Il nuovo spazio urbano rende riconoscibili i luoghi dell’incontro e della sosta, attraverso il disegno e la matericità delle superfici e con pochi elementi dalle geometrie semplici. La presenza di una fontana, punto focale della piazza verso cui converge lo sguardo di chi proviene dalla via Palazzine, raf-

forza il luogo urbano, incentivandone il senso di accoglienza. I parcheggi posti ai lati della piazza sono concentrati nella fascia centrale per garantire un maggiore rispetto della Chiesa parrocchiale e della nuova zona pedonale a monte. La riqualificazione estetica è affidata principalmente all’omogeneità della nuova pavimentazione in pietra di Luserna, che conferisce unitarietà e luminosità allo spazio.

3° classificato Giovanna Pasinelli (Fonteno - Bg)

La progettazione è stata sviluppata ponendo attenzione all’individuazione di soluzioni che incentivino una migliore fruizione dei servizi e un corretto uso degli spazi, tenendo in considerazione gli elementi architettonici e i tratti urbani delineati dall’arredo esistente.

È stata identificata un’area mercatale in cui sono stati collocati i banchi di vendita; sono state considerate le notevoli dimensioni degli autobus, per configurare la loro area di manovra; per la pavimentazione sono state evidenziate due soluzioni: blocchetti di porfido per gli spazi pedonali e l’area verde, cemento stampato per la pavimentazione della strada.

35 OSSERVATORIO *65*69:0

2° classificato Maurilio Ronchetti (Castro - Bg) collaboratori: Walter Balducchi, Domenico Pedretti


“Il gioco sapiente”di Nino Dardi Costantino Dardi Architettura in forma di parole Quodlibet, Macerata, 2009 pp. 256, € 18,00 Non credo sia un caso se questa raccolta di scritti di Costantino (Nino) Dardi – voluta, ma mai realizzata dall’autore ancora in vita – si conclude con una bella testimonianza di Aldo Rossi, amico “lontano”, accomunato da una analoga sorte. Non è un caso perché, nelle poche, affettuose, righe che Rossi gli dedica, mi pare sia riassunta tutta l’opera teorico-progettuale dell’architetto di Cervignano del Friuli: la sua attenzione per il luogo inteso “come qualcosa che insidia e attraversa il nostro lavoro”, il ruolo della “geometria assunta come significato progettuale”, ma soprattutto “la singolare unione dell’architettura con la vita”. Sono questi i temi che attraversano i ventinove saggi di cui si compone questa bella raccolta, curata da Michele Costanzo che, nell’introduzione, ripercorre analiticamente la vicenda di un architetto forse, ancora troppo poco studiato. Dardi si forma allo Iuav di Venezia. Allievo prediletto di Giuseppe Samonà, partecipa al Gruppo Architettura della cui posizione teorica diviene un attento critico e da cui, con ogni probabilità, deriva l’attenzione e predilezione per lo studio del “luogo” e l’idea del progetto come sua sintesi e rappresentazione, oltre al convincimento che il percorso progettuale si attui a partire da un procedimento conoscitivo, un processo razionale. I ventinove saggi ripercorrono e confermano, ognuno, questo punto di vista, a prescindere dai differenti temi di volta in volta analizzati: sia che si tratti di un testo sul lavoro di Piero della Francesca ad Arezzo, o che, invece, ci si soffermi a studiare l’opera di un architetto (bellissimo lo scritto su Renzo Piano) oppure si affronti il tema del ruolo di alcuni “tipi” (“i contenitori” o gli edifici industriali, per esempio) nella costruzione della città moderna, o ancora si indaghi il significato “civile” della piazza, sempre avendo come punto di vista privilegiato l’idea di costruzione della città contemporanea. Percorrendo il volume – di cui è necessario, assolutamente, sottolineare la piacevolezza della lettura e della scrittura – ciò che appare con evidenza è l’impegno dell’architetto, il suo “gioco sapiente” che, indifferentemente, informa progetti e teoria, a dimostrazione di come, nella migliore architettura, “pratica e teorica” siano parte di un unico campo di indagine. Martina Landsberger

A scuola con Ghirri Giulio Bizzarri, Paolo Barbaro (a cura di) Luigi Ghirri. Lezioni di fotografia Quodlibet, Macerata, 2010 pp. 272, € 22,00 Il volume è costituito da una raccolta di lezioni che Luigi Ghirri tenne tra il 1989 e il 1990 all’Università del Progetto di Reggio Emilia. Leggendo questo libro sembra quasi di trovarsi in un’aula universitaria (buia e un po’ fumosa): la trascrizione delle lezioni del maestro è accompagnata da un guarnito numero di immagini fotografiche che il professore mostrava agli studenti e che contribuiscono a calare il lettore in una viva atmosfera accademica. Dopo aver proposto diverse interpretazioni sul significato del mestiere del fotografo, e dopo aver raccontato la sua esperienza, Ghirri affronta il problema dell’impossibilità di fornire una definizione di “fotografia”, in quanto “immagine impossibile”, perché si colloca sospesa tra una realtà oggettiva ed un giudizio soggettivo (“quando noi fotografiamo, vediamo una parte del mondo e un’altra la cancelliamo”), tra la staticità della pittura e il dinamismo del cinema. Sono presenti inoltre le lezioni sulla breve, ma densa, storia della fotografia e sulla tecnica fotografica (sulle macchine ed i formati, sull’esposizione e la luce, sulla tecnica del mosso, ecc.), sempre legate alla necessità di conoscere i mezzi e le possibilità della macchina fotografica per raggiungere una consapevolezza tale da consentire di scegliere il metodo migliore per restituire, attraverso l’immagine, la realtà soggettiva dei luoghi. È interessante notare come le esercitazioni proposte agli studenti siano tutte chiaramente rivolte a sperimentare le teorie avanzate durante le lezioni: il rapporto tra immagine fotografica e immagine pittorica attraverso la riproduzione di un’immagine di un luogo, dipinto o disegnato; il problema della realtà riflessa attraverso esercizi sulla trasparenza; e, ancora, il tema della soglia, di ciò che sta dentro all’inquadratura e di ciò che invece sta fuori. Questi sono solo alcuni degli argomenti trattati da Ghirri, un maestro della fotografia che ancora molto può insegnare. Questo libro dovrebbe essere letto da tutti coloro che non solo sono interessati alla fotografia, ma che vogliono imparare a guardare, a vedere, per capire la realtà, per discernere ciò che deve necessariamente stare “dentro” alla nostra attenzione e ciò che invece può essere trascurato. Cecilia Fumagalli

“Città diffusa” e “Arcipelago metropolitano” Francesco Indovina Dalla città diffusa all’arcipelago metropolitano Franco Angeli, Milano, 2009 pp. 298, € 30,00

Il volume raccoglie contributi prodotti in un ventennio di indagine da un gruppo di ricercatori del Daest (Dipartimento di Analisi Economica e Sociale del Territorio) dell’Università IUAV di Venezia (oggi Dipartimento di Pianificazione). La ricerca aveva un duplice obiettivo: analizzare l’area geografica compresa tra le città di Venezia, Padova e Treviso e condurre una riflessione sulla trasformazione della città contemporanea. Nella prima fase del lavoro, verso la fine degli anni Ottanta, gli studi sulle metamorfosi degli insediamenti portarono alla considerazione che le nuove forme urbane non avevano più nulla in comune con la tradizionale idea di città. Furono enucleati inediti elementi di lettura della realtà urbano territoriale, che portarono a coniare la nozione di “città diffusa”. Questo concetto indicava una condizione della città che si produce con l’urbanizzazione dilagante della campagna e la trasformazione morfologica e funzionale del territorio. Più recentemente, i risultati delle ulteriori indagini, rivelarono una nuova qualità dei processi urbanizzativi, comportando delle modificazioni del quadro analitico e portando ad una diversa interpretazione dei fenomeni, per cui dalla nozione di “città diffusa” si è passati a quella di “arcipelago metropolitano” o “città di città”. Con la nozione di “arcipelago metropolitano” non si intende solo trattare degli effetti negativi prodotti sulla struttura territoriale da dinamiche socioeconomiche che allontanano l’idea di città, legata alla forma compatta, tramandataci storicamente dalla tradizione europea, ma anche considerare il potenziale positivo di una trasformazione che viene letta come “un progresso e la conquista di una condizione metropolitana tendenzialmente aperta a tutti”. L’odierna organizzazione metropolitana, attraverso la produzione di migliori servizi e di diversificate opportunità economiche, è in grado di presentare vantaggi ai suoi abitanti in senso economico e culturale, offrendo una migliore qualità della vita. Si rende necessario, altresì, in questa prospettiva, attuare indirizzi progettuali di governo metropolitano, dettati da principî di equità e di equilibrio sociale. Tra i contributi raccolti nel volume, pubblicati dal 1986 ad oggi, compaiono oltre agli scritti di F. Indovina, alcuni saggi per opera di Luigi Doria, Laura Fregolent e Michelangelo Savino. Manuela Oglialoro


Vincenzo Bacco Il manuale dei solai in laterizio. Vincenzo Bacco Il progetto e lasolai normativa manuale dei in laterizio. Edizioni Laterservice, Roma, 2010 Il progetto e la normativa pp. 400,Laterservice, € 35,00 Edizioni Roma, 2010 pp. 400, € 35,00 Questo manuale raccoglie in dieci capitomanuale raccoglie in dieciutile capitoliQuesto materiale tecnico e normativo, alla li materiale tecnico e di normativo, utile alla corretta progettazione un solaio in laterocorretta progettazione un solaio in laterocemento, inteso comedisistema costruttivo, cemento, inteso come sistema costruttivo, nelle sue tipologie: gettato in opera, a travetsue tipologie: gettato in opera, a travettinelle e blocchi, a pannelli e a lastre. ti e blocchi, a pannellibiblioteca e a lastre.manualistica Integra la cospicua Il volume integrasui la vari cospicua biblioteca di Laterservice, elementi primari madelnualistica di Laterservice, variunelementi la costruzione; compiendo,sui con ricco e primari della costruzione; efficace corredo grafico, uncompiendo, censimentocon dei un riccoe ed efficaceoggi corredo grafico, un prodotti dei sistemi disponibili. censimentovi dei prodotti e le deivarie sistemi oggi Dapprima si descrivono tipologie disponibili. di solaio, i componenti, le modalità di getto Dapprima vi sile descrivono varie etipologie e di disarmo, prestazioni,lei pregi i difetti. di solaio, i componenti, le modalità di getto Successivamente, il capitolo, dedicato alla e di disarmo, le prestazioni, i pregi etecnici i difetti.e normativa, evidenzia i vari aspetti Successivamente, il capitolo, dedicato alla prestazionali, previsti dalla legislazione, sia normativa, i varisiaaspetti e per i singolievidenzia componenti, per il tecnici “sistema prestazionali, legislazione, sia solaio” nel suoprevisti insieme;dalla procede ad un conper i singoli componenti, pernuovo il “sistema fronto tra quanto previstosiadal D.M. solaio” nel suo insieme; procede con14/01/2008, “Norme tecniche peradleun costrufronto (con tra quanto previsto dal esplicativa nuovo D.M. zioni” la relativa Circolare n. 14/01/2008,e “Norme tecniche per leeuropea costru617/2009) la regolamentazione zioni”EN (con la relativa Circolare esplicativa n. (UNI 15037-1-3). 617/2009)aie blocchi la regolamentazione Riguardo di laterizio e europea agli altri (UNI EN 15037-1-3). componenti resistenti (armature di acciaio, Riguardo ai blocchi di riporta lateriziole eprescrizioagli altri calcestruzzo, intonaci), componenti resistenti di acciaio, ni, la terminologia e la (armature classificazione adotcalcestruzzo, intonaci), morfologiche, riporta le prescriziotate, le caratteristiche mecni, la terminologia e la classificazione adotcaniche, fisico chimiche, i requisiti, i metodi tate,la le caratteristiche morfologiche, mecper prova, l’accettazione, la certificazione, fisico chimiche, i requisiti, metodi ilcaniche, dimensionamento, l’armatura, la iposa in per la prova, l’accettazione, la certificazione, opera dei blocchi. dimensionamento, l’armatura, posa di in Ilil quarto capitolo propone scelte ela calcoli opera dei ilblocchi. progetto; quinto le verifiche; il sesto il conIl quarto propone scelte e calcolidel di trollo e il capitolo collaudo; il settimo si occupa progetto; il quintodel le verifiche; il sesto il concomportamento solaio in zona sismica; trollo e ilprende collaudo; il settimo si occupa l’ottavo in esame i principali casidel di comportamento deldovuti solaioall’eccessiva in zona sismica; tensioni trasversali, snell’ottavo in esame i principali casiallo di lezza delprende solaio, con riferimento alle travi, tensionietrasversali, all’eccessiva snelsbalzo al senso di dovuti tessitura, agli elementi di lezza del solaio, riferimento travi, allo contrasto rigido,con ai carichi, alla alle luce; il nono sbalzo ile comportamento al senso di tessitura, agli elementi di valuta al fuoco, secondo contrastoportante, rigido, ai deformazione, carichi, alla luce; il nono capacità isolamenvaluta il comportamento fuoco,considera secondo to, carico di incendio; il al decimo portante, termico deformazione, isolamenilcapacità comportamento e igrometrico (la to, carico di del incendio; considera trasmissione calore,il idecimo ponti termici e la il comportamento termico igrometrico (la termoforesi, la diffusione delevapore); l’ultimo trasmissione del calore, i pontiacustica termici edel la parla della corretta correzione termoforesi, la diffusione del solaio, per l’attenuazione delvapore); rumore.l’ultimo parla dellacollaboratore corretta correzione acustica del L’autore, e ricercatore di Andil solaio, per l’attenuazione del rumore. Assolaterizi, è anche presidente dell’Ordine L’autore, collaboratore e ricercatore di Andil degli Ingegneri della Provincia di BarlettaAssolaterizi, è anche presidente dell’Ordine Andria. degli Ingegneri della Provincia di BarlettaAndria. Gamba Roberto Roberto Gamba

Giovani architetti spagnoli che costruiscono AA.VV. 2G Dossier. arquitectos españoles. Dossier.Jóvenes Jóvenes arquitectos Young Spanish architects españoles. Young Spanish architects Gustavo Gili, Barcelona, 2010 146 pp., € 28,37 pp. 146. Questo numero speciale della prestigiosa rivista catalana “2G” raccoglie i progetti di 21 gruppi di giovani architetti spagnoli. La pubblicazione bilingue (in spagnolo e inglese) è una selezione degli oltre 140 lavori inviati all’editore ed è integrata – sull’apposita pagina web (www.2gmagazine.com) – con altre 20 opere illustrate soltanto in forma digitale. Introduce i progetti una Nota del EdiIntroduce progetti del Editor, tor, seguitai dal saggiouna De Nota los invariantes al seguita dal Apuntes saggio en De torno los invariantes al empirismo. a una nueva empirismo. en torno a una dinueva hornada de Apuntes arquitectos en España Jorhornada España Jorge Garcíadedearquitectos la Cámara,en giovane (n.di1972) ge Garcíae de la Cámara, giovane (n. 1972) studioso critico, attualmente direttore del studioso critico, attualmente direttore del Barcelonae Institute of Architecture (BIArch). Barcelona of Architecture (BIArch). Quello cheInstitute accomuna maggiormente i laQuello che accomuna i lavori presentati è il fatto maggiormente che tutti sono stati vori presentati fatto che sono tutti sono stati realizzati e cheèi ilprogettisti architetti, realizzati e che i dopo progettisti sono architetti, nati mediamente il 1970. La decisione nati mediamente dopo il 1970. La decisione di assumere queste due condizioni restrittidi queste due condizioni restrittive assumere (opere realizzate e progettisti under 40) ve (opere e progettisti 40) come puntirealizzate fissi su cui impostare under l’iniziativa come punti fissi su cui impostare editoriale poteva sembrare, a primal’iniziativa vista, un editoriale potevaforte, sembrare, prima sivista, un vincolo troppo ma, in arealtà, è rivevincolo troppo forte, ma,diinforza realtà, è rivelata essere il vero punto delsiDossier. lata essere punto di forza del Dossier. Esso, oltre ilavero differenziarsi nettamente dalla Esso, oltre adi differenziarsi dalla moltitudine opere simili, nettamente spesso piene di moltitudine di opere simili, spesso piene di progetti “spettacolari” non realizzati, costituprogetti “spettacolari” non realizzati, costituisce un prezioso documento (anche se chiaisce un prezioso documento (anche seattuale chiaramente incompleto) del panorama ramente incompleto) del panorama attuale della giovane architettura spagnola. della giovane architettura spagnola. Inoltre, si tratta di una pubblicazione che Inoltre, trattaladicostruzione una pubblicazione che mette alsicentro come pratica mette al centroimportante, la costruzione comespesso, pratica architettonica quando architettonica quando spesso negli ultimi anniimportante questa è stata considerata negli ultimi anni era stataInvece, considerata “un’attività retrograda”. qui si “quasi cerca fosse Invece, si è di far un’attività conoscereretrograda”. opere di gruppi di qui giovani cercato far praticano conoscerelaopere di gruppi di architettidiche professione, progiovani architetti cheversi praticano professiobabilmente per certi menolaspettacolari ne, probabilmente meno per certi versi meno spete mediaticamente esposti, ma sicuratacolari e mediaticamente meno esposti, ma mente più pragmatici e realisti. sicuramente pragmatici e realisti. In un periodopiù storico certamente non facile In storico certamente facile perunil periodo lavoro dell’architetto – bastinon pensare per il lavoro dell’architetto – basti pensare alla difficile congiuntura economica occidenalla congiuntura economica occidentale difficile – le opere selezionate forniscono esemtale le operequalità selezionate forniscono esempi di–elevata architettonica anche se pi di elevata qualità architettonica anche se realizzate secondo il personale tragitto prorealizzate il personale professionale secondo dell’autore. Non piùtragitto espressiofessionale dell’autore. più (Barcellona espressione di soli due centri delNon Paese ne di soli due Paese (Barcellona e Madrid), essecentri sonodel saldamente radicate e Madrid), sonolocali” saldamente radicate nelle nuoveesse “realtà (Granada, Las nelle nuove “realtà locali”ecc.) (Granada, Las Palmas, Coruña, Levante, affermatesi Palmas, Levante, de ecc.) affermatesi grazie alleCoruña, recenti escuelas arquitectura e grazie alle recenti escuelas arquitectura e alle politiche favorevoli delledeamministrazioni alle politiche favorevoli delle amministrazioni pubbliche. pubbliche. Igor Maglica Igor Maglica

