AL 9, 2003

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settembre 2003

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Archit et t ura sost enibile

M ensile di informazione degli Architetti Lombardi Ordini degli Architetti delle Province di: Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi M antova M ilano Pavia Sondrio Varese

Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti via Solferino, 19 - 20121 M ilano Anno 26 - Sped. in a.p. - 45% art. 2 comma 20/ B - Legge 662/ 96 - Filiale di M ilano



AL Mensile di informazione degli Architetti Lombardi numero 9 Settembre 2003

Editoriale

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Forum Architettura sostenibile interventi di Elisa Benacoli Bazzero, Emilio Pizzi, Gianni Scudo, Alessandro Trivelli Brescia Como Cremona Lecco M antova M ilano Pavia Sondrio Varese

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Argomenti

Redazione: Igor Maglica (caporedattore) Roberta Castiglioni, Martina Landsberger, Sonia Milone

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Concorsi

Segreteria: Augusta Campo

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Professione e aggiornamento Legislazione Normative e tecniche Strumenti

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Informazione Dagli Ordini Lettere Stampa Libri, riviste e media M ostre e seminari

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Indici e tassi

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Direttore Responsabile: Stefano Castiglioni Direttore: Maurizio Carones Comitato editoriale: Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti

Direzione e Redazione: via Solferino, 19 - 20121 Milano tel. 0229002165 - fax 0263618903 e-mail Redazione: redazione.al@flashnet.it Progetto grafico: Gregorietti Associati Servizio Editoriale e Stampa: Alberto Greco Editore srl viale Carlo Espinasse 141, 20156 Milano tel. 02 300391 r.a. - fax 02 30039300 e-mail: age@gruppodg.com Fotolito Marf-Progetto Fotolito, Milano Stampa Diffusioni Grafiche, Villanova Monf.to (AL) Rivista mensile: Spedizione in a.p.- 45% art. 2 comma 20/b Legge 662/96 - Filiale di Milano. Autorizzazione Tribunale Civile n° 27 del 20.1.71 Distribuzione a livello nazionale La rivista viene spedita gratuitamente a tutti gli architetti iscritti agli Albi della Lombardia che aderiscono alla Consulta Tiratura: 22.950 copie Abbonamento annuale (valido solo per gli iscritti agli Ordini) € 3,00 In copertina: La costruzione della capanna primitiva secondo E. Viollet-le-Duc. Gli articoli pubblicati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti né la redazione di AL .

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Sommario

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Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti, tel. 02 29002174

w w w . consult a lom b a r d ia . a r chiw or ld . it Segreteria: consulta.al@flashnet.it Presidente: Stefano Castiglioni; Vice Presidente: Daniela Volpi; Vice Presidente: Giuseppe Rossi; Segretario: Carlo Varoli; Tesoriere: Umberto Baratto; Consiglieri: Achille Bonardi, Marco Bosi, Franco Butti, Sergio Cavalieri, Simone Cola, Ferruccio Favaron Ordine di Bergamo, tel. 035 219705 www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Presidente: Achille Bonardi; Vice Presidente: Paola Frigeni; Segretario: Italo Scaravaggi; Tesoriere: Fernando De Francesco; Consiglieri: Barbara Asperti, Giovanni N. Cividini, Antonio Cortinovis, Silvano Martinelli, Roberto Sacchi (Termine del mandato: 18.3.03) Ordine di Brescia, tel. 030 3751883 www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Presidente: Paolo Ventura; Vice Presidente: Roberto Nalli; Segretario: Gianfranco Camadini; Tesoriere: Luigi Scanzi; Consiglieri: Umberto Baratto, Gaetano Bertolazzi, Laura Dalé, Paola E. Faroni, Franco Maffeis, Daniela Marini, Mario Mento, Aurelio Micheli, Claudio Nodari, Patrizia Scamoni (Termine del mandato: 2.10.02) Ordine di Como, tel. 031 269800 www.co.archiworld.it Presidenza e segreteria: architetticomo@archiworld.it Informazioni utenti: infocomo@archiworld.it Presidente: Franco Butti; Vice Presidente e Tesoriere: Gianfranco Bellesini; Segretario: Franco Andreu; Consiglieri: Marco Brambilla, Giovanni Cavalleri, Gianfredo Mazzotta, Marco Ortalli, Michele Pierpaoli, Corrado Tagliabue (Termine del mandato: 13.6.03) Ordine di Cremona, tel. 0372 535411 www.architetticr.it Presidenza e segreteria: segreteria@architetticr.it Presidente: Emiliano Campari; Vice Presidente: Carlo Varoli; Segretario: Massimo Masotti; Tesoriere: Federico Pesadori; Consiglieri: Edoardo Casadei, Luigi Fabbri, Federica Fappani (Termine del mandato: 1.8.03) Ordine di Lecco, tel. 0341 287130 www.lc.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilecco@archiworld.it Informazioni utenti: infolecco@archiworld. Presidente: Ferruccio Favaron; Vice Presidente: Elio Mauri; Segretario: Arnaldo Rosini; Tesoriere: Alfredo Combi; Consiglieri: Davide Bergna, Carmen Carabus, Massimo Dell’Oro, Gerolamo Ferrario, Massimo Mazzoleni (Termine del mandato: 15.2.03) Ordine di Lodi, tel. 0371 430643 www.lo.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilodi@archiworld.it Informazioni utenti: infolodi@archiworld.it Presidente: Vincenzo Puglielli; Segretario: Paolo Camera; Tesoriere: Cesare Senzalari; Consiglieri: Samuele Arrighi, Patrizia A. Legnani, Erminio A. Muzzi, Giuseppe Rossi (Termine del mandato: 10.7.03) Ordine di Mantova, tel. 0376 328087 www.mn.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettimantova@archiworld.it Informazioni utenti: infomantova@archiworld.it Presidente: Sergio Cavalieri; Segretario: Manuela Novellini; Tesoriere: Michele Annaloro; Consiglieri: Francesco Cappa, Cristiano Guernieri, Paolo Tacci, Manolo Terranova (Termine del mandato: 25.5.03) Ordine di Milano, tel. 02 625341 www.ordinearchitetti.mi.it Presidenza: consiglio@ordinearchitetti.mi.it Informazioni utenti: segreteria@ordinearchitetti.mi.it Presidente: Daniela Volpi; Vice Presidente: Ugo Rivolta; Segretario: Valeria Bottelli; Tesoriere: Annalisa Scandroglio; Consiglieri: Giulio Barazzetta, Maurizio Carones, Arturo Cecchini, Valeria Cosmelli, Adalberto Del Bo, Marco Engel, Marco Ferreri, Jacopo Gardella, Emilio Pizzi, Franco Raggi, Luca Ranza (Termine del mandato: 15.10.01) Ordine di Pavia, tel 0382 27287 www.pv.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettipavia@archiworld.it Informazioni utenti: infopavia@archiworld.it Presidente: Marco Bosi; Vice Presidente: Lorenzo Agnes; Segretario: Quintino G. Cerutti; Tesoriere: Aldo Lorini; Consiglieri: Anna Brizzi, Maura Lenti, Paolo Marchesi, Giorgio Tognon (Termine del mandato: 2.10.03) Ordine di Sondrio, tel. 0342 514864 www.so.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettisondrio@archiworld.it Informazioni utenti: infosondrio@archiworld.it Presidente: Simone Cola; Segretario: Fabio Della Torre; Tesoriere: Giuseppe Sgrò; Consiglieri: Giampiero Fascendini, Giuseppe Galimberti, Francesco Lazzari, Giovanni Vanoi (Termine del mandato: 19.2.03) Ordine di Varese, tel. 0332 812601 www.va.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettivarese@archiworld.it Informazioni utenti: infovarese@archiworld.it Presidente: Riccardo Papa; Segretario: Emanuele Brazzelli; Tesoriere: Gabriele Filippini; Vice Presidente: Enrico Bertè, Antonio Bistoletti, Minoli Pietro; Consiglieri: Claudio Baracca, Maria Chiara Bianchi, Claudio Castiglioni, Stefano Castiglioni, Orazio Cavallo, Giovanni B. Gallazzi, Laura Gianetti, Matteo Sacchetti, Giuseppe Speroni (Termine del mandato: 3.7.03)


Maurizio Carones

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Editoriale

La preoccupazione per la ricerca di un più equilibrato rapporto tra sviluppo e rispetto per l’ambiente è un tema che, almeno nelle culture più evolute, è progressivamente diventato appartenente alla coscienza collettiva. L’attenzione per la qualità dell’ambiente, per la salvaguardia del territorio, dell’aria, dell’acqua, le attività per la bonifica degli ambiti inquinati, sono aspetti del nostro vivere quotidiano che provocano anche considerevoli modificazioni alle nostre abitudini. Dopo decenni nei quali non ci si è troppo occupati delle conseguenze ambientali determinate dal rapido e forte sviluppo della società, oggi l’importanza della “ sostenibilità ambientale” appare essere di dominio pubblico. È però da riconoscere come tale sensibilità, all’inizio, sia stata di pochi, di poche culture che si opponevano generosamente e con scarsità di mezzi a un atteggiamento diffuso di noncuranza e di negazione dello stesso problema. Queste iniziali proposizioni del problema ambientale avevano anche generato opposizioni pregiudiziali e il formarsi di fazioni opposte che affermavano l’urgenza o meno di tali problemi. La gravità di alcune situazioni e la bontà di alcune argomentazioni hanno portato a considerare il problema ambientale non più come un tema particolare, interesse di pochi: la sensibilità verso la protezione e la salvaguardia dell’ambiente è questione acquisita da tutti e, anche se con modalità e priorità diverse, sembra che oggi nessuno ne disconosca l’importanza. In architettura, anche secondo la tradizione trattatistica, il rapporto con l’ambiente è una condizione fondativa del progetto. Nonostante ciò – anche se la questione è evidentemente più complessa – l’architettura ha sviluppato la sensibilità verso i temi della sostenibilità ambientale senza alcuna evidente anticipazione rispetto a quello che la società faceva in senso più in generale. Anche qui è però da sottolineare come molti architetti “ pionieri” si siano da tempo posti il problema, non solo pensando al progetto in termini di generico rapporto con l’ambiente – tema appunto in un certo senso intrinseco alla stessa architettura – quanto piuttosto studiando quelle modalità tipologiche, costruttive, impiantistiche e di uso di materiali che fossero particolarmente compatibili con l’ambiente. Per questi architetti l’obiettivo è quello di realizzare “ architetture sostenibili” attraverso un atteggiamento progettuale, talvolta radicale, caratterizzato dall’attenzione rivolta agli elementi naturali (clima, sole, territorio, ecc.) e al rapporto tra costruzione ed ecologia attraverso l’interazione tra più discipline. In questo numero di AL studiosi ed associazioni, che, fra gli altri, hanno contribuito ad indagare la questione e a diffondere una particolare sensibilità verso di essa, forniscono una serie di testimonianze che indicano come l’interesse per l’architettura sostenibile stia entrando nella consuetudine progettuale. Pur con i timori di alcuni sulla possibilità che questo tipo di attenzioni costituisca un forte condizionamento per le scelte formali del progetto, l’architettura sostenibile rappresenta non solo una alternativa più o meno condivisibile a determinati sistemi di costruzione utilizzati in modo ripetitivo ma anche, a partire da un diverso e più stretto rapporto con il territorio sul quale il progetto è pensato, una interlocuzione problematica con quella sorta di ineludibile internazionalizzazione che caratterizza la nostra vita ed il nostro lavoro.


Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti, tel. 02 29002174

w w w . consult a lom b a r d ia . a r chiw or ld . it Segreteria: consulta.al@flashnet.it Presidente: Stefano Castiglioni; Vice Presidente: Daniela Volpi; Vice Presidente: Giuseppe Rossi; Segretario: Carlo Varoli; Tesoriere: Umberto Baratto; Consiglieri: Achille Bonardi, Marco Bosi, Franco Butti, Sergio Cavalieri, Simone Cola, Ferruccio Favaron Ordine di Bergamo, tel. 035 219705 www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Presidente: Achille Bonardi; Vice Presidente: Paola Frigeni; Segretario: Italo Scaravaggi; Tesoriere: Fernando De Francesco; Consiglieri: Barbara Asperti, Giovanni N. Cividini, Antonio Cortinovis, Silvano Martinelli, Roberto Sacchi (Termine del mandato: 18.3.03) Ordine di Brescia, tel. 030 3751883 www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Presidente: Paolo Ventura; Vice Presidente: Roberto Nalli; Segretario: Gianfranco Camadini; Tesoriere: Luigi Scanzi; Consiglieri: Umberto Baratto, Gaetano Bertolazzi, Laura Dalé, Paola E. Faroni, Franco Maffeis, Daniela Marini, Mario Mento, Aurelio Micheli, Claudio Nodari, Patrizia Scamoni (Termine del mandato: 2.10.02) Ordine di Como, tel. 031 269800 www.co.archiworld.it Presidenza e segreteria: architetticomo@archiworld.it Informazioni utenti: infocomo@archiworld.it Presidente: Franco Butti; Vice Presidente e Tesoriere: Gianfranco Bellesini; Segretario: Franco Andreu; Consiglieri: Marco Brambilla, Giovanni Cavalleri, Gianfredo Mazzotta, Marco Ortalli, Michele Pierpaoli, Corrado Tagliabue (Termine del mandato: 13.6.03) Ordine di Cremona, tel. 0372 535411 www.architetticr.it Presidenza e segreteria: segreteria@architetticr.it Presidente: Emiliano Campari; Vice Presidente: Carlo Varoli; Segretario: Massimo Masotti; Tesoriere: Federico Pesadori; Consiglieri: Edoardo Casadei, Luigi Fabbri, Federica Fappani (Termine del mandato: 1.8.03) Ordine di Lecco, tel. 0341 287130 www.lc.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilecco@archiworld.it Informazioni utenti: infolecco@archiworld. Presidente: Ferruccio Favaron; Vice Presidente: Elio Mauri; Segretario: Arnaldo Rosini; Tesoriere: Alfredo Combi; Consiglieri: Davide Bergna, Carmen Carabus, Massimo Dell’Oro, Gerolamo Ferrario, Massimo Mazzoleni (Termine del mandato: 15.2.03) Ordine di Lodi, tel. 0371 430643 www.lo.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilodi@archiworld.it Informazioni utenti: infolodi@archiworld.it Presidente: Vincenzo Puglielli; Segretario: Paolo Camera; Tesoriere: Cesare Senzalari; Consiglieri: Samuele Arrighi, Patrizia A. Legnani, Erminio A. Muzzi, Giuseppe Rossi (Termine del mandato: 10.7.03) Ordine di Mantova, tel. 0376 328087 www.mn.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettimantova@archiworld.it Informazioni utenti: infomantova@archiworld.it Presidente: Sergio Cavalieri; Segretario: Manuela Novellini; Tesoriere: Michele Annaloro; Consiglieri: Francesco Cappa, Cristiano Guernieri, Paolo Tacci, Manolo Terranova (Termine del mandato: 25.5.03) Ordine di Milano, tel. 02 625341 www.ordinearchitetti.mi.it Presidenza: consiglio@ordinearchitetti.mi.it Informazioni utenti: segreteria@ordinearchitetti.mi.it Presidente: Daniela Volpi; Vice Presidente: Ugo Rivolta; Segretario: Valeria Bottelli; Tesoriere: Annalisa Scandroglio; Consiglieri: Giulio Barazzetta, Maurizio Carones, Arturo Cecchini, Valeria Cosmelli, Adalberto Del Bo, Marco Engel, Marco Ferreri, Jacopo Gardella, Emilio Pizzi, Franco Raggi, Luca Ranza (Termine del mandato: 15.10.01) Ordine di Pavia, tel 0382 27287 www.pv.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettipavia@archiworld.it Informazioni utenti: infopavia@archiworld.it Presidente: Marco Bosi; Vice Presidente: Lorenzo Agnes; Segretario: Quintino G. Cerutti; Tesoriere: Aldo Lorini; Consiglieri: Anna Brizzi, Maura Lenti, Paolo Marchesi, Giorgio Tognon (Termine del mandato: 2.10.03) Ordine di Sondrio, tel. 0342 514864 www.so.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettisondrio@archiworld.it Informazioni utenti: infosondrio@archiworld.it Presidente: Simone Cola; Segretario: Fabio Della Torre; Tesoriere: Giuseppe Sgrò; Consiglieri: Giampiero Fascendini, Giuseppe Galimberti, Francesco Lazzari, Giovanni Vanoi (Termine del mandato: 19.2.03) Ordine di Varese, tel. 0332 812601 www.va.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettivarese@archiworld.it Informazioni utenti: infovarese@archiworld.it Presidente: Riccardo Papa; Segretario: Emanuele Brazzelli; Tesoriere: Gabriele Filippini; Vice Presidente: Enrico Bertè, Antonio Bistoletti, Minoli Pietro; Consiglieri: Claudio Baracca, Maria Chiara Bianchi, Claudio Castiglioni, Stefano Castiglioni, Orazio Cavallo, Giovanni B. Gallazzi, Laura Gianetti, Matteo Sacchetti, Giuseppe Speroni (Termine del mandato: 3.7.03)


Maurizio Carones

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Editoriale

La preoccupazione per la ricerca di un più equilibrato rapporto tra sviluppo e rispetto per l’ambiente è un tema che, almeno nelle culture più evolute, è progressivamente diventato appartenente alla coscienza collettiva. L’attenzione per la qualità dell’ambiente, per la salvaguardia del territorio, dell’aria, dell’acqua, le attività per la bonifica degli ambiti inquinati, sono aspetti del nostro vivere quotidiano che provocano anche considerevoli modificazioni alle nostre abitudini. Dopo decenni nei quali non ci si è troppo occupati delle conseguenze ambientali determinate dal rapido e forte sviluppo della società, oggi l’importanza della “ sostenibilità ambientale” appare essere di dominio pubblico. È però da riconoscere come tale sensibilità, all’inizio, sia stata di pochi, di poche culture che si opponevano generosamente e con scarsità di mezzi a un atteggiamento diffuso di noncuranza e di negazione dello stesso problema. Queste iniziali proposizioni del problema ambientale avevano anche generato opposizioni pregiudiziali e il formarsi di fazioni opposte che affermavano l’urgenza o meno di tali problemi. La gravità di alcune situazioni e la bontà di alcune argomentazioni hanno portato a considerare il problema ambientale non più come un tema particolare, interesse di pochi: la sensibilità verso la protezione e la salvaguardia dell’ambiente è questione acquisita da tutti e, anche se con modalità e priorità diverse, sembra che oggi nessuno ne disconosca l’importanza. In architettura, anche secondo la tradizione trattatistica, il rapporto con l’ambiente è una condizione fondativa del progetto. Nonostante ciò – anche se la questione è evidentemente più complessa – l’architettura ha sviluppato la sensibilità verso i temi della sostenibilità ambientale senza alcuna evidente anticipazione rispetto a quello che la società faceva in senso più in generale. Anche qui è però da sottolineare come molti architetti “ pionieri” si siano da tempo posti il problema, non solo pensando al progetto in termini di generico rapporto con l’ambiente – tema appunto in un certo senso intrinseco alla stessa architettura – quanto piuttosto studiando quelle modalità tipologiche, costruttive, impiantistiche e di uso di materiali che fossero particolarmente compatibili con l’ambiente. Per questi architetti l’obiettivo è quello di realizzare “ architetture sostenibili” attraverso un atteggiamento progettuale, talvolta radicale, caratterizzato dall’attenzione rivolta agli elementi naturali (clima, sole, territorio, ecc.) e al rapporto tra costruzione ed ecologia attraverso l’interazione tra più discipline. In questo numero studiosi ed associazioni, che, fra gli altri, hanno contribuito ad indagare la questione e a diffondere una particolare sensibilità verso di essa, forniscono una serie di testimonianze che indicano come l’interesse per l’architettura sostenibile stia entrando nella consuetudine progettuale. Pur con i timori di alcuni sulla possibilità che questo tipo di attenzioni costituisca un forte condizionamento per le scelte formali del progetto, l’architettura sostenibile rappresenta non solo una alternativa più o meno condivisibile a determinati sistemi di costruzione utilizzati in modo ripetitivo ma piuttosto, a partire da un diverso e più stretto rapporto con il territorio sul quale il progetto è pensato, una interlocuzione problematica con quella sorta di ineludibile internazionalizzazione che caratterizza la nostra vita ed il nostro lavoro.


Architettura sostenibile

Forum

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Il Forum dedicato all’architettura sostenibile è un’occasione di riflessione e di confronto fra esperienze maturate da personaggi del mondo universitario, professionale e istituzionale che si occupano direttamente di questioni ambientali. Ringraziamo quindi per il loro contributo Elisa Benacoli Bazzero dell’Unità organizzativa politiche per la casa ed edilizia residenziale pubblica della Regione Lombardia; Emilio Pizzi, professore ordinario di Architettura tecnica del Politecnico di Milano; Gianni Scudo, professore ordinario di Tecnologia dell’architettura presso il Dipartimento Best del Politecnico di Milano e Alessandro Trivelli architetto, dottore di Ricerca in Ingegneria Ergotecnica Edile, che ha collaborato alla realizzazione di questo numero.

La costruzione della capanna primitiva secondo E. Viollet-le-Duc.

Edilizia sostenibile per la qualità degli alloggi di edilizia residenziale pubblica in Lombardia di Elisa Benacoli Bazzero In un momento di profondi cambiamenti, soprattutto nel modo di affrontare le riforme delle Politiche per la Casa, la promozione della qualità della casa secondo le declinazioni di qualità architettonica, qualità ambientale e tecnica, qualità del servizio, ha comportato per Regione Lombardia affrontare la materia con una visione sinottica, ovvero con la capacità di abbracciare insieme gli aspetti della qualità, dell’economia e dell’ambiente. L’obiettivo principale è promuovere un’attività edilizia mirata a uno sviluppo urbano sostenibile e a un miglioramento della qualità della vita, favorendo la realizzazione di alloggi sociali in attuazione di misure di intervento capaci di perseguire gli obiettivi di Sostenibilità nell’utilizzo del Territorio, di Sostenibilità Sociale e, non da ultimo, di Sostenibilità Ambientale. Il ruolo di Regione Lombardia oggi, secondo le funzioni assegnatele dalla Legge Regionale 1/2000 “ Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia in attuazione del D.Lgs 31.03.1998” (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dallo Stato alle Regioni), è tracciare il percorso verso un’attività edilizia di qualità e per questo consapevole dei riflessi sociali, economici e ambientali che ha su tutto il territorio lombardo. Per questi motivi nei più recenti provvedimenti regionali, così come sarà per i prossimi bandi in attuazione del Programma per l’Edilizia Residenziale Pubblica (PRERP), verrà valorizzata l’importanza delle sinergie derivanti dal coordinamento tra politiche per la casa e progetti infrastrutturali, progetti edilizi e sostenibilità ambientale al fine di ottenere funzionalità degli investimenti e, insieme, qualità degli esiti attesi. Secondo queste finalità e nella consapevolezza che non servono nuove leggi prescrittive e vincolistiche per il progettista, l’Unità Organizzativa Politiche per la Casa dell’Assesorato “ Opere Pubbliche,

Politiche per la Casa ed Edilizia Residenziale Pubblica” , guidato dall’Assessore Carlo Lio, ha dato il primo esempio concreto della volontà di Regione Lombardia di garantire attraverso la realizzazione di alloggi da destinare a locazione a canone concordato, la sperimentazione di una nuova edilizia sociale di qualità: le “ Linee Guida per la progettazione e requisiti prestazionali del manufatto edilizio” . Questo documento, impostato secondo i requisiti esigenziali/prestazionali del quadro esigenziale riassunto e descritto nella UNI 8289 che classificava le esigenze nelle classi di sicurezza, benessere, fruibilità, aspetto, gestione, integrabilità e salvaguardia dell’ambiente, può essere considerato il punto di partenza, la base di appoggio alla programmazione e realizzazione di abitazioni sociali di qualità, la cui progettazione sia architettonica che impiantistica deve tener conto del proprio contesto ambientale di riferimento. Le Linee guida hanno ordinato la principale normativa vigente, raggruppandola per ambiti; in questo modo si è dato valore e risalto alla normativa regionale vigente, si sono focalizzate le esigenze di benessere abitativo dell’utenza, pur lasciando libertà nelle scelte progettuali e nelle soluzioni tecnologiche–impiantistiche da adottare, consapevoli che la buona architettura nasce dal territorio e non dalla norma vincolistica. Il documento regionale si articola inoltre su due livelli per ogni categoria di esigenza: • linee guida: indicazioni progettuali da rispettare per il raggiungimento di un particolare requisito di qualità dell’abitare; • prestazioni attese: risultati prestazionali di qualità del manufatto edilizio, misurabili anche strumentalmente. Genericamente le indicazioni delle Linee guida sono volte, oltre a favorire una efficace e buona progettazione, a garantire il benessere degli utenti e il risparmio di


K. F. Schinkel, Il castello di Tegel, 1821-23.

Forum

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C. N. Ledoux, L’abri du pauvre.

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energia e, quindi, di costi degli immobili: hanno come obiettivo la Sostenibilità Edilizia. Le novità più significative introdotte, possono essere così sintetizzate: • benessere termo-igrometrico: valutazione di opportune strategie per controllare efficacemente la temperatura nell’aria in considerazione dei fattori termici stagionali; • benessere respiratorio olfattivo e qualità dell’aria: per garantire efficacia nel ricambio d’aria indoor, le Linee guida stabiliscono che la ventilazione naturale interna dell’alloggio sia garantita da soluzioni distributive interne dell’alloggio, e dall’obbligatorietà di installazione di impianti e/o dispostivi ventilanti per il controllo automatico del ricambio d’aria; • benessere visivo: deve essere ottimizzato lo sfruttamento della luce naturale ai fini del risparmio energetico e del comfort visivo; • benessere acustico: la progettazione deve riferirsi all’edificio come a un sistema unitario per il quale pianificare le varie fasi di intervento in un’ottica globale, ricercando le

migliori prestazioni dell’insiemefinestra; • risparmio energetico: obbligatorietà di riscaldamento centralizzato, preferibilmente con adozione di contabilizzazione del calore, oltre che ad una riduzione del 10% del valore del coefficiente di dispersione termica massimo ammesso dalla Legge 10/91; • manutenzione: oltre al Piano della Manutenzione, obbligatorio con il DPR 554/99, si chiede di legare la manutenzione dell’edificio al processo edilizio, tenendo conto delle scelte dei materiali delle tecniche e soluzioni costruttive orientate all’esecuzione di manutenzioni agevoli, economiche e controllabili nel tempo. L’assessorato alle Opere Pubbliche, Politiche per la Casa ed Edilizia Residenziale Pubblica, ha contribuito a promuovere una nuova edilizia residenziale pubblica sostenibile sotto i profili economici, sociali e ambientali, oltre che capaci di porsi come riferimento per quanti operano sul territorio lombardo, anche attraverso la promozione di seminari sul tema della Sostenibilità Edilizia e sulla Certificazione

Energetica negli edifici e pure collaborando con il Gruppo di Lavoro interregionale ITACA per la bioedilizia che raggruppa in sé tutte le Regioni italiane e svolge attività di ricerca in modo coordinato e uniforme nella definizione dei criteri di ecocompatibilità, provvedendo altresì a scambi di esperienze. In particolare, il Gruppo di Lavoro Interregionale ha definito un protocollo per la bio-edilizia, corredato da requisiti prestazionali che prendono spunto dal sistema di certificazione energetico ambientale di edifici detto Green Building Challenge o GBS, un sistema capace di adattarsi alle realtà climatiche e sociali del suo contesto; inoltre, direttamente proposti da Regione Lombardia, sono stati definiti i “ Dieci princìpi per l’edilizia sostenibile” : • ricercare uno sviluppo armonioso e sostenibile del territorio, dell’ambiente urbano e dell’intervento edilizio; • tutelare l’identità storica delle città e favorire il mantenimento dei caratteri storici e tipologici legati alla tradizione degli edifici;

• contribuire con azioni e misure al risparmio energetico e all’utilizzo di fonti rinnovabili; • costruire in modo sicuro e salubre; • ricercare e applicare tecnologie edilizie sostenibili sotto i profili ambientali, economici e sociali; • utilizzare materiali di qualità certificata ed ecocompatibili; • progettare soluzioni differenziate per rispondere alle diverse richieste di qualità dell’abitare; • garantire la Safety e la Security dell’edificio; • applicare la domotica per lo sviluppo di una nuova qualità dell’abitare; • promuovere la formazione professionale, la progettazione partecipata e scelte consapevoli nell’attività edilizia. Per approfondimenti, si invita a consultare il sito regionale www.politicheperlacasa.regione.lombardia.it dove è possibile scaricare il testo completo delle “ Linee Guida” (all’interno della sezione tematica POR 20.000 abitazioni in affitto), mentre per il Protocollo ITACA per la bio-edilizia la consultazione è sul sito www.itaca.org


C. N. Ledoux, Maison des Directeurs de la LoĂźe.

Forum

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La sostenibilità come recupero di antiche regole costruttive di Emilio Pizzi Per chi oggi percorre i tracciati delle autostrade che attraversano il territorio lombardo la percezione del paesaggio è cosa di poco conto, persa ormai tra le immagini pubblicitarie degli insediamenti industriali che si affastellano attorno ad esse ed i ritagli di un tessuto agricolo sempre più frammentato e spesso in abbandono. Solo chi ha la fortuna di viaggiare per le vecchie arterie statali e provinciali ha modo di cogliere accanto al progressivo addensamento di nuove costruzioni la presenza originaria di edificazioni che paiono seguire diverse regole costruttive. Si tratta di insediamenti rurali sparsi, cascine, ma anche ville ed edifici signorili: li accomuna il rispetto di regole antiche, di una attenzione all’orientamento e al clima e soprattutto nell’uso attento delle risorse edilizie disponibili che costituiscono anche il carattere ricorrente di queste

architetture. Parlare di sostenibilità oggi significa interrogarsi ancora una volta sulla effettiva capacità dell’architettura di essere interprete delle aspettative dell’uomo contemporaneo, in una realtà caratterizzata da profonde trasformazioni del suo habitat e dalla dimensione planetaria che vanno assumendo le problematiche per una sua sopravvivenza negli anni a venire. Significa domandarsi come mai siano state ormai abbandonate regole antiche di adesione al luogo, regole che lo stesso Movimento Moderno in architettura, con il suo profondo rivolgimento formale, aveva mantenuto e fatto proprie come un lascito prezioso dell’architettura del passato. Un elemento di continuità che aveva accompagnato la nascita di nuovi princìpi spaziali attraverso un uso consapevole e attento della luce naturale e dei fattori di soleggiamento.

Di fronte ad un’architettura che sembra avere rinunciato a riconoscere nell’uomo il suo centro di attenzione e che persegue solo risposte a domande quantitative, appaiono sempre più giustificati i richiami ad una diversa consapevolezza dei problemi che sono alla base del gesto progettuale. Dietro i proclami sempre più frequenti per un’architettura sostenibile, dietro al sempre più frequente ricorso ai termini di bio-architettura o di architettura ecoconsapevole, è presente, al di là di ogni formalismo alla moda, il disagio per un’architettura contemporanea ormai insensibile a quei fattori che dovrebbero sempre più viceversa caratterizzarla. Colpisce il fatto che si debba, prima di costruire un’opera, verificare il suo “ impatto” , quando la compatibilità e l’adattamento ad un contesto dovrebbero essere le premesse stesse del progetto. Anche l’aspetto della sostenibilità è peraltro implicito nella condizione del fare architettura: ogni edificio del passato ha dovuto fare i conti con risorse materiali ed umane disponibili.

La grande disponibilità di risorse tecnologiche oggi non può far ignorare come sia indispensabile conoscere a fondo i materiali che si impiegano, comprendendone i limiti, le compatibilità e soprattutto la natura. Paradossalmente nella società dell’informazione globale questa conoscenza sembra essere negata e chi vuole intraprendere attraverso mille difficoltà la strada di maggiori consapevolezze è costretto ad arrendersi di fronte ad una realtà di improvvisazione e sperimentalità che informa ogni nuova soluzione costruttiva. Sostenibilità significa quindi in primo luogo ricostruire un sistema di relazioni fra i diversi soggetti del processo edilizio in modo da rit rovare un’ int esa comune su obiettivi primari che sappiano essere espressione dei valori di sempre dell’architettura. Progettisti, costruttori, enti locali ma anche produttori di materiali e componenti, università ed enti di ricerca devono condividere l’aspirazione comune a un diverso principio di permanenza dell’architettura, sì fondato su un più efficace controllo della durabilità, dei manu-


Forum

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K. F. Schinkel, Tentativo di esprimere la piacevole malinconia che riempie il cuore al suono del servizio divino che si ascolta dalla chiesa, 1810.


che come nuove componenti in grado di modificare profondamente anche la nostra percezione degli spazi e le nostre sensazioni, in opposizione all’attitudine a un ricorso sempre più massiccio a sussidi impiantistici artificiali, quali garanzia di comfort ma anche per lo più utilizzati come correttivi ad errori di concezione generale dell’edificio. Sostenibilità è anche ripercorrere la realtà di un cantiere ancora oggi profondamente arretrato verso un differente modello di utilizzo dei materiali, rivolto allo loro valorizzazione anche attraverso la riscoperta di capacità artigianali, più preparato a rivolgimenti complessi, quale quello che caratterizzerà i prossimi anni per l’esigenza di incrementare sensibilmente gli spessori di isolamento termico, più attento nel ridurre sprechi e soprattutto sempre più organizzato nell’utilizzare materiali di recupero. La sostenibilità dunque appartiene alla componente etica dell’architettura, ne è l’essenza stessa, è un richiamo severo a valori troppo a lungo dimenticati, ma soprattutto è una speranza e una scommessa per la cultura architettonica del nostro tempo cui non possiamo in alcun modo sottrarci.

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fatti, ma anche su di una loro adattabilità al continuo mutare di esigenze e funzioni. Prima ancora che sugli aspetti di controllo dei consumi energetici è bene infatti interrogarsi sulla capacità dei manufatti di soddisfare efficacemente esigenze anche di fronte al loro mutare nel tempo. Non ha senso investire risorse su edifici che, per quanto attentamente progettati, dopo pochi anni non sono più in grado di soddisfare l’affacciarsi di nuove istanze di utilizzo. La flessibilità sembra essere diventata la prima delle categorie di sostenibilità di un edificio cui bisogna essere attrezzati a rispondere e accanto ad essa l’introduzione di princìpi di nuova spazialità che fanno sì che ogni nuova costruzione abbia anche la capacità di rimodellarsi nel tempo attraverso l’impiego di tecnologie costruttive altrettanto facilmente modificabili e sostituibili. Appartengono a questo necessario rinnovamento dell’approccio progettuale anche l’attenzione per l’ottimizzazione degli apporti di luce naturale e del raffrescamento naturale, non solo come elementi di adesione al clima dei contesti in cui dovrà collocarsi l’opera, ma an-

Architettare la sostenibilità di Gianni Scudo Il titolo di questo breve intervento non è un gioco di parole. La sostenibilità, nelle sue diverse connotazioni, non è un insieme di tecniche che si utilizzano nel progetto di architettura, ma un approccio strategico di carattere culturale che propone di ripensare le pratiche dell’architettura nei contesti specifici in termini transcalari e transgenerazionali. Lo scarso interesse operativo degli architetti alle problematiche ambientali (spesso considerate come mode passeggere e quindi del tutto estranee al corpusdell’architettura) è legato alla difficoltà di correlare le scelte funzionali, morfologiche e tecnologiche alla disponibilità di risorse ambientali locali da un lato e, dall’altro, all’impatto ambientale in tempi anche molto lunghi (l’architettura è un prodotto molto durevole) ed in aree anche molto grandi.

In generale si tratta della difficoltà di correlare la propria pratica al grande cambiamento di strategie ambientali in corso negli ultimi 20 anni. È anche vero che tale disinteresse degli architetti è ulteriormente incentivato dalla deregulation cronica di governo del territorio, che finisce per privilegiare modelli insediativi dispersi e, quindi, poco sostenibili. È importante richiamare quindi la connessione strutturale tra architettura e sostenibilità all’interno delle politiche ambientali degli ultimi 15 anni. Il trattato di Maastricht segna un punto di non ritorno della politica ambientale dell’ UE, perché introduce standard ambientali rigorosi, confermando la strategia di sostenibilità con quattro obiettivi strategici: ambiente, salute, uso razionale delle risorse ed impatto su scala globale.

La colonna-albero secondo Philibert de l’Orme.


Capanne primitive, da Vitruvio (edizione di Cesare Cesariano).

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Con il trattato si passa dal paradigma di sviluppo economicista a quello della sostenibilità ambientale sociale e produttiva con forti innovazioni normative, tra le quali richiamiamo il principio di precauzione e quello di risarcimento del danno ambientale. Lo sviluppo sostenibile è stato poi tradotto in un insieme di indirizzi strategici, “ buone pratiche” e norme (nei settori degli insediamenti, dei materiali, dell’energia, degli appalti, ecc.) che hanno delle dirette implicazioni sulla responsabilità del progettista per quanto riguarda la risposta in termini di progetto e costruzione a tre classi di esigenze di base dell’utenza: l’uso razionale delle risorse ed il benessere, l’igiene e la salute dell’utenza e la salvaguardia dell’ambiente. Anche in Italia si sono sviluppate una serie di attività nornative (Regione Emilio Romagna, Regione Friuli Venezia Giulia, ITACA, Testo unico per gli appalti pubblici) che permetteranno di mettere a regime un insieme interes-

sante, anche se limitato, di attività sperimentali svolte negli ultimi anni. Alle esigenze specifiche di sostenibilità è possibile rispondere con un mix di requisiti che, pur facendo riferimento alle norme, siano in grado di rispondere a criteri di sostenibilità con un percorso di progetto alternativo a quello convenzionale. Per rispondere ad esempio all’esigenza di benessere termoigromertico estivo, con il minimo utilizzo di tecniche da fonti energetiche non rinnovabili (sistemi di ventilazione naturale, scambi con il terreno, ecc.) debbo rimodulare i requisiti di forma e orientamento delle aperture con la logica dei sistemi passivi o ibridi e valutarli in tutte le fasi del percorso progettuale, perché, ad esempio, le scelte iniziali morfologiche spesso determinano in modo irreversibile il comportamento ambientale complessivo dell’organismo architettonico nel tempo. È quindi necessario che i requisiti siano individuati da indicatori de-

finiti in modo preciso (quantitativo o qualitativo) per consentirne la confrontabilità in fase di progettazione e di controllo. Un aspetto importante della sostenibilità è la grande differenziazione dei luoghi, che è in stretto rapporto con l’uso delle risorse ambientali, culturali e produttive locali e quindi con la strategia ambientale della comunità e/o dell’ ente territoriale. Di qui l’importanza dell’analisi del sito anche dal punto di vista delle risorse climatiche per determinarne la reale disponibilità al variare dei cicli giornalieri e stagionali. L’approccio allo sviluppo sostenibile introduce quindi nel progetto di architettura i caratteri ambientali intesi come risposta prestazionale al complesso delle esigenze ambientali sopra accennate (uso razionale delle risorse, benessere e salute dell’utenza e salvaguardia dell’ambiente) in termini di integrazione con le prestazioni funzionali, morfologico-simboliche e tecnologico-strutturali.

La formazione convenzionale dell’architetto è tuttora orientata al controllo dei caratteri “ vitruviani” e considera i caratteri ambientali come uno specialismo da utilizzare come controllo “ ex post” del progetto o come occasione di “ esibizione” . La sostenibilità è un approccio culturale perché deve garantire l’integrazione dei caratteri ambientali nella cultura materiale dei paesaggi storici e contemporanei del costruire. È quindi necessario formare operatori in grado di “ architettare” la sostenibilità. In questo campo le Facoltà di Architettura si stanno muovendo da poco (ad esempio con il Corso di Architettura Ambientale, I° Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano) e gli Ordini professionali potrebbero cogliere l’opportunità dei tirocini e dello sviluppo organico della formazione permanente per attivare, in sinergia con le Università, processi di formazione “ sostenibile” .


a cura di Alessandro Trivelli Le Associazioni che si occupano di ambiente e sostenibilità delle azioni dell’uomo sono numerose e presenti su tutto il territorio nazionale (comunque molte meno che in Europa o negli Stati Uniti). Quelle che sono specificatamente rivolte all’attività di elaborazione del territorio e alla qualità dell’ambiente costruito sono sicuramente un numero rilevante rispetto a quanto importante venga evidenziato il tema nelle azioni concrete di coloro che operano nel campo dell’edilizia. Questa distanza fra lo sforzo “ culturale” e le scelte attuate pone il problema dell’efficacia delle azioni delle Associazioni che si occupano di diffusione dell’approccio ecosostenibile all’ambiente e principalmente della penetrazione di queste nel tessuto più minuto della condivisione della società civile. Ciò nonostante, il tema del miglioramento delle condizioni abitative e ambientali e il rispetto delle esigenze dell’uomo è indiscutibilmente condiviso da molti: ambiente, qualità e sicurezza sono tre parole che nessuno può ignorare e che nessuno dimentica nei propri programmi che siano politici, strutturali o di intervento. Anche grazie all’attività delle associazioni che si occupano di questi temi molti programmi sono diventati azioni e il coordinamento fra il mondo amministrativo, scientifico, professionale e operativo è passato anche attraverso il processo associatorio. Se la vicinanza culturale porta i cittadini e/o i professionisti a unirsi in gruppi privati per partecipare ad un processo di miglioramento delle condizioni generali di vita, ciò è dovuto anche alla presenza di un vuoto istituzionale (universitario, amministrativo, ecc.), inteso come l’assenza di un punto di riferimento certo e riconosciuto con capacità di intervento e di interlocuzione, inoltre l’azione “ istituzionale” è quasi sempre stata intesa come troppo debole per la risoluzione dei problemi. La particolarità di queste associazioni è che a differenza della maggior parte delle altre associazioni (ad esempio: dei consumatori, di gruppi ristretti di persone, ecc.) non porta e non diffonde le istanze di una parte della società, ma, nella genericità dei casi, della quasi totalità dei cittadini e anche di coloro che ritengono di non averne bisogno. Questo perché la qualità dell’ambiente e la qualità della vita è una necessità comune e solo casualmente, o solo per predisposizione, alcuni e direi in definitiva pochi, se ne occupano senza scopo di lucro. Nel campo dell’architettura questo ha anche significato aggettivare e articolare la definizione della stessa in modo da differenziare un approccio, quello eco-consapevole da quello no, con suffissi, acronimi e aggettivi (eco, bio, sostenibile, green, low energy, naturale, bioclimatica, organica, ecc.) che possono far pensare ad uno stile, un modo di fare architettura definito anche formalmente; ma così non è. Vero è che alcuni interventi sono volutamente “ manife-

sti” nel proporre un determinato approccio ma è spesso dovuto alla volontà di renderli visibili, di dare forza ad un messaggio in modo da identificare immediatamente e da riconoscere questo da quest’altro: la differenza formale o l’articolazione formale è in questi casi una modalità di espressione del contenuto, del concetto, della filosofia progettuale e spesso anche della proposta di vita o di relazioni sociali (con l’esterno) e con l’ambiente e non di una modalità compositiva. I temi ambientali e della migliore qualità dello spazio costruito si fondono con approcci che vengono da lontano e spesso lo sono anche molto (feng shui, new age, antroposofica, ecc.), con qualche raro punto di incontro che però spesso possiamo trovare anche nella tradizione costruttoria locale se non si fosse abbandonata, dimenticata e stravolta dall’edificazione sorda e senza memoria. Ma non è naturalmente il recupero incondizionato delle tecniche e delle modalità costruttorie di un tempo, il ritorno a quell’architettura tradizionale che ci salva dall’incapacità di fare delle scelte migliorative, e si riconosce il fare architettura “ eco” ; forse potrebbe essere solo necessario l’acquisizione e il recupero di una certa saggezza e il rispetto del contesto fisico e culturale che potremmo operare in senso positivo, eco o non eco. Per quelle questioni complesse, “ moderne” , quelle che mettono in relazione grandi sistemi ed operano con grandi volumi e significativi impegni di risorse è necessario intervenire con la conoscenza specifica che è sempre più articolata e sottile, composta di elementi deboli e meno visibili ma importanti, tanto da cambiare il risultato finale. In questa complessità l’operato delle associazioni si fa più frammentario, anche per la mancanza di un’articolazione fondata sulla reale volontà collaborativa, più che sulla necessità di evidenziarsi, quasi con un atteggiamento concorrenziale. Nonostante negli ultimi anni le associazioni con maggiore diffusione che si occupano di bio-architettura, sostenibilità ambientale, ambiente, paesaggio, tutela della salute, siano caratterizzate da un approccio orientato ad uno o più temi con poche sovrapposizioni sostanziali fra loro, e di conseguenza con aspetti di concorrenzialità molto marginali, spesso e sfortunatamente sono rimasti gli steccati storici a imporre le distanze. Concorrenza culturale, non di certo economica, per il prestigio e la maggiore riconoscibilità e l’accessibilità a quei pochi e rari (un tempo ancora di più) spazi e alle pochissime risorse. Sono convinto che questo atteggiamento indebolisca la forza del messaggio che veicolano e soprattutto le potenzialità operative delle stesse; su questo punto invito coloro che partecipano alla vita associatoria ad una riflessione. Oggi molti professionisti, e non, si avvicinano alle associazioni e si iscrivono per desiderio di conoscenza e di partecipazione, spesso solo

“ passiva” , per essere aggiornati sulle attività o per sentirsi “ dentro” all’argomento del momento, qualsiasi di questi motivi credo sia sufficientemente valido, in quanto l’azione positiva di ognuno di noi contribuirà al miglioramento dell’ambiente, fosse anche un pensiero. Gli obiettivi Negli ultimi 10-15 anni l’atteggiamento nei confronti dell’ambiente è molto cambiato: da proposizioni esclusivamente protezionistiche del bene comune si è arrivati a considerare il bene comune direttamente collegato alla qualità della vita di ognuno di noi, e quindi a considerare le azioni negative nei confronti dell’ambiente anche peggiorative delle condizione umane, facendo cambiare di scala (multipla) il concetto di ambiente. Macro, meso e micro ambiente e ancora ulteriormente suddiviso, materiale e immateriale è così diventato, in maniera diffusa, un concetto più articolato dell’ambiente, inteso come quello costituito dall’aria che respiriamo e dal paesaggio naturale. Certamente la tutela ambientale non è politicamente schierabile (e come potrebbe esserlo?), anche se una differenza fra concezioni politiche ambientalistiche è possibile tracciarla: una parte è più orientata all’interesse collettivo e alla protezione del bene comune e di conseguenza alla tutela del singolo, l’altra parte (in periodo di bipolarismo) è più orientata alla tutela dell’individuo e di riflesso alla tutela dell’interesse collettivo. Questa differenza di percorso non è evidenziabile in alcuna associazione, le differenze sono quasi esclusivamente interpretative e scientifiche. Il legame delle associazioni con il mondo professionale si è rafforzato negli anni, riuscendo spesso a dare il supporto e gli strumenti necessari per sviluppare all’interno della professionalità un’articolazione che si fonda su aspetti tecnici, ma anche culturali, mantenendo vivo il ruolo e l’identità della professione intesa sia come capacità personale nello svolgimento di una antica attività di servizio che come parte di una società civile che alimenta e sostiene il dibattito sulle modalità di intervento sul territorio. Un ruolo culturale che sicuramente eleva il nostro ruolo di professionisti da esecutori impoveriti di “ incarichi” , sempre più poveri, a parte attiva di un dibattito, nel momento in cui si è cercato di “ far tacere” la voce di chi si occupa di architettura o di edilizia e territorio. Le relazioni e le attività orizzontali (fra colleghi) e verticali (cittadini e amministratori pubblici) hanno stimolato la crescita e aumentato la credibilità di molte associazioni che oggi possono partecipare a progetti importanti a livello europeo e ad anticipare le azioni istituzionali anche nella predisposizione di strumenti operativi di progetto e controllo dell’attività professionale. Di certo, oggi pochi sono interessati alla quantità di energia grigia contenuta in un laterizio, ma molti hanno compreso la grande crisi di un modo di elaborare le risorse distante dalle esigenze dell’ambiente in cui viviamo e dalle esigenze di tutti noi, fuori e dentro i luoghi dell’abitare. Dato che è importante intervenire sul

miglioramento del sistema e non solo sulle patologie dello stesso, oggi abbiamo la possibilità di volere, scegliere, decidere “ il luogo” che desideriamo, l’ambiente e lo spazio più adeguato per l’uomo di oggi e di domani al fine di garantirgli le medesime possibilità che ha avuto la generazione che ci ha preceduto. L’accessibilità delle informazioni, delle tecnologie e la conoscenza degli errori o delle compromissioni del passato ci possono dare grandi possibilità di introdurre qualità nella nostra professione, che non è più “ solitaria” e gerarchica, ma orientata alla massima interdisciplinarietà. L’ambiente e l’architettura sono patrimonio culturale dei popoli, la loro salute un diritto, il futuro del pianeta un dovere. Partecipare alla vita associatoria significa impegnarsi, ma anche condividere una passione. Per coloro che sentono ancora la passione per “ il mettere in forma lo spazio” , occuparsi di sostenibilità ambientale dell’architettura è anche andare incontro alle esigenze di un committente, oltre che dei suoi abitanti, eterno e silente, ovvero il nostro pianeta e la sua storia. Qui di seguito pubblichiamo alcune schede relative alle più importanti associazioni del settore. I.N.B.AR Lombardia Istituto Nazionale di Bioarchitettura Direttore Nazionale: Francesco Marinelli Presidente: Ugo Sasso www.bioarchitettura.it Sezione di Milano Presidente: Emilio Pizzi Vice-Presidente: Alessandro Trivelli Segretario: Andrea Cassone Indirizzo: corso Magenta 5 20123 Milano tel. 0236514428 fax 0236514428 Sezione di Lecco corso Matteotti 3/c 23900 Lecco Campo di applicazione: L’Istituto Nazionale di Bioarchitettura accoglie e organizza professionisti iscritti ai rispettivi albi professionali che operano nell’ambito dello sviluppo sostenibile. Al centro della propria azione sta la cultura del progetto bio-ecocompatibile, la diffusione e il sostegno delle politiche e delle azioni per il miglioramento delle condizioni abitative e del territorio. Attività organizzate: L’istituto ha una propria rivista: “ Bioarchitettura” (4 numeri all’anno), diretta da Wittfrida Mitterer. La rivista propone temi di cultura e temi tecnici sviluppati attorno all’argomento della sostenibilità ambientale e sul legame fra cultura locale e cultura del progetto per la sostenibilità ambientale. Ogni sezione organizza corsi di aggiornamento e diffusione dell’approccio biocompatibile al costruito, oltre al workshop di progettazione che si tiene annualmente a Bologna in coordinamento con l’Università degli Studi. Attualmente è in

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Associarsi con l’ambiente


corso la predisposizione un sistema di certificazione “ energetico ambientale” che troverà le prime applicazioni nelle residenze progettate dalla Rete di Cooperative “ La casa ecologica” . L’I.N.B.AR. svolge le sue attività in tutto il territorio nazionale organizzando e partecipando a seminari e convegni, il più importante fra questi è l’annuale appuntamento a Bologna in occasione del Saie con l’Europa Symposium.

