ALCUNE CONSIDERAZIONI
SULL’ALLENAMENTO
DELLA FORZA NELLE
CATEGORIE MASTER
Dott. Renzo Capecchi Tecnico Allenatore FIDALINTRODUZIONE
Utilizzando un approccio integrativo, questa recensione evidenzia i vantaggi del lavoro contro resistenze per il miglioramento dello stato funzionale, della salute e della qualità della vita tra gli anziani. La sarcopenia (cioè atrofia muscolare) e la perdita di forza si verificano con l’avanzare l'età dalla fase catabolica della vita attorno ai 40 anni. Mentre la sua eziologia è scarsamente compresa, le sequenze multifattoriali della sarcopenia sono ben documentate e rappresentano fonte di preoccupazione per la salute della nostra popolazione che invecchia, sia per la qualità della vita che per la probabilità di un declino dello stato di salute influenzata dall'età.
Questi cali di salute legati all'età includono una diminuzione del dispendio energetico sia a riposo e sia durante l'esercizio fisico, un aumento del grasso corporeo ed il conseguente aumento delle dislipidemie e la riduzione della sensibilità all'insulina. La qualità della vita è influenzata dalla riduzione della forza e della resistenza aerobica con una progressiva difficoltà nell'essere fisicamente attivi.
Negli anziani la forza e la massa muscolare sono aumentate dopo un ciclo di allenamento contro resistenze, attraverso una serie di eventi fisiologici poco conosciuti che sembrano coinvolgere l'ipertrofia delle miofibre mature ed il reclutamento di cellule satellite che generano iperplasia. Negli anziani l’esercizio contro resistenze sviluppa un muscolo di qualità (forza rispetto alla massa muscolare), inclusa una maggiore capacità di attivare neuralmente le unità motorie e aumentare la disponibilità di fosfato ad alta energia.
Importanti fattori neuromuscolari associati all'incremento dell'età e al decremento nell'espressione della forza generano:
1. Cambiamento dei livelli ormonali a riposo (T, IGFs, C, HGH)
2. Brusca e acuta risposta ormonale all'esercizio
3. Decremento dei substrati energetici intramuscolari (ATP,CP)
4. Decremento nella concentrazione di enzimi aerobici (CPK, PFK, LDH, MK, MATPasi)
5. Decremento della massa mitocondriale
6. Denervazione o degenerazione delle cellule muscolari
7. Decremento della massa muscolare, in particolare atrofia delle fibre FTF IIA, IIAB, IIC
8. Decremento dell'abilità di sviluppare forza rapida
9. Coattivazione antagonista
10.Modificazione nella capacità di attivare un distretto muscolare in maniera massimale
11.Modificazione nelle giunzioni neuromuscolari
12.Decremento della tolleranza e sensibilità all'insulina
13.Decremento clonico, tetanico e massimale nel reclutamento delle Unità Motorie (UM)
14.Decremento della massa ossea (++ osteoclasti) in DEXA e MOC
Le ricerche più recenti nel campo della fisiologia dell'allenamento dimostrano che l'attività fisica può arrestare e addirittura invertire il decremento prestativo fisiologico nell'anziano. Guadagni di forza compresi tra il 16% e il 174% sono stati ottenuti nel ricondizionamento in donne e uomini di età compresa tra i 60 e i 98 anni. Ancora, l'incremento della sezione trasversa dei muscoli sottoposti ad allenamento è quantificato tra il 7% e il 62% (!!!) sia nelle STF (fibre lente) che nelle FTF (fibre veloci) sempre in anziani di età compresa tra i 60 ed i 98 anni. Gli adattamenti primari a tali modificazioni sono dovuti a fattori neuroendocrini e successivamente miogeni con ipertrofia e iperplasia miofibrillare. Gli adattamenti neurogeni includono una grande riattivazione della muscolatura agonista, un incremento in coordinazione dei muscoli sinergici, ed una conseguente riduzione nella coattivazione degli antagonisti. Si stimolano meccanismi neuroendocrini con un importante incremento di testosterone plasmatico,
HGH (ormone della crescita) e IGFs endogeni, ed un decremento di C (cortisolo) a riposo e sotto sforzo. Altri studi hanno quantificato una risposta ipertrofica all'allenamento nelle STF compresa tra l'8% e il 46 % e nelle FTF compresa tra il 5% e il 43%, sia in maschi che femmine. Ricerche diverse hanno confermato tutti questi dati, specificando però che gli individui con età compresa tra i 60 ed i 70 anni hanno sviluppato una ipertrofia maggiormente nelle FTF IIA e IIB rispetto ai soggetti di età superiore.
Sarcopenia e funzionalità muscolare
L’atrofia muscolare connessa al fenomeno sarcopenico (sarx = carne; penia = perdita) dipende da una perdita progressiva di fibre muscolari; secondo Zatsiosorky e Kraemer (2008), l’atrofia inciderebbe in modo particolare sulle FTF (fibre veloci) coinvolgendo in particolar modo quei muscoli che possiedono soprattutto questa tipologia di fibre. Basandosi sugli studi più recenti, si è osservato che i muscoli scheletrici mostrano i primi segni di atrofia a partire dai 35 anni di età; una volta giunti al traguardo degli 80 anni, si registra, nella maggior parte degli individui, una perdita di massa muscolare che va dal 30 al 40% circa. Le capacità di produzione di forza muscolare raggiungono il loro apice una volta arrivati ai 35 anni; tali capacità restano sostanzialmente immutate fin verso i 40 anni dopodiché si inizia a registrare un declino funzionale sì lento, ma progressivo che comincia a manifestarsi superati i 50 anni. A questo punto, ogni dieci anni si registra una riduzione dell’efficienza muscolare di circa il 14%.
L’ATTIVITA’ MASTER
La perdita delle fibre bianche dovuta all’età sembrerebbe danneggiare soprattutto le specialità di potenza, anche se uno specifico allenamento produce effetti positivi, l’analisi delle prestazioni dei master è un ottimo sistema per investigare gli effetti dell’età per sè, non dovuti alla sedentarietà, esso testimonia un andamento diverso e cioè che le discipline di endurance hanno una caduta maggiore delle specialità di potenza e velocità.
Il declino della forza esplosiva è associato alla modificazione quantitativa e qualitativa del Complesso della Sintesi Proteica (MHC), infatti con l’età permangono sempre di più STF(fibre lente) che causano una diminuzione importante della velocità di contrazione.(Manno Renato Biologia e allenamento master 2012)
Uno studio sulla velocità di sprint ha confermato che la ascesa dei tempi è dovuta alla diminuzione della lunghezza del passo e ad un aumento del tempo di contatto, collegate a loro volta alla modificazione della morfologia e struttura delle fibre.