L’eredità di Rogers Serena cura di)di) Serena Maffioletti Maffioletti(a(a cura Il pentagramma pentagrammadi diRogers. Rogers. Architettura, misuraeegrandezza grandezza Architettura, misura dell’uomo dell’uomo Il Poligrafo, Padova, 2010 3 volumi; volumi, pp. 220 (I volume), pp. 1048 (II e IIIII volume) volume) € 25,00 (I volume), € 80,00 (II e III volume) (II e III volume) La ricorrenza del centenario della nascita di Rogers ha costituitodella l’occasione La Ernesto ricorrenza del centenario nascita per seminari, dibattiti, ruolo dei di Ernesto Rogers ha riflessioni costituito sul l’occasione contributi chedibattiti, hanno sempre accompagnaper seminari, riflessioni sul ruolo dei to la sua produzione contributi che hanno architettonica. sempre accompagnaIn due i suoi scritti erano confluiti in to la suacasi produzione architettonica. raccolte organizzate – i volumi In due casi i suoi scritti sono“Esperienza confluiti in dell’architettura”, Einaudi 1958 “Esperienza e “Editoriaraccolte organizzate – i volumi lidell’architettura”, di architettura”,Einaudi Einaudi1958 1968;e “Editoriali a queste va aggiunto il volumetto curatoa da Cesare di architettura”, Einaudi 1968; queste va de Seta per Guida editori nelda1981, a suo aggiunto il volumetto curato Cesare de tempo stampato da Laterza, ma apoi ritirato. Seta per Guida editori nel 1981, suo temNé la maggiorda parte delle ma lezioni po stampato Laterza, poi tenute ritirato.per i corsi Politecnico, né molti altritenute interventi, Né la del maggior parte delle lezioni per i a partire contributiné per diverse occasioni corsi del dai Politecnico, molti altri interventi, durante in Svizzera avevano trovato a partire l’esilio dai contributi per diverse occasioni una sistemazione una pubblicazione comdurante l’esilio in eSvizzera avevano trovato plessiva. Non si tratta contributi occasiouna sistemazione e unadipubblicazione comnali, ma intesi plessiva. Non sempre si tratta adiregistrare contributil’esigenza occasiodi una criticaatra la storial’esigenza e l’internali, marelazione intesi sempre registrare vento a considerare di una progettuale, relazione critica tra la storialae pratica l’interartistica non come momento autonomo ma vento progettuale, a considerare la pratica come un percorso contiartisticaesito non di come momentounitario, autonomo ma nuamente nella realtà della cultura, come esitoverificato di un percorso unitario, contianche al diverificato là dello nella stretto ambito nuamente realtà della disciplicultura, nare. anche al di là dello stretto ambito discipliMolto nare. opportuno appare quindi il lavoro di Serena Maffioletti che ha curato Molto opportuno appare quindilail pubblicalavoro di zione tre volumiche della degli SerenainMaffioletti hamaggior curato laparte pubblicascritti di Rogers integrando la raccolta sia zione in tre volumi della maggior parte degli con documenti meno noti che con altri del scritti di Rogers integrando la raccolta sia tutto inediti, ricavati dalnoti lavoro archivio. con documenti meno chedicon altri del Iltutto primo volume, “Il pentagramma di Rogers inediti, ricavati dal lavoro di archivio. “, raccoglie una antologia di scritti originati Il primo volume, “Il pentagramma di Rogers dalle occasioni Raccolti dall’au“, raccoglie unadidattiche. antologia di scritti originati trice lungo lavoro nell’archivio dalle mediante occasioni un didattiche. Raccolti dall’ausono prevalentemente testi destinati alle letrice mediante un lungo lavoro nell’archivio zioni svolte da Rogers nei corsi da lui tenuti sono prevalentemente testi destinati alle leal Politecnico di Milano a partire dall’anno zioni svolte da Rogers nei corsi da lui tenuti 1952-53. Questi materiali sono organizzati al Politecnico di Milano a partire dall’anno secondo tre gruppi: “Utilità e bellezza, “In1952-53. Questi materiali sono organizzati contri”, “La costruzione dell’architetto”. secondo tre gruppi: “Utilità e bellezza, “InGli altri due volumi – “Architettura, misura e contri”, “La costruzione dell’architetto”. grandezza dell’uomo” – raccolgono, in ordiGli altri due volumi – “Architettura, misura e ne cronologico, la maggior parte degli scritti grandezza dell’uomo” – raccolgono, in ordigià pubblicati, riuniti per la prima volta in una ne cronologico, la maggior parte degli scritti unica sequenza che va dal 1930 al 1969. già pubblicati, riuniti per la prima volta in una Una accurata dotazione di note permette di unica sequenza che va dal 1930 al 1969. rintracciare connessioni e riferimenti. Una accurata dotazione di note permette di rintracciare connessioni e riferimenti. Matilde Baffa Matilde Baffa

OSSERVATORIO OSSERVATORIO 30)90

Manuale color mattone


a cura di Sonia Milone

Moretti: spazio e spazialità Luigi Moretti architetto. Dal razionalismo all’informale Roma, MAXXI 30 maggio – 28 novembre 2010

La mostra su Moretti è bella, molto bella. Il dialogo con lo spazio che la contiene non è meno interessante e molto di questa mostra (curata da Bruno Reichlin e Letizia Tedeschi), come pure del catalogo, ruota attorno alle esplorazioni e sperimentazioni spaziali che Moretti variamente conduce. La scelta di dedicare questa prima esposizione a Moretti è appropriata: architetto romano tra i più affascinanti dell’ultimo secolo, l’interesse sulla sua figura è andato costantemente aumentando negli ultimi 10 anni, cioè nei primi 10 del XXI secolo cui il MAXXI è dedicato. Sono esposti disegni e plastici provenienti dell’Archivio Centrale dello Stato, che negli ultimi anni molto ha lavorato sul fondo Moretti. Alcuni dei pezzi esposti sono affascinanti: ci sono i modelli costruiti per la rivista “Spazio”, oggetti di dirompente contemporaneità, e

ci sono i disegni che comunicano, anche nel tratto, la forza di queste architetture. Sono per la prima volta esposte alcune opere d’arte della collezione dell’architetto che permettono di meglio capire il potente rapporto tra architettura ed arti di cui si sono nutriti i progetti. Gabriele Basili-

co ha scattato alcune foto che, nella forza senza tempo del suo bianco e nero, una volta in più, se ancora fosse necessario, individuano i temi propri del nostro contemporaneo nell’opera di Luigi Moretti. Il catalogo, edito da Electa, dà conto di molti studi in corso, che per lo più riguardano l’opera dell’architetto non tanto dal punto di vista storico, quanto dal punto di vista compositivo. È osservato l’uso strumentale del linguaggio architettonico ma anche la forza e l’importanza della lettura cinetica delle opere come pure il rapporto tra forma e struttura, indagato spesso insieme a Nervi (forse prossima mostra del MAXXI). Grande attenzione è posta nell’osservazione della spazialità, ricca e sorprendente, che i progetti rivelano nel loro dipanarsi. Pisana Posocco

Utopia e comunità artistiche Utopia Matters Venezia, Collezione Peggy Guggenheim 1 maggio – 25 luglio 2010 La sede veneziana della Collezione Peggy Guggenheim ospita fino al 25 luglio, nella Ca’ Venier dei Leoni, che fu dimora elettiva della collezionista americana, la mostra Utopia Matters, curata da Vivien Greene e già ospitata al Deutsche Guggenheim di Berlino. L’idea accarezzata dalla curatrice è di analizzare, sub specie Utopia, l’invenzione del testo di Thomas Moore (1516) di un’isola dove si realizza l’ideale sociale, una sequenza di avanguardie artistiche costituite in comunità, dai tardo settecenteschi Primitifs e primo ottocenteschi Nazareni sino alle esperienze novecentesche del Bauhaus e dei Costruttivisti. La vastità della traccia implica inevitabilmente nell’esposizione un approccio antologico che non nasconde le profonde differenze maturate nel rapporto artistisocietà al passaggio del secolo, e la dicotomia tra la ricerca nostalgica dell’eu-topos (luogo felice) di un presente-passato e l’adesione ingenua alla tecno-topia di un presente-futuro. Così Primitivi (Broc, Franque) e Nazareni (Pforr, Overbeck) sono seguiti dai Preraffaelliti (Millais, Rossetti), su cui si proietta la luce di John Ruskin e degli Art and Crafts (William Morris e Webb). Meno conosciuta è la colonia americana di Cornish (Dewing, Saint-Gaudens) che interpreta il ritorno alla natura come occasione di aggiornamento culturale dall’Europa, mentre più labile è l’inclusione dei neoimpressionisti vicini a Camille Pisarro. Il Novecento vede Suprematisti (Malevic, El Lissitzky), con uno straordinario olio, e Costruttivisti (Rodchenko, Tatlin), De Stijl (Mondrian, Van Doesburg, Vantongerloo) e il Bauhaus (Albers, Kandinsky, Klee) a indicare l’irreversibilità del cambiamento e l’esigenza di dare progetto didattico e forma concreta alla ricerca del non-luogo (ou-topos) di Thomas Moore. Se, come ha rilevato Cesare De

Seta, la linea scelta presenta livellamenti e inevitabili esclusioni, tuttavia l’operazione resta di grande interesse, tanto che, pensando ad una delle opere, la celebre Italia e Germania del preraffaellita Overbeck, pare di cogliere l’interrogativo presente sotteso sul comune declino che la giovane America rivolge oggi all’antica Europa, senza trovare risposta. Così, dalla periferia, della testimonianza della materia utopica a colpire, di nuovo, è proprio quella inderogabile necessità vitale, da svolgersi in graduazione cronologica, che Pasolini chiamava Passione e ideologia. Stefano Cusatelli

Pittore d’architettura Yves Bélorgey. Sezioni Verticali Milano, Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Palazzo delle Stelline 14 maggio – 11 luglio 2010 Pittore parigino, Yves Bélorgey conduce, fin dai suoi esordi, un’approfondita ricerca sull’architettura contemporanea: non solo l’oggetto architettonico, ma soprattutto i luoghi in cui gli edifici sono inseriti e i modi in cui questi sono abitati e vissuti. Le grandi periferie urbane con i loro casermoni anonimi e malandati, gli agglomerati residenziali ed industriali senza qualità sono i soggetti preferiti dal pittore. Mai una figura umana ad abitare gli scorci offerti da Bélorgey, sempre, però, di fianco all’anonimità e, in alcuni casi, alla tristezza di questi brani di città compaiono panni stesi ad asciugare, biciclette appoggiate ad un muro, graffiti colorati, che animano la scena, trasformandola da spazio a luogo, facendo intuire,


Cecilia Fumagalli

Wright e Fiesole

Frank Lloyd Wright a Fiesole cento anni dopo 1910-2010 Fiesole, Antiquarium Costantini 17 giugno – 30 agosto 2010 Fin dall’Italienische Reise di Goethe, refrattaria ai continui tentativi di distruzione da parte degli indigeni, resiste una “vera” geografia italiana tracciata dalle proiezioni affettive dei viaggiatori stranieri, viva ancora oggi e continuamente ripercorsa dai loro connazionali. Grande rilievo vi occupa la Toscana degli inglesi e degli americani, tra i quali l’architetto Frank Lloyd Wright che fuggì a Fiesole nel 1910 con la sua amata Mamah Bortwick Cheney, mentre attendeva alla pubblicazione della sua monografia presso l’editore Wasmuth di Berlino. A questo importante passaggio della sua architettura è dedicata presso l’Antiquarium Costantini della cittadina la mostra: Frank Lloyd Wright a Fiesole cento anni dopo, 1910-2010. Dalle colline di Firenze al “Colle splendente”, a cura di Roberta Bencini. Le riproduzioni dei disegni illustrano una sequenza di cinque opere: il progetto della casastudio di Fiesole (1910), Taliesin I (1911), la casa Esbenshade, lo studio personale di Goethe Street e la villa Sherman Booth. Rispetto al disegno per Fiesole, una “T” affacciata su una corte cinta da un alto muro, memoria del villino Belvedere (“Un sogno realizzato, una strada lastricata d’oro, un esempio prezioso di quello che può essere la vita. Lei aveva realizzato per me la casa delle case” così FLW nella sua autobiografia), la costruzione di Taliesin I, il “Colle splendente” ne è un evidente sviluppo. Così tra l’inestricabile intreccio tra disegni e memoria dei sentimenti, balza in primo piano, prima dell’abbagliante esotismo del viaggio giapponese, il percorso tra le Vite del Vasari, i Morning in Florence di Ruskin, le Tuscan cities di William Howells e le contemporanee Italian Hours (1909) di Henry James. È l’apprendimento di una vera e propria “lezione fiesolana” (“il privilegio di studiare le opere” di Giotto, Masaccio, Brunel-

leschi, Bramante, Sansovino, Michelangelo), che si palesa nella costruzione del paesaggio e nell’appropriazione della revisione brunelleschiana e rinascimentale della casa e della “Villa”

romane (James Ackermann), come elemento dello “sviluppo di una nuova tradizione” (Sigfried Giedion). S. C.

Un nuovo spazio per l’arte contemporanea Lombarda di nascita e napoletana di adozione, Lia Rumma è una figura poliedrica del panorama artistico internazionale. Sensibile collezionista d’arte contemporanea, gallerista di successo, fondatrice di case editrici, instancabile imprenditrice culturale. Una carriera quarantennale la sua, iniziata negli anni ’60 promovendo artisti emergenti come Michelangelo Pistoletto, per arrivare, più recentemente, a puntare su nomi come quello di Vanessa Beecroft o di Anselm Kiefer, di cui ha curato nel 2004 la mostra “I Sette Palazzi Celesti” per l’Hangar Bicocca di Milano, mostra poi confluita nell’esposizione permanente della straordinaria opera. Nel 2010 la Rumma torna a Milano e apre in zona Procaccini uno spazio di 2000 metri quadri destinati ad accogliere una galleria d’arte contemporanea, un laboratorio per artisti ed uffici. Il progetto, opera dello studio CLS architetti, nasce dalla sovrapposizione di volumi elementari che, grazie alle proporzioni diverse tra loro, articolano un rapporto continuamente variegato tra spazio

interno e luce naturale. L’edificio si sviluppa su quattro livelli di cui uno interrato. Il volume fuori terra è caratterizzato dall’arretramento dei due piani superiori rispetto al piano terra, che rappresenta lo spazio principale della galleria. Una serie di grandi tetti-terrazzi si snodano al primo livello e sulla copertura, dove un lucernario consente di illuminare il secondo piano privo di aperture sul fronte principale. Per sfruttare al massimo gli spazi interni le scale, in ferro zincato, sono state posizionate all’esterno della costruzione, verso la facciata posteriore. Grande attenzione è stata data all’impatto ambientale del nuovo edificio: la finitura dei muri perimetrali è stata realizzata con un particolare cemento “ecologico” in grado di ridurre il livello di anidride carbonica presente nel microclima circostante. S. M. Galleria Lia Rumma Milano, via Stilicone 19 www.liarumma.it

OSSERVATORIO 46:;9,

attraverso pochi segni, la presenza umana celata dietro ai grigi prospetti sconnessi e tutti uguali delle nostre periferie. Yves Bélorgey riporta dunque lo stato delle nostre città e delle loro banlieu, degradate e degradanti: tutte uguali, tutti spazi che faticano ad essere luoghi, tutte riconoscibili, in quanto appartenenti a città ben precise, solo grazie alle didascalie poste sotto alle tele. La pittura di Bélorgey è da sempre considerata iper-realista, vicina dunque alla fotografia: i suoi quadri sono, infatti, delle vere e proprie istantanee che gettano l’osservatore all’interno della scena e gli consentono di esperire quei luoghi e quegli edifici rappresentati sulla tela. È inoltre il taglio delle immagini stesse che si avvicina alla tecnica fotografica: ampie prospettive grandangolari, viste urbane e dettagli frontali sono costruiti come se il pittore-fotografo si trovasse a camminare per le strade delle nostre città armato di pennello-macchina fotografica per catturare l’istante. Insieme alle tele, il Palazzo delle Stelline ospita inoltre numerosi disegni a matita su carta nei quali la vicinanza alla fotografia si fa ancora più evidente, attraverso soprattutto i chiaroscuri molto marcati e definiti (quasi delle istantanee in bianco e nero). Un interessante saggio di Pier Luigi Cervellati accompagna il catalogo della mostra, edito dal Credito Valtellinese, approfondendo acutamente i temi della città e delle periferie urbane. Una mostra, insomma, ben costruita – a partire dall’allestimento – che mette in evidenza temi attuali di riflessione e studio.