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Note varie: L’Istituto Nazionale di Bioarchitettura è organizzato in sezioni provinciali che fanno riferimento ad un coordinamento nazionale; ogni sezione ha propria autonomia decisionale e un proprio consiglio direttivo eletto a votazione fra gli iscritti alla sezione. Tale particolarità ha portato attualmente il numero delle sezioni a 24 in tutta Italia e il numero degli iscritti all’Istituto a più di 1200. La Sezione di Milano dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura (I.N.B.AR.) è composta da circa venti soci, prevalentemente architetti. Si è costituita alla fine del 1998, ha promosso e organizzato alcuni incontri seminariali sull’architettura sostenibile e corsi di bioarchitettura. A.N.A.B. - Associazione Nazionale Achitettura Bieocologica Presidente: Siegfried Camana Segretario nazionale: Giancarlo Allen Indirizzo: via Giovanni Morelli 1 20129 Milano tel. 0276390153 fax 0276399798 www.anab.it Campo di applicazione: Tutte le tematiche legate alla sostenibilità del costruire: dall’approccio progettuale alle tecnologie, ai materiali e alle politiche. Attività organizzate: • Formazione: l’attività didattica prevede tre livelli di corsi di formazione: introduttivo, corso base ANAB-IBNSIB - in collaborazione con IBN (Germania) e SIB (Svizzera) - e seminari teorico-pratici di approfondimento. • Certificazione: dal 1998 gestisce l’unico programma di certificazione dei materiali per la bioedilizia presente in Italia, rilasciando il marchio di qualità bioecologica ANAB-IBO-IBN, in collaborazione con gli ecoistituti IBO (Austria) e IBN (Germania). Aderisce al nuovo marchio europeo Natureplus. • Convegni: organizza convegni nazionali e internazionali, mostre e seminari. • Pubblicazioni: cura la redazione della rivista trimestrale “ L’Architettura naturale” ; il notiziario periodico “ Notizie ANAB” ; il notiziario quindicinale “ ANAB e-news” inviato via mail. • Consulenza: fornisce conulenza a privati ed Enti Pubblici, in particolare nella formulazione di linee guida, regolamenti edilizi, bandi di concorso, attivazione di progetti dimostrativi. • Viaggi: organizza viaggi studio nelle regioni europee più significative per la culura del progetto sostenibile. Note varie: Fondata nel 1989, svolge la propria attività attraverso delegazioni distribuite in tutto il territorio na-

zionale. A Milano si trova la sede nazionale cui fanno capo le attività direttive, di certificazione dei materiali e comunicazione. Associazione Italiana per l’ingegneria naturalistica sezione Lombardia Presidente: Luca Ottenziali Indirizzo: via Senato 45 20121 Milano tel. 02795591 fax 02799386 e-mail: aipin.lombardia@libero.it Campo di applicazione: recupero ambientale mediante tecniche di ingegneria naturalistica. Attività organizzate: Si organizzano cantieri didattici e visite tecniche a cantieri con applicazione di tecniche di Ingegneria naturalistica. AIPIN sezione Lombardia ha partecipato a numerosi convegni organizzati in collaborazione anche con enti quali la Regione Lombardia con poster e comunicazioni. Tra i principali: • Cantiere didattico di sistemazione spondale del fiume Lutzel (Svizzera) febbraio 1994. • Corso teorico-pratico di sistemazioni di versante - Val Gerola (So) - ottobre 1994. • Corso teorico-pratico di sistemazioni di versante - Tavernola bergamasca (Bg) - novembre 1995. • Corso di progettazione con cantiere didattico - Minoprio (Co) - 199697/1998. • Corso teorico pratico presso le paludi di Ostiglia (Mn) - 1998. • Cantiere didattico presso l’Oasi di Cesano Maderno (Mi) - 1999. • Visita tecnica ad opere su fiume Emilia Romagna - 2000. • Visita tecnica a Vienna - 2002. • Convegno sull’impiego di materiale vegetale (organizzato dalla Regione Lombardia) - ottobre 2002. • Pubblicazione del testo: A.A.V.V., Quaderni di ingegneria naturalistica. Sistemazioni in ambito fluviale, Il Verde editoriale. Note varie: AIPIN dispone di una biblioteca e intende avviare programmi di monitoraggio delle opere di ingegneria naturalistica nella Regione Lombardia. Architectura & Natura Presidente: Serena Omodeo-Salè Indirizzo: via Stradella 13 20129 Milano tel. 0229523777 www.architetturaenatura.it e-mail: arch.nat@planet.it Campo di applicazione: Architectura & Natura si è costituita a Milano nel 1993 col proposito di “ dare vita a un organismo operativo per la divulgazione delle tematiche relative al profondo rapporto culturale tra architettura, design e ambiente, e alle implicazioni che ne possono derivare per una reale salvaguardia ambientale” . Architectura & Natura ha dunque lo scopo di promuovere iniziative interdisciplinari e relazioni atte a favorire

una tendenza progettuale sostenibile. Presupposto culturale dell’associazione è l’idea che l’architettura abbia per definizione e per responsabilità storica il compito di intervenire armonicamente sull’ambiente e di non innescare meccanismi che si ritorcano contro le esigenze dell’uomo e della vita. Per favorire l’adeguamento scientifico necessario a ristabilire tali competenze Architectura & Natura gestisce a Milano un Centro di Documentazione che raccoglie, seleziona e mette a disposizione dei propri soci la più aggiornata letteratura e notizie scientifiche, aziendali e giornalistiche. I materiali consultabili sono organizzati secondo un articolato tesauro in biblioteca, videoteca, rivisteria, archivio fotografico, archivio dei materiali, delle associazioni e degli istituti. Come attività collaterale al Centro di Documentazione l’Associazione è attiva con opere di divulgazione, comunicazione e consulenza, promozione di mostre, progettazione e coordinamento di corsi per altri enti. Inoltre organizza anche, in proprio, brevi corsi di formazione e aggiornamento su temi di progettazione bioecologica, bioedilizia, su tecniche applicative, e gestione ecologica della casa. Attività organizzate: Mostre internazionali, cicli di conferenze, convegni, corsi di aggiornamento, pubblicazioni su tutti i temi della progettazione sostenibile. Fra le pubblicazioni: AA.VV. (a cura di S. Omodeo-Salè), Architettura e Natura, cose e luoghi per abitare il Pianeta, Ed. Mazzotta, Milano 1994; AA.VV. (a cura di S. Omodeo-Salè), Architettura, Design e Natura: Progettare la Sostenibilità, Ed. Nuove Iniziative, Milano 1996; L. Omodeo-Salè, Natura e spirito delle piante più comuni, Ed. Macro, Cesena 1997; S. Omodeo-Salè, Il Nuovo Verdeaureo dell’Architettura. Manuale tecnico pratico illustrato del costruire sano e dei prodotti ecologicamente migliorativi per l’architettura, l’arredamento e la manutenzione della casa, Ed. Maggioli, Rimini 2001. Fra le mostre: “ Architectura e natura: cose e luoghi per abitare il pianeta” - Mole Antonelliana, Torino, aprile-luglio 1994. “ Fai la casa giusta” - Ecologica - Fortezza da Basso - Firenze, maggio 1995. “ Eco-Way” - Abitare il Tempo - Verona, settembre 1995 e settembre 1996. “ Natur Polis - la qualità e la percezione ecologica” - Quadriportico del SAIE2 - Bologna, marzo 1997. “ Natur Polis Megastore” - Quadriportico del SAIE2 - Bologna, marzo 1998. “ Natur Polis Expo” - SAIE2 - Bologna, marzo 1999 e marzo 2000. Genius Loci Presidente: Riccardo Chiozzi Indirizzo: largo Stazione Vecchia 12/a 37025 Parona Verona e-mail: segreteria@geniuslocionlus.it Campo di applicazione: Associazione O.n.l.u.s. di operatori per la bio edilizia.

Attività organizzate: conferenze, corsi, partecipazione a fiere del settore. Note varie: Genius Loci è un’associazione O.n.l.u.s. senza fini di lucro. Si è costituita alla fine del ’99 per iniziativa di alcuni operatori attivi da tempo nel settore dell’edilizia bio-eco compatibile che sentivano il bisogno di rompere gli argini di una nicchia di mercato entro la quale era ingiustamente relegata la bioedilizia con l’intento di mettere in relazione sinergica esperienze diverse che nascevano da ideali comuni. Gli associati a Genius Loci sono: agenti di commercio, artigiani, centri di vendita, ditte produttrici, imprese di costruzione, negozianti, progettisti. Per rispondere alla crescente richiesta di qualità abitativa nel rispetto dell’ambiente l’associazione si è posta i seguenti obiettivi: • favorire la relazione tra gli operatori associati e i loro clienti; • garantire il committente privato o l’ente pubblico sulla qualità dei prodotti e dei servizi, sulla professionalità dell’assistenza tecnica, sulla abilità dei costruttori e degli artigiani, sulla competenza dei fornitori e venditori in merito a prodotti e tecniche appropriate per la realizzazione di edifici bio-ecocompatibili; • favorire rapporti privilegiati tra il consumatore e i suoi interlocutori dando a questi ultimi l’indubbio vantaggio di una clientela fidelizzata e al consumatore la certezza di rivolgersi ad aziende che fanno della trasparenza e della scelta naturale una certezza aziendale; • favorire un sistema di controllo autocertificato perché crede nell’importanza della responsabilità etica degli operatori edili che si assumono l’impegno di fornire tutte le informazioni necessarie alla classificazione qualitativa del prodotto e alla valutazione delle tecnologie adottate in modo da permettere la scelta consapevole del consumatore. Genius Loci sta lavorando alla implementazione di una rete di comunicazione che permetta ai suoi associati di entrare in contatto con il maggior numero di persone, enti, società, imprese, produttori e associazioni, offrendo il contenuto informativo e formativo necessario per operare con competenza nel settore. Istituto Uomo e Ambiente. Scuola di Ecologia dell’Architettura della Societa Umanitaria di Milano Presidente: Maurizio Spada Indirizzo: via Daverio 7 20122 Milano tel. 025517380 fax 0254101075 www.uomoeambiente.org e-mail: istituto@uomoeambiente.org Campo di applicazione: L’Istituto Uomo e Ambiente è stato fondato nel 1984 come associazione culturale con lo scopo di costruire e diffondere un pensiero ecologico applicato alla città e all’architettura. Ha così costituito la prima realtà italiana a occuparsi del costruire sano e del legame salute e abitazione.


Attività organizzate: Convegni, mostre, seminari, corsi, pubblicazione di testi. Delle sue iniziative parla spesso la grande stampa sia generica che specialistica. Tra le principali: • Primo convegno nazionale di “ Ecologia nell’architettura” - 1988. • Convegno “ Ecologia delle aree urbane: la riqualificazione delle zone in disuso” - 1989. • Corsi di Ecologia dell’Architettura (La casa biologica), 1990-94. • Convegno “ La Casa Psicosomatica con la partecipazione di Bruno Munari -1990. • Convegno nazionale e ciclo di seminari su: “ Ecologia delle Aree Urbane: dalla cultura del rifiuto alla cultura del riciclo” - 1991. • Collaborazione con il Centro Interuniversitario Ticinese di Lugano per la realizzazione di un dottorato in Ecologia urbana coinvolgendo esperti italiani e stranieri. • Mostra didattica itinerante con il contributo della Provincia di Milano 1998. Arché. Architettura ed Ecologia Presidente: Marco Brambilla Indirizzo: Segreteria Operativa corso Unità d’Italia 4 22063 Cantù (Co) tel. 031711584 fax 0313516281 e-mail: ecoarche@libero.it Campo di applicazione: Archè è un’associazione culturale fondata a Milano nel 1994 che opera a livello nazionale

per approfondire i temi della bioarchitettura e favorire la diffusione di una cultura progettuale, del costruire e dell’abitare sano. L’Associazione opera per lo sviluppo di un ambiente che salvaguardi la salute psichica e fisica dell’uomo. L’associazione conserva, approfondisce e tramanda le conoscenze acquisite nel campo dell’architettura e dell’ambiente attraverso lo studio della disciplina e del patrimonio architettonico-ambientale nella sua interezza. La divulgazione dei risultati del lavoro di studio e di approfondimento sono affidati a cicli di corsi, laboratori, viaggi studio, conferenze, incontri e seminari. Arché diffonde un notiziario di informazione e si propone come rete di interconnessione tra diverse discipline volte alla diffusione dei princìpi di Ecologia e Sviluppo Sostenibile. All’interno dell’associazione si sono formati due gruppi territoriali – RomagnArché e il Gruppo Territoriale Ligure – che, accomunati dall’adesione agli stessi princìpi e valori culturali, sono attivi nelle aree territoriali di riferimento. Attività organizzate: L’associazione organizza e svolge: incontri e aggiornamenti di approfondimento tra i soci; iniziative e laboratori sui temi del costruire ecologico, sullo sviluppo sostenibile e sulla qualità urbana; viaggi studio in diverse località italiane ed europee; iniziative editoriali e divulgative; allestimento di mostre itineranti sui temi del costruire ecologico. Istituto di Ricerche Cosmòs Presidente: Gigi Capriolo Indirizzo: via Melzi D’Eril 10 20154 Milano tel./fax 02316136 www.istitutocosmos.it e-mail: istitutocosmos@istitutocosmos.it Campo di applicazione: L’Istituto di Ricerche Cosmòs è nato con lo scopo di promuovere la consapevolezza della collocazione dell’uomo tra la Terra e il Cielo. Ha lo scopo di condurre ricerche sulle energie della terra, sull’impiego delle sostanze naturali e sull’utilizzazione degli elementi di natura per conseguire i ritmi di armonia vitale. Opera nel campo di studio e di applicazione della bioarchitettura, ossia dell’architettura regolata secondo criteri e per finalità bioecologici, miranti a tutelare l’uomo e a preservare l’ambiente. All’interno dell’Istituto vi sono alcune commissioni che permettono di approfondire maggiormente ogni materia e, nel contempo, danno a tutti la facoltà di entrare attivamente nelle nostre ricerche. Attualmente le Commissioni sono: Architettura sacra (referente arch. Gigi Capriolo), Bioarchitettura (referente arch. Emanuela Daino), Feng Shui (referente arch. Mauro Bertamé), Energie della terra (referente arch. Danilo Bergaglio). Attività organizzate: seminari, corsi, cicli di conferenze, visite e viaggi-studio. Inoltre vi è un servizio “ Consulenza casa sana” .

Seminari: • il riequilibrio energetico con le acque vibrazionali; • l’antenna mano, il nostro perfetto mezzo di percezione (seminario condotto dall’arch. Gigi Capriolo); • space clearing, il riequilibrio energetico dell’ambiente: pulizia, equilibrazione, dedicazione (seminario condotto dall’arch. Gigi Capriolo); • la casa e la salute (seminario di bioarchitettura per un viver sano, condotto dall’arch. Gigi Capriolo o dall’arch. Emanuela Daino); • la geobiologia (seminario condotto dall’arch. Gigi Capriolo o dall’arch. Emanuela Daino); • i grandi vettori energetici della Terra (seminario teorico-pratico condotto da Danilo Bergaglio); • Feng Shui, di primo e secondo livello (Corsi condotti dall’arch. Mauro Bertamé). Legambiente Lombardia O.n.l.u.s. Presidente: Andrea Poggi Direttrice: Riccarda Tarozzi Indirizzo: via G. Vida 7 20127 Milano tel. 0245475777 fax 02 45475776 www.legambiente.org Campo di applicazione: Associazione ambientalista operante in tutti gli ambiti dello sviluppo sostenibile. Attività organizzate: Legambiente Lombardia muove principalmente su campagne nazionali coniugate alla specificità del territorio tramite i propri circoli. Si rimanda alla consultazione del sito www.legambiente.lombardia.org e www.baciatidalsole.it dove si trovano aggiornate le attività organizzate. Tra le principali: Treno verde; Sunday 2002 e 2003; Convegno sul verde pensile 2002; Pubblicazione del mensile La nuova Ecologia e bimensile Rifiuti oggi. Dal 2003 ha ripreso la pubblicazione del bimensile Quale Energia. Note varie: Legambiente è la più importante e diffusa associazione ambientalista italiana conosciuta e riconosciuta su tutto il territorio grazie anche a tre grandi campagne: Puliamo il Mondo, Goletta verde e Treno verde. L’azione associativa poi spazia a tutto tondo sui temi ambientali: dai rifiuti alla salvaguardia delle opere artistiche, dallo sviluppo sostenibile al sostegno dell’innovazione, dalla salvaguardia dei Parchi all’applicazione di fonti energetiche rinnovabili. Fondamentalmente legata all’ambientalismo scientifico (Laura Conti fu tra i fondatori) ha avuto la capacità di sviluppare, tramite i circoli, la propria azione aperta sia al grande pubblico con iniziative di vertenza, di educazione, di formazione e promozione, sia alle Amministrazioni pubbliche, alle Imprese ed agli specialisti con servizi o progetti mirati. A proposito si ricorda Ecosportello per i temi del rifiuto, della raccolta differenziata e del recupero. Sullo stesso esempio è stato aperto un analogo sportello per quanto riguarda l’energia e l’uso di fonti sostenibili (quindi anche bioedilizia e

bioarchitettura) che fa capo al circolo Baciati dal sole. In occasione della prossima COP9 Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, che si terrà a Milano dall’1 al 12 dicembre, infine, Legambiente svolgerà il ruolo di Associazione referente per tutte le organizzazioni ambientaliste locali che parteciperanno in qualità di osservatori ai lavori del Summit. Trattasi di un appuntamento internazionale di grande rilievo perché, in caso di ratifica del Protocollo di Kyoto da parte della Russia, potrebbe essere il primo incontro internazionale successivo alla sua entrata in vigore. Associazione Italiana Greenways Presidente: Alessandro Toccolini Indirizzo: c/o Istituto di Ingegneria Agraria Università degli Studi di Milano via Celoria 2 20133 Milano tel. 0250316860 www.greenways.it e-mail: greenways@unimi.it Campo di applicazione: dal 1998 l’Associazione Italiana Greenways opera per sviluppare il movimento delle greenways in Italia promuovendo lo studio, la pianificazione, la progettazione e la realizzazione di greenways tramite il recupero di infrastrutture lineari già esistenti (canali, ferrovie dismesse, strade rurali, ecc.), al fine di valorizzare le risorse storico-culturali e ambientali. Tale rete, oltre ad una valenza turistico-ricreativa, può contribuire allo sviluppo della mobilità lenta per lo spostamento della popolazione tra casa, scuola e lavoro, sia nelle aree urbane che nelle zone rurali. Attività organizzate: Convegni e seminari: • Seminario sulle Greenways con la partecipazione del Prof. J. Fabos, 1998, Università di Milano; • 2° Convegno Europeo sulle Greenways, in collaborazione con la Provincia di Milano, 1999; • Seminario sulle Greenways con la partecipazione del Prof. T. Turner, 2001, Università di Milano; • Convegno su “ Greenways Urbane” , in collaborazione con il Comune di Milano, 2003. Pubblicazioni: Guida di Buona Pratica per la creazione di Greenways. Gea istituto per l’analisi geobiofisica dell’ambiente Presidente: Pier Prospero Indirizzo: c/o Daniela Gabutti via F. Corridoni 56 46100 Mantova tel. 0376368412 fax 0376368894 www.istitutogea.it Campo di applicazione: analisi energetica del sito di progetto, strumentale e geobiofisica. Attività organizzate: Gea organizza con regolarità laboratori di autovalutazione percettiva e laboratori di geologia percettiva (durata un fine setti-

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Nasce dalle sue iniziative il movimento “ architettura ecologica” , definita anche bioarchitettura o bioedilizia o architettura biocompatibile o ecocompatibile. Nel 1996 l’Istituto Uomo e Ambiente si è trasferito alla Società Umanitaria di Milano siglando un accordo programmatico per alcuni seminari l’anno e diventando Scuola di Ecologia dell’Architettura della Società Umanitaria. L’Istituto Uomo e Ambiente oggi è riconosciuto anche a livello internazionale come Scuola di pensiero ecologico applicato all’architettura e all’urbanistica. È sostenuto da diverse ditte produttrici, da imprese e cooperative edilizie, ha il patrocinio del Comune di Milano e Regione Lombardia ed ha un largo seguito tra gli architetti di tutta Italia dei quali molti che si definiscono bio sono passati dai corsi o dai seminari dell’Istituto (ne ha formati direttamente o indirettamente circa un migliaio che provenivano anche da Bari, Napoli, Catania e Palermo, dalla Svizzera italiana e persino dall’Austria). Ha contatti internazionali con Francia, Svizzera, Germania, Spagna, USA, Cuba. In particolare, ultimamente, ha allacciato rapporti culturali con Cantercel Site Experimental d’Architecture (Fr). Ha pubblicato negli anni una rivista, “ In Ambiente” , diversi testi per varie case editrici tra cui Guerrini e Fabbri. Ha collaborato e collabora con diverse riviste. Nel 2002 ha fondato con la Società Umanitaria il Centro Studi Città Umanistica.


mana); organizza convegni e conferenze inserite nelle tematiche della bioarchitettura/architettura bioecologica; propone un corso professionale per esperti in analisi geobiofisica dei luoghi e cura un registro degli esperti in analisi geobiofisica dei luoghi con accesso a esame (il registro è visibile nel sito) per garantire ai progettisti un pool di esperti seri e professionalmente preparati che operino seguendo una severa deontologia professionale.

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Note varie: l’istituto Gea propone un approccio professionale e sulle basi delle più recenti conoscenze scientifiche dell’analisi energetica del sito di progetto; si avvale della collaborazione di docenti universitari, geologi e progettisti; ha una commissione scientifica di controllo; è in contatto con il gruppo di ricerca fondato dal dott. Hartmann (Forschungskreis für geobiologie) con il quale collabora a far uscire dall’ambito esoterico l’analisi percettiva delle zone di disturbo provocate in superficie da anomalie geologiche del substrato; offre un servizio di analisi energetica del sito di progetto e ha già collaborato con progettisti impegnati in P.E.E.P. (Correggio, Carpi, Reggio Emilia, Lainate); sta elaborando un sistema di analisi per definire la vocazione del territorio rispetto al suo scambio energetico; ha collaborato al manuale UNI per la bioarchitettura rivolto agli uffici tecnici pubblici (di prossima pubblicazione).

Corsi e master Laboratorio Progettuale in Bioarchitettura, a.a. 2002-03 Si tratta dell’unica esperienza formativa di progettazione in bioarchitettura oggi possibile in Italia. Il Laboratorio è organizzato dall’Istituto Nazionale Bioarchitettura in convenzione con il Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna. Per l’anno accademico 2002-03 è stato scelto Lucien Kroll, padre indiscusso dell’architettura partecipata, come guida dei quaranta professionisti, selezionati sulla base del curriculum, che si sono occupati di dare una corretta risposta ecologica a un complesso tema di architettura. Accanto a Lucien Kroll hanno lavorato Ugo Sasso e Carlo Monti oltre a un gruppo di docenti fra i più preparati del settore. Il Laboratorio si è tenuto a Roma presso il Parco di Porta San Sebastiana. L’elaborazione del progetto e la frequenza delle 12 giornate di seminari e verifiche ha consentito ai partecipanti l’accesso all’Elenco nazionale Esperti in Bioarchitettura. Informazioni: www.bioarchitettura.org/laboratorio2003.htm M aster in: Architettura Bioecologica e Innovazione Tecnologica per l’Ambiente (ABITA) Il Master, organizzato dall’Università degli Studi di Firenze, nasce come risposta all’interesse espresso da aziende e pubbliche amministrazioni nei confronti di una gestione consapevole

delle risorse ambientali e una progettazione sostenibile del territorio antropizzato. Obiettivo del corso è offrire una formazione di alto livello e fornire nuovi input per stimolare i progettisti della “ Città del Domani” , studiando e definendo metodi e strumenti operativi per la progettazione dell’ambiente costruito in una prospettiva eco-sostenibile. Si tratta quindi di definire una base culturale capace di formulare e gestire criteri progettuali eco-compatibili attraverso l’individuazione di procedure e strumenti che permettano di determinare modalità di intervento e validità economica sia per la nuova edilizia che per quella ormai consolidata, in termini qualitativi, ambientali ed energetici, nel rispetto dell’ambiente. Nel quadro del processo di trasformazione cui saranno sottoposte le città nell’attuazione del protocollo di Kyoto, le competenze del Master fanno riferimento all’oggettiva urgenza di risolvere il problema energetico-ambientale nel settore civile, nella prospettiva di definire nuove professionalità con una formazione più specialistica e orientata degli attori del processo edilizio che integrino le conoscenze e le competenze di base della pianificazione e della progettazione acquisite nei corsi universitari. Il corso ABITA si avvale delle competenze dei docenti afferenti al Centro interuniversitario ABITA, della Facoltà di Ingegneria di Firenze e Pisa, della Facoltà di Chimica e di Economia di Siena, in collaborazione con i centri di ricerca di Roma e dell’ENEA di Bologna. Il Master, articolato in tre moduli avrà inizio – nell’a.a. 2003-04 – il 23 ottobre, avrà durata annuale e potrà essere frequentato da un numero massimo di 50 partecipanti. Informazioni: www.unifi.it/unifi/abita/index3.htm M aster in: Gestione dell’energia nei parchi, nelle aree protette, nelle isole minori e in zone rurali finalizzata alla sostenibilità ambientale La corretta gestione energetica all’interno dei parchi, delle isole minori, delle zone protette e di quelle rurali è un tema che entra a pieno titolo nelle recenti tendenze a rendere fruibili tali aree senza provocare turbamenti agli ecosistemi in esse presenti. Ciò significa antropizzare l’ambiente nel rispetto dell’ambiente. D’altra parte la conferenza sui cambiamenti climatici di Kyoto e la conseguente programmazione comunitaria e nazionale propugnano inderogabilmente una politica fortemente orientata alla diffusione delle energie nuove e rinnovabili e dell’uso razionale dell’energia, riconoscendo ad esse la capacità di interagire con l’ambiente in modo sostenibile, e assumendole come strumento essenziale per porre un freno ai danni ambientali dovuti al consumo di energia di origine fossile. Il Master della durata di un anno (complessivamente 1500 ore di studio) mira alla formazione di figure tecniche che, interpretando le molteplici caratteri-

stiche ambientali del territorio, promuovano processi per la riduzione dei consumi di energia prodotta da fonti cosiddette tradizionali favorendo quindi l’introduzione sempre più intensa dell’uso delle fonti di energia rinnovabile. L’idea è di diversificare le fonti produttive energetiche puntando su programmi finanziari e azioni pianificatorie in cui la logica dell’autosufficienza energetica per piccoli nuclei insediativi sia alla base di processi per la rinaturalizzazione dell’ambiente. Il Master, rivolto ai possessori di diploma di laurea e preferibilmente ai laureati in ingegneria, architettura, scienze e agraria, mira alla creazione di figure professionali di riferimento per le amministrazioni pubbliche, gli Enti Parco e gli Enti Locali, capaci di fornire consulenza ad alto livello per l’analisi del fabbisogno energetico e la progettazione di impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili. Il Master, diviso in quattro moduli, avrà come sede l’Università di Roma “ La Sapienza” per i primi tre moduli. Il quarto modulo consisterà in uno stage da svolgersi nel Parco Nazionale dell’Aspromonte. Informazioni: www.uniroma1.it/studenti/laureati/master/scheda.asp?codice=140 M aster in: Progettazione interattiva sostenibile e multimedialità Gli obiettivi principali del Master sono l’intensificazione e il coordinamento degli scambi di studenti post-lauream all’interno di una rete di università partner europee, la concentrazione dell’insegnamento su alcuni argomenti quali l’architettura sostenibile, la progettazione strategica per il recupero urbano, l’uso appropriato del ICT e del CAAD, l’educazione attraverso la ricerca. Per partecipare la Master è richiesta la laurea. Il numero di iscritti previsto è di 30 al massimo e l’impegno di 1500 ore. Informazioni: Università di Roma 3, Dipartimento di Progettazione e Scienze dell’Architettura, tel. 06 488871277. Master per Esperto di educazione ambientale Il Master è promosso dal Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna in collaborazione con docenti di diversi Dipartimenti delle Università della regione e con il Servizio Comunicazione, Educazione Ambientale, Agenda 21 Locale della Regione Emilia-Romagna. Il tutto nel quadro del programma INFEA 200204 della Regione (Area Intervento 3) e di un Accordo di Programma tra il Ministero Ambiente e la stessa Regione. Il Master ha come obiettivo principale quello di formare professionisti, funzionari di enti pubblici e privati, insegnanti in formazione, capaci di affrontare le più attuali problematiche educative e ambientali sulla base di un’approfondita preparazione scientifica, metodologica e progettuale. Al termine del percorso formativo il par-

tecipante avrà sviluppato competenze e conoscenze che gli permetteranno di operare nel campo dell’educazione e della comunicazione ambientale in un’ottica sistemica collegata alle nuove problematiche dello sviluppo sostenibile e di intervenire come mediatori costruttivi nel mondo della scuola e sul territorio sviluppando progetti a medio e lungo periodo. Questa necessità nasce dalla consapevolezza che alla crescita quantitativa del numero di progetti di educazione e comunicazione ambientale che nascono sul territorio regionale e nazionale non corrisponde un altrettanto consistente sviluppo qualitativo nella formazione professionale degli operatori. Il Master si differenzia da iniziative di formazione già avviate in questo settore in quanto intende concentrarsi sull’interazione tra dimensione educativa e dimensione ambientale, identificando una figura di operatore per la quale mancano percorsi di formazione specifica. Il percorso formativo prevede la collaborazione con strutture e Centri di Educazione Ambientale del territorio regionale per la realizzazione di seminari e workshop di approfondimento. La rete regionale dei CEA INFEA dell’Emilia-Romagna fungerà anche da supporto per le attività di stage. Il Master, della durata di 250 ore, prevede lezioni e seminari, sequenze di discussioni on-line e un tirocinio. Si conclude con l’elaborazione di una tesina. Le lezioni vengono affidate a docenti individuati all’interno del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna e degli altri Atenei della Regione (Parma, Modena, Ferrara). Alcuni moduli, i seminari e i laboratori prevedono la collaborazione di professionisti già attivi nel campo dell’educazione ambientale. Sarà prevista la presenza di tutor e di un coordinatore il cui compito è quello di predisporre il materiale didattico per le lezioni, i supporti per la gestione on-line del forum per le discussioni e di assistere al lavoro di tesi. Il Master rilascia, agli iscritti che superano positivamente l’intero iter, la certificazione di: Esperto di Educazione Ambientale. Il Master prevede l’iscrizione, a numero chiuso, di 40 neolaureati di tutte le facoltà e operatori dei Centri di educazione ambientale della regione Emilia-Romagna. In quest’ultimo caso, i candidati potranno essere ammessi anche se non in possesso di laurea in qualità di uditori. Agli uditori verrà rilasciato soltanto un attestato di partecipazione. Informazioni: w w w.emilia-romagna:it/infea/master/progetto.htm a cura di Martina Landsberger


a cura di Laura Dalè e Paola Tonelli

Alcuni esempi di architettura bioclimatica bresciana Sono ormai parecchi anni che nella nostra vita di tutti i giorni, si avverte una diversa sensibilità nell’ambito dell’ambiente, e i prefissi “ Bio” ed “ Eco” proliferano davanti ai nomi di molti prodotti di uso comune che troviamo ovunque accanto a quelli “ tradizionali” . Non fa eccezione il campo dell’edilizia e delle costruzioni, ma, in concreto, cosa si sta muovendo nella nostra provincia per incentivare uno sviluppo più sostenibile ed un miglior rapporto con l’ambiente? Abbiamo rivolto questa domanda al collega, arch. Fausto Redondo, che da più di quindici anni si occupa di bioarchitettura ed è fondatore e presidente dell’associazione “ La Casa ecologica” , un’associazione culturale creata con lo scopo di approfondire e sviluppare i temi della bio-architettura e di favorire la diffusione di modi di progettare, costruire e abitare, in armonia con la natura. In vero dalla risposta sembra emergere che, sia nell’ambito pubblico, che in quello privato, non vi siano che interventi parziali: alcune amministrazioni favoriscono l’uso di murature di maggior spessore al fine del contenimento energetico non computandone il maggior volume; tra i privati vi è chi pone particolare attenzione nell’uso di materiali a basso impatto ambientale, chi particolare cura negli impianti, ma è difficile reperire una realizzazione che si fondi in tutte le sue parti sui princìpi della bio-architettura. Emerge l’importanza, sul versante delle realizzazioni pubbliche, che avrebbe il dotarsi di strumenti urbanistici che favoriscano un più attento modo di costruire in rapporto con l’ambiente; un contributo significativo potrebbe essere dato dalla realizzazione secondo nuovi criteri di piani per l’edilizia economica e popolare. In tal senso uno sforzo sembrerebbe essere stato fatto dal Comune di Brescia il quale ha disposto un bando per l’assegnazione di aree per interventi di edilizia residenziale pubblica nei

quartieri di San Polino e Violino in cui il tema progettuale affrontato riguarda “ Nuove forme dell’abitare e sostenibilità ambientale degli insediamenti residenziali” . Gli obiettivi prefissati sono stati: “ un’adeguata qualità edilizia, in grado di valorizzare il rapporto tra tipologia abitativa e quartiere, tra spazio privato e pubblico, tra edificato e non; una qualificata prestazione tecnica costruttiva, atta ad assicurare uno sviluppo urbano sostenibile, in relazione all’utilizzo di fonti energetiche alternative e materiali eco-compatibili; una valorizzazione delle tipologie destinate all’affitto in relazione alle esigenze sociali rilevate nell’ambito del territorio comunale” (www.comune.brescia.it/abitareabrescia/Presentazione). Tuttavia Fausto Redondo manifesta alcune perplessità sul reale raggiungimento dell’obiettivo per la tipologia imposta dell’insediamento, la schiera, tra l’altro non orientata in maniera corretta, e per la facilità di adeguarsi ai requisiti del bando in fase di progetto; attende di verificarne la reale applicazione in fase di realizzazione. Infine, desideriamo segnalare la pubblicazione di un opuscolo dal titolo La casa ecologica e sana da parte della associazione “ La Casa ecologica” , che verrà presentato nel prossimo autunno, che si affianca all’attività divulgativa dell’associazione presso enti e privati attraverso conferenze, seminari e corsi di aggiornamento. Tale opuscolo vuole divulgare i concetti fondamentali per migliorare, sia dal punto di vista della salubrità che da quello del risparmio energetico, il luogo dove si abita o si lavora, introducendo argomenti come l’individuazione delle fonti di inquinamento, l’uso dei materiali da costruzione, gli impianti a basso consumo, gli apporti gratuiti, sino alla raccolta differenziata dei rifiuti e al giardino. All’interno di questa pubblicazione, vengono inoltre brevemente illustrati alcuni progetti di edifici pubblici, un asilo del Comune di Nave, il polo scolastico delle Scuole superiori di Iseo, progetto pilota per l’Amministrazione Provinciale di Brescia che prevede l’impiego di materiali bioedili e di accorgimenti di risparmio energetico nonché di utilizzo di risorse rinnovabili, il centro di ergoterapia a Darfo Boario Terme, che rappresenta un esempio di progettazione bioclimatica attenta al funzionamento complessivo dell’edificio. P. T.

Fausto Redondo, edificio dell’IPSIA e liceo scientifico, Iseo (Bs), 2000.

Como a cura di Roberta Fasola

Problematiche del costruire e sensibilizzazione nei confronti della bio-architettura La preoccupazione per l’ambiente che attualmente sta investendo il “ fare progettuale” in realtà altro non è che la presa d’atto del fatto che il nostro pianeta versa, senza alcun dubbio, in uno stato di forte precarietà e che gli edifici del mondo occidentale (da intendersi come il risultato della sommatoria tra metodologie costruttive e loro modo di utilizzo) sembrano proprio essere i diretti responsabili del 50% delle emissioni dannose che stanno provocando il surriscaldamento del pianeta stesso. È da questa presa di coscienza che si può e si deve partire per trovare, o quantomeno tentare, efficace rimedio: la bio-architettura come risposta alle problematiche in corso, quale area di sperimentazione e ricerca in costante mutamento. Tuttavia, è anche vero che il rapporto tra edificio ed ambiente non è certo una preoccupazione recente, ma forza vitale per tutto il corso della storia. Ciò che è variato, in realtà, è la natura di tale rapporto, mutevole, di volta in volta, con i cambiamenti e le questioni implicite e caratteristiche di ogni epoca. Di conseguenza, allo stato attuale delle cose, un’architettura sostenibile duratura potrà consolidarsi solo se in grado di individuare ed assorbire le preoccupazioni del “ costruire oggi” : vale a dire attraverso il manifestarsi di un’architettura che dovrà essere in grado di riflettere gli impulsi della nostra era informatica ed esprimere il rigore dell’analisi operativa, di un’architettura che dovrà essere informata e stimolata da un costante e proficuo rapporto con gli Enti Statali e con tutte quelle organizzazioni considerate utili per fornire maggiore protezione al nostro habitat. Fondamentale in tal senso è arrivare ad ottenere il controllo sensoriale a scala territoriale: raggiungere un punto dove non sia più possibile né necessario distinguere tra architettura bio-climatica e buona architettura. A seguito di questa forte sensibilizzazione, nel 1999, all’interno dell’Ordine degli Architetti di Como, è stata costituita la Commissione Sviluppo Sostenibile, allo scopo di promuovere la ricerca e l’approfondimento conseguente di nuovi strumenti progettuali idonei a garantire una migliore qualità della vita, strettamente relazionata ad una migliore qualità ambientale, attraverso un rapporto di reciproco e costante scambio. Il primo apporto fornito dalla Commissione è stato dato con l’organizzazione del Convegno “ CostruirEnergia” (ottobre 1999) dove sono state affrontate tematiche legate al risparmio energetico, inteso come contributo al miglioramento

della qualità abitativa-ambientale degli edifici, ponendo particolare attenzione a tutte quelle potenzialità (ancora non totalmente espresse) del costruire ecologico e del loro modo di manifestarsi attraverso un linguaggio architettonico ben preciso. A seguire, nel novembre del 2002, l’organizzazione di un ciclo di conferenze, “ Architettura e sviluppo sostenibile” , che hanno voluto esplicitamente essere un attento sunto di ciò che di più recente e significativo è stato realizzato in Italia e oltrefrontiera, nell’ambito dell’architettura e dell’urbanistica sostenibile. Temi questi che, partiti da un approccio più generale ed urbanistico, arriveranno ad ottenere un approfondimento tecnico, riguardante, ad esempio, l’utilizzo delle terre crude, delle tecniche bio-climatiche, ecc. Da queste attività ciò che si avverte in maniera sempre più forte è una decisa sensibilizzazione nei confronti di questi argomenti, confermata da una partecipazione sempre più allargata ed attenta. Numerosi enti, infatti, hanno offerto il loro contributo ed appoggio a queste iniziative: l’Ordine degli Ingegneri di Como, il Collegio dei Geometri di Como, il Collegio dei Periti Industriali di Como, la Provincia di Como, il Comune di Como, il Politecnico di Milano (Polo reg. di Como), il Collegio delle Imprese Edili ed Affini di Como, il Consorzio Comense Inerti, il Punto Energia di Como, l’Associazione Malattie Respiratorie di Como, l’Eurotec, il Coni Comitato Provinciale di Como, l’Archè Italia, l’Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Como. Associazioni ed enti che si vogliono in questa occasione ringraziare e con i quali si spera di continuare a collaborare per approfondire tutte le possibili tematiche legate a questo campo. Attualmente l’Ordine degli A.P.P.C. di Como sta proseguendo il percorso intrapreso tramite la predisposizione di un corso di progettazione ecologica organizzato secondo tre distinte fasi (due delle quali ancora in fase di approvazione) e del quale si fornirà qui di seguito elenco dettagliato del programma. Ad un’analisi più approfondita ciò che emerge più chiaramente è l’importanza di individuare una forma progettuale significativa, dove con il termine “ forma” non si intende l’essere cosa fisica del progetto, ma l’idea del processo che diventa materiale fondativo di una nuova forma progettuale significativa. L’importanza del metodo, quindi, non riguarderà solo le questioni strettamente legate all’architettura ma soprattutto, e più in generale, il pensiero fondativo stesso. Pensiero fondativo che vuole essere insieme individuazione ed approfondimento del metodo bio-ecologico di correlazione tra problemi specifici e loro organizzazione significativa attraverso un costante riferimento ad un modello dotato di fondamento e memoria storica: quello della natura. Attraverso l’individuazione del metodo bio-ecologico è possibile stabilire una serie, per così dire, di “ regole progettuali” in grado di far fronte alle esigenze del vivere quotidiano, arri-

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vando a migliorare la qualità della vita attraverso un’architettura riconoscibile e definita, nella quale si possa sviluppare il vivere sociale e relazionale, con tutte le responsabilità civili e morali che l’atto del costruire implica: è il paesaggio percepito che influenza la comunicazione interpersonale, è l’essenza del luogo che si relaziona con il mondo delle cose viventi. Sono dunque la percezione e l’azione corrispondente, l’immagine del luogo con la sua memoria storica e geografica, il paesaggio e la sua capacità di comunicare e l’intuizione della vita, i quattro aspetti fonda-

Collegio periti Industriali della Provincia di Como, Collegio delle Imprese Edili ed Affini della Provincia di Como. Le questioni della sostenibilità in edilizia sono sempre più attuali e occupano sempre più spazio anche nelle norme tecnico-prestazionali che ci viene richiesto di applicare nella progettazione. Il corso è perciò finalizzato all’acquisizione degli strumenti necessari per una corretta progettazione ecologica e bio-climatica. Concretamente sarà suddiviso in tre moduli (due dei quali ancora in fase di approvazione) autonomi ed indi-

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Tadao Ando, schizzo di studio per il Tempio dell’Acqua (tratto da F. Dal Co, Tadao Ando. Le opere, gli scritti, la critica, Electa, Milano, 1994). pendenti della durata di 40 ore cadauno:

Tadao Ando, veduta della scala d’accesso del Tempio dell’Acqua (tratto da F. Dal Co, Tadao Ando. Le opere, gli scritti, la critica, Electa, Milano, 1994). mentali per la gestione sensoriale e tecnica di un buon progetto di bioarchitettura. “ Realizzare prodotti biodegradabili e utilizzare l’energia naturale con il nostro modo di vivere attuale è complicato, ma non impossibile. Abbiamo già sviluppato tecnologie adatte a sfruttare la natura efficacemente ma conservandone intatta la bellezza, ed è ora che tutto il mondo diventi consapevole dei limiti del nostro atteggiamento materialistico e sia pronto a modificare la società dalle radici” (Tadao Ando). R. F.

Corso di progettazione ecologica Promosso dall’Ordine A.P.P.C. della Provincia di Como, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Como,

Modulo A – Corso teorico di Progettazione ecologica Argomenti del corso: • Lo sviluppo sostenibile e la persona: ecologia del quotidiano, la casa sana, la casa malata. • Lo sviluppo sostenibile e l’edificio: la progettazione e la costruzione dell’edificio ecologico, i materiali ecologici, le tecniche costruttive, energia ed impianti nella casa ecologica. • Lo sviluppo sostenibile e il territorio: ecosistemi umani, l’ecologia nelle trasformazioni del territorio. Le lezioni affronteranno i seguenti temi: inquinamento indoor, progettazione di edifici bio-ecologici, sostenibilità urbana e territoriale, valorizzazione delle risorse ambientali locali, utilizzo responsabile dell’energia. Il corso persegue la finalità di fornire una radicata consapevolezza circa l’importanza della questione ecologica nelle costruzioni, ed una preparazione tecnica adeguata ad una progettazione conformata a corretti criteri di sostenibilità ambientale. Le lezioni saranno tenute da docenti italiani e stranieri, qualificati e competenti. Periodo di svolgimento: ottobre-dicembre 2003, probabilmente il venerdì pomeriggio, ore 16.00-20.00. Durata: 40 ore complessive. La quota di partecipazione sarà pari a circa € 400,00 (la definizione esatta della stessa verrà stabilita in base al numero di iscritti al corso) e comprenderà assistenza tecnica (tutor) per tutte le sessioni del corso e materiale didattico. Gli interessati do-

vranno effettuare al più presto una pre-iscrizione (non vincolante e senza versamento di quote) presso il rispettivo Ordine o Collegio. Al momento della stessa si chiede, inoltre, di segnalare eventuali esigenze di orario. Successivamente sarà comunicato il programma dettagliato del Corso, l’ammontare esatto della quota di partecipazione e le modalità di pagamento. Modulo B (Proposta) – Visite tecniche guidate ed incontri di approfondimento con progettisti di edifici ecologici Le visite tecniche guidate avranno quale finalità l’esperienza diretta degli argomenti trattati durante il corso di progettazione ecologica e saranno mirati all’analisi di interventi ecologici a scala urbana e di edifici (realizzati ed in fase di cantiere) progettati secondo i criteri di bio-architettura. I possibili itinerari potranno avere quale meta Italia, Svizzera, Germania e Austria. Sono inoltre previsti momenti di discussione con i progettisti, nonché interventi di operatori e tecnici del settore edile. Durata: 40 ore minime complessive circa. Periodo di svolgimento: 2004. Quota di partecipazione: € 500,00 circa. Gli interessati dovranno effettuare al più presto una pre-iscrizione (non vincolante e senza versamento di quote) presso il rispettivo Ordine o Collegio. Al momento della stessa si chiede, inoltre, di segnalare eventuali esigenze di orario. Successivamente sarà comunicato il programma dettagliato del Corso, l’ammontare esatto della quota di partecipazione e le modalità di pagamento. Modulo C (Proposta) – Laboratorio di Progettazione ecologica Il modulo conclusivo sarà organizzato secondo le modalità di workshop di progettazione. Il laboratorio consisterà in una esercitazione progettuale all’interno della quale verrano sviluppati i seguenti princìpi di bio-architettura: analisi del luogo (i dati e le informazioni necessarie alla progettazione bio-ecologica), uso di materiali e tecniche costruttive ecologiche, strategie e tecnologie per minimizzare il fabbisogno energetico degli edifici, strategie e tecnologie bio-climatiche per il riscaldamento, il raffrescamento e la ventilazione degli edifici. Durata: 40 ore minime complessive circa. Periodo di svolgimento: 2004. Quota di partecipazione: € 500,00 circa. Gli interessati dovranno effettuare al più presto una pre-iscrizione (non vincolante e senza versamento di quote) presso il rispettivo Ordine o Collegio. Al momento della stessa si chiede, inoltre, di segnalare eventuali esigenze di orario. Successivamente sarà comunicato il programma dettagliato del Corso, l’ammontare esatto della quota di partecipazione e le modalità di pagamento.

Trent’anni di esperienza nel campo della bio-architettura Per me, oggi la sostenibilità e l’ecologia del costruire non sono isolabili, separabili dall’Architettura. Questo è il risultato di un percorso che per me, ma anche per tanti altri ha preso avvio negli anni ’70. Il mio interesse per la sostenibilità affiora sul finire degli anni ’70 durante la post crisi energetica; durante questo momento “ energeticamente” difficile l’Italia aveva messo a punto numerosi studi, progetti e intenti per ridurre il fabbisogno di combustibile e conseguentemente per ridurre l’emissione di agenti inquinanti. Ma la mia insoddisfazione rispetto questo nuovo atteggiamento tecnicista non tarda a mostrarsi: l’interesse di tutti questi studi e progetti investe unicamente la questione macchine ed impianti; all’interno del panorama nazionale non vi è attenzione ai temi dell’edificio, dell’abitare e del costruire nella sua interezza (per trovare una spiccata sensibilità a questi temi, oggi come allora, è necessario rivolgere lo sguardo ai vicini Stati europei). Il prodotto di tali ricerche sono i “ solidi energetici” : cubi neri (progettati unicamente in funzione degli apporti energetici) in cui la gente dovrebbe anche abitare… Questa marcata settorialità causa, una volta superato il momento più buio della crisi energetica, l’abbandono totale o parziale di quegli interessi votati a fonti energetiche non inquinanti e a macchine meno dissipatrici: il mondo dell’industria e dell’impiantistica tornano tranquillamente ai tradizionali metodi di sostentamento (e inquinamento) nell’effimera speranza che i tradizionali combustibili siano illimitati (quantomeno per le future 3 o 4 generazioni); le questioni inquinamento ambientale e salute dell’uomo vengono ormai archiviate! Passo a sviluppare il tema della Sostenibilità da un altro punto di vista, parimenti importante, delle questioni energetiche: sociologia e qualità urbana. Durante gli anni ’80 approfondisco i miei studi frequentando il “ Centro Internazionale di Studi sul Disegno Urbano” di Firenze e mi avvicino alla realtà delle Gartenschau. Il modello di intervento delle Gartenschau ha per finalità il progetto di riqualificazione urbana e il progetto di gestione futura. Opera secondo le modalità del progetto mostra (parco, mostre specifiche, elementi spettacolo); di attivazione di manifestazioni collaterali; di partecipazione dei cittadini e di altri attori. La realizzazione di aree verdi urbane e la riqualificazione urbana a costi ridotti (talvolta a costo zero) sono di incentivo all’economia; come “ effetti collaterali” i cittadini si riappropriano del loro territorio, si ha il rilancio dell’immagine della città, si produce un’attivazione socio-culturale. Gli attori vengono individuati in: Enti territoriali (Comuni, Province, Regioni, Ministeri), Istituzioni economiche (CCIAA, Enti sostegno, ecc.), Enti di


cata e “ normalizzata” cultura del costruire ecocompatibile e soprattutto per il loro modo di esercitare la professione non come professionista-individuo, ma come professionista-sperimentatore che si fa guidare da continui scambi e indagini alla ricerca di una soluzione progettuale che non è mai scontata, né tanto meno icona di uno standard stilistico. Per la mia maturazione professionale illuminanti sono state le esperienze dei colleghi svizzeri. Casa Trin, progettata dall’arch. Andrea Ruedi, viene definita dall’editoriale Energia 2000 Eco-Edilizia “ Una prodezza: le case riscaldate solo con l’energia solare passiva” . Le misurazioni effettuate sull’edificio consentono di affermare che non è necessario ricorrere a nessun riscaldamento supplementare e che la temperatura interna durante l’inverno scende molto raramente sotto i 20 °C (17.5 °C è la temperatura più bassa registrata). Il fattore di maggior rilievo è che questa architettura, per l’ottenimento dell’ottimale comfort, non ha fatto uso di soluzioni di alta tecnologia, le scelte costruttive rientrano nella “ norma” . La costruzione prevede un edificio compatto, perfettamente isolato, con una massa interna portante e orientato verso sud, con 50 mq di superficie a serramento con elementi speciali di vetro isolante. In dicembre due giorni con quattro ore di sole bastano per alimentare per cinque giorni la riserva di calore accumulata nella struttura dell’edificio. L’edificio è concepito come una costruzione in pietra inserita in un mantello completamente isolante. La struttura portante è costituita da murature in silico-calcare facciavista e i solai con travatura in legno di abete e riempimento in mattoni silico-calcari. I sottofondi in calcestruzzo costituiscono l’accumulatore termico principale. La pelle esterna, sospesa alla gronda del tetto, è in legno di larice; l’intercapedine tra le pareti in muratura e la facciata in legno è riempita con fibra di cellulosa. I collettori tubolari sotto vuoto posti sulla facciata sud scaldano, per l’uso sanitario, l’acqua di un serbatoio; una stufa a legna con dispositivo per la preparazione dell’acqua calda può all’occorrenza compensare i momenti critici. Casa Trussel a Claro, la cui realizzazione è stata seguita dall’arch. ing. Peter Brack, rappresenta una delle massime espressioni di Bio-architettura per quanto concerne l’utilizzo di materiali e tecnologie edilizie. Le principali fonti di approvvigionamento energetico sono la serra a tutta altezza che occupa interamente la facciata sud; i pannelli solari (adibiti alla produzione di acqua sanitaria); la stufa con una camera di combustione e una camera di post combustione. La simbiotica azione di questi tre “ impianti-elementi” viene ottimizzata dall’elevato isolamento termico e dalla grande inerzia termica dell’edificio. In legno sono infatti le solette, la copertura e le murature. Il comfort termico e termico-igronometrico è affidato all’isolamento in fibra di legno e in fibra di lino, e all’argilla degli intonaci interni; i pavimenti e le

tegole di copertura sono in cotto. Le fondazioni sono poco armate e, per evitare eccessivi ricambi d’aria e la risalita del radon dal terreno, i giunti del vespaio areati sono stati sigillati. Casa Deschamps a Novaggio, progettata dell’arch. ing. Peter Brack, realizzata con materiali ecologici è un’icona delle passive house ed inoltre si rivela un interessante esempio di architettura contemporanea. E proprio della vicina Svizzera è l’introduzione dello standard Minergie che persegue una maggior qualità di vita e un minore consumo d’energia. Lo standard Minergie trova applicazione in abitazioni, alberghi, edifici amministrativi e industriali; viene cioè applicato a qualsiasi costruzione. Il fabbisogno energetico di questi edifici è 3 volte minore di un edificio “ normale” e garantisce comfort abitativo: temperatura interna gradevole grazie ad un miglior isolamento termico; ventilazione automatica invece che finestre socchiuse (il rumore della strada resta fuori); luce naturale ed illuminazione sufficiente; il rinnovo controllato dell’aria stabilizza l’umidità dell’aria (aria filtrata esterna,quale opzione, in favore degli allergici). Non esistono restrizioni nella scelta dei materiali, del sistema di riscaldamento e di produzione di acqua calda, nessun vincolo per il tipo di finestre e di isolamento termico. Con lo standard Minergie si riduce l’emissione di anidride carbonica e di sostanze nocive; Minergie ha bassi costi di utilizzo perché prevede l’utilizzo di elettrodomestici efficienti, di collettori solari per l’acqua calda e il riscaldamento, pompe di calore e apparecchi sanitari a basso consumo d’acqua. Per chi persegue la Sostenibilità ogni azione, ogni progetto sono dettati dalla specifica esigenza e situazione contingente e sono votati al rispetto della salute dell’uomo e conseguentemente dell’ambiente. All’interno del progetto la mia attenzione si sposta dalle novità del mercato ai materiali ed elementi di finitura atossici e riciclabili, alle tecniche costruttive biocompatibili: con il passare degli anni i miei lavori vedono una progressiva diminuzione di ferro e cemento armato, a favore di un ingente aumento di legno, mattone, calce, terra cruda, isolanti naturali e finiture atossiche. Assieme all’attenzione per i materiali sani aumenta l’interesse per le questioni legate al risparmio energetico; la regolazione climatica (non più unicamente affidata a macchine e impianti dissipatori di energia) diviene regolazione bioclimatica. I principali parametri progettuali divengono il genius loci (lettura del contesto, indagini geopatologiche; indagini geobiologiche; analisi strumentali, radon; indagine dei campi elettromagnetici); l’isolamento delle pareti esterne e delle coperture; l’inerzia termica della struttura edilizia; l’uso cospicuo di vegetali (coperture verdi e progettazione integrata degli spazi esterni); l’introduzione della ventilazione naturale; una maggior attenzione alla progettazione delle aperture; i sistemi solari passivi; l’uso di pannelli solari e celle fotovoltaiche;

la verifica dell’efficienza degli impianti; l’uso di disgiuntori negli impianti elettrici; l’utilizzo della risorsa acqua piovana. La progettazione diviene sempre più attenta alle caratteristiche specifiche del sito; le linee di confine, perfettamente integrate con il progetto del giardino, si trasformano da “ limiti” a valore acquisito in grado di valorizzare l’edificio non solo dal punto di vista architettonico, ma soprattutto dal punto di vista funzionale (gli ambienti interni vedono valorizzate le proprie valenze estetico-architettoniche anche grazie alla fruizione articolata del paesaggio attraverso le aperture). La forte compresenza del giardino viene rivelata da diversi ordini di elementi: la progressiva apertura degli ambienti giorno verso l’esterno (utilizzo di serre e porticati); la distribuzione delle aperture ottimizza l’apporto solare diretto nella stagione invernale, mentre nella stagione estiva la radiazione solare viene ridotta grazie alla presenza di vegetali che creano zone d’ombra. La distribuzione delle aperture inoltre non “ viola” il senso di privacy necessario agli ambienti della zona notte. Un ulteriore elemento di integrazione con il sito (indagato per i caratteri climatici e quale elemento paesaggistico estetizzante) è il trattamento delle coperture: dove l’edificio presenta più piani fuori terra la copertura assume valenza architettonica, mentre per i corpi più bassi la copertura ha valore di mimesi e viene proposta come copertura verde in grado di stemperarsi con il giardino circostante e di migliorare il comfort climatico interno all’edificio. La ventilazione naturale è affidata all’effetto camino, inoltre una corretta disposizione delle aperture richiama aria esterna dal fronte nord più fresco. Tale soluzione progettuale unitamente alla presenza di vegetali (sempre posizionati sul lato nord del giardino) garantiscono la possibilità di miglioramento climatico estivo. Il fabbisogno energetico, ridotto grazie agli apporti passivi dettati dalla morfologia e dalla struttura dell’edificio, è garantito da sistemi di riscaldamento a pannelli radianti, da fonti alternative quali stufe e camini. La coibentazione della struttura muraria con materiali naturali e la notevole inerzia termica delle strutture garantiscono forti risparmi energetici. L’uso del solare riduce notevolmente il fabbisogno energetico dell’edificio e l’emissione di agenti inquinanti. Dal punto di vista energetico è possibile dunque affermare che durante la stagione invernale il fabbisogno energetico si riduce grazie al guadagno diretto delle superfici vetrate, alla presenza di serre, all’uso di pannelli solari e celle fotovoltaiche, all’alta efficienza degli impianti, all’isolamento termico delle pareti e alla notevole inerzia termica. Il miglioramento climatico estivo è affidato alla ventilazione naturale, alle zone d’ombra create dai vegetali sulle superfici finestrate, alla ventilazione indotta dall’apertura delle pareti vetrate della serra, alle pareti isolate e alla notevole inerzia termica.

