Tragedia
Tragedia (episodio 41)
Sceneggiatura: Davide Barzi Disegni: Ennio Bufi Prima pubblicazione del racconto originale: Candido n. 45, 9 novembre 1947 L’ambiente in cui si svolge gran parte del racconto, la soffitta della canonica, è qui presentato per la prima volta nella serie a fumetti: per visualizzarlo, il disegnatore è partito da un bozzetto realizzato da Giovannino Guareschi negli anni Trenta e apparso sul numero unico Bazar del 1935. L’esterno di casa Bottazzi è ripreso invece da una foto di scena del film Don Camillo di Julien Duvivier del 1951, in cui è ritratto Giovannino Guareschi a Brescello. In seguito alla rinuncia dello scrittore a interpretare il ruolo di Peppone, la scena non venne girata. In altri due racconti del Mondo piccolo si parla di manifesti elettorali, “Cartaccia elettorale” (1978) e “L’importanza di essere in lista”, mentre in “Novità” si parla di un poster strappato, che però non è elettorale ma di dissenso. È stato inviato agli abitanti della frazione ribelle di Fontanile che, come spiega Peppone a don Camillo: «si vogliono staccare dal Comune e fare un Comune per conto loro. Quindi occorre stroncare immediatamente il tentativo con un manifesto dall’A alla Z contenente la spiegazione della nemesi storica e geografica che ci dà il diritto di essere noi il capoluogo e loro semplici dipendenti». La risposta dei fontanilesi è laconica e “tattile” (come direbbe Peppone): «A mezzogiorno Peppone ricevette in Comune una cassettina. Aperta la cassettina, Peppone trovò un fagotto e si trattava di uno dei manifesti affissi la notte. E dentro il manifesto c’era una brutta cosa».
Mercoledì 5 novembre 1947, ore 23.30.
Don Camillo, ho paura di aver ammazzato uno.
Uno cosa?
Un uomo. Se avessi paura di aver ammazzato un cavallo andrei a confidarmi dal veterinario, non dal prete!
in questi casi sarebbe meglio andare dal maresciallo dei carabinieri. A ogni modo, di’ pure.
“Allora io gli ho detto quello che andava detto…”
“…rincasavo, quando ho trovato due che stavano stracciando i manifesti che ho fatto mettere stamattina.”
Peppone, qui non sei davanti al tribunale, ma davanti a un confessore…
“insomma, mi è scappata qualche sberla e quelli mi sono saltati addosso tutti e due.”
C’è poco da dire…
Brutto affare, signor sindaco…
Ma tu li hai presi a cazzotti. Bastava che ne agguantassi uno per il bavero e lo portassi dai carabinieri.
Quelli son proprio i momenti in cui si pensa ai carabinieri!
La colpa non è mia: loro strappavano i manifesti, mica io!
Basterebbe ricordarsi di essere cristiani. Quando c’è di mezzo la politica si dimentica anche di essere cristiani. Secondo voi, sarà morto?
Secondo me, se non gli batteva più il cuore, è morto. A ogni modo lo si saprà presto.
Dovevi chiedermelo prima, non ora che gli hai già dato la legnata in testa! Adesso non ti resta che pentirti del delitto commesso!
E adesso cosa faccio?
Ah, allora hai la coscienza tranquilla, non occorre neppure che tu ti penta. Hai ragione. Ha torto chi ha inventato il Quinto Comandamento!
Delitto? io non ho commesso nessun delitto! Mica sono un brigante! io sono un galantuomo!
È stato il bastone ad ammazzarlo, non io.
Se foste un prete galantuomo dovreste pregare iddio che non sia morto!
Se avessi voluto ammazzarlo, avrei commesso un delitto.
io posso solo sperare che non sia morto.
E posso pregare Dio che, se quel disgraziato non è morto ancora, lo tenga in vita.
E poi non è detto che lo abbia ammazzato!
Verranno a prendermi a casa, davanti a mia moglie e a mio figlio!
Dove vado? L’altro di sicuro mi ha riconosciuto. Se esco mi arrestano…
Dovrei nascondermi da qualcuno…
E se non è morto? Se mi arrestano ora, vado dentro senza aver capito niente. L’importante è capirle, le cose.
Peppone, non vorrai mica che ti nasconda io?! non posso sottrarre alla giustizia un omicida!
Mi viene in mente quando mi avete nascosto qui il tempo in cui i tedeschi mi cercavano.
io adesso, se vengono i carabinieri a prendermi, magari tiro fuori il mitra e sparo... E va bene! Levati le scarpe e vieni su senza far baccano…
La cosa è molto diversa: allora lavoravi per una causa giusta…
E adesso no? Se non fossi sicuro di lavorare per una causa giusta andrei in giro per scoprire i farabutti che strappano i miei manifesti?
Criminale incallito! Quando ti dovrai presentare al tribunale di Dio non troverai un don Camillo che ti nasconderà in solaio!
Ci vediamo domani!
Giovedì 6 novembre 1947, ore 12.00.
Ebbene? Avete scoperto qualcosa?
Non è vero! Sono i soliti mascalzoni che inventano le infamie più schifose contro di noi!
Frattura della base cranica, commozione cerebrale. Dicono che è stato un colpo con un palo di ferro…
il fatto è che quel disgraziato non ha ancora ripreso conoscenza.
Mi cercano?
Si capisce che ti cercano…
…e intanto si spera che passi la notte.
il dottore non garantisce però che arriverà a domani.
Non mangi?
Me ne importa assai del mangiare! E per me c’è niente di nuovo?
…e…?
Sono andati a cercarti a casa. Hanno interrogato tua moglie, ma non ha detto niente perché non sa dove sei… …no, non hanno trovato niente. Ma troveranno. Credo che aspettassero solo questa occasione per controllare la casa del signor sindaco.
Affari tuoi. Te lo dico perché, se trovano qualcosa, portano dentro tua moglie. Non ho niente di malnascosto!
Mica che me ne dispiaccia: ma è per quel disgraziato del tuo bambino. Bevi, ti tirerà su.
ho capito, ma lo faccio solo per evitare a un disgraziato bambino di rimanere abbandonato in mezzo a una strada.
in fondo all’officina ci sono due fusti d’olio con un segno rosso sul tappo. Bisognerebbe farli rotolare fino all’argine e poi buttarli nel fiume… E perché?
è olio di provenienza diciamo… poco regolare. Poi vi spiegherò.
Ci vediamo stasera.
Giovedì 6 novembre 1947, ore 18.45. Peppone, sono stato là fino a ora. Gli ho dato l’Olio Santo. Se arriva a domattina è un miracolo. E per i fusti niente da fare: casa piantonata…
Ho visto tua moglie. Dice che quando si hanno dei figli non si deve perdere la testa con la politica.
Sta sempre seduto sul ponte aspettando che tu torni.
Vado!
E il bambino?
i carabinieri ti aspettano con ansia.
Torno.
Don Camillo, è questo dunque il conforto che sapete darmi?
La chiesa non è una macchina distributrice dove si mettono dentro tre paternoster, e vien fuori il conforto. Quello lo si paga con la sofferenza. E tanta. A domani.