Fabio Mello

di Claudio Camponogara “Giro tra le rovine di Milano. PerchĂŠ questa esaltazione in me? Dovrei essere triste, e invece sono formicolante di gioia. Dovrei mulinare pensieri di morte, e invece pensieri di vita mi battono in fronte, come il soffio del piĂš duro e radioso mattino. PerchĂŠ? Sento che da questa morte nascerĂ nuova vita. Sento che da queste rovine sorgerĂ una cittĂ piĂš forte, piĂš ricca, piĂš bellaâ€?. Queste note frasi di Savinio ben si adattano al clima in cui gli architetti nati tra il ‘20 e il ‘30 e quindi neolaureati nel dopoguerra si trovarono ad essere i protagonisti della rinascita della cittĂ . Si tratta di un periodo in cui si nota subito la qualitĂ delle opere realizzate e il loro elevato livello che non avrĂ piĂš seguito nei decenni successivi quando opereranno le generazioni piĂš giovani. Le ragioni di questa fioritura sono, come osserva Antonio Monestiroli in 55\05. Cinquant’anni di professione, la provincia di Milano e i suoi architetti varie e articolate. Indubbiamente negli anni Cinquanta-Settanta erano giunti a maturazione i frutti che aveva seminato una scuola di altissimo livello, che aveva avuto come maestri i grandi dell’inizio del Novecento; nel dopoguerra inoltre vi era una committenza piĂš colta e una buone gestione della cosa pubblica, tutto ciò si univa alla sensazione di poter, attraverso l’architettura, realizzare la cittĂ che si era desiderata. In questo periodo, quindi, attraverso un nuovo uso delle tecniche e dei materiali, che l’evoluzione tecnologico-industriale consentiva, quella generazione è riuscita a creare una tradizione della modernitĂ . Ed è all’interno di questo clima che inizia a operare Fabio Mello, riuscendo a interpretare i modi espressivi del Novecento, giunge a fondere l’indagine intellettuale e una tenace sperimentazione tecnica. I suoi progetti dimostrano cosĂŹ una ricerca formale e tecnologica di primo piano e un’attenzione a fare dell’architettura un fatto razionale, dove il razionale era inteso come l’unica via per

l’affermazione di un sistema di valori condiviso dalla societĂ e che all’architettura spettava il compito di rendere possibili. Fabio Mello si è laureato al Politecnico di Milano in Architettura nel 1953. Il suo temperamento metodico e riflessivo lo porta dapprima all’insegnamento e dal ‘54 al ‘64 lo vede impegnato come assistente al corso Caratteri distributivi alla FacoltĂ di Architettura. Intensa è stata la sua attivitĂ professionale, di architetto e urbanista, iniziata, ancora laureando, agli inizi degli anni Cinquanta in collaborazione con Alberto Scarzella e continuata successivamente da solo, che ha toccato temi dell’architettura residenziale, di quella scolastica e a destinazione sociale. Ma, l’attivitĂ piĂš importante di Mello, come rileva Andrea Disertori, va ricercata nell’edilizia industriale: stabilimenti e relativi uffici, tessile, alimentare e specialmente nel settore petrolchimico. Settore quest’ultimo che vede impegnato Mello nella realizzazione delle raffinerie Raison ad Augusta, Saras di Sarroch e la Shell di Taranto. In ognuno di questi settori i suoi progetti e le sue realizzazioni dimostrano una qualitĂ di ricerca tecnologica e formale di primo piano e un interesse a fare dell’architettura un fatto culturale e una colta saggezza pratica. Fino alla fine degli anni Settanta oltre che in Italia opera in Libia, Spagna e Venezuela nel settore petrolifero e privato. Successivamente fonda con gli ingegneri Jogna e Scaraffia il CIRSE centro di ingegneria che si occuperĂ di problemi energetici attraverso lo studio e la progettazione di centrali termoelettriche, studi sui metodi per il risparmio energetico, di termo riscaldamento e dissalazione delle acque marine. Tra le sue opere non inserite in questo scritto si ricordano: le case d’abitazione in via Melloni e in Alzaia Naviglio Pavese oltre la ristrutturazione del palazzo Crivelli di via Pontaccio a Milano. Fabio Mello lavora fino a poco prima della morte avvenuta Milano il 2 aprile del 2006. Si ringraziano Andrea Disertori e Alberto Scarzella per il loro prezioso contributo.

--------------------------------1. Villaggio della madre e del fanciullo, 1946-54 Milano (con Alberto Scarzella)

Il “Villaggio della madre e del fanciulloâ€? nasce nel lontano 1945 grazie ad Elda Scarzella Mazzocchi che, rientrata a Milano dalla Sardegna, comincia a coltivare un progetto: quello di creare una struttura in grado di offrire ospitalitĂ a gestanti, madri e bambini in condizioni di svantaggio. Agli inizi degli anni ‘50 “Domusâ€? annuncia l’inizio dell’attivitĂ che ha l’obiettivo di “offrire alle giovani assistite e ai loro bambini, un ricovero vicino il piĂš possibile alla vita di famiglia, e il meno alla vita d’istitutoâ€?. Il compito dei progettisti era, quindi, di creare un edificio con le caratteristiche formali di un istituto, ma che fosse una casa. La pianta rispecchia la funzione che doveva assolvere: vi sono, per le ospiti, 3 appartamenti o “focolariâ€?, ognuno composto da camere individuali, cucina, sala di soggiorno, pranzo oltre la lavanderia; inoltre, i soggiorni si aprono su piccoli giardini separati da portici. Agli appartamenti è collegato il reparto medico: ambulatori, sala parto e l’asilo nido. Sono presenti, inoltre, una piccola cappella e la zona dedicata agli uffici e una sala per riunioni. L’organizzazione a casette intervallate da patii verdi, separati da portici grigliati che schermano i passaggi coperti, dĂ al villaggio una dimensione di “unitĂ orizzontaleâ€? serena e attraente. L’architettura è lineare e riprende lo spirito delle casette unifamiliari. Questa linearità è però interrotta da un motivo dominante, quello delle pensiline che contrastano con il resto dell’architettura creando un’atmosfera un po’ conventuale che rivela lo spirito comunitario e collettivo dell’opera:

“il suo aspetto non imponente all’esterno ma movimentato e variato all’interno, lo salva dallo squallore che incombe sulle costruzioni, anche nuove della periferia milaneseâ€?. Nel 1959 appare su “Domusâ€? un servizio sulla realizzazione della cappella: si tratta di una costruzione piccola e accogliente in cui prevalgono le note calde del noce massiccio dell’altare dal rosso del pavimento. Da notare la croce e il tabernacolo, realizzati su disegno di Gio e Arnaldo Pomodoro. Il “villaggio della madre e del fanciulloâ€? a Milano, in “Domusâ€?, n. 341, aprile, 1958 --------------------------------2. Servizi per una raffineria della SocietĂ Raison, 1957 Augusta (Siracusa)

Se un’industria è sempre una struttura complessa e i servizi ne occupano comunque una parte, in una raffineria questi costituiscono la parte preponderante della struttura stessa. Essi, infatti, affiancano ogni passaggio del prodotto, dai serbatoi del grezzo a quelli del prodotto raffinato. Sono servizi di una raffineria: le centrali termoelettriche, le cabine di trasformazione, le torri di raffreddamento, le vasche di raccolta e quelle di decantazione dell’acqua, le officine, i magazzini, i laboratori di analisi, le sale di controllo degli impianti, le sale pompe, le sale compressori, le sale di etilazione, gli uffici, i locali per il personale, gli spogliatoi, le mense, le cucine, gli ambulatori e le infermerie, i garage, gli scali ferroviari, i pontili per il carico e lo scarico delle petroliere, le tettoie per il carico delle autocisterne, strutture assai differenti per collocazione e funzione; l’obiettivo è pertanto quello di rispondere alle diverse esigenze di funzionalitĂ creando una sostanziale omogeneitĂ architettonica. Si tratta di una raffineria di am-


sa; il primo e il secondo piano sono interamente occupati dalle camere. Tutte le camere con affaccio verso il mare hanno una loggia schermata che protegge dal sole e forma un prolungamento all’aperto del soggiorno. Le condizioni climatiche del luogo hanno reso necessario il condizionamento dell’aria che si è presentato particolarmente laborioso data la scarsitĂ dell’acqua. Infatti, la provvista sono occupati dalle sa; il interamente primo èe stata il secondo dell’acqua risoltapiano mecamere. Tutte camere con afsonoil interamente dalle diante l’impiego dioccupati una serie di sa; primo e le il secondo piano faccio verso mare una camere. Tutteil le camere con afserbatoi sistemati sul hanno tetto ledalle cui sono interamente occupati loggia schermata che protegge faccio verso il le mare hanno coperture a risega caratterizzacamere. Tutte camere conuna afdal sole forma unhanno prolungaloggia schermata che protegge no tutto ilefronte ovest. faccio verso il mare una mento all’aperto del prolungasoggiordal sole e forma che un loggia schermata protegge no. Le del mento all’aperto del prolungasoggior--------------------------------dal solecondizioni e forma climatiche un luogo resoclimatiche necessario no.Villa Le hanno condizioni delil 4. aall’aperto Oldesio, 1958 mento del soggiorcondizionamento dell’aria che luogo necessario LagoLedihanno Gardareso (Brescia) no. condizioni climatiche delil si è presentato condizionamento dell’aria cheil luogo hanno resoparticolarmennecessario te data la scarsitĂ si èlaborioso presentato particolarmencondizionamento dell’aria che dell’acqua. Infatti, lala provvista te data scarsitĂ si èlaborioso presentato particolarmendell’acqua stata medell’acqua. te laboriosoèInfatti, data larisolta la provvista scarsitĂ diante l’impiego di una serie di dell’acqua èInfatti, stata medell’acqua. larisolta provvista serbatoi sistemati tetto lemecui diante l’impiego disul una serie di dell’acqua è stata risolta coperture a risega caratterizzaserbatoi sistemati tetto le cui diante l’impiego disul una serie di no tutto ilsistemati fronte ovest. coperture a risega caratterizzaserbatoi sul tetto le cui no tutto il fronte ovest. coperture a risega caratterizza--------------------------------no tutto il fronte ovest. 4. Villa a Oldesio, 1958 --------------------------------4. Villa Oldesio, 1958 Lago di aGarda (Brescia) --------------------------------Lago di aGarda (Brescia) Si tratta di una piccola 4. Villa Oldesio, 1958 casa, per vacanze fine settimana, Lago di Gardadi(Brescia) destinata a una famiglia di giovani sposi con un figlio. La casa sorge all’interno di un piccolo parco su di un terreno leggermente sopraelevato: una collina che fa sĂŹ che la parte anteriore dell’edificio poggi a terra e la parte posteriore su tre grossi pilastri. Il piano terreno è interamente occupato dal portico. L’abitazione al piano superiore è Si tratta piccola casa, per trattadi diuna una piccola casa, formata da un vasto soggiorno, vacanze di fine settimana, depertratta vacanze di fine settimana, che si apre ilpiccola lago e affacSi di verso una casa, stinata a una famiglia di giovani destinata abalconata una famiglia di giocia su una esterna, di per vacanze di fine settimana, sposi con aun figlio. La casa sorvani stanza sposi con un figlio. una da pranzo eLa cucina destinata una famiglia dicasa gioge all’interno undi piccolo parsorge all’interno un eLa piccolo di due camere da letto dei revani sposi condiun figlio. casa co suservizi. disu unditerreno parco unstrutture terreno leggerlativi Le sorge all’interno dileggermente un portanti piccolo sopraelevato: una collina che fa mentedisu sopraelevato: unaleggercollina sono cemento armato, le paparco di un terreno sĂŹ la dell’eche fa sopraelevato: sĂŹ parte chesono laanteriore parte anteriore retiche d’ambito in una mattoni in mente collina dificio alaterra la parte dell’edificio a eterra e la vista una parte a che faepoggi sĂŹincludono chepoggi parte anteriore posteriore sucorrispondente tre grossi pilastri. parte posteriore sua terra tre grossi graticciato dell’edificio poggi ealla laIl piano è interamente ocpilastri.terreno Il piano terreno intestanza da pranzo. parte posteriore suI rivestimentre ègrossi cupato portico. L’abitazione ramente dal portico. ti esternidal sono interreno mattoni pilastri. Il occupato piano è pieni inteal piano superiore è formata L’abitazione alcontrastante pianodal superiore è rosso scuro con ramente occupato portico. da un vasto che sia formata da aun vastoinsuperiore soggiorno, le solette vista cemento L’abitazione alsoggiorno, piano è apre il lago affaccia su che siverso apre ilelago e affacbocciardato. Il vasto tetto aggettante formata da verso un soggiorno, una esterna, una cia su una balconata di è una sottile lastra eesterna, chiude la che sibalconata apre verso il lago ediaffacstanza da balconata pranzo cucina unasu stanza da pranzo e cucina casa lasciando in eevidenza le cia una esterna, di due camere dada letto e eedei di due camere letto deirelaretravi che lo sostengono. una stanza da pranzo cucina tivi servizi. Le lativi servizi. Le strutture strutture di due camere da letto eportanti dei resono cemento armato, le didiVille cemento armato, le paR. Aloi, in Italia, Hoepli, Milativi servizi. Le strutture portanti pareti sono in mattoni reti d’ambito sono in mattoni in lano, 1960 sono did’ambito cemento armato, le pain vista includono parte in vista e eincludono parte a reti d’ambito sono una inuna mattoni graticciato corrispondente vista e includono una partealla a stanza da pranzo. I rivestimengraticciato corrispondente alla tistanza esterni in mattoni pieni dasono pranzo. I rivestimenrosso scuro con ti esterni sonocontrastante in mattoni pieni le solette a vista in cemento rosso scuro contrastante con bocciardato. tettoinaggettante le solette a Ilvista cemento è una sottile Illastra chiude la bocciardato. tetto eaggettante casa in evidenza le è una lasciando sottile lastra e chiude la travi lo sostengono. casache lasciando in evidenza le travi che lo sostengono. R. Aloi, Ville in Italia, Hoepli, Milano, 1960 R. Aloi, Ville in Italia, Hoepli, Milano, 1960

--------------------------------5. Biblioteca comunale a Baggio, 1960-63 Milano (con Alberto Scarzella)