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promozione turistica, Enti culturali, realtà economiche locali. Il progetto della città porta inevitabilmente a parlare di qualità urbana: l’uomo al centro del sistema città. Il tema del verde diviene uno degli elementi fondanti della necessaria riqualificazione urbana, il parco non come isola verde all’interno dell’insediamento urbano, ma come configurazione della struttura ambientale della città. Il verde deve ricostituire, partendo dal recupero delle risorse disponibili, la trama delle relazioni, il sistema di emergenze e gerarchie nella città, deve integrarsi alle strutture insediative (viali, aree attrezzate, piazze alberate, giardini). Se l’architettura del parco urbano è il nuovo disegno ambientale della città, i fattori ecologici devono essere relazionati ai fattori storico-culturali, insediativi e architettonici propri del contesto urbano. Le mie prime esperienze progettuali in questo senso portano a indagare la qualità dell’abitare, le relazioni spaziali dell’edificio. Affronto gli aspetti di bioclimatica e, dal punto di vista tecnologico, sperimento l’uso di materiali naturali e tecnologie costruttive sostenibili: solai e copertura in legno, tetto ventilato, isolamenti in sughero. Il “ semplice” uso di materiali ecologici con elevate caratteristiche di inerzia termica e isolamento aumenta in maniera considerevole l’efficienza termica dell’edificio, anche se sono ancora lontano “ dall’optimum energetico” . Non utilizzo il solare perché in quegli anni ha ancora dei costi proibitivi e affido il comfort termico a elementi riscaldanti alternativi (stufe a legna). A partire dagli anni ’90 ho modo di osservare la più “ ecologicamente evoluta” realtà europea attraverso viaggi studio. Entro in contatto con la Baubiologie: scienza che affronta il costruire e l’abitare sano indagandone tutti gli innumerevoli aspetti: qualità degli edifici, qualità urbana, ecologia, genius loci, risparmio energetico, sistemi costruttivi, sistemi passivi e attivi, materiali atossici e riciclabili, comfort termo-igronometrico, comfort abitativo, uso del verde (in ragione dell’essere elemento di regolazione bioclimatica ed elemento estetizzante legato al benessere psicofisico dell’uomo). A conferma della completezza della Baubiologie, man mano che le mie competenze tecniche e costruttive si affinano, i viaggi studio, gli incontri e gli approfondimenti passano dal cantiere alla città. Il maggior stimolo che deriva dalla Baubiologie è infatti il suo potere e volere essere “ legge ordinatrice” di ogni intervento e soprattutto ad ogni scala. Gli interessi per l’Ecologia e la Sostenibilità non restano relegati alla sfera teorico-diagnostica. La mia progettazione diviene infatti più attenta ai princìpi della Baubiologie, aumentano i momenti di collaborazione e confronto con i colleghi lombardi, italiani e svizzeri, il progetto diviene fonte di sperimentazione e continuo arricchimento tecnico professionale. I maggiori stimoli provengono certamente dal confronto con i colleghi d’oltreconfine per la loro ormai radi-


Marco Brambilla, Edificio residenziale a Uggiate Trevano (Co), 1986.

Peter Brack, Renato Regazzoni, Casa a Novaggio (Ti), 2002.

Marco Brambilla, Edificio residenziale a Uggiate Trevano (Co), 1998.

La casa energetica negli anni ‘70 (tratta da Giovanni Del Signore, Andrea Ponsi, La casa solare, Uniedit, 1977).

Come è intuibile, la sensibilità agli aspetti ecologici ed energetici innesca un effetto a cascata sul comfort abitativo e “ fruitivo” riferito sia all’edificio che alla città: migliorano notevolmente il comfort termo-igronometrico, le possibilità di fruizione degli ambienti interni ed esterni all’edificio, il comfort psicofisico e si riduce la presenza di elementi perturbanti nei campi elettromagnetici. Le esperienze progettuali ancorate ai principi di Bio-architettura e Sviluppo Sostenibile non si limitano alla sfera del singolo manufatto architettonico, ma investono anche la sfera della qualità urbana intesa come progetto di luoghi pubblici, di comparti urbani, di sistema di reti, di aree di interconnessione. La Baubiologie (anche quando non venga espressamente menzionata o richiesta) diviene il percorso obbligato nella ricerca di qualità urbana. Nel 1996 ho realizzato una proposta per la riqualificazione ambientale urbana e sociale nell’ambito territoriale del Comune di Cermenate. La proposta è poi sfociata in un progetto esecutivo. La proposta di riqualificazione urbana è stata correlata all’evoluzione della città e prevede il consenso e la collaborazione delle forze socio-economiche; inoltre il processo è risultato agevolato dalla riscontrata tendenza, nelle attività produttive, a evolversi in favore dell’ambiente e non più in opposizione ad esso. La proposta di riqualificazione sperimenta una modalità di intervento innovativa, basata su progetti di reti interconnesse e sovrapposte che sappiano raccogliere consenso ed ag-

parte dei tessuti di recente espansione), allora per elevare la figurabilità dell’ambiente urbano è necessario facilitare la sua identificazione visiva e la sua strutturazione. I capisaldi normativi di queste linee guida sono che lo sviluppo dell’edificazione deve essere contenuto all’interno del “ triangolo” urbano, secondo princìpi ecologici di riuso, recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, di risparmio del territorio e densificazione dell’insediamento. Ogni intervento deve dimostrarsi coerente con la struttura urbana individuata e produrre miglioramento e valorizzazione del contesto. In tutti gli interventi la priorità è riservata alla realizzazione di percorsi ciclo-pedonali: “ i percorsi, la trama di linee di movimento abituale o potenziale attraverso il complesso urbano, sono lo strumento più potente per ordinare l’insieme” (Kevin Lynch). La nuova rete dei percorsi (che obbligherà l’Amministrazione comunale ad un modesto impegno economico) costituirà il tracciato della nuova organizzazione urbana, indicando concretamente le logiche progettuali e costruendo consapevolezza tra i cittadini. La condivisione e la partecipazione alla realizzazione del progetto non si fonda sull’applicazione di regole astratte (che rischiano di essere facilmente compromesse), ma su azioni materiali, visibili e vivibili, sperimentabili da tutti nella vita quotidiana. È però innegabile il ruolo che può svolgere l’Amministrazione nell’indirizzare le scelte verso la scoperta della qualità della vita nei suoi aspetti fisici, natu-

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gregare, sinergicamente, risorse ed energie economico-sociali. Gli obiettivi specifici di tale intervento vengono così individuati nell’affermazione di un modello di sviluppo sostenibile correlato alle risorse attivabili, nella rivitalizzazione, coinvolgimento e animazione sociale della comunità locale, nell’incentivo indotto all’economia dei settori interessati (ed economia generale allargata), nella promozione e rilancio dell’immagine locale, nella realizzazione di aree verdi urbane e di riqualificazione urbana a costi ridotti, nella garanzia di qualità del risultato con risorse definite, nella partecipazione attiva e consapevole dei cittadini, nell’attivazione, socialmente utile, di iniziative connesse allo sport e al tempo libero, nell’azione educativa ambientale e bioecologica, infine, nella valorizzazione di elementi peculiari e strategici del territorio. Un’ulteriore occasione di progetto a scala urbana è stata la realizzazione (con la collaborazione dell’ing. Peter Brack) di un progetto per la qualità ambientale all’interno del contesto urbano del comune di Bizzarone (Co). L’obiettivo principale del progetto era il controllo spaziale dell’edificazione, finalizzato alla realizzazione di un contesto significativo, nonché la definizione di un quadro di riferimento per tutti gli interventi futuri, sia privati che pubblici. Il progetto ha previsto il contenimento dell’edificazione all’interno dell’area di consolidata urbanizzazione e lo spostamento dell’area per le attrezzature pubbliche al centro di tale triangolo. Se la qualità dell’ambiente urbano è data dal suo grado di figurabilità (cosa che difetta alla maggior

rali, economici e sociali, considerati correttamente per la loro importanza e interdipendenza. Questo ruolo potrà essere svolto con iniziative di cittadinanza attiva (ad esempio Agenda 21), con la partecipazione e valorizzazione dei gruppi e associazioni che sappiano individuare e proporre percorsi ed obiettivi finalizzati a costruire consapevolezza sulle tematiche connesse, quali la qualità delle relazioni sociali, la qualità dell’ambiente fisico (aria, acqua, spazi aperti, soleggiamento, biodiversità, verde), l’ecologia (materiali atossici, naturali, degradabili, riciclabili, risparmio energetico, energia pulita, rifiuti). Che cosa è la Bio-architettura? La Bio-architettura non è una “ tendenza” dell’architettura e soprattutto non è un evento straordinario. “ L’Europa e l’Architettura di domani. Proposte per l’ambiente edificato europeo” , il Libro Bianco pubblicato nel 1995 dal Consiglio degli Architetti d’Europa (testo poco conosciuto e ancor meno letto) afferma: “ L’Architettura deve ‘produrre’ una corretta gestione delle città, deve portare alla definizione di una maglia strutturale di riferimento, che sappia riconoscere tutti gli elementi della complessità e le loro interconnessioni, che sia flessibile ai continui mutamenti indotti dal contesto socio-economico, ma che sia rigida nell’individuazione dei caratteri qualificanti, sui quali incentrare la crescita, lo sviluppo del territorio e il benessere dell’uomo. L’architettura è sostenibilità” . Marco Brambilla presidente della società Archè


a cura di Massimo Masotti

Sosteniamo la bioarchitettura! La questione ambientale è tema complesso da trattare, in quanto composto da molteplici e peculiari aspetti del progettare, con diverse discipline che possono dare il loro contributo alle problematiche riferite alla sostenibilità e alle scelte tecniche nel campo della bioarchitettura. Difficile dare un quadro di recepimento di questi concetti all’interno della nostra categoria. Ancora più improbo il lavoro di ricerca sulla committenza. Un piccolo sforzo l’abbiamo fatto chiedendo ai colleghi, con una nota sulla circolare di giugno, di inviarci del materiale sul tema. Il risultato è stato molto scarno: progetti e realizzazioni si contano sul palmo di una mano! Speriamo che la causa di tale povertà di contributi sia anche la bassa percentuale di lettori della circolare. Temo, però, che la mancata comunicazione dei progetti sia originata dalla difficoltà con la quale i concetti di sostenibilità e di bio-architettura vengono recepiti dalla committenza. Ho ragione di ritenere che una parte degli architetti sia sensibile a questi temi e cerchi, quando è possibile, di proporre soluzioni progettuali aderenti ai temi in argomento. Diffidenza e costi più alti fanno però naufragare i migliori intenti. Non esistendo ancora norme specifiche prescrittive nei regolamenti locali, tutto è nelle mani del buon senso di chi costruisce e nelle capacità persuasive del professionista. Un passo significativo verso l’applicazione di questi concetti potrebbe arrivare dalle amministrazioni pubbliche (Comune, Provincia, Aler, ecc.) che disporrebbero dei mezzi per introdurre nei capitolati delle opere pubbliche indicazioni tecniche legate all’applicazione dei concetti di bio-architettura ovvero introdurre nei regolamenti locali indicazioni minimali da seguire legate ad incentivi economici (riduzione degli oneri da pagare) o premi in termini di maggior slp costruibile e deroghe alle prescrizioni edilizie ed urbanistiche, con limiti ben precisi per evitare ogni tipo d’abuso. Penso proprio che per un’applicazione più corposa dei concetti di bio-architettura si debba ricorrere alla contrattazione e il ruolo del committente pubblico è in questo caso fondamentale. Il Comune di Crema ha già provato a sperimentare questa strada, assegnando una lottizzazione a diverse cooperative e introducendo un “ premio” per le imprese che avrebbero seguito un capitolato contenente indicazioni tecniche di “ bio-architettura” . Uno dei progetti pervenuti riguarda proprio quest’esperienza. L’Ordine degli Architetti ha cercato, in questi anni, di dare il proprio con-

tributo per la formazione dei propri iscritti sul tema ambientale. Nel 2000 è stato organizzato un corso di “ Recupero Bioclimatico dell’ambiente costruito” . Il corso, che ha avuto come coordinatrice l’arch. Nelly Bonati, è stato strutturato per poter offrire agli iscritti strumenti concreti di lavoro per un approccio alla progettazione energeticamente e bioclimaticamente consapevole, partendo dal presupposto che i problemi ambientali esigono un costante approfondimento delle possibilità tecnologiche in fase di progetto, soprattutto per lavorare in un ambiente costruito come quello cremonese e poter recuperare il patrimonio architettonico in armonia con le esigenze dell’ambiente naturale, per esempio, imparando ad utilizzare i flussi naturali nelle strategie di climatizzazione degli edifici. Al gruppo di lavoro hanno partecipato sia architetti sia ingegneri, come testimonianza dell’unità d’idee in merito alla applicazione di questi concetti. Uno studio professionale di Cremona ha addirittura preso spunto dai concetti esposti nel corso per elaborare un grosso progetto urbanistico come quello del recupero dell’area Feltrinelli. A Cremona si sta realizzando in questi mesi un altro importante progetto che vede il recupero dell’immobile dell’ex casa di Bianco da parte dello studio MCA dell’arch. Mario Cucinella, che si caratterizza per competenza in ambito ambientale, soprattutto nell’uso di strategie mirate al controllo climatico di grandi progetti urbani e, nello specifico, dell’utilizzo razionale dell’energia negli edifici, con progetti di ricerca a livello europeo. Del progetto e delle sue implicazioni di tipo urbanistico, architettonico ed ambientale si sta discutendo. È in fase di studio da parte del nostro Ordine un momento di approfondimento per cercare di far conoscere al meglio le scelte operate sull’edificio, in modo che lo stesso si proponga come prototipo di una precisa metodologia di progettazione. Pubblichiamo, di seguito, tre progetti significativi di un possibile cambiamento nel modo di operare sia in campo edilizio, scuola e residenza, sia urbanistico, come il caso dell’ex Feltrinelli. Gli esempi riportati non esauriscono certo il tema ambientale in ambito provinciale. Molti altri progetti possono essere richiamati, ma per ragioni di tipo editoriale ed anche a causa del ridotto materiale in nostro possesso, le informazioni che seguono sono riferite a soli tre temi, che però mettono in evidenza una comune sensibilità nel progettare: una scuola materna, un’iniziativa di edilizia economica popolare e un piano urbanistico di una vasta zona a destinazione mista. In conclusione, un intervento dell’arch. Claudio Bettinelli testimonierà delle difficoltà che un professionista deve affrontare ogni giorno cercando di promuovere e far applicare i semplici concetti legati alla sostenibilità e alla bioarchitettura.

Comune di Vaiano Cremasco Scuola Materna Progettisti: arch. Vittorio Adenti ed Elga Arata - Castelleone (Cr) Anno: 1998-2000 (progetto e costruzione) Il progetto della scuola materna (realizzato) si è basato su alcune principali scelte di tipo bioclimatico: • morfologia affine alle costruzioni locali; • distribuzione dell’edificio nel rispetto delle condizioni bioclimatiche del luogo; • utilizzo di materiale a nullo o a basso impatto ambientale;

• impianto elettrico ad albero, evitando sistemi ad anello; • coinvolgimento dell’utente nella contabilizzazione dei consumi, attraverso la distribuzione di un manuale di corretto uso dell’abitazione. Si prevede un costo di costruzione maggiorato di circa il 10%. Comune di Cremona Programma integrato di intervento L.R. 9/ 99 per la creazione di un parco polifunzionale nell’area “Ex Feltrinelli” a Cremona Progettisti: studio Associato e del Paesaggio Ori e Arienti

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Cremona

Interno scuola materna, Vaiano Cremasco. • realizzazione di spazi colorati, luminosi, versatili, a misura di bambino. È stato verificato il rischio di inquinamento da gas radioattivi (radon). Trattandosi di terreno alluvionale tale rischio è escluso. È previsto comunque un vespaio areato. I materiali impiegati sono quelli rinnovabili come legno, sughero o materiali a basso inquinamento, come laterizio e calce. Il costo di costruzione è stato di circa il 5% superiore ai costi tradizionali. Comune di Crema Edilizia residenziale Progettisti: arch. Vittorio Adenti ed Elga Arata - Castelleone (Cr) Anno: 2002-2003 (cantiere in corso) È il progetto di cui si faceva menzione nell’introduzione. Il bando di assegnazione delle aree all’interno del Peep richiedeva l’adesione e l’applicazione di alcuni criteri di bio-architettura. Il Consorzio Cooperativo Aclicasa di Cremona si è dimostrato sensibile ed entusiasta dell’iniziativa ed ha aderito. Il progetto è in corso di realizzazione da parte della Cooperativa La Solidarietà di Gussola (Cr), per un importo dei lavori di circa euro 3.000.000,00. Tra le principali scelte di tipo bio-architettonico, segnaliamo: • l’utilizzo di materiali in cui è certificata l’assenza di sostanze inquinanti; • l’importanza della coibenza acustica e del comfort termoigrometrico; • corretto orientamento dell’edificio; • sistema di riscaldamento tradizionale integrato con termocamino con produzione di acqua calda; • raffrescamento naturale ottenuto attraverso effetto camino del vano scala (uscita dell’aria da apposito lucernario);

Anno: 1998-2003 (progetto); 20032013 (previsione costruzione) Importo dei lavori presunto: euro 130.000.000,00 Lo studio ambientale è stato concepito come una condizione di partenza e non un punto di verifica finale, accertando che l’utilizzo delle risorse, sia naturali sia artificiali, potesse essere ottimizzato ai fini del risparmio energetico, del minor impatto possibile sull’ambiente e del miglior bilancio tra consumi ed emissioni inquinanti (Protocollo di Kyoto). Particolare risalto assume il ricorso al sistema del telecomfort, che prevede l’utilizzo dell’acqua di prima falda come volano termico per riscaldare o raffrescare gli ambienti grazie al principio della pompa di calore. Tale sistema sfrutta l’energia termica in eccesso prodotta dalle macchine frigorifere del centro commerciale per poterla redistribuire alle altre utenze. Tale sistema può essere realizzato anche in assenza di impianti di combustione, e pertanto minimizza le emissioni inquinanti in ambito atmosferico. Anche relativamente alla definizione degli aspetti costruttivi, sono state analizzate le diverse problematiche di carattere bioclimatico, sia per quanto concerne l’orientamento dei singoli edifici, sia rispetto alle scelte di carattere tecnico e formale e ai materiali da impiegare. Gli edifici residenziali, in particolare, sono stati concepiti come delle moderne “ corti” , che oltre a reinterpretare la morfologia dell’antica cascina padana, consentiranno, grazie all’esposizione dei corpi principali a sud, la massimizzazione del guadagno solare invernale e la minimizzazione di quello estivo, ot-


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timizzando al contempo i consumi energetici per il riscaldamento ed il raffrescamento degli edifici. Anche lo stesso centro commerciale è stato concepito in funzione di precisi requisiti di carattere bioclimatico, prevedendo sistemi di schermature e frangisole per i fronti esposti a sud ed una grande “ veletta” di copertura atta a migliorare il comportamento passivo dell’edificio sia in termini di protezione dalle radiazioni solari che di ventilazione naturale, così da contenere gli sprechi e ridurre al massimo l’apporto di energia artificiale dall’esterno per climatizzare il complesso. I requisiti di carattere bioclimatico sanciti a livello urbanistico nell’ambito del Programma integrato di intervento sono stati inseriti nelle specifiche Norme tecniche di attuazione del Piano e pertanto dovranno essere rispettati anche in sede di Concessione edilizia.

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M. M.

Difficoltà nella diffusione della bio-architettura “ Le mura rappresentano il confine tra la vita esterna ed interna. Le porte corrispondono ai sensi e alla facoltà di unire l’interno con l’esterno. In essa scorrono acque vive, nella protezione delle mura sorgono giardini meravigliosi, dove è il cuore” . Questa breve citazione delle parole di Santa Caterina da Siena, esprime bene l’idea di città e potrebbe anche calzare con un’idea di casa. Forse un po’ romantica, forse anacronistica, un’immagine che ci allontana molto dalle case di oggi, anche se, potrebbe trovare consenso tra molti di noi per una prossima nostra realizzazione e, perché no, per la nostra casa, o quella di una committenza attenta. Attenta alla qualità dell’abitare, che non necessariamente corrisponde a certe comodità o a certe effimere appariscenze. Ci troviamo invece ad operare in un ambiente quotidiano che si impernia su tutt’altre questioni. Regolamenti che si occupano esclusivamente di quantificare, senza saper valutare la qualità delle costruzioni e la loro capacità di rispondere al soddisfacimento del bisogno della casa; per esempio proviamo a proporre aggetti che per ombreggiare dal sole estivo debbano superare il canonico metro o metro e venti: avremmo già prodotto ulteriore carico alla capacità edificatoria; oppure prevediamo una costruzione con murature consistenti, capaci di garantire un buon livello di comfort termico e acustico, di salubrità e benessere, limitati e controllati consumi energetici, ci troveremmo a pagare capacità edificatoria in misura maggiore rispetto a quegli edifici dalla tecnologia esasperatamente tecnicistica, dove i consumi energetici sono altissimi e la salubrità e il benessere sono teoricamente presenti ed ottenuti solo attraverso apparecchiature energivore, ma dove le pareti esterne hanno spessori limitatissimi. Ne consegue che

chi voglia costruire bene è fortemente penalizzato nei confronti di chi invece voglia costruire malamente, pagando un prezzo in volumetria che altri possono sfruttare per ottenere maggiore superficie vendibile. A questo, sovente, si sommano da una parte committenze che per lo più mirano al massimo possibile realizzo (poco importa che sia sotto forma di sfruttamento spasmodico dell’area o alla ricerca del minimo prezzo o di un migliore piazzamento sul mercato) e dell’altra fornitori che propongono novità spesso utili alla sola immagine. E, di questo passo, della caratteristica peculiare della casa poco resta. Ci protegge si dalla pioggia, dal vento, dal freddo, ecc., ma forse ci avvelena con lente esalazioni (da radon, da materiali che contengono e rilasciano particelle nocive, da polveri, ecc.), ci sottopone a stress da campi elettromagnetici, ci costringe in spazi angusti, ci isola eccessivamente rendendoci difficili i rapporti con altri. Troppe volte, forse, la realizzazione della nostra casa, o di qualsiasi altra costruzione, comporta uno spreco eccessivo di energie, di qualsiasi tipo, ad esempio per trasporti abnormi (pensiamo al diffuso uso di marmi, legni, altri materiali che provengono da luoghi lontani, esotici, al posto di altri materiali locali equipollenti che potrebbero trovare uso con dispendio di meno energie); oppure, ancora, per una cattiva applicazione dei concetti del contenimento dei consumi energetici, per la quale a volte si cerca di contenere artificiosamente nella costruzione il caldo per i periodi freddi a tal punto da doverlo poi contrastare con un aggravio di dispendio nell’estate. Da ultimo, devo però dichiarare la difficoltà che ogni giorno incontro nel voler applicare anche solo alcuni dei concetti del costruire con attenzione agli aspetti biologico ed ecologico. Nel quotidiano, la normalità, che sempre più deteriora le qualità di naturalezza a favore dell’artificio, prende il sopravvento per difficoltà oggettive nel reperire materiali e maestranze che sappiano applicare la loro opera ai concetti di cui si parla. Ma mentre è da ritenersi abbastanza comprensibile una diffusa impreparazione sull’argomento, è poco tollerabile un’avversione che viene spesso gestita, anche subdolamente, con pressioni dei vari operatori sui committenti che si lasciano influenzare sulla base di discorsi intimidatori circa presunte difficoltà che, quanto meno, farebbero slittare in là, e sempre più in là, i tempi di consegna delle opere. Claudio Bettinelli

Lecco a cura di Carmen Carabus e Giorgio Melesi

L’ambiente in quanto nostro involucro è imprescindibile per la vita; lo consumiamo e lo trasformiamo, ben sapendo che è una risorsa esauribile. L’ultima legge regionale in materia di paesaggio per la valutazione paesistica dei progetti va oltre, verso un tentativo di controllo o monitoraggio che, attraverso la “ misurazione” del livello di perturbazione, trasformi l’ambiente in senso positivo o negativo. Gli interventi che pubblichiamo qui di seguito si riferiscono al XXIV congresso del I.N.U. che ha discusso del tema della Regione Metropolitana in Europa, quindi anche dell’ ambiente. La sezione di Bioarchitettura di Lecco (composta per la maggior parte da architetti) interviene illustrando i propositi e le realizzazioni dei propri obbiettivi in materia ambientale. Infine, un intervento dell’assessore del Comune di Lecco illustra la strategia politica di attuazione dell’ambiente tramite Agenda 21. C.C.

Qualità ambientale: il luogo dei sensi L’Istituto Nazionale di Bioarchitettura® (INBAR) collaborando alla definizione di programmi di ricerca, attuando progetti integrati nazionali, comunitari, internazionali e per i Paesi in via di sviluppo è diventato punto d’incontro e organismo di riferimento nazionale ed internazionale per il mondo intellettuale e produttivo. L’idea centrale di Bioarchitettura® è l’uomo, pertanto ogni azione o comportamento non deve mutare l’equilibrio della vita, da questo deriva l’assimilazione dell’involucro edilizio ad una terza pelle dell’essere umano la quale, insieme all’uomo, è nel cosmo e con esso deve mantenersi in equilibrio. A questa concezione contribuiscono alcuni studi tra cui: • l’influenza dei campi elettromagnetici naturali e artificiali sullo sviluppo della vita; • le relazioni tra salute e abitazioni (sindrome edificio malato); • gli effetti dei singoli materiali e sostanze artificiali nelle costruzioni. Confluiscono nel patrimonio culturale della disciplina studi di impostazione filosofica e approcci progettuali preesistenti come: • architettura organica; • regionalismo (rivalutazione dei sistemi costruttivi appartenenti alla tradizione del luogo); • sistemi di lettura del luogo. Bioarchitettura® sposta l’accento dall’oggetto all’uomo che lo utilizza, si occupa delle condizioni di benessere fisico e psichico delle persone in rapporto alle abitazioni e ai luoghi. Il cuore, mostra organizzata dall’Istituto – sezione di Lecco –, in oc-

casione dell’edizione 2002 della mostra sull’edilizia (MECI) a Lariofiere (Erba - Co) sintetizza proprio questi concetti. L’abbiamo definito un “ laboratorio dei sensi” , uno spazio pensato per coinvolgere i visitatori in una serie di esperienze sensoriali. Sono stati valorizzati: di volta in volta il rapporto tra: l’esterno e l’interno, il privato e il pubblico, l’intimità e la socialità. Percorribile in entrambi i sensi in modo da far incrociare i visitatori e le loro esperienze, il percorso sensoriale è stato organizzato come una “ passeggiata” attraverso vari ambienti, a cui sono associate diverse esperienze sensoriali che tendono a dare una sensazione di comfort: “ luoghi” dei sensi, progettati secondo criteri di Bioarchitettura® . Una barriera di canne di bambù mosse dal passaggio dei visitatori provoca suoni e rumori, un filtro visivo irregolare posto all’ingresso, una sorta di parete naturale che ci accompagna lungo la rampa di accesso al padiglione. Le piante hanno una funzione fondamentale, quella di purificare l’aria diluendo le sostanze inquinanti e sono di grande aiuto nell’equilibrare il microclima, perché, oltre ad assorbire anidride carbonica e restituire ossigeno, contribuiscono a ristabilire il giusto rapporto fra ioni positivi e ioni negativi. Quelle da appartamento possono essere considerate il miglior condizionatore-umidificatore esistente: trattengono la polvere e la fuliggine sulle foglie; la terra dei loro vasi assorbe l’ossido di carbonio, uno dei componenti del fumo di sigaretta. Avere in casa un buon numero di piante aiuta ad avere il giusto grado di umidità dell’aria, oltre a mantenerla pulita, ricca di ossigeno e di ioni benefici. (La ricerca sulle piante e la loro funzione di purificazione dell’aria si basa sulle ricerche che la NASA ha condotto sugli inquinanti presenti nelle navicelle spaziali: le piante si rivelarono lo strumento più efficace per mantenere un ecosistema salubre all’interno di uno spazio chiuso sia eliminando i vapori chimici che mantenendo costanti i livelli di umidità). Musicalità ed estetica della natura formano un filtro visivo irregolare posto ai lati d’ingresso del percorso sensoriale. Una parete articolata in argilla è realizzata in modo da stimolare il visitatore ad un contatto tattile. Pareti in listelli di abete posizionati orizzontalmente, creano un “ luogo caldo” , un micro-universo di legno, dove le venature, i riflessi, il colore, le imperfezioni dello stesso materiale disegnano una texture di grande effetto visivo. Inoltre il profumo del legno sollecita l’olfatto, il pavimento scricchiola sotto il peso dei passi per la naturale flessibilità del materiale. Una vela in stoffa retro illuminata posta a soffitto rende ancora più intima questa parte di percorso sensoriale, giocando anche con piacevoli effetti di luci ed ombre sul legno. Importante, per verificare le differenti caratteristiche dei materiali, la


La casa non è la macchina in cui abitare e il territorio un luogo senza alcuna connotazione né identità e quindi indifferente all’urbanizzazione. Le accuse rivolte a questo umanesimo del vivere sono molteplici: • è elitario perché non accetta l’uniformità tipologica; • propone l’osmosi con l’esterno mettendo in secondo piano i problemi energetici; • utilizza i materiali naturali con poca attenzione alla salvaguardia delle risorse. Gli esempi sono negli insediamenti sperimentali in tutta Europa che hanno un approccio tecnologico e ingegneristico, ma anche sociale e culturale, per meglio dire antropologico. L’idea di architettura umana va progressivamente integrando i princìpi dell’architettura bioclimatica ed i princìpi di responsabilità ambientale globale. In questi insediamenti troviamo spazi collettivi in cui i bambini possono giocare e gli anziani ritrovarsi, oltre a servizi comuni per la gestione della casa (lavanderie, officine, depositi, locali hobby) ed ancora orti privati. Princìpi di bioarchitettura® • Partecipazione, prendere parte come supporto di analisi e verifica. Partecipazione di idee, di sensazioni e di sentimenti. Ogni costruzione modifica il paesaggio e determina nuovi equlibri: responsabilità troppo grande per arrogarsi il diritto di assumersene l’intera paternità; • uso di materiali biocompatibili (compatibili con la vita): non emettono sostanze irritanti né in fase di produzione, né durante l’uso; permeabili alle radiazioni elettromagnetiche naturali: favorire un salubre rapporto con le funzioni vitali dell’ambiente assorbendo le radiazioni naturali; • materiali permeabili al vapore problema condense/muffe: evitare concentrazioni dannose di gas, umidità e sostanze nocive in sospensione negli ambienti domestici; • piacevolezza: caratteristiche tattili, olfattive e visive gradevoli. Uso di energie rinnovabili: energia solare; energia eolica; energia idroelettrica (corsi d’acqua e maree); energia da biomassa. Regionalismo inteso come attenzione alle tecnologie e alle tipologie del luogo. Rapporto interno/esterno inteso come attenzione al rapporto della vita chiusa tra i muri e la giusta integrazione con la natura. Uso di materiali ecosostenibili (ovvero sostenibili con l’ambiente): elevata disponibilità: materie prime abbondanti e rinnovabili; facilità di riciclo sia per i materiali grezzi che per i prodotti finiti; bassi costi di produzione (Lca - Ciclo Chiuso); bassi costi di trasporto, disponibilità nel luogo di utilizzo. Alessandra Valsecchi

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Veduta dell’allestimento in legno del percorso sensoriale.

Qualità ambientale e pubblica amministrazione Il “ Piano d’azione per lo sviluppo sostenibile nel XXI secolo” , scaturito dalla conferenza ONU su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro nel 1992, racchiude gli obiettivi di Agenda 21 che, come auspicato nella stessa conferenza, tutte le amministrazioni di ogni paese devono accogliere, avviando consultazioni con la popolazione, allo scopo di raggiungere il consenso sulle strategie politiche da adottare per ridurre l’impatto ambientale e sociale dello sviluppo economico mondiale. Bioarchitettura® sezione di Lecco sta promuovendo, attraverso la collaborazione con le amministrazioni locali, l’adesione alle politiche di Agenda 21; cerca pertanto di realizzare il massimo consenso su un territorio che si estenda oltre i confini del singolo comune, poiché le emergenze e criticità locali hanno sempre ripercussioni oltre il limite comunale e l’elaborazione di piani di risanamento ambientale da parte dei governi locali, generano cambiamenti concreti nell’organizzazione sia del territorio che della vita quotidiana di chi vive, ma anche di chi lavora o produce e consuma. In questa ottica Bioarchitettura® sezione di Lecco è entrata a far parte dal 2001 del Forum e del Gruppo di Coordinamento di Agenda 21 del Comune di Lecco, e da quest’anno collabora con l’Amministrazione Comunale di Valmadrera che ha richiesto una consulenza per la redazione di princìpi di ecosotenibilità da inserire nelle norme tecniche di attuazione del piano regolatore. Agenda 21 Comune di Lecco Il Gruppo di Coordinamento ha il compito di facilitare l’avvio e la crescita del processo di Agenda 21, indirizzando, coordinando e promuovendo tutte le iniziative riguardanti Agenda 21; si riunisce mensilmente ricercando le azioni che mantengano alta la ten-

sione ideale della cittadinanza intorno al Piano di Azione Locale e di conseguenza privilegia, a parità di priorità d’intervento, la concretezza delle azioni ed intraprende iniziative nella formazione e informazione ai cittadini. Bioarchitettura® sezione di Lecco, all’interno del Gruppo di Coordinamento, ha promosso come azione di formazione l’avvio di un processo partecipativo con il fine di migliorare gli spazi di vita con l’aiuto degli abitanti. Con ciò si intende iniziare un processo di riappropriazione urbana che possa far sentire ogni cittadino partecipe delle scelte di trasformazione della città. L’Amministrazione Comunale, fatto proprio lo spunto proposto, ha sottoposto al Gruppo di Coordinamento le politiche prioritarie che prevedono, tra l’altro, il miglioramento degli indicatori di vivibilità, nel quartiere di Laorca. I problemi viabilistici e urbanistici hanno avviato da tempo una discussione fra i cittadini e l’amministrazione comunale sulla qualità degli spazi urbani. È pertanto diventato fondamentale ripensare una nuova socialità, resa difficile anche dalla spaccatura creatasi fra gli abitanti “ storici” e quelli “ non originari del luogo” . Il Gruppo di Coordinamento ha richiesto a Bioarchitettura® sezione di Lecco, nell’ambito delle attività di sostegno al Forum Civico, di presentare una proposta formale all’Amministrazione Comunale per Un percorso di miglioramento della qualità urbana per il quartiere di Laorca. Il percorso proposto mira ad affrontare la complessità dei temi legati alla qualità ambientale, non con soluzioni parziali e scoordinate tra loro ma attraverso la costruzione di politiche e interventi che abbiano un elevato grado d’integrazione tematica, che riescano cioè a trovare le motivazioni, e quindi la condivisione da parte di tutte le componenti sociali. Il percorso punta a far emergere i bisogni, le necessità, i desideri degli “ abitanti” che risiedono e/o lavorano nel quartiere di Laorca, stimolando la loro capacità critica di valutare ciò che li circonda.

Forum

contrapposizione con il precedente pavimento in pietra, più freddo e duro. “ E poi d’improvviso il Buio, la tremenda oscurità: tutti i sensi vengono ottenebrati in un istante (...) non ci fidiamo più delle nostre sensazioni (…) le percezioni sono alterate dall’improvviso cambiamento” . Corridoio oscuro, involucro nero che avvolge tutto lo spazio. Diviene un ambiente privo di riferimenti, dove non si percepiscono più i materiali, dove si smarriscono le percezioni comuni, dove si percepiscono solo diverse gradazioni di luce e di spazialità: si rimane soli con se stessi, estraniati da ogni contesto. Unici riferimenti per non smarrirsi in questo luogo angusto, sono dei segnali luminosi che indicano la strada e modificano la percezione dello spazio. Una sala centrale “ isolata” con una forma circolare, punto di sosta, permette di sperimentare l’intimità e l’isolamento dal rumore quotidiano, grazie ad un isolamento naturale e alla forma avvolgente. Tutto è reso più naturale e confortevole da un soffice tappeto erboso che invita a sdraiarsi e a rilassarsi. Lampade di sale arricchiscono l’atmosfera con luce soffusa, quasi magica. La decostruzione dello spazio, la fusione tra pareti, soffitti e pavimenti, realizzata con semplici giochi di colori, mostra la relatività del concetto di spazialità. L’abbinamento di colori e materiali, l’utilizzo di una pavimentazione differenziata sono gli ingredienti di questa parte di percorso, che ci porta a scoprire come il colore agisce sul pensiero umano. Apparizione e scomparsa, teatralità dell’esistenza, diversità della visione, sono i concetti espressi dalle lame di vetro. Le vetrate di differente profondità e colore offrono diverse interpretazioni della realtà in costante mutazione. L’abbinamento di colori e materiali, l’utilizzo di una pavimentazione differenziata sono gli ingredienti di questa parte di percorso, che ci porta a scoprire come il colore agisce sul pensiero umano. Bioarchitettura® persegue la progettazione sostenibile attraverso un percorso di ricerca per realizzare un miglioramento degli standard qualitativi dell’abitare. Nulla è preordinato, non esistono verità dogmatiche. Bioarchitettura® ha una visione olistica del progetto, tendente all’integrazione di diversi parametri: dall’orientamento bioclimatico, alle tecnologie solari, dall’uso del verde (pareti-tetti) alla psicologia del colore, ecc... È un modo di porsi di fronte al progetto attraverso una ricerca multidisciplinare che coinvolge l’urbanistica come l’economia, la fisica come la geologia, il design come le energie sottili, l’ecologia come la sociologia, l’architettura come l’antropologia. Vi è lo sforzo di riportare l’edificare in un corretto rapporto con la geografia (suolo, sole, vento, acqua, clima, flora, fauna e paesaggio naturale).


Forum

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È possibile così creare un dibattito che, partendo da una zona ben delimitata della città, si renda capace di innescare un processo allargato teso ad individuare la strada che renda condiviso e sostenibile lo sviluppo dell’intera città. I processi partecipativi, non solo fanno emergere le problematiche immediate del luogo, ma innescano un processo di conoscenza e confronto fra gli abitanti e diventano stimolo all’identificazione e affezione al luogo. La progettazione partecipata è intesa, quindi, non tanto quale modo più democratico di prendere decisioni, quanto come un importante strumento per migliorare l’efficacia delle azioni di progettazione e pianificazione urbana, sia perché massimizza l’uso delle risorse conoscitive disponibili, sia perché facilita la definizione di soluzioni concordate e condivise, riducendo i rischi di conflitti spesso paralizzanti. In questo modo è possibile: migliorare la qualità del progetto; sviluppare un processo di condivisione degli interventi pubblici; fornire l’opportunità ai residenti di approfondire la conoscenza del proprio ambiente di vita; sviluppare un senso di identità e di responsabilità nei confronti degli spazi pubblici; sviluppare nelle persone maggior fiducia e coscienza del proprio ruolo nell’evoluzione dell’ambiente in cui vive. Di seguito vengono descritte le fasi e gli obiettivi prefissati dal progetto che attualmente è in fase di realizzazione. Obiettivi e finalità Il principale obiettivo posto alla base del percorso è quello di aumentare il livello di vivibilità e di qualità di fruizione del quartiere di Laorca secondo

i princìpi della sostenibilità ambientale, attraverso processi di progettazione partecipata. In particolare: • elevare il livello di “ qualità ambientale” nei suoi diversi aspetti (qualità atmosferica; qualità acustica; qualità viabilistica; qualità estetica, ecc.); • elevare il livello di qualità sociale; • elevare il livello di sicurezza e di conseguenza la maggior vivibilità della zona; • elevare il livello di integrazione fra gli attori sociali al fine di innescare un processo allargato teso ad individuare la strada che renda condiviso e sostenibile lo sviluppo dell’intera città. Soggetti coinvolti (vedi schema in fondo pagina). Metodologia e strumenti La metodologia si avvale di processi d’analisi e progettazione partecipata e coinvolgerà, con modalità, ruoli e tempi differenti, tutti i soggetti succitati. Il percorso sarà preceduto da incontri di coordinamento e programmazione con i responsabili dell’Amministrazione Comunale. In sintesi i principali strumenti utilizzati nel percorso sono: sopralluoghi e visite; interviste e/o questionari; raccolta del materiale ed elaborazione critica; confronto diretto con i residenti, le associazioni locali, le scuole e l’Amministrazione Comunale; elaborazione dei risultati e divulgazione. Metodologia di attuazione del percorso Il percorso si concretizza in quattro differenti fasi: • Fase 1 - Analisi urbanistico/morfologica. Individuazione delle proble-

Enti

Soggetti

Ruoli

Amministrazione comunale

Sindaco e Assessori

Promotore e garante del processo

Amministrazione comunale

Responsabili dei settori: Agenda 21, Vigilanza, Commercio, OO.PP, Anagrafe, Urbanistica e Ambiente, ViabilitĂ  e trasporti. Coordinamento: arch. Marco Cassin, dr. Flavio Polano

Costituire un Ufficio Intersettoriale col compito di promuovere il processo d’individuazione e coordinamento delle problematiche. Verifica della fattibilità.

BioarchitetturaÂŽ - sezione di Lecco

arch. Antonella Corti; arch. Elisabetta Gheza; arch. Francesco Giordano; arch. Angelo Perego; Coordinamento: arch. Alessandra Valsecchi

Predisporre, coordinare e verificare il processo di progettazione ed elaborarne i risultati.

Politecnico di Milano - sede di Lecco attraverso la Convenzione con BioarchitetturaÂŽ - sezione di Lecco

Stage di Eleonora Cornara.

Collaborare nel processo di progettazione

Associazioni locali

Rappresentanti delle varie associazioni.

Partecipare ai processi d’individuazione delle problematiche e delle possibili soluzioni

Istituti Scolastici

Insegnanti, alunni e genitori.

Partecipare ai processi d’individuazione delle problematiche e delle possibili soluzioni

Popolazione

Abitanti.

Partecipare ai processi d’individuazione delle problematiche e delle possibili soluzioni

matiche e dei campi d’azione Soggetti coinvolti: Amministrazione comunale e Bioarchitettura® . Obiettivi: approfondimento e conoscenza del tessuto urbano. Lettura e interpretazione del territorio. Individuazione delle problematiche. Strumenti: analisi urbanistica e morfologica della composizione del tessuto urbano attraverso la cartografia e sopralluoghi nel quartiere. Individuazione delle problematiche con l’Amministrazione comunale. Creazione di una base dati attraverso l’elaborazione e successiva compilazione, da parte degli Uffici Comunali coinvolti, di specifiche schede tematiche. Esiti: prima individuazione e condivisione con l’Amministrazione delle problematiche. • Fase 2 - Verifica e scelta dei campi d’azione Soggetti coinvolti: residenti, associazioni locali, scuole, Amministrazione comunale, Bioarchitettura® . Obiettivi: predisposizione di un piano d’azione. Strumenti: Coinvolgimento dei residenti, delle Associazioni locali e delle scuole, nelle verifica delle problematiche individuate, mediante questionari e incontri (due incontri: il primo di presentazione del progetto e del questionario; il secondo di condivisione delle problematiche individuate). Esiti: individuazione definitiva delle problematiche, delle priorità e dei campi d’azione. • Fase 3 - Predisposizione delle linee guida dei campi d’azione individuati Soggetti coinvolti: Amministrazione comunale e Bioarchitettura® . Obiettivi: redazione delle linee guida dei campi d’azione individuati. Identificazione delle priorità d’intervento da sviluppare con successivi progetti mirati. Strumenti: tutti gli strumenti atti alla predisposizione delle linee guida. Esiti: predisposizione delle linee guida: relazione ed esempi di soluzioni. • Fase 4 - Divulgazione dei risultati Soggetti coinvolti: Amministrazione comunale e Bioarchitettura® . Obiettivi: condivisione generale delle scelte attuate. Strumenti: convegno divulgativo. Esiti: presentazione e condivisione finale delle scelte attuate. Regolamento per la bio-architettura L’Amministrazione Comunale di Valmadrera ha posto come obiettivo tra le politiche prioritarie del 2002 la costituzione di una “ Consulta della Bioarchitettura per una migliore qualità della vita” . I lavori della Consulta si sono concretizzati nella definizione di criteri di biocompatibilità ed ecosostenibilità da inserire nelle Norme Tecniche di Attuazione del P.R.G. La commissione, presieduta dall’Assessore all’Urbanistica Luigi Dell’Oro, è composta dai rappresentanti dell’ordine degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori; ordine degli Ingegneri; ordine dei Geologi; Associazione Costruttori. Definiti gli indirizzi da parte della Consulta, è stata richiesta a Bioarchitettura® sezione di Lecco una consulenza per la trasposizione dei criteri in un articolato da inserire nelle Norme Tecniche di Attuazione del P.R.G.