Attrezzature collettive: progettazione e costruzione, “Over�, Milano, 1982

--------------------------------6. Villa a Laveno, 1962 Varese

----------------------------------------------------------------5. Biblioteca comunale a --------------------------------5. BibliotecaMello, comunale a L’architetto presentanBaggio, 1960-63 5. Biblioteca comunale a nel Baggio, 1960-63 do la biblioteca di Scarzella) Baggio Milano (con Alberto Baggio, 1960-63 Milano Alberto Scarzella) volume(con Attrezzature collettive, Milano (con Alberto Scarzella) ne riconduce l’origine a seguito di una donazione in denaro da parte di una cliente dello studio al Comune di Milano per la realizzazione di una architettura sociale. Il progetto dovette quindi tener conto di una cifra prestabilita importante, ma non di certo eccedente. Il piano funzionale venne steso L’architetto Mello, in collaborazione conpresentanil direttore do biblioteca dipresentando Baggio nel L’architetto Mello dellalabiblioteca Sormani e tenne Mello, presentanvolume Attrezzature collettive, nel volume Attrezzature colletconto delle esigenze necessado la biblioteca di Baggio nel ne e riconduce l’origine a seguitive lasufficienti biblioteca Baggio, ne rie a direalizzare un volume Attrezzature collettive, to di una servizio donazione denaro riconduce l’origine efficiente di ain quartiere. ne riconduce l’origine aseguito seguida parte di una in cliente dello di donazione denaro da La una pianta fu pensata modo to di una donazione inindenaro studio Comune di Milano parte dialuna cliente dello stu-i semplificare e compattare da parte di una cliente dello per alla Comune realizzazione di dio dicomprendeva: Milano perarla percorsi. studio al Essa Comune di una Milano chitettura sociale. Ildi progetto realizzazione di una architettu“un grande atrio di ingresso, la per la realizzazione una ardovette quindi tener conto ra Il progetto dovette salasociale. conferenze, la Ilsala per di la chitettura sociale. progetto una cifra prestabilita importanquindi tener conto diadattabile una biblioteca circolante dovette quindi tener contocifra di te, ma di di certo eccedente. prestabilita importante, ma non anche anon sede mostre estemuna cifra prestabilita importanIlte, piano funzionale venne steso di certo eccedente. Ileccedente. piano funporanee, le didue sale di lettura ma non certo in piano collaborazione con zionale venne inil direttore collaboadulti e persteso ragazzi, lasteso sala Ilper funzionale venne della biblioteca Sormani eiltenne razione con il direttore della bimusica, la recezione main collaborazione con il edirettore contobiblioteca delle necessablioteca Sormani tenne gazzino dei esigenze libriSormani ee la scala che della e conto tenne rie e esigenze sufficienti a realizzare un delle necessarie e sufporta all’ammezzato, ad un larconto delle esigenze necessaefficiente servizio di quartiere. ficienti a realizzare unalla efficiente go spazio destinato lettura rie e sufficienti a realizzare un La pianta fue pensata in modo servizio di quartiere. pianta fu delle riviste al primo piano gli efficiente servizio diLaquartiere. da semplificare compattare pensata in fu modo da semplificaufficiâ€?. Anche i emateriali sonoi La pianta pensata in modo percorsi. Essa re esemplificare compattare iecomprendeva: percorsi. Essai semplici ed essenziali: cemenda compattare “unagrande atrio di grande ingresso, la comprendeva: “un atrio to vista,Essa intonaco rustico, U percorsi. comprendeva: sala conferenze, la ingresso, sala per su la di ingresso, la sala conferenze, glass, vetrocemento, vetro “un grande atrio di biblioteca adattabile la sala percircolante la biblioteca circotelai metallici. sala conferenze, la sala per la anche a sede di mostre lante adattabile anche aestemsede L’edificio sorge in una zona biblioteca circolante adattabile poranee, lee due sale di estemlettura di mostre estemporanee, lepoco due periferica socialmente anche a sede di mostre per adulti e per ragazzi, sale di lettura per adulti e sala per qualificata. L’intervento si poranee, le due sale di la lettura musica, recezione il recemaragazzi, lalaesala musica, pone, quindi, unelala centro per adulti percome ragazzi, sala gazzino libri e ladei che zione e il dei magazzino e la incontro, di recezione dialogo escala cultura e musica, la elibri il maporta che all’ammezzato, ad un che larscala porta quindi didei socialitĂ gazzino libri all’ammezzato, equalificata. la scala go un spazio destinato alla lettura ad largocompositivo spazio destinato alla L’aspetto a porta all’ammezzato, adriflette un lardelle riviste e riviste al primo piano gli lettura delle ealla al primo nostro avviso questa esigenza: go spazio destinato lettura ufficiâ€?. materiali sono piano gliAnche ufficiâ€?. i piano materiali alla struttura e quasi delle riviste e introversa aliAnche primo gli semplici ed cemensono semplici ed essenziali: cesvettante delessenziali: corpo centrale si ufficiâ€?. Anche i materiali sono to a vista, intonaco rustico, U mento a vista, intonaco rustico, affiancano trasparensemplici edelementi essenziali: cemenglass, vetrocemento, vetro U glass, vetro su ti quali levetrocemento, vetrate cherustico, aprono to a vista, intonaco Uil metallici. telai metallici. dialogo con la realtĂ circostanglass, vetrocemento, vetro su sorgein in zona L’edificio sorge unauna zona pete. Successivamente gli spazi telai metallici. periferica e socialmente riferica esono socialmente pocopoco quaesterni statiin arricchiti di L’edificio sorge una zona qualificata. L’intervento si lificata. si poneva, piante diL’intervento notevole corpositĂ e periferica e socialmente poco pone, quindi, come un centro quindi, come un centro inconconsistenza. qualificata. L’intervento si incontro, di dialogo eun cultura e tro, di dialogo ecome cultura e centro quindi pone, quindi, quindi di socialitĂ qualificata. di socialitĂ incontro, diqualificata. dialogo e cultura e compositivo L’aspetto compositivo riflette a quindi di socialitĂ qualificata. avviso questa esigenza: nostro L’aspetto compositivo riflette a struttura alla e quasi nostro avvisointroversa questa esigenza: corpo centrale si svettante del introversa alla struttura e quasi elementi trasparenaffiancano svettante del corpo centrale si quali le vetrate chetrasparenaprono il tiaffiancano elementi la realtĂ dialogo ti quali lecon vetrate checircostanaprono il Successivamente te. gli spazi dialogo con la realtĂ circostandi esterni sono stati arricchiti te. Successivamente gli spazi notevole piante e esterni disono stati corpositĂ arricchiti di consistenza. consistenza. piante di notevole corpositĂ e consistenza.

L’edificio è destinato a due appartamenti speculari per la residenza estiva di due fratelli e relative famiglie. L’organismo si adagia attraverso un gioco Attrezzature di scalinate ecollettive: balconi al progetterreno tazione e costruzione, “Overâ€?, contrapponendosi all’ambiente Attrezzature collettive: progetMilano, con la 1982 fisionomia artazione epropria costruzione, “Overâ€?, chitettonica. Milano, 1982 Il terreno è a forte --------------------------------pendenza, boscoso, a metĂ 6. Villadella a Laveno, 1962 da cui costa montagna --------------------------------Varese è possibile godere 1962 di un vasto 6. Villa a Laveno, panorama sul lago e sulle circoVarese L’edificio stanti valli. è destinato a due appartamenti speculari la Su un basamento di pietra che L’edificio è destinato aperdue residenza estiva didi due fratelli assolve il compito raccordare appartamenti speculari per la e famiglie. residenza estiva diL’organismo due fratelli le relative varie quote di campagna con si adagia attraverso un gioco scale e muri di contenimene relative famiglie. L’organismo di e balconi al to,scalinate si sviluppano i volumi scuri si adagia attraverso unterreno gioco contrapponendosi all’ambiente delscalinate corpo die balconi fabbrica di alcoronati terreno con la propria fisionomia arcontrapponendosi all’ambiente da gronde e fregi in cemento chitettonica. Il terreno è a forte decorativo. La costruzione si con la propria fisionomia arpendenza, compone diboscoso, appartamenti chitettonica. Ildue terreno èa a metĂ forte costa montagna cui identici,della aventi al piano superiopendenza, boscoso, adametà è disoggiorno, undavasto costa della godere montagna cui re possibile un locale pranzo panorama sul lago edisulle circouna cucina, un locale è possibile godere unservizio vasto stanti valli. sul sul sulle circon bagno, e lago lelago stanze dacircoletto panorama e esulle Su basamento che costanti valli. Su undibasamento per un la valli. famiglia e per glipietra ospiti; al stanti assolve ilche compito di di pietra assolve il compito piano si trovano: canSu un inferiore basamento di raccordare pietra che le varie quote di con di raccordare le campagna varie di tina, centrale termica equote garage. assolve il compito di raccordare scale equote muri contenimencampagna con esi muri di Una grande terrazza, estenle varie didiscale campagna con to, si sviluppano i sviluppano volumi scuri contenimento, sisuperficie de per dellai scale etutta murila di contenimendel volumi scurididel corpo dicoronati fabbricostruzione edfabbrica è i articolata su to, sicorpo sviluppano volumi scuri da gronde eornata fregi indacemento ca coronati gronde ecoronati fregi in piani diversi,dida aiuole e del corpo fabbrica decorativo. costruzione cemento decorativo. costruscalette, costituendo un vero si e da gronde eLafregi inLa cemento compone di La duecostruzione appartamenti zione si compone di due apparproprio soggiorno all’aperto in decorativo. si identici, aventi piano superiotamenti identici, aventi alboscopiano continuitĂ con ilaldeclivio compone di due appartamenti re locale soggiorno, superiore un pranzo locale pranzo sogso.un Tale permeabilitĂ trasuperiointerno identici, aventi al piano una cucina, un locale servizio giorno, unaè ricercata cucina, un locale ed un esterno inoltre nei re locale pranzo soggiorno, con bagno, ebagno, le inserendosi stanze letto servizio con e leda stanze soggiorni che, nel una cucina, un locale servizio per labagno, famiglia efamiglia per gli ospiti; al da letto per la eda per gli bosco con zona pranzo, sia con ela le stanze letto piano inferiore siper trovano: canospiti; alapiano sibalconi trovaaprono valle su grandi per la famiglia einferiore gli ospiti; al tina, centrale termica e garage. no: cantina, termica e panoramici. Icentrale materiali adottati piano inferiore si trovano: canUna grande terrazza, estengarage. grande si sono:centrale la Una pietra per ilterrazza, basamentina, termica esigarage. de tutta lae superficie della estende per terrazza, tutta la superficie to, per l’intonaco il cemento deUna grande si estencostruzione ed èper della costruzione edarticolata è articolata corativo, il legno l’alzato esu la de per tutta la superficie della piani diversi, ornata dada aiuole e su piani diversi, ornata aiuole copertura. I colori, come scrive costruzione ed è articolata su scalette, costituendo vero e scalette, costituendo un vero piani diversi, ornata daunaiuole e proprio e propriosoggiorno soggiornoall’aperto all’aperto scalette, costituendo un vero in e continuitĂ con il declivio boscoproprio soggiorno all’aperto in so. Tale permeabilitĂ tra boscointerno continuitĂ con il declivio ricercata inoltre nei ed esterno è stata ricercata inolso. Tale permeabilitĂ tra interno soggiorni che, inserendosi nel tre nei soggiorni che inserendoed esterno è ricercata inoltre nei bosco conche, lacon zona sia si nel bosco la pranzo, zona pransoggiorni inserendosi nel aprono a valle su grandi zo, sia con aprono a valle subalconi grandi bosco la zona pranzo, sia panoramici. materiali adottati balconi I materiali aprono apanoramici. valleI su grandi balconi sono: lasono: pietra per il basamenadottati pietra per il bapanoramici. I la materiali adottati to, l’intonaco il cemento desono: la pietrae per il basamencorativo, il legno l’alzato edela to, l’intonaco e ilper cemento copertura.il legno I colori, scrive corativo, percome l’alzato e la copertura. I colori, come scrive

OSSERVATORIO OSSERVATORIO OSSERVATORIO 0;05,9(90 0;05,9(90 0;05,9(90

pie dimensioni che nel 1958 ha una capacitĂ di trattamento del grezzo che raggiunge i 5 milioni di tonnellate annue e copre una superficie di circa 800.000 mq, al centro della rada di Augusta, servita da due pontili, di cui il maggiore è lungo 1.200 metri. Gli edifici realizzati sono molti e alquanto vari, proprio in vista della molteplicitĂ funzionale in cui la forma nasce dall’attenzione alla funzionalitĂ . Per esempio to grezzo che piedel dimensioni che nel 1958 ha nella palazzina perraggiungeva uffici, nelle iuna 5 dimensioni milioni annue capacitĂ trattamento del facciate estdi editonnellate ovest pie che nel troviamo 1958 ha e copriva superficie di cirgrezzo cheuna raggiunge i 5 milioni due differenti deteruna capacitĂ dimovimenti trattamento del ca 800.000 mq, al ecentro deldi tonnellate annue copre una minati dall’orientamento delle grezzo che raggiunge i 5 milioni la rada di edi Augusta e copre servitamq, da superficie circa 800.000 aperture dalla presenza di di tonnellate annue una due pontili, cui maggiore è al centro della radail800.000 di Augusta, schermi rompisole orientabili, superficie didicirca mq, lungo 1.200 metri. servita dache due pontili, di cui in modo i rada raggi nonil al centro della didiretti Augusta, Gli edifici sono molti maggiore èrealizzati lungo 1.200 metri. possano colpire i di piani diil servita damai due pontili, cui e vari, in molti vista Glialquanto edifici èrealizzati sonometri. lavoro. maggiore lungoproprio 1.200 della molteplicitĂ funzionale in e alquanto vari, proprio vista Gli edifici realizzati sonoin molti cui la forma nasce dall’attenziodella molteplicitĂ in F. Mello, I servizi difunzionale una in raffinee alquanto vari, proprio vista ne funzionalitĂ . Per esempio cui alla la nasce dall’attenzioria, in forma “Edilizia Modernaâ€?, n. 65 della molteplicitĂ funzionale in nella perdall’attenziouffici, nelle ne alla funzionalitĂ . Per esempio dicembre 1958 cui la palazzina forma nasce facciate est e per ovest troviamo nella uffici, nelle ne allapalazzina funzionalitĂ . Per esempio due differenti deterfacciate est emovimenti ovestuffici, troviamo --------------------------------nella palazzina per nelle minati dall’orientamento delle due differenti deter3. Casa Albergo facciate est emovimenti ovest troviamo aperture e dalla presenza di minatidifferenti dall’orientamento delle per i dipendenti d’azienda, due movimenti deterschermi rompisole orientabili, aperturedall’orientamento e dalla presenza di 1957-58 minati delle in modo (Siracusa), che i raggi diretti non schermi rompisole orientabili, Augusta aperture e dalla presenza di possano mai i pianinon di in modo che icolpire raggi diretti schermi rompisole orientabili, lavoro. possano mai icolpire i pianinon di in modo che raggi diretti lavoro. mai colpire i piani di possano F. Mello, I servizi di una raffinelavoro. ria, in “Edilizia Modernaâ€?, n. 65 F. Mello, I servizi di una raffinedicembre ria,Mello, in “Edilizia Modernaâ€?, n. 65 F. I 1958 servizi di una raffinedicembre 1958Modernaâ€?, n. 65 ria, in “Edilizia --------------------------------dicembre 1958 3. Casa Albergo --------------------------------per i dipendenti 3. Casa Albergo d’azienda, --------------------------------1957-58 perCasa i dipendenti 3. Albergo d’azienda, 1957-58 Augusta (Siracusa), d’azienda, per i dipendenti (con Alberto Scarzella) Augusta (Siracusa), 1957-58 (con Alberto Scarzella) Augusta (Siracusa), La casa albergo è destinata ai dipendenti della SocietĂ Raison situata ad Augusta. In questo edificio predomina, per ragioni economiche, l’uso di materiali locali, come ad esempio la pietra che costituisce tutta la muratura portante. La forte pendenza del terreno e la sua natura di riporto hanno reso necessario l’elevazione di un muro di sostegno alto 7 metri e delle La casa albergo destinatacon ai (con Alberto fondazioni suScarzella) pali.èL’edificio dipendenti della SocietĂ La casa albergo è destinata ai pianta a corpo doppio, siRaison eleva (con Alberto Scarzella) situata ad Augusta. In questo dipendenti della Raison di tre piani e unSocietĂ La casa albergo èseminterrato. destinata ai edificio predomina, per ragioni situata ad Augusta. In questo In quest’ultimo trovano collodipendenti della SocietĂ Raison economiche, l’uso dirivolte mateedificio predomina, per ragioni cazione ad alcune stanze al situata Augusta. In questo riali locali, come economiche, l’usoadper diesempio matemare, lapredomina, lavanderia-guardaroba edificio ragioni la costituisce tutta riali locali,che come ad al e lapietra centrale termica; piantereconomiche, l’uso diesempio matela muratura portante. La forte pietra costituisce tutta reno altre che camere, un esempio locale di riali locali, come ad pendenza delportante. terreno la tutta sua muratura forte soggiorno-tavola calda,eLal’allogla pietra che costituisce natura riporto nependenza delportante. terreno ereso sua gio del di custode ehanno un’autorimesla muratura Lala forte cessario di eun natura di l’elevazione riporto hanno reso nependenza del terreno lamuro sua di sostegno alto hanno 7 metri e muro delle cessario di un natura di l’elevazione riporto reso nefondazioni sualto pali.7 L’edificio con di sostegno metri delle cessario l’elevazione di une muro pianta a corpo doppio, fondazioni sualto pali. con di sostegno 7 L’edificio metrisie eleva delle di tre piani un seminterrato. pianta a corpo doppio, si eleva fondazioni sue pali. L’edificio con In trovano di quest’ultimo tre piani e un seminterrato. pianta a corpo doppio, si colloeleva cazione alcune stanze rivolte al In quest’ultimo trovano collodi tre piani e un seminterrato. mare, la alcune lavanderia-guardaroba cazione stanze rivolte al In quest’ultimo trovano colloe la centrale termica; piantermare, la alcune lavanderia-guardaroba cazione stanzealrivolte al reno altre camere, unallocale di e la centrale termica; piantermare, la lavanderia-guardaroba soggiorno-tavola calda, l’allogreno altre camere, unallocale di e la centrale termica; piantergio del custode e un’autorimessoggiorno-tavola calda, l’allogreno altre camere, un locale di sa; il primo e il esecondo piano gio del custode un’autorimessoggiorno-tavola calda, l’alloggio del custode e un’autorimes-


Isamento, colori,nella come l’intonaco scrive Mello esono il cemento nella reMello relazione, “quelli lazione, decorativo, sonoil legno “quelli per chel’alzato sinei trovano e che si trovano d’autunno bod’autunno la copertura. neiI boschi colori, circostanti�. come scrischi circostanti�. ve Mello nella relazione, sono “quelli cheterreno si trovano d’autunno Su di un boschivo pronei boschi ilcircostanti�. spiciente Lago Maggiore, in “Ville-giardini�, n. 15, marzo Su di un terreno boschivo pro1969 spiciente il Lago Maggiore, in “Ville-giardini�, n. 15, marzo --------------------------------7. Padiglione Foresteria, 1969 1963 --Imbersago (Lecco) 7. Impianto di filatura Cotone “MA.TE.SI.�, 1965 Campofelice di Roccella (Palermo)

Si tratta di una costruzione che assolve contemporaneamente a diverse funzioni: quella di offrire un ricco soggiorno di carattere non continuativo a una numerosa famiglia, di ricevere contemporaneamente molte persone e di accogliere una collezione di oggetti d’arte antica e moderna. La funzione di residenza quasi Lo stabilimento è statoèrealizsecondaria a quella di zato per la rispetto filatura del cotone padiglione o di foresteria. e parzialmente per quella delle Elemento fondamentale è quello fibre sintetiche. L’organizzaziodel soggiorno. Ci si trovale invarie una ne interna rispecchia ricca della teoria lavorazione di sale e saloni ampiil fasi quali: e collegati glidelle uni con gli altri. Sul magazzino materie prime, l’edificio è ilterreno repartodegradante di apertura delle balle, realizzato piani sfalsati nei le sale di con lavorazione, i reparti quali intervienei magazzini anche come di imballaggio, dei elementofiniti, compositivo l’acqua prodotti oltre una serie di che è presente in laghetti valaboratori, di aree riservatee agli sche quasi a creare un dialogo impianti come la centrale termitra l’interno e l’esterno. Analoca, di condizionamento. Infine, gamente pone anche l’uso sono statisirealizzati le aree di del vetrofrache in molti servizio cui sfonda il settore degli punti le permettendo uffici, gli pareti spogliatoi e i servizi alla per luce di entrare. I materiali utigli operai. Particolare attenzione lizzati semplici: mattoni di a è statasono riservata all’impianto vista, cemento calcestruzzo filatura, dove èe richiesta per in la contrastoefficienza con quellidel utilizzati per perfetta reparto, gli interni come marmi, un’elevata umiditĂ relativastucchi e una e palissandro.costante. TrattandosiA ditale un temperatura edificio loabitato saltuariamente, scopo stabilimento è stato si è dedicata particolare previsto totalmente chiusoattensenzione agli elementi di l’esterno. chiusura za contatti diretti con e alle parti esternecon che notevoli sono di Ăˆ stato adottato notevole spessore e altamente vantaggi economici, un partiisolanti.sistema Alla costruzione è ancolare costruttivo nel nessa le una autorimessa percosticinquale strutture portanti que macchine. tuiscono canalizzazioni per l’impianto di condizionamento e in R. Aloi, Ville d’oggi, Hoepli, cui gli isolamenti previsti perMile lano 1964svolgono anche la funstrutture

zione di isolamento delle cana8. Motel Esso, 1964 consiste lizzazioni. Tale sistema Brescia nella realizzazione di travi canale

collegate con la centrale di condizionamento, che si sviluppano sui lati maggiori del capannone e in una serie di travi trasversali in c.a. precompresso poste a un interasse di 3 metri. I fronti sono caratterizzati da gronde molto sporgenti che hanno la funzione di proteggere le pareti esterne dagli agenti atmosferici

Impianto filatura cotone “MA. Dalla finedidegli anni Cinquanta TE.SI.â€?lavora a Campofelice di RocMello alla realizzazione cella, autostazioni Italia, in G. Aloi, delle dellaArchitetsocietĂ Contemporanee, eture allaIndustriali progettazione degli edifici Hoepli,a1966 adibiti motel e autofficine che secondo la politica aziendale --------------------------------venivano affiancati alle stazioni 8. Padiglione stesse. Il motelForesteria, è ubicato sulla 1963 via della Bornata, in uscita da Imbersago (Lecco) Brescia sulla strada per Venezia. L’edificio presenta un piano seminterrato e quattro piani fuori terra. La differenza di quota fra la via della Bornata e il viale alberato che scorre parallelamente ha consentito la realizzazione di tutti gli ingressi di servizio direttamente dal piano stradale posteriore e l’illuminazione diretta dei locali stessi. Il piano seminterrato comprende le autorimesse con l’officina e i locali lavaggio macchine, il guardaroSi tratta di una costruzione che ba, la lavanderia, la dispensa, i assolve contemporaneamente magazzini e alcune quella camere a diverse funzioni: di per ofilfrire personale. piano terradiè cadiun riccoIl soggiorno viso in due il primo derattere non settori: continuativo a una stinato ai servizi dell’albergo, la numerosa famiglia, di ricevere hall, gli uffici della direzione, il ricontemporaneamente molte storante cucina; il secondo, persone eela di accogliere una destinato stazioned’arte di servicollezione alla di oggetti anzio, vendita, tica comprende e moderna. laLasala funzione di iresidenza locali per ilègestore i depositi. quasi esecondaria A questoasecondo settore corririspetto quella di padiglione sponde, sul piazzale la grande o di foresteria. Elemento fondapensilina protezione ai punti mentale èdi piuttosto quello del di rifornimento soggiorno. Ci si del trovacarburante. in una ricAi distribuica piani teoriasuperiori di sale esono saloni ampi e te le camere dacon letto. collegati gli uni gli altri. Sul terreno digradante l’edificio G. Aloi, Hotelcon e motel, è realizzato piani Hoepli, sfalsati Milano, nei quali1970 interviene anche come elemento compositivo l’acqua che è presente in laghetti e va9. Impianto filatura sche quasi adicreare un dialogo Cotone “MA.TE.SI.â€?, 1965 tra l’interno e l’esterno. AnaloCampofelice di Roccella gamente si pone anche l’uso (Palermo) del vetro che sfonda in molti punti le pareti permettendo alla lucestabilimento di entrare. è stato realizLo I materiali semzato per lautilizzati filatura sono del cotone mattoni aper vista, cemeneplici: parzialmente quella delle to e sintetiche. calcestruzzo in contrasto fibre L’organizzaziocon interna quelli utilizzati per glile interni ne rispecchia varie

come marmi, stucchi e palissandro. Trattandosi di un edificio abitato saltuariamente, si è dedicata particolare attenzione agli elementi di chiusura e alle parti esterne che sono di notevole spessore e altamente isolanti. Alla costruzione è annessa una autorimessa per cinque macchine R. Aloi, Ville d’oggi, Hoepli, Milano 1964 9. Motel Esso, 1964 Brescia Dalla fine degli anni Cinquanta

fasi della lavorazione quali: il magazzino delle materie prime, il reparto di apertura delle balle, le sale di lavorazione, i reparti di imballaggio, i magazzini dei prodotti finiti, oltre una serie di laboratori, di aree riservate agli impianti come alla la centrale termiMello lavora realizzazione ca di condizionamento. Infidellee autostazioni della societĂ ne, stati realizzati aree e allasono progettazione deglileedifici di servizio fra cui il settore degli adibiti a motel e autofficine che uffici, gli spogliatoi e i servizi per secondo la politica aziendale gli operai. affiancati Particolarealle attenzione venivano stazioni è stata Ilriservata di stesse. motel èall’impianto ubicato sulla filatura, è richiesta per da la via delladove Bornata, in uscita perfetta efficienza Brescia sulla stradadelperreparto, Veneun’elevata umiditĂ relativa e una zia. L’edificio presenta un piano temperatura A fuotale seminterrato ecostante. quattro piani scopo lo differenza stabilimento è stato ri terra. La di quota fra previsto totalmente la via della Bornata chiuso e il vialesenalza contatti diretti con l’esterno. berato che scorre parallelamenĂˆ stato adottatola con notevoli te ha consentito realizzazione vantaggi partidi tutti glieconomici, ingressi diunservizio colare sistema nel direttamente dal costruttivo piano stradaquale le strutture costile posteriore e portanti l’illuminazione tuiscono l’imdiretta deicanalizzazioni locali stessi. per Il piano pianto di condizionamento in seminterrato comprende le eaucui gli isolamenti previsti le torimesse con l’officina e iper locali strutture la funlavaggio svolgono macchine,anche il guardarozione isolamento cana-i ba, la di lavanderia, la delle dispensa, lizzazioni. sistema consiste magazzini Tale e alcune camere per nella realizzazione di travi il personale. Il piano terracanale è dicollegate con la centrale di conviso in due settori: il primo dedizionamento, che si sviluppano stinato ai servizi dell’albergo, la sui capannone hall,lati gli maggiori uffici delladel direzione, il rie in una e serie di traviiltrasversali storante la cucina; secondo, in c.a. precompresso poste a destinato alla stazione di serviun di 3la metri. I fronti zio,interasse comprende sala vendita, sono gronde i locali caratterizzati per il gestore edai depositi. molto sporgenti hanno la A questo secondoche settore corrifunzione di proteggere pareti sponde, sul piazzale lalegrande esterne agenti atmosferici pensilinadagli di protezione ai punti di rifornimento del carburante. Impianto di filaturasono cotone “MA. Ai piani superiori distribuiTE.SI.â€? a Campofelice te le camere da letto. di Roccella, Italia, in G. Aloi, Architetture Industriali G. Aloi, Hotel Contemporanee, e motel, Hoepli, Hoepli, Milano, 1966 1970

--------------------------------10. Motel Entrèves, 1968, Motel,a1968 Aosta (con Ettore Palombi) Entrèves (Aosta) (con Ettore Palombi) Il motel è stato realizzato di fronte al monte Bianco all’interno di uno splendido scenario naturale. L’edificio è stato pensato come un elemento che non arreca disturbo, ma che, senza mimetizzarsi, entri a far parte dello scenario circostante, come se ne fosse una vera e propria struttura. La costruzione è composta da due corpi: uno basso in cui trovano ospitalitĂ la hall d’ingresso, il ristorante e i relativi servizi, il corpo alto in cui sono inserite le stanze dell’hotel. Renato Pedio lo presentava cosĂŹ: “una piastra e un corpo alto nettamente caratterizzato sua copertuche, senza dalla mimetizzarsi, entri ra; sotto a farandamenti parte dello curvilinei scenario circola piastra, nervose stante, come se neangolazioni fosse una in alto, fenditure e raccordi. La vera e propria struttura. La copiastra è un’asola spezzata da struzione è composta da due una corpi:finestratura uno bassoquasi in cuicontinua trovano e anche per conclusioneil ospitalitĂ la essa hall lad’ingresso, è chiara, senza pentimenti, defi-il ristorante e i relativi servizi;w nitiva. è,inincui questa una corpo Vi alto sonorecita, inserite le forte stanzeprecisione dell’hotel. connotativa. Renato PedioIl gioco è tutto cosĂŹ: nell’affermare un lo presentava “una piastra periodare e scandito e e un corporobusto alto nettamente canel negarlo con scavi, le buratterizzato dallaglisua copertucature, gli intagli.curvilinei La copertura ra; andamenti sotto del corpo alto giocaangolazioni anch’essa la piastra, nervose con autoritĂ . Era eunraccordi. punto noin alto, fenditure La dale, caso come questo piastrain èun un’asola spezzata da la alto non può unaconclusione finestraturainquasi continua sottrarsi - non deve al confrone anche per essa la -conclusione to direttosenza col profilo montano, è chiara, pentimenti, defideve senza soprafnitiva.adeguarvisi Vi è, in questa recita, una farlo, perchĂŠ ogniconnotativa. violenza sa-Il forte precisione rebbe ogni debolezza gioco ridicola è tutto enell’affermare un imperdonabile. Anche qui il geperiodare robusto e scandito e sto è rotto, la dizione è sonante nel negarlo con gli scavi, le buma acutamente, cature, gli intagli.elegantemente La copertura fermata in certe pieghe sapienti. del corpo alto gioca anch’essa (‌) Qui il ‘gesto’ con autoritĂ . Era unarchitettonipunto noco malgrado le alterazioni e le dale, in un caso come questo deviazioni dellain committenza, la conclusione alto non può resta adeguato. Non è sugsottrarsi - non deve - alviconfrongestivitĂ questo edificio; piutto direttoin col profilo montano, tosto una pacatezze ragionata deve adeguarvisi senza soprafche farlo,articola perchĂŠunitariamente ogni violenzai moti safondamentali dettagliâ€?. rebbe ridicolaeei ogni debolezza imperdonabile. Anche qui il gesto è rotto, la dizione è sonante ma acutamente, elegantemente fermata in certe pieghe sapienti. (‌) Qui il ‘gesto’ architettonico malgrado le alterazioni e le deviazioni della committenza, resta adeguato. Non vi è suggestivitĂ in questo edificio; piuttosto una pacatezze ragionata che articola unitariamente i moti


R. Pedio, Motel presso Courmayeur, in “L’architettura cronache e storia�, n. 149, marzo 1968 --------------------------------11. Centrale termoelettrica Saras, 1970 Sarroch (Cagliari)

L’impianto è destinato all’autoproduzione combinata di energia elettrica e vapore tecnologico. Ăˆ una struttura realizzata totalmente in c.a. che nulla poteva concedere a concetti che non fossero esclusivamente funzionali. La centrale è composta da: sala macchine per due turbine a vapore a compressione dotata di carro ponte da 30 tonnellate; sala controllo; sala quadri elettrici; i locali accessori che comprendono: officina e servizi. I particolari costruttivi determinanti per l’aspetto formale sono le travi porta carro ponte a sezione concava per eliminare l’ingombro delle mensole e i pilastri ad “Hâ€? per ridurre le luci delle travi longitudinali e per consentire un semincastro delle travi di copertura. L’illuminazione naturale della sala macchine è ottenuta mediante le grosse fasce orizzontali di poliestere di colore azzurro. Ancora una volta l’estetica dell’edificio è determinata dall’incontro tra intuizione, funzionamento statico e corretta realizzazione tecnica.

12. Casa per vacanze, 1970 Sicilia (con L. Minniti)

L’edificio è presentato su “Ville e giardiniâ€? dove viene messo in evidenza il carattere mediterraneo della villa, carattere determinato dall’uso di tecniche e materiali autoctoni, come le ceramiche colorate per i gradini delle scale esterne e gli elementi porticati. L’anonimo estensore cosĂŹ descrive la casa: “sorge su una scogliera a picco sul mare in una zona rocciosa circondata da agavi e fichi d’india. Questa posizione le consente di vedere da lontano l’Etna, mentre dal lato opposto la vista si allarga verso capo Passero, che è la punta piĂš meridionale della Sicilia. Il degradare del terreno si ripercuote nella distribuzione interna articolata su due piani collegati da una scala interna, e - all’esterno - nella disposizione delle terrazze a vari livelli. Il carattere piĂš evidente come spesso avviene in case del genere è il susseguirsi dei porticati esterni ad archi, che circondano interamente il soggiorno e l’ingresso, creando una piacevole zona di ombra. La finitura ad intonaco bianco e il tetto piano completano il carattere ‘mediterraneo’ di questa villa. Ai piedi della casa, un tratto di terreno tenuto a fichi d’india e agavi ne costituisce la necessaria riserva verde che prosegue fin sulla scogliera. In questa zona a giardino sono sistemati gli spogliatoi per gli ospiti bagnantiâ€?. L’ombra del bianco, in “Ville e giardiniâ€?, n. 39, marzo, 1971 --------------------------------13. Polo direzionale e logistico di Sony Italia, 1977 Cinisello Balsamo (Milano) Il Centro direzionale e logistico di Sony Italia si trova in un’ampia zona aperta, in prossimitĂ della tangenziale est di Milano. La configurazione prende corpo dal rispetto delle esigenze fun-

zionali, ma anche dalla necessitĂ di esprimere un’architettura rappresentativa consona al prestigio del committente. Ciò avviene attraverso la realizzazione di una struttura coerente con il livello di un’elevata tecnologia del committente e al tempo stesso lineare e sobria. Il ricorso al vetro e al cemento favorisce la creazione di un’immagine leggera e rassicurante oltre a costituire d’ora in poi una sorta di cifra stilistica che caratterizzerĂ la periferia milanese e non solo. La sede dell’azienda è un ampio polo articolato in edifici che assolvono ciascuno una differente funzione: palazzo per uffici, centro assistenza clienti, magazzino, mensa, guardiola e parcheggi. L’edificio che ospita gli uffici, la direzione generale e il centro supporto tecnico, assieme a sale di rappresentanza e showroom per l’esposizione, è quello che si impone maggiormente alla vista di chi transita lungo la tangenziale. Si tratta di un corpo di fabbrica che rappresenta una sorta di vetrina che chi si dirige a Milano non può non notare. Nonostante questo impatto, tuttavia, l’edificio non è aggressivo, ma trasparente e ricco di linee spezzate. All’interno si trovano, oltre agli spazi degli uffici, anche una parte destinata all’accoglienza e l’orientamento dei clienti. Ambiente ampio, articolato e luminoso, ricco di particolari scale di metallo, sale meeting, sale ospiti in cui sono inseriti elementi scultorei. Tra gli edifici si deve dare rilievo alla presenza di un’ampia vasca per l’acqua dotata di cascate, collocata all’ingresso dell’edificio multipiano che in qualche misura amplia e completa il giardino. Si tratta di un serbatoio utilizzabile in caso di incendio. R. Trasi, Il polo direzionale e logistico di Sony Italia, in “Presenza Tecnicaâ€?, n 1

--------------------------------14. Dipartimento di Aerospaziale, 1998 Milano, Campus Bovisa

Nel 1997 viene inaugurata la nuova sede del Politecnico di Milano, situata nel vecchio quartiere operaio di Bovisa. La nuova realtĂ affiancherĂ senza sostituirla la sede di piazza Leonardo da Vinci. GiĂ all’inizio erano previsti anche insediamenti residenziali e commerciali, case dello studente oltre a una considerevole rete di infrastrutture. Il polo prettamente universitario prevedeva tutti i corsi di laurea in Ingegneria industriale e la sede della nuova FacoltĂ di Architettura e design: laboratori, dipartimenti, aule e biblioteche. Il primo edificio è presentato su “Dedaloâ€? come “un bel palazzo avvolto da tralicci di acciaio giallo, che sembra moderno, mentre si tratta di un’opera di recuperoâ€?. Le strutture in acciaio, di cui si è detto, cosĂŹ come il tetto, appartengono alla vecchia ferriera (l’ex Fbm). L’interno è articolato in tre piani fuori terra e uno nel sottosuolo. La parte seminterrata, illuminata ai lati dalla luce esterna naturale, contiene un ampio parcheggio. Il piano terra consta di 9 aule da 100-300 posti, il primo di 4 aule dotate di attrezzature informatica, il secondo di uffici e una biblioteca. Anche in questo caso l’esigenze funzionali determinano la ristrutturazione attraverso interventi leggeri in cui molta attenzione è dedicata alla ricerca di un nuovo sistema di snodi infrastrutturali interni e un complesso sistema di spazi di relazione. P. Stefanato, Il Politecnico va alla Bovisa, in “Dedaloâ€?, n. 10, ottobre 2007