L’articolato elaborato, attualmente è al vaglio degli organi competenti pertanto di seguito indichiamo gli obiettivi, le linee guida e la struttura dello stesso. Il rispetto della salute dell’uomo e della natura è doveroso, indiscutibile e irrinunciabile, qualunque pensiero razionale concorda con questo, eppure si incontrano difficoltà a volte insormontabili, quando si cerca di operare in questo senso. D’altra parte, però è anche dimostrato che, con una diffusa produzione di costruzioni a ridotto impatto ambientale, si riducono i costi sociali legati alla “ degenerazione dell’ambiente” . Utilizzare i princìpi della Bioarchitettura® significa elevare il livello di sostenibilità ambientale e contemporaneamente incrementare quello della qualità della vita. Le norme rappresentano uno strumento di valutazione del grado di qualità energetico-ambientale degli edifici dalla progettazione alla realizzazione e si pongono inoltre il raggiungimento dei seguenti obiettivi: • ottimizzazione dello sfruttamento delle risorse e del bilancio energetico totale; • indirizzare le scelte progettuali verso un utilizzo sempre più crescente delle risorse energetiche rinnovabili; • incentivazione nell’utilizzo di materiali locali a basso costo energetico, non tossici e di facile riciclabilità. Le norme proposte definiscono una qualità aggiuntiva del prodotto edilizio e sono state scelte fra le molte ipotizzabili in quanto: rispondono ad esigenze condivise di risparmio; propongono livelli prestazionali raggiungibili, tenendo in debito conto l’attuale stato dell’arte; sono facilmente dimostrabili in sede progettuale e a lavori ultimati dal professionista abilitato. Bioarchitettura® sezione di Lecco, nella redazione dell’articolato si è avvalsa di tutte le esperienze maturate in Italia e all’estero, verificando anche lo stato di interesse ed attuazione delle stesse. L’articolato è stato suddiviso in tre gruppi che pur interessando ambiti disciplinari diversi sono sempre interconnessi: • uso del suolo; • uso razionale delle risorse climatiche ed energetiche; • tecnologie bio-ecosostenibili, risparmio delle risorse, salubrità e fruibilità degli ambienti. Ogni gruppo racchiude diversi requisiti che rappresentano gli ambiti operativi di intervento, vi sono altresì chiaramente esplicitati gli obiettivi, gli interventi e le verifiche. Ogni requisito richiede l’adozione di soluzioni che garantiranno un risultato maggiore di quanto già previsto dalla normativa vigente. Alcuni di questi requisiti sono intesi come cogenti, sono perciò stati resi obbligatori come minimo imprescindibile, altri volontari e pertanto liberamente assunti dagli operatori. Per favorire l’adozione di queste norme è prevista un’incentivazione sotto forma di premio volumetrico. La soddisfazione di tutti i requisiti cogenti dà diritto all’incentivo minimo previ-


Alessandra Valsecchi Angelo Perego

L’esperienza del processo di Agenda 21 a Lecco. Ruolo delle forme di partecipazione per la crescita della qualità urbana e la formazione del Piano di Azione La città di Lecco ha una popolazione di circa 47.000 abitanti e costituisce il baricentro di un’area metropolitana più estesa di circa 150.000 abitanti. Ha un’antica tradizione industriale con 1300 piccole e medie imprese (1 azienda ogni 35 abitanti) con una recente crescita del terziario collegata alla funzione di capoluogo di provincia. La città è un nodo di traffico di rilevanza regionale con 500.000 km/giorno percorsi su 50 km di archi stradali primari. La collocazione geografica, la struttura orografica, il traffico veicolare, la crescita urbana, le sue attività industriali e le sue recenti funzioni di capoluogo comportano alti costi ambientali. Il sistema urbano ha puntato in passato a raggiungere un elevato livello di vita senza valutare sufficientemente le conseguenze che questa crescita economica e sociale avrebbe prodotto sull’ambiente e sull’ecosistema locale. Si è resa pertanto necessaria un’inversione di rotta. In questi ultimi 4 anni l’Amministrazione Comunale ha perciò puntato al raggiungimento di tre obiettivi: • Rivedere i processi di sviluppo in un’ottica di sostenibilità ambientale con una forte integrazione delle politiche di settore. • Sviluppare un più diretto rapporto con i cittadini per favorire questo cambiamento. Integrare cioè la forma di democrazia classica “ della delega a governare” con una democrazia più partecipativa, di costruzione del consenso, attraverso un’azione di formazione, informazione e coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni su un modello di sviluppo sostenibile della comunità locale. • Coinvolgere, la scuola, i mezzi di informazione, il mondo economico e produttivo. La Giunta Municipale di Lecco ha avviato nel giugno ‘98 il processo di Agenda 21. Nel gennaio del ‘99 il Consiglio Comunale aderisce all’unanimità alla carta di Aalborg “ Carta delle città Europee per uno sviluppo durevole e sostenibile” . Viene quindi predisposto, con la collaborazione di tutti i settori dell’Amministrazione Comunale e dei rappresentanti degli Enti Pubblici Territoriali sotto la guida del Sindaco e dell’Assessore ad Agenda 21, il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente (dicembre ‘99), attraverso due

strumenti di Gestione del Processo: il Comitato interassessorile; il Comitato di Coordinamento. I settori esaminati investono tutte le politiche del comune: sociale, economico, mobilità e trasporti, aria, acqua, uso del suolo, energia, rifiuti, sicurezza. Con il supporto di indicatori sono stati individuati i punti di criticità e di qualità che andranno costantemente verificati e aggiornati nel tempo. Nel giugno 2000 viene costituito il Forum Civico, l’organismo di partecipazione della comunità locale che concorrerà insieme all’Amministrazione Comunale alla predisposizione del Piano di Azione (giugno 2001). Una proposta che concorre ad arricchire i già esistenti strumenti di partecipazione previsti dallo Statuto Comunale: Referendum Consultivo promosso da 1800 elettori o dalla maggioranza dei 5 consigli di zona – Petizione al Consiglio Comunale presentata da 250 elettori – Istanza alla Giunta. Proposte di Deliberazione al Consiglio Comunale presentata da 400 elettori. Il coinvolgimento della comunità locale attraverso il Forum Civico è un processo difficile che ha richiesto e richiede costanti aggiustamenti. Il Forum Civico, a nostro parere, deve rispondere a 4 condizioni principali: • la necessità di una costruzione graduale per rendere la partecipazione costruttiva e funzionale al processo di crescita e soprattutto la definizione di ambiti operativi certi da parte dei soggetti coinvolti; • il coinvolgimento dei soggetti con una visione integrata delle politiche di settore (economico, sociale, culturale, ambientale) - Progetto di città partecipata; • una struttura e organizzazione autonoma che consenta un rapporto con le associazioni e i cittadini senza intermediari; • la disponibilità di risorse autonome per concorrere anche con azioni autogestite a realizzare insieme all’Amministrazione Pubblica il processo di crescita della comunità locale. Il Forum Civico è composto da un’assemblea di 40 membri che rappresentano direttamente o indirettamente le oltre 450 associazioni che operano in tutti i settori della vita cittadina (sociale, economico, sindacale, scolastico, sanitario, sportivo, culturale, religioso, volontario, ordini professionali) che con i loro associati o referenti coinvolgono la quasi totalità dei cittadini L’Assemblea del Forum è gestita da un gruppo di coordinamento ed ha costituito al suo interno dei gruppi tematici che prevedono la partecipazione allargata di esperti e cittadini (famiglia e qualità urbana, anziani e ambiente, recupero area pedemontana, città delle bambine e dei bambini, osservatorio Comune ed Imprese). Il coinvolgimento del Forum Civico per la stesura del Piano di Azione Nel 1999 è stato redatto il primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente con la predisposizione delle linee guida del Piano di Azione. Sono state coinvolte, dagli organismi del Forum co-

stituito nel 2000, tutte le associazioni cittadine attraverso la compilazione di un questionario nel quale veniva richiesto quali fossero le problematiche ambientali sulle quali orientare prioritariamente gli interventi con l’indicazione del tipo d’azione. Si è voluto poi valutare il grado di condivisione da parte dei compilatori, dei princìpi che stanno alla base dello sviluppo sostenibile e, in particolare, verificare la disponibilità e la volontà a partecipare all’individuazione degli interventi e alle azioni. Su questo tema della partecipazione la risposta è stata plebiscitaria. A grande maggioranza sono state indicate, come prioritarie, le seguenti problematiche ambientali: • il traffico e la qualità dell’aria, potenziamento del mezzo pubblico e la formazione di piste pedonali e ciclabili; • recupero delle aree naturali e formazione di aree verdi attrezzate; • l’informazione e la formazione ambientale dei cittadini; • iniziative volte al risparmio energetico. Si è poi avviato una serie di incontri con le associazioni di rappresentanza del mondo economico produttivo locale al fine di ridurre l’impatto ambientale dei processi di lavorazione. A conclusione di questo importante momento di consultazione è stato costruito il Piano di Azione secondo tre direttrici: • formazione ed informazione; • qualità urbana e qualità della vita; • produzione pulita; distinguendo tra: azioni interne alla Amministrazione; azioni da concordare con altri Enti; azioni rivolte al pubblico. Ecco uno stralcio delle azioni avviate nel Piano di Azione con il concorso del Forum Civico e dei gruppi tematici dello stesso: • interventi sulla mobilità e traffico con un deciso miglioramento della qualità dell’aria e del clima acustico (l’indice delle polveri sottili negli ultimi due anni si è sempre mantenuto al di sotto della soglia di allarme e quasi sempre sotto la soglia di attenzione); • realizzazione di una pista ciclabile lungo tutta la sponda del lago per una lunghezza di 5 Km, di cui la metà è stata completata; • costante crescita della sensibilità ecologica dei cittadini con progetti di informazione, formazione e partecipazione diretta alle azioni dei giovani in età scolare con programmi annuali sui temi ambientali nelle scuole di ogni ordine e grado e con forme di aggregazione extrascolastiche; • recupero sentieri o piste forestali, con l’individuazione di aree verdi attrezzate; • monitoraggio idrogeologico del territorio; • potenziamento e controllo della rete di fognatura (avvio appalto nuovo depuratore – 8.000.000 € – e del nuovo centro raccolta rifiuti); • rifiuti: raggiunto il 50% di raccolta differenziata (vetro, legno, umido, carta, plastica metalli); • pulizia e messa in sicurezza dei corsi d’acqua; • Piano Energetico Comunale;

• iniziative di formazione nelle famiglie per il risparmio energetico e per la sicurezza degli impianti domestici; • avvio del progetto per la contabilità ambientale (eco-bilancio) e contabilità urbanistico-territoriale per rendere più corretto ed eco-sostenibile l’uso del suolo; • avvio certificazione di qualità dei servizi e dei processi comunali; • nuove iniziative per l’assistenza e l’inserimento attivo nella comunità degli anziani (34% popolazione) e soggetti socialmente deboli; • avvio progetto sicurezza con sistema di video sorveglianza, con impiego del corpo di polizia municipale ed azioni di prevenzione sulla mobilità e di controllo del territorio; • iniziative per valorizzare le identità del territorio, la sua cultura e le sue tradizioni; • concorso di idee per il recupero di percorsi pedonali e ciclabili lungo i torrenti cittadini che si collegano a pettine con analogo percorso lungo il lago. Nel 2002 è stato aggiornato il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente ed è perciò in fase di aggiornamento il Piano di Azione con il coinvolgimento del Forum. I processi di sostenibilità investendo tutti gli aspetti della vita locale: economico, sociale, culturale, ecc. non possono operare in un quadro di integrazione senza il coinvolgimento delle realtà economiche e produttive che in quanto tali determinano un rilevante impatto sul territorio. Èquindi indispensabile “ fare sistema” nella distinzione dei ruoli ma nella condivisione e compartecipazione alla realizzazione di un progetto in un’ottica di sostenibilità dello sviluppo. L’Ente pubblico locale, le società pubbliche di servizi, le imprese private attraverso le loro associazioni di categoria devono perciò operare per la costruzione di un “ modello di crescita locale integrato” compatibile con l’equilibrio ambientale. È quello che abbiamo cominciato a fare anche a Lecco: un sistema locale come volano di sviluppo e di coordinamento delle azioni di qualità ambientale. Occorre, inoltre, pensare ad espandere questo processo attraverso forme di partenariato tra città. Dobbiamo estendere il confronto fra le esperienze, le rispettive identità per crescere insieme. Per far questo occorre dare più poteri e risorse alle città. La conferenza di Johannesburg, a cui ho partecipato in rappresentanza dei Comuni - Province - Regioni Italiane Agenda 21, in una deliberazione sui governi locali ha riconosciuto l’insostituibile ruolo delle città e di reti di città anche con diverso livello di sviluppo per un futuro sostenibile. Creare cioè strumenti e processi adeguati per lavorare sull’uomo, in particolare sui governi, sull’uomo di domani. Di una cosa dobbiamo essere convinti. “ È l’uomo la vera emergenza non l’ambiente” . Solo con i suoi comportamenti troverà la strada per costruirsi non solo un futuro ma un futuro degno di essere vissuto. Carlo Castelli

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sto, mentre la soddisfazione di quelli volontari dĂ  seguito ad un premio maggiore determinato proporzionalmente ai requisiti assunti.


Mantova a cura di Sergio Cavalieri

Armonie del costruire: verso la Bio-architettura e il Feng Shui

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Appare ormai scontato che il reddito pro capite non genera di per sé alta “ qualità della vita” . Il ritmo di vita e l’intensità di lavoro richiesto dalla produttività della società consumistica ci priva del contatto diretto con la natura e del tempo vitale da dedicare a noi stessi e alla salute fisica e mentale. È indispensabile, perciò, sempre più, che lo spazio di lavoro e l’ambiente dove si vive siano a misura d’uomo e siano pensati in modo da non influire sulla salute delle persone, ma anzi che possano interagire positivamente ed essere rispettosi dell’equilibrio psico-fisico. Difatti, “ qualità della vita” è anche vivere in città a misura d’uomo, in quartieri urbanisticamente equilibrati e in case accoglienti che diano il giusto comfort, insomma poter vivere in un ambiente sano, sicuro e funzionale nel rispetto della salute fisica e dell’ambiente. Da decenni, invece, nella costruzione e sviluppo urbanistico delle città non si è tenuto conto di questo aspetto fondamentale e si è proceduto ad edificare in modo speculativo con bassi livelli di comfort abitativo. Oggi anche l’opinione pubblica e le amministrazioni sono concordi sulla necessità di tornare a considerare indispensabili la qualità ambientale, la prevenzione dell’inquinamento e la salute fisica e mentale dei cittadini. Siamo concordi con l’opinione, sempre più diffusa, che si debba fare qualcosa in proposito, e subito! Dell’argomento si occupa la disciplina della Bio-architettura, o edilizia Ecocompatibile, facendo riferimento anche ai princìpi del Feng Shui. L’obiettivo del Feng shui è la progettazione di edifici che soddisfino le esigenze fisiche, biologiche e spirituali di chi li abita; di conseguenza la struttura, i servizi, i colori e gli odori devono interagire armoniosamente con l’uomo e con l’ambiente. Quest’interscambio costante tra interno ed esterno dipende da una buona traspirazione: la casa, come la pelle, deve mantenere condizioni interne di vita tali da garantire igiene e salute. Oggi, molte abitazioni moderne sono diventate “ involucri chiusi” , senza contatti con l’esterno e quindi malsane. Le esalazioni delle sostanze plastiche, i pavimenti trattati con additivi, le finestre e le porte chiuse ermeticamente, i materiali isolanti, gli strati impermeabili di vernici e collanti sintetici avviluppano tutto l’edificio e non lo lasciano respirare. In questo modo il Feng Shui amplifica la Bio-architettura e quando si integrano si raggiunge una maggiore totalità nel costruire e nell’abitare. Il Feng Shui, non è un fenomeno esoterico giunto solo oggi alla ribalta, è anche una corrente sotterranea og-

getto di studi che è venuta alla luce negli scritti di alcuni famosi architetti, lo stesso Frank Lloyd Wright rispettava la contestualità ambientale e sottolineava “ che la casa nasce dal terreno e non sul terreno” , mentre l’architetto Gino Valle utilizza il pilastro come escrescenza del terreno facendolo diventare l’elemento costruttivo maggiormente espressivo e definito come un mucchio di terra. Non sono quindi assenti motivazioni arcaiche in questa ricerca da parte degli architetti moderni pur tenendo in primo piano la necessaria funzionalità degli ambienti. Feng Shui e Bio-architettura significano proprio capire la natura, tutelare gli ecosistemi naturali, collocare correttamente edifici e impianti, sfruttare il vento e l’acqua nel momento in cui si va a modificare il territorio al fine di renderlo accogliente e piacevole per l’uomo di oggi e per le generazioni future. Certo è essenziale partire dalla cultura, dalle abitudini e dalle esigenze reali della gente, bisogna insomma sensibilizzare e convincere chi costruisce e chi fa costruire. È, inoltre, necessario partire dalla tradizione costruttiva locale e inserire all’interno del processo produttivo consolidato tecnologie e prodotti biocompatibili che sostituiscano, anche gradatamente e quindi più profondamente, le consuetudini del ciclo produttivo attualmente impostato solo in base al profitto economico. Un inizio possibile è quello di informare e sensibilizzare i cittadini – in modo corretto – e coinvolgere gli operatori del settore tramite formazione e finanziamento, in modo che l’innovazione parta dall’interno del mondo edile. Alle imprese bisognerà proporre prodotti e processi produttivi ecocompatibili che non rallentino il ciclo produttivo e che non pesino troppo sull’economia dell’intervento. Agli utenti finali bisognerà dare la possibilità di usufruire di un nuovo tipo di edilizia a costi contenuti. Proprio con questi intenti, si è tenuto il febbraio scorso a Mantova un corso dal titolo: “ Feng shui: una bio-architettura cinese per l’occidente” organizzato dall’architetto Ernesto Morselli al fine di trasferire ai partecipanti una conoscenza della cultura orientale millenaria del costruire nel rispetto della terra e della natura con tutti gli adattamenti e le evoluzioni necessarie per calarsi nella nostra diversa realtà occidentale. Si è completato questo excursus storico-culturale con un approfondito approccio scientifico verso tutti quegli elementi che giocano un ruolo fondamentale nell’equilibrio uomo-ambiente-abitazione e che possono aumentare di molto il nostro “ benessere” abitativo. L’argomento è di estrema attualità e di fondamentale importanza per il benessere psico-fisico dell’abitare e per la vera “ qualità della vita” e mi auguro possa diffondersi sempre più velocemente nella cultura quotidiana della nostra società moderna. Stefano Parancola

Milano a cura di Antonio Borghi e Roberto Gamba

Istituto Uomo Ambiente, Scuola di Ecologia dell’Architettura della Società Umanitaria di M ilano L’Istituto Uomo e Ambiente è stato fondato nel 1984 come associazione culturale con lo scopo di costruire e diffondere un pensiero ecologico applicato alla città e all’architettura. Ha così costituito la prima realtà italiana che si occupi del costruire sano e del legame salute e abitazione. Nasce, dalle sue iniziative, il movimento “ architettura ecologica” , definita anche bio-architettura o bioedilizia o architettura biocompatibile o ecocompatibile. Nel 1988 viene organizzato il primo convegno nazionale di “ Ecologia nell’architettura” con personalità note a livello internazionale e con la presenza di tutte le realtà che allora cominciavano a occuparsi del problema. Nel 1989 viene realizzato il convegno “ Ecologia delle aree urbane: la riqualificazione delle zone in disuso” , finanziato dall’assessorato all’Ecologia del Comune di Milano con la partecipazione del ministro delle Aree Urbane, assessori comunali ed esperti come R. Guiducci e P. L. Eletti. Dal 1990 al 1994 si sono organizzati otto corsi di Ecologia dell’Architettura (La casa biologica) tenuti presso il Palazzo ex Stelline di Milano. Nel 1990 è stato realizzato il convegno “ La Casa Psicosomatica” con la partecipazione di Bruno Munari. Nel 1991 è stato realizzato, con il finanziamento della Regione Lombardia, un convegno nazionale e un ciclo di seminari su: “ Ecologia delle Aree Urbane: dalla cultura del rifiuto alla cultura del riciclo” . L’Istituto ha collaborato con il Centro Interuniversitario Ticinese di Lugano per la realizzazione di un dottorato in Ecologia urbana coinvolgendo esperti italiani e stranieri. Nel 1996 l’Istituto Uomo e Ambiente si è trasferito alla Società Umanitaria di Milano siglando un accordo pro-

grammatico per alcuni seminari l’anno e diventando Scuola di Ecologia dell’Architettura della Società Umanitaria. Nel 1998 si è realizzato con il contributo della Provincia di Milano una mostra didattica itinerante. L’Istituto Uomo e Ambiente oggi è riconosciuto anche a livello internazionale come “ Scuola di pensiero ecologico applicato all’architettura e all’urbanistica” . È sostenuto da diverse ditte produttrici, da imprese e cooperative edilizie, ha il patrocinio del Comune di Milano e della Regione Lombardia ed ha un largo seguito tra gli architetti di tutta Italia infatti molti di questi che si definiscono bio sono passati dai corsi o dai seminari dell’Istituto (ne ha formati direttamente o indirettamente circa un migliaio che provenivano anche da Bari, Napoli, Catania e Palermo, dalla svizzera italiana e persino dall’Austria). L’associazione ha contatti internazionali con Francia, Svizzera, Germania, Spagna, U.S.A., Cuba. In particolare ultimamente ha allacciato rapporti culturali con Cantercel Site Experimental d’Architecture (Fr). Delle sue iniziative parla spesso la grande stampa sia generica che specialistica. Ha pubblicato negli anni una rivista – “ In Ambiente” –, diversi testi per varie case editrici tra cui Guerini e Fabbri. Ha collaborato e collabora con diverse riviste. Nel 2002 ha fondato con la Società Umanitaria il Centro Studi Città Umanistica.

L’ecologia ha coinvolto da tempo l’architettura anche se nella pratica la maggior parte degli architetti e dei committenti opera come se nulla fosse. Oggi ci troviamo davanti a diverse tendenze: neo-razionalismo, high-tech, minimalismo, decostruttivismo, neocostruttivismo, postmodernismo, neoregionalismo e chi più ne ha più ne metta. Così variamente definite da una critica superficiale. Tutto questo denota un periodo di crisi in cui l’architettura ha perso il suo filo d’Arianna nella complessità del mondo globalizzato. Il fatto che non esista uno stile predominante non costituisce di per sé un fatto negativo, vuole solo dire che è finito il periodo delle ideologie


Questo induce ad auspicare un’architettura non più magniloquente e celebrativa, ma nemmeno massificante e presuntuosa, come abbiamo visto negli ultimi decenni. Fa ben sperare, qui in Italia, l’interesse che l’edilizia con finalità sociali, soprattutto quella convenzionata, sta avendo per la qualità ambientale, il risparmio energetico, i materiali bio, il solare passivo e attivo e le energie alternative in genere. Alcune amministrazioni comunali italiane, come ad esempio Padova, Reggio Emilia, Cervia ecc., hanno cominciato a realizzare iniziative edilizie di grande interesse orientate da queste scelte. Gli stessi IACP in varie regioni hanno avviato concorsi di questa natura. In provincia di Milano il Comune di S. Donato Milanese, ormai tre anni fa, ha realizzato un piano di edilizia economica popolare, con bando di assegnazione, esemplare sotto questo profilo, dove gli operatori erano invitati a presentare, oltre la solita domanda, anche un progetto e un capitolato circa l’uso di materiali sani e di tecnologie ecocompatibili. Questo piano ha vinto il 2° premio Città Sostenibile del Ministero dell’Ambiente ma ovviamente ha destato molti attacchi da parte degli operatori esclusi, tali da far supporre che le amministrazioni sarebbero state scoraggiate dal seguire questa strada. Invece pare proprio che in diversa misura il bando di S. Donato sia diventato un punto di riferimento imprescindibile per i Comuni impegnati sulla sostenibilità. Che cosa stia emergendo, anche a livello formale, dalla elaborazione di queste tematiche è ancora presto per dirlo, per il momento si vedono architetture che declinano primitivismi o morfemi di repertorio, anche perché in genere sono esempi con committenze povere, ma si notano architetti famosi che si stanno riciclando e modificano i linguaggi. Stiamo a vedere! Maurizio Spada

Maurizio Spada e Ugo Ferrari, Bando per la cessione di aree E.E.P., comparto lotto 2 sd/10-34, via G. Leopardi, San Donato Milanese. Facciate est ed ovest. Nella pagina a fianco: planimetria generale.

M ilano produce ambiente La prima Agenda 21 è stata sottoscritta nel 1992 al Vertice della Terra di Rio de Janeiro: il Summit organizzato dalle Nazioni Unite per impegnare i Governi ad affrontare le sfide ambientali del Ventunesimo Secolo; lo stesso che ha poi dato alla luce il Protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas serra, e la Convenzione sulla Biodiversità che dovrebbe regolare la complessa materia dei brevetti e degli Organismi Geneticamente Modificati. Ma Rio è soprattutto ricordata per

duzione: dalla scelta delle materie prime all’impatto del loro definitivo smaltimento. Milano in questi anni non ha certo brillato per la lotta all’inquinamento; in Provincia oltre alla stessa, risultano invece attivi i processi di Agenda 21 dei Comuni di Bellusco, Busnago, Cologno, Meda, Pieve E., Rozzano, San Donato, San Giuliano, Sesto San Giovanni e Seveso. Milano semmai spicca per numero ed eccellenza delle società a diverso titolo operanti in campo ambientale: impossibile nominare tutte le imprese che forniscono progettualità, impiantistica e servizi di

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utopistiche. Ma il vero problema è che, come ovunque, la tecnologia ha preso la mano ed è diventata autonoma rispetto al complesso della cultura. È diventato un potere a sé, non più corretto e limitato dall’utilitas, e quindi dalla politica, ma al contrario quest’ultima è diventata funzione della prima. L’architettura di conseguenza è diventata celebrativa della potenza tecnologica, si è svuotata di senso e si è smarrita. Basta a questo proposito dare uno sguardo al panorama più recente, anche dei concorsi internazionali. In questo modo parlare di architettura a “ misura d’uomo” appare un controsenso utopistico ed ingenuo, anche se tuttavia è questo il filo d’Arianna al quale ancorarsi. Rimettere al centro l’uomo significa infatti mettere in discussione l’antropologia e la sociologia almeno degli ultimi cinquant’anni e in particolare il rapporto che si è stabilito tra l’uomo e l’ambiente, sia naturale che antropico. Astrarre l’uomo dal suo ambiente è un’operazione sbagliata che fa parte della “ pratica di dominio” . È dunque il luogo il centro dell’interesse della nuova architettura ed in seconda istanza il materiale e l’energia. Parlo di nuova architettura, e non di bio-architettura o ecoarchitettura o di architettura ambientalista, perché anche questi termini sono riduttivi e tendono a frammentare il fenomeno limitandolo a delle minoranze e mettendolo sul piano di tutti gli altri ismi. Invece effettivamente l’unica novità della fine del secolo scorso e dell’inizio di questo è data dalle riflessioni che scaturiscono dalle problematiche ecologiche e dalla rifondazione del rapporto uomo-natura. Rimando, per chi volesse saperne di più, al mio libro che uscirà in ottobre per la casa editrice Alinea di Firenze, Ecologia e Bellezza. Intanto si può affermare che oggi l’etica dell’architetto, al di là delle specializzazioni ridicole ed irreali delle nuove lauree, passa attraverso la consapevolezza che non si potrà più eludere i problemi connessi all’ecologia.

Milano, via Lamarmora, foto Antonio Borghi. aver diffuso nel mondo la consapevolezza che le vere protagoniste dello sviluppo sostenibile sono le comunità locali. Da allora è stato un crescendo di iniziative a tutti i livelli: se gran parte della legislazione europea e nazionale sull’ambiente attualmente vigente prende spunto dai princìpi dell’Agenda 21 di Rio, a scala locale, si sono moltiplicati gli strumenti per integrare le considerazioni ambientali nella programmazione corrente di settore, potenziare la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche, e coadiuvare queste stesse con indicatori capaci di identificare le criticità dell’ecosistema, verificare le priorità o valutare l’efficacia degli interventi. Nel nome di Agenda 21 oggi maturano le esperienze amministrative più varie di contabilità, bilanci e rapporti ambientali. Si attuano valutazioni strategiche di piani e programmi, sempre meno somiglianti a quella che ne fu la matrice originaria, la Valutazione d’Impatto Ambientale. Si predispongono Piani d’Azione: chi fa che cosa, con quali risorse, tempi, obiettivi e ricadute ambientali. Si aprono Forum di discussione, rivolti alla cittadinanza, alle scuole, ai gruppi di quartiere. Questo ampio processo di sensibilizzazione alle questioni globali che affliggono il nostro Pianeta ha ovviamente coinvolto anche le aziende: la loro concorrenzialità è ormai strettamente dipendente dalla capacità di acquisire marchi ambientali per i rispettivi prodotti, quando non addirittura di certificare tutto il processo produttivo. E se il contenuto innovativo si individua dal livello di compatibilità ambientale, questa si misura sull’intero ciclo di vita dei beni in pro-

gestione rifiuti, depurazione delle acque, risparmio energetico o bioedilizia. Tantissimi gli studi pubblicitari dediti a campagne sempre più, e sempre meglio, mirate sui temi dell’ambiente. Autorevoli i centri di ricerca come la Fondazione ENI Enrico Mattei, la Fondazione Lombardia per l’Ambiente (sorta per volere della Regione dopo il disastro di Seveso del 1976), l’Istituto per l’Ambiente della Confindustria o l’Associazione Ambiente Lavoro, promossa dal Sindacato. Ed è milanese, quanto meno di adozione, una schiera sempre più fitta di operatori pubblici e privati, esecutivi, progettisti e ricercatori iperspecializzati che ha finito per stimolare, e talvolta precorrere, il rapido mutare della domanda diffusa di know how necessario alla continua innovazione degli strumenti di gestione ambientale: un’imprenditoria di nicchia, dai curricula veramente peculiari per quanto poco noti se non tra gli “ addetti” . È il caso di Edizioni Ambiente, una piccola casa editrice al cui attivo sono quasi tutte le traduzioni italiane dei recenti bestseller ambientali. Autori come Mathis Wackernagel, l’ideatore dell’impronta ecologica, compaiono nel suo catalogo a fianco dei rapporti sullo stato dell’ambiente elaborati dai più noti Eco-istituti d’Oltralpe. Una linea consolidata dall’editore Roberto Coizet con la produzione di siti web e intranet per i principali Consorzi di riciclaggio, newsletter online e in ultimo, con il coordinamento della comunicazione del progetto europeo CLEAR per promuovere seriamente la contabilità ambientale nella pubblica amministrazione, cui aderiscono molte città italiane.


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La costante sperimentazione è anche il tratto distintivo della società Avanzi, le cui sofisticate metodologie di supporto spaziano dal corredo di facilitatori nei processi partecipati di Agenda 21 locale, alla negoziazione e gestione dei conflitti ambientali locali, sino ai sistemi di certificazione, eco-accounting e eco-management per le imprese e il mondo finanziario. Questo scenario così composito appare invece più rarefatto quando si considerino le questioni territoriali. Certo non mancano studi che guardano con interesse ai temi ambientali, talvolta li praticano, più spesso tuttavia li contemplano come parti a sé stanti di piani o progetti altrimenti impostati. Insomma quell’integrazione trasversale dell’ambiente nelle problematiche di settore, che da Rio in avanti ha spronato le maggiori acquisizioni disciplinari, compare ancora troppo timidamente nella strumentazione urbanistica per potersi dire veramente padroneggiata. È piuttosto sul versante della mobilità, forse a causa del suo impatto tanto evidente quanto pervasivo, dove emerge qualche importante, e rassicurante, novità. La società Polinomia opera ad esempio con coerenza al rinnovamento dei paradigmi altrimenti assodati in questo ramo della trasportistica. Gestione della domanda, governo della congestione, traffic calming, contenimento e prevenzione delle esternalità ambientali sono alcune delle parole chiave di un approccio progettuale, declinato alle varie scale territoriali. Se, insomma, l’Amministrazione stenta a dotarsi in un progetto complessivo per lo sviluppo sostenibile della città, Milano sta sicuramente già fornendo il proprio contributo per conseguire gli obbiettivi dell’Agenda 21 globale. Alessandra Valentinelli Edizioni Ambiente via Guerrazzi 27 tel. 0233604262 www.edizioniambiente.it Avanzi via Rossetti 9 tel. 0248027024 www.avanzi.org Polinomia via Cantoni 4 tel. 0248196715 www.polinomia.it Informazioni su Agenda 21: www.focus-lab.it www.a21italy.it Alessandra Valentinelli vive e lavora a Milano. Ha collaborato ad alcuni tra i primi progetti europei sugli indicatori ambientali urbani e ha lavorato con i primi comuni italiani attivi in questo campo. Oggi ha esteso la propria ricerca alle componenti ambientali degli assetti territoriali, fornisce valutazioni ambientali per i piani di settore e sviluppa studi per l’integrazione delle analisi ambientali e il raccordo tra strumenti operativi a livello di area vasta. A. B.

Pavia a cura di Vittorio Prina

Architettura ambiente. Relazioni o confidenza? Conversazione tra l’architetto Luca Micotti e l’ecologo Gianni Pavan Luca Micotti: Accolgo volentieri l’opportunità di ragionare intorno al rapporto architettura ambiente. Si tratta di rinnovare la percezione di cose appiattite dall’abitudine. Ne temo tuttavia le vaste implicazioni. Non sono un sistematico e solo il mestiere mi porta ad avvertire qualche aspetto della consuetudine che l’architettura ha con l’ambiente. Consuetudine, intendo, sia nel senso letterale delle reciproche relazioni, sia nel senso letterario di confidenza. E già intorno a questo distinguo si potrebbe ravvisare una sostanza. Una disparità di qualità. Per ragionare intorno al rapporto architettura ambiente evitando riduzioni, per trarne fuori qualche nesso e qualche contraddizione, propongo l’esercizio dialettico di contrapporre posizioni antagoniste. Questo gioco è mutuato (senza pretesa di eguagliarne la sottigliezza) dalla dialettica talmudica che in ebraico si dice pilpul che letteralmente vuol dire pepe. Una tecnica di conoscenza connaturata alla cultura del pluralismo interpretativo, profittevole della complessità e rispettosa delle vastità insondabili. L’antagonista è Gianni Pavan, ecologo, esperto di bioacustica, docente di ecologia all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Gianni Pavan ha partecipato con il nostro studio ad alcuni concorsi di architettura i cui temi richiedevano dichiaratamente consapevolezza ambientale e che anche grazie al suo contributo si sono conclusi con successo. Inoltre nel 2001 egli ha portato all’Ordine degli Architetti della Provincia di Pavia il proprio originale contributo sui Paesaggi sonori al seminario Appartenere rappresentare costruire. Paesaggio luogo della mente. Inizierei cercando una definizione di “ architettura” e una di “ ambiente” spendibili in un dialogo interdisciplinare. Gianni Pavan: D’accordo. Inizia tu. L.M. Potremmo dire col dizionario di Devoto e Oli che l’architettura è l’elaborazione artistica degli elementi strutturali, funzionali ed estetici della costruzione. Elaborazione artistica condotta dall’arkhitékton che nell’antica Grecia era il “ capo costruttore” . Ma volendo con le dovute cautele aprire il campo d’indagine in senso “ moderno” potremmo dire con William Morris che l’architettura è l’insieme delle modificazioni e delle alterazioni introdotte sulla superficie terrestre, in vista delle necessità umane (The prospects of architecture in civilization, Londra, conferenza del 10

marzo 1881). La seconda definizione comprende tutte le opere dell’uomo, la prima ne seleziona quelle che sono state oggetto di elaborazione artistica. Tenteremo di non scartare la dialettica aperta tra le due definizioni e di valorizzarne le implicazioni ambientali. G.P. Ècertamente importante dire cosa si intende per “ ambiente naturale” al quale si contrappone, in questo dialogo, l’” ambiente costruito” . Ma non dobbiamo pensare che esistano solo questi due comparti. In realtà osserviamo un continuum tra l’ambiente naturale e l’ambiente costruito nonché una continua interazione fra di essi. Interazione sempre più a danno dell’ambiente naturale, anche al di là degli spazi fisicamente percorsi e modellati dall’uomo. L’ambiente naturale è costituito da ecosistemi che funzionano con l’energia solare e che si sono sviluppati per migliaia di anni fino a raggiungere un equilibrio fra le varie componenti, viventi e non. Un ecosistema naturale è un insieme di organismi viventi e componenti fisiche che interagiscono fra di loro in un sistema ciclico continuo, alimentato dall’energia solare, nel quale la materia organica viene continuamente trasformata: costruita e demolita, continuamente, ciclicamente. All’estremo opposto abbiamo gli ambienti costruiti, città e insediamenti industriali, che non funzionano con l’energia solare, che consumano enormi quantità di energia perlopiù derivante dai combustibili fossili (che racchiudono l’energia solare accumulata dagli ecosistemi per milioni di anni), e di cibo che non possono produrre ma che devono drenare dagli ambienti circostanti. Inoltre producono rifiuti che non sono in gradi di riciclare, organici e non, inclusi quelli tossici per l’uomo e per l’ambiente. Fra questi due poli abbiamo poi gli ambienti antropizzati, ambienti quasi naturali nei quali si avverte l’intervento dell’uomo senza che siano sovvertite le regole di funzionamento degli ecosistemi naturali; in questi è l’uomo che si adatta alle regole della natura. Gli ambienti trasformati sono invece ambienti modellati dall’uomo e finalizzati a specifici compiti: perlopiù agricoltura, silvicoltura e allevamenti intensivi esclusivamente finalizzati ad alimentare gli ambienti costruiti (urbani e industriali). Si tratta di ecosistemi estremamente semplificati, ancora dipendenti dall’energia solare ma non autonomi perché continuamente sostenuti dall’uomo con lavoro manuale e meccanico nonché con l’apporto di fertilizzanti e sostanze chimiche estranee (pesticidi, diserbanti, conservanti, ritardanti, fitofarmaci, ormoni, ecc.). Non bisogna poi dimenticare tutti quegli spazi profondamente trasformati per produrre risorse minerarie (cave a cielo aperto e non, perforazioni per la ricerca petrolifera, ecc.), energia (bacini idroelettrici) e per accumulare i rifiuti che non siamo in grado di riutilizzare. Allora, quando pensiamo a un ambiente costruito, dobbiamo riconoscere che non è mai autosufficiente, ma che per sopravvivere dipende da ambienti circostanti, naturali e non,

sui quali ha un impatto che viene definito “ impronta ecologica” . Anche una singola costruzione ha un impatto sugli ambienti circostanti dai quali sono stati prelevati i materiali da costruzione, che sono stati attraversati e percorsi dai materiali stessi, che hanno ospitato le industrie che li hanno trasformati; ambienti dai quali si devono prelevare i combustibili fossili, l’acqua e il cibo necessari all’edificio ed ai suoi ospiti. Ambienti nei quali verranno riversati i residui delle lavorazioni dei materiali, i rifiuti organici, i rifiuti risultanti dai consumi energetici, e, prima o poi, dove verranno smaltiti i resti della dismissione. L.M. Mi sembra di cogliere dalle tue parole una definizione forte di ambiente, inteso come ecosistema naturale originale, che aiuta a far chiarezza. Temo invece la definizione di ambiente costruito che può essere equivocata. Forse potremmo dire che a partire dall’ambiente naturale originale – quello che non ha conosciuto l’ingresso dell’uomo – si possono discriminare successivi gradi di perturbazione e adattamento dovuti all’antropizzazione, e che tra questi si manifestano situazioni estreme, diciamo perverse, caratterizzate tra l’altro dalla irreversibilità. Allora ti chiedo: quanto di questa perversione rientra comunque nella logica di una natura che comprende in sé anche l’uomo? G.P. Qui il discorso si fa delicato e ancora possiamo prendere in considerazione due poli estremi tra i quali dobbiamo cercare un punto di equilibrio. Da una parte si può pensare che qualunque intervento sulla natura sia lecito in quanto risultato in definitiva dell’evoluzione dell’uomo e della sua capacità di agire. Se davvero volessimo aderire a questa visione potremmo smettere di preoccuparci per l’ambiente, per le specie in estinzione, per l’inquinamento, per il futuro dei nostri figli e delle generazioni future. Potremmo dire che l’uomo è libero di condannarsi all’estinzione. Comunque, anche se accettassimo ciò, potremmo ancora chiederci se abbiamo il diritto di condannare all’estinzione altri esseri viventi. L.M . Intorno a questo primo modo di pensare potremmo raccogliere i peggiori speculatori, il cui guadagno prevale su qualunque altro pensiero, e i diseredati della terra, la cui fame sovrasta qualunque progetto al di là del quotidiano. G.P. Certo, forse potremmo essere liberi di condannare noi stessi ma così facendo condanniamo (anzi li abbiamo già condannati) altri popoli e altre specie. In una visione totalmente opposta si può sostenere che l’uomo debba integralmente soggiacere alle regole della natura e non debba in alcun modo mettere in pericolo la sopravvivenza dell’ambiente naturale nella sua interezza. L.M. Vengono alla mente quelle intransigenti sette indiane jainiste i cui ascetici seguaci usano una mascherina davanti la bocca per non rischiare di respirare, e quindi uccidere anche un solo insetto.


L.M . La storia della fruizione degli ambienti naturali per motivi non produttivi ma ricreativi probabilmente è recente. Ai tempi di Virgilio, Boccaccio o delle case di Palladio la villeggiatura, come dice la parola, aveva prevalentemente un nesso con l’agricoltura. Solo con la rivoluzione industriale una sorta di reazione alla città macchina dà vita al desiderio di luoghi totalmente naturali, penso ai tour alpini della borghesia inglese, penso al romanticismo, al sub-lime, cioè al sentimento di altro rispetto alle limitazioni e razionalizzazioni del territorio urbanizzato. Dunque una certa immagine idealizzata del mondo naturale è un prodotto urbano. In questa prospettiva potremmo dire che il desiderio di natura non viene dal fallimento dell’architettura ma dall’evoluzione della società, dell’economia, del mondo occidentale. L’architetto non guida la società, ne è parte. Anzi in qualità di artista talvolta elabora pensieri, sentimenti e progetti in anticipo sulla società. Ti porto un esempio. Il 6 giugno scorso il professor Remo Dorigati, presentando l’importante nuovo saggio di Vittorio Prina sull’architettura moderna nella provincia di Pavia (Pavia Moderna, Edizioni Cardano, Pavia, 2003) ha ricordato il progetto di Alvar Aalto per la realizzazione di un complesso residenziale per 12500 abitanti a Pavia, redatto nel 1966 e mai realizzato. Il piano di Aalto traeva forma dalla topografia del fiume e dei cigli del terrazzo fluviale che caratterizza il sito di pro-

getto. La sua architettura s’era fatta intima di quell’ambiente. Nell’opera del maestro finlandese si avvertono la conoscenza del clima, degli orientamenti e dei materiali, un’attenzione “ antropologica” per la vita che vi si sarebbe svolta, una parsimonia razionale che oggi chiameremmo sostenibilità ma soprattutto la confidenza coi luoghi. Confidenza inversamente proporzionale all’indifferenza con cui negli stessi anni la massiccia infrastrutturazione territoriale industriale compiva la propria sovrapposizione di edifici e significazioni su quanto di ambiente e storia l’aveva preesistita. G.P. La bioarchitettura e l’architettura bioclimatica, discipline non ancora formalizzate, ancora oscillanti tra scienza e esoterismi, ma destinate a convergere, dovranno diventare la via attraverso la quale costruire edifici e strutture urbane non solo a misura d’uomo ma soprattutto a misura dell’ambiente naturale, e certamente anche adattate al preesistente storico, sociale e culturale. E qui forse gli architetti dovranno rinunciare a esprimersi liberi da vincoli per piegarsi a precise regole di economia, ecologia e ragione. L.M . Al contrario. Quando piegandosi a eccessive regole l’architetto perde la libertà di esprimersi il suo prodotto-spazio diventa silente, diremmo, senza voler offendere nessuno, ingegneresco, funzionale all’economia, al traffico … nel quale ci si deve adattare per sopravvivere. Invece è la libertà d’espressione che dà all’architetto la possibilità di fare spazi per abitare capaci di cantare, come dicevano Paul Valéry e Le Corbusier. Mi sembra piuttosto di vedere una confusione tra libertà e arbitrio. Problema culturale e non normativo. Nelle opere espresse dai maestri dell’architettura, penso ancora alle ville di Palladio, si riscontrano segnature sulla terra, composizione di spazi, mai invenzioni estemporanee arbitrarie. In questo senso la formazione tecnica e umanistica dell’architetto fa di lui la risorsa, oggi sprecata da chi governa il territorio, per includere con immaginazione l’ecologia nelle trasformazioni edilizie e territoriali. G.P. Vorrei dire che la norma diventa necessaria quando cultura e ragione non sono sufficienti. E purtroppo quando queste mancano, e quando il profitto è in antitesi ad esse, anche la norma diventa insufficiente. La libertà di espressione è sacrosanta finché non lede i diritti altrui né nel presente né nel futuro. Questo vale anche quando si parla di risorse ambientali e della loro disponibilità nel presente e nel futuro. Non dimentichiamoci che di fronte a risorse limitate, chi prende di più sottrae ad altri. L.M. Vediamo un esempio. Anche intorno a Pavia la centuriazione romana si presenta come un sistema assoluto, così dice Christian Norberg-Schulz, per il controllo economico e militare di porzioni di territorio “ conquistate” all’ambiente naturale e antropico preesistenti. Nonostante il carattere “ astratto” del suo disegno la centu-

riazione pavese è orientata secondo la direzione della migliore pendenza dei canali di bonifica, e la localizzazione degli insediamenti è scelta oculatamente in base alle caratteristiche ambientali dei siti. Altra cosa è l’infrastrutturazione industriale che prende avvio con l’introduzione della ferrovia. Questa “ conquista” , che per pre-potenza può essere avvicinata a quella romana, avvalendosi di tecnologie e disponibilità impensate si è resa quasi indifferente all’ambiente, cioè alla forma e alla vita dei luoghi. Per favorire la velocità su strade e ferrovie i raggi di curvatura sono aumentati progressivamente e le pendenze sono diminuite richiedendo maggiori rilevati, gallerie e viadotti, tagliando nuclei antropici e unità ambientali minime per la sopravvivenza di biodiversità. Sugli stessi rilevati sono sorti interi quartieri perfettamente complanari, funzionali ma separati dalla complessità preesistente. In poche parole la rete della città moderna, post-metropolitana, come la chiama Massimo Cacciari, si sovrappone indifferente al carattere dei luoghi e alla loro sostanza sia storica che ambientale. Oggi apparteniamo a un’unica generica (Rem Koolhaas) megalopoli padana (Eugenio Turri) le cui coordinate ci sfuggono. Percorrendo le sue strade ci rappresentiamo i luoghi come segnali, svincoli, parcheggi di centri commerciali, distributori di benzina, insegne, senza percepire sotto cavalcavia, trincee e rilevati, alcuna ondulazione topografica, diversità vegetale, traccia storica o diverso addensamento di abitati. Ora penso sia anacronistico rifiutare lo stato di fatto, condannare con pregiudizio i nuovi luoghi atopici, (Turri) lo junkspace (Koolhaas) proprio della nostra città, volgendosi indietro senza interrogativi. Se gli artisti più giovani e spregiudicati ne fanno il teatro delle loro vicende ed esperienze, forse anche l’arkhitékton il “ capo costruttore” potrebbe elaborare artisticamente tali alterazioni introdotte sulla superficie terrestre. Potrebbe porsi l’interrogativo di come elaborare un progetto di architettura capace di confidenza con l’ambiente nel contesto della città post-metropolitana. È una sfida non normalizzabile che chiede libertà creativa. Non si esaurisce nelle tecniche della bioarchitettura o della bioclimatica ma le comprende. È la nostra ineludibile realtà. Ancora un esempio. Non sono stati forse i deprecabili imbrattamenti dei “ graffitari” a svelarci negli anni Settanta a New York, e dieci anni dopo a Milano, il grigiore di tante superfici di capannoni e carrozze ferroviarie? Guarda ora come la società ha metabolizzato questa scoperta trasformando pareti e carrozze in veicoli pubblicitari. Quel grigiore rifletteva una condizione esistenziale. I graffiti la ribellione. Le insegne pubblicitarie una nuova vicenda. G.P. Veramente credo che ci siano poche cose brutte e avvilenti come la pubblicità e i messaggi consumistici che deve veicolare, ma non vorrei iniziare qui una crociata contro i tabelloni pubblicitari che deturpano città e campagne...

Il manifestarsi del rapporto uomoambiente come problema, certamente dipende dalla densità di popolazione e dallo sviluppo economico. In Italia la situazione è drammatica. Come hai già annotato l’area metropolitana padana è un succedersi incoerente di costruzioni, chiara manifestazione di incapacità di pianificazione, incapacità di concepire la progettazione del paesaggio, incapacità di modulare lo sviluppo in funzione di qualcosa che non sia solo il profitto immediato, che non sia solo l’incremento del PIL. Ma molti altri sono i territori devastati: l’asse Milano-Bologna frequentemente accompagnato da capannoni industriali che si estendono solo al piano terra su enormi superfici di suolo, impermeabilizzato, sottratto all’agricoltura e alla fotosintesi. L.M. In questo senso è urgente pensare un diverso modo di gestire la complessità del territorio. Si possono addensare alcuni abitati lasciando vasti spazi circostanti all’agricoltura e alla natura (è il modello francese), oppure si può sgranare un po’ di residenza, un po’ di industria, un po’ d’agricoltura per soddisfare ogni piccola comunità. Forse vanno cercate vie intermedie, il problema è anche culturale, le sue radici affondano nella storia dell’antropizzazione dei luoghi. Il progetto diretto sul paesaggio riveste una posizione altrettanto ambigua. È vero, si può disegnare un giardino o delineare un fronte autostrada di diversi chilometri, ma si tratta di operazioni raffinate connesse alla millenaria storia delle significazioni e simbolizzazioni del progetto “ con la natura” . È un’altra ottima sfida. Purtroppo nel quotidiano professionale il paesaggio sembra diventato una “ balla” come l’arredo urbano, uno specchietto per le allodole da utilizzare per abbellire (in America dicevano beautification) e distrarre da questioni di sostanza. Il paesaggio normalizzato, nato paradossalmente per preservare identità, dà la stessa perdita di luogo dell’industrializzazione selvaggia. E questo proprio perché la norma induce omologazione e falsificazione. Voglio dire che la questione architettura/ambiente non va ridotta soltanto ai temi del verde, delle specie in estinzione, della preservazione dei residui ambienti naturali, dei corridoi naturali, dell’immondizia immessa nella terra, nell’aria e nell’acqua, dello spreco di suolo, di materia prima e di energia non rinnovabile. La questione architettura/ambiente coinvolge l’uscita dalla nostra mente dei luoghi dell’abitare. La perdita di biodiversità non riguarda solo le mele tutte uguali del supermercato ma anche strade, case, paure, riti e pregiudizi tutti uguali. G.P. Qui mi trovi pienamente d’accordo. La biodiversità non è che una parte della diversità o delle diversità che vediamo attorno a noi: diversità di forme, di colori, di suoni, di materiali, di esperienze, di culture, di capacità, di sensibilità. Diversità che sono ricchezza, che sono continua fonte di stimoli, una ricchezza che cresce con il moltiplicarsi delle relazioni e di stimoli che troviamo nelle diversità che ci circondano e che con-

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G.P. Certo è un estremo. Credo che con equilibrio sia legittimo, come per qualunque altro essere vivente, predare per sopravvivere, uccidere cioè gli individui consentendo comunque alla specie preda di sopravvivere. Il punto di equilibrio dovrebbe stare nella capacità di beneficiare delle risorse ambientali e di garantire che queste siano disponibili a tutti e lo rimangano per il futuro. Certo il punto critico è riconoscere le risorse naturali e attribuirvi un giusto “ valore” . Per intenderci, il valore di un bosco di montagna non sta solo nel valore commerciale del legno che da esso potremmo ricavare. Il vero valore discende dalle funzioni dell’ecosistema bosco: produzione di ossigeno e assorbimento dell’anidride carbonica, costruzione e mantenimento del suolo, regolazione dei deflussi idrici e mantenimento dell’assetto idrogeologico, regolazione climatica locale e globale grazie all’evotraspirazione e all’assorbimento del calore, protezione del suolo dall’erosione, mantenimento di un ambiente nel quale prosperano piante e animali utili all’uomo, e non ultimo costituzione di un paesaggio gradevole e ricco di stimoli, non a caso meta apprezzata per trascorrere ore di relax. Qualcuno ha affermato che il valore degli ambienti naturali è in funzione del desiderio di fruizione espresso dagli abitanti delle città. Per polemizzare, direi che il desiderio di godere degli ambienti naturali è piuttosto la misura del fallimento di architetti e urbanisti nel costruire ambienti per l’uomo.