OSSERVATORIO 0;05,9(90

fondamentali e i dettagli�. L’articolo era accompagnato da una lettera dei progettisti che prendeva in parte le distanze dalla realizzazione a seguito delle modifiche apportate dalla committenza.


a cura di Walter Fumagalli

La nuova frontiera dell’edilizia libera Per fronteggiare la crisi economica sono state avviate politiche di “sostegno della domandaâ€? nel settore dell’edilizia: a questo scopo, l’Articolo 5 del D.L. 25 marzo 2010 n. 40 ha sostituito l’Articolo 6 del D.P.R. 6 giugno 2001 n. 380 (che elencava gli interventi di trasformazione del territorio realizzabili senza atto abilitativo), e la Legge di conversione 22 maggio 2010 n. 73 ha sostituito a sua volta detto Articolo 5. Gli interventi realizzabili senza formalitĂ Il primo comma del nuovo Articolo 6 elenca gli interventi per i quali non è necessario esperire alcuna formalitĂ preventiva. Essi sono i seguenti: s LE OPERE DI MANUTENZIONE STRAORDINARIA (nulla di nuovo); s GLI INTERVENTI VOLTI ALL ELIMINAZIONE DI BARriere architettoniche che non comportino la realizzazione di rampe o di ascensori esterni, ovvero di manufatti che alterino la sagoma dell’edificio (nulla di nuovo); s LE OPERE TEMPORANEE PER ATTIVITĂŒ DI RICERca nel sottosuolo che abbiano carattere geognostico, ad esclusione di attivitĂ di ricerca di idrocarburi, e che siano eseguite in aree esterne al centro edificato (la nuova disposizione è in realtĂ piĂš restrittiva dell’originario Articolo 6); s I MOVIMENTI DI TERRA STRETTAMENTE PERTInenti all’esercizio dell’attivitĂ agricola e le pratiche agro-silvo-pastorali, compresi gli interventi su impianti idraulici agrari (pur non menzionati dall’originario Articolo 6, anche prima era pacifico che per essi non fosse necessario alcun titolo abilitativo edilizio); s LE SERRE MOBILI STAGIONALI SPROVVISTE DI strutture in muratura, funzionali allo svolgimento dell’attivitĂ agricola (questi interventi non erano menzionati dall’originario Articolo 6). Gli interventi realizzabili previa comunicazione Il secondo comma del nuovo Articolo 6 elenca gli interventi realizzabili senza titolo abilitativo, ma per i quali bisogna comunicare al Comune l’inizio dei lavori. La comunicazione può essere effettua-

ta anche per via telematica, ed anche il giorno stesso dell’inizio dei lavori, e deve essere corredata solo delle autorizzazioni eventualmente necessarie ai sensi di altre normative di settore. Si tratta dei seguenti interventi. s ,E OPERE DIRETTE A SODDISFARE OBIETTIVE ESIGENZE CONTINGENTI E TEMPORANEE E AD ESSERE IMMEDIATAMENTE RIMOSSE AL CESSARE DELLA NECESSITĂŒ E COMUNQUE ENTRO UN TERMINE NON SUPERIORE A GIORNI: in realtĂ si tratta della codificazione della regola enunciata decenni fa dalla magistratura, secondo cui non sono necessari atti abilitativi edilizi per realizzare opere “precarieâ€?. C’è da chiedersi, se la nuova disposizione non renda necessario il titolo abilitativo edilizio per realizzare opere che, pur essendo oggettivamente “precarieâ€?, siano preordinate a soddisfare esigenze destinate a durare piĂš di 90 giorni. s ,E OPERE DI PAVIMENTAZIONE E DI FINITURA DI SPAZI ESTERNI ANCHE PER AREE DI SOSTA

CHE SIANO CONTENUTE ENTRO L INDICE DI PERMEABILITĂŒ OVE STABILITO DALLO STRUMENTO URBANISTICO COMUNALE IVI COMPRESA LA REALIZZAZIONE DI INTERCAPEDINI INTERAMENTE INTERRATE E NON ACCESSIBILI VASCHE DI RACCOLTA DELLE ACQUE LOCALI TOMBATI: la norma non appare molto chiara. Il suo tenore letterale induce ad ipotizzare che il legislatore abbia inteso riferirsi solamente alle opere da realizzare in aree di pertinenza di fabbricati esistenti, in quanto solo tali aree possono essere propriamente qualificate come “spazi esterniâ€?, cioè che stanno fuori da qualche cosa. Secondo la norma comunque devono essere “interamente interrateâ€? le intercapedini, ma non le “vasche di raccolta delle acqueâ€?; quanto ai “locali tombatiâ€?, si attendono lumi da qualche circolare interpretativa. s ) PANNELLI SOLARI FOTOVOLTAICI E TERMICI

SENZA SERBATOIO DI ACCUMULO ESTERNO

A SERVIZIO DEGLI EDIFICI DA REALIZZARE AL DI FUORI DELLE ZONE h!v: anche in questo caso si è in presenza di una disposizione non prevista dall’originario Articolo 6. s ,E AREE LUDICHE SENZA FINI DI LUCRO E GLI ELEMENTI DI ARREDO DELLE AREE PERTINENZIALI DEGLI EDIFICI: ecco un’altra norma dal contenuto quanto mai discutibile. Grazie a questa disposizione d’ora in poi sarĂ necessario comunicare all’amministrazione comunale la decisione di installare nel cortile di casa “elementi di arredoâ€?

(fontanelle, gazebo, panchine, tavolini, giochi per grandi e bambini, ecc.)? Non sarebbe una grande trovata per “sostenere la domandaâ€?! Secondariamente, l’espressione “aree ludiche senza fini di lucroâ€? desta piĂš di una perplessitĂ : perchĂŠ una “area ludicaâ€? può essere realizzata senza titolo abilitativo per il solo fatto che l’interessato non intende utilizzarla per guadagnare soldi? E che cosa succede se, dopo aver realizzato senza titolo abilitativo una “area ludica senza fini di lucroâ€?, a distanza di tempo l’interessato decide di utilizzarla per incrementare il proprio reddito? Deve demolire tutto quanto realizzato per poi ricostruirlo di nuovo? La manutenzione straordinaria Discorso a parte merita la previsione contenuta nel secondo comma del nuovo Articolo 6, riguardante “GLI INTERVENTI DI MANUTENZIONE STRAORDINARIA DI CUI ALL !RTICOLO

COMMA LETTERA B IVI COMPRESA L APERTURA DI PORTE INTERNE O LO SPOSTAMENTO DI PARETI INTERNE SEMPRE CHE NON RIGUARDINO LE PARTI STRUTTURALI DELL EDIFICIO NON COMPORTINO AUMENTO DEL NUMERO DELLE UNITĂŒ IMMOBILIARI E NON IMPLICHINO INCREMENTO DEI PARAMETRI URBANISTICIâ€?. Per tali opere è sufficiente inviare al comune la comunicazione di inizio dei lavori, ma a quest’ultima devono essere allegati, oltre alle autorizzazioni eventualmente necessarie ai sensi di normative di settore, anche: s GLI OPPORTUNI ELABORATI PROGETTUALI DEscrittivi dell’intervento; s UNA RELAZIONE TECNICA PROVVISTA DI hDATA certaâ€? e firmata da un tecnico abilitato (cioè, deve recare la data in cui il tecnico l’ha sottoscritta) il quale, dopo aver dichiarato di non essere dipendente nĂŠ del committente nĂŠ dell’impresa esecutrice dei lavori, asseveri sotto la propria responsabilitĂ che le opere progettate sono conformi agli strumenti urbanistici approvati e ai regolamenti edilizi vigenti, e che per esse la normativa statale e regionale non richiede il preventivo rilascio di un titolo abilitativo edilizio; s I DATI IDENTIFICATIVI DELL IMPRESA CUI SI INtendono affidare i lavori. Le nuove regole si possono applicare solo alle opere di manutenzione straordinaria espressamente indicate dalla norma, e quindi solo alle opere che siano qualificate come manutenzione straordinaria ai sen-


I presupposti Il nuovo testo dell’Art. 6 non esonera gli interessati dall’obbligo di rispettare le disposizioni urbanistico-edilizie ad esse applicabili, giacchĂŠ fa espressamente salve “le prescrizioni degli strumenti urbanistici comunaliâ€?, nonchĂŠ il rispetto delle “altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attivitĂ edilizia e, in particolare, delle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie, di quelle relative all’efficienza energetica nonchĂŠ delle disposizioni contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggioâ€?. Se dette disposizioni non sono rispettate il regime regolato dall’Art. 6 non si applica, e di conseguenza le opere risultano eseguite senza titolo abilitativo. L’Art. 6 stabilisce che anche per le opere ivi elencate, ove siano prescritti dalla normativa vigente in materia, gli atti di aggiornamento catastale devono essere presentati entro 30 giorni dal momento in cui si sono verificate le relative modifiche. Le sanzioni Ovviamente il nuovo Articolo 6 non esonera i comuni dall’obbligo di esercitare la vigilanza sull’attivitĂ urbanistico-edilizia svolta, ai sensi dell’Articolo 27 del D.P.R. n. 380/2001. Nel caso in cui nell’eserci-

zio di tale funzione accerti l’esecuzione senza titolo abilitativo di opere diverse da quelle elencate da detto articolo, dunque, il Comune è tenuto ad applicare le sanzioni previste in via ordinaria dallo stesso D.P.R. n. 380/2001, secondo la tipologia delle opere di volta in volta realizzate. Il nuovo Articolo 6, dal canto suo, introduce una sanzione specifica per il caso in cui un’opera rientrante fra quelle dallo stesso individuate venga eseguita senza inoltrare la comunicazione di inizio dei lavori, ovvero senza presentare la relazione tecnica prescritta per le opere di manutenzione straordinaria. In questi casi il Comune deve comminare ai responsabili dell’abuso (committente, esecutore dei lavori, ed eventualmente direttore dei lavori) una sanzione pari a 258 euro, che scende a 86 euro “se la comunicazione è effettuata spontaneamente quando l’intervento è in corso di esecuzioneâ€?. Le nuove norme si applicano anche in Lombardia? In Lombardia la materia era regolata in modo piĂš restrittivo dall’Articolo 33 della Legge Regionale n. 12/2005. Secondo il testo del D.L. n. 40/2010 tale disciplina continuava ad operare, in quanto venivano fate salve “piĂš restrittive disposizioni previste dalla disciplina regionaleâ€?. La Legge di conversione n. 73/2010 ha invece soppresso quest’ultima previsione, ed ha stabilito al contempo che “le regioni a statuto ordinario (‌) possono estendere la disciplina di cui al presente articolo a interventi edilizi ulteriori rispetto a quelli previsti dai commi 1 e 2â€?. Per questo la Regione ha manifestato il convincimento che il nuovo Articolo 6 del D.P.R. n. 380/2001 sia applicabile anche in Lombardia. La tesi potrebbe essere condivisa senza riserve se non fosse che, ai sensi dell’Articolo 103 della L.R. n. 12/2005, il citato Articolo 6 rientra espressamente fra le norme statali che in Lombardia non trovano piĂš applicazione. Almeno in una prima fase, dunque, sembra consigliabile operare con una certa cautela, anche perchĂŠ tutto sommato non costa poi molto presentare la comunicazione di inizio lavori 30 giorni prima di cominciarli, anzichĂŠ il giorno stesso. 7 &

Ăˆ consentito mutare senza opere edilizie l’uso di un locale interrato accessorio adibendolo ad una funzione insediativa, laddove ai sensi dello strumento urbanistico generale tale mutamento configuri un incremento volumetrico e detto incremento non sia conforme alla normativa di zona? Ăˆ raro che gli strumenti urbanistici generali prevedano che un mutamento di destinazione d’uso posto in essere senza l’esecuzione di opere edilizie possa di per sĂŠ comportare un incremento volumetrico (solitamente, infatti, il volume degli edifici è determinato in ragione delle loro caratteristiche fisiche). Ove ciò accada, peraltro, il prospettato mutamento di destinazione d’uso non è consentito in quanto non sono consentiti interventi in genere (Articoli 36 e 42 della Legge Regionale 11 marzo 2005 n. 12), e mutamenti di destinazione d’uso in particolare (Articolo 52 della Legge Regionale n. 12/2005), contrastanti con la disciplina urbanistico-edilizia.

LE VOSTRE DOMANDE Il curatore della rubrica risponderà ad una delle questioni che i lettori vorranno inviare all’indirizzo e-mail: legislazione@consulta-al.it Le domande non dovranno avere una lunghezza maggiore di 500 battute nÊ contenere allegati.

PROFESSIONE 3,.0:3(A065,

si dell’Articolo 3, lettera “bâ€?, del D.P.R. n. 380/2001 (e non ai sensi delle norme regionali) e che contemporaneamente presentino tutte le caratteristiche stabilite dal secondo comma dell’Articolo 6, e cioè: s NON DEVONO RIGUARDARE LE PARTI STRUTTURALI degli edifici (ci si chiede, se un intervento che determini un aumento dei carichi gravanti sulle strutture riguardi le “parti strutturaliâ€? di un edificio oppure no); s NON DEVONO COMPORTARE UN AUMENTO DEL numero delle unitĂ immobiliari (aumento che peraltro dovrebbe essere incompatibile con il concetto di manutenzione straordinaria definito dall’Articolo 3 del D.P.R. n. 380/2001, giacchĂŠ ai sensi di tale norma le opere di manutenzione straordinaria non possono alterare i volumi e le superfici delle singole unitĂ immobiliari); s NON DEVONO IMPLICARE UN hINCREMENTO dei parametri urbanisticiâ€? (ma non si vede quale “incremento dei parametri urbanisticiâ€? possa essere generato da semplici opere di manutenzione straordinaria).


a cura di Emanuele Gozzi, Ilaria Nava, Claudio Sangiorgi

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I materiali lapidei L’uso di marmi, pietre, graniti è campo che richiede sempre una particolare attenzione e cura da parte del professionista, per la naturale variabilità dei prodotti lapidei, sia in termini cromatici e di texture, sia prestazionali. Sovente, al contrario, si riscontra una certa qual superficialità, nei progetti, nella scelta di adottare questo o quel materiale, prevalendo il fattore estetico sulla necessaria valutazione di aspetti quali la durabilità, la manutenibilità, la scivolosità, ecc., questioni tutte, ovviamente, che chiamano in causa anche il tipo di finitura dei manufatti oggetto di analisi e che sono parimenti decisive nel soddisfacimento delle esigenze espresse dalla committenza. Prima di specificare quale voce di capitolato in un progetto un determinato materiale, e la relativa finitura, occorre, dunque, compiere (insieme con un tecnico specialista del settore) le seguenti indispensabili “ricognizioni”. s VERIFICARE LE CARATTERISTICHE MECCANICHE del materiale: esistono prodotti, di buona compattezza, adatti all’uso in esterno e in aree, anche interne, ad alta frequenza di calpestio, e materiali porosi e “fratturati” che, ancorché stuccati e resinati sul retro, è bene vengano proposti solo in ambienti relativamente protetti e non aggressivi. Ma attenzione anche all’uso per top di bagni e cucine di marmi e pietre che potrebbero essere con facilità aggrediti da prodotti d’uso o di pulizia. Soprattutto per usi esterni (piazze, percorrenze carrabili, ecc.) è quanto mai necessario far compiere opportune analisi da laboratori specializzati atte a certificare la tenuta rispetto al regime di sollecitazioni nel tempo cui i materiali andranno incontro, in particolare laddove essi siano di non tradizionale provata applicazione. Da valutare anche attentamente l’alterazione cromatica cui tutti i prodotti lapidei – più o meno marcatamente – vanno incontro, allorquando esposti agli agenti atmosferici e alla radiazione solare. s VERIFICARE LE CARATTERISTICHE hPRODUTTIVEv del materiale. Nello specifico è indispensabile essere certi che, pietra, marmo, o granito che sia, siano estratti con conti-

nuità in cava (esistono cave attive solo stagionalmente), diano origine a lastre (e conseguenti piani di segagione) idonee rispetto ai manufatti che si intendono ottenere, presentino una relativa costanza di caratteristiche nei blocchi cavati. Tale valutazione, ovviamente, andrà condotta rispetto alle quantità in gioco. Un rivestimento di un bagno in piccola pezzatura presenta meno problemi di una grande hall di albergo con lastre di rilevanti dimensioni. E questo sia sotto il profilo dell’uniformità di texture dei rivestimenti, sia sotto quello economico, di scarto conseguente alla scelta progettuale di dimensione dei manufatti e di loro resa percettiva. s CONTROLLARE CHE LE PROPRIE SCELTE DI DISEgno e di progetto (spessori, lavorazioni, finiture) siano effettivamente realizzabili con lo specifico materiale selezionato e non ne inficino la resistenza o la durata, oltre a non essere foriere di difficile manutenzione o di scivolosità eccessiva. Da non sottovalutare anche la sporcabilità delle superfici, prima e più evidente problematica di gestione per la committenza. In generale, oltre alle questioni suelencate, che possono anche condurre a contenziosi legali per difetto di prestazione rispetto alle attese legittime in quella specifica applicazione, o economici (per necessità di sostituzione di materiali magari originariamente indicati e per i quali si renda necessaria una variazione con extracosti), la fase cui occorre dedicare la maggiore attenzione possibile, sotto il profilo della resa estetica (fonte principale di potenziali contrasti con la propria committenza) è quella della campionatura e delle verifica al vero dei prodotti lapidei. L’adozione in un progetto di un determinato materiale non dovrebbe mai avvenire su campioni di ridotte dimensioni, non veritieri circa le sue reali caratteristiche di texture; presenze di inclusioni, vene, macchie, fratture… possono non essere evidenziate da un banale formato quadrato di 15x15 o poco più, richiedendosi sempre due o tre campioni tra loro differenti, rappresentativi in modo significativo dei tratti distintivi di aspetto del marmo o della pietra (il granito generalmente è più uniforme nelle sue peculiarità). Operata una prima scrematura, è poi

Studio di architettura Dixon Jones, The National Gallery, East Wing, Londra. Materiali utilizzati: Noir St. Laurent, Chateaux Jaune (per gentile concessione Italmarble Pocai srl).

comunque utile un sopralluogo presso i centri di lavorazione e le segherie, per verificare su elementi di maggiori dimensioni e maggiori quantità l’effettivo presentarsi ricorrente dei motivi superficiali desiderati, anche per valutare – in tale sede e con tecnici specializzati – le altre questioni relative a pezzature e lavorazioni di finitura. Prima poi della consegna in cantiere, almeno per i lavori di maggior impegno, sarebbe necessario verificare al vero preventivamente la fornitura, stesa a casellario secondo il reale disegno di posa nei laboratori di lavorazione, sì da operare eventuali spostamenti dei pezzi, piuttosto che concrete sostituzioni, laddove si ravvisassero giaciture indesiderate o elementi non conformi alla campionatura selezionata. In termini di voce di capitolato, invece, occorre non accontentarsi di generiche definizioni commerciali (esistono materiali “poveri” tecnicamente che, per assomigliare come texture ad altri più nobili, vengono commercializzati con lo stesso nome o nome simile, in assenza di un identificativo doc), ma sempre specificare il fornitore e la cava di provenienza o – come nel caso degli appalti pubblici, in cui questo potrebbe essere visto come violazione della normativa vigente in materia – elencare minuziosamente le caratteristiche fisico-tecniche-meccani-


La normativa Uni di riferimento Proprio l’uso abituale e tradizionale nel progetto di Architettura, che si fa da sempre di marmo, pietra e granito, conduce sovente il progettista – paradossalmente – a non conoscere la pure estesa normativa di riferimento esistente in materia. In Italia la marcatura CE è obbligo di legge per le pavimentazioni esterne dal 1 ottobre 2003, per le pavimentazioni interne dal 1 settembre 2006 (lastre) e 1 Agosto 2006 (marmette modulari) e per le scale (lastre) dal 1 Agosto 2006. Le forniture per queste tipologie di prodotto devono riportare la marcatura CE, ovvero le specifiche caratteristiche fisiche e tecniche del materiale fornito, ad esempio per le pavimentazione esterne la resistenza allo scivolamento con superficie bagnata. Solo a titolo di regesto di prima informazione, si riportano le principali norme Uni sull’argomento: s Pietre naturali UNI EN 1341 Lastre di pietra naturale per pavimentazione esterna UNI EN 1342 Cubetti di pietra naturale per pavimentazione esterna UNI EN 1342 Cordoli di pietra naturale per pavimentazione esterna UNI EN 1469 Prodotti in pietra naturale - lastre per rivestimenti UNI EN 1926 Metodi di prova per pietre naturali - Determinazione della resistenza a compressione UNI EN 1936 Metodi di prova per pietre naturali Determinazione delle masse volumiche reale e apparente e della porosità totale e aperta UNI EN 12057 Prodotti in pietra naturale - marmette modulari

UNI EN 12057 Prodotti in pietra naturale - Lastre per pavimentazioni e per scale UNI EN 12370 Metodi di prova per pietre naturali Determinazione della resistenza alla cristallizzazione dei sali UNI EN 12371 Metodi di prova per pietre naturali Determinazione della resistenza al gelo UNI EN 12372 Metodi di prova per pietre naturali Determinazione della resistenza a flessione sotto carico concentrato UNI EN 12407 Metodi di prova per pietre naturali Esame petrografico UNI EN 12440 Pietre naturali - Elenco tipologie commerciali suddivise per nazioni europee UNI EN 12670 Pietre naturali - Terminologia UNI EN 13161 Metodi di prova per pietre naturali Determinazione della resistenza a flessione sotto momento costante UNI EN 13364 Metodi di prova per pietre naturali Determinazione del carico di rottura in corrispondenza dei fori di fissaggio UNI EN 13373 Metodi di prova per pietre naturali Determinazione delle caratteristiche geometriche degli elementi UNI EN 13755 Metodi di prova per pietre naturali Determinazione dell’assorbimento d’acqua a pressione atmosferica UNI EN 13919 Metodi di prova per pietre naturali Determinazione della resistenza all’invecchiamento dovuto a SO2 in presenza di umidità Di particolare interesse, risultano anche le pubblicazioni del Marble Institute of America (www.marble-institute.com), che costituisce un vero e proprio riferimento internazionale, in termini di definizione di standard, circa l’applicazione di materiali lapidei nei progetti di architettura. C. S.

Come posso operare la valutazione dello stato di degrado effettivo di una copertura in cementoamianto? Michelangelo Della Vecchia Il riferimento da impiegarsi è il Decreto della Direzione Generale della Sanità N. 13237 del 8/11/2008, identificativo Atto n. 1182, avente per oggetto “Approvazione del protocollo per la valutazione dello stato di conservazione delle coperture in cemento amianto e contestuale abrogazione dell’algoritmo per la valutazione delle coperture esterne in cemento amianto di cui alla DGR n.VII/1439 del 4.10.2000”. Data la delicatezza della materia e gli obblighi che conseguono alla valutazione in termini di intervento, si suggerisce comunque di far compiere l’operazione a un tecnico specializzato, dando corso ad analisi di laboratorio.

LE VOSTRE DOMANDE I curatori della rubrica risponderanno ad una delle questioni che i lettori vorranno inviare all’indirizzo e-mail: normeeprogetti@consulta-al.it Le domande non dovranno avere una lunghezza maggiore di 500 battute né contenere allegati.

47 PROFESSIONE NORME E PROGETTI

che del materiale da utilizzarsi. Alla Direzione Lavori, poi, il compito di controllare l’effettiva rispondenza dei materiali forniti alle voce specificate in capitolato, richiedendo gli opportuni certificati di analisi e di provenienza e sollecitando, in caso di dubbio, supplementari indagini sui manufatti forniti.


a cura di Camillo Onorato

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Riforma delle professioni e reintroduzione delle tariffe minime Il 15 aprile ha avuto luogo l’incontro che ha visto il Ministro della Giustizia impegnato con i vertici di 25 Ordini professionali sul tema della regolamentazione e riforma dell’attività professionale. A quattro anni dall’emanazione del Decreto Bersani sulle liberalizzazioni, che aveva stabilito sostanzialmente l’abrogazione delle tariffe minime in tema di incarichi pubblici, che erano state reitrodotte dalla Legge 109/04 e confermate successivamente D.Lgs 164/06, è stata sempre più sentita l’esigenza, nel quadro più ampio di un’auspicabile ed immediata riforma delle professioni, la reintroduzione di tariffe minime obbligatorie, sia in riferimento al settore dei lavori pubblici, sia relativamente al settore privato. Riguardo agli incarichi pubblici, i primi segnali di grande perplessità e malumore erano già stati segnalati all’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, interpellata sul tema dell’abolizione dei minimi tariffari, da parte delle Associazioni di Categoria, Ordini e Albi Professionali e stazioni appaltanti a seguito dell’entrata in vigore della Legge 248/06 che convertiva il Decreto 223/06. L’autorità, con Determinazione n. 4 del 29 marzo 2007, interpretando il “principio cronologico” contenuto nell’Art. 15 del Codice Civile considerava abrogate le disposizioni contenute nel D.Lgs 163/06 in quanto prevalenti le disposizioni successive contenute nella Legge di conversione 248/06 del Decreto 223/06, quindi l’abrogazione dei minimi tariffari. A distanza di soli tre anni dall’emanazione della Legge 248/06, secondo una stima del dicembre 2009 dell’Oice, la percentuale di ribasso nell’aggiudicazione di gare per lavori pubblici è salita fino ed oltre l’80% ed i criterio del prezzo di fatto più basso è stato applicato in 50 gare su 300. A tale riguardo si ricorda che che uno

“sconto plausibile” precedentemente accettato nelle gare d’appalto si attestava sul 20%. In tal modo il principio della “migliore offerta” contenuto nel D.Lgs 163/06 è stato superato di fatto dal principio del “minor costo”. Seppure apparentemente il minor costo per la realizzazione apparente può essere interpretato e considerato coerente al principio della libera concorrenza, è altrettanto vero che il risparmio sulle prestazioni professionali di progettazione è irrilevante, mentre l’effetto di una “distorsione del mercato” va certamente ad inficiare la qualità dei servizi e delle realizzazioni, anche aumentando il rischio di contenziosi. Nel settore privato, la massima discrezione nella contrattazione degli onorari professionali con la committenza, che si è manifestata con l’abolizione dei minimi tariffari, seppure coerente alle norme contrattuali contenute nel Codice Civile, ha generato una inevitabile “concorrenza in assenza di regole” andando ad infrangere il principio di “decoro professionale” contenuto nei principÎ e ribadito dallo stesso decreto Bersani. Una ulteriore conseguenza di tale strategia ha aperto analogamente nel settore privato una “ricerca alla prestazione professionale più economica” dequalificando le varie figure professionali ad effettuare contrattazioni al ribasso con la propria committenza anche per semplici prestazioni professionali. In un quadro di estrema discrezionalità nella compilazione delle tariffe è impensabile inoltre qualsiasi tipo di controllo deontologico inerenti la tariffa da parte degli Ordini professionali, proprio per l’abrogazione della norma che regola le prestazioni professionali e relative tariffe minime consentite, e quindi in un certo senso l’abrogazione dei minimi tariffari è andata a compromettere la tutela professionale e delle prestazioni rendendo estremamente complesso il compito di organizzazione e coordinamento degli Ordini professionali. Secondo tale considerazione può essere pienamente condivisa la posizione

espressa dal presidente del CNI, Giovanni Rolando che chiede che la riforma delle professioni debba essere impostata “mettendo le mani su due aspetti rilevanti: il controllo deontologico e l’aggiornamento per garantire che gli ingegneri possano sempre fornire prestazioni di alto livello qualitativo”. Analogamente a tale principio, lo sforzo ultimo del CNAPP, in armonia con i contributi forniti dagli Ordini professionali, ha visto la redazione dei Protocolli Prestazionali, i cui contenuti fanno esplicito riferimento alla “tutela degli standard di qualità delle prestazioni professionali”. Tale documento, in riferimento alle tariffe professionali, seppure sottolineando che secondo la vigente legislazione in materia sia possibile valutare le prestazioni professionali “a discrezione”, e quindi in regime di libera contrattazione dei compensi con la committenza, ha pubblicato, esclusivamente come riferimento di valutazione dei compensi la tariffa di categoria, ad indicare una possibilità oggettiva di valutazione delle prestazioni sotto gli aspetti contenutistici cui conseguentemente corrisponde il decoro per chi svolge la Professione di Architetto. Il presidente del CNAPP, Massimo Gallione, aveva da tempo richiesto che fosse ripristinata “massima serietà nel codice degli appalti che presenta grave insufficienza di programmazione” e la reintroduzione delle tariffe minime inderogabili. All’unisono il presidente del CNI, Giovanni Rolando aveva sollecitato “nuove regole, per garantire prestazioni di qualità ad un prezzo equo”. Nella riunione del 15 aprile il presidente del CNAPP, Massimo Gallione, ha ribadito la necessità di puntare sulla formazione e sui giovani, esprimendo le indicazioni degli Ordini professionali che sottolineano la necessità che i professionisti possano costituirsi in società multidisciplinari, anche in relazione alle disposizioni normative ed alle agevolazioni fiscali previste per le imprese. “Si punti sulla formazione e sui giovani


Il presidente del Consiglio nazionale dei Geologi, Pietro Antonio De Paola, vede nell’impostazione della riforma promessa dal Ministro la coerenza con quanto espresso ed esplicitamente richiesto dalle rappresentanze del proprio ordine di appartenenza, che in passato aveva segnalato la necessità di un ammodernamento delle norme al fine di tutelare gli interessi dei cittadini e della qualità in merito alle prestazioni professionali. Ciò che appare negli intenti, secondo quanto dichiarato dallo stesso Ministro, è che la riforma delle professioni debba necessariamente considerare la reintroduzione delle tariffe minime obbligatorie, proprio come principio base nella formulazione di nuovi criteri, “garantendo prestazioni efficaci e tariffe semplici, comprensibili, eque e trasparenti”. C. O.

In che modo deve essere garantita la qualità del progetto? La verifica di qualità di un progetto di un’opera è espressa nei principÎ della norma Uni 10722-1 e riguarda la conformità del progetto alle esigenze poste in essere dal quadro generale dei criteri di intervento di un’opera. La norma stabilisce una guida alla definizione e all’attuazione del processo di qualificazione e verifica del progetto edilizio. Essa viene applicata ai progetti di nuova costruzione, qualunque sia la natura del Committente, la dimensione dell’intervento, la destinazione funzionale e la natura delle fonti di finanziamento per la realizzazione dell’opera. Consiste in controlli di affidabilità, verifica di conformità ai requisiti espressi dal programma di intervento ed ai requisiti di completezza e chiarezza.

Note 1. Giovanni Gallione, Incontro tra Ministro e rappresentanti delle Professioni, Roma 15 aprile 2010.

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49 PROFESSIONE ARCHITETTI E LAVORO

se si vuole veramente quella riforma delle professioni attesa da decenni, e mai così importante come ora quale strumento per superare e vincere la crisi economica”. “Al Ministro abbiamo sottolineato la necessità che i professionisti possano costituirsi in diverse forme societarie multidisciplinari, anche al fine di usufruire degli strumenti normativi e fiscali riservati al mondo imprenditoriale” (1). È stato inoltre ricordato dal presidente che la stessa figura professionale dell’architetto, nel quadro e nei principÎ giuridici dell’attuale normativa edilizia in materia, diviene sussidiaria nei confronti della pubblica amministrazione, e nella gestione delle procedure e nelle realizzazione delle opere, alleggerendo le strutture pubbliche di numerosi interventi e ponendo i professionisti, in un quadro complesso ed estremamente articolato come “garanti” della qualità e regolarità di ogni realizzazione o procedura amministrativa. All’incontro hanno preso parte anche i vertici dei consigli nazionali delle altre categorie professionali, oltre il CNAPP e CNI, quali geometri, periti agronomi e forestali, agrotecnici laureati, periti industriali e geologi.


INFORMAZIONI LETTERE E COMMENTI

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Ordine di Bergamo tel. 035 219705 www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Ordine di Brescia tel. 030 3751883 www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Ordine di Como tel. 031 269800 www.co.archiworld.it Presidenza e segreteria: architetticomo@archiworld.it Informazioni utenti: infocomo@archiworld.it Ordine di Cremona tel. 0372 535422 www.architetticr.it Presidenza e segreteria: segreteria@architetticr.it Ordine di Lecco tel. 0341 287130 www.ordinearchitettilecco.it Presidenza, segreteria, informazioni: ordinearchitettilecco@tin.it Ordine di Lodi tel. 0371 430643 www.lo.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilodi@archiworld.it Informazioni utenti: infolodi@archiworld.it Ordine di Mantova tel. 0376 328087 www.mn.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettimantova@archiworld.it Informazioni utenti: infomantova@archiworld.it Ordine di Milano tel. 02 625341 www.ordinearchitetti.mi.it Presidenza: consiglio@ordinearchitetti.mi.it Informazioni utenti: segreteria@ordinearchitetti.mi.it Ordine di Monza e della Brianza fax: 039 3309869 www.ordinearchitetti.mb.it Segreteria: segreteria@ordinearchitetti.mb.it Ordine di Pavia tel. 0382 27287 www.ordinearchitettipavia.it Presidenza e segreteria: architettipavia@archiworld.it Informazioni utenti: infopavia@archiworld.it Ordine di Sondrio tel. 0342 514864 www.so.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettisondrio@archiworld.it Informazioni utenti: infosondrio@archiworld.it Ordine di Varese tel. 0332 812601 www.va.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettivarese@archiworld.it Informazioni utenti: infovarese@archiworld.it