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tinuamente ci stimolano. Nell’ambiente naturale la biodiversità è una importante chiave di lettura degli ecosistemi; nello sviluppo di un ecosistema, processo che può durare migliaia di anni, la biodiversità e la biomassa crescono fino a stabilizzarsi in una cosiddetta situazione di climax. Gli ecosistemi che si degradano perdono la loro biodiversità e con questo possiamo “ misurare” il degrado e fare confronti. Legata alla biodiversità, che ci indica il numero di specie che compongono un ecosistema, c’è la complessità che ci indica la quantità di relazioni, perlopiù trofiche, che legano le varie specie. La complessità si può dire che cresca esponenzialmente rispetto alla biodiversità; entrambe sono essenziali per la capacità dell’ecosistema a resistere ad una perturbazione, a un cambiamento. Sono indispensabili per l’omeostasi del sistema. Purtroppo, l’incapacità di gestire la complessità e le imposizioni dell’economia ci portano a semplificare gli ambienti naturali per piegarli alla produzione intensiva, addirittura talvolta per renderli esteticamente più attraenti, per nostro capriccio, quando invece si dovrebbe gioire nel vedere e nello scoprire la complessità di un ecosistema integro. Al di là delle preoccupazioni dell’ecologo, la semplificazione degli ambienti naturali e l’uniformità genetica ad esempio delle colture agrarie comportano dei rischi significativi anche legati e legabili al bioterrorismo. È ormai acquisita la consapevolezza che un bosco artificiale monospecifico e coetaneo è molto più vulnerabile di un bosco costituito da decine di specie in fasi di crescita ampiamente differenziate. Nel momento in cui arriva, per le ragioni più diverse, un parassita o un agente patogeno dell’unica specie che compone il bosco, o le colture, questo può trovare tutto il cibo di cui abbisogna, e può svilupparsi e attaccare l’intero impianto. Nel caso di un bosco eterogeneo, multispecifico e disetaneo, il danno sarà limitato ad una parte solo dell’impianto e l’aggressore troverà con più difficoltà le risorse per svilupparsi. E di fronte ad una grande biodiversità troverà anche antagonisti. In definitiva la diversità è ricchezza, ma spesso ne abbiamo paura perché non la comprendiamo. L.M. L’omologazione dei prodotti dell’agricoltura e dei comportamenti e luoghi dell’abitare sembrano atti dello stesso dramma. Prodotti “ naturali” e architettura “ bio” soddisfano un commercio di nicchia nondimeno utile a denunciare un sentimento diffuso di disagio. Ma i risvolti più critici della questione architettura/ambiente sembrano riguardare la scala territoriale e coinvolgono l’intera collettività variamente consapevole. Non si conta lo spreco di territorio dovuto a densità edilizie sgranate sugli interessi di campanile, ridondanza di attrezzature commerciali slargate su periferie senza confine, edilizia residenziale della solitudine, silente e senza centro, “ rapallizzazioni” di coste e valli sia nello stile magnamat-

toni degli anni del boom, sia nel più recente stile paesaggisticamente corretto degno nipote delle villette di gaddiana memoria. G.P. Questo è un problema drammatico legato certamente alla elevata densità di popolazione del nostro paese, ma soprattutto legato alla mancanza di capacità pianificatoria e alla mancanza di sensibilità ambientale a livello sia individuale che collettivo che governativo. Per ragioni anche economiche si è privilegiato uno sviluppo irrazionale per utili immediati senza considerare la necessità di tutela dell’ambiente e senza una visione a lungo termine. In questo, un’alibi, quando alibi si è cercato, è dato dalla incapacità della scienza di comprendere tutti meccanismi di funzionamento degli ecosistemi e della biosfera e quindi impossibilità di individuare le relazioni causa-effetto necessarie alla formulazione di modelli ambientali che ci indichino gli effetti nel tempo e nello spazio del nostro agire. L.M. Perfetto. Manca la sensibilità a tutti i livelli. Quanto mi preme denunciare è che il consumo di territorio oggi si ammanta di “ paesaggismo” . Forse uno dei fraintendimenti maggiori esce dalla pretesa di controllare questo consumo imponendo estetismi e regole paesaggistiche – una presunta confidenza tra architettura e ambiente – anziché decidendo chiaramente dove costruire e dove non costruire. Magari in buona fede, pubblici amministratori, commissioni edilizie, ambientalisti, “ esperti di paesaggio” (come si fa ad essere esperti dell’arte interiore che ciascuno ha di rappresentarsi le cose?) confondono la confidenza tra architettura e ambiente, quella di Palladio intendo dire, di Aalto, Wright, Siza, Zumthor, ecc., con una rivista da parrucchiere. Anziché occuparsi della sostanza: vietare (vietarsi) di costruire dove non si dovrebbe, addensare il costruito, bandire concorsi di architettura per propugnare qualità, chieder consulto ad artisti certi, numerosi detentori del governo del territorio conducono una ostinata crociata antimoderna e – presumono – ambientalista. Combattono la perdita di luogo omologando ancor più: impongono abachi di riferimenti estetici da operetta sotto l’aura paesaggistica dei quali passa la cubatura. Ma quello fra estetica e norma, si sa, è un rapporto contro natura. G.P. Quanta acrimonia! Sembri più preoccupato degli esperti di paesaggio che dei consumatori di territorio. Però riconosco che talvolta si assumono atteggiamenti più dettati da mode e proclami che non da piena coscienza dei problemi che nascono necessariamente da qualunque rapporto uomo-ambiente. Vorrei che vi fosse un approccio pragmatico, che riconosca nell’ambiente la sorgente del nostro benessere presente e futuro, un approccio che sia etico nel riconoscere l’esigenza di una più equa distribuzione delle risorse, che sia onesto nell’ammettere che le risorse sono limitate, che tuteli la salute dell’uomo, ma che sia anche romantico nel riconoscere la bellezza

del creato e nel tutelare anche tutti quegli organismi per i quali non si è in grado di dire a cosa servano o quanto valgano. E se ragione, scienza e cultura non dovessero bastare, allora benvengano le norme, anche molto restrittive, anche in grado di limitare la quantità di risorse che ciascun individuo ha diritto a consumare. L.M. E certo. Se vuoi preservare questa valle, vietami di costruire. Se invece mi imponi uno stile significa che ti sta bene consumare quel territorio. Se poi lo stile che mi imponi ti soddisfa perché ti illude di vivere nella disneyland del bel tempo andato, allora la falsificazione si è mangiata anche la tua capacità di giudizio. Da noi è la mitopoiesi della cascina lombarda, la cui storia e sostanza spaziale sono trascurate. Vengono imposte regole tragicomiche (cito quanto è raccomandato in calce ai progetti): tetto a falde, coppi rossi, persiane e serramenti purché colore testa di moro, intonaci nel colore delle terre, giardini privati con recinzione aperta e piante autoctone (ma il giardino non era un orto chiuso dove ciascuno raccoglieva piante e spezie anche esotiche in libertà?) e via a infilar perle nella collana fasulla del bel tempo andato. G.P. Scusami, ma qui vorrei intervenire per dire che ci sono ragioni precise per voler privilegiare le specie autoctone e anche per voler limitare l’introduzione e la potenziale pericolosità di specie esotiche che possono sfuggire al controllo e contaminare gli ecosistemi autoctoni oltre che creare danni anche all’uomo. Per questi temi ci sono molti esempi e molte concrete preoccupazioni. E poi, come tu stesso dici, perché voler rimanere aggrappati all’uso di costruire giardini con specie esotiche se in questo ora si intravvedono dei rischi? L.M. La palmetta nel giardino di casa è un sogno esotico, non sto dicendo di trasformare viale Gorizia in Miami Beach. Invece – torno a dire – si getta nella spazzatura un secolo di architettura moderna. Stiamo dicendo la stessa cosa con due linguaggi diversi. Pensa di applicare la fondatezza “ biologica” delle tue asserzioni alla fondatezza “ creativa” della mia posizione. Entrambi combattiamo il consumo del territorio più o meno camuffato, la perdita di luogo, la falsificazione delle cose e delle idee, le monoculture agrarie o estetiche, a favore della diversità e della vita. Insomma, la vita media è raddoppiata, i braccianti giornalieri non si ammazzano più di lavoro 14 ore al giorno per vivere in quelle belle casette 6 metri x 6 metri x 6 persone però nei colori delle terre. Voglio dire: con la falsificazione non si salva né ambiente né dignità. L’architettura non ha bisogno di cascare nel neovernacolo per cavarsi dall’atopia. L’abitare domestico e urbano sono questioni di sostanza, chiedono consuetudine e confidenza con l’ambiente per la salute, la qualità di vita e il vivere associato. G.P. Certamente il progresso ha portato enormi benefici, ma ricordiamoci

che questi benefici sono soltanto per una piccola parte dell’umanità. Non per tutti. Ma ottenuti a danno di un ambiente che è di tutti. Quando si parla di ambiente e di ecologia si deve certamente parlare di funzioni e non di apparenza. Così come il valore dell’ambiente naturale dipende dalle sue funzioni, delle quali l’aspetto è il risultato, non ci dobbiamo limitare all’etichetta o all’esteriore nel dare la patente di ecologico ad un edificio o ad un prodotto. Però credo che sia importante, laddove si costruisce, rispettare il contesto sia naturale che costruito, sia attuale che storico. E certe imposizioni credo che non debbano essere considerate solo istigazioni a produrre dei falsi. Certo che le imposizioni dovrebbero essere anche sulla sostanza e sulle funzioni. Qui rientrano in gioco ragione, cultura e norma. L.M . Accetto le imposizioni sostanziali. Si impongano materiali biodegradabili, bilanci energetici efficaci, densità edilizie sensate, divieti di costruire inequivocabili. Ma il rispetto per il contesto è cosa diversa dalla parodia. Come il rispetto per l’altro non è condiscendenza. G.P. Credo che ora sia importante affermare dei princìpi, semplici e diretti, che possano essere precisi punti di riferimento per il nostro agire. La nostra vita dipende dal funzionamento dell’ambiente naturale che garantisce l’omeostasi del sistema terra e ci fornisce una serie di “ servizi” (assorbimento dell’anidride carbonica atmosferica, produzione di ossigeno, produzione di cibo, trasformazione e riciclo dei rifiuti organici, regolazione di clima e microclima, produzione di materiali, produzione di sostanze chimiche utili in svariati campi applicativi, consolidamento dei versanti montani, regolazione idrogeologica, creazione di paesaggi gradevoli, e molto altro) che nessuna tecnologia è ancora in grado di sostituire. L’equilibrio dei gas atmosferici, da cui dipende il clima, ma non solo, è garantita dalla fotosintesi. La semplicissima equazione F=R+C ci dice che affinché il sistema stia in equilibrio la Fotosintesi deve essere uguale alla Respirazione più la Combustione. Respirazione e combustione sono due processi antitetici rispetto alla fotosintesi. La fotosintesi converte l’energia solare in materia organica, sostanzialmente trasformando l’energia elettromagnetica in energia chimica; in questa trasformazione viene assorbita anidride carbonica e rilasciato ossigeno. Viceversa, la respirazione (cellulare), che è propria sia degli organismi fotosintetizzanti (autotrofi) che di quelli non fotosintetizzanti (eterotrofi), “ brucia” materia organica per ottenere l’energia necessaria al funzionamento dell’organismo. Analogamente la combustione è il processo attraverso il quale bruciamo i combustibili organici fossili (carbone, petrolio, gas) e non (torba, legno) per ottenere energia termica (per cucinare, per muovere le macchine, per produrre energia elettrica), che non è altro che l’energia immagazzinata da processi fotosintetici avvenuti anche milioni di anni addietro. Sia la respirazione che


L.M. Paolo De Benedetti, nel suo contributo al seminario sul paesaggio al quale tu stesso hai partecipato ha portato l’attenzione su una prospettiva di sostenibilità ambientale affatto congruente al nostro discorso. “ Nella Genesi i verbi intorno ai quali ruota la relazione uomo-terra sono: soggiogare e dominare, ma anche coltivare e custodire. Custodire significa che l’uomo, in quanto custode del creato, non è proprietario del creato. Non solo, ma la custodia implica la restituzione, e ciò che si restituisce si deve restituire almeno nello stato in cui lo si è ricevuto; anzi (secondo le parabole evangeliche e le analoghe rabbiniche), in migliori condizioni. Compito dell’uomo è di continuare la creazione e, secondo una para-

dossale storia rabbinica, di fare cose più belle di quelle fatte da Dio. Alla domanda di un pagano Rabbi Aqivà avrebbe infatti risposto facendogli osservare che il pane è “ più bello” delle spighe, un fine tessuto è “ più bello” di un fascio di lino. La cosa lascia sorpresi solo se non si riflette che il compito di continuare e migliorare il creato, secondo la Bibbia, è volontà e dono di Dio: è lui che ha voluto questo. L’uomo è creato per continuare la creazione. La creazione, come direbbe Umberto Eco, è un’opera aperta” . Ho preso queste parole dal testo della relazione di Paolo De Benedetti, chi volesse potrà trovarlo per intero nel volume curato da Luisa Bonesio, e da me, Paesaggi di casa, Mimesis, Milano, 2003, in libreria dal prossimo ottobre. Leggo in queste righe un nesso di sostanza tra architettura e ambiente dove c’è luogo per creatività, immaginazione, natura faber dell’uomo, e insieme confidenza con l’ambiente. G.P. Dovremmo essere capaci di consegnare alle generazioni future, i nostri figli in una visione immediata, un mondo almeno non peggiore di quello che abbiamo ricevuto. Ma in questo c’è forse una visione egoistica. Dobbiamo anche pensare che le risorse sono di tutti e anche dovremmo pensare ad una equa distribuzione delle risorse e non cullarci nell’idea che si possa costruire un nostro piccolo eden privato e recintato, e che in questo si esaurisca la nostra responsabilità. In questo le responsabilità sono distribuite a tutti i livelli organizzativi della nostra società, dalla scuola all’università, dai singoli individui ai governi politici ed economici, passando attraverso tutte quelle categorie professionali, inclusi gli architetti, il cui agire ha indiscutibilmente un impatto sull’ambiente naturale, oltre che sulla qualità di vita dell’uomo. Rispettare l’ambiente ha dei costi, ma produce benefici. Rispettare l’ambiente è possibile senza limitare il progresso del pensiero, senza limitare la creatività, senza limitare il benessere. Ma certamente dovremo capire meglio cosa significa “ benessere” . Luca Micotti

Sondrio a cura di Enrico Scaramellini

Palascieghi a Sondrio Il palazzetto sportivo è stato realizzato circa 10 anni fa in una zona urbanistica del comune di Sondrio che durante l’ultimo trentennio ha subito una notevole espansione. Si compone di una struttura coperta che ospita i campi per la pallamano, il calcetto, il basket e la pallavolo, regolamentari per la disputa di gare fino a livello nazionale, e dei relativi spazi accessori. La capienza è i 662 posti a sedere. La struttura è collocata in un’area sportiva attrezzata che consente molteplici attività all’aperto. Si tratta di una struttura di rilievo non solo in ambito provinciale. Fra gli scopi progettuali, oltre alla risoluzione ed armonizzazione delle necessità logistiche, estetiche, di organizzazione degli spazi e delle funzioni per il corretto funzionamento della struttura, si volevano raggiungere anche i seguenti obiettivi: • un edificio che avesse un corretto rapporto con l’ambiente circostante; • bassi costi di realizzazione e di manutenzione. In relazione al primo aspetto l’approccio metodologico e culturale utilizzato è quello mirante alla progettazione dell’edificio che, in quel luogo, riunisse le migliori caratteristiche di risposta alle situazioni ambientali con il minor dispendio di energia. Il suo metodo è deduttivo e si basa sulla premessa che la sopravvivenza dell’uomo dipende dalla nostra volontà di guidarne consapevolmente lo sviluppo. La costruzione è stata concepita precipuamente secondo i princìpi della solarizzazione passiva applicando diverse strategie di guadagno termico ed evitando contemporaneamente la dispersione dell’energia (la palestra si trova a 46° latitudine nord). L’applicazione di tali enunciati si riflette nella collocazione dell’edificio sull’area, nella sua forma, nell’ubicazione e dimensione delle aperture, nell’uso dei materiali e dei colori in modo che esso stesso divenga “ il sistema energetico” . La palestra è caratterizzata da un favorevole rapporto fra la superficie dell’involucro e il suo volume (shape). Si è ottenuta così una minore suscettività dell’edificio ai fattori di stress dell’ambiente naturale ed artificiale (si intendono per stress le variazioni climatologiche generali e quelle legate alla specifica morfologia del luogo con il loro grado di intensità variabile durante l’anno). La collocazione delle funzioni è avvenuta quindi tenendo conto della situazione naturale ed antropica, degli obbiettivi funzionali, dei consumi energetici: • le tribune sono ubicate sul lato nord perché facilmente raggiungibili dal parcheggio esistente ed in quanto il loro fabbisogno energetico è minore e saltuario (il fronte nord rappresenta

un “ debito energetico” per quasi tutto l’anno che va adeguatamente compensato ed attutito); • nella porzione centrale dell’edificio sono stati posizionati i campi di gioco che richiedono fabbisogni energetici intermedi (temperature dell’ambiente abbastanza basse per un’ottimale attività sportiva) e per la comodità di accesso; • nella porzione sud sono stati ubicati gli spogliatoi e gli altri spazi accessori (che richiedono consumi energetici più elevati). La collocazione degli spogliatoi favorisce l’accesso dei ragazzi della scuola media che si trova a sud del palazzetto; • con finalità didattiche era stata prevista una porzione di serra solare, che oltre a raccogliere il calore per il riscaldamento degli spogliatoi, potesse servire agli studenti della scuola media per esperimenti di botanica applicata. Tale proponimento non è stato concretizzato in fase esecutiva. I sistemi energetici utilizzati sono: • il guadagno diretto: superfici a riflessione diffusa (1) e serra solare (2); • il guadagno indiretto: muro solare (3) 1 - Superfici a riflessione diffusa: con questo sistema lo spazio interno viene riscaldato direttamente dal sole e diviene allo stesso tempo collettore solare, accumulatore termico e sistema di distribuzione. 2 - Serra solare: si compone di una superficie vetrata, di uno spazio interno e di una massa di accumulo. Il calore può essere utilizzato direttamente dalla serra o tramite bocchette di circolazione raggiungere gli spazi adiacenti. 3 - Muro solare: si compone di una superficie vetrata, di un’intercapedine aerata e collegata con gli spazi da riscaldare e da una massa di accumulo dipinta di nero (in genere muratura ma anche acqua, ecc.). Il riscaldamento avviene per conduzione e per convenzione. Dati sintetici dei guadagni energetici medi annui ottenuti con la solarizzazione dell’edificio: Mesi invernali: • Il muro solare raccoglie teoricamente Kw 56.823 • La serra solare raccoglie teoricamente Kw 30.209 • Il totale risulta: Kw 87.032 Mesi estivi: • Il muro solare raccoglie teoricamente Kw 58.475 • La serra solare raccoglie teoricamente Kw 78.796 • Il totale risulta: Kw 137.271 Ipotizzando un rendimento del sistema pari al 50% si ottengono in media durante l’anno Kw 112.151 mentre, nella stagione invernale, il guadagno solare contribuisce al riscaldamento dell’edificio con Kw 43.516. Rimane ancora da realizzare la schermatura dei sistemi solari passivi (serra e muro trombe) per ottenere il controllo completo della radiazione solare. Essa verrà realizzata con frangisole metallico ed utilizzando la vegetazione a foglia caduca che, molto naturalmente ombreggerà la facciata durante i mesi estivi e lascerà filtrare il sole durante quelli invernali. In questi anni è stato realizzato an-

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la combustione consumano ossigeno e reimmettono in atmosfera l’anidride carbonica a suo tempo catturata dai processi fotosintetici. Attraverso milioni di anni di fotosintesi l’atmosfera terrestre è stata trasformata fino ad avere una percentuale di CO2 intorno allo 0,02%; un valore che garantisce un equilibrio climatico ottimale, almeno per il mondo che possiamo conoscere e al quale siamo adattati. Negli ultimi decenni, a causa di un aumentato uso di combustibili fossili e alla riduzione delle superfici fotosintetizzanti conseguente al disboscamento di enormi aree forestali delle fasce tropicali, non a caso definiti i “ polmoni” del pianeta, ma anche della progressiva cementificazione di enormi aree, abbiamo causato un aumento della concentrazione di anidride carbonica che sembra essere responsabile o corresponsabile di un aumento di temperatura media che sembra minima, ma che si traduce in cambiamenti climatici estremamente variati e imprevedibili ai quali non siamo assolutamente preparati. Questo è solo un esempio, ma ne potremmo considerare molti altri, e potremmo anche incominciare a parlare di etica e di bioetica per dire che tutti gli esseri umani hanno diritto di beneficiare delle risorse ambientali ma non di sottrarle ad altri, né nel presente né nel futuro. Ma non è così che agiamo. Un terzo dell’umanità usa e consuma oltre 2/3 delle risorse disponibili (acqua potabile, terre coltivabili, risorse minerarie, combustibili, cibo). Ciò significa che molto di quello che abbiamo è rubato ad altri popoli. Ma stiamo anche rubando le risorse necessarie alle generazioni future. Possiamo dire che compriamo il benessere di oggi lasciando le fatture da pagare ai nostri figli. Ma non solo, con l’inquinamento compromettiamo la salute nostra, dell’ambiente naturale, di quei popoli che non beneficiano della ricchezza generata dai nostri consumi di risorse, e anche delle generazioni che verranno. Dobbiamo capire che ogni nostra azione ha un impatto sull’ambiente naturale, che può sembrare infinitesimale individualmente, ma che può diventare drammatica se moltiplicata per il numero di azioni compiute dalla popolazione terrestre giorno dopo giorno.


Varese a cura di Enrico Bertè e Claudio Castiglioni

Casa bioecologica a Vergiate

Palazzetto dello sport di Sondrio, prospetto sud-ovest.

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Palazzetto dello sport di Sondrio,vista interna della palestra.

che un piccolo impianto di collettori (sistema solare attivo) per il riscaldamento dell’acqua sanitaria quale iniziativa didattica degli studenti delle scuole medie superiori. Ciò dimostra la complementarietà e sinergia di queste strategie energetiche. In generale è di grande interesse la possibilità che il sistema solare passivo non solo consenta notevoli risparmi di energia, ma possa anche essere incluso senza, o con lievi costi addizionali in fase di progettazione dell’edificio; il sistema è infatti costituito di materiali da costruzione comuni che hanno una lunga durata, una bassa temperatura di funzionamento, e una notevole semplicità di realizzazione. Non avendo parti meccaniche il sistema passivo non produce rumore ed è completamente invisibile. Per ottimizzare la resa del sistema e per ottenere sempre condizioni ottimali all’interno dell’edificio si è optato per un impianto ausiliario di riscaldamento/raffrescamento ad aria che, correttamente gestito, è in grado di ottimizzare la distribuzione dei guadagni energetici solari tramite un sistema di scambiatori di calore funzionante nei due sensi (l’eventuale energia solare in eccesso viene dissipata, normalmente basta l’apertura dei serramenti, mentre in caso di mancanza di energia, ad esempio durante un lungo periodo di brutto tempo, l’impianto sopperisce a questa situazione). L’impianto ausiliario di riscaldamento funziona con l’energia di una cen-

trale termica comune che serve, oltre al palazzetto sportivo anche le vicine scuole, razionalizzando così la manutenzione e i consumi di combustibile. In relazione al secondo obiettivo concernente l’impiego di materiali e tecnologie di basso impatto ambientale ed energetico si è intervenuti sulla base dei seguenti criteri: • semplificazione delle tipologie costruttive (ad esempio un’unica parete assolve la funzione portante e di isolamento della costruzione. Sono stati così evitati costi per le finiture e l’impiego di materiali isolanti di natura industriale); • il corretto impiego delle caratteristiche dei materiali (ad esempio la struttura di copertura è stata realizzata con travi reticolari spaziali in acciaio per sfruttare razionalmente le caratteristiche di leggerezza e resistenza di questo materiale anche a seguito delle luci abbastanza consistenti. Per l’intradosso della copertura è stato utilizzato il legno di abete naturale ignifugato fissato a una leggera orditura lignea. In tale modo si è migliorata l’acustica della palestra e si è ottenuta una finitura piacevole); • le componenti utilizzate sono costituite da elementi di serie di facile reperibilità e montaggio al fine di facilitare le operazioni di manutenzione e di sostituzione anche da parte di personale non particolarmente esperto. Leopoldo De Rocco progettista e direttore dei lavori

Il tema della “ sostenibilità ambientale” si fa sempre più importante ed urgente, in particolare alla luce delle statistiche che ci ricordano che il 45% dell’energia prodotta in Europa e il 50% delle risorse sottratte alla natura è utilizzato nel settore dell’edilizia. Il ruolo cui siamo chiamati è di fondamentale importanza. Mai come oggi la nostra capacità di compiere e stimolare “ scelte“ può, anche in piccola misura, procurare cambiamenti. Un esempio di approccio “ bioarchitettonico” , “ bioclimatico” , su un tema semplice come l’ampliamento di una piccola preesistenza è quello che sto realizzando a Vergiate, frazione Cuirone (Va). Nell’elaborazione del progetto di ampliamento si è tenuto conto del contesto immediatamente circostante all’intervento alla ricerca di un’architettura “ sostenibile” nel suo rapporto con l’ambiente circostante, sia tipologicamente che nell’uso di materiali. Con una leggera piega il nuovo edificio “ va alla ricerca“ della migliore esposizione del sole che garantisce, con ampie finestre, la cattura in inverno delle preziose radiazioni infrarosse, quando i raggi sono bassi all’orizzonte, che vengono immagazzinate con l’uso di muri, anche divisori interni, pesanti a forte inerzia termica. Sole che d’estate diviene sgradito e quindi viene intercettato dalle strutture in acciaio, sulle quali saranno fatte crescere piante rampicanti caducifoglie, sporgenti il necessario per impedire ai raggi di entrare dalla finestra. Il lato nord è volutamente cieco per evitare qualsiasi dissipazione di calore, in inverno, sul lato della casa non irradiato. Per rallentare le correnti fredde provenienti da nord è ulteriormente protetto dal posizionamento di piante sempreverdi collocate a una corretta distanza. Le pareti sono altamente coibenti, con mattone a vista esterno, e blocchi porizzati bioecologici interni con forte inerzia termica. Il muro funge da serbatoio di calore e da “ ammortizzatore termico” smorzando i picchi climatici esterni. I due tetti sono realizzati con doppio assito a contenimento di uno strato di isolamento in fibre di legno. Privilegiati dunque, nell’isolamento, materiali che conferiscono forte inerzia termica all’involucro. Nel tetto, surriscaldato nelle stagioni calde, questa caratteristica,

abbinata ad una doppia listellatura e ad una corretta ventilazione, rallenta notevolmente, a parità di spessore, la penetrazione dell’onda di calore rispetto a materiali a bassa densità come poliuretano o polistirolo (fenomeno di spostamento di fase). Come anticipato grande importanza viene data all’uso corretto dei materiali. Ferro e cemento sono usati solo per le fondazioni e la correa. Per il resto sono utilizzati solo materiali naturali quali i mattoni microporizzati già descritti che garantiscono anche traspirabilità e permeabilità al vapore, evitano i ponti termici grazie alla loro particolare geometria; il sughero tostato in grani e in lastre come isolante a pavimento; pannelli in fibra di legno incollati grazie alla lignina contenuta nel legno di conifera utilizzato. Legno per soletta e tetto, guaine di fibre naturali e trattamenti con vernici non addittivate chimicamente. Calce idraulica naturale per allettamento e intonaci che garantisce, anch’essa, traspirabilità ed è un buon regolatore igrometrico. Rame per il tetto nuovo, sia per la sua particolare matericità che per la sua totale riciclabilità e naturalezza. Ultimo, ma non meno importante, è il ruolo spettante all’impiantistica. L’ottimo isolamento e l’apporto dato dal recupero delle radiazioni invernali attraverso le grandi finestre non bastano nel nostro caso a rendere autosufficiente energicamente la casa. La scelta di un giusto impianto volto al minor consumo di combustibile si è indirizzata su di un riscaldamento radiante a bassa temperatura, a pavimento e parete combinato con l’utilizzo di caldaie a condensazione. È prevista una predisposizione per impianto solare, particolarmente adatto ad essere abbinato con le basse temperature per riscaldamento. Gli impianti elettrici sono previsti con diramazioni stellari e utilizzo di disgiuntore per isolare di notte le aree di riposo e non dormire a contatto di campi elettomagnetici. L’ esperienza, non ancora completata, è stata di grande arricchimento personale ed ha messo in evidenza alcuni problemi essenzialmente di natura pratica: la diffidenza iniziale della committenza convinta di uno spropositato maggior costo di questa “ scelta” poi smentito dai preventivi (diff. su opere di muratura 5%); la difficoltà iniziale di dialogo con gli artigiani, diffidenti nei confronti dei materiali a loro sconosciuti, superata con una maggiore presenza in cantiere nel primo mese e nei momenti critici; la difficoltà di approvvigionamento e tempistica nel recupero dei materiali di capitolato, nel primo mese anch’essa risolta. Pierfrancesco Pizzini

Pierfrancesco Pizzini, Casa bioecologica a Vergiate, prospetto ovest.


Integrazione fotovoltaica nell’edilizia CNR – Ministero dell’ambiente Progetto Ambiente, ricerca nazionale, coordinatore prof. Luciano Semerani La ricerca estesa a diverse università italiane raggruppate per unità operative si è proposta di sensibilizzare e coinvolgere i diversi dipartimenti afferenti alla Progettazione dell’architettura e delle componenti tecnologiche dell’edilizia su di un ambito in crescita e di vivo interesse quale la progettazione di nuovi sistemi edilizi in rapporto alle fonti di energia alternativa. In particolare, oggetto primario degli studi è stata la ricerca, non tanto di nuove sperimentazioni su qualità e prestazioni

migliorative della componente tecnica fotovoltaica, quanto sull’integrazione possibile della componente tecnologica all’edilizia e alla forma dell’architettura. Ponendo l’attenzione sul termine di “ integrazione” del sistema tecnico al sistema architettonico, la ricerca ha indagato la sperimentazione della componente tecnologica applicata al particolare architettonico-costruttivo dell’architettura. Sara Biffi

Gruppo di ricerca IUAV di Venezia

nica ponendo come obiettivo l’uso di risorse naturali (legno, silicio, argilla) e il risparmio energetico, curando lo studio in dettaglio di strutture, tamponamenti e serramenti. La progettazione architettonica si basa non solo sull’uso di materiali costruttivi e impianti tecnici in grado di garantire caratteristiche di elevata ecosostenibilità, ma anche sulla capacità di pensare tipologie e spazi pubblici qualificanti del territorio in uno stretto rapporto con il paesaggio della centuriazione. Si ipotizza la realizzazione di un parco urbano in grado di collegare l’attuale centro abitato con il nuovo insediamento che consenta di affrontare la rinaturazione di un corso fluviale esistente sfruttando al contempo la

sua azione di raccolta delle acque fitodepurate. Il progetto assegna grande rilievo alla gestione delle acque e all’organizzazione delle zone alberate riconoscendo in questi due elementi il necessario completamento della struttura del paesaggio agricolo. L’innovatività del progetto risiede nell’integrazione di tecnologie ecocompatibili e nella possibilità di realizzare un modello insediativo nelle campagne urbanizzate in grado di proporre uno sviluppo sostenibile dal punto di vista energetico e da quello del rapporto con il paesaggio antropizzato. Luciano Semerani

Gruppo di ricerca del Politecnico di Torino prof. Aimaro Oreglia Isola con Liliana Bazzanella, Antonio De Rossi, Giovanni Durbiano, Carlo Giammarco, Luca Reinerio, Riccarda Rigamonti, Matteo Robiglio, Marco Filippi

prof. Luciano Semerani con Lamberto Amistadi, Antonella Gallo, Francesco Semerani, Piero Vespignani; consulenze: Francesca Capelletti, Ario Ceccotti, Martino Piazza, Piercarlo Romagnoni, Mauro Strada, Erich Trevisiol, Giovanni Zannoni

Per una Comunità a fonti energetiche rinnovabili Il progetto costituisce un approccio ai problemi connessi allo sviluppo di sistemi insediativi ecosostenibili fondati sul risparmio energetico ed è finalizzato alla progettazione di unità urbane ad autosufficienza energetica nel territorio della campagna urbanizzata interposta tra le città di Padova, Treviso e Venezia comprendente le situazioni di margine delle espansioni periferiche delle tre città. Oggetto della progettazione urbanistica ed edilizia è un complesso posto in Comune di Villanova di Camposampiero (Pd) in una delle centurie che costituiscono il graticolato romano di Camposampiero. Il territorio è caratterizzato da un rilevante sviluppo economico basato sulla media e piccola iniziativa privata e da una domanda di abitazioni a costo contenuto e in prossimità delle aree produttive decentrate dalle tre città. Obiettivo del programma è la progettazione di una comunità alimentata a fonti

energetiche rinnovabili in cui la collaborazione tra le strutture di ricerca universitarie e le imprese impegnate nel campo della protezione ambientale, della sostenibilità e della conservazione delle risorse energetiche, crei un sistema insediativo d’alta qualità in cui venga sperimentata l’integrazione delle tecnologie disponibili in modo organico dal punto di vista impiantistico, urbanistico e architettonico. Il progetto comprende l’edificazione di un distretto scolastico per lo svolgimento dell’intero ciclo dell’obbligo per 400 studenti. In questo nucleo vengono realizzate una biblioteca e una sala conferenze multiuso. Per quanto riguarda gli impianti sportivi, si propone la costruzione di una piscina regolamentare e una palestra integrati con una pista di atletica e campi da tennis scoperti collocati in prossimità del campo da calcio esistente. Oltre a queste strutture pubbliche si prevede la realizzazione di un quartiere tipo costituito da cinque case isolate, sette case binate e un edificio a torre contenente 14 appartamenti, e di un piccolo centro commerciale e di aggregazione sociale. L’intero complesso è alimentato con l’uso della tecnologia fotovoltaica, per la produzione elettrica, (con una potenza di picco installata di 182.2 Mwh/anno), con l’uso di pannelli solari per il riscaldamento dell’acqua, e da un impianto di teleriscadamento a biomassa (centrale con potenza di 5000 kw per 2000 utenze) per ciò che concerne la produzione di calore. Il progetto assume poi come tema il ciclo dell’acqua (raccolta, fitodepurazione, rinaturazione dei corsi idrici) proponendo una rivalutazione e una difesa di questa risorsa in un’area di antica bonifica. La prerogativa di realizzare strutture ecocompatibili ha definito anche i materiali edilizi in scala architetto-

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L’area oggetto di sperimentazione progettuale è costituita dalla campagna urbanizzata di Camposanpiero, dove una “ quadra” attualmente destinata a uso misto è trasfomata in una sorta di “ Città del sole” , in cui il sistema di produzione di energia ecologicamente compatibili – particolarmente il fotovoltaico – caratterizzano l’insediamento anche sul piano dell’immagine simbolica. L’attività di ricerca è rivolta non tanto allo studio del singolo oggetto architettonico quanto alla coerenza del nuovo intervento con il contesto specifico e alle sue peculiarità. La “ quadra” è suddivisa da una serie di percorsi collocati su leggeri rilevati di terra, sorta di infrastruttura morfologica che ospita, all’interno dei vari lotti (stanze) aree sportive, distretti scolastici, aree residenziali, aree verdi attrezzate, verde agricolo. Un asse principale nord-sud, pedonale, lega

le differenti stanze monofunzionali e ospita i servizi scolastici; mentre gli assi trasversali est-ovest, veicolari, ospitano la trama lineare di residenze secondo una libera e varia tipologia (ville mono o bifamiliari, a schiera) e laboratori, appoggiati a “ muri fotovoltaici” , che costituiscono l’elemento caratterizzante il paesaggio costruito. Completano l’intervento un parco fluviale con un lago dedicato alla fito-litodepurazione e alcuni centri (commerciale, produttivo e culturale) specializzati su temi ecologici, collocati agli angoli della quadra con ruolo di landmarks territoriali. Gli elementi fotovoltaici caratterizzano i percorsi pedonali pubblici (filari alberati, siepi, con alberi fotovoltaici, pergole fotovoltaiche, portici o muri fotovoltaici) definendo l’immagine ecologica del complesso. Giovanni Durbiano

Gruppo di ricerca del Politecnico di M ilano prof. Guido Canella con Luca Monica, Massimo Antinarelli, Domenico Chizzoniti, Gianluca Ferreri, Paola Galbiati, Claudio Pavesi, Enrico Prandi; consulenza fisico-tecnica: Giancarlo Chiesa, Niccolò Aste; strutture: Edmondo Vitiello Localizzato in due quadre dell’antica centuriazione romana nel Comune di Villanova di Camposanpiero, nella periferia rurale della Provincia di Padova, il progetto mira a verificare una duplice ipotesi di ricerca: da un lato, l’opportunità di assumere la tecnologia fotovoltaica come componente intrinseca al progetto di architettura, in termini co-

struttivi ed espressivi; dall’altro la possibilità di estrarre da un progetto specifico destinato a proporre un modello di urbanizzazione di una tipica zona di insediamento sparso della periferia della pianura veneta, elementi costruttivi o singole tipologie estensibili, per trasposizione o adattamento, ad altre situazioni e contesti.

Argomenti

A cura della Redazione


Il progetto ha teso a definire tre grandi edifici a padiglione per funzioni culturali, commerciali, di servizio, dedicati alle tecnologie ambientali (museo, mercato, impianto di compostaggio con annesso bacino artificiale per la fitodepurazione). Essi si caratterizzano per la volontà di definire un’unica struttura a grande luce, con un’ampia superficie continua di copertura, destinata all’applicazione intensiva della tecnologia fotovoltaica per la produzione di energia elettrica. Tale schema tipologico, strutturalmente determinato, funzionalmente ver-

a integrare figurativamente e compositivamente la forma delle aperture vetrate trasparenti (esposte solo a luce indiretta), quella dei pannelli fotovoltaici (parzialmente trasparenti tra le singole celle) e quella della struttura a grande luce in travi reticolari (interamente esposte all’intradosso). Il progetto tende a dimostrare quanto la dimensione dell’attrezzatura fotovoltaica non sia una variabile indifferente rispetto all’architettura e alle funzioni degli edifici. Anche le attività che richiedono grandi dimensioni, specifiche e diverse da quelle domestiche, co-

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Nel suo tratto centrale esso corre in rilevato e sui suoi bordi gli edifici pubblici (scuole elementare e materna) si dispongono con andamento lineare a baionetta, così da accentuarne il carattere di strada costruita, dalla quale sono possibili viste dall’alto sull’insediamento circostante (requisito non consueto nella geografia piatta di questo territorio). Una stanza del reticolo di impianto è destinata a una dotazione di attrezzature sportive all’aperto, con tribune e spogliatoi, sia di uso scolastico che pubblico; mentre la tipologia del padiglione produttivo, pensata e dimensionata sulle necessità delle produzioni agricole e artigianali esistenti nella zona, si dispone lungo i percorsi, secondo

le modalità per moduli isolati in uso nel contesto. Nella parte sud uno specchio d’acqua è ottenuto dall’allargamento del rivo esistente. Gli altri percorsi sono mantenuti a quota di campagna: quelli est-ovest prevalentemente ad uso veicolare per i residenti, quelli nord-sud ad uso pedonale o ciclabile o agricolo.La circolazione principale, urbana e intercomunale, è concentrata sulle strade di bordo, ai cui vertici sono dislocati tre edifici straordinari (centri commerciali, strutture di compostaggio, ecc.), simbolicamente indicati in planimetria con identico impianto a ziggurat. L.M.

Gruppo di ricerca del Politecnico di M ilano

Argomenti

prof. Antonio Monestiroli con Sara Biffi, Martina David; consulente per l’impianto fotovoltaico: Niccolò Aste

satile e ripetibile, consente di accogliere attività specifiche attraverso una diversa articolazione dei solai interni e dei rivestimenti delle facciate. In questa ipotesi ruolo decisivo svolge il disegno della copertura, che segue disposizioni e inclinazioni ottimali per l’esposizione solare, e mira

munemente destinate ad accogliere il fotovoltaico, possono vantaggiosamente ottenere consistenti recuperi, grazie a una configurazione che privilegi l’aspetto dell’esposizione alla luce solare nell’impianto architettonico. Luca Monica

Gruppo di ricerca del Politecnico di M ilano prof. Enrico Bordogna con Marco Biagi, Gentucca Canella, Paolo Zanetti; consulenza fisico-tecnica: Giancarlo Chiesa, Niccolò Aste Asse dei servizi con edifici-tipo per istruzione, produzione, strutture per lo sport e il tempo libero Il progetto definisce un insediamento dimostrativo (quartiere espositivo di tradizione razionalista) con tipologie miste destinate a residenza, produzione, consumi, strutture per l’istruzione, la cultura e il tempo libero L’impianto di progetto rispetta il reticolo della centuriazione romana, dividendo l’area di intervento in

stanze di lotti di varie dimensioni, delimitate da percorsi volta a volta pedonali, ciclabili o veicolari, confermando e inglobando l’edificazione a bassa densità caratteristica del contesto in esame e preservando a verde la maggior parte dell’area di progetto. Dentro tale schema svolge un ruolo prioritario l’asse mediano nord-sud, ad uso esclusivamente pedonale e ciclabile, qualificato come asse dei servizi.

Il tema del rapporto tra forma tecnica e forma architettonica e del modo con cui l’influenza della necessità funzionale condizioni la costruzione dell’architettura e del paesaggio ritrova, nell’applicazione dell’energia fotovoltaica all’architettura, un caso specifico attraverso cui indagare la legittimità della “ forma estetica” sulla “ forma tecnica” per l’ideazione di nuove architetture. Il tema dell’integrazione fotovoltaica nell’edilizia evidenzia la componente strettamente tecnologica e di dettaglio necessaria. In questi termini la ricerca ha indirizzato il campo di sperimentazione sullo studio dell’elemento della componente edilizia capace e plausibile di innescare ulteriori processi di riprogettazione. Il tentativo operato ha privilegiato l’individuazione e la riconoscibilità di quegli elementi, che già per loro natura, sono nati e vivono di un particolare rapporto con il sole, ipotizzandone una possibile integrazione nei sistemi fotovoltaici in seguito ad una loro riprogettazione finalizzata. L’ideologia sottesa alla ricerca consiste nell’identificazione dell’elemento, della componente edilizia, del particolare tecnologico in grado di conformare la natura e attribuire carattere all’edificio. Nella fase analitica si sono evidenziate due grandi categorie ap-

plicative: il sistema di componenti integrate, volte all’oscuramento, al riparo dall’incisività dei raggi solari (lamelle frangisole, brise-soleil, ecc.) e il sistema di coperture e componenti particolari posti in copertura, (shed, lucernari), la cui forma, identificativa di un preciso problema di architettura, consente la risoluzione di problemi di aeroilluminazione. La fase conclusiva della ricerca ha verificato l’applicabilità dei presupposti a un edificio noto, la Maison Citrohan di Le Corbusier, sottolineando la possibilità di sperimentare su una facciata semplice e regolare quegli elementi tecnici, precedentemente individuati, che, per la natura stessa della loro funzione, si costituiscono quali sistemi identificativi e propositivi di una nuova riprogettazione finalizzata. A partire dallo schema di facciata, e supponendo di poterla orientare a sud, si sono sperimentati i diversi elementi, valutando la loro possibile e favorevole integrazione all’architettura, con l’obiettivo di non alterare l’idea della grande superficie finestrata continua; inoltre se ne è verificata la possibile integrazione nel sistema di produzione energetica in termini di sperimentazione delle nuove forme di energia alternativa. S. B.


Seminario “ Applicazione ed integrazione di nuove tecnologie con sistemi solari fotovoltaici e solari termici” , promosso dagli 0rdini degli Architetti di Lecco, Lodi, Pavia e Sondrio Ispra, 25 giugno 2003 La visita e l’esame diretto dell’edificio bioclimatico del Centro Ri-

al corpo D, è idoneo a situazioni di elevata altitudine (con forte irraggiamento a bassa temperatura esterna, restando complesso invece l’eventuale smaltimento di calorie in presenza di elevata temperatura esterna). D’altro canto i sistemi ad accumulo hanno limiti fisici connessi alla riserva che non potendo garantire

mento (notte-nebbia) è stato risolto considerando la “ rete” alla stregua di “ batteria” , cioè immettendo l’energia prodotta continuativamente in eccedenza nel circuito ENEL e convenzionando con detto Ente la “ restituzione energetica” nei periodi di non funzionamento. Una legge regionale ora rifinanziata ne agevola l’applicazione con contributi fino al 75% del costo. Infine una conclusione a carattere più generale è stata svolta dall’arch. Fasano. Queste brevi considerazioni non possono essere evidentemente esaustive della questione, sia in senso generale che in quello applicativo; esse sono comunque utili ad esprimere un sentito ringraziamento al Direttore del Centro ENEA di Ispra, dr. Enrico Nicotera e al sig. Lanfranco Soma che ha presen-

tato l’edificio bioclimatico; al Capo dell’Unità Energie Rinnovabili del JRC, dr. Heinz Ossenbrink e ai tecnici che hanno illustrato alla Casa Solare le applicazioni fotovoltaiche, dr. Hans Bloem, dr. Wim Zaaiman e d.ssa Alessandra Colli, validamente coadiuvati dalla d.ssa Patrizia Pistochini dell’Unità di Agenzia per lo Sviluppo Sostenibile dell’ENEA e dalla d.ssa Patrizia Waschuth delle Relazioni Esterne del JRC, che hanno consentito una vera e propria esperienza sul campo estremamente efficace e mirata ormai a concrete e praticabili applicazioni con innovative potenzialità morfologiche-architettoniche.

La cittĂ  secondo Massimo Cacciari

Schema assonometrico dell’edificio.

cerche ENEA di Ispra ha consentito ai colleghi architetti, al di là di approfondimenti strettamente tecnici e di considerazioni di efficienza, di cogliere l’essenziale interdipendenza tra impiantistica solare e morfologia del fabbricato. L’edificio sperimenta 4 diverse modalità di tecnologie solari per il riscaldamento. Per il corpo A l’adozione dei collettori ad aria impone infatti fronti opache (rivolte a sud) inclinate di 60°, mentre il ricorso all’irraggiamento diretto (corpo D) comporta facciate vetrate a 45°, e ancora il sistema a camini solari (corpo B) introduce unicamente delle scansioni a riseghe verticali (ovviamente sempre sul lato sud) che comporterebbe opportunamente l’integrazione con adozione di appositi impalcati forati per la distribuzione del calore negli ambienti. Infine per il corpo C si fa ricorso a pannelli ad acqua (del tipo di quelli adottati per produzione di acqua calda sanitaria). Inoltre l’energia prodotta con le tecnologie applicate ai corpi A e C consente di alimentare una riserva calorica costituita sia da vasca ad acqua, sia da letto di mattoni (restando quello dell’accumulo di energia un problema comunque assai più arduo di quello della captazione solare vera e propria). Difficile un confronto perché i diversi sistemi hanno efficienza differenziata secondo le condizioni geoclimatiche; i camini solari, di cui al corpo B, sono efficaci nel presupposto di adeguata escursione termica notte/giorno, mentre il sistema a radiazione diretta, di cui

aut osuff icienza, a meno di dimensionamenti abnormi, necessita di essere sempre integrata. Va in ogni caso osservato che recentemente il sistema a irraggiamento diretto con l’adozione di schermature mobili controllati da solarimetri supportati da adeguato software hanno consentito risultati ragguardevoli. Sempre nuovi software, relazionati ad una vasta gamma di parametri monitorali su arco temporale e autoadattanti in progressione, danno ora luogo a possibilità di calcolare e quindi gestire in modalità ottimale l’accumulo di energia. Estremamente significative le potenzialità e le prospettive offerte dai sistemi fotovoltaici del JRC, alla luce delle normative europee, evidenziati con le presentazioni di Heinz Ossenbrink, Hans Bloem e Paolo Bertoldi del JRC. Sul piano dell’efficienza, i sistemi fotovoltaici sono ormai in grado di captare sino al 15% dell’energia solare irradiata; questo significa una potenza massima in condizioni ottimali (inclinata di 45° verso sud e senza possibilità che la parte attiva venga ombreggiata) di 1 kw con 6 mq di pannelli fotovoltaici. Sul piano dell’adattabilità, si possono posizionare verticalmente o inclinati, anche integrati nelle coperture e non necessariamente a sud. Infine, sul piano estetico, le nuove celle a silicio poli-cristallino (effetto “ labradorite” ) sono disponibili in una vasta gamma cromatica (con caratterizzazione iridescente). La difficoltà di accumulo e l’utilizzo nei periodi senza irraggia-

Anche quest’anno all’Accademia d’Architettura di Mendrisio, in Svizzera, si è concluso il ciclo di lezioni aperte al pubblico tenute dal prof. Massimo Cacciari; gli incontri, diluiti lungo l’arco del secondo semestre, si sono incentrati sul tema della città e del suo significato simbolico, religioso, politico e filosofico. I titoli delle conferenze delineano chiaramente la curvatura delle tematiche: la prima: “ Il significato simbolico-religioso della città” ; la seconda: “ Politeia e paideia. Filosofia politica e città nell’ellenismo” , e l’ultima “ Angelopoli. La città nell’epoca della postmetropoli e della mobilitazione universale” . Tre titoli, uno di seguito all’altro, esemplificativi dell’ossatura del discorso costruito da Cacciari intorno alla città, dai greci fino ai giorni nostri; dalla polis all’urbs modelli fondativi della nostra civitas. Nessuna corrispondenza terminologica, il passaggio dalla polis all’urbs è segnato da una vera trasformazione culturale che sta alla base della nostra formazione d’abitanti di civiltà e di città. La polis, costruita nelle vicinanze di un tempio determina relazioni con il divino nei luoghi numinosi assicurandosi così la protezione della legge sacra. La città romana fondata con il tracciamento del “ solco” vive al suo interno un rapporto di conflitto, la volontà di stare (le mura sacre della città), e la volontà di trasgredire, di andare, (la porta - Dio della porta è Giano). La città è il gran teatro delle relazioni umane, dice Cacciari, di quelle “ armoniche” e di quelle “ polemiche” . L’uomo dentro la città vive costantemente due grandi desideri quello di stare, riconducibile alla domus, e quello della guerra, del polemos, degli interessi distinti (interessi, contra) che producono contrasti e polemiche. Per questo motivo nella polis è richiesto logos, lo strumento per costruire relazioni

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Stefano Castiglioni Presidente della Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti

giuste e corrette, per dare il giusto valore al potere, medietas. L’uomo della città se vuole evitare il polemos deve avere l’ar-ma (da qui viene “ ar-monia” , radice “ ar” ), in altre parole il logos della parola per instaurare relazioni armoniche e non polemiche per costruire un luogo agonico (agon - buona competizione). Fino a qui una corsa, a volte storica a volte epistemologica, dentro la città per disvelarne il significato unico e grande della nostra cultura; l’uomo, immerso nelle sue relazioni, abita e inventa città. Tutto questo però sembra essere perso nella città post-metropolitana; l’idea cartesiana di riordino della città arriva a compiere le sue grandi trasformazioni attraverso gli sventramenti e le rifondazioni di modelli di urbanità perfetti e ordinati. Niente più integrazione (integrarsi significa patire la realtà), la città moderna fa tabula rasa in senso nichilista, per liberarsi da ogni peso della storia ingombrante. All’inizio del Novecento tutto diventa movimento e il futuro è “ produzione di modernità” , tutto viene prodotto ma calcolando. L’intelligenza diviene calcolante e la vita diventa “ nervosa” (nervenlieben - intelletto nervoso), perché la metropoli deve esaltare la produzione di innovatio. Da qui una sorta di uomo sotto shock, l’uomo traumatizzato e messo nel disagio, senza più un’idea moderna di vita e di urbanità, l’uomo che vive costantemente immerso in una “ geografia di eventi” casuali e senza misura (vita paradossale - determinazione delle occasioni). Il filosofo chiede all’architetto se mai saremo in grado di costruire nuovi luoghi colloidali, con ordini capaci di rigenerarsi e ricrearsi. Il nostro tempo ha bisogno di nuove identità e non di grandi nostalgie che restaurino l’infranto. Francesco Fallavollita

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Visita all’edificio bioclimatico dell’ENEA e all’impianto fotovoltaico del JRC


Conversazioni a cura di Antonio Borghi Intervista a Luca M olinari

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Con meno di quarant’anni Luca Molinari, una compagna e due figli, Simone e Lorenzo Rosso di 3 anni e mezzo e un anno e mezzo, è responsabile del settore architettura della Triennale di Milano, delle collane di architettura di Skira e dell’Archivio Portaluppi. Una eccezione nel sistema italiano che notoriamente non offre molti spazi ai cosiddetti “ giovani” . Oltre alla bravura e alla fortuna, quali sono le scelte e le persone che ti hanno aiutato di più nella tua carriera? Si è vero, si tratta di una dolorosa eccezione. Spesso è difficile non poter contare su controparti con la stessa storia generazionale e culturale; l’Italia avrebbe bisogno di forti iniezioni di esperienze innovative, magari cresciute in altri contesti europei e internazionali, come è per molti, bravi, giovani curatori, critici e architetti a cui non vengono date molte occasioni di esprimere queste potenzialità. Dall’altra mi piace pensare che la mia storia non sia solo un caso isolato ma il segnale di un cambiamento. Quanto agli incontri e alle scelte che mi hanno permesso di portare avanti questo percorso, mi piace ricordare Cesare Pellegrini con cui mi sono laureato e a cui devo l’amore per l’architettura intesa come complessità voluttuosa, Alexander Tzonis con cui sto ancora lavorando al mio PhD, Vittorio Gregotti per avermi proposto a Skira ai suoi esordi e Massimo Vitta Zelman, uno dei pochi veri editori ancora presenti in Italia, Piero Maranghi che mi ha chiamato alla Fondazione Portaluppi per questa incredibile esperienza ed Augusto Morello che mi ha coraggiosamente chiamato alla Triennale. Tra le scelte invece è stata fondamentale quella di dedicarmi completamente alla scrittura, alla riflessione critica e alla volontà di affrontare la comunicazione e la promozione dell’architettura a un largo pubblico. Le tue esperienze internazionali (commissione per il premio Mies van der Rohe, giuria DARC per l’Atlante fotografico del territorio italiano, le relazioni con Berlage Institute, NAI, London Design Museum...) ti hanno fatto conoscere istituzioni analoghe alla Triennale nel resto del mondo. Al di là dei soliti pregiudizi, quali sono le carenze e i vantaggi della Triennale sul mercato della cultura europea? Il principale vantaggio che la Triennale può ancora vantare nel contesto internazionale è la forza della sua storia. Quest’anno la Triennale compie ottant’anni, un lungo periodo votato costantemente alla promozione dell’architettura e del design moderno, una identità forte e unica. Inoltre è sempre interessante notare come intere genera-

zioni di progettisti siano passati dalla Triennale: Renzo Piano, Diller e Scofidio, Rem Koolhaas e Hani Rashid sono apparsi in pubblico per la prima volta proprio alla Triennale. Il suo grande limite è l’instabilità della sua struttura direzionale e curatoriale che rivolge all’esterno un’immagine debole. Tutte le grandi strutture espositive internazionali hanno procedure organizzative e finanziarie molto più dilatate nel tempo, e il limite dei tre anni è un grosso handicap nella possibilità di perseguire programmi e relazioni comuni. A parte i paragoni, qual è la cosa più bella e quella più fastidiosa che hai trovato in Triennale? La sensazione più fastidiosa è quel sentire comune che guarda all’Ente con disincanto e non con l’orgoglio di avere in città una delle più importanti istituzioni internazionali per l’architettura e il design. Che si tratti di un amore segnato dai molti sogni spezzati? Non so ma, soprattutto quando ho cominciato, era tremendo sentire tanto cinismo nei confronti di una struttura che provava a rinascere dalle sue ceneri. Un sentimento di profonda disillusione che appesantiva ogni nostro sforzo, che ti fa sentire isolato in una città sempre più distratta e disinteressata. Fa sempre male vedere che molti dei nostri bravi architetti, degli studenti e dei docenti universitari che vivono a Milano e in Lombardia partecipano poco alle tante occasioni che continuiamo a proporre. D’altra parte rimane forte l’orgoglio di fare parte di un gruppo che sta contribuendo alla rinascita di una struttura importante per la nostra comunità. La Triennale ha sviluppato al suo interno un’incredibile capacità di dare il massimo anche con risorse limitate, e ogni volta che si realizza una mostra o un evento si respira un poco della storia che ha segnato alcuni dei momenti più alti della nostra cultura architettonica. Dunque siamo ancora i maestri dell’arte dell’arrangiarsi. Eppure la mia impressione di spettatore è quella di trovarmi di fronte una istituzione introversa, un cilindro dal quale non si sa mai che prodigi stiano per uscire. Scarso il rapporto col territorio e con altre istituzioni italiane o europee. È vero? Oppure è solo un problema di comunicazione? O dipende dalla tradizione introversa della cultura milanese, cultura di corti più che di piazze... Negli ultimi anni la Triennale ha rafforzato le proprie relazioni internazionali con il Centre Pompidou (mostra Nouvel), con il Vitra (mostra Eames), con il NAI (prossima mostra sull’architettura olandese), il Premio Mies van der Rohe, il DAZ tedesco, il Design Center svedese e altri, importando ed esportando mostre, basti pensare al lungo tour della collezione permanente del design. Forse è un

problema di comunicazione e insieme di distrazione verso tutto quello che stiamo facendo. Comunque, per rendersi conto della mole di attività in programma, consiglio una visita al sito di Triennale. Come mai il nuovo allestimento è stato commissionato direttamente a Michele de Lucchi, il quale ristrutturerà anche altre parti dell’edificio, senza che si facesse un concorso? Non poteva essere questa l’occasione per un messaggio di trasparenza nel rinnovamento alla città e un veicolo di comunicazione? Credo che sulla ristrutturazione del piano terreno si sia fatto molto rumore per nulla. Senza nulla togliere all’allestimento precedente, è nella storia della Triennale quello di distruggere e ricostruire continuamente, sennò ormai saremmo il museo della Triennale e non una struttura che ascolta e dialoga con la realtà contemporanea. L’intervento di De Lucchi è stato uno dei segnali forti che la Triennale stava cambiando, rafforzando la propria immagine e i propri servizi al pubblico e in questo senso stiamo andando avanti. Contemporaneamente sono stati indetti alcuni piccoli concorsi a inviti per allestimenti di mostre e per il sito web, a segnalare un ritorno di attenzione al mondo della progettazione giovane. E poi quale migliore elemento di comunicazione che una struttura rinnovata con un’ottima libreria, una bella caffetteria e presto anche un centro studi, un rinnovato salone d’onore e gli spazi riportati alla massima efficienza ed espressività! Tra le novità della Triennale vanno citate anche le Medaglie d’oro per l’architettura, ma non ti pare che di medaglie d’oro, come di Compassi d’oro, se ne diano un po’ troppi? La Medaglia d’oro per l’architettura italiana è una sola e l’ha creata la Triennale che credo abbia la statura morale e istituzionale per darla. L’architettura italiana contemporanea ha bisogno di un riconoscimento che vuol dire comunicazione delle migliori opere realizzate nel nostro Paese e la loro promozione all’estero. L’architettura italiana ha bisogno di riconoscersi: le migliori committenze pubbliche e private devono essere stimolate a fare sempre meglio e a prendere definitivamente coscienza del valore civile della buona architettura. E veniamo finalmente alla tua ultima fatica: la mostra su Portaluppi. Ci racconti il concetto della mostra, il filo rosso che unisce la ricerca di tutti coloro che ci lavorano e che in ottobre potranno finalmente goderne l’allestimento? La mostra nasce da tre anni di lavoro supportato molto generosamente dalla Fondazione Portaluppi, una nuova realtà privata della città che si dedica all’approfondimento di temi di architettura, design e in

generale alle culture figurative. Abbiamo costituito un gruppo di lavoro che, insieme al comitato scientifico della Fondazione, ha finalizzato una complessa ricerca su uno dei personaggi più problematici del Novecento italiano, Piero Portaluppi. Un’esperienza molto eccitante anche dal punto di vista critico e metodologico che ci ha permesso di partire dall’archivio di Portaluppi, felicemente sopravvissuto al tempo e ai traslochi, di chiarire progressivamente l’attività di un progettista molto produttivo (più di 1.000 lavori registrati) che ha inciso fortemente sull’immagine della città di Milano. Basti pensare all’Arengario, ai palazzi INA di piazza Diaz e via Torino, al restauro della Statale, di Santa Maria delle Grazie, al museo della Scienza e della Tecnica, a Brera, alla Banca Commerciale di fronte a San Fedele, al palazzo ad arco su corso di Porta Venezia e al planetario Hoepli, al restauro di casa Atellana, di palazzo Durini e del Seminario Maggiore per rendersi conto della pervasività della sua opera. Ma la mostra vuole anche essere fortemente problematica e comunicativa verso un pubblico più vasto attraverso la bellezza dei materiali originali e la loro integrazione con video d’epoca dello stesso Portaluppi, con nuovi modelli e soprattutto con un allestimento pensato per rafforzare le tesi curatoriali. Per l’allestimento la Fondazione ha indetto un concorso a inviti vinto da Alessandro Scandurra con cui attualmente stiamo riflettendo in termini contemporanei sull’attitudine di Portaluppi verso la decorazione, l’attenzione stilistica per la facciata e il rapporto vitale con la storia. L’allestimento è accompagnato dal progetto di comunicazione grafica di Daniele Ledda, con molte informazioni “ parallele” che rafforzano la comprensione dell’epoca, dei committenti e di una domanda di modernità e nuove forme che chiarisce il suo lavoro nel contesto degli anni Trenta italiani. La mostra cerca insomma di rendere conto della complessità del mondo creativo e sociale di uno dei progettisti più importanti dei primi decenni del secolo e allo stesso tempo vuol rompere la fastidiosa camicia di forza di personaggio “ eclettico e fantasioso” che era stata costruita intorno a Portaluppi.


Riqualificazione dell’area-sistema delle tre piazze di Casalpusterlengo (Lo) Le proposte riguardano la riqualificazione dell’area-sistema delle tre piazze: piazza del Popolo, piazza Mercato e piazza della Repubblica, per gli spazi pubblici, il verde, la viabilità e la funzione di cerniera tra la zona residenziale esistente, il nuovo P.P.S. di prossima attuazione e la zona mista artigianaleresidenziale di via Labriola. Dalla lettura del tessuto urbano, condizionato dalla presenza del Brembiolo, le tre piazze appaiono come invasi tra loro indifferenti e disarticolati. Procedendo dalla prima alla terza piazza, si percepisce una graduale frammentazione delle quinte urbane perimetrali: piazza del Popolo è circondata da edifici di valore storico e sociale, è la piazza

per eccellenza; piazza della Repubblica, delimitata da quinte urbane meno definite, appare come naturale espansione del parco Molazze, acquisendo il ruolo di piazzagiardino; piazza del Mercato, quasi del tutto priva di limiti urbani, assume la sua valenza grazie al margine aperto verso il Brembiolo, che le conferisce un ruolo di piazza naturalistica ed ambientale. I partecipanti al concorso sono stati 20. Quarto si è classificato Andrea Mantello e Flavio Pacchioni; 5° Paolo Favole; 6° Andrea de Eccher, con Giuseppe De Carlo, Rosario Di Rosa, Romana Kacic; 7° Marco Splendore; 8° Pier Alberto Ferrè; 9° Antonio Scorletti; 10° M. Cristina Garavelli.

rezza di ambiti e funzioni: attraversando piazza della Repubblica, coinvolgendo piazza della Torre per confluire in piazza del Popolo, questi segni urbani identificano in modo univoco le aree pedonali e quelle carrabili, riducendone le sovrapposizioni. La piazza del Mercato viene ripensata all’interno di questo sistema lineare come una “ terrazza naturalistica” rivolta verso il fiume. Le stesse “ linee urbane” individuano e delimitano due sistemi del progetto con diversa valenza funzionale: un primo ampio sistema di carattere propriamente urbano, a contatto con la viabilità e le aree di commercio, contiene gli spazi di percorrenza pedonale e ciclabile, le principali aree di ag-

gregazione (chiesa e teatro) e, all’occorrenza, costituisce il luogo per le manifestazione cittadine; un secondo sistema di carattere prevalentemente naturale, con alberi, prato, aiuole verdi, integrate a sedute, si estende sulle 3 piazze, riportandovi il contatto con il fiume e il verde. Due differenti pavimentazioni si diffondono omogeneamente sui due sistemi rendendoli facilmente identificabili: lastre di basalto in filari di varia dimensione, individuano gli ambiti di progetto cui è attribuito un ruolo prevalentemente urbano; blocchetti di porfido montati a filari, costituiscono una trama a densità “ sfumata” che, integrata al prato, individua le aree di piazzagiardino.

2° classificato Roberto Ventura, Antonio Molinelli, Roberto Pagani, Vittorio Uccelli, Alfonso Ventura

su piazza del Popolo, per assumere quello di perno della nuova configurazione urbana. L’intervento della nuova piazza ingloba l’area interposta occupata dai vari edifici a partire dal teatro, esaltando il ruolo e l’immagine pubblica della futura biblioteca; si estende sino all’area di piazza della Repubblica, consentendo di elevare gli edifici pubblici che vi prospettano alla dignità degli elementi urbani della vicina piazza del Popolo. Il progetto adotta un sistema modulare capace di strutturare l’area in maniera indipendente dalla specificità dei manufatti edilizi che vi insistono: l’unitarietà dello schema progettuale e le scelte dei materiali, rappresentano gli elementi compositivi prevalenti, che aumentano le potenzialità aggregative del nuovo sistema piazza. La pavimentazione della piazza grande viene realizzata prevalen-

Il progetto propone la scelta forte di unificare piazza del Popolo e piazza della Repubblica in un’unica “ grande piazza” , una sorta di grande platea ove il “ teatro della città” si autorappresenta in tutte le sue forme, tipologie e valenze simboliche: torre-pusterla (memoria e simbolo per antonomasia delle origini del paese); potere religioso e civile; “ cultura” , nelle diverse forme di memoria e storia (la biblioteca); di rappresentazione (il teatro); di esercizio e continuità storica (scuole e circoli). Quale conseguenza di questa scelta progettuale, la torre-pusterla diventa matrice della nuova piazza estesa, modificando il suo ruolo, oggi solo marginalmente presente

1° classificato Emanuela Bulli, Massimo Manieri, Sonia Rizzo, Stefano Rubino, Fabrizio Silvestri, Francesca Tata Il progetto nasce dalla volontà di potenziare la naturale vocazione e le qualità dei luoghi, riorganiz-

zandone gli spazi per adeguarli alle nuove esigenze che nel tempo si sono manifestate. Linee dinamiche strutturano il progetto, individuano e sottolineano i flussi che percorrono e vivono il centro storico, restituendo al sistema delle piazze ordine e chia-

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Concorsi

A cura di Roberto Gamba


leggera rivestita di rame, con proporzioni (altezza in relazione alle dimensioni in pianta) tali da garantire riparo sia dal sole che dalla pioggia; è prevista una bucatura tale da consentire lo sviluppo di un albero di alto fusto (quale citazione del precedente giardino), ma soprattutto rendere piÚ piacevole la sosta giocando con luce ed aria.

Concorsi

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temente mediante il mattone disposto in varie forme e giaciture, abbinato alle lastre di granito alle quali è assegnato il compito di disegnare le varie campiture del modulo e la delimitazione; la pavimentazione delle aree esterne in cubetti di pietra (porfido o pietra di Luserna), secondo una disposizione indifferente al contesto; il coperto è una struttura metallica

attrezzabile multifunzionale, indistintamente elemento architettonico e tecnologico in grado di recepire le istanze del commercio ambulante (prese per la corrente elettrica, per l’acqua, ecc.). La struttura e i tagli, gli spazi vuoti nei giorni in cui il mercato non viene svolto, restano a segnare il territorio e a disegnare i percorsi ciclo-pedonali e carrabili come se fosse una grande impronta, come se, continuando la traccia del mercato, potessero renderlo visibile anche quando non c’è. Particolare importanza assume il percorso ciclo-pedonale protetto che parte dal ponte sul Brembiolo di viale Cappuccini e arriva in piazza della Repubblica e da qui raggiunge attraverso i percorsi attrezzati il parco delle Molazze. Anche la pavimentazione fatta di grandi griglie rimovibili per la manutenzione della struttura e la pulizia settimanale del mercato, aiuta a ricordare l’attività svolta e suggerisce un facile attraversamento longitudinale delle piazze, costeggiato dal bosco denso che costituisce una parte di ombra piena. I grandi spazi di piazza del Popolo

e piazza Repubblica sono strutturati da pieni e vuoti che si contrappongono, tagli sottili o larghi che permettono gli attraversamenti. Sono volumi naturali che si giustappongono a quelli artificiali, fino a costituire un paesaggio sempre diverso. I pali di sostegno della struttura del mercato coperto, diventano, per esempio, elementi che, da un lato, portano la luce puntiforme nelle piazze, dall’altro, servono a costruire lo scheletro di una pensilina di collegamento in piazza del popolo tra gli edifici storici e pubblici più importanti, quasi a formare una sorta di foyer all’aperto davanti al teatro. Anche i materiali scelti per la costruzione, tradizionali secondo la cultura materiale del luogo, ma riproposti utilizzando tecnologie contemporanee a basso costo, il cemento lavato, contribuiscono alla rivisitazione dello spazio urbano secondo logiche progettuali differenti, strutturate più dalla percettibilità dello spazio costruito e dalla matericità che crea il luogo che dall’utilizzo di materiali “ nobili” per la realizzazione di una decorazione a pavimento.

Riqualificazione tessuto urbano della zona del centro di Marone (Bs)

3° classificato Barbara Ferrari, Alberto Bonecco, Davide Cerati, Enrico Guastaroba L’elemento ordinatore delle tre grandi piazze è rappresentato dal segno forte e incisivo del mercato

in linea, che diventa una sorta di grande percorso, percepito e vissuto con continuitĂ , con fluiditĂ . A favorire lo svolgimento delle attivitĂ  commerciali, si aggiunge una struttura permanente di copertura che diventa la spina attrezzata e

Il centro del Comune di Marone è disposto longitudinalmente sulla sponda bresciana del Sebino e la sua economia, un tempo basata sull’industria laniera ed estrattiva, ha subito negli anni ‘60 un drastico ridimensionamento. Attualmente sono presenti due entità industriali di media grandezza, una nel settore estrattivo/produttivo e l’altra specializzata nella produzione di feltri per cartiere. Il commercio dispone di un limitato bacino d’utenza, con un numero contenuto di addetti; si regge sul consumo locale e, per taluni settori in misura ragguardevole, si reggeva sul transito lungo la Strada Statale 510 SO, che scorre all’interno del centro. Lo spostamento a monte della statale, attuato alla fine del 2002, metterà sicuramente in crisi l’economia, basata sul transito ma renderà disponibile alla popolazione la porzione urbana di quell’arteria. D’altra parte essa, unitamente alla linea ferroviaria, era un osta-

colo in grado di creare una netta separazione del paese. L’ipotesi progettuale richiesta con il concorso è rivolta alla riqualificazione e ri-orientamento del tessuto urbano della zona del centro, in considerazione dei mutamenti strutturali e infrastrutturali che verranno indotti dallo spostamento della strada statale. I progetti hanno dovuto individuare modalità di riqualificazione urbana, che possano rendere la strada litoranea fulcro di una nuova aggregazione e spazio da fruire per il transito, ma soprattutto per la sosta e il godimento del tempo libero. In questo contesto si tratterà di riutilizzare la ex SS 510 e riordinare le aree di sosta e parcheggio; sistemare i percorsi pedonali ed eventualmente prevedere la creazione di una pista ciclabile. Devono essere realizzati interventi di arredo urbano che inducano le persone a recarsi a Marone per scelta. Il lago deve diventare vei-


I partecipanti al concorso sono stati 12. La giuria era composta da Tranquillo Guerini, Paolo Ventura, Bruno Toneli, Carlo Fusari. Olre ai 4 concorrenti premiati, sono stati menzionati i progetti di: Roberto De Giorgis, Barbara Capodici, Mariateresa Capodici, Agostino Borinelli; inoltre di Marco Tisi, Fausto Cristini, Michele Cristini.

1° classificato Federico Acuto, Claudio Poli, Stefano Gaudimundo, Federico Cassani

palme, che costituisce una sorta di “ colonnato” a delimitazione della piazza. Il percorso lungolago è così suddiviso: passeggiata pedonale, scandita da “ palconcelli in legno” ovvero piccole aree di sosta pavimentate in legno circa ogni 20-25 m, con seduta e esemplare albero da fiore; ciascun “ palconcello” è delimitato verso il paese da una piccola quinta rivestita in granito, con funzione di espositore; linea di parcheggi fisicamente separata dal passeggio pedonale da muriccioli in cemento martellinato o rivestiti in granito tipo “ giallo Palau” (h 1.00); corsello di transito, larghezza m 3.50 in smolleri di porfido del Trentino; spazi di sosta verso il fronte edificato, con verde e piantumazione esistente connessi al “ percorso secondario” , che viene a creare una sorta di “ isola” centrale a forma di fuso; piazzetta all’imboccatura di via XIV Maggio, con scala di accesso al percorso lungolago posto a quota +80 ca.; terminale del Parco F.lli Rosselli, riqualificato con piazzole e/o strutture temporanee per mercatino.

Il Lungolago Marconi acquista una nuova dimensione e respiro, connettendo i seguenti “ luoghi” : il Giardino di Villa Vismara opportunamente riqualificato e reso gradevole luogo di sosta e parte integrante dei percorsi museali, allestiti nella stessa Villa (strutture espositive all’aperto); il percorso interno al Complesso ex-Cittadini, che dà accesso ad una vera e propria “ piazza interna” sulla quale si aff acceranno gli spazi commerciali in gestione; l’accesso ai nuovi pontili galleggianti per approdo temporaneo; la nuova piazza della Parrocchiale, integrata con il Sagrato e completata dal pontile del nuovo scalo della Navigazione e da una struttura “ a sbalzo” in ferro con piano di calpestio in legno, tale da formare un elemento figurativo unitario in forma di “ L” . Inoltre, ulteriore elemento che connota lo spazio pubblico principale, è la piantagione di un filare di

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2° classificato ex aequo Francesco Cristini, Alberto Zecchini, Anna Carolina Fois La strada struttura l’intervento: viene resa urbana e adeguata a standard europei tramite aree di sosta, parcheggi, pista ciclabile, segnaletica efficace e arricchita dagli spazi che vi affiorano e la intersecano. È dalla strada che si capisce che qualche cosa è successo. Da automobilisti si diventa pedoni in parcheggi-giardino, “ oasi” di ulivi innestate sulla strada da dove si diparte il percorso pedonale verso il lago e dove anche la pista ciclabile si divide dalla strada principale. A sud e a nord due parcheggi delimitano la parte centrale del paese: da qui il percorso pedonale e quello ciclabile attraverseranno il giardino degli ulivi, il lungolago, il giardino di villa Vismara. Il lungolago: un giardino inteso sia come fascia di rispetto dal carattere urbano – quindi anche do-

mestico – sia come pontile e piastra che si percorre ondeggiando lievemente fra le case e l’acqua. Attraverso variazioni più o meno marcate il giardino si trasforma da semplice pavimentazione di pietra o cemento con qualche filo d’erba ad un’altra che ospita una vegetazione bassa con percorsi secondari in legno – sorta di orti domestici di fiori ed essenze profumate; ma il pavimento può fare riemergere l’acqua per mezzo di zampilli, vasche o esili rivoli fra lastre di pietra. Questa trama si intreccia con le strade che scendono a lago e che si prolungano su di esso divenendo pontili, belvedere e banchine per l’attracco temporaneo di battelli e di imbarcazioni private. La notte il giardino è giardino di luci, accoglienti e soffuse sulle diverse superfici. I colori cambiano ma rimangono protagonisti come la vegetazione, l’acqua e la pietra.

Concorsi

colo di sviluppo economico nel settore del turismo e questo compito sarà facilitato dalla disponibilità di un’estesa area pubblica comunale a lago. La superficie interessata dal concorso, si estende lungo la direttrice della SS 510, a partire dai resti della Villa Romana (IV sec. d.C.) fino alla prima galleria, in direzione Valle Camonica.


2° classificato ex aequo Giulio Lamperti, Alessandro Bazzoffia, Brunella Cappa, Giancarlo Messini

Concorsi

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Una segnaletica di grandi dimensioni è da collocare prima delle uscite di Marone lungo la nuova strada. All’interno dell’area verde comunale, sita tra i resti della villa romana e il centro, si propone di realizzare un piccolo edificio, punto di riferimento per chi ama la bicicletta. Il restringimento della carreggiata consente la creazione di numerosi parcheggi e di una pista ciclo-pedonale separata dal traffico veicolare da un’aiuola piantumata. Si realizzano i marciapiedi in masselli autobloccanti tipo cubetto con finitura in granito, con fasce color antracite in corrispondenza delle alberature e dei passi carrai. La sede stradale e i parcheggi sono previsti in asfalto, fa eccezione l’area adiacente all’abside della parrocchiale che diviene un’estensione della piazza a lago, pavimentata in pietra: qui la sede stradale è delimitata da dissuasori metallici. Il lungolago viene valorizzato dalla nuova pavimentazione in listoni di legno a tolda di nave, dai corpi illuminanti a stelo, dalle panchine di legno e da nuovi elementi di arredo. Elementi verticali, “ totem” , segnalano i luoghi di interesse, i due parchi e i resti della villa romana. Viene ridisegnato il parco di villa Vismara, recuperato il pergolato e realizzato un nuovo gazebo. Il rapporto con il lago e la spiaggia è stato considerato dal progetto proponendo una “ apertura” del parco (che si trova ad una quota superiore e ora è collegat o da un’angusta scaletta) con una bassa

gradinata semicircolare rivolta verso il lago. Sia il parco che la spiaggia sono direttamente collegate al lungolago attraverso l’edificio ex-Cittadini (proseguendo il percorso del lungolago fino a villa Vismara) e, al piano terra, vi si propone una galleria commerciale (“ galleria dell’olio” ). Le grandi aperture che affacciano verso il lago danno accesso ad una grande terrazza con pavimentazione in legno. La galleria è pavimentata con chromofibre, un particolare impasto cementizio colorato, tagliato da fughe regolari; la terrazza, sostenuta da una struttura in acciaio, è pavimentata con lo stesso legno utilizzato per il lungolago. Si individua una grande piazza a lago pavimentata, raccordata all’attuale sagrato della parrocchiale da gradoni di pietra. Grandi fasce di marmo di Botticino martellinato disegnano le campiture, dimensionate in rapporto alla facciata della chiesa, all’interno di esse verranno posate lastre di pietra arenaria grigia. La piazza è fiancheggiata da alberature e illuminata con lampioni a braccio, appesi alle case e con due “ alberi della luce” . Essi, insieme all’“ albero del vento” del porto turistico, costituiscono dei nuovi segni nel fronte lago. Un palco-barca, “ teatro del lago” , va attraccato di fronte alla facciata della chiesa. Nel parco F.lli Rosselli sono previste nuove piantumazioni, sentieri pavimentati, panchine e giochi per i bambini. Verso il lago si propone un nuovo volume, rivestito in legno, con strutture metalliche bianche, per bar, informazioni turistiche e circolo nautico con spazi chiusi al piano terra e una grande terrazza panoramica.

2° classificato ex aequo Valerio Vitali, Pietro Brianza, Marco Angelini, M arilena Tocchella, Nicola Bonissoni, Chiara Bonetti e Federico Rodella Il progetto prevede che la SS 510 Sebina Orientale diventi una strada urbana vera e propria con parcheggi lungo tutto il suo tracciato e con l’alberatura e la pista ciclabile in lato ovest. Il ridisegno in prossimità della villa romana lascia la possibilità di continuare gli scavi archeologici a conferma della discesa a lago della villa stessa. Il lungolago viene rigeometrizzato come un baluardo difensivo cinquecentesco che ridefinisce

lo spartiacque lago-piazza. I due estuari dei torrenti costituiscono i due rivellini che racchiudono il golfo di attracco del battello di linea. Il progetto dilata così lo spazio asciutto rubato al lago per aumentare la pedonabilità. Niente lampioni: tutto il lungo lago sarà illuminato dagli edifici che lo costituiscono e da piccole luci non invasive, che segneranno i percorsi. Gli interventi puntuali sono per il parco dell’ex-villa Vismara, che diviene centro civico ad uso pubblico; la pavimentazione lapidea del lungolago; una nuova struttura leggera ad uso bar ristorante; il ridisegno parco Rosselli ad uso anche di teatro all’aperto.


La nuova scuola materna di Piadena, in provincia di Cremona, è da relizzarsi in una zona di espansione relativamente recente, rispetto all’abitato storico del paese, il quale è caratterizzato da una densa edificazione a corte, disposta in linea lungo i tracciati delle strade di collegamento tra Cremona e Mantova, in direzione estovest e con Canneto sull’Oglio, in direzione nord-sud. L’area oggetto di intervento, adiacente a quella ove sorge un asilo nido, si è sviluppata a partire dagli anni Sessanta del Novecento parallelamente all’asse principale della strada statale di attraversamento, prima che questa venisse sostituita con un raccordo di deviazione a nord del paese. La via, lungo la quale è impostato il lotto oggetto di questa progettazione, è caratterizzata da un’edilizia residenziale, nel tipo della casa singola a due piani con giar-

dino, per lo più unifamiliare o bifamiliare, o in alcuni casi della palazzina plurifamiliare. La zona è lambita a sud dalla linea ferroviaria, che ne determina il margine meridionale. In questo contesto di recente formazione e basato sulla logica del lotto urbano, sono ancora leggibili le tracce dell’organizzazione agricola del territorio, segnato dal sistema dei canali di irrigazione. Il bando prevedeva che la struttura fosse dimensionata per una utenza media di 80 bambini ed un massimo di 100. Il costo di realizzazione dell’intervento è stato preventivato nel bilancio pluriennale in oltre 900.000 Euro. I partecipanti sono stati 18. La giuria era composta da Danio Grandi, Stefano Assandri, Alfio Lucchini, Roberto Pedroni, Federica Fappani, Enzo Dalla Bona, Gabriella Selvatico.

agli edifici esistenti di superare l’attuale condizione di “ retro” e chiusura nei confronti dei complessi scolastici risanando l’attuale condizione di criticità ambientale. Il nuovo edificio sarà quindi composto in modo che venga mantenuto l’allineamento al corpo principale del fabbricato esistente, costruendo una “ direttrice” dalla quale sono state scomposte le regole architettoniche che hanno

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2° classificato Angelo Galvani, Claudio Bernardi, Donata Cozzani

1°classificato Giovanni Conti, Emilio Comencini, Angelo Volpi Priorità è stata conferita a semplicità e purezza nella scelta delle forme architettoniche; integrazione con il costruito esistente e ricerca dell’ottimale orientamento solare dell’edificio; razionale ripartizione degli spazi a servizio delle attività del complesso esistente e della nuova scuola ma-

terna, con separazione, anche all’esterno, degli spazi frequentati dal personale, docente e non, e dagli utenti (spazio servito-spazio servente); comunicazione tra ambiente esterno ed interno con la realizzazione di patii, vetrate, aree verdi che possano garantire una continuità didattica tra aperto e chiuso; proposte di seconda fase: recupero dell’area del “ Cavo Maggio” per la realizzazione di una ciclo-pedonale che permetta anche

prodotto la distribuzione degli spazi e degli ambienti. Il tema della scomposizione modulare della forma rettangolare, elemento fondamentale del progetto, si ripete e permette di lavorare armonicamente anche sulla sistemazione delle aree esterne. All’ingresso della futura scuola si accederà imboccando la nuova strada dal lato opposto dell’ingresso al “ Nido” .

Concorsi

Nuova scuola materna comunale a Piadena (Cr)

La definizione dell’organismo edilizio è avvenuta sulla base dell’individuazione dei nuclei funzionali caratteristici, il cui assemblaggio ha definito uno schema compositivo che prevede, per le sezioni, una tipologia a blocco. Esse si articolano secondo una simmetria ribaltata, con interposte delle zone a patio, vetrate sui tre lati, creando uno stacco centrale sul quale si affacciano; tale ambiente riceve luce dall’alto e dalle aperture laterali. Ortogonalmente una “ manica” si aggancia all’edificio dell’asilo, per consentire la continuità d’uso e prosegue innestandosi nello spazio centrale del blocco, espandendo i percorsi. Ad est un’appendice simmetrica definisce l’a-

rea d’ingresso e gli spazi per il personale. L’edificio posto su un unico livello, garantisce per ciascuna sezione il contatto continuo con l’esterno, e da un punto di vista architettonico la scelta di ampie vetrate a limitare il perimetro delle aule ne sottolinea il rapporto. Affinchè le attività si possano svolgere anche all’aperto è stato organizzato uno spazio porticato e pavimentato comune a due sezioni e idoneo ad assolvere un ruolo di mediazione fra interno ed esterno. La nuova costruzione occupa il lotto secondo uno schema a croce: in direzione est-ovest si estende il braccio che configura l’aggancio, funzionale e strutturale, con una porzione dell’asilo nido, in direzione nord-sud si sistemano, come in un geometrico tassello, i corpi delle quattro sezioni di progetto. L’articolazione tecnica, di servizio


e di funzione connettiva che il corpo a manica definisce, rappresenta il supporto per lo sviluppo degli spazi vitali della scuola; da esso si dipanano seguendo un andamento simmetrico e rotatorio,

gli ambiti destinati alle aule, con le loro diversificate funzionalità e in esse si concentrano gli spazi per le attività libere, fulcro semantico di una scuola che si pone in termini dialettici con l’intorno.

3° classificato Carlo Cassanelli, Anna Bonanno, Horacio Paonessa

spazi di passaggio ricorrenti nell’architettura lombarda storica (i portici, i loggiati) ed uno spazio interno con caratteristiche peculiari di luminosità dall’alto e di mutante percettività in relazione all’attraversamento di luoghi diversamente caratterizzati e improntati alla compenetrazione con gli spazi esterni. Trasversalmente l’edificio è caratterizzato dall’alternarsi di volumi parallelepipedi che compongono l’impianto architettonico a pettine, scandito da corpi di fabbrica semplicemente intonacati e architettonicamente neutrali (il corpo di ingresso, quello dei servizi per i bambini) e da volumi eminenti di maggiore altezza e forza espressiva, segnati da setti murari rivestiti di pietra e da un accentuato effetto chiaroscurale in corrispondenza di ampie vetrate (le aule, l’aula per le attività motorie, il refettorio).

Concorsi

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Il nuovo edificio intende sviluppare distributivamente il tema del collegamento funzionale con l’asilo nido mediante l’organizzazione della nuova costruzione della scuola materna secondo un asse connettivo in direzione est-ovest, che determina gli accessi, gli spazi di distribuzione e quelli funzionali. Dal punto di vista architettonico, la nuova costruzione si pone l’obiettivo della chiarezza costruttiva e della semplificazione del linguaggio del costruito, sia in relazione al contesto urbano che non presenta particolare complessità urbana, sia in relazione alla destinazione d’uso. L’impianto architettonico è determinato longitudinalmente al lotto dall’asse distributivo, la cui architettura genera un’immagine fittamente ritmata, che allude agli

Concorso di idee per la riqualificazione del centro urbano di Stradella (Pv) Stradella, in provincia di Pavia, sorge nella pianura, ove si aprono le colline dell’Oltre Po, proprio dove sfocia la ricca valle della Versa. Il concorso di idee, bandito dal Comune, nell’autunno scorso e coordinato da Claudio Civardi, ha avuto l’obiettivo della riqualificazione estetica del centro urbano, con interventi che hanno riguardato alcune vie (Chiozzi, rampe Pascoli, Carducci, Leopardi) e un’area in via Marconi, antistante una fontana. Le funzioni delle vie (disimpegno viabilistico agli accessi carrai, accesso alle unità immobiliari, ecc.) hanno dovuto essere rispettate, ma hanno potuto essere per buoni motivi arricchite, corrette e regolamentate in vista di 1° classificato Carlo Sozzi, Walter Bosoni, Stefano Antonelli La volontà del progetto, pur mantenendo le stesse possibilità di attraversamento dei luoghi, ambisce a rallentarne il percorso o meglio a dare la possibilità, a chi vuole riappropriarsi di questi, di poterlo fare in modo più agevole. I materiali come il ciottolato di fiume, i cubetti di porfido, il granito di Montorfano, le piante e fiori, il vetro colorato riciclato o il tema dell’acqua manifestano visivamente lo spazio collettivo. La fontana dei 4 cannoni, in via Marconi, “ fonte” di controversie storiche per dominio dell’acqua, ha perso la sua identità architettonica, il suo aspetto funzionale e, con il frastuono del traffico, anche l’aspetto romantico dello scrosciare. Il progetto prevede il rallentamento obbligato dalla pavimentazione rialzata che funge da dissuasore; la stessa lama d’acqua rimanda all’origine e fa sentire questo spazio urbano. Il segno d’acqua che proseguendo porta al Palazzo Municipale si riconsegna al dominio della Comunità ivi rappresentato.

un migliore uso, anche con proposte di convenzionamento con gli esercizi commerciali che su queste vie hanno il retro dei negozi. L’obiettivo di riqualificazione, enunciato nel bando, aveva compreso l’attenzione alla sostenibilità economica ed ecologica dell’intervento e l’attenzione al quadro storico, paesaggistico e sociale delle vie e dell’abitato. Il costo delle opere non doveva superare i 500.000 Euro. Sono stati presentati undici progetti e la giuria (Maurizio Visponetti, Antonia Meraldi, Pierangelo Lombardi, Anna Maria Rogledi, Marco Bosi, Luca Micotti, Fabrizio Sisti) ha premiato i progetti qui presentati e ha segnalato il lavoro di Carlo Abelli.


L’intervento prevede la ridefinizione del suolo che diventa elemento architettonico, con la ricerca di elementi geometrici e cromatici che, integrandosi tra loro, creano movimento e armonia esaltando gli edifici esistenti (arredo urbano: illuminazione, cestini, panchine e coperture mobili). La riqualificazione dell’area fontana in via Marconi avviene attraverso l’estensione dei limiti della piazza portandoli a ridosso del palazzo municipale. L’integrazione avverrà con l’adozione di pavimentazione in acciottolato e cordoli in granito formanti figure geometriche e con l’innalzamento

della quota del livello della strada, fino alla soglia di accesso al Palazzo Isimbardi. Saranno adottati elementi di arredo quali una panca e un supporto in granito per l’alloggiamento di un cristallo raffigurante l’antica piazza. Si suddivide l’intervento in due parti storicamente differenti, la rampa Pascoli e la rampa Carducci di forte valore storico e la rampa Leopardi, di recente formazione. Si prevede un collegamento tra la Rampa Pascoli e Carducci tramite la valorizzazione del giardino retrostante la Chiesa. La delimitazione delle rampe verrà realizzata con muretti in mattoni e cancellate in ferro. Sulla rampa Leopardi, un edificio in acciaio e cristallo contenente due ascensori, su differenti livelli, sostituisce l’attuale scalinata.

Concorsi

41 2° classificato Giuseppe Bruni, Federico Losio, Marco Montagna, Franco Nicolai, Debora Perina, Lorenza Torlaschi

3° Classificato Mattia Muccioli, Mirco Eusepi, Luigi Liverani La proposta progettuale vuole avere un duplice aspetto: da una parte cucire e collegare le aree di intervento con quei luoghi e spazi del centro già di forte connotazione; dall’altra dare una propria identità e riqualificazione alle zone

oggetto di studio. Complessivamente è stata data molta importanza all’uso di vegetazione, all’illuminazione, rigorosamente a basso consumo energetico, e agli elementi di arredo urbano. Per le pavimentazioni sono state proposte soluzioni con materiali lapidei e trame di tradizione locale.


Legislazione a cura di Walter Fumagalli

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La normativa in tema di architettura sostenibile: a che punto siamo È difficile negare che in tema di “ architettura sostenibile” sia mancata in questi anni un’evoluzione normativa consona all’importanza che il fenomeno è andato assumendo. Invero è indubbio che l’argomento difficilmente si presta ad essere regolato attraverso l’introduzione di una disciplina organica. Si tratta infatti di una definizione che comprende una gamma molto vasta di attività, se per “ architettura sostenibile” si intende l’utilizzo di tecniche costruttive caratterizzate da una particolare attenzione alla salvaguardia e al miglioramento dell’ambiente. Vi è poi da considerare che la disciplina in tema di architettura “ sostenibile” finisce inevitabilmente con l’intrecciarsi con quella concernente l’architettura “ tradizionale” (e l’esistenza di questa distinzione già induce a riflettere); il che peraltro rende spesso disagevole per gli operatori reperire le norme in materia edilizia che si occupano di “ bioarchitettura” . Ciò non toglie che l’evoluzione normativa in materia, che ha riguardato soprattutto le tematiche del contenimento del consumo energetico, non sembra davvero essere andata di pari passo con l’accresciuta attenzione alle problematiche ambientali da parte dell’opinione pubblica e di molti operatori del settore edilizio. A livello nazionale il principale intervento normativo, la Legge 9 gennaio 1991 n. 10, risale ad oltre dodici anni fa e riguarda l’utilizzo razionale dell’energia, anche sotto il profilo del contenimento dei consumi nei fabbricati e dello sviluppo di fonti rinnovabili di energia. Le disposizioni della Legge n. 10/1991 che più direttamente attengono al consumo energetico negli edifici sono state ora trasfuse nel capo sesto della seconda parte del Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, entrato in vigore lo scorso 30 giugno. In particolare l’articolo 123 del Testo unico dell’edilizia, richiamando la disciplina di cui all’articolo 26 della Legge n. 10/1991, prevede:

• l’esonero dal pagamento del contributo di costruzione per la realizzazione di “ nuovi impianti, lavori, opere, modifiche, installazione, relativi alle fonti rinnovabili di energia, alla conservazione, al risparmio e all’uso razionale dell’energia” ; • l’insussistenza della necessità di un’autorizzazione specifica per gli interventi di utilizzo di fonti rinnovabili di energia in edifici ed impianti industriali e l’assimilazione degli stessi agli interventi di manutenzione straordinaria a tutti gli effetti; • l’obbligo di progettare e mettere in opera gli edifici pubblici e privati ed i relativi impianti in modo da contenere al massimo, in relazione al progresso della tecnica, i consumi di energia termica ed elettrica i cui limiti massimi, con riferimento a ciascuno dei comuni italiani, sono stati stabiliti a mezzo di un decreto emanato in attuazione della stessa Legge n. 10/1991; • con riferimento agli edifici di proprietà pubblica o adibiti ad uso pubblico, l’obbligo di soddisfare il fabbisogno energetico degli stessi favorendo il ricorso a fonti rinnovabili di energia o assimilate “ salvo impedimenti di natura tecnica od economica” e di prevedere, nell’ambito della progettazione di nuovi edifici pubblici, “ la realizzazione di ogni impianto, opera ed installazione utili alla conservazione, al risparmio e all’uso razionale dell’energia” . Alla prova dei fatti non sembra che fino ad oggi le norme della Legge n. 10/1991, ora riprese dal Testo unico dell’edilizia, abbiano fornito i risultati sperati. Probabilmente ciò si deve da un lato al fatto che si tratta di una legge che contiene importanti e condivisibili princìpi, ma che in molti casi non identifica gli strumenti mediante i quali dare effettiva attuazione agli stessi, dall’altro alla circostanza che evidentemente le disposizioni ivi contenute, volte ad incentivare l’utilizzo di fonti rinnovabili di energia ed il risparmio di energia, hanno dimostrato uno scarso “ appeal” . Un discorso in parte diverso vale invece per quanto riguarda la legislazione in tema di contenimento dei consumi energetici, che diverse regioni hanno introdotto nel corso degli ultimi anni. Dapprima la Regione Lombardia, con la Legge regionale 20 aprile 1995 n. 26, presto seguita su que-

sta strada dal Veneto e dalla Puglia, ha previsto che i tamponamenti perimetrali, i muri perimetrali portanti, i tamponamenti orizzontali e i solai delle nuove costruzioni (ed a certe condizioni anche degli edifici già costruiti) che comportino spessori complessivi superiori a 30 centimetri, per la parte eccedente tale misura e fino ad un massimo di ulteriori 25 centimetri non sono considerati nei computi per la determinazione dei volumi e dei rapporti di copertura, se il maggior spessore contribuisce al miglioramento dei livelli di coibentazione termica, acustica o di inerzia termica. Successivamente la Regione Lombardia ha approvato un ulteriore provvedimento normativo, nel dichiarato intento di contenere il consumo di nuovo territorio e di favorire la messa in opera di interventi tecnologici per il contenimento dei consumi energetici. Si tratta della nota (e discussa) Legge regionale 15 luglio 1996 n. 15, successivamente “ interpretata” e modificata dalle Leggi regionali n. 22/1999 e 18/2001, sul recupero a fini abitativi dei sottotetti esistenti, anch’essa presto ripresa da altre regioni, quali l’Emilia-Romagna ed il Piemonte. Questa rivista si è già occupata dei dubbi di legittimità costituzionale che tale normativa suscita, e che sono stati peraltro sollevati davanti alla Corte Costituzionale dal Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia, nonché delle problematiche che essa sta comportando in sede di applicazione. Limitando invece il discorso agli argomenti oggi in esame, è da rilevare che l’Articolo 3 comma 5 della legge stabilisce che il progetto di recupero ai fini abitativi deve prevedere idonee opere di isolamento termico anche ai fini del contenimento dei consumi energetici dell’intero fabbricato. Dall’analisi complessiva della Legge regionale n. 15/1996, appare peraltro evidente che il contenimento dei consumi energetici non rappresenta il fine primario che la legge intende perseguire, che deve piuttosto essere identificato con la possibilità di utilizzare, a determinate condizioni, i locali sottotetto a fini abitativi. Aperture più decise (e più univoche) verso le tematiche ambientali in materia edilizia si possono riscontrare nelle normativa rego-

lamentare di alcune amministrazioni locali. In particolare i regolamenti edilizi di diversi comuni, talora sulla base di un regolamento edilizio tipo regionale come in Emilia-Romagna, hanno introdotto norme volte ad incentivare il ricorso a soluzioni architettoniche finalizzate a salvaguardare e possibilmente a migliorare l’ambiente. Così taluni regolamenti edilizi comunali hanno reso obbligatori determinati interventi finalizzati al contenimento del consumo energetico e del consumo idrico. A fianco di tali previsioni obbligatorie sovente tali regolamenti prevedono una serie di indicazioni ulteriori, ad esempio relativamente all’uso di materiali naturali e biocompatibili nelle costruzioni o, per converso, al mancato utilizzo di materiali potenzialmente nocivi per la salute umana (pur in assenza di disposizioni normative che ne inibiscano l’impiego) o comunque “ non ecologici” , come ad esempio plastica e polistirolo. Spesso il rispetto di tali indicazioni è incentivato da previsioni di favore per coloro che vi si conformano, quali ad esempio sconti sui contributi concessori ovvero esclusione dal computo ai fini volumetrici degli interventi volti alla realizzazione di impianti finalizzati al risparmio energetico, allo sfruttamento di fonti di energia rinnovabili e all’impiego di tecnologie bioclimatiche. Dando uno sguardo al futuro appare lecito sperare in una crescente attenzione da parte del legislatore nei confronti delle tematiche relative all’architettura sostenibile, anche in considerazione del ruolo positivo che l’Unione Europea può giocare in tal senso. Per quanto riguarda in particolare il contenimento dei consumi energetici negli edifici, gli Stati membri dell’Unione Europea saranno tenuti a dare attuazione alla direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio 16 dicembre 2002 n. 2002/91, adottando entro il 4 gennaio 2006 le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva stessa. Tale direttiva fornisce alcune indicazioni metodologiche per il calcolo del rendimento energetico degli edifici, che successivamente dovranno essere applicate a livello nazionale e regionale da ciascuno


Riccardo Marletta

La decadenza del permesso di costruire e della denuncia di inizio di attività Rinvia oggi rinvia domani, alla fine il Testo Unico sull’edilizia è (quasi per intero) entrato in vigore: a partire dal 30 giugno 2003, infatti, il D.P.R. 6 giugno 2001 n. 380 è diventato operativo, con l’unica eccezione delle disposizioni contenute nel Capo V della Parte seconda che, salvo ulteriori rinvii, entreranno in vigore il 1° gennaio 2004 (così ha stabilito l’articolo 4 del Decreto Legge 24 giugno 2003 n. 147). Fin dai primi giorni di applicazione del Testo Unico, gli operatori del settore hanno dovuto fare i conti con alcune novità di non poco rilievo: una di queste è la disciplina della decadenza del permesso di costruire. Prima dell’entrata in vigore del Testo Unico l’argomento era disciplinato dall’articolo 4 della Legge 28 gennaio 1977 n. 10, nonché dall’articolo 10 della Legge 6 agosto 1967 n. 765 che aveva sostituito l’articolo 31 della Legge 17 agosto 1942 n. 1150. Sostanzialmente, tali norme stabilivano quanto segue: • nelle concessioni edilizie dovevano essere fissati i termini per l’inizio e per l’ultimazione dei lavori assentiti; • il termine per l’inizio dei lavori non poteva essere superiore ad un anno dalla data di rilascio della concessione, e non era prevista la

possibilità di prorogarlo; • il termine per l’ultimazione dei lavori, entro il quale le opere dovevano essere abitabili o agibili, non poteva essere superiore a tre anni dalla data di rilascio della concessione fermo restando che un periodo più lungo poteva essere accordato per le opere di mole considerevole oppure caratterizzate da particolari caratteristiche tecnico-costruttive, oppure per le opere pubbliche il cui finanziamento fosse previsto in più esercizi finanziari; • la proroga del termine di ultimazione dei lavori poteva essere concessa esclusivamente per fatti estranei alla volontà del concessionario, che fossero intervenuti a ritardare i lavori durante la loro esecuzione; • una particolare ipotesi di decadenza della concessione edilizia (introdotta allorquando il termine per l’ultimazione dei lavori ancora non esisteva, e divenuta abbastanza infrequente da quando l’articolo 4 della Legge n. 10/1977 ha previsto detto termine), si verificava inoltre nel caso di entrata in vigore di previsioni urbanistiche contrastanti con il contenuto della concessione stessa, salvo che i relativi lavori fossero stati già iniziati e venissero completati entro tre anni dal loro inizio. Queste regole, entrate in vigore in un periodo in cui l’autorizzazione edilizia ancora non esisteva, valevano anche per le opere soggette a quest’ultima. Oggi invece la materia è interamente regolamentata dall’articolo 15 del Testo Unico, intitolato appunto “ efficacia temporale e decadenza del permesso di costruire” . Questa norma conferma che il permesso di costruire (nuovo istituto che ingloba in sé tanto la concessione quanto l’autorizzazione edilizia) deve indicare i termini di inizio e di ultimazione dei relativi lavori, così come conferma che il termine per l’inizio non può essere superiore ad un anno dal rilascio del titolo. A differenza dell’articolo 4 della Legge n. 10/1977, però, l’articolo 15 del Testo Unico stabilisce che il termine di ultimazione dei lavori non può essere superiore a tre anni “ dall’inizio dei lavori” , e non dal rilascio del titolo abilitativo. Inoltre l’articolo 15 non prevede la possibilità di fissare un termine più ampio per l’ultimazione dei lavori, neppure nei casi in cui tale facoltà era contemplata dall’articolo 4 della Legge n. 10/1977, casi che invece (come meglio si vedrà fra breve) l’articolo 15 prende in considerazione ai fini della concessione dell’eventuale proroga. Il secondo comma dell’articolo 15 stabilisce che entro il termine di ultimazione dei lavori “ l’opera deve essere completata” , ma a differenza dell’articolo 4 della Legge n. 10/1977 non chiarisce quando un’opera possa ritenersi “ completata” , ed in particolare non chiarisce se a tal fine sia sufficiente che essa abbia raggiunto uno stadio

di avanzamento tale da poter essere considerata abitabile o agibile: il fatto che tale precisazione non sia stata inserita nel testo della nuova norma, potrebbe lasciar intendere che detto criterio non possa più essere applicato. L’articolo 15 è invece chiaro laddove stabilisce che “ decorsi tali termini il permesso decade di diritto per la parte non eseguita, tranne che, anteriormente alla scadenza, venga richiesta una proroga” . Da un lato, dunque, si conferma il principio più volte enunciato dalla Magistratura con riferimento alla concessione edilizia secondo cui, allo scadere del termine di legge, la decadenza opera automaticamente senza necessità di un provvedimento esplicito del Comune, per cui le opere eseguite dopo tale termine sono da considerare alla stessa stregua delle opere realizzate senza permesso di costruire, ancorché il Comune non abbia ancora dichiarato la decadenza di quest’ultimo. D’altro lato la norma stabilisce che, per evitare la decadenza del permesso, è sufficiente che prima dello spirare del termine l’interessato presenti al comune una richiesta di proroga del titolo abilitativo. In questo caso, essendo quest’ultimo ancora operativo, nulla impedisce al suo titolare di realizzare le relative opere anche dopo la scadenza dei termini di legge, fino a quando il comune si sia pronunciato sulla richiesta di proroga. Se poi la proroga viene concessa le opere possono proseguire, mentre se viene rifiutata esse devono essere interrotte, ferma restando la regolarità di quelle realizzate prima del provvedimento di diniego. Ma quando è possibile prorogare i termini del permesso di costruire? Su questo punto il testo del secondo comma dell’articolo 15 è tutt’altro che felice, ed è forse frutto di una svista del suo estensore, che nel riprodurre il previgente articolo 4 della legge n. 10/1977 sembra aver confuso i presupposti indispensabili per la concessione della proroga, con quelli indispensabili per la fissazione di un termine di ultimazione dei lavori superiore a tre anni. Da un lato, infatti, ai sensi del citato secondo comma sia il termine di inizio dei lavori, che il termine di ultimazione “ possono essere prorogati, con provvedimento motivato, per fatti sopravvenuti estranei alla volontà del titolare del permesso” , mentre dall’altro la norma stabilisce che “ la proroga può essere accordata, con provvedimento motivato, esclusivamente in considerazione della mole dell’opera da realizzare o delle sue particolari caratteristiche tecnico-costruttive, ovvero quando si tratti di opere pubbliche il cui finanziamento sia previsto in più esercizi finanziari” . È evidente che, le due disposizioni sono fra di loro contraddittorie e si elidono a vicenda, giacché per definizione la mole dell’opera, le

sue particolari caratteristiche tecnico-costruttive e le sue modalità di finanziamento, oltre ad essere circostanze che al massimo potrebbero giustificare la proroga del termine per l’ultimazione dei lavori e non del termine per il loro inizio, non possono costituire “ fatti sopravvenuti estranei alla volontà del titolare del permesso” . Stando così le cose, a rigore di legge il permesso di costruire non potrebbe essere mai prorogato, il che evidentemente è assurdo: è quindi urgente un intervento del legislatore che elimini tale assurdità. Resta comunque il fatto che il provvedimento di proroga, ove risulti ammissibile, deve spiegare in modo esauriente, con specifico riferimento al caso concreto e rifuggendo da clausole di stile preconfezionate, le ragioni per cui si ritenga che sussistano i presupposti necessari per prorogare la validità del permesso di costruire. In caso di intervenuta decadenza del permesso, il terzo comma dell’articolo 15 stabilisce che “ la realizzazione della parte dell’intervento non ultimata nel termine stabilito è subordinata al rilascio di nuovo permesso per le opere ancora da eseguire, salvo che le stesse non rientrino tra quelle realizzabili mediante denuncia di inizio di attività ai sensi dell’articolo 22, nel qual caso (la norma non lo dice espressamente, ma è intuitivo) anziché munirsi di un nuovo permesso l’interessato può presentare la denuncia di inizio di attività. In entrambe le ipotesi, comunque, la “ parte dell’intervento non ultimata nel termine stabilito” può essere realizzata, solamente se risulti conforme alla normativa urbanistico-edilizia ad essa applicabile al momento del rilascio del nuovo permesso di costruire, ovvero alla scadenza del trentesimo giorno successivo alla presentazione della denuncia di inizio di attività (termine, quest’ultimo, che pare lecito desumere dagli articoli 39, comma 5-bis, e 40, comma 4bis del Testo Unico, introdotti dall’articolo 1 del Decreto Legislativo n. 301/2002). In entrambe le ipotesi, inoltre, per la parte non ultimata “ si procede altresì, ove necessario, al ricalcolo del contributo di costruzione” . L’ultimo comma dell’articolo 15 conferma infine la disposizione ormai divenuta abbastanza obsoleta, in forza della quale “ il permesso decade con l’entrata in vigore di contrastanti previsioni urbanistiche, salvo che i lavori siano già iniziati e vengano completati entro il termine di tre anni dalla data di inizio” . In proposito non va dimenticato che una “ previsione urbanistica” entra in vigore solamente dopo aver definitivamente concluso il proprio procedimento di approvazione, e che pertanto non è a tal fine sufficiente che essa sia stata adottata dal consiglio comunale (per la distinzione tra strumenti ur-

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degli Stati membri, onde pervenire alla determinazione di precisi requisiti di rendimento energetico, differenziati a seconda che si tratti di edifici di nuova costruzione ovvero di edifici già esistenti. La direttiva prevede altresì l’istituzione di un attestato di certificazione energetica con l’indicazione dei dati che consentano, al futuro acquirente o locatario, di valutare il rendimento energetico di un immobile e di raffrontarlo con quello di altri edifici, e dovrà altresì contenere raccomandazioni per il miglioramento del rendimento energetico in termini di costi e benefici. Resta tuttavia da stabilire, e la direttiva non fornisce indicazioni su questo punto non certo secondario, quali saranno le conseguenze derivanti dall’eventuale mancato rispetto dei requisiti di rendimento energetico previsti dalla direttiva medesima; in particolare si tratta di comprendere se in tal caso potrà essere negato il permesso di costruire per le nuove edificazioni e quali siano gli strumenti attraverso i quali perseguire l’adeguamento degli edifici esistenti ai requisiti in questione.


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banistici “ vigenti” e strumenti urbanistici solo “ adottati” , vd. anche gli articoli 12 e 23 del Testo Unico). Venendo ora alla denuncia di inizio di attività, l’articolo 23 del Testo Unico (così come sostituito dall’articolo 1 del Decreto Legislativo 27 dicembre 2002 n. 301) si limita a disporre che “ la denuncia di inizio di attività (...) è sottoposta al termine massimo di efficacia pari a tre anni” , senza disporre alcunché in merito al termine massimo per l’inizio dei lavori, ai presupposti per la concessione di una proroga, ed agli effetti della scadenza dei termini. In proposito, con riferimento alla legislazione previgente, la giurisprudenza aveva ritenuto che, poiché “ (...) non risulta previsto specificamente, a pena di decadenza della D.I.A., un termine di inizio dei lavori, ma solo quello finale di tre anni (...) all’attività edilizia a seguito di presentazione della D.I.A., in assenza di specifiche previsioni, debba essere applicata la medesima disciplina che regola le edificazioni subordinate alla concessione edilizia, ai sensi dell’art. 4, comma 10, della Legge n. 493/93” , ivi compresa la normativa che regola il termine annuale di inizio dei lavori, e pertanto era giunta alla conclusione che il provvedimento di decadenza in quella sede contestato, “ espressione dei permanenti poteri di vigilanza che, nel pubblico interesse, sono attribuiti all’Amministrazione in ordine all’esecuzione dell’opera autorizzata, sia stato emanato nel rispetto della disciplina edilizia” (T.A.R. Lombardia, Brescia, 14 gennaio 2003 n. 27). Tale orientamento si fondava però sull’articolo 4.10 della Legge n. 493/1993, ai sensi del quale “ l’esecuzione delle opere per cui sia esercitata la facoltà di denuncia di attività (...) è subordinata alla medesima disciplina definita dalle norme nazionali e regionali vigenti per le corrispondenti opere eseguite su rilascio di concessione edilizia” . Nel Testo Unico, invece, non è dato reperire una disposizione di analogo contenuto, per cui sarà ancora una volta la giurisprudenza a dire la parola decisiva sull’argomento. Nell’attesa, sarà buona regola agire con prudenza, ed iniziare entro un anno anche i lavori fatti oggetto delle denuncie di inizio di attività. Walter Fumagalli

Normative e tecniche a cura di Emilio Pizzi e Tiziana Poli

Regolamenti edilizi e innovazione sostenibile Negli ultimi anni la necessità di rispondere con maggiore coerenza alle esigenze del territorio e dell’ambiente sia interno (utenti finali) che esterno (la collettività) ha portato le amministrazioni pubbliche alla ricerca di un valido criterio di valutazione degli interventi edili che si propongono come meno impattivi: eco-compatibili o biocompatibili che siano. I criteri della sostenibilità ambientale applicati al settore delle costruzioni sono quindi articolati in due aree di interesse e studio: il miglioramento delle condizioni di salubrità e comfort degli spazi abitativi (interni ed esterni) e la riduzione dell’impatto sull’ambiente complessivo alle varie scale geografiche delle attività di costruzione e di antropizzazione degli spazi più o meno naturali. Parlare di riduzione dell’impatto ambientale delle costruzioni non deve far pensare alla VIA o alla SIA ma a qualcosa di più articolato che non si risolve solamente con l’adeguamento procedurale e con l’esame di soluzioni più digeribili all’amministrazione comunale o l’individuazione di soluzioni “ a compensazione” degli impatti sull’ambiente locale. La ricerca di un percorso che riporti qualità ambientale nell’elaborazione delle risorse ci obbliga a riflettere sulla nostra attività di progettisti, spesso confinati in un mondo professionale impoverito nel quale solo la sensibilità individuale consente di dare valore agli interventi. La mancanza di strumenti di indirizzo o operativi e culturali sono spesso la causa di un disinteresse diffuso o del fraintendimento della richiesta di un ambiente migliore, di città più adeguate e di una maggiore riconoscibilità dei luoghi dove viviamo. La normativa edilizia e i regolamenti a carattere prescrittivo sono spesso visti come elementi di impoverimento dei contenuti progettuali, ma adeguatamente rivisti in chiave di sostegno alle attività sostenibili ambientalmente, potrebbero diventare degli strumenti operativi efficaci in cui i temi dell’ambiente complessivo si confrontano e trovano le calibrature necessarie al contesto in cui andranno applicati.