Appello agli Ordini professionali La durissima congiuntura economica che affligge il settore delle costruzioni, figlia della più generale crisi finanziaria, ha avuto effetti devastanti sulla nostra categoria professionale (in particolare per i colleghi giovani e le colleghe), con più che significative riduzioni di organico degli studi, quando non ne abbia comportato direttamente la cessazione dell’attività. Eppur tuttavia, tale situazione, ancorché aggravata dalla speciale condizione attuale, ha caratteri strutturali, che necessitano – in primis da parte delle associazioni di categoria, nelle proprie azioni e iniziative – uno scarto rispetto al modo di vedere il professionista architetto in senso tradizionale. Siamo e restiamo degli operatori culturali, promotori di qualità nelle trasformazioni urbane, e la nostra autonoma individualità (non individualismo) è un valore in termini di ricchezza di contributi che non può semplicemente “sciogliersi”, con pari efficacia, in forme societarie d’ordine superiore quali le società d’ingegneria; ma siamo anche soggetti microimprenditoriali afflitti da un’atomizzazione ormai insostenibile, in termini di costi e di oneri gestionali. Il rischio, qualora non si consideri tale dato oggettivo di fatto, e non si intervenga con politiche appropriate, è quello di essere marginalizzati e costretti in nicchie di scarsa incidenza rispetto alle dinamiche territoriali, quando non di morire del tutto come categoria indipendente. Siamo uno dei gruppi professionali sicuramente più attenti all’innovazione, al cambiamento, all’aggiornamento linguistico e concettuale (e quindi con una congenita predisposizione ad affrontare la complessità contemporanea), e parimenti siamo promotori di tutto questo; e rispetto tali temi gli Ordini hanno svolto e svolgono un ruolo positivo di indubbio traino. Ma questo non è più sufficiente. Occorre essere anche attenti e innovativi nel pensare la propria identità economica di categoria, il proprio profilo

organizzativo e gestionale. Ci confrontiamo ogni giorno con difficoltà crescenti, che minacciano la stessa sopravvivenza della nostra attività, in almeno tre ambiti: s ECONOMICO COSTI DI TELEFONIA

di cancelleria, di stampa, di assicurazioni professionali, di strumentazione software e hardware, di mobilità, di pubblicazioni e stampa specializzata, di abbonamento a banche dati normative e immobiliari, di aberrante concorrenza indotta dal perverso e diffuso sistema delle provvigioni riconosciute da parte di imprese e fornitori; s GESTIONALE TEMPI DEDICATI ALLA contabilità, alla fiscalità, all’autopromozione, all’aggiornamento, all’organizzazione interna, alle verifiche di conformità normativa e alla certificazione delle proprie strutture; s BUROCRATICO TEMPI DI RISPOSTA da parte della pubblica amministrazione, moltiplicazione dei centri decisionali, serialità delle verifiche, proliferazione delle norme e delle circolari, soggettività delle interpretazioni e relativi costi. Occorre quanto prima che, su tali questioni drammaticamente reali, sia svolta da parte degli organismi di categoria un’ampia e seria riflessione e si diano risposte concrete (convenzioni, gruppi di acquisto, richieste

alla pubblica amministrazione di semplificazione, riforme degli ordinamenti fiscali, servizi collettivi consorziati); per permettere a noi architetti di esercitare anche in futuro il nostro ruolo fondamentale di stimolo e di proposta nel governo del territorio, evitandoci di finire nel “sottoscala” della contemporaneità; troppo impegnati in una disperata lotta per la sopravvivenza per avere quasi il tempo di pensare, progettare, vivere. Firmano gli architetti: Mario Angelucci, Alessandro Baglioni, Manuela Bianchini, Raffaella Bonomini, Marco Caciagli, Chiara Camozzi, Marina Demetra Casu, Andrea Tito Colombo, Anna De Ponti, Giuditta De Vecchi, Michelangelo Della Vecchia, Cristina Deponti, Elisa Evaso, Elena Fabbri, Marta Filoscia, Vito Maria Davide Finzi, Marta Gentili, Laura Gioeni, Luca Guglieri, Alessia Leidi, Cinzia Iris Mancinelli, Nadia Massari, Andrea Miserocchi, Ilaria Nava, Eleonora Odorizzi, Savina Pagani, Laura Pietrobelli, Jessica Pizzorni, Claudio Sangiorgi, Ifat Adi Shmueleviz, Monica Sobacchi, Luciana Giovanna Tardio, Emanuela Zizioli Milano, 14 maggio 2010


Errata corrige corrige Errata

Monza e Brianza a cura di Monza Cristina Magni e Francesco Redaelli e Brianza

a cura di Cristina Magni e Francesco Redaelli Monumentalità: valori antichi e moderni Come già trattato negli ultimi numeri di “”AL, le aspettative legate all’evento Expo, seppur valutate con occhi generalMonumentalità: valori antichi e moderni mente disincantati, sono numerose. I milioni di visitatori che arriveranno dai cento più paesi all’interno della Come già trattato neglieultimi numeriospitati di “AL”, le aspettative manifestazione si organizzeranno, si creeranno legate all’eventocertamente Expo, seppur valutate con occhi generaldegli per poter visitare, in baseI milioni alla quantità di tempo menteitinerari disincantati, sono numerose. di visitatori che a loro disposizione e ai epropri interessi, quanto più possibile arriveranno dai cento più paesi ospitati all’interno della oltre all’Expo stessa. Cosa potrebbe, quindi, spingerli ad inmanifestazione certamente si organizzeranno, si creeranno serire Monzaper e lapoter Brianza all’interno delalla loro itinerario? Cosa degli itinerari visitare, in base quantità di tempo può di più interessante, più monumentale, ria loroavere disposizione e ai propri interessi, quanto piùMonza possibile spetto alla vicina Milano il visitatore dovesse limitarsi a oltre all’Expo stessa. Cosa(se potrebbe, quindi, spingerli ad inrimanere nei dintorni dellaall’interno sede dell’Expo) o itinerario? rispetto adCosa altre serire Monza e la Brianza del loro mete importanti note, non piùpiù distanti di una o due ore ridi può avere di più einteressante, monumentale, Monza treno zona(se dell’evento? spettoe/o allaaereo vicinadalla Milano il visitatore dovesse limitarsi a rimanere nei dintorni della sede dell’Expo) o rispetto ad altre Valori antichi e note, non più distanti di una o due ore di mete importanti Paesaggi e monumenti potrebbero essere un valido polo treno e/o aereo dalla zona dell’evento? d’attrazione, in primis il Duomo di Monza, l’Arengario e la Villa antichi Reale con i suoi giardini e il suo parco, ma, forse, Valori dovrebbe riconosciuto un valore a liPaesaggi eessere monumenti potrebbero essereparticolare, un valido polo vello internazionale, ad ilunDuomo oggetto, monumenti d’attrazione, in primis di anziché Monza, al’Arengario e architettonici: custodito museo la Villa Reale con i suoi nel giardini e ildel suoDuomo, parco, c’è ma,forse forse,il più antico eessere celebre simbolo delun potere in Europa oltre ache dovrebbe riconosciuto valore particolare, lisimbolo religioso: la Corona ferrea o, come sarebbe più corvello internazionale, ad un oggetto, anziché a monumenti retto chiamarla, la Corona ferro.delRegalata delil architettonici: custodito nel del museo Duomo,alla c’èfine forse ‘500 da Papa Gregorio Magno Regina dei Longobardi più antico e celebre simbolo delalla potere in Europa oltre che Teodolinda quale gesto di riconoscenza persarebbe l’impegno simbolo religioso: la Corona ferrea o, come piùdella corsovrana a convertire i suoi al come retto chiamarla, la Corona delcattolicesimo, ferro. Regalata alla insegna fine del del d’Italia che discendeva dell’im‘500regno da Papa Gregorio Magno alladall’elmo-reliquia Regina dei Longobardi peratore Costantino, la di Corona fu utilizzata dai sovranidella anTeodolinda quale gesto riconoscenza per l’impegno che in battaglia; oggetto interesse da parte di sovrana a convertire i suoidialestremo cattolicesimo, come insegna Carlo Magno, fu lui addiscendeva occuparsi della sua “ristrutturazione” del regno d’Italia che dall’elmo-reliquia dell’ime a riportarla allo splendore attuale; da allora dai fu utilizzata per peratore Costantino, la Corona fu utilizzata sovrani annumerose incoronazioni, ad arrivare a Napoleone che in battaglia; oggetto fino di estremo interesse da parteche di la volleMagno, per incoronarsi Re d’Italiadella a Milano (celebre la sua Carlo fu lui ad occuparsi sua “ristrutturazione” frase: “Dio me l’ha data, guai a chi da la toccherà”). Ora è cue a riportarla allo splendore attuale; allora fu utilizzata per stodita nel incoronazioni, Museo del Duomo e recarvisi ammirarla può numerose fino ad arrivareper a Napoleone che essere, appassionati di storiaa eMilano di oggetti preziosi, un la volle per gli incoronarsi Re d’Italia (celebre la sua esperienza veramente emozionante: dal vivo frase: “Dio me l’ha data, guai a chi lavederla toccherà”). Orainètutto cuilstodita suo “splendore” di gemme, d’oro, smalti, nonpuò lanel Museo del Duomo erosette recarvisi per ammirarla scia indifferenti e l’effetto può amplificato se un ne essere, per gli appassionati di essere storia esolo di oggetti preziosi, consideriamo anche l’aspetto religioso (si ritiene cheinil tutto “feresperienza veramente emozionante: vederla dal vivo

il suo “splendore” di gemme, rosette d’oro, smalti, non lascia indifferenti e l’effetto può essere solo amplificato se ne consideriamo anche l’aspetto religioso (si ritiene che il “ferro” che ne costituisce l’ossatura, visibile all’interno, sia stato ricavato da uno dei chiodi usati per crocifiggere Cristo). Valori più contemporanei Cosa potrebbe invece attirare altro tipo di visitatori? Per cosa è conosciuta Monza nel mondo? Sicuramente per l’Autodromo che, inaugurato nel 1922 quale Circuito di Milano nel Reale Parco di Monza, ricostruito negli anni ’50, da ormai quasi 90 anni, saranno 93 nel 2015, ospita gare motoristiche di livello internazionale ed è, quindi, universalmente nota. Una pista che attualmente misura 5.770 metri, per una capacità ricettiva pari a 120.000 spettatori, con circa 51.000 posti a sedere, che si sviluppa nel parco cintato più grande d’Europa, circa 12 kmq di superficie, con ancora presente una curva sopraelevata, nata per l’alta velocità, che potrebbe essere considerata reperto di archeologia sportiva, tutto questo non può che essere considerato “monumento” da visitare. Un mix di sacro e profano, quindi, che può attirare l’attenzione sia di visitatori stranieri che italiani sulla neo provincia di Monza e Brianza: l’autodromo come elemento di attrazione per un numero consistente di persone, per poi spostare l’attenzione sul complesso Villa Reale, Giardini e Parco e, infine, sul Duomo e il suo Museo che accoglie la Corona del Ferro. C. M.

INFORMAZIONI DAGLI ORDINI

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Per un numero 5, 2010, di AL, al tema undisguido disguidotecnico tecniconelnel numero 5, 2010, di dedicato AL, dedicato al “Architettura e identità urbane”, non ènon stato pubblicato il contributo tema “Architettura e identità urbane”, è stato pubblicato il condell’Ordine APPC APPC di Monza e Brianza. Ci scusiamo dell’inconvetributo dell’Ordine di Monza e Brianza. Ci scusiamo dell’inniente con i lettori gli autori pubblichiamo l’articolol’articolo qui di seguito conveniente con i elettori e gli eautori e pubblichiamo qui di seguito.


A cura di Carlo Lanza (Commissione Tariffe dell’Ordine di Milano)

Variazione Indice Istat per l’adeguamento dei compensi 1) Tariffa Urbanistica *PYJVSHYL 4PUPZ[ U‡ )HZL KLSSPUKPJL UV]LTIYL ! Anno

Gennaio

Febbraio

Marzo

Aprile

Maggio

Giugno

Luglio

Agosto

Settembre

Ottobre

Novembre

Dicembre

2007

1620 1630 1640 1650 2008 1660 1670 1680 1690 1700 1690 1680 2009 1690 1700 2010 1720 1710 1730 U I 0S ]HSVYL KH HWWSPJHYL HYYV[VUKH[V HSSH KPLJPUH PUMLYPVYL u X\LSSV PU NYHZZL[[V JVSSVJH[V ULSSH WHY[L Z\WLYPVYL KLSSL JLSSL PTTLKPH[HTLU[L WYLJLKLU[L HS TVTLU[V KLSSÂťHZZLNUHaPVUL KLSSÂťPUJHYPJV

2) Tariffa stati di consistenza PU ]PNVYL KHS KPJLTIYL HUUV ! IHZL Anno

Gennaio

Febbraio

Marzo

Aprile

Maggio

05+0*0 , ;(::0

2008

Giugno

290

Luglio

Agosto

Settembre

Ottobre

Novembre

Dicembre

2009 2010 U I 0 ]HSVYP KH HWWSPJHYL ZVUV X\LSSP PU ULYL[[V JVSSVJH[P ULSSH WHY[L Z\WLYPVYL KLSSL JLSSL

3) Legge 10/91 ;HYPMMH 6YKPUL (YJOP[L[[P 4PSHUV HUUV ! IHZL NP\NUV ! Anno

Gennaio

Febbraio

2008 2009 2010

Marzo

Aprile

Maggio

Giugno

Luglio

Agosto

Settembre

Ottobre

Novembre

Dicembre

4) Legge 10/91 ;HYPMMH *VUZ\S[H 9LNPVUHSL 3VTIHYKH HUUV ! IHZL KPJLTIYL ! 5) Pratiche catastali ;HYPMMH *VUZ\S[H 9LNPVUHSL 3VTIHYKH Anno

Gennaio

Febbraio

2008 2009 2010

Marzo

Aprile

Maggio

Giugno

Luglio

Agosto

6) Collaudi statici ;HYPMMH *VUZ\S[H 9LNPVUHSL 3VTIHYKH HUUV Anno

Gennaio

Febbraio

2008 2009 2010

Marzo

Aprile

Maggio

Giugno

Luglio

Ottobre

Novembre

Dicembre

! IHZL NLUUHPV

Agosto

Settembre

!

Settembre

Ottobre

Novembre

Dicembre

7) Tariffa Antincendio ;HYPMMH 6YKPUL (YJOP[L[[P 4PSHUV HUUV ! IHZL NLUUHPV ! Indice da applicare per l’anno

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

8) Tariffa Dlgs 626/94 ;HYPMMH *5( HUUV ! IHZL UV]LTIYL ! Indice da applicare per l’anno

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

9) Tariffa pratiche catastali ;HYPMMH 6YKPUL (YJOP[L[[P 4PSHUV HUUV ! IHZL MLIIYHPV ! Indice da applicare per l’anno

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

Tariffa P.P.A. ZP [YHSHZJPH X\LZ[V PUKPJL PU X\HU[V UVU WPƒ HWWSPJH[V Con riferimento all’art. 9 della Tariffa professionale legge 2.03.49 n° 143, ripubblichiamo l’elenco, relativo agli ultimi anni, dei Provvedimenti della Banca d’Italia che fissano i tassi ufficiali di sconto annuali per i singoli periodi ai quali devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato articolo 9 della Tariffa. Dal 2004 determinato dalla Banca Centrale Europea. Provv. della B.C.E. (4.12.08) dal 10/12/08 2,50% Provv. della B.C.E. (15.1.09) dal 21/1/09 2,00% Provv. della B.C.E. (5.3.09) dal 11/3/09 1,50% Provv. della B.C.E. (2.4.09) dal 8/4/09 1,25% Provv. della B.C.E. (7.5.09) dal 13/5/09 1,00% Con riferimento all’art. 5, comma 2 del Decreto Legislativo 9 ottobre 2002, n. 231, pubblichiamo i Provvedimenti del Ministro dell’Economia che fissano il “Saggio degli interessi da applicare a favore del creditore nei casi di ritardo nei pagamenti nelle transazioni commercialiâ€? al quale devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato Decreto. KHS HS

KHS HS

KHS HS

Comunicato (G.U. 21.7.2008 n° 169) Comunicato (G.U. 2.2.2009 n° 26)

KHS HS

KHS HS

Comunicato (G.U. 28.8.2009 n° 199) Comunicato (G.U. 18.2.2010 n° 40)

WLY ]HSVYP WYLJLKLU[P JVUZ\S[HYL PS ZP[V PU[LYUL[ KLS WYVWYPV 6YKPUL

Comunicato (G.U. 16.8.2010 n° 190) KHS HS

2.317 iscritti dell’Ordine di Bergamo; 2.318 iscritti dell’Ordine di Brescia; 1.689 iscritti dell’Ordine di Como; 692 iscritti dell’Ordine di Cremona; 932 iscritti dell’Ordine di Lecco; 403 iscritti dell’Ordine di Lodi: 698 iscritti dell’Ordine di Mantova; 11.846 iscritti dell’Ordine di Milano; 2.504 iscritti dell’Ordine di Monza e della Brianza;

847 iscritti dell’Ordine di Pavia; 360 iscritti dell’Ordine di Sondrio; 2.263 iscritti dell’Ordine di Varese. Ricevono inoltre la rivista:

90 Ordini degli Architetti PPC d’Italia;

Interessi per ritardato pagamento

Comunicato (G.U. 11.2.2008 n° 35)

La rivista AL, fondata nel 1970, oggi raggiunge mensilmente tutti i 26.869 architetti iscritti ai 12 Ordini degli Architetti PPC della Lombardia:

Per quanto riguarda: Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, relativo al mese di giugno 1996 che si pubblica ai sensi dell’Art. 81 della Legge 27 luglio 1978, n. 392, sulla disciplina delle locazioni di immobili urbani consultare il sito internet dell’Ordine degli Architetti PPC di Milano. Applicazione Legge 415/98 Agli effetti dell’applicazione della Legge 415/98 si segnala che il valore attuale di 200.000 Euro corrisponde a Lit. 394.466.400.

1.555 Amministrazioni comunali lombarde;

Assessorati al Territorio delle Province lombarde e Uffici tecnici della Regione Lombardia; Federazioni degli architetti e Ordini degli ingegneri; Biblioteche e librerie specializzate; Quotidiani nazionali e Redazioni di riviste degli Ordini degli Architetti PPC nazionali; UniversitĂ ; Istituzioni museali; Riviste di architettura ed Editori.


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