Dalle Leggi Regionali ai Regolamenti edilizi comunali L’importantissimo tema del risparmio energetico è più antico delle prime articolazioni e definizioni della Sostenibilità ambientale e tutt’oggi, venti anni dopo l’austerity energetica ed in piena nuova crisi, l’argomento prende connotazioni economiche, politiche e sociali. Uno degli obiettivi prioritari delle azioni europee e internazionali a sostegno della sostenibilità ambientale è infatti il risparmio energetico (–20% del consumo odierno entro il 2010). La Regione Lombardia, con la L.R. 26/95 “ Nuove modalità di calcolo delle volumetrie edilizie e dei rapporti di copertura limitatamente ai casi di aumento degli spessori dei tamponamenti perimetrali ed orizzontali per il perseguimento di maggiori livelli di coibentazione termo-acustica o di inerzia termica” (1) permette di non calcolare il maggiore spessore delle murature e quindi una riduzione della volumetria, qualora si adottino degli accorgimenti che siano migliorativi del minimo richiesto dalla norma in fatto di trasmittanza delle pareti e di spessore dell’isolamento termico; provvedimento successivamente adottato in Veneto (L.R. 21/96), Puglia (L.R. 23/98), Piemonte (L.R. 21/98) e Basilicata (L.R. 15/00). Purtroppo tale Legge è stata sotto utilizzata dai professionisti anche per mancanza di un interesse specifico o per scarsa consistenza dell’incentivo a fronte di maggiori verifiche progettuali, o per il mancato adeguamento delle valutazioni comunali alla stessa norma. E se il risparmio energetico si muove di pari passo con la riduzione di emissioni inquinanti sul fronte del recupero, riscuotono

sempre successo gli incentivi economici per l’adeguamento e il miglioramento dell’efficienza energetica, come i contributi per la trasformazione a metano degli impianti che utilizzano combustibili più inquinanti (2). Altre regioni hanno operato sul fronte dei provvedimenti per il miglioramento dello sfruttamento delle attività turistiche che sono fortemente invasive del territorio con provvedimenti che cercano di mitigare il consumo incontrollato delle risorse e a migliorare la gestione delle strutture di ricezione. Ma la Regione che maggiormente e storicamente ha portato in avanti il discorso della tutela dell’ambiente è la Regione Emilia Romagna che con il D.G.R. 16/1/01 n. 21 modifica il Regolamento Edilizio Tipo introducendo una novità al regolamento del 1995 inserito nella Legge Regionale del 1990. Il Regolamento propone delle valutazioni significative con i “ Requisiti tecnici volontari” e i “ Requisiti cogenti” in cui il livello di progettazione e controllo della fisica dell’edificio e degli aspetti ambientali prendono un rilievo tale da configurare il Regolamento come lo strumento attualmente più avanzato in fatto di dispositivi normativi disponibili in Italia (3). A tale strumento segue la L.R. 16 del 15 luglio 2002 sul recupero edilizio ed ambientale degli insediamenti storici che prevede dei contributi per la promozione della qualità architettonica e paesaggistica del territorio. La sostenibilità nei regolamenti edilizi Le amministrazioni comunali sono spesso più sensibili alle richieste di maggiore sostenibilità

Obie Bowman, Brunsell Residence, Sea Ranch, California, USA 1987, (immagine tratta da: James Wines, Green Architecture, Taschen, KĂśln 2000).


nelle maggiori città come Firenze, che nell’allegato “ D” del Regolamento edilizio “ Linee guida e raccomandazioni progettuali per l’uso efficiente dell’energia e per la valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili e assimilate negli edifici nelle grandi aree di trasformazione e sviluppo urbano, nelle nuove edificazioni e nelle estese ristrutturazioni” (6), che prevede incentivi sia di carattere economico che edilizio, qualora si sfruttino le risorse energetiche rinnovabili con un risparmio del 20% rispetto a quanto valutato nei limiti della norma per il calcolo del fabbisogno energetico. Comuni grandi o piccoli sentono la necessità di avere nuovi strumenti adeguati sia alle indicazioni regionali che al proprio territorio (7). Una recente e interessante iniziativa lombarda è quella del Comune di Carugate che con delibera n. 28 del 27 marzo 2003 (Art. 83) si concede l’utilizzo di strumenti e innovazioni per il trasporto dell’illuminazione naturale al fine di raggiungere i requisiti minimi di progetto oltre ad alcune indicazioni in merito al comfort igrotermico; negli allegati si trovano le modalità di calcolo del fattore di luce diurna e altre indicazioni per il controllo del progetto come la modalità di calcolo della vasca di accumulo delle acque meteoriche (la maggior parte di queste riprese dal R.E. della Regione Emilia Romagna), collettori solari ed indicazioni di tipo impiantistico; alcuni obbligatori altri facoltativi. Da ricordare che fra i primi ad inserire il calcolo del fattore di luce diurna e quindi un maggior controllo della luce naturale nel Regolamento edilizio è stato il Comune di Crosio alla Valle (Va) comune pedemontano ma sensibili agli stimoli di miglioramento; anche se è doveroso ricordare che la valutazione del livello di illuminamento effettuato secondo il FLDm (8) è presente nella nostra normativa (9) da molti anni e purtroppo non molto applicata. Se la mancanza di strumenti di calcolo e di specifiche tecniche chiare o di modalità semplificate per l’attuazione delle proposte innovative è un limite alla realizzazione di interventi più sostenibili dobbiamo ricordarci che è fondamentale conoscere il contesto in cui queste

vanno inserite e la predisposizione dell’ambiente culturale proprio del territorio a ricevere degli stimoli al miglioramento. Fortunatamente oggi la maggior parte delle indicazioni contenute nei Regolamenti edilizi sono sostenute da adeguate modalità di calcolo e controllo delle variabili prestazionali. Altre amministrazioni hanno intrapreso un cammino verso la sostenibilità territoriale con l’attuazione di strumenti valutativi come Il Comune di Forlì (10) e il Comune di Calenzano (11) che con sistemi di valutazione a punteggio, e per Ca-

Sdarch studio associato (A.Trivelli e A. Cassone) con Giulia Gatti e Silvia Calatroni, Sistemazione esterna della fermata metropolitana a Pero (Mi) con il controllo del comfort ambientale esterno.

Alessandro Trivelli architetto, dottore di ricerca in Ingegneria Ergotecnica Edile

Note 1. L.R 20 aprile 1995 n. 26; Regione Lombardia. 2. www.regione.lombardia.it; “Ecoincentivi: 600 domande per il riscaldamento pulito” . 3. http://www.regione.emilia-romagna.it/fr_edilizia.htm 4. Comuni di Ariccia e Vezzano Ligure. (vedi www.iris.ba.cnr.it; e atti del “ Sustainable building ‘02” in www.sb02.com). 5. http://www.racine.ra.it/faenza/prghome.htm

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Renzo Piano, Jean-Marie Tjibaou Cultural Center, Nouméa, New Caledonia 1992-98 (immagine tratta da: James Wines, Green Architecture, Taschen, Köln 2000). lenzano anche con un’autocertificazione, si ottengono vantaggi di volume e riduzione degli oneri di urbanizzazione. Il regolamento è quindi uno strumento efficace, volontario che però può avere il limite di essere indirizzato più ai privati volenterosi e sensibili, ma attratti dai vantaggi, senza innescare un circuito di valorizzazione del territorio e la visibilità degli interventi ecocompatibili. Le amministrazioni hanno anche uno strumento molto efficace nei casi di assegnazione di aree per interventi edilizi (edilizia agevolata, cooperative, sovvenzionata, popolare, ecc.) da indirizzare secondo precise richieste da inserire nel Bando di Assegnazione come per il PEEP S. Egidio di Cesena dove le indicazioni progettuali e le Linee guida hanno portato ad una progettazione preliminare efficace ai fini del controllo del livello di sostenibilità delle proposte (12).

6. http://soarisc.comune.firenze.it/comune/regolament i/edilizio/indice.html 7. ad es.: Bagno a Ripoli (Fi) e Carugate (Mi). 8. FLDm, Fattore di Luce Diurna medio. 9. Art. 5.2 Condizioni di illumnamento e del colore. Decreto Ministeriale 18 dicembre 1975; (G.U. 2 f ebbraio 1976 n. 29). Norme tecniche aggiornate relat ive all’ edilizia scolast ica, ivi compresi gli indici di funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica, da osservarsi nella esecuzione di opere di edilizia scolastica. 10. Regolamento per la promozione della qualità bioecologica degli interventi edilizi. C.C. del 23 aprile 201 del. 382. 11. Linee guida ed incentivi per lo sviluppo sostenibile del territ orio allegat e al Regolament o edilizio (w w w.comune.calenzano.fi.it). 12. Bando di Assegnazione. PEEP C/7b di S. Egidio, Comune di Cesena.

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degli inteventi edilizi sia per il rapporto diretto con il cittadino che per l’esperienza maturata in questi ultimi anni nelle Azioni di Agenda 21. Unitamente alla maggiore conoscenza delle necessità dei cittadini e alla volontà di consegnare uno strumento utile e proficuo a coloro che intervengono sul territorio, diversi comuni si sono dotati di regolamenti, norme volontarie e strumenti valutativi attraverso i quali possono essere in grado di compiere delle prime azioni di miglioramento dell’attività edilizia anche corrispondendo al maggiore sforzo un premio che spesso si configura con la concessione di una maggiore volumetria e/o una rduzione degli oneri di urbanizzazione. La richiesta di come valutare gli interventi e di conseguenza il riferimento per definire il criterio per l’assegnazione degli incentivi, è stato anche lo spunto per l’inizio dei lavori della Commissione Uni GL 13 “ Bioedilizia” che in questi anni ha prodotto un sistema di valutazione di ecocompatibilità di prossima pubblicazione. Come per il Regolamento Edilizio della Regione Emilia Romagna la caratteristica di molti di questi strumenti è quella di non essere “ prescrittivi” bensì “ prestazionali” ovvero di definire delle soglie minime di prestazioni degli elementi di progetto e della costruzione in riferimento a classi di esigenze specifiche. Alcuni di questi prendono in considerazione l’aspetto di inserimento urbanistico e la progettazione dell’edificio, altri sono più rivolti alla nuova costruzione e ai materiali impiegati (4). Alcuni P.R.G. (ad esempio Rignano sull’Arno (Fi) del 1996) prevedono una riduzione degli oneri, altri come per il Comune di Faenza (5), vi è anche la possibilità di aumentare gli indici di costruzione, se il progetto contiene princìpi significativi di bioarchitettura, con il miglioramento delle esposizioni e del controllo degli apporti solari gratuiti e il raffrescamento naturale, la scelta di materiali poco emissivi in ambiente, la partecipazione al processo progettuale, e gli aspetti ambientali e paesaggistici; così anche per il Comune di Grosseto. Nell’Italia centrale, forse di fronte ad un territorio che necessita maggiore tutela o la possibilità di preservarlo, troviamo esempi anche


Strumenti a cura di Manuela Oglialoro e Camillo Onorato

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Leggi G.U. n. 104 del 7.5.2003 – Serie generale Deliberazione 19 dicembre 2002, n. 116 Programma triennale della viabilità 2002-2004: verifica di compatibilità con i documenti programmatori vigenti (Art. 14 Legge 11 f ebbraio 1994, n. 109 e successive modifiche ed integrazioni) La presente deliberazione, prende atto che il programma triennale in oggetto costituisce l’aggiornamento del precedente, relativo al triennio 20012003, relativa al settore stradale, e settore autostradale, determinando gli interventi in Euro. Gli interventi previsti nel programma sono stati selezionati nel rispetto dei criteri stabiliti dalla menzionata direttiva del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti; tale programma attribuisce carattere prioritario agli interventi diretti alla mitigazione del rumore e alla riduzione delle emissioni, ed è comunque orientato al miglioramento ambientale, in linea con le indicazioni dei documenti programmatici in tema di rilancio degli investimenti nel mezzogiorno. G.U. n. 110 del 14.5.2003 – Serie generale D.L. 9 maggio 2003, n. 105 Disposizioni urgenti per le università e gli enti di ricerca Viene stabilito un “ fondo per il sostegno dei giovani e per favorire la mobilità degli studenti” e, per l’anno 2003, è ripartito tra gli atenei in base a criteri e modalità determinati con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, sentita la Conferenza dei rettori delle università italiane e il Consiglio nazionale degli studenti universitari. Tale programma si articola sul sostegno alla mobilità internazionale degli studenti, anche nell’ambito dell’Unione europea Socrates-Erasmus, mediante l’erogazione di borse di studio integrative a studenti capaci e meritevoli, di assegni per l’incentivazione delle attività di tutorato; la promozione, in determinate aree scientificodisciplinari, di corsi di dottorato di ricerca, inseriti nelle reti nazionali e internazionali; finanziamento di assegni di ricerca; incentivazione per le iscrizioni a corsi di studio inerenti ad aree disciplinari di particolare interesse nazionale e comunitario.

G.U. n. 115 del 20. 5. 2003 – Serie generale Decreto 20 marzo 2003, n. 108 Regolamento recante norme per la ripartizioni degli incentivi previsti dall’Articolo 18, comma 1, della Legge quadro in materia di lavori pubblici 11 febbraio 1994, n. 109, a favore del personale degli uffici tecnici incaricati della progettazione delle opere o lavori appaltati dal Ministero delle attività produttive Il seguente regolamento tratta degli incentivi, di cui all’Art. 18 della Legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modifiche ed integrazioni, inerenti la progettazione dei lavori effettivamente appaltati. Il personale destinatario del compenso è individuato dall’Art. 18, comma 1, della Legge 11 febbraio 1994, n. 109, come da ultimo sostituito dall’Art. 13, comma 4 della Legge 17 maggio 1999, n. 144, tra il responsabile unico del procedimento, gli incaricati della redazione del progetto, del piano della sicurezza, della direzione lavori e del collaudo, nonché tra i loro collaboratori. La percentuale effettiva, nel limite massimo dell’1,5% dell’importo posto a base di gara o di trattazione dei lavori da realizzare, è stabilita dal presente regolamento. G.U. n.115 del 20.5.2003 – Serie generale Determinazione 9 aprile 2003 Approfondimento del tema generale relativo alla prevedibilità e previsione delle cause di sospensione dei lavori Qualora nel corso di esecuzione dei lavori si verifichino circostanze impreviste, che impongano di procedere alla sospensione dei lavori, il responsabile del procedimento cui compete l’accertamento della situazione di fatto, deve attenersi scrupolosamente al disposto di cui all’Art. 134, comma 8 del D.P.R. n. 554/1999, motivando in maniera esauriente la non impunibilità della stazione appaltante delle condizioni createsi, specificando che le stesse non erano prevedibili al momento della redazione del progetto o della consegna dei lavori. Inoltre le motivazioni non devono essere generiche e devono esprimere un giudizio chiaro, circa l’ammissibilità e complessiva utilità della decisione assunta dal responsabile. G.U. n. 126 del 3 giugno 2003 – Serie generale Circolare 10 marzo 2003, n. B1/2107 Procedure di aggiudicazione di

appalti pubblici di lavori, forniture e servizi. Direttiva 89/655/CEE del 21 dicembre 1989 - Art 14, comma 3, del D.L. 20 agosto 2002, n. 190 La direttiva 89/665/CEE del Consiglio del 21 dicembre 1989 che coordina le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative relative all’applicazione degli appalti pubblici di forniture e di lavori, ha disposto che gli Stati membri della Comunità europea prevedano mezzi di ricorsi efficaci e rapidi tali da consentire al ricorrente di ottenere una tempestiva ed efficace tutela dell’interesse ritenuto violato. Ciò anche al fine di evitare che la mancanza o l’insufficienza di mezzi di ricorsi siffatti, in vari Stati membri, possa dissuadere le imprese comunitarie dal concorrere alle gare di appalto bandite dal relativo stato. Le direttive, pur non essendo precisato il tempo sull’informazione dell’esito dell’appalto, devono comunque rispondere al principio della rapidità. La Corte di Giustizia delle Comunità Europee ha precisato che il provvedimento di aggiudicazione debba essere comunicato a tutti i partecipanti alla procedura di gara e che debba esistere un lasso di tempo ragionevole tra la data di adozione di detto provvedimento e la data di stipula del contratto. La Commissione europea ha verificato che la legislazione italiana in materia di appalti pubblici non prevede l’obbligo di notificare a tutti i partecipanti a una gara di appalto, attivando una procedura di infrazione nei confronti dello Stato italiano. Riguardo all’istituzione dei tribunali amministrativi regionali, la legge prevede la possibilità di impugnare gli atti o i provvedimenti della Pubblica Amministrazione nel termine di sessanta giorni, dal momento in cui l’interessato ne abbia ricevuto la notifica oppure ne abbia avuta piena conoscenza. G.U. n. 23 del 7 giugno 2003 – 3a Serie speciale Legge regionale 12 dicembre 2002, n. 31 Istituzione del Parco naturale della Valle del Ticino È istituito il Parco Naturale lombardo della Valle del Ticino. I confini sono individuati nella planimetria in scala 1:25.000 allegata alla presente legge. La gestione del Parco è affidata al consorzio già preposto alla gestione del Parco. G.U. n. 151 del 2 luglio 2003 – Serie generale Deliberazione 11 giugno 2003

Lavori analoghi nel caso di appalti di importo inferiore a 150.000,00 € Il consiglio accerta che la partecipazione ad appalti di importo inferiore a 150.000,00 € comporta, ai fini della redazione del bando di gara, che pur non occorrendo l’indicazione della categoria delle lavorazioni, deve essere assicurato un possesso da parte del concorrente di una professionalità qualificata che si traduce in un rapporto di analogia tra lavori eseguiti dal concorrente e quelli oggetto dell’appalto da affidare “ inteso come coerenza tecnica fra la natura degli uni e degli altri” . Vengono pertanto inseriti nei bandi di gara di importo pari o inferiore a 150.000,00 €, l’indicazione della natura dei lavori. G.U. n. 152 del 3 luglio 2003 – Serie generale Decreto 9 maggio 2003 Criteri e modalità per il rilascio dell’abilitazione degli organismi di certificazione, ispezione e prova nel settore dei prodotti da cost ruzione, ai sensi dell’Art . 9, comma 2, del D.P.R. 21 aprile 1993, n. 246 Il seguente regolamento riguarda i requisiti degli organismi di certificazione, l’istanza di abilitazione, il rinnovo dell’abilitazione, la natura del certificato, la revoca e sospensione dell’abilitazione, il personale addetto degli organismi, il manuale della qualità, il sistema di identificazione dei campioni, i requisiti dei locali in cui l’organismo svolge l’attività, e la copertura assicurativa. B.U.R.L. n. 24 Serie ordinaria del 9 giugno 2003 D.p.g.r. 22 maggio 2003 – 8293 Approvazione ai sensi dell’Art. 34 del D.L. 18 agosto 2000, n. 267 e dell’Art. 6, comma 8 della L.R. 14 marzo 2003, n. 2 dell’accordo di programma per il restauro conservativo dell’Abbazia di Chiaravalle Milanese Il Presidente della Giunta Regionale decreta di approvare, ai sensi dell’Art. 34 del D.L. 18 agosto 2000, n. 267 e dell’Art. 6, comma 8, della L.R. 14 marzo 2003 n. 2, l’accordo di programma sottoscritto a Milano in data 14 aprile 2003 dalla Regione Lombardia, Ministero per i Beni e le Attività culturali, l’Agenzia del Demanio, il Comune di Milano, e Aler finalizzato al restauro conservativo sul complesso architettonico dell’Abbazia di Chiaravalle Milanese. C. O.


Cartografia L’Emilia Romagna vara gli standard per uniformare tutte le cartografie. Primo passo verso il progetto di omologazione europeo “Inspire” (da “ Edilizia e Territorio. Norme e Documenti” del 7-12 luglio 2003) L’Emilia Romagna vara gli standard per uniformare le mappe cartografiche. Il Consiglio regionale ha, infatti, approvato la direttiva A-27 “ Strumenti cartografici digitali e modalità di coordinamento e integrazione delle informazioni a supporto della pianificazione” . Il provvedimento, che suddivide i dati geografici in tre grandi famiglie (cartografia di supporto; strumenti generali di pianificazione territoriale e urbanistica; cartografia tematica) pone le basi tecnico-legali per la confrontabilità geografica e digitale degli strumenti di pianificazione e delle relative analisi del quadro conoscitivo. Demanio Decreto immobili, tutto da rifare. Si allontana la dismissione delle case della Difesa. Stop anche alla sanatoria su aree demaniali (da “ Edilizia e Territorio” del 7-12 luglio 2003) Accelerazione della vendita degli immobili FS congelata sul nascere, sanatoria su aree demaniali azzerata, Stu ferme al modello attuale, ridimensionamento del ruolo dell’agenzia del Demanio nei settori dell’urbanistica e dei lavori pubblici. Sono gli effetti immediati del ritiro del D.L. 102 da parte del Governo dopo che i deputati di AN hanno votato un emendamento di Rifondazione comunista sui maxisconti da praticare agli inquilini per l’acquisto degli immobili finiti nel piano di cartolarizzazione “ Scip 2” . Edilizia Standard a guardia delle vibrazioni. Codici utili anche alla luce delle nuove norme tecniche per le costruzioni in area sismica (da “ Edilizia e Territorio” del 30 giugno - 5 luglio 2003) Con due standard l’Uni indaga il rapporto fra sicurezza strutturale e sollecitazioni dinamiche causate da attività umane. Negli ultimi decenni il problema delle vibrazioni degli edifici ha assunto una sempre maggiore importanza sia in relazione alla diversa tipologia strutturale delle costruzioni, legata a un più razionale utilizzo dei materiali con migliori caratteristiche di resistenza meccanica, sia in relazione al moltiplicarsi delle fonti di vibrazioni, in special modo quelle generate dalle attività dell’uomo. Lo standard Uni 9916 è una guida per la scelta di appropriati metodi di misura, di trattamento dei dati e di valutazione dei fenomeni vibratori. Lo standard Uni 9614 definisce, invece, il metodo di misura delle vibrazioni di livello costante immesse negli edifici a opera di sorgenti esterne o interne agli edifici stessi.

Energia Eolico, installazioni al rallentatore. Italia quarta in Europa per l’utilizzo dell’energia alternativa ma lontana da Germania e Spagna (da “ Edilizia e Territorio” del 9-4 giugno 2003) L’ultimo impianto eolico in Italia è stato installato quindici giorni fa da “ Enel Power” in Sicilia, a Caltabellotta (Agrigento). Permetterà di sviluppare una potenza complessiva di 7,5 megawatt, grazie a dieci generatori a basso impatto ambientale. Nell’isola l’Enel ha lanciato il suo “ piano verde” che prevede un investimento di un miliardo di Euro in tre anni per produrre 220 megawatt da energie rinnovabili (soprattutto idriche, eoliche e fotovoltaiche) che permetteranno di ridurre le emissioni nocive, adeguandosi al protocollo di Kyoto. Infrastrutture Strutture intermodali e porti valgono 150 milioni (da “ Edilizia e Territorio” del 9-4 giugno 2003) Opere complessive per oltre 60 milioni di Euro per rafforzare le strutture intermodali della Regione Lombardia e più di 90 milioni di Euro per potenziare i porti di Cremona sul Po e quello di Mantova. Questo è quanto annunciato dall’Assessore alle Infrastrutture e mobilità della Regione Lombardia, Massimo Corsaro. Tutti lavori previsti tra quest’anno e il 2004. Con la fine della conferenza di servizi sul progetto preliminare per il terminal Bergamo-Montello si potrà arrivare al progetto definitivo dell’interporto entro la fine dell’anno per poi bandire la gara.

l’indennità (da “ Edilizia e Territorio” del 30 giugno - 5 luglio 2003) È finalmente entrato in vigore il Testo Unico sugli espropri. Come per il Testo Unico sull’edilizia, anche quello sugli espropri (Dpr 327/ 2001) è stato modificato nel dicembre 2002 per adeguarlo alle nuove norme previste per la legge obiettivo. La novità più importante riguarda il ripristino dell’occupazione d’urgenza. In primo luogo, il nuovo Testo Unico istituisce un solo provvedimento espropriativo che sostituisce gli svariati iter oggi esistenti, diversi a seconda della tipologia d’intervento. Un’altra semplificazione di rilievo è costituita dall’aver affidato la competenza procedurale all’ente pubblico che realizza l’opera e per ogni procedimento è prevista la designazione di un responsabile che diriga e coordini tutti gli atti. T.U. edilizia, sei mesi in più. Slittano al 1° gennaio 2004 le norme tecniche (da “ Italia Oggi” del 25 giugno 2003) Il consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge “ omnibus” che comprende, tra l’altro, lo slittamento al 1° gennaio 2004 dell’entrata in vigore della seconda parte del Testo Unico sull’Edilizia. Le nuove norme del Dpr 380/2001, come modificate dal D.L. 301/2002, sarebbero dovute scattare il 30 giugno, ma per la seconda parte del Testo Unico le pubbliche amministrazioni avranno un po’ di tempo in più. Questa parte di norme è quella che, in particolare per i comuni, si sarebbe potuta rivelare più pesante a causa delle numerose disposizioni tecniche che coinvolgono le competenze del genio civile, quelle delle regioni, le regole per gli impianti. Urbanistica

Normativa Le pratiche edilizie diventano più snelle. Operativi i Testi unici in materia di costruzioni ed espropriazioni: riorganizzate le regole sui rapporti cittadini – Pubbliche Amministrazioni (da “ Il Sole 24 Ore” del 1 luglio 2003) Cittadini, amministratori e tecnici dovranno fare i conti con l’interpretazione di leggi da tempo note e ora riorganizzate in testi unici. Sul fronte dell’edilizia è previsto il ricorso ad ampio raggio alla Dia (dichiarazione inizio attività): si potrà iniziare a costruire in 30 giorni per interventi che giungono fino alla ristrutturazione con demolizione del preesistente. Se invece l’intervento è radicalmente nuovo, occorrerà un permesso per costruire (in 75 giorni). Nell’ottica delle amministrazioni, il Testo Unico impone la costituzione di uno “ sportello unico” , in cui convergono tutte le fasi prima di competenza di altri uffici (dai Vigili del fuoco all’USL, dall’Arpa alle Sovrintendenze). Espropri, riforma globale dopo più di 130 anni. Tutte le competenze a chi realizza l’intervento. Aumentano le tutele per i proprietari: giudizio arbitrale per stabilire

Contratti di quartiere II, Martinat abbassa al 35% la quota regionale (da “ Edilizia e Territorio. Norme e Documenti” del 5-10 maggio 2003) È stato pubblicato sulla G.U. n. 94 del 23 aprile 2003 il decreto del Viceministro delle Infrastrutture, Ugo Martinat, che modifica il precedente D.M. del 27 dicembre 2001 sui cosiddetti “ Contratti di quartiere II” . Come previsto il decreto abbassa dal 50 al 35% la quota di cofinanziamento da parte delle Regioni, fissa a 120 giorni il termine per l’approvazione dei bandi regionali, stabilisce la ripartizione dei fondi alle Regioni. Prusst, accordo per gli ultimi 21. Per 8 programmi manca ancora il 66% delle risorse, ma la Cassa depositi sta dando un aiuto (da “ Edilizia e Territorio” del 9-4 giugno 2003) Colpo di acceleratore per i Prusst, i programmi di riqualificazione urbana di ultima generazione avviati dal ministero delle Infrastrutture in collaborazione con i Comuni, Province, società pubbliche e investitori privati. Sono stati siglati 18 “ accordi quadro” che sbloccano investimenti per complessivi 10,927 miliardi di Euro, di cui 5,8 da risorse pubbliche e 5,128 da investitori privati. Si tratta dell’ultima tranche dei Prusst, quella dei 28 programmi “ aggiuntivi” avviati nel 2001,

che hanno seguito il primo gruppo di 50 lanciati all’inizio del 2000. Trasformazione di aree dismesse, infrastrutture di trasporto, aree per le imprese, progetti per il turismo, riqualificazione di palazzi e quartieri: ogni Prusst è un pacchetto di interventi multisettoriali da realizzare nell’arco di dieci anni. Lo strumento fu avviato nel 1998, e lanciato in grande stile dall’allora presidente del consiglio Giuliano Amato nel 2000. Poi con il nuovo governo passò per molti mesi in secondo piano, senza ottenere dalle leggi finanziarie le risorse pubbliche richieste. Urbanistica, la riforma naviga verso il giro di boa. Lupi (FI) e M oneta (Regione Lombardia) al congresso I.N.U. (da “ Italia Oggi” del 2 luglio 2003) Al XXIV congresso nazionale dell’I.N.U. (Istituto nazionale di urbanistica), dedicato al tema “ Città e regioni metropolitane in Europa” , maggioranza e opposizione di governo, rappresentate da Lupi (Forza Italia) e da Pierluigi Mantini, deputato della Margherita, si sono date appuntamento per discutere e forse trovare qualche punto di convergenza su una riforma, come ha dichiarato Lupi, “ urgente perché il governo del territorio vede un’inattività, una non presenza dello stato da 60 anni e la vecchia legge non è più aderente alla nuova realtà con i cambiamenti apportati dai nuovi strumenti urbanistici, dai Prusst ai Pru, dal Piano dei servizi, per esempio, che prima non c’erano, dalla collaborazione tra pubblico e privato secondo nuovi criteri.” Allo stesso tempo, l’assessore all’urbanistica e territorio della Regione Lombardia, Alessandro Moneta, ha anticipato che presto la legge per il governo del territorio sarà portata all’esame della giunta capitanata da Roberto Formigoni. Rapporto Territorio, mappa I.N.U. del 2003 (da “ Edilizia e Territorio del 30 giugno - 5 luglio 2003) Non solo il tradizionale aggiornamento sullo stato della pianificazione in Italia, con il numero dei P.R.G. vigenti, la loro età e gli eventuali vincoli scaduti, regione per regione, ma anche un vasto insieme di dati, analisi e commenti sulle innovazioni nei piani comunali, sui piani strategici e di settore, sui programmi integrati nazionali e con fondi europei, sulla legislazione regionale e sullo stato del processo di riforma urbanistica. Quest’anno aumenta l’ampiezza e il livello di “ ambizione” del “ Rapporto dal territorio 2003” elaborato dall’Istituto nazionale di urbanistica, presentato in occasione del XXIV Congresso nazionale dell’I.N.U. M. O.

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Professione e Aggiornamento

Pubblicistica


Dagli Ordini

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M ilano Dal prossimo numero terminerà la pubblicazione del Movimento Iscritti al fine di dedicare più spazio all’informazione delle attività dell’Ordine e della Fondazione. Le deliberazioni delle sedute del Consiglio in merito alle iscrizioni all’Ordine resteranno consultabili presso il sito www.ordinearchitetti.mi.it Deliberazioni della 139a seduta di Consiglio del 21.7.2003 Domande di prima iscrizione presentate nel mese di maggio 2003 (n. 39, di cui 30 architetti unicamente l.p. e 9 che svolgono altra professione): 13814, Arnaldi, Arnaldo, 2.12.1969, Torino; 13829, Arosio, William, 20.10.1976, Desio; 13804, Canevari, Roberta, 22.11.1970, Milano; 13800, Caramelli, Gianluca, 22.1.1971, Agordo; 13816, Casella, Paola, 30.6.1974, Milano; 13802, Cipriani, Claudia, 19.9.1969, M ilano; 13813, Cirillo, Lidia, 19.7.1969, Melito Porto Salvo; 13828, Cit t erio, Emanuela, 7.1.1969, Seregno; 13823, Cozzi, Daniele, 27.9.1976, Rho; 13833, Crivelli, Nicola, 10.1.1970, Legnano; 13809, D’Ascola, Simona, 8.5.1972, Milano; 13805, Dell’Oro, Paola, 29.4.1964, Lecco; 13826, De Luca, Eleonora, 2.10.1968, Milano; 13825, Del Vecchio, Cristina, 22.10.1964, Lissone; 13801, Disa, Alessandro, 11.9.1970, Milano; 13830, Facchini, Cristian, 12.5.1972, Rho; 13822, Formicola, Luigi, 19.6.1971, Potenza; 13810, Fossati, Lorena, 9.4.1969, Gorgonzola; 13837, Fusi, Gianluca, 6.3.1972, Milano; 13807, Giachi, Paolo, 22.5.1964, San Giovanni Valdarno; 13819, Giupponi, Marilena, 28.3.1972, Bergamo; 13820, Iannone, Pierpaolo, 9.10.1975, Catanzaro; 13827, Ippolito, Valentina, 12.9.1976, Bari; 13821, Mancinelli, Elena, 28.7.1974, Milano; 13831, Marzorati, Antonella, 2.1.1971, Limbiate; 13811, Mottadelli, Elena, 23.1.1972, Carate Brianza; 13812, Naggi, Roberta, 8.4.1975, Cuggiono; 13817, Nioi, Andrea Francesco, 23.6.1976, Magenta; 13806, Panceri, Stefano Alessandro, 30.1.1964, Milano; 13824, Parisi, Carlo Alberto Ottavio, 31.1.1971, Milano; 13836, Pozzobon, Barbara Maria, 7.8.1971, Vimercate; 13832, Premoli Silva, Nicola, 28.3.1972, Milano; 13835, Rossi, Cristiana, 11.3.1967, Milano; 13808, Sotgia, Chiara Barbara, 12.1.1972, Milano; 13815, Starr-Stabile, Andrea, 12.12.1977, Milano; 13834, Varisco, Michele, 23.8.1970, Monza; 13818, Verzi, M aria Veronica Annunziat a, 20.8.1974, Milano; 13803, Volpini, Ilaria, 11.9.1971, Monza; 13838, Weatherill, Jonathan James Morrell, 5.3.1970, Hamilton, Bermuda. Iscrizioni per trasferimento da altro Albo: Umberto Bloise da Cosenza; Francesca Deodato da Messina; Massimiliano Falsitta da Va-

rese; Alessandra Lemorini da Novara. Cancellazioni su richiesta: Giovanni Bonetta; Marco Luigi Cighetti; Domenico Fulghieri; Donato Merlotti; Carlo Ottavio Pillitteri (* ); Beniamino Rocca. Cancellazioni per trasferimento ad altro Albo: Laura Sabrina Bronzin a Genova (25.6.03); Anna Aurelia Penna a Roma (18.6.03); Francesco Ricchiut o a Como (18.6.03). Cancellazioni per decesso: Antonio M ichele D’ Onof rio (dec. il 16.5.03); Mario Rosario Faicchia (dec. il 3.6.03); Silvestro Fulci (dec. il 9.6.03); Renzo Galli (dec. il 5.8.01); Graziella Giuliani (dec. il 27.12.02); Giancarlo Rosa (dec. l’11.6.03). Rilascio nulla osta per trasferimento ad altro Albo: Giovanni Blandino a Bergamo; Werner Stefano Villa a Lecco. Inserimento nell’Albo d’Onore: (* ) Carlo Ottavio Pillitteri. Designazioni • Impresa Edil Immobiliare Tamburini. Richiesta di terna per collaudo di opere in c.a. relative alla realizzazione di Case di abitazione unifamiliari abbinate in Comune di Pregnana Milanese – via Gallarate Si sorteggiano e si approvano i seguenti nominativi: Virginio Balzarotti, Sergio Frati, Aldo Frigerio. • Impresa Costruzioni Edili F.lli Bezze. Richiesta di terna per collaudo di opere in c.a. relative alla costruzione di 5 edifici residenziali di totale n. 41 unità abitative, suddivisi in 3 palazzine costituite da 3 piani fuori terra e di un piano interrato, e da n. 5 villette a schiera. Seregno – via Adami, Matteucci, Arienti. Si sorteggiano e si approvano i seguenti nominativi: Venusta Maria Cortesi, Salvatore A. Pinelli, Raineri Santambrogio. • ISAD Istituto Superiore di Architettura e Design. Designazione di esperto per prove di accertamento finale dei corsi: Assistente Interior Designer (4° Ciclo) Interior Designer (2° Ciclo) Si sorteggia e si approva il seguente nominativo: Sandro Verga. • Provincia di Milano. Designazione componenti per la Commissione Giudicatrice del Concorso di progettazione – Complesso immobiliare di via Soderini 24 – Milano Si sorteggiano e si approvano i seguenti nominativi: Membro effettivo Emilio Battisti, Membro Supplente Giovanni Galli. • Impresa Costruzioni Edili F.lli Bezze. Richiesta di terna per collaudo di opere in c.a. relative alla costruzione di un edificio residenziale di n. 4 unità abitative, costituito da due piani abitabili fuori terra e di un piano interrato accessorio in Seregno – via Segantini snc

Si sorteggiano e si approvano i seguenti nominativi: Piero Diamante, Giuseppe Perego, Sauro Ernesto Verga. • Ateneo Creativo – IDI – Interior Design Institute. Designazione di esperto per prove di accertamento finale dei corsi di formazione professionale Si sorteggia e si approva il seguente nominativo: Laura Valeria Naj. • Architetti Alberto Pavan e Giulio Ferrari. Nomina terzo arbitro con funzioni di Presidente del Collegio Arbitrale. Sigg. Silvana Silvestri e Giorgio Cassamagnaghi, Impresa edile TO.AN S.a.s. Unità immobiliare viale Lombardia 12 – Milano Si sorteggiano e si approvano i seguenti nominativi: Giancarlo Bentivoglio, Pietro Bertini, Mario Bisson. • Impresa Edile F.lli Papa di geom Giuseppe & C. s.n.c. Richiesta di terna per collaudo di opere in c.a. relative alla costruzione di un edificio residenziale sito in Lentate sul Seveso – via G. Pascoli n. 14.4a Si sorteggiano e si approvano i seguenti nominativi: Massimo Antonicelli, Giancarlo Bignami, Umberto Malchiodi. • Studio Legale Avv. Riccardo Benecchi. Designazione per il terzo arbitro – Controversia Presutto S.r.l. Condominio via F.lli di Dio 323 Sesto San Giovanni Si sorteggia e si approva il seguente nominativo: Francesco Attanasio. • Regione Lombardia: Direzione Generale Formazione, Istruzione e Lavoro U.O Formazione e Mercato del Lavoro Struttura Formazione Professionale. Designazione di esperto per prove di accertamento finale dei corsi di F.P. Si sorteggia e si approva il seguente nominativo: Concetta Parente. • Dott. Ing. Gianpiero Montalti. Nomina terzo arbitro con funzioni di Presidente del Collegio Arbitrale. Controversia Società Brema srl. CO.E.S.MI Spa Si sorteggia e si approva il seguente nominativo: Luigi Ambrosino. Serate di architettura Milano com’è e come sarà Milano, Ordine degli Architetti, 19 giugno 2003 Le imponenti trasformazioni edilizie in corso d’opera a Milano hanno alimentato un serrato confronto tra tecnici, amministratori e rappresentanti della stampa specializzata in una delle Serate di Architettura organizzate dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Milano. L’incontro, concluso da un breve contraddittorio con il pubblico, si è svolto in un clima di grande partecipazione, nella consapevolezza del gravoso compito che spetta a tutti gli operatori di promuovere i futuri assetti della città.


al termine: è stata un’occasione persa per Milano, già troppo congestionata ed inquinata. D’accordo sulla necessità di adottare punti di vista molteplici ed esterni, l’arch. Cino Zucchi ha invitato a considerare l’importanza del rapporto tra effimero e permanente nella trasformazione di una città: opere pubbliche qualificanti, assumono una particolare valenza simbolica e fungono da elemento identificativo e trainante. Cita Giò Ponti, per il quale la dignità e il decoro dell’architettura moderna devono essere lo specifico di Milano. Per Deyan Sudjic, direttore di Domus, che gode di un punto di vista particolarmente favorevole vivendo a Londra e lavorando a Rozzano, ogni città ha un suo carattere, che va individuato per poterne sfruttare al meglio le potenzialità. La qualità dei progetti è fatta anche da una buona committenza, ha osservato Ennio Brion rispondendo all’assessore Verga. Come ogni città, ha concluso Giulio Barazzetta, Milano è un’opera in fieri, non conclusa come il suo Duomo, mentre il dibattito è nuovamente aperto. Prevedere il futuro di Milano non è ancora possibile, ma è auspicabile che si sviluppi come Miralles, citato da Sudjic, diceva dei funghi: basta metterne uno in cantina e gli altri verranno da soli. Laura Truzzi

Lettere redazione.al@flashnet.it

Archivio Antonio Ornati L’archivio Ornati tratta l’argomento delle barriere architettoniche e si è formato fra il 1965 e il 2000. Ho iniziato a collaborare, per questo settore, con il C.S.C.I. (Centro Studi e Consulenza Invalidi) di Milano fondato dal dott. Pierangelo Mazzola nel 1964, unico ente a livello privato, per molti anni, in grado di fornire informazioni di ogni genere sull’argomento handicap. Tutta la documentazione che trattava l’argomento barriere architettoniche che il C.S.C.I. riceveva anche dall’estero, essendo affiliato alla I.S.R.D. (International Society for Rehabilitation of the Disabled) con sede a New York, mi veniva trasmessa, previa sintesi in italiano, considerato che questi testi provenivano da paesi europei ed extraeuropei. La documentazione comprende ampio materiale da me stesso raccolto e il tutto è composto da centinaia e centinaia di libri, riviste, fascicoli, articoli, cataloghi di convegni nazionali ed esteri, testi di leggi e regolamenti, ritagli di giornali, documenti, fotografie, manifesti, ecc. Questa documentazione proviene oltre che dall’Italia, dal Belgio, dalla Danimarca, dall’Inghilterra, dall’Irlanda, dal Lussemburgo, dalla Norvegia, dalla Svezia, dalla Svizzera ed inoltre dagli Stati Uniti d’America, dal Canada e dal Giappone. Ho potuto raccogliere questa vasta documentazione, quasi unica in Italia per la varietà, l’importanza storica, la provenienza del materiale, in ragione della mia attività anche professionale in questo settore. La sintesi di tutta questa attività con la citazione dei numerosi documenti sopra descritti la si può trovare nel mio testo: Architettura e barriere. Storia e fatti delle barriere architettoniche in Italia e all’estero, Franco Angeli, Milano, 2000, che rappresenta la sintesi scritta, in forma storica, di quanto contenuto nell’Archivio Ornati e delle mie numerose esperienze professionali. Per questa lunga attività svolta in questo settore a me e al dott. Maz-

zola sono stati attribuiti, nel dicembre 2001 presso la Triennale di Milano, dal C.E.R.P.A. Italia (Centro Europeo di ricerca e Promozione dell’Accessibilità) e da I.I.D.D. (Istituto Italiano design e Disabilità) il Premio alla Carriera quali “ pionieri ed anticipatori della cultura dell’accessibilità e della piena integrazione delle persone disabili” . Ho recentemente donato questo archivio al Centro Regionale Informazione della Regione Emilia Romagna con sede a Reggio Emilia. Obiettivo del Centro di Informazione è di contribuire alla promozione di una migliore qualità della vita e al raggiungimento di una maggiore accessibilità e fruibilità del territorio da parte di tutte le categorie sociali. In particolare si propone di diventare un punto di riferimento per la sperimentazione di interventi volti al superamento e alla riduzione degli ostacoli di ordine strutturale, che limitano l’autonomia e la mobilità delle persone disabili. L’attività del centro riguarda la “ progettazione di qualità” . I servizi forniti sono riconducibili a diversi ambiti di attività che in sintesi si possono riassumere nella raccolta di documentazione; informazione e consulenza; monitoraggio del territorio; monitoraggio dei bisogni; formazione scolastica e professionale; aggiornamento professionale; collaborazione con centri e istituzioni regionali, nazionali e internazionali. Fornisce, inoltre, informazioni riguardo tutto il tema della progettualità legata al territorio e all’ambiente domestico in funzione di un miglioramento della “ vita indipendente” e un migliore comfort ambientale. L’Archivio Ornati, consegnato nella sua totalità nel 2002, è in fase di selezione, catalogazione, archiviazione nonché esposizione. Antonio Ornati Milano, maggio 2003 Centro Regionale di Informazione Reggio Emilia via Franchetti 7 tel. 0522 436128 e-mail: criba@centro-regionale-accessibilità.it orari: lun., mer.-ven. 8.45-14.45; mar. 8.45-16.45

Le lettere inviate ad AL per posta (via Solferino 19) o per e-mail, per ragioni di spazio dovranno avere una lunghezza massima di 2.500 battute.

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Dopo una breve retrospettiva sulle tappe legislative che hanno prodotto il fervore edilizio degli ultimi anni, Cecilia Bolognesi, autrice di un articolo su Milano pubblicato da Domus, ha esortato a riflettere sulla difficoltà di procedere coerentemente in assenza di un piano generale d’intervento. Le hanno risposto i rappresentanti dell’amministrazione comunale arch. Paolo Simonetti, Direttore Progetto P.I.I., convinto che non si debba rifuggire da stratificazioni e sperimentazioni, e soprattutto l’Assessore allo Sviluppo del Territorio Gianni Verga. Ribadendo l’inapplicabilità del P.R.G. dell’80 – strumento obsoleto, improntato a dirigismo, immobilismo ed espansione industriale –, e la vocazione di Milano a promuovere trasformazioni per varianti, che la porteranno ad essere la quarta città europea entro il 2006, Verga ha piuttosto sollevato il problema della qualità dei PRU, spesso modesta, invitando tutti a migliorare professionalità, progettualità e formazione. Critico verso la politica urbanistica delle amministrazioni comunali degli ultimi vent’anni, il prof. Oliva del Politecnico di Milano, propone di ripensare Milano attraverso un “ Piano dell’area metropolitana” con due requisiti essenziali: mobilità e ambiente. L’amministrazione attuale ha il merito di aver spezzato l’immobilismo, ma la domanda di trasformazione è quasi giunta


Informazione

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Chi è l’Architetto?

A proposito di distanze...

Giugno 2003 sarà da ricordare…

L’ Architetto, il “ capo dei costruttori” , è una figura in via di estinzione. Un certo Senatore Torelli, anni fa, propose un progetto di legge che tendeva a regolamentare l’iscrizione all’Ordine professionale, per tutelare la libera professione. Quasi tutti i Consigli degli Ordini interpellati si dichiararono contrari, adducendo motivi ideologici, culturali, ecc. I liberi professonisti, quelli veri, con una sola attività, ebbero il sospetto che la maggioranza dei Consigli fosse composta da Architetti impiegati, i. quali sostenevano che la legge, se approvata, avrebbe diviso gli Architetti in due categorie: quelli di tipo A e quelli di. tipo B. Quelli di tipo A, ovvero coloro che esercitano la libera professione, sarebbero, con questo discrimine, dei privilegiati, con tutte le difficoltà che l’esercizio della libera professione ha sempre comportato e che ultimamente sono aumentate, sia per la notevole diminuzione del lavoro, sia per la concorrenza sleale di quelli di tipo B che, con la loro attività extra-impiego, invadono il campo che dovrebbe essere riservato agli altri e che, dimentichi dell’etica professionale, sfruttano talvolta la loro posizione nei vari organi che dovrebbero essere di tutela e controllo. Una regolamentaziore di questo tipo: • 1. non discrimina nessuro; infatti lascia gli impiegati al loro posto, con lo stipendio garantito (che, con i tempi che corrono, non è poco) inoltre riconosce loro la possibilità di esercitare la professione solo nell’ambito e per l’Ente da cui dipendono. Verrebbe cosi garantita, anche al docente universitario, che è un impiegato dello Stato a tutti gli effetti, la possibilítà di svolgere un’attività necessaria al suo aggiornamento ai fini didattici; • 2. ridà, al professionista libero, la sua dignità, ora alquanto corrosa dalle imposizioni delIa burocrazia politica; • 3. elimina la confusione dell’utenza che, per vedere “ sbrigare la pratica” con sollecitudine, si rivolge ad un impiegato dell’Ente di controllo.

Scrivo queste poche righe da partecipante alla mostra sulle Periferie Urbane, in corso al Palazzo della Triennale fino al 26 ottobre 2003, ma soprattutto da ex-studente della Facoltà di Architettura Civile di Bovisa in risposta all’articolo di Giacomo Borella pubblicato sul “ Corriere della Sera” domenica 22 giugno 2003. Sono convinto e felice di poter sostenere la causa dei lavori esposti, ritenuti vecchi e scollati dalla realtà, proprio per questo loro “ difetto” . Infatti, l’equivoco della critica sta proprio nel togliere ogni possibilità immaginativa al visitatore e annullare il grado di sperimentazione del lavoro di ricerca che in architettura non deve necessariamente vivere in aderenza alla realtà. Noi, studenti e “ non” , chiediamo ai futuri ospiti della mostra uno sforzo mentale e culturale per non vedere questi progetti con occhi inchiodati alla realtà ma farsi curiosi, con un altro sguardo, magari più complesso, ma sicuramente più interessante e necessario alla visita. La mostra è l’evidente sforzo di fondazione di un pensiero comune sulla ricerca e soprattutto sulla continuità disciplinare. L’invito possibile è, quindi, che si possa tornare a parlare intorno a questo tema che interessa istituzioni, città e università; quest’ultima, a volte rivolta su se stessa, non in quanto autoreferenziale, bensì in preda ad una realtà governata dal principio delle “ occasioni” e dalla geografia degli “ eventi” . È questa la realtà dalla quale dovremmo partire? Penso che la risposta stia nella produzione, ancora una volta, di un pensiero “ moderno” che non sia nostalgico ma non sia neppure in adesione con quella “ retorica realtà” cui accenna Borella.

Il giugno 2003 sarà da ricordare, almeno per noi architetti lombardi per la coincidenza e l’ampiezza di una riflessione a più voci sui problemi della conservazione dei beni architettonici e del loro corretto utilizzo, nonché della relazione tra il progetto del “ nuovo“ con il cosiddetto contesto, riflessione che iniziata con il numero di maggio di AL intitolato “ Architetti e Soprintendenza” ha visto susseguirsi per un’intera settimana sul Corriere della Sera, a seguito della presentazione del Bollettino dell’Arte del Ministero dei B.B.C.C., una serie di interventi e repliche di personalità del settore, conclusasi con l’intervista rilasciata sabato 28 da Vittorio Gregotti a Pierluigi Panza. Se la coincidenza non è fortuita viene da chiedersi se l’interesse così partecipato per il problema della conservazione dei valori architettonici e paesistici derivi da una crescita di coscienza degli interrogativi che ci vengono posti dal cosiddetto “ sviluppo“ delle economie e quindi dei costumi e non piuttosto dalla “ irrequietezza“ delle giovani generazioni degli operatori sia professionali che imprenditoriali nei confronti delle “ regole“ che presiedono o meglio dovrebbero presiedere il settore, irrequietezza che tenderebbe a considerare superate le “ regole“ così come sono state nel frattempo superate quelle in materia di pianificazione territoriale, tutela ambientale, contenimento dei consumi energetici, ecc. Appartenendo alla generazione che aveva atteso con fiducia il concludersi dei lavori della Commissione Franceschini che aveva poi portato alla pubblicazione della Carta del Restauro nel ’75, sono senz’altro con Bruno Zanardi allievo di Giovanni Urbani direttore dell’Istituto Centrale del Restauro dopo Cesare Brandi, nel riconoscermi nelle tracce della lezione ultratrentennale del loro maestro, lezione che ci prescrive soprattutto oggi in questa confusa stagione di generale e generalizzata “ deregulation“ comportamenti prudenti quanto sobri, garantiti da scrupolo e responsabilità nei confronti delle preesistenze siano esse architettoniche che ambientali e paesistiche; essendo la nostra ormai e per quanto possiamo dirne – definitivamente – la stagione della convivenza responsabile e positiva con i valori delle preesistenze e della memoria, occorre ricercare - a me pare - negli interventi a venire anziché il clamore compiaciuto del contrasto la sottile discrezione del colloquio, meglio se praticato in sottotono. È quindi da questa premessa che muove la curiosità di capire se l’interesse così partecipato, unito al generale riconoscimento della lezione lasciataci da Cesare Brandi ci porti nella direzione della chia-

Francesco Fallavollita Como, luglio 2003

Pietro Campora Broni, maggio 2003

Una cittĂ  di fondazione sul Po. Centro di ricerca per le fonti energetiche alternative nel sito della centrale di Caorso, relatore A. Monestiroli; studenti M. Andreula, R. Colciago, A. Dal Sasso, F. Fallavollita, N. Menichini.

rezza piuttosto che della ambiguità o della confusione. La curiosità è infatti suscitata in questa circostanza dai servizi del “ Corriere” che iniziando con il giudizio positivo per la ricostruzione filologica di San Giorgio in Velabro a Roma e quello negativo per il Palazzo della Ragione in Milano con i commenti degli allievi di Cesare Brandi a favore dei materiali tradizionali, si concludono dopo una settimana di interventi assortiti con la dichiarazione di “ esempio di conservazione riuscita“ rilasciata dal Direttore Generale del Ministero B.B.C.C. Roberto Cecchi a favore del Palazzo della Ragione con l’aggiunta che “ nel restauro l’impiego di materiali non tradizionali risponde all’esigenza di qualità e dignità dell’architettura contemporanea“ . A questo punto non possono non tornarmi alla mente le bordate di Cesare Brandi contro l’impiego del plexiglass per il restauro delle gradinate di non so più quale anfiteatro della Magna Grecia, da mettere insieme a quelle contro la porta bronzea di Emilio Greco fatta fondere per la facciata del Duomo di Orvieto e ancora con quelle contro la “ sbiancatura“ della facciata di San Luigi dei Francesi a Roma, operata negli anni ’80 da Paolo Marconi, teorizzatore della “ superficie di sacrificio” . In questa stagione che l’intervento di Vittorio Gregotti apparso sul “ Corriere” di sabato 28 non ci aiuta ad immaginare lieta per le sorti delle nostre eredità monumentali, appare quantomeno imprevedibile il richiamo all’ordine “ la regola è conservare” dettato dal Ministero attraverso il suo Direttore Generale per i Beni Architettonici e il Paesaggio. Hanno ragione Zanardi o Cecchi sul Palazzo della Ragione di Milano? Hanno ragione De Francesco o Artioli sugli interventi di Piazza Cadorna e Largo Cairoli sempre a Milano? E se il cubo di Aldo Rossi in onore di Pertini eccita tutt’ora qualche interrogativo sull’appropriatezza della sua collocazione, mi chiedo, se Cesare Brandi fosse ancora con noi cosa ci farebbe sentire sullo spuntare di un fungo ellittico destinato a... servizi, di fronte a Palazzo Marino in Piazza della Scala?? Francesco Castiglioni Milano, 30 giugno 2003

Milano, Palazzo della Ragione.


annuncia come “ fatto inquietante” una brutta notizia: nella maggior parte dei Paesi europei la corsa a incrementare i fondi per la ricerca si è fermata e in alcuni casi c’è stata addirittura una riduzione delle risorse. Il taglio dei fondi è “ un suicidio per le prossime generazioni” . Per recuperare il terreno perduto, secondo Prodi, in Europa servono tre componenti: primo, una strategia finanziaria; secondo, una strategia politica; terzo, una legislazione, su cui pure si incontrano molti ostacoli, basti pensare al brevetto europeo ancora bloccato per problemi linguistici.

Rassegna

M etropoli

a cura di Manuela Oglialoro

Troppo verde minaccia lo sviluppo di Sesto. Il destino di un milione e mezzo di metri quadrati al centro dello scontro tra Mario Botta e l’amministrazione (dal “ Corriere della Sera” del 4.6.03) Il dibattito sul recupero delle grandi aree dismesse di Sesto è al centro dell’attenzione e della discussione. Da un lato i privati – il progettista, Mario Botta, fa parte di una commissione formata da professori universitari, economisti ed esperti, voluta da Giuseppe Pasini, proprietario delle aree – vorrebbero spingere per un aumento dei volumi edificabili e per una partenza rapida dei lavori. Dall’altro l’amministrazione comunale, guidata da Giorgio Oldrini (Ds), prende tempo in attesa di definire soprattutto che cosa fare sui terreni che diventeranno patrimonio pubblico. Mario Botta spiega: “ Dobbiamo stare attenti a non svuotare troppo le zone ex produttive. Il grande parco non deve essere il sostituto della cittadella industriale, con le case attorno a fare da rammendo. Se non ci sono abitazioni e terziario, la città muore e il parco diventa ingestibile” .

Architettura Il Guggenheim sulla spiaggia. Nella baia di Guanabara sorgerà il più grande polo culturale dell’America Latina (da “ Il Sole 24 Ore” del 25.5.03 ) Quello di Rio è il progetto più ambizioso in cui si sia finora impegnata la Guggenheim Foundation perché questo è il primo caso in cui il concetto del museo internazionale è esteso all’America Latina. È ancora più significativo che questa volta fanno parte del consorzio non soltanto i musei Guggenheim di New York, Venezia, Bilbao, Berlino e Las Vegas, ma anche l’Hermitage di San Pietroburgo e il Kunsthistorisches Museum di Vienna. Un’alleanza che significa 4 milioni e mezzo di opere d’arte possedute complessivamente dalle tre realtà. Europa Urban, enti virtuosi, la Corte dei conti monitora il programma UE per le città (da “ Italia Oggi) del 4.6.03) È “ altamente soddisfacente” il livello di spesa dei comuni che hanno usufruito del Piano Urban, cioè del programma comunitario di interventi per le città con più di 100mila abitanti. Lo afferma la Corte dei conti che ha svolto un’indagine sui programmi finanziati con il piano, prorogato fino al 30 settembre 2002. L’attuazione finanziaria del Piano è stata di 320,9 milioni di Euro. Grazie alla proroga di nove mesi, quattro dei 16 comuni coinvolti hanno accelerato il ritmo di spesa recuperando i ritardi. Una parte dei fondi è stata assegnata al sostegno alle imprese e una parte alle attività di formazione. Un’altra quota degli interventi è stata destinata alla cittadinanza tramite l’erogazione di servizi. Un suicidio ridurre la ricerca. Gli Stati Uniti continuano ad attrarre cervelli. Serve un grande piano finanziario dell’Unione (da “ Il Sole 24 Ore” del 2.2.03) “ Il centro del nostro futuro” sta nella capacità di elaborare il nuovo. Per questo il presidente della Commissione europea, Romano Prodi,

Cinisello Balsamo. Società pubblica privata per i grandi interventi (dal “ Corriere della Sera” del 4.6.03) “ Riqualificare aree importanti della città? Lo faremo assieme ai privati grazie alla Stu, la società di trasformazione urbana” . Un “ suggerimento” sul recupero delle aree dismesse arriva a Sesto dalla confinante Cinisello Balsamo dove il Sindaco, Daniela Gasparini (Ds), ha in mente un nuovo modo di mantenere i buoni rapporti tra privati e amministrazione pubblica. “ Realizzeremo una società per azioni – spiega Gasparini – che avrà il compito di sistemare ‘pezzi’ di città, soprattutto dove i privati non saranno in grado di intervenire. La Stu potrà delineare programmi d’intervento, comprare aree, rivenderle, accedere ai fondi statali ed europei progettando piani di recupero” . M ilano Politecnico-Bovisa, salta il progetto. Spese triplicate rispetto alle stime, da riscrivere l’accordo per il nuovo polo universitario (dal “ Corriere della Sera” del 3.7.03)

È di fatto saltato l’accordo di programma firmato nel ’97 dal sindaco Formentini e dall’ex rettore del Politecnico, Adriano De Maio, per la realizzazione del nuovo polo dell’ateneo di piazza Leonardo sull’area gasometri della Bovisa. Secondo quell’accordo, dalla fine del 2001 dovevano iniziare i lavori di costruzione del nuovo Politecnico, a bonifica avvenuta. Ma la bonifica non è nemmeno cominciata. Colpa di previsioni di spesa ottimistiche e delle nuove leggi che hanno reso più oneroso bonificare l’ex area industriale. I re del mattone sull’area della Fiera. Real Estate, Zunino, Colaninno e altri immobiliaristi in gara per il progetto Central Park (dal “ Corriere della Sera“ del 29.6.03) I grandi gruppi all’assalto della Fiera. La gara si svolge secondo una procedura negoziata privata: l’iter prevede una prima fase di prequalifica in cui la commissione costituita appositamente selezionerà fra tutti quelli che si sono fatti avanti sei soggetti; a questi verrà spedito l’invito a presentare l’offerta, che sarà successivamente valutata. E l’aggiudicazione finale è prevista entro il 31 luglio dell’anno prossimo. L’area è di 255mila metri quadrati sulla quale è stato garantito un indice urbanistico elevato (1 e 18). Qui si potrà costruire molto e al posto dei padiglioni troveremo i grattacieli. Fra l’altro l’incarico verrà assegnato “ chiavi in mano” , nel senso che le indicazioni del protocollo d’intesa si limitano a prevedere un grande parco, a escludere la possibilità di centri commerciali: ma sulla gestione di terziario e residenza, ci sarà libertà per i progettisti. Navigli Troppo degrado, un piano per salvare i Navigli. Pronti sei milioni di Euro per il recupero. Con la secca di settembre i primi lavori. Italia Nostra: basta interventi tampone (dal “ Corriere della Sera” del 5.7.03) Sono cominciati gli interventi per mettere in sicurezza l’argine che ha ceduto in via Chiesa Rossa e ripristinare la viabilità. Le tappe del rilancio sono da poco state definite fra Regione, Comune e Soprintendenza. Verrà firmato l’Accordo di programma che come primo atto costituirà il Consorzio per i Navigli lombardi: un ente unico di riferimento, per superare il problema delle troppe competenze sparse fra istituzioni quando si tratta di Navigli. Del Consorzio faranno parte, oltre a Comune, Regione e Consorzio Villoresi, tutti i Comuni fino a Pavia e la Camera di Commercio. Alla base ci sarà il Masterplan al quale sta lavorando il Politecnico. Paesaggio Paesaggio pericolante. I ventiquattro dell’ambiente italiano (da “ Il Sole 24 Ore” del 25.5.03)

Quando si parla di paesaggio e di ambiente la confusione regna sovrana. Se il primo lo si intende in una accezione estetico-visibilistica, quando si entra nel vivo delle politiche torna in auge il concetto di ambiente, mettendo assieme rifiuti e gestione delle acque, inquinamento atmosferico e difesa del suolo, valutazioni di impatto e danno ambientale, ma anche i parchi e le aree protette, quando non le sanatorie degli abusi in aree vincolate. È quanto capita con la legge sulla delega ambientale approvata in Senato in maggio. Il Governo potrà affidare a una commissione di 24 persone nominate dal ministro dell’Ambiente, la revisione dell’intera normativa ambientale, “ rimettendo in discussione quanto acquisito in Europa e in Italia negli ultimi trent’anni” come hanno sottolineato le associazioni ambientaliste. Berlusconi sblocca la Valdastico (A31) nonostante il “veto” dei Beni Culturali (da “ Edilizia e Territorio” del 16-21 giugno 2003) Sbloccata con un decreto del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, la realizzazione della autostrada Valdastico. Ambientalisti, WWF e comitati civici locali hanno già annunciato ricorsi alla magistratura per una procedura che ritengono illegittima sotto il profilo costituzionale. Appellandosi all’art. 5 della legge 400/1988 che rimette al presidente del Consiglio la decisione su questioni sulle quali le amministrazioni competenti non raggiungono una posizione comune, Berlusconi ha superato il parere negativo espresso dal dicastero dei Beni culturali, ritenendo che “ la necessità di realizzare l’opera fosse prevalente rispetto agli svantaggi di carattere paesaggistico” . I Beni culturali contestavano soprattutto la presenza di un elevato numero di svincoli che incrementerà la viabilità secondaria incidendo negativamente sulla tipicità del paesaggio veneto. Università La laurea on-line guadagna spazio. Il Politecnico di Milano consegnerà i primi titoli del corso quinquennale di ingegneria informatica (da “ Il Sole 24 Ore” del 2.6.03) Nasce ufficialmente la laurea online e si ridisegnano i confini della formazione tradizionale. E-learning, teledidattica e corsi sul Web non sono una novità assoluta per le università italiane, ma il vero punto di svolta risale alla data di entrata in vigore del decreto firmato dal ministro dell’Istruzione, Letizia Moratti, e dal ministro dell’Innovazione, Lucio Stanca. Il decreto fissa i criteri ufficiali, necessari per ottenere l’accreditamento e rilasciare titoli di studio equivalenti a quelli tradizionali, e non si sofferma solo sull’ aspet t o cont enut ist ico ma definisce anche le caratteristiche t ecniche che i corsi devono rispettare.

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Libri, riviste e media a cura della Redazione

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Rassegna di Agnese Maffioli

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Hugues Wilquin Atlante dell’alluminio UTET, Torino, 2003 pp. 190, € 59,00 Rita Rao, Maria Ludovica Costa Progettazione degli spazi per il tempo libero. Le nuove attività sportive: impianti, attrezzature e normative di riferimento Sistemi Editoriali, Milano, 2003 pp. 128, € 14,00 Gianni Forcolini, Stefania Forte Luce dinamica. Effetti di luce per vetrine, show-room, punti vendita, allestimenti Tecniche nuove, Milano, 2003 pp.148, € 30,00 Arturo Lanzani Paesaggi italiani Meltemi, Roma, 2003 pp.478, € 28,00 Mosé Ricci (a cura di) Rischio paesaggio Meltemi, Roma, 2003 pp. 168, € 16,00 Multiplicity USE Uncertain States of Europe Skira, Milano, 2003 pp. 350, € 39,00 Giovanna Franco Repellini Sulle strade della città. Luoghi, progetti, sentimenti Franco Angeli, Milano, 2003 pp. 208, € 18,50 Simona Boselli, Stefano Sampaolo, Giovanni Soda Crisi urbana e politiche di piano. Amsterdam, New York, Marsiglia Franco Angeli, Milano, 2003 pp. 192, € 17,00 Nicoletta Sala, Gabriele Cappellato Viaggio matematico nell’arte e nell’architettura Franco Angeli, Milano, 2003 pp. 256, € 19,50

La biblioteca de-finita

Milano tra austriaci e francesi

Reti e cittĂ 

“ I libri di storia dell’architettura sono sempre libri di una certa architettura” e di una certa storia. Si tratta sempre di una delle possibili storie. Lo studioso seleziona metodi e strumenti, opere ed artisti, che considera “ più significativi rispetto ad altri per l’affermazione di valori ritenuti fondanti” . Comprendere il disegno culturale che informa la struttura narrativa di un testo e, di conseguenza, la disposizione e lo spostamento degli “ oggetti” sul piano della storia, significa migliorare la “ leggibilità” del testo stesso. Pigafetta individua 12 chiavi che schiudono questo 2° livello di lettura, in cui si rende visibile ciò che spesso rimane fra le righe del discorso, non esplicizzato dagli autori. Parole come “ sviluppo” , “ spirito del tempo” , “ stile” , configurano, nell’universo discorsivo della storia, una costellazione di nozioni la cui pregnanza e densità ha orientato il senso e la direzione del sapere storiografico. Si tratta di nodi concettuali fondamentali messi a punto, per lo più, dalla cultura fine ‘800, che li ha “ infilati” nella struttura stessa della storiografia (che proprio allora, non a caso, consolidava il proprio statuto disciplinare), andandone a costituire la trama di fondo. Ma le parole della storia, con la loro storia, scorrono fino a noi sulle pagine di molti recenti manuali, e pur non riecheggiando più nel loro significato originario, “ risuonano” , segnalando sempre la presenza di zone non lisce, già segnate da tracciati e linee interpretative, che introducono, col loro spessore, una verticalizzazione in grado di spostare l’asse del discorso. Pensato per i “ non-esperti” , il testo si offre come guida allo scopo di orientare nella biblioteca oramai infinita dei libri di storia dell’architettura, ma riesce a restituire, al contempo, profondità culturale ad una disciplina spesso ridotta alla banale esposizione cronologica di opere e artisti.

Il volume analizza un periodo della storia di Milano che va dal 1706, anno dell’ingresso in città del Principe Eugenio di Savoia, inizio della dominazione austriaca, al 1848, data delle Cinque Giornate di Milano. Questo arco di tempo è stato oggetto di studi e infine di una mostra promossi dalla Provincia di Milano e dal Ministero dei Beni Culturali nell’ambito del progetto quadriennale “ Specchio d’Europa. Percorsi ed identità storica di Milano e Provincia” . In questo secolo e mezzo di storia, Milano vide la prima dominazione austriaca (1706-1796), poi l’età rivoluzionaria e napoleonica (1796-1814) e poi fece parte del Regno Lombardo Veneto, con la restaurazione del dominio austriaco. Le diverse sezioni del volume sono dedicate ai vari eventi che in quegli anni mutarono profondamente il volto della città e del territorio circostante coinvolgendo la società, l’economia, l’urbanistica. Particolare attenzione viene conferita alla trasformazione della campagna e del mondo rurale, attuata attraverso una riconversione dell’agricoltura e dei metodi produttivi in senso capitalistico. Questa ” rivoluzione” è accompagnata dall’innovazione della documentazione catastale, introdotta da Carlo VI e poi da Maria Teresa, che portò ad una capillare conoscenza del territorio e delle sue potenzialità. Un altro capitolo di interesse centrale è la trasformazione della città, non solo in senso politico ma anche urbanistico, con la creazione di nuovi spazi urbani, l’illuminazione notturna, la pavimentazione delle strade, la numerazione delle strade, lo smaltimento dei rifiuti, il progetto del Foro Bonaparte. Le altre sezioni documentano in modo puntuale l’influsso europeo e illuminista sulla cultura milanese, sia in campo scientifico che artistico.

Il libro si inserisce nella tradizione di “ urbanistica sperimentale” che negli anni Ottanta ha visto nel laboratorio di Progettazione Urbana, costituitosi attorno al prof. G. Redaelli, l’incubatore per la messa a punto del concetto di “ disegno urbano” . Un’urbanistica che vede nel progetto urbano un’alternativa al piano, evidenziando con vari strumenti la necessità di guardare al progetto specifico senza dimenticare il contesto macro, generato dalle relazioni culturali ed economiche che si sono consolidate nel tempo, utilizzando i sistemi infrastrutturali come ossatura della trama insediativa. Anche in questo caso curatore e collaboratori sono andati alla ricerca di una chiave di lettura del territorio, che potesse restituire anche graficamente quali siano state le trasformazioni del territorio stesso; attraverso la lettura, articolata su tre livelli, di fonti cartografiche divise per soglie storiche e ambiti territoriali. Il primo livello di lettura utilizza carte dell’Istituto Geografico Militare Italiano e della Regione Lombardia a scala 1:25.000 che vanno dagli ultimi anni dell’Ottocento fino agli Novanta del secolo scorso, evidenziando lo sviluppo della rete dei trasporti e delle città di Brescia, Bergamo, Como, Cremona, Lecco, Novara, Pavia e Varese. Il secondo mette in evidenza lo sviluppo della rete dei trasporti del sistema urbano lombardo alle soglie storiche delle carte I.G.M., sovrapposte alla trama insediativa al 1994. Vi è poi un’ulteriore tipo di elaborazione dettagliata della cartografia I.G.M. e C.T.R., sviluppata per i contesti di Milano e Como. La descrizione “ grafica” di ogni città è preceduta da un testo esplicativo e puntuale nel definire la situazione infrastrutturale in termini di rete, ma anche di occasioni a volte perdute di accessibilità con modalità differenti dalla gomma al territorio stesso.

Manuela Oglialoro

Sonia Milone

Giorgio Pigafetta Parole chiave per la storia dell’architettura Jaca Book, Milano, 2003 pp. 176, € 13,00

Maurizio Ceriotti

Provincia di Milano Il laboratorio della modernità. Milano tra austriaci e francesi Skira, Milano, 2003 pp. 158, € 30,00

Gian Paolo Corda (a cura di) La città policentrica lombarda, correlazioni tra sviluppo urbano e reti di trasporto dal 1888 ad oggi Franco Angeli, Milano, 2003 pp.128, € 15,50


Vegetazione e comfort ambientale

Letture comparate

ModernitĂ  a Pavia

Enrico Mattei, presidente dell’Ente Nazionale Idrocarburi, negli anni Cinquanta affida a Edoardo Gellner - architetto nato ad Abbazia nel 1909 e trasferitosi, quasi per caso, dopo la seconda guerra mondiale a Cortina d’Ampezzo - l’incarico di progettare un villaggio vacanze per circa 6.000 persone. Il 18 agosto del 1958 viene inaugurato il primo stralcio di questo intervento, che per dimensione e “ filosofia progettuale” rappresenta una rarità nel panorama architettonico italiano. Mattei richiede a Gellner un insediamento composto di case unifamiliari fra loro distribuite nel territorio (l’assegnazione delle case avveniva casualmente fra operai, impiegati e dirigenti, non dovevano quindi sussistere elementi di carattere distintivo e gerarchico) e dei principali edifici pubblici rappresentativi di una comunità. In altre parole all’architetto viene data l’opportunità di pensare e, successivamente realizzare, la propria idea di città. Edoardo Gellner non si lascia sfuggire l’occasione. Sua convinzione è che “ un’architettura (come qualsiasi attività costruttiva) non è qualcosa di astratto, un fatto estetico in sé, che possa essere posto qui o altrove; ma è qualcosa che deve crescere in rapporto con il suo ambiente” . Si tratta, allora, di trovare, innanzitutto, il luogo piú appropriato ad accogliere il nuovo insediamento: una scelta da fare direttamente in loco. Architetto e committente individuano nelle pendici, spoglie e brulle, del Monte Antelao il luogo ideale in cui comporre le centinaia di casette tutte uguali, la chiesa, l’albergo e gli altri luoghi pubblici, secondo un preciso rapporto con il paesaggio circostante. Il libro, composto da due brevi saggi, uno dei quali dello stesso Gellner, e da un nutrito repertorio fotografico, intende portare a conoscenza del pubblico un’opera le cui prospettive di utilizzo oggi, dopo cinquant’anni e cambiata la proprietà, devono essere riconsiderate.

Il testo affronta il tema molto attuale della vivibilità degli spazi urbani a fronte dell’emergenza delle condizioni ambientali che li caratterizzano. Troppo spesso la progettazione a scala microurbana trascura l’esigenza di comfort ambientale (termico, luminoso, auditivo) relativa ai modelli d’uso più consueti degli spazi aperti delle nostre città. Allo stesso tempo non si considera mai abbastanza il ruolo importante che, in tale ambito, gli elementi vegetali possono svolgere all’interno degli spazi pubblici. Le interazioni energetiche tra la vegetazione e lo spazio costruito sono state oggetto di recenti studi che hanno indagato in che modo le piante possono mitigare il microclima urbano contribuendo efficacemente al miglioramento del comfort termico degli spazi aperti. Gianni Scudo e José Manuel Ochoa de la Torre trattano ampiamente questa tematica per definire un insieme di esigenze-requisiti e strumenti utili alla valutazione delle prestazioni ambientali dei diversi sistemi vegetali nel progetto di uno spazio urbano aperto. Dopo il primo capitolo, dedicato allo stato dell’arte degli studi condotti sulle interazioni tra la vegetazione e microclima, con riferimenti anche ad altre funzioni che interessano il controllo della qualità ambientale dello spazio urbano, vengono introdotte le strutture urbane verdi più ricorrenti (strade, piazze, pergole). Per ognuna di esse, citando esempi e casi studio, vengono individuate le variabili formali e gli aspetti prestazionali quali elementi utili alla selezione delle alternative tecniche dei sistemi vegetali. Vengono infine definiti alcuni metodi per valutare, nelle prime fasi di progetto, le condizioni di comfort termico delle strutture urbane, esistenti o di nuova costituzione, con particolare riferimento all’inserimento dei diversi elementi vegetali.

Il libro ha un rapporto di diretta derivazione con quello sull’opera di Gae Aulenti che la stessa Margherita Petranzan ha curato per Rizzoli nel 1996. È interessante cercare di capire, attraverso una sorta di lettura comparata, i cambiamenti portati al testo. Un aggiornamento sugli ultimi progetti dell’architetto, il formato ridotto e la mutata veste editoriale sono coerenti con le caratteristiche di una collana che privilegia l’immagine fotografica rispetto a testi e disegni. L’apparato testuale è stato quindi drasticamente ridotto, con significative perdite, ma il libro non è solo il frutto di un lavoro di “ taglia e incolla” ed il cambiamento più evidente è nella stessa classificazione dei progetti. Nel testo originario la divisione delle opere era organizzata per tematiche: L’architettura, Musei e esposizioni, Il disegno industriale, Il teatro. Oggi gran parte di quegli stessi progetti sono ordinati in modo differente, secondo temi interpretativi: Erranza e radicamento, Evocazioni, Regola e trasgressione, Cose analoghe. Il libro quindi, oltre a costituire un utile ed interessante regesto delle opere di uno dei più noti architetti italiani, è anche una esemplificazione di come l’attività interpretativa consenta un continuo ripensamento sui modi di descrivere l’opera di un architetto. Ripensamento qui sostenuto anche da una maggior manifestazione della personalità dell’autrice del testo che propone una diretta interlocuzione con l’Aulenti, con la quale ha collaborato. Se, in ogni caso, il libro riafferma le note qualità dell’architettura di Gae Aulenti, resta forse meglio da comprendere il ruolo di questo libro rispetto al precedente e quindi se il testo sia da collocarsi nel filone dei “ remake” oppure da considerare come una reimpostazione critica, portatrice di utili nuovi sguardi, sull’importante opera dell’Aulenti.

L’autore ha svolto attività didattica alla Facoltà di architettura di Genova, Milano e Pavia; collabora a riviste di architettura e dal 1996 lavora presso l’Ufficio progetti del comune di Pavia. Ha condotto la ricerca, nel corso di molti anni, raccogliendo materiale presso i parenti dei progettisti delle opere. Nel libro, Remo Dorigati, responsabile del Dipartimento di progettazione e pianificazione del Politecnico di Milano, per primo, compone una storia urbana e territoriale del pavese, dando ragione dei piani, delle espansioni e dell’economia della città e della sua provincia. Vittorio Prina quindi, nell’introduzione, afferma che i progetti presentati costituiscono una scelta mirata di architetture “ moderne” affini al razionalismo e novecentismo; una scelta che esclude l’eclettismo, lo storicismo, il ritorno al neoclassicismo e il “ ruralismo mimetico” (che meritano un approfondimento a sé stante). Dal ’45 alla fine degli anni ’70, la scelta è relativa al modernismo più intelligente, a chi ha raccolto l’eredità dei maestri del Movimento Moderno, sino alle nuove generazioni (Rossi, De Carlo, Gregotti, Nizzoli). La molteplicità delle schede progettuali, costituite da disegni, foto, indirizzi e notizie, ordinate cronologicamente e non secondo temi, tipologie o luoghi, rende il volume un’opera di testimonianza fondamentale sull’architettura e sul paesaggio pavese. Dimostra l’entusiasmo con cui i più attivi progettisti del periodo si sono dedicati allo studio di quella città e di quel territorio, così vicini alla metropoli milanese; configurati con semplicità, ma ricchi di storia romana, medioevale e rurale. Il lettore potrà giudicare, in base al materiale illustrativo e alla qualità delle opere, un intero periodo di attività progettuale contemporanea, sviluppatasi come riflesso della miglior scuola nazionale del ventesimo secolo.

Antonella Bellomo Maurizio Carones

Martina Landsberger

Friedrich Achleitner, Paolo Biadene, Edoardo Gellner, Michele Merlo Edoardo Gellner. Corte di Cadore Skira, Milano, 2003 pp. 190, € 47,00

Gianni Scudo, Josè Manuel Ochoa de la Torre Spazi verdi urbani. La vegetazione come strumento di progetto per il comfort ambientale negli spazi abitati Esselibri, Napoli, 2003 pp. 223, € 22,00

Roberto Gamba

Margherita Petranzan Gae Aulenti Rizzoli/Skira, Milano, 2002 pp. 256, € 24,00

Vittorio Prina Pavia Moderna. Architettura moderna di Pavia e Provincia 1925-1980 Cardano, Pavia, 2003 pp. 278, € 42,00

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Informazione

Una moderna cittĂ  di fondazione


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Mostre e seminari

La costruzione dell’immagine

Design valdostano

a cura di Ilario Boniello e Martina Landsberger

Gaspare Vanvitelli e le origini del vedutismo Caserta, Palazzo Reale 12 giugno - 12 settembre 2003

La forza delle cose. Tradizione valdostana e design Aosta, Chiesa di San Lorenzo 27 giugno - 21 settembre 2003

Con un progetto espositivo che ricostruisce, attraverso la scelta selezionata di dipinti, disegni preparatori, vedute “ ideate” , provenienti da diverse collezioni, tra cui quella dei disegni del fondo della Reggia di Caserta, la principale produzione artistica del Vanvitelli, la mostra itinerante e l’accurato catalogo ne sottolineano il ruolo di precursore del vedutismo settecentesco. Una sequenza di panorami urbani e campagne, che oltre al loro alto valore artistico, restituiscono vedute di paesaggi come erano all’epoca dei primi viaggiatori del Grand Tour. Testimonianze dunque di un passato oggi fortemente trasformato, che ha perso soprattutto quella profonda relazione esistente tra natura e architettura, monumenti e città, paesaggio e storia. Dal soggetto principale, Roma, alle altre serie di dipinti, che documentano dei suoi itinerari laziali, dei viaggi in Lombardia e Veneto, delle visite alle grandi città, Napoli, Firenze, Venezia, emerge la grande capacità espressiva dell’artista nel ritrarre e riprodurre attraverso visuali inedite, spesso riprodotte in diverse versioni, lo stretto rapporto tra architettura e paesaggio, natura e artificio. Se il gruppo di vedute di invenzione sembra anticipare (come ha notato M. Landsberger) i Capricci del Canaletto, l’eccezionale nucleo dei disegni preparatori testimonia invece della pratica dei nuovi strumenti ottici, introdotti in Olanda da Vermeer ed esportati per la 1ª volta in Italia dal Vanvitelli applicandoli alla pittura di paesaggio urbano: in particolare attraverso l’uso della camera oscura, che permette di riflettere sullo stesso piano i singoli elementi della veduta, secondo un rapporto compositivo egualitario, che scardina la visione centrale della prospettiva classica. Uno scarto fondamentale nella costruzione dell’immagine, che introduce a una nuova maniera di raffigurare privata di ogni enfasi barocca, preludendo a una visione scientifico-razionale dell’Illuminismo.

Dodici oggetti della cultura popolare valdostana: sedie, pentole, culle, grolle, slitte, girelli, ferri da stiro e lanterne, “ sottratti alle teche dei musei dell’artigianato sono stati sbalzati sui tavoli da lavoro di artisti di diversa generazione, lingua e cultura, accomunati dal cosmopolitismo intellettuale contemporaneo” . Maestri riconosciuti, come Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Vico Magistretti, Aldo Cibic, David Palterer e progettisti più giovani, come Claudio Bitetti, Antonio Cagianelli, Ernst Gamperl, Elisabetta Gonzo, Alessandro Vicari, Konstantin Grcic e Joanna Lyle, interpretano la tradizione in chiave contemporanea e raccontano in dodici prototipi la complessità e la diversità “ delle possibili maniere di intendere il legame con il passato” . Gli oggetti della tradizione testimoniano uno stretto legame con la memoria, con il luogo e con l’economia della conservazione, “ sono tutt’uno con la materia nella quale sono stati ricavati” , scrive Sandra Barberi nel catalogo, e portano le tracce “ delle molteplici esistenze di chi li ha posseduti” . D’altre parte è il curatore della mostra, Fulvio Irace, a rilevare come i prototipi contemporanei manifestano “ l’espressione della sfiducia postmoderna nel linguaggio rassicurante della permanenza” , offrono “ la visione mutevole di una progenie tanto eclettica quanto a volte sconcertante” e “ riflettono la necessità di un confronto senza frontiere con i confini incerti della psicologia e dell’arte.” In questa interpretazione “ non tardiamo a riconoscere lo specchio deformato dei nostri stessi segni, la visione enfatizzata di un’identità contemporanea, impossibile da racchiudere in una sagoma o in un tratto, ma riconoscibile invece nella moltiplicazione delle sue fisionomie” .

Rassegna mostre

Rassegna seminari

Architettura moderna alpina in Valle d’Aosta Aosta, Biblioteca Regionale via Torre del Lebbroso 2 11 luglio - 25 ottobre 2003

Temi e protagonisti dell’architettura contemporanea Ciclo Rassegna Architettura/Europa 1-2003: Giorgio Grassi: architetture recenti 13 ottobre 2003, ore 16.00; Aimaro Isola: architetture recenti 20 ottobre 2003, ore 16.00; La qualità dell’architettura condivisa: committenza, progetto, impresa 28 ottobre 2003, ore 10.00 Parma, Auditorium Bancamonte www.unipr.it/arpa/cittaemilia

Il secolo d’oro della maiolica. Ceramica italiana dei secoli XV-XVI dalla raccolta del museo statale dell’Ermitage Faenza (Ra), Museo Internazionale delle Ceramiche via Campidori 2 tel. 0546 697311 7 giugno - 26 ottobre 2003 Marino Marini. L’origine della forma. Sculture e dipinti Aosta, Museo Archeologico Regionale piazza Roncas 1 21 giugno - 26 ottobre 2003 Louis Dorigny Un pittore della corte francese a Verona Verona, Museo di Castelvecchio corso Castelvecchio 2 28 giugno - 2 novembre 2003 Paesaggio spirituale Lugano, Fondazione Galleria Gottardo viale Stefano Franscini 12 tel. +41 91 8081988 17 settembre - 29 novembre 2003 Scenari della quotidianità. Forme sostenibili di vita urbana Milano, Palazzo della Triennale viale Alemagna 6 22 settembre - 21 dicembre 2003 Piero Portaluppi Milano, Palazzo della Triennale viale Alemagna 6 19 settembre - 4 gennaio 2004 Guercino. La poetica e il teatro degli affetti Milano, Palazzo Reale piazza Duomo 12 26 settembre 2003 - 18 gennaio 2004 Dal mito al progetto. La cultura architettonica dei maestri italiani e ticinesi nella Russia neoclassica Lugano, Museo Cantonale d’Arte via Canova 10 www.museo-cantonale-arte.ch 5 ottobre - 2 febbraio 2004 Africa. Capolavori da un continente Torino, Galleria d’Arte Moderna via Magenta 31 tel. 011 4429523 2 ottobre 2003 - 16 febbraio 2004

Nuove scritture. Le ricerche artistiche delle seconde avanguardie tra attualità e tradizione Rovereto (Tn), Mart corso Bettini 43 www.mart.tn.it 17-18 ottobre 2003 Progetto Montesquieu Seminario internazionale di progettazione organizzato dall’ACMA Pescara, sedi varie tel. 02 70639293 18-25 ottobre 2003 Dai 100 degli anni ‘90 ai 1000 concorsi di oggi 1000 nuove architetture Cambia l’Italia VI Congresso Nazionale A.P.P.C. Bari, Fiera del Levante 30 ottobre - 1 novembre 2003 Romanico in Lombardia dalla conoscenza al piano - progetto 2: l’area Padana Lodi, Centro Congressi 8 novembre 2003 Almenno S. Bartolomeo (Bg), Rotonda di San Tomè 9 novembre 2003 Master di Architettura del Paesaggio Agricolo Piacenza, Politecnico di Milano www.architetturadelpaesaggio.n et/polimi/master03.html 10 novembre 2003 9 novembre 2004 Master in Gestione della durabilità e della manutenzione nel processo edilizio Milano, Politecnico di Milano tel. 02 23996033 10 novembre 2003 30 novembre 2004

Michele Caja

Alessandro Vicari


Canada versus Milano

I luoghi dell’arte

Lo spettatore come vittima

La cittĂ  Razionalista. Urbanistica e architettura a Modena 1931-1965. Quattro incontri, una mostra, un itinerario Modena, Galleria Civica 28 maggio - 25 giugno 2003

Premio cittĂ  di Milano 2003 Aurora Canadese Triennale di Milano 3-14 aprile 2003

Arte pubblica in Italia: lo spazio delle relazioni Biella, Cittadellarte-Fondazione Pistoletto 6 giugno - 2 novembre 2003

50ª Esposizione Internazionale d’Arte. Biennale di Venezia. La dittatura dello spettatore. Sogni e conflitti. 15 giugno - 2 novembre 2003

La mostra, realizzata dal Comune di Milano in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano, ha rappresentato i lavori svolti in occasione del primo concorso per giovani designers stranieri che ha visto il Canada come 1° paese ospitante grazie all’accordo di gemellaggio tra la città di Milano e la città di Toronto. In questa 1ª edizione sono stati invitati 20 giovani designers canadesi che hanno proposto soluzioni di design per luoghi pubblici e storici della città di Milano, attraverso l’uso tecnologico ed originale di “ materiali” quali la luce, il suono ed i colori. I progetti selezionati da un comitato di selezione in Canada, presieduto dal presidente dell’ICSID Luigi Ferrara, sono quelli che meglio rappresentano l’integrazione di questi luoghi con la città e con le sue urgenze ambientali. Le proposte stimolano meccanismi di interazione e di reazione, abbellendo senza troppo aggiungere, nel rispetto del ruolo pubblico e del significato storico che questi spazi racchiudono. Le soluzioni rappresentate sono di diversa natura: oggetti enigmatici che emettono luce, suono e colore, generando e provocando sensazioni; proiezioni in cui gli utenti diventano protagonisti di eventi che trasformano l’esperienza urbana; reti invisibili che filtrano e fratturano per poi ricomporre gli spazi della città; totem urbani, falò, immagini iconografiche della cultura canadese, integrate nel modo più consistente e rilevante per una capitale europea del XXI secolo. La giuria, presieduta da R. Rodriguez, ha assegnato il primo premio al gruppo Triplan Design, quattro giovani designers di Montreal, che meglio hanno interpretato il tema del concorso, proponendo di evidenziare i punti di interesse della città di Milano, diffondendo le sue particolarità allo scopo di condividerne la ricchezza e di farle “ vivere” al di là dei loro confini fisici, attraverso un itinerario spontaneo.

La Fondazione Pistoletto nasce con lo scopo di promuovere un’idea di arte non più isolata nel proprio sistema tradizionale autoreferenziale costituito da musei, gallerie e riviste specializzate, ma capace di interagire con la società, nel senso che la creatività, quale forma di sapere e di agire, possa porsi come “ elemento strategico per una trasformazione responsabile del tessuto civile” (M. Pistoletto). Su queste basi si è organizzata una mostra dedicata alle opere d’arte prodotte per lo spazio pubblico, ovvero non destinate agli spazi espositivi ma ai luoghi di vita e di lavoro, al fine di stimolare una progettualità artistica rivolta al territorio e di canalizzare il senso del fare arte oggi all’interno di un contesto sociale. L’esposizione accoglie approcci e pratiche eterogenei che riguardano sia esemplificazioni di interventi di rigenerazione urbana attuati in sinergia con urbanisti, amministratori, enti (come nel caso dell’ex area industriale Mirafiori di Torino, svolto dal Gruppo a. titolo in collaborazione con la Fondazione Olivetti), sia opere non localizzabili con cui gli artisti ridisegnano la geografia, sondando nuovi territori e innestando altre modalità di conoscenza. Gli spazi allestiti si presentano allora come una mappa di regioni non confinanti, orientate secondo differenti coordinate geo-culturali: si passa dalla tenda di gomma semibuia “ piantata” da E. Fantin come spazio-soglia per varcare le aree dicotomiche pubblico-privato, lontananza-vicinanza, vista-tatto, fino all’installazione di Multiplicity, che rievoca il naufragio del 1996 di 283 clandestini lungo le coste siciliane, per esplorare il Mar Mediterraneo come spazio dell’attraversamento, ponte liquido verso sponde lontane, verso altre, ulteriori, derive lungo i margini delle nost re cit t à, rappresent azione estrema di quelle eterotopie che solcano il territorio della contemporaneità.

Anzichè dittatore, lo spettatore di questa Biennale sembra vittima della genericità dei titoli delle 19 sezioni, in cui si articolano le opere di 380 artisti di 63 Paesi, senza apparente soluzione di continuità. L’arte, uno dei modi possibili di rappresentare il mondo per come è e per come viene sognato, fotografa nel lungo percorso che si snoda tra l’Arsenale, i Giardini, il museo Correr e gli altri luoghi di Venezia, una complessa realtà che evidenzia più che lo scontro tra culture, la loro omogeneizzazione. Il titolo, scelto dal curatore Bonami, provocatoriamente fuorviante, suggerisce che è l’esercizio del potere (ma quale?) dello spettatore a determinare o meno il successo dell’artista in un mondo fatto di sogni e conflitti, senza tener conto della differenza tra chi il potere effettivamente lo detiene e chi lo subisce. In quest’ottica, la 50ª Biennale, più di quelle precedenti, ci offre, complici le personali valutazioni estetiche dello spettatore, la possibilità di confrontarci con il punto di vista degli “ altri” e verificare come siamo valutati “ noi” . Gli esempi sono molti e su alcuni aleggia l’aria del conflitto in Iraq: in “ Smottamenti” il nigeriano R. Fani-Kayode ci mostra un personaggio tribale con un pene bianco, non pubblicato in catalogo; nella “ Struttura della crisi” gli artisti dell’America Latina fanno riferimento all’impoverimento causato dalle disposizioni del Fondo Monetario Internazionale e al tracollo economico dell’Argentina; in “ Zone d’ urgenza” il cinese C. Shaoxiong ci mostra dei grattacieli che si piegano al passaggio di un aereo kamikaze; nel grande murales dell’iraniana S. Shahbazi la gigantografia di un volto femminile ripetuto allude al mondo bombardato dalle icone della pubblicità; il testo dipinto sul quadro di R. Tiravanija, “ Less oil, more courage” , invoca la benevolenza dei due Budda di D. Hammons che tengono appese ad un filo le speranze di sopravvivenza della terra, assediata dall’inquinamento.

Marco Grassi

Sonia Milone

Il 25 giugno si è conclusa l’iniziativa promossa dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Modena, con la collaborazione di Istituzioni cittadine e dell’Archivio Bottoni di Milano. Muovendo da alcuni interrogativi (ha senso parlare di tradizione del moderno a Modena? Qual è l’eredità delle esperienze amministrative del secolo scorso?) si sono praticati tre percorsi conoscitivi. Gli incontri hanno analizzato alcuni aspetti della storia urbana: una disamina della logica del “ lottizzamento razionale” e dei suoi esiti concreti sul corpo della città (Consonni); una riflessione critica sulla specificità del moderno in area emiliana (Savi); una lettura del linguaggio razionalista italiano attenta al rapporto fra ortodossia e contaminazione (Guidarini); un approfondimento sulla figura di Mario Pucci (Montedoro, Vecchi); un dibattito conclusivo che, a partire da una rilettura dell’azione amministrativa nel periodo di ricostruzione, ha sollecitato un confronto pubblico sul presente (Costa, Magagnoli, Leoni, Righi, Bellei Mussini). La mostra fotografica ha documentato le presenze razionaliste con materiali inediti, provenienti dalle R. F. M. Panini, dall’Archivio Bottoni e da alcuni archivi privati. L’itinerario tascabile ha invitato a conoscere le architetture nella loro irripetibile materialità (34 edifici segnalati, accompagnati da un’immagine, dai principali dati e da un breve commento critico-descrittivo). La manifestazione non ha inteso tracciare un bilancio esaustivo sul tema, ma ha inaugurato una proficua linea di ricerca sul concreto divenire della periferia storica e ha promosso una più vasta consapevolezza del valore dell’architettura moderna a Modena, aprendo un orizzonte di riflessione critica circa il destino (conservazione, riuso, demolizione) degli edifici e sul senso del fare la città oggi. Laura Montedoro

Sergio Poggianella

55

Informazione

Quei frammenti razionalisti...


A cura di Carlo Lanza (Commissione Tariffe dell’Ordine di Milano)

Variazione Indice Istat per l'adeguamento dei compensi 1) Tariffa Urbanistica. Circolare Minist. n° 6679 1.12.1969 Base dell'indice - novembre 1969:100 Anno 2000 2001 2002 2003

Gennaio Febbraio 1390 1387,59 1393,87 1430 1430,28 1435,31 1460 1462,93 1467,96 1500 1501,86 1504,37

Marzo

Aprile

Maggio Giugno Luglio 1400 1410 1398,89 1402,66 1407,68 1410,19 1440 1441,59 1445,35 1446,61 1447,86 1480 1475,49 1478 1480,51 1481,77 1510 1511,91 1513,16 1514,42

1397,63 1436,56 1470 1471,72 1509,4

2) Tariffa P.P.A. (in vigore dal novembre 1978) Anno 2000

56

2001 2002

Indici e tassi

2003

Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio 480 480,23 482,40 483,70 484,14 485,44 500 495,00 496,74 497,18 498,91 500,22 510 506,30 508,04 509,35 510,65 511,52 520 519,78 520,64 522,38 523,25 523,69

Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre 1420 1410,19 1412,70 1416,47 1422,75 1424,01 1450 1447,86 1449,12 1452,89 1455,4 1456,65 1490 1484,28 1486,79 1490,56 1494,33 1495,58

novembre 1978: base 100 Giugno

dicembre 1978:100,72

Luglio

Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre 490 487,18 488,05 488,05 488,92 490,22 492,40 492,83 500,65 501,09 501,09 501,52 502,83 503,70 504,13 512,39 512,82 513,69 514,56 515,86 517,17 517,6 524,12

3.1) Legge 10/91 (Tariffa Ordine Milano)

anno 1995: base 100

Anno

Gennaio Febbraio

Giugno

2001 2002 2003

109,30 109,69 109,78 110,17 110,46 110,55 110,65 110,65 110,74 111,03 111,22 111,32 111,80 112,18 112,47 112,76 112,95 113,14 113,24 113,43 113,62 113,91 114,2 114,29 114,77 114,97 115,35 115,54 115,64 115,73

Marzo

Aprile

Maggio

Luglio

giugno 1996: 104,2

Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre

3.2) Legge 10/91 (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) anno 2000: base 100 Pratiche catastali (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Anno 2001 2002 2003

Gennaio Febbraio

Marzo

Aprile

Maggio

Giugno

Luglio

dicembre 2000: 113,4

Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre

100,44 100,79 100,88 101,23 101,49 101,58 101,67 101,67 101,76 102,02 102,20 102,29 102,73 103,08 103,35 103,61 103,79 103,96 104,05 104,23 104,4 104,67 104,93 105,02 105,46 105,64 105,99 106,17 106,26 106,34

4) Collaudi statici (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Marzo

Aprile

Maggio

Giugno

gennaio 1999: 108,2

Anno

Gennaio Febbraio

2001 2002 2003

105,26 105,63 105,73 106,09 106,37 106,46 106,56 106,56 106,65 106,93 107,11 107,20 107,67 108,04 108,31 108,59 108,78 108,96 109,05 109,24 109,42 109,7 109,98 110,07 110,53 110,72 111,09 111,27 111,36 111,46

5) Tariffa Antincendio (Tariffa Ordine Milano) Indice da applicare per l’anno

Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre

anno 2001: base 100

gennaio 2001: 110,5

2001 2002 2003 103,07 105,42 108,23

6) Tariffa Dlgs 626/94 (Tariffa CNA) Indice da applicare per l’anno

Luglio

anno 1999: base 100

anno 1995: base 100

1996 1997 1998 105,55 108,33 110,08

7) Tariffa pratiche catastali (Tariffa Ordine Milano) Indice da applicare per l’anno

1998 1999 2000 101,81 103,04 105,51

novembre 1995: 110,6

1999 2000 2001 2002 2003 111,52 113,89 117,39 120,07 123,27 anno 1997: base 100

febbraio 1997: 105,2

2001 2002 2003 108,65 111,12 113,87

Interessi per ritardato pagamento Con riferimento all'art. 9 della Tariffa professionale legge 2.03.49 n° 143, ripubblichiamo l'elenco, a partire dal 1994, dei Provvedimenti della Banca d'Italia che fissano i tassi ufficiali di sconto annuali per i singoli periodi ai quali devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato articolo 9 della Tariffa.

Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv.

della Banca d'Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U.

8.2.2000 n° 31) dal 9.2.2000 3.5.2000 n° 101) dal 4.5.2000 14.6.2000 n° 137) dal 15.6.2000 5.9.2000 n° 207) dal 6.9.2000 10.10.2000 n° 237) dal 11.10.2000 15.5.2001 n° 111) dal 15.5.2001 3.9.2001 n° 204) dal 5.9.2001 18.9.2001 n° 217) dal 19.9.2001 14.11.2001 n° 265) dal 14.11.2001 6.12.2002 n° 290) dal 11.12.2002 12.3.2003 n° 59) dal 12.3.2003 9.6.2003 n° 131) dal 9.6.2003

3,25% 3,75% 4,25% 4,50% 4,75% 4,50% 4,25% 3,75% 3,25% 2,75% 2,50% 2,00%

Con riferimento all'art. 5, comma 2 del Decreto Legislativo 9 ottobre 2002, n. 231, pubblichiamo i Provvedimenti del Ministro dell’Economia che fissano il “ Saggio degli interessi da applicare a favore del creditore nei casi di ritardo nei pagamenti nelle transazioni commerciali” al quale devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato Decreto.

Comunicato (G.U. 10.2.2003 n° 33) dal 1.7.2002 al 31.12.2002 dal 1.1.2003 al 30.6.2003

3,35% +7 2,85% +7

10,35% 9,85%

Per valori precedenti, consultare il sito internet o richiederli alla segreteria del proprio Ordine.

Nota L’adeguamento dei compensi per le tariffe 1) e 2) si applica ogni volta che la variazione dell’indice, rispetto a quello di base, supera il 10% . Le percentuali devono essere tonde di 10 in 10 (come evidenziato) G.U. n° 163 del 13.07.1996 ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, re-lativo al mese di giugno 1996 che si pubblica ai sensi dell’art. 81 della legge 27 luglio 1978, n° 392, sulla disciplina delle locazioni di immobili urbani 1) Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1979 è risultato pari a 114,7 (centoquattordicivirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1980 è risultato pari a 138,4 (centotrentottovirgolaquattro). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1981 è risultato pari a 166,9 (centosessantaseivirgolanove). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1982, è risultato pari a 192,3 (centonovantaduevirgolatre). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1983 è risultato pari a 222,9 (duecentoventiduevirgolanove). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1984 è risultato pari a 247,8 (duecentoquarantasettevirgolaotto). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1985 è risultato pari a 269,4 (duecentosessantanovevirgolaquattro). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1986 è risultato pari a 286,3 (duecentottantaseivirgolatre). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1987 è risultato pari a 298,1 (duecentonovantottovirgolauno). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1988 è risultatopari a 312,7 (trecentododicivirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1989 è risultato pari a 334,5 (trecentotrentaquattrovirgolacinque). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1990 è risultato pari a 353,2 (trecentocinquantatrevirgoladue). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1991 è risultato pari a 377,7 (trecentosettantasettevirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1992 è risultato pari a 398,4 (trecentonovantottovirgolaquattro). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1993 è risultato pari a 415,2 (quattrocentoquindicivirgoladue). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1994 è risultato pari a 430,7 (quattrocentotrentavirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1995 è risultato pari a 455,8 (quattrocentocinquantacinquevirgolaotto). Ai sensi dell’art. 1 della legge 25 luglio 1984, n° 377, per gli immobili adibiti ad uso di abita-zione, l’aggiornamento del canone di locazione di cui all’art. 24 della legge n° 392/1978, relativo al 1984, non si applica; pertanto, la variazione percentuale dell’indice dal giugno 1978 al giugno 1995, agli effetti predetti, risulta pari a più 310,1. Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1996 è risultato pari a 473,7 (quattrocentosettantatrevirgolasette). Ai sensi dell’art. 1 della legge 25 luglio 1984, n° 377, per gli immobili adibiti ad uso di abitazione, l’aggiornamento del canone di locazione di cui all’art. 24 della legge n° 392/1978, relativo al1984, non si applica; pertanto, la variazione per-centuale dell’indice dal giugno 1978 al giugno 1996, agli effetti predetti, risulta pari a più 326,2. 2) La variazione percentuale dell’indice del mese di maggio 1996 rispetto a maggio 1995 risulta pari a più 4,3 (quattrovirgolatre). La variazione percentuale dell’indice del mese di giugno 1996 rispetto a giugno1995 risulta pari a più 3,9 (trevirgolanove).

Applicazione Legge 415/ 98 Agli effetti dell’applicazione della Legge 415/98 si segnala che il valore attuale di 200.000 Euro corrisponde a Lit. 394.466.400